Cambierò il mondo con la mia matita.

di ChaosReign_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo uno. ***
Capitolo 3: *** Capitolo Due. ***
Capitolo 4: *** Capitolo Tre. ***
Capitolo 5: *** CHAPTER FOUR. ***
Capitolo 6: *** Capitolo Cinque. ***
Capitolo 7: *** Capitolo Sei. ***
Capitolo 8: *** Capiolo Sette. ***
Capitolo 9: *** Capitolo otto. ***
Capitolo 10: *** Capitolo Nove. ***
Capitolo 11: *** Evrything end. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


 

Cambierò il mondo con la mia matita...

12 giugno. 

Caro diario,

Il mondo è brutto.

Il mondo è brutto e nessuno vuole cambiarlo, tutti si lamentano ma nessuno ha il coraggio di alzarsi in piedi e urlare “Ehi americani del cazzo, vogliamo o no un mondo migliore?!”

La mia vita è brutta, una merda.

Sai, da quando Lyn-z, quella troia, ti ha trovato nel fondo del mio zaino la mia vita da schifo che era merda è diventata.

Qui, nelle tue pagine, c'è la mia vita, tutto. TUTTO!

Ci sono scritte le cose più imbarazzanti, tristi, deplorevoli riguardanti me e mio fratello. E Frank Iero.

Il mondo è brutto e io lo so.

Anche lui lo sa ma come tutti gli altri non si è opposto, ha seguito la moda.

Il mondo è brutto perché ora tutti alla High School sanno del mio tentato suicido, dei problemi di Mikey con la droga e della mia cotta per lui.

Quello stronzo.

Eppure tutti e tre sapevamo che il mondo è brutto e che non si può far niente.

Ma Mikey ora non mi odia più, Frank...

Frank non mi calcola più, non si ricorda nemmeno più che sono stato il suo migliore amico.

Ma lo amo, quello stronzo.

Ancora.

“Pansy, lo sai che Way ha una cotta per te?? Vieni a vedere!!”

Mi ricordo ancora il suo sguardo dopo che lesse quelle quattro righe che bastarono a far crollare la nostra amicizia.

Cosa provava? Rabbia, rancore, imbarazzo... Scegli tu...

E il mondo è brutto anche per questo. Perché l'amore ti colpisce alle spalle, ti coglie alla sprovvista e quando meno te lo aspetti ti fa sprofondare in un baratro da cui difficilmente riuscirai a riemergere.

Eppure io vivo, spero in una svolta e tra meno di una settimana avrò finito gli esami di maturità.

Mi farò una nuova vita altrove e conoscerò gente nuova.

Sarò ancora felice a modo mio e farò quello che mi piace fare.

Disegnare. Scrivere. Cantare.

Mi iscriverò all'accademia d'arte.

E non penserò più a Iero, andrò avanti per la mia strada, con i miei amici: Bob e Ray.

Loro non mi hanno abbandonato.

E abbiamo anche un gruppo, My Chemical romace.

Il mondo è brutto e noi vogliamo farlo sapere.

Siamo in quattro con Mike: voce, batteria, basso e chitarra...

Quello strumento fottuto che mi ricorda quegli occhi verdi pieni di vita.

Mi ricorda tutti i bei momenti passati in questa stanza, proprio con lui che suonava la sua Pansy.

Anche se il nostro non è un vero gruppo e non abbiamo mai suonato in pubblico mia nonna ci tiene ed è anche per lei che resisto.

Il mondo è brutto ma anche poche persone riescono a farti resistere, mia nonna è una di quelle. Lei ha resistito e resiste tutt'ora per me e Mikey e io lo farò per lei.

E sono sicuro che la prossima volta che entrerà nella mia stanza e mi vedrà intento a disegnare o a scrivere canzoni saprò rispondere alla domanda che ogni santa volta mi pone e alla quale non trovo mai risposta: “Cosa vuoi fare da grande?”

“Voglio cambiare il mondo, non voglio renderlo migliore ma cambiare. Voglio cambiare il mondo con la mia matita.”

Gerard Arthur Way.

 

 

E dopo vent'anni posso dire di esserci riuscito.







Ciao a tutti!
Vi chiedo clemenza perché è la prima fic. che pubblico sui My Chem...
Diciamo che è un esperimento. l'ho scritta di getto e comunque spero vi piaccia.
Ringrazio tutti quelli che riusciranno ad arrivare fino qui.
e mi farebbe davvero piacere sapere quello che ne pensate di questo primo capitolo. qualche recensioncina mi farebbe molto felice *3*
**Poi volevo specificare che non ho messo l'anno perché il racconto non è collocato nel tempo, potrebbe essere nel 2012 come nel 1998 comunque gerard aveva 18-19 anni. (e anche frak ha la sua età ma lo so che è nato nell'81)
Alla fine... Buona lettura a tutti anche se ormai avete finito xD
AlisGee. <3

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Capitolo 2
*** Capitolo uno. ***


 

Capitolo Uno.

 

Piccola premessa: da qui il racconto non è più sotto forma di diario e si svolge durante gli anni della fine del liceo e successivi... Scusate se non l'ho specificato prima.
Grazie a tutti per leggere!
Buona lettura! ^__^

 

 

 

Come sempre sono seduto sui gradoni davanti al cortile della scuola ad aspettare gli altri emarginati sociali che mi frequentano.

Pranziamo sempre qui visto che non troviamo un posto “nostro” in mensa.

Non apparteniamo ad un gruppo, siamo semplicemente noi cinque: io, Mikey, Frank, Bob e Ray.

Oggi c'è un sole che spacca le pietre, fa un caldo bestia e con la divisa blu della scuola non si respira.

E io sono di cattivo umore.

Ogni volta che c'è il sole io sono incazzato. Odio quella palla gialla che ogni santo giorno deve mostrarsi a noi per ricordarci che è un altro giorno e che ci dobbiamo rompere i coglioni per altre due dozzine d'ore.

-Ciao Gee!-

Frank, il mio migliore amico, si siede due gradini più in basso di me e mi saluta con la mano.

-Ehi Frankie!-

Lui, invece, quando c'è il sole splende. Non so se sia un effetto della pelle o cosa ma quando c'è il sole sembra che lui sia l'unico a potergli fare concorrenza. Gli occhi verdissimi sono in parte coperti da un ciuffo di capelli nerissimi come i miei.

Ma io non posso mettermi a giudicare, non posso dire chi è più bello del sole e chi no, perché io punterei il dito solo su una persona e quella persona è il mio amico. Solo lui.

-Come te la passi?-

-Mah... Come sempre, una merda. Tu?-

Lui mi guarda scoprendo quei denti bianchi che vanno a formare un sorriso. Il sorriso che tanto amo. Quello che vuol dire “eheh non sai cosa ti aspetta dopo...”

-Io tutto bene, poi ho qualcosa per te...-

Cosa avevo detto?!?

-Ciao Frank, Gee... Gee dov'è lo zaino?-

-Ciao Mike, Bob, Ray. BOB!! RAY!! Vi ho salutato!-

-Ah si, ciao ciao!-

Mike, mio fratello, arriva e si siede vicino a noi quasi in contemporanea spuntano fuori anche Bob e Ray intenti a parlare di qualche nuovo disco... Pop?? Degli Aqua??

Non ci posso credere.

Sto per ribattere a una frase di Ray ma la mia attenzione si è focalizzata sul più basso.

È stato colpito in pieno da un panino ripieno di... Di... Boh!

E a lanciarlo è stato uno dei giocatori di football, ora preso a leggere un libro. Che strano, quella testa senza cervello sa anche leggere? L'ho sottovalutato, o forse sta solo guardando le figure. Probabile.

Il gruppetto delle cheerleader e dei giocatori della squadra della scuola si sbellicano dalle risate, cosa sarà mai quel libro? Poi le vedo.

Lyndsey Ballato e una sua amica tengono il mio zaino in mano e ridono a crepa pelle, tenendosi la pancia.

No. No, no, no.

Sto per urlare ma la voce di quella brunetta mi interrompe.

-Pansy, lo sai che Way ha una cotta per te?? Vieni a vedere!!-

Tutto succede velocemente.

Frank che si alza, mi guarda interrogativo.

Io che faccio lo stesso e gli afferro il braccio.

-Non andare, sono solo cazzate.-

Lo prego. Niente da fare.

-Adesso glielo faccio vedere io a quelli lì la femminuccia... Li faccio neri.-

Non va per accertarsi che dicano la verità, non gli crede, ma per difendermi.

Cerco di trattenerlo ma nessuno riuscirebbe a farlo quando è arrabbiato.

Così mollo la presa rassegnato. È la fine.

-Oh stronzetti che non siete altro, venite a dirmelo in faccia Pansy. Non vi dovete più permettere di prenderci per il culo.-

Frank è diverso da noi, lui è un figo: ha tatuaggi, muscoli e fascino.

Fa parte della squadra di football nonostante la sua altezza e diciamo che viene rispettato quasi da tutti. Noialtri no.

Mi sono sempre chiesto perché ci frequenti.

-Ehi... Ehi Frankie stai calmo. Vieni qui a leggere, non stavamo pigliando per il culo nessuno.-

Frank si blocca un istante prima di continuare ad avanzare verso Jordan, il capitano, che gli porge il MIO diario aperto.

Frank legge.

Riesco a vedere gli occhi muoversi frenetici da una riga all'altra, parola dopo parola.

Ogni secondo che passa la sua faccia si fa più scioccata, impallidisce, per la prima volta la luce che lo pervade quando il sole è alto nel cielo lo abbandona.

E io sono colto da una consapevolezza improvvisa, amara.

La nostra amicizia è finita.

Alzo lo sguardo su di lui ancora intento a leggere.

Lui fa lo stesso. Ci fissiamo per qualche minuto, vedo specchiata nei suoi la mia supplica muta che lo prega di lasciar correre.

E nello stesso tempo vedo il suo sguardo pieno d'ira, rancore, imbarazzo.

Sentimenti che mai ha provato nei miei confronti.

Mi sento cadere quando lo vedo buttare a terra il mio diario voltarsi e, senza dire niente, entrare nella scuola.

Tutti gli altri ridono, mi indicano. Tutti applaudono all'omosessuale.

Mostri, in questa scuola sono tutti mostri. Me compreso.

Mi metto a correre, inseguo Frank.

Corro per i corridoi larghi della scuola a perdifiato, lo cerco dappertutto.

Dopo essere entrato in mensa, nei laboratori vicini, nei bagni non so più dove andare.

-Ehi froc...Way, sei passato dalla biblioteca a ritirare il libro che ti ho detto ieri?-

Un mio compagno di biologia mi blocca il braccio e mi fa voltare verso di lui.

Annuisco.

Giusto, la biblioteca. I bagni della biblioteca.

Mi catapulto dentro quasi a voler sfondare la porta.

-Salve Gerard!-

Non rispondo nemmeno al saluto della signora Horzky e vado dritto in bagno.

Come immaginavo lo trovo lì, seduto vicino al lavandino con la schiena al muro e le gambe strette al petto. Non riesco a vedere se sta piangendo perché ha la testa affondata nel buco che si è formato tra il petto e le braccia.

-Frankie...-

Mi avvicino a lui cautamente tendendogli una mano per aiutarlo ad alzarsi.

Lui solleva appena la testa, gli occhi sono arrossati.

-VAI VIA!!-

Mi sento morire dentro: il mio migliore amico, la persona che amo, mi ha appena urlato contro.

-Ma Fr...-

-VATTENE, HO DETTO!-

Non resisto, mi accascio accanto a lui e sospiro.

-Parliamone almeno, no?-

Lui si scansa con un movimento repentino, quasi animalesco.

Mi squadra dalla testa ai piedi, non c'è bisogno di parole, il suo sguardo mi dice già tutto, sembra ringhiarmi contro con la forza del pensiero.

-Way... Che cazzo c'è da dire? Perché cazzo non me l'hai mai detto??-

Way?? E da quando ci chiamiamo per cognome?

-Perché...?? Non te l'ho detto, Iero, perché sapevo sarebbe andata a finire così...-

-Come se farmelo sapere, farlo sapere a tutti, da quelle troiette sia stato meglio che dirmelo in faccia...-

Io lo guardo, lui mi guarda.

Sei anni di amicizia bruciati così, per una cotta.

-Frank io...-

-No Gerard... Questo è stato un colpo basso, davvero basso.-

Frank, il mio Frank si alza aggrappandosi al lavandino, sembra svuotato. La sua solita lucentezza è del tutto sparita.

Non ce la faccio, appena si volta a guardarmi lo tiro giù per la cravatta bordeaux e lo bacio.

Poggio le mie labbra fredde e pallide sulle sue calde e rosee. È un bacio casto, veloce.

Sfuggente è la parola esatta da usare.

Mentre io scappo lui rimane fermo, nella stessa posizione in cui l'ho lasciato io, finché non esco dal bagno.

Con le lacrime che scendono copiose sulle guance, si uniscono sulla punta del mento e cadono a terra, corro a casa, non m'importa se è uno degli ultimi giorni di scuola. Torno a casa e sarà tutto okay, domani nessuno si ricorderà nulla e Frank passerà davanti a casa mia e di Mikey per andare a scuola insieme.

 

 

 

Mikey non mi ha parlato per tutta la sera e questa mattina neppure. Se n'è andato senza aspettarmi.

Esco di casa e mi siedo sul marciapiede. Aspetto qualcosa, qualcuno che non arriverà.

Prendo tra le mani un filo d'erba e inizio a rigirarmelo tra le dita.

-Oh, all i want to know all i want with just a touch of my burning hand i send my astro zombies to rape the land...*-

Mi volto di scatto. Quella voce, è la sua voce.

Lo vedo che cammina con le mani affondate nella tasche, il volto coperto dal cappuccio e le cuffiette alle orecchie.

Il filo d'erba che avevo tra le mani si spezza.

-Ehi... Frank!-

Lo chiamo ma lui sembra non sentirmi, non vedermi.

A meno di due metri da me scende dal marciapiede e attraversa la strada.

Ho capito, non è che non mi vede... Non vuole vedermi, non vuole sentirmi.

-'Fanculo...-

Sospiro e mi incammino anche io verso la scuola.

Oggi c'è vento, i capelli mi continuano a ricadere sugli occhi. Dovrei tagliarli.

Cerco di distrarmi pensando a cose inutili, a cui non ho mai badato davvero.

 

 

 

-Prof... Scusi, posso cambiare posto? Sa, qua sono un po' a disagio...-

-Certo Iero! Almeno, forse, tu e Way la smetterete di parlare.-

Così se ne va, prende le distanze da me come mai aveva fatto prima.

Dall'inizio della scuola siamo stati sempre vicini, in tutte le lezioni.

E ora, ancora non me ne capacito, solo per una stupida pagina di diario mi ha mollato. Mi ha voltato le spalle come farebbero tutte le altre persone appena si presenta un ostacolo. E io che pensavo che poche persone, lui era una di queste, fossero diverse dalle altre: più mature, più umane...

Mi alzo in piedi nel mezzo della lezione.

Tutti mi guardano basiti, cosa avevo in mente di fare?

-P-Prof... Io non sto bene, posso uscire?-

-Certo Gerard... Frank lo accompagni, per favore, in infermeria?-

No.

Dì di no!

-... Si.-












Se siete arrivati fino a qui vuol dire che siete dei miti!
Ringrazio le persone che hanno recensito/recensiranno, quelle che passano a leggere e quelle che seguono o mettono nelle preferite questa pseudo-storia.
Grazie a tutti.
Bacioni.
Alis. <3

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Capitolo 3
*** Capitolo Due. ***


 

Capitolo Due.

 

 

Ricordo che uscii con Frank alle calcagna, poi più niente. È tutto un insieme indistinto di azioni, persone, dialoghi e ricordi.

Mi ricordo che parlammo ma non ricordo cosa ci dicemmo.

Se ancora ripenso a quei giorni, quelli dopo la scoperta, da parte sua e da parte di tutta la scuola, della mia omosessualità non riesco a non versare una lacrima. Dopotutto è stato solo due fottuti anni fa e lui era il mio migliore amico.

Ricordo che in quella conversazione che avemmo avuto in infermeria mi disse che era finita, una volta per tutte. Non riusciva a guardarmi in faccia senza pensare che gli sarei potuto saltare addosso da un minuto all'altro. Non ero più un suo amico, non ero più una persona per lui.

Per lui ero un animale, un mostro.

Eppure lui non era contro i gay, non lo era mai stato. Ne avevamo di compagni gay dichiarati e nonostante qualche battutina che anche i diretti interessati si facevano da soli non c'era niente, né odio né rabbia né paura.

Gerard, cazzo, io mi sono fidato di te e tu non mi hai mai detto niente, ti sei comportato da vera checca. È finita. Ora e per sempre.”

Una delle frasi, forse l'unica, che mi ricordo di quella conversazione.

E dopo?

Cosa successe dopo?

Non lo so. Non so davvero come ho vissuto le settimane successive a quel fatto, vivevo in modo passivo, lasciavo che gli altri mi vivessero, lasciavo che la vita mi vivesse, mi consumasse. Non ero io a vivere la vita.

Così, verso ancora una lacrima bagnando il bordo del foglio da disegno un po' scarabocchiato ai margini e con un solo, unico, grande soggetto al centro.

