Cronache di Annadiel I- l'Ordine della Fenice

di Anaire_Celebrindal
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mi presento: sono Annadiel ***
Capitolo 2: *** Vai a far del bene alla gente... ***
Capitolo 3: *** Chi me l'ha fatto fare? Beh... io. ***
Capitolo 4: *** Chi ben comincia... ***
Capitolo 5: *** Battibecchi, finte Rune e una notte movimentata ***
Capitolo 7: *** Amo i miei sbalzi d'umore. No, li odio. Li amo. Li odio. ***
Capitolo 8: *** Mornië utúlie ***
Capitolo 9: *** Onodrim, Thestral e incredibili colpi di fortuna ***
Capitolo 10: *** Gita a Hogsmeade e tutto ciò che ne consegue ***
Capitolo 11: *** Rubo il primato a Harry come Adolescente Isterica e tutto va a rotoli ***
Capitolo 12: *** Pietre magiche, un gufo pestifero e tante scuse ***
Capitolo 13: *** L'Esercito di Silente ***
Capitolo 14: *** Partita di Quidditch e una biblioteca elfica a Hogwarts ***



Capitolo 1
*** Mi presento: sono Annadiel ***


Salve! Questa è la mia prima Cross-over tra la Terra di Mezzo e il mondo di Harry Potter. So di essere una irresponsabile, perché sto già scrivendo un'altra serie sul mondo di Tolkien, ma quest'idea mi frullava in testa da non so quanto e non riuscivo davvero ad aspettare ancora.
Spero che questa serie possa piacervi, innanzitutto. In questo capitolo introdurrò il personaggio di Annadiel, la protagonista di questa storia. 
Per favore, recensite, voglio un vostro parere!


Avviso per i lettori: I seguenti appunti sono stati corretti e controllati dalla sottoscritta, poiché la versione integrale riportava la verità solo in parte (e la calligrafia dell’interessata era incomprensibile). Inoltre Annadiel ha quasi sempre la testa tra le nuvole, perciò la confusione nei suoi appunti era inimmaginabile. Anche se ho tentato di limitare le modifiche alla versione integrale, ho comunque dovuto apportare dei lievi miglioramenti alla struttura sintattica.
Grazie per l’attenzione e buona lettura.
 
Si suppone che una giovane strega del quinto anno di studi alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts sia in grado di versarsi un bicchiere di succo di zucca senza sporcarsi la divisa e/o essere in grado di rimediare al danno con un semplice incantesimo.
Beh, voi non mi conoscete.
Piacere, allora: il mio nome è Annadiel Orwell e ho quindici anni.
Sono abbastanza alta per la mia età e ho i capelli neri, lunghi e lisci. I miei occhi sono di un colore grigio perla, come quelli di mia madre.
Dovete innanzitutto sapere queste poche, piccole, informazioni vitali per convivere con me senza riportare gravi danni fisici e psichici.
Iniziamo con la parentesi biografica.
Io sono con orgoglio un elfo di stirpe Noldor da parte di madre. Lei (mia madre, s’intende) risponde al soave nome di Helinyetillë, ma a Gran Burrone tutti la chiamano semplicemente Helin.
Sono molto orgogliosa di lei: mi ha raccontato tante volte di quando abitava ancora ad Aman e sogna un giorno di poterci ritornare attraverso il mare.
 
Poi, un bel giorno, un mago di nome Christopher Orwell trovò una strada per la Terra di Mezzo con una passaporta e incontrò mia madre.
Pochi mesi dopo si sposarono. Quando io sono nata, sono iniziati i litigi furiosi su dove dovessi crescere, se nel mondo degli uomini o in Arda.
Mio padre, infatti, aveva elaborato un sistema per comunicare tra i due mondi e non voleva che qualcuno lo venisse a sapere, ma teneva moltissimo che io fossi istruita a Hogwarts. Io ero iscritta fin dalla nascita a quella scuola: era ovvio che in quanto figlia di un mago dovessi mostrare poteri magici.
Quando a undici anni mio padre mi consegnò la lettera che gli era stata recapitata ero felicissima di poter frequentare una scuola di magia, in un altro universo, addirittura. Non potevo ancora immaginare quanta confusione ne sarebbe derivata.
“è imperdonabile, per un mago, non andare a Hogwarts” dice sempre mio padre “e tu come ogni altro mago ci andrai”. Alla fine, dopo infinite urla, liti e finestre rotte a Imladris, l’ha avuta vinta lui, anche perché Elrond non ne poteva più dei miei pianti isterici e non vedeva l’ora di liberarsi di me.
Questo in realtà non è vero. L’ho semplicemente dedotto, perché da piccola piangevo un sacco. Ero davvero insopportabile.
Me l’ha detto Glorfindel, che quando di notte non riuscivo a dormire perché avevo paura del buio veniva sempre a farmi compagnia. Anche quando combinavo pasticci con i miei poteri magici poco controllati, mi difendeva sempre.
È sempre stato uno dei miei migliori amici, ma da quando frequento Hogwarts ci vediamo sempre più di rado.
 
Come al solito mi perdo in chiacchiere. Stavo dicendo?
Ah, già. Dunque, alla fine andai a Hogwarts e da quel momento fu deciso che d’inverno avrei vissuto lì, mentre avrei trascorso l’estate con la famiglia di mia madre.
Ogni volta aspetto con ansia di poter tornare nella Terra di Mezzo, ma devo sempre fare attenzione a controllare i miei poteri magici, che potrebbero sollevare domande indiscrete.
A Hogwarts ci sono stati anche moltissimi fraintendimenti per le mie orecchie a punta: per fortuna Silente è riuscito a convincere gli alunni che si tratta solo di una trasfigurazione mal riuscita di quando ero molto piccola. Sarebbe stato difficile convincere gli insegnanti con la stessa scusa: soggetti come Piton o la McGranitt non ci avrebbero creduto così facilmente.
L’importante è che la notizia non si diffonda tra quelle pettegole delle ragazze di Grifondoro (vedi Lavanda Brown), altrimenti sarebbe un autentico disastro.
Beh, cos’altro posso dire di me? Adoro la storia, sia quella di Hogwarts che quella di Arda. Insomma, nella mia opinione quella di Arda è molto più appassionante, raccontata da Glorfindel accanto al fuoco, con intorno il buio pieno di ombre: adoravo (e adoro tuttora) la sensazione di paura sottile e di emozione velata che mi assaliva quando narrava della caduta di Gondolin o del giuramento dei figli di Fëanor. Quell’irrequietezza piacevole che faceva rabbrividire, perché in fondo ero sicura che nessun genere di orco, demone o drago avrebbe potuto intaccare la tranquillità perfetta di Gran Burrone.
Al contrario, sono costretta a imparare la storia di Hogwarts con quello psicopatico fantasma di una noia mortale denominato Professor Rüf.
Devo essere sincera, trascorro il novanta per cento delle sue lezioni a tradurre il libro di testo in Quenya nel retro dei fogli di pergamena: preferisco mille volte studiare nella Sala Comune, infischiandomene delle spiegazioni, oppure in biblioteca, cercando notizie sui libri.
Adoro anche giocare a Quidditch e mi alleno da anni per cercare di entrare nella squadra di Corvonero come Cercatrice, ma il ruolo è costantemente detenuto da quell’oca di Cho Chang.
E poi vorrei tanto imparare a tirare con l’arco: quest’estate a Bosco Atro sono riuscita a corrompere Legolas per avere un paio di lezioni, ma quando l’ho quasi infilzato con una freccia ha rinunciato, sostenendo che con la spada me la cavo meglio. In effetti questo è vero: mi alleno praticamente da quando sono nata con Glorfindel e sono anche abbastanza brava, ma non posso saperlo con esattezza perché quasi sempre lui mi lascia vincere (cosa che io non sopporto).
 
Dunque, adesso passiamo alle cose-che-non-mi-piacciono:
Ciò che odio di più nell’universo sono gli orchi, ovviamente (specialmente i Goblin, quelli delle caverne, anche se gli orchi di Mordor non scherzano) insieme a Melkor (che noi Noldor chiamiamo Morgoth), Sauron senza dubbio, Voldemort e i suoi Mangiamorte, i Balrog e i demoni vari (hanno ucciso Glorfindel nella sua vita precedente, brutti ******) il porridge e il succo di zucca. Ah, e odio anche quando i fantasmi mi passano attraverso quando meno me lo aspetto. La Dama Grigia è abbastanza gentile, ma gli altri spettri del castello sono davvero insopportabili. Specialmente quello di Grifondoro.
Adesso passiamo alle cose di cui ho paura. Dunque, ho paura del buio, di perdermi nel Bosco Atro, dei ragni (specialmente quelli giganti, che siano Acromantule o della progenie di Ungolianth), dei Nazgûl, dei Dissennatori, dell’acqua alta, delle Puffole Pigmee, di essere avvelenata, di cadere dalla scopa, di essere torturata fino alla morte dalla maledizione Cruciatus (o da Sauron, tanto è la stessa cosa), dei Mollicci quando non riesco a sconfiggerli subito (cioè sempre), degli incubi, dei rubinetti del bagno da quando Harry al secondo anno ha scoperto l’entrata della Camera dei Segreti nel gabinetto in cui ero andata a lavarmi le mani dopo la lezione di Pozioni giusto due secondi prima, del compleanno di Arwen (è il tredici agosto e quella rompiscatole pretende sempre un regalo, così devo scervellarmi per trovare qualcosa che nessuno le abbia ancora regalato in quasi tremila compleanni), del professor Piton quando è arrabbiato e poi... e poi basta, credo.
No, non ho paura di Sauron. Neanche di Voldemort. Nemmeno dei Mangiamorte o degli Orchi.  
Io ho paura delle stupidaggini, non delle cose serie.
 
Ah, dimenticavo! Un’altra cosa che adoro sono le lingue: parlo correttamente Inglese, Ovestron, Sindarin e Quenya. So che il Quenya ormai si parla solo a Lothlórien, ma è comunque il mio preferito.
Conosco qualche parola di Adûnaico e Rohirric, e credo di essere quasi riuscita a corrompere Elrond per farmi avere accesso a qualche manoscritto in Telerin, ma nessuno vuole insegnarmi l’Entese. Chissà perché, poi. Cosa ci sarà di difficile? Mi basterà stare uno o due secoli sui libri per impararlo tutto: non mi costerebbe nulla, tanto sono immortale.
Ecco, beh, sembra strano, ma la cosa che temo di più in assoluto è la morte.
Forse vivere per così tanto tempo insieme ai mortali mi ha condizionato troppo.
Peccato che le vacanze siano già finite e anche quest’anno mi tocchi ritornare a Hogwarts. E quest’anno ho anche gli esami, grandioso! Sono sicura che Piton mi metterà D. Sono un vero disastro in Pozioni. L’anno scorso ho fatto esplodere per la terza volta il calderone della povera Jenny.  
Per fortuna non ho scelto Divinazione, invece... non ho osato farlo. Da quello che mi avevano raccontato della Cooman, mi avrebbe sicuramente torturata con discorsi sulla Vista, sul mio Occhio interiore e altre inutili assurdità, mentre in realtà sono solo un normalissimo mezzelfo con delle normalissime doti di preveggenza (alquanto ridotte, direi, per la media della mia razza. Basti pensare a Elrond e Galadriel...).
Incantesimi è la mia materia preferita. Ho una media abbastanza alta, pur non essendo tra i migliori.
Anche in Erbologia vado molto bene, così come in Cura delle Creature Magiche. Credo che sia a causa del mio pollice verde elfico... a volte mi tocca sbagliare apposta, per non fare insospettire la Sprite (che comunque è una che per insospettirsi ci mette davvero tanto).
 
A Gran Burrone ho un albero che è come se avessi adottato: mia madre lo ha piantato il giorno della mia nascita e io continuo a curarlo da quando sono stata abbastanza grande da reggermi in piedi da sola. Ho un legame speciale con quella pianta: mi piace sedermi accanto al suo fusto, a leggere o semplicemente a riposare, pensando che continuerà a crescere insieme a me per sempre.
Adesso è alta pressappoco quanto me e forse tra un po’ inizierà a fare i primi frutti: non vedo l’ora che il tronco sia abbastanza robusto per costruire un flat come quelli di Lórien.
Ricordo ancora quando dovetti partire per Hogwarts. Quante lacrime, quel giorno! Riuscii ad andarmene solo che dopo che Erestor mi ebbe solennemente giurato che si sarebbe preso cura della mia povera pianticella a ogni costo, mentre fossi stata via.
Mio padre dovette staccarmi con la forza da Glorfindel, perché altrimenti avrei perso il treno.
Devo ammettere che una volta arrivata al castello mi trovai subito a mio agio, ma ci volle un bel po’ di tempo prima di abituarmi a quello stile di vita così diverso, a tutte quelle novità.
Per fortuna mio padre mi aveva già insegnato bene l’Inglese, perciò non ebbi problemi a comunicare con gli altri.
Quando ricevetti la mia prima lettera da Imladris via gufo ero felice come una festa di Mezza estate. Continuai sempre a scrivere con regolarità alla Terra di Mezzo: in realtà la totalità delle mie lettere erano indirizzate a mio padre, che a sua volta le inviava a Gran Burrone.
Mio padre e mia madre vivevano a mesi alterni in un mondo o in un altro, ma durante il mio primo anno a Hogwarts mia madre rimase a Londra per l’intera durata del corso, per starmi vicina.
Solo il cielo sa quanto voglio bene a mia madre...
Scusate la parentesi inutile ma necessaria, passiamo a stamattina, mentre ho appena versato il succo di zucca sulla divisa nuova.
Il bello è che a me nemmeno piace, il succo di zucca. Roba da matti...
Insomma, sono qui seduta ad aspettare che il professor Vitious ci consegni gli orari delle lezioni, cercando di distogliere lo sguardo da quell’idiota del secondo anno che ho proprio di fronte e che sta mangiando il suo porridge con l’educazione di un orco ubriaco.
Bleah... sciocco mortale.
Da dove ho presto questa terribile aria di superiorità? Oh, per Eru! Sono diventata superba, adesso?
Non mi sembra, dato che proprio ieri sono stata tanto magnanima da andare a trovare Harry nel suo scompartimento. Ma di questo vi parlerò un’altra volta: adesso sta arrivando il professore e non vorrei perdermi gli orari. E vi ho raccontato di quando al secondo anno sono andata per sbaglio a Trasfigurazione invece di Astronomia? Oh, beh, lasciamo stare.


Ecco il primo capitolo! Spero che vi piaccia!
A presto,

Anairë. 


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Capitolo 2
*** Vai a far del bene alla gente... ***


Salve! Buona Pasqua a tutti, intanto!
Sono contenta che il capitolo precedente vi sia piaciuto così tanto! Spero che questo sia all'altezza delle vostre aspettative. Rimando tutto il resto a dopo... buona lettura!



Ritorno a ieri, sul treno, quando sono andata a trovare Harry Potter nel suo scompartimento.
Insomma, non dev’essere stato molto bello per lui assistere al ritorno di Voldermort e alla morte di Cedric Diggory... è stato un trauma anche per me, figurarsi per lui.
Così, poiché la mia amica Padma era nella carrozza dei prefetti e Jenny aveva deciso di viaggiare con i suoi fratelli... beh, mi sarei annoiata da morire a stare da sola tutto il tempo. Così mi è venuta l’infelice idea di fare una chiacchierata con Potter e con i suoi amici.
In fondo tutti loro mi sono sempre stati simpatici. Ultimamente poi non se la passano molto bene: ho sentito dire che Harry è stato quasi espulso quest’estate e alla fine dell’anno scorso giravano voci non molto carine sui suoi confronti.
Molti insistono che lui stia mentendo sul ritorno di Voldemort.
Sono solo stupidaggini: si vede lontano due miglia che lui sta sostenendo la verità.
Diamine, dimentico sempre di essere un elfo per metà. Chissà come dev’essere difficile, per i mortali, capire se una persona mente o no.
 
Insomma, devo smetterla di perdermi in chiacchiere.
Ieri, stavo dicendo, sono andata a trovare Harry, sul treno. Per fortuna Ron e Hermione non c’erano... credo che Hermione non mi sopporti da quando l’anno scorso, in biblioteca, mi ha lanciato un libro addosso e ha urlato che non era proprio il momento di chiederle che fine aveva fatto il C.R.E.P.A.
Che modi, insomma! Credevo che almeno lei conservasse un po’ di giudizio e di buon senso!
Beh, non era colpa mia se avevo dimenticato che proprio l’indomani ci sarebbe stata la seconda prova del Torneo Tremaghi... volevo solo aiutare gli Elfi domestici... poveretti. È davvero così ingiusto che debbano essere sfruttati come degli schiavi!
Li vado a trovare, ogni tanto. Ho provato a parlargli in Sindarin, ma non capiscono nulla. Credo che siano una razza diversa di elfi, di quelli della Terra di Mezzo.
Credo che Hermione fosse un po’ nervosa, quel giorno.
Dov’ero arrivata? Oh, diamine, perdo sempre il filo.
Dunque... beh, Ron invece mi odia perché ha paura dei ragni e una volta a Trasfigurazione gliene ho fatto cadere uno addosso. Per sbaglio, s’intende. Ero solo al secondo anno, allora... e poi cosa crede, di essere l’unico a soffrire di Aracnofobia? Beh, si sbaglia, allora.
Insomma, per finire, sono andata a scambiare due parole con Potter, approfittando della situazione, e ho trovato nello scompartimento anche Neville, quel ragazzo imbranato di Grifondoro, Ginny, la sorella di Ron e la Lovegood.
Grandioso! Adoro Luna. È una ragazza davvero simpatica, l’ho conosciuta l’anno scorso al Club di Incantesimi. Peccato che non sia del mio anno.
Così ho aperto lo scompartimento, ma sono subito stata ricoperta da una sostanza orribile, puzzolente e di un color verde scuro.
 -... Non preoccupatevi, comunque, la Puzzalinfa non è velenosa- stava dicendo Neville, un po’ imbarazzato.
Proprio allora mi resi conto che l’intero scompartimento era ricoperto dalla schifosa poltiglia appiccicosa. Harry e Ginny ne erano pieni dalla testa ai piedi e non sembravano molto contenti.
Per di più alle mie spalle spuntò proprio quella piagnucolona di Cho Chang, di un anno più grande di me.
 -Oh... ciao, Harry- pigolò. Mi scostai timidamente, lasciando che si affacciasse nello scompartimento.
 -Oh... ciao- rispose Harry, inebetito. Che idiota... era innamorato pazzo di Cho.
 -Ehm... - continuò Cho, lanciando uno sguardo schifiltoso alla Puzzalinfa per terra, sui sedili e sui passeggeri -Beh... avevo pensato di passare a salutarti... allora arrivederci.-
Chiuse la porta, ignorando il fatto che io dovessi entrare, e girò i tacchi. Che presuntuosa.
Riaprii la porta dello scompartimento, sospirando.
 -Salve- dissi a Harry, Ginny, Neville e Luna -posso sederm...- esordii, bloccandomi. Tutti i sedili erano ricoperti di Puzzalinfa.
Harry gemette, afflosciandosi sul sedile. Non doveva essere in uno dei suoi momenti migliori.
 -Non importa- disse Ginny -entra pure! Possiamo liberarci in fretta di questa roba. Gratta e netta!- aggiunse, dopo aver estratto la bacchetta.
Finalmente lo scompartimento assunse un colore e un aspetto decorosi.
 -Scusate- pigolò Neville.
 -Grazie- dissi -non importa. Harry, vorrei parlarti- aggiunsi, sedendomi accanto a Luna.
 -Davvero, non è il momento, Annadiel- sbuffò il mago.
 -Ma io volevo solo dirti che... -
 -Lasciami in pace!- esclamò -Non m’importano i tuoi discorsi stupidi!-
 -Ma Harry! Volevo solo dire che ti credo!- ribattei, furiosa -Credo davvero che Voldemort sia tornato e so che non stai mentendo- continuai -lasciami parlare, per una buona volta- conclusi seccamente.
Sospirai, lasciandomi cadere sul sedile e iniziando una conversazione con Luna sull’origine dei Cannoli Balbuzienti, decidendo di ignorare la sfuriata di Harry.
Lui continuò a ignorarmi, decidendo di fare finta che io fossi parte della tappezzeria del sedile o che fossi soltanto un’allucinazione particolarmente realistica. 
Da parte mia feci lo stesso: non mi andava assolutamente giù che il mio buonumore fosse incrinato dalle crisi di un adolescente schizofrenico. Il fatto che l’adolescente si chiamasse Harry Potter e avesse una cicatrice un po’ bizzarra sulla fronte non cambiava le cose.
 
Decisi di conservare l’ottimismo: dopotutto quella giornata poteva ancora aggiustarsi: avevo solo lasciato la mia casa e probabilmente non avrei rivisto il mio migliore amico fino a Giugno, ero stata ricoperta di Puzzalinfa e snobbata da Cho Chang, oltre che insultata da Harry Potter.
Ciliegina sulla torta, pochi minuti dopo la porta dello scompartimento si spalancò, lasciando entrare Ron e Hermione.
 -Muoio di fame- annunciò Ron, sedendosi pesantemente accanto a Harry e trangugiando la testa di una Cioccorana afferrata poco prima.
Solo in quel momento si accorse della mia presenza nello scompartimento e quasi si soffocò con il cioccolato, mentre Hermione si sedeva nell’unico posto libero (ossia accanto a me) con aria assai contrariata.
Per essere gentili.
In realtà penso che sarebbe stata più contenta di dividere lo scompartimento con un troll ubriaco, piuttosto che con me; ma come sapete io sono una ragazza molto ottimista e cerco sempre di trovare il lato positivo delle cose. Perciò ho dedotto che fosse imbronciata per motivi che non mi riguardavano.
 -Cosa ci fai tu qui?- esclamò Ron, dopo aver inghiottito la Cioccorana assai poco elegantemente.
 -Stavo soltanto parlando con Luna- ribattei -o è proibito?-
 -Parlare con Lunatica? Purtroppo no, non è proibito- replicò Ron -Hermione, pensi che i Prefetti possano creare nuove regole?- aggiunse, ricevendo come risposta un'occhiataccia della ragazza. 
 -Non essere sciocco, Ron- ribatté Hermione, spostando lo sguardo il più possibile lontano da me. 
 -Beh, se non sono gradita, tolgo il disturbo. Buon viaggio- dissi, alzandomi e uscendo dallo scompartimento. Nessuno mi fermò.
 -Buon viaggio- cinguettò Luna, prendendo in mano la sua copia del Cavillo.
Chiusi la porta con violenza e mi avviai lungo il corridoio.
 -Beh, ci sono due prefetti del quinto anno per ogni Casa- iniziò a dire Hermione. Furiosa, accelerai l’andatura. Non gli importava proprio nulla di me. Dopotutto a nessuno importava nulla di me.
Ci credo, con la rompiscatole che sono.
Stupidi mortali.
Mi sono asciugata gli occhi, cercando di frenare le lacrime, ma era troppo tardi. Il rubinetto era stato aperto.
Stupida Hogwarts, stupide magie e stupidi mortali. Voglio tornare a Gran Burrone

Allooora (che ve ne pare di questo carattere, prima di tutto? Penso che sia molto allegro, non trovate?)... questo capitolo, insieme ai prossimi due o tre, servirà a introdurre il personaggio di Annadiel e il rapporto che ha con i suoi amici e con il mondo della magia in generale. Non preoccupatevi, l'azione arriverà presto (anche troppo presto... credo che vi mancheranno i tempi tranquilli in cui non succedeva niente di interessante... ops, ho scritto già troppo!).
Grazie a Giglio23 e a Shiner LegolasOakenshield (tanto per cambiare) che hanno recensito il primo capitolo e grazie anche a Lyls che ha messo la serie tra le seguite!
Se non chiedo troppo, vorrei dei suggerimenti per un titolo decente (perché questo non lo è)... devo ammettere che non me la cavo molto bene con i titoli. 
Beh, adesso mi congedo perché è tardi e devo andare a dormire (che scusa ridicola per dire che non ho più niente da scrivere)... grazie ancora e spero che questo capitolo vi piaccia!!!

A presto,
Anairë


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Capitolo 3
*** Chi me l'ha fatto fare? Beh... io. ***


Buongiorno a tutti! Al momento mi trovo bloccata a casa con la febbre, per questo sono riuscita ad aggiornare, altrimenti avreste dovuto aspettare come minimo fino a Venerdì... 
Spero che questo capitolo vi piaccia! A dopo!




Mi allontano lungo il treno, entrando come una furia nello scompartimento dove ho lasciato i miei bagagli. Mi accascio su un sedile, sospirando.
Quanto mi manca la Terra di Mezzo... da quando Cedric Diggory è stato ucciso, durante il Torneo Tremaghi, mia madre mi ha incitato più volte a non tornare a Hogwarts. Eppure io stessa sono stata convinta di tornare. Credevo che fosse importante avere una formazione magica.
 
  -Annadiel, non credo proprio che tu debba tornare a Hogwarts, quest’anno.-
Così aveva detto mia madre, una sera di Luglio.
Ricordo benissimo quel giorno, come se fosse ieri: io, mia madre, Glorfindel, Erestor, Lindir e Arwen ci trovavamo su una delle numerose terrazze di Gran Burrone. Io ero al settimo cielo: Glorfindel mi aveva promesso di portarmi in visita a Bosco Atro e saremmo dovuti partire il giorno successivo.
Quella osservazione mi colse di sorpresa e mi lasciò attonita e fraintesa.
 -Perché, mamma?- le domandai allora -Non ce n’è alcun motivo!-
In realtà ce n’erano eccome, motivi validi a non finire. Io stessa non avrei esitato se qualcuno mi avesse concesso di non tornare a Hogwarts... ma mio padre non me l’avrebbe mai permesso. Io stessa pensavo che studiare potesse essere utile, ora più che mai.
 -Temo per la tua salvezza, Annadiel- aveva detto allora mia madre -ho percepito dell’oscurità in te, quando sei tornata. Una potenza oscura si sta risollevando, nel mondo dei maghi. Penso che qui sarai più al sicuro.-
 -So badare a me stessa- avevo replicato, orgogliosa. Ero infastidita che quell’argomento fosse sollevato davanti ad Arwen. Da parte mia, da quando riesco a ricordare mi ha sempre messo in soggezione. Fin da quando ero piccola, ricordo di avere sempre temuto il suo parere: ai miei occhi era l’emblema della perfezione assoluta in Arda; la mia opinione non era cambiata e non lo è tuttora, ma adesso riesco a parlarle con più tranquillità.
 -Annadiel ha ragione- interloquì Glorfindel.
 -La scuola è al sicuro, mamma- insistei -c’è Silente. È un mago potente e non lascerebbe mai che qualcuno ci facesse del male.-
 -Ho dei seri dubbi in proposito... - sospirò lei -ci sono individui potenzialmente pericolosi con cui avresti a che fare... -
 -Lo sai che papà vorrebbe che andassi- le dissi.
Era vero: mio padre teneva moltissimo che frequentassi Hogwarts. Quando tirai in ballo mio padre, mia madre esitò; la sua irremovibilità fu leggermente intaccata. Proprio l’effetto che volevo ottenere.
 -Su, Helinyetillë- esordì Lindir gentilmente, dandole il colpo di grazia -lasciatela andare.-
E alla fine mia madre aveva ceduto, consentendomi di frequentare Hogwarts ancora per qualche anno.”
 
Quanto mi pento, adesso, di avere insistito per venire!
Sto per ricominciare a piangere, in preda allo sconforto, quando la porta dello scompartimento si apre e Padma, la mia migliore amica, entra.
 -Che succede, Nadi? Scusa il ritardo, sono passata a trovare Calì- dice, sedendosi accanto a me. Sorrido, sentendo il soprannome che usa. Solo lei e Jenny mi chiamano così.
 -Sto bene- la rassicuro. Vedo che sulla porta c’è la sua gemella di Grifondoro.
 -Vado da Lavanda!- cinguetta lei, lanciandomi uno sguardo preoccupato e intimorito. Mi asciugo gli occhi bruscamente.
 -Ciao- rispondo, con la voce roca -smettila di fissarmi, tu, sto bene!- ripeto, a Padma.
 -No che non stai bene- ribatte Padma, guardandomi negli occhi -stupida elfa che non sei altro. Prendi un fazzoletto.-
Padma estrae la bacchetta e la sua valigia si apre, mentre un lembo bianco si affaccia da essa, volando verso di noi. Lo afferro al volo.
 -Grazie- sospiro, soffiandomi il naso. Padma e Jenny sono le uniche a sapere della mia natura elfica, ma hanno giurato di non dirlo ad anima viva. Lo verrei a sapere in un baleno, se svelassero il segreto.
 -Che diamine è successo, allora?- domanda Padma.
 -Sono solo andata a parlare con Harry.-
 -Harry chi?-
 -Harry Potter, Padma.-
 -Ah, sì!- esclama. Poi mi lancia uno sguardo perplesso -perché sei andata a parlare con Potter?- mi domanda, con tono inquisitorio.
 -Lascia stare- ribatto -tanto nessuno di loro aveva voglia di parlare con me.-
 -Loro chi?-
 -Gli amici di Harry, Padma. Li conosci, no?-
 -Sì... - sbuffa Padma, alzando gli occhi al cielo.
 -Non starai ancora pensando al Ballo del Ceppo, vero?-
 -Come vuoi che me lo dimentichi? È stata la festa peggiore della mia vita, per colpa di quell’idiota di un Weasley!-
 -Ti prego, Padma, lo hai ripetuto un milione di volte- sospiro, continuando a tamponarmi gli occhi.
 -Avrei voluto vedere te. Almeno tu ti sei divertita!-
 -Com’è andata nella carrozza dei Prefetti?- domando, cercando di sorvolare l’argomento.
 -Niente di che, Anthony ed io dobbiamo solo pattugliare i corridoi ogni tanto- risponde Padma, guardandosi intorno -senti... hai per caso preso qualcosa dal carrello? Ho una fame da lupi-.
 -Ho degli Zenzerotti, se ti piacciono- rispondo -non ho preso Cioccorane, non avevo abbastanza soldi.-
 -Gli Zenzerotti andranno bene- concede Padma -mangerò più tardi al banchetto- afferra un biscotto, addentandolo.
 -Tu non mangi?- bofonchia, dopo aver deglutito. Scuoto la testa.
 -Non ho fame.-
 -Che ti prende? Stamattina eri tranquilla!- esclama Padma.
 -Sono solo un po’ giù- ribatto -mi passerà.-
 -è per colpa di Potter?-
 -Che dici! No, non è per quello.-
 -Se lo dici tu... -
Perplessa, Padma sta zitta. Sono sicura anch’io che presto starò di nuovo bene. È solo un momento passeggero. È solo che... oh, diamine, vorrei tanto che qualcuno mi prendesse sul serio, a Hogwarts.
 
 
Poco dopo Jenny, l’altra mia migliore amica, si affaccia alla porta dello scompartimento, con una bambina per mano.
 -Padma! Ti sei degnata di scendere dal piedistallo, finalmente!- la prende in giro. Padma le fa il verso.
 -Lei è mia sorella, Dorothy- continua Jenny, ignorando Padma -è al primo anno.-
 -Ciao, Dorothy- sorrido alla ragazzina. Ha dei grandi occhi color nocciola e dei capelli castano chiaro. La bambina mi guarda e risponde al sorriso, ma poi la sua espressione si trasfigura.
 -Dorothy?- domanda Jenny. La piccola si porta le mani alla bocca e inizia a urlare.
 -Sei un elfo!- strilla -Un elfo! Gli elfi esistono!-
Per un attimo siamo tutti troppo perplessi per parlare. Poi io mi volto, furiosa, verso Jenny.
 -Io non le ho detto niente!- si discolpa Jenny -Sta solo dicendo un mucchio di sciocchezze, non è vero, Dorothy?-
 -No, lei è un elfo!- urla, convinta, la ragazzina -Ha le orecchie a punta!-
 -Dorothy, è stato un incidente con una trasfigurazione quando ero piccola- ribatto, cercando di rimanere calma.
Dopotutto chi avrebbe potuto rivelare a una bambinetta del primo anno le mie origini? Jenny sosteneva di non averlo fatto e sentivo che non c’era menzogna nelle sue parole. Allora chi? Non certo Silente. Come se non bastasse, la famiglia di Jenny era di origini Babbane: suo fratello grande, lei e Dorothy erano gli unici maghi.
La ragazzina continua a fissarmi, con gli occhi spalancati.
 -Io non sono un elfo- ribadisco, cercando di sembrare convincente.
 -Peccato- ribatte, non molto contenta. Si siede in un angolo, triste, senza spostare lo sguardo dalle mie orecchie. Sollevata, prendo un sorso d’acqua dalla borraccia che ho portato da Gran Burrone.
 -Assomigli ad Arwen, sai?-
Inizio a sputare acqua per tutto lo scompartimento. Padma mi batte una mano sulla schiena, perché sono davvero a rischio di soffocamento.
 -Ma brava!- esclama Jenny, rivolta a sua sorella -Guarda come l’hai traumatizzata!-
 -Lascia... stare... -bofonchio, tossendo. Inspiro profondamente.
 -D’accordo- concedo, guardando Dorothy -sono un elfo. Ma mettiamo in chiaro tre cose- aggiungo, quando intuisco che la ragazzina è sul punto di mettersi a urlare.
 -Punto primo: nessun altro al mondo deve sapere che sono un elfo, d’accordo? Punto secondo: io sono un elfo solo per metà. Punto terzo: io Non assomiglio ad Arwen Undómiel, anche se siamo parenti, né mai le assomiglierò finché il mondo starà in piedi, intesi?-
“Quale mondo?” mi sorprendo a chiedermi.
Dorothy annuisce, estasiata ma rassegnata.
 -Fantastico... - sospira, sognante -credevo che gli elfi esistessero solo nel Signore degli Anelli.-
 -In cosa?- esclamo. Jenny diventa rossa fino alle orecchie.
 -Lascia perdere, Annadiel. Dorothy, adesso andiamo da Matthew, d’accordo?- aggiunge Jenny, guidando la sorella fuori dallo scompartimento e chiudendosi la porta alle spalle.
 -Elbereth Gilthoniel, aiutami tu... - gemo -... oh, Varda Elentári!-
Padma inizia ad accarezzarmi i capelli, poco convinta.
 -Sarà meglio che Jenny tenga la bocca chiusa a quella bambina- affermo -altrimenti le farò vedere le stelle.-
Padma alza gli occhi al cielo.
 
Il tragitto è relativamente tranquillo: inizio a rilassarmi e a rassegnarmi all’idea di tornare nel mondo dei maghi.
Padma mi racconta la sua estate. Insieme alla sua gemella Calì è stata in visita dai loro parenti, che vivono poco lontano.
Poi è il mio turno: a Padma tocca ammettere che le mie vacanze sono state molto più interessanti. Le racconto di essere stata a Gran Burrone e di quando sono riuscita a convincere Glorfindel a portarmi a Bosco Atro per qualche settimana, ospite di Thanduil, e di come siamo stati attaccati inaspettatamente dai ragni giganti.
 -Acromantule?- domanda, incuriosita.
 -Per nulla- ribatto -esseri della progenie di Ungolianth. Sono orrendi- faccio una smorfia -odio i ragni... uno di loro mi ha ricoperta di bava schifosa, ma sono riuscita a ucciderlo subito, prima che mi mangiasse.-
 -Fantastico!- esclama. A differenza di sua sorella, Padma è molto interessata a rischio ed emozioni. Non per nulla, insieme a Jenny, è la mia migliore amica. Se la sua gemella fosse qui, probabilmente sfoggerebbe la sua migliore faccia disgustata o lancerebbe un urletto terrorizzato, di quegli acuti spaccatimpani e insopportabili.
 -è stato avventuroso?- aggiunge invece Padma, con gli occhi che brillano.
 -Un po’- dico -c’erano con me Glorfindel, Elladan ed Elrohir: sono dei guerrieri fantastici, non si fanno certo cogliere di sorpresa! Si trattava solo di un paio di ragnetti, in fondo. Ce la siamo cavata facilmente.-
Continuo raccontando delle mie lezioni di tiro con l’arco finite male insieme al principe Legolas, il mio temporaneo e pazientissimo insegnante che stavo per trafiggere con una freccia partita per sbaglio. Purtroppo la vacanza è durata poco: dopo un mese sono dovuta subito ripartire, perché per Gran Burrone il viaggio era lungo. Se non fossi arrivata prima della fine di Agosto avrei perso la passaporta per Londra.
 -Ecco, è meglio che tu faccia attenzione a non arrivare in ritardo- mi rimprovera Padma -ricordi cos’è successo al terzo anno?-
 -Non parlarmene- sospiro -è stato terribile: ho dovuto usare la Polvere Volante nel camino di Imladris... sai che mio padre non riesce a Materializzarsi.-
Il treno rallentò.
 -Per la barba di Merlino!- esclama Padma -Siamo già arrivati?-
 -Temo di sì- rispondo, scorgendo le luci di Hogwarts attraverso il finestrino -sarà meglio che mi cambi.-
Mi infilo in tutta fretta la divisa nuova e scendo dal treno, insieme a Padma.
Sulla banchina cerchiamo di raggiungere Jenny, ma non la troviamo. In mezzo alla calca, perdo Padma e mi trovo in mezzo a un gruppo di Corvonero del quarto anno.
 -Luna!- esclamo, riconoscendo una faccia familiare.
 -Oh, ciao Annadiel- ribatte lei, con lo sguardo vagante. Ha in mano la gabbia di un gufo.
 -è il tuo?- dico, indicando l’animale. Più che un volatile ha l’aria di essere un piumino con il becco e le ali che si dimena come un pazzo, sbattendo contro la gabbia.
 -è di Ronald- risponde Luna -oh, eccolo lì!- lo raggiunge, prendendomi per un braccio e tirandomi con sé.
 -Eccoti- dice -è un gufetto tanto carino, vero?- aggiunge. Ron le prende la gabbia dalle mani e sembra visibilmente disgustato.
 -Ehm... sì, è a posto- brontola, lanciandomi un’occhiataccia. Si volta verso Harry, bisbigliandogli qualcosa all’orecchio.
 -Perfetto... oltre a Lunatica adesso abbiamo anche Orecchie-a-punta- lo sento lamentarsi.
Come si permette? Crede forse che io non lo senta? Anche se ci ha distanziato di un paio di metri e c’è una confusione incredibile per me è un gioco da ragazzi, udire le sue parole.
 -Adesso senti, Weasley- esclamo, facendomi largo tra la folla e afferrandolo per la divisa.
 -Ehi, mollami!- esclama.
 -Tu sta’ a sentire- sibilo, lasciando la presa e piantandomi davanti a lui -se hai qualche problema con me sei pregato di dirmelo in faccia-.
 -Io non ho nessun problema!- ribatte Ron. Hermione incrocia le braccia e mi regala uno sguardo truce.
 -Lo spero proprio- dico, insistente, guardandolo negli occhi. Questa tattica funziona sempre: Ron distoglie subito lo sguardo.
 -Andiamo, Harry, questa è pazza.-
 -Pazzo sarai tu, Weasley- replico, sprezzante. Che impari l’educazione, una buona volta.
Lui, Harry ed Hermione si allontanano, in mezzo alla calca, seguiti da Ginny.
 -Ci vediamo, allora- sospira Luna, avvicinandosi ai suoi compagni di corso.
 -Ci vediamo- dico, rimanendo immobile.
 -Dove ti eri cacciata?- esclama una voce. Mi volto e vedo il viso lentigginoso di Jenny.
 -Dov’eri tu, piuttosto- ribatto, sollevata di sentire una voce familiare.
 -Accompagnavo Dorothy... andrà in barca, quest’anno, ricordi?- dice -Ho visto Padma, poco fa, è insieme agli altri Prefetti-.
 -Sono qui!-
 -Oh, perfetto! Saliamo su una carrozza, prima che siano tutte occupate- ci incita Jenny.
Salgo sulla carrozza vuota più vicina, seguita da Padma, lanciando uno sguardo profondamente riluttante al Thestral che la traina. Riesco a vedere quelle creature da sempre, probabilmente da quando avevo nove anni e i Nazgûl hanno attaccato me e la mia famiglia, mentre viaggiavamo verso Rohan. Per fortuna erano solo tre e siamo riusciti a scappare, ma quella è stata una delle ultime volte che mi sono allontanata così tanto da Gran Burrone.
Sulla carrozza ci raggiungono altri due ragazzi del nostro anno: Terry Steeval e Anthony Goldstein.
 -Ciao- dice Terry, sedendosi di fronte a me.
 -Ciao- rispondo -passato una bella estate?-
 -Io sì- afferma Terry, scostandosi per evitare Padma che sistema la sua lunga chioma scura.
 -Dov’è Michael?- chiede Jenny, sporgendosi dalla carrozza, mentre questa già si muove.
 -Credo che sia andato a cercare la sua ragazza- risponde Anthony, con una smorfia.
 -Michael ha una ragazza?- squittisce Padma, dando una gomitata nell’occhio a Terry -Oh, scusa!-
 -Certo, quella rossa di Grifondoro, non vi ricordate?- dice Jenny -Si sono messi insieme dopo il Ballo del Ceppo.-
 -Oh, Ginny Weasley!- esclamo. Avevo completamente dimenticato che lei e Michael stessero insieme.
 -Beh, due idioti stanno bene insieme- afferma Anthony. Padma gli lancia un’occhiataccia.
 -Muoio dalla voglia di sapere dove sei stata quest’estate- mi dice Terry con noncuranza. Perplessa, gli rivolgo uno sguardo vacuo, prima di rendermi conto che non sta solo distogliendo l’attenzione dalle peripezie amorose di Michael. Si chiede realmente dove io sia stata.
 -Da nessuna parte, a casa mia- ribatto, gelida -perché?-
 -Ti ho mandato un gufo- insiste -volevo sapere come stavi-
 -Di solito non leggo la posta- replico, con leggerezza, mentre in realtà il cuore mi sta martellando per la paura -dove abito io i gufi non arrivano-
 -Ah... ok- Terry sembra quasi deluso. Per fortuna ha lasciato cadere l’argomento.
Non so per quale motivo Jenny ride come un’ossessa, mentre Padma continua a pettinarsi i capelli con le dita.
 -Avete sentito?- esordisce Anthony, dopo un po’ -Potter è stato quasi espulso, quest’estate.-
 -Sì, ho sentito- dico -me l’ha detto Jenny oggi a King’s Cross.-
 -A me sembra pazzo- commenta Anthony, scuotendo la testa.
 -Io non penso proprio- affermo -non avrebbe motivo di mentire. Se Voldemort fosse tornato, sarebbe stato il primo a scontarne le conseguenze. Insomma, lui vuole ucciderlo- concludo.
 -Forse hai ragione. In fondo se Silente dice così, dev’essere vero per forza- afferma Padma, fiduciosa.
Ci avviciniamo al castello: non posso fare a meno di ammirare le mille fiammelle delle torce, dietro cui la sagoma delle innumerevoli guglie e torrette di Hogwarts si incrociano in un disegno pittoresco. Mi perdo in questa vena poetica per qualche minuto, prima di sentirmi scuotere da Padma in modo assai poco leggiadro.
 -Siamo arrivati- annuncia, tirandomi bruscamente giù dalla carrozza. 



