Piacere, Blake.

di pennafluo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Da Denver a San Diego ***
Capitolo 2: *** Nuova famiglia! ***
Capitolo 3: *** So che l'hai fatto apposta. ***
Capitolo 4: *** Ripercussioni. ***
Capitolo 5: *** Mi vuoi conquistare, eh? ***
Capitolo 6: *** Un falò e un cuore infranto. ***
Capitolo 7: *** Vuoi essere la mia ragazza? ***
Capitolo 8: *** Altro che bravo ragazzo, era uno stronzo. ***
Capitolo 9: *** Due calamite uguali si respingono? ***
Capitolo 10: *** Credevo mi amasse. ***
Capitolo 11: *** Siamo a due, Cassy. ***
Capitolo 12: *** Il lato fragile di Cassidy. ***



Capitolo 1
*** Da Denver a San Diego ***


Mi guardai intorno, percorrendo la sala con lo sguardo.
destino fa che non mi capiti una famiglia strana, o di spacciatori.. o peggio di assassini! E spero vivamente non abbiano cani.. magari un criceto o un coniglio, ma non i cani
Mentre pensavo queste belle cose, cercavo la famiglia che mi avrebbe ospitato.
ma soprattutto, fa che non mi capiti una stupida ochetta.. o quelle che amano il rosa! Neanche qualcuno stile Teen Cribs di Mtv, ostentano troppo.. anche se la piscina al chiuso mi farebbe comodo..
 

TRE MESI PRIMA

 
“Posso andare a fare sei mesi di liceo in un’altra città??” Cominciai.
“No” rispose mia madre senza spostare lo sguardo dalla verdura sul tagliere.
“Mamma sono sempre stata una brava figlia! A parte i muri pasticciati con i pastelli da piccola.. bhè si potrebbe considerare una forma d’arte...” non feci in tempo a concludere che..
“No” ripetè.
“Dici sempre di fare nuove esperienza, nuove amicizie..” proseguii.
“Intendo esperienze tipo il corso di ceramica della tua scuola, e amicizie tipo il vicino..”
“Ha 14 anni, e l’acne.. Ti prego mamma, ti prego, ti prego!” Sfoderai gli occhi più cucciolosi che possedevo.
“Hai 17 anni, potrebbe capitarti una famiglia pazza!”
Vero’ pensai.
“Non è assolutamente vero, non essere tragica!” dissi con convinzione.
“Cassidy non credo che..”
“Dai mamminaaaaaaaa”
“Non insistere.” Concluse con sguardo truce.

E invece insistetti. Ogni giorno, ogni ora, ad ogni pasto. Non lasciai ai miei genitori un attimo di tregua, li portai alla pazzia. Qualche lacrimuccia, e alla fine cedettero. Firmarono tutti i moduli necessari. Nonostante mi dispiacesse per gli amici, ero decisa a prendere il volo per.. rullo di tamburi... San Diego! Spiagge, caldo, feste, bei ragazzi, caldo, bei ragazzi, falò, bei ragazzi.. Sarebbero stati i sei mesi più belli della mia vita.

E ora eccomi qua, all’aeroporto.
Alla fine lo scorsi, il mio cartello. Lo teneva in mano una ragazza mora sorridente.. Riportava scritto il mio cognome in rosso: ‘Crane’ con qualche smile e qualche cuore intorno. Cominciai a camminare verso di lei con la mia valigia verde. Sorrisi anche io.

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Capitolo 2
*** Nuova famiglia! ***



Mi corse incontro.
Era una ragazza molto graziosa, acqua e sapone, capelli lisci castano chiaro e occhi azzurro ghiaccio. La tipica tipa che si fa foto artistiche su instagram, face book, weheartit e compagnia bella. Era almeno di una decina di centimetri più alta di me.
‘non che ci voglia tanto a superarmi’ pensai.
Allungò la sua mano, le unghie smaltate di blu. Allungai la mia e ci fu un’amichevole stretta.
“Piacere, Katerina! “ sfoderò un sorriso di ferro accompagnato da due simpatiche fossette. Mi mise allegria, era carino l’apparecchio rosso.
“Il nome ha origini dell’Europa dell’Est, puoi chiamarmi Kate” mi informò soddisfatta continuando.
‘memorizza, memorizza’mi dissi.
“Io sono Cassidy” dissi sorridendo.
“Le sue origini le trovi in un libro di nomi per neonati che mia zia regalò a mia madre” scherzai e ridacchiammo.
“Hei, ti prego non chiamarmi Cassy, lo detesto” l’avvisai abbassando lo sguardo.
“Sissignora” mi rispose mentre mi faceva strada verso i parcheggi.
***
Mi aspettavo dei genitori ad aspettarci. Invece Kate aveva tirato fuori un mazzo di chiavi e stava aprendo lo sportello di una macchina rossa: non nuova di zecca ma neanche vecchia, della grandezza adeguata ad un’adolescente. Si, la tipica macchina che ogni ragazzo o ragazza vorrebbe.
“Dimmi che è tua.” Dissi emozionata.
“No, la sto scassinando per rubarla insieme a te.. certo!” rise piano.
“Dimmi che andremo in giro con questa dolce creatura a motore.” Feci con voce quasi commossa.
“ Si. Oh baby salta sul mio bolide!” fece con voce maschile. Sorrisi e aprì lo sportello opposto.
‘Come inizio non è male!’mi rassicurai.
Durante il viaggio parlammo del più e del meno: del fatto che Kate odiava la chimica e il frullato alla fragola e che era una single felice anche se si era lasciata da poco con un “coglione già dimenticato”. Si voltò.
“Storia breve e insignificante, te l’assicuro”
Io le raccontai che ero una fan sfegata di “the vampire diaries”, che amavo leggere ed era da un po’ che non avevo un ragazzo serio.
‘terza media, ma meglio no precisare’
“Oh tranquilla, questo è il posto giusto per innamorarsi!”
In poco tempo arrivammo davanti al vialetto di una casetta bianca, Kate spense il motore.
“Preparati alla famiglia Smith!” esordì.
***
Appena entrate Kate mi presentò i suo genitori, due simpatici signori sulla quarantina: Daiva e Carl. Poi fu il turno dei due gemelli: Bill e Spencer… 10 anni e due caschetti biondi a nascondere due occhietti verdi.. o azzurri?!
‘Sono troppo teneri, questi da grandi la finiscono a fare le pubblicità bleu de chanel altro che!’ risi tra me e me.
I bambini insieme a Kate mi fecero fare il tuor turistico della casa: spaziosa e colorata. Al piano terra c'erano un bagno la cucina e il salotto, al piano superiore ancora un altro bagno e le stanze da letto, più lo studio del padre. In ogni corridoio c’erano foto di famiglia, e mi fermai curiosa ad osservarle.
Essendo il mio volo arrivato verso le undici di notte era ora di dormire, certo non prima di una veloce chiamata di mia madre:
“Tesoro sei sicura sia tutto ok? Armi in vista? Teste di cinghiale appese in salotto? Non dare troppa confidenza e chiuditi a chiave quando sei in bagno!”
“Certo mamma, buonanotte” Dissi tra le risate.

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Capitolo 3
*** So che l'hai fatto apposta. ***



Un’ora. Un’unica ora piena di fatiche, dolori, qualche capello bruciato, vestiti sottosopra e alcuni ombretti caduti sul pavimento. Ma alla fine eravamo pronte al nostro primo giorno di scuola per me a San Diego e per Kate dopo le vacanze. Rigorosamente in short, maglietta e All star basse.
’evidenziano il fatto che sia una nana’ sospirai, mi piacevano troppo per preoccuparmi di queste cazzate.
“Come siamo?” chiedemmo a Daiva con gli occhi speranzosi, avevamo delineato entrambe una perfetta striscia di eyeliner. In realtà erano occhi da killer, non poteva permettersi di dire qualcosa di male, NON POTEVA.
“Stupende” rispose prima di filare in cucina.
Io e kate ci scambiammo uno sguardo compiaciuto.

***


Kate parcheggiò . La facciata si presentava bene, gli stendardi con lo “stemma” della San Diego High School erano appesi ai lati, si raggiungeva l’ingresso da una piccola scalinata. C’erano gruppetti di ragazzi ovunque, sembrava il raduno di un concerto. ‘qui la gente si accoppia fisso’ ridacchiai. Non potei osservare ed analizzare bene il posto però, perché Kate si era già fiondata sugli scalini e sbracciandosi diceva qualcosa, ma non la sentivo. Aguzzai la vista e provai a leggere il labiale:”dammi il dardo!”
‘non credo voglia un dardo in questo momento’
“Siamo in ritardo!” ora la sentirono tutti, niente dardi.
Ci fiondammo agli armadietti, vicini. L’interno della scuola era rigorosamente in stile Lizzie Mcguire Mi disse la combinazione. Raccontò felice che aveva convinto la segreteria a metterci vicine.
“K non credo che minacciare la bidella di spifferare a suo marito che l’hai vista baciare il tizio della mensa sia convincere..”
“Mali estremi, estremi rimedi, Cassidy. Ricordalo sempre.”
Appena finì la frase una ragazza piombò su di lei con il fiatone. Capelli rosso fuoco, occhi neri e lentiggini ovunque.
“Preparati Kate, ho uno scoop per te ma prima… è un piacere conoscerti Cassidy, 17, Denver, colore preferito verde.. io sono Daisy, si come la principessa arancione dei videogiochi di Mario.” Rise della sua stessa battuta e mi tese la mano. Io la strinsi.
Mi chiesi come potesse sapere tutta quella roba, ma ricordai che Kate era bravissima a farsi dare informazioni alle quali non avrebbe potuto accedere.
‘è un mostro del ricatto’ “Piacere mia stalker!” le feci l’occhiolino.
“No no, è lei che me l’ha ripetuto per due mesi.. –se fossi tu a venire da un’altra città ti vorresti sentire a tuo agio con persone che sanno qualcosa di te- testuali parole.” Indicò Kate, che arrossì.
“Dicevo, Michael Mcdonald..”
‘ora vorrei un big mac’
“Bhè, è ufficialmente, sottolineo ed enfatizzo ufficialmente, single. Durante le vacanze ci siamo persi di vista ma le mie fonti, ovvero quella ragazza-gossip-vivente di Clara, mi dicono che ha lasciato la sua ragazza “troppo scialba”” concluse.
Kate la fissò, sembrò non capire. Chiuse gli occhi e li riaprì.
“Questo è il nostro anno, compagne. Vi sembro scialba? ”chiese con foga.
“No..” rispondemmo in coro.
E poi proseguì “Ore xx, luogo xxx, piano d’azione. E per xx intendo ora di pranzo e per xxx la mensa.”
Era ormai ora di lezione, fummo costrette a dividerci. Poco prima di farlo però, Daisy si avvicinò e mi sussurrò “le piace da un anno ormai”.
‘e del “coglione già dimenticato” non si ricorda nessuno?!’ ma preferii non fare domande.

***


Dopo la prima banale presentazione davanti a tutti della professoressa di storia dal nome impronunciabile “Lei è Cassidy Adams, viene da Denver, studierà insieme a noi per sei mesi” mi sedetti al terzo banco vicino alla finestra. Giuro che tentai di seguire, ma dopo cinque minuti cominciai a scarabocchiare sul quaderno. Ma poi pure quello mi annoiò e iniziai ad osservare la classe.. a fianco a me: individuo con acne, passai dietro il tizio con l’acne: individuo che si scaccola, davanti a me: ragazza capelli scalati neri. Proprio in quell’istante il biondino del primo banco si voltò verso di lei e le disse “Sfigata, o mi passi il compito della prossima ora… o ti lascio solo immaginare come la finirà la tua stupida faccia.” Vidi che si faceva piccola piccola, annuendo. Fui io allora a rispondergli senza pensarci due volte “Come siamo minacciosi stamani, a colazione hai per caso mangiato pane e potenza? Metti il culo nella sedia e non romperle le palle.” Ma ovviamente il mio volume di voce fu troppo alto e tutti sentirono ed enfatizzarono con un “ooooh”di gruppo.
La prof mi sbattè fuori dopo che, scuotendo la testa, aveva bonfocchiato “cominci male signorina”. Qualche minuto che stavo lì impalata nel corridoio che nel silenzio più totale, una voce maschile in classe disse: “Prof lei è una troia” senza troppi problemi e soprattutto senza motivo. Quest’ultima urlò una moltitudine di parole.
‘qualcuno mi farà compagnia’
Uscì dalla classe un riccioluto biondo alto almeno 180 centimetri. Mi fissò con due pozzi neri, sorrise.
“Che coincidenza trovarti qui, sono Chad.”
“So che l’hai fatto apposta.” Sorrisi con tutti i denti che possedevo a quel gran bel pezzo di ragazzo piazzato davanti a me.
‘Altro che Micheal Chad Murray’ ‘No ok no esageriamo, Murray perdonami’

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Capitolo 4
*** Ripercussioni. ***



“Perspicace devo dire” Rise.
‘Che simpatico, incredibilmente.’
“Perché?” sapevo che era quello che voleva gli chiedessi. Non per fare la vanitosa, ma ci sapevo fare con i ragazzi e bhè… non ero certo uno schifo esteticamente.
”Sembri figa… mettersi contro John Morrison non è da tutti, sai è un bulletto…”
Mi sedetti in terra a gambe incrociate, con la schiena al muro.
“Tremo di paura!” Alzai le mani e feci una faccia spaventata. Ridacchiò.
‘Sei davvero bello quando ridi amore della mia vita’
Guardai fuori dalla finestra, pioveva. Lui interruppe il silenzio, piuttosto imbarazzante in effetti.
“Sei una cattiva ragazza?” chiese senza guardarmi.
“Rispondere a dovere a un coglione non è essere una cattiva ragazza, è avere le palle.” Mi girai e gli feci un sorrisetto finto. Si voltò anche lui. Era davvero carino, qualche difettuccio lo aveva, ma d’altronde io ero capace di scovarlo in chiunque.
“Sei una tosta, mi piaci!” sorrise e alzò il pugno. Ci battemmo il “”respect.”
’Non credere sia facile adescarmi ragazzo..’

