Contended Soul

di DaughterOfDawn
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I Parte ***
Capitolo 2: *** II Parte ***
Capitolo 3: *** III Parte ***
Capitolo 4: *** IV Parte ***
Capitolo 5: *** V Parte ***
Capitolo 6: *** VI Parte ***
Capitolo 7: *** VII Parte ***
Capitolo 8: *** VIII Parte ***
Capitolo 9: *** IX Parte ***
Capitolo 10: *** X Parte ***
Capitolo 11: *** XI Parte ***
Capitolo 12: *** XII Parte ***
Capitolo 13: *** XIII Parte ***
Capitolo 14: *** XIV Parte ***
Capitolo 15: *** XV Parte ***



Capitolo 1
*** I Parte ***


CS - Chap 1
Ciao a tutti! Questa è la prima fic che scrivo su Kuroshitsuji e quindi spero davvero di non combinare un disastro! Questa storia è dedicata a una mia amica, doc11, ma soprattutto è un esperimento che mi ha permesso di inserire un personaggio che avevo sviluppato un po’ di tempo fa. Spero di non offendere inavvertitamente qualcuno con il contenuto di queste pagine…Ho sempre questo terrore quando posto qualcosa di nuovo!! ^^”

La storia è ambientata nei due anni che seguono l’incontro tra Sebastian e Ciel e che precedono l’inizio del manga. Ho dato per scontato che Grell stesse già lavorando per Madame Red in quel periodo, anche se non ne sono sicura…Tutti i personaggi a parte Grell e Will sono di mia invenzione. Questo primo capitolo serve a introdurre nella vicenda e a presentare i quattro personaggi principali.
Farò del mio meglio per tenere i personaggi, ma per piacere se vedete che la cosa non mi riesce, sarei felice se me lo faceste notare! Ripeto brevemente gli avvertimenti: questa storia contiene dello shonen-ai (WillxGrell, e forse anche una coppia OCxOC), potrebbe darsi che la sottoscritta vada OOC come si è detto, potrebbe anche darsi (molto improbabile) che ci sia qualche spoiler. Altra cosa, non sono molto sicura del titolo, quindi potrei anche decidere di cambiarlo!!

Perdonatemi se vi ho annoiati! Spero che possiate apprezzare il mio lavoro! I commenti e le critiche sono ben accetti, quindi fatemi avere il vostro parere se vi va! Sarebbe molto costruttivo per me.
Grazie mille a chi leggerà!
MysticAsters
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Una figura camminava lentamente tra le rocce dell’antro, schivando gli ostacoli con facilità, come se ne conoscesse ogni centimetro. Come sempre le torce dovevano essersi spente, di sicuro a causa di qualche combattimento violento che si era tenuto lì, e nessuno si era ovviamente premurato di riaccenderle, lasciando così la caverna immersa nell’oscurità più totale. Il silenzio era turbato solo dal gocciolare dell’acqua che cadeva in piccoli rivoli dalle immense stalattiti che ricoprivano l’alto soffitto, reso invisibile dal velo di buio che avvolgeva tutto lo spazio circostante. Sbuffò irritato. Possibile che non potesse concedersi mai neanche un attimo di pace? C’era sempre un motivo che lo costringeva ad abbandonare quello che stava facendo. Ma, d’altra parte, non poteva certo rifiutarsi di obbedire quando lui lo chiamava, soprattutto dopo quello che aveva combinato durante il suo ultimo viaggio. Era già tanto se al suo ritorno non era stato costretto a combattere per salvarsi la pelle. Aveva deciso di risparmiarlo solo perché lui era l’unico sempre disposto ad aiutarlo nei suoi piani, ad eseguire i suoi ordini, e quella scusa lo aveva tirato fuori dai guai molte volte. Troppe forse. Quindi non poteva permettersi di fare un altro passo falso. Soprattutto visto che l’unica persona che avrebbe potuto proteggerlo dall’ira del suo “datore di lavoro” al momento era lontana da lui e non sarebbe tornata molto presto. Accelerò il passo. Prima sentiva cosa voleva quello da lui, prima avrebbe potuto levarseli dai piedi e riprendere a programmare con calma il suo prossimo gioco.
Le sue pupille a mandorla si contrassero per mettere meglio a fuoco per le ombre. Bene, ora avrebbe scoperto il motivo della fretta del suo “superiore”. Quando fu più vicino si bloccò e chinò, seppure con riluttanza mal celata di proposito, il capo in segno di rispetto.
“Hai fatto presto. Molto bene. E così sei venuto davvero. Non avevo dubbi. D’altronde non avevi altra scelta, a meno che tu non fossi pronto a dire addio alla vita” lo accolse sarcastica l’ombra posta al centro. Sul volto delle altre tre comparve un ghigno divertito e i loro denti appuntiti brillarono nel buio minacciosi.
“Cosa posso fare per te questa volta?” domandò lui, senza badare alla presa in giro, incurante anche degli sguardi fissi su di lui, che non promettevano nulla di buono.
“Una missione molto delicata e seria. Devi recuperare un’anima e portarla da noi” fu la risposta.
“Un’anima?” ripeté lui, sorpreso. C’era solo un motivo perché lui potesse chiedergli una cosa del genere. Ed ecco spiegata l’urgenza con cui era stato chiamato. “Quel tipo di anima, vero?”.
“Esatto. Ne è nata un’altra e noi non vogliamo che la ottengano i nostri avversari. Non possiamo permetterlo, la scorsa volta se la sono presa con troppa facilità. Sai bene quanto sono preziose e soprattutto rare”.
“Era stato mandato un imbecille probabilmente. Dovreste imparare a scegliere meglio i vostri agenti” commentò lui con voce innocente che nascondeva però un tono decisamente sarcastico. “Davvero una perdita insanabile. Ne nasce una ogni mille anni, se non vado errato”.
“Vedo che te ne intendi. Quindi capirai anche perché sei stato scelto per questo compito. Non abbiamo intenzione di ripetere l’errore dell’altra volta, non sei d’accordo?”. La voce della figura si fece minacciosa anche se quella continuò a sorridere in modo inquietante. “Sei uno dei pochi che sa ambientarsi tra gli umani senza dare troppo nell’occhio e poi anche l’obiettivo è un moccioso come te. È la tua occasione per riscattarti. Fa’ quello che ti chiedo e potremmo dire che gli ultimi problemi che hai causato sono acqua passata”.
“Immagino di non avere altra scelta. Comunque stavo giusto pensando di farmi un giretto sulla terra” fece lui mentre un sorrisetto gli si allargava sul viso. “Potrei anche divertirmi”.
Gli occhi rossi del suo interlocutore lampeggiarono. “Attento, questa sarà la tua ultima possibilità. Prenditi gioco di me o tradisci i miei ordini di nuovo e per te non ci sarà scampo in nessun luogo. Nessuno potrà proteggerti da me, ricordatelo bene”.
“Ricevuto. Trova il bersaglio, togli di mezzo gli eventuali rompiscatole, prendi l’anima e rientra alla base. Niente di più semplice” sogghignò lui in apparenza per nulla spaventato dalla minaccia, anche se in realtà l’idea di dover combattere contro di lui lo impensieriva e non poco. E questa volta sarebbe stato da solo. “O almeno, facile per me, salvo imprevisti”.
“Sei stato avvertito” disse ancora l’ombra. “Ora va’ e vedi di non perdere tempo in cosa inutili come tuo solito. Sicuramente a quest’ora l’informazione sarà arrivata anche ai nostri avversari” ordinò la figura, quasi irritata dal suo comportamento così ostinatamente poco serio. Affidare una missione del genere a quel moccioso. Aveva un pessimo presentimento. Ma d’altra parte era uno dei migliori tra quelli disponibili al momento. E anche tra quelli che non lo erano.
Lui chinò nuovamente il capo. “Quell’anima è già qui”. Si voltò. “Ci sarà da divertirsi, poco ma sicuro” mormorò poi tra sé e sé allontanandosi. Chissà se il suo avversario sarebbe stato di nuovo quel tipo. In fondo di solito mandavano sempre lui quando la situazione era critica e vitale. Come in quel caso. Il ghigno sul suo volto si allargò. Ci sperava perché allora sì che la faccenda sarebbe stata davvero interessante.


William fissava con aria assorta il fascicolo che aveva appena finito di leggere e che ora giaceva aperto sulla sua scrivania di fronte a lui. Quella missione lo aveva preso davvero alla sprovvista, il che non era una cosa che capitava spesso. A quanto pareva sulla terra era comparsa un’altra di quelle anime e, com’era ovvio, il dipartimento voleva recuperarla a tutti i costi prima che lo facessero i demoni. E ovviamente per quella missione tanto delicata aveva scelto uno dei loro uomini migliori. Tutto come al solito. E infatti non era tanto la missione in sé ad impensierirlo. Ciò che lo preoccupava, o meglio, che lo irritava era il fatto che per compagno gli avessero affidato quell’imbecille di Grell Sutcliff che di sicuro avrebbe reso le cose molto più difficili, a partire dal non farsi scoprire dal loro avversario. Certo che chiunque avesse pensato di mandare lo shinigami rosso a compiere quella missione doveva essere un emerito imbecille, anche se ovviamente non glielo avrebbe mai detto in faccia: era una faccenda di primaria importanza, che richiedeva tatto, scrupolosa attenzione, serietà assoluta. Tutte doti che Sutcliff decisamente non possedeva.
Ma forse più della presenza di Grell lo turbava quello che quasi sicuramente sarebbe stato il demone con cui avrebbero dovuto scontrarsi. Abbassò lo sguardo sulla faccia purtroppo fin troppo nota che lo fissava divertita e strafottente dalla foto segnaletica della pagina del rapporto. Si fece scuro in volto e la sua mano corse istintivamente alla montatura degli occhiali. Quel mocciosetto infernale era una delle pochissime creature che potevano fargli perdere la calma. E di certo non poteva biasimarsi dopo quello che gli aveva combinato quel bastardo circa un secolo prima. Sospirò rassegnato. Avrebbe svolto quella missione come aveva fatto con tutte le altre, che ci fosse quel moccioso di mezzo o meno. E questa volta non gli avrebbe permesso di metterlo in ridicolo. In fondo se gli avevano affidato quel compito era perché i suoi superiori conoscevano bene le sue capacità. Anche se aveva il sospetto che qualcuno dei piani alti, per fargli uno scherzo a suo parere di pessimo gusto, avesse proposto lui proprio perché era coinvolto quel particolare demone. A quel pensiero fece una smorfia. E forse sapeva anche chi avrebbe potuto giocargli un tiro del genere.
Si alzò e prese la giacca. Per prima cosa doveva recuperare quell'idiota di Sutcliff che era sulla terra a fare quello che gli usciva meglio: combinare guai. Magari gliene avrebbe anche dette quattro già che c’era. Almeno avrebbe potuto sfogare il suo malumore su qualcuno. E Grell era la persona che più di tutte poteva offrirgli gratuitamente tutti i pretesti del mondo per raggiungere quello scopo.

Kyler guardava distrattamente fuori dalla finestra. Nella strada oltre il giardino la gente camminava in fretta, indaffarata. C’erano donne del popolo che trasportavano ceste con la biancheria da lavare, altre che tiravano per la mano i propri figli per evitare che si perdessero nella folla, nobildonne che passavano in carrozza con i loro mariti o che passeggiavano sui marciapiedi con le loro dame di compagnia, uomini che correvano verso il loro posto di lavoro o che si fermavano a parlottare tra loro agli angoli degli edifici, mocciosi di strada che giocavano rischiando spesso di venire investiti dalle vetture in corsa. Avrebbe tanto voluto essere là in mezzo a loro, a sporcarsi di fango e a strapparsi i vestiti, piuttosto che stare in quella sala linda e grande insieme al suo insegnante privato. Avrebbe tanto scambiato la noia con la fame, con il dolore fisico, con la fatica, perché la sua comoda vita lo stava conducendo pian piano alla disperazione più nera.
Da quando anche suo padre era morto, la sua vita sembrava aver perso significato. Sua madre era morta di parto ma lui non ne aveva sentito troppo la mancanza perché Victor Bysse, suo padre, aveva tentato di sostituirla in tutti i modi, crescendolo con tutto l’affetto che lui necessitava. L’aveva istruito personalmente, lasciandogli però la libertà di scegliere la strada che preferiva senza mai fargli mancare il suo appoggio e senza mettergli fretta o fargli pressione. Quindi la sua vita era trascorsa serena, tra gli agi seppure spartani che il lavoro di mercanti permetteva loro. Kyler imparava con rapidità tutto quello che gli veniva insegnato, con particolare predilezione per la letteratura. Era bravo a scrivere, veramente bravo, e l’alta società in cui era stato introdotto dagli amici di suo padre apprezzava molto i suoi lavori, per quanto strani fossero. Infatti la maggior parte dei suoi racconti trattavano di soprannaturale, in particolare di angeli e demoni per i quali il ragazzo aveva sviluppato una passione dopo aver letto le opere di Milton e l’Inferno di Dante. Inutile dire che suo padre era orgogliosissimo del suo successo e glielo dimostrava ogni volta che poteva.
Sebbene la sua famiglia fosse abbastanza ricca da permetterselo, non avevano mai comprato il titolo nobiliare: erano più che fieri delle loro origini borghesi. Victor compiva spesso viaggi per mare per curare in prima persona i suoi affari e stare accanto ai suoi lavoratori e collaboratori. Era un uomo solare, di anima decisamente popolare, e un idealista dell’uguaglianza sociale. Kyler era fiero di essere suo figlio e sosteneva gli ideali paterni con la stessa bruciante passione che metteva nei suoi scritti. Erano felici di quello che avevano, la loro vita sembrava, per quanto possibile, perfetta. Poi, proprio durante uno di quei viaggi di lavoro, era accaduto. La ciurma si era ammutinata e durante il tragitto suo padre era stato ucciso per aver tentato di difendere un mozzo che si rifiutava di tradire la parola data al capitano della nave. La notizia dell’ammutinamento era giunta in fretta e la marina inglese si era mossa velocemente, ma non abbastanza per salvare Victor.
La notizia gli era giunta in un pomeriggio di primavera come quello, due anni prima. Una giornata normale. Che si era tramutata in un Inferno. Dopo era successo tutto in fretta, troppo in fretta. Kyler era stato adottato da Sir Francis Barret, un conte amico di suo padre, la cui moglie non poteva avere figli e che per questo era stato assai felice di prendere con sé il figlio del suo carissimo amico defunto. Il nobile e sua moglie aveva tentato di non fargli mancare nulla, restituendogli addirittura la figura materna che gli era sempre mancata, ma la vita di Kyler era irrimediabilmente cambiata per sempre. Non solo aveva perso la persona che sosteneva la sua esistenza e le dava senso, ma con lui se n’erano andate anche la sua libertà di scelta e la sua felicità. Il conte lo aveva costretto a prendere lezioni da vari insegnanti privati che gli insegnavano tutto quello che un nobile doveva sapere, senza curarsi delle doti artistiche del ragazzo. Gli avevano impedito di continuare i suoi racconti assurdi e lo avevano indirizzato verso temi più classici, più convenienti al figlio adottivo di un conte. I suoi scritti piacevano ancora, più di prima forse, ma non soddisfacevano lui che ormai scriveva solo per far piacere al suo tutore. Inoltre il suo sogno di diventare uno scrittore errante era andato in frantumi quando gli avevano annunciato che era destinato a prendere il posto di presidente nell’attività commerciale del conte di Barret. Lui si era sottomesso con rassegnazione al suo destino deciso dagli altri senza consultarlo. Tanto la sua voglia di vivere davvero se n’era andata con suo padre. Era rimasto uno studente brillante, ma ormai non metteva passione in nessuna delle cose che apprendeva e che studiava. Lo faceva solo perché doveva. Se fosse dipeso da lui avrebbe preso la prima nave e sarebbe salpato verso una destinazione sconosciuta. Ma ovviamente non poteva. Era destinato ad altro. Gli avevano anche già trovato una fidanzata, una duchessa figlia di un importante latifondista, e presto avrebbe dovuto sposarla, anche se non aveva ancora diciassette anni. Lui l’aveva conosciuta. Era una brava ragazza, capiva la sua sofferenza, ma nonostante ciò lui non riusciva ad amarla. E non l’avrebbe mai fatto. Ma avrebbe seguito senza lamentarsi il corso determinato della sua inutile esistenza.
“Signorino? Mi sta ascoltando?”. La voce del maestro lo riportò al presente. “Qualcosa non va?”.
“No, è tutto ok, vada pure avanti. Mi perdoni, mi ero incantato”rispose il ragazzo, tornando a volgere i suoi occhi verso l’uomo. Le sue iridi avevano un colore davvero insolito: erano di un viola intenso, striate di verde. I diversi esperti che lo avevano esaminato avevano affermato di non aver mai visto occhi del genere. Lui comunque non presentava nessun problema di vista e la colpa era stata data a qualche malformazione genetica innocua. Meglio così. Perché andava fiero dei suoi occhi. Lo distinguevano dagli altri. E lo etichettavano come figlio di suo padre.
“Signorino, non dovrebbe dare del “lei” ai servitori, quante volte glielo devo ripetere?”gli fece notare paziente l’insegnate.
“Non mi interessa. Lei è una persona ed è più grande di me. Quindi io le devo portare rispetto. Non importa la classe sociale. Mio padre ha dato la vita per un mozzo. E io, suo figlio, non ho intenzione di mancare la base del rispetto civile verso le persone che mi circondano”fu la risposta convinta.
Il maestro sospirò, sconfitto, e riprese la lezione. Quel ragazzo sapeva essere testardo. Non dava problemi a nessuno però su quelle piccole cose era irremovibile. In un certo senso era contento. Non erano tanti i nobili rampolli che ti trattavano da persona e non come se fossi una bestia.
Terminati i corsi per quel giorno, Kyler scese la scalinata diretto al portone di uscita dove sicuramente lo stava aspettando il maggiordomo del suo tutore per riaccompagnarlo alla villa di campagna. Il conte infatti era con la moglie in viaggio per affari in Francia e aveva dato ordine che il figlio adottivo abitasse nel villino lontano dalla città, per sicurezza. Londra era una capitale caotica, dove la malavita prosperava anche in pieno giorno, e quindi il nobile non aveva nessuna intenzione di lasciare il suo erede così esposto ai pericoli. Kyler, da parte sua, aveva come sempre accettato quella scelta passivamente, anche se era contrario. A lui Londra piaceva, anche con tutto il suo rumore e la sua confusione, perché gli dava quell’idea di vitalità che mancava del tutto nella tranquillità monotona della villa. Aveva ottenuto però dai genitori adottivi di poter continuare a compiere i suoi studi in città, risparmiando così lunghi e scomodi viaggi ai suoi maestri e ottenendo anche di poter passare qualche ora a pochi passi dalla vita vivace della capitale.
Percorse il vialetto che attraversava il giardino con la cartella contenente i suoi libri a tracolla. Si era rifiutato di farla portare al servo che in quel momento gli si indaffarava intorno, sistemandogli i vestiti e cercando di convincerlo che non era decoroso che un conte portasse da sé il proprio bagaglio. Ma lui lo ignorò ostinatamente per tutto il tragitto e, una volta giunto al cancello, congedò gentilmente l’uomo che, rassegnandosi come il maestro ai desideri e al comportamento anticonvenzionale del suo signorino, si inchinò lievemente e rientrò in casa.
Il ragazzo si prese un attimo per respirare ed assorbire i rumori che gli giungevano dalla strada prima di spalancare il cancello. Ma prima che potesse muovere anche un solo passo fuori dalla recinzione un braccio gli sbarrò la strada, costringendolo a bloccarsi. Kyler, preso alla sprovvista, alzò i suoi occhi viola che ne incontrarono un paio cremisi con la pupilla stranamente a mandorla. Davanti a lui si era parato un ragazzo che non poteva avere più anni di lui, vestito con una divisa che ricordava vagamente quella dei soldati semplici dell’esercito, ma priva di contrassegni e completamente nera, e con ai piedi degli stivali stringati con la suola spessa. Aveva i lineamenti affilati, quasi felini, ma al tempo stesso sinuosi, e sulla pelle candida del viso gli ricadevano ciuffi disordinati di capelli blu elettrico. I suoi denti erano vagamente appuntiti. Lo sconosciuto gli sorrideva divertito e il suo sguardo rosso sangue era fisso su di lui, ipnotico.
“Kyler Bysse, figlio adottivo del conte Barret, immagino”disse con sicurezza lo sconosciuto senza smettere di sorridere in quel modo inquietante.
Kyler annuì, sempre più sorpreso. Chi diamine era quel tizio? E come faceva a conoscerlo?! Sperò che non fosse uno di quei malavitosi da cui il suo tutore voleva proteggerlo. “Sono io. E tu saresti?”rispose cercando di mostrarsi calmo anche se l’ansia aveva iniziato a salirgli.
“Sono la sua nuova guardia del corpo, signorino. Il suo tutore ha scritto una lettera all’agenzia per cui lavoro per richiedere qualcuno che la proteggesse ventiquattr’ore su ventiquattro”spiegò lo sconosciuto mostrandogli una lettera in apparenza comparsa dal nulla. “In fondo, nella sua situazione, è normale che il signor conte voglia i migliori per proteggerla”.
Il ragazzo esaminò la lettera con attenzione, sospettoso. Sembrava proprio la calligrafia del conte ed era rivolta al capo di un’impresa che non aveva mai sentito nominare. Probabilmente era una di quelle agenzie segrete di cui i nobili si servivano per curare la parte losca dei loro affari. Nello scritto si accennava a un probabile attentato alla sua vita che sarebbe dovuto accadere nei giorni seguenti, ma non si diceva nulla su chi avrebbe dovuto compierlo e perché e si richiedeva immediatamente l’uomo migliore di cui l’agenzia disponeva. Però nella lettera c’erano dei riferimenti a una corrispondenza precedente dove il conte aveva sicuramente dato al capo dell’organizzazione tutte le informazioni necessarie. Comunque, lui potè constatare che la firma era autentica e quindi decise che poteva rischiare di fidarsi. Alzò lo sguardo sul suo interlocutore e gli rese il foglio. “Un attentato alla mia vita? Che significa?”chiese cercando di mostrarsi calmo, anche se in realtà tutta quella faccenda lo innervosiva e non poco.
“Il suo tutore non le aveva detto nulla?”chiese l’altro, in apparenza sorpreso. “Probabilmente non voleva impensierirla prima di aver compiuto le opportune indagini. Ma ormai è certo. Stanno venendo a prenderla. Anzi, potrebbero essere già qui a guardarci”. I suoi occhi lampeggiarono pericolosamente. “Ma non si deve preoccupare, io sono qui per proteggerla. E quando ci sono io non muore nessuno se non chi voglio che muoia”.
Kyler annuì incerto, per nulla rassicurato da quelle parole. E se quel tizio fosse stato uno dei criminali che lo cercavano, che aveva preso il posto della sua vera guardia del corpo per arrivare a lui? Poteva davvero fidarsi? Insomma, era giovane per essere l’uomo migliore di quel tipo di agenzie. Troppo giovane. E poi il suo aspetto e il suo sguardo in particolare erano inquietanti. Se mai avesse dovuto scrivere di un demone in forma umana, l’avrebbe descritto esattamente come si presentava lo sconosciuto. A quel pensiero rabbrividì. Possibile che quello strano ragazzo fosse davvero una di quelle creature infernali che popolavano la sua fantasia? Quasi a rispondergli quello gli rivolse un altro dei suoi sorrisetti che però era molto più simile ad un ghigno soddisfatto, mentre nei suoi occhi cremisi si accendeva un altro lampo. Il ragazzo ebbe la sgradevole impressione che quell’essere, qualunque cosa fosse, potesse leggergli nella mente e la cosa lo inquietò ancora di più. Doveva prendere una decisione. “Va bene, mi fido della tua parola e verrò con te”mormorò con voce incerta dopo qualche attimo di silenzio.
Il sorriso parve allargarsi sul volto della creatura. “Bene, signorino. Se vuole seguirmi…La carrozza ci aspetta più avanti in un vicolo laterale. Ho preferito non farla venire qui, sarebbe stata un bersaglio troppo facile”disse voltandosi.
“Aspetta un attimo prima di andare!”lo bloccò il ragazzo. “Visto che dovremmo passare ogni minuto del nostro tempo insieme da adesso a non si sa bene quando, posso almeno sapere il tuo nome? Voglio sapere a chi sto affidando la mia vita”.
Il demone lo fissò serio. Quel ragazzino non si prospettava niente male come compagno di avventure dopo tutto. Era rimasto quasi calmo anche se aveva appena scoperto che c'era qualcuno che voleva la sua vita. Inoltre aveva scelto di fidarsi di uno sconosciuto, ma non l'aveva fatto ingenuamente bensì solo dopo aver esaminato le prove che potevano dimostrare che poteva dargli fiducia. Peccato che in realtà fossero false. Ma questo ovviamente quell'umano non poteva saperlo. Così come non poteva sapere che chi gli stava dando la caccia erano demoni e shinigami che volevano molto di più della sua vita. Iniziava a piacergli quella missione. Magari dopo avergli preso l’anima avrebbe potuto tenerlo con sé. “Il mio nome? Puoi chiamarmi Zachary”fece con calma. Un nuovo ghigno gli illuminò il volto. Avrebbe potuto usare quel nome, tanto, visto il loro legame, era più che legittimo. “Zachary Michealis”.

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Capitolo 2
*** II Parte ***


Grell sbuffò, giocherellando con una delle matite perfettamente temperate poste sulla scrivania. Non che non fosse contento che il suo adorato Willy fosse venuto a trovarlo, anzi, quando lui gli era apparso davanti si era sentito al settimo cielo e aveva tentato di saltargli addosso per accoglierlo come si doveva. Peccato che il suo capo si fosse prontamente spostato lasciando così che il suo bel faccino si schiantasse senza troppi complimenti contro la parete. Poi, senza neanche attendere che lui si fosse ripreso, William lo aveva afferrato per i capelli come faceva sempre e lo aveva trascinato di nuovo nel mondo degli shinigami, blaterando qualcosa sul fatto che avevano una missione importante da svolgere e che non c’era più tempo da perdere in stupidi giochini. Certo che a volte Will non capiva nulla: quello che lui stava facendo sulla terra era molto di più che un semplice gioco! Aveva finalmente trovato un’umana interessante e, proprio sul più bello, arrivava quella noiosa cosa che era il lavoro ad interromperlo. E, per di più, non aveva neanche avuto la possibilità di spiegare alla donna cosa stava accadendo. Di sicuro lei si sarebbe lamentata per la sua sparizione improvvisa e se c’era una cosa che lui non sopportava erano le lamentele delle altre donne. Ma si divertiva troppo ad aiutarla nei suoi crimini, quindi si sarebbe premurato di sopportarla e di spiegarle l’accaduto al suo ritorno, non aveva altra scelta. Sbuffò di nuovo. L’unica cosa positiva di tutta quella faccenda era che, da quanto aveva capito, il suo compagno di missione sarebbe stato proprio il suo adorato Willy. E, se mandavano lui, significava che era una cosa grossa. Un sorrisetto gli illuminò il volto. Forse si sarebbe anche potuto divertire. E poi ogni attimo in più speso solo soletto con il suo capo era una chance in più per tentare di conquistare quel cuore tanto freddo e, dal suo punto di vista, sadico che lui amava tanto.
“Piantala di sbuffare, Sutcliff, e vedi di iniziare ad ascoltarmi, perché non ripeterò la spiegazione una seconda volta, chiaro?”. La voce fredda di William lo riportò al presente.
“Uffa, ma quanto sei noioso, Willy! Perché invece di stressarmi con questa storia della missione non ammetti che sei venuto a prelevarmi perché eri geloso delle attenzioni che concedevo a quell'umana?~”lo provocò lui in risposta. “Ma non ti devi preoccupare, a una bella ragazza come me non interessano le altre donne, e poi, anche se fosse, lo sai che il mio cuore batte solo per te! ~”.
L’altro shinigami lo ignorò. Batté velocemente un paio di tasti e sullo schermo attaccato al muro comparve la foto di un ragazzo di circa diciassette anni, piuttosto pallido, coi capelli di un castano tendente al rosso e con degli stranissimi occhi viola screziati di verde. Sotto l’immagine c’erano dei brevi paragrafi informativi che riassumevano le informazioni essenziali sul loro obiettivo.
“Wow, Willy, chi è il ragazzino?? È così carino! ~”mugolò Grell, facendosi attento tutto d’un tratto. Si soffermò ad osservare meglio l’immagine. Nonostante avesse un’aria tranquilla, lo sguardo di quell’umano pareva velato da una cupa malinconia, quasi avesse perso la voglia di vivere da tempo. Ne aveva già visti tanti in quello stato, eppure qualcosa in quegli occhi strani gli diceva che lui non era come gli altri. Un lampo di interessamento gli attraversò gli occhi verdi.
Il suo capo, a cui era sfuggito il suo cambio di espressione, alzò gli occhi al cielo. Aveva immaginato che quello fosse l’unico modo per attirarsi finalmente l’attenzione del sottoposto, anche se rischiava al tempo stesso che Sutcliff si fermasse a sbavare sulla foto più che ad ascoltarlo. “Questo è Kyler Bysse. Il nostro compito. Dobbiamo evitare che i demoni si impossessino della sua anima. Perché se lo facessero sarebbe alquanto seccante. Più del solito”spiegò con calma.
“E perché mai, scusa?”.
“Perché la sua è una di quelle anime, Sutcliff”.
Per la prima volta lo shinigami coi capelli rossi parve farsi serio per un istante. “Stai scherzando, vero, Will?! Com’è possibile?! Avremmo dovuto accorgercene molto prima se l’anima di quel ragazzino fosse stato una di loro!”esclamò sorpreso.
“Se tu seguissi con più attenzione i corsi di aggiornamento non saresti così sorpreso”. Nel tono di William apparve una nota seccata. “A volte quel particolare tipo di anime necessita di tempo per maturare, anche molti anni, soprattutto se il processo necessita di una causa scatenante come in questo. La maturazione è iniziata, secondo i dati in nostro possesso, dopo che il soggetto ha perso il padre e si è conclusa in questi giorni. E infatti è solamente ora che i nostri avversari si sono mossi”. Tornò a digitare qualcosa sulla tastiera. L’immagine cambiò e sullo schermo apparve la foto di un ragazzino dai lineamenti affilati e i capelli blu elettrico, in apparenza non più grande di Kyler. Gli occhi cremisi però tradivano la sua natura infernale. Il demone li fissava divertito e provocatorio dallo schermo, quasi a prendersi gioco di loro e a sfidarli a batterlo. Lo shinigami non poté impedirsi di fare una smorfia, sistemandosi gli occhiali con una mano, cosa che non sfuggì al suo sottoposto.
“Will?”fece infatti quello, sorpreso. Di solito il suo capo non esprimeva emozioni, soprattutto se si trattava di lavoro, ma a quanto pareva quel demone era un’eccezione. La cosa lo incuriosì, e non poco. Inoltre i lineamenti della creatura gli erano in qualche modo familiari. Cercò di capire da dove gli venisse quella sensazione, ma quella continuava a sfuggirli, nascondendosi tra i suoi pensieri. Però una cosa doveva ammetterla. Chiunque fosse quel demone era decisamente carino, molto di più dell’umano di prima. Aveva un fascino familiare e i suoi occhi rosso sangue calamitavano irrimediabilmente la sua attenzione. Peccato che avesse l’aspetto di un ragazzino. Un vero spreco.
“Questo è Zachary. O, almeno, si fa sempre chiamare così quando è in mezzo agli umani. È uno dei demoni che ci ha dato più problemi, non tanto per le anime che ci ruba, quelle sono in numero praticamente inesistente, ma più che altro per il fatto che sembra divertirsi un mondo ad interferire con il nostro lavoro”disse William, ignorando la muta richiesta dell'altro. “Io purtroppo ho avuto la sfortuna di trovarmelo tra i piedi un po’ di decenni fa e ti assicuro che non è stato per niente piacevole”. Non se la sarebbe mai scordata quella missione. L’unica che avesse mai fallito fin dalle simulazioni della scuola per shinigami. Non era mai stato umiliato tanto in vita sua. Sia come agente che come shinigami. Umiliato da un ragazzino pestifero che aveva rovinato il suo perfetto stato di servizio. per di più. Ora finalmente aveva l’occasione di rifarsi. E di certo non se la sarebbe lasciata sfuggire. ‘Questa volta te la farò pagare. Ti è andata male, ti rispedirò all’Inferno a calci, moccioso!’pensò irritato,ma scosse immediatamente il capo. Tutto quel coinvolgimento emotivo non gli si addiceva e rischiava anche di risultare dannoso per la missione in quanto alterava la sua capacità di giudizio, ne era più che conscio. Però non poteva farci nulla, ogni volta che ci pensava non poteva evitare di irritarsi oltre misura, era più forte di lui. La sua mano corse di nuovo alla montatura dei suoi occhiali. Non si sarebbe lasciato trattare in quel modo una seconda volta, ci potevano scommettere.
“Ah, allora lo conosci, eh, Will?~”cantilenò Grell notando l’espressione strana del suo superiore, espressione che decisamente non si addiceva a quel viso di solito impassibile. Qualunque cosa gli avesse fatto quel demone doveva essere stato qualcosa di veramente grosso. Un sorrisetto gli si aprì sul volto mentre miriadi di ipotesi gli salivano alla mente. Tutte ovviamente molto lontane dalla verità e anche piuttosto fantasiose. “Non dirmi che ti piace quel ragazzino! Insomma, è carino, moolto carino, bisogna ammetterlo, ma non è il tuo tipo, Willy!~ Al massimo può essere il mio, però è decisamente troppo giovane di aspetto, non trovi?? E poi...?!”. Non poté concludere la frase perché il dorso del pesante fascicolo che conteneva i dati sul caso lo colpì in pieno viso. “Ahia! Ma insomma, quando imparerai a rispettare il bel visetto di una signora come me, Will?! Sei proprio privo di tatto!”.
“Ti do mezz’ora per leggere le informazioni sulla missione. E vedi di farlo, è una faccenda di primaria importanza. Infatti non mi capacito che l'abbiano affidata a un idiota come te. Partiremo subito dopo”ordinò il suo capo, tornando alla sua solita fredda impassibilità e ignorando le sue lamentele. Non aveva tempo da perdere con i capricci di quell’idiota di prima categoria e poi era già abbastanza di cattivo umore per avere la pazienza di sopportarlo. Maledisse mentalmente chiunque avesse avuto l’idea di affidargli il rosso come compagno di missione. Tra lui e Zachary quasi non sapeva chi era peggio. Quella missione sarebbe stata di certo un Inferno, non aveva dubbi. “E vedi di toglierti quelle idee stravaganti dalla testa. Quel demone mi ha solo dato parecchio fastidio durante una missione. Non sottovalutarlo solo per il suo aspetto, te l'ho detto, è uno di quelli che ci ha dato più problemi. Il fatto che sembri solo un ragazzino non deve farti pensare che non sia un avversario temibile”. E detto ciò uscì senza attendere una risposta, chiudendo, con estremo disappunto di Grell, accuratamente la porta dell’ufficio a chiave.
Lo shinigami coi capelli rossi sbuffò. Willy non avrebbe mai imparato a trattare con il dovuto rispetto le dame. Sfogliò di malavoglia le pagine del rapporto che aveva di fronte. Se il suo capo credeva che chiuderlo dentro sarebbe bastato a convincerlo a leggere tutte quelle noiose scartoffie si sbagliava di grosso. Anche se doveva ammettere che quel caso lo interessava molto più di tutti quelli di cui si era dovuto occupare fino a quel momento. Non capitava tutti i giorni di avere a che fare con una di quelle anime. Ed ancor più raro era vedere William così emotivamente coinvolto in qualcosa.
I suoi occhi verdi si soffermarono sulla foto di Zachary. La sensazione di familiarità lo colse di nuovo. Quel ragazzino assomigliava decisamente a qualcuno che conosceva. Il problema era che non riusciva a capire a chi. Appoggiò il mento sulle mani, pensoso. Sentiva che aveva la risposta sulla punta della lingua, ma non riusciva a metterla a fuoco. Sbuffò di nuovo, contrariato, ma decise comunque di rassegnarsi. Gli sarebbe venuto in mente in un altro momento. Tornò a fissare il ghignetto provocatorio del demone. L’altra cosa che lo lasciava perplesso era il fatto che quel ragazzino da solo fosse riuscito a fare una cosa che lui tentava di fare da secoli: far perdere il controllo a Will. Doveva aver fatto qualcosa di veramente terribile per riuscirci. E per questo lui doveva assolutamente scoprire cosa, così avrebbe potuto ispirarsi per raggiungere il suo scopo. Anche se lui puntava ad ottenere ben altro da Will, non di certo il suo odio e il suo disprezzo. Quelli erano quasi gratuiti nei suoi confronti, molto più spesso di quanto avrebbe voluto.
Sospirò. Forse per amore di Willy per una volta si sarebbe sforzato di leggere quella cartaccia noiosa. E poi magari avrebbe potuto trovare anche qualche informazione in più su quel misterioso e attraente ragazzino. Chissà, avrebbe potuto capire perché gli risultava così familiare. ‘Zachary...’pensò. Mai sentito uno che si chiamava così. ‘Tu mi dovrai spiegare un bel po’ di cose quando ci incontreremo, tesoro’. Tornò indietro alla prima pagina e, per la prima volta in tutta la sua “carriera”, si immerse nella lettura del rapporto informativo.

Quando William rientrò, esattamente mezz’ora dopo, rimase alquanto stupito dalla scena che gli si presentò davanti, anche se naturalmente non lo diede a vedere. Grell era così immerso nella lettura del rapporto che pareva non aver nemmeno sentito la chiave girare nella serratura. Un’espressione compiaciuta gli illuminò il volto per un istante. A quanto pareva il suo sottoposto si era finalmente deciso, per qualche oscura e, conoscendolo, di certo stupida ragione, a lavorare seriamente su quel caso. Meglio così, anche perché quella faccenda era piuttosto seria e di vitale importanza.
“Vedo che per una volta hai rinunciato a fare l’idiota, Sutcliff”commentò atono fissandolo dalla porta con le braccia conserte.
L’altro sobbalzò, preso alla sprovvista, e si voltò di scatto. “Mi hai fatto un complimento o sbaglio?! Oh, Willy, quanto sei dolce!! Perché già che ci sei non mi dai un bacetto come ricompensa per il mio duro lavoro??~”esclamò gettandosi sul suo capo che come sempre si scostò mandandolo a faccia a terra sul pavimento.
“Ritiro quello che ho appena detto. Non sei capace di non essere un idiota. È nella tua natura”fece, avvicinandosi alla scrivania per raccogliere i fogli sparsi su di essa. “Fila a prendere le tue cose, Sutcliff, e vedi di non scordarti nulla perché temo che saremo costretti a stare via per un po’ senza possibilità di tornare in ufficio”ordinò. Ma Grell rimase a fissarlo dal pavimento, in attesa di qualcosa nonostante fosse più che chiaro il fatto che William lo aveva appena congedato. Il suo capo si voltò per lanciargli un’occhiata interrogativa. “Si può sapere cosa c’è ancora? Non hai sentito cosa ti ho detto?”.
“Will, chi è quel demone?”domandò lo shinigami coi capelli rossi, ignorando il suo tono seccato.
“Mi pareva di avertelo già detto, Sutcliff. Ed è pure scritto nel rapporto. L’hai letto sul serio o hai passato tutto il tempo a sbavare sulle foto?”fu la risposta gelida.
“Non intendevi questo. Quello che voglio sapere è chi è per te quel ragazzino! E soprattutto cosa ti ha fatto!”.
William rimase zitto per un istante, mentre la sua mente tornava velocemente al suo precedente incontro con Zachary. “Una scocciatura. La più grossa che io abbia mai incontrato”borbottò, tornando ad occuparsi dei fogli per evitare di incrociare lo sguardo dell’altro. “E ora se non ti spiace ti ricordo che siamo in partenza. Se non ti muovi me ne vado e ti lascio qui. E farò anche in modo che tu venga degradato di nuovo. Sono stato chiaro?”. Tutto l’interesse del suo sottoposto per quello che era successo tra lui e quel demone lo disturbava. Quella storia non doveva venire a galla o tutto il dipartimento lo avrebbe preso in giro per chissà quanto tempo. Già mal sopportava le battute e le frecciatine dei suoi superiori, non avrebbe saputo tollerare anche quelle dei suoi collaboratori.
Grell non poté far altro che arrendersi ed obbedire. “Uff, come vuoi, Willy! Ma sappi che non finisce qui!”minacciò con tono offeso. “Io sono una ragazza molto gelosa e non sopporto chi si intromette nei miei flirt!”. Detto ciò si affrettò a sparire nel corridoio per evitare di essere colpito di nuovo dal fascicolo sulla missione.
‘Lo odio quando è così scorbutico’pensò diretto al suo ufficio. ‘Perché non è mai carino con me?? Insomma, ho fatto di tutto per meritarmi il suo affetto! Potrebbe anche accontentarmi per una volta! Anche se in fondo lui mi piace proprio perché è così freddo e brutale!~’. Sospirò. ‘Se solo lo fosse nei contesti che vorrei...uhm...’.
“Ehi, Senpai!”. Una voce lo strappò senza preavviso dalle sue fantasie. “Ma non eri nel mondo degli umani?”.
Lui si voltò e vide uno shinigami dai capelli arancioni venirgli incontro. “Oh, Ronald!~”lo salutò lui allegro. Poi mise il muso. “Sì, ero là e mi stavo anche divertendo, solo che poi Willy mi ha trascinato via perché dobbiamo andare un missione...Che noia! E mi ha pure preso a calci senza motivo!”.
“Mi spiace, Senpai! Però non capita tutti i giorni di andare in missione con il capo, no? Dovresti esserne contento”cercò di rallegrarlo Ronald. “Perché stasera non vieni con me? Hanno organizzato una festa favolosa per il compleanno di un mio amico! È un party in maschera! Scommetto che ne andresti pazzo! E poi il colore-tema estratto è proprio il tuo preferito!”.
“Un ballo in maschera? Tutto in rosso? Oh, meraviglioso!~”ripeté Grell con aria sognante. “Mi piacerebbe un sacco! Potrei trovare il mio principe!”. Afferrò le mani dell’altro shinigami e lo costrinse a fare delle giravolte nel corridoio. “Lui mi vedrebbe seduta in un angolo e verrebbe a chiedermi di danzare…Balleremo tutta la notte e poi lui...”. Il suo entusiasmo si spense di colpo perché realizzò che lui quella sera non sarebbe potuto andare da nessuna parte. Si bloccò rabbuiandosi mollando la presa su Ronald, che per poco non perse l’equilibrio, preso alla sprovvista da quel cambio improvviso di umore. “Non posso venire...Sob! Sto per partire per quella dannata missione!”.
“Oh, scusa, Senpai, non lo sapevo!”fece lui dispiaciuto, passandosi una mani nei capelli. “Be’, sarà per la prossima volta! Ti prometto che per quando torni ti faccio trovare una mega festa! Sempre che Spears non ti metta in punizione per qualche cosa...”.
“Lo farai davvero?~”chiese l'altro rianimandosi di colpo. “Oh, sei un tesoro, Ronny!~”. Si voltò. “Devo andare a prepararmi! Noi signore siamo lunghe in queste cose e il mio Willy era un po’ impaziente! Mi raccomando, non dimenticare di invitare tanti bei ragazzi a quella festa!~ Ci vediamo, Ronny!”.
“Magari vengo a trovarti sulla terra, Senpai!”gli gridò dietro Ronald.
Grell sorrise compiaciuto mentre entrava nel suo ufficio. Almeno esisteva ancora qualche cavaliere che riuscisse a capirlo. Anche se probabilmente Ronald l’aveva fatto solo per procurarsi un presto per organizzare l’ennesima festa. D’altronde era un appassionato di party, lo sapevano tutti. Meditò sul fatto di invitare William alla festa. Molto probabilmente non di sarebbe neanche degnato di rispondergli. Però aveva ancora tutto il tempo per trovare un modo di costringerlo a venire. Tutto dipendeva da cosa gli avrebbe rivelato quel ragazzino demoniaco. A quel pensiero gli venne un’idea. Si affrettò ad riaffacciarsi nel corridoio. “Ronny!”chiamò.
La testa dell’altro shinigami apparve da dietro l’angolo. “Mi hai chiamato, Senpai? Ti serve qualcosa?”.
“Vieni qui un minuto, per piacere, ti devo chiedere una cosa! ~” rispose lui. Ronald si affrettò ad obbedire e appena lo ebbe raggiunto il rosso chiese: “Senti, Ronny, non è che conosci un certo demone di nome Zachary?”.
“Zachary? Certo, non l’ho conosciuto di persona, ma ne ho sentito parlare!”rispose l’altro, un po’ stupito dalla domanda. “I colleghi che sono al lavoro da più tempo mi hanno detto che quell’esserino ci ha dato un sacco di problemi. Anche se, e questo rimanga tra noi, uno dei nostri superiori mi ha confidato che, nonostante tutto, trova quel demone davvero simpatico. Dice che dargli la caccia è un vero spasso. Anche se io non riesco a capire tanto entusiasmo per un demone…Ma perché me lo chiedi?”.
“In pratica è il demone che vuole rubare l’anima che dobbiamo recuperare. Il fatto è che Willy mi è parso molto…turbato quando mi ha parlato di lui…”.
“E ci credo! A parte quel nostro superiore, a quanto pare nessuno è mai entusiasta di avere a che fare con quel mocciosetto! Non perché sia forte, e lo è indubbiamente, ma perché è una peste senza paragoni. Infantile, capriccioso e soprattutto sempre in vena di scherzi di cattivo gusto! Attento, Senpai, quello è un tipetto tosto secondo me! Se è riuscito a mandare in bestia Spears…”.
Grell lo fissò interessato. Allora Ronald sapeva qualcosa. Bene, anzi, fantastico. “Che è successo? Che ha fatto a Willy?”.
“Non lo so di preciso. E penso che lo sappiano solo i suoi capi. Sai bene com’è fatto, Spears. Figuriamoci se permette che si sappiano le sue pecche. L’unica cosa che mi hanno saputo dire è che è tornato dalla missione con il fumo che gli usciva dalle orecchie. Nessuno lo aveva mai visto così infuriato…Mi spiace, non so altro, Senpai”.
“Non ti preoccupare! Sei stato preziosissimo, Ronny, grazie mille! ~”.
“Ora ti lascio, non voglio che Spears ti sgridi perché ti ho fatto perdere tempo. E poi ho del lavoro che devo assolutamente finire oggi o mi toccherà restare anche dopo la fine del mio turno. E col cavolo che lo faccio! Ci vediamo quando torni, allora! Auguri per la missione!”.
“A presto, Ronny! ~”.
Ronald uscì e Grell iniziò a fare l’inventario di tutto quello che sarebbe potuto servirgli. Il suo capo aveva detto che quella missione sarebbe stata particolarmente lunga, o almeno così gli era parso di capire, quindi doveva assolutamente accertarsi di prendere tutto quello che potesse essere necessario a una bella ragazza come lui. Chissà, visto che andavano sotto copertura, magari avrebbero anche dovuto infiltrarsi a qualche ballo o nella casa di qualche nobile. E lui doveva avere tutti gli accessori e l’abbigliamento adatti. Canticchiando si mise a riempire le tasche del suo giubbotto di oggetti di ogni genere e a cacciare in una borsa tutto quella che era troppo voluminoso per entrare nelle sue tasche. In un certo senso non vedeva l’ora di iniziare quella missione. Aveva il presentimento che le cose si sarebbero fatte davvero interessanti.

Kyler si sforzava di tenere lo sguardo fisso sul paesaggio che correva fuori dal finestrino della carrozza, cercando di ignorare quegli occhi cremisi ostinatamente fissi su di lui, ma senza riuscirci del tutto. Non poteva impedirsi di lanciare di tanto delle occhiate alla sua nuova guardia del corpo che se ne stava seduta di fronte a lui, con quel suo ghignetto inquietante ed indecifrabile stampato sul volto. Quegli occhi rosso sangue erano peggio di una calamita e lui aveva la spiacevole sensazione che potessero trapassarlo fino a mettere a nudo tutto il suo essere, fino ad arrivare a sfiorare famelici la sua anima. Ma forse si stava lasciando condizionare troppo dalla suggestione. Il fatto che a prima vista quel tizio gli avesse dato l’impressione di non essere umano non significava che in realtà non lo fosse. Però stava di fatto che la sua presenza non lo faceva sentire al sicuro come avrebbe dovuto considerando il lavoro che aveva dichiarato di svolgere. Quel silenzio poi non migliorava le cose, anzi sembrava rendere ancora più pesante e opprimente quello sguardo che seguiva ogni suo movimento, anche il più lieve, con una sorta di divertita attenzione.
Alla fine il ragazzo non riuscì più a sopportare quella situazione e si voltò a fissare dritto negli occhi il suo accompagnatore, con aria di sfida.
“Deve dirmi qualcosa, signorino?”domandò Zachary senza abbandonare il suo ghigno provocatorio, che contrastava parecchio con il tono formale che usava, trasformandolo in una presa in giro bella e buona.
“A dire la verità pensavo che fossi tu ad avere qualche cosa di cui parlarmi visto che non hai fatto altro che fissarmi da quando ci siamo messi in viaggio”rispose Kyler cercando di non raccogliere la provocazione e mantenere la calma. Era abituato a parlare con persone irritanti, l’alta società ne era piena, ma quel ragazzo aveva qualcosa di diverso che sconvolgeva come mai gli era capitato. “E lascia perdere le formalità, tanto mi sembra di aver capito che non le sopporti neanche tu. Io sinceramente non ho mai capito tutte queste cerimonie. E poi dovremo praticamente trascorrere insieme ventiquattro ore sue ventiquattro per non so quanti giorni, quindi diventano del tutto inutili. Dammi del tu e chiamami per nome, tanto lo conosci”.
Il demone abbandonò la sua espressione irriverente e lo guardò incuriosito. Quel ragazzo non sopportava le formalità? Si era informato su di lui e aveva sentito dire che non era il classico nobile borioso, ma non si aspettava tanta schiettezza. Un sorrisetto compiaciuto gli illuminò il volto sostituendo il ghigno. Quell’umano iniziava a piacergli. “Come vuoi, Kyler”disse gustandosi il suono di quel nome. Per qualche motivo gli pareva fosse perfetto per l’anima preziosissima che si celava sotto quelle spoglie mortali. Doveva essere davvero una prelibatezza unica, gli veniva l’acquolina solo a pensarci. Peccato che non potesse mangiarla per nessun motivo. “Non devo dirti nulla, comunque sia”.
“E allora perché mi stavi fissando?”insistette il ragazzo con gli occhi viola. Non gli era sfuggito il cambio di espressione del suo interlocutore. Quel nuovo sorriso sembrava quasi...soddisfatto. Che quel tizio lo stesse di nuovo prendendo in giro? Oppure, per qualche oscura ragione, gli aveva regalato quello che doveva essere un segno di apprezzamento?
“Studiavo il mio compito. È fondamentale per uno che fa il mio lavoro conoscere alla perfezione la persona che deve proteggere”rispose Zachary senza scomporsi. “Ma se proprio ci tieni a fare conversazione, avrei una cosa da chiederti”. Esitò per un attimo poi, con una faccia da angioletto che non gli si addiceva per nulla, domandò: “Non è che nella tua villa di campagna tenete della mousse al cioccolato?? Ne vado pazzo, è il mio secondo cibo preferito!!”.
La richiesta spiazzò completamente Kyler, ma non da meno fu il tono implorante con cui venne pronunciata. “M...mousse al cioccolato?”ripeté incredulo. Non sapeva se aveva capito bene o se si era sognato tutto. Rimase a fissare per qualche secondo la sua guardia del corpo che gli sorrideva speranzosa. “Certo che ce l'abbiamo”si costrinse a dire alla fine. Si chiese quale fosse il primo cibo preferito di quello stano essere che aveva di fronte, ma decise che in fondo non era così desideroso di saperlo: il suo scoppio infantile lo aveva sconvolto abbastanza per quel giorno. Ora avrebbe dovuto rivedere completamente l’idea che si era fatto di lui. Poteva una creatura infernale comportarsi in quel modo?
“Evvai!!”strillò il demone entusiasta. “È passato un sacco di tempo dalla prima e unica volta in cui l’ho mangiata...è stato amore al primo assaggio!”. Giunse le mani con espressione sognante. “E non è solo buona come sapore, ha anche una consistenza così...fantastica, è una delle meraviglie del mondo, unico pezzo di paradiso che uno come me può concedersi!”. Sospiro. “E pensare che ho dovuto attendere tanto a lungo prima di poterla mangiare di nuovo! Kyler, tu mi stai facendo il regalo più bello che qualcuno possa farmi! Saprò sdebitarmi, vedrai!”.
“Ehm, non ti preoccupare…Insomma per così poco…”balbettò il ragazzo, senza sapere cosa dire. Era tutto troppo surreale, era accaduto tutto troppo in fretta. Poi parve ricordarsi delle buone maniere. “Prego, comunque! E, Zachary, grazie a te per l’impegno che sicuramente metterai nel tuo incarico. Metterai a repentaglio la tua salute per me e questo è…”.
Non poté finire la frase perché il demone gli fu addosso, schiacciandogli con le mani le spalle contro il sedile della vettura. “Non temere, Kyler”gli sussurrò a pochi centimetri dal viso. “Non permetterò a nessuno di toccarti, chiunque sia. Neanche fosse il re dei demoni in persona”.
Kyler non poté far altro che annuire, imbarazzato. Non era abituato al contatto fisico e nessuno prima d’ora l’aveva mai aggredito in quel modo. Non riusciva né a muoversi né a parlare. L’unica cosa che poteva fare era sprofondare i suoi occhi viola in quelle due pozze di sangue che scintillavano a pochi centimetri da lui, ipnotizzato da quello sguardo così inumano.
La creatura dovette notare il suo stato d’animo perché mollò la presa su di lui e tornò a sedersi, lasciandolo più scombussolato che mai. Aveva il sospetto che la sua vita piatta stesse per subire un’altra, sconvolgente svolta. Quello era solo l’inizio. Fissò il demone che gli sorrideva. Ma qualcosa lo spingeva ad essere positivo verso tutto quello che stava per accadere: forse sarebbe stata l’occasione per tornare finalmente a vivere.

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Sera, a tutti, sempre che ci sia qualcuno a leggere!!
Comunque, nel caso ci fosse qualcuno, be’, questo è il secondo capitolo di questo mio esperimento! Spero sia di vostro gradimento.
Zack: Sempre che ci sia qualcuno…*ghigno*
Mystic: Guarda che se c’è qualcuno è un bene anche per te! È anche la tua storia dopo tutto!! Ci sei tu questa volta non il tuo…ehm, parente ancora non ben identificato!!
Zack: Se lo dici tu. Comunque questo capitolo è un disastro, non conclude un tubo, a parte il fatto che io sono fuori di testa e che amo la mousse al cioccolato! Non si dice perché l’anima di Kyler è così ricercata né cos’è successo tra me e Will…Insomma, non ha scritto nulla!! E hai scritto più pagine dell’altra volta!
Mystic: *lo caccia via* Grazie del sostegno, eh? Comunque…Hai ragione, non ho scritto nulla, ma è solo il secondo capitolo. Nel prossimo tu e William vi incontrate…e ci sarò da ridere!! XD
Grazie a doc11 che ha recensito (e meno male visto che la storia è per te!! XD) e a _Newrah che l’ha messa nei preferiti. Spero che possiate apprezzare anche questo…
Zack: …disastro!!
Mystic: *lo ignora* …capitolo! Detto questo…alla prossima!
Zack: Se ci sarà una prossima volta…
Mystic: *continua ad ignorarlo* Grazie anche a chi leggerà in futuro!
Zack: Se mai qualcuno lo farà!
Mystic: *gli tappa la bocca* E scusate questa scenetta demenziale!! XD

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Capitolo 3
*** III Parte ***


La tenuta del conte di Barret era circondata da un immenso parco che somigliava molto a un gigantesco giardino botanico. Vi erano piante di ogni specie, da quelle tipiche dell’habitat naturale inglese a quelle più esotiche importate dall’Asia e dall’America. Il risultato era, soprattutto in primavera, una mescolanza spettacolare di colori e profumi molto differenti tra loro che però arrivavano a creare un’incantevole armonia. Zachary osservava attentamente il paesaggio che gli scorreva davanti velocemente attraverso il finestrino della carrozza, senza badare troppo alla natura, ma studiandolo e memorizzandolo. Bisognava sempre conoscere alla perfezione il proprio territorio, era una delle prime cose che aveva imparato con l’esperienza. E poi gli sarebbe tornato utile anche nel caso si fosse presentata la necessità di fuggire in fretta. Sapeva che gli shinigami sarebbero arrivati presto a rivendicare a loro volta l’anima di Kyler e lui non poteva certo permettere loro di prendersela. Aveva una missione e non sarebbero certo bastatati un paio di dei della morte a impedirgli di compierla. Era troppo importante, se ne rendeva conto anche lui. Si chiese se avrebbero mandato William ad occuparsi della faccenda. Di solito le cose più vitali e urgenti le affidavano a lui. Un ghigno divertito gli si allargò minacciosamente sul volto. Ci sperava proprio. La faccenda avrebbe preso una piega decisamente interessante. E anche divertente, almeno per lui. Perché di certo lo shinigami non sarebbe stato contento di vederlo. Non dopo quello che gli aveva combinato durante il loro primo e unico scontro. Il ghigno sul suo volto si allargò ancora di più. Oh no, proprio per niente.
Kyler non riusciva ad impedirsi di lanciare di nascosto delle occhiate indagatrici alla sua guardia del corpo. Dopo l’uscita sulla mousse al cioccolato nessuno dei due aveva più proferito parola e il demone si era immerso nei propri pensieri, lasciando al ragazzo il tempo di riprendersi un po’ dai suoi continui cambiamenti di atteggiamento. L’umano aveva deciso di rinunciare a capire il suo nuovo dipendente, almeno per il momento, ma non per questo quello strano tizio aveva smesso di affascinarlo, ispirandogli al tempo spesso paura e interesse. Non poteva fare a meno di fare congetture su cosa gli potesse passare per la testa. Il sorriso da squalo che gli si era dipinto sulla faccia, poi, non gli piaceva neanche un po’ e anzi lo preoccupava. Era chiaro che Zachary sapeva molte più cose di quanto gli aveva detto, che gli nascondeva qualcosa di fondamentale. Ma sapeva anche altrettanto bene che strapparglielo sarebbe stato impossibile. Quella strana creatura sembrava aver già capito come spiazzarlo e come manipolarlo a suo piacimento, anche se si erano incontrati solo poco più di due ore prima. E quella consapevolezza lo turbava non poco.
Improvvisamente il demone si voltò, intercettando il suo sguardo. Quelle iridi rosse sembrarono trapassarlo fino ad arrivare a leggere i suoi pensieri. Lui si girò immediatamente, incapace di sostenere la vista di quelle pozze cremisi e anche imbarazzato dal fatto di essersi fatto scoprire in pieno. L’altro non disse nulla, ma il suo ghigno parve allargarsi ancora di più mentre tornava a guardare fuori dall’abitacolo, prendendo una piega soddisfatta.
‘Bastardo’pensò Kyler irritato e vagamente turbato, fingendo di guardare fuori dal finestrino opposto a quello dell’altro. ‘Ogni occasione per lui è buona per prendersi gioco di me! Ma prima o poi gli dimostrerò che non sono fragile come crede’. Si lasciò sfuggire un sospiro. Non sarebbe stata una convivenza facile. Non vedeva l’ora di arrivare alla villa per chiudersi nella sua stanza e levarsi quei dannati fuochi d’Inferno di dosso. Almeno per un po’.
La villa si mostrò loro dopo una curva, apparendo da dietro il muro di alberi secolari che la celava. Era un imponente edificio elisabettiano, che però era stato ristrutturato secondo la moda del tempo, la cui facciata monumentale spiccava decisamente in mezzo al verde del parco. Il demone la osservò avvicinarsi, studiando la disposizione delle finestre e delle porte. Troppe vie di entrata, come in tutti i palazzi dei nobili. Controllarli tutti non sarebbe stato facile. Ma se non poteva farlo lui non avrebbe potuto farlo nessuno. E poi lui adorava i giochi complicati. Ridacchiò pensando a quello che avrebbe potuto dire Sebastian sefosse stato lì. Di sicuro qualcosa sul fatto che non prendeva mai nulla veramente sul serio. E in effetti non poteva dargli torto.
La carrozza si fermò di fronte alla scalinata che introduceva al maniero e il maggiordomo del conte si affrettò ad accorrere per aprire la portiera e permettere così ai due ragazzi di scendere.
“Ben tornato, signorino”lo accolse l’uomo chinando il capo in segno di rispetto. “Le sue lezioni sono andate bene?”.
“Come al solito, grazie mille”borbottò il ragazzo con gli occhi viola. Aveva tentato di convincere i servitori a dargli del tu ma era stato tutto inutile. “Questo è Zachary Michealis, la mia nuova guardia del corpo, non so se il conte gliene aveva parlato. Perché io non ne sapevo nulla”.
La creatura demoniaca rivolse un cenno col capo all’uomo, senza proferire parola, lanciando però uno sguardo divertito all’uniforme preferttamente stira dell’uomo. Certo che gli umani si complicavano davvero tanto la vita con tutte quelle convenzioni. E poi lui odiava quel tipo di vestiti. Li trovava ridicoli e decisamente scomodi. Non si sarebbe mai sognato di infilarsene una. Almeno come guardia del corpo aveva potuto scegliersi dei vestiti che restavano un po’ più nel suo stile.
“È arrivata una lettera da vostro padre questa mattina mentre eravate fuori, signorino. Annunciava la decisione del signor conte di affiancarvi un qualche tipo di protezione, immagino si riferisse al ragazzo che la accompagna”rispose prontamente il domestico estraendo una lettera dalla tasca interna della giacca e porgendola al ragazzo che la ficcò nella borsa senza degnarla di uno sguardo di più. Di sicuro era identica a quella che gli aveva mostrato Zachary. Il suo tutore non aveva molta fantasia quando si trattava di scrivere. “Comunque, il pranzo sarà pronto nel giro di mezz’ora”continuò il servitore. “Sarà affamato. Se intanto vuole ritirarsi nelle sue stanze, verrò io chiamarla più tardi”.
“Molto bene. Non c’è bisogno che lei ci accompagni, conosco la strada”fece il giovane bloccando l’uomo che si era voltato per precederli. “E, per piacere, vorrei che Zachary pranzasse con me. Faccia in modo che gli venga preparata della mousse al cioccolato, per favore”.
Il maggiordomo lo guardò a metà tra il sorpreso e la disapprovazione, ma non si pronunciò. Tutti sapevano bene quanto era strano ed irrecuperabile il signorino. Far pranzare un impiegato alla propria tavola. Se si fosse saputo nell’alta società tutti gli avrebbero riso dietro. “Come desidera, signorino”annuì e si allontanò lasciando da soli i due ragazzi.
Il ragazzo si lasciò sfuggire un sospiro non appena l’uomo fu entrato nella villa. Sapeva cosa pensavano tutti di lui, dagli altri nobili ai garzoni e agli operai di bassa manovalanza. Ma non per questo avrebbe rinunciato alle sue idee. Ci teneva troppo, erano l’eredità di suo padre. Anche se doveva ammettere che quella lotta continua contro quelle stupide etichette lo stancava e lo irritava non poco ogni giorno di più.
“Certo che i tuoi modi di fare li esasperano parecchio”commentò Zachary mentre si avviavano su per la scalinata. “Comunque grazie per la mousse. Sarà un piacere tenerti compagnia durante il pranzo, così potrò farti tutte le domande necessarie sui tuoi movimenti durante il giorno e i tuoi orari. Non sarebbe male se potessi anche farmi fare un giro della villa più tardi. Col parco me la posso cavare da solo”.
“Mai quanto i loro esasperano me”borbottò Kyler. “Ti ho già detto che non devi ringraziarmi. Non ti precoccupare, ti fornirò con piacere tutte le informazioni che ti servono. In fondo sei qui per proteggermi, quindi è nel mio interesse che tu possa lavorare al meglio. Ti farò preparare una stanza così potrai sistemarti”.
“Non è necessario, ce l’ho già una stanza”ribattò il demone con l’aria di chi la sa lunga, guadagnandosi così un’occhiata interrogativa e preoccupata da parte dell’altro. Un ghigno dispettoso gli si dipinse sul volto. “Starò in camera tua, ovviamente. Non vorrei che quei bastardi venissero a prenderti di notte. Devo controllarti ventiquattro ore su ventiquattro, quindi vuol dire anche quando dormi”.
Il suo obiettivo lo fissò con gli occhi sgranati. Non sarebbe riuscito a chiudere occhio sapendo di avere quello sguardo cremisi puntato addosso, ne era certo. Addio cari momenti di solitudine al riparo di quello sguardo infernale. E poi non si fidava ancora del tutto di quello strano tizio, non sapeva cosa averebbe potuto combinargli. Ma d’altra parte le motivazioni della sua guardia del corpo erano più che ragionevoli e a lui non venne in mente neanche una ragione per replicarvi. Distolse lo sguardo, cercando di nascondere il proprio turbamento. “Come vuoi. Se pensi sia la cosa migliore faremo così. Sei tu l’esperto. Ma ti pregherei di evitare ogni tipo di scherzo”si rassegnò precedendolo all’interno dell’edificio. “Seguimi, ti faccio vedere la mia stanza”.
“Scherzi? Perché mai dovrei farti degli scherzi?”domandò Zachary fingendosi offeso. “Io prendo sempre sul serio il mio lavoro! E poi finchè mi paghi a mousse puoi stare tranquillo che sarà più diligente di tutti quesi servi che ti girano attorno. E soprattutto sarò decisamente meno stressante per te”. Gli rivolse un sorriso angelico che di certo non gli si addiceva. “Io rispetto le tue idee e le tue scelte, Kyler. Sono le cose più importanti che hai”.
Il ragazzo gli rivolse l’ennesimo sguardo stupito. Cosa voelva dire con quell’ultima frase? Gli venne il sospetto che l’altro conoscesse il suo passato. Forse si era informato su di lui e aveva scoperto chi era suo padre e quali erano i suoi ideali. E vedendolo comportarsi in quel modo tanto insolito per un ragazzo della sua classe sociale aveva fatto due più due. O forse, e quel pensiero lo turbò parecchio, in qualche modo era riuscito a leggergli dentro fino a mettere a nudo quel suo muto dolore. Scosse il capo, tornando a guardare davanti a sé. Era impossibile. Si stava solo facendo condizionare da delle frasi e da dei comportamenti che potevano tranquillamente non significare nulla.
La camera era situata quasi dalla parte opposta della villa. I due ragazzi attraversarono in silenzio i corridoi in cui i domestici si muovevano in fretta, occpuati nelle loro faccende, fermandosi per rivolgere al loro signorino un breve inchino che lui ricambiava con un gesto del capo. Kyler come sempre dava l’impressione di mal sopportare tutte quelle formalità ma per una volta non si espresse. Quando giunsero davanti all’entrata della stanza la aprì, fece entrare Zachary e poi si chiuse la porta alle spalle, come se con quel gesto potesse costruire una barriera impenetrabile tra sé e quel mondo che ormai odiava così tanto. Facendo del suo meglio per ignorare il demone, buttò per terra la borsa con i libri e si lasciò cadere sul letto, lo sguardo fisso sul soffitto.
La sua guardia del corpo lo guardò sollevando un soppracciglio. Certo che quell’umano era molto più strano degli altri. Scosse il capo e raccolse la sacca appoggiandola poi su una sedia. La stanza non era grande come si aspettava, ma risultava comunque spaziosa e ben illuminata da una grossa finestra che dava sul retro del parco. Una parete era coperta interamente da scaffali stracolmi di libri, mentre accanto alla finestra era posizionato un armadio e davanti ad essa uno scrittoio. Contro la terza infine era occupata la testata del letto a baldacchino e un comodino sul quale erano appoggiati una lampada e la foto di un uomo. Il pavimento di marmo nero era privo di tappeti e anche ai muri non erano appesi quadri o arazzi, eccezzion fatta per un papiro che riproduceva un paesaggio infernale completo di diavoli nella parte più bassa e il Paradiso luminoso nella parte superiore, separati da un cielo nero trapunto di stelle. Il demone rimase a fissare con interesse il dipinto. Era davvero bellissimo e soprattutto molto azzeccato per quanto riguardava l’arida piana infernale, con quei tronchi carbonizzati e una figura seminascosta dalla foschia accucciata su un muro in rovina. Avrebbe potuto essere lui, realizzò. A casa sua c’era un posto simile e lui soleva rifugiarsi su un muretto del genere quando voleva starsene in pace, lontano da tutto e da tutti. Un vago senso di nostalgia lo avvolse. Lui stava bene all’Inferno, nonostante dovesse ammettere che il mondo umano era decisamente più interessante e divertente. Ma era un animo romantico sotto quel punto di vista e amava le desolate lande infernali, amava vederle estendersi davanti a lui per miglia, fino a perdersi nella pesante nebbia che le dominava.
Distolse lo sguardo dal disegno scuotendo il capo e lo fissò sul suo obiettivo che era ancora immobile sul letto a fissare il soffitto. Aveva tutta l’eternità per godersi il suo mondo, salvo imprevisti ovviamente. Si accostò al letto e si lasciò cadere a sua volta sul materasso di fianco a al ragazzo, senza premurarsi di chiedere il permesso. Kyler si voltò a guardarlo, un po’ irritato dal fatto che il demone avesse deciso di infilarsi anche in quell’attimo di pace, rovinandolo. Quello gli rivolse un sorriso da squalo, divertito dalla sua reazione.
“Cosa fai sul mio letto?”borbottò il ragazzo esaperato. “Non hai intenzione di lasciarmi in pace neanche un attimo vero? Mi chiederai di lasciarti dormire con me già che ci siamo, immagino”.
“Dormire?”ripetè la creatura infernale mentre il suo ghigno si allargava. “Tranquillo, Kyler, non ti chiederò una cosa del genere. Piuttosto vorrei il permesso di leggere i tuoi libri”.
Il ragazzo lo guardò sospettoso e sorpreso da quella nuova, inaspettata richiesta. “Come vuoi” si arrese. “Ma, te lo ripeto, niente scherzi di cattivo gusto!”.
Si alzò e si avviò a passo sicuro verso uno scaffale preciso. Conosceva a memoria la disposizione dei suoi libri. Passava ore a saltare da uno all’altro immergendosi nelle varie storie e lasciando che la sua fantasia le mischiasse e lo trasportasse in mondi ancora inesplorati. Fece scorrere per un attimo il dito sulla copertina di uno dei tomi, godendosi il piacevole contatto con il cuio che lo rivestiva, poi lo estrasse dalla libreria e lo lanciò alla sua guardia del corpo che lo prese al volo senza neanche darsi la pena di mettersi seduto.
“Il “Paradiso Perduto”? Che roba è?”domandò Zachary, leggendo il titolo in copertina e parendo il volume. Un libro scritto in versi. Carino. E il titolo non gli dispiaceva poi così tanto. Il suo sguardo cadde di nuovo sul papiro appeso alla parete. Suonava proprio come una storia di demoni.
“È uno dei miei libri preferiti. Leggilo, sono certo che ti piacerà”rispose l’altro. “Parla della cacciata di Lucifero dal Paradiso e della caduta degli umani dalla vita di gioia che Dio aveva concesso loro nell’Eden ai dolori della vita terrena”.
“Certo che hai dei gusti strani in ambito artistico. Tra quel dipinto e il libro…Però devo dire che li condivido alla grande”fu il commento soddisfatto.
“Non pensavo che ti piacesse l’arte e soprattutto che fossi uno che legge. A guardarti non si direbbe”. Kyler estrasse un altro libro dagli scaffali e tornò a sedersi sul letto, porgendolo alla sua guardia del corpo.
“E invece mi piace leggere, mi aiuta a capire come ragionano gli umani. Sai, non è una cosa facile”. Un sorrisetto illuminò il viso del demone mentre apriva il libro. “Altri versi su Paradiso e Inferno?”.
“C’è anche il Purgatorio. E questa volta è la storia di un viaggio. Anche se il migliore è l’Inferno. Gli altri due sono carini, ma solo per costruirsi il quadro complessivo dell’aldilà visto attraverso gli occhi e la mentalità del poeta”.
La creatura infernale si alzò, appoggiò i libri sul davanzale della finestra e poi rimase a fissare il paesaggio fuori da essa. Bene, aveva il suo passatempo notturno. Ora gli mancava solo la sua adorata mousse e avrebbe considerarsi soddisfatto per quel giorno. “Kyler, a te perché piace leggere?”chiese all’improvviso senza voltarsi.
Il ragazzo fu preso alla sprovvista da quella domanda. “Perché me lo chiedi?”.
“Te l’ho detto. Gli umani mi incuriosiscono. Voglio capirli. E tu sei il soggetto più interessante che mi sia mai capitato di incontrare”rispose Zachary, voltandosi per osservare la reazione che le sue parole avrebbero provocato.
Kyler rimase in silenzio per un attimo. Quel tizio parlava delle persone come se fossero oggetti, fenomeni da studiare, giocattoli. E soprattutto dalle sue parole sembrava che lui stesse compiendo i suoi “studi” da molto tempo, eppure non dimostrava più di diciassette anni. “Leggo perché i libri mi danno l’illusione di poter scappare da questa maledetta realtà che odio, che possano esistere altri mondi in cui io potrei emigrare lasciando per sempre questo in cui sono confinato”rispose alla fine, sincero. Non aveva mai detto a nessuno quelle cose. Perché era certo che non l’avrebbero capito. Ma con quello strano essere era diverso. Capendolo o no, condividendo o no le sue idee, non l’avrebbe giudicato. O, meglio, l’avrebbe giudicato, forse preso in giro, ma non gli avrebbe detto che quello che pensava e faceva era sbagliato, che doveva cambiare.
Il ghigno sul volto del demone si allargò mentre lui, senza dire nulla, tornava ad avvicinarsi lentamente, quasi minaccioso, al suo obiettivo che rimase a fissarlo incapace di muoversi, pietrificato sotto quello sguardo rosso sangue. Quando gli fu di fronte Zachary si chinò in avanti portando il proprio volto a pochi centimentri da quello del suo datore di lavoro. “ E dimmi, Kyler, se ne avessi la possibilità verresti davvero in uno di questi altri mondi? Saresti pronto a lasciare tutto quello che hai qui per fuggire in uno di essi? Fosse anche…l’Inferno?”.
Il ragazzo si si tormentò le mani, turbato, incapace di distogliere gli occhi da quelle pozze cremisi. Voleva allontanarsi da quel tizio, subito, non sopportava di sentirselo così vicino, eppure nel pronfodo del suo animo quella repulsione lasciava spazio a una strana attrazione. Lo tentava. Come solo i diavoli possono fare. Forse quella strana creatura avrebbe davvero potuto portarlo via, lontano dalla terra, in un altro universo. E lui lo desiderava ardentemente. Lasciare la sua non-vita, i suoi tormenti interiori, il freddo che congelava la sua anima. Fosse stato anche l’Inferno. “Io non…Tu…”cominciò, incapace di esprimere quello che provava. Dannato. Nessuno lo aveva mai messo tanto in difficoltà. Di solito era lui a lasciare gli altri senza parole ed esitanti, non pensava che potesse esserci qualcuno ancora in grado di toccarlo così nel profondo. “Chi diamine sei tu?! O meglio cosa sei!”.
Il demone gli rivolse uno dei suoi sorrisetti enigmatici. “Cosa sono io? Oh, niente di che. Sono solo un diavolo di guardia del corpo”. Erano anni che desiderava usare quell’espressione. Suonava proprio bene, ora capiva perché a lui piaceva tanto. E poi lo doveva ammettere, tormentare quell’umano era un vero spasso.
L’altro fece per aggiungere qualcos’altro, ma proprio in quel momento bussarono alla porta, interrompendoli. Zachary si allontanò di scatto dal suo obiettivo, attraversando la stanza per aprire la porta. Oltre il vano il maggiordomo del conte lo guardò, la mano ancora sollevata, sorpreso di trovarlo nella stanza del suo signorino, ma si riprese subito come era consono a una persona del suo ruolo e annunciò: “Il pranzo è pronto. La prego di informare il signorino”.
“Arriviamo immediatamente”rispose il demone, voltandosi verso il ragazzo che nel frattempo sembrava aver ripreso la capacità di muoversi e si era avvicinato ai due. “Che dici? Vogliamo andare, Kyler?”.
“Certo. Scommetto che sei impaziente di mangiare la tua mousse”rispose quello superando entrambi i suoi domestici, diretto alla sala da pranzo. Mentre passava i suoi occhi viola incontrarono quelli rossi della sua guardia del corpo, sfidandoli. “Ma la nostra discussione non finisce qui, Zachary Michealis. Ricordatelo”. Avrebbe scoperto la verità su tutta quella faccenda, a qualunque costo. Perché qualunque cosa nascondesse quello strano ragazzo con i capelli blu elettrico, umano o demone che fosse, lo riguardava decisamente.
Zachary lo seguì senza ribattere, ma si trattenne a stento dal mettersi a ridere a quell’ultima uscita del suo umano. E lui che aveva temuto di doversi subire una missione seria e noiosa. Quello era un vero spasso. E soprattutto stavano giocando una partita davvero interessante, in cui nulla era ancora deciso. Ma lui avrebbe preso quell’anima, qualunque fosse stato il suo prezzo.

