And Then There Were None di kannuki (/viewuser.php?uid=1781)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lo stupro ***
Capitolo 2: *** Il dollaro ***
Capitolo 3: *** Achtung, Kitten... ***
Capitolo 4: *** Debiti e Crediti ***
Capitolo 5: *** Jeremy ***
Capitolo 6: *** Una bella cosa... ***
Capitolo 7: *** L'incantesimo ***
Capitolo 8: *** ... e nessuno ne restò ***
Capitolo 9: *** Il patto valido ***
Capitolo 10: *** La possessione ***
Capitolo 11: *** La festa ***
Capitolo 12: *** The Portrait of a Lady ***
Capitolo 13: *** Flashmob ***
Capitolo 14: *** Marcel ***
Capitolo 1 *** Lo stupro ***
Uno,
due, tre... quattro... cinque... sei... sette... set-te... se...
sette...
Caroline
si immobilizzò sulla vittima.
Il suo corpo esile ebbe un rapido scattino e la vista si ottenebrò
di colpo. Inghiottì più aria che poté e
d'istinto puntò le mani contro il torace, abbassando
leggermente la testa. Quando finì, sospirò tirando
indietro una ciocca di capelli. Le ginocchia, nude sul terreno brullo
del bosco, mostrarono piccole lacerazioni che si chiusero appena
Caroline si rialzò dal corpo della
vittima. La testa ondeggiò, la vampira chiuse gli occhi e si
sforzò di ritrovare l'equilibrio. Tirò giù il
vestito e indietreggiò di un passo.
“Almeno
slegami...”
Poteva
farlo. O poteva lasciarlo legato alla base dell'albero con i jeans
calati poco oltre le natiche. Caroline lo guardò - non in
viso, mai in viso – girò attorno al tronco e strappò
via la corda che lo immobilizzava.
Le
braccia di Klaus ricaddero formicolando ai lati della testa. Era la
seconda volta che succedeva. La seconda volta che Caroline lo 'usava'
a quel modo e lo lasciava agonizzante in una pozza di desiderio.
Klaus si mise a sedere, tirando i jeans verso l'alto. La notte era
fredda e umida e gli ghiacciava il ventre dolorante per l'eccitazione
inespressa. Non essere più un vampiro aveva i suoi svantaggi,
ora. Katherine gli aveva cacciato di forza la cura in gola.
Prima
di morire.
E
sì, ci aveva messo un po' a fare effetto.
Klaus
si inginocchiò sul terreno, premendo su se stesso per calmare
le fitte lancinanti che risalivano lo stomaco e correvano giù
nelle gambe. Non era facile, il suo corpo non rispondeva più
come prima. Di fronte alla novità,
reagiva come quello di un adolescente che si risveglia bagnato dopo
una polluzione notturna.
Non
che gli fosse mai successo, se ci ripensava a mente fredda.
Klaus
si rialzò lentamente quando credette di aver raggiunto un buon
grado di controllo. Il cuore sembrava sempre volergli uscire dal
petto e un'ansia sorda gli stringeva la gola. Risistemò i
vestiti e inghiottì. La corda giaceva alla base dell'albero.
Caroline si preoccupava sempre di immobilizzarlo in modo che non
potesse toccarla. Si assicurava che non potesse muovere liberamente
il bacino. Prendeva quel che voleva, incurante dei suoi bisogni e
appena finito scompariva all'orizzonte. Non diceva una parola, non lo
guardava mai negli occhi, si preoccupava solo di se stessa. Che era
più o meno quello che aveva fatto lui, fino ad una settimana
prima. Il pugno di Damon lo sentiva ancora nello stomaco. Non era
sembrato vero, al vecchio Salvatore, di giocare ad armi pari. Un paio
di ematomi non volevano andarsene e i segni di unghie, sotto
l'ombelico, gli ricordavano la prima volta che Caroline l'aveva
braccato e immobilizzato. Le tremavano le mani mentre gli slacciava
la cintura. L'aveva graffiato. Aveva chiesto scusa. Per il graffio,
non per altro.
Klaus
si ritrovò di fronte la propria abitazione. Infilò le
chiavi nella toppa e aprì la porta. Il salotto era vuoto,
un'unica luce accesa in un angolo della stanza a rischiarare
l'oscurità della notte che penetrava dalla finestra chiusa.
“Bekah?”
Klaus
si mise in ascolto ma non sentì alcun rumore provenire dalle
stanze al piano superiore. Girò attorno al divano e vi si
buttò sopra, fissando il soffitto e poi il caminetto spento.
L'eccitazione, soppressa a fatica, perdurava, lo torturava ma non
fece nulla per porre fine al supplizio. Chiuse gli occhi e lanciò
a terra un cuscino che lo infastidiva. Poi lo riprese e lo strinse
contro lo stomaco, girando su
un fianco.
Ma
era sempre stato così difficile?
***
Caroline
uscì dalla doccia e si asciugò i capelli, ricordando di
tamponarli, invece di strofinarli.
Caroline
teneva molto al suo aspetto. Fin da quando aveva avuto memoria, aveva
chiesto il meglio a se stessa e anche quando Liz la incitava a
'prendersi una pausa', Caroline andava dritta per la sua strada come
un soldato in battaglia. Forse esagerava e, da una settimana a quella
parte, poteva dire con certezza che stava camminando su una china
pericolosa. Ma il passo era saldo e le braccia ben allargate per
mantenere l'equilibrio.
Ora
era lei, la più forte.
Caroline
aveva rifiutato di prendere la cura. Non si poteva dire che la
tenessero a distanza, ma di certo non capivano la sua scelta. Elena e
Bonnie erano trasecolate, Damon se n'era infischiato e Stefan aveva
assicurato che ci sarebbe stata sempre una dose per lei, in caso
avesse cambiato idea.
Caroline
non avrebbe cambiato idea.
Solo
una persona fra tutte aveva capito.
L'unico
che non poteva avere, ma poteva prendere tutte le volte che voleva.
Ora poteva farlo, era lei la più forte. Ora non ne aveva più
paura, ma si assicurava che non arrivasse a sfiorarla.
Caroline
si morse il labbro inferiore. Tecnicamente, era uno stupro. La
Reginetta di Mystic Falls, la direttrice delle feste, la queen
bee del liceo in piena sessione
finale di studi, si dilettava a stuprare uomini nel bosco per
smaltire la tensione.
Uomini!,
sbuffò. Un uomo. Sempre
lo stesso. Tyler stava tornando a casa e presto tutto quello sarebbe
cessato. Avrebbero ripreso le loro vite e Caroline l'avrebbe rivisto
vagare per le vie di Mystic Falls con lo sguardo perso e la
frustrazione che gli faceva stringere i pugni, le nocche sanguinanti
sotto la benda elastica. Era stata quel medicamento a farla scattare.
La dimostrazione che Klaus Mickealson era umano a tutti gli effetti.
La certezza di non correre alcun pericolo.
***
Rebekah
era rincasata facendo un gran fracasso, stordita dall'alcool che ora
saliva alla testa ben più velocemente di prima. Si era unita
ai silenziosi festeggiamenti dei Salvatore, persi come lei dalla
novità, e poi
si era costretta a camminare in linea retta per tornare a casa. Era
stato un vero spasso, comportarsi come una ragazza normale. Damon le
aveva fatto notare che il suo bel visino non sarebbe rimasto
inalterato nel tempo, presto avrebbe avuto i capelli bianchi e le
rughe, e Rebekah aveva sentito il cuore esploderle nel petto e
d'istinto l'aveva abbracciato. Lei
aveva abbracciato quel verme di Damon Salvatore che si era
approfittato della sua ingenuità e del suo bisogno di amore.
Potevano
seppellirla l'ascia di guerra, ora?
Rebekah
aveva annuito, lasciandolo con una cameratesca pacca sulla spalla.
Aveva pagato la sua parte, baciato Stefan su una guancia – ehi,
si facevano grandi concessioni, quella sera! - e aveva ciondolato
sulla via di ritorno guardandosi attorno. Il cielo era terso e pieno
di stelle. Rebekah si era sentita piccola piccola e aveva sorriso,
girando su se stessa come una trottola.
Che
sbaglio!
L'alcool
era salito tutto insieme, annebbiandola. Rientrando, era inciampata
nel mobiletto – gli aveva fatto notare più di una volta
che era una sciocchezza metterlo lì, ma Nik non aveva voluto
ascoltarla - aveva battuto il ginocchio soffocando un gridolino, era
saltellata fino al divano e l'aveva trovato occupato.
Perché
dormiva lì quando aveva un comodo letto quasi king size nella
sua stanza? Rebekah scivolò lo sguardo lungo il polso, fino
alla fasciatura. Per la rabbia di essere stato giocato da Kat, aveva
tirato un pugno al muro e si era quasi rotto le ossa.
“Becky...”
“Il
tuo fottuto mobiletto domani lo brucio” lo avvertì
massaggiando il ginocchio e sedendo sul bracciolo del divano per
sfilare gli stivali. Rebekah gli lanciò un'occhiata quando si
alzò facendole spazio e stropicciando gli occhi.
“Fa
pure...”
“Che
hai?”
“Niente...”
“Non
è niente.”
Klaus
scosse la testa, posando i gomiti sulle ginocchia. “Dove sei
stata?”
“A
festeggiare.”
Klaus
annuì e si mosse in avanti per accendere il camino. “Elijah
vuole prendere la cura.”
“Ne
abbiamo ancora?”
L'ex
vampiro scosse la testa, tormentando i ciocchi di legno con le molle.
“E' nelle mani dei tuoi amici... chiedi a loro.”
Che
brutto tono! Rebekah si umettò le labbra, preoccupata. “Nik,
che succede?”
Se
gliel'avesse detto, ci avrebbe creduto? Ma poteva dire una cosa del
genere a sua sorella? E da quando parlava di se?
La
ragazza calpestò il tappeto a piedi nudi e si inginocchiò
alle sue spalle. Il fuoco prese forma nel camino, illuminando il viso
assente di Klaus.
“Lo
sai che puoi appoggiarti a me, se hai un problema.”
“Non
ho alcun...”
La
voce del ragazzo si esaurì e un brutto sospiro esalò
dalla gola contratta. Rebekah se lo ritrovò addosso di colpo,
perse un po' l'equilibrio e, attonita, gli strinse le braccia attorno
alle spalle, sfiorandogli i capelli. Poteva sentire i loro cuori
battere ritmi diversi, ma entrambi erano accelerati e...
“Lasciami!”
Rebekah
ricadde a sedere, quando Klaus la spinse via. Era abituata ai suoi
scoppi d'ira improvvisi ma quello era diverso dagli altri. Conteneva
tutta la sua disperazione.
“Non
commiserarmi!” esclamò con voce contorta, strofinando la
benda elastica su una guancia bagnata di lacrime.
Rebekah
lo guardò allontanarsi e, quando si punse le mani con le crine
del tappeto, si accorse del terriccio e delle foglie secche sul
divano. Era stato di nuovo nella cripta?
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Capitolo 2 *** Il dollaro ***
Ciao
ragazze! Innanzitutto, grazie per i commenti, anche quelli molto
brevi che mi sono arrivati per posta. Ho voluto provare qualcosa di
diverso, cimentandomi in un personaggio che non amo moltissimo:
Bonnie. Non prometto di restare nel personaggio, ma ci proverò.
Il titolo della storia è la versione inglese di 'Dieci Piccoli
Indiani' di A. Christie ( letteralmente: E alla fine non ne rimase
nessuno). Si riferisce alla cura, ovviamente. Restano Tyler, Caroline
e Elijah. Faranno tutti e tre il grande passo? I prossimi capitoli
saranno leggermente più lunghi del primo, scritto di getto (as
usual ^^) sull'autobus andando e tornando da lavoro. Seguo il filo
della serie: Jeremy resta morto e Stefan e Rebekah sono ancora
vicini. Buona lettura!
"Sono
per me?"
"Ho
mai regalato fiori a mia sorella?"
"No,
mai."
Il
viso scuro di Elijah testimoniava la poca voglia di trovarsi
nuovamente a Mystic Falls e il dolore per la recente perdita fraterna
lo rendeva più silenzioso del solito. "Kol" mormorò,
muovendo appena il polso.
Rebekah
ci aveva provato. Era palese che quei fiori fossero per una bara.
Annuì e prese la giacchetta, chiudendosi la porta alle
spalle. “E' bello rivederti.”
Elijah
la studiò. Non aveva perso il sobbalzo del suo cuore nel
rivederlo, la felicità soffusa sul viso e il calore delle
labbra quando l'aveva baciato sulla guancia. “Mi sei mancata
anche tu.”
Rebekah
infilò la mano sotto il suo braccio, come un tempo.
Rabbrividì. Si sentiva debole e di malumore, negli ultimi
giorni. “Nik è strano. Più strano del solito. E'
frustrato ed io non so come aiutarlo.”
“Lascialo
venire da te.”
E
a lei chi ci pensava? Rebekah si strinse addosso al fratello. “Vuoi
davvero farti venire i capelli bianchi?”
“Sì.”
Elijah
si fermò ai piedi della tomba e depose accuratamente i fiori
su di essa. Rebekah intrecciò le dita fra le sue e recitò
in silenzio l'unica preghiera che ricordava. Il vampiro le passò
un braccio sulle spalle. “Non voglio perdere anche te”
bisbigliò sulla sua testa. Rebekah si lasciò
abbracciare, anche se sentiva le costole scricchiolare. Squittì
di rimando e il fratello allentò la presa. Ora la guardava
come si guardava un oggetto strano, incantato dalla sua
trasformazione. Era tornata la ragazzina di un tempo che si
entusiasmava per un nonnulla, prima che l'orrore li
travolgesse.
“Ho
paura che Nik ti chieda di morderlo...”
“Non
accadrà.”
“Caroline
potrebbe farlo...”
Caroline
Forbes non aveva preso la cura? Elijah girò gli occhi sulle
due figure ammantate di nero che camminavano piano sul prato. Rebekah
li individuò con la coda dell'occhio e voltò appena la
testa. “Anche l'assassina di nostro fratello ha perso una
persona cara. Jeremy è morto.”
***
Non
ce la faceva. Elena spinse la mano contro la bocca e i fiori caddero
a terra. Girò su se stessa e Damon li raccolse e li depose
accuratamente sulla lapide di Jeremy Gilbert. Il ragazzo era molto
amato, non c'era più uno spazio libero. Udiva Elena
singhiozzare disperata alle sue spalle e vedeva i due fratelli
Mikaelson a poca distanza da loro. Entrambi listati a lutto, entrambi
storditi dalla perdita. Alzò una mano, in cenno di saluto ma
solo Rebekah rispose. Damon temette per la vita di Elena, quando
Elijah avanzò verso di loro.
“Salvatore.”
“Per
favore, non è il momento...”
Il
vampiro lo guardò appena e scivolò silenzioso alle
spalle di Elena, aggirandola cautamente. Il bel viso della ragazza
era accartocciato dal dolore, le lacrime erano scivolate lungo il
collo e dalla sua bocca contratta fuoriusciva un suono lamentoso che
non accennava a diminuire. Non aveva più respiro ma continuava
a piangere. Quando lo vide, per un momento si fermò,
singhiozzò un 'mi dispiace' impercettibile e il vampiro
annuì, stringendole una spalla. Erano vittime degli eventi,
avevano subito perdite da entrambi i lati. “E' finita.”
Elena
non capì. per un momento credette che fosse lì per
ucciderla, lo guardò dritto negli occhi e il vampiro ritirò
la mano. “E' rimasta un po' di pozione magica anche per me?”
***
Klaus
gettò la maglietta per terra, infilò il naso sotto
quella che aveva appena indossato e sospirò. I suoi vestiti
erano maleodoranti, lui stesso aveva un odore intenso in ogni parte
del corpo ma aveva appena fatto la doccia, e non capiva da dove
provenisse quello strano sentore. Tutti i suoi vestiti erano andati.
Calciò il mucchietto informe e urlò il nome della
sorella due volte. Ma non c'era mai, quella ragazza? A quale
lavanderia si servivano, di solito? Perché quella sciocchezza
sembrava un problema insormontabile, ora?
***
Quella
parte era facile. Bianchi con bianchi, neri con neri. Klaus guardò
il proprio carico e sogghignò. Se la sarebbe cavata con un
lavaggio unico. Scaricò il bucato scuro nella lavatrice e
chiuse lo sportello, ficcando le mani in tasca. Beh, niente monetine?
Quegli affari accettavano le monetine e lui aveva solo un dollaro di
carta. L'ex vampiro schiaffeggiò la mano con la banconota. E
ora? Il cartello consigliava di non abbandonare il proprio bucato per
evitare brutte sorprese...
Una
mano femminile dalla pelle brunita infilò una monetina dritta
nella fessura, digitò il programma e la macchina partì
con un sibilo.
“La
prima volta è sempre difficile.”
Klaus
gettò un'occhiata gelida all'unica strega che aveva osato
disobbedirgli e le porse la banconota con un gesto stizzito. “Un
Mikaelson paga sempre i propri debiti.”
Bonnie
intascò la banconota, rimpiangendo l'atto cortese di cui si
era macchiata. “Rilassati, sei più teso dell'elastico
delle mutande.”
Klaus
fissò gli slippini rosa che stava piegando e riponendo nella
propria cesta e si schiarì la voce. “Quanto ci
impiega...”
“Un'ora,
più o meno.”
Un'ora?
A saperlo avrebbe portato da leggere o un tablet. Doveva restare lì
a fissare la lavatrice per un'ora?!
“Se
non ti ipnotizza, ti rilassa” dichiarò la ragazza
prendendo la cesta piena di vestiti.
Gli
leggeva nel pensiero? Klaus la osservò muoversi verso la
porta. Che imbranata, non sarebbe mai riuscita ad aprila col gomito!
Si staccò dal tavolo e le girò intorno, spalancandola
con una smorfia sarcastica. “Madame.”
“Non
disturbarti” mormorò, altezzosa.
Klaus
alzò gli occhi al cielo ma questi ricaddero istantaneamente
sugli slippini rosa che svettavano in cima al bucato pulito. Bonnie
seguì la direttrice dello sguardo e tutto il suo viso espresse
un'incontrollabile ma muta sorpresa.
“Tu
diresti che ho un cattivo odore?” domandò tenendo bassa
la voce.
Bonnie
lo fissò, inclinando piano la testa.
“Ho
sempre avuto quest'odore?”
La
ragazza alzò il mento e inspirò l'aria fra loro. “Mi
dispiace, sento solo odore di detersivo.”
Klaus
mugolò fra se e la sospinse fuori. “Ora?”
Vampiro
o umano, era sempre pazzo. “La trasformazione sta influendo sul
tuo corpo, il cambiamento è minimo.”
“Quindi
non ho sempre avuto quest'odore...”
“No.”
Klaus
ringhiò, tirando indietro la testa. “Oh, cazzo... lo
sapevo!”
Ne
conosceva un'altra con la mania dell'igiene e sapeva che la risposta
era una sola. “Sei ok.”
Il
ragazzo ci credette poco, mugolò qualcosa di intellegibile e
tornò nella lavanderia. Bonnie spostò la cesta da un
braccio all'altro e inspirò l'aria pulita e tersa di una
giornata ventosa. Il cuore batteva velocemente nel petto e uno
stupido sorrisetto non voleva saperne di abbandonarla. Le risate che
si sarebbe fatta con Caroline, quella sera, sarebbero entrate nella
storia!
***
“Ne
è rimasta solo una dose e l'abbiamo destinata a Caroline.”
“Ma
Caroline vuole restare così com'è! Un Originale in meno
al mondo, invece, rende tutti più felici. Rende me più
felice e non dimenticare che Elena ha ucciso suo fratello e potrebbe
essere in pericolo di vita!”
Stefan
e Damon si guardarono negli occhi per un lungo momento, ognuno
mantenendo la propria posizione.
“Dobbiamo
interpellarla lo stesso. Tu trattieni gli ospiti.”
I
due fratelli si separarono. Stefan si diresse verso casa di Caroline
e la trovò vuota. Il martedì andava a correre al parco,
ricordò grattando un orecchio. Erano le otto di sera e la
cancellata del parco era chiusa. Stefan girò la macchina in
direzione del bosco. Se non era al parco, era nel bosco.
***
“Caro...”
“Shh...”
Il
corpo di Klaus sobbalzò su e giù ed un incendio di
sensi ridusse la coscienza ad un minuscolo puntino nero, mentre il
bianco esplodeva nella sua testa e defluiva nella carne morbida che
lo avvolgeva. Caroline non si fermò ma le unghie che gli
conficcò nel petto espressero tutta la sua irritazione. Klaus
ansimò, spalancando la bocca per il dolore. La vampira si
fermò e, sguainate le zanne, lo aggredì, strappandogli
un altro grido che si esaurì in un lamento che Caroline
ridusse ad un mugolio, quando premette il palmo della mano sopra la
bocca. “Non farlo mai più...” sussurrò nel
suo orecchio, lappando il sangue fuoriuscito dalla ferita. “Mi
hai capito?”
Klaus
mosse appena il capo. L'orgasmo incontrollato e la perdita di sangue
dal collo l'avevano mandato ko.
Caroline
avvicinò la bocca alla sua e gli leccò le labbra. Il
ragazzo cercò di spostarsi, cercò di raggiungere la sua
bocca ma la testa ricadde indietro. “Slegami...”
“Credi
di migliorare la situazione, se ti slego?” sussurrò
restando accucciata sul suo petto.
“Se
vuoi essere scopata come si deve... slegami!” sibilò
fissandola dritto negli occhi.
Caroline
titubò per un istante, poi sorrise. “No, grazie”
ridacchiò raddrizzando la schiena. “Ne ho avuto
abbastanza, per oggi. La prima volta scemo tu, la seconda, scema io.”
Caroline
risistemò i vestiti, sentendo il suo sguardo addosso.
Se
vuoi essere scopata come si deve
Se
vuoi essere scopata
Se
vuoi
“Tyler
sta tornando in città. Non ho più bisogno di te”
annunciò lapidaria, strappando i legacci che lo bloccavano e
frugandosi nelle tasche.
Klaus
osservò un dollaro di carta fluttuare fino a terra, vicino ai
suoi piedi. No, non stava...
“E'
la banconota che hai dato a Bonnie in lavanderia, oggi pomeriggio.”
ridacchiò. “Le donne parlano... dovresti stare più
attento a quel che dici. Comunque, non vali di più.”
Un
dollaro. La sua prestazione obbligata valeva un dollaro. Klaus
si sentì definitivamente umiliato, inghiottì lo
sconforto e solo quando si accorse di essere solo, prese la testa fra
le mani, stringendo gli occhi per la frustrazione.
***
Tutta
la sua pelle scottava e continuava ad avere i brividi, un mal di
stomaco lancinante e la testa sul punto di esplodere. “Credo di
essermi beccata l'influenza” annunciò Rebekah con un
brontolio dimesso. Elijah aggrottò la fronte. L'ultima volta
che si era ammalata, aveva rischiato di morire. Le tastò la
fronte e si scurì. “Il numero della guardia medica?”
Damon
lo fissò, chiedendosi se stesse scherzando. “Per qualche
linea di febbre?”
“La
sua costituzione è sempre stata debole.”
“Ho
freddo...” borbottò la ragazza coprendo gli occhi con il
braccio.
E
lui aveva una fidanzata singhiozzante e in lutto di cui prendersi
cura. Ma perché Stefan non si sbrigava a tornare?! Damon
lanciò una coperta al vampiro che venne distesa sulla malata,
adocchiò la macchina ferma sul vialetto e alzò gli
occhi al cielo. “Ce ne hai messo di... ma che cazzo succede,
stasera?!”
“Dammi
una mano a portarlo dentro e non chiedere.”
Quel
non chiedere era stato cerchiato e sottolineato. Damon passò
il braccio di Klaus oltre la spalla e lo sentì gemere. “Che
fai, ti lamenti?”
Stefan
gli rifilò un'occhiataccia. Era stato pestato, morso e chissà
che altro.
“Bekah
ha l'influenza” disse Damon, muovendo ironicamente il mento.
“Abbiamo chiamato la guardia medica... così da
un'occhiata anche a questo qui.”
Klaus
crollò sul divano e non si mosse per un buon minuto in cui
sembrò svenuto. Elijah fissò il fratello e girò
lo sguardo interrogativo su Stefan.
“L'ho
trovato nel bosco. Mi sono limitato a caricarlo in macchina” si
giustificò chinandosi su Rebekah. “Ciao.”
“Ciao...”
“Hai
freddo?”
La
ragazza scosse debolmente la testa quando le accarezzò i
capelli. Il mondo era offuscato e avvolto su se stesso. Rebekah non
riconobbe l'identità dell'interlocutore. Stefan trattenne la
mano sui capelli della ragazza e il suo cuore ebbe uno strano
sobbalzo. “Prendete del ghiaccio dalla dispensa e del
disinfettante. Lui dobbiamo spostarlo. Se il medico lo vede, chiamerà
la polizia e non credo voglia rilasciare una dichiarazione”
disse indicando Klaus, immobile sul divano gemello.
