Heart's Power

di D_Cocca
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo - La nera figura ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 - La caduta dalle nuvole ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 - Vecchi amici ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 - Arrivo al Q.G. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 - Tramare nell'Ombra ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 - Il primo giorno con Lenn ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 - Secondo giorno ***



Capitolo 1
*** Prologo - La nera figura ***


~Prologo - La nera figura~
 




Il Mondo Che Non Esiste. Un luogo dimenticato dalla Luce e sovrastato dalle Tenebre. Un posto in cui la pioggia era perenne, e sembrava lavare e spazzare via ogni ricordo del bene e della pace che potevano entrarvi dentro. Nessuno ci metteva più piede da un anno dopo la caduta dell'Organizzazione XIII, o almeno, così tutti credevano. Da ormai molti mesi, una figura ammantata di nero ed incappucciata girava per il castello dei defunti Nessuno, alla ricerca di qualcosa. Aveva cercato dappertutto una cosa inestimabile, che avrebbe potuto dargli il potere che da sempre agognava, e che un giorno avrebbe ottenuto; quando quel momento sarebbe arrivato, avrebbe ucciso chiunque osasse ostacolarlo nella sua imminente ascesa, come sarebbe stato pronto a fare in quello stesso momento.
L'uomo arrivò davanti ad una stanza che aveva scoperto pochi giorni prima dopo estenuanti e ripetitive ricerche, bianca e anonima come tutte le altre, ma anche molto diversa da qualsiasi altra per via delle cose che risiedevano al suo interno. Determinato, vi entrò senza alcun indugio.
Si ritrovò dentro ad un laboratorio, completo di alambicchi, provette e ampolle contenenti sostanze d'ogni tipo dai colori più strani e sgargianti; una persona che conosceva avrebbe fatto i salti di gioia vedendo le formule e le pozioni presenti in quella stanza, soprattutto perchè la sua era una passione più che un lavoro vero e proprio.
Cominciò a rovistare con impazienza tra quegli oggetti di grande valore, senza curarsi di non farli cadere dai tavoli su cui erano poggiati o non danneggiarli. Uno strano licquido color arancio si rovesciò a terra e corrose il pavimento. Stava cercando una cosa incredibilmente più importante di qualche provetta da chimico, e non vi badò, nonostante la sostanza letale fosse caduta molto vicina al suo piede destro.
Dopo aver ribaltato tutti i tavoli e buttato a terra tutti i libri dagli scaffali, sotto l'ultima scrivania rimasta in piedi, piantata nell'apparente fisso pavimento, scorse un anello, e poi i bordi della botola a cui apparteneva; erano perfettamente mimetizzati con il pavimento bianco, vederli era stato un colpo di fortuna. Con accitazione tirò con forza l'anello e aprì la botola senza alcuna fatica, scoprendo un piccolo buco in cui erano nascosti un diario vecchio e malconcio e vari schizzi, progetti. Proprio quelli che cercava.
Finalmente, dopo tanti sforzi, l'uomo aveva raggiunto il suo obbiettivo, e nessuno avrebbe mai potuto ostacolare i piani che aveva progettato di mettere in atto.
All'improvviso, come richiamato dalle muta grida di giubilio del compagno, un varco Oscuro si aprì e da esso ne uscì un altro uomo completamente vestito di nero, il cappuccio che portava gli celava completamente il viso.
Il nuovo giunto non mosse un muscolo nè proferì parola, stando a braccia incrociate e fissando il suo compagno ancora chinato sulla botola, stringente quella miriade di fogli di carta apparentemente inutili e indecifrabili.
"Li ho trovati" disse serio il primo individuo, anche se dalla sua voce traspariva una nota di soddisfazione e sadico divertimento.
Si alzò lentamente in piedi, sogghignando "Finalmente gli appunti di Vexen sono nostri" disse.
"Perfetto" rispose freddamente, quasi glaciale, il secondo uomo "E' giunta l'ora di ricominciare quello che era stato interrotto. Kingdom Hearts sarà presto nostro".

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 - La caduta dalle nuvole ***


 

Capitolo 1

~La caduta dalle nuvole~




Sora era felice. Non sapeva perchè, ma quella mattina si era svegliato con un insolita felicità addosso, un'euforia mai provata prima; era diversa da quella che aveva provato quando aveva vinto contro Xemnas e l'Organizzazione XIII, diversa da quella che provava magari nel giorno del suo compleanno.
Aveva provato quella sensazione anche durante una delle solite lezioni di scienze, talmente era intensa. Neanche un'interrogazione andata male aveva smosso il suo animo sereno, nemmeno l'orrendo e disgustoso cibo della mensa che aveva mangiato a pranzo. La gente che gli stava attorno si era a lungo chiesta cosa stesse capitando in quella giornata al buon ragazzo dai capelli a punta, stranamente spensierato e tra le nuvole.
Poi, dopo esser uscito da scuola e aver temporaneamente salutato Riku e Kairi, si era sentito ancora meglio.
In quel momento era disteso sulla calda e dorata sabbia della spiaggia, sorreggendosi la testa con le mani. Osservava il cielo azzurro come i suoi occhi e pensava. Stava cercando una spiegazione per giustificare quell'insolita leggerezza, dato che anche lui capiva che era strano da parte sua essere addirittura così spensierato, specialmente dopo aver combattuto contro Xemnas, almeno un anno prima.
Aveva pensato che probabilmente tutta quella gioia provenisse dal fatto che finalmente sia lui che i suoi cari amici Riku e Kairi fossero al sicuro, e che la loro vita era tornata, anche se molto lentamente, quasi normale. Riku infatti era quello più diverso da come era prima, più serio. Ma, d'altronde, poteva capirlo.
Ma i motivi della sua gioia non erano quelli.
Sora sorrise.
Quel giorno avrebbe fatto una cosa molto importante, anzi, importantissima; una cosa che finalmente avrebbe cambiato un po' la sua vita, e che aveva trovato il coraggio di fare.
Si alzò improvvisamente in piedi, togliendosi con le mani la sabbia dai jeans e dai cespugliosi capelli castani, con gesti frettolosi.
Poi si incamminò all'albero del Paopu, lo stesso sul quale lui e i suoi amici guardavano sempre il tramonto, pensando al passato e scherzando, abbracciati dai raggi rossi e accesi del sole.
In quella giornata particolarmente calda non c'era una sola nuvola nel cielo, e il ragazzo sperò che il bel tempo fosse durato anche per il resto del pomeriggio e fino a sera, cosicché avrebbe potuto vedere un tramonto ancora più stupendo del solito. Kairi infatti amava il tramonto, diceva che dava un tocco di romanticità a certi momenti.
Quando arrivò dinnanzi all'albero dai frutti a stella, si guardò con circospezione attorno per assicurarsi che nessuno lo vedesse.
Dopo aver constatato che lì non ci fosse anima viva, soprattutto perchè tutti erano a casa a fare i compiti per la scuola, Sora saltò sul tronco sbilenco e gli si aggrappò con decisione, poi cominciò ad arrampicarsi senza alcuna difficoltà.
Stava andando tutto secondo i piani.
Arrivato finalmente in cima, Sora staccò dall'albero un frutto tutto giallo a forma di stella, il Paopu, per l'appunto. Una leggenda diceva che se due innamorati si imboccavano un frutto di Paopu l'un l'altro i loro destini si sarebbero intrecciati ed uniti per sempre.
Soddisfatto della sua pesca, scivolò giù dall'albero fino a ritoccare terra. Poi, prese il Paopu e lo nascose dietro alla schiena, coprendolo anche un po' con la T-shirt, per far sì che nessuno vedesse cosa stesse sorreggendo. Poi si avviò sorridente verso il Posto Segreto, una piccola grotta nascosta che aveva trovato mentre giocava con Riku, quando erano tutti e due molto piccoli.
Lì vicino scorse il suo migliore amico parlare con Kairi, e sapeva che i due stessero discutendo su di una ricerca scolastica che avrebbero dovuto svolgere come compito per le vacanze. Ma in quel momento la scuola importava ben poco a entrambi i ragazzi.
Quando Riku vide Sora arrivare, cercò subito di tagliare la discussione e dileguarsi "Scusami Kairi, ma adesso devo andare da Wakka" mentì "Gli ho prestato un libro che non mi ha ancora restituito, e se non me lo darà non potremo fare la ricerca"
"Va bene" rispose serena la ragazza.
"Ci vediamo domani" disse Riku, facendo per allontanarsi.
"A domani" rispose Kairi, che salutò l'amico un'ultima volta, rimanendo però al suo posto.
Sora, da lontano, volse lo sguardo verso il ragazzo dai capelli argentei. Riku sembrò avvertire il suo sguardo, così si voltò e mostrò un sorrisetto da complice stampato sulle labbra. Subito dopo alzò il pollice all'in su e gli diede il segnale del 'via libera' al castano.
Sora si avvicinò con apparentemente calma e disinvoltura a Kairi, che lo vide arrivare dopo un po'. Sora rimase praticamente trafitto dai grandi e dolci occhi blu oceano della ragazza, e per un momento il coraggio gli venne meno. Ma ormai era fatta, era lì con il Paopu, e non si sarebbe di nuovo tirato indietro.
"Ciao Kairi!" esordì, un po' impacciato. "Come va oggi?"
"Molto bene, grazie" rispose la ragazza, che non sospettava nulla di quello che Sora volesse veramente dirle. "E tu come stai?" domandò con cortesia.
"Non potrei stare meglio" rispose Sora, esibendo il suo miglior sorriso.
Kairi si mise a ridere, vedendo la strana faccia dell'amico del cuore "Cos'hai, Sora? Ti vedo un po' nervoso" osservò.
"I-io?" balbettò il ragazzo, preso improvvisamente dall'apprensione. Mille domande dubbiose e senza risposta gli si affollarono nella mente. "E se dicesse di no? Cosa faccio? Forse era meglio se chiedevo più consigli a Riku...!"
"Ma cosa dici? Sto benissimo. Non potrei stare meglio" rispose il castano, mascherando appena la sua tensione.
Sora fissò di nuovo gli occhi blu come il mare della ragazza che le stava di fronte, e cominciò a perdervisi, nella loro bellezza e dolcezza.
Dopo pochi secondi si riscosse. "Non t'imbambolare!", pensò.
Poi cercò di parlare e dire qualcosa di intelligente alla ragazza, che aspettava pazientemente che il suo amico le dicesse qualcosa "Io...Sai, stavo pensando che..." incespicò Sora.
Poi si dovette interrompere. Qualcosa aveva attirato la sua attenzione, nel cielo terso di quella giornata d'estate. Anche Kairi, notando la sua espressione, volse lo sguardo alla volta celeste.
Uno strano oggetto rosso, molto distante da loro, si dirigeva a grande velocità proprio verso l'isola su cui erano in quel momento.
Sora fu scosso da un timore e da un brivido lungo la schiena, riconoscendo lo strano oggetto e ripensando al suo passato. Improvvisamente, si sentì sul petto uno strano peso, che non avvertiva più da almeno un anno.
"Ma perchè capitano tutte a me??" pensò disperato. La sua gioia di poco prima era andata totalmente a farsi benedire.
Riku, che non si era allontanato molto dagli altri, corse verso i suoi amici, preoccupato "E' quello che penso che sia?" chiese a Sora.
Sora non ebbe il tempo di rispondergli, perchè la cosa che volava nel cielo aumentò la velocità e atterrò bruscamente davanti a loro, sollevando la sabbia e provocando un forte schianto. Sora rivide dopo un anno la Gummiship sulla quale era salito centinaia di volte, anche se era più grande e moderna.
Il portello laterale dell'astronave si aprì, e ne uscì una figura conosciuta, molto bassa e con due grandi orecchie tonde.
"Sora! Riku!" chiamò lo strano personaggio.
Sembrava agitato.
"Dovete venire subito con me!" esclamò Re Topolino, senza mezzi termini.
"Ehi, aspetti, Maestà! Dove dovremmo andare?" sbottò Sora, che non potè mascherare bene la sua irritazione.
"Gli Heartless e i Nessuno!!" gridò Topolino, avvicinandosi al Custode e tirandolo per una mano verso la Gummiship "Sono tornati! Dappertutto è il caos!"
Riku e Sora si guardarono, irritati e allo stesso tempo dispiaciuti. Sapevano cosa quella notizia stava a significare.
Kairi però li battè sul tempo, frapponendosi ai due "Se dovete partire, vengo anch'io! Non voglio rimanere sola e senza di voi un'altra volta"
Topolino rispose per i due ragazzi "No, è troppo pericoloso!"
"Non mi importa se è pericoloso! Voglio venire con voi. E poi è il minimo che le possa consentirci di fare, visto che vuole che partiamo con tutta questa urgenza, senza avere il tempo di fare nient'altro a parte seguirla" aggiunse la ragazza, rivolgendosi al re.
"Un momento!" si intromise Riku, contrariato "Prima di partire non potremmo sapere qualcosa in più su dove siamo diretti e cose dobbiamo fare? Cosa diremo ai nostri genitori?"
"Non c'è neanche tempo per salutare i parenti" insistette Topolino "Vi spiegherò tutto quanto una volta partiti, già in viaggio e lontani da occhi e orecchie indiscreti"
Mentre i suoi amici discutevano animatamente, Sora ne approfittò per allontanarsi un attimo e rintanarsi dietro ad un grande e folto cespuglio. Il ragazzo aveva ancora il Paopu in mano, e quando fu nascosto bene lo sfilò da sotto la maglietta. Ripose il frutto a stella a terra, in modo che non lo potessero vedere. Poi ci ripensò e scavò frettolosamente con le mani una buca, e vi lasciò cadere dentro il Paopu; poi ricoprì il tutto con la terra smossa poco prima. Purtroppo, aveva già accettato e capito tutto. I mondi avevano ancora una volta bisogno di lui, lo aveva capito dall'espressione di Topolino, e di sicuro non l'avrebbero lasciato tranquillo e in pace sulla sua isola, a fare niente o a cercare di porre fine ai suoi timori amorosi. Dopo tutto, era il Custode del keyblade.
Rassegnato, si alzò in piedi e si avviò verso la Gummiship, poi vi entrò senza fiatare, ignorando gli sguardi stupiti dei due amici. Riku e kairi si erano aspettati almeno un po' di resistenza da parte sua, e invece si era mansuetamente seduto su di un sedile, stranamente silenzioso.
"Partiamo??" urlò improvvisamente, facendo sobbalzare tutti. Raramente avevano sentito Sora usare quel tono di voce con gli altri.
Topolino non si fece ripetere l'ordine due volte, e corse ai posti di comando.
Kairi lo seguì.
Riku invece esitò. Era triste. Sora progettava con lui quella giornata da più di una settimana, nel tentativo di dire finalmente a Kairi cosa provasse, e quella volta ci era andato davvero vicino. Capì che molto probabilmente il suo malumore era causato da quel fatto. Ed ora era tutto rovinato. A malincuore, salì sulla navetta e si sedette vicino agli amici, tentando di confortarli rivolgendo loro un mezzo sorriso.
La porta della navetta si richiuse pochi secondi dopo. Decollarono.
Sora si affacciò all'oblò e guardò la sua isola, sospirando. La sua vita non poteva essere normale.
La giornata era iniziata tanto bene, e non sarebbe potuta finire tanto male. E pensare che il mondo si era come ribaltato nel giro di pochi minuti.
Avrebbe di sicuro rivisto Paperino e Pippo, ma cosa gli importava in quel momento?
Stava guardando la sua amata isola allontanarsi sempre di più da lui, sulla Gummiship che lo avrebbe buttato dentro ad un'altra pericolosa avventura; allo stesso tempo, si stava allontanando da lui anche la speranza e il coraggio di dire a Kairi quello che provava per lei. Le cose non potevano andare peggio che in quel modo, pensò. Per sua fortuna, i guai veri non avevano ancora avuto il tempo di iniziare, anche se si sarebbero presentati molto presto.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 - Vecchi amici ***