Eccoci qui, alla fine di un altro capitolo... povera Annadiel, che stress... 
comunque, sono contenta, che dico, contentissima, che questa serie vi piaccia!
Grazie a tutti quelli che hanno recensito, cioè Shiner LegolasOakenshield, Giglio23, _Bring Me Nutella, Violet Val Brockfost e CallMeMomoTM, oltre a chi l'ha messa tra le seguite ( Lyls e Violet Val Brockfost) e chi tra le preferite (Betely e CallMeMomoTM). 
Grazie a tutti, non mi aspettavo che questa serie vi piacesse così tanto!!
Lasciate una recensione, per favore, anche negativa!
A presto,

Anairë

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Capitolo 4
*** Chi ben comincia... ***


Buon pomeriggio! Scusate il ritardo nell'aggiornare, sono stata un po' occupata...
Tutte scuse... dopotutto cosa avrei dovuto aspettarmi da una Babbana mortale come te? N.d.Annadiel
Tu sta' zitta che senza di me neanche esisteresti! N.d.A.
-.- N.d.Annadiel
Oh, beh, adoro far parlare i personaggi, anche se non esistono... 
Archiviamo i miei scleri Potteriani e Tolkieniani e iniziamo!



Quando approdo finalmente sui primi gradini del castello, sto decisamente morendo di fame. Non mangio nulla da ieri sera, quando ho trangugiato di malavoglia una minestra calda amorevolmente preparata da Arwen (perché Elrond l’ha costretta, altrimenti non l’avrebbe fatto neanche morta -e questo è tutto dire, perché è immortale).
Insomma, entriamo nella Sala Grande, che è gremita di studenti vestiti di nero. Vista dall’alto penso che sembrerebbe un formicaio.
Prendo posto all’estremità più vicina al tavolo degli insegnanti, dando le spalle agli studenti di Serpeverde, seduta tra Jenny e Padma.
In breve lo smistamento ha inizio: osservo con interesse i nuovi studenti del primo anno e riconosco Dorothy, tremante e spaventata, la prima della fila. 
Il cappello parlante decide di cimentarsi (come ogni anno, dopotutto) in una canzone composta da lui stesso. Quest’anno la canzone è un po’ diversa dal solito: non mi risulta che negli anni scorsi il cappello ci abbia chiesto di essere solidali gli uni con gli altri e limitare i battibecchi tra le case. Penso che nel mondo magico stia succedendo qualcosa di strano. Mia madre forse aveva ragione, nel sostenere che un’ombra si stava sollevando. La sento anche io, ora che ci faccio caso.
Sono presa dal panico. All’improvviso sento un’aura malvagia premere sulle mura del castello, filtrare dal soffitto che mostra, per magia, il cielo esterno.
Mi rendo conto che il potere oscuro di Voldemort potrebbe raggiungere anche me... in un certo senso riconosco qualcosa di simile nello sguardo di fuoco della Torre oscura di Sauron.
L’ombra esiste: che si chiami Sauron o Voldemort, che i suoi schiavi siano Orchi o Mangiamorte, che le creature oscure e agghiaccianti siano conosciute come Nazgûl o Dissennatori. Una sensazione d’impotenza opprimente mi pervade, come se non potessi più sfuggire all’oscurità.
 -Nadi, stai bene? Sei così pallida... - commenta Jenny -oh, guardate, c’è Dorothy!-
La canzone del cappello parlante è finita e lo smistamento è iniziato.
 
 -Abbey Dorothy!- chiama la professoressa McGranitt, leggendo da un lungo elenco.
Dorothy avanza, lentamente ma con decisione. Poverina, trema come una foglia. Si mette il cappello in testa con riluttanza: il copricapo le scende sugli occhi, adagiandosi sulla marea di riccioli castani.
Trascorrono alcune decine di secondi, poi il cappello annuncia: -Corvonero!-
Applaudo con gioia, mentre Dorothy trotterella verso il nostro tavolo, felice come una festa di Mezza Estate.
 -Benvenuta- le dico, con un gran sorriso, mentre Jenny la abbraccia.
 -Abercrombie Euan!-
 -Grifondoro!-
E così via. L’attenzione comincia a diminuire ed io perdo il conto dei nuovi studenti di Corvonero. Ne riconosco un paio, oltre a Dorothy, due gemelli: una biondina magra come un’acciuga e un ragazzino alto e allampanato, che mi fissano in modo strano.
Silente decide di rimandare i discorsi a dopo il banchetto, decisione che tutta la sala accoglie con unanimità.
Finalmente ho modo di mangiare qualcosa. In teoria gli elfi dovrebbero resistere meglio a fame, sete, caldo, freddo e roba simile, ma vivere con i mortali mi ha abituato a pasti regolari e in fondo non tocco cibo da ventiquattro ore.
Mi servo persino due fette di crostata ai mirtilli, la mia preferita in assoluto.
 -Succo di zucca?- urla Terry, sovrastando le voci e il tintinnare di bicchieri e posate.
 -No, grazie!- ribatto, sempre gridando -Odio il succo di zucca!-
Diamine, perché non se ne ricorda mai nessuno? Mi verso dell’acqua, alzando le spalle.
 -Jenny, vuoi piantarla di sghignazzare?- esclamo, quando la mia amica cade di nuovo in preda a una crisi di risate e minaccia di sputare l’insalata dal naso.
 -S-scusa- bofonchia, inghiottendo la verdura -è solo che sei troppo buffa.-
 -Sono troppo cosa?- dico, perplessa.
 -Lascia stare quella scema, te lo diciamo in dormitorio- interloquisce Padma, mentre Jenny si lascia sfuggire un’ultima risatina, che sfocia in una serie di colpi di tosse.  
 
Una volta finito di mangiare, aspetto che gli altri studenti abbiano terminato il banchetto. Poi finalmente Silente fa il suo discorso: ci augura un buon anno scolastico, come sempre, e ci comunica le date dei provini per il Quidditch. Io memorizzo quella del provino per la squadra di Corvonero: c’è un posto di Cacciatore libero e voglio provare a partecipare.
Dopo averci presentato i nuovi membri del corpo insegnanti, un minuscolo colpetto di tosse lo interrompe.
Rivolgo la mia attenzione alla donnina che ha emesso quel suono tanto delicato quanto insopportabile: è quella che il preside ci ha appena indicato come Dolores Umbridge, la nuova insegnante di Difesa contro le Arti oscure.
La osservo con attenzione: è così bassa che mi arriverebbe a stento al mento e indossa un orribile indumento peloso di un rosa acceso. Tossisce di nuovo, un Hem hem acuto e gutturale.
Cosa dice? Sostiene di voler fare un discorso? Questa donna non mi convince. Nessuno ha mai osato interrompere Silente, figuriamoci per un discorso!
Inizio ad ascoltare attentamente. Mi sembra di conoscere poco della situazione politica del mondo dei maghi, ma da quanto sto sentendo il Ministero della Magia non sembra approvare il lavoro di Hogwarts.
L’atteggiamento della Umbridge continua a non piacermi. Scoraggiare il progresso, che follia! Il Ministero sta davvero cercando di infiltrarsi a Hogwarts.
Mio padre mi aveva accennato qualcosa di simile quando è venuto a prendermi a Imladris per portarmi a Londra. Diceva di aver avuto dei contatti con amici di Silente e di fare parte di un’organizzazione segreta per la resistenza contro Voldemort. Adesso non ricordo bene il nome, ha qualcosa a che fare con degli uccelli, credo.
 
Uffa, perché non riesco a concentrarmi? Beh, ci credo, la Umbridge ha una parlantina così noiosa che farebbe addormentare persino mio zio Fëanáro...
In realtà non l’ho mai conosciuto, ma Glorfindel sì, e ha detto che aveva un bel caratterino. Si è cacciato in un mare di guai con tutta la storia dei Silmaril e del giuramento, ma per fortuna la mia famiglia è riuscita a starne fuori, almeno in parte.
Finalmente il discorso ha termine e noi siamo liberi di andare finalmente nei nostri dormitori. Mi affianco a Jenny, che sbadiglia così vistosamente che sembra che la mandibola le si debba staccare dalla testa.
 -Quasi quasi vado subito a dormire- sussurra, mentre ci avviamo fuori dalla Sala Grande.
 -Non sarebbe una cattiva idea- commento.
 -Ehi, voi del primo anno! Da questa parte!- urla Padma -Anthony, idiota, dammi una mano!-
 -Molto gentile come sempre- commenta Anthony, dirigendosi verso il corridoio che porta alla Torre Ovest.
Finalmente arriviamo al dormitorio di Corvonero, dopo una scalinata sfiancante: la porta, con una sola maniglia bronzea, è scura e liscia.
Padma risponde agevolmente all’indovinello che è necessario risolvere per entrare nella Sala comune.
 -è piuttosto facile, oggi- commenta, divertita.
Indica ai bambini del primo anno l’ubicazione dei dormitori. I nuovi arrivati vanno quasi tutti a dormire, tranne Dorothy, che si precipita a salutarci.
 -Sono Corvonero!- strilla -Sono Corvonero! Sono Corvoner... -
 -Zitta, sveglierai tutta la torre!- la rimbecca Jenny.
 -Ma sono Corvonero!- esclama la ragazzina, con un sorriso larghissimo.
 -Va’ a dormire, piccola delinquente- bofonchia Jenny.
 -Sei cattiva- afferma Padma, sprofondando sul suo divano preferito, proprio accanto alla grande statua di Priscilla Corvonero, e lanciando una lunga occhiata ai ragazzi che si allontanano verso i dormitori.
Mi siedo vicino a lei, accanto alla finestra. Adoro poter spaziare con lo sguardo sulle montagne e sul lago: è una delle cose che mi piace di più del dormitorio di Corvonero, oltre al soffitto dipinto con le stelle.
Ecco, come al solito la mia sbadataggine mi fa dimenticare le cose: un’altra delle cose che amo sono le stelle, ma penso che sia normale per degli Eldar. Spesso e volentieri succede che io mi addormenti con la testa sulle braccia incrociate, appoggiata al davanzale di una delle ampie finestre che danno sul cielo stellato, e che l’indomani mi svegli con la schiena indolenzita.
 -Rimani qui a dormire, stasera, Orecchie-a-punta?- dice infatti uno studente del sesto anno, prima di dirigersi verso il suo dormitorio.
 -Vai a quel paese- bofonchio tra i denti.
 -Lascialo stare- mi consiglia Terry -è solo un idiota.-
 -Tu ne hai esperienza, non è così?- lo stuzzica Anthony -Io muoio dal sonno- annuncia infine -Buonanotte.-
 -‘Notte- risponde Padma.
 -Buonanotte- dice Jenny -credo che andrò a dormire anche io-
 -Ti seguo- ribatto.
 -Ehi, non lasciatemi sola!- strilla Padma, raggiungendoci nel dormitorio -Quelle ragazze del terzo anno sono completamente pazze. L’anno scorso le ho viste mangiare dei rami di Frullobulbo, vicino all’aula di Erbologia.-
 -Questo te lo sei inventato- replica Jenny, aprendo il suo baule.
Poco dopo ci raggiungono le altre due ragazze che dividono il dormitorio con noi: Yasmina Knight e Lisa Turpin.
 -Ciao- dico loro -come state?-
 -Tutto a posto, grazie- risponde Lisa. Yasmina piega il viso in uno dei suoi sorrisi un po’ strani, distesi ma quasi nervosi.
 -A proposito- esclama Padma, chiudendo a chiave la porta del dormitorio -io, te e Jenny dobbiamo parlare.-
 -Che cosa c’è?- ribatto, sedendomi sul mio letto.
 -Niente- risponde Padma, mentre Jenny ricomincia a ridere come un’ossessa.
 -Cos’avete voi due?- protesto, stizzita -Jenny, smettila!-
 -Abbiamo- annuncia Padma, sedendosi sul suo letto e tirandomi accanto a sé -che Terry è innamorato di te.-
 -Che cosa?- finalmente capisco perché Jenny rideva. È un’idea assurda come un nano che vive sugli alberi.
 -Tu sei fuori di testa- dico a Padma -seriamente.-
 -Sei tu fuori di testa- insiste -non capisci? Ti ha persino mandato un gufo!-
 -Ma la posta non mi arriva, a Gran Burrone- ribatto -soltanto quella che manda mio padre.-
 -Insomma, sei scema?- dice Jenny, sedendosi di fronte a me -il problema è, cara Annadiel, che tu sei sempre così... così...-
 -Così cosa?- ripeto, esasperata.
 -è decisamente scema- sbuffa Padma.
 -Insomma, in un certo sento... pura- conclude Jenny -non arrabbiarti, ti prego- aggiunge.
 -No, lei non si arrabbierà, anzi! Era ora che qualcuno lo dicesse- esclama Padma, buttandosi sul suo letto e facendo ondeggiare il materasso -tu fai sempre l’angioletta innocente, mentre in realtà sei un demone mascherato- ride, facendo ondeggiare i capelli con una mano -si scherza, ovviamente. Sono così, tutti gli elfi? Così puri e angelici?-
 -Padma, piantala- dice Jenny, tagliente -Beh, a parte questo, insomma- continua, piantando gli occhi azzurri su di me -devi essere proprio cieca! Se ne sono accorti tutti! Da quando lui ti ha invitata al Ballo del Ceppo non ha occhi che per te.-
 -E allora?- ribadisco, quasi offesa -Insomma, mi dispiace per Terry, ma non posso ricambiare.-
 -Non fa niente- dice Padma, eccitata come una bambina a Natale -sarà divertente!-
 -Divertente cosa, far soffrire la gente? No grazie- replico, seccata -Se proprio sono così “pura” come dite voi, almeno non corrompetemi- esclamo, distendendomi a letto e tirando le tende del baldacchino.
 -Andiamo, Nadi!- sospira Padma -Quanto sei permalosa!-
 -Sono solo stanca- ribatto -ne parliamo domani.-
 -Ok... buonanotte-.
 -‘Notte Nadi.-
 -Buonanotte Annadiel.-
 -Buonanotte ragazze- rispondo, tirandomi la coperta fin sopra la testa.
 
 
Attendo fino a non sentire più il rumore del baule di Lisa, né il respiro irregolare di Jenny e i movimenti di Padma. Silenziosamente scosto le coperte e scendo giù dal letto.
In punta di piedi mi avvio verso la sala comune. Sul tetto i lampadari di cristallo, spenti, scintillano alla luce delle stelle.
È più forte di me, non ci riesco. Padma mi vuole bene, Jenny mi vuole bene, tutti i ragazzi in fondo mi sono affezionati, Terry più degli altri, sentendo Padma e Jenny.
Però è inutile: qui non mi sentirò mai a casa.
 -Mornië utúlie- sussurro, affacciandomi alla finestra più alta e più grande. Una frase detta e ridetta, ma oggi più che mai la sento vera. L’oscurità è scesa.
Mi sembra quasi di sentire il respiro della terra, il sangue che scorre nelle vene invisibili del pianeta. Sento ogni singolo respiro all’interno del castello; un grande, unico flusso di vita che sembra avere un unico ostacolo e un'unica eccezione: me.
Non sarò mai come loro, per quanto ci provi.
Sarò sempre diversa. Sarò sempre “Orecchie-a-punta”.  
 
L’angoscia mi assale, al pensiero di dover aspettare altri dieci mesi per rivedere i boschi della Terra di Mezzo.
Porta pazienza, Annadiel. Sabato scriverai a Glorfindel.
Diamine, l’anno non è nemmeno iniziato e già inizio a complessarmi?
Non va bene, Annadiel, proprio no. Devi farti forza.
Scivolo di nuovo nel mio letto, furtivamente. Nessuno si è mosso.
Sorrido leggermente. Adoro il sonno pesante dei mortali. A Gran Burrone non posso muovere un passo, di notte, che sono già raggiunta da mezza valle sveglia che guarda le stelle. Primo fra tutti Glorfindel.
È pensando al suo sorriso e ai suoi capelli dorati che mi addormento. 




Ecco qui... mi dispiace non potermi dilungare oltre, in questo capitolo, ma oggi ho davvero poco tempo. 
Che dire? Grazie come sempre all'immensa magnanimità a coloro che seguono, recensiscono o hanno messo la serie tra le preferite!
So che magari la Terra di Mezzo vi manca un po' e nei prossimi capitoli si farà desiderare, ma purtroppo Annadiel è confinata (che brutta parola N.d.A.) a Hogwarts (E io darei qualsiasi cosa per essere al suo posto, perciò è meglio che non si lamenti N.d.A.)

Al prossimo aggiornamento!

Baci,
Anairë

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Capitolo 5
*** Battibecchi, finte Rune e una notte movimentata ***


Buonasera! Continuo con l'arancione perché è un colore molto allegro (ma l'ho già detto) e oggi ho bisogno di stare allegra!
A dopo ulteriori spiegazioni... buona lettura!




La mattina inizia nel peggiore dei modi: sveglia in ritardo. Apro gli occhi con Jenny che mi urla di darmi una mossa, altrimenti perderò le lezioni.
Mi precipito nella Sala Comune, già deserta, e quasi mi rompo una caviglia scendendo dalla Torre Ovest. Quando finalmente arrivo in Sala Grande, Vitious non ha ancora distribuito gli orari e la maggior parte degli studenti sta ancora facendo colazione.
Grandioso, mi sono scapicollata come una pazza per niente. Sbuffando, afferro una fetta di pane tostato, ma così facendo colpisco un bicchiere di succo di zucca, che si rovescia interamente sulla mia divisa nuova.
Cerco di rimediare al danno e borbotto seccamente Tergeo, ma sono così distratta che faccio un buco sulla sciarpa blu e bronzo.
Ed eccoci ritornati al punto di partenza: io che aspetto, seccata da morire, con la divisa sporca e strappata.
 
Insomma, stamattina avrete capito che sono un po’ nervosa. Tutto mi fa venire i nervi a fior di pelle. Per non parlare dell’orario: Pozioni con i Tassorosso e Difesa contro le Arti Oscure.
Oh, no. Non Difesa.
Beh, come materia mi piace abbastanza, ma la nuova professoressa ha l’aria di essere solo una leccapiedi del Ministero della Magia. Poco male, spero di poter almeno impiegare la lezione fissando nel vuoto, in una serie di sani e salutari sogni a occhi aperti ambientati nella Terra di Mezzo.
 
Nemmeno a parlarne. Entrambe le lezioni sono state terribili.
Ho appena ricevuto una sfuriata da Piton che non potrebbe mai ammettere una rompiscatole come me ai G.U.F.O. con una media accettabile. Che permaloso! Gli ho solo chiesto una decina di volte quante volte bisognava mescolare la pozione e poi ho soltanto dimenticato di mescolarla... oh, beh, lasciamo stare questa parte.
Basta solo dirvi che Justin, quel tipo di Tassorosso, è finito in infermeria e che parecchi zaffiri sono stati tolti alla clessidra di Corvonero per la mia tremenda sbadataggine.
Veramente Piton ha usato un diverso registro linguistico, ma preferisco sorvolare anche su questo. 
Insomma, ero davvero curiosa di conoscere la Umbridge, ma vi assicuro che la curiosità è svanita in fretta: la prima parte della lezione è stata di una noia insormontabile, credevo che gli occhi mi sarebbero rotolati giù dalle orbite come biglie. Per di più la professoressa ha lasciato intendere che non faremo mai più una lezione pratica di Difesa da adesso fino a quando lei rimarrà qui... cioè per almeno tutto l’anno.
Non ci vuole una mente geniale per capire che la Umbridge sta solo cercando di fare in modo che noi non abbiamo idea di come usare degli incantesimi di Difesa. Che megera guastafeste e rompiscatole. Se Voldemort mettesse la scuola a ferro e fuoco noi non potremo mica recitargli il libro in faccia per fermare lui e i suoi Mangiamorte. Lei ha tolto dieci punti a Terry, che glielo ha fatto notare.
Penso che se Jenny non mi avesse fulminata con lo sguardo avrei appeso la professoressa al lampadario per le orecchie o infilzata con la mia spada, che purtroppo è rimasta a Gran Burrone.
Così mi sono limitata ad alzare la mano e a tenere il braccio in aria per l’intera durata della lezione.
 -Professoressa- ha esordito Padma, dopo dieci minuti di quella scena -Forse e dico forse, Annadiel vorrebbe dirle qualcosa.-
 -Nella mia classe chi vuole dire qualcosa alza la mano, signorina Patil- ha cinguettato orrendamente la Umbridge -e non mi sembra che la sua sia alzata.-
 -La mia sì, professoressa- ho replicato -volevo chiederle come pensa che noi ci Difendiamo dalle Arti Oscure senza fare pratica.-
 -Il Ministero ritiene che delle lezioni teoriche siano più che sufficienti- ha squittito la professoressa -e adesso prendete la vostra copia di “Teoria della Magia Difensiva” e... -
 -Mi scusi- l’ho interrotta con aria di sfida, scagliando la mano in aria -mi sembra che la materia che lei deve insegnarci si chiami Difesa contro le Arti Oscure e non Come diventare dei Perfetti Schiavi del Ministero-.
Ok, avevo esagerato. Mi è bastato guardare Jenny, per capirlo, che strabuzzava gli occhi e si mordeva le labbra a sangue. Selena, due banchi più avanti, si voltò a guardarmi e scosse impercettibilmente la testa.
 -Signorina Orwell... - disse la Umbridge seccamente -altri dieci punti in meno a Corvonero. E domani sera sarai in punizione. Nel mio ufficio alle otto in punto.-
Detto questo, ha continuato a fare lezione come se niente fosse e ha deciso di fare finta che io sia invisibile. Non che mi dispiacesse.
Abbiamo fatto cinque minuti di pratica, finché non siamo stati tutti in grado di dire “Buon giorno, professoressa Umbridge” e “Arrivederci, professoressa Umbridge” e “Sì, professoressa Umbridge” o “No, professoressa Umbridge” e altra varia roba assurda.
Alla fine della lezione la testa mi faceva male in un modo incredibile ed ero più nervosa di un Nazgûl con il mal di denti.
 -Cos’abbiamo dopo pranzo?- esalai a Padma, nel tentativo di allontanare l’argomento della conversazione dalla lezione.
 -Trasfigurazione e Babbanologia- rispose lei.
 -Tu hai Babbanologia- ribatté Jenny -io e Annadiel abbiamo Rune Antiche.-
 -Come hai fatto a scegliere una materia balorda come Rune Antiche?-
 -E tu come hai fatto a scegliere Aritmanzia? È di una noia mortale.-
 -Colgo l’occasione per farvi notare che io ho scelto entrambe- brontolai, seccata -e adesso sbrighiamoci, dobbiamo passare a prendere i libri nel dormitorio.-
 -Annadiel, lasciatelo dire- annunciò Padma -sei proprio una stupida-
 -Se ti riferisci a quello che ho detto alla Umbridge... -
 -Ma no, affatto! Hai fatto benissimo!- esclamò, esaltata -Hai avuto un gran fegato, se lo meritava, quella stronza!-
 -Padma!- strillò Jenny, scandalizzata.
 -Che ci posso fare se è stronza?- ripeté Padma, quasi prendendoci gusto -comunque non mi riferivo a quello.-
 -E a cosa, allora?- sospirai, pregando i Valar che non si trattasse ancora di Quello.
 -Andiamo, Terry ha provato milioni di volte a parlarti e a Pozioni ti guardava tutto il tempo- ribatté Jenny -almeno digli qualcosa, no?-
Grazie mille, Valar, siete stati davvero d’aiuto.
 -Sì, ma cosa? Cosa devo dirgli? Cosa?!? - risposi, istericamente -Davvero, ragazze, non è il momento.-
Speravo che l’argomento fosse chiuso, ma sapevo che Padma e Jenny sarebbero tornate all’attacco.  
Sinceramente avrei preferito che mi avessero biasimato per la mia lingua biforcuta a Difesa, piuttosto che per quello.
Pensai che per la prima volta, da quando le conoscevo, a Trasfigurazione mi sarei seduta da sola.
 
 
 
Non so decidere chi è più paranoico tra Elrond e la McGranitt: tutti e due sembrano essere profondamente convinti che io sia tanto stupida che sia necessario ripetere un concetto trecentoventi volte perché io lo recepisca.
 -Voglio che tutti voi siate promossi ai vostri G.U.F.O.- tuona la professoressa, fissandomi negli occhi -peraltro siete Corvonero, perciò non vedo alcun motivo per il quale voi non dobbiate riuscirci. Oggi iniziamo con gli incantesimi Evanescenti.- annuncia infine.
 -Bene- sospiro, prendendo la bacchetta. Ho preso posto al centro dell’aula, nel banco proprio di fronte alla cattedra, lontano da Jenny e Padma.
 -Signor Goldstein, saresti così gentile da distribuire queste lumache?- domanda la McGranitt.
 -Perché proprio lumache?- geme Jenny, mentre Anthony cerca di far levitare i poveri invertebrati con un’aria schifata.
 -Perché sono più facili da far Evanescere- spiega la McGranitt.
Devo ammettere che fare sparire questi esserini è abbastanza facile. Dopo tre o quattro tentativi della mia lumaca non c’è più traccia.
 -Molto bene, Annadiel- si complimenta la McGranitt -cinque punti a Corvonero-.
Finalmente una nota positiva: sono riuscita a combinare qualcosa in Trasfigurazione.
Faccio Evanescere una seconda lumaca, con solo un paio d’incantesimi.
Quando la campana suona, sono quasi dispiaciuta.
 -Te la sei spassata- commenta Padma, raggiungendomi -che te ne pare di questo titolo? “Annadiel, il terrore delle lumache”!-
 -Molto divertente- sbuffo -vattene a Babbanologia e lasciaci in pace.
 -Lo farò con estremo piacere- scherza Padma.
Durante Rune Antiche riesco a tranquillizzarmi un po’ e alla fine della lezione ritrovo persino il buonumore.
Decido di tornare nella sala comune, per fare un po’ di compiti.
 -Che noia!- sbuffa Padma -Abbiamo appena finito di studiare!-
 -Devo avere dei pomeriggi liberi per allenarmi con il Quidditch- ribatto -altrimenti non riuscirò a diventare Caccatrice.-
Dopo cena riesco a finire i compiti di Trasfigurazione e metà di quelli di Rune Antiche, ma mi rimane ancora mezzo metro di pergamena da tradurre e altri due rotoli di tema per Piton.
Mi guardo intorno: la sala comune è ormai quasi deserta. In un angolo Jenny aiuta Dorothy con un compito di Incantesimi, Michael e Terry giocano a scacchi magici, mentre Anthony è già andato a dormire e Padma non si vede da nessuna parte.
Sono troppo impaziente e non credo che riuscirò ad aspettare sabato per scrivere a Glorfindel. Gli invierò una lettera oggi. In fondo nessuno dei presenti nella Sala Comune sembra interessato a me e se sarò fortunata non si accorgeranno che ho smesso di fare i compiti.
Prendo di nuovo pergamena e inchiostro dalla cartella. Intingo la piuma nel calamaio: l’ispirazione non tarda ad arrivare. Scrivo in Quenya, come io e Glorfindel abbiamo concordato.
Caro Glorfindel,
So che mi odierai, per averti scritto così presto, ma non riesco proprio ad aspettare.
Il primo giorno a Hogwarts non è stato dei migliori: Imladris mi manca tantissimo e mi mancate anche voi. Mi manca anche Arwen con i suoi atteggiamenti principeschi e quel paranoico di Elrond. Più di tutti mi mancate tu e la mamma, ma non dirglielo, altrimenti mi ritirerà dalla scuola.
C’è una nuova insegnante di Difesa contro le Arti Oscure. È davvero tremenda: ricordi quello che ha raccontato mio padre sul ritorno di Voldemort e tutto il resto? Lei è una del Ministero della Magia e non vuole che noi siamo addestrati a combattere, per paura che possiamo rivoltarci contro il Ministro. Ti sembra giusto? Mi ha persino messo in punizione, perché gliel’ho fatto notare.
Ho cercato di parlare con Harry Potter, il ragazzo che ha visto Voldemort tornare, ma era piuttosto arrabbiato e non mi ha lasciato dire nulla.
Spero che voi stiate bene. Mithrandir è già arrivato? Se sì, mandagli tanti saluti da parte mia. Dimmi anche quando sarà la prossima visita di Estel, vorrei tanto vederlo!
Comunque qui le cose non vanno molto bene: da quanto ho dedotto, il potere di Voldemort sta crescendo ed io sono un po’ preoccupata. Sento come se la scuola non fosse più tanto sicura... forse mia madre aveva ragione a non volermi mandare a Hogwarts. Ho paura che il mondo magico sia in pericolo. Potresti parlarne con Elrond?”
Mi sono giusto fermata, mordicchiando l’estremità della piuma, pensando a cos’altro scrivere, quando qualcosa mi colpisce alle spalle.
 -Smettila, Padma- brontolo, raccogliendo il cuscino e lanciandoglielo di rimando, ma colpendo una libreria.
 -Che secchiona che sei, studi ancora, Nadi?- ribatte lei, raggiungendomi -Lascia stare queste rune e va’ a dormire, sei uno straccio- sbotta, strappandomi la piuma dalle mani.
 -Non sono Rune- protesto, indignata, cercando di riprendere la piuma -sono Tengw... - m’interrompo, mordendomi le labbra.
 -Cosa?-
 -Niente- mi correggo -sono Rune.-
Stupida, stupida, stupida. Sei una stupida.
 -Non stai facendo i compiti?- mi chiede Padma, con aria inquisitoria, allungando il collo per sbirciare il foglio.
 -Sì, cioè... no- affermo, nascondendo la pergamena alla sua vista -non sto facendo i compiti. Però quelle sono Rune. Stavo cercando di scrivere qualcosa in... in... nella mia lingua, con le rune- mento, a bassa voce, in modo che solo lei possa sentirmi. Per fortuna non conosce una parola di Quenya, né sa leggere Rune o Tengwar.
 -Sei sempre la solita- sbuffa -dai, andiamo a letto.-
Per fortuna se l’è bevuta.
Docilmente, seguo Padma in dormitorio: lei sovrintende a ogni mio movimento, controllando che entri nel mio letto, ma non può certo pensare che io ci rimanga.
Aspetto come sempre che tutti siano profondamente addormentati e sguscio fuori dalle tende del baldacchino, silenziosa come un’ombra.
Prendo la lettera incompleta per Glorfindel da sotto il materasso, dove l’ho infilata di nascosto, e scendo lentamente le scale per la Sala Comune.
C’è un silenzio quasi innaturale, come se qualcosa stesse attendendo dietro l’angolo di balzarmi addosso. Cammino lentamente verso il centro della stanza. Non c’è nessuno. Mi avvicino alla finestra e mi appoggio al davanzale, prendendo in prestito una piuma e un calamaio da uno dei tavoli.
 -Che ci fai qui?-
Mi volto di scatto, quasi spaventata. Tiro un sospiro di sollievo: è solo Terry.
 -Scrivo una cosa- dico laconicamente, intingendo la piuma nel calamaio.
 -Compiti?- domanda Terry, avvicinandosi.
 -No- ribatto -tu, piuttosto, cosa ci fai qui?-
Indugia qualche secondo, prima di rispondere. Sembra che sia in imbarazzo.
 -Ti aspettavo- dice alla fine.
 -Cosa?-
 -Vieni qui ogni sera, non è così?-
Annuisco, sbigottita.
 -Qualche problema?- replico quando mi riprendo, forse un po’ aggressivamente. Scuote la testa.
 -Cosa stai scrivendo?-
 -Niente di importante- taglio corto, coprendo il foglio.
 -Non è la tua scrittura- osserva.
 -Certo che lo è- ribatto, offesa.
 -Non sembra. Fammi vedere-
 -Perché?- dico, infastidita -è una cosa privata. Una lettera- sospiro alla fine -non posso fartela leggere.-
 -Per chi è, allora?- insiste Terry.
 -Sono fatti miei, se non ti dispiace- rispondo, piegando il foglio e appoggiandoci il calamaio sopra, come ulteriore precauzione -perché t’interessa tanto?-
Terry non risponde.
 -A che gioco stai giocando?- sbotto, voltandomi verso di lui -Non posso farti vedere la lettera, d’accordo?-
 -Era scritta in un modo strano- ribatte, per discolparsi -non era Inglese. Assomigliava alle Rune.-
 -Beh, invece era una lingua normale- ribatto -sto solo scrivendo a casa.-
 -Hai detto che a casa tua la posta non arrivava!- esclama, furioso -Non era vero, allora!-
Scacco matto. Rimango impalata come una statua di marmo
Ti ha fregata. Anzi, ti sei fregata da sola, stupida che non sei altro.
Sì, sono proprio una stupida. E adesso cosa gli rispondo?
 -Casa mia è difficile da raggiungere con dei gufi- spiego, cercando di rimanere calma -io mando le lettere a un mio parente, che le manda a casa mia con un incantesimo.-
 -Capisco... -sospira Terry, non molto convinto dalla mia spiegazione contorta -... posso almeno chiederti dove diamine abiti?- dice, rassegnato, ma con aria di sfida.
Mi mordo le labbra. Non posso certo evitare di rispondere. Sarebbe sospetto. Non posso nemmeno citare un posto qualunque, perché sarebbe dove Terry indirizzerà il prossimo gufo.
Prendo un grande respiro.
 -Sai tenere un segreto, Terry?-
 -Se so tenere un segreto?- dice, perplesso -Anche due, se vuoi-
Sospiro profondamente e mi scosto i capelli dalle orecchie, in un gesto meccanico.
 -Vivo in un altro mondo, Terry- dico, lentamente.
 -Sì, certo, e io sono un Ippogrifo- sbuffa -non prendermi in giro.-
 -è la verità- insisto.
 -Beh, dimostramelo, forza!- esclama.
 -Non posso... -gemo.
 -Allora come vuoi che ti creda?- commenta, deluso.
Sospiro.
 -Non posso farlo, non capisci?- insisto.
 -Perché non puoi?- ribatte -Se dici che è vero, perché non dovresti farlo?-
 -Oh, va bene, d’accordo!- esclamo, stizzita- Ma tu giura che non lo dirai a nessuno- lo minaccio.
 -è una cosa assurda... -
 -Giura!- urlo sottovoce.
 -D’accordo, lo giuro- bisbiglia, sospirando -ma cosa diamine vorresti dimostrarmi, adesso?-
 -Aspetta e vedrai- dico.
Proverò a fare un po’ di magia elfica: non sono una maga molto potente, ma una cosa che ogni elfo riesce a fare è emanare luce dalla pelle, come se questa splendesse.
Mi concentro, respirando profondamente. Chiudo gli occhi e i miei sensi si acuiscono.
Posso quasi sentire la curiosità di Terry che cresce e scaccia via lo scetticismo. Il battito del mio cuore rallenta, si fonde con l’aria stessa, affonda le sue radici nella terra. Libero la mia mente da ogni altro pensiero e sento l’essenza della natura pulsare e le stelle splendere su di me.
Finalmente riesco a sentirmi viva, mi sembra quasi di essere di nuovo nella Terra di Mezzo.
Sento il respiro di Terry che si mozza, il cuore che accelera i battiti. Socchiudo le palpebre. Il mio corpo è avvolto da un leggero alone luminoso. Sorrido leggermente: l’incantesimo è riuscito meglio di quanto avessi sperato. Forse ai mortali sembra più appariscente di quanto non sia in realtà; la luce che emana il viso di Glorfindel è migliaia di volte più splendente e abbagliante della mia. 
 -Per la barba di Merlino... -esala Terry -... è assurdo... hai la bacchetta nascosta da qualche parte, non è così?- insiste, con poca convinzione.
Scuoto la testa, sorridendo. Apro gli occhi del tutto.
 -Oh mio dio... -bisbiglia.
Il mio sorriso si allarga, inspiegabilmente. In realtà penso di essere arrossita fino alla punta dei capelli...
Lentamente, faccio attenuare la luce.
 -Io non sono poi così brava- esordisco -la mia stirpe sa fare molto meglio.-
Terry è semplicemente rimasto a bocca aperta. Forse ho un po’ esagerato, rischio di farlo morire d’infarto. Non voglio essere spedita ad Azkaban per omicidio colposo.
 -Non una parola con nessuno- aggiungo, minacciosamente -lo verrò a sapere...-
 -è inutile. Non mi crederebbero mai- replica, alzando le spalle.
 -Comprensibile- dico -non ci credevi neanche tu. A proposito- aggiungo -poco fa hai detto che mi stavi aspettando. Perché?- domando.
Mi rendo conto di chiedere la luna, se spero di ottenere una risposta sensata. Probabilmente Terry cercherà di cambiare discorso.
Così sto semplicemente ferma a guardarlo e aspettare.
 -Lo sai già- ribatte Terry. Sospira di nuovo, si guarda intorno.
 -Vado a dormire- butta giù, voltando le spalle e allontanandosi verso il dormitorio. Si volta a guardarmi.
 -Buonanotte Annadiel.-
 -Buonanotte- sussurro.
Ecco, ero sicura che se la sarebbe battuta.
È solo  solo un mortalemi dico un comunissimo mortale.
Oh, tantissimi accidenti al mio orgoglio elfico!
L’immagine di Terry continua a balenarmi davanti agli occhi e mentre finisco la lettera, non posso fare a meno di pensare quanto i suoi occhi azzurri siano belli.
 
Termino la lettera pregando Glorfindel di rispondere in fretta e la chiudo in una busta. È tremendo pensare di dover aspettare domani per inviarla usando uno dei gufi della scuola.
E se prendessi in prestito il gufo di Jenny?
Mi ucciderà. Mi ucciderà di sicuro.
No, beh, dopotutto che sarà mai?
Salgo velocemente i gradini che portano al dormitorio.
 -Jenny!- bisbiglio, scuotendola leggermente -Jennifer!-
 -Che cosa vuoi? -bofonchia, ficcando la testa sotto il cuscino.
 -Potresti prestarmi il tuo gufo?- sussurro, in un gemito.
Mi mordo le labbra, aspettando la risposta.
 -Annadiel, tu sei completamente fuori di testa- sbuffa Jenny -comunque Laeta è nella sua gabbia, come al solito-
 -Grazie, sei un tesoro- le rispondo, grata.
Vado a prendere la gufetta grigia e nera di Jenny e le lego la lettera alla zampa. Aggiungo un biglietto per mio padre, dove lo prego di trasmettere il messaggio a Glorfindel.
 -Portalo a Londra- sussurro a Laeta, che sbatte le ali, infastidita da quella sveglia nel cuore della notte -Grimmauld Place, numero sedici.-
Senza attendere un istante, il pennuto prende il volo, allontanandosi dalla finestra aperta.
 -Chiudi, c’è freddo- borbotta Jenny -e va’ a dormire-
 -Sicuro- ribatto -oggi ho già fatto abbastanza-.
 -Che diamine facevi ancora in giro?- domanda lei, curiosa.
 -Tu non avevi sonno?- la rimbecco.
 -Prima voglio sapere che facevi- bisbiglia, emergendo tutta spettinata da sotto le coperte.
 -E dai, mi sembri Padma- sussurro, -scrivevo soltanto.-
 -Già... soltanto-.
 -Ti basta sapere che è stata una notte movimentata-, termino -e adesso, se non ti dispiace, vorrei dormire-
 -Certo, quando ti conviene hai sempre sonno- scherza Jenny -che testa matta che sei.-
 -Grazie- bisbiglio, distendendomi e chiudendo gli occhi.
 
Mi addormento quasi all’istante, sognando un uccello che prende fuoco e risorge dalle sue ceneri.
Per avermi mostrato una cosa così inconsueta, il signore dei Sogni deve avere un motivo valido. Chissà cos’ha in mente Irmo, che ha il potere delle visioni.
Per tutta la notte l’immagine dell’uccello avvolto nelle fiamme mi perseguita. Soltanto alle prime luci dell’alba, quando il sonno già scivola via per fare posto alla veglia, il ricordo del suo nome viene a galla da un angolo remoto della mia memoria.
Fenice. È una fenice.


Allora... scusate per il capitolo chilometrico, ma se vado avanti così finirò nella prossima era, perché l'ispirazione corre più del cervello (???). 
Sono contenta che la mia fanfiction vi piaccia ma ho riscontrato un notevole calo delle recensioni... non fraintendetemi, sono contentissima che ci sia così tanta gente che segue questa serie, davvero, ma vorrei che mi deste dei consigli o mi faceste notare eventuali errori e/o incomprensioni. 
Ovviamente ringrazio tutti quelli che hanno messo la serie tra le seguite (AletheiaVeritas, Lyls, Marina94, Ma_AiLing, Olive_Quimelle e Violet di Bosco Atro), tra le ricordate (Ramona37) e chi tra le preferite (Betely, CallMeMomoTM, hailey91, MartyMJ e Olive_Quimelle), insieme a coloro che hanno recensito in un istante di immensa e incommensurabile magnanimità (Shiner LegolasOakenshield, Giglio23, _Bring Me Nutella, Violet di Bosco Atro, CallMeMomoTM, MartyMJ, Ma_AiLing, Yavannah e Olive_Quimelle). 
Nient'altro... grazie ancora a tutti! Per favore, recensite, abbiate pietà di una povera disgraziata che si diverte ad attentare alla sanità mentale altrui perché non ha come altro impiegare il suo misero tempo libero. 

Bacioni, 
Anairë

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Capitolo 7
*** Amo i miei sbalzi d'umore. No, li odio. Li amo. Li odio. ***


Buonasera! Mi scuso in anticipo per il capitolo stralunghissimo che vi si prospetta, l'ho inviato con il sentore che non aggiornerò molto presto, temo... in ogni caso, un breve ringraziamento a tutti coloro che seguono & recensiscono (dopo nel dettaglio)! Buona lettura!