“Esiste
una soluzione più veloce.” Elijah slacciò il
polsino della camicia, ma Damon lo fermò immediatamente. “Se
si toglie la vita, tornerà come vampiro.”
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Capitolo 3 *** Achtung, Kitten... ***
Klaus
aprì gli occhi e il dolore lancinante che gli attraversò
la faccia e tutto il corpo, lo fece ansimare ed imprecare.
“Lo
vedi? Sta bene.”
Damon
lasciò il polso di Elijah e il vampiro dovette ammettere che
'i vecchi metodi' dovevano essere accantonati. Girò attorno al
divano, entrando nel campo visivo del malconcio ospite. “Cosa è
successo?”
Quando
era arrivato, Elijah, e perché non l'aveva avvertito?
“Niente...”
“Ti
hanno aggredito?”
“Sono...
inciampato...”
Suonava
di stronzata lontano un miglio. Damon inviò un paio di
messaggi, si assicurò che Elena avesse compagnia mentre si
attardava con quei due imbecilli e lo scrutò velocemente. “Ti
hanno preso alle spalle mentre eri intento a pisciare?”
Klaus
abbassò la mano sulla cintura slacciata. Deglutì un
'sì' menzognero e la rabbia crebbe insieme al ricordo
dell'aggressione. Il licantropo era arrivato alle spalle e il primo
colpo era calato sul trapezio, stordendolo quel tanto che bastava per
mandarlo a terra. Dalla forza e la velocità dei colpi, era
certo che Tyler non avesse preso ancora la cura. Era stato clemente,
in verità. Se fosse toccato a lui, si sarebbe assicurato di
ucciderlo o storpiarlo definitivamente.
“Chi
ha morso?”
La
domanda lo riportò a terra, fra i dolori lancinanti. Klaus
mugolò un 'non lo so' e Stefan fissò Elijah: sì,
suonava anche a lui di bugia.
“Ripeterò
la domanda una volta sola.”
Sorrideva,
Elijah. Si divertiva. Klaus raccolse la saliva in bocca e gliela
sputò in faccia. Elijah lo afferrò sotto il mento. Un
simile comportamento nascondeva una verità orribile che
avrebbe cercato di seppellire in tutti i modi. Le pupille si
allargarono e restrinsero, implacabili. “Chi ti ha morso?”
L'umiliazione,
suo eterno spauracchio. “Caroline.”
“Perché?”
Essere
umani era orribile. Erano così deboli... “Non l'ho
soddisfatta.”
Il
gelo calò nella stanza e lo stupore attraversò i tre
uomini. Elijah si umettò le labbra. Gli scappava da ridere.
“Chi ti ha pestato?”
“Tyler.”
“Li
ha beccati insieme” annunciò Damon sogghignando. “Nei
boschi a fare sesso come i ragazzini...”
“Non
sai un cazzo!” rantolò sbarazzandosi della presa sotto
il mento. “Nessuno di voi... argh...”
“Nik...
non urlare...”
Rebekah
riemerse dalla coperta e Klaus la notò solo in quell'istante.
Il viso rosso, gli occhi febbricitanti ridotti ad una fessura...
chissà come trovò la forza di arrancare nel poco spazio
che li separava. “Chiamate un medico...” farfugliò
toccandole il viso e le labbra. “Ha la febbre alta...”
Damon
lasciò ricadere la tendina della finestra e si mosse verso la
porta. “E' arrivato. Portatelo via, è solo d'impiccio.”
“Bekah
ha bisogno di me!” disse offeso, mentre Stefan lo caricava
sulle spalle, dirigendosi verso il piano superiore. “Non farla
morire... ti ammazzo se la fai morire...” rantolò ed
Elijah lo guardò con aria di compatimento. Certi cose non
cambiavano mai.
***
Un
vampiro Originale non bussa alla tua porta se non ha un favore da
chiederti. Bonnie batté le lunghe ciglia scure due volte e
avanzò verso Elijah, mostrando completo disinteresse per la
visita improvvisa. “Sì?”
“Rebekah
ha l'influenza e non sta reagendo alle medicine.”
“Il
suo fisico si sta adattando lentamente.”
“Sta
morendo.”
Non
era dispiaciuta. A dirla tutta, non gliene importava un fico secco di
quei tre. “Non sono una guaritrice, non posso aiutarti.”
“Non
vuoi aiutarmi.”
Bonnie
inclinò di poco la testa. Sotto la scorza di ghiaccio, era ben
preoccupato. “Dammi un motivo per farlo.”
“Non
mi viene in mente nulla.”
Bonnie
posò la mano sulla porta e indietreggiò. “Lo
immaginavo.”
“Per
favore?”
La
ragazza si fermò, incredula. Credeva di comprarla con quel
supplichevole 'per favore?'
“Ti
prego?”
“Elijah,
supplicare non è mai servito a niente con voialtri.”
“Lo
sto chiedendo a livello personale. Noi due non abbiamo mai avuto
screzi da appianare. Mia sorella sta morendo e Klaus è stato
pestato a sangue, stanotte. Se vuoi godere della sua sofferenza,
recati a casa dei Salvatore e guarda tu stessa.”
Solo
pestato? Bonnie mugolò di gola e un sorrisetto le aprì
le labbra. “Abbiamo il nome del picchiatore? Potrebbe ricevere
un bel regalo di Natale, quest'anno..”
“Tyler.”
Ci
avrebbe pensato Caroline, al regalo. “Dove si trova
Rebekah, in questo momento?”
“A
casa, sto badando a lei.”
“E
chi bada a te?” domandò ed Elijah sospirò
debolmente. “Mi aiuterai?”
“Cercherò
qualcosa nel libro degli incantesimi...” sussurrò. “Una
pozione contro la pazzia?”
“Per
me o per Klaus?”
“Klaus
è irrecuperabile.”
“Per
lui ci vuole una camicia di forza.”
“La
vuoi mentale o fisica?”
***
“Falle
bere quest'infuso ogni due ore. Fa schifo e puzza come tutte le
pozioni che funzionano.” Bonnie infilò le mani nelle
tasche, occhieggiando l'interno dell'abitazione. “Per la pazzia
non ho trovato nulla. Posso farla perdere, ma non posso renderla al
proprietario.”
“Grazie
lo stesso” mormorò il vampiro, osservando l'ampolla
ripiena di liquido scuro.
“Se
la temperatura non si abbassa, chiamami.” Bonnie tornò
in macchina, perplessa. Ogni volta che si avvicinavano ai Mikaelson,
finivano in un film alla Hellzapoppin'! Guidò fino a
casa dei Salvatore e quando smise di suonare il campanello, si rese
conto che la parte più meschina di lei voleva vederlo
strisciare nei propri escrementi.
“Hai
saputo?”
“Ho
saputo.”
Stefan
e Bonnie scambiarono un sorrisetto, poi il ragazzo la lasciò
entrare. “Poi sedarlo mentre lo ricucio?”
“Soffre?”
“Abbastanza.”
Bonnie
si umettò le labbra, birichina. “Posso farlo soffrire di
più?”
***
Il
divertimento scemò in parte, rovinandole il buonumore. Tyler
ci era andato giù pesante e Bonnie si stupì che fosse
ancora vivo. “Non potevi portarlo all'ospedale?”
“Ha
una costola incrinata e devo cucire la ferita sopra di essa. Tienilo
fermo.”
Bonnie
lo studiò, steso su letto e seminudo. La maglietta era stata
tagliata via ma indossava ancora i jeans. “Non lo tocco, il
verme” mormorò portando le braccia dietro la schiena.
“Non ci penso proprio.”
“Si
rifiuta di perdere conoscenza. Poi almeno...”
“Sbattergli
qualcosa in testa?” mormorò laconica e Klaus aprì
gli occhi in quel momento. “Mandala via...” rantolò
girando la testa verso Stefan. “Non la voglio qui... Urgh!”
“Sta
fermo.”
Klaus
grugnì fra i denti e Bonnie lo studiò, le palpebre
socchiuse. Quando decise di averne abbastanza di gemiti e
imprecazioni, salmodiò a bassa voce e Klaus si voltò di
scatto. “Chiudi quella boccaccia, strega!”
Bonnie
bisbigliò ancora e la pesantezza gli aggredì il corpo.
Klaus combatté la sensazione con tutte le sue forze. La
ragazza si zittì e avanzò verso di lui, posando un
ginocchio sul letto e chinandosi in avanti. “Se tua sorella
vive, lo dovrai a me” sussurrò guardandolo dritto negli
occhi. Klaus strinse le labbra, furioso, sollevandosi sui gomiti.
“Elijah...”
“Lui
sa quando è il momento di smetterla!” esclamò
puntando una mano sul torace e spingendolo di nuovo giù. “Ora
sta fermo. Non ha finito con te.”
“Neppure
io ho finito con te, strega...” sibilò afferrandole la
gola. “Te l'ha raccontato... ha riso di me... argh!!!”
Una scarica elettrica gli attraversò il cervello e Klaus fu
costretto a lasciarla andare. Umiliato l'ennesima volta per mano di
una donna. Le avrebbe uccise, tutte e due...
“La
prossima volta ti rendo impotente” bisbigliò dolcemente.
Non ho idea di cosa tu stia dicendo e non me ne importa un fico
secco.”
“Caroline...
aveva il mio dollaro in tasca...”
Caroline
conosceva la sua disavventura con la lavatrice, nient'altro. Il
dollaro l'aveva perché, odiando gli spiccetti, le chiedeva
sempre un cambio cartaceo.
“Ti
ha fatto ridere, strega?!” Klaus la trafisse con un lungo
sguardo che si esaurì in uno stupore di dolore che gli tolse
il respiro. La bocca si contrasse in una smorfia e quando ricadde
ansimando sui cuscini, Stefan annunciò che il punto critico
era stato superato. Beh, era stato come morire di nuovo. Le lacrime
scivolarono ai lati delle tempie e Klaus fissò il soffitto,
desiderando perdere conoscenza in quel momento. Le dita di Bonnie si
posarono sulla fronte. Udiva la sua vocetta nell'orecchio e sentiva
il corpo farsi sempre più pesante e languido. La strega
sciorinava un incantesimo e a lui veniva un'erezione? Essere umani
faceva sempre più schifo.
***
“Come
sta?”
“Dorme
ancora. Stai cucinando?!”
Bonnie
abbassò il coperchio sulla pentola e lo guardò,
stupita. “Vuoi continuare a mangiare panini per il resto della
tua vita?”
Stefan
scosse la testa e strinse le labbra, appoggiandosi al ripiano sgombro
di piatti e pentole. “Non riesco a capire se sta mentendo o
meno...”
“A
proposito di Caroline?” domandò tamponando le mani
bagnate su un asciughino.
“Elijah
l'ha soggiogato ma la verità può essere espressa in
molti modi.”
“E'
un nostro problema?” continuò con voce leggera, lavando
le stoviglie sporche. “Non mi interessa e non voglio saperne
nulla.”
***
Quei
due avevano spazzolato lo stufato con una voracità sconosciuta
al genere umano. Bonnie li guardava a turno, allibita e un po'
disgustata. Sperò la dispensassero dall'eventuale ruttino di
approvazione e, per sua fortuna, mantennero un certo contegno fino
alla fine del pasto.
“Ora
posso morire felice...” Damon sospirò, allungando le
gambe sotto il tavolo. “Ce ne dici se ti assumiamo come cuoca
fissa?”
Bonnie
gli rifilò un'occhiataccia, adocchiò il messaggio
appena arrivato e si stupì di se stessa. Due su due.
“Rebekah sta meglio, la febbre sta passando” disse
mostrando il messaggio a Klaus che era rimasto silenzioso per tutto
il tempo a rimestare con il cucchiaio la zuppa. L'ex vampiro annuì
e mandò giù un po' di minestra. “Ha uno strano
sapore...”
“Ora
li senti, i sapori.”
“Non
mi piace” decretò, posando il cucchiaio. “Nessuna
offesa per la cuoca.”
“Sai
quanto me ne importa” sussurrò la ragazza rispondendo al
messaggio.
***
Il
suo odore lo disgustava e non riusciva a concentrarsi su quel che
aveva nel piatto, distratto dal sentore di sudore, terriccio del
bosco, umori propri ed estranei. Klaus inclinò la testa e
l'acqua della doccia lo inondò, finendogli in bocca. Il
detergente schiumoso eliminò il groviglio di odori e lasciò
la pelle pulita e profumata, sebbene in molti punti fosse ammaccata.
La faccia era gonfia e quell'occhio nero ci avrebbe messo una vita a
guarire. Il ragazzo indugiò sotto l'acqua tiepida, si appoggiò
alle mattonelle fresche e rilassò la schiena, portando una
mano all'altezza delle costole. Faceva un po' fatica a respirare. Il
graffio sotto l'ombelico era ancora lì. Chissà se le
sarebbe ancora piaciuto farlo, ridotto in quel modo. Klaus uscì
dal bagno e si bloccò di fronte a Bonnie che sembrava essere
lì da tempo. Appena incrociò il suo sguardo, mise via
il cellulare.
“Caroline
si sta comportando male con te?”
Klaus
aggrottò la fronte ma smise di farlo appena un dolore acuto
gli trafisse il volto. “Te ne frega qualcosa?”
La
ragazza alzò velocemente le sopracciglia. Sospirò come
se ne avesse abbastanza di lui e guardò il corridoio vuoto.
“Pura curiosità.”
“Attenta,
gattina. Di curiosità si muore.
Gattina?
Bonnie strangolò un risolino isterico. “Caroline è
bravissima a far saltare i nervi altrui. Avanti...” sussurrò
arricciando il naso. “Soddisfami.”
|
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Capitolo 4 *** Debiti e Crediti ***
“E
allora? Anche se mostrasse tutti i sintomi della vittima di abusi,
non me ne fregherebbe niente...” Caroline parlò
svogliatamente, girò una pagina di In Style e rosicchiò
il laccio di fragola. “Sai quante calorie ha quest'affare?”
“Non
puoi ingrassare.”
“Che
fortuna, eh?”
Aveva
notato qualcosa di diverso, una sorta di segreta soddisfazione che
non voleva condividere con nessuno. Non era un comportamento da
Caroline, che era usa sbandierare ai quattro venti le proprie
conquiste. Però le cose migliori sono quelle proibite.
“Mi
stupisco l'abbia detto a qualcuno” borbottò
concentrandosi su una rubrica. “E' debole, in fondo. Non fa più
lo spaccone da quando è tornato umano.”
“Lo
stai punendo?”
La
vampira sorrise, diabolica. “Ho appena iniziato.”
“Scoparlo
nel bosco ti sembra una punizione?!”
“Lo
porto al limite e me ne vado. Per un uomo, è letale.”
L'espressione
di Bonnie fu incommentabile. La ragazza grattò la fronte e
tirò indietro una ciocca di capelli. “L'hai morso?”
“La
prossima volta sarà più accorto.”
Bonnie
la fissò, attonita.
“Che
c'è? Cosa?!” esclamò la vampira saltando a sedere
e mettendo da parte la rivista. “Ora che Tyler è tornato
la smetterò!”
“Tyler
l'ha pestato a sangue.”
Caroline
allargò le mani. “Prendi le sue difese?! Ma se lo odi!”
Bonnie
picchiettò i polpastrelli fra loro. Aveva uno strano concetto
di decenza, quella ragazza. “La smetterai davvero?”
“Passerò
ad altro. Agguati all'uscita dei locali, dissanguamenti
improvvisi...” elencò allegra. “Elijah ha assunto
la cura?”
“No.”
Quel
no smorzò l'entusiasmo di Caroline. “Ah...”
“Tyler
l'ha picchiato così tanto che Elijah ha pensato bene di cedere
un po' del suo sangue per farlo guarire. Spera che non muoia nelle
prossime ore” mentì per testare la sua reazione. “Ma
che ti è saltato in mente?” sussurrò abbassando
la voce di colpo.
Caroline
accavallò le gambe e la guardò, dubbiosa. “Hai
l'opportunità di essere la più forte e non sfoghi i
tuoi istinti più brutali e primitivi?”
“E'
un gioco di potere?” tentò ancora, pur di dare una
spiegazione al marasma che le vorticava dentro.
La
vampira la indicò col laccetto smozzicato. “Centro.”
“Sei
forte, sei bellissima ed intelligente! Che altro vuoi?”
Caroline
sogghignò. “Esattamente questo. Voglio che tutti lo
sappiano e lo ricordino sempre!”
“Perché?”
“Che
gusto c'è nell'essere la migliore, se nessuno se ne accorge?!”
***
Il
seme della follia germogliava a Mystic Falls come la gramigna in
primavera. Caroline si comportava come il Klaus di una settimana
prima. Bonnie calciò un sassolino dal terreno e si fermò,
percependo una presenza dietro di se. Jeremy!, pensò
voltandosi di scatto e restando brutalmente delusa. Jeremy era morto
e la folata di vento freddo che le aveva accarezzato il collo, era
dovuta all'arrivo silenzioso di Elijah. Bonnie sospirò e si
costrinse ad affrontare una nuova conversazione. “Come sta
Rebekah?”
“E'
debole e rifiuta il cibo, ma la febbre è calata quasi del
tutto. Ti ho riportato l'ampolla.”
La
strega la intascò e guardò oltre il suo
gomito. Chi le impediva di fare una magia ed evocare il
fantasma di Jeremy?
“Ho
un debito con te...”
“...
e un Mikealson paga sempre i suoi debiti” mormorò la
ragazza fra i denti, pensando già agli ingredienti da
utilizzare. “La prima volta è gratis.”
“Ad
un'altra occasione, allora” mormorò estraendo la
fialetta di cura dalla tasca. “In un'altra forma.”
“Elijah,
aspetta” bisbigliò. “Ho un dubbio morale da
assolvere.”
***
“Sei
conciato peggio di me... va a dormire...”
“Sei
sicura? Vuoi che resti...”
“Vai...”
Klaus
le sfiorò i capelli e la ragazza gli spostò la mano.
Era il suo modo per dirgli che apprezzava l'interessamento ma che
doveva togliersi di torno. Dormire presupponeva sdraiarsi.
Sdraiarsi lo costringeva ad uno sforzo non indifferente, nelle
sue condizioni. La costola lesa gli troncava spesso il respiro e ogni
volta che si specchiava in una superficie lucida, rabbrividiva per le
condizioni del volto. Quattro punti di sutura sullo zigomo sinistro –
gentilmente offerti dal servizio assistenza medica Salvatore&Co
- il labbro spaccato e la tonalità viola che aveva assunto
gran parte del lato destro del mento, si erano portati via tutto il
suo fascino. Tyler aveva insistito parecchio, su quella parte. Si era
assicurato che Caroline non venisse ulteriormente distratta dalla
sua presenza. Klaus zoppicò fino al salotto e si appoggiò
alla poltrona. Doveva vederla, anche solo per un minuto. La porta
principale si aprì, mentre prendeva la sua sconsiderata
decisione. Elijah lo aggirò in silenzio e sbirciò
nella camera di Rebekah. Klaus ebbe la riprova che non si fidava di
lui. “Esco...” rantolò. Ma uscire
significava infilare la giacca per non prendere freddo. A malapena
riusciva muovere le spalle...
“Dove
vai?”
Che
ci faceva a casa sua, la strega, se aveva chiarito il disprezzo per la genia
Mikaelson? “A fare una passeggiata...”
“In
queste condizioni?”
Klaus
stese il braccio come a dire che non gli importava e che non doveva
disturbarlo. Parlare gli faceva dolere la mandibola.
“Caroline
non ti amerà mai. Ti sta solo usando per affermare la sua
superiorità.”
Ma
lo credeva stupido?
“Hai
perso la lucidità insieme alle zanne. Se Tyler vi scopre
insieme, stavolta non si limiterà a pestarti” sibilò
come se si trovasse alle sue spalle, in attesa di strappargli il
cuore dal petto. “Ti ucciderà.”
“Avverando
il desiderio di molte persone. Compreso il tuo” farfugliò
come se avesse una patata in bocca. Quel dente traballava, e prima o
poi si sarebbe staccato.
“Io
voglio vederti contorcer in un inferno di dolore, è diverso.”
“Non
ho colto la sottigliezza del tuo animo, perdonami.”
Il
sapore di sangue in bocca lo disgustava. La guancia si era lacerata
internamente. Klaus si chiese quando sarebbe guarita. “Dobbiamo
sempre litigare, tu ed io...” Litigare presupponeva un
interesse che non aveva. Bonnie serrò le labbra per non
insultarlo e il ragazzo ne approfittò per zoppicare via.
“Il
cuore è il tuo!”
Klaus
si fermò, colpito a tradimento.
Esisteva,
dunque, un argomento che neppure lui poteva ignorare o trattare con
leggerezza. “L'hai mai baciata, almeno?”
Il
viso di Klaus si scurì e dall'unico occhio aperto, trapelò
ira e frustrazione. Quella strega era talmente irritante che non
riusciva… non riusciva... a respirare... che gli stava...
Bonnie
sgranò gli occhi, osservando il repentino tracollo fisico
dell'ex vampiro.
Klaus
la guardò, spaventato. La stanza si allargava e si
ristringeva, non aveva più equilibrio. Cadde sulle ginocchia e
pensò che era finita. La strega Bennet aveva riscosso il
credito.
Bonnie
saltò in avanti, gli posò una mano sul torace
all'altezza del cuore, una sulla gola e, d'istinto, Klaus l'afferrò,
accorgendosi di non riuscire a piegare granché le dita.
Aveva
la pelle gelata e tremava come una foglia. Bonnie sussurrò a
mezza bocca e una sensazione corroborante lo invase, rallentando il
battito e allungando il respiro che si era pericolosamente
accorciato. Vacillò come un bambino alla carezza della madre,
costringendo la ragazza ad afferrarlo. Il primo istinto fu quello di
allargare le braccia e godersi la 'musata' sul pavimento. Non era
così buona, in fondo. “Elijah, vieni qui!”
esclamò, un po' alterata dalla pressione del corpo contro il
suo. Bonnie cercò di non respirare nelle sue immediate
vicinanze, mentre il vampiro accorreva in soccorso.
“Che
gli hai fatto?”
“Ho
impedito un attacco di panico” spiegò lasciandolo andare
fra le braccia del fratello. Bonnie scrollò le mani come se
fossero sporche e strofinò la clavicola che era stata
solleticata dai capelli dell'ex vampiro. Non avrebbe mai compreso i
gusti di Caroline. “Ne ha mai avuti, prima d'ora?”
“E'
successo, in passato.”
“E
come risolvevate le crisi?”
“Non
ci è dato conoscere la magia operata da Esther” decretò
adagiandolo sul letto. Era crollato psicologicamente, fra lo stress
della trasformazione inversa e la tirannia di Caroline. Bonnie restò
sulla soglia della camera. Perché indugiava? Avanzò di
un passo e sembrò che l'oscurità l'avvolgesse. Frugò
nella tasca interna del giubbotto e gli passò un'ampolla di
fattura diversa dalla precedente. “Questo aiuta a rimarginare
le ferite. Fa schifo come tutte le pozioni che funzionano.”
“Perché?”
“Dipende
dagli ingredienti.”
Aveva
eluso la domanda ma Elijah non ambiva ad irritarla. Guardò il
fratello che giaceva supino sul letto, udì il suo respiro
penoso e sospirò. “Quanto ti devo?”
“Non
lasciarlo andare nel bosco... e metti una bistecca, su quell'occhio.”
“Non
sopporta più l'odore di sangue” mormorò e Bonnie
non riuscì a credere a quel che aveva appena udito.
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Capitolo 5 *** Jeremy ***
Se
n'era andato troppo presto.
Le
si spezzava il cuore ogni volta che si trovava davanti alla tomba di
Jeremy. Bonnie spazzolò le foglie morte ed eliminò i
fiori che avevano perso di freschezza, sostituendoli con tanti mazzi
nuovi. Posò la mano sulla croce di marmo e le lacrime
gocciolarono direttamente sul nome e la data di nascita. Le sue
formule magiche potevano riportarlo in vita. Non sarebbe mai
stato il suo Jeremy, ma un demone dell'oscurità.
Strinse le braccia attorno allo stomaco e trattenne i singhiozzi più
a lungo che poté, inginocchiandosi sull'erba verde e chiedendo
perdono per non aver saputo fare di meglio.
***
Tre
mazzi di fiori, uno accanto all'altro.
Tre
fratelli Mikealson rimasti in vita.
“Eri
un piccolo stronzo e mi irritavi, ma eri pur sempre mio fratello”
borbottò seduto sull'erba, la schiena addossata al marmo
gelido della lapide verticale. Klaus piegò le gambe e strappò
un filo verde, arrotolandolo su se stesso. “Dovevi sempre fare
di testa tua, se mi avessi dato retta...”
Un
pianto di donna, accorato e inconsolabile, gli arrivò alle
orecchie, portato dal vento. Klaus salì sulla cima della
collina e guardò la vallata disseminata di tombe. Chi stava
piangendo? La nonna, un amico scomparso? Arrivò alle spalle di
Bonnie e lesse il nome sulla lapide. Il fidanzato? “Quando
è successo?”