Capitolo 2

~Vecchi amici~

 




Topolino inserì nel computer di bordo le coordinate per la loro destinazione e installò il pilota automatico, dopodiché si voltò grazie al sedile di guida girevole ed osservò i suoi nuovi passeggeri, silenziosi.
Riku e Kairi sembravano tristi e fissavano il pavimento, mentre Sora sembrava sull'orlo di una crisi di nervi, incrociando le braccia e mettendo il muso, ma taceva e sopportava tutto in silenzio.
Tossicchiò per attirare la loro attenzione e poter parlare, e i tre ragazzi si voltarono verso di lui per guardarlo, strappati dai loro pensieri e riflessioni su cosa stesse accadendo. Sora, Riku e Kairi lo osservavano con occhio freddo e distaccato, cosa non molto naturale da parte dei tre, persino per il ragazzo dai capelli argentei che lo aveva affiancato in vari e importanti momenti della loro missione. Per la prima volta, Topolino provò un leggero imbarazzo.
"Ragazzi" esordì poi, deciso a mantenere il controllo della situazione "adesso che siamo partiti ho qualche minuto di tempo per potervi spiegare almeno un po' come stanno le cose"
Sora sbuffò, e cercava di rendere più evidente possibile il suo disappunto. Non gli era andato proprio giù il fatto di esser stato disturbato in un momento importante come quello di dichiararsi a Kairi, re o non re, mondi in pericolo o no.
Topolino lo ignorò e continuò a parlare "Solo fino ad un paio di mesi fa non ho mai avuto sospetti o preoccupazioni, e mi godevo la mia libertà, sicuramente come avrete fatto voi, naturalmente"
Sora sbuffò di nuovo.
"Poi, ho fatto un sogno" disse il re.
"Perfetto, ora veniamo disturbati e trascinati via da casa per un sogno??" pensò Sora il Custode del Keyblade con amarezza.
"Era un vero e proprio incubo, e ha fatto salire in me una paura, un timore. Per assicurarmi che fosse tutto a posto, ho preso la Gummiship e mi sono precipitato al Mondo Che Non Esiste, il luogo dove prima risiedeva l'Organizzazione XIII" si interruppe, assumendo un'espressione rammaricata e allo stesso tempo disturbata "Nonostante il fatto che il castello fosse esploso e fosse stato distrutto quando avete avuto la meglio contro Xemnas, non tutto il palazzo è andato perso, e una buona parte era rimasta intatta; lo so perché ci ero stato anche un paio di vole dopo, durante i primi giorni di tranquillità che abbiamo avuto. Ma, purtroppo, la parte che si era salvata è stata semi-distrutta: le pareti, il pavimento, le stanze erano pressocché caotiche e in rovina"
Guardò per un attimo i ragazzi, concentrati su quello che stava riferendo loro. Adesso parevano più interessati e seri, Sora sembrava aver riposto per un attimo la rabbia, sostituita dal dubbio e da una serie di brutti presentimenti.
"Da quel giorno ho iniziato ha fare degli appostamenti, per cercare di capire chi fosse l'artefice di quel disastro. Dopo tanta attesa, lo trovai. Era un uomo completamente vestito di nero, che mi attaccò appena mi vide e cercò di eliminarmi"
"L'Organizzazione?" domandò Riku, dando voce ai pensieri degli amici.
"No, Riku" rispose Topolino "Sai bene quanto me che tutti i membri dell'Organizzazione sono stati eliminati da un anno, ormai, e alcuni anche prima. L'uomo che ho affrontato mi sembrava addirittura al di sopra della loro potenza. Mi batté in poche semplici mosse, e io rimasi incosciente per vario tempo, per giorni. Lo so perché quando mi svegliai mi diressi verso l'uscita del castello, e per la strada trovai una porta segreta semi chiusa che portava ad un laboratorio. Era tutto sottosopra, come il resto del castello, d'altronde. Mi accorsi subito di una botola nel pavimento, che doveva contenere qualcosa di segreto. Lì trovai un messaggio indirizzato a me. Subito dopo mi diressi alla mia Gummiship, e quando guardai il calendario elettronico sul monitor, erano passati tre giorni"
"Ce l'ha ancora il biglietto, Maestà?" chiese Sora, ritornato ormai calmo.
"Certo" gli rispose il re, che estrasse un foglietto dalla tasca del suo vestito da viaggio e lo porse al ragazzo.
Sora lo prese in mano e lo lesse ad alta voce. C'era solamente scritto: "'Arrenditi. Kingdom Hearts sarà presto nostro, e tu non potrai fare niente per fermarci'"
Sora alzò la testa e guardò i presenti, ammutoliti e seri.
Cos'avrebbero potuto fare? Quel messaggio non era un vero e proprio indizio utile.
Kairi sembrava essersi spenta, presa dal magone, i suoi occhi gli sembravano addirittura un po' grigi. Sora non sopportava vederla triste, perché lo faceva sentire inutile; non era molto bravo a consolare le persone, specialmente quando non era di buon umore.
"Sono venuto a chiamarvi appena ho potuto" disse Topolino per porre fine a quel silenzio "Come potete vedere, la situazione è molto grave. Kingdom Hearts e tutti noi siamo in pericolo, e non sappiamo neanche chi siano questi nuovi nemici"
"Dobbiamo fermarli a tutti i costi!" esclamò Kairi all'improvviso, cercando di non perdersi completamente d'animo.
"Sì, ma come?" chiese Riku.
"Non vi preoccupate" intervenne Topolino "Adesso dobbiamo andare a recuperare due persone e poi ci dirigeremo verso il Quartier Generale"
"Quartier Generale?" domandò Sora, perplesso "E dove sarebbe?"
"Lo saprete presto" disse Topolino.
All'improvviso, una voce metallica annunciò risuonò nella navicella "Inizia l'atterraggio per il Castello Disney, si prega di allacciare le cinture di sicurezza, grazie"


