Fable in the Moonlight

di marzia ds
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** First Night: Crescent Moon ***
Capitolo 2: *** 2nd Night: First Quarter ***



Capitolo 1
*** First Night: Crescent Moon ***


                                              Fable in the moonlight

 

Questa è la storia di un cacciatore che s'innamorò della propria preda.

                                                                  Questa è la favola di un Bakeneko che cercò di salvare

                                                                                                un ragazzo dal proprio peccaminoso destino.

 

Il ticchettio dell'orologio a pendolo scandiva con minuzia lo scorrere del tempo, rumorosamente, senza lasciar tregua ad ogni abitante di quell'enorme e lussuosa dimora. La camera, da pochi minuti, era stata lasciata in un denso silenzio, riempito appena dal boccheggiare faticoso del proprietario della stanza, distrutto e tremante, ancora disteso fra le lenzuola candide e il copriletto rosso scarlatto, entrami macchiati da quel liquido libidinoso ancora impresso sulla sua tenera carne. Rimase lì in attesa della regolarizzazione del suo respiro, quando finalmente i suoi polmoni riuscirono ad inspirare ed espirare aria ad un ritmo normale, si diresse verso il centro della stanza, dove il suo kimono era stato lanciato. Lo indossò lentamente, ancora estremamente indolenzito, notando per l'ennesima volta quanto quell'abito blu fosse abnorme per la sua corporatura poco sviluppata, stesso motivo per la quale quello squallido verme gliene aveva regalato uno da donna. La tua carnagione perlacea ed il tuo fisico esile, quasi da sembrar femmineo, attireranno maggior clienti se valorizzati con abiti femminili, un modo come un altro per umiliarlo ulteriormente. Si sentiva sudicio, cosparso dell'odore ripugnante di Sir Bastion, anche quel giorno venuto da lui furioso con la moglie, utilizzandolo come valvola di sfogo per i suoi problemi coniugali. Represse un conato di vomito, disgustato, aprendo con urgenza la piccola finestra che affacciava sul cortile, cercando di inglobare più ossigeno possibile. Non sopportava più nulla di quel posto, partendo dalla sua camera, il suo padrone, fino ad arrivare ai suoi nauseabondi clienti, che avrebbe volentieri gradito non rivedere mai più. Si sentiva soffocare, in gabbia; aspettava con ansia il momento in cui si sarebbero stufati di lui, buttandolo via, preferendo essere ucciso o buttato come un giocattolo rotto piuttosto che continuare quell'esistenza penosa che giorno dopo giorno gravava sempre più sulle sue devastate spalle. Si sedette sul davanzale di quella piccola nicchia salvatasi dal degrado del suo infernale mondo. Le iridi verdi vagavano sullo sconfinato cielo stellato, cercando fra gli innumerevoli corpi celesti la libertà tanto agognata. Abbassò un attimo lo sguardo, osservando l'interminabile viale alberato, i clienti soddisfatti andarsene, quelli frustati o inappagati in procinto di entrare, numerando sulle mani lunghe ed affusolate il numero delle guardie posizionate all'entrata di quella prigione dorata. La porta della sua camera si aprì, lasciando entrare un uomo sulla trentina, vestito da cameriere; disfò il letto e lo rifece, utilizzando ancora una volta quelle tinte tanto odiate, finendo il suo lavoro nel meno tempo possibile. Ignorò il clangore della chiave girata nella serratura ed i passi che pian piano si allontanavano nell'immenso corridoio. Digrignò appena i denti, frustato, dedicandosi nuovamente a quella cortina oscura che era la volta celeste.

-Questa notte svetta fra la coltre di nuvole e stelle un'imperiosa Luna crescente, non la trovi magnifica?-

La domanda riecheggiò per la stanza, facendogli allarmare i sensi. Analizzò veloce e frenetico ogni angolo, ogni ombra, cercando un qualche difetto in quella campana di vetro.

-Ho detto qualcosa di male?-

Un altro quesito, le stesse vibranti corde vocali a pronunciarlo. Si sedette a terra, ginocchia al petto, mani a coprirgli le orecchie. Quella giornata era stata insopportabile, non avrebbe retto l'ennesimo cliente, le sue carni e la sua mente erano già abbastanza devastate.