La
ragazza tirò indietro la testa, priva d'aria. Singhiozzò
e passò le dita sotto gli occhi, ma per una lacrima che
asciugava, altre colavano sulle guance. Lo sguardo di Bonnie si perse
in un nulla a cui non poteva accedere e in cui non si sarebbe voluto
perdere.
“Stavate
insieme?”
Bonnie
batté le palpebre, le labbra socchiuse a metà di un
singhiozzo. Erano stati legati ma negli ultimi tempi si erano
avvicinati nuovamente... e quello più di tutto, le
faceva male. Jer...
Gli
occhi di Klaus percorsero i lineamenti alterati del suo viso. L'aveva
visto spesso, quel dolore, sul volto degli esseri umani. “Hai
bisogno...”
Bonnie
scosse la testa e raccolse i fiori secchi da gettar via. Lo aggirò,
tenendo lo sguardo basso. “Il cimitero chiude fra mezz'ora...”
***
Un
cimitero, così come una chiesa, avrebbe dovuto effettuare un
servizio H24, pensò di nuovo fermo sulla tomba di Kol. La
morte si muoveva con te, si portava via gli affetti e non aveva...
“Ciao,
mostro!”
L'ex
vampiro raggelò e si voltò piano piano. Un sorriso
malizioso piegava le labbra di Caroline e non smise neppure dopo
l'attento esame a cui sottopose il suo aspetto macilento. Klaus la
ignorò, anche se il cuore aveva ripreso a battere come un
pazzo. “Sto parlando con mio fratello, non ho tempo per
te.”
“Eppure
ne sprechi in quantità, quando di tratta di asciugare le
lacrime di Bonnie. Scopi con me e corri dietro le mie amiche?”
Lo
usava come aveva sempre usato le persone... ma non si sarebbe mai
sognato di sottoporla al medesimo trattamento. “Un giorno
compirai un passo falso, Caroline.”
La
vampira sogghignò, allegra. “Credi di farmi paura?”
“Voglio
il tuo rispetto, non il tuo timore.”
“Stai
facendo la scena. Muori dalla voglia di avermi.”
Klaus
si ritrovò sospinto sotto il salice piangente. Grugnì
di dolore e oppose una debole resistenza che svanì, appena
Caroline lo fissò negli occhi.
Una
settimana dopo
Bonnie
non era una fissata con i baci, ma essendo a stecchetto da un po',
avvertiva la mancanza di certe attenzioni. Inoltre, da quando le
minacce erano notevolmente calate, aveva trovato tempo da dedicare a
se stessa, e si era accorta delle enormi lacune in cui versava la sua
giovinezza. Era difficile evitare di pensarci, se tutti i giorni
Damon veniva a prendere a scuola Elena e si piantava in mezzo al
parcheggio a baciarla. Qualche occhiata furtiva era scappata a tutti
loro e Bonnie stessa si era accorta di spiarli, sentendosi una sporca
guardona. Come poteva, Caroline, fare sesso con due ragazzi
contemporaneamente? Come poteva anche solo avvicinarsi a Klaus
senza vomitare la cena del Ringraziamento!, pensò con un
brivido di disgusto. La malinconia le toglieva l'appetito e quel film
trasmesso dalla pay tv
non era un granché.
Din
don
Se
Elijah provava a chiederle un altro favore...
“Ti
avanza della pozione magica per il gobbo di Notre Dame?”
Un
recinto elettrificato invisibile, l'avrebbe tenuto lontano dalla sua
abitazione? “Posso prepararne un po'.”
Klaus
la guardò appena, mal celando il nervosismo. “Grazie...”
mormorò chiudendosi la porta alle spalle. Ora non aveva più
bisogno di essere invitato ad entrare e anche Bonnie sembrò
accorgersene in quel momento.
“Come
si prepara una pozione magica?”
“Facendo
molta attenzione.”
***
“Forte”
mormorò guardando il liquido che cambiava colore. “Anche
gli effetti speciali.”
Bonnie
strinse le labbra, versando il tutto in una tazza grande che spostò
davanti al ragazzo. L'aspetto era migliorato ma continuava ad avere
l'aspetto di un poco di buono. Lo era, pensò posando le
mani sul tavolo. “Rebekah come sta?”
Klaus
arricciò il naso alle volute maleodoranti e rispose con una
smorfia. “Ha ripreso a mangiare.”
Bonnie
richiuse i cassetti in cui aveva riposto le erbe e lavò le
ciotole che aveva utilizzato per pestarvi gli ingredienti. “E
tu?”
“Io
non faccio altro che mangiare e dormire...” rispose ingoiando
un sorso di mistura magica “... e navigare sui siti porno.
Alcune di quelle cose non le ho mai fatte neppure io. La gente è
malata...”
Bonnie
fissò l'acqua che scorreva nel lavello e diede un colpetto al
rubinetto. “La mia opinione di te non fa che peggiorare.”
L'aveva
detto apposta. “Verbena ne hai?”
“Scendo
in cantina a controllare.”
Klaus
la spiò mentre si allontanava e quando fu solo, rivolse la sua
attenzione alla stanza, alla vetreria lucida che giaceva in un angolo
e ai contenitori con le erbe aromatiche. Mai stato a stretto contatto
con una strega. Qual era il punto debole di Bonnie?
***
Bonnie
si fermò sui primi due gradini della piccola scalinata che
conduceva in cantina e si sforzò di ricordare. La verbena era
nell'angolo in basso a destra... no, in alto a destra, pensò
con cuore che le strozzava la gola. Scese velocemente la
scaletta, si avventò sulla dispensa e tirò fuori un
sacchetto di dimensioni medie. Sarebbe bastato per quattro infusioni,
forse cinque.
“Bu.”
Bonnie
trasalì e lo fissò con l'intento di fargli esplodere la
testa, se avesse provato ad avvicinarsi. Klaus ne capì le
cattive intenzioni a pelle. “Ero solo curioso di vedere così
nascondevi.”
“Ho
trovato la verbena. Ora preparo l'infuso, ma la prossima volta porta
uno spray antistupro con te.”
Klaus
sorrise, studiando una bottiglia di vino che se ne stava lì da
tempo immemore, e il sorriso sembrò una smorfia sinistra,
nella penombra della stanzetta. “Tyler ha ottenuto quel che
voleva, me l'ha portata via.”
E
quando mai era stata sua? L'ex vampiro aveva commesso lo stesso
errore degli altri, credendo di poter imbrigliare Caroline. Era lei a
possederli, non accadeva mai il contrario. “Allora questo non
ti serve” mormorò riponendo il sacchetto e facendogli
cenno di precederlo lungo la scaletta. “Puoi prenderla. Omaggio
della casa.”
Quella
schifezza non andava bene neppure per innaffiarci i fiori. Klaus
rimise la bottiglia nella sua sede originaria. “Ho fin troppi
debiti con te, strega.”
Illuso.
Li aveva con tutta Mystic Falls.
“Per
il disturbo” borbottò infilando una mano in tasca ed
estraendo un foglietto di carta piegato a metà.
Bonnie
girò l'assegno sottosopra e sbiancò. Non aveva speso
neppure un quarto della somma indicata! Era restia ad accettare
denaro dai persecutori della sua famiglia, ma era a corto di soldi e
doveva pagarsi il college.
Klaus
le prese la mano e avvicinò le labbra al dorso. Bonnie lo
guardò mentre sfiorava la pelle bruna col pollice. Canaglia.
La
pelle era un po' screpolata sulle nocche e il palmo ancora umido
d'acqua. Klaus inspirò l'odore delle erbe che aveva manipolato
e il profumo sul polso.
“Il
tuo fascino non funziona con me” disse strappando
le dita dalla presa morbida.
Il
ragazzo sogghignò, ma la sua risata era triste. “Credimi,
cara: non funziona più con nessuno.”
Bonnie
pensò rapidamente ad una formula di protezione, ma la mente le
andò in bianco e riuscì solo a scappare per le scale,
frenando bruscamente di fronte a Caroline. La vampira l'aspettava
davanti la porta a braccia incrociate, furibonda.
“Dobbiamo
proprio litigare, tu ed io?”
Bonnie
aggrottò le sopracciglia, evitando di rispondere. Accompagnò
la porta con eccessiva cautela e Klaus si ritrovò nella
penombra. Un filo penzolava dal soffitto. Spense la luce, tanto per
stare sicuro.
“Tyler
ci raggiunge al Mystic Grill?”
“Non
cambiare argomento... e non darmi le spalle!”
Bonnie
si diresse in camera da letto, tenendo il mento alto. “C'è
un concerto dal vivo, stasera. Credi facciano la selezione
all'ingresso? Se non ci fanno entrare, li trasformo tutti in maiali
grufolanti.”
Se
c'era una cosa che la mandava ai matti, era essere ignorata. “Bonnie
Bennet, ferma lì!”
La
ragazza tirò fuori due grucce e soppesò i vestiti.
“Nero sexy o rosso passione'?”
“Nero.
Quante volte ti ho detto di non giocare con le mie cose?”
Povero
Klaus, ridotto ad un mero giocattolo sessuale.
“Gli
hai fatto un incantesimo?”
“Ne
farei uno a te adesso” sospirò buttando alla rifusa
portafogli, specchietto e gloss nella borsetta. “Non ti ha
soddisfatto? Ha osato ribellarsi? È scappato con i calzoni
alla caviglie?”
Caroline
tacque, accigliata. “Ho cercato di essere carina
con lui...”
Bonnie
si tappò metaforicamente le orecchie, pensando a che scarpe
abbinare col vestito. “Non mi interessa sapere i dettagli della
tua vita extraconiugale. Ho di meglio da fare, nella vita.”
“Ho
visto come guardi Elena e Damon. Non hai una vita tua e ti
impadronisci di quelle...”
“Se
non ho una vita privata, è solo colpa vostra! Se non ho
più una famiglia, è colpa del tuo amante! Se non ho più
un ragazzo che mi dimostri un po' di affetto, la colpa è del
mostro che l'ha ucciso!”
Le
luci ondeggiarono e Caroline fece un passo indietro, spaventata.
“Va
via, Caroline! Va via e non mettere più piede in casa mia,
accusandomi di oscenità che non ho mai commesso! Va via, o
giuro sulla tomba di Jeremy che Tyler saprà tutto prima
dell'alba!”
“E
a chi credi crederà?!”
Bonnie
spalancò gli occhi e un mormorio cattivo scivolò dalle
labbra e dai denti. Caroline sentì la pelle infuocarsi e una
fiammella si sviluppò sul dorso della mano, facendola gridare.
|
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Capitolo 6 *** Una bella cosa... ***
Si
era perso gran parte della litigata ma aveva sentito distintamente
l'urlaccio finale. Il buonsenso gli consigliava di fuggire a gambe
levate ma l'istinto più profondo, il desiderio di risolvere la
situazione critica che si era creata, l'aveva già condotto
fuori.
Bonnie
era ferma al centro della stanza e tremava di rabbia, fissando il
vuoto.
“Le
amiche litigano” tentò. “Litigano e poi fanno
pace.”
“Tu
che ne sai, non hai amici!”
“Ne
ho avuti.”
“Che
le hai fatto? Era furibonda.”
“Non
le ho dato quel che voleva.”
Ne
aveva, di fegato. Bonnie strofinò il braccio sulla guancia e
lo lasciò ricadere, stringendo e aprendo le mani. “Basta”
sussurrò, uscendo dalla stanza e passandogli sui piedi. Klaus
la seguì incuriosito e quando la vide afferrare la giacca, un
sottile timore lo invase. “Dove vai?”
“Stavolta
me la paga” sibilò lanciando un'occhiata colma di furore
alla cerniera lampo.
La
strega aveva intenzione di far scoppiare la bomba. Klaus alzò
un sopracciglio, ricordando un attimo dopo di limitare i movimenti
facciali. “Se la prenderà con me.”
Ed
era un problema suo? Bonnie gli lanciò un'occhiata
trasversale, aprendo la porta. “Non mi riguarda.”
Klaus
la respinse indietro, goffamente. “Per favore.”
“Spostati.”
Il
ragazzo incrociò le braccia e si appoggiò all'uscio.
“No.”
Bonnie
sporse la mandibola in avanti. Caparbio. “Spostati!”
esclamò spingendolo inutilmente da un lato, il mugugno
arrabbiato di una bambina che pesta i piedi. “Spostati o
sposterò il tuo cadavere!”
“Se
mi uccidi, tornerò a tormentarti tutte le notti.”
“Nessuno
torna dall'altra parte! Nessuno!” Nessuno, neppure Jeremy. O
Alaric, o la nonna.
Il
ritornello di tutte le streghe. Klaus si domandò cosa ci fosse
di tanto spiacevole dall'altra parte.
Bonnie
smise di colpirlo e la tristezza tornò più forte di
prima, solleticandole la ghiandola del pianto.
I
punti deboli della strega Bennet erano simili ai suoi e al resto
degli esseri umani. Klaus la strinse contro di se, rischiando un
aneurisma cerebrale.
Bonnie
si ritrovò con la faccia affondata contro il torace e la
guancia di Klaus premuta contro la sua tempia. Trattenne il respiro,
tanta era la sorpresa. Raggelò, quando sentì le sue
dita accarezzarle i capelli e pensò che in quella posizione
poteva fargli scoppiare il cuore con un bisbiglio. Bonnie socchiuse
le labbra, preparando mentalmente la formula, strisciò le dita
sul pettorale sinistro e Klaus le afferrò saldamente il polso.
“Non ci provare, strega” sussurrò nel suo
orecchio. “Non la bevo, la recita della gattina, e non mi fido
delle donne.”
Non
capiva granché delle parole, se veniva distratta dal battito
del proprio cuore, fisso e sordo nelle orecchie e nella gola. La
paura giocò l'ultima carta e Bonnie cominciò a
sussurrare.
Per
ogni strega che salmodiava, un vampiro moriva, perciò Klaus
fece la cosa più stupida, avventata e spaventosa della sua
vita: si chinò in avanti e la baciò.
***
La
litania cessò nel momento stesso in cui Bonnie si accorse di
avere difficoltà a parlare. Il cuore rimbombò nel petto
e le labbra si immobilizzarono sull'umida fonte di calore. Il calore
si diffuse nella testa, rendendola sorda ai rumori esterni. Era un
gioco garbato, una carezza. Bonnie atterrò di nuovo sui
talloni. Un po' di equilibrio era svanito portandosi via la rabbia.
Era
stato piacevole. Inaspettato. Il gesto di un uomo disperato. Klaus
le lanciò un'occhiatina esplorativa per intuire il livello di
disgusto a cui era arrivata ma giudicò saggio filarsela
all'inglese e non indugiare ulteriormente. Cercò a tentoni la
maniglia della porta mentre le guance di Bonnie si colorivano
d'imbarazzo. Uno spiraglio di vento freddo gli gelò la nuca,
si scaraventò fuori, e la strega dovette ammettere di non aver
mai visto nessuno zoppicare così velocemente lontano da lei.
***
“Ha
cercato di darmi fuoco! E' impazzita!”
Elena
aveva imparato che era bene prestare attenzione agli sfoghi di
Caroline per evitare di doverla ascoltare due volte. Ruppe un cracker
al formaggio dalla confezione singola e lo triturò facendo
molto rumore. “Non sarebbe la prima volta che litigate...”
“Ma
le altre volte non ha cercato di bruciarmi viva!”
E
lei non voleva entrare nelle beghe delle due ragazze. “Vuoi che
le parli?”
“No!”
Aveva
risposto un po' troppo velocemente, segno che aveva qualcosa da
nascondere.
“Me
la vedo io con lei...” sussurrò, a disagio e Elena fu
certa che Bonnie avesse reagito per legittima difesa.
Tre
giorni dopo
“Nik...
Nik?!”
“Mh?”
“Andiamo
al supermarket, ti serve qualcosa?”
“Andiamo
chi?”
Avevano
raggiunto il livello di guardia. Rebekah alzò gli occhi al
cielo.
“Elijah
è ancora qui?”
Ma
santo... la ragazza trasecolò, allargando le mani. “Avete
parlato appena dieci minuti fa! Ti ha chiesto impressioni
sulla vita post – cura, hai risposto 'fa schifo' e l'hai
sconsigliato di assumerla.”
Ma
non era successo... cinque giorni prima? Klaus alzò un
sopracciglio, staccando con difficoltà lo sguardo dal tablet.
Un ruga dubbiosa si formò fra le sopracciglia. Rebekah
sospirò, appoggiandosi al bordo del divano nel quale era
sprofondato da giorni. “Che succede?”
“Niente.”
“Hai
messo la crema cicatrizzante sulle ferite?”
“Mh...”
Era
esausta per l'incuria del fratello. Ciabattò fino al bagno e
quando tornò, lo trovò assorbito da Internet. “Devi
prenderti cura di te stesso, non sei più invulnerabile.”
mormorò alzando la maglietta sulla schiena. Klaus se la
strappò via, noncurante. “Questa vita fa schifo!”
urlò, sicuro che Elijah l'avrebbe udito. “Non farlo!”
“Le
pozioni di Bonnie funzionano davvero. Alza il braccio.”
Klaus
alzò il braccio, rigido. Non udiva quel nome da tre giorni ed
era ben felice di essere rimasto tappato in casa a fare la muffa. “Mi
fai il solletico.”
“Nik?”
“Mh?”
“Davvero
è così orribile per te?” domandò fermando
le dita sulla cicatrice che Stefan aveva ricucito mentre la strega
Bennet lo teneva fermo e lo scagliava in un mondo silenzioso e
incosciente. Rebekah finì di spalmare la crema e applicò
una garza e un cerotto.
“Mi
piace dormire” borbottò mentre avvitava il tappino. “Mi
piace mangiare... e sentire di nuovo i sapori...” Klaus posò
il tablet sul tavolino di legno e cristallo e si voltò verso
la sorella. “Mi piace sapere che sei felice.”
“Non
sono felice se mio fratello soffre.”
“Sto
facendo i capricci, mi conosci...”
“E
cosa facciamo quando sei triste?”
Klaus
la guardò con un broncetto irresistibile. “Uccidiamo
qualcuno?”
***
“Non
te ne servono così tanti.”
Elena
posò la confezione doppia di assorbenti e spinse avanti il
carrello. Un metro dopo ci ripensò e tornò indietro,
dichiarando che 'non poteva perderli perché erano in
offerta'. Bonnie sogghignò: Elena aveva il sacrosanto
terrore di trovarsi sprovvista nel cuore della notte. Era successo ed
era stato esilarante. Finché non era toccata a lei. “Credi
che questo rosso sia troppo rosso?” domandò indicando il
rossetto che indossava. “Forse dovrei dedicarlo alla sera...”
“Avete
fatto pace, tu e Caroline?”
Elena
la coglieva sempre con la guardia abbassata! Appena credeva di essere
fuori dall'attenzione pubblica... “No.”
“Avete
intenzione...”
“No.”
La
ragazza sospirò e spinse il carrello nel reparto successivo,
sorpassò il settore dei vini, ma Bonnie si fermò nella
corsia. Le aveva elegantemente detto che i suoi gusti in fatto di
vini erano deprecabili... ma quella roba la usava per cucinare, pensò
guardando le tante etichette. Per lei erano tutti uguali. Bonnie
morse il labbro inferiore e lo risucchiò, perdendo lo sguardo
nel vuoto. L'aveva baciata ed era ancora vivo per raccontarlo. Se
l'avesse sbandierato ai quattro venti, che figura avrebbe fatto con i
suoi amici? Ma no, non era tipo... o sì? E se Caroline lo
veniva a sapere...
“B?”
Elena era tornata indietro, rendendosi conto che stare parlando da
sola e che le persone la guardavano incuriosite. Si fermò
all'ingresso della corsia e la scopri imbambolata di fronte un
Lambrusco. La chiamò di nuovo e la ragazza trasalì e le
guance si colorarono di rosso.
“Sei
indecisa? Ne capisco qualcosa, a forza di rovistare nella cantina di
Damon...” mormorò senza accorgersi della sua agitazione.
Bonnie
le diede le spalle, cercando di calmare i battiti del cuore.
“Da
pasto, da dessert? Questo va bene come aperitivo.”
“Li...
li stavo solo guardando...”
Elena
si voltò piano piano. Posò la bottiglia nel carrello e
si appoggiò alla barra orizzontale. Quando farfugliava, erano
in allarme rosso.
Bonnie
girò un bottone della camicetta su se stesso. Stava per
staccarsi e se l'avesse perso...
“B?”
La
strega alzò la testa dal polsino, lo sguardo implorante.
“Spingi
il carrello.”
Bonnie
si aggrappò alla barra gommosa e la seguì in silenzio.
Elena taceva tante cose, perché lei non ci riusciva?
***
“A
cosa ti servono dieci vasetti di yogurt, tutti allo stesso gusto?”
“Sono
di marche diverse. Apri la mente, Nik. Non puoi sapere cosa ti piace,
se prima non provi.”
“E'
yogurt mischiato ad un colorante al sapore di... oh, fa come ti
pare!” esclamò e notò una vecchietta sorridere
del loro piccolo screzio. “E' mia sorella” soffiò
come se quello bastasse a giustificare tutto.
“E'
una bella cosa... una bella cosa” ripeté l'anziana. “I
fratelli devono volersi bene.”
Klaus
la guardò, mentre sceglieva i prodotti da acquistare. Si
sarebbero ridotti così? Ciechi, mezzi sordi, tremolanti...
“Giovanotto,
per favore...”
Klaus
seguì la direzione del dito della donna. Allungò il
braccio e le passò la confezione di biscotti. La fissò,
mentre la incastrava con difficoltà nel cestello con le ruote.
Cosa c'era di bello nell'invecchiare e morire? Forse quella donna
aveva sempre vissuto lì, non aveva mai visto il tramonto a
Bangkok o i pinguini nella Terra del Fuoco. Forse non aveva mai
chiesto più di quello che le era stato dato. Ma forse era
stata felice.
“Non
lo fare” sibilò al fratello appena lo udì
mormorare alle sue spalle qualcosa su un'eventuale cena di
ringraziamento. “Non la prendere.”
La
vecchietta traballante si allontanò e, appena si mosse, il
pacco di biscotti cadde fuori dal cestello. Non se n'era neppure
accorta. Aveva guardato in alto, distratta da un suono che invece
proveniva dalle sue spalle. Klaus si chinò e raccolse il
sacchetto. Lo guardò e poi si diresse verso le casse.
***
“Voltati...
no, non adesso! Voltati al mio segnale.”
Sempre
chiari, i messaggi di Elena. Bonnie sbirciò lateralmente ma
vide solo altre persone in fila alle casse come loro.
“Ora
che è distratto!” sussurrò sollevando la cassetta
di Coca Cola e nascondendosi dietro di essa.
Bonnie
alzò gli occhi al cielo e gettò uno sguardo a sinistra,
restando di sasso. Klaus che aiutava una vecchietta con la spesa?!
“Ciao!”
La
bustina di pomodori le cadde a terra e Bonnie si schiantò
sulle ginocchia, spaventata. Rebekah la guardò dubbiosa e
persino Elijah fece una smorfia, chinandosi a raccogliere il
sacchetto semi aperto. La strega lo fissò, attonita e il
musetto di Elena si unì al suo. “Ma è in se?!”
La
ginocchiata debole di Rebekah gli arrivò nel fianco in quel
momento. La ragazza indicò l'uscita del fratello con un cenno
del capo. “Ricordi quanto era legato alla nonna?”
Aveva
cinque anni e aveva speso tutte le sue lacrime, quando era morta. Era
toccato a lui, consolarlo. La nonna gli aveva promesso che sarebbe
rimasta sempre con lui, prima di passare a miglior vita e da quel
giorno, Niklaus aveva perso un po' di fiducia negli esseri umani.
“Bekah, firma tu la ricevuta” mormorò
scaraventando la carta di credito in mano alla sorella. “Non ho
gli occhiali.”
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Capitolo 7 *** L'incantesimo ***
“Oh
mio dio! O mio dio!” Caroline unì entrambe le mani di
fronte alla bocca e sgranò gli occhi. “E' magnifico!”
“Ora
sei l'unica vampira rimasta in città.”
Caroline
saltellò sul proprio letto, muovendosi scompostamente. Cadde
sulla schiena allargando le braccia e sospirò, socchiudendo le
palpebre. “Non posso crederci... dio!”
“Dio
dice che Elijah ha assunto l'ultima dose delle cura.” Elena
sistemò un cuscino dietro la schiena e la guardò,
dubbiosa. “Tyler?”
“In
ritiro con la squadra di football per la partita di homecoming.”
“Sai
a cosa mi riferisco. Se Tyler ti morde, senza più il sangue di
Klaus morirai.”
Klaus.
Chissà se erano guarite, le ferite. “L'hai visto di
recente?”
“Proprio
ieri, in fila alla cassa. Aiutava una vecchietta a portare la spesa.”
Caroline
scoppiò a ridere, contraendo lo stomaco. “Cosa faceva?!”
“Sta
ritrovando la sua umanità” mormorò Elena,
paziente. “Dicevi che c'era del buono in lui... come vedi, non
ha deluso le tue aspettative.”