Le strade di Londra erano ancora affollate nonostante fosse ormai tardo pomeriggio. Due figure osservavano dall’alto del tetto di uno dei palazzi vicini alla piazza del mercato la massa umana muoversi seguendo i suoi diversi e contrastanti flussi, in attesa. Il loro sguardo vagava tra la folla ma alla fine finiva sempre per soffermarsi su un edifcio in particolare, un villa abbastanza grande circondata da un piccolo giardino che la separava dal caos della strada.
“Uff, Will, mi annoio! Quand’è che iniziamo? Pensavo che mi avresti fatto divertire!”si lamentò Grell, sbuffando. Era seduto sul bordo del tetto appoggiato sui gomiti, le gambe a penzoloni nel vuoto. Odiava dover aspettare e quell’attesa si stava dimostrando piuttosto lunga.
William, in piedi di fianco a lui, lo fulminò con lo sguardo. “Se non la smetti di lamentarti e di disturbarmi ti butto giù dal tetto, Sutcliff”minacciò gelido. Non era nell’umore di sopportare i piagnucolii di quell’idiota. Aveva già i nervi a fior di pelle di suo. Strinse il manico della sua arma, irritato. Non si era mai sentito meno calmo di così prima di una missione. L’idea che presto avrebbe rivisto lo sguardo canzonatorio di Zachary quasi lo faceva infuriare. Ma, almeno per il momento, riusciva a non far trasparire quel sentimento e la sua espressione, per sua personale soddisfazione, era la stessa impassibile di sempre.
“Perché non facciamo qualcosa per passare il tempo, Will??”trillò il suo sottoposto, ignaro dei suoi pensieri. “Potrei aiutarti a rilassarti prima del combattimento! ~”. Scattò in piedi senza preavviso e fece per gettarsi sul suo capo, ma quello tese un braccio in avanti, bloccandolo prima che potesse anche solo avvicinarsi. Il rosso agitò le braccia cercando di raggiungerlo, ma senza riuscirci. “Eddai, Will! Non resistermi! Lo sai che ho tanto bisogno di te!!”.
Ma l’altro shinigami lo ignorò, focalizzando la sua attenzione su una figura che era appena spuntata dalla folla e che si era fermata davanti al cancello della villa, in atteggiamento di attesa. Come non riconoscerla anche a quella distanza con quegli impossibili capelli blu elettrico. E poi il suo odore, diverso da quello di tutti gli altri demoni che aveva incontrato, era decisamente inconfondibile. Finalmente avrebbe potuto rifarsi. Afferrò il suo sottoposto per il giaccone e, ricambiando il suo sguardo stupito con un che sembrava dire “ti avevo avvertito”, lo spinse oltre il bordo del tetto.
Grell cacciò un urlo preso alla sprovvista e poi un altro di dolore quando atterrò malamente sul pavimento del lurido vicoletto che affiancava il palazzo su cui erano appostati. “William!! Ma sei scemo?! Ti sembra il modo di trattare una signora?”esclamò incredulo. Will lo maltrattava sempre ma mai aveva fatto una cosa del genere. Scaraventarlo giù da un tetto senza un vero motivo. Ma non era tanto il fatto che gli avesse fatto male. Gli aveva sporcato tutti i vestiti! Come avrebbe potuto presentarsi ai loro due tanto appetitosi obiettivi conciato in quel modo?!
William gli atterrò agilmente di fianco e lo afferrò di nuovo senza tanti complimenti per la collottola, trascinandoselo dietro fino all’angolo della strada, sempre ignorando le sue lamentele. Non aveva tempo per giocare al momento. Era arrivato il momento di concentrarsi sul serio.
“Taci, idiota!”gli intimò una volta giunto a destinazione, sporgendosi cautamente da dietro la parete, gli occhi scuri fissi su quella figura fin troppo ben conosciuta. L’aura del demone era piuttosto debole, tanto che faceva fatica a percepirla anche se sapeva esattamente dov’era. Doveva aver imparato a nasconderla. Furbo il moccioso. Ma d’altra parte non si aspettava di meno da uno come lui. “È ora di iniziare a lavorare”.
Il rosso sbattè le palpebre, sorpreso da tanta fretta improvvisa, e guardò nella direzione indicatagli. I suoi occhi verdi si fissarono quasi subito sul demone. E così poteva finalmente incontrare il ragazzino che mandava il suo Willy fuori di testa. Lo squadrò attentamente, facendo scorrere lo sguardo su tutta la sua figura. Dal vivo era meglio che in foto. Molto meglio. Quell’atteggiamento in apparenza rilassato ma che mascherava il costante stato di all’erta, quelle movenze quasi feline, quegli occhi attenti ad ogni minimo movimento, quei lineamenti affilati…I suoi pensieri si interrupero di colpo, mentre lui realizzava a chi somigliava il loro avversario. La cosa lo lasciò completamente stupefatto. Avrebbe pensato a tutti ma non a lui. “Oh, ho capito a chi somiglia!! Ma…Non è possibile!”strillò facendo sobbalzare il suo capo, che si voltò a guardarlo inorridito. Il suo tono di voce era stato abbastanza alto da superare tranquillamente il vociare della folla, fino ad arrivare alle orecchie sensibili del demone.
Zachary era appoggiato allo stipite di pietra del cancello, in attesa che Kyler terminasse i suoi affari. Dopo il pranzo, che a suo parere era stato paradisiaco vista la quantità di mousse che il suo datore di lavoro gli aveva permesso di mangiare, i due erano dovuti tornare in città perché uno dei soci del conte di Barret aveva mandato un messaggero chiedendo di poter parlare con il ragazzo, che faceva le veci del suo tutore nella compagnia, di una faccenda alquanto urgente. Il demone era stato costretto, decisamente contro la sua volontà, a rimanere fuori perché il suo umano aveva pensato bene di fargli presente, come scusa per toglierselo di torno, che la discussione era un segreto della compagnia e tale doveva restare. Lui aveva protestato, ma il suo obiettivo era stato irremovibile nella sua fredda logica. Quindi, alla fine, era stato costretto a dargliela vinta e si era apostato davanti alla casa. Aveva atteso per più di mezz’ora, ma poi, vedendo che la cosa andava avanti per le lunghe, aveva pensato di farsi un giro al mercato, curiosando tra le bancarelle alla ricerca di qualcosa di interessante da fare. Ma neanche quello era servito. Infatti, dopo aver girovagato un po’ tra i vicoletti che circondavano la piazza, aveva iniziato ad annoiarsi di nuovo e aveva deciso di tornare alla villa dove si era appoggiato con un sospiro al cancello. A quanto pareva se non aveva qualcuno da tormentare non riusciva a godersi il suo tempo.
L’urlo di Grell gli era arrivato alle orecchie inaspettato e lui si era voltato immediatamente in quella direzione. Dannazione, si era distratto troppo. I suoi occhi cremisi misero a fuoco senza difficoltà le due figure distanti. Li riconobbe dall’aura. Shinigami. Uno, completamente vestito di rosso, non lo aveva mai visto, mentre l’altro, che in quel momento era intento a riempire il suo compagno di botte con la sua arma, lo conosceva bene. Un ghigno soddisfatto gli si allargò sul volto. William assestò un ultimo colpo al suo sottoposto e poi alzò lo sguardo, incontrando quello di Zachary. Rimasero a fissarsi, immobili, come se tutto, la folla, il rumore, i palazzi stessi, fosse scomparso. C’erano solo loro due.
Proprio in quel momento, Kyler uscì dal cancello, accostandosi alla sua guardia del corpo che però lo ignorò senza farsi troppi problemi, l’attenzione ancora concentrata solo sullo shinigami. Il ragazzo seguì confuso la direzione del suo sguardo fino ai due sconosciuti. Capì immediatamente che qualcosa non andava. Quei tizi avevano qualcosa di strano. Un brivido, simile a quello che aveva avvertito quando si era trovato Zachary davanti la prima, volta gli corse lungo la schiena. Aveva un pessimo presentimento. “Zachary, che succede?”domandò, intuendo già vagamente la risposta.
“Sono arrivati a quanto pare”disse lui senza scomporsi, voltandosi finalmente a guardarlo e afferrandolo per un braccio. “Preparati, tra poco si corre”.
“Sono i tizi che mi vogliono rapire?! Come fai a dire una cosa del genere con quel tono piatto?!”.
“Proteggerti è il mio lavoro. Queste situazioni per me sono la normalità. Se non lo fossero che razza di guardia del corpo sarei?”.
I due tornarono a guardare in direzione degli shinigami che nel frattempo avevano approfittato della loro distrazione per avvicinarsi e ora solo pochi metri li separavano.
“Tu, dannato!”esclamò William puntando l’arma contro la creatura infernale. “Consegnaci immediatamente quel ragazzo! Se non lo fai sarà peggio per te! Non ti permetterò di prenderti gioco di me come la volta scorsa!”.
“Will, andiamo, ho un nome e lo conosci bene”fece lui, pacata ma canzonatoria. “E per tua felicità al momento ho anche un cognome, visto che ti piace tanto usare quello per rivolgerti alla gente! Mi chiamo Zachary Michealis”.
“Michaelis?! Ma allora sei davvero parente di Sebas-chan!”li interruppe Grell, troppo incredulo persino per notare lo strano comportamento che stava avendo il suo capo.
Udendo quel nomignolo quest’ultimo gli lanciò un’occhiata interrogativa. Di chi stava parlando quell’idiota? E poi gli sembrava il momento di mettersi a socializzare con il nemico?!
Ma il rosso parve non accorgersi del suo sguardo, troppo impeganto a studiare la figura del suo avversario. Somigliava davvero tanto al suo adorato diavolo. A parte il colore dei capelli, il resto del fisico era decisamente simile, anche se il corpo di Zachary era più acerbo di quello del suo amato maggiordomo. Un dubbio lo colse facendolo inorridire. E se quel ragazzino…“Non dirmi che sei suo figlio!”.
“No, non sono suo figlio, shinigami”rispose Zachary, divertito da quel comportamento. A quanto pare quel tizio conosceva Sebastian. Comprensibile, visto che era anche lui sulla terra. Anche se quel “Sebas-cha” lo aveva lasciato un po’ perplesso. Si chiese il perché di quel nomignolo. Ed era anche piuttosto idiota, oltre tutto. Di sicuro suo fratello non approvava. “Sebastian è mio fratello maggiore”.
Il rosso sembrò sollevato da quell’informazione, ma prima che potesse chiedere qualcos’altro, il suo capo si intromise. Più tardi avrebbe chiarito con il suo sottoposto chi era quello sconosciuto fratello di Zachary. Adesso doveva pensare a portare a termine la missione che gli era stata affidata. “Piantala, Sutcliff! Non siamo qui per scambiare due chiacchiere tra amici!”fece, secco. “Zachary, o come ti chiami! Consegnaci quell’anima! Ci appartiene!”ringhiò rivolto al demone.
“Oh, mi spiace, Willy, non se ne parla! Lui è mio!”rise lui e, senza aspettare la risposta, si voltò e si infilò tra la folla, trascinando Kyler con sé.
William imprecò pesantemente tra i denti e si affrettò a seguirli con un’espressione decisamente irritata dipinta sul volto. Quel piccolo bastardo. Non solo si stava intromettendo nella sua missione, ma si era anche permesso di pigliarlo per il culo come nulla fosse. L’avrebbe pagata cara. Gli avrebbe fatto rimpiangere il fatto di essere nato demone.
Grell fissò il suo compagno gettarsi all’inseguimento dei due. Non lo aveva mai visto così fuori di sé. Era davvero il suo Willy quello? Se la risposta era un sì doveva ammettere che vederlo così arrabbiato lo eccitava. Chissà cosa avrebbe potuto fare al suo corpo voglioso…Però doveva anche ammettere che il ragazzino aveva del fegato a rivolgersi così a William T. Spears. Ma in fondo era abbastanza ovvio sapendo chi era suo fratello. Aveva scoperto una cosa interessante sul suo Sebas-chan. Non male. Ora gli restava solo da capire cosa era successo tra quel demone e il suo capo. A proposito, Zachary lo aveva chiamato Willy o se l’era immaginato?!
“Sutcliff! Muoviti!”. La voce dell’altro shinigami sovrastò il vociare della folla, riportandolo bruscamente alla realtà. Lui si guardò intorno, accorgendosi di essere rimasto parecchio indietro. Sbuffò. Avrebbe dovuto infilarsi in quella massa sporca di umani. Si sarebbe stropicciato tutti i vestiti che per colpa di Will erano già sporchi. Ma gli ordini erano ordini. Senza attendere un secondo di più si affrettò a seguire il suo capo, inoltrandosi a sua volta tra la folla, prendendosi però il tempo di sbuffare ancora una volta. Avrebbe finito le sue riflessioni più tardi. Anche se temeva che Will lo avrebbe sgridato parecchio per il casino che aveva combinato. Se poi scopriva che lui era infatuato di Sebastian…Rabbrividì, anche se non sapeva se di paura o di piacere. Lo aspettava una bella punizione, quello era sicuro.
Kyler si lasciò trascinare tra la folla, ancora troppo confuso per reagire. Era successo tutto troppo in fretta. L’arrivo di quelli che avrebbero dovuto essere i suoi rapitori, il dialogo che il moro aveva avuto con Zachary, il fatto che quei due sembravano conoscersi bene e che quei tizi occhialuti volevano la sua anima. Quest’ultima cosa in particolare aveva poco senso per lui. Cosa stava succedendo?! Rivolse uno sguardo al demone che lo teneva saldamente per un braccio, sgusciando facilmente tra quella massa di corpi. Gli doveva un bel po’ di spiegazioni e gliele avrebbe strappate questa volta, non si sarebbe lasciato incantare e manipolare di nuovo.
Zachary si inoltrò sempre di più tra la folla. Se fosse riuscito a raggiungere il la piazza del mercato forse sarebbero riusciti a seminare i due shinigami nel labirinto di vicoletti che la circondava. Sentiva lo sguardo indagatore del ragazzo fisso su di sé e la sua mano artigliata alla manica della sua maglia. Avrebbe dovuto inventarsi qualcosa di molto convincente per spiegargli il tutto questa volta. O, meglio ancora, trovare un modo che gli permettesse di non dover dare spiegazioni per l’accaduto. Però ci avrebbe pensato dopo. La sua priorità al momento era un’altra. Avvertiva le aure dei due shinigami subito dietro di loro. Dovevano sparire, e alla svelta, o non se li sarebbero più scollati di dosso.
Finalmente la strada si spalancò sulla piazza affollatissima. I due ragazzi si tennero su uno dei lati, alla ricerca di una via di fuga. Ma sfortunatamente tutti i vicoli erano intasati dalla folla che ne bloccava l’accesso creando una muraglia compatta ed impenetrabile. Zachary si lasciò sfuggire una smorfia. Umani, sempre in mezzo quando non dovevano. Avrebbe dovuto ricorrere alle maniere forti a quanto pareva. Afferrò la persona che gli capitò e la spostò senza il minimo sfrozo nonostante si trattasse un uomo abbastanza robusto. Quello si voltò per protestare, ma lui lo superò senza neanche dargli tempo di aprire bocca. Ripetè l’operazione diverse volte, lasciando le persone sorprese e incapaci persino di capire cosa le avesse superate, fino a che riuscì ad infilarsi in uno stretto e buio vicoletto. Una volta lì spinse Kyler contro il muro e gli intimò con lo sguardo di non fiatare, mentre lui si concentrava per ridurre al minimo la propria aura. Per quanto riguardava il suo “odore”, come dice Will, ci avrebbero pensato il banco delle spezie a coprirlo.
Rimasero in attesa, immobili mentre la gente li urtava, troppo presa dalle sue faccendeper curarsi veramente di loro. Il ragazzo avvertiva il corpo del demone premuto contro il proprio, mentre i loro sguardi erano irrimediabilmente fissi uno dentro l’altro. Tutto quel contatto fisico lo mettava enermemente a disagio, ma non riusciva a muoversi, ipnotizzato da quelle lune insanguinate. Zachary, dal canto suo, si limitava a fissarlo serio, i sensi in parte tesi per percepire le aure dei loro inseguitori, in parte concentrati sul ragazzo che stringeva a sé. Quelle iridi viola erano davvero strane, gli ricordavano i cristalli che ogni tanto trovava nelle profondità delle grotte infernali durante le sue passeggiate senza meta. Ora che gli era così vicino poi poteva percepire chiaramente la sua anima. Era più che evidente che non era una comune anima umana. L’energia che emanava era completamente diversa, molto più potente ma al tempo stesso sopita, come quella di un ordigno pronto ad esplodare. Avvertì il desiderio infiammarlo. Doveva essere deliziosa…peccato che non avrebbe neanche potuto assaggiarla. Era proibito dalle leggi infernali, quelle anime erano troppo importanti. Però magari un morsettino poteva concederselo. Si morse il labbro, indeciso. Era un’occasione unica d’altra parte. Esitante accostò ancora di più il proprio viso a quello di Kyler, gli occhi che brillavano famelici.
Ma prima che potesse decidersi, avvertì le aure dei suoi avversari sfiorarli per poi allontanarsi di nuovo. Non li avevano percepiti. Era l’occasione giusta per scappare. Non senza un certo disappunto per la mancata occasione, il demone si staccò dal suo datore di lavoro e i due ripresero a correre nella direzione opposta in cui erano andati i loro avversari, diretti al luogo in cui la carrozza li aspettava per riportarli alla residenza di campagna.

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Mystic: Eccomi!! Sono tornata finalmente!!
Zack: dopo averci fatto aspettare due secoli…Sei lenta, sis!!
Mystic: *gli da in testa il mouse* Sono una ragazza impegata io, mica come te che passi l’eternità a giocare! u.u
Zack: Ma io sono un demone, posso!! Eheh…
Mystic: 0.0 Comunque…Spero che il capitolo vi sia piaciuto!! >.< Allora, siamo venuti finalmente a scoprire il grado di parentela tra Zack e Seb…
Zack: …ma non si sa ancora nulla sull’anima di Kyler e su cosa accadde tra me e Will! XD
Mystic: …e non si è ancora capito se tu ci provi o no con Kyler!! A dire il vero non lo so nemmeno io…Sto scrovendo una WillxGrell (arriverà anche il loro momento) quindi teoricamente vuoi due non c’entrate 0.0
Zack: Io compio solo la mia missione…prendendomi qualche libertà! E poi sono goloso e l’avrete notato tutti! Comunque, Lamia ci fornirà un qualche indizio sull’anima di Kyler e sui trascorsi miei e di Will nel prossimo capitolo, vero Lamy??
Mystic: Vedremo! Se fati i bravi sì! XD Dipende tutto da Grell e Kyler e da quanto saranno persuasivi, quindi prendetevela con loro! Spero di non essere andata troppo OOC! Lo so, Will così poco freddo è strano da vedere, ma vi assicuro che Zachary gli ha fatto una cosa che giustifica il tutto…Zack, sei una peste!!
Zack: Lo so! Eheh! E tu sei una frana u.u
Mystic: *lo ignora allegramente* Alla prossima ragazzi!! Un bacio a doc11, Selly Michaelis e _Newrah che mi hanno recensito! Un grazie anche a chi leggerà la storia! Al prossimo capitolo gente!!
Zack; Magari stai parlando al vento…
Mystic: *lo afferra per la collottola e lo trascina via*

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Capitolo 4
*** IV Parte ***


‘Maledizione!’ imprecò mentalmente William. Intorno a loro c’era solo una folla impenetrabile e lui non riusciva più a percepire né l’aura di Zachary né l’energia dell’anima del loro obiettivo. Avevano girato tutta la piazza, ma di loro non c’era neanche l’ombra. Probabilmente quella peste di un demone aveva approfittato della folla per trovare rifugio in uno dei vicoli e poi aveva abbassato la sua aura al minimo in modo che loro non potessero percepirla. Inoltre, in mezzo a tutte quelle spezie anche l’odore della creatura infernale si era confuso, rendendolo impossibile da localizzare. Era stato furbo, doveva ammetterlo, ma tanto quei due fuggiaschi avevano un unico luogo dove rifugiarsi. E lui conosceva l’indirizzo. Non si sarebbero mossi da lì perché Zachary di certo non aveva detto nulla al ragazzo e quindi non poteva certo costringerlo a fare le valigie e a scappare chissà dove senza spiegargli almeno qualcosa. E sapevano bene entrambi che il possessore dell’anima non doveva assolutamente sapere nulla. Era la Legge. In effetti c’erano un po’ troppe regole che complicavano ogni volta la cattura di quelle anime, ma d’altra parte nessuno poteva farci nulla. Bisognava seguirle e basta. Anche se aveva il presentimento che questa volta sarebbe andata diversamente. Zachary non era uno che giocava secondo il regolamento. Lui aveva delle regole tutte sue e poco gli importava se andavano contro le Leggi. E questo era pericoloso anche per un demone. Le creature infernali non erano vincolate come gli shinigami, ma c’era un patto preciso da cui neanche loro potevano sottrarsi. O, almeno, non avrebbero dovuto farlo. Ma quello con cui aveva a che fare, purtroppo, non era un demone qualunque. Come rompeva allegramente e senza rimorsi le leggi su cui si basava l’Inferno, avrebbe potuto infrangere con altrettanta facilità quelle del Patto.
Si lasciò scappare un sospiro. Ormai era inutile perdere tempo in quel luogo affollato. I loro avversari erano di certo lontani ormai. Tanto valeva ritirarsi e raggiungerli alla residence del ragazzo. Però il fatto che potevano facilmente rimediare all’occasione persa non significava che Sutcliff non l’avrebbe sentito. Anzi, avevano un bel po’ di cose da chiarire loro due. Si infilò nel primo vicolo che trovò, seguito a ruota dal suo sottoposto, e i due camminarono finché non si furono allontanati abbastanza dalla massa umana ed ebbero trovato un luogo abbastanza isolato. A quel punto William si voltò a scrutare gelido l’altro shinigami che aveva un’espressione un po’ nervosa stampata in faccia. “Grell Sutcliff”scandì gelido.
Grell si fece piccolo piccolo sotto quegli occhi in cui sembravano bruciare fiamme di ghiaccio. “Sì, Will? Sei arrabbiato?”si azzardò a domandare.
“Dire che sono arrabbiato è un eufemismo, Sutcliff”rispose lui con calma. Troppa come sempre.
“Un che?!”si lasciò sfuggire l’altro dio della morte. A volte Will usava un linguaggio troppo complesso per lui, soprattutto quando era davvero irritato. Quindi quello era davvero un brutto segno. Non se la sarebbe cavata con poco.
“L’hai combinata grossa, lo sai, vero Sutcliff? Per colpa tua quel piccolo dannato è riuscito a fuggire portandosi con sé la nostra anima”continuò il suo capo, ignorandolo. “Ringrazia che io so esattamente dove sono andati. Dovrei percuoterti a sangue per quello che hai combinato”. Il rosso lo guardò quasi speranzoso, ma lui continuò imperterrito. “Ma non lo farò per due motivi: primo, non ho il tempo materiale di farlo. Dobbiamo raggiungere quei due prima che Zachary ne combini una delle sue. Secondo, ci godresti anche troppo e quindi non sarebbe una vera punizione. Perciò penso che mi limiterò ad aspettare che la missione sia terminata e a quel punto potrò degradarti e caricarti di rapporti da compilare”.
Grell sgranò gli occhi. Non sapeva se gli dispiaceva di più per non averle prese o per tutto il lavoro cartaceo che sarebbe stato di certo costretto a fare. “Ma…ma…Non l’ho fatto apposta! E poi è quel moccioso che è scappato senza neanche darci il tempo di attaccarlo!”protestò. “E poi, dai, Will! Lo so che non puoi volermi così male da darmi un colpo così basso. Vero??”.
Il suo capo gli rivolse uno sguardo gelido che valse più di qualsiasi parola. “Ora, Sutcliff”riprese ignorando la sua espressione implorante. “Spiegami come diamine fai a conoscere il fratello di Zachary. Non sapevo neanche io che ne avesse uno. Deduco che lo conosci di persona visto che gli hai affibbiato uno dei tuoi nomignoli. E attento a quello che mi dici, sei uno shinigami e lui è un demone, ricordatelo”.
Lui distolse lo sguardo, agitato. E adesso cosa avrebbe dovuto dire?! Will aveva già intuito tutto, l’aveva capito dal tono con qui aveva pronunciato l’ultima frase. Però gli stava dando al tempo stesso l’opportunità di lasciare da parte quel piccolo particolare che era decisamente contro le regole. Per il momento almeno. “Sebas…tian, il fratello di Zachary, lavora come maggiordomo per il nipote dell’umana con cui stavo…ehm, lavorando prima che tu venissi a chiamarmi per questa missione”borbottò dopo un attimo di silenzio. Avvertiva su di sé gli occhi gelidi di Will e quella sensazione non lo aiutava affatto perché non solo gli mettevano pressione ma lo eccitavano anche. Di sicuro al suo capo era sfuggito quanto gli piaceva quel suo sguardo glaciale o non l’avrebbe usato tanto spesso rischiando così di essere aggredito. “Non ci ho mai parlato, l’ho solo visto quando l’umana va a trovare il ragazzino o viceversa quando lui viene da noi”.
L’altro shinigami lo scrutò per un attimo. Grell era un disastro quando si trattava di mentire e in generale quando doveva fare qualcosa di serio. Avrebbe fatto finta di nulla. Ma prima o poi avrebbe dovuto affrontare anche quella faccenda. Al momento, però, aveva fin troppi problemi per occuparsi anche dell’insanità mentale del suo sottoposto. ‘Sebastian Michaelis…Non mi scorderò questo nome. In fondo se è il fratello di quel moccioso non potrà che portare guai a sua volta’pensò tra sé e sé. ‘In fondo Zachary deve pur aver preso da qualcuno’. “Diciamo che ti credo, Sutcliff. Ma non pensare che la faccenda finisca qui. Anche perché innanzitutto uno shinigami non dovrebbe giocare con gli umani”disse poi ad alta voce. “Ora dobbiamo muoverci a trovare quei due”.
“Certo Will! ~”trillò il rosso, contento che il suo capo avesse davvero rinunciato a fare ulteriori domande sulla questione. Gli piaceva quando si arrabbiava, certo, ma doveva ammettere che gli sarebbe tanto piaciuto vederlo sorridere almeno una volta nella vita. Chissà, magari se avesse portato a termine in modo soddisfacente il suo lavoro, per una volta, sarebbe riuscito a trascinarlo al party che Ron gli avrebbe organizzato, a farlo ubriacare e a farlo ridere. E poi…Ma in fondo quelle erano solo le sue più sperate fantasie, soprattutto la parte R-rated.
William rimase a guardarlo mentre si agitava perso nei suoi pensieri sconci con espressione indecifrabile. Sutcliff era completamente fuori di testa. Sembrava essersi già dimenticato della punizione che lo aspettava una volta terminata la missione. Ma in fondo non era una novità. Come non lo era il fatto che fosse un incapace e un combinaguai di prima categoria. Eppure, nonostante tutto, continuava a sopportarlo e a tenerlo con sé quando avrebbe potuto farlo facilmente trasferire altrove e levarselo dalle scatole. Scosse il capo. Ma non l’avrebbe fatto, quell’idiota era troppo unico nel suo genere. Se lo avesse mandato via non ne avrebbe mai più trovato uno così. E non aveva ancora deciso se quello sarebbe stato un peccato o una benedizione.
“Perché mi guardi così, Will?? ~”. La voce del suo sottoposto lo riportò alla realtà, strappandolo dai suoi pensieri. Grell aveva approfittato della sua distrazione per avvicinarsi e adesso il suo volto era a pochi centimetri da quello del suo capo. “Mi vuoi, per caso?”ridacchiò con quello che secondo lui avrebbe dovuto essere un tono provocante. “Lo sai che non mi faccio problemi a concedermi a te…Sei il mio preferito, te l’ho già detto ~”.
Per tutta risposta l’altro shinigami lo afferrò per la faccia e lo spinse lontano da sé. “Cerca di essere serio almeno quando siamo in missione. Ormai ho rinunciato a chiederti di esserlo quando siamo in ufficio”fece glaciale. “E ora muoviamoci”. E si incamminò senza aspettare un risposta.
Il rosso sbuffò. Non cedeva mai quel testone. Ma un giorno sarebbe riuscito a farsi prendere, fosse stato anche l’ultimo atto della sua vita. E poi Will gli piaceva ancora di più proprio perché gli resisteva così tanto. ‘Ma i sentimenti non si possono nascondere per sempre! Prima o poi ti prendono e prenderanno anche te, caro il mio Willy! E allora sì che potrò concedermi anima e corpo a te ~’disse tra sé e sé, convinto. Doveva solo avere pazienza. Intanto però poteva cercare di accelerare la cosa in qualche modo. Gli corse dietro. “Will ~?”.
“Cosa vuoi adesso?”fu la risposta brusca.
“Non mi hai più detto come hai conosciuto Zachary!”.
“Se non te l’ho detto ci sarà un motivo, non trovi? Fammi pensare…Magari non ho nessuna intenzione di farlo?”. Il tono di William era velato di un amaro sarcasmo. Era chiaro che quella conversazione appena iniziata gli dava già sui nervi, come sempre quando si parlava del demone. “E poi non vedo l’utilità per la missione nel fatto che tu conosca o meno quell’avvenimento”.
“Mi servirebbe per capire che tipo è il nostro avversario”fece Grell con l’aria di chi la sa lunga. “In fondo se riesce a mandarti fuori dai gangheri in quel modo ci dovrà essere un motivo”.
“Da me non avrai nulla, Sutcliff. Rasseganti”.
“Come vuoi, Will! Vorrà dire che lo chiederò direttamente a Zachary la prossima volta che lo vediamo! Lui di certo sarà più disponibile di te”.
Lo shinigami moro gli rivolse uno sguardo che sembrava dire “Bravo, speraci”, anche se in realtà quell’uscita lo preoccupava un po’. Conoscendolo, Zachary non si sarebbe di certo fatto scappare l’occasione di rovinargli la reputazione. Dall’altro lato, però, poteva essere una buona tattica per distrarlo. Anche se non sapeva se avrebbe davvero potuto permettere che quella cosa venisse fuori, neanche se in cambio avesse ottenuto una possibilità di acciuffare l’anima di Kyler. Si sistemò la montatura degli occhiali, pensoso. Aveva il sospetto che, nonostante tutti i suoi sforzi, quella storia sarebbe saltata fuori lo stesso nel corso di quella missione. E allora sì che avrebbe perso la faccia. Però quel demonietto l’avrebbe pagata ancora più cara. Si sarebbe subito anche il suo cattivo umore oltre che la sua vendetta. E a Grell, come punizione per la sua testardaggine nel voler scoprire cos’era successo, non sarebbe toccato di meglio.

Zachary si portò alla bocca il cucchiaio traboccante di mousse, meditabondo. Kyler non gli aveva più rivolto la parola da quando era scappati dalla piazza del mercato. L’aveva ignorato per tutto il viaggio in carrozza e una volta giunti alla villa aveva ordinato che gli portassero il suo dolce e l’aveva chiuso fuori dalla sua camera. A lui non era rimasto che sedersi sul pavimento a consolarsi con quel cibo paradisiaco, sforzandosi di comprendere il comportamento del suo umano. Non riusciva a capire dove volesse arrivare. Forse quello era il suo modo per punirlo per avergli nascosto fin troppe cose. O, molto più probabilmente, voleva solo levarselo dai piedi per un po’. Si lasciò sfuggire un sospiro. Gli umani erano proprio strani.
Appoggiò la testa alla porta riempiendo di nuovo il cucchiaino. “Ehi, Kyler! Guarda che non è chiudendo a chiave una porta che ti liberai di me!”disse a voce abbastanza alta da essere certo che il ragazzo potesse sentirlo. Ovviamente non ottenne risposta. Ma tanto era certo che prima o poi l’altro sarebbe venuto da lui. Sapeva benissimo che c’erano un sacco di domande che lo tormentavano, interrogativi a cui solo lui poteva dare soluzione. E poi era la sua guardia del corpo, non poteva certo evitarlo per sempre.
Appoggiò per terra il cucchiaio e passò un dito sui bordi sporchi della scodella vuota, raccogliendo su di esso i resti della mousse. Non aveva tempo per i capricci del suo obiettivo al momento. Quegli shinigami sarebbero tornati presto. William sapeva di certo dov’erano, quello conosceva sempre a memoria tutti i dettagli che riguardavano il suo lavoro. Ma anche lui sapeva che sarebbero arrivati, quindi non si sarebbe di certo fatto prendere alla sprovvista. Però era curioso che il rosso conoscesse suo fratello. Non aveva mai visto quel dio della morte prima di allora. Ma in fondo lui e Sebastian avevano preso strade diverse da secoli ormai e poi era un po’ che non lo vedeva più. La prossima volta che lo avrebbe incontrato gli avrebbe chiesto informazioni su quel “Sebas-chan”. Ridacchiò tra sé e sé. Avrebbe potuto prenderlo in giro a vita.
In quel momento la porta si spalancò, lasciandolo così senza appoggio e lui si lasciò scivolare lungo disteso sul pavimento, con la ciotola in grembo e il dito coperto di cioccolato in bocca. I suoi occhi cremisi incontrarono quelli basiti di Kyler, che lo fissava incredulo. E quella doveva essere una guardia del corpo?! Sembrava un bambino di due anni in quel momento.
“Vieni dentro, ho delle cose da chiederti. E non accetterò scuse questa volta”borbottò il ragazzo facendogli segno di alzarsi, spazientito. “E ti pregherei di assumere un comportamento un po’ più appropriato. Non mi sembrano cose che dovrebbe fare un guardiano queste”.
“Ma scusa, sei tu che hai aperto la porta senza preavviso!”protestò la creatura infernale. “E poi che dovrei fare di più? Mi hai chiuso fuori e io sono rimasto a fare la guardia davanti a camera tua come deve fare una brava guardia, non trovi?”. Un ghigno inquietante gli illuminò il volto mentre lui oltrepassava la soglia. “E poi chi ti dice che questo mio modo di atteggiarmi non sia solo una copertura per spingere chi mi sta intorno ad abbassare la guardia? Te compreso, Kyler”.
Il suo obiettivo gli lanciò un’occhiataccia indispettita, ma non poté impedirsi di rabbrividire. Non gli piaceva neanche un po’ quando quegli occhi rossi brillavano in quel modo. In fondo Zachary aveva ragione. Lui non lo conosceva neanche un po’, non riusciva a capire doveva finiva la maschera ed iniziava la vera personalità. Sempre che ce ne fosse una nascosta dietro quelle pozze di sangue in apparenzza così cristalline, ma in realtà più profonde dell’Inferno stesso. “Smettila di fare l’idiota e risparmia il fiato per le spiegazioni”fece tentando di darsi un contegno e di ignorare il proprio disagio.
“Sentiamo, cosa vorresti sapere?”domandò il demone con aria innocente. “Non capisco cos’altro dovrei dirti ancora. Hai visto i tizi che ti danno la caccia. Dovrebbe bastarti, no?”.
“In effetti non devi spiegarmi nulla…a parte l’intera faccenda”rispose il ragazzo, sarcastico. “Per esempio potresti iniziare col dirmi chi sono quei tizi, visto che sembra che tu li conosca. O che ne conosca uno dei due almeno”.
“E sia, mi hai beccato”sospirò teatralmente Zachary, alzando le mani in segno di resa. “Conosco il moro perché l’ho già avuto come opponente un po’ di tempo fa. Nel mio…lavoro e soprattutto nel suo capita di ritrovare vecchi avversari”. Un sorrisetto gli si aprì sul volto. “Si chiama William T. Spears e potremmo dire che uno dei pezzi grossi qui a Londra. Il rosso non l’ho mai visto invece, ma è di sicuro uno dei suoi sottoposti”.
“Perché parlavano di volere la mia anima?”domandò ancora Kyler, serio.
“Andiamo, è un modo di dire, no? Vogliono te e nel “te” c’è inclusa ovviamente anche la tua anima”fece il demone incrociando le braccia sul petto. Quella frase sembrava una presa in giro bella e buona anche a lui. Ma in fondo era proprio quello che doveva essere.
Il suo obiettivo lo fissò dritto negli occhi. “Non sono scemo, Zachary, e quindi ti pregherei di non trattarmi come se lo fossi. Non mi bevo le tue battutine. E poi sono io che comando qui, non dimenticarlo. Il fatto che ti permetta di chiamarmi per nome e di darmi del tu non significa che io me lo sia scordato”scandì, deciso. “Quindi ora mi spieghi tutto. Tu non sei umano, vero? E scommetto che non lo sono neanche quei tizi. Te lo chiedo di nuovo, visto che questa mattina non ti è stata data la possibilità di rispondere. Cosa sei, Zachary Michaelis? Sempre che questo sia davvero il tuo nome”.
“Ma che espressione seriosa che abbiamo”scherzò lui provocatorio, sostenendo il suo sguardo senza fatica. “Non sono umano, eh? Attento a quello che dici, Kyler, potrebbero prenderti per pazzo. E poi te l’ho già detto che cosa sono. Un diavolo di guardia del corpo”.
“Cerca di essere serio tu per una volta. Forse non ci siamo capiti”insistette Kyler, con calma, senza raccogliere la provocazione. “Non mi interessa se mi prenderanno per pazzo o cosa. Io voglio la verità”. In apparenza era sicuro di sé e deciso, ma in realtà l’unica cosa che desiderava in quel momento era rompere il loro contatto visivo. Ogni secondo che passava a fissare quelle lune insanguinate si sentiva sprofondare sempre di più, come se ci fosse qualcosa che stesse avvolgendo lentamente il suo corpo, deciso ad inglobarlo. E probabilmente il suo interlocutore ne era più che conscio. Ma doveva resistere, non poteva permettere a quell’essere, qualunque cosa fosse, di sfuggirgli un’altra volta. Non sapeva quando gli sarebbe capitata una nuova possibilità di strappargli la verità. “E questo è un ordine, Zachary”.
Il demone lo fissò. Quell’umano gli stava dando un ordine? Non poté impedirsi di scoppiare a ridere di gusto. Ma chi si credeva di essere? Ma in fondo era ovvio che non avesse capito come stavano le cose visto che non sapeva cos’era lui. Perché altrimenti non si sarebbe mai azzardato a dire una cosa del genere.
L’altro lo guardò confuso. Perché si era messo a ridere? “Cosa ci trovi di tanto divertente in quello che ti ho detto?”domandò irritato. Si stava prendendo gioco di lui, come aveva sempre fatto, fin dalla prima frase che gli aveva rivolto. “Ti ho fatto una richiesta precisa”.
“Alla quale io non ho intenzione di rispondere”. Zachary si appoggiò alla parete con un ghigno canzonatorio stampato sul volto.
“E cosa ti darebbe il diritto di farlo?”.
“Fidati, posso e lo sto facendo. E tu dovresti andarci piano con le tue pretese di dare ordini. Non è nel tuo stile, si vede che non ci sei abituato. E soprattutto attento a chi li dai gli ordini, non sono tutti disposti a riderci sopra come ho fatto io. Potrebbero infastidirsi e allora sarebbero guai seri per te, Kyler”.
Il ragazzo avvertì un brivido corrergli lungo la schiena. Il tono della sua guardia del corpo aveva preso una sfumatura minacciosa che non gli piaceva, nonostante lui fosse rimasto tranquillo. “Se non vuoi prendere ordini da me, è inutile che continui il tuo lavoro. Odio le persone che non mi portano rispetto, soprattutto quando è già sottointeso nei loro ruoli che dovrebbero farlo”disse. Con un cenno del capo indicò la porta. “Conosci la strada. Chiedi che ti chiamino una carrozza affinché ti riporti nel posto da dove sei venuto. O comunque vedi di tornarci come preferisci e secondo le modalità che quelli come te adottano”.
La creatura infernale ridacchiò di nuovo. Quell’umano era uno spasso. E lui che aveva pensato che quella conversazione sarebbe stata solo una scocciatura. Voleva mandarlo via? Pensava davvero che fosse così semplice liberarsi di lui? No, non lo credeva, glielo poteva leggere in faccia, però ci sperava. Quanto erano sciocchi a volte quegli esseri effimeri. Si aggrappavano ad ogni cosa pur di non perdere la loro tanto adorata speranza. “Poteri anche farlo se proprio vuoi. Potrei uscire da questo edificio e lasciarti in pace”fece con noncuranza. “Però chi ti proteggerebbe dai tizi che ci hanno assalito oggi? Pensi forse che ci sia qualcun altro in grado di tenere testa a quei due? Se sei davvero convinto che non siano umani, di sicuro sai benissimo che io sono l’unico che può evitare che tu cada in mano loro. Ma la scelta è tua”.
“Già, la scelta è mia. Ma non pensare che il tuo discorsetto possa spaventarmi. Non sono più certo che i cattivi in questa storia siano loro”ribatté Kyler, gelido. “E poi so badare a me stesso. Anche se ho l’impressione che tu sia convinto del contrario. L’ho sempre fatto fin da quando ero piccolo. Non vedo perché non potrei farlo anche ora”.
“Mi stai accusando di non essere dalla tua parte, Kyler? Be’, non hai tutti i torti, io non sto dalla parte di nessuno, faccio solo quello che conviene a me. Ma si dà il caso che in questo momento la tua salvezza e il mio interesse personale coincidano, quindi faresti meglio se non a fidarti, almeno a fare come ti dico”. Il demone scosse il capo. “Non è una questione di buoni o cattivi, non lo è più da tempo, ma voi queste cose non le potete capire. Ciascuno deve assolvere il proprio compito, io come quei tizi. E questo è tutto”. E con quelle parole si voltò e si incamminò verso la finestra, come a dire che il discorso era chiuso, ma ovviamente il suo obiettivo non poteva essere d’accordo.
“No che non lo è! Non mi hai ancora risposto, Zachary Michaelis!”si infervorò infatti quello seguendolo e afferandolo per un braccio per costringerlo a voltarsi. I suoi occhi viola brillavano di una luce strana e lui avvertiva qualcosa dentro di sé, come una scarica che gli percorreva tutto il corpo, ma decise di ignorare quella sensazione, troppo preso dalla discussione in atto. “O mi spieghi cosa diamine sta succedendo o te ne vai e non mi interessa se questo significa che io cadrò in mano a quegli altri due!”.
Zachary tentò di liberarsi dalla sua presa, ma, con sua grande sorpresa, non ci riuscì. Com’era possibile? Un umano non poteva competere come un demone, soprattutto per quanto riguardava la forza fisica. Fu in quel momento che notò le iridi del ragazzo. Erano come invase dal fuoco, vi poteva scorgere le fiamme che avvolgevano quell’anima tanto contesa. E così si stava svegliando. Non aveva pensato che potesse succedere così in fretta. Non aveva neanche iniziato a corromperla. Ma in fondo aveva capito fin dal primo sguardo che Kyler era diverso, non solo da tutti gli altri umani, ma anche da quelli che lo avevano preceduto. “Non posso spiegarti. Ho delle regole anche io, delle Leggi che non posso infrangere”borbottò, turbato, afferrando le dita del ragazzo e cercando di staccarle dal suo braccio. Quel contatto lo turbava, l’energia che quell’anima gli scaricava addosso nuoceva anche a quelli come lui, soprattutto quando era così instabile, senza controllo. Sentiva il potere aggredire la sua pelle, ustionante. E inoltre rischiava di mandare in tilt anche i suoi poteri e di riportarlo alla sua forma originale senza che lui potesse farci nulla. Doveva riuscire a farlo calmare. “Non avrai nulla da me. E io non ti lascerò. Ho un compito da svolgere”.
Kyler gli afferrò anche l’altro polso, bloccando del tutto i suoi tentativi di liberarsi dalla sua stretta. Non gli era sfuggita l’espressione quasi preoccupata che aveva assunto l’altro e in effetti gli sembrava strano che lui non riuscisse a respingerlo. Ma qualunque fosse la ragione, adesso aveva la possibilità di costringerlo a rivelargli la verità su quella faccenda. “Non mi interessano le tue regole. Io voglio che mi spieghi tutto. E lo devi fare ora!”.
“Kyler, calmati. Lasciami!”esclamò Zachary strattonandolo. Nella sua voce c’era una nota irrequieta, quasi sofferente.
Il ragazzo sembrò risvegliarsi di colpo, accorgendosi dei segnali che il suo corpo gli stava mandando. Avvertiva qualcosa di bagnato sotto le dita. Abbassò lo sguardo sulle proprie mani che stringevano i polsi della sua guardia del corpo e si accorse che c’era del sangue. Parecchio sangue. Quella vista lo convinse finalmente a mollare la presa. La pelle dell’altro era piagata come se fosse stata bruciata e il liquido cremisi usciva lentamente dalle numerose, sottili lesioni che si aprivano nella sua carne. Kyler sentì il fiato mancargli. Era stato lui a ridurlo così? Com’era possibile? Tutta quell’energia che lo aveva avvolto sparì di colpo e lui avvertì le gambe cedergli. Il demone gli fu accanto in un attimo e lo sorresse mentre tutto intorno a lui si faceva buio. L’ultima cosa che avvertì furono le braccia della creatura strette intorno alla sua vita.
Zachary fissò il ragazzo svenuto per qualche istante prima di decidersi ad adagiarlo sul letto. Gli aveva sporcato i vestiti quando l’aveva afferrato per evitare che cadesse a terra, avrebbe dovuto sistemarli prima che riprendesse conoscenza. E soprattutto doveva lavargli le mani. Si lasciò sfuggire un sospiro, studiandosi i polsi sanguinanti. Gli aveva fatto male per davvero. Aveva sempre pensato che niente potesse fargli provare più dolore delle ferite che riceveva durante i combattimenti con gli altri demoni, ma a quanto pareva non era così. Anche se effettivamente non era stato un potere qualunque a ferirlo. Avrebbe dovuto stare più attento d’ora in avanti o rischiava di ricavarne più di qualche bruciatura.
Andò in bagno a prendere il necessario per pulire e poi si mise al lavoro. Strofinò con cura le mani del ragazzo fino a rimuovere tutto il sangue che vi si era depositato e poi passò a cambiargli i vestiti macchiati. I suoi movimenti erano automatici e meccanici, mentre la sua mente era persa in altri pensieri, tanto che gli ci volle qualche attimo per accorgersi che lui e Kyler non erano soli nella camera. Avvertendo una presenza alle sue spalle si voltò di scatto e i suoi occhi cremisi ne incontrarono un altro paio dello stesso colore. Occhi che conosceva abbastanza bene.
“Ah, sei tu, Gremory”borbottò nascondendo il proprio nervosismo e voltandosi per tornare al suo lavoro. Che diamine ci faceva lui lì?!
“Ciao, Zack. Quanto entusiasmo!”lo prese in giro l’altro demone. “Non sei contento di vedermi?”.
“Cosa vuoi? Non ho tempo per i tuoi giochi, sai bene che sono occupato. Sto lavorando per te. O te lo sei già scordato?”disse lui, ignorando la provocazione.
“Lo vedo come lavori. Facendoti beccare dagli shinigami e facendoti bruciare dal potere del tuo obiettivo. Non è esattamente quello che ti avevo chiesto di fare. Ma tu ovviamente devi sempre complicare anche gli ordini più semplici”. Gli occhi di Gremory si ridussero ad una fessura e il suo tono divenne improvvisamente serio. “Quell’anima si sta svegliando, Zachary”.
“Ma davvero? Non ci ero arrivato!”fece Zachary, fingendosi sorpreso. “Che guaio!”.
“Risparmiami il tuo sarcasmo”lo ammonì l’altro, vagamente minaccioso. “È una cosa seria, oltre che pericolosa, dovrebbero già averti avvertito”.
“Sto facendo quello che mi è stato chiesto di fare. Non ci posso fare nulla se qualcosa ha accelerato i tempi. Non avrebbe dovuto reagire così in fretta. Di solito ci mettono diversi giorni ad arrivare a questo stadio. Anche con un demone vicino”.
“Ma a quanto pare lo ha fatto. Magari il fattore scatenante sei tu, Zachary. Non sei un demone qualunque e questa è un’anima diversa anche da quelle che l’hanno preceduta. È molto più potente”. Gremory incrociò le braccia sul petto, iniziando a passeggiare per la stanza. “E questo è un motivo in più per averla. Quindi vedi di muoverti a lavorarti il ragazzo e a prendere quello che ci appartiene. È la tua ultima occasione. Se dovessi combinarne un’altra delle tue, te la dovrai vedere direttamente con me, questa volta, neanche con uno dei miei intermediari”.
“Sto eseguendo i tuoi ordini, Gremory. A modo mio, ma lo sto facendo”rispose Zachary senza distogliere lo sguardo dall’altro. Quel bastardo lo metteva sempre a disagio. Non era esattamente una persona paziente e di certo nessuno avrebbe voluto averlo come nemico. Ma questo non significava che lui avrebbe rinunciato ai suoi modi. “Anzi, ci riuscirei meglio se tu mi lasciassi in pace finché non avrà finito. Ho avuto un piccolo incidente di percorso, ma questo non cambierà nulla. Avrai quell’anima, te lo garantisco. È nell’interesse di entrambi”.
“Ti conviene, Zachary. E vedi di tenere a bada sia quegli shinigami sia la tua voglia di giocare. In questa partita c’è in ballo la tua esistenza, non scordartelo”. L’altro demone gli rivolse un ghigno decisamente poco rassicurante voltandosi nuovamente a guardarlo. “E stai pur certo che non mi limiterò a cancellarti dalle lande infernali. Non immagini neanche cosa potrei farti. E non lo vuoi immaginare, credimi. Sono stato chiaro?”.
“Cristallino, Gremory”annuì lui appena incerto. Quanto lo odiava. Avrebbe voluto conficcargli gli artigli in quel corpo affusolato e non ritrarli finché non avesse riempito la vasca da bagno con il suo sangue. Ma sapeva bene che non se ci avesse provato per lui sarebbe finita decisamente male. Non poteva mettersi contro di lui. Era fuori dalla sua portata.
“Mi fa piacere. Sono certo che non mi deluderai, Zack”disse Gremory avvicinandoglisi. Il tono calmo ed accomodante che aveva assunto suonava ancora più minaccioso. “Non sei stupido, anzi. E sai bene che io apprezzo moltissimo le tue capacità o non ti avrei lasciato impunito per così tanto tempo con tutti i casini che hai combinato. Sono certo che non tradirai la fiducia che ti ho dato”. Allungò una mano e gli arruffò i capelli provocatorio. L’altro si irrigidì ma non protestò. “Ora ti lascio al tuo compito. Ma non ti dispiace se ogni tanto ti vengo a trovare, vero?”.
“Fa’ come ti pare”fu la risposta brusca.
“Bene. Allora a presto, Zack. E, per piacere, fasciati quei polsi o rischi di sporcare tutta la casa!”.
Zachary abbassò istintivamente lo sguardo sulle sue ferite e quanto tornò a sollevare gli occhi si ritrovò di nuovo solo con Kyler. Si lasciò scappare un sospiro. Ci mancava solo che quel bastardo iniziasse a girargli intorno. Perfetto.
Prese delle bende da un cassetto, si sedette sul letto e si mise a fasciarsi i polsi. Quelle maledette ferite ci avrebbero messo qualche ora ad andare via. Non poteva farle sparire come tutte le altre purtroppo. Ma in un certo senso era meglio, avrebbe insospettito meno Kyler. L’unica cosa buona di tutto quell’episodio era che il ragazzo sarebbe stato fin troppo scosso per azzardarsi a chiedergli ulteriori spiegazioni. Posò gli occhi sul suo obiettivo che ancora non dava cenno di volersi svegliare. La scarica di potere che gli aveva attraversato il corpo doveva avergli consumato un bel po’ di energie. Il corpo degli umani non era adatto per contenere una simile forza e per questo si debilitava in fretta man mano che la potenza dell’anima si liberava. Più il proprietario dell’anima usava la sua energia, più in fretta la sua vita si accorciava. E lui doveva impedire a Kyler di farlo se voleva guadagnare il tempo che gli serviva. Anche a costo di infrangere le Leggi e spiegargli tutto. Gremory non avrebbe chiuso di nuovo un occhio su un altro errore. E se gli aveva detto che lo avrebbe cancellato dall’universo e non solo, lui gli credeva. Quel demone manteneva sempre le sue promesse, ne aveva già avuto la prova qualche decennio prima. Le cicatrici non sarebbero mai andate via.
Un gemito soffocato lo strappò dai suoi pensieri. Kyler scosse piano la testa e schiuse appena gli occhi ametista, che si posarono immediatamente su di lui, confusi. Rimasero per un attimo a fissarsi, poi il ragazzo sembrò ricordare di colpo quello che era successo e si mise a sedere di scatto, agitato. Gli afferrò i polsi fasciati e li studiò per un attimo con gli occhi sgranati, quasi per accertarsi di non essersi sognato tutto. Ma l’alone di sangue che si intravedeva sotto la stoffa fece svanire ogni dubbio. Lui si ritrasse sconvolto, lasciando la presa e guardandosi i palmi.
“Io…io ho…Ti ho fatto quello?”balbettò scosso.
“Sì, ma non ti preoccupare, ho ricevuto ferite ben peggiori di due semplici bruciature”borbottò il demone, alzandosi.
“Due semplice bruciature?! Non scherzare, quelle sono ustioni parecchio gravi! Le ho viste prima di svenire!”ribatté il suo obiettivo abbassando lo sguardo e portandosi le mani al petto, quasi avesse paura che potessero sfuggire al suo controllo e fare altri danni. Si sentiva confuso e spaventato. Come era potuto accadere? Come aveva potuto fare una cosa del genere? Da dove veniva quell’energia che aveva avvertito dentro di sé? Non aveva mai provato una sensazione simile eppure quel potere non gli era sembrato estraneo, quasi fosse una parte di lui. Come se qualcosa dentro di lui si fosse svegliato. Rabbrividì al pensiero. Quella faccenda gli piaceva sempre meno. Avrebbe voluto chiedere spiegazioni, ma dopo quello che aveva fatto non se la sentiva di coinvolgere Zachary in un’altra discussione. Non voleva che l’episodio si ripetesse. Sentiva lo sguardo gelido del demone su di sé. Era turbato anche lui, ne era certo, lo sapeva perché non aveva il solito ghigno stampato in faccia. E non poteva dargli torto dopo quello che era successo.
“Forse sono gravi per te, ma non per uno come me, fidati”fece la creatura infernale. “Ora vorrei assentarmi per un po’, con permesso, ovviamente”.
Il ragazzo tornò a guardarlo. Non gli era piaciuto il tono formale che aveva usato. Voleva allontanarsi da lui, era comprensibile. Ma l’ultima cosa che voleva lui in quel momento era restare da solo con la sua confusione. “Mi dispiace, Zachary, non volevo”bisbigliò. “Io non…non so che sia successo. Tu probabilmente sì. Non ti chiederò di spiegarmelo. Ma, per favore, resta”.
Il demone lo guardò, quasi stupito, poi un ghigno gli illuminò il volto. Quell’umano era convinto di essere la causa del suo malumore, mentre lui stava ancora pensando a Gremory. Che sciocco. Credeva davvero che qualche piaga potesse spaventarlo? “Non ce l’ho con te. Non l’hai mica fatto apposta”disse tornando a sedersi. “Guarda che non mi faccio spaventare da un ragazzino come te. Che razza di guardia del corpo sarei se mi lasciassi turbare da una simile sciocchezza? Se sapessi cos’ho passato non ti porresti neanche il problema!”.
Kyler sembrò rassicurato vedendolo riassumere la sua solita espressione vagamente canzonatoria. “Meglio così. In effetti, visto che sostieni tanto di essere tanto bravo se ti spaventassi per un po’ di sangue non saprei cosa pensare di tutte le altre guardie del corpo”scherzò.
“Oh, stai tranquillo, io ne so una più dell’Inferno. Sono un diavolo di guardia del corpo dopo tutto!”fece Zachary regalandogli un sorriso inquietante. “Però ti avverto, Kyler, questo incidente ti costerà parecchie ciotole di mousse al cioccolato”.
“Certo. Anche se tu continui a dovermi un bel po’ di spiegazioni. Adesso più di prima. Ma non te le chiederò adesso”. Il ragazzo appoggiò il mento sul palmo della mano, pensoso. “Piuttosto…il rosso ha detto di conoscere tuo fratello stamattina. Non mi avevi detto di averne uno”.
“Non me lo hai chiesto e io non ho ritenuto che fosse un’informazione utile”ribatté la sua guardia del corpo. “Comunque, sì ho un fratello che ha…qualche anno più di me”. ‘Più di qualche…’pensò divertito tra sé e sé. Poi riprese: “Si chiama Sebastian e al momento lavora come maggiordomo per uno dei più importanti casati inglesi…Il nome dovrebbe essere Phantomhive”.
“Scherzi?! Phantomhive? Tuo fratello lavora per Ciel Phantomhive?!”esclamò Kyler incredulo.
“Lo conosci?”.
“Non di persona…Ma andiamo, tutti conoscono quella famiglia almeno per sentito dire. Li chiamano i “cani da guardia della Regina” e direi che questo dovrebbe dirti tutto!”.
Il demone non parve molto interessato. “Be’, mio fratello lavoro per lui da più di un anno ormai. Non ho idea di come il rosso faccia a conoscere Sebastian. Si saranno incrociati mentre lui faceva il lavoro sporco per il suo padrone probabilmente”commentò. “Comunque è da parecchio tempo che non lo vedo anche se ogni tanto ricevo indirettamente qualche notizia su di lui”.
“Non siete in buoni rapporti?”domandò il suo obiettivo.
“Non esattamente. Diciamo che mio fratello disapprova parecchio i miei metodi e si è scocciato di dovermi continuamente tirare fuori dai guai. Quindi ha deciso di mandarmi all’Inferno per un po’ e di concentrarsi sui suoi obiettivi”spiegò con un sorrisetto divertito. Era la verità. Sebastian lo aveva letteralmente scaricato negli Inferi. “Ha detto che era ora che io imparassi a prendere sul serio le cose o che mi arrangiassi ad affrontare le conseguenze delle mie azioni”.
“Non so perché ma qualcosa mi dice che hai scelto la seconda opzione”commentò il ragazzo ricambiando il suo ghigno con un falso sorriso angelico.
“Infatti. Ma adesso ho messo la testa a posto. O almeno, sono stato costretto a farlo per una serie di motivi che adesso sarebbe lunga spiegare…”borbottò il demone fulminandolo con lo sguardo. Lo prendeva pure in giro l’umano. Si era già scordato del piccolo incidente che avevano avuto? Di certo no. Stava solo cercando di non pensarci. E lui era più che felice di aiutarlo a non farlo. Dopo tutto anche lui non voleva pensare alla visita sgradita quanto inaspettata che aveva ricevuto. Si alzò e afferrò il suo obiettivo per un braccio, costringendolo a fare altrettanto. “Ma basta parlare di mio fratello. È un argomento abbastanza noioso. Forza, andiamo a prenderci una scodella di mousse! Ci tirerà su di morale!”esclamò pregustando già lo spuntino.
Kyler non poté far altro che guardare basito gli occhi dell’altro brillare eccitati all’idea di poter gustare di nuovo il dolce. Ci mancava solo che si mettesse a sbavare e poi il quadro sarebbe stato completo. Scosse il capo mentre si lasciava trascinare fuori dalla stanza, la mano stretta in quella di Zachary. Quel tizio era decisamente più che lunatico, cambiava umore ogni cinque secondi. Non ci avrebbe mai fatto l’abitudine.
I suoi pensieri tornarono a tutto quello che era successo nel giro di quelle poche ore. Uno strano ragazzo dai capelli blu e gli occhi cremisi che sembrava uscito da uno dei suoi racconti gli si era presentato pretendendo di essere la sua guardia del corpo, poi due tizi altrettanto assurdi avevano cercato di assalirli e infine quel potere che aveva invaso il suo corpo donandogli una forza incredibile e consumandogli al tempo stesso un bel po’ di energie. Troppe cose insieme, soprattutto dopo che aveva condotto per anni una vita piatta. Eppure, sebbene si sentisse spaventato da tutti quegli avvenimenti, sentiva che era pronto ad accogliere a braccia aperte tutto quello che sarebbe seguito. Dopo anni di monotonia quella faccenda era come una doccia gelata che lo risvegliava dal suo stato di trance. Una doccia che aveva il profumo della mousse al cioccolato e che era avvolta da una pericolosa aura infernale. Si lasciò sfuggire un mezzo sorriso. Non era poi così male come combinazione. Anche lui amava il cioccolato.

Fuori dalla finestra due ombre nascoste tra la chioma di un albero seguivano con lo sguardo i due che correvano lungo i corridoi della villa.
“A quanto pare il ragazzo si è svegliato prima del previsto ~”commentò Grell con un sorriso da squalo stampato sul volto. “E il piccolo Zack-chan non se lo aspettava proprio per nulla!”.
“Già. Purtroppo non l’avevo previsto neanche io. Quest’anima è diversa dalle altre”borbottò William, meditabondo. Non capiva come fosse potuta accadere una cosa del genere. Qualcosa doveva aver accelerato la maturazione dell’anima, ma non riusciva a capire cosa. Possibile che, qualunque cosa fosse, dipendesse in qualche modo dalla presenza di quel moccioso infernale? E poi un’altra cosa non gli era piaciuta. L’altro demone che era apparso dal nulla nella camera. Aveva percepito la sua forza e doveva ammettere che lo aveva preoccupato parecchio. Non ne aveva mai incontrato uno simile. Forse era il caso di fare rapporto. C’era qualcosa di strano in quella faccenda. “Dobbiamo muoverci a recuperare quell’anima, questa storia inizia già a non piacermi. Non voglio che le cose precipitino prima che noi possiamo rendercene conto”.
“Vuoi attaccarli subito, Will?”domandò il rosso, ansioso di mettersi all’opera. Di sicuro quel bel demonietto aveva tanti brutti ricordi alle spalle. Ne avrebbe tirato fuori dei bei record. E poi lui era sempre pronto quando si trattava di dipingere il mondo di rosso.
“Non adesso”rispose il suo capo, rovinando i quadri dipinti con il sangue che lui aveva già iniziato ad immaginarsi. “Domani prima dell’alba, quando saremo sicuri che tutti i domestici siano a letto. Li chiuderemo nelle loro stanze, così non potranno interferire e poi ce la vedremo con Zachary. O meglio, io mi occuperò del mocciosetto demoniaco mentre tu prenderai il ragazzo con l’anima”.
Grell sbuffò, scontento. Perché Willy si prendeva per sé le parti più divertenti ogni volta? Però in fondo questa volta poteva passargliela visto che aveva un conto in sospeso con il demone. Avrebbe rinunciato al suo sangue. Però in cambio voleva la verità su quello che era successo tra i due. Ed era certo che Zachary non gliel’avrebbe negata. Il sorriso sul suo volto si allargò, mentre i suoi occhi verdi si fissavano di nuovo suoi loro obbiettivi. Era quasi ora di iniziare le danze.

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Mystic: Eccomi!! Sono tornata!! Perdonate il ritardo, sono occupata, ultimamente più de solito visto che tra due settimane ho un esame e quindi il tempo che ho per scrivere si è ridotto ancora di più di prima!! Spero che non decidiate di linciarmi o peggio di abbandonarmi!! >.<
Zack: Quante scuse! La verità è che sei lenta!!
Mystic: Taci, demone da strapazzo! Devi stare zitto visto che le hai prese da un umano! E per di più abbiamo scoperto che c’è qualcuno che può farti davvero paura…
Zack:…Bast…ehm, cattiva. Perfida. Sadica. Ti odio.
Mystic: Lo so, grazie per i complimenti. Comunque, procediamo. In questo capitolo più che spiegarvi delle cose ho aggiunto degli interrogativi in effetti, ma non temete, giuro che spiegherò almeno una delle cose che ho in sospeso nel prossimo!!
Zack: E noi dovremmo crederti, bugiarda come sei?
Mystic. *lo ignora* u.u Comunque, Grell per sua sfortuna non è stato piacchiato a sangue alla fine nonostante il guaio che ha combinato. In fondo Will è troppo impegnato con la sua missione e gli vuole troppo male per fargli una cosa del genere. Perà Grell non perde ovviamente le speranze!
Zack: Anche se non vedo come possa riuscire a far ubriacare Will…già portarlo a quel fantomatico party sarebbe un’impresa…
Mystic: Be’, non si sa mai. E tu non conosci Grell! *ghignetto* Povero Kyler, che shock! Certo che Zack dovresti trattenerti un po’…bruci per il tuo obiettivo, non è molto professionale!! XD
Zack: Zitta! Al massimo è lui che brucia per me…peccato che se poi mi tocca mi scotto anche io -.-“ E piantala di infierire! Non solo ho fatto una figuraccia, ma mi hai anche tirato fuori quel … di Gremory…*brutti ricordi*
Mystic: Be’, la storia deve avere un cattivo, non trovi?? E quello non sei tu a quanto pare! u.u Bene, direi che non siamo messi poi così male! Diecimila cosa che non si sanno/capiscono, l’anima di Kyler che si sta dimostrando più speciale del previsto, un altro demone che sembra essere decisamente potente visto che fa paura anche a Zack e preoccupa Will…Uhm, che caos!! XD Ma siamo solo all’inzio…
Zack: Piantala di fare la cretina, ringrazia chi di dovere e sparisci!
Mystic: *gli sbatte il mouse in testa* E se tu la pianti di rompere io faccio quello che devo fare! Comunque…Allora un grazie e un abbraccio a Marzia ds, doc11 e _Newrah per le loro splendide recensioni!! *stritola* Ringrazio anche chi legge senza recensire! Anche se devo ammettere che ricevere un commentino in più fa sempre piacere XD
Zack: *la afferra per la collottola e la allontana dal computer* Va bene, va bene. Basta, non ti sopportiamo più! Va’ via!!
Mystic: Alla prossima, guys!!!!!!!! *poi Zachary la chiude fuori dalla stanza*
Zack: Bene. Perdonate quella pazza…Ma in fondo se non mi divertissi a tormentarla non sarei qui! Eheh…
Mystic: *da dietro la porta* Fammi usci…ehm, entrare!! Cercherò di aggiornare più in fretta, promesso!
Zack: ……Credeteci se volete. A vostro rischio e pericolo.

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Capitolo 5
*** V Parte ***


La sera era calata velocemente, avvolgendo con le sue tenebre l’intera villa. Zachary se ne stava seduto sul davanzale della finestra, gli occhi cremisi affondati tra i versi dei libri che gli aveva prestato Kyler. Dopo l’incidente di quel pomeriggio, l’umano non gli aveva più chiesto nulla e si era dedicato ai suoi compiti e a scrivere delle lettere per conto del suo tutore lasciandolo ad abbuffarsi di mousse. Inoltre, prima di cena gli aveva fatto fare il giro della villa, dalle cantine alla soffitta, stanze dei domestici comprese. Il demone si era così fatto una cartina mentale dell’edificio, constatando che, come tutte le case di campagna dei nobili, era inutilmente enorme, ma non aveva fatto commenti. Tornati in camera il ragazzo aveva ripreso il suo lavoro fino a quando non era crollato sulla scrivania qualche ora prima, spossato. Il potere che la sua anima aveva sprigionato doveva averlo stancato parecchio e non gli era bastato svenire per riprendersi del tutto. Zachary lo aveva cambiato e messo a letto, non senza prendersi il tempo per sospirare esasperato. Che lavori gli toccavano fare. Neanche fosse stato un membro della servitù umana di quella villa.
Fatto ciò si era immerso nella lettura, ma i suoi sensi erano rimasti all’erta per cogliere il minimo rumore che non fosse provocato dai domestici che si ritiravano nei loro alloggi. Le pagine erano a malapena illuminate dalle stelle, unica fonte luminosa in quella notte di luna nuova, ma per lui, abituato alle tenebre quasi complete dell’Inferno, non era certo un problema. Sollevò per un attimo lo sguardo dalle parole stampate e lo posò sul suo obiettivo che dormiva profondamente. Gli shinigami sarebbero di certo venuti a prenderlo prima dell’alba, aveva avvertito le loro aure nelle vicinanze, anche se erano troppo fievoli per riuscire a localizzarle. Doveva stare attento a non distrarsi o l’avrebbero fregato. Ora che l’anima di Kyler si era svegliata William avrebbe di sicuro tentato di impossessarsene non appena avesse avuto il ragazzo tra le mani e, se ci fosse riuscito, per lui sarebbe stata la fine. Non importava dove avrebbe potuto nascondersi, Gremory sarebbe venuto a prenderlo per mantenere le sue minacce. L’unico luogo in cui avrebbe effettivamente potuto rifugiarsi per sfuggirgli era il mondo degli shinigami, ma non sarebbe stato facile per un demone come lui entrarci e soprattutto viverci senza venire scoperto e ucciso. Sospirò. Se voleva rimanere vivo doveva assolutamente corrompere quell’anima e portarla al suo “datore di lavoro”. Non era un’impresa difficile, l’aveva già fatto altre volte. Però questa volta quello che doveva rubare non era uno spirito qualunque e soprattutto di solito non aveva gli shinigami alle calcagna fin da subito, a meno che non fosse lui ad andare a stuzzicarli.
Tornò a concentrarsi sul libro. Aveva detto a Kyler che l’avrebbe protetto da quei due e avrebbe mantenuto la parola. Bel modo di proteggerlo, però. Salvarlo dagli shinigami che volevano togliergli la cosa più preziosa che aveva e lasciarlo così senza possibilità di decidere della sua esistenza per poi portarlo all’Inferno per condannarlo ad una sorte del tutto simile. Quell’umano credeva fermamente che chiunque avesse il diritto di scrivere il proprio destino e che nessun altro dovesse scegliere al posto suo. E lui stava per strappargli quel diritto insieme a tutti i suoi ideali, insieme a tutto ciò che aveva tenuto in piedi la sua vita in quegli ultimi due anni. A quel pensiero storse leggeremente la bocca. Le regole che gli erano state imposte per quella partita non gli piacevano, erano troppo rigide per i suoi canoni. Lui di solito, quando andava a caccia di anime, alla fine non le prendeva mai se i loro proprietari riuscivano a farlo divertire abbastanza e ciò spiegava perché lui fosse uno dei demoni che avevano mangiato meno anime in tutta la loro esistenza. Se fosse dipeso da lui, Kyler si sarebbe già guadagnato il diritto di tenersi la sua anima e di scegliere da sé quale strada prendere. Ma purtroppo le cose non stavano così. Nemmeno lui, come il suo obiettivo, aveva scelta, e la cosa lo disturbava tanto quanto avrebbe disturbato il suo umano se fosse stato cosciente della situazione in cui si trovava. Scosse il capo e chiuse il volume. Non sarebbe riuscito a leggere quella notte, aveva troppi pensieri in testa, soprattutto dopo gli avvenimenti di quel pomeriggio. Stava accadendo tutto troppo in fretta, anche per lui. Odiava non avere il controllo sugli avvenimenti quasi quanto essere controllato. E in quel momento si stavano verificando entrambe le situazioni.
Si alzò ed andò a sedersi in fondo al letto a gambe incrociate, dando le spalle al suo obiettivo, lo sguardo fisso sul papiro dipinto. Forse non era poi così vero che non aveva scelta. Avrebbe potuto decidere di infrangere le regole del gioco, anche se questo rischiava di costargli la vita e molto altro. Ma sinceramente al momento non aveva una motivazione abbastanza forte da convincerlo a mettersi in gioco in quel modo. Il ragazzino poteva essere diverso quanto voleva, poteva essere il miglior passatempo del mondo, ma non era ancora abbastanza speciale da spingerlo a sacrificarsi solo per permettergli di decidere del suo destino.
Un rumore improvviso lo distolse dalle sue riflessioni. Era stato appena più forte degli altri, come se qualcuno avesse sbattuto accidentalmente una porta. Lui si concentrò sul silenzio che era tornato a regnare. Di certo non poteva essere stato uno dei domestici. Li aveva studiati, erano tutti ben addestrati a fare il loro lavoro e nessuno di essi si avrebbe mai commesso una simile svista a quell’ora, con in rischio di svegliare il loro signorino. E questo significava che qualcuno si era introdotto nella villa. Chissà chi.
Scese in fretta dal letto e andò a scuotere il suo obiettivo. “Kyler, Kyler! Svegliati! Dobbiamo muoverci. Sono qui”gli disse mentre l’altro si metteva seduto stropicciandosi gli occhi.
“Zachary? Che diavolo…Sono qui chi?”domandò il ragazzo confuso e ancora assonnato. Il suo sguardo cadde sulla finestra. Era ancora notte fonda! Di che diamine stava parlando la sua guardia del corpo?! Dove voleva andare a quell’ora?!
“I tizi che ci hanno inseguito al mercato. Si sono introdotti in casa. Sono qui per te, Kyler”spiegò sbrigativamente il demone, costringendolo ad alzarsi. “Non posso permettere che ti prendano. Devo nasconderti da qualche parte e poi andare a cacciarli via”.
“Cosa?! Non se ne parla neanche, Zachary!”esclamò Kyler svegliandosi tutto d’un tratto. “Non ti permetterò di cacciarmi da qualche parte mentre tu rischi la vita per me!”.
Zachary alzò gli occhi al cielo. “È il mio lavoro, non puoi impedirmi di fare il mio lavoro, non trovi?”gli fece notare con calma, mentre gli passava i vestiti. “E poi se resti con me mi sarebbe più difficile proteggerti e rischierei anche di più in un possibile scontro dal momento che oltre, a focalizzarmi sugli avversari, dovrei anche pensare a te”.
“Hai ragione…”borbottò il suo obiettivo, contrariato ma incapace di trovare un argomento con cui ribattere, cambiandosi in fretta. “Però sta di fatto che l’idea non mi piace neanche un po’. Ma faremo come dici tu”.
Il demone annuì e attese impaziente che lui finisse di vestirsi, poi lo afferrò per un braccio e lo trascinò silenziosamente fuori dalla camera, facendogli segno di non fiatare. Ripercorse mentalmente la pianta dell’edificio, alla ricerca del posto migliore dove lasciare il suo umano. Di certo gli shinigami si stavano occupando dei domestici, poi sarebbero venuti a cercarli. L’idea migliore sarebbe stata lasciare il ragazzo in un posto che i due avevano già controllato, ma questo significava andare dritto incontro ai loro avversari. L’altra alternativa era cercare di lasciare la casa, ma non poteva di certo usare i suoi poteri davanti a Kyler e quindi una fuga in piena notte sarebbe risultata piuttosto scomoda. Non aveva scelta, doveva affrontare quei due.
“Kyler, sei assolutamente sicuro che in questo posto non ci sia una stanza segreta o qualcosa di simile? Sai, per le emergenze come questa”chiese a bassa voce, voltandosi verso il ragazzo.
Quello scosse il capo. “Non che io sappia. Può darsi che il conte ne abbia una, ma io non ho mai chiesto nulla e nulla mi è stato detto al riguardo”rispose. Rimase in silenzio per un attimo, poi aggiunse: “Però c’è una sala che è stata chiusa perché il soffitto era pericolante…L’entrata è nascosta da un arazzo. Che ne dici?”.
“Dov’è?”.
“Nelle cantine di quest’ala”.
Un ghigno illuminò il volto del demone mentre accelerava il passo. Perfetto. Se l’umano fosse stato zitto forse i due non l’avrebbero percepito. E poi il posto era abbastanza distante da dove lui pensava si trovassero i due. Aveva buone possibilità di riuscire a fermarli e a liberarsi di loro prima che ci si avvicinassero. Doveva solo fare in fretta.
I due ragazzi scesero con cautela le scale fino a raggiungere il piano terra e poi imboccarono il corridoio che portava dritto ai sotterranei. Una volta giunti all’entrata, Zachary domandò: “Pensi di riuscire a raggiungere la stanza da solo?”.
“Sì, credo di sì. L’ho già fatto una volta”rispose Kyler anche se non riuscì a nascondere la nota preoccupata che incrinava il suo tono. L’idea di doversi separare dalla creatura non gli piaceva neanche un po’, ma capiva bene che era la cosa più logica da fare. Non riusciva però a scacciare il brutto presentimento che lo aveva assalito fin da quando era stato svegliato.
“Bene, allora dividiamoci. Va’ e sta’ attento”ordinò il demone. Poi, vedendo che l’altro esitava ancora, gli appoggiò le mani sulle spalle e lo fissò dritto negli occhi: “Se avessi bisogno di me, urla il mio nome e, se non puoi urlare, pensalo con tutta la forza che hai. Arriverò da te, ovunque sarai. Te lo giuro, Kyler”.
Il ragazzo non poté far altro che annuire, perdendosi in quelle iridi cremisi che per una volta, a parte regalargli la solita inquietudine, gli fecero coraggio. “A dopo, Zachary. Sono certo che svolgerai al meglio il tuo compito”mormorò. Poi si voltò e, dopo aver lanciato un’ultima occhiata al suo protettore, si avviò con circospezione giù dalle scale buie.
Il demone aspettò che fosse sparito nell’oscurità prima di incamminarsi verso gli alloggi dei domestici. I due shinigami dovevano essere in quella zona, ne era quasi certo. In fondo era logico, prima avrebbero tolto di mezzo tutti gli umani che avrebbero potuto interferire e poi si sarebbero concentrati su di loro. Peccato che a quanto pareva il rosso doveva averne combinata un’altra delle sue come quel pomeriggio quando si era messo ad urlare facendoli scoprire. Perché di sicuro quello che aveva sbattuto la porta in quel modo tanto rumoroso non poteva essere stato William. Comunque fosse, avrebbero pagato caro quell’attimo di distrazione, e poco importava che lo stessero aspettando. Avrebbe fatto vedere loro cosa può fare un demone quando c’era in ballo la sua esistenza stessa.

La villa era sprofondata nel silenzio quasi totale un paio d’ore dopo mezzanotte. I due shinigami erano rimasti a vigilare su di essa da lontano fino a quel momento, in attesa del momento buono per agire. O meglio, William era rimasto concentrato sul loro obiettivo dal loro punto di osservazione per tutto il tempo, mentre Grell, a furia di lamentarsi, aveva strappato al suo capo il permesso di andare a farsi un giro, cosa che per il suo superiore significava avere finalmente un po’ di pace, a patto che non lasciasse la proprietà e che ovviamente non combinasse guai. Così si era assentato per qualche ora, vagando per l’immenso parco che circondava il maniero nel vano tentativo di scacciare almeno in parte la noia. Ma alla fine aveva deciso che lì intorno non c’era nulla di più interessante che tormentare il suo Willy ed quindi era tornato indietro più carico di prima, per il disappunto dell’altro shinigami. William non aveva saputo trattenersi dall’imprecare mentalmente per l’ennesima volta contro i suoi superiori che l’avevano bloccato in quella maledetta situazione. Senza contare l’influenza di quella scocciatura dai capelli cremisi, il suo umore precipitava già di suo man mano che la sera calava e la notte avanzava. L’idea di avere la possibilità di affrontare di nuovo quel moccioso demoniaco, pur presentandosi come una chance di rivincita, non lo entusiasmava come aveva creduto ora che il momento era quasi giunto. Le immagini di quello che era successo la volta precedente lo tormentavano e il ricordo del ghigno più che soddisfatto e vittorioso di Zachary continuava ad affiorargli alla mente, come a prendersi gioco di lui. Si sistemò nervosamente gli occhiali diverse volte, cercando di ignorare sia quelle scene che avrebbe tanto preferito scordare sia la voce stridula del suo sottoposto che gli torturava le orecchie. Prima avessero iniziato, prima avrebbero terminato e lui avrebbe potuto lasciarsi quella dannata faccenda alle spalle una volta per tutte. Magari sarebbe anche riuscito a togliersi definitivamente dai piedi quel demone da strapazzo. Avrebbe evitato di incontrarlo di nuovo sulla sua strada in futuro.
Quando finalmente l’ultima luce si fu spenta, i due poterono finalmente intrufolarsi nella villa. I corridoi, tanto popolati durante il giorno, alla luce delle stelle assumevano un’atmosfera quasi spettrale, riempiendosi di strane ombre. Loro li percorsero senza badare minimamente all’atmosfera che si era creata. Come shinigami avevano visto cose ben più inquietanti di un passaggio immerso nel buio, per quanto desolato potesse sembrare. Gli alloggi dei domestici erano posti nell’ala opposta a quella doveva si trovavano quelli del loro obiettivo, ma questo non era poi tanto svantaggioso. Avrebbero potuto tranquillamente chiudere le porte prima che Zachary riuscisse a percepirli.
Raggiunsero in fretta la loro meta e poi si separarono percorrendo il corridoio in direzioni opposte per serrare a chiave gli usci più in fretta. William rimase in all’erta per tutto il tempo, teso a captare il minimo cambiamento nelle aure della casa. Il loro avversario era imprevedibile, quindi era decisamente meglio non abbassare la guardia nonostante fosse lontano da loro. Lo aveva scorto prima di entrare. Il demone era accoccolato sul davanzale della camera da letto del loro obiettivo, immerso nella lettura di un libro. Quella vista aveva lasciato Will un po’ perplesso. Non sapeva che il moccioso fosse a sua volta un appassionato di letteratura e sinceramente quell’hobby non si addiceva per nulla alla sua personalità esagitata. La calma che trapelava dai suoi movimenti era del tutto nuova rispetto all’energia che mostrava di solito in tutti i suoi gesti. Che fosse una copertura? La domanda lo aveva tormentato per un po’ mentre si addentravano tra le mura, ma alla fine aveva concluso che non sarebbe stato nello stile di Zachary. Lui era più per l’attacco diretto quando si vedeva costretto allo scontro: si limitava a sparire dal luogo dove era un secondo prima per prenderti alle spalle quello dopo.
Il rumore improvviso di una porta che sbatteva lo distolse dalle sue riflessioni facendolo sobbalzare. Si voltò esasperato verso Grell che si era portato le mani alla bocca e lo guardava con un’espressione che sembrava dire “Ehm, non l’ho fatto apposta!! ~”.
“Idiota, sta’ attento!”gli sibilò lui, raggiungendolo con poche, ampie falcate. Perfetto. Addio effetto sorpresa. Di certo ora il demone sapeva che loro c’erano e poteva anche facilmente indovinare dov’erano. Però almeno nessuno dei domestici aveva avuto l’idea di uscire a controllare cosa fosse stato. “Ma possibile che tu non sia neanche capace di chiudere una porta senza combinare guai?! E sempre nei momenti meno appropriati”.
“Scusa, Will, mi è scappata di mano!”fece il rosso a bassa voce, contrito. “È solo che il cameriere che occupa questa stanza è tanto carino…Mi sono distratto! ~”.
Il suo capo alzò gli occhi al cielo, ma evitò di dire quello che stava pensando. Ci sarebbe voluto troppo tempo e loro al momento non ne avevano. “Lasciamo perdere. Per ora. Apri bene le orecchie, Sutcliff. Visto che, come tuo solito, hai rovinato il piano che avevo in mente esattamente come avevo immaginato che avresti fatto, adesso dovrai fare quello che ti dico senza fare altri danni. E se ne combini un’altra delle tue questa è la volta buona che ti faccio trasferire in Antartide”ordinò gelido ma minaccioso.
L’altro annuì vigorosamente. Willy era proprio di pessimo umore quel giorno e di sicuro la colpa doveva essere di Zachary. Ma non osò tradurre in parole quel pensiero proprio perché sapeva che il suo capo era uno che manteneva le minacce, soprattutto quando le faceva con quel tono così mortalmente serio. “Cosa devo fare?”domandò titubante. Non ci teneva a finire in esilio in mezzo ai ghiacci, anche se doveva ammettere che i pinguini non gli dispiacevano. Erano animaletti carini.
“Io resterò qui a chiudere le porte che ci restano mentre tu dovrai andare a cercare il ragazzo, chiaro? Zachary starà di certo venendo qui e lo avrà lasciato da qualche parte per non averlo tra i piedi durante lo scontro”spiegò con calma William, sistemandosi però nervosamente gli occhiali mentre pronunciava il nome del loro avversario. “Io aspetterò il moccioso infernale e lo sistemerò. Tu intanto prendi l’umano e va’ al quartier generale che abbiamo stabilito, chiaro? Tanto ora che l’anima è sveglia possiamo estrarla e portarla al comando. Non accetterò un fallimento. Fatti scoprire dal quel moccioso infernale e questa sarà davvero la tua ultima missione qui. Sono stato chiaro?”.
“Cristallino, Will! ~”trillò Grell in risposta, con un sorrisetto stampato sul volto. Lavoretto facile facile. Magari se lo avesse portato a termine l’umore del suo adorato Willy sarebbe migliorato. E chissà che lui non potesse convincerlo a festeggiare a modo suo per la buona riuscita della missione. “Avrai quell’anima prima di quanto immagini”.
A William il suo ghigno non piacque per nulla, ma come sempre evitò di fare commenti. “Lo spero bene. Ora muoviti, Sutcliff”. E senza aggiungere altro tornò al lavoro.
Il rosso si lasciò sfuggire un sospiro e si avviò verso l’altra ala dell’edificio, borbottando qualcosa che suonava come un “Willy non imparerà mai a trattare con la giusta dolcezza le ragazze! Non mi ha neanche salutato! Che cafone”. Prima trovava quel ragazzino prima avrebbe potuto tornare dalla sua di umana. E prima sarebbe potuto andare al party che sicuramente Ronald gli stava organizzando nel frattempo e mettere in atto i suoi fantasiosi piani di conquista amorosa.

