Piccola catastrofe

di roby_lia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Buona novella ***
Capitolo 2: *** Cercasi risposte disperatamente ***
Capitolo 3: *** Discussioni e altre amenità ***
Capitolo 4: *** Di rimpatriate (scontate e un po' meno) ***
Capitolo 5: *** Saint Valentine's Day (ehm...) ***
Capitolo 6: *** Saint Valentine’s Day (quello vero) and the day before ***
Capitolo 7: *** Una normale giornata tremenda ***
Capitolo 8: *** Problemi a casa Avengers (sì, ancora problemi) ***
Capitolo 9: *** La Giornata ***
Capitolo 10: *** I problemi non sono finiti ***
Capitolo 11: *** Piccola meraviglia ***
Capitolo 12: *** Deliri su deliri ***
Capitolo 13: *** Four years later ***



Capitolo 1
*** Buona novella ***


Piccolo catastrofe

Buona novella

L’alba doveva ancora far vedere i primi raggi del nuovo giorno quando, con un mugolio assonato, Loki si stiracchiò. O meglio, cercò di farlo, perché la morsa con cui Thor se lo stringeva al petto non concedeva esattamente questa gran libertà di movimento.
Ma tanto il dio degli inganni ci era abituato sin dall’infanzia. Abitudine che aveva piacevolmente ripreso in quegli ultimi mesi.
Loki, tenendo gli occhi ancora chiusi, vagliò la possibilità di restarsene ancora a poltrire come il suo fratellastro, ma alla fine il cervello ebbe la meglio. Senza preoccuparsi troppo di svegliare anche il biondo (anzi, era lì che stava gran parte del divertimento) iniziò ad agitarsi in quell’abbraccio, cercando di sciogliere la morsa che lo imprigionava.
Quando, con suo disappunto, vide che i suoi sforzi erano vani, decise di intervenire con il pugno di ferro.
“Thor! Svegliati stupito beota!” lo chiamò amorevolmente, accompagnando il tutto con una dolce gomitata nello stomaco, giusto per non perdere l’abitudine.
Il biondo grugnì qualcosa d’incomprensibile, seppellendo ancora di più il volto contro il collo del minore.
“Thor…” soffiò minaccioso Loki, girando il volto di tre quarti verso l’altro. L’interessato sbuffò, allentando leggermente la stretta, qual tanto che permise a Loki di tornare a respirare normalmente.
“Sono stanco” mormorò, dopo qualche istante di silenzio.
“So quant’è importante il sonno di bellezza per i tuoi capelli. Voglio soltanto alzarmi e tornarmene in camera mia”
Thor alzò il volto, per incontrare finalmente quello dell’altro “Sono stanco di doverci nascondere ancora” disse più specificatamente, con una smorfia.
Loki corrugò la fronte, mentre gli tornavano alla mente certi episodi “Bhe, non è che ci nascondiamo poi così tanto. Semplicemente voi asgardiani siete un popolo lento, che ha bisogno di tempo per capire anche le cose più evidenti”
Il futuro re non colse la provocazione “Sai cosa intendo. Ho voglia di urlare al mondo quanto ti amo. Che tu sei mio. Ma non vuoi, perché?”
Loki roteò gli occhi, cercando di evitare un conato di vomito per il disgusto “Mi sembra che ne abbiamo già parlato. Le cose tra di noi non cambierebbero comunque, perciò non ne vedo il motivo”
“Appunto, non cambierebbe niente! Perché dobbiamo continuare a tenere tutto segreto?”
“Come se fosse tutto segreto! Madre lo sa già, ai tuoi stupidi amici l’hai già detto quindi…”
“Voglio di dirlo a Padre” le parole del biondo fecero zittire Loki.
“Perché improvvisamente tutta questa insistenza?” domandò alla fine, dopo qualche momento passato a fissare il volto del fratellastro.
Thor sospirò, passandosi una mano tra i capelli spettinati “Ha… ha parlato di nuovo della mia incoronazione. Dice che adesso sono pronto e poi ora che anche tu sei tornato qui, potrò sempre appoggiarmi ai tuoi consigli- iniziò a dire, girando il capo per incontrare gli occhi verdi del minore – e dopo l’incoronazione sarà questione di poco tempo prima che inizi a parlare di…”s’interruppe, non volendo continuare.
“Matrimonio” concluse al suo posto Loki, fissando il soffitto e cercando di tener sotto controllo il proprio cuore. Tra i due calò il silenzio.
“Mi sembra un po’ presto, tutto qua” riprese alla fine la parola Loki.
“Non credi che io possa essere un buon re?”
“Non per quello. Stavo parlando di rendere la nostra… relazione pubblica. Mi sembra un po’ presto”
Thor alzò le sopracciglia, la sciando che un sorriso amaro gli si dipingesse sul volto “Troppo presto? È vero, stiamo insieme da meno di un anno, ma dopo tutto quello che abbiamo passato non voglio rischiare di perderti di nuovo”
“I sei mesi che ho passato senz’aver idea di chi tu fossi non mi sembra sensato contarli, Thor”
“O certo! E fammi indovinare, neanche questi tre mesi per te valgono qualcosa visto che passi il tempo viaggiando per l’universo e quando torni a casa quello che c’è tra noi è semplice sesso, giusto?!” gli urlò contro il biondo, alzandosi di scatto.
“Cos’è, dovrei restarmene ad Asgard, preferibilmente rinchiuso nelle tue stanze, pronto a soddisfare ogni tuo desiderio?!” ribattè a tono il più piccolo, mettendosi seduto.
Il biondo serrò gli occhi, cercando di riacquistare il controllo respirando lentamente “No, certo che no- iniziò con un tono più pacato- semplicemente non voglio fingere che tra noi non ci sia nulla”
“Io non dico che tra noi non c’è niente Thor- tentennò Loki senza guardarlo in volto- semplicemente mi sembra troppo presto per rendere il tutto… ufficiale. E poi Odino non ha tutti i torti” il biondo lo guardò confuso, causando uno sbuffò seccato a Loki
“Un giorno dovrai garantire un erede al trono Thor, quindi ti servirà una… donna” spiegò con una smorfia.
 “Possiamo sempre adottare” replicò Thor, sedendosi al suo fianco e fingendo d’ignorare l’occhiata assassina che Loki gli regalò. Il biondo ridacchiò, circondandolo di nuovo con le braccia e baciandolo dolcemente.
“è sempre interessante vedere come cominciano le nostre mattine” sorrise poi, appoggiando le labbra su una spalla.
“Quindi glielo dirai?”
“Glielo diremo. Questa mattina, dopo la colazione” precisò il biondo, cercando una conferma nei suoi occhi.
Loki fece spallucce, alzandosi in piedi e iniziando a vestirsi.
“Anzi, ripensandoci è meglio se parlo solo io. Tu gli faresti venire un infarto solo per divertimento”
“Fa come vuoi Thor” disse il moro uscendo dalla stanza del fratellastro, sovrappensiero.
Infatti i suoi pensieri erano indirizzati su tutt’altro.
-Merda! Ho dimenticato la videocamera da Tony!-
Non poteva ancora sapere che quello sarebbe stato il problema minore di tutto ciò che ne nacque. (Letteralmente.)
 
“Allora Thor, cosa volevi dirmi di così importante?”  domandò Odino, spostando lo sguardo dal primogenito al figlio adottivo, appoggiato contro la finestra mentre parlava serenamente con Frigga.
Thor spostò impacciato il peso da un piede all’altro, mentre cercava le parole giuste e guardando con la coda dell’occhio il compagno che se la rideva allegramente di tutto quanto.
“Bhe, ecco…- chiuse gli occhi e respirò profondamente, cercando di placare il suo cuore che batteva all’impazzata- io e Loki… stiamo insieme” ammise alla fine, lanciando una veloce occhiata al fratellastro, che lo guardava sghignazzando.
Odino invece lo fissò perplesso “Mi fa piacere che siate tornati uniti com’eravate a bambini. Un legame del genere va preservato”
Il moro tossì, cercando di nascondere le risate.
“Quello che intendo Padre è che io e Loki, che noi… ci amiamo” Il re di Asgard non diede segno di aver capito come stavano veramente le cose.
“è un bene che siate così legati, nonostante non abbiate sangue in comune”
Thor si passò una mano sul volto, non sapendo come andare avanti.
Si aggrappò all’ultima speranza “Loki non è che per caso mi daresti un aiuto?” borbottò alla fine, tenendo gli occhi bassi.
Il moro ghignò, avvicinandosi al fratello maggiore in pochi passi. Dopodiché afferrò Thor per la casacca rossa che indossava, tirandoselo contro con forza e lo baciò.
Il biondo sospirò, appoggiando le mani sui suoi fianchi e ricambiandolo.
“In che condizioni credi che sia?” domandò poi, tenendo gli occhi chiusi e strusciando il naso contro quello di Loki.
“Bhe non ho ancora sentito il tonfo” rispose Loki.
“Caro, ricomincia a respirare e siediti un attimo” sentirono che diceva Frigga. Nemmeno Thor riuscì a trattenere un sorrisetto imbarazzato ma divertito quando riaprirono gli occhi per voltarsi verso il padre.
Odino li stava fissando sbattendo ripetutamente la palpebra dell’occhio buono, con una luce leggermente sconvolta nello sguardo.
Loki ghignò soddisfatto, rimpiangendo soltanto di non avere la telecamera per immortalare quell’espressione per l’eternità.
Ma da quel momento in poi le cose precipitarono. Almeno dal punto di vista di Loki.
Infatti Odino risucchiò l’aria che non aveva respirato fino a quel momento dopodiché sorrise contento “Alla fine dovrai chiamarmi Padre lo stesso” disse nei confronti del figlio adottivo.
Il ghignò di Loki scomparve, subito rimpiazzato da puro terrore “Hai appena fatto una battuta…” mormorò a mezza voce.
Il dio non l’ascoltò, iniziando a parlare con Thor.
“Questa è davvero un’ottima notizia. Sono contento per voi! Credo che possiamo iniziare subito a preparare i festeggiamenti, giusto Frigga?” chiese rivolto alla moglie.
Lei annuì complice “Quando vogliono”
“Festeggiamenti per cosa?!” domandò leggermente allarmato Loki.
“Per il vostro matrimonio, che domande!”
“Matri… monio…?” ripetè il moro, allibito.
“Certo! E non vedo neanche l’ora di avere dei nipotini!” continuò tutto contento Odino, seguito a ruota da un Thor con un’aria un po’ più ebete del solito, che si può definire raggiante.
“Alt! Stop! Ferma tutti!- richiamò l’attenzione Loki- … io sono un maschio” aggiunse dopo qualche istante, mentre si assicurava di aver elaborato nel modo corretto le informazioni.
“Sei uno Jotun” Il dio del caos aprì la bocca per protestare, ma non gli venne fuori niente.
“Non te l’ho detto? Per gli Jotun non esiste la distinzione tra maschio e femmina. È vero, forse non sei esattamente l’esemplare più rappresentativo della loro specie ma sono certo che…”
Ormai Loki non lo ascoltava più. Era troppo impegnato a svenire.
 
Loki si risvegliò nella sua camera, comodamente disteso sul letto con al fianco Thor.
Il moro sospirò rilassato “Ho fatto un sogno tremendo. Tu volevi dire di noi ad Odino, lui l’ha prendeva anche troppo bene e iniziava a delirare di matrimonio o di avere dei figli e…” le parole gli morirono in gola quando vide l’espressione di Thor.
“Non era un incubo vero?”
“Ehm non proprio” affermò il biondo, senza guardarlo in volto.
Loki sospirò rassegnato, sedendosi sul bordo del letto.
“Fantastico, davvero fantastico” borbottò passandosi una mano tra i capelli.
“Ci sarebbe anche un’altra cosa di cui dobbiamo parlare…” iniziò il maggiore, ma Loki lo bloccò alzando una mano.
“Ti prego, basta “buone notizie” per oggi. Non credo che potrei sopravvivere” lo avvertì, iniziando a camminare per la stanza disordinata.
“In effetti è meglio se ti siedi”  cercò di convincerlo, ma il moro non l’ascoltò.
Thor si massaggiò il collo, respirando profondamente “Dopo che sei svenuto, Madre ti ha controllato con la magia, per vedere se stavi bene e…- iniziò esitando-… e secondo lei tu aspettiunbambino” concluse alla velocità della luce.
Loki sbattè gli occhi, guardandolo perplesso “Cos’hai detto?”
Il biondo tirò un altro respiro profondo, per poi ripetere quelle fatidiche parole con più calma.
“Aspetti un bambino”
“Chi?”
“Tu”
“Io cosa?”
“Loki! Madre ha detto che aspetti un bambino. Sei… incinto” Loki continuò a guardarlo sbattendo le palpebre, mentre per una volta il suo cervello si rifiutava di fare qualsiasi ragionamento anche lontanamente definibile come intelligente.
“Sono cosa…?” mormorò flebilmente, abbassando lo sguardo sulla propria pancia, mentre un attacco di vertigini lo immobilizzava.
Poi rialzò lo sguardo, incontrando gli occhi di Thor.
“Madre dev’essere impazzita!” protestò, con un accenno di sorriso congelato sulla faccia.
“Nostro figlio…” continuò per la sua strada Thor, iniziando a sorridere rendendosi finalmente conto di cosa volevano dire quelle parole “Nostro figlio!” ripetè rialzando lo sguardo.
Loki non era altrettanto allegro “Non è possibile. Me ne sarei accorto! Sono il mago più abile dei nove regni, io…” mentre parlava si era portato le mani sulla pancia, controllandosi con i suoi poteri. Era uno dei primi incantesimi della magia curativa che aveva imparato, analizzare il proprio corpo o quello di altri per trovare fratture, traumi interni o qualunque cosa di anomalo.
E lì cera qualcosa di anomalo, proprio lì, nella sua pancia: un guizzo di vita inaspettato.
Senza respirare rialzò lo sguardo sul biondo, fissandolo con gli occhi vitrei e la bocca socchiusa.
“Non può essere…”
Thor s’illuminò di nuovo “Quindi ha ragione? Aspetti un bambino? Nostro figlio? Diventeremo… diventeremo genitori!” esclamò il biondo, non riuscendo a smettere di sorridere e alzandosi di scatto per abbracciarlo.
Loki era troppo sconvolto da tutto per riuscire a respingerlo, e non riusciva a far altro che continuare a fissare il pavimento con fare sconvolto.
Non è così che aveva progettato sarebbero andate le cose. Per di più con quell’inaspettata scoperta, che non si sarebbe sognato neanche tra due miliardi di milioni di anni.
Non poteva essere. Semplicemente non poteva essere. Certo, in quell’ultimo periodo era stato tutto un po’ strano, spesso era stanco, ma non faceva altro che viaggiare da un pianeta all’altro, per missioni diplomatiche per Asgard, per studiare qualcuno dei pochi volumi che non erano presenti nella città degli dei, tenendo alto il suo soprannome di viaggiatore dei cieli. C’erano stati incantesimi di tutti i tipi, dalla riparazione del Bifrost ai soliti scherzetti a Bruce (che avevano portato alla definitiva distruzione della casa che condividevano gli Avengers).
Ed era vero, non aveva poi chissà quale appetito, ma certe diete degli altri mondi sarebbero state indigeste anche per lo stomaco di ferro di Thor.
Ma da quei insignificanti dettagli, dire che aspettava un bambino era una cosa assolutamente…
“… Vado da Tony” si riscosse, riuscendo a guadagnare la libertà dall’abbraccio di Thor.
“Cosa? Perché? Credo che questo sia qualcosa di cui dobbiamo parlarne noi, solo noi. Cosa centra Tony?” protestò l’altro dio.
“Ho bisogno di bere. Ergo vado da Tony” ribattè.
“Loki! Non puoi bere adesso!” cercò di dire, ma il minore sparì nel nulla prima che potesse finire, per sua fortuna.
 
Tempo di avvertire i sovrani di Asgard e recuperare il Tesseract e Thor si precipitò sulla terra, dove riapparve in un lampo azzurro.
Nel frattempo Loki aveva avuto tutto il tempo di arrivare da Tony, tirar fuori da bere (cercando di non farsi beccare da Cap, che stava volenterosamente cercando di dare inizio ad una dieta no alcol) e iniziare ad affogare i suoi problemi nel Jack Daniel.
“Allora, si può sapere di che si tratta?” insistette ancora Tony, versandosi il terzo bicchiere.
“No” rispose funebre l’altro moro, finendo in un sorso il drink che aveva davanti.
Al genio non restò il tempo di stressarlo ulteriormente che apparve Thor.
“Oh, finalmente qualcuno che mi darà spiegazioni” esclamò felice, ma venne prontamente ignorato.
“Loki! Non puoi bere nelle tue…”
L’interessato con uno scatto si alzò in piedi, facendo cadere la sedia “Nelle mie cosa?! Dai prova a dirlo se ne hai il coraggio!” urlò sembrando leggermente nevrotico.
“… condizioni?” concluse flebilmente il biondo. Loki liberò nell’aria un altro urlo esasperato, lanciandogli la bottiglia addosso.
“NO! Il rum no!!” si disperò Tony. Poi il suo cervello registro le ultime parole di Thor.
“…condizioni? In che condizioni saresti? Sembra quasi che tu ti sia rivolto a qualcuno…”
Loki si svoltò verso di lui, con uno sguardo assatanato “A qualcuno come, Stark?”
“Incin...to?” provò a dire esitante.
Stringendo i pugni l’altro si girò nuovamente contro Thor, scagliandogli addosso il tavolo, questa volta.
“è tutta colpa tua! Dannato beota! Decerebrato di un asgardiano!!” gli urlò contro.
“Loki, dai calmati” tentò di placarlo Thor.
Il dio degli inganni chiuse gli occhi, respirando lentamente e ritrovando la sua solita clama glaciale.
“Bruce è tronato in India?” domandò inaspettatamente.
“No, è andato in Cina sta volta. Ha detto che-“
“Bene, vado a farmi malmenare da lui. Magari riesco a liberarmi di questo problema” riprese subito la parola il dio, ignorando l’uomo.
“Cos- Loki!” cercò di fermarlo il biondo.
Mentre il moro scompariva di nuovo, entrò nella sala Steve, con una ciotola di biscotti al cioccolato appena sfornati, fatti appositamente per Loki che gli era sembrato un po’ deperito ma soprattutto incazzato con il mondo intero. E cosa meglio di un po’ di biscotti al cioccolato fatti in casa per migliorare una giornata storta?
Steve spostò lo sguardo tra i due rimasti “Mi sono perso qualcosa vero?”
 
“Niente urla”
“Né gente che fugge terrorizzata”
“E all’orizzonte non si vedono montagne verdi non riportate dall’atlante… siamo sicuri di essere nel posto giusto?” domandò Tony, guardandosi curiosamente attorno.
Il tesseract li aveva portati nella sperduta periferia di qualche città. Per fortuna erano apparsi in una via completamente deserta perché vedersi apparire davanti Thor, Capitan America e Iron man bardati di tutto punto non sarebbe stata un’esperienza gioiosa per nessuno (tralasciando le loro fan sfegatate, da cui probabilmente sarebbero fuggiti loro urlando di terrore)
“Mi sembrava di avervi sentito- li sorprese una voce, subito seguita dal suo proprietario che sbucò da una casupola poco distante- Venite, Loki è qui. Sta bene anche se non so che cosa gli sia preso”
“è complicato” riassunse in poche parole Tony, salutando Bruce con una sonora pacca sulle spalle.
Il dottore sorrise “L’avevo intuito. Credo che voglia parlare con te Thor”
Il dio annuì, passandosi una mano tra i capelli prima di entrare.
Banner preferì uscire, per lasciarli un po’ in pace “Allora- iniziò, girandosi verso Tony- quanto devo iniziare a preoccuparmi?”
“Abbastanza. Loki è incinto”
“Ah…” L’umo la prese molto bene, soprattutto rispetto a Steve, che appena saputa la buona novella era restato per cinque minuti a dondolarsi sui piedi continuando a ripetere “Ma è maschio…”
 
Loki era seduto, con la testa nascosta tra le braccia appoggiate ad una lunga tavola spoglia.
Thor si mise al suo fianco, iniziando ad accarezzare i suoi capelli scuri dopo qualche momento d’esitazione.
“Sai, quando credevo di averti perso- iniziò il biondo titubante- ero disposto a tutto pur di tornare indietro, per sistemare le cose, per… correggere i mie sbagli” s’interruppe, senza sapere neanche lui come continuare.
“Poi, quando Padre mi ha detto che tu eri vivo… avevo paura di svegliarmi, è scoprire che era solo un sogno- si tirò indietro i capelli, per poi tornare ad arrotolarsi una ciocca scura di Loki attorno ad un dito- Dopo tutto quello che è successo, Thanos, la tua fuga dalla prigione, il tuo ritorno e tutto quello che ne è seguito…già mi è sembrato impossibile tutto quello che è successo fra di noi, ma non avrei mai sperato che potesse capitarci un miracolo di questo genere”
“Miracolo? Davvero lo definisci così?” si decise ad intervenire Loki, allontanando Thor dai suoi capelli con il dorso della mano.
“In che altro modo dovrei chiamarlo? Un prodigio, una meraviglia?”
“Un errore, uno sbaglio, una catastrofe. Così mi suona più veritiera”
“Vedi sempre il bicchiere mezzo vuoto”
“Vedo le cose come stanno!” urlò, alzando la voce.
Thor strinse i pugni, cercando di non perdere la calma “Facciamo che ne riparliamo a casa? Con calma e… pazienza”
“Non ho voglia di tornare ad Asgard” bofonchiò il moro, poco convinto.
“Possiamo chiedere ospitalità a Tony” Il dio del caos non rispose, ma nemmeno lo respinse quando Thor gli passò un braccio attorno alle spalle, tirandoselo contro il petto.
“Vedrai che andrà tutto bene” mormorò contro la sua tempia.
 
 
La cena che seguì, alla Stark Tower, fu abbastanza silenziosa, visto che Loki ignorava con tutta la sua abilità gli altri e neanche Tony riusciva a cavargli una parola di bocca.
Bruce, per la propria incolumità (e un po’ anche per gli quella degli altri Vendicatori e di Loki) aveva deciso di restarsene ancora un po’ in isolamento.
Dopo la fantastica cena di Steve e una serata di tv (in cui si evitò accuratamente qualsiasi programma potrebbe richiamare anche solo lontanamente l’argomento bambini, fino a ripiegare sull’ennesima replica di CSI seguito da un horror di serie b) arrivò l’ora della nanna. O delle discussioni, se dobbiamo prendere in considerazione due certi asgardiani.
Senza guardare negli occhi l’altro, Loki si avvicinò alla vetrata, appoggiandosi contro a braccia conserte, mentre Thor si sedeva sul bordo del letto, con i gomiti sulle gambe.
Fu lui a prendere per primo la parola “Inizialmente non mi sembrava possibile, sai? Non riuscivo a rendermene conto ma ora… ora credo che possiamo farcela. Ti sembra credibile Loki? Diventeremo genitori!” sorrise. Improvvisamente gli sembrava impossibile immaginare un futuro in cui non ci sarebbe stato un piccolo qualcuno con loro. Si rese conto di non riuscire a smettere di sorridere.
Come se non si fosse neanche accorto che l’altro aveva parlato, Loki girò il capo verso di lui, distogliendo dal mare di luci sottostante.
“Stavo pensando di sbarazzarmene” disse senza nessuna inflessione nella voce né luce negli occhi.
Il sorriso del biondo gli si gelò sul volto, per poi spegnersi rapidamente.
“Non hai nemmeno preso in considerazione l’ipotesi di tenerlo, vero?” era una domanda ma conosceva già la risposta.
“E tu non hai neanche pensato di non tenerlo” ribattè l’altro, sempre atono.
“Certo che no! È nostro figlio! Come ti può venire mente anche solo lontanamente di…” la rabbia gli stringeva la gola, ma Loki non si scompose.
“Non è un bambino. È un ammasso di cellule che non sa neppure di esistere, che ancora non sa niente dello schifo del mondo. E non lo scoprirà mai, per sua fortuna”
“Come puoi dire una cosa del genere!?!” gli urlò contro, alzandosi di scatto.
“Gli Jotun non sono famosi per il loro senso paterno”
Il biondo serrò gli occhi, stringendo la mascella fino a far scricchiolare i denti “Perché no? Perché non vuoi tenerlo?”
Loki scrollò le spalle “Perché di no. È soltanto uno dei molti problemi della mia vita, ma almeno a questo posso porvi rimedio”
“Non te lo permetterò!”
“Non ti sto chiedendo il permesso”
“Loki, lui è anche mio figlio! Non puoi pretendere di avere tutte le priorità su di lui”
“Fino ad oggi non mi sembrava che tu avessi questo gran desiderio di diventare genitore, Thor”
“Non sapevo che ci sarebbe potuto succedere!” ribattè, alzandosi in piedi.
“Per un secondo, Loki, per un secondo prendi in considerazione di tenerlo. Immagina come potrebbe essere, immagina di… di poterlo stringere tra le braccia, di-“
“No, non voglio immaginare qualcosa che non si avvererà mai!” lo interruppe, dando per la prima volta un segno del turbamento che lo animava.
Thor rispose solo dopo qualche istante “Ma potrebbe diventarlo. Ti rendi conto, potrebbe… potrebbe essere davvero così” mormorò, sorridendo leggermente.
Loki chiuse gli occhi, dando le spalle al fratellastro per appoggiare la fronte contro il vetro freddo. Il biondo sospirò, avvicinandolo per stringerselo contro il petto “Va bene… ne riparliamo domani” disse, baciandogli i capelli.
“Dobbiamo andare avanti così, rimandando tutto al giorno dopo?”
Il maggiore sorrise, strofinando il naso contro il suo collo “Solo per i prossimi nove mesi”
“…Idiota” borbottò facendo ridacchiare l’altro mentre si allontanava.
“Thor?”
“Sì?”
“… sette mesi” lo corresse alla fine, di malavoglia, facendo una smorfia. Dopo un istante, il biondo spalancò gli occhi azzurrò cielo, fissandolo incantato “Ha già due mesi?”
“Così sembrerebbe…” bofonchiò il moro, stringendosi nelle spalle.















Note
Lo so, mi ero ripromessa di non farmi rivedere, ma voi davvero mi avete creduto?
Fatto sta che sono di nuovo qui a rovinarvi la giornata, ma tanto dubito seriamente che qualcuno riesca ad arrivare anche solo alla fine di sta cosa.
Ho cercato, davvero, di non pensare a questa continuazione, che mi ronza in testa da ancora prima di finire “Perdersi poi ritrovarsi” ma la mia mente malata non ha voluto sentire scuse, nonostante l’abbia tenuta impegnata con altre storielle
Cooomunque perchè l’mpreg? perché sono cresciuta a nutella e mitologia e Loki è sempre stato “Ah, quello che partorisce un cavallo!” (per non parlare di lupi, serpenti e bambine nate a metà) quindi l’unica possibile continuazione che non prevedesse conseguenze (troppo) catastrofiche è stata questa (si ringrazia lo zio pazzo che legge ancora i libri con le figure e i fumetti di rat man per l’educazione <3)
Un ultima cosa, c’è un perché sul fatto di avere pubblicato proprio oggi. Non so chi di voi (e ancora m’illudo usando il plurale, vabbè) seguiva questo fandom un anno fa, ma proprio il 17 marzo dell’anno scorso pubblicavo il primo capitolo di “Noi due”. A quei tempi c’erano 10 storie in croce (la maggior parte Thorki, questo prefissava già l’ottima impostazione che la sezione avrebbe avuto u.u) e quando pubblicai la storia per poco non mi misi a prendere a testate il muro, insultandomi per la mia stupida speranza di credere che a qualcuno sarebbe mai piaciuta quella roba. Il giorno dopo avevo il terrore di entrare nel sito, perciò ho passato il giorno a sorridere come un idiota quando trovai addirittura 2 recensioni (dalla felicità feci addirittura i compiti quel pomeriggio, ma vi rendete conto?!). Di certo non mi sarei mai aspettata che sarebbe diventata addirittura una serie, figurarsi scrivere un mpreg!
Nonostante sia passato un anno le cose non sono cambiate troppo: devo fare affidamento a tutta la mia malvagità per pubblicare sta roba invece che eliminarla definitivamente (e ho dovuta lanciare la moneta portafortuna per decidermi veramente)
Dubito seriamente di ritrovarvi numerose come per l’altra storia, ma ringrazio chiunque trovi il coraggio di leggere.  Alla prossima

Ciao ciao
roby_lia
 
p.s.
vi ricordata la fine di “Perdersi poi ritrovarsi”? con Tony che racconta della prima volta che ha visto le mutande a Cap? se volete la trovate qui http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1298507&i=1

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Capitolo 2
*** Cercasi risposte disperatamente ***


Cercasi risposte disperatamente

La mattina (molto tendente all’alba) del giorno dopo, Steve trovò Loki in cucina, intento a giocherellare svogliatamente con il caffè della sua tazza.
“Dormito bene?” lo salutò cordialmente.
“Le mie occhiaie e il fatto di essere sveglio a quest’ora indecente dovrebbero essere una risposta più che sufficiente” borbottò l’altro, in tono funebre.
Il soldato asserì poco convinto, passandosi una mano tra i capelli con indecisione prima di mettersi a preparare la colazione.
“Vuoi qualcosa in particolare?”
“No grazie. Non ho ancora le voglie” ribattè, arrabbiato come non lo era stato neanche il giorno della sua disfatta su Midgard… anche perché in quell’occasione era troppo intento a leccarsi le ferite.
Steve, tanto per cambiare, arrossì “Io ehm, volevo dire…intendevo…”
Quello che sarebbe diventato il primo defenestramento ufficiale del Capitano Steven Rogers, fu provvidenzialmente rimandato grazie all’arrivo di Tony.
“Giorno a tutti…se intendo anche il tuo piccolo ospite ti offendi Loki? No, perché io voglio solo essere educato nei confronti di tutti e-“
“Tony tappati la bocca!” ringhiò l’altro moro, socchiudendo pericolosamente gli occhi.
L’uomo scosse le spalle “Ehi già tu mi minacci di morte un giorno sì e uno anche, sto cercando di rendermi simpatico Point break junior… ma mi sa che se prende da te dovrò fare un contratto annuale con un fabbrica di finestre” aggiunse alla fine, soppesando il tutto.
Loki gli rivolse la peggiore delle occhiate degne di uccidere del suo repertorio, cercando di non pensare a quanto sarebbe stato soddisfacente piantare un cucchiaino da caffè nell’occhio di Anthony Edward Stark.
In risposta all’occhiata assassina, Tony, con un sorrisetto innocente e un’alzata di spalle, indicò che non era colpa sua se madre natura l’aveva fatto così tremendamente adorabile.
Versandosi del caffè, l’uomo si sedette di fronte al dio, aspettando che Steve finisse di preparare le frittelle al cioccolato per la colazione.
“Sei sicuro di essere incinto? Perché a me non sembri più lunatico del solito” iniziò il suo interrogatorio, con un sorso di caffè.
Il dio degli inganni, appoggiò mogiamente il mento sulle proprie braccia, incrociate sopra il tavolo.
“A meno che la mia pancia non abbia dichiarato indipendenza dal resto del corpo, quella è l’unica possibilità”
Tony annuì pensosamente, me per sua fortuna fu il turno di Steve di rischiare la pelle “Credo che sia più giusto chiamarlo grembo adesso, insomma … è…” la voce gli morì pian piano, osservando l’attenzione di Loki spostarsi sempre di più verso il caffè bollente che aveva a portata di mano. Caffè bollente che si sarebbe potuto trasformare in un arma perfetta da tirare addosso al soldato.
“Ma com’è possibile?” intervenne il moro, distogliendo il dio dai suoi intenti omicidi.
“Merito del DNA” ribattè sarcastico.
“Mh… altra domanda. Non ti offendere ma sei sicuro di non aver ecco, cambiato sesso mentre voi due procreav-“
“Tony!”
“Che c’è? È una domanda che andava fatta, perché se la risposta è sì abbiamo reso questa storia un pelo meno assurda”
“Peccato che la risposta sia no e il tuo fantastico ragionamento può benissimo andare a qual paese” intervenne Loki, fissando annoiato i due uomini.
“Uhm… che mi dici della biblioteca di Asgard non hai qualche libro che potrebbe illuminarti sull’argomento?”
Il dio ci pensò per qualche istante “Ci sono dei libri che parlano dei diversi popoli dell’universo, ma niente in particolare sugli Jotun. E se mai ci sono stati scommetto che Odino gli abbia provvidenzialmente fatti sparire mentre ero ancora un bambino”
“E non ti è venuto il dubbio durante i tuoi studi?” provò Steve.
Un sogghigno amaro gli si dipinse in volto “Non è che ci tenessi troppo a studiare la vita di quelli che sono stato abituato a considerare dei mostri degni solo di essere sterminati fino all’ultimo”
“Bhe ma appena scoperta la tua vera natura ti sarai fatto qualche domanda!”
“Ero troppo impegnato, sai com’è: spadroneggiare su Asgard, tentare di uccidere Thor e poi ancora: sopravvivere nel nulla dell’universo, tentare di conquistare Midgard, la fuga da Asgard… avevo l’agenda piena” rispose cinico.
“… quindi che vuoi fare? Avete deciso di tenerlo o…” Tony fece un gesto vago con la mano, non volendo concludere la domanda.
Loki si passò le mani tra i capelli, tirandoseli sperando che il fastidio gli schiarisse i pensieri.
“… non lo so. Non ne ho idea” ammise alla fine, sospirando e rilassando le spalle.
“Thor che dice?” domandò Steve dopo qualche istante.
“Che vuoi che dica. Fino a ieri non gli era neanche passata per la mente questa possibilità e adesso è al settimo cielo per la gioia” borbottò, tenendo gli occhi bassi.
I due uomini si scambiarono un’occhiata “Bhe non mi sembra una reazione proprio negativa visto che stiamo parlando di un bambino inaspettato”
Loki fece uno scattò nervoso con il collo “Non è un bambino-“
“è femmina?” domandò allegro Tony.
“NO!... cioè, non lo so- si corresse poi, corrugando la fronte- comunque non è un bambino, o bambina che si voglia. È un ammasso di cellule per il momento. E non diventerà altro”
Steve alzò le sopracciglia, stringendo i pugni “Tutto qui? Definisci un ammasso di cellule il tuo stesso figlio?! Il sangue del tuo sangue?!” domandò irritato.
“Fammi indovinare, tu lo definiresti “un dono di Dio” giusto?”
“è un bambino Loki! Non ha colpe ma ha tutto il diritto di vivere e di nascere!”
Il moro sbattè il pugno contro il tavolo, chinandosi verso l’uomo “Se mai nascerà, avrà nel suo sangue la mia eredità e forse in questa vostra bella bolla dorata non è usuale ma là fuori, nel grande e vasto universo, c’è ancora la fantastica abitudine di far pagare ai figli le colpe dei padri. E come forse non è difficile immaginare ci sono svariate adorabili persone che mi odiano e che probabilmente, se questo bambino nascesse, non vedrebbero l’ora di far pagare le mie colpe a lui o perché no, usarlo per arrivare a me!” 
“Dovranno passare sul mio cadavere, e su quello di tutta Asgard” i tre si voltarono sorpresi verso Thor, che li fissava appoggiato allo stipite della porta con fare non curante, anche se lo sguardo freddo e distaccato lasciava intendere molto di più.
“Ci sono ancora frittelle?” domandò poi, sciogliendo le braccia che aveva tenuto incrociate sul petto.
“Sì certo” tagliò corto Tony, allungandogli un piatto. Loki tenne lo sguardo fisso sul tavolo, fingendo di non sentire gli occhi di Thor puntati contro il suo viso, per tutto il tempo.
 
Un paio di ore dopo, i due dei hanno già lasciato Midgard, tornando ad Asgard
Thor fu sorpreso quando Loki non si oppose. Per la verità Loki non aveva fatto niente da quando aveva interrotto la sua discussione con gli altri. Si rifiutava d’incontrare il suo sguardo e rispondeva a monosillabi senza tono.
Non che il biondo fosse stato di molte parole in più, ma lui non aveva proprio idea di cosa dirgli.
Il discorso di Loki l’aveva lasciato arrabbiato, ma anche preoccupato.
Lo osservò, mentre si incamminavano per i corridoi del palazzo senza dire una parola.
Aveva i capelli corti spettinati, che gli ombreggiavano il viso. L’espressione corrucciata e forse un po’ preoccupata, mentre faceva vagare lo sguardo perso al di fuori dei numerosi balconi della reggia. La maglia, una delle sue solite casacche nere senza fronzoli che indossava ad Asgard gli fasciava il busto, mettendo in evidenza i muscoli in tensione delle spalle.
Istintivamente si ritrovò a guardarli la pancia, alla ricerca di un segno, di un lieve rigonfio che gli diceva che sì, tutta quella storia era davvero reale, che tutti quei problemi sarebbero stai il minimo per una meraviglia di quel genere.
“Smettila di fissarmi la pancia” lo rimproverò seccato l’altro, dopo qualche minuto di pura contemplazione del biondo.
“Io… sono preoccupato per te, tutto qui” rispose alla fine, con una scrollata di spalle, mentre Loki alzava un sopracciglio.
“Ho un marmocchio che mi cresce nel corpo, io come dovrei sentirmi scusa?”
Prima che il dio del tuono potesse ribattere, arrivò Frigga, rimandando per un pelo la catastrofica litigata che ne sarebbe nata.
“Non vi aspettavo di ritorno così presto” li accolse con un sorriso.
“Credo che dobbiamo discutere… della situazione” bofonchiò contrariato il moro, tenendo gli occhi bassi.
La dea annuì, continuando a fissare i due figli dolcemente.
“Senza dubbio”
La discussione che seguì si sviluppò in un prevedibile litigio con i controfiocchi, con tutte le caratteristiche di una normale famiglia asgardiana: urla, tuoni, minacce di esili in un paese lontano lontano e compagnia bella, con il tocco finale di Loki che se ne va infuriato sbattendo la porta.
 
“Loki?”
Il dio sospirò, passandosi una mano tra i capelli scuri senza risponderle.
Anche la dea sospirò, mettendosi a cercare una sedia sotto il disastroso macello che caratterizzava la camera del minore dei suoi figli.
“Se vuoi predertela con qualcuno, è anche colpa mia, non solo di Odino. Avrei dovuto insistere affinchè ti rivelasse la verità fin da ragazzo ma…”
“Volevate proteggermi, l’ho capito questo. Ma se fossi rimasto incinto quando ancora mi credevo vostro figlio? Ve lo siete domandati mentre mi nascondevate la mia natura?” Frigga riusciva sempre a calmarlo, anche con la sua sola presenza.
“Per gli Jotun sei considerato uno scarto. Avevo sempre creduto che tu fossi sterile” La risposta colse di sorpresa Loki, ma dopo un attimo di riflessione non potè che darle ragione.
“Peccato che non lo sono” disse, fissando il panorama di Asgard al di fuori della finestra.
Frigga riprese la parola qualche momento dopo “Devi anche tener in considerazione il Seiðr. Senza dubbio anche la magia ha avuto la sua parte”
Il dio annuì per poi corrugare la fronte e voltarsi verso la madre “Il Seiðr… anche tu lo controlli” iniziò, rialzando lo sguardo verso la dea,soppesandola con sospetto mentre una brutta ipotesi iniziava a farsi strada.
“Tu sapevi…” capì all’improvviso. Frigga annuì, non nascondendo un sorrisino.
“Quand’è che mi hai detto che stavi con Thor?”
“Uhm circa un mese e mezzo fa?” una luce di comprensione illuminò i suoi occhi verdi “aspettavo già il bambino”
Frigga annuì nuovamente “Se te lo avessi rivelato in quel momento, tu te ne saresti liberato senza nemmeno avvertire Thor. Glielo avresti rinfacciato tempo dopo, durante un’altra delle vostre litigate quotidiane che si sarebbe conclusa con tu che te ne andavi. Non ne avrebbe giovato nessuno e almeno adesso sei costretto a prendere in considerazione anche l’ipotesi di tenerlo” spiegò pazientemente la dea.
Fu il turno del moro di annuire, riconoscendo la verità di quelle parole “Quindi l’ipotesi dell’aborto è ancora valida”
La dea fece una smorfia, per poi stringere le labbra in una linea sottile “Non posso dire di approvarla né di capirla, ma anche Thor ha il diritto di dire la sua. Non puoi scegliere per entrambi Loki”
“Io non lo voglio, Thor non sogna altro. Non possiamo essere democratici”
“Non si tratta solo di voi due Loki- cercò di fargli capire la madre- Anche il bambino esprime la sua opinione, con ogni battito di cuore che continua a fare”
La dea ignorò lo smorfia di protesta del figlio adottivo “Due contro uno Loki. Democraticamente parlando hai perso”
“Sono più propenso alla tirannia, mi dispiace”
Frigga serrò i pugni “Non puoi scegliere così, senza sapere ne capire davvero a cosa vuoi rinunciare”
Loki annuì lentamente “Hai ragione, ho bisogno di capire… devo andare a Jotunheim”
 
“No, è troppo pericoloso”
“Non ti ho chiesto il permesso. È un dato di fatto: io vado a Jotunheim” rispose Loki, fingendosi indaffarato.
“Potrebbero attaccarti e ucciderti”
“E io mi difenderò. Soltanto perché non ho un martello magico non vuol dire che sono indifeso”
“Combatterai contro un intero popolo?”
Le proteste del biondo lo fecero spazientire, e si decise ad incontrare il suo sguardo “Senti Thor, ho bisogno di risposte e soltanto su Jotunheim posso trovarle”
“Fammi almeno venire con te”
“Thor andrà tutto bene, ma è una cosa che devo fare io da solo. Si tratta di me, di ciò che sono. E poi sono stato io ad attaccarli con il Bifrost, io mi assumo la responsabilità”
“Sì ma se succedesse qualcosa sarete in due a morire” Loki s’immobilizzò, portando lo sguardo sulla sua pancia.
“…non farò niente che possa metterlo in pericolo, va bene?” acconsentì alla fine, dopo qualche istante di silenzio.
“No, non va bene” borbottò l’altro, passandosi una mano tra i capelli.
“A cosa ti serve andare su Jotunheim? E quali sono queste fatidiche domande a cui non riesci risponderti da te?”
Loki si massaggiò il collo, socchiudendo gli occhi stanchi “Non si tratta soltanto del bambino- la parola gli uscì a fatica dalla gola- ma anche di me. Non ho mai voluto approfondire il vero inizio della mia vita Thor ed è arrivato  il momento di farlo”
“Ma perché proprio adesso?! Stai mettendo in pericolo anche nostro figlio, non lo capisci!?”
“è proprio per lui che lo faccio! Perché le mie origini saranno anche le sue Thor”
Il biondo serro la mascella “Siamo noi la tua famiglia Loki. Sono io
Il moro annuì, sorridendo leggermente “Sì certo, ma avrà comunque Jotunheim nel sangue” cercò di fargli capire.
Il dio espirò rumorosamente, per poi abbracciarlo “Stai attento chiaro?”
“Sì Thor” rispose il minore roteando gli occhi.
“E non nasconderti dallo sguardo di Heimdall per favore. Voglio poter intervenire subito se ti servisse aiuto”
“Questo si vedrà” rispose secco il minore, riuscendo ad allontanarsi dall’altro prima che potesse controbattere.
 