***


“Invece mi ha adescato alla grande… frullato uno di questi giorni.. ha il mio numero..” Dissi affranta. Ero con K e D in mensa, qualche schifezza sul vassoio e una cola.
“Tesoro, è comprensibile che tu non abbia resistito a Chad… Cioè Chad, il cui cognome non ha importanza, uscirà con te, tra parentesi ragazza super fortunata che attira subito l’attenzione del figo di turno anche se non siamo in Dawson’s Creek, e probabilmente ti bacerà quindi poi..” La interruppi.
“Daisy non correre troppo.. magari è così tanto per fare amicizia, è un frullato non una dichiarazione d’amore”
’Ho sempre desiderato una dichiarazione d’amore..’
“Corro eccome Cassy..”
“NO.”
“Scusa ma capiscimi, quello ha una schiera di amici, e che amici!” fece l’occhiolino a Kate, che scosse la testa e si girò a osservare, piuttosto controllare, quel McDonald.
“Che pallosa… mi pento quasi di aver accettato di andare alla sua festa sabato e portare delle amiche” alzò gli occhi al cielo. Kate, come previsto, l’abbracciò e ringraziò più e più volte, e ne parlò per tutto il resto del giorno. Non c’era alcun bisogno di parlare di un piano d’azione, ormai.

***


Passarono altri due giorni, di bel tempo, ma Chad era sempre assente. C’eravamo scambiati qualche messaggio, ma niente di che.
‘Questo che manca con il bel tempo, magari è un vampiro..’
Al cambio dell’ora, però, il terzo giorno (nel quale speravo Chad si sarebbe fatto vedere), incontrai la ragazza con i capelli neri che avevo difeso il primo giorno.
“Hei, ti volevo ringraziare.. cioè, sei la prima ad essere stata dalla mia parte.” Disse guardando in basso. Ammetto che mi aspettavo un ciospo, ma non era per niente brutta.
“Capirai..” le sorrisi.
“Sai hai un gran coraggio, io fossi in te avrei paura di ripercussioni.. non so se mi sono spiegata.. quello è un tipo pauroso, ha la sua combriccola di gente losca..”
‘oh ma questa non mi può solo ringraziare, mi deve pure demoralizzare?!”
“So cavarmela!” e girai i tacchi verso l’aula di disegno, un po’ infastidita.

***


Durante la lezione disegnai un incrocio tra un cane e una pera, ma quando il prof. Dixon si avvicinò e mi invitò ad esporre il significato della mia opera, dissi qualcosa sull’arte moderna, sulla malinconia che i colori rappresentavano, e qualcosa riferito alla guerra (che era tra l’altro il tema)… in realtà era solo un cane-pera. Stupidi com’erano, credendomi un’esperta, se l’erano bevuta, compreso il professore.
‘menomale che ci sei laureto in questo’ sospirai.
Uscì velocemente dalla classe, andando verso il mio armadietto. Ma il corridoio era pieno, sembravano pecore. Pecore che mi rallentavano.
’bee bee’
Un nanosecondo dopo, mi ritrovai a terra, con una guancia premuta sul freddo metallo di un armadietto. Qualcuno mi aveva spinta, e non per caso. L’aveva fatto per farmi male. Mi girai, e mi vidi accerchiata da ragazzi sbalorditi: “L’ha spinta apposta” “Poverina..” “ma è stupido?!”. Davanti a me il biondino stronzo del primo giorno. Avevo gli occhi umidi a causa il dolore a un braccio, che avevo sbattuto violentemente per attutire il colpo. Ma mi alzai ugualmente, sotto lo sguardo di tutti. “Come ti permetti figlio di puttan..” non feci in tempo a finire che due larghe spalle sotto una felpa nera, coprirono la mia visuale.
‘Chad?’
“Sei così idiota da alzare le mani a una ragazza?” non sembrava la sua voce..
Chiunque fosse, picchiò il biondino, forte. Poi sentì quest’ultimo cadere a terra. Passò qualche minuto, forse, e la gente cominciò ad andarsene. Il ragazzo si alzò il cappuccio, si voltò leggermente e mi disse “prego.” Poi se ne andò velocemente, prima che potessi vederlo in faccia. Poco dopo arrivò la vicepreside che mi chiese cosa fosse successo “Nulla, sono solo inciampata sbattendo sull’armadietto.” le risposi. Non ero una carogna, e il biondino aveva già ricevuto quello che si meritava. C’erano con me anche Kate e Daisy, ma quando giunse Chad e mi chiese se avessi voluto essere accompagnata da lui in infermeria, si dileguarono con una la scusa più vecchia del mondo, seguita dalla domanda più vecchia del mondo. “Noi dobbiamo fare urgentemente una ricerca al pc, ti occupi tu di lei, Chad?”.

***


“Ti fa male?” mi chiese premuroso. Scossi la testa.
“Non è niente.. sono una tipa tosta, ricordi?” Mi diede due leggere pacche sulla testa sorridendo.
L’infermiera mi fasciò ugualmente tutto il polso. Presto però se ne andò perché qualcuno aveva vomitato in bagno.
“Scusate, qualcuno ha bisogno di me!” si congedò così e uscì.
Chad si sedette a fianco a me, i riccioli oscillarono.
“Avrei dovuto essere io a..”
“Senti non è niente cambiamo discorso.” Affermai secca, non ne volevo parlare. Mi dava fastidio mostrarmi debole, o essere difesa. Ma ero grata al ragazzo ”misterioso”.
’chissà chi era..’
Ma Chad interruppe subito i miei pensieri.
“Taglio corto, ti va di vederci per quel famoso frullato domani, verso le 6? Allo Sweet bar!” chiese felice.
“Certo, se sapessi dov’è” sorrisi.
“Te lo spiegherò in un messaggio, ok?”
“D’accordo allora!”
Mi sfiorò la mano, mi fisso per qualche secondo avvicinandosi al mio viso e il mio cuore perse un battito, anzi tre. Mi diede un misero bacio sulla guancia.
’eheh illusa’
Suonò la campanella.
“Scusa Cassidy, ma ora ho lezione.. a domani” e anche lui uscì dalla stanza.
Io mi stesi sul letto, avevo l’ora libera e i brividi… e non per il freddo.

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Capitolo 5
*** Mi vuoi conquistare, eh? ***



Lo vidi da lontano, la schiena a ridosso del muro vicino all’ingresso del bar. Guardava verso il basso, i riccioli biondi gli coprivano gli occhi.
’Ma quant’è figo?!’ Fu la prima cosa che mi venne da pensare, invece di qualche scusa per il mio ritardo di una trentina di minuti buoni. Ma in fondo ero quella nuova. ’Ho la giustificazione prooof.’ Indossava dei pantaloncini scuri, Nike e una canotta in stile basket rossa. Molto casual.
Proseguii a passo spedito. Quando mi vide, si rallegrò e mi regalò uno dei suoi migliori sorrisi a trentadue denti. Poteva benissimo essere confuso per un modello Abercrombie & Fitch , e che modello.
’Hey, I just met you, and this is crazy, but here's my number, so call me, maybe? ‘
Ci salutammo con due baci sulle guance, mi sembrò che si fosse versato direttamente tutta la boccetta One million addosso tanto profumava!
‘Non che mi dispiaccia..’
Mi invitò con la mano ad entrare nel bar.

***


Ordinai un frappè alla stracciatella, mentre lui chiese alla cameriera un certo mix di succhi tropicali. Il bar non era dei migliori, e di “sweet” non aveva proprio nulla, nonostante si chiamasse così. Un banale bancone e piccoli tavoli circondati da divanetti rossi a ridosso delle finestre.
Chad sosteneva il viso con la mano, il gomito appoggiato sul tavolo di legno inciso più e più volte. Mi fissò per qualche secondo. Gli sorrisi.
“Quindi perché hai deciso di lasciare Denver? Tutti gli amici..” cominciò.
“Sono una che vuole fare nuove esperienze, era diventato così noioso e riguardo agli amici…” mi fermai sgranando gli occhi.
‘Maci!’
Come avevo potuto dimenticarmi di Maci?! Della mia migliore amica?! Era il quinto giorno che non mi facevo sentire da quando ero partita. Mi aveva ordinato esplicitamente di cercarla io: “Dovrai farti sentire tu per prima, facendomi capire che ti sei ricordata di me nonostante San Diego.. non illuderti che farò io la prima mossa, anche se la nostalgia mi logorerà!” ricordo che piagnucolava, e piagnucolavo anche io. Mi maledissi, sicuro ora mi detestava. Mi portai la mano alla fronte, colpendomi delicatamente.
Chad mi guardò con una faccia interrogativa.
“Che hai?” mi chiese.
’ Paura della mia migliore amica lasciata a Denver, alla quale non mando neanche un sms da cinque giorni, capace di uccidermi attraverso il telefono ’
“No nulla..” minimizzai.“Mi sono ricordata ora che è da un po’ che non sento la mia migliore amica, probabilmente è arrabbiata..” accennai un sorriso finto.
Lui si voltò leggermente.
“Tranquilla, le passerà. Non si può fare il broncio a lungo ad un visetto carino come te.” Notai un piccolo sorriso.
’quella mi ucciderà e tu fai il simpatico, fortuna tua che sei bello..’
“Comunque, ti piace il bar?” mi chiese prima che potessi rispondere alla domanda precedente.
’No potevi scegliere qualcosa di più romantico scemotto’
“Carino.” Diedi il massimo per dirlo con una sufficiente convinzione.
“A parte l’episodio di ieri, spero tu ti stia trovando bene a scuola. Sai in fondo ci sono io!” Mi fece l’occhiolino.
“Si, rendi l’ambiente migliore.” Risposi osservandolo di sottecchi. Alzò un sopracciglio leggermente sorpreso della risposta.
“Mi vuoi conquistare, eh?”
‘si si si si si’
“Non è esattamente al primo posto della mia lista delle cose da fare qui, ma…”
‘Vai così, Cassidy, aggressiva seducente accattivante!’
Ridacchiò piano.
“Sei sulla buona strada.”
Il mio cuoricino ormai era perso. Finì il suo succo-mix.
“Usciamo, ti offro una sigaretta” mi prese per mano.

***


“Io non fumo” lo avvertii.
“Siamo delle ragazze modello..”
“Fanno i denti gialli!”
Digrignò i denti, mostrandomeli. Poi mi diede una testata per gioco.
“Bianchi?”
“Mmh..” feci una faccia indecisa.
“ Vorrà dire che non mi bacerai neanche una volta stasera?”
Alzai lo sguardo. Mi stampò un bacio a stampo, poi di leccò le labbra.
“Sei buona.” Mi disse.
“Lo so.” ammiccai.
Dopo finì di fumare la sigaretta. Mi circondò le spalle con un braccio.
“Andiamo.”
Camminammo per un po’, in silenzio. Non me ne poteva fregare di meno in quel momento di godermi la vista, gli edifici e bla bla. Mi stavo godendo solo quel semi abbraccio. Dieci minuti dopo eravamo sulla spiaggia, al tramonto. ’Ok, amico. Ritiro tutto, sei Mr. Romanticismo’ Mi fece sedere sulle sue gambe, vicino alla riva. Il rumore delle onde in sottofondo. Era il tipico momento che una ragazzina descrive nel proprio diario segreto, con cuori e cornici vari,mette come titolo “uno dei migliori momenti della mia vita” e termina con PS. Lo amo! Mi accarezzò il viso. “Sei davvero bella” disse piano, dolcemente. Mi accarezzò i capelli, e cominciò a baciarmi. Le nostre labbra combaciarono subito, e poco dopo le nostre lingue cominciarono ad abbracciarsi.