 -Ti prego, non parlarmi- dico a Jenny, quando lei apre la bocca e fa per dirmi qualcosa.
 -Non sto parlando!-
 -Brava, non farlo. Potrei riempirti di insulti- la avverto. Sono sul pericoloso orlo di una crisi isterica. È solo il secondo giorno di scuola e mi sento già stufa marcia di tutto.
Scaravento i libri di Incantesimi, Cura delle Creature magiche, Erbologia e Astronomia nella borsa. Almeno oggi ho soltanto le mie materie preferite. E stasera punizione con la Umbridge, proprio prima di Astronomia.
Grandioso.
A colazione, continuo a versarmi bicchieri d’acqua e a svuotarli in un secondo, per non avere l’occasione di incrociare lo sguardo di Terry. Adesso penso che se qualcuno m’infilzasse con uno spillo inizierei a zampillare come una fontana.
Lascio stare l’acqua e inizio a sbocconcellare pane tostato. L’unica cosa che a Gran Burrone nessuno riesce a fare. Adoro il pane tostato.
 -Annadiel? Ehi, Nadi!-
 -Eh?-
 -Mi stai ascoltando?-
 -No, Padma, stai parlando con il muro- sbuffa Jenny.
 -Dicevi?- butto giù vagamente, con la mente altrove.
 -Oggi hai la punizione con la Umbridge, non è così?- mi incalza Padma.
Annuisco.
 -Mi raccomando, tieni a freno la lingua, eh?- sbuffa lei.
 -Lasciala stare, oggi- le intima Jenny.
 -Grazie Jennifer- sospiro. Ho proprio bisogno di una reputazione da pazza isterica per rimanere un po’ in pace.
Almeno a Incantesimi Vitious si astiene dal rilevare quanto io sia incredibilmente poco propensa alla responsabilità e si limita notevolmente nella predica Siete-nell’anno-dei-G.U.F.O.
 -Adoro Incantesimi- sussurro a mezza voce. Jenny si lascia scappare un sorriso.
 -Essendo Incantesimi una materia fondamentale per la vostra formazione, che influenzerà notevolmente le vostre prestazioni negli anni a venire, oggi ripasseremo gli incantesimi di Appello!- squittisce infine il professor Vitious.
 -Cosa dicevi?- mi rimbecca Jenny, chinandosi sulla sua borsa.
 -Stavo scherzando- borbotto, prendendo la bacchetta -odio gli incantesimi di Appello.-
Tutto il resto della lezione è un caos totale. Oggetti di ogni tipo volano dappertutto e ci metto cinque minuti buoni a concentrarmi abbastanza, senza dovermi chinare in continuazione a evitare calamai, sedie, cappelli e rotoli di pergamena volanti.
Almeno la parte accademica mi regala dei buoni frutti: il mio incantesimo di Appello funziona così bene che il cuscino che dovrei far venire verso di me piomba a tutta velocità sul mio stomaco e mi fa desiderare di non aver mangiato tutto quel pane tostato.
 -Attenzione!-
Sento un urlo e mi chino appena in tempo, mentre il calamaio che sfrecciava sopra la mia testa si fracassa contro il muro e mi riempie d’inchiostro.
 -Oh, scusa!- esclama Terry.
 -Non fa niente- sospiro, pulendomi la divisa. Non oso tentare un incantesimo, perché conoscendo la mia inettitudine magica, probabilmente rimarrei in mutande oppure trasfigurerei il mantello in una rana o qualcosa del genere.
 -Aspetta, ti aiuto!- esclama Terry, correndo verso di me ed evitando il banco di Michael che vola a causa dell’incantesimo troppo potente di Padma.
 -Tergeo- dice, puntando la bacchetta verso la mia divisa. L’inchiostro sparisce, risucchiato dall’incantesimo.
 -Grazie- borbotto a mezza voce. Penso quasi che abbia lanciato apposta il calamaio contro di me.
 -Volevo... chiederti scusa per ieri- dice in tutta fretta Terry, approfittando del baccano -cioè... mi dispiace.-
 -E per cosa?- replico -Non hai fatto niente. Non preoccuparti per me, davvero- lo rassicuro.
Terry sorride, poco convinto.
 -Levati dai piedi, Steeval, il mio cuscino non può passare!- esclama Anthony, agitando la bacchetta come una frusta e dimenandosi come un pazzo.
 -Da quando mi chiami per cognome?- urla di rimando Terry -E poi non puoi esercitarti con qualcos’altro? Il cappello di Michael va benissimo!-
 -Ehi!- protesta Michael, dall’altro capo della stanza, crollando a terra sotto il cuscino di Padma.
 -Sta’ zitto, Michael. Terry, spostati, altrimenti Appello te- ribadisce Anthony.
 -Come se ci riuscissi- ride Terry.
 -Ci sarà un motivo se sono Corvonero. E ti ricordo che sono anche un prefetto, perciò non contraddirmi. Ah, ecco, finalmente!- esclama Anthony trionfante, mentre il cuscino vola verso di lui.
Quando suona la campanella dopo le due ore di lezione, sono quasi dispiaciuta.
 -Scherzavo anche prima- dico a Jenny, mettendo i libri nella borsa -certo che adoro Incantesimi.-
 -Vieni a parlare con me, pazza che non sei altro- interloquisce Padma -ti è passato il broncio?-
 -Attenta che mordo- ribatto con un sorriso.
 -Ehi! E con me non parli?- protesta Jenny.
 -Che c’è, sei gelosa?- la prendo in giro, uscendo dall’aula.
 -Signorina Orwell! Aspetti!- strilla Vitious.
 -Professore?- mi blocco, per metà fuori dalla porta.
 -Il professor Silente vorrebbe parlarle un istante.-
 -Oh. Capisco- dico -Jenny, Padma, ci vediamo a pranzo-.
Padma annuisce ed esce dall’aula in silenzio.
Seguo il professor Vitious fino all’ufficio del preside, pensierosa. Cosa mai potrebbe volermi dire? Non ho fatto nulla d’insolito... a parte farmi punire dalla Umbridge. Si tratta forse di una disobbedienza tanto grave da scomodare il preside?
 -Ape Frizzola- cantilena Vitious al gargoyle davanti alla scala a chiocciola che conduce all’ufficio di Silente. Ricordo di essere già stata lì, al primo anno, quando lui e mio padre mi hanno parlato a lungo dell’atteggiamento che avrei dovuto assumere a Hogwarts.
“Non parlare a nessuno della Terra di Mezzo e non nominare Sauron, elfi o Nazgûl” aveva detto mio padre “e non parlare delle tue origini con persone che non siano assolutamente fidate. Ah, e niente magia elfica, chiaro?”
Quasi sorrido, al pensiero di avere infranto tutti quei divieti in una sola notte.
Il sorriso si trasforma in una smorfia di terrore. Che Silente abbia sentito la magia di ieri sera?
Sarei in un mare di guai. Mi espellerebbero? Sì, sarei espulsa di sicuro. La memoria di Terry sarebbe modificata, forse anche quella di Padma e Jenny.
In fondo non è questo, quello che voglio? Andarmene da qui?
Non posso fare a meno di sentire il cuore in gola, quando entro nell’ufficio del preside.
 -Benvenuta, Annadiel. Siediti pure- dice Silente. Mi tranquillizzo alla sua vista: la sua presenza ispira fiducia.
 -Buongiorno professore- rispondo, con un filo di voce.
 -Grazie Filius, puoi andare via.-
Il professor Vitious si dilegua in un attimo, lasciandomi sola con il preside.
 -Allora, Annadiel- esordisce Silente, intrecciando le dita davanti a sé, i gomiti appoggiati sulla scrivania -ti chiederai come mai ti ho mandato a chiamare.-
Annuisco.
 -Sì, me lo chiedevo- biascico, sostenendo con difficoltà lo sguardo penetrante del preside.
 -Bene. Non preoccuparti, non intendo punirti-.
 -Oh... - commento, sollevata.
 -Voglio solo avvertirti- continua il preside -di non contrariare la professoressa Umbridge-.
Sono sicura di essere arrossita fino alla punta dei capelli.
 -M-mi dispiace- balbetto -io non... -
 -Non giustificarti- mi interrompe Silente -hai perso il controllo, è comprensibile. Però, sai... lei ha un pessimo rapporto con i semiumani. Non fraintendermi- si corregge, quando capisce che sto per dare in escandescenze.
 -Co... cosa... ???- balbetto, stralunata.
Il preside socchiude gli occhi, preparandosi a un’eventuale crisi isterica.
Sentendomi in imbarazzo, prendo un grande respiro e cerco di parlare tranquillamente.
 -Io sono un mezzelfo. Non un... semiumano. Gli elfi sono le creature migliori esistenti. Se la Umbridge li considera come animali... non ha idea di cosa si parli!- concludo, forse con più veemenza di quanto intendessi.
 -Ne sono convinto- replica Silente, tranquillissimo.
Quanto gli invidio il suo sangue freddo! Io penso che esploderei, se solo non mi trovassi nell’ufficio del preside.
 -Conosco gli elfi, Annadiel. Da quando tuo padre ha trovato un contatto con la Terra di Mezzo, ho avuto modo di conoscerli e ho parlato spesso con sire Elrond. Ti chiedo, però, di non metterti contro la tua insegnante. Può essere pericolosa, se vuole. Perciò evita di avere altri problemi con lei, te lo consiglio vivamente- ribadisce Silente.
Annuisco, abbattuta.
 -Un’altra cosa, prima che tu vada via- continua il preside, squadrandomi sopra gli occhiali a mezzaluna con gli occhi azzurri e penetranti -attenta a quello che scrivi via gufo. La posta potrebbe essere controllata.-
 -Ma professore!- replico, con un sorriso -Io scrivo in elfico. Con le rune fëanoriane.-
 -Appunto- dice gravemente Silente -non temo che i tuoi gufi siano intercettati solo da gente del nostro mondo, Annadiel.-
 -Che significa?- sussurro, improvvisamente spaventata -Lei pensa che... Sauron potrebbe... -
 -Non lo so- m’interrompe -nulla è sicuro. Temo solo che possano esserci dei contatti tra Sauron... - gli occhi del preside si fanno più sottili -... e Voldemort.-
Sta in silenzio, osservandomi.
 -Nulla di tutto questo è certo- aggiunge, come per rassicurarmi -ma i nostri informatori sono numerosi. Ti prometto, Annadiel, che in caso venissimo a conoscenza di fatti che ti riguardano personalmente ne sarai subito informata.-
 -La ringrazio- esalo, traumatizzata.
 -Ti chiedo soltanto una cosa- dice Silente -sta’ vicino a Harry Potter-.
 -Harry Potter? Perché?- chiedo, scandalizzata. L’ultima cosa di cui ho bisogno è avere ulteriori contatti con l’Adolescente Isterico numero uno di Hogwarts.
 -Lui non lo sa, ancora... -bisbiglia Silente -... ma la sua mente potrebbe essere in un certo senso collegata con quella di Voldemort. Diventa sua amica, Annadiel- mi avverte, mentre il tono della sua voce si fa più profondo e più grave -cerca di scoprire se ha delle visioni che riguardano il tuo mondo.-
 -Perché io?- replico, anche se conosco già la risposta.
 -Sei l’unica a poter interpretare quei segni- dice infatti il preside -mi raccomando... fa quello che ti dico. Fidati.-
Annuisco di nuovo, un po’ scombussolata e anche irritata, al pensiero di fare amicizia con Harry. Probabilmente mi urlerebbe in faccia.
 -Cosa devo dirgli? A Harry, intendo.-
 -Digli che ti mando io. E che gli farà bene parlare con te. Puoi andare- conclude Silente.
 -Grazie, farò quello che mi ha chiesto- sospiro, uscendo dall’ufficio -Buona giornata.-
Mi chiudo alle spalle la porta e corro giù dalle scale, quasi sperando di potermi liberare della sensazione di terrore opprimente che mi attanaglia lo stomaco.
Il pensiero che Sauron e Voldemort possano essersi alleati non è soltanto una vaga ipotesi. Anche Silente lo pensa.
E se Silente lo pensa, vuol dire che c’è veramente pericolo che accada.
 
 
Quando arrivo in Sala Grande, quasi tutti gli studenti hanno finito di pranzare. Mi siedo accanto a Jenny, rigida come uno zombie.
 -Ehi, che ti ha detto Silente?- esordisce Padma.
Non rispondo.
 -Oh, diamine, non deprimerti di nuovo!- geme Jenny, prendendomi per le spalle e fissandomi negli occhi.
 -Lasciate stare, ragazze- sussurro -è roba mia.-
 -Probabilmente ha litigato con il suo principino elfico- bofonchia Padma a mezza voce.
 -Padma, stai zitta- ribatto, secca.
 -Andiamo, scherzavo!- replica, con la faccia di una che pensava di non essere stata sentita -ok, d’accordo, scusa- sbuffa, quando vede quanto sono abbattuta.
 -Ve lo dico dopo- bisbiglio. La Sala Grande è troppo affollata per i miei gusti.
Padma annuisce.
 -Ok, ma ora sbrighiamoci. Abbiamo Cura delle Creature magiche- dice Jenny.
La seguo, a testa bassa.
 
La lezione di Cura delle Creature magiche è abbastanza piacevole. Mi rendo conto per la prima volta che il professor Hagrid è assente.
La supplente, la professoressa Caporal, è molto brava. Non che Hagrid non sia bravo... insomma, l’anno scorso con quegli Schiopodi Sparacoda Michael ci è quasi rimasto secco e la mia divisa ha preso fuoco più o meno dieci volte... beh, per farla breve sceglie creature un po’ pericolose. Molto pericolose.
Nonostante tutto, durante la lezione ho la vitalità e l’eccitazione di un vermicolo morto di sonno. Sempre meglio che avere la tranquillità di una Manticora a cui hanno pestato il piede.
Ma le manticore hanno i piedi?
Sono profondamente immersa in questa poetica riflessione quando mi accorgo che l’Asticello che dovrei tenere fermo sta squartando viva Padma.
 -Nadiii!!!- strilla con un acuto degno della Umbridge.
 -Scusa!- esclamo, afferrando l’Asticello per un piede e tenendolo sospeso a mezzo metro da terra.
 -Tienilo, fermo, devo disegnarlo- ribatte Jenny.
Tre quarti d’ora di sconclusionate manovre per far stare buono quel maledetto animale dopo, la lezione è finita.
Ci spostiamo nella serra di Erbologia per la lezione e quando finalmente anche questa termina, mi sento stanchissima.
 -Perfetto, un’ora di tempo per finire il tema di Piton e poi punizione con la Umbridge- borbotto -almeno so che la megera mi lascerà andare prima delle undici.-
 -Abbiamo Astronomia, questa sera- commenta Jenny.
 -Aha- rispondo, lanciando un’occhiata fugace al cielo.
È la mia materia preferita. In assoluto. Credo che si capisca perché.
 
Non mi prendo neanche la briga di salire in Sala Comune. Faccio il tema in biblioteca e vado subito dalla Umbridge.
Forse ho perso un po’ troppo tempo a farmi strigliare da Madama Pince per aver lasciato una macchiolina invisibile d’inchiostro sul dorso di un libro su uno scaffale vicino a quello dove facevo il tema... fatto sta che sono decisamente in ritardo.
Sono già le otto e dieci quando busso, ansimante, alla porta dell’ufficio della Umbridge.
 -Buonaseraprofessoressascusiperilritardo- esalo, senza fiato dopo una corsa attraverso tutto il castello.
 -Entri pure, cara- risponde lei, con un sorriso mieloso e falso quanto un galeone di legno -vuol dire che la tratterrò qualche minuto in più. Si sieda accanto al signor Potter, prego.-
Proprio in quel momento mi accorgo che alla scrivania della professoressa, seduto dando le spalle alla porta, con l’espressione di un Balrog in crisi di nervi, c’è Harry Potter.
 
 
Mi siedo accanto a lui quasi senza respirare, non gli rivolgo neanche la parola. Vedo che ha in mano una piuma scura, particolarmente appuntita, e ha la mano destra stranamente arrossata.
 -Cosa devo fare?- chiedo, con una strana sensazione alla bocca dello stomaco.
 -Solo... scrivere delle frasi, cara- risponde la professoressa dolcemente, consegnandomi una piuma simile a quella di Harry.
 -Cosa devo scrivere?- dico, con voce atona, mentre Harry mi lancia un incomprensibile sguardo pietoso.
 -Non devo essere impertinente- sillaba la professoressa lentamente.
 -Scusi... ehm... e l’inchiostro?- domando, un po’ imbarazzata.
 -Non servirà- risponde la Umbridge, con un tono che non mi piace affatto.
Contrariata, appoggio la punta della piuma sulla pergamena e scrivo -a fatica, in realtà, perché stento ancora a scrivere in Inglese- la frase che mi è stata dettata.
Sento una fitta alla mano e ritiro bruscamente la piuma dal foglio.
Le lettere sono incise sulla mia pelle e si rimarginano lentamente.
 -Elbereth... -gemo, lanciando uno sguardo interrogativo a Harry, che alza le spalle e guarda da un’altra parte, continuando a scrivere la sua frase.
Sbircio il suo foglio e leggo “Non devo dire bugie” scritto con un inchiostro rosso che sbiadisce in un istante e lascia il foglio immacolato, pronto per essere riempito con altro sangue, altro dolore.
Scrivo di nuovo “Non devo essere impertinente” e cerco di soffocare il gemito che lotta per uscire dalla mia gola.
Il taglio scarlatto si rimargina con sorprendente velocità, ma so che la punizione durerà ancora molto.
Quando possibile alzo lo sguardo e mando tutte le maledizioni che conosco alla donna che siede tranquilla sulla scrivania coperta di scartoffie e soprammobili rosa.
Dopo un po’ guardo l’orologio (rosa) appeso alla parete: sono le dieci e mezza.
 -Professoressa... -esalo -alle undici avrei la lezione di Astronomia.-
 -Oh, davvero?- commenta la Umbridge, con un largo sorriso -beh, peccato... parlerò io con la professoressa Sinistra, penso che per oggi tu possa saltare la lezione.-
Muori, maledetta. Che ti possano cadere gli occhi.
 -Anzi, penso proprio che ti terrò qui per un altro po’, visto il ritardo- aggiunge.
Che un Balrog possa ridurti in poltiglia e bruciare i tuoi ridicoli oggettini rosa.
 -Signor Potter, lei può andare.-
Harry si alza, sospirando e buttandosi la borsa in spalla. La sua ferita non si è rimarginata del tutto e sanguina abbondantemente.
Morirai di una morte dolorosa. Molto dolorosa.
 -Signorina Orwell, cosa aspetta? Continui, forza!-
Taci, megera.
 
Quando la Umbridge mi lascia andare è mezzanotte passata. Non vale la pena raggiungere l’aula di Astronomia, la lezione sarà già finita. Salgo a fatica i gradini della Torre Ovest e mi catapulto nella sala comune con l’allegria di un Vermicolo depresso.
 -Nadi!- esclama Jenny quando mi vede -Perché non sei venuta ad Astronomia? Abbiamo studiato le lune di Giove!-
 -Umbridge- rispondo laconicamente, accasciandomi su una sedia.
 -Che ti ha fatto fare?- dice Padma con aria inquisitoria -Oh, per le mutande di Merlino! Cos’hai alla mano?-
 -Non è niente, si è rimarginata presto- la rassicuro.
 -Ma che diamine... ?-
 -Mi ha fatto scrivere delle frasi- rispondo -con una piuma un po’ strana... deve avere una qualche maledizione sopra.-
 -Ma... Nadi... -geme Jenny, tremante -delle frasi non squartano le mani della gente.-
 -Giuro che la ammazzo- borbotta Padma -se solo ti fa di nuovo una cosa del genere io la ammazzo.-
 -E pensare che questa è solo la prima sera- commento, cupamente -devo andarci per altri tre giorni. Vado a letto- annuncio, prima che Jenny e Padma possano aggiungere altro.
Mi butto sul letto, sapendo che non dormirò. Faccio finta di essere profondamente addormentata, mentre Jenny, Padma, Lisa e Yasmina entrano nel dormitorio.
Non ho neanche voglia di scendere in sala comune a guardare le stelle, questa notte. Ho solo voglia di restare distesa a mandare tutte le maledizioni del mondo alla Umbridge.
E poi, non so come, mi addormento.
 
***
 
Entro in classe e siedo al mio banco accanto a Jenny, tranquillamente.
 -Silenzio, per favore! Bene, tirate fuori le bacchette, oggi faremo una lezione pratica!-
Volto la testa verso la cattedra: il professor Lupin ci guarda sorridendo, con i suoi soliti abiti trasandati.
 -Cosa aspettate? Forza, tutti in piedi!-
Con un movimento della bacchetta, i banchi si accostano al muro.
 -Perché l’armadio si muove, professore?- geme Lisa, estraendo la bacchetta e puntandola verso il mobile che sussulta e cigola sinistramente.
 -Proprio su di questo si baserà la nostra lezione- risponde il professore -qualcuno sa dirmi cosa potrebbe esserci lì dentro?-
 -Un molliccio, forse… - commenta Padma, poco sicura.
 -Esatto, signorina Patil- esclama Lupin -cinque punti a Corvonero. Sapresti dirmi anche che cosa fa?-
 -Si trasforma nella cosa che temiamo di più- risponde Anthony.
 -Molto bene, signor Goldstein! Esiste un semplice incantesimo per sconfiggere un molliccio. Forza, ripetete con me: Riddikulus!-
 -Riddikulus- dico, lanciando un’occhiata preoccupata all’armadio che continua ad agitarsi.
 -Con più convinzione!-
 -Riddikulus!-
 -Molto bene. Tuttavia- aggiunge Lupin, facendo scorrere lo sguardo lungo la fila tremante di alunni -l’incantesimo non basta. Quello che sconfigge realmente un molliccio sono le risate. Perciò mentre pronunciate l’incantesimo, cercate di pensare alla cosa più divertente che riuscite a immaginare. Pensate di farcela?-
La classe annuisce. Io sento lo stomaco che mi si annoda. Ho la sensazione di aver già vissuto questo istante. Comincio a guardarmi intorno: sono tutti preoccupati come me?
Rifletto febbrilmente: qual è la cosa che mi fa più paura?
Io ho paura di un mucchio di cose.
I ragni giganti? No, più che altro mi fanno schifo.
Gli orchi? No, mi fanno schifo anche quelli.
Sauron? Sì, beh, forse, ma non così tanto.
I Dissennatori? Probabile.
Beh, nulla di così tremendo. Se il molliccio si trasformerà nel Signore Oscuro mi basterà pensare all’occhio di Sauron con la congiuntivite mentre pronuncio l’incantesimo.
 -Bene, adesso mettetevi tutti in fila, forza!- esclama il professore.
La classe si ordina allegramente. La prima della fila è Padma.
 -Signorina Patil, è pronta?-
Padma annuisce con veemenza.
Con un movimento secco della bacchetta, le ante dell’armadio si spalancano, rivelando l’interno buio del mobile.
Non posso fare a meno di farmi sfuggire un brivido, mentre una creatura striscia sul pavimento.
Padma sembra congelata mentre il serpente sibilante si avvicina, le spire sinuose che si snodano sul pavimento.
Poi Padma solleva la bacchetta.
 -Riddikulus!-
E il rettile scompare, per lasciare il posto a un giocattolo di gomma a forma di serpente.
Tutta la classe si scioglie in risate. Padma si allontana dalla fila, soddisfatta.
Michael la sostituisce, a passo sicuro.
Il serpente si trasforma in un cadavere coperto di sangue...
 -Riddikulus!-
 ...che diventa una bambola di pezza.
È il turno di Terry, poi di Anthony, poi di Jenny. Infine tocca a me.
 -Forza, Annadiel!- mi incita Jenny, entusiasta, dopo trasformato un demone acquatico in un folletto pazzoide che saltella per tutta la stanza.
Avanzo verso il molliccio, cercando di apparire tranquilla. Forse il fatto che il mostro stia saltellando come un ossesso mi rende le cose più difficili.
Avanti, trasformati in un occhio di fuoco e facciamola finita.
Il folletto continua a saltellare, imperterrito.
Muoviti.
E poi il folletto si deforma, si ingrandisce, si muta in una sagoma scura. Degli occhi di ghiaccio, un mantello, una lama scura, un cavallo nero. Un urlo acuto e penetrante, tanto da farmi quasi impazzire.
 -Ah!-
Tutta la classe esclama di sorpresa, tappandosi le orecchie.
 -Cosa diamine è?-
 -Fallo smettere!-
Ma non riuscirei a sollevare la bacchetta neanche se ne dipendesse la mia stessa vita. Sono pietrificata dal terrore e non riesco a muovere un muscolo.
Di fronte a me c’è uno dei Nazgûl, gli spettri dell’Anello. E non uno qualsiasi: il re Stregone di Angmar, il più potente dei Nove.
Come ho potuto dimenticarlo? Ecco qual è la cosa che mi fa più paura.
Avevo nove anni quando li ho visti, sui loro cavalli neri, venire verso di noi.
E sentire nelle orecchie quel grido...
 -Riddikulus!-
Un lenzuolo sollevato a forma di fantasma inizia a scorrazzare per la classe.
Finalmente rido, sollevata, raggiungendo i miei compagni.
Mi sento sfiorare da qualcosa e mi volto di scatto. Yasmina mi sta fissando, con il suo solito sguardo vacuo. Mi afferra un braccio e lo stringe forte, quasi bloccandomi la circolazione.
 -Mi ha fatto paura- sussurra -cos’era?-
 
***
 
Mi sveglio, madida di sudore.
È mattina presto, dormono ancora tutti, ma in breve si sveglieranno. Inizio a preparare i libri per oggi: Trasfigurazione, Pozioni e Aritmanzia.
E stasera punizione con la Umbridge. E l’ombra di Voldemort stesa sul castello, con lo sguardo del re Stregone di Angmar ancora puntato addosso e il grande Occhio senza palpebre che vede tutto.
Ora più che mai penso che se un molliccio mi si parasse davanti non riuscirei mai a sconfiggerlo. 


Ok, sto torturando Annadiel. Linciatemi pure. 
Scherzi a parte, sono davvero contenta che questa serie piaccia a così tanta gente. Mi fate commuovere... 
Graz
ie a
 Betely, CallMeMomoTMhailey91MartyMJOlive_Quimelle, TheWomanInRed e Violet di Bosco Atro, che hanno messo la serie tra le preferite, ad AbbeyDestroya e a Ramona37 che l'hanno messa tra le ricordate e ad AletheiaVeritasAly_1519compulsive_thinker, Lyls, Marina94, Ma_AiLingOlive_Quimelle e Violet di Bosco Atro che l'hanno messa tra le seguite. 
Non posso elencare tutti quelli che recensiscono perché finirei la settimana prossima- vi ringrazio di cuore, siete davvero tantissimi! Mi raccomando, continuate ad essere misericordiosi e a recensire, segnalandomi errori e incongruenze ed esprimendo un parere. 
Un grazie speciale a
Olive_Quimelle, lei sa perché, anche se non la ringrazierò abbastanza neanche tra due ere geologiche. 
Ancora grazie! Spero che questo capitolo vi piaccia, perché mi è costato davvero molta fatica e molto sudore (ci ho messo circa un mesetto per sistemarlo). Prendo congedo prima di degenerare nello squallore e farvi pentire di aver letto.

Un abbraccio, 
Anairë.

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Capitolo 8
*** Mornië utúlie ***


Buonsalve (???)!
Spero siate disposti ad ascoltare le mie insulse scuse per non aver aggiornato prima: il problema è che sono in uno stadio di profonda crisi creativa con questa serie. Spero che con la fine della scuola ( *festeggia e brinda con una Burrobirra*) avrò più tempo per arrovellarmi, spremermi le meningi e riflettere a riguardo per trovare un compromesso tra me e i miei neuroni a rilento. Detto ciò, meglio iniziare, perché questo capitolo sarà davvero pieno di rivelazioni (e pieno di batoste)... 
La parola ad Annadiel u.u a dopo e buona lettura!




È passato almeno un mese dall’inizio dell’anno scolastico. Posso ufficialmente confermare di non aver mai studiato tanto: noi allievi del quinto anno siamo sepolti di compiti fin sopra i capelli.
Sempre più spesso mi è capitato di rimanere alzata fino a tardi per completare un tema di Pozioni, Storia della Magia, Difesa contro le Arti Oscure.
Ecco, la Difesa è il vero problema: la Umbridge sta davvero dando di matto. Le tre sere di punizione che mi erano rimaste sono state tremende più della prima... dopo un po’ la ferita ha smesso di rimarginarsi, come quella di Harry.
Inutile dire che Harry non mi ha rivolto la parola per tutta la durata della punizione. Da Padma ho saputo che la sua è durata due settimane.
Io non ci tenevo a farmi squartare la mano da una stupida piuma e da una stupida insegnante, così ho deciso di tenere la bocca chiusa per evitare ulteriori punizioni.
Tuttavia il problema non sta nelle punizioni, bensì sul metodo di insegnamento: in quattro settimane di scuola non abbiamo fatto in sostanza niente di utile, a parte leggere fino a consumarci gli occhi e stare ore e ore su un libro incomprensibile.
E poi la sorpresa: un bel giorno sulla Gazzetta del Profeta abbiamo letto che la Umbridge è stata nominata Inquisitore Supremo di Hogwarts: ossia una nuova figura istituita dal Ministero apposta per rompere le scatole e per mettere in verifica tutti gli insegnanti.
Tutto questo grazie al Decreto Didattico numero Ventitré (detto tra parentesi, un titolo così complicato che quando lo scrivo mi si imbrogliano le dita e quando lo leggo mi si imbroglia la lingua. Non sono ancora molto brava con l’Inglese e tutte queste t e queste r messe in fila mettono a dura prova la mia pazienza. Vorrei vedere chi non darebbe di matto scrivendo e parlando quattro lingue a quindici anni. Chiusa parentesi).
Non ho nemmeno superato i provini di Quidditch. Non che me lo aspettassi, ma almeno ci avevo sperato. Gli altri candidati non erano poi tanto bravi, pensavo che avrei potuto farcela, quando quell’idiota con il cervello di Goblin del battitore mi ha tirato un bolide così forte in testa che ho dovuto passare due settimane in infermeria.
Madama Chips ha persino detto che sono stata fortunata a non lasciarci la pelle. E meno male che sono un elfo.
Padma e Jenny sono state molto gentili: sono venute a trovarmi tutti i giorni e mi hanno aiutato a fare i compiti. Purtroppo ho perso la prima lezione di Trasfigurazione sugli incantesimi Evanescenti con i vertebrati, perciò sono riuscita a fare evanescere completamente il mio topo soltanto dopo un mese di duro lavoro.
Non sono neanche riuscita a obbedire a Silente, che mi aveva pregato di stare vicino a Harry Potter e a diventare sua amica, ma detto in sincerità non penso che sia una cosa molto facile.
Prima di tutto sospetto che lui faccia di tutto per evitarmi. E poi lui è Grifondoro e non abbiamo molte occasioni per incontrarci.
 
Come se non bastasse, Glorfindel non mi ha nemmeno risposto. Laeta, il gufo di Jenny, è ritornata, ma senza una lettera, un biglietto, un pacco. Nulla di nulla.
Comincio seriamente a preoccuparmi. Sauron non potrebbe distruggere Imladris in così breve tempo nemmeno nei miei incubi più tremendi. Suppongo che il nemico stia dando a tutti loro filo da torcere e siano troppo impegnati per rispondere alla mia lettera.
Intanto però ottobre è già arrivato e non ho ricevuto niente. Ho mandato un’altra lettera a mio padre un paio di settimane fa, perché non lo vedo da moltissimo tempo e vorrei trascorrere con lui il Natale. Quest’anno, infatti, lui non tornerà nella Terra di Mezzo e mi dispiace saperlo solo, nella sua casa a Grimmauld Place.
Ogni giorno, quando arriva la posta, interrompo ogni attività e sollevo lo sguardo, speranzosa che un gufo mi si avvicini.
Ed ecco che proprio oggi, stamattina, c’è una lettera per me. Emozionatissima, seguo la traiettoria dell’animale, quasi aspettandomi che viri all’improvviso e consegni la lettera a qualcun altro.
Invece l’animale piomba proprio davanti a me, su una pila di fette di pane tostato, con una busta nel becco.
La afferro, con il cuore in gola, ma quando riconosco la calligrafia regolare e spigolosa di mio padre sento un leggero velo di delusione.
-Grazie- dico al gufo, mettendo il biglietto nella cartella. L’animale emette un verso indignato e inizia a beccarmi la mano.
 -Va bene, va bene, la leggo subito, ma smettila di beccarmi!- protesto, aprendo la busta. Estraggo una pergamena ripiegata più volte e inizio a leggere:
Cara Annadiel,
Sono contento che tu voglia trascorrere il Natale con me: effettivamente questa sarebbe l’unica opzione possibile, perché al momento nella Terra di Mezzo non tutto va come dovrebbe.
Elrond mi ha mandato un biglietto in cui ha spiegato che la tua lettera è stata ricevuta, ma Glorfindel non può rispondere perché sta combattendo presso Dol Guldur insieme ad Elladan ed Elrohir. Tua madre, Arwen, Erestor e Lindir ti mandano i loro più cari saluti.
Mi dispiace di non essere potuto venire quest’estate, ma sono stato molto impegnato con degli affari di lavoro in una sede vicino casa mia. Come già saprai, sono coinvolto nella resistenza a Voldemort e capisci che non posso abbandonare i miei amici e alleati in un momento tanto critico.
Non mi dilungo troppo: temo che questa lettera possa essere intercettata. Ti dirò il resto di persona, anche se non voglio preoccuparti troppo.
Ci vediamo presto,
Papà”
Non vuole preoccuparmi troppo, eh?
Glorfindel a Dol Guldur! Credo che sverrei, se solo non fossi seduta su una panca, stretta tra Padma e Jenny. E se lui fosse morto? E se fosse stato ferito?
Mi impongo di calmarmi, respirando. È un guerriero straordinario, non può di certo essere ucciso da un semplice orco come se nulla fosse.
Ma quale orco e orco. Lì ci sono i Nazgûl. Gli spettri dell’Anello.
Insomma, è tornato dalle Aule di Mandos! Deve avere quel minimo di prudenza necessaria per non lasciarci la pelle.
 -Tutto bene?- chiede Padma. Scuoto la testa.
 -Ne parliamo dopo- rispondo al suo sguardo interrogativo.
Per tutto il giorno sono immersa in una specie di limbo. Non riesco a stare tranquilla, sapendo che Glorfindel è in pericolo.
 -Quella Umbridge è tremenda- sento dire ad Anthony, mentre ci dirigiamo alle serre di Erbologia.
 -Non la sopporto- sbuffa Padma.
 -Allora vi farà piacere sapere una cosa- dice Michael, con un sorriso.
 -Cosa?- chiedo, distratta -Facciamo in fretta, abbiamo Erbologia.-
Michael si volta, controllando che non ci sia nessuno.
 -Harry Potter e i suoi amici stanno organizzando delle esercitazioni segrete di Difesa- sussurra -me l’ha detto Ginny e mi ha chiesto di spargere la voce. Sarà lui a insegnarci.-
 -Grande!- esclama Anthony -Ma la Umbridge non sarà molto contenta-
 -Per questo sono segrete, no?- dice Padma, tutta emozionata -Io voglio partecipare. Lo dirò anche a Calì-.
 -Anche io!- salta su Terry -Odio quella strega!-
 -Contate pure su di me- affermo. Mi volto verso Jenny, speranzosa; ma la mia migliore amica scuote la testa.
 -Non ce la faccio. Ci espellerebbero, se ci scoprissero. Non riuscirei proprio a vivere senza magia.-
 -Ma dobbiamo saperci difendere!- ribatto -Se Voldemort ci attaccasse, non avremmo alcuna possibilità!-
 -Cosa me ne importa?- sbotta Jenny -Se non avessi la bacchetta morirei comunque- aggiunge, cupa.
 -Andiamo, così stai facendo il gioco del Ministero!- esclama Padma -è quello che loro vogliono!-
 -Vi ho già detto che non m’importa- insiste Jenny -non voglio essere espulsa per una stupidaggine- termina, stizzita. Poi volta le spalle e corre via, senza lasciarci tempo di replicare.
 -Aspetta, Jenny!- la rincorro, la afferro per la divisa -Pensaci su, almeno!-
 -Lasciami stare, Nadi- dice, seccamente -andate pure a prendere lezioni suicide da quel pazzo visionario di Potter.-
 -Se è questo che pensi- interloquisce Padma -per me puoi anche andartene.-
 -Bene. Penso proprio che lo farò.-
Senza voltarsi, se n’è andata. Sto per seguirla, ma Padma mi trattiene.
 -Non hai sentito cos’ha detto?- mi ammonisce, in un sussurro -Lasciala stare.-
 -Non possiamo lasciarla andare così- insisto.
 -Ormai non cambierà idea neanche se dovesse vedere Voldemort in persona- commenta Anthony tristemente -lo sai com’è testarda.-
 -Dov’è la prima riunione, Michael?- chiede Padma, per allentare la tensione.
 -Le persone interessate devono venire alla Testa di Porco, durante la prossima visita a Hogsmeade. Almeno, così ha detto Ginny- risponde Michael, continuando a camminare lentamente.
 -La visita è tra pochi giorni- osserva Terry -che posto strano, però. Non sono mai stato lì.-
 -Non mi sembra una buona scelta- osservo allora -non è molto frequentato. Ci sarà troppo silenzio e troppa gente disposta ad ascoltare.-
 -Beh, è sempre meglio dei Tre Manici di Scopa- ribatte Anthony.
 -Per la barba di Merlino!- esclama Padma -Siamo in ritardo per Erbologia!-
 -Sbrighiamoci, presto!- ci incita allora Terry.
 
 -Cinque punti in meno a Corvonero, per tutti voi- brontola la Sprite.
Di solito non è così severa, ma quindici minuti di ritardo sono un bel po’.
Durante tutta la lezione, continuo a sbirciare verso la porta della serra, ma Jenny non si presenta a lezione.
 -Cosa pensi che le sia successo?- sussurro a Padma -A Jenny, intendo-.
 -Niente, sarà solo troppo arrabbiata per vederci- replica lei, sbattendo un vaso con più violenza del solito e mandandolo in frantumi -Reparo. In fondo sa anche lei che noi abbiamo ragione.-
Spero davvero che sia così. Non riesco proprio a sopportare l’idea di non poterle parlare.
Siamo sempre state amiche, dal primo anno, quando io, lei e Padma ci siamo conosciute prima dello smistamento.
 -Patil! Stai lontana da quella Tentacula Velenosa!-
 -Diffindo!- esclamo, facendo a pezzi il ramo che sta cercando di stritolare Padma.
 -Oddio, grazie Nadi- esala Padma -mi scusi, professoressa... ero distratta-.
 -Si vede- commenta sbuffando la Sprite, provata, raddrizzandosi il cappello.
 
Quella sera io e Padma cerchiamo più volte di parlare con Jenny, ma lei sembra decisa a evitarci. Dopo Aritmanzia andiamo a cercarla, ma durante l’ora di pranzo svanisce nel nulla e per tutto il pomeriggio è introvabile.  
Poi, finalmente, dopo cena riesco a localizzarla.
 -Ehi, Jenny!- la chiamo, mentre torniamo alla Torre ovest.
 -Hai perso la lingua?- aggiunge Padma.
Jenny si allontana senza rispondere. Entra nella Sala comune e si chiude la porta alle spalle, senza farci entrare.
 -Molto gentile- sbuffa Padma -allora, cosa c’era nella lettera che hai ricevuto stamattina?- aggiunge.
 -Cosa?- esclamo. Con l’affare della Umbridge e di Jenny me ne sono completamente dimenticata.
 -La lettera che hai aperto stamattina e che ti ha fatto diventare pallida come una morta!- ribatte Padma, entrando nella sala comune.
 -Sì, già- replico, cupamente -era di mio padre. Vuole che passi il Natale con lui... -
 -E allora? Cosa c’è di male in tutto questo?- ribatte Padma, rilassandosi.
 -... Glorfindel è a Dol Guldur.-
 -Oddio, è terribile!- esclama Padma -Glorfindel a... a... come si chiama?-
 -Dol Guldur.-
 -Ah, già. Ehm... cos’è?-
 -La vecchia roccaforte di Sauron, ricordi?-
 -Ah, sì. Terribile, no?-
Annuisco, sconfortata.
Per quanto Padma possa consolarmi, non ha assolutamente idea di cosa significhi sapere un amico in pericolo e non potere fare nulla.
Mi accascio su un divano, abbattuta. Mi sento così tremendamente piccola, inutile e impotente...
Vorrei fare qualcosa per tutto questo. Vorrei combattere, ribellarmi, contribuire in qualche modo.
Un attimo... io posso fare qualcosa.
Mi alzo di scatto, facendo sussultare Padma, seduta accanto a me.
 -Che diamine fai?-
 -Obbedisco a Silente.-
 -Sei impazzita?- esclama Padma, vedendomi uscire dalla Sala Comune.
 -Sì. Devo essere decisamente impazzita per fare questo- ribatto, allontanandomi.
Spero solo che Harry non sia già andato a dormire.
 