William finì di chiudere a chiave le porte e poi si appostò all’imboccatura del corridoio, in attesa. Il suo avversario non si sarebbe fatto aspettare troppo. Il tempo di abbandonare l’anima in un posto che lui riteneva sicuro e poi si sarebbe presentato davanti a lui con il suo solito ghignetto beffardo. Si sistemò gli occhiali, irritato. Gliel’avrebbe fatta pagare cara. Di sicuro quel demone non si aspettava che loro si separassero. E questo lo avrebbe fregato. Sempre che quell’idiota di Grell riuscisse sul serio a prendere l’umano senza combinarne un’altra delle sue.
Non dovette attendere a lungo. Dopo una manciata di minuti la figura di Zachary si materializzò nel passaggio, un’ombra vagamente più scura delle altre che si muoveva senza emettere il minimo suono, come se i suoi passi rapidi non toccassero il pavimento. Lui rimase immobile, nascosto dal muro, e il demone si fermò esattamente a pochi passi da lui, voltandosi di scatto nella sua direzione, gli occhi cremisi che lampeggiavano nell’oscurità.
“Ciao, Willy. È da un po’ che non ci si vede!”lo prese in giro mentre un sorrisetto divertito gli si apriva sul volto mettendo in mostra i denti appuntiti. “Finalmente di nuovo faccia a faccia! E in una villa! Questo porta a galla ricordi interessanti, non trovi?”.
Lo shinigami non raccolse la provocazione e si limitò a sistemarsi gli occhiali per l’ennesima volta. “Interessanti per te forse. Ma non siamo qui per parlare del passato”disse glaciale. “Dov’è il ragazzo, Zachary”. Non era una domanda, era un ordine.
La creatura infernale rise. “E io te lo dovrei dire, secondo te? Non sono uno dei tuoi tirapiedi, per chi mi hai preso, William?”fece beffardo. Ma fu proprio in quel momento che si accorse della mancanza di Grell. ‘Che diavolo…?!’pensò inorridito, ma la risposta lo fulminò prima che potesse anche solo finire di farsi la domanda. Quei bastardi si erano separati. Il rosso era di certo andato a cercare Kyler mentre Will teneva bloccato lui. Maledizione, avrebbe dovuto pensarci. Ma di certo il suo vecchio avversario sapeva che lui non avrebbe neanche considerato quella possibilità e aveva deciso di sfruttare la cosa. Magari avevano sbattuto apposta la porta.
Fece per voltarsi per tornare indietro, ma William fu più veloce e gli sbarrò la strada con la sua arma. “Dove vai, Zachary?”chiese pacato. “Dopo tanti decenni che non ci vediamo scappi così? Adesso che ti sto offrendo la possibilità di umiliarmi di nuovo?”.
“Sai, avrei affari più importanti da portare a termine”rispose lui scostando senza preavviso la death scythe, ma quella tornò a calare veloce e letale su di lui, costringendolo a spostarsi di lato per evitare il colpo.
Lo shinigami ne approfittò per piazzarsi davanti all’entrata del corridoio per tagliargli la via di fuga e lo fissò gelido. “Vedo che non hai perso colpi dall’ultima volta”.
“Neanche tu, anzi direi che sei migliorato. In fondo all’epoca eri poco più che un novellino. Certo, molto molto in gamba per essere una recluta, ma pur sempre tale”commentò il demone, costringendosi a sorridere. Non gli avrebbe dato la soddisfazione di fargli vedere che l’aveva colto di sorpresa con quel suo piano, anche se la cosa era più che evidente. “E adesso sei addirittura un capo reparto! Hai fatto carriera in lampo nonostante quel piccolo incidente a quanto pare”.
“Quel piccolo incidente, come lo chiami tu, mi ha dato un bel po’ di problemi invece. Per la tua gioia immagino”disse William mentre la sua mano correva di nuovo alla montatura. “Ma ora mi rifaccio, non temere. Ti pentirai di quel tuo scherzetto di troppo”. Combattere così vicino agli umani poteva essere rischioso, ma se gli permetteva di spostarsi quel moccioso avrebbe potuto sfuggirgli prima che Sutcliff completasse il suo compito. E la cosa sarebbe stata piuttosto irritante.
“Non dirmi che ce l’hai ancora su così tanto per un piccolo scherzo infantile e di cattivo gusto, Willy! Non mi sembra il caso, ne è passato di tempo. Ero poco più che un mocciosetto al tempo. Ma ora siamo cresciuti tutti e due!”ridacchiò il demone, al quale non era sfuggita l’ombra che gli aveva attraversato il volto al ricordo dell’accaduto. “Dovresti imparare a riderci sopra invece di roderti tutte le volte che ci pensi”.
“Potrà essere un semplice scherzo per te, demone” ribatté l’altro, pronunciando l’ultima parola come se fosse un insulto pesante. “Ma se fossi uno shinigami capiresti la vergogna che può lasciare una simile esperienza e di certo non saresti così disposto a perdonare chi ti ha fatto l’affronto, anche se si tratta di un moccioso infernale, perché questo eri e sei tuttora, che non prende nulla sul serio”.
“Se lo dici tu…Ma dal momento che sono un demone continuerò a pensarla come mi pare! E cioè che è stato uno spasso!”. Un ghigno gli illuminò il volto mentre li si portava le mani davanti al viso. “Sì, forse hai ragione, un secolo non è bastato a farmi crescere, sotto certi versi sono ancora lo stesso ragazzino di cent’anni fa”. Le unghie gli si allungarono di colpo trasformandosi in artigli argentati che catturarono all’istante il bagliore cremisi delle sue iridi, riflettendola affilati. “Mi piacerebbe chiacchierare di più con te, ma ho un umano da recuperare”. E senza preavviso si lanciò suo avversario.
Lo shinigami fu costretto a scartare di lato per evitare che quelle lame andassero a conficcarsi nel suo petto e le respinse con la sua falce. Quel moccioso era dannatamente veloce, molto più della volta precedente, quasi non riusciva a vedere i suoi movimenti. Questa volta aveva deciso di impegnarsi sul serio per qualche motivo. Liberò la sua lama dagli artigli e si scagliò su Zachary, costringendolo ad indietreggiare. Ma poteva essere rapido quanto voleva, lui non lo avrebbe lasciato passare per nessun motivo.
Le armi dei due tornarono a scontrarsi. Lo shinigami riusciva a tenere lontano il suo avversario abbastanza da restare fuori dalla portata dei suoi artigli, nonostante parecchie volte quelli rischiarono di infiltrarsi nella sua guardia, precisi e letali. Non poteva permettersi di esporsi troppo anche se al momento stava solo prendendo tempo in attesa che Grell facesse quello che doveva fare. Parò tutta una serie di attacchi rapidissimi e poi approfittò della pausa che li seguì, anche se durò solo frazione di secondo. Tentò un affondo mettendoci più forza e all’ultimo momento deviò senza preavviso la traiettoria del colpo riuscendo finalmente a cogliere il suo nemico impreparato.
La lama penetrò nella carne del demone, lacerandogli il petto. Il sangue esplose accompagnato da una serie di immagini confuse e sovrapposte. Zachary urlò con tutto il fiato che aveva in gola, cadendo in ginocchio e portandosi istintivamente le braccia sulla ferita, sommerso dai ricordi del suo ultimo secolo e da un dolore insopportabile. William assistette alla scena incredulo ed incapace di capire cosa stesse succedendo. I record che erano usciti dal corpo della creatura erano tutti disordinati e le pellicole erano intrecciate ed annodate tra loro, rendendo impossibile distinguerne i fotogrammi. Inoltre erano circondate da una strana patina, come se qualcosa volesse impedire che fossero visti. Le uniche immagini distinguibili erano quelle dei momenti che Zachary aveva passato insieme a Kyler. Non aveva mai visto nulla di simile e dubitava che qualche altro shinigami avesse avuto una simile esperienza. C’era qualcosa che incatenava i record, qualcosa di molto potente e soprattutto oscuro.
Il demone alzò gli occhi, ancora un po’ annebbiati, su di lui, ansimante. Il sangue denso scorreva lentamente tra le sue dita strette sulla stoffa stracciata della sua uniforme e le sue iridi rosse brillavano più del solito, inquietanti. Lo shinigami rimase a fissarle, interdetto. C’era un nuovo sentimento in quelle pozze cremisi, un’emozione che mai aveva visto negli occhi del suo avversario e che mai avrebbe pensato di trovarci. Odio. Odio puro, nero più dell’Inferno stesso. Un odio appassionato e carico di vendetta, che proveniva dritto dal profondo dell’anima. La creatura si alzò lentamente, stringendo i denti per non lasciarsi sfuggire neanche un gemito e si rimise in posizione d’attacco, incurante della pozza vermiglia che si stava lentamente formando ai suoi piedi, deciso a farla pagare cara all’altro.
William strinse il manico della sua death scythe, preparandosi al peggio. Quello non era Zachary. Non del tutto almeno. Se lo sentiva. E poi anche la sua aura era aumentata a dismisura. Non sapeva cosa fosse successo, ma a quanto pareva il colpo che gli aveva inferto lo aveva mandato in una specie di trance, facendogli perdere il controllo. Chiunque fosse l’essere che aveva davanti, era certo che non si sarebbe fatto alcuno scrupolo a colpirlo a morte. Doveva prepararsi davvero al peggio questa volta e sperare che Grell tornasse in fretta.

Grell vagava nei corridoi bui incerto su dove dovesse andare. Aveva avvertito l’aura di Zachary passare in fretta abbastanza vicina poco dopo aver attraversato l’atrio. Il demone era diretto agli alloggi dei domestici e non aveva il ragazzino con sé. Esattamente come aveva previsto Will. Un vago senso di ammirazione lo invase a quel pensiero: il suo capo sapeva sempre cosa fare e soprattutto era sempre in grado di risolvere, se non addirittura sfruttare, tutti i casini che lui combinava. E soprattutto era immensamente paziente, seppur a modo suo. Ma non era quello il momento giusto per perdersi in simili considerazioni. Prima portava a termine la missione, prima avrebbe potuto tentare di convincere Will ad accompagnarlo al party.
Si guardò intorno cercando di percepire l’aura del ragazzo, ma senza successo. Doveva essere ancora abbastanza lontano. Le presenze degli umani erano molto più deboli di quelle delle creature ultraterrene e questo a volte poteva rendere difficile localizzarli. Ma se il ragazzino era nella villa lui l’avrebbe trovato. Zachary doveva averlo cacciato in qualche nascondiglio speciale perché di sicuro non poteva averlo lasciato a vagare da solo in qualche parte non protetta dell’edificio. ‘E dov’è che gli umani hanno di solito le loro stanze segrete? Nei sotterranei! ~’pensò incamminandosi in quella direzione. Se anche il loro obiettivo non fosse stato lì, almeno adesso aveva un luogo da cui iniziare la sua ricerca.
Giunse davanti alla scalinata buia e polverosa che portava alle cantine. I gradini si perdevano nelle tenebre già qualche metro più sotto tanto da rendergli difficile distinguerne i contorni anche con i suoi occhi da shinigami. A quanto pareva in quel posto erano troppo tirchi per illuminare i luoghi dove di certo il padrone non si sarebbe recato, almeno in condizioni normali. Grell lanciò un’occhiata non troppo felice al buco nero che aveva davanti. Buio, sporco e pieno di aria stantia. Sospirò. Cosa gli toccava fare per amore di William!
Ma prima che potesse iniziare a scendere un urlo straziato rimbombò per i corridoi. Il rosso si bloccò sul posto, preso alla sprovvista. Non era la voce del suo capo, quindi doveva essere stato per forza Zachary a gridare. Che diamine gli stava facendo Will?! Non aveva detto che lo avrebbe solo tenuto occupato? ‘Magari si sta prendendo la sua rivincita…’ipotizzò con una punta di invidia. Anche lui voleva essere punito in quel modo per i suoi guai, non con la minaccia di un trasferimento. Rimase un attimo in ascolto, ma nessun altro suono seguì il grido. In compenso, però, qualcosa aveva iniziato a vibrare, espandendosi nell’aria circostante. L’aura del demone era svanita, sostituita da un’altra ben più oscura ed impreganta d’odio. Che significva? Era forse arrivato un altro demone? Perché quella presenza nera non poteva che appartenere ad una creatura infernale. C’era qualcosa che non andava e non ci voleva un genio per capirlo. Will era solo con quella roba, qualunque cosa fosse, e ciò non gli piaceva per nulla. Doveva trovare al più presto il ragazzino, così avrebbero potuto andarsene.
Fece per voltarsi e proseguire la discesa, ma prima che potesse farlo qualcosa emerse dal buio delle scale e gli finì addosso con tale violenza da spedirli entrambi sul pavimento.

Kyler si era infilato di corsa nel passaggio immerso nell’oscurità mentre tutta l’ansia che aveva nascosto mentre Zachary lo conduceva lungo i corridoi della villa esplodeva e prendeva possesso del suo corpo. Aveva rischiato più volte di inciampare nei gradini e di perdere l’equilibrio ma alla fine aveva raggiunto il fondo della scalinata incolume. Con le mani che tremavano tese in avanti si era affrettato a cercare la parete e, una volta trovatala, era avanzato alla cieca tenendo i palmi premuti sulla pietra fredda finché le sue dita non avevano incontrato il pesante tessuto dell’arazzo. Il ragazzo si era affrettato a scostarlo e a scivolare nel buco nascosto dietro di esso. Solo a quel punto si era sentito più al sicuro e l’agitazione aveva abbandonato un poco le sue membra, permettendogli di rilassarsi un po’.
Si lasciò scivolare contro la parete e si sedette per terra, le ginocchia al petto e il mento appoggiato su di esse. Ora doveva solo aspettare che la sua guardia del corpo tornasse a prenderlo dopo aver sconfitto quei tizi. Perché Zachary sarebbe tornato da lui. Doveva farlo, gliel’aveva giurato. Un sospiro rassegnato sfuggì dalle sue labbra. Ormai non era più sicuro di nulla, soprattutto dopo l’incidente di quel pomeriggio. Non sapeva più distinguere tra realtà e sospetti, non riusciva a capire chi era che gli dava davvero la caccia, da chi doveva difendersi e di chi si poteva fidare. Ma forse Zachary aveva ragione: non c’erano buoni o cattivi, semplicemente ciascuno aveva un compito da portare a termine e l’avrebbe fatto senza curarsi di fare del male a chi si sarebbe trovato sulla sua strada. E lui? Qual era il suo scopo? Per quanto si fosse fatta movimentata in quelle ore, la sua vita era rimasta priva di senso come lo era da due anni. Sotto la superficie nulla era cambiato davvero e lui era ancora sperduto senza sapere da che parte girarsi, nel buio più completo, esattamente come lo era in quel momento. Però, ciò nonostante, aveva ancora la facoltà di scegliere e quella non gliel’avrebbero mai tolta, non l’avrebbe permesso. La morte piuttosto. Ed era il momento di fare una scelta. Non voleva più farsi trascinare passivamente dagli eventi, lasciando che gli altri agissero al posto suo. Anche se non ci capiva nulla, anche se avrebbe potuto significare rischiare tutto quello che aveva, lui doveva scegliere, lo voleva. Zachary gli aveva chiesto se era disposto a lasciare tutto per poter fuggire in un altro mondo, fosse anche stato l’Inferno, e lui non aveva ancora risposto a quella domanda. Le immagini degli ultimi due anni gli scorsero velocemente davanti agli occhi. Nulla lo legava a quel posto da quando suo padre era morto, non aveva nulla da fare lì. L’altro ragazzo era stato l’unico a chiedergli veramente di prendere da sé la sua decisione dopo tanto tempo e per questo lui sentiva di essere disposto a seguirlo ovunque, a qualunque condizione. Anche se fosse stato davvero un demone intenzionato a trascinarlo con sé negli Inferi.
Strinse i pugni, deciso. Avrebbe seguito quello strano essere apparso da nulla per sconvolgergli l’esistenza. E poco importava che lo prendesse in giro tutto il tempo e che non volesse spiegargli cosa stava accadendo. Si sarebbe guadagnato il suo rispetto e gli avrebbe strappato la verità. A costo di bruciarlo di nuovo. Tanto, da quel che aveva potuto vedere, le ustioni che gli aveva procurato erano davvero nulla per lui: già due ore dopo averle ricevute sembrava come essersene dimenticato, come se le ferite non ci fossero mai state. Inutile dire che questo avvalorava la sua non poi tanto assurda teoria che Zachary non fosse umano. Si perse nelle sue riflessioni, ripercorrendo per l’ennesima volta tutto quello che era accaduto il giorno precedente.
Ma il filo dei suoi pensieri fu rotto senza preavviso da un grido lacerante che lo fece congelare nella posizione che aveva assunto. Quella voce. Come non riconoscerla, anche se un po’ alterata dal dolore. Un brivido gli corse lungo la schiena mentre lui scattava in piedi. Era successo qualcosa a Zachary, qualcosa di terribile. Si tormentò le mani, indeciso. L’altro gli aveva detto di aspettarlo e lui sapeva bene che se fosse uscito dal suo nascondiglio sarebbe quasi sicuramente caduto tra le mani dei due tizi che gli davano la caccia. Ma, dall’altro lato, non poteva permettere che la sua guardia del corpo si facesse male solo per proteggerlo. E al diavolo il fatto che era il suo dannato lavoro. Si sarebbe sorbito i rimproveri e le prese in giro più tardi, ora doveva correre dall’unica persona che dopo tanto tempo non gli era del tutto indifferente.
Scostò l’arazzo e si precipitò su per le scale senza pensarci oltre per paura che la ragione lo convincesse a rinunciare al suo proposito. Non pensò neanche di controllare se il corridoio era sgombro e quindi fu preso alla sprovvista proprio quando, una volta giunto in cima alle scale, urtò violentemente contro qualcuno, spedendo a terra entrambi.
Grell e Kyler si scambiarono un’occhiata sorpresa, ritrovandosi seduti uno di fronte all’altro sul pavimento. Il ragazzo lo riconobbe dopo un secondo inorridito e fece per alzarsi, intenzionato a fuggire, ma lo shinigami fu più veloce: in un attimo gli fu addosso, abbracciandolo da dietro e bloccandogli così le braccia.
“Finalmente ti ho trovato! ~”trillò il rosso soddisfatto. “Adesso ti porto da Willy, così chiudiamo questa brutta faccenda e io potrò tornarmene ai miei interessi!”.
Kyler cercò di divincolarsi dalla sua stretta, ma invano. Quel tizio era forte tanto quanto la sua guardia del corpo e non aveva la minima difficoltà a tenerlo bloccato. “Lasciami, maledetto! Zachary! Zachary!!”gridò senza però smettere di lottare.
“Non sprecare fiato! Lui non verrà. È occupato con il mio Willy. Nessuno verrà a salvarti questa volta! ~”fece Grell con un ghigno inquietante dipinto sul volto. Lo afferrò per entrambi i polsi e iniziò a trascinarlo per il corridoio. “Su, su, non fare i capricci! Non è educato far faticare così tanto una signora! Dovrebbero avertelo insegnato”.
Il ragazzo lo fissò allibito. Che cosa stava sparando quel tizio?! Ma quale signora! Non sapeva neanche di essere un maschio forse? Ma in quel momento le sue chiacchiere senza senso non gli interessavano poi così tanto. L’unica cosa che gli importava era liberarsi. “La smetto se tu mi lasci! Che cosa volete da me?! Io non voglio avere nulla a che fare con voi!”ringhiò strattonando le braccia del suo aggressore. “E Zachary verrà, me lo ha promesso! E io mi fido di lui!”.
“Certo, certo. Fidati di lui. Oh, se sapessi, Kyler, se sapessi a chi ti sei affidato! Ti passerebbe subito la voglia di dire questo genere di cose cose!”lo prese in giro lo shinigami con l’aria di chi la sa lunga, senza smettere di trascinarlo con sé. “Ma in fondo io ti sto portando da Zack-chan, dovresti essere contento! È con Willy, quindi se stai buono un attimo tra poco lo vedrai! ~”.
Lui ci rifletté per un momento. In effetti quel tizio tutto strano aveva ragione. La loro meta era la stessa. Poteva fare finta di arrendersi e poi provare a scappare quando fossero stati sul posto. Magari Zachary sarebbe riuscito a dargli una mano. Smise all’istante di agitarsi, mostrando la sua intenzione a seguire l’altro docilmente.
Grell parve soddisfatto. “Bene! Vedo che ci siamo capiti finalmente ~”esclamò allegro. “Quindi adesso muoviamoci perché qualunque cosa stia facendo quel moccioso non è nulla di buono e io di certo non posso lasciare Willy per troppo tempo con lui!”.
Kyler gli rivolse uno sguardo interrogativo, incapace di capire a cosa si stesse riferendo. Come poteva essere William quello in difficoltà dopo che le urla di Zachary avevano invaso tutti i corridoi della villa? Ma prima che potesse aprire bocca per esprimere ad alta voce quel pensiero lo shinigami si mise a correre, tirandolo per un braccio e costringendolo a fare altrettanto.
I due attraversarono in fretta i passaggi poco illuminati dalla fioca luce delle stelle. Grell non potè fare a meno di ridacchiare divertito nel vedere quanta fatica faceva il ragazzino a stargli dietro. Però il mocciosetto non aveva altra scelta se non sforzarsi e correre più che poteva visto che lo teneva per un polso. L’alternativa era finire per terra e farsi parecchio male. Il ghigno sul suo volto si allargò. Però non era il momento di pensare a quell’umano. Doveva tornare dal suo capo e chiudere quella storia.
Giunsero agli alloggi dei domestici proprio mentre la falce di William incontrava per l’ennesima volta gli artigli argentei della creatura infernale. Lo shinigami aveva la giacca strappata e iniziava ad avere il fiato corto, mentre il demone pareva ancora pieno di energie nonostante i suoi vestiti fossero completamente inzuppati dal sangue che ancora usciva dalla prima e unica ferita che aveva ricevuto.
Tutti e quattro si bloccarono, guardandosi. Will parve sollevato dal trovarsi davanti il suo sottoposto e si affrettò ad allontanarsi dal suo avversario e a raggiungerlo, approfittando della stasi che si era creata. Grell fece passare lo sguardo incredulo dal suo capo a Zachary. Quel demone che aveva davanti era davvero lo stesso ragazzino che aveva incontrato quel pomeriggio a Londra? Quegli occhi che brillavano d’odio e l’espressione irata che contraeva il suo volto lo facevano sembrare un’altra persona. Per non parlare della sua aura. Trasfigurata dall’oscurità.
Zachary, da parte sua, non degnò il rosso neanche di uno sguardo, le iridi cremisi che si specchiavano in quelle viola del suo protetto. Kyler lo fissava a sua volta, sconvolto. Non sapeva se era più terrorizzato dalla furia che percorreva i suoi lineamenti o più preoccupato per le sue condizioni di salute. Comunque, nella confusione che regnava nella sua mente annebbiata, non poté fare a meno di pensare una cosa, per quanto stupida ed insignificante suonasse in quel momento: quegli artigli argentei che la sua guardia del corpo aveva al posto delle unghie provavano decisamente che lui non era umano.
“Zachary?”fece, incerto. I sentimenti che leggeva in quelle pozze vermiglie gli lasciavano il dubbio che forse la creatura davanti a lui non fosse veramente lo strano essere che lo aveva lasciato poco prima sulle scale dei sotterranei.
Il demone parve finalmente tornare in sé sbattendo le palpebre, confuso. Che diamine era successo?! Ricordava la falce di William che gli lacerava il petto e poi quella potenza violenta che lo invadeva, sommergendolo. Gli artigli scomparvero e lui si voltò di scatto a fissare i suoi avversari. Grell gli sorrideva vittorioso e lo salutava con una mano, mentre l’altra era ancora stretta sul braccio di Kyler. L’altro shinigami invece si limitava a scrutarlo attento sistemandosi la montatura degli occhiali, i suoi occhi scuri che parevano trapassarlo, indagatori. In quel momento si rese conto che aveva perso. Loro avevano l’anima e stavano per portargliela via. Non sarebbe riuscito a fermarli. La distanza che li separava, per quanto fossero pochi metri, era troppo e lui iniziava a risentire delle conseguenze di quello scontro.
“Kyler!”esclamò allungando un braccio in avanti. Non poteva finire così. “Ricordati quello che ti ho detto! Tornerò a prenderti! Te l’ho promesso!”.
“Non credo proprio”disse William facendo un cenno col capo al suo sottoposto. “Ci rivediamo in un’altra missione, Zachary Michaelis”. E i due sparirono proprio nel momento in cui la creatura infernale raggiungeva il punto in cui un istante prima c’era il suo obiettivo.
Zachary strinse i pungi, frustrato. Gliel’avevano preso e lui non avrebbe potuto farci nulla, nonostante quello che aveva detto a Kyler. Era la fine per entrambi. Ora gli avrebbero preso l’anima decidendo la sua esistenza da quel momento all’eternità, mentre lui avrebbe dovuto subire l’ira di Gremory per poi affrontare la sua condanna di oblio eterno. L’anima del ragazzo era sveglia, niente avrebbe potuto trattenere gli shinigami dal liberarla e dal fare quello che dovevano fare con essa, senza che ci fosse nulla che lui potesse fare per impedirlo. Anche se fosse riuscito a trovarli, sarebbe stato troppo tardi.
Si lasciò cadere per terra, nella pozza del proprio sangue, incurante delle urla che provenivano dalle camere dei domestici. Almeno, prima di dire addio per sempre al mondo umano, e anche a tutti gli altri, aveva conosciuto una creatura decisamente inusuale, capace addirittura di fargli pensare di decidere di rischiare la sua eterna esistenza solo per difendere qualche stupido ideale. Rise. Non avrebbe mai pensato di poter arrivare anche solo ad immaginare di fare una cosa simile. Lui che non si era mai legato veramente a nessuno al di fuori di suo fratello. Come aveva potuto arrivare ad abbassarsi tanto per un semplice umano? Forse aveva abbassato davvero troppo la guardia quella volta. Ma tanto non aveva più importanza ora. Pensò che forse era meglio che gli shinigami si fossero presi Kyler. Non ce lo vedeva proprio quel ragazzo tanto idealista e pieno di principi in mezzo ai demoni.

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Mystic: Ehilà!! Salve a tutti! Ci ho messo di nuovo una vita, mi spiace!! Ma con la storia che sono stata in vacanza-studio ora mi ritrovo con tutti i compiti da fare!! >.<
Zack: *canticchiando* Ogni scusa è buona…E poi voglio vedere se hai il coraggio di sorprenderti se nessuno ti recensisce…
Mystic: *gli tira dietro il muose* Spero che possiate perdonarmi il ritardo estremo! Comunque, passando al capitolo…Lo so, lo so, non ho fatto altro che incasinare le cose!! Ma giuro che nel prossimo capitolo almeno una la spiego!
Zack: E sentiamo, cosa vorresti spiegare?!
Mystic: Sta’ zitto tu che le hai prese un’altra volta e hai anche perso il controllo di te stesso, oltre che della situazione, e che ti sei seduto a disperarti perché hai perso!
Zack: Sei di cattivo umore?! Va’ a letto prima la notte! Comunque, andiamo, non può finire così, siamo solo all’inizio…Vero? 0.0”
Mystic: *smile* Chi lo sa! Comunque…nel prossimo capitolo scoprirete perché c’è questa lotta per l’anima di Kyler e cos’hanno di particolare le anime come la sua…Ma William riuscirà davvero a prendergli l’anima o questo demonietto che se ne sta a compiangersi si inventerà qualcosa per fermare gli shinigami e riprendersi Kyler? O magari sarà qualcos’altro, un altro mistero magari, ad impedire ai due dei della morte di completare la loro missione?
Zack: E soprattutto questa scema di un’Autrice si muoverà a farci capire qualcosa?
Mystic: Nessuno ti ha interpellato! *lo spinge fuori dalla stanza* Ti odio, Zack! Sei tu il baka qui! Allora, ringraziamo! Un abbraccio a doc11 e _Newrah per le recensioni (almeno due che mi supportano in questa follia le ho! T.T *commossa*)! Grazie anche a tutti quelli che seguono/preferiscono/leggono senza commentare e/o restando nell’anonimato…anche una recensione ogni tanto fa sempre piacere!!
Ok, tolgo il disturbo!! Oggi sono stata breve xD alla prossima!

Mystic

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Capitolo 6
*** VI Parte ***


L’oscurità polverosa del luogo era quasi completa. Doveva trattarsi di una qualche sorta di vecchio deposito a giudicare dalle casse di legno ormai marcio coperte di bolli e scritte indecifrabili, che giacevano ammucchiate disordinatamente lungo le pareti macchiate di muffa ed umidità. Kyler era seduto in un angolo della cella in cui i suoi rapitori l’avevano rinchiuso una volta che erano giunti in quello che doveva essere il loro quartier generale. Nessuno dei due gli aveva rivolto una parola e il rosso si era limitarlo a trascinarlo fin oltre le sbarre per poi chiudere con un lucchetto la porta. Non avrebbe saputo dire per quanto tempo fosse stato lì con le spalle appoggiate al muro ruvido, la testa dolorante e i sensi all’erta fino allo spasimo, in attesa che quelli tornassero per manifestargli le loro intenzioni. Ma nessuno si era fatto vedere e lui non sapeva dire se ciò fosse un bene o un male. Non riusciva nemmeno a focalizzarsi sul presente. I suoi pensieri vagavano, persi, senza sapere che strada imboccare, toccando appena delle immagini troppo sfuocate per essere messe veramente a fuoco. Il piatto trascorso degli ultimi due anni si mescolava con la prepotente violenza degli avvenimenti delle ultime ore, disegnando davanti alla sua mente disorientata un panorama tutt’altro che chiaro.
Scosse lentamente il capo e sbatté le palpebre cercando di schiarirsi al tempo stesso le idee e la vista. Doveva trovare una via d’uscita da quella situazione o avrebbe potuto essere davvero la fine. Zachary gli aveva detto che quei due non avrebbero esitato neanche un attimo a portare a termine il loro compito, che da quanto aveva capito costituiva nell’ucciderlo o qualcosa di simile. L’ultima immagine della sua guardia del corpo, coperta di sangue e protesa in avanti verso di lui, gli si parò con prepotenza davanti agli occhi. Gli era parso così sincero in quel momento, determinato a mantenere la promessa che gli aveva fatto e ribadito. Eppure lui aveva visto anche quegli artigli argentei allungarsi, affilati e letali, al posto delle sue unghie e il suo sguardo pieno di un odio sanguinario. Aveva visto il ritratto di un demone, di una di quelle oscure creature non a torto temute dagli uomini di ogni tempo e origine e che, nonostante ciò, continuavano a popolare la loro immaginazione. E, in più, quasi come conferma, il moro l’aveva apostrofato come tale. Possibile che un’entità come quella che si era rivelato essere il ragazzo con gli occhi cremisi potesse preoccuparsi genuinamente di lui? O forse tutte quelle belle parole, quegli atteggiamenti che parevano a modo loro voler rispettare le sue convinzioni non erano state altro che una misera copertura per sedurre il suo spirito? In fondo i diavoli erano creature corrotte fin nei meandri più profondi dell’anima, se ne avevano una, egoiste, incapaci di compiere il bene o anche solo azioni che non significassero direttamente il loro vantaggio. E Zachary non poteva certo fare eccezione. Se si era interessato a lui lo aveva fatto di sicuro per brama della sua anima o comunque per qualche ragione sua personale ed egoistica. Sempre che non l’avesse fatto addirittura solo per giocare e passare il tempo. Ma qualcosa dentro di lui, scontrandosi apertamente con la ragione ed il buon senso, si rifiutava categoricamente di accettare che quella fosse la verità. Era forse una sorta di difesa della sua mente oppure il disperato rimasuglio della speranza di aver trovato qualcuno che finalmente gli lasciasse essere chi era, quasi fino al punto di incoraggiarlo ad esprimere la sua volontà contro il corso degli eventi. Una parte di lui che continuava a ricordargli la scelta che aveva fatto da dietro l’arazzo non tanto tempo prima. Seguire quella strana creatura senza badare alla verità o alle circostanze. Si lasciò sfuggire un sospiro. Ma in fondo quelle considerazioni quanto contavano visto che presto avrebbe lasciato per sempre la vita? Anche se Zachary fosse davvero stato sincero nelle sue promesse, c’erano poche possibilità che riuscisse a trovarlo in tempo. Forse avrebbe fatto meglio a spendere i pochi momenti che gli erano rimasti per mettersi a posto la coscienza nel caso ci fosse stato qualcosa ad attenderlo dopo il tunnel buio della morte. Un sorriso amaro gli increspò le labbra. Sempre che poche parole bastassero a redime l’anima di chi aveva deciso consapevolmente di affidarsi a quello che molto probabilmente era un diavolo.
Proprio a quel punto un rumore di passi lo strappò dai suoi pensieri, riportandolo bruscamente alla realtà polverosa della sua cella. Finalmente si erano decisi a venirlo a prendere a quanto pareva. E infatti pochi attimi dopo la chioma fiammante di Grell emerse dal buio e si accostò alle sbarre con il suo solito sorrisetto stampato sul volto.
“Allora, ragazzino, sei pronto? Visto, il tuo caro Zack non è venuto, che ti avevo detto?”trillò divertito, accucciandosi per essere all’altezza del ragazzo. “Anche se quasi ci speravo anche io che venisse, ho un paio di cose da chiedergli, sai? Ma fa nulla, ho tutta un’eternità per farlo! ~”.
Lui strinse i pugni ma non ribatté, deciso a non lasciarsi provocare, concedendosi comunque di lanciargli un’occhiataccia. Non gli avrebbe dato la soddisfazione di farsi vedere debole e disperato. Aveva una dignità anche lui, nonostante tutto.
“Ma come siamo permalosi! Almeno negli ultimi momenti della tua vita umana potresti lasciarti un po’ andare! Voi umani siete così altezzosi. E senza motivo tra l’altro”commentò lo shinigami. “Sentiamo, ragazzino, ce l’hai un ultimo desiderio prima di lasciare questa tua esistenza?”.
“Cos’è, l’estrema grazia concessa al condannato a morte dai suoi magnanimi boia?”ironizzò Kyler quasi con disprezzo. “Non ho nessuna intenzione di farmi prendere in giro da voi. Il fatto che mi abbiate preso non significa che io mi sia arreso. E comunque io ho un nome e gradirei che lo si usasse”.
“Guarda che la mia richiesta non aveva quel proposito!”. Il rosso si finse offeso. “Ma che modi di trattare una ragazza che cerca solo di essere gentile! Cafone. Voi maschi siete tutti uguali!”. Poi il sorriso tornò ad affiorargli sulle labbra. “Ma in fondo non c’è bisogno che tu mi dica che cosa vuoi. Lo so benissimo. Vuoi sapere la verità su questa storia! E visto che io sono dolce e carina esaudirò la tua richiesta, Kyler. Anche se visto come mi hai trattato non te lo meriteresti”.
Il ragazzo non poté impedirsi di fissare i suoi occhi viola sul suo carceriere. Se davvero non si trattava di una presa in giro, allora avrebbe finalmente scoperto cosa stava accadendo. Ma poteva essere certo che quello strano tizio gli avrebbe detto la verità? Avrebbe potuto mentirgli.
Quasi gli leggesse nel pensiero Grell aggiunse: “Non temere, non ho nessuna intenzione di inventarmi chissà cosa. Anche perché per un umano come te la vicenda è già abbastanza assurda di per sé!”ridacchiò. “E poi sarebbe una perdita di tempo visto che dovremmo raccontartela comunque più tardi. Teoricamente spiegartelo adesso sarebbe contro le regole, ma, dal momento che presto sarà tutto portato a termine, posso anche dirti tutto subito”. L’avrebbe sconvolto con le sue rivelazioni e poi lo avrebbe lasciato a dibattersi tra i suoi dubbi. Sarebbe stato divertente vederlo combattuto ed inerme di fronte all’impossibilità della situazione in cui si era trovato. Avrebbe goduto nel svelargli che in realtà lui non aveva mai avuto scelta perché il suo destino non era mai dipeso da lui ma che era sempre stato nelle mani di qualcun altro per via della peculiarità della sua anima, lo avrebbe strappato brutalmente da quella sua cara illusione che si chiamava libero arbitrio. E alla fine, dopo essersi saziato del suo sconvolgimento, lo avrebbe portato da Will e avrebbero finito il lavoro. “In più questo significa avere i tuoi bellissimi occhioni puntati su di me e questo non potrebbe che farmi piacere! Allora, vuoi sentire quello che ho da dire?”.
“Parla. Ma sappi che non prenderò per oro colato tutto quello che mi dirai”rispose Kyler con tono ostile, anche se dentro non desiderava altro che saziarsi di quelle notizie per mettere finalmente ordine nel caos che gli regnava dentro.
“Ceerto, caro! Fa’ come vuoi~”lo prese in giro il rosso, alzando le mani in segno di resa. Poi iniziò a spiegare. “Allora, per prima cosa devi sapere che voi umani non siete le uniche creature esistenti. Ce ne sono altre che abitano mondi paralleli a questo e che a volte vengono a farsi un giro sulla terra per ragioni diverse. Tra queste creature quelle che vi visitano più spesso sono i demoni, visto che si nutrono di anime umane. Non che quei cattivi ragazzi abbiano bisogno di mangiare così frequentemente come voi umani, ma diciamo che ogni tanto anche a loro viene un certo languorino e quindi si fanno un giretto sulla terra e si prendono un’anima. Di solito sono spinti più dalla gola che da un bisogno vero e proprio. Alcuni di loro poi sono dei buongustai incontentabili, sai? Non si accontentano di un’anima qualunque, devono scegliere la migliore in assoluto! Sono più capricciosi dei mocciosi a volte. Comunque, questa cosa che si mangino le anime umane non è proprio una buona cosa visto che gli spiriti hanno un posto dove devono andare dopo la morte e ogni volta che un demone se ne prende una succedono un sacco di casini burocratici”. Agitò una mano come per spostare qualche granello fluttuante. “Ma dubito che questi dettagli possano interessarti al momento. Te li spiegheranno a tempo debito. Sta di fatto che esistono dei tizi, gli shinigami, che hanno il compito di raccogliere le anime e soprattutto i loro cinematic record, i vostri ricordi diciamo. Di conseguenza il loro lavoro spesso diventa anche quello di dare la caccia ai demoni ed impedire loro di consumare il loro pasto”. Alzò un dito verso il ragazzo che aveva aperto la bocca per parlare, zittendolo. “Aspetta prima di sommergermi di domande stupide. Questa era solo l’introduzione. Immagino che tu avrai già capito quali sono i ruoli della recita. Io e Willy siamo gli shinigami, Zack è il demone e tu sei l’anima contesa. Ma questa è una caccia molto diversa dal solito. Vedi, all’incirca ogni mille anni tra gli umani nasce un’anima molto, molto speciale, più forte delle altre e dotata di poteri particolari. Così, ogni volta che una di queste anime, dopo un periodo di maturazione che passa in una forma umana apparentemente normalissima, si risveglia, inizia una lotta furiosa tra demoni e shinigami per il possesso di quest’anima. Perderla è sempre un grande smacco, per entrambe le parti”. Il sorriso sul suo volto si allargò trasformandosi in un ghigno. “Perché vedi, Kyler, queste anime non son altro che demoni o shinigami in potenza. E quello che diventeranno dipende da chi riesce a mettere le mani su di esse per primo”.
“E la mia anima...è una di quelle?”domandò piano il ragazzo anche se la risposta era fin troppo ovvia.
“Esattamente! ~ Zachary è stato mandato sulla terra da alcuni demoni per corromperla e trasformarti così in un demone mentre io e Willy siamo qui per impedirglielo e portarti con noi nel mondo degli shinigami!”trillò Grell, compiaciuto dal tremore che aveva avvertito nella sua voce. “Ed è quello che faremo tra poco. E non importa se tu non vuoi. Altri hanno già deciso per te. In fondo questo era il tuo destino fin da quando sei nato con quell’anima. I tuoi bellissimi occhi sono il marchio stesso della tua sorte. Tutti i tuoi predecessori avevano quelle iridi. Dovresti sentirti onorato da ciò. Tutti ti vogliono! Non è fantastico?”.
Kyler lo fissò inorridito e sconvolto. Lui che pensava di essere la persona più insignificante della terra si ritrovava ad essere l’oggetto di una guerra tra esseri ultraterreni. E, cosa peggiore, non c’era nulla che lui potesse fare per sfuggirvi. Avvertì le lacrime pungergli gli occhi ed abbassò il capo, incredulo. Gli avvenimenti lo avrebbero sommerso come sempre avevano fatto, anche quando lui si era illuso di fare delle scelte. Ora vedeva chiaramente i muri che delimitavano la sua strada, disegnando al posto suo le svolte e le fermate come in un labirinto. Se lui tentava di deviare il percorso si ritrovava in un vicolo cieco e si vedeva costretto a tornare su quella via che lui non aveva scelto. Lo sconforto si impadronì di lui, annegandolo nelle proprio acque oscure. Quindi tutto quell’amore per la libertà e la giustizia che suo padre gli aveva trasmesso non erano altro che miraggi sfuggenti per lui? Tutte le sue lotte, tutti i sacrifici che aveva fatto in nome loro non erano stati altro che un giro in tondo in attesa che arrivasse il momento in cui qualcuno avrebbe vinto la guerra per la sua anima? Si era sforzato inutilmente per costruirsi una vita che non avrebbe mai potuto vivere? Un odio profondo per la sua ingiusta sorte lo invase. Erano stati anni privi di senso, soprattutto gli ultimi due, in cui era soffocato nella vana attesa di qualcuno che lo tirasse fuori dalla monotonia. Gli venne quasi da ridere. In fondo non era quello che stava accadendo? Lo stavano portando in un altro mondo, come aveva sempre desiderato. Ma non era così che aveva immaginato che succedesse. Lui aveva sognato di poterci andare di sua libera scelta, di lottare per abbandonare la sua attuale vita come accadeva ai protagonisti dei racconti che scriveva, non di essere strappato da essa contro la sua volontà. Non poteva accettarlo. Lui non voleva seguire quei tizi, per lui loro non erano nulla. Piuttosto avrebbe preferito andare all’Inferno con Zachary a quel punto. E poco importava che il demone non avesse fatto altro che mentirgli per tutto il tempo. Poteva ancora concedergli il beneficio del dubbio perché, per quanto assurdo potesse essere ora che sapeva di certo cosa era, lui voleva credere ancora che la creatura infernale gli avesse espresso le sue idee sinceramente. Gli aveva detto che ognuno aveva il suo compito, e si era mostrato convinto di ciò, eppure quando lo aveva fatto lui non aveva potuto notare che nel suo tono c’era una certa irritazione, quasi come se anche per Zachary tutta quella situazione non fosse altro che una costrizione così come lo era per lui. Come se fossero entrambi stati obbligati da un destino che non volevano. E questo non faceva che avvicinarli. Il rosso aveva detto che il demone era stato mandato a prenderlo, cosa che confermava l’ipotesi che anche lui fosse stato in qualche misura costretto. Quindi la creatura lo capiva, comprendeva il suo stato d’animo di impotenza e frustrazione. Forse poteva convincerlo ad aiutarlo, forse insieme potevano sottrarsi alle regole che erano state loro imposte. Ma per fare ciò lui non poteva arrendersi agli shinigami.
Strinse i pugni e tornò a fissare i suoi occhi viola in quelli verdi di Grell. “Mi spiace, ma io non diventerò uno di voi. Zachary verrà a prendermi e mi libererà da questo destino che io non voglio. Mi farà scegliere. Me l’ha promesso e io voglio credergli”disse con aria di sfida. “Non lascerò che siano altri a decidere per me”.
“Come scusa?!”esclamò il rosso, incredulo. L’umano aveva reagito in maniera decisamente diversa da come si era aspettato. Doveva aver capito male. O forse quel ragazzo era pazzo. Come poteva fare certe affermazioni dopo quello che gli aveva appena detto?! “Ma ti rendi conto di quello che stai dicendo?! Zachary è un demone, l’hai capito questo? Come puoi fidarti di uno come lui?!”.
“Zachary non è un demone qualunque!”si oppose il ragazzo con forza. “Sento che posso fidarmi. Non mi importa se è venuto per ingannarmi. È stato l’unico che mi abbia aperto una strada verso la libertà dopo tanto tempo. Mi ha fatto delle promesse e io voglio credergli. Non me ne frega se tu non concepisci questa cosa. Non ti riguarda neanche. Quello che devi sapere è che non vi lascerò prendere la mia anima. Perché lei appartiene solo a me e decido io cosa farne”.
Lo shinigami rimase a fissarlo con gli occhi sgranati per qualche attimo, ancora sconvolto da quello che aveva sentito. Quel moccioso aveva davvero fiducia nel demone. Certo, una fiducia disperata, combattuta e senza solidi fondamenti, ma pur sempre tale. Incredibile. A meno che...Un pensiero lo colpì. Ma certo, era così ovvio! Un sorrisetto gli si aprì sulle labbra e lui batté le mani, guadagnandosi un’occhiata preoccupata da parte del suo prigioniero. “Di’ un po’, Kyler, non è che per caso tu...”iniziò a chiedere, ma fu interrotto dalla voce di William che rimbombò nel corridoio.
“Sutcliff! Ma che fine hai fatto?! Ti avevo detto di portarmi immediatamente l’umano, non di metterti a socializzare! Avrai tempo di farlo dopo, ora muoviti”ordinò. “Non vorrei che quel moccioso infernale trovasse davvero il modo di arrivare qui e rovinare tutto prima che portiamo a termine la missione”.
“Ne parliamo un’altra volta!”esclamò il rosso, alzandosi e aprendo la porta della cella. “Su, su adesso alzati se no Willy si arrabbia e non è piacevole, fidati! Lo conosco fin troppo bene ormai ~”. Afferrò il ragazzo per un braccio e, senza dargli il tempo di reagire, lo trascinò via di peso tra le pile di scatoloni. “Non sentirai tanto male, vedrai! Solo un po' all’inizio, ma passerà in fretta. Devi solo morire!”.
Kyler lo fulminò con lo sguardo tentando invano di liberarsi dalla sua presa. Gli toccava anche subire quelle battutacce ora? Inghiottì una risposta pungente. Non era il momento di lamentarsi, doveva trovare una via di fuga da quella situazione o sarebbe stata la fine. Ma purtroppo non vedeva scampo a quello che stava per accadere. Come poteva lui, da semplice umano, opporsi a due shinigami? ‘Zachary, dove sei dannazione?!’imprecò mentalmente. Se quel demone da strapazzo non si sbrigava a venirlo a salvare sarebbero rimasti fregati entrambi.
Grell lo portò canticchiando in un’altra area del magazzino, che era stata sgombrata dalle merci e dai rifiuti appositamente per il rituale. William era in piedi al centro della stanza, la death scythe stretta in pugno, in attesa. Raggiunto il suo capo, il rosso mollò il ragazzo senza troppi complimenti sul pavimento ed andò a piazzarsi davanti alla porta, ansioso di vedere un po’ di sangue sparso. Lo spettacolo poteva cominciare.
“Alzati, Kyler”ordinò il moro impassibile, i suoi gelidi occhi verdi irrimediabilmente fissi sul loro prigioniero, quasi a trapassarlo. “Meno resistenza farai, più il processo sarà rapido ed indolore. Se invece combatterai sarò costretto a renderti collaborativo a forza. E ti assicuro che non risulterà piacevole. Ma a te la scelta”.
Il ragazzo con gli occhi viola si sforzò di sostenere quello sguardo, dandosi un’aria di sicurezza che non aveva e ignorando i brividi di inquietudine che quello gli trasmetteva, ma alla fine obbedì e si sollevò lentamente, le mani sollevate.
“Mi fa piacere di avere a che fare con una persona ragionevole per una volta. Se mai ti affidassero alla mia divisione potrò avere finalmente un sottoposto decente”commentò piatto lo shinigami lanciando un’occhiata significativa in direzione del suo sottoposto che però parve non notarlo, perso com’era nell’eccitazione dell’aspettativa. “Ma questo ora non ci interessa”. Allungò leggermente le braccia in avanti in modo che la punta della lama della sua arma arrivasse a toccare il centro del petto del ragazzo. Conosceva quella particolare procedura a memoria per via dei corsi che aveva sostenuto, ma era la prima volta che si trovava a doverla eseguire personalmente. Bisognava essere estremamente precisi e fermi o si rischiava di liberare tutta lo potenza distruttiva dell’anima che, priva di una natura precisa, si sarebbe rivoltata contro tutto quello che le stava attorno, attaccandolo e tentando di divorarlo. E quello sarebbe stato un problema.
Chiuse le palpebre per un attimo, concentrandosi sull'energia emanata dallo spirito che aveva di fronte. La individuò subito, una fiamma che danzava pigramente dentro il corpo del ragazzo, rilasciando lievi ondate, tanto fievoli che nessuno avrebbe potuto accorgersene se non avesse saputo che l’anima era lì. Will rimase interdetto. “Ma che diamine...?”si lasciò sfuggire. Era strano che l’energia fosse così poca. Quelle anime da sveglie irradiavano una grande quantità di potere, molto più di quella che anche uno shinigami di alto livello poteva sprigionare. Cosa che anche l’anima di Kyler effettivamente faceva mentre erano nella villa. Eppure in quel momento la sua forza sembrava essersi ridotta drasticamente, quasi come se l’anima fosse ritornata al suo sonno originario. Ma ciò era impossibile: una volta risvegliate non c'era modo di arginarne la potenza. O, almeno, questo in teoria.
Il moro riaprì gli occhi, scrutando attentamente il ragazzo, come a cercare nei suoi occhi la risposta a quell’imprevisto. Kyler ricambiò quello sguardo, confuso. Non riusciva a capire perché il suo carceriere si fosse fermato. Aveva sentito la lama fredda sfiorargli il petto ed era sicuro che quelle iridi verdi fossero arrivate a vedere quell’anima tanto contesa che risiedeva nel suo corpo. Eppure a quanto pareva qualcosa non andava. Forse poteva sfruttare la cosa a suo vantaggio. In fondo, più tempo passava più poteva sperare che Zachary riuscisse a trovarlo in tempo. Spostò lo sguardo dallo shinigami alla death scythe ancora appoggiata sul suo petto. Il demone aveva detto che se lui avesse pensato a lui con tutta la forza che aveva sarebbe corso da lui. La cosa non aveva molto senso, ma in fondo era di esseri sovrannaturali che si parlava, nulla a che vedere con i limiti del mondo umano. E poi era la sua ultima speranza. Strinse i pugni fino a far sbiancare le nocche e cercò di concentrare ogni suo pensiero sul nome della sua guardia del corpo fino a quando quegli occhi cremisi furono l’unica cosa che riusciva a focalizzare. Qualcosa vibrò dentro la sua mente, quasi in risposta alla sua chiamata. Fu solo un attimo, ma a lui parve di udire la risatina beffarda del demone rimbombargli nelle orecchie, quasi a prendersi gioco di lui.
Ma non poté indagare oltre perché proprio in quel momento lo shinigami abbassò la sua death scythe, rompendo la sua concentrazione. Il moro si aggiustò gli occhiali con un gesto vagamente irritato e rivolse al ragazzo uno sguardo sprezzante. Ora avrebbero dovuto tenere quell’umano segregato da qualche parte finché la sua anima non fosse tornata a svegliarsi. Non ci sarebbe di sicuro voluto molto, ma ciò che lo turbava era quel discostamento dal normale ordine delle cose. Doveva esserci sotto qualcosa. Già era stato strano che l’anima si fosse svegliata così presto e in modo tanto improvviso, senza quel graduale aumento di energia che caratterizzava il processo fin dalla Notte dei Tempi, ora questo. Era come se lo spirito fosse condizionato da qualcosa e reagisse in relazione ad esso.
“Will, che succede?”. La voce di Grell lo riportò al presente, strappandolo dalle sue riflessioni. Il suo sottoposto si era avvicinato e lo guardava interrogativo, non riuscendo a capire a sua volta come mai si fosse fermato. “Qualcosa non va?”.
“L’anima del ragazzo non è sveglia”rispose lui lapidario, senza neanche degnarsi di voltarsi verso di lui, continuando a tenere gli occhi fissi sul loro obiettivo che era tornato a sua volta a guardarlo, disorientato dalla sua ultima affermazione.
“Che?!”fece il rosso, incredulo. “Ma com’è possibile?! Era più che attiva quando lo abbiamo prelevato alla villa! Potevo sentire la sua energia anche solo standogli vicino!”.
“Lo so anche io questo, Sutcliff”disse William gelido. “Ma prova a percepirla adesso e dimmi un po’ che ne pensi”.
Grell rimase zitto per un momento, facendo come gli era stato detto. Will aveva ragione, adesso faceva quasi fatica a distinguere l’energia dell’anima di Kyler da quella di un umano qualunque. Che diamine stava succedendo?!
Il suo capo parve afferrare il significato della sua espressione perché riprese: “Bene, vedo che hai capito il problema. Finché è in quello stato assopito non possiamo toccarla. Estrarla ora nel migliore dei casi significherebbe distruggerla. Quindi dobbiamo tenere il ragazzo rinchiuso da qualche parte finché la sua anima non sarà nuovamente sveglia e sperare che quel moccioso infernale non trovi nel frattempo il modo di farci qualche scherzetto”. Fece sparire la sua arma e si incamminò verso l’uscita. “Riportalo in cella e tienilo d’occhio, io devo informare i nostri superiori di questa svolta inaspettata. Bada di non fare guai mentre sono via. Sarò rapido”.
“Uff, ce n’è sempre una! Mai che si possano fare le cose in fretta. Quanto ancora dovrò aspettare prima di andare a quel party?!”si lamentò l’altro shinigami imbronciato, voltandosi a guardare il loro prigioniero. “Che noia! Ora mi tocca anche farti da baby-sitter! Cos’è, Kyler, ti sei depresso perché ti manca Zachary?”.
A quella frase apparentemente priva di importanza William, che aveva raggiunto la porta, si bloccò di scatto e si voltò verso gli altri due. “Cos’hai detto? Ripeti l’ultima frase”chiese.
“Eh? Ho solo detto che il ragazzino qui presente è triste perché il suo caro demone non è venuto a salvarlo”ripeté l’altro, sorpreso dalla domanda. Di solito il suo superiore non si curava neanche di ascoltare quello che lui diceva. “Perché me lo chiedi?”.
Il moro ignorò la domanda, tornando ad incamminarsi. “Ma certo...”mormorò piano tra sé e sé. Zachary. Ecco cos’era l’incognita responsabile dello strano comportamento dell’anima. Doveva essere stata la presenza del demone a risvegliarla prima del tempo, per qualche oscura ragione che lui non riusciva ad afferrare. Poi, non appena i due erano stati separati, lo spirito, privato del suo stimolo, era tornato ad assopirsi. Dannazione, quel mocciosetto demoniaco complicava sempre le cose, anche quando non ne aveva l’intenzione. Riusciva sempre a mettergli i bastoni tra le ruote, volente o nolente. Quella deduzione non faceva altro che rendere le cose più misteriose. Perché quel demonietto da strapazzo aveva quell’effetto sull’anima del ragazzo? Né un demone né uno shinigami avrebbero dovuto poter influire in qualche modo su di essa finché restava nel corpo dell’umano. Ma a quanto pareva la teoria sembra non applicarsi per nulla a quel caso. Normale, dal momento che c’era Zachary di mezzo. Doveva assolutamente fare rapporto ai suoi superiori e farsi dire come affrontare il problema. Aveva il presentimento che presto le cose avrebbero iniziato ad andare veramente storte. E il suo intuito sbagliava raramente.

Kyler tirò un calcio all’ennesimo sassolino facendolo rimbalzare contro la parete opposta, prima di tornare a sedersi sul pavimento polveroso. Il rosso lo aveva rispedito dietro quelle sbarre arrugginite ed era sparito nuovamente, anche se lui era sicuro che fosse abbastanza vicino da poter avvertire ogni rumore che faceva. Dannazione. In quelle condizione non aveva nessuna possibilità di scappare e di Zachary non si era ancora vista nemmeno l’ombra. Si lasciò sfuggire un sospiro. In fondo avrebbe dovuto essere contento. Era ancora umano e potenzialmente padrone del suo destino. Non aveva capito bene cosa fosse successo, ma a quanto pare la condizione particolare della sua anima aveva reso impossibile la sua trasformazione in shinigami, almeno per il momento. Sperò che il suo spirito restasse in quello stato per il tempo necessario a permettergli di filarsela. Anche se sapeva bene di non avere alcun controllo su di esso.
Sollevò lo sguardo verso il soffitto, respirando a fondo. Gli mancava la vista dell’aria aperta, quel posto buio gli dava una spiacevole sensazione di soffocamento. Non era abituato a stare rinchiuso in un posto dove non ci fossero finestre da spalancare. Per lui era essenziale sentirsi almeno fisicamente libero, visto che era stato costretto a rinunciare alla sua libertà interiore in più di un’occasione. Forse quel suo anelito verso la libertà era un segno che lui, inconsciamente, conosceva tutta la storia assurda che avviluppava la sua anima e cercava in qualche modo di ribellarvisi. Chissà se quella verità aveva influenzato la sua personalità in qualche modo, ovviamente senza che lui se ne rendesse conto. Da un lato quell’idea non lo rendeva del tutto felice perché poteva essere visto come l’ennesimo intervento esterno sulla sua individualità, ma dall’altro sapeva che quel tratto lo rendeva unico sia tra gli umani che tra le altre creature esistenti. E quell’idea gli procurava un immenso piacere che sfiorava quasi il narcisismo. In fondo Grell aveva ragione, essere voluto da tutti, essere l’oggetto di una contesa che trapassava il mondo terreno era terribilmente fantastico.
I suoi pensieri furono interrotti da un rumore improvviso a pochi metri dalle sbarre della sua cella. Il ragazzo voltò istintivamente lo sguardo in quella direzione e per un attimo gli parve di vedere con la coda dell’occhio un ombra muoversi, ma quella sparì talmente in fretta tra gli scatoloni che lui si domandò se non se la fosse solo sognata. Si alzò e si avvicinò lentamente alle sbarre, cercando la forma scura nella penombra.
“Che stai combinando, ragazzino?”. La voce di Grell lo fece sobbalzare, costringendolo a voltarsi di nuovo. Lo shinigami si era affacciato al corridoio e lo guardava sospettoso. “Non provare a fare bravate o sarò costretto a stenderti, chiaro?”.
“Ho dato un calcio ad un sasso ed è finito tra le casse”mentì lui, alzando le mani. “Che diamine vuoi che faccia chiuso qui dentro poi?!”.
“Appunto”borbottò l’altro allontanandosi. Evidentemente era ancora irritato sia perché non aveva avuto la sua dose di rosso sia perché William lo aveva bellamente ignorato prima di andarsene.
Non appena fu sparito Kyler tornò ad accucciarsi vicino alla porta della cella. Sperava che ci fosse stato davvero qualcosa e che il rumore non fosse solo dovuto al cedimento del legno marcio. Magari la possibilità di sfuggire ai suoi carcerieri.
Rimase immobile per più di un minuto a fissare le ombre, ma alla fine si costrinse a distogliere lo sguardo con un sospiro. Doveva essere davvero stata la sua immaginazione a quanto pareva. Lui e Grell erano gli unici essere viventi in quel postaccio, a parte magari qualche topo. Ma, proprio quando stava per lasciarsi cadere nuovamente a terra, un altro fruscio fece sobbalzare i suoi nervi tesi. Lui si voltò di scatto quasi trattenendo il respiro quando dalla penombra emerse l’elegante figura di un gatto nero. Kyler restò a guardarlo per un attimo, spiazzato dall’inaspettata apparizione, prima di tornare a rilassarsi con un altro sospiro. Si stava facendo prendere troppo dall’ansia e se non si calmava un attimo l’angoscia lo avrebbe consumato. Si accucciò di fianco alle sbarre e tese una mano oltre di essere per chiamare l’animale. Quello gli rivolse un’occhiata incuriosita, ma poi non esitò a correre a strusciarsi contro le sue dita e ad infilarsi nella cella. Il ragazzo lo prese in braccio e tornò a sedersi, accarezzando con delicatezza il pelo morbido del felino che iniziò ben presto a fare le fusa soddisfatto. Aveva sempre amato gli animali, fin da piccolo, e non era raro che, quando suo padre era ancora vivo, portasse a casa dei randagi da curare o che lasciasse loro gli avanzi dei pasti. Victor lo lasciava fare anche se, a causa dei loro frequenti viaggi, non aveva mai consentito al figlio di prendere un animale domestico. Ma lui era felice di prendersi cura di quelli che trovava per le vie e non aveva mai espresso il desiderio di volerne uno tutto suo.
Kyler sorrise a quei ricordi e tornò ad abbassare lo sguardo sul gatto che sollevò a sua volta il muso per ricambiarlo, mostrando due insolite iridi cremisi. Il ragazzo bloccò la mano che fino a quel momento aveva viaggiato sul manto lucido, interdetto. Che lui sapesse i gatti non avevano gli occhi rossi. E poi quelle inquietanti pozze di sangue gli erano più che familiari. Scrutò con attenzione il felino che continuava a fissarlo senza smettere di fare placidamente le fusa, ma Kyler avrebbe potuto giurare che i sui occhi fossero stati illuminati per un attimo da un bagliore divertito. Non poté inoltre astenersi dal notare che il folto pelo era solcato da strani riflessi blu elettrico. Sgranò gli occhi, preso alla sprovvista. Possibile che quell’animale fosse…?
“Zachary?!”esclamò in un soffio, attento a non farsi sentire da Grell.
Sul volto del gatto parve aprirsi quello che assomigliava a un sorrisetto estremamente divertito e, prima che il ragazzo potesse o dire fare qualunque cosa, quello balzò giù dalle sue ginocchia e fu avvolto da un lampo di luce nera. L’altro fu costretto a chiudere gli occhi a causa della sensazione di fastidio e vuoto con cui quell’oscurità luminosa lo aveva ferito e quando gli riaprì si ritrovò davanti la sua guardia del corpo in forma umana accucciata sul pavimento a poca distanza da lui.
“Allora, ti sono mancato, eh, Kyler?”ghignò il demone provocatorio, mantenendo però a sua volta un tono di voce basso. “Direi di sì visto come hai urlato disperatamente il mio nome mentre Will cercava di prenderti l’anima!”.
“Non ho urlato, l’ho solo pensato”ribatté Kyler rifilandogli un’occhiata assassina mentre la creatura gli si sedeva accanto senza smettere di sorridere in quel suo modo irritante ed inquietante al tempo stesso. “Comunque ce ne hai messo di tempo, signor demone. Ti informo che se la mia anima non avesse dato tutti quei problemi agli shinigami saremmo rimasti entrambi fregati”.
A quelle parole l’espressione di Zachary si incupì e lui si lasciò sfuggire un sospiro. “Lo so, lo so, mi sono fatto fregare come un dilettante. Nonostante tutto non avevo preso la cosa abbastanza sul serio, anche se sapevo bene fin dall’inizio che questo gioco è molto più pericoloso ed importante dei miei soliti passatempi terreni”ammise dopo qualche attimo di silenzio, serio, appoggiandosi con la schiena al suo protetto. “Non avrei dovuto prendere le cose tanto alla leggera, avrei dovuto stare più attento. Non mi bastava essere un demone poco…demoniaco a quanto pare. Sono anche un fallito come guardia del corpo. Mio fratello ha ragione, non sarò mai perfetto in nulla, a parte nel cacciarmi nei guai”.
“Tu saresti poco demoniaco?! Hai appena detto che, nonostante tutto, consideri questo casino un gioco! Non voglio immaginare i tuoi simili allora!”commentò il ragazzo incredulo. Poi aggiunse, distogliendo lo sguardo imbarazzato: “E poi non è vero che sei fallito del tutto come bodyguard. In fondo sei tornato a prendermi ed è questo che conta”.
“Con la mia frase intendevo dire che sono un demone del cavolo perché alla fine mi lascio sempre scappare il pranzo. Ogni volta che vengo sulla terra a corteggiare un’anima alla fine non me la mangio quasi mai perché il suo possessore mi ha fatto divertire. E questo non è esattamente un atteggiamento da demone”. La creatura scosse il capo, cercando di nuovo lo sguardo del suo interlocutore. “Grazie per aver tentato di consolarmi, apprezzo. Sai, tra demoni non è molto in uso questo comportamento. Direi quasi che ti stai affezionando a me”fece riprendendo il suo solito ghigno per un attimo. Poi tornò serio “Ma né la mia reputazione né i costumi degli umani ci interessano in questo momento. Avremo tempo per parlarne poi. Adesso devo portarti via da qui prima che torni Will”.
Kyler annuì, poi si azzardò a chiedere, quasi esitante: “Mi porterai all’Inferno con te?”.
Zachary parve pensarci per un attimo. “Non lo so”rispose piano alla fine. “Ci devo pensare. Non so se voglio stare alle regole di questo gioco. In fondo tu mi stai facendo divertire come nessun altro prima di te. Però questa volta c’è in ballo qualcosa che non posso rischiare”.
Il ragazzo lo guardò interdetto. “Che stai dicendo?”.
“Il tizio che mi ha mandato, Gremory. Se non gli porto la tua anima mi ucciderà in una maniera tanto orribile e dolorosa che non si può neanche immaginare”fu la risposta piatta. Il tono della creatura rimase quasi impassibile, cosa che non fece altro che aumentare lo sconcerto del ragazzo, ma i suoi occhi tradirono un lampo inquieto quando lui pronunciò il nome del suo mandante. “Immagino che tu capisca bene quanto la posta in gioco sia alta per me. Ma parleremo meglio anche di questo quando saremo lontani da qui, ok? Adesso dobbiamo pensare a filarcela!”.
“Hai ragione. Non abbiamo tempo da perdere!”concordò Kyler, rianimandosi e dando una spinta al suo compagno per farlo alzare. “E staccati! Non ti sono bastate le coccole che ti ho fatto da gatto?!”aggiunse poi, pentendosene all’istante.
Un sorrisetto malizioso tornò ad illuminare il volto del demone. “Oh, ma come potrebbero? Era così piacevole!”miagolò piano strusciando il viso contro la spalla del suo protetto. “Che ne dici, quando saremo al sicuro mi coccolerai anche in questa forma?”.
Il viso del ragazzo andò in fiamme e lui si affrettò ad allontanare in malo modo la creatura infernale, più imbarazzato che mai. “Z-Zachary! Non mi sembra il momento per questo tipo di battute idiote!”protestò cercando di darsi un po’ di contegno e alzandosi. “Demone da strapazzo…”.
L’altro lo imitò senza ribattere e si accostò alle sbarre per poi piegarle senza il minimo sforzo fino a creare un varco sufficiente a lasciarli passare. “Seguimi”gli ordinò, afferrando strettamente la sua mano e tirandolo oltre la soglia della cella.
Lui lo lasciò fare, un po’ preso alla sprovvista. Avrebbe dovuto abituarsi al fatto che ora Zachary era dichiaratamente una creatura infernale, con tutto quello che ciò implicava. Ma in fondo il demone era la sua unica ancora di salvezza che pure lo avrebbe trascinato nell’abisso. Strinse con decisione la presa sulla dita dell’altro. Ci sarebbe andato di sua volontà, e poco importava quanto buio o terribile sarebbe stato, ormai non era più solo.

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*Si chiude a tripla mandata nello sgabuzzino per evitare che Zachary venga a rompere*
Salve a tutti!! *si schiarisce la gola imbarazzata*
Ehm, sì, sono ancora viva e no, non ho abbandonato questa storia. Mi voglio scusare sinceramente con tutti per l’estremo ritardo dell’aggiornamento e mi piacerebbe anche dire che non capiterà più, ma purtroppo non posso garantirvelo -.-“ Il fatto è che quest’anno (la fatidica quinta liceo >.< *Esami! panico*) la scuola mi sta rubando tutto il tempo e quello che mi rimane o lo uso per le altre attività extra scolastiche o per morire in camera mia sotto il peso dello stress e della stanchezza. Ci ho impiegato anni anche a scrivere perché tutto questa pressione mette a dura prova anche la mia creatività. Chi ci è passato immagino mi capisca (anche se io vivo molto peggio del normale la scuola) e chi non c’è ancora passato un giorno mi capirà! Mi scuso ancora e spero che possiate passare sopra ai miei ritardi!
Parlando della storia, be’, finalmente mi sono decisa a spiegarvi il “mistero” dell’anima di Kyler. Spero che l’attesa sia valsa la rivelazione! (Anche se magari qualcuno poteva anche già averlo intuito…forse 0.0”). Oggi ho deciso di risparmiarvi le cavolate finali, quindi aggiungo solo una cosa: oltre al ritardo, perdonatemi la fine idiota del capitolo!! xD Oh e anche questo: la forma "animale" di Zack...be', diciamo che ci tenevo a fare uno scherzetto a Sebastian xD E poi questo spiega anche perché il nostro caro maggiordomo nero si curasse in passato così tanto del suo fratellino...
Bene, ringraziamenti! Un abbraccio a doc11, _Newrah, Marzia ds e Miele_e_Cianuro per le loro recensioni! Sinceramente sapere che, nonostante tutto ovvero la particolarità della storia, la demenza e la pazzia dell’autrice e di un certo suo personaggio, ci sia qualcuno interessato a questo esperimento mi fa davvero felice! Grazie di cuore anche tutti quelli che seguono/preferiscono o anche solo leggono queste righe! Alla prossima (sperando che sia presto)!
Un bacio,
la vostra Mystic

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Capitolo 7
*** VII Parte ***