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Capitolo 6
*** Un falò e un cuore infranto. ***



“Si, forse potrei mettere una pietra sopra al fatto che tu ti sia dimenticata di me, dato che mi hai fornito tutte queste news su San Diego… ma vuoi il mio parere? Il più figo è il ragazzo misterioso, ti ha salvato il culo. E magari è anche bello! Se non lo vuoi tu mandamelo a Denver..” disse eccitata Maci.
“A me piace solo Chad!”
Ero seduta su una poltroncina viola della camera di K (ormai anche mia), la cornetta del telefono rosso a forma di labbra appiccicata all’orecchio. Come mi aspettavo, la mia Maci si era infuriata. Ma dopo qualche “ti odio!” e “non ti perdonerò mai!” aveva ceduto alla curiosità di conoscere le mie novità. Era sabato, un sabato di fuoco. Sudavo nonostante fossi in canottiera e pantaloncini.
“E vuoi sapere quale sarà la ciliegina della sulla torta di questa super settimana?”
“Me lo chiedi?!” sbuffò.
“Grazie a Daisy stasera andremo ad una festa. In spiaggia. Con un falò.” In tutta risposta finse un pianto.
“Se i miei genitori non fossero i miei genitori, ora sarai lì a godermi tutto con te..”
“Sarebbe tutto migliore, mi manchi my love!”
“Anche tu, ora devo staccare, mia sorella scoccia e sbraita che è il suo turno! Sai il ragazzo.. divertiti C, bacioni!”
Abbassai la cornetta, con un po’ di nostalgia addosso. Nonostante io, Daisy e Katerina fossimo un bel trio, Maci era sempre Maci. Sospirai, mentre Kate mi urlava: “Che mi metto?!” dal bagno.

***


Io optai per i miei fedelissimi shorts, una maglia Hollister e delle infradito nere, nonostante K mi avesse pregato di indossare un vestitino come lei.
“Su, è in spiaggia!” aveva usato per motivazione. Ma come al mio solito preferii la comodità.
‘Quello che volevo l’ho già praticamente conquistato’ pensai compiaciuta.
Fummo pronte in un baleno. No, cazzata! Cominciammo a prepararci alle quattro, anche se il falò iniziava alle otto. Ma quando l’avevo fatto notare a Kate, questa mi si era piantata davanti, mi aveva preso il viso tra le mani e detto: “Senti, Cassidy Adams, oggi la sottoscritta cambierà il suo status di facebook. Deve essere impeccabile!”. Dopo di che, si era rinchiusa in bagno e ne era uscita dopo un’ora. Ma c’era un lato positivo: era davvero impeccabile. Indossava un vestito leggero color pesca, e due graziosi sandaletti dorati.
“Stai benissimo K.”In tutta risposta questa aveva alzato un sopracciglio e affermato: “Ne dubitavi?”

***


Prima di andare alla festa, passammo a prendere Daisy, anche lei fortunatamente a shorts. Arrivammo nella spiaggia in poco tempo, ma prima di scendere dalla macchina Kate ci illustrò il suo piano.
“Punto 1: Daisy mi presenti Mcdonald. Punto 2: trovi una scusa per lasciarci soli e corri dal dj ad ordinargli di mettere una canzone lenta, ricattalo se necessario. Punto 3: sarò felice.”
“E io ?!” chiesi.
K mi afferrò le mani e mi sorrise dolcemente.
“Tu sarai felice ed innamorata come me! Okkei, andiamo.”
’mi accontento’

***


Appena arrivate in spiaggia, Daisy agì. Si avvicinò al gruppetto di Mcdonald e cominciò a chiacchierare con nonchalance. Per lo meno, questo mi sembrava di intuire da lontano. Infatti io e Daisy dovevamo rimanere in un’altra zona della spiaggia, più vicine alla strada, fingendo una discussione normale. Sperai fossimo credibili. Dopo una ventina di minuti, Daisy si avvicinò con Mcdonald.
’questo ragazzo mi fa venire ogni volta fame’
“Michael ti presento le mie due amiche: Katerina, la mia migliore amica, e Cassidy, è da poco qui, viene da Denver.” Mcdonald non era nulla di speciale, a parte gli occhi chiari e il moicano. Fece un cenno con la mano. “Piacere, bellezze.”
’Che stile’ Pensai ironicamente.
Alzai un sopracciglio. Mcdonald non m’ispirava per niente. Sembrava un coglione, in più montato. Dov’era il mio C?
“Venite a ballare!” ci disse sbarrando gli occhi. Rossi.
’Cannato pure, antisgamo in più!’ Si arrampicava sempre di più sulle mie palle, nonostante non le avessi.
Il cannato afferrò il polso di Kate, che si fece trascinare con piacere. Io gli sfuggì, bofonchiando una scusa del tipo: “Non mi va, sto male..”
Mentre si allontanavano, mi voltai, Daisy era fuggita in stile Fast&furios, dato che non me n’ero neanche accorta. Poi la scorsi che parlottava con il DJ. Mi guardai intorno, cercando solo lui. La canzone non era ancora partita, suonava a palla ’Party rock anthem’ degli LMFAO.
Una ragazza si aggrappò al mio collo, tentando di farmi ballare. Era probabilmente brilla… poi la riconobbi, era quella con i capelli neri del primo giorno.
’Prova a predirmi altre “ripercussioni”, stronzetta la guardai disgustata e me la staccai di dosso.
“Te l’avevo detto..” disse ridacchiando. Che gallina. Poi continuò: “Sono Allison, per tua informazione.”
Era oscena e volgare, praticamente mezzo nuda.
’E io che credevo fosse gentile e indifesa’ mi dissi scandalizzata. Ormai quella era già tra le braccia di un altro. A proposito di braccia, appena iniziò la canzone lenta, un paio mi avvolsero gentilmente. Mi sollevarono un poco e mi voltarono.
Mi ritrovai contro un petto nudo, alzai lo sguardo e sorrisi. Mi alzai sulle punte e gli sfiorai le labbra. Chad.
’Mr. Romanticismo e ora anche Mr. Tempismo perfetto..’
“Hei.” Mi salutò.
“Hei”.
Poggiai il viso sul suo petto, lui abbassò la sua testa verso la mia. Mi sentivo addosso il suo caldo respiro.
Le mie esili braccia gli circondavano il busto. La canzone finì, le sue labbra mi sfiorarono l’orecchio provocandomi solletico. “Facciamoci un bagno” mi sussurrò.

***


Fortunatamente avevo seguito il consiglio di K e avevo messo un costume che mi aveva prestato invece dell’intimo normale. Era semplice e nero, con un fiocchetto tra le due coppe del reggiseno. Anche lui aveva un costume bianco e verde, DC.
’mi azzecca anche i colori questo, ma un difetto ce l’ha?!’
Ci allontanammo dalla festa camminando sulla riva, presi per mano.
“Speravo avessi l’intimo…” mi sembrò di intravedere un occhiolino, ma era ormai buio.
’ Perverso, ci conosciamo da mezza settimana lillo, giù la confidenza’
“Continua a sperarci per molto tempo!”
“Mi piaci lo stesso..!”
“Lo stesso come?”
“Anche se non usi mai scollature o vestiti che mettono in evidenza il culo, cioè non è quello che m’interessa.. non sono un morto di figa, me le scelgo per altro le ragazze” fece serio.
“Uoooooh 100000 punti!”
Mi fermai e gli saltai al collo sbaciucchiandogli la faccia.

***


Giungemmo fra degli scogli, mi tolsi maglia e shorts e li poggiai su una roccia. Poco lontano le infradito. Mi sciolsi le coda, i capelli caddero ondeggiando. Arrivavano fin sotto la spalla, schiariti nelle punte. Mi arrivò alle spalle, sollevandomi da sotto le ascelle. Non fu un problema per lui, ero uno scricciolo magro di 158 centimetri. Mi buttò in acqua ridendo. Mi aspettavo il gelo, invece mi accolse un’ acqua tiepida.
Riemersi, con lo sguardo verso l’orizzonte, la Luna piena si rifletteva bianca e pura sull’oceano, e le stelle la imitavano. Sentendo rumore, riportai lo sguardo sull’acqua in cui cominciavano a formarsi delle bolle.
’che cazzo??!’
Sbucò fuori Chad, urlando: “BUUU!”.
Urlai anche io.
’Che stupida’
Mi ricomposi, mentre lui se la rideva allegramente.
“Infierisci.” Gli dissi triste. Poi mi ritrovai ancora tra le sue braccia muscolose. Gli cinsi il busto incrociando le gambe.
Mi trascinò sotto e mi baciò piano. Riemerse e io lo stesso ancora intrecciata a lui. Lo fissai dritto negli occhi, le goccioline che gli colavano dai riccioli alle guance. Gli infilai le dita tra i capelli e presi l’iniziativa. Poggiai piano le mie sulle sue labbra a cuore. Lui le schiuse piano.
Era tutto perfetto.

***



Circa un’ora dopo, bacio più bacio meno, tornammo alla festa. Chad mi presentò qualcuno dei sui amici: JJ, Grace, Samuel e Hannah. Ballammo un po’ tutti insieme. Anche Daisy con altri due ragazzi, che probabilmente ci stavano provando con lei, si avvicinarono.
Daisy mi confidò a bassa voce che K aveva raggiunto il suo scopo: lei e Mcdonald si erano baciati. Fui felice per lei.
Dopo dieci minuti ci raggiunse K raggiante, dicendo che Michael era prendere da bere. Andammo avanti a ballare tra “Good Time”, “Gangnam style”,”Live while we’re young”,”Titanium” e tante altre per almeno quaranta minuti. Uno dopo l’altro ci fermammo, sfiniti, sedendoci sulla sabbia. Fu allora che lo vidi, e con me K, mentre baciava e palpava un’altra. Erano Michael e Allison. Mi voltai verso Kate, fissava la scena immobile, gli occhi lucidi.

***


Era ormai passata una decina di giorni da quella sera. Kate aveva retto davanti a tutti, minimizzando e ridendo in modo finto. Era crollata a casa, nella sua camera, al buio. Aveva pianto mentre tra le mie braccia. Perché nonostante si fossero conosciuti quella notte, lei era seriamente infatuata di lui da molto più tempo, la capivo. Okkei, no.. però molte persone che avevo conosciuto erano finite nella stessa situazione. Diciamo che provavo a capirla, anche se un lato di me credeva fosse un po’ patetica. Il brutto era che per un attimo era stato suo, anche se dopo era rimasta a mani vuote e cocci di cuore da raccogliere a terra. Io e Daisy le eravamo state vicino ogni giorno, eravamo uscite, mi avevano mostrato la città. Ma la mia determinata Kate si era dimostrata fragile. Non è che piangesse ogni giorno ad ogni ora, ma era comunque spenta.
In quanto a Chad, tutto andava alla grande. No, non eravamo ancora fidanzati ufficialmente, ma eravamo abbastanza vicini a questo ’traguardo’. Quelli che mi sembrava sentimenti da infatuazione all’inizio, si stavano incredibilmente e velocemente trasformando in qualcosa di più, che mi sembrava di non aver mai provato. Ma certo non avevo più dodici anni, non parlavo ancora d’amore. Avevo raccontato ogni cosa a Maci, e qualcosina a mia madre, e morivo dalla voglia di sentire cosa ne pensasse K, ma capivo che non era il momento di parlare di fidanzatini felici. Era stato poi Chad a trovare una soluzione al problema “Kate-cuore infranto”: “Basta che gli presenti un mio amico disponibile, no?”
PS. L'autrice dell'unica storia che ho tra i preferiti, ha avuto dei problemi.. se aggiorna i capitoli non compaiono sulla home. Quindi se vi va di leggere una storia romantica e divertente andate nei miei preferiti e cliccate su "Sam? Yes, I am." Bacio

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Capitolo 7
*** Vuoi essere la mia ragazza? ***



Chad mi descrisse un ragazzo, di cui scordai subito il nome, che non stava con qualcuno da parecchio. Un tipo protettivo e affidabile a quanto pare, che conosceva dalle elementari. “Anche se non si crea nulla, avrà una spalla su cui contare o piangere” mi aveva detto. E in effetti, anche avere un migliore amico poteva giovare a Kate. Smettere di considerare ogni ragazzo solo come fidanzato… purtroppo però non potevamo ancora farli conoscere, perché il ragazzo in questione era in trasferta per il basket.
’Ma dimmi te questo che quando serve non c’è mai, chiunque sia’

***


Mangiucchiavo la matita mentre il prof. Evans di letteratura italiana parlava emozionato, come se avesse vinto la lotteria, di Giacomo Leopardi: “Scrittore a cui dobbiamo alcune tra le maggiori opere letterarie nell’epoca del romanticismo”. Lo appuntai sul quaderno.
“Era purtroppo però affetto probabilmente da scoliosi o morbo di Pott, e soffrì di crisi depressive…”continuò abbassando la voce.
’Che tristezza, gobbo e depresso...’
Non sopportavo quel corso, ma dava parecchi crediti e nella mia scuola di Denver se la sognavano una materia così di “cultura”. Sbadigliai, le mie palpebre mi pregavano di chiudersi quando una pallina di carta mi rimbalzò in testa, intontita mi voltai. Vidi Samuel, l’amico di Chad conosciuto al falò, che ridacchiava e faceva cenni con le mani. Mi fece capire che a pranzo ci saremo seduti tutti insieme. Il professore, disturbato dal nostro chiacchiericcio, invitò Samuel a ripetere tutto quel che aveva spiegato.
Questo si limitò a rispondere:”In sintesi, ha avuto una vita da schifo.. è sui libri ma in pochi se lo filano, a parte lei prof.” Scoppiai a ridere.