Topolino e i tre ragazzi entrarono nella sala della Prima Pietra della Luce. Lì c'erano tutti.
La Regina Minnie, affiancata dall'inseparabile dama di compagnia Paperina, si voltò e li salutò "Sora! Sono lieta di rivederti" poi si avvicinò di più "e voi dovreste essere Riku e Kairi, vero?" domandò rivolta ai due ragazzi al fianco del Custode.
"In carne e ossa" disse Riku "....per il momento" aggiunse poi, laconico.
All'improvviso si sentì un grido "Sora!!"
Il custode del Keyblade alzò lo sguardo. Di colpo gli sembrò di essere scaraventato a terra da una valanga, invece erano Paperino e Pippo che gli erano saltati addosso per dargli un caloroso e sincero benvenuto.
Sora abbracciò i due, poi cercò di rialzarsi dal pavimento freddo che gli stava ghiacciando le natiche "Anche voi mi siete mancati, ragazzi"
Pippo e Paperino lo aiutarono a risollevarsi, mentre il giovane riprendeva il respiro.
"Bene, ora che abbiamo recuperato anche gli altri, possiamo ripartire" disse Topolino, sbrigativo.
"Perché così presto? Siamo appena arrivati" disse Kairi.
"Dobbiamo risparmiare tutto il tempo che possiamo, perché poi perderemo vari giorni con gli allenamenti" spiegò Topolino.
"Allenamenti??" esclamò Sora, anche se il suo sembrava un lamento, più che una semplice domanda.
"Certamente. Di sicuro in questo anno non hai fatto niente per allenarti, Sora" disse Paperino in tono di rimprovero.
"Già, e di sicuro devi oliare ben bene i muscoli prima di poter fronteggiare i nostri avversari" aggiunse Pippo.
"E inoltre, il vostro allenatore sarà un esperto in combattimento sia magico sia corpo a corpo, e vi rimetterà in forma in fretta" aggiunse Topolino.
Sora cominciò ad immaginarsi chi sarebbe potuto essere il loro allenatore "Forse è una nostra vecchia conoscenza... Cloud? Leon? O forse Yuffie? Sono tutti e tre bravi combattenti, li ho visti in azione più di una volta..."
"Per me va bene" disse Riku.
"Li faremo neri! Scapperanno a gambe levate appena ci vedranno!" aggiunse Kairi, improvvisamente euforica. Il pensiero di combattere una probabile battaglia le aveva dato alla testa.
Tutti si girarono verso di lei e la guardarono, con un mezzo sorriso sulle labbra.
"Che c'è?" domandò.
"Forza, andiamo! Dobbiamo sbrigarci!" li rimproverò Topolino.
Senza ulteriori indugi, Sora e gli altri salutarono con un inchino la regina Minnie e si congedarono. Non avevano idea di dove si sarebbero diretti adesso, ma almeno avrebbero avuto un po' di giorni per prepararsi emotivamente, oltre che fisicamente. Sora però non poté evitare di sperare che in quella nuova avventura che gli si presentava davanti nessuno dei suoi amici avesse corso rischi; sapeva che era impossibile, ma in quel momento aveva l'urgente bisogno di aggrapparsi ad almeno una speranza.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 - Arrivo al Q.G. ***


Capitolo 3
~Arrivo al Q.G.~




Sora e gli altri erano già da un po' in volo, e Topolino non accennava a fermarsi. Vedevano passare nell'oblò tanti mondi, familiari e non, ma nessuno di loro era quello in cui era situato il Quartier Generale.
Paperino e Pippo discutevano con il Re sul da farsi, mentre Sora, Riku e Kairi erano seduti vicini, guardando il vuoto e meditando.
La ragazza dai capelli rossi interruppe il silenzio "Sora?"
"Si?"
"Prima che arrivasse Re Topolino a prenderci, mi dovevi dire qualcosa di importante, per caso?"
Sora sobbalzò, sorpreso, poi cercò di tagliare subito la discussione "No, niente di niente, una sciocchezza, anzi, me la sono già dimenticata!"
Il ragazzo mise le mani dietro alla testa e sorrise, nel tentativo di essere il più credibile possibile. Kairi ricambiò il suo sorriso dolcemente.
"Che cretino che sono" pensò il ragazzo.
Si voltò verso Riku, seduto alla sua destra. L'espressione dell'amico sembrava confermare il suo pensiero.
In quel momento Topolino uscì dalla cabina di pilotaggio "Siamo quasi arrivati a destinazione, ragazzi, ma prima di atterrare devo informarvi di una cosa importante: una volta arrivati, cercate di non fare il minimo rumore. Ci sono dei sensori installati nel terreno che fanno scattare l'allarme non appena avvertono un suono più forte di un respiro. E' alta tecnologia, sapete..."
Tutti annuirono.
"Maestà, siamo pronti per l'atterraggio!" disse Paperino dalla cabina di pilotaggio, che aveva preso momentaneamente i comandi.
"Bene, procedi" rispose il Re deciso. Poi si voltò verso i tre ragazzi "Da questo momento, shhhh!" e si portò un dito sulle labbra in segno di fare silenzio.
I ragazzi annuirono nuovamente. Si sentivano un po' dei robot che obbedivano ai loro padroni, non parlando e ricevendo informazioni a cui sistematicamente dovevano obbedire ed accettare. Ma dopotutto, cos'altro avrebbero potuto fare?


La Gummiship atterrò sulla superficie del pianeta in modo assolutamente silenzioso, e i passeggeri uscirono da essa in punta di piedi, attenti a non fare troppo rumore e far scattare l'allarme di cui il Re aveva parlato loro.
Sora però, una volta guardatosi intorno, era rimasto un tantino deluso.
Quando aveva sentito la parola "Quartier Generale" si era immaginato una grande stazione spaziale o un mega-palazzo pieno di roba supertecnologica da esplorare e da ammirare, sfavillante o imperioso, con armamenti e protezioni invalicabili tutt'attorno. Invece gli parve di essere atterrato sul suolo di Marte. Il terreno e la polvere erano stranamente rossi e in alcuni punti si poteva vedere qualche sasso del medesimo colore o qualche duna di sabbia, niente di più. Quel posto era l'incarnazione della desolazione più totale, senza il minimo segno di vita.
Re Topolino si avviò in una direzione precisa, solo da lui conosciuta tra i membri del gruppo, e gli altri non poterono fare altro che seguirlo, non sapendo dove andare a sbattere il naso.
Camminarono per qualche minuto in assoluto silenzio, finchè Topolino non si fermò di colpo, facendo arrestare anche la compagnia dietro di lui. Sora cercò di capire cosa ci fosse di così speciale in quel posto, ma non trovò assolutamente niente. Cominciò ad esaminare tutto nei minimi particolari.
Sasso, sasso, sasso, polvere, sabbia, sasso, sasso e.... Un sasso più rosso degli altri. Anzi, no. Era troppo liscio e innaturalmente rosso per essere un comune sasso. Un bottone!
Topolino si avvicinò proprio a quel pulsante incastrato nel terreno, che schiacciò con un piede.
La terra sotto il gruppetto cominciò a tremare, e solo dopo qualche secondo i ragazzi capirono di essere al centro di una piattaforma di metallo ricoperta e nascosta dalla terra, che li stava portando sottoterra, sempre più giù. Riku trattenne a stento un'esclamazione per la sorpresa, ricordandosi appena in tempo di dover fare assoluto silenzio.
Il sottosuolo era totalmente diverso dalla superficie. Sembrava di stare in una scatola di latta piena di cavi elettrici, pulsanti, strane apparecchiature e altre cose tecnologiche e sconosciute.
"A Cid piacerebbero tutte queste apparecchiature" pensò Sora, il quale si era ricordato del suo amico a Radiant Garden che usava sempre il suo computer altamente tecnologico e altre cianfrusaglie di quel tipo. Ricordando, il ragazzo non riuscì a trattenere un sorriso: Merlino odiava quel computer, e il mago litigava sempre con il biondo per i motivi più disparati.
In quella piccola stanza che apparentemente era una vera e propria scatola c'era solo una porta, situata davanti a loro e colorata di un rosso sgargiante, che molto probabilmente portava al vero e proprio Q.G.
Topolino si avvicinò alla porta, e fece cenno agli altri di stare indietro e continuare a fare silenzio.
Cominciò la bussata segreta: tre colpi veloci, due lenti, e altri tre veloci. Dopodiché il re posò un orecchio sulla porta e rimase in ascolto dei movimenti dall'altra parte.
Una finestrella situata sulla porta si aprì, e videro due occhi scrutarli uno ad uno, con fare clinico.
Dopo che la finestra si fu richiusa, la porta si aprì con un forte clangore e rumore di catene, per poi aprirsi e lasciar penetrare un po' di luce.
Sull'uscio c'era un uomo dai capelli corti e castani, vestito con un giubbotto di pelle nera e molto giovane, che li guardava sorridendo.
"Ragazzi! E' da un po' che non ci vediamo!" esclamò questo, allargando le braccia.
"Leon??" domandò Sora incredulo.
"Certo!" dichiarò l'uomo "Che fate lì impalati? Entrate pure, poi ci saluteremo come si deve"
Sora entrò nella stanza, seguito dagli altri. Dopo aver visto un altro viso familiare e conosciuto, si era sentito immediatamente a suo agio e spavaldo come sempre.
L'interno di quella stanza era quasi identico a quello della casa che c'era a Radiant Garden, l'unica differenza era che tutto era molto più grande e spazioso, nonché ordinato, e sul soffitto c'erano vari lampadari, per illuminare a giorno la casa anche nel sottosuolo.
"Ciao, Sora!!" dissero in coro Aerith e Tifa, sedute ad un tavolo posto al centro della stanza.
Yuffie, che era accanto alle due ragazze, esuberante e allegra come sempre si avvicinò velocemente a Riku ed esclamò "Però, che carino che sei! Tu chi saresti?" la ragazza era così vicina a Riku che poteva quasi sfiorargli il naso, fissandolo con i suoi gandi occhioni.
"R-Riku" balbettò il ragazzo dai capelli argentei, preso alla sprovvista dal complimento e dal carattere energico della sconosciuta "Sono il migliore amico di Sora" si affrettò ad aggiungere, per evitare che troppe persone si accorgessero del suo imbarazzo.
Yuffie sorrise "Piacere di conoscerti"
Poi si avvicinò a Kairi, subito dietro al ragazzo dai capelli argentei "Tu sei Kairi! Sei cresciuta tantissimo dall'ultima volta che ti abbiamo vista! L'anno scorso Sora ci parlava in continuazione di te, fino allo sfinimento, quando l'abbiamo aiutato a sconfiggere l'Organizzazione. Ti metteva sempre in mezzo a qualunque discorso sulla sua isola e..."
Prima che la ragazza riuscisse a dire qualcosa in più, Sora s'intromise e la fece allontanare di qualche passo, per paura che potesse dire qualcosa di ulteriormente imbarazzante. Il suo rossore era già abbastanza forte "Sono felice di rivederti, Yuffie!" esclamò.
"Anch'io, Sora" rispose lei.
"Ciao Cid!" salutò poi il castano dirigendo lo sguardo verso un uomo biondo davanti al mega schermo di un computer, che accennò un saluto con la mano "Ben arrivati"
Leon mise fine ai saluti tornando freddo e passando subito ai fatti "Credo che sappiate già perché siete qui" disse.
"Sì, dobbiamo rimetterci in forma" rispose il custode del Keyblade, battendosi una mano sul petto "Ma come mai voi siete qui?"
Alla domanda del ragazzo, una nuvola di grigiore parve scendere su tutti.
"Radiant Garden è stata attaccata e distrutta dagli Heartless e dai nessuno... un'altra volta" rispose Aerith, rivolgendo lo sguardo verso il basso.
"Oh... Mi dispiace, non lo sapevo" si scusò Sora, sinceramente rammaricato.
"Non ti preoccupare, l'importante è che siamo tutti vivi per poterlo dire. Pensiamo piuttosto al vostro addestramento, la cosa più importante al momento" intervenne Tifa, alzandosi in piedi.
"A proposito, chi ci allenerà?" chiese Kairi, curiosa.
"Nessuno di noi. Grazie a vari contatti, siamo riusciti a chiamare un professionista in combattimento da un altro mondo, che vi allenerà nei prossimi giorni e poi vi accompagnerà nel vostro futuro viaggio. Non lo conosco di persona, ma si dice che sia un tipo in gamba" poi si rivolse a Kairi "Non so se addestrerà anche te, però. Senza offesa, ma sei una ragazza e non molto esperta"
Kairi annuì senza ribadire. Sapeva di non essere molto abile in fatto di combattimento, però sperò che almeno avrebbe ricevuto qualche informazione in più. Voleva essere utile al cento per cento a Sora e Riku, che avevano sempre fatto tanto per lei.
"Non è già qui?" domandò Riku.
"Dovrebbe essere qui già da un'ora, ma a quanto pare è in ritardo. Di certo non è molto professionale, questo" disse Merlino irritato, mentre scendeva dalle scale che portavano al piano di sopra e facendo la sua comparsa nella stanza.
"Ehilà Merlino!" salutò Sora, sorridendo gioviale. Il mago ricambiò il suo sorriso, felice di rivedere il suo vecchio apprendisa di incantesimi.