Il fascio luminoso del Bifrost trasportò il dio degli inganni a Jotunheim, per poi spegnersi subito alle sue spalle.
Il moro si guardò attorno, cercando un segno di vita ostile, ma non vide segno di vita in generale nonostante fossero passati più di due anni dal piccolo incidente che aveva causato.
Nel regno dei ghiacci continuava a regnare il silenzio, che s’infranse solo quando il visitatore iniziò a camminare, cercando ciò che restava degli Jotun.
I ricordi dell’ultima volta che era stato lì si susseguivano nella sua mente, ritornando continuamente ad un particolare: lo Jotun che gli afferrava il braccio, la sua pelle diventare blu, il freddo che si propagava nel suo corpo fino ad arrivare al cuore e ridurlo in frammenti, rendendo la verità fin troppo chiara.
Il dio dovette fermarsi e chiudere gli occhi, cercando di allontanare tutti quei ricordi e, nonostante tutto il suo testato autocontrollo, soltanto quando avvertì nuovamente la vita che cresceva in se riuscì nuovamente a calmarsi.
Quel grumo di cellule aveva la stessa caratteristica di Thor di riuscire a tranquillizzarlo.
“Vedi di non fare casini” mormorò, trattenendosi a stento dall’accarezzarsi la pancia. Poi scosse la testa, quando si rese conto che aveva appena parlato alla propria pancia.
“Devo essere folle…” si disse riprendendo a camminare, fino ad arrivare a ciò che restava della sala del trono, dov’era iniziata la battaglia anni addietro. Dov’era iniziato tutto.
Un rumore improvviso ne attirò l’attenzione, facendolo voltare si scatto verso lo Jotun che era sbucato da uno degli anfratti di ghiaccio.
Altri giganti spuntarono tutto intorno, ma Loki non si mosse, finchè non se ne trovò davanti una decina.
“Anche se sembra strano vengo in pace” si decise a parlare il dio, dopo qualche momento, alzando le mani con il medio e l’anulare separati.
-Troppa tv- si disse- assolutamente troppa tv, devo dire a Tony di smettere di guardare repliche di Star Trek-
“Io sono-“
“Sappiamo chi sei, principe di Asgard – lo interruppe malamente uno dei giganti, discostandosi dal gruppo e avanzando verso di lui- la vera domanda è cosa ci fai qui”
“Voglio capire- spiegò, chinandosi lentamente fino a sfiorare il suolo con le dita- voglio solo capire chi sono veramente” mormorò mentre la trasformazione avveniva e la sua pelle si raffreddava.
 “Sono Loki, figlio di Laufey e legittimo erede al trono di Jotunheim” Lo Jotun socchiuse gli occhi per poi ghignare.
“Sono Helblindi, re di Jotunheim e figlio primogenito di Laufey”
Il moro lo fissò sbattendo le palpebre “Ah…-disse con la gola improvvisamente secca-… merda”
 
“Come sarebbe che non vedi più niente?” domandò allarmato Thor, smettendola di macinare kilometri sul ponte dell’arcobaleno.
“Si è nascosto dalla mia vista, non posso vedere né sentire più niente finchè non lo decide lui”
“Ah dannazione!- imprecò il principe- apri immediatamente il Bifrost e mandami lì!” ordinò furioso.
“Thor calmati- intervenne la regina- Loki sa quello che sta facendo e sa come difendersi in caso di bisogno. Se vorrà aiuto ce lo farà sapere” continuò, appoggiandogli una mano sul braccio.
Il biondo sospirò pesantemente.
 
“E così sei tu” ricominciò il discorso lo Jotun, dopo aver fatto allontanare gli altri.
“Io cosa?” domandò in risposta il moro, senza riassumere l’aspetto asgardiano. L’altro ricambiò il suo sguardo.
“La vergogna di mio Padre” Loki si strinse le spalle, ricambiando senza esitazione il suo sguardo rosso sangue.
“Pensavo fossi morto, buttato in un burrone con la testa spaccata da uno degli asgardiani. Certo che Odino dev’essere proprio un sentimentale per accogliere un mostro innaturale come te nella sua famiglia”
Loki non colse la provocazione “Abbastanza”
Per qualche momento Helblindi lo fissò in silenzio, con gli occhi socchiusi “Sai, io sono stato il primo a prenderti in braccio”
“Non ti facevo così tenero”
“Per portarti al tempio dove saresti stato ucciso, se non fosse stato per l’arrivo dell’esercito asgardiano”
“Potevi sempre provare a chiedere a mia madre di aspettare ancora un paio di minuti, sai giusto per finire la battaglia”
“Così saresti morto di sicuro”
“Sarebbe stata la soluzione a molti problemi” Helblindi lo fissò in silenzio per qualche momento, prima di riprendere la parola e spiegargli come stavano le cose.
“Tu sei stato partorito da Laufey, come me e Byleistr” rispose il gigante con tono distaccato.
“Come chi?”
“Byleistr, il secondogenito di Laufey. Credo di poterlo definire nostro fratello”
“Ah…quindi è vero che gli Jotun possono partorire”
“Certo, non lo sapevi?”
Il principe di Asgard scosse la testa, preferendo fingere una completa ignoranza per non insospettirlo.
“E dove sarebbe Byleistr?”
Lo Jotun ghignò nuovamente “L’ho ucciso. Avrebbe potuto pretendere il mio trono”
“Allora è un vizio di famiglia…” bofonchiò fra se il dio, nonostante si fosse reso conto del pericolo in cui si trovava. Soprattutto se Helblindi fosse venuto a sapere del bambino.
“E che mi dici del nostro… altro padre?”
“Farbauti? È morto nella guerra su Midgard”
“Ma quindi, durante la guerra su Midgard, Laufey era incinto di me”
Fu il turno del gigante di scrollare le spalle “Non se n’era reso conto”
“Come sarebbe a dire?”
“Gli Jotun difficilmente si accorgono di aspettare un figlio tanto prima del parto. Anche perchè la maggior parte delle volte il genitore, se vogliamo chiamarlo così, deciderebbe di ucciderlo prima che nasca. Avere un figlio ti rende debole e indifeso, e qui su Jotunheim può portarti facilmente alla morte”
Questo spiegava perché non aveva fatto caso a nulla finchè non se n’era accertato con la magia.
“Quindi non avete il concetto di famiglia”
“Quelli che nascono vengono a malapena nutriti, se non sono abbastanza forti muoiono”
Il dio batté le mani “Bhe, è stata una discussione illuminante, non c’è che dire. Ma credo che per me sia arrivato il momento di levare il disturbo” disse, iniziando ad arretrare.
“Loki?” lo richiamò l’altro.
Il moro si girò, pronto a scattare al minimo segno di pericolo “Sì?”
“Cos’è successo a Laufey?”
“Ehm… è morto, l’ho ucciso io” si decise a rispondere alla fine
Lo Jotun ghignò nuovamente “Credo di doverti ringraziare, altrimenti nella lista dei mie delitti dovrebbe esserci stato anche il parricidio. Visto il favore che involontariamente mi hai fatto, per sta volta non ti uccido. Ma la prossima volta che qualcuno di Asgard metterà piede nel mio regno, riceverete la sua testa su una lancia di ghiaccio” Il dio degli inganni fece un segno d’assenso con il capo.
 
Appena Loki riapparve ad Asgard, Thor lo aggredì “Che ti è saltato in mente? Ti avevo esplicitamente chiesto di non-“
Prima ancora che avesse finito la frase, il moro con un gesto stanco lo ammutolì con la magia. L’erede al trono si portò le mani alla gola, confuso, per poi mettersi a fissare storto il compagno.
Frigga scosse la testa, esasperata “Com’è andata?” domandò dolcemente.
Il mago rialzò lo sguardo, che fino a quel momento aveva tenuto fisso per terra “A quanto pare ho un fratello”
Thor sgranò gli occhi azzurri, spalancando la bocca muta.
“Thor, non dare in escandescenza. Loki, togliti quel sogghigno dalla faccia- li ragguardò la dea- torniamo a palazzo, ne discuteremo con calma”
“Un’altra litigata di gruppo mi ci vuole proprio per migliorare la giornata” ribattè il figlio adottivo, che però, ad una letale occhiataccia della dea, si appellò al diritto del silenzio.
 

Loki si sedette stancamente sul bordo del suo letto, tirandosi all’indietro i capelli con forza. Thor attirò la sua attenzione, sbattendo ripetutamente un piede per terra, con impazienza finchè il moro, con una rotazione elegante del polso, pose fine all’incanto.
Comunque il biondo iniziò a parlare solo dopo qualche momento “Avresti potuto aver bisogno di aiuto”
“Sì”
“Avresti potuto essere in pericolo”
 “Mh- mh”
“Avresti potuto star male”
“Hai finito?” domandò l’altro alla fine, decidendosi a ricambiare il suo sguardo
“No” borbottò sedendosi al suo fianco “Dovevo essere con te”
“Tecnicamente c’eri. O almeno, una parte di te” rispose alzandosi e mettendosi a guardare il cielo fuori dalle finestre.
Thor non trattenne il sorriso che l’illuminò “E poi sono il sentimentale, eh?”
Loki lo fulminò “Hai una preferenza sul modo lento e doloroso in cui vuoi raggiungere il Valhalla?”
“Credo di esserci già” mormorò il biondo alzandosi e avvolgendolo con le sue braccia. Poi, con esitazione, appoggiò le mani sulla pancia dell’altro. “Non so cosa potrei volere di più di tutto questo”
“Sì, certo, sei dolce come il caramello, ma adesso lasciami” si ribellò il moro. Dopodiché si strofinò gli occhi con le mani, trattenendo a stento uno sbadiglio “Devo andare ad Vanaheim, magari nelle biblioteche dei Vanir riesco a trovare qualcosa di utile”
“Non se ne parla. Hai bisogno di riposare, neanche ieri hai voluto dormire”
“Da quando in qua sei diventato un esperto di… questo?” indagò, senza riuscire a trattenere un nuovo sbadiglio.
“Ho chiesto a Madre”
“O Norne!” esalò il minore, passandosi una mano sul volto.
“Parla quello che ha passato la notte a leggere tutto ciò che trovava sulla gravidanza su Midgard”
Loki rispose con una linguaccia, ma alla fine la stanchezza ebbe la meglio e utilizzando come cuscino il petto di Thor, si lasciò andare al mondo dei sogni.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note
Orbene, eccomi di nuovo qua.
Questo capitolo non voleva farsi scrivere, soprattutto la parte su Jotunheim è stata un’agonia (da precisare: Helblindi e Byleistr nella mitologia sono davvero gli altri figli di Laufey e Farbauti) e questo è il meglio che sono riuscita a tirare fuori.
Ringrazio tutte quelle che hanno lasciato un commento, oltre a tutti quelli che leggono, non sapete quanto mi facciano piacere ^^
Ciao ciao
roby_lia

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Capitolo 3
*** Discussioni e altre amenità ***


Discussioni e altre amenità
 
La notte lasciò spazio al giorno. Thor era già sveglio da un pezzo, quando sentì che anche l’altro si stava svegliando. Col tempo aveva imparato a riconoscere i segnali, il modo in cui si stringeva con più forza a lui, per poi rilassarsi con un respiro appena più rumoroso.
“Buongiorno anche a te” lo salutò, accarezzandogli i capelli
Loki, in risposta, mugugnò qualcosa d’insensato, agitandosi un poco, per poi strofinare il naso contro il suo collo.
“Dovrei andare a Vanaheim” bofonchiò senza grande voglia, continuando a tenere gli occhi chiusi.
Thor sbuffò “Per dare a Freyja una buona scusa per saltarti addosso? Lei ha sempre avuto un debole per te…”
“Freyja in pratica ha un debole per qualsiasi cosa si muova, Thor. È la dea dell’amore, se non fosse così ci sarebbero dei seri problemi in giro per l’universo. Hai presente? Destabilizzazione dell’equilibrio cosmico…” il resto della risposta si perse in uno sbadiglio.
“Non centra questo. Tu le sei sempre piaciuto”
“Bhe, non puoi dire che non abbia buon gusto…” rispose sorridendo mefistofelico, incrociando le braccia sopra il petto di Thor, in modo da usarle come appoggio per il mento e riuscire a fissarlo negli occhi indisturbato.
Thor s’immusonì, per poi iniziare ad accarezzare la schiena nuda di Loki con un’aria più rilassata “Se hai tutta questa fretta, perché non parti?” lo incalzò, rendendo i movimenti delle sue mani più provocanti.
“Mm… magari dopo colazione” ribattè, mordendogli il labbro.
 
Invece di partire come avrebbe dovuto fare, Loki si era fermato su uno dei tanti balconi della reggia, appoggiando il mento sul palmo di una mano e facendo vagare lo sguardo da un orizzonte all’altro di tutta Asgard.
“Ancora qui Loki?” lo risvegliò dai suoi pensieri la voce di Frigga.
Il moro annuì, poi, scuotendo la testa, si raddrizzò e si girò verso la madre adottiva.
“Già… non ho voglia di partire”
“Nessuno ti obbliga e poi… non è lì che troverai le risposte che cerchi”
“E dove altro potrei cercarle? Dagli elfi della luce?” domandò arricciando il naso. I Liósálfar non gli erano mai piaciuti, se la tiravano in un modo che persino Tony avrebbe trovato insopportabile.
“Forse dovresti chiederti se vuoi davvero quelle risposte- insinuò lei- o se stai facendo tutto questo per non pensare concretamente al fatto che aspetti un bambino da Thor” scandì lentamente le ultime parole, senza distogliere lo sguardo dal volto del figlio adottivo.
“Fin lì ci sono arrivato, grazie”
“Davvero? Sei riuscito davvero a capire cosa vuol dire per te quel bambino o continui a vederlo come una catena che ti lega a Thor?”
“Io… io non ho mai detto questo” protestò il dio, abbassando fugacemente lo sguardo.
“Ma l’hai pensato. Forse Thor non ha capito che è questo il motivo per cui sei così intrattabile, ma Thor è Thor. Con me questo inganno non funziona”
“Non è vero!” protestò offeso.
“Ne sei sicuro? Perché adesso per te sarebbe facile ingannare Thor, dirgli che quello che c’è tra voi non è niente, che l’hai solo usato per divertiti. Tu potresti dirglielo e lui ti crederebbe. Ma tra qualche mese, quando quel bambino nascerà, sarà più difficile rendere la bugia credibile”
“Io non… non sto ingannando Thor” mormorò con voce incerta.
“Adesso no, ma se ti tornerebbe utile per qualche scopo, saresti in grado di rovinare la vostra relazione in un battito di ciglia. Sai, se non me lo avesse detto lui, non avrei mai creduto che tu gli avresti detto di amarlo. Pensavo che ti saresti trincerato dietro al silenzio, lasciando che lui lo interpretasse come preferiva”
“Thor ti ha detto cosa?! Ah! Quell’idiota!!”
“Loki- lo richiamò la regina- forse io non sarò stata una madre perfetta, lo riconosco. Ti ho nascosto la verità, non sono migliore di Odino. Ma proprio per tutto ciò che hai passato non dovresti permettere che vostro figlio soffra. Perciò smettila di cercare risposte, il fatto di aspettare un bambino fa parte della tua natura e a tempo debito succederà tutto quello che serve. Inizia a porti le domande giuste. Hai paura di avere il bambino per legarti concretamente alla persona che ami? Hai paura che amandolo troppo un giorno non saresti più in grado di lasciarlo?”
“Basta!” ordinò livido il moro, stringendo i pugni “Non sono cose che ti riguardano. Non riguardano nessuno all’infuori di me!”
La dea ricambiò con lo sguardo di ghiaccio “Resti sempre mio figlio, che tu lo accetti o meno. E smettila di nascondere sempre tutto ciò che provi. Non bisognerebbe mai vergognarsi di amare qualcuno, sempre se è un sentimento vero” disse gelida, prima di lasciare il figlio adottivo da solo sul balcone.
 

Thor entrò nella stanza di Loki senza bussare, dopotutto non ce n’era mai stato bisogno.
Il moro era seduto su un divanetto, incassato tra il muro e una delle grandi finestre della sua stanza, con la schiena appoggiata contro la parete e le gambe allungate. Rialzò lo sguardo dai fogli che teneva appoggiati sulle cosce, fissando incuriosito l’altro.
“è successo qualcosa?”
Thor scosse la testa, mentre un leggero sorriso gli dipingeva il volto. Gli sembrava quasi di essere tornato a prima, quando i sentimenti che provava per suo fratello erano solo uno scomodo problema senza nessuna possibile soluzione. Non si sarebbe mai immaginato che le cose si sarebbero modificate in quel modo. Non aveva mai avuto il coraggio di sperarlo.
Eppure adesso era lì, con Loki come sempre intento a leggere, nel suo solito posto, con lo stesso sguardo incuriosito ma al contempo seccato per quell’incursione non annunciata. L’unica differenza erano le mani, non impegnate a giocherellare con una penna o a scribacchiava qualcosa. Loki teneva le braccia mollemente incrociate e appoggiate sull’addome, in un gesto che a Thor sembrava sia protettivo che rilassato. Ma Thor era solo un povero sentimentale, dopotutto.
“Madre mi ha detto che avete discusso. Devi averla fatta arrabbiare di brutto” ritrovò la parola il biondo, attraversando la stanza per sedersi sul pavimento davanti a Loki, utilizzando il divano come appoggio per la schiena.
Loki tentennò, dondolando la testa a destra e a sinistra “Diciamo che abbiamo due visioni differenti dell’argomento”
“E posso sapere di che argomento si tratta?”
“No” rispose secco, tornando a concentrarsi sui fogli.
“E ti pareva…” sospirò il biondo che dopo qualche secondo, incuriosito, riprese la parola “Cosa stai leggendo?”
Loki fece un sorrisetto “Avevo pensato di riordinare la camera, per passare il tempo, ma…” fece un gesto vago a cui Thor annuì comprensivo. Anche da ragazzo, ogni volta che Loki decideva di rimettere a posto la sua camera (di solito sotto qualche minaccia di Madre) la sua opera si fermava sempre a un quarto. Quando andava bene. Un sedicesimo, nei giorni peggiori.
Questo perché si perdeva sempre a riguardare vecchi appunti o a giocare con qualche balocco dato per disperso da tempo.
E quella volta non era andata diversamente: l’unica differenza era che aveva radunato tutte le penne d’oca e le matite che di solito erano sparse per i libri e per terra.
Thor scosse la testa, senza nascondere il sorriso divertito “Cos’hai ritrovato questa volta?”
“Il piano di fuga che avevamo progettato quella volta che padre ci rinchiuse nella nostre stanze per un mese intero dopo qual piccolo incidente con i cavalli nella scuderia” rivelò Loki, gli occhi brillanti per il divertimento.
“Non ci credo! La catapulta per superare le mura?”
“Proprio quella” rispose, facendogli vedere uno schizzo tracciato a mano di quella che sarebbe dovuta essere la loro salvezza da un mese di reclusione. Mese che avevano passato creando fortini con le lenzuola e le sedie nelle loro camere, soffocando le risate notturne per evitare che Odino scoprisse che la punizione non era poi così tremenda.
“Me lo ricordo! Avevamo anche deciso di costruirne una più grande per lanciarci su Jotunheim e andare a…” le parole gli morirono in gola, quando si rese conto dell’errore compiuto.
“A sterminare i giganti di ghiaccio. Me lo ricordo anch'io” affermò il minore, annuendo lentamente e tenendo lo sguardo fisso sui fogli.
Thor si morse il labbro, fissandolo dispiaciuto “Scusa, io-“ il moro lo fermò immediatamente, scuotendo la testa.
“Non è colpa tua, di Odino casomai. E poi…- un sorriso amaro gli comparve sulle labbra, mentre continuava a tenere lo sguardo basso, rifiutandosi d’incontrare gli occhi di cielo dell’altro- …alla fine io ho davvero sterminato metà della loro razza”
“Loki…”
“Che c’è? È la verità” rispose facendo spallucce. Thor gli prese il mento con una mano, costringendolo a guardarlo negli occhi.
“Quello che è successo è anche colpa mia”
Era l’unica cosa che Thor rimpiangeva della loro gioventù: averlo amato troppo poco per paura di amarlo troppo. E così l’aveva perso, perso per un periodo di tempo che per un altro dio sarebbe considerato breve, ma non per Thor: si era sentito morire ognuno di quei giorni, passati pensando di non poter mai più rivedere Loki.
Il moro inclinò il volto, andando incontro alla mano dell’altro che dal mento si era sposta ad accarezzargli una guancia “Sono passati anni Thor. Anni
“Poco più di due” rispose il biondo, abbassando gli occhi e allontanando la mano dal viso di Loki.
“Per i mortali non è poi così poco”
“Ma per noi sì”
Loki lo fissò in silenzio per qualche momento. Sapeva che Thor si sentiva ancora in colpa per quello che era successo e a volte il dio del caos pensava che il dolore che provava se lo fosse meritato, per tutte le volte che lo aveva dimenticato, per tutte le volte che lo aveva lasciato indietro. Ma era anche vero che odiava vederlo così triste. Non era da Thor.
Thor era quello che portava sempre l’allegria nella sua vita, il suo raggio di sole privato.
Sorrise malandrino “Tranquillo Thor, hai il resto dell’eternità per farti perdonare”
Il biondo si voltò verso di lui, espirando pensatemene e accennando un sorriso “”E come posso iniziare?”
“Prova a indovinare” gli rispose l’altro, avvicinando i loro volti fino a che non si trovarono naso contro naso.
“Mm, credo di aver afferrato il messaggio”
“Davvero? Non ti facevo così sveglio” lo rimbeccò, baciandolo.
 

“Ma buongiorno anche a voi!” li accolse il giorno dopo Tony, con un sorriso sulle labbra e un bicchiere di whisky in mano (miracolosamente scampato dalla grande depurazione di Steven Rogers, che aveva causato l’inizio del contrabbando di Anthony Stark)
“Come mai siete già ritornati? Vi mancavo, ammettetelo”
Loki lo fissò con sufficienza, alzando un sopracciglio “Davvero mi sono fatto dare del “megalomane” da uno come te?”
“Il termine esatto che ho usato è stato “diva” ci tengo a precisare” lo corresse per poi finire la bevanda in un sorso. Prima che Loki avesse il tempo per saltargli alla gola, comparve Steve.
“Tony si può sapere perché puzzi d’alcool?! E… oh ciao” li salutò poi, strappando dalle mani di Tony il bicchiere, impedendo all’uomo di mettersi a ripulire la superfice del contenitore con il dito, per racimolare le ultime goccioline di whisky.
“Allora ci sono novità su…?” iniziò a domandare Steve, mentre andavano a sedersi nella cucina, dove gli accolse anche Bruce.
Inizialmente Loki rispose con un grugnito che spiegava ben poco, poi raccontò brevemente ciò che aveva scoperto con suo viaggio a Jotunheim.
“Questo spiega anche l’assenza di nausee e tutti gli altri fastidiosi sintomi: se uno Jotun incinto starebbe così male, difficilmente sopravvivrebbe lui e ancora meno il bambino… un’evoluzione molto affascinante e intelligente, bisogna riconoscerlo” disse alla fine Bruce, pulendosi gli occhiali con aria meditabonda.
“Ma bisogna anche riconoscere che Loki è un gigante formato tascabile e-“
“Parla l’ometto liofilizzato” lo rimbeccò il dio, battendogli una mano sulla testa per indicare la differenza di altezza.
“Ehi! Questa me la lego al dito, sappilo!”
“Oh, che paura”
“La volete piantare?” lo rimproverò Steve, fissandoli male continuando a restare seduto.
“La volete piantare?” gli fece il verso Tony “Comunque, prima che il gigante non proprio gigante qui presente m’interrompesse stavo dicendo…a sì, magari per te le cose sono diverse. E poi non potevi semplicemente chiedergli specificatamente come stavano le cose? Così adesso non ci dovremmo preoccupare si problemi del tipo “è maschio, è incinto, come diavolo fa a partorire?!” !?” Bruce si nascose il volto tra le mani, mentre Steve lanciava una plateale occhiata al cielo.
Loki rispose con tono freddo e distaccato “Già ho avuto fortuna se Helblindi non mi ha attaccato, visto che potrei essere una minaccia per il suo trono. Se avesse scoperto che aspetto un bambino che un giorno potrebbe pretendere il trono, avrebbe cercato in tutti i modi di uccidermi”
Il silenzio calò sulla stanza, mentre gli Avengers digerivano le nuove informazioni.
“E adesso che si fa?” si decise a prendere la parola Steve, spostando lo sguardo tra i due dei.
Loki rispose stringendosi le spalle, non sapendo neanche lui la risposta.
“Bhe, prima di tutto vi faccio vedere una cosa” decise per tutti Bruce, alzandosi dal tavolo e facendo segno agli altri di seguirlo nell’ascensore.
“Ho come l’impressione che non mi piacerà troppo” borbottò acido il dio del Caos, obbedendo di malavoglia.
Il dottore premette il pulsante del piano “Diciamo che abbiamo avuto il tempo necessario per adeguarci alla situazione- ribattè l’uomo mentre le porte si aprivano nuovamente- e ci siamo attrezzati”
Il piano era stato rapidamente ristrutturato, mettendoci dentro tutto ciò che poteva servire in quelle… condizioni.
“Dai, distenditi e alzati la maglia” ordinò l’uomo indicandogli il letto
Loki fece una faccia contrariata “Ditemi che sta parlando a Thor”
“Poche storie Bambi!” deluse le sue speranze Tony, battendogli le mani sulle spalle, per convincerlo a sedersi.
Con un sospiro rassegnato il dio obbedì agli ordini, sperando che quel supplizio finisse presto.
Bruce gli spalmò del gel sull’addome, facendolo rabbrividire “è freddo!” protestò imbronciandosi.
“E per fortuna che sei un gigante del gelo” Loki fulminò il miliardario con lo sguardo, prima di riportare la sua attenzione al dottore che aveva pericolosamente avvicinato uno strumento al suo addome.
“Che diavolo stai facendo?” sobbalzò, quando toccò la sua pelle.
“Ti faccio vedere tuo figlio” rispose l’altro tenendo gli occhi fissi sullo schermo mentre muoveva il sonar per trovare il suo obbiettivo.
Al moro gli si gelò il respiro per un istante, prima che cominciasse a dimenarsi “No! Non voglio…”
Le proteste gli morirono rapidamente in gola, quando Bruce stabilizzò l’immagine su quello che era senz’ombra di dubbio il profilo di una testa.
“è un po’ diverso vederlo dal vivo che come una semplice foto su un sito web, no?” domandò l’uomo.
Loki non proferiva parola. Con gli occhi sgranati e la bocca socchiusa non poteva far altro che imprimersi nella mente ogni minimo dettaglio di quell’immagine.
“Il naso, le palpebre e le orecchie. Le dita si sono già separate, forse si succhia già il pollice”
Se non fosse per i respiri lenti che si costringeva a fare, il dio si sarebbe benissimo potuto scambiare per un morto. Thor non era in condizioni tanto diverse, a parte uno sguardo più tendente all’adorazione pura, che alla paura negli occhi verdi dell’altro.
“Vediamo, si dovrebbe riuscire a vedere già di che sesso sarà…” mormorò l’uomo, muovendo lo strumento.
“No- ritrovò una parvenza di vita Thor-no, voglio che sia una sorpresa quando nascerà”
Loki non riuscì a far altro che continuare a fissare l’immagine, anche quando il biondo gli passò una braccio attorno alle spalle.
“Sarà perfetto” mormorò contro la sua tempia, scoccandogli un bacio.
Bruce spostò lo sguardo tra i due e Tony (per non dire di uno Steve con lo sguardo imbambolato ed estasiato) e quando il miliardario gli fece cenno, diede la mazzata finale.
Con un semplice gesto, un rumore veloce, persistente e forte si diffuse per la stanza.
Il dio del tuono rialzò lo sguardo dal compagno “è…”
“è il suo cuore che batte” rispose affermativo l’uomo, lasciando che il rumore risuonasse ancora e ancora.
Improvvisamente, con uno spasmo, Loki allontanò la mano di Bruce, per precipitarsi verso il lavandino in fono alla stanza dove vomitò l’anima.
“Si parlava di nausee…” borbottò Tony.
“Loki!” lo richiamò all’allarmato il biondo, avvicinandoglisi velocemente.
L’altro lo tenne lontano da se alzando una mano “No, non provare ad avvicinarti” lo avvertì, tenendo ancora il volto nel lavandino e aprendo l’acqua per sciacquarsi la bocca.
“Ma Loki-“ Loki si pulì velocemente la pancia dal gel, con movimenti frenetici e agitati, senza incontrare il suo sguardo.
“Vado ha fare un giro. Ho bisogno di aria” disse ignorando le sue proteste e facendo chiudere le porte dell’ascensore senza guardarsi indietro.
“Bhe… pensavo che sarebbe andata peggio” constatò Tony, passandosi una mano tra i capelli.
Bruce scrollò le spalle, recuperando le immagini registrate dalla macchina e facendo apparire sullo schermo la foto dell’erede di Asgard.
Thor scosse la testa, smettendo di fissare il punto dove l’altro era sparito e girandosi verso i suoi amici.
“Che cosa devo fare?” mormorò poi a mezza voce, sfiorando il profilo del naso dell’immagine di suo figlio.
“Per adesso? Concedergli tempo, vedrai che lo accetterà anche lui. Nel frattempo potresti evitare che i tuoi cari amici terrestri facciano una brutta fine” cercò di consolarlo Tony
“Di cosa stai parlando?” domandò corrugando le sopracciglia bionde.
“Bhe ecco diciamo che… abbiamo conosciuto tua madre” rivelò alla fine il genio.
“Cosa?!?!”
“è venuta a trovarci l’altro ieri, chiedendoci di preparare questo- spiegò sommariamente Tony, alzando le braccia per indicare la stanza- Ed è anche per questo che ho convinto doc a terminare in anticipo le sue vacanze e venire a darci una mano. Non ho problemi a procurarmi un ecografo, ma non avrei capito il dritto o il rovescio del marmocchio”
“Comunque, in cambio vuole vedere in anteprima il suo nipotino” concluse Bruce con un sorriso, allungandogli un foglio appena stampato in cui si vedeva chiaramente il profilo del bambino.
Thor accennò un sorriso, accarezzando leggermente l’immagine stampata “Ne sarebbe capace” riconobbe con un cenno del capo.
“Altroché! Ma è anche una donna davvero adorabile, non è che per caso vuole adottare anche me?”
“Tony!”
“Cos’ho detto adesso? Per caso mi vuoi adottare tu Cap?” il soldato si limitò a passarsi una mano sul volto, esasperato.
 
Loki tornò soltanto ore dopo, quando la notte era già calata.
“Sei nei guai, lo sai vero?” lo accolse Tony, versandosi da bere. Il dio annuì rassegnato.
“Dov’è?” sospirò.
“Solita camera. Ma ti avverto, è così arrabbiato che ha perfino saltato la cena” Loki scosse la testa, sospirando innervosito, prima di andare da Thor.
Il biondo era seduto sulla sponda del letto, rivolto verso la finestra in modo da dargli le spalle.
“… ciao anche a te” tentò di scherzare Loki, ma non bastò a far passare il malumore al dio del tuono.
“Sei stato via per delle ore”
“Già” rispose mogio l’altro, distendendosi stancamente sul letto. Thor si voltò, fissandogli il volto.
“Cos’hai fatto?”
“Camminato… e camminato… e camminato” disse tranquillo, incrociando le braccia sotto la testa.
“E?”
“E niente- aggiunse con un sospiro, mettendosi sul fianco per guardarlo negli occhi- avevo bisogno di elaborare il tutto”
“è da quando hai scoperto di aspettare un bambino, che stai “elaborando il tutto”!” protestò il biondo, rompendo il contatto visivo.
“Bhe, non puoi dire che sia una cosa facile da accettare. E poi stare con te mi deve aver rallentato le sinapsi”
“Le cosa?” domandò confuso, girandosi nuovamente verso di lui.
Loki ridacchiò, tirando il biondo per la maglia finchè non lo convinse a distendersi accanto a sé “La tua sentimentale stupidità è contagiosa Thor- gli spiegò divertito- sei la mia rovina” aggiunse a pochi millimetri da sua volto, facendo sparire il sorriso malinconico che fino a quel momento aveva tenuto sulle labbra.
Il dio sospirò, rilassandosi e passando un braccio attorno le spalle del minore, per azzerare la distanza tra i loro corpi “E anche la tua salvezza”
“Così si dice” mormorò in risposta Loki.
Thor restò in silenzio, guardandolo in viso mentre lui si rifiutava d’incontrare i suoi occhi.
“Devi smetterla” sentenzionò dopo qualche minuto.
Questo fece rialzare lo sguardo al minore “Di fare cosa?”
“Di scappare. Questo, tutto questo, riguarda noi, Loki. Non puoi sparire per delle ore ogni volta che c’è qualche problema”
“Ho bisogno dei miei spazi Thor. Per pensare, per capire. Non puoi pretendere di essere il centro della mia vita” obbiettò, allontandosi dalla sua stretta per poi iniziare a girare per la stanza.
“Ma è così che dovrebbe essere”
“Sei il solito presuntuoso”
“Tu per me lo sei!” Loki lo fissò seriamente, senza controbattere. Quelle parole lo avrebbero dovuto rassicurare, avrebbe dovuto essersene felice, e lo era. Ma in quella felicità era lui quello sbagliato.
“Dopo tutte le volte che ti ho perso, che ti lasciato andare… odio ogni volta che ti allontani da me”
“Ti stai comportando come un moccioso arrogante e possessivo. Cresci Thor” cercò di sminuire le parole dell’altro, con fare infastidito. C’era troppa verità nelle parole del dio dei fulmini e per uno che, come lui, era sempre stato allergico alla verità, quelle parole erano semplicemente troppo.
“Non sono io quello che ogni volta che ci sono dei problemi va a farsi un giro. Poi, quando cerco di parlarne, o ti arrabbi e finisce tutto in una litigata, o mi salti addosso per distrarmi. Credi che non me ne sia accorto?” si difese il biondo, alzandosi sui gomiti  mentre il silenzio calava tra di loro.
“Da ragazzi parlavamo per delle ore, ti ricordi Loki? Tutte quelle notti passate a immaginare come sarebbe stato il futuro, ad organizzare avventure e scherzi…”
Il moro si sedette dandogli le spalle “Quei tempi non ci sono più Thor, e non torneranno. Quando si rompe qualcosa, anche se si riesce ad aggiustarlo, a rimettere insieme i pezzi- la sua voce esitò –… non potrà mai tornare com’era prima”
Thor annuì, mettendosi a sedere e abbracciandolo da dietro “Lo so. Ma possiamo costruire qualcosa di nuovo. Dobbiamo, Loki. Soprattutto ora che…” appoggiò le mani sulla sua pancia. Non sentiva ancora niente.
“Com’è che ora tutto si riconduce al marmocchio?” domandò acido in risposta, allontanandosi malamente da lui.
“Perché non so a cos’altro fare appiglio- ammise il dio del tuono, senza esitazione- Sembra che di quello che c’è tra noi non t’importa nulla! Appena puoi te ne vai in giro per l’universo invece che restare a casa. Ogni cosa che faccio sembra che ti dia fastidio- il biondo si fissò le mani, stringendo con forza i pugni- Ti stai allontanando da me”
Loki non rispose, limitandosi a chinare il capo mentre continuava dargli le spalle.
“Ecco, adesso ti trinceri dietro il silenzio come tuo solito!”
“Cosa dovrei dirti? Hai ragione, contento adesso!” ribattè l’altro decidendosi ad affrontarlo.
Thor sobbalzò, come se fosse stato colpito “Io ti amo ancora” disse con poca voce.
“Lo so” mormorò, passandosi una mano tra i capelli.
“E tutto qui quello che hai da dire?”
“Cosa dovrei dire?”
“Quello che provi, dannazione! Smettila di nascondere tutto”
Gli occhi di Loki saettavano da una parte all’altra “Sai già quello che… provo per te”
“Oh certo, ma l’hai detto addirittura una volta!- rispose sarcastico- adesso non hai neanche il coraggio di pronunciarlo”
“Questo non ti ha impedito di andarlo a raccontare a madre”
“Allora è di questo che avete parlato…”
Loki evitò il suo sguardo e Thor sospirò.
“Senti… se non mi ami più va bene, non ti obbligherò a stare con me- riprese la parola, sbattendo gli occhi per cercare di scacciare le lacrime- ti chiedo solo di aspettare ancora un po’. Non voglio che tu faccia male al bambino solo perché-“
Il moro scosse la testa, avvicinandosi a lui e tappandogli la bocca con una mano “Smettila di dire cazzate- sibilò a pochi dal suo volto. Poi si rilassò, togliendo la mano dalla sua bocca e appoggiandogliela sul petto- quello che provo per te non è cambiato” affermò tenendo gli occhi bassi.
“Però non hai neanche il coraggio di dirmi che mi ami” lo interruppe amaro.
Loki rispose solo dopo qualche istante “Lo sapevi che le cose sarebbero state complicate”
“Sì ma sei tu che le stai complicando” gli rinfacciò “perché?”
“Perché io e le cose perfette non andiamo d’accordo. Perché prima o poi tutto questo finirà e…” la voce gli si spense, incontrando lo sguardo dell’altro.
“E cosa?”
“E non voglio rischiare di soffrire di nuovo” Thor lo fissò capendo qual era il problema.
“… ecco, questo è uno di quei momenti in cui maledico il tuo cervello” Loki lo guardò male, ma si aggrappò con più forza alla sua maglia.
“Non è il momento di scherzare” Il biondo appoggiò le mani sulle sua braccia, per poi premere la fronte contro la sua.
“Sei tu che rendi tutto una tragedia” Il minore si dimenò, cercando di allontanarsi dal biondo.
“No, no, no” disse precipitoso il biondo, rafforzando la stretta sulle sue braccia. Poi arretrò, tirando Loki con se, finchè con incontro il bordo del letto sul quale si sedette, costringendo l’altro ad appoggiarsi contro di lui.
“Ascoltami bene Loki: io ti amo, ti ho sempre amato e continuerò a farlo anche dopo che sarò morto”
Il moro fece una smorfia “Smetti di essere così sentimentale”
Il dio s’accigliò “Allora cosa devo dirti? Voglio solo che tu sia felice. Certo, io forse non riesco ad immaginare qualcosa di più bello di quello che abbiamo ora- lo sguardo gli cadde sull’addome dell’altro, non riuscendo a trattenere un sorriso mentre rialzava gli occhi- ma io sono uno stupido sentimentale, giusto?”
Loki annuì, sorridendo leggermente “Vedo che l’hai capito alla fine”
Thor sospirò, scuotendo la testa “Cosa c’è Loki?” domandò seriamente, perdendosi nei suoi occhi verdi.
“Niente”
“Loki..”
“Niente, sul serio. Sto bene. Stiamo bene” lo disse come se sene fosse appena reso conto anche lui. Ed era la verità.
Thor lo fissò per un lungo momento, cercando di leggergli dentro, di assicurarsi che almeno quella volta fosse sincero. Il moro sorrise leggermente, avvicinando il suo volto e baciandolo.
Lo baciò con forza, premendo le labbra contro quello dell’altro quasi con rabbia e al contempo tirandolo verso se con violenza, come se volesse perdersi in lui, annullarsi uno nell’altro.
Il biondo lo ricambiò con altrettanta intensità, immergendo le mani sui suoi capelli scuri, cercando di cancellare dalla sua mente il terrore che lui potesse andarsene, che potesse non amarlo.
 

Tony non distolse lo sguardo dal nuovo giocattolo che stava preparando quando sentì la porta aprirsi alle sua spalle “Allora com’è andata a finire ieri sera?” domandò a Loki, mentre aggiungeva un po’ di colore rosso e oro al prototipo, giusto per passare inosservato.
“Non ci sono stati spargimenti di sangue” rispose il dio con una scrollata di spalle.
“O bene, mi sarebbe seccato dover cambiare la tappezzeria”
“Tony?” lo chiamò l’altro con un  tono di voce che fece voltare l’uomo allarmato.
“Sì?” poi vide il sorriso angelico e l’aura innocente che stava assumendo il dio degli scherzi.
“Io mi annoio”
Tony ghignò.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note
Ehm saaaalve.
Lo so, sono in ritardo pazzesco, ma almeno per il momento questi saranno i tempi di attesa. Se non più lunghi, come temo sarà per il prossimo aggiornamento visto che qst settimana è piena di verifiche di materie che tra un po’ non sapevo nemmeno di avere e quella dopo sono in gita scolastica a Roma per quattro e quindi Thor e Loki saranno continamente nei mie pensieri ma sarà un pò difficile buttare giù le idee...
Come se non bastasse il periodo pieno d’impegni, la mia ispirazione ha deciso di abbandonarmi miseramente e se ne andata a fare un giro, come credo abbiate capito leggendo lo schifo qua sopra  -__- '' sul serio, non ne è uscito niente di meglio in due settimane che ci lavoro.
Se avete qualche commento, consiglio o suggerimento fatevi pure sentire.
 
Ciao ciao
roby_lia

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Capitolo 4
*** Di rimpatriate (scontate e un po' meno) ***


N.B.
In questo capitolo riappariranno dei personaggi e si parlerà di avvenimenti già presenti in “Perdersi poi ritrovarsi” altra storia di questa serie. Se non l’avete letta (ho notato con piacere che ci sono molte nuove persone che seguono questa storia) vi basta sapere che Loki era fuggito da Asgard prima di scontare la sua punizione, di conseguenza appena rimette piede nel regno degli dei, Odino lo esilia senza magia e senza memoria sulla terra, precisamente a Las Vegas, dove fa il malaugurato incontro con una banda di ladri, i personaggi che riappariranno in questo e nel prossimo capitolo, per l’appunto. In ordine di apparizione (ok, dopo questa direi che posso farla finita) sono:
Zoe: bambina di otto anni, iperattiva dalla sana educazione di tutte le illegalità possibili ed immaginabili.
Lizzy: madre adottiva di Zoe, arriva scarsamente al metro e sessanta forse, ma picchia duro. Abile nel problem solving (oltre che nel crearsi problemi) e negata per le relazioni sentimentali.
Al: abile hacker dai rossi capelli riccioluti. Ha un fascino non compreso dal sesso femminile (o almeno, così dice lui)
Paul: soldato congedato con disonore a causa d’un’insana passione per gli esplosivi. Si crede il capo del gruppo soltanto perché ha i capelli grigi. A tutti gli effetti lo è.
Dean: ricettatore e falsario patentato (falsa anche quella) dai capelli biondi. Appassionato di film horror
 
Come si sono conosciuti è meglio non chiederlo, credete a me.
 
 
 
Di rimpatriate (scontate e un po’ meno)
 
“Ti prego, andiamocene”
“Non possiamo, questo non solo è il nostro momentaneo compito, ma si tratta anche di nostri amici”
“Amici? Tu lo definisci un amico?”
“Ancora con questa storia? È successo due anni fa, quanto la tiri lunga!”
L’uomo la fissò imbronciato, per poi riprendere la sua sequela di proteste “Dai!! Se vuoi ti accompagno anche a fare shopping! Oppure mi accontento anche di qualsiasi altra missione dove avrò il 99,9 periodico % probabilità di morire tra atroci sofferenze. Tutto ma non questo!!” implorò ancora.
“Ti rendi conto che hai appena descritto la nostra attuale situazione?” gli fece notare la rossa con un sorriso angelico, mentre le porte dell’ascensore si aprirono.
“Nat! Piccione! Qual buon vento!” li accolse il proprietario dell’abitazione con un sorrisone, che poi si spense rattristito “Ma come, non mi avete neanche portato i confetti del matrimonio? Sono mesi che dovete darmeli” si lamentò mettendo il muso.
La donna sospirò, scuotendo stancamente la testa “Noi non ci siamo spostati Tony. Rassegnati, questa volta hai sbagliato previsione”
L’uomo alzò un sopracciglio “Ceeerto, con questa scusa puoi convincere Cap. Forse. Già con Thor potrebbe essere più difficile visto che lui ha passato l’eternità vicino al dio degli inganni… E sembra intenzionato a passarne molto di più. Certo che dev’essere triste passare la propria, lunga vita sempre con le stesse persone e-“
“A questo proposito dov’è il futuro… la futura… il…dov’è Loki?” cercò di raccapezzarsi Clint, passandosi una mano tra i capelli corti.
“Siamo tutti di là, venite” gli invitò Tony, con un cenno del capo.
“Ehi guardate un po’ chi ha avuto la faccia tosta di presentarsi senza neanche un bomboniera del loro matrimonio!” urlò il genio entrando in cucina.
I saluti in risposta si levarono rumorosi ma il tono gelido e allarmato di Loki li fece cessare velocemente
“L’avete detto allo Shield?!” domandò aggressivo, chiudendo i pugni.
“No, l’abbiamo detto ai due piccioncini. E a Fury. Il pover’uomo stava iniziando a preoccuparsi visto che sono addirittura due settimane che non gli abbiamo fatto uno scherzo, ma non sia mai che io perda l’occasione per fargli venire un infarto. E quando gli ho detto che eri in dolce attesa ci è andato abbastanza vicino: è stata una scena impagabile. Ricordami che ti faccio vedere la ripresa dopo” ribattè Stark, facendo riapparire il suo sorriso smagliante.
Loki serrò la mascella, facendo saettare lo sguardo da un lato all’altro della stanza come se improvvisamente potesse accadere qualcosa di pericoloso.
Natasha alzò un sopracciglio, studiando il comportamento del dio: gli ricordavo fin troppo quello di un lupo che vuole proteggere i suoi cuccioli. Mancava poco che iniziasse a ringhiare. “Nessuno farà niente per ferire tuo figlio, Loki- prese la parola con calma la rossa- Lo Shield non ha nessuna intenzione di inimicarsi Asgard e perdere un alleato come Thor. Né lo utilizzeranno come ricatto per costringerti ad obbedire ai loro ordini. Non gli verrà fatto del male”
“Li conviene” mormorò l’altro con espressione incupita, prima di lasciare la cucina.
“… bene, ora possiamo andarcene?” domandò Clint, dopo l’uscita di Loki, fissando implorante la donna, che rispose con un’occhiataccia ammonitrice.
 