Gli alunni del quinto anno hanno il permesso di rimanere nei corridoi fino alle nove di sera. Sono le sette e mezza.
Nella Sala Grande non c’è ormai più nessuno, a parte pochi studenti e un paio di insegnanti. Decido di dare un’occhiata in Biblioteca.
Il mio tentativo ha successo solo in parte: nel reparto dedicato all’Aritmanzia c’è Hermione Granger.
 -Ehm... ciao Hermione- esordisco.
 -Ciao- ribatte lei, senza staccare gli occhi dal libro.
 -Ehm... cosa fai?- azzardo, per rompere il ghiaccio.
 -Studio- risponde laconicamente. Poi solleva gli occhi dal tomo.
 -Che cosa vuoi, Annadiel?- dice, ostile, chiudendo a scatto il libro.
 -Voglio parlare con Harry- ribatto, sostenendo il suo sguardo.
 -Beh, io non penso che Harry voglia parlare con te- replica, mettendo il libro sottobraccio e avvicinandosi a Madama Pince.
 -E io invece ho proprio bisogno di parlargli- insisto, seguendola.
 -Vuoi altri dettagli sulla morte di Cedric Diggory, non è così?- sbotta, stizzita.
 -Silenzio!- tuona Madama Pince.
 -Niente di più sbagliato- sussurro, con aria di sfida.
 -E allora cosa vuoi, sentiamo?- dice Hermione.
 -Solo parlargli. So quanto è difficile per lui sentirsi... diversi- affermo, lentamente.
Lo sguardo di Hermione corre alle mie orecchie a punta. Mi osserva a lungo e inizio a sentirmi un po’ infastidita.
 -Capisco- sospira -vedrò... se ha voglia di fare due chiacchiere e non ha troppi compiti da fare lo mando giù.-
 -D’accordo... aspetterò qui, in biblioteca- rispondo -grazie mille.-
 -Figurati- replica Hermione, forse un po’ più acidamente del necessario.
La ragazza scompare, con il libro sottobraccio. Sono sicura al cento per cento che Harry non verrà. Beh, almeno avrò fatto un tentativo.
Per trascorrere un po’ di tempo produttivo, decido di iniziare a fare i compiti di Trasfigurazione.
 
Sono così immersa nel tema, che non sento dei passi alle mie spalle.
 -Ciao Annadiel.-
 -Ciao Harry. Pensavo che non saresti mai venuto.-
 -Anche io pensavo che non sarei venuto- dice, sedendosi accanto a me -alla fine mi ha convinto Hermione.-
 -Davvero?- commento -Pensavo che non mi sopportasse.-
 -Ed è così- ribatte Harry -però mi ha detto che di te mi posso fidare.-
 -Oh, grazie per la fiducia, allora- replico, sarcastica.
 -Volevi parlarmi, se non sbaglio- continua Harry, imperterrito.
 -Esattamente.-
Mi volto a guardarlo. Mi sento più che mai solidale con lui. Studio il suo sguardo schivo ed esitante.
 -Capisco come ti senti.-
 -No, tu non capisci, nessuno può capire!-
 -SILENZIO!-
 -Per favore, non aggredirmi, Harry- ribatto -ci sono cose che io ho visto e nessuno può immaginare. Nemmeno tu- aggiungo, incalzante -d’accordo, i miei genitori sono vivi e non c’è un mago oscuro che mi perseguita e che vuole uccidermi, ma anche io so cosa sia l’oscurità. So cosa sia la tenebra, so cosa significhi non avere scelta, non avere via d’uscita. Perciò adesso, per l’immenso amore di Eru Ilúvatar e per le schiere celesti di tutti i suoi Ainur, chiudi quella bocca e ascoltami, perché Silente mi ha detto di parlarti.-
A sentire nominare Silente, Harry tace definitivamente.
 -Grazie- dico, seccamente, con un sospiro -dunque, Silente mi ha detto di starti vicino e manda a dirti che parlare con me può farti bene. Nient’altro- concludo, sperando che Harry non dia di matto.
Il sunnominato ragazzo prende un respiro e mi lancia uno sguardo di profondo odio.
-So che vorresti urlare e coprirmi di insulti- mi affretto ad aggiungere -è quello che farei anch’io. Anzi, ho un’idea... perché non usciamo di qui, così puoi urlare quanto vuoi?-
 -Questa è un’ottima idea- borbotta Harry tra i denti.
Usciamo dalla biblioteca, lentamente e in silenzio. Si sente solo il crepitio delle torce sulle pareti e il fruscio dei nostri mantelli sul pavimento.
 -Dove andiamo?- mi chiede Harry dopo un po’.
 -Seguimi- taglio corto -faccio strada io. Ma nel frattempo... cosa stavi dicendo?-
 -Eri tu che parlavi, veramente.-
 -Sì, ma devi parlare anche tu, no?-
 -Beh, sì, ma che c’entra?-
 -Lascia stare- sospiro.
Camminiamo per un po’ in silenzio. Quasi senza accorgermene, salgo i gradini della torre di Astronomia.
 -è proibito andarci fuori dall’orario delle lezioni- osserva Harry.
 -Lo so- dico -ma chi se ne importa?-
Harry alza lo sguardo.
 -Non fare l’innocentino perché solo il cielo sa cosa tu e i tuoi amici avete combinato- replico.
Sorprendentemente, Harry ride.
 -Sei incredibile.-
 -Se lo dici tu... - farfuglio, stringendomi sul viso la sciarpa di lana. Stiamo per raggiungere la cima della torre e il vento gelido s’intrufola già sulle scale.
Finalmente arriviamo in cima. Inspiro profondamente l’aria fredda di ottobre e per qualche istante mi perdo nell’immensità del cielo.
 -Io adoro le stelle. Mi fanno pensare a casa mia.-
 -Oh- commenta Harry, visibilmente poco interessato -io neanche ce l’ho, una casa.-
 -Harry Potter, penso sia ora che tu ti accorga che tutti noi abbiamo dei problemi e delle preoccupazioni- ribatto duramente.
 -Beh, sentiamo, fammi un esempio delle tue preoccupazioni, forza!- esclama, infervorato.
 -Magari... oh, dovrei averne qualcuno, penso- dico, ironicamente -il mio migliore amico in pericolo di vita, la mia terra minacciata da una tenebra che tu non puoi neanche immaginare e mio padre cercato notte e giorno dai Mangiamorte!- urlo alla fine.
 -Dai Mangiamorte?- esclama Harry, incredulo -Come si chiama tuo padre?-
Ecco, mi sarei aspettata tutto, tranne che Harry mi chiedesse come si chiama mio padre.
 -Christopher Orwell... -rispondo con un filo di voce.
 -Oh... e... com’è fisicamente?- mi chiede.
 -Ehm... abbastanza alto, credo... ha capelli e occhi neri- dico, senza capire.
 -Ti assomiglia?-
 -Beh, certo che mi assomiglia, è mio padre!- esclamo -ma perché me lo chiedi? L’hai visto?-
 -Forse... - sussurra Harry -quest’estate.-
 -Dove?- chiedo, incuriosita -Quando?-
 -Verso... la fine di Agosto... ma scusa, tu non sai cosa fa tuo padre?- protesta Harry.
 -Pensavo che... lavorasse- dico.
 -Infatti, è quello che stava facendo.-
 -Quindi dove l’hai visto? Al Ministero?-
 -Al... sì, sì, al Ministero!- esclama Harry -Sì... il giorno dell’udienza.-
Mi ci vuole un attimo per capire che è una bugia grossa quanto una casa.
 -Harry... -
 -Che c’è?-
 -Non prendermi in giro.-
 -Ma che diamine... ?-
 -Harry... te lo dico per l’ultima volta. Dove hai visto mio padre?- ripeto, lentamente, scandendo le parole.
 -Non... posso dirtelo- replica Harry -è un segreto.-
 -Un segreto?- esclamo, perplessa -Quello che fa mio padre mentre io sono insieme a mia madre è... un segreto?-
 -Beh, non posso dirtelo, d’accordo?- ribatte Harry, innervosito.
 -Va bene- sbuffo -dovrò aspettare Natale per chiedere a lui, allora.-
Questo discorso mi ha fatto venire un dubbio che continua a scavare dentro di me come un tarlo... sinceramente non ho mai riflettuto seriamente su cosa possa fare mio padre, quando non è nella Terra di Mezzo. Mi ha detto che lavora al Ministero della Magia, per questo inizialmente ho pensato che Harry potesse averlo visto lì... ma mi sono accorta che lui mentiva.
 -Ti capita di non riuscire a dormire, Harry?- chiedo, così, quasi senza un motivo.
 -A volte- dice laconicamente -più che altro faccio sogni strani.-
 -Di che tipo?- domando.
 -Cose varie- risponde vagamente, fuggendo il mio sguardo.
 -Per esempio?- lo incalzo.
 -Che ne so, tipo... l’altra notte ho sognato un occhio.-
 -Un... cosa?- il mio cuore manca un battito.
 -Un occhio- ripete Harry -ma non un occhio normale... era come se fosse infuocato. E poi mi sono svegliato sentendo la cicatrice che mi faceva mal... - si interrompe, chiaramente terrorizzato da quello che mi ha detto.
 -La... la cicatrice ti ha fatto male?- gemo, mentre la paura mi congela fino alle ossa.
 -Sì, ma non c’entra- replica Harry, infastidito.
 -C’entra eccome- sussurro -com’era l’occhio? Descrivimelo.-
 -Era... beh, perché t’interessa tanto? Che diamine ti succede, adesso?-
 -Dillo e basta, Harry.-
 -Beh, era fatto di fiamme... e ho visto qualcosa dentro... dentro la pupilla.-
 -Cos’hai visto?- esalo.
 -Chi ho visto, piuttosto... -
 -Chi hai visto?- gemo, mordendomi le labbra a sangue per il nervosismo. Spero solo che non sia... Vi prego, Valar, fate che non sia quello che temo... tutto tranne quello...
 -Voldemort- risponde Harry.
 
E fu così che Annadiel Orwell per poco non precipitò dalla Torre di Astronomia.
 
Ho bisogno di un po’ di tempo per assimilare l’informazione. Voldemort nell’occhio di Sauron. L’occhio di Sauron nella testa di Harry. I due mondi iniziano a mescolarsi e a confondersi. Mi sento minacciata da due fronti... Sono minacciata da due fronti.
 -Varda Elentári, aiutami- sussurro, alzando gli occhi al cielo.
Al posto della Falce dei Valar e delle sette stelle di Varda ci sono tutte le costellazioni che ho imparato a riconoscere durante le lezioni di astronomia. Chissà se i Valar possono sentirmi anche qui.
 -Stai bene, Annadiel?-
 -No- sussurro -non sto affatto bene.-
E come potrei stare bene, dopo quello che ho scoperto?
 -Forse è meglio se torniamo dentro- suggerisce Harry.
 -Sì, forse- esalo.
Scendo le scale della torre di Astronomia con le gambe rigide e tremanti. Ho un senso di nausea che mi attanaglia lo stomaco e la testa mi pulsa violentemente.
 -C-che ore sono?- balbetto.
 -Quasi le nove... - risponde Harry -... che dici, torniamo nelle nostre sale comuni?-
 -Sì, d’accordo- concedo, la mente altrove.
 -Allora... beh, io devo andare di là- dice Harry.
 -Oh, capisco... -
 -Annadiel? Sei sicura di stare bene?-
 -No, non sto bene, ma non preoccuparti per me. Ci vediamo, Harry.-
 -Ci vediamo... -
Mi allontano velocemente dalla scalinata principale e mi dirigo verso la Torre Ovest.
Continuo a ripetermi che non è possibile, che si tratta tutto di un sogno, che adesso mi sveglierò e scoprirò che non è successo niente, che Voldemort non è ritornato e che Sauron è stato sconfitto.
So che non è così, ma ho bisogno di crederci.
Forse sarebbe stato meglio se fossi precipitata dalla torre di Astronomia.
La sala comune è tremendamente affollata. Rispondo con voce atona al saluto di Terry e ignoro Jenny che mi fissa da un angolo della stanza. Salgo direttamente in dormitorio e trovo Padma che si pettina i capelli e Yasmina che legge un libro.
 -Ciao Nadi- dice Padma, strattonando la sua chioma -è andata male, non è così?- sostiene, decifrando la mia espressione.
 -Peggio. Non immagini quanto- sospiro.
Davanti allo sguardo attonito di Padma, mi avvicino a lei e le sussurro, poco distante dal viso, in modo che solo lei possa sentirmi.
 -Tu-sai-chi e Sauron sono alleati.-
Lo sguardo di perplessità di Padma si trasforma in puro terrore.
 -Nadi... -geme, lasciando cadere la spazzola a terra -ne sei sicura?-
 -Più che sicura- dico in un sussurro -Silente lo sospetta, anche Harry l’ha visto.-
 -Come facciamo, adesso?-
 -Devo dirlo a Silente, subito- affermo, respirando profondamente e cercando di ritrovare il controllo -deve saperlo, prima che sia troppo tardi.-
 -Ma non puoi uscire adesso!- protesta Padma –è proibito!-
 -Ci sono cose più importanti.-
 -Aspetta!-
Non ascolto Padma. Volo giù dalle scale del dormitorio, senza voltarmi indietro.
Spalanco la porta della Sala Comune, sotto lo sguardo attonito dell’intera casa di Corvonero e mi fiondo giù dalle scale senza attendere un istante.
In fondo alla scalinata della Torre Ovest mi arresto, il cuore a mille.
 -Buonasera, signorina Orwell. Suppongo sia legittimo chiederle il perché di questa passeggiata notturna.-
La vocetta da bambina piccola e la corporatura tozza sono inconfondibili. Sono stata beccata dalla Umbridge. 


Inutile precisare che scrivere questo capitolo è stato facile come fare un compito in classe di Pozioni con Piton che ti sta addosso come un falco che punta una preda. Ho detto tutto. 
However... 
...Siete fantastici! Quante volte dovrò ringraziarvi per le Innumerevoli recensioni? Ok, adesso che ho tempo, meglio elencarvi tutti! 
Grazie a coloro che hanno messo la serie tra le seguite, ovvero AbbeyDestroya e Ramona37; chi tra le seguite, ovvero
 Aly_1519
compulsive_thinker, Hayley_chanLylsMarina94, Ma_AiLing, Olive_Quimelle, Serena88Vibia Matidia, Violet Val Brockfost, e poi un grazie più un abbraccio e un souvenir proveniente dritto dritto da Hogwarts (non è un piattino-gattino della Umbridge, tranquilli) a coloro che l'hanno messa tra le preferite: Betely
CallMeMomoTMhailey91, MartyMJOlive_QuimelleTheWomanInRed e Violet Val Brockfost! 
Siete davvero tanti! Grazie a tutti, spero che questa storia continui a piacervi!
Mi raccomando, recensite, così saprò sempre cosa ne pensate e Segnalate gli errori, per favore! Ok, lo so che rompo, ormai dovreste conoscere la mia pignoleria morbosa ^_^
Adesso vado davvero, questo capitolo è già abbastanza lungo senza che io ci metta lo zampino.
Buone vacanze a tutti!
Un abbraccio, 

Anairë. 

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Capitolo 9
*** Onodrim, Thestral e incredibili colpi di fortuna ***


Respiro profondamente, cercando di rallentare il battito del mio cuore che minaccia di rompere la mia cassa toracica e schiantarsi sulle scale di marmo, facendomi passare a miglior vita.
Sarebbe decisamente una sorte migliore di dover spiegare alla Umbridge perché sono in giro per i corridoi fuori orario.
 -Devo parlare con il professor Silente- esalo, senza fiato dopo avere corso giù per le scale –è molto urgente.-
 -Ah, davvero?- commenta la Umbridge, osservandomi incuriosita con i suoi occhietti da rospo.
 -Sì, davvero- ribatto –devo parlargli. La prego- aggiungo.
 -Mi dispiace, ma non penso che il preside vorrebbe essere disturbato, a quest’ora.-
 -Ma è urgente!- esclamo, quasi fuori di me.
 -Lo dica a me, se è così importante- cinguetta la Umbridge, irremovibile, in piedi al centro della scala per bloccarmi il passaggio.   
 -N-non posso- balbetto, in preda al panico.
 -Perché non può?- dice la Umbridge, con un sorriso –Sono un’insegnante. Anzi, sono l’Inquisitore Supremo della scuola; pertanto non vedo perché lei non dovrebbe spiegarmi perché non è nel suo dormitorio- termina il discorso inconcludente con un sorrisetto lezioso.
 -Ehm… ora che ci penso posso aspettare, non si preoccupi.-
 -Eh, no!- esclama la professoressa –Se era così urgente da farla uscire dalla propria sala comune fuori dall’orario, adesso deve darmi spiegazioni, signorina Orwell.-
Il cuore mi si congela nel petto, da che pompava come un forsennato. Non posso parlare del ritorno di Voldemort alla Umbridge… per non parlare di un’ipotetica alleanza con Sauron. Mi toglierebbe trecento punti o mi rimetterebbe in punizione come ha fatto con Harry. O peggio, il Ministero verrebbe a sapere ogni cosa.
Sento dei passi alle mie spalle… altri studenti che scendono per le scale.
Altri fuori orario? Non è detto… gli studenti del sesto e del settimo anno possono restare nei corridoi fino alle dieci. Che ore saranno? Le dieci meno un quarto? Meno venti?
 -Signorina Edgecombe, buonasera- esclama la Umbridge, con un largo sorriso che la fa assomigliare più che mai a un rospo –e buonasera anche a lei, signorina Chang.-
Signorina Chang? Signorina Chang? Cho Chang?
Mi volto di scatto, vedendo Cho e una sua amica pochi gradini più in alto di me.
 -Buonasera, professoressa Umbridge- risponde l’amica, che sono quasi sicura si chiami Marietta –possiamo passare?-
 -Certo- dice la Umbridge, scostandosi appena da fare passare Cho e Marietta, ma senza perdermi di vista –passate pure: devo solo fare due chiacchiere con la signorina Orwell, che era in giro per i corridoi quando non doveva- aggiunge, con un ennesimo sorriso che sembra più un ghigno.
 -Quando non doveva?- Cho sembra quasi interessata. Si ferma sulle scale, accanto alla professoressa, e mi fissa.
 -Andiamo, Cho- la incita Marietta –non vorrai fare tardi!-
 -Perché?- replica l’altra, con uno sguardo perplesso.
 -Oh, doveva fare una cosa urgente- ridacchia la professoressa, in risposta alla ragazza –non è così?-
Deglutisco e incontro lo sguardo di Cho.
 -Sì, io… -esordisco.
 -Era a causa mia!- esclama Cho all’improvviso, interrompendomi e cogliendomi di sorpresa –Sì, le avevo chiesto di andare a chiamare dei soccorsi perché non mi sentivo bene- aggiunge –ho avuto un violento attacco di tosse e si ricorderà, professoressa, che sono stata in infermeria per una forte bronchite… ma ora sto meglio, ed ero giusto andata ad avvertirla che poteva tornare indietro e cogliere l’occasione per accompagnare Marietta- Cho afferrò il braccio dell’amica, che aveva una lettera in mano, e lo sollevò come a dimostrazione –nella Guferia.-
 -Oh, molto convincente, sì!- esclama la Umbridge, con una risatina trillante –Ma la signorina Orwell aveva espresso il desiderio di parlare con il professor Silente.-
 -Sì, in effetti…- mormora Cho, in difficoltà -… non volevo che… nessun altro lo sapesse, ecco. Perché in realtà non si tratta di un malanno, ma di una reazione allergica alla torta di melassa… è solo che mi piace così tanto!- esclama –Non riesco a evitare di mangiarla… -
 -Un vizio comprensibile- sbuffa la Umbridge, irritata dalla scusa esauriente –bene, trenta punti in meno a Corvonero per lei, signorina Orwell, e che non si ripetano più altre infrazioni, o sarò costretta a servirmi di misure più drastiche- disse, concludendo con un Hem hem.
 -Voi due andate, prima che la mia pazienza venga meno- conclude, raddrizzandosi il cerchietto rosa.
Tutta l’acqua presente in tutti gli oceani di Arda e tutte le montagne della Terra di Mezzo non possono competere con il sollievo che provo.
Cerco di mandare per via telepatica tutti i ringraziamenti possibili a Cho, ma non oso aprire bocca né indugiare oltre, perché la Umbridge mi fissa con un atteggiamento che dovrebbe apparire truce, invece la fa sembrare soltanto un anfibio rugoso e accigliato.
Così volto le spalle e inizio a salire le scale, sentendomi allo stesso tempo sollevata e abbattuta. Dovrò aspettare domani per parlare con Silente.
Raggiungo la Sala Comune e trovo Padma che mi aspetta.
 -Allora?- domanda, incalzante.
 -Allora niente- sospiro –la Umbridge mi ha bloccato sulle scale e mi ha lasciato andare per miracolo.-
 -Sempre a rompere, quella- sbuffa Padma –non vedo l’ora che le lezioni di Potter inizino.-
 -Neanche io- commento –muoio dalla voglia di imparare un po’ di Difesa decente.-
 -Beh, abbiamo fatto qualcosa, negli anni scorsi! Quel Moody l’anno scorso non era niente male- osserva Padma.
 -Era un Mangiamorte travestito, Padma, ricordi?- ribattei.
 -Ah, già… però Lupin era bravo- replica Padma.
 -Lui sì- affermo, sentendo un brivido corrermi lungo la schiena al pensiero di un molliccio che si trasforma in Spettro dell’Anello.
La porta della Sala Comune si spalanca. Cho e Marietta entrano, lanciandomi delle occhiate eloquenti.
 -Ancora in piedi?- esordisce Cho, esitando con lo sguardo su di me.
Annuisco.
 -Grazie per prima- dico –per avermi difesa davanti alla Umbridge.-
 -Figurati- risponde Cho, alzando le spalle –è così odiosa, a volte!-
 -Già- sospiro.
 -Ti ha messo in punizione, vero?- dice Cho -Insieme a Harry Potter?-
Ecco, mi ero illusa che la stupidita della Chang potesse essere stata temporaneamente eclissata dal buon senso.
Cosa volete farci se sono sempre così tremendamente ottimista?
 -Ehm... sì, ero con lui. Ma non gli ho parlato molto - aggiungo.
 -Oh... quindi non ti ha parlato di me?- azzarda Cho, speranzosa.
 -Ehm... no, mi dispiace. Non abbiamo parlato per niente, in realtà.-
 -Ah, ok. Allora... ci vediamo, Annadiel.-
 -Ci vediamo- sospiro.
 -Padma, andiamo a letto- propongo subito dopo -anche se non dormirò, tanto vale provare.-
Contro ogni previsione, scivolo in un sonno agitato e pieno di incubi. Occhi senza palpebre e spettri dell’anello, prevalentemente; ma anche i Mangiamorte hanno il loro spazio. Ah, e non dimentichiamo i Dissennatori, altrimenti ci restano male.
Circa a metà della notte, i sogni confusi si condensano in un’unica, terrificante immagine: mi trovo rinchiusa in una stretta stanza, dal soffitto tanto alto da essere invisibile ai miei occhi. Le pareti di mattoni sembrano essere quelle del castello, e in ogni parete è appeso un sostegno metallico con una torcia.
Improvvisamente, uno dei quattro sostegni cede con un sonoro schiocco, e la torcia viene scagliata in aria. La vedo roteare in aria, le fiamme e le scintille turbinanti, ma non riesco a spostarmi per evitare che mi cada addosso. Mi copro la testa con le braccia, ma la fiaccola rimbalza e atterra sul mio amato albero, che è incredibilmente apparso dal nulla, insieme alla collina su cui mia madre lo piantò, quindici anni fa.
Mi guardo intorno e mi ritrovo a Gran Burrone, ma il mio albero ha preso fuoco e sta lentamente bruciando. Vedo le fronde crepitare e ridursi in cenere, le foglie fumare e accartocciarsi. Cerco di gridare aiuto, ma non ho più voce. Quando una lingua di fuoco lambisce il tronco, sento un dolore lancinante al petto, e i miei abiti prendono fuoco.
Mi sveglio all’improvviso, con un grido muto in gola, più stanca di quando mi sono addormentata. L’unico pensiero che mi tiene in piedi è quello dell’incontro a Hogsmeade di Sabato. Quanto mi pento di non essere rimasta sveglia a guardare le stelle, stanotte! Mi dà conforto guardare il cielo e oggi più che mai ne ho bisogno.
Tuttavia cerco di impegnarmi più che posso con le lezioni e a Pozioni leggo le istruzioni dieci volte prima di iniziare a preparare la pozione. Alla fine delle due ore di lezione, Piton non ha niente da ridire sulla mia mistura, il che vuol dire che devo essermela cavata abbastanza bene.
Soddisfatta, mi reco ad Aritmanzia.
Tutti e tre gli schemi mi riescono perfettamente e il professor Vector assegna venti punti a Corvonero.
 -E ho recuperato quelli che ho perso ieri con la Umbridge!- esclamo, estasiata, rivolta a Padma -Non vedo l’ora di andare all’incontro con Harry, Sabato.-
 -Ricordati di andare da Silente, piuttosto- mi rammenta Padma.
 -è proprio quello che farò durante l’ora di pranzo- le assicuro -e non mi sembra che si tratti di una cosa che si dimentica facilmente.-
Infatti alla fine delle lezione mattutine mi scapicollo fino al gargoyle davanti all’ufficio del preside.
 -Ape Frizzola- dico, ricordando la parola d’ordine che Vitious ha usato l’ultima volta che sono stata qui.
Il gargoyle si sposta e la solita scala a chiocciola mi si presenta davanti.
Corro su per le scale e busso alla porta dell’ufficio di Silente. Fortunatamente il preside non è occupato in altre mansioni.
 -Avanti- dice la sua voce oltre la porta.
 -Professor Silente!- esalo, lanciandomi nella stanza. Nell’istante esatto in cui ho parlato, il panico ha iniziato ad attanagliarmi lo stomaco al pensiero di quello che sto per rivelare.
 -Sta’ calma, Annadiel. Respira.-
Annuisco, ma continuo a respirare così velocemente che vado in iperventilazione. Deglutisco e inizio a parlare.
 -Professore, ieri sera ho parlato con Harry. Lui... ha delle visioni, dei sogni, durante la notte. E... in uno di questi sogni c’era l’occhio di Sauron, signore. E Voldemort. Sono alleati!- continuo, con un gemito, mentre il panico mi assale -Questa sarà la fine! La fine della Terra di Mezzo e del Mondo Magico!-
 -Annadiel, basta, adesso- dice il preside con calma -siediti, per favore.-
Espiro profondamente e mi lascio cadere su una sedia, lasciandomi sfuggire un gemito. Più penso a Sauron e a Voldemort, più sento la paura crescere dentro di me.
 -Ho parlato con sire Elrond- esordisce Silente.
 -Davvero?- esalo, sollevata -Come?-
 -Con un piccolo aiuto di tuo padre- risponde il preside -in ogni caso, la situazione nella Terra di Mezzo è sotto controllo. La tua terra non è in pericolo. Il problema sta nel mondo magico... - prosegue Silente -... il Ministero è ancora convinto di poter illudere la gente che il ritorno di Voldemort sia solo una menzogna. Ho paura che se attendessimo oltre entrambi i mondi si troveranno a fronteggiare orrori che nessuno riesce a immaginare. È vitale che tu stia all’erta, Annadiel- continua il preside, fissandomi negli occhi -Sei pregata di riferirmi ogni stranezza, ogni dettaglio che potrebbe scostarsi dalla normalità in entrambi i mondi. Solo tu puoi farlo.-
Annuisco, lo sguardo ancora fisso negli occhi chiari di Silente.
 -Se c’è qualcos’altro che posso fare... -sussurro -... qualcos’altro per salvare il mio mondo... ditemelo.-
 -Per adesso non puoi fare niente, Annadiel- sorride Silente -soltanto tenere gli occhi bene aperti. Le cose malvagie tessono le loro trame nell’ombra, e se i nostri nemici sono astuti, svelano i loro propositi solo quando sono troppo grandi e troppo oscuri per essere celati ai nostri occhi. Tuttavia, noi abbiamo un vantaggio su Voldemort e Sauron- prosegue -non sanno ancora della tua esistenza, né di contatti tra i due mondi che non siano i loro. Per adesso penso che tu possa andare.-
Annuisco, fiduciosa, e lo ringrazio.
Mentre mi alzo dalla sedia, auguro il buon giorno al preside ed esco dall’ufficio, sento che una parte della mia paura è rimasta ancorata al pavimento dell’ufficio.
 
Durante la lezione di Storia della Magia mi impegno al massimo. Mi occorre uno sforzo immane per rimanere attenta sotto l’incantesimo della voce soporifera di Rûf, ma alla fine della lezione ho un metro e mezzo di pergamena fitta di annotazioni.
 -Che ti è preso?- commenta Padma, quando emerge dalla trance di Rûf, sventolando dieci centimetri di appunti -Di solito durante Storia della Magia dormi come un sasso.-
 -Dormire non è la parola esatta- replico, divertita -più che altro rifletto.-
 -Comunque sia tu non hai mai preso appunti- prosegue Padma, scostandosi da Jenny che ci passa accanto.
 -Penso che sia utile studiare, tutto qui- dico, infilando il libro nella borsa -è un modo per fare qualcosa.-
Padma sta in silenzio, mentre usciamo dall’aula.
 -Che giorno è oggi?- chiedo.
 -Venerdì- risponde Padma -se te lo chiedi, l’incontro con Potter a Hogsmeade è domani.-
 -Non vedo l’ora- dichiaro.
 -è la terza volta che lo dici- obietta Padma divertita.
Alzo le spalle, noncurante. In fondo il succo è quello. Stiamo in silenzio per un po’, camminando lungo il corridoio, immerse ognuna nei suoi pensieri.
Sono così assorta che a un certo punto sbatto contro un’armatura che aveva deciso di fare un giretto ed era rimasta bloccata a metà strada tra il suo piedistallo e il corridoio. Dò una violenta capocciata al suo braccio e per poco non vengo buttata a terra dall’elmo che mi rotola addosso.
 Impreco contro Morgoth e tutti i suoi maledetti servitori mentre mi rialzo, rimettendo a posto l’ammasso di ferraglia che mi ha quasi provocato una commozione cerebrale.
 -Tuo padre lavora al Ministero, non è così?- esordisce Padma, bloccandosi all’improvviso (e tra l’altro senza curarsi nemmeno che sono appena stata picchiata da un’armatura).
 -Sì, perché?- rispondo, riavvitando il guanto incriminato al suo posto.
 -Niente, così, pensavo... insomma non penso che lui sarebbe molto contento se scoprisse che stiamo per partecipare a un incontro segreto di ribelli contro il regime della Umbridge- dice ironicamente.
 -Penso invece che lui sarebbe d’accordissimo- ribatto, piazzando l’elmo in cima alla corazza con particolare ferocia -se sapesse cosa ci sta facendo fare quella megera.-
 -Tuo padre è un Auror?- mi domanda Padma. Scuoto la testa.
 -Ci ha provato, ma non ha ottenuto un M.A.G.O. in Erbologia, così si è dedicato alla carriera degli Incantesimi Sperimentali. Porco Melkor, che male... scusa, dicevo? Ah, sì- dico, quando vedo Pamda alzare un sopracciglio con aria contrariata -Mio padre è il responsabile del dipartimento.-
 -Interessante!- commenta Padma -Mi piacerebbe qualcosa del genere, in Erbologia faccio schifo- fa una smorfia -tuo padre dev’essere bravo con gli incantesimi.-
 -Eccome!- esclamo -Come pensi che sia riuscito a trovare un passaggio per la Terra di Mezzo?- aggiungo, abbassando la voce -Ci lavorava su dai tempi della scuola.-
 -Oh, ciao Annadiel!-
 -Ciao, Luna!- esclamo, voltandomi verso la ragazza che abbiamo incrociato nel corridoio -come va?-
 -Abbastanza bene, grazie- risponde lei, guardandosi intorno -anche se temo che ci siano dei Nargilli qui intorno, ne ho visti un paio a Incantesimi. Ti va di venire dai Thestral con me?- mi chiede.
 -Perché no?- rispondo -Vado a posare i libri in sala comune e ti raggiungo.-
 -D’accordo- dice Luna -è molto gentile da parte tua. Ti aspetto di fronte al lago- conclude, lanciandomi uno sguardo sognante.
 -Perché perdi tempo con Lunatica?- mi rimbrotta Padma, mentre andiamo in sala comune -Tu detesti i Thestral!-
 -Lei è simpatica- ribatto -è divertente stare insieme a lei. E poi qualche sacrificio si deve pur fare, per gli amici- continuo -ti va di venire con noi?-
 -Non avrebbe senso- replica Padma -io non riesco a vedere quelle bestie. E poi ho appuntamento con Calì in biblioteca, ricordi?-
 -Ah, già. A stasera, allora!- esclamo, allontanandomi.
 
 
 -Ciao- mi dice Luna, quando la raggiungo.
Si alza in piedi, raccoglie una borsa voluminosa poggiata sull’argine del lago, si stringe un libro al petto e inizia a camminare verso la foresta.
Passiamo accanto alla capanna di Hagrid, la porta sprangata e le luci spente, e ci avviciniamo al margine della lunga fila di alberi scuri e fitti.
Fa un po’ di freddo, così mi stringo addosso il mantello: il cielo è velato da una densa coltre di nuvole bianche.
 -Pensavo che non saresti venuta- dice tranquillamente.
 -Perché avrei dovuto?- rispondo.
 -Oh, non so... alcuni pensano che io sia strana- prosegue.
 -Io non lo penso affatto- dico -c’è anche un sacco di gente che pensa che io sia strana- aggiungo, con un sorriso.
 -Oh, ti riferisci alle orecchie?- commenta Luna, contemplandole con aria interessata -A me piacciono. Sono carine.-
 -Ehm... beh, grazie- rispondo -... è stata colpa di un esperimento di mio padre.-
 -Anche a mia madre piacevano gli esperimenti- dice Luna -poi c’è stato un incidente e lei è morta.-
 -Oh, mi... mi dispiace- sospiro.
 -Tu invece perché vedi i Thestral?- mi chiede, mentre ci addentriamo nella foresta.
 -Io... - esito -da piccola ho visto un Dissennatore attaccare una persona.-
Beh, in parte è la verità. Dissennatori e Nazgûl hanno la stessa natura, anche se non credo che i Dissennatori siano stati soggiogati da Anelli del Potere.
 -Non sapevo che i Dissennatori facessero vedere i Thestral- commenta Luna -in ogni caso non fa differenza, perché io non ne ho mai visto uno da vicino- conclude, mentre giungiamo a una radura.
Luna estrae dalla borsa dei pezzi di carne fresca e li deposita al centro della radura.
 -Li ho presi in cucina- dice, sognante -gli elfi domestici lì sono molto gentili. Sono sempre contenti quando vado a trovarli.-
 -Ci vado spesso anche io- commento, mentre il primo Thestral emerge dal folto degli alberi.
Reprimo un moto di disgusto: non riesco proprio ad amare queste creature. Forse mi ricordano troppo gli Spettri dell’Anello, con il loro manto nero e gli occhi dalle pupille chiare.
Il Thestral trotterella fino al centro della radura, iniziando ad annusare la carne.
 -I Thestral sono molto veloci a volare- commenta Luna -e ti portano in qualsiasi posto tu gli chieda. Però quest’anno sono di meno- aggiunge, inclinando la testa da un lato -li ho contati.-
 -Potrebbero essere scappati- suggerisco.
 -I Thestral non scappano- risponde Luna, scandalizzata e divertita -penso che siano stati rapiti.-
 -Rapiti?- replico -Chi potrebbe voler rapire dei Thestral?-
 -Non so, è difficile addomesticarli, perciò qualcuno avrebbe potuto volersene servire- riflette Luna -mio padre scriverà un articolo su di questo, il mese prossimo.-
 -Tuo padre è un giornalista?- chiedo.
 -è il direttore del Cavillo- ribatte Luna -se vuoi ti presto un numero.-
 -Con piacere- rispondo.
Ho smesso di farmi recapitare la Gazzetta del Profeta da quando ha iniziato a seminare bugie su Silente, Harry Potter e negare il ritorno di Voldemort, così sono rimasta un po’ indietro con gli avvenimenti del mondo magico.
 -Adesso non ne ho una copia- dice Luna -ma stasera ti darò il numero del mese scorso.-
Resto qualche minuto in silenzio, mentre Luna osserva tranquilla e compiaciuta i Thestral che emergono dal folto degli alberi.
Invidio quasi la sua serenità così distaccata e impenetrabile, come una virtù che anche io vorrei avere. Adesso sono troppo nervosa per calmarmi. Negli ultimi due giorni gli eventi si sono susseguiti così velocemente da non lasciarmi quasi respiro, portando novità non proprio piacevoli: Glorfindel a Dol Guldur, lezioni segrete di Difesa contro le Arti Oscure, il litigio con Jenny, Sauron e Voldemort alleati, insomma, non quello che si definisce “buone nuove”.
Rabbuiata e abbattuta, guardo verso la foresta.
È fitta e impenetrabile, non quanto Bosco Atro, ma è vecchia abbastanza affinché si possano trovare facilmente degli Onodrim, dei pastori degli alberi.
Chissà se Hagrid ne ha mai visto uno. Non penso che si mostrerebbero a un mago qualsiasi.
 -Luna?-
 -Mmmh?-
 -Sai cosa sono gli Ent?-
 -No- dice, voltandosi -Sanno volare?-
 -Ehm... no, in realtà- rispondo, colta alla sprovvista -sono alberi parlanti.-
 -Interessante- commenta, guardandomi con i suoi grandi occhi azzurri e sporgenti -ce ne sono qui vicino?-
 -Non penso- replico -ce n’è davvero pochi anche dalle mie parti.-
 -Penso che mi piacerebbe visitare casa tua- osserva Luna -sarebbe carino parlare con gli alberi. Dove abiti?-
 -Lontano- liquido la domanda con un gesto vago.
Luna annuisce, comprensiva.
 -Ci sono molti Gorgosprizzi?-
 -Oh... ehm... no, non credo- tentenno.
 -Peccato. Gli alberi parlanti potrebbero essere anche un’allucinazione conseguente a un’intossicazione da Gorgosprizzi, sai?- afferma -Loro sono invisibili- aggiunge, a mo’ di spiegazione -ti entrano dalle orecchie e ti confondono il cervello.-
 -Oh, beh, molto confortante- esalo, coprendomi istintivamente le orecchie con i capelli -sei sicura che esistano?-
 -Certo che sì- risponde, quasi offesa -se nessuno ha ancora dimostrato che non esistono, devono esistere per forza.-
 -Teoria interessante- commento.
L’ultimo brandello della carne cruda che Luna ha depositato in fondo alla radura è appena stato divorato da un Thestral particolarmente scheletrico.
 -Se vuoi torniamo in sala comune- suggerisce Luna -inizia a far freddo.-
 -D’accordo- concedo, scrutando le nubi scure che si ammucchiano oltre le montagne.
Posso stare fresca, se stasera ho voglia di vedere le stelle.
 
***
 
La sera è appena calata, ad Angrenost.
Dalle profondità dei cantieri in cui echeggia il clangore del metallo, salgono ampie volute di fumo, scivolando sulle pareti lisce della torre nera. Di tanto in tanto, un grido stridulo accompagna una lingua di fuoco più vivace delle altre, che guizza nell’oscurità in un turbine di scintille.  
Ferro e fuoco, ove prima era una florida foresta.
In cima alla torre, qualcosa si muove, tra il fumo emanato dai cantieri attigui alla torre. Un’ombra saetta sotto la volta di stelle.
Un turbinio, e l’ombra è diventata una figura avvolta in uno scuro mantello. Capelli corvini, un viso giallastro, non s’intravede nient’altro. Non ha difficoltà a entrare: un incantesimo, qualche scintilla, e tutte le porte si spalancano davanti a lui.
Infine giunge al cospetto di colui che desiderava tanto incontrare.
 -Chi sei, tu, che osi addentrarti nella mia fortezza?-
 -Vengo per ordine di un alleato del tuo signore- dice la figura, con una voce dal timbro strascicato, quasi annoiato.
L’uomo anziano che gli sta di fronte, che porta una lunga barba bianca e si appoggia a un bastone nero e sottile, solleva le sopracciglia, sprezzante.
 -Quale altro servigio mi chiede il tuo signore?- dice, ponendo enfasi sul titolo del mandante.
 -Manda a chiedervi se siete disposto ad aver cura di un... prigioniero- risponde l’altro, senza dar conto di averlo udito -... finché il nostro signore Sauron non acconsentirà che i tempi siano maturi per portarlo alla Torre Oscura e interrogarlo- conclude.
 -Ben poca cosa domanda il suo signore a Saruman il Bianco- ribatte l’uomo, avanzando verso l’interlocutore -si tratta di uno della vostra razza?-
 -è un mago, se è ciò che intendete- risponde la figura avvolta dal mantello -ma posso assicurarvi che sarà privato della bacchetta prima che giunga qui.-
 -Saranno sufficienti gli incantesimi di Isengard affinché non tenti di fuggire- ride Saruman -ma dalle tue parole indovino che non avete ancora preso l’uomo in questione.-
 -è così, ma il mio signore porrà rimedio in breve a questa mancanza- sentenzia l’altro.
Lo stregone ride di nuovo.
 -Il tuo signore farebbe bene a fare attenzione- gli dice -perché Sauron e Saruman non necessitano di altri alleati.-
L’uomo con il mantello gira i tacchi e fa per andarsene.
 -Va’ pure, codardo- sibila lo stregone -svolgerò il lavoro che Voldemort mi ha chiesto, ma egli che non mandi altri suoi fedeli a implorare perdono, quando capirà qual è il posto che gli spetta.-
Saruman ghigna, trionfante, quando l’uomo quasi giunto all’uscita si volta, furente.
 -Il ruolo del tuo signore, presso l’alleanza delle due torri, può solo essere quello del servo.-



Buondì! 
Perdonate il ritardo e il capitolo chilometrico, spero solo che vi piaccia!
Ho poco tempo, ma devo per forza ringraziare tutti coloro che recensiscono e seguono la serie. Davvero, siete fantastici! Sono davvero felice che questa Crossover piaccia a così tanta gente e non posso che sperare che continui ad essere così ;) 
Come sempre, sono ben accette le recensioni :) 
Spero di aggiornare presto; un bacio a tutti voi e un "in bocca al lupo" a quelli che hanno fatto esami di maturità, se ce n'è, e che aspettano i risultati!