-Vai via! Vattene! Non voglio incontrare nessun altro!- urlò, squarciando l'aria, sentendo le sue stesse parole rimbombargli martellanti nel cranio. Dei passi felpati si avvicinarono alla sua figura inerme, nel momento in cui si fermarono, una pesante giacca venne poggiata sulle sue tremanti spalle. Sussultò sorpreso, toccando stranito quella fonte di calore che gli era stata gentilmente offerta, aprendo lentamente le palpebre per poter vedere l'uomo che aveva compiuto tale gesto. Alzando appena lo sguardo s'imbatté in un sorriso radiante, gioviale, e due intensi occhi color cioccolato, nascosti da qualche ciuffo castano un po' più lungo, appartenente all'allegra frangetta. Notò, con non poca sorpresa, che la chioma era di due tonalità differenti, una più scura, l'altra tendente all'arancio, e, ancor più su, svettavano due allegre e soffici orecchie dall'aspetto felino.

-Posso toccarle?- chiese il ragazzo, affascinato, indicando timoroso gli insoliti padiglioni auricolari. L'altro, continuando a sorridere, gli si sedette accanto, invitandolo silenziosamente ad accarezzargliele. Gli occhi del giovane ispezionarono con cipiglio serio quella rarità, e, dopo aver compreso che non ci fosse nulla di troppo pericoloso, prese a tastarle curioso. In pochi minuti prese famigliarità con il morbido pelo di quelle carinissime orecchie e, sempre più incantato, prese a fare dei leggeri grattini alla base di queste. Il castano, per nulla abituato a certi vezzeggiamenti, arrossì furiosamente e si fece sfuggire un miagolio soddisfatto che fece appena arretrare il blu. Il felino lo guardò stupito, domandandosi giustamente il perché di una così insolita reazione.

-Ecco...Scusa!- balbettò insicuro cercando di scusarsi, dandosi mentalmente la colpa per il suo scarso autocontrollo -Solo che sono circa cento anni che nessuno mi coccolava e, beh, dopo così tanto tempo non sono riuscito a trattenermi!- continuò imbarazzato dirigendo lo sguardo da tutt'altra parte. Il ragazzo, sentendosi anch'esso in colpa, strinse a pugno le mani, infilzandosi con le corte unghie e tingendo di un leggero rosso scuro le maniche del kimono. L'olfatto del mezzo gatto venne colpito da quell'odore pungente e, dirigendo lo sguardo verso quella sua nuova compagnia, puntò con sguardo incriminante i piccoli aloni ben evidenti sulla stoffa blu. Infilò una mano all'interno del tessuto pregiato, uscendone la mano cerea del blu, distendendola ed iniziando a leccare le piccole ferite ben impresse sul palmo. Pulì con cura i quattro tagli incriminati, guadagnandosi un'occhiata stupita e perplessa da parte dell'improvvisato paziente.

-Ah, dimenticavo! Io sono Jaden, Jaden Yuki, piacere di conoscerti!- si presentò dopo aver disinfettato con cura ambedue le mani, sorprendendolo ancora per il tono caldo con cui pronunciò quelle basilari parole. Il giovane accennò un timido sorriso, incatenando le proprie iridi chiare con quelle più scure dell'altro.
-Devo dirti il mio nome?- domandò speranzoso, facendo arrossire il felino per quello sguardo così intenso
-Se vuoi- sorrise di rimando lui, notando il graduale illuminarsi di quei magnifici occhi color erba
-Jesse Anderson- pronunciò veloce, felice come non lo era da tempo.

La luce lieve, tipica dell'alba, avvisò il castano che era ora di dileguarsi; si concesse qualche ultimo istante per poter rimirare il viso ora allegro del ragazzo dalla stravagante chioma blu, mettendosi subito dopo in posizione eretta e sbattendo appena le mani sui pesanti pantaloni, rimuovendo un po' di polvere.