Natasha lo seguì silenziosa, per poi appoggiarsi allo stipite della porta e continuandolo a fissare mentre faceva indugiare lo sguardo al di fuori delle vetrate. “Pensavo che le cose fossero peggiori. Tony aveva detto che non volevi sentir parlare di avere un figlio, ma il tuo comportamento… protettivo sembra rivelare tutt’altro”
Loki continuò a darle le spalle “Anche se non ho mai voluto avere figli, né da una donna né in questo modo, non vuol dire che lascerò che altri lo usino come arma o cavia” Dopotutto quel bambino era una parte di Thor, e non avrebbe mai permesso a nessuno di far male a Thor. Soltanto lui aveva la priorità di picchiarlo (oltre a Frigga… e a Sif, se era di buon’umore)
“Davvero non sapevi di poter generare figli?” sospirò la spia.
Loki esitò, mordendosi l’interno della guancia “La magia può fare tutto. Sapevo che, se lo avessi mai voluto, grazie ad un incantesimo avrei potuto assumere quest’abilità. Ma sarebbe servito un complesso rituale, un rituale che non avrei MAI fatto”
“E di cui Thor non avrebbe mai saputo niente perché un giorno avrebbe potuto chiederti di metterlo in atto” dedusse, sistemandosi i capelli.
Loki annuì tetro, senza incontrare i suoi occhi.
“Bhe dopotutto sei il dio del Caos, mi sembra sensato che il tuo corpo non rispetti neanche la tua volontà” Il moro sorrise senza allegria.
 
 
 
Loki stava dormendo meravigliosamente, quando il suo riposo venne disturbato.
In quel periodo era diventato pigro, lo riconosceva, ma iniziava ad apprezzare il dolce far nulla di retarsene disteso tra le coperte della loro camera. Tanto, finchè poteva dare la colpa al mostriciattolo che stava crescendo in lui, il suo orgoglio era salvo.
Peccato che quella mattina un fosse stato un altro mostriciattolo a decidere di rovinargli la giornata. Per l’esattezza un mostriciattolo di otto anni, iperattivo, che non la smetteva di saltare sul suo letto e urlare “SVEGLIA!!” a squarciagola e che sembrava terrificatamene rispondere al nome di Zoe.
“SVEGLIA!!!” ripetè il suo grido di battaglia la bambina, smettendola per un nanosecondo di sfondare il letto, in modo da avere più aria nei polmoni, e poi ricominciare subito dopo.
“Ma che diavolo… ZOE!?!?!?!”
Dopo un ultimo salto la piccola si sedette ai suoi piedi, con un sorriso pericolosamente angelico “Buongiorno Loki”
Il dio la fisso inebetito, per poi scuotere la testa con forza cercando di scacciare quell’incubo vivente.
“Non può essere. Tu non puoi essere qui!”
“In effetti poche ore fa eravamo in Giappone. Poi hanno finito la missione, riuscendo a farsi solo esiliare per l’eternità e siamo venuti qua”
Loki la fissò basito “… ti prego, dimmi che non stai parlando di tua madre”
“No, certo- iniziò Zoe, inclinando la testa- ci sono anche tutti gli altri. Hanno detto che appena gli effetti del Jet-lag passeranno, verranno a trovarti. Nel frattempo devi farmi da baby sitter per…- s’interruppe di nuovo, cercando di ricordare le parole esatte che gli avevano fatto imparare- per conoscere in anticipo le gioie di diventare genitore” annuì poi, sorridendo soddisfatta “è vero che aspetti un bambino anche se sei un maschio?”
Appellandosi a tutti gli dei che gli dovevano un favore, iniziò a massaggiarsi le tempie, sperando che quel fastidioso impiastro sparisse nel nulla prima di causare danni irreparabili.
Ma dopotutto, nell’intero l’universo erano pochi gli dei che non lo volevano morto.
“Sai che quando fai così assomiglia a Yzma?”
“A chi?” domandò flebilmente. La ragazzina s’immobilizzò, spalancando gli occhi dal terrore. Per poi ricominciare ad urlare in un modo che avrebbe richiamato sulla terra anche i morti.
“TONY!!! LOKI NON HA VISTO LE FOLLIE DELL’IMPERATORE!!”
La cosa positiva di tutta quella faccenda fu che Zoe finalmente si decise ad uscire dalla sua stanza e il dio potè tranquillamente tentare di soffocarsi con il cuscino senza rischiare di bloccarle la crescita per il trauma.
 
Il perfido dio del male, trovò il coraggio di presentarsi a colazione soltanto dieci minuti dopo, con l’aria di uno che sta andando alla gogna. Poi vide Anthony Edward Stark scherzare allegramente con Zoe e la rassegnazione si trasformò velocemente in ira pura.
“Stark! Centri con questo?!” domandò indicando la bambina con una mano.
“Io? Assolutamente nulla” rispose fissandolo distrattamente, troppo impegnato a cercare di arraffare la pasta del dolce che Cap stava preparando con tanto amore (missione in cui si stava impegnando anche la bambina) “Ho solo realizzato la tua richiesta”
“Tony…” soffiò minaccioso.
“Che c’è? Sei stato tu a dire che ti annoiavi e volevi una distrazione! Bene, eccoti servito” sbuffò l’uomo rinunciando alla sua missione senza speranze (mentre a Zoe bastava fare gli occhioni dolci per convincere il cuoco a lasciarle prendere un cucchiaino di dolce)
“Io parlavo di fare scherzi, Tony! Sono il dio delle malefatte, non un baby sitter part-time!!!”
“Oh quante storie! In due settimana abbiamo fatto tutti gli scherzi programmati in tre mesi! Fury sta ancora cercando uno shampoo per farsi cadere i capelli e non ho intenzione di lasciarti scatenare Hulk in casa mia. Voi due mi avete già costretto alle riparazioni forzate a suo tempo e, per quanto sia divertente, non ho voglia di darmi alle gioie del restauro con te che aspetti il figlio di Thor. Morire fulminato solo perché ti è venuto il raffreddore non è esattamente il sogno della mia vita”
Loki sospirò pesantemente, poi la sua attenzione venne catturata da Zoe, intenta a ripulire attentamente una terrina ancora con qualche traccia d’impasto.
“… Steve, ti prego dimmi che non hai dato della cioccolata ad una bambina iperattiva” L’uomo irrigidì le spalle, girandosi verso l’altro con aria colpevole.
“…C’erano solo delle gocce di cioccolata…” cercò di difendersi.
“Ah certo! “Solo delle gocce di cioccolata”!! Vorrà dire che te ne occuperai tu mentre lei sarà impegnata a schizzare da un lato all’altro della stanza” borbottò, passandosi una mano tra i capelli scuri.
“Sembri esperto…”
“Tu non hai mai dovuto inseguirla per un parco dei divertimenti in pieno agosto, con il terrore che sua madre scoprisse che l’avevo persa e mi picchiasse fino a farmi sputare tutti i denti” rivelò macabro.
“Ehi, così mi fai sembrare manesca!” lo sorprese una voce assonnata, alle sue spalle.
“Tu sei manesca” ribattè al posto di Loki un’altra voce, accompagnando la prima.
“è il mio modo di dimostrare affetto, qualche problema?” borbottò Lizzy, sedendosi sgraziatamente su una sedia.
“Sì” ribattè con uno sbadiglio l’uomo dagl’incontrollabili capelli rossi che l’accompagnava.
“Va a farteli curare”
“Questa battuta è vecchia, devi rinnovare il repertorio”
“Se vuoi ti posso rinnovare i connotati. Magari inizieresti ad avere fortuna con le donne”
“Ti devo ricordare che il tuo ultimo semi-ragazzo semi-stabile ha preferito mettersi con suo fratello che con te?”
“E io devo ricordati che-“
“Smettetela immediatamente tutti e due!” ordinò una terza voce, mentre il proprietario entrava a passo di marcia nella cucina.
“Ha cominciato lui!”
“Ha cominciato lei!” protestarono contemporaneamente i due, indicandosi a vicenda. Paul gli fulminò con lo sguardo, mentre si spostava di lato per far passare un Dean ancora per metà nel mondo dei sogni.
“Non dovreste litigare, disturbate il bambino” bofonchiò il biondo, sedendosi.
Lizzy e Al si scambiarono una lunga occhiata, per poi decidere di sospendere momentaneamente la schermaglia.
“Giusto. Scusaci nanerottolo” disse allegra la ragazza, rivolgendosi con aria fintamente affranta a Loki.
“Nanerottolo io? Ma ti sei vista allo specchio negli ultimi vent’anni microbo?” Lizzy alzò un sopracciglio e fece un sorrisetto tale che Loki aveva imparato a temere a suo tempo.
“Io sarò anche 20 centimetri al disotto della media umana ma tu sei come minimo 20 metri più basso della tua specie, mini ghiacciolo al gusto puffo”
Tony, come suo solito, si sentì in dovere d’intervenire “Ehi in questa casa c’è un solo ghiacciolo, ed è il mio Capitan calippo!” proclamò a gran voce.
“Pardon… allora, cosa c’è per colazione?”
Prima che Steve potesse illustrare il menù, Loki prese la parola “Ma da dove diavolo spuntate?!”
“Dal piano di sotto” ribattè Lizzy con una scrollata di spalle.
“E qualche ora fa siamo stati costretti ad attuare una fuga tattica dal Giappone… ma tanto saremmo dovuti venire a trovarti allo stesso” continuò Paul.
“Già, volevamo evitare di vederti col pancione. Non te la prendere, sono davvero felice per te e tuo fratello, ma vedere un maschio incinto non è esattamente in cima alla lista delle cose da fare” bofonchiò Dean, tra uno sbadiglio e l’altro mentre Al aveva già iniziato ad abbuffarsi con qualche attentato anche alla colazione del biondo.
Il dio li fissò senza riuscire ad esprimere nemmeno una parola. L’ultima volta che si era ritrovato alle prese con quei cinque era a Las Vegas, senza memoria a causa dell’esilio di Odino. Ne avevano passate di tutti i colori (e di tutte le effrazioni) insieme. Poi il Caso o chi per lui aveva fatto arrivare Steve, Tony e Thor a Las Vegas, nello stesso bar dove stavano giocando loro e tutto era tornato nella norma.
“Allora, non sei contento della bella sorpresa?”
“Datemi un attimo, sto cercando di contenere la mia gioia” mormorò funebre, osservandoli mentre si rimpinzavano. Poi scosse la testa, cercando di affrontare la situazione disperata “Ehm Thor dove tipo è?”
“In palestra, come ogni mattina a quest’ora. A fare il terzo incomodo tra i due piccioncini”
“E sa di… questi?” domandò sulle spine, indicando con un cenno i quattro che protestarono sonoramente per essere definiti in quel modo minimalista (o meglio, Lizzy e Al protestarono, Dean era troppo impegnato a non morire annegato nella tazza di latte dal sonno e Paul si riteneva troppo cresciuto per cose del genere)
“Certo. La cosa non lo entusiasmava troppo ma appena si è parlato di far crescere il tuo istinto mat… pat… insomma, il tuo istinto per i bambini, è subito stato a favore”
“Lo sospettavo” borbottò immusonito, sedendosi stancamente sull’ultima sedia disponibile: quell’appartamento stava diventando troppo affollato.
“Ma quanto ti lagni!- iniziò a protestare il rosso- Invece parlando di cose serie, non è che faresti apparire quel tuo buffo elmo con le corna da mucca? Sai tanto per vedere se ti dona come si dice o meno” Al si era portato gli indici sulla testa, come per voler imitare le decorazioni dell’elmo.
Zoe lanciò un grido di approvazione, per poi girarsi verso l’uomo e correggerlo “Non sono corna da mucca, ma da cervo. Un Bambi cresciuto” affermò convinta, incrociando le braccia sul petto.
Loki sospirò nascondendo il volto tra le mani “Quant’è che vi fermate?”
“Un paio di giorni o poco più”
“Saranno dei giorni d’inferno” si disperò il dio, senza togliersi le mani dalla faccia.
Come a sottolineare la previsione, Thor entrò nella cucina: era ora delle presentazioni ufficiali.
 
Loki era uscito nella spaziosa terrazza della Stark Tower respirando a pieni polmoni l’aria frizzante di febbraio. Le presentazioni erano andate stranamente bene: non era morto nessuno, e Paul si era addirittura trattenuto dal mettersi a giocare a chi stringeva più forte la mano. Meglio di così sinceramente non poteva immaginare le cose.
Lizzy uscì fischiettando, gettandosi sulle spalle una giacca. Si mise al suo fianco senza degnarlo di un’occhiata, troppo intenta a contare le banconote che aveva tra le mani.
“E quelli sarebbero?” domandò il moro, alzando un sopracciglio, mentre lei faceva sparire i contanti nelle tasche.
“Oh, niente. Semplicemente Tony ha avuto la malaugurata idea di mettersi a scommettere con me” Loki scosse la testa, senza trattenere un ghigno divertito.
“Allora, adesso lavorate per lo Shield da quel che ho sentito…”
La donna scrollò le spalle “A volte, se le cose possono avere risvolti interessanti”
“Con tutti i soldi che avete guadagnato proteste anche andare in pensione…”
Lizzy sbuffò seccata “I sei mesi che abbiamo passato insieme non ti hanno insegnato niente? Non è per i soldi che faccio questo lavoro. È per l’eccitazione, il continuo mettersi alla prova con ostacoli di tutti i tipi creduti insormontabili. È svegliarsi la mattina con le mani che prudono dalla voglia di mettersi all’opera” spiegò assumendo un’aria assorta, con lo sguardo perso verso l’innevata città sottostante.
“… tu devi trovarti un ragazzo stabile, lo sai vero?”
“I migliori o sono gay, o vogliono diventare preti, o sono talmente perfetti che a vent’anni sono già sposati con il loro unico e vero amore. Restano liberi soltanto quelli fighi ma stupidi e con la faccia da sberle. Poco soddisfacenti, a meno di non usarli come sacchi da boxe” ribattè arricciando il naso. “Parlando di cose serie, quand’è che nascerà il pupo?” aggiunse alla fine.
Loki distolse lo sguardo dagli occhi scuri della ragazza “C’è tempo, non è ancora finito il primo trimestre”
“Allora sei ancora in tempo”
Il dio la fissò stranita “Per cosa?”
“Per liberartene- rispose come se fosse la cosa più scontata del mondo- Nei primi tre mesi è possibile che ci sia un aborto spontaneo. Si farcisce il tutto con una bugia credibile e il problema è risolto”
L’altro restò in silenzio per diversi minuti, per poi riprendere la parola con esitazione “Se quelli di là sapessero che mi stai dicendo queste cose dopo le ore che hanno speso per farmi cambiare idea, ti butterebbero giù”
Lizzy scrollò le spalle “Loro non si sono mai ritrovati in una situazione simile”
“Perché, tu sì?” l’occhiata che gli rivolse fu una risposta più che esplicita. “Racconta”
Lei sospirò, passandosi una mano sopra i capelli racchiusi in una coda “Avevo poco più di 19 anni. Mio padre era morto da pochi mesi prima e per distrarmi mi regalai un paio di vacanze a New Orleans”
“Gran bella città”
“Già, per di più in quel periodo avevo una fissa per il jazz. Comunque, la prima sera andai a fare un giro per rue Bourbon, per vedere com’erano i casinò e i giocatori. Fu lì che lo vidi per la prima volta. Era un gran bel figo che si divertiva a giocare con il suo mazzo di carte consunto, con un sorriso malandrino che non prometteva niente di buono”
La ragazza s’interruppe, restando a fissare il vuoto “Lui ti piaceva molto” capì il dio, assottigliando lo sguardo.
“Già… credo di non essere mai stata così vicina ad innamorarmi come quella volta” mormorò assorta, per poi scrollare le spalle.
“Passammo le due settimane successive a fare di tutto: la mattina mi faceva da guida turistica, la sera si usciva con i suoi amici, un gruppo molto strano ma non erano male. Poi arrivò il momento di ripartire. Lui mi chiese di restare, propose anche di accompagnarmi a Las Vegas”
“Ah, quindi gli piacevi un casino anche tu ”
Lei fece spallucce “L’ultima cosa che volevo allora era una relazione stabile. Fatto sta che tornai a casa e quando mi ritrovai per il terzo giorno di fila abbracciata al water capì che c’ea qualcosa che non andava”
“Hai abortito senza dire niente al padre?”
“Cosa avrei dovuto dirgli? Eravamo entrambi troppo giovani, e anche se gli piacevo dubito che avrebbe voluto iniziare tutto con un figlio”
Il silenzio cadde di nuovo tra loro due “Comunque non è che restai sola a lungo: nove mesi dopo mia cugina mi scaricò Zoe e se ne andò in Francia. Occhio al karma, va a finire che ti frega sempre” borbottò alla fine.
“Quindi secondo te dovrei… liberarmene?”
“Sono due situazioni diverse: io avevo 19 anni, non millenni come te, e non sapevo cosa volesse dire essere madre. Inoltre avrei dovuto crescere il bambino da sola, a meno che non mi mettessi a rintracciare il padre, che forse non lo avrebbe voluto. Tu hai Thor, vi amate e sapete già che passerete il resto dell’eternità insieme. Forse io oggi non avrei fatto la stessa scelta di allora, ma una cosa è certa: avere un figlio ti rivoluziona completamente la vita”
Loki stette zitto.
Dopo la sua sconfitta in quella stessa città, ormai vecchia di due anni, Thor l’aveva riportato ad Asgard, dov’era stato rinchiuso e da dov’era anche fuggito in poco tempo. Ma non abbastanza in fretta per evitare uno dei discorsi di Thor, sul far tornare le cose com’erano prima, nel modo più giusto e bla bla bla.
Eppure era stato proprio Thor a cambiare drasticamente le cose tra loro, con un semplice bacio. Tutto era cambiato, sempre in meglio, fino a quel momento.
“Non sempre i cambiamenti sono negativi…”
“è una scelta vostra… anche se scommetto che quando ti ritroverai in travaglio cambierai del tutto opinione- s’interruppe per qualche istante, riprendendo la voce facendo un sorriso divertito- comunque, se hai accettato così bene la tua gravidanza credo di potertelo dire”
“Dire cosa?”
“Che s’inizia a vedere che sei incinto”
“Che cosa?!”
“Hai capito benissimo. Quando stai dritto si vede la pancia”
Loki abbassò lo sguardo sul suo addome, non riuscendo a resistere alla tentazione di tirarsi indietro la maglia, mettendo in evidenza un piccolo rigonfiamento.
Con la bocca improvvisamente secca rialzò gli occhi sulla ragazza, che si limitò a stringersi le spalle con un sorriso mesto prima di rientrare nella torre.
 
“Che ne dite di una partitina per passare il pomeriggio?” propose Paul dopo pranzo, triando fuori dalla tasca dei pantaloni un mazzo di carte da poker.
“Ci sto. Tu pivello? Sei in forma o hai già perso la mano?” domandò Al facendo scrocchiare le dita.
Loki ghignò “Sei sicuro di volermi sfidare? Ora sono il dio del male…”
“Ma che paura, se perdo che succede? Mi fai una nuova capigliatura gratuitamente?” lo sfottè, passandosi una mano tra i ricci rossi.
“Le mie eroiche imprese si sono diffuse fin qui?” ribattè il dio con tono scherzoso.
“Wikipedia sa tutto!” rispose l’uomo, sistemando il tavolo per iniziare a giocare, mentre anche gli latri prendevano posto.
“Si parlava di gelosia, vero? Mi domando per chissà chi?” insinuò Lizzy, con un ghigno.
Loki si strinse le spalle “Io mi sono limitato a tagliarle i capelli. La prima ragazza che piaceva a me, è stata costretta alla verginità eterna” ci tenne a specificare il moro, mettendosi a fissare con insistenza l’altro dio.
“Io non centro!- protestò Thor- Sigyn era già stata destinata al tempio. Mi sono limitato a ricordarle qual’era il suo futuro”
Gli altri ridacchiarono, mentre Paul iniziava a mescolare le carte.
“Allora? Si gioca o volete continuare  a spettegolare di Asgard?”
“Io ci sto” Tony batté le mani, preparandosi a giocare.
“Signorina Romanoff, vuole favorire?” domandò Paul iniziando a distribuire le carte ai suoi colleghi.
La donna sorrise “Non sia mai che mi perda un’occasione del genere”
“Ottimo! Mi raccomando, il primo che è beccato a giocare lealmente è fuori” ricordò Lizzy.
La partita iniziò, con Thor, Steve, Bruce, Clint e Zoe come attenti spettatori.
“Allora, sarà maschio o femmina?” domandò Dean, facendo le prime puntate, rigorosamente a base di snack e cioccolata.
“Sarà una sorpresa…” borbottò Loki, con una smorfia.
“Che cosa stupida” diede come risposta Lizzy.
“Parlane con il dio fulminante alle mie spalle. Vuole che sia una sorpresa” disse con una plateale occhiata al cielo.
“A costo di ripetermi, è una cosa stupida. Saperlo sei mesi prima o dopo non è cambia il sesso del pupo”
“Prova a farglielo capire tu, se la cosa ti da così tanto fastidio”
“No grazie, non tutta la vita da perdere cercando di ragionare con un’ameba con i muscoli troppo cresciuti”
“Guardate che vi sento” si decise ad interromperli l’interessato.
“è quello il divertente Thor” sghignazzò Loki, rivelando le sue carte.
“E voi che mi raccontate? Siete davvero passati totalmente dalla parte del bene?”
“Quella è la versione ufficiale” rivelò Dean, tra le risate trattenute a stento.
“E quella ufficiosa che dice?”
“Bhe, viaggiare da una parte all’altra del globo, con l’immunità garantita apre di gran lunga i nostri orizzonti”
“Intrigante, non c’è che dire. Qualcosa di particolarmente interessante di raccontare?”
“Con i paladini della giustizia più famosi al mondo pronti a spifferare tutto al gran capo? Non se ne parla proprio”
“Paura della sgridata del vecchio monocolo?”
“Paura di perdere il lavoro. Senza più niente da fare inizierei ad ingrassare e a guardare robe tipo Beatiful” rabbrividì Lizzy a quel futuro fosco che dipinse.
“Io probabilmente mi farei esplodere per sbaglio durante un esperimento” previse Paul.
“Io guarderei continuamente la mia collezione di film horror, alla seicentesima visione ne sarei nauseato e alla fine mi ritroverei a guardare i cartoni di My little pony”
“Io inizierei ad uscire di casa, e non ci sarebbe femmina in grado di resistere al mio charme. Diventerei il padrone del mondo nel giro di un mese”
“Sì e morirai il mese dopo per la sifilide” lo rimbeccò Lizzy.
Prima che il rosso potesse ribatterle, fu Zoe a dipingere il suo futuro immaginario “Potremmo fermarci in un posto per più di un mese, potrei farmi degli amici e magari un giorno avrei un papà”
Lizzy s’immobilizzò, spalancando gli occhi ma senza fissare la figlia.
Poi la bambina ghignò divertita “Sto scherzando mamma, volevo solo farti venire i sensi di colpa”
Con un sospirò la donna ricominciò a respirare “Non farlo mai più, se ci tieni a mangiare la cioccolata una volta alla settimana”
La partita continuò di questo passo, tra inganni e battibecchi.
 
Il pomeriggio passò e la cena, dopo un’altra partita a poker per contendersi l’ultima fetta di dolce, fu seguita dall’allegra visione de “Le follie dell’imperatore”, tanto per ricordare a Loki come stavano le cose.
Il dio del caos sbadigliò, passandosi il dorso delle mani sugli occhi mentre entrava nella sua camera.
Trovò a malapena le forze per mettersi i soliti pantaloni di tuta e la maglietta sformata che usava per dormire, prima di rannicchiarsi sul letto con un altro sbadiglio.
Thor lo osservò, passandosi una mano tra i capelli, finchè l’altro non si decise a riaprire gli occhi, fissandolo per metà già nel mondo dei sogni.
“Non vieni a dormire?”
“Io… non ho ancora sonno, sto un po’ di là. Tu dormi pure”
Sbadigliando, il moro si mise seduto “Anche tutti gli altri sono andati  a dormire, resto a farti compagnia”
Thor scosse la testa “Hai sbadigliato mentre guardavi un cartone animato, Loki. Devi essere proprio stanco morto”
“Non dire scemate, io-“ Il biondo lo interruppe, appoggiandogli l’indice sulle labbra.
“Tu dormi. Io bevo un bicchiere d’acqua e ti raggiungo tra cinque minuti ok?”
“Ma-“
“Dormi” lo interruppe nuovamente, con un bacio della buona notte prima di uscire dalla camera.
Sbuffando il dio del caos tornò sotto le coperte.
 
“Bene, ora fila a letto. E ricordati di lavarti i denti. Se mi accorgo che non l’hai fatto ti tolgo il tuo videogame per una settimana”
“Ormai nessuno dice videogame mamma! Si chiama Nintendo”
“Sì, quel che è. Ora vai giù, avanti scattare, scattare!” mentre andava in cucina, Thor venne superato da Zoe, che di corsa si precipitava verso gli ascensori.
Scuotendo la testa, ma senza riuscire a trattenere un sorriso, il biondo raggiunse la donna, ancora in cucina mentre si beveva una tazza di latte caldo.
“Ehi Tonante! Che succede, Loki ha le voglie?”
“No, ma credo che se ti sentisse gli verrebbe la voglia di ucciderti”
La donna scrollò le spalle “Sono i rischi del mestiere”
Thor la osservò mentre sorseggiava dalla sua tazza: era allegra, irriverente e strafottente. Una persona difficile da odiare quando si ostina ad entrare nelle tue simpatie.
“Allora, che succede?” riprese la parola Lizzy, appoggiando la tazza sul bancone alle sue spalle.
“Non ho sonno, tutto qua”
“Sei fortunato, potrai godere ancora della mia compagnia” rispose ironica, fingendo una riverenza.
“Pensavo che fossi stanca. Non avete fatto un lungo viaggio per arrivare qui?”
Lei annuì “Abbastanza. Ma se Zoe è iperattiva, io soffro d’insonnia… ci siamo proprio trovate” spiegò con una scrollata di spalle.
Il dio sorrise in risposta, aprendo il frigo per prendere una bottiglietta d’acqua. Poi si voltò, sentendo lo sguardo penetrate della ragazza fisso sulle sue spalle.
Lizzy aveva un sorriso accennato sulle labbra sottili, e uno sguardo negli occhi che non gli aveva mai visto in tutta la giornata: un misto di malinconia, serietà e sarcasmo.
“Che succede Tonante?”
“Nulla”
“Credi davvero di riuscire a mentirmi?”
“Non mi pare che sia tu la dea delle menzogne”
“Certo che no, ma capire le persone fa parte del mio lavoro. Sapere quando sospettano qualcosa, come ingannarle… - scrollò le spalle, spostando gli occhi fuori dalla finestra dalla quale si vedeva perfettamente la luce di New York- Sono brava a leggere tutto ciò che mi circonda, a studiare i comportamenti e trarne le giuste deduzioni… ogni tanto” ammise poi, sogghignando e liberando i capelli dalla coda che aveva tenuto per tutto il giorno.
Thor distolse lo sguardo da lei, bevendo un lungo sorso di acqua gelata.
“Allora che succede?” insistette ancora lei.
“è complicato” disse seccamente il biondo.
“Quando l’amore, soprattutto quello destinato a durare per sempre, sarà semplice, allora io mi sposerò, puoi starne certo”
Dato che il dio non diede segni di volerle rispondere, prese nuovamente la parola.
“Credo di non aver mai visto Loki così felice. Quando stava con noi, a Las Vegas, spesso assumeva uno sguardo perso e si metteva a fissare il nulla con un’aria talmente malinconica che veniva voglia di fargli le coccole come se fosse stato un gatto. Ora invece sembra… completo. Oltre che incinto”
Con un sospiro Thor si decise a ricambiare il suo sguardo “Già, peccato che prima del vostro arrivo non fosse altrettanto felice”
Lizzy alzò un sopracciglio, con un sorriso storto “Allora davvero ti ingelosisci per nulla!”
Thor scosse la chioma bionda “Non sono geloso. Semplicemente sono preoccupato che non sia felice con me”
La ragazza ridacchiò “Stia scherzando vero? Noi siamo amici, tu sei l’amore della sua vita. E poi lo conosci, se non ti volesse semplicemente se ne andrebbe e, di certo, non accetterebbe di avere un figlio con te”
Il dio ricambiò i suoi occhi scuri con un’occhiata gelida “Potrebbe sempre essere la sua nuova strategia per arrivare al trono”
Lei lo fissò con gli occhi spalancati “Thor, per dirlo con linguaggio terra terra, che cazzo ti se fumato? Loki è intelligente: sa che, se vuole tenersi il trono, deve guadagnare il consenso del suo popolo, deve occuparsene. Ma Loki è anche troppo menefreghista per una cosa del genere, che toglierebbe tempo ai suoi scherzi”
“Ma se è davvero felice con me, perché non lo dimostra?” si decise a sputar fuori il Tonante, stringendo con forza i pugni.
“Perché Loki è sempre Loki, convinto che nessuno lo ami davvero e impaurito dalla possibilità che si venga a sapere che anche lui ha fatto la stupida scelta di amare, di rendersi vulnerabile con il proprio cuore”
“Credi di conoscerlo così bene solo perché avete passato sei mesi insieme?”
“Tecnicamente i mesi erano cinque: il primo mese di esilio l’ha passato in solitudine per le strade di Las Vegas. Comunque, certo che lo conosco, per il semplice fatto che in quei cinque mesi non era Loki il dio degli inganni, ma era semplicemente se stesso, senza maschere od inganni. Agiva come sentiva di dover fare senza che nessuno si aspettasse chissà cosa da lui” spiegò esasperata.
Il cervello di Loki doveva essere davvero molto fuori fase per volere passare l’eternità con uno del genere. Probabilmente era incredibilmente bravo a letto (e qui si frantumava la sua teoria sul fatto che, poiché sia tuoni che fulmini erano eventi atmosferici estremamente rapidi, Thor che aveva il potere di comandarli, di conseguenza era estremamente rapido a letto)
Gli occhi azzurri del biondo erano oscurati dalla tristezza “Vorrei fosse così anche con me. Vorrei che mi dicesse ciò che pensa, ciò che lo spaventa o che lo rende felice. Vorrei che mi dicesse tutto”
Lizzy sorrise indulgente “Se si conosce tutto del proprio compagno le cose si fanno meno interessanti Thor”
“E che quando eravamo giovani era diverso. Lui era sempre allegro, parlavamo per ore, di tutto. Facevamo progetti, sogni e… discorsi assolutamente senza senso” sospirò alla fine, passandosi una mano tra i capelli chiari.
Dopo qualche momento, la ragazza gli tirò una poderosa manata sulla schiena per consolarlo “Vedrai che le cose si sistemeranno. Dovete soltanto riabituarvi a stare insieme”
 
Thor rientrò nella camera cercando di far meno rumore possibile. Sfruttando tutta la delicatezza di cui (non) disponeva, si stese alle spalle di Loki, intrecciando una mano con la mancina del fratellastro sotto il cuscino e passando l’altro braccio attorno alla sua vita.
Senza aprire gli occhi, Loki respirò più rilassato, appoggiando la mano libera sopra quella di Thor per poi spingerla verso il basso e fermarla sul rigonfio che iniziava a crescere.
“Si inizia a notare, vero?”
Thor sorrise, immergendo il naso tra i suoi capelli scuri e iniziando a tracciare dei piccoli cerchi sulla pancia del compagno “Sì”
“Potevate dirmelo”
“Quando Clint ti ha fatto notare che hai preso gusto nel restare a letto fino a tardi gli hai messo la testa nel microonde. Non so come avremmo fatto senza Natasha a fermarti”
Il moro borbottò qualcosa d’intellegibile, per poi girarsi contro il suo petto.
“Ho… ho sbagliato qualcosa Thor?” domandò poi, lasciando che il buio nascondesse una smorfia.
L’altro dio si sorprese, anche perché quello era lo stesso tono che Loki usava da bambino, per chiedergli scusa per uno scherzo particolarmente cattivo.
“No, certo che no” mormorò in risposta, baciandogli la fronte “Ti amo” aggiunse poi. Sentì Loki irrigidirsi tra le sue braccia, per poi nascondersi con più forza contro il suo petto.
Il biondo sospirò, avvolgendolo in modo che stesse più comodo. Poi si lasciò andare al mondo dei sogni.
 
 
 
 
 
 
 
 
Note
Se stavate già festeggiando perché non mi facevo più viva mi dispiace deludervi, con il leggero ritardo di un mese eccomi di ritorno. No sul serio, dovreste sputarmi addosso per queste attese senza fine (io lo farei)
Cooomunque parlando di cose serie, la riapparsa dei personaggi originali non era prevista originariamente, ma erol89 mi ha messo la pulce nell’orecchio e quindi eccoli qua. Spero che non abbiamo creato troppa confusione se c’è gente che non ha letto l’altra storia e comunque non esitate a chiedere se avete domande o anche richieste. Inizialmente dovevano fare solo una toccata e fuga, ma quei cinque hanno vita propria e dopo una lunga litigata che hanno vinto loro, si sono presi due/tre capitoli (questo compreso). Ma in effetti credo che ci volessero, per smorzare un po’ la tensione (e anche perché sennò non avrei saputo come andare avanti)
Purtroppo la mia ispirazione non è esattamente alle stelle (so cosa deve succedere, ma non riesco a scriverlo, non so se mi spiego) quindi per questo e per impegni scolastici gli aggiornamenti rallenteranno, ma spero di riuscire ad aggiornare almeno una volta ogni due settimane.
Detto questo, se avete consigli, richieste folli, critiche o qualsiasi cosa fatevi pure sentire, tanto non mordo XD
 
Ciao ciao 
roby_lia

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Capitolo 5
*** Saint Valentine's Day (ehm...) ***


Saint Valentine’s Day (ehm…)
 
“Thor è preoccupato” iniziò il discorso Lizzy, mentre, a cavalcioni di una panchina di pietra a Central park, osservava la figlia giocare con il dio del tuono in mezzo alla neve. Nutriva la vana speranza che il Tonante riuscisse a stancare la bambina così magari per una volta si sarebbe potuta godere un pomeriggio di pace e tranquillità… ma non aveva questa grande aspettativa.
“Cosa?” domandò l’altro dio, distogliendo lo sguardo dal fratellastro.
“Hai capito bene. Ne abbiamo parlato ieri sera, dopo il film. Ha paura che tu non sia felice con lui. Ho cercato di farlo ragionare, ma non c’arriva- spiegò con una scrollata di spalle- Poi si è messo a blaterare su quando eravate bambini, che parlavate di tutto e compagnia bella”
“Ancora!?” sospirò, riportando lo sguardo sull’altro dio, momentaneamente impegnato in un’ardua battaglia a palle di neve che aveva tutta l’aria di star vincendo una bambina di otto anni, grande un nono di lui.
“Già. Ma la vera domanda è: ha torto o ha ragione?”
Loki la fissò stranito “Cosa intendi?”
“Sei felice con lui, no?” Il dio storse la bocca, per poi annuire lentamente.
“Bene, allora faglielo capire- riprese la parola la ragazza, spalancando le braccia in un gesto di esasperazione- Smettila di essere sempre sul chi va là quando sei con lui e rilassati”
Loki si passò una mano tra i capelli, spettinandoseli ancora di più “E che… non è da me” cercò di protestare con una smorfia.
Lizzy roteò gli occhi “Non sto dicendo che devi fare un cartellone grande come la Stark Tower con scritto “Thor ti amo tanto” anche se scommetto che lui lo apprezzerebbe. Per il momento si accontenterebbe che tu la smettessi di ringhiargli contro ogni volta che tenta di appoggiarti un braccio sulle spalle o che ti da un bacio quando non siete da soli”
“Sono cose stupide” ribattè il moro, innervosito.
“L’amore è stupido, Loki. Sono d’accordo anch’io che dovrebbe essere una semplice attrazione sessuale giusto per preservare la specie, ma così non è. È un’inutile e stupido sentimento che ti fa soffrire e sorridere senza neanche sapere il perché. Ti fa fare delle cazzate assurde per niente ma la cosa peggiore è che non rimpiangi di farle perché sei innamorato”
Il moro non rispose, troppo impegnato a mantenere un broncio poco convinto.
“Pensa a quando eravate bambini. Di cavolate assurde immagino che ne abbiate fatte una montagna, ma ti sei mai pentito?”
“No...” mormorò tetramente.
“Allora non vedo quale sia il problema!”
“E che… amare ti rende debole. Rende noto alle persone sbagliate come e dove colpirti”
“Sì, ma è anche un avvertimento. Chiunque tenterà di colpirti saprà che farai di tutto per proteggere Thor. Tu forse vedi l’amore come una debolezza, ma è anche la forza che muove l’intero universo”
“L’amor che move il sol e l’altre stelle” disse lugubre.
“Tu che citi Dante?”
“Tu che conosci Dante?” ribattè con un’altra domanda il dio sorpreso.
“Siamo stati in Italia il mese scorso. Lo dicevano in una pubblicità della carta igienica. E tu?”
Loki ghignò “Secondo te chi gli ha suggerito tutte quelle pene così fantasiose per l’Inferno?”
“Non ci credo!”
“Se non c’erano guerre o avventure, Thor e gli altri passavano il tempo ad ubriacarsi o picchiarsi. Io mi annoiavo facilmente e viaggiavo. Non a caso sono chiamato anche “Il viaggiatore del cielo” anche se sono più famoso per altre mie imprese” spiegò con una finta aria innocente, sistemandosi meglio la giacca che aveva addosso per nascondere le apparenze.
Dopo un paio di minuti la ragazza riprese la parola “Allora, cos’hai intenzione di fare con Thor?”
Il dio scrollò le spalle, tenendo lo sguardo basso.
“Ottimo, allora decido io: giornata di prova. Cerca di evitare di evitarlo per tutto il resto del giorno e spassatevela per New York. Un consiglio da amica: non rimettete piede alla Stark Tower fino a sta sera. Sera molto sera, molto tendente a notte inoltrata”
“Perché?” domandò confuso l’altro.
“Per lo stesso motivo per cui Steve è da ieri che cucina, Natasha e Clint si sono presi un giorno solo per loro e noi siamo esodati in massa dalla Torre”
“… non so di cosa tu stia parlando” ammise il dio. Con uno sbuffo Lizzy gli prese il mento con una mano, costringendolo a fare una panoramica della radura.
“Secondo te perché è pieno di coppiette che si slinguazzano allegramente come se non ci fosse un domani?”
“Perché Midgard è un pianeta pieno di ammorre?”
“è San Valentino, idiota” ribattè seccamente lei
“San Valentino? Quel San Valentino?!”
“Sì, proprio quello che capita una volta all’anno come il Natale, Pasqua e Halloween”
“E… quindi?”
“Quindi Steve e Tony staranno distruggendo l’attico in cui vivete facendo sesso selvaggio, Clint e Nat sono tornati a Budapest per il week–end, Bruce si è rinchiuso nella cantina della Stark Tower per non disturbare nessuno e io sopporto te e Thor da questa mattina. Avete ancora tutta la sera per spassarvela: vedi d’inventarti qualcosa di carino, almeno per tener alta la tua nomina di unico cervello pensante di Asgard”
“Fantastico…- borbottò contrariato- davvero mi sto facendo dare consigli sentimentali da te, la cui relazione più lunga è stata di cinque mesi scarsi con il sottoscritto?”
“Non è vero! In quarta elementare un bambino ha passato l’intero anno a dire che era il mio fidanzato. Certo, poi l’anno è finito e io ho potuto rompergli il naso senza rischiare di beccarmi una nota, ma ufficialmente in quell’anno stavamo insieme” si difese prontamente.
Loki rise mentre la donna lanciò un fischio a cui sia sua figlia che il dio del tuono risposero prontamente, correndo da lei.
“Bene gente, io e questa sottospecie di impiastro che mi ritrovo come figlia andiamo a fare un po’ di shopping: al mio guardaroba urge un nuovo paio di jeans”
“E noi?” domandò Thor.
“Mi dispiace ma lo shopping è una cosa tra donne, sempre se non ti stai offrendo volontario per fare il porta- borse”
“Credi a me Thor, certe cose è meglio se le eviti” lo consigliò Loki, rabbrividendo al ricordo di terribili pomeriggi di agonia in giro per i negozi di Las Vegas, con la sola compagnia di Al per sopravvivere a tutto.
“A domani!” li salutarono le due, prima di avviarsi verso l’uscita del parco.
 
Con uno sbuffo, Loki si alzò e fece qualche passo stiracchiandosi.
“Allora, cosa vuoi fare?” domandò il biondo, tirandosi via delle ciocche dal viso.
Il moro non rispose, passandosi una mano tra i capelli e serrando gli occhi, lasciandosi avvolgere dal freddo pungente del tardo pomeriggio e pensando. Pensando alle parole di Lizzy, pensando a tutto ciò che era accaduto in quell’ultimo periodo, pensando a tutto.
“Un idea ce l’avrei…” sospirò alla fine.
“E in cos-“ prima che potesse finire la frase, Thor si ritrovò con una palla di neve dritta mirata dentro la sua bocca.
“Questa me la paghi” riuscì a borbottare a fatica, tra un colpo di tosse e l’altro a causa della neve e delle risate. In tutta risposta Loki gli tirò un’altra palla di neve giusta in testa.
“Tutta qui la forza del Tonante? Un po’ di neve e sei già k.o.?” lo stuzzicò il minore.
Ghignando il biondo iniziò a rispondere all’attacco, ma dopo qualche minuto passato ad assomigliare sempre di più ad un pupazzo di neve mobile, passò alle maniere forti: con un ruggito si gettò addosso all’altro, riuscendo ad atterrarlo.
Il moro cercò di ridere, ma con il degno peso di Thor spalmato addosso la cosa era piuttosto complicata “Levati di dosso! Sei pesante” disse, tra una risata spezzata e l’altra.
Il biondo non l’ascoltò, limitandosi a distribuire il peso sulle braccia che teneva piegate a fianco del volto del minore, in modo da imprigionarlo a terra.
“Sono muscoli”
“Muscoli inutili”
“Non mi sembra che tu te ne sia mai lamentato”
“… in effetti possono essere impegnati in un degno scopo, mi vedo costretto a riconoscerlo” ammise con un sorriso “Ma non mi sembra il luogo adatto per dimostralo, sennò diventiamo vietati ai minori”
Thor abbassò il viso, fino a sfiorare il naso del compagno con il proprio.
“Allora cos’hai intenzione di fare adesso?”
“Se non mi liberi? Mi vedrò costretto a rivelare a tutti che il possente dio del tuono teme il solletico” minacciò, iniziando ad accarezzare lentamente il busto di Thor, fin dove arrivava.
“Sbaglio o hai detto che non è il luogo adatto?”
A tradimento il moro gli pizzicò con forza i fianchi.
“Ehi! Questo è un colpo basso!” protestò l’interessato, decidendosi a rotolare al suo fianco in mezzo alla neve.
“Contento adesso?” borbottò imbronciato.
“Sì molto” ribattè, invertendo le posizioni e fissandolo soddisfatto con il mento appoggiato sul suo petto “Adesso non serve neanche più il solletico, ti arrendi dopo un pizzicotto”
“A sì?”
Thor accettò al volo la sfida, iniziando a fargli il solletico a tradimento.
“No! Smettila Thor!” il moro iniziò a contorcersi tra le sue mani, ridendo.
“Basta Thor!” cercò di nuovo di fermarlo, tirandogli i capelli.
“NO! I capelli no!” si arrese facilmente il biondo.
Loki, non propenso ad arrendersi in vista di una vittoria così facile, non gli diede tregua e i due iniziarono a rotolarsi in mezzo alla neve, ridendo come se fossero ancora bambini.
“Basta. Mi arrendo! Hai vinto!” proclamò dopo qualche minuto di lotta il maggiore, cercando di riprendere fiato.
Loki sbuffò, distendendosi al suo fianco in mezzo alla neve “Che pappamolle che sei diventato” disse fissando il cielo grigio, senza notare il ghigno dell’altro.
“Più semplicemente ho imparato a mentire” ribattè, poi, prima che Loki potesse reagire, gli rotolò addosso, baciandolo per zittire le sue potreste.
Loki semplicemente chiuse gli occhi e lo strinse con più forza.
 