***


A pranzo c’eravamo tutti, ormai avevamo fatto gruppo. Parlavamo del più e del meno, mentre Chad giocava con i miei capelli e mi circondava le spalle con un braccio. Anche JJ e Hannah ogni tanto si scambiavano qualche coccola, ero sicura ci fosse qualcosa.
’non mi sfugge nulla, carini’
Fu Samuel ad aprire un discorso interessante.
“Spero verrete tutti alla gita a Orlando!”
“Si, Samu…” Risposero tutti. Questo sorrise come un bambino. L’unica a non saperne nulla ero io, ovviamente.
“Gita?” domandai.
“Tra tre mesi, circa..” mi rispose Grace, pacata. Non mi importava granché della risposta, ero intenta ad invidiare i suoi capelli che cadevano prima lisci per poi terminare in morbidi boccoli.
“Dovrai chiedere ai tuoi genitori di spedire un fax con il permesso.” mi informò Hannah.
“Oh,non c’è alcun problema, Kate a casa ha un fax.” Risposi.
“Sarà una figata amici!” riprese Samuel divertito.
‘Tra un po’ gli spuntano orecchie e coda e comincia a chiedere crocchette’
Era decisamente quello che mi stava più simpatico, e a cui avevo dato un po’ della mia preziosa confidenza.
Grace gli diede un colpetto sul braccio.
“Ma hai cinque anni?”
Lui fece spallucce.
“Rimpiango quei tempi, ero ingenuo e stupido… preoccupato solo delle mie figurine”
Lei lo osservò alzando un sopracciglio.
“Eri? E poi delle figurine preoccupato lo sei ancora”
Questo le morse una guancia. Quel giorno Daisy era assente da scuola e Kate era assente e basta.

***


Il pomeriggio uscii con C, nonostante avessi una ricerca di chimica da finire. Ma ero una ragazza ribelle a San Diego, di un compito non consegnato non m’importava, e mia madre era troppo lontana per costringermi a terminarlo. Non mi piaceva il fatto di dover lasciar tornare da sola Kate, ma Chad aveva detto che doveva parlarmi di una cosa importante. Sulle prime mi ero preoccupata, ma aveva dato un pizzicotto sulla guancia dicendomi che era qualcosa di bello.

***


“Vuoi essere la mia ragazza?” Me l’aveva chiesto così, di punto in bianco, mentre gli chiedevo quando sarebbe tornado il ragazzo in trasferta.
“Domani, comunque.” Mi aveva riposto poi, guardando di fronte a se.
Eravamo seduti su una panchina del parchetto vicino casa, le mie gambe sopra una delle sue. Ok, ero quasi certa me l’avrebbe chiesto, ma non in quel preciso momento. Si erano circa una ventina di giorni che eravamo piazzati “in storia”, ma dal ragazzo che mi aveva fatto emozionare mentre facevamo il bagno al mare, mi aspettavo più una richiesta… una richiesta leggermente più da cinema.
Così me ne stavo lì, a bocca aperta. No, davvero ero a bocca aperta. Con il dorso della mano mi chiuse la mascella.
“Ti entrano le mosche.”
‘Ma che sei stupido?! Ma dimmi te questo, le mosche… se voglio essere la tua ragazza?!’
“Se voglio essere la tua ragazza?!”
“Ecco, si … cioè, ci sei solo tu per me ora.” Giocherellava con il bordo della felpa, imbarazzato.
‘Oh come è tenero..’
“Si, qualcuno dovrà pure proteggerti” gli sorrisi, con gli occhi che mi brillavano.


PS So che è davvero corto e mi dispiace davvero di non aver descritto meglio la scena del fidanzamento, ma preferivo scrivere veloce questo per non rimanere troppo bloccata e dedicarmi meglio a quelli seguenti, che saranno più interessanti )
• Grazie mille a angieloveromance, Gisella , gra_lily . LauraG86, maDream, Silvietta_96, Summer_Sky ,_dimmi_ e_wemetwithagoodbyekiss per aver messo la mia storia fra le seguite!♥
• Grazie di cuore a fra1Dstyles, Marti_Directioner97, Memy17 e Unfaithfull per aver messo la storia tra le preferite ♥♥

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Capitolo 8
*** Altro che bravo ragazzo, era uno stronzo. ***



Il giorno successivo andammo a scuola mentre io me la ridevo sotto i baffi del fatto che Katerina, comunque meno depressa rispetto alla sera del falò, non sapesse che quel giorno sarebbe arrivato il ragazzo giusto per lei. Ed era giusto perché lo dicevo io.
’In una vita precedente dovevo essere Cupido…”
Raggiunsi gli altri, raggruppati sulle scale per salire al primo piano, mentre Kate recuperava del materiale per un progetto.
’Ok, il tizio non c’è’
Dopo un buongiorno generale, baciai Chad, che mi posò una mano su un fianco, per poi scendere leggermente sfiorandomi il sedere.
‘solo perché siamo ufficialmente fidanzati ti è concesso’
Poi si sedette su un gradino, trascinandomi con se. Poco dopo ci raggiunse K che stringeva tra le braccia vari cartelloni e Daisy praticamente con il cuscino ancora attaccato al viso.
“Ho sonno” esordì.
Alla fine, le porte dell’ingresso si aprirono lasciando entrare un ragazzo alto e snello , incappucciato e con le mani in tasca. Mi sporsi un poco dal gradino su cui ero seduta, uno dei primi, per squadrarlo meglio, non riuscivo a osservargli il viso. Due mani mi spinsero con forza. Samuel. Me ne stavo lì, dopo una mezza caduta con ginocchia e palmi a terra. Alle mie spalle se la ridevano felici, come d’altronde il ragazzo che si era addirittura fermato, per godersi la scena, poco distante da noi.
“Bel modo di presentarsi C” Disse Grace ridacchiando.
Io mi rialzai in fretta, mi voltai e alzai il dito medio.
“Hei, ragazzi” Eccolo. Gli davo le spalle, così mi girai verso il suono della voce. Piazzati davanti a me c’erano due occhi verdi, un sorriso sghembo e scompigliati capelli corvini. Sembrò illuminarsi, come se mi avesse già vista.
“Non ci conosciamo e mi devi già un favore, ragazzina”mi disse.
‘Ma con che confidenza, e poi chi ti conosce, ragazzina a me?’
Poi ricondussi quella voce a quelle spalle, alle spalle che mi avevano protetta, era ragazzo misterioso.Sgranai gli occhi.
“Grazie..” balbettai.
“Nada! Comunque, piacere, Blake.”
“Cassidy.” Mi strinse la mano.
“Ti va bene anche Cassy, ragazzina?”
‘E ce l’aveva con questo ragazzina, non è che perché se più alto di me di 30 centimetri ti credi grande.. e no, lo odio.’
“No” risposi secca.
“Vada per Cassy!” Mi sorrise ancora, ancora quel sorriso storto. Sentii un brivido su per la schiena. Era davvero bello . Ma che cazzo andavo a pensare?! Io avevo Chad.
‘Però io ho un debole per gli occhi verdi..’
Quello mi passò accanto, salutando tutti gli altri, e presentandosi a coloro che ancora non conosceva, come Kate., che sorrideva incantata mentre lui le baciava una mano.

***


All’ora di pranzo i miei genitori mi chiamarono al cellulare, e fui costretta a saltare l’unica pausa decente che avevo da tutte quelle lezioni. Mi impegnavo, passavo interi pomeriggi sui libri ma senza grandi risultati. La mia media se ne stava in bilico tra il sei e il sei e mezzo. Avevo concluso che ero negata in chimica, matematica, letteratura italiana, storia, inglese e… no, in arte me la cavavo. Male male andando, tra vent’anni, sarei potuta partire a Barcellona per fare ritratti in strada ai passanti. Tornando alla chiamata, li perdonai, perché si trattava di faccende che m’interessavano.
“Ciao Mà”
“Ciao tesoro, come stai? Tutto apposto? Ti servono medicinali?”
“No, sono a San Diego non in un centro di malati di colera, esistono le farmacie!”
“Sono protettiva!”
“Sei esagerata…”
“Stai mangiando?”
“No, sono in sciopero della fame!”
“Che simpatica…” fece triste.
“Ti voglio bene!” baciai sul microfono del cellulare.
“Senti, miss Sarcasmo, abbiamo fatto i documenti per il permesso dell’uscita scolastica! Credo arriveranno presto! E te lo pagherai di tasca tua, amore.”
“E bravi mamy e papi, e per i soldi non è un problema, sono ricca!” ridemmo, gran cazzata. Ero ricca si, di mantenimento dei miei genitori e di soldi della nonna dati a mo’ di spaccio.
“Ma stai attenta! Ho sentito che ad Orlando dei rag…”
“Mamma, evita di farmi venire complessi! E poi c’è Chad a proteggermi”
“Chi è Chad?!” gridò scorbutico mio padre. E sottolineo padre .
“Scusate interferenza, ciao!” chiusi la conversazione. Non era argomento per lui, considerava ogni ragazzo un delinquente.

***


Presi posto nel laboratorio di chimica, inconsapevole dell’esperimento che avremo eseguito. Il materiale era già pronto. Il mio compagno era assente, avevo allora chiesto informazioni alla “secchiona” per eccellenza, Julie, che si era permessa di rispondermi:
“Se avessi ascoltato la lezione Adams, il tuo cervello avrebbe qualcosa al suo interno”
Io l’avevo guardata male per poi ribattere tranquillamente:
“E magari se non rispondessi così a chiunque, avresti una vita sociale!” Si era sistemata gli occhiali, e spostata in un altro banco. Mi ero sentita un po’ in colpa, avevo esagerato. ’Sono una ragazza senza cuore, e se avesse una situazione difficile a casa? Come si sono permessa? Si ma alla fine è lei che ha cominciato, si arrangia. Julie e la sua situazione familiare. Avrà il padre alcolizzato?’
“Torna tra noi Cassy” mi richiamò il professore. Annuì con il capo e cominciai ad analizzare la scheda che aveva consegnato.
“Miller, ci degni finalmente della tua presenza? Sei in coppia con quella ragazza, il compagno ha mollato il corso… stranamente” sentii ancora il professore.
Tornai a guardarlo, e lo vidi indicarmi. Poco distante da lui, Blake. Lo stesso che in corridoio mi aveva fatto lo sgambetto, nonostante mi avesse appena conosciuto. Altro che bravo ragazzo che mi aveva protetto, questo era uno stronzo. Lo osservai mentre prendeva posto a fianco a me.
“Com’è che non ti ho mai visto in quest’aula in un mese?” gli chiesi subito, sconcertata.
“Ciao anche a te Cassy non-so-farmi-gli-affari-miei”
“Non chiamarmi Cassy!”
“Altrimenti? Mi sculacci?”
“Lo vorresti!”
“Scusa, è una proposta?”
“Ah ah ah”
“Ora capisco perché il tuo compagno è scappato, sei antipatica.”
“Neanche mi conosci.”
“Non mi hai fatto una buona impressione fino ad ora, e non hai un buon equilibro” Rise.
“Oh no, che dispiacere immenso, non sto simpatica a Miller! E ce l’ho, a meno che il piede di qualche coglione non si intrometta nel mio percorso” lo guardai nel peggior modo possibile.
“Ho un nome” “Non m’importa, mi chiami Cassy e io ti chiamo Miller”
“Vendicativa”
“Perdonami ma ora devo cominciare l’esperimento” tentai di chiudere la conversazione e avere l’ultima battuta, ma il mi avversario era forte, e non ci riuscii.
“Ma se non sai neanche dove sei messa, fai fare a me” mi strappò il foglio dalle mani.

