Don't leave me alone

di topazio
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Stupida ***
Capitolo 2: *** Il Ritorno ***
Capitolo 3: *** Il Giuramento ***
Capitolo 4: *** Infrazione ***
Capitolo 5: *** Il vuoto ***
Capitolo 6: *** La domanda ***
Capitolo 7: *** Il taglio al passato ***
Capitolo 8: *** In Trappola ***
Capitolo 9: *** Il primo errore ***
Capitolo 10: *** Il cambiamento ***



Capitolo 1
*** Stupida ***


Don’t leave me alone

 

Prologo

Stupida

 

 

Due cose sono infinite:                                                                                                                      
l'universo e la stupidità umana,                                                                                                                  
ma riguardo l'universo ho ancora dei dubbi.
Albert Einstein

 

 

D

opo anni di sofferenza e di incertezza finalmente potevo affermare di essere felice. Konoha stava rimettendo a posto i pezzi che erano andati perduti a causa della guerra. Tsunade era stata reintegrata nel ruolo di Hokage, dopo la breve parentesi di Danzo. Le ferite stavano cominciando a risanarsi. E l’equilibrio si stava ristabilendo. Tutto sembrava essere tornato come un tempo.

Fu allora che accadde.

Quando ogni tassello della mia anima sembrava tornare al proprio posto, qualcosa mi destabilizzò a tal punto da annullare tutto il lavoro fatto. Tutti i miei tentativi andarono perduti.

E tutto cambiò.

Ogni aspetto della mia vita quotidiana mutò. E prima che me ne rendessi conto avevo già perso tutto. Di nuovo. Un attimo di distrazione, mi era costato ciò che per me era più importante, perdendolo per sempre.

Primo errore.

Mi ero sempre ritenuta una persona intelligente, ma ben presto mi accorsi di quanto fosse smisurata la mia stupidità. E così nella più assoluta disperazione commisi un’altra fatalità.

Secondo errore.

Avrà imparato la lezione?, vi chiederete. No, certo che no. Così commisi il terzo errore.

Ma forse è meglio cominciare da principio questa storia, la storia che racconta come sono caduta nell’abisso, la storia che racconta la mia disperazione, la mia gelosia, il mio rancore.

 

La mia stupidità.

 

L'ignoranza è temporanea,                                                                                          
la stupidità è per sempre.
Anonimo

 

 

 

 

 

Eccomi di nuovo qui. Ve l’avevo detto che sarei tornata. Come sempre chiedo il vostro sostegno, per questo ho bisogno di un giudizio sincero sul prologo e su ciò che verrà. So che è molto poco quello che vi sto offrendo per esprimere un giudizio, ma spero che riuscirete comunque a dirmi se secondo voi questa ff ha un futuro. Datemi un parere e valuterò se varrà la pena di scrivere il seguito.

Qualche altra informazione: questa storia, come La scelta di Sakura, sarà incentrata sull’eterno triangolo Naruto-Sakura-Sasuke. E, per quanto mi disgusta, ci sarà anche un pizzico di NaruHina… bleah!. È ambientata dopo la Quarta Guerra Ninja. Parlerà dei questi tre fatidici errori commessi da Sakura. Ah! il tema della stupidità sarà piuttosto ricorrente.

Con tutto il cuore spero di non annoiarvi, o sembrare ripetitiva.

Mi auguro di ottenere lo stesso successo –di cui non mi stancherò mia di ringraziarvi- che ha suscitato La scelta di Sakura.  

Un’altra cosa: questa ff è dedicata a una mia lettrice affezionata: tOkiOsa, a cui avevo promesso un triangolo amoroso. Spero quindi di non averti delusa.

Fatemi sapere in ogni caso se vale la pena andare avanti. Alla prossima,

 

Topazio:)

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Capitolo 2
*** Il Ritorno ***


Don’t leave me alone

 

Capitolo 1

 Il Ritorno

 

 

Nulla è più facile che illudersi,                                                                                     
perché ciò che ogni uomo desidera,                                                                                            
crede anche che sia vero.
Demostene

 

Correvo.

Correvo a più non posso per le strade di una Konoha appena rinata dopo la distruzione che l’aveva quasi annientata. La folla intorno a me sembrava non capire l’importanza del mio passaggio. E in realtà non ne capivo nemmeno io il significato. Sapevo solo che dovevo muovermi. In fretta. Cercai di farmi largo tra la gente ammassata attorno a me in un morsa claustrofobica.

Respiravo affannosamente. Spingevo, correvo e cercavo di non svenire per lo sforzo. C’ero quasi. Vedevo la luce. Con uno sforzo impressionante feci leva sulle gambe indolenzite e arrivai nello spiazzo.

Fu allora che lo vidi.

Sasuke.

In mezzo alla folla. Circondato da ninja pronti ad attaccare al minimo movimento. Per quanto lo ritenessi imbattibile, sapevo che non ce l’avrebbe fatta. Era coperto di ferite. Sanguinava, gemeva e aveva la vista appannata. No. Non sarebbe sopravvissuto a quell’attacco. Cercai di intervenire in sua difesa, ma le mie gambe non risposero ai miei comandi. Le guardai, frustrata, per controllare se fossero al loro posto. Ma quando rialzai lo sguardo, la folla era sparita. Niente ninja, niente gente intorno a me.

Solo io e lui.

Mi guardò. Sbattei le palpebre. E in quel millisecondo, lui si spostò alle mie spalle.

«Sono tornato» mi sussurrò.

E poi mi colpì.