Da quel momento passò un'altra ora, nella quale tutti quanti si accomodarono intorno al grande tavolo rotondo e chiacchierarono serenamente e bevendo del tè, parlando di tutto quello che era accaduto ad ognuno di loro durante l'anno di separazione. Sora era di sicuro quello a più agio di tutti, dato che conosceva bene i presenti e parlava loro senza esitazioni. Kairi e Riku invece erano più esitanti, dato che molte delle facce attorno a quel tavolo erano per loro sconosciute o non molto familiari.
Poi, improvvisamente, si sentì bussare alla porta, anche se quella, più che una semplice bussata, pareva un buon tentativo di sfondare la porta di ferro a suon di pugni.
Tutti si zittirono, in ascolto e allarmati. Chiunque ci fosse stato là fuori, di sicuro non era un amico, dato che non aveva usato la bussata segreta.
Si sentì di nuovo bussare alla porta, più forte. Leon si alzò e si mise allarmato vicino alla porta, teso e in silenzio, stringendo il suo Gunblade e pronto a combattere.
Altri colpi sulla porta.
Nessuno si mosse.
Dopo qualche secondo, si sentì una forte esclamazione provenire da fuori, che tutti udirono "E che palle!!"
Poi, con un solo ed unico colpo scagliato dalla persona all'esterno, la porta si staccò dai cardini e finì a terra, facendo un gran fracasso e spaventando Kairi.
Subito dopo si sentì urlare una voce abbastanza contrariata "Le porte sono state inventate per essere aperte quando le persone bussano, sapete?!"
Tutti i presenti seduti al tavolo si sporsero per vedere chi fosse la figura davanti all'uscio dell'ormai fracassata porta. Lì stava un ragazzo, con la gamba destra ancora sollevata per il calcio sferrato che aveva fatto fare quella brutta fine alla porta, ed era alquanto irritato. Sbuffando, riabbassò la gamba. Era molto alto e dalla corporatura apparentemente esile e slanciata, ma che non mancava di certo di notevole muscolatura. Aveva dei capelli corvini tagliati molto corti e dei grandi occhi di ossidiana, che gli conferivano un aspetto inquietante; a completare il suo singolare e leggermente lugubre aspetto, stava uno sfregio sul viso, una grande cicatrice che partiva dal suo occhio destro, passava sulla palpebra dello stesso occhio e finiva a metà della guancia destra. Quel segno di un vecchio taglio però non sminuiva il suo viso avvenente. Non sarebbe stato comunque piacevole però incontrarlo di notte, il suo sguardo trasudava innaturale freddezza.
In compenso, portava abiti normali e adatti al ragazzo quale era, non dimostrava più di diciotto anni, ne doveva avere al massimo venti. Indossava una semplice T-shirt bianca e dei blu jeans leggermente strappati al fondo, sopra alla maglietta portava un giubbotto a maniche larghe e lunghe anch'esso di jeans e indossava un paio di scarpe da ginnastica bianche. Al fianco portava una cintura, a cui era agganciato un fodero antico contenente una katana, con vari disegni sopra aventi un preciso significato però ignorato dagli altri, che stonava non poco con il resto del suo abbigliamento. Nel complesso era davvero uno strano tipo.
Con i suoi occhi neri squadrò i presenti uno ad uno, che erano rimasti ammutoliti.
Solo Cid si riprese in pochi secondi "Cos'hai fatto?!? Mi hai sfondato la porta, dannazione!! Hai una vaga idea di quanto mi sia costata una cosa del genere?"
"Non molto, dato che ha ceduto al primo colpo ben assestato dato dall'esterno" ribattè freddo il nuovo arrivato, con una punta di ironia nella voce. Però aveva parlato senza dare un minimo sguardo a Cid; sembrava avere occhi soltanto per Sora, che nello stesso momento stava cercando di evitare il suo sguardo, perché lo stava mettendo stranamente in soggezione. Un leggero sorriso si disegnò sul volto del ragazzo dai capelli neri, forse ricordandosi di qualcosa o qualcuno guardando il giovane castano.
Si avvicinò al Custode del Keyblade, tranquillo "Tu devi essere Sora"
Sora annuì semplicemente, dato che aveva perso di colpo la parlantina.
L'altro gli porse la mano in segno di amicizia "Piacere di conoscerti" disse "Io sono Lenn"






N.d.A.
Qui sopra, un capitolo che introduce il mio personaggio originale, che ricoprirà un ruolo attivo nella storia. Avviso che questo mio personaggio, Lenn, è già protagonista di un'altra storia che ho in corso qui su EFP, il Fantasy intitolato Il Drago e la Tigre. Siccome Lenn doveva comparire solo in questa fan fic, ma poi a posteriori ho deciso di scrivere tutta la sua storia in un racconto a parte, ho inserito vari spoiler su di lui e sulla sua vita. Perciò, se continuate a leggere, man mano che Sora scoprirà maggiori informazioni su di lui, altrettanti spoiler vi beccherete, di piccola o grande entità che siano. E' anche vero però che ne Il Drago e la Tigre, scritto molto più di recente, non ci sono riferimenti a Heart's Power, in alcun modo, quindi ho modificato anche molte informazioni; non prendete per oro colato tutto quello che leggerete su Lenn, quindi. Nel caso vi risultasse simpatico e voleste conoscere la sua storia, comunque, vi invito a leggere il racconto su di lui che sto ancora continuando ad aggiornare. E' un fantasy molto particolare su cui sto lavorando da molto, mi farebbe piacere se lo leggeste e mi lasciaste un commento.

Detto questo, ci vediamo al prossimo aggiornamento! :)

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 - Tramare nell'Ombra ***


Capitolo 4
~Tramare nell'Ombra~

 




Un uomo ammantato di nero lavorava come una formica operosa nel suo laboratorio, girando i bulloni di una macchina e aggiungendovi vari pezzi ogni tanto. Non era incappucciato, perché aveva troppo caldo in quella stanza sterile, ed era evidentemente teso come una corda di violino. Pensieroso, si passò una mano tra i capelli scompigliati verdi e si asciugò gli occhi azzurri lacrimanti, mentre respirava e odorava l'odore acre dello zolfo che aleggiava in quel luogo.
In quegli ultimi giorni aveva dormito poco o niente, per poter finire la macchina che Lei voleva. Sul suo viso di ragazzo erano apparse rughe precoci e aveva delle borse sotto gli occhi.
Ogni tanto guardava degli appunti, leggeva delle istruzioni e guardava disegni che persino lui faticava a comprendere. Si stava chiedendo come mai si fosse unito agli altri suoi compagni, che fino a quel momento avevano solo sfruttato il suo genio per i piani di qualcun altro. Forse perché voleva possedere anche lui un cuore, tutto qui.
All'improvviso si aprì un varco Oscuro nel muro vicino a lui, e ne uscì un'altro uomo vestito di nero, ma con il cappuccio del suo soprabito nero alzato.
"Zewen!" lo chiamò con voce irritata "Ho passato giorni infernali per trovare quella roba rispettando i tempi, e adesso tu ci stai facendo ritardare! Il Suo Obbiettivo è già arrivato a destinazione e noi non abbiamo ancora la nostra arma pronta!"
"Io faccio quel che posso, Lavier!" ribatté il ragazzo dai capelli smeraldini adirato "Questi appunti sono complicati persino per me; non capisco come quel Vexen sia riuscito in pochissimo tempo a progettare questa macchina apparentemente perfetta e priva di pecche. Voglio dire, non c'è un solo errore!"
"A quanto pare non sei il genio che dici di essere" disse Lavier con sufficienza "Quel Vexen era un Nessuno così stupido che si è fatto eliminare da un bimbo con il moccio al naso e la mente in subbuglio. A parte che nella scienza, non spiccava in molto altro per intelletto"
"Veramente è stato ucciso da un suo compagno, da quanto abbiamo potuto osservare... E non dovresti fare il saputello, è una parte che non ti riesce" borbottò Zewen a bassa voce, avvitando l'ennesimo bullone con la chiave inglese.
"Cos'hai detto?" lo rimbeccò l'altro.
"Niente"
Lavier guardò il ragazzo con disprezzo. Era un Nessuno giovane e per niente potente, ma a Lei serviva il suo cervellone per finire la macchina in tempo.
"Fai in fretta" disse ancora, e poi scomparve in un alone Oscuro.


