Happy Again

di Ed_GiveMeLove
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***
Capitolo 3: *** 3. ***



Capitolo 1
*** 1. ***


1.

 -sbrigati Hannah siamo in ritardo- esclamò Isabel dal piano di sotto.
Ed eccomi qua, ancora una volta con le valigie,sono pronta per una nuova casa, una nuova famiglia e nuovi problemi.

-eccomi, sono pronta, dove andrò questa volta?- dissi con un pò di malinconia.
-volevo scusarmi, mi dispiace veramente tanto di non averti trovato la famiglia giusta, non ha funzionato-
Già, non aveva proprio funzionato.Sono stati gli anni peggiori della mia esistenza e finalmente me ne ero andata.

-Non è colpa tua,non preoccuparti, sono abituata ormai- in fondo le ero affezionata, era l'unica persona che era rimasta con me sin da...bhe praticamente da sempre, da quel giorno in cui ero stata abbandonata.Non sapevo molto dei miei genitori naturali.Mia madre aveva lasciato solo un biglietto a Isabel:

So che abbandonarla non è la cosa giusta da fare, ma per la mia bambina voglio il meglio e questo non include me.
Voglio che almeno lei si goda la vita, proteggete la mia Hannah.
Grazie di cuore.
Giselle


diceva solo questo.
Già, si chiamava proprio Giselle, come la principessa nel film 'Come d'incanto'. Da piccola, dopo aver visto quel film, me la immaginavo proprio come una principessa e speravo che un giorno sarebbe sbucata fuori da un tombino con un meraviglioso abito bianco per poi portarmi via e vivere in un meraviglioso castello, e perchè no...anche con uno scoiattolo parlante come amico.Purtroppo non era mai arrivata
Isabel, la mia assistente sociale, aveva promesso a mia madre che mi avrebbe trovato una famiglia ed ormai era da 17 anni che ci provava.
Un solo anno e sarò libera.
Di mio padre non ne so niente,o almeno nessuno me ne aveva mai parlato.

-Già, ma ho una bella notizia per te- detto questo mi sorrise, poi si avvicinò e mi tolse dalle mani la valigia.
-questa te la porto io, ma ora sali in macchina che devo raccontarti un po di cose-
Non sapevo se essere felice o avere paura di quello che mi avrebbe detto.

Una volta sistemata la valigia nel bagagliaio,salimmo in macchina.
Faceva veramente freddo qua a Londra per essere quasi primavera.
Si girò verso di me e mi prese una mano tra le sue, erano così calde, mentre le mie erano gelide, neanche fossi un vampiro.
-Sai, mi sono veramente affezionata a te, e forse ti ho trovato una vera famiglia con cui stare, si trova a Halifax-
Halifax?! non potevo cambiare ancora scuola! è così frustante sentire ogni volta gli occhi puntati su di me e poi che diavolo di nome è Halifax?!

-Perchè devo cambiare città?Dovrò farmi nuovi amici...sai che non sono brava in questo-abbassai lo sguardo, non riuscivo a guardarla negli occhi troppo a lungo, forse per la tristezza che appariva o forse perchè erano azzurri, troppo azzurri.
Non so perchè ma da sempre gli occhi azzurri mi avevano fatto un certo effetto, quasi mi ipnotizzavano.Restavo a osservare attentamente le sfumature finche non cedevo e abbassavo lo sguardo.

-Tranquilla, non sarà difficile farti degli amici questa volta,vedi... sono riuscita a rintracciare un'amica di tua madre-
Un'amica di mia madre?!
-O è meglio dire che è stata lei a rintracciare me, mi ha spiegato che avrebbe sempre voluto crescerti come sua figlia, doveva essere veramente legata a tua madre-
Dio che tristezza,dopo tutti questi anni non riuscivo ancora a parlare di lei senza gli occhi lucidi ma questo cambiava tutto, avrei potuto sapere tante cose che non riuscivo a spiegarmi e magari anche a ritrovare mio padre.
-Perchè solo adesso mi ha trovata?-dissi dubbiosa
-Ha dovuto crescere anche lei un figlio e ora che è grande a deciso di aiutarti, non sei contenta?-chiese quasi delusa dalla mia reazione impassibile.
-pensavo che forse sei riuscita veramente a trovarmi un posto in cui vivere felicemente, anche se solo per un anno- abbozzai un sorriso.
Non mi riuscivano molto bene, era da tanto che non sorridevo ma avrei ricominciato, di questo volevo esserne sicura.
-Bene allora si parte! non ti deluderò anche questa volta-detto questo ingranò la marcia e partì.
Sentivo qualcosa nel petto, mi stringeva lo stomaco, era quasi come se fossi...come se finalmente dopo tanto anche io sarei stata...felice.