 

 

Mi svegliai di soprassalto, in un bagno di sudore. Non ricordavo nemmeno un istante di quello che avevo sognato. Meglio, mi dissi, sarà stato di sicuro un incubo. Ne avevo avuti parecchi negli ultimi tempi. Dopo la morte dei miei genitori, durante la guerra, la situazione era peggiorata. Ma non ricordavo mai quello che tormentava le mie notti.

Guardai la sveglia a forma di rana sul mio comodino. Me l’aveva regalata Naruto per il mio compleanno, ma non segnava mai l’ora giusta. Perché non la butti via?, vi chiederete. Semplice perché è uno dei regali più belli che abbia mai ricevuto. Non funziona, è vero. Ma me l’ha regalata Naruto. Quindi era un regalo speciale (e poi era l’unico regalo che avevo ricevuto).

 

Guardai fuori dalla finestra e, dall’inclinazione del sole, dovevano essere circa le sette. Mi feci una doccia, poi una colazione veloce. Mi vestii in fretta e mi diressi verso l’ospedale.

Passai davanti alla casa di Naruto e, per un attimo, pensai di andare a fargli visita. No, starà sicuramente dormendo, mi dissi, tanto poi lo vedrò a fine turno. Un sorriso si dipinse sulle mie labbra.

Da mesi ormai, veniva a prendermi ogni volta che finivo di lavorare all’ospedale, e mi riaccompagnava a casa. La prima volta aveva usato una scusa banalissima, del tipo: ‘fuori è buoi, e in giro potrebbero esserci dei malintenzionati’, in realtà sapeva che potevo difendermi da sola. La cosa all’inizio mi irritò. Ma poi compresi l’importanza di quel gesto. Dopo la morte dei miei genitori, per la prima volta non mi sentii più così sola.

E, per ringraziarlo, davanti a casa mia, gli diedi un bacio sulla guancia. Fu un gesto che sorprese entrambi: lui, per la spontaneità di quel gesto; me, per il mio ‘coraggio’.

E da allora si presentava costantemente all’ingresso dell’edificio. Anche quando finivo di lavorare alle due di notte. Era sempre lì. Era la mia certezza. Il mio punto di riferimento. Ciò che mi impediva di annegare nel mio dolore. Ciò che, nonostante tutta la morte e la distruzione che c’era attorno –e dentro- di me, riusciva ancora a farmi sorridere.

Ogni volta che veniva a prendermi passeggiavamo l’uno affianco all’altra. Qualche volta più vicini, qualche volta più distanti. E più passava il tempo più mi rendevo conto che arrivavamo sempre troppo in fretta a destinazione. Ma davanti a casa mia avevo dati inizio a un rituale: quel bacio sulla guancia. Ogni volta con più affetto.

Ogni volta più vicino alle sue labbra.

Mi ero ripromessa che prima o poi sarei riuscita ad arrivare sempre più vicina a..

Per poco non mi schiantai contro la porta a vetri! Nel pensare a Naruto, ero inciampata nel minuscolo gradino all’entrata dell’ospedale e stavo per spiaccicarmi contro la porta.

Che stupida.

 

***

 

Passai il resto della mattinata a cercare di far bene il mio lavoro. Per la pausa pranzo mi cambiai, avrei mangiato con Naruto. Ramen, naturalmente. Stavo per uscire, quando vidi Ten Ten che mi correva incontro. Sembrava agitata. E, dopo aver ripreso fiato, mi disse:

«Ho incontrato Shikamaru. Devi correre all’ingresso. È urgente.»

Non domandai. Cominciai semplicemente a correre. Non sapevo cosa fosse successo ma, se Shikamaru aveva chiesto il mio aiuto, allora era grave. Da qualche tempo infatti i rapporti tra me e lui si erano.. raffreddati. Tutto era cominciato quando aveva deciso di rompere con Ino. Aveva capito di non amarla più, e le aveva confessato che nel suo cuore c’era un’altra. Ovviamente tutti sapevano che si riferiva a Temari. Quella ragazza mi stava simpatica, era una tosta. La ammiravo e, sotto sotto, volevo anche assomigliarle un po’.

Inutile dire che la mia migliore amica la prese malissimo. Io un po’ me l’aspettavo. Ma avevo preferito non mettere ‘la pulce nell’orecchio’. Secondo me Shikamaru aveva fatto bene a troncare quello che c’era tra loro sul nascere. Prima che lei si facesse troppo male. Tuttavia la sua sincerità e la sua speranza di rimanere amici si erano rivelati fiato sprecato.

Lei non voleva sentire ragione. Lo considerava un traditore e, da quando era ‘esplosa la bomba’, si era rotta l’armonia all’interno del nostro gruppo. I ragazzi erano tutto dalla parte di Shikamaru. E anche io, segretamente. Ammiravo il suo coraggio, era stato sincero. Ma l’unica cosa che potevo fare per Ino era consolarla il più possibile. E cercavo di convincerla a non saltare addosso a Temari non appena l’avrebbe vista. Non ricordo più quante volte avevo cercato di dirle che doveva farsene una ragione.

Smisi di correre all’improvviso.

 

Doveva farsene una ragione.

 

Il ricordo di Sasuke mi colpì all’improvviso. Cercai di allontanarlo dalla mente. Un senso di inquietudine si impadronì di me. Stava per succedere qualcosa. Lo sentivo. Allontanai anche quel pensiero dalla mente. E ripresi a correre.