Lavier ricomparve vicino ad un'altro uomo incappucciato che stava leggendo un libro, seduto su di una poltrona rossa, nel mezzo di una stanza completamente vuota.
"Come fai in un momento come questo a leggere??" gli chiese irritato. Era davvero facile irritare Lavier.
"Che altro posso fare? Finché il Suo Obiettivo non si mette in viaggio con i suoi compagnucci e quel trabiccolo non è pronto, non mi resta che dedicarmi al mio passatempo preferito" rispose l'altro con voce cavernosa, ma tranquilla.
"Al diavolo i tuoi libri, dobbiamo fare in fretta!" esclamò l'altro.
"Come mai sei così nervoso? Per caso Lei ti ha di nuovo strigliato per bene? Non capisco come mai di colpo abbia tutta questa fretta..."
Lavier digrignò i denti "Diciamo che non mi va di farla aspettare"
"Non caricare Zewen di pressioni inutili e non asfissiare me, sto cercando di leggere un capitolo molto interessante" ribatté l'altro, ponendo fine a quel discorso che avevano già intavolato decine di volte.
A quell'affermazione, Lavier sentì una strana sensazione pervaderlo. Rabbia, forse?
Impossibile, lui era un Nessuno, non poteva provare sentimenti di alcun tipo.
Avrebbe fatto tutto per avere un cuore e provare realmente quei tipi di sentimenti, e il fatto che quei due se la prendessero comoda non gli andava proprio giù. Le avrebbe parlato di quel comportamento.
Schioccò le dita e vicino a lui comparve un portale, lo attraversò e se ne andò. Doveva stare un po' solo e , soprattutto, doveva chiederle come mai voleva che le operazioni andassero avanti e che quel giovane doveva andare distrutto. Non riusciva a vedere alcuna logica in tutto quel disegno.


"Nel messaggio che ti ho inviato c'era scritto che avevamo una bussata segreta!" esclamò Cid, battendo un pugno sul computer per la rabbia.
"Lo so, ma mi avrebbe fatto anche piacere sapere qual'era questa bussata segreta" ribatté secco Lenn "Non sono mica mago Zurlì, che indovina le cose da solo"
Cid rimase interdetto "Non te l'ho scritto?" chiese.
"No" rispose il ragazzo dai capelli neri.
Ci fu qualche attimo di silenzio piuttosto imbarazzante.
"Ma come hai fatto ad eludere il programma capta-rumori? Di quello non te ne abbiamo parlato nel messaggio, ne sono certo!" disse Cid adirato.
"Avete chiamato un esperto, non un tipo qualunque. Non fare il minimo rumore in qualsiasi situazione è una delle cose essenziali che bisogna saper fare dopo il tipo di addestramento che ho ricevuto" affermò Lenn "Sono abilità che non amo particolarmente, ma si fa quel che si deve fare"
Lenn si mise le mani in tasca e fece qualche passo avanti, avvicinandosi agli altri, con espressione tutt'altro che ostile. In verità sembrava curioso.
Kairi gli si avvicinò "Così sei tu quello che ci allenerà?"
"Certo, tesoro" rispose lui, accarezzandole il mento "Ti hanno mai detto che hai dei bei occhi?"
Kairi arrossì, imbarazzata.
Sora storse la bocca, contrariato; il tipo non gli ispirava molta fiducia, e aveva tutta l'aria di essere uno spaccone. Non gli piaceva neanche il fatto che si rivolgesse a Kairi in quel modo.
"Mi chiamo Kairi" disse la ragazza, civettuola. Le faceva piacere ricevere quel tipo di complimenti, quando la vanità prendeva il sopravvento.
"Piacere di conoscerti, Kairi" e le strinse la mano.
Poi si volse verso Riku, il quale era alto quasi quanto lui, e gli diede una veloce occhiata "Però, non sei mica messo male. Non credo che serva molto il mio allenamento, con te. Mi sembri già in ottima forma" poi si massaggiò teatralmente il mento facendo finta di dover ricordare qualcosa "Riku, giusto?"
In verità Lenn aveva già ricevuto una descrizione dettagliata dei tre ragazzi, ma voleva fare la parte del professore almeno una volta nella vita. Aveva sempre imparato, gli piaceva l'idea di insegnare un po'.
"Sì" rispose il ragazzo albino, tetro.
Lenn sorrise e gli strinse la mano "Piacere di conoscerti. Sai, non fa male sorridere un po', ogni tanto"
Riku ammiccò un sorriso, ma dentro era più che irritato. Trovava difficile sorridere in un momento simile, specialmente quando glielo imponeva uno sconosciuto. Era sicuro che il tizio che aveva davanti non avrebbe mai potuto capire il peso e la gravità delle cose che gli erano capitate in passato, e da quei giorni trovava difficile apparire naturale; a parte con Sora e Kairi, ovviamente.
Lenn fece poi qualche passo indietro, per avere tutti e tre i giovani davanti a sé. Non lo diede a vedere, ma notò che Sora e Riku lo guardavano torvi, Kairi era l'unica a cui sembrava stare simpatico.
"Però, che bel trio" disse "specialmente la signorina" aggiunse sorridendo.
Kairi arrossì.
"Vatti a cercare un'altra ragazza, pervertito!" pensò Sora. Nella sua mente il ragazzo si era già messo in testa una specie di film sulle cose che sarebbero successe con Lenn tra i piedi. Sora sbuffò, immaginando Lenn che si portava via Kairi su di una navicella extra lusso solo perché non le si era dichiarato prima. Ma lui che colpa ne aveva? Quello non era un buon motivo per portargli via la ragazza!
Lenn si voltò verso di lui con aria di rimprovero, come se avesse sentito i suoi pensieri.
Il custode del Keyblade sussultò. I suoi occhi gli mettevano i brividi. Notò solo in quel momento che ogni tanto, quando sbatteva le palpebre, gli occhi di Lenn cambiavano; il bordo delle iridi, altrimenti nere, diventava a tratti di un giallo dorato, simile al colore degli occhi dei serpenti. Si riscosse quando i suoi occhi tornarono normali in una frazione di secondo dopo. Il nuovo arrivato gli piaceva sempre meno.
"Sarai stanco, Lenn. Vuoi andare a riposarti? La camera da letto è al piano di sopra" disse cortese Aerith, intromettendosi.
"Va bene" disse "Siete cortesi ad offrirmi vitto e alloggio gratis"
"Re Topolino ha garantito per te, quindi consideralo come un compenso anticipato per i servizi che darai" disse Leon.
Lenn si accorse solo in quel momento della presenza di Topolino "Ehilà, topo!"
Il tono confidenziale con cui l'aveva detto poteva lasciar intendere che i due si conoscevano da tempo. Tuttavia Topolino si limitò a lanciargli uno sguardo di rimprovero e poi a salutarlo con un cenno della mano.
Lenn, prima di salire le scale per il piano di sopra, si girò verso il trio di ragazzi e disse "Domani comincia il duro lavoro, ragazzi. Preparatevi psicologicamente e mettetevi in testa che la pacchia è finita" poi sorrise.
"Quanto sei falso!" pensò ancora Sora. Quel sorriso, benché fosse sincero, a Sora dava il voltastomaco. Non sarebbe mai stato amico di quel tipo sballato, e non avrebbe mai preso ordini da lui, per nessuna ragione al mondo!

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 - Il primo giorno con Lenn ***


Capitolo 5
~Il primo giorno con Lenn~

 



Lenn soffiò nel fischietto che portava appeso al collo, poi urlò "Forza, ragazzi!! Voglio vedervi correre finché non vi si spezzano le gambe! Muoversi!"
"Sissignore!!" esclamarono Sora e Riku in coro, ansimanti.
I due ragazzi erano saliti in superficie sotto il caldo sole estivo, insieme a Lenn e a Kairi. La ragazza non aveva fatto ancora niente, se ne stava semplicemente seduta e paziente su di un sasso e guardava gli amici affaticarsi e obbedire agli ordini del loro nuovo maestro.
Sora continuava a pensare che Lenn fosse un pazzo, specialmente perché in appena due ore gli aveva fatto fare insieme a Riku una marea di esercizi: prima la corsa sul posto per riscaldarsi, poi una cinquantina di piegamenti, un esercizio che pensava fosse idiota perché consisteva nel camminare con un uovo tenuto in un cucchiaio utilizzando solo la bocca, e ora li stava facendo di nuovo correre. Cosa avrebbero dovuto fare adesso?
"Sora! Mettiti a terra e fammi una ventina di flessioni, e ti voglio vedere deciso!" disse all'improvviso il ragazzo dopo averlo osservato.
Sora si lasciò cadere a terra e rimase steso per un po', cercando riposo.
"Non ti fermare così di colpo, il tuo corpo non può sopportare cambiamenti di stato così netti. Piuttosto comincia a muoverti"
Sora sbuffò e mentre Riku continuava a correre in cerchio, approfittando della distrazione di Lenn per rallentare un po', cominciò con la prima flessione.
Lenn gli si inginocchiò accanto per stargli vicino al viso "Avanti, fà vedere che non sei una femminuccia! Chi è il più forte qui, sei tu?"
Sora non rispose e continuò a flettere le braccia con uno sforzo immane.
"Allora, chi è il più forte?" insisté Lenn, gridando come fosse stato un soldato.
"Sono io!" rispose il ragazzo con un moto d'orgoglio.
"Sei tu, giusto? E vincerai contro tutti?"
"Sì"
"Giusto!?"
"Sì!!"
"Sbagliato!" Lenn gli diede una botta in testa.
"Ahi, ma che ho fatto?" protestò il ragazzo.
"Rimettiti a correre, su!"
Sora si alzò senza capire e si accodò a Riku, che sembrava sfinito.
Lenn si rialzò, si spolverò i vestiti e cominciò a camminare vicino a loro "Non dovete essere così presuntuosi; l'uomo che crede di poter sempre vincere in realtà non vincerà mai. Dovete agire a sangue freddo e non sottovalutare mai l'avversario, ma cosa ancora più importante è che non sopravvalutiate voi stessi. Molti stolti hanno pagato certe sicurezze con la morte e rovinandosi la vita"
Riku a quelle parole fissò Lenn con sguardo indagatore, e vide nei suoi occhi un immenso rancore e tanta sofferenza. Pochi istanti dopo però il ragazzo già sorrideva e si avvicinava deciso a Sora.
"Ricordati di inspirare con il naso ed espirare con la bocca, alza bene le gambe e drizza la schiena, senza lasciar penzolare le braccia. Cercate entrambi di mantenere un'andatura costante e non provate di andare più veloci per arrivare prima, vi fareste solo del male"
"Arrivare dove?" chiese Riku con il fiatone.
"Ecco un'altra cosa da ricordare: risparmiate il fiato per correre, non per parlare. Dove dovete arrivare? Facile" indicò il bottone rosso sul terreno che serviva ad aprire il passaggio segreto per il Quartier Generale "Dovete fermarvi e ripartire da quel bottone, fare tutto il giro del pianeta e tornare esattamente lì. Io e Kairi vi aspetteremo"
"T-tutto... il giro... del pianeta??" chiese incredulo Sora, già sfiancato per gli esercizi precedenti.
"Sì, siete giovani e forti! Ho ispezionato il posto, e questo posto è davvero molto piccolo. Se non ci riuscite voi, chi ci riesce?"
"Uff!" sbuffò il ragazzo.
"Forza, Sora! Ce la puoi fare!!" gridò Kairi per incoraggiarlo, sempre seduta tranquilla sul masso.
Riku e Sora si fermarono, si accostarono al bottone rosso, presero fiato e aspettarono che Lenn desse loro il segnale per ripartire.
"Pronti..."
Sora e Riku si misero in posizione.
".. ai posti..."
Kairi li guardava con ammirazione mista a divertimento.
"Beata lei" pensò Riku "Non ha ancora fatto niente, e probabilmente non lo farà mai"
"Mannaggia," pensò invece Sora "mentre sarò via di sicuro ci proverà con lei, e proverà a portarmela via! Non posso permetterglielo!"
"VIA!"
Il cronometro che Lenn portava al collo partì nello stesso istante in cui i due ragazzi scattarono in avanti e, nonostante la stanchezza, sparirono alla vista in poco tempo.
Lenn rimase a fissarli per un po', decisamente più rilassato. Istintivamente cercò con una mano la catenina d'oro che portava al collo, prese la targhetta che vi era agganciata e se la portò alla bocca, giochicchiandoci. A Kairi sembrò un bambino.
"Bene, Kairi" esordì il ragazzo una volta assicuratosi che i due giovani non fossero tornati indietro "Adesso posso parlarti in tutta tranquillità di quello che ti insegnerò, perché non credo che dovrai usare un'arma, in futuro"
Kairi annuì, interessata "Sono qui per aiutare Sora e Riku, farò di tutto per essere loro utile"
"Bene, apri bene le orecchie, perché è molto importante"