buonasera :3
è la mia prima ff spero vi piaccia, è ancora tutta da scrivere, quindi bho, non so neanche io cosa succederà!! :D
Hannah me la immagino come la belliscima Nina Dobrev :3 
 se avete voglia potreste lasciarmi una recensione per dirmi giusto se il capitolo è troppo noioso o corto o lungo, quello che volete e mi servirebbe un aiuto perchè, da genio del computer quale sono, non so come si mettono le foto :(
 se c'è qualcuno che lo sa potrebbe spiegarmelo in una piccola recensione? vi ringrazio in anticipo ^_^
alla prossimaaa :D

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Capitolo 2
*** 2. ***


2.

Pochi minuti e sarò a Halifox... no aspetta non si chiamava così, forse era Halifex?
-Hei! cosè quella faccia?- mi distrasse Susan.
-Ah no niente cercavo di ricordare il nome della città...-
-ecco siamo arrivati!-

WELCOME IN HALIFAX

ma certo, Halifax!
-Allora, come ti sembra?- mi chiese Susan
-Carina! sembra così tranquilla- dissi sorridendo
Mi rispose con un sorriso mentre scrutava le diverse vie.
-La casa dovrebbe essere qui da qualche parte, ma dove? 48...49...50 eccola!-

Era una tipica villetta a schiera con mattoni a vista e un piccolo giardinetto sul davanti recintato da un'alta siepe.
Scesi dalla macchina e mi diressi verso la porta mentre Susan controllava l'indirizzo. Sorpassai la siepe per ritrovarmi nel giardino, i fiori curati costeggiavano un vialetto che portava a un gazebo bianco di legno circondato da tanti tipi di fiori, riuscii a riconoscere solo le rose...ok non sono un genio della botanica, ma le rose mi piacciono particolarmente e poi il loro profumo è così...così, bho non trovo l'aggettivo giusto, so solo che lo sempre trovato buonissimo.
Mi avvicinai alla porta e lessi il nome: Mr and Mrs Sheeran

-Hannah! dove sei? scusami ma ho sbagliato indirizzo, quello giusto è il 51, è la casa accanto-
-Ah si, ok arrivo!- Te pareva! Era troppo bello per essere vero? ebbene no perchè la casa accanto era identica ma non c'erano rose e neanche il gazebo, ma in compenso un bel barbecue in pietra. Spero solo che nessuno mi abbia visto, sarò sembrata un ladro? probabilmente si!
Presi il trolley e mi avviai alla porta con al fianco Susan.

Suonò il campanello che aveva vicino il nome della famiglia: Mr and Mrs Donald, dopo qualche minuto si aprì la porta e un'ondata di profumo di cibo mi avvolse.Ora capisco il cognome e ho il presentimento che mi farò delle belle mangiate!
-Hei Susan, vi stavo aspettando! tu devi essere Hannah- era una bella signora sulla cinquantina, mora e con un colorato grembiule sporco di farina.
-si sono io, piacere!- gli porsi la mano, ma lei si avvicinò e mi strinse in un caldo abbraccio.
-benvenuta a casa cara, io sono Bett-mi sussurrò.
Dio, ma questa è la dolcezza fatta persona! già le voglio un mondo di bene!
ok, non tiriamo conclusioni affrettate.

-venite avanti e accomodatevi pure, vado un attimo a controllare la torta che è in forno-detto questo ci lasciò e corse via.
Superai la soglia della porta e mi ritrovai nel salotto.
Era così accogliente e luminoso, a sinistra si trovava una bellissima scalinata di legno, nel centro il divano e un poltrona girati verso il camino affiancato da una libreria, mentre sulla destra si apriva un'ampia arcata che dava sulla cucina, anche questa un pò rustica.