Grell si lasciò sfuggire un altro sbuffo, sistemandosi distrattamente il vestito e accavallando le gambe. Non sapeva se era più deluso per il mancato spettacolo in rosso che aveva aspettato con tanta ansia o se era più irritato per il comportamento di William che si era permesso di piantarlo in asso con il ragazzino senza neanche premurarsi di dargli una risposta alla sua domanda. Comunque una cosa era certa: tutta quella situazione stava diventando frustrante. E pensare che all’inizio gli era parso tutto così promettente: il mistero che avvolgeva il primo incontro di Will e Zachary, le strane reazioni e il nervosismo del primo, il fatto di doversi occupare di una di quelle anime leggendarie, la prospettiva di poter spendere del tempo da solo ed indisturbato con il suo adorato. Ma ancora una volta le sue aspettative erano state deluse, una dopo l’altra. Non era riuscito a scoprire nulla su cosa aveva combinato Zachary e inoltre quel demone si era dimostrato più seccante del previsto, il malumore di Will si era ritorto puntualmente contro di lui, l’anima di Kyler aveva mostrato la sua decisa intenzione ad essere poco collaborativa e complicata e soprattutto lui non aveva per nulla ricevuto le attenzioni che sperava né aveva avuto l'occasione di farsi bello agli occhi del suo Willy. A quanto pareva il suo capo era tutto preso da Zack e dalla missione per pensare a lui se non come a una palla al piede. Insomma, un vero disastro.
Appoggiò il mento sul palmo della mano, pensoso. Chissà poi che diamine era successo con l’anima di quel ragazzino. Anche William era sicuro di avere la vittoria in mano ormai. E invece qualcosa li aveva fregati, anche se non sapevano bene cosa. Perché qualcosa gli diceva che anche il suo superiore non fosse certo di che cosa avesse fatto riaddormentare lo spirito dell'umano, anche se probabilmente aveva un’ipotesi. Mai che qualcosa andasse come doveva. Lui di solito apprezzava i colpi di scena, ma in quel momento vi avrebbe rinunciato volentieri in cambio di essere a casa a prepararsi per la festa di Ronald piuttosto che in quel magazzino polveroso a fare la balia a un bambino e ad aspettare nuovi ordini. Chissà se i loro superiori li avrebbero aiutati in qualche modo, in fondo quelli si facevano solo gli affari loro, lasciando che fossero i sottoposti a fronteggiare ogni inconveniente. E quasi sicuramente sarebbe stato così anche quella volta.
Un improvviso rumore proveniente dal corridoio ruppe il filo dei suoi pensieri, riportandolo alla realtà. Che diamine stava facendo quell’umano? Non si era mica messo in testa di scappare! Meglio controllare, non ci teneva di certo a far arrabbiare ancora di più William facendosi per esempio scappare il loro prezioso prigioniero. Si alzò un po' irritato e si incamminò in fretta verso la cella. Kyler era seduto vicino alle sbarre e fissava attentamente un punto tra le ombre che avvolgevano le casse di legno marcio.
“Che stai combinando, ragazzino?”domandò sospettoso al ragazzo che sobbalzò preso alla sprovvista, voltandosi di scatto nella sua direzione. “Non provare a fare bravate o sarò costretto a stenderti, chiaro?”.
“Ho dato un calcio ad un sasso ed è finito tra le casse”si difese quello, il nervosismo ben udibile nel suo tono, alzando le mani. “Che diamine vuoi che faccia chiuso qui dentro poi?!”.
“Appunto”borbottò lo shinigami voltandosi e ritornando sui suoi passi. Certo che gli umani erano strani. Quando erano stressati iniziavano a comportarsi nei modo più strani. Quel ragazzino si metteva a lanciare sassi. Dov'era la volva per fare uscire lo scopo in quell’azione inutile e fastidiosa proprio non riusciva a capirlo. Sarebbe stato più comprensivo se si fosse messo a prendere a pugni il muro, ma a quanto pareva non doveva apprezzare troppo il dolore. In fondo di solito la gente aveva un animo troppo basso per comprendere quanto sublime ci fosse nel provare ed infliggere sofferenza. Ne aveva incontrati pochi che come lui potessero apprezzare quel piacere così oscuro. Per le menti comuni passioni come quelle erano malattie mentali. Be’, che la pensassero pure come volevano, intanto si perdevano un modo tanto intenso di godersi la vita. Si lasciò cadere nuovamente sulla sedia che aveva portato dall’altra ala del magazzino, mentre un ghigno gli si allargava sul viso. E comunque quella era solo ipocrisia, soprattutto se affermato da degli umani. Aveva imparato a conoscerle bene quelle creature tanto superbe e sapeva che tutti senza nessuna esclusione traevano in fondo un gran godimento dal vedere il sangue e il dolore spargersi intorno a loro, poco importava che lo negassero di facciata.
Sospirò. Sperava solo che Will tornasse presto, tutta quella calma iniziava ad annoiarlo. E poi doveva fargli una ramanzina per la sua solita mancanza di tatto. Non si lasciavano in quel modo le signore, era un atto estremo di maleducazione. E in quel senso il suo capo era proprio rozzo certe volte. Ma in fondo lo adorava proprio perché era un pezzo di ghiaccio. Quel suo disprezzo pungente lo eccitava, anche se avrebbe volentieri detto di sì a qualche atteggiamento un po' più dolce, almeno una volta ogni tanto. Chissà se alla fine di quella missione sarebbe cambiato qualcosa. In fondo con un avversario come Zachary non si poteva mai sapere. Poteva ancora avere l’occasione di riscattarsi e...
Un pensiero lo colpì. In effetti il demone non si era più fatto vedere dopo quello che era capitato alla villa e la cosa era preoccupante soprattutto considerando che Zack non gli sembrava il tipo da rinunciare così facilmente al suo gioco. Se assomigliava solo un minimo a suo fratello avrebbe di certo preparato per loro qualche spiacevole sorpresina. Quelli come loro non si lasciavano sconfiggere tanto facilmente, erano molto attaccati alle loro prede. Per quanto difficile fosse, la creatura infernale avrebbe trovato il suo umano. Quindi dovevano aspettarsi di sicuro qualche tiro mancino da parte del loro nemico. Il sorriso sul volto di Grell si allargò. Meglio, ci sarebbe stata l’occasione di un nuovo scontro. Qualunque cosa fosse successa a Zachary nella villa, quella sorta di trasformazione che aveva subito lo aveva reso un avversario temibile e sanguinario. Proprio come piacevano a lui. Ci sarebbe stato da divertirsi. Sempre che il demone fosse davvero in grado di mettere loro i bastoni tra le ruote di nuovo. Quando gli avevano fregato il ragazzino era parso parecchio demotivato. Chissà se avrebbe avuto la volontà di perseverare. Stando a uno di quegli strani detti degli umani la testardaggine era una caratteristica dei diavoli. Però non era un vizio che lui disprezzava nonostante tutto. Anzi.
Si perse nelle sue considerazioni, appoggiandosi allo schienale della sedia, quasi scordandosi che era ancora in missione. Per questo motivo quando il rumore delle sbarre che venivano piegate rimbombò stridulo nel corridoio sobbalzò, completamente preso alla sprovvista. Si alzò di scatto con un orribile presentimento e si affrettò ad accorrere presso la cella. Zachary. Anche se non riusciva a percepirne la presenza era sicuro che era lui. Anche perché era l’unico.
E infatti la prima cosa che vide dopo aver svoltato l’angolo fu la figura del demone, gli occhi cremisi che guardavano verso di lui, brillando nella semi oscurità, e un ghigno più che soddisfatto che gli illuminava il volto. La creatura teneva Kyler per mano e mostrava chiaramente la sua intenzione a tagliare la corda.
“Ohi, Grell!”lo salutò canzonatorio. “Mi raccomando, salutami Will! Se non sarà troppo furioso per ascoltarti…Alla prossima!”. E senza attendere una risposta, si voltò e scappò via di corsa, trascinandosi dietro il suo protetto.
“Ehi! Ti sembra il modo di trattare una signora?!”gli strillò dietro Grell indispettito. Avrebbe pure dovuto correre dietro a quei due ora. in un porto buio e sudicio. L’alternativa era affrontare la collera gelida di Will. La prospettiva non gli stava poi così antipatica, però c’era la vaga possibilità che il suo capo potesse davvero farlo trasferire in Antartide e quell’idea lo spaventava parecchio invece. Quindi la sua scelta fu quella di lanciarsi in fretta all’inseguimento dei due strillando: “Torna subito qui, Zack! Perché non ci facciamo un bel duello sanguinoso?~”. In fondo il suo avversario si stava trascinando dietro un umano quindi non poteva certo correre veloce come al solito. E questa volta non c’era nessuna folla che potesse frapporsi tra loro.
Il demone si voltò a lanciargli un’occhiata senza però fermarsi a rispondergli. Certo che quello shinigami era proprio fuori, non c’era altro da dire. Si chiese come uno così potesse essere il collega di William. Erano proprio agli antipodi. Si infilò nel corridoio che portava verso l’uscita del magazzino e strinse la presa sul braccio di Kyler, strattonandolo. Il ragazzo emise un gemito di protesta, un po’ ansimante. Non poteva continuare a tirarselo dietro in quel modo, gli esseri umani non avevano le abilità e la resistenza degli esseri ultraterreni. Si volse di nuovo e vide che il loro inseguitore era già a pochi metri da loro. Pochi secondi e sarebbe riuscito ad afferrare uno di loro. La porta era spalancata davanti a lui, esattamente come si era premurato di lasciarla quando si era introdotto nell’edificio dopo aver spiato il rituale dall’esterno. Grell aveva allungato un braccio e le sue dita sfioravano appena la maglia di Kyler. Tanto valeva fare un tentativo. Varcò l’ingresso con un balzo e poi si fermò senza preavviso. Kyler non fece in tempo a fermarsi e lo superò, ma, dal momento che Zachary non aveva mollato la presa su di lui, fu immediatamente richiamato all’indietro e finì dritto tra le braccia della sua guardia del corpo proprio nel momento in cui lo shinigami finiva a sua volta contro il demone. L’urto fu abbastanza violento e il rosso finì a terra, preso alla sprovvista, mentre la creatura demoniaca quasi non si mosse aspettandosi l’impatto e approfittò dello sconcerto dell’altro per afferrare il suo protetto e caricarselo sulle spalle. Poi spiccò un balzo raggiungendo il tetto del magazzino e riprese a correre.
Grell imprecò tra i denti rialzandosi in fretta. Quel ragazzino era proprio una peste demoniaca. Certo, furbo, ma dispettoso. Tra tutti i modi che aveva per seminarlo perché lo aveva fatto cadere per terra?! Che maleducato. Gliel’avrebbe fatta pagare non appena avesse messo le mani su di lui e sul suo amichetto umano. Si spazzolò i vestiti e poi si affrettò a prendere la direzione in cui gli altri due erano spariti.
L’inseguimento durò per una mezz’ora buona e i tre si rincorsero per tutto il porto, saltando da un edificio all’altro e andando ad infilarsi nei vicoli più bui e tortuosi. Zachary tentava in ogni modo di disorientare il suo avversario addentrandosi sempre più in profondità tra gli edifici del porto e cercando al tempo stesso l’occasione giusta per svanire dalla sua vista. Però doveva ammettere che quello shinigami era testardo, non li mollava neanche un attimo. Non sarebbe stato poi così facile come aveva creduto liberarsi di lui. Grell, dal canto suo, era attentissimo a non perdere mai il contatto visivo perché sapeva che se fosse successo poi ritrovarli sarebbe stato pressoché impossibile considerando il fatto che quel demonietto sapeva nascondere la sua aura dannatamente bene, fino a renderla quasi impercepibile. Era proprio per via di quel particolare che né lui né Will si erano accorti della sua presenza al magazzino. Doveva acchiapparli prima che quel moccioso trovasse il modo di svignarsela di nuovo.
Kyler assisteva passivamente a quella gara di scatti e riflessi, sballottato da una parte all’altra a una velocità che non aveva mai creduto possibile per delle persone a piedi. Ma ormai sapeva fin troppo bene che non si trovava in mezzo a degli esseri umani. Nulla in quel mondo parallelo al suo sembrava essere impossibile. Non poté fare a meno di notare amaramente che tutto quel rincorrersi era in un certo senso una rappresentazione quasi parodica della guerra che si combatteva per la sua anima di cui lui era il centro, esattamente come in quel momento, volente o nolente che fosse, tanto a nessuno sembrava importare la sua opinione. Si strinse alle spalle di Zachary che gli lanciò una fugace occhiata come per rassicurarlo. Il ragazzo ricambiò il suo sguardo con un altro deciso. In fondo ora che aveva scelto la sua posizione si sentiva meno sperso. E poi quel demone tutto strano a modo suo lo faceva al sicuro, persino in una situazione come quella che stava vivendo, quanto tutto era in bilico, e non poteva negare quella sensazione, per quanto conscio di quanto la cosa potesse essere paradossale. Era come dire che si trovava bene a bruciare all’Inferno. Chissà, magari era davvero quello il suo destino. Non poteva essere poi così male, avrebbe comunque potuto avere la sua guardia del corpo al suo fianco. Ed era una rassicurazione non indifferente. Però quei discorsi li avrebbe fatti in un altro momento. Ora aveva altro a cui pensare, non poteva certo restare lì con le mani in mano mentre altri si giocavano la sua vita. Mai e poi mai, voleva la sua parte, era un suo diritto.
“Zack! Dobbiamo levarci quello là di torno!”esclamò. “Non riesci a seminarlo?”.
“Ci sto provando, ma anche gli shinigami sono veloci. E poi io ho te da portare!”rispose la creatura infernale scuotendo il capo e lanciando uno sguardo al loro inseguitore. “Quello non molla. In fondo è uno dei tirapiedi di Will, dovevo immaginarlo. È un osso duro. Devo trovare un espediente per fargli perdere le nostre tracce”.
Il ragazzo rimase un attimo in silenzio riflettendo, poi gli venne un’idea. “Ascolta, infiliamoci in qualche edificio, facciamoci seguire e chiudiamolo dentro!”propose, voltandosi indietro a sua volta. “In fondo è talmente preso dall’inseguimento che, se saremo abbastanza veloci, non avrà il tempo di capire cosa vogliamo fare”.
Zachary considerò per un attimo quel piano. Poteva andare. “Non so per quanto potrebbero trattenerlo delle mura di cemento. Però, d’accordo, possiamo tentare. Se proprio non funziona vorrà dire che mi scontrerò con lui, anche se dopo quello che è capitato alla villa l’idea non mi esalta troppo”annuì. Poi un ghignetto gli si allargò sul volto. “Ma come siamo tattici, e sleali soprattutto. Sto iniziando a contagiarti, eh, Kyler? Attento, o finirai per dannarti l’anima!”.
“Sto solo cercando di salvarmi la pelle…e anche questa mia anima così tanto desiderata!”fu la risposta sulla difensiva e un po’ turbata. “Non fare il cretino, non è il momento!”.
Il demone si concesse una risata e poi saltò giù dal tetto su cui stava correndo alla ricerca di un edificio adatto al loro piano. Il porto era pieno di vecchi magazzini, doveva solo trovarne uno aperto e il punto doveva aveva più probabilità di riuscirci era nella zona dei moli visto che alcuni marinai vi lavoravano anche a quell’ora. Così prese la prima svolta che gli capitò e filò dritto in quella direzione, pregustando con un certo divertimento il disappunto dello shinigami quando sarebbe caduto nella sua trappola.
Grell, ignaro di tutto, si affrettò ovviamente a seguirlo. Che diamine stava facendo quel ragazzino infernale? Tornava indietro? Probabilmente voleva giocargli qualche scherzetto. Magari pensava di saltare su qualche nave in partenza e piantarlo sulla banchina. Non glielo avrebbe lasciato fare. Non tanto perché gli importasse qualcosa di quei due, ma non ci teneva ad affrontare l’ira di Will. Già gli avrebbe fatto un sacco di storie perché si era lasciato scappare quei due come un idiota. Be’, magari avrebbe potuto omettere di dirglielo se fosse riuscito a recuperare l’umano in tempo. In fondo non era un particolare così essenziale e lui così si sarebbe risparmiato un sacco di guai. Quel pensiero lo aiutò a tenere a bada il suo malumore e lui poté concentrarsi meglio sull’inseguimento. In fondo tutto quel movimento era molto meglio che stare seduto su una sedia ad aspettare. Chissà, avrebbe potuto divertirsi un po’ con il loro avversario. Doveva solo sbarrargli la strada. Si guardò intorno velocemente, cercando di capire dove fosse diretto il demone. Ma quello sembrava muoversi a caso, compiendo continue svolte improvvise. Impossibile prevederne il percorso. Se lui si fosse azzardato a tentare di superarlo per un’altra via molto probabilmente li avrebbe persi nel labirinto dei magazzini, e di sicuro quel moccioso infernale lo sapeva. Ma non poteva essere infallibile, anche se era il fratello minore di Sebastian, e lo si era già visto. Aveva perso il ragazzino una volta, quindi poteva capitare di nuovo. E al primo passo falso lui lo avrebbe fregato.
Ad un tratto Zachary svoltò nuovamente senza preavviso, strappandolo alle sue considerazioni. Sul volto di Grell si aprì un ghigno vittorioso. Ecco lì l’errore che aspettava. La creatura infernale era andata, apparentemente senza accorgersene, ad infilarsi in una strada a fondo cieco. Lo shinigami aveva notato quel vicolo perché ci si erano teletrasportati lui e Will dopo aver rapito Kyler alla villa, in modo da evitare di essere visti dagli umani. In fondo ad esso c’era solo un vecchio magazzino chiuso e inutilizzato. Il mocciosetto infernale si stava cacciando in un bel guaio. Ora gliel’avrebbe fatta pagare per lo scherzetto che aveva cercato di fargli. Arrestò la corsa e spiccò un salto per raggiungere il tetto dell’edificio più vicino. In linea d’aria avrebbe fatto prima e così avrebbe potuto sbarrare la strada a quei due ragazzini una volta che fossero arrivati al capolinea. Fece comparire la sua falce e si avviò a passo svelto sopra le lamiere. Finalmente avrebbe visto un po’ di sangue. In fondo se lo meritava dopo quella sudata.
Zachary si voltò appena in tempo per vederlo scomparire oltre la tettoia. Bene, a quanto pareva il rosso ci era cascato. E probabilmente era pure convinto di essere stato lui a fregare loro e non viceversa. Ci sarebbe stato da ridere. Tornò a voltarsi, sghignazzando al pensiero di che faccia avrebbe fatto il loro inseguitore non appena si fosse accorto della sua trappola, e accelerò la corsa per arrivare prima alla fine del vicolo. In fondo quel gioco stava iniziando a stufarlo. Era stato carino all’inizio, ma adesso la sua priorità era avere un momento di pausa per decidere cosa fare con Kyler. Non sapeva se si sentiva davvero di togliere al ragazzo la sua libertà, la cosa più cara che aveva. Non dopo tutte le risate che si era fatto a sue spese. Però dall’altra parte ciò avrebbe significato servire la propria vita a Gremory su un piatto d’argento. ‘Come se non l’avessi già fatto secoli fa quando ho deciso di iniziare a lavorare per lui…’pensò amaramente tra sé e sé. Quella decisione era il più grosso dei suoi rimpianti, l’errore più grave e stupido che aveva mai commesso. E non importava quello che avrebbe potuto dire, sapeva bene che la colpa era stata solo sua.
Scosse il capo scacciando i pensieri inopportuni. Non era il momento di lasciarsi prendere dai ricordi. Erano giunti alla fine del vicolo e davanti a loro si apriva solo l’entrata del vecchio magazzino. Il demone rallentò fino a fermarsi a pochi passi dalla porta di legno marcio dietro la quale se ne intravedeva una di metallo un po’ arrugginito ma comunque ancora in condizione sufficientemente buone per servire il loro scopo. Si voltò, guardandosi attentamente intorno. Grell sarebbe apparso nel giro di pochi attimi, poteva avvertire la sua presenza.
“Preparati, Kyler, adesso vediamo quanto è buona la tua idea”disse, lanciando un’occhiata provocatoria al suo protetto. “Chissà, magari potresti anche essere utile per una volta”.
“Ma come siamo spiritosi!” ribatté quello, fulminandolo con lo sguardo. Eccolo che partiva alla carica con le sue solite prese in giro. E lui stava affidando non solo la sua vita ma addirittura la sua anima ad un tipo del genere. Doveva essere proprio uscito di testa. “Almeno io ho avuto un’idea, caro il mio demone. Se fosse stato per te avremmo continuato a correre per tutta la notte. Dovresti ringraziarmi, lo sai?”.
“Eh sì, ti sto proprio contagiando!”ridacchiò la creatura infernale in risposta, piacevolmente sorpresa da quella nuova carica pungente. Quell’umano era davvero straordinario. Nonostante il pericolo costante e la situazione assurda in cui si trovava aveva conservato una forza davvero ammirevole. Non era uno qualunque, era degno dell’anima deliziosa che portava dentro di sé. Un sorrisetto malizioso gli si allargò sulle labbra. “Ma d’altra parte non poteva essere altrimenti, sono irresistibile, per te soprattutto!”.
Kyler non poté impedirsi di avvampare anche se cercò di non darlo troppo a a vedere. Dannazione, quell’idiota riusciva sempre a metterlo in imbarazzo. Mai che potesse restare veramente serio. “Taci, demone da strapazzo. Ti sembra il momento per dire certe cose?! Che razza di guardia del corpo sei?!”borbottò irritato. “Concentrati!”.
“Sono un diavolo di guardia del corpo, signorino”fu la risposta canzonatoria.
Il ragazzo aprì la bocca per rispondergli a tono, ma proprio in quel momento Grell atterrò esattamente davanti a loro impedendogli anche solo di pronunciare la prima sillaba.
“Ci siamo cacciati nei guai, vero, mocciosi?”li prese in giro lo shinigami facendo qualche passo verso di loro. La lama della motosega rifletteva gelida la luce giallastra delle cadenti lampade a gas che illuminavano il vicolo, regalando a lei e al suo possessore un aspetto ancora più minaccioso. “Andiamo, Zack-chan, basta rincorrersi! Cambiamo gioco! Sono certo che anche tu ti sei stufato. Facciamo qualcosa di più divertente!”.
“Mi spiace contraddirti, shinigami, ma io ho ancora voglia di correre” ribatté Zachary fingendo di guardarsi intorno come a cercare una via d’uscita. “E poi lasciar perdere significherebbe ammettere una sconfitta e questo non è nel mio stile”. E senza curarsi di ascoltare la risposta dell’altro si voltò e si fiondò oltre l’ingresso del magazzino abbandonato, lasciando che le ombre lo inghiottissero.
Il rosso rimase con la bocca aperta in una frase che non aveva avuto il tempo di terminare, gli occhi fissi nel punto in cui i suoi avversari erano svaniti oltre la soglia dell’edificio. Quel moccioso infernale non solo sembrava divertirsi a prenderlo in giro, ma era anche maleducato. Altro che suo fratello, non c’entrava nulla con lui. Strinse la presa sul manico della sua death scythe irritato e si avviò a sua volta a passo deciso all’interno. Che modi. Quasi gli ricorda Will, anche lui non lo lasciava mai finire di parlare. Era un difetto abbastanza comune tra gli uomini purtroppo. E poi che diamine pensava di fare quel ragazzino andandosi ad infilare in un luogo chiuso? Forse sperava di filarsela da una delle finestre. Peccato che quelle del magazzino in questione fossero tutto sbarrate. Be’, peggio per lui e il suo prezioso umano, si disse varcando la porta e facendo qualche passo nella penombra polverosa. Chissà, magari se avesse consegnato al suo capo anche il demone oltre al ragazzo avrebbe potuto ottenere una qualche ricompensa.
Si perse per un attimo a fantasticare su che cosa avrebbe potuto ottenere da William, ma i suoi pensieri furono interrotti quasi immediatamente da un rumore stridulo. Si voltò di scatto, appena in tempo per vedere Zachary salutarlo con la mano prima di dare la spinta decisiva e chiudere la porta metallica del magazzino, soffocando anche la poca luce che rendeva visibili i contorni delle ombre delle casse distrutte e chiudendogli irrimediabilmente ogni via d’uscita. Grell congelò sul posto, incredulo e furioso. Quel piccolo bastardo lo aveva fregato un’altra volta, era stato tutto calcolato. Aveva sfruttato la sua trappola per mettere in gabbia lui. Non c’erano dubbi, era proprio un essere infernale. Si affrettò a raggiungere l’ingresso cercando invano la maniglia. Ma bene, a quanto pareva quella dannata porta si chiudeva solo dall’esterno. Non che fosse un problema per lui, ma la cosa non faceva altro che aumentare la sua collera. Sollevò la motosega. Lo avrebbe fatto a pezzi quel ragazzino impertinente e gli avrebbe fatto uscire tutto il sangue dal corpo, fino all’ultima goccia. Nel modo più lento possibile ovviamente.
Con uno schianto tremendo il metallo colpì la strada, deformandosi sotto la forza rabbiosa dello shinigami che avanzò in fretta, guardandosi intorno rapidamente. Nessun segno dei suoi due obiettivi. E non riusciva a percepire l’aura del mocciosetto infernale. Dannazione, lo avevano proprio fregato. Quel posto era un labirinto, anche cercando tutta la notte non poteva essere sicuro di ritrovarli. Inoltre di certo quel demonietto da strapazzo non sarebbe rimasto a lungo in un territorio che considerava nemico. Magari era già diretto verso l’uscita. Per un attimo pensò di provare a dirigersi in quella direzione, ma poi considerò il fatto che il suo avversario potesse aver previsto quella reazione da parte sua e che quindi si fosse nascosto da qualche parte lì nel porto, aspettando il momento più opportuno per filarsela in un’altra direzione. Che dilemma. L’unica era tornare al suo quartier generale, in fondo di sicuro il suo superiore stava per tornare. Ecco il problema peggiore. Adesso chi lo sentiva Will? Dopo quello poteva stare certo che come minimo sarebbe finito su un volo diretto per l’Antartide senza possibilità di appello. Però non aveva molte alternative, visto che il moro sarebbe stato molto più bravo di lui nel trovare una soluzione a quel pasticcio. Prese un respiro profondo e, preparandosi al peggio, si avviò per tornare al magazzino dove lui e William si erano stabiliti, senza però mai smettere di maledire mentalmente Zachary per tutti i problemi che gli stava dando. ‘Se mai dovessi uscire vivo e non degradato o trasferito da tutta questa faccenda, giuro che la farò pagare a tutti i Michaelis demoni di questa terra, fossero anche centinaia!’.

Zachary attese finché l’aura dello shinigami non fu più percepibile e poi tornò ad afferrare il polso del suo protetto trascinandolo in fretta fuori dal vicolo buio in cui si erano nascosti ed affrettandosi nella direzione opposta a quella che aveva preso il loro avversario, scivolando sicuro e silenzioso tra le ombre. Il fatto che il porto fosse un vero e proprio labirinto si era rivelato un bel vantaggio, soprattutto perché il demone, al contrario degli shinigami, si era preso tutto il tempo necessario per studiarselo bene prima di andare a recuperare il suo umano. Gli altri due invece, dal momento che erano probabilmente convinti che il posto avrebbe dovuto ospitarli solo per qualche ora, il tempo di preparare il rituale per estrarre l’anima, non si erano curati di perlustrare a fondo l’area circostante. Questa volta era stato lui il più furbo. E soprattutto il più fortunato. Se lo spirito del ragazzo non si fosse per qualche motivo riassopito lui, invece che nei vicoli sporchi di un porto, si sarebbe quasi sicuramente trovato all’Inferno ad affrontare l’ira e la vendetta di Gremory. Quel pensiero lo fece rabbrividire per un attimo e lui si affrettò a scacciarlo. Aveva scampato il pericolo, Kyler era di nuovo con lui questa volta non lo avrebbe mollato a meno che non avesse deciso di farlo di sua spontanea volontà.
I due si fermarono solamente quando furono giunti alla periferia, dove i moli erano poco illuminati e nella cui penombra si muovevano le solitarie figure degli scaricatori, che vagavano in cerca di qualcosa da bere o per finire qualche lavoro prima della partenza delle navi all’alba. Kyler si lasciò trascinare lungo una delle passerelle fino a quando la sua guardia del corpo parve aver trovato un luogo abbastanza appartato per i suoi gusti e lì acconsentì senza fiatare a sedersi accanto all’altro dietro una fila di casse, i piedi a penzoloni oltre il bordo del pontile. Nessuno dei due parlò per un po’, i sensi all’erta per captare il minimo suono che indicasse che qualcuno li aveva seguiti o la scia di una presenza in avvicinamento. Ma l’unico suono che giungeva alle loro orecchie tese fino allo spasimo rompendo il silenzio impastato di sale del luogo era il lento fluire delle onde del mare contro la pietra.
“Perché siamo rimasti nel porto?”domandò alla fine il ragazzo mantenendo la voce abbastanza bassa voltandosi a guardare il suo protettore. “Non è un posto sicuro. Quei due dei della morte potrebbero trovarci”.
“Tranquillo, Kyler, non ci resteremo per molto. Siamo solo di passaggio”rispose il demone con l’aria di chi la sa lunga, sfoderando uno dei suoi ghignetti inquietanti. “Già che facevo il mio giretto perlustrativo, prima di venire a prenderti ho parlato con il capitano di uno di questi vascelli e ho riservato due posti sulla sua nave. Finché saremo a bordo i nostri avversari non potranno tentare nessun colpo di mano perché non possono rivelare la loro esistenza agli umani e quindi potremmo stare più tranquilli. Poi, una volta a destinazione, si deciderà sul sa farsi”.
“E dove va questa nave?”domandò cautamente Kyler, timoroso di sapere la risposta. Il sorriso della creatura infernale non prometteva nulla di buono.
“In America! Non era il tuo sogno andare lontano da qui? Scappare, lasciare per sempre questo posto noioso, questa prigione?”ridacchiò infatti quello canzonatorio, avvicinando il volto a quello del suo obiettivo. “Non è esattamente un nuovo mondo nel vero senso della parola, ma è pur sempre lontano per i parametri umani, non trovi?”.
“In…In America?! Ma sei impazzito?! È… È … lontanissimo…e…”balbettò Kyler, troppo sconvolto addirittura per rispondere alle prese in giro dell’altro. Un altro continente, quello che non a caso era chiamato il “Nuovo Mondo”, sorvolando il gioco di parole del demone, un posto al di là di quella massa immensa e pericolosamente affascinante che era l’oceano. Riportò lo sguardo davanti a sé, fissandolo sull’orizzonte notturno. Suo padre vi si era recato un paio di volte per lavoro e al suo ritorno gli aveva raccontato storie terribili e fantastiche su quel paese che appariva tanto distante tanto irraggiungibile. E anche il capolinea della rotta lungo la quale Victor Bysse aveva perso la vita. Quel luogo, più di ogni altro, aveva sempre esercitato sull’immaginazione del ragazzo una particolare attrazione che non si era attenuata dopo il tragico evento, ma al contrario si era velata di un retrogusto proibito. E ora una pazza creatura uscita dal più nero degli abissi gli stava annunciando che ci sarebbero andati. Se prima gli avvenimenti stavano correndo troppo velocemente perché lui potesse tener loro dietro, adesso stavano volando sempre più lontano, sparendo dalla sua vista.
Una paura ansiosa iniziò a farsi largo dentro di lui man mano che la notizia appena ricevuta prendeva concretezza nella sua mente e si caricava di tutti i significati e di tutte le conseguenze ad essa connessi. L’illusione forse non così falsa della libertà era lì di fronte a lui, spalancata e pronta ad accoglierlo nelle sue inebrianti spire, ma aveva la forma di un baratro sconfinato e nero, di cui non vedeva il fondo e di cui non poteva scorgere l’altra sponda. Sarebbe davvero stato in grado di saltare, di tuffarsi in quella nuova svolta che la sorte gli stava offrendo generosamente? A meno che non fosse l’ennesima trappola, anche perché era conscio che a quel burrone ne sarebbe seguito uno ancora più profondo e spaventoso dal momento che aveva scelto di accompagnarsi al demone. Ma in quel momento l’idea dell’Inferno restava vaga e impalpabile nei suoi pensieri, completamente immersi dalla prospettiva della fuga, di quello che sarebbe stato il segno simbolico della rottura con la sua vita passata e con il suo futuro che gli era parso perfettamente disegnato fino a meno di un giorno prima. Un violento acquazzone si era invece abbattuto su quel progetto tanto preciso, cancellandolo in uno scintillio cremisi.
“Allora, Kyler? Cos’è, ti sei incantato?”. La voce divertita di Zachary lo riportò bruscamente alla realtà. Tanto per cambiare quel demone da strapazzo si stava beando dello sconvolgimento che gli aveva provocato. “Hai paura, immagino. Voi esseri umani siete così facilmente soggetti alle emozioni! Ma è per questo che siete uno spasso. Così vulnerabili…Disgustosamente divertenti”.
Il ragazzo lo guardò male. “Sì, ho paura, Zachary. Ho una dannata paura di fare questo passo, se proprio ci tieni a saperlo”confessò con fierezza. “Ma è del tutto normale di fronte a una cosa del genere. Non sono immortale e sono conscio dei miei limiti umani, ed è proprio per questo che ho paura. Però c’è una cosa che voi esseri ultraterreni probabilmente non capirete mai: queste nostre emozioni, queste nostre debolezze, il nostro stesso essere effimeri sono i nostri punti di forza. La consapevolezza di essere mortali ci dà una carica che dubito che voi potrete mai provare, ci fa vivere questi nostri miseri cinquant’anni in modo infinitamente più intenso di come voi vivete i vostri millenni. Per questo io sono fiero di essere umano, nonostante tutto”.
Il demone sollevò un sopracciglio scettico e gli rivolse uno sguardo di scherno che lui sorresse con convinzione, segno che credeva fermamente in tutto quello che aveva detto. L’espressione canzonatoria sfumò lentamente dal volto della creatura infernale fino a svanire. Quella che vedeva impressa negli occhi del suo protetto non era la solita superbia ottusa che troppe volte aveva letto con nauseato divertimento misto a disprezzo negli sguardi di molte delle sue precedenti vittime, ma era un fuoco appassionato, forse non meno illusorio di quella tronfia presunzione, ma, fu costretto ad ammettere, degno di rispetto. Quello era coraggio, per quanto disperato. “Hai ragione, forse è una che non capiremo mai. Ma questo non fa che aumentare il fascino che voi esserini avete. Decidi tu se è un fatto negativo o positivo. Peccato che sia rara come qualità da trovare negli umani. Siete così squallidi di solito”commentò cercando di nascondere il fatto di essere rimasto vagamente impressionato dal discorso del suo obiettivo e regalandogli invece uno dei suoi sorrisetti maliziosi. “Ma tu sei uno di questi esseri strani che hai appena descritto. E io sono più che felice di essere stato assegnato a te. Mi sto divertendo molto più del solito”.
“Dimmi una cosa, Zachary. Visto che dici tanto che noi umani siamo facilmente impressionabili, tu non hai mai paura?”domandò Kyler ignorando la provocazione. “Non ti è mai capitato di essere in una situazione simile a quella di noi esseri “squallidi”? Non conosco molti demoni, ma tu stesso hai affermato più volte di essere diverso dal resto della tua razza, quindi posso anche azzardarmi a dire che potresti esserlo anche in questo senso”.
La creatura infernale fu presa completamente alla sprovvista da quella domanda e, per la prima volta da quando si erano conosciuti, voltò lo sguardo, a disagio. I suoi occhi cremisi furono percorsi da bagliori inquieti mentre la sua mente si dibatteva in una tempesta di ricordi spiacevoli che lui avrebbe tanto preferito poter dimenticare. Avvenimenti che erano passato ma che purtroppo gettavano ancora la loro ombra sul presente, cosa di cui, se fosse stato possibile per un demone, si sarebbe pentito. “ Conosco la paura, molto meglio di quanto tu possa immaginare”disse piano, dopo qualche attimo di silenzio, con un tono di voce strano che non aveva mai usato, quasi come se da un lato ammettere quelle cose gli costasse estrema fatica mentre dall’altro non desiderasse altro che condividerle con qualcuno. “Ho conosciuto quel terrore tanto gelido da paralizzarti, tanto violento da far male fisicamente. I demoni non sono immuni a tutte le emozioni, siamo solo generalmente incapaci di provare quelle positive come l’amore e l’amicizia e, be’, siamo un po’ più resistenti di voi e più controllati nel gestire le altre. Ma dall’altra parte siamo sottoposti spesso a stimoli più pesanti dei vostri. La vita all’Inferno non è facile, al contrario. Soprattutto se ti ritrovi ad avere a che fare con le persone a cui sono legato io”.“Parli del tuo mandante?”chiese cautamente Kyler, cercando il suo sguardo. Vedere Zachary in quello stato lo lasciava interdetto, sembrava quasi che il solo ricordo di quegli eventi rievocasse insieme quella paura e quella sensazione paralizzante di cui parlava. “Quello che ti ha ordinato di portare la mia anima all’Inferno?”.
“Sì, Gremory. Quel bastardo. Ho ancora le cicatrice che mi ha procurato il mio terrore per lui e le avrò sempre”rispose l’altro scuotendo il capo. “Non puoi immaginare che cosa ho passato per colpa sua. Per mano sua. Ma in fondo sono stato io a cacciarmi in questa brutta situazione, mio fratello mi aveva avvertito. Ma come avrai capito io tendo a fare sempre e solo di testa mia. E i risultati si vedono”. Il suo tono si era fatto amaro. “E forse ora finirò per rimetterci molto di più, per una cosa tanto stupida e addirittura disonorevole più di ogni altra per un demone…”.
“Che stai dicendo? Non capisco. Tu stai eseguendo i suoi ordini!”ribatté il ragazzo confuso. Ma poi il dubbio lo colse. Che il demone volesse buttare via tutte le regole e scegliere di disegnare una terza via per lui? La via del libero arbitrio? Ma per che cosa? A quale stupido disonore si riferiva con quelle parole? “Lo stai facendo, Zachary…O forse no?”.
Zachary ignorò la domanda ed incrociò le gambe. “Bene, Kyler Bysse, visto che abbiamo diverse ore prima della partenza, ho deciso che ti racconterò la mia storia, almeno saprai anche tu con chi hai a che fare visto che io so tutto del tuo passato. È un diritto che ti voglio concedere dal momento che hai deciso di affidare a me te stesso e la tua anima”dichiarò con un’espressione seria dipinta sul volto pallido e gli occhi cremisi che brillavano nella penombra, tornando finalmente a guardare in faccia il suo interlocutore che ricambiò il suo sguardo più che sorpreso da quell’uscita ma si mise comunque in posizione d’ascolto. “Poi sarai tu a giudicare, a me non interessa”. Un vago sorriso malinconico gli affiorò alle labbra e lui riprese a parlare: “Non mi ricordo più neanche quanti anni ho. È trascorso talmente tanto tempo che ho perso il conto. O forse non mi ne sono mai curato di tenerlo. In fondo l’hai detto tu, i demoni sono immortali. Sempre che non li si ammazzi ovviamente. Quanto ero un demonietto giovane ed inesperto, molto più di quanto lo sei tu adesso, ero già un disastro. Di solito noi non abbiamo una famiglia che ci alleva, ce la dobbiamo cavare da soli fin dal vero inizio. Chi mi, diciamo, creò mi piantò in asso all’Inferno come da tradizione, senza una guida né un punto di riferimento, insomma perso. Di solito i demoni non si fanno troppo domande e si curano solo di imparare a vivere secondo la legge del più forte, con l’unico obiettivo di arrivare all’età adulta vivi. Per me non fu così. Sono sempre stato troppo…sensibile rispetto ai miei simili. Non mi piaceva come stavano le cose, non volevo essere solo, credo. Adesso mi viene da ridere pensando a quanto amo quella solitudine che allora aborrivo. Comunque, non voglio perdermi troppo su questa fase della mia esistenza, quello che ci interessa viene molto dopo. Sta di fatto che invece di occuparmi della mia sopravvivenza mi misi a cercare chiunque potesse avere un legame di sangue con me, rischiando di cacciarmi in guai molto seri, caratteristica che poi mi è sempre stata intrinseca a quanto pare. Ero più che conscio che ai novellini come me non era vivamente sconsigliato avere un qualunque contatto con i demoni adulti, pena la loro miserabile esistenza inutile, ma io decisi che ne valeva la pena e infransi senza rimpianti quella basilare regola di sopravvivenza. Ovviamente ne ho prese parecchie per via della mia spavalderia e della mia testardaggine, ma comunque non me ne pentii perché nel giro di un periodo relativamente breve raggiunsi il mio scopo. Quello che poi si sarebbe rivelato essere mio fratello mi salvò da una battaglia che avrei sicuramente perso contro un demone che avevo infastidito a furia di chiedere informazioni. Non so perché l’abbia fatto, ma in fondo siamo fratelli e quindi anche lui non può essere un tipo normale”. Fece una pausa ricordando divertito il gelido e tagliente rimprovero che suo fratello gli aveva rivolto quella volta, il primo di una lunga serie. “Qualunque sia stata la sua motivazione, sta di fatto che mi tirò fuori dai guai e mi salvò, cosa che ha continuato a fare fino a qualche secolo fa, quando le nostre strade si sono divise nuovamente, e mi prese con sé”.
“Quindi tuo fratello ti ha cresciuto?”domandò Kyler. Il fatto che il demone avesse deciso di aprirsi in quel modo con lui lo aveva preso decisamente alla sprovvista, ma non poteva dire di non essere contento. Desiderava ardentemente capire quell’essere strano che gli aveva sconvolto la vita e di certo conoscere il suo passato era uno dei modi migliori per raggiungere quello scopo. E poi era interessante, quella che gli veniva presentata era l’esperienza di un essere cresciuto in un universo completamente diverso dal suo.
“Più o meno sì. Diciamo che…Sebastian, per usare il suo nome attuale, ha cercato di insegnarmi ad essere un po’ più demoniaco e mi ha addestrato ad usare al massimo i miei poteri in continua crescita. Aveva capito fin da subito che non potevo essere “normale”, ma non vedeva la cosa in maniera totalmente negativa”spiegò la creatura infernale con un sorrisetto orgoglioso. “I demoni comuni lo annoiavano. Forse è anche per questo che ha deciso di darmi la famiglia che cercavo, se la si può definire tale. Mi trovava divertente. Più che un fratello per me lui è stato un severo istruttore, anche crudele alle volte, e soprattutto pronto a rinfacciarmi ogni errore e a farmi pagare care le conseguenze di ogni mia insubordinazione. Io la presi come una sfida e gli tenni testa, senza mai abbassare lo sguardo e accettando tutte ripercussioni senza lamentarmi, come frutto della mia volontà. In fondo se volevo essere ribelle dovevo esserlo fino in fondo. Ed è ancora così. Imparavo in fretta e potevo vedere che lui era, a modo suo, fiero di me, anche se non lo ammise mai. Però divenne meno rigido sotto certi aspetti e quindi potei accostarlo un poco di più alla figura del fratello, per quanto approssimativamente.
“Su una cosa però rimase sempre irremovibile: il fatto che visitassi il mondo umano. Infatti dopo i primi secoli iniziai ad interessarmi dei viaggi che ogni tanto lui faceva, lasciandomi anche per decenni da solo nell’area adibita a nostra abitazione, con il severo ordine di non lasciarla mai, cosa che io ovviamente facevo appena lui se ne andava. Venni a scoprire da alcuni demoni che avevo iniziato a frequentare che esistevano altri mondi rispetto al nostro e che quella strana sensazione che sentivo dentro di me era fame di anime umane. Seppi che mio fratello andava in quel mondo e che cosa ci faceva. E ovviamente volli andare anche io”. Zachary si interruppe per un attimo, come soppesando le parole. La scoperta del mondo umano aveva aperto alla sua immaginazione già fervida e pronta a voli sconfinati e sregolati un forziere inesauribile di paesaggi. Si ricordava bene come ascoltava incantato i racconti strappati a fatica ai demoni più anziani e la sensazione ruggente della gola che lo invadeva al pensiero delle anime. E allora aveva saputo che ci sarebbe dovuto andare nonostante i divieti di Sebastian. “Lo dissi a mio fratello, disse che volevo andarci, che avevo fame. Ma lui scosse il capo, disse che non ero pronto, che i demoni non devono per forza nutrirsi e che quindi non avevo bisogno di mangiare, che dovevo aspettare. Gli feci promettere allora che mi ci avrebbe portato lui quando sarei stato pronto. E lui promise. Mi fidavo della sua parola, fin dal primo giorno in cui mi aveva preso con sé mi aveva assicurato che non mi avrebbe mentito e infatti non l’aveva mai fatto. Fa parte del suo onore di demone, credo. È una specie di vizio che ha deciso di concedersi e anche quando si mette sotto contratto di solito lascia volentieri che gli impongano questa clausola”.
“Sotto contratto?”lo interruppe il ragazzo con gli occhi viola, interrogativo.
“Sì. Un demone può decide di fare un patto con un umano e per fare ciò i due stipulano un contratto in cui sono elencate tutte le clausole del loro accordo e con il quale l’umano dona la propria anima al demone. Questo la divorerà una volta che gli obiettivi decisi saranno raggiunti. Non è una cosa che accade molto frequentemente, di solito uccidiamo e ci cibiamo senza passare per questi sofismi”rispose Zachary godendosi la faccia allibita del suo protetto. “Ma a Sebastian piacciono particolarmente. Qualcuno direbbe che gli piace giocare con il cibo, ma il fatto è che è un buongustaio che non si accontenta”.
“Un po’ vi somigliate sotto questo punto di vista. Anche tu giochi con il tuo pasto da quanto ho capito”lo rimbeccò Kyler appoggiando la schiena alle casse e portando le gambe al petto. “Siete due maleducati. Comunque, va’ avanti”.
L’altro ridacchiò divertito. “Non dirglielo, insomma, lui adesso è il perfetto maggiordomo. Ma questa è una cosa che riguarda solo lui. Che stavo dicendo? Ah sì. Mi fidai della sua promessa, almeno all’inizio. Però il tempo passava e quel momento sembrava non arrivare mai. Io crescevo sempre più impaziente, anelando alle meraviglie del mondo umano. Non ero mai sazio di ascoltare quei racconti, il vostro mondo era diventato per me il simbolo della libertà più totale, il regno su cui avrei potuto esercitare la mia più completa volontà, sfogano ogni mio capriccio. Al tempo non mi curavo molto del fatto che esistevano gli shinigami, anche loro mi parevano parte di quel gigantesco parco giochi che prendeva una forma sempre più nitida nella mia testa. E devo ammettere che alla fine le cose non sono poi state tanto diverse da quelle che avevo sognato”. Intercettò divertito l’occhiataccia di Kyler, prendendosi il tempo di sorridergli in quel suo modo inquietante prima di tornare serio. Stava arrivando la parte cruciale della storia. “Alla fine divenne un’ossessione e io mi resi conto di essere pronto a dare qualunque cosa per andarci, perfino a tradire la parola data a mio fratello. L’Inferno mi aveva stufato, non ne potevo più delle sue lande desolate e bruciate, anche se l’amore che ho per la mia terra natia non si eclissò mai. È un posto bellissimo, certo, di una bellezza nera, dolorosa, ma ti assicuro che tiene testa al paradiso se riesci a cogliere il suo incanto nascosto sotto la terra bruciata. Comunque. La curiosità fu più forte di ogni attaccamento. Sapevo che Sebastian non avrebbe apprezzato quella mia impazienza per cui tentai più o meno con successo di nascondergliela. Lui aveva capito che stavo tramando qualcosa, ma non ebbe il tempo di capire quanto avanti la mia ossessione era arrivata finché non fu troppo tardi per farmi tornare sui miei passi.
“E un giorno mi dissi che non potevo più aspettare. Mio fratello era via da qualche anno ormai, impegnato in uno dei suoi soliti giochi, e io ero in giro alla ricerca di qualcosa da fare, la mente impegnata nella spirale del mio chiodo fisso. Ormai ero abbastanza forte da poter girare libero dove e quando volevo. Per puro caso mi ritrovai davanti al portale che unisce i nostri due mondi e quella visione, per quanto non nuova, mi diede quella volta un brivido di intenso desiderio che quasi mi strappò il controllo di me. Era come se la porta mi trascinasse verso di sé. Rimasi fermo a fissarla, nel dubbio. E fu proprio allora che udii per la prima volta la voce che presto avrei imparato ad odiare, quasi come in risposta al mio dilemma. “Se proprio agogni così intensamente varcare quella soglia, perché non lo fai e basta?”. Così mi disse, mi ricordo le parole esatte. Non era niente di speciale come frase ma per me significherà sempre tutto”. Zachary tacque per un attimo, rabbrividendo al ricordo. Si era voltato e i suoi occhi sorpresi e sospettosi avevano incontrato per la prima volta le iridi magnetiche ed autoritarie, quasi fatali, di quello che sarebbe divenuto il suo “datore di lavoro” e la mano che da quel momento in avanti avrebbe tenuto stretta la sua vita, minacciando continuamente di spezzarla per sempre. Quel giorno si era come dannato una secondo volta. E non era un’esagerazione. “Mi girai a guardare chi aveva parlato e me lo trovai davanti. Mi sorrideva, il bastardo, come a dirmi che sapeva già tutto di me, senza bisogno di chiedermi nulla, che aveva capito benissimo come tenermi in suo potere. Lo guardai negli occhi per la prima volta e già da lì avrei dovuto capire in che guai mi sarei andato a cacciare, ma non lo capii perché in qualche modo rimasi stregato da quella figura. Era il demone che sarebbe stato la svolta della mia vita, che mi avrebbe allontanato da mio fratello e che mi avrebbe poco a poco strappato la libertà. Il soggetto del mio unico rimorso. Ma io non potevo e forse non volevo saperlo. Non in quel momento. Quel giorno funesto, proprio davanti a quel portale, il simbolo della mia debolezza in un certo senso, incontrai Gremory per la prima volta”.

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Mystic: Ehm, ciao ragazzi! Si sono sparita un’altra volta nonostante le mie promesse, ma vi giuro che proprio non riesco a tenere il passo con la scritture per via della scuola. È davvero frustrante. Ho scirtto altre cose in questo periodo, ma ho dovuto farlo per ricaricare la fantasia, non avevo l’ispirazione giusta per dedicarmi a questa storia. Spero che possiate perdonarmi!
Zack: …
Mystic: Che hai tu?! Vuoi accusarmi come al solito che le mie sono scuse per caso?!
Zack: Non stavolta, sis. Diciamo che visto come sei stata conciata in questo periodo posso anche passarti il ritardo…
Mystic: 0.0” *incredula* Oggi devi essere davvero di ottimo umore per un’uscita del genere!!
Zack: Ottimo umore?! Ma dove? Mi stai facendo fare il cantastorie…Che vergogna, il mio povero orgoglio di demone -.-“
Mystic: Quale orgoglio? Eh-ehm, comunque! *cof!* Intendevo, avevo detto che avrei raccontato ai nostri lettori la tua storia e quindi lo faccio. E raccontata da te a ben altro gusto u.u
Zack: Ti sei interrotta a metà sequenza però…
Mystic: Si chiama creazione di suspense, mio caro! Be’, dai, rallegrati, hai fregato Kyler a Grell, dovresti essere contento! xD
Zack: Will lo uccide come minino…eheh *ghigno* Però sei tremenda. Hai fatto fare al rosso una pessima figura 0.0 C’è da avere paura con te.
Mystic: *spero di non essere andata OOC 0.0"*....u.u Ecco, quindi sta’ buono. Comunque Grell si rifarà e avrà il suo momento di gloria. Ma solo un momento, non sono una che concede troppo!
Zack: Montata…
Mystic: Ehi! *gli tira il mouse in testa*
Zack: Mi era mancato…Su, baka, muoviti a chiudere che questa gente già non ti sopporta per i ritardi figuriamoci che noia gli danno questi teatrini idioti!
Mystic: Uff, che stress che sei…Comunque, nel prossimo capitolo saprete tutto tutto sul passato del nostro caro Zack…
Zack: …Non provarci a dire tutto tutto….
Mystic: *lo ignora* …e vi prometto anche un flashback in piena regola! *sempre che vi faccia qualche differenza* Cercherò davvero di essere più svelta almeno con il prossimo aggiornamento. Se l’Ispirazione lo vuole dovrete aspettare meno di due settimane…Zack: …Ma tanto abbiamo capito che di te non ci si può fidare!
Mystic: *pout* …*lo butta fuori dalla stanza*…Comunque. Ringraziamenti! Un abbraccio stritolante a doc11, Marzia ds, Sam il Distruttore e Miele_e_Cianuro per le loro recensioni e la loro infinita pazienza! Ragazzi, io non vi merito >.< Sigh! Inoltre vorrei dedicare un grazie speciale a Rebychan che in questo periodo mi è stata davvero di grandissimo supporto un po’ per tutto e che mi ha pazientemente ascoltata anche sulle cose più idiote di questo mondo! Grazie di cuore!
Grazie anche tutti quelli che seguono/preferiscono o anche solo leggono queste righe!
Alla prossima (sperando che sia davvero quando spero che sarà)!
Un bacio,
Mystic

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Capitolo 8
*** VIII Parte ***


Salve a tutti!
Eccomi di ritorno. Gli esami sono finalmente finiti e io ho potuto tirare un sospiro di sollievo! Non ne potevo proprio più. Spero adesso di poter postare regolarmente salvo imprevisti! Mi scuso di nuovo per i miei ritardi e prometto che posterò il capitolo successo a questo al più tardi entro la fine della settimana prossima o all’inizio di quella successiva (sempre che qualcuno sia ancora interessato a leggerla).
Ringrazio chiunque continuerà a seguirmi e a commentare nonostante la mia incoerenza nelle scadenze. In particolare un grazie sentito va a Rebychan che mi ha sostenuta per tutto il tempo e mi ha dato dei consigli molto preziosi. Non co che avrei fatto senza di lei!
Bene, vi lascio alla storia. Spero possa compensare almeno un poco l’attesa. Grazie mille a tutti quelli che commenteranno!
A presto (per davvero questa volta)!
La vostra Mystic

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“Quel giorno funesto, proprio davanti a quel portale, il simbolo della mia debolezza in un certo senso, incontrai Gremory per la prima volta”.
Kyler sentì i brividi corrergli lungo la schiena. Non era la prima volta che la sua guardia del corpo pronunciava quel nome, ma il modo in cui lo aveva appena detto aveva regalato alla parola una carica decisamente inquietante. Già dal suono sembrava promettere solo sventura e dolore. Eppure aveva un suo fascino oscuro, probabilmente lo stesso che aveva spinto Zachary a seguire quella figura sconosciuta il giorno in cui si erano incontrati. Lo sconvolgeva pensare quanto la vicenda del demone fosse per certi versi simile alla sua. Anche lui era disperato e sognava solo un altro mondo da esplorare, sebbene lui volesse scappare e non trovare un nuovo passatempo, e anche lui quando loro due si erano incontrati per la prima volta era stato catturato subito da quei maledetti occhi cremisi, senza possibilità di ritorno, esattamente come era accaduto alla creatura infernale di fronte a Gremory. Però lui aveva mantenuto la guardia alzata mentre a quanto gli pareva di capire il suo protettore l’aveva spalancata, lasciando che l’altro demone ne approfittasse e gli rubasse la libertà, almeno sotto certi punti di vista. Era un’immagine che faceva fatica a conciliare con lo Zachary che conosceva lui, sempre padrone di sé, manipolatore e mai manipolato, ribelle senza regole, ma in fondo sapeva così poco di quell’essere che non poteva di certo mettersi a discutere.
Scosse il capo e tornò a concentrarsi sull’altro che era rimasto in silenzio dopo aver pronunciato quell’ultima frase, perso nei ricordi di quel giorno. Il ragazzo non poté fare a meno di notare che aveva lo sguardo assente e che continuava a farsi passare una mano sul petto, artigliando nervosamente la stoffa della divisa. Gli venne in mente che aveva parlato di cicatrici che Gremory gli aveva lasciato. Che fossero quelle ciò che le sue dita pallide stavano inconsciamente cercando? Per un attimo la curiosità prevalse e lui pensò avvicinarsi e scoprire quei segni tanto terribili, ma scacciò immediatamente quel pensiero, inorridito. Che diamine gli saltava in mente? Forse il suo protettore non aveva poi così torto, gli esseri umani erano per natura squallidi ed approfittatori. ‘Non così tanto lontani dai demoni’ pensò amaramente. “Zachary? Non devi continuare per forza se non te la senti” si decise a dire alla fine, abbandonando quelle riflessioni che lo mettevano a disagio. “Posso anche rinunciare al diritto che hai deciso di concedermi”.
“Non trattarmi come un umano, Kyler. Se ho deciso di parlare è perché ho voglia di farlo e perché posso farlo. Non mi sono fermato per una questione così sentimentalista come credi, sto solo cercando il modo di descrivere gli eventi senza sconvolgerti troppo” gli rispose il demone inaspettatamente brusco, quasi seccato. Il ragazzo gli lanciò uno sguardo sorpreso e lui parve accorgersi del suo errore, affrettandosi a sostituire la sua espressione pensosa con il suo solito ghigno canzonatorio, sforzandosi di nascondere il suo turbamento. “Mi servi attivo e scattante quando prenderemo quella nave, quindi non posso rischiare di stordirti troppo con i miei racconti horror, anche se ammetto che sarebbe uno spasso”.
Kyler non commentò quel cambio improvviso di atteggiamento e si limitò a sospirare scuotendo il capo. Anche se aveva deciso di raccontargli la sua storia Zachary non aveva nessuna intenzione di permettergli di leggergli dentro. Ci si sarebbe dovuto rassegnare, quel demone sarebbe rimasto un velo impenetrabile per lui. “Non ti preoccupare, so badare a me stesso. Non c’è bisogno che ti impegni tanto a censurarmi le parti violente, ci sono abituato, anche se tu non ci credi” gli disse portandosi le gambe al petto e appoggiandovi il mento sopra. Stava inziando ad avere freddo. Durante l’inseguimento non ci aveva fatto caso perché aveva ben altro di cui preoccuparsi, ma ora, seduto sul puntile freddo, con la brezza marina che gli si intrufolava in ogni spazio lasciato libero dalla stoffa dei suoi vestiti, iniziava a sentire la mancanza delle sue coperte. “Continua, dai”.
Il demone lo studiò per un attimo, poi annuì. Ma prima di riprendere a parlare si sfilò la giacca e la appoggiò sulle spalle del ragazzo con noncuranza. “Mi servi in forma, te l’ho detto. E voi umani siete fragilini con questi cambi di temperatura” borbottò a mo’ di scusa, prevenendo un eventuale commento o presa in giro.
Il suo protetto nascose un sorriso, sistemandosi un po’ meglio l’indumento addosso. Zachary poteva fingere quello che voleva, ma ormai si era capito che non era l’essere distaccato che voleva sembrare. Che poi il suo fosse sincero interesse nei suoi confronti o la semplice cura di chi ha ancora voglia di divertirsi ancora un po’ con il suo giocattolo non gli importava. C’era, e questo gli bastava.
Il demone gli rivolse un’occhiataccia, intuendo i suoi pensieri, ma evitò di commentare oltre. Voleva finire di raccontare. Non sapeva neanche lui perché aveva deciso di parlare a Kyler del suo passato, forse sperava che ripercorrendolo avrebbe trovato una soluzione al dilemma che quella missione gli aveva posto. Non ricordava di essersi mai fatto tanti problemi per una questione di anime. Ma d’altra parte quello non era un caso normale e mai un rifiuto di obbedire agli ordini era significato per lui una morte quasi certa. Per di più questa volta non ci sarebbe stato neanche suo fratello a tirarlo fuori dai guai come era accaduto un secolo prima, in un’occasione in cui aveva rischiato di rimetterci la pelle. E in effetti parecchia era rimasta sotto gli artigli del suo “datore di lavoro” e lui ne avrebbe sempre portato i segni. Sospirò. Quando aveva scelto di accettare l’incarico, per modo di dire ovviamente visto che non si poteva rifiutare nulla a Gremory rimanendo incolumi, era più che sicuro che il suo unico problema sarebbero stati gli shinigami, non si aspettava certo di trovarsi come ostacolo la sua stessa indecisione nei confronti dell’ordine che aveva ricevuto. Era convinto che il prezzo del ricatto fosse un rischio troppo alto perfino per lui, che lo avrebbe liberato da ogni esitazione o tentazione di rompere le regole per l’ennesima volta. Ma a quanto pareva non era stato così. Perché questo era ciò che aveva pensato prima di conoscere il suo obiettivo, prima di rendersi conto che si sarebbe trovato ad avere a che fare con qualcosa di diverso dai suoi soliti passatempi. I suoi occhi cremisi si fissarono a squadrare il ragazzo, quasi con ostilità. Quell’umano aveva qualcosa che lo lasciava interdetto, incapace di essere deciso e fermo come al solito, qualcosa che era in grado di tenere testa perfino al suo egoismo e al suo istinto di autoconservazione. Certo, la coerenza non era mai stata il suo punto forte, ma ciò non gli aveva mai impedito di insistere testardamente nella direzione che si era imposto. Fino a quel momento almeno. Perché ora invece l’insicurezza minava alle fondamenta i suoi proponimenti, trattenendolo dal prendere una decisione definita sul da farsi, e la cosa non poteva non dargli fastidio, soprattutto considerando che quei tentennamenti non gli appartenevano. Era il caso di risolvere al più presto quella faccenda e di capire cosa gli fosse preso. In primo luogo per evitare di cacciarsi in guai più grossi di lui da cui rischiava di non uscire, e poi anche per curiosità. In fondo tutte quelle stranezze stimolavano il suo interesse, non ci poteva fare nulla.
Scosse il capo, volgendo lo sguardo altrove. Quelle riflessioni erano solo una perdita di tempo, non avrebbe ottenuto nulla continuando a girarci intorno. Tanto valeva andare avanti a raccontare. Chissà che la cosa lo avrebbe aiutato sul serio. “Devo ammettere che rimasi per parecchi secondi a fissare quel bastardo inquietante che per tutto il tempo continuò a guardarmi a sua volta, con quel suo ghigno indecifrabile. Ho sempre odiato quella sua espressione strafottente, non se la toglie mai dalla faccia quando è tranquillo. Però almeno mi dà la certezza che non ha intenzione di punirmi” fece stiracchiandosi e spostando lo sguardo verso l’orizzonte. “Alla fine mi ripresi e, seppure a fatica, mi costrinsi ad ignorare sia le parole che mi aveva rivolto sia quel suo sguardo penetrante e gli domandai chi fosse. Mi disse semplicemente il suo nome, senza scomporsi o protestare perché non gli avevo risposto. Non ebbi bisogno di altre informazioni per capire chi avevo davanti. Avevo già sentito parlare di lui nei racconti di alcuni dei demoni che frequentavo. E se uno diventa famoso all’Inferno c’è solo un motivo. Vuol dire che sei pericoloso, persino più del solito, per quelli della tua razza, che sei estremamente potente. Il fatto che un demone del genere si fosse interessato a rivolgermi la parola, ad incoraggiarmi per giunta, da una parte mi insospettì, però dall’altro lato non potei evitare di sentirmi quasi orgoglioso. Significava che anche io non ero una nullità, anzi. A quel punto, vedendo che non mi decidevo a parlare, lui mi ripeté la domanda, disse che proprio non vedeva cosa poteva trattenere un tipo come me dal prendere ed andarsene come gli pareva e piaceva. Probabilmente anche lui mi conosceva già, in fondo combinaguai come sono avevo finito per diventare abbastanza conosciuto tra i miei simili, anche se non per il motivo tradizionale. Mi è sempre piaciuto cercare strade alternative per raggiungere i miei scopi. E di solito funziona, sebbene non senza conseguenze. Gli dissi che non mi sentivo ancora pronto per lasciare l’Inferno ed addentrarmi da solo nel mondo umano, che ero ancora troppo inesperto. Il ghigno sul suo volto si allargò e lui mi disse che chiunque mi avesse detto una cosa tanto stupida non aveva capito nulla di me. La sua affermazione mi fece irritare non poco, perché nonostante tutto ero decisamente geloso di mio fratello, e quindi gli risposi che si sbagliava, che questa persona aveva di certo i suoi motivi per pensarla così. Gli dissi anche che mi era stato giurato che un giorno avrei ottenuto il permesso di andarci e che io mi fidavo di quelle parole. Come risposta ottenni una risata divertita e canzonatoria. Gremory scosse il capo e mi chiese se questa persona che mi ostinavo a difendere mi stesse in qualche modo preparando per affontare il mondo umano. Fu in quel momento che mi resi conto che in effetti Sebastian non aveva mai fatto niente per istruirmi in quel senso, che nonostante le sue promesse non aveva mai accennato a quello che avrei potuto trovare sulla terra, tutte le informazioni che avevo me le ero procurate da solo. Come se lui, per qualche oscura ragione, volesse impedirmi di lasciare l’Inferno. Non ebbi bisogno di esprimere i miei pensiere ad alta voce, bastò il lampo contrarato che mi illuminò il volto, e poi il mio futuro “capo” già conosceva di sicuro la risposta. Si voltò e si allontanò di qualche passo prima di fermarsi di nuovo, senza però tornare a girarsi verso di me. “Posso insegnarti io quello che tuo fratello si rifiuta di spiegarti. E ti assicuro che presto avrai la chiave per andare e venire dal mondo umano”. Non aggiunse altro e riprese a camminare senza aspettare una mia risposta, ma io capii che voleva che lo seguissi. Farlo avrebbe significato accettare il suo prezzo. Perché aveva detto che sarei a dato sulla terra ma non aveva specificato quando e come. Sapevo bene che con i tipi come Gremory bisognava stare attenti, che di sicuro le sue condizioni sarebbero state molto dure e soprattutto che non avrei più potuto tirarmi indietro una volta accettata la sua guida, ma in quel momento non mi soffermai molto a riflettere su questi aspetti, anche se con il senno di poi mi rendo conto che forse avrai dovuto farlo. All’epoca ero abbastanza imprudente da non vedere in che razza di guaio mi stavo andando a cacciare. E soprattutto non capivo, o forse non volevo capire, in che razza di labirinto a fondo cieco mi stavo inoltrando. Desideravo solo saziare la mia sete di divertimento e la mia curiosità. La mia esitazione quindi fu decisamente breve e in pochi attimi camminavo al suo fianco, guardando fisso davanti a me. Lui abbassò per un attimo lo sguardo su di me ma non disse nulla, anche se ebbi la sensazione che un lampo soddisfatto avesse attraversato i suoi occhi. Aveva ottenuto quello che voleva e io non sapevo ancora quanto avrei pagato quella mia sicurezza infondata.
Così nel giro di un paio d’anni gli umani fecero la conoscenza dei miei giochi intricati e dei miei piani spericolati. All’inizio cercavo di divorare più anime possibili, desideroso di assaggiare e gustare i nuovi sapori che esse mi offrivano, ma presto finii per stufarmi, visto che sembravano possedere tutte all’incirca lo stesso gusto, tranne alcune molto particolari. Decisi così di puntare più sul divertimento che sulla “degustazione”, andando ad infilarmi nelle faccende più delicate e complicate, cercando umani che potessero dimostrarsi interessanti con cui intrattenermi, decidendo di dare loro la possibilità di tenersi la loro anima se si fossero dimostrati dei buoni giocattoli, e soprattutto tentando di dare il più possibile fastidio agli shinigami a costo di interferire addirittura nelle loro missioni, anche quando queste non mi riguardavano. Era il mio spasso più grande perché mi permetteva sia di farmi quattro risate alle loro spalle sia di trovare il pretesto per qualche bello scontro. Ben presto però Gremory, dopo avermi dato il tempo di assaporare quella mia nuova libertà, mi rinfacciò quello che aveva fatto per me e io accettai, seppure con molta riluttanza, di lavorare per lui. All’inizio mi attenni alle sue direttive, eseguendo con cura tutte le missioni che mi affidava, anche se ciò a volte mi portava ad uccidere persone che avrei preferito lasciare in vita e a stare lontano dagli shinigami. Ero abbastanza spaventato da quello che lui avrebbe potuto farmi se mi fossi ribellato e questo timore per un po’ mi fece rigare dritto. Ma finii inevitabilmente per annoiarmi e per sognare la libertà che avevo avuto nei miei primissimi anni di vagabondaggi nel mondo umano. Così decisi che nessuno poteva impormi la sua volontà e iniziai a fare di nuovo di testa mia, correndo più rischi del necessario, tornando a ficcare il naso negli affari degli shinigami e soprattutto giudicando io chi meritava di restare in vita e chi invece poteva essere sacrificato. Non c’è bisogno di dire che questo mio comportamento mandò Gremory su tutte le furie. Mi minacciò a parole e a fatti, mi fece passare letteralmente le pene dell’Inferno, ma io non mi piegai e lui si dovette in un certo senso rassegnare a quel mio modo di fare, anche se questo non significava che io non ne pagassi le più amare conseguenze. Si venne così a creare una specie di equilibrio tra noi. Io continuai a lavorare per lui perché sotto certi aspetti mi sentivo e purtroppo mi sento ancora adesso legato a lui e Gremory decise di non ammazzarmi perché in fondo ero uno dei migliori tra i suoi sottoposti e non rifiutavo mai un incarico. Nel frattempo mio fratello era tornato e non gli ci volle molto a scoprire che cosa avevo fatto e chi avevo iniziato a frequentare. Quel mio ennesimo atto di ribellione nei suoi confronti mi costò la rottura definitiva del nostro rapporto. Comunque non credo che se la sia presa tanto perché ero andato nel mondo umano senza aspettare il suo consenso, ma piuttosto per il mio legame con Gremory. Loro due non si sono mai sopportati, mio fratello considera Gremory un essere abietto e senza gusto e Gremory, da parte sua, odia Sebastian perché è uno dei pochi in grado di tenergli testa anche a livello di potenza. Forse mi ha preso sotto il suo comando anche per fare un dispetto a mio fratello, chissà. Sta di fatto che io e Sebastian non ci rivedemmo più per secoli dopo la nostra rottura. Un po’ ci rimasi male, mi sentivo ripudiato. Ma i legami tra demoni restano sempre e comunque molto fragili ed effimeri e ben presto scordai il mio malumore e mi immersi totalmente nella mia nuova prospettiva di vita, che certo aveva i suoi limiti, ma mi pareva che i costi delle mie infrazioni fossero abbastanza sopportabili da garantirmi una libertà quasi completa in cambio di qualche sofferenza.
Questo almeno fino a circa cento anni fa, dopo la missione in cui mi scontrai con William. Non sto a spiegarti i dettagli della questione, è complicata e del tutto irrilevante. Diciamo solo che gli shinigami riuscirono ad impedirmi di uccidere il mio bersaglio e quindi di prendermi la sua anima. Ma la colpa fu solo mia. Era una missione nel complesso abbastanza semplice, con pochi ostacoli, ma proprio per questo mi parve troppo noiosa e per movimentarla un po’ feci in modo che i miei nemici si accorgessero della mia presenza e facessero di tutto per fermarmi visto che, a quanto pareva, per loro era importante che quella persona rimanesse viva tanto quanto lo era per Gremory che morisse. Sinceramente non ho mai capito perché, doveva essere qualche importante personaggio storico o simile. Non ho indagato perché lo trovavo noioso come umano. A parte questi particolari, sta di fatto che fallii quella dannata missione. Non era la prima volta che commettevo un errore o non portavo a termine il compito che mi era stato assegnato, ma in quell’occasione, un po’ perché la morte di quella persona forse era davvero tanto importante, un po’ perché probabilmente Gremory era stufo delle mie irrispettose insubordinazioni, fui punito tanto duramente che credo che, anche se le cicatrici dovessero per assurdo sparire dalla mia pelle, i ricordi di quel giorno resterebbero comunque marchiati a fuoco nella mia memoria. Gremory aveva deciso che in fondo forse poteva fare a meno del suo ribelle sottoposto preferito. Se non fosse intervenuto mio fratello molto probabilmente noi due non ci saremmo mai conosciuti. Perché, per la prima volta, quel giorno mi resi conto che anche i demoni possono morire. Non che prima non lo sapessi, solo che mi sembrava una prospettiva veramente irreale. Ma gli artigli di quel bastardo mi hanno insegnato esattamente il contrario”.
Zachary interruppe il racconto, ripensando a quanto aveva rischiato in quell’occasione. Era davvero pronto a ripetere l’esperienza? I suoi ricordi al riguardo non erano del tutto chiari, anzi, erano decisamente offuscati dalla sensazione di dolore che aveva provato in quei momenti, che era rimasta così nitida, anche a distanza di decenni, da dargli l’impressione di poter avvertire ancora il bruciore della pelle lacerata e il sangue che gli fluiva fuori dal corpo a fiotti. E quella volta Gremory non l’aveva minacciato di morte prima della missione. O meglio, lo aveva fatto senza però promettergli le pene dell’Inferno come aveva fatto prima di spedirlo alla ricerca di Kyler. Se già quella volta era stato intenzionato ad ucciderlo facendolo soffrire in quel modo indescrivibile come pena per aver fallito, allora davvero non sapeva immaginare cosa gli avrebbe fatto provare se si fosse azzardato a disobbedirgli di nuovo. Eppure neanche quella prospettiva riusciva a convincerlo a mettere da parte i suoi contrasti interni. Si chiese di nuovo che cosa gli fosse preso. Perché quel ragazzo gli faceva quell’effetto? Che aveva di così speciale da spingerlo quasi a decidere di sacrificarsi per permettergli di mantenere la libertà che gli era tanto cara?
“Tuo fratello ti ha salvato da Gremory? Ma non hai detto che vi eravate separati e che lui non ne voleva più sapere di te?” domandò Kyler ignaro delle sue tormentate riflessioni, riportandolo al presente. “Perché avrebbe dovuto mettersi contro uno come Gremory per tirarti fuori dai guai se tu e lui non vi parlavate neanche più?”.
“Bah, vallo a capire mio fratello” rispose il demone riscuotendosi e stringendosi nelle spalle. “Forse in fondo un po’ gli mancavo. Dopotutto abbiamo trascorso moltissimo tempo insieme e quindi può anche darsi che si fosse legato a me come io mi ero legato a lui. E poi non è che non ci parlavamo più. Ogni tanto io lo cercavo per trascorrere qualche ora in sua compagnia. Ci scambiavamo le novità, ma senza davvero entrare nei particolari. Diciamo che comunque l’ostilità prevaleva. Da parte sua a causa del mio essere un sottoposto di Gremory, da parte mia perché lui mi aveva piantato in asso”. Sospirò. “Qualunque sia stato il motivo che lo ha spinto a salvarmi, sta di fatto che io mi sono ritrovato in debito di vita con lui per la seconda volta. Un giorno lo ripagherò, questo è certo. Anche se ho ancora parecchia strada da fare per raggiungere il suo livello. Comunque, stiamo sviando il discorso. Lasciami finire”. I suoi occhi cremisi ricominciarono a vagare lungo l’orizzonte, mentre la sua mente tornava per l’ennesima volta indietro nel tempo, riportando alla vita gli eventi e le percezioni ad essi connesse. No, quel giorno non lo avrebbe mai scordato, nemmeno se gli avessero cancellato la memoria.

Zachary camminava per la piana bruciata, tormentandosi continuamente le mani. Il suo passo era irregolare, indeciso tra la fretta che lo spingeva ad accelerare sempre di più e la paura che lo costringeva a rallentare. Era così agitato che non era nemmeno riuscito a riprendere il suo aspetto demoniaco e si era rassegnato a presentarsi nella sua forma umana. Gremory aveva detto che aveva bisogno di vederlo da solo e quello non era mai un buon segno. Il suo “capo” non si era mostrato entusiasta dell’esito della missione da cui era appena tornato. Il fatto che non lo avesse insultato o malmenato come di solito faceva in quei casi poi lo aveva impensierito parecchio. In effetti non si era proprio espresso, ma gli aveva rifilato uno dei suoi sguardi, quelli che non significavano altro che guai, e poi lo aveva congedato ordinandogli freddamente di raggiungerlo un’ora dopo. Questa volta doveva averla fatta davvero grossa. Dannazione a lui e alla sua voglia di divertirsi. Si annoiava facilmente e gli incarichi facili proprio non riusciva a farseli piacere, non poteva farci nulla, era fatto così. Però forse avrebbe dovuto darsi una misura almeno quella volta. In fondo sapeva già che Gremory in quel periodo sopportava poco le sue bravate e inoltre si era mostrato molto interessato all’esito positivo dell’incarico che gli aveva affidato. Ma lui come sempre aveva dato ben poco peso alle sue raccomandazioni, sicuro di sé com’era, e aveva fatto un casino.
Sbuffò, irritato. Era davvero un idiota, non c’era altro da dire. Voleva proprio finire ammazzato. Tutta colpa di quello shinigami, William. Si era divertito troppo con lui nella missione prima di quella e non vedeva l’ora di ripetere l’esperienza. Ma questa volta gli shinigami lo avevano preso più sul serio del solito e l’avevano fregato. Ci dovevano tenere anche loro a quell’umano idiota. Aveva anche già dimenticato il suo nome. Un tipo davvero insignificante comunque. Un dannato soldato con troppe manie di grandezza. E pensare che ad un primo sguardo gli era sembrato quasi interessante. Mai fidarsi delle apparenze. Venivano subito smentite, soprattutto se si trattava di umani. Ma quelle riflessioni erano del tutto ininfluenti. Tra la noia, il disinteresse per l’obiettivo, la sua leggerezza, gli shinigami che avevano deciso di lavorare come si doveva per una volta, si era attirato l’ira di Gremory e adesso avrebbe dovuto subirne le conseguenze. E qualcosa dentro di lui, probabilmente il suo istinto di sopravvivenza, gli diceva che avrebbe dovuto scappare a nascondersi da qualche parte invece di avanzare in quella valle desolata. Ma tanto sarebbe stato inutile perché il suo “capo” lo avrebbe trovato lo stesso, ovunque fosse andato. Fuggire avrebbe solo peggiorato la sua situazione. Tanto valeva andare all’incontro e prepararsi al peggio. Forse poteva ancora cavarsela in qualche modo, evitare di essere torturato a morte. Forse.
Quando arrivò sul posto la sua mente era ancora impegnata a cercare una via d’uscita da quella brutta situazione, conscia al tempo stesso che non ce n’erano. Gremory era in piedi in mezzo allo spiazzo, la schiena appoggiata al tronco morto di un albero, intento a studiarsi le unghie. Anche lui era nella sua forma umana, che in genere era quella che preferiva quando si trattava di punire lui. Quale fosse la ragione di ciò non lo aveva ancora capito, e se doveva essere sincero preferiva non saperlo. Forse la trovava più funzionale perché gli era più facile dosare la forza dei suoi colpi e quindi rendere il tutto più lento e doloroso. Scacciando quei pensieri, Zack si fece forza ed avanzò lentamente verso il suo “datore di lavoro” che però non si degnò di sollevare lo sguardo su di lui finché a separarli non ci fu che una decina di metri. Solo a quel punto Gremory alzò gli occhi e regalò a Zachary il più spaventoso dei suoi ghigni. Quest’ultimo si bloccò sul posto avvertendo un terrore gelido avvolgergli e immobilizzargli le membra. Sarebbe stato peggio di quello che aveva pensato, ora ne era certo.
“Ah, Zack, eccoti qua. Puntualissimo. Mi fa piacere vedere che rispetti almeno gli orari” commentò l’altro demone, il tono calmo e quasi cordiale, ma condito con una nota minacciosa. “Perché a livello di disciplina sei messo proprio male. E io che mi sono sforzato così tanto di insegnartela. Che peccato”. Si staccò dal tronco e si avvicinò con lentezza al suo sottoposto, senza mai smettere di fissarlo. “Ah, Zack, Zack, Zack…Cosa devo fare con te? A volte sei decisamente pessimo. Ma questa volta hai superato te stesso. E pensare che non sei stupido, anzi. Eppure certe volte la tua sfrontatezza supera la tua intelligenza”.
Zachary non disse nulla e rimase immobile, mentre il suo superiore iniziava a girargli intorno. Sentiva il proprio corpo tremare di attesa e di ansia, mentre lui cercava invano di mantenere regolare il respiro. Si sforzò di rimanere impassibile, ma non poté evitarsi di trasalire quando avvertì la mano di Gremory appoggiarsi sulla sua spalla e iniziare poi a scorrere su e giù lungo il suo braccio. Ma non si voltò a guardare l’altro. Sapeva che non doveva, l’aveva imparato con l’esperienza.
“Non ha nulla da dire a tua discolpa, Zack?” gli chiese il suo “capo” all’orecchio. “Mi stupirebbe se tu l’avessi. Sai, quello che hai fatto non ha scusanti. Sei pienamente responsabile e lo sai anche tu”. La sua mano si fermò di nuovo sulla sua spalla e poi scese lungo la sua schiena, gli artigli che stracciavano lentamente la stoffa dei suoi vestiti lacerando nel frattempo anche la sua pelle. Zack strinse i pugni ma non emise un suono. “Se fosse stata un’altra missione, qualunque altra, Zack, avrei anche potuto decidere di lasciar correre visto che la scorsa volta hai fatto davvero un buon lavoro, anche con quello shinigami. È stato uno spasso assistere al vostro combattimento. Ma questa non me la dovevi fare, Zack, non questa”. Gli affondò le dita della mano libera nei capelli mentre l’altra continuava a traccargli solchi nella carne. “Mi spiace, nonostante tutto sei stato un buon sottoposto. Ma dal momento che non hai saputo imparare a stare al tuo posto, mi vedo costretto ad eliminarti!”.
Zachary sfuggì alla sua presa appena in tempo per evitare che quegli artigli affilati gli strappassero la carne in cui erano affondati. Ignorando il dolore alla schiena si voltò a fronteggiare il suo superiore, deciso a vendere cara la pelle. Gremory era proprio deciso ad ammazzarlo glielo leggeva negli occhi, ma lui non avrebbe rinunciato alla sua vita passivamente. Avrebbe combattuto fino alla morte. “Se vuoi farmi fuori fa’ pure, ma io ho tutta l’intenzione di difendermi!” ringhiò mettendosi in posizione di attacco mentre le sue unghie si allungavano. “Probabilmente non ho speranze contro di te, ma sta sicuro che ti farò sudare, Gremory! Se vuoi la mia vita dovrai combattere per averla!”.
“Ma come siamo decisi” lo prese in giro l’altro senza scomporsi, ma i suoi occhi brillarno indispettiti. “E sia, Zack. Verrò a prendermi la tua vita, e lo farò nel modo più doloroso possibile. Ti pentirai di avermi sfidato. E forse finalmente capirai con chi hai a che fare!”. E senza aspettare oltre si gettò su di lui.
I due si scontrarno con violenza e i colpi si susseguirono senza pausa. Zack era chiaramente in difficoltà, ma nonostante ciò continuò a difendersi e a contrattaccare con tutta la forza che aveva, ignorando il suo corpo che si riempiva via via di ferite e il sangue che usciva sempre più copioso da esse. Gremory da parte sua non sembrava faticare più di tanto, anche se un paio di volte gli artigli del suo sottoposto arrivarono a sfregiargli la carne e non riuscì a schivare alcuni colpi ben assestati che gli fecero mancare il fiato per un attimo. Ma nessuno dei due accennò a diminuire la velocità o la forza dei suoi colpi finché il primo non riuscì ad affondare un calcio nell’addome del secondo spingendolo lontano da sé.
I due si separarono. Zachary si portò ansimante una mano al viso per liberargli gli occhi dal sangue che usciva da un taglio sulla fronte e squadrò il suo avversario che nel frattempo si stava sistemando i vestiti stracciati. Il suo corpo si lamentava per lo sforzo e per le ferite, minacciandolo di abbandonarlo da un momento all’altro. L’unica cosa che lo teneva in piedi era l’adrenalina prodotta dal terrore che gli era cresciuto via via dentro, aumentando ogni volta che quegli artigli affilati gli avevano aperto un nuovo squarcio nella carne.
“Non male, Zack” commentò Gremory regalandogli un sorriso feroce. “Sei migliorato parecchio negli ultimi anni, sono impressionato. Peccato che non sia abbastanza. Però mi hai colpito. Sai, potrei anche decidere di lasciarti vivere…”. Il ghigno sul suo volto si allargò e lui gli fu addosso in un attimo. Zachary sgranò gli occhi, ritrovandosi con la schiena a terra, schiacciato dal peso dell’altro. Non l’aveva neanche visto muoversi. L’altro si mise seduto a calvacioni sopra di lui e sollevò un braccio. “…Ma anche no!”. I suoi artigli affondarono impietosi nel petto del demone immobilizzato sotto di lui, conficcandosi più in profondità che poterono.
Zack urlò di dolore e cercò in ogni modo di liberarsi, ma la presa dell’altro era troppo forte. Quelle lame affilate lasciavano la sua carne per poi penetrarla ancora e ancora. La vista gli si annebbiò, mentre lui continuava a dibattersi ottenendo solo di far uscire ancora più sangue dal suo corpo. Sentiva la voce di Gremory dire qualcosa ma non riusciva a mettere a fuoco le parole, un ronzio gli invadeva le orecchie. Gli stava facendo più male delle altre volte, c’era qualcosa di diverso. Il suo corpo non guariva velocemente come avrebbe dovuto e lui si sentiva intontito dalla perdita continua di sangue. Poi accadde. L’intensità del dolore crebbe tutta d’un colpo, tanto da fargli perdere tutte le altre percezioni, quasi come se i suoi sensi fossero spariti. Il mondo scomparve intorno a lui e rimase solo un abisso buio, impalpabile, né caldo né freddo, senza suoni, senza odori. Non riusciva più a percepire la pozza di sangue e fango che si allargava sotto di lui e neanche le unghie che avevano preso a tracciargli strani disegni sulla carne. Non riusciva a pensare, non era più nemmeno sicuro di stare respirando. C’era solo quel dolore indescrivibile e totalizzante che gli si infilava nelle membra, come tante lame sottilissime, invadendo ogni punto del suo corpo e conducendolo a soffrire in una lenta agonia. Non avrebbe resistito a lungo, la sua testa stava per esplodere. Se il dolore non fosse svanito in fretta sarebbe impazzito, ne era certo.
Ma proprio quando anche la coscienza stava per venire meno tutto cessò. Zack rimase immobile, confuso, mentre i suoi sensi tornavano via via a risvegliarsi. I suoi occhi offuscati scorsero a fatica in piedi a pochi metri da lui una figura che aveva strappato Gremory dal suo corpo. Sentì il suo superiore ringhiare qualcosa al nuovo venuto e questo rispondergli, ma ancora una volta non riuscì ad afferrare cosa stessero dicendo le loro voci. Alla fine scorse Gremory allontanarsi e l’altro chinarsi su di lui e dirgli qualcosa. A quanto pare quel tipo, chiunque fosse, aveva deciso per qualche assurda ragione di dargli una mano, rischiando davvero molto tra l’altro se si considerava da chi lo aveva salvato. Ben pochi demoni potevano permettersi una prodezza del genere. Però il fatto ancora più strano era che qualcuno avesse deciso di intervenire. Di solito all’Inferno ciascuno pensava ai fatti suoi, senza mai curarsi di fare qualcosa per gli altri a meno che non sapesse di ottenere in cambio qualcosa di veramente prezioso.
La voce dello sconosciuto riprese a farsi sentire, distogliendolo dai suoi pensieri. Lui si sforzò di mettere a fuoco il suono e realizzò che lo stava chiamando per nome.
“Zachary! Zachary! Mi senti? Riesci a muoverti?”.
Lui si sforzò di annuire, mentre la vista iniziava a schiarirsi abbastanza da permettergli di distinguere i lineamenti del suo interlocutore. Si ritrovò con sua sorpresa a fissare il volto serio di suo fratello. “Fra….fratello?” riuscì a balbettare confuso, ansimando. “Che…che diamine…ci fai…qui?”.
L’altro lo aiutò a mettersi seduto tirandolo per un braccio. “Passavo per caso e ho avvertito le vostre aure. Non mi ci è voluto molto a dedurre che eri nei guai. Ringrazia che sono arrivato in tempo e soprattutto che non sono tornato nel mondo degli umani ieri come avevo programmato” gli rispose gelido. “Si può sapere che cos’hai nella testa? Visto che non mi hai dato retta e hai deciso di metterti al servizio di Gremory, scelta del tutto contestabile tra l’altro, cerca almeno di comportarti come si deve con lui. Mi sembra quasi che tu voglia essere ucciso”.
“Non dirmi quello che devo fare, è finito il tempo in cui eri tu a decidere per me!” ribatté Zachary risentito, anche se sapeva che Sebastian aveva ragione. Una fitta gli percorse tutto il corpo e lui fu costretto ad abbassare il tono. “Ho fatto uno sbaglio e l’ho pagato, tutto normale. Solo che questa volta Gremory doveva essere parecchio di cattivo umore per chissà quale motivo e ha deciso di sfruttare l’occasione per sfogarsi su di me. Comunque sono sicuro che non mi avrebbe ammazzato sul serio, gli faccio ancora comodo”. Pronunciò l‘ultima frase con forza anche se sapeva che nessuno dei due ci credeva. “Però…Ha fatto comodo il fatto che tu sia passato di qua. Ha avuto la mano pesante questa volta. Grazie per aver deciso di intervenire nonostante tutte le grane che ti dò”.
“Qualunque cosa succeda tra noi, non posso ignorare il fatto che sei mio e rimani mio fratello. Anche se al momento sei al servizio del demone che sopporto di meno in tutto l’Inferno” rispose Sebastian. “Però vedi di non raccontarlo troppo in giro. Ho già la fama di essere un anticonformista e non mi serve che si pensi anche, ed erratamente, che ho un debole per te. I demoni comuni non capiscono il valore dei legami di sangue. È qualcosa di troppo alto per loro”.
“Deve essere una cosa di famiglia questa di essere tutti strani. Anche se mi sa che io sono molto peggio di te” rise lui, ma fu costretto a smettere quasi subito a causa di un violento attacco di tosse. Si portò una mano alla bocca e quando la tolse si accorse che era coperta di sangue. “Quel bastardo! Dannazione, queste ferite ci metteranno qualche giorno a sparire…Deve aver usato qualcuno dei suoi poteri strani. Scommetto che mi rimarranno le cicatrici per l’eternità!”.
“Almeno avrai un monito che ti spinga a pensare due volte prima di rischiare tutto per un capriccio” disse suo fratello, inziando a scostargli la stoffa stracciata ed insanguinata dei vestiti. “Ora sta’ fermo e lasciami vedere quanti danni ti ha fatto”.
Zack andò avanti ad insultare Gremory tra i denti, ma fece come gli era stato detto. L’altro demone finì di scoprirgli la parte superiore del corpo e poi si chinò per analizzare le ferite. La schiena era coperta di graffi irregolari e profondi, che sanguinavano ancora parecchio, ma comunque nulla di particolarmente grave. Quando però passò ad ispezionargli il torace, Sebastian parve bloccarsi per un attimo mentre una strana espressione gli si dipingeva sul viso. Passò le dita sulle lacerazioni, scostando il sangue che le ricopriva, gli occhi ridotti a due fessure.
Zachary non poté evitare di lanciargli uno sguardo preoccupato. “Qualcosa non va?” domandò con una nota di allarme nella voce. Quando suo fratello si metteva scrutare qualcosa in quel modo significava che c’era qualche problema. “Mi ha fatto qualcosa di strano? Sono infettati con qualche sostanza schifosa?”.
L’altro demone rimase in silenzio per un attimo, quasi indeciso. “Zachary, tu…” iniziò, ma poi alzò lo sguardo verso di lui e subito parve cambiare idea. “Non è nulla di grave, probabilmente c’era del veleno sugli artigli di Gremory. Ma niente che il tuo organismo non possa smaltire tranquillamente. Serviva solo a rendere il tutto più doloroso”.
“Ah, ecco cos’era quel dolore paralizzante che ho sentito” fece lui pensoso. L’atteggiamento di Sebastian non lo convinceva per nulla. Gli stava nascondendo qualcosa. Ma perché? Cosa gli aveva fatto Gremory? “Non riuscivo più a sentire nulla, come se i miei sensi fossero scomparsi. C’era solo quel dannato male”.
Suo fratello lo ascoltò quasi con interesse, cosa assai rara che confermò i sospetti del più giovane, ma non commentò, anche se un lampo gli attraversò gli occhi cremisi, come se avesse ricevuto una conferma ai suoi pensieri, qualunque essi fossero. Si limitò ad alzarsi e a pulirsi le mani.
“Ti serva da lezione. Cerca di non ripetere l’episodio, potresti non essere così fortunato la prossima volta. Credo di essere l’unico a curarsi almeno un poco della tua vita” lo rimbeccò suo fratello, riprendendo il suo tono gelido e allungando la mano verso di lui. “Ora devo andare, ho degli affari da sbrigare nel mondo umano. Ci metterai poco a rimetterti, anche se il tempo di guarigione sarà molto più lungo del solito. Quelle ferite non sono semplici graffi”.
Zack si lasciò tirare in piedi, trattenendo i gemiti di dolore che gli salivano alle labbra dalle ferite ancora sanguinanti. “Va bene, va bene, cercherò di stare un po’ più attento d’ora in poi” si arrese con un sospiro, ma subito un ghigno deciso gli si aprì sul volto, pieno di un nuovo entusiasmo. “Sai cosa? Hai ragione, queste cicatrici saranno un monito per me. È ora che io paghi per la scelta che ho fatto secoli fa, quando ho lasciato te per seguire Gremory. Mi terrò cara la vita fino a quando non sarò abbastanza forte da potermi liberare da me del giogo che mi sono fatto imporre. Diventerò abbastanza forte da costringere quel bastardo a lasciarmi andare! E se non vorrà darmi retta, allora uno di noi morirà, ma non è detto che sarò io!”.
Sebastian gli rivolse uno sguardo scettico ma ancora una volta evitò di esprimersi. “Cura bene quelle ferite, così guariranno iù in fretta” si limitò a raccomandare. Poi si voltò e fece per incamminarsi. “Visto che sei tanto convinto di quello che hai detto, allora aspetterò che tu lo faccia. Vieni a cercarmi quando sarai di nuovo padrone di te stesso. Avrei piacere a testare personalmente la tua nuova forza. Ma, fino ad allora, tieniti stretta non solo la tua vita, ma anche la tua volontà. Ti saluto, Zachary”.
E senza aggiungere altro si allontanò, lasciando l’altro demone alquanto perplesso rispetto alla sfida che gli aveva implicitamente lanciato e confuso dal suo ultimo avvertimento. Zack lo guardò sparire tra la polvere della landa infernale, senza neanche provare a richiamarlo per chiedere spiegazioni. Sapeva bene che non si sarebbe voltato indietro e avrebbe fatto finta di non sentirlo. Tanto valeva risparmiare il fiato per la camminata. L’antro dove stava quando era all’Inferno non era vicino e con quelle ferite di sicuro raggiungerlo gli sarebbe costato un po’ di fatica. Scosse il capo e si incamminò nella direzione opposta a quella che Sebastian aveva preso, canticchiando sottovoce.