-Gerard stai bene? Non è che hai bisogno di una pausa?-

Maria, una compagna di università, mi cinge da dietro le spalle e poggia il suo mento sulla mia spalla.

-No, davvero.-

Ha i capelli rossi e gli occhi castani, un po' di lentiggini le danno un tocco di infantilità al volto. Ha una cotta per me, sembra strano perché al liceo io non ero un bel ragazzo: sovrappeso, sempre sulle sue, capelli neri spettinati e divisa sempre portata bene.

Già, ero uno sfigato. Ma da quando quello stronzo mi ha fatto soffrire sono cambiato. Tutti lo sanno, sono dimagrito, mi sono avvicinato a uno stile del tutto nuovo per me, ora mi vesto sempre con colori scuri e ho fatto crescere i capelli.

I miei amici hanno detto che molte ragazzine del primo, ma anche del secondo, anno stravedono per me, per la mia “aria misteriosa”.

Ma loro non sanno, Maria non sa...

-Gerard è bellissimo... Ogni volta fai lo stesso soggetto ma ogni volta trovi un metodo, una tecnica che li fanno sembrare diversi.-

Guardo il foglio, guardo il disegno che c'è sopra: è fatto con una matita 9B* e carboncino, matite colorate verdi e marroni.

Sono due occhi, sono gli occhi che ho sempre amato, gli occhi nocciola con riflessi verdi smeraldo e che non ho smesso di amare nemmeno dopo quella brutta ferita ancora aperta. Io non l'ho dimenticato. Non lo dimenticherò mai.

-Grazie...-

-Ma toglimi una curiosità, non saranno gli occhi di della tua ragazza? O di una ragazza che ti ha spezzato il cuore, vero?-

Mi volto verso di lei con ancora gli occhi lucidi e la matita in mano.

-No, tranquilla. Te l'ho già detto che nella mia vita le uniche due donne presenti sono mia mamma e mia nonna. Sono frutto della mia fantasia, questi.-

Le sorrido e mi alzo, senza salutarla mi dirigo verso la macchinetta del caffè, è diventato la mia droga da quando sono qui.

-Ciao Gee... Allora come va?-

-Sempre dritto, Ray... Sempre dritto.-

È il mio amico, molto probabilmente quello con cui parlo di più perché siamo nello stesso edificio scolastico, solo che lui è in un'altra facoltà. Non lo chiamo “migliore amico” perché non credo che lo sia, non ho più avuto migliori amici dopo di lui, nemmeno mio fratello è riuscito a prendere il suo posto.

-Come sempre, cosa hai disegnato oggi? E tutte le tue spasimanti?-

-Occhi... Ray, se non per un compito con una consegna precisa io riesco a disegnare solo quelli... E proprio prima Maria, sai quella rossiccia...? Ecco, l'ha visto. Mi ha fatto i complimenti.-

Alzo lo sguardo e gli sorrido divertito, lui è quello che più mi capisce anche se è il contrario di me. È morto di figa, quando gli si presenta l'occasione lui colpisce.

Si sposta una ciocca ribelle di capelli, i suoi impossibili capelli ricci, e mi batte una mano sulla spalla.

-Dimmi come fai Gee, ce le avessi io tutte quelle ragazze ai miei piedi...-

Scoppio a ridere e nemmeno il tempo di riaprire gli occhi mi trovo di fronte non più Ray ma una biondina che, credo, faccia con me architettura.

-Ciao Gerard.-

-Ciao.-

Le sorrido, anche se non mi interessano non le tratto male, non sono uno stronzo, io.

-Mi... Ehm... Mi chiedevo se qualche giorno... Sempre se tu ne abbia voglia... Beh, michiedevosetiandrebbediuscireconme.-

Sputa tutto d'un fiato. Guardo oltre lei e vedo un altro gruppetto di ragazze che ci fissano ridacchiando tra di loro. Sono davvero così difficile?

-Beh... Ecco...-

E ora cosa faccio?

Guardo un po' il soffitto, la macchinetta, le pareti, le aule, mi guardo un po' in giro in cerca di un appiglio. Non trovando niente inizio a torturarmi le mani.

-Beh, certo se tu non vuoi non devi venire per forza.-

-No, non è per te... Ma in questi giorni sono un po' impegnato... Senti, dammi il tuo numero e ti chiamo io così ci metteremo d'accordo. Per me uscire è okay, ma solo a amici.-

La guardo serio poi passo a Ray che se la ghigna da dietro la mia interlocutrice.

-Okay! 3335845916. Caty.-

La vedo volatilizzarsi da davanti a me e la ritrovo in mezzo al gruppetto di prima che fa gridolini di gioia. Scuoto la testa rassegnato: ecco perché non mi piacciono le ragazze, forse.

-Non le sopporto più, ti giuro... Comunque ora devo andare, ci vediamo domani alle prove. Puntuale, Ray. Puntuale!-

-Certo Gee... Contaci, come un orologio svizzero. E poi domani abbiamo le selezioni per il secondo chitarrista quindi non mancherò di sicuro. Ciao amico!-

Io e Ray ci salutiamo e io torno in classe per recuperare le mie cose, il mio disegno e passare a prendere Mikey, lui fa ancora il liceo. Poveraccio.

Adesso anche lì ci sono compagne di Mikey che vogliono sapere di me, lì la voce della mia presunta omosessualità è sparita quasi del tutto, mi sono fatto vedere in giro con una ragazza poco tempo fa e...

BUM.

Sono l'etero più figo del mondo! Patetica società.

Mi muovo lento per i corridoi dell'edificio, come un fantasma, fino a raggiungere la mia auto che quando inserisco la chiave si apre con un “crack” secco e io in men che non si dica ci finisco dentro.

Inserisco nella radio un disco degli Iron Maiden. Parte Flash of the Blade.

Mi metto a cantarla come se fossi ad un loro vero concerto, la urlo, la canto e poi la urlo ancora.

La musica è il mondo in cui mi sono rifugiato dopo che Frank se n'è andato dalla mia vita.

La musica è stata la mia salvezza, è riuscita a farmi cambiare idea su molte cose. Ma non tutte.

Penso ancora che il mondo sia brutto, penso ancora che la mia vita sia una merda però ora che ho una band, forse, ho trovato un modo per dire agli americani che il mondo come lo immaginano loro non esiste.

E quella frase quella che doveva dire qualcuno ma che nessuno aveva il coraggio di dire: “Ehi americani del cazzo, vogliamo o no un mondo migliore?!”.

Forse sarà la volta buona che qualcuno troverà il coraggio di farlo; e quel qualcuno potrei essere io.

Parcheggio la macchina un po' lontano dalla scuola, al centro di New York, mi piace osservare la caoticità della città, cammino tra la gente intenta a correre al lavoro, presa dai loro problemi superficiali.

Guardo i due edifici gemelli, le due torri che, imponenti, svettano sulla città. Le due torri gemelle, le torri più alte del mondo. È un fenomeno architettonico grandioso, mi piace studiarne ogni minimo dettaglio.

Sono proprio fermo dinnanzi ad esse quando si sente un rombo, un rumore infernale mai udito prima.

Uno stridio, un ruggito, un tuono nel cielo sereno.

Tutti si voltano verso l'alto dei cieli, tutti vogliono sapere cos'è stato a turbare la loro quiete.

Io mi butto a terra, mi rannicchio vicino a una buca delle lettere.

Un aereo.

È un aereo la causa di tutto questo rumore, di questo momento di terrore.

Un fottuto aereo.

E ora quel fottuto aereo si sta dirigendo proprio verso le due torri, nemmeno un attimo.

Un boato più forte, la voce del diavolo in un cielo distrutto.

Nemmeno un attimo e le torri non esistono più.

Una coltre di polvere si libra a circa quattrocento metri di distanza da terra, gli edifici scoppiano, crollano, si scompongono in migliaia di pezzi. Tutto diventa polvere.

La gente urla, si dispera, scappa.

Nessuno è stato in grado di evitarlo, nessuno è in grado di capire quello che è appena successo.

Io rimango fermo, accasciato contro la buca delle lettere. Non faccio nessun movimento, solo gli occhi si muovono da una parte all'altra con un'improvvisa frenesia, si spostano dalla grande nube alla gente scandalizzata, alle urla, alle mie mani.

Le mie mani tremanti che non obbediscono più ai comandi che impongo loro, nessuna parte del mio corpo mi ubbidisce più ormai.

 

 

Non so per quanto rimango lì in stato di trance. Quando riemergo dal limbo in cui ero finito è sera, e sono in un'auto.

-Do... Dove sono?-

Non è più di un sussurro la mia domanda. Mi guardo intorno e cerco di capire chi è la persona alla guida.

-Tranquillo, stiamo andando a casa Gee, sono Bob. Gee, ci hai fatto preoccupare un casino, ci abbiamo messo ore per trovarti.-

-B... Bob?-

Cerco di capire cosa è successo, come ci sono finito in auto di Bob, cosa è successo prima.

-Si, Gerard.-

-Cosa è successo?-

Mi tiro su a sedere e mi massaggio le tempie.

Senza bisogno di una risposta concreta mi ricordo tutto quello che è successo, Mikey a scuola, le torri, la gente occupata a vivere, l'aereo...

La distruzione delle torri.

La gente urlante. Il terrore, la tensione, l'ansia, l'orrore.

-Gerard...-

-Lo so... Le torri. Sono state distrutte. Io c'ero.-

-Gerard mi dispiace... Davvero, deve essere stato traumatico...-

Lo guardo negli occhi attraverso lo specchietto retrovisore, nei suoi occhi blu, colore dell'oceano.

-Bob... Dammi un foglio.-

-Cosa?-

-Muoviti. Dammi un foglio.-

Bob scava con le mani sotto il cruscotto e trova un foglio. Io lo prendo e tiro fuori una matita dalla tasca dei jeans neri. Ce ne ho sempre una a portata di mano.

-Gee che vuoi fare?-

-Una canzone.-

E sul foglio inizio a scrivere. Scrivo una frase, in quella frase c'è quello che ho provato. C'è quello che non riuscirei a dire senza l'aiuto degli strumenti che accompagneranno la mia voce.

 

This broken city sky like butane on my skin

and stolen from my eyes...
 








 

Ciao a tutti...
Sono riuscita ad aggiornare anche questa fic...
Il capitolo è un po' tristuccio però non sono riuscita a fare di meglio.
Ringrazio tutti quelli che passano a leggere, chi mette la storia nelle preferite o nelle seguite e chi ha recensito i capitoli passati.
io vi amo, sappiatelo. <3
un commentino farebbe sempre piacere.
e spero vi sia piaciuto come capitolo.
Bacioni.
AlisGee. <3

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Capitolo 4
*** Capitolo Tre. ***


 

Capitolo Tre.

 

 

 

-Bob... Che... Che ore sono?-

Mi stropiccio gli occhi con fare assonnato, molto assonnato.

Mi guardo intorno cercando di capire dove mi trovo, cosa ci faccio e cosa devo ancora fare.

Ok, sono da Bob, lo capisco per la sua presenza (quel gigante albino con solo i boxer addosso) e per il disordine di casa sua.

-Mhm, sono le nove... Nove meno dieci.-

Tolgo una maglia da televisore mentre mi stiracchio e lo accendo.

-...Ecco le immagini della nostra città, una città ferita, una città distrutta. Bin Laden, è lui il precursore di questo attentato, i suoi kamikaze...-

Cambio canale, ma la scena che mi si presenta è la stessa: immagini e video sulle torri gemelle, sull'attentato a cui ho assistito dal vivo. Non si parla d'altro.

Ma io non posso vedere. Non posso provare ancora quello che ho già sentito ieri. Anzi, non posso proprio pensare a tutte le persone morte; in quegli edifici ci lavoravano migliaia di persone, piani, ascensori, scale, uffici e uffici pieni di gente innocente. Tutta morta, finita. Kaput.

Di quella gente non rimarrà niente se non il ricordo. E io che potevo essere tra loro, avrei preferito. Almeno non avrei dovuto sopportare questo: la consapevolezza di essere un sopravvissuto. Di essere salvo.

Mi scende una lacrima. Solo una, dall'occhio destro.

Solca lentamente la mia guancia pallida e raggiunge il mento dove da lì si stacca per infrangersi al suolo.

Spengo il televisore sospirando, mi passo una mano sul volto e cerco di calmarmi.

Guardo il mio amico che è rimasto nella stessa posizione per tutto il tempo, a guardarmi, a vedere la mia reazione.

-Bob scusa, che ore hai detto che sono?-

-Le nove.-

Sospiro. Cazzo, le prove. Oggi alle nove ci sono i provini per un secondo chitarrista. Cazzo, cazzo, cazzo. Sono, siamo già in ritardo.

-BOB! CAZZO I PROVINI!-

Lui si stiracchia e sbadiglia, ma quando mai Bob Bryar prenderebbe qualcosa seriamente?

Io lo fisso stranito, lui non fa altro che grattarsi il culo.

Mhm... Ma che raffinatezza caro.

-Tranquillo Gerard. Cazzo, tranquillo. Visti gli avvenimenti di ieri li abbiamo rimandati a oggi pomeriggio alle tre. Almeno possiamo riprenderci un po'. Soprattutto tu, Gee. Hai bisogno di riposarti e realizzare quello che è successo.-

Torno a sedermi sul divano, cioè quella cosa che ha tutta l'aria di essere un divano. Tolgo un po' di oggetti tra cui occhiali da sole, calzini, pantaloni, una maglia dei Motorhead, una carota... Oddio ma quanto è disordinato quel ragazzo? Peggio di me e Mikey messi insieme.

Prendo il telecomando e inizio a fare zapping da un canale all'altro, da un notiziario all'altro. È tutto un susseguirsi di immagini indefinite delle torri che crollano sotto la collisione avuta con l'aereo e di filmati amatoriali che mostrano le scene più disastrose.

E da poco anche i nomi di alcune vittime.

Mi soffermo su un canale, sembra avere più informazioni degli altri.

Un uomo sulla scena dell'attentato parla con voce atona, si rivolge agli spettatori con gli occhi lucidi. È un giornalista non deve far trasparire le emozioni.

-Vogliamo ricordare con nostro grande dispiacere e dolore le prime vittime trovate, vittime innocenti di un attentato da pazzi. Tra queste ricordiamo Jeremy Cass, Mike Robilin, Johanna MkKein, Patrick Stan, Linda Pricolo. Facciamo le nostre più sentite condoglianze alle famiglie. In attesa di altre informazioni a voi la linea, studio.-

Un colpo.

Secco.

Al cuore.

Una consapevolezza che mai avrei voluto avere.

Linda... Linda Pricolo.

Mi ci è voluto qualche secondo per realizzare il tutto. È la madre di Frank, quella donna che ho amato come se fosse la mia seconda madre, quella donna che ho amato come il figlio.

Anche lei è finita, solo il suo ricordo andrà avanti se i suoi cari lo permetteranno, se i suoi cari lo vorranno. Ma certe cose, io lo so, sono troppo dolorose da ricordare.

Questa volta però le lacrime non si bloccano, scendono copiose e mi bagnano la pelle, la bruciano, la lacerano.

-Gerard...-

-Non l'ho nemmeno salutata, non l'ho più salutata, nemmeno più vista, da due anni. E ora non potrò più salutarla, non la potrò più vedere. Anche lei è finita, sparita. Disintegrata come il nostro paese.-

Mi porto le mani al volto, lo copro e inizio a singhiozzare, singhiozzo come solo anni prima mi era capitato di fare. Le uniche volte che ho pianto, per davvero.

Due braccia forti mi cingono le spalle, Bob si siede accanto a me e si mette ad accarezzarmi i capelli accompagnando la mia testa nell'incavo della sua spalla.

-Vieni qui. È terribile, nemmeno noi l'abbiamo potuta salutare. Frank era anche nostro amico e ora... Non possiamo nemmeno consolarlo.-

Io crollo definitivamente, in tutti i sensi. Mi lascio scivolare verso la spalla del mio amico e continuo il mio pianto, crollo emotivamente per lo più. Troppe emozioni negative in troppo poco tempo.

Vedo che anche lui versa qualche lacrima, ma diversamente da me lui sa contenersi.

Quando ci tiriamo a sedere la televisione è ancora accesa, sullo stesso canale. Credo stiano cercando di intervistare un parente di una vittima... Poco disposto.

-... Andate via! LASCIATEMI IN PACE!-

Quella voce, la stessa che ho sognato tante volte per due anni, la stessa che mi ha urlato contro, la stessa con cui ho condiviso i momenti più belli della mia vita.

Vedo il biondo scattare e spegnere tutto, non ho fatto nemmeno in tempo a vederlo. Sarà cambiato? Sarà sempre lo stesso? E chissà forse è anche cresciuto di statura. Ma questo io non l'ho visto. E forse è meglio così.

-Grazie Bob.-

Mi addormento sulla spalla di Bob e quando mi risveglio sto decisamente meglio, se così si può dire.

Mi alzo strascicando i piedi fino in cucina dove mi faccio un caffè: la mia droga. Il mio sollievo. Bevendone una tazza appena svegli anche il mondo sembra diverso. Ma come sempre non migliore, solo un tantino diverso.