-Ora devo andare, ci rivedremo quando la luna sarà visibile per il suo primo quarto!- lo salutò con due dita, saltando giù dalla finestra. Il giovane scattò in piedi e sporse la testa al di fuori della vetrata cercando freneticamente una chioma castana, trovando solamente un'agile gatto marroncino aggirarsi per il cortile del bordello.
 

In quest'ostentato modo ebbe inizio la loro frastagliata relazione,

                                                                                 benedetta solamente dalla fragile luce della Luna.

Angoletto Autrice

Hello!
Che dire, questa storia è nata grazie alla combinazione di "A Love Story of a Certain Bakeneko" di Len Kagamine, "The Song of a Certain Truth" e "Perfect Trap", rispettivamente le Theme di Akise Aru e Reisuke Houjou, Fifth, personaggi dell'anime di Mirai Nikki (Quanto speravo che Yuno morisse!).
Detto questo, volevo paralre un attimo della storia. Sarà una breve long (massimo otto capitoli) in cui vedremo l'evolversi della vita di un Jesse lavorante in un bordello e Jaden, di cui verrà meglio approfondita l'edentità nei prossimi capitoli. In questa prima parte della storia sono stata costretta, un pò dall'ambientazione, un pò per l'evolversi della vicenda, a descrivere un Johan molto fragile emotivamente, in futuro il suo carattere tornerà ad essere più fedele all'originale. 
Concludo ringraziando qui Ruby96 (grazie per il sostegno e per l'avermi voluto conoscere un pò meglio =) e Shinko_chan, sperando di riuscire presto a rispondere alla sua precedente recensione.
Se vorrete lasciar un commento o una critica su questa storia, ne sarei felice ^^

Bye Bye By Me ;P

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Capitolo 2
*** 2nd Night: First Quarter ***


2nd Night: First Quarter


La chioma bruna gli pizzicava appena il petto, distraendolo per qualche istante dal dolore lancinante che ad ogni spinta aumentava, annientandolo. Un ghigno spuntò sulle labbra del ragazzo dalle iridi laguna, rovinando esausto sul suo corpo, riempendolo con il suo seme perlaceo. Gli leccò languido il collo, rallegrandosi del terrore ben visibile negli occhi smeraldo della sua giovane e magnifica vittima, riempendo la camera della sua isterica risata.

-Jim, levati, è il mio turno!- lo richiamò il cugino, i capelli corvini ad incorniciare il viso dai tratti severi, la carnagione scura tipica dei luoghi a sud dell'equatore, lo sguardo fiero e tagliente

-Axel, dai, fammi fare un altro giro!- cercò di convincerlo il minore, giocando con i ciuffi cobalto della figura tremante sotto di sé, sbuffando sonoramente quando la sua richiesta venne respinta senza possibilità d'appello.

Le urla del blu risuonarono prepotenti fra le mura della stanza, la gola secca e le corde vocali allo stremo, le lacrime imprigionate fra le ciglia lunghe e la tacita speranza che il tutto finisse il prima possibile. La porta sbattuta con prepotenza diede il via ad un pianto disperato, i polmoni alla spasmodica ricerca di ossigeno, le lenzuola strette fra le dita affusolate, infiniti perché ad affollargli la mente.

L'entrata venne nuovamente aperta e lui si asciugò velocemente il viso, alzandosi in piedi, inchinandosi al cospetto di colui che aveva appena varcato la soglia della propria camera da letto.

-Te li lascio per questa notte- pronunciò solamente con il suo solito tono imperioso, la figura muscolosa e possente preceduta da due bambini sporchi di fango, gli abiti in brandelli. Uscì subito dopo, lasciando dietro di sé quell'aria di terrore che incuteva ad ogni abitante di quell'edificio, il corpo nudo del ragazzo dalle iridi smeraldo ora in ginocchio sul gelido pavimento. Si riscosse sentendo un leggero singulto, prontamente nascosto da quello che sembrava il maggiore di quelle due figure indifese. Il più alto, gli occhi e la chioma di uno scuro color malachite, doveva avere pressoché la sua età, l'altro, sguardo grigio cielo e capigliatura di un acceso celeste, qualche anno in meno. Si avvicinò a loro e prese la mano al minore, trasportando entrambi nel bagno, spogliandoli ed immergendoli nella vasca in ceramica. Li lavò accuratamente, subendo più volte le occhiate irritate che il verde gli propinava, visibilmente infastidito dalle sue mani sul corpo del bambino, cercando di tranquillizzarlo con qualche sorriso solare, o comunque un qualcosa che vagamente gli somigliava. Una volta finito quel lungo compito li portò davanti all'armadio, vestendoli con dei kimono dalle tonalità pastello, conducendoli poi nel proprio letto e rimboccandogli le coperte. Esausto si accasciò poi sulla poltrona posizionata in un angolo della camera, addormentandosi immediatamente, le forze che avevano irrimediabilmente abbandonato il suo corpo.