“Non ho mai capito che cosa avesse voluto dirmi mio fratello con quella sua frase sulla volontà. La sfida era il suo modo di approvare la mia decisione di ribellarmi a Gremory, cosa che alla fine non ho mai veramente fatto, ma davvero quell’avvertimento non l’ho mai capito. Chissà cos’ha visto nelle mie ferite. Comunque quella è stata l’ultima volta che ci ho parlato e quindi non ho mai potuto chiedergli spiegazioni al riguardo. Questa è la mia storia. Quello che è seguito a a questo episodio non è nulla che sia degno di nota. Ho fatto altre missioni per Gremory cercando di non mettermi troppo nei guai. Le ho prese un altro paio di volte dai suoi intermediari, ma nulla di che”. Zachary tacque. Richiamare alla mente quei ricordi non era stato difficile. Lo tormentavano continuamente, senza interruzione, eppure trovare le parole per esprimerli invece era stato complicato. Soprattutto descrivere quello che aveva provato e cercare di dare un significato alla vicenda. Forse perché non avrebbe saputo esporli neanche a sé stesso.
Kyler lo guardò inclinando la testa di lato. “Tuo fratello a volte deve essere davvero enigmatico, sinceramente neanche io saprei darti una spiegazione. Ma è ovvio, se non lo capisci tu che sei un demone, figuriamoci se posso arrivarci io” commentò, spostando lo sguardo dalla sua guardia del corpo all’orizzonte. “Però sono sicuro che prima o poi lo scoprirai. Per quel poco che ti conosco posso dire con sicurezza che non sei uno che si arrende facilmente. Arriverai a capire cosa ti ha nascosto tuo fratello e riuscirai a sfuggire alle grinfie di Gremory”.
“Come puoi esserne così sicuro? Sulla prima cosa può anche essere, ma sul battere Gremory non ne sono più tanto sicuro. In un secolo non mi sono avvicinato nemmeno un po’ al suo potere. Inizio a temere che sia al di là delle mie possibilità” rispose amaramente il demone, lanciandogli uno sguardo di scherno. “Mi sono quasi rassegnato a trascorrere la vita ai suoi ordini, sempre che riesca a sopravvivere ai suoi malumori e alle mie insubordinazioni”.
“L’hai detto tu, quasi. Zachary Michaelis non si arrende se sa che si può divertire a modo suo. E poi voi demoni sareste disposti a dare tutto pur di fare il vostro interesse” ribatté il ragazzo, deciso, beandosi internamente della sorpresa che leggeva negli occhi della creatura infernale. Forse per una volta era stato lui a leggergli dentro. “Quindi prima o poi affronterai anche quella partita. Ti attira troppo, non ti saprai sottrarre ancora a lungo. Le tue sono solo scuse. E poi…non è detto che tu debba fare tutto da solo”.
A Zachary servì qualche attimo per riprendersi dallo stupore. Quell’umano era ancora più sveglio di quanto aveva stimato. Gli aveva raccontato qualche dettaglio su di sé e già arrivava a dare dei giudizi non così errati sul suo conto. Si lasciò scappare un sorriso divertito. A quanto pare farsi fare la morale dalle persone doveva essere il suo hobby. Ma quell’ultima frase che significava? “Non cominciare a parlare come mio fratello!” lo ammonì. “Che diamine vuol dire che non devo fare tutto da solo? Io sono solo, Kyler. Mio fratello è via a farsi gli affari suoi e anche se non lo fosse non si sognerebbe neanche di aiutarmi a liberarmi di Gremory. Io mi sono messo nei guai e io mi devo tirare fuori, questo è quello che pensa. E non conosco nessun altro che sia disposto a rischiare tanto per me”.
Kyler tornò a guardarlo e fece per dire qualcosa, ma poi abbassò lo sguardo quasi arrossendo. Di certo ora il suo protettore avrebbe riso di lui. Era un’idea troppo sciocca, e per una volta si sarebbe meritato le sue frecciatine. Però lui ci teneva a fargli sapere che voleva ricambiarlo in qualche modo per averlo salvato da gli shinigami e soprattutto dalla spirale di abitudini che lo stava trascinando nell’abisso, verso una non-vita fatta di forma senza contenuto. “Non mi riferivo a tuo fratello. Io pensavo…Insomma…Quando ti ho ferito per sbaglio ti ho fatto male, relativamente parecchio, e tu hai detto che la mia anima ha un energia tremenda e…”balbettò imbarazzato, tenendo gli occhi fissi sulle sue ginocchia. “Pensavo che potrei aiutarti io. O meglio, che potrei in qualche modo farti usare il potere della mia anima. Come non lo so, ma scommetto che saprai inventarti qualcosa al riguardo. È…Almeno farò anche io qualcosa per te”.
Al contrario di quello che si era aspettato Zachary non rise. Rimase semplicemente a guardarlo, serio ed impenetrabile come non lo aveva mai visto. I suoi occhi brillavano di una luce insolita e la sua espressione era totalmente indecifrabile. Kyler si sentì tremare sotto quello sguardo e un senso di attesa lo invase, accorciandogli il respiro. Aveva quasi paura di quello che il suo protettore avrebbe detto, temeva di aver parlato troppo. Forse Zack non voleva che lui si impicciasse nelle sue questioni personali, forse aveva oltrepassato una linea che non avrebbe dovuto superare, nonostante le sue intenzioni fossero buone.
Il demone cercò gli occhi del suo protetto e li trovò pieni d’ansia. A quella vista non poté che ridacchiare internamente. Il ragazzo stava di certo pensando di averlo offeso in qualche modo, ma non poteva essere più lontano dalla verità. Lo aveva colpito con la sua offerta, mai nessuno si era proposto di fare una cosa del genere per lui, gratuitamente per di più. Kyler di certo sapeva che così si sarebbe messo contro Gremory e avrebbe rischiato la vita. Il suo “capo” era troppo vendicativo per risparmiare chiunque osasse opporglisi, a maggior ragione se si trattava di un umano, e poco gli sarebbe importato del fatto che era il possessore di una di quelle anime. L’avrebbe ucciso comunque nel peggiore dei modi. Eppure quell’umano tutto strano non aveva esitato ad accettare quel rischio solo per lui. Avvertì qualcosa dentro di sé, un calore, un’emozione che gli era sconosciuta.Valeva la pena rischiare la vita per quel ragazzo. E l’avrebbe fatto senza ripensamenti. Quella sua dichiarazione era stata la goccia che aspettava per far inclinare l’asse della sua indecisione definitivamente. Al diavolo gli ordini, al diavolo Gremory. Kyler meritava di vivere e di scegliere. E lui non avrebbe permesso a nessuno di strappargli quel diritto.
Le sue labbra si incurvarono in un sorriso, ma non era uno dei suoi soliti ghigni canzonatori, era davvero sincero. Il suo protetto sgranò gli occhi, incredulo, e Zachary stesso si stupì della sua reazione. Quella era forse la prima volta che gli capitava di sorridere veramente, senza intento canzonatorio. Quell’umano era davvero speciale, stava tirando fuori un lato di sé stesso che non conosceva e non credeva di avere.
“E sia, Kyler. Accetto la tua offerta” disse alla fine. “Combatteremo Gremory. Però ti darò qualcosa in cambio. Tra demoni non esiste l’aiuto gratuito e io non ho intenzione di comportarmi come un umano”.
“Ma Zachary!” protestò il ragazzo con forza. “Tu mi hai protetto dagli shinigami! Il tuo arrivo…mi ha ricordato cosa vuol dire vivere. Il tuo modo di atteggiarti con me…mi hai rammentato cosa vuol dire combattere per i miei ideali e mi stai dando la possibilità di riprendere a farlo. Non importa se mi porterai all’Inferno. So che non vuoi farlo e che sei obbligato. Lo capisco. Ma quello che hai fatto per me è abbastanza”.
“Forse lo è per te, ma da noi non funziona così. Tu stai offrendo una vita, la tua, per ridarmi la libertà. E io farò lo stesso”. Il demone lo fissò dritto neglio occhi. “Metto in gioco la mia vita per la tua libertà. Da questo momento in poi la tua anima sarà solo tua e io farò in modo che nessuno possa portartela via”.
Kyler lo guardò preso completamente alla sprovvista. Quella dichiarazione era l’ultima cosa che si sarebbe aspettato di sentire. Zachary lo stava lasciando libero, completamente libero. Non gli importava se ciò significava buttare via l’ultima possibilità che Gremory gli aveva concesso e rischiare di ripetere l’esperienza orribile che gli aveva appena raccontato e venire ucciso. Non poteva credere che lo stesse facendo solo per lui, un umano come tanti altri, che stesse rischiando la vita per quello che avrebbe dovuto essere solo un giocattolo. “Ma Zack…Io…Perché? Perché lo fai?” balbettò ancora sconvolto. La vita effimera di un uomo non valeva la loro eternità. I demoni erano esseri indifferenti ed egoisti, manipolatori senza scrupoli, bugiardi. L’aveva detto anche la sua guardia del corpo. Nessuno faceva eccezione. O forse sì?
“Te l’ho detto. È un patto equo. Ti pago quanto mi offri, tutto qui” borbottò Zack, distogliendo lo sguardo. Che diamine voleva adesso? Che gliene fregava delle sue motivazioni? Era già abbastanza umiliante per una creatura infernale piegarsi a fare una cosa del genere, figuriamoci se si metteva anche a spiegargli i suoi motivi. No, sarebbe morto piuttosto. “È meglio se ci avviamo verso la nave. Staranno cominciando i preparativi per salpare”.
Fece per alzarsi, ma Kyler lo trattenne per un braccio, costringendolo a voltarsi. Il ragazzo lo fissava, tanto insistente da metterlo a disagio, e lui quasi si sentì risucchiare da quegli occhi viola. Avvertì le mani dell’altro cercare le sue e stringergliele. Poi all’improvviso il suo protetto abbassò lo sguardo, arrossendo vistosamente e mormorò un “Grazie” a fior di labbra.
A quel punto Zachary,dopo aver sbattuto le palpebre un paio di volte, non poté trattenersi dallo scoppiare a ridere di gusto. Quell’umano era proprio uno spasso. Kyler gli rivolse un’occhiataccia offesa e fece per ritrarsi da lui, ma la creatura infernale lo trattenne, intrecciando le dita con le sue, senza smettere di ridere.
“Sei il passatempo migliore che mi sai mai capitato” ansimò quest’ultimo, cercando di contenersi, ma senza troppi risultati.
“Mi fa piacere vedere che ti diverto tanto. E io che speravo che tu sapessi essere serio” sbottò il ragazzo, irritato dal suo comportamento. Cercò nuovamente di liberarsi dalla presa della sua guardia del corpo, ma invano. “Ti spiacerebbe lasciarmi andare? Non hai detto che dobbiamo prendere una nave?”.
Il demone riuscì finalmente a smettere di ridere, ma si rifiutò di fare come gli era stato detto. “Come siamo permalosi! Andiamo, Kyler, rilassati. Ho smesso, visto? Solo che mi hai preso alla sprovvista. Non mi aspettavo una reazione del genere” fece mentre sul volto compariva uno dei suoi soliti ghigni canzonatori. “Sembravi così vulnerabile. Dovresti stare attento a mostrarti in quello stato davanti ad un demone”. Lo attirò a sé in modo che i loro volti fossero pericolosamente vicini. “Sai, potrebbe mangiarti l’anima” sussurrò a pochi centimetri dalla sua pelle.
Zack fissò il suo sguardo scarlatto in quegli ametisti che lo guardavano attoniti e confusi. Aveva l’acquolina in bocca e la gola lo chiamava in modo irresistibile. Erano passati anni dall’ultima volta che aveva mangiato un’anima e quella poi era completamente diversa. Non se ne trovavano in giro. Era unica. Ed era lì solo per lui. La vedeva oltre gli occhi del ragazzo, ne poteva assaporare il profumo. Soltanto un assaggio, un misero morso. Dov’era il problema? Invece sì, c’era un problema. Aveva appena promesso all’umano che non avrebbe permesso a nessuno di toccare la sua anima, nemmeno a sé stesso. Quindi doveva tenere a freno gli istinti ed accontentarsi della mousse al cioccolato. Ci rifletté per un attimo. Non era il massimo, ma poteva anche essere un felice compromesso.
Kyler trattenne il fiato intuendo cosa stava pensando il suo protettore. Si sentiva a sua volta attratto verso il demone, ma era troppo confuso per capire cosa realmente stava accadendo. Il tempo si fermò per lui e l’unica cosa che riusciva a percepire era il calore di Zachary e il suo corpo, teso e pieno di affamato desiderio, premuto contro il proprio. Non riusciva a pensare, aveva dimenticato come muoversi, come respirare. Il suo mondo era ridotto a quelle due pozze di sangue che lo fissavano fameliche. Alla fine però il demone si obbligò a scostarsi e lui si riscosse, il cuore che gli batteva a mille e il volto in fiamme. Perché diamine reagiva così quando Zachary gli si avvicinava? Che significavano quel calore e quella sensazione di soffocamento?
Non poté proseguire oltre le sue riflessioni perché l’altro tornò d’improvviso a riavvicinarsi. Fu un lampo, quasi gli venne il dubbio di esserselo immaginato perché un attimo dopo le sue mani erano di nuovo libere e Zachary era in piedi di fianco a lui che gli tendeva la mano per aiutarlo a rialzarsi. Eppure allo stesso tempo avrebbe potuto giurare che non fosse stata un’allucinazione. Gli pareva ancora di sentirle, gelide e bollenti insieme, bramose quanto il suo sguardo di prima, le labbra del demone premute con forza sulle sue.
Alzò lo sguardo ad incontrare quello divertito della sua guardia del corpo che gli rivolse un ghigno malizioso e compiaciuto. Inutile chiedersi il perché di quel gesto. Accettò l’aiuto e si lasciò tirare in piedi. Non avrebbe ottenuto una risposta.
“Sei pronto per l’America, Kyler?” gli domandò Zack, indicando l’oceano con un cenno del capo. “Ci divertiremo, vedrai. Quegli shinigami si pentiranno di averci sfidato”.
“Certo che lo sono. Se so che ci sarai tu, sono pronto a tutto” rispose lui convinto e strinse la mano che teneva saldamente la sua. Non aveva nulla da temere. “Ho dei dubbi sul tuo concetto di divertimento, ma penso che potrò anche adeguarmi”. Sorrise. “E dopo di loro sarà la volta del tuo “capo”, giusto? In fondo è lui quello che ci dà più problemi. Perché temo che finché lui sarà in giro avrò qualcuno che mi darà la caccia”.
“Oh, Gremory verrà anche prima di quanto credi. Non ti piacerà, è uno schiavista” ironizzò l’altro con una nota di disprezzo nella voce. “Ma che venga pure. Ho fatto una scommessa con mio fratello e sono stufo di perdere sempre contro di lui. E poi ho un’arma con me adesso, no? E Gremory questo non lo sa…”.
Kyler annuì deciso e si voltò per lanciare un’ultima occhiata all’orizzonte prima di incamminarsi lungo il pontile al fianco del demone. La sua avventura ultraterrena stava per entrare in una nuova fase. Ora che lui sapeva tutto e che Zachary aveva deciso di lasciarlo andare aveva un ruolo attivo in quella guerra. Avrebbe combattuto per sé stesso e per il garante della sua libertà. Qualunque cosa sarebbe avvenuta lui l’avrebbe affrontata senza tirarsi indietro. Aveva buttato via due anni, e ora doveva recuperarli.Avrebbe combattuto, lottato, sarebbe morto per i suoi ideali, proprio come aveva fatto suo padre. Solo che, al contrario del genitore, lui aveva con sé un diavolo di guardia del corpo che aveva messo a servizio la sua vita per lui. Una differenza non indifferente.

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Capitolo 9
*** IX Parte ***


Non appena mise piede nel capannone William capì che c’era qualcosa che non andava. La porta metallica era spalancata e lui sentiva i tacchi di Grell battere veloci sul pavimento mentre il suo sottoposto borbottava chissà cosa tra sé e sé. Inoltre non riusciva a percepire l’aura del loro obiettivo e l’aria era impregnata di un odore disgustoso a lui ben noto: odore di demone. E non di un demone qualunque, l’avrebbe riconosciuto tra mille. Si aggiustò gli occhiali quasi con stizza. Zachary era stato lì e a quanto pareva si era portato via anche l’umano. Quanto mai aveva lasciato tutto nelle mani di Sutcliff. Era davvero inaffidabile. Si meritava sul serio di essere spedito in Antartide. Ma avrebbe dovuto aspettare prima di punirlo. Le sue priorità erano altre.
Sbuffò, incamminandosi in fretta lungo il corridoio. Ci mancava solo quell'ennesima seccatura. Dopo quello che i suoi superiori gli avevano detto, con una serietà di gran lunga superiore rispetto a quanto era loro abitudine, poteva solo sperare di ritrovare i due mocciosi in tempo. La situazione era più spinosa di quanto si era aspettato e se non agivano in fretta le cose si sarebbero messe veramente male. Non avrebbe dovuto preoccuparsi solo di quella peste infernale d’ora in avanti. Il modo in cui gli era stata spiegata la situazione, poi, prometteva solo guai. Comunque ciò che era venuto a sapere confermava le sue idee sui demoni. Essere barbari e assetati di potere, senza rispetto alcuno per nulla e nessuno, tranne che per sé stessi e il loro ego smisurato. Però, nonostante quel particolare spiegasse alla perfezione cosa era avvenuto nella villa e come mai l’anima di Kyler aveva avuto quel comportamento insolito ed imprevisto, faceva fatica a pensare che proprio Zachary si fosse lasciato fare una cosa del genere. Doveva esserci qualcos’altro che ancora gli sfuggiva. Ma non doveva pensare al moccioso ora, doveva portare a termine il suo compito prima che la situazione degenerasse. Perché, se fosse accaduto, dubitava che lui e Grell sarebbero bastati per rimetterla a posto.
Raggiunse la stanza in cui il suo sottoposto stava camminando avanti e indietro senza sosta, parlottando tra sé e sé qualcosa che lui non riuscì ad afferrare. Si prese un attimo per osservarlo e non poté non notare che sembrava più cupo e nervoso del solito. A quanto pare anche lui si era reso conto della gravità del suo errore, cosa che, nonostante tutto, era apprezzabile. A quanto pareva, quando pensava di essere solo, Sutcliff sapeva dimostrarsi meno frivolo di quanto si atteggiava in pubblico. Scosse il capo, scacciando quelle riflessioni. Doveva pensare alla missione ora, poi, se mai avesse avuto del tempo libero, avrebbe potuto riflettere sulla personalità confusa e complessa del suo subordinato.
“Grell Sutcliff!” lo chiamò prendendolo alla sprovvista e facendolo sobbalzare.
“Waaaah! Will, mi hai fatto prendere un colpo!” si lamentò quello, voltandosi di scatto verso il suo capo. Poi assunse un’aria contrita e nervosa. “Ehm, William…Abbiamo un problemino…Ecco, io…”.
“Mi sono reso conto da solo di quello che hai combinato, non c’è bisogno che me lo spieghi.Tanto non hai scusanti” lo interruppe lo shinigami moro, brusco. “Ma ne parleremo più tardi, quando si tratterà di discutere il tuo declassamento. Ora muoviti e non fiatare, abbiamo un’urgenza da risolvere. E non si tratta più di giocare a nascondino con Zachary, abbiamo un problema molto più grosso che va risolto immediatamente”.
Grell annuì, rigraziando per la prima volta in vita sua il lavoro che gli aveva evitato una punizione e gli stava dando un’altra opportunità per rifarsi, e si affrettò a seguire il suo capo fuori dall’edificio. Le parole di Will non gli erano piaciute neanche un po’. Cosa gli avevano detto i loro superiori? Qual era la nuova grana di cui doveva occuparsi? E poi tutta quella fretta e quel velo di agitazione erano decisamente estranei al suo capo, che di solito era preciso e metodologico. In quel momento invece, da quello che aveva capito, non avevano neanche un piano. Ma in fondo non era poi così sorpreso. Quella missione gli stava mostrando dei lati di William che lui pensava neanche esistessero. “Di che si tratta, Will?” domandò cauto, decidendo saggiamente di evitare qualsiasi commento fuori luogo. Quell’ansia stava preoccupando anche lui. “Hai scoperto qualcosa sull’anima del moccioso?”.
“Non proprio. Sono invece venuto a sapere una cosa su Zachary che non mi è piaciuta per nulla. Anzi, due cose. Ma non ho tempo ora per aggiornarti. Dobbiamo trovare quei due al più presto” fu la risposta sbrigativa. “Ti dico solo la parte che non necessita di spiegazioni, e che dovrebbe chiarirti al volo la gravità della situazione. Quella peste demoniaca, a quanto pare, sta lavorando per qualcuno. E questo qualcuno è conosciuto con il nome di Gremory. Lo hai già sentito nominare, no?”.
Il rosso sbiancò e ciò fu più eloquente di qualsiasi altro commento. Certo che conosceva quel nome, chi non ne aveva sentito parlare tra gli shinigami? Quel bastardo aveva fatto fuori parecchi di loro ed era forse uno dei demoni più odiati al dipartimento. Però era raro che lo si incontrasse in giro, per fortuna o per disgrazia, nessuno aveva ancora saputo dirlo. Di solito se ne stava chiuso all’Inferno e mandava i suoi tirapiedi a fare i lavori sporchi per lui. Zack-chan alle dipendenze di quel tipo? Non poteva crederci. Da quel poco che aveva capito di lui non gli sembrava il genere di persona che accettava di lavorare per qualcuno, figuriamoci di uno schiavista come Gremory. Ma se Will gli aveva detto che era così di sicuro non era un scherzo. Però c’era ancora l’altra metà della faccenda che il suo capo non aveva voluto spiegargli. Forse quella era la chiave per capire come stavano veramente le cose.
Rabbrividì. Sapere che forse si sarebbero dovuti scontrare con quel demone non gli aveva fatto per niente piacere. Lui non lo aveva mai incontrato di persona, ma i suoi colleghi, specialmente Ronald che sembrava sempre essere informato su tutto e tutti, spesso gli avevano accennato i racconti che giravano sul quel bastardo, e non erano barzellette. Spietato, superbo, sadico. Non male come combinazione di qualità, anche interessanti, almeno secondo i suoi canoni, se non fossero state così esagerate. Per Gremory nulla aveva valore, non c’era arte nel sangue che spargeva, solo disprezzo e disgusto per qualcosa che veniva considerato sempre e comunque inferiore. Il suo odio sconfinava nell’apatia e anche il piacere che provava nell’uccidere non era una vera passione. Tutto era un gioco con cui passare il tempo, nulla di poi così coinvolgente. Anche il suo Willy sapeva essere di ghiaccio, ma lui sapeva che sotto quel gelo c’era una partecipazione profonda e seria che lo legava a tutto quello che faceva, anche quando si trattava di malmenare lui. C’era la scintilla che gli piaceva tanto, per quanto ben nascosta, e che da quanto gli avevano detto al demone mancava.
William osservò con la coda dell’occhio le reazioni del suo sottoposto. Sapeva di avergli dato una pessima notizia, anche se una parte di lui era contenta di averlo scioccato abbastanza da farlo rimanere serio. A dirla tutta anche lui era rimasto senza parole quanto i suoi superiori gli avevano comunicato che nella faccenda era implicato anche Gremory. Gli ordini erano di recuperare Kyler e la sua anima prima che il demone decidesse che aveva aspettato abbastanza e venisse prendersi il ragazzo con le sue mani. Non potevano rischiare, le possibilità di tenergli testa non erano molto alte, sarebbero serviti rinforzi che al momento non avevano. E poi aveva già perso un sottoposto per colpa di quel bastardo, non voleva ripetere l’esperienza.
Camminarono senza fiatare lungo la banchina, i sensi tesi fino allo spasismo, la tensione quasi palpabile, ombre fra le ombre. Alla fine Grell si decise a rompere il silenzio che si era creato.
“Ma, Will, come troviamo i due mocciosi? Sai che Zack-chan è bravo a nascondere la sua aura! Magari non sono neanche più nel porto” fece, nervoso. “Non per contraddirti, ma magari stiamo girando a vuoto inutilmente!”.
“Potrà anche nascondere la sua aura, ma c’è una cosa che non può cancellare: quella puzza che come ogni dannato demone si porta addosso” rispose William, atono. “Al mercato l’aveva confuso con quello delle spezie che è abbastanza forte da coprirlo, ma la salsedine e il porto non hanno questa qualità. E io lo sento quel suo dannato odore”. Il suo sguardo scrutò le tenebre che avvolgevano i pontili deserti. “È qui da qualche parte, non lontano. E stai sicuro che lo troveremo presto. Seguimi”.
L’altro shinigami non poté fare altro che stringersi nelle spalle a fare come gli era stato detto. Sapeva che il suo capo era fissato con l’odore dei demoni, quindi controbattere sarebbe stato inutile. Annusò l’aria a sua volta, senza però notare niente di strano. Arricciò il naso. Gli unici odori che intasavano l’aria appicciosa del luogo erano quello della fogna e del pesce andato a male, dell’acohol che qualche marinaio aveva sparso durante una sbronza e quello salmastro che la brezza marina portava dal largo. Non era un cocktail piacevole, questo doveva ammetterlo, ma la “puzza di demone” proprio non riusciva a sentirla. Ancora una volta però ebbe l’accrortezza di non lamentarsi. Se Will era più alto in grado di lui nonostante avessero iniziato a lavorare insieme doveva esserci un motivo.
Il porto intanto stava iniziando a svegliarsi. Nonostante il sole non fosse ancora sorto e il buio aleggiasse ancora, l’alba iniziava ad avvicinarsi ed intorno ad alcune navi rinasceva la frenesia: ripartiva il via vai dei carichi e degli scarichi, si pulivano i ponti e si riempivano le stive, ci si preparava ad accogliere i passeggeri e le merci, si facevano gli ultimi controlli prima di salpare. All’orizzonte si cominciavano a vedere le luci dei primi pescherecci che rientravano a terra. I marinai e gli scaricatori scambiavano tra loro qualche battuta a bassa voce, ma per il resto tutti i lavori si svolgevano in silenzio. Si era ancora ben lontani dal caos che si estendeva ogni giorno alla luce del sole, quanto il porto brulicava di persone, di casse, di carri e di imprecazioni. Restava ancora un rispetto quasi religioso per il buio della notte scremato solo leggermente dalla luce delle lanterne e dalle basse lampade a gas. Nessuno fece caso ai due shinigami che camminavano tenendosi in disparte, attenti ad ogni movimento. Si era abituati a vedere strani individui vagare per il luogo a quell’ora e poi si era troppo affaccendati intorno agli scafi metallici delle navi.
I due dei della morte poterono così proseguire la loro ricerca indisturbati e ben presto si lasciarono alle spalle quella zona affollata per inoltrarsi nella periferia, dove pochi grandi vascelli erano ormeggiati in attesa di poter solcare l’Atlantico, diretti nelle colonie o in America. Grell alzò lo sguardo verso quelle immense strutture metalliche, pensando che finalmente anche gli umani stavano iniziando a progredire. La distrazione gli impedì di accorgersi che William, davanti a lui, si era fermato, e il rosso non poté evitare di urtarlo.
“Will!” esclamò, preso alla sprovvista. “Perché ti sei bloccato così di botto?!”.
“Non mi sono fermato di botto, sei tu che non stavi guardando dove andavi, Sutcliff” rispose il moro lanciandogli un’occhiata gelida. Si stupì che l’altro non avesse approfittato della situazione per mettergli le mani addosso, ma fece finta di nulla. Probabilmente Grell non aveva ancora digerito la notizia che gli aveva dato prima. “Comunque, abbassa la voce. I mocciosi sono qui”.
Il suo sottoposto si guardò intorno, cercando di scorgere le figure dei loro avversari, ma invano. Riusciva però a percepire l’aura dell’anima di Kyler, di nuovo sveglia e non molto distante dal punto in cui si trovavano loro. Aprì la bocca per domandare dove fossero di preciso, ma non riuscì a formulare la richiesta perché proprio in quel momento scorse un’ombra fugace tra le casse. Will gli lanciò un’occhiata che pareva dire “Eccoti la risposta”, poi i due si affrettarono in quella direzione.

Zack se ne stava in piedi pensoso, la schiena appoggiata contro una pila di casse. Gli shinigami stavano arrivando. Ci avevano messo meno di quello che aveva previsto e loro avevano fatto poca strada dal pontile in cui si erano rifugiati per sfuggire a Grell. Tutto per ritrovarsi di nuovo bloccati dietro l'ennesimo mucchio di casse. Dal momento che aveva sentito Will andarsene dicendo che doveva contattare i suoi superiori aveva pensato che sarebbe stato via tutta la notte. In fondo il mondo degli shinigami si reggeva su un sistema burocratico assurdo e complicatissimo, da quanto aveva capito, che succhiava via molto tempo e quindi non si aspettava una tale rapidità. Dannazione, evitarli sarebbe stato difficile e loro di certo non avrebbero impiegato troppo a localizzarli. Era conscio che potevano percepire chiaramente l’anima di Kyler e che Will avrebbe sicuramente sentito il suo odore. Anzi, forse era proprio seguendo quello che li avevano trovati.
“Zack? Lo sono qui vero?” domandò il suo protetto, strappandolo alle sue riflessioni. Il ragazzo era in piedi di fianco a lui, la sua giacca ancora avvolta intorno alle spalle e lo guardava preoccupato. “Che facciamo?”.
“Temo che lo scontro sia inevitabile” borbottò il demone, contrariato. Poi appoggiò una mano sulla spalla dell’umano, cercando di apparire rassicurante. “Ma non temere, quello che è successo nella villa del tuo tutore non si ripeterà. Io mantengo sempre le mie promesse. E se ho detto che nessuno toccherà la tua anima, così sarà”.
Kyler annuì, deciso. “Lo so, Zack. Mi fido di te” rispose, accennando un sorriso. “Dai, andiamo. E succeda quel che deve succedere. Noi dobbiamo prendere una nave”.
Zachary distolse lo sguardo per un attimo, gemendo internamente. Che umiliazione. Un demone che si abbassava ad avere un simile rapporto con un umano. Ma in fondo lui non era un demone qualunque. Sperò solo che la storia non si venisse a sapere all’Inferno o lo avrebbero preso in giro per l’eternità più di quanto erano già soliti fare. ‘Però se faccio fuori Gremory nessuno avrà il coraggio di dirmi o rimproverarmi qualcosa…’ pensò poi, mentre un ghigno gli si apriva sul volto. ‘Oh, sì. Sarà uno spasso a quel punto!’.
Il ragazzo con gli occhi viola lanciò uno sguardo all’espressione esaltata che aveva assunto la sua guardia del corpo, ma decise che preferiva non sapere quali pensieri l’avevano provocata. Di shock ne aveva subiti abbastanza per quel giorno e forse per tutto il resto della sua esistenza. Così si limitò a seguirlo quando sgattaiolò dietro ad un altro mucchio di casse coperta da una rete quasi marcia posto a poca distanza da quello che li aveva nascosti fino a quel momento. Mentre passava scorse due figure purtroppo a lui familiari emergere dall’oscurità. Zack aveva ragione, lo scontro sarebbe stato inevitabile.
Il ragazzo raggiunse il demone che gli gettò uno sguardo significativo, indicando con un cenno del capo il piazzale che si estendeva al di là del loro scudo. Lui capì. Li avevano visti. Erano stati costretti ad aprirsi una via d’uscita. Non poté però dire o pensare altro perché, senza aspettare oltre, il suo compagno balzò sopra le casse. Avvertì i passi dei loro nemici bloccarsi all’istante. E poi…
“Zachary Michaelis! Ci provi ogni volta a rovinarmi i piani, non è così?” esclamò la voce del moro. “Hai avuto tutto il tempo per divertirti con il tuo il tuo gioco, ora dacci il ragazzo e finiamola qui prima che qualcuno di faccia male sul serio”.
Zack, seduto con le gambe a penzoloni, lo squadrò divertito e canzonatorio. “Pensi di spaventarmi con le minacce, Willy? Dovresti sapere che non mi toccano! Orami noi ci conosciamo tanto bene, non trovi?” ridacchiò provocatorio. Poi il suo tono si fece più serio pur mantenendo la sua solita nota sfacciata. “Kyler non si tocca. Né lui né la sua anima, chiaro? Non lo permetterò a te e a nessun altro”.
William lo osservò a sua volta. C’era qualcosa di diverso nei modi della creatura demoniaca. Aveva chiamato l’umano per nome e la sua voce si era fatta più decisa nel pronunciarlo. Poi le parole che aveva proferito lo avevano lasciato perplesso. “Non lo permetterò a te e a nessun altro”. Che si fosse per qualche motivo preso a cuore l’interesse del ragazzo al punto di decidere di sfidare anche gli ordini del suo mandante? Non aveva senso. Però in fondo quello che aveva davanti non era un demone qualunque, ormai lo aveva capito. Zack aveva ragione, loro due si conoscevano molto bene pur essendosi scontrati solo due volte. Tuttavia, qualunque fosse la ragione dello strano comportamento di quel moccioso, non lo doveva interessare. Doveva prendere quella dannata anima prima che Gremory decidesse di farsi vivo. Fece per ripetere la richiesta, ma Grell lo precedette, impedendogli di parlare.
“Che carino da parte tua, Zack-chan! Deve piacerti proprio tanto il nostro Kyler ~” trillò con un ghigno da squalo. “Allora anche i demoni hanno il cuore tenero in fondo in fondo! Che il ragazzino fosse cotto di te si era capito subito, ma che fosse addirittura ricambiato…Questa da te non me la aspettavo. Non smetti mai di stupire!”.
Il suo capo lo fulminò con lo sguardo e fece per riprenderlo, ma il lampo di disagio che attraversò il viso del loro avversario gli fece cambiare idea. Che fosse quello il motivo assurdo per cui Zachary aveva deciso di mettere in gioco la sua vita per difendere il ragazzo? Ora era ancora più basito. Se quando aveva saputo che il demone lavorava per Gremory era rimasto sorpreso, adesso era completamente sconcertato. Quel mocciosetto infernale era imprevedibile. Si riscosse. Non era il momento di soffermarsi su certi particolari futili. Doveva restare concentrato.
“Se voi due avete finito, tornerei alle cose importanti. Avrete tempo di chiacchierare una volta che ci saremo presi l’anima del ragazzo. Tanto Sutcliff sembra avere una passione per i demoni” disse scoccando un’altra occhiataccia la rosso e facendo apparire la sua falce. “Visto che non vuoi saperne di collaborare mi vedo costretto ad usare la forza”.
“Sei geloso, Will? Ma ti ripeto che non c’è bisogno di esserlo!” fece Grell ridacchiando. “Tu sei il solo e unico per me ~”.
“Preparati a combattere, Grell Sutcliff, invece di fare l’idiota” fu la risposta gelida.
L’altro sbuffò borbottando qualcosa sulle cattive maniere, ma fece come gli era stato ordinato materializzando anche la propria arma, mentre Zachary balzava giù dalla pila di casse, gli artigli già sguainati. Kyler, che era rimasto ad ascoltare nascosto dietro il legno, a quel punto si sporse, un po’ in ansia per la sorte del suo protettore.
“Zack, sta’ attento. E non giocare troppo” gli disse, stringendo la rete tra le mani. “Non è il momento per uno dei tuoi scherzi”.
“Tranquillo, Kyler. Faccio il culo a questi due e poi ci imbarchiamo. Tu sta’ indietro. Proteggerti è il mio lavoro, no?” gli rispose il demone con un ghigno famelico. “In fondo sono sono un diavolo di guarida del corpo”.
Il ragazzo lo guardò storto, per nulla rassicurato dal suo tono. Mai che quel dannato demone prendesse qualcosa sul serio. Quello gli risolse un sorrisetto e poi tornò a voltarsi verso i suoi avversari, pronto a battersi. Questa volta non aveva distrazioni e non si sarebbe fatto battere tanto facilmente. E poi aveva un patto da rispettare.
“Zachary, te lo chiedo un’ultima volta: fatti da parte e lasciaci prendere il ragazzo” tentò di nuovo William. Avrebbe voluto evitare uno scontro violento sia perché erano in un luogo dove gli umani avrebbero potuto vederli, sia perché non voleva che si ripetesse quello che era successo alla villa. Se lo ferivano troppo Zack avrebbe perso il controllo di nuovo e lui voleva assolutmente impedire che accadesse. Era un osso duro in quella condizione, più del solito. E soprattutto non si faceva scrupoli di nessun tipo.
“E io te lo ripeto, William: lascia perdere, l’anima di Kyler è solo sua e io non permetterò a nessuno di rubargli la libertà” gli ringhiò il demone, irremovibile. Non sarebbe sceso a patti per nessuna ragione. Dovevano passare sul suo cadavere per avere l’umano.
“Will, mi sa che non c’è molto da ragionare! Quando il cuore batte per una persona, il suo proprietario non sente ragioni ~” fece Grell con un sorriso compiaciuto e malizioso. “L’unico modo per avere quell’anima sarà dipingere un bel affresco rosso su questo pavimento sporco”. Il suo tono si fece feroce. “E sarà un vero piacere farlo!”.
Il suo capo scosse il capo, ma non commentò. Con le parole non sarebbe andato da nessuna parte. Tanto valeva passare ai fatti. Zachary non si sarebbe mai arreso. Dovevano eliminare l’ostacolo in maniera definitiva.
I due shinigami si lanciarono in avanti contemporaneamente e il demone fu costretto a scattare all’indietro per evitarli, parando la motosega di Grell con gli artigli. Le scintille si sparsero tutto attorno. Zack non perse tempo e, approfittando del fatto che i due erano ancora nel suo raggio d’azione sferrò un violento calcio nello stomaco al rosso e poi si buttò su Will, ma le sue unghie incontrarono solo la lama della death schyte dell’altro, colpo dopo colpo. E lo shinigami moro non ebbe meno fortuna: ogni suo attacco veniva o parato o schivato. Entrambi stavano come vivendo un deja vù. Una scena molto simile l’avevano già rappresenata quasi cento anni prima nell’elegante salone di una villa della campagna francese.
Grell si scostò appena massaggiandosi il punto in cui era stato colpito e guardando gli altri due duellare. Sembrava che si fossero scordati della presenza sua e dell’umano, tanto concentrati erano l’uno sull’altro. A quanto pare avevano deciso di regolare da soli il conto che avevano in sospeso. Spostò i suoi occhi verdi dal suo capo al demone e infine a Kyler. Tanto valeva occuparsi del mocciosetto nel frattempo. Non sarebbe mai riuscito ad inserirsi nello scontro. E a quanto pareva il ragazzo pareva pensarla allo stesso modo perché lo stava fissando con aria di sfida a pochi metri da lui.
“Andiamo, Kyler, non fare i capricci. So che vorresti restare con il tuo Zack, ti capisco. Ci sono mille cose che vorrei fare ma che non posso fare, tra cui farmi invitare fuori da Will. Quindi è inutile essere tanto testardi. Se vieni con noi eviteremo una catastrofe!” gli disse incrociando le braccia sul petto. “Se il capo di Zack-chan si presenta qui siamo tutti morti, te compreso!”.
“Che venga pure quel bastardo!” esclamò Kyler, scontroso. Allora adesso anche gli shinigami sapevano di Gremory. Era forse questo quello che i loro superiori avevano comunicato a William? “Non permetterò che ammazzi Zack, questo e poco ma sicuro. Non so ancora come, ma non glielo permetterò. Dovessi morire nel tentativo!”.
Lo shinigami lo guardò sorpreso per un attimo. Zachary doveva avergli raccontato del suo mandante e pareva che i due stessero tramando qualcosa. Anche se non capiva come un umano e un demone da soli potessero liberarsi di un essere dotato di un tale potere. “Non credo che tu abbia idea di che cosa è capace di fare Gremory, Kyler. Anche noi shinigami facciamo fatica a tenerlo a bada. Fidati, non avete speranze ~” gli fece notare. “Sii ragionevole”.
“Questo è tutto da vedere. Prima ci liberiamo di voi, poi penseremo a Gremory” ribatté il ragazzo. Forse il rosso aveva ragione, forse il “datore di lavoro” del suo protettore si sarebbe dimostrato al di là delle loro possibilità. Ma lui e Zack avevano fatto un patto e ciò non costituiva una ragione sufficiente per arrendersi. Piuttosto sarebbe morto come aveva detto. “Quindi non perdere altro tempo a cercare di convincermi. È fiato sprecato”.
Grell gli lanciò uno sguardo colpito. Aveva capito che quel moccioso era testardo, ma non si aspettava una tale temerarietà. Pur essendo consapevole delle sue limitazioni e della sua debolezza, si ostinava a perseguire i suoi scopi e a sperare. Un comportamente tipicamente umano, certo, ma di solito quegli esseri, arrivati a quel punto, erano spinti più dalla disperazione mentre il ragazzo ci credeva ancora fermamente con lucidità. Non era da tutti. “Come vuoi, io cercavo solo di essere gentile. Certo che per essere il figlio adottivo di un nobile non sai proprio trattare con le dame! Eppure avrebbero dovuto insegnartelo visto che ormai hai l’età” borbottò con tono offeso. “Comunque sia, adesso si vedrà chi l’avrà vinta!”. Si voltò a guardare i due duellanti che continuavano ad accanirsi uno contro l’altro senza però che nessuno riuscisse a prevalere. “Anche se potrebbe volerci un po’…”.
Kyler seguì il suo sguardo e fu costretto a concordare con sull’ultima frase del suo nemico. Si lasciò sfuggire un sospiro. Nonostante Zachary avesse proclamato che si sarebbe levato di torno gli shinigami il più in fretta possibile, sembrava che la sua voglia di giocare avesse preso il sopravvento e lui si stesse divertendo un mondo a prolungare all’infinito quello scontro, anche se si vedeva che William lo stava mettendo in difficoltà. Se andavano avanti in quel modo quando il sole sarebbe sorto sarebbero stati ancora lì a combattere. “Mi chiedo se si ricordino ancora che stanno combattendo per un motivo preciso…” borbottò più tra sé e sé che rivolto all’altro. “William credo di sì, ma Zack l’abbiamo proprio perso temo…”.
Grell si lasciò sfuggire un risatina. “Ah, gli uomini! Tutti uguali! Quando si concentrano sulle cose che piacciono a loro sono capaci di dimenticarti nel peggiore dei posti senza sensi di colpa! E poi ce ne sono alcuni che si presentano a te con una freddezza tale che ti fanno sentire come se fosse colpa tua…” commentò, scuotendo il capo. “Sono quelli che preferisco ~”.
Il ragazzo decise di non rispondere. Ormai stava iniziando a fare l’abitudine al fatto che il suo avversario non si considerava parte del sesso maschile, anche se faceva fatica a capire come una cosa del genere fosse possibile. “Ma tu non dovevi cercare di prendermi?” gli domandò invece, stupito dal fatto che quello non avesse neanche tentato di avvicinarglisi dopo il loro scambio di battute. “Pensavo che non stessi combattendo per poter approfittare della distrazione di Zack”.
“Quel demonietto verrebbe a cercarti ovunque, anche nel mondo degli shinigami. Sarebbe inutile scappare di nuovo con te, ci troverebbe. Quindi abbiamo deciso di liberarci prima di lui e poi di prenderci la tua anima fintanto che è ancora attiva” fu la risposta. “Non sto combattendo perché quei due mi hanno tagliato fuori dallo scontro. Intanto ho provato a convincerti, ma sei troppo innamorato per cedere, io l’avevo capito. Ma tentar non nuoce ~”.
L’umano avvampò a quell’affermazione, sentendosi punto sul vivo. Aprì la bocca pronto a rispondere a tono negando il tutto, ma non poté farlo perché proprio in quel momento Zachary si bloccò, parando a stento il colpo di William, che lo fissò a sua volta, stupito da quella distrazione apparentemente immotivata.
“Che diamine hai?” chiese brusco lo shinigami, una nota preoccupata nella voce. Il moccioso si era irrigidito tutto d’un tratto e avrebbe giurato di averlo visto sbiancare. E sapeva che c’era solo una ragione che giustificava quelle reazioni che poco gli si confacevano.
Il demone non gli rispose subito, fissando lo sguardo sulla strada che che si perdeva nel buio a qualche metro da loro. Le notizie correvano più veloce di quanto avesse pensato. O forse era stato sorvegliato. In fondo l’aveva avvisato, avrebbe dovuto capire che l’avrebbe tenuto d’occhio. Era troppo presto. Dannazione. Si sforzò di restare calmo, anche se avvertiva chiaramente il terrore iniziare a strisciargli lungo la spina dorsale. “Will, mi spiace, ma temo che il nostro scontro dovrà aspettare” annunciò abbassando le braccia, incurante di aprire così la sua guardia all’avversario. Sapeva che anche lui aveva intuito cosa stava per accadere. “Abbiamo un problema molto più grosso al momento”.
“Speravo di aver capito male” rispose infatti William, abbassando a sua volta l’arma e voltandosi nella direzione in cui stava guardando Zack. “Questo non era previsto. Che ci fa già qui? Avevo sentito dire che era un tipo impaziente, ma non credevo così tanto”.
“Oh, è colpa mia. È infuriato nero con me perché gli ho disubbidito un’altra volta. È venuto ad ammazzarmi” spiegò la creatura infernale con un sorrisetto teso. “Ho deciso che me ne sarei fregato dei suoi ordini, lui l’ha saputo e non l’ha presa bene. Anche se speravo anche io che venisse un po’ più tardi. È meglio che tu e il tuo sottoposto vi leviate di torno prima che vi venga tagliata ogni via di fuga. Non voglio che subiate le conseguenze della mia imprudenza”.
“Mi spiace, Zachary, ma non possiamo farlo. Questa non solo una tua questione personale. Siamo qui per l’anima del ragazzo e quindi il nostro lavoro include anche scontrarci con i demoni che vogliono impossessarne” rispose gelido lo shinigami. “E Gremory, purtroppo, non fa eccezione. Quindi niente di personale, ma noi restiamo”.
Gli occhi del demone lampeggiarono. “Non sarà nulla di personale, Will, ma non posso nasconderti che sono contento di sapere che rimarrai. Mi rassicura” disse, mentre il ghigno sul suo volto si allargava. “Ti spiace se mettiamo da parte i nostri contrasti per un po’ e combattiamo quel bastardo insieme? Conviene ad entrambi”. Il suo tono si fece sarcastico. “Sai, niente di personale”.
Il moro lo fulminò con lo sguardo, ma poi annuì. “Molto spiritoso, Zachary” fece. Poi si rivolse al suo sottoposto. “Sutcliff! Smettila di chiacchierare e vieni qui. Le cose stanno per complicarsi. E mi servi attento e concentrato, sempre che ti sia possibile”.
Grell si affrettò a raggiungerli mentre Zachary ridacchiava divertito. “Sei un tiranno, Will” lo canzonò senza però ottenere reazioni rilevanti. “Mi chiedo come facciano i tuoi tirapiedi a sopportarti”. Spostò gli occhi verso il suo protetto. “Kyler, ti conviene stare indietro sul serio questa volta. Vorrei evitare che venissi colpito accidentalmente”.
“Ma avevi detto…” iniziò a protestare quest’ultimo.
“So quello che ho detto. Ma al momento mi saresti più d’intralcio che di aiuto” lo interruppe lui con un tono che non ammetteva repliche. “Devo proteggerti, è il mio lavoro, e tu devi lasciarmelo fare. Anche questo fa parte del nostro patto. Se ti viene qualche brillante idea che lo sia sul serio puoi intervenire, altrimenti no. Ma niente colpi di testa con alta probabilità di fallimento, chiaro? Quello è il mio campo, non il tuo”.
Il ragazzo si vide costretto a capitolare e tornò ad accucciarsi dietro le casse, sporgendosi però abbastanza da avere una visuale completa del campo di battaglia. Voleva guardare in faccia l’essere che sapeva spargere tanta paura intorno a sé, il mostro che aveva quasi torturato Zack a morte senza pietà e senza esitazioni. Voleva vedere che aspetto potesse avere un’incarnazione del male puro. Perché questo doveva essere Gremory per poter fare quello che faceva e restare sempre e comunque senza conseguenze. E soprattutto voleva capire fin dove doveva spingere quel potere che gli bruciava di nuovo dentro da quando il suo protettore lo aveva fatto evadere, sottraendolo alle grinfie degli shinigami. Quanto avrebbe dovuto ustionarsi per poter avere qualche chance contro quel demone che tutti sembravano temere?
Non dovette attendere a lungo. Dalle tenebre iniziò ben presto ad emergere una figura dalle forme umanoidi, gli occhi cremisi che splendevano minacciosi. Kyler vide la carnagione già pallida di Zachary farsi ancora più livida e le sue mani tremare leggermente, nonostante lui stesse cercando di non farsi prendere dal panico e dominare dai ricordi. Anche il nervosismo dei due shinigami era evidente. William aveva ogni muscolo teso fino allo spasimo, l’espressione tirata e gli occhi inquieti in cui si muovevano, appena visibili, apprensione e anche rabbia. Grell continuava a spostarsi i capelli, in un tentennamento continuo, stringendo il manico della motosega con l’altra mano tanto da far sbiancare le nocche. Non sapeva che aspettarsi e molto probabilmente avrebbe preferito non saperlo. Su tutti e tre aleggiava pesante l’aura potente del nemico che si avvicinava.
Gli occhi del ragazzo tornarono a spostarsi sulla sagoma che ormai era abbastanza illuminata da permettergli di vederla nella sua interezza. Rimase del tutto spiazzato. Sebbene avesse capito per via della sua esperinza con Zachary che i demoi potevano celare il loro vero aspetto dietro forme anche umane, non si sarebbe mai aspettato che anche una creatura orribile come il “capo” del suo protettore potesse avere un aspetto tanto piacente. Era decisamente alto ed atletico, e i vestiti scuri indossati con finta non curanza rendevano la sua figura ancora più imponente ed accattivante. I corti capelli, di un castano scuro tendente al nero solcato da ciocche arancione brillante, erano ordinatamente pettinati e ricadevano sulla fronte con leggerezza, seguendo le pieghe affilate dei lineamenti. Lo sguardo vermiglio era magnetico e lasciava trasparire tutto il carisma del suo possessore. Solo la bocca piegata in un ghigno crudele rivelava la crudeltà che si celava dietro tutto quel fascino inquetante. Ora capiva perché Zachary non si era posto troppe domande prima di decidere di seguire Gremory. Era come se intorno a lui si agitasse un vortice che attirava chiunque gli si avvicinasse troppo. Era l’immagine vivente dello stereotipo del diavolo tentatore.
Il demone spostò per un attimo gli occhi su di lui, mentre il suo sorriso si allargava soddisfatto. Il ragazzo si ritrasse, sparendo dietro alle casse per sottrarsi alla luce malevola di quelle iridi fameliche, l’ansia che lo prendeva alla gola. Sarebbe stata molto più dura di quello che aveva immaginato. Forse troppo. Un brivido gli corse lungo la schiena. Possibile che con una sola occhiata avesse potuto terrorizzarlo tanto? Scosse il capo. Non doveva farsi mettere in soggezione, doveva reagire. Era così che quel bastardo trascinava tutti sotto in suo potere e lui non poteva permettersi di abbassare la guardia. Doveva temerlo, ma non poteva lasciarsi controllare dalla paura o sarebbe stata veramente la fine. Dovevano essere loro a vincere. Lo aveva promesso a Zachary. E poi aveva appena riacquistato la sua libertà, non se la sarebbe fatta togliere di nuovo tant facilmente. Tornò a sporgersi con cautela, scoprendo con sollievo che il loro nemico aveva distolto la sua attenzione da lui per concentrarla sugli altri tre, in particolare sulla sua guardia del corpo.
“Uhm, mi sa che ho interrotto una riunione di vecchi amici!” commentò Gremory, sarcastico. “Mi spiace, non era mia intenzione. Ma sapevi che sarei tornato a trovarti, te lo avevo detto, Zack. E poi non potevo aspettare dopo quello che ho sentito. Insomma, dovevo venire a controllare. Mi hanno detto che vuoi disobbedirmi di nuovo. Mi sembrava una tale assurdità…Pensavo di aver capito male. Che mi dici, Zack?”.
“Invece a quanto pare hai capito benissimo, Gremory” si sforzò di rispondere Zachary, il disprezzo e il timore che si mescolavano nel suo tono. Non doveva permettere a quel bastardo di fargli perdere la calma. Se si fosse lasciato andare alle emozioni avrebbe perso anche quelle poche possibilità che aveva di tenergli testa. “Ci ho provato a cambiare, ma, sai, i vizi sono duri a morire. Così ho deciso che avrei fatto di testa mia un’altra volta. So quello che mi aspetta. Ma questa volta non andrà come la scorsa”.
“Quanta spavalderia! Oh, Zack, sai che ti adoro quando fai così! Questo tuo atteggiamento mi ricorda perché ti ho preso con me. Peccato che come sempre tu non ti sappia dare una misura. Ci ho provato anche io ad insegnarti a rigare dritto, ma tutti i miei sforzi sono stati vani. Ci resta un’unica soluzione, temo. Peccato, eri il mio preferito” lo prese in giro il suo “datore di lavoro”, feroce. “Comunque, concordo. Questa volta morirai tra le più atroci sofferenze, implorandomi dopo che avrò distrutto ogni tua resistenza mentale o fisica”.
“Devi solo provarci!” ringhiò lui. “Te la farò pagare per tutto quello che mi hai fatto passare! Ti dimostrerò che succede a tenermi al guinzaglio per troppo tempo”.
“Non credo proprio. Sono qui apposta per mostrati che sarai tu a pagare, Zack. Hai esaurito la mia pazienza. E ne ho avuta tanta. Te l’avevo detto che avrei fatto il lavoro di persona” rispose l’altro demone senza scomporsi di fronte al suo odio. “Ti metterò fuori gioco, poi mi prenderò l’anima di quel ragazzo che tu hai tanto cortesemente recuperato e poi torneremo tutti quanti all’Inferno dove sconterai il tuo contrappasso. E niente finali alternativi questa volta. Tuo fratello non ci disturberà, è troppo occupato con i suoi giochini al momento”. Stese un braccio in avanti. “Su, coraggio, Zack, vieni. Facciamola finita, vieni da me. Adesso!”.
Gli occhi di Zachary incontrarono quelli del suo “superiore” e per un attimo lui si perse in quelle pozze di sangue come gli era capitato la prima volta che si erano incontrati. Gli imponevano di fare come gli era stato detto. Era un’idea del tutto folle quella di poter sfidare un potere del genere e sopravvivere. Lui e Kyler erano pazzi. Non avevano speranze. Involontariamente fece un passo avanti. Voleva fare resistenza, lo desiderava con tutto sé stesso, ma non ci riusciva, l’attrazione superava la sua volontà. Doveva avvicinarsi, doveva…
Una presa ferrea circondà il suo braccio, bloccandolo e tirandolo indietro nuovamente. Lui scosse il capo, confuso, emergendo dallo stato di trance in cui era caduto. Alzò gli occhi ed ricambiò perplesso lo sguardo gelido di William. Quest’ultimo lo aveva afferrato e lo teneva saldo in modo che non si potesse allontanare.
“Che diamine stai facendo? Ti comporti peggio di Sutcliff” gli domandò pungente lo shinigami, ignorando le proteste che il rosso tentò di sollevare udendo il paragone. “Non abbiamo neanche cominciato e già vuoi farti ammazzare? Ti ricordo che hai un conto in sospero anche con me, idiota di un moccioso, quindi vedi di non fare stupidaggini prima di averlo saldato”.
Il demone sembrò finalmente tornare del tutto in sé e realizzò cos’era appena accaduto. Si era quasi fatto fregare. Sapeva bene quale ascendente Gremory aveva su di lui ma aveva abbassato la guardia lo stesso. Will aveva ragione, era un idiota. “Mi sono distratto” ringhiò, lanciando uno sguardo assassino all’altra creatura infernale che lo fissava divertita. “Non accadrà più, puoi starne certo. Ti ringrazio per avermi richiamato”.
“Oh, Zack! Vedi che quando vuoi la voglia di obbedire ce l’hai anche? Ma c’è sempre qualcosa che ti distoglie dal farlo alla fine” lo canzonò Gremory. “Peccato. Ti ho dato la possibilità di venire a morire con le buone in modo che nessun altro rischiasse di essere coinvolto, ma a quanto pare qui nessuno è d’accordo. Bene, mi prederò quello che mi appartiene con le cattive allora!”. Fece un passo avanti lasciando cadere le braccia lungo i fianchi mentre le sue unghie si allungavano. Sul dorso delle mani e sul lato sinistro del viso iniziarono ad apparire delle squame che si estesero fino a coprire anche gli avambracci, parte del collo e la tempia. “Vi farò pentire di avermi sfidato, tutti quanti. Spero che non abbiate faccende in sospeso, perché non avrete più l’occasione si portarle a termine, temo!”.
Will e Grell fecero istintivamente un passo indietro, presi alla sprovvista dall’aura del demone che era esplosa senza preavviso tutto intorno a loro. Si preparava uno degli scontri più difficili che si erano mai trovati a dover affrontare e non c’era modo di avere dei rinforzi almeno per qualche ora. Se la sarebbe dovuti cavare in qualche modo. Zack invece non si mosse. Era abituato a quegli scoppi. Sentiva su di sé lo sguardo preoccupato di Kyler e non poteva fare a meno di condividerlo. Quasi sperava che al ragazzo venisse un colpo di genio come gli aveva detto. Perché temeva che sarebbe servito fin troppo presto.

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Ciao a tutti!
Sì, lo so, sono in ritardo rispetto a quanto avevo promesso, ma vi giuro che il capitolo era pronto da una settimana! Solo che sono stata molto impegnata (e ho avuto problemi di connessione) e ieri sono anche partita per le vacanze, il che significa che per due settimane non potrò aggiornare neanche volendo, salvo che in uno dei posti dove ci fermeremo, come è capitato oggi, ci sia la connessione! Mi spiace da morire -.-“ Avevo promesso di essere puntuale ma a quanto pare non ci riesco proprio…Sigh!
Zack: questa volta mi tocca confermare invece che smentire. Anche se questo prova una cosa: sei inaffidabile!!
Mystic: *gli dà una botta* Zitto che tra poco le prenderai. Giusto il tempo di scrivere il prossimo capitolo e vediamo chi ride. Già in questi ultimi due non hai fatto delle bellissime figure!!
Zack: Sadica sfruttatrice del passato altrui >.< E non girare il dito nella piaga!! Gremory…brrr! Potevi lasciarlo all’Inferno, dannazione a te!
Mystic: No, troppo comodo se no! Almeno c’è un demone decente in questa storia!
Zack: Ehi! Io sono più che decente! u.u
Mystic: …….. *sguardo scettivo* …comunque, vedremo se sopravviverai! Sono curiosa di scoprirlo! Eheh!
Zack: Ma…ma come?! Sei tu che scrivi!
Mystic: Appunto. Non so ancora se darti l’happy ending e come dartelo, se completo o no visto che adesso mi stai anche corteggiando il coprotagonista.
Zack: -///- …Comunque, se mi ammazzi ti ammazzo, chiaro?
Mystic: Non puoi! Ti ho creato io!
Zack: E che c’entra?!
Mystic: C’entra, c’entra!! Comunque, basta cavolate! Passiamo alle cose serie. Un mega abbraccio a Rebychan e a marzia ds che non mancano mai di sostenermi e recensirmi! Non so che farei senza di voi, ragazze!! Grazie mille di cuore. Un rigranziamento anche a chi segue/preferisce/ricorda o semplicemente legge la storia. Mi fa davvero molto piacere e mi invoglia a scrivere.
Alla prossima! Quindi circa tra due settimane!
Un bacio,

La vostra Mystic

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Capitolo 10
*** X Parte ***


“Tieniti stretto la tua volontà”. Quelle parole rimbombarono nella testa di Zachary mentre lui si metteva in posizione d’attacco, lo sguardo fisso sul quello che era da secoli il carceriere della libertà. Suo fratello la faceva facile, lui non si era mai ritrovato sotto l’influsso di quel bastardo e non poteva neanche lontanamente comprendere che cosa significasse avere quegli occhi ardenti puntati addosso. Occhi che lo smembravano, che gli penetravano dentro, più a fondo di quanto lui stesso fosse mai andato. Però su una cosa non poteva dargli torto: era stato lui a cacciarsi in quel guaio e lui doveva tirarsi fuori. Poi sarebbe andato da suo fratello e gli avrebbe sbattuto in faccia il fatto che anche lui sapeva, a modo suo, cavarsela da solo, che era in grado di farsi carico delle sue responsabilità. E allora anche l’altro avrebbe dovuto riconoscere che lui non era più solo un ragazzino pestifero e sconsiderato. Se si comportava come tale era per personale e consapevole scelta.
Squadrò attento la figura di Gremory, il quale teneva a sua volta gli occhi fissi su di lui ignorando gli shinigami. Non gliene fregava nulla dei due dei della morte, non ci voleva molto a capirlo. Per il suo “capo” quella era una faccenda privata tra loro due, esattamente come lo era stata decenni prima all’Inferno. Da ciò poteva dedurre che si sarebbe innanzitutto occupato di quelle che per lui erano solo delle seccature indesiderate per poi potersi dedicare tranquillamente al suo obiettivo. Gremory di sicuro sapeva che lui aveva capito cosa voleva fare, eppure il ghigno che stazionava sul viso dell’altro demone non gli piaceva per nulla. Aveva di certo in mente qualche brutto tiro per prenderli alla sprovvista. Il suo sguardo si spostò sui suoi due imprevisti alleati, un po’ preoccupato.
“State attenti, non è un avversario facile. Ed è molto peggio di quello che sembra” fece, anche se il suo tono suonò contrariato. Odiava riconoscere la forza del suo “superiore”, ma sapeva che non farlo sarebbe stato da stupidi. “Guardatevi sempre le spalle. Ama giocare sporco”.
Fantastico! Ora sì che mi sento molto più pronto ad affrontarlo” borbottò sarcastico Grell. Quella era forse la prima volta in tutta la sua “carriera” che si trovava costretto a prendere un combattimento sul serio perché rischiava di rimetterci la pelle. E sinceramente sperava che fosse l’ultimo. Lanciò un’occhiata al suo capo. Doveva ammettere che avere di fianco William lo rassicurava. Era certo che non avrebbe permesso che a qualcuno di loro accadesse qualcosa di troppo brutto. Era uno che teneva ai suoi uomini, sebbene non lo desse a vedere. E in quel momento sia lui sia i due mocciosi potevano essere etichettati come tali. In qualche modo li avrebbe protetti dal peggio. “La prossima volta scegliti un boss più tranquillo da far incazzare, Zack-chan! Ma per questa volta vedremo di aiutarti a salvare la pelle, visto che ci sono poche alternative!”.
“Saprò sdebitarmi, Grell” rispose il demone, regalandogli l’ombra di un ghigno. “Non avrei mai voluto cacciarvi in questo guaio”.
“Ormai lo hai fatto, moccioso, quindi vedi di chiudere la bocca e di concentrati. E lo stesso vale per te, Sutcliff” si intromise William, fulminando entrambi con lo sguardo. “Basta chiacchiere, stiamo facendo spazientire il nostro ospite”.
“Esatto, shinigami. E Zack sa bene che non sono famoso per la mia pazienza” fece Gremory con un ghigno da squalo. Ormai era a pochi metri da loro e li guardava con l’aria di chi sa già di avere la vittoria in pugno. “Quindi vediamo di sbrigarci, ho altri affari che ho dovuto lasciare in sospeso per prendermi cura del mio sottoposto preferito”.
Zachary digrignò i denti a quelle parole. Sempre a sfottere, quel dannato. Quanto lo odiava. Ma ora gliel’avrebbe fatta pagare una volta per tutte. “E sia. Visto che sei tanto ansioso iniziamo pure! Anche io ho delle faccende da portare a termine una volta che mi sarò liberato della tua bella faccia!”. Sollevò gli artigli. “Siamo alla resa dei conti, Gremory! O tu o io!”. E senza attendere oltre si lanciò sul loro avversario, che però parò in tutta calma i suoi attacchi, senza mai smettere di sorridere divertito.
“Ah, Zack, non cambi proprio mai!” lo prese in giro l’altro demone, respingendo le sue unghie con le proprie. “Troppo facile. Stesso stile, stessi attacchi…”. I suoi occhi si illuminarono, mentre gli spezzava la guardia. “…E stessi punti deboli!”.
Ma invece di sentire i propri artigli affondare nella carne di Zack avvertì le dita di quest’ultimo bloccargli il polso e scansarlo. Gremory si lasciò sfuggire una smorfia sorpresa mentre i due si separarono, il suo sguardo irritato che incontrava inevitabilmente il ghigno canzonatorio dell’altro demone. Dannazione, quel moccioso lo aveva preso in giro. A quanto pareva in quegli anni aveva lavorato sulle sue lacune e il risultato non era niente male. Peccato che si trovasse costretto a doversene liberare, era raro trovare sottoposti tanto in gamba. Ma la cosa non lo sorprendeva, sapendo di chi era fratello. Proprio il fatto che era così sveglio, però, rappresentava un altro motivo per cui doveva assolutamente sbarazzarsi di quella peste. Si faceva troppi pochi problemi a sfidare la sua autorità e in più rischiava di diventare abbastanza forte da potersi sottrarre ad essa. E lui non poteva permetterlo, quel genere di comportamento era contagioso. Aveva un posto nella gerarchia infernale e una reputazione che doveva difendere.
“Sorpreso, Gremory?” lo provocò Zachary con un sorriso spavaldo, anche se non era neanche lontanamente sicuro come cercava di mostrarsi. “Non ti conviene sottovalutarmi. Non puoi immaginare da quanto preparo il momento in cui avrei avuto la possibilità di liberarmi di te!”.
“Lo immagino eccome, Zack…Peccato che non arriverà mai!” rispose lui per nulla impressionato e si scagliò sull’altro senza attendere oltre. Quel moccioso si permetteva anche di provocarlo? Ora gli avrebbe insegnato a moderare le parole. Avrebbe voluto giocare ancora un po’ con lui, ma a quanto pareva era più urgente ricordargli con chi aveva a che fare. Gli avrebbe strappato la volontà con una tale violenza che non si sarebbe più rialzato. E lui non si sarebbe dovuto sporcare le mani con quegli shinigami.
Zack lo schivò a stento e fu costretto a rimettersi immediatamente sulla difensiva perché l’altro gli fu subito addosso di nuovo. I suoi attacchi erano decisamente più violenti e veloci di quello che ricordava. Forse perché l’altra volta Gremory non lo aveva preso sul serio come stava facendo in quel momento. E la cosa non gli piaceva per nulla.
Un colpo lo raggiunse in pieno stomaco senza quasi che lui potesse vederlo, strappandolo ai suoi pensieri e spedendolo a terra con un tonfo sordo. Un gemito di dolore gli sfuggì dalle labbra. Aveva evitato per un soffio di essere trapassato da parte a parte, ma aveva lo stesso risentito dell’impatto. Non poteva permettersi distrazioni di alcun genere, nemmeno per un secondo. Sollevò lo sguardo appena in tempo per ritrovarsi il sul “capo” quasi addosso e fu costretto a rotolare su un fianco per schivare le sue lame avvelenate. Dannazione, era troppo veloce. Non gli dava neanche il tempo di pensare a come difendersi.
Scattò in piedi, ma non ebbe la possibilità di recuperare l’equilibrio perché gli artigli di Gremory arrivarono a pochi millimetri da suo viso. Lui li schivò con un balzo all’indietro, senza però riuscire ad evitare di cadere nuovamente al suolo. Il suo “capo” non perse tempo e scattò in avanti, pronto ad approfittare della sua guardia aperta. Gli occhi di Zachary si fissarono sulle lame che si avvicinavano al suo petto quasi al rallentatore. Vedeva i bagliori delle luci del porto percorrerle lentamente, quasi le affilassero con cura in modo che potessero infliggergli il massimo dolore. Una voce, probabilmente quella di Kyler, stava urlando il suo nome, ma lui non riusciva a liberarsi da quella stasi irreale. Era come paralizzato, il suo corpo si rifiutava di muoversi, combattuto tra istinto di sopravvivenza e terrore.
Ma il colpo non arrivò mai a destinazione perché all’improvviso una mano lo afferrò da dietro per il colletto della giubba, spostandolo fuori dalla traiettoria del suo avversario all’ultimo momento. Il mondo riprese a scorrere a velocità normale e lui si ritrovò a rotolare sul pavimento sporco alle spalle di William. Lo shinigami lo aveva letteralmente lanciato da parte, bloccando al tempo stesso l’attacco di Gremory con la su falce. Quest’ultimo rivolse al moro uno sguardo carico d’odio, che lui ricambiò con un altro gelido.
“Ci siamo anche noi nello scontro, demone” lo apostrofò, sprezzante. “Vedi di non dimenticarlo”. Poi si rivolse a Zack che lo guardava con gli occhi sgranati, ancora impegnato a cercare di capire quello che era appena successo: “Mi sembrava di averti detto di restare concentrato, idiota di un moccioso. Devi saldare il tuo conto con me prima di farti ammazzare”.
La creatura infernale parve finalmente riscuotersi e gli rivolse un ghignetto furbo. “Oh, sì! Però mi sa che rincarerò la dose rispetto all’altra volta nel nostro prossimo scontro!”.
William lo fulminò con lo sguardo. “Questo è tutto da vedere. Per il momento, mi devi già due favori. Non credere che mi diverta a salvare di continuo una pesta demoniaca come te” gli fece notare. “Se non ci fosse nulla tra noi ti avrei già lasciato morire. Non dimenticarlo”.
L’altro non rispose, ma dalla sua espressione divertita si intuiva benissimo che non credeva a una sola parola di quello che lui aveva detto. Lo shinigami tornò a voltarsi, vagamente irritato da quel comportamento impertinente, ma non poteva negare a sé stesso che, conto in sospeso o no, lui non avrebbe permesso a Gremory di uccidere Zachary, non in quel momento almeno. Se si fosse trattato di un qualsiasi altro demone non gliene sarebbe fregato molto. Ma Zack li aveva invitati ad andarsene e avrebbe trattenuto il suo “capo” e forse sarebbe anche arrivato a consegnare loro l’umano se fosse stato necessario per convincerli a mettersi in salvo. Inoltre si era sempre rifiutato di uccidere o ferire gravemente gli shinigami che gli davano la caccia, anche quando questi ultimi si erano dimostrati pronti a prendersi la sua vita. No, quel mocciosetto non meritava di essere trattato come un bastardo infernale qualunque, era decisamente un caso anomalo tra i suoi simili. Si era dimostrato un avversario leale e rispettoso, nonostante tutti i suoi giochini irritanti, e come tale lui lo avrebbe trattato, soprattutto ora che avevano un nemico comune.
“Tu, demone. Ascoltami bene. Temo che tu non abbia ben capito come stanno le cose qui quindi mi vedo costretto a chiarirle nuovamente” fece freddo, rivolto a Gremory. “Il mio nome è William T. Spears e sono stato mandato qui per recuperare l’anima di Kyler Bysse ed eliminare chiunque minacci la buona riuscita della missione. E tu lo stai facendo. Ragione per cui, secondo i miei ordini, io e il mio sottoposto abbiamo il dovere di eliminarti”. Si sistemò gli occhiali. “Non mi importa quanto tu possa essere forte, quali questioni tu abbia in sospeso con Zachary e se tu non hai intenzione di calcolarci nei tuoi piani. Io ho una missione da compiere e non sarà di certo una creatura immonda come te ad impedirmi di farlo. Quindi ci terrei a ricordarti che tra i tuoi avversari ci sono anche io”.
“E non dimenticarti della sottoscritta! Mi avete ignorato tutti fino ad adesso ed è una cosa che non posso sopportare! Uomini, tutti ugualmente maleducati!” esclamò con foga Grell comparendo senza preavviso al fianco del suo superiore. Aveva osservato lo scontro tra i due demoni tenendosi un po’ in disparte e quello che aveva visto non gli era piaciuto proprio per nulla. Gremory era anche più forte di quello che aveva pensato. Ma non poteva lasciarsi spaventare. Era la sua occasione per rimediare a tutti i guai che aveva combinato durante quella missione. Certo, ci sarebbe stato un bagno di sangue durante quel combattimento, ma in fondo quello era il suo campo. E poi la decisione che Will aveva dimostrato lo aveva riscosso dallo stato d’ansia in cui era caduto quando il loro avversario si era rivelato loro. Non poteva certo permettere che un simile cafone, per quanto affascinante, gli mettesse i piedi in testa senza neanche rivolgergli uno sguardo. “Zack-chan è impegnato con noi, quindi dovresti metterti in coda! Ma, dal momento che da quanto ho capito non ti va proprio di aspettare, dovremmo eliminare prima te e poi separare i due piccioncini qui presenti!”.
Zachary non poté trattenere un sorrisetto, gli occhi fissi sulle schiene dei suoi due avversari e ora improbabili protettori. Perché, che i due se ne rendessero conto o meno, in quel momento stavano facendo la stessa cosa che suo fratello aveva fatto nelle lande infernali quasi un secolo prima: lo stavano difendendo dall’ira del suo “capo”, mettendo a rischio la loro incolumintà per lui. Da un lato ciò gli dava fastidio e lo frustrava perché gli dimostrava che da solo non poteva ancora nulla contro l’altro demone, ma dall’altro gli ridava carica e determinazione. Balzò in piedi e affiancò i due. Doveva sconfiggere Gremory anche per ricambiare la fiducia che gli shinigami gli stavano implicitamente concedendo. Avrebbe fatto di tutto per impedire a quel bastardo di toccare loro o Kyler.
Gremory ringhiò, indispettito. A quanto pare le due seccature avevano deciso di infastidirlo con tutti i mezzi che avevano a disposizione. Gli sarebbe toccato gestire lo scontro su tre fronti al tempo stesso. Un ghigno da squalo gli si aprì sul volto. Quella situazione incresciosa non sarebbe durata per molto. Doveva solo riuscire a mettere le mani sul suo caro Zack e poi si sarebbe potuto divertire sul serio.
“E sia, shinigami. Visto che ci tenete tanto a morire, fatevi pure avanti. Sono curioso di vedere quanto a lungo durerete” li invitò provocatorio spalancando le braccia. “Vi aspetto!”.
I due non se lo fecero ripetere e scattarono in avanti, le death scythe sollevate e pronte a colpire. Ma com’era successo per Zachary, anche i loro colpi andarono ripetutamente ad infrangersi sugli artigli affilati di Gremory, il quale riusciva invece a contrattaccare e un paio di volte arrivò a stracciare le giacche dei suoi due avversari.
Zack osservava i tre combattere, cercando uno spiraglio nella guardia del suo “superiore”, ma senza successo. Gremory faceva in modo che tra loro due ci fosse sempre uno dei degli shinigami sapendo che lui non avrebbe mai attaccato in quel caso perché avrebbe rischiato di colpirlo. Imprecò tra i denti, fremente di rabbia. Quel bastardo lo aveva tagliato fuori. E la cosa peggiore era che non capiva a che cosa mirasse. Stava solo giocando con i due dei della morte, lo si vedeva benissimo. I suoi colpi erano poco potenti e mai miravano ad essere letali, perdeva un sacco di occasioni per infilarsi nella loro guardia. Era come se stesse cercando di spazientirlo, in modo da deconcentrarlo. Doveva dedurre che era lui il vero bersaglio di quella messa in scena? O forse era un modo per prendere di sorpresa Will e Grell in modo da eliminarli in un colpo?
“Zack!”. La voce di Kyler lo distolse dai suoi pensieri. Il ragazzo aveva lasciato il suo rifugio dietro le casse e si era precipitato al suo fianco, la preoccupazione e la tensione dipinte sul volto.
“Kyler! Che diamine fai?! Torna immediatamente al riparo!” ordinò lui, lanciando uno sguardo preoccupato allo scontro. Ci mancava solo che l’umano rimanesse coinvolto. “È pericoloso!”.
“Stai bene?!” domandò il suo protetto, ignorandolo e studiando i graffi che ricoprivano il corpo del suo protettore. Alcuni di essi erano abbastanza profondi e sanguinavano abbondantemente. Lo afferrò per un braccio, gli occhi viola che scintillavano. “Dannazione, se non era per William quello ti avrebbe ammazzato! Mi hai fatto una promessa, ricordi?”.
“Certo che me lo ricordo! Sono un demone d’onore io!” esclamò la creatura infernale, scostandolo. “Non è il momento, Kyler. Ne parleremo quando sarà finita, va bene? Ora torna dietro le casse prima che Gremory decida di farci qualche brutto scherzo”.
“Ma io voglio aiutarti!” protestò Kyler con forza scuotendo il capo.
“Hai un’idea per caso?”.
“Non ancora, ma…”.
“E allora torna dov’eri e stai lontano!” tagliò corto Zachary, duro. “Mi saresti solo d’intralcio, quante volte te lo devo dire?!”.
“Sei ferito! Stai sanguinando e non poco!” gli fece notare il ragazzo, per nulla disposto ad arrendersi. Allungò una mano per pulire un rivolo di sangue che scendeva dalla guancia dell’altro. “Non puoi…”.
“Non posso cosa? Andare avanti a combattere? Non lascio i due shinigami a vedersela con i miei problemi, va bene? Perché questo casino è solo colpa mia! Se io avessi ascoltato mio fratello adesso tu e loro non stareste rischiando la vita a causa dell’attacco di quel mostro!” esplose a quel punto il demone, esasperato. Capiva che Kyler fosse preoccupato per lui, ma se voleva rispettare il loro patto doveva tenerlo lontano da Gremory ad ogni costo. Sospirò. “Kyler…Sto bene” riprese con un tono un po’ più dolce. “Sono solo graffi. Non sono un umano, non scordarlo. Sono di gran lunga più resistente. La guarigione è un po’ lenta solo per via del veleno, ma non è nulla che io non possa sopportare”. Gli appoggiò le mani sulle spalle. “Non morirò, ok?”.
Il ragazzo con gli occhi viola annuì, anche se non senza tentennamenti. Si sentiva di nuovo inutile. Era mai possibile che non ci fosse qualcosa che potesse fare? “Zack, io…”.
“Zachary! Dietro di te!”.
I due si voltarono, presi alla sprovvista dall’urlo di avvertimento di William. Gremory aveva colpito Grell con un calcio, spedendolo lontano e, dopo aver tentato di aggredire anche il moro che però si era prontamente scansato ricevendo solo un graffio superficiale al braccio, si era scagliato nella direzione dei due ragazzi. Zack spinse prontamente Kyler di lato, schiavando l’attacco improvviso, ma nel farlo finì addosso al suo protetto che lo aveva istintivamente afferrato per il polso, trascinandolo a terra con sé. Ecco a cosa puntava il bastardo. Non si era sbagliato, era lui il suo vero bersaglio. Si era distratto un attimo di troppo.
La creatura infernale si voltò immediatamente a fronteggiare la minaccia, trovando il suo “capo” a pochi metri da loro, di nuovo impegnato con William che aveva approfittato dell’attimo di pausa per tornare alla carica. Scattò in piedi, furioso, non senza però lanciare un’occhiata al suo protetto per assicurarsi che stesse bene. L’altro demone aveva rischiato di colpire Kyler pur di arrivare a lui. L’avrebbe pagata cara. “Gremory!” gridò sollevando gli artigli. “Sono io il tuo avversario!”. E in un attimo si gettò tra i due combattenti.
Il suo “superiore” posò per un momento gli occhi su di lui, non aspettandosi una reazione così veloce, e questo permise a William di sfruttare la sua distrazione e di penetrare nella sua guardia. La lama della falce disegnò una linea in diagonale sul petto del demone, stracciando i vestiti e schizzando tutti e tre di sangue, mentre le pellicole dei cinematic record di Gremory si svolgevano proiettando immagini delle lande infernali e scene insanguinate tutto intorno. Quest’ultimo urlò di rabbia e anche di dolore, allontanandosi con un balzo dai due, un braccio stretto sulla ferita e l’espressione stravolta dall’odio. Come aveva osato quell’essere insignificante arrivare a sfregiarlo in quel modo? Ora l’avevano veramente fatto infuriare. Il tempo del gioco era finito, così come quello concesso alle loro miserevoli vite. I suoi occhi si spostarono velocemente dai suoi avversari a Kyler, che era rimasto a terra dove l’aveva lasciato Zachary. Un ghigno gli illuminò il viso. Perfetto.
Zachary capì al volo quello che stava per succedere e si mosse prima ancora che l’altro demone lo facesse e che William si sporgesse per afferrargli il braccio ed impedirgli di allontanarsi. In un secondo fu sopra il suo prottetto e l’attimo dopo il sangue tornò a spargersi nell’aria.
Kyler avvertì qualcosa di caldo e bagnato schizzargli il viso e subito dopo l’odore pungente raggiunse le sue narici, facendolo inorridire. Aveva sentito lo shinigami moro urlare qualcosa e immediatamente dopo il peso di Zack cadergli addosso. Poi il sangue sulla faccia e sui vestiti. Gli mancò il respiro. No. No, no, no. Sbatté le palpebre affannato cercando disperatamente di mettere a fuoco la scena. Avvertì le mani della sua guardia del corpo lasciare la presa sulle sue braccia e sopra di sé non ebbe più la giubba nera ma il cielo che preannunciava l’alba. Si mise a sedere di scatto, temendo di vedere ciò che sapeva essere successo. Davanti a lui Gremory era in piedi, l’espressione vittoriosa, e gli artigli tinti di cremisi. Dietro il demone i due dei della morte attoniti. Spostò lo sguardo alla sua sinistra. Zachary era accasciato al suo fianco in una pozza di sangue, le ferite aperte sia sul petto che sulla schiena, segno che era stato trapassato da parte a parte. Il ragazzo respinse a stento un’ondata di nausea che minacciò di farlo piegare in due.
“Zachary!” urlò disperato chinandosi sul suo protettore, le lacrime agli occhi. Era stato ferito per proteggere lui. Era solo colpa sua se era in quello stato, solo perché lui non aveva voluto starsene buono dietro quelle dannate casse. Cercò lo sguardo dell’altro. “Zack, di’ qualcosa, per favore! È colpa mia, è colpa mia!”.
Il demone alzò lentamente il capo che aveva tenuto chinato, fino ad incontrare gli occhi del ragazzo che congelò sul posto, mentre brividi di paura gli correvano lungo la schiena. Le iridi cremisi che si era trovato a fissare non erano quelle della creatura infernale che lo aveva trascinato in quella complicata avventura, ma erano diventati gelidi pozzi pieni di odio e assetati di sangue, gli stessi che aveva già intravisto alla sua villa prima che gli shinigami li separassero.
La creatura lo scansò e si rimise in piedi, incurante del sangue che continuava a perdere, spostando immediatamente lo sguardo su Gremory, il quale non seppe trattenere un sorrisetto compiaciuto.
“Ma bene, bene. Ora sì che ragioniamo” commentò quest’ultimo, divertito dall’espressione di orrore che si era dipinta sulla faccia di Will. “A quanto pare qui c’è qualcuno che conosce il mio segreto…Poco male, tanto morirete tutti. E non per mano mia! Ah, quando Zack tornerà in sé e vedrà che cosa ha fatto sarà completamente distrutto. E io potrò punirlo come si deve!”.
“Kyler, allontanati! Quello non è Zachary!” esclamò William, intuendo le intenzioni del loro nemico. “Ti ucciderà senza rimorsi se Gremory glielo ordinerà!”.
Quello gli sbarrò la strada con un braccio, impedendogli di avvicinarsi all’umano. “Buono, Spears. Ti conviene” lo minacciò gelido. Poi si rivolse al suo “sottoposto”: “Allora, Zack, perché non mi prendi quell’anima che ci serve tanto?”.
L’altro demone rimase a fissarlo per un attimo, poi tornò a guardare Kyler, ancora inginocchiato ai suoi piedi, sollevando gli artigli, pronto a colpire. Al ragazzo bastò uno sguardo per capire che il moro non aveva mentito. Chiunque fosse quell’essere non era lo Zack che conosceva e avrebbe eseguito gli ordini che gli venivano impartiti senza esitare. Quella creatura non conosceva la pietà, sarebbe rimasta sorda alle sue preghiere. Era una macchina per uccidere, priva di una volontà propria. I suoi occhi passarono dalle lame sospese su di lui agli occhi del demone. Non poteva credere che sarebbe finita così. E tutto solo per la sua imprudenza, perché aveva ceduto alla preoccupazione e all’istinto. In fondo se l’era cercata. Però quello che non poteva accettare era che poi anche gli altri tre avrebbero pagato cara quella sua bravata, come accadeva nella maggior parte dei casi. Non era giusto, non lo meritavano. Si costrinse a non distogliere lo sguardo anche se la tentazione di serrare gli occhi era forte. Avrebbe guardato in faccia la morte, per mantenere quel bricciolo di dignità che gli era rimasto, per dimostrare che neanche in quel momento estremo si sarebbe arreso.
Ma prima che il colpo potesse calare sul ragazzo, una massa rossa si gettò addosso a Zachary, allontanadolo da lui sotto gli occhi stupiti dei presenti. I due si rotolorano per terra lottando e alla fine Grell si rialzò, trattenendo a stento immobilizzato a terra il demone che si dibatteva furiosamente.
“Grell!” esclamò il ragazzo mentre un’ondata di sollievo lo invadeva suo malgrado.
“E bravo, Sutcliff!” si lasciò sfuggire Will, sorpreso a sua volta da quel salvataggio all’ultimo momento. “Allora servi a qualcosa”.
“Vi eravate dimenticati di me, vero? Ma io sono venuta a salvarvi lo stesso perché sono una vera gentildonna!” ansimò il rosso assestando un calcio alla creatura ai suoi piedi che gli ringhiò contro in risposta. “Scusa, Zack-chan, ma non sei in te! Kyler, muoviti ad alzarti e a levarti di torno, qui l’atmosfera si è scaldata un po’ troppo per te!”. Poi si mise a gongolare, portandosi le mani giunte al petto, incurante degli occhi furiosi che lo incenerivano dal basso. “Will, sbaglio o mi hai fatto un complimento? Oh, è la prima volta, da quando abbiamo lasciato l’accademia ~”.
A quel punto Zachary, approfittando della su distrazione, lo afferrò per una gamba, strattonandolo tanto violentemente da fargli perdere l’equilibrio, e gli saltò sopra, deciso a fargliela pagare per averlo interrotto.
“Grell, attento!” gridò Kyler, ma invano perché lo shinigami era già di nuovo a terra dove cercava a fatica di tenere gli artigli di Zachary lontani dal suo corpo.
“Sutcliff, razza di idiota!” esclamò William, facendo per corrergli in soccorso, ma nuovamente la strada gli venne sbarrata da Gremory.
“Non volevi essere il mio avversario, Spears?” lo prese in giro quello con un ghigno canzonatorio. “Sono qui tutto per te adesso! E nessuno ci disturberà perché il mio caro Zack si prenderà cura degli altri due!”.
Il moro strinse con forza l’impugnatura della falce, ma fu costretto a rinunciare. Il demone non l’avrebbe lasciato passare per nessuna ragione. Lanciò una veloce occhiata preoccupata al suo sottoposto. Lui aveva provato a combattere contro Zachary quando era in quello stato e sapeva che era un avversario temibile. Non gli importava di ferirsi, ma solo di liberarsi del suo nemico.
“Non…Non preoccuparti per me, Will!” gli gridò Grell, con il fiatone. Il rosso aveva notato il suo sguardo e anche intuito i suoi pensieri. Non poteva permettere che Will rischiasse ancora di più solo perché doveva badare anche a quello che faceva lui. Non voleva essere un dannato peso. Se la sarebbe cavata visto che aveva combinato l’ennesimo guaio a causa della sua leggerezza fuori luogo. In qualche modo avrebbe sistemato le cose. “Ci penso io a questa peste impazzita! Tu occupati di quel bastardo cafone! Concialo per le feste anche per me e Zack-chan!”.
William non poté trattenere un’espressione stupita a quelle parole, ma recuperò immediatamete la sua impassibilità. Quell’idiota aveva ragione. Doveva pensare a chi aveva davanti visto che neanche lui era in una bella situazione al momento. Quindi si vedeva costretto ad abbandonare gli altri almeno temporaneamente. Sperò solo che Sutcliff riuscisse davvero a resistere o trovasse il modo di riportare il moccioso in sé, anche se non aveva molte speranze al riguardo. Tornò a guardare Gremory che gli sorrideva provocatorio. Se fosse riuscito a liberarsi di lui o a sfuggire alla sua guardia, sarebbe potuto correre in loro aiuto, ma per ora doveva solo concentrarsi sul suo scontro. E soprattutto cercare di non morire nel mentre.
“E sia, demone. Sarai tu il mio avversario” disse con il suo solito tono gelido, ma dentro di sé fremeva. “Eseguirò i miei ordini”.
“Oh, staremo a vedere, Spears” rise l’altro, cattivo. “Chissà, magari ti dimostrerai un interessante riscaldamento. Anche se comunque dovrò trattarti come tale. Il mio vero giocattolo ora è alle prese con il tuo sottoposto. E sono impaziente di gustarmelo”. Scattò in avanti. “Quindi vedete di morire entrambi in fretta!”.
Il duello tra i due riprese furioso e l’aria si riempì del suono del metallo che cozzava con una violenza tale da sprigionare scintille. Will si ritrovò ansimante e coperto di graffi già dopo pochi minuti. Il veleno di cui erano cosparse le unghie del suo avversario gli bruciava la carne. Quella creatura infernale era l’avversario più forte che avesse mai affrontato. Rapido, potente, preciso. E la sua guardia pareva non avere punti deboli. Scansò un colpo e contrattaccò subito, ma gli artigli di Gremory bloccarono la lama della sua falce. Ma non per questo avrebbe demorso. Lo aveva già ferito e lo avrebbe fatto di nuovo. E questa volta non sarebbe stata un semplice graffio superficiale. Doveva mirare ai punti vitali.