Vostra
Anairë

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Capitolo 10
*** Gita a Hogsmeade e tutto ciò che ne consegue ***


 -Nadi! Ehi, Nadi! Giù dal letto, mezzelfo dei miei stivali!-
 -Padma, urla un’altra volta quella parola e ti faccio sputare il cervello dal naso con una fattura- sbuffo, dando una manata alle tende del letto a baldacchino.
 -Scema, credevi che fossi così imprudente? Non c’è nessuno- ribatte Padma, allacciandosi gli stivali -Devi sbrigarti, se vuoi andare presto a Hogsmeade!-
Me l’ero completamente dimenticato! Oggi è Sabato!
Balzo giù dal letto con entusiasmo, scrutando fuori dalla finestra: le persiane sono sbatacchiate da un vento violentissimo che evidentemente ha spazzato via tutte le nuvole di ieri, perché stamattina il sole splende sulle montagne e sullo spicchio scintillante di lago nero che s’intravede dal dormitorio.
 -Che fattura è, comunque, quella del cervello dal naso?- commenta Padma, interessata -Non l’ho mai sentita.-
 -L’ha usata ieri un Serpeverde contro uno dei Cacciatori della nostra squadra di Quidditch, l’ho visto ieri sera nel corridoio mentre tornavo in sala comune con Luna- le spiego -non ricordo bene la formula, ma mi sembra molto utile- aggiungo.
Padma ridacchia.
 -Che inventiva- commenta.
Tanta è la fretta, che mi infilo la divisa al contrario. Per sbrigarmi cerco di Appellare le scarpe, ma mi colpiscono sul naso. 
 -Ahia!-
 -Che diamine è successo?-
 -è successo che so fare l’incantesimo di Appello così bene che gli oggetti mi picchiano da soli- replico, annodandomi la sciarpa -come se già non fosse abbastanza essere molestati da un’armatura.-
 -Beh, grandioso. Adesso muoviti, devo andare da Mondomago a comprare altra pergamena e ho anche finito il magiscotch.-
Io e Padma usciamo in fretta dal castello. Siamo ancora nel cortile d’ingresso, quando Padma mi blocca.
 -Chi è quel bellimbusto lì in fondo?- bofonchia -Sta venendo verso di noi.-
 -è Roger Davies- rispondo, amaramente -il capitano della squadra di Quidditch.-
 -Che cosa vorrà?- geme Padma, scostante.
 -Ehi, tu!- esclama, avvicinandosi a noi.
 -Io?- salta su Padma.
 -Non tu, la tua amica!- ribatte Davies -Sei Annadiel Orwell, vero?-
Annuisco, non avendo altro da dire.
 -Jeremy Stretton è finito in infermeria per colpa della fattura di quell’idiota di Montague- dice Davies, con una smorfia -Madama Chips ha detto che non si riprenderà prima di Dicembre, ma tra un mese c’è la prima partita del campionato contro Tassorosso. Visto che tu sei stata la migliore alle selezioni dopo di lui, che ne pensi di sostituirlo solo per questa partita?-
 -Oh, Valar... sarebbe fantastico!- esclamo, eccitatissima -Grazie mille!-
 -Il prossimo allenamento è lunedì alle sei, vedi di esserci- bofonchia Davies, infastidito dal mio entusiasmo.
Si volta e se ne va, senza un’altra parola.
 -Che maleducato!- esclama Padma.
 -Chi se ne importa?- ribatto, felicissima -Sono nella squadra di Quidditch!-
 -Solo per una partita- mi rammenta Padma.
 -è già qualcosa- affermo, con convinzione.
Si prospetta una bellissima giornata a Hogsmeade.
 
Aspettando di andare alla Testa di Porco per l’incontro con Potter, accompagno Padma da Mondomago.
Mentre lei cerca la pergamena, io vado a curiosare tra i libri.
Uno in particolare attira la mia attenzione: è scuro, rilegato con una copertina di un rosso cupo e il titolo impresso in lettere argentate.
Ascesa e declino delle Arti Oscure.
Lo afferro senza perdere un istante: ce n’è una copia nella biblioteca di Hogwarts, ma è difficilissimo da prendere in prestito...
 -Nadi? Io ho finito!-
 -Arrivo!- esclamo, lasciando il libro sullo scaffale. Chissà cosa penserebbero di me gli altri studenti se mi vedessero con un volume simile. Già non sono la più popolare della scuola... l’ultima cosa di cui ho bisogno è avere la reputazione della strega oscura.
 -Andiamo, facciamo tardi!- mi incita, dopo aver concluso gli acquisti.
Davanti alla Testa di Porco -un locale un po’ ambiguo, a dir la verità- c’è già un campanello di una ventina di persone.
Riconosco i gemelli Weasley, credo che si chiamino Gred e Forge o qualcosa del genere... ah, no, ecco, Fred e George! Con loro c’è quel tizio che fa il cronista nelle partite di Quidditch, poi ci sono Cho Chang e la sua amica Marietta, Michael Corner e Ginny Weasley, Anthony e Terry che ci salutano agitando le mani, quel tipo di Tassorosso che il mese scorso ho spedito in infermeria, un biondo antipatico che sono abbastanza sicura si chiami Zacharias Smith, Susan Bones e una ragazza che non conosco, Calì e Lavanda Brown, Dean Thomas, l’amico di Harry, alcuni della squadra di Quidditch di Grifondoro e un certo Colin Canon insieme a suo fratello, insieme ad altre persone che non ho idea di chi siano.
 -Ciao Annadiel- dice Terry, mentre le sua guance pallide si tingono di rosa.
 -Ciao- rispondo, cercando di sembrare impassibile -ci siamo già salutati prima- obietto.
 -Ehm... beh, sì, in effetti- commenta con una risatina.
Padma si congeda con una riverenza così teatrale che strappa una risata anche a me.
 -Au revoir, io tolgo il disturbo- dice, raggiungendo Calì dall’altro lato del marciapiede.
Ehi, torna subito qui, ho bisogno del suo supporto morale!
La telepatia non funziona e Padma svanisce in mezzo alla folla. Pagherà per questo.
Per fortuna il silenzio imbarazzato non si protrae a lungo. Anthony si dilegua misteriosamente e Terry parte all’attacco con una determinazione presa chissà dove.
 -Mi stai evitando- afferma, con tono d’accusa.
 -Non è vero- ribatto.
 -Sì, invece- sostiene Terry -da quando all’inizio dell’anno non volevi che leggessi quella lettera. Dopo sei diventata strana.-
 -Più del solito, intendi?- replico, acida -Beh, sì, lo ammetto. Sono preoccupata, ma questo cosa c’entra?-
 -C’entra eccome, se hai dei problemi con me!- ribadisce.
 -Io non ho nessun problema!- sospiro, esasperata -E non so dove tu voglia andare a parare- aggiungo.
Terry esita.
 -Pensi che ci sia qualcosa dietro, vero?-
La sua voce è diventata più calma, ma più decisa. Non fugge il mio sguardo.
 -Sì, lo penso- rispondo, con lo stesso atteggiamento.
Trasalisce. Non si aspettava questa risposta, eh?
 -Beh, ti sbagli- ribatte con durezza -e di parecchio.-
Faccio fatica per rimanere impassibile. Neanche io mi aspettavo la sua risposta.
 -In questo caso non vedo quale sia il problema- dico.
 -Non c’è nessun problema- ribatte Terry.
 -Beh, fantastico- esclamo -che sollievo, pensavo ce l’avessi con me.-
Ho paura di essere parsa un po’ sarcastica.
 -Non ce l’ho con te.-
 -Questa conversazione sta degenerando- sbuffo -dimmi chiaro e tondo cosa vuoi.-
 -Sono preoccupato per te- cede infine Terry -e basta. Ti vedo strana.-
 -Ti ringrazio, ma sono problemi miei- rispondo -non puoi aiutarmi, per quanto tu voglia. Potevi anche dirlo prima, se era questo il punto.-
 -Beh, scusami- bofonchia.
 -Tutto a posto, allora?- dico, ansiosa.
Terry sorride, titubante, poi annuisce.
 -Tutto a posto. Come prima- aggiunge, come a precisare.
 -Bene. Allora ci vediamo.-
Terry agita la mano in segno di saluto e si inserisce nella conversazione con Michael ed Anthony con una rapidità quasi sorprendente.
Si è comportato in modo piuttosto strano: mi ha praticamente detto che non prova niente per me. Beh, la situazione è girata a mio favore. Dovrei essere sollevata. Non lo sono?
Confusa, vedo arrivare Luna e Neville Paciock dalla strada principale.
 -Ciao!- esclamo, rivolta a Luna.
 -Oh, ci sei anche tu?- risponde lei, con un sorriso.
 -Allora, ci siamo tutti?- esclama improvvisamente Fred Weasley -Penso che possiamo entrare.-
Il pub non è quello che si dice molto accogliente. Il pavimento è sudicio di sporcizia e chissà da quanto tempo non viene pulito. Nel locale piccolo e angusto aleggia un forte odore di alcol.
In tutta la stanza ci saranno sì e no sei o sette persone, mentre in un tavolo in disparte siedono Harry, Ron Weasley ed Hermione Granger.
 -Buondì!- esclama Fred Weasley, avvicinandosi al bancone -possiamo avere... - ci fissa e ci conta rapidamente -... ventisei Burrorbirre, per cortesia?-
Il barista, un tipo scontroso che assomiglia stranamente a Silente, scaraventa le bottiglie addosso a Fred una dopo l’altra.
 -Salute- dice lui, allungandocele -fuori i soldi, voi, non ne ho abbastanza per tutti... -
Si crede spiritoso?
Frugo nelle tasche alla ricerca di qualche zellino e incontro lo sguardo perplesso di Hermione.
Distendo il viso in un sorriso sghembo, ma quando i suoi occhi si posano su di me, la ragazza appare corrucciata più che mai e si china all’orecchio di Harry per sussurrargli qualcosa.
Dopo aver preso le bibite, ci sistemiamo sul lungo tavolo accanto ai tre. Padma è ancora con Calì, così prendo posto accanto a Luna.
 -Ehm... bene, ehm... ciao- esordisce Hermione, la voce un po’ acuta per l’emozione.
 -Ecco... ehm... bene, sapete tutti perché siamo qui. Dunque, Harry ha avuto l’idea... cioè io ho avuto l’idea- si corregge, dopo un’occhiataccia dell’interessato -... che sarebbe stato meglio per chi voleva imparare Difesa contro le Arti Oscure, e intendo dire impararla davvero, non quella spazzatura che ci fa studiare la Umbridge... -
Ecco, la Granger mi sta un filino più simpatica.
 -... perché nessuno potrebbe definire quella roba Difesa contro le Arti Oscure!-
 -Giusto!- esordisce Anthony.
Hermione sembra rassicurata e continua a parlare con più ardore.
 -... beh, ho pensato che avremmo fatto meglio, insomma, a prendere in mano la situazione.-
Mi sporgo sulla sedia, interessata. Hermione fugge il mio sguardo. Una briciola di disappunto e fastidio mi si rimescola in fondo allo stomaco.
Seguono diverse discussioni sugli esami e per un istante la mia attenzione vacilla. Poi una frase mi riporta bruscamente sulla terra.
 -... voglio essere ben addestrata nella Difesa, perché... perché... perché Lord Voldemort è tornato.-
A quelle parole, tutta la comitiva inizia a dare di matto.
Terry sussulta come se fosse stato fulminato, Marietta Edgecombe inizia a strillare come un’aquila e si versa tutta la Burrobirra addosso (schizzando anche me, tra parentesi), Padma rabbrividisce, Neville emette una specie di gemito soffocato e inizia a tossire come un forsennato.
Io non batto ciglio, ma in un angolino del mio subconscio il panico sta timbrando il cartellino e l’occhio di Sauron fa capolino da dietro l’angolo.
 -Beh, il progetto è questo- continua Hermione, per niente scandalizzata.
Inizia un furioso dibattito sul fatto che il ritorno di Voldemort sia vero o no. Queste discussioni mi stanno facendo innervosire: voglio dire, per Harry non dev’essere proprio il massimo essere preso per un folle visionario.
Dopo di ciò, Harry interrompe Hermione e fissa negli occhi il biondino di Tassorosso che lo sta incalzando sull’argomento e gli comunica molto gentilmente che se non crede a quella storia è liberissimo di accomodarsi fuori.
Sto ancora in silenzio, non oso intervenire. Sono contenta per quello che stia accadendo e non vedo l’ora che le lezioni inizino, ma queste... come posso chiamarle? Trattative, mi stanno un po’ facendo annoiare, ed io sono una che non si annoia facilmente.
 -Hem hem.-
Trasalisco, voltandomi. Non è possibile che la Umbridge ci abbia trovati!
Poi vedo che è stata Ginny Weasley a parlare e scoppio in una risata.
 -Insomma, non dovevamo decidere con quale frequenza incontrarci?- prosegue Ginny.
 -Sì- risponde subito Hermione, evitando di guardarmi -hai ragione, Ginny.-
E all’improvviso tutti (e intendo tutti) i giocatori di Quidditch cominciano a lamentarsi del fatto che gli incontri non dovrebbero coincidere con gli allenamenti.
Il problema degli orari è secondario: prima dobbiamo decidere come e dove incontrarci.
Beh, è ovvio, nella Stanza delle Necessità, no?
Peccato che per tutti gli altri non sembri poi tanto ovvio: sono costretta a sorbirmi mezz’ora di ipotesi una più ridicole dell’altra.
 -Va bene, cercheremo un posto- liquida Hermione con un gesto secco -manderemo un messaggio a tutti quando avremo definito luogo e orario del primo incontro.-
Si interrompe e fruga nella borsa, tirando fuori carta e piuma. Sento un’aura magica provenire dalla pergamena che tiene in mano... sta diventando pazza anche lei e vuole affatturarci tutti?
 -Io... credo che dovremmo tutti scrivere il nostro nome, per sapere chi è presente oggi- dice, esitante -Ma credo anche che dovremmo essere tutti d’accordo di non divulgare ai quattro venti quello che stiamo facendo. Perciò, se firmate, acconsentirete a non raccontarlo alla Umbridge o a chiunque altro.-
 -Mi sembra ovvio- interloquisco.
Fred Weasley afferra la pergamena e firma con uno svolazzo teatrale.
E all’improvviso tutti sembrano esitare.
D’accordo, la pergamena è maledetta, ma in fondo a Fred non è ancora successo niente... penso che l’incanto dovrebbe attivarsi in caso di tradimento... o no?
 -Ehm... - il biondo di Tassorosso cincischia -ecco... sono sicuro che Ernie mi dirà quando c’è la riunione.-
Che vile spregevole!
Afferro la pergamena proprio sotto il suo naso, dalle mani di George, e scrivo il mio nome con solenne lentezza, come a voler godere della sensazione di stare infrangendo una regola.
Lancio a Hermione uno sguardo eloquente, come a volerla sfidare a fare un altro dei suoi commenti scettici e pungenti, ma lei si limita a rimanere impassibile.
Passo la pergamena al successivo della fila, Ernie Macmillan, ma lui sembra esitante quanto l’amico di Tassorosso.
 -Io... ecco, noi siamo prefetti... e se qualcuno trovasse quella lista... insomma... come dici anche tu, se la Umbridge scopre...-
 -Hai appena detto che questo gruppo è la cosa più importante di quest’anno- brontola Harry.
 -In effetti, Ernie... -commento, senza riuscire a trattenermi.
 -Eh... sì. Sì, ne sono convinto, è solo che... -
 -Ernie, credi davvero che lascerei questo elenco in giro?- sbotta Hermione, infastidita.
 -No. No, certo che no- borbotta Ernie -Io... firmo, sicuro.-
Nessun altro ha osservazioni da fare.
Vedo Marietta e Cho battibeccare, scambiando pochi, furenti sussurri, prima che firmino entrambe.
 -Beh, sì è fatto tardi!- esclama all’improvviso Fred, buttando giù qualcosa a proposito di commissioni da fare con George e il suo amico e scompare senza molti altri complimenti.
In fretta, tutti gli altri iniziano ad andarsene, come se avessero ricevuto un’autorizzazione per ritenersi congedati.
Padma mi aspetta di fianco alla porta, impaziente, insieme a Calì.
 -Ci vediamo dopo- le dico -devo scambiare due parole con Harry.-
Padma mi fa un cenno d’intesa ed esce dal pub con la gemella.
Quell’oca della Chang ci mette due secoli ad allacciare le cinghie della borsa; quando finalmente anche lei se ne va, Harry, Ron e Hermione sembrano accorgersi che sono rimasta solo io.
 -Beh- dice Ron -che ci fai qui? Perché non te ne vai?-
 -Perché voglio parlarvi- rispondo, cercando di non sembrare troppo brusca.
 -Sentiamo- sbuffa Hermione, lasciandosi cadere su una sedia.
 -Conosco un posto perfetto per queste esercitazioni- esordisco -me ne ha parlato mio padre tempo fa.-
 -Dov’è?- esclama Harry, incuriosito.
Avvicino la sedia al tavolo, abbassando la voce.
 -Settimo piano- dico in un sussurro -la chiamano Stanza delle Necessità. Non la conoscete?-
Ron scuote la testa, Harry bofonchia un “no”, Hermione mi fissa, truce.
 -Trovarla è molto difficile- replico -si trasforma nel posto di cui si ha bisogno; qualsiasi posto- aggiungo, ponendo enfasi sulle ultime due parole.
 -Beh, grandioso, andiamoci!- salta su Ron, a voce un po’ troppo alta.
 -Vi spiegherò un’altra volta come si raggiunge- ribatto -qui c’è troppo silenzio e troppa gente che ascolta.-
 -Capisco- sibila Hermione, continuando a fissarmi. Ok, sta diventando fastidiosa.
 -Si può sapere che ti prende?- bisbiglio -Perché mi stai fissando da circa un’ora?-
 -Ti spiegherò un’altra volta- dice, scimmiottando la mia voce -qui c’è troppo silenzio e troppa gente che ascolta.-
 -Va bene- sbotto, scattando in piedi -allora ci vediamo.-
 -Ci... - Harry s’interrompe, voltandosi verso gli amici, seduti ai suoi lati.
Mi blocco, la cartella già in spalla, un sopracciglio alzato. È rimasto fermo a metà?
 -... vediamo- esala, accasciandosi sulla sedia.
Gli rivolgo un cenno secco della testa, prima di tirarmi dietro la porta del pub.
 
Un bofonchiare sommesso sovrasta la folla che riempie il negozio di Mielandia.
-Padma, ingoia quell’Ape Frizzola, non capisco cosa dici!- sbotto, impaziente.
-E dopo cos’ha detto?- ripete Padma, dopo aver deglutito faticosamente -Hermione, intendo- aggiunge.
-Lascia stare- sospiro, stizzita -ma di qualsiasi cosa si trattasse, non credo che avesse davvero un motivo decente per dirlo- proseguo, amaramente.
 -Lo trovo molto maleducato da parte sua- commenta Padma distrattamente, afferrando una Piuma di Zucchero -buone, queste!-
È ovvio che Padma non mi sta ascoltando.
 -Cos’è che devi comprare?- aggiunge.
 -Delle Cioccorane- rispondo -piacciono tanto a Estel.-
 -Estel? Quel tipo strano che va e viene da casa tua?- dice Padma, vagamente.
 -Più o meno- ribatto, risentita.
Circa un anno fa ho preso dei dolci da Hogwarts per portarli a mio padre ed Estel ha voluto assaggiarne alcuni.
Elrond mi ha detto che entro Natale dovrebbe passare a Gran Burrone, così poiché ha sviluppato una insospettabile passione per le Cioccorane ho pensato di spedirgliene un po’.
 -Colleziona anche le figurine?- domanda Padma.
 -No, quelle me le spedisce indietro- rispondo -a lui non importano i maghi famosi.-
 -No, immagino di no- bofonchia Padma, scartando una Cioccorana -Merlino, non un altro Serpeverde! Ne ho dodici!-
 -Non posso aiutarti, io ce l’ho già- ribatto, avvicinandomi al bancone del negozio traboccante di studenti -Duecento bustine di Cioccorane, per favore- chiedo alla commessa, una strega con dei riccioli a cavatappi.
Con un pigro movimento della bacchetta, la donna fa levitare una scatola che atterra con un tonfo sonoro sul bancone.
 -Grazie mille- rispondo, mettendole in mano una manciata di monete e raccogliendo lo scatolone.
 -Padma, mi accompagni all’ufficio postale?- la incito, mentre guarda ancora le Piume di Zucchero.
 -D’accordo- mugugna, seguendomi fuori dal negozio -vuoi un Cioccocalderone?-
 -No, grazie- ribatto -non mi piacciono.-
Agito la bacchetta in modo che la scatola di Cioccorane svolazzi a mezz’aria accanto a noi.
 -Attenta a non colpire qualcuno- commenta Padma divertita, addentando un ennesimo dolce.
Entriamo nell’ufficio postale ed io mi dirigo senza esitazione verso i gufi per le tratte medie.
Ne scelgo uno nero e grigio e scrivo in fretta un biglietto a mio padre:
“Queste sono per Estel. Manda tantissimi saluti a Elrond, mamma, Glorfindel, anche se non c’è, e a tutti gli altri. Ci vediamo a Natale. Se vuoi, ci scriviamo ancora.
Annadiel”
Scribacchio l’indirizzo sulla busta -Londra, Grimmauld Place numero sedici.
Pago il gufo con una moneta e il pennuto parte sbatacchiandomi le ali in faccia e facendo svolazzare piume dappertutto.
 -Vedi di sbrigarti!- urlo, divertita.
Mi pento di aver scritto solo un paio di righe a mio padre. Quando tornerò al castello gli manderò una lettera come si deve.
 -Si sta facendo buio- commenta Padma -torniamo indietro?- suggerisce.
Annuisco.
 -Devo ancora finire i compiti di Trasfigurazione- aggiungo.
 -Allora andiamo.-
Ci avviamo verso il castello, mentre le nostre sciarpe svolazzano come bandiere al vento.
Incrociamo Jenny di fronte ai Tre Manici di Scopa, ma lei evita il nostro sguardo. Stiamo in silenzio per tutto il tragitto; mi sembra quasi di sentire il cervello di Padma ronzare.
 -Dovremmo parlarle, prima o poi, non pensi?- esordisco, quando abbiamo quasi raggiunto il cortile della scuola.
Padma si limita a mugugnare. 


Buonasera, Eldalië!
Meriterei la morte, perché ho aggiornato tardissimo e come se non bastasse propinandovi un capitolo noioso come Eru sa cosa e in cui non succede un emerito niente, ma conto sulla vostra magnanimità e bontà d'animo (quanto sono opportunista da uno a dieci? N.d.A Undici -.- N.d.Annadiel Ok, questa era vecchia).
Comunque, ritengo di dovere dei ringraziamenti a tutti coloro che seguono e recensiscono questa serie :) sono davvero felice che vi piaccia così tanto e spero davvero che continui ad essere all'altezza delle vostre aspettative. Purtroppo al momento sono piuttosto in difficoltà perché ho prestato "l'Ordine della fenice" a una mia compagna di classe e di conseguenza non posso continuare a scrivere T.T a meno di non buttar giù un capitolo come capita prima e riscriverlo non appena avrò le fonti adatte; ma per adesso state tranquilli, ho già altri tre capitoli da mandare ;)
A proposito, prima di sollevare eventuali proteste da parte di fan di Aragorn che vedono la figura del loro eroe sminuita dalla passione per le Cioccorane, inizio dicendo che ho messo l'avvertimento OOC (e questo vuol dire che posso fare tutto quello che mi aggrada con i personaggi u.u OOC è potere) e comunque anche io adoro Aragorn, perciò posso garantirvi che non l'ho fatto per metterlo in imbarazzo, ma per mostrare che è umano. Con ciò concludo e mi congedo, chiunque abbia altre lamentele da fare sulla credibilità dei personaggi è pregato di contattarmi.
Vi avviso anche ufficialmente che questa storia avrà un seguito, forse anche più di uno: di conseguenza il titolo sarà cambiato in "L'Ordine della Fenice", ma forse ve ne sarete già accorti ;)
Per favore, so di essere rompiscatole, ma vi prego di recensire questo capitolo, perché ho davvero bisogno di pareri e consigli da parte vostra. In ogni caso non sentitevi obbligati, la cosa peggiore che potrei fare sarebbe stalkerarvi sul Web (ma non lo farei mai perché sono una pappamolle codarda senza un minimo di carattere).
Va bene, la smetto di autoinsultarmi. Spero che questo capitolo non vi faccia troppo schifo, tutto qui.
Cari lettori, sappiate che vi adoro, anche se vi tratto male. Lasciate stare quello che scrivo, probabilmente sono ubriaca. 
A prestissimo!

Vostra affezionata (e fuori di testa)

Anairë

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Capitolo 11
*** Rubo il primato a Harry come Adolescente Isterica e tutto va a rotoli ***


Dunque...
... da dove comincio?
Scrivere a mio padre si prospetta alquanto difficile.
Mordicchio l’estremità della piuma e stropiccio un lembo della pergamena, alla ricerca di un’ispirazione. Ci sono milioni di cose che vorrei dirgli, ma non posso permettere che chicchessia le legga; perché a sentire Silente, la posta è controllata e non mi sembra il caso di rischiare.
Non mi sembra appropriato scrivere in una lettera che sono sull’orlo di una crisi isterico-depressiva perché non riesco a dormire la notte al pensiero di Sauron e Voldemort alleati; né che ho deciso di prendere parte a delle esercitazioni segrete di Difesa sotto il naso della Umbridge. E com’è ovvio non posso neanche chiedergli cos’è che lui fa mentre io sono nella Terra di Mezzo, perché ho appena scoperto da Harry che va in giro a fare altro. Tutte cose che se fossero intercettate mi farebbero passare un mare di guai, oltre a mettere in pericolo la mia vita.
Per questo motivo sono seduta davanti a questo foglio bianco da circa mezz’ora senza che niente mi venga in mente.
Andiamo, devo spremermi le meningi!
Dunque,
“Caro papà... ”
Si, brava Nadi, e poi?
E poi... oh, Varda, mi sta venendo mal di testa.
Vedo di concentrarmi...
“Caro papà,
Mi andava di sentirti, così ti ho scritto una lettera. Spero che tu non sia molto occupato e abbia avuto il tempo di andare a trovare la mamma.
Ok, così va meglio. Allora...
... Se vai a Imladris, salutami tanto Mitrandir.
Volevo anche chiederti di spiegarmi meglio come... ”
Manwë Súlimo, quanto sono stupida! Non posso mica scrivere della Stanza delle Necessità in una lettera!
Come posso esprimere il concetto senza sbandierarlo ai quattro venti?
Trovato!
“... Volevo anche chiederti di spiegarmi meglio come faccio a raggiungere il posto dove da ragazzo hai trovato la Pietra Veggente. Serve ai miei amici per una questione molto urgente di cui ti parlerò quando ci vedremo di persona.
A proposito, Jeremy Stretton è infortunato, così lo sostituirò nella prossima partita di Quidditch, da Cacciatrice, proprio come te!
È un peccato che tu non possa vedermi giocare, ma ho proprio l’impressione che non saresti molto fiero di me; ai provini per la squadra ho preso un bolide in testa dopo mezz’ora e non è detto che non possa benissimo succedere di nuovo. L’altro giorno sono stata insieme alla mia amica Luna Lovegood a trovare i Thestral e lei si è accorta che ne mancano alcuni. È abbastanza raro che i Thestral scappino, perciò potresti informarti al Ministero su che fine abbiano fatto? Sono un po’ preoccupata.
 
“Potresti informarti al Ministero” si traduce con “Controlla se sono finiti nella Terra di Mezzo”. È un sospetto stupido, lo ammetto, ma di questi tempi non si sa mai.
 
Per il resto, a scuola va tutto bene. Abbiamo una nuova insegnante di Difesa, credo che tu la conosca, si chiama Dolores Umbridge.
La settimana scorsa mi sono fatta mettere in punizione, ma non dirlo alla mamma, ti prego! Ti racconterò i particolari la prossima volta che ci incontreremo.
Non vedo l’ora che sia Natale!
Ti voglio bene, Ada!
Annadiel”
 
Beh, penso vada bene.
Arrotolo la pergamena e vado a dormire. Domani andrò alla Guferia per spedirla, sono troppo stanca per andarci subito.
Continuo a sognare quella Fenice che brucia in continuazione, senza sosta.
Penso di doverne parlare con qualcuno, forse Elrond saprà cosa dirmi.
 
Quando mi sveglio, mi accorgo subito che qualcosa non va. È una semplice e tranquilla Domenica mattina, ma non appena mi chiudo alle spalle la porta del dormitorio, la sala comune crolla in un silenzio di tomba.
Poco dopo, tutti continuano a chiacchierare come se niente fosse, con un tono stranamente allegro.
Non ci vuole una mente geniale per capire che hanno appena smesso di parlare di me. Sono cose che capitano, e che impari a riconoscere, quando sei metà elfo e metà strega e combatti contro due Signori Oscuri in incognito.
 -Ciao Annadiel- esordisce Terry, a voce stranamente alta.
 -Ciao- rispondo, svogliata, continuando a guardarmi nervosamente intorno -sai dov’è Padma?- cincischio, tanto per riempire il silenzio.
 -Era andata in Biblioteca- risponde Terry. Fa per aggiungere qualcos’altro, ma rimane con la bocca aperta a metà, esitante, mentre lo sguardo gli dardeggia per tutta la stanza. Infine la richiude, rassegnato a chissà cosa.
 -Ci vediamo- butta giù con aria un po’ abbattuta.
 -Ci vediamo- taglio corto, voltandogli le spalle. Sta succedendo qualcosa di strano.
Scendo le scale della Torre Ovest e passo alla Guferia, scegliendo un gufo della scuola per consegnare la mia lettera. Dopo di ciò mi dirigo al terzo piano, ma Padma mi raggiunge prima.
Liquida Calì con una scusa e mi si fionda addosso.
 -Qualcosa non va, Nadi- sussurra, preoccupata.
 -Me ne sono accorta- replico -che è successo?-
 -Non ne ho idea!- ribatte Padma -Ieri sera sono andata a dormire tranquilla e questa mattina quando mi sono svegliata erano tutti a parlare di te e a dire che avevano sempre saputo che eri strana e altre stupidaggini del genere. Sono venuti tutti a parlare con me perché sapevano che ti conoscevo, ma non ho voluto rispondere alle loro domande... -
 -Che genere di domande?- sbotto, quasi istericamente.
 -Cose assurde, credimi... - dice Padma -... se era vero che eri un demone o un mezzofolletto o un sacco di altre stupidaggini.-
Rimango pietrificata in mezzo al corridoio.
La fonte di tutte queste dicerie potrebbe essere una sola: qualcuno ha saputo delle mie origini.
Riepilogo mentalmente tutte le persone che potrebbero sapere che vengo dalla Terra di Mezzo: Silente e gli insegnanti, sono fuori discussione, Padma, Terry, Jenny, Dorothy.
Padma non lo farebbe mai: vedo il terrore che mi assale riflesso nei suoi occhi, e penso che neanche Terry potrebbe.
 -Credi che potrebbe essere stata Jenny?- esordisce Padma.
 -Non lo so... -sospiro -... scopriamolo subito. Se è così, si pentirà di essere nata- ringhio, volando di nuovo verso la Torre Ovest.
Jenny sta chiacchierando tranquillamente insieme a Lisa Turpin.
 -Jenny, devo parlarti- sbotto all’improvviso.
 -Che ti prende?!?- strilla lei, mentre io la prendo per un braccio e la costringo ad alzarsi.
La porto in un angolo della sala comune in cui sono sicura che nessuno possa sentirci.
 -Dì la verità- la incalzo, furiosa -sei stata tu a dire a tutti che sono un mezzelfo?-
 -Sei impazzita? Lasciami!- protesta.
 -Rispondi!- ribatto -E ti lascio in pace.-
 -Comunque non sono stata io- sbuffa -già sei abbastanza nei guai con questa storia delle esercitazioni di Difesa, ci manca solo che qualcuno venga a sapere le tue origini.-
Questo è vero. Il discorso non fa una piega, e negli occhi di Jenny non c’è traccia di menzogna.
 -Ok, scusa- concedo, lasciandola andare.
Jenny mi volta le spalle e si allontana, indignata.
 -Non è Jenny- sussurro a Padma -e penso che non sia stata neanche sua sorella- aggiungo, facendo un cenno verso Dorothy, infervorata in una fitta conversazione con i due gemelli biondi del suo stesso anno.
 -Questo è un bel mistero... -commenta lei, facendo viaggiare lo sguardo su tutta la sala.
 -Da quello che ti hanno detto, saresti in grado di stabilire da dove è venuta l’informazione?- le chiedo.
 -Beh, Calì era una delle più informate- dice Padma -e anche Lavanda, non faceva che parlarne, diceva di averlo saputo da un certo Dean... - prosegue.
 -Dean Thomas!- esclamo -C’era ieri alla Testa di Porco, è un amico di Harry.-
 -Puoi parlarne con lui- suggerisce Padma, poco convinta -con Harry, intendo. Lui lo sa?- mi chiede.
 -No, non lo sa... - sospiro. Una lampadina mi si accende nella testa.
 -La Granger, l’amica di Harry... è una nata Babbana?- domando a Padma.
 -Mi sembra di sì... perché me lo chiedi?-
 -Insomma, ieri mi fissava tutto il tempo... ti ricordi che in treno Dorothy ha quasi indovinato che ero un elfo? In famiglia di Jenny sono tutti Babbani di nascita... -
 -Sospetti di lei, allora?- salta su Padma -di Hermione.-
 -Certo che sì- ribadisco -è abbastanza perfida.-
 -Non è vero, credimi- esclama Padma -Calì dice che a volte è simpatica.-
 -Beh, non con me- ribatto -andiamo, devo trovarla e farla a pezzi.-
 -Vengo con te- dice Padma, perplessa.
In Sala Grande Hermione non c’è. Persino qui sono salutata da centinaia di bisbigli e sussurri che serpeggiano tra gli studenti.
Decido di ignorarli e vado a cercarla in Biblioteca, ma non è neanche lì.
 -Proviamo in cortile- suggerisce Padma.
Neanche lì troviamo nessuno. Spero che Hermione non abbia intenzione di rimanere tappata in sala comune per l’eternità, perché sarei tentata di fare a brandelli il ritratto per raggiungerla.
Finalmente la incontro, quasi per sbaglio, mentre esce dal cortile d’Ingresso, verso il giardino, insieme a Harry e Ron.
 -Hermione! Ehi, Hermione!-
 -Che cosa vuoi?- dice, bloccandosi.
 -Voglio parlarti- rispondo, raggiungendola con una corsa.
 -Ok, ma sbrigati- replica, spostando la borsa sull’altra spalla.
 -Cosa sai di me?- sussurro, avvicinandomi a lei -Cos’hai detto a tutti delle mie origini?-
 -Perché, è un segreto?- ribatte, allontanandosi appena.
Con un moto di sottile soddisfazione vedo i suoi lineamenti farsi appena più preoccupati.
 -Lo era- sbotto, rabbiosa -Forza, cosa sai?-
Hermione mi squadra, tranquillamente, poi nei suoi occhi c’è una scintilla di un sentimento che non riesco a decifrare.
 -Sei un mezzelfo.-
Il colpo mi fa quasi mancare l’aria.
Padma mi appoggia una mano sulla spalla, quasi temendo che io possa svenire, ma le scosto il braccio con un movimento brusco.
Mi aspettavo quasi di essermi immaginata tutto, ma l’espressione di Hermione è terribilmente consapevole.
 -Come hai fatto a saperlo?- esalo.
 -Beh, si capisce, no?- ribatte Hermione -Tutti hanno letto “Il Signore degli Anelli”.-
 -Potresti parlare in modo comprensibile?- ribatto, stizzita.
La cosa che mi fa arrabbiare di più è che “Il Signore degli Anelli” è anche uno dei titoli di Sauron; senza dubbio non una cosa su cui scherzare.
 -Lascia perdere- dice Hermione -è già abbastanza strano così.-
 -No, io non lascio perdere- replico -almeno dimmi a chi lo hai detto.-
 -Solo a Harry e Ron- si difende lei -e gli ho fatto giurare di non rivelarlo a nessuno.-
Mi volto come una furia verso i due ragazzi, rimasti in silenzio. Harry è impassibile, ma le orecchie di Ron diventano scarlatte.
 -Io l’ho detto solo a Ginny!- esclama -E le ho raccomandato che si trattava di un segreto. Beh, forse poi ha sentito anche Neville... e Dean... -
Sospiro.
Grandioso. Nel giro di mezza giornata tutta Hogwarts saprà che sono un mezzelfo.
 -Non preoccuparti- mi rassicura Hermione -non penso che nessuno di loro sappia che vieni dalla Terra di Mezzo.-
Minaccio veramente di svenire.
Eru, aiutami! Sanno persino da dove vengo!
Sento la rabbia montare in me, a vedere i volti perfettamente ignari e tranquilli di Harry, Ron e Hermione. Non capiscono il pericolo a cui sono esposti, non capiscono cosa potrebbe succedere se dei Mangiamorte scoprissero che sono un mezzelfo.
Io sono come mio padre: sono pericolosa.
Sono l’anello che congiunge i due mondi; so come difendermi da un Mangiamorte e conosco i punti deboli di un Ragno Gigante, riconosco i segni che precedono l’arrivo di un Dissennatore e so la strategia di combattimento dei warg e degli orchi. Se qualcuno mi scoprisse, se qualcuno si accorgesse di tutto ciò, sarei morta. So troppe cose per essere lasciata in libertà.
Se Sauron o Voldemort si rendessero conto che ho scoperto della loro alleanza, mi torturerebbero fino alla pazzia.
Perché nessuno riesce a capirlo? Perché a nessuno importa?
Ecco Harry con i suoi amici che passeggia allegramente in giardino, preoccupandosi solo degli esami.
 -Penso che tu ci debba delle spiegazioni- mi incalza Hermione.
Mossa sbagliata, cara. Potrei staccarti la testa a morsi per quanto sono arrabbiata.
 -Nadi, vieni- Padma mi prende con sé, vuole portarmi via.
 -No, lasciami- mi divincolo -devono saperlo. Devono!- urlo, ormai fuori di me.
 -Dobbiamo sapere cosa?- replica Ron.
 -Andiamo, Nadi, smettila di fare l’isterica!-
 -Padma, ti prego, lasciami in pace- protesto seccamente.
Deve capire che non c’è niente di più importante. Harry, Ron e Hermione hanno bisogno di essere informati.
È come se lo sentissi, come se sapessi che il destino di Harry è legato a Voldemort, e se è legato a Voldemort significa che avrà a che fare anche con Sauron.
Ormai sono la stessa persona.
E sempre che le ultime briciole di sanità mentale che mi sono rimaste non siano andate una volta per tutte a farsi benedire, il sangue che scorre nelle mie vene è per metà quello degli Alti Elfi dell’occidente; il che significa che nell’ottanta per cento dei casi le mie congetture, sensazioni, ipotesi e previsioni del futuro sono esatte.
Ciò non è esattamente consolante, al momento, ma è un dato di fatto. Elrond Mezzelfo di Gran Burrone e Dama Galadriel del Lórien sono miei parenti, e nessuno ha mai messo in dubbio le loro parole. Forse perché hanno qualche millennio in più di saggezza alle spalle.
Bene, se voglio essere presa sul serio, devo assolutamente darmi una calmata. Respiro profondamente e conto fino a sei (sono troppo nervosa per arrivare a dieci) e a questo punto sono pronta per fare un discorso a miss Tutto-è-ovvio-perché-io-sono-una-cima-e-tu-no e ai suoi amichetti Adolescente Isterico numero uno e Weasley.
 -Sentite... - mormoro -... non so se conosciate la Terra di Mezzo o sappiate chi è Sauron, ma lui e Voldemort sono alleati. Harry, l’occhio che hai visto in sogno... - aggiungo -... si tratta di Sauron, senza dubbio.-
 -Ma... Annadiel... è assurdo, non ti rendi conto?- replica Hermione -Insomma... com’è possibile che possa esserci un contatto tra loro?-
 -Nello stesso modo in cui mio padre ha incontrato mia madre- rispondo -io sono figlia di un mago e di un’elfa: se mio padre è riuscito a trovare la Terra di Mezzo non vedo perché non avrebbe potuto riuscirci anche Voldemort- concludo.
Era incredibile, ma non avevo mai pensato a tutto ciò: le parole si sono delineate nella mia testa come se avessi sempre saputo ciò che dicevo.
Padma è rimasta impietrita al mio fianco, senza muovere un muscolo.
 -La Terra di Mezzo nemmeno esiste- esordisce Harry, parlando per la prima volta.
 -Oooh, Eru, falli secchi!- sbotto, irata, mentre tutti i miei miseri tentativi di rimanere calma vanno a farsi benedire -Allora io da dove sono spuntata, eh?-
 -Ok, d’accordo, sta’ calma- dice Ron -ci crediamo.-
 -Allora, fatemi il santo piacere di non andare a sbandierare ai quattro venti questa storia, per i Valar- ribadisco, con un sospiro.
 -Scusa, ti sembriamo scemi?- interloquisce Ron.
Mi astengo dal rispondere, con il rischio di apparire alquanto offensiva.
 -D’accordo, non lo faremo- bofonchia Harry -Silente lo sa?-
 -Certo che lo sa- rispondo.
Penso che il preside sarebbe contento di sapere che mi sono confidata con Harry; meno contento di accorgersi che tutta la scuola ha scoperto che sono un essere anormale che viene da un altro universo (per fortuna non sembra essere molto chiaro quale essere e quale universo...).
 -Ehm... beh, grazie per... le informazioni- dice Hermione -penso che ci saranno molto utili.-
Rimango basita quando mi accorgo che è ironica.
 -Per Elbereth!- esplodo a quel punto -Non vi rendete conto che il vostro mondo è in pericolo? Non capite che Sauron è un servitore dell’Ombra? Voldemort non è nulla -e sottolineo nulla- in confronto al potere della Torre Oscura.-
 -Nadi, lasciali stare, andiamo- mi incita Padma, tirandomi a sé.
Mi divincolo da Padma; il suo tono di voce è quello con cui ci si rivolge agli uomini anziani o ai bambini piccoli. Mi sta forse prendendo per una malata di mente?
 -Cerca di stare calma, Annadiel- aggiunge Hermione, guardandomi preoccupata.
 -Non fraintenderci- dice Ron -ti capiamo benissimo, ma... il castello è al sicuro, no? Non c’è bisogno di farsi tutti questi problemi, mi sembra eccessivo!- esclama -Diglielo anche tu, Harry!-
Harry mugugna qualcosa che assomiglia a un “hai perfettamente ragione”.
 -E poi, insomma... non negherai che sia un po’ strano- aggiunge Hermione, con una risatina tremula -beh... un elfo della Terra di Mezzo... sai, non è facile credere che tu sia una creatura uscita da un libro.-
Padma continua a stringermi il braccio come se fossi una pazza particolarmente violenta evasa dal manicomio.
 -Lasciami- brontolo, allontanandomi -allora non capite proprio- proseguo, sentendo la rabbia montare -cosa vi interessa, certo? Ciò di cui vi preoccupate sono i compiti e le chiacchiere, dopo tutto quello che avete passato pensavo che per voi fosse diverso... - mi interrompo, deglutisco -invece no, siete proprio come tutti gli altri: chi se ne importa del pericolo, se non ci minaccia direttamente! Ma già, a cosa serve che io vi parli? Non mi ascoltereste comunque. Pensavo che sapeste cosa significa essere a un passo dalla morte, o sapere che la vostra famiglia e i vostri amici potrebbero morire, o essere catturati o torturati in qualsiasi momento; credevo di poter contare su di voi, e invece no!
Morirete colti di sorpresa da una maledizione, e che possa almeno non prendervi alle spalle, così vedrete in faccia l’idiota che vi ha fatto fuori!- urlo.
Aspetto, prima di andarmene. Harry, Ron, Hermione e Padma si scambiano sguardi perplessi.
Anche questa volta non mi hanno preso sul serio.
Di cosa m’illudevo?
Bah... una creatura uscita da un libro... che diamine, io almeno non metto in dubbio la loro esistenza!
Non sarei dovuta tornare a Hogwarts. Sta andando tutto a rotoli.
Corro lontano, fuori dal cortile, verso il lago.
Nessuno mi raggiunge e a me va bene così.
Perché non capiscono? Perché non si rendono conto che io voglio solo proteggere il mio popolo?
Possono non sapere chi sia Sauron, ma non riesco a perdonarli.
Non ci riesco.
Sta andando tutto a rotoli.
Io voglio solo proteggere la mia terra. La mia casa.
E tutto andrà a rotoli per colpa di questi stupidi maghi.
Certo che Voldemort li ha fatti a polpette se hanno l’intelligenza di un Troll.
Non capiscono. Non capiscono!
Non potranno mai capire. 