-Ehi, Fratellone, apri gli occhi!-

Un sussurro pronunciato con enfasi lo fece destare, la luce del sole l'obbligò a sollevare le palpebre, svegliandolo del tutto. La prima cosa che vide fu un visino ingenuo e paffuto contornato da una chioma accesa e ribelle, un sorriso cordiale e spontaneo rivolto verso la sua persona.

-Scusa se ieri io ed il mio Nii-san non ti abbiamo rivolto la parola, per non parlare delle occhiatacce che ti ha fatto senza neanche conoscerti, scusa anche per quelle...- cominciò a parlare con tono dispiaciuto, sedendosi a gambe aperte sulle sue cosce, le guance di un delizioso color ciliegia

-Il mio nome è Syrus mentre quello del mio Nii-san è Zane, tu come ti chiami?- domandò tutto d'un fiato, strofinando gli occhi stanchi, ancora visibilmente bisognoso di qualche ora di riposo

-Jesse Anderson- pronunciò sbadigliando sonoramente, confuso, scompigliandoli alcuni ciuffi ribelli ricaduti appena sulla fronte spaziosa. Lo guardò intensamente, incupendosi, immaginando quella figura genuina macchiata dal peccato, fiori scarlatti ad ornarne la carnagione lattea, non potendo fare a meno di stringerlo a sé, cosciente della sua impotenza. Si separò da lui, prendendolo in braccio e poggiandolo sul proprio materasso, inginocchiandosi davanti a lui, un cipiglio serio ad incorniciargli il volto.

-Syrus, vuoi sapere un grande segreto?- chiese sorridendo falso, cercando di imprimere in quel rapido gesto un minimo di sicurezza

-Dimmelo! Dimmelo!- supplicò l'infante, la curiosità impadronitasi delle sue giovani membra

-C'è un solo metodo per sopravvivere qui. Afferra la mano del tuo Nii-san e non abbandonarla mai, non farlo cadere nel baratro della pazzia e, soprattutto, non fidarti di nessuno, intesi?- confessò porgendogli il mignolo, leggendo un improvviso smarrimento sul viso del minore

-Ma...?! Neanche di te, Fratellone?- domandò con voce improvvisamente acuta, le iridi diventate d'un tratto lucide, prossime al pianto.

Una risata bassa ed amara uscì dalle sue labbra, stava abbandonando un bambino al suo tragico destino, tirandosi vilmente indietro dal ruolo di sua colonna portante, quella stessa figura che aveva cercato per quei pochi e sofferti anni d'esistenza. Gli concesse un'ultima carezza, facendolo poi stendere, coprendolo con il copriletto riccamente decorato, denegando con la testa a quel suo ultimo quesito, vedendolo cedere nuovamente al sonno in un avvilito silenzio.