Dopo un paio di minuti Loki si staccò dalle sue labbra, iniziando ad agitarsi “Dai spostati. Mi è entrata della neve nella felpa”
Ridacchiando il biondo si decise a lasciarlo liberto e i due dei si rialzarono.
“Che ne dici di una cioccolata calda?” propose poi il moro mentre stava agitando la felpa per togliersi la neve.
“Sì, va bene” rispose distrattamente il biondo, anche lui impegnato a togliersi la valanga di neve che aveva tra i capelli.
Ancora ridendo e spintonandosi, i due si misero in cammino verso un bar e Loki si limitò a guardar storto l’altro, quando coprì il dorso della sua mano con la propria, intrecciando le dita.
 
Alla diciassettesima volta che il brontolio dello stomaco di Thor si diffuse nell’aria, Loki si arrese roteando gli occhi “Ho capito, andiamo a mangiare!” borbottò, appoggiando il libro di cui stava leggendo la trama.
“Ma no, io posso…” le proteste del biondo si spensero velocemente davanti all’occhiata scettica del fratellastro che con uno sbuffo lo afferrò per un braccio e lo trascinò fuori.
Finita la cioccolata si erano messi a camminare per la città, finchè Loki non si era fiondato nella prima libreria disponibile. Thor l’aveva seguito, sperando che si limitasse ad una toccata e fuga, ma dopotutto si stava parlando di Loki e di libri, quindi le sue speranze erano velocemente sfumate e trasformate in una lunga ora di lenta agonia, passata a fissare il dio leggere.
Il biondon non riuscì a trattenere un respiro liberatorio quando risentì l’aria fresca sul volto, mentre si mettevano alla ricerca di una pizzeria.
 
“Soddisfatto adesso?” domandò Loki, mentre una cameriera appoggiava davanti a loro la pizza maxi che avevano ordinato.
Thor non si degnò neanche di rispondergli, afferrando velocemente un trancio e iniziando a mangiarla voracemente. O almeno, ci tentò.
“Ah! Scotta, scotta!” si lamentò il biondo, respirando con la bocca aperta mentre si versava da bere.
“Grazie per la divina visione del tuo cavo orale, Thor” ribattè l’altro, prendendo a sua volta un trancio e iniziando a soffiarci sopra.
Il biondo lo fissò immusonito, mentre lui iniziava con calma a mangiare la cena, finalmente ad una temperatura un po’ meno ustionante.
Loki alzò un sopracciglio, notando che il biondo non rispondeva alla provocazione.
“Mi brucia la lingua” ammise alla fine il dio del tuono.
“Arrangiati”
“Ma tu sei un gigante di ghiaccio…” protestò.
“Ma certo, diventiamo blu al centro di New York! Giusto per garantirsi l’anonimato insomma”
Thor continuò a tenere il muso, iniziando a divorare la pizza con un pelo più di calma.
La cena continuò senza altri incidenti, almeno fino all’arrivo del conto, che la stessa cameriera di prima appoggiò in parte a Thor.
Loki alzò un sopracciglio afferrando lo scontrino mentre Thor prendeva i soldi che gli aveva dato Tony dalle tasche.
“Thor ti brucia ancora la lingua?” domandò spostando lo sguardo dalla cameriera bionda che adocchiava di continuo il maggiore, al foglietto nella sua mano.
“Perché?” domandò confuso l’interessando, venendo, come risposta, coinvolto in un impegnativo bacio. Loki immerse la mancina tra i suo capelli biondi, tirandolo con più forza contro di sé, mentre con l’altra mano si premurava di ridurre in frammenti, al confronti dei quali dei microbi sarebbero sembrati enormi, lo scontrino, con scritto sopra il numero della ragazza.
“A… a cosa devo l’onore?” domandò poi il biondo, riprendendo fiato.
“Odio che gli altri tocchino le mie cose- gli rispose l’altro, ad un soffio dalle sue labbra- tu sei mio”
“Mai stato più d’accordo con te su qual cosa” asserì il biondo,  prima di baciarlo di nuovo.
 
 
Agitandosi, Thor cercò una posizione più comoda su quella scomodissima e piccolissima poltroncina.
“Ti decidi a stare fermo o no?”
“E che non ci sto!” Loki sbuffò annoiato, rannicchiandosi ancora di più nel posto al suo fianco e rubando una manciata di pop-corn dalla busta in mano al biondo.
“Ehi! Sono miei!”
“Impara a condividere, fratello” ridacchiò soddisfatto del suo scherzetto, mentre con un gemito Thor si arrendeva definitivamente a restare incastrato in quelle poltroncine minuscole.
“Allora che ci facciamo qui?” domandò, rassegnato, iniziando ad abbuffarsi di pop-corn.
“Quello che fanno tutti: ci guardiamo un film horror”
“…Cosa vuol dire horror?”
“Pieno di maschere e sangue finto che dovrebbero far paura”
Thor corrugò la fronte “Perché gli umani guardano cose che dovrebbero spaventarli?”
“Svariati motivi: sono idioti; c’è sempre una tizia tutta curve mezza nuda, preferibilmente impiegata in una scena di sesso; in pratica non c’è trama, solo uno squartamento dopo l’altro e quindi anche quelli come te riescono a seguirlo e… uhm, che sono idioti l’ho già detto?” Thor si grattò la testa, confuso.
“Ah sì, spesso è utilizzato come scusa per coprire ciò che potremmo definire… attività ludiche alternative”
Il biondo cerca i suoi occhi nella penombra della sala, alzando le sopracciglia in una muta domanda alla quale Loki risponde con un bacio salato.
“Ah…-mormora il biondo quando l’altro s’allontanò dal suo viso-… non credo di aver afferrato bene il concetto, me lo puoi rispiegare?” Loki gli tirò un pugno sulla spalla ridacchaindo, per poi rubargli tutti i poco-corn.
“Ehi! Ridammeli! Ho ancora fame!”
“Ti sei mangiato quasi tutta la pizza! E poi io sono incinto, ne ho maggior bisogno, ergo sono miei. Tu sta zitto e guardati il film” gli fece presente con una linguaccia, prima d’iniziare a mangiare l’agognato spuntino di mezzanotte del dio del tuono.
Thor mise il broncio, fissando arrabbiato il fratellastro che stava cercando di non soffocarsi con uno stuzzichino a causa delle risate.
Il biondo dio sospirò, scuotendo la chioma, esasperato “Che cosa devo fare con te?” si domandò, passando un braccio attorno alle spalle magre dell’altro.
Loki tossì, cercando di mandare giù il boccone, per poi accoccolarsi meglio nel suo posto.
Il dio del tuono lo fissò nella penombra della sala, mentre la pubblicità di futuri film continuava. Loki sembrava tranquillo e rilassato (cosa che di solito non era particolarmente positiva, almeno per lui), non lo fissava male per ogni cosa che faceva ne lo aveva insultato (non troppo) e per di più gli angoli della bocca erano leggermente arricciati quasi a formare un sorriso.
“Loki come mai oggi sembri così… felice?” si decise a domandare con esitazione.
“Non posso esserlo?” domandò in risposta, girando il volto verso il suo.
“Pesavo che per te felicità fosse sinonimo di essere re di un trono qualunque e potermi usare come tappetino per i piedi”
“Prospettiva interessante, lo riconosco, ma so accontentarmi di poterti usare come tappetto”
Ridacchiando, Thor appoggiò la fronte contro quella dell’altro “Lizzy ti ha detto tutto vero?”
“Sì, ho avuto l’ennesima conferma che tu sei davvero più stupido di un pentapalmo, più sentimentale di Romeo Montecchi e più zuccheroso dell’inventore della Nutella… ecco fantastico, adesso ho voglia di Nutella e pop-corn!” aggiunse alla fine, corrugando la fronte. Il biondo scoppiò a ridere, attirandosi le occhiatacce di protesta dalle file di fronte.
“Allora è davvero questo quello che vuoi?- domandò poi, con più serietà- Quello che c’è tra di noi…”
“Non lo cambierei con nulla al mondo- rispose con altrettanta serietà il moro, ma senza guardarlo in volto- ora zitto e lasciami guardare in pace questo film” Tony gliene aveva parlato una volta, durante i loro discorsi senza troppo senso e quando aveva visto che ne davano una replica in quel piccolo cinema aveva deciso di approfittarne.
Tuttavia, dopo un paio di minuti è proprio lui a interrompere la visione.
“Thor, prima non scherzavo, puoi andare a prendere un barattolo di Nutella?”
“Ma-“
“Vai a prendermi la Nutella!!”
 
Purtroppo per Loki, tutto ciò che trovò Thor con la nutella fu una crepes calda, ma questo non gli impedì di godersi il film “The Cabin in the Woods”. In particolare la morte di quel Curt l’aveva esaltato oltre ogni dire, anche se non si sapeva spiegare bene il perché.
Uscendo dal cinema, il moro si stiracchiò, trattenendo a stento uno sbadiglio.
Thor scosse la testa, sorridendo: quando Loki era mezzo addormentato, scatenava sempre una tenerezza incredibile.
“Dai, torniamo alla torre. Stai per addormentarti qui…”
“Non è vero…- sbadigliò- e comunque dubito che l’attico sia al momento agibile”
“Perché?” domandò stranito il biondo.
“…lavori di restauro: Tony vuole cambiare l’arredamento”
“Ah…- Thor si grattò la testa, confusamente sorpreso- e quindi?”
Loki si guardò attorno, per poi illuminarsi quando gli venne l’idea.
“Muoviti, so dove andare” iniziò, incamminandosi velocemente.
Raggiunsero in poco tempo una stazione della metrò, poco affollata data l’ora tarda, dove Loki scavalcò abilmente i girelli senza pagare il biglietto.
“Loki! Non sono stati messi lì per gioco”
“Se le regole sono state fatte per essere infrante, di sicuro quei cosi sono stati fatti per essere scavalcati ed evitare di pagare biglietti inutili. E ora datti una mossa” ribattè il minore, prima di dargli le spalle e iniziare ad addentrarsi nella stazione.
Con uno sbuffo seccato, il biondo lo imitò per poi mettersi alle sue calcagna.
“Dove vuoi andare?” domandò, sedendosi vicino all’altro nel metrò appena arrivato.
“Sarà una bella sorpresa, vedrai”
 
“Allora, che ti dicevo?” domandò soddisfatto Loki.
“Siamo sul mare…” mormorò sorpreso il più grande.
“Sì. Non ti ricordi? Ho perso il conto delle volte che mi hai svegliato per uscire di nascosto dal palazzo e andare a giocare sulla spiaggia” rievocò con un sorrisetto impertinente.
Il biondo annuì, sorridendo gioioso. Alla spiaggia, data l’ora e il periodo non c’era nessuno, solo loro e il rumore del mare.
“Non ti facevo così romantico, fratello” iniziò il discorso Thor.
Loki s’immusonì, guardandolo storto “Io non sono romantico!” protestò arrabbiato.
“No, certo: abbiamo solo fatto la lotta nella neve, mangiato una pizza e guardato un film come fanno tutte le coppie normali, e ora mi hai portato al mare. Se tu non sei un romantico, io non sono un sentimentale senza speranze” sostenne le sue tesi il biondo, racchiudendo il minore tra le sue braccia.
“Io. Non. Sono. Romantico” ripetè Loki, assottigliando lo sguardo e incrociando le braccia attorno al petto.
“Già, sei solo pazzamente innamorato di me” Loki arrossì, per poi colpire con rabbia la fronte di Thor con l’indice.
“Smettila” ringhiò, iniziando a camminare per allontanarsi da lui.
Ridendo, il biondo lo seguì “Non l’hai negato però!”
“Se l’avessi negato tu avresti di nuovo iniziato a deprimerti e fare m’ama non m’ama su ogni fiore che trovavi”
Senza ascoltarlo, il dio del tuono si gettò su di lui, cercando d’afferrarlo ma Loki, con una semplice scrollata si liberò del giubbotto nero che restò in mano dell’attentatore.
Thor fissò deluso il capo d’abbigliamento, per poi abbandonarlo sulla sabbia e mettersi all’inseguimento del moro.
Ridendo riuscì ad agguantarlo, stringendo quei tronchi d’albero che si trovava per braccia attorno al petto del minore, per poi iniziare a dondolare a destra e a sinistra, tendendo minacciosamente verso l’acqua fredda.
“No! Non ci provare Thor!” lo avvertì il prigioniero, cercando di assumere un tono minaccioso tra le risate.
“Sennò cosa fai?”
“Oh qualcosa riesco ad inventarmi, stanne certo!”
“A sì? E di che genere?” sussurrò il biondo al suo orecchio.
“Qualcosa tipo…questo!” al suo battito di mani dei tentacoli d’acqua emersero dal mare, avvolgendosi attorno al dio del tuono e trascinandolo nell’acqua più alta senza neanche dargli il tempo di capire cos’era successo.
Dopo una manciata di secondi, il dio riemerse, urlando con tutto il fiato che aveva in gola.
“è ghiacciata!!!”
“Certo che è ghiacciata, è inverno!” ribattè il moro, ghignando soddisfatto.
Rabbrividendo, Thor si avvicinò di corsa alla riva, cercando di scaldarsi un po’.
“Ma guardati, un po’ d’acqua fredda e sei già abbattuto”
In tutta risposta il biondo starnutì, per poi agitare i capelli come un cane che tenta d’asciugarsi.
“La mia vendetta sarà tremenda” spergiurò Thor, passandosi le mani sulle braccia.
“Hai troppo buon cuore per una vendetta degna di questo nome” gli fece presente l’altro, fissandolo con sfida.
“Sì, ma ho anche un fratellino pestifero da cui imparare i trucchi migliori” ribattè, per poi agguantarlo con uno scatto repentino e prenderlo in braccio.
“NO! Thor non provarci nemmeno o giuro che io-“ prima che la sua minaccia potesse giungere ad un termine anche solo lontanamente spaventoso, Thor rientrò ad ampi passi nell’acqua e, non curante delle proteste del minore, ce lo scaricò dentro.
“Tu. Sei. Defunto!!!” urlò Loki, riemergendo dal mare e sputacchiando acqua salata.
Dopodiché saltò addosso al fratellastro e si misero a fare la lotta nella battigia, tra la sabbia e le onde.
 
 
 
“Allora, hai preso tutto?”
“Sì mamma, proprio come cinque minuti fa” rispose Zoe con un sospiro e una plateale alzata d’occhi. Aveva avuto buoni maestri dopotutto.
“Bene, allora ci vedremo la prossima volta gente” disse Lizzy, rivolgendosi ai due Avengers già svegli.
“Puoi giurarci, abbiamo ancora un sacco di scommesse in ballo- ribattè Tony, sogghignando- A proposito, perché ieri Thor e Loki sono stati fuori fino a tardi? Ultimamente Loki dorme tutto il giorno invece ieri sono tornati alle tre passate e aveva ancora la forza di litigare con Thor, che cercava di convincerlo a fare la doccia insieme”
"Gli avevo detto che tu e Steve sareste stati impegnati a fare sesso selvaggio fino a tardi"
"E perchè?"
“Oh… può darsi che gli abbia casualmente detto che ieri era San Valentino”
“Ma San Valentino è domani” disse Steve corrugando la fronte.
“Davvero? Ops! … colpa del Jet-lag, resto rintronata  per giorni. Che disgrazia, dovrà festeggiare di nuovo il giorno degli innamorati!” ribattè la ragazza con un’aria così poco innocente che neanche Cap le credette.
“Allora è un bene che non c’è soltanto un’ora in più di fuso orario nella nostra prossima destinazione” gli interruppe Paul, entrando nella sala con un borsone sulla spalla.
“Così vicino?”
“Sì, allora siete pronte?”
“Certo. Dov’è che siamo diretti?”
“Alla capitale del Jazz” rispose l’uomo, incamminandosi verso l’ascensore, mentre Lizzy s’immobilizzava sul posto.
“E del voodoo!!” urlò tutta contenta la bambina, alzando le braccia.
“Sognatevelo! Io a New Orleans non ci metterò mai più piede finchè respiro!” protestò lei.
“Per quel che mi riguarda puoi anche farti tutto il viaggio in apnea, ma come farai a vendicarti di Loki una volta morta?” gli fece notare il ladro.
“Loki! Quell’infame!! Prima mi fa distruggere l’auto, ora questo… non la passerà liscia” ringhiò, schiumando di rabbia.
“Credo che picchiare un uomo incinto vada leggermente contro tutti i tuoi principi- la richiamò l’uomo, tenendo aperto l’ascensore- allora, venite?”
“Un attimo. Prima mi vendico poi vi raggiungo” Paul scosse la testa esasperato, andando a raggiungere gli altri.
“Però muoviti mamma” borbottò Zoe, rimettendosi seduta e dondolando i piedi.
La donna si voltò verso di lei, ghignando soddisfatta “Ci sono!”
Ad ampi passi raggiuse la figlia, prendendole lo zaino.
“No! I mie film no!” protestò la bambina cercando di proteggere i suoi dvd.
“Oh quante storie. Tanto sono tutti sul mio computer, te lo rimasterizzo in cinque minuti” rispose, passando un disco a Tony prima di rimettere via il contenitore dei dvd.
“Dobbiamo vedere The Mask 1 & 2?” domandò l’uomo confuso.
“Sì, soprattutto il secondo. E dovete sfottere Loki alla grande!” rispose con un’inquietante sguardo esaltato, prima di abbandonare l’appartamento con una risata malefica.
“Ecco, si è montata la testa…” borbottò poco convinta Zoe, seguendola rassegnata dopo aver lanciato un ultimo sguardo al suo amato dvd.
Tony scambiò uno sguardo confuso con Steve, che si limitò a fare spallucce.
“Jarvis, fai una ricerca sul film The Mask 2”
Dopo, quando Loki si presentò a colazione affamato e assonato, Tony aveva uno strano ghigno soddisfatto che non prometteva nulla di buono.
Poi vide il dvd e si ripromise di non scherzare mai più con le donne umane, soprattutto se si chiamavano Lizzy.












Note
Dire che questo capitolo non mi soddisfa per niente bene è un eufemismo, ma non sono riuscita a tirarne fuori nulla di meglio --___--''
Per quanto riguarda la questione di "The Mask 2" abbiate pazienza, verrà affrontata nel prossimo capitolo XD
Per consigli, critiche o domande, non abbiate paura di farvi sentire!

ciao ciao
roby_lia

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Capitolo 6
*** Saint Valentine’s Day (quello vero) and the day before ***


Saint Valentine’s Day (quello vero) and the day before

Loki e Tony si guardarono negli occhi per un lungo, intenso e angosciante istante. Poi entrambi si gettarono sul dvd come due cani su un osso.
“Molla!” ordinò il dio, tirando la preda versa di se
“E perdermi la possibilità di prenderti ancora di più in giro? Non se ne parla proprio!” ribattè l’umano, strattonando il disco alla sua parte.
“Dammelo o ti trasformo in un rospo!”
“Oh bhe, tanto anch’io ho la mia principessina che può spezzare l’incantesimo!”
Bruce continuò a sorseggiare tranquillo la sua tisana mattutina, mentre leggeva il giornale “Credo che si riferisse a te” disse rivolgendosi a Steve.
“Lo so, altra fetta di torta?” offrì gentilmente il soldato, ormai fin troppo abituato a tutti i soprannomi che Loki e Tony gli affibbiavano durante le loro litigate: chissà come mai ma lo tiravano sempre in mezzo.
Nel frattempo gli altri due avevano continuato il loro tira e molla indisturbati.
“Non mi faccio dare ordini da uno che si è fatto fregare da Lizzy!”
“Io sono il dio degli inganni, nessuno mi frega!”
“Già, peccato che San Valentino è domani!”
“Cosa!?... vabbè, ora dammi il dvd, a picchiare Lizzy ci penso dopo”
“Ti abbasseresti a picchiare una donna? Comunque mi dispiace informarti che sono già partiti”
“Ma che tragedia. Ora molla l’osso”
I due continuavano a guardarsi rabbiosamente, ma almeno avevano messo di strattonare l’ormai ex disco di Zoe.
“Vabbè, tienitelo pure… Jarvis, quanto ci metti a scaricarlo?”
“Tre minuti e venti secondi, signore”
“Non ci provare Stark! Jarvis ignoralo” ordinò seccamente il dio.
“Fino a prova contraria è il mio A.I. perciò obbedisce solo a me”
Loki alzò eloquentemente un sopracciglio, fissandolo sogghignando “Credi davvero che uno come Al non si sia tolto lo sfizio di crackare Jarvis?”
L’uomo rispose con un sogghignò altrettanto divertito “E credi davvero che non me ne sia accorto e anzi, gli abbia chiesto una mano per potenziare ancora di più il sistema, mentre tu e Thor eravate impiegate a fare la coppietta in giro per NY?”
“E credi che lui non si sia lasciato un’ entrata di sicurezza nel tuo sistema in caso di bisogno?”
“ETCIÙ!!!” I due sobbalzarono, lasciando entrambi la presa sul dvd, mentre un Thor leggermente raffreddato entrava in cucina passandosi una mano sotto il naso.
“Hai… hai preso il raffreddore?” domandò confuso Tony.
“Dod può eddere. Io dono un dio” rispose il biondo con voce leggermente nasale, prima si starnutire di nuovo con tutta la grazia di un elefante con la broncopolmonite.
Il genio si girò verso l’altro dio, che sorrise perplesso facendo spallucce.
“Io non centro” affermò convinto il dio degli inganni.
“Sicuro?” gli domandò incerto Tony.
“Sì… credo” rispose, tirandosi indietro i capelli dal volto. Poi scrollò la testa, con fare noncurante “Ben ti sta Thor, così impari a non buttarmi in acqua”
“Ma hai cominciato tu!” protestò il biondo “Ehi! ma perché tu non hai il raffreddore?”
Loki alzò un sopracciglio “Già sono uno Jotun ristretto, ci mancherebbe solo che non sopporti il freddo!”
“Non è giusto” borbottò il tonante poco convinto, tirando su con il naso, mentre Bruce andava a prendergli un’aspirina.
L’altro dio si limitò a stringersi nelle spalle, prima di rivolgere nuovamente la sua attenzione al disco incriminato. Disco che non era più al suo posto.
“Stark!! Dammi quel cd o giuro che mi procuro una piallatrice!” lo minacciò, dirigendosi ad ampi passi verso il miliardario.
L’uomo sbuffò “Loki hai due possibilità: o ti arrendi e ci guardiamo i film con calma, oppure tu ti prendi il disco, io scarico il film e comunque andrà a finire che lo vedrò e ti prenderò in giro finchè avrò fiato in corpo” ghignò soddisfatto.
“A questo si può sempre rimediare!” lo avvertì, prima di saltargli alla gola.
Bruce sospirò decidendo d’intervenire e separare i due bambini troppo cresciuti.
“Sì può sapere perché fai tante storie? È solo un film Loki!” Il dio si limitò a digrignare i denti, cercando di riafferrare il collo di Tony.
Il genio sghignazzò “Perché c’è anche un personaggio a lui omonimo. E dubito che faccia questa bella figura sennò né Lizzy me lo avrebbe lasciato, né lui si sarebbe indiavolato così” spiegò l’uomo facendo la linguaccia all’altro, mettendosi comunque per sicurezza dietro Bruce.

La visione del primo film passò abbastanza tranquillamente, tralasciando il broncio gigantesco di Loki ed i suoi borbottii sul fatto che non si sarebbe mai fatto imprigionare all’interno di una maschera così brutta. I problemi iniziarono concretamente nel seguito di The Mask, con un Loki che tentava in tutti i modi di convincerli a non farlo, che neanche lui era così malvagio da costringerli a guardare un film con una trama così scadente ed evidenti errori rispetto al precedente e via così, passando dalle minacce alle suppliche, al ricordare che era incinto e non potevano certo fare qualcosa che potesse turbargli la psiche in una fase così delicata.
Con Tony non funzionò niente, ma le parole del dio riuscirono solamente a far impietosire Steve che gli preparò un intero pacchetto di pop-corn, dove però, per disdetta di Loki, ci mise lo zucchero e non il sale. (A nulla valsero le scuse del soldato, che si era confuso perché aveva capito che a Loki piacevano solo i dolci, mentre il dio riteneva che mettere zucchero sui pop-corno fosse un abominio.)
“Bhe… non si può dire che abbiano sbagliato troppo”
“…”
“Insomma, la fissa con i capelli c’è, il fetish per la pelle anche…”
“…”
“Per non parlare dei problemi a relazionarsi con la famiglia e l’inquietante fatto che cambi colore per indicare il tempo. Certo, tu sei blu e nel film verde però…”
Tony s’interruppe, perdendo ogni parvenza di serietà che aveva cercato di mantenere, e scoppiò a ridere.
“Oh santo cielo! Sei ridicolo!!” urlò, iniziando a rotolarsi per il pavimento, dopo che Loki l’aveva gentilmente spinto giù dal divano, tenendosi la pancia per il ridere.
Il dio interessato alzò un sopracciglio “Non è per niente divertente ne tanto meno realistico. Mi vedo proprio costretto ad andare ad uccidere tutti quelli che l’hanno realizzato, prima di distruggere ogni copia esistente di questa cosa
Thor, riuscito per puro miracolo a non scoppiare a ridere, gli passò un braccio attorno alle spalle “Dai, non fare così. In fondo non si può dire che non sia divertente e…- le risate minacciarono di sopraffarlo, ma riuscì a nasconderle dietro ad un colpo di tosse- ehm, a te sono sempre piaciute le cose divertenti, no?”
Il moro lo fissò con una strana scintilla nello sguardo, ma poi scrollò le spalle “Almeno non hanno usato il mio nome per indicare un cane stupido, bavoso e fifone come hanno fatto con te” borbottò arrabbiato.
Comunque, tralasciando battibecchi vari ed incazzature, il film iniziò, passò e finì, stranamente, senza spargimenti di sangue.

“Dai, non puoi dire che è stato così brutto!”
“…”
“Devi ammettere che neanche Padre ci fa questa sua bella figura. Per di più pensano che abbia dei problemi con Madre, che ingenui. Se loro due avessero litigato, Padre non sarebbe stato così tanto in salute”
“…”
“…Per curiosità, fino a quando hai deciso di non rivolgere più parola ad anima vivente?”
Di fronte all’ennesimo silenzio di Loki, Thor sospirò, cercando di trattenere un sorrisetto divertito. Già Loki era adorabile di per sé, quando metteva quel broncio arrabbiato sembrava soltanto un gatto a cui avessero tirato la coda.
Sorridendo, lo abbracciò da dietro, appoggiando il mento sulla sua spalla ossuta.
“Però quel film mi ha fatto venire in mente un’altra domanda”
“…Tu che pensi? Devo iniziare a preoccuparmi?”
Il biondo nascose il sorriso soddisfatto per averlo fatto parlare, tra i suoi capelli scuri, mentre vi passava il naso per sentire il suo profumo.
“Secondo te a chi assomiglierà?”
“Cosa!?” domandò, irrigidendosi di scatto.
“Bhe sì… a qualcuno dovrà pur somigliare no?” rispose il principe di Asgard, lasciando che l’altro si girasse verso di lui.
“Vorrei che avesse i tuoi occhi…” aggiunse poi, fissandolo con un leggero sorriso.
Loki distolse lo sguardo dal suo, fissando con fastidio al di fuori della vetrata.
“I miei occhi ed i tuoi capelli?” mormorò dopo qualche momento.
Thor annuì “Perché no”
Il moro riportò su di lui uno sguardo gelido “Senza dubbio sarebbe più facile farlo passare per asgardiano” ribattè acido. Thor lo fissò, corrugando la fronte “Cosa intendi?”
“Quello che ho detto”
Il biondo strinse con forza i pugni, cercando di controllare la rabbia improvvisa “Sai cosa volevo dire. Per quel che mi riguarda può anche essere il tuo ritratto, anzi probabilmente solo così sarebbe davvero perfetto”
Loki scollò infastidito le spalle, stringendosi le braccia la petto.
Fece per ribattere, ma Tony si precipitò nella loro stanza con un esaltato sorriso che non prometteva nulla di buono “Sai che nel film “Dogma” sei l’angelo della morte?! E in Supernatural sei il Trickster, in verità l’arcangelo Gabriel?!? Dobbiamo assolutamente vederli!! Jarvis scarica tutto!!” ordinò riprecipitandosi al di fuori della camera.
Loki sospirò, passandosi disperatamente una mano sul volto.
“Non basta essere incinto, non certo, ci vuole anche Stark che googla il mio nome, fantastico, davvero fantastico” mormorò con tono lugubre.
“Sei anche il protagonista di una serie di manga!! Il mitico detective Loki!!” aggiunse urlando Tony. Loki si nascose il volto con le mani, pregando tutti gli dei che gli dovevano un favore di fulminare i circuiti del reattore Arch, preferibilmente entro la serata.



“Signore, le consiglio di svegliarsi. Ci sono dei problemi in cucina”
Con queste parole Steve si svegliò il giorno di San Valentino. Trattenendo malamente uno sbadiglio, si guardò intorno, nella luce soffusa con la quale Jarvis iniziava ad illuminare la stanza.
Tony non c’era.
E se Tony non c’era, ma c’erano dei problemi in cucina, il risultato poteva essere solo uno: catastrofe.
Il capitano si precipitò fuori dalla camera, per addentrarsi in quello che fino a poche ore prima era il suo regno. Regno che aveva lascito in perfetto, pulito e ordinato stato. La sera prima.
Adesso era difficile riconoscere le fattezze di una stanza normale in quel caos di pentole, terrine ed ingredienti sparsi dappertutto.
Ed era Anthony Edward Stark il sovrano incontrastato di tutto quello.
“Tony! Ma che diavolo…” le parole gli morirono in gola, a quella che sembrava la vista di una frittata. Sul soffitto.
Il genio si girò, fissandolo sorpreso, per poi imbronciarsi “Traditrice di un’intelligenza artificiale! Ti avevo detto di non svegliarlo, era tutto sotto controllo! Promemoria per me: disinstallarti”
“Ero preoccupato per la vostra incolumità signore”
Tony borbottò tra se e se qualcosa d’incomprensibile, per poi sorridere innocente al biondo “Bhe, buon San Valentino Cap”
“Hai fatto tutto questo macello… per me?”
“Veramente volevo preparati la colazione ma comunque…”
“Tu da solo? Senza utilizzare le tue macchine?” domandò sbalordito il soldato. L’uomo si strinse mogiamente le spalle, annuendo non soddisfatto del suo operato.
Steve sorrise come un bambino a Natale, per poi avvicinarsi al compagno e rubargli un bacio al sapore del cioccolato che Tony aveva accidentalmente mangiato mentre era intento a dedicarsi alla sua prima prova culinaria (e mentre le crepes si bruciavano sulla fiamma)
“Si può sapere cos’è successo qui? A sentire Jarvis, stava per scoppiare la terza guerra mondiale senza che il sottoscritto vi avesse parte…” borbottò un assonato dio delle malefatte, entrando in ciò che restava della cucina stropicciandosi gli occhi con le mani, seguito da un Thor distrutto dal raffreddore.
“Tony ha tentato di cucinare” gli rispose Steve, sorridendo raggiante, mettendosi alle spalle del compagno e appoggiando il mento sulla zazzera scura del genio.
“…voleva avvelenarci tutti?” domandò perplesso Loki, alzando un sopracciglio.
“Volevo preparare la colazione a Steve” ribattè l’interessato, guardandolo storto.
“E perché?”
“Perché è San Valentino! Quello vero, cervello d’iguana”
“…e volevate passarlo in pronto soccorso con il tubo della lavanda gastrica in gola?”
“Idiota. Voleva essere un gesto ecco…”
“Gentile” gli suggerì il capitano.
“…Io continuo a pensare che tutto questo è più simile ad un tentativo di avvelenamento” sostenne la sua tesi il dio, alzando con esitazione un cucchiaio ripieno di una sostanza non meglio identificata che ricadde con un viscido plop nella terrina da cui era stata presa.
Loki rabbrividì, mollando il cucchiaio e passandosi la mano sulla maglietta.
“Fai così solo perchè hai il romanticismo di uno scorfano. Scommetto che non hai preparato niente per Thor” ribattè seccato il miliardario.
“Può godere un giorno in più della mia fantastica presenza, non è abbastanza?”
Steve roteò gli occhi “è San Valentino Loki! Cerca almeno di sforzarti!”
Il dio sbuffò, per fissare immusonito l’altro dio, che aveva l’aria di non aver capito un piffero di ciò di cui stavano parlando. Scuotendo la testa Loki, si alzò di un poco sulle punte, giusto per bruciare quei pochi centimetri di differenza che avevano, e poi scoccò un bacio sulla guancia di un Thor mezzo zombie.
Inizialmente non successe nulla, poi il dio biondo iniziò a respirare più rumorosamente, ma anche in modo meno… ostruito.
“Io… respiro di nuovo!” esclamò felice, accorgendosi che il raffreddore ( del quale Loki non centrava assolutamente nulla) stava velocemente sparendo.
“Perché non l’hai fatto anche ieri?!” protestò poi, girandosi verso l’altro.
“Sono pur sempre il dio degli scherzi” ribattè con un sorrisetto.
Thor scosse la testa, per poi rendersi conto di una cosa “Cos’è questa… puzza da bruciato?”
“I crauti!!” esclamò Tony, liberandosi dalla stretta di Cap e girandosi velocemente verso i fornelli. Ma orami non c’era più niente da salvare.
Steve spostò confusamente lo sguardo da Tony ai resti incrostati di ciò che sarebbe dovuta essere la sua colazione.
“Crauti alle otto di mattina?”
“Ehm diciamo che tutto il resto è… poco usufruibile” spiegò angelicamente l’uomo, alzando le spalle.
Il biondo si grattò la testa, cercando di trattenere parte della perplessità che provava “Che ne dici di… fare colazione fuori? O ordinarla? O lasciar fare a me e vedere se riesco a racimolare qualcosa di ehm…”
“Anche solo lontanamente commestibile?” gli suggerì Loki, sedendosi sogghignate su una sedia (dopo aver tolto cautamente la pila precaria di piatti sporchi che era appoggiata sopra)
Tony mise il broncio, fissando male l’altro moro “Fatti i fatti tuoi! Io almeno ci ho provato”
“Sì Tony e ti ringrazio però ecco…la cucina non è il tuo forte. Non fraintendermi, sai essere molto abile con le mani ma cucinare non fa proprio per te” cercò di consolarlo Steve, allontandosi impercettibilmente dal tavolo: era quasi certo di aver visto un qualcosa di non meglio identificato muoversi.
“Tanto è il pensiero quel che conta, non si dice così?” lo sfottè ancora il dio, gongolando soddisfatto.
Tony fece la linguaccia all’altro, per poi tornare a farsi consolare da Steve.
Il soldato, non notando il (o forse tropo assuefatto dal) tono leggermente ironico dell’asgardiano, sorrise incoraggiante a Tony “è vero. E credimi, quello che hai fatto-“
“Cercato di fare” lo corresse annoiatamente Loki.
“Quello che hai fatto- ripetè, fissando male l’intruso- è stato anche troppo. Non avrei potuto chiedere di meglio e-“
“La smetti?” lo interruppe con uno sbuffo Tony, fissandolo esasperato.
Steve lo guardò confuso “Ma io credevo che…” L’uomo roteò gli occhi, per poi andare a prendere nel frigo tutto ciò che aveva salvato dal suo maldestro tentativo culinario.
“La colazione sarebbe stata tutta una scusa. Possiamo arrivare al dolce e fare sesso selvaggio?” domandò agitando un tubo di panna spray, in memoria del loro primo bacio.
“Oh…” mormorò leggermente deluso il capitano.
“E poi sono io quello con il romanticismo di uno scorfano, eh?” ridacchiò Loki, per poi allarmarsi “Ehi aspetta, cos’è che vorreste fare voi?”
“Sesso. È San Valentino ed è tradizione fare sesso a San Valentino. Perciò voi due vedete di sloggiare. Andate dove più vi pare, ma lontani da casa mia”
“Sognatelo. Fino a prova contraria qui ci abitiamo anche noi”
“Sì ma è casa mia. Ed è San Valentino. Credo di avere tutto il diritto di passare la giornate a casa mia, con il mio ragazzo e senza la vostra molesta presenza”
Giusto per non perdere l’abitudine, i due ricominciarono a litigare, dopotutto erano addirittura quasi dieci ore che non si urlavano contro.
Finalmente, dopo circa dieci minuti di “Voi ve ne andate!” “Andate voi fuori dai piedi! Il nonno ha bisogno di fare un po’ d’invecchiamento attivo o l’artrite prende il sopravvento” e compagnia bella, Bruce si decise ad intervenire, presentandosi mezzo addormentato in cucina.
“Ehm-ehm” si schiarì rumorosamente la gola, cercando di attirare l’attenzione dei due. La cosa non funzionò.
“Ehm-ehm!” “Va ad oliarti l’armatura, lattina mal riciclata!”
“E tu lucida il tuo elmo, caprone!”
“EHM-EHM!”
“Buon giorno Bruce, anche tu con il mal di gola? … Ti conviene andarti a fare la tinta, l’età avanza tappo!”
“Te l’avrà passato Thor… io almeno non sono stato diseredato perché troppo piccolo!”
“Certo, tuo padre semplicemente ti ignorava!”
“Parla quello che si è buttato giù da un ponte perché il papino preferisce il primogenito!”
“BASTA!!” si decise ad intervenire con più convinzione Bruce.
“Ha cominciato lui!” protestarono naturalmente al contempo i due, indicandosi a vicenda imbronciati.
L’uomo respirò pesantemente, chiudendo gli occhi per qualche istante, per poi inchiodare con lo sguardo i due.
“Oggi è San Valentino e vi annuncio che voi, tutti voi, lo passerete fuori di qua”
“Non se ne parla proprio: questa è casa mia e-“
“E se non sparisci entro dieci minuti, ti defenestro io sta volta” lo minacciò Bruce.
“E dov’è che dovremmo andare, scusa?” borbottò scontento Tony.
“Semplice, al luna-park” rispose lo scienziato, presentando quattro biglietti per l’entrata.
“Al luna-park? Credi davvero di riuscire a liberarti di noi offrendoci dei giochetti da bambini”
“… Sì. C’è anche il circo. E vendono zucchero filato e mele caramellate”
Lo stomaco del dio brontolò rumorosamente. Loki s’immusonì “Sarai fiero della tua malvagità: adesso o voglia di zucchero caramellato, grazie tante!” borbottò afflitto.
Bruce respirò più sollevato, mentre affidava i biglietti ad un rassegnato Steve.
“Sai Tony, dopotutto non cucini così male” Thor riattirò l’attenzione su di se, mentre appoggiava una pentola e si leccava i baffi.
Loki alzò un sopracciglio “Tu hai mangiato quella roba lì?!” domandò disgustato.
“Bhe avevo fame…”
Il dio del Chaos lo fissò per qualche istante “Finchè il tuo corpo non avrà espulso tutto ciò che hai ingerito ora, sognatelo di starmi vicino” disse, rabbrividendo schifato, prima di uscire dalla stanza.
Rimasto solo Bruce sospirò soddisfatto: un pomeriggio di pace, quiete e tranquillità, senza nessuno che nascondesse serpenti a molla in giro per l’attico solo per divertimento. Almeno in parte.
“Ah Tony, prima di andare ripulisci questo schifo!”