Certo che se Harry è l'Adolescente Isterico numero uno, io gli ho rubato il primato. 


Buonasera!
Scusatemi per il ritardo nell'aggiornare, ma ho ritenuto opportuno sospendere la serie durante quanto restava dei mesi estivi perché gli ultimi due capitoli hanno avuto la metà delle recensioni (e suppongo che sia tutta colpa mia).
Comunque, eccomi tornata con l'ennesima tortura per la povera Nadi che a questo punto mi vorrà morta con tutte le sue forze, ma in fondo è merito mio se esiste, perciò conto sulla sua bontà d'animo (e sulla vostra!).
Ringrazio come sempre tutti coloro che leggono, seguono, recensiscono e hanno inserito la serie tra i preferiti, in particolare _Quimelle_, perché sì, CallMeMomoTM perché recensisce sempre, Shiner LegolasOakenshield perché recensisce sempre anche lei ed è una scrittrice fantastica (questo non c'entra, comunque grazie) e tutti i lettori silenziosi. 
Come sempre sono ben accette recensioni e commenti sulla mia sanità mentale, oltre all'indirizzo di un bravo psichiatra all'interno del territorio nazionale (e che la parcella sia economica, mi raccomando, le mie sostanze sono molto ridotte, sto risparmiando per la fiera del fumetto u.u). 
E grazie ancora a tutti, perché sono contenta che questa storia vi piaccia e continui a piacervi :) 
Un bacio :*

Vostra Anairë

 

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Capitolo 12
*** Pietre magiche, un gufo pestifero e tante scuse ***


Buonasera, Eldalië!
Avete visto? Questa volta sono riuscita ad aggiornare dopo soli 17 giorni! 
Questa volta "anticipo" le note prima del capitolo, perché non voglio rovinare la fine "a effetto" (spero di avervi incuriosito, con questo). Comunque, rinnovo la mia preghiera collettiva a tutti i lettori: recensite se potete (e se volete)! Mi fa molto piacere conoscere le vostre opinioni e il vostro parere e non fatevi scrupoli, come sempre, in caso di errori! 
Ringraziasi come di consueto _Quimelle_, CallMeMomoTM, Shiner LegolasOakenshield, le tre lettrici più assidue, e tutti gli altri che hanno messo la storia tra le seguite, tra le preferite e tra le ricordate, oltre ovviamente a tutti coloro che recensiscono :) grazie mille, davvero!
Penso sia opportuno avvertirvi che in questo capitolo ci sarà una citazione proveniente da "Racconti Incompiuti"; ovvero, apparirà il nome di uno dei Nazgûl, lo Spettro di Dol Guldur che, ebbene sì, ha un nome. La battaglia descritta, inoltre, accade realmente nella storia della Terra di Mezzo. 
Dei due nomi che potrebbero sembrarvi estranei nel testo, Andor è il nome Sindarin di Númenor, mentre Selerince è l'equivalente Quenya per "sorellina". A chi sia riferito sta a voi capirlo ^^ Che dire, non mi sembra di dover aggiungere altro. Vi lascio al capitolo; scommetto che non avrete degnato di un occhiata questo misero trafiletto perché siete troppo curiosi di sapere cosa succede ;) in caso non lo foste, beh, mi dispiace di essere così noiosa.
Buona lettura!

Anairë

 
***

Affinché la rabbia sbollisca, mi ci vuole un giorno intero.
Rimango in riva al lago per ore, sola, senza una lacrima, né una parola, ogni traccia di rabbia o nervosismo svanita come nuvole al vento.
Sono lontana dal castello, vedo piccole figure nere muoversi sotto i rami ondeggianti dei salici ma distolgo lo sguardo.
Dopo un po’ inizio a canticchiare a voce bassa, poi a recitare poesie.
Sfioro il prato sull’argine con il palmo della mano, prendo tra il pollice e l’indice un filo d’erba che si è staccato e lo annodo tre volte su sé stesso, senza spezzarlo. Lo getto in acqua, senza pensare.
Faccio disegni geometrici con le dita sulla terra fangosa della sponda e li cancello con un gesto secco quando diventano troppo elaborati.
Scrivo il mio nome, quello di mia madre e di mio padre. Solo allora una piccola, minuscola lacrima trabocca e scivola giù dalla mia guancia, sottile e tagliente come una lama affilata.
Perché non posso essere come tutti gli altri?
Per la prima volta, desidero di avere due genitori uguali. Due elfi, o due uomini mortali. Due maghi o due Babbani, non farebbe differenza.
Mi vergogno del mio pensiero, e per la rabbia scaglio un sasso nelle acque calme del lago.
Onde in cerchi concentrici si allargano dal punto in cui il proiettile è affondato con uno spruzzo.
In Tengwar, scrivo sull’argine Voglio tornare a casa.
Mi alzo e mi dirigo verso il castello, senza cancellare questa scritta.
Studio fino a sera tardi, senza posa. Finisco i compiti e attacco a leggere Storia della Magia, anche se è un libro che conosco quasi a memoria. Dopodiché prendo i libri di testo e inizio a tradurli in Eldarin, tanto per ammazzare il tempo.
Padma ha il buonsenso di non parlarmi, penso che sia offesa anche lei. Verso sera la vedo scambiare due parole con Jenny.
A metà del pomeriggio Dorothy viene a parlarmi e mi dice che le dispiace che tutti siano venuti a sapere che sono un elfo, ma comunque lei è felice di averne incontrato uno vero.
Sforzo un sorriso stanco e le chiedo di lasciarmi da sola.
Se ne va.
Mi pento quasi subito di averla mandata via. Vorrei parlare con lei ancora.
Vorrei parlare con qualcuno che conosce la Terra di Mezzo. Nella Sala Comune ingombra di maghi e streghe che giocano a Spara-Schiocco o a Scacchi magici, mi mancano le canzoni degli elfi e il flauto di Lindir nelle aule luminose di Imladris.
La risposta di papà alla mia lettera arriva all’improvviso, meravigliosamente inaspettata come un regalo a sorpresa. È notte ormai inoltrata quando Voronwë, l’allocco grigio di mio padre, picchia il vetro di una delle finestre con il becco e dà in un verso di protesta.
Apro il battente, in fretta, e lo lascio entrare, raggiante.
Sfilo pian piano la pergamena dalla zampa del gufo e gli do un biscotto che ho conservato.
Ignorando gli sguardi curiosi degli altri studenti, inizio subito a leggere. È strano che la risposta sia arrivata così in fretta, ma non ho tempo di preoccuparmene, adesso: voglio avere notizie di casa mia.
 
Cara Annadiel,
Ci sono grandi novità, ma sarò costretto ad aggiornarti più tardi: prima di tutto ti allego una missiva da Gran Burrone.
Sono stato a Imladris. Elrond è molto preoccupato, ma per il resto tutto è come al solito.
Sai chi è arrivato poco tempo fa? Bilbo Baggins, quel vecchio Perian che ha conosciuto tua madre!
Ha compiuto centoundici anni da qualche settimana, e direi che li porta benone! Verrà a stare a Gran Burrone, dice che gli mancano tanto gli elfi.
Sono gente strana, gli hobbit, sai? È un peccato che tu ancora non ne abbia incontrato nemmeno uno. Ti assicuro che il signor Baggins è una persona meravigliosa e non vedo l’ora che tu lo conosca!
Rispondo alla tua domanda, invece: il posto dove ho trovato la Pietra Veggente è molto difficile da raggiungere, se non per scopi molto seri. Spero che tu non lo stia usando per stupidaggini, ma penso che il giudizio della stirpe di tua madre dovrebbe frenarti dal fare qualcosa del genere.
In fondo la stirpe dei Noldorin ha ben poco di giudizioso, dipende dai punti di vista, ma Helin mi ha proibito di parlartene, per adesso.
 
Ah, come se non sapessi del Giuramento di Fëanor!
 
In ogni caso, puoi facilmente arrivarci ripetendo tre volte ciò di cui hai bisogno e passando davanti al posto che sai. Dopo la terza ripetizione, dovresti ottenere il risultato che conosci.
Sono davvero felice che giocherai una partita di Quidditch! Mi raccomando, fatti onore e attenta ai bolidi!
Anche io attendo Natale con ansia... vedrai che novità ti aspettano!
Un abbraccio,
Ada
 
Squarto la busta e finalmente recupero un biglietto, ricoperto di Tengwar in diverse calligrafie:
 
Cara Annadiel,
Mi auguro con tutto il cuore che tu stia bene. Pochi giorni or sono, il preside della tua scuola mi ha contattato e mi ha comunicato dettagli sui possibili schieramenti del nostro nemico.
Tuo padre mi ha messo in guardia, perché la posta potrebbe essere controllata; ciò mi impedisce di scrivere liberamente, ma sappi che siamo al corrente di tutto. Non preoccuparti, nel castello sei assolutamente al sicuro.
Buon anno scolastico.
Elrond.
 
Cara Annadiel,
Mi dispiace molto sapere che tu ti preoccupi di cose più grandi di te.
Davvero, non c’è bisogno di angosciarti per tanto: come ha già scritto Elrond, ti trovi assolutamente al sicuro dove sei. Qui manchi molto a tutti noi, ma ho parlato con Ada e abbiamo convenuto che rimanere a scuola almeno per un altro anno sia per te la cosa migliore.
Ti voglio bene.
Mamma.
 
Cara Annadiel,
Volevo tu sapessi che manchi anche a me. Sai, mi dispiace molto che tu sia confinata in quel tetro castello, sola e sperduta tra i maghi... da come ne parli, sembrano degli sciocchi insensibili. Ti mando i miei più cari saluti, insieme a Estel. Ti ringrazia per le Cioccorane, a proposito.
Arwen.
 
Cara Annadiel,
Helin ha insistito perché scrivessi per ultimo -potesse cadere il Taniquetil se ho capito perché. Sono davvero spiacente di non averti risposto prima, ma come avrai capito, non era possibile che la lettera mi venisse recapitata.
Nel caso in cui la notizia ti possa rincuorare, le forze della vecchia roccaforte di Sauron erano più ridotte del previsto, comandate soltanto da due degli Spettri dell’Anello: Khamûl, il Fantasma di Dol Guldur e il suo araldo. Tuttavia Elrond si aspettava una mossa simile da parte di Sauron e grazie all’intervento di una delegazione da Imladris, la battaglia è stata vinta: i Nazgûl si sono ritirati a Minas Morgul e il nostro esercito ha respinto con facilità l’attacco al regno di Thranduil. Adesso il confine meridionale di Bosco Atro è relativamente al sicuro.
Tuo padre è venuto a trovarci pochi giorni fa, all’improvviso. È particolarmente allegro, per un motivo a tutti noi estraneo, ma ci ha portato notizie davvero scoraggianti. È anche andato via in fretta, sostenendo di essere “di turno”.
Probabilmente sono l’unico ad aver fatto caso a tutti questi dettagli; dopotutto sono queste le notizie che vuoi sapere.
Mi manchi tanto. Vorrei che tornassi presto, ma tuo padre mi ha detto che è probabile che durante le vacanze di Natale voi non riusciate a venire a Imladris.
In ogni caso, spero di rivederti presto!
Saluti anche da Erestor e Lindir, che sono in giro per le Terre Selvagge e non penso che torneranno in tempo.
Un abbraccio,
Glorfindel.

 
Cara Annadiel,
Glorfindel è un bugiardo. Non badargli, eravamo a un giro di ricognizione, ma rimediamo subito con un rapidissimo saluto.
Con affetto,
Erestor e Lindir.
 
P.S.: Non sono un bugiardo, tuo padre aveva fretta e non volevo che tu dovessi aspettare altri due mesi per ricevere questa lettera. Con ciò mi congedo, e mi scuso per il ritardo.
Glorfindel.

P.P.S: Ho innaffiato il tuo albero come promesso, sta benone. Penso che tra due primavere fiorirà. Ci sono alberi di mallorn a Hogwarts?
Erestor.”
 
Improvvisamente mi ritorna il buonumore.
Non posso fare a meno di sentirmi sollevata: Glorfindel è tornato. Non che avessi davvero temuto che morisse, ma non si sa mai...
Solo i Valar sanno quanto mi manca... è l’unico ad aver capito quello di cui ho bisogno: notizie concrete e costruttive, non certo consolazioni e gentili (o meno) inviti a non ficcare il naso negli affari che non mi riguardano.
I Nazgûl sono tornati a Minas Morgul... di sicuro Sauron deve averli richiamati per qualche motivo.
Sono immersa nelle mie riflessioni, quando Voronwë, il gufo di papà, inizia a beccarmi una mano.
 -Ahia! Non ho altri biscotti, mi spiace. Smettila ora... ehi! Che ti possano cadere le piume, hai strappato la mia lettera!-
È inutile prendersela con un animale, ma la pergamena che reca i preziosissimi messaggi da Gran Burrone è stata irrimediabilmente ridotta a brandelli da questo stupido pennuto.
 -Non preoccuparti, possiamo ripararla con del Magiscotch.-
 -Sssì, suppongo di sì- rispondo, voltandomi -ci conosciamo?-
 -No- risponde la ragazzina bionda magra come un chiodo -mi chiamo Coral Collins.-
 -Piacere- replico -sono Annadiel.-
 -Lo sappiamo- ribatte Coral -ce l’ha detto Dorothy.-
Accanto a quello che deduco sia il gemello di Coral, c’è la sorella di Jenny, tutta rossa fino alla punta dei codini castani.
 -Lui è mio fratello Will- aggiunge Coral.
 -Ciao- dice Will.
 -Ciao. Siete amici di Dorothy?-
Annuiscono entrambi.
Dallo sguardo colpevole della ragazzina, deduco che gli abbia appena raccontato chissà quali fantasticherie su una ragazza-elfo con le orecchie a punta.
Ammiro molto il loro comportamento: per lo meno i gemelli si astengono dall’assumere il classico sguardo da “Oh-Elbereth-ho-incontrato-il-mio-idolo” che io sfoggio ogni volta che Glorfindel mi racconta della Prima Era.
Primo punto a favore dei Gemelli Stecchini.
 -Vado a prendere il Magiscotch?- cinguetta Dorothy.
 -No, grazie, ho il mio- rispondo, dando una manata a Voronwë, che prende a svolazzare per tutta la Sala Comune.
 -Accio Magiscotch!-
Un rotolo di nastro adesivo magico multicolore balza fuori dalla mia cartella.
 -Vuoi una mano?- si offre Coral.
 -Faremo prima- interloquisce Will.
Secondo punto a favore dei Gemelli Stecchini.
 -Grazie mille- rispondo, raccogliendo il foglio.
Non m’importa se leggono la lettera: tanto è in Tengwar, loro non capirebbero un accidente.
 -Wow, lettere elfiche!-
Meno un punto al Gemello Stecchino.
Coral lancia un’occhiataccia a Will che interpreto come “Sta-zitto-oppure-Orecchie-a-punta-ci-incenerisce”.
Replico con uno sguardo che spero sia tradotto con un “Non-ho-intenzione-di-incenerire-nessuno-ora-per-favore-abbiate-il-buonsenso-di-stare-zitti”.
Dorothy sta in silenzio, ma i suoi occhi sembrano dire: “Io-sono-innocente-non-è-colpa-mia-io-volevo-solo-aiutarti”.
 -Va bene, mellon nín, ci penso io.-
Liquido tutto raccogliendo i pezzi della lettera dalle mani di Coral e Will e inizio ad attaccarli con il Magiscotch. La pergamena ritorna presto come nuova.
 -Allora- esordisco -siete del primo anno, vero?-
Will annuisce. Coral prende un respiro profondo e s’infervora tutta, parlando senza fermarsi un istante.
 -Sì, è fantastico! Quando ci è arrivata la lettera, a me e a Will, intendo, ero così felice! Voglio dire, lo sapevo già, tutti e due i nostri genitori sono maghi, ma insomma, è tutto così... e il castello! Il castello è meraviglioso, io l’ho detto a Dorothy, è stato bellissimo attraversare il lago con le barche e poi lo smistamento! Io avevo paura perché pensavo che Will sarebbe finito in un’altra casa, poi noi siamo così diversi, io gliel’ho detto, però siamo finiti a Corvonero ed è tutto così... fantastico e... le lezioni, e le scale che si muovono! E poi i fantasmi, ti passano attraverso e ti fanno sentire un freddo incredibile, io l’ho detto a Dorothy... -
 -Ok, ok, abbiamo capito- la interrompe Dorothy -non farla diventare sorda.-
 -Scusa- pigola Coral, sedendosi con un tonfo su un divano blu oltremare -è solo che parlo molto.-
L’avevo intuito.
 -Non preoccuparti- dico, con un sorriso -non dovreste andare a letto? Domani avete lezioni.-
 -Sembri mia sorella- replica Dorothy, arrossendo di botto.
 -Beh, mi preoccupo per te, no?- ribatto. L’accenno a Jenny mi ha fatto inasprire un po’.
 -Sì, hai ragione, dobbiamo andare a dormire- dice Will a quel punto -andiamo, Coral.-
 -A domani!- dice la biondina, trotterellando via accanto al gemello.
 -Ci vediamo- sospiro, mentre anche Dorothy si allontana.
Ripiego la lettera di papà e la infilo in una tasca della borsa. Risponderò un altro giorno.
 -Che aspetti?- sbotto, rivolta a Voronwë -Via, sciò!-
Con un verso infastidito, il gufo di papà spiega le ali e si fionda nell’aria gelida di mezzanotte in punto del sei ottobre. 
Volevo dire sette ottobre. Mezzanotte è già passata.
Insomma, adesso, per intenderci.
Inizio a mettere i libri nella borsa, lentamente, ma con la coda dell’occhio vedo Jenny che si allontana da un gruppo di ragazze per avvicinarsi a me.
Faccio finta di non vederla.
Mi si ferma di fronte, mi guarda in silenzio.
 -Padma mi ha detto che oggi hai urlato contro di lei, Harry, Ron e Hermione.-
Silenzio.
 -Penso che tu abbia fatto bene.-
Sollevo lo sguardo. Jenny non sta scherzando.
 -Non capiscono quali sono le cose importanti- prosegue, evitando il mio sguardo -sono un po’ troppo... precipitosi nella loro stupida ribellione, e non si accorgono che così peggiorano solo le cose.-
 -Io penso che le esercitazioni di Difesa siano una buona idea- ribatto, semplicemente.
 -Anche io- dice Jenny, lo sguardo puntato a terra -però ho paura.-
Lascia le labbra socchiuse, come se dovesse continuare il discorso, poi le serra e china la testa.
Mi alzo e la abbraccio, senza lasciarla parlare.
 -Devo scusarmi con Padma- esordisco -e con Harry e i suoi amici.-
 -Non devi per forza- ribatte Jenny -loro sono dalla parte del torto.-
 -Che cosa c’entra?- replico -Mio padre mi ha insegnato che bisogna sempre avere la forza di mettere da parte l’orgoglio e chiedere scusa.-
Detto ciò, metto la borsa in spalla e salgo in dormitorio insieme a Jenny.
 
***
 
Quattro alte figure sedevano riunite intorno a un tavolo.
Scambiavano tra loro sguardi silenziosi, senza parlare. In sottofondo solo lo scroscio dell’acqua e il fruscio del vento che accarezzava il chiostro, spirando tra le colonne intarsiate.
Il fusto sottile di una pianta rampicante si intrecciava da uno dei pilastri fino all’arco e al soffitto del gazebo, ondeggiando alle folate d’aria più forti.
Una donna si alzò in piedi e prese a camminare, muovendo passi svelti e cadenzati intorno alla terrazza. Aveva lunghi capelli biondi e luminosi, intrecciati con sottili ghirlande viole, e portava sulla fronte un diadema d’argento. Al collo aveva una collana con una pietra verde.
Si voltò, a una forte raffica di vento, e sussultò. Puntò gli occhi azzurri e limpidi sul tavolo, ma il piano di legno rimase vuoto e liscio; gli altri tre rimasero immobili.
 -Non c’è nulla da temere, Helin- insorse uno di loro, levandosi e raggiungendo la donna -il responso arriverà presto.-
Egli era un sire dal portamento regale, capelli scuri e occhi chiari e penetranti. Helin si voltò, con un debole sorriso.
 -Vi ringrazio- sussurrò -ma non è il ritardo che mi spaventa. Non volevo che Annadiel tornasse al castello, è tutto qui.-
 -Lei è al sicuro- sussurrò un’altra dama, levando lo sguardo su di loro -anche se non possiamo saperlo con certezza.-
 -Mia signora, guardate!- esclamò l’unico elfo rimasto silenzioso fino a quel momento.
Helin si voltò, con una scintilla di speranza negli occhi. Dal piano di legno eruppe un fascio di luce azzurrina.
Il bagliore diventò accecante e si dissolse in pochi istanti. Sul tavolo adesso c’erano una pietra scura e levigata, del diametro di una spanna, con venature appena più chiare, una lettera legata con uno spago e un grande pacco con un biglietto scritto a mano.
 -Oh, bene, ha riportato indietro la pietra- commentò l’elfo con la chioma scura.
Helin afferrò il biglietto prima di tutto, incuriosita. Lesse brevemente le parole che recava scritte, e rise limpidamente, scuotendo la testa.
 -Sempre la solita, la mia piccola... ha portato dei dolci magici per Estel- disse, voltandosi verso l’altra dama, che le si era affiancata poco prima.
Ella sorrise, prendendo il biglietto.
Nel frattempo, Helin prese la lettera, mentre l’elfo che aveva parlato poco prima copriva con un panno di stoffa la pietra rotonda.
 -Questa è di mio marito- disse la dama in un sussurro -mio signore Elrond, volete che la legga?-
 -Fate come desiderate- rispose egli, chinando il capo.
La dama aprì la busta, rompendo il sigillo di ceralacca che attestava che la lettera non era ancora stata letta, e ne trasse un sottile foglio di pergamena.
La lesse a voce bassa, ma chiara, mentre gli altri tre elfi ascoltavano in rispettoso silenzio. Di tanto in tanto, Helin si interrompeva, meditando e ponderando sulle parole, e poi riprendeva con la lettura.
Una volta concluso, ripose la pergamena nella busta e sospirò, sollevando la testa.
 -La posta è controllata- mormorò -non solo nel mondo magico.-
 -A opera di chi?- insorse Elrond, prendendo a camminare, corrucciato -Dobbiamo avere le idee ben chiare su chi sia il nostro nemico. La spedizione delle lettere è controllata dal Ministero della Magia, e non da Voldemort.-
 -Non mi avete compresa- ribatté Helin, la voce rotta -entrambi sono nostri nemici; ma c’è dell’altro- proseguì -secondo mio marito, Albus Silente, il preside di Hogwarts sostiene che possa esserci un altro contatto tra la Terra di Mezzo e il mondo magico... a uso di Voldemort.-
 -Se mi è concesso intervenire- esordì l’elfo dalla chioma dorata -posso affermare che ciò è impossibile, a meno che non esistano altre Pietre Veggenti la cui provenienza ci è ignota.-
 -Glorfindel ha ragione- sostenne Elrond -gli unici Palantíri esistenti sono andati perduti, o sono caduti nelle mani di Sauron, con l’esclusione delle pietre di Minas Anor ed Elostirion- concluse -tuttavia, nonostante ancora non siano chiare le origini della Pietra Veggente che Christopher Orwell ha trovato nel castello di Hogwarts, non possiamo essere certi che non ne esistano altre.-
 -In tal caso, le Sette pietre portate da Elendil da Andor risulterebbero essere nove... -mormorò la dama dalla chioma scura.
 -Cosa vuoi dire, Arwen?- disse Elrond.
 -Sette stelle, nove pietre... e un albero bianco- proseguì Arwen -senza alcun dubbio l’altra pietra è in mano al Signore Oscuro del mondo magico... temo per l’uso che potrebbe farne.-
 -Io invece no- replicò Helin -da quanto ho appreso da Christopher, l’anima di Voldemort si è parecchio indebolita, a causa delle empietà che ha commesso. Non sarebbe in grado di utilizzare un Palantír. Con ogni probabilità, è stato Sauron a trovarlo e ad assoggettarlo al suo volere.-
 -Non è dunque Voldemort un nemico da temere?- obiettò Glorfindel -Non potrebbe cercare di opporsi alla Torre Oscura? Dopotutto finché rimane nel mondo magico Sauron non può minacciarlo direttamente.-
 -No, infatti- sentenziò Elrond -ma è mia convinzione che Sauron non stia cercando in Voldemort uno schiavo, ma un alleato. Anzi, che lo abbia già trovato.-
 -Ne sei sicuro, padre?- insorse Arwen, preoccupata.
 -Questo è quanto temo- affermò Elrond.
I quattro stettero in silenzio, pensierosi.
 -Per lo meno Christopher ha detto che verrà presto... - mormorò Helin, affranta.
 -Voi come state?- disse Elrond, gentilmente.
La dama sollevò lo sguardo, riconoscente.
 -Potrei stare meglio... l’ombra del nemico si allunga su di noi.-
 -Quando vuoi che Annadiel lo sappia?- interloquì Glorfindel.
Helin tacque, pensierosa.
 -Presto- sussurrò.
All’improvviso, un nuovo fascio di luce azzurra sgorgò dal nulla, questa volta al centro del chiostro, a pochi piedi di distanza dal primo pilastro.
Quando la luce svanì, un uomo frastornato apparve sul pavimento di lucido marmo.
Questi si raddrizzò gli occhiali e strizzò gli occhi scuri; dopodiché si alzò in piedi, con un largo sorriso, e salutò gli elfi che aveva di fronte, inchinandosi a ripetizione.
 -Dama Arwen, i miei omaggi. Glorfindel, lieto di rivedervi. Elrond, mio signore... -
 -Bentornato, Christopher- rispose Elrond, sorpreso, con un breve sorriso -cosa ti porta qui?-
 -Solo la ricerca di consigli- replicò l’uomo -e il desiderio di una visita.-
Il suo sguardo si spostò su Helin.
 -Sei venuto- sussurrò la dama, raggiante.
 -Non potevo non tornare- rispose Christopher con un sorriso -sono spiacente di non poter rimanere molto- aggiunse, ma oggi sono di turno. Faccende dell’Ordine- aggiunse -conto che abbiate ricevuto la mia lettera.-
Elrond annuì cupamente.
 -Tuttavia, ho ritenuto prudente recarvi le nuove più recenti di presenza- aggiunse Christopher, con aria grave. Prese un grande respiro, mentre gli occhi di tutti i presenti erano puntati su di lui.
 -Le notizie di una possibile alleanza tra Sauron e Voldemort non sono più congetture. Ne abbiamo la certezza.-
Un lungo silenzio seguì le sue parole.
 -Abbiamo delle prove?- chiese Elrond, socchiudendo gli occhi, pensieroso.
 -Eccome- ribatté Christopher -pare che quel ragazzino, Harry Potter, il famoso bambino sopravvissuto del mondo magico, abbia un collegamento mentale con Voldemort. Secondo le nostre fonti, avrebbe avuto delle visioni sull’occhio di Sauron, durante il sonno.-
 -Quali sarebbero queste fonti, se mi è permesso intervenire?- insorse Glorfindel.
 -Mia figlia- rispose semplicemente l’uomo.
 -Annadiel lo sa, dunque!- esclamò Helin -Non dovrebbe essere coinvolta in queste vicende prima che la reale forza dei nostri nemici venga alla luce.-
 -Non sono dello stesso avviso- obiettò Elrond -lei è l’unica che può interpretare i segni del potere di Sauron nel mondo magico.-
 -Comunque sia, ho anche buone nuove- proseguì Christopher -mi sono informato al Ministero della Magia, e le mie fonti mi hanno dato risposte positive ed esaurienti: il potere delle Pietre Veggenti è estraneo agli incantesimi dei maghi e pertanto incorruttibile.-
 -Cosa significa questo?- domandò Arwen.
 -Significa che se le lettere possono essere intercettate... - replicò Christopher con uno strano scintillio nello sguardo -... i Palantíri non sono oggetti magici e, in quanto tali, possono essere utilizzati senza alcun pericolo.-
 -Credo di aver capito cosa intendi fare- affermò Elrond -ed è una mossa avventata e pericolosa.-
 -è chiaro che è anche necessaria- insorse Helin, schierandosi con il marito -dalle lettere di mia figlia si evince solo paura e preoccupazione per il futuro. So leggere tra le righe, sire Elrond, e so che lei non sarà tranquilla finché non avrà conosciuto tutto quanto c’è da scoprire.-
 -I meandri della magia sono pericolosi e sconosciuti- sentenziò Elrond -e solo pochi sono in grado di conoscere i suoi più remoti segreti; questo è quanto so della razza dei maghi. La cosa migliore da fare è attendere che Annadiel termini il corrente ciclo di studi e poi ritirarla dalla scuola.-
 -Non c’è in gioco solo la sua istruzione- insorse Glorfindel -ma la salvezza dei nostri mondi. Annadiel non può tenere a bada da sola l’ombra di due nemici, né può interpretare i segni che altri potrebbero cogliere. Se lei avesse un Palantír, potrebbe comunicarci ogni stranezza e chiedere consigli senza che nessun altro lo sappia.-
 -Dimenticate le che Pietre Veggenti sono tutte collegate- obiettò Elrond -anni fa, utilizzandone una, Christopher ha già corso un grave pericolo. Sauron si è impossessato del Palantír di Minas Ithil e nonostante lui sappia già dell’esistenza di Annadiel, non ha ancora modo di trovarla. Sarebbe un disastro se la scorgesse nella Pietra Veggente, o venisse a sapere di Hogwarts.-
 -A questo c’è una semplice soluzione- replicò Christopher -quando trovai il Palantír avevo diciassette anni e lo usai in modo sconsiderato. Fu per un semplice colpo di fortuna che in quel momento Helinyetillë stesse guardando la pietra di Elostirion. Come ben ricordate, fu allora che la conobbi e che trasformai la Pietra in una Passaporta per raggiungere la Terra di Mezzo. Come con un semplice incantesimo ho predisposto una Passaporta per Gran Burrone, così con incantesimi di protezione posso fare in modo che solo Annadiel possa usare la Pietra e che questa possa collegarsi solo e unicamente con quella di Elostirion.-
 -Avevate detto che i Palantíri sono immuni agli incantesimi dei maghi- obiettò Glorfindel, esitante.
 -Non è esatto - disse Christopher -sono incorruttibili, di conseguenza non è possibile modificarne la natura, ma gli incantesimi di protezione che ho intenzione di utilizzare sono semplici e potenti sortilegi che schermeranno la Pietra da ogni altro sguardo. Potrei scioglierli in qualsiasi istante.-
 -è sicuro che questa manovra funzionerà?- disse Arwen.
 -Non resta che provare- sospirò Helin.
 -Non temete- la rassicurò Christopher -farò delle prove: se tutto andrà bene, Annadiel avrà la Pietra entro la fine dell’anno.-
 -E sia, allora- concesse Elrond.
 -Sarà pericoloso applicare gli incantesimi- affermò Christopher gravemente -e per le prove dovrò disporre di un’altra pietra, che non sia quella di Elostirion.-
 -La pietra di Orthanc andrebbe bene per il tuo scopo?- domandò Elrond.
 -Certamente. Confido che sia potente abbastanza.-
 -Allora chiederemo a Saruman il Bianco di concederci il suo aiuto.-
 -Non credo sia necessario- obiettò Christopher.
 -Perché, di grazia?- insorse Helin, titubante -Saruman è uno stregone saggio e potente, il suo aiuto potrebbe esserci utile.-
 -Posso servirmi della Pietra anche senza il suo consenso- disse Christopher con voce dura -l’Ordine ha avuto notizie di maghi oscuri che si sono recati al cerchio di Angrenost, di recente. È troppo pericoloso spingersi fino a lì.-
Elrond tacque, pensieroso.
 -Ne parlerò con Mithrandir. Nel frattempo, che Annadiel non abbia sentore di nulla.-
 -Neanche di quello che accade nel suo mondo?- insorse Helin.
Lo sguardo severo di Elrond si spostò su di lei. Sapeva a che cosa la dama alludeva.
Christopher abbassò lo sguardo, mentre un sentimento misto tra dolore, apprensione e rimorso gli si dipingeva in volto.
 -Glielo diremo- affermò l’uomo con sicurezza -glielo dirò- si corresse -quando la vedrò. Non voglio che sappia questo genere di notizie leggendo su una fredda pergamena.-
Elrond chinò la testa in un gesto di assenso e approvazione.
 -Allora è deciso. Lei avrà il Palantír.-
Helin si voltò, perplessa.
 -Credevo che vi opponeste a questa decisione- disse -che pensaste fosse una mossa troppo imprudente.-
 -Lo pensavo- rispose Elrond -ma credo che non ci sia più ragione di esitare.-
Helinyetillë abbozzò un sorriso. Lasciò la mano del marito, che aveva tenuto stretta nelle sue fino a quel momento, e mosse pochi passi silenziosi verso il colonnato che contornava il chiostro.
I suoi occhi cerulei si fecero umidi di lacrime, mentre portava una mano al petto, a stringere il ciondolo con la pietra verde.
 -Selerince, dove hai trovato la tua forza?- mormorò -potrai mai perdonarmi?-
Le sue dita sottili si chiusero, tremanti, sul pendente luminoso.
Da qualche parte, oltre il mare, una bionda dama degli Eldar guardava ad est. E pensava alla sua sorella perduta. 

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Capitolo 13
*** L'Esercito di Silente ***


La porta del dormitorio cigola troppo per i miei gusti. Entro silenziosamente e Jenny mi segue a ruota, con aria innocente.
La mia migliore amica siede a gambe incrociate sul suo letto, come se non stesse aspettando altro.
 -Padma?-
 -Mmmh?-
Finge che la cogliamo di sorpresa, eh?
 -Scusa.-
 -Va bene, scuse accettate.-
 -Adesso posso disperarmi?-
 -Sì, Nadi, puoi disperarti.-
Mi lascio cadere sul letto con un gemito.
 -Io- esordisco -odio... Hermione... Granger... punto e basta.- 
 -Dormi, adesso, altrimenti mi toccherà buttarti giù dal letto- sbuffa Padma -domani abbiamo un sacco di materie difficili.-
 -Che strano- commento.
Jenny ridacchia, prima di riporre la divisa nel baule.
 -Nessun rancore, Jennifer- dice Padma con aria solenne.
 -Nessuno- conferma Jenny -ma non parlate di quella roba... per favore.-
 -Ok- concedo.
Qualsiasi cosa pur di rimanere amica di Jenny.
 
 -Nadi! C’è un problema!-
 -Che problema?- mugugno, strappandomi la coperta di dosso.
 -Non trovo il cappello!-
Strizzo gli occhi alla luce tiepida del mattino presto.
 -Padma, sei una strega, appellalo, no?-
 -Genio, credi che non l’avrei già fatto? Non so dov’è, altrimenti sarebbe stato facile!-
 -Beh, al momento ho altre cose di cui preoccuparmi, direi- commento, scostando bruscamente le tende dal baldacchino del letto -più importanti del tuo cappello.-
 -Tanto l’ho trovato- ribatte Padma.
 -Meglio così- aggiunge Jenny -c’è un altro problema.-
 -Che problema?- sospiro.
 -Ho dimenticato di fare il tema di Pozioni... è un disastro! Piton mi ucciderà!-
 -Smettila, sei la migliore della nostra classe- replico -al massimo ti abbasserà la media.-
 -Appunto! È un disastro!-
Preferivo il cappello di Padma.
Ci avviamo giù dalle scale del dormitorio, entrando in Sala comune.
 -Ciao Annadiel!- esclama Dorothy, incrociandoci per le scale e correndo a dare un bacio a sua sorella.
 -Ciao Dorothy.-
 -C’è un problema... ho bisogno di aiuto per un compito di Incantesimi e Jenny mi ha detto di chiedere a te... -
 -Va bene, dopo le lezioni vedrò di aiutarti- rispondo.
Questa giornata non mi piace. Sta iniziando con troppi problemi.
 -Mi ucciderà... mi ucciderà... mi ucciderà... -
 -Jenny, piantala o ti taglio la lingua!- sbotta Padma.
La sala comune è gremita di persone intente a confabulare e discutere animatamente.
Intorno alla bacheca c’è una folla di studenti, ammassati contro il muro per leggere un avviso collocato particolarmente in alto.
 -Che altre materie abbiamo oggi?- chiedo con casualità a Jenny, mostrando scarso interesse per la bacheca. Noto però che Padma ha lo sguardo fisso su un avviso con il timbro dell’Inquisitore Supremo, e una smorfia le si dipinge sul viso.
 -Nadi... c’è un problema.-
 -Padma, ti prego... -
 -No, questa volta è un vero problema, lo giuro!-
 -Cosa c’è?- domando, accostandomi a lei.
 -Guarda tu stessa- dice Padma, sollevando il braccio.
Seguo il suo indice puntato verso il nuovo avviso sulla bacheca.
 -“Decreto didattico Numero Ventiquattro”... ma che diamine... ?- esordisce Jenny.
 -Oh, Valar, no... - sussurro -questo è un problema.-
Secondo il Decreto, è stata vietata qualsiasi riunione regolare di tre o più studenti che non sia stata approvata dall’Inquisitore Supremo, in altre parole la Umbridge.
Il che significa niente riunioni segrete. Ma significa anche che le riunioni segrete non saranno poi così segrete. Qualcuno ci ha spiati.  
 -Pensi che si farà lo stesso?- bisbiglia Padma -Sai cosa intendo.-
 -Credo di sì- rispondo -conosci Harry- aggiungo, mentre Roger Davies si fionda giù dalle scale urlando qualcosa a proposito del Quidditch.
 -Andiamo in Sala Comune, dai- mi incita Jenny, cambiando discorso.
La notizia si è diffusa in fretta. C’è un mucchio di gente che chiacchiera e parlotta in gruppi serrati.
Almeno le dicerie sulle mie ipotetiche origini fuori dal comune sono passate in secondo piano, eclissate dal solenne annuncio che ha portato tanto scompiglio tra gli studenti.
In breve, a colazione arrivano messaggi di Harry a tutti coloro che erano all’incontro alla Testa di Porco.  
 -Harry manda a dirvi che le lezioni si svolgeranno comunque- sussurra Michael a me, Padma, Terry ed Anthony.
 -D’accordo- affermo -lo immaginavo.-
Raccolgo la borsa e faccio cenno a Jenny.
 -Faremo tardi per Pozioni.-
Jenny è ben contenta di seguirmi.
Durante la lezione faccio parecchia fatica per concentrarmi sulla Soluzione Corroborante che dovrei preparare.
Sto attentissima a mescolare gli ingredienti il giusto numero di volte, ma verso parecchio sangue di salamandra in eccesso e devo toglierlo con il mestolo prima che si amalgami al resto della pozione.
Il risultato è molto simile a quello di Jenny, il che significa che la mistura è per lo meno sufficiente, perché Jenny è davvero una maga delle pozioni.
È difficile concentrarmi sostanzialmente perché sono troppo impegnata a pensare al Decreto didattico per essere lucida. È ovvio che la Umbridge dovesse avere degli informatori... non certo tra gli studenti, la pergamena che Hermione ci ha propinato era incantata... allora chi? Qualcuno alla Testa di Porco?
 -Cosa abbiamo ora?- geme Padma, facendomi trasalire.
 -Difesa- bofonchio.
 -Wow, grandioso- sbuffa.
La vedo lanciare uno sguardo strano a Michael e Anthony, che si allontanano lungo il corridoio, chiacchierando, e mi accorgo che sta aspettando che girino l’angolo.
 -Allora- esordisce, voltandosi verso di me e ignorando il sospiro di Jenny -Parlerai con Harry oggi?-
 -Perché?- dico, colta di sorpresa. Non mi risulta che Padma sappia della Stanza delle Necessità.
 -Credevo che gli elfi fossero intelligenti, a quanto pare mi sbagliavo- sbuffa Padma -Sveglia!!! Silente ti ha chiesto di diventargli amica!-
 -E con ciò? Lui non vuole- sbotto -e neanche io.-
 -Non mi riguarda! È un ordine di Silente, perciò devi farlo- afferma Padma con veemenza -senza contare che potresti scoprire un sacco di cose su Sauron e Tu-Sai-Chi.-
 -Non mi va di usare Harry come una radio sintonizzata sui pensieri di Voldemort- ribatto aspramente.
La verità è che sono piuttosto stufa di rincorrere lui e i suoi amici e preferirei non avere più a che fare con nessuno di loro, specialmente dopo il tiro che mi ha giocato Hermione l’altro ieri.
 -Fa’ come vuoi- concede Padma -ma non finisce qui.-
 -Certo, quando mai ti arrendi, tu?- esalo, entrando nell’aula di Difesa.
 