Guardo l'orologio della stanza che segna la una e ventitré, ho dormito per ben quasi quattro ore.

-Bobby, sei pronto? Tra poco dobbiamo andare...-

Urlo cercando di farmi sentire dall'altro, il proprietario dell'appartamento, che appare sulla soglia della cucina solo in mutande con lo spazzolino in mano e la bocca sporca di schiuma.

-Certo, certo, sono pronto! Dammi il tempo di vestirmi e prendere le bacchette e ci sono. Tu vuoi cambiarti?-

Non ci avevo fatto caso ai miei indumenti, ma ora che guardo bene sono gli stessi di ieri. Già, non sono tornato a casa, non mi sono cambiato, non mi sono fatto la doccia. Cazzo però, un po' di igiene!

-Si... E vorrei farmi anche una doccia... Posso?-

-Se riesci in meno di mezz'ora si.-

-Andata.-

Così mi catapulto nel bagno, ovviamente disordinato, di Bob e mi faccio una bella doccia calda.

 

 

 

 

-Ciao Ray, Mikey... Scusa se non sono tornato...-

Mio fratello mi sorride e scuote la testa come a dire “fa niente”, io e Bob appena arrivati prendiamo posto sulle sedie accanto agli altri due e aspettiamo.

Il primo ragazzo si presenta dopo nemmeno due minuti, è un tipo strano. Molto strano.

Ha i capelli neri rasati e tinti di viola sul lato sinistro ed è pallidissimo, più di me.

Porta in mano una Schecter rossa personalizzata, sulla cassa ci sono scritti i numeri “6661”, è pieno di tatuaggi ma non mi soffermo molto sul suo aspetto fino a che non lo guardo in faccia.

Non può essere, non può essere lui. Lui non verrebbe mai a fare provini qui. O forse si, ma appena ci vedrebbe se ne andrebbe senza rivolgere la parola. A nessuno.

È lui, più lo guardo più il suo ricordo si fa vivo nella mia mente. I miei occhi lo squadrano da testa a piedi, si soffermano su particolari che credevo di non poter più vedere.

Ma mentre passo da parte a parte quel corpo, quello stile, quei vestiti mi accorgo che c'è qualcosa che non va. È lui ma nello stesso tempo non lo è, ha qualcosa di diverso, che in teoria dovrebbe essere normale visto che siamo cresciuti, ma qualcosa che non è mai stato suo.

Lui non parla, sta davanti a noi, aspettando un nostro cenno, un saluto... Qualcosa.

Noi tutti siamo pietrificati. Lancio uno sguardo a Bob, Ray e Mikey che sono a bocca aperta davanti a lui, proprio come me, abbiamo avuto tutti la stessa reazione.

Poi torno a guardarlo, il trucco rosso sotto gli occhi che gli da un'aria dannata, le labbra carnose circondate da due anellini e poi torno a guardare gli occhi. Gli occhi che tanto ho bramato di poter incontrare di nuovo, quelli che non smetto mai di disegnare. L'unica certezza che mi è rimasta per tutto questo tempo.

E vedo che sono verdissimi. Quasi azzurri.

Non sono i suoi.

Ecco cosa c'è che non va. Non ha gli occhi nocciola/verdi del mio Frank.

È stata tutta un'illusione. Certo, tutto in un ragazzo può cambiare ma non gli occhi. Quelli sono gli stessi, sono l'elemento che puoi riconoscere anche dopo cento anni.

-Ragazzi... Tranquilli non è “lui”.-

Loro mi guardano cercando di capire, per loro è lui in tutto e per tutto.

-Guardate bene i suoi occhi... Sono color acqua marina. Non verdi.-

I miei amici fanno come dico e annuiscono. Poi tutti insieme, quasi complici, sospiriamo.

-Scu... Scusate... C'è qual..cosa che non va?-

Il ragazzo di fronte a noi trema un po' e appena sentiamo la voce ci scaldiamo un po' tutti. Le nostre pose rigide si sciolgono e sorridiamo al ragazzo. Ora siamo sicuri che non è lui.

-Oh, tranquillo. Scusaci per lo sgomento generale ma ci hai ricordati una vecchia conoscenza... Comunque come ti chiami?-

Il ragazzo sembra rilassarsi un po', le sue labbra formano anche un sorriso fantastico.

-Ah... Si, scommetto che conoscete Frank. In università molti ci scambiano. Comunque io sono Zackary Baker. Ma il mio nome d'arte è Zacky Vengeance.*

-Va bene Zacky... Vuoi suonarci qualcosa?-

Il ragazzo “veste” la sua chitarra come fosse il bene più prezioso al mondo e ammicca esordendo con un “non aspettavo altro”.

È uno dei ragazzi più strani che abbia mai conosciuto e suona molto bene.

Bene, se iniziamo così voglio proprio vedere gli altri.

Quando finisce il suo assolo lo chiamiamo al banco e gli diciamo di scriverci il suo numero di cellulare così che avremmo potuto contattarlo nel caso fosse stato il migliore.

-Grazie mille per essere venuto... E... Beh, buona giornata.-

Per un millesimo di secondo ho temuto che Mikey gli chiedesse di salutarci Frank. Infatti si poteva vedere il terrore nei miei occhi.

 

Dopo Zacky gli altri candidati sono stati sempre peggio. Lui è stato l'unico degno di nota e siamo arrivati alle cinque che i candidati migliori sono stati Zacky “ Vengeance”, una quattordicenne che appena ci ha visti si è messa a sbavare e un vecchietto di minimo ottant'anni che suonava come un dannato la chitarra acustica. Bella merda.

-Oh... Se non si presenta nessun altro entro mezz'ora ce ne andiamo e chiamiamo Zack.-

-Concordo.-

Le voci mia, di Mikey e di Ray si sono unite in un unanime “concordo”. È tutto il pomeriggio che cerchiamo qualcuno di normale con del talento... Ma non s'è vista nemmeno l'ombra. Questo vuol dire che all'alba delle cinque e dieci siamo con tre nomi e nulla di concreto. Mi guardo intorno e mi sembra di essere la giuria di X Factor: io che tengo gli occhi fissi sulla matita che mi sto rigirando tra le dita (non avendo un foglio oltre quello dei candidati non posso mettermi a disegnare). Ray sembrerebbe si stia guardando le doppie punte, ed è una bella impresa visto i suoi capelli. Bob simula un assolo di batteria sul tavolo con le bacchette e Mikey si pulisce continuamene gli occhiali.

Siamo messi bene.

Passano i minuti e nessuno si fa vivo. Non si sente volare una mosca, nessuno fiata.

-Oh, raga... Sono le sei meno un quarto, io direi che è finita...-

Ray fa per alzarsi e nessuno si oppone. Sarebbe anche giusto andare a casa, farsi una bella doccia e cenare con la famiglia.

Anche noialtri ci alziamo e raccogliamo le cose quando un rumore di porta sbattuta e un ragazzo o una ragazza ansimare nella sala d'attesa ci blocca.

Eh che cazzo proprio adesso che ce ne stiamo andando dovevi arrivare, tu?

Non so chi sia e non l'ho ancora vista ma odio già quella persona. Quasi quasi faccio davvero come la giudice italiana di X Factor: “Mhm i vestiti son belli, lo stile è originale, la chitarra la suoni bene... Ma per me è No!”

Si, anche se sono stato ferito più volte e sono il tipo che non trova la giusta sicurezza per affrontare il mondo certe volte so essere stronzo anche io.

Piano piano sentiamo il respiro dall'altro lato del muro calmarsi fino a non sentirsi più. Noi rassegnati torniamo seduti e tiriamo fuori il foglio.

-Avanti il prossimo.-

Urla Bob con il suo vocione, se fossi stato dall'altra parte, io, dopo una chiamata così mi sarei già cagato in mano.

Passano due minuti buoni ma nessuno sembra entrare da quella porta. Ci scambiamo uno sguardo stizzito e Bob invita di nuovo a entrare la persona sconosciuta.

-Ohh. Ho chiamato il prossimo!-

Passi, si sentono dei passi e poi la porta si apre.















Ciao Bella gente!!
Questo capitolo non mi convince per niente... Mi sembra scritto proprio male e ho fatto una fatica...
Comunque visto che sono di fretta ringrazio tutte le persone che hanno messo la storia nelle seguite/preferite e le due persone che hanno recensito lo scorso chap. (anche se fossero di più non vi mangio ne mi offendo mica sappiatelo...)
Anyway... Spero vi sia piaciuto e ancora Grazie mille :D
Bacioni.
Alis. <3

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Capitolo 5
*** CHAPTER FOUR. ***


 

CHAPTER FOUR.

 

 

 

 

Le mie mani spezzano la matita che tenevo e si stringono convulsamente al tavolo.

Il ragazzo, o meglio, Frank è girato di spalle, impegnato a sistemare il filo della chitarra con l'amplificatore.

Non riesco a vederlo in faccia ma sono sicura che è lui, rispetto all'altro ragazzo, Zacky, ha la parte rasata dei capelli bionda ed è un po' più basso e meno in carne. Per il resto sono molto simili.

-Scu... Scusate per il ritardo.-

La sua voce, la sua voce cristallina ai limiti dell'umano.

E senza preavviso si volta verso di noi, un silenzio di tomba scende nella sala.

Ray, Mikey e Bob sono seduti, con le braccia appoggiate sul tavolo, le bocche spalancate.

La tensione ci fa da padrona, nessuno parla, siamo tutti troppo scioccati.

Eppure la prima volta, vabbè alla fine non era Frank ma Zacky, non abbiamo avuto queste reazioni.

-F..Frank.-

È poco più di un sussurro quello di mio fratello. Noialtri fissiamo il nostro vecchio compagno e amico con sgomento.

-Mi... Mikey... Ray, Bob...-

Frank, dall'altra parte della stanza, si lascia scivolare la tracolla lungo le braccia facendo cadere la chitarra per terra.

Vedo il suo sguardo posarsi su ognuno dei miei amici, studiarli, assaporare ogni minimo dettaglio del loro viso.

Gli occhi gli si fanno lucidi, a questo punto lo caccerei fuori dalla stanza a calci in culo esordendo con un “porta il tuo lurido culo fuori da questa stanza e non farti più vedere”. Ma non riesco, non riuscirei mai a trattarlo così. Forse.

Lo inchiodo con lo sguardo, per quanto tempo ho sperato di rivederlo? Di riascoltare la sua voce?

Quante volte ho sognato le sue labbra sulle mie, i suoi occhi verdi che cercano la felicità nei miei?

Troppe...

E ora che è qui davanti a me, ora che potrei rimediare ai miei sbagli ho solo voglia di scappare da lui, di nascondermi e piangere.

-Allora, ci vogliamo muovere? Vuoi suonare o dobbiamo aspettare che le torri siano ricostruite?-

Esclamo puntando il mio sguardo sul tavolo così da non incrociare i suoi occhi.

Però sento comunque il rumore delle sue labbra dischiudersi in un'espressione di stupore.

 

 

Frank Pov.

 

-Allora, ci vogliamo muovere? Vuoi suonare o dobbiamo aspettare che le torri siano ricostruite?

Quella cazzo di voce.

Quella cazzo di voce che ho cercato di scordare in questi due anni riecheggia nella mia testa come se fosse ieri.

 

-Frank... Perché cazzo non te ne sei stato in classe? Ce la facevo benissimo da solo ad arrivare in infermeria. Sai, anche gli omosessuali sono esseri umani.-

Lo guardo stupito, proprio lui pensa che sia omofobo? Bene.

-Senti Gerard, non ho proprio niente contro la tua fottuta omosessualità! Poi tu pensa quello che vuoi.-

Faccio per andarmene ma lui mi afferra per un braccio facendomi ritrovare faccia a faccia con lui che è seduto sul lettino.

-Se non ti da fastidio che io sia gay allora perché sei scappato e non hai voluto sentire spiegazioni, eh? Sono gay e allora? Sono pur sempre il tuo migliore amico!-

-Se fossi stato il mio migliore amico me l'avresti detto dal primo momento, non avresti aspettato che succedesse così!-

Ci guardiamo per un tempo indeterminato, in silenzio. Quello che era il mio migliore amico, quello che mi ha tradito e che è innamorato di... Me... Mi guarda con occhi lucidi, supplichevole.

Poi distoglie lo sguardo e, io lo so, si asciuga una lacrima.

-Non sempre è facile, credevo sarebbe passata e comunque non faccio azioni che provocherebbero l'infelicità di tutti e due. Non sono masochista.-

-Però cercare di suicidarti, la droga... Queste non sono azioni da masochisti, eh?-

Ora sono io che lo guardo con odio. No, non è odio, è rimpianto. Lui porta una mano sulla mia guancia accarezzandola.

Mi tira verso di sé e senza che me ne accorgessi le nostre labbra si incontrano, ma solo per una frazione di secondo. E in quella frazione di secondo mi sembra di essere a casa, in un porto sicuro su cui posso fare affidamento. Sempre.

-Frank io ti amo. Ti amerò sempre... E ora sei libero di odiarmi.-

Mi lascia il braccio ma io rimango fermo al mio posto. Non capisco davvero quello che è successo, sono ancora stordito da quel “bacio”.

Lui si stende e chiude gli occhi portando le mani lungo i fianchi. Stronzo. Quello stronzo ha detto che mi ama. La fa facile lui.

-'Fanculo! Gerard è finita, cazzo.-

Esclamo mentre esco da quella stanza perdendo, così, il mio migliore amico. La mia casa. Il mio porto sicuro. Per sempre.”

 

 

È lui. Lo guardo come se fosse la prima volta che lo vedo, è impossibile. Non c'è niente di lui nel ragazzo che mi sta davanti.

Solo la voce è la sua, e quella frase, detta con cattiveria. No, Gerard non l'avrebbe detta sapendo che io ci ho perso la madre lì.

-Ehm... Subito, cosa volete sentire?-

-Ehm...-

Ray mi sorride spiazzato mentre alza le spalle come a dire “scegli tu” e io gli sorrido di rimando.

-Astro Zombie. Misfits. La sai suonare?-

Questa volta sono io che guardo sconvolto il moro. I capelli gli arrivano alle spalle, sono leggermente ondulati e neri come la notte.

Pronuncia la frase quasi con ironia... O cattiveria?

Astro Zombies era la nostra canzone. Non passava giorno in cui non la cantassimo.

Alza lo sguardo e mi fissa con un ghigno stampato in volto.

Lo shock è tale da farmi sussultare, non mi aveva mai guardato in faccia e ora gli posso vedere gli occhi, le labbra, il naso... Tutto.

È lui, non mi scorderò mai quelle labbra che mi hanno fatto sentire a casa... E quegli occhi nocciola screanzati di verde foresta... Cazzo, era troppo tempo che non me li trovo puntati addosso.

-Ehm... Si, certo...-

Tutta la sicurezza che avevo appena entrato è sparita eppure quante volte quegli occhi mi hanno visto suonare questa canzone? Tante. Ma ora è diverso.

Prendo la chitarra, caduta a terra precedentemente, e inizio la canzone.

 

 

 

Gerard Pov.

 

 

Lo vedo iniziare a suonare poco convinto, tutti noi sappiamo che è un ottimo chitarrista, lo sapevamo anche al liceo, ma è pur sempre un'audizione dobbiamo sentirlo suonare.

E io ho colto l'occasione per una piccola vendetta personale. Astro Zombies, la nostra canzone, l'ha sempre saputa suonare ma gli provocherebbe qualche bel ricordo di noi due? Quando eravamo amici?

Questo figlio di puttana deve soffrire, deve vedere che sono andato avanti, anche senza di lui.

-Gee, che cazzo fai? Lo sai che è la vostra canzone! Vuoi dimostrargli che l'hai superato? Così non ce la farai di certo.-

Mi dice Ray in un bisbiglio. Forse è vero, voglio solo dimostrare qualcosa che non è vero, io non l'ho superato e lo so benissimo.

-E allora dimmi tu come fare!-

Gli dico di rimando mentre Frank continua a spostare lo sguardo da me a Ray alla sua chitarra.

-Facendolo entrare nella band, lo senti anche tu. Suona da Dio!-

-NO!-

Ringhio fuori di me e alzandomi dalla sedia che cade rovinosamente a terra. Frank smette di suonare, tutti gli altri mi fissano stupiti.

-Bro, calmati e siediti.-

Faccio come dice mio fratello e tiro su la sedia con estrema calma.

-E tu! Tu, se durante un concerto il menager dovesse fare una sclerata da dietro le quinte mentre siamo sul palco cosa fai, ti blocchi così? Mandi all'aria quel fottuto concerto, eh?-

Chiedo, ormai iroso, appoggiando le mani sul tavolo e sporgendomi verso il chitarrista.

-Cazzo Gerard! Ti vuoi dare una calmata?... Frank, finisci pure.-

Bob mi prende per un braccio e ora sembra lui quello incazzato nero.

Io sbuffo sonoramente, certo, molto scazzato. Già non sopporto più la presenza di quel ragazzo, di quel bellissimo ragazzo che una volta era stato il mio migliore amico nella stanza.