“Ricordami perché mi sono fatto coinvolgere in una cosa così stupida?”
“Perché ci ha obbligato quel tiranno di Bruce. A quest’ora dovevo essere comodamente spaparanzato sul mio letto ad ammirare il fondoschiena scultoreo di Steve” si lagnò Tony, sistemandosi gli occhiali da sole che portava nonostante la giornata fosse nuvolosa ma ehi! lui era Iron man.
Loki sospirò a sua volta, infossando la testa nel collo alto della giacca nera che aveva addosso.
Mentre loro due non facevano altro che lamentarsi, Steve e Thor si guardavano sbalorditi attorno, attirati da tutte quelle attrazioni.
“Vi date una mossa? Ho voglia di zucchero filato!” li richiamò Loki, cercando con lo sguardo la sua agognata colazione.
Individuato il banchetto giusto, stava per fiondarvisi sopra quando un grido estasiato di Thor lo bloccò. Il biondo infatti si stava precipitando contro un’altra attrazione: per l’esattezza quella dove bisognava colpire una molla con tutte le proprie forze e armati solo di un martello.
“Oh no. Ti prego no!” disse flebilmente, nascondendo il volto tra le mani.
“Dimmi che non lo sta facendo” implorò a Tony.
“Non lo sta facendo. Ha due persone in fila davanti, poi è il suo turno”
Il dio fece un verso disperato, indeciso su dove mettersi a sbattere la testa dalla sconforto.
In un paio di minuti, il biondo dio li raggiunse nuovamente, sfoggiando un sorriso ancora più raggiante e soddisfatto del solito.
“Ti prego, dimmi che non ha vinto?” domandò implorante Loki, rifiutandosi ancora di togliersi le mani dagli occhi.
“Ehm..”
“Dimmi che non ha preso il premio, ma l’ha regalato alla prima persona che si è beccato davanti?”
“Ehm…”
“Non sta venendo verso di noi con un Titty formato maxi, vero?”
“…no, in verità è un orso polare”
Con un gemito rassegnato, Loki si decise a sbirciare tra le dita.
“Per te!” affermò fiero Thor, offrendogli un gigantesco e morbidoso orso bianco di peluche.
“Ehm…” esitò il moro, cercando di arraffare Tony che aveva provvidenzialmente colto l’occasione di dileguarsi all’istante.
“Quel simpatico signore me l’ha dato perché ho vinto il gioco. È per te”
“Sì ecco, ma vedi…”
L’espressione da ebete (leggi: felice) di Thor si spense velocemente “Non ti piace?”
“Ecco diciamo che è… un po’ ingombrante, sì” rispose fissando rassegnato l’abnorme peluche.
“Pensavo che ti sarebbe piaciuto…”
Loki roteò gli occhi, cercando di trattenere i pungenti commenti che gli bruciavano sulla lingua “Certo che mi piace solo che non credi sia… mastodontico?” domandò passandosi una mano tra i capelli e fissando costernato quella roba gigantesca.
“Non importa, lo riporto indietro”
Il moro diede un’altra magistrale dimostrazione del suo face-palm poi, dandosi mentalmente dell’idiota, afferrò l’orso prima che Thor potesse fare anche solo un passo “Sognatelo. È mio no? Ed io faccio quello che voglio” disse, arrossendo leggermente e cercando un metodo più comodo per tenere quel gigantesco ammasso peloso.
Il biondo sorrise, nuovamente sfolgorante, scatenando uno sbuffò seccato nel minore “Adesso possiamo andare a mangiare? Voglio lo zucchero filato!”
Thor fu lieto di obbedire o dopo una breve coda Loki potè finalmente godersi la sua agognata colazione, mentre il dio del tuono assumeva l’oneroso compito di bodyguard del peluche.
“Attento Thor: ancora un po’ e ti spunta la coda e inizi a scodinzolare” lo prese in giro Tony, raggiungendoli insieme a Steve, dopo aver scoperto e sbandierato per tutta la piazza il trucco dell’uomo per tenere accese le lampadine.
“Tutta invidia” ribattè al posto del biondo, Loki, tra un morso e l’altro.
“Oh certo: è sempre stato il sogno della mia vita ricevere un regalo che sarà stato in palio in quella bancarella dai tempi di Steve”
Loki finse d’ignorarlo, troppo concentrato a ripulire per bene il bastoncino di ciò che era stata la sua colazione.
Purtroppo per Tony però, Steve non colse la leggera ironia della sua voce e nel giro di cinque minuti lui e Thor si misero a gara per chi vinceva più premi nei diversi banchetti.
“Sentiti soddisfatto: hai creato dei mostri” borbottò Loki, fissando i due scalmanati biondi alle prese con l’ennesimo gioco. Tony annuì abbattuto, prima di mettere in braccio alla prima bambina che gli passava in parte l’ultimo premio vinto dal Capitano. Se non avessero adottato quella tecnica probabilmente i due sarebbero già stati sommersi di pupazzetti morbidosi e pelosi.
L’uomo si bloccò, mentre un ghigno divertito gli compariva sul volto “Sai, credo che sia giunto il momento di spegnerli” disse indicando all’altro la fonte del suo piano.
Anche Loki ghignò, trattenendosi dallo sfregarsi le mani con aria malvagia solo per la presenza di quell’orso gigante tra le braccia.
“Thor! Steve! Proviamo questo!” I due biondoni risposero prontamente al richiamo e accettarono senza esitazione la sfida proposta dai loro compagni.
L’attrazione che aveva colpito Tony era praticamente deserta, visto che non era il periodo giusto per un gioco del genere.
Però quel gioco aveva tutte le funzioni necessarie che servivano a Loki e a Tony per far uscire gli altri due dallo stato di sfrenata ossessione che gli aveva colti.
Senza sospettare nulla di male, i due biondoni afferrarono prontamente le pistole ad acqua e si misero a fissare con i sensi allerta il tabellone di gioco, pronti a scattare al segnale d’inizio.
Tuttavia, prima che potessero anche solo prendere la mira e iniziare a giocare, furono prontamente innaffiati da Loki e Tony che, armatisi anche loro di pistole ad acqua gli stavano fissando con un malcelato divertimento dietro una maschera di sufficienza.
“Ma che diavolo…?!”
“Cos’abbiamo fatto questa volta?!” si lamentarono i due labrador bagnati, cercando di sfuggire ai gelidi getti delle pistole.
“Avete rovinato la giornata a centinaia di povere bambine e ragazze che non aspettavano altro che questo giorno per stressare i maschi di famiglia e vederli fare una figuraccia mentre cercavano di vincere un premio in loro onore. E voi sareste i buoni?” spigò Loki, cercando di assumere un’aria seria tra le risate.
“Ah, non esistono più gli eroi di una volta!” esclamò Tony con aria melodrammatica , portandosi una mano alla fronte.
Steve e Thor sbuffarono, cercando di asciugarsi come potevano i capelli “Sei solo invidioso perché tu non ce l’avresti fatta” borbottò il dio, rivolgendosi al fratellastro.
Loki alzò un sopracciglio “è una sfida, Odinson?”
“E tu saresti quello intelligente?” lo prese ancora in giro il biondo.
Senza scomporsi, ma limitandosi ad affidargli nuovamente l’orso gigante di pezza, Loki si diresse a passo sicuro verso un’altra attrazione, da dove torno meno di un minuto dopo con un peluche che lanciò malamente allo sfidante.
“Soddisfatto?” domandò, riappropriandosi di malavoglia dell’orso.
“Il mio premio è più grande”
Il moro si guardò alle spalle, per poi riportare gli occhi su Thor, alzando un sopracciglio “Volevi davvero un unicorno rosa gigante?”
Thor rise, fissando dolcemente il peluche del gatto nero che gli aveva regalato Loki, per poi rialzare gli occhi sul vincitore. Loki teneva stretto l’orsacchiotto, cercando di nascondere le guance rosse dall’imbarazzo dietro la mole enorme della sua testa.
Il biondo si limitò ad alzare un po’ il gatto, in modo da far scontrare una zampa sul naso dell’orso. “Grazie Loki”
Il moro si strinse ancora di più al suo regalo, borbottando tra se e se una risposta senza senso che assomigliava vagamente a “Muoviti stupido pelandrone, ho voglia di mele caramellate”

Il resto della giornata passò abbastanza tranquillamente, tralasciando la scoperta della fobia dei pagliacci di Thor e lo stomaco debole di Steve che lo faceva diventare verde alla sola vista delle montagne russe.
“Dai muoviti Steve!” lo incitò Tony, strattonandolo per la manica della giacca.
“Ma Tony, io-“
“Poche storie Cap. è soltanto una ruota panoramica, dubito che tu sia così pappamolle da non resistere neanche a questa… in alternativa potremmo sempre provare il Brucomela anche se, diciamo, non credo ci faremo proprio questa bella figura. Ho come l’impressione che tu rimarresti incastrato nei sedili” tirò le sue conclusioni l’uomo, mentre la fila velocemente si accorciava.
Il biondo sbuffò, sedendosi sul seggiolino, mentre Tony s’attardava un attimo a parlare con il proprietario, prima di raggiungerlo.
Mentre la ruota panoramica si metteva in moto (e non gl’interessava quello che diceva Tony, i cigolii che producevano quelle attrazione lasciavano intendere che erano tutt’altro che sicure) Steve chiuse gli occhi, cercando di trattenere il contenuto del suo stomaco al suo posto.
“Così impari a rubare il cibo ad un dio nordico incinto” lo prese in giro l’altro, godendosi tranquillamente la salita, lasciando che l’aria gelida della notte gli rinfrescasse le guance.
“Era soltanto una caramella!” trovò la forza di controbattere Steve. Forza che svanì velocemente quando la ruota si fermò improvvisamente, mentre il loro seggiolino era nel punto più alto.
“Che succede?!” domandò allarmato Cap, decidendosi a spalancare gli occhi.
“Non ti preoccupare. Ho dato cinquanta dollari a quell’uomo perché fermasse la ruota mentre noi eravamo in cima”
Steve corrugò la fronte “Cosa?! Ma perché?!”
Tony fece spallucce “Non so, nei film fanno sempre così. Forse per la vista, non è poi così male, anche se dalla Stark Tower è decisamente migliore. Che film inutili. Devo ricordarmi di non far mai più scegliere a Clint”
Solo allora il biondo si rese conto che da lassù si vedeva il mare di luci di New York.
Scosse la testa, senza nascondere un sorriso grato “Comunque non avresti dovuto farlo. Pensa alle altre persone!”
Tony rispose con un occhiata scettica “Disse l’eroe che ha passato il giorno a mandare in fallimento, grazie ai poteri guadagnati da una provetta, tutti banchetti dei giochi e rovinando la vita a centinai di fanciulle che non volevano altro che un povero, piccolo peluche”
Il sangue affluì velocemente alle guance di Steve “Io e Thor ci siamo fatti prendere un po’ la mano, tutto qua”
“Certo, condannando noi poveri mascalzoni a compiere una buona azione. Sul serio Steve, non potevi trovare una punizione migliore per me e Loki”
Il soldato sbuffò senza controbattere, ma restando in silenzio ad osservare il panorama.
“Ti manca ancora il tuo tempo?” se ne uscì improvvisamente fuori Tony.
“Come?!”
“Stavo pensando che nella tua epoca San Valentino si doveva festeggiare in un modo molto diverso, e quindi… ti manca il tuoi tempo?” Steve inghiottì a vuoto, prima di decidersi a rispondere. Il tono che aveva assunto il compagno era inusualmente serio. L’ultima volta che l’aveva sentito parlare così era per chiedergli di andare a vivere alla Stark Tower.
“… Sì, alcune cose mi mancano. I cattivi erano cattivi e non si redimevano né si facevano mettere incinta dai loro fratelli adottivi. Era tutto molto più… semplice. Però…- l’uomo si morse il labbro, fissando la terra solida che si stava man mano avvicinando- però non ero felice come adesso. Certo, ero diventato ciò che avevo sempre voluto essere. Potevo combattere per la mia nazione e per le persone che amavo però non ero davvero felice. Non ero così felice” sospirò alla fine.
Tony non gli diede risposta, mentre la giostra lentamente si rimetteva in moto.
Dopo che furono scesi il moro lo fissò negli occhi e, dopo un lungo, intenso istante, ghignò “Ora io e Loki abbiamo la prova concreta che il sentimentalismo è legato al gene capelli biondi-occhi azzurri-muscoli da vendere!”
Steve roteò gli occhi: a volte non sopportava i modi di sdrammatizzare dell’altro.
Il miliardario rise della sua espressione “Forza Cap, datti una mossa. Ho prenotato una cena speciale in un ristorante del centro”
“E Thor e Loki?”
“Oh, se la caveranno. Al massimo Loki perderà tutti i denti a causa della tazza di cioccolata calda e panna che si staranno bevendo. Ma per noi due ho altri piani”
“Spero che non centri qualcosa di estremamente vistoso e compromettente”
“… uffa, mi toccherà annullare i fuochi d’artificio”
Steve sospirò sollevato, almeno finchè Tony non finì la frase “Ma per quanto riguarda il resto, non c’è niente da fare perché tu possa farmelo evitare” spergiurò il moro.
Il soldato gemette, passandosi una mano sul volto, prima di trovare la forza per porre la fatidica domanda “E in che cosa consisterebbe?” gemette spaventato.
“Te l’ho detto, ho prenotato un piatto speciale per noi”
“Ovvero?”
“ Fondue, mi par ovvio”





































Note
Prima di uccidermi per la valanga di buoni motivi che avreste (un ritardo osceno, la stupidità e l’incomprensibilità per capitolo ecc…) sappiate che mi sto già seppellendo da sola e ho già i mie cari professori che mi aiutano in quest’impresa -__-“
Da dove spunti tt sta roba, non lo so neanch’io. Per quanto riguarda The Mask 2, qui potete guardarvelo in streaming http://truepirates.nl/clip/watch_video.php?v=58D7AB5XB8N1 o cmq questa è la loro versione di Loki, interpretato da Alan Cummings http://www.tumblr.com/tagged/son%20of%20mask
Per quanto riguarda la seconda parte, mi sono trovata davanti questo disegno http://seif114.deviantart.com/art/touch-323355900 e la richiesta di un po’ di Stony: detto fatto, unendo le due cose ne è uscito questo. Spero che non faccia troppo schifo, visto che credo di essere negata per scrivere di Tony e Steve… non che scrivere d’altro mi venga meglio.
E come se non avessi abbastanza problemi si aggiunge l’editor che non funziona, e devo scrivere tutti i codici da me, ma che bella giornata!!!... ok l’ammetto, l’alternativa era studiare matematica u.u
Ok la smetto di rompere l’anima a tutte voi, limitandomi ad un gigantesco grazie, perchè davvero senza il vostro sostengo dubito che questa storia sarebbe arrivata davvero così avanti.

Ciao ciao
roby_lia

p.s. Nat e piccione torneranno presto… purtroppo per Clint.

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Capitolo 7
*** Una normale giornata tremenda ***


Una normale giornata tremenda
 
Clint Burton, meglio conosciuto come Hawkeye (e ancora meglio come Occhio da Triglia o Piccione) avrebbe fatto davvero, davvero, davvero, davvero di tutto per non trovarsi nella situazione nella quale purtroppo si trovava.
E con quel davvero, intendeva davvero ogni cosa: dal diventare la dama di compagnia di psicolabili dei nordici (leggasi: Loki) a baby-sitter sottopagato di futuri eredi stronzi come la madr… il padr…il genitore.
Era perfino disposto ad accompagnare Natasha a fare shopping. Tutto, ma non quello.
Ok, forse stava esagerando. In fondo si sarebbe accontentato anche di potersi nascondere dietro una stupida maschera, tipo quella di Tony. Gli andava bene anche quella… cosa viola che tecnicamente avrebbe dovuto essere in allegato con la sua divisa (mai far fare le divise da Coulson, maimaimai!)
Il vero top probabilmente sarebbe stato avere almeno un po’ più di capelli dietro i quali nascondersi. Massì, forse, se fosse stato avvisato con il giusto preavviso sarebbe anche riuscito ad accettare l’idea di ciò che stava per fare. Soprattutto sarebbe riuscito a farsi crescere i capelli, magari in stile Cugino Itt. O ancora meglio sarebbe riuscito a nascondersi in Antartide (...nah, probabilmente Tasha l’avrebbe ritrovato in cinque minuti)
Avrebbe voglia d’imprecare contro qualche dio, cosa che non poteva fare perché metti mai che è un cugino di Thor e si ritrovava cotto come un kebab. Ma in fondo la colpa non era loro(o meglio, parte della colpa era di Thor, e parte anche di Loki, perché quegli idioti non potevano usare le precauzioni?!?!): la gran parte della colpa dell’imbarazzante situazione nella quale si trovava era da imputare Steve. Sì proprio lui, Capitan Santarellino Rogers.
Tutto era iniziato dopo il loro ritorno da Budapest.
Le settimane erano passate con uno strazio tremendo, facendo rimpiangere ogni situazione in cui era certo di lasciarci le penne che aveva vissuto.
Ormai Loki era entrato ufficialmente nel secondo trimestre. E si vedeva, eccome se si vedeva.
Nonostante avesse iniziato ad indossare le maglie più larghe, il solo sapere che c’era lo rendeva più evidente.
E a quanto pare, Loki iniziava anche a sentirlo mentre si muoveva, come dei piccoli guizzi, o così diceva. Fatto sta che Thor, intento a diventare sempre più idiota man mano che i giorni passavano, stressò talmente l’animo a Loki (e tutti affinchè convincessero Loki), a fare un’altra ecografia.
Dopo estenuanti ragionamenti e promesse (Clint aveva davvero cercato di convincere gli altri ad usare anche i ricatti, ma perfino Tony l’aveva guardato inorridito dalla proposta di lasciare un povero dio incinto senza i suoi dolciumi-cariadenti) finalmente, ormai verso la fine del quarto mese, Loki diede il suo malaugurato sì, per la felicità di Thor che passò una mezzora buona a spostare il suo sguardo innamorato da Loki, allo schermo, alla pancia di Loki.
Fatto sta che in quella nefasta situazione, a Steve venne la sciagurata idea di pensare. Il biondo arrivò alla conclusione che, se loro tutti si sarebbero potuti considerare gli zii di quel piccolino, allora avrebbero dovuto sapere cosa-come-quando-dove-perché fare le cose giuste, per non rischiare che crescesse come la madr… il padr… il genitore.
Nel ventunesimo secolo una persona normale avrebbe fatto una ricerca in Internet.
Una persona che vive alla Stark Tower avrebbe chiesto a Jarvis di farla.
Steven Rogers decise di andare in biblioteca per prendere in prestito dei libri.
Il problema non fu tanto che tornò a casa con dei libri, il problema è che tornò a casa con un fottutissimo volantino su un corso per genitori.
In quella situazione Loki alzò un sopracciglio in quel modo che in quei mesi aveva imparato a temere. Il sorriso del prode capitano gli si ghiacciò in faccia.
“Stark apri le finestre, o le rompo con il cadavere di Rogers”
“Se aziono semplicemente le reti anti-suicidio ti va bene? I vetri avrebbero bisogno di una lavata ma non ho voglia di far chiamare gli addetti. Certo potrei sempre chiedere a Ferrovecchio, ma credo che il risultato sarebbe lo stesso che se tu buttassi Stevy di sotto. Quindi fa pure, così ne approfitto per cambiarle direttamente”
Il capitano era arretrato mentre il dio puntava alla sua gola “L-Loki parliamone… non mi sembra uno scontro equo, insomma io non posso colpirti e….”
Se non fosse stato per l’intervento di Thor e di Bruce armati con sacchi dei marshmallow, il Capitano Steven Rogers ormai non sarebbe più tra noi. In compenso Clint non si sarebbe ritrovato in quella situazione.
Perché da vivo Steve aveva potuto parlare a Thor di quel dannatissimo corso.
È più che immaginabile che il biondo dio trovò la cosa più che entusiasmante, insomma avrebbe potuto imparare prima come fare le cose nel modo giusto, come comportarti e tante altre cose che a Clint non importavano, non importano e non importeranno mai un cazzo.
Loki, d’altrocanto, era più che convinto che non si sarebbe mai e poi mai abbassato a fare una cosa del genere e poiché lo giurò sui marshmallow di cui si stava ingozzando, tenne fede alla sua promessa.
Ovviamente il capitano fu più che ben disposto ad accompagnare Thor.
Un po’ meno lo fu Clint, convinto soprattutto da un’occhiata, quell’occhiata, di Tasha alla quale la donna aggiunse un inquietante “Dovresti andare. Non si sa mai cosa potrebbe tornarti utile”
E così si trovava a far compagnia a Steve e Thor ad un dannatissimo corso per diventare genitori.
Probabilmente Tony e Loki avrebbero trovato il modo di riprenderlo e lo avrebbero sputtanato davanti a tutto lo Shield, se andava bene (se andava male, dubitava che avrebbe ritrovato il coraggio di farsi vedere in strada e tanti saluti al suo lavoro di spia).
Clint si domandò davvero cosa diamine aveva fatto di male per meritarsi una cosa del genere.
 
Quando entrarono nella stanza, Burton era disposto a pagare oro pur di avere anche un misero paio di occhiali.
Purtroppo nessun dio esaudì le sue suppliche.
La stanza non era troppo affollata: c’erano soprattutto donne, più qualche altro uomo, probabilmente con la sua stessa espressione disperata. Ma loro almeno erano in compagnia delle loro donne che li costringevano a tener la posizione.
Lui no, e decise che alla prima occasione buona si sarebbe rifugiato nel bar più vicino, anche se si fosse trattato di una catapecchia. E chissene frega di ciò che diceva Natasha lui…
“Obbligato anche tu a venire qua, giusto?” lo sorprese una voce alle sue spalle.
A parlare era stata una donna con una corta zazzera di capelli di un marrone scuro, un piercing al naso e vestiti sportivi.
“Cosa mi ha tradito?”
“L’espressione tra il terrorizzato e il traumatizzato. Deve far strano vedere così tante donne incinte tutte assieme.”
Avrebbe voluto rispondergli che vedere un maschio nelle stesse condizioni era ancora più inquietante, ma riuscì a trattenersi.
“Sei stato obbligato a partecipare da tua moglie, vero?” domandò la mora, ma sembrava più un’affermazione che una domanda in sé.
“Già… Dovevano venire solo i miei amici, ma lei mi ha guardato in quel modo e mi ha detto che facevo meglio a venire anch’io che non si sa mai… Che cosa volesse dire poi”
Lei rise, passandosi una mano tra i capelli “Bhe è una donna. Non mi sembra così difficile capire cosa intenda.”
Clint s’irrigidì: non poteva essere… Tasha non avrebbe mai voluto… lei non… lui non…
“Piuttosto dei tuoi amici che mi dici? Vogliono adottare?”
“C-come?- trovò la forza di rispondere l’arciere, lanciando un’occhiata ai due, alle prese con dei bambolotti molto inquietanti che avrebbero dovuto somigliare a dei bambini, sotto lo sguardo adorato di alcune donne- No, loro non… non stanno insieme. Ma purtroppo per te sono entrambi impegnati” rispose corrugando la fronte.
La donna sghignazzò ancora “Per qual che mi riguarda non sono una perdita, anch’io sono impegnata” ribatte, facendo un cenno con la testa.
Clint si voltò, seguendo il suo sguardo. Inizialmente pensò che fosse rivolto ad un uomo sulla quarantina, ma quando lo vide strattonato di malo modo da una brunetta, capì che la donna si riferiva alla donna dietro di lui, molto visibilmente incinta.
Oh.
“Ah…”
“Già, inseminazione artificiale. Quindi dei biondoni che mi dici? Se non vogliono adottare perché sono qui?”
“Eh? Oh, sì ecco… il biondo cappellone ha un frat- ehm, voglio dire, ha un fidanzato sì, ed è riuscito a convincerlo ad… adottare, sì. Anche l’altro è fidanzato, soltanto che  il suo è già infantile di suo, quindi ne ha abbastanza con lui. È venuto solo per supporto morale”
Non che Loki fosse meno infantile, anzi tutt’altro. Però Tony non aveva un utero in allegato, e questo cambiava un po’ le cose.
“Certo che con voi ci si deve divertire un mondo- ridacchiò la giovane- Tra poco cominciano, quindi o ce la battiamo ora o mai più”
Burton soppesò l’idea di andarsi a fare una birra, ma Natasha l’avrebbe sicuramente scoperto e poi l’avrebbe ucciso.
Tuttavia la sua sarebbe stata una morte veloce e indolore, invece starsene lì sarebbe stata una lenta agonia e…
Lo squillo del cellulare lo distrasse. Era un messaggio di Tony “Accendi la videocamera, che qui abbiamo voglia di farci qualche bella risata e prendere in giro a morte quei due per l’eternità!”
Fantastico, davvero fantastico.
 

“è stata una cosa ridicola! Non fatemelo fare mai più, vi scongiuro!” esalò senza più forze Clint, accasciandosi sulla prima sedia disponibile che trovò una volta tornato alla Tower.
“Ehi sta volta noi non centriamo nulla! E stata la tua adorata Tasha a costringerti ad andare” ricordò Tony versandosi il caffè.
“E poi dai, dev’essere stato divertente vedere qui due alle prese con i bambolotti” sghignazzò Loki.
Burton rabbrividì. La verità è che i due biondoni, cosa da non crederci,  erano stati davvero bravi: Steve sembrava esserne portato per natura e Thor, per una volta, imparava velocemente (molto velocemente)
I due interessati, entrarono sorridendo felici, dando all’arciere l’opportunità per dileguarsi.
L’uomo andò nella camera che condivideva con la spia russa che gli aveva rubato il cuore, trovandola intenta ad asciugarsi i capelli in canottiera e short.
“Siete già tornati?”
“Sì…- borbottò l’uomo, passandosi una mano tra i capelli- senti ma non è che tu… che mi hai mandato… insomma perché… noi…?” la fissò con disperazione, pregando che non gli facesse  davvero porre quella domanda.
La donna lo tenne sul filo del rasoio per un interminabile minuto, guardandolo con quello sguardo soddisfatto e quel sorrisino canzonatorio.
“Respira agente Burton. Per il momento non voglio avere figli, mi basti tu e quei due rompiscatole di Tony e Loki da tenere d’occhio”
Con un sospiro sollevato, Clint riprese a respirare normalmente.
“Ma allora perché mi hai fatto andare?”
La donna scrollò le spalle “Diversi motivi: puoi considerarlo una sorta di approfondimento se magari devi infiltrarti come baby-sitter; per un po’ non volevo averti tra i piedi e per ultimo ci serviva qualcuno che riprendesse la scena. Se Loki o Tony fossero andati, perfino Steve e Thor avrebbero subito capito che il piano era sputtanarli davanti a tutto lo Shield”
L’uomo sbattè le palpebre diverse volte “Quindi mi hai sacrificato per divertimento?” domandò offeso.
La rossa sorrise in quel modo (e no, non è quel modo, è un altro quel) “Vedrai che ne sarà valsa la pena. Come ti ho detto avevo bisogno di un po’ di tranquillità per organizzare la cosa”
“Q-quale cosa?” domandò con esitazione e sospetto.
Tasha sorrise.
 
 
Loki mugugnò nel dormiveglia, rifiutandosi di aprire gli occhi. Thor sembrava ancora più caldo del solito ma Loki si limitò ad accoccolarsi meglio contro il fratello\amante\cuscino\tuttofare.
Il piano di prenderli in giro fino alla fine dei tempi non aveva funzionato bene. Quei due erano troppo stupidi per capire anche quando venivano insultati. Ma questo non voleva dire che avrebbero evitato di mandare quel video in giro tra tutti gli agenti dello Shield e magari perché non anche a qualche spia nemica che a loro volta l’avrebbero fatto vedere ai colleghi, fino ai vertici più alti del lato oscuro. E naturalmente anche a Coulson: sarebbe andato in brodo di giuggiole alla vista del suo adorato Cap intento a cambiare il pannolino ad un bambolotto terrificante.
Fury probabilmente sarebbe stato più tendente all’incazzatura del solito, ma dubitavano seriamente che sarebbe venuto a trovarli (anche perché la vista molto evidente di un dio incinto toglie le parole proprio a tutti. Chissà mai perché)
Il dio del Caos mugugnò, approvando mentalmente la sadicità di quel piano.
Ma la mano di Thor che gli accarezzava distrattamente la pancia, lo convinse a svegliarsi del tutto, nonostante il giorno fosse lontano dal sorgere.
L’erede di Asgard aveva preso quella stupida abitudine, da quando la pancia era spuntata per davvero.
“Capisco se non riesci a dormire, ma devi proprio svegliarmi?” borbottò irritato,  per poi sbadigliare assonnato.
Anche se non lo vide, sentì il sorriso di Thor “Scusa, non volevo disturbarti e che…mi rilassa sentirvi così vicini”
Loki roteò gli occhi nel buio: certe cose, a certe ore della mattina, se si vuole definire così, non riusciva proprio a sopportarle.
“C’è quello stupido orso sulla sedia, tortura lui piuttosto”
Il biondo non lo badò, continuando a disegnare ghirigori sul grembo del moro, per poi fermarsi dispettoso sull’ombelico, punto che aveva scopeto essere molto sensibile.
Loki si contorse sotto le sue mani, prima di pizzicargli a tradimento un fianco “Smettila!” gli ordinò minaccioso.
“è divertente” protestò Thor, senza riuscire ad evitare un pugno sul diaframma che lo fece tossire tra le risa.
Dopo un minuto di pacifico silenzio, il biondo ricominciò la sua opera infinita, causando uno sbuffò seccato da parte dell’altro.
“Quanto manca alla nascita?” sussurrò nel buio.
Loki sbuffò nuovamente “Lo sai”
“Ridimmelo”
“Circa altri cinque mesi Thor, esattamente come l’altro ieri”
“Sì ma è così per gli umani e per gli asgardiani. Tu sei uno Jotun… potrebbe nascere prima, da quel che ne sappiamo”
“Oppure dopo- ribattè spazientito l’altro- Si può sapere che cos’hai? È strano vederti pensare Thor”
Il biondo non l’ascoltò “Dimmi ancora com’è. Cos’ha già di formato e cosa riesce già a fare”
Loki sbuffò nuovamente “Chiedi a Jarvis, non ho voglia di ripeterti di nuovo le stesse cose” avevano già affrontato quella discussione. Thor sembrava ammaliato dalla lenta crescita del suo erede, ancora nascosta agli occhi dei tutti.
“Per favore”
“Cos’è dovrei farmi abbindolare dal tuo tono di cane bastonato?”
In tutta risposta il biondo fece scorrere la mano lungo tutta quella dolce rotondità.
Il moro sospirò in modo indulgente.
“In gran parte è già formato. Ha anche le unghie. Gli organi sono nelle loro posizioni, più o meno. Scalcia di già, anche se è troppo piccolo per poter essere avvertito dall’esterno”
“E i capelli?”
“Iniziano a formarsi intorno alla ventesima settimana” rispose il dio del Caos, annoiato.
“Secondo te saranno biondi o neri?”
“Thor…”
“E gli occhi?”
“La vuoi smet-“
“Pensi che potrebbe assumere anche lui l’aspetto di uno Jotun?”
“Cosa?!- urlò, riuscendo finalmente ad interromperlo- Non sai di cosa stai parlando Thor” aggiunse fermamente, allontanandosi dal corpo del fratellastro.
Il biondo non si arrese “Avrebbe senso no? Se il colore dei capelli, gli occhi, il sorriso… insomma, se si ereditano dai genitori, perché lui non dovrebbe essere mezzo Jotun?”
“Jarvis, luce” lo ignorò il moro, alzandosi con calma dal loro letto.
Mentre la luce aumentava lentamente illuminando la stanza, Thor ebbe la conferma di ciò che pensava.
Si era svegliato poco prima, avvertendo una strana sensazione che dal corpo di Loki si propagava al suo. Incredulo, aveva passato le mani sul suo corpo, sentendo la pelle più fredda ma sempre morbida e seguendo le increspature naturali che prima non c’erano.
Loki continuava a dargli le spalle, raddrizzando la maglietta nera e verde che aveva addosso poche ore prima. Non si era ancora accorto che la sua pelle era color del cielo.
Cercando le parole giuste, anche Thor si alzò dal letto, iniziando a parlare mentre gli si avvicinava.
“Pensaci Loki. Lo sai che ho ragione”
Dopo qualche secondo il moro si decise a rispondere “Prega gli dei che non sia così” sibilò furioso.
“Perché?”
“Perché tu non sai cosa significhi”
“… Allora fammi vedere” mormorò il biondo prendendogli il polso con una mano.
Loki girò il volto di tre quarti, per rispondergli per le rime, ma il suo sguardo si blocco notando il colore azzurro che la sua pelle aveva assunto.
“Cos-NO!” urlò strattonando il polso e girandosi di scatto in modo che non lo potesse vedere “Mollami!” ordinò.
“Loki calmati. Si vede che con questo aspetto il bambino sta meglio”
Il moro lo ignorò, cercando nuovamente di liberarsi dalla sua stretta “Lasciami!”
“No…” mormorò Thor, avvicinandosi di più all’altro, sfiorando con il naso i suoi capelli scuri “Fammi vedere”. L’aveva già visto nel suo vero aspetto, è vero, ma in quell’occasione Loki non era… molto in sé. E lui si era beccato una pugnalata. Di nuovo.
Il moro scosse la testa “No” rispose, mentre il suo corpo veniva scosso da fremiti che Thor non riusciva a capire se fossero di paura o di rabbia.
Con la mano libera, il biondo gli avvolse la vita, premendoselo contro il petto.
“Questo non cambia niente Loki…” mormorò tra i suoi capelli, avvertendo lentamente l’opposizione farsi meno convinta.
“Ti ho detto di no!” cercò di protestare per un’ultima volta.
“Stiamo per avere un figlio e ancora non ti fidi abbastanza di me da farti vedere nel tuo reale aspetto?”
“Io non… si può sapere perché riconduci tutto al piccolo inquilino abusivo?!” borbottò irritata.
Pian piano il biondo riuscì a farlo girare nel suo abbraccio e lo fissò assorto. Solo dopo qualche momento iniziò a seguire con un dito i segni tipici della razza dei Giganti di Ghiaccio, passando dalla fronte coperta dalle ciocche ribelle, al resto del volto, soffermandosi sugli occhi. Chiusi.
“Guardami Loki…”mormorò languido, appoggiando la fronte contro quella fredda dell’altro e sfiorando le labbra con le sue.
“N-no”
“Ti prego…” con esitazione il dio del caos alzò le palpebre rivelando il rosso dell’iride.
Thor gli dovette alzare il mento con una mano, per convincerlo a far incontrare veramente i loro occhi.
“Ciao…” mormorò poi, sorridendo leggermente.
Loki sospirò, deponendo del tutto l’opposizione.
“Non mi sembra che sia stato poi questa grande catastrofe, no?”
Il minore si limitò a lanciargli un’occhiata che poteva lasciarlo secco sul colpo, prima di trovare la giusta concentrazione e dare inizio alla trasformazione inversa.
Tornato nel suo aspetto Aesir, Loki sembrò molto di più a suo agio e, per il momento, a Thor gli parve che avesse messo da parte l’ascia di guerra che avrebbe voluto piantargli nel cranio.
“Allora, come mai hai fatto tutte quelle domande?” chiese irritato il moro, cercando scacciare l’episodio appena avvenuto.
“A quell’incontro, questo pomeriggio… parlavano di come vorrebbero che fosse, a chi assomigliasse, se è maschio o femmina…”
“Questo sei stato tu a non volerlo sapere” gli ricordò, stiracchiandosi come un gatto.
“Lo so, ma volevo anche sapere come sarà secondo te”
Loki liquidò la domanda implicita con una scrollata di spalle.
“Mi pare una cosa normale di cui deve parlare una coppia che sta per avere un figlio” ritentò l’erede di Odino.
Il moro fece una smorfia amara, ma il biondo non si arrese “Dovremmo anche iniziare a scegliere il nome, pensare alla sua camera a casa e-“
“Basta!” lo interruppe l’altro, fissandolo arrabbiato.
“Sono cose di cui prima o poi dovremmo parlare Loki! Forse ora è troppo presto ma comunque-“
“Smettila Thor!- riuscì a zittirlo con irritazione Loki. Dopo un lungo respiro si decise a riprendere la parola- Non ne voglio parlare, non per il momento”
Loki sperò che questo e la sua aria stanca bastassero per far cedere Thor.
“Vuoi un regalo?”
“EH?!?!”
Il biondo si strinse le spalle “è un’usanza su Midgard fare un regalo alla ehm… madre”
Loki lo fissò con le sopracciglia alzate, per un lungo, intenso istante “…Tu non metterai mai più piede in quel posto. E per il tuo bene non dire più una parola” lo avvertì tornando a distendersi.
Thor lo imitò, tranquillizzandosi quando Loki non lo allontanò da sé. Non era un litigio troppo grave, quindi (forse).
“Comunque sei bellissimo anche blu”
Thor Odinson scoprì che dormire su un divano non era proprio la situazione più gioiosa del mondo. Soprattutto quando cadde dal suo letto improvvisato e sbattè il naso contro il pavimento.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note
 Saaaalve a tutte. Lo so, questa volta è un capitolo più corto del solito ma sennò veniva troppo lungo e avreste dovuto aspettare un’altra settimana per leggere i miei deliri.
Or dunque, questo capitolo ce l’ho in testa da tipo un anno, ovvero da quando mi sono trovata a guardare in tv un episodio di La complicata vita di Christine dove per l’appunto i protagonisti andavano ad un corso del genere. Sappiate che la colpa è di Clark Gregg, quando l’ho visto in questo telefilm mi sono tipo messa ad urlare per tutta casa dalla gioia u.u
Bene, la smetto di stressarvi con i mie deliri senza capo ne coda e torno a fare i biscotti per convincere il prof di mate a mettermi sei.
Un grazie di cuore a tutte quelle che recensiscono, non so come farei senza il vostro sostegno, e a tutte le altre che seguono preferiscono ecc.
 
Ciao ciao
roby_lia

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Capitolo 8
*** Problemi a casa Avengers (sì, ancora problemi) ***


Problemi a casa Avengers (sì, ancora problemi)
 
Man mano che i giorni passavano, Loki assumeva sempre più spesso le sue sembianze Jotun contro la propria volontà e senza capirne il perché. Almeno all’inizio.
Un pomeriggio il dio entrò nel laboratorio di Tony, con un’espressione tendente al traumatizzato/scioccato e le guance che avevano quasi riassunto l’aspetto Aesir per l’imbarazzo. L’uomo lo fissò preoccupato, non tanto per il colore blu della pelle, più che altro per l’espressione che aveva. Ce ne voleva per traumatizzare uno come Loki dopotutto.
“Ti senti bene Loki? Non è che tu abbia proprio questa bella cera…” lo interrogò allarmato il genio.
Il dio socchiuse la bocca per rispondergli, ma ne uscì solo un borbottio incomprensibile.
“Come scusa? Non parlo il farfugliese”
Loki scosse la testa, cercando di recuperare le sue facoltà mentali. Dopo un profondo respiro trovò la forza di ricambiare lo sguardo di Tony
“Ho detto che…so come nascerà il bambino” ripetè imbarazzandosi talmente tanto da dare inizio alla sua trasformazione in Aesir.
Tony lo fissò confuso “Avevo capito che avresti ehm… partorito ad Asgard” Non era vero, lui e Lizzy avevano già scommesso che il pupo sarebbe nato alla Stark Tower, ma in cuor suo Tony sperava davvero di evitarsi un evento del genere.
L’altro annuì “Sì, ma ho capito come farà a nascere”
“… Cesario, no? Un taglietto e via” Thor aveva tormentato l’anima a lui e a Bruce per capire come funzionavano le cose.
Il dio scosse la testa, continuando a guardar per terra “No”
“Ah no?- ripetè allarmato il miliardario, inghiottendo a fatica la saliva- e quindi…?”
“Gli Jotun… hanno
“Hanno?”
“Esatto: hanno
“Ehm…?”
Se Loki avesse gli stessi poteri del fratello adottivo, ormai Tony sarebbe un ammasso di carne fulminata “Hanno tutto ciò che serve”
Tony spalancò gli occhi “Mi vuoi dire che hanno e… non hanno?”
Loki lo fissò storto “No! Hanno e… hanno”
“Oh…- sbattè le palpebre colpito. Il suo stato traumatizzato tuttavia, durò poco- ecco come fanno i puffi! Altro che Puffetta! Lo sapevo” gongolò soddisfatto, scoppiando a ridere. “Ma scusa, non te n’eri mai accorto prima?”
“Bhe non è che ci faccio tanto caso!”
“Non ci fai caso?! Io credo che me ne accorgerei se avessi… insomma se l’avessi
Il dio si accasciò su una sedia nascondendosi il volto tra le mani. Tony gli diede una pacca sulle spalle “Dai non fare così. Thor sarà felice di avere questa… bella notizia” cercò di consolarlo trattenendo a stento le risa.
Loki rialzò lo sguardo, facendolo vagare per il laboratorio “Ho bisogno di bere” mormorò, fissando la bottiglia di whiskey.
L’uomo si frappose velocemente tra lui e il suo desiderio “Scordatelo. Sei incinto e Thor mi ammazza se scopre che ti ho lasciato bere”
“Appunto, se lo scopre” ribattè Loki alzandosi in piedi.
“No, non e no! Non voglio avermi sulla coscienza”
“Dai!! Sono mesi che non tocco un goccio” protestò, allungandosi verso la bottiglia.
“Sognatelo!”
“Avanti! Credevo che fossi mio amico!”
“Ah-ah non tentare di farmi venire i sensi di colpa, io-“ un gesto brusco di Loki, lo interruppe.
Non tanto il gesto in sé, più che altro il lampo che aveva scatenato e che aveva mancato di poco il caro Ferrovecchio.
I due mori si fissarono, poi guardarono il danno appena fatto e tornarono a fissarsi.
“Non sono stato io…” mormorò confusamente il dio.
Tony inghiottì a vuoto “Vuoi dire che…” entrambi abbassarono lo sguardo sulla pancia di Loki, per poi guardarsi nuovamente negli occhi.
Con esitazione Tony afferrò un cacciavite, per poi lanciarlo con forza verso l’altro.
Il cacciavite esplose a mezz’aria, con uno scoppio.
“… ok mi hai convinto, la cosa va festeggiata”
 
 
Dopo aver mollato le borse della spesa in cucina (perché sì, anche gli Avengers vanno a fare la spesa. …ok, non gli Avengers ma solo Cap, a causa della sua fissa per l’alimentazione sana, che però si trascina sempre dietro qualcuno e visto che Natasha e Clint erano impegnati, Loki e Tony era meglio tenerli segregati in casa per il bene del resto del mondo, e Bruce sarebbe tornato solo quella sera, la scelta non poteva che essere ricaduta sul dio dei fulmini) Thor si mise alla ricerca di Loki.
Quando entrò nel laboratorio l’altro dio si girò sghignazzando verso di lui, mentre si portava una bottiglia di birra alla bocca.
Il moro iniziò a tossire, mentre alle sue spalle un Tony alquanto bevuto iniziava a rotolarsi a terra.
“Ehm…tu non hai visto niente” disse dopo qualche esitazione Loki, per poi seguire a ruota Tony che era scoppiato a ridere.
Una volta ripresosi il dio respirò profondamente, cercando di scacciare l’attacco di ridarella, decidendosi a ricambiare lo sguardo del biondo.
“Thor, vedi è-“
“è assolutamente come sembra” lo interruppe Tony, prima d’inciampare in una delle numerose bottiglie sparse per terra.
Loki si passò una mano sul viso, ridendo, ma s’interruppe subito quando vide che l’altro dio se ne andava arrabbiato dal laboratorio.
“E adesso cos’ho fatto?!” gli urlò dietro, prima di seguirlo. “Thor che cos’hai?” gli domandò una volta entrato nella loro stanza.
“E me lo chiedi anche?! Stavi bevendo!”
“Sì ma-“
“Ma cosa?! Sai che non puoi bere, sai che rischi di fargli male!”
“Credi davvero che sarei in grado di fargli del male?” domandò seriamente.
“Stavi bevendo Loki! Lo sai che non puoi!”
“Era un birra analcolica! E prima ho bevuto solo della coca-cola! Non hai visto le lattine?”
“Non… non hai bevuto?”
“No”
“Io… pensavo che…”
“Che stessi cerando di liberami del bambino? Ormai mi sembra un po’ tardi, se non te ne sei accorto” ribattè acido, indicandosi la pancia prominente.
“Scusami, io-“
“Tu pensi che non lo voglia, che gli farei del male senza pensarci due volte”
“No, lo so che-“
Loki non lo badò neanche, scrollando le spalle “Vuoi la verità? Hai ragione, credo che tenere questo bambino sia la seconda cosa più stupida che io abbia mai fatto. Credo che se mi avessi lasciato liberarmene a suo tempo, avrebbe sofferto molto meno perché credimi, quello che proverà vivendo ad Asgard gli farà desiderare centinaia di volte la morte”
“Di cosa stai parlando?”
“Di cosa? Ho avanti Thor! Non hanno mai accettato me, anche quando mi credevano il figlio legittimo di Odino. Sei così ingenuo da credere che accetteranno lui solo perché è tuo figlio? Perché credimi, non lo vedranno mai come l’erede di Asgard, ma solo come mio figlio, l’erede del mostro che Odino avrebbe fatto meglio a lasciar morire tra i ghiacci di Jotunheim”
Il biondo scosse ripetutamente la chioma “No, io-“
“Tu non potrai fare un bel niente per evitarlo Thor” lo interruppe nuovamente prima di andarsene sbattendo la porta.
 
“Avevamo un patto Tony!”
“Cap credimi non ho bevuto! Vedi, c’è scritto “analcolico”… riesci a leggere o devo andarti a prendere un paio di occhiali?”
Il soldato guardò sospettoso la bottiglia, e Tony ne approfittò per sostenere la sua causa “Davvero, non sono ubriaco. Loki aveva bisogno di distrarsi e stavamo facendo i cretini, tutto qui!”
“Davvero? E quella bottiglia di whiskey vuota?”
Il genio fissò la bottiglia incriminata ed incriminante “… Non l’ho bevuta io”
Se possibile Steve lo fissò ancora più arrabbiato “L’hai fatta bere a Loki?! Lo sai che non può!”
“Eh?! No, hai frainteso”
“Spiegati” gli ordinò incrociando le braccia.
“… Ferrovecchio”
Il biondo alzò un sopracciglio “E da quando in qua Ferrovecchio beve?” domandò eloquente.
Tony stava per rispondergli di come il robot avesse rovesciato la bottiglia, quando Loki entrò nel laboratorio e con un gesto immobilizzò Steve sul posto.
“Io vado a fare un giro, vuoi venire?” gli domandò facendo apparire una giacca dal nulla che poi indossò.
“Che diavolo…” spostò lo sguardo perplesso da Steve, che sembrava intento a giocare alla bella statuina, a Loki. Un Loki terribilmente incazzato.
“Non puoi uscire. Si accorgeranno tutti che sei incinto. Certo la cosa potrebbe essere anche divertente ma-“
Il dio schioccò le dita, convincendolo a stare zitto “Lo nascondo con la magia” rispose, avviandosi verso l’uscita.
Tony si guardò velocemente attorno prima di mettersi a seguirlo “Sì ma se perdi il controllo? Lo sai che in questo periodo la tua magia fa in pratica quello che vuole, e a quanto pare abbiamo scoperto anche il perché” Loki lo ignorò magistralmente e con uno sbuffò Tony si decise a seguirlo.
Difronte all’ascensore, appena tornato, trovarono Bruce, che Loki non degnò di uno sguardo mentre Tony lo afferrò per una manica “Vieni con noi” gli ordinò strattonandolo.
“Ma cosa…?!”
“E muoviti” lo pregò con lo sguardo l’uomo affrettandosi ad entrare nell’ascensore prima che le porte si chiudessero e un dio mentalmente instabile e incinto fosse lasciato libero di girovagare da solo per New York.
 