Bett tornò, senza grembiule questa volta.
-eccomi, scusate ancora per avervi fatto aspettare ma sto preparando un bel pranzetto di benvenuto per Hannah- al diavolo le conclusioni affrettate, io amo questa donna!
-no, tranquilla, comunque dovrei farti compilare le ultime carte- rispose Susan.
-ma certo, intanto Hannah vai pure a mettere le valigie nella tua stanza,sali le scale ed è la prima sulla sinistra-
-ok, vado subito- risposi sorridente.

Salii le scale e mi ritrovai all'inizio di un lungo corridoio, aprii la prima porta a sinistra e entrai.
Era una semplice camera con le pareti tinte di un leggero rosa e un letto a baldacchino nel centro.

Appoggia la valigia sul letto e mi guardai intorno fin quando vidi la finestra, ma non una semplice finestra, no no, era quelle con il posto per sedersi, dove nei film il protagonista, si siede scrive il suo diario e guarda fuori con aria sognante.
Dovevo assolutamente provarla.
Presi il mio diario e corsi verso la finestra, mi misi comoda e guardai il panorama, ma non un semplice panorama, no no, da lì si riusciva a vedere il giardino dei Sheeran, con il gazebo e le rose.
Perfetto.

Finii di sistemare la valigia poi ritornai di sotto.
-ho sistemato la valigia, è veramente bellissima la camera, grazie mille- dissi rivolgendomi a Bett con un sorriso radioso.
-sono contenta che ti piaccia, tesoro- mi rispose e mi abbracciò di nuovo.
-Hannah io ora dovrei andare- si intromise Susan
-ok allora ti accompagno- risposi
Arrivate alla soglia della porta la abbracciai forte.
-grazie Susan, di tutto-
-di niente, sono contenta di averti fatto felice, tornerò presto a trovarti, ciao!-si girò e andò via.

Più tardi arrivò anche il marito di Bett, Peter, erano veramente simpatici e gentili con me e non vi dico che cuoca straordinaria è Bett, non penso di avere mai mangiato così tanto in vita mia.
A tavola mi spiegò un pò di cose sulla scuola che sarebbe iniziata l'indomani e poi mi racconto che aveva un figlio e che sarebbe tornato la sera tardi perchè aveva passato il weekend da un amico.

Passai tutto il pomeriggio a sistemarmi nella nuova camera e a decidere cosa mettere per andare a scuola.
Mi sentivo abbastanza patetica, non ho mai passato così tanto tempo a decidere cosa mettere, ma questa volta dovevo fare bella figura ma restando comunque sobria.Odio stare al centro dell'attenzione, ma in una nuova scuola è abbastanza inevitabile.

Decisi di andare a dormire presto, in fondo mi aspettava una lunga giornata, avrei conosciuto il figlio di Bett e Peter e avrei cominciato la nuova scuola.
Spero vada tutto bene.

Ciaooo :)
ancora una volta non c'è Ed :( ma nel prossimo episodio si conoscerà un po gente C:
alla prossima ^_^

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Capitolo 3
*** 3. ***


3.

No ti prego!! Non mi  lasciare!! saremo una famiglia normale, ma ti scongiuro, non mi lasciare!!
Mammaaaa


Mi svegliai.
Come dopo una lunga corsa, il respiri erano profondi, il cuore batteva forte e la gola mi bruciava.
Come potevo fare dei sogni così stupidi, dovevo smetterla di rinnegarmi nel passato ed andare avanti.

Guardai la sveglia: 3.34 a.m.

Era notte fonda e sarebbe stata dura riaddormentarsi così decisi di scendere in cucina a bere un sorso d'acqua.
Prima di scendere diedi uno scorcio fuori dalla finestra e notai quanto era diversa quella città da Londra, niente rumori di auto, tranquillità assoluta, i lampioni illuminavano la strada mettendo in evidenza le vetrine dei negozi chiusi.
Notai che una luce in casa Sheeran era ancora accesa e un'ombra si muoveva.
Anche se erano quasi le 4 di mattina, ero troppo curiosa di sapere chi abitasse in quella casa, così uscii dalla stanza e percorsi il corridoio fino ad arrivare alla finestra da cui si riusciva a vedere meglio l'ombra.
Mi scorsi più che potevo ma riuscii a intravedere solo l'ombra di un uomo o un ragazzo e quella che doveva essere una chitarra, ma in un istante la luce si spense.
Così dopo aver perso le speranze mi diressi alle scale.
Le scesi cercando di fare meno rumore possibile e andai in cucina.
Senza accendere neanche la luce, presi un bicchiere d'acqua e mi sedetti sul divano, era veramente comodo ma sopprattutto morbido sembrava di stare su una nuvola o forse un peluche, ah che tenerezza!