“Ti
prego!” esclamò tornando a sedere. “Bonnie ha
composto le sue scuse? Quanto ancora mi farà aspettare?”
“E'
ben decisa sulle sue ragioni, qualunque esse siano.”
Non
le aveva raccontato niente? Caroline aggrottò la fronte, posò
le braccia sulle ginocchia piegate e la guardò, maliziosa. “Se
ti dicessi che ho fatto una cosa molto brutta ai danni di Klaus...”
“...
ti farei un applauso e ti chiederei di farlo di nuovo” mormorò
Elena fissandola negli occhi. “E di nuovo e di nuovo.”
Per
questo era la sua migliore amica. Perché se la intendevano a
meraviglia.
***
“Ce
l'hai, l'innamorata?”
Klaus
sogghignò, intinse il biscotto nella cioccolata calda e lo
sgranocchiò. Scosse la testa in cenno negativo e una briciola
cadde dal labbro finalmente rimarginato. Solo una lieve ferita rosata
ne deturpava il disegno perfetto. Gliel'aveva detto Katinka, a
tredici anni. Labbra perfette per baciare. E lui ci aveva
sempre creduto.
“Arriverà”
decretò allungando un tovagliolino al ragazzo. “Devi
solo pazientare.”
Klaus
rise un'altra volta. “Era tutto buono, signora Smith.”
“Tutto
buono!” soffiò la vecchietta con un gesto di stizza
e malinconia. “Una volta preparavo pranzetti splendidi per il
mio Charlie...”
Il
cane? Il figlio? Il marito?
“L'unico
uomo che abbia mai amato... che il Signore mi perdoni... ero così
innamorata di lui.. era di stanza, durante i bombardamenti... la
divisa da infermiera mi stava un gran bene... se l'è portato
via un rosso...”
L'ex
vampiro seguì il piccolo segno della croce che la vecchia fece
con le dita e annuì, mostrando comprensione. “Mi
spiace.”
“Oh,
è passato così tanto tempo” si schermì per
l'ennesima volta. “Prendi un altro biscotto. Portali via.
Offrili ad una bella ragazza. Sono troppo duri per i miei denti, ma
sono fatti col cuore... e le cose fatte col cuore non vengono mai
rifiutate.”
***
La
vecchia signora Smith era rimasta indietro con i tempi. Offrire
biscotti ad una ragazza!, pensò ridendo e guardando il
sacchetto che aveva preparato per lui. Rebekah l'avrebbe accusato di
metterla all'ingrasso, se le portava anche quelli. Klaus si
avvicinò al primo cestino lungo la strada e stese il braccio,
esitante. Però...
Le
cose fatte col cuore non vengono mai rifiutate.
Li
avrebbe mangiati a colazione, pensò, ritirando la mano. Uh?
“'ccidenti!
Ahia!”
Maledizione!
Si era scatenata un'altra volta! Bonnie trattenne l'impulso di
grattare la fronte che le prudeva con le mani sporche di grasso della
bicicletta. Sospirò e mugolò, frustrata per la propria
inettitudine.
“Devi
condurla e girare piano il pedale o non si aggancerà mai.”
Oh,
perfetto! Anche il saputello che le avrebbe detto cosa fare, invece
di aiutarla! Bonnie alzò la testa, parando il sole con la mano
e stando attenta e non macchiarsi. Raggelò e desiderò
essere mille miglia lontano dal marciapiede della First Avenue di
Mystic Falls.
Quel
ferrovecchio non avrebbe mai passato la revisione, se fosse stata
obbligatoria per le biciclette. Klaus posò il sacchetto per
terra e forzò il pedale. Tirò su le maniche e Bonnie lo
osservò mentre si industriava a litigare con la ruota dentata
al posto suo.
“Vuoi
un consiglio da un estraneo? Comprane un altra, questa è
arrivata...”
“Non
siamo proprio estranei.”
Klaus
si bloccò con le dita sul cambio. Alzò gli occhi sulla
ragazza e poi li riportò sulla ruota. Ripararla bicicletta era
questione d'orgoglio, ormai. “Come va?”
“Il
solito.”
Bonnie
si umettò le labbra e girò lo sguardo sul sacchetto,
chiuso con un fiocchetto graziosissimo. “Un regalo?”
“Sono
biscotti fatti in casa. Sono buoni, assaggiane uno.”
Biscotti!
Bonnie sentì la salivazione aumentare. Era digiuna dalla
sera prima, aveva dimenticato il pranzo a casa e la mensa non offriva
granché. Sciolse il nastrino dopo aver pulito accuratamente le
mani. Ne sgranocchiò uno, mugolando di piacere. “Sono
buonissimi!”
“Perché
sono fatti col cuore. Tutte le cose fatte col cuore riescono... ma
porc! Riparata!” esclamò drizzando le spalle. “Provala.”
“Sto
mangiando i biscotti” dichiarò con la bocca piena. “Li
hai fatti tu?”
Klaus
le gettò un'occhiata di compatimento. “Passata, la
tristezza?”
“Torna
a tradimento” dichiarò chiudendo il sacchetto ed
indicandolo con un cenno del mento. “Qualcuno ti vuole bene...”
“Na,
le ricordo il suo primo amore.”
Bonnie
batté le palpebre. Di chi stava parlando?
***
“Le
persone si interessano di te quel che basta per sanare la propria
curiosità, ma non vogliono penetrare troppo a fondo nell'animo
umano. Si annidano parecchi demoni, laggiù... nessuno ascolta,
tutti parlano... parlano anche quando non hanno niente da dire... è
orribile...”
Bonnie
annuì debolmente, le labbra strette attorno alla cannuccia di
un milk shake, il viso fra le mani e i gomiti sul tavolino di un
caffè appena aperto, trovato per strada. Klaus tamburellò
piano le dita sulla superficie liscia e fissò la vetrata
arrossata dal tramonto. “Non hai qualcuno che ti aspetta, a
casa?”
“Mia
madre se n'è andata quando ero piccola e mio padre... beh, non
sono mai andata molto d'accordo con lui” sussurrò
grattando piano la cute fra i capelli. “Preferisco stare sola.”
“Nessuno
vuole stare solo” mormorò girando lo sguardo sulla
strega. “Credi di essere felice...”
“Non
lo credo e non lo sono” lo interruppe fissando le mani strette.
Bonnie incrociò le dita e vi posò contro la bocca. “E
tu sei felice?”
“Stordito.
Frustrato, nostalgico” elencò immergendo il viso nel
tramonto. “Aggiungine qualcuno tu, sono stanco di piangermi
addosso.”
“Allora
smettila.”
“Ci
sto provando...”
“Cosa
te lo impedisce?”
Klaus
aprì gli occhi e la guardò con un sorrisetto velato.
“Me stesso.”
***
“Grazie
per averla riparata.”
Klaus
si inchinò con uno svolazzo ironico, fece per prenderle la
mano ma ci ripensò e la contorsione si concluse con una buffa
– e dolorosa - torsione del busto.
Bonnie
saltò in sella alla bicicletta, diede due pedalate e la catena
partì di nuovo. Klaus alzò gli occhi al cielo. Era la
riprova che le cose sapeva solo romperle!
***
Il
sole era ormai tramontato e le strade erano deserte. Per fortuna!
Aveva scongiurato un eventuale incontro con Caroline che le
avrebbe procurato non pochi grattacapi, pensò guardandosi di
nuovo intorno. “Non devi accompagnarmi a casa...”
“E'
piena di tipacci, questa città. Te ne cammina uno affianco e
non te ne sei neppure accorta” ironizzò e Bonnie
sorrise, mascherando la contrazione della guancia. “So
difendermi.”
Klaus
si fermò e la ragazza andò avanti di tre passi, prima
di fermarsi a sua volta.
“Di
fronte un grande pericolo, gli uomini reagiscono in maniera ambigua”
cominciò, esitante.
Stava
parlando del bacio. Bonnie guardò il fondo della strada, poi
si voltò. “Volevo solo immobilizzarti, non ucciderti.”
Klaus
annuì. Teneva le mani infilate in tasca e tutto il suo essere
era dominato dal battito del cuore. Alzò il palmo destro in
cenno di saluto e girò su se stesso. Cosa c'era che lo
infastidiva? La sua indifferenza. L'aveva liquidato come un fatto di
poco conto...
“Devo
fare un incantesimo, vuoi aiutarmi?”
Un
incantesimo?
L'ex
vampiro tornò sui suoi passi e la squadrò, dubbioso.
Bonnie
abbassò lo sguardo sul cestello della bicicletta e dondolò
sulle gambe. “Voglio vedere Jeremy e ho bisogno di un vincolo
su questa terra. Non è pericoloso per te...”
“Per
te sì?”
Bonnie
mosse appena la testa. “Mh...”
Sì?
Poteva perdersi e voleva farlo lo stesso?
“Voglio
dirgli addio.” Bonnie fagocitò le labbra e tornò
a spingere la bicicletta fino alla rimessa dell'abitazione. Klaus la
seguì a corta distanza. “Ti aiuto” mormorò
quando Bonnie infilò le chiavi nella porta di casa.
“Rasserenati, la disperazione toglie le forze.”
***
Bello.
Belle le candele, bello il cerchio magico... Klaus inspirò
l'aria profumata di incenso e si scoprì molto rilassato. La
guardò mentre studiava il libro di magie, osservò i
movimenti delle dita, le labbra che ripetevano a bassa voce le parole
magiche e un sorrisetto scemo gli spianò i lineamenti. Scivolò
al suo fianco mantenendo le gambe incrociate e spiò le
scritte. Mise le mani sulle sue spalle e la tirò indietro,
scostando la ciocca di capelli che ricadeva da un lato. Bonnie lo
fissò, perplessa e incredula.
“Mi
fai ombra” si giustificò, alzando il libro. “Latino!
Niente di più semplice da...”
Bonnie
gli tolse il libro di mano ed espirò, alterata. “Torna
al suo posto.”
“Mi
annoio.”
“Ho
quasi finito” dichiarò aggrottando la fronte. Non
riusciva a concentrarsi se le alitava sul collo!
Klaus
raggiunse la paste opposta del cerchio e sbuffò. “Ora
cosa devo fare?”
“Stare
zitto!”
***
Non
era un esperto di magie, ma era evidente che non stava andando bene,
quell'incantesimo. Si era abituato all'odore di incenso e non era più
stordito come prima. Solo stanco. Parecchio stanco, pensò
stentando a tenere gli occhi aperti. Bonnie gli aveva detto che
l'avrebbe usato come ancora su questo mondo, non aveva parlato
di svuotarlo della forza vitale. La strega gemette all'improvviso e
quando tremò, spalancò gli occhi, lucidi di lacrime.
Klaus non ebbe dubbi che l'avesse trovato. Bonnie ansimò e lo
guardò fisso per qualche secondo, prima di avventarsi sul
libro e sfogliare avidamente le pagine. “Tu sei bravo ad
entrare ed uscire dagli ospedali...” mormorò con voce
roca. “Ho bisogno di sangue, tanto sangue...”
“Per...?”
Bonnie
infilò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e non rispose,
scorrendo le scritte del libro magico. Klaus strisciò verso di
lei - aveva le gambe addormentate e gli formicolava tutto il corpo –
la sfiorò e si accorse della pelle gelata e sudata al tempo
stesso. Tirò via il libro e lo gettò da un lato. Bonnie
lo fissò come se avesse commesso un atto orribile. Si avventò
sul tomo e l'ex vampiro la bloccò. “Vuoi riportarlo in
vita, vero? Ogni strega che ho incontrato ha sconsigliato l'impresa.”
“Io
non sono una strega qualsiasi!” esclamò, arrabbiata. “E
tu non puoi fermarmi!”
“Posso
eccome” sibilò afferrandole la gola e la nuca in una
presa che la destabilizzò. “Una sola sillaba magica e ti
rompo il collo, gattina.”
Bonnie
lo fissò, ansimando di rabbia. “Non puoi farmi questo!”
Le
sue identiche parole, pronunciate in un momento di rabbia e dolore
nel salotto dei Gilbert. “Non hai idea di quel che posso fare,
adesso...” sibilò alzandole il mento tanto che Bonnie
sentì un dolore correre per la muscolatura. “Nessuno
torna dall'altra parte, è chiaro?” soffiò,
minaccioso. “Da retta alle tue sorelline e trovati un altro
ragazzo.” Klaus la lasciò andare di scatto e Bonnie
ricadde contro il divano. “Ciò che è morto, deve
restare morto.”
Proprio
lui pronunciava parole simili?! Bonnie trasecolò, divertita.
“Se ti fosse data la possibilità di tornare com'eri...”
“Potevo,
dovevo, volevo!” esclamò con un sogghigno. “Che
ti ha detto, il tuo ragazzo, per farti incazzare tanto?”
Bonnie
arrossì. “Non vuole più vedermi, è
arrabbiato con me...”
“Lo
resusciti per litigarci meglio? Voi donne siete geniali.”
“Cosa
ne sai tu dei sentimenti?! Hai smesso di fare il vampiro una
settimana fa!”
Klaus
socchiuse le palpebre e il viso si compose in uno di quei sorrisetti
irritanti e accondiscendi che Bonnie detestava tanto.
“Potrei
farti la lista delle persone che ho perso, ma non voglio tediarti con
un racconto fatto di solitudine, disperazione, noia e morte”
sussurrò, pacato. “Dormici su.”
“Tu
mi aiuti a fare questa cosa ed io ti faccio tornare vampiro...”
sussurrò, decisa. “E' una transazione conveniente per
entrambe le parti.”
Klaus
la studiò, valutando l'offerta sul tavolo. “Parli una
lingua intrigante, gattina.”
“Fai
venire i brividi” soffiò, prendendo il libro e sfiorando
la copertina intarsiata, alzando lo sguardo sul ragazzo inginocchiato
su di lei.
“Mi
piacciono le streghe mercenarie. Hanno sempre un prezzo che non puoi
permetterti” mormorò sfilandole il libro dalle mani. “Un
bacio per suggellare il patto?”
Le
reazioni di Klaus erano imprevedibili e del tutto terrificanti. “Una
stretta di mano non è sufficiente?” domandò,
perdendo terreno.
“Sfidi
la morte e temi il bacio di un povero essere umano?” sussurrò
sfiorandole la mandibola e la cornice del labbro inferiore. Bonnie
sentì le palpebre farsi pesanti e le labbra aprirsi sotto la
carezza. Il cuore sembrava voler annunciare al mondo la sua viva
esistenza e il languore che ristagnava nel ventre la stava uccidendo.
Girò la testa, mordendo l'interno della guancia.
“D'accordo,
una stretta di mano” mormorò accondiscendente.
“Strega...”
Bonnie
lo guardò di sfuggita, immobile e col respiro trattenuto.
“Tu
sì che sai far sentire un uomo desiderato” ridacchiò,
alzandosi in piedi con un gemito di dolore. “Di curaferite
da dado dieci, ne hai ancora?”
|
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Capitolo 8 *** ... e nessuno ne restò ***
Normalmente
Elena non gradiva ricevere visite 'antiche', ma se ti piombava in
casa un ex vampiro sul calar della sera con un racconto da brivido,
eri costretta ad ascoltare e ordinare una pizza extra per cena.
Perché gli ospiti inattesi, in fondo, erano ospiti.
***
“Non
mangi?”
“Ho
lo stomaco chiuso...”
Klaus
addentò l'ultima fetta di pizza e lasciò ricadere la
crosta nel piatto. “Ti verrà.”
“La
mia migliore amica sta cercando di resuscitare mio fratello...
l'ultima cosa a cui penso è mangiare!” esclamò
agitata, schizzando verso la porta quando Damon arrivò con i
rinforzi, ovvero
una seconda pizza calda di forno.
“Non
credere alle bugie dell'uomo con il naso rotto” l'avvisò
passandole un braccio dietro le spalle e baciandola sulla fronte.
Klaus
ingoiò un sorso di birra e li guardò. “Stucchevoli.”
“Sei
tu, l'intruso. Mi dicono che la strega ha svappato.”
“Sta
cercando di resuscitare Jeremy...” biascicò Elena
agitata. “Hanno stretto un patto...”
“Ma
non la mano. Non vale senza stretta di mano” chiarì l'ex
vampiro con un sorrisetto. “Se scende a compromessi con me, è
disperata.”
Damon
lo guardò appena, mentre tagliava a fette la pizza. “E
cosa ti ha promesso?”
Klaus
sorrise, il ragazzo lo guardò apertamente e mollò la
rondella nel cartone. “Ti promette l'immortalità e corri
a dircelo?! Il lupetto ti ha pestato un po' troppo, deve aver toccato
il cervello!”
“Prima
cosa, non sono corso...” iniziò, allegro. “Ho
dormito fino a mezzogiorno e tagliato l'erba del prato.”
“Ma
che bravo” soffiò Damon scaraventando un piatto in mano
ad Elena che addentò timidamente la punta della fetta.
“Credevo
foste stanchi di funerali e veglie” mormorò guardandosi
intorno ed individuando la fotografia di Elena e Jeremy insieme.
“Trovatele un ragazzo.”
Elena
scambiò uno sguardo con Damon, quando vide come osservava la
cornice.
“La
smetterebbe di stronzeggiare con formule magiche e pozioni, se avesse
un minimo di distrazione...” borbottò con la bocca
affondata nel palmo della mano. “E' un patto idiota, una strega
morta non serve a niente e non mi rifornisce di curaferite
miracolose.”
“Bonnie
fa questo per te?” azzardò Elena, cauta. “Non ci
ha detto niente...”
“E'
la strega più cara del mercato ma vale ogni singolo centesimo
che ho sborsato” ammise. “Sapeva l'avreste giudicata...”
Klaus fissò Elena dritta in viso e la indicò con
l'indice “... con quello sguardo lì, cuoricino.”
La
ragazza batté le ciglia e fissò Damon, perplessa.
“Scusa... ma Bonnie ti detesta...”
“Ha
pena di me, è differente. Trovatele un giocatore di football
arrapato, le passeranno tutte le paturnie!” esclamò
abbandonando lo sgabello. “Grazie per la cena.”
“Un
attimo!” Elena lo aggirò ponendosi fra lui e la porta.
“Bonnie non esce con i ragazzi della squadra di football.”
“Visto
il quoziente intellettivo, non me ne stupisco. La conversazione non
deve essere delle migliori.”
La
ragazza lo fissò con un sorrisetto appena accennato e l'ex
vampiro scosse drammaticamente la testa. “Ragazza, quel che
chiedi è follia...” ridacchiò immaginando le
reazioni sconsiderate di Caroline e l'orrore sul viso di Bonnie ad un
falso corteggiamento. “No.”
“A
scuola posso tenerla d'occhio io...”
“E
cosa dovrei fare, sentiamo? Appostarmi dietro le sue finestre e
spiarla mentre è in casa da sola?”
“L'hai
fatto un mucchio di volte!” esclamò Damon con la bocca
piena. “Sei un guardone!”
Klaus
lo linciò con un'occhiata e non lo degnò di risposta.
“Bonnie
è interessata alla storia antica e sappiamo che nessuno ti
batte, nel campo...” tentò di nuovo Elena. “Parla
con lei, per favore...”
Parlando
si scoprivano un sacco di cose. “Ora ragioniamo, donna”
mormorò allungando la mano che Elena strinse repentinamente.
“Ma scordati che la porti al ballo.”
“E'
fra un sacco di mesi!”
“Hai
capito quel che intendo.”
Il
giorno dopo
“Uno
screzio con l'innamorata?”
Quella
donna voleva accasarlo a tutti i costi. “Non ho la ragazza.”
“Arriverà.”
E
dieci! Klaus mise in infusione la bustina da tè nella
ceramica da quattro soldi della vecchia signora Smith e attese,
osservando la donna lavorare a maglia una coperta. “Mia nonna
ricamava” mormorò, certo che la vecchietta, sorda come
una campana, non l'avesse udito. “Mi nascondevo nel suo letto
quando pioveva e avevo paura dei tuoni...”
La
donna contò le maglie e andò avanti con una velocità
consistente per le dita rattrappite dall'artrosi.
“Mi
voleva bene... poi è morta e non c'è stato più
nessuno che mi dicesse 'ti voglio bene'” concluse preparando le
due tazze. “Il suo tè, signora Smith!”
La
vecchietta uscì dal trance in cui era caduta e si sbarazzò
del lavoro a maglia, posandolo nella cesta piena di gomitoli. “Sei
un bravo ragazzo, un bravo ragazzo” ripeté e Klaus si
chiese se lo dicesse per abitudine o per convincerlo che, in fondo in
fondo, lo fosse davvero.
***
“Strappalacrime.”
Caroline,
bravissima nel rovinare il suo momento di relax pre-serale. Klaus si
fermò, prendendo un respiro. “Mi segui?”
Lo
vedeva uscire da casa di Bonnie in piena notte, vedeva la macchina
ferma nel vialetto dei Gilbert e lo scopriva a prendere il tè
al circolo degli anziani. Chi non l'avrebbe pedinato?
“Tyler
non ti soddisfa e hai bisogno di importunare sconosciuti per strada?”
“Non
sei gentile con me.”
“Non
voglio esserlo.”
La
biondina gli mostrò la punta della lingua e imboccò la
sua direzione. “Dove vai?”
A
spiare una certa strega, pensò fermandosi di nuovo. Non aveva
la scusa per presentarsi a casa di Bonnie di punto in bianco e non
gli veniva in mente nulla. Guardò Caroline e inclinò la
testa, malizioso. “Vuoi passare un po' di tempo insieme,
dolcezza?”
La
vampira aggrottò la fronte, priva di ilarità. “Non
mi piace vederti girare attorno alle mie amiche.”
Non
si trattava di gelosia, pensò smettendo di sorridere.
“Afferrato.”
“Tu
stai cercando un modo per tornare indietro” mormorò
avvicinandosi e conficcando lo sguardo nel suo. “Non mentirmi.”
“Sono
pieno di verbena” sussurrò con un gran sorriso e
Caroline si staccò da lui, irritata. “Non puoi
soggiogarmi.”
“Posso
pestarti fino a farti sputare la verità” dichiarò,
soave.
“Ma
così sarò costretto a correre da Bonnie per una delle
sue pozioni miracolose...” sussurrò accarezzandole la
guancia con il dorso delle dita. “Queste uscite di denaro
stanno finanziando il suo college.”
Caroline
batté le palpebre e gli scacciò la mano, sorpresa.
“Lei...”
“Affari,
mia cara. Semplici affari.”
Caroline
ci credette perché voleva crederci.
“Sei
più tranquilla, ora?”
“Mh,
no” mormorò con una smorfietta dubbiosa “Ti tengo
d'occhio.”
Klaus
sorrise, l'afferrò per il braccio e la tirò verso di
se. “Mi avanzano cinque minuti.”
“Mi
sono annoiata abbastanza a scuola” rispose, liberandosi della
stretta. “Ci vediamo in giro.”
“So
essere molto fantasioso, se mi si lascia campo libero.”
Caroline
sogghignò e tornò a voltarsi con una piroetta. “Non
è per il sesso, tesoro...”
“...
è la sensazione di potere che ne ricavi, a darti l'orgasmo.”
“Non
diciamolo a nessuno” sussurrò con aria cospiratrice.
Caroline gli strizzò l'occhio e schizzò via.
Klaus
grattò la nuca e lasciò ricadere il braccio. Il suo
fascino aveva subito un drammatico tracollo verticale.
“Ora
che ci penso...”
Klaus
smorzò un sorriso e si voltò verso la bionda vampira.
“Avanzano cinque minuti anche a te?”
***
Due
foglie... no... una foglia... uff!
Bonnie
scosse la testa per schiarirsela e l'emicrania lancinante la fece
mugolare. Quando bussarono alla porta, fu lieta di avere la scusa per
mollare l'incantesimo che non le stava riuscendo. Il problema era il
sangue mancante ma non poteva dissanguare l'eventuale venditore di
scope elettriche... o sì?, si domandò con un
sorrisetto interno. “Ciao. Avevamo un appuntamento e l'ho
dimenticato?”
Elena
strinse le labbra e quando Bonnie vide Damon dietro di lei, pensò
al peggio. “Sei incinta?!”
“Sei
scema?!” esclamò oltrepassando la soglia. “Che
stai facendo?!”
Merda,
le candele in terra!
“B...”
Bonnie
le gettò uno sguardo dimesso “dobbiamo parlare, lo
so...”
*/*
“Non
stiamo uscendo...”
“Scopate
e basta?”
“Damon,
non sei d'aiuto!”
Il
ragazzo sorrise allegramente ad Elena. “Non volevo dare una
mano, infatti!”
“Stavo
facendo un incantesimo e mi serviva un vincolo.”
“Traduzione?”
“Ho
usato l'energia di Klaus per mantenere il contatto fra questo mondo e
l'altro” bisbigliò guardando Elena. “Ho
visto Jeremy... Klaus te l'avrà detto.”
La
brunetta annuì, triste. “Come sta?”