 
Qualche ora dopo, tornati tutti a casa stranamente incolumi, Bruce trovò il dio del tuono nella maxi palestra attrezzata qualche piano sotto l’attico.
Il dottore si sedette stancamente, non desiderando altro che quella giornata lunghissima giungesse al termine. Ma prima c’era ancora una cosa da fare.
Thor lo ignorò ancora per qualche minuto, ma alla fine si arrese e smise di prendersela con un povero sacco da boxe innocente e molto bisognoso di cure mediche avanzate.
“Siete tornati” iniziò il discorso, passandosi una mano tra i capelli.
“Sì, tutti sani e salvi. Insolito non trovi?” rispose annuendo.
Il biondo sospirò, sedendosi vicino a lui “E Loki?”
“Oh, è ancora incazzato. Molto incazzato. Ma non ha cercato di far incazzare me e questo la dice lunga su quanto poco sia in sé” fece notare pulendosi gli occhiali.
“Comunque, non so perché avete litigato ma ci sono un paio di cose che devi sapere e che probabilmente ti avrebbe voluto dire Loki se tu non avresti frainteso tutto”
“Il bambino sta male?” domandò allarmato il dio.
Bruce scosse la testa “Tutt’altro, per questo stavano festeggiando”
Thor corrugò la fronte fissandolo seriamente “Di cosa stai parlando?”
“Il bambino fa esplodere le cose”
“Cosa!?”
“Sì. Tony ha passato metà il pomeriggio a tirare di tutto e di più contro Loki,  ma il bambino faceva prontamente esplodere tutto. Quando poi Tony l’ha colpito con un colpo energetico della sua armatura, ha evocato un fulmine nel laboratorio. Si sarebbe scatenata una tempesta elettrica se Loki non l’avesse calmato. È molto energico, per non essere ancora nato”
Il dio lo fissava con la bocca socchiusa e gli occhi spalancati per la sorpresa.
“Già, e infatti hanno passato l’altra metà del pomeriggio a riordinare il laboratorio. Poi, visto che non vi decidevate a tornare, hanno iniziato a festeggiare da soli. Pensavo che ormai avreste capito che è meglio evitare di lasciarli senza sorveglianza”
Thor sembrò riprendere una parvenza di vita, iniziando a sorridere raggiante (o con un’aria più ebete del solito, a seconda dei punti di vista) “Ha… ha evocato un fulmine?”
“Già, un fulmine globulare. Tony per poco non ci ha rimesso i capelli”
Il biondo ridacchiò rasserenato, alzandosi in piedi.
“E… c’è un’altra cosa di cui parlare” iniziò esitante l’uomo, passandosi una mano tra i capelli scuri.
“…devo preoccuparmi?”
“Oh no. Anzi si può benissimo definire una buona notizia. Anche se Loki non la pensa proprio così”
“Bruce…”
Il dottore sospirò, pregando che il dio degli inganni non lo spellasse vivo “Quando Loki assume le fattezze Jotun… è un ermafrodito”
“…è una cosa brutta?”
“Vuol dire che presenta entrambi i sessi al contempo Thor. Quindi al momento del parto dovrebbe assumere l’aspetto Jotun, sempre se vuole evitare di squarciarsi la pancia. Probabilmente è per questo che ultimamente Loki assume sempre più spesso il suo vero aspetto, il bambino sta facendo le prove per il gran giorno”
“Oh…- mormorò Thor, grattandosi la testa- bhe… ha senso no? Se gli Jotun non hanno due sessi distinti…”
“Già, infatti era una cosa di cui sospettavo e probabilmente anche Loki, anche se non voleva ammetterlo. Penso anche che gli Jotun possano allattare ma forse quest’argomento è meglio evitarlo”
“A-allattare?!”
“Bhe sì. Tutti i mammiferi ne sono in grado e molto probabilmente anche gli Jotun. Il latte materno è più nutriente e serve per dare al neonato una prima difesa immunitaria, quando lui ancora non ha prodotto gli anticorpi e quindi-”
“Basta così Doc, sennò lo traumatizzi troppo. Dubito che Loki ne sarebbe felice, dopo non saprebbe più come passare il tempo” lo interruppe Tony, entrando nella palestra.
“Ti conviene andare da lui- continuò rivolgendosi al dio- era stanco, probabilmente è già crollato. Casomai vedete di non urlare troppo, c’è gente che vuole fare sesso in santa pace, senza sentirvi sbraitare chiaro?”
 
In effetti, quando Thor entrò nella loro stanza, Loki stava dormendo. Il dio del Caos se l’era presa comoda, distendendosi diagonalmente sul letto e abbracciando il cuscino di Thor: un chiaro invito a non dormire lì.
Il dio del tuono sospirò divertito, sedendosi su una sponda del letto e fermandosi ad osservarlo per qualche minuto. Le coperte gli si erano attorcigliate attorno alle gambe e la maglia gli si era arricciata a causa della pancia ormai prominente.
Thor gli accarezzò la pancia dolcemente, ma dovette subito ritirare la mano. Appena lo aveva sfiorato si era beccato una scossa.
“E così tenti di fulminarmi mh?- domandò a mezza voce, rivolgendosi al suo piccolo erede- in fondo me lo merito, mi sono comportato proprio come uno stupido” aggiunse guardando il volto dell’altro dio che, mugugnando nel sonno, affondò di più il volto nel cuscino che stava abbracciando.
“Ma cercherò di rimediare, va bene?” domandò a nessuno, prima di chinarsi e dare un bacio alla pancia di Loki, prima di sistemargli addosso il lenzuolo e uscire dalla camera. Un’altra notte sul divano non gliela toglieva nessuno e questa volta era certo di essersela meritata.
 
Nonostante tutte le sue buone intenzioni, il dio del tuono riuscì a racimolare abbastanza coraggio per parlare al compagno soltanto il pomeriggio del giorno dopo mentre Loki se ne stava raggomitolato sul divano a guardare tranquillamente un film.
“Sei ancora arrabbiato?” Quando Loki non gli rispose, il biondo sospirò sedendosi per terra, appoggiando una spalla al divano in modo da poterlo guardare in viso.
Dopo qualche momento in qui era stato bellamente ignorato, Thor allungò un braccio, avvolgendo il fianco di Loki, poi appoggio leggermente la testa sull’abbondante rigonfio della pancia del moro, sorridendo perché quest’ultimo non si era sottratto ai suoi gesti.
Cercando di trattenere un ghigno, Thor portò avanti il suo piano. Certo, probabilmente questo avrebbe solo irritato ancora di più Loki, ma almeno gli avrebbe rivolto parola. Forse.
“Ciao piccolo. Il tuo papà ha fatto un vero casino, ma immagino che tu lo sappia. Devi farmi un favore però. Devi dire a l’altro tuo papà che mi dispiace tantissimo. Lo so, sono un idiota, non mi sto ripetendo altro se v’interessa. Lo so che ho sbagliato e che… anch’io sono preoccupato. E ho molta paura. Ho già fatto del male a tuo papà, gliene ho fatto così tanto che non so come ha fatto a perdonarmi. E per questo sto cercando di fare le cose al meglio con te, voglio cercare di evitare di sbagliare come ho fatto con lui. So che le cose non potranno mai andare sempre bene, so che sarà difficile ma voglio cercare di fare le cose nel modo giusto” Thor s’interruppe per cercare le parole che meglio esprimevano quello che voleva dire. Sentiva lo sguardo di Loki puntato su di se, ma continuò incurante ad accarezzargli la schiena e a parlare rivolgendosi alla sua pancia.
“Devi anche dirgli di non preoccuparsi di Asgard e di ciò che penseranno di te lassù. Certo, sarei felice se tu crescessi in un posto bello come casa, però se secondo il tuo papà saresti più felice da un’altra parte non ha che da dirlo. Potremmo venire qui su Midgard o su qualunque altro pianeta vuole, l’importante è che siate felici. Farei tutto ciò che è in mio potere per farvi stare bene”
“Rinunceresti al trono?” lo interruppe Loki.
Thor finalmente ricambiò il suo sguardo, sorridendo leggermente “Certo. Senza di voi non varrebbe la pena restare su Asgard”
“Sei ancora più stupido di quanto pensassi”
“Loki ascolta- disse dopo un respiro pesante, spostandosi più verso il suo volto- lo so che non potrà mai essere tutto perfetto, che non potremmo essere sempre e solo felici. Avremmo dei problemi, grandi, enormi problemi visto che dopotutto si sta parlando di noi però credo che sia inutile iniziare a preoccuparsene di già, anche perché non potremmo fare niente comunque. Li affronteremo man mano che si presentano ok?” Il moro annuì, distogliendo lo sguardo dagli occhi azzurri dell’altro. Non sembrava più arrabbiato, solo triste.
Thor accennò un altro sorriso, accarezzandogli con una mano tutta la schiena, dal basso verso l’alto fino a spettinargli i capelli, pettinandoglieli al contrario, in modo da riavere la sua attenzione si di sé
“E poi non va dimenticato che io mi sono già occupato di un bambino”
“Cosa?!”
Il biondo annuì “Certo che sì. Una piccola peste dai capelli neri, che non combinava altro che guai a meno che non gli mettessi un libro tra le mani. Per di più non riuscivo neanche a fingermi arrabbiato con lui perchè davanti ai suoi occhioni verdi gli avrei perdonato tutto”
“… secondo te perdermi per tutto il castello equivale ad occuparsi di me?” domandò eloquente Loki, sembrando però più tranquillo.
“Educazione alternativa: senza dubbio sei cresciuto bene”
“Idiota” rise l’altro, accennando finalmente un sorriso.
“Ti amo anch’io” ribattè Thor, prima di chiedergli un bacio rappacificatore.
Il biondo continuò a sorridere, passando a tempestargli di baci leggeri tutto il volto finchè, tra le proteste, Loki non scoppiò a ridere.
 “Allora è vero che scatena già i fulmini?” domando dopo un ultimo bacio sulla punta del naso.
“Sì, farebbe invidia a Pikachu”
“Ma che bravo” mormorò il biondo, nonostante non avesse la benché minima idea di che cosa stava parlando. Questo tuttavia non lo trattenne dallo scoccare un bacio anche alla pancia del moro, dove ricevette in risposta un leggera scarica d’energia statica.
Thor riportò lo sguardo sul compagno, non riuscendo a smettere di sorridere dolcemente “Va meglio?”
Loki annuì, tirandolo verso di sé con forza per annegare il volto nell’incavo del suo collo, mentre il biondo gli avvolgeva le spalle con un braccio e affondava il naso tra i suoi capelli scuri.
Il momento di pace e tranquillità fu interrotto, come di sovente, da Tony.
“Loki! Maratona del Signore degli Anelli di nuovo?!”
“Bhe il bambino deve pur imparare che il bene vince sempre no? E voi non siete un buon esempio”
“Spiritoso!- gli fece la linguaccia l’uomo- Jarvis fai partire La strada per El Dorado, qua ci vuole qualcosa per risollevare gli animi altroché!”
Loki sbuffò, ma quando Steve arrivò con una maxi confezione di pop-corn fatti solo per lui la smise di lamentarsi.
“Quei due vi somigliano” fece notare dopo un po’ Steve, rinunciando ad impossessarsi di una manciata di pop-corn.
“Tralasciando il fatto che il biondo ha gli occhi verdi e il moro ce li ha azzurri? Thor non sarebbe in grado di fingere bene come Miguel. Né accetterebbe di partecipare ad una truffa” ribattè Loki, sgranocchiando i suoi stuzzichini.
“Ha ragione- supportò la sua tesi Tony-… però potrebbero essere i vostri figli. Non è che vi è passato per la mente di chiamare il pupo Tullio, vero?”
“…Stark imita Aldivo e buttati giù dalla torre”
“Bhe per iniziare quel cavallo ha un gran senso dell’umorismo ed in più è l’unico che torna a casa con un po’ d’oro quindi-“
“Stark muto”
“Ehi mi hai scambiato per Jarvis?!”
“Certo che no, sarebbe un insulto nei confronti di Jarvis”
“Vi ringrazio del complimento, signore”
 “Traditrice d’un’intelligenza artificiale! È questa la dedizione nei confronti di chi ti ha creato?”
“Non si offenda signore, o le aumentano le rughe”
 
 
I giorni passarono e tutti li passarono grossomodo incolumi.
Certo, Thor rischiò l’esaurimento nervoso quando Point Break Junior iniziò a scalciare, svegliando continuamente Loki che per ripicca svegliava continuamente lui che però cadeva in pura adorazione ogni volta che sentiva l’erede agitarsi con così tanta energia.
E anche Fury rischiò di rimetterci l’altro occhio quando fece arrivare alla Stark Tower un adorabile costumino da Pikachu, ma Natasha riuscì a salvarlo sfidando il dio a poker.
A parte queste quisquilie, le cose progredirono nel migliore dei modi.
Almeno finchè non arrivò La Giornata.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note
Finale bastardo, lo so, ma in questi tempi sto diventando troppo zuccherosa, devo tornare in me u.u”
Comunque ormai la fine non è poi così lontana, quindi dovrete sopportarmi ancora per poco.
Per critiche o consigli, non esitate a farvi sentire, sono sempre ben apprezzati ^^
 
Ciao ciao
roby_lia

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Capitolo 9
*** La Giornata ***


La Giornata
 
Quella che in futuro fu conosciuta come “La Giornata”, altresì definito il Gran Giorno o Giorno-in-confronto-al-quale-il-giudizio-universale-sembra-una-bazzecola, iniziò in un modo abbastanza normale, per quanto questo termine possa essere appioppato alla Stark Tower ed ai suoi degni abitanti.
Fatto sta che, per quanto “normale” possa essere stato l’inizio, quello che ne conseguì fece entrare questo giorno del podio dei giorni peggiori della vita di Loki (Odin)Laufeyson, a pari merito con quella volta in cui scoprì di essere stato adottato e la sconfitta a New York.
 
 
Quando Thor entrò nella loro camera, Loki era ancora raggomitolato sotto le coperte, lasciando spuntare solo la zazzera scura dei suoi capelli.
“Loki la colazione è pronta”
L’interessato rispose con un mugugnio che somigliava vagamente ad un “Non ho fame”
Il biondo sospirò: fantastico, un’altra di quelle giornate.
Si sedette sul bordo del letto, passando una mano sulla testa dell’altro “Devi mangiare Loki. E poi Steve ha fatto i muffin al cioccolato”
“Non né ho voglia. E poi non è che mi faccia male saltare un pasto”
Thor si passò una mano sul collo “Loki in che modo te lo devo dire che non sei grasso?”
“Infatti non ho detto di essere grasso” ribattè velenoso. Thor poteva quasi vedere il broncio arrabbiato del minore. Un passo falso, una parola sbagliata, e sarebbe finito giù dalla finestra.
“Bene, perché non lo sei- si corresse velocemente- io continuo a pensare che tu sia-“
Il suo elogio fu brutalmente interrotto da una sonora cuscinata “Tu non puoi pensare Thor”
“Giusto. Scusa. Me lo dimentico sempre” rispose riuscendo a togliersi il cuscino dalla faccia ed a incontrare finalmente gli occhi di Loki. Rossi.
Thor abbozzò un sorriso “Buongiorno”
“Non riesco a trasformarmi” borbottò avvilito lo Jotun, senza guardarlo in volto e stringendosi di più alle coperte.
“Non importa- lo tranquillizzò il biondo, scoccandogli un bacio sulla punta del naso- continuo a pensare che sei bello anche così”
Loki sbuffò, decidendosi a scrollarsi di dosso le coperte e Thor.
Tuttavia per alzarsi fu costretto ad accettare l’aiuto del biondo, che piano piano lo aiutò a mettersi in piedi, approfittando della situazione per abbracciarlo e baciarlo.
Adorava sentire la pressione che la pancia di Loki gli procurava contro il suo addome, e le leggere scariche che il futuro principino continuava da emettere contro di lui in segno di saluto o almeno, così sperava lui.
“Voglio tornare a  vedermi i piedi- mugugnò Loki- e a dormire a pancia in giù”
Thor gli accarezzò la schiena “Dai non manca così tanto, poco più di un paio di mesi no?”
“Se segue le regole sì” rispose l’altro alzando le spalle “Comunque non vedo l’ora che sloggi. Non ne posso più di muovermi come una balena spiaggiata”
Il biondo roteò gli occhi, ma colse l’occasione al balzo per riproporre l’argomento sul quale Loki stava cercando di tergiversare dalle due settimane precedenti “Allora prima di spiaggiarti del tutto, che ne dici di andare ad Asgard?”
Loki gli tirò un pugno sulla spalla “Avevi detto che non ero grasso!”
Thor ridacchiò, prendendogli il polso “Ci hai provato, ma ormai conosco i tuoi trucchi- gli disse assumendo un’aria più seria- so che non vuoi andare ad Asgard però devi pensare-“
“Al bene del bambino, lo so” lo interruppe imbronciandosi.
“Sarei più tranquillo. A casa ci sono tutti i mezzi per curarti se qualcosa va storto, mentre qui… per quanto possano essere tecnologicamente avanzati-“
“Sì, Thor, ho capito- sbuffò amareggiato- è solo che… penso che potremmo aspettare ancora un po’, no?”
“E quanto? Fino a quando farai ancora più fatica a muoverti e ogni sforzo potrebbe dare inizio al parto?”
“Io…” Loki esitò, mordendosi il labbro.
Thor aspettò che continuasse, ma quando vide che non ne aveva intenzione riprese la parola “Sarebbe più tranquilla anche madre. Ormai non gli bastano più le mie visite quindi…”
“Va bene” si arrese il moro, passandosi una mano tra i capelli per toglierseli dal viso “Allora quando vuoi partire? Subito? Questo pomeriggio?” domandò innervosito.
Il biondo corrugò la fronte “Con calma, nei prossimi giorni. Così avrò il tempo di andare a casa e avvertire madre che predisporrà tutto ciò che può servire ok?”
Loki asserì, incrociando le braccia sopra la pancia.
“Grazie” disse Thor appoggiando le mani sulle sue spalle. Tuttavia lo Jotun sfuggì  veloce alla sua presa.
“Tutto bene?” domandò preoccupato.
“Sì è solo che… sei caldo come un sole, in questo corpo” si giustificò l’altro, che però poi rabbrividì anche se il biondo non lo notò.
“Se lo dici tu…- rispose con un sorriso- dai, andiamo a mangiare prima che ci diano per dispersi”
“Arrivo tra un attimo” mormorò in risposta, cercando di trattenere un altro brivido.
 
 
“…sei sicuro di stare bene?”
“Sì certo- rispose il dio irritato- perché non dovrei stare bene?”
“Oh, una lunga serie d’indizi: non ti sei precipitato a colazione né hai trangugiato tutti i muffin come se non ci fosse un domani; non hai minacciato di morte ancora nessuno e poi c’era qualcos’altro… ah! Sì: sei in formato puffo e quindi non dovresti sentire freddo eppure stati tremando come una foglia nonostante tu ti sia messo una felpa invernale ma, nonostante il fatto che tu abbia freddo, ti sei arrotolato le maniche e ti fai aria come se stessi morendo di caldo. Ho dimenticato qualcosa?”
Loki sbuffò “Sto bene!” disse cercando di reprimere un tremito.
Tony lo guardò scettico.
“Bruce, Loki sta male anche se non lo vuole ammettere!”
“Non è vero!” protestò l’interessato.
Bruce si tolse gli occhiali, pulendoseli sulla camicia “Il fatto di avere caldo e freddo al contempo non è esattamente un segno positivo Loki”
Il dio si strinse le spalle, spostando lo sguardo fuori dalla finestra, per poi affossare ancora di più il volto nella felpa. L’aveva rubata a Thor infatti se non fosse stato per il piccolo inquilino abusivo gli sarebbe andata enorme. Aveva ancora il suo profumo.
“Dobbiamo dirlo a Thor?” lo minacciò angelicamente la spia russa, sorseggiando il suo caffè.
“Dirmi cosa?” domandò l’interessato entrando nella cucina.
“Loki si sente poco bene”
“Non è vero! Ho solo… caldo”
“E freddo. Al contempo” si sentì in dovere d’aggiungere il miliardario. Loki gli fece la linguaccia, per poi passarsi una mano sulla fronte sudata.
“Forse è meglio se andiamo ad Asgard…”
“Ma no, sto bene… davvero”
“Certo ma-” iniziò a dire il dio, appoggiando una mano sul suo braccio, ma dovette ritirala subito: la sua pelle era talmente gelida da scottare.
Thor spostò lo sguardo incredulo dalla propria mano a Loki, che fissa la bruciatura ad occhi spalancati.
“Sei più freddo del solito…” cercò di tranquillizzarlo abbozzando un sorriso ma in tutta risposta Loki abbassò le maniche della felpa, nascondendo anche le mani al suo interno.
“Loki ascolta-“ riprese il biondo cercando di avvicinarlo.
“Non toccarmi!”
Thor alzò le mani, in segno di resa “Va bene, sta calmo”
L’altro si passò le mani sul volto, tirandosi indietro i capelli “Io… io…”
Si bloccò di colpo, restando a fissare perplesso la parete di fronte.
“Ehm… Loki?” lo richiamò Bruce, fissandolo preoccupato.
Il dio socchiuse la bocca, sbattendo ripetutamente le palpebre “O me la sono fatta addosso o- fece un respiro profondo-…o mi si sono rotte le acque”
“…”
“…”
“…”
“… ecco lo sapevo: non dovevo far cambiare la tappezzeria”
“STARK!”
 
“Devi stare calmo, Loki, e respirare”
“NON DIRMI DI STARE CALMO!!!”
“Può succedere che il bambino nasca prematuro, non è niente di eccezionale”
“Può succedere?! Può succedere?! Non m’importa un cazzo se “può succedere”!! M’importa che sta succedendo a me!!” soltanto un’improvvisa contrazione che lo fece raggomitolare su se stesso convinse il dio del caos in travaglio a non saltare alla gola di Bruce.
“Si può sapere cosa succede da urlare tanto?” domandò annoiato Burton, entrando al seguito di Steve.
“Loki è in travaglio” spiegò tranquillamente Natasha
Il soldato spalancò la bocca, fissando angosciato il moro, mentre imprecava contro tutti gli dei presenti e passati.
“Ah di già?” disse Burton mentre si sedeva placidamente su una sedia.
“Sì!!” gli ringhiò contro il dio.
Steve uscì dal suo stato di shock, iniziando a balbettare in preda al panico “Ma cosa… come…”
“Dobbiamo andare ad Asgard” si svegliò Thor, preparandosi a chiamare Heimdall.
“Sognatelo, fa troppo caldo lassù” passandosi una mano sulla fronte sudata nonostante non riuscisse a controllare i brividi di freddo.
“Ecco lo sapevo, va a finire che mi partorisce in casa… almeno vinco la scommessa con Lizzy” borbottò afflitto Tony, massaggiandosi le tempie.
Il suo ego ne risentì parecchio, quando nessuno badò a lui.
“E quindi cosa vorresti fare?”
Loki chiuse gli occhi, appoggiandosi al tavolo che immediatamente si ghiacciò sotto il suo tocco, per respingere un capogiro.
“Io… Jotunheim…” mormorò cercando di schiarirsi le idee.
“Jotunheim?! è troppo pericoloso! Se ci scoprono ci attaccheranno e-“
“Ma… ma non ci scopriranno” riuscì a dire il moro, mentre le mani gli pizzicavano di magia per aprire il passaggio.
“Cos- Loki!”
“Tu…resta qui… troppo freddo” potè dire, prima che il portale lo risucchiasse.
“LOKI!” lo richiamò ancora il biondo dio, ma ormai l’altro era svanito.
“… fantastico, non vinco neanche la scommessa” si sentì in dovere di lamentarsi Tony, imbronciandosi.
 
 
“Thor capisco che sei in ansia, ma scavarmi una trincea in cucina non ti aiuterà né ti farà sentire meglio”
Il dio dei fulmini continuò la sua marcia, come se non l’avesse sentito. Era furibondo, preoccupato e… terrorizzato.
“Dovrei essere con lui” gemette, tirandosi indietro con forza i capelli.
“Io credo che probabilmente sia normale per gli  Jotun partorire da soli. Insomma, se già la sola gravidanza li mette a rischio, in un momento delicato come il parto è probabile che lo Jotun cerchi la solitudine e quindi una maggior sicurezza per se stesso e per il bambino” spiegò con calma Bruce.
“Sì ma loro… Loki potrebbe essere in pericolo, potrebbe aver bisogno di me. Io devo-“
“Tu devi sederti e bere un bel the- lo interruppe Tony- cos’altro potresti fare scusa? Certo, andare su Asgard e chiedere al vostro voyeur di cercare Loki che probabilmente terrà tutte le sue difese alzate senza neanche rendersene conto. Non puoi fare niente per trovarlo: devi fidarti di lui e restare qui, come ti ha detto lui”
Il biondo respirò lentamente, cercando di tranquillizzarsi e ragionare “Quanto… quanto tempo può durare?”
“Il travaglio? Anche diverse ore, poi considerando che è il suo primo parto…di solito tra le 12 e le 24 ore”
“COSA!?!” esclamò tra l’allibito e il terrorizzato il dio, accasciandosi senza più forze su una sedia: non era passata neanche un’ora.
“Complimenti Doc, sai sempre come sconvolgere le persone”
“Bhe sì… però c’è da tener conto che gli si sono già rotte le acque, quindi è in una fase già abbastanza avanzata. Tuttavia se Jotunheim è davvero un posto così pericoloso, credo che sia possibile che le cose siano diverse. Dopotutto io posso parlarti di come funzionano le cose per gli esseri umani, le mie sono solo ipotesi e-“
“Bruce seriamente, smettila o Thor ci sviene davvero qui”
 
 
 
Quando Loki si risvegliò, la prima cosa di cui si rese conto fu il dolore. Quella volta che Hulk l’aveva malmenato non era stato niente in confronto a questo.
Aveva un ricordo molto confuso delle ultime ore, solo un misto di dolore, terrore e freddo, molto freddo.
Il dio degli inganni iniziò a guardarsi attorno, cercando di ritrovare un po’ di lucidità.
Era in una grotta, di Jotunheim a giudicare dal ghiaccio e dalla temperatura, per non parlare del suo corpo blu. Ed era andato a Jotunheim perché…
Per poco non si strozzò quando la felpa di Thor che stava stringendo al petto, s’agitò all’improvviso.
Giusto, era venuto lì per quello. Non aveva neanche capito se era stato lui ad aprire il portale o quel mostriciattolo.
Lentamente scostò il cappuccio, rivelando il tesoro che vi era nascosto al suo interno: ciuffetti scuri come una notte di tempesta e pelle di ghiaccio.
Alla cosa non piacque essere scoperta e iniziò ad agitarsi, aprendo la bocca pronta a scoppiare in lacrime.
Loki lo fissò terrorizzato mentre iniziava piangere, per poi disincantarsi e cercare di cullare goffamente il fagotto per farlo stare zitto “Non ci provare, mostriciattolo…” mormorò tornando a coprirlo, quando si tranquillizzò praticamente subito.
Il dio tirò un sospiro di sollievo: certo, aveva scelto una grotta con un’apertura troppo piccola per gli altri Jotun, ma questo non gli aveva impedito di mordersi a sangue le labbra per non urlare di dolore. Ci mancava solo che l’impiastro si mettesse a piangere e attirasse i Giganti.
Doveva andarsene da lì, il prima possibile. Doveva andare da Thor, mollargli il mostriciattolo e andare a farsi una dormita. Magari preceduta da una doccia bollente.
Stringendo i denti per il dolore, Loki si mise lentamente a sedere, appoggiandosi contro una parete del suo rifugio provvisorio.
Addosso aveva soltanto un paio di pantaloni di tuta, ormai sporchi di sangue e…quant’altro. Sì, un bagno ci voleva proprio.
Sostenendosi con la parete di ghiaccio, riuscì a rialzarsi e barcollò verso l’uscita: per aprire un portale aveva bisogno di più spazio, o rischiava di portarsi su Midgard mezza grotta.
Sbirciò fuori dalla fenditura e non vedendo niente di strano s’azzardò ad uscire, stringendosi al petto il piccolo fagotto rosso di ciò che era restato  della felpa di Thor.
Esitante s’addentrò nel regno dei ghiacci, tenendo i sensi all’erta pronto a cogliere ogni segnale di pericolo.
Quel posto aveva qualcosa di strano. Era come se il suo sangue lo riconoscesse. Lo ricordasse.
Certo che il fato ha proprio una pessima ironia.
A pochi passi da lui si stagliava il tempio di Jotunheim.
 
Loki scosse la testa, mentre un sogghigno amaro gli si dipingeva sul volto.
Come se avesse intuito qualcosa il fagotto ricominciò improvvisamente a muoversi, attirando su di sé l’attenzione del moro.
“Sai, io sono stato il primo a prenderti in braccio- le parole di Helblindi gli risuonarono prepotentemente nella testa- Per portarti al tempio dove saresti stato ucciso”
Sarebbe dovuto morire lì, in quello steso posto dove aveva appena dato alla luce l’erede di due regni.
Ma lui era stato salvato. Forse per qual motivo? Una vita in cambio di una vita…
Mentre questi pensieri gli attraversavano la mente, Loki scostò di nuovo il cappuccio fissando la creatura che apriva per la prima volta gli occhi sul mondo.
Dopo qualche istante sospirò, ricoprendola accuratamente. Dopotutto non avrebbe mai potuto uccidere qualcosa con gli occhi di Thor.
 
 
Quella notte nessuno aveva dormito alla Stark Tower. Anche volendo sarebbe stato difficile con un dio leggermente in ansia che non faceva altro che sbuffare, imprecare e consumarsi i piedi a furia di scavare trincee nella cucina dell’attico.
Ormai avevano perso il conto delle volte in cui avevano dovuto convincerlo a non andare su Asgard per mandare la cavalleria alla ricerca di Loki.
“C’è ancora caffè?” borbottò un assonnato Tony Stark, porgendo la sua tazza per l’ennesimo bicchiere. Tutta colpa di Steve, se non fosse stato per lui ormai il genio sarebbe bello ubriaco nel mondo dei sogni. Magari si sarebbe svegliato con un mal di testa pazzesco, però avrebbe dormito e non sarebbe stato costretto a passare la notte a furia di caffè e cioccolata.
Thor prese fiato per iniziare un altro discorso sui centinai di modi in cui può essere in pericolo l’altro dio, ma un’improvvisa luce azzurrina li fa morire le parole in gola. Quella e l’apparizione di Loki con un fagotto rosso stretto al petto.
Il dio aveva un’aria di strutta e sembrava che facesse fatica a reggersi in piedi.
“Loki! Stai-“  Il biondo si precipitò contro l’altro che però lo blocco velocemente, affidandogli con un gesto secco  il fagotto rosso che era stato la sua felpa.
Senza dire una parola il moro lasciò la stanza, mentre Thor non riusciva a distogliere lo sguardo da ciò che aveva tra le mani.
Dalla felpa non proveniva nessun suono, né movimento, che gli fece presumere il peggio.
Passo degli interi, lunghissimi secondi senza sapere cosa fare, cosa sperare.
“è… non può essere…” riuscì a scuotersi Steve, anche se non trovò le forze per concludere la tragica frase.
Poi all’improvviso il fagotto s’agitò, e il piccolo tesoro potè finalmente far sentire al sua voce con tutto il fiato che aveva.
Thor sospirò di sollievo, iniziando lentamente a scoprire il suo piccolo erede.
“Ma ciao piccolo Puffo!” esclamò Tony contento, vedendo che il neonato aveva l’aspetto Jotun.
“Guarda meglio” gli consigliò Natasha, sbirciando dall’altra spalla di Thor, mentre il biondo scopriva del tutto la nuova creatura
“Oh… ma ciao Puffetta!”
 
 
 
Thor entrò nella loro camera cercando di fare il meno rumore possibile, anche se Loki era talmente stanco che non avrebbe avuto la forza di buttarlo fuori dalla finestra.
Il moro stava raggomitolato sotto le coperte, con i capelli ancora umidi per la doccia che gli oscuravano il viso e aveva rubato un’altra felpa al maggiore.
Sorridendo il biondo si sedette vicino a lui, rimboccandogli le coperte, ma Loki sobbalzò, aprendo gli occhi di scatto e fissandosi attorno confuso.
“Calmo, sono io…” lo tranquillizzò l’altro, riuscendo a farlo ridistendere.
“Hai freddo?” domandò poi, notando che l’altro si stringeva di più alle coperte.
“No” sbiasciò mezzo addormentato.
“Stai tremando Loki”
“è… è Jotunheim. Il suo freddo ti… ti entra dentro” cercò di spiegare, mentre resisteva al sonno.
Thor si distese alla sue spalle, premendoselo contro il petto.
“Meglio?” Loki mugugnò qualcosa che aveva la vaga intonazione affermativa.
Il maggiore non riusciva a smettere di sorridere.
“La piccola sta bene. Le abbiamo dato da mangiare e adesso sta dormendo. Secondo Bruce è completamente in salute”
“Mh...”
“Avresti mai pensato che sarebbe stata un femmina?”
“Bhe Thor non è che c’era questa grande scelta. Sei tu che hai dato per scontato che fosse un maschio”
Il biondo corrugò la fronte “Tu hai sempre saputo che sarebbe stata una bambina vero?”
“Mi è cresciuta dentro. L’avrei saputo anche senza volerlo”
“Avresti potuto dirlo anche a me!” protestò l’altro.
“Volevi che fosse una sorpresa perciò… sorpresa” rispose Loki.
Thor ridacchiò, per poi tornare serio “Avrei dovuto venire a Jotunheim con te. Mi dispiace”
“Io non ti avrei voluto e credimi, dubito che avresti retto” biascicò il moro, lasciandosi cullare dal respiro di Thor.
“Sì ma avresti potuto essere in pericolo e avere bisogno d’aiuto. E io non ero con te”
“Thor…”
“Sì?”
“…Sta zitto e abbracciami. Pensare non ti viene bene”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note
Sì bene… non ho idea di cos’ho scritto, ma è venuto fuori così questo capitolo.
Non mi resta altro che affidarmi ai vostri giudizi e sperare che non faccia così schifo come pare a me

ciao ciao
roby_lia

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Capitolo 10
*** I problemi non sono finiti ***


I problemi non sono finiti
 
Loki si fece rivedere solo a pomeriggio inoltrato, dopo un’altra doccia, e solo perché il suo stomaco lo implorava di mettere qualcosa sotto i denti.
In cucina trovò solo Tony e Natasha, mentre tutti gli altri sembravano essersi volatilizzati nel nulla.
“Ma buon giorno anche a te! … anzi, buonasera” lo salutò il genio, stiracchiandosi sulla sedia.
Il dio borbottò qualcosa d’incomprensibile che suonava vagamente come un “grazie, altrettanto” ma che più probabilmente era un “vai a bruciarti ad Hel”, mentre spariva con la testa dentro il frigo, alla ricerca di qualcosa di commestibile.
“Allora, come ti senti?” lo interrogò la spia, girando svogliata la rivista che aveva davanti.
“Sono stato meglio. Gli altri?” domandò in risposta, optando per una sana tazza di latte e cereali nonostante l’ora. Dopotutto, senza Steve nei paraggi, chiedere a chiunque altro di cucinare sarebbe stato come avvelenarsi di proposito.
“Steve ha trascinato Clint a fare la spesa per prendere tutto ciò che può servire. Thor è giù con Bruce. Puffetta è una piccola mangiona” spiegò l’uomo, scolandosi in un sorso il contenuto del suo bicchiere.
Aspettò per qualche momento che il dio prendesse la parola, ma Loki s’impegnò a dimostrarsi preso dentro dalla sua cena. Tony si volse verso la spia, con un’implicita domanda nello sguardo, ma la donna rispose con una scrollata di spalle.
“Comunque la bimba sta bene sai? Secondo Bruce forse è un po’ piccola… in pratica Thor riesce a tenerla in una mano”
“Sì ma hai presente le mani di Thor? Farebbero invidia ad un orso”
Tony scrollò la testa, trovandosi costretto a dargli ragione “Comunque preferisce tenerla sotto controllo con tutti i macchinari, ma per il resto è sana come un pesce”
“Ha affrontato un viaggio attraverso l’universo. È ovvio che stia bene sennò non sarebbe sopravvissuta al passaggio” rispose con disinteresse Loki, appoggiando la tazza che aveva usato nel lavandino.
“Non vuoi vederla?”
“No” rispose dopo un attimo d’esitazione il dio, uscendo dalla stanza.
Tony restò a fissare per qualche momento la porta, sperando di rivedere comparire il dio “… bhe dai, poteva andare peggio”
“Oh certo. Già, poteva squartarti sul momento. Invece ti toccherà dire a Thor che Loki se ne frega allegramente di loro figlia… dai, morire fulminati dev’essere meno doloroso di ciò che ti avrebbe fatto Loki. Quindi in fin dei conti sì, ti è andata bene”
“… ma che rosea prospettiva”
 
 
Sentendole porte dell’ascensore aprirsi, Thor si voltò di scatto ma non era il fratellastro quello che entrò nella stanza.
Corrugò la fronte, vendendo Natasha e Tony appoggiarsi comodamente contro il mobile “Come mai siete scesi? Loki è-“
“Loki sta bene. Si è svegliato, ha mangiato e adesso si è messo a guardare i cartoni” spiegò sintetica la spia.
“Hey non puoi definire “Il trono di spade” un cartone!... in fondo ha senso che lo guardi, no? Anche George R. R. Martin è un sostenitore d’incesti ed incestuosi figli messi sul trono” la corresse Tony.
“No, aspettate. Loki è sveglio ma…non è venuto a vederla?” l’interruppe Thor, spostando lo sguardo sulla bambina, che dormiva placidamente in una culla di fortuna al suo fianco.
“Lui ecco…” Tony si passò una mano tra i capelli, senza saper bene cosa dire per evitare di essere fulminato sul colpo.
“Lui non la vuole” sospirò il biondo, appoggiando i palmi al bordo della culla, senza mai staccare gli occhi da lei.
“Cosa?! No, certo che la vuole solo che… sarà stanco e…ehm…”
“è spaventato Thor” cercò di fargli capire Natasha.
Il dio si girò versi di lei “ E di cosa dovrebbe aver paura?- domandò arrabbiato, tirandosi indietro i capelli dal volto- Credevo che una volta nata le cose sarebbero andate meglio, invece…”
“Vedrai che le cose andranno meglio. Ha solo bisogno di…”
“Elaborare il tutto?” concluse per al posto di Bruce, con un tono amaro.
“Esatto!”
“è quello che dice sempre anche lui”
Tony sbuffò “Cerca di capirlo Thor. Ha partorito. Anch’io sarei intrattabile se avessi partorito
Il dio scosse la testa “Vado a parlargli” disse incamminandosi verso l’ascensore, ma il genio si frappose veloce tra lui e l’uscita.
“Meglio di no. Tu sei irritato, Loki è molto irritabile ergo è meglio se evitiamo di… irritarci tutti, ok? Parlerò io con Loki, magari riesco a capire cos’ha”
Thor lo fissò, serrando la mascella “Ti ringrazio per l’aiuto Tony, davvero. Ma questo non ti riguarda”
L’uomo alzò un sopracciglio, trattenendosi a stento dal rispondergli per le rime “Thor la bambina ha bisogno di te qui. Già si trova con un genitore… complessato la sua parte. Ci mancherebbe soltanto che tu ti arrabbi”
Il biondo sospirò, lanciando un ultima occhiata all’ascensore “Hai ragione. E scusami se sono stato scortese, io…”
“Tu non dormi da due giorni, hai una neonata di cui occuparti e un compagno che quando ci si mette è più scemo di te. Tranquillo, anch’io sarei già sbarellato”
“Grazie Tony, di tutto” rispose Thor con un sorriso accennato.
“Hey, dopotutto sono Iron man!” ribattè, prima di sparire al piano di sopra.
 
Appena le porte dell’ascensore si chiusero dietro di lui, Tony sospirò pesantemente per poi passarsi  le mani tra i capelli.
Doveva parlare con Loki. Correzione: doveva parlare seriamente con Loki.
Ciò significava ridurre le battute allo stretto indispensabile, assumere un tono vagamente adulto e oh, sì evitare di farsi buttare dalla finestra da un dio psicolabile, incazzato e che aveva partorito da meno di ventiquattr’ore.
Aveva bisogno di rinforzi, e anche belli tosti. In parole povere, svuotare il minibar non gli sarebbe bastato (non che questo gli evitò di versarsi un bicchiere abbondante, e uno anche per Loki, perché dopo sette mesi di birra analcolica e coca-cola, una persona normale si sarebbe attaccata direttamente ad una bottiglia di vodka. O perlomeno, per Tony sarebbe stato così)
Comunque, prima di andare al patibolo (leggasi: parlare con Loki) Tony doveva fare una cosa molto più importate.
“Chiunque tu sia inizia a correre perché se ti becco puoi considerarti morto. Si da il caso che tu mi abbia svegliata. E io odio essere svegliata”
“… sai che saresti un ottima doppiatrice per Puffo Brontolone? Certo lui è maschio, ma come abbiamo scoperto i puffi maschi non sono solo… maschi, quindi presumo che-“
“Stark. Dovevo immaginare che fossi tu”
“Mi raccomando, trattieni l’entusiasmo che la mia chiamata ti provoca”
“è notte inoltrata!”
“Davvero? Da noi sono solo le cinque di pomeriggio”
Tony sentì Lizzy sospirare pesantemente “Tony inizia a parlare di cose interessanti prima che l’idea di venire alla Tower e strozzarti con una delle tue orrende cravatte mi passi per la mente”
“… hai frugato nel mio guardaroba?”
“STARK!”ringhiò la donna dall’altro capo del telefono.
“Va bene, va bene. Da dove inizio? Mi devi cento dollari”
“Per?”
“Puffetta. Non è nata ad Asgard ed è femmina”
“Ah, che bella notizia. Zoe ne sarà felice. Ora se permetti, “non è nata ad Asgard” non equivale a “è nata alla Stark Tower” o vado errata?”
“Quisquilie, tu avevi scommesso che sarebbe nata ad Asgard, cosa che non è successa”
“E tu avevi detto che ti sarebbe nata in casa, ma a meno che tu non ti sia trasferito a Jotunheim dubito che Loki ti abbia partorito sul divano”
“Ma quindi lo sapevi già! Come fai?”
“Ho le mie fonti”
“La Romanoff?”
“Burton, in verità. Voglio assicurarmi che tu non menta”
"Io dovrei mentire? La ladra sei tu!”
Ladra, per l'appunto. Il falsario qui è Dean”
“…”
“…”
“…”
“… senti, devi continuare a lungo? No perché sennò me ne torno a dormire”
Tony sospirò, bevendo un sorso dal bicchiere “Diciamo che Loki non ha preso molto bene il fatto di essere diventato papà per davvero”
“Del genere?”
“Del genere che non ha ancora preso in braccio sua figlia da quando l’ha portata qui, preferendosi guardare per la decima volta Il Trono di Spade”
“…bhe, perlomeno ha buon gusto in fatto di telefilm”
“Lizzy…”
“Immagino che tu ti sia assunto l’incarico di parlargli e ora te la stai facendo sotto dal terrore che ti faccia fare un volo senza bunjie jumping, giusto?”
“Ecco diciamo che…”
“… ma non potevi lasciare che se ne occupasse Steve? O Bruce?”
“Steve è a fare la spesa e Bruce si sta occupando di Puffetta con l’altro neogenitore, il quale è meglio se evita di parlargli prima che scoppi l’apocalisse in casa mia”
“Forza e coraggio Stark, parlagli e tieniti lontano dalle finestre, di più non posso né fare né dirti”
“Ecco veramente speravo che ci parlassi tu con Loki”
“…Non è un mio problema”
“Ma-“
“Sognatelo. Qui è notte, sono stanca, domani devo alzarmi presto per un appostamento e ci tengo alla mia vita ergo, arrangiati”
“Eddai!”
“Ma tu hai una vaga idea di cosa vuol dire partorire? Capisco che Odino si è dato all’adozione, è uno dei processi più tremendi della natura!”
“Il parto?” domandò scettico l’uomo.
“Ti risparmio i dettagli, sverresti sul colpo”
“Questo vuol dire che parlerai con Loki? Se sei così esperta…”
“No, intendevo che anch’io sarei incazzata come una biscia se avessi partorito insomma…brr, non voglio pensare a ciò che ha passato”
“Ma-“
“Tu-tu-tu”
“Che razza di amica”
 
Dopo un profondo respiro per racimolare tutto il coraggio che aveva in corpo, Tony si decise ed entrare nel salotto dove Loki, raggomitolato sul divano, si guardava in santa pace la tv.
Il genio si sedette sul basso tavolinetto proprio sulla traiettoria dello schermo, offrendo al dio prima che potesse protestare (e soprattutto per ingraziarselo) un drink, che venne accettato dopo qualche istante.
“Dobbiamo parlare Loki” sospirò Tony, passandosi una mano tra i capelli.
“No. Tu puoi spostarti da lì: io mi guarderei tranquillamente la tv e tu potresti andare ad ubriacarti da qualche altra parte” ribattè risoluto l’altro, bevendo un sorso dal suo bicchiere.
L’uomo fissò per qualche istante il liquido ambrato che occupava il proprio, prima di appoggiarlo stancamente sul tavolino.
“Cos’hai intenzione di fare con tua figlia? Vuoi continuare a fingere che non ci sia?”
“Non sto fingendo nulla” lo corresse, mettendosi seduto anche lui.
“Allora perchè non sei di sotto a guardarla dormire ed ad adorare la stessa aria che respira come sta facendo Thor?”
“Perché io non sono Thor”
“Sì certo, ma la bambina è anche tua figlia, se te lo devo ricordare”
Loki sospirò, alzandosi e andando vicino alle ampie vetrate della sala.
“Che storie ti raccontavano i tuoi genitori quand’eri piccolo?”
“Bhe a me non raccontavano storie”
“Sì ma comunque in un modo o nell’altro sapevi di non dover aver paura dell’uomo nero, del… mostro sotto il letto o nell’armadio, giusto?” disse il dio, voltandosi verso di lui.
“Sì, direi di sì”
Con un leggero sorriso amaro Loki tornò a girarsi verso le vetrate “Quand’eravamo piccoli, i mostri della nostra infanzia erano gli Jotun, dopotutto la guerra era appena stata vinta ma la paura di loro era ancora ben piantata nel cuore di tutti” il dio aveva iniziato a tracciare leggeri ghirigori sul vetro che sotto il suo tocco si ricopriva di una patina di ghiaccio.
“Poi i secoli passarono, gli Jotun divennero soltanto un brutto ricordo, poco più che leggende lontane e alle madri di Asgard serviva qualcos’altro per spaventare i figli, per convincerli ad andare a dormire presto e ad obbedire. E cosa meglio del principe oscuro di Asgard che si diletta in stregonerie proibite ed arcani incantesimi” Loki si girò verso il genio che però non ricambiò il suo sguardo tenendolo puntato sul bicchiere che aveva ripreso in mano.
“Ora dimmi, che storia dovrei raccontare io a mia figlia?”
A Tony ci volle quasi un minuto per riprendere il controllo della voce “La verità?”
“Ovvero? Che non esistono buoni e cattivi? Che ha un padre ritenuto malvagio da tutti? Che neanche l’altro è tanto più virtuoso dato che le sua mani grondano di sangue di innocenti sterminati solo perché non volevano inchinarsi al regno del nonno?” la dipinse con un sorriso isterico sul volto.
“E quindi cosa vorresti fare? Farla crescere senza un genitore?”
“Probabilmente è la cosa migliore” rispose, dandogli di nuovo le spalle.
Tony roteò gli occhi, sospirando affranto “Senti, non è solo la piccola che ha bisogno di te, ma anche Thor. Insomma capisco il concetto di madre single, ma lì si sta parlando per l’appunto di donne, e le donne sono donne, mentre Thor è Thor! Oltre ad essere bhe, un maschio” cercò di fargli capire spalancando le braccia.
“Credimi, la miglior cosa che posso fare per lei è starle lontana”
“Oppure cercare di dare il meglio di te per farla crescere felice. Ho come l’impressione che apprezzerebbe di più, sai?” gli urlò contro, ma il dio lo ignorò e lasciò la stanza.
 