In prossimità dell’ingresso, mi resi conto che c’era gente. Tanta gente. O meglio. Era pieno di ninja, come se tutto l’esercito si fosse riunito lì. Cercai di farmi largo tra le folla di curiosi che si era radunata, cercando di capirne di più. Provai un senso di de-ja-vu. Cercando con lo sguardo qualcun che potesse spiegarmi di più, vidi poco lontano da me una zavorra di capelli biondi. Naruto. E poco lontano notai anche la presenza di Tsunade e Shikamaru. Mi avvicinai. Quando gli fui accanto, lo guardai.

«Naruto» dissi «che succede?» Lui non mi guardò, era teso, lo notavo dalla rigidità della mascella. Teneva lo sguardo dritto davanti a sé, fissava un punto preciso.

«Guarda tu stessa» La sua voce tradì una qualche forma di disagio che però non riuscii a individuare fino in fondo.

Mi voltai. E, in mezzo allo spiazzo, lo vidi.

 

 

Sasuke.

 

 

Il modo migliore per realizzare un sogno                                                                                    
è quello di svegliarsi.
Paul Valéry

 

 

 

Ecco a voi il primo capitolo. Spero che vi sia piaciuto e di non aver deluso le vostre aspettative mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate ;)

Aggiornerò il prima possibile!

Topazio:)

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Capitolo 3
*** Il Giuramento ***


A tOkiOsa.

 

Don’t leave me alone

 

Capitolo 2

Il giuramento

 

I giuramenti sono soltanto parole,                                                                                                      
e le parole soltanto vento.                                                                                                              
Samuel Butler.

 

 

S

asuke.

Nel momento stesso in cui puntai gli occhi su di lui, Sasuke si girò nella mia direzione. Mi fissò per un istante che mi parve eterno. Mi persi nei suoi occhi, inespressivi, indifferenti come sempre, anche se diversi da come li ricordavo. A staccarmi da quel contatto che mi stava risucchiando era stato Naruto che, si era posizionato davanti a me, per farmi scudo. Per proteggermi, ancora una volta, da qualsiasi pericolo. Solo vicino a lui mi sentivo davvero al sicuro. Ma stavamo parlando di Sasuke. Un ragazzo coperto di ferite non ancora risanate, alcune superficiali e altre profonde. Il ragazzo che amavo.

Il ragazzo che mi aveva quasi uccisa.

Sasuke.

All’improvviso mi ricordai della promessa che mi ero fatta. Basta essere la patetica ragazzina innamorata del ragazzo bello e impossibile. Basta sperare in un cambiamento che non avvierà. Basta sognare. Basta illudersi. Basta, basta, basta. Sul mio volto si dipinse un’espressione tanto convincente, quanto falsa. Dignità. Indifferenza. Orgoglio. Ecco cosa avrei mostrato.

Spostai Naruto con delicatezza in modo che si trovasse di fianco a me. Lo guardai. Era diventato così alto. Mi sentii una stupida per essermene resa conto solo un quel momento. Gli sorrisi. Ma il suo volto e il suo sguardo rimanevano tesi. Non era tranquillo. Poi abbassai gli occhi. Gli presi la mano.  Sorrisi di nuovo. Notai la sorpresa del suo sguardo. E gli strinsi la mano. Solo allora ricambiò il sorriso. Lui, solo lui avrebbe potuto tenermi attaccata per terra. Solo lui ci riusciva. Solo attraverso quel contatto potevo sperare di non perdere la testa e riuscire a mantenere la promessa che mi ero fatta. Lui, Naruto, era la mia unica fonte di energia, forza di volontà e vita.

«Allora? Ti ho fatto una domanda. Cosa ci fai qui?» Chiese Tsunade, la sua voce rimbombò all’interno dello spiazzo, dove si era creato un silenzio tombale.

«Mi sembra chiaro. Voglio essere riammesso all’interno del villaggio.» Il fiato mi si mozzò in gola. Istintivamente stinsi la mano i Naruto e lui fece lo stesso. Forse perché si sentiva agitato come me, o forse solo per farmi capire che era ancora lì, che potevo contare su di lui.

Lo sguardo di Sasuke si riposizionò su di noi. Quando notò le nostre mani che si stritolavano a vicenda, sembrò sorpreso e il suo sguardo di indifferenza vacillò. Solo un attimo. O almeno credo. Poi tornò a guardare Tsunade, di fianco a noi.

«Credi davvero di poter tornare qui, come il figliol prodigo e di venire accolto e acclamato come se nulla fosse successo. Ti sei alleato con Orocimaru, l’uomo che ha ucciso il Terzo Hokage. Sei diventato un membro dell’organizzazione Alba. Hai ucciso il Sesto Hokage. Per non parlare del di quello che hai fatto al Summit e con Madara. Devo continuare?» Percepivo bene tutta la rabbia che Tsunade stava imprimendo in quelle parole.

«Chiunque può commettere errori. E io ne ho commesso tanti.» Ci guardò di nuovo. Come se.. come se si aspettasse che facessimo qualcosa, che intervenimmo in suo aiuto. Poi fissò di nuovo, con sospetto, le nostre mani intrecciate. Poi.. volli due cose contrapposte. Infatti, per un attimo, desiderai che non ci avesse mai visto. Anche se, contemporaneamente, non mi pentii di essermi fatta vedere insieme a Naruto in un atteggiamento così.. intimo. Mi sentii un verme. Come se stessi usando Naruto per far.. cosa? Ingelosire Sasuke? Stavo già infrangendo la mia promessa? Che fine aveva fatto il ‘basta sperare, illudersi, eccetera’? La verità, forse era che non riuscivo a mentire a me stessa. Provavo ancora qualcosa. Qualcosa che decisi di segregare nella camera più oscura e profonda della mia mente.