Bonnie
alzò debolmente le spalle, mordendosi le labbra. “E' nel
limbo insieme a tutti gli altri...” bisbigliò sentendo
gli occhi inumidirsi. “Mi spiace, non sono riuscita a fare di
meglio...”
Elena
scosse la testa, adombrata. “Non cercarlo più. Se il
legame si fosse rotto...”
“E'
per questo che ho usato Klaus. Ha troppo bisogno di me per lasciarmi
andare... sono la rifornitrice ufficiale di pozioni magiche della
famiglia Mikealson.”
“Spero
tu ti faccia pagare per questo” borbottò Damon alzando
gli occhi dai vasetti colorati della cucina.
“Profumatamente.
Premendo un po', posso estendere l'incantesimo a due
persone...” azzardò guardando Elena che restò
imbambolata a fissarla. “Vuoi vederlo?”
La
ragazza fece un cenno positivo senza pensarci e Damon la guardò.
“No, Elena.”
“E'
mio fratello. Voglio vedere mio fratello!” esclamò con
voce rotta. “Non puoi impedirmelo.”
“E
se lei muore durante l'incantesimo? Se il vincolo si spezza?
Resteresti per sempre un po' di qua e un po' di là.”
Elena
lo fissò, combattuta.
“I
morti devono restare morti” insistette.
“Voi
non potete dirci cosa fare!” esclamò Bonnie indignata e
in difesa dell'amica. “Come vi permettete di decidere per noi?”
Damon
girò lo sguardo sulla strega e strinse gli occhi, irritato.
“Klaus ha ragione. Hai bisogno di farti una bella scopata,
tesoro.”
Mystic
Grill, sera
Caroline
sospirò e strinse la radice del naso. Aveva esagerato. Aveva
perso il controllo e l'aveva quasi dissanguato. Il sangue non era
edulcorato dalla verbena e scendeva in gola troppo facilmente.
L'aveva guarito, facendogli bere il proprio, e gli aveva imposto di
dimenticare e tornare a casa. Nervosa, guardò l'orologio.
Avrebbe dovuto assicurarsi di legarlo ed imbavagliarlo, invece...
“Tutto
bene?”
“Sì,
perché?”
Tyler
le posò davanti una birra appena aperta. “Continui a
guardarti intorno.”
“Le
ragazze sono in ritardo” mentì. “Vado in bagno.”
Ma
c'era appena stata, in bagno. Tyler le afferrò il polso e
Caroline lo tirò via, ferendolo con un'occhiata mortale che lo
spaventò.
***
"Solo,
il povero negretto in un bosco se ne andò...” Klaus
girò la corda su se stessa a mo di nodo scorsoio, la lanciò
oltre il ramo dell'albero e vi passò la testa attorno. “Ad
un pino s'impiccò..." sussurrò sogghignando
come un matto. “E nessuno ne restò!"
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Capitolo 9 *** Il patto valido ***
Ehi,
avaracce di commenti! Neppure una recensione per sapere se la storia
sta piacendo o meno? ^^ Buona lettura!
“Gentilmente
offerte dal Mystic Grill!”
Caroline
brandiva quattro birre appena aperte con aria birichina. Elena si
vergognò al posto suo. “Le hai sottratte dal magazzino?”
“Ma
lascio una buona mancia, giuro!” esclamò accostando la
sedia al tavolo. “Ciao, B.”
La
strega rispose in tono dimesso al saluto festoso. La jena aveva
banchettato, pensò distogliendo lo sguardo.
“Che
succede?”
“Ho
fatto un sogno” rispose sbrigativa. “Nulla di che.”
“E
cosa succedeva nel tuo sogno?”
La
ragazza scosse la testa e appoggiò le labbra all'imbocco della
bottiglia. “Morivo.”
“Ho
sognato la stessa cosa, strega!”
Bonnie
lo vide stampato a fuoco sul viso cinereo di Caroline. La sua sedia
fu tirata bruscamente indietro e non ebbe neppure il tempo di mettere
in ordine tre parole che Klaus l'aveva già morsa. Elena la
vide restare a bocca aperta, atterrita, notò il segno del nodo
scorsoio sul collo, gridò meccanicamente a Caroline di
scappare e appena Tyler fu in piedi, Klaus si sbarazzò di
Bonnie e si avventò su di lui. Elena vide il braccio entrare e
uscire alla rapidità della luce, osservò il cuore di
Tyler battere un'ultima volta e quando riuscì a voltare la
testa, aveva già raggiunto la bionda vampira, sconvolta per
l'uccisione del ragazzo.
Caroline
non disse nulla, non mosse un muscolo ma ebbe la certezza che sarebbe
morta dopo atroci sofferenze.
***
“E'
scomodo...”
“Sta
zitta, sto pensando a cosa farci con te.”
Klaus
tamburellò le dita sulla gamba, guardandola attentamente. Quel
tavolaccio delle torture rubato alla Santa Inquisizione era tornato
proprio utile.
Caroline
inspirò e fece tintinnare le catene, rabbiosa.
“Non
fare rumore. Bekah sta dormendo.”
Caroline
caricò un urlaccio e Klaus la fulminò con un'occhiata.
I polmoni della ragazza si sgonfiarono con una risata isterica. “Come
si dice... occhio per occhio, tesoro...”
“Ce
l'ho già, la ragazza” dichiarò tirando giù
la gamba e rimettendosi in piedi. Le girò intorno, tenendo le
mani dietro la schiena. Poi allacciò un bottone della
camicetta e accomodò il colletto. Caroline si irrigidì
all'istante.
“Rilassati”
sussurrò con un minuscolo sorriso.
“Dove
vai?”
“A
fare una passeggiata. C'è una luna magnifica stasera”
spiegò con tono leggero. “Rimugina sui tuoi errori.”
***
“Fa
male?”
Bonnie
rabbrividì quando Elena passò sul morso il cotone
ricolmo di disinfettante. Una fitta scivolò lungo il braccio e
la schiena. “Mi avrà attaccato la rabbia quel pazzo...”
Elena
abbassò le braccia, mettendo via le ganze sterili. “Non
credo volesse ucciderti. Gli serviva sangue per completare la
trasformazione.”
E
perché aveva morso lei e non Elena o una qualsiasi altra
persona del locale o sulla strada del locale? Voleva
vendicarsi, e la sola idea di dover ricominciare tutto da capo,
l'atterriva. Due lacrimoni scesero lungo le guance della ragazza ed
Elena le strofinò le spalle.
“Tyler
è morto...”
E
Caroline era stata rapita. Elena l'abbracciò e si accorse solo
in quel momento di quanto tremasse. “E' la reazione al morso.
Ora passa.”
“Mi
ha colto di sorpresa... non sono riuscita... a...”
“Va
tutto bene, tesoro.”
Era
tornato vampiro chissà in quale stupido modo, e non avrebbe
mantenuto fede ai patti! Nemmeno gliel'aveva stretta, quella dannata
mano, e Klaus era uno di parola! “Non c'è nessuno che
possa fermalo, non c'è più una sola goccia di cura!”
“L'hai
già fermato, puoi farlo di nuovo.”
Quel
tracollo nervoso non se lo aspettava da Bonnie. Il campanello suonò
ed Elena pensò che Damon fosse finalmente arrivato.
*/*
Si
imparavano un sacco di cose, spiando l'interno delle abitazioni.
Klaus grattò il collo e fece un passo indietro quando Elena
spalancò la porta, restando a bocca aperta.
“Davvero?
Senza nemmeno domandare chi è?” la sgridò serio
serio. “E se fossi stato un pazzo maniaco assassino?”
Elena
batté le palpebre non capendo l'umorismo della battuta. Klaus
schioccò le labbra, rinunciando ad allentare la tensione. “La
strega è in casa?”
“Dov'è
Caroline?”
“In
punizione.”
“E
la punizione consisterebbe nel...” Elena abbassò un po'
il mento, guardandolo negli occhi “... renderle la pariglia?”
“Tzè,
le piacerebbe!” ridacchiò frugandosi nelle tasche e
lanciandole un mazzo di chiavi. “Portala via. La sola vista mi
infastidisce.”
Elena
afferrò le chiavi e lo guardò, incredula.
“E
non fare rumore, Bekah sta dormendo.”
Elena
annuì e corse verso la macchina. Mise in moto e un istante
dopo Klaus non la vide più. Restò sulla soglia,
impossibilitato ad avanzare. “Vieni fuori, parliamo un po'.”
“Di
cosa vuoi parlare?!” esclamò la strega arrabbiata,
saltando via dalla poltroncina in cui era raggomitolata. “Hai
ucciso Tyler e rapito la mia amica!”
Il
tonfo del suo sangue nelle vene gli accarezzò le orecchie. Gli
faceva saltare tutte le valvole, quella streghetta. “Licenza
poetica. Mi fai entrare o no, strega mercenaria?”
Non
sarebbe potuta rimanere tappata in casa per sempre. Era dolorante per
il morso, ma non così debole da non riuscire ad affrontarlo.
“Strega, hai detto bene.”
Eccola
che ricominciava a cantilenare! Klaus allungò la mano che
sbatté contro il muro invisibile. “Non ho cattive
intenzioni e non ho detto che non ti aiuterò nel tuo
incantesimo!”
“Il
patto non è valido, se non ti stringo la mano.”
“Fallo,
per l'amor di dio!” esclamò, esausto e spaventato da
un'eventuale incantesimo a suo danno.
“Vieni
dentro” bisbigliò e Klaus si sentì tirare in
avanti da una mano invisibile, finì ginocchioni sul pavimento
e non riuscì a muovere un solo muscolo. Bonnie chiuse la porta
e ci si appoggiò contro. “Posso ucciderti solo muovendo
un dito, ricordalo.”
“Lo
ricordo, lo ricordo...”
“Come
hai fatto...”
“Caroline
mi ha aggredito, ho colto un'occasione che non si sarebbe
ripresentata. La riserva idrica è contaminata di verbena e le
sacche di sangue dell'ospedale sono edulcorate a loro volta. Tu sei
l'unica l'unica fonte pura della città. Scusa gattina,
avrei preferito fare diversamente...” rantolò e Bonnie
lo lasciò andare dopo un altro lunghissimo momento di dolore.
“Dovrai
chiedermi qualcos'altro per bilanciare il patto” mormorò
allungando la mano. E Caroline doveva imparare a tenere a bada i suoi
impulsi sessuali, pensò arrabbiata con l'amica.
“Tutto
quello che voglio ce l'ho già o posso prenderlo con le mie
forze.”
“Lo
faresti senza chiedere nulla in cambio?”
“La
vecchina che mi regala i biscotti...”
Bonnie
trasecolò. Klaus che compiva un gesto disinteressato?!
“Posso
noleggiarti come fidanzata per due ore?”
***
Rimuginare
sui suoi errori. Tzè! Caroline si morse l'interno della
guancia e sorrise, sinistramente.
Ce
l'ho già, la ragazza.
Si
era tradito, il grand'uomo.
La
vampira girò la testa verso la porta principale e quando vide
apparire Elena, sogghignò. “Non fare rumore, Rebekah sta
dormendo...” ridacchiò muovendo le braccia incatenate.
“Slegami.”
“Per
favore” sussurrò provando tutte le chiavi del
mazzo.
“Quella
più rugginosa e antica” suggerì indicandola con
gli occhi. “L'hai lasciato solo con lei?”
Elena
aprì la serratura e i bracciali scattarono. Caroline mosse i
polsi in circolo.
“Bonnie
lo sta tenendo a bada...”
Povera
illusa!, pensò rigirandole un'occhiata di compatimento.
“Ma non hai capito che hanno organizzato tutto insieme?!”
“Non
hanno una relazione. Bonnie a malapena lo sopporta.”
“Quanto
sei ingenua!” Caroline batté le mani sulle cosce, Elena
le fece cenno di abbassare la voce e la bionda vampira scrollò
la testa, frustrata.
“Che
succede...” Rebekah comparve stropicciandosi gli occhi,
spettinata e con un pigiama di una taglia più grande. “Che
fate qui... e perché quell'affare è di nuovo fra i
piedi?”
Caroline
saltò giù dal tavolo delle torture e la indicò
con la testa ad Elena. “Spiegaglielo tu cosa sta succedendo.”
*/*
“Non
hanno una relazione.”
Ah,
beh! Se lo diceva Elijah cambiava tutto! Caroline lo guardò
dall'alto in basso. “Sei sexy con gli occhiali.”
“Trovo
anche io.”
Caroline
sorrise maliziosa e gli strizzò l'occhio. Rebekah scosse la
testa e i due codini in cui aveva legato i capelli si mossero
buffamente. “Nik non è in grado di nascondere
l'interesse per una donna troppo a lungo.”
“Non
è ancora tornato” gli fece notare Caroline, ironica.
“Sono
le tre. E' l'orario di punta, per i vampiri!” esclamò
Rebekah a difesa del fratello. “Hai perso il tuo giocattolino e
ti risenti? Potevi essere più carina con lui!”
“Ma
si può dire una stronzata del genere...” sibilò
la vampira ed Elena mosse appena il capo. “Beh, ormai è
andata. Tu hai avuto quello che volevi, Klaus ha avuto quello che
voleva...”
“Ha
ucciso Tyler!”
“Sono
stanca di piangere i miei amici, Caroline!” urlò Elena,
all'improvviso. “Sono stanca di te e dei tuoi atteggiamenti da
primadonna! Dovevi evitare di stuzzicarlo!”
Caroline
arrossì di rabbia e fagocitò le labbra, prima di
abbandonare la stanza a grandi passi. “Non siete invitati al
funerale!”
Il
giorno dopo
Aveva
il suo vestitino da brava ragazza, aveva ripassato le regole del
galateo a tavola ma era finita sul set di 'Ai confini della
Realtà'.
“Un
po' di tè, cara?”
“Grazie,
signora Smith” mormorò con un cenno della testa e un
sorriso indeciso che non voleva saperne di nascere o morire.
“E'
una brava ragazza” disse per l'ennesima volta. Klaus sollevò
gli occhi al cielo e annuì ampiamente, trattenendo una risata.
“Te
l'avevo detto che sarebbe arrivata...”
“Una
fortuna inaspettata” dichiarò e Bonnie non perse il suo
tono ironico. Inclinò la tazza, indecisa se gettargli
sull'inguine il tè bollente, poi sorrise e soffiò sul
liquido ambrato.
“Come
vi siete conosciuti?”
Perché
dare un dispiacere alla povera vecchina raccontandole la verità?
“Mi ha aiutato a riparare la bicicletta...”
“...
e le ho offerto i suoi biscotti” concluse il diretto
interessato con un sospiro compiaciuto.
“Bravo,
bravo ragazzo” ripeté e Bonnie si strozzò col te.
Klaus la fulminò con un'occhiataccia.
“Erano
molti buoni, signora Smith. Potrei avere la ricetta?” domandò
la ragazza posando la tazza semivuota.
“Le
cose migliori” dichiarò la vecchietta prendendole la
mano “sono fatte col cuore. Non hai bisogno di una ricetta
speciale, ne trovi a bizzeffe su un libro di cucina... tu sai
cucinare, cara?”
“Me
la cavo” sussurrò lanciando un'occhiata sbilenca al
vampiro.
“Bonnie
è bravissima a preparare pozioni d'amore. E' così che
mi ha conquistato” disse all'improvviso, prendendole la mano e
portandola alle labbra. “Mi ha stregato.”
Bonnie
irrigidì le dita, in difficoltà. “La mandragola
non cresce in questa zona.”
“Comincio
a sospettare che le tue spezie aromatiche ne contengano un po'”
mormorò guardandola attentamente. Bonnie lo fissò a sua
volta e il cuore ebbe un altro sobbalzo.
“Ho
fatto una coperta.”
La
vocetta della vecchia signora Smith si infilò nello spazio fra
i due ragazzi. Bonnie ritirò la mano appena Klaus allentò
la presa, e la nascose sotto il gomito opposto. Il vampiro la guardò
e poi si rivolse alla donna con un sorriso smagliante. “Posso
vederla?”
***
“L'ha
fatta per me, perché non dovevo accettarla?”
Bonnie
fece una smorfia e girò la testa verso le vetrine. “Ma
quante bugie le hai raccontato? Povera donna, ingannata anche sul
letto di morte...”
“Lascerò
una recensione negativa sul sito delle fidanzate a noleggio.”
“Le
hai fatto credere di essere quello che non sei. Un bravo ragazzo!
Ne avrai uccise più tu, di persone, di un'epidemia di
colera in Cina!”
“L'ho
visto anche io, quel film.”
Bonnie
puntò le mani sui fianchi e alzò le sopracciglia.
“Tocca a te. Dove sono le mie sacche di sangue?”
“Calma,
gattina. Non posso svuotare il frigorifero di Mystic Falls senza
creare sospetti, devo allargare il raggio d'azione.”
“Allargalo”
sussurrò con una lunga occhiata indiscreta. “Hai una
settimana.”
“Non
darmi scadenze” ringhiò passando la coperta arrotolata
da un braccio all'altro. “Sei stata brava, non mi aspettavo una
simile recitazione. Ci ho quasi creduto, quando hai detto di essere
'presa da me'.”
“Oh,
ma io sono presa da te” sibilò col cuore che
batteva forte. “Non mi lasci altra scelta!”
“Sai
perché mi è piaciuto, quel film?”
Bonnie
sospirò, annoiata. “Per le scene macabre nel sanatorio?”
Klaus
sogghignò e le girò intorno. “Alla fine, lei si
innamora.”
Bonnie
rabbrividì quando sfiorò il cerotto sul collo col
respiro. “Alla fine, lui muore.”
Il
vampiro si fermò di fronte a lei e le sfiorò il mento.
“Però, prima l'ha avuta.”
La
strega sollevò le sopracciglia, divertita dalla sua arroganza.
Il bacio la colse di sorpresa, tirò indietro la testa ma Klaus
la riportò deciso verso di se. Accarezzava, mordicchiava
lascivamente e appena Bonnie si accorse di ricambiare, la lasciò.
“Ora
il patto è valido” mormorò con voce roca. “Quante
sacche devo trovare?”
|
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Capitolo 10 *** La possessione ***
Una
settimana dopo
Ogni
generazione nasceva una strega in grado di rompergli le palle fino
alla morte! Klaus passò la mano nei capelli e saltò in
piedi, attirando lo sguardo incuriosito di Rebekah. “Ma dove
vuoi che siano? Nel mio congelatore!” esclamò nel
telefono. “Hai idea della portata della tua richiesta,
gattina?!”
Gattina.
Rebekah chiuse il libro di geometria e aprì quello di
storia.
“Eppure
sono famoso per i miei repentini cambi d'umore, strega...”
Strega.
Rebekah picchiettò la matita sul libro e lo guardò
di sottecchi.
“Puoi
farlo qui, il tuo rituale! Il congelatore non posso spostarlo...
finiscila tu!” soffiò bloccando il tramestio della
matita della sorella che lo guardò con una smorfia
tragicomica. “Candele ne abbiamo?” sussurrò
coprendo il microfono con la mano.
“Non
da rituale magico” lo prese in giro mordendosi le labbra.
Klaus
attaccò, alzando gli occhi al cielo. “Tu vai al cinema,
domani stasera.”
“Non
posso restare a guardare?”
“No.
Neppure io resterò a guardare. Mi fa impressione vedere la
gente tornare in vita. Non è naturale” disse e Rebekah
fece finta di non averlo mai udito.
“Avete
disseppellito il corpo di Jeremy?”
“E'
nella lista di cose da fare” borbottò collegandosi ad
Internet dal tablet.
Rebekah
dondolò sulla sedia e tirò indietro il collo. “Se
Elena lo verrà a sapere, le si spezzerà il cuore.”
“Da
quando sei così sentimentale?”
“Se
ti dessero l'illusione di far rivivere Kol e Finn...”
“E
chi li rivuole indietro... due rompicoglioni...” soffiò
distratto, grattando la tempia.
“Nik,
perché la stai aiutando?”
“Abbiamo
fatto un patto.”
Rebekah
guardò prima la testa riccioluta del fratello, poi il soffitto
ed infine la minuscola candela aromatica che ondeggiava placida sul
suo tavolo. “Bonnie ti piace.”
“E'
una mercenaria, si vende al migliore offerente” mormorò,
completando l'ordine rapido.
“Esattamente
il tuo tipo di donna. Traditrice, infida...” elencò
divertita. “Dolce, allegra, simpatica...”
“...
ossessionata dall'ex fidanzato” concluse stirando la schiena.
“La solitudine fa fare cose stupide.”
“Nik?”
“Che
c'è, ora?”
“Invitala
ad uscire.”
***
Din
don!
Oh...
che mal di testa...
Bonnie
riemerse dal sonno profondo che l'aveva invischiata, lottò per
tornare a terra e quando aprì gli occhi, vide il libro degli
incantesimi aperto accanto alla ciotola d'incenso e le candele spente
sul pavimento. Pigiò le mani sulla fronte e voltò sulla
schiena, nascondendo i piedi infreddoliti sotto la coperta della
signora Smith.
Din
don din don din don!
Bonnie
gemette e caracollò fino alla porta. Ci mise un po' a mettere
a fuoco il visitatore e quando lo fece, una smorfia le arricciò
il viso. “Hai smarrito la strada di casa?”
“Hai
una brutta cera, gattina.”
“Allora
non guardarmi” sussurrò stringendo le tempie fra le mani
e trascinandosi di nuovo fino al divano. “Perché sei
venuto?”
Klaus
sgusciò in casa e vide i resti dell'ultimo incantesimo sparsi
su tutto il pavimento. “L'intenzione era quella di invitarti a
cena per un ultimo pasto, visto che domani sarai sicuramente
morta...” iniziò alzando una piuma di struzzo da terra.
“Hai spennato un uccello?”
Bonnie
brontolò e si voltò su un fianco, tirando la coperta
fin sulla testa.
Klaus
si sbarazzò della piuma lasciandola fluttuare. Era smagrita,
pensò. Aveva le guance scavate e i capelli sembravano senza
vita. Aveva abusato della magia.
“Ho
trovato un modo per viaggiare senza bisogno di giubbotti di
salvataggio...” biascicò. “L'ho quasi convinto
a darmi una possibilità...”
“Quante
volte...”
“Nove...”
Ogni
volta che lo incontrava, lo spirito del piccolo Jeremy le succhiava
la linfa vitale. Qualora fosse morta, si sarebbe appropriato del suo
corpo. Klaus la voltò verso di se e la testa di Bonnie
ciondolò, priva di conoscenza. Il vampiro la guardò,
soppesando una decisione. Se ne sarebbe pentito, pensò
avvolgendola nella coperta e prendendola in braccio. Oh, quanto se ne
sarebbe pentito!
***
“E'
disidratata e credo non si nutra da giorni.”
Meredith
non la finiva più di scrivere, tastare e auscultare. Klaus la
guardò, torvo. “Morirà?”
“Ma
no...” sussurrò iniettandole un liquido in vena. “Torno
a controllarla nel pomeriggio. Quando la flebo di salina finisce,
sostituiscila con questa. Contiene sostanze nutritive.”
“Come
faccio a tenere buona una strega che tenterà di squagliarmi le
parti intime, appena scoprirà cosa è successo?”
sospirò, accompagnandola alla porta.
Meredith
lo guardò da capo e piedi, sorridente. “Sei il suo
tutore legale?”
“No.”
“Il
suo ragazzo?”
Klaus
sogghignò, divertito. “Solo l'azionista di maggioranza
della sua carriera universitaria.”
“Allora
sei fottuto” decretò calpestando lo stupido zerbino in
cocco messo lì, chissà quando, da Rebekah. “Non
farla agitare.”
Appena
si fosse svegliata, tutta Mystic Falls l'avrebbe sentita urlare.
Klaus pensò bene di creare una rete di scudi umani da
frapporre fra se e la 'furia nera'. “Elena, cara... ho
bisogno dei tuoi servigi” soffiò nel cellulare.
Tre
giorni dopo
“Nonna...”
“Shh...
sono qui... dormi...”
Elena
le accarezzò i capelli finché non si riaddormentò.
La ragazza ritirò la mano e una consistente ciocca di fili
neri rimase impigliata fra le dita... e c'era della terra... ma da
dove... Elena raggelò e tornò a guardarla. Era
pallida, smunta e senza forze. Ogni volta che si svegliava, rantolava
un nome a caso e subito sveniva.
“Come
sta?”
Erano
i capelli e la terra ad impedirle di rispondere. Li mostrò a
Rebekah e la ragazza spalancò gli occhi come lei. “Prima
almeno si svegliava... sono due giorni che non riesce a prendere
conoscenza...”
“Le
streghe la stanno punendo per aver abusato della magia.” Klaus
si fermò all'ingresso della stanza, due nuove tele
sottobraccio e una manciata di colori a olio in tasca.
Quell'aleggiare di morte a pochi passi dallo studio, gli riattivava
il lato creativo. Posò le tele contro il muro ed entrò
nella stanza, accigliato. Annusò l'aria inspirando
profondamente. “Sta andando in decomposizione” annunciò,
macabro.
Elena
lo guardò a bocca aperta. “Ma è viva, respira!”