-Gerard datti una regolata, e che cazzo! Ti stai comportando come un bambino. E tu non sei un bambino, non sei un fottuto bambino! Hai ventuno fottuti anni, non due.-

Mi sussurra Bob sempre stringendomi il braccio, sa essere spaventoso quel ragazzo, quando vuole.

Da questo momento gioco la carta dell'impassibilità fino a che Frank non finisce di suonare la canzone.

Appena finisce tutti si alzano a congratularsi con lui e a parlare dei vecchi tempi. Patetici.

-Frank! Cazzo, da quanto non ci vediamo... Comunque... Abbiamo saputo di...-

-Certo, ragazzi non c'è bisogno che vi dispiacciate. È successo. Me la cavo anche così.-

È straziante la freddezza con cui ha parlato della morte di Linda, è pur sempre sua madre.

-Comunque cosa sono quelle facce lunghe? Che ne dite se usciamo a berci qualcosa, uno di questi giorni?-

Massì, bravo Frank, fai finta che non sia mai successo niente due anni fa.

Dopotutto siamo noi che non ti abbiamo più rivolto la parola? No?

-Ehi Gee... Vieni qui.-

Mi avvicino a mio fratello in silenzio, me lo ritrovo di fronte e, come se oggi non ce ne fossero già stati abbastanza, cala un altro silenzio glaciale.

-Ci... Ciao Gerard.-

Mi dice.

Ciao Gerard mi dice 'sto stronzo.

Non ce la faccio, non resisto più. A questo punto non rimane che scoppiare. Io so quando uscire di scena, so farlo in grande stile.

-Ciao Gerard? Ciao Gerard? STRONZO CHE NON SEI ALTRO, “CIAO GERARD” MI VIENI A DIRE? MA VAI A FARTI FOTTERE!-

Gli sputo in faccia ed esco dalla porta sbattendo la porta.

 

Frank Pov.

 

-Ci... Ciao Gerard.-

Cerco di guardarlo negli occhi, è cambiato, non è più il ragazzo timido e riservato a cui piaceva disegnare fumetti e che se ne stava con il suo gruppetto sulle gradinate della scuola. Ora è un uomo fatto e finito. E che uomo...

-Ciao Gerard? Ciao Gerard? STRONZO CHE NON SEI ALTRO, “CIAO GERARD” MI VIENI A DIRE? MA VAI A FARTI FOTTERE!-

Mi sputa in faccia, mi rinnega come amico, come persona ed esce dalla stanza sbattendo violentemente la porta.

-'Fanculo.-

Esclamo sentendomi osservato da tutti quelli che erano stati i miei amici.

-Frank... Scusa ma non posso biasimarlo, ma tranquillo... Gli passerà. Anche perché dovrà passargli visto che sei nella band.-

Cosa?? Nemmeno il tempo di prendere atto di quello che è appena successo che già mi ritrovo incatenato a loro, una volta ancora?

Molto probabilmente vedono la mia faccia sconvolta perché Ray aggiunge qualcosa.

-... Ovviamente se vuoi.-

-Ce... Certo. Ma non vi consultate nemmeno?-

Mi porto una mano dietro la nuca e inizio a grattarmi un po' in imbarazzo.

-Beh, sei stato il migliore. Solo un altro può essere al tuo pari ed è Zacky, il tuo compagno di università.-

-Ah... Ehm... Comunque si può fare. Si, sarebbe bello... Anche se...-

Prima che possa finire la frase si sente ancora il rumore di una porta sbattuta, Gerard entra come se n'era andato.

-Cazzo. Cazzo. Cazzo. Vaffanculo! Pioggia di merda!-

È tutto zuppo con i capelli neri appiccicati alla fronte e i vestiti grondanti d'acqua. E come se non bastasse credo che imprecare sia diventato il suo nuovo hobby.

-Gee... Che ti è successo?-

Lui si gira verso di noi con gli occhi iniettati di sangue e ridotti a due fessure. Avete presente le scene dell'esorcista o dei film horror dove un mostro si accorge della prossima vittima? Ecco, uguale.

-Quelle. Fottute. Chiavi. Dove cazzo sono le chiavi della macchina!?!?!-

Il vampiro isterico ha trovato la sua preda: noi.

O meglio, il suo dolce fratellino Mikey che intanto ha tirato fuori un mazzo di chiavi.

Mikey scappa!!!”.

Vorrei urlare ma io stesso sono pietrificato al mio posto mentre l'altro si avvicina.

-Mikey... Dammi. Quelle. Fottute. Chiavi.-

-Eh, no fratellone. Prima devi accogliere Frank nella band, come avresti fatto con Zacky. Perché tanto tu hai superato tutto, vero?-

Mikey alza un sopracciglio e storce il naso quando dice “vero?” come se gli imponesse di rispondere positivamente. Ricattatore nato

-COOOOOOOOSA?!?!?!? Voi avete preso una decisione senza consultarmi?!?!-

Gerard è del tutto sclerato, è la prima volta che sembra davvero gay, una checca isterica.

Cazzo, datti una calmata.

E pensare che se è diventato così in parte è colpa mia...

-Ehm... Tu non hai piene facoltà intellettive. In questo momento, quindi... Si. Frank è stato il migliore, non negarlo. Ha fatto anche meglio di Zacky.-

Li guardo mentre si affrontano in questo gioco di sguardi, mi ricordo che quando avevano problemi non amavano fare scenate, loro due. Si guardavano. Si guardavano e risolvevano tutto.

-Fr... Fra... Stronzo! Non ce la faccio cazzo, non posso. Sarà il nostro secondo chitarrista, va bene, ma che non vi aspettiate qualcosa da parte mia. Per me lui è morto, è morto due anni fa.-

Con uno sguardo pieno d'odio afferra le chiavi dalle mani di Mike e mi oltrepassa con una spallata.

Le sue parole mi colpiscono come una coltellata.

E fanno male.

Eppure lo sapevo, sapevo quello che pensava di me, che pensa tutt'ora di me.

E allora perché mi fa così male?
















Salve donzelle (e anche donzelli nel caso ci fossero dei maschietti ^__^)
Non sono morta, peccato?
Sono tornata con un nuovo capitolo *mister ovvio* spero vi piaccia...
ringrazio tutte le persone che passano a leggere e mi scuso per eventuali errori, perdonatemi.
Beh, un commento, consiglio o critica è sempre accetto.
Bacioni.
AlisGee. <3

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Capitolo 6
*** Capitolo Cinque. ***


 

Capitolo Cinque.

 

Una volta uscito da quel posto tiro un sospiro di sollievo. È come se tutto d'un tratto il mondo avesse ripreso il suo solito corso.

Alzo gli occhi al cielo quasi notturno di New York e poi li sposto sulle chiavi dell'auto che mi rigiro in mano.

No, non avrei preso l'auto ho bisogno di aria fresca.

Piove, sì, piove. Ed è buio nonostante siano solo le otto passate di sera.

E io mi incammino verso casa, a piedi.

No, questa volta non sarei tornato indietro.

Lascio cadere le chiavi nella tasca dei pantaloni e dopo essermi alzato il colletto del cappotto ci affondo dentro.

Nonostante sia solo settembre qua in New Jersey fa un freddo cane.

Cammino a testa bassa per le vie deserte della grande città, rimango solo con il vento che soffia incessante, la pioggerellina che si posa su di me e i miei pensieri.

Quei fottuti ricordi che sono tornati insieme a lui.

Cammino a testa bassa senza badare a niente nemmeno ai lampioni stranamente spenti.

Seguo il marciapiede ritrovandomi in una via secondaria, di quelle che sono “il posto sbagliato al momento sbagliato”.

Ma dai, mi sto facendo prendere dall'ansia. Non mi capiterà niente.

Continuo per la mia strada fino a raggiungere dei cassonetti e l'ingresso di un'altra via più piccola e più buia.

Mi blocco.

-Ehi, cosa ci fa un bel bambino come te a quest'ora in un posto come questo?-

Una voce proveniente da quel vicolo mi fa salire il cuore in gola.

Sento il rumore delle sue scarpe che sbattono sull'asfalto e si dirigono proprio verso di me.

Nel posto sbagliato al momento sbagliato.”

-Non sono un fottuto bambino, ho ventuno cazzuti anni.-

Mi volto verso di lui, non è questo il momento di essere codardi. Il vecchio Gerard, il ragazzino timido e obeso è morto.

-Oh, oh, oh... Siamo aggressivi, eh? Ma stai calmo... Se fai come dico non ti succederà niente.-

Sento il rumore di una lama scattare. Questo fa sul serio.

Cerco di guardarlo in faccia ma non riesco a vedere molto, è vestito con semplici jeans e maglietta scuri, è alto e ha la barba.

Cerco di focalizzare lo sguardo sulle braccia muscolose in cerca di qualche tatuaggio. Decisamente troppi quelli che ricoprono la sua pelle.

-Non ci penso nemmeno, io faccio quello che voglio, stronzo!-

-Mi stai provocando, pivello? Non ti ho già sgozzato solo perché mi stai simpatico... E ora svuota i portafogli.-

Mi sento morire, se non lo faccio mi ucciderà, se lo faccio... Mi ucciderà lo stesso.

Mi guardo intorno cercando un appiglio, qualcosa che possa aiutarmi. Il cuore mi batte all'impazzata nel petto.

Ho una fottuta caga.

-No.-

-Ah, si?-

L'uomo con un balzo mi raggiunge e mi prende per il colletto della giacca sollevandomi da terra e sbattendomi la testa contro il muro.

Okay, sono fottuto.

-Macky, Macky, Macky... Sei sempre il solito. Quante fottute volte ti ho detto che non devi spaventare tutti quelli che incontri?-

Una voce. Familiare.

La mia salvezza.

Solo a sentire pronunciare il suo nome l'uomo mi molla e fa un passo indietro.

-Mhm... Ora non fai più il gradasso, eh?-

Gli sputo ai piedi in segno di sdegno e disprezzo. Quanto è vile la gente.

-Tu... Tu non mi hai detto che eri suo amico!-

Mi guardo alle spalle ma non riesco a scorgere la figura del mio salvatore. Nemmeno io sapevo di essere suo amico, non so chi sia.

-Vengeance, mi dispiace... Io... Io non sapevo che era un suo pupillo. Mi scusi.-

Vengeance.

Zacky Vengeance.

Zackary Baker.

Il tatuatissimo sosia e compagno di Frank che si è presentato alle prove.

Mi volto di scatto per vedere se è davvero lui e mi stupisco quando vedo la sua bassa figura avanzare verso di me per poi appoggiare una mano sulla mia spalla.

-Si, è così. Ora smamma. E se ti becco ancora a importunare i miei amici tu sei finito.-

-Si, certo. Mi scusi ancora.-

L'uomo armato si dilegua in men che non si dica e io e Zacky rimaniamo soli sotto lo stesso cielo di New York messi al corrente di un segreto che è solo nostro.

-Za... Zacky...-

-Non mi ringraziare Gerard, non fare domande. Va' via e fa come se non fosse successo niente.-

Cosa? Lui ora pretende che me ne vada come se nulla fosse? Bah, la gente è strana.

Non ho nemmeno il tempo di ribattere che lui si volta e se ne va.

-Zack! No, non me ne vado! Perché quell'uomo ti ha trattato così? Come fai a conoscerlo?-

Con la stessa velocità, che non darei mai a un ragazzo con la sua corporatura, con cui se n'è andato ritorna e mi immobilizza al muro mettendosi faccia a faccia con me. I suoi occhi chiari nei miei.

Il viso a pochissimi centimetri.

-Non lo vorresti sapere. Credimi. Ora. Va'. Via.-

La sua voce è quasi un sibilo. Sento il suo respiro sul volto. Sa di Marlboro, ormai le riconosco ovunque, e di menta. Nonostante tutto ha un buon profumo.

Mi molla in malo modo.

-No. Come non l'ho data vinta a lui non la do vinta nemmeno a te. Dimmi in che cazzo sei immischiato.-

Lui non mi risponde e continua a camminare per la sua strada.

-Zack! Rispondimi!-

Lo rincorro fino a mettermi affianco a lui.

-Senti Gerard, impicciarti in affari che non ti riguardano, ne usciresti leso. Ti prego.-

Si ferma e stringe i pugni. Io resto di fronte a lui e cerco di guardarlo in faccia nonostante lui resti a testa bassa. Riesco quasi a distinguere le sue lacrime dalla pioggia.

-Dimmi cosa succede Zacky, tutti abbiamo bisogno di qualcuno che sappia ascoltarci.-

-Gerard io... Io sono un mostro. Loro hanno paura di me perché una volta ho ammazzato un loro compare, l'ho lasciato a terra e me ne sono andato. Da quel momento loro mi temono. Io ho cercato di dimenticare... Ma niente. Non ce la faccio! Io non l'avevo fatto apposta!-

Lo vedo portarsi le mani agli occhi per asciugarsi le lacrime. Quanto posso capirlo.

Inizia a singhiozzare e a vederlo farsi così piccolo mi si stringe il cuore.

Mi avvicino e lo abbraccio. Gli faccio appoggiare la sua testa sulla mia spalla e i singhiozzi si fanno più forti. Porta le mani intorno alla mia vita e mi stringe facendo aderire i nostri corpi.

Io gli accarezzo i capelli.

-Tranquillo Zacky, è tutto a posto. Nessuno vuole giudicarti, con me sei al sicuro.-

Appoggio la testa sulla sua spalla e sospiro.

-Ge..Gerard?-

-Si?-

-Posso stare da te stanotte?-

Okay. Stai calmo Gee. Ti ha solo chiesto aiuto... E conforto. Non vorrai mica fare come Frank. Quello stronzo...

Chissà perché ogni pensiero mi conduce sempre a lui, alla fine.

-Certo. Andiamo.-

Mi stacco da lui e aspetto che si sistemi per tornare a casa.

Nessuno dei due parla finché non ci ritroviamo in una delle vie principali.

-Gerard... Tu conoscevi Frank? Ha detto che sarebbe venuto ai provini per dimostrare che suona meglio di me... Si è presentato?-

Mi irrigidisco e per un istante mi blocco sul marciapiede. “No, mai sentito” avrei voluto rispondere invece dalle labbra mi esce un flebile “si”.

-Mhm... Si, è venuto.-

Rispondo freddo, meglio evitare quell'argomento. Meglio dimenticarlo proprio.

-Ah... E com'è andato? Chi avete preso?-

Oddio. Io averi preso lui, subito. Non ci avrei pensato due volte. Rimango in silenzio sperando che capisca che non è il momento di parlare di questo.

-Perché quando sono entrato e mi avete scambiato per lui ti sei irrigidito? Perché non vuoi affrontare l'argomento?-

Nota dolente della mia vita: Frank Anthony Iero. Meglio non toccare quell'argomento se non sono io a tirarlo fuori e se non mi conosci e vedi che non ti rispondo, non fare domande.

-Io ho subito optato per te, ma i miei amici e mio fratello si sono alleati contro di me e hanno preso Iero, visto che era una vecchia conoscenza e che suonava da Dio gli hanno dato la precedenza.-

Si volta a guardarmi ma io tiro dritto senza fermarmi, senza dare segni di cedimento.

-Non è questo il problema. Cosa ti ha fatto? Perché lo odi se con gli altri si è trovato subito bene... Come con dei vecchi amici?-

-Vecchia storia. Non ti interesserebbe e poi è passato.-

-Come ti chiami?-

-Gerard.-

-Cognome.-

-Way.-

Perché si sta comportando così?

Camminiamo fianco a fianco come due vecchi amici che tornano da una serata, solo lo sguardo fa intendere che non ci possiamo proprio definire “amici” ma forse... È stato più sincero lui in una serata che gli altri in tutta la vita.

-Eri il suo migliore amico. Cosa è successo?-

-Non te lo posso dire.-

-Me lo devi. E poi lui parla molto di te.-

Cosa? Questa volta mi fermo per davvero. Zacky va avanti un pezzo e io rimango dietro.

Frank parla di me a Zacky?

Frank parla di me?

-Cosa è successo?-

Mi chiede ancora il mio salvatore.

Fortunatamente l'immagine di casa mia mi salva.

-Eccoci arrivati. Saliamo che ti racconto.-

Mi lascio scappare.

Sarà una nottata lunga. Molto lunga.

Una volta sistemati in salotto, tutti e due sul divano, inizio il racconto che gli devo.

-Eravamo migliori amici da sempre. Io c'ero per lui e lui per me. Fino a uno degli ultimi giorni di liceo quando le cheerleaders hanno trovato il mio diario. Lo hanno letto in mensa, davanti a tutti. Davanti a lui. Tutti hanno saputo del mio tentato suicidio, di Mikey e la droga e di lui... Di Frank.-

Zacky mi guarda allibito, quasi spaventato.

-Orribile, anche io venivo preso di mira da tutti al liceo... Fortuna c'era un mio amico, aveva una pessima reputazione, a proteggermi.-

Annuisco, siamo sempre noi, quelli timidi definiti “sfigati” che ci rimettono al liceo.

-Zacky... La cosa che ti sto per dire forse ti farà alzare dal divano e ti farà uscire da casa mia.-

Lui non abbassa lo sguardo, mi fissa con i suoi occhi tremendamente chiari.