***


Dopo la litigiosa ora con Blake e l’ultima in compagnia della matematica e di un fantastico quattro, incontrai Kate nei parcheggi per tornare a casa. Sedute, ci allacciammo le cinture e mise in moto.
“Anche se è la cosa più stupida che potessi fare, grazie per la tecnica chiodoscacciachiodo”
“Non capisco a cosa ti riferisci..” fischiettai con nonchalance.
“C, seriamente, non abbiamo dodici anni. Non piomberò tra le braccia di Blake solo per un piccolo graffio al cuore.”
“Piccolo?” sussurrai. Ma poco dopo sperai vivamente che non mi avesse sentito.
“Blake potrà essere un buon amico.”Concluse. E non mi era permesso ribattere.
Buon amico? Da me Blake si era fatto odiare, letteralmente.
Parcheggiò nel vialetto. Avevo constatato nel tempo che vivevamo davvero in un buon quartiere, e che quella di K non era certo una famiglia che tirava la cinghia: il padre era un imprenditore e la madre un’insegnante universitaria. Mi dispiaceva però per i gemelli che venivano scorrazzati tra nonni e asilo, per questo appena a casa cercavo di dedicar loro del tempo. In fondo, avere fratelli minori era sempre stato uno dei miei desideri. E poi, a quei due angioletti, non sapevo dire no. Aprii la porta e due teste bionde ci piombarono addosso.
“Oggi nascondino!” fecero in coro.
“Conto io” affermai alzando la mano.

***


La settimana dopo la segreteria della scuola mi comunicò che il fax con il permesso era arrivato, mancava solo il denaro. Ormai mi ritrovavo ad essere emozionata quanto Samuel per quel viaggio! E forse contribuiva il fatto che i miei sentimenti per Chad fossero sempre più veri, e profondi. Cioè, ero una che si stufava presto, ma lui era diverso.
’Ricordo come se fosse ieri la mia relazione più lunga in terza media…’
Non volevo usare la stupida frase “è come una favola”, ma era il primo davvero speciale per me. Della serie: barbie e ken ci facevano un baffo. Mi sentivo un po’ innamorata.
’Da quando sei così romantica, Cassidy Adams?’
Decisi di saltare l’ora con il mio ragazzo. E proprio a caso, era quella di chimica.
’Asta la vista, Blakeuccio caro!’
Mai nessuno mi era stato così tanto sui coglioni. Ok, forse qualcuno c’era, ma Blake se la lottava bene. E non m’importava che avesse due occhi verdi da svenimento, no no. A quanto pare però a Kate non faceva quest’effetto negativo, dato che dal giorno in cui si erano conosciuti stavano sempre appiccicati, a suo dire, da “amici”.
Salii sul motorino di Chad, nuovo di zecca. Non m’importava dove mi stesse portando, l’importante era non vederlo. Pensandolo gli stavo già dando importanza.
Mi aggrappai al petto di Chad e mi strinsi più che potevo a lui, la testa posata tra le sue scapole. Si fermò nei pressi di un piccolo molo. Aprì lo zaino e tolse fuori patatine e caramelle, (aveva fatto fuori l’intera macchinetta?!) e Coca Cola in quantità. Osservai il suo armamentario un po’ scettica.
‘Non se mi vuoi far torna rotolando, amico.’
Ma poi fui la prima a piombare sulle Pringles. Tra vari “cric” e “croc”, cominciai a sfogarmi con Chad.
“Abbiamo fatto una cazzata…”
“Aspetta, in che senso?!” mi fissò sgranando gli occhi, forse pensando lo volessi piantare. Ridacchiai tra me e me.
“Con Blake, lo odio! E sta sempre intorno a Kate”
“A Kate non dispiace, no?”
“Ma dispiace a me! Non ne puoi trovare un altro?!”
“Ma sei seria?”
“Si” ‘Ovvio che lo sono’
“A meno che non abbia faccia da macellaio, non tratto i miei amici come di carne da macello” disse irritato.
“No fa per lei!” “Ma cosa vuoi saperne?! Sei qui da un mese forse e credi di conoscerla?! Evita di fare l’egocentrica e la gelosa, è la sua vita” poi si mise in bocca almeno cinque caramelle.
Rimasi in silenzio con lo sguardo basso. Forse aveva ragione, non potevo intromettermi così, non ero nessuno. E che cazzo, invece si che lo ero! Ero io ad averlo portato nella sua vita, e dato che adesso lo consideravo uno sbaglio, lo volevo spedire fuori a calci dal mio quadretto felice.
‘O sto esagerando?’ In qualsiasi caso, non poteva trattarmi così.
“Bei modi” ricominciai.
“Belli i tuoi, non hai ragione, cazzo”
“Anche se fosse non hai il diritto di rispondermi così”
“Non è colpa mia se ti comporti da bambina”
‘Eh no, questa non me la dovevi dire’
“Meglio che un uomo come te non stia con una bambina allora”
“Cass..”
Mi alzai e girai i tacchi, avrei preso il bus.

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Capitolo 9
*** Due calamite uguali si respingono? ***



Ero tornata a scuola e seguito tutte le rimanenti lezione, me ne restava una. All’ora di pranzo me n’ero rimasta seduta in corridoio a ripassare storia, non volevo vederlo. Avevo pensato parecchio alla nostra litigata, e avevo anche concluso che ero palesemente nel torto. Ma ero una tipa orgogliosa, e testarda. Non accettavo di dare la ragione a qualcun altro, per cui non mi ero fatta sentire e tantomeno scusata. Tentavo di fare l’indifferente, ma mi aveva ferita.
‘Minimamente, sia chiaro!’
Ovviamente, non ero per niente concentrata sulle lezioni e perfino Blake, che stranamente non mi aveva mandato frecciatine per metà lezione, si era “preoccupato”.
“Cassy?”
“Stai zitto”
“Che hai?”
Mi voltai a guardarlo, le braccia incrociate al petto.
‘Come se gli interessasse’ pensai irritata.
“Niente”
“Come no..” affermò. Sbuffai girandomi verso il professore che spiegava, sentivo ancora quei fari verdi su di me.
“Lo so che muori dalla voglia di sfogarti” e aveva STRARAGIONE.
“Ho litigato con Chad, e non ho ragione. Ma ti sembro una che si scusa facilmente?” L’avevo detto per davvero?! “Assolutamente.. no”
“Appunto”
‘Il suo aiuto si limita a questo?!’
Dopo qualche minuto mi diede un colpetto sulla testa. Provai ad osservarlo con disprezzo, ma appena i suoi occhi si fissarono sui miei, mi sciolsi.
‘Smettila di guardami dentro, schifoso’
“Sei proprio una ragazzina, è Chad, essere perdonati da lui è la cosa più facile del mondo” mi fece l’occhiolino.
Lo conosceva più di me, avrei dovuto fidarmi, no?
Uscimmo da scuola insieme, mentre mi tirava i capelli e io gli inveivo contro. Non aveva la macchina e tantomeno il motorino, per cui tornava a casa in pullman. I nostri percorsi si divisero quindi alla fermata, poco prima dei parcheggi. Sottosotto, forse non era così male. Salutato, comincia a camminare sola sul marciapiede affiancando la strada, l’autobus mi passò a fianco. Vidi Blake farmi il dito medio dal finestrino.
‘Come non detto.’

***


Alla fine, a casa, mi decisi a mandare un messaggio a Chad.
-DAVANTI A CASA MIA TRA 10 MIN, OK? C.-
Abitava a pochi isolati da me, in motorino era un attimo. Andai in bagno a darmi una spazzolata e una spennellata di fard.
“Esci?” Chiese Kate dalla sua stanza mentre mangiucchiava pop corn. Per la decima volta stava guardando Twilight.
“Circa, deve passare Chad!”
“Okkei” si limitò a rispondere. Era seriamente una ficcanaso cronica, ma a volte riusciva a farsi gli affari suoi.
Scesi le scale e aprii la porta. Mentre percorrevo il vialetto, lo osservavo: poggiato al motorino, braccia conserta e capo chino. Portava una felpa, abbastanza pesante. Nonostante il clima mite, la notte la temperatura scendeva. Mi fermai ad almeno due metri da lui, sicura che non avrebbe voluto salutarmi. Si scostò i capelli con una mano.
“Non mordo mica, eh”
“So che sei arrabbiato..”
“Ho esagerato” affermammo in coro. Sorrisi, eravamo troppo simili per perderci., “due calamite uguali si respingono” per noi non valeva.
Si avvicinò piano, e mi catturò in un abbraccio. In tutta risposa affogai il viso sul suo petto.
“Mica posso permettermi di perderti per queste stronzate, stai diventando davvero importante…”
‘Idem per me. Dannatamente importante’ .
Ma non ebbi il coraggio di dirglielo.

***


Strinsi tra le braccia le rose, e ne assaporai il dolce profumo.
“Grazie” sussurrai a Chad.
Mi aveva portato nello stesso posto del nostro primo appuntamento, del primo bacio. Tutto per il nostro primo mesiversario . Gli gettai le braccia al collo, i braccialetti sui miei polsi tintinnarono. Mi baciò prima dolcemente, e poi con più passione. ’Alla grande’ Si staccò leggermente, i nasi che si sfioravano. “Non voglio che te ne vada mai più” disse dolce. “Manca tanto tempo, amore” risposi, anche se un po’ rattristata. “Ti amo, Cassidy Adams. E non sto correndo, lo provo per davvero.” Sgranai gli occhi scioccata. E io, io lo amavo? Fu inutile porgermi questa domanda. La risposta ce l’avevo da un pezzo, ed era un grande ed enorme SI. Perché era il mio primo amore, lì tra le mie braccia. Con lui ero diversa, ero migliore.
Giocò con i miei capelli mentre gli mordicchiavo il labbro.
“Anche io, idiota” risposi, finalmente.
Passammo la serata così, senza staccarci praticamente mai. Non mi annoiai per un solo secondo, quelle braccia sembravano fatte solo per circondare il mio corpo e il mi ocorpo solo per rannicchiarvisi dentro. Il mio e di nessun altra.
Al ritorno in motorino posai il volto tra le sue scapole, sentendomi parte di lui.

***


Corsi più veloce della luce, giù per le scale. Kate continuava ad urlare il mio nome dal salotto, perciò ero stata costretta ad abbandonare i miei compiti. Superai l’uscio, e mi ritrovai una Kate piagnucolate e una Daiva che scuoteva la testa rassegnata.
K si alzò di scatto e mi abbracciò.
Io in tutta risposta continuavo a guardarmi intorno confusa e smarrita. Poi improvvisamente mi strinse per le spalle e mi fissò attentamente, gli occhi giacchio seri in modo preoccupante. Poi s’illuminò:
“Il prossimo week-end i miei non ci saranno. Significa festa, una grande e fichissima festa!

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Capitolo 10
*** Credevo mi amasse. ***



Mi feci spazio fra la gente, qualcuno mi imprecò contro mentre aliti di alcol mi impregnavano la pelle del collo e delle braccia. Sentii un vaso o delle bottiglie cadere, e poi urla e stridii. Era chiaro che la situazione stesse sfuggendo di mano a Kate e a me stessa, ma ero troppo distratta e c’era troppa gente. Anche gente “non affidabile”, quelli da cui i tuoi ti dicono di star lontano, ma non m’importava. I tacchi con il plateau tintinnarono sugli scalini. Probabilmente ero perfino bella, stretta nel mio tubino blu. Eppure dall’inizio della festa, almeno due ore e mezza, l’unica persona a cui mi interessasse mostrarmi non si era fatta viva. Ma era lì, ne ero sicura. Avevo sentito perfino qualcuno dire che si era ubriacato, ed ero preoccupata. E ridicola in più, mi sentivo una mammina.

‘Dove cazzo è?!’

L’avevo cercato ovunque, senza risultati. Con lo sguardo ripercorsi tutto il salone sottostante, incrociai gli occhi di Samuel e poi quelli di Grace accennando un saluto. Mi sembrò anche di incontrare quelli di Blake, ma sorvolai poco interessata. Ormai rimaneva solo il piano superiore, anche se mi pareva strano fosse arrivato fin là.

‘Certo, la voglia di vomitare ti può portare lontano’

In fondo solo ora capisco quanto fui stupida, e quanto fosse banale e ovvia quella scena, quell’insieme di avvenimenti. Quanti film avevo visto che seguivano la stessa trama? Quante volte avevo preso per il culo gli autori perché non avevano fantasia? Ma credevo mi amasse, nonostante stesse con me da un mese e mezzo, nonostante il fatto che fosse popolare e bellissimo, nonostante in realtà non sapessi davvero chi fosse, nonostante fosse impossibile, credevo mi amasse.