«Desideri davvero essere riammesso all’interno del villaggio?» chiese Tsunade, interrompendo il flusso dei miei pensieri.

«Si.» disse lui, semplicemente.

«Allora giuralo.» Trattenni il fiato. «Sul tuo onore» Strinsi la mano di Naruto. «E sulla tua famiglia.» Tsunade sapeva quello che stava facendo. Costringerlo a giurare sul suo onore sarebbe bastato a qualunque ninja. Un giuramento infatti valeva più di qualunque altra prova. Era così che si capiva di chi ci si poteva fidare. Ma farlo giurare sulla sua famiglia era ben più di quanto potessi aspettarmi.

«Giuro di combattere al servizio dell’Hokage del villaggio del Foglia e di non nuocere in alcun modo a Konoha e ai paesi alleati.» Molti tirarono un sospiro di sollievo. E i ninja, dopo un gesto di Tsunade, si allontanarono rincuorati.

«Sasuke, Naruto, Sakura, Sai e Shikamaru. Con me.» Disse l’Hokage, girando i tacchi e dirigendosi verso il suo ufficio. Io e Naruto, mentre le nostre mani continuavano a essere strette, ci incamminammo dietro a Sasuke insieme a Sai. Mentre accanto c’era Shikamaru, la cui ombra si agitava sotto i suoi piedi, pronta a scattare in caso di bisogno.

 

***

 

A

rrivati nell’ufficio, appena ricostruito di Tsunade, l’Hokage si sedette alla sua scrivania.

«Perché sei tornato?» chiese a Sasuke. Ma lui non rispose. «Sai che ci saranno delle conseguenze. Gli anziani non si fideranno di te. Non a torto, comunque. Sei pronto ad assumerti le responsabilità delle tue azioni?»

«Si.» Disse con voce inespressiva. «Sono qui per questo.» Tsunade sospirò profondamente.

« Un giuramento non può cancellare anni di scontri. La gente ti additerà come un traditore. Ti gireranno alla larga. Non tornerà tutto come prima, ne sei consapevole? Dovrai essere sorvegliato. Dovrò parlare con gli Anziani e nel frattempo ti assegnerò a una nuova squadra…»

«No.» la interruppe. «Voglio tornare nel Team 7» Trattenni il fiato. Non poteva essere vero. Voleva tornare con noi.

«Il Team 7 non esiste più. Raramente Naruto e Sakura svolgono missioni con Kakashi. È stato sostituito infatti dal Capitano Yamato. Inoltre al tuo posto è subentrato Sai e..»

«Non importa, trasferite il ragazzo a un’altra unità. E non è più necessaria la sorveglianza di Kakashi.» Mi sorprese la sua freddezza di Sasuke nell’additare Sai come ‘il ragazzo’. Non volevo che si allontanasse da noi. Non dopo tutto il tempo passato insieme. Naruto stava per intervenire in sua difesa, ma lo precedetti. Lasciai la mano di Naruto e mi sentii per un attimo smarrita. Ma poi dissi:

«Non è giusto estromettere Sai dalla nostra squadra. Non dopo tutto quello che abbiamo fatto per diventare suoi amici. E poi lavoriamo bene insieme. Penso che Sasuke possa lavorare comunque con noi. Perché non possiamo essere quattro?» Non avevo ancora finito di parlare che le reazioni dei presenti non tardarono ad arrivare. Tsunade e Shikamaru erano sorpresi. Sai mi sorrise, riconoscente. Naruto mi guardò orgoglioso. E Sasuke.. Sasuke era sorpreso, certo, e.. deluso?

«D’accordo» sospirò Tsunade «Formerete una squadra di quattro elementi. Ma ora è meglio che parli con gli anziani. Potete andare. Tu no, Sasuke.  Devi essere presente alla seduta.» Poi lanciò uno sguardo significativo a Sai e Shikamaru, qualcosa del tipo ‘tenete gli occhi aperti’.

Noi quattro uscimmo. Mi sentivo.. boh, spossata, incredula, stanchissima e allo stesso tempo felice. Sasuke era tornato. Prima che potessi scambiare due parole con lui, Naruto si allontanò. Feci per seguirlo, ma Sai si mise in mezzo.

«Grazie per quello che hai fatto Sakura. So quanto lui conta per te, ed è proprio per questo che ti sono così riconoscente.» Mi sorrise e si allontanò, raggiungendo Naruto. Volevo andare da lui, ma avevo un’altra cosa importante da fare.

«Tu cosa ne pensi?» Chiesi a Shikamaru, mentre fissavo Naruto che si allontanava. Volevo sapere la sua opinione, sapeva vedere la cose in modo diverso, e pensare fuori dagli schemi.

«Non mi fido. Forse ha qualcosa in mente, o forse si è pentito davvero. Altrimenti non avrebbe giurato sulla sua famiglia. Ma hai visto in che condizioni era? Riusciva a stento a tenersi in piedi.» Si, che l’avevo visto: era coperto di ferite. Perdeva così tanto sangue che non mi sarei sorpresa se avessi lasciato le orme. Annuii. Feci per seguire Naruto, ma lui mi trattenne.

«Lei come sta?»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ok, ok ho interrotto proprio nel mezzo del discorso, ma avrei reso il capitolo troppo lungo. Comunque.. di chi sta parlando Shika? È davvero sincero il pentimento di Sasuke? O ha qualcosa in mente? Qual è la vostra opinione al riguardo? Vi anticipo che nel prossimo capitolo ho intenzione di inserire qualche scena NaruSaku XD

Fatemi sapere, mi raccomando. Per me è molto importante sapere la vostra opinione.