Nel frattempo Kyler, invece di andare a nascondersi come gli era stato detto, si era a sua volta gettato su Zachary, tentando senza successo di staccarlo da Grell, sebbene avesse ottenuto di distogliere dallo shinigami l’attenzione della creatura, che ora si dibatteva per liberarsi dalla sua presa incerta ma disperata. Era giunto il momento che anche lui facesse qualcosa per aiutare i suoi compagni. E per di più se Zack aveva perso il controllo era per colpa sua e per questo doveva assolutamente rimediare prima che lo scontro venisse irrimediabilmente compromesso. Lo aveva circondato da dietro con le braccia e aveva affondato le dita nella casacca intrisa di sangue. Il suo viso era premuto sulla schiena del suo protettore e il liquido cremisi continuava a spruzzarlo dalle ferite ancora aperte, costringendolo a una lotta interna contro la nausea che gli aveva azzannato la bocca dello stomaco.
“Kyler, ascoltami! Dagli uno strattone quando ti dico io!” esclamò ad un tratto Grell da sotto di loro. Lui si sporse da dietro il corpo di Zack per fargli vedere che aveva sentito. Non aveva più fiato neanche per parlare. “Pronto? Uno…Due…Tre…Adesso!”.
Il ragazzo fece come gli era stato detto, tirando il demone con tutte le forze che gli erano rimaste, staccandolo così un poco dal dio della morte che, approfittando del maggior spazio disponibile, piantò senza troppi complimenti i piedi nello stomaco del loro avversario e, facendo leva, riuscì finalmente a scrollarselo di dosso.
Zachary per l’equilibrio e cadde nuovamene a terra insieme a Kyler. I due si ritrovarono a fissarsi, ansimanti, viola nel cremisi, vicini come erano stati in numerose situazioni in quei giorni. Qualcosa si mosse nello sguardo del demone, forse un barlume di coscienza, rapidissimo ma non tanto da sfuggire all’umano che prese coraggio e lo afferrò per le spalle.
“Zack, lo so che sei lì. Ti prego, torna in te! Abbiamo un patto!” esclamò scuotendolo leggermente. “Non lasciare che Gremory ti controlli!”.
L’altro si liberò con violenza dalla sua presa, scostandosi, un’espressione indecifrabile sul volto, ma non fece nulla per aggredirlo. La luce gelida dei suoi occhi tremava, quasi vacillasse. Grell, che si era avvicinato per bloccarlo di nuovo dopo aver recuperato la sua arma, si fermò, interdetto. Sembrava quasi che la creatura infernale stesse ascoltando. Forse avevano una possibilità di farla tornare in sé senza dover combattere. In fondo alla villa era stato proprio l’umano a risvegliarla dalla sua trance. Poteva farlo di nuovo.
“Ascolta il tuo umano, Zack-chan! Andiamo, non dirmi che ti sei rassegnato ad essere un tirapiedi di quel cafone! Nel caso non te lo fossi scrodato, quello ti vuole ammazzare!” fece a sua volta, indicando Gremory e William che combattevano. “Che razza di guardia del corpo sei?! Hai aggredito il tuo protetto! E poi mi pareva di aver capito che volevi salvare Kyler da tutti e ridargli la libertà”.
Zachary si voltò verso il rosso sollevando gli artigli ringhiando, mentre un’espressione di fastidio e di quello che pareva dolore gli si dipingeva sul volto. Ma ancora una volta non diede nessun segno di voler attaccare, anche se mantenne la guardia alzata.
“Zachary Michaelis! Metti giù quegli artigli e ascoltami almeno per una volta!” esplose Kyler, esasperato. Era stanco come non lo era mai stato in vita sua. Ogni fibra del corpo gli doleva per i colpi che aveva preso e per la lotta di poco prima, gli occhi gli bruciavano per lo sforzo di trattenere le lacrime e lo stomaco gli si rivoltava. Era coperto di sangue e aveva i vestiti stracciati. Il suo unico desiderio era stendersi e svenire, ma lui continuava a combattere per restare cosciente. Non poteva abbandonare i suoi compagni, non poteva lasciare che Zachary affrontasse Gremory da solo. Avevano un accordo, un patto che al suo protettore stava costanto la vita. Lo doveva onorare, lo voleva onorare. Avanzò verso il demone fino a che non fu ad un passo da lui. “Zack” mormorò allungando una mano verso di lui e affondando nuovamente i propri occhi nei suoi. Vedeva l’odio tentennare dentro quello sguardo confuso e combattuto, come se perdesse convinzione a ogni parola che lui diceva. “Ricordi che cosa aveva detto tuo fratello? Tieniti stretta la tua vita e soprattutto la tua volontà. Ora abbiamo capito a che cosa si riferiva. Credo che sia il caso di dargli retta per una volta, non sei d’accordo?”.
Zachary rimase immobile a fissarlo per qualche secondo, ma poi si sporse in avanti e afferrò le sue dita tremanti stringendole, mentre tutto il gelo che aveva negli occhi evaporava per lasciar posto alla solita luce inquietante ma a suo modo rassicurante. “Credo che tu abbia ragione…Come mio fratello, lui ha sempre ragione” riuscì a dire accennando un sorrisetto. Poi tutto d’un tratto si irrigidì e cadde in ginocchio, le membra scosse da violente convulsioni. Il sangue ricominciò ad uscire a fiotti dalle ferite che avevano pian piano iniziato a rimarginarsi e le cicatrici che gli aveva lasciato Gremory anni prima iniziarono a rigurgitare uno strano liquido nero.
“Zack!” urlò il ragazzo con gli occhi viola, chinandosi immediatamente su di lui, mentre il sollievo che aveva invaso il suo volto per un attimo si trasformava in terrore. “Che ti prende?!”.
“Sta avendo una reazione di rigetto di qualche tipo” rispose Grell accorrendo in fretta al suo fianco. “Probabilmente nei confronti di qualsiasi cosa gli abbia fatto Gremory per costringerlo ad eseguire i suoi ordini. C’è poco che noi possiamo fare. Deve cavarsela da solo e cercare di non ricadere nello stato in cui era prima”. Si alzò sotto lo sguardo perso e impaurito del ragazzo. “Tu sta’ qui con lui, io devo andare ad aiutare Will”. Gli poggiò una mano sulla spalla, con un’espressione insolitamente gentile e forse un po’ forzata, ma comunque incoraggiante. “Aiutalo ad uscire, Kyler. Sei l’unico che può farlo. Mi raccomando. E non dubitare, puoi davvero!”.
Lui annuì, sconvolto ma deciso, e lasciò che l’altro si allontanasse prima di tornare a posare la sua attenzione sul suo protettore. “Zack, coraggio. Devi venire a risolvere il casino che hai combinato e a difendere la mia libertà!” disse piano, ma con forza. “Sai che io mi fido di te…”.
Gli occhi del demone restarono serrati in una smorfia di dolore. Stava provando di nuovo le stesse sensazioni che aveva sofferto quando il suo “capo” aveva disegnato sul suo corpo quelle ferite. Il gelo, l’assenza totale della realtà circostante, la morte dei sensi. Il freddo e il silenzio cercavano di infrangere la sua volontà, promettendo in cambio la cessazione di quel dolore tanto intenso da risultare insopportabile, impensabile. Non riusicva a capire che cosa gli stava succedendo. Le parole di Kyler gli erano arrivate a mala pena, come un’eco confusa e tremante, indecifrabile. Ma lui sapeva cosa volevano dire. Doveva reagire e combattere contro quelle tenebre decise ad inglobarlo ed annullarlo. A capire che cosa fossero ci avrebbe pensato in seguito, anche se aveva già un terribile sospetto. Ora doveva solo svegliarsi. Là fuori, nella realtà, c’era chi stava combattendo la sua battaglia, che stava correndo pericoli che non avrebbe dovuto correre. Non poteva cedere a Gremory, non poteva soccombere. Aveva promesso di vincere quella guerra e dimostrare che poteva fare tutto quello che gli pareva, che anche lui era libero. Stava iniziando a capire perché Kyler tenesse così tanto a quella libertà che non era solo una parola astratta e falsa, ma una forza che nasceva da dentro come un torrente in piena. Lui l’aveva quasi dimenticata anche se inconciamente aveva sempre combattuto per riaverla. E non era solo la possibilità di non avere ostacoli davanti a sé, ma era quella boccata di aria fresca che mancava nel buio in cui il suo “superiore” l’aveva lentamente e costantemente soffocato. Era arrivato al limite della sopportazione. Era ora di recidere quel legame.
Con uno sforzo terribile lottò contro il fusso nero che lo stava avviluppando e si obbligò ad aprire gli occhi. All’inizio non cambiò nulla e il panico lo prese per un istante, ma poi l’oscurità iniziò a svanire e il mondo riprese colore. Si tirò a sedere di scatto, tossendo come se fosse stato sul punto di affogare. L’aria salmastra e appicciosa del porto gli spalancò i polmoni e gli sembrò quasi di essere rinato. Le sue ferite avevano smesso di sanguinare e si stavano chiundendo in fretta, e anche il liquido nero aveva smesso di uscire dalle cicatrici. Era di nuovo padrone di sé. Il suo sguardo incontrò quello scosse ma sollevato del suo protetto che gli sorrise, tremante.
“Zack! Sei…tutto intero? Mi hai fatto davvero paura, demone da strapazzo!” balbettò quest’ultimo, ansioso, gettandogli le braccia al collo, troppo felice per badare al suo orgoglio che altrimenti glielo avrebbe impedito. “Come ti senti?”.
“Sono a pezzi, ma sono vivo” rispose il demone cercando di riprendere fiato. Poi un ghigno canzonatorio gli solcò il volto sporco di sangue e fango. “Però, che accoglienza. Ti sei proprio affezionato al tuo tentatore, vedo!”.
La frecciatina ebbe l’effetto di far tornare l’umano in sé, il quale si affrettò a scostarsi, avvampando. “Sì, sei proprio tu. Il solito antipatico provocatore” borbottò, guardando altrove. “Però almeno sei tu. Per questa volta te la passo, ma sappi che è solo perché mi hai fatto spaventare a morte e sono ancora scosso! Tu e le tue bravate! Sei un idiota, non avresti dovuto farmi da scudo!”. Gli tirò un pugno sulla spalla, attento ad evitare i punti in cui la carne era lesa. “Guarda cos’hai combinato! Quello di Gremory era un trucco per riuscire a ferirti! Non voleva veramente attaccarmi!”.
“Non si poteva essere sicuri. E io non potevo rischiare che ti facesse del male” fu la risposta a disagio. “Se tu stai bene ne è valsa la pena”.
Kyler lo fissò incredulo, mentre tutte le obiezioni che aveva preparato gli morivano in gola. Aveva sentito bene? Un sorrisetto gli si aprì sul volto. Forse, nonostante tutto, non era l’unico ad essersi affezionato allora.
Il demone gli rifilò un’occhiataccia imbarazzata. “Non farti strane idee. Abbiamo un patto. Io mi riferivo a quello” si schermì, alzandosi, non senza sforzo. Ma i suoi movimenti tornarono presto ad essere saldi dopo un iniziale tentennamento. Il suo corpo aveva bisogno di riposo, ma lui ancora non poteva concederselo. Doveva resistere ancora per un po’. “Ora vado a dare una mano agli shinigami. Io e Gremory dobbiamo chiudere il nostro conto”.
“Ovvio, il patto” fece lui con una punta di sarcasmo canzonatorio che gli costò un’altra occhiata assassina. Poi tornò serio, gli occhi che brillavano agitati. “Sta’ attento questa volta”.
“Tranquillo, non mi faccio mai fregare due volte” lo rassicurò la creatura infernale, voltandosi. “Aspettami, che poi andiamo in America a festeggiare. Siamo ancora in tempo per prendere quella nave!”. E senza aggiungere altro si affrettò verso i tre combattenti.
Kyler rimase a guardarlo, il freddo del pavimento che gli penetrava oltre la stoffa dei suoi vestiti. Non voleva che combattesse ancora per lui. Non poteva rischiare che l’episodio appena sventato si ripetesse. Era ora che quello scontro finisse e doveva essere lui a chiuderlo visto che i suoi compagni non sembravano in grado di farlo. Forse non avrebbero vinto la guerra ma al momento gli bastava concludere la battaglia e portarli tutti in salvo. Si mise a sua volta in piedi, sentendosi ardere, e strinse i pugni fino a far sbiancare le nocche. L’idea lo terrorizzava ma non aveva altre alternative. Ora era abbastanza sconvolto per poter realizzare la sua idea. Era ora di tentare un colpo di testa che sicuramente gli altri non avrebbero apprezzato e che per questo lui aveva deciso di tenere per sé. Ma il risultato valeva il rischio.

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Ciao a tutti!
Sì, sono ancora viva e sì, ci ho messo molto più tempo di quello che avevo annunciato. Ma questa è veramente stata l’estate più impegnata della mia vita. Non ho mai avuto così poco tempo libero durante le vacanze. Spero che possiate perdonarmi!! Oramai immagino abbiate capito che con le scadenze di scrittura ho qualche problema...Però vedrò di farmi perdonare. Non dico come perché se no rischio di non riuscire a farlo, ma giuro che ci proverò!
Comunque, ecco qui il capitolo dieci, meglio tardi che mai. Mi ero preoccupata di non avere abbastanza materiale per descrivere lo scontro e invece ne ho avuto fin troppo e vi lascio senza dirvi come andrà a finire! Be’, potete provare ad immaginarvelo. Tutto dipende da quanto vi fidate di Kyler. Avrà finalmente finito di fare solo la vittima? Speriamo, perché qui c’è davvero bisogno di una mano!! Anche per l
’Autrice, già che ci siamo, che ha una paura matta di iniziare a scrivere stupidate...
Vi lascio, non me la sento di tormentarvi dopo averi fatto aspettare tanto! Spero che il capitolo abbia rimediato un po’ all’attesa!
Alla prossima ^^
Mystic

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Capitolo 11
*** XI Parte ***


Per l’ennesima volta Will si ritrovò a doversi scostare, ansimante. Gli pareva di aver combattuto per un’eternità, sebbene sapesse che al massimo poteva essere passata poco meno di un’ora dall’inizio dello scontro. Sentiva i graffi di cui era ricorperto il suo corpo bruciare come se fossero in fiamme a causa del veleno e la stanchezza dovuta a quei continui attacchi quasi senza tregua iniziava a farsi sentire. Sapeva che i suoi compagni non erano messi meglio. Grell, ogni volta che gli artigli di Gremory lo raggiungevano, sembrava quasi sul punto di svenire anche se si riprendeva subito e ricominciava a dare addosso al loro nemico come prima, sia a parole che con la sua death scyte. Zachary stava ancora soffrendo per la ferita che lo aveva trapassato da parte a parte e che non si era ancora del tutto rimarginata, ma, nonostante questo e la debolezza dovuta alla perdita continua di sangue, non si fermava neanche un attimo, nemmeno quando i colpi ricevuti gli toglievano il fiato e combatteva come l’indemoniato che era, quasi non sentisse più neanche il dolore.
Il loro avversario invece era messo molto meglio di loro, sebbene iniziasse a sua volta a dare qualche segno di stanchezza. I suoi colpi si erano fatti meno precisi, ma la potenza era sempre la stessa. Al taglio sul petto che gli aveva procurato il moro e che ancora sanguinava, si erano aggiunte altre ferite superficiali, sparse su tutto il suo corpo, ma nulla che potesse veramente indebolirlo al punto di dare loro una chance per chiudere quella battaglia.
Will lanciò una breve occhiata preoccupata al cielo. Stava albeggiando e ben presto quel posto si sarebbe riempito di umani. A quel punto sarebbero stati guai grossi. Dovevano chiudere il combattimento al più presto se volevano evitare di coinvolgere anche gente innocente. Perché poi spiegare e giustificare nel suo rapporto tutte quelle morti non previste sarebbe stato un vero problema. I suoi superiori di sicuro non avrebbero apprezzato. Scosse il capo, scacciando quelle riflessioni. Se davvero voleva chiudere la partita in fretta era meglio se continuava a combattere invece che perdersi nei suoi pensieri. Aveva recuperato un po’ il fiato, la pausa era finita.
Sollevò la falce e fece per tornare all’attacco, ma prima che potesse muovere anche solo un passo, Grell gli venne scaraventato addosso e i due finirono a terra con un tonfo.
“Sutcliff, che diamine?!” esclamò William, irritato, dandogli uno spintone per levarselo di dosso. “Spostasti, non abbiamo tempo da perdere!”.
“Scusa Will! Non l’ho mica fatto apposta!!” protestò il rosso, sorvolando per una volta sulla scortesia del suo superiore e alzandosi in fretta. “Però è stato carino da parte tua prendermi al volo ~ Hai attutito il colpo alla perfezione”.
“Non fraintendere, è stato un riflesso condizionato. Se avessi saputo che eri tu mi sarei spostato” rispose gelido il suo capo rimettendosi in piedi a sua volta. “E vedi di concentrarti invece di pensare a queste idiozie. Non è né il momento né il luogo adatto. E ora torn…”.
Ma ancora una volta non poté terminare perché Zack finì loro addosso con tanta violenza da rispedirli entrambi al suolo.
“Gremory! Dannato bastardo!” ringhiò il demone furente, senza neanche degnarli di uno sguardo. Era tanto preso dallo scontro che pareva aver registrato appena la loro presenza sotto di sé. “Ti ammazzo!”. E senza aggiungere altro ripartì alla carica.
“Ehi, Zack-chan! Razza di maleducato! Chiedi almeno scusa alla signorina!” esclamò il rosso offeso, saltando in piedi e seguendo la creatura infernale. “E anche tu, Gremory! Pagherai per aver spedito una signora a terra per due volte! E non ti perdono solo perché sono caduto addosso al mio Will in entrambi i casi!!”.
L’altro shinigami rimase a terra a guardarli incredulo. E quella era la serietà e l’attenzione con cui i due affrontavano una simile battaglia? Il demone quasi non prestava attenzione ai suoi alleati, cosa fondamentale per far fruttare il loro lavoro di squadra, e Sutcliff non faceva altro che ripetere le sue solite idiozie. ‘Non ce la faremo mai se andiamo avanti così…’ si ritrovò a pensare sconsolato. Quando gli era stato consegnato il rapporto sulla missione aveva avuto un pessimo presentimento prima ancora di aprirlo. Dopo aver letto aveva creduto che quella sensazione fosse dovuta al fatto che si sarebbe trovato di nuovo Zachary tra i piedi, e in fondo non si era sbagliato visto che tutto quel caos ruotava intorno al demone, ma mai avrebbe immaginato che le cose sarebbero degenerate fino a quel punto. Prima la pessima notizia che Grell sarebbe stato il suo compagno in quell’incarico, poi lo scontro in cui quella peste demoniaca si era trasformata in un essere senza pietà che gli aveva fatto rischiare la pelle in combattimento, e dopo l’imprevisto con l’anima dell’umano. Infine la notizia del coinvolgimento di Gremory e l’arrivo di quest’ultimo. Se Grell non avesse fatto tanto l’idiota fin dall’inizio della missione rovinando ogni volta i suoi piani, se Kyler fosse stato un umano normale e adatto alla sua epoca e se Zack si fosse limitato a comportarsi da demone e ad eseguire gli ordini del suo mandante molto probabilmente tutto quello non sarebbe mai accaduto. E invece si era ritrovato con un sottoposto idiota che faceva rumore quando non doveva e si lasciava scappare i prigionieri, un ragazzino che lottava con tutti i mezzi possibili per la sua libertà e che si era affezionato a una creatura infernale e un demone ribelle con forti tendenze anticonvenzionali che faceva tutto di testa sua e che sembra quasi ricambiare l’affetto che il suo obiettivo gli portava. Insomma un disastro. E lui era lì, proprio nel mezzo di quel caos, unico ad aver mantenuto il suo ruolo e la sua compostezza. E per questo era responsabile di tutti i pazzi che lo circondavano. Possibile che toccava sempre a lui risolvere i guai degli altri?
Le sue riflessioni furono interrotte proprio dal terzo di quei “pazzi” che lo superò, diretto verso i tre che avevano ripreso a combattere. William fu preso alla sprovvista, ma si riprese abbastanza in fretta per riuscire ad afferrare il braccio di Kyler e a bloccarlo prima che fosse fuori dalla sua portata. Ci mancava solo che quel ragazzino tentasse un’altra delle sue bravate.
“Dove credi di andare, tu? Zachary ti ha detto di restare nascosto e per una volta sono d’accordo con lui” disse freddo lo shinigami, tirandolo indietro. “Hai già fatto abbastanza danni”.
“Zack ha detto che se avessi trovato un’idea buona per darvi una mano avrei potuto applicarla” ribatté il ragazzo, cercando di divincolarsi dalla sua presa ferrea. “Ed è quello che ho intenzione di fare! Quindi lasciami andare prima che sia troppo tardi”.
Il moro lo fissò incerto, allentando appena la presa. Poteva sentire chiaramente il potere dell’anima ardere all’interno del corpo dell’umano. Era una forza incredibile. Lo sapeva, glielo avevano detto ai corsi, ma farne esperienza diretta era tutta un’altra cosa. Ma sapeva anche che quella potenza sprigionata in quella fase di maturazione, del tutto incontrollata, era molto pericolosa. Stava degenerando fin troppo velocemente, se il moccioso avesse continuato a far scorrere l’energia in quel modo sarebbe arrivato al sovraccarico molto in fretta. Che aveva intenzione di fare? “Non posso permetterti di rischiare tutto per qualche bravata che tu ritieni intelligente” si obbligò a dire mantenendo il suo solito tono, nonostante il suo turbamento. “Devo portare la tua anima al comando, ricordati che io e Sutcliff siamo qui per questo”.
Kyler lo fissò, irritato. Non sarebbe stato quel tizio ad impedirgli di fare la sua parte. Possibile che non capisse che lui era la loro unica speranza in quel momento? Erano tutti stanchi e feriti, le loro energie erano agli sgoccioli. Serviva un’azione conclusiva e alla svelta, altrimenti avrebbero perso il combattimento. E Gremory avrebbe avuto campo libero con Zack. Non poteva permetterlo. “Non me ne frega niente di quello che pensi o che devi fare tu. Io faccio quello che voglio con la mia anima! E anche se volessi farmi ammazzare sarei libero di farlo” lo aggredì con decisione, dando un altro strattone e riuscendo così a liberarsi. “Quindi se sei deciso a fermarmi vedi di levarti dai piedi, shinigami. In caso contrario smettila con queste storie e dammi una mano a sistemare quel bastardo!”.
Lo shinigami rimase zitto per un attimo, senza parole. Mai si sarebbe aspettato un comportamento del genere da quel moccioso. Non avrebbe mai voluto ammetterlo ma in quel momento gli sembrva quasi un demone. In una situazione normale non gli avrebbe mai permesso di rivolgersi a lui con quel tono e con quell’atteggiamento, ma in quel momento le iridi viola del ragazzo sembravano fatte di fuoco liquido e lui sapeva che se si fosse opposto ulteriormente avrebbe corso il rischio di finire bruciato, come era accaduto a Zachary quando si era rifiutato di spiegare a Kyler la verità su quello che stava succedendo. E poi non poteva rischiare che il ragazzino si scatenesse senza un minimo di controllo. “E sia, umano. Quale sarebbe questa tua geniale idea?” si arrese, ma il suo tono rimase chiaramente scettico.
Il ragazzo parve calmarsi un poco, ma continuò comunque a fissarlo scontroso. “Devo dedurre che hai deciso di aiutarmi?” chiese cauto.
“Direi che ho poche alternative. Cercare di trattenerti peggiorerebbe le cose perché mi impedirebbe di tornare a combattere. In più così posso anche evitare che tu combini un altro guaio” fu la risposta fredda. “Muoviti a spiegare, non c’è molto tempo”.
“Tu distrai Gremory in modo che mi possa avvicinare senza che lui mi veda. E dovresti anche impedire a Zack o a Grell di fermarmi” disse Kyler, sostenendo il suo sguardo. Non era neanche minimamente sicuro che la sua idea avrebbe funzionato ma sapeva che se avesse tentennato Will avrebbe colto al volo l’occasione per convincerlo a essere razionale e a rinunciare alla follia che aveva pensato. Leggeva chiaramente nello sguardo dello shinigami cosa pensava di quel suo intervento fuori programma, ma non poteva permettersi di farsi scoraggiare. E poi ormai sentiva la necessità irrinunciabile di liberare quelle fiamme che gli divampavano dentro, bruciandolo con una lentezza estenuante. Gli pareva di avere la febbre e ogni minuto che passava la forza smisurata del potere che si portava dentro cresceva a scapito delle sue energie vitali. Se avesse aspettato oltre avrebbe perso coscienza di sé e chissà cosa sarebbe successo. Quando aveva deciso di provare a richiamare quella forza non aveva pensato che lo avrebbe consumato così velocemente. Alla villa non si era accorto di essa fino a quando non aveva visto i polsi di Zachary sanguinare, mentre in quel momento sentiva già di essere vicino al limite. Com’era possibile? Qualcosa doveva essere cambiato, probabilmente la sua anima aveva raggiunto un altro stadio di maturazione. “Al resto ci penso io. Tu fai solo quello che ti ho chiesto”.
“E sia” acconsentì William contrariato dopo un attimo. Aveva un pessimo presentimento, ma non c’era più tempo per pensare. “Sappi che in una situazione normale non ti avrei mai permesso di fare una cosa del genere. Se mai dovessi diventare un mio sottoposto, non pensare neanche che te lo faccia rifare, chiaro? Ma questa è un’emergenza. Sta’ attento, umano. La tua anima è preziosa per tutti noi”.
Il ragazzo con gli occhi viola annuì. “Grazie della fiducia” mormorò.
“Non è fiducia. Devo portare a termine la missione” lo corresse lo shinigami, prima di tornare a concentrare la sua attenzione sul combattimeno. Avrebbe accontentato quel pazzo, anche se non era certo che fosse la scelta giusta. E soprattutto non sarebbe stato facile. Avrebbe dovuto portare tutta l’attenzione di Gremory su di sé di nuovo e la cosa non gli piaceva per nulla. Doveva stare attento a calcolare bene i tempi di azione.
L’occasione giusta per permettergli di intervenire nello scontro arrivò quasi subito. Gremory era riuscito spezzare la guardia di Zack e ad assestargli un colpo sulla ferita non ancora rimarginata che lo aveva finalmente costretto a cessare i suoi assalti e ora si stava dedicando a Grell. William si affrettò a parare gli artigli che, dopo una finta, avevano rischiato di raggiungere il corpo di quest’ultimo e spinse il demone lontano con la falce. Quello gli rivolse un’occhiata infastidita che prometteva vendetta immediata. Per lo shinigami era la chance perfetta. Nessuno sembrava essersi accorto che Kyler si era avvicinato. Il suo sottoposto era troppo preso ad adorare lui perché lo aveva salvato, Zack stava ancora cercando di riprendersi e aveva occhi solo per il suo “capo” e l’altro demone era concentrato su di lui. Ora doveva solamente fare in modo che il suo avversario si trovasse a dare le spalle all’umano.
Gremory partì alla carica senza preavviso, costringendolo ad arretrare. I suoi attacchi si stavano facendo via via più violenti. Anche lui voleva sbrigarsi a chiudere quello scontro. Era una perdita di tempo prezioso. Will scartò in diagonale di lato per schivare le lame avvelenate che lo avevano minacciato ancora e contrattaccò senza perdere tempo. Il demone respinse la falce, ma fu costretto a voltarsi perché lo shinigami si era spostato ancora per cercare di attaccarlo sul fianco opposto che era rimasto scoperto per un attimo. Che illuso. Sperava di coglierlo impreparato. Ma non aveva possibilità. Si vedeva chiaramente che le forze iniziavano a mancargli, nonostante lui tenesse duro. Nel giro di poco avrebbe fatto un piccolo passo falso e lui lo avrebbe finito. Gli sarebbe bastato stancarlo ancora di più. Sollevò gli artigli. Era giunto il momento di fare piazza pulita di quelle seccature.
Il moro quasi finì a terra per la violenza del colpo che si abbatté su di lui. La falce rischiò di sfuggirgli dalle mani sudate, ma lui strinse la presa sul manico appena in tempo. Ma non terminò lì perché a quell’attacco ne seguì un altro e un altro ancora. Gremory aveva deciso di spezzarlo per primo a quanto pareva. Bene, almeno era caduto nella trappola. Però Kyler doveva muoversi, non sarebbe resistito ancora a lungo. Il suo sguardo incrociò quello del ragazzo che gi fece un cenno con il capo. Lui capì al volo. Finalmente si era deciso. Respinse l’ennesimo assalto del suo nemico e poi gli si gettò addosso.
Kyler, non appena vide che il moro aveva afferrato il suo segnale, si costrinse a mettere da parte tutti suoi tentennamenti e si lanciò a sua volta verso Gremory. William aveva scelto di rischiare la vita per aiutarlo e lui non poteva fallire. Non avrebbe retto un altro episodio come quello di poco prima. Questa volta non avrebbe permesso che qualcuno si facesse male per proteggerlo. E poi quella era un’occasione unica: se avesse fallito il loro nemico avrebbe potuto intuire a che cosa mirava e gli sarebbe stato impossibile ripetere l’attacco. Lui non aveva altre armi e non era in grado di resistere agli assalti come gli altri tre. Per non parlare del fatto che ormai stava davvero per perdere il controllo. Tutto il suo corpo scottava e la vista aveva iniziato ad annebbiarsi, mentre nella sua testa i pensieri si confondevano e si attutivano come se avesse la febbre altissima. Doveva scaricare quell’energia. E se lo avesse fatto addosso a Gremory di sicuro l’effetto sortito sarebbe stato quello desiderato.
Ma, quando fu a pochi passi dal suo obiettivo, Grell, troppo preoccupato per il suo supeirore per accorgersi di lui, si lanciò sul loro avversario tagliandogli la strada e ottenendo di finire a terra insieme agli altri due.
Il ragazzo si bloccò sul posto incredulo davanti a quell’imprevisto che aveva mandato a monte la sua strategia. Se il rosso avesse aspettato solo qualche secondo di più lui sarebbe riuscito a raggiungere Gremory, ma invece aveva scelto il momento peggiore per intervenire. ‘Dannazione!’ pensò il ragazzo ansimante, allontanandosi un poco, mentre a terra i tre lottavano tra loro per rialzarsi. ‘Ci è mancato un pelo! Che sfortuna!’. Si voltò avvertendo una sensazione ormai familiare e si accorse di avere lo sguardo di Zachary puntato addosso. Non gli servirono parole. Il demone aveva capito da sé cosa voleva fare e in un attimo gli fu accanto.
“Kyler, ce la fai a resistere ancora un po’?” gli domandò in fretta.
Lui annuì debolmente. “Ci…Ci posso provare” disse non senza sforzo.
La creatura infernale lo squadrò per un attimo, poi tese le braccia verso di lui. “Stringimi i polsi come hai fatto quando eravamo alla villa” gli ordinò perentorio.
Lui sgranò gli occhi. “Cosa?! Ma sei scemo?!” esclamò, incredulo. “Ma se lo faccio ti brucerai! Non posso…Non voglio che tu ti faccia male per…”.
“Kyler, se tu svieni abbiamo perso. Definitivamente” lo interruppe Zack mortalmente serio. “Se inizi a scaricare un po’ di energia dovresti durare il tempo necessario. Ti dirò io quando attacare Gremory. Hai detto che ti fidi di me. È giunto il momento di dimostrarmelo”.
Il ragazzo esitò, ma alla fine cedette e fece come gli era stato detto, seppur riluttante. Con quel suo gesto voleva proteggere la sua guardia del corpo e invece si era ritrovato a fargli del male personalmente. Ma Zack aveva ragione, era necessario. E poi era sempre meglio di quello che avrebbe potuto fargli Gremory. “Sei un masochista” borbottò tra i denti, sforzandosi di controllare il flusso di energia che premeva per lasciare il suo corpo. Dovette ammettere che sentiva già gli effetti di quella trovata. La sua mente era un poco più ludica, me il prezzo era il sangue che aveva iniziato a gocciolargli tra le dita.
“Può darsi” fece Zack forzando un ghigno, che però si trasformò in una smorfia di dolore. Si sforzò di ignorare la sua pelle che andava a fuoco e sbirciò con la coda dell’occhio lo scontro in corso. Gli shinigami erano in grave difficoltà, ma avrebbero dovuto tenere duro ancora per un po’. Gli serviva più tempo, Gremory doveva pensare di avere tutti in pugno. E quando avrebbe abbassato la guardia lui lo avrebbe fregato. “Guardano in faccia, ok? Non pensare a quello che mi stai facendo. Se vai in panico finisce che mi ammazzi. E non mollarmi finché non te lo dico”.
Kyler annuì di nuovo, troppo impegnato a fare come gli era stato detto per parlare. Sentiva che la situazione era delicata. Non doveva distrarsi per nessun motivo.
Nel frattempo Gremory si dibatteva per scrollarsi di dosso i due shinigami che avevano tutta l’intenzione di tenerlo immobilizzato al suolo. Il rosso gli era arrivato addosso a peso morto prendendolo di sorpresa e ora lottava per impedirgli di alzarsi, mentre il moro tentava di bloccargli le braccia, cercando al tempo stesso di tenere lontani gli artigli da sé. Il demone ruggì, più furioso che mai. Quello era il peggiore affronto che avesse mai ricevuto, lui, Gremory, trattenuto su un pavimento sporco da due esseri insignificanti. Evidentemente non avevano ancora capito con chi avevano a che fare. Diede uno strattone violento, trascinando William con sé e sbattendolo di lato in modo che non gli fosse più sopra, riuscendo anche a liberare un braccio. Ora lo avrebbe spiegato loro in un modo che non si sarebbero mai dimenticati. Afferrò Grell per la collottola e se lo staccò di dosso con la forza aiutandosi con le gambe. Poi saltò in piedi stagliandosi minaccioso sopra i suoi due avversari ancora a terra.
“Avete passato ogni limite, shinigami” ringhiò con gli occhi che fiammeggiavano. Assestò un calcio nello stomaco a Grell facendolo piegare in due. “Vi farò sputare tutto il sangue che avete in corpo!”. Il suo sguardo cadde sul moro. “E tu sarai il primo, visto che hai osato sfidarmi apertamente. Rimpiangerai la tua arroganza!”.
William non riuscì a muoversi, sentendosi incatenato da quelle iridi cremisi, diviso tra disgusto e attrattiva. Ora capiva perché Zachary era caduto così facilmente vittima di quella creatura. Il suo sguardo era paralizzante ed ipnotico anche per lui. Aveva sbattuto la testa contro il pavimento quando Gremory lo aveva spinto di lato e aveva ancora la vista annebbiata per il dolore improvviso e la stanchezza. Sarebbe davvero finita così? Soccombeva a uno di quegli esseri schifosi che odiava tanto? Non riusciva a crederci.
Vide gli artigli sollevarsi e calare verso il suo petto, ma a metà strada si fermarono bruscamente. Grell, in un atto disperato, aveva afferrato il loro avversario per le gambe, sbilanciandolo ed impedendogli di portare l’attacco a compimento. Il demone distolse lo sguardo per dirigerlo verso l’altro shinigami e Will si sentì libero dalle catene che lo avevano immobilizzato. Immediatamente rotolò su un fianco e afferrò la sua falce che era caduta poco distante da loro, giusto in tempo per bloccare le lame di Gremory dirette sul rosso.
Quello parve impazzire di rabbia davanti a quell’ennesima resistenza. Le squame che aveva sulla pelle si estesero ancora di più invadendogli anche parte dell’altra metà del viso. La creatura infernale afferrò con una mano il manico della falce e la strappò alla presa dello shinigami con un solo gesto e lanciandola lontano, mentre con l’altra lo afferrava per la giacca lacerata e lo buttava a terra con tanta forza da creare un piccolo cratere sotto di lui. Poi si liberò a calci dalla presa del rosso e gli piantò un piede nel petto. Il suono secco delle costole che si spezzavano rimbombò nell’aria seguito da un grido di dolore.
Gremory non perse tempo ad infierire e, deciso a mantenere quanto detto prima, tornò verso William che cercava a fatica di sollevarsi. Barcollava e il sangue gli colava dalla nuca che aveva sbattuto per la seconda volta. E, cosa peggiore, non aveva la più pallida idea di dove fossero i suoi occhiali. Ma di nuovo Grell gli sbarrò la strada, ansimante e tremante.
“Non ti lascerò toccare Will!” urlò con tutto il fiato che gli era rimasto. “Dovrai vedertela con me, bastardo che non sei altro!”.
“Ma che sottoposto fedele. Devi tenere davvero molto al tuo capo per giurare di difenderlo ferito e disarmato come sei” commentò Gremory divertito. “È inutile, non hai speranze. È meglio che abbassi la cresta!”. E senza perdere un attimo affondò gli artigli nel petto già martoriato dello shinigami che non ebbe il tempo di spostarsi per eviatare il colpo.
“Sutcliff!” urlò William, sentendo il sangue schizzargli in faccia. Le sue mani annasparono tutto intorno alla ricerca degli occhiali. “Dannazione!”.
Grell cadde in ginocchio e una fontana di sangue gli uscì dalla bocca e dalla ferita appena inferta, ma nonostante ciò tentò nuovamente di rialzarsi e si piazzò ancora una volta davanti a Gremory. “Ti…Ti ho detto…che…non…toccherai William!” balbettò deciso. “Prima…mi devi…uccidere. E devi uccidere…anche…i miei sentimenti, bastardo!”.
“Sutcliff, non fare l’idiota! Spostati, lui vuole prima me!” esclamò il moro, l’agitazione ora ben presente nella voce. Non poteva credere a quello che vedeva. Quel cretino voleva davvero morire. E la cosa peggiore era che voleva morire per lui. Non poteva permetterlo. Si guardò intorno disperatamente, alla ricerca di un soluzione. Doveva fermare quel bastardo prima che Sutcliff si facesse uccidere. Ma come? Come? Le sue dita incontrarono qualcosa e lui sobbalzò. Forse così poteva andare.
“Faresti meglio ad ascoltare il tuo capo, ma credo che dirtelo sia fiato sprecato. Come ti pare allora. Sei testardo, te lo concedo” fece Gremory. Doveva ammettere che era impressionato. Aveva sempre pensato che gli unici che potessero assumere comportamenti tanto inutili e stupidi fossero gli umani, ma ora sapeva che potevano farlo sia gli shinigami che i demoni. Sempre che Zack potesse essere eletto a rappresentante della loro razza. “Sarò magnanimo, ti accontento. Morirai per primo. Ma non temere, vi rivedrete in un attimo nell’aldilà!”.
Grell si preparò a ricevere il colpo di grazia, ma all’ultimo avvertì una mano afferrarlo e tirarlo indietro. Le gambe gli cedettero e lui si ritrovò a terra, mentre un altro conato di sangue gli usciva dalle labbra. Quando alzò lo sguardo vide Will in piedi davanti a lui, con i vestiti stracciati e senza occhiali, che brandiva la sua motosega.
“Come ti ho già detto, demone, il tuo avversario sono io” ansimò il moro, la voce tremante ma carica di una decisione ferrea. “Prenditela con me!”.
Gremory scoppiò a ridere. “Siete patetici” disse, feroce. “Cosa credere di fare conciati in questo modo? Mi state implorando di uccidervi!”.
“Secondo me non hai capito proprio niente, Gremory! Ti lamenti che io non ti ascolto ma poi tu stesso non segui i tuoi insegnamenti!”. La voce di Zachary li fece sobbalzare entrambi, ma prima che uno di loro potesse anche solo voltarsi, il demone aveva spinto William da parte e aveva bloccato gli artigli del suo “capo” con i propri. “Mi dici sempre di stare concentrato eppure tu ti sei perso nella tua furia e ti sei dimenticato del tuo avversario principale. Ti sei dimenticato di me” lo canzonò con un ghigno vittorioso stampato sul volto. “E ora pagerai caro questo tuo errore!”.
Gremory lo fissò incredulo, ma la sua attenzione fu ben presto catturata da altro. Kyler lo aveva afferrato da dietro e aveva affondato le unghie nel taglio che aveva sul petto. Poteva sentire l’energia della sua anima avvolgere l’aria circostante.
Il ghigno sul volto di Zack si allargò. “Sorpresa, Gremory” ridacchiò.
L’altro demone inorridì intuendo cosa stava per succedere, ma non ebbe il tempo di dire nulla perché a quel punto il fuoco che aveva avvolto l’anima del ragazzo si riversò su di lui, avvolgendolo in un vortice di energia infuocata. La creatura urlò cercando di liberarsi dalla presa dell’umano, ma senza risucirvi. Quando scatenavano i loro poteri i portatori erano quasi invincibili, anche se fosse stato al massimo della forma avrebbe avuto problemi a sconfiggerlo o anche solo a tenergli testa. Però avevano un difetto. La loro forza si esauriva in fretta, sebbene non abbastanza da non essere devastante.
E così accadde. Nel giro di poco il flusso di potere svanì improvvisamente come si era sprigionato e Kyler sentì la coscienza lasciarlo, ma non prima di avvertire Zachary che lo afferrava prontamente da dietro per non farlo cadere.
A quel punto il demone riportò gli occhi sul suo superiore, lo sguardo minaccioso, stringendo a sé il ragazzo svenuto con fare quasi protettivo. Gremory era ancora in piedi, i vestiti bruciati e il corpo coperto di ustioni e di sangue. Le squame erano scomparse, così come gli artigli, e lui ansimava pesantemente, gli occhi annebbiati dal dolore.
“Per questa volta hai vinto tu, Zachary. Ma sappi che non finisce qui!” ringhiò furioso ma impotente. Doveva ritirarsi, le sue ferite erano troppo gravi. Non poteva rischiare. “Tornerò e la prossima volta pagherai, voi tutti pagherete! Vi farò pentire di aver giocato con il fuoco eterno e di aver scatenato l’ira degli Inferi!”. Una nuovola di fumo nero lo avvolse e quando si dirardò lui era scomparso, lasciando dietro di sé solo una pozza di sangue.
William si guardò prontamente intorno, cercando di capire se fosse ancora lì. Non percepiva più la sua presenza. Avevano vinto?
“Tranquillo, Willy, è tornato all’Inferno a leccarsi le ferite. Rilassati” gli disse Zack avvicinandosi. Si era caricato Kyler in spalla e gli stava tendendo qualcosa. “È finita. Almeno per ora”.
“Ma tornerà, vero?” chiese lo shinigami afferrando i propri occhiali e ignorando il nomignolo. “E la prossima volta sarà peggio”.
“Non è un problema tuo, Will. Lo ammazzerò la prossima volta” fece il demone. “Ora devi pensare a Grell. Riportalo nel tuo mondo. Ha bisogno di cure mediche urgenti. E anche tu devi darti una controllata. Con il veleno di Gremory non si scherza”.
“Io sto bene. E Sutcliff se la caverà anche se restiamo qui” lo contraddisse il moro, sorprendendolo. “Non possiamo tornare nel mondo degli shinigami”. Gli diede le spalle per andare a chinarsi sul suo sottoposto e controllare il suo stato. Era una brutta ferita e lui era svenuto, ma non sembrava mortale. Certo, quell’idiota sarebbe dovuto stare a riposo per un paio di settimane come minimo, ma ce la poteva fare. Ce l’avrebbe fatta, per forza. “Dobbiamo completare la missione. E ora anche io ho un conto in sospeso con Gremory. Quindi dobbiamo restare con voi”. Sollevò Grell tenendolo in braccio. Avrebbe preferito evitare certe pose, ma metterlo in spalla significava rischiare di aggravare la ferita. “Ti ho sentito parlare di una nave. Fai strada, moccioso infernale?”.
Zachary lo guardo, incredulo. Will e Grell sarebbero rimasti con loro nonostante quello che avevano appena passato, dopo aver visto chi era il suo nemico. La missione era una scusa, lo aveva capito immediatamente. Certo, William voleva liberarsi di Gremory per quello che aveva fatto a Grell, ma aveva come l’impressione che lo shinigami fosse rimasto anche per lui. Quel pensiero lo lasciò con una sensazione strana, che non aveva mai provato. Lui aveva sempre pensato agli shinigami come una sorta di gioco, come gli umani, erano un po’ di sale per il suo divertimento. Ma quel giorno i suoi tre compagni gli avevano dimostrato che lui si sbagliava, che c’era molto di più. Avevano tutti rischiato la vita per aiutarlo senza pretendere nulla in cambio e questo era qualcosa che lui come creatura infernale faceva fatica a concepire. Abbassò lo sguardo.
“William…”. Esitò, sentendosi imbarazzato e anche un po’ umiliato. Lui, un demone, che diceva certe cose ad un dio della morte. Assurdo. Avvampò. “Grazie di tutto” borbottò. “E scusa. Per oggi…e per quello che è successo durante il nostro primo incontro. Ho fatto uno scherzo di troppo quella volta. Però se dovessi tornare indietro a quel giorno sappi che lo rifarei perché è stato uno spasso”. Si voltò per impedire che l’altro vedesse la sua espressione. “Muoviamoci, prima che la nave ci lasci a terra”.
A quelle parole fu William a rimanere spiazzato. Non aveva dubbi che Zachary avesse capito cosa poteva stare sotto le sue parole di poco prima, ma si era aspettato una presa in giro o una risata, e di certo non un ringraziamento e addirittura delle scuse per quello che era successo non solo quel giorno ma anche decenni prima. Certo, il demone non si era dimostrato del tutto pentito a giudicare dalla sua penultima affermazione, ma il solo fatto che si fosse scusato era abbastanza. Forse in quel lasso di tempo Zachary era davvero maturato un po’. E di certo quello che gli aveva fatto Gremory lo aveva in qualche modo cambiato.
Il dio della morte si affrettò ad affiancare il demone che si era incamminato verso il molo dove sapeva essere ormeggiata la nave.
“Zachary Michaelis” esordì. “Primo. Giuro che, se riferisci a qualcuno quello che ho detto prima, dopo che avremo sistemato Gremory, ammazzerò te. Ci penserò io a spiegare a Sutcliff come mai siamo ancora con voi, sono stato chiaro?”.
“Cristallino, Willy” rispose l’altro, riprendendo il suo tono canzonatorio. “Poi? Qual è il secondo punto del contratto per salvare la tua reputazione?”.
“Secondo” disse lui senza raccogliere la provocazione. “Sappi che anche se hai chiesto scusa, il nostro affare non è risolto. Te la devo ancora far pagare per l’umiliazione che sono stato costretto a subire. Quindi guardati le spalle”.
“Oh, mi minacci anche? Lo farò, lo faccio sempre. Sai, lavorando per Gremory questo tipo di cose sono stato costretto ad impararle!” rise Zack, anche se con una punta di amarezza. “Altro?”.
“Sì. Terzo, mentre siamo in viaggio dobbiamo risolvere la questione dell’anima del ragazzo. Tanto credo che con quelle ferite a Gremory ci vorranno almeno due o tre settimane per riprendersi del tutto. L’energia di quelle anime continua a corrodere anche a giorni di distanza da quando si è sprigionata”. William lanciò uno sguardo significativo ai polsi di Zachary. “Hai avuto una pessima idea a far scaricare Kyler su di te. Però se non l’avessi fatto il ragazzo sarebbe svenuto e chissà dove saremmo. Quindi, quarto punto, vedi di non fare il cretino e di curarti anche tu”.
“Oh, Willy! Sei preccupato per me? Che carino!”. La creatura infernale gli rivolse un sorrisetto provocatorio, anche se dentro di sé avvertì di nuovo quello strano sentimento. Che diamine gli prendeva?! Si affrettò a spostare le sue riflessioni su altro. Will aveva detto che dovevano risolvere la questione dell’anima di Kyler. Nello stato in cui erano di certo non avrebbero potuto combattere per decidere a chi sarebbe andata e poi dovevano risparmiare energie per il prossimo scontro con Gremory. Un dubbio lo colpì. Che William volesse provare a risolvere la questione a parole?
“Non ho finito, demone” lo riprese l’altro, iniziando a sentirsi vagamente irritato da quelle prese in giro. “Quinto punto. Non chiamarmi Willy”.
“Ok…Willy” fece lui con un tono da angioletto che non gli si addiceva per nulla.
“Zachary…Ringrazia solo che ho le mani occupate perché altrimenti ti farei a pezzi”.
“Ok, ok, scusa, Will. È che pigliarti per il culo mi viene spontaneo”.
“Vedi di controllarti se ci tiene alla tua salute. Potrei decidere di saldare il nostro conto prima che Gremory si faccia vivo con noi”.
“Non so se ti conviene. Sono utile in battaglia”.
“Ora che so cosa aspettarmi posso anche fare a meno di te. Uno che si fa trapassare da parte a parte perché è caduto nel tranello più ovvio del mondo non può essere così indispensabile in battaglia. Cosa credi di essere?”.
“Non potevo rischiare di che venisse fatto del male a Kyler. È il mio lavoro proteggerlo. Non credo di essere nulla, se non quello che sono: un diavolo di guardia del corpo!”.
A quell’uscita William non ribatté ma si limitò ad alzare gli occhi al cielo, segnando la fine della loro conversazione.

Il capitano fissò a metà tra lo scettico e il preoccupato lo strano ragazzino con i capelli blu elettrico che aveva davanti. Non era la prima volta che lo vedeva, era venuto la sera prima a prenotare due cabine sulla sua nave su commissione del figlio del conte Bysse. A quanto diceva era la sua guardia personale. Lui aveva acconsentito volentieri, aveva preparato le cabine e gli abiti che gli erano stati richiesti, non poteva certo rifiutare un nobile e soprattutto tutto il denaro che gli era stato dato come acconto, ma ora che si era ritrovato davanti quelle quattro figure con i vestiti stracciati e insanguinati, stava iniziando a ripensarci. Il figlio del conte era svenuto e quello vestito di rosso, uomo o donna che fosse, oltre ad essere privo di sensi, sembrava anche ferito gravemente. L’unica cosa che lo tratteneva dal cacciarli via erano quegli occhi cremisi, pieni di minacciose promesse, che non lo lasciavano neanche per un attimo.
“Signori, la mia è una nave di tutto rispetto…Se vi vedessero in questo stato piet…ehm, poco consono alla vostra posizione, insomma, siate ragionevoli…” balbettò, incerto. “Pensate a…”.
“Vuole forse lasciarci a terra, capitano Norton?” domandò candidamente Zachary, ma dal suo tono si capiva che non avrebbe accettato una risposta negativa. “Mi ascolti, la prego. Abbiamo appena avuto un pessimo…incontro con dei tipi poco raccomandabili e il mio signorino e…la signorina che accompagna l’altro signore qui presente stanno male. Hanno biosgno di un posto tranquillo al più presto. Non vorrà lasciarci nei guai spero?”.
“No, certo che no. Con una signorina ferita poi…Solo che…Non è che poi quei tizi…” fece Norton senza sapere neanche lui dove andare a parare. “Insomma, non voglio conseguenze”.
“Non ne avrà, capitano. Glielo posso assicurare. Siamo coperti di sangue perché dovevamo assicurarci che quei tizi non disturbassero più nessuno”. Sul volto del demone si materializzò un sorriso inquientante. “Capisce cosa intendo, capitano?”.
L’uomo degluttì davanti alla sua espressione. Quel ragazzino era perturbante. Così giovane eppure così vissuto. Però quell’ultima notizia lo aveva tranquillizzato. Poteva accoglierli a bordo senza pericolo. O almeno sperava di poterlo fare. “Se le cose stanno così, allora non dovrebbero esserci problemi” si arrese cercando di riprendersi. “Ma la signorina non ha bisogno di una camera per sé? Dovrei riuscire a procurarla se mi date…”.
“Non c’è bisogno, capitano” lo interruppe nuovamente Zack voltandosi verso Will con un sorriso da squalo. “L’uomo che la accompagna è suo marito ~”.
Lo shinigami lo fulminò con lo sguardo, incredulo. Dannata peste infernale! Che andava in giro a dire? Già il fatto che avesse spacciato Grell per una donna non gli era andato a genio, ma capiva che serviva per convincere il capitano. Quell’ultima uscita invece era solo uno dei suoi pessimi scherzi. E la cosa peggiore era che lui non poteva negare o sarebbe saltata tutta la copertura. Quel demone da strapazzo avrebbe pagato anche per quella sua ultima trovata. Doveva solo aspettare che fossero soli.
“Oh, se è così il problema non si pone. Seguitemi, vi accompagno alle vostre cabine” annunciò il capitano, contento di essere sul punto di liberarsi di quello strano gurppetto. “C’è da camminare un po’, ma vi assicuro che sono isolate come mi avete chiesto”.
“Molto bene, capitano. Lei è proprio bravo nel suo lavoro, lo riferirò al signorino quando si sarà ripreso. E sarà ricompensato a dovere, ovviamente” rispose la creatura infernale soddisfatta avviandosi con Kyler in spalla di fianco a William. “Sono sicuro che non ci farà mancare nulla e che il soggiorno sulla vostra nave sarà ottimo”.
“Mi occuperò personalmente di voi. Può starne sicuro, signor…?” fece Norton, evitando però di incrociare lo sguardo del demone.
“Michaelis. Zachary Michaelis. Mi perdoni, non mi sono presentato come si deve quando sono venuto da voi” si scusò lui con un sorriso cortese. “Ero di fretta”.
“Oh, non si preoccupi. La capisco, con il suo lavoro avrà di certo un sacco di problemi”.
“Esatto, ha centrato il punto, capitano”.
Il resto del tragitto lo fecero in silenzio. L’uomo li condusse per i corridoi poco illuminati quasi fino a poppa. Non aveva mentito, le cabine che erano state assegnale loro erano lontano sia da quelle degli altri passeggeri sia dagli alloggi dell’equipaggio. Il locale più vicino era la stiva, ma si trovava su un altro livello. Avrebbero avuto tutta la privacy di cui avevano bisogno.
Il capitano si congedò in fretta dopo aver consegnato loro le chiavi e sparì tra le mura di metallo. Nel giro di pochi minuti apparve un marinaio che consegnò loro tutti gli strumenti necessari per prestare le cure mediche di cui avevano bisogno e poi se ne andò a sua volta. William si chiuse nella cabina assegnata a lui e Grell per occuparsi delle ferite di quest’ultimo, mentre Zachary, dopo essersi fasciato i polsi in modo da non sporcare in giro, cambiò i vestiti a Kyler e lo mise a letto avendo cura di coprirlo bene. Il ragazzo aveva fatto fin troppi sforzi in quelle ore, doveva riposare.
Il demone si affacciò all’oblò e osservò l’enorme corpo della nave mettersi in moto e lasciare lentamente il porto. Non poteva quasi credere di essere riuscito a sconfiggere Gremory. Certo, aveva ricevuto aiuti molto consistenti, ma si era reso conto lui stesso di avergli dato molto più filo da torcere delle volte precedenti. Aveva una speranza di riuscire a liberarsi definitivamente di lui. Anzi, più di una. Kyler aveva ragione, non doveva fare per forza tutto da solo. Aveva lui e anche i due shinigami al suo fianco. Ridacchiò. Mai si sarebbe aspettato di avere due dei della morte al suo fianco. E per di più uno di loro era William. No, era troppo assurdo. E per questo avrebbero vinto di sicuro.

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Ciao a tutti!! ^^
Sorpresi di vedermi così presto?? Ho deciso che dovevo farmi perdonare per avervi fatto aspettare così tanto l’ultima volta e quindi mi imposta di darmi sul serio una mossa per questo capitolo. Spero che sia stata una sorpresa gradita!
Zack: Lo sarà se manterrai questo ritmo…cosa di cui tutti dubitiamo a ragione.
Mystic: *lo fulmina con lo sguardo* Che è? Sei tornato a rompere? Ti preferivo quando eri impegnato con il combattimento, almeno ero tranquilla!
Zack: Ma non posso sempre combattere, se no la storia diventa noiosa, no? E anche tu ti annoi senza me che rompo le scatole ~
Mystic: questo è tutto da vedere…Comunque sia. La parte di combattimento per ora, come ha detto la peste qui presente….
Zack: Ehi, non cominciare anche tu a chiarmarmi in quel modo!
Mystic: *lo ignora* …è finita almeno per adesso e si apre lo spazio di alcuni capitoli che si concentreranno sulle relazioni tra i personaggi. Inoltre vi svelerò già dal prossimo uno dei misteri della storia…
Zack: Quello che è successo tra me e Will? *speranzoso* Comunque era ora che ti muovessi a metterci a posto, qui non si capisce più nulla.
Mystic: Grrrr…Mi stai innervosendo! *gli tira dietro il mouse* Io sono l’Autrice e io decido come vanno le cose!! Comunque, no, non è la parte tra te e Will, sono le tue cicatrici strane, idiota!
Zack: *tra sé e sé* Che ragazza violenta… *coff!* Ah, che noia!
Mystic: Per te forse! Ma ora lasciami lavorare! Allora…C’è poco da dire, direi che il capitolo dice tutto da sé. La gente qui ha dimostrato una certa tendenza al sacrificio (Zack e Grell in primis), ma alla fine a qualcosa è servito. Kyler ha fatto la sua bravata e gli è andata bene, quindi dovrei aver accontentato anche chi sperava che non la facesse xD
Zack: Sono rimasto impressionato positivamente dal gesto…
Mystic: Che hai detto?
Zack: Niente! >///<
Mystic: 0.0” Va be’…Ringraziamenti! Allora un abbraccio speciale e un bacio a Rebychan, BeaLovesOscarinobello e marzia ds che hanno commentato lo scorso capitolo rendendomi la ragazza più felice del mondo >.< Un grazie anche a chi legge/segue/preferisce/ricorda anche senza commentare. Mi fa piacere comunque sapere che c’è gente che si interessa alle mie pazzie ^^
Zack: Non diventare logorroica, chiudi. Tanto sono sempre le stesse storie…
Mystic: *lo afferra per la collottola* Ma va’…a quel paese! *lo butta fuori* Perdonate il ritorno di queste scenette patetiche, ma non riesco a tenerlo lontano dalla tastiera -.-“
Cercherò di essere veloce anche con il prossimo aggiornamento! Alla prossima!
Vostra Mystic

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Capitolo 12
*** XII Parte ***