 
“Allora com’è andata?” domandò Natasha, non appena Tony rientrò nel laboratorio.
Anche Thor si girò verso di lui, con una luce speranzosa nello sguardo mentre si stringeva al petto la figlia.
Tony sospirò, mettendosi a guardare il pavimento “Una domanda di riserva ce l’hai?”
Thor serrò gli occhi, affondando il naso nei capelli scuri della bambina respirandone a fondo il profumo.
“Lizzy gli ha parlato?” domandò sempre la donna.
“Uh? No, non vuole. Dice che anche lei sarebbe intrattabile dopo aver partorito. Poi si è messa a blaterare su come il parto sia uno degli eventi più tremendi che madre natura potesse inventare”
“Non si può dire che abbia torto” asserì Bruce, togliendosi gli occhiali.
“è davvero una cosa così tremenda?”
“Oh sì” annuì il dottore.
Il silenzio cadde nella stanza, mentre guardavano Thor cullare una figlia che assomigliava fin troppo all’altro genitore.
“Quindi che cosa vuoi fare con Loki?” domandò esitante Tony.
Il dio si strinse le spalle “Non c’è niente che io possa fare. Lo sapete meglio di me che quando si è messo in testa qualcosa è difficile fargli cambiare idea”
“Difficile non è impossibile” gli suggerì Natasha.
Il biondo fece di nuovo spallucce, senza risponderle.
“Quindi finisce così? Lo lasci vincere?” esclamò Tony.
“Non ha vinto niente. Questa volta ha davvero solo perso tutto” ribattè Thor, con forza.
“Non vuoi neanche cercare di convincerlo?”
“Certo che ci proverò! Non voglio rinunciare a lui, però…- allontanò la bambina dal proprio petto, in modo da vederla bene in volto- adesso ho altre priorità” concluse, stringendola nuovamente.
 
 
La cena che seguì, una volta tornati Clint e Steve, fu piuttosto… tetra. E silenziosa.
Loki non prese neanche la briga di presentarsi, preferendo chiudersi in laboratorio e dicendo a Jarvis di far sapere che preferiva non essere disturbato.
I vendicatori cercarono di far finta di niente, nella speranza di riuscire a risollevare almeno un po’ il morale a Thor. Ma il suo sguardo si soffermava fin troppo spesso sulla sedia, messa da parte per far posto alla bambina, nonostante la piccola preferisse di gran lunga stare stretta contro il padre.
Sospirando Thor riportò l’attenzione sulla bambina, che si stava godendo il pasto grazie ad un minuscolo biberon, guardandolo con degli assonnati occhi fiduciosi.
Il dio le sorrise sovrappensiero, ebbro di una felicità quasi perfetta.
“Non credi che sarebbe il momento di trovarle un nome? Certo, riconosco anch’io che Puffetta sarebbe un nome perfetto, anche se non è bionda, però diciamo che ad una certa età forse non sarebbe più così… appropriato” disse Tony cercando di stemprare un po’ l’atmosfera.
“Lo so- sospirò il neo padre- ma come numerose altre cose, Loki non aveva voluto parlarne”
“E quindi?”
“E quindi non lo so!!” Thor strinse i denti, cercando di trattenere la frustrazione.
“Mia madre mi ha raccontato che i nostri nomi gli scelsero lei e mio padre insieme. Anche se naturalmente l’ultima parola spetto a mia madre” aggiunse dopo un respiro profondo, con un’ombra di sorriso.
“Vedrai che le cose si sistemeranno- intervenne dopo qualche momento Steve, tenendo lo sguardo fisso sulla principessina di Asgard- Devono sistemarsi. Le sistemeremo noi”
“E come? Stiamo parlando di Loki dopotutto…”
“Lei è anche sua figlia. Sangue del suo sangue. Avrebbe potuto lasciarla a morire su Jotunheim e propinarti una menzogna alla quale avresti sicuramente creduto, ma non l’ha fatto, l’ha riporta qui. Te l’ha riportata. Questo vorrà pur dire qualcosa”
“Esatto- lo sostenne Bruce- e poi non devi dimenticare che per sette mesi l’ha voluta ed accettata. È nata da un atto d’amore, anche se non sapevate ciò che stava succedendo”
“E resta il fatto che avrà degli zii pazzeschi! Certo, il sottoscritto sarà il suo preferito, ma sopporterà anche gli altri, vero Puffetta?” aggiunse Tony, mettendosi a fare il solletico sotto il mento della piccolina, che gorgogliò felice.
Thor annuì, cercando di sorridere un po’ più tranquillo.
 
 
Loki entrò di soppiatto nella camera che divideva con Thor.
Non sapeva neanche lui perché si era deciso ad uscire dal laboratorio, dove, stranamente, davvero nessuno era andato a disturbarlo.
Tuttavia la prima e unica cosa che notò in quel momento fu l’enorme culla posta tra il letto e le vetrate.
Non si rese neanche conto di avvicinarsi a passi lenti verso la culla, ma improvvisamente si ritrovò ad osservare la bambina. La sua bambina, gli sussurrò una voce in fondo alla testa (o era il cuore?) ma lui fu veloce a scacciarla.
La piccola dormiva tranquillamente, con in ciuffetti scuri spettinati e il viso illuminato dalla luna, unica fonte di luce della stanza.
Quasi inconsciamente si ritrova a seguire con l’indice il profilo del nasino, della bocca, la guancia morbida.
“è bellissima, vero?” mormorò Thor alle sue spalle.
Loki sobbalzò, cercando d’allontanarsi di scatto ma non si era neanche accorto che il fratellastro era proprio alle sue spalle per cui gli fu facile bloccarlo passandogli un braccio attorno alla vita.
Il moro non rispose, irrigidendo le spalle per la vicinanza dell’altro che però si limitò ad appoggiare il mento sulla sua spalla ossuta.
“Hai fame?” domandò poi.
Loki lo sapeva che doveva rispondere sì, così avrebbe avuto la scusa perfetta per uscire da quella situazione che, lo sa, non andrà a finire bene.
Eppure sbiascicò un “No” poco convinto, con solo un filo di voce.
Thor sorrise “Allora cosa ne pensi della nostra piccola?”
“è…- Loki ingoiò a fatica e chiuse gli occhi per respingere un capogiro- è una Jotun, Thor”
“E allora?” domandò tranquillamente l’altro dio.
“è… lei è…”
“è nostra figlia, Loki. Non m’importa altro, come non m’importa che anche tu sei uno Jotun. E poi- il sorriso gli ricomparve in volto- i suoi occhi restano sempre azzurri, te ne sei accorto?”
“Sì”
È grazie a quegli occhi che non l’ho lasciata a morire.
“Prendila in braccio” disse improvvisamente il biondo, distraendo Loki dai suoi pensieri.
“Cosa?!”
“Avanti, è facile” ribattè, allungando le braccia verso la figlia ed imprigionando l’altro tra il suo petto e la culla nuova di zecca, appena presa da Steve (e Clint, che però ci tiene ancora al suo onore e preferisce che non si sappia in giro)
“N-no, io non so…” tentò di protestare Loki, ma Thor non l’ascoltò.
“è facile, davvero. Ci riesco persino io!”
“Sì ma tu sei…” senza riuscire a trovare una scusa valida, Thor gli piegò gentilmente il braccio sinistro per dare un buon appoggio alla testolina bruna della piccola.
“Ecco vedi, non è difficile” mormorò poi il biondo, mentre sistemava meglio la bambina tra le sue braccia.
Loki la fissò con occhi terrorizzati mentre contorceva per un attimo il faccino, a causa dell’improvviso cambiamento di posizione, ma poi si rilassò, tornando a dormire tranquilla.
Thor aveva un leggero sorriso dipinto sulle labbra, mentre sistemava una ciocca ribelle di Loki dietro l’orecchio.
“Non è così male vero?” Il moro non rispose, senza riuscire a staccare lo sguardo dalla piccola meraviglia che aveva in braccio.
Poi scosse la testa, cercando di tornare alla realtà “Io… io non posso. Non…” allontanò di scatto la bambina dal proprio petto, porgendola a Thor.
“Cosa?! Ma Loki…” cercò di fermarlo, ma l’altro si limitò a mettergli piccola in braccio che, a causa di quell’agitazione, si svegliò ed iniziò a piangere. Loki sobbalzò nuovamente, fissandola sgomentato. Thor iniziò a cullarla e subito la bimba si calmò.
“Loki, sta calmo, è normale. Vedi? È già tutto apposto” cercò di tranquillizzarlo il biondo, che non riusciva a spiegarsi il modo in cui Loki guardava la loro bambina.
“No, io…” balbettò Loki, poi scosse di nuovo la testa, girandosi di scatto e andandosene verso la porta.
“Fermo Loki, aspetta un attimo! Noi…”
Nonostante le proteste di Thor, il dio del Caos era già andato via.
Il biondo restò per qualche momento immobile, a fissare perduto la porta, ma poi la bambina pretese nuovamente tutta l’attenzione su di se.
Thor riprese a cullarla, accarezzando uno dei suoi pugnetti chiusi con l’indice, che la piccola prontamente avvolse con le sue ditina.
“Andrà tutto bene, amore mio” le promise, baciandole la mano stretta attorno al suo dito.
“Andrà tutto bene”












Note
giuro che non volevo farla così angst!!!
davvero non era questo il mio piano, ma per quanto ho cercato di cambiarla non ne è uscito niente di meglio nè di meno... tragico.
ringrazio tutte quelle che seguono i mie deliri senza capo ne coda e posso solo dirvi di avere taaaaanta fiducia nella sottoscritta ^^''''

ciao ciao
roby_lia

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Capitolo 11
*** Piccola meraviglia ***


Piccola meraviglia
 
I giorni che seguirono passarono cupamente alla Stark Tower.
Loki cercava di farsi vedere il meno possibile, passando gran parte del tempo in giro per New York. Dormiva poco e male, mangiava di malavoglia e nonostante la temperatura si fosse alzata (ormai era giugno inoltrato) continuava ad avere freddo, anche se cercava di non darlo a vedere.
Thor stava imparando a vivere quasi in simbiosi con sua figlia anche se probabilmente senza il supporto degli altri Vendicatori non sarebbe riuscito a reggere a lungo. Vendicatori che, è d’obbligo aggiungere, stavano imparando a destreggiarsi magnificamente tra biberon, pianti nel bel mezzo della notte e pannolini. Tanti pannolini.
 
La bambina aveva poco meno di una settimana di vita quando alla Stark Tower si presentò, in allegato con un mantello da becchino unisex, un Fury con un’aria ancora più funebre del solito.
Aveva la faccia a metà tra chi si sentiva addosso lo sguardo di un cecchino fin troppo abile ed una persona a cui avessero preso in ostaggio il gatto (conoscendolo era più probabile la seconda ipotesi anche perché della prima si sarebbe potuto liberare facilmente. Ma il solo pensiero del proprio gatto in mano alla Hill avrebbe fatto rizzare i capelli anche a lui… sì, nonostante fosse calvo)
“Ma guarda un po’! Hai visto chi è venuto a trovarci principessina?” lo accolse sogghignando Tony, mentre stava cullando la bambina.
“Stark” rispose mogio l’uomo, senza staccare lo sguardo dall’angelico pargoletto che non sembrava molto intenzionato ad addormentarsi nei futuri trenata secondi (no, neanche sotto lo sguardo ipnotico di Nicholas Joseph Fury)
“Già che se qui renditi utile” sbadigliò il genio, ficcandogli la marmocchia tra le braccia.
“Cosa!? Stark riprenditela immediatamente altrimenti giuro che-“
“Fa silenzio, la stai spaventando” lo interruppe l’uomo. Fury spostò sconcertato lo sguardo sulla piccola dea, che lo fissava corrucciata agitandosi continuamente in segno di protesta.
“Marmocchi… come se non avessi già abbastanza da fare mandando avanti lo Shield” borbottò per cercare di mantenere un minimo di contegno, mentre si appoggiava la bambina sulla spalla, accarezzandogli la schiena per tranquillizzarla.
“Ma che bravo. Così protesti quasi passare per una persona normale e non per un-“
“Tony smettila- lo interruppe Steve rientrando in cucina- Qualcosa da bere signore?”
“Ah e così a lui offri i miei superalcolici che io non posso toccare, eh?!” lo accusò Tony, ma il genio venne prontamente ignorato.
“Niente, Capitano. Sono solo passato per controllare… la situazione” per il suo onore preferì non menzionare una certa Maria Hill che teneva in ostaggio il suo gatto.
“Siamo sopravvissuti ad un Loki incinto, ormai niente può ucciderci!” proclamò convinto il proprietario della torre, alzando le braccia e facendo il segno della vittoria con le mani.
Dopodiché la piccola, adorabile, futura regina di Asgard ebbe la bella idea di rigurgitare il suo pranzo addosso a Fury. Tony spalancò gli occhi, mentre Steve si portava una mano sul volto.
Fury espirò lentamente, cercando di convincersi che tirare la bambina addosso a Tony non sarebbe stata l’idea migliore perché come minimo avrebbe scatenato una guerra con Asgard, guerra che avrebbero sicuramente perso e di conseguenza la Hill non gli avrebbe mai più tornato il suo gatto.
“…ma siete proprio sicuri che sia figlia di Thor?” domandò una volta trovata abbastanza calma. Quella senza dubbio era un’azione che avrebbe reso fiero l’altro genitore.
Steve si passò una mano tra i capelli, per poi allungare a Fury uno strofinaccio.
“Ehm… provi a pulirsi con questo”
Tony, che nel frattempo si era comodamente tornato a sedere, sbuffò “Quante storie Cap! Non sai che lui ha l’armadio pieno di completi tutti uguali come i personaggi dei cartoni animati?” 
Il biondo lo fulminò con lo sguardo, mentre Fury cercava di staccarsi di dosso la bambina che sembrava aver preso interesse per la sua benda.
L’uomo riuscì ad allontanarla da sé, mettendosi a fissarla con l’occhio buono. La bambina ricambiò lo sguardo con fin troppa intelligenza per poi spalancare la bocca.
“O no! Attenzione che-“ Steve non riuscì neanche ad avvertire il superiore che la piccola starnutì rumorosamente, dando al contempo la scossa.
Dopodiché iniziò a piangere a squarciagola.
“Pikachu colpisce ancora” bofonchiò Tony, alzandosi e prendendola in braccio, per cullarla nella speranza di tranquillizzarla prima che scatenasse una tempesta elettromagnetica.
“…da la scossa” riuscì a dire Fury, fissandola  logorato.
“Volevi la prova che fosse figlia di Thor? Eccoti servito”
L’uomo non lo badò continuando il suo delirio “Certo, ovvio, una bambina di una settimana che da la scossa”
“600 watt per l’esattezza. Non è che io sprechi gel per farmi un’acconciatura del genere” si sentì in dovere di aggiungere il genio, indicando i suo capelli che puntavano da tutte le parti.
“Certo. Ovvio. Naturale…- esalò l’uomo, passandosi una mano sulla fronte- ma non è… troppo vispa per la sua età?”
“è una dea, oltre ad essere figlia di Loki” cercò di spiegare Steve.
“E quindi?”
“Boh. Per quel che ne sappiamo noi potrebbe essere normale che i neonati Aesir siano così. L’importante è che stia bene”
“Ma certo che sta bene. Non c’è un Pikachu che sta meglio di te, vero Puffetta?” intervenne con i suoi discorsi sensati come sempre Tony, intento a fare le linguacce per farla smettere di piangere. Senza questi grandi risultati.
“Cos’è successo?” domandò un esagitato Thor, entrando preoccupato nella cucina.
Tony alzò un braccio, per evitate che lo travolgesse “Alt! Stop! Fermo lì vichingo. La pupattola sta bene e tu puoi tornartene a dormire”
“Ma-“
“Niente storie. Sono perfettamente in grado di badare ad una bimba di una settimana di vita che da la scossa. E come se non avessi fatto altro in vita mia e dunque-“
Il dio lo ignorò, prendendogli la figlia dalle braccia e cullandola con dolcezza.
“Mi dici a cosa ti serve il nostro aiuto se ogni volta che piange vuoi intervenire tu?” s’imbronciò Tony.
“Va detto che tu non stavi facendo questo gran lavoro Tony” si sentì in dovere di intervenire Cap, indicando la bimba che finalmente si stava addormentando pacifica tra le braccia di Thor.
Il genio fisso corrucciato la scena “Buffole, Puffetta mi adora” sentenzionò.
Steve scosse la testa, sospirando.
In quel momento arrivarono Natasha seguita da Clint, che teneva tra le braccia una scatola.
“Guardate qua! Regali da Lizzy” esclamò l’arciere, sogghignando “Oh, salve capo”
“Regali? Cosa c’è per me?”
“Non sono per te, egocentrico che non sei altro”
“E allora che gusto c’è se non sono per me?” si lagnò l’uomo.
Natasha roteò gli occhi, iniziando ad aprire la scatola senza badarlo.
“Sono per la bimba Tony… ameno che tu non voglia un peluche di Pikachu” precisò la spia tirando fuori il pupazzo incriminato e appoggiandolo sul tavolo.
“Personalmente credevo che quella ragazza avesse più inventiva, invece mi copia con poco stile” affermò il capo dello Shield, sistemandosi la benda.
Natasha, che intanto aveva tirato fuori un biglietto della ladra, alzò un sopracciglio ghignando divertita “Saputa la lieta notizia della piccola sparafulmini- lesse trattenendo le risate- ripieghiamo sullo sparafulmine migliore, più carino e coccoloso di sempre. Firmato: Zoe & Co.
P.s. Anche se sembra troppo presto per la felpa, credimi, crescono anche troppo velocemente purtroppo (Lizzy)
P.p.s Checché ne dica Fury, ha chiesto consiglio a noi prima di prendere la tutina, quindi non provare a spacciarla per una tua idea capo”
Mentre Fury faceva finta di nulla, sostenendo la sua innocenza, la rossa tirò fuori una felpa gialla e nera con tanto di orecchie morbidose e coda. Thor scosse la testa, sorridendo “Oh come l’impressione che apprezzerà… a tempo debito”
“Non è giusto! Perché a me nessuno fa mai regali?”
“Perché sei ricco sfondato Stark- gli fece notare Clint- I regali puoi farteli benissimo da solo”
“Non è la stessa cosa” bofonchiò affranto “Voglio un regalo Steve!” esclamò poi rivolgendosi al soldato.
“Smettila di comportarti come un bambino e forse ne riparleremo. Forse”
“Avanti, so benissimo che è per il mio fascino infantile che non puoi più fare ameno di me”
“Tony, finiscila”
Il genio borbottò ancora qualcosa tra sé e sé, ma decise di far cadere il discorso (per il momento).
“Bah che regali inutili. Un arco sarebbe molto meglio” affermò Clint, facendo scrocchiare le dita.
Gli altri lo fissarono straniti “Che c’è? Insomma, manca vi manca un arciere in famiglia no? E poi un arco giocattolo sarebbe un regalo istruttivo”
Natasha scosse la testa, chiedendosi per l’ennesima volta perché l’avesse risparmiato quel giorno a Budapest.
 
Loki tornò alla Tower che era notte inoltrata. Si mosse per l’attico senza produrre il minimo rumore ma non servì a molto: quando socchiuse la porta della loro stanza, Thor era ancora sveglio, intento a cullare la piccola. Il moro s’immobilizzò sull’uscio valutando la possibilità di sparire nel nulla, ma ormai era già tardi visto che l’altro si voltò verso di lui, accennando un sorriso.
“Sei tornato”  Loki annuì senza incontrare il suo sguardo, passandosi una mano tra i capelli.
“Come… come mai ancora in piedi?” domandò esitante. Era una domanda stupida, lo sapeva, ma in quel periodo stava facendo un sacco di cose stupide.
Thor scrollò le spalle “Aveva fame. Adesso sto cercando di farla addormentare ma non collabora”
“Ah”
“Già… questo pomeriggio è anche passato Fury”
“E che cosa voleva?”
“Niente. Solo vederla presumo. In compenso lei gli ha vomitato addosso” raccontò, guardandolo.
“Divertente”
Thor continuò a fissarlo, cercando di capire cosa gli passasse per la testa, ma il moro continuava ad evitare il suo sguardo, spostando velocemente gli occhi da un punto all’altro della stanza, come alla ricerca di una via di fuga.
“Lizzy e gli altri hanno mandato dei regali” aggiunse alla fine, indicando il peluche e la felpa appoggiati sulla scrivania ad angolo, vicino all’orso polare gigante e al gatto nero che sembravano appartenere ad un altro tempo.
“Ancora Pikachu… quella donna guarda troppi cartoni” sospirò Loki, scuotendo la testa.
“Un giorno potremmo guardarli anche noi. Devo ancora capire cosa centra questo “Pikachu” con nostra figlia” propose speranzoso.
Loki non rispose, passandosi nuovamente una mano tra i capelli. Thor voleva affrontate un argomento più serio, lo vedeva da come si sforzava di trovare le parole giuste per iniziare il discorso. Ma lui non aveva ancora abbastanza forze né coraggio per reggerlo, preferendo optare per una delle sue solite fughe tattiche.
“Io… io vado a farmi una doccia” riuscì ad anticiparlo di poco, fiondandosi in bagno proprio mentre il biondo apriva la bocca per protestare.
Gettò i vestiti che aveva addosso in un angolo del bagno per poi mettersi sotto il getto bollente del box doccia. L’acqua era ustionante, tanto da fargli diventare la pelle rossa ma almeno per un po’ allontana il gelo che continuava a provare.
Respirò lentamente, cercando di rallentare il battito del proprio cuore.
Sapeva che Thor avrebbe parlato di qualcosa che avrebbe rotto completamente la stasi nella quale si era rifugiato in quei giorni.
Orami tutto era già cambiato da un pezzo, ma Thor l’avrebbe reso più concreto, più definitivo.
Appoggiò la fronte contro le mattonelle del muro, serrando gli occhi e pregando che una volta uscito da lì Thor si fosse già addormentato.
Allora, ancora per una notte tutto sarebbe rimasto invariato. Lui avrebbe potuto tranquillamente sedersi sulla sponda del letto, tra Thor e la culla e avrebbe speso le ore della notte fissando la bambina dormire.
Quando lei contorceva leggermente il faccino, Loki muoveva lentamente la culla, facendola tranquillizzare. Se invece si sveglia piangendo per la fame, non riusciva a prenderla in braccio. Non ce la faceva ad infrangere ancora quelle barriera fisica. Allora si limitava a stendersi sulla sua parte di letto, verso la porta, e se Thor non dava segno di volersi svegliare lo prendeva a calci, facendo finta di star dormendo.
Altre volte però, la bambina apriva gli occhi e ricambiava il suo sguardo senza emettere un suono.
La prima volta che era successo, per poco non aveva svegliato Thor, sobbalzando.
Ma la piccola non faceva nient’altro fissandolo finchè il sonno non la riprendeva e Loki poteva ricominciare a respirare tranquillamente.
Gli occhi della bambina era molto simili a quelli di Thor, ma anche diversi. Lo guardavano in un modo che Thor non faceva mai: con accusa e pretesa.
 “Mi hai portato qui- sembrava che dicesse a volte, con quello sguardo- e adesso non puoi più andartene. È troppo tardi, ti ho fregato papà. Adesso perché non mi prendi in braccio, non-più-unico-dio-degli-inganni-in-famiglia?”
A volte sperava che Thor si svegliasse e gliela mettesse di nuovo tra le braccia, come aveva fatto giorni prima. Ma non succedeva e Loki non voleva trovare la forza per compiere quel semplice gesto.
Il dio scosse la testa, decidendosi ad uscire da quella che orami sembrava essere diventata una sauna.
A discapito delle sue preghiere, il dio del tuono era più che sveglio a del tutto intenzionato a parlare.
“Loki ascolta-“
Il moro alzò immediatamente una mano per fermarlo “Fammi almeno vestire Thor, affrontare un discorso del genere solo con un asciugamano addosso non mi sembra il caso”
Il biondo arricciò leggermente le labbra, in un sorriso esasperato.
Mentre si metteva i pantaloni di una tuta ed una maglietta sformata, Loki immaginò quanto sarebbe stato facile mormorare a mezza voce quelle parole imparate tempo prima e svanire nel nulla, evitando tutti i problemi. Ma lo sguardo di Thor puntato alla sua schiena lo teneva ancorato lì, come una pesante catena. E Loki odiava sentirsi così, prigioniero dei suoi stessi sentimenti. Non voleva avere legami che gl’impedissero di andarsene quando e dove più gli pareva. Era più forte di lui, se qualcuno a qualcosa gli impediva di compiere il proprio volere, per ripicca doveva liberarsene, estirpandolo alla radice.
Ma era troppo difficile liberarsi dell’unica cosa, dell’unico sentimento che permetteva di provare al proprio cuore, anche se si era ripromesso che non sarebbe mai fatto comandare da esso.
Il moro prese un ultimo profondo respiro, prima di decidersi a voltarsi e a ricambiare lo sguardo dell’altro.
Il biondo batté leggermente la mano sul letto, facendogli segno di sedersi accanto a lui, richiesta che Loki eseguì senza protestare.
“Allora? Di cosa dobbiamo parlare?”
“Tra un paio di giorni…- Thor esitò, tirandosi indietro i capelli dal volto per poi proseguire con più decisione- Tra un paio di giorni la porterò ad Asgard, Loki. Voglio che cresca a casa sua e poi… mi sembra strano che madre non abbia già mandato le guardie a prenderci per vederla” aggiunse alla fine sorridendo leggermente.
“Ah… hai scelto di crescerla ad Asgard alla fine” rispose il moro, corrugando la fronte.
Thor serrò i pugni “Io non ho scelto Asgard. Sarei stato disposto a crescerla ovunque, se tu fossi stato con me. Ma tu però stai continuando a far finta di nulla, a comportarti da bastardo come ti riesce meglio ed io… io voglio che cresca a casa, con la sua famiglia. Per quanto i Vendicatori siano nostri amici, non posso scaricargli addosso questa responsabilità”
Loki annuì un paio di volte “Ok, va bene” rispose, facendo spallucce.
“Ok, va bene?- ripetè, guardandolo corrugando la fronte- Non dici altro?!”
“Cosa vuoi che dica?”
“Non è questione di cosa io voglio sentirti dire, ma di cosa tu vuoi dire! Insomma qualche mese fa hai fatto tutto un casino blaterando che non sarebbe mai stata accettata ad Asgard e adesso dici questo?!”
Loki fece nuovamente spallucce “Diffondendo la voce giusta non dovrebbe aver problemi”
Thor s’immobilizzò, fissandolo stranito “Come?”
“Nessuno sa com’è fisicamente Jane, giusto? Basterà dire che è figlia della mortale di cui ti eri invaghito e che… chennesò, è morta di parto  lasciandoti una figlia con i suoi capelli neri. La verità la conoscono solo Odino, Frigga e i tuoi amici, ai quali basterà stare attenti che non sparlino troppo quando si ubriacano”
“Mi stai suggerendo di mentire non solo a tutto il popolo ma anche a lei?”
“Con me l’inganno a funzionato per secoli, non vedo perché le cose dovrebbero andare diversamente con lei”
Thor rispose dopo qualche momento, con la rabbia trattenuta a stento che trapelava attraverso le parole “Come puoi proporre proprio tu una cosa del genere? Come puoi proporla a me, dopo che ho temuto di perderti per sempre a causa di quelle menzogne?”
“è una situazione diversa. Lei è davvero tua figlia, semplicemente le… ometterai la verità su chi l’ha messa al mondo”
“Oh certo, davvero una cosa semplice. E tu che intenzioni avresti?”
“Potrei… viaggiare. Per secoli mi sono sentito prigioniero tra le mura di Asgard. Forse è il momento migliore per andare. Ci sono così tanti mondi, così tante cose da scoprire…”
Il dio del tuono lo fisso per dei lunghi istanti, non volendo credere alle sue parole.
“No. Non ho intenzione di mentire a nostra figlia, né al popolo. Un giorno sarà la loro regina ed è giusto che sappiano chi è veramente”
“E cosa le dirai quando ti chiederà perché non sono con voi?”
“La verità”
“E quale sarebbe?”
“Che non lo so. Che non ho idea di cosa ti abbia preso. Perché per i passati sette mesi, quattro se vuoi considerare solo quelli in cui sapevamo di aspettarla, ti ho visto accarezzarti la pancia sovrappensiero, ti ho sentito parlarle, ti ho guardato sorridere mentre si muoveva in te e tu la tranquillizzavi. Tu la volevi questa bambina. La vuoi ancora o non passeresti le notti a guardarla dormire come se non ci fosse nient’altro al mondo”
Loki distolse la sguardo, insultandosi mentalmente per non essersi accorto che Thor era sveglio quelle notti.
Dopotutto aveva imparato sulla propria pelle che ciò che non si voleva vedere, anche se in bella vista non si nota finchè la verità non ti colpisce dritto in faccia.
Così come non aveva voluto vedere le troppe differenze con la famiglia regale di Asgard, così gli occhi della bambina lo incantavano talmente tanto da fargli perdere il contatto con la realtà.
“Vieni a casa con noi Loki- lo pregò l’altro- Verrà accettata da tutti, credimi. Non potranno fare a meno di amarla” aggiunse poi, fissando con occhi innamorati la bambina dormire tranquillamente.
“No. La cosa migliore per lei è che io stia lontano e il tuo popolo non sappia che è anche il mio sangue che gli scorre nelle vene”
Thor serrò la mascella “Bene. Ma non credere che questa volta verrò a cercarti per i tuoi capricci in giro per l’universo. Ciò che hai sofferto in passato è stato per colpa mia, lo riconosco e ho fatto di tutto per farmi perdonare. Questa volta sei tu che hai rinunciato alla cosa migliore che potesse capitarci”
Il dio del caos chinò il capo in cenno d’assenso, sconfitto anche questa volta.
 
“Allora, com’è andata?”
“Non è andata”
“…ottimo. Quindi cosa facciamo?”
“Non posso perderlo di nuovo, non glielo permetterò. Gliel’ho promesso”
“Ergo?”
“Si passa al piano b”
“… sai, è inquietante il fatto che tu sia riuscito ad escogitare addirittura due piani. Mi fa venire il dubbio che tu sappia pensare”
 
 
 
Loki si svegliò nel bel mezzo della notte, disturbato da un rumore fin troppo famigliare.
Sbuffò, affondando il volto nel cuscino. Era stata una pessima giornata quella. Non sapendo neanche lui il perché, aveva deciso di non andarsene dalla Torre come aveva fatto gli altri giorni, ma era restato. Dopotutto sarebbe stato l’ultimo giorno in cui poteva vedere Thor. Certo, non gli aveva vietato di tornare ad Asgard, ma Loki sapeva che non sarebbe riuscito a ritornare nel regno degli dei.
I vendicatori si erano goduti fino all’ultimo istante per coccolarsi e viziare la piccola dea, ricoprendola di regali che andavano da un libro di favole midgardiane sapientemente illustrato a (ebbene sì) l’agognato arco giocattolo per il quale Clint aveva dovuto promettere a Natasha di accompagnarlo a fare shopping per tutto il resto del mese.
Gli aveva osservati mentre aiutavano il dio del tuono a preparare i bagagli con le cose della bambina che avrebbe portato ad Asgard: l’orso e il gatto nero di peluche sarebbero rimasti alla Tower, a prendere la polvere finchè Tony non gli avrebbe buttati via.
Lui era restato in disparte, sentendosi un estraneo ed invidiandoli per la loro facilità d’amare.
Loki scalciò, cercando il corpo di Thor per svegliarlo, dato che la bimba stava piangendo disperatamente.
Ma non incontrò nessun ostacolo. Confuso, il moro si alzò su di un gomito, strofinandosi gli occhi con l’altra mano.
“Jarvis, luce” borbottò sbadigliando.
Mentre a poco a poco la stanza veniva illuminata, Loki dovette constatare che non c’era nessun’altro oltre a lui e alla piccola occupante della culla.
“Jarvis, dov’è Thor?” domandò con la bocca secca, cercando di deglutire a vuoto.
“Il signor Stark vi ha lasciato un biglietto di spiegazioni”
Buffo, sembrava che anche Jarvis assumesse un tono ostile nei suoi confronti: Tony doveva proprio ricalibrarlo.
Il dio si mise seduto e, cercando d’ignorare i lamenti della figlia, afferrò malamente un bigliettino appoggiato sul cuscino di Thor che in precedenza non aveva notato.
“Buonanotte Loki! Voglio informarti che Thor ha bisogno di una notte intera di sonno, e noi anche. Ecco perché sei solo e abbandonato a te stesso nel bel mezzo della notte. Se stai leggendo questo biglietto vuol dire che tua figlia è sveglia perciò smettila di leggere e vai a fare il tuo dovere di padr madr…genitore. Con un affetto molto tendente all’istinto omicida: Tony e  i Vendicatori”
Il dio chiuse gli occhi, scuotendo la testa.
“No, no, no, no…” pregò prendendo un profondo respiro. Purtroppo per lui, una volta riaperti gli occhi le cose restarono invariate.
Osservò con timore la culla, raggiungendola lentamente, ma prima ancora di poterne vendere l’occupante, si voltò di scatto, passandosi le mani con forza tra i capelli sperando che il dolere gli schiarisse le idee.
Solo allora si accorse di un post-it giallo attaccato al muro. Lo strappò con forza, leggendolo febbrilmente “Sono lieto d’informarti che no, non è un incubo né un sogno, né una proiezione della tua mente. Quindi muovi il culo e datti da fare”
Loki stritolò il biglietto nel suo pugno e, dopo un respiro profondo si decise ad andare verso la culla.
La bambina continuava a singhiozzare, agitando con rabbia le gambe e i pugnetti, mentre la camera si stava già riempiendo d’energia statica.
Il dio si sedette sul bordo del letto, come aveva fatto tutte le notti prima, appoggiando i palmi sul bordo della culla.
La bambina lo fissò con gli occhi arrabbiati e disperati, come a convincerlo di prenderla in braccio.
“Non posso farlo. Non sono in grado di farlo, capisci?” mormorò lui, sporgendosi di più verso di lei. La bambina lo fissava negli occhi, come se capisse cosa diceva
“è per il tuo bene, credimi. Più amo una persona più la faccio soffrire… basta guardare Thor” aggiunse amaro, ma lei non si arrese e lanciò un grido più acuto.
Loki iniziò a sfiorarla con le punte delle dita, avvertendo il suo calore e le leggere scosse che dava “Ma a te non importa vero?- mormorò con il primo sorriso della settimana che gli spuntava sulle labbra- Vuoi soltanto qualcuno che ti abbracci, che ti dica di non piangere, di non aver paura del buio, che non c’è nessuno sotto il letto… come un tempo avevo voluto io”
Improvvisamente la piccola riuscì ad afferrargli l’indice, chiudendo con forza il pugnetto attorno ad esso.
Per Loki sarebbe stato facile liberarsi da quella presa.
Altrettanto facile sarebbe stato schioccare le dita a far apparire attorno alla culla una cupola del silenzio che gli avrebbe permesso di tornare tranquillamente a dormire.
Oppure, con poche parole, avrebbe potuto mandarla dovunque si trovasse Thor con gli altri, e quello non sarebbe più stato un suo problema.
Sarebbe stato tutto molto facile.
Eppure si trovò ad coprire il suo pugnetto con il proprio per poi allungare il braccio libero verso quella piccola meraviglia, alzandola e stringendosela delicatamente al petto.
“Hai fame eh? Piccola mostriciattola…” mormorò, affondando il naso tra i capelli scuri come i propri.
Accarezzandole la schiena per calmarla, s’incamminò verso la cucina dove, ignorando i post-it appiccicati ovunque da Tony, le preparò magicamente il suo biberon e restò a fissarla incantato mentre mangiava affamata.
Finito il suo pasto, la piccolina sbadiglio assonata, agitando leggermente i pugnetti e Loki l’appoggiò contro la propria spalla mentre tornava in camera.
La sistemò delicatamente nella sua culla, accarezzandole il pancino quando lei pigolò contrariata.
Loki affondò il volto nel cuscino di Thor, dannandosi mentalmente.
C’era quasi riuscito, doveva resistere solo quella notte e poi… li avrebbe persi, ma loro almeno sarebbero stati felici. Ma come sempre era ancora lui il perdente… o forse no?
Sospirando, il moro si girò sulla schiena, fissando con sguardo vuoto il soffitto.
“Jarvis, spegni le luci” sospirò, passandosi una mano sulla fronte.
“Sì signore. Buonanotte signore”rispose l’A.I con un tono che ha Loki sembrò più amichevole.
Dannate intelligenze artificiali con una propria personalità.
Sospirò nuovamente, ma non si rilassò a lungo. Improvvisamente un peso gli cadde sullo stomaco, facendolo tossire.
“Ma che diavolo…” smozzicò, tra un respiro e l’altro.
“Tu!? Ma come…” La piccola gli era apparsa addosso e dal modo in cui gli si rannicchiò addosso non sembrava particolarmente incline ad andarsene presto.
“Tu hai… ti sei...- spostò continuamente lo sguardo tra la bambina sul suo petto e la culla, ora vuota- le cose si fanno interessanti, sai mostriciattola?”
La bambina sbadigliò e Loki l’appoggiò al suo fianco, rannicchiandosele attorno.
Appoggiò una mano sul suo petto, sentendo il suo cuoricino battere veloce sotto le dita.
Era una bella sensazione, decise il dio, sbadigliando e chiudendo gli occhi.
 
Si risvegliò poco dopo, sentendo il materasso abbassarsi e due braccia fin troppo famigliari che lo avvolgevano.
“Guai a te se si sveglia” bofonchiò, rilassandosi contro il petto dell’altro.
Thor rise coprendo con la sua mano, quella di Loki  che avvolgeva la bimba.
“Non dovevate restarvene a dormire da qualche parte voi?”
“E perdermi una cosa del genere? Non me lo permetterei mai” ribattè Thor, posandogli un bacio tra i capelli.
“Idiota- borbottò- hai davvero organizzato tu questo?”
“Non mi sarei mai permesso di perderti, lo sai”
Loki sospirò rassegnato.
“è perfetta vero?” domandò ancora il biondo, arricciandosi una ciocca scura della piccola attorno al dito.
“Non è male, devo riconoscerlo” sorrise leggermente l’altro, per poi sbadigliare.
“Loki in questi giorni perché… perché ti sei comportato così?”
“Credevo che fosse la cosa migliore per tutti”
“E dici che sono io l’idiota?”
“Ne sono sempre più sicuro” Thor ridacchi esasperato, lasciando che il silenzio occupasse la stanza.
“Thor?”
“Sì?”
“Andrà tutto bene, vero?”
“Beh, peggio non può andare”
Il moro lo colpì con una gomitata, per poi girarsi di tre quarti verso di lui “Ti sembra il momento di scoprire l’ironia?!”
Thor lo baciò, stringendo con più forza le due cose più preziose che aveva al mondo.
“Sì Loki, andrà tutto bene” gli promise con un altro bacio.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note
Voi non mi odiate giusto? Dopotutto vi ho solo fatto aspettare due settimane ripagandovi con un capitolo che non sta in piedi u.u’’
Credevo di aver fatto pace con la mia ispirazione ma purtroppo non è così. Sono stata per ore a fissare una pagina bianca di word, che ho provato anche a sostituire con un quaderno, dove scrivevo ai vecchi tempi, ma niente, questo è tutto ciò che ne è uscito.
Se avete suggerimenti o critiche di qualsiasi genere, sarei felice di sapere cosa ne pensate.
 