Durante l’ora di pranzo Cho Chang viene a cercarmi per comunicarmi che l’allenamento di Quidditch di oggi pomeriggio è stato ripristinato.
 -Ci vediamo alle sei al campo- mi dice, dirigendosi alla serra di Erbologia.
 -A dopo- biascico laconicamente.
Sono un po’ distratta perché sto mentalmente ripassando l’incantesimo Evanescente di Trasfigurazione; abbiamo iniziato a lavorare con i vertebrati un po’ più grandi ma io ho ancora problemi a far scomparire le code degli animali, specialmente quelle dei gatti.
 -Santi Valar, adesso dico perché- sbuffo, alla fine della lezione -ma perché per quante volte io possa tentare questo benedetto incantesimo, non riesco a far sparire la coda?-
 -Non me lo chiedere- dice Jenny lugubre, contemplando un paio di orecchie pelose abbandonate sul suo banco -penso che il mio gatto sarebbe più contento se lo facessi Evanescere tutto intero- aggiunge, agitando invano la bacchetta.
 -Piantala di dimenarti- interloquisce Padma, bruscamente.
Il mio umore migliora dopo Rune Antiche, una materia che adoro. Ritornando alla Torre Ovest, insieme a Jenny, mi metto persino a canticchiare sottovoce.
 -Annadiel, eccoti!- cinguetta Dorothy, quando entro in Sala Comune.
 -Oh, ciao- salto su, un po’ imbarazzata. Detesto cantare nel mondo magico, qui la musica è così balorda!
 -Ehm... come va?- farfuglio allora.
 -Bene, bene- risponde Dorothy brevemente -Devi aiutarmi con i compiti di Incantesimi, ricordi?-
Valar, l’avevo dimenticato.
 -D’accordo, arrivo- concedo -ma vediamo di finire prima delle sei, ho l’allenamento di Quidditch.-
 -Evviva! Ok, allora- gorgheggia Dorothy, saltellando fino a un tavolino ricoperto di libri -già che ci siamo aiuteresti anche Will e Coral?-
 -Perché no?- sospiro, con un sorriso -che compiti sono?-
 -Dobbiamo esercitarci con un incantesimo!- esclama Coral -Quell’incantesimo fantastico che abbiamo provato e che fa quella lucina così bella... io l’ho detto a Dorothy che sarebbe meglio se lo imparassimo, penso davvero che sarebbe molto utile, anche Vitious l’ha detto, è uno degli incantesimi essenziali che servono a un mago, io non riesco davvero a credere di stare imparando una cosa così... -
 -Fermatela!- esordisce Will all’improvviso.
 -Zitta, Coral- sbotta Dorothy -la settimana scorsa abbiamo provato l’incantesimo Lumos- mi spiega -ma a me ancora non riesce!- si lamenta, imbronciata.
 -Non preoccuparti- le dico -ci vuole solo un po’ d’esercizio. Prendi la bacchetta e ripeti con me: Lumos!-
 -Lumos!- strilla Dorothy, dando una bacchettata alla scrivania. Una scintilla sprizza sul tavolo, bruciacchiando il bordo di una pergamena stesa lì accanto.
 -Ci sei quasi- dico, conciliante -prova a non muovere troppo la bacchetta, cerca di fare un movimento più morbido... così- aggiungo -Lumos!-
La ragazzina fissa attenta e corrucciata il globo di luce prodotto dal mio incantesimo.
 -Adesso prova tu, dai!- la incito.
 -Lumos!-
Dorothy dà in uno strillo di gioia, mentre una lucina lampeggia in cima alla sua bacchetta.
 -Ce l’ho fatta! Guarda! Oh, si è spenta... - sospira, sconsolata.
 -Non preoccuparti, va già bene così- la rassicuro.
Trascorro l’ora successiva facendo provare a turno Dorothy, Will e Coral con l’incantesimo della luce, con ottimi risultati.
 -Molto bene!- mi complimento -Penso che abbiamo finito, adesso... dovrei andare a studiare prima dell’allenamento... -
 -Ma c’è il controincantesimo!- ribatte Dorothy, con la bacchetta ancora accesa come una torcia -dobbiamo provare anche quello!-
 -D’accordo, mellon nín- convengo con un sospiro -la formula è Nox, proviamo insieme.-
Dopo un’altra mezz’ora, l’incantesimo è quasi perfetto.
 -Credo che possa bastare così... -azzardo, allora.
 -A me ancora non riesce bene... - si lamenta Coral.
 -Se vuoi lo proviamo un altro po’... -
 -Hem hem... -
 -Eru Ilúvatar, Padma, così sembri la Umbridge! Mi hai fatto spaventare!-
 -Annadiel, vorrei ricordarti che il tuo allenamento di Quidditch inizia esattamente tra quattro minuti; perciò non per disturbarti, ma... -
 -Varda Elentári!- esclamo, saltando su dalla sedia come una molla -Scusatemi ma devo proprio andare, ciao Dorothy, ciao Will, ciao Coral, ciao Padma... -
 -Piantala, ti accompagno- sbuffa lei.
 -Neanche per sogno!- ribatto, catapultandomi giù dalle scale -Non vedi che vento c’è?-
Effettivamente la giornata è parecchio ventosa; fuori dalle finestre si vedono le chiome degli alberi piegarsi alle raffiche violente, che frustano la fiancata del castello con ululati a dir poco inquietanti.
 -Chi se ne importa?- liquida Padma -Voglio vederti volare.-
 -Grazie per la solidarietà, ma non vorrai beccarti un raffreddore, no?-
 -Fatti miei. Madama Chips mi guarirà in un istante.-
 -Fa’ come vuoi... ti avverto, volerò da schifo se stai a guardarmi.-
Padma alza le spalle con noncuranza.
Il campo di Quidditch è spazzato da un vento così forte che le porte, cerchi sospesi a trenta metri d’altezza su pali sottili, ondeggiano paurosamente e sembrano doversi spezzare da un momento all’altro.
Roger Davies è alquanto seccato quando mi presento con cinque minuti di ritardo. Sosta davanti alla porta dello spogliatoio, sfoggiando un cipiglio sprezzante che mi fa venire voglia di prenderlo a schiaffi.
 -Potevi venire prima.-
 -Ho avuto un contrattempo- dico brevemente.
 -Per adesso indosserai la divisa di Jeremy- mi dice allora, lanciandomi un mucchio di abiti -forse ti starà un po’ grande.-
Un po’ grande?!? Potrei fare una capriola dentro la maglietta e nessuno se ne accorgerebbe. Sembro un Perian con i vestiti di un uomo.
 -Ok, grazie lo stesso- mugugno, stringendo in un nodo la parte inferiore della divisa per evitare di inciamparci dentro.
Cho Chang mi rivolge un cenno di saluto, impettita accanto a Davies. Ricambio brevemente e prendo la mia scopa, una Nimbus 2001 che mi ha regalato papà per il mio quattordicesimo compleanno.
Sento sussurrare i miei compagni di quadra, da dentro lo spogliatoio.
 -Dovevi proprio far giocare lei al posto di Jeremy?-
 -Non abbiamo alternative, era la migliore dopo di lui.-
 -Ma non hai visto com’è svitata?-
Risatine soffocate.
 -Giravano voci strane ieri in Sala Comune. Che avesse sangue di folletto.-
 -Folletto? Quando mai, è solo un po’ fuori di testa. Dovresti sentire che cosa spara a volte! Penso che siano insulti in qualche lingua sconosciuta.-
Mi trattengo dall’uscire dallo spogliatoio e prenderli a colpi di Nimbus in testa. Fremo di rabbia. Se proprio devono parlare male di me, che almeno si degnino di controllare che io non sia ad ascoltare!
 -Smettetela, non è poi così male... -
Sono stupita quando mi accorgo che è la voce della Chang.
 -... Lunatica è molto più pazza di lei.-
E tutti ridono di nuovo, iniziando a elencare tutti i comportamenti bizzarri di Luna.
Che idioti. Hanno sempre bisogno di qualcuno con cui prendersela.
Sarei tentata di piantarli in asso e lasciare la squadra, se solo non desiderassi con tutte le mie forze giocare una partita.
Perciò decido di mettere da parte l’orgoglio. Esco dallo spogliatoio, noncurante, come se non avessi sentito niente.
 -Allora, quando iniziamo?- esordisco.
 -Subito- risponde Davies, quando Michael Corner gli si avvicina, facendo levitare un baule con dentro la Pluffa, i Bolidi e il Boccino d’oro.
 -Nadi?-
 -Padma!- esclamo, quando la vedo venire alla mia volta, battendo i denti.
 -Senti, avevi ragione poco fa, c’è troppo vento... - balbetta, stringendosi addosso il mantello -... e fa un freddo da morire. Io torno al castello.-
 -Fai bene- le rispondo -non preoccuparti, ci vediamo tra un paio d’ore.-
 -Orwell! Vieni qui. Stiamo per giocare- abbaia Davies -conosci le regole del Quidditch, no?-
Genio che non sei altro, ho partecipato ai provini o cosa?
Bofonchio un sì senza scendere nei particolari.
 -Ehi, anche tu nella squadra?- commenta Michael.
 -Solo come sostituta- rispondo.
 -Esatto- sottolinea Davies -adesso vediamo di fare in fretta.-
Per iniziare, facciamo un riscaldamento volando liberamente per tutto il campo. Ho sempre amato volare, anche se le prime volte avevo sempre paura di cadere e sfracellarmi al suolo. Tuttavia l’ebbrezza del vento tra i capelli e della terra che si stende davanti come se le distanze non esistessero compensa ogni cosa.
Qui ho solo i confini del campo a separarmi dall’infinito, ma quante volte ho desiderato poter volare sopra Gran Burrone, valicare le Montagne Nebbiose e sorvolare la foresta di Fangorn o le verdi pianure di Rohan...
Ho una strana concezione di “distanza”, effettivamente. Quando mi trovavo nella Terra di Mezzo si misurava in miglia, ma adesso con tutte queste diavolerie magiche come le Passaporte, la Materializzazione e la Polvere Volante sto iniziando a confondermi. Mi confondo abbastanza spesso, è vero, ma questi sono solo dettagli di uno spessore secondario.
L’allenamento quindi prosegue con una serie di passaggi con la pluffa (la faccio cadere tre volte, ma per due volte la recupero con una giravolta sulla scopa- adoro questo genere di piroette) e con dei tiri in porta.
Evvai, così dovrò fare i conti con la mia mira schifosa.
Altro che vista elfica, io non beccherei un Goblin in testa a due centimetri di distanza.
Pertanto su dieci tiri segno solo due volte: una perché il portiere era occupato a evitare un bolide con cui si stavano allenando i Battitori, e un’altra per pura fortuna, credo.
L’espressione corrucciata di Roger Davies non mi sembra un buon segno.
Cerco di impegnarmi al massimo nel resto dell’allenamento, quando il resto della squadra mi informa sulle tattiche di gioco, e penso di aver ottenuto qualcosa con un paio di azioni decenti e faccio anche tre tiri dritti nelle porte grazie a delle finte.
Dopo un’ora e mezza di capriole, sono semplicemente esausta. Per fortuna con il vento la situazione sta diventando davvero insostenibile, così Davies decide di finire qui.
 -Il prossimo allenamento è mercoledì alle quattro e mezza, vedete di essere puntuali!- ringhia alla mia volta, quando atterro (o meglio, mi schianto) sul campo e mi trascino fino all’entrata dello spogliatoio con la vitalità e l’energia di un Vermicolo morto.
 -I Serpeverde hanno prenotato il campo alle sei e mezza, perciò dobbiamo fare in fretta- aggiunge il capitano.
Annuisco e mugugno qualcosa che dovrebbe essere tradotto come “va bene”, ma sono così stanca che non ricordo se ho parlato in Inglese, Ovestron, Sindarin, Quenya o chissà che altro.
Non so come riesco a non volare via nel tragitto fino al castello, mentre mi trascino stancamente accanto a Michael. Come diamine faccia a essere così fresco come una rosa, è un mistero.
 -Allora, che te ne è parso dell’allenamento?- mi dice, quando siamo nella Sala d’Ingresso.
 -Eh?-
 -Com’è andata?-
 -Uh... bene- farfuglio, inciampando nella scopa su per le scale -scusa, ma sono un po’ stanca.-
 -Vedo... - commenta Michael divertito -... io ho ancora da fare gli esercizi di Incantesimi- aggiunge poi.
Mi congelo sulle scale. Oh, Valar, i compiti! Non ho neanche iniziato!
Michael sembra alquanto sorpreso quando dal ritratto dell’ottusità e dello sfinimento mi trasformo in un grillo vispo e saltellante che sale i gradini della scala a chiocciola quattro a quattro.
 -Varda, Varda, Varda, i compiti! I compiti! Scusa Michael, ma ho fretta!- dico, raggiungendo la porta del dormitorio con un palmo di lingua fuori.
Allungo la mano sul battente di bronzo, ma mi ricordo dell’indovinello. Una voce allegra si diffonde nel corridoio, con l’enigma che dovrei risolvere.
 -Cos’è che prima entra e poi apre?-
 -Come?- dico, colta di sorpresa.
La voce ripete pazientemente l’indovinello.
 -Cos’è che prima entra e poi apre?-
 -Apre cosa?-
Diamine, di solito non sono così deficiente. Devo riflettere se non voglio passare la notte qui fuori.
Michael mi raggiunge sulle scale due minuti dopo, ma anche lui non ha idea di come risolvere l’enigma.
 -Che ne so, diamo un calcio alla porta ed entriamo lo stesso- sbuffa.
 -Lo sai che non funziona- ribatto.
Andiamo, Annadiel, pensa. Cosa si può aprire? Una cassaforte, un libro, una finestra, un baule, la mente...
 -è un pensiero?-
 -Sbagliato!- cinguetta la voce.
Elbereth, non ci voleva.
Allora, ricapitoliamo: cassaforte, libro, finestra, baule, libro... ah, no, già detto... una porta! Si può aprire una porta! Tanti applausi a me: e adesso?
Cos’è che prima entra e poi apre? Un ladro?
Ci sono!
 -Una chiave!- esclamo, entusiasta.
 -Esatto!- gorgheggia la voce, mentre la porta della Sala Comune si dischiude con un cigolio.
Mi fiondo dentro, esausta ma sollevata.
Saluto brevemente Padma e Jenny e praticamente quasi svengo su una sedia.
 -Devo fare ancora tutti i compiti- esalo.
 -Beh, allora tu e Padma siete in due- commenta Jenny.
 -Non è vero! Mi mancano solo Astronomia, Incantesimi e Cura delle Creature Magiche!- protesta lei, scaraventando una pila di libri sul tavolo. Per fortuna io ho lasciato qui i miei; non riuscirei ad affrontare le scale che portano fino al dormitorio.
 -Cioè tutto- la rimbecca Jenny -vedi di muoverti.-
Io prima cosa faccio Erbologia, che è incredibilmente facile. Poi insieme a Padma facciamo Cura delle Creature Magiche, che con la professoressa Caporal comincia vagamente ad assomigliare a una materia normale. Infine mi occorre più di un’ora per fare il tema di Incantesimi (tralasciando il fatto che scrivo venti centimetri di pergamena più del necessario) e sono le undici passate quando apro finalmente il libro di Astronomia.
È la mia materia preferita, perciò non incontro opposizioni dal mio cervello martoriato.
Quando terminiamo, la Sala comune è quasi deserta e anche Jenny è già andata a letto.
 -Finito- sospiro, spingendo lontano i libri e appoggiando la testa sul tavolo -adesso si dorme.-
 -Magari sopra, che ne dici?- commenta Padma sarcastica.
Ha ragione, ma non ho la forza di muovermi.
Andiamo, quest’estate ho combattuto tre ragni giganti, non posso lasciarmi sconfiggere così da uno stupido allenamento di Quidditch!
Mi sollevo con uno sforzo immane, decidendo che i miei libri possono anche trascorrere la notte fuori, per stavolta.
 -Li lasci lì?- dice Padma, mentre arranco sulle scale.
 -Li prenderò domani mattina, tanto nessuno li toglierà di lì- replico -ho troppo sonno.-
 -Credevo che gli elfi non dormissero- commenta lei.
 -Ma io sono mezza strega, e le streghe dormono- replico, come se fosse la cosa più normale del mondo. Peccato che non lo sia.
 
- L’indomani mattina -
 
 -PER TUTTI I VALAR, DOVE ****** SONO I MIEI LIBRI???-
 
***
 
Sono sul punto di stritolare Padma quando scopro che lei, Terry e Michael si sono accordati per nascondere i miei libri prima che io mi alzassi.
In fondo è solo uno scherzo innocente, peccato che io abbia perso almeno dieci anni di vita con lo spavento che ho preso, e il che la dice lunga, giacché sempre che io non scelga di attenermi al destino dei mortali, non morirò mai (e anche se morissi, potrei sempre reincarnarmi).
Stranamente, questa riflessione mi mette addosso una sensazione di inquietudine, perciò decido di pensare ad altro.
Invece, un’altra idea si fa strada nella mia mente. Mentre scendo in Sala Grande per la colazione, ci rimugino un bel po’ su, in silenzio.
È palesemente impossibile che io riesca di nuovo a parlare con Harry senza essere ulteriormente insultata con Ron e Hermione, dopo la mia uscita di testa di Domenica, nel cortile. Di conseguenza, non ho come spiegargli come entrare nella Stanza delle Necessità senza che qualcun altro ci senta, o lui stesso possa non credermi e prendermi per un’idiota visionaria.
A quanto pare il visionario non è solo lui; oltretutto i suoi sogni sono risultati essere persino più veri dell’apparenza e della realtà.
L’idea mi è venuta pensando all’incontro con Luna, quando lei ha menzionato gli elfi domestici. Ce n’è uno in cucina, un certo Dobby, che sostiene di essere un grande amico di Harry Potter. Anche lui sa della Stanza, ne abbiamo parlato qualche volta.
Potrei chiedergli di parlare a Harry della stanza come se fosse una sua idea... potrebbe funzionare. Male che vada, sarei costretta ad affrontare Ron e Hermione.
Strano, non sembro essere molto turbata dal Decreto Didattico numero Venticinque. In genere mi dà fastidio infrangere le regole, ma non quando le regole da infrangere sono assolutamente insensate.
Finite le lezioni, vado in cucina senza perdere tempo e riesco facilmente a corrompere l’elfo domestico.
 -Mi raccomando, Dobby, non dire a Harry che sono stata io a suggerirti di parlargli- lo avverto, prima di congedarmi.
 -Certo, Dobby lo farà, signorina!- afferma, annuendo vigorosamente -Per Harry Potter, questo e altro!-
Sorrido, rassicurata.
Anche questa è fatta. Se tutto va bene, domani Harry ci comunicherà la data dell’incontro.
 
Non potrebbe andare meglio. Oggi pomeriggio al settimo piano, ci riuniremo per la prima volta! Sono così emozionata che a colazione inciampo sul mantello di Lisa e quasi vado addosso a Terry che passava di là.
 -Varda Elentári, scusami!- esclamo, allontanandomi in tutta fretta -E tu stai zitta, altrimenti ti lancio una fattura- minaccio Padma.
 -Che paura- commenta lei, con una risatina di Jenny.
 -Oh, no, non iniziare a ridere!- sbuffo -Non vedo l’ora che Potter mi insegni qualche incantesimo per farvi tacere- aggiungo.
Ottengo l’effetto desiderato, perché Jenny si azzittisce tutto d’un tratto.
È difficile più del solito stare attenta a lezione di Pozioni, anche perché in fondo all’aula troviamo la Umbridge di fianco alla cattedra, con il suo solito cardigan rosa. Fino ad ora è stata presente soltanto a tre lezioni: Erbologia, Aritmanzia e Incantesimi.
Adesso sarebbe quasi divertente guardarla mentre esamina Piton, se non fosse davvero raccapricciante averla intorno mentre scribacchia allegramente sul suo quadernetto per gli appunti, indovinate di che colore?
 -Se lo lascia incustodito, lo brucio e lo faccio sembrare un incidente- bofonchia Padma, china sul calderone fin quasi a tuffarci il naso dentro, mentre la professoressa fa qualche domanda a Michael, due banchi più avanti.
 -Non lo mollerà mai- obietto -Valar, viene verso di noi!-
Mi fingo profondamente impegnata a leggere le istruzioni sul libro per la mia pozione quando la Umbridge si affaccia accanto al nostro banco e sbircia nel mio calderone.
Tiro fuori la bacchetta e mormoro un incantesimo per accendere il fuoco, sperando che la megera non si accorga quanto sono nervosa. Adesso lei ha afferrato il mio mestolo e sta rigirando la mistura con atteggiamento critico.
 -Ehm... professoressa?- azzardo, sperando di non sembrare impertinente -Dovrei aggiungere l’essenza di elleboro... -
La Umbridge mi rivolge un sorrisetto lezioso, senza modificare sostanzialmente la sua posizione. 
 -Faccia pure, cara.-
Capisco che ha intenzione di stare lì a controllare se faccio esplodere la pozione. Non sarebbe una cattiva idea, ora come ora, potrebbe rimanerci secca con un po’ di fortuna.
Tuttavia la pozione non esplode, anzi viene abbastanza bene. Proprio oggi che mi serviva un esperimento pirotecnico per far saltare in aria la Umbridge.
Poco male: mi consolo pensando che tra poche ore nella Stanza della Necessità si svolgerà un incontro segreto sotto il suo naso.
Sto quasi saltellando di gioia quando, dopo cena, si fa l’ora prestabilita.
Insieme a Padma, salgo al settimo piano.
 -Dov’è la Stanza?- chiede lei.
 -Proprio qui, di fronte all’arazzo di Barnaba il Babbeo- rispondo, iniziando per buona misura a camminare avanti e indietro per il corridoio, concentrandomi su un luogo adatto per delle esercitazioni segrete di Difesa.
 -Ehi, puoi fermarti- dice Padma -c’è una porta.-
Rimango per qualche istante a guardare la soglia della Stanza, prima di decidermi ad entrare. È strano quanto questo posto abbia un valore affettivo per me: qui mio padre ha trovato un Palantír, e qui, guardandovi dentro, ha visto mia madre e ha scoperto che la Terra di Mezzo era un luogo reale.
Entro nella Stanza con Padma, dove ci sono già Harry, Ron, Hermione e diversi altri ragazzi.
 -Ciao- dice Harry -benvenute.-
 -Ciao- rispondo, impassibile, facendo finta di niente -è un bel posto- aggiungo.
Ed è vero: conoscevo le proprietà della stanza ma non avevo idea che potesse trasformarsi in un posto così magnifico. C’è proprio tutto quanto si possa desiderare per condurre delle lezioni di magia.
 -Cosa sono quelli?- chiedo, indicando degli scaffali colmi di marchingegni che ronzano forte.
 -Detector oscuri- risponde Harry senza fare una piega.
 -Affascinante- commento, avvicinandomi a quello che sembra essere un Avversaspecchio.
 -Ma tu non sapevi già della Stanza?- obietta Ron, cogliendomi di sorpresa.
 -Sì- rispondo, continuando a guardare lo specchio -ma non ero mai entrata prima d’ora.-
 -Non toccarlo- salta su Hermione, stizzita.
 -Non lo sto toccando- ribatto, senza tuttavia distogliere lo sguardo dalla superficie -sto solo... -
... ”Dando un’occhiata” mi muore in gola. Improvvisamente una sagoma si delinea nello specchio. Vedo un mantello nero che cela un volto, due occhi di fuoco; mi sembra di sentire un alito di vento gelido e poi vedo una lama nera...
Mi volto di scatto, il cuore a mille.
 -Come funziona quel coso?- mormoro, rivolta a Harry, sedendomi accanto a Padma per evitare di tremare.
 -Beh, in genere mostra immagini confuse- risponde Harry, allungando il collo per vedere cosa mi abbia spaventata tanto -e quando si scorge il bianco degli occhi dei nemici... in quel caso sei in pericolo.-
Spiegazione contorta, ma può andare.
Quello che non mi spiego è perché mi abbia mostrato quell’immagine.
 -Le figure sono diverse per ognuno di noi?- insisto.
 -Credo... credo di no... - dice Harry -ma cosa c’entra?-
 -Niente- butto lì, chiudendo la discussione. Hermione mi sta ancora fissando. Ricambio lo sguardo, truce.
 -Ehi, che c’è?- dice lei, con una strana risata -Non mordo mica.-
Quando non replico, lei insiste: -Penso che noi dobbiamo chiarire.-
Improvvisamente mi sento avvampare. Probabilmente dovrei scusarmi, e sarebbe la cosa migliore da fare.
Nessun altro sente, siamo solo io, lei, Harry e Ron.
 -Per l’altro giorno... scusatemi, d’accordo? Non volevo. Ho solo perso la testa- sospiro -dovreste capire.-
 -Ti capiamo- mi rassicura Ron, in fretta.
 -E... mi dispiace, se tutti sono venuti a sapere che sei un mezzelfo- aggiunge Hermione -non era mia intenzione, sai.-
 -Vi ringrazio, lo apprezzo molto- proseguo, sollevata, ma mi rendo conto che la conversazione non aveva come unico scopo la riconciliazione. Harry mi guarda in modo strano.
 -Stanotte ho fatto un altro incubo- sussurra, chinandosi appena in avanti in modo che nessun altro senta.
 -Cosa?- salto su, improvvisamente interessata -Cos’hai visto?-
 -Lo stesso corridoio e la stessa porta- risponde -non so cosa sia o dove si trovi. Poi... ho visto una torre scura- continua, le sopracciglia aggrottate nello sforzo di ricordare e lo sguardo perso nel vuoto.
Lo stomaco mi si annoda al pensiero di Barad-dûr.
 -C’era un occhio infuocato in cima?- gemo.
 -No, no- ribatte Harry -era circondata da un muro di pietra e intorno era pieno di fumo e fiamme, non sono riuscito a vedere bene- prosegue -intorno c’erano quattro pilastri neri, che si sollevavano come delle punte in cima... -
 -è Orthanc- sussurro -nel cerchio di Angrenost. Sei sicuro di averla vista andare a fuoco?-
 -Sì- risponde con sicurezza -c’era del fuoco, e degli alberi cadevano e bruciavano.-
Isengard in fiamme? Perché mai? Forse Sauron ha cinto d’assedio Orthanc... ma sarebbe impossibile, è una torre inespugnabile! Certo, a meno che sia il regno di Gondor che Rohan non soccombano...
Non è detto che le visioni di Harry mostrino la verità, certo, potrebbe essere anche solo un piano del nemico, ma è pur sempre un indizio. Diamine, quanto vorrei, in momenti come questi, avere un modo per parlare liberamente con mio padre, mia madre o con sire Elrond!
 -Allora, che significa?- insiste Harry.
 -Non lo so, davvero- rispondo -la torre che mi hai descritto è la dimora di Saruman, il più potente degli Stregoni della Terra di Mezzo.-
 -Ci sono maghi anche lì?- domanda Ron, perplesso.
 -No, loro sono Istari- ribatto -sono spiriti primordiali con poteri magici.-
Hermione fa un mezzo sorriso.
 -Quindi questa torre non potrebbe essere... sai cosa intendo- fa Harry.
 -No- rispondo -non se fino a un mese fa era ancora in piedi. È lontana da Mordor.-
 -è lontana da dove?-
 -Lascia stare, Harry- insorge Hermione.
È allora che un’idea mi balena in mente: un’illuminazione che potrebbe essere utile a tutti noi e che risolverebbe molti problemi.
 -Sentite- esordisco, celando l’entusiasmo nella mia voce -è chiaro ormai che Voldemort e Sauron sono sul piede di guerra. Dobbiamo essere preparati a combattere entrambi. Silente mi ha permesso di parlare con voi della Terra di Mezzo, perciò non vedo come potrebbe nuocere, se magari vi dessi qualche indicazione sul mio mondo.-
Il viso di Hermione si illumina.
 -Annadiel, è una splendida idea!- sussurra -Non che io sia un’esperta in merito... non ho mai amato quel genere di roba. Oh, lascia perdere- aggiunge, davanti al mio sguardo perplesso.
 -Potremmo usare la Stanza- propone Ron -insomma, secondo la Umbridge se più di tre persone si riuniscono è illegale.-
 -Ma noi non saremo più di tre persone- obietta Hermione, con un sorriso malizioso. 
 -Siamo quattro- le faccio notare.
 -Ma la Umbridge ne vedrà solo tre- sentenzia Hermione, mentre Harry la fulmina con lo sguardo.
 -Sono le otto- insorge Ron -è ora di iniziare, no?-
 -Ne parliamo dopo- dico allora, confusa ma trionfante.
I cuscini che suppongo servano per gli incantesimi sono stati tutti occupati dalle ventisei persone che Sabato si trovavano alla Testa di Porco. Sono così piena di entusiasmo che potrei cantare.
 -Dovremmo darci un nome- esordisce Hermione.
Cho Chang propone Esercitazioni Segrete, abbreviato E.S. ma Ginny lo trasforma in Esercito di Silente.
 -Ben detto, Ginny!- esclamo -Un nome perfetto, in barba a quelli del Ministero!-
Terry mi sorride, entusiasta.
Scriviamo i nostri nomi in una pergamena, in cima a cui svetta il nome “Esercito di Silente”.
Dopodiché iniziamo: Harry propone di cominciare con l’incantesimo di Disarmo, che mi sembra un’ottima scelta, benché io lo sappia fare già.
Scagionate tutte le proteste sollevatesi in seguito a quest’affermazione, siamo pronti per iniziare. Ci dividiamo in coppie per provare l’incantesimo, ma Padma si esercita con Calì, perciò io sono insieme a Neville.
Quasi mi sento in colpa quando lo disarmo al primo tentativo. Gli rendo la bacchetta con un incantesimo di Appello, dopo di che continuiamo a provare.
La sala riecheggia di incantesimi, esplosioni e tonfi, che rimbombano sull’ampio soffitto. Dopo un po’ di tempo mi accorgo di migliorare leggermente: conoscevo già l’incantesimo, ma con la pratica diventa sempre più potente e non ho neanche più bisogno di urlare “Expelliarmus!” a squarciagola; mi basta fare il giusto movimento con la bacchetta e mormorare la formula perché la bacchetta di Neville schizzi via dalla sua mano.
Anche lui migliora a vista d’occhio: mi disarma almeno tre volte, con il viso contratto per la concentrazione. Dopo un po’ Harry viene a controllare come procede il nostro allenamento e gli corregge il movimento della mano.
L’incontro finisce in un baleno.
 -Sono già le nove- sospiro, delusa -peccato. È stato davvero fantastico- dico a Harry, con un sorriso -complimenti per l’idea.-
 -è stata Hermione- obietta lui.
 -In tal caso- mi volto verso di lei -i miei complimenti.-
Straordinariamente, Hermione sorride.
Fissata la data del prossimo incontro, Harry ci congeda uno ad uno, divisi per Case, non prima di aver consultato una strana pergamena consunta che tenta di nascondere. Io rimango, perché ho intenzione di strappargli una qualsiasi data per incontrarci.
Quando sono rimasta solo io, nessuno dei tre chiede spiegazioni. Probabilmente sono meno idioti di quello che credevo.
 -Allora, torneremo a incontrarci qui?- li incalzo.
 -Sta bene- concede Harry -quando?-
Ci accordiamo per domenica mattina, quando nessuno avrebbe il buonsenso di stare in giro al settimo piano dove, detto con franchezza, non c’è niente di interessante da fare.
 -Ci sarete tutti e tre, no?- dico. Harry annuisce.
 -Che genere di cose faremo, per la cronaca?- chiede.
 -Ci ho pensato, durante l’incontro- rispondo, prontamente -penso che vi spiegherò un po’ come vanno le cose da noi. E magari vi darò anche qualche indicazione pratica sulla nostra lingua.-
 -Non ci servirà a niente- obietta Ron.
 -Questo è da vedere- sentenzio -se non vi va, potete benissimo tirarvi indietro.-
 -Non ne abbiamo l’intenzione- mi rassicura Hermione -ci vediamo Domenica.-
 -Ci vediamo- li saluto, uscendo dalla Stanza.
Sono felice di aver fatto pace con loro. Sono felice di far parte dell’Esercito di Silente. Sono felice perché finalmente sto facendo qualcosa.
 
Tuttavia il mio buonumore dura poco quando raggiungo la Sala Comune e mi ritrovo una vagonata di compiti da fare.
 -Mi chiedo come posso salvare la Terra di Mezzo se sto qui a imbottire la mia mente bacata con le date delle ribellioni dei folletti- brontolo a bassa voce. Nessuno mi sente, e a me va benissimo così.
Ultimamente la mia vita è diventata così frenetica che ho persino dimenticato quanto mi manca la mia casa.
Posso facilmente rimediare: ho la lettera da Gran Burrone a cui rispondere.
Eh no, Nadi! Prima i compiti.
Elbereth, ci vorranno ore... che barba.
Cerco di sbrigarmi quanto posso, ma è già tardissimo quando finisco. Questa volta mi rintano nel dormitorio per scrivere, con la scusa di voler andare a dormire.
L’ispirazione non tarda ad arrivare, soprattutto perché sto friggendo dalla voglia di rivedere la mia famiglia e i miei amici a Gran Burrone.
 
“Caro papà,
Come stai? Sono felice che Naneth stia bene e che tu sia passato a trovarla a Imladris. Mi mancate tantissimo tutti, ma se inizio a dirlo già adesso, chissà come mi ridurrò alla fine dell’anno!
Comunque ieri ho fatto il primo allenamento di Quidditch ed è stato un mezzo fiasco: conosci la mia mira disastrosa, ti lascio immaginare l’espressione del capitano della squadra. Comunque penso di essermela cavata bene per il resto. La scuola sta diventando sempre più difficile, ci danno una vagonata di compiti e non riesco mai a finire prima di notte fonda. È sempre così, prima dei G.U.F.O.? Sono un po’ preoccupata per gli esami, ma confido sul fatto che avrò studiato tutto l’anno, perciò non dovrei avere problemi.
Penso di non avere nient’altro da dirti. Sto seriamente cercando di stare attenta a lezione di Storia della Magia, ma è più difficile di quanto pensassi.
Per favore, inoltra l’altro foglio di risposta a Gran Burrone, quando puoi. Non vedo l’ora di rivederti!
A presto,
Annadiel
 
Fatto. Ora rispondiamo a Elrond, Amil, Arwen e Glorfindel.
 
Caro sire Elrond,
Vi sono grata per la vostra missiva e sono lieta che abbiate contatti con il preside della mia scuola, perché è un pensiero che mi rassicura molto.
Mi dispiace di non poter venire a Imladris per Natale, ci rivedremo quest’estate.
Annadiel.
 
Eru, che lettera dal tono formale! In fondo a Elrond piace così, con i suoi modi solenni, almeno lo farò contento, una volta tanto. Ora tocca a mamma.
 
Cara Amil,
Grazie mille per la lettera, non preoccuparti per me, sto bene.
 
Evviva la sincerità.
 
Il castello è fantastico, lo sai, ma mi manca molto la Terra di Mezzo. Ada mi ha detto che a Imladris è appena arrivato un Perian, penso tu lo conosca. Non ne ho mai visto uno... sono simpatici? Penso proprio di sì, se sono amici degli elfi. Non vedo l’ora di tornare, ho così tante cose da dirti!
Ti voglio bene,
Annadiel.
 
Cara Arwen,
Grazie per la lettera e per aver dato le Cioccorane a Estel, salutamelo tanto. Effettivamente qui mi sento un po’ sperduta, ma in fondo ci ho fatto l’abitudine, e le lezioni sono davvero interessanti, a volte. Spero che ci rivedremo presto.
Con affetto,
Annadiel
 
Valar, non pensavo fosse così difficile buttar giù due righe per ognuno di loro! Sarà perché devo fare attenzione a ciò che scrivo, ma quasi mi fa passare la voglia di rispondere alle lettere. Per fortuna adesso scrivo a Glorfindel. Prendo un foglio separato, per lui. Non voglio che tutti leggano quanto ho da dirgli.
 
Caro Glorfindel,
Sono davvero felice che tu stia bene. Non che avessi davvero paura che ti accadesse qualcosa, beninteso, ma sai com’è, con gli Spettri dell’Anello non c’è mai da stare tranquilli. In fondo era da aspettarsi che attaccassero da Dol Guldur.
Mi manchi tantissimo anche tu, ma non ci rivedremo prima dell’estate prossima.
Qui al castello stanno succedendo un sacco di cose sconcertanti, non avrei mai detto che ci fossero così tante novità. Pensavo di aver concluso con le stranezze l’anno scorso dopo il Torneo, l’anno prima con quel Sirius Black e l’anno prima ancora con l’apertura della Camera dei Segreti. Ah, dimentico la storia della Pietra filosofale, ma io non c’ero molto dentro, perciò ho saputo i particolari soltanto alla fine.
A quanto pare, però, questo era solo l’inizio: non sto a dirti tutto, ci vorrebbero almeno altre tre pergamene, ma per fortuna sto studiando così tanto che ho davvero poco tempo per farmi prendere di nostalgia. Credo che sia una fortuna. Sai, non vedo l’ora di tornare, così finalmente mi porterai alle rovine di Fornost come mi hai promesso, e magari torneremo anche a Rohan o a Lothlórien. Hogwarts è la scuola più bella che si possa desiderare, ma certe volte sento il bisogno di un po’ di pace. Vorrei prendere un po’ di tempo per stare all’aria aperta, in silenzio, a non pensare a nulla o a guardare le stelle, ascoltare i grilli e le cicale, come facevamo a Imladris.
Il mondo magico è così terribilmente frenetico che a volte mi rendo conto di essere nevrotica al pari di tutti, ed è scoraggiante come non riesca a evitarlo.
A questo punto ho preso una decisione. Non voglio che Naneth o Elrond lo sappiano, ma conto che tu manterrai il segreto.
 
No, Nadi, che stai facendo? Non puoi dirglielo. Non ancora. Dovrei prima parlarne con Ada, lo so, ma forse se chiederò a Glorfindel di non parlare, lui terrà la bocca chiusa.
Non riesco a trattenermi, devo per forza confidarmi con qualcuno.
 
Voglio lasciare la scuola dopo gli esami. Ne parlerò con mio padre a Natale e vedrò di procurarmi i libri di testo dei prossimi anni, così potrò continuare a studiare da autodidatta. Te ne prego, lo ripeto, non dirlo a nessuno. Solo a Mithrandir, se vuoi, tanto lui sa sempre tutto.
Adesso smetto, perché è tardi e domani devo alzarmi presto. Ti saluto.
Mi manchi tanto,
Annadiel.”
 
Finito. Beh, sono davvero esausta. Rileggo la lettera, tanto per ricontrollare.
Mi ero quasi dimenticata quanto mi mancasse casa mia. Ogni istante che penso a Gran Burrone sento una stilettata di nostalgia all’altezza dello stomaco che si fa più acuta quando penso a mia madre, mio padre o Glorfindel.
Arrotolo le due pergamene. Domani andrò in Guferia.
Pensandoci, non ho poi tanto sonno. Potrei aspettare che tutti vadano a dormire e rimanere alzata un altro po’ a guardare le stelle.
Mi sollevo dal letto a baldacchino per sgranchirmi le gambe e quasi automaticamente esco dal dormitorio per dirigermi in Sala Comune, andando quasi a sbattere contro Padma.
 -Non dormivi, tu?- mi rimbecca lei, bruscamente.
 -Mi sono resa conto che non ho sonno- rispondo, sinceramente -vado in Sala Comune.-
Padma si allontana, borbottando sommessamente. Chissà perché è di cattivo umore.
Sotto, mi siedo accanto a Jenny che gioca a Spara-schiocco con Anthony.
 -Ciao Nadi- mi dice lei -vuoi giocare?-
 -No, grazie- ribatto -aspetto che finite.-
Quando la partita è terminata, la Sala Comune è quasi vuota.
 -Sai che cos’ha Padma?- domando a Jenny -L’ho incontrata sulle scale e aveva una faccia tremenda.-
Jenny si rabbuia.
 -Credo che sia per colpa tua.-
 -Per colpa mia?- esclamo, punta sul vivo -E perché? Cosa ho fatto di male?-
 -Non lo so- risponde Jenny -ha accennato qualcosa riguardo al fatto che durante quelle esercitazioni con Potter sei stata in coppia con Neville invece che con lei e poi sei rimasta lì senza neanche avvertirla mentre lei tornava in Sala Comune... ah, ed era offesa a morte perché sei andata a dormire presto.-
 -Non capisco... - sospiro -... è solo un malinteso, credevo che lei avrebbe voluto esercitarsi con Calì.-
 -Hanno litigato- dice Jenny -non te l’ha detto?-
Scuoto la testa.
 -Quando?-
 -Domenica pomeriggio.-
Ah, beh, questo spiega tutto. È il giorno in cui ho dato di matto. Dato che avevo deciso di estraniarmi dal castello non sarei mai venuta a sapere del litigio di Padma e Calì.
 -Mi dispiace... più tardi andrò a chiarire- sentenzio.
 -Non ti conviene, rimanda a domani- mi consiglia Jenny -è piuttosto nervosa oggi.-
Annuisco, concorde e riconoscente.
 -Grazie, Jen.-
 -Di niente.-
Sollevo lo sguardo verso il cielo stellato. Certe volte, quando sono nella Terra di Mezzo, riesco ad aprire un dialogo con i Valar attraverso le stelle. Pensando a quando gli Eldar dei Tempi remoti invocavano Varda e Manwë chiedendo perdono, aiuto e misericordia, è come se attraverso il cielo potessi sentirmi capita e ascoltata. C’è qualcosa oltre questo mondo pieno di ombre e di dolore.
 -A Elbereth... - sussurro -Giltoniel, rín athar aearath, cosa posso fare, Silivren?-
Le stelle rimangono mute. Nel mondo dei maghi è sempre più difficile credere a qualcosa che nessuno vede.
Naneth nín, o aind ithrin eneg toled Trennor... gli Alti Elfi si sentivano soli e sperduti come me, abbandonati in terre ostili, puniti per aver seguito le parole di un oratore che infiammò i loro cuori, troppo orgogliosi per tornare indietro...
Jenny va a dormire. È trascorsa quasi un’ora dalla mezzanotte e devo frenare le lacrime.
Questa notte non dormirò. 



Naneth nín, o aind ithrin eneg toled: madre mia, da lunghi anni sei venuta nella Terra di Mezzo (Sindarin). 