Kyler si svegliò con un gran mal di testa. Per diversi attimi non riuscì a richiamare dov’era e perché era svenuto. Sentiva solo le coperte morbide che lo avvolgevano e un dondolio continuo che lo stordiva ancora di più. Non osava aprire gli occhi per non peggiorare il dolore al capo che non accennava a diminuire. Tanto anche se avesse deciso di aprirli non avrebbe visto nulla. Dalla sensazione di bagnato che avvertiva sul viso poteva dedurre che qualcuno doveva avergli coperto le palpebre con un panno umido e tiepido. Allungò una mano tastando tutto intorno per cercare di carpire qualche dettaglio che potesse lavar via la confusione che regnava nella sua mente. Constatò che si trovava su un letto piccolo ma confortevole, una specie di brandina, completamente diverso da quello della sua stanza alla villa del suo tutore. La parete contro cui era appoggiata sembrava fatta di metallo e dall’altra parte del giaciglio ci doveva essere qualcosa di simile ad un comodino. Nessuno di quegli elementi però gli era familiare e nessuna delle informazioni che aveva acquisito sembrava in grado di stimolare la sua memoria.
Si lasciò sfuggire un sospiro. Doveva essersi preso la febbre o qualcosa di simile e quindi i suoi i servitori dovevano aver deciso di metterlo a letto. La sua mancanza di memoria poteva essere dovuta allo stato confusionale provocato dall’alta temperatura. Era l’ipotesi più probabile. L’unica cosa che quella teoria non spiegava era il perché si trovasse in quel luogo sconosciuto. Scosse leggermente il capo. Forse avrebbe semplicemente fatto meglio ad aprire gli occhi e a guardarsi intorno senza perdere altro tempo in stupide congetture, ma la prospettiva di rischiare di essere inondato di luce non lo entusiasmava per nulla. Però non aveva molte alternative. Sentiva che aveva scordato qualcosa di importante e doveva assolutamente capire che cosa. Chissà, magari poteva chiedere a Zachary che cosa era successo. Quel pensiero improvviso lo fece irrigidire. ‘Chi diamine è Zach…?!’ iniziò a chiedersi confuso, ma non poté finire la frase perché i ricordi degli ultimi giorni lo travolsero come un torrente in piena. La sua nuova guardia del corpo demoniaca, gli shinigami, il rapimento, lo scontro con Gremory. Come aveva potuto cancellare anche se solo temporaneamente tutto quello che era accaduto?!
Senza più badare al mal di testa scattò a sedere e il panno umido gli cadde dagli occhi, rivelando quella che sembrava la cabina di una nave. Mentre era svenuto dovevano averlo caricato sul vascello diretto in America. L’oblò era coperto da una tenda e quindi l’ambiente era avvolto nella penombra, cosa di cui il ragazzo fu grato. Il luogo non era grande, ma era comunque arredato e costruito in modo che ci si potesse muovere comodamente. A parte la branda e il comodino c’era anche un piccolo tavolo, sotto il quale era appoggiato il necessario per lavarsi, due sedie e un baule per il vestiario, situato dalla parte opposta rispetto al letto. Sopra quest’ultimo, seduto a gambe incrociate, Zachary lo fissava divertito con uno dei suoi ghigni più larghi stampato sul volto. Il demone doveva essere rimasto a guardarlo per tutto il tempo mentre si dibatteva nella sua confusione, senza neanche muovere un dito per aiutarlo. Quella considerazione fece irritare Kyler, ma non lo sorprese. Non si aspettava niente di meno dal suo protettore.
“Smettila di guardarmi in quel modo, non c’è niente da ridere” borbottò risentito, fulminando la creatura con lo sguardo. “Perché non mi hai svegliato invece di fare il cretino?”.
“Sono la tua guardia del corpo, Kyler, non il tuo maggiordomo ~” trillò Zack con un tono innocente che non gli si addiceva, appoggiando le mani sulle ginocchia. “Non è mio dovere provvedere a certe mansioni, non sei d’accordo?”.
“Idiota” fece l’umano, mentre il suo sguardo cadeva sulle fasciature che avvolgevano i polsi dell’altro. La sua espressione si rabbuiò. Sapeva cosa c’era sotto quelle strisce di stoffa, erano ustioni che aveva provocato lui stesso. “Ti fanno male?” domandò, serio.
Il demone scosse il capo. “Non dimenticare che non sono umano. La mia soglia di sopportazione del dolore è molto più alta della vostra” rispose alzandosi ed accostandosi al letto. Il suo sguardo parve incendiarsi di rabbiosa soddisfazione. “E poi non mi importa. Abbiamo fatto il culo a Gremory, quindi sono anche felice di soffrire per queste ferite. Mi ricordano che lui ne ha di simili su tutto il corpo! Quel bastardo ha avuto quello che si meritava”. Sollevò una mano e chiuse le dita, stringendole fino a far sbiancare le nocche. “Quando si presenterà per la rivincita sarò io a fargli soffrire le pene dell’Inferno. Non gli perdonerò mai quello che mi ha fatto! Dannato! Sapevo che era viscido, ma non avrei mai immaginato che sarebbe arrivato a tanto! Che umiliazione…”.
Il ragazzo lo fissò incerto, ritraendosi istintivamente. Non aveva mai visto il suo compagno così pieno di collera, se non si consideravano le volte in cui aveva perso il controllo di sé. Faceva veramente paura. Le sue iridi rosse lampeggiavano minacciose e anche il suo volto era contratto in un’espressione d’odio. Anche quando gli aveva raccontato cosa gli aveva fatto il suo “capo” si era mostrato alterato, ma meno che in quel momento. E poi di quale umiliazione stava parlando?
La creatura infernale dovette accorgersi del suo sguardo perché si affrettò ad abbassare il pugno e a sfoggiare uno dei suoi soliti sorrisetti. “Scusa, stavo pensando ad alta voce” disse, sedendosi a sua volta sulla branda. “Come ti senti? Hai dormito quasi dodici ore”.
“Ho un po’ di mal di testa, ma per il resto sto abbastanza bene. Sono solo un po’ stanco” rispose piano il suo protetto. Avrebbe voluto chiedere spiegazioni sull’uscita del demone, ma sapeva che se Zack aveva cambiato argomento così velocemente significava che non voleva parlarne. Così decise di togliersi l’altro dubbio che lo tormentava da quando aveva realizzato la situazione. “Ma William e Grell dove sono?”.
“Dopo che Gremory è scappato con la coda tra le gambe io e Willy abbiamo fatto una breve chiacchierata e abbiamo deciso di mettere da parte per un po’ i nostri dissapori. Grell era ferito gravemente e aveva bisogno di cure, però Will si è rifiutato di tornare nel loro mondo. Dice che ha un conto in sospeso con me e adesso anche con Gremory. Però, se vuoi sapere cosa ne penso, è rimasto perché ha paura che ci faremo ammazzare. Ha detto anche che dobbiamo discutere della faccenda della tua anima quando ti sarai ripreso” spiegò l’altro, soddisfatto dalla piega che la conversazione aveva preso e grato a Kyler per non aver indagato oltre. “Comunque sono un po’ ammaccati, ma stanno bene. Grell si è svegliato circa quattro ore fa. Sono nella cabina di fianco alla nostra. Quando ti passa il mal di testa andiamo a controllare come stanno se vuoi!”. Distolse lo sguardo dal suo interlocutore e lo fissò sul pavimento, abbassando la voce. “Devo ammettere che sono contento di averli qui. Sono stati essenziali nello scontro e mi ha hanno salvato. Devo loro un favore”. Affondò le dita nelle coperte, a disagio. “E lo devo anche a te. Hai rischiato la vita per aiutarmi”.
Il volto di Kyler andò in fiamme per l’imbarazzo. Non era abituato a sentire Zack fare quel tipo di ammissioni, e doveva ammettere che la cosa lo sconvolgeva. “Io non…Insomma, abbiamo un patto e io ci tengo a rispettarlo. Tutto qui. E poi sei tu quello che ci ha rimesso di più. Ti sei offerto di fare da bersaglio per la mia energia in modo che non mi consumasse troppo sapendo bene quanto male ti avrebbe fatto. Sono io che, ancora una volta, sono in debito con te” balbettò, volgendo a sua volta gli occhi altrove. “Sono contento anche io che loro siano rimasti, anche se vogliono la mia anima. Ma tanto non l’avranno perché tu non glielo permetterai”.
Quelle parole ebbero l’effetto di riscuotere la guardia del corpo che tornò a guardarlo con un ghigno. “Oh, questo è poco ma sicuro. Sto rischiando l’ira di Gremory per lasciarti la tua libertà, quindi non saranno certo due shinigami a sbarrarmi la strada” dichiarò deciso. “Hai la mia parola di demone”.
Il ragazzo non poté trattenere un sorriso. “Per quello che la parola di un diavolo può valere, non ne dubito” scherzò ridacchiando.
“Ehi, stai per caso dubitando del mio onore?” fu la risposta offesa. “Su una cosa sono simile a mio fratello: quando dichiaro di dire la verità allora stai sicuro che così è”.
“Quanto sei permaloso! Non si può neanche scherzare?” protestò lui esasperato. “Non fai altro che prendere in giro gli altri, ma poi non permetti che si faccia lo stesso con te! Sei impossibile”.
“Mi sembra giusto, ma...”. In un attimo, senza che lui avesse il tempo di rendersi conto del movimento, Zachary fu ad un soffio dal suo viso. “Non dico che non puoi farlo. Solo stai attento a non dimenticarti che sono pur sempre un abitante degli Inferi, per quanto benevolo possa dimostrarmi nei tuoi confronti” disse piano il suo protettore. “Il fuoco eterno scotta più di quanto un mortale possa immaginare, quindi ti conviene prestare attenzione. Ti sto solo avvertendo”.
Kyler deglutì davanti a quella minaccia velata, il cuore a mille. Era certo che l’altro stesse solo giocando con lui ma non riusciva a tranquillizzarsi, non con quelle pozze cremisi che, fameliche, invadevano tutto il suo campo visivo, non con il corpo del demone che quasi lo schiacciava contro la parete, non con il fiato dell’altro che gli sfiorava il viso. Zack parve considerare per un attimo di ripetere quello che aveva fatto quando erano ancora sul molo. In fondo aveva in qualche modo calmato la sua gola e gli aveva permesso di ignorare il richiamo di quell’anima tanto particolare che lui non poteva non bramare. Se voleva tenere fede alla promessa fatta doveva trovare un compromesso tra la sua parola e il suo istinto di predatore affamato. E la prospettiva della mousse al cioccolato a quanto pareva non bastava. Se l’avesse avuta a disposizione probabilmente non si sarebbe trovato di fronte a quel dilemma, ma dal momento che il suo secondo cibo preferito in quel momento scarseggiava doveva trovare un’alternativa. Dov’era il problema? Poteva anche divertirsi ad imbarazzare Kyler. Cosa poteva volere di più? Si sporse ancora più in avanti verso il viso dell’umano, gli occhi che brillavano. Era un gioco divertente. Ma, prima che potesse decidersi, il rumore di qualcuno che bussava alla porta attirò l’attenzione di entrambi.
Il demone si scostò senza troppi complimenti e andò ad aprire, lasciando il ragazzo confuso e rosso in volto, aggrappato alle coperte, lo sguardo stralunato. Sulla soglia c’era William, in maniche di camicia. La sua giacca era talmente piena di strappi da essere inutilizzabile e lui si era dovuto accontentare di quell’indumento che era il più semplice tra quelli che il capitano della nave era riuscito a recuperare per lui. Lo shinigami fece passare gli occhi dall’uno all’altro, prima di entrare senza fare commenti.
“Will! Parlavamo giusto di te” esclamò Zack, canzonatorio. “Ma guarda che coincidenza! Sei venuto ad informarti sulla nostra salute?”.
“Di te non me ne frega niente” rispose gelido il moro, ignorando la provocazione. “Sono venuto a controllare che l’anima del ragazzo stia bene”.
“Ah, neanche io, la mia anima!” borbottò Kyler risentito. “Come sta non sono affari tuoi visto che non l’avrai!”.
“Questo è ancora tutto da vedere” disse il dio della morte, pacato. “Comunque, mi sembra che sia tutto a posto. Se questa peste infernale ti dà troppi problemi fammelo sapere, sarò felice di dargli una ripassata e di insegnargli a stare al suo posto”.
“Ti ringrazio per l’offerta, ma me la so cavare da solo, William. Tu non preoccuparti che a Zack ci penso io” fece il ragazzo con gli occhi viola, anche se non poté evitare di arrossire. L’ultima uscita di Will era di sicuro riferita allo stato in cui lo aveva trovato quando Zack aveva aperto la porta. Non doveva essere stato difficile per lui indovinare che razza di gioco stava facendo il demone prima che li interrompesse. “Non ha ancora fatto nulla di male”.
L’altro annuì. “Come preferisci. Ma se dovessi cambiare idea, sai dove trovarmi”.
“Ehi, guardate che io sono ancora qui!” si intromise la creatura infernale che era tornata a sedersi sul baule. Un falso sorrisetto angelico gli si aprì sul volto. “E poi figuriamoci se tu, Will, puoi darmi una ripassata. Vuoi che finiamo come la scorsa volta per caso?”.
William si sistemò gli occhiali irritato dalla frecciatina. “Non ti conviene provocarmi, Zachary Michaelis” lo ammonì fulminandolo con lo sguardo. Poi si soffermò ad osservare la stanza. “Si può sapere perché non hai voluto la branda in più che il capitano ci ha offerto? Siete in due ad occupare questa stanza esattamente come me e Sutcliff. Quindi la logica vorrebbe che dormiste in due letti diversi, non trovi?”.
“Una guardia del corpo dorme sul pavimento dietro la porta del suo signore” rispose lui, serafico, ripetendo le stesse identiche parole che aveva detto a Norton qualche ora prima. “E poi i demoni non hanno bisogno di dormire al contrario degli shinigami. Se proprio mi venisse voglia di fare un pisolino posso comunque usare il letto di Kyler”. Lanciò un’occhiata divertita al suo umano che a quelle parole era arrossito di nuovo. “Non c’è nessun problema. Come sta Grell, a proposito?”.
“Oh, si è ripreso alla grande!” borbottò il moro non senza una punta di sarcasmo. “Quando gli ho passato i vestiti puliti che ci hanno portato gli ho dovuto spiegare perché il suo era da donna. Ovviamente lui è stato entusiasta della tua trovata, soprattutto della parte in cui l’hai spacciato per mia moglie”. Incrociò le braccia sul petto con un’espressione corrucciata. Il suo sottoposto gli era saltato addosso cercando di baciarlo e lui non aveva potuto respingerlo scansandosi come faceva di solito, ma aveva dovuto sforzarsi di bloccarlo senza troppa violenza per evitare che le sue ferite ricominciassero a sanguinare. Era stato frustrante. “Me la pagherai, Zachary, sappilo”.
Il demone gli rivolse l’ennesimo sorrisetto, poi afferrò una piccola borsa che era appoggiata sul tavolo. “Ceeerto, Will! Non vedo l’ora” lo prese in giro. “Visto che sei qui, occupati di Kyler per un po’, io ho quella cosa da fare…”. Il suo sguardo si oscurò per un attimo, poi lui si rivolse al suo protetto. “Non temere, non cercherà di rubarti l’anima. Siamo quasi alleati per adesso. Se hai bisogno, sai come chiamarmi!”. E senza aspettare risposta lasciò la stanza.
Kyler, a cui non era sfuggita l’ombra che aveva attraversato il volto della sua guardia del corpo, si voltò a guardare Will interrogativo, l’espressione vagamente preoccupata. Aveva un brutto presentimento e il rumore metallico che il contenuto della borsa aveva prodotto quando era stato mosso non gli era piaciuto per nulla. “Che cosa deve fare?” domandò ansioso.
Lo shinigami lo squadrò per un attimo. “Ne deduco che non ti ha ancora detto nulla” sospirò. “Lo immaginavo. Ha voluto lasciare a me le spiegazioni. Vieni nella mia cabina, tanto devo aggiornare anche Sutcliff su questo aspetto. Almeno non sarò costretto a ripetermi”.
Lui annuì e fece per alzarsi, ma un capogiro lo costrinse ad aggrapparsi immediatamente alla sponda della branda. Il moro sollevò per un attimo gli occhi al cielo, poi gli si avvicinò e lo sollevò da terra per prenderlo in braccio. Quell’umano non avrebbe mai smesso di procurargli dei problemi, ne era certo. Gli toccava anche fargli da infermiere adesso. Come se non avesse avuto troppo da fare con le medicazioni di Grell.
“Non mi fraintendere” si affrettò a dire prima che l’altro potesse aprire bocca. “È solo perché ci tengo che il contenitore dell’anima leggendaria sia in forma”.
Il ragazzo non proferì parola, intuendo che gli conveniva tacere, e si lasciò portare fino alla cabina adiacente alla sua. L’ambiente aveva lo stesso tipo di arredamento e la stessa forma, solo che era un po’ più spazioso. William lo appoggiò sul letto libero e andò a scrollare Grell che si era appisolato sull’altra branda, avvolto in un bel vestito leggero fatto di quella che sembrava essere seta nera. Vederlo con indosso un capo che non era rosso faceva uno strano effetto, ma si era dovuto accontentare perché sulla nave non c’era altro. Quando Zack aveva prenotato le cabine non aveva previsto di avere i due shinigami con sé e quindi lui è Will avevano avuto il loro bel da fare a convincere il capitano a procurare dei vestiti di ricambio anche per loro.
“Oh, Will, sei tornato ~” esclamò il rosso, cercando di abbracciare il suo superiore che prontamente si scostò stando però bene attento a non farlo cadere dal letto.
“Non fare l’idiota, Sutcliff” disse freddamente Will. “Ti ho svegliato per parlare di lavoro”.
“Ma insomma! Sempre e solo lavoro! Se dobbiamo essere marito e moglie cerca almeno di recitare bene la tua parte!” protestò l’altro dio della morte, mettendo il broncio. “Guarda, mi ero pure vestita bene per te! La gente finirà per insospettirsi!”.
“Non se non ci vedono. In privato la copertura non vale” gli fece notare lui.
“Allora in pubblico posso?” fu la domanda speranzosa.
“Non ho detto questo. Al massimo ti dò il braccio e cose del genere, ma non aspettarti di più”.
“Che insensibile! Sei un maleducato. Che modo orribile di trattare la propria signora!”. Grell sbuffò volgendo il viso dall’altra parte, offeso. Fu in quel momento che si accorse della presenza dell’umano. “Kyler! Ti sei svegliato anche tu alla fine!” esclamò, rianimandosi.
“Ciao, Grell” lo salutò cortesemente il ragazzo. “Come ti senti?”.
“Mi fa male ovunque, ma nulla di insopportabile. Will mi ha curato in maniera meravigliosa! È stato così delicato ~” trillò lui rivolgendo un’occhiata maliziosa al suo capo che si passò una mano sul volto. “Penso che tra un paio di settimane sarò come nuova. Di solito mi basta anche meno tempo, ma per via di quello schifoso veleno di cui erano ricoperti gli artigli di quel cafone la guarigione è più lenta”. Si guardò intorno. “Ma dov’è Zack-chan? Di solito non ti lascia mai!”.
“Se avete finito di chiacchierare inutilmente e di perdere tempo, vi spiego tutto io. Sia dove è adesso Zachary sia il perché ha subito quella trasformazione mentre lottavamo contro Gremory. Le due cose sono strettamente collegate” si intromise William. Non aveva nessuna voglia di dare spiegazioni in quel momento e tutte quelle ciance non lo aiutavano di certo. Era ancora spossato dal combattimento e dal momento che aveva dovuto assistere il suo sottoposto non era ancora riuscito a riposarsi. L’unica cosa che desiderava era dire quello che doveva e poi dormire qualche ora, Grell permettendo ovviamente. Magari lo avrebbe spedito in camera con il moccioso, così si sarebbero tenuti occupati a vicenda. “Ho la vostra attenzione o avete intenzione di andare avanti a parlare di idiozie ancora per molto?”.
Gli altri due spostarono immediatamente il loro sguardo su di lui, zittendosi all’istante. Non desideravano irritarlo più di quanto già non fosse e poi volevano entrambi dei chiarimenti rispetto a quello che era accaduto al demone durante il combattimento.
“Bene, finalmente. Non interrompetemi finché non ho finito” borbottò il moro. Poi si sedette su una delle sedie e giunse le punte delle dita. “Quello che è successo a Zachary sia alla villa sia questa notte è tutta opera di Gremory” iniziò a spiegare con calma. “Quando sono andato a parlare con i miei superiori mi sono state date due informazioni. La prima era appunto il coinvolgimento di Gremory, la secondo riguardava invece un particolare del rapporto tra lui e Zachary. Circa un centinaio di anni fa, dopo che io e lui ci eravamo incontrati, quello sconsiderato di un demone ha avuto una brutta discussione con Gremory o qualcosa di simile”. I suoi occhi si spostarono su Kyler che lo seguiva attento. Dalla sua espressione poté dedurre che il ragazzo sapeva di cosa lui stava parlando, anche se probabilmente non conosceva quel particolare. Ma d’altra parte anche Zack ne era rimasto all’oscuro fino a qualche ora prima. “Ora, entrambi sapete che i demoni a volte stipulano dei contratti con gli esseri umani per ottenerne l’anima dando in cambio i loro servigi. Esiste qualcosa di simile che i demoni più potenti possono imporre ai loro sottoposti in modo da assicurarsi il controllo totale su di essi. Non è una pratica molto comune perché i demoni che hanno abbastanza potere da poterla realizzare sono in numero veramente esiguo. Si tratta di una specie di sigillo con cui il demone più forte rende schiavo l’altro della sua volontà e che si attiva quando colui che ha ricevuto il sigillo viene ferito gravemente. Perde coscienza di sé e diventa una macchina che obbedisce ciecamente agli ordini che gli vengono impartiti. E questo è ciò che è successo a Zachary in quelle due occasioni. Se ci fate caso, durante lo scontro, Gremory ha attaccato Kyler proprio perché sapeva che Zachary sarebbe intervenuto e ha così potuto ferirlo in modo tale da scatenare l’effetto del sigillo. Il demone che lo riceve non deve essere consenziente, anzi nella maggior parte dei casi non lo è, anche perché l’imposizione avviene in maniera violenta ed estremamente dolorosa. C’è chi è morto ancora prima che la cerimonia, se tale pratica barbara può essere denominata così, si concludesse. Per esempio Zachary non sapeva neanche di avere il sigillo di Gremory. Le uniche tracce sono le cicatrici elaborate che gli sono rimaste sul corpo dopo il rituale, ma lui ha sempre pensato che fossero un semplice monito”. Fece una pausa per assicurarsi che i suoi interlocutori lo stessero seguendo. Grell aveva un’espressione un po’ incerta, ma pareva aver compreso il succo del suo discorso, mentre sul viso di Kyler si erano dipinti l’orrore e la rabbia che quelle rivelazioni gli avevano suscitato. “Ma purtroppo non è finita qui. I contratti che i demoni stipulano non possono durare per sempre perché costano comunque energia a chi lo sottoscrive. Di solito questo non è un problema perché gli umani muoiono relativamente in fretta, ma quando si parla dei sigilli le cose cambiano. Essi sii nutrono dell’energia vitale di chi se lo è fatto imporre fino ad ucciderlo, come dei parassiti. Comunque normalmente ci vuole qualche centinaio di anni. Ovviamente più volte il sigillo viene attivato più velocemente l’ospite si consuma. Quando ho ferito Zachary alla villa ho notato che i suoi cinematic record degli ultimi cento anni, tranne i più recenti, erano come incatenati. È l’effetto del sigillo: attacca l’energia vitale e con essa i record. Da quanto ho capito corrode questi ultimi fino a distruggerli. Nello stadio finale, pochi decenni prima di venire consumato completamente, il demone ospite è ridotto allo stato di macchina priva di identità e di volontà propria”. Intrecciò le dita delle mani. “Ci sono solo due modi per liberarsi dal sigillo: costringere il demone che lo ha imposto a romperlo oppure ucciderlo. E ovviamente Zack ha scelto la seconda quando gli ho spiegato il tutto, anche perché la prima strada è difficilmente praticabile considerando che si tratta di Gremory. Lui aveva cominciato ad avere dei sospetti dopo quello che è accaduto durante lo scontro di questa notte, ma ne ha avuto la conferma solo da me”. Alzò una mano per impedire all’umano, che aveva aperto la bocca per interromperlo, di parlare. “Non ho finito. Ultima cosa, poi risponderò ad eventuali domande. Dov’è Zachary adesso? Immagino che vogliate sapere anche questo. Durante il combattimento lui è riuscito a tornare in sé e poi ha avuto una specie di reazione di rigetto verso il sigillo, ricordate? Questo ha dimostrato che, al contrario di quanto pensavo, si può in qualche modo opporsi al suo influsso. Dato che sicuramente Gremory nella prossima battaglia cercherà di sfruttare di nuovo il sigillo, a quella peste infernale è venuta la contestabile idea di allenarsi a resistere al suo potere per non perdere nuovamente il controllo”.
“Allenarsi?” ripeté Grell, stupito. Tutta quella faccenda gli piaceva sempre di meno. C’era il rischio di dover affrontare di nuovo due demoni contemporaneamente e la cosa lo preoccupava. Aveva già potuto vedere quanto Zachary era forte quando era sotto l’influsso del sigillo e avrebbe preferito non ripetere l’esperienza. “E come può allenarsi con qualcosa che è normalmente sopito? Non dirmi che…?!”.
Non poté finire la frase perché Kyler scattò in piedi intuendo che cosa Will intendeva. E credeva anche di sapere cosa c’era in quella sacca nera che Zack aveva preso con sé. Quel cretino di un demone! Perché doveva sempre avere quelle idee autolesioniste?! Doveva assolutamente fermarlo. Doveva esserci un altro modo per prevenire gli effetti del sigillo. Capiva quanto il suo protettore dovesse odiare il fatto di sapersi in completa balia dell’altro demone, ma non era comunque una buona ragione per arrivare a una soluzione tanto estrema. “Dov’è?” domandò fremente. “Non possiamo permettergli di fare simili sciocchezze! Non si è ancora neanche ripreso dallo scontro!”.
“Mi spiace, Kyler, ma non ho nessuna intenzione di dirtelo” rispose il moro con calma. “Neanche io sono molto d’accordo con la sua trovata, ma Zachary sa quello che fa. È disposto a dare tutto pur di distruggere l’essere che gli ha rubato la libertà e noi non abbiamo nessun diritto di impedirglielo. È una sua questione personale finché non coinvolge le persone che lo circondano. Mi ha promesso che farà un passo per volta volta, che andrà per gradi. Conosce i suoi limiti e non vuole assolutamente che i passeggeri di questa nave vengano messi in pericolo a causa di una sua bravata. Non l’ho mai visto tanto serio”.
“Ma…Ma…” balbettò il ragazzo senza sapere veramente cosa dire. “Quel dannato! Non aveva intenzione di dirmi nulla?!” esplose alla fine, esasperato. “Maledizione a lui! Poteva almeno mettermi al corrente di questa sua nuova pensata. Avrei potuto…Insomma…”. Tacque cercando le parole che gli mancavano. “Ah! Lasciamo perdere. Ne parlerò direttamente con lui quando tornerà. Che codardo. Sapeva che me lo avresti detto tu, non è così?”.
Will annuì. “Zachary è fatto così. Non ama dare spiegazioni su quello che fa e sulle sue motivazioni” disse serio. “Lascialo fare, Kyler. Lui è un demone e sa molte più cose di noi su quei sigilli. Se pensa che questa possa essere una soluzione temporanea per impedire a Gremory di controllarlo allora significa che è così e che non c’è nient’altro da fare”.
“E va bene, non mi metterò tra lui e le sue pensate. Ma poi mi sente” borbottò l’umano, risentito. Scosse il capo. Era furioso con Zachary perché sceglieva sempre di perseguire il suo obiettivo ad ogni costo, senza badare alle conseguenze che ciò poteva avere su di lui. Quando si metteva qualcosa in testa non c’era verso di fargli cambiare idea. Sarebbe probabilmente stato disposto persino ad uccidersi se questo gli avesse garantito la possibilità di cancellare Gremory per sempre. Ma soprattutto era arrabbiato con sé stesso perché di nuovo si stava dimostrando inutile. Non poteva fare niente per risparmiare alla sua guardia del corpo quella sofferenza autoinflitta. E la cosa lo frustrava. “Non mi piace come funzionano le cose tra i demoni. Questi sigilli...sono degli abomini”.
“In questo mi trovi d’accordo. I demoni sono delle bestie barbare” commentò William, alzandosi. “Non hanno il concetto di civiltà. L’unica cosa di cui si interessano sono loro stessi. Per quanto li riguarda il mondo potrebbe venire distrutto, ma finché lo hanno tutto il necessario per nutrirsi e non annoiarsi non ci farebbe neanche caso”.
“Andiamo, Will, mi sembri un po' drastico” si azzardò a dire Grell mentre la sua mente tornava per un attimo al salotto di Madame Red. “Non sono tutti così. C'è ne sono alcuni che hanno dimostrato di possedere un certo fascino ~”.
Il suo capo lo fulminò con lo sguardo. “Questa è la tua opinione personale distorta, Sutcliff” sentenziò glaciale. “Sentiamo, chi sarebbero queste eccezioni? Parli di Zachary? O forse di quel suo fratello che tu sembri tanto apprezzare?”.
Lui deglutì. “Ehm...Ma no, Will! Facevo solo un discorso generale! Sebas-ch...Cioè, il fratello di Zack-chan non c’entra! Non pensavo di certo a lui!” si difese, alzando le mani. Avrebbe fatto meglio a starsene zitto. Già a Will non piaceva parlare di demoni, figuriamoci se lui gli avesse confessato apertamente di essere attratto da uno di essi. Altro che Antartide. “E comunque, se proprio vuoi un esempio, possiamo prendere Zack-chan! Non corrisponde alla descrizione che hai dato!”.
“Ma Zachary è un caso anomalo. Non può essere considerato un demone come gli altri. È solo un moccioso pestifero” borbottò il moro. “Ora, se non avete altre domande, io vorrei dormire un po’. Sutcliff, perché tu e il ragazzino non andate nell’altra cabina a chiacchierare, visto che vi piace tanto? Così io potrò starmene in pace”.
“Mi stai cacciando, Will?!” esclamò Grell quasi urlando. “Ma io sono la tua sposina! Ti posso aiutare a rilassarti! Magari potrei farti un bel massaggio ~. Che ne dici?”.
“No, grazie” fu la risposta glaciale. “Ho solo bisogno di un paio d’ore di sonno”.
Il rosso sbuffò ma non insistette oltre. Sapeva bene quanto il suo capo dovesse essere stanco e stressato. In fondo per badare alle sue ferite non si era ancora riposato un attimo. Anche Will era stato ferito e non superficialmente, ma aveva ignorato il dolore per potersi dedicare a lui dopo aver fasciato sé stesso in modo sommario e sbrigativo. Quella considerazione lo scaldò. In fondo al suo superiore importava qualcosa di lui o non si sarebbe sacrificato così tanto solo per vegliarlo mentre era privo di sensi. Si meritava di riposare un po’. Avrebbero potuto trascorrere del tempo insieme più tardi. In fondo quella crociera si prospettava lunga, aveva davanti un’infinità di occasioni. “Su, forza, Kyler, andiamo” disse alla fine, alzandosi anche se non senza fatica. “Lasciamo stare Will. Abbiamo parecchie cose di cui discutere io e te!”.
Il suo capo gli lanciò uno sguardo sorpreso mentre i due uscivano aiutandosi a vicenda. Non si sarebbe mai aspettato una resa tanto veloce. Ma d’altra parte durante quella missione stava scoprendo lati di Grell che non avrebbe mai immaginato. Il suo sottoposto aveva dimostrato di saper essere serio se serviva, di sapere riconoscere quando era meglio evitare di insistere e anche di essere coraggioso fino a sfiorare l’imprudenza. L’immagine del rosso che si parava tra lui e gli artigli di Gremory nonostante le sue ferite che gli rendevano difficile anche il solo stare in piedi invase la sua mente con forza e a lui parve di riudire le parole che l’altro aveva pronunciato. Andò a sdraiarsi sul letto, pensieroso. Anche se non l’avrebbe mai ammesso era rimasto impressionato positivamente come poche volte gli era capitato in vita sua. Dall’altro lato però non poteva sopportare che Grell avesse rischiato tanto per proteggere lui, gli ricordava un episodio poco gradito che era accaduto durante il loro esame finale all’accademia per shinigami. Sarebbe dovuto succedere il contrario, era lui quello più alto in grado, quello che aveva il dovere di badare agli altri. Ma a quanto pareva i sentimenti si erano dimostrati più forti del senso del dovere. Lui aveva sempre diviso accuratamente lavoro e vita privata, le emozioni lo rendevano meno efficiente e lo destabilizzavano. E così era accaduto durante quella missione, in cui troppo spesso si era lasciato turbare dai giochetti di Zachary e si era preoccupato delle conseguenze per i suoi compagni. Però si era anche reso conto che erano stati quei sentimenti a tenerlo in piedi fino alla fine dello scontro contro Gremory, nonostante il dolore, la stanchezza e il sangue perso. Era stato disperato, soprattutto verso la fine, e aveva potuto pensare solo a continuare a parare quelle lame avvelenate perché sapeva che se lui avesse ceduto si sarebbero abbattute sugli altri tre. Nessun piano o strategia gli aveva sfiorato la mente. La sua fredda lucidità era quasi sparita. Lo stesso ragionamento valeva per la sua decisione di restare con Zachary e Kyler. Poteva usare tutte le scuse che voleva, la missione, il loro conto in sospeso, la necessità di eliminare Gremory. La realtà era che non poteva lasciare che due mocciosi spericolati ma terribilmente audaci e determinati se la vedessero da soli contro un avversario del genere. Si era sentito responsabile. In fondo Zachary aveva tentato di proteggerli da Gremory e Kyler si era offerto di sacrificarsi di fare altrettanto. Quelle azioni creavano un legame tra loro che lui non poteva ignorare. Doveva assicurarsi che sarebbero sopravvissuti, così si sarebbe messo la coscienza in pace.
Sospirò rigirandosi sul materasso per appoggiare gli occhiali sul comodino e reprimendo un gemito di dolore. Doveva avere almeno la metà delle costole incrinate se non rotte. Gremory non l’avrebbe passata liscia. Scosse leggermente il capo, cercando di liberare la mente da qualsiasi pensiero. Aveva bisogno di dormire. Si passò una mano sugli occhi e cercò di assumere la posizione meno dolorosa che le sue numerose ferite gli permettevano. Tutto il resto lo avrebbe affrontato dopo, con più calma e più lucidità. La stanchezza lo assaltò di nuovo come spesso aveva fatto in quelle ore e lui si lasciò prendere senza più combatterla, sprofondando nel buio ristoratore di un sonno senza sogni.

Il respiro ansimante rimbombava nella quasi totale oscurità della sala, confondendosi con il ronzio dei motori che proveniva dal piano di sotto. L’aria era calda a causa della vicinanza della sala macchine, ma nulla che lui non potesse sopportare. E poi la sua attenzione al momento era completamente concentrata su tutt’altro. Riusciva a malapena a sentire i rumori che lo circondavano. l’unico suono che percepiva chiaramente era quello delle gocce di sangue e di liquido nero che cadevano dalle sue ferire e dalle sue cicatrici, andando ad allargare la già estesa pozza di sangue che si era creata sotto il suo corpo caduto a carponi. Il dolore lo invadeva ad ondate, sempre più forte, minacciando di cancellare il mondo circostante e di assorbirlo nella spirale di tenebre dell’incoscienza. Ma lui non poteva permettersi di abbandonarsi a quell’assenza totale perché significava anche perdere il controllo di sé. Finché soffriva e percepiva il sangue lasciare il suo corpo sapeva chi era, cosa stava facendo e perché. E quella era l’unica cosa lo spingeva ad andare avanti in quella tortura. Era l’unica strada che aveva per raggiungere la libertà.
Un gemito strozzato scappò dalle labbra di Zachary mentre il suo corpo veniva scosso da un attacco di tosse. Dannazione, era al limite. Prima di allora non ci aveva mai fatto caso, ma ora sapeva che anche la minima ferita poteva risvegliare il potere del sigillo. Lo sentiva corrergli lungo il corpo, cercando di strapparlo al controllo della sua mente. Era solo un leggero, subdolo prudere, se non avesse saputo della sua esistenza non ci avrebbe mai fatto caso come era successo fino a quel momento. Quel pensiero gli provocò un moto di stizza. Quel bastardo di Gremory. Neanche da lui si sarebbe aspettato un colpo tanto basso. Arrivare ad imporgli un sigillo senza dirgli nulla per quasi un secolo. Probabilmente voleva che lui lo scoprisse da sé per poter godere della sua reazione sconvolta. E suo fratello poi. Dannazione, lui l’aveva capito subito vedendo le ferite che il suo “capo” gli aveva inferto, eppure non si era curato di parlargliene. Certo, lo aveva avvertito, ma in quel suo modo tanto sibillino che non gli aveva permesso di capire il pericolo che stava correndo. Era anche colpa di quell’idiota se adesso Kyler e gli shinigami erano in pericolo. E lui stesso era ciò che li minacciava. Dopo aver sistemato Gremory sarebbe andato a cercarlo e gliel’avrebbe fatta pagare.
Si sforzò di mettersi seduto e appoggiò la schiena contro la parete, ansimando, gli occhi serrati. La sua mano stringeva ancora convulsamente la lama affilata e coperta di sangue che responsabile dei tagli profondi che gli solcavano il petto e le braccia. Forse aveva esagerato, ma non poteva permettersi di andare troppo gradualmente come aveva promesso a William. Non c’era tempo. Avrebbe corso qualche rischio in più, ma il risultato sarebbe valso la pena. Avrebbe goduto come non mai davanti alla faccia che avrebbe fatto Gremory quando si sarebbe accorto che il suo trucchetto non funzionava più. Ridacchiò soddisfatto, ma fu costretto subito a smettere per via delle fitte. Oh sì, era uno spettacolo da non perdere. Di certo il suo “capo” non si aspettava una mossa del genere da lui. Non aveva la più pallida idea di quali abissi arrivasse a toccare il suo odio, soprattutto ora che aveva scoperto il suo giochetto. Glieli avrebbe mostrati volentieri e poi lo avrebbe rinchiuso al loro interno. Avvertiva già quasi il dolce sapore della vendetta in bocca. Sangue e cioccolato, il massimo del godimento.
Rimase ad ascoltare il dolore sordo che gli pervadeva le membra intorpidite e il potere del sigillo che tornava pian piano ad assopirsi. Forse Kyler aveva ragione, sotto sotto era un masochista. In fondo si era andato ad infilare volontariamente tra le braccia del demone più crudele di tutto l’Inferno e aveva continuato a disobbedirgli senza curarsi delle punizioni che la sua sfacciataggine gli costava. O forse era solo la frustrazione suscitata dalle catene che lo intrappolavano a farlo cadere in quella follia cieca che gli permetteva di dimenticarsi di sé stesso e di pensare solo a far capire a Gremory che non poteva domarlo come aveva fatto con tutti i suoi tirapiedi. Perché lui non era come gli altri demoni e non lo sarebbe mai stato. Era un felino vagabondo, giocherellone ed amante del buio e della solitudine, un gatto randagio. Forse era uno scherzo della natura, un pezzo uscito male o a cui mancava qualcosa, ma, qualunque fosse la verità, era fiero di quello che era e avrebbe difeso la propria identità di spirito libero ad ogni costo, con ogni mezzo necessario. Il sangue che stava versando in quel momento era parte del prezzo che doveva pagare per poter essere quello che voleva.
Sollevò lentamente la mano che stringeva il coltello e si fermò ad osservare la lama tinta di cremisi, come incantato. E se tutto il suo sangue non fosse bastato? Avrebbe dato tutto il suo potere e, se necessario, anche la vita, senza esitazione. Però, se poteva scegliere, preferiva evitare di lasciare la sua esistenza perché altrimenti non avrebbe potuto regolare la questione della scommessa che aveva fatto con suo fratello. E la cosa sarebbe stata irritante. Insomma, dopo secoli di sconfitte in ogni campo aveva finalmente la possibilità di prendersi una rivincita su di lui e voleva assolutamente vedere la sua faccia quando avrebbe saputo che aveva ucciso Gremory. Era un piacere inestimabile, perderlo sarebbe stato un vero peccato. Poi non era necessario specificar che non aveva fatto tutto da solo, in fondo non era tenuto a dare spiegazioni, soprattutto se si trattava di confessare di essersi alleato con due shinigami ed un umano. Era strano quanto voleva, ma era pur sempre un demone e in quanto tale aveva un certo orgoglio da difendere. Sospirò divertito, scuotendo il capo. Che pensieri andava a fare. Si perdeva troppo in fantasie, su questo doveva dare ragione al suo “capo”, e finiva sempre per perdere di vista la situazione presente.
Tentò di alzarsi, facendo leva sulle braccia ed ignorando le grida di protesta delle ferite ancora aperte. Doveva muoversi a dare una ripulita e a tornare alla sua cabina. Kyler stava di sicuro fremendo dalla voglia di sgridarlo. Non che lui avesse molta voglia di sorbirsi la preoccupazione dell’umano, ma prima lo raggiunge beva prima poteva zittirlo e soffocare sue proteste future. Afferrò la maglia che si era tolto e la indossò nuovamente, senza curarsi delle macchie cremisi che fiorirono immediatamente sul tessuto. Avrebbe provveduto a ripulirla a più tardi. Tenendo una mano appoggiata alla parete si avviò vero l’uscita della sala. Prima di varcare la soglia schioccò le dita con un sorrisetto. Quello erano i momenti in cui adorava essere un demone. Avere certe capacità si dimostrava immensamente comodo, soprattutto se non si aveva voglia di perdere tempo con inutili lavoretti che però erano spesso inevitabili.
Si sporse a sbirciare nel corridoio e, una volta che si fu assicurato che non ci fosse nessuno, si incamminò diretto alla cabina che condivideva con Kyler, lasciando dietro di sé il pavimento del deposito in disuso polveroso ma immacolato, come se lui non vi fosse mai entrato.

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Salve a tutti! ^^
Ecco qui il nuovo capitolo! E non sono neanche così in ritardo!
Zack: Incredibile...domani nevica lava...
Mystic: *lo ignora* è un capitolo un po’ poco “attivo” rispetto ai precedenti, ma come ho detto nelle prossime pagine mi occuperò più che altro di chiarire i misteri rimasti insoluti nella storia e di sistemare i rapporti tra i personaggi per poi finalmente avviarmi alla conclusione! A proposito, spero che la spiegazione del sigillo si sia capita!
Zack: *ironico* Ovvio, sei la dea della chiarezza…
Mystic: *occhiata assassina* Nessuno ti ha interpellato!! >.< E poi stai zitto che tu non fai proprio una bella figura in questo capitolo…sei un pazzo!
Zack: *smile* Grazie ~
Mystic: 0.0” Non doveva essere un complimento…Comunque…Stasera non mi dilungo, sono stanca morta -.-“ L’università è dura, ragazzi! Sono impegnata tutto il giorno ultimamente quindi credo che non potrò avere pronto il seguito prima di due settimane!
Zack: Chissà se saranno davvero due settimane…Conoscendola, anche due mesi!
Mystic: Ma vuoi tacere?! *ringhia*
Zack: *alza le mani* Nervosetta, eh? Brutta giornata?
Mystic: Fatti gli affari tuoi! Dicevo? Ah sì! Due settimane. Cercherò di essere puntuale! Spero che possiate essere pazienti ^^
I ringraziamenti! Un abbraccio a BeaLovesOscarinobello, Rebychan e marzia ds che mi sostengono sempre con i loro commenti! Sono fusa, ma tengo duro perché ci siete voi a spronarmi! >.< Un grazie anche a chi legge/segue/preferisce/ricorda anche senza commentare.
Alla prossima!
Vostra Mystic

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Capitolo 13
*** XIII Parte ***


Salve a tutti!
Ci ho messo molto di più di quello che avevo pensato perché sono intervenuti dei problemi a cui ho dovuto badare e poi le vacanze, ma come promesso ecco qui il nuovo capitolo! Spero possiate perdonare l'ennesimo mio ritardo, ma vi giuro che non lo faccio apposta. Se fosse per me aggiornerei reglarmente ogni due settimane, ma tra casa e università sono sempre costretta a rimandare la scrittura e la pubblicazione causa forza maggiore. E' un capitolo forse non troppo significativo, ma mi serve per iniziare ad approfondire meglio i rapporti tra i quattro protagonisti. Spero possa piacervi!
Ringrazio caldamente tutti quelli che nonostante tutto continuano a seguirmi e a leggere, in particolare Rebychan che deve essere davvero una santa per sopportare tutti i miei contrattempi e la mia sfiducia. Un abbraccio a tutti!
Buone feste anche se in ritardo!
La vostra Mystic
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Kyler lanciò l’ennesima occhiata interrogativa e un po’ preoccupata allo shinigami seduto di fronte a lui sul letto, che invece pareva non prestargli alcuna attenzione, occupato com’era a controllare i vestiti che Zachary aveva riparato e pulito mentre loro due erano ancora incoscienti. Il demone li aveva lasciati appoggiati su una sedia, ma il ragazzo li aveva notati solo quando era rientrato con Grell. Al risveglio aveva avuto altre cose a cui pensare e non gli era neanche scappato l’occhio sugli abiti. Non che gli importasse molto. Per lui qualsiasi pezzo di stoffa andava bene finché era comodo, non si era mai interessato molto di quello che indossava. Il rosso invece si era dimostrato immediatamente entusiasta di trovare i suoi abiti cremisi come nuovi. A sentire lui quelli che il capitano gli aveva procurato erano molto belli ed eleganti, ma mancava loro quel tocco che il suo colore preferito dava e quasi tutti si intonavano poco con la sua capigliatura scarlatta. Kyler si era limitato ad annuire senza commentare e lo aveva lasciato alla sua ispezione, quasi contento perché meno tempo avevano per parlare meno possibilità c’erano che Grell iniziasse a fargli domande inopportune ed imbarazzanti. Quando il rosso aveva affermato che loro due avevano parecchie cose di cui discutere lui non aveva potuto fare a meno di preoccuparsi e iniziare a pensare a come evadere quella conversazioni, ma, ritrovandosi senza alcuna via d’uscita, si era rassegnato a sperare che lo shinigami fosse clemente e soprattutto che Zachary tornasse in fretta dai suoi tentativi di suicidio, perché in fondo questo erano i suoi cosiddetti “allenamenti”. Il demone era di certo più bravo di lui con le parole e avrebbe saputo giostrarsi meglio tra le insinuazioni del loro inaspettato alleato.

“Certo che Zack-chan è proprio un mago!” commentò soddisfatto quest’ultimo senza preavviso, distogliendolo dalle sue riflessioni. “Se non sapessi che è successo, non mi sognerei mai di pensare che quel cafone di Gremory ha messo i suoi artigliacci sui miei abiti! Quando il nostro demonietto torna dovrò ringraziarlo come si deve ~”. Lanciò un’occhiatina maliziosa all’umano. “Sempre che a te non dispiaccia, Kyler”.
“È bravo solo quando gli pare” borbottò lui in risposta, ignorando l’ultima frase. “Se non gli va di fare qualcosa non la fa proprio. Deve essere stato William ad ordinargli di sistemarli, immagino, perché altrimenti non si sarebbe mai sognato di farlo. Infatti ha messo a posto solo i miei e i tuoi, mentre quelli di William non li ha neanche toccati a quanto pare…”.
“Lo ha fatto di certo per dargli fastidio. Zack-chan è un tale giocherellone!” annuì Grell. Poi assunse un’aria pensierosa. “Mi chiedo che cosa sia successo tra quei due la prima volta che si sono incontrati. Will non ne vuole proprio parlare, e ogni volta che gli citi l’episodio si irrita. Per chi non sa com’è fatto potrebbe sembrare un nonnulla, ma per chi lo conosce da anni come la sottoscritta la cosa è alquanto grave. Vedi, di solito il mio Willy è impassibile come un pezzetto di ghiaccio. Zack-chan deve aver gli fatto qualcosa di veramente brutto se il solo ricordo lo fa reagire in quel modo” disse, sistemandosi distrattamente i capelli. “Tu ne sai, qualcosa, Kyler? Zack-chan ti ha raccontato di quell’episodio?”.
Il ragazzo scosse il capo. “No, mi spiace. Piacerebbe anche a me scoprire che cosa è accaduto. Zack mi ha solo accennato al fatto quando mi ha raccontato di Gremory. Però posso dirti che qualunque cosa sia successa lui l’ha trovata molto divertente, al contrario di William. E soprattutto per lui è acqua passata e non capisce come mai William se la prenda ancora così tanto” rispose appoggiando la schiena alla parete. “Ma la cosa non mi sorprende. Da quel poco che ho capito di Zachary, per lui nulla resta importante per tanto tempo. Una volta che ha finito il suo gioco butta nel dimenticatoio tutto ciò che lo ha riguardato”. Il suo tono prese una sfumatura vagamente amareggiata. Zack avrebbe fatto la stessa cosa con lui una volta che si fosse liberato di Gremory e avesse adempiuto al loro patto? Aveva pochi dubbi al riguardo, anche se doveva ammettere che quel pensiero lo rattristava. Non poteva negare di essersi legato a quella pazza creatura più di quanto avesse creduto possibile. In fondo Zachary lo aveva salvato, aveva messo in gioco la sua vita per proteggerlo e lui non poteva ignorarlo. E proprio per questo una parte di lui non poteva accettare che tutto quello che avevano vissuto e stavano vivendo insieme avrebbe perso ogni significato alla fine di quella storia. Dall’altro lato però non poteva neanche dimenticare che lui era solo un misero giocattolo. Un passatempo molto più coinvolgente e spassoso di quelli che la creatura infernale aveva sperimentato in passato, ma pur sempre tale. “È un demone, ha l’eternità davanti e tante partite da giocare. Non perde tempo dietro a quelle già concluse. È un bambino che non fa altro che cercare nuovi modi per scacciare la noia. Si sa anche appassionare, ma solo temporaneamente”. Aveva parlato più a sé stesso che al suo interlocutore. Quelli erano pensieri che aveva fatto inconsciamente, che erano rimasti coperti dalle continue corse frenetiche del presente ma che ora che riusciva forse a scorgere la fine di quell’avventura incredibile uscivano alla luce della coscienza.
Il dio della morte si limitò a guardarlo per un po’ senza rispondere. Poi sul suo viso si aprì un sorriso comprensivo e lui si sporse per agguantarlo e passargli un braccio intorno alle spalle. “Ti capisco, Kyler! Gli uomini sono tutti uguali, umani, demoni o shinigami che siano! Restano sempre maschi. Senza offesa ovviamente ~” sentenziò con aria complice. “Ma ascolta me, ormai sono una vera esperta! Si fanno desiderare così tanto perché hanno bisogno di sentirsi voluti. Sono tremendamente insicuri nelle questioni di cuore! E tu lo sai bene, visto che lo sei a tua volta. Quelli che ti snobbano senza guardarti neanche non valgono le tue pene. Ma quelli che ti rifiutano o giocano con te mostrandosi però pronti ad aiutarti quando serve sono quelli che ti vogliono a loro volta! E quindi non devi mollare, ma insistere finché non cederanno ai loro sentimenti mettendo da parte l’orgoglio e il timore!”.
“Ma stai parlando di Zack o di Will?” si lasciò scappare Kyler preso alla sprovvista dal discorso, ma si riprese subito dopo, scostando l’altro. “Comunque, Grell, mi spiace dirtelo ma devi aver frainteso le mie parole. Tra me e Zachary non c’è niente di roman…”.
“Ma è ovvio che c’è! Non negare solo perché al momento le cose non vanno come vorresti! Conosco bene quello che tu senti per Zack-chan e quello che lui sente per te. Si vede lontano un chilometro, mio caro!” lo interruppe il rosso, con fin troppo entusiasmo. “Zack-chan e Willy si assomigliano più di quanto possa sembrare. Hanno modi opposti di trattarti e di rifiutarti, ma la sostanza è la stessa. Will si nasconde dietro il lavoro, Zack fa finta di giocare. Ma sono entrambi due modi per dirci che dobbiamo essere noi a fare il primo passo! ~”
“Ma se le cose stanno davvero così com’è che tu e William non avete ancora concluso nulla?” domandò il ragazzo, sconfitto. Sapeva che ormai tentare di distogliere Grell da quell’argomento era inutile, quindi tanto valeva stare al gioco e cercare di spostare la conversazione sul suo rapporto con William per evitare altre insinuazioni su lui e Zachary. Si sentì arrossire. Che diamine, non sapeva neanche se lui e il demone potevano considerarsi amici, figuriamoci se si poteva parlare di innamoramento. Era cotto di Zack? Non lo sapeva e non lo voleva sapere. Tra loro c’era solo quella promessa assurda e nient’altro. Questo era tutto quello che doveva interessarlo. “Da quello che mi è parso di capire tu di prime mosse ne hai fatte parecchie ma nessuna ha funzionato”.
“È perché non ho ancora trovato quella giusta! Gli uomini hanno bisogno di essere impressionati per capire che fai sul serio! E Will è un osso duro, testardo come pochi quando si fissa su qualcosa. Ma io lo sono di più ~. Gli farò capire che io sono molto più importante di tutte le sue fisse sulla professionalità e sulla necessità di dividere lavoro e vita privata. Mai sottovalutare una ragazza innamorata!” rispose prontamente lo shinigami, senza perdere neanche una briciola di entusiasmo. Kyler aveva ragione, tra lei e Will le cose non erano mai andare come voleva ma non per questo aveva desistito. Era certo che prima o poi William avrebbe ceduto di fronte alla sua testardaggine e a quel punto lei sarebbe stata ricompensata per tutto quello che aveva dovuto patire. “Sono sicura che il mio show durante il combattimento mi avrà fatto guadagnare qualche punto e io non perderò l’occasione! E tu dovresti fare lo stesso”.
L’umano si lasciò sfuggire un sospiro esasperato sentendo l’ultima frase. Che essere testardo. “Grell, ti ho detto che io non…” cominciò, ma di nuovo venne interrotto.
“Con me non attacca, Kyler. So quello che vedo, non sono mica stupida! Puoi mentire a tutti, anche a te stesso, ma non a me” lo rimbeccò Grell, irremovibile. Poi gli afferrò il mento, costringendolo a guardarlo negli occhi. “Hai fatto una specie di patto con un demone, giusto? Be’, è una cosa che va abbastanza di moda ultimamente, sai? Perché non facciamo qualcosa di più originale invece visto che sei uno a cui piace distinguersi?”. Sul suo viso si allargò un sorrisetto famelico che fece rabbrividire il ragazzo. “Stringiamo un patto noi due. Un umano e uno shinigami, non sarebbe interessante? Ho già un affaruccio con una donna a Londra e stava andando tutto a meraviglia prima che Willy mi costringesse a lavorare su questa missione, quindi puoi stare tranquillo. Sono bravo quanto un demone a gestire i miei “contratti”. Io ti dò una mano con Zack-chan e tu mi aiuti a conquistare Will. Legittimo, non trovi? Allora? Non ti attira?”.
Kyler deglutì piano, sforzandosi di sostenere quegli occhi verdi che non promettevano nulla di buono. Aveva sempre pensato che il ruolo dei tentatori fosse riservato ai solo demoni e aveva creduto che gli shinigami, sebbene non potessero certo essere definiti “buoni”, comunque non arrivassero ad interferire a quel punto con la vita degli umani, cercando di irretirli e coinvolgerli nei loro giochetti. E invece a quanto pareva doveva ricredersi. O forse tutto dipendeva dal fatto che Grell era uno shinigami un po’ atipico, anche se aveva ben pochi termini di paragone con cui avvalorare quell’ipotesi. Sbatté le palpebre, costringendosi a scacciare quei pensieri inutili e scombussolanti, e si scostò dal suo interlocutore. Qualunque fosse la verità, lui non si sarebbe lasciato manipolare. Il suo tutore e la famiglia di questi lo avevano adottato per avere un erede che portasse avanti il nome del loro casato e i loro affari, i vari tutori che gli erano stati affiancati non avevano fatto altro che sperare di poterlo domare per guadagnare fama e prestigio, la nobiltà che era costretto a frequentare cercava solo di ingraziarselo per poter arrivare a suo padre adottivo. Anche per gli shinigami lui non era altro che un contenitore prezioso che racchiudeva l’anima che loro dovevano recuperare e per Zack era forse solo un gioco. Insomma, era sempre stato la pedina di tutti. Ma le cose dovevano cambiare, a partire da quelle più idiote come il “patto” che il rosso gli stava proponendo. Quell’avventura lo stava spingendo a lasciarsi alle spalle la sopportazione passiva che aveva dominato la sua vita nei due anni che erano seguiti alla morte di suo padre. Era stufo di essere il mezzo di tutti quelli che incontrava sulla sua strada.
“Ascoltami bene, shinigami. Io non ho intenzione di finire invischiato nei tuoi piani pazzi, chiaro?” disse deciso, il tono quasi sprezzante, mentre il suo sguardo si induriva. “Puoi anche prendermi in giro quanto vuoi, ma sappi che non mi lascerò manipolare da te! Questi tuoi discorsi sono assurdi. Quello che io voglio o non voglio da Zachary sono solo affari miei e suoi. Né tu né nessun altro avete il diritto di interferire”. Incrociò le braccia sul petto, sorridendo internamente soddisfatto davanti alla vista dell’espressione sorpresa che si era dipinta sul viso del dio della morte. “Ora, se vuoi posso aiutarti con William, anche se non vedo come potrei esserti utile, ma sappi che lo faccio solo perché mi sento in debito con te. Mi hai salvato dall’attacco di Zack quando era sotto il controllo di Gremory. E non è qualcosa che posso ignorare. Però non voglio che tu ti impicci dei miei affari. Se avrò bisogno di una mano sarò io a chiedere, ma visto che non è questo il caso ti prego di smetterla con queste illazioni infondate”.
Grell rimase a fissarlo per diversi attimi, preso alla sprovvista da quel repentino ed inaspettato cambio di atteggiamento. Poi scoppiò a ridere di gusto sotto lo sguardo irritato dell’altro. Il ragazzino aveva fegato, lo doveva ammettere. Parlare con quel tono a un essere che poteva ucciderti un una sola mossa non era da tutti. Ma che quell’umano fosse coraggioso lo aveva già capito durante il combattimento con Gremory. Cominciava a comprendere perché Zack avesse mostrato tanto interesse per lui. Non era il mocciosetto debole e incapace di reagire che sembrava, anzi. Era insicuro e forse un po’ spaesato, ma aveva tenacia da vendere.
“Che diavolo c’è da ridere adesso?” borbottò Kyler infastidito. Si sentiva preso in giro di nuovo. Ma possibile che nessuno fosse mai serio nei suoi confronti?! Eppure lui si sforzava di farsi rispettare. “Non mi pare di aver fatto delle battute o simile”.
“Scusa, Kyler, ma Zack-chan ha ragione! Sei uno spasso!” ridacchiò il rosso, divertito. “Usare quel tono con uno shinigami che è venuto a prenderti l’anima…Insomma, come si può non ridere? Sei terribilmente sfacciato o terribilmente stupido”. Si impose di calmarsi e sul suo volto si riaprì il sorriso inquietante di poco prima. “Comunque sia…Se queste sono le tue condizioni per il nostro accordo, le accetto. Mi sarai utile eccome, mi devi aiutare a creare le atmosfere giuste! E rimarrò a tua disposizione. So che verrai presto a chiedermi una mano ~. E, tanto per la cronaca, sappi che non ho nessuna intenzione di manipolarti. È un patto equo, il nostro, paritario!”.
“Sì, e io dovrei crederci!” sbottò Kyler bruscamente. “Bene, shinigami. Abbiamo un accordo. Ma vedi di rispettare le clausole!”.
“Giuro che sarò discreta come una pudica verginella ~” cinguettò Grell ironico e con un’espressione maliziosa che diceva tutto il contrario. “Certo che sei diffidente, Ky-chan! Posso chiamarti così, vero? In fondo siamo soci adesso, no?”.
“Fai come ti pare” rispose il ragazzo esasperato, lanciandogli un’occhiataccia. Ci mancavano solo i nomignoli idioti. “E ora mi dici cosa dovrei fare esattamente?”.
“Tutto a suo tempo, mio caro” fece lui sollevando un dito con l’aria di chi la sa lunga. “Ne parleremo quando mi sarò ripreso un po’ di più. Ora però c’è una cosa che devo sapere. O meglio, che devo confermare”. La sua mano si chiuse sulle labbra dell’altro che aveva dato segno di voler protestare. “Mi hai detto di non interferire nelle cose tra te e Zack-chan e io lo farò. Ma questo non significa che io non possa accertarmi della situazione tra voi due. Mi serve saperlo per il primo piano che mi devi aiutare ad attuare. Fin dove sei disposto a spingerti sapendo di non essere respinto nel caso volessi carpire informazioni? Sai che intendo ~”.
Il volto di Kyler andò in fiamme un po’ per l’imbarazzo e un po’ per l’irritazione. “Ma per chi mi hai preso?!” esplose incredulo. “Mi pareva di averti detto di smetterla con le tue insinuazioni smaliziate. Io non farò nulla di quel genere, mi spiace deluderti! Neanche la cosa più innocente!”. Iniziava già a pentirsi di aver acconsentito ad aiutare il dio della morte. La sua intenzione era quella di fargli capire che non avrebbe fatto il suo gioco pur non tirandosi indietro, ma le cose stavano prendendo una piega che non gli piaceva. “E tu ti definisci una signora? Sei un maniaco travestito!”.
“Maleducato! Come ti permetti di parlare in questo modo a una ragazza bella come me?!” saltò su Grell, punto sul vivo. “Sei un cafone insolente! E io che avevo creduto che fossi diverso dai maschiacci che frequento di solito. Pensavo fossi sensibile e invece sei rozzo quanto loro sotto certi aspetti! Non che la cosa mi spiaccia…Ma devo difendere la mia purezza d’animo femminile!”.
Il ragazzo lo fissò attonito, senza neanche trovare le parole per ribattere. Se prima potevano essergli rimasti dei dubbi sull’insanità mentale dello shinigami, e non era quello il caso, quell’uscita era l’ennesima conferma del fatto che Grell fosse completamente pazzo. Scosse il capo alzandosi e, senza degnare l’altro di uno sguardo, si avviò verso la porta. Non voleva stare un secondo di più con quel folle, aveva bisogno di aria pulita. E soprattutto di silenzio.
Ma proprio nel momento in cui la sua mano stava per sfiorare la maniglia, la porta si aprì e Zachary apparve dall’altro lato della soglia. I due restarono a fissarsi per qualche attimo, sorpresi. Il primo a riscuotersi fu Kyler, al quale non sfuggì l’odore pungente che emanava la maglia del demone. Il ragazzo sgranò gli occhi, ricordandosi di colpo cosa aveva fatto il suo protettore fino a quel momento, e, senza dare a quest’ultimo il tempo d reagire, lo afferrò per un braccio costringendolo ad entrare nella cabina e a sedersi su una sedia.
“Tu, razza di idiota masochista!” lo aggredì, ignorando Grell che osservava la scena divertito. “William mi ha detto della tua brillante trovata! Ma mi spieghi che hai in quella testa blu?! Tu…Tu…Ah!”. Si portò una mano nei capelli, non sapendo cosa dire. Fissò la creatura infernale quasi come se volesse incenerirla. Era combattuto tra la preoccupazione e rabbia. Possibile che Zachary prima di scegliere di dedicarsi a quell’idiozia non avesse pensato neanche per un attimo a come si sarebbe sentito lui venendo sapendo che il suo protettore si stava di nuovo sacrificando anche per la sua salvezza? Non lo aveva sfiorato il pensiero dei sensi di colpa che quella consapevolezza gli procurava, non si era nemmeno curato di immaginarli? Quelle considerazioni crearono un groppo alla gola. Era davvero così invisibile per il demone? Maledizione. “Lasciamo perdere. Ho promesso che non mi sarei intromesso. Ma sappi che disapprovo!”.
La creatura infernale lo studiò, divertita dal suo atteggiamento. Sapeva bene quanto il ragazzo fosse agitato, poteva avvertire la tensione correre lungo il suo corpo. Quando lo aveva visto sulla porta di certo il primo impulso di Kyler era stato quello di penderlo a pugni, ma la preoccupazione aveva vinto sulla rabbia. “Ti preoccupi per me, Kyler?” domandò canzonatorio con un ghigno da squalo, incrociando le braccia. “Ma che carino! Mi fa piacere sapere che tieni tanto a me! ~”.
“Certo che sono preoccupato, razza di idiota!” esclamò il ragazzo con forza, ignorando l’evidente presa in giro dell’altro. “Mi ritrovo con una guardia del corpo demoniaca che dimostra evidenti segni di squilibrio mentale e tendenze suicide, come diamine faccio a non preoccuparmi?!”. Perché Zachary prendeva sempre tutto come un gioco? Perché non dava mai ascolto agli altri come se tutto ciò che gli accadeva intorno fosse solo una sua questione personale? Il mondo non girava intorno a lui, ma quel testone pareva non averlo ancora capito. E quella era forse la cosa che più infastidiva il ragazzo. Il demone pensava sempre e solo a fare quello che era importante per lui, che lui credeva giusto, interferendo e usando la vita degli altri senza ripensamenti. Anche in quel momento lui si stava sacrificando per sconfiggere Gremory, ma ciò che aveva in testa era la sola e semplice vendetta, l’annullamento nell’odio. Lui forse pensava di proteggere loro al tempo stesso, ma in realtà quella era solo una stupida copertura per la sua sete di sangue. Si sentì tremare di rabbia. Quell’idiota doveva mettere la testa a posto. “Sei un irresponsabile, un egocentrico! Non ti rendi conto che prima o poi le tue azioni ti porteranno il risultato opposto a quello che vuoi ottenere? Sei così cieco da non capire che ti stai comportando esattamente come il tuo tanto odiato nemico? Tu…Tu…Esistiamo anche noi, sai? E non siamo dei mezzi per raggiungere i tuoi scopi! Siamo coinvolti anche noi in questo casino e lottiamo anche noi, ciascuno per i propri motivi, ma ci siamo resi conto che solo collaborando possiamo uscirne. Quando ti sveglierai anche tu e smetterai di pensare sempre e solo a te stesso?!”. Ansimò, mordendosi il labbro. Aveva esagerato forse, ma non aveva alcuna intenzione di ritirare quello che aveva detto. Era stufo di sopportare e tacere. In fondo era stato proprio Zachary a fargli capire che doveva iniziare a scegliere e a farsi valere.
Gli occhi della creatura infernale si fissarono sull’umano, impassibili e infuocati al tempo stesso. Il ragazzo li sostenne fieramente piantando le sue iridi viola in quelle sanguigne che lo minacciavano. Rimasero immobili per qualche attimo, poi sul volto di Zachary si dipinse un ghigno che si allargò sempre di più fino a sfociare in una risata. Kyler lo guardò scuotendo il capo, anche se era sollevato di vedere che l’altro invece che arrabbiarsi aveva trovato in qualche modo divertente il suo attacco.
“Kyler, sei il massimo del divertimento quando fai così!” ghignò infatti il demone, appoggiandosi allo schienale della sedia, cercando di recuperare il controllo. “Tu e i tuoi cari moralismi…Sono davvero contento di essere a caccia della tua anima! Anche se…”. Il sorriso svanì dal suo volto e lui riprese l’espressione impenetrabile che aveva assunto sentendo le parole del suo protetto. “È davvero questo quello che pensi di me? Che io sia come Gremory?”. Il suo tono era neutro e controllato, ma Kyler sentì lo stesso i brividi corrergli lungo la schiena. “Sì, forse hai ragione. Sono un opportunista, un egocentrico, un superficiale. Sono vendicativo. Ma è nella natura della mia specie, è genetico, non posso farci nulla. Noi demoni siamo così, vero, Grell?”.
Lo shinigami che era rimasto in silenzio fino a quel momento, si allungò sul letto, appoggiando la testa sul pugno chiuso, con un largo sorriso da squalo stampato sul volto. Era chiaro che si stava divertendo anche lui un mondo. “Oh sì! Degli appetitosi bastardi sanguinari, freddi come il ghiaccio ~” trillò malizioso. “Ma sono certo che sotto quella scorza da duri si nasconde un fuoco passionale che brucia più dell’Inferno!”.
“Sempre seri vuoi due, eh? Vi siete messi d’accordo per caso?” borbottò Kyler ironico. Poi sospirò. “Non è quello che penso di te, Zack. È quello che vedo. Poi io sono così stupido da pensare che non sei così irrecuperabile. Qualcuno mi ha detto che sei un demone atipico, poco demoniaco. O era forse l’ennesimo giochetto?”.
La creatura gli rivolse un ghigno senza rispondere e si lasciò sfilare la maglia insanguinata. Le ferite che si era inferto ricalcavano il profilo delle cicatrici che lui conosceva ormai a memoria dopo che le sue dita le avevano percorse infinite volte. Dai bordi precisi e netti colava ancora qualche rivolo di sangue misto ai residui della sostanza nera rigurgitata dal sigillo, ma il flusso andava affievolendosi rapidamente. Zachary osservò Kyler studiare i tagli prima di prendere un panno e iniziare a detergere la pelle.
“Fa male?” domandò il ragazzo, mentre il suo sguardo tornava a velarsi di preoccupazione. “Meno male che avevi promesso a William di andare per gradi”.
“I miei gradi sono diversi dai vostri” ribatté lui, afferrandogli una mano. “Comunque non mi fanno male…Almeno ora non più, visto che ho un infermiere tanto attento”.
L’umano avvampò imbarazzato a quelle parole, sentendosi al tempo stesso preso in giro, mentre Grell e Zachary si scambiarono un’occhiata divertita, il sorrisetto che si allargava sul volto di entrambi. Lo shinigami si alzò e andò a sedersi a cavalcioni di una sedia di fianco al demone, allungando un braccio per toccare il liquido che scendeva sul petto di quest’ultimo e portandoselo vicino al viso.
“Che spreco! Inquinare in questo modo brutale una tale sfumatura di cremisi…Gremory non ha proprio gusto” commentò, pulendosi le dita sul braccio di Zachary, con un’espressione corrucciata.
“Manca proprio di poesia!”.
“Scusa se manco anche io di spirito artistico, ma il colore del mio sangue è il problema minore che quel sigillo mi dà” rispose la creatura infernale, portandosi alle labbra la mano di Kyler che ancora teneva stretta e leccando via una delle strisce cremisi che la solcavano prima che il ragazzo potesse reagire in qualche modo. “E poi così ha un sapore più particolare”.
Zachary!” esclamò il suo protetto, arrossendo di nuovo e cercando invano di liberarsi dalla sua presa. “Ma la vuoi smettere di prendermi per il culo?!”.
“Eh, Ky-chan, che ti dicevo io? Sì che c’è la scossa ~” cinguettò il rosso lanciando uno sguardo molto significativa all’umano. E poi il mocciosetto aveva il coraggio di negare? Lei era una che le capiva al volo certe cose. “Ho ragione io! Come sempre!”.
“Grell, taci!” protestò il ragazzo esasperato, sentendosi preso tra due fuochi. Diede uno strattone più deciso, riuscendo finalmente a riappropriarsi del proprio arto. “Dannazione, avevi detto che avresti smesso!”.
“Io avevo detto che non mi sarei intromesso, non che non avrei espresso il mio parere” fu la risposta offesa. “Sono una lady di parola, io!”.
“In che cosa non ti saresti intromesso, Grell?” domandò Zack, spostando lo sguardo da uno all’altro. “State tramando alle spalle mie e di Will per caso?”.
“Mi spiace, Zack-chan, ma questa è una faccenda privata tra me e Kyler. Non indagare, perché non otterrai nulla” fece lo shinigami. Poi gli rivolse uno sguardo lascivo, facendo scivolare un dito sulla sua spalla. “A meno che tu non mi dia un adeguato compenso ~”.
“Mi piacerebbe, Grell, ma preferisco occuparmi di un gioco alla volta. Devo essere efficiente” disse il demone, pacato ma ironico. “Però l’offerta suona interessante, sappilo”.
“Uff, hai sempre la scusa pronta per tutto, proprio come Sebas-chan! Non sei divertente” sbuffò il dio della morte, ritraendo la mano. “Non sai cosa ti perdi. Ma d’altra parte sei ancora un moccioso, anche volendo non riusciresti a soddisfarmi come si deve!”.
La creatura infernale ridacchiò a quell’uscita, lanciando uno sguardo al suo protetto che aveva alzato gli occhi al cielo. “Sai, Grell, sono molto, molto più vecchio di quello che possa sembrare. Noi demoni viviamo per l’eternità, salvo incidenti di varia natura, e io ne ho già vista una bella fetta. Starei attento a definirmi moccioso, visto che tra noi due il ragazzino di certo sei tu” ribatté con calma il demone senza che il ghigno lasciasse il suo volto. “Questo non è il mio vero aspetto, come sai bene posso assumere quasi qualunque forma io voglia. Diciamo solo che sono parecchio…affezionato a queste particolari sembianze”.
“Mi stai forse dando del moccioso?!” esclamò Grell, incredulo.
“Oh, non mi permetterei mai, milady” rispose Zachary con un sorrisetto felino che era fin troppo familiare al suo interlocutore. “Le mie erano mere affermazioni di fatti”.
Lo shinigami per un attimo non trovò nulla da ribattere, troppo incantato di fronte alla falsa espressione angelica del demone, e si limitò a fulminarlo con lo sguardo scuotendo una mano e alzandosi. “Ma certo, Zack-chan. Sei un bravo attore, ma non mi incanti con questi tuoi giochetti. Sei troppo poco crudele e sottile, troppo immaturo per essere veramente affascinante” lo provocò alla fine. “So che cosa stai cercando di fare! Non puoi adularmi con così poco, ragazzino”.
“Giochetti? Non so di cosa voi stiate parlando, milady” disse candidamente la creatura infernale. “Adularvi? Come potrei? E poi non sono un attore, sono solo un diavolo di guardia del corpo”.
Il rosso lo incenerì di nuovo con gli occhi, anche se un lieve rossore gli aveva velato le guance al riemergere di fantasie che aveva fatto fin troppo volte dopo aver sentito parole simili. Che sporchi giochetti da usare con una signora, sfruttare il debole che lei aveva per un certo altro demone di loro conoscenza. Però doveva riconoscere che il moccioso era davvero bravo in quella sua imitazione. Maledizione a lui, rovinava tutti i suoi sforzi di concentrarsi solo su William. Per il momento non poteva far altro che ammettere la sconfitta e ritirarsi, ma quella peste l’avrebbe pagata. “Vado a controllare Willy, non ne posso più di voi maschiacci cafoni!” borbottò, offeso. “E guai a te se provi ancora a flirtare con me, Zachary Michaelis! Io sono una donna occupata…Anzi, addirittura sposata!”. E detto ciò uscì sbattendo la porta.
Zack scoppiò a ridere non appena la porta si fu richiusa. Quella missione, Gremory a parte, si stava dimostrando più spassosa di quanto avesse mai potuto immaginare. Doveva allearsi con gli shinigami più spesso, era quasi più divertente prenderli in giro faccia a faccia piuttosto che rovinando i loro progetti. Grell poi era tutto particolare. E questo spiegava perché, nonostante tutto, William continuasse a tenerlo con sé. Era un bel soggetto.
Scuotendo il capo tornò a rivolgere la sua attenzione sull’umano che lo fissava in attesa di spiegazioni. “È inutile che mi guardi così, Kyler. Non conosci il fulcro della presa in giro, non capiresti neanche se te lo spiegassi” lo anticipò, troncando sul nascere ogni protesta. “Diciamo solo che ho sfruttato un certo debole di Grell per prenderlo in giro”.
“Sei ripetitivo, Zack, non fai altro che usare gli stessi trucchetti con tutti” lo rimbeccò Kyler, quasi infastidito. Che cosa doveva sopportare. Aveva cercato di fare un discorso serio, di spingere Zachary a riflettere bene su quello che stava facendo, ma aveva ottenuto in cambio solo di assistere ad una battaglia di frecciatine e prese in giro. “Non ti annoi a fare sempre gli stessi scherzi? E poi mi spieghi che bisogno c’era di irritare Grell?”.
“No, non mi annoio neanche un po’. Vedi, Kyler, i miei saranno anche sempre gli stessi “trucchetti”, come li chiami tu, ma non sono affatto ripetitivi” rispose con calma il demone, estraendo una maglia pulita dal cassettone e infilandosela. “Il fatto è che ciascuna dei miei bersagli reagisce agli stimoli in modo diverso. E la vasta gamma di reazioni che mi si presenta non può che divertirmi. E non dare la colpa a me. Grell mi ha servito il tutto su un piatto d’argento!”.
“Sei impossibile, Zachary” borbottò il ragazzo sospirando. “Cosa devo fare con te?”.
La creatura demoniaca ridacchiò. “Sopportami, è l’unica scelta che hai. Almeno finché non avremo incontrato i termini della nostra scommessa” cantilenò, accostando il proprio volto a quello del suo protetto. “Pensi di potercela fare? Andiamo, non è poi così difficile! Ce la fa anche Willy nonostante tutto quello che gli ho fatto passare!”.
“Non mi sembra che Will ti sop…” iniziò a ribattere Kyler, ma un urlo, o meglio un’imprecazione urlata, proveniente dalla stanza accanto lo interruppe prima che potesse terminare la frase. “Che diamine…?!” esclamò il ragazzo, preso alla sprovvista, dimenticandosi quello che voleva dire. “Veniva dalla stanza di William e Grell o sbaglio?”.
“Credo proprio di sì, anche perché qui attorno non c’è nessun altro. Mi sa che il nostro caro shinigami rosso ne ha combinata una delle sue perché quella era la voce di Will, ci potrei scommettere la mia mousse!” ridacchiò Zachary, scattando in piedi ed afferrando l’umano per un braccio. “Dai, andiamo a controllare! Ci sarà da ridere!”.
L’umano non ebbe neanche il tempo di rispondere perché la sua guardia del corpo lo trascinò di peso fuori dalla cabina senza curarsi di ascoltare il suo parere. Come al solito. Sospirò per l’ennesima volta. Zack aveva ragione, non poteva fare altro che rassegnarsi e accettarlo per come era, cercare di cambiarlo era un’impresa quasi impossibile. Nascose un sorriso. Ma forse, se il demone non fosse stato così, inquietante, testardo e incostante, se non avesse avuto tutti quei difetti e quelle stranezze, lui non gli avrebbe mai affidato la sua vita e la sua anima, fidandosi quasi ciecamente di quella strana creatura che lo spingeva oltre ogni limite di esagerazione. Era conscio di quanto paradossale potesse sembrare quella sua decisione, ma Kyler non aveva il minimo dubbio sul fatto che fosse la scelta giusta.
 
Grell uscì sbuffando dalla camera dei suoi improbabili alleati. Quel mocciosetto infernale sapeva che tasti toccare per far irritare le persone, glielo doveva riconoscere. Era davvero bravo quando si trattava di divertirsi a scapito degli altri. Però non per questo gli avrebbe perdonato la sua maleducazione. Approfittarsi in quel modo subdolo dei sentimenti di una signora e giocare con i suoi desideri più nascosti! Ok, magari non così nascosti visto che lei stessa non mostrava poi tanto pudore sbandierandoli all’aria ogni volta che ne aveva l’occasione. Era più forte di lei. Ma non era quello il punto. Quel demonietto pestifero si era dimostrato ancora una volta quel cafone che era. ‘Ah, uomini!’ pensò tra sé e sé risentito, mentre oltrepassava la porta della camera che condivideva con William. ‘Sempre la stessa storia…Anche se devo ammettere che vedere Zack-chan recitare in quel modo quasi impeccabile la parte del mio Sebas-chan mi ha quasi toccata. E il fatto che lui, giustamente, assomigli a suo fratello fisicamente ha aiutato l’effetto…’.
Scuotendo il capo, abbandonò quei pensieri, mentre la sua attenzione si fissava sulla figura addormentata distesa sul letto che aveva davanti. Grell inclinò la testa di lato, avvicinandosi piano per non svegliare il suo superiore. In tanti anni che si conoscevano quella era forse la prima volta che vedeva Will dormire, se si escludevano alcuni episodi che erano capitati mentre erano ancora all’Accademia. Il moro conservava ancora la sua compostezza anche nel sonno, ma concedeva al suo corpo di rilassarsi e alla sua espressione di sciogliersi almeno in parte dalla solita maschera di ghiaccio che indossava quotidianamente. Il rosso non poté evitare di pensare a quanto adorabile il suo Willy fosse in quel momento, ridacchiando silenziosamente immaginando come l’altro avrebbe potuto reagire se glielo avesse fatto presente. Si inginocchiò appoggiando i gomiti sul materasso e la testa sul palmo delle mani. Non avrebbe mai pensato di dirlo, ma William sembrava quasi indifeso così ignaro di quello che lo circondava, senza occhiali e privo della sua preziosa death scyte. Chiunque avrebbe potuto approfittarsi di lui in un momento del genere. Sul volto dello shinigami dai capelli scarlatti si aprì un ghigno inquietante. E lei sarebbe stata una stupida a lasciarsi sfuggire una simile occasione. Il suo capo non sarebbe certo stato contento, ma ciò non le avrebbe impedito di realizzare uno dei sogni a cui aspirava da decenni, anche se non esattamente nel modo in cui avrebbe sperato. Ma si poteva accontentare per il momento.
Grell avvicinò il viso a quello del suo capo fino a che non furono a poco più di un centimetro di distanza. Sentiva il respiro di Will sfiorarle la pelle e le sue narici furono invase dal profumo dell’altro misto all’odore del sangue che ancora emanavano le sue ferite. Un aroma totalmente inebriante per una come lei, il migliore che avesse mai assaporato. Si leccò istintivamente le labbra, esitante. Non era mai stata tanto vicina al suo superiore, mai avevano condiviso un momento tanto intimo come stava accadendo in quel momento, e lo shinigami avvertì il nervosismo attaccargli lo stomaco. Tutta la sua determinazione vogliosa di prima stava vacillando, cosa che non gli era mai successa con nessuno. Il ghigno che si era dipinto sul suo viso poco prima si addolcì in un sorrisetto. Willy era speciale, non era come gli altri, e diversi erano i sentimenti che lei provava per il moro. In fondo, pur facendo la corte ogni bell’uomo che le capitava di incontrare, pur dichiarandosi perduta per Sebastian, l’unica persona in grado di farle perdere sinceramente la testa, senza che vi fosse bisogno di recitare melodrammi o di atteggiarsi, era quella che le stava davanti in quel preciso istante. Potevano respingerla tutti, anche nei modi più scortesi e violenti, ma faceva veramente male solo quando era William a rifiutarla con quei suoi atteggiamenti glaciali che lei continuava comunque ad amare. Il rosso prese un respiro e si decise a finire quello che aveva iniziato, premendo senza secondi pensieri le sue labbra su quelle del moro, in un bacio casto ma appassionato, sopprimendo un sospiro di piacere. Erano anche più morbide di quello che si era aspettata, nonostante il taglio che il suo capo si era procurato durante lo scontro, e incredibilmente calde. Non le avrebbe lasciate per nessun motivo al mondo.    
William si mosse tra il sonno e la veglia, avvertendo un calore improvviso avvolgerlo. Si sentiva ancora dannatamente stanco, eppure per qualche motivo si era svegliato. Ci mise qualche secondo a realizzare che c’era qualcosa sul suo viso, dei fili morbidi che profumavano di sapone. Strinse gli occhi. ‘Capelli?’ pensò stupito, alzando appena una mano per tastare la matassa rossa che lo avvolgeva. Ma non era finita lì, c’era dell’altro. Qualcosa di soffice e bollente. Istintivamente spinse il viso in avanti, premendo contro quella fonte di calore. Sì, c’era decisamente qualcos’altro…sulle sue labbra? La sua mente si svegliò di colpo, come se una scossa elettrica l’avesse attraversata. Una matassa di capelli. Quella che sembrava pelle sulla sua bocca. Quel profumo di sapone. Grell Sutcliff, come aveva fatto a non arrivarci subito? E lo stava…baciando?!
Will scattò seduto, ritraendosi dal suo sottoposto che per la sorpresa finì a terra, gridando incredulo e sconvolto. I due restarono per un attimo a fissarsi, sguardi dello stesso colore ma contenenti emozioni ben diverse fusi l’uno nell’altro. Gli occhi di Grell erano pieni di disappunto e speranze tradite, con una punta di preoccupazione, mentre quelli del moro passarono dalla sorpresa all’irritazione nel giro di poco.
“Grell Sutcliff! Come ti sei permesso?” esclamò alla fine, il tono gelido ed infuriato al tempo stesso. “Che diamine ti è saltato in testa?! Mi pareva di averti fatto capire da tempo che certe tue…avanches non mi erano affatto gradite”.
“Però hai risposto al bacio, almeno all’inizio” borbottò il suo sottoposto, mettendo il muso e fingendosi offeso per nascondere la delusione che lo aveva investito. Non sapeva proprio che cosa aveva pensato di ottenere baciandolo senza permesso. La tentazione era stata irresistibile, ma avrebbe almeno dovuto aspettarsi che il suo capo non avrebbe gradito. Eppure non era riuscita ad impedirsi di sperare.
“Cos’hai detto?” domandò William, abbassando la voce che però risuonò più minacciosa.
“Nulla, Will!!” fu la risposta affrettata e quasi spaventata di fronte al lampo assassino che aveva attraversato gli occhi del moro.
“Meglio così” annuì lui, soddisfatto, alzandosi e sistemandosi la camicia. La sfumatura irata aveva abbandonato il suo tono che era tornato apatico come al solito. Non poteva certo perdere la sua professionalità per così poco, no? “Certi comportamenti frivoli e poco adatti a una situazione delicata come questa missione sono davvero imperdonabili. Vedi di rimetterti in riga o sarò costretto a farti sostituire e trasferire una volta chiusa questa faccenda. Che non si ripeta mai più, Grell Sutcliff. Sono stato chiaro?”.
“Certo, Will. Cristallino” mormorò il rosso, abbassando gli occhi.
“E, Sutcliff? Che non si sappia in giro”.
“Credo che per quest’ultima cosa sia un po’ tardi!”ridacchiò una voce, facendoli sobbalzare. I due shinigami si voltarono verso la porta e si ritrovarono davanti, per orrore di William, Zachary e Kyler. Il primo si teneva allo stipite per non finire a terra dal ridere, mentre il secondo guardava a terra imbarazzato per l’intrusione e infastidito dal comportamento della sua guardia del corpo.
Il moro, per la prima volta da quando era entrato in servizio, avvertì un vago calore salirgli alle guance senza sapere bene se fosse dovuto all’imbarazzo o all’umiliazione. Dannata peste infernale. Spuntava fuori sempre nei momenti sbagliati. “Zachary Michaelis! Fai parola con qualcuno di qualsiasi cosa tu abbia visto o sentito in questa cabina e mi assicurerò personalmente di farti pentire di essere nato!” minacciò serio, riprendendosi per la seconda volta dalla sorpresa.
Il demone sostenne il suo sguardo, smettendo di ridere, ma sul suo viso rimase un sorrisetto canzonatorio. “Oh, Willy, come sei ripetitivo!” cantilenò provocatorio. “Questa minaccia l’ho già sentita più di una volta!”.
William sospirò, afferrando gli occhiali ed indossandoli per poi dirigere i suoi occhi verdi sul suo interlocutore. “Sarò anche ripetitivo, ma tu sei stato avvisato, demone. Ti ricordo che molte cose in questa missione dipendono dalle mie decisioni, se capisci a che cosa mi riferisco. Quindi faresti meglio a non farmi troppi torti” disse con calma, pronunciando l’ultimo appellativo come se fosse un insulto. “Ma visto che so bene come voi esseri infimi ragionate, farò lo sforzo di portarmi al vostro livello: ti propongo un patto. Tu tieni la bocca chiusa e io in cambio farò qualcosa per te, nel limite del possibile e della mia dignità. Pensaci”. Dopo di che lanciò un’occhiata all’orologio e prese la giacca, senza attendere una risposta. “Forza, muoviamoci. Voi due idioti e anche l’umano. È quasi ora di cena” annunciò, indicando la porta con un tono che non ammetteva repliche né rifiuti.
I tre si scambiarono una rapida occhiata e decisero che era decisamente meglio fare come veniva loro detto. Nonostante il moro avesse recuperato la sua solita, fredda calma nei suoi occhi permaneva un bagliore minaccio che nessuno di loro voleva sfidare, almeno per il momento. Persino Zack pareva essere del parere che quella era una linea che non doveva essere superata. Aveva afferrato il messaggio che lo shinigami gli aveva lanciato e aveva concluso che la scelta migliore era rinunciare ai suoi giochi almeno per un po’.
Kyler fu il primo a lasciare la stanza, grato che tutto quel teatrino fosse finalmente finito e anche piuttosto colpito dal contegno che William era riuscito a mostrare nonostante la situazione spinosa. Forse il dio della morte poteva davvero a suo modo riuscire a sopportare Zachary. Quest’ultimo lo seguì immediatamente, riflettendo su cosa avrebbe potuto chiedere a Will in cambio del suo silenzio,  e lo stesso fece Grell, a testa bassa, ancora pieno di disappunto per come erano andate le cose tra lui e il suo capo. Il moro uscì per ultimo, scuotendo il capo. Mai il suo lavoro gli era parso tanto oneroso.