Ora, se permettete, vado a seppellirmi da qualche parte
roby_lia

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Capitolo 12
*** Deliri su deliri ***


Deliri su deliri
 
C’era silenzio nella cucina della Stark Tower, ma non era il cupo silenzio che aveva avvelenato l’attico per tutti i giorni precedenti.
No, era un silenzio fatto di occhiate complici, sorrisini soddisfatti e risate trattenute a malapena, giusto per evitare di finire defenestrati.
A tutto questo va aggiunta una piccola dea che non ha la benché minima intenzione di starsene tranquilla tra le braccia del padre, che sta cercando di darle il suo biberon, perché tutta impegnata ad allungare le manine verso l’altro padre che, dandole le spalle sta davvero cercando di far finta di nulla.
Ma non resiste a lungo.
“O per tutti gli dei!- ringhiò Loki, alzando un’occhiataccia al soffitto- da qua” ordinò a Thor, facendosi consegnare la bambina, che con un gorgoglio soddisfatto, si tranquillizzò ed iniziò a mangiare soddisfatta.
“Il primo che apre bocca rimpiangerà di essere nato. E tu- soffiò il moro, fissando con occhi minacciosi il dio del tuono- smettila di guardarmi con gli occhi a cuore. È inquietate”
Tony, in preda ad un attacco di ridarella acuta, riuscì a coprirsi a malapena la bocca, prima di correre fuori urlando.
Purtroppo per gli altri Vendicatori, si trattava di un attacco di ridarella acuta e contagiosa, per cui nel giro di trenta secondi la stanza fu vuota mentre delle risate a crepapelle esplosero in salotto.
“Sarai soddisfatto adesso- borbottò afflitto il dio del caos- sono diventato lo zimbello di tutti. Perché non ridono anche di te? Tu sei molto più strano a vedersi con una bambina tra le braccia…”
Thor lo abbracciò da dietro, soffocando le risa nell’incavo del suo collo.
“Non so che dirti…- rispose tranquillamente il biondo, fissando la figlia che non si degnava di staccare lo sguardo da quello di Loki, che la ricambiava con altrettanta intensità- ma di certo non ho intenzione di lamentarmene. E sì, ora sono davvero soddisfatto” affermò soddisfatto.
Loki sospirò con rassegnazione, per poi scrollarsi di dosso Thor.
“Dai muoviti. Abbiamo delle cose da fare”
Il biondo corrugò la fronte “Del genere?”
“Per prima cosa far fuggire quegli altri dal salotto. E già che prenderemo possesso della sala, tanto vale guardare un po’ di tv. Abbiamo dei cartoon in sospeso, se non erro”
Thor rise nuovamente, passandosi una mano sulla fronte “Pikachu?”
“Ovviamente. Devi pur capire perché paragonano nostra figlia ad un ratto gigante e giallo”
 
Steve faceva davvero fatica a credere che la scena che aveva sotto gli occhi fosse vera.
Thor se ne stava tranquillo a guardare i cartoni animati, con uno sguardo che diventava sempre più esaltato, episodio dopo episodio.
Loki invece era appoggiato sull’altro bracciolo, intento a stuzzicare la bimba che aveva tra le braccia, impedendole di dormire tranquillamente. La bambina si stava irritando sempre di più, ma le continue scosse che lanciava al moro lo facevano solo sorridere più sodisfatto. Sembrava quasi che volesse recuperare il tempo perso, passando ogni istante con la piccola tra le braccia o comunque con i suoi occhi puntati addosso.
Dopo un altro grido più acuto da parte della piccola, il dio del tuono si decise ad intervenire. “Loki…” lo richiamò voltandosi verso di lui.
“Che c’è? Voleva la mia attenzione? Ora ce l’ha e deve sopportarla”
“Loki” ripetè con più forza.
“E va bene!” sbuffò l’interessato, smettendo di far levitare la figlia e lasciando che si raggomitolasse sul suo petto, senza disturbarla questa volta.
Steve sospirò rilassato: aveva un alto grado di sopportazione, ma vedere una neonata levitare a tre metri dal pavimento non riusciva proprio a tollerarlo.
“Cos’è quello sguardo Cap? Non dirmi che ne vuoi uno anche tu” lo prese di sorpresa la voce di Tony, alle proprie spalle.
Il biondo si voltò versò di lui, arrossendo di botto e balbettando parole senza senso.
L’uomo alzò un sopracciglio “Tu vuoi… vuoi un figlio?!” domandò a metà tra il terrorizzato e il sorpreso.
Steve fece un profondo respiro “Sì” rispose semplicemente prima di lasciare la stanza.
Tony restò immobile dov’era, non potendo credere alle sue parole. Insomma era… sapeva con chi stava parlando… non poteva davvero…
Alzò con disperazione lo sguardo, incrociando gli occhi di Loki che lo fissava ghignando.
“Buon divertimento” gli augurò, cercando di non ridere.
Tony non si sentì mai più fottuto di così in tutta la sua vita.
 
 
 
 
Frigga non sapeva davvero come aveva fatto a mantenere la calma in tutto quel tempo.
Poteva accettare che Loki passasse del tempo su Midgard nonostante le sue condizioni. Quello poteva ancora sopportarlo. Dopotutto, mentre si aspettava un figlio, bisognava sentirsi al sicuro e protetti e se Loki si sentiva così su Midgard, lei lo accettava nonostante il fatto che avrebbe potuto preferito se fossero rimasti ad Asgard, a casa loro. Ma tutto questo ancora ancora poteva accettarlo.
Ma saperlo su Midgard, con un figlio nato prematuro ed Heimdall che si rifiuta di dire se è maschio o femmina, limitandosi ad un sorrisino nascosto ed un “Sta bene maestà, non dovete preoccuparvi” la mandava davvero in bestia.
Non riusciva ancora a capacitarsi di come Odino fosse riuscita a trattenerla lì, a non far nulla mentre i loro figli stavano vivendo da soli quello che sarà il momento più importante di tutta la loro vita.
“Cara, per favore, devono imparare a risolvere tra loro i problemi se vogliono-“ un’occhiata fulminante della dea bastò a zittire i tentativi di Odino di riaprire un dialogo.
Il Padre di tutti gli dei sospirò, ma non si arrese, infatti stava per iniziare un altro discorso quando un bussare frenetico alla porta lo interruppe.
“Avanti” Un guardia entrò tutta trafelata nel salone, con il fiato corto.
“I-i principi…- iniziò a dire riprendendo fiato. Gli occhi erano accesi di una luce incredula, come se non credesse neanche lui a quello che stava per dire- sono tornati. Con… con la principessina!”
Frigga aveva ormai smesso di ascoltarlo, per precipitarsi fuori dalla sala.
Si fermò solamente quado li vide. Loki stava tranquillamente appoggiato ad una colonna, con le braccia incrociate sul petto ed un sorriso divertito sulle labbra. Thor era vicino a lui, con un sorriso ancora più ebete del solito stampato in viso, come se non potesse credere che i suoi sogni si fossero realizzati.
Entrambi fissavano il piccolo fagottino giallo che Thor teneva con dolcezza in braccio.
Il biondo alzò lo sguardo su di lei, sorridendole “Madre!”
La dea si avvicinò velocemente, allungando le braccia per prendere la nipotina.
Ridendo Thor obbedì a quell’ordine implicito, appoggiandogli la figlia sulle braccia.
“e bellissima” mormorò accarezzandole i capelli neri e il musetto paffuto.
“Sì” rispose il biondo, passando un braccio attorno alle spalle di Loki.
La bambina gorgogliò, allungando le mani verso Odino quando il dio spuntò alle spalle della moglie.
“Come si chiama?”
“Bhe ecco, noi non l’abbiamo ancora deciso” rispose Thor, voltandosi verso Loki.
“Ragazzi, sapete quanto potere può derivare da un nome. Non avreste dovuto-“
“Ce l’ha già un nome” la interruppe il moro.
Odino lo guardò, alzando un sopracciglio “Dev’essere un nome importante Loki. è la principessa di due regni, deve avere un suo significato e-“
“La luce che brilla anche nelle tenebre più oscure, incurante dei pericoli che nasconde, anzi nascendo proprio da essi- continuò incurante del suo intervento- Hope, si chiamerà Hope” mormorò alla fine, sorridendo leggermente alla bimba che lo guardava facendo le bolle.
 
 
 
Qualche mese dopo
 
Loki si appoggiò allo stipite della porta, trattenendo a stento un ghigno .
“Ma cosa tocca vedere ai mie poveri occhi…”
L’incriminato alzò di scatto la testa, senza trattenere un ampio sorriso che gl’illuminò il voltò.
“Loki! Sei tornato finalmente!”
“Sono stato via sette giorni Thor, e non mi sembra che voi ve la siate cavata male” ribattè, facendo per avvicinarsi al letto dove la piccola dea allungava le mani verso di lui per farsi prendere in braccio.
“Fermo” gli ordinò l’altro, mettendosi in mezzo.
“Ma che diavolo…?!” protestò contrariato Loki, fissandolo storto.
“Guarda com’è diventata brava” continuò noncurante il biondo, appoggiando Hope a terra ed aiutandola a stare in piedi tenendola per la manine.
La bambina scalciò divertita, facendo qualche passo per poi liberarsi dalle mani di Thor e fare gli ultimi passi da sola, cercando di raggiungere l’altro papà che l’afferrò un attimo prima che cadesse a terra. Loki la sollevò, tenendola per qualche istante lontano da sé, divertendosi a vederla protestare ed agitare i pugnetti per essere stretta al petto.
Il moro l’accontentò, appoggiandosela ad una spalla solo dopo averle schioccato un bacio sulla guancia.
Hope ridacchiò divertita, appoggiando una manina sopra il volto di Loki, che ne approfittò per schiccarle un altro bacio sul palmo.
Thor non riuscì a trattenere un sorriso tenero.
“Allora, qua è successo qualcosa che devo sapere?” gli domandò il moro, continuando a coccolare la bimba.
“Ehm… no, niente”
Loki alzò un sopracciglio, poco convinto “Thor…”
“Niente davvero”
Il secondo sopracciglio raggiunse il primo.
“…ne parliamo dopo, ok?” si arrese il biondo, con un sospiro.
“Devo preoccuparmi?” indagò l’altro poco convinto.
“Oh no, direi di no. Cioè, tu ne farai una tragedia ma… ne parliamo sta sera d’accordo. Lasciami godere almeno il tuo ritorno a casa” farfugliò il biondo, senza guardarlo negli occhi.
“Thor…”ripetè con un ringhio l’altro, fissandolo storto.
Il dio del tuono si avvicinò a lui, avvolgendolo con le braccia e decidendosi a ricambiare il suo sguardo.
“Davvero, non è niente d’importate. Per piacere” lo pregò, cercando di baciarlo.
Loki si allontanò di qualche centimetro, continuando a fissarlo poco convinto. Alla fine però sospirò, gli passò il braccio libero attorno al collo e si lasciò baciare.
 
Thor faceva fatica a credere che la scena che si stava svolgendo sotto i suoi occhi fosse vera.
Non aveva mai neanche lontanamente pensato che una cosa del genere potesse essere vera, figurarsi sperare che si avverasse sotto i suoi occhi.
Eppure stava accadendo, Loki era lì comodamente disteso di fianco sul loro letto a raccontare storie alla loro bambina, animandole con la sua magia.
E poi Loki lo prendeva tanto in giro perché faceva le boccacce per farla ridere…
Hope sbadigliò, strofinandosi con un pugnetto gli occhi e rannicchiandosi contro Loki. Dopo qualche minuto stava già dormendo beatamente.
Loki affondò il naso nei suoi riccioli scuri, inspirandone a fondo l’odore di buono, per poi rialzarsi stiracchiandosi.
Raggiunse Thor ed insieme uscirono sul balcone, godendosi l’aria fresca della notte.
“Allora?” si decise a rompere il silenzio Loki, voltandosi verso il biondo.
Thor sospirò “Non vuoi concedermi almeno una notte di tranquillità in tua compagnia?”
“No. Di cosa dobbiamo parlare?”
“Ti arrabbierai” disse contrito il dio del tuono.
“Potevi evitare di pesare a qualsiasi cosa tu abbia pensato e in questo momento non saremmo qui a parlare ma saremmo stati impegnati in attività molto più interessati. Adesso parla”
Il dio sospirò, passandosi una mano tra i capelli “Dai Thor, cercherò di non arrabbiarmi. Promesso”
Il biondo lo fissò scettico, ma si decise ad iniziare quel discorso che gli ronzava in testa da un bel po’.
“Hai sentito le voci che si sono diffuse?”
“Quali voci? Quelle sul fatto che il sottoscritto deve aver in qualche modo stregato l’erede di Asgard per prendersi il trono una volta sbarazzatosi di Odino e Frigga? Sì le ho sentite e te le avevo anche predette dicendoti il modo per evitare che circolassero ma tu non mi hai voluto ascoltare e questi sono i risultati”
“Avevi detto che non ti arrabbiavi!” protestò Thor.
“Non sono arrabbiato, sto esponendo la realtà dei fatti. Ora vai avanti o è solo questo che volevi dirmi?”
“Quello che volevo dirti era che…- il dio inghiottì a vuoto. Forse non era stata una così buona idea andare a parlare sul terrazzo, troppo distante dal suolo per i suoi gusti- ecco, sì… ci sarebbe un modo per metterle a tacere”
“Esecuzione di massa? Sarebbe divertente ed istruttivo” propose sogghignando l’altro, beccandosi un’occhiataccia.
“Mi dispiace per te ma si tratta di qualcosa di molto meno violento”
Loki sbuffò, fissandolo scettico “Del genere?”
“Bhe basterebbe dimostrare a tutti che si sbagliano, che tu non hai pretese verso il trono”
Il moro sbattè le palpebre “Sono colpito Thor. Nemmeno io riesco a seguire il tuo astruso ragionamento in questo momento”
“Quello che cerco di dire è che… dovremmo dimostrare davanti a tutti che il nostro è un legame vero. E così facendo inoltre Hope verrebbe riconosciuta come legittima erede al trono”
Loki lo guardò corrucciando la fronte, mentre cercava di capire cosa intendesse dire il fratellastro. La risposta lo colpì come un pugno nello stomaco (ripensandoci avrebbe preferito di gran lunga il pugno)
“Tu non puoi parlare… Tu non mi stai proponendo di… non puoi pensare veramente… mi stai chiedendo davvero di…” Loki balbettò frasi senza senso. Era da quando aveva l’età di sua figlia che nessuno riusciva più a farlo balbettare ed incespicare nelle sue stesse parole.
Thor sorrise “Vuoi che mi metta in ginocchio?”
“NO!” Il biondo non riuscì a trattenere una leggere risata a causa dell’aria sconvolta che aveva assunto Loki.
“T- tu stai parlando davvero d-di…”
“Matrimonio” concluse al suo posto.
“Non dirlo!” esclamò Loki, per poi mettersi a camminare per il balcone parlando tra sé e sé.
“Hai una vaga idea di cosa mi stai chiedendo?” gli domandò sembrando leggermente nevrotico.
Thor ghignò “Oh sì. Ti sto chiedendo di sposarmi, di giurarmi che starai con me per tutta l’eternità e anche oltre ed infine di avere tanti, tanti, tanti altri bambini”
“COSA!?- gridò il dio degli inganni, per poi fare un lungo, profondo respiro- Una cosa alla volta Thor, prima sistemiamo la faccenda del… del m…mat…”
“Matrimonio”
“Sì, quel che è. Poi pensiamo alla possibilità di avere altri… mostriciattoli” dato l’ordine di priorità, Loki ricominciò a camminare senza una meta per poi decidersi a fermarsi di fronte a Thor.
“Perché?”
“Perché?”
“Sì perché vuoi che ci…quella roba lì”
Thor scrollò le spalle, come se per lui fosse evidente “Perché non farlo casomai. Insomma, abbiamo già una bambina, passeremo lo stesso l’eternità insieme quindi…”
Il moro riprese la sua marcia, con più calma questa volta, cercando seriamente di pensare al matr…quella roba lì.
“Allora?” si decise a domandare dopo un paio di minuto il biondo.
“Cosa?”
“O sì o no, Loki. Non è che tu abbia molta altra scelta”
“Ehm… posso avere tipo qualche secolo per pensarci?”
Thor sospirò, ma un sorriso gli dipingeva le labbra “Vieni qua Loki” gli chiese, allungandogli una mano.
Il moro si morse le labbra, per poi prendergli la mano e lasciarsi trascinare contro di lui.
“Puoi prenderti tutto il tempo che vuoi-mormorò accarezzandogli i capelli- questo non m’impedirà di chiederti ogni singolo giorno che verrà se vuoi sposarmi. Prima o poi riuscirò a prenderti di sorpresa e mi dirai di sì senza esitazione”
Loki respirò profondamente, nascondendo il viso contro la sua spalla “è un piano troppo arguto per te. Cosa ti sta succedendo?”
“Stare con te mi fa bene” ribattè, alzandogli il viso e baciandolo dolcemente.
Thor gli accarezzò una guancia, non potendo trattenere un sorriso divertito allo sguardo ancora disorientato che aveva il moro.
“Dai, andiamo a dormire prima che la nostra piccola mostriciattola venga a cercarci”
Loki annuì, ma non diede segno di volersi muovere. Il biondo s’incamminò verso le loro stanze credendo che l’altro volesse un po’ di tempo per pesare, ma la sua voce lo bloccò.
“Perché no?”
“Come?”
“Perché no? È la mia risposta” Thor corrugò la fronte: la voce di Loki aveva uno strano tono positivo, quasi… affermativo.
“Mi… mi stai dicendo di sì?”
Il moro spalancò la bocca per poi richiuderla e mettersi ad ondeggiare la testa a metà tra il no ed il sì.
“Ecco… perché no?”
 
 
 
 
“No, no, no, no, no e ri-no! Sono un mago a dire di no, è la mia specialità dire di no e allora perché diamine gli ho detto sì!?!?!” Loki affondò il volto nel cuscino del suo letto, cercando da qualche parte la forza per un tentativo di soffocamento.
“Opzione A: lo ami. Opzione B: avevi in mente un qualche malefico piano per rendere questa giornata più interessante ma a causa dell’età te lo sei scordato. Opzione C: mentre dormivate qualcuno vi ha invertito i cervelli così adesso Thor è in grado di organizzare piani che vanno a buon fine e tu sei ridotto ad un sentimentale senza possibilità di guarigione”
Loki gemette, girandosi sulla schiena ed ignorando del tutto le parole “consolatorie” di Tony.
“Cos’ho fatto di male per meritarmi questo?”
“Oh bhe, la lista è lunga, per fortuna che sei disteso. Hai tentato di conquistare la terra, hai tentato di uccidere il tuo tra-breve-marito, hai fatto bandire il tuo sopracitato tra-breve-marito, hai distrutto il tuo mondo d’origine e hai ucciso il tuo padre/madre biologico. Questo naturalmente soltanto negli ultimi… circa tre anni. Cos’hai combinato prima non lo so”
Il dio si nascose il volto tra le mani, non del tutto convinto della tesi dell’uomo.
Tony sospirò, cercando un modo per tirarlo su di morale. Dopotutto di lì a breve avrebbe dovuto avere un’aria almeno un po’ più felice.
“Dai, in fondo poteva andare molto peggio”
“Del genere?” domandò l’altro senza credergli.
“… potevano esserci anche Lizzy & co. In quel caso non solo tutto l’oro di Asgard sarebbe finito per sbaglio nelle loro tasche, ma ti avrebbero preso per i fondelli fino alla loro morte. Probabilmente sul punto di morte le loro ultime parole sarebbero state una presa in giro nei tuoi confronti. Anzi, scommetto che si sarebbero perfino fatti scrivere sulla lapide qualche divertente battuta per irritarti anche dopo la loro morte”
Loki sospirò flebilmente “A proposito, come mai non sono venuti. Conoscendoli mi sembra strano che non abbiamo smosso mari e monti per venire”
“Fury non ha gradito che rivelassero che si rivolgeva a loro per i regali e gli ha spediti in Antartide. E Al ha scoperto di avere il terrore dei pinguini”
Il Trickest lo fissò, improvvisamente sospettoso “E non ti hanno mica chiesto di… chennesò, riprendere la cerimonia, vero?” domandò minaccioso.
Tony inghiottì a vuoto, sentendo una goccia di sudore scendergli giù per la schiena “Mi sono rifiutato, che domande” Ok, se veniva scoperto ora poteva dichiararsi ufficialmente defunto.
Loki fece per controbatte, ma l’uomo l’anticipò “Dai ora datti una mossa o vuoi davvero che tua madre sia costretta a venirti a prendere?”
Riportato improvvisamente alla realtà il dio tornò ad affossarsi contro il cuscino.
“Non voglio!”
“Dovevi pensarci prima- ribattè il miliardario, afferrandolo per una gamba e cercando di tirarlo giù- ora datti una mossa, devi ancora vestirti”
 
Dopo un’ardua lotta, Tony riuscì finalmente a convincere il dio ad uscire dalla propria stanza e s’incamminarono verso il salone adibito alla cerimonia (Loki si rifiutava ancora di pronunciare e sentir pronunciare certe parole)
“Loki cerca di sembrare un pelo più entusiasta. Ora come ora sembri a metà tra un condannato a morte ed uno che ha un rospo che gli sta risalendo su per la gola”
“Allora mi esprime bene, perché è proprio come mi sento”
Tony sbuffò, esasperato “Allora, devo sapere qualcosa per svolgere appieno il mio ruolo di testimone?”
Loki scosse la testa, trovando incredibilmente interessante il pavimento “No, non devi fare niente. È diverso dai vostri… quella roba lì”
“Ottimo, quindi niente musica di organo giusto? Come neanche bianco vestito” proseguì squadrando scettico le vesti nere e verdi indossate dalla promessa sposa dall’altro.
Loki negò di nuovo, lasciandosi letteralmente trascinare dall’amico.
L’uomo iniziò a parlare di tutto ciò che gli passava per la testa e continuò anche mentre attraversavano il salone, facendo girare gli invitata già arrivati. E continuò a parlare anche mentre presero posto in atteso dell’arrivo di Thor (l’argomento così interessante che però non intrigò nemmeno un po’ il dio, era un certo piccolo ed adorabile Peter, che Steve aveva proposto a Tony, in un momento di estremo coraggio e spavalderia, di adottare)
Il tutto mentre Loki si sdoppiava e di soppiatto cercava di lasciare la sala.
 
Il dio del Caos arretrò lentamente, mentre le porte ovvero la sua via di fuga si avvicinavano sempre di più.
E stava quasi per farcela, almeno finchè non si voltò ed andò a sbattere contro il petto di Thor.
Loki incassò la testa tra le spalle, cercando di non assumere un’aria troppo colpevole “Ciao Thor…” disse con un sorriso incerto.
Il biondo lo fissò con rabbia e delusione che gli tingevano lo sguardo.
“Ecco, io stavo… ehm…” Il maggiore non lo ascoltò nemmeno, afferrandolo per un polso e trascinandolo in un vicino terrazzo dove non c’era anima viva.
Il dio degli inganni si affidò al silenzio, mentre Thor si passava una mano tra i capelli, cercando di clamarsi.
“Cos’avevi intenzione di fare?” domandò infine, girandosi e fissandolo negli occhi.
“Io stavo…” le parole gli morirono in gola, mentre abbassava il capo per non dover più sopportare la delusione che brillava nello sguardo dell’altro.
“Stavi scappando”
“No! Cioè… ci sarebbe stata la mia copia”
“Oh ma certo, che sbadato. Avrei dovuto giurare amore eterno ad una tua copia, mi pare ovvio”
“Thor ascolta-“
“Perché? Qual è il tuo problema? Ti avevo chiesto se volevi sposarmi e tu hai detto sì. Non mi pare di averti convinto puntandoti Mjolnir contro. Se non volevi avresti potuto dirmi di no, invece che tentare di scappare! Certo, mi sarebbe dispiaciuto ma almeno non ti avrebbe costretto a questi sotterfugi!”
“Io…”
“Cosa? … avanti per una buona volta dì davvero quello che pensi!”
Il moro sospirò, passandosi una mano sul collo con la gola troppo secca per emetter qualsiasi suono.
Anche Thor sospirò, stringendo con forza i pugni “Bene. Fantastico. Vado dire a Madre di annullare tutto. Vai pure, immagino che tu abbia delle incombenze improrogabili da svolgere” disse acido, dandogli le spalle ed incamminandosi.
“Volevo lasciarla su Jotunheim” proferì Loki, la voce poco più che un sussurro.
“Come?” domandò Thor, fermandosi e voltandosi verso di lui.
“Hope. Volevo lasciarla su Jotunheim quand’è nata- si costrinse a ripetere- Mi sono ritrovato vicino al tempio, era come se… mi chiamasse. Come se mi avesse riconosciuto e volesse una vita in cambio della mia che gli era stata sottratta”
“Loki…” sospirò il biondo, ritornando lentamente sui suoi passi.
“E-e l’avrei lasciata lì se non avesse avuto i tuoi occhi, io… io volevo lasciarla lì” ripetè con un nodo alla gola. Poi serro gli occhi, prendendo un profondo respiro.
“Io… io sono così Thor e-e…”
L’altro scosse la testa, intrecciando le dita tra i suoi capelli scuri “Non l’hai fatto Loki, ed è questo che conta per me”
“Ma-“
“Nessun ma. Sono come sei fatto Loki, siamo cresciuti insieme- lo interruppe, dandogli un bacio sulla punta del naso- L’avrai anche pensato, ma non l’hai fatto. Questo è l’importate”
“Ma se avesse avuto gli occhi rossi o-“
Esasperato il maggiore lo baciò, stringendolo contro di sé con forza.
“Va meglio?” domandò poi, sentendolo stringersi contro il suo petto, dove nascose il viso. Loki annuì, sospirando tranquillo. Thor restò in silenzio per un altro paio di minuti, lasciandogli il tempo per calmarsi del tutto.
“Comunque sono sicuro che non l’avresti lasciata lì. Ti saresti accorto che aveva le mie orecchie, o il mio naso o i mie denti, o con un’altra scusa qualsiasi e l’avresti riportata da me”
“Non aveva i denti” protestò immusonito, scatenando un leggera risata nell’altro.
“Ora seriamente Loki. Vuoi che ci sposiamo o no?”
Il moro mugolò contrariato, per poi respirare pesantemente “Non c’è due senza tre, quindi… sì”
“Cosa intendi?” domandò confuso il biondo.
“Ho fatto ben due cose stupide nella mia vita, quindi tanto vale farne una terza. Ma non dire più quella parola”
“Solamente due?” chiese alzando un sopracciglio. Il moro si limitò ad annuire.
“Il secondo lo consideri aver avuto Hope, giusto?- Loki annuì nuovamente- e la tua prima cosa stupida cos’è stata?”
“Oh lo sai. Sono sicuro di avertelo detto addirittura una volta!”
“Ma davvero? Perché non me lo ripeti, sai com’è non ho la tua buona memoria”
“La cosa più stupida che io abbia mai fatto è stato innamorarmi di te” rispose dopo un momento, guardandolo con serietà negli occhi.
“Ma davvero? Immagino che sia stato merito del mio fascino irresistibile”
“E smettila” ribattè, triandogli un pugno che perse molta della sua convinzione quando Thor lo baciò nuovamente.
“Eccovi qua! Ma vi sembra il momento? Non potevate aspettare almeno di celebrare le nozze prima d’imboscarvi!?”
“Madre!” si lamentò Thor, staccandosi svogliatamente dall’altro.
“Non usare quel tono con me Thor. E poi nel giro di mezz’ora potrete stare di nuova incollati come sanguisughe. Ora datevi una mossa, siamo già in ritardo”
Sbuffando, i due la seguirono chi più entusiasta, chi dandosi del cretino per tutta quella situazione.
 
 
“Perché non sono così anche i matrimoni sulla Terra? Insomma, in dieci minuti voi due avete fatto quello che dovevate fare, giuramenti d’amore eterno e compagnia bella. E adesso si festeggia per giorni! Con tanto alcool! Perchè non vi siete sposati prima?”
Loki roteò gli occhi, mentre l’uomo afferrava il boccale che gli avevano appena servito, da cui poi si ritirò con una smorfia “Che roba è questa? Sa di…- mosse un po’ la lingua, cercando di capire che sapore aveva in bocca- cetrioli in salamoia. O di frutta marcia distillata in un sacco dell’immondizia. Ma è più dolce” spiegò dopo un altro sorso.
“Fa abbastanza schifo tutto sommato. Un altro!” ordinò.
“è idromele Tony. Birra ed idromele, non trovi nient’altro quassù da bere” gli spiegò mogio Loki.
“Nient’altro? No Whiskey? Scotch?  Martini? Vodka? Almeno il Rum?!”
“Non è che posso iniziare un contrabbando di alcolici solo per te Tony”
“Bhe potresti. Dopotutto ho perso la voce a furia di parlare con la tua copia del marmocchio che vuole adottare Steve. E sono riuscito a trascinarti fuori dalla tua camera perciò è grazie a me se ora sei felicemente sposato
Il banchetto iniziò con il tentativo di omicidio di Anthony Edward Stark. E questo, va sottolineato, fu solo l’inizio.
 
“Eccoti qua”
Loki non si preoccupò neanche di voltarsi “Lo sai che non mi piacciono le feste”
“Neanche quando sono in nostro onore?”
Il moro fece spallucce, per poi decidersi a distogliere lo sguardo dal panorama di Asgard e voltarsi verso Thor.
“Allora?” domandò sedendosi con un balzo sulla balaustra del balcone.
“Allora è stato così tremendo come immaginavi?” si decise a domandare il biondo, avvicinandoglisi e appoggiando le mani sopra le sue gambe.
Loki tentennò per qualche istate “No… è stato molto peggio” rispose alla fine, per poi ridere insieme all’altro.
Il biondo appoggiò la fronte contro la sua senza riuscire a smettere di sorridere “Avrei voluto baciarti quella notte” rivelò a mezza voce, anche se non c’era nessuno che potesse sentirli.
“Quale notte?”
“Quella prima della prova. Avevo una voglia matta di baciarti”
“E perché non l’hai fatto?”
“Non lo so. Paura di perderti, credo. Pensavo che mi avresti respinto”
Loki gli appoggiò le mani sulle spalle, tirandolo ancora di più verso di sé “Avrei voluto che tu mi baciassi, quella notte” mormorò a pochi millimetri dalle sue labbra.
“Potevi baciarmi tu” riuscì a trovare la lucidità per rispondere l’altro.
“E dove sarebbe stato tutto il divertimento allora?”
“Avremmo evitato un bel po’ di casini vero?”
“Senza dubbio. Credo che sia arrivato il momento di rimediare, non trovi?”
“Oh beh, se me lo chiedi così gentilmente…”
Thor stava per appropriarsi definitivamente delle sue labbra quando, proprio sul più bello…
“Lokiiii! Devo farti una domanda!” un Stark leggermente brillo, si avvicinò sghignazzando ai due.
L’interessato sospirò “Idiota. Gli avevo detto di andarci piano con le bevande degli dei…” mugugnò contrariato per essere stato interrotto.
“Perché avete fatto fare a me e Steve i testimoni se poi non abbiamo dovuto fare niente?”
“Oh quello…”
“Non glielo hai detto?” domandò Thor, girandosi verso il compagno.
“Mi devo essere dimenticato. Ero in ansia e mi dev’essere proprio sfuggito di mente…”
“Detto cosa?” intervenne il genio, corrugando la fronte.
“La tradizione vuole che i testimoni siano destinati a sposarsi entro l’anno” lo informò Loki, scrollando le spalle.
Tony s’immobilizzò “Cosa?!”
“Sì. Ma tanto tu e Cap già convivete e state anche per adottare un bambino quindi…”
“No, calma, fermi tutti…”
Il dio degli inganni lo ignorò, rivolgendosi nuovamente a Thor “Tu l’hai detto a Steve, vero?”
“Certo che sì. Mi è sembrato anche piuttosto entusiasta”
Tony aveva assunto un pericoloso colorito esangue e si mise a balbettare parole senza un senso vero e proprio.
In quel momento arrivò anche Steve, in condizioni un po’ migliori dell’altro grazie al suo metabolismo “Tony, eccoti qua! Devo chiederti una cosa e- ma dove diavolo vai?” esclamò, guardando confuso l’altro che si dava alla fuga per la reggia di Asgard.
Si girò perplesso verso gli altri due spettatori, che si limitarono a stringersi le spalle, consigliandogli caldamente di seguirlo.
Appena il Capitano non fu più un vista, Thor scoppiò a ridere.
“Non ci credo, ci sono cascati sul serio!”
“Certo che sì, dopotutto è stato un mio piano. È ovvio che funzioni”
Thor sorrise nuovamente, riavvicinando il volto al suo “Allora, dov’eravamo?”
“Uhm sì qualcosa del genere…”
Il biondo stava finalmente per baciarlo, quando Loki s’allontanò da lui.
“Aspetta un attimo”
“Cosa c’è adesso?” esalò deluso.
“Devo darti una cosa” rispose il moro, tirando fuori da una tasca un sacchettino scuro ed allungando a Thor.
“Cos’è?” domandò sorpreso.
“Aprilo e vedrai”
Thor obbedì, facendo scivolare fuori un anello ottagonale, finemente inciso con argento che risplendeva sulla pietra nera.
“è… è per me?”
“No, certo che no. È per Hope, può sempre usarlo come braccialetto, non trovi?” ribattè sarcastico, incrociando le braccia al petto.
“E che… non me l’aspettavo. Non da te”
“Era da tempo che volevo provare ad incidere le rune direttamente durante la forgiatura. Mi hai solo dato una scusa valida per farlo”
“Mi stai dicendo che l’hai fatto tu? Con le tue mani?”
Loki scrollò le spalle “Certo, o non avrebbe avuto molto senso. Non è che quando io sto via per sette giorni interi, gli abbia passati a non far niente”
“Wow, grazie!- esclamò strabiliato - e le rune? Cosa significano?”
“Oh, il solito. Protezione, forza, fortuna, illuminazione… c’è Madr, la runa degli uomini, visto che ti ritieni ancora il protettore di Midgard, e c’è Kaen, la mia runa, che si metterà a bruciare se mi troverò casualmente nei guai. C’è anche-”
“E questa runa qua?” domandò, indicandogli una runa che sembrava una M e che, a differenza delle altre che erano state sapientemente unite ed arzigogolate, occupava solo per se un’intera faccia dell’anello e non aveva fronzoli attorno.
“Quella è Ehiwaz. Anticamente la forma suggeriva due persone che stringono la mano. Indica un legame eterno che può essere di amicizia, di fratellanza… di amore” aggiunse alla fine, scostando lo sguardo.
“è la nostra runa insomma!” scherzò il biondo, profondamente colpito.
Loki scrollò nuovamente le spalle, lasciando che Thor gli sollevasse il viso per incontrare di nuovo i suoi occhi.
“Grazie. Di tutto” disse, infilandosi l’anello “Come farò mai a sdebitarmi?” domandò provocatorio, sperando di riuscire finalmente a baciarlo.
Speranze vane.
“Facile”
“Facile?”
“Sì, facile” ripetè il moro, decidendosi a continuare solo quando vide l’esplicita domanda negli occhi azzurri dell’altro “Vedi, quella pietra è piuttosto particolare. E rara. E ecco…”
Thor sospirò “Chi hai fatto arrabbiare questa volta? Gli elfi oscuri? O di nuovo i nani?”
“No, non loro… sono stato dai Vanir”
“I Vanir?! Ma Loki…” esclamò passandosi una mano sugli occhi.
“Che c’è? Loro l’avevano lì e non sapevano che farsene e così… avrei dovuto passare mesi e mesi sotto terra per trovare un altro pezzo del genere!”
Il biondo lo guardò scettico, per poi arrendersi di fronte alla sua aria compunta.
“E va bene. Tanto adesso saprò quando finirai nei guai e potrò venirti a salvare”
“Ovvio. No è che mi metto ad incidere la mia runa ovunque, tanto per divertirmi come ha fatto qualcuno sui tavoli della biblioteca”
“Ancora con questa storia. Ero un ragazzo Loki. Fuori pioveva, io mi stavo annoiando e tu non sembravi intenzionato ad uscire da lì per i prossimi cento anni e così…”
I due riuscirono a fissarsi per qualche momento negli occhi, prima di venire nuovamente interrotti.
“Ragazzi, c’è qualcuno che vuole stare con voi” affermò Frigga, dirigendosi verso di loro con Hope in braccio.
La bambina trillò felice, allungando le braccia verso i genitori e Thor prontamente la prese.
Dopo un ultimo sorriso, la dea s’allontanò, lasciandoli soli.
Tuttavia non riuscì a trattenersi dal soffermarsi un attimo a guardarli, mentre si baciavano, con Thor che teneva la figlia sul braccio libero.
“Tutto apposto?” le domandò Odino, fermandosi vicino a lei.
“Sì- mormorò la dea, trattenendo a stento le lacrime di felicità- sono felici, finalmente”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note
Non posso credere di aver scritto quello che ho scritto O.o
Se ve lo state chiedendo sì, il mio cervello ormai è definitivamente partito e dubito che tornerà mai indietro u.u
Ora, un paio di precisazioni:
Il nome in norreno antico speranza sarebbe Vǫn o Vǫnir, se non si vuole prendere in considerazione il suggerimento di google traduttore che riferisce Forventning (norvegese)
Ora, escludendo quella roba impronunciabile che è uscita da google anche perché come nome farebbe proprio pena, sono stata indecisa fino all’ultimo tra Hope e Vǫn (tralasciando il fatto che non ho idea di come si legga la lettera ǫ u.u) Sarei felice di sapere cosa ne pensate, cosa vi aspettavate e anche cosa preferite perchè come vi ho detto sono ancora indecisa tra i due nomi, quindi non si sa mai che possa cambiare idea (perchè non l’ho chiesto nello scorso capitolo, come forse avrebbe avuto più senso fare? Perchè me stupida sen’era diementicata e poi è stata troppo pigra per rieditare u.u)
Il sapore dell’idromele non ho idea di come sia. Mi sono ispirata ad American Gods di Neil Gaiman per descriverlo, dove ne parla in uno dei primi capitoli.
Per quanto riguarda le rune dell’anello, ho usato l’interpretazione delle rune che da Joanne Harris nel libro Le parole segrete (Runemarks, titolo originale) che io trovo molto più semplice e diretta rispetto a certe cose prolisse ed incomprensibili trovate in giro e potete trovarle qua http://www.joanne-harris.co.uk/v3site/books/runemarks/runes.html(aimè il sito è in inglese, ma se sono riuscita a capirlo io è davvero molto facile u.u) Per l’anello avevo anche trovato una bella immagine, ma non mi ricordo più dove lo ficcata… casomai nei prossimi giorni vedrò di mettere il link, se lo ritrovo
Se non avete letto questo libro, bhe leggetelo perché troverete un Loki assolutamente adorabile *__*
Infine, ho l’onore di annunciare che questo è il PENULTIMO capitolo, e il prossimo capitolò sarà invero molto corto, però voi non festeggiate (mettete via spumante e champagne, non è ancora venuto il loro momento per festeggiare la mia dipartita u.u) perché c’è un però che però (ignorate il gioco di parole: è voluto u.u’’’) vi rivelerò solo al prossimo capitolo, tanto per tenervi in ansia ^^’’ (in questa storia ho fatto pochissimo uso della mia malvagità, adesso vi tocca pagarne le conseguenze u.u’’)
Ok, dopo questi scleri all’una di notte direi che posso andare.
 
Ciao ciao
roby_lia

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Capitolo 13
*** Four years later ***


Four years later
 
Thor chiuse con delicatezza la porta alle sue spalle, trattenendo il respiro per l’ansia.
Ma non un suono giunse dalla camera alle sua spalle.
“Allora?- gli domandò Loki, che si sollevò dal loro letto, appoggiandosi su un gomito- dorme?”
Il dio del tuono riprese a respirare “Sì, dorme”
“Grazie agli dei…- mormorò l’altro, affondando la testa nel cuscino, per rialzarla subito dopo e mettersi a fissare il biondo con insistenza- allora ti dai una mossa?”
Thor non se lo fece ripetere due volte.
Non credeva che governare Asgard fosse così faticoso da farlo addormentava praticamente appena appoggiava la testa sul cuscino.
Perciò tra impegni e problemi vari, era diventato sempre più difficoltoso trovare del tempo per stare semplicemente loro due, insieme.
Velocemente il biondo si liberò della propria tunica, lanciandola a casaccio. Ma quando vide l’orrore apparire negli occhi dell’altro, se ne pentì amaramente.
Infatti, come al rallentatore, la tunica rossa cadde proprio sopra la brocca piena d’acqua che prima era stata appoggiata sul bordo della scrivania per far spazio ad ancora altri incartamenti di cui capiva poco o nulla (ma per quelli almeno c’era Loki)
Nel giro di un istante la brocca s’infranse a terra, risuonando come un tuono, nel silenzio della notte.
Ed altrettanto forte e veloce un pianto disperato si alzò dalla porta alle sue spalle.
Thor non fece nemmeno in tempo a cercare di parlare, che Loki gl’indicò imperioso la porta.
 
“Sono qua, non serve più piangere” disse Thor, prendendo in braccio un fagottino piangente, che non sembrava intenzionato a calmarsi tanto presto, purtroppo per i suoi piani.
Sospirando, ricominciò a cullarlo, come se non avesse appena finito di farlo un minuto prima.
Dopo un paio di minuti in cui il pianto risuonò continuamente (nonostante le speranze di Thor che prima o poi si sarebbe dovuto stancare) la seconda porta della stanza si aprì e con un leggero rumore di piedi nudi sul marmo, Hope si avvicinò al dio, trascinandosi dietro il suo fido peluche di Pikachu, che se l’era vista brutta uno svariato numero di volte al servizio della piccola semidea di Asgard, tra giochi avventurosi ed incantesimi di Loki per animarlo. Per loro fortuna Frigga se la cavava magnificamente con il cucito o ad Asgard non ci sarebbe più stata pace se Hope avesse perso il proprio compagno di giochi.
“Sgorbio non riesce a dormire?” domandò la piccola, trascinando PIkachu per un orecchio.
“Lo sai che non devi chiamarlo così” l’ammonì Thor, facendola imbronciare.
“Ma papà lo può chiamare sgorbietto, e me mi chiama mostriciattola senza che tu gli dica niente” si lamentò corrucciata.
“Sì ma… ecco…”
“Il papà fa quello che vuole. Tu no” venne in suo soccorso Loki, entrando con solo un morbido paio di pantaloni addosso.
“Non è giusto!”
“Certo che non lo è” ribattè, allungando le mani per prendere in braccio il piccolo piagnone.
“Te lo avevo detto che era troppo piccolo per dormire da solo” continuò, lanciando un’occhiataccia a Thor.
“Avevi ragione” bofonchiò l’altro, passandosi una mano tra i capelli.
“Ovvio che ho ragione”
“Anch’io in braccio!” pretese Hope, interrompendo la discussione che sarebbe nata tra i suoi papà, abbracciando stretto Pikachu e tirando i pantaloni di Loki.
“Ti ho tenuto in braccio per quattro anni. Adesso è il suo turno” la deluse il moro, appoggiandosi meglio il bambino al petto ed affondando il naso tra i suoi riccioli biondi.
“Allora tra quattro anni mi riprendi in braccio?”
“Spero vivamente che tra quattro anni tu non voglia essere presa in braccio. Sarai troppo grande per cose del genere”
“Loki...”lo rimproverò Thor, appoggiando una mano sulle spalle della figlia.
“Che c’è?”
Il biondo scosse la testa, prendendo lui la piccola in braccio, che ridacchiò divertita stringendo il peluche.
“Io lo so perché Lif non dorme” dichiarò la bimba, mentre il suo fratellino piano piano si tranquillizzava in braccio a Loki.
“A sì?”
Lai annuì “Sì. Vuole una storia” Loki spostò scettico lo sguardo dagli occhi verdi del bimbo che piano piano si riempivano di sonno, ad Hope, che lo fissava risoluta.
“A me non sembra”
“E invece sì” protestò lei, allungandosi per tirare un braccio del fratellino. Il piccolo gridò arrabbiato, per poi raggomitolarsi contro il petto del genitore.
“È mio fratello, so cosa vuole”
Il dio degli inganni alzò un sopracciglio, trattenendo a stento un ghigno: anche lui e Thor avevano usato innumerevoli volte quella scusa, in una vita ormai passata.
Sospirò, iniziando ad avviarsi lentamente verso la loro camera “E sentiamo, che storia vorrebbe sentire Lif?”
Hope finse di pensarci un attimo su, corrugando la fronte “Quella dei pentapalmi!”
“Quella dei pentapalmi? Sì, in effetti è una storia divertente”
 
Il silenzio regnava finalmente nella loro camera: Lif era partito ancora prima che la storia iniziasse, Hope si era sforzata di restare sveglia un po’ di più, senza questi grandi risultati.
Thor spostò lo sguardo dai bambini a Loki, anche lui intento a fissarli.
Ormai la loro serata era sfumata, ma il biondo non trovava la forza di lamentarsene troppo.
“Sono perfetti, vero?” domandò sottovoce.
“Certo. Finchè dormono”
“Hanno preso da te”
 
The end
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note
Anche se non mi sembra vero, questa storia è ufficialmente finita (sì, ora potete stappare lo champagne u.u)
Inizialmente non era previsto questo finale, come non erano previste tante altre cose e va a voi il merito di avermele ispirate.
Quindi davvero un grazie di cuore a tutte quelle che hanno recensito, si sono messe a leggere le altre storie di questa serie e mi hanno addirittura contattato per tirarmi su il morale. Davvero senza di voi mi sarei arenata più o meno al terzo capitolo perciò grazie grazie e grazie, non finirò mai di ripetervelo.
Però(sì, è quel però) mi duole informarvi che nel giro di un paio di settimane o poco più tornerò a stressarvi l’anima con una piccola one-shot che si può considerare il finale ufficioso di tutta questa serie e non posso semplicemente scriverla come altro capitolo di questa storia per problemi tecnico-tattici.
Infatti sarà un crossover con due ospiti davvero speciali, ma che per il momento resteranno nel mistero: uno è stato nominato in “Perdersi poi ritrovarsi”, l’altro… teoricamente è stato nominato in un capitolo di questa storia, ma è difficile da notare. Chi indovina vince un premio ^^ (non è vero)
Quindi vi stresserò ancora un poco prima di prendermi una pausa da questo fandom che sto ammorbando da più di un anno.
Ringrazio nuovamente chi ha commentato e anche tutti gli altri che se ne stanno zitti come una tomba, ma tanto ci sono abituata.
 
Ciao ciao
roby_lia
 
 
p.s: chi vuol essere avvertito della pubblicazione della one-shot, me lo chieda perché non mi rimetto a contattarvi tutti XD

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