Buon pomeriggio!
Odiatemi pure se non ho aggiornato, questa volta posso dare la colpa alla scuola. Comunque ho impiegato quasi un mese per revisionare questo capitolo e altrettanto per scrivere il successivo, siate clementi, cercherò di aggiornare prima la prossima volta. Vedrete che Annadiel inizierà a farsi valere nei prossimi capitoli ;) 
Ho poco tempo, perciò per vostra fortuna sarò breve. Per tutti coloro che hanno messo la serie tra le preferite, le seguite o le ricordate: grazie mille, ma dato che siete più di venti, per favore recensite! XD 
Sto scherzando ;) vi adoro, grazie davvero. Credevo che dopo aver pubblicato questa storia mi avreste lanciato pomodori virtuali e Maledizioni Senza Perdono via internet, ma se non lo avete ancora fatto è una buona notizia, anche se sono ancora convinta che questa cross-over sia più un esperimento da manicomio che una serie normale. 
Un bacio a Shiner LegolasOakenshield, CallMeMomoTM, _Quimelle_ e a tutti i lettori silenziosi!
Recensite, per favore, siate sinceri, prolissi e cattivi, ma soprattutto Segnalate gli Errori, come sempre ;) 
A presto, e grazie per avere letto!

Un abbraccio,
Vostra
Anairë

 

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Capitolo 14
*** Partita di Quidditch e una biblioteca elfica a Hogwarts ***


Dopo la famosa notte che ho trascorso insonne, in me è avvenuto un cambiamento.
Mi accorgo che attendendo l’alba senza dormire mi ritrovo al mattino stranamente lucida e riposata, come se avessi alle spalle dieci ore di sonno.
Ho rifatto più volte questo esperimento e ha sempre funzionato: da allora rimango sveglia almeno due o tre notti la settimana, impiegando quel tempo per studiare, leggere, riposarmi, guardare le stelle, riflettere.
E rifletto anche troppo.
Ma adesso non parliamone: sono state settimane intense e frenetiche come non mai, mi sento quasi come se avessi dimenticato come si respira.
Il professor Hagrid è tornato da solo i Valar sanno dove, ma ancora non abbiamo avuto lezioni insieme a lui. Spero solo di rimanere integra per domani, perché ci sarà la mia prima partita di Quidditch, Corvonero contro Tassorosso.
Nella partita Grifondoro contro Serpeverde di qualche tempo fa, Harry Potter, Fred e George Weasley sono stati esclusi a vita dal Quidditch, il che è una perfetta ingiustizia, indovinate a opera di chi? Esatto, la Umbridge.
Vorrei farla a pezzi con uno spadino sottile come uno stuzzicadenti e poi cuocerla a spezzatino e darla in pasto ai Cavalieri Neri. Anzi, ai loro cavalli, che si dice mangino carne umana.
Comunque, istinti omicidi a parte, ce la sto mettendo tutta durante gli incontri dell’E.S: abbiamo finito con gli incantesimi di Disarmo e dopo l’incantesimo di Ostacolo abbiamo iniziato con gli Schiantesimi e con gli incantesimi Reductor.
Con il Reductor me la cavo, ho qualche problema a Schiantare. Ho trascorso tre quarti dell’ultima lezione svenuta, perché Terry mi ha schiantato più o meno cinque volte e poi non sapeva farmi rinvenire.
Me la sono cavata sempre meglio di Dennis Canon: suo fratello quando l’ha schiantato ha sbagliato a pronunciare Reinnerva e gli ha fatto uscire sangue dal naso per un buon quarto d’ora. Chissà per quale strano motivo Hermione era incavolata nera con Fred e George, che però hanno giurato di essere innocenti.
Ah, ho dimenticato di dire che Terry ha strappato il permesso a Padma di esercitarsi con me per almeno una lezione (cosa che Calì non gli perdonerà mai), ma non è stato poi tanto male. Io e lui quasi ci equivaliamo nel combattimento, e da quando Harry ci ha accennato come bloccare un incantesimo, facciamo anche dei duelli niente male, prima che uno di noi due resti affatturato.
Con Padma è quasi la stessa cosa, ma a volte lei si distrae ed io la batto subito.
A proposito, il giorno dopo il primo incontro abbiamo chiarito le nostre incomprensioni. Adesso lei non parla quasi più con Calì, ma ha detto che in fondo è contenta di duellare con lei, così può metterla fuori combattimento senza doverne rispondere a nessuno. Senza contare che quasi sempre è Calì a battere lei.
I miei rapporti con Harry, Ron ed Hermione migliorano a vista d’occhio. Diciamo che da un mese a questa parte siamo riusciti a non urlarci contro neanche una volta, e questa è già una cosa positiva.
E poi c’è stata quella fatidica Domenica, seguita da molte altre, in cui ci siamo incontrati nella Stanza delle Necessità, perché io li istruissi sulla Terra di Mezzo.
Ricordo che arrivarono soltanto Ron e Hermione, sbucando dal corridoio con aria circospetta.
 -Ehi, ciao!- esclamai -dov’è Harry?-
 -Ehm... qui- rispose Ron, diventando rosso fino alle orecchie, mentre Harry sbucava dal nulla.
 -Aaah! Varda Elentári, che succede?-
 -Sta’ tranquilla, è solo un Mantello dell’Invisibilità!- mi rassicurò Harry, ripiegando l’indumento e infilandolo nella borsa.
Quasi non riuscii a crederci. Credevo che non esistessero oggetti del genere, che fossero solo leggende nate dai mantelli con incantesimi di Disillusione o tessuti con lana di Camuflone, che si opacizza con il tempo; ma dopotutto ormai sono abituata a ogni genere di stranezza, facendo avanti e indietro tra due mondi magici.
 -Però, utile- commentai soltanto.
Entrammo nella Stanza, che si era trasformata in un’autentica biblioteca elfica, proprio come quelle di Imladris. Rimasi sulla soglia, mentre i ricordi mi sommergevano, e una lacrima di commozione mi scivolava lungo la guancia.
 -è l’aula più bella che possiate desiderare- sussurrai.
Harry e Ron iniziarono a guardarsi intorno, Hermione rimase al mio fianco.
 -Ti manca casa tua?- chiese.
 -Sì- risposi, sorpresa da una tale domanda da parte sua -sì, mi manca. In effetti... qui è tutto così strano- risi timidamente -non passa giorno senza che io voglia tornare nella Terra di Mezzo.-
Hermione tacque, mentre Ron guardava con aria stralunata una mappa appesa al muro di fronte all’ingresso.
 -Questo è il posto dove vivi?- chiese, puntando l’indice sulla foresta di Fangorn.
 -Più o meno- risposi -allora, diamo inizio alla lezione?- aggiunsi allegramente.
 -Non ci interrogherai, vero?- disse Harry, sedendosi su uno scranno intagliato.
 -Se studierete abbastanza, no- scherzai -prima di tutto, c’è qualcosa sul mio mondo che dovete sapere.-
La lezione andò avanti così e... oh, non ricordo più cosa abbiamo fatto! Dopotutto è passato quasi un mese; comunque dovrei avere qualche appunto che presi il giorno stesso... aspettate, vado a cercarli.
Porco Melkor, dove sono?
Ah, eccoli qui! Li avevo infilati nel libro di Trasfigurazione.
Dunque... adesso li ricopio. E scusate il contrattempo, sono sempre così distratta!
 
 -Ricapitoliamo- esala Ron, frastornato -nel posto dove abiti tu... -
 -Terra di Mezzo, Ronald- sospira Hermione.
 -Stavo per dirlo, grazie- la rimbecca lui, irritato -comunque, qui in questo posto c’è un Signore Oscuro, o Oscuro Signore, insomma, tipo Tu-Sai-Chi, per intenderci... questo Soren... -
 -Sauron- lo correggo -si pronuncia Sauron.-
 -Ma è difficile!- ribatte Ron.
Alzo le spalle.
 -Puoi chiamarlo anche Gorthaur, o Signore degli Anelli, o Oscuro-Signore-Tipo-Tu-Sai-Chi, se preferisci- replico.
 -Va bene, lo chiamo Sawren.-
 -Sauron!- esclama Harry, divertito.
 -Vogliamo sbrigarci?- insorge Hermione. Lei si è dimostrata particolarmente brillante, forse perché conosce già i tre quarti della storia per sommi capi.
 -Harry, fa’ tu il riassunto- dico allora. È lui che voglio sappia tutto come si deve, più degli altri.
 -D’accordo- concede -quindi, Sauron nella Terz... Seconda Era della Terra di Mezzo ha forgiato questi Anelli del Potere: tre per gli elfi, sette... erano sette?-
 -Sì, erano sette- dico -continua.-
 -Sette per i nani, e nove per gli uomini- elenca celermente -ah, e uno per sé; ma l’elfo che ha fatto gli altri anelli, che non mi ricordo come si chiama, ha nascosto gli anelli degli elfi... mi sembra... ma Sauron ha preso gli altri e ha trasformato in fantasmi i loro portatori.-
 -Più o meno- approvo, conciliante -Spettri dell’Anello. Nazgûl.-
 -O Fantasmi-Tipo-Dissennatori- butta lì Ron, distratto nello sfogliare un voluminoso libro recante l’illustrazione della porta di Moria -oh, e questa cos’è?-
 -Quelle- dico, mettendo l’illustrazione al centro del tavolo intorno a cui siamo seduti -sono le porte di Moria, o Khazad-dûm, il più grande regno dei nani. E si trova qui- aggiungo, indicando un punto in mezzo alle Montagne Nebbiose.
 -Ci sei mai stata?- chiede Harry.
 -Proprio no- rispondo -è un luogo disabitato da secoli, e anche se un gruppo di nani ha provato a riconquistarla non è comunque molto prudente avvicinarsi.-
Hermione annuisce, assorta.
 -Allora continuiamo con la storia, sto iniziando a confondermi- insorge Ron, guardando Harry.
Sbuffando, Harry procede:
 -Alla fine della Seconda Era Sauron viene sconfitto dall’Ultima Alleanza tra elfi e uomini e l’Anello non si trova più. Fine- conclude stancamente.
 -Sì, esatto, fine- sospiro.
 -Mi sembra una storia senza capo né coda- obietta Ron -insomma, è successo... è successo un’Era fa!-
 -Tremilasedici anni fa, per la precisione.-
 -Beh, sì, va bene- sospira -comunque... è una storia bell’e finita... cosa c’entra con... beh, con noi?-
 -C’entra- ribatto, irritata -che Sauron è tornato a Barad-dûr... la sua roccaforte- aggiungo, in risposta agli sguardi perplessi di Harry e Ron -... e vuole muovere guerra alla Terra di Mezzo per ritrovare il suo Anello. Ah, ed è anche alleato con Voldemort- dico gelidamente -il che dovrebbe... beh, per lo meno preoccuparvi, no?- 
 -Lo fa anche abbastanza- commenta Harry.
 -Cosa succederebbe se Sauron ritrovasse il suo Anello?- domanda invece Hermione.
 -Credevo lo sapessi- obietto.
Hermione cincischiò, imbarazzata.
 -Ho letto il libro quando ero molto piccola, e non ricordo di averlo mai finito- ammette, arrossendo.
Ron ridacchia. 
 -Hermione che non finisce un libro! Riesci a crederci, Harry?-
 -Oh, taci, Ronald!- insorge lei -Ho sempre detestato il fantasy.-
Io sono troppo frastornata per ascoltare la loro lite. Hermione ha già parlato di questo fantomatico libro, e anche Dorothy, se non sbaglio. Devo venire a capo di questa faccenda.
 -Hermione... questo... questo libro- gemo -di cosa parla?-
 -Oh... beh, parla di una Compagnia che ha un Anello da distruggere e... non ricordo molto- tentenna.
Anello... dev’essere l’Anello del Potere, certo... ma non ve n’è traccia; come potrebbe essere distrutto? È quello che faremmo, se lo avessimo, ma non lo abbiamo. Quanto alla Compagnia, non ho idea di cosa sia. Ciò significa che l’Anello... sta per essere trovato?
 -Hermione... non riesci proprio a ricordare la data di questi eventi?-
 -La data... oh, certo, il calendario della Terra di Mezzo... - sospira -... temo proprio di no. Alla fine della Terza Era, credo.-
 -Siamo nella Terza Era- rispondo -cioè, io sono nella Terza Era, voi siete... beh, siete in questo mondo. Nell’anno 1995.-
 -Posso provare a citare il nome di qualche personaggio- si offre Hermione.
 -Ottima idea- rispondo.
 -Il protagonista si chiama Frodo- dice lei, sicura.
Non mi comunica nulla.
 -Beh, va’ avanti.-
 -Poi c’è un certo Sam... ah, e poi lo stregone Gandalf!-
 -Mithrandir!- esclamo -C’è anche lui! Continua, ti prego- dico a Hermione.
 -Mi ricordo di un elfo... Merlino, come si chiamava? Leloas... no, Gelogas...-
 -Legolas?!?-
 -Sì, esatto!-
 -è il mio insegnante di tiro con l’arco!- ridacchio -E il figlio di Thranduil, re di Bosco Atro. Nomi che ovviamente non vi dicono nulla- sospiro, un po’ scoraggiata.
Nessuno conosce l’età di Mithrandir e Legolas è un elfo: la loro presenza nel libro non da nessuna indicazione sull’ambientazione temporale.
 -Ah, e poi c’era un certo Aragorn- dice Hermione.
 -Aragorn!- esulto. Un mortale! La storia si svolgerà a breve, forse nel giro di decenni, anni o mesi... beh, e se invece si trattasse di uno scherzo, o uno sbaglio? Com’è possibile che la storia di un mondo realmente esistente, il mio mondo, sia scritta in un libro che qualsiasi Babbano conosce? Hermione è sincera, glielo leggo negli occhi... ma tutto questo non risponde alle mie domande. Un interrogativo mi sorge spontaneo, all’improvviso.
 -Un’ultima cosa, Hermione- dico -ci sono anche io nel libro?-
La ragazza tace a lungo, corrucciata e pensierosa.
 -No- risponde poi -non ci sei. Me lo ricorderei- aggiunge, a sua discolpa.
 -Capisco... -
Sono visibilmente sconfortata. Ciò significa che non avrò un ruolo determinante, nella storia. Perché se c’entra l’Anello, sarà qualcosa che ha a che fare con la Guerra. E se tutto questo stesse avvenendo proprio adesso, mentre io sono qui a Hogwarts? E se questa... Compagnia stesse partendo in questo istante, per distruggere l’Unico Anello?
 -Tutto bene, Annadiel?-
 -Sì, grazie Harry. Tutto bene.-
Oh, quanto vorrei avere un modo per poter parlare con mio padre, mia madre, sire Elrond, Glorfindel! Quante domande farei loro! E se ci fosse un modo per avere una copia del libro di cui parla Hermione? Potremmo risolvere ogni cosa, e sapremmo cosa sta per succedere!
Ma se invece fosse pericoloso interferire? Non posso rischiare di causare un disastro tempo-dimensionale.
 -Comunque- procedo, sospirando -adesso avete un’idea generale di come vanno le cose da noi.-
C’è un attimo di silenzio.
 -E quindi?- dice Harry.
 -E quindi adesso iniziano le vere lezioni- rispondo, prendendo un voluminoso libro dagli scaffali della “biblioteca”.
 -Il che cosa comporta, se mi è concesso chiederlo?- obietta Hermione, allungando il collo a dare un’occhiata alle scartoffie con cui ho riempito il tavolo.
 -Devo ficcare nelle vostre teste bacate un po’ di lingua elfica- replico -senza offesa, ovviamente.-
 -Ovviamente- bofonchia Ron, abbastanza offeso.
 -E dai, stavo scherzando!- lo derido -Sarebbe meglio insegnarvi l’Ovestron, per comunicare nella Terra di Mezzo, ma sinceramente conosco molto meglio il Sindarin- ammetto -e poi il Sindarin è una specie di lingua comune.-
 -A che ci serve imparare la lingua degli elfi?- obietta Harry.
Mi volto, puntando gli occhi su di lui con aria truce. Subito abbassa la testa e distoglie lo sguardo; questo trucco è il più stravecchio del mondo, ma funziona sempre con i mortali, specialmente con quelli del Mondo magico.
 -Dobbiamo essere pronti a tutto- sussurro -e nel futuro, la barriera tra i due mondi potrebbe rivelarsi più sottile di quanto non possiate immaginare.-
Detto ciò, un bizzarro pensiero si fa strada nella mia mente: e se ci fossero, o dovessero esserci, altri mezzelfi mezzosangue come me? Che cosa farebbero? Andrebbero a Hogwarts anche loro, oppure sarebbero costretti a reprimere i loro poteri magici? E se Sauron li trovasse, o li avesse già trovati? Rabbrividisco, al pensiero di cosa potrebbe fare loro, e cosa potrebbe fare a me.
 -Ehm... Annadiel... queste lettere non si capiscono- protesta debolmente Ron.
 -Ah, perdonatemi, ho dimenticato di dirvi che abbiamo una scrittura diversa- dico -queste sono Tengwar, o rune Fëanoriane; un altro alfabeto utilizzato nella Terra di Mezzo sono le Cirth, o rune naniche, ma le conoscono più o meno tutti.-
 -Sono come le Antiche Rune?- chiede Hermione.
 -Ovviamente no- rispondo.
 -Come fai a scrivere in quattro alfabeti diversi e parlare tre lingue senza confonderti?- domanda Harry.
 -Mi confondo, infatti- ribatto -e anche molto spesso. Ah, e di lingue ne parlo quattro e mezza, per la precisione.-
La mezza sarebbe l’Adûnaico, ma ogni volta che mi esercito a parlare con Aragorn sembro una che ha ricevuto un taglio sulla lingua. Il Rohirric poi l’ho definitivamente abbandonato, anche se assomiglia un po’ all’Inglese.
Hermione ride, sorprendentemente.
 -Sai, piacerebbe anche a me- commenta.
 -Cosa?- chiedo, incuriosita.
Hermione sta per rispondere, ma poi serra le labbra e scuote la testa.
 -Niente.-
Non so se si riferisca al parlare quattro lingue o al fare la spola tra due mondi, ma credo di non volerlo sapere.
Quando la lezione finisce, sono stranamente serena, e soddisfatta. Felice, soprattutto, perché finalmente mi sento meno impotente, meno sperduta, se ho qualcuno che combatte insieme a me e che sa a cosa va incontro.
Gli incontri successivi con Harry, Ron e Hermione sono andati più o meno allo stesso modo: Hermione è risultata essere la migliore. Straordinariamente, segue le lezioni di elfico o di storia con un interesse che non avrei mai creduto possibile, e scorgo una strana scintilla nei suoi occhi quando elenca celermente tutti i plurali irregolari Sindarin oppure indica i confini del regno di Arnor nell’anno settecento della Terza Era sulla mappa della Terra di Mezzo.
Harry ha l’educata curiosità e la fredda determinazione di chi studia qualcosa che potrebbe salvargli la vita; lo stesso forzato interesse emerge in Ron, insieme a una velata, sincera attrattiva che emerge inaspettatamente. Il timido entusiasmo dei miei tre allievi non fa che rincuorarmi, una settimana dopo l’altra, e capisco, finalmente, quello che Silente voleva che facessi.
Comunque anche gli allenamenti di Quidditch non sono andati troppo male. Già il secondo è stato un po’ migliore del primo, anche se Roger Davies ha dovuto rivoluzionare tutti gli schemi di gioco perché il mio modo di volare è completamente opposto a quello di Jeremy, il giocatore che devo sostituire. In ogni caso credo di essere pronta alla partita di domani, anche se sto abbastanza morendo di paura.
Ho finito i compiti, perciò trascorro l’intero pomeriggio rimanente raggomitolata in un angolo del pavimento della Sala Comune, guardando Will Collins che straccia Dorothy a Spara-Schiocco e tentando di riordinare le idee (e raccogliere il coraggio).
Cerco di mangiare qualcosa, per cena, ma con scarsi risultati. Jenny mi lancia uno sguardo pietoso, e ne deduco di sembrare schifata quanto Piton davanti a una delle mie pozioni.
 -Non ce la faccio- farfuglio, a mia discolpa -ho lo stomaco chiuso.-
E se perdessimo questa partita per colpa mia? Non me lo perdonerei mai.
L’intera Casa di Corvonero mi odierebbe per sempre.
Aaah, ma che sto dicendo, ci sono cose più importanti del Quidditch!
Non so se sia l’ansia o il pensiero di essere ansiosa per una piccola, misera, unica partita a farmi stare peggio.
Trascorro la notte insonne, a canticchiare, provare incantesimi e fissare la volta stellata, oppure il soffitto dipinto come il cielo della Sala Comune di Corvonero.
Quando i primi raggi rosati dell’alba colorano il profilo delle montagne, sento un nodo allo stomaco. Sono le cinque del mattino e la partita è alle undici. Ho ancora sei lunghe ore da far trascorrere.
Saluto nervosamente i mattinieri che scendono le scale dei dormitori intorno alle sette e mezza. Ricevo solo borbottii e occhiate truci dagli studenti più anziani, sorrisi sforzati dai mediani e saluti entusiastici dai ragazzini di primo e secondo anno.
Dorothy, con i capelli castani sciolti sulle spalle e la sciarpa blu e bronzo sventolante al collo, mi saltella accanto, augurandomi buona fortuna per la partita.
 -Grazie- sospiro -non mi odierai se perderemo, spero.-
 -Non buttarti giù- mi rimprovera lei -sarai bravissima- afferma -gli elfi sono sempre più bravi degli altri.-
Mi mordo le labbra e impreco mentalmente mentre due studenti del quarto anno ridacchiano.
 -Grazie Dorothy- le dico, sforzando un sorriso -ce la metterò tutta.-
 -Vedi di vincere, folletto!- grida uno dei due ragazzi sghignazzanti.
 -Altrimenti che fai, mi sprizzi due scintille sul naso?-
Mi alzo di scatto, fissando il ragazzino con aria truce. Quello deglutisce, guardandomi fisso, e il suo ghigno si spegne come una candela al vento. Poi abbassa gli occhi, fa una smorfia e si volta senza una parola.
 -Quello è Bastian Davies- mi sussurra Dorothy all’orecchio.
 -Il fratello di Roger- completo, in un mormorio ostile -non può fregarmene di meno.-
 -Sei stata fantastica- cinguetta Dorothy -vorrei essere come te.-
 -Oh, non ti converrebbe, te l’assicuro- commento. Però sorrido.
 
L’ora della partita arriva troppo presto.
Alle nove vado a fare colazione insieme a Jenny e Padma; riesco a mangiare, dicendomi che in fondo sono pur sempre una mortale  per metà e non sarà digiunando che riuscirò a giocare in modo per lo meno accettabile.
In un baleno sono già le dieci e mezzo e usciamo dal castello. Mi accorgo che mi tremano le ginocchia, e tengo la scopa così stretta che mi si sono sbiancate le nocche. Ho le mani sudate e continuo a sospirare, irrequieta.
 -Andrà tutto bene- mi rassicuro da sola -devo solo dare il massimo, stare calma e pensare solo alla partita. Ce la farò.-
 -L’autostima è un’ottima difesa- commenta Padma.
 -Non sono un portiere, Padma.-
 -Allora non hai capito la mia perla di saggezza.-
Sono troppo tesa per ridere, così mi limito a sospirare ancora.
Le mie gambe diventano di legno quando raggiungiamo il campo. Ho bisogno di tutta la mia forza di volontà per entrare nello spogliatoio di Corvonero, in cui è già radunata metà della squadra.
Michael mi fa un cenno ed io ricambio nervosamente il saluto.
In completo silenzio, ci cambiamo e attendiamo l’arrivo del resto dei giocatori. Infine è il momento del discorso d’incoraggiamento.
 -Bene- esordisce Davies, guardandoci tutti negli occhi e lanciandomi sguardi sfuggenti -questa è la prima partita di campionato, perciò dobbiamo cercare di vincere per avere un vantaggio contro Serpeverde e Grifondoro. È chiaro che sono loro i veri avversari, ma Tassorosso non è una squadra da sottovalutare- prosegue -ha una strategia molto forte e statica, perciò dobbiamo cercare di spezzare i loro schemi.-
Si rivolge a me e a Michael, i Cacciatori, ma soprattutto a me (sospetto che fissi un punto indefinito sulla mia testa, perché non ho proprio l’impressione che mi stia guardando negli occhi):
 -Ricordate la tattica che abbiamo provato- dice -Orwell, tu cerca di concentrarti e andrà tutto bene.-
Annuisco soltanto.
 -I Tassorosso hanno un nuovo Cercatore, Summerby- prosegue Davies -è bravino, ma niente di che. Cho, lo surclasserai senza sforzo, ma aspetta che abbiamo un po’ di vantaggio prima di prendere il Boccino. Sono quindici anni che Corvonero non vince la coppa del Quidditch e dobbiamo darci da fare!- erompe, tra le incitazioni generali -Quest’anno la vittoria sarà nostra!-
Rinfrancata, la squadra esce dallo spogliatoio e si schiera per entrare in campo.
Valar benedetti, mi sento mancare il fiato. Ho una paura matta, e non che Roger Davies sia stato molto incoraggiante.
Michael mi dà un colpetto su una spalla e mi fa trasalire. A quanto pare ha notato quanto sono nervosa.
 -Va tutto bene- mi rassicura, ammiccando.
 -No che non va tutto bene- gemo -agli allenamenti sono stata un disastro e perderemo per colpa mia.-
 -Non perderemo, se prendo il boccino- insorge Cho -e comunque divertiti... -
... È l’ultima volta che giochi a Quidditch per quest’anno, completo mentalmente.
 -Grazie- mormoro -sto meglio.-
Non è del tutto una bugia.
La squadra è salutata da un coro di ovazioni tra gli spalti dei Corvonero e da educati applausi da parte dei Tassorosso.
Mentre sfreccio intorno al campo, in formazione insieme ai miei compagni, inizio a prendere di nuovo confidenza con l’aria. Posso farcela. Mi sento un po’ più sciolta adesso che ho inforcato la scopa.
Torniamo a terra, e i capitani delle squadre si stringono la mano. Forza, Annadiel, forza!
La partita sta per cominciare.
Fai finta che sia una battaglia Nadi. Pensa di stare combattendo per salvarti la vita.
Beh, questo sì che è incoraggiante. Almeno mi motiva un po’.
La pluffa viene lanciata in aria e un Cacciatore di Tassorosso se ne appropria. La cronaca di Lee Jordan mi rimbomba nelle orecchie, come la colonna sonora della partita.
 -Ed è Applebee con la pluffa, siamo in gioco, evita un bolide di Samuels, accidenti, che tempismo! Si dirige verso la porta di Corvonero, il campo è sgombro!-
Per Varda, la porta è scoperta!
Senza pensarci un istante schizzo in alto verso Applebee, chinandomi sulla scopa per andare più veloce, e freno così bruscamente che incespico e rischio di cadere.
Con una curva stretta, taglio la strada al giocatore di Tassorosso. Lui frena, la pluffa sotto il braccio, arretra, ha lo sguardo fisso su di me e non vede il bolide che si schianta sulla sua scopa e lo fa precipitare per dieci metri prima che riprenda il controllo del volo.
 -Bel colpo di Inglebee, Battitore di Corvonero, e Orwell ha la pluffa! La nuova Cacciatrice di Corvonero, sostituisce Jeremy Stretton solo per questa partita, vedremo come se la caverà!-
Sì! Non ci avrei mai creduto, ma ce l’ho fatta!
Ho battuto Cadwallader sul tempo, e ho intercettato la palla, strappandola da sotto il suo naso con una capriola.
Sono ancora stordita per la sorpresa e per la giravolta, quando capisco di dover andare via prima di venire assediata dai giocatori dell’altra squadra.
Il bolide che prima ha strappato la pluffa dalle grinfie di Applebee adesso sfreccia verso di me, colpito dalla mazza di Rickett, ma lo evito per un soffio.
C’è più di metà campo a separarmi dagli anelli... cerco con lo sguardo Roger Davies oppure Michael Corner per passar loro la pluffa; non posso certo sperare di segnare con un Battitore e due Cacciatori alle calcagna.
Ecco! Vedo Davies, in posizione strategica appena fuori dall’area degli anelli, ma c’è Zacharias Smith, quel tipo che era alle riunioni delle E.S., che bloccherebbe il mio tiro.
Volto a destra, e Smith mi segue. Ha intenzione di strapparmi la pluffa dalle mani? Sa che è proibito. In ogni caso è così vicino da sfiorarmi, e mi tuffo in basso con la scopa, nonostante sia a meno di dieci metri dal suolo.
Ho appena il tempo di vedere il Boccino d’oro ronzare accanto al mio orecchio e scorgere Cho Chang sfrecciare nella mia direzione prima di risalire verso il campo di Tassorosso alle spalle di Smith. Afferro la pluffa con una sola mano e la scaglio con tutta la forza che ho a Davies.
Il capitano coglie al volo, per fortuna, e vola d’anticipo.
 -Orwell evita Smith e passa la pluffa a Davies, Chang vede il boccino, un bolide di O’Flaherty la rallenta; è Davies verso la porta, evita Applebee, tira... e SEGNA! Dieci a zero per Corvonero!-
Mi lascio sfuggire a un grido di vittoria e faccio una giravolta in aria per festeggiare.
Andiamo, non è poi così male. Me la sto cavando, dopotutto.
Il gioco va avanti con ritmo incalzante; i Tassorosso sono ben decisi a non lasciarci strappare una vittoria. Pareggiano dopo neanche un minuto, e fanno altri due tiri in porta, bloccati da Page, il nostro portiere.
 -Lo schema!- tuona Davies -Dobbiamo spezzare il loro schema!-
In effetti, adesso ci faccio caso, i tre Cacciatori avversari si muovono come in un triangolo. Il giocatore con la pluffa ha sempre due passaggi disponibili, ai due lati opposti del campo, e il triangolo ruota quando la palla si sposta.
Così faccio quello che mi ha detto di fare il capitano in questi casi: prendo una marcatura.
Mi tocca Applebee, che è maledettamente agile, ma almeno non è molto più grosso di me. Gli volo attorno come una mosca intorno al miele, e ottengo che Cadwallader proceda, da solo, verso gli anelli.
Un momento... Cadwallader è da solo!
Dov’è Michael? Era lui a doversene occupare!
Michael è stato colpito da un bolide e perde sangue dal naso. Vola a zigzag, e Davies non si decide a chiedere un timeout.
Dannazione, qualcuno fermi Cadwallader!
Sono troppo lontana dalla porta per provare a bloccarlo, e comunque non posso lasciare Applebee.
 -Cadwallader tira in porta, evita le difese di Page... e sono altri dieci punti! Tassorosso è in vantaggio!-
Melkor maledetto, non ci voleva.
 -La pluffa è di nuovo in campo, adesso è Corner, Corner che è stato colpito da un bolide e nonostante tutto sembra cavarsela; evita Smith, che grinta!-
 -Ehi, Michael!-
Lo chiamo, volando in avanti e smarcandomi da Applebee che adesso non mi lascia un istante di respiro.
Michael fa un gesto secco di intesa e mi lancia la pluffa.
Tanto è l’entusiasmo che vado troppo avanti, e devo gettarmi indietro, la scopa stretta tra le ginocchia, per raggiungere la pluffa.
La sfioro con la punta delle dita e la sento sfuggirmi. No! Non posso!
Sono a testa in giù quando afferro la palla con la mano sinistra e mi rimetto dritta, la testa che mi gira e il cuore martellante per l’ansia.
Tanto è il sollievo, che quasi non mi accorgo del bolide di Rickett. Per evitarlo sono costretta a fare un lungo giro, e adesso c’è Cadwallader tra me e gli anelli.
Ma sento qualcuno chiamare il mio nome, e Michael saetta sotto di me, una freccia azzurra e bronzo.
 -Qui!- grido, lanciandogli la pluffa.
 -Orwell passa a Corner, e Fleet gli viene incontro, Corner è in difficoltà... il portiere di Tassorosso gli viene addosso, e Corner perde la pluffa... è fallo!-
Blathching, volare nel tentativo di entrare in collisione.
Fleet, il portiere, si scusa con Michael, maledicendosi a mezza voce per lo sbaglio. È rigore per Corvonero, e Michael segna senza problemi. Abbiamo pareggiato!
Poco dopo, Summerby, il Cercatore di Tassorosso, avvista il Boccino e sta per raggiungerlo, dannazione! Il gioco si ferma, Zacharias Smith rimane bloccato con la pluffa in una mano, mentre Cho sta alle calcagna di Summerby. La diabolica pallina dorata s’infila tra le travi in mezzo alle tribune, e il Cercatore si arrende, tornando a volare sul campo, ma Cho continua a inseguire il Boccino, indomita.
Nel frattempo Smith ha ripreso il gioco, ed io mi becco un bolide al ginocchio perché non l’ho evitato abbastanza in fretta.
Melkor maledetto, che male! Volo inclinata a sinistra per i dieci minuti successivi e mi sento formicolare metà gamba.
 -Smith tira in porta, ma è una parata spettacolare di Page! Davies ha la pluffa e la passa a Orwell, che la perde... Applebee la recupera e passa a Smith, ma un bolide di Samuels lo blocca, la pluffa è presa da Cadwallader, sempre di Tassorosso; Corner conquista la palla, il campo di Tassorosso è sgombro!-
No, non è sgombro, ci sono io che gli volo accanto, come supporto, perché è così che Davies mi ha detto di fare. Sono esausta e dubito che se Michael mi passasse la pluffa sarei in grado di afferrarla. Sono in un bagno di sudore e ansimo da almeno un quarto d’ora. La partita va avanti da quaranta minuti, come minimo.
 -Smith è addosso a Corner, ma la pluffa è sempre di Corvonero, Corner passa a Orwell... -
Incredibile, l’ho presa! Beh, il passaggio era roba da primo anno, mi sarei schiantata a terra volutamente se fosse stato altrimenti. Passo indietro a Michael, perché nel frattempo Zacharias Smith mi è arrivato addosso. I Tassorosso hanno la mania di marcare molto stretto, ho notato.
 -Di nuovo Corner, poi Orwell e ancora Corner, che affiatamento tra questi due! Come non detto, Orwell perde la pluffa, la palla è di Applebee, no, di Davies... ahi! Brutto colpo di O’Flaherty, il capitano di Corvonero prende un bolide in testa; perde quota, ma il gioco non si ferma, ragazzi, che coraggio!-
Sarà, ma Roger Davies non mi sembra messo molto bene... vola lentamente, ondeggiando e sbandando, temo che precipiti da un momento all’altro.
Comunque la partita si protrae per altra mezz’ora e sono ormai esausta.
Davies è ormai ridotto a metà delle sue capacità, io e Michael ci alterniamo a cercare di tirare in porta, ma i nostri deboli lanci rimbalzano come insetti su un vetro contro le parate del portiere.
Anche i Cacciatori avversari sono stanchi; con la forza della disperazione Michael segna di nuovo, è trenta a venti per noi, ma perché Cho non si sbriga a prendere il Boccino?
Dopo averlo cercato tra le tribune, credo lo abbia perso di vista, perché adesso sia lei che Summerby stanno scandagliando il campo, volando in ampi cerchi sopra di noi.
Sento che sto per cedere. Perché diamine Davies non chiede un time-out? non ce la faccio più!
Cerco di attirare l’attenzione del capitano, ma lui mi ignora, non so se volutamente oppure no, e continua a deambulare sulla scopa come una vespa ubriaca, senza mai tentare neanche un’azione.
Sbando con la scopa, perdo un tiro facilissimo e Tassorosso segna due volte. Michael mi lancia uno sguardo triste. Prendiamo postazione fissa in difesa, ma gli avversari sono in vantaggio. Settanta a trenta nel giro di dieci minuti.
Lee Jordan grida così forte nel microfono della radiocronaca che sobbalzo sulla scopa, ansimando come un mantice.
 -Summerby ha visto il Boccino! È in picchiata sul campo!-
Sento il cuore che sprofonda per lo sconforto. Cho è a un miglio di distanza, sfreccia verso il Cercatore di Tassorosso, ma non arriverà mai in tempo.
Poi vedo Summerby sollevarsi, sfrecciare per una decina di metri sfiorando il terreno e ritornare indietro, verso il centro del campo.
 -Era una finta!- esclama Lee Jordan -Molto astuto, ma Chang vede qualcos’altro!-
Varda, fa’ che sia il Boccino...
Il gioco si ferma di nuovo, d’un tratto non m’importa più se Cadwallader sta per tirare in porta. Tutto sembra andare al rallentatore, come prima. Gli spettatori sono ammutoliti, mentre l’unico suono che si ode in tutto il campo è il sibilo sonoro della scopa di Cho.
Ha visto il Boccino! È proprio lì, posso scorgerlo intorno a uno degli anelli dal lato di Tassorosso.
Mormoro un’incitazione a mezza voce, mentre il nostro portiere para il tiro insicuro di Cadwallader.
 -Dai, Cho, dai!- sussurro.
La folla erompe in grida di giubilo.
 -Chang prende il Boccino! Corvonero vince, centottanta a settanta!-
 -Sì!- grido, planando a terra per unirmi alla mia squadra esultante.
 -Ce l’abbiamo fatta!- Michael esulta, dandomi il cinque.
 -Grande, Cho!- si complimenta Inglebee, con un grande sorriso.
 -Un momento... dov’è Roger?- esclama Page, il portiere.
 -è laggiù!- esclama Samuels, l’altro Battitore -Da Madama Bumb.-
Tutti ci voltiamo verso il punto indicato da Samuels. Roger Davies è visibilmente provato, barcolla e si muove sconnessamente.
 -Poverino- commento -quel Bolide gli ha dato alla testa.-
 -Che dici, lui è sempre così- replica Michael.
Scoppio in una risata, che scioglie la tensione rimasta dopo la partita.
Comunque sia, Davies è in pessime condizioni. Ritorna nello spogliatoio sorretto da Inglebee e Page ed è troppo confuso per fare un discorso coerente.
Biascicando, si congratula con noi, ma deve sedersi, in preda a un capogiro.
 -Perché non vai in infermeria, Davies?- gli suggerisco candidamente. Mi becco un’occhiataccia di Samuels, ma Michael mi strizza l’occhio.
Improvvisamente, Cho mi si avvicina e mi sorride.
 -è stato bello giocare con te- commenta -sei brava.-
 -Grazie- rispondo, commossa, con un largo sorriso -lo pensi davvero?-
 -Puoi scommetterci- dice Cho, annuendo con veemenza.
 -Comunque abbiamo vinto grazie a te- replico.
Lei alza le spalle.
 -Un colpo di fortuna.-
Vedo Padma e Jenny corrermi incontro dagli spalti, seguite a ruota da una saltellante Dorothy.
 -Sei stata fantastica!- esclama Jenny.
 -Brava, davvero!- aggiunge Padma -Da quello che mi raccontavi mi aspettavo che tu volassi da schifo!-
 -Grazie per la fiducia- ribatto, sorridendo per dimostrarle che sto scherzando.
 -Peccato che tu non abbia fatto neanche un punto- commenta Jenny.
 -Già, ma non fa niente- rispondo con noncuranza -è stato divertente. Sono stanca morta, che dite, torniamo al castello?-
Padma e Jenny acconsentono.
 -Ho giocato a Quidditch per l’ultima volta- commento sottovoce, quando siamo già nella sala d’Ingresso.
Quasi speravo che le grida entusiaste degli studenti di Corvonero coprissero le mie parole, ma così non è stato.
 -Già... - commenta tristemente Jenny, voltandosi poi verso la sorellina e chiedendole se ha finito i compiti.
Padma invece non si arrende. Si volta di scatto verso di me, piantando i suoi occhi neri nei miei per qualche secondo, anche se poi è costretta a distogliere lo sguardo.
 -Che vuol dire?-
 -Vuol dire che ho pochissime probabilità di entrare nella squadra di Quidditch l’anno prossimo- ribatto cupamente -insomma, non che io sia così brava.-
Padma esita, scrutandomi a lungo. Poi prorompe in un’esclamazione e mi da una spinta amichevole.
 -Sei sempre la solita pessimista! Goditi almeno il tuo successo! Non sei stata poi così male.-
Le rivolgo un sorriso sincero e imbocchiamo la strada per la Torre di Corvonero.
Ma gli elfi leggono nei cuori degli uomini, ed io so che Padma ha capito che voglio lasciare la scuola.
Forse non lo ammetterà... ma il problema è solo rimandato. Prima o poi dovrà saperlo, così come Jenny, Dorothy, Terry, Michael, Harry, Hermione, Ron, il preside, gli insegnanti. Quanto a lungo potrò nasconderlo?
Ho paura di ammettere anche con me stessa che dire addio a tutti loro farebbe incredibilmente male.



Signore e signori, non sono morta!
D'accordo, so che avete pregato perché un'auto mi falciasse, ma sfortunatamente le vostre suppliche non hanno avuto esito, ed io sono ancora qui, viva e (quasi) vegeta.
Credo di dovervi migliaia di scuse per il ritardo imbarazzante, soprattutto considerando che nelle note del capitolo scorso vi avevo promesso che avrei fatto il prima possibile. Ebbene, scusatemi, davvero. In compenso questo capitolo è chilometrico, corrispondente di quasi venti pagine di Word O.o ma dividerlo in due non mi andava, così adesso ve lo sorbirete tutto quanto.
Ringrazio come sempre tutti i lettori, specialmente chi ha messo la serie tra le seguite, le ricordate o le preferite. Un saluto a _Quimelle_, CallMeMomoTM, che non perde un aggiornamento (grazie cara ^^) e a ShinerLegolasOakenshield, che non sento da un'era geologica.
However, i nomi dei giocatori delle squadre di Quidditch sono esattamente quelli citati dalla Rowling sparsi per i libri, spero solo di non essermi sbagliata ;) quanto al fallo di gioco, l'ho trovato in "il Quidditch attraverso i secoli", un libro meraviglioso. Se non l'avete letto, fatelo u.u
Nella parte in cui Ron pronuncia in modo sbagliato "Sauron" ho giocato con la pronuncia inglese ;) pensandoci, l'elfico, specialmente il Quenya non è facilissimo per gli stranieri.
Termino qui :) spero che questo capitolo vi sia piaciuto, anche perché il prossimo sarà un po' shock. Aspettatevi una GRANDE notizia (e scusate il maiuscolo).
Grazie ancora a tutti per leggere in così tanti ^^ siete sempre adorabili!
Vi sarei molto grata se lasciaste una recensione ;)
A presto (si spera)
Un bacione :*

Anairë

 

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