Si ravvivò la chioma bluastra, aprendo l'armadio e prelevando un cambio, camminando poi fiaccamente verso la porta in legno che l'avrebbe condotto in bagno. Non si lavava dalla mattina del giorno precedente, i morsi e le eiaculazioni dei suoi più passionali clienti ancora impresse a fuoco sulla sua pelle. Riempì la vasca d'acqua calda, abbastanza da fargli arrossare l'intero corpo, strofinando poi con irrequieta violenza un asciugamano ruvido sui punti che sentiva scottare maggiormente. Non si accorse di star versando ancora lacrime, di star scorticando ogni lembo di epidermide, di aver chiuso gli occhi ed essersi immerso completamente, sperando in quel modo di poter cancellare ogni ricordo dalla propria mente, magari lavato via da quel liquido che languido lo circondava. Riemerse boccheggiando, l'ossigeno che riprendeva possesso dei suoi polmoni, il cuore più pesante di quanto ricordasse. Un lieve ma deciso bussare lo costrinse a ritornare in camera da letto, i due fratelli, ora perfettamente svegli, lo guardarono incuriositi, stupore e terrore mescolati in un solo sguardo, e lui, appagando la loro curiosità, aprì la porta. Una giovane cameriera dalla lunga chioma biondo cenere, la mano a mezz'aria che ancora stringeva la chiave della sua camera, sorrise falsa, un sorriso d'incoraggiamento che non presagiva nulla di buono.

-Il padrone vi attende con un ospite nelle sue stanze, vi prego di prepararvi velocemente e seguirmi- pronunciò, esibendosi poi in un leggero inchino.

Il giovane dalle iridi smeraldine la guardò truce, sbattendo, in un gesto di stizza, l'ingresso, lasciando la ragazza fuori ad attenderli. Si vestì, ancora privo di qualsivoglia indumento, dedicandosi poi ai due ospiti che lo guardavano spaesati, per nulla consapevoli che la situazione andava man mano aggravandosi. Prima di raggiungere l'inserviente concesse ad entrambi un sorriso rassicurante, tradito dalle mani che, tremolanti, stringevano convulsamente quelle dei due bambini. S'incamminarono per un lungo corridoio, a poca d'istanza l'una dall'altra, le camere degli altri residenti, arrivando poi al culmine di questo. La ragazza si dileguò, non prima di aver ricevuto l'ennesima occhiata irata da parte del blu, lasciandogli sul primo gradino di un'immensa scalinata. Ogni passo segnava la condanna di quelle due indifese creature e lui non poteva far altro che immedesimarsi nel ruolo del boia che, paziente, attende di stroncare l'ennesima vittima sulla forca. Si fermarono solamente dinnanzi ad una massiccia porta in ebano, la mano del ceruleo che si abbatté tre volte, titubante, e dinnanzi a loro apparve, pochi secondi dopo, il sovrano di quella reggia in tutta la sua spettrale possanza. Dietro di lui, appoggiato distrattamente ad uno dei quattro pilastri del baldacchino, il conte Hassleberry carezzava con sguardo languido Syrus, nascostisi, impaurito, fra la braccia del fratello, le falangi affusolate ancorate saldamente a quelle di colui che era stato tanto gentile e disponibile con loro in quella gelida e piovosa notte .

Gli si spezzò il cuore a vederlo così, rivedendo nelle fragili membra e nel viso contratto in un espressione di puro terrore l'ingenuo sé di qualche anno prima, decidendo di prostrarsi al cospetto dell'unico uomo in grado di ritardare quella perpetua agonia.

-Padron Viper, la prego, è solo un bambino, Sir Hassleberry è il triplo della sua stazza, non potrà mai sopportarlo!- urlò a testa bassa, digrignando i denti per la propria impotenza, inginocchiandosi ai suoi piedi, la sua dignità e il suo orgoglio occultati dalla pietà e da quella tremenda umiliazione, il suo buon animo che nonostante tutto aveva preso il sopravvento.

-Jes, mio amato, fragile, stupido Jes, sai bene che fra tutti tu sei sicuramente il mio favorito, adoro il tuo aspetto androgino e macchiare il tuo spirito con il mio sperma mi allieta ogni volta di più, quindi, se davvero vorrai far crollare quel sottile equilibrio fra sanità e follia sol per ritardare il peccaminoso destino di questo tuo giovane compagno, la tua richiesta sarà accolta senza esitazione- acconsentì l'interpellato, sollevando bruscamente quella sua proprietà, leccando lascivo l'eburnea pelle del collo.

Prima che potesse nuovamente proferir parola venne febbrilmente gettato sul letto, fato che poco dopo toccò al malachite, disteso anch'esso fra quelle impeccabili lenzuola. Riuscì, con gesti confusionari, ad avvertire lo spaurito fanciullo, unico superstite di quella carneficina, di tapparsi bene le orecchie e di serrare ancor meglio le palpebre, così da intaccare il meno possibile l'ingenuità racchiusa in quei frammenti di cielo in tempesta che erano i suoi occhi.