Ma questo momento dolcioso venne interrotto dal rumore di uno sportello chiudersi, dei passi si avvicinavano alla porta, così ricordai la parole di Bett:
suo figlio sarebbe tornato dopo un weekend dagli amici.

AIUTO
c'erano due possibilità:
prima= quando sarebbe entrato mi sarei alzata e molto gentilmente avrei salutato e mi sarei presentata per poi tornare nella mia stanza.
seconda=nascondersi

c'era troppo poco tempo per pensare così presi la decisione più saggia...e mi nascosi.

l'unico posto disponibile era dietro le tende. si...ok un pò ovvio, ma non c'era tempo per pensarne uno migliore.
Mi alzai e velocemente mi sistemai dietro le tende cercando di fare il minimo rumore.
Sentii il rumore delle chiavi girare nella serratura, poi la porta aprirsi.
Passò qualche minuto così scostai un pò la tenda per vedere cosa stesse facendo.

Era tutto buio ma sentivo dei rumori di bicchieri dalla cucina e poi il cigolio della porta del frigo.
A un tratto la sagoma del ragazzo si fece più nitida nel buio, allora indietreggiai fino a sbattere contro il muro provocando un fievole rumore, ma forse abbastanza forte per quel silenzio.

-C'è qualcuno?- le sue parole erano forti in quella tranquillità, così sussultai.
Ero sempre più decisa a uscira allo scoperto, ma finalmente il mio salvatore si fece avanti.

-hei Josh sei tu?- era la voce di Bett dal piano di sopra.

-si mamma, sono appena tornato, ora salgo- detto questo sentii solo il rumore dei passi sulle scale.
Ero salva! grazie al cielo o meglio grazie a Bett!
Quando non ci fu più traccia di luci salii e mi rimisi a dormire.
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Come se fossero passati solo cinque minuti, mi risvegliai in una stanza illuminata leggermente.
Mi girai verso il comodino per vedere l'ora: 6.05 a.m.

Scesi le scale ancora in pigiama, mentre cominciarono a farsi più forti delle voci in cucina.
Bett e Peter facevano colazione seduti intorno al tavolo inbandito di ogni genere di cibo.

-Buongiorno a tutti- sorrisi con gli occhi ancora un pò stanchi.

-ciao Hannah, hai dormito bene? non sapevo cosa prepararti per colazione così ho fatto un pò di tutto.Stamattina io e Peter dobbiamo andare via prima, mi dispiace farti uscire da sola il tuo primo giorno di scuola-

-oh no non preoccuparti, me la caverò-

-non c'è neanche mio figlio ad accompagnarti perchè esce sempre presto la mattina, così non si è neanche presentato, che maleducato!Oddio Peter siamo in ritardo, penso di averti detto tutto, ci vediamo oggi tesoro- prese velocemente la giacca e uscì seguita dal marito.

Feci velocemente colazione, poi mi rinfrescai con una doccia veloce e mi preparai con i vestiti concordati il giorno prima.
Felpa blu , jeans e sneakers
Sarei passata inosservata agli occhi di tutti, mooolto bene!

Semplicemente felice presi la borsa, uscii e comincia a incamminarmi verso...da che parte è la scuola?, ah già, nessuno me lo aveva detto!
Presunsi fosse verso il centro allora cominciai a camminare cercando dei ragazzi con degli zaini ma a quanto pare ero fuori strada.
Entrai in un negozio e chiesi la strada per il liceo.
Seguii le indicazioni e mi ritrovai in un affollato viale alberato.

E fu in quel momento che il cuore cessò a battere per un istante, ogni sforzo per passare inosservata erano diventati inutili.
Nessuno mi aveva informato.
Nessuno mi aveva detto che si doveva indossare un'uniforme.
Perchè?Perchè a me??