I custodi del Keyblade stavano correndo ormai da mezz'ora, e l'arrivo era ancora molto, molto distante.
"Riku!" chiamò Sora, mentre correva.
L'albino gli si affiancò, dopo aver leggermente rallentato "Che c'è?"
Avevano tutti e due il fiatone e non sentivano più le gambe.
"Che ne dici di fare una gara?"
"Una gara? Ma Sora, Lenn ha detto di non tentare di correre più veloce di quanto possiamo! Dobbiamo, uff, cercare di tenere la stessa andatura, altrimenti..."
"E a me che diavolo importa di quello che dice Lenn?" lo interruppe Sora, ansimando come l'amico.
"L'hai guardato bene, Riku?" riprese il ragazzo "Ha più o meno... la nostra età. Cosa può sapere di più di quello che sappiamo noi? Non può darci degli ordini, è solo uno spaccone. Tanto cosa ci potrebbe capitare, potremmo morire d'infarto forse? E' questo che vuole farci credere?"
"Sora, non c'è bisogno di essere esperti per sapere che il tuo corpo è già abbastanza provato e se tu lo sforzassi troppo potresti..."
"Non me ne importa!" lo interruppe di nuovo Sora "Fa' quello che vuoi... Ma io non voglio lasciare Kairi in balia di quel pallone gonfiato!"
E così il castano accelerò l'andatura, seminò Riku, e sparì alla vista, apparentemente senza troppa fatica.
"Che testone!" pensò Riku, arrabbiato.
Riku voleva inseguire l'amico, ma non voleva rischiare di correre di più e disidratarsi ulteriormente, sotto il cocente sole estivo. Lenn aveva ragione secondo lui, nonostante non gli andasse proprio a genio, e così continuò a tenere il suo passo.


Sora arrivò al traguardo dopo altri venti minuti, più morto che vivo.
Era tutto rosso in faccia, e gli lacrimavano gli occhi per lo sforzo. Non sentiva più neanche un singolo muscolo, e gli girava la testa.
Kairi lo guardò preoccupata e fece per alzarsi, ma Lenn le fece cenno di stare seduta, mentre lui si alzava da terra e si dirigeva verso il ragazzo, con apparente distacco.
"Stai calmo, respira a fondo..." disse avvicinandoglisi con cautela e accennando solo ora un po' di preoccupazione.
Solo in quel momento Sora capì che si sentiva malissimo, e che ci avrebbe potuto rimettere la pelle. Non si rendeva neanche conto di stare in piedi, perché non sentiva più le gambe, talmente il bruciore dei muscoli era continuo e intenso. Faceva fatica a prendere i respiro, e il petto e i polmoni facevano fatica a sollevarsi e a prendere aria; sentì come le sensazione di avere il singhiozzo, ma faceva molto più male. Il cuore gli batteva all'impazzata, provocandogli ad ogni battito una nuova fitta che si estendeva in tutto il corpo.
Lenn gli mise una mano sul petto e cominciò a massaggiarlo, o almeno a Sora sembrò così. Forse stava tastando un punto particolare per capire qualcosa.
"Respira, non farti prendere dal panico. Riesci a sederti?"
Sora tentò di annuire, ma in quel momento le gambe gli cedettero completamente e cadde in avanti, l'impatto col terreno fu evitato solo dalla presa ferrea di Lenn.
"Kairi! Porta dell'acqua, presto!" urlò il ragazzo dai capelli neri, per poi rivoltarsi verso il giovane "Cerca di resistere... andrà tutto bene"
Il ragazzo continuò a parlargli, ma Sora non sentiva più niente, e all'improvviso tutto si fece buio.


Quando Sora rinvenne, era passata più di mezz'ora.
Riaprì gli occhi ma, accecato dal sole, fu costretto a richiuderli. Finalmente riusciva a respirare bene e si sentiva fresco e leggero.
"Sora! Stai bene!" gridò Kairi, gettandogli le braccia al collo.
Il ragazzo si mise una mano davanti agli occhi per proteggersi dalla luce, aprì gli occhi, e vide seduti vicino a lui Kairi felice e di nuovo serena, insieme a Lenn e Riku, tutt'altro che contenti.
Sora cercò di sorridere, ma il meglio che riuscì ad ottenere fu una strana smorfia.
"Hai ben poco da sorridere, tu! Stavi soffocando prima, lo sai?" lo rimproverò Lenn "A furia di correre oltre le tue possibilità per arrivare primo, i polmoni non sono riusciti a starti dietro e ti si è inceppato il diaframma. L'insolazione è stata il colpo di grazia"
"Io ti avevo avvertito, Sora. Perché non ascolti gli altri? Sei troppo testone e orgoglioso" aggiunse Riku.
Sora si alzò a sedere, aiutato da Kairi, e guardò i suoi amici.
"M-mi dispiace..." disse allora il ragazzo, sinceramente dispiaciuto per non aver obbedito.
"Dire semplicemente mi dispiace è poco, Sora. Saresti potuto morire!" rispose Riku, meno arrabbiato di prima e un po' più comprensivo. Non riusciva a rimanere arrabbiato con l'amico.
Il custode del Keyblade abbassò lo sguardo, frustrato.
Lenn si alzò in piedi, ignorandolo.
"Io sono venuto qui per allenare un ragazzo serio a cui è stata affidata una missione molto importante, non un ragazzino cocciuto e immaturo! Là fuori ci sono milioni se non miliardi di persone che contano su di te e ti affidano le loro stesse vite perché tu sei il solo che può salvarle, il Custode del Keyblade, non puoi farti ammazzare da un colpo di sole o dalla tua testardaggine, non puoi!" il ragazzo diede un calcio ad un sasso, irritato "Non puoi deludere e lasciare soli al loro destino tutti perché sei crepato così, c'è gente che ha te come sua unica speranza"
Sora incassò il colpo e non ribatté. Lenn aveva ragione, era uno stupido. Si sentiva malissimo, e non poteva neanche ribattere, avrebbe peggiorato le cose.
Ci furono dei secondi di teso silenzio, durante i quali, Lenn afferrò la sua catenina e cominciò a strofinare la targhetta d'oro, come se quel gesto lo aiutasse a riflettere.
Mentre Sora continuava mentalmente ad insultarsi, una mano gli si accostò al viso, gli diede un buffetto sulla guancia e poi si tese aperta in avanti, offrendosi per aiutarlo. Sora alzò lo sguardo e vide Lenn, che però lo guardava con tranquillità e sorridendo leggermente.
"Avanti, credo che tu abbia imparato la lezione"
Sora non sapeva se sentirsi sollevato o no. Prese la mano di Lenn, che lo aiutò ad alzarsi da terra. I due si fissarono per un istante, il castano capì che era stato perdonato.
"Andiamo a bere qualcosa" propose Kairi sorridente, prendendo Sora per un braccio.
"Ok, prima di uscire ho messo la Coca-Cola in frigo, adesso sarà bella fresca" disse Riku, anche lui più tranquillo.
I quattro si avviarono verso la piattaforma, scesero al piano di sotto e si avvicinarono alla porta. Kairi e Riku entrarono. Lenn fece per entrare.
Sora lo fermò poggiandogli una mano sulla spalla "Senti... mi dispiace davvero per prima" disse, che si vergognava ancora per aver fatto la figura dello stupido.
"Non ti preoccupare, ormai è un'episodio dimenticato. Ma sappi che ci sono davvero delle persone che contano su di te e sperano che tu possa difenderle nel momento del bisogno. Devi essere preparato. E' brutto da dire, ma a volte la forza dell'amicizia non è l'unica cosa che può farti andare avanti e riuscire nelle tue imprese"
Lenn mise le mani sulle spalle di Sora.
"Io ho molta fiducia in te e in Riku. Non è facile fare l'eroe, posso capirlo, ma devi fare del tuo meglio" sorrise "il mio compito è di farti rigare dritto e cercare di portare il tuo 'meglio' ad un livello più alto possibile"
"Non ti preoccupare!" disse Sora, di nuovo allegro "Ho vinto contro un sacco di avversari temibili, sai? Una volta ho perfino sconfitto Ade, il dio dei morti, in un suo stesso torneo! Sono un campione, puoi andare sul sicuro"
Lenn si mise a ridere "Ma davvero? Allora ti chiamerò così, d'ora in poi"
"Come, Ade?" chiese Sora.
"No, Campione! Ti prendo sulla fiducia che lo sei davvero"
Sora tirò un sospiro di sollievo "Meno male, credevo che mi volessi chiamare come quel dio mezzo matto!"
Risero tutti e due, e finalmente entrarono dentro casa.
Quella sera, durante l'ora di cena, Sora si divertì a raccontare agli amici le sue avventure, non tralasciando alcun particolare. Vedendo Lenn particolarmente interessato all'argomento continuò imperterrito per tutto il tempo possibile, deciso ad impressionare il maestro. Lenn si congratulò con lui più volte con sincerità, offrendo a sua volta una brillante conversazione e suggerimenti per i due Custodi.
Sora, vedendolo gentile e amichevole, cominciò a ricredersi sul suo conto, pensando che magari Lenn non era un vero e proprio pervertito malefico. A volte sembrava sereno, anche se altre sembrava troppo serio. Comunque, il ragazzo pensò seriamente di essersi sbagliato sul suo conto, verso la fine della serata. Decise che piano piano, magari, avrebbe potuto fare amicizia con lui, a patto che non avesse fatto il cascamorto con Kairi, ovvio.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 - Secondo giorno ***