Topazio:)

P.S. mi scuso per gli eventuali errori di battitura :)

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Capitolo 4
*** Infrazione ***


A tOkiOsa.

 

Don’t leave me alone

Capitolo 3

Infrazione

 

Curiosity killed the cat.                                                                                                                 
(La curiosità uccise il gatto.)                                                                                     
Proverbio inglese.

 

«L

 

ei come sta?» Mi chiese. Sapevo a chi si riferiva. Ino. Spesso mi chiedeva di lei, si preoccupava. Non era la prima volta che mi rivolgeva quella domanda. E io rispondevo sempre allo stesso modo.

«Prima o poi lo supererà» dissi. Ma questa volta gli sorrisi, eravamo soli, quindi cercai di fargli capire che, nonostante tutto, aveva fatto bene a troncare se non sentiva più gli stessi sentimenti per lei. Lui mi guardò con il suo solito sguardo annoiato, e poi si allontanò.

Raggiunsi Sai e Naruto poco dopo, stavano parlando a bassa voce, o meglio, sembrava che Sai stesse dicendo qualcosa a Naruto. Ma quando si accorse di me, mi sorrise e si allontanò. Lo guardai mentre si allontanava, poi mi voltai verso Naruto che continuava a camminare, senza dare l’impressione di volermi aspettare. Feci per raggiungerlo, quando un pensiero improvviso mi fece fermare. Mi fermai.

Sasuke. Sasuke era tornato. Era nel palazzo alle mie spalle. A pochi metri da me. E continuava a sanguinare. Inoltre veniva messo, probabilmente, sotto torchio dagli Anziani, o chissà chi altri. E io cosa facevo? Continuavo a seguire Naruto. Perché? Perché sta male, mi sussurrò una vocina nella mia testa. Era vero. Si era allontanato con fare sospetto, non era da lui. Forse Sai aveva capito cosa lo tormentava. Confusa decisi di prendere una decisione, senza rifletterci sopra. Altrimenti avrei passato lì tutto il giorno. Seguii Naruto. Lo raggiunsi in pochi secondi, e mi affiancai a lui.

«Ehi, Naruto» dissi attirando la sua attenzione. «Che ti è preso?»

«Di che parli?» chiese senza incontrare il mio sguardo, mentre continuava a camminare.

«Sei scappato via.» gli feci notare. «Mi vuoi dire cos’hai?» chiesi. Ma non accennava a volersi fermare, così gli afferrai la mano, e una scossa mi percorse il braccio. Dopo uno strattone, finalmente si fermò. Poi alzò gli occhi su di me, e vidi rabbia nel suo sguardo.

«Cos’hai tu piuttosto.» Lo guardai confusa, che voleva dire? «Sasuke, quel Sasuke, è appena tornato. E tu stai qui a perdere tempo con me. Perché non corri da lui, invece che scocciare me?» Sc-scocciare?! La sua frase mi ferì. E mi vennero le lacrime agli occhi.

«Ma si può sapere di cosa stai parlando?» dissi mentre la mia voce si incrinava. «Sono qui perché voglio stare con te, tanto Sasuke non lo potrei comunque vedere! Alla riunione non può partecipare nessun’altro. Ma se ti da così fastidio la mia presenza mi tolgo di mezzo.» Aggiunsi a fatica, mentre la mia voce veniva rotta da un gemito. Da quando ero diventata così.. fragile? O meglio, da quando una frasi di Naruto riuscivano a condizionarmi così tanto? Feci per andarmene, ma lui mi trattenne. Fui felice che l’avesse fatto.

Mi trasse a se, e mi strinse in un abbraccio. Un tempo, erano rari tra di noi manifestazioni così esplicite di affetto. Ma da quando ero rimasta orfana, quei momenti si erano resi indispensabili per me. Spesso dormivano insieme. Soprattutto, subito dopo la scomparsa dei miei, lui dormiva a casa mia, o io a casa sua. Senza mai programmarlo. Succedeva e basta. A volte guardavamo un film insieme (*), e prima della fine, dormivamo vicini, sul mio divano, stretti in un abbraccio.

«Scusami.» disse. «Non dovevo scaricare su di te le mie frustrazioni. Il fatto è che.. volevo essere io a riportarlo a casa. Per te. Per mantenere la mia promessa. Così, sarebbe stato solo grazie a me, se fossi ritornata a sorridere come un tempo. » Trattenni il fiato. Non sapevo che dire. Ma ogni mia parola mi morì in gola, quando guardai dritta davanti a me.

«Naruto. La luce, la luce è spenta.» Lui si allontanò da me, e guardò nella stessa direzione in cui erano puntati i miei occhi. Mi guardò. E cominciammo a correre verso il palazzo dell’Hokage. Sapevamo cosa significava. La luce della stanza delle riunioni era stata spenta. Quindi avevano finito la riunione e una decisione era stata presa. Paurosamente in fretta.

 

***

 

A

rrivammo davanti all’ingresso in pochi minuti.

«Ora che facciamo?» mi chiese. Mi guadai intorno. Poi vidi la finestra dell’ufficio di Tsunade. La indicai e lui capì al volo, annuendo. Ci arrampicammo sull’albero di fronte alla finestra, la aprimmo ed entrammo. Ci eravamo aspettati di trovarvi qualcuno che potesse dirci cosa era stato deciso, ma la stanza era vuota.