I gemiti dissoluti e le urla intrise di dolore ebbero fine alcune ore dopo, quando finalmente i due uomini, esausti, decisero di abbandonare le loro due vittime fra i tessuti ormai tinti di rosso.

Zane tastò la superficie su cui era disteso, alla ricerca della mano del blu, stringendola con forza quando finalmente l'ebbe trovata. Girò appena il volto, incontrando lo sguardo stanco ed esterrefatto di quello che era diventato il suo salvatore, muovendo in una parola senza suono le labbra sottili, ora leggermente sollevate all'insù. Il blu ricambiò la stretta, percependo quel muto vocabolo come un urlo che frastornante aleggiava nelle pareti del suo cranio, riconoscendo nel ragazzo l'unico calore benefico che avrebbe mai trovato in quella gabbia di libidine.

Si abbandonò alle braccia di Morfeo stremato, subito seguito dal ragazzo dagli occhi muschio, mentre il celeste piangeva disperato al capezzale del maggiore.

 

Non aprì gli occhi dopo quel lungo sogno che sapeva di ricordi ormai lontani, preferendo rimanere per qualche altro minuto ad inebriarsi del tocco del demone fra la sua folta chioma cerulea.

-Sai bene che la mia felicità nel sapere che i miei vezzeggiamenti ti son graditi è assoluta, eppure dovresti avere un minimo di timore ad esser così vicino ad una creatura sovrannaturale quale io sono, non pensi?- domandò curioso di sentire la sua risposta, accogliendolo nel mondo reale con un sorriso sincero

-Jaden-kun- soffiò sul soffice pelo alla radice delle orecchie, sollevando appena il busto e poggiando subito dopo il capo nella sua posizione originale, sulle ginocchia del felino. Questo decise di concedergli finalmente la sua totale attenzione, smettendo di tastare e contorcere i capelli del ragazzo, sistemando meglio la schiena sulla testata del letto.

-Forse non ci crederai, ma in tutta la mia vita, per quanto breve e poco vissuta essa sia, tu sei senza ombra di dubbio la cosa migliore che mi sia capitata, subito seguito da Zane-kun- pronunciò incatenando le iridi cioccolato del bakeneko con le proprie, concedendogli una breve carezza sulla guancia, ora porpora.

Non poté trattenersi dal ridere quando, forse geloso, lo strinse forte a sé, borbottando un -chiunque sia questo Zane di cui tu stai parlando io sono molto più bello e gentile-, decidendo che un giorno, sicuramente, gli avrebbe raccontato la storia dei due fratelli Truesdale.

Gli baciò teneramente una gota, accoccolandosi poi fra le sue braccia, decidendo che sprecare quella notte per dormire stretto a lui, sentendosi solo per qualche ora finalmente protetto, non era per nulla una brutta idea.

Angoletto Autrice

Sono sette mesi che non aggiorno, è un tempo eccessivamente lungo, lo so, ma sto avendo dei problemi con la scuola (più comunemente conosciuti come insufficenze in latino), in più ho dovuto riscrivere questo capitolo sei volte, non riuscivo a completarlo! 
Questo capitolo è principalmente incentrato sul passato di Jesse e sul suo primo incontro con i fratelli Truesdale, personaggi che appariranno nuovamente fra due aggiornamenti, e spero che non sia stato così noioso da convincervi a rinunciare definitivamente a seguire questa storia. Per chi non l'avesse capito, la cameriera è Alexis, che per mia immensa gioia si è presa una porta in faccia dal caro Johan (per chi non lo sapesse, Alexis è un personaggio che odio dal profondo del cuore <3).Prometto che massimo fra quattro/cinque settimane rivedrete questa fic aggiornata!
Ora, se qualcuno dovesse aver letto per puro caso il nuovo capitolo, e l'insana voglia di recensire dovesse averlo colpito, un commento è sempre più che gradito.
Bye Bye By Me

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