-Sul diario c'era scritta la mia cotta, l'amore che provavo per lui, per Frank. Beh, da quel giorno il nostro “migliori amici” è andato a farsi fottere. Mi ha... Ripudiato... Nel vero senso della parola. Come amico. Come fratello. Come tutto. E se n'è andato, è uscito dalla mia vita.-

Zacky dal canto suo rimane immobile. Anzi, si avvicina a me.

Ora mi sputerà in un occhio, mi darà un cazzotto o qualcosa di simile e se ne andrà.

Se ammazzi una persona potresti farlo a fin di bene, nessuno ti direbbe che sei un mostro. Alla fine ammazzare è normale.

Ma se dici di amare il tuo migliore amico, se dici di amare un uomo allora si che sei un mostro.

Mostro, malato, rincoglionito, bestia, animale, contronatura.

Si, perché amare un uomo non è normale.

Invece fa una cosa inaspettata, mi posa una mano sulla guancia e mi tira a sé.

Mi circonda con le braccia e io crollo, con il capo sul suo petto, in un pianto pieno di ricordi.

Sembra che si siano capovolte le parti.

-Gerard, devo riconoscerlo, è stato un coglione. Tu sei una persona fantastica e non te lo meritavi. Non da lui.-

Alzo lo sguardo e mi ritrovo a fissare quei due occhi color del mare, macché colore del cielo d'inverno quando all'alba sembra ghiaccio.

-Tutti abbiamo dei segreti che vorremmo non tornassero più alla luce. Ma per superarli dobbiamo avere il coraggio di farci i conti.-

Dio, è anche saggio il ragazzo.

Gli sorrido e mi asciugo le lacrime.

-Che ne dici se ci guardiamo un bel film horror?-

-Andata. Sono i miei preferiti.-

 

La serata la passiamo così, come due ragazzi normali, come se i nostri segreti ormai svelati si fossero volatilizzati.

Dopotutto siamo a conoscenza di quello che nessun altro sa, confessandoci tutto abbiamo stretto un legame che, spero, durerà.

E ora, con la televisione spenta e Zacky che dorme al mio fianco, con la testa appoggiata sulla mia spalla mi rendo conto di una cosa.

È la prima serata in cui non ho pensato, nemmeno per un minuto a Frank Iero.

Guardo il mio vicino e gli accarezzo i capelli.

Sorrido.

Forse potrei davvero dimenticarlo.

Sposto lo sguardo sulla figura di Zacky, sembra così tranquillo e così a suo agio. Mi ha fatto stare bene.

Potrei...

 













Buonsalve a tutti!
Sono tornata, non sono morta!
Chiedo venia per il ritardo così ritardoso (?) da vera ritardata (?) ma sono stata via senza il piccì.
Spero sia ddisfacente come capitolo...
Qui succede una cosa inaspettata.
Comunque non la metto nei crossover perché c'è solo Zacky e non tutta la band.
Ringrazio tutte/tutti voi che leggete e chi ha recensito, le 6 che hanno messo nei preferiti, chi l'ha messa nelle seguite e chi nelle ricordate.
VI ADORO. <3
faccio delle scuse speciali a
Layla JS Way che aspettava tanto questo capitolo! Ce l'ho fatta carissima. spero ti piaccia!
E.... Basta. Spero vi sia piaciuto, un commentino ci sta sempre!!
Bacioni.
Gee. <3

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Capitolo 7
*** Capitolo Sei. ***


 

Capitolo Sei.

 

 

 

Mi stropiccio gli occhi sbadigliando, come ogni mattina ci metto un po' per capire dove sono.

Poi i ricordi affiorano uno ad uno, poco per volta.

E poi rimembro tutto, la mia uscita dalla sala dei provini, l'incontro con quel malvivente e con Zacky, la serata passata con lui.

Sposto lo sguardo di lato, dove ieri sera c'era addormentato lui ma non lo trovo.

-Buongiorno dormiglione! Mi sono permesso di preparare la colazione, non ti da fastidio. Vero?-

Sento la sua voce provenire dalla cucina per cui mi volto e infatti lo vedo sulla soglia soltanto in pantaloni.

Credo di essere rimasto imbambolato a bocca aperta, tipo con il rivolo di bava alla bocca perché lui scoppia a ridere. Ha una risata cristallina, bella.

Certo, non ha quel fisico da modello di Abercrombie però, cazzo... Ha il suo fascino.

-Gee??-

-...-

-Gerard?!?-

Scuoto la testa e punto il mio sguardo nel suo.

-Si? È?? Che c'è??-

Lui ride ancora più forte, io abbasso lo sguardo come un cretino.

Cos'altro avrei dovuto fare? Dirgli “ehi, sei alquanto arrapante, infilati la maglia se no potrei stuprarti seduta stante!”

Meglio di no.

-Dai, lo so che sono un figaccione però anche se non sbavassi...-

A questo punto avvampo dalla vergogna e inizio a blaterare parole sconnesse a mo' di scusa.

-Tranquillo Gee, stavo scherzando. E comunque se t'interessa anche io sono gay.-

-Ah.-

Rispondo solamente.

Cioè, lui mi dice che è gay come se fosse la cosa più naturale al mondo.

Mi alzo e mi stiracchio un po', dormire sul divano non è per niente comodo e mi dirigo verso il mio nuovo amico in cucina.

Appena varco la soglia trovo davanti uno spettacolo... Uno spettacolo... Fantastico.

Il tavolo è apparecchiato con tazze di caffè, il mio amato caffè, di ogni tipo, bioches, caffè latte, di tutto e di più.

Mi chiedo se davvero avevo tutte queste cose in casa...

Mi siedo e inizio a sorseggiare il caffè.

Zacky mi si siede di fronte e si mette a mangiare una brioches. Il tatuaggio di un teschio verde e alato in bella mostra, anche le braccia e la schiena sono tatuate, solo al pensiero dell'ago con l'inchiostro conficcato nella pelle rabbrividisco. Però devo ammettere che sono dei bei disegni, anche la spada nella rosa fa il suo figurone.

-Ti piacciono?-

-Mhm?-

Lui sorride divertito.

-I tatuaggi, intendo. Ti piacciono? Ho visto che li guardavi.-

-Si, sono davvero belli. Mi piacerebbe anche a me fare un tatuaggio per qualcuno, mi piace disegnare.-

Zacky mi regala un altro dei suoi sorrisi solari che fanno a pugni con lo sguardo serio e il pallore del viso.

-Beh, fattene fare uno se non ne hai.-

-Oh no, mai. Ho una paura matta degli aghi!-

Lui annuisce prendendo un sorso dalla sua tazza. Noto che ha la stessa smorfia di ieri quando suonava, credo sia la smorfia che ha quando si concentra a fare qualcosa. È dolce.

-Sai... Mi chiedevo, cioè se ti va eh! Se ti andrebbe, ma non sei obbligato... Michiedevosequalchegiornopotessimouscireinsieme?-

Mi dice tutto d'un fiato, gli sto dietro a fatica e mi perdo all'ultima frase.

-Eh?-

-... Ho detto se ti andrebbe di uscire con me qualche volta... Che cosa stupida.-

Punta il suo sguardo verso un punto indefinito del tavolo. E si rigira nervosamente la tazza tra le mani.

Mi viene istintivo passargli una mano lungo il contorno del suo viso e sollevargli il mento, per poterlo guardare negli occhi.

-Non è stupido... Certo che mi andrebbe di uscire con te.-

Dopo due anni, dopo due fottuti anni di agonia, di dolore passati a pensare a quello stronzo, finalmente esco con qualcuno.

E mi va di uscire con questo qualcuno! Perché questo qualcuno mi piace davvero. Per ora.

Sembra impossibile.

È la verità.

-Gerard?-

-Si?-

-Credo tu mi piaccia.-

-...-

-Lo so che ci conosciamo poco però da quando ti ho incontrato ieri sera io mi so...-

Non gli do il tempo di finire la frase che gli afferro la testa e faccio scontrare le nostre labbra.

Non è un bacio volgare, anzi, è un bacio casto, dolce. Sono solo le sue labbra calde e morbide a contatto con le mie pallide e secche.

-Mi sa che anche tu potresti piacermi...-

Glielo sussurro a pochi centimetri dall'orecchio per poi alzarmi e scappare in soggiorno ma lui mi raggiunge e mi afferra da dietro tenendomi stretto in modo che non possa scappare, ma quanto è forte quel ragazzo??

-Ah, potresti??-

Io cerco di liberarmi mentre rido come un matto ma lui non demorde e stringe di più. È una bella sensazione essere a contatto con la sua pelle.

Poi mi stampa un bacio sulla guancia che mi fa tremare tutto, è uno dei più bei contatti che abbia mai avuto. Un bacio sulla guancia, dato con affetto molte volte significa molto di più che mille baci sulla bocca.

Anche lui ride a crepapelle.

Si, lui mi fa stare decisamente bene.

-Mhm... Mi accontento solo perché sei tu... Se no eri nei guai!-

-Ahahahah... Sai, credo che potrei anche iniziare a frequentarti più spesso...-

Lui mi guarda trovo ma sempre con quel sorriso da bambino, nonostante di due piercing, stampato in volto.

-Ma davvero?? E se io non volessi?-

-Non sai cosa ti perdi...-

Gli dico alzando un sopracciglio per provocarlo, lui mi lascia andare all'improvviso mettendosi di fronte a me.

Per pochi secondi ci guardiamo seri poi, come se abbia fatto la battuta del secolo, scoppiamo di nuovo a ridere. Ci pieghiamo in due, mi fa male la pancia da quanto ho riso.

-Sai, era da anni che non ridevo più così... Grazie Zacky...-

Detto questo lo abbraccio e lui ricambia, anche se non lo vedo sento che sorride.

Ma questo bel momento è destinato a durare poco: il mio cellulare, posato chissà dove, inizia a squillare insistentemente.

Zacky inizia a cantare a ritmo Flash of the Blade degli Iron Maiden. Ha pure una bella voce.

Allora ci buttiamo alla ricerca del mio cellulare.

-Eccolo!-

Mi urla Zacky lanciandomelo.

Guardo lo schermo: Mikey.

-Che c'è?... Oh... Si ma stai calmino, eh!... Dio santo Mik, calmati. Arrivo. Si, ciao.-

Chiudo la chiamata sbuffando e mi lascio scivolare sul divano.

-Che c'è? Cos'è successo?-

-Le prove. Devo andare. Non ho sbatti. Frank.-

Mi passo una mano sul volto e mi giro verso di lui sperando in un miracolo.

-Oh...-

È l'unica cosa che dice.

-Ho un'idea, se ti va puoi venire con me!!-

-Ma certo, è sempre bello ascoltare nuova musica!-

La mia salvezza.

Questo ragazzo è decisamente la mia salvezza.

-Allora vestiti, polpetta!-

Zacky recupera la maglia dei Misfits che aveva la sera prima e mi lancia un cuscino che vola dritto sulla mia faccia.

-Come mi hai chiamato?!?!-

-Ho detto che sei una pol-pet-ta! Ma in modo affettuoso, ovviamente. La mia polpetta! Va bene?-

Scoppio a ridere vedendo il rossore delle sue gote farsi più intenso, non per l'imbarazzo ma per la rabbia.

Esilarante.

Alzo le mani in segno di scusa e lui sembra sbollire. Menomale.

-Mhff... Ma piantala. Non ti prendo a schiaffi solo perché non voglio rovinare il tuo bel faccino.-

-Ma grazie!-

Detto questo mi da una spallata amichevole e mi invita a muovermi.

 

 

Frank Point Of View.

 

 

Mikey con un sospiro ha appena attaccato a suo fratello.

Oggi dovevano esserci le prime prove per il gruppo ma dopo venti minuti di Gerard nessuna traccia.

Al che tutti siamo diventati un po' nervosetti. Un po' tanto.

-Allora?-

Chiedo.

-Dice che sta arrivando. Scommetto che è ancora a letto in mutande.-

Io inizio a camminare avanti e indietro per il vecchio garage di casa Way, ora Gerard e Mikey non abitano più qui, ognuno ha la propria casa non lontano l'una dall'altra, sono sempre molto uniti.

E ritrovarmi qui, come ai vecchi tempi, mi fa un certo effetto.

Chissà come si comporterà Gerard con me. Oddio, ma è normale essere così nervosi?

Massì, non ti cagherà nemmeno di striscio ma pace e amen.

Macché pace e amen?? Lui deve cagarmi.

Non posso essergli indifferente, lui non mi è indifferente.

Frank, cazzo, piantala! Gerard ti odia. Tu odi lui. Punto.

No, io non odio Gerard. Non lo odio. L'ho semplicemente dimenticato.

L'avevi dimenticato, Frankie.

Si, l'avevo dimenticato.

Okay, basta paranoie. Come va va.

Dopo pochi minuti sentiamo la porta di casa aprirsi e sento la sua voce, la sua risata.

Mi si stringe il cuore, lo stomaco va sottosopra.

Non l'ho più sentito ridere da quando... Beh, lo sappiamo tutti da quando.

Poi entra.

Ride.

Appena lo vedo mi si apre un sorriso sornione in faccia che si spegne subito.

Non è solo.

Ride alle battute di un altro ragazzo.

Di Zacky.

Si tengono per mano.

Mi sento morire ma resisto.

Appena mi vede fa una smorfia di disgusto, la conosco bene quella smorfia ma non fa altro.

Saluta tutti e annuncia che Zacky rimarrà a vedere le prove.

-Ah, okay... Ma bro... Ehm... Puoi venire un attimo?-

Gerard alza un sopracciglio in modo molto provocante.

Mi lancia uno sguardo tagliente, io distolgo lo sguardo e mi metto a fissare Mik, so cosa vuole chiedergli, è la stessa cosa che vorrei sapere io.

-Mikey se ti stai chiedendo se ci frequentiamo o se siamo usciti insieme...-

Fa una pausa e si volta verso il suo compagno che annuisce e sorride.

Brutto stronzo! E io che pensavo fosse un amico.

Ma lui ovviamente non lo sapeva, non sapeva tutta la storia. Non sapeva nemmeno che quel Gerard fosse il suo migliore amico. Una volta.

-Si, ci stiamo frequentando.-

Okay.

Frank stai calmo.

Respira.

Uno. Due. Tre. Quattro. Cinque.

Respira.

Uno. Due. Tre. Quattro. Cinque.

-Allora? Vogliamo iniziare o no? Siamo già in ritardo.-

Mickey, Bob e Ray che si stavano complimentando con il fratello del primo si voltano verso di me con sguardi scioccati.

-Si, certo.-

Iniziamo con qualche cover di band come Misfits, Metallica, Iron Maiden e Pink Floyd.

Non me la cavo male, faccio piccoli errori dovuti al nervosismo che si possono risolvere in men che non si dica. Tipo con l'assenza di una certa persona.

Poi partiamo con la prima canzone scritta da Gerard: “Skylines and Turnstiles”.

La prima volta che l'ho letta ci sono rimasto di sasso. È stato davvero devastante leggerla, in senso buono.

Mentre suono do uno sguardo allo spartito per non sbagliare.

Ray domina.

Bob suona da Dio.

Mikey se la cava più che bene.

Gerard ha una voce che ti rapisce già alla prima parola.

Ma qualcosa va storto e io sbaglio gli accordi.

Non uno ma più dando alla canzone un'aria sciatta, brutta. Sbagliata.

Io smetto di suonare e con me anche gli altri, perfino Way maggiore smette di cantare.

-Che cazzo è successo? Perché avete smesso di suonare?-

Tutti guardano me, compreso Zacky che fino a poco fa aveva gli occhi chiusi.

-Scusate... Colpa mia.-

-MadonnasantoDio! Iero si può sapere che hai oggi? Dove cazzo hai la testa?!? vedi di suonare decentemente, non hai suonato correttamente per intero una fottuta canzone! Ripigliati!-

Mi urla contro il cantante.

Io guardo tutti, uno ad uno, con il terrore negli occhi. Non voglio che mi caccino.

Poso Pansy* per terra e, in preda al panico, esco.

 

 

Gerard Point Of View.

 

 

Molla tutto e se ne va.

Quel coglione. Molla. Tutto. E. Se. Ne. Va.

No, io lo ammazzo. Giuro. Lo ammazzo con le mie mani.

Come si permette di interrompere così le prove e uscire senza dire niente?!? Non ne faccio una questione personale però quando è troppo è troppo.

-E ora?-

Chiede mio fratello grattandosi la testa.

Bob scandisce i secondi che passano con il pedale del suo strumento.

Pum. Pum. Pum.

Certo, abbiamo iniziato venti minuti dopo per colpa mia ma finire anche venti minuti prima mi sembra un po' eccessivo.

-Mhm... Credo che per oggi sia abbastanza, non è giornata.-

Annuncia Ray mentre stacca la sua chitarra dall'amplificatore.

-Eh no. No. No. No. Io non ci sto, siamo una band? Se qualcuno ha un problema ne parla con gli altri. Il mio problema è Frank e lo sappiamo tutti. Se lui ha un problema deve dircelo. Punto.-

Gesticolo muovendo a destra e a manca le mani, furioso.

-Okay. Gee, stai calmo. Chi va a recuperare Frank?-

Bob con la sua solita calma posa le bacchette e si alza dallo sgabello dietro la sua batteria.