«Che strano.. dovrebbe essere già qui..» dissi più a me stessa che a lui. La cosa non mi piacque. Forse era successo qualcosa. Ci guardammo attorno. Poi lui vie qualcosa sulla scrivania che attirò anche la mia attenzione. Un rapporto. Ci avvicinammo alla scrivania di Tsunade. Trattenni il fiato nel momento in cui lessi il nome sul fascicolo.

Sasuke Uchiha.

Ci guardammo. Poi lui allungò la mano. Io lo trattenni poco prima che potesse toccare la carta.

«Non possiamo farlo. Lo sai.» dissi, poco convinta.

«Sakura, qui si parla di Sasuke»

«Lo so, ma non ci è permesso guardare, se venissimo scoperti...» Lui si guardò attorno.

«Qui non c’è nessuno.. » Gli lanciai un’occhiataccia. «Se non vuoi guardare, allora allontanati.» Non mi mossi. Lui mi sorrise e allungò le mani per prendere il fascicolo. Stava per toccarlo, poi successe quello che temevo: in lontananza, sentimmo un rumore di tacchi. Quei tacchi. Le scarpe di Tsunade! Ma non era sola, qualcuno la accompagnava, qualcuno il cui passo era molto più silenzioso e delicato.

Ci guardammo terrorizzati. Avevamo a disposizione la possibilità di scappare della finestra o di aspettare che lei entrasse, sperando che non si arrabbiasse troppo per il fatto che ci eravamo introdotti di soppiatto nel suo ufficio. Ma facemmo la cosa più stupida che ci saltò in mente.

Ci nascondemmo.

Così corremmo verso lo stanzino in cui Tsunade metteva le pratiche. Non potevamo certo immaginare che quella scelta sarebbe stata determinante per gli avvenimenti che sarebbero seguiti.

 

 

 

(*) Per chi non lo sapesse, sì, la televisione esiste :)

Eccomi qua! Cosa ne pensate? Chi sarà la persona che accompagna Tsunade? Tirate a indovinare ;) Vorrei porvi un altro interrogativo. Mentre guardavo un episodio di Naruto su Italia 1, ho sentito, in mezzo alla confusione che regnava nella stanza (-.-), una frase di Sakura. Lei stava ripensando a quanto detto da Naruto qualche episodio prima: se lui e Sasuke si fossero scontrati, sarebbero morti entrambi. Allora lei si è chiesta: “sei rimanessero feriti, chi curerei per primo?.” Secondo voi lei da chi correrebbe?

Recensite numerosi,

Topazio:)

 

 

 


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Capitolo 5
*** Il vuoto ***


A tOkiOsa.

 

Don’t leave me alone

Capitolo 4

Il vuoto

 

 

Finora ignoravo cosa fosse il terrore: ormai lo so. 
E' come se una mano di ghiaccio si posasse sul cuore. 
E' come se il cuore palpitasse, fino a schiantarsi, in un vuoto abisso.
Oscar Wilde

 

 

V

icini. Eravamo troppo vicini. E stretti. Quel posto era claustrofobico. La situazione era questa: io e Naruto eravamo in trappola. Il fatto che ci fossimo rifugiati nello stanzino non faceva che sottileare la nostra colpevolezza. Quando in realtà non avevamo toccato niente. Proprio niente! Lo stanzino veniva di solito usato da Tsunade come ‘deposito pratiche’. Anche se a volte ci nascondeva i liquori. Il posto era grande un metro quadrato e, considerando che metà dello spazio era occupato da vecchie pratiche, precariamente appoggiate tra loro, si può dedurre che non fossimo proprio comodi.

Io ero schiacciata contro la porta. Mentre lui mi era sopra, mi sovrastava in tutta la sua altezza. Dovette posizionare le mani ai lati della mia testa per mantenere l’equilibrio. Il posto per poggiare i piedi era piuttosto ridotto. Così io avevo le gambe unite, schiacciate contro la porta, mentre lui si posizionò a gambe divaricate. I nostri corpi aderivano pericolosamente l’uno all’altro. Risultato? Eravamo completamente appoggiati alla porta che rappresentava il nostro unico punto di appoggio. Non osammo sfiorare le pratiche per paura che ci cadessero addosso, rivelando la nostra presenza. Pregai mentalmente che la porta non cedesse sotto il peso dei nostri corpi.

Sentii Tsunade che entrava seguita da chissà chi. Nell’oscurità della stanza distinsi appena i lineamenti di Naruto. Mi chiesi stupidamente se fosse ancora lì con me. Ma mi resi conto che non poteva essere da nessun’altra parte. Sentivo chiaramente il suo fiato che mi accarezza il collo. Girai il volto per poterlo guardare negli occhi. Poi mi resi conto che avevo calcolato male le distanze. Eravamo troppo vicini. I nostri respiri si confusero tra loro. Entrambi respiravamo affannosamente. E il mio cuore, già accelerato per l’agitazione, ora rischiava di uscirmi dal petto. Sentirlo così vicino, faceva quasi.. male. Distolsi lo sguardo, girai il volto.

«Come ti senti?» chiese Tsunade, al di là della porta. La sentii avvicinarsi alla scrivania dove si sedette.

«Meglio.» Rispose l’interlocutore. Guardai Naruto, nel farlo trattenni il fiato. Eravamo vicinissimi. Sapevamo chi era l’interlocutore. Sasuke.

«Come ti sei procurato quelle ferite?» Chiese Tsunade. Ma non ottenne risposta. Lei sospirò. «Non puoi permetterti di tacere alle domande che ti vengono fatte. Non nella posizione in cui ti trovi. Il consiglio è stato sospeso su mio preciso ordine, perché vedo quanto dolore provi per quelle ferite. Gli anziani non saranno così clementi.»