***


Mi bloccai sulla porta della camera da letto di Daiva e Carl. I miei occhi non si inumidirono neanche, per mia fortuna il mio orgoglio era più forte delle lacrime, strinsi però i pugni premendo le unghie sui palmi. Non capii cosa fosse, se dolore o delusione, o se entrambi. Ma fece male, poco sotto al cuore e un po’ allo stomaco: come quando sei sulle montagne russe e senti un vuoto dentro forse per la paura o per l’adrenalina, solo che in quell’istante fu perché ero stata tradita.
Chad mezzo nudo sovrastava una bionda in reggiseno. Le mani che stringevo io tra i i suoi capelli, le braccia che cingevano me ora premevano sui suoi fianchi, le labbra che si adagiavano sulle mie ora bramavano le sue. Feci appena in tempo a girarmi e correre verso la mia stanza che mi intravide di striscio.

***


Stavo per arrivare alla mia camera, desiderosa di chiudermi dentro e non uscirne mai più, quando mi si parò davanti l’ultima persona che avrei voluto incrociare.

‘Blake,no’


“Blake non è il momento..” sperando che la mia voce non si rompesse in pianto.

“Se la spassano già da un po’, sei in ritardo” disse in tono tranquillo.

Alzai lo sguardo, sbalordita. Non potevo crederci, era un figlio di puttana. Non capiva neanche minimamente come potessi sentirmi? No, no,no,no. Non potevo sopportare anche questo senza crollare.
Non risposi neanche e gli tirai un pugno in un occhio. Non si mosse di un millimetro, come se se lo aspettasse, e continuò a puntarmi quegli schifosi occhi verdi dentro. E mi sentii nuda e bambina sotto di essi, sussultai.

‘Ma cosa ha da guardare, cosa!’

Presi a sferrargli pugni sul petto e mentre lui incassava e le lacrime cominciavano a rigarmi le guance. Ed aumentarono ed aumentarono. E continuai a picchiare, fino a quando la vista non fu troppo annebbiata. Blake mi afferrò i polsi, mi asciugò le lacrime con il dorso della mano. Mi lasciai affogare in quei suo offuscati punti verdi, vulnerabile. Sorrise, quel sorriso sghembo che mi fece sentire quel vuoto un po’ meno pesante.

“Ci penserò io, Cassy” quel diminutivo pronunciato dalle sue labbra suonava diverso, suonava bene.

Mi accompagnò in camera e si portò a sedere contro il muro, mi imprigionò contro il suo corpo. Continuai a piangere per non so quanto tempo, mentre lui mi stringeva in silenzio. L’ultima immagine che vidi fu il suo occhio nero, poi mi addormentai

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Capitolo 11
*** Siamo a due, Cassy. ***



Mi svegliai lentamente, i raggi di sole mi pizzicavano il viso. Il primo pensiero fu che avevo fame poi.. ricordai tutto d’un botto, come se mi avessero gettato addosso un secchio di immagini: Chad a letto con un’altra, Blake che mi fissava e le sue braccia intorno ai fianchi, il pianto e i pugni.
Mi sentii immediatamente una merda, umiliata, debole. Credevo di non essere quel tipo di ragazza che si fa tradire sotto il naso, e invece mi ritrovavo in questa situazione. Io ero quella con gli attributi, e mi ero fatta mettere i piedi in testa da un puttaniere. Mi morsi il labbro, sentii il sapore metallico del sangue. Lo avrebbero saputo tutti, volevo solo tornarmene a casa e dimenticarmi di lui. Non doveva. Mi misi a sedere sul letto, sotto una larga felpa ancora il tubino.

‘Ho dormito così?!’

Mi ero addormentata dentro l’abbraccio di Blake, la felpa doveva essere sua. Sentii ancora il suo calore sulla pelle, perché mi aveva consolata? Perchè si era preso tutta questa confidenza? Io lo odiavo e lo sapeva. Scossi la testa, non volevo pensarci ora, avrei voluto scordare tutto.
Guardai il mio riflesso sul piccolo specchio poggiato sulla scrivania, i capelli erano una scopa e avevo gli occhi di una drogata, rossi e gonfi. Bruciavano da impazzire.

‘Menomale che non ci sono Daiva e Carl.. KATE?!’ Mi voltai di scatto verso il suo letto sperando di trovarla, e invece raggomitolato sotto le coperte lilla c’era lui, i capelli corvini scompigliati sul viso. Sorrisi, era tenerissimo, ma tornai seria vedendo i segni della sera scorsa, l’occhio nero. Poi sgranai gli occhi.

‘Blake ha dormito qui?! K l’ha permesso?! Poteva molestarmi!’

Mi alzai piano e scesi di sotto. Era un disastro, Daiva ci avrebbe uccise. Torturate e poi uccise. C’era puzza di alcool, bibite sui muri e per terra, patatine ovunque, le tende strappate, un vetro rotto, il divano macchiato. E sul divano macchiato Daisy.
Mancavano ancora un giorno e una notte al ritorno dei genitori di K, mi rassicurai. Potevamo farcela. La trovai china sui rifiuti della cucina, il sacco nero più grande di lei. Si voltò piano, scoppiai a ridere.

“Sei un panda!” per poco non piangevo, aveva gli occhi circondati dal nero del trucco colato.
“Aiutami stronza! Hanno distrutto la casa!”
“Hai lasciato Blake a dormire qua?!”
“Blake? Chi è! Ma che ne so!”
‘è in crisi’

Sospirai accendendo l’aspirapolvere.


***


L’orologio segnava le 13.30. Ero stanca morta e avevo fame, pulire non era mai stato così stressante. Mi sdocciai velocemente, tirai su il cappuccio sui capelli bagnati e infilai le DC. Feci per uscire dal bagno, quando sentii rumori di passi. Mi bloccai con la mano sulla maniglia della porta de, era per forza lui. Nessun altro dormiva al piano di sopra. Avevo paura di incrociarlo, ritrovarmi in una situazione imbarazzante.

‘Ma prendi le tue palle metaforiche ed esci Cassy’

“Vai di festa-post- festa!” lo sentii canticchiare felice.

Aprii la porta e mi avviai verso il salone. Mi osservò mentre scendevo, ricambiai imbarazzata. Mi sentii in colpa e dopo odiai il fatto che mi avesse visto in quelle condizioni.

“Ciao!” dissi avviandomi svelta alla porta. “Vado a comprare qualcosa al Fast food”avvisai K.
“Ti accompagno.” Blake mi sorrise.
‘assolutamente NO’
“Non fa niente, non mi ruba nessuno è qui a fianco”
“E io voglio accompagnarti” Prese la giacca e mi superò uscendo.
‘L’erba voglio non cresce neanche nel giardino del re, pezzente’

Ma lo seguii in silenzio.


***


Mi feci coraggio e interruppi il silenzio.

“Mi dispiace per il pugno”

Camminavo dietro di lui, quindi non potei vedere la sua espressione.

“Non è niente”
“è nero”
“non fa male”
“Ma è evidente..”
“Non importa”
“Ma se chiedessero come..”
Si fermò tagliandomi la strada, lo sguardo serio e le mani in tasca.

“Tranquilla non ti sputtano se è questo che vuoi sapere, ma dovrai affrontare la situazione ragazzina, uscirà fuori”
“Non chiamarmi ragazzina”
“Lo sei”
“Prima mi consoli e dopo mi tratti così?”
“Invece di preoccuparti di come la tua pseudo reputazione possa essere compromessa, magari potresti ringraziarmi”
“Non ti ho chiesto nulla, sfigato”

Alzò un sopracciglio.

“Sei come tutte le altre che si è fatto, forse te lo sei meritato! Sei tutta apparenza, tra sei mesi nessuno si ricorderà di te, Cassy”

Lo fissai dritto negli occhi, come a trasmettergli il mio disprezzo. Mi sollevai con le punte, cercando di avvicinarmi il più possibile al suo orecchio sinistro.

“Vai a farti fottere e non rivolgermi più la parola” sussurrai, poi gli sorrisi. Mi girai e cominciai a ripercorrere la strada a ritroso, mi era passato l’appetito.

Poco dopo mi corse dietro e dopo avermi fatta girare, mi abbracciò.

“sei bellissima quando ti arrabbi”

Lo fissai allibita mentre mi circondava le spalle con un braccio trascinandomi verso il fast food. Sembrava un bambino, o forse lo era.

‘Questo è pazzo’


***


Qualche pop corn cadde dalla bocca di Kate, spalancata per lo sconcerto. Il mio resoconto della serata peggiore della mia vita era stato corto, anche perché la parte di cui Blake era protagonista venne omessa, casualmente.

“Vendicati!”
“Non sono una puttana, non mi abbasso ai suoi livelli”
“Mettiti con Blake a sfregio!” gli occhi fiammeggianti.
“Sono cose da te quelle” dissi ridacchiando.
“Che farai domani? Quando te lo ritroverai davanti”
‘Che farai Cassy?’
“Non lo guarderò neanche in faccia, mi fa schifo”

Kate mi abbracciò.

*** Se ne stava lì, a mo’ di fighetto con gli amichetti. Rideva felice, come se non fosse successo nulla.

‘Questo che si crede il re del mondo, si smonti’

Digrignai i denti, non si meritava neanche il mio solo pensarci. Quanto avrei voluto sputargli in faccia, e bruciargli quei meravigliosi riccioli d’oro. Scossi la testa e tentai di ricollegarmi al discorso di Daisy, senza risultati. Mi concentrai sul andamento dei miei passi.

‘testa alta e portamento fiero’

Quando gli passai a fianco non sembrò neanche accorgersene, dava così poca importanza alla ragazza a cui aveva detto ti amo, incredibile. Automaticamente mi corressi: ero io che avevo dato troppa importanza a quelle parole.
Aprii l’armadietto, il poster di Damon Salvatore svolazzò un poco. Afferrai il libro di chimica e lo misi nella borsa a tracolla.

“A dopo Kate!”
“buona giornata di noia, amore mio” Kate mi fece cenno con la mano prima di allontanarsi.

Chiusi l’armadietto e poggiai la schiena contro il freddo metallo. Cominciai a digitare sui tasti del Blackberry, era doveroso comunicare le novità a Maci, nonostante fossero negative e mi venisse difficile riscrivere tutto. Solo lei mi poteva davvero capire.

‘Chad’

Lo vidi dopo un po’, mentre si avviava verso gli armadietti. Verso me. I jeans scuri stretti, il casco tenuto in mano., l’espressione diversa, un ghigno. Il cuore accelerò i battiti, cominciai a pensare in modo confuso: voleva parlarmi? Scusarsi? Infierire?
Qualche minuto dopo capii che si trattava della terza opzione.

“Spero tu non ci sia rimasta troppo male” il sorriso stampato in faccia.

Nel tempo trascorso insieme mi ero fatta un’idea sbagliata di quel ragazzo, non sapevo con chi avevo a che fare. Solo ora si rivelava l’altra faccia della medaglia.

“Posso amarvi entrambe insieme, se ci stai” ridacchiò.

Non risposi. Mi osservai intorno: il corridoio era vuoto. Le piastrelle lucide riflettevano le nostre sagome deformate. Ero sola e senza difese. Per la prima volta non riuscii a controbattere, a rispondere a tono. Feci per andarmene, lo sguardo fisso sul pavimento, quando alle nostre due sagome se ne aggiunge una terza. Chad sbatté violentemente imprecando contro l’armadietto di K, al mio fianco. Mi ricordò quando ero stata io al suo posto, davanti a tutti.

Blake davanti a noi, si scostò i capelli.

“Stalle alla larga”intimò.

Poi mi tirò per un braccio bruscamente.

“Siamo a due, Cassy.”