Cominciai a camminare il più normale possibile con atteggiamenti il più normali possibili.
Cercai di restare impassibile agli sguardi incuriositi dei ragazzi.
Arrivai davanti il cancello della scuola, mi fermai un attimo a osservarla.
Era un edificio bianco ed elegante e preceduto da un grande cortile.
I ragazzi erano divisi in gruppetti e c'era chi parlava, chi rideva, chi restava in silezio e chi, stando in disparte leggeva o ripassava prima che la campanella suonasse.

Cominciai a camminare velocemente.
Dovevo superare tutto il cortile cercando di essere più indifferente possibile.
Salii le gradinate e varcai la soglia del portone per poi dirigermi verso la segreteria.

-Emm...mi scusi, dovrei ritirare gli orari delle lezioni-

-nome?- mi chiese indifferente senza rivolgermi uno sguardo
-Hannah-
-cognome?-
-Donald-
Alzò lo sguardo per la prima volta

-Ma certo! la signora Donald è venuta a iscriverti pochi giorni fa, ma come mai non sei in uniforme?-

-nessuno mi aveva informato- risposi abbassando la voce per l'imbarazzo.

-per oggi dovrai restare così, ma domani non dimenticartela, mi raccomando-

-certo, può contarci- non l'avrei dimenticata sicuramente!

Mi consegnò il foglio delle lezioni e mi avviai verso la porta.

-Senti cara, sicura di poter trovare l'aula da sola?-

-me la caverò-sorrisi gentilmente.

mi sarei affidata al mio senso dell'orientamento...
-ok, comunque la porta è dall'altra parte-
...o forse no.
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Il corridoio si era riempito, così cominciai a farmi spazio per passare e andare alla ricerca dell'aula di storia.
Mentre ancora stavo cercando, la campanella suonò e una massa di studenti mi travolse.
-scusa potresti dirm... hei scusami, sapresti dov...-tutti erano di corsa e nessuno mi ascoltava.
In pochi minuti non non restò più nessuno, Incredibile quanto siano veloci.

Comincia a correre per il corridoio e finalmente trovai la classe giusta.
Prima di aprire la porta feci un lungo respiro per scaricare un pò l'ansia.
L'avevo provato tante volte, in ogni scuola che cambiavo, ma il giudizio delle persone è qualcosa di frustrante. Incredibilmente frustrante.
Girai la maniglia e mi ritrovai con gli occhi puntati addosso e un silenzio fastidioso.

-Tu devi essere Hannah- sentenziò la professoressa dopo aver interrotto la spiegazione.
Era alta, snella, perfattemente retta in piedi in una posizione quasi da militare. I capelli erano raccolti e un pò sccompigliati e gli occhiali erano abbassati e appoggiati sulla punta del naso.
Incuteva timore, sia per quello sguardo severo che per quella posa così rigida da farla sembrare una statua.

-Si, mi scuso per il ritardo, ma non trovavo l'aula-

-per questa volta passa, ma che non si ripeta, comunque io sono la professoressa White-
Annuii e velocemente mi sedetti alla unica copia di banchi liberi.

-Allora ragazzi, finite di ripassare, devo parlare un attimo con la vostra nuova compagna- e cominciò a camminare nella mia direzione.

-Volevo comunicarti che, essendo a metà anno, dovrai sicuramente recuperare, dato che io esigo il massimo nella mia materia ho deciso di affidarti a un tuo compagno che però devo ancora scegliere- mi spiegò con fare molto serio.

-si certo, mi sembra una buona idea-

-domani ti comunico il nome, ora ascolta la lezione senza disturbare- e così dicendo tornò a spiegare alla classe.

L'ora passò molto lentamente e una volta suonata la campanella tornai nel corridoio per avviarmi alla prossima lezione.
Nelle ore successive avevo conosciuto ogni genere di professore, quello cordiale, quello indifferente ma nessuno eguagliava la White.
Era l'ora del pranzo, così suguii gli altri verso la mensa.
Era grandissima e nella parete opposta si estendeva una lunga coda di ragazzi.
Passare nella fila centrale non era una buona idea, avrebbe attirato troppo l'attenzione, così decisi di passare nella fila laterale.

Mi guardavo intorno, cercando un tavolo libero, quando in un istante mi ritrovai per terra.
Attutii la caduta appogiando le mani e un dolore atroce mi avvolse il polso sinistro.
Cercai di trattenermi, non volevo apparire debole agli occhi degli altri.