“Non
è lei, è tuo fratello” borbottò
avvicinandosi al letto e tirando via la coperta. I tatuaggi di Jeremy
erano comparsi sulle braccia. “La sta possedendo.”
“Ma
Jeremy...”
“Jeremy
è morto. Quello che ha incontrato era uno spettro con le
sembianze di tuo fratello. Tutti sanno che gli spettri non vogliono
fare gli spettri ma tornare sulla terra... deve fare davvero schifo,
laggiù.”
“Non
possiamo iniettarle sangue di vampiro?”
“E
dove lo troviamo, non ce ne sono rimasti...” Rebekah tacque e
guardò il fratello. “Beh, che aspetti?”
“Una
strega attinge forza dalla Natura, non può ricevere sangue di
vampiro.”
“Bonnie
non è più legata alle altre streghe. Usa l'espressione
o quel che cavolo è!” esclamò Elena, isterica.
“Per una volta nella tua vita, puoi smettere di tirartela e
aiutarla disinteressatamente?!”
“Sto
cercando di non farla morire, cuoricino!” ruggì. “Se
non riesci a stare buona e a fornire un'idea valida, vattene!”
Elena
schizzò via dalla stanza masticando uno 'stronzo' e Rebekah lo
guardò, attenta. “Possiamo rallentarle il cuore...”
“...
e far credere allo spettro che l'ospite è morto.
Spezzeremo il legame che li tiene legati e Bonnie sarà libera”
mormorò a bassa voce. “Se ci sbagliamo, creeremo una
strega vampiro che userà la magia nera per trasformarmi in un
rospo di palude.”
“Carini,
i rospetti!” esclamò, legando i capelli. “Dovrai
tenerla ben ferma ed essere molto veloce nel guarirla.” Rebekah
salì a cavalcioni del corpo e tirò su la manica della
felpa. “Tu prova a ridire che non ti piace...” sibilò
unendo le dita e sollevando il gomito. “Provaci!”
Due
giorni dopo
“Girl,
I think about you every day now...”
Klaus
colpì il dipinto con una pennellata improvvisa e una lunga
striscia nera macchiò l'immagine che non voleva saperne di
apparire. Il vampiro la guardò con una smorfia dolorosa e
pensò a come rimediare al danno provocato dalla sua furia
artistica.
“There
is no doubt you're in my heart now...”
Anche
se era caduta in una specie di coma, a conti fatti era stato un
successo. Bonnie era viva, Elena era svenuta alla vista del sangue e
Caroline aveva cercato di impalarlo con la stecca del biliardo,
quando l'amica l'aveva avvertita della cura d'urto che avevano
applicato sulla posseduta.
“Said
sugar take it slow and we'll come together fine...” fischiettò
pulendo le mani su un straccio bagnato di trementina. Tutto stava
vedere che al risveglio avesse chiesto una bistecca o una sacca di
sangue. “All we need is just a little patience...”
*
Che
odoraccio di pesce e olio! Si era rimesso a dipingere.
Rebekah
ciondolò fino alla stanza di Bonnie. Si fermò davanti
la porta socchiusa ed entrò in punta di piedi. “Organizzo
un casting
di principi azzurri, ti va?” sussurrò sentendosi un po'
stupida a parlare alla strega addormentata. “Eddai, B... non
costringermi ad ordinare la bara di cristallo ai nani...”
Rebekah risucchiò il labbro inferiore e la guardò
ancora. “Ti prego, sta finendo le tele! Non hai idea di cosa
succede quando si trova a corto di tele!” singhiozzò
riducendo la voce al minimo. La spiò, sperando in un moto di
compassione e ripresa ma restò delusa. Rebekah mugolò e
abbandonò la stanza, affranta. “Esco...” borbottò
in direzione del fratello che non diede alcun segno di aver udito.
“Ho detto che esco!”
“Ho
sentito, non sono sordo” rispose senza voltarsi. “Sono
già venute?”
Le
due ragazze venivano tutti i giorni a trovarla. Elena studiava alla
luce soffusa dell'abat
jour e teneva la mano di
Bonnie nella sua. Non la lasciava neppure per voltare le pagine.
Caroline si piazzava sul lettone e parlava parlava... parlava così
tanto che entrambi avevano sperato che Bonnie si svegliasse e le
lanciasse un incantesimo di annodamento della lingua.
“Sì...”
Quello
significava relax completo per una sera? Klaus stirò
pigramente la schiena e le lanciò un sorriso smagliante.
“Torna molto tardi!”
***
Divano,
una vasta scelta di sacche di tipo diverso e il tablet dalle batterie
cariche. I piaceri della
vita, pensò
dondolando una gamba sull'altra. L'immortalità non gli era mai
sembrata più rilassante e quel film horror faceva davvero
cagare sotto ma Klaus si ostinava a guardarlo al buio e con le
cuffiette nelle orecchie.
Se
avesse avuto un cuore funzionante, si sarebbe fermato nell'istante in
cui una manina esitante lo toccò.
Klaus
inspirò e chiuse gli occhi per mantenere il controllo e non
saltare alla gola del malcapitato, come l'istinto gli suggeriva di
fare. Girò piano il collo e la ciocca di capelli che lo
sfiorò, provocò un altro squasso di paura. Se fosse
stato un gatto, l'avrebbero tirato giù dalle tende con
difficoltà, pensò ingoiando un accenno di isteria.
Bonnie
si guardò attorno, tenendo ben stretta la coperta attorno al
corpo nudo. Svegliarsi in un luogo sconosciuto era orribile. Scoprire
di essere ospite del vampiro – perché e come era
finita lì? Perché era nuda? - la atterriva. Bonnie
rabbrividì, completamente confusa. Era affamata, aveva la gola
secca e se cercava di mettere insieme due parole magiche, queste si
confondevano nella testa e svanivano dopo un attimo. La coperta
lasciava fuori solo la testa e l'alluce sinistro che ritirò,
appena incrociò lo sguardo del vampiro. “Perché...
perché è così... buio?”
Gli
occhi erano più grandi del normale e quel battito acuto nelle
orecchie tradiva paura e incertezza. Per dieci secondi, la
compassione si affacciò dalla porta dei sentimenti e Klaus la
rispedì indietro a calci nel sedere. “Vieni, siediti.”
E non farlo mai più!, pensò con la pelle d'oca
sulle braccia. Le luci si accesero debolmente e aumentarono di
intensità fino a stabilizzarsi. Addio serata relax, pensò
chinandosi ad accendere il camino. La osservò di sottecchi
mentre il fuoco aggrediva il legno.
Bonnie
bisbigliò l'incantesimo per il controllo del fuoco e le
candele si accesero di colpo. Sollevata, pensò che la magia
non l'aveva abbandonata del tutto.
“Hai
fame?”
La
ragazza annuì, concentrandosi sul calice colmo di liquido
rosso di fronte a lei. “Stai bevendo il sangue destinato al
rituale?”
“Il
patto è sciolto, strega.”
Bonnie
trasalì debolmente, gli occhi luccicarono e la voce risuonò
debole e tremolante. “Mi hai dato la tua parola...”
“Quello
era prima che il Casper il fantasmino provasse ad ucciderti”
rispose con un bel sorriso. “Panino?”
*Patience
– Guns N' Roses
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Capitolo 11 *** La festa ***
“Una
buona azione non vuol dire nulla!”
Il
dito di Caroline tagliò l'aria due volte, rimarcando la
chiusura della faccenda. Aver salvato la vita della strega non
implicava uno sconto sulla pena. Klaus pensò che poteva
conviverci serenamente e sorrise della sua irritazione.
Bonnie
ignorò il battibecco, gli occhi fissi sui cartoni animati che
scorrevano in streaming sul mini tablet di Klaus ed Elena
passò il braccio sulle sue spalle, sussurrando a fior di
labbra. “Vuoi tornare a casa?”
“Fra
poco.”
Prima
doveva finire il tramezzino, aggiornarsi su American Dad e
solo dopo sarebbe tornata a casa, pensò mordicchiando il pane
con gli incisivi e sorridendo ad una battuta sarcastica dell'alieno
Roger.
Elena
la sbirciò, preoccupata. Un'esperienza di morte ti lasciava
senza forze, confusa e piena di domande. Bonnie, invece, era
distaccata. Come se non fosse accaduto a lei. Le stropicciò la
spalla, tornando in cucina a preparare un secondo tramezzino.
Caroline la seguì: il suo viso aveva la stessa tonalità
di un tizzone ardente del camino. Sbuffò, si appoggiò
al tavolo della cucina e batté le mani sui fianchi. Elena
sorrise con un angolo della bocca, svitò il barattolo della
maionese e 'caricò' il panino di Bonnie. Il primo era stato
più sbriciolato che mangiato... forse sarebbe andata meglio,
col secondo.
“Dobbiamo
restare qui ancora per molto?”
“Finché
non avrà finito di vedere la puntata.”
“E
non può vederla a casa sua?”
Un
sopracciglio inarcato fu il solo commento di Elena mentre impilava i
tramezzini. Caroline sbuffò e colpì una seconda volta
le cosce.
***
Nell'attesa
dell'arrivo delle ragazze, Klaus aveva gironzolato attorno alla
strega, studiando la sua pericolosa immobilità. Era certo che,
da lì a dieci minuti, avrebbe aperto i rubinetti,
prendendo coscienza dell'accaduto e non aveva alcuna intenzione di
asciugare lacrime o udire ulteriori piagnistei. Ad essere onesti,
Bonnie non aveva mosso un dito per irritarlo. Aveva ascoltato la sua
spiegazione con rassegnazione bovina e mentre Elena era sgusciata
come un ninja nell'abitazione, Caroline aveva scatenato il
putiferio.
Klaus
si sedette sul divano gemello, sbirciando la strega che seguiva le
vicende con un risolino tenue sulle labbra. Non era un riso forzato,
pensò incuriosito dall'assenza di reazioni che accompagnano
sempre una rinascita. Tamburellò le dita sul bracciolo piatto
e cambiò seduta, accomodandosi vicino alla ragazza e
allungando il braccio dietro la sua testa. Bonnie si insaccò
un po' e girò il tablet per permettergli una visione
migliore.
“Il
pesce” borbottò con la mano davanti la bocca e un labbro
fra i denti.
“Il
pesce” ripeté cauto, preparandosi allo scoppio di
lacrime e disperazione.
“Klaus
Heissler!” Bonnie incrociò il suo sguardo e tutto il suo
viso espresse ilarità. “Klaus Heissler!”
Il
vampiro scosse la testa e sospirò platealmente, riprendendosi
il tablet. La strega mugolò di disappunto. “Lo stavo
vedendo... dai, non è ancora finita!” esclamò
allungando prima il braccio e poi tutta se stessa per raggiungere
l'Ipad.
“Sono
stato fin troppo paziente con te” dichiarò tenendolo ben
fuori dalla sua portata e proteggendosi con la spalla opposta. “Non
credi sia ora di tornare a casa?”
Il
broncio di Bonnie si distese piano piano. Raddrizzò la schiena
e si afflosciò sulle ginocchia. “Mi hai fatto perdere il
finale” mugolò lanciandogli uno sguardo colpevolizzante
che non lo scalfì di un millimetro.
Klaus
sorrise come a dire che 'così andava la vita' e si
spostò di due centimetri verso il divano vuoto. “E
portati via le tue amiche, sono stanco anche di loro.”
Elena
entrò nella stanza in quell'istante, si fermò con il
piatto in mano e una pila di tramezzini dentro e lo guardò,
seccata. “Raccogli le tue cose” ordinò a Bonnie
con un tono che non ammetteva repliche. La strega si affrettò
ad obbedire e appena le due ragazze fuori fuori, Klaus sospirò
di piacere, allungandosi sul divano di nuovo tutto per se. “Sii
un amore, porta qui quel piatto” ordinò a Caroline che
si fermò a metà di un passo.
La
vampira guardò la catasta di tramezzini e subito dopo il
vampiro. Sollevò il piatto e lo lasciò cadere a terra,
omaggiandolo di un sorriso di scherno e odio.
Klaus
sospirò e portò le braccia dietro la testa. Rebekah
avrebbe avuto parecchio da pulire, l'indomani mattina...
Una
settimana dopo, Giovedì
Cos'era?
Un invito di compleanno?
“Ti
faccio mordere da mio fratello vampiro, se non vieni!”
Era
stata fin troppo a contatto con Klaus per sopportare una minaccia del
genere. Bonnie sventolò debolmente l'invito e annuì,
infilandolo fra le pagine del quaderno. “Verrò”
promise a Rebekah, guardando la data del diario. Martedì. Il
martedì era il giorno della fidanzata. Dalle 17 alle 19.
Quella seccatura avrebbe mai avuto termine?
“Abbiamo
già messo il nome sul biglietto. Non cercare di squagliartela
all'ultimo!”
Di
solito detestava quel piglio da sergente maggiore in Caroline, ma
stavolta si trovò ad invidiarla. Aveva metaforicamente sputato
in faccia a Klaus tutte le volte che l'aveva incontrato, ma
letteralmente si era limitata ad una. “Contatemi nel regalo.”
Caroline
sbarrò il suo nome nella lista del quaderno e si allontanò
con una piroetta. Avercelo, il suo spirito di ripresa.
Il
racconto che le avevano fatto era stato sufficientemente macabro da
toglierle la voglia di praticare la magia. Soprattutto il pezzo
della terra dei capelli!, pensò con un brivido. A sentire
Klaus proveniva direttamente dalla bara di Jeremy...
“Sei
in ritardo.”
Bonnie
sospirò per calmare i battiti improvvisi del cuore e girò
un'occhiataccia al vampiro, apparso dal nulla. “Non la perdi,
l'abitudine.”
“Non
si fanno aspettare le persone anziane. Ha ottantotto anni”
rispose amabilmente, sorridendo tanto che Bonnie desiderò
piantargli un paletto nel cuore. “Avevo un buon motivo!”
“Che
motivo?”
Lo
sguardo si fece torvo e Bonnie lo distaccò di un passo. “Lo
vedrai.”
*/*
“Nik
mi ha detto che il suo primo marito è morto in guerra... ho
fatto una ricerca e ho trovato questa”
“Non
era il marito e non chiamarmi Nik, non siamo amici” sussurrò
il nominato a bassa voce e Bonnie fece 'ssh' fra i denti, linciandolo
con lo sguardo. “E' una foto del battaglione. Lo riconosce?”
“Devo
mettere gli occhiali, cara...” mormorò con voce
tremolante. La vecchietta afferrò la cornice e l'alzò
verso la luce. “Il mio Jim...” sussurrò commossa
“guarda com'era bello in divisa...”
“Molto
bello” ammise non distinguendolo dagli altri. La vecchia donna
le afferrò la mano e la strinse forte. “Mi hai reso
felice, cara... tanto felice...” singhiozzò
asciugandogli gli occhi in un fazzoletto pescato dal golfino. “Brava
ragazza... brava...”
*/*
“Non
dovresti far provare certe emozioni alle signore anziane, se ci resta
secca è colpa tua.”
“Non
accetto suggerimenti da te.”
“Le
hai portato la foto dell'amante ucciso da un comunista!”
esclamò fermandosi in mezzo alla strada.
Bonnie
lo ignorò spostando i sacchetti da una mano all'altra. “Regalo
di ringraziamento.”
Lo
ringraziava di cosa? I loro rapporti erano ben più tesi di
prima e quelle ore di finzione, Bonnie le sopportava a malapena.
Klaus guardò la busta di carta, anonima e opaca, spezzò
il sigillo e tastò qualcosa di delicato e setoso. “Non
credo sia della mia misura...” sussurrò ammirando la
sottovestina “... e non credo sia destinata a me.”
Bonnie
avvampò. Aveva confuso le buste! “Quello è per il
fidanzato del mercoledì e venerdì” mormorò
imbarazzata, scambiando i pacchetti.
Un
custodia per il tablet? Bonnie aveva un affaire amoroso? Da
quando? “Grazie.”
“Rebekah
sta preparando la festa di compleanno a casa vostra” disse
sbirciandolo di sottecchi. “Te ne vai fuori dai piedi, vero?”
“Non
resterei neppure pagato” confermò con un sorriso
placido. “Metti quello, sotto il vestito?”
“Non
so ancora cosa indosserò” brontolò, arrossendo.
“E' la festa di Rebekah, non la mia.”
Bonnie
non festeggiava come gli altri, se ne stava buona in un angolo a
sorseggiare ponce e ballava solo con le sue amiche, rendendo
impossibile ai ragazzi avvicinarla. Klaus la guardò,
inclinando la testa. “Tu metti quello, metti un vestito
ed io ti farò divertire” sussurrò
girandole casualmente intorno.
Divertire...
come?! Prima rendeva evidente che non voleva averla fra i piedi e poi
faceva lo scemo con lei? “Hai sbagliato ragazza. Quella che
cerchi è bionda, esile e ti odia a morte” dichiarò,
soave, anche se la promessa scompigliava il sangue. Bonnie si
sforzò di stare buona e regolarizzare il battito del cuore.
Succedeva, dopo un'esperienza di morte come quella che aveva vissuto.
L'istinto le diceva di fare le cose più stupide e insensate
per dimostrare al mondo di essere viva, perciò aveva indossato
la gonna per due giorni di fila. Bastava e avanzava, no? Non si
sarebbe divertita con Klaus. La sola idea provocava una strana
reazione fisica che la metteva a disagio.
“Come
si può impedire ad una goccia d'acqua di asciugarsi?"
Bonnie
lo guardò, interrogativa. Klaus sorrise, facendo un passo
indietro. “Non vale se cerchi su Google.”
Sabato
Mezzanotte
e mezza. Bonnie si guardò intorno, nascosta nel suo angolino.
Elena, in tiro da far paura, era piantata in mezzo al salotto a
ballare con Damon, Caroline stava facendo fuori il barile di birra e
Rebekah era nel mezzo di una scommessa di qualche genere. Bonnie posò
la bottiglietta semi vuota di birra sul caminetto e si accorse che i
divani di pelle erano scomparsi. Mica scemo. Li aveva fatti sparire.
Con tutte le sue amiche occupate, poteva filarsela all'inglese...
“Come
impediamo alla goccia di asciugarsi?”
Il
soffio caldo dietro la nuca la fece rabbrividire. Bonnie trattenne il
respiro e si bloccò. “Tu non sei stato invitato...”
“Mi
sono imbucato” mormorò restando alle sue spalle a bearsi
del battito impazzito del cuore. “Bel vestito.”
“Grazie.”
“Sono
qui da più tempo di quel che credi e ti ho osservato. Quella
birra sarà diventata calda, ormai. Ancora in lutto per il
fidanzato?” Una minuscola contrazione delle ciglia di Bonnie e
Klaus capì d'aver detto qualcosa di troppo.
“Non
voglio avere altri problemi con Caroline...”
Caroline?
Klaus la guardò, incuriosito. La vampira non la smetteva con
le prove di forza: aveva sfidato tutta la squadra di football e in
quel momento, era impegnata in un braccio di ferro contro il
quaterbak che aveva preso il posto di Tyler. “In che
modo Caroline dovrebbe essere un problema?”
“Diventerà
un mio problema se non la smetti di girarmi intorno.”
“Non
giro intorno, sono proprio dietro a te. Fermo.”
“Non
importa quanto lei ti odi. Sei suo, per partito preso e possesso
carnale.”
Gli
piaceva come suonava l'ultima parte. “Tu parli sempre una
lingua deliziosa, gattina...”
“Niente
'gattine' con me. Niente 'cuoricini', niente 'dolcezze'” sibilò
col cuore in gola. “Patti, favori, transazioni di denaro... non
c'è altro fra noi.”
“Ho
solo detto che hai un bel vestito” mormorò pacato,
sgusciando di fronte a lei.
Bonnie
lo guardò negli occhi, tenendo il punto fino all'inesorabile
conclusione. “Come impediamo alla goccia di asciugarsi?”
“La
gettiamo in mare. Se non ti lasci un po' andare, non resterà
più niente di te” soffiò scrutandola dall'alto in
basso.
Bonnie
sentì un pugnale che penetrava fra le scapole e girava piano.
“Io lo amavo e non sono stato in grado di proteggerlo”
sussurrò sentendo un peso dentro svanire col suo sfogo. “Non
sono... non ho...”
“...
fatto nulla per aiutarlo? Ci hai provato, hai quasi perso la vita per
lui. Non ti basta?”
Bonnie
risucchiò le labbra, sentendosi di nuovo debole e inutile. “Ho
aiutato te...”
“Ho
nove vite come i gatti.” Klaus fece spallucce e le porse la
mano. “Vieni, ti mostro un dipinto.”
*/*
Era
bello, pensò guardando la donna ritratta seduta di fronte al
fuoco. Il busto a tre quarti e le guance luminose trasmettevano una
tristezza rischiarata dalla speranza. Bonnie si avvicinò,
mordendo l'interno delle labbra. Più la guardava, più
le veniva voglia di toccarla. “Vuole uscire dal quadro”
mormorò sfiorando la superficie asciutta.
“Da
quell'idea anche a me” ammise, restando alle sue spalle e
scostando una ciocca di capelli dal collo.
Bonnie
chiuse gli occhi quando la baciò. Inclinò il collo e
seguì la carezza delicata delle sua labbra. Klaus la voltò
verso di se, infilando le mani sotto i capelli e accarezzandola tanto
dolcemente che Bonnie si sentì in trappola e di colpo le mancò
l'aria.
“Davvero
un bel vestito...” bisbigliò sfiorandole le labbra con
le proprie. Klaus la baciò e Bonnie senti distintamente che
qualcuno, dentro di lei, le faceva lo sgambetto. “Ma che
fai...” rantolò abbassando la testa. Il cuore era
andato. Batteva, non batteva. Batteva troppo forte, poi sembrava
spegnersi e riprendere più forte di prima.
Doveva
girarci intorno, non poteva andare dritto al punto. Bonnie era
celebrale, al contrario di Caroline. Doveva stuzzicarle la mente, non
solo il corpo. Klaus la spinse contro la scrivania e la sollevò,
guadagnando punti in altezza. L'afferrò sotto le ginocchia e
la tirò duramente verso di se. Il piacere si irradiò in
ogni angolo del corpo e Bonnie singhiozzò, inclinando la
schiena per sfuggire al vampiro. Non poteva muovere il bacino e il
vestito si era sollevato tanto da mostrare il bordino scuro delle
mutandine. Afferrò l'orlo e lo tirò giù, sorda
al richiamo del corpo. Klaus la lasciò fare, beandosi della
sua timidezza. Non udiva alcuna preghierina protettiva uscire dalla
sue labbra e la cosa si faceva interessante. La sua pelle era serica,
liscia sotto le dita, pensò passando i polpastrelli sulla
coscia scoperta che si ricoprì di pelle d'oca. Bonnie ansimò,
tenendo bene stretto il tessuto. Essere a stecchetto da un po', non
giustificava quell'esplosione di sensi incontrollati. Però...
le sue... le sue mani sotto... il vestito...
“Dimmi
cosa vuoi.”
Bonnie
trasalì internamente e lo guardò, spaventata a morte.
***
Era
timida anche dietro una porta chiusa. Klaus si deliziò delle
sue carezze tremanti, delle richieste appena accennate e ne
approfittò a piene mani, prendendo tutto quello che poteva e
concedendole libertà assoluta. Era una salita difficile, ma
non per questo scoraggiante. Era stata sofferta, sudata, rimandata e
negata. Soddisfarla sarebbe stata una sfida: Bonnie rifiutava di
lasciarsi andare e premere troppo sarebbe stato poco raffinato. In
fondo avevano tutta la notte, pensò prendendola alla larga,
circumnavigandola affinché cedesse le armi, messa alle strette
dal desiderio. Si infilò fra le sue gambe e la baciò.
Mentre era distratta dalle sensazioni piacevoli, Bonnie si ritrovò
presa e immobilizzata. Ansimò e il vampiro si fermò,
studiando attentamente le emozioni che le passavano sul viso. “Sei
mia...” sussurrò accarezzandola e posando la fronte
contro la sua. “Lasciami entrare...” bisbigliò
insinuante, muovendo appena il bacino. Si mosse di colpo e Bonnie
urlò. Lo fece una seconda volta e le unghie penetrarono nelle
braccia. Le richieste cambiarono di nuovo e il vampiro fu lieto di
trovarsi d'accordo con la strega, per una volta.
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Capitolo 12 *** The Portrait of a Lady ***
“Oh
dei... sto per morire...”
Una
vaga traccia di curiosità alterò i lineamenti distesi
del vampiro. Posò il bicchiere pieno di sangue sul tavolino
basso accanto al divano e smorzò un sorrisetto derisorio:
aveva voluto fare l'umana e ora si beccava il ciclo mestruale.
Rebekah
infilò i libri nello zainetto e allo stesso tempo digrignò
i denti per i crampi. “Vado da Bonnie” annunciò
con voce dolorosa. “Ha preso un altro brutto vuoto in
algebra... è la seconda volta che il preside la convoca nel
suo ufficio” borbottò la ragazza controllando l'interno
dell'astuccio. “Ci alterniamo con Elena per darle una mano a
recuperare, ma è più il tempo che passa a guardare il
vuoto che a fare gli esercizi.”