-Ci vado io.-

Quattro facce scioccate si voltano dalla mia parte a bocca aperta.

-Ma stai scherzando?-

-No.-

-Allora vai... Ma non fare cazzate.-

Quando passo di fianco a Zacky gli sfioro una spalla con la mano e lui ci appoggia sopra il mento per poi farmi cenno di uscire.

-Va' da lui e vedi di farlo ragionare.-

Okay Gerard.

Stai calmo.

Faccio un bel respiro ed esco dal garage.

È giunta l'ora di regolare i conti.

 

 

 


 

 

 

 

*Pansy è la chitarra di Frank.   


Buonsalve a tutti...
Visto che sono tornata prest questa volta??
Ho altri capitoli già pronti, diciamo, quindi non dovrei aggiornare una volta ogni millennio.
Sorpresi???
Bene, spero vi sia piaciuto come capitolo e spero non ci siano errori, se ne trovate ditemelo perché mi dispiace davvero.
Ringrazio tutti quelli che leggono, recensiscono e mettono la storia tra le seguite, ricordate, preferite.
Vi adoro.
Se vi va lasciatemi qualche commentino, mi farebbe piacere.
Bacioni.
AlisGee. <3
  

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Capitolo 8
*** Capiolo Sette. ***


 

Capitolo Sette.

 

Frank Point Of View.

 

 

 

Sono scappato.

Ancora.

Ma ormai ci sono abituato, è tutta la vita che scappo.

Sono scappato quando mio padre ha mollato mio madre, sono scappato al mio primo appuntamento in prima media, sono scappato quando Gerard e Mikey hanno rischiato la vita su quella cazzo di moto a quindici anni, sono scappato quando Gerard mi ha detto chiaro e tondo che mi amava, sono scappato quando mia madre è morta.

E sono scappato ora, quando le prime prove della band non sono iniziate per il verso giusto.

Sono un vigliacco, ecco cosa sono.

Lo sono sempre stato e ora, come sempre ho fatto, ho rovinato tutto.

Mi appoggio al muro sospirando, ci manca che mi metta a piangere come una ragazzina in piena crisi premestruale.

Mi porto le mani al volto cercando di ignorare le lacrime che iniziano a scendere lungo le mie guance.

-Allora?-

Una voce mi fa sobbalzare e alla vista del fratello maggiore Way cerco di asciugare le lacrime e mostrare indifferenza.

-Ch... Che c'è?-

Il moro mi si avvicina sempre più fino ad arrivarmi davanti.

-Me lo chiedi anche? Dai, non fare il coglione. Non hai mai sbagliato canzoni come Scream, se non vuoi suonare decentemente allora puoi anche andartene ma diccelo chiaro e tondo, non possiamo perdere tempo, noi.-

Resto a fissarlo con occhi sgranati e molto probabilmente arrossati per il pianto.

Non mi viene in mente niente di sensato da dire, mi pare ovvio con due occhi come i suoi che ti fissano seriamente incazzati.

In una situazione normale, in questo momento mi gli sarei buttato tra le braccia e avrei aperto i rubinetti.

Ma non posso, non posso farlo.

È a meno di un metro da me eppure lo sento così lontano.

Ed è solo colpa mia.

Lui non demorde, si avvicina ancora facendomi arretrare, sono spalle contro il muro e lui mi sta davanti, sento il suo respiro sfiorarmi la guancia ed è freddo. È freddo come il tono che da quando mi ha visto ha usato con me. È freddo come lo sono stato io con lui tempo fa.

Posa le sue mani contro il mio petto e mi spinge al muro con più forza.

-Dimmi solo una cosa: perché?-

Questa domanda mi spiazza, il mio cervello era già andato in tilt pensando a tutte le sue probabili mosse ma non mi aspettavo questo.

Per un momento ho anche pensato che mi baciasse.

-Perché sei tornato? Perché hai deciso di rimanere nonostante la band sia mia? E soprattutto perché fai come se non fosse successo nulla?!? Come se fossimo vecchi amici che si ritrovano dopo tanto tempo! Lui, tranquillo, arriva e fa come sempre!!-

Da un tono calmo passa alle urla con tanto di sbatacchiamento contro il muro.

Io non ho il coraggio di guardarlo negli occhi, sposto lo sguardo sul cemento grigio del vialetto intorno al garage di casa Way mentre lui mi urla contro di tutto e di più.

-Parla, cazzo! PARLA! Tu forse ti sarai dimenticato della nostra amicizia, di tutto il tempo passato insieme, dei ricordi... Di tutto! Ma io, IO, non mi dimenticherò mai il male che mi hai fatto! MAI!-

No, non ha ragione, non posso dargliela. Come può pensare che mi possa dimenticare di lui? Del mio migliore amico.

Che hai tradito, ripudiato e odiato solo perché è stato sincero.

-Dio Gerard, pensi davvero che mi possa dimenticare di te? Non ti facevo così... Superficiale.-

Rispondo calmo, si fa per dire, diciamo che non ho la forza di urlare e quindi parlo lentamente.

-Ah, si? Ma sai che nemmeno io pensavo avessi qualcosa contro gli omosessuali, o meglio, contro la MIA omosessualità? Toh guarda che coincidenza...-

-Non dire così, sai che non è vero.-

Non faccio altro che sussurrare, per il resto mi lascio appendere al muro da lui, ormai si è capito il mio modo di risolvere le cose: lascio che le cose accadano, scappo, cerco di farci i conti ma non riesco e scappo ancora.

Sto solo aspettando il momento giusto.

-Ah, ora non è vero? Allora devo intendere la tua scomparsa, per così dire, come atto di amicizia? I tuoi insulti erano... Amicizia? Sai, allora sei davvero un amico!... Fai pena.-

Detto questo mi lascia andare e si siede per terra, schiena contro il muro e sguardo rivolto al cielo.

Si accende una sigaretta e inizia a fumare nervosamente.

-Gerard io...-

-No, tornando qui, facendo delle scuse e suonando bene non risolvi le cose. Stava andando tutto bene, mi stavo facendo una vita. Dio, stavo bene anche senza te! E tu che fai? Sbuchi dal nulla esordendo con un “ciao ragazzi!”. E sai che il perdono è solo di Dio.-

Okay, non posso scappare.

Dio, con lui non posso lasciare correre.

Perché?

Perché è il mio migliore amico e lo rivoglio.

Sei un egoista, Frank. Lui non ti vuole più, non hai sentito: “Stavo bene anche senza te.”

Lo so, lo so.

Ma lui cerca di fare il duro, non ha mai amato mostrarsi debole.

Soffre ancora, lo vedo. E io soffro con lui.

Ero giovane, stupido e superficiale. Non ero pronto a una cosa del genere. Avevo paura dei giudizi degli altri.

Mi siedo accanto a lui con lo sguardo perso nel vuoto. Se non lo fai ora non lo fai più.

-Sono stato uno stupido, un codardo, un coglione. Si, ho fatto la figura dell'omofobo ignorante. Non ti chiedo di perdonarmi. Io...-

Scoppio in lacrime e singhiozzi, bella figura Frank, davvero bellissima figura.

-Mi manchi Gee, mi sei mancato dal giorno in cui ho deciso di rompere. Mi sei mancato durante questi due anni e non c'è stato giorno che non abbia pensato alla nostra amicizia, è una cosa detta e ridetta, banale, lo so... Ma è la verità. Chiedi al tuo ragazzo se vuoi.-

Riesco a dire tra un singhiozzo e l'altro.

L'unica cosa che mi fa strano è che alla parola “ragazzo” mi viene quasi da digrignare i denti, non è da me. Dovrei essere felice per lui invece sono solo invidioso che Zacky possa abbracciarlo e gli possa dimostrare il suo affetto...

Che non è niente confronto al mio.

-Mi ha già fatto questo discorso ieri sera. Anche tu mi manchi, non sai quanto, ma mi fa male, dopo due fottuti anni mi fa ancora male e tu non avevi il diritto di piombare nella mia vita così.-

Si alza e fa per andarsene ma prima di scomparire dentro il garage si ferma e senza voltarsi parla.

-Frank io ti ho voluto bene, ti ho amato, ti ho dato il mio cazzo di cuore ma non è servito a niente... Certo, accetto il fatto che tu sia etero e spero troverai la donna dei tuoi sogni, anche io sono riuscito a trovare un ragazzo che mi accetti per quello che sono e a me lui piace quindi tu non avrai sicuramente problemi, ma se devo morire con il rimpianto di non averti perdonato... Credo di poterlo fare. Tanto all'inferno ci devo già andare se per colpa tua o no... Beh, non è importante. Ora, se vuoi restare nella band alza il culo e torna dentro a suonare come si deve.-

Detto questo continua la sua camminata.

E io rimango come un coglione a fissarlo mentre se ne va.

E in questo momento sarei piombato dentro per riempire di pugni la faccia di Zacky.

Ed è in questo momento, quando lo vedo scomparire dalla mia visuale per tornare dal suo Zacky che il mio cuore va in frantumi.

Ed è in questo momento che mi accorgo della fottuta verità che ho cercato di evitare per più di ben due anni.

La verità da cui sono scappato appena mi è piombata addosso.

E la voce che è rimasta a tacere ora si libera invadendo la mia testa.

Tu lo ami. Tu lo ami. Tu lo ami.

Già, è proprio così.

Io lo amavo e lo amo tutt'ora.

Ci ho solo messo troppo a rendermene conto.

E ora potrebbe essere troppo tardi, togliamo il potrebbe.

È troppo tardi.

Forse...  
















Buonsalve gente.
Chiedo venia per aver aggiornato dopo mesi ma avevo un blocco bello grosso.
Spero di potermi rifare grazie a questo capitolo.
Spero si, che vi piaccia e che non ci siano tanti errori...
Ringrazio tutte quelle persone che leggono, le anime pie che hanno recensito/recensiranno e chi ha inserito/inserirà la storia nelle liste.
Grazie mille!
Bacioni.
AlisGee.

P.S.
Qualche recensione è sempre ben accetta, fatemi sapere quello che pensate di questa storia... Non voglio che la mia prima frerard faccia schifo. ç___ç
  
 

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Capitolo 9
*** Capitolo otto. ***


 

Capitolo Otto.

 

 

 

 

I miei buoni propositi, quelli in cui io andavo da Frank e, con calma, avremmo chiarito tutto, sono andati a farsi fottere.

Si, dopo averlo solo guardato non ci ho visto più e tutta la rabbia e il rancore repressi si sono fatti sentire. E non credo mi sia espresso molto bene.

Cioè, non gli ho fatto capire quanto io sia arrabbiato, quanto abbia sofferto a causa sua e quanto l'abbia amato.

Mi siedo sul divanetto accanto a Zacky e sbuffo incrociando le braccia.

Lui mi posa una mano sul ginocchio e mi chiede com'è andata.

-Come vuoi che sia andata? Appena l'ho visto sono imploso e poi esploso e gli ho sbattuto in faccia tutto... No, forse era solo una piccola parte del dolore che mi ha fatto provare. Non poteva andare meglio!-

Esclamo ironicamente.

-Mi dispiace, anche se sapevo che sarebbe finita così. Se ti ha fatto così male come dici non credo tu riesca a perdonarlo così da un momento all'altro.-

-Infatti è proprio quello che gli ho detto. Però con parole un po' più... Dure.-

Gli faccio un sorrisetto ironico e faccio sfiorare le punte dei nostri nasi, lui sospira e appoggia la testa sulla mia spalla.

Proprio in quel momento entra Frank che vedendoci stretti in quest'abbraccio si blocca per un millesimo di secondo e dopo averci lanciato un'occhiata assassina stringe i pugni lungo i fianchi e tira verso la sua chitarra.

Adesso fa pure l'offeso. Bene. O forse no, non è offeso è... Geloso? Invidioso?

Un sorriso sornione invade il mio volto.

Sinceramente mi sento realizzato a vederlo così. È parte della mia rivincita.

-Gee?-

-Mhm?-

-Puoi uscire un attimo, devo parlarti.-

Guardo il mio compagno e annuisco disinvolto, ci alziamo insieme e tenendoci per mano usciamo dal garage.

Sento Mickey fare un'imprecazione della serie “Ma porca puttana, adesso anche loro, dove vanno?”

Scuoto la testa sorridendo, come primo giorno è decisamente un cattivo inizio per la band, ovviamente senza ancora un nome. Dovremmo trovarlo.

-Dimmi.-

-Senti... Lo so, forse ti sembrerà che sto correndo troppo ma voglio solo chiarire: tu mi piaci, mi piaci tanto.-

Lo guardo un po' spaesato, avevamo deciso di frequentarci, questo lo sapevo.

-Devo farti una domanda: ami ancora Frank?-

La mia faccia deve essere tipo “What did you say?” o “What the fuck?” ma lui non molla la mia mano e non intende spostare il suo sguardo dai miei occhi. È serio.

-Za... Zacky stai scherzando?-

-No.-

-No.-

-Cosa “no”?-

-Non lo amo. Non più.-

Lui rimane un attimo in silenzio quando dopo pochi minuti a scrutare le mie espressioni fa per aprire bocca ma la richiude subito.

-Di la verità.-

-No.-

-Non mentirmi.-

-Si.-

Sgrana gli occhi e lascia cadere la mia mano a penzoloni come fosse quella di uno con la peste.

-Aspetta, non mi sono spiegato. Non è come credi, sai anche tu quello che ho sempre provato per lui e proverò quel sentimento per sempre, è inevitabile. E mi farà soffrire per sempre. Ma lui è passato. Tu sei il mio presente, capito?-

Gli prendo il viso tra le mani e lo avvicino al mio assaporando ogni singolo secondo passato davanti a quegli occhi e quelle labbra.

Lo bacio. E appena poso le mie labbra sulle sue un calore mi invade tutto il corpo.

Lui chiede di più, allora io schiudo le labbra per lasciarlo entrare, per approfondire il bacio.

Subito le nostre lingue si trovano per poi iniziare un ritornello di piccoli tocchi e carezze che ogni volta mi lasciano un brivido a percorrermi la schiena. Poi si allontanano l'una dall'altra e un senso di vuoto mi pervade, e poi si uniscono ancora in un'esplosione di sentimenti.

È strano come un solo bacio possa farti provare tante emozioni.

-Ora... Dio, mi sembro una quattordicenne alla mia prima cotta, Gee stiamo insieme?-

Mi chiede con la sua solita naturalezza e innocenza.

-Certo Zacky, non ufficialmente ma sì, stiamo insieme!-

Quando entriamo abbracciati tutti fanno finta di niente, mio fratello avrà esordito con un “ragazzi, Zacky è il ragazzo perfetto per lui, vediamo di non metterli in imbarazzo e far cazzate.”

Sarebbe proprio da lui una cosa simile.

Solo il mio caro, carissimo Frankie fa una cosa del tipo tirare un calcio a vuoto e fare un riff abbastanza sgradevole.

-Allora, mica dovevamo suonare?-

-Certo. Certo.-

Nervosetto il ragazzino.

Attacchiamo subito con Skylines and Turnstiles per poi passare a Headfirst for Halos e Vampire will Never Hurt You.

Le uniche tre canzoni finite e scritte da me.

-Benissimo, sembriamo tutti esserci ripresi dopo l'inizio disastroso, per oggi abbiamo finito... Andiamo a berci qualcosa al bar??-

La risposta è unanime: tutti al bar.

-Senti Gee, io devo scappare, che ne dici se più tardi usciamo??-

-Certo, vieni a casa mia... Quando vuoi, io sono lì.-

Detto questo ci diamo un bacio frettoloso davanti agli occhi dolci del resto dei ragazzi.

Mentre lo vedo allontanarsi con la sua camminata da “metallaro, sono figo solo io” che, ovviamente, si può permettere mi sento stretto tra le braccia di Ray, la sua presa è inconfondibile.

-Ebbravo il mio ragazzo! Zacky, eh? Ora ho capito perché volevi lui nella band. Ti capisco sai, se ci fosse stata una bella ragazza anche io avrei votato per lei!-

All'affermazione del mio amico gli do una spinta giocosa e riprendiamo il cammino verso il bar.

 

 

 

-Allora, prima di tutto dobbiamo parlare di alcune cose per la band, tipo il nome, gli orari delle prove, il frontman... Cose così. Ci sono proposte?-

Chiedo io rigirandomi una tazza di caffè tra le mani.

Gli altri si guardano intorno con aria pensosa. Dio, come faccio io a mandare avanti una band se non hanno nemmeno idea di un nome decente?

-Beh, per il frontman credo siamo tutti d'accordo. Tu. O eventualmente Bob. Che ne dite?-

Tutti appoggiano l'idea di Ray e alla fine anche io cedo anche se non ne sono tanto sicuro.

-Il nome.-

-Che ne dite di My Chemical Brothers? Si, con questo nome saremo la band del secolo!-

Mio fratello, preso dalla foga, si alza e sbatte le mani sul tavolo attirando l'attenzione di molti clienti seduti vicino al nostro tavolo.