«Lo so.»

«Allora se lo sai, la prossima volta vedi di non svenire nel bel mezzo di una domanda!» tuonò l’Hokage. Ecco cos’era successo. Sasuke si era sentito male durante il consiglio. Non lo biasimo, era semplicemente incredibile che avesse resistito per così tanto tempo al dolore. «Loro non aspettano che una tua debolezza!» Sospirò e quando riprese a parlare era più calma. «Ora ti accompagno in ospedale, devi essere curato.»

Sentii che si muovevano verso la porta d’ingresso. Pensai che fossimo salvi, ancora un po’ e saremmo riusciti a uscirne indenni. Ma qualcosa li trattenne.

«Un’ultima cosa.» disse Tsunade, semplicemente. Poi.. ci fu una serie di passi veloci e movimenti repentini. Accadde tutto velocemente. Troppo velocemente. All’improvviso sentii il mio unico appoggio ‘sicuro’ sparire. Dove prima c’era una porta, un secondo dopo ci fu il.. niente, solo aria che non avrebbe fermato la mia caduta. E caddi nel vuoto.

 

Il vuoto affascina coloro che non osano guardarlo in faccia,                                                                              
vi si buttano per paura di cadervi.
Georges Bernanos

 

***

 

Q

uello che successe dopo fu troppo rapido perché sul momento mi rendessi conto di cosa stava davvero succedendo. Non so se siete mai caduti all’indietro, ma è una sensazione bruttissima. Si ha il terrore di toccare terra e sentire il dolore, ma allo stresso tempo non si vede l’ora che accada, perché l’attesa è dissanguante. Avrei sbattuto la testa. Ne ero certa.

Non ho idea di come fece a essere così veloce, ma Naruto riuscì a spostare la mano destra dietro la mia nuca, per attutire la botta. Immerse le sue dita tra i miei capelli. E contemporaneamente, liberò la mano sinistra che usò per appoggiarsi al terreno. Impedendo al suo corpo di schiacciarmi sotto il suo peso.

Avevo impedito alla mia testa di fracassarsi al suolo.                                                                      
Aveva impedito al suo corpo di schiacciarmi.                                                            
Magari riusciva anche a impedire che Tsunade non ci squartasse vivi.

Tutto quasi perfetto. No?

 

No.

 

Perché quello che successe dopo cambiò tutto.

Naruto non aveva calcolato bene le distanze. E nel cadere la solo mano sinistra non riuscì a sorreggere da sola tutto il suo peso, aggravato dal fatto che doveva aiutare anche me. Così non riuscì a.. tenerci lontani.

Toccai terra. Il mio fondo schiena non ne gioì, ma la sua mano attutì il colpo per la mia testa. Non ebbi tempo per chiudere gli occhi. Rimasero aperti sempre. Vidi il suo corpo venire contro il mio, e di nuovo aderirono alla perfezione. Non era riuscito a impedirlo così il suo corpo arrestò la sua corsa contro il mio. Ma il suo viso.. il suo viso continuò la corsa. Lo vidi sempre più vicino.

E nessuno dei due riuscì a impedire o voleva impedire che le nostre labbra di incontrassero.

 

Proprio lì.                                      
Proprio in quel momento.                                                                                                              
Proprio davanti a Sasuke.

 

 

 

 

 

 

Scusate, scusate, scusate il ritardo! Ma ho avuto un sacco di cosa da fare. Spero che vi sia piaciuto e che siate riusciti a capire la dinamica della situazione ;) fatemi sapere in ogni caso, perché è il vostro sostegno che fa andare aventi la storia! Ringrazio tutti quelli che leggono, e che recensiscono :)

Mi scuso per gli eventuali errori di battitura.

Alla prossima,

Topazio:)

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Capitolo 6
*** La domanda ***


A tOkiOsa.

 

Don’t leave me alone

 

Capitolo 5

La domanda

 

 

 

S

arebbe stato tutto perfetto. Estremamente perfetto. Io. Lui. E basta. Ma la perfezione, si sa, non esiste. Così eravamo io, Lui, l’altro e, beh, lei. Lei, che stava per sbranarci vivi.

Il contatto era durato pochissimo, appena il tempo che Naruto si rendesse conto della situazione e facesse leva sulla sua mano sinistra per separarci. Le nostre labbra non si sfiorarono. No, aderirono alla perfezione. Ci guardammo. Sconvolti. Imbarazzati. Ma, dietro la sorpresa, in entrambi si poteva scorgere un pizzico di felicità, malamente celata sotto un velo di imbarazzo. La sua mano continuava a essere immersa nei miei capelli e non ricordai un contatto tanto rilassante. Ci scrutammo. Ancora e ancora. Per un tempo indefinito, perdendomi nell’immenso mare azzurro dei suoi occhi, contai tutte le sue sfumature e, con vergogna, mi resi conto solo in quel momento di quanto fossero belli. Avremmo potuto continuare ancora. Se non avessimo sentito ehm.. un ringhio.

Lui alzò lo sguardo. Sgranò gli occhi. E vidi il suo volto trasformarsi in una maschera di paura. A quel punto mi mossi anch’io per vedere cosa lo stava terrorizzando. E quando la vidi, beh, pensai di essere spacciata. Più volte l’avevo vista arrabbiata, ma quella volta era inca****a. Di brutto. Naruto si spostò, si cavò da sopra di me e, a quattro zampe, indietreggiò velocemente fino alla parete, dove lo raggiunsi poco dopo.