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Capitolo 12
*** Il lato fragile di Cassidy. ***



“Bene, direi che la mia carriera di organizzatrice di feste finisce qui..”
“Decisamente” precisai, muovendo l’indice davanti al dolce viso di Kate.
“Sapevo che sarebbe andata così..” concluse Daisy, mangiucchiando qualche patatina.
Eravamo sedute in una delle ultime bancate del salone della McDonald's, come piaceva a me. I Tavolo rossi si susseguivano banalmente uguali, al bancone le ragazze acide con il capellino servivano un via vai di persone. Certo, era cibo sudicio, ma ne avevamo bisogno per affogarci il nostro immenso dolore. Eravamo state punite per almeno due settimane teoricamente, per non parlare dell’astio che Daiva ci avrebbe portato a vita per averle distrutto mezza casa.
“Almeno ci permettono di fare la gita, ci hanno graziate.” aggiunsi.
“Lo fanno solo perché è tutto pagato e non rimborsano. Basta, non voglio starmene chiusa in casa tutto quel tempo!” “Primo già ora non lo sei, probabilmente non lo sarai mai. Sai com’è, Daiva è volubile.. povera donna!”
“Vuoi dire che mia madre non si fa rispettare?!”
“K, a cuccia. Parliamo di cose serie” D sorseggiò un poco di milk shake con fare da “Il padrino” ”tu e Blake sembrate particolarmente, intimi
Sgranai gli occhi. Noi non eravamo intimi. Certo negli ultimi tempi passavamo molto tempo insieme, avevo pianto tra le sue braccia, mi ero sfogata, il mio istinto mi aveva fatta fidare subito, mi ero sentita parte di un film ma no, non eravamo intimi. Stavo solo conoscendo un lato buono di quel cattivo ragazzo, e mi piaceva. Il lato buono, non il ragazzo. Certo era un bel ragazzo. Scossi la testa.
“Sto provando ad essere sua amica, non sembra male…”
“Flirtare non è provare ad essere amici, tesoro. Mmh, comunque non lo è… a parte che fa il missionario della situazione.”
“Non ti seguo Daisy.” odiavo perdere il filo dei discorsi. “Non ascoltarla, è una ragazza dai capelli rossi moooooolto perfida!” mi avvisò Kate.
“Dico solo che è sempre pronto a prendersi gli “scarti” di Chad… ti asciuga le lacrime con il dorso della mano ed è fatta…”
‘Cazzo, è esattamente ciò che ha fatto…’
“Ti abbraccia in silenzio…”
‘Anche questo’
“Ti dice che ci penserà lui”
‘pure’
“Sembri una che sa di cosa parla, che c’è passata.”
“Ho solo fonti bene informate C, tutto qui…”
“Grazie allora ma tranquilla, siamo solo compagni di laboratorio e non credo di essere uno scarto.”
Cominciavo ad innervosirmi. Daisy mi piaceva, ma stava esagerando. Se c’era caduta lei, non era detto che ci sarei passata anche io. Perché era ovvio che Blake aveva combinato qualcosa, nonostante lei lo volesse nascondere sotto il tappeto. Era stata ferita? “Non stavi provando ad essere sua amica?”
“Eh zitta!”
Daisy sorrise.
‘Questa è seriamente malvagia’

***

Il viaggio di ritorno da sola con Kate stava proseguendo in modo davvero piacevole la serata.
Avevamo già riaccompagnato Daisy a casa, fortunatamente.
K si stava rivelando una persona con cui era davvero bello aprirsi… nonostante fossi una della serie “sono fatti miei e rimangono fatti miei”. Eppure non mi sembrava volesse sapere qualcosa in più su di me per giudicare, bensì per conoscermi meglio, approfondire l’amicizia. Forse era quello che mi serviva, una persona con cui parlarne. C’era qualcosa di cui parlare ovviamente, eccome se c’era.
Riuscii a confidarle che i miei genitori avevano divorziato un anno fa, che avevo passato un brutto periodo. Era quella la reale causa del mio voler partire, nonostante le amicizie e Maci. Mi era sembrato che nessuno di tutti quelli che conoscevo potesse comprendere ciò che stavo provando. Volevo staccare per un po’, andare in un posto in cui nessuno avrebbe saputo niente di me, dimenticare tutto per sei mesi, e invece mi ero trovata nella situazione peggiore: un altro uomo che mi tradiva. Certo non era come mio padre, ma il principio era quello: perdere, perdere la fiducia in una persona a cui tieni, dalla quale non te lo saresti mai aspettato.
“Il brutto è che ne esci sconfitto. Nel senso che ti sembra di aver perso tu, di aver fatto tu il passo sbagliato. Ti ritrovi a pensare –ecco, è perché mi sono comportata così- e invece no, sono gli altri che sbagliano. Ma finché non ti entra in testa, togli fuori la corazza migliore che hai e te la infili in silenzio.”
Sembravo forte, agli altri facevo credere di essere una roccia, ma sotto non lo ero poi tanto. E tutto quello che mi era successo e che mi stava succedendo più che male, mi faceva incazzare da paura. Avevo la faccia di una di cui prendersi gioco?
E ora Chad mi aveva ricatapultata dentro quella maledetta corazza. Per un attimo avevo creduto che Blake potesse far si che mi pesasse meno, ma le parole di Daisy mi avevano fatta rinsavire. ’Devo saperne di più’
“Perché Daisy ha detto quelle cose? Blake è davvero così?”
Mi voltai verso il posto del guidatore, scrutando il viso di Kate nella speranza di cogliere qualsiasi indizio, sicura che non volesse parlarne. Sembrava ci fosse qualcosa sotto, ed essendo Daisy la sua migliore amica, probabilmente voleva pararle il culo.
‘E invece no’
“Lei… lei è stata con Chad. Roba da poco, sul serio. Meno di te per intenderci, non stavano neanche insieme. Appena Chad se n’è sbarazzato, Blake era lì pronto a proteggerla, a sussurrarle parole dolci, a rassicurarla..”
E ora lo faceva con me. Sapevo di dover ascoltare Daisy, non ci sarei cascata, era una trappola del vecchio lupo Blake.
“Daisy si era innamorata e lui, lui le ha detto che l’aveva fatto perché la vedeva come una sorella. L’aveva illusa capisci? D non è una che si illude facilmente e quindi… l’ha distrutta. Vuole solo proteggerti… ma se vuoi la mia opinione…” “Certo!”
“Blake è buono anche se a volta viene da odiarlo, non voleva illuderla, ma lei non lo voleva e non lo vuole capire. Ora lo detesta, ma se non ci fosse stato lui non ne sarebbe uscita e con te, con te lui è diverso C.”
“Io non mi fido di Blake, non mi piace.”
“Pensaci però, non vederti come una seconda Daisy. Credo che lui provi qualcosa per te, ti guarda che quegli occhi…”
“Che occhi?! Solo perché sono verdi e belli non significa che siano sinceri.”
‘Anche mio padre ha gli occhi verdi.’
Mi morsi il labbro fino a farlo sanguinare, non volevo alzare la voce con Kate, e soprattutto non volevo scoprisse che era stato Blake a consolarmi. Stava diventando un segreto e mi sembrava terribilmente stupido nasconderlo. Ma se lo avesse scoperto, sarebbe stata la fine.
“Non cambiare la tua opinione su di lui, te ne pentiresti”

***

Strinsi i libri che avevo in grembo, concentrandomi sul suono ritmico dei miei passi sul pavimento, osservando le All Stars che si muovevano in sincronia. Mi auto convinsi che se non avessi incontrato il suo sguardo, non mi avrebbe rivolto la parola. Qualche spallata e sarei stata fuori dalla sua vista.
“Cassy del mio cuore” esultò Blake correndomi incontro, doveva avere una vista da falco dato che avevo fatto di tutto per nascondermi dietro alle altre persone.
‘come non detto, anzi pensato’
“Ciao!”
Lo guardai, notando che mi fissava il petto.
“Scusa, ma che st…”
“Sei troppo scollata!” Automaticamente mi portai le braccia a coprire il petto arrossendo. Ma che cosa gli prendeva?
“Primo, non.. non è vero. Secondo, non deve importarti.”
“Stai arrossendo.. ti emoziono così tanto?!”
“’Sta zitto! Non farti strane idee!”
“Sei tu quella che non dovrebbe farsele su di me” il suo solito sorrisetto sghembo gli colorò il viso.
Evitai di rispondere, timorosa del fatto che quella conversazione potesse concludersi in qualche contatto fisico, tipo uno dei suoi abbracci. Abbracci che mi piacevano particolarmente ma… ero inmissione anti-fiducia-Blake e non potevo abbattermi così facilmente. Visualizzai le parole di Daisy. SCARTO. Dovevo far finta che non esistesse. Certo che la maglia Diesel gli stata strabene.
‘Blake? Blake chi?’
Gli passai a fianco, tentando di andarmene senza che lo notasse e che lo prendesse come un ti voglio evitare . Con un po’ di nonchalance, ecco. La mia fuga disperata si risolse nelle sue mani che mi bloccavano per le spalle.
“Sei suscettibile, Cassy”
“Lasciami in pace.” tentai di divincolarmi, inutilmente.
“No.”
“Ma che..? Si!”
“Io volevo solo parlare un po’ con te..”
“Ma che problemi hai?! Non sono un altro scarto di Chad di cui appropriarsi, non toccarmi!”
‘Ecco, ho esagerato. Non sia mai che io non esageri, e che siamo in un modo in cui Cassidy Adams se la passa liscia? Ma no, proprio no!’
“È questo che pensi? Davvero?”
Non avevo mai visto una tale tristezza nel suo sguardo da bambino, e mi sentii terribilmente in colpa perché ero stata io a causarla. Eppure non risposi, e ancora ora non so perché mi comportai così. Un’altra volta, mi mancarono le sillabe, il coraggio. Odiai immensamente chiunque avesse pensato alla frase chi tace acconsente perché io non volevo acconsentire. Ma le parole mi rimasero lì, incastrate. Come quando degli ingoiare la pastiglia dell’antibiotico e non hai acqua, quindi ti rimane lì in gola infastidendoti in modo terribile.
Blake annuì e mi lasciò passare.

***

‘Ho ottenuto quello che volevo. Lui non mi vorrà più rivolgere la parola, che problemi mi faccio? Non devo stare qui a scervellarmi sul fatto che sia arrabbiato con me. Va bene così, è la cosa migliore’
Fissavo un punto a caso del muro bianco, incurante di quello che un mio compagno stata scrivendo alla lavagna. Avevo altro a cui pensare io, la matematica non scappa mica.
Non mi accorsi della matita che continuava a tamburellarmi sulla spalla. Né la prima, né la seconda, né la terza volta. Poi il ragazzino con i brufoli davanti a me si girò improvvisamente colpendomi in fronte. Così mi accorsi della professoressa bassottina che mi guardava indispettita, e mi fissava anche il suo neo peloso.
“Le sembra il comportamento adeguato, signorina Adams?” picchiettò la penna sul mio banco.
“Non prende nessun appunto, poi?”
“Io…”
“Io, io, io… le ricordo che ha l’insufficienza. A meno che non l’abbia capito, se continua così avrà il debito a fine anno, finito lo spasso!”
“Quale spasso?”
“Mi sta prendendo in giro?! Lei deve recuperare, assolutamente. Entro la settimana prossima.” Il suo alito puzzolente mi riempì le narici.
“Io, non ci capisco nulla di matematica.”
“Non ce n’eravamo accorti, cara” mi sorrise ironicamente.
“Potrebbe darmi delle.. emh.. ripetizioni?”
“Certo Cassidy, mi dica ora e data e sono disponibile sempre per ogni suo bisogno…”
“Davvero?”
“No, organizzate un maledetto gruppo di studio! Anzi, ve l’organizzo io.” Si voltò verso gli ultimi banchi.
“Ne ha bisogno anche lei, giovanotto” sentii uno sbuffo familiare. Samuel era nella mia stessa posizione a scuola.
Il tono della donna cambiò radicalmente.
“Blake, aiutali tu, per favore.”
‘no,no,no,no,no’
“Io non saprei… forse ne sarebbe più capace…” si guardò intorno “Janelle, è un genio!”
Blake era il primo della classe, nessuno sarebbe stato più capace di lui. Mi voleva evitare.
“Allora è deciso, tu, Samuele, Adams e Janelle farete squadra. A voi alzerò il voto, a questi due proverò a mettere una sufficienza!”
‘Perché solo io per cognome?!’
Il neo si avvicinò al mio viso.
“O ti boccio!” concluse la donna spostandosi, la gonna a fiorellini si mosse piano.
’Stile 10+ vecchiaccia’
Qualche minuto più tardi mi arrivò un aeroplanino di carta:
“Dopo scuola da Blake, aspettami alla porta. Da qui hai proprio delle belle spalle -Samu”
Sorrisi, ma il sorriso mi morì sulle labbra. Avrei passato l’intero pomeriggio con Blake e i miei sensi di colpa.
‘Dai Cassidy, ci sono altre due persone’
Ce l’avrei fatta?