Chiedo scusa per il ritardo, ecco il capitolo 6. :)


Capitolo 6
~Secondo giorno~




Sora dormiva come un ghiro nonostante fossero le nove del mattino, e faceva un sogno bellissimo; mentre stringeva a sé il cuscino nella mente teneva Kairi. Erano di nuovo sulle Isole del Destino, davanti ad un tramonto meraviglioso e romantico, il cielo color rosso acceso e le nuvole cosparse d'oro zecchino incorniciavano il grande sole arancione poggiato sull'orizzonte. Una nuvola si posò accanto ai due, e senza dire niente i giovani vi salirono sopra, per poi librarsi nell'aria; si fermarono proprio davanti al sole, e si strinsero la mano. Sora guardò Kairi, che ricambiava il suo sguardo con degli occhi luminosi e dolci. I ragazzi si avvicinarono l'uno all'altra, i loro visi erano vicinissimi, Sora protese le labbra e...
"Sveglia, dormiglione!" gridò all'improvviso la voce di Riku, e tutto scomparve all'improvviso.
"Nooo, perché?" pensò Sora.
"E' tardi, svegliati! Dobbiamo andare" insistette l'amico.
"Andare dove?" mugugnò il castano con la bocca impastata dal sonno.
"Dobbiamo scendere, fare colazione e poi riprendere gli allenamenti. Lenn ci aspetta" gli rispose l'amico.
"Voglio dormire!" esclamò Sora, ancora mezzo addormentato.
Detto questo, afferrò il cuscino che durate il sonno stava sbaciucchiando e se lo mise sopra la faccia. Forse non era troppo tardi per provare a rifare quel sogno bellissimo. Possibile che non potesse baciare Kairi neanche mentre dormiva?
Qualcuno in quel momento entrò nella stanza, con passo tranquillo.
"Perché è ancora a letto?" chiese Lenn.
"Dice che vuole dormire" rispose Riku, alzando le spalle.
"Bene" disse l'altro "Sappi, Sora, che ho mandato Riku per farti alzare con le buone maniere; ma visto che te ne infischi, ora userò quelle cattive"
Sora non rispose e sbuffò.
Non avendo alcuna risposta, Lenn decise di agire. Si avvicinò ad un lato del letto, scrocchiò le dita e lo sollevò senza troppa fatica. Subito dopo si sentì il tonfo annunciante che Sora era ruzzolato su un lato ed era caduto a terra come un sacco di patate.
Il custode del Keyblade si alzò di scatto da terra "Ma che cavolo fai?" sbottò, di colpo sveglio.
Lenn, soddisfatto e sorridente, rimise il letto a terra "Ti ho fatto alzare con le cattive" rispose.
"Svegliati bene e poi vestiti, sotto c'è una buona colazione che ti aspetta" detto questo, se ne andò. Al suo posto entrò Kairi, che subito cercò di soffocare le risate.
"Che hai da ridere?" sbuffò Sora.
Solo dopo averlo detto si guardo bene e si accorse che era in mutande. Non aveva dormito con la maglietta indosso, e i pantaloni gli si erano sfilati mentre dormiva. In pochi secondi divenne rosso come un pomodoro.
"Kairi, perché sei salita?" fece Riku, imbarazzato per l'amico.
"Avevo sentito un tonfo e allora sono salita per vedere cos'era caduto" rispose la ragazza, che era arrossita come Sora e cercava ancora di reprimere le risate.
Intanto il castano stava incespicando nel tentativo di infilarsi di nuovo i jeans il più in fretta possibile e senza cadere.
"Andiamo giù, è meglio" disse Riku mentre spingeva Kairi fuori dalla camera da letto.
La rossa continuava a ridere, e Sora lo trovò umiliante.
Dopo essersi rivestito esitò qualche secondo a scendere per le scale e guardò la camera in cui aveva dormito quella notte. La stanza somigliava più a un dormitorio che ad una vera camera da letto. Dormivano tutti insieme, e non c'era un letto ben rifatto; le lenzuola erano sparse qua e là, soprattutto quelle dei maschi, e i vestiti erano buttati sui letti ripiegabili o sui comodini. Sembrava essere passato un tifone, anche se il più disordinato di tutti era Sora, che in quanto a sporcizia contava per quattro persone; forse non era stata una bella idea mangiare quelle merendine sul letto dimenticandosi di ripulire.
Solo Lenn dormiva in una camera divisa da quella. Sora non sapeva il perché, ma di sicuro avrà avuto le sue buone ragioni. Sapeva solo che quella notte aveva sentito dei rumori provenire da là dentro e quando non aveva resistito e aveva spiato dal buco della serratura della porta aveva visto solo tante luci accecanti.
Quando ebbe finito di vestirsi, il ragazzo si precipitò al piano di sotto, dal quale proveniva un forte odore di frittelle e brioches appena sfornate.
Riku e Kairi erano seduti a tavola e mangiavano la colazione ancora calda, mentre Lenn stava in piedi poggiato contro il muro e aspettava.
Paperino uscì dalla cucina "Ecco il bell'addormentato che scende e si mischia ai comuni mortali" disse.
Sora si sedette vicino agli amici senza dire una parola e cominciò ad aggredire una frittella.
"Gowrsh, Paperino. Non dovresti augurare il buongiorno a Sora senza fare battute cattivelle?" chiese Pippo.
"Pfui, io faccio da mangiare e non mi saluta neanche"
Sora parlò con la bocca piena "Fcufa Papevino! Bfuon giofno"
Paperino sorrise "A questo punto, forse era meglio se non aprivi bocca"
Topolino entrò in quel momento in casa "Come stanno stamattina i guerrieri? Avete dormito bene ragazzi?"
"Sì, Maestà" mentì Sora.
"E lei come ha dormito?" chiese Kairi.
"Molto bene, grazie"
Lenn sembrava pensieroso, poi sghignazzò e si girò verso i ragazzi "Perché lo chiamate 'maestà'?"
I tre non risposero subito. Kairi ci pensò su, Sora fece finta di pensare con solo le brioches in mente e Riku scosse le spalle.
"Perché è un re, no?" rispose poi il ragazzo dai capelli argentati.
"Ma lui non è il vostro re. E' quello di Paperino e Pippo, che fanno parte del suo mondo. Ma voi, ragazzi?" poi si rivolse a Topolino "E tu perché ti fai chiamare 'Maestà' da loro? Forse 'Vostra Altezza' è troppo contraddittorio con la tua statura? Da quanto so li conosci da un bel po' di tempo, potresti permettergli di potersi rivolgere a te con un tono meno formale. Sono bambini, su"
Topolino sembrò scocciato, o forse arrabbiato. Sembrava che qualunque cosa dicesse Lenn lo mandasse in bestia "Loro sono ragazzi giovani e portano rispetto a chi è più anziano e ha più esperienza di loro. Ai re si porta questo tipo di rispetto, sai? Mica sono un pezzente come te! Invece di aprire quel forno che hai al posto della bocca per criticare o irritare la gente dovresti usarlo per rispettare chi è al di sopra di te"
Lenn sbuffò "Uffa, quanto sei permaloso. Non ti si può dire mai niente"
Il topo digrignò i denti, nel tentativo di riprendere la calma "Sei qui per addestrare i ragazzi, non per parlare, ragazzotto"
"Che? Secondo te sono un ragazzotto? Ma vai a farti friggere, và!"
Topolino non rispose, girò i tacchi e uscì, arrabbiato.
"Ma neanche una critica sopporta, si crede perfetto?" borbottò Lenn "Stupido topo"
Sora, Riku e Kairi, che avevano visto la scenetta, non sapevano che dire. Si fissarono per qualche istante, ma nessuno parlò. Decisero che era meglio stare zitti e non intromettersi in quella faccenda. Sora tornò volentieri alla sua colazione.


Quando ebbero tutti finito di mangiare, i ragazzi salirono in superficie insieme a Lenn.
Lì sopra, tra la sabbia rossa, c'erano due sacchi vuoti a terra. Lenn li indicò.
"Prendete il vostro sacco e riempitelo di pietre. Poi, mettetevelo in spalla e fate di nuovo il giro del pianeta. Ormai sapete che è piccolo, e non dovrete neanche correre" guardò per un attimo Sora "Dopodiché, cominceremo ad allenarci con la spada, che ne dite?"
"E Kairi?" chiese Sora.
"Lei starà con me e le farò un'altra lezione come quella di ieri"
Lenn sedette a gambe incrociate per terra, e Kairi si sedette su di un masso al suo fianco. Il ragazzo si rivolse ai due allievi e fece un cenno della mano per lasciarli andare via "Cominciate pure, abbiamo tutto il giorno davanti a noi"


Sora e Riku erano sfiniti. Avevano bruciato tutte le loro energie, avevano risparmiato solo quelle per stare in piedi e respirare. I due, sfiniti, buttarono a terra i bastoni che avevano usato come spade e si accasciarono a terra, respirando come fossero stati dei pesci fuor d'acqua.
"Credo che la lezione di oggi sia stata migliore di ieri, e vi vedo abbastanza stanchi, anzi, praticamente morti. Ormai è sera, potete andare a cenare e andare subito a riposarvi, se volete. Mi complimento per i notevoli progressi che avete fatto in un giorno"
"Mi serve dell'acqua e un letto!" esclamò Sora, rialzandosi da terra e correndo all'ascensore con la forza della disperazione.
"Anche a me, aspettami!" si aggiunse Riku.
Quando i due ragazzi furono sotto terra e Kairi rimase sola con Lenn, la ragazza chiese una cosa al maestro "Credi che avrò bisogno di usare le cose che mi hai insegnato in questi due giorni?"
"Io spero di no, ma quei due potrebbero vedersela brutta durante il viaggio, e se io non ci sarò dovrai cercare di sfruttare al massimo quello che ti ho insegnato. Confido anche nel tuo silenzio per certe cose"
Kairi annuì. Se fosse successo qualcosa ai suoi amici, lei sarebbe dovuta intervenire e cercare di tenerli in piedi, il suo ruolo era fondamentale.
La ragazza si alzò in piedi, seguita da Lenn. Il sole stava tramontando, e presto sarebbe arrivata l'ora di cena.
Mentre Kairi si accingeva a salire sulla piattaforma per scendere, Lenn rimase a guardare il sole che tramontava e le stelle che apparivano nel cielo, fermo a pochi passi da lei. La rossa gli si accostò "E' davvero bellissimo il cielo a quest'ora"
"Già" rispose il ragazzo.
Lenn aveva incominciato a tastarsi il collo per cercare qualcosa, e poi da sotto la giacca tirò fuori il ciondolo d'oro che già dal giorno prima tormentava irrequieto. Kairi cercò di vedere meglio la piastrina e poté vedere che c'era qualcosa scritto sopra. Da un lato c'erano dei numeri e qualcos'altro, ma non vide molto; dall'altro lato invece c'era inciso un disegno molto particolareggiato, forse un animale.
Lenn ritirò subito la collanina quando si accorse che Kairi la stava osservando insistentemente.
"Andiamo dentro"
Kairi esitò, imbarazzata per essersi fatta scoprire, soprattutto perché Lenn le sembrò disturbato. Non disse nulla per scusare il suo comportamento invasivo, forse perché non voleva peggiorare la situazione.
I due scesero silenziosamente sotto terra, e Lenn sembrò dispiaciuto di lasciare il cielo per rinchiudersi là sotto.