«Dove credete di essere?!» gridò lei, mentre la sua voce rimbombava nell’edificio. Cominciammo a sudare freddo. Ci guardammo terrorizzati, poi tornammo a puntare gli occhi su di lei. Tsunade. Ma mi resi conto che acquattati contro la parete, seduti, lì per terra, le nostre mani si sfioravano.

«Cosa diavolo facevate nello stanzino?!»  gridò.  «Beh, ecco.. noi..» balbettò lui. Ma prima che Lui potesse mettere in fila due parole sensate, lei lo interruppe per quella che doveva sembrare un lunga ramanzina..

«Sasuke, il vostro amico, che avete inseguito per tanto tempo, è tornato. E voi che fate? Vi introducete nel mio studio. Mio. Lo studio della più alta carica del paese del Fuoco. E per far cosa? Sbaciucchiarvi del mio stanzino privato! Dove sono conservati documenti più importanti del villaggio. Documenti segreti. E voi la dentro avrete fatto chissà quale porcheria! A tutti fa piacere se finalmente vi siate svegliati e vi siate dati un mossa, ma come vi siete permessi di fare chissà cosa là dentro?! Mi meraviglio di voi!»

Allora, prima di tutto io e Naruto ci siamo sbaciucchiati. Secondo, nello stanzino di prezioso ci sono solo i suoi liquori, non ‘documenti segreti’. Tterzo, noi là dentro non abbiamo fatto proprio niente di male. Quarto, ma cosa si è scolata? ‘Vi siete svegliati’,  ‘vi siate dati un mossa’? ma di cosa stava parlando? La cosa più importante era un’altra.

Perché stava ingigantendo la cosa fino all’inverosimile?

Avrei voluto spiegarle la verità dire a lei e a Sasuke che in realtà era stato tutto un incidente. Stavo per aprire bocca, ma non riuscii a dire di più di: ‘non è come sembra’, ma lei mi zittì immediatamente.

« Non è come sembra? Non è come sembra?! » gridò «Ma se vi abbiamo visti tutti come vi siete baciati proprio qui!» Ma ‘tutti’, chi? che siamo solo in quattro. «Uscite immediatamente di qui prima che scarichi su di voi tutta la mia rabbia.» Non ce lo facemmo ripetere due volte. Saltammo in piedi, diretti verso la porta. Ma prima che potessimo uscire, lei disse:

«Sakura, porta Sasuke in ospedale e curalo. Un volta che si sarà rimesso venite da me. Vi assegnerò una missione. E ora: FUORI!» Scappammo in corridoio. Ci chiudemmo dietro la porta. E nessuno di noi riuscì a scorgere il sorriso amaro che si dipinse sulle labbra dell’Hokage.

Camminammo veloci fino fuori dall’edificio. Solo allora ci fermammo a riprendere fiato. Io e Naruto evitammo accuratamente di guardarci negli occhi, come per paura di scottarci. Camminammo a rigorosa distanza l’uno dall’altra, seguiti da Sasuke, impassibile.

 

***

 

«S

pogliati» gli dissi. Riuscii a controllare il tono della mia voce, che risultò professionale e impassibile. Sasuke obbedì, poi si stese sul lettino dell’ambulatorio. Naruto si tenne a distanza, ma sentivo costantemente il suo sguardo puntato sulla mia schiena. Il petto di Sasuke era segnato da cicatrici più o meno recenti. Esaminai velocemente le ferite ancora aperte e iniziai a curare quelle più gravi. Mi chiesi come avesse fatto a resistere al dolore per tutto quel tempo.

«Come ti sei procurato tutte quelle ferite?» Avrei voluto porre io quella domanda, ma Naruto mi precedette. Si avvicinò alla mie spalle, mentre per tutto il tempo era rimasto appoggiato alla scrivania dell’ambulatorio.

«Combattendo.» Grazie, -.- questo l’avevamo notato.

«Basta reticenze Sasuke, siamo tuoi amici. Non ci devono essere segreti, di noi puoi fidarti.» dissi, guardandolo. Ma quando incontrai il suo sguardo, capii che qualcosa era cambiato. I suoi occhi. Erano.. diversi.

 

Nessuna domanda è più difficile                                                                            
di quella la cui risposta è ovvia.
George Bernard Shaw

 

«D’accordo. Allora basta segreti. Cominciamo da voi due: c’è qualcosa tra di voi, o no?» il noto della sua voce non lasciò trapelare alcuna emozione. Come se stesse parlando del meteo. La domanda ci spiazzò. Per un attimo pensai che l’ avesse fatta perché era infastidito da quello che era successo. Ma poi capii. Voleva metterci in difficoltà. Era una domanda a cui era difficile rispondere sinceramente. E lui l’aveva capito. Mi sentii delusa. Ma forse lui non era ancora pronto a dirci quello che gli era successo. E cercai di capirlo.

 

Val sempre la pena di fare una domanda,                                                                       
ma non sempre di darle una risposta.
Oscar Wilde

 

«Non c’è mai stato niente tra di noi. Lei non ha mai pensato a me in quel modo.» rispose Naruto, sentivo chiaramente la presenza di Naruto alla mia spalle. Rispose con voce atona. Quasi con.. sofferenza e rassegnazione. Mi sentii in colpa, abbassai gli occhi colpevoli. Era vero. Non avevo mai pensato a Naruto come a qualcosa in più di un amico. Ma, da come aveva pronunciato quella frase, sembrava che lui mi avesse considerata qualcosa in più di un’amica. Sentii gli occhi pizzicare, ma non ne capivo il motivo.

Così tornai a