Klaus
spinse la lingua nella guancia e scorse il dito sul tablet,
ignorandola deliberatamente. Rebekah mosse la mandibola e chiuse il
quaderno con gli appunti che aveva trascritto in bella copia. “Ora
che non hai più bisogno delle sue pozioni per guarire,
l'interesse è svanito magicamente” sussurrò
strappando un'occhiata al fratello che si limitò a guardarla
senza che le emozioni trasparissero sul suo volto.
“Non
trovo interessante speculare sulla vita privata della strega.”
“Mah...
sono stata una stupida a pensare che ci fosse qualcosa fra voi”
annunciò allentando il bottone dei jeans. “Le
emozioni umane mi hanno dato alla testa, perdonami.”
Klaus
si scansò, quando la sorella impresse un bacio derisorio sulla
guancia e l'allontanò con una spallata. “Stai cercando
di farmi piacere la strega?”
“Ti
piace già.”
Il
vampiro mantenne la posizione per qualche minuto, finché
Rebekah non si riversò fuori casa assieme alle sue emozioni
umane, poi posò i piedi a terra e puntò le mani sulla
seduta del divano. Le relazioni le divideva in semplici e
complicate e le complicate, in demoralizzanti e
catastrofiche. Aveva mischiato affari e sentimenti – lui
che li teneva da parte per i secoli bui – e non era neppure
certo di aver svolto al meglio il suo compito. Bonnie gli
aveva resisto fino alla fine e questo la diceva lunga sul
piacere che ne aveva ricavato. Perché?, si domandò
vagamente di cattivo umore. Perché non poteva mai
essere semplice?
Toc
toc toc
Rebekah
non dimenticava mai le chiavi... ed Elijah non aveva annunciato
alcuna visita. Klaus gettò una veloce occhiata alla finestra e
tutto il suo corpo fu attraversato dalla pelle d'oca, prima di
spalancare la porta.
Bonnie
alzò lo sguardo da un angolo invisibile e lo condusse
cautamente in quello del vampiro. “Ciao...”
**Venti
minuti prima**
Il
giorno della fidanzata era stato eroicamente boicottato per la
seconda volta. Da giorni le sembrava di vivere una vita parallela che
stava per esplodere sotto i piedi. Mentiva alle amiche, a se stessa,
e la maggior parte del tempo lo passava in stato confusionale. Tutto
attorno a lei aveva acquisito un'altra dimensione. Tutto risuonava
come se fosse vivo e le stesse mandando un messaggio che non riusciva
a comprendere appieno. La tomba di Jeremy era colma di fiori. Bonnie
si alzò da terra con le labbra incollate, attraversò la
collina a grandi passi e si fermò sotto il salice piangente.
L'agitazione le aveva impedito di lasciarsi andare, e gran parte del
piacere era stato soppresso dai sensi di colpa verso Jeremy e
l'onnipresente voce 'cosa penseranno le ragazze'. Perché
doveva essere tutto così complicato?
**
“Io...
sono andata via per non dover dare spiegazioni a Rebekah...”
“Balle.
Mi hai scaricato. Punto.”
Bonnie
perse le ultime tracce di sicurezza e si bloccò a metà
di una sillaba. Vide distintamente le pupille del vampiro allargarsi
e restringersi e sperò che funzionasse. Non voleva più
essere responsabile delle proprie azioni. “Non funziona mai...”
“No”
mormorò lasciando correre lo sguardo sui suoi lineamenti. Era
affaticata, stanca e nervosa. Aveva voglia di baciarla di nuovo. E di
averla, di nuovo. “Stai cercando di dimenticarmi con tutte le
tue forze...” mormorò tirandosi indietro. “E'
stato tanto brutto?”
Era
impazzito?! Bonnie sgranò gli occhi, lasciando scivolare le
braccia lungo i fianchi.
“Ed
ora ti penti di averlo fatto” insistette abbassando la voce e
solleticando i nervi logorati dalla tensione. Klaus sollevò
lentamente la mano e la lasciò scivolare lungo il suo viso,
strappandole un gemito supplichevole e confuso che riattivò il
predatore sopito. L'afferrò, stringendola contro di se. “Sei
mia, strega...”
Martedì
“Tornerà,
caro... tornerà...”
Klaus
sollevò le spalle, infilò le mani attraverso la matassa
rossa e le mosse su e giù, sentendosi un po' stupido. Le donne
la prendevano male se espandevi la proprietà senza il
loro permesso. “Ma non l'annoia sentirmi parlare di queste
sciocchezze?”
“E'
sempre bene dire le cose ad alta voce. Suonano in maniera diversa...”
mormorò la vecchietta finendo di sbrogliare il filo e
riponendo il gomitolo nella cesta da lavoro.
Klaus
s'insaccò nella poltroncina dalla fodera rovinata e lisa sui
braccioli. La settimana di umanità doveva aver offuscato la
sua capacità di giudizio. Doveva rivedere il proprio
comportamento, quando si trattava di Bonnie. Non poteva portarsela a
letto quando ne aveva voglia, quella femmina richiedeva impegno e
pazienza... e non era molto certo di volerci riprovare: l'aveva
spaventata e la strega era andata a fuoco. Letteralmente. La
sua pelle era diventata rovente, l'aveva ustionato in tutti i punti
di contatto e aveva dovuto buttare giù un bel po' di sangue
per rimettersi in sesto. Avrebbe dovuto relegare l'esperienza ad una
botta e via, ma poiché non riusciva a smettere di
pensarci, Klaus aveva intuito che la cosa era andata ben al di
la del sesso. Non si innamorava da secoli e quando accadeva finiva
sempre male, pensò, strusciando i denti sul labbro inferiore
che prudeva. Innamorarsi di una strega era deleterio per un vampiro
della sua razza...
Un
gatto spuntato da chissà dove catturò l'attenzione di
Klaus che si voltò a guardarlo. Il micetto strofinò i
fianchi su tutte le sedie, sulle sue gambe e saltò in braccio
alla vecchia che lo scacciò garbatamente. Klaus l'afferrò
per la collottola, sollevandolo a metà aria. Era una femmina e
stava allattando.
“Dimentico
sempre le mie medicine” borbottò la vecchiarella e si
alzò tremolando dalla poltroncina. Klaus rimise il gatto a
terra, seguendolo in silenzio, fino al covo segreto delle creaturine
miagolanti. Erano quattro, quasi tutte in perfetta salute. Il più
emaciato e debole non riusciva a nutrirsi, scacciato dai fratelli.
Aveva un non so che di familiare.
***
“Sessanta
su settantacinque. Stai migliorando.”
Bonnie
sollevò la penna in segno di trionfo ed Elena picchiettò
le dita sul tavolo per dare maggiore enfasi alla vittoria ed
incoraggiarla, mentre Rebekah segnava il punteggio sul foglio. La sua
media era sempre stata buona – non come quella di Caroline, a
dir poco perfetta - ma sarebbero bastate un po' di interrogazioni per
risollevarla completamente.
“Ci
meritiamo un frullato” dichiarò l'ex vampira mettendo da
parte i fogli. “Nik è fuori e non tornerà fino a
stasera... possiamo frullare tutta la frutta del mondo senza dover
udire i suoi fastidiosi piagnistei sul rumore. Ehi, stiamo mettendo
su peso, dobbiamo darci dentro con le lezioni di aerobica!”
“Il
mio peso è identico a prima” dichiarò Elena
infilando la testa nel frigo. “Facciamo gli hot dog!”
“Posso
prenderlo, un chilo. Accendi la piastra mentre preparo le salse”
disse la voragine nello stomaco di Bonnie
“Vuoi
entrare nell'abito del ballo o no? A proposito...” Rebekah
puntò le mani sui fianchi e la guardò. “Tu con
chi vieni?”
Lei
doveva andarci con Jeremy, ma il pensiero del ragazzo morto era stato
brutalmente sostituito da un'ossessione quotidiana e notturna
che le riempiva i sogni di universi alternativi.
Rebekah
si rese conto della gaffe e incrociò lo sguardo di
Elena che fece a sua volta una smorfia. Le coppie erano fatte: Matt
avrebbe accompagnato Caroline e i Salvatore le rispettive fidanzate.
Bonnie
si rabbuiò e la distrazione la portò ad affettarsi un
dito col coltello affilato del pane. “Ahia!”
“Mettilo
sotto l'acqua mentre prendo un cerotto” esclamò la
biondina spalancando la porta della cucina. “Ciao, Nik! Ce li
abbiamo, i cerotti?”
Rebekah
l'aveva sbattuto fuori casa per studiare con le sue amiche e gli
strani malumori che lo dominavano, avevano un effetto micidiale sulla
creatività: appena posava il pennello sulla tela, l'immagine
svaniva impedendogli di proseguire.
“La
tua busta si muove” Rebekah alzò le sopracciglia e si
avvicinò di un passo. “Che hai là dentro, un
animale?”
“La
cena.”
“Ma
la dispensa è piena e Bonnie sta sanguinando in cucina!”
Invogliarlo
a fare qualcosa di molto stupido e molto pericoloso per
la salute, non era un atteggiamento fraterno. Anche se... non
si nutriva decentemente da mesi e la sola idea di affondarle i denti
nel collo, gli provocava un'erezione marmorea. “Spiritosa.”
“Non
era una battuta” sussurrò sparendo nel bagno.
Klaus
riconobbe tre battiti distinti: quello lontano della sorella intenta
a frugare negli armadietti, quello tranquillo di Elena ed infine il
più famigliare di tutti, che lo riempiva di eccitazione e
malinconia. “Signore...” borbottò attraversando la
cucina e spalancando l'anta del frigo
Elena
si limitò a guardarlo con un hot dog conficcato nella
forchetta e un panino spalmato di salse nell'altro. Klaus afferrò
il bidone del latte e lo guardò con poca convinzione,
sollevando piano lo sguardo sulla ragazza. Fissò il dito
tagliato, i suoi occhi sgranati e indurì la mascella. Bonnie
smise di succhiare il sangue che fuoriusciva dalla ferita e il cuore
le finì in gola, turandole le orecchie. Klaus la guardò
sfacciatamente: Elena gli dava le spalle, Rebekah borbottava alla
ricerca della scatola del pronto soccorso, la preda tremante
era lì di fronte a lui... sì sì, era una strega
e con una strega c'era ben poco da scherzare... ma era la sua
strega... pensò afferrandole il polso e succhiando il sangue
sgorgato dalla ferita.
Bonnie
arrossì e sgranò gli occhi, cercando di ritirare il
braccio. Klaus gettò pigramente un'occhiata dietro di se –
Elena era presa da altre faccende per prestargli attenzione –
sorrise, la spinse contro il frigo e la baciò. Non avrebbe mai
rischiato una reazione violenta di fronte le sue amiche, pensò
invadendole la bocca ben poco gentilmente, mentre il pugno di Bonnie
si abbatteva sulla sua spalla e poi si aggrappava al suo collo,
arresa.
“Abbiamo
finito i cerotti normali. Puoi scegliere fra Donald e Daisy Duck.”
Bonnie
trasalì, soffocando un gemito. Aveva le braccia dolorosamente
vuote e l'odore del vampiro addosso... il vampiro che stava
attraversando ora la porta della cucina con aria noncurante e una
bustina di carta dal contenuto misterioso.
“Nik,
la tua busta piange. Hai raccolto un animale ferito?”
“Non
è ferito” mormorò strappando delicatamente la
busta e rivelando il contenuto piagnucoloso, spelacchiato e
tutt'ossa. Nel tempo di un battito di ciglia, Klaus vide la sorella
mutare espressione.
“Dove
l'hai trovato?! Possiamo tenerlo?!” singhiozzò Rebekah
facendo catapultare un'altra testa sull'apertura del sacchetto. “E'
piccolissimo, è appena nato?!”
“E'
già traumatizzato dalla vita, cerca di non trapassargli le
orecchie con i tuoi guaiti.”
“Se
non viene svezzato, morirà. La madre?”
“L'ho
trovato in strada. Se sai cosa fare... fallo, donna” mormorò
ad Elena imbottendo il panino, mentre le ragazze uggiolavano alla
vista del gattino. Era frustrata, pensò sentendo la fronte
trapassata da uno sguardo oscuro, colpevolizzante ed eccitato.
Bonnie
spiò le amiche intente a progettare rifugi per micetti
abbandonati e ingoiò il labbro inferiore, uscendo di corsa
dalla cucina.
Mh.
Perché la cosa lo preoccupava, invece di fargli piacere?!
Mercoledì
“Sta
piangendo di nuovo. Ma che ha, è malato?”
Forse
era solo triste. Klaus lo toccò cautamente con un dito. Aveva
gli occhi ancora chiusi, sarebbe bastato una pressione troppo forte
per ucciderlo. Il battito del suo cuore era un martellio continuo e
non faceva che piangere. “Vieni costantemente nutrito e
coccolato, che hai da lamentarti? Nella mia lunghissima vita ho
ricevuto meno di un terzo delle attenzioni che hai avuto tu in una
settimana.”
Rebekah
allontanò il libro e il quaderno da se e si inginocchiò
sulla scatola da scarpe che fungeva da nido per il micetto, tirandola
via da sotto il muso del fratello. “Ha fame, dagli da
mangiare.”
“Te
lo dice l'istinto femminile?”
“No,
lo dice l'orologio. Deve mangiare continuamente, hai sentito il
veterinario. Scalda il latte e prendi il biberon. Torno a studiare,
ho un compito in classe domani.”
Si
ostinava a fare l'umana e poi si arrabbiava se doveva sostenere gli
esami. Klaus caricò la scatola fra le braccia e la portò
in cucina. Non era il primo animale che accudivano ma era di certo il
più complicato. La lagnetta cessò, mentre poppava dal
mini biberon bianco che Rebekah aveva comprato al negozio di animali.
L'animale era intelligente e decideva da solo quando nutrirsi. Klaus
lo guardò, un po' affascinato. L'istinto gli diceva di fare
quel che era più giusto per la sua vita, non vagava come lui
in una notte senza stelle. L'avrebbe cresciuto e poi gli avrebbe reso
la libertà... ma non gatto non era come un cane, pensò
quando il gattino decise di averne abbastanza e si raggomitolò
in un angolo a dormire. Un gatto non potevi dominarlo e non ti
garantiva fedeltà assoluta, pensò rasserenato da una
strana tranquillità.
“Nik,
esco un attimo. Ho preso il libro di matematica di Bonnie, starà
impazzendo a cercarlo dappertutto...”
“Glielo
porto io” mormorò, laconico. Gettò un'occhiata
apprensiva al gattino e una molto minacciosa alla sorella. “Voglio
trovarlo vivo, al mio ritorno.”
***
Il
cosmo aveva smesso di parlare dopo averle inviato l'ingiunzione di
arrendersi. L'aveva abbandonata a se stessa, non trovava più
il libro di matematica e aveva anche le allucinazioni: la piantina di
salvia non aveva quell'aspetto sano, la mattina precedente... o forse
sì? Bonnie la guardò dubbiosa. Forse era stato il
concime. O l'acqua depurata dalla verbena. Il giardino sembrava
migliorare a vista d'occhio, com'era possibile...
“Rebekah
ti invia questo assieme alle sue scuse.”
Bonnie
sentì il cuore muoversi dolorosamente nel petto, quando alzò
lo sguardo dal terreno coltivato dietro la propria abitazione.
Sospirò, priva di speranze di uscire dal vortice che l'aveva
rapita. “E le tue scuse?”
Klaus
sorrise, inclinando la testa. “O-oh... la strega è
arrabbiata...”
“Sei
impazzito? Di fronte alle mie amiche?!” esclamò perdendo
la pazienza e la lucidità. “Non puoi comportarti
così...”
“Posso
fare tutto quel che mi pare e piace, Bonnie” sussurrò
arrivandole sotto il naso e facendola indietreggiare. “Io ti
voglio.”
“Devo
ustionarti un'altra volta?!” soffiò con voce strozzata e
tutti i muscoli del corpo irrigiditi.
Klaus
fece un passo indietro. Non per paura della sua magia, no... pensò
con un enorme sorrise che arrivò agli occhi, velandoli di
amarezza. “Tale e uguale a Caroline” mormorò
osservando la reazione immediata: Bonnie sbiancò e si appoggiò
al muro dell'abitazione con un tonfo che risuonò nei polmoni.
|
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Capitolo 13 *** Flashmob ***
Venerdì
“Posso
distruggere te e tutta la tua linea di sangue, se non smetti di
ridere all'istante.”
La
notizia era arrivata alle orecchie di Stefan in modo incompleto.
Aveva compreso che c'era una novità nell'aria... non una bomba
a neutroni pronta ad esplodere nel salotto di Bex! “Non sto
ridendo.”
“Stai
giudicando.”
Stefan
grattò la testa del micino e piegò le gambe,
sdraiandosi sul divano. L'affarino traballante restò adagiato
sul suo petto, chiuso su se stesso, per nulla curioso o
intraprendente. “Come si chiama?”
“Spuntino.”
Klaus trascinò il dito sul tablet e mugolò
internamente, percependo lo sguardo ironico del suo ex 'amico'
addosso. “Mi stai giudicando un'altra volta.”
Stefan
si rimangiò la presa in giro ma gli regalò un ampio
sorriso sarcastico. “Non è da te.”
“Non
è da me cosa?” mormorò vago, concentrato su un
modello di vestito da donna che Rebekah aveva indicato come la prima
scelta di Bonnie. Quel colore?! Con la sua pelle e i suoi capelli,
sarebbe stato come imbrattare la Gioconda di vernice spray
fluorescente!
“Due
settimane di umanità ti hanno distrutto.”
Il
vampiro girò distrattamente la testa e tornò a scorrere
le pagine del sito. “Si devono fare scelte impopolari, amico
mio.”
“Accompagnare
Bonnie al ballo è... educato da parte tua.”
“Sono
stato costretto.”
Stefan
non ebbe dubbi sul ruolo giocato da Elena e Rebekah. Klaus mugolò
un assenso, smorzando una piccola smorfia. Sarebbe stato più
semplice uccidere i Cinque che convincerla a ballare con lui. Forse
l'avrebbe fatto... ma solo per dimostrare di essere superiore –
e migliore – di Caroline, pensò scrocchiando le
dita.
“Le
streghe vanno pazze per i gatti, non puoi chiedere alla tua ragazza
di fare una magia buona e tirarlo su di morale?”
Era
capace di trasformarlo in un gatto zombie, altroché! “Non
credo di essere adatto a crescere un animale. Il mio cuore non batte,
come fa a sentirsi rassicurato?” domandò strappando a
Stefan un'occhiata improvvisa. “Su Internet trovi tutto, c'è
anche la voce 'Pensi un cattivo genitore? Scoprilo con il test.”
“Che
scemenza...” soffiò grattandolo sotto il musetto. Però
aveva ragione, quel gatto era rotto. Era triste e da quando
era entrato, non aveva fatto altro che dormire. “Forse gli
manca la mamma”
“L'ho
sottratto alla cucciolata perché non riusciva a nutrirsi.
Credevo che nutrimento e cura fossero le basi di un'infanzia felice
ma è evidente che non sono capace di aggiustare le cose, o di
prendermi cura degli altri.”
Stefan
fermò la carezza sul corpicino del micetto e non riuscì
ad impedire al collo di girarsi e allo sguardo di fissarsi sul
vampiro. Aveva detto ciò che aveva udito?!
“Sono
pronta, andiamo?!”
Era
pronta dopo solo quarantacinque minuti di attesa? Migliorava,
pensò Stefan alzandosi con mille precauzioni. Rebekah mugolò
in direzione dell'animaletto e tutto il suo viso si compose in
un'espressione che fece rabbrividire Klaus. “Scopri la taglia
della tua amica” ordinò con voce funebre “e non
fare quei versi. E' un gatto, non un dolcetto al cioccolato.”
“Che
ne vuoi sapere tu dei sentimenti? Hai mollato la lotta”
dichiarò, altezzosa. “Se le invii un vestito, non lo
indosserà mai.”
“Lo
dice il tuo istinto femminile?”
“Ti
ho mai detto quando sei insopportabilmente maschilista e stronzo?!
Hai fatto la stessa cosa con Caroline!” gli ricordò e
Klaus alzò la testa dallo schermo e la guardò,
colpevole.
“Penso
io, al vestito. Tu mandami una mail col modello e continua a
comportarti come al solito.”
“Bonnie
non conosce l'identità del suo cavaliere?!” Stefan
lasciò andare una mezza risatina che fu seppellita
dall'occhiata malevole del vampiro, venne trascinato fuori casa dalla
ragazza e solo quando furono soli, scoppiò a ridere di gusto.
“Non
fa così ridere” borbottò Rebekah
agganciandosi al suo braccio e spingendolo verso la macchina. “Credo
ci sia qualcosa fra quei due.”
“Un
paletto di quercia bianca!”
“Non
dirlo a Damon! E' perfido... ecco... scommetto che l'ha già
saputo anche lui” sospirò quando Stefan rispose
ridacchiando al cellulare che vibrava impazzito nella tasca del
giubbotto. Udì vagamente uno scroscio di risa dall'altra parte
e inclinò il collo, rimirando il cielo terso. Sarebbe stata la
prima e l'ultima volta che si sarebbe intromessa nelle faccende del
fratello. Bonnie e Klaus erano simili su tanti aspetti. Solitari,
cocciuti ed bisognosi di prendersi cura di qualcuno. Ognuno a modo
suo.
Liceo
di Mystic Falls, Ballo dell'Ultimo Anno
“Entriamo
tutte insieme.”
“Ma
i vostri cavalieri...”
“Tutte
insieme!”
Rebekah
lisciò le pieghe dell'abito rosso fuoco, mentre Elena la
circondava a destra, superba nel suo nero profondo. Bonnie si chiese
perché l'avessero costretta che prendere quell'abito assurdo e
senza spalline. Non assomigliava a nessun altro indossato prima di
allora: era lungo, aderente sul busto e scivolava lungo i fianchi
come una carezza. Aveva una sfumatura gialla con inserti di pizzo
bianco e quando Rebekah l'aveva indicato sul catalogo, aveva
rabbrividito al prezzo.
“Caroline?”
“Sta
effettuando gli ultimi controlli.”
“Entriamo
senza di lei?”
Che
domanda! Nessuna rubava la scena a Caroline. Bonnie si fermò
al centro della porta, sentendo mille sguardi addosso. Si sentiva
bellissima. A disagio, ma bellissima. Il vestito svolazzava leggero
fra le gambe e i capelli sciolti sulle spalle le sfioravano la
schiena. Li portava così, la modella su internet che indossava
un abito simile al suo. Le scarpe 'gioiello'
le aveva comprate
in un raptus spendereccio e non le aveva mai indossate. Bonnie sperò
in un intervento divino che le garantisse solidità sui tacchi
di dieci centimetri. Sarebbe stato come cadere dal primo piano, pensò
con un risolino che le illuminò gli occhi.
“I
ragazzi sono già dentro?”
“Settore
rinfresco. Laggiù.”
Bonnie
respirò a pieni polmoni e cercò gli amici fra la folla,
seguendo Rebekah a piccoli passi. Li vide tutti insieme, fermi a
guardare nella loro direzione. Ingoiò e mosse un passo avanti,
finché non fu sotto le luci della sala da ballo, intimidita
fino alla spina dorsale.
“Abbagliante.”
Bonnie
si voltò, ammutolita.
Lo
sguardo d'ammirazione di Klaus la rivestì completamente,
facendola fremere. Gli occhi azzurri del vampiro si fermarono sulle
scarpe e risalirono veloci alla scollatura del corpetto per fermarsi,
infine, sulle labbra. “Un ballo?”
“Non
ballo con te” farfugliò, imbarazzata. “Sono troppo
scoperta per i miei gusti...”
“Sei
fin troppo vestita, per i miei gusti” mormorò
allacciandole al polso un bracciale lavorato e piuttosto largo, al
posto dei fiori. “I corsage sono per le ragazze
qualunque” mormorò quando vide il punto interrogativo
nei suoi occhi. “Tu sei la mia costosissima strega personale.”
Klaus
le prese le mani e le braccia di Bonnie si ripiegarono in fretta,
portandola a stretto contatto col vampiro. Avrebbe abbreviato la sua
vita, se Caroline l'avesse scoperto, pensò. “Lasciami...”
“Dillo
un'altra e la mia reazione sarà violenta e immotivata”
l'avvertì, sfiorandole l'orecchio con le labbra. “Non ho
voglia di litigare con te, stasera.”
“Che
ha di diverso dalle altre?” miagolò, sperando che un
problema tecnico/organizzativo – o un'unghia rotta –
trattenesse Caroline il più possibile, evitandole la visione
del loro abbraccio. “Che cosa devo fare per liberarmi della tua
presenza?”
“Balla
con me.”
Ballare?
Bonnie guardò in basso, cercando di capire perché le
gambe rifiutassero qualsiasi sollecitazione. Era immobilizzata,
tutt'uno col pavimento, nel suo stupido, bellissimo abito senza
spalline. “No” soffiò premendo per farsi lasciare.