Mi girai e notai che nel tavolo accanto ridevano, come nel tavolo vicino a questo e come in tutta la mensa.
Una ragazza mi guardava con un sorriso soddisfatto.

-hei tesoro attenta a dove metti i piedi- e poi scoppiò a ridere.
Era bellissima, i capelli lunghi e biondi ricadevano ordinati sulle spalle e gli occhi azzurri.

Non mi ci volle molto a capire che mi aveva fatto cadere di proposito.
-dai Jessica! non ti aveva fatto niente- disse il ragazzo seduto accanto a lei.

-era giusto per far capire chi comanda qui, dai Josh rilassati mi stavo solo divertendo!-
Il ragazzo sbuffò e abbassò lo sguardo ricominciando a mangiare.
Per questo non riuscii a vedere bene il volto ma aveva i capelli castani chiari e un po scompigliati fino ad alzarsi in un ciuffo.

Mentre mi rialzavo gemetti quando mi toccai il polso, faceva veramente male, ci mancava solo questa!

-hei va tutto bene?- il ragazzo aveva alzato lo sguardo e mi stava fissando, era terribilmente bello, gli occhi marroni erano così rassicuranti rispetto a quelli freddi della sua compagna, mi chiedo come possa sopportarla.

Lo guardai per qualche secondo, gli sorrisi annuendo e poi uscii velocemente dalla mensa.
Percorsi velocemente il corridoio.
Era completamente vuoto e la luce che entrava dalla finestra si rifletteva sul pavimento lucido.
Entrai nel bagno e mi fermai a osservare la mia figura allo specchio, ripensando all'accaduto.
Avrei dovuto digliene quattro a quella, invece ho lasciato scorrere.
Ora penseranno che sono una stupida e che non sono capace di difendermi.

'Dai Josh, mi stavo solo divertendo!'
Si certo!Come può una persona divertirsi così? e poi quel Josh!
Aspetta...Josh?
Non quel Josh, vero?
Ma in fondo ci saranno più di un Josh in questa scuola.
Magari Josh Donald è bello e gentile e quando lo incontrerò si presenterà e non mi dirà se va tutto bene dopo che le sua ragazza mi ha fatto cadere a terra!
Si, sarà così, me lo sento.

Appoggiai le mani sul bordo del lavandino, ma una fitta di dolore dal polso sinistro mi fece sussultare.
Uscii di fretta dal bagno e percorsi il corridoio sostenendomi il polso con la mano destra.

Non sapevo cosa fare, dove andare, chi chiamare.
Nessuno mi avrebbe consolato.
Il dolore mi assillava e gli occhi cominciarono ad inumidirsi.
Dovevo essere forte ma una lacrima mi rigò la guancia, così abbassai lo sguardo.

Mi sentivo tremendamente sola.

Decisi di aspettare il suono della campanella fuori dalla scuola.
Superai il portone e notai che aveva cominciato a piovere così mi sedetti sui gradini.
Il suono della pioggia era così rilassante.
Tirai fuori il blocco dei disegni e feci qualche schizzo.
Il terreno era fangoso con qualche pozzanghera e gli alberi sui lati del cortile oscillavano colpiti dalla fresca brezza primaverile.

La tranquilla atmosfera venne interrotta dal suono assordante della campanella.
Ancora due ore e sarei tornata a casa.
Le passai interamente a guardare fuori dalla finestra e ad ignorare i commenti sulla figura in mensa.

Il suono della campanella risuonò ancora segnando la fine delle lezioni.
Uscii il più velocemente possibile ma, una volta nel cortile, un' ondata di ragazzi mi travolse facendomi finire in una pozzanghera.
Uscii velocemente, ignorando le risate dei ragazzi e mi diressi verso casa.

Percorrevo il viale.
Le goccioline picchiettavano sull'asfalto e sulle foglie degli alberi che oscillavano sopra la mia testa.
Tenevo lo sguardo fisso sulle scarpe che ormai avevano perso il colore di origine e i capelli cominciarono a inzupparsi ancora di più quando un'altra coppia di scarpe si aggiunse alla mia visuale e la pioggia smise di colpirmi.

-Posso darle un passaggio sotto al mio lussuoso ombrello, graziosa fanciulla?-

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