-Shhh, Mikey camomillizzati, non ti fa bene il caffè. Non va bene come nome, non siamo cinque fratelli e non voglio che la gente lo pensi ci serve qualcosa di meglio.-

Dico io scoccando un occhiataccia a Frank. Ognuno torna a fissare la sua bevanda come fosse la cosa più interessante su questo pianeta, e in effetti il caffè è una delle cose più magnifiche che abbia mai scoperto, però a parte questo nessuno parla.

-Che ne dite dei “Punkreas”??-

-E se non facessimo punk?-

-Si, ma è figo.-

Scuotiamo la testa e torniamo a pensare.

Pensa. Pensa. Pensa.

Ra... Ra... Rasputin?? Nah, orrendo.

La più decente finora è stata la prima proposta di Mikey. Ma non va bene.

Aspetta, lui aveva un libro... Come si chiamava?

-Mik... Com'è che si chiamava quel libro che continuavi a leggere un po' di tempo fa?-

-Ecstasy: Three tales of chemical romance. Bellissimo ma perché?-

Sì, idea.

Questo sarà il nome del secolo!

-Ragazzi, che ne dite di: “My chemical romance? Lo possiamo abbreviare a MCR. Incisivo, facile. Bello.-

-Grande, bro! Mettiamolo ai voti. A chi piace My chemical romance?-

Vedo quattro mani alzarsi insieme alla mia.

Il nome c'è, il frontman c'è, mancano solo gli orari ufficiali delle prove.

-Bene allora MCR è aggiudicato, già vedo i volantini, ma che volantini!?! I cartelloni dei nostri concerti in Francia, in Germania, in Italia, in Asia... “My chemical romance on the stage”, che figata!-

-Ehi, ehi, ehi... Non correre troppo, è già tanto se troveremo un pub dove esibirci qui a New York, Mikey.-

Scoppiamo tutti a ridere per le affermazioni di mio fratello e per la sua convinzione.

Però forse potremmo anche farcela, diventare una delle band più famose della scena alternative rock, cantare sui palchi più famosi al mondo.

Ma per ora rimane solo un sogno e noi siamo semplici ragazzi che bevono caffè al bar.

-Dai, ora programmiamo le prove così abbiamo tutto fatto e possiamo divertirci.-

-Per me è meglio farle tutti i giorni dalle sei di sera a quando vogliamo e il weekend di mattina, che ne dite?-

Rimaniamo un po' in silenzio a pensare ai nostri impegni, io ho l'università fino alle cinque quasi tutti i giorni quindi va bene, poi qualche volta potrebbe succedere che salteranno però sono a posto.

-A me va bene, tanto l'università la finisco alle cinque.-

-Fai l'università?-

Mi volto verso Frank che a occhi sbarrati mi fissa, è la prima volta che parla da quando siamo entrati nel locale.

E ha rivolto a me la parola.

-Si, di arte.-

Rispondo freddo distogliendo lo sguardo.

Mikey sbuffa, Bob e Ray si guardano. Perfetto.

È calato un altro silenzio imbarazzato tra Gerard Way e Frank Iero, applausi grazie.

-Oookay... Allora ora sono ufficiali anche le prove, a casa nostra tutti i giorni, alle sei.-

Mikey cerca di risollevare il morale senza ottenere i risultati sperati. Io fisso il tavolo senza sollevare lo sguardo e gli altri stanno in silenzio a pensare a un modo per farci superare le nostre “divergenze”.

-C'è un'altra cosa da chiarire.-

Esordisce Frank con un'aria innocente. Davanti alle facce incuriosite degli altri lui continua a parlare.

-Io... Io credo che alle prove sia meglio se non ci fossero ragazze, o ragazzi, che possano distrarci.-

E questa stronzata quando gli è venuta in mente?

Digrigno i denti così pesantemente che quasi si spezzano.

Non me lo ricordavo proprio così stronzo.

-Si, forse è meglio...-

A Mikey brillano gli occhi, era anche il suo migliore amico Frank, e ora che è tornato è come se fosse tornato il sole dopo due anni di pioggia.

È ovvio che gli darebbe ragione anche se dicesse una cosa tipo “Mikey, ci vorrebbe un unicorno rosa, parlante alle prove che ci faccia da menager”.

-Cosa?! No. No. NO! Iero sei solo uno stronzo egoista, fai sempre di tutto per rovinarmi la vita!-

Mi alzo con così tanta rabbia che la sedia si rovescia indietro.

-Gee, calmati amic-

-Calmarmi? CALMARMI?!? Ma, Dio, Mikey mi sembri più coglione del solito. Lui lo fa solo perché mi vuole rovinare la vita, sempre. Ora che ho trovato Zacky non posso nemmeno portarlo alle mie prove, a casa mia, della mia band? Allora mi dispiace, questa band non fa per me.-

-Ehi, ehi Gerard ascoltami: io lo faccio per la band, non è una provocazione alla tua persona né niente. Se sei ancora convinto che abbia qualcosa contro di te... Libero di pensarlo. Lo dicevo solo per questioni di comodità.-

Sbuffo e cerco di calmarmi.

Perché ogni fottuta volta che apre bocca è come se mi invitasse a spaccargli la faccia?

Cioè, non lo so ma appena le sue labbra si schiudono sento una vocina che mi persuade dicendo “Eddai, lo so che lo vuoi fare, solo un piccolo pugno in un occhio... Solo uno... E poi un altro...”

E, davvero, mi alletta l'idea di rovinargli quella faccia del cazzo che si ritrova. Non lo faccio solo perché è nella band.

-Okay. Okay. Però sappiate che qualche volta ce lo porterò comunque. Ci servirà un'opinione sincera da parte di uno che se ne intende di musica, o no?-

-Andata.-

Stronzo. Stronzo. Stronzo.

Non riesco a formulare altre frasi di senso compiuto, non riesco a formulare frasi.

Mi ronza in testa solo quella parola.

-Ora che facciamo ragazzi? Birretta?-

Questo è il momento per filarsela... E poi Zacky mi starà aspettando, mamma mia, guardate che ore sono, no... Devo proprio scappare.

Perfetto.

Scusa plausibile, uscita di scena alla David Copperfield.

Perfetto.

-Mhm... Io dovrei andare, c'è Zacky che mi aspetta... E sinceramente sono già in ritardo... Sarà per un'altra volta.-

-Okay bro, ma sei a piedi?-

-Si.-

Non che sia un problema. L'importante è andare via da quello lì. Più lontano possibile.

-Ah, ti accompagno io. Ho la macchina qui vicino e tuo fratello mi ha detto dove abiti. Non è vicino.-

Cazzo, no.

Frank Anthony Testadicazzo Iero colpisce ancora. E ancora. E ancora. Non la smetterà mai, vero?

Lo guardo stralunato, come se fossi sotto uso di stupefacenti, con una faccia da ebete coglione di quelle che si vedono nei film per bambini.

-Mhm ma no, davvero. Non c'è n'è bisogno. Amo camminare.-

E cioè “Osa solo insistere che appena ti becco solo ti faccio diventare donna.

E vaffanculo al mio animo timido e riservato da vero artista macabro, ti spacco in due.

-Ma dai, sei sempre stato pigro. Voglio solo essere gentile.-

-E io voglio essere lasciato in pace, sono cambiato Frank, ficcatelo nella tua fottuta testa. Non siamo più amici.-

Mikey sbarra gli occhi e manda di traverso la bevanda che stava sorseggiando iniziando a tossire come un cretino.

-Gehehrahhrd! Cheh cahzzo, tskh tskh, fallo per me.-

Okay, dopo una supplica da parte di mio fratello tutti sanno che divento come un orsacchiotto puccioso con il diabete.

-Mhmf... Okay, andiamo.-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Scusate se non posto da, quanto? Due mesi? Forse più...
Ho davvero avuto il blocco ed è stato terribile, però vi dico che ho già un altro capitolo pronto prontissimo...
Spero che vi soddisvi abbastanza....
Ora voglio ringraziare tutte le persone che hanno recensito, inserito la storia nelle liste o meso il mio nome tra gli autori preferiti, mi date la voglia di continuare a scrivere! Siete davvero fantastiche <3
Scusatemi se ci sono errori ma non ho riletto...
Bacioni.
Alis. <3

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Capitolo 10
*** Capitolo Nove. ***


  

Capitolo Nove.

 

 

Nella vettura in movimento l'unico suono presente è quello della pioggia scrosciante sui finestrini e sul parabrezza e quello delle gomme a contatto con l'asfalto.

Nemmeno lo stereo ci racconta la sua storia con quella voce che ogni ora cambia a seconda della storia che racconta.

Il silenzio non mi da fastidio, non me ne ha mai dato. Io ho sempre pensato che certe volte le parole sono inutili come altre volte sono indispensabili.

Il problema è lui, la sua presenza al mio fianco. Il suo ticchettare nervoso sul volante.

-Allora...-

-Stai cercando di attaccare bottone? Lo sai che non ci riusciresti...-

-Beh, a me sembra proprio il contrario.-

-Fottiti.-

Incrocio le braccia al petto e mi volto verso il finestrino cercando di concentrarmi su una goccia in particolare.

Dio, sono tutte uguali.

Lo sento trattenere una risata. Mi volto stizzito per chiedere di piantarla ma lui mi precede scoppiando a ridere, da quando non lo sentivo ridere?

Troppo tempo, la sua risata mi riporta indietro... Prima che succedesse tutto, prima che capissi di amarlo, mi riporta al nostro primo incontro.

 

-Ahahahahah. Oddio... No, ma davvero? Ahahahah.-

Mi volto per vedere di chi fosse quella risata così contagiosa e mi trovo di fronte un ragazzino più basso di me di qualche centimetro, con dei capelli castani e due occhi verdi.

È abbastanza vicino a me e riesco a osservargli bene il volto.

Quando mi nota mi saluta con un gesto della mano e poi torna a guardare il suo interlocutore: Mikey.

-Ciao, tu devi essere Gerard, io Sono Frank, sono nuovo qui e Mikey mi è subito venuto a dare il benvenuto.-

Li guardo abbastanza scioccato, sa che non mi piace che parli di me ai suoi amici.

Si, non mi piace farmi notare, sono sempre quello che sta per i fatti suoi, sempre vestito di nero e senza amici. Quello strano.

Ma non me ne frega molto degli altri, di quello che pensano di me.

Io ho i miei libri, i miei fumetti e sto bene così.

-Mh... Si, sono io.-

Appena finisco la frase Frank mi stringe in un abbraccio stritolante senza nemmeno chiedermi il permesso, avrebbe dovuto o no?

-Sono felice di conoscerti. Quanti anni hai?-

Ehi, frena. Cos'è tutta questa confidenza? Lo squadro da capo a piedi, è vestito più o meno come me, maglietta nera con scritte bianche, jeans grigi strappati e All Star.

-Nove, tu?-

-Anche io!! Non è fantastico?? Saremo in classe insieme e... E potremo giocare insieme qualche volta!-

Lo guardo sconvolto, è il mio esatto contrario questo Frank, sembra che nulla possa rattristarlo.

Devo avere una faccia schifata perché lo vedo rattristarsi e cercare una spiegazione negli occhi di mio fratello che mi fissano severi.

-Ho... Ho fatto qualcosa di male? Non ti sto simpatico?-

-Oh no... Tranquillo, io sono uno un po'... Strano e non mi piace sorridere, è inutile.-

Lui non sembra essere convinto, anzi, è più triste di prima. Ma che fai? Vuoi farlo piangere?

-Ah... Ma allora sono triste anche io, non voglio che tu pensi che sorridere sia una cosa brutta. È bello, ti fa sentire bene. Prova.-

Detto questo mi fa un sorriso a trentadue denti e poi scoppia a ridere, ancora.

Io resto imbambolato a fissarlo. Quello che ha detto mi ha colpito, nessuno mi aveva mai detto una cosa simile, nessuno aveva mai fatto caso al mio sorriso.

Vedendo la mia faccia ancora seria mi si avvicina e posa le sue mani sulle mie guance, vicino ai lati della bocca. Io sono troppo spaesato per fare qualcosa.

Lui tira in su per poi fare un sorrisetto furbo.

-Ecco così va meglio, non è bellissimo sorridere?-

Ora anche io scoppio a ridere, per davvero. È davvero strano questo ragazzo, quasi quanto me.

-Si, è davvero bello sorridere. Grazie.-

Lui mi sorride di rimando.

-Senti, vuoi essere il mio migliore amico?-

Migliore amico?

Non ne ho mai avuto uno, forse potrebbe essere divertente, potrei sorridere più spesso con lui.

-Sì.-

 

 

Solo a questo pensiero gli occhi mi si fanno lucidi.

-Pe... Perché ridi?-

Chiedo a questo Frank decisamente più adulto sempre qualche centimetro più basso di me, con gli stessi occhi verdi e con lo stesso sorriso di dodici anni prima.

-Perché sei buffo, lo sei sempre stato quando ti arrabbi per finta.-

Come osa? Come se lui sapesse riconoscere una mia vera incazzatura.

Si, lo sa ancora fare.

-Perché non ti va bene che stia con Zacky?-

-Stai cercando di fare conversazione?-

Mi volto verso di lui e lo fisso mentre con lo sguardo rivolto sulla strada alza un sopracciglio, se fossimo stati in un fumetto ora avrebbe già preso fuoco, giuro.

-Non cambiare discorso!-

Lo vedo stringere le mani al volante e per un secondo penso che potrebbe spaccarlo.

Non risponde, sorride e scuote la testa come se nulla fosse.

-Cos'è ti da fastidio che due uomini si scambino gesti d'affetto davanti a te? Dio, non sei cambiato allora.-

-Non è per quello. È... È perché io... Io so delle cose su di lui, non è sicuro, potrebbe farti del male.-

Ah, certo.

-Tu sei un esperto, vero? Tu sai esattamente quello che potrebbe farmi male. E da quando ti interessa la mia incolumità? E comunque so perfettamente chi è e se va bene per me.-

-Da sempre, lo sai. Stavo solo dicendo che-

-Dicevi un cazzo, Frank! Almeno lui ha avuto il coraggio di dirmi la verità. E mi ha accettato.-

-Ah, quindi io non sarei stato sincero a dirti che non ti volevo più vedere? Credi che ti stessi mentendo e invece volevo solo abbracciarti e dirti che era tutto okay e che non importava, che ti volevo bene ugualmente?-

Sto zitto, in effetti sono io che ho aspettative alte, lui in teoria dovrebbe odiarmi ancora. Credo. Invece sono io che lo odio, forse.

Non ci capisco più niente. Comunque me ne sto zitto.

-... E hai ragione. Ho mentito, ho mentito a te, a Mikey e a me stesso.-

L'auto si ferma davanti a casa mia ma ne io ne Frank ci muoviamo. Rimaniamo in silenzio, e al buio per un po' finché non parlo.

-Frank ti rendi conto che stai parlando con la persona a cui hai sputato in faccia quando ha detto che ti amava? E sai che la stessa persona non si è mai dimenticata di te e ti ha continuato ad amare per ben due fottuti anni? Certo ti odiavo, ti odio ma sotto sotto non smetterò mai di amarti. Adesso cosa vuoi fare, mi cacci via urlando?-

Silenzio.

Sguardi persi nel vuoto, nel buio. Occhi che scrutano l'ombra di quello che un tempo fu il nostro passato da amici.

Lo sento iniziare a respirare affannosamente, come per trattenere i singhiozzi che non tardano ad arrivare.

Bene, non sai fare altro che piangerti addosso? Addio, anzi, arrivederci. Purtroppo.

Mi slaccio la cintura e faccio leva sulle gambe per uscire dalla vettura ma la mano del moro stretta sul mio braccio mi blocca l'uscita.

-Non te ne andare, non andare da lui. Ti prego.-

Oh, ora si mette anche a pregare? Ma che bravo bambino... Eppure c'è qualcosa che non mi convince nella sua voce, non è mai stato così... Così... Disperato.

Mi fa male vederlo così. Si, mi fa molto male. Però non posso, non posso davvero restare.

-Perché?-

Al posto di dirgli che no, non ci sarei stato ancora per lui sputo ancora quella parola, la stessa domanda che mi assilla da quando è tornato: perché?

-Io... Perché io... Io ti...-

Scuote la testa e abbassa lo sguardo sulle sue scarpe. Esattamente quello che mi aspettavo, come sempre si tira indietro all'ultimo momento.

-TU COSA?!?-

-...-

-Frank?-

-Ti vo... Voglio bene.-

E te pareva, dopo questa grande rivelazione smonto dalla macchina e mi dileguo sotto il portico del mio palazzo dove Zacky mi stava aspettando.

Eppure scendere da quell'auto ha fatto male.

Ha fatto male perché per un momento, per un millesimo di secondo mi è passato per la mente che potesse dirlo.

Gerard ti amo.”

Si, l'avrei voluto sentire. È da una vita che voglio sentirmelo dire da lui.

Ma non l'ha fatto, come potrebbe mai farlo?

Scendo da quell'auto, mi allontano da lui non sapendo di aver fatto un grosso. Grossissimo errore.

 

 

 

 






















Ciao bella gente.
Okay, anche i miei buoni propositi di aggiornare presto non sono stati proprio mantenuti...
Perdonatemi.
Cerco di aggiornare appena posso e dai, ho fatto progressi dall'ultima volta, vero?
Scusatemi se ci sono errori, non ho riletto D:
Intanto vi ringrazio tutti, dal primo all'ultimo che legge, chi mette questa storia nelle liste e chi recensisce.
Mi riempite il QQQuore di cccioia. <3
Se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo.
Bacioni.
Alis. <3

 

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Capitolo 11
*** Evrything end. ***


 

Capitolo Dieci.