Le braccia del vampiro si aprirono di scatto e Bonnie fece un
passetto indietro, perdendo un po' di equilibrio.
“L'hai
voluto tu.”
Quando
Klaus sorrideva in quel modo, il tuo parente più stretto
moriva. Bonnie inspirò, messa alle strette. “Te ne
pentirai...”
“Non
mi pento mai di niente.”
***
Bonnie
aveva più curve, ma Caroline vinceva in altezza e sembrava una
dea asgardiana, nel suo abito blu cobalto. Accompagnata da Matt,
facevano una figura niente male e, come al solito, la vampira non
passava inosservata. Klaus abbassò lo sguardo sulla strega e
la strinse leggermente. “Sorridi, è una festa.”
“Sto
elencando mentalmente le spiegazioni che dovrò dare alle mie
amiche ed escogitando piani di fuga da Caroline” borbottò
tenendo lo sguardo fisso oltre le sue spalle e cercando di
intercettare le ragazze che sembravano scomparse. Bonnie si preparò
al peggio, quando Caroline abbandonò repentina le braccia di
Matt. Strinse le dita attorno alle sue spalle, tanto che Klaus la
guardò incuriosito e qualcosa gli suggerì di
volteggiare via. Bonnie frenò col tacco per fermarne il
movimento, gli inciampò addosso e bastò un secondo per
cambiare il ritmo del suo cuore che risvegliò il predatore
sopito. Prima era solo eccitato, ora bramoso di possederla.
“Allontanati
da lei!”
Klaus
batté le palpebre una volta sola, muovendo appena la mascella.
“Mia cara, sei uno splendore” mormorò seducente e
Caroline smise di essere cortese e gentile e lo fissò con
l'intento di ucciderlo.
“Fa
il tuo dovere di cavaliere ma fermati dove si tocca”
sussurrò, sibillina.
“Si
da il caso che la tua amica mi piaccia molto. Ha qualcosa che manca a
molte donne, in questa città: la dolcezza. Ora togliti dalla
mia vista o questo vestito diventerà il tuo sudario.”
Caroline
divenne livida e se era possibile, ancora più gelida e
altezzosa.
“E'
un servizio a pagamento.”
Caroline
guardò Bonnie, sospettosa. “Hai pagato per farti
pagare al ballo? Sei impazzita?”
“La
strega mi ha noleggiato per la serata” affermò il
vampiro, intrigato dalla sua bugia. “Servizio base, niente
extra.”
“L'extra
ce l'ha addosso” mormorò indicando il vestito di Bonnie.
“Sei ripetitivo e privo di fantasia. Riprenditi i soldi, ti
trovo io un cavaliere decente, onesto, carino e adatto a te. Mi basta
fare una telefonata e sarà qui in un lampo.” Caroline
aprì la borsetta e il cellulare schizzò fuori dalla
minuscola pochette. “Quanto hai sborsato per il servizio?
Ciao, Clyde!”
“Carol
non ho bisogno che un ragazzo qualsiasi mi accompagni al ballo...”
cominciò tentando di fermarla. “Care, attacca quel
telefono... Care!”
“Che
c'è?” esclamò posando la mano sul microfono. “E'
carino, ti piacerà!”
“Non
è Jeremy!”
Caroline
la fissò in silenzio, salutò l'interlocutore e richiuse
la pochette. “Uscire con costui ti aiuta a
dimenticarlo?”
“Mi
ricorda quant'era speciale e buono.”
“E
hai bisogno di uscire con Klaus per ricordarlo?”
“Qualcuno
mi vede o sono diventato trasparente?”
“Zitto
tu. Sto parlando con la mia migliore amica!” Caroline inclinò
la testa e incrociò le braccia, guardandola negli occhi.
“Allora?
“L'ho
aiutato quando aveva un problema e lui ha ricambiato il favore”
soffiò, seccata dalla sua insistenza, voltandosi verso il
vampiro. “Che vuol dire che sei ripetitivo?”
Rebekah era così curiosa di conoscere la sua taglia e quanto
aveva insistito, affinché prendesse quell'abito... “l'hai
scelto tu?! Nik, sto indossando un vestito che hai scelto per me?!”
Perché
lo chiamavano tutti Nik, quando dovevano sgridarlo? “Il
precedente era pessimo, e la tua carnagione non meritava un tale
insulto.”
Bonnie
illividì di rabbia e lo fissò dritto negli occhi. “Ora
la mia reazione ora sarà violenta e immotivata!”
“Qual
è il problema? Se non ti fosse piaciuto, non ti saresti mai
lasciata convincere da Rebekah.”
“Non
potevo permettermi di comprarlo!” esclamò focalizzandosi
su un particolare: Rebekah non aveva la carta di credito, si limitava
ad usare quella dei fratelli. “L'hai pagato tu!”
Klaus
scosse la testa, perplesso. “E allora? Ho pagato le tue pozioni
fino all'ultimo centesimo.”
“Quelli
erano affari! Hai comprato un servizio, non me!”
Che
razza di giro mentale aveva fatto?
Bonnie
tirò giù la zip nascosta dell'abito e lo sfilò,
lasciandolo sul pavimento. “Puoi gettarlo nel cassonetto, il
tuo vestito!” sibilò talmente arrabbiata da ignorare i
fischi dei compagni di classe e marciare via in mutandine e reggiseno
coordinati.
Un
misto di incredulità, ammirazione e divertimento lo dominò.
Non la ricorda così delineata... e non aveva dovuto
farla bere per convincerla a spogliarsi!
***
“B,
esci dal bagno...”
“Non
posso, sono nuda.”
Elena
contò fino a dieci, paziente. “Ti sei spogliata di
fronte a tutti.”
Oh,
dio! Si era spogliata di fronte a tutti! Quella scena sarebbe entrata
negli annali! Bonnie picchiò la nuca contro le maioliche del
bagno e mugolò sconsolata, desiderando scomparire dalla
faccia della terra.
“Mi
dici che ti è preso?”
“Il
vestito l'ha pagato Klaus...”
“Il
vestito è un regalo di Rebekah per tutte le ripetizioni
di chi...” Elena si spostò in fretta dalla porta, quando
Bonnie la spalancò, furente. “E' stata una vostra idea!”
La
brunetta risucchiò le labbra, sorvolando l'accusa finché
poté. “Sei mia amica ed io devo dirti quel che sto per
dirti...”
Bonnie
sbiancò. Lo sapeva?! Elena sapeva...
“Litigare
con Klaus ti fa un gran bene” disse, invece, attirando tutta la
sua attenzione. “Sei più attiva mentalmente.”
Rebekah
entrò nel bagno, di punto in bianco, trafelata. “Ho
recuperato il vestito! Ehi, siamo appena arrivate e sei già
ubriaca? Caroline mi ha raccontato una scenetta niente male...”
“Traditrice!”
soffiò Bonnie, rifiutando di prendere l'abito. “Tu
sapevi!”
“Sapevo
cosa?”
“Calma...”
sussurrò Elena ponendosi fra le due. “B, se non vuoi
indossarlo, torniamo a casa e frughiamo nell'armadio.”
“Non
ho un vestito di riserva!” esclamò, arrabbiata con se
stessa. Quando Caroline le diceva di pensare alle emergenze,
lei guardava le farfalle svolazzare.
“Frughiamo
in tutti i nostri armadi...”
“Sta
solo facendo i capricci.”
Bonnie
trasalì e si nascose dietro Elena, arrossendo. “Non sai
leggere?! Questo è il bagno delle donne!”
Klaus
sorrise, placido. Aveva notato la sagoma in gonnella sulla porta...
per quello che era entrato. “Signore, ci lascereste soli?”
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Capitolo 14 *** Marcel ***
Rebekah
abbandonò il locale all'istante. Elena guardò dietro di
se, quando Bonnie le strinse il corpetto sulla schiena. “Non
credo, no.”
Graziosissima
dopplergänger che dimenticava il proprio ruolo il più
delle volte... “E' la tua occasione, strega.”
L'abito
le finì in testa e Bonnie annaspò sotto il tessuto.
“Vuoi
essere eletta Reginetta dell'ultimo anno o no?”
La
Reginetta del Ballo doveva essere una e una sola: Caroline. “Non
sono neppure registrata sulla lista delle coppie in gara”
mormorò infilando il vestito e lasciandolo cadere attorno ai
fianchi. Uff, era tutta spettinata...
“Sei
registrata.”
Bonnie
smise di passare le dita fra i capelli e guardò Elena,
interrogativa. La ragazza roteò gli occhi in direzione del
vampiro con espressione eloquente.
“Smettete
di agire alle mie spalle!”
“La
musica è cambiata, gattina. Letteralmente. Rebekah ha corrotto
il dj. ”
Rebekah
aveva fatto... cosa?! Bonnie
trasecolò. “La
scaletta è intoccabile! Caroline sceglie personalmente tutte
le canzoni dal primo anno di elezione!”
“Ora
non più.”
Non
comprendeva la scelleratezza dell'atto, quel pazzoide! “Aspettami
fuori, non ci vorrà molto” sussurrò in direzione
dell'amica che annuì dopo una piccola esitazione.
Klaus
sorrise alla brunetta e appena restarono soli, Bonnie lo aggredì.
“Ti presti agli intrighi dei miei amici? Ti credevo superiore
ai nostri drammi adolescenziali!”
“Accompagnare
una bella donna ad un ballo non è un sacrificio... e poi avevo
la serata libera” mormorò, placido. “Perdi il
controllo quando si tratta di Caroline.”
“Non
voglio morire prima del tempo!”
“Sei
più forte di lei. Spiegami da dove nasce questa insicurezza
costante che accompagna ogni tuo respiro.”
La
sensazione di essere fuori posto anche in quel momento, con
quell'abito (con lui), le aggredì le membra. Provò a
dire qualcosa, ma la voce si rifiutò di uscire.
Caroline
che decideva per tutte loro. Caroline che a sette anni le rubava il
fidanzatino, Caroline che aveva voti migliori dei suoi e una madre
pronta a vantarsene...
“E'
migliore di me” biascicò, umiliata dalle proprie parole.
“Non puoi capire, tu la conosci solo da un anno...”
L'espressione
di Klaus cambiò e Bonnie lesse 'patetica' nei suoi
occhi. Il giudizio la infastidì così tanto che strinse
le labbra, chiudendosi a riccio. “Non giudicarmi. Sei l'unica
persona...”
“Sei
la strega più forte e talentuosa che abbia mai conosciuto, sei
bellissima eppure soffochi e mortifichi costantemente il tuo
potenziale. Non hai alcuna visione esterna di te e non lasci che gli
altri te lo mostrino.”
“Tu?”
domandò con voce tremula. “Dovrei fidarmi di te?”
“Ti
fidi già di me” mormorò porgendole la mano. “Ti
ho persino vista nuda.”
Bonnie
arrossì e ripiegò il braccio, annullando il contatto.
Klaus ebbe un brusco cedimento. Inspirò e l'afferrò per
la vita, stringendola contro di se. “Non credi neppure che ti
desideri. Pensi che la nostra notte sia stata solo il frutto
dell'eccitazione alcolica...”
“Non...
non avevamo bevuto...” biascicò posando le mani sugli
avambracci. Klaus le accarezzò il viso, tirando indietro una
ciocca di capelli e il cuore di Bonnie tuonò, al riparo del
corpetto.
“Secoli
di esperienza mi hanno insegnato che non va mai bene quando una
strega e un vampiro si avvicinano. Finisce sempre con un morto ed io
non voglio morire.”
“Finalmente
hai capito chi comanda...” mormorò con la gola chiusa.
“Non
sei in grado di dare ordini neppure al mio gatto” sussurrò
premendo la fronte contro la sua. “Non so prendermi cura degli
altri. Non sono capace di aggiustare le cose e la mia dose di
pazienza quotidiana si esaurisce appena apro gli occhi... ma posso
fare uno sforzo. Per te, gattina.”
“Perché...”
bisbigliò roteando la testa per evitare il contatto con le sue
labbra. Se lo baciava, perdeva il controllo. E se perdeva il
controllo, Elena avrebbe aspettato in eterno.
Le
mani di Klaus scivolarono lungo il corpetto, fino a raggiungere le
spalle nude. “Non ho tutte le risposte...” sussurrò,
accarezzandola dolcemente, fino a circondarle il collo con le mani.
“Lasciati amare...”
LMFAO
- Party Rock Anthem
“Ahhhh!
La canzone del flashmob!” Rebekah urlò e sollevò
le mani in aria, seguita da una saltellante Elena. Il dj si era
dimostrato ben disposto a cambiare programma e tutti stavano
divertendosi come matti. L'abito di Elena era piuttosto ingombrante
per permetterle di muoversi in un certo modo, ma Rebekah non aveva lo
stesso problema, avendo scelto un modello corto. I ragazzi avevano
rifiutato di unirsi alla folla danzante ma nessuno di loro ne sentiva
la mancanza. Uh, le coreografie come al primo anno!
“Non
ci credo!” Rebekah urlò nelle orecchie di Elena,
indicando il bordo della pista. “Chi gli ha insegnato i
movimenti?”
Ehi,
ma erano bravi davvero! Elena alzò le sopracciglia, sorridendo
con tutto il viso. “Beh, il bacino lo sanno muovere...”
“Detto
da te può significare qualsiasi cosa!”
Elena
restituì una linguaccia a Rebekah e saltellò in
direzione di Damon che la prese al volo. “La tua amica è
finalmente uscita dal bagno col suo bello...”
“Ehi...”
sussurrò Elena, circospetta. “Noi non abbiamo visto
nulla, non sappiamo nulla e non ci interessiamo di nulla.”
“Posso
parlare liberamente?”
“Ci
stiamo trattenendo tutti, perché credi di essere migliore di
noi?” Rebekah ingoiò un sorso di champagne e Damon fece
una smorfia delle sue. “Non sto esprimendo un giudizio, ma
rimarcando un dato di fatto. Quei due sono...”
“...
pazzi l'uno dell'altra?” dichiarò Stefan, passandolo
loro i bicchieri pieni. “Tutto fatto.”
“Tutto
fatto cosa? Non dimenticate di votare per il Re e la Reginetta del
Ballo!”
Caroline
distribuì una manciata di foglietti bianchi agli amici e si
guardò attorno, perplessa. “Bonnie è sparita? Non
la trovo da nessuna parte.”
“Prova
alla toilette” suggerì Damon, rimediando una gomitata da
Rebekah e un sorriso al vetriolo da Elena che stappò la penna,
guardò Stefan e scrisse senza alcuna esitazione il nome della
coppia vincente.
“Chiunque
abbia cambiato la mia scaletta musicale, merita...” Caroline
mosse le labbra a vuoto, gli occhi fissi su una coppia apparsa
all'improvviso. Alzò piano un dito e indicò una certa
direzione, mortalmente pallida.
Quattro
teste si voltarono all'unisono. Non si facevano notare per niente,
pensò Damon alzando le sopracciglia. “Un outing
in piena regola.”
Caroline
lo fissò per un breve istante. “Qualcuno dovrebbe...”
Elena
la fulminò. “Care...”
“...
avvertirli... devono... mantenere un certo decoro...” continuò,
a disagio. “Se non vogliono essere squalificati... scusate...”
La
vampira scappò via imbarazzata e Rebekah piegò le
labbra all'ingiù. “Beh? Si rimane a guardare? Forza,
andiamo a ballare. Adoro, i Garbage.”
Control
- Garbage
Aveva
le allucinazioni. Klaus ne fu certo quando una pioggerella di luci
piombò dal soffitto, investendoli in pieno e risalì
lungo le pareti, congiungendosi al centro con una nuova esplosione.
Qualcuno gridò, più di meraviglia che di paura.
“Calma
gli spiriti, strega” mormorò nell'orecchio di Bonnie che
di tutta risposta, si voltò e lo baciò con una tale
violenza da lasciargli assaporare il sangue. Nessuno si accorgeva di
niente, sembrava un effetto speciale creato ad arte. Un piccolo fuoco
artificiale nero scoppiò accanto alla sua guancia ma non
provocò dolore. Bonnie spinse il bacino contro il suo e la
sala si illuminò di una strana colorazione rossastra che
ricordava il sangue. Klaus chiuse gli occhi, stringendola tanto da
udirla gemere. La luce si fece più intensa, colorata e il
torrente vorticante si lanciò attraverso di lui, come
un'ondata brillante. Non aveva mai provato una sensazione del genere.
Era totalmente benigna... come essere accarezzati dalla propria
madre. “Argh!” Klaus stritolò la camicia sotto le
dita e una stilettata dolorosa lo trafisse al torace. Più
cercava di combatterlo, più... “che cosa mi hai
fatto...” bisbigliò sentendo le forze abbandonarlo e la
vista indebolirsi. Quel dolore... lo stesso dolore... dopo che
Katherine...
***
“Non
so cosa è successo! Stavamo parlando e ad un certo punto è
svenuta!”
Rebekah
sventolò la tavola periodica sul volto di Caroline mentre
Elena la scuoteva e cercava di rianimarla. La porta dall'aula si
spalancò e Stefan e Damon trascinarono dentro il secondo
moribondo, seguiti da Bonnie che si affrettò a sbarrare
l'entrata. Damon mollò poco gentilmente il corpo di Klaus a
terra e stirò le pieghe della giacca. “Ora, strega”
cominciò. “Ricorda esattamente le parole dell'ultimo
incantesimo. Gioca a Ruzzle con le sillabe e vedi di
rimetterli in piedi. Non mi va di dare spiegazioni, ne di
allontanarmi in tutta fretta.”
“Che
cosa hai fatto a mio fratello?!”
“Ester
ha usato l'espressione per trasformarvi in vampiri. Io ho usato la
stessa magia per riportarli in vita. Avevo bisogno di un gran
quantitativo di energia e ho attinto da tutte le persone presenti
nella sala.”
"Per
quello non riesco a tenere gli occhi aperti?" Elena stropicciò
la radice del naso soffocando uno sbadiglio. “Perché
l'hai fatto?”
Bonnie
evitò di rispondere e massaggiò il collo. "Noia,
credo..."
Damon
le sbarrò la strada, allegro. “Qualcuno dovrà
dare loro molte spiegazioni, e indovina? Ti è toccata la
paglia più corta, stella.”
***
“L'hanno
presa bene.”
“Caroline
ha solo avuto LA crisi isterica della storia...”
“Le
passerà.”
Rebekah
sospirò pensando che aveva ragione Stefan. Sarebbe andato
tutto bene, d'ora in avanti. Sarebbero stati una famiglia normale.
“Torniamo a casa?”
“Non
hanno ancora annunciando il re e la reginetta.”
Rebekah
alzò le spalle e sorrise, appoggiandosi al ragazzo. “Forse
abbiamo qualche chance con tutte le coppie fuori gara.”
Elena
e Damon stavano portando a casa Caroline (legata e imbavagliata)
mentre Bonnie affrontava l'ira silenziosa di Klaus. Il suo mutismo
alla notizia, l'aveva preoccupata non poco. Lo choc aveva cancellato
l'uso della parola?
“Qualche
chance? Siamo i Tom Cruise del liceo!”
Rebekah
inarcò un labbro e lo abbracciò. “Sogna,
biondino...”
Molto
tempo dopo
Le
graduate avevano ordinato cibo, alcool e uomini in
quantità. Avrebbero ridotto l'abitazione dei Salvatore uno
schifo. Klaus pulì il pennello nella trementina e osservò
il quadro quasi completato. Era più semplice, con una modella
in carne ed ossa.
“Posso
vederlo?”
“No.”
“Vieni,
stasera?”
“E'
l'ennesima festa in cui tutti si ubriacano e vomitano fra le azalee
del giardino, non c'è nulla di nuovo” mormorò fra
i denti. “Stanca?”
“Un
po'.”
“Pausa”
disse e Caroline sospirò, perdendo la posizione. Aveva la
schiena e le spalle indolenzite, ma quando due mani calde la
tastarono con perizia, chiuse gli occhi mugolando.
“Non
farci l'abitudine e non metterti cose strane in testa” mormorò
conficcandole le dita nei muscoli.
“Ma
quali strane idee! Tu ed io abbiamo chiuso!” gli ricordò,
scacciandolo con un gesto stizzoso. “Sto prostituendo il
mio corpo all'arte perché Bekah...”
“...
si è offerta di organizzare la festa al posto tuo e non hai
nulla da fare. L'hai detto mille volte.”
“Non
ti entra in testa, però! Per quanto tempo le terrai il muso?”
Non
teneva il muso a Bonnie. Semplicemente, non voleva vederla. Klaus si
inginocchiò sul tappeto sbirciando il gatto con la coda
dell'occhio. Era sempre traballante e malandato e a quanto sembrava,
timido (ma Caroline avrebbe intimidito anche una tigre in gabbia).
“La sessione è scaduta, sei libera di prostituire
il tuo corpo con qualcun altro e per qualche altra...” Un
cuscino gli arrivò in faccia e ricadde sulle nappe del
tappeto. Klaus sbuffò e risistemò i capelli mentre
Caroline raccoglieva le sue cose, lo mandava al diavolo e giurava di
non mettere mai più piede in casa sua. Utopia, pensò
verseggiando il gattino che corse verso di lui. Sarebbe tornata per
avere il ritratto. “Stai sempre chiuso in casa tu.” Dava
sempre l'idea di cadere a pezzi da un momento all'altro,
quell'animale. Klaus raccolse la scatola e uscì nel giardino,
deponendola sull'erba appena tagliata. L'odore era magnifico, pieno,
corroborante. Il sole non era forte ed era piacevole sonnecchiare
sotto il portico. Klaus si sdraiò sul dondolo e provò
di nuovo la sensazione di essere in pace. Sorrise solo quando vide il
gattino alzare il musetto verso il cielo, poi, il movimento del
dondolo lo assopì.
***
La
sensazione dolorosa non era nuova. Klaus aprì gli occhi,
ritrovandosi a contatto con il cotto del portico. Era caduto di nuovo
(la terza volta in tre giorni), fortuna che non c'era nessuno...
“Ti
agiti nel sonno.”
Bonnie,
seduta sugli scalini all'entrata, teneva in braccio Spuntino e
torceva la schiena nella sua direzione con un sorrisino divertito
sul viso. “Fatto male?”
“No...”
Mugolò strangolando una smorfia. Perché cadeva sempre
sulla stessa spalla? Il sole stava tramontando e la luce aranciata
filtrava fra i suoi capelli e il pelo del gattino che sembrava
vagamente più vivo e curioso del solito. Saltò via
dalle braccia della strega e lo raggiunse, girandogli attorno. Provò
a scalare il polpaccio sinistro, rinunciò, si piegò
sulle zampette e gli saltò sul bacino, tastando bene la
superficie. Klaus lo lasciò fare e uno stupido sorrisetto gli
piegò le labbra.
“Sei
ancora arrabbiato con me?”
Aveva
solo tradito la sua fiducia, pensò allungando un dito e
lasciandosi mordicchiare dal gattino.
“Ehi...”
Klaus
la guardò e Bonnie inclinò la testa, voltandosi del
tutto. Occhioni e aria innocente. Stavolta era stata attenta alle
lezioni di Caroline. “Scusa.”
Klaus
trattenne il micino contro di se ed entrò in casa, lasciando
la porta aperta. Bonnie alzò un sopracciglio e si affrettò
a raggiungerlo. L'aria si fece subito pesante. Sembrava intenzionato
a parlare o quanto meno, ad urlarle addosso. Klaus non fece nulla di
tutto questo: avanzò verso di lei, fino a costringerla contro
il muro. “Non era mia intenzione farti del male... non ti sei
fidata, gattina.”
Bonnie
morse il labbro superiore, trattenendo il respiro.
“Cerchi
disperatamente di tenermi sotto controllo. Hai così paura di
me?”
Lo
sguardo di Bonnie si velò e un remoto ricordo salì dal
profondo del suo animo. Klaus ne seguì le evoluzione e quando
la nostalgia la ricoprì, le sue labbra si mossero da sole, a
diretto contatto con le sue. “Tu in cambio dell'immortalità...”
sussurrò accarezzandola lungo i fianchi. “Me lo devi,
gattina...”
***
Al
suo risveglio non ci sarebbe stato. Al suo risveglio, avrebbe capito.
Klaus
indossò la giacca, lasciando le falde aperte, attraversò
il salotto e aprì il portone esterno cercando di minimizzare i
rumori. “Sei infine giunto, mio buon amico.”
“Non
potevo certo ignorare una chiamata del mio signore.”
Mfph.
Signore delle Terre di Nessuno, pensò stringendo il braccio
del vampiro con un gesto amichevole.
“Se
posso azzardare un giudizio...”
Klaus
batté le palpebre, avvicinandosi all'auto che aspettava
nell'ombra del sicomoro del vialetto.
“L'umanità
ti dona, mio signore.”
Klaus
sorrise e una scintilla maliziosa passò attraverso i suoi
occhi. “Non dire stronzate, Marcel. Metti in moto questa
carretta e torniamocene a casa.”
It's always darkest
right before the dawn... (Control
- Garbage)
To
be continued...
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