Quella notte Sora non riusciva a prendere sonno. Si era rigirato tante volte nelle coperte, aveva cercato di liberare la mente, ma il sonno non gli arrivava proprio. Che avesse mangiato troppo?
Forse.
Ma doveva comunque fare qualcosa, altrimenti sarebbe impazzito. Si alzò a sedere, e scrutò la stanza nella penombra. Kairi e Riku dormivano beati vicino al suo letto.
Decise di alzarsi. Si vestì e scese al piano di sotto, inutile rimanere a letto se non si riusciva a dormire.
Arrivò al piano terra, e fece per avvicinarsi al frigorifero, ma qualcosa attirò la sua attenzione più dell'idea del cibo.
Il monitor che segnalava se il dispositivo capta-suoni era attivo ora lampeggiava con un forte rosso e metteva in bella vista la parola 'Off'.
Chi l'aveva spento?
Decise di salire in superficie a controllare la situazione, dimenticandosi improvvisamente della pizza che era avanzata quella cena.
Uscì dalla porta e premette il pulsante a terra per far scendere la piattaforma, ci salì sopra e cominciò a salire. Quando vide il cielo notturno, rimase meravigliato. C'erano miliardi di stelle, che illuminavano con la loro flebile luce la superficie del pianetino; parevano tanti diamanti incastonati in un velluto blu scuro che circondava qualunque cosa.
Si guardò attorno e, non molto lontano, vide una figura accovacciata per terra che guardava come lui poco fa la volta celeste, il naso all'insù e perso in chissà quali pensieri.
Sora, cercando di non fare il minimo rumore, si avvicinò alle spalle dell'individuo.
Gli arrivò vicinissimo, tanto da poter riconoscere quella persona nonostante il buio.
"Ciao, Sora" salutò questo senza voltarsi.
"Ciao Lenn" ricambiò il ragazzo "Come facevi a sapere che ero io?"
"Sono due giorni che ti vedo e ti sento correre, ormai so il rumore dei tuoi passi. E' una cosa che mi ha insegnato un mio amico un po' di tempo fa" gli rispose.
"Cosa ci fai qui fuori?" gli chiese ancora Sora, curioso.
"Guardo le stelle" rispose semplicemente.
Il custode del Keyblade si sedette accanto a lui.
"Perché le guardi?"
"Perché fanno parte della notte, e io la adoro"
Sora era un pò perplesso, e fece una strana smorfia "E perché ti piace così tanto? Io preferisco di gran lunga il giorno"
Lenn sorrise "Ci credo, anche ad un mio amico piace di più il giorno, il sole splendente. Ma vedi, la notte è il momento che mi piace di più perché è tranquilla, tutti dormono, c'è pace; tutti i rumori e gli schiamazzi del giorno spariscono, le futilità, le maschere che la gente usa con le altre persone. Durante la notte il mondo torna come era tanto tempo fa, tranquillo, e la gente si rifugia nei sogni, nei quali è se stessa e basta, tutte le messe in scena e le bugie non valgono più. Io sono abituato a questo silenzio da sempre, e lo amo come se fosse una parte di me, agisco con più sicurezza nel buio, dove so che nessuno può vedermi. Perché, sai, nonostante io viva da anni con persone che amo e sono tranquillo, sarò sempre un'anima sola e solitaria, per quanti sforzi gli altri possano fare io non mi troverò mai a mio agio tra l'agitazione e il chiasso della gente in pieno giorno... Non appartengo al sole"
Sora squadrò il ragazzo dai capelli corvini, e gli sembrò di colpo tutta un'altra persona; la luna sembrava rivelarlo per quello che era veramente, ma era tutto troppo complesso perché potesse capirlo. Guardava nei suoi occhi e vi scorgeva una strana luce, qualcosa che gli fece paura, perché più grande di lui. A volte anche Riku aveva una luce simile negli occhi, quando era triste.
"Ma che sei, un vampiro?" domandò preoccupato.
Lenn si mise a ridere.
"Guarda che sto parlando sul serio, mi fai paura!" disse Sora, anche se sorrideva.
"Non sono un vampiro, stai tranquillo" rispose poi il ragazzo "Io ti ho solo spiegato perché mi piace la notte. Ora spiegami perché tu preferisci il giorno"
Il castano alzò le spalle, e rifletté per un po'; non si sarebbe immaginato che avrebbe dovuto intrattenere una conversazione del genere "A me piace il giorno perché... C'è tanta luce, si può andare in giro per la città con gli amici e si va in spiaggia, è un momento di allegria e in cui si può fare di più, si sta uniti, e poi è bellissimo stare sotto un bel sole caldo e un cielo azzurro in piena estate, a mangiare il gelato magari e a divertirsi. Hai mai provato una sensazione così bella?"
"Poche volte, devo ammetterlo" disse Lenn.
"Cavolo, ma te la godi almeno un po' la vita? Ti comporti come un adulto, mica a quest'età ti devi fare tante preoccupazioni! Va bene che questa è una faccenda importante e tutto il resto, ma sei troppo serio. Dovresti sorridere un po' di più anche di giorno, non solo con la tua amica notte"
"Non sono più tanto giovane come un po' d'anni anno fa, Sora, e alla tua età non le ho mai fatte le cose che dici tu" rispose.
"Parli proprio come un adulto, ma mica abbiamo tanti anni di differenza noi due, eh"
Lenn ridacchiò "Perché, secondo te quanti anni ho? Spara, dai"
Sora lo osservò bene "Per me non hai più di diciannove anni. Sembri uno di quegli studenti della mia scuola dell'ultimo anno, di sicuro non più grande, su"
"Ceeeeerto, e la Regina Minnie è in realtà il re topo travestito" sghignazzò di rimando Lenn.
Sora si sentì irritato. Quel tipo si stava prendendo gioco di lui!
"E sentiamo, quanti anni avrà il signor vecchietto?"
"Trentadue suonati, e mi stai facendo sentire più vecchio di quanto mi sia mai sentito prima d'ora"
Il Custode del Keyblade gli si avvicinò "Ho capito! Allora la tua non era gradasseria, sei vecchio davvero! Ho anche capito perché hai fatto il lungo discorso sulla notte stile vampiro"
"E secondo te l'avrei fatto perché...?"
"Perché hai di sicuro più esperienza di me, e ora che so la tua età mi sembri anche più credibile come guerriero pronto a dispensare lezioni. Probabilmente, riflettendo su quello che mi hai detto e ciò che potresti dirmi, potrei dire che sei molto saggio"
Lenn non si aspettava una risposta del genere, e parve turbato. Cercò comunque di nascondere il suo disagio sotto un sorriso "Non dire saggio, non lo sono e mi fai sentire un bacucco. Non so se ci guadagno poi tanto a parlare con te"
"Dai, a me piace la piega che sta prendendo questa conversazione"
"A me poco"
I due si zittirono, e mentre Sora pensava Lenn tornò a guardare le stelle.
Il Custode sorrise "Lo sai che ogni stella è un mondo diverso?"
"Certo, altrimenti come sarei arrivato qui?" rispose Lenn. Poi sospirò "Chissà qual'è la mia"
"Hai qualcuno che ti aspetta nel tuo mondo? Non avevi detto d'essere solo?" domandò Sora.
"Io ho detto che la mia anima è sola, non io. Sono due cose diverse... Ma alla fine, siamo tutti soli"
"Io ho i miei genitori a casa. Anche i tuoi ti stanno aspettando?"
"No" rispose Lenn "Però ho il resto della mia famiglia, mia sorella, mia moglie, i miei amici..."
"Adesso vuoi farmi credere che sei anche sposato?" disse Sora, che non ci credeva molto.
"Ma cosa vi ha detto il sorcetto su di me?" domandò il ragazzo dai capelli corvini.
"Assolutamente niente" rispose Sora, ed era sincero. Re Topolino non aveva detto niente di niente su di Lenn, e nemmeno gli altri. Solo che doveva essere il loro allenatore e che li avrebbe affiancati durante il viaggio.
"Uhmm, capisco" fece di rimando.
Passarono vari minuti di silenzio, e accennando a Topolino a Sora era balzata una domanda, che ora doveva per forza fare, altrimenti non si sarebbe tolto la curiosità.
"Senti" esordì "come mai hai tirato oggi in ballo quella storia sui re con Re Topolino?"
"Perché si crede chissà chi e quando sta con me fa sempre il tipo con la puzza sotto il naso, e mi irrita non poco. Non mi va che chiamiate maestà un tizio che non è neanche il vostro re e che è così smorfioso e superiore con gli altri"
"Ma con noi non fa così, e non mi sembra un tiranno come fai sembrare che possa essere"
"Topolino non è affatto un tiranno, ma vuole che si faccia sempre quello che dice lui, perché lo ritiene giusto. A volte magari ci azzecca, ma a volte è così ostinato che continua a insistere anche se si accorge di avere torto marcio. Quando vi è venuto a prendere, ad esempio, conoscendolo posso immaginare come ha agito: è arrivato all'improvviso e vi ha ordinato cosa fare, magari di venire con lui di corsa, poi vi avrebbe spiegato perché. Ha fatto di sicuro così perché sapeva e sa che per l'appunto non è il vostro re e non può obbligarvi a fare nulla. Ha fatto il frettoloso per non lasciarvi il tempo di poterlo pensare, eh eh"
Sora non era molto convinto, ma non poteva neanche dire che Lenn non diceva il vero. Pensò che se avesse protestato di più forse Topolino non li avrebbe portati via dall'isola, e in quel momento probabilmente Sora sarebbe potuto stare con Kairi da solo e le avrebbe confessato i suoi sentimenti, e invece era lì, a faticare, sbalzato in un'avventura contro tizzi che neanche aveva mai visto e di nuovo timidissimo; il coraggio che lo aveva preso sull'isola era andato a farsi benedire.
"Adesso andiamo, dai. Quella di domani sarà una giornata dura" disse all'improvviso Lenn.
"Ma io non ho sonno" protestò Sora, tradendosi con uno sbadiglio.
"Come no! Andiamo, sembra che ti potresti addormentare da un momento all'altro"
Sora non protestò oltre, perché sapeva che Lenn aveva ragione, come gli aveva dimostrato più volte quella sera.
Mentre i due scendevano e rientravano in casa, Sora non poté non pensare che aveva incontrato davvero un tipo strano.
I ragazzi si voltarono un'ultima volta verso il cielo, mentre scendevano sotto terra; Lenn per dire arrivederci alle stelle che sparivano, Sora per dare il buon giorno ai raggi del sole che stava nascendo.

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