Due anni dopo, poco prima dell'uscita di Three

Cheers For Sweet Revenge.

 

 

 

-Cenere alla cenere. Tutto da Lui nasce e tutto in Lui finisce. Che Elena Lee Rush riposi in pace nei secoli dei secoli. Amen.-

Nero, tutto nero e rosso.

Gente vestita di nera, davanti a una lapide scura con delle rose rosse.

E una bara in legno, chiusa.

Lacrime, urli di disperazione, altre lacrime.

Non vedo niente, non sento niente, mi aggrappo a qualcuno alla mia destra, non so chi sia e non mi interessa.

È morta, è morta.

Mi ha abbandonato quando mi aveva promesso che ci sarebbe stata sempre.

Non ti è bastato vedermi distrutto per sedici anni? Non ti è bastato vedermi soffrire per quel coglione del mio chitarrista, ora vuoi anche vedermi morire dentro per te.

Lo sapevo che sarebbe successo ma non pensavo così.

Lo so che tutte le persone che amo se ne andranno prima di me.

E rimarrò solo in questo mondo.

Rimarrò solo nell'ombra e non vedrò la via giusta da prendere, mi perderò e sbaglierò tutto...

Senza te.

Vedo solo ombre che se ne vanno lentamente, ombre nere che si dileguano verso il grigio della città, in quest'uggiosa giornata.

E rimango solo con la tua fine, con la tua fredda bara.

E rimango solo nell'ombra della tua vita finita.

E nessuno mi può più salvare dalla mia disfatta...

Senza te.

 

 

Due giorni dopo.

 

 

Sono solo.

Dov'è Mikey?

Sono solo in casa, non c'è nessuno. Credo.

No, ci sono altre persone ma non le vedo, non le sento.

Dove sono?

So di essere steso, forse sono sdraiato sul divano. Di fronte a me ci deve essere una finestra, oppure potrebbe essere un buco nel muro. Non lo so.

Che bello il cielo oggi, non è grandioso?

È di un azzurro pastello, sembra uno di quei paesaggi che disegnavo da bambino. Mi viene da ridere. Si, è divertente, è strano ma è tutto così divertente, ora.

Ma forse sto già ridendo.

Non lo so.

È divertente persino il fatto che so cosa pensano gli altri: è la risata di un pazzo la mia, secondo loro.

È divertente il fatto che questo cielo così azzurro, così limpido si stia chiudendo su di me in modo soffocante, claustrofobico.

Eppure il cielo non dovrebbe muoversi.

Si, è decisamente divertente tutto questo.

Nessuno mi vede, nessuno mi sente. Credo. O forse mi stanno ignorando? Probabile.

Ma non per questo non rido più.

Ora piove, il cielo si è fatto nero.

Farei di tutto per poter stringerti la mano ancora una volta, per trovare il calore che solo tu sapevi darmi.

Eppure è buffo, non trovo niente da dire. Che parole dovrei usare?

Le cose dovrebbero andare meglio senza di me, o no?

-Gerard, cazzo fai?-

Chi mi chiama?

Non lo so. Rido.

La bottiglia di alcool che mi stringo forte al petto è la mia unica ragione di vita. È buffo anche questo. Lo so.

Ignoro la voce che mi chiama insistentemente e ne prendo un sorso.

Davvero, quella cosa fa miracoli.

Mi da il calore che non trovo, mi da la felicità che è morta nel momento in cui te ne sei andata.

Potrei chiedere di meglio?

Hai infranto troppe promesse spezzando così troppi cuori. Hai spezzato il mio cuore.

Ora sanguina, lo vedi?

Siamo troppo lontani, nonna.

Cosa? Mi dici che devo tenere duro almeno per questa notte?

Non posso.

Devo farlo per Mikey, per Ray, per Bob e per Frank.

E poi il buio.

E il sollievo.

Ancora.

 

 

 

 

-Gee? Gee... Stai bene?-

-Mhm...-

Provo a tirarmi su ma un dolore alla testa mi fa rinunciare. Mi stropiccio gli occhi cercando di abituarmi in fretta alla luce del mattino.

-Gerard, testa di cazzo che non sei altro! Ci hai fatto preoccupare, perché ti sei ridotto così?-

Credo di essermi perso qualcosa, da quando mio fratello è il più maturo tra i due?

Metto a fuoco la stanza accorgendomi che insieme a mio fratello ci sono anche Bob, Ray e Frank.

Sono tutti intorno a me e mi guardano come se fossi un alieno.

Non sono più vestiti da cerimonia, sono semplicemente in tuta.

-Qu... Quanto tempo è passato?-

-Dal funerale, cinque giorni.-

Cinque giorni.

Da cinque fottuti giorni è morta mia nonna.

E in questi cinque giorni è stato come se fossi morto anche io.

È tutto così confuso, i miei ricordi sono solo un miscuglio di colori che passano dal nero al rosso e all'azzurro.

Ricordo il dolore.

E poi l'apatia.

Il non sentire più dolore né felicità.

Lasciarsi scivolare addosso la vita, lasciare che i fatti mi sfiorassero la pelle per poi abbandonarmi senza cambiare nulla.

Il senso di abbandono... E poi la caduta.

Si, so di essere caduto nel vuoto, in una spirale di oblio più assoluto dove tutto è niente e l'alcool è l'unica ancora di salvezza.

Per così dire.

La mia vita è finita quando il suo cuore ha smesso di battere.

E non ho potuto nemmeno dirle addio nel modo più giusto.

Ricadrei volentieri in un limbo da cui non vorrei uscire più.

Stropiccio gli occhi e mi premo le tempie, Dio, che mal di testa.

-Gerard, non farlo. Resisti, so che sei forte. Ce l'ho fatta anche io. Perché tu no?-

-Non voglio resistere. Non voglio combattere, io non sono come te. Voglio solo non provare più dolore.-

Ed è vero.

Voglio solo vivere, o no, in pace.

Senza dolori, senza delusioni, senza nemmeno felicità.

Voglio un cielo perfetto, un cielo senza nuvole, un cielo senza pioggia.

Non voglio più provare sentimenti.

Semplicemente non voglio più vivere.

-Ma la vita è anche questo: dolore. Tanto dolore. E poi non c'è solo quello, c'è la felicità, l'amore. La vita è bella Gee.-

-Forse per te, ma la vita per me è solo una grande cazzata. Ho sofferto per anni e anni. E poi parli dell'amore. Sai perfettamente quando ho smesso di amare definitivamente.-

Se Frank mi ha spezzato il cuore, vedere Zacky andarsene è stato, forse, più doloroso ancora.

Si, perché ho amato Zacky e lui ha amato me.

Non c'erano segreti tra di noi, non c'erano rimpianti... Abbiamo vissuto la nostra passione giorno per giorno finché qualcosa non si è spezzato.

Le cose per la band andavano bene e tra me e Iero andava un po' meglio, cioè non che fossimo tornati amici ma almeno non ci scannavamo più a vicenda. Dimenticammo tutto quello che successe i primi giorni, mi scordai il suo mancato “ti amo” e lui accettò il fatto che Zacky era parte della mia vita.

Beh, Zacky sosteneva che sotto sotto lo amavo ancora, Frank intendo.

E così mi lasciò, diceva che non era pronto ad avere una relazione così complicata, che mi amava ma che non era pronto.

Non potevo far altro che lasciarlo andare.

Sapevo anche io che era giusto così... Ma caddi comunque in depressione.

Alcool.

Droghe.

Fumo.

Ne ero appena uscito quando, beh, lo sappiamo: mia nonna è venuta a mancare.

-Gerard non fare il cazzone. Tu sei fatto per vivere, la vita per te ha grandi aspettative. TU sei fatto per diventare qualcuno. E non qualcuno qualunque tu diventerai il grande Gerard Arthur Way!-

Tipico di Mikey.

Ma lui non sa che il fottuto Gerard Way è un fallito.

Che è definitivamente distrutto.

Distrutto come la sua vita, la sua autostima, la sua famiglia, il suo amore.

Distrutto come ogni cosa in questo mondo di merda.

-Gerard, fallo per Mikey. Fallo per noi: i tuoi amici.-

Bob mi posa una mano sulla spalla.

Il mio sguardo si posa su Frank che è rimasto in disparte fino ad ora e che mi guarda con gli occhi lucidi come se il suo sguardo parlasse.

E so anche quello che mi vuole dire: “Gtardati, come ti sei ridotto?! Un tempo non eri così... Se c'era un problema te ne fottevi e andavi avanti. Dritto per la tua strada. E lo sai benissimo che ho ragione. Quel problema ero io.”

Io li guardo negli occhi uno ad uno.

In fin dei conti è vero, loro sono la mia famiglia. Quella vera.

E si, sto parlando anche di Frank.

Perché in ogni famiglia c'è sempre un componente che non va proprio a genio ma in fondo si ama anche lui nonostante tutto.

-Mhm... Se non ci foste voi. Sarei già sotto terra da molto tempo. Grazie.-

Al che faccio un gesto che li incita a raggiungermi e ad abbracciarmi.

Tutti si fanno avanti tranne lui.

Beh, anche io avrei fatto così.

-Coglione che fai lì? In fin dei conti devo ringraziare anche te. Quindi muovi il culo e abbracciami.-

Mikey e Ray si spostano per lasciare passare Frank, che si avvicina titubante, un po' intimidito.

-Gee.-

Io allungo le braccia per abbracciarlo, non posso farne a meno, in questo momento ho davvero bisogno di lui e la mia ostinazione a fargliela pagare si fa vacua.

E poi, dopo anni, arriva questo maledetto abbraccio.

Quello che ci saremmo dovuti dare in quel bagno, dopo essercene dette di tutti i colori.

Io lo stringo al collo e lui mi circonda la vita. E stringe, come io stringo.

Sorrido.

-Era da anni che non mi chiamavi così.-

-Era da anni che non mi rivolgevi più una sottospecie di parole dolci.-

Ci stacchiamo un attimo e, improvvisamente, nella stanza ci siamo solo io e lui.

Quegli stronzoni dei nostri migliori amici ci hanno lasciato soli.

-Sai, quel giorno, quando lessero il tuo diario... Beh, io mi spaventai. E sai perché? Perché provavo gli stessi sentimenti per te. Perché non sapevo a cosa andavo incontro. E perché tutti pensavano che essere gay era un reato, provare qualcosa per un uomo, un amico è mostruoso e io avevo paura del giudizio degli altri. Ma quel giorno, in bagno, io ti avrei dovuto dire una cosa. Ti amo. Gerard ti amo da impazzire e Dio solo sa che non ho più avuto una ragazza o un ragazzo da quando ci siamo allontanati.-

Io lo guardo negli occhi, in quegli splendidi occhi verdi che ho disegnato per più di due anni.

Mi ci perdo dentro cercando la verità, ho sempre fatto così, ho sempre scavato fino in fondo per essere sicuro che quello in superficie fosse vero.

Siamo vicini, troppo vicini. Così vicini che i nostri respiri si fondono insieme.

-Sei un fottuto stronzo, lo sai? Sai quanto mi hai fatto soffrire? Sai minimamente quanto ci abbia messo per tentare di dimenticarti? No, non lo potresti mai sapere. E sai tutta quella sofferenza a cosa mi ha portato? Mi ha portato ad amarti di più, sempre di più. A volerti anche solo poter vedere un'altra volta, anche da lontano. E tu ora mi vieni a dire che mi ami... Sai... Non aspettavo altro. E ora baciami, stronzo.-

Lui sorride, non lo vedo perché ho già gli occhi chiusi, ma sento le sue labbra distendersi sulle mie, in un sorriso.

-Detto fatto.-

Sussurra mentre appoggia le mani sul mio viso e fa coincidere, come pezzi di un puzzle, le nostre bocche.

-Tiamotiamotiamotiamo. Ti amo. Me lo sono tenuto dentro per troppo tempo, ora non smetterò più di dirlo. Sappilo.-

E torniamo a baciarci.

 

 

 

Epilogo.

 

 

A malincuore socchiudo le palpebre, vedo dei raggi passare attraverso le tapparelle e raggiungere i nostri volti vicini.

Cerco di girarmi di lato, ma sono intrappolato dalle braccia tatuate di Frank, che sentendomi muovere si sveglia anche lui e sbadiglia.

-Buongiorno, amore. Pronto per un'altra giornata scolastica?-

Spalanco gli occhi come se mi avessero appena buttato un secchio di acqua gelata addosso.

-Scu... Scusa, ma che giorno è oggi?-

-Come? Lunedì, Lunedì 24 maggio, tra poche settimane avremo la maturità. Tu ti chiami Gerard Arthur Way, io sono Frak Anthony Iero e sono follemente innamorato di te. Questo lo ricordi?-

Mi guardo intorno, siamo a casa sua. Nella sua stanza e... Siamo mezzi nudi! Con solo i boxer addosso e sdraiati sul suo letto.

Ommiodio.

-Gee, mi sembri rincoglionito... Che hai fatto stanotte?-

Io mi alzo di scatto per poi risedermi e sospirare.

Non capisco più un cazzo. Un momento fa avevo, quanti? Ventitré anni, avevo una band e avevo avuto il mio primo bacio, dopo anni di sofferenze, con Frank.

E ora... Ora ne ho diciannove di anni, a quanto pare ci sono fidanzato, con Frank e sono pure a letto con lui.

Dio. Ma che cosa è successo?

Lui sembra vedere il mio sguardo spaesato e inizia a parlare.

-Dio Gee, te l'ho detto che non devi rimpinzarti di quelle pillole, poi dopo il caffè... Allora tu sei Gerard, ma te l'ho già detto... Sei all'ultimo anno di liceo e da... Da qualche mese stiamo insieme. Si, tu ti sei... “Dichiarato” si potrebbe dire così, ma non è proprio corretto, comunque hai fatto tu il primo passo perché io sono un vigliacco e ci siamo messi insieme, vabbè, siamo gli zimbelli della scuola perché siamo gay (e perché le ragazzine arrapate non concepiscono il fatto che a me o a te piacciano gli uomini) e... Boh, credo di averti detto tutto. Ora ricordi?-

Ora sì, ricordo tutto.

Quindi il sogno, a quanto pare, che ho fatto è stato solo un sogno. Un incubo.

-E... Mia nonna è morta? Tua madre come sta? Le torri gemelle ci sono ancora?-

Lui sgrana gli occhi e scuote la testa in segno di diniego.

-Si, tutto a posto, mia madre è sana come un pesce, tua nonna... Credo stia bene. Almeno, ieri stava bene e le torri gemelle sono intatte, perché?-

Io sorrido e lo bacio.

Lo bacio per lunghi minuti, forse ore.

-No, sai... Ho fatto un sogno davvero strano. Un incubo che finiva bene, però.-

-Ah, si? Io ti odiavo? Tu mi odiavi? Ci odiavamo? Uno di noi moriva? Questi sono incubi...-

Gli lascio una pacca sulla spalla e scoppio a ridere.

-Ma no, stupido. Avevamo una band, cioè l'abbiamo formata dopo che le torri gemelle sono crollate e io ero un drogato; e il cantante della band. Però alla fine del sogno io e te ci siamo baciati. Quindi posso dire che è stato un sogno e non un incubo.-

Lui sorride a sua volta e mi lancia i vestiti.

-Muoviti che se no facciamo tardi.-

Il sole è alto nel cielo, gli uccellini cinguettano felici e io sorrido.

E tutto il dolore che ho provato è stato solo un sogno. Io e Frank stiamo insieme e siamo felici.

Questo è quello che conta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ciao a tutti.
La storia non doveva finire così, in verità questo non doveva nemmeno essere l'ultimo capitolo.
La storia sarebbe dovuta andare avanti e avanti, ma era da settimane che non scrivevo.
È da settimane che non tocco questa storia e, mi dispiace dirlo, con lo scioglimento della band i miei buoni propositi di continuarla si sono andati a fare un giro... E sono ancora fuori.
Sinceramente non me la sono sentita di continuare, è stato estenuante anche solo finire questo capitolo. L'ispirazione non esiste più in me.
Scusatemi davvero, lo dico per tutte quelle persone che hanno seguito questa storia, l'hanno recensita e l'hanno inserita tra i preferiti.
È per voi che l'ho conclusa, almeno ora ha una fine.
Sapete, il loro scioglimento per me è stato un colpo, io li seguo assiduamente da 9 anni e ne ho 15 quindi capite bene che loro sono stati la mia infanzia, la mia adolescenza e credevo, fino a qualche settiamana fa che sarebbero stati anche il mio futuro.
Io li ringrazio di cuore per questi nove anni passati ad ascoltare la loro musica.
E basta, credo di aver detto tutto.
Ringrazio anche voi che avete letto questi capitoli e spero possiate perdonarmi per questa ultima schifezza.
Forse, in futuro, mi rifarò con una nuova storia. Forse migliore.
Chi lo sa...
Grazie mille a tutti, siete fantastici. <3
Bacioni.
Alis. <3

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