***

Mi fermai sull’uscio della porta, la borsa che mi ciondolava vicino alle ginocchia. Samuel non tardò a raggiungermi con il suo solito spirito allegro, i capelli raccolti a cresta. Mi meravigliò però il fatto che non ci fossero né Blake né Janelle. Aggrottai un sopracciglio.
“Ci sei solo tu?”
“Si, B e quella tizia sono prigionieri della prof. che li informa su cosa lavorare insieme a noi ignoranti!”
Sorrisi.
“Possiamo cominciare ad andare a piedi per fare orario, il padre di Blake li passerà a prendere tra un po’, zero voglia di aspettare fermo!”
“Sei iperattivo, Samuel.”
“Non sei la prima a dirmelo!” mi diede un puffetto sulla guancia. Neanche io in fondo volevo starmene impalata ad aspettare, e avrei potuto approfittare della situazione per conoscere meglio Samuel.
Così cominciammo a camminare sul marciapiede, fianco a fianco.
“Quindi, ti trovi bene qui?”
‘A parte il ragazzo di cui mi ero innamorata che mi tradisce…’
“Si, abbastanza.”
“Mi dispiace per la storia di Chad..”
‘Dritto al punto! ’
“Lo sai anche tu?!” in realtà. Era ovvio.
“Le voci corrono davvero veloci qui, ingenua ragazza!”
“Non mi va che si sappia in giro, cioè…”
“Qualcuno avrebbe dovuto avvisarti, Chad è un tipo così.”
“E tu che tipo sei?”
Samuel mi guardò interdetto e io capii subito.
“Non in quel senso, voglio solo.. conoscerti meglio, da amica. Sembri un tipo davvero simpatico!”
“Scherzavo, e comunque tu non saresti il mio tipo!” mi fece l’occhiolino e io, in tutta risposta, colsi la palla al balzo.
“Grace invece si, suppongo.”
“Si vede così tanto?”
“Diciamo che ho l’occhio allenato per questioni d’amore!” risi piano, in effetti avevo quasi sempre ragione.
“Sembra essere lei l’unica a non accorgersene.”
“Da quanto?”
“Due anni, escludendo alcuni periodi in cui ho provato a togliermela dalla testa.”
Rimasi allibita. In due anni si possono fare davvero tante cose, e Samuel era rimasto sempre dietro Grace?! Cominciai a credere che lei lo facesse apposta a farsi desiderare. Si intuiva benissimo che le facevano piacere le sue attenzioni…
“Hai mai provato a dichiararti? Lei non sembra poi così contraria…”
“L’ho fatto, un anno fa e me ne sono pentito. Primo mi ha rifiutato, secondo ho dovuto sopportare un certo periodo lontano da lei… non voglio ripassarci.”
“Non ti conosco molto ma, sono convinta che tu sia un bravo ragazzo. Non sa cosa si perde, e in un anno possono cambiare tante cose!”
“Ma è difficile, davvero. Preferisco fare il simpaticone e sapere che lei c’è, anche se non è mia.” “Si ma… non resisterai a lungo così”
Fece spallucce.
“Se tieni molto a una persona, la pensi in modo differente.”
Avrei voluto avere “un Samuel” anche io, Grace non si rendeva conto della fortuna che possedeva.
“Eccoci, la dimora di Blake si estende ai tuoi occhi!” disse facendo un movimento con le braccia parecchio comico.
Davanti a noi si stagliava un immenso cancello nero, e si intravedeva ben poco, se non la recinzione in pietra. Dato che ci trovavamo più vicino alla città era strano vedere una villa, oltretutto in stile europeo. Il muro però era troppo alto e la presenza di arbusti mi rendeva difficile analizzare la casa.
“Se la passa bene la famiglia di Blake.”
“Sono sempre fuori per lavoro e lo trascurano, almeno si può consolare.”
Banale, Blake era ricco. Bello, apparentemente perfetto, gentile e ricco. Gli mancava solo il cartello sulla faccia “sono il ragazzo ideale!” ma io sapevo del suo lato oscuro. Avevo attaccato un piccolo post note dentro la mia testa con su scritto: -BLAKE MI CONSIDERA UNO SCARTO-

***

Finalmente anche Blake e Janelle ci raggiunsero. Non avevo mai osservato la ragazza, e mi stupii quando mi si presentò davanti una giovane snella, carina e curata e nessun topo da biblioteca. Aveva anche i capelli biondo, rigorosamente cenere, raccolti in una coda di cavallo legata da un fiocco. Sembrava più una cheerleader che un cranio della matematica.
’La San Diego High School ha le cheerleader?
Per quanto riguarda Blake, praticamente non mi degnò di uno sguardo. Aprì il cancello automatico in silenzio. Nel frattempo Samuel avvicinò il suo viso al mio per poi sussurrarmi: “Non so perché, ma ce l’ha con te.”
’No macchè’
“Non so di che parli” gli risposi.
Attraversato il cancello finalmente la vidi: era una reggia.
Percorremmo la passerella senza dire una parola. Il giardino era perfetto, probabilmente qualche giardiniere se ne occupava. Contai almeno quattro aiuole, piene di fiori colorati e vasta gamma di piante.
’ Più che un normale cortile residenziale sembra un orto botanico! Da me si e no ci sono due margherite selvatiche’
Tutto era ricoperto da rigoglioso prato verde, in alcuni punti c’erano le collinette con i nani. LE COLLINETTE E I NANI. Tentai di mostrarmi abituata allo sfarzo, ma sinceramente capì di non esserci riuscita.
Blake aprì la porta principale e fummo dentro. L’ingresso era grande il doppio del mio salone, c’era profumo di… non so di cosa ma si trattava di profumo, e le pareti erano ricche di quadri moderni. A uno a uno posammo le giacche sull’attaccapanni nero.
“Possiamo andare in camera mia, c’è spazio per tutto.” Se ne uscì all’improvviso Blake.
’Immagino, Richie Rich’
In realtà la camera era praticamente vuota, per cui mi sentii più a mio agio. La libreria a parete stracolma di libri era sicuramente la cosa migliore, avrei voluto solo avvicinarmi e passare da un titolo all’altro, sceglierne uno e leggerlo. Altro che matematica. Sbuffai, perché invece non facevano lettura a scuola?
“Puoi prenderne qualcuno se vuoi.”
Era stato Blake a parlare, spezzando il silenzio. Mi sorprese il suo rivolgermi la parola, non riguardante il nostro lavoro. Rimasi lì indecisa su cosa rispondere: se avessi detto “si” mi sembrava di sfruttarlo, se avessi detto “no” di essere scortese. E allora annuì a metà senza farmi capire, prendendo astuccio e quaderni.
Due ore passarono tra formule, espressioni e funzioni che per me erano arabo. Fu davvero grata a Janelle, che sembrava non perdersi d’animo ed avere un’enorme scorta di pazienza.
“Questo non l’ho capito..”
“Scusa potresti rispiegarmi questo punto?”
“Aspetta, che senso ha questa incognita?”
“Il risultato è diverso!”
In definitiva, mi sentivo una stupida. Poi si presentò una luce alla fine del tunnel: la domestica che ci portava la merenda.
“Non abbiamo dieci anni, Eva.”
Io e Samuel abbassammo lo sguardo delusi, stavamo morendo di fame. Blake fortunatamente se ne accorse.
“Per lo meno non io… portaci quello che hai preparato e grazie, non dovevi disturbarti.”
“Ma dai, è il mio lavoro, tesoro.”
Capii che per Blake quella donna rappresentasse più di una semplice dipendente per un attimo provai tenerezza.
“Collega, come procede?” mi chiese Samuel. Infatti praticamente Blake si occupava solo di lui, e Janelle di me. Meglio, ero lontana da Blake e non dovevo incrociare il suo sguardo. Ora però mentre mangiavamo la torta, eravamo tutti intorno a un piccolo tavolo.
“Male..” bofonchiai.
“Sicuramente è troppo impegnata a giudicare gli altri per concentrarsi” si intromise Blake.
‘frecciatina number ONE, scoccata’
“E forse c’è chi non può capire la prospettiva altrui” risposi. In effetti lui non sapeva nulla di me, io non lo stavo giudicando. Provavo solo a difendermi, a non farmi male ancora.
“Non mi pare tu abbia mai dato modo a nessuno di capirla”
’Touchè’
“Io… non..” E lui infierì.
“Ops, qualcuno ha un tallone d’Achille che è stato appena toccato? Cosa ci nascondi? Un’infanzia difficile? Se fosse non saresti l’unica quindi..”
“Blake non credo che..” Janelle cercò di difendermi.
“Non capisci niente, non sai niente.” Dissi.
“Sei tu che non mi conosci e ti permetti di dire certe cose. Dopo che hai piagnucolato tra le mie braccia perché il caro vecchio Chad ti ha messo le corna.”
“Certo che mi permetto, guardati… mi fai schifo come persona!”
Presi la borsa e sbattei la porta dietro le mie spalle.
Eccolo, il vero Blake. Non c’era voluto poi molto a scoprire la sua vera natura.
*** Per un po’ corsi, quando fui troppo stanca per continuare svoltai ad un angolo poggiandomi su un palo. Scivolai a terra portandomi le ginocchia al petto. Il mio respiro era affannoso e il cuore mi batteva all’impazzata, non riuscivo a concentrarmi. La prima cosa che mi balenò in testa e che non sapevo dove mi trovavo. Era una stradina abbastanza anonima, alti muri circondavano le case. Tutti uguali, tutti grigi. Non si intravedeva neppure una macchina.
‘Di quanto mi sono spostata?’
Cominciai a preoccuparmi, l’aria si faceva pungente e il Sole si abbassava sempre di più all’orizzonte. Presi il telefono dalla tasca. NIENTE CAMPO. Non potevo chiamare Kate.
’Non potrei passarmela meglio di così’
Rimasi ferma perché non sapevo assolutamente che fare. Circondai le ginocchia con le braccia. Ma che stavo facendo? Non avrei risolto nulla stando lì a piagnucolare. Avrei percorso la strada a ritroso, trovato la casa di Blake e dopo averla sfruttata come punti di riferimento sarei tornata a casa. Mi feci coraggio e mi alzai.
Non riconoscevo la strada, non ero stata a attenta.
’Sicuro sto girando in tondo.’
Ricontrollai il telefono: una tacchetta! Chiamai immediatamente e l’unica risposta che ebbi fu quella della macchinetta in segreteria.
“Lasciare un messaggio dopo il bip..”
“Fanculo!” urlai, avevo bisogno di urlare e tanto non c’era anima viva.
In quell’istante una mano mi tappò la bocca e un braccio mi bloccò dalla vita. Il mio cuore perse un battito.
’mi ammazza’
La vista si fece appannata per le lacrime che cominciavano a scendere.
“Ma che.. stai piangendo?”
Mi girai di scatto liberandomi dalla presa dell’uomo che si rivelò essere Blake. Mi fissava con gli occhi spalancati e la bocca aperta. Si riprese.
“Scusa non volevo spaventarti”
Le lacrime calde mi bagnavano le guance, rimasi in silenzio.
“Cassy, davvero…”
“Smettila di chiamarmi Cassy, io… ma che ti è saltato in testa!”
“Ti ho già chiesto scusa, davvero. Non solo per questo, per tutto…”
“Non funziona così. Non si risolve niente con uno scusa, niente.. sei come lui..come e lui.. ” le lacrime cominciarono a scendere di nuovo, stavolta non per lo spavento.
“Lui? Chad? Senti io ci sono solo rimasto male per quello che pensi di me, io voglio essere migliore ai tuoi occhi.”
“Tu non sai cosa ho passato, sono io che devo rimanerci male! Ogni volta che mi fido, ogni singola volta, qualcuno mi pugnala alle spalle…”
“Smettila di…”
“Piangere? Perché? Vorrei solo ripulirmi di tutto questo, dei miei ricordi di lui..”
“È solo un mese e poco più, io ti starò vicino…” “Tu non capisci…” “Basta di dirmi che non capisco, basta! Tu per me non sei e non sarai mai uno scarto, tu per me.. sei tu che non mi capisci!”
Si avvicinò e cominciò a scuotermi per le spalle. Io dovevo stare zitta. Ma ovviamente…
“Mio padre ha tradito mio madre, più e più volte. Mentre lei stava a casa ad occuparci di noi, dei suo cazzo di figli, lui si scopava le altre... e ora Chad, stupido Chad..”
Per me non era un semplice tradimento tra adolescenti, era qualcosa di più. Lui aveva riaperto lle mie cicatrici. Ma io ero forte, lo ero sempre stata. Non dovevo piangere, eppure non mi creava problemi mostrare il mio lato fragile a lui, anzi mi sembrò si stare meglio.
Blake prese il mio viso tra le mani e mi baciò. Un bacio semplice, dolce.
Le sue labbra rimasero poggiate sulle mie, senza pretese. Avevano il suo sapore, come se lo assaggiassi da una vita nonostante fosse la prima volta. Le emozioni furono troppe, per ricordarle, per descriverle.
Si scostò pieno i suoi occhi puntarono i miei, così densi. Mi sembrava di affogarci, mi sembrava di poterci passare ogni giorno dentro. Si scostò piano, asciugandomi le lacrime con la manica della felpa, di nuovo uno sfogo. Di nuovo lui. Di nuovo quella strana sensazione di leggerezza. Mi prese la mano e cominciò a camminare.
“Noi due non litigheremo più, te lo prometto.”
Sorriso sghembo. *
*
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*
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Questo capitolo è più lungo degli altri, e ho tentato di impegnarmi di più. Spero davvero che piaccia e di ricevere tante recensioni!
A questo punto chissà cosa succederà tra Blake e Cassidy… coooooooomunque:
• Un grazie speciale a Cimicianga, Lyset, marika_e MissMagu per aver aggiunto la storia tra le preferite!
• Un super, super, super grazie a Forgettingyou, fri_7 , hollystar per aver aggiunto la storia alle preferite!
P.s. (Le altre sono state già ringraziate nel capitolo “Vuoi essere la mia ragazza?”)
Spero continuate a seguirmi, davvero!
A presto
Silvia

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