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Capitolo 14
*** XIV Parte ***


cap 14
Dopo la sala da pranzo gremita di persone ritrovarsi sul ponte quasi deserto dava un senso di pace indescrivibile. Gli unici suoni erano quello delle onde che si abbattevano calme sui fianchi della nave e i frusci dei pochi marinai che ancora si affaccendavano tutto intorno. William sarebbe stato tentato di definire quella situazione rilassante se non fosse stato per la cosa che gli stava avvinghiata al braccio, continuando a strusciare il viso contro la stoffa della sua giaccia. Grell gli era rimasto appiccicato tutta la sera, cercando di comportarsi come suo solito, ma a lui non era sfuggito il vago turbamento che aleggiava sul suo sottoposto. Forse era stato troppo duro quando lo aveva sorpreso a baciarlo, in fondo sapeva che il rosso era il tipo da certe bravate. Ma lui aveva un’immagine da difendere e non poteva certo scusarsi. Così aveva deciso di lasciarlo fare per quella sera, in parte anche perché non aveva le energie per scacciarlo con la forza. Di fianco a lui l’umano aveva lo sguardo perso nel riflesso della luna sul mare e pareva completamente affascinato dal paesaggio oceanico. Aveva accennato al fatto che era la prima volta che saliva su una nave e quindi lui poteva capire tutto quell’interesse. E poi gli umani, questo più degli altri, tendevano fatalmente a essere catturati dalla bellezza e dalla forza del mondo che li circondava. Il demone invece era seduto sul parapetto, gli occhi fissi nel vuoto e la mente smarrita in pensieri ben più cupi. Anche se non l’avrebbe mai ammesso quel moccioso infernale lo stava preoccupando. Da quando aveva scoperto la verità sulle sue cicatrici non faceva altro che pensare a vendicarsi. Nel giro di quelle ore l’aveva visto oscurarsi sempre di più e ora riusciva chiaramente a percepire l’aura demoniaca che di solito sapeva nascondere tanto bene sotto la sua apparenza di ragazzino giocoso. Non era un buon segno.
“Non trovate che questo paesaggio sia estremamente romantico?” domandò Grell rompendo il confortante silenzio che li aveva avvolti fino a quel momento e strattonando il braccio del suo capo. “La luna, il mare, una crociera sull’Oceano diretta verso un Nuovo Mondo…Ah! Lo sfondo perfetto per una notte di passione! In fondo siamo dei fuggiaschi appena sfuggiti alla morte, uniti da un senso di comunione ed intimità senza pari!”.
“Ti preferivo quando tacevi, Sutcliff” commentò William gelido. “Sei quasi sopportabile quando dalla tua bocca non escono certe idiozie”.
“Oh, ma Will! Possibile che il tuo cuore sia tanto ghiacciato da non vedere la poesia in tutto ciò? Sei davvero tanto insensibile?” piagnucolò il rosso. “Non ti stuzzica l’animo tutta questa adrenalina? Non senti il fluire di emozioni che ci circonda?”.
“Può anche darsi che io veda una certa…“poesia” in tutto ciò, ma ti assicuro che è qualcosa di ben diverso da quello che ci vedi tu” fu la risposta secca. “E soprattutto la vedevo finché c’era silenzio e potevo pensare indisturbato”.
“Andiamo, William, lascialo fare” si intromise Kyler, spostando lo sguardo dal paesaggio ai suoi improbabili alleati. “Dopo quello che abbiamo passato ci meritiamo tutti di rilassarci un attimo e di non pensare per un po’. Troppo presto dovremo tornare ad occuparci della minaccia che incombe su di noi. E poi io sono d’accordo con Grell”. Sorrise. “Questa avventura ci ha legati davvero. Siamo un gruppo piuttosto improbabile. Due shinigami, uno più che professionale e l’altro più che frivolo, un umano fuori dal suo tempo e un demone anticonformista. Se non ci fosse davvero una certa complicità tra di noi credi che saremmo riusciti a fare lavoro di squadra durante lo scontro con Gremory? O anche semplicemente ad essere qui tutti e quattro in questo momento senza farci la guerra?”.
“Hai la tua parte di ragione, te lo concedo, ragazzino” ammise Will. “Ma non è abbastanza per convincermi a sopportare ogni commento idiota del mio sottoposto”.
“Ti ringrazio, Kyler, almeno ci hai provato!” sospirò teatralmente il rosso. “Quest’uomo è davvero un pezzo di ghiaccio! Ma se non lo fosse non lo troverei tanto eccitante…~”.
Il moro gli scoccò un’occhiataccia, ma si guardò bene dal commentare. Sapeva che sarebbe stato fiato sprecato. Si rivolse invece al ragazzo. “Spero che tu non ti sia coalizzato con questo idiota, umano. Non ti conviene avermi come nemico” minacciò, ma senza cattiveria. “Ho già fin troppe seccature di cui occuparmi al momento. E poi, come ripeto sempre al tuo amichetto demoniaco, non scordare che la sorte della tua anima dipende anche da me”.
“Io non mi sono coalizzato con nessuno. Sto dalla parte di chi a mio parere ha ragione” lo corresse Kyler con un sorrisetto. “E in questo caso è Grell. Per quanto riguarda la mia anima, te l’ho già detto, sarò io a decidere cosa farne, che tu sia d’accordo o meno”.
Lui sollevò un sopracciglio. “Stai iniziando ad assomigliare sempre di più a quella peste infernale” disse con un tono non troppo felice. “Il che è preoccupante”.
“Non è vero! È solo che finalmente, dopo due anni, sto incominciando a sentirmi di nuovo libero di essere me stesso” pretestò l’umano con determinazione velata di malinconia. “E poi Zack è molto più terribile. Io almeno so quando viene il momento di non tirare più la corda. Vero, Zack?”. Si voltò verso il demone che però rimase immobile, come se non lo avesse sentito. “Zachary?”.
Sentendosi toccare la spalla la creatura infernale sobbalzò, presa alla sprovvista. “Eh?! Che c’è?” esclamò facendo passare lo sguardo sui suoi compagni. Forzò uno dei suoi sorrisetti, ottenendo però solo di fare una smorfia. “Scusate, mi ero distratto. Non sono molto di compagnia stasera…Mi sono perso una conversazione importante?”.
“Sopravviverai anche senza sapere di che cosa abbiamo parlato” gli rispose William, scrutandolo attentamente.
“Zack, sei sicuro di stare bene?” gli domandò Kyler, la preoccupazione ben udibile nella sua voce. “Sei strano…”.
“Sto bene. Ho solo molti pensieri” disse lui, cupo. Poi saltò giù dal parapetto mostrando la sua intenzione di volersi allontanare. “Ho bisogno di stare un po’ per conto mio. Non voglio rovinare la vostra serata”.
“Zachary, aspetta” lo richiamò il moro. “Vorrei scambiare due chiacchiere con te”. Poi voltò verso gli altri due. “Non mi fido più a lasciarvi da soli perché a quanto pare tramate alle mie spalle, ma immagino di non avere alternative. Io vi ho avvertiti”. Lanciò loro un’occhiata significativa, poi si incamminò con il demone verso la poppa della nave.
Kyler li seguì con lo sguardo finché le loro figure non si confusero con le altre ombre. Non era da Zachary comportarsi in quel modo scostante. Il demone di solito era bravo a nascondere le sue preoccupazioni, ma questa volta era diverso. Era ossessionato dalla vendetta. Anche prima si esaltava all’idea di battere Gremory, ma riusciva comunque a mantenere un certo distacco. Ora, di punto in bianco, pareva riuscire a pensare solo a quello. Possibile che la scoperta del sigillo lo avesse fatto adirare a tal punto? O forse era ancora sotto l’effetto di quel potere che lo stava lentamente consumando? Will aveva detto che man mano che il sigillo degenerava il suo portatore perdeva coscienza di sé. Che stesse capitando anche alla sua guardia del corpo? Certo, il marchio di Zack era relativamente recente, ma lui, combattendolo, doveva aver sprigionato gran parte del suo potere, cosa che normalmente non accadeva, e questo poteva aver accelerato il processo. Quel pensiero lo fece rabbrividire. Se le cose stavano davvero così c’era il rischio che gli “allenamenti” a cui il suo compagno aveva deciso di sottoporsi avrebbero potuto portare al risultato opposto di quello desiderato. E ciò lo spaventava non poco.
“Non ti preoccupare, Ky-chan, vedrai che Willy sistemerà tutto!”. La voce di Grell lo distolse dai suoi pensieri e lui si voltò a guardarlo. Il rosso pareva aver intuito la sua inquietudine e gli stava offrendo un minimo di rassicurazione. “Quando ci si mette stai certo che ottiene quello che vuole. Farà ragionare quella peste demoniaca e gli farà capire che crogiolarsi nell’odio in quel modo compulsivo non gli fa bene. Anzi, potrebbe addirittura rivelarsi uno svantaggio durante lo scontro con Gremory. Era abbastanza chiaro che quel cafone voleva mostrare a Zack-chan il potere che aveva su di lui. Chissà, magari sperava proprio nella reazione che lui sta avendo ora”. Incrociò le braccia sul petto, fissando a sua volta lo sguardo nel punto in cui gli altri due erano spariti. “Comunque sia, Zachary deve darsi una calmata. Non è d’aiuto questo suo atteggiamento”.
Il ragazzo rimase colpito da quelle parole e dalla serietà che lo shinigami stava dimostrando. Anche lui doveva essere preoccupato da quella faccenda. Dopo aver affrontato Gremory, d’altra parte, era ovvio che capisse la gravità della situazione. Probabilmente sia lui che William avevano avuto i suoi stessi pensieri. “Va bene, Grell. Mi fiderò delle tue parole” disse, anche se non troppo convinto. “Da quel poco che ho visto di William, ho capito che è uno che sa quello che fa. E poi tu lo conosci molto meglio di me, quindi non posso ribattere”. Si appoggiò al parapetto con la schiena e sospirò. “Zack non sta bene, questo si è capito. Ma tu stai bene?”.
La domanda prese alla sprovvista il rosso, che si voltò a guardare l’umano, sorpreso. “Certo che sto bene! Ho passato una serata appiccicata al mio Willy!” esclamò, cercando di darsi un tono. “Perché non dovrei stare bene?”.
“Mi sembri molto meno energetico del solito. Ma immagino che sia normale. Sei convalescente e in più l’essere stato rifiutato così bruscamente non deve essere stato piacevole” commentò lui, nascondendo un sorrisetto vittorioso davanti alla faccia allibita del suo interlocutore. Poi tornò serio. “Zack non ha dato tanto peso a quella scena, per lui è solo una scusa in più per prendere in giro William, ma io ho notato la tua faccia. Ti devo dare ragione. William non ha tatto. Oppure è solo immensamente cieco”.
Il dio della morte lo fissò sgomento, incapace di credere alle sue orecchie. Quel ragazzino si era accorto di tutto, aveva compreso i suoi sentimenti, aveva capito come si era sentita lei in quel momento. E le aveva anche dato ragione. E pensare che lei lo aveva creduto solo un umano qualunque, magari vagamente più interessante della norma. Invece ora con quelle parole forse un po’ troppo dirette ma assolutamente perfette aveva appena guadagnato infiniti punti per quanto la riguardava. In un attimo fu addosso al ragazzo e lo stritolò in un abbraccio. “Oh Ky-chan! Sei un tesoro! Mi hai capita!” strillò commosso. “È la prima volta che un uomo riesce a comprendere il mio animo sensibile e bisognoso d’affetto! Hai scorto i più intimi sentimenti del mio cuore innamorato e li hai accettati con una tale sensibilità! Quanto ti ho atteso! Ho finalmente trovato il migliore amico perfetto per una lady come me!”. Sospirò, abbassando la voce. “Ma mi chiedo perché quasi tutte le persone con cui finisco per intrattenermi devono essere demoni…”.
“Io non sono un demone!” protestò Kyler, cercando di liberarsi da quella presa ferrea. “E, Grell? Ho capito che sei contento e toccato, ma mi stai soffocando…”.
“Oh, scusa!” esclamò l’altro, rilasciandolo immediatamente. “Comunque. So che adesso non sei un demone, ma so anche benissimo su quale delle due forme ricadrebbe la tua scelta se tu potessi decidere il destino della tua anima”.
“Questo è vero. Ma immagino che la decisione non spetti  a me, nonostante quello che continuo a ripetere a William. Non del tutto almeno”.
“Per ora è così. Ma in futuro chissà. Se ci libereremo di Gremory, le cose potrebbero cambiare…”. Grell gli rivolse un sorrisetto enigmatico, mostrando di sapere molto di pi di quello che diceva, ma poi cambiò discorso per impedirgli di porre ulteriori domande. “Visto che hai dimostrato tanta comprensione, posso parlarti dei miei tormenti?”.
“Se proprio non ne puoi fare a meno…” sospirò esasperato lui, sconfitto davanti a quegli imploranti occhi verdi. Non riusciva a dire di no a una simile espressione da cucciolo bastonato. “Però cerca almeno di essere serio per una volta. Perché se la cosa consiste in te che piagnucoli perché William non ti vuole, allora cercati qualcun altro che ti sopporti perché io non ho intenzione di sorbirmi un discorso del genere”. Alzò gli occhi al cielo di fronte allo sguardo offeso che lo shinigami gli rivolse. “Non mi fraintendere. Io penso davvero quello che ho detto prima. Solo che dovresti aver superato quella fase. Insomma, io forse non capisco nulla di relazioni sentimentali, però so che cosa ci vuole per costruire un rapporto solido in generale. Fiducia reciproca, impegno e costanza. Se non dimostri a William che sei a tuo modo deciso ed affidabile in quello che vuoi lui non ti prenderà mai sul serio. Questo è quello che penso”.
“Ma io ci provo eccome! Solo che il mondo è tanto pieno di distrazioni ~” borbottò lo shinigami, contrito. “Una lady focosa come me non può non essere attratta dal fascino di un bell’uomo! Per quanto abbia dedicato il mio cuore sempre e solo a Willy, non riesco a sopprimere certi impulsi! È più forte di me ~”.
“Lo capisco questo…Anzi, non lo capisco, ma fa niente. Diciamo che se proprio non puoi farne a meno c’è poco da fare. Il problema è che da fuori quel tuo lato frivolo è quello che emerge di più di tutti” spiegò il ragazzo, paziente. Che razza di discorsi. Mai si sarebbe immaginato di sostenere una simile conversazione. Con uno shinigami per di più. Quell’avventura si scopriva sempre più assurda. “Devi riuscire a dimostrare che c’è molto di più. Sono certo che se William capisse questa cosa allora si farebbe una ragione del fatto che tu sei così…volubile e inizierebbe ad apprezzarti di più. E se proprio non riesci a farglielo vedere con i fatti, allora abbi il coraggio di andare da lui e spiegargli come stanno le cose. Finché continui a saltargli addosso e basta non capirà mai quello che provi davvero, ma avrà l’impressione di essere solo una delle tue tante “cotte”. Va da lui e digli quello che provi. È l’unica. Può darsi che Will abbia già capito tutto ma che aspetti che tu ti svegli a comportarti come si deve”.
Il rosso lo guardò ammirato. Si stava pentendo di tutte le volte in cui aveva trattato male quell’umano. Nessuno gli aveva mai parlato così prima di allora. Anche lei aveva pensato tante volte a fare quello che lui suggeriva, ma alla fine le era sempre mancato il coraggio. Finché si trattava di fare commentini ed avanches spinte tutto era semplice, tutto era un gioco. Ma quando si arrivava ai veri sentimenti anche lei, l’esperta d’amore, con sua immensa irritazione, si trovava a disagio. Se poi si trattava di William allora la situazione era ancora peggiore. Ma in fondo non era proprio quella la conferma del fatto che la persona a cui lei teneva più di ogni altra era il suo capo? “Sarebbe bellissimo poterlo fare, Ky-chan! Ma innanzitutto sarebbe troppo out-of-character per la sottoscritta e poi, insomma, sono i cavalieri che si devono dichiarare alle dame, e non viceversa! Questa è una regola basilare!”.
L’umano si trattenne dallo sbattere la testa contro la ringhiera di metallo. Perché quell’idiota doveva rendere tutto così difficile?! “Grell, ascoltami bene. Ormai anche le ragazze si battono esplicitamente per i sentimenti delle persone che amano. Non siamo più nel Medioevo, va bene? E poi conosci William meglio di me. Non sarà mai il tipo da dichiarazione, non trovi?”.
“Lo so, lo so, non sono mica stupida. Conosco il mio Willy! So come agisce, come si comporta e perché. Se non lo conoscessi non sarei così persa di lui!”. L’aria di Grell si fece sognante mentre gli occhi gli brillavano. “Ricordo ancora la nostra prima unione all’epoca dell’esame finale! Lui è stato il mio primo, vero amore ~ Che ricordi indimenticabili!”.
“Ugh”. Il ragazzo si passò una mano sulla faccia. Ci sarebbe voluta molta più pazienza di quello che aveva pensato. “Grell, cerca di restare concentrato…anzi, concentrata. Visto che sei così motivata a prenderti William perché non metti da parte tutti questi tuoi complessi mentali e non lo fai e basta? È tanto difficile? Sei fin troppo esplicita, la cosa si è capita. Adesso ti manca solo di andare a parlargli e di metterti un po’ in riga. A cominciare dallo smettere di nominare il fratello di Zack quando William è presente…”.
“Ma come potrei scordarmi di Sebas-chan così facilmente? Il suo fascino crudele e tenebroso mi ha colpito troppo profondamente!”.
“Ecco! Questo intendo quando dico che l’unico lato che si vede di te è quello frivolo. Prova ad ascoltarti quando parli. Che cosa pensa secondo te William quando ti sente dire certe cose? Su una creatura che lui odia a prescindere per di più”.
Lo shinigami tacque per qualche minuto, riflettendo su tutto quello che gli era stato detto. Sapeva bene che Kyler aveva ragione, non poteva negare la verità. Però ci doveva essere un compromesso. Non poteva rinunciare a quello che era, neanche per amore di Will. Che senso avrebbe avuto ottenere l’affetto di lui se lei non fosse stata più la stessa? Il suo capo avrebbe amato un’altra, non la vera lei. Se la desiderava veramente, doveva accettarla così com’era, volubile, incostante. Doveva accogliere quel suo lato frivolo come doveva accettare il suo amore per il rosso e per il sangue, la sua follia. Doveva imparare a capire la poesia che si nascondeva nel liquido cremisi che la faceva impazzire e nel dolore che esso portava con sé. Se poi William avesse deciso di legarla e di domarla in seguito, quello sarebbe stato un altro discorso. Ma in partenza la doveva prendere per quello che era. “Ky-chan, tu mi chiedi l’impossibile” dichiarò alla fine, con un velo di tristezza nella voce.
“Sto solo cercando di aiutarti, Grell” rispose Kyler con gentilezza, dandogli un colpetto su un braccio per confortarlo. “Non è facile, ma sono certo che otterrai quello che vuoi. L’amore alla fine è sacrificio, no? L’ho capito da te, quando ti sei frapposta tra William e Gremory durante lo scontro nonostante le tue ferite. È stato toccante. E anche William è rimasto colpito. Quindi vedi che se vuoi sai mostrare per davvero quello che senti?”.
“Già. Devo dargli tempo e modo di capire meglio allora! E tu mi aiuterai!” trillò il rosso, riacquistando la sua carica. “Terrai occupato Zack-chan in modo che io possa stare sola con Willy. Lo puoi fare, no? Non è difficile!”.
“Certo, a patto che tu non mi chieda di fare qualcosa di imbarazzate!” lo ammonì lui. “Perché se così sarà sappi che ti pianterò in asso”. Era una bugia e lo sapevano entrambi, ma lui si era sentito in dovere di dirla almeno per salvare il suo orgoglio.
“Certo, certo!” fece infatti l’altro con noncuranza, sventolando una mano. “Comunque è stato un piacere parlare con te! Mi sono rinfrescata le idee e adesso so esattamente cosa fare. Devo trovare un momento serio tra me e Willy e far scattare la scintilla! Facile, no? ~”.
“Se lo dici tu…”. Kyler scosse il capo, ma sorrise. Parlare con Grell di quelle cose sì importanti ma già più “normali” gli aveva risollevato il morale. Non avrebbe permesso a Gremory di rovinare la vita che aveva appena riscoperto. Se Zachary si allenava per il loro prossimo scontro lui non voleva essere da meno. E tanto valeva approfittare dell’amicizia che aveva appena costruito. “Grell. Avrei un favore da chiederti in cambio. È importante. Riguarda la mia anima”.
Lo shinigami lo fissò negli occhi e li vide bruciare di determinazione. Un ghigno malizioso gli si aprì sul volto. “Credo di sapere cosa vuoi da me. E sappi che sarò felice di aiutarti” rispose con l’aria di chi la sa lunga, passandogli un braccio intorno alle spalle, complice. “Prepareremo una bella sorpresa per la nostra prossima battaglia, Ky-chan. Vedrai, sarà un’opera d’arte”.

“Di cosa volevi parlarmi, Will?” domandò Zachary quando furono sicuri di essere lontani da orecchie indiscrete. Al contrario della prua, la poppa era davvero deserta. I marinai doveva aver già terminato le loro mansioni lì e quindi gli unici ad occuparla erano loro due. Il demone si andò ad appoggiare alla ringhiera, lo sguardo fisso sul suo interlocutore. Sapeva già quale sarebbe stato l’argomento della conversazione, ma non aveva alcuna intenzione di dare corda all’altro.
“Potresti risponderti da solo” ribatté William, freddo. “Ma visto che so quanto sei capriccioso ti asseconderò e lo dirò io. L’ossessione che stai sviluppando per Gremory è pericolosa. Devi darti una calmata e ritornare lucido, o farai solo il suo gioco”. Si lasciò sfuggire un sospiro e riprese con un tono meno duro. “Ora io capisco che l’umiliazione che hai subito…”.
“No, tu non capisci!” lo interruppe Zack, brusco. L’insofferenza gli scoppiò dentro al solo suono di quelle parole. Non lo voleva neanche ascoltare. Che ne poteva sapere uno come William, che era stato sempre diligente e fedele al suo lavoro? Cosa poteva capire della sofferenza di uno spirito libero che era stato incatenato per secoli? Come poteva immaginare la sua collera e la sua vergogna al sapere che anche l’unico territorio che credeva di aver difeso dalle grinfie di quel bastardo era stato violato? Il moro non poteva capire che cosa significasse essere privato della propria volontà perché non l’aveva mai sperimentato. E poi era uno shinigami e come tale non poteva né sapere né comprendere come funzionava il mondo dei demoni. “Risparmiami il tuo discorso di circostanza, William T. Spears. Non me ne frega niente. Non mi farai cambiare idea. Avrò pace solo quando Gremory sarà morto per mano mia. Non perdonerò chi ha strappato e calpestato il mio libero arbitrio! Pagherà con la vita questo affronto”. Strinse i pugni così forte che le unghie si conficcarono a fondo nella carne, facendo sanguinare i palmi. “Io sono un demone, una creatura senza leggi, senza morale, senza padroni. Gremory ha messo in dubbio la mia stessa natura e si è preso gioco di me, oltrepassando ogni limite. Non chiuderò un occhio su una cosa del genere. Risolverò la questione come si fa all’Inferno. A ogni torto segue una vendetta”.
“Non ti sto chiedendo di dimenticare quello che Gremory ti ha fatto. Non mi permetterei mai. Posso forse non capire cosa provi nello specifico, ma anche io ho un onore a cui tengo e so cosa vuol dire saperlo macchiato” disse con calma lo shinigami una volta che l’altro ebbe finito di parlare. “Il mio non voleva essere un discorso di circostanza. Cercavo solo di dimostrare un minimo di tatto, cosa che mi è costata parecchio considerando che sto parlando con uno sporco demone. Pensavo di poterti trattare con più civiltà visto che ti sei dimostrato diverso dalla normalità della tua razza, ma a quanto pare mi sono sbagliato. Siete tutte uguali nel profondo, voi creature immonde. E sia. Dal momento che non apprezzi il mio sforzo, sarò franco e diretto”. Si sistemò gli occhiali con un gesto quasi irritato ma composto. “Hai tutte le motivazioni per odiare a tal punto Gremory, condivido a mia volta questo tuo sentimento. Ma non posso permettere che tu metta a rischio delle vite, tra cui la mia, solo perché non sai gestire le tue emozioni. C’è un motivo per cui io tengo sempre divisi lavoro e vita privata, ed è appunto questo. Se io mi lasciassi prendere ogni volta dalla rabbia, dall’antipatia o piuttosto dalla compassione, dalla simpatia, non riuscirei ad essere obiettivo e a vedere tutti i pericoli del caso. Se io avessi fatto quello che mi sentivo non mi sarei mai alleato con una creatura come te e saremmo tutti morti. Invece ho accettato di collaborare perché ho analizzato i pro e i contro in maniera distaccata. Se avessi ceduto al ribrezzo che provo per i demoni ti avrei abbandonato da solo contro Gremory come avevi suggerito e mi sarei portato via il ragazzo, lasciando che si creasse un caos perché il tuo mandante non ce l’avrebbe perdonata. Invece sono rimasto lucido e ho analizzato lo stato delle cose, trovando un buon compromesso. Niente incidenti interspecie, una buona possibilità di liberarci una volta per tutte di quel bastardo che ci ha dato tanto da fare e l’occasione di sistemare in modo pacifico la faccenda dell’anima leggendaria. Non male, non trovi?”. Tacque per un istante, scrutando il suo interlocutore che lo fissava con un’espressione impenetrabile. Non era abituato a parlare così tanto, e mai si sarebbe sognato di farlo con una delle creature che odiava, ma quella missione lo stava facendo ricredere su molte cose. E poi, nonostante quello che aveva affermato, quello che aveva davanti non era uno schifoso essere infernale qualunque. “Ora dimmi, Zachary Michaelis o come ti chiami: vuoi veramente mettere in pericolo quel ragazzo a cui incredibilmente ti sei tanto legato? Capisco che ti possa non interessare di me e di Grell, ma quell’umano? Non significa davvero nulla per te? Ho avuto l’impressione che fosse qualcosa di più di un semplice gioco questa volta. E poi ho anche il presentimento che tu stesso sia cambiato. Cento anni fa, quando ci siamo incontrati la prima volta, non saresti mai stato disposto a rischiare così tanto, per nessun motivo. Dimostrami che non è solo un’impressione e che non sei più solo quel moccioso pestifero che ho imparato ad odiare. Dimostrami che sei cresciuto e che sei un avversario degno del mio rispetto”.
Zachary rimase in silenzio, riflettendo sulle parole del moro. William aveva ragione. Con il suo comportamento rischiava di coinvolgere le persone che avrebbe voluto proteggere. Kyler per primo, ma anche gli shinigami. Non voleva che loro corressero più rischi del necessario. Non ci aveva mai trovato gusto ad ucciderli perché lo avevano sempre fatto divertire. William e Grell poi ormai erano importanti per lui. Erano rimasti al suo fianco in un momento di estremo pericolo e l’avevano salvato da Gremory. Non poteva scordarlo. Gli venne quasi da ridere. Un demone che si affezionava non solo ad un umano ma addirittura a degli dei della morte. Quella era la battuta del millennio. Se si forse sparsa la voce all’Inferno lo avrebbero davvero preso in giro per tutto il resto dell’eternità, e lui non avrebbe potuto neanche arrabbiarsi più di tanto. La cosa era assolutamente ridicola anche per lui. Scosse il capo e abbassò gli occhi, tornando serio.
Poi William aveva ragione anche su un’altra cosa. Dopo che Gremory gli aveva imposto il sigillo lui era cambiato, come se inconsciamente avesse saputo fin dall’inizio che cosa era successo. La logica avrebbe preteso che lui si rimettesse in riga dopo quella tortura quasi mortale, mentre lui aveva fatto l’esatto contrario. Era diventato ancora più insofferente nei confronti del suo “capo” e il suo odio era cresciuto insieme alla voglia di liberarsi, anche se fino a quella missione non aveva mai avuto il coraggio di provarci sul serio. Aveva come preso coscienza di sé, più di quanta ne avesse prima, e aveva iniziato a capire che non era tutto solo un gioco. Lo aveva compreso proprio in quell’occasione, solo che quella consapevolezza era diventata manifesta alla sua coscienza solo dopo aver incontrato Kyler. Il ragazzo gli aveva aperto gli occhi con le sue parole testarde, gli aveva rammentato il valore della libertà con i suoi gesti, gli aveva mostrato il potere della volontà e degli ideali. Gli aveva rivelato prospettive a cui lui, con la mentalità chiusa dei demoni, non aveva mai neanche pensato.
Eppure, nonostante tutto ciò, era ancora lì, a crogiolarsi nel suo odio e nella sua sete di sangue, come uno stolto. William aveva ragione, stava solo facendo il gioco di Gremory. Se avesse lasciato che quei sentimenti violenti lo controllassero non sarebbe riuscito ad opporsi al sigillo, ma al contrario avrebbe rischiato di farlo degenerare sempre più in fretta. Doveva restare lucido per affrontare il dolore e il richiamo di quell’oblio oscuro. Se si fosse lasciato dominare dalla collera la sua mente si sarebbe spezzata e lui si sarebbe ritrovato a cercare disperatamente una via per sfuggire al suo tormento interiore. E quella via gliel’avrebbe dato proprio il potere da cui cercava con tanta fatica di liberarsi. Ci era quasi cascato. Di nuovo. Trattenne una risata amara. Non era pronto per affrontare Gremory, era ancora del tutto fuori dalla sua portata. Era troppo immaturo, troppo turbolento per poter tenere testa alla fredda malvagità del suo nemico. Se fosse stato solo sarebbe già perito. Però non lo era. E quello era un particolare che faceva una differenza abissale. I suoi occhi cremisi furono attraversati da un bagliore feroce. Era un anticonformista, un pazzo, uno “tutto strano”, un demone poco demoniaco. Ma se questo significava poter essere libero e avere i mezzi per combattere per quella libertà che gli era tanto cara allora era felice di essere uno “scherzo della natura”, come veniva definito. Era contento di aver lottato invano, di essere stato stupido, di aver sofferto, di aver toccato la morte, di essersi fatto fare la ramanzina da umani e shinigami, di aver subito quel maledetto sigillo. Perché senza quelle esperienze lui non sarebbe mai esistito. Sarebbe stato un altro forse, ma non quello che era ora.
“Hai ragione, Will. Sono stato un idiota avventato a lasciarmi prendere in quel modo. Se non me l’avessi fatto notare l’avrei capito troppo tardi, immagino” ammise dopo qualche minuto di silenzio. “Ho agito senza pensare, come al solito. Solo che stavolta l’istinto mi ha tradito. Non riuscirò mai a fare come fai tu, a separare le emozioni dalla ragione, e non voglio farlo. Noi demoni siamo creature nate dai sentimenti oscuri e come tali non ce ne possiamo separare. Smetteremmo di esistere. E poi non fa per me essere lucido e freddo. Io ho bisogno di divertirmi quando faccio qualcosa. Se no perde senso il fatto stesso di dedicarmici”. Gli rivolse un sorrisetto. “Io sono esagerato, ma tu sei al mio estremo opposto. Chissà, magari se ci influenziamo a vicenda verrà fuori qualcosa di equilibrato”.
“Non fraintendere le mie intenzioni. Il mio discorso aveva lo scopo di evitare rischi inutili. Non significa che io ti abbia preso in simpatia o simile. Non ci tengo a mescolarmi con la plebaia a cui tu appartieni. Non posso sopportare il vostro fetore infernale” specificò William, sistemandosi di nuovo gli occhiali infastidito da quell’ultima frase. Però doveva ammettere di essere sollevato. Il moccioso si era dimostrato ragionevole per una volta e lui gliene era grato. Così era tutto più semplice. “Il mio scopo era ricondurti alla ragione, e questo ho fatto. Mi ritengo soddisfatto. Quindi vedi di non iniziare a prenderti troppe libertà con me. Resta a tuo posto, demone”.
“Sempre affabile e simpatico, non c’è che dire” lo prese in giro la creatura infernale con un sorriso da squalo. “Ma ormai ti ho accettato per quello che sei, Willy. Perché, lo ammetto, stai iniziando a diventarmi simpatico nonostante tutto l’astio che mi porti. E sai cosa ti dico? Che sono contento di aver deciso di giocare con te cento anni fa e di averti fatto quel torto che tu consideri tanto imperdonabile. Per me è acqua passata, te l’ho detto, e ti ho anche chiesto scusa, ma al tempo stesso è anche un avvenimento importante. Perché se non ci fossimo incontrati allora adesso forse non saremmo alleati o, se comunque questa missione ci avrebbe fatto incontrare, il nostro rapporto sarebbe stato decisamente meno proficuo”. ‘E io forse sarei morto’ aggiunse mentalmente. Intrecciò le dita delle mani dietro la nuca. “Perché se tu non mi avessi già conosciuto nei tuoi cari pro e contro non avresti potuto mettere il fatto che come demone sono sopportabile, vero? E quindi forse avresti optato per trattarmi in modo diverso invece di concedermi una possibilità. Perché, considerando questi fatti, continuare a vedere in modo del tutto negativo quel nostro fatidico, primo incontro? Non sono dei buoni motivi quelli che ti ho esposto?”.
William si concesse di fulminarlo con lo sguardo prima di rispondere. “No, per niente. Non riuscirò mai a vedere in modo positivo quello che è successo. Come tu hai detto che io non posso capire la tua umiliazione, così tu non puoi capire la mia. E non puoi farlo proprio perché sei un demone. Ci sono addirittura dei miei colleghi idioti che potrebbero avere qualche difficoltà a comprendere la gravità dell’insulto che mi hai fatto, quindi figuriamoci se puoi capirla tu, che non sei altro che una peste egoista e superficiale quando si tratta di pensare ai sentimenti altrui. Quindi, te lo ripeto, guardati le spalle perché abbiamo un conto in sospeso”.
“Così mi offendi, Will. Dopo che ti ho detto che mi stai simpatico tu mi accusi di essere insensibile nei tuoi confronti?” fece l’altro divertito. “Sei terribile. Attento che potrei, per dispetto, ripetere quello scherzetto poco gentile”.
“Sarò quello che vuoi, Zachary Michaelis, ma tu ti stai di nuovo comportando come un bambino pestifero” gli fece notare lui, glaciale. “E così confermi le mie parole. Non ti conviene provocarmi. Ti ho già detto che il destino del tuo caro umano dipende dal mio buon umore, quindi faresti meglio a comportarti per una volta nella tua vita”.
“E se io raccontassi a Grell e Kyler cosa è successo tra noi cento anni fa che faresti?” lo provocò ancora il demone con il tono più angelico che gli riuscì.
Lo shinigami si irrigidì. “Non ci provare. Se quella storia dovesse uscire dalla tua bocca sappi che alla fine di questa missione al mondo ci saranno non uno ma ben due demoni in meno” lo minacciò impassibile. “E sai che non scherzo”.
“Uff, ormai mi hai minacciato talmente tante volte che non ci credo più”.
“Come ti pare. Sappi che stai commettendo un gravissimo errore, Zachary. Ti ho avvertito”.
“Ma siccome io sono uno sprovveduto imprudente non ho nessuna intenzione di darti retta ~”.
Will trattenne l’istinto di alzare gli occhi al cielo e si voltò, ignorando la provocazione. “Forza, torniamo da quegli altri due prima che Sutcliff coinvolga il tuo protetto in qualche piano folle” disse incamminandosi. “Non voglio immaginare cosa passa per la testa a quell’idiota”.
“Kyler è fin troppo assennato. Per quanto Grell possa insistere non riuscirebbe mai a coinvolgerlo più di tanto” rise Zachary e gli si affiancò. “Ma seriamente, Will, perché non racconti quella storia a Grell? Sono sicuro che non ti prenderebbe in giro! Anzi, secondo me ti capirebbe. In fondo è pazzo di te ~”.
“Ho un’immagine da difendere, al contrario tuo” fu la risposta seccata. “Non so neanche perché sto ancora qui a risponderti. È come parlare al muro. Tu vuoi raccontare quell’episodio, vero? Te lo leggo in faccia”. Lo shinigami posò lo sguardo sul suo interlocutore. Fin dall’inizio della missione aveva avuto la quasi certezza che volente o nolente quella faccenda sarebbe saltata fuori, anche se aveva comunque sperato di sbagliarsi. Ma quando quel moccioso si metteva in testa qualcosa era impossibile fermarlo. Lo aveva capito all’epoca del loro primo incontro. L’unica cosa che lui poteva fare era limitare i danni. “Non c’è nulla che io possa dire o fare per farti cambiare idea, immagino”.
“Esattamente, Will. Non rinuncerei per nulla al mondo ai miei diletti, neanche se questo significasse dover combattere contro di te” cantilenò pacato il demone con un ghigno trionfante. “E prendermi gioco degli shinigami è una delle mie passioni più grandi, lo sai bene. E poi hai detto che avresti fatto qualcosa per in cambio del mio silenzio su quello che è successo prima di cena. Io voglio il permesso di raccontare la nostra storia, Will ~”.
Il moro rimase in silenzio per qualche secondo, la mano che correva nervosamente alla montatura degli occhiali. Poco distante iniziava già a scorgere le figure dei loro due compagni ancora appoggiati al parapetto della prua. Abbassò di nuovo gli occhi sulla creatura infernale che non lo stava più guardando ma gongolava, pregustando il suo nuovo giochetto. Si stava pentendo di aver promesso un patto a quel dannato. Si sarebbe dovuto aspettare un colpo basso da lui. Doveva fare qualcosa per il suo onore. La scelta sofferta era tra un’umiliazione e un’altra, solo che minore. Non riusciva a credere che stava per dire quelle parole. “E sia, demone” si costrinse a parlare, attirandosi lo sguardo stupito dell’altro. “Visto che ti ho promesso qualunque cosa volessi in cambio, permetterò che si racconti cosa successe cento anni fa. Ma sarò io a farlo, in modo che tu non possa manomettere gli eventi per divertirti”.
L’espressione che comparve sul viso di Zachary a quella precisazione fu senza prezzo. Il demone si bloccò, completamente esterrefatto a quelle parole. Era ovvio che non se le aspettava. Poi il suo viso si contrasse in una smorfia un po’ infastidita perché si vedeva sfumare la possibilità di far arrabbiare William sul serio raccontando la vicenda contro la sua volontà, ma subito essa venne sostituita da un sorrisetto interessato. E, Will avrebbe potuto giurarci, nei suoi occhi cremisi passò un breve lampo di ammirazione. “Affare fatto, Willy” trillò allegro. “Sono curioso di ascoltare il tuo racconto…”.

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Salve a tutti!
Ecco finalmente il capitolo -.-“ Spero che sia valso l’interminabile attesa a cui vi ho costretto. Prometto che il prossimo lo posto al più tra una settimana, e questa volta non sforerò con i tempi. Come ho detto è già pronto e aspetta solo la revisione ^^
Finalmente verrete a sapere che ha combinato Zack a William xD Immagino che tutti stavate aspettando di saperlo (spero che dopo averlo letto non decidiate che la storia non vale più la pena di essere seguita però 0.0” sarebbe davvero una tragedia per me T.T). Comunque, spero che la mia idea vi possa piacere. Non è nulla di elaborato o straordinario, ma conoscendo Will…be’, mi sembrava che ci stesse!! Mi farete sapere!
Sto iniziando a smuovere i rapporti tra i nostri quattro improbabili alleati, quindi aspettatevi tante interazioni tra loro nei prossimi capitoli! Spero che vi farà piacere!
Bene, basta con tutte queste speranze adesso…Vi lascio in pace, per stavolta, mi sono attirata abbastanza la vostra ira!!
Un grazie a chi continua a seguirmi nonostante tutto e un ringraziamento particolare a chi ha recensito lo scorso capitolo caroline_t_stein, BeaLovesOscarinobello, Sakura Hikari, e specialmente a rebychan che trova sempre tempo ed energie per me!

A presto!
Mystic la ritardataria (ormai me lo merito il soprannome -.-“)

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Capitolo 15
*** XV Parte ***


Grell e Kyler si voltarono avvertendo dei passi che si avvicinavano, interrompendo subito la loro discussione. Doveva restare tra loro perché di sicuro Will non avrebbe apprezzato quell’ennesimo colpo di testa. Già mal sopportava gli “allenamenti” di Zachary, figuriamoci cosa avrebbe detto se avesse saputo che ora ci si metteva anche l’umano. Il moro notò il loro strano atteggiamento e non ci mise molto a dedurre che quei due stavano nascondendo qualcosa, ma per una volta non vi badò. La sua mente era presa da quello che stava per raccontare e lui si stava sforzando di non pensare al fatto che aveva volontariamente deciso di umiliarsi solo perché a uno stupido demone era tornata la voglia di fare scherzi.
“Voi due, lasciate perdere i vostri piani idioti, qualunque essi siano, e venite. Torniamo in camera” ordinò più glaciale del solito. “Si è fatto tardi”.
I due spostarono lo sguardo dall’espressione dello shinigami moro al sorrisetto compiaciuto del demone che gli stava affianco. A quanto pareva William doveva essere riuscito a far “ragionare” Zack visto che quest’ultimo sembrava tornato sé stesso, ma sentivano che c’era qualcos’altro sotto. Il ghigno della creatura infernale era leggermente più largo del solito. Grell si gettò sul suo capo, che aveva iniziato ad avviarsi in direzione delle loro camere, arpionandogli un braccio e tempestandolo di domande per cercare di carpire cosa si fossero detti lui e la creatura infernale. Ma ottenne solo di venire ignorato. Il ragazzo con gli occhi viola invece si incamminò al fianco del suo protettore, lanciandogli di tanto in tanto delle occhiate preoccupate.
“Qualcosa non va, Kyler?” domandò quello dopo qualche minuto, intercettando il suo sguardo. “Dovresti essere felice, Will è riuscito a farmi capire che mi stavo comportando come un idiota ingenuo. Puoi calmare le tue ansie, non mi farò fregare da Gremory di nuovo. Mi sono sforzato di essere il bravo demone che tu vorresti che io fossi ~”.
“Per quello lo sono, e anzi, sono stupito che William ci sia davvero riuscito. Solo che non mi piace la tua espressione soddisfatta” lo rimbeccò lui sarcastico, ignorando la presa in giro. “Quel tuo dannato sorrisetto significa solo guai, ormai lo so”.
“Oh, ma come siamo prevenuti” ridacchiò Zachary, passandogli un braccio intorno alle spalle. “Io non ho combinato proprio nulla questa volta. Vero, Will?”.
William si voltò solo per lanciargli un’occhiataccia, ma non rispose. Il suo sguardo aveva detto tutto e infatti il sorriso del demone parve vacillare per un attimo prima di ritornare più divertito di prima. Lo shinigami non gliel’avrebbe perdonata facilmente, se ne rendeva conto. Però il rischio del gioco stava proprio in quello. In fondo a lui non erano mai piaciuto i giochi tranquilli e sicuri. Se non rischiava di perdere non trovava gusto nel giocare la sua partita. Kyler osservò quello scambio di sguardi, inquieto. Nonostante le parole della sua guardia del corpo non riusciva davvero a sentirsi tranquillo. Rinunciò però ad insistere. Tanto sentiva che avrebbe saputo presto cos’era successo tra i due.
I quattro erano giunti alle porte delle loro cabine. Il moro fece cenno al demone e all’umano di seguirlo in quella assegnata a lui e al rosso e, una volta che furono tutti dentro, si chiuse la porta alle spalle, facendo passare lo sguardo sui suoi tre compagni e ignorando deliberatamente il ghigno che non accennava a voler lasciare il volto di Zachary.
“Bene, signori. Io e quella pesta infernale abbiamo avuto un’altra discussione alquanto scomoda, dopo che io sono riuscito a riportarlo alla ragione. Cosa di cui mi sono stupito io stesso considerando che si tratta di una creatura completamente priva di buon senso” esordì calmo, anche se il suo tono era pungente. “Però, come ormai sappiamo tutti, quell’essere infimo non accetta le sconfitte e quindi ha deciso che doveva farmela pagare per essere riuscito a fargli capire che è un idiota e che si stava comportando come tale”.
Zack incrociò le braccia sul petto, fingendosi offeso. “Ora non esagerare, Willy. Hai acconsentito per salvarti la faccia almeno in parte” fece cantilenante.
“Questo perché tu non sai mai raccontare le cose come stanno, ma devi sempre aggiungerci del tuo” ribatté lo shinigami, serio. “Comunque. Diciamo che quella bestia infernale si è messa in testa che doveva raccontare come io e lui ci siamo incontrati un secolo fa. E io ho dovuto acconsentire avendogli promesso che avrei fatto qualcosa per lui perché lui tenesse la sua boccaccia chiusa su un certo episodio…”.
“Yeeeeesssss!!” esplose Grell con fin troppo entusiasmo. “Oh, Zack-chan, sapevo che si poteva contare su di te ~”. Si attaccò al braccio del demone e iniziò a strusciarci il viso contro. “Sei il migliore! Mi hai fatto così felice! Vorrei darti un bacio per esprimere la mia riconoscenza ~”.
William alzò gli occhi al cielo, trattenendosi a stento dal colpire in pieno viso il suo sottoposto, mentre Kyler si schiarì rumorosamente la gola, lanciando a Grell un’occhiata infuocata. Il rosso comprese al volo il significato di quello sguardo e si affrettò a staccarsi dalla creatura infernale, ridacchiando nervosamente.
“Ovviamente l’ho detto tanto per dire” disse unendo le punte degli indici e forzando un sorrisetto, mentre l’umano si passava una mano sul volto, esasperato.
Will fece correre lo sguardo tra i due, ma ancora una volta decise di non indagare. Di sicuro la motivazione che stava dietro l’insolito comportamento del suo sottoposto era qualcosa di veramente stupido, come sempre. Preferiva concentrarsi sul racconto che si era ritrovato a dover fare. “Se avete finito di fare gli idioti…” borbottò, sistemandosi gli occhiali. Poi riprese il suo tono freddo. “Dal momento che quel demone”. Come sempre la parola fu sputata con disprezzo. “non saprebbe narrare gli eventi senza rigirarli a modo suo, ho deciso che sarò io stesso a spiegare cosa è successo”. Sollevò una mano per impedire che venissero fatti commenti. “Premetto che sono giunto a questa decisione solo perché non voglio rischiare che si turbi la tregua che abbiamo instaurato. Non posso permettere che degli stupidi battibecchi rischino di impedirci di essere uniti contro il nostro nemico comune”. I suoi occhi verdi scintillarono pericolosamente posandosi sul demone. “Però provvederò a farla pagare a Zachary quando questa storia sarà finita. Su questo non ci devono essere dubbi”.
Zachary avvertì un brivido corrergli lungo la schiena a quelle parole e deglutì impercettibilmente. Di solito le occhiatacce di William non lo sfioravano neanche, ma quel particolare sguardo non poté non impensierirlo. Forse Kyler aveva ragione, era ora che lui imparasse a capire quando era il caso di smettere di tirare la corda o si sarebbe trovato in guai molto seri anche senza il bisogno di tirare in ballo Gremory.
Lo shinigami moro sembrò soddisfatto dalla reazione che aveva ottenuto e proseguì: “Io sono disposto a raccontare quello spiacevole episodio, anche se questo implica il fatto che mi dovrò coprire di vergogna, ma se qualcuno di voi oserà interrompermi senza prima chiedere il permesso farò in modo che questa storia non salti mai fuori”. Questa volta i suoi occhi erano diretti verso Grell, il quale si limitò a rivolgergli un sorrisetto innocente e poco credibile. Sospirò. Almeno quel dannato demone aveva avuto la decenza di smettere di ghignare, anche se sapeva che presto avrebbe ricominciato. Di nuovo la sua mano corse alla montatura dei suoi occhiali. Che la tortura avesse inizio. “Io e il moccioso infernale ci siamo incrociati durante la mia prima missione, dopo che mi ero diplomato all’Accademia per shinigami. In teoria lui non c’entrava niente con quello che ero stato chiamato a fare. Il mio compito era raccogliere l’anima di una giovane nobildonna francese e giudicarla. Normale amministrazione. Almeno finché un demone non si è messo tra me e il mio obiettivo”. Fece una pausa, notando che tutti pendevano dalle sue labbra, Zack compreso. L’umano lo ascoltava in rispettoso silenzio, anche se non riusciva a nascondere l’interesse che gli brillava negli occhi, mentre il suo sottoposto fremeva visibilmente per scoprire cosa era successo dopo. La creatura infernale giocherellava con un filo della sua divisa, ma le sue iridi cremisi non lo lasciavano neanche per un secondo. “Non ero da solo, in quella missione mi era stato affiancato un altro shinigami che poi è stato trasferito un paio di decenni fa. Non è importante parlare di lui, non ha avuto un grosso ruolo nella faccenda. Comunque sia, ci siamo messi ad osservare la vita della nobildonna. La sua morte era prevista nel giro di qualche giorno, ma dal momento che non avevano altri incarichi per noi ci avevano mandato in missione con un po’ di anticipo. La vita del nostro obiettivo procedeva normalmente, tranne che per un piccolo particolare a cui però inizialmente non attribuimmo molta importanza. Tra le amiche della donna c’era una ragazza più giovane di lei di qualche anno che veniva spesso a trovarla e che aveva addosso un odore molto particolare che mi disgustava. Purtroppo all’epoca non aveva ancora incontrato di persona un demone e quindi non fui in grado di riconoscere quel tanfo infernale.
Arrivò la mattina del giorno della morte del nostro incarico. Una giornata come tutte le altre e lei non sembrava presagire per nulla quello che la stava aspettando. In fondo si sarebbe trattato di un incidente, la donna sarebbe dovuta morire cadendo da cavallo al ritorno da una passeggiata con la sua amica più giovane. La seguimmo senza farci vedere per tutto il giorno, aspettando che arrivasse l’ora stabilita, ma proprio nel momento in cui l’evento stava per verificarsi, accadde l’impensabile. Le due stavano rientrando nelle scuderie e il cavallo della vittima si era imbizzarrito come previsto. Lei venne disarcionata, ma, pochi secondi prima che il suo corpo potesse impattare contro il suolo trovando la morte, una figura dai capelli blu apparve dal nulla e la prese al volo, salvandole la vita. Inutile dire che io e il mio collega restammo pietrificati dalla sorpresa. Nessuno poteva interferire con il lavoro degli dei della morte, tranne una categoria di creature particolarmente infime: i demoni”. Il suo sguardo tornò a posarsi su Zachary che lo ricambiò con uno dei suoi sorrisetti.
La creatura infernale interpretò quell’occhiata come un permesso e si inserì nel racconto. “Avevo notato le ombre che seguivano l’amica della mia contraente e non mi ci era voluto molto per comprendere la situazione. Al contrario di William, io avevo già avuto a che fare con gli shinigami parecchie volte” spiegò con un tono divertito. “Il contratto si stava rivelando parecchio deludente, noioso, così decisi che prima di pranzare mi sarei divertito un po’ impicciandomi negli affari dei miei avversari, salvando la persona che sarebbe dovuta morire”. Sul suo volto si aprì un ghigno malizioso. “Oh, e ne è più che valsa la pena ~ Anche perché è stata l’unica cosa veramente interessante di tutta quella storia. Pure l’anima di quella donna non si è dimostrata un gran che alla fine. Ma visto che Gremory voleva che la uccidessi non potevo semplicemente lasciarla perdere e andarmene”.
Il moro gli scoccò un’altra occhiata, questa volta per farlo tacere. “Sul momento nessuno di noi due ha saputo che cosa fare” riprese a raccontare, atono. “Il nostro obiettivo era sorpreso quanto noi dall’improvvisa apparizione, mentre quella che poi si sarebbe rivelata essere la preda della creatura era completamente sconvolta. Probabilmente non si sarebbe mai aspettata che il demone facesse una cosa del genere. Arrivati a quel punto c’era poco che potessimo fare. Dovevamo uscire allo scoperto e reclamare l’anima che ci spettava prima che si creasse un caos burocratico. Decidemmo che il mio collega si sarebbe occupato delle due donne, mentre io avrei dovuto tenere a bada il demone. Quello volse gli occhi nella nostra direzione, ignorando ciò che le umane stavano dicendo, poi lasciò andare la giovane e scappò verso la villa. Capii immediatamente che doveva trattarsi di una trappola, ma il mio collega si era già avviato verso le due, così io fui costretto a inseguire la creatura. La priorità andava ovviamente al recupero dell’anima. Attraversai il giardino e entrai nel maniero, seguendo la puzza che quel dannato si era lasciato dietro. Un odore che non avrei più scordato ora che sapevo che cosa significava”.
Tacque mentre la sua mente veniva invasa dai ricordi di quello che era successo in seguito. Nonostante tutti quegli anni le immagini erano ancora vivide. Ma d’altra parte come avrebbe potuto scordare quel giorno? Riscattarsi da una tale figuraccia era stata veramente dura, soprattutto considerando che quello era stato il suo primo incarico, e gli era costato anche un sacco di straordinari. Per non parlare del fatto che aveva dovuto sopportare per mesi le prese in giro dei suoi superiori. Col senno di poi aveva dovuto ammettere che gran parte della colpa era sua. Se fosse stato più attento di sicuro avrebbe potuto evitare di macchiare in quel modo il suo onore. Ma era stato uno sprovveduto e si era lasciato ingannare da quel ragazzino infernale.
Zachary studiò in silenzio le ombre fugaci che passarono sul viso serio di William. Quello scontro sarebbe rimasto per sempre impresso anche nella sua memoria. E non solo perché gli aveva dato la sicurezza sfacciata che lo aveva poi messo nei guai con Gremory, ma anche perché quel giorno gli aveva lasciato dentro una sensazione strana, come se scontrarsi con lo shinigami gli avesse permesso di iniziare a capire qualcosa di importante. Cosa esattamente lo aveva compreso solo anni dopo, ma lui si rendeva conto che senza quell’episodio forse non ci sarebbe mai arrivato.
I suoi occhi cercarono istintivamente quelli di Will, come per fargli capire i suoi pensieri, e lui si accorse, non senza un minimo di sorpresa, che il moro stava a sua volta tentando di intercettare il suo sguardo. Un sorriso si aprì sul volto del demone. In fondo era inevitabile visto che entrambi si stavano perdendo negli stessi ricordi.

L’enorme sala da pranzo sembrava apparentemente deserta. La tavola era elegantemente apparecchiata per la festa che avrebbe dovuto tenersi di lì a poche ore e vasi e corone di fiori freschi decoravano tutto l’ambiente, spandendo il loro profumo nell’aria. Ma lui riusciva comunque a percepire la puzza del demone che sporcava il delicato aroma dei petali colorati. Quella creatura immonda era lì da qualche parte, percepiva la sua presenza più che chiaramente. Gli occhi verdi di William percorsero tutta la sala con attenzione, scrutando ogni angolo, ogni leggero movimento, ma del suo avversario sembrava non esserci neanche l’ombra. Dannazione, a quanto pareva quella bestia voleva giocare a nascondino. E per di più la situazione assomigliava sempre di più a una trappola. Fece qualche passo circospetto verso il centro della stanza. Dove si era cacciato?! Non era neanche riuscito a vederlo bene in faccia. Era accaduto tutto troppo in fretta. Eppure era certo che…
Una risatina lo fece volare di scatto, interrompendo i suoi pensieri. Il suo nemico era appoggiato ai battenti ora serrati della porta che si apriva sul salone e lo guardava con un ghigno divertito. Aveva l’aspetto di un ragazzino di quindici o sedici anni, i capelli di un innaturale blu intenso e gli occhi cremisi tipici di quelli della sua razza. La sua espressione era divertita e sulle sue labbra era dipinto un ghigno feroce che stonava con i suoi lineamenti ancora acerbi.
“Oh, sei nei guai ora, shinigami” lo prese in giro il demone, staccandosi dalla porta e facendo un passo verso di lui, le braccia incrociate sul petto. “Sarai costretto a divertirti con me. Speravo che uno di voi mi seguisse e infatti eccoti qui ~”. Sul volto di Zachary il ghigno allargò alla vista del lampo spaesato che attraversò gli occhi dell’altro. Doveva essere un novellino e a giudicare dalla sua espressione quella era la prima volta che si trovava di fronte una creatura come lui. Interessante. Lo studiò attentamente. Atletico, più alto di lui di diversi centimetri, attraente anche, portava i capelli neri corti e indossava la solita divisa di ordinanza degli shinigami. Ma quello che lo incuriosiva di più erano quei gelidi occhi verdi. Distaccati e calcolatori. “Come ti chiami, shinigami?”.
“William T. Spears” rispose il dio della morte, glaciale. Trovarsi faccia a faccia con quella creatura lo aveva inizialmente spiazzato, soprattutto per via dell’aspetto giovane, ma si era ripreso quasi subito. Era lì per fare il suo lavoro e ciò includeva anche eliminare gli ostacoli che si frapponevano tra lui e la riuscita della missione. “Ricordatelo bene, demone, perché sarà l’ultimo che udirai”.
“Oh, ma come siamo seri! Sto tremando di paura. Dovresti rilassarti, in fondo siamo qui per giocare!” rise il demone canzonatorio. “William è troppo lungo…Credo che ti chiamerò Willy!”. Il suo sorriso prese una piega maliziosa. “Io sono Zachary, piacere di conoscerti. Mi spiace correggerti, ma sarai tu quello che dovrà ricordarsi il mio nome, caro Willy. Perché sono quello che ti costringerà a tornare al tuo ufficio con la coda fra le gambe!”.
Il moro fece una smorfia irritata sentendo il soprannome. Era lo stesso modo in cui a volte lo chiamava quell’idiota Sutcliff. Non lo sopportava. “Questo è tutto da vedere, demone Zachary. Se fossi in te io mi laverei via quel ghigno compiaciuto e mi concentrerei sullo scontro” disse, senza raccogliere la provocazione, facendo comparire la sua death scyte. “Altrimenti sarò costretto a farlo io stesso”.
Zack non poté trattenere un’altra risata a quelle parole. Certo che quel novellino ne aveva di grinta. Per essere la prima volta che vedeva un demone, perché aveva il presentimento che fosse così, non si era lasciato impressionare né spaventare come altri avevano fatto prima di lui. Si sarebbe divertito parecchio con lui. Forse con quello scontro avrebbe rischiato di rimetterci la cena, ma poco gli importava. Preferiva del sano divertimento a una stupida anima. Di quelle ne era pieno il mondo, mentre i buoni passatempi erano decisamente più rari. E poi avrebbe potuto tornare ad uccidere quell’umana anche più tardi. Gremory gli aveva detto che voleva eliminarla, della sua anima poteva farsene quello che voleva, mangiarsela o lasciarla agli shinigami. Al suo “capo” non importava. “Mi piaci, Willy” commentò sincero ma senza abbandonare il suo tono provocatorio, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi mentre le sue unghie si allungavano. “Sono curioso di vedere come te la cavi a combattere! Cerca di non deludermi, mi raccomando! Mi aspetto un bell’intrattenimento da te!”. E senza preavviso di scagliò sullo shinigami.
Quest’ultimo fu costretto a fare un salto all’indietro, schivando per un soffio gli artigli argentei della creatura. Non si aspettava un attacco così improvviso. Era dannatamente veloce. Parò il secondo colpo, che lo costrinse a stringere più che poteva le dita intorno al manico della sua arma. E anche dannatamente forte. Ma che cosa si aspettava da un demone, d’altra parte? Quegli esseri infimi sapevano essere delle vere seccature, i suoi colleghi più esperti lo avevano avvisato. Un pensiero lo colpì. Zachary. Quel nome gli era familiare. Schivò un altro paio di attacchi e poi rispose, riuscendo ad introdursi nella guardia avversaria, la lama della sua death scyte che arrivava a sfiorare la stoffa dei vestiti del suo nemico.
I due si separarono, studiandosi. Lo shinigami si stava sforzando di capire doveva aveva già sentito nominare il demone, mentre quest’ultimo si limitava a guardarlo divertito. A quanto pareva stava solo giocando con lui come aveva dichiarato, senza impegnarsi sul serio. Chissà cosa aveva in mente di fare.
“Qualcosa non va, Willy?” lo provocò Zachary con uno dei suoi sorrisetti. “Mi sembri un po’ distratto. Non è molto conveniente, sai? Il nostro è un gioco pericoloso. Non vorrei che tu finissi per farti troppo male ~”.
“Non sono distratto, demone. E non chiamarmi Willy” gli rispose brusco il moro, sforzandosi di ignorare la provocazione, ma il suo tono tradiva la sua irritazione. “Piuttosto, il tuo nome non mi è nuovo. Ma sono certo che non ci siamo mai incontrati. Non avrei mai potuto scordare il tuo fetore”.
“Ehi! Attento a come parli!” esclamò la creatura infernale, offesa. Che diamine?! Lui non puzzava. Era il suo odore naturale, l’odore dell’Inferno, e non era per nulla cattivo. Anzi, la maggior parte degli umani che aveva incontrato ne era rimasta affascinata. In fondo era l’odore della tentazione. “E mi sembra ovvio che tu abbia già sentito il mio nome visto tutti i guai che ho dato ai tuoi colleghi negli ultimi secoli”.
Un lampo di comprensione attraversò le iridi smeraldo del dio della morte. Ma certo. Doveva essere quel demone di cui aveva letto nei rapporti. Quel moccioso non faceva altro che mettere le sue zampacce negli affari del Dipartimento e combinare guai che poi loro erano costretti a risolvere. Da quanto aveva capito non lo faceva per odio o per un motivo preciso, l’unica cosa che gli interessava era prenderli in giro. Lo aveva dichiarato lui stesso durante uno scontro. Li trovava divertenti. “Ah, ma certo. Sei quella peste infernale che ci ha costretto a compilare pile e pile di rapporti” fece, il tono pieno di ribrezzo. “Il moccioso che cerca sempre qualcosa con cui riempire la sua esistenza priva di scopo. Perché, invece di continuare ad infastidirci, non fai un favore a noi e a te stesso e non ti lasci ammazzare? Tanto prima o poi la tua noia prenderà il sopravvento e tu non sarai più in grado di scacciarla! Ma forse queste mie parole non hanno per te il minimo senso. Che ne può sapere un demone del valore dell’esistenza? Voi non fate altro che giocare con la vita senza neanche capirne l’importanza. Esseri insulsi!”.
Quelle parole turbarono profondamente Zachary, ma lui non poteva negare. La sua vita non aveva un senso e per di più lui era costretto a servire un bastardo che odiava. Passava i suoi giorni a lavorare per lui o ad aggirarsi tra gli umani, senza interessarsi veramente a loro, sperando solo di incontrare qualcuno che potesse rivelarsi interessante. Aveva stretto decine di contratti a vuoto, giocando con le sue prede e quasi sempre lasciandole poi libere di continuare le loro miserabili esistenze. Aveva trascorso anni interi a vagare senza meta nelle lande infernali, cercando di distrarsi nell’attesa di una nuova missione. Però non gli era mai passato per la testa che un giorno non sarebbe più riuscito a riempire quel vuoto. Aveva davanti l’eternità, lo sapeva, ma anche quel concetto era impalpabile per uno come lui che viveva alla giornata. Il passato, a parte alcuni ricordi che gli erano cari, e il futuro non avevano mai contato molto per lui. E allora da dove venivano quel fastidio e quella sensazione di spreco?
Non sapendo come ribattere e soprattutto irritato da quelle sensazioni, decise di tornare all’attacco invece che rispondere. Lo shinigami doveva aver capito di aver fatto centro perché nei suoi occhi era passato un lampo soddisfatto. Gliel’avrebbe fatta pagare. Nessuno poteva permettersi di prenderlo in giro fino a quel punto. Scattò in avanti, simulando un assalto diretto al petto del suo avversario. Quello fu preso alla sprovvista, ma reagì in fretta, frapponendo tra il suo corpo e gli artigli argentei che lo minacciavano la death scyte. Il demone cambiò all’ultimo momento la direzione del colpo e lo colpì in pieno petto con un pugno, facendolo arretrare di parecchi metri.
William ci mise qualche attimo per riprendersi ma non ebbe quasi il tempo di rialzare lo sguardo perché l’altro gli fu di nuovo addosso. I colpi arrivavano dalle direzioni più disparate, costringendolo sulla difensiva senza dargli la possibilità di reagire. Alla fine riuscì a colpire il demone con la death scyte, spingendolo lontano da sé e subito ne approfittò per lanciare un attacco a distanza. Sul volto di Zachary comparve un ghigno famelico e vittorioso. Proprio quello che voleva ottenere. Saltò sul bastone dell’arma e lo percorse in un lampo. Le unghie della sua mano sinistra si ritrassero e, quando fu davanti allo shinigami, lui afferrò gli occhiali di William prima che questo potesse anche solo reagire, strappandoglieli dalla faccia e poi allontanandosi per riprendere la distanza di sicurezza.
Il moro sbatté le palpebre per qualche attimo, mentre la sua mente analizzava quello che era appena successo. Quando finalmente capì un’espressione orripilata comparve sul suo volto. “Dannato! Restituiscimi subito i miei occhiali!” urlò irato facendo un passo avanti, ma ottenne solo di andare a sbattere conto il tavolo, facendo cadere un paio di piatti. Non riusciva a vedere quasi nulla. La sala si era ridotta a macchie di colore sfocate e lui non aveva il minimo senso della profondità. Quel dannato lo aveva fatto apposta. I suoi attacchi servivano solo a distrarlo e lui ci era cascato. Doveva trovare il modo di riavere indietro quegli occhiali e doveva farlo al più presto. Ma come?
“Se no cosa mi fai, shinigami?” fece il demone, sarcastico. Il suo tono era pungente. “Mi sono sempre chiesto quanto foste ciechi senza questi cosi, e devo dire che avete la vista più povera di quello che mi aspettavo”. Rise sinceramente divertito quando l’altro in uno scatto di irritazione fece cadere un vaso. “Sei uno spasso, Willy, davvero! Poi vederti barcollare così è la fine del mondo!”. Si avvicinò a lui da dietro e gli diede uno spintone, facendolo quasi finire sul pavimento.
“Maledetto bastardo!” esclamò William, sempre più in collera, voltandosi subito, ma la creatura infernale si era già allontanata. Cercò di orientarsi seguendo la voce del suo nemico, ma era chiaro che quello si spostava di continuo per impedirgli di capire dov’era veramente. Strinse i pugni. Lo sentiva ridere dei suoi tentativi visibilmente patetici di riprendere il controllo della situazione. Maledizione. E ora cosa avrebbe dovuto fare? Se già faceva fatica a tenergli testa avendo gli occhiali, senza era totalmente impotente. Quel moccioso era molto più furbo di quello che sembrava e soprattutto al di là del suo atteggiamento infantile c’era una vena di malizia vendicativa che lui non aveva considerato. Una folata d’aria alle sue spalle lo riportò al presente. Quel dannato aveva aperto una finestra. Se ne stava andando?! E con i suoi occhiali per di più?!
“Sai, Willy, mi piacerebbe restare qui a giocare con te” disse la voce del demone alla sua destra. “Ma il tuo collega sta arrivando e io devo finire un lavoro che mi è stato affidato. Anche io ho dei “superiori” a cui rispondere purtroppo”. Si udì il rumore di qualcosa di leggero che cadeva a terra e poi quello dei vetri rotti. “Alla prossima, Willy! Non mi scordare, mi raccomando!”.
Il moro non tentò neanche di seguirlo. Aveva smesso di prestargli attenzione quando aveva udito il secondo suono. Era impallidito di colpo. Aveva capito subito quello che quel dannato aveva fatto. Si avvicinò a tentoni al punto dove il demone era stato fino a pochi secondi prima e le sue dita raggiunsero i frammenti delle lenti di quelli che una volta erano i suoi occhiali. Non ci poteva credere. Quello era il peggior insulto che si potesse fare a uno shinigami. Gli aveva rotto gli occhiali. Glieli aveva presi con l’inganno e poi li aveva schiacciati senza ritegno sotto quelle sue dannate scarpe, ridendo di lui e della sua dignità. La rabbia gli esplose dentro, incontrollabile. Non glielo avrebbe mai perdonato. Mai. Quell’essere insulso meritava solo di morire per mano sua. Balzò in piedi, furioso. “Zachary, dannato!” gridò, la voce piena di astio. “La prossima volta che ci vedremo ti ripagherò per l’onta che mi hai versato addosso! Io, William T. Spears, mi prenderò quella tua insensata esistenza infernale, fosse l’ultima cosa che farò! Ricordatelo, maledetto schifoso!”.
Si affacciò alla finestra. Sapeva che il demone era ancora in zona, percepiva ancora il suo odore, ma seguirlo sarebbe stato inutile. Avrebbe anche potuto essere a pochi metri di distanza e lui non lo avrebbe visto.
“Spears!”. La voce del suo collega lo costrinse a voltarsi. L’altro shinigami dovette notare subito gli occhiali rotti perché si lasciò sfuggire un suono sorpreso. “Che diamine…?”.
“Lascia perdere. Vieni qui a darmi una mano, piuttosto” ordinò lui, perentorio. Quando l’altro fu vicino gli afferrò un braccio. “Hai fatto quello che dovevi?”.
“Sì” fu la risposta incerta. La rabbia negli occhi di William avrebbe spaventato chiunque.
“Allora andiamo. Ho bisogno di un dannato paio di occhiali nuovi”.
Quando i due furono usciti, Zachary saltò giù dal lampadario su cui si era accovacciato, un sorrisetto stampato sul volto. Che spasso. Erano decenni che non si divertiva così. Will gli piaceva sul serio, non vedeva l’ora di scontrarsi di nuovo con lui. Raccolse la montatura deformata e la fece scivolare nella tasca interna della sua giubba. “Me ne ricorderò sicuramente, William T. Spears” mormorò scavalcando il davanzale. “Sento che ci incontreremo di nuovo, e sarà una grande occasione…”.

“Questa è la storia del nostro primo incontro” concluse William, trattenendo a stento uno sbuffo. Che umiliazione. Si sistemò gli occhi per l’ennesima volta. Ogni volta che ci ripensava non poteva fare a meno di toccarsi la montatura, come per assicurarsi che fosse ancora lì, atteggiamento che con gli anni aveva finito per diventare un vero e proprio tic. “Una volta tornato al Dipartimento sono stato sospeso per una settimane e ho dovuto usare per quel lasso di tempo gli occhiali delle reclute dell’Accademia”. I suoi occhi erano fissi sul muro e non si azzardavano a toccare i presenti. “È stato frustrante e vergognoso. Gli occhiali rappresentano tutta l’essenza di quello che è uno shinigami e vengono dati solo a chi è capace di capire il valore che ha ogni vita che togliamo. Rompendoli Zachary ha mandato in frantumi non solo il mio orgoglio, ma anche tutto quello che sono. Ricostruirlo non è stata un’operazione semplice”.
Il silenzio calò nella stanza per circa un minuto, poi Kyler, senza preavviso, tirò un pugno in testa al suo protettore, cancellando il sorrisetto che quest’ultimo aveva sul volto.
“Ahia!” esclamò il demone preso alla sprovvista, massaggiandosi il capo. “Ehi, che diamine ti è preso?! Perché mi hai colpito?! Che ho fatto?”.
“E hai anche il coraggio di chiederlo?” esplose il ragazzo, irritato. “Sei un bastardo insensibile e lo sei sempre stato! Ti sembrano scherzi da fare?! Ora capisco perché William ce l’ha tanto con te! Gli hai fatto il peggiore dei torti!”.
“Sono un demone, è normale che io non comprenda certe cose. Me lo disse Will stesso quel giorno, durante il nostro scontro” rispose lui, piano. “Io penso solo a trovare modi per scacciare la noia e fare quello che voglio, tutto qui. Che me ne importa della vita e dell’orgoglio?”.
“E invece te ne importa eccome, Zachary Michaelis” lo contraddisse William, fissando il suo sguardo su di lui e sorprendendo tutti. “Ci ho messo anni a capirlo e la conferma l’ho avuta solamente durante lo scontro con Gremory. Tu mi hai fatto quel torto per ripicca contro le mie parole. Il tuo è stato un modo tremendamente infantile di dirmi che ti avevo ferito quando ho detto che la tua vita era vuota e priva di senso e che tu non capivi il valore dell’esistenza. All’epoca non sapevo di Gremory e del guaio in cui ti eri cacciato. Ma neanche tu allora lo sapevi davvero come non conoscevi il vero motivo della tua rabbia davanti alle mie affermazioni. Adesso è chiaro ad entrambi”. I suoi occhi verdi andarono ad immergersi in quelli cremisi di Zachary. “Questo è anche il motivo per cui ho deciso che non posso ucciderti. Se tra i demoni ne esiste uno che può passare da “essere infimo” a “essere infimo che capisce qualcosa” quello sei tu e me lo hai dimostrato con la tua volontà di combattere per la libertà della tua vita e di voler difendere l’esistenza di Kyler”.
Il demone si affrettò ad abbassare lo sguardo, sentendosi arrossire vistosamente a quelle parole. Erano un complimento, anche se molto velato. E sentirlo dalla bocca di Will rendeva le cose ancora peggiori. “È vero, me la sono presa perché stavi dicendo la verità, ma mi sono reso conto del vero peso di quella verità solo dopo che Gremory mi ha impresso il sigillo” ammise, imbarazzato. “La mia vita non aveva uno scopo, un senso. E ciò mi spaventava. Così ho deciso di iniziare a cambiare e mi sono posto un obiettivo. Ho iniziato a pensare al futuro e a smettere di vivere in un eterno presente. Ma ho dovuto vedere la morte per capirlo”. Rise amaramente. “Un po’ come voi shinigami durante l’esame finale. Vedendo una vita lottare per non morire imparate a rispettarla. Io, un demone che ha visto infinite volte quello spettacolo, ho dovuto recitare la parte in prima persona e provare sulla mia pelle quell’attaccamento disperato per arrivarci”. Si lasciò sfuggire un sospiro. “Capisco anche l’umiliazione che ti ho provocato, te l’ho già detto due volte e lo ripeto. Ma ora sta a te ammettere che sai perché non me ne sono pentito”.
“Perché è stata quell’esperienza a darti la possibilità di capire il valore dell’esistenza di cui ti avevo parlato” sospirò a sua volta Will. “Che razza di idiota che sei, Zachary Michaelis”. Incrociò le braccia sul petto. “Però anche io ho capito una cosa dal nostro incontro. Che non esiste una regola generale che valga per tutti i casi. Per quanto odi i demoni devo ammettere che, come ho detto,  esiste qualche esemplare che non si adatta allo stereotipo e che può essere tollerato. Ho capito subito che eri diverso dallo stereotipo e ne ho avuto la prova quando più avanti ho incontrato i tuoi simili”.
Zack sorrise sincero, tornando a sollevare lo sguardo e sorprendendo sé stesso con la sua reazione. Dannazione, gli stava capitando sempre più spesso. Avvertì Kyler passargli un braccio intorno alle spalle e vide i suoi occhi viola brillare. Non poteva essere una cosa tanto brutta in fondo. Tanto come demone era già un disastro, non è che gli cambiava qualcosa avere una stranezza in più.
Anche l’espressione dello shinigami parve farsi meno dura per un attimo. Poi il suo sguardo lasciò il demone per posarsi sul suo sottoposto che lo fissava con gli occhi sgranati. “Grell Sutcliff, se devi dire qualcosa fallo e basta” ordinò freddamente. “Odio essere fissato”.
Il rosso avvampò e in un attimo gli fu addosso. “Oh, Will! ~ Che figo che sei! Ah ~” trillò estasiato. “Hai ingoiato il tuo orgoglio e ci hai raccontato la vostra storia! Che uomo coraggioso e integerrimo! E tutto restando glaciale come tuo solito! Sei stato magnifico!”.
“D-Davvero?” si lasciò sfuggire il moro, stupito, strappando una risata a Zachary che lui però ignorò. Quella reazione era l’ultima cosa che si aspettava. Certo, non aveva mai pensato che Grell gli avrebbe riso in faccia, ma aveva creduto di ottenere almeno qualche frecciatina. E invece il suo sottoposto lo guardava ammirato e adorante. Sentendosi quasi arrossire, lo scostò, anche se titubante. Che diamine gli prendeva?
“Certo! Un vero uomo deve sapere anche affrontare le sue debolezze e il modo in cui lo fai tu mi fa venire i brividi! ~” esclamò Grell più convinto che mai, tornando ad arpionarsi al braccio del suo capo. Rabbrividì di piacere. Non solo aveva finalmente saziato la sua curiosità, ma aveva rivisto per un attimo lo Will dei tempi dell’Accademia. Freddo e scostante, ma anche un po’ più timido e pronto ad ammettere che le regole non erano tutto, che si poteva sempre romperle e fare un’eccezione. Semplicemente adorabile. Per non parlare del fatto che le aveva riportato alla mente un altro episodio particolare avvenuto durante quell’esame. Il solo pensiero la faceva sciogliere. E poi quel lampo che aveva illuminato gli occhi del suo futuro capo quando avevano preso l’anima del loro obiettivo alla fine dell’esame era tornato quando il moro aveva ammesso di aver imparato qualcosa dal suo scontro con Zachary. William era orgoglioso ed introverso, ma sapeva anche ammettere i suoi errori. Si sentiva fiera dello shinigami che il suo superiore era diventato. “Oh, Will…Sposami!”.
William si affrettò a dargli uno spintone per evitare che l’altro cercasse di baciarlo. Sempre il solito idiota. “Grell Sutcliff! Mi pareva di averti detto che non sopporto le tue avanches” lo apostrofò, ma mancava il disprezzo che aveva usato prima di cena. In compenso gli rifilò un calcio in pieno petto spendendolo con la faccia contro il muro, incurante delle sue ferite. Si era trattenuto troppo a lungo dal farlo, aveva superato il suo limite di sopportazione. “Ti faccio trasferire in Antartide appena torniamo in ufficio”.
Il rosso si accasciò sul pavimento, ignorando le sue minacce e lasciandosi sfuggire un gemito di dolore ma non solo, che fece alzare gli occhi al cielo al suo capo. “Oh Will, sì! ~ Questo è l’uomo rude e violento che mi fa impazzire!” sospirò estatico, lanciando uno sguardo infuocato all’altro shinigami. “Mi mancavano i tuoi colpi! Anche se potevi evirare di infierire sul mio viso!”.
“Cosa mi tocca sentire…” borbottò quello, voltandosi, mentre Zachary rideva come un pazzo e Kyler scuoteva il capo senza però riuscire a trattenere un sorriso a sua volta.
“Che coppia…” commentò il ragazzo, senza sapere bene se essere esasperato o divertito. Però doveva ammettere che i due dei della morte si compensavano meravigliosamente a vicenda. Il gelo di Will si scontrava con l’iper reattività di Grell e i suoi atteggiamenti controllati con il modo di fare istintivo e passionale dell’altro. Probabilmente il moro sarebbe stato l’unico capace di insegnare al rosso un minimo di autocontrollo e quest’ultimo il solo in grado di costringere il suo capo a sciogliersi un poco. Sempre che ciò fosse possibile.
“Bene, se avete finito di fare gli idioti, direi che ciascuno di noi può ritirarsi nella propria cabina” disse Will. Era chiaro che li voleva tutti fuori dai piedi. “Non ci siamo ancora ripresi dallo scontro e un po’ di sonno farebbe bene a tutti, te compreso, demone. E poco importa se voi esseri infimi lo considerate come una specie di lusso. Visto che ne hai l’occasione conceditelo”.
“Ma io non ho sonno, Will!” si lagnò Grell sbuffando. “Ho dormito per ore tra ieri e oggi!”. Sul suo volto si aprì un sorrisetto malizioso. “Non possiamo fare qualcosa di più divertente io e te?”.
“Tu non avrai sonno, ma io sono ancora stanco visto che non ho avuto la possibilità di riposarmi come si deve” ribatté il suo capo con un tono che non ammetteva repliche. “Se non vuoi dormire sei libero di stare sveglio, ma va a fare altro fuori da questa cabina”.
Il rosso sbuffò di nuovo, ma decise di non ribattere. Tanto sapeva che William sarebbe stato irremovibile. E poi non voleva rischiare di irritarlo di nuovo dopo la storia del bacio visto che il suo capo sembrava non avercela più con lui. “Come vuoi…” mormorò poco contento. Poi si rivolse agli altri due. “Voi due che cosa avete intenzione di fare?”.
“Io seguirei l’esempio di William” rispose Kyler alzandosi e stiracchiandosi. Si era reso conto solo in quel momento di essere ancora stanco nonostante tutte le ore che aveva passato in stato di incoscienza. Usare il potere della sua anima lo aveva sfiancato. E lui avrebbe dovuto essere in forze se lui e Grell volevano applicare la sua idea. “Penso che andrò a dormire anch’io”.
“Io invece non ne ho nessuna voglia” fece Zachary, mettendosi a sua volta in piedi. Aveva pensato di riprendere il suo allenamento, ma di sicuro il rosso avrebbe insistito perché passassero quelle ore insieme, tanto per non annoiarsi. “Se vuoi ti tengo compagnia, Grell”.
“Oh, sarebbe fantastico, Zack-chan! ~” trillò lo shinigami, passandogli un braccio intorno alle spalle. “Vedi che se vuoi puoi essere un gentiluomo anche tu?”.
“Bene, se siete a posto, ora uscite” li interruppe William, brusco. “Vorrei coricarmi”.
I tre si affrettarono a fare come veniva loro detto per non incorrere nelle ire del moro. Era chiaro che Will doveva essere ancora irritato per essere stato costretto a raccontare la storia del primo incontro suo e di Zachary e loro non ci tenevano a peggiorare il suo umore. Kyler augurò la buonanotte agli altri due e si chiuse in camera, deciso a mettersi a sua volta a dormire, mentre il demone e lo shinigami con i capelli rossi si incamminarono in direzione del ponte.
“Sai, Grell, credo che approfitterò della situazione per chiederti una cosa che mi gira in testa da un po’…” disse Zack mentre si avviavano lungo i corridoio bui.
“E sarebbe?” domandò Grell, sistemandosi una ciocca di capelli.
“Come mai conosci mio fratello. Lui non è come me, di solito sta alla larga dagli shinigami e quindi il fatto che vi conosciate mi lascia un po’ perplesso. E già che ci siamo mi piacerebbe che mi dicessi come se la passa”.
Sul volto del dio della morte comparve un ghigno malizioso. “Oh, io sono sempre più che contenta di parlare del mio Sebas-chan! ~” disse con aria sognante. “E in cambio tu potresti raccontarmi qualcosa in più su quel demone tanto affascinante! Siete fratelli in fondo, no?”.
La creatura infernale scosse il capo con un sospiro. Avrebbe dovuto aspettarsi una richiesta del genere. Ora avrebbe dovuto rispondere a un sacco di domande fuori luogo. Un sorrisetto si aprì anche sul suo volto. Ma se si trattava di compromettere suo fratello lui lo faceva molto volentieri.

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Salve a tutti!! ^^
Lo so, sono in ritardo di qualche giorno rispetto a quello che avevo detto, ma rispetto al mio solito direi che è un netto miglioramento!
Zack: Non ci credo, sei riuscita ad aggiornare in ritardo pur avendo il capitolo pronto…sei incredibile…
Mystic: sei tornato a rompere? Cos’è, visto che Will ti ha guastato parte del divertimento vieni a rifarti con me?? Comunque c’è un motivo per il mio ritardo, a parte impegni scolastici vari!
Zack: Fammi indovinare, avevi paura che la tua idea per quello che sarebbe successo tra me e William non fosse abbastanza buona!
Mystic: …Ti odio, Zack -.-“
Zack: *ridacchia* lo so!
Mystic: …E la cosa peggiore è che ho ancora quel timore *sigh* me lo diranno i lettori! >.< Comunque sia! Perdonate il lieve ritardo e spero che il capitolo vi sia piaciuto!! Per favore fatemi sapere cosa ne pensate!!
Zack: E se fa schifo ditelo apertamente!
Mystic: *lancia Zack fuori dalla stanza* Zitto tu! I ringraziamenti! Come sempre un grazie a chi continua a leggere, seguire/preferire/ricordare la storia. In particolare un abbraccio a Sakura Hikari e Rebychan per aver recensito il capitolo! Mi stimolate moltissimo con i vostri splendidi commenti!
Alla prossima! (tra circa due settimane, se riesco anche prima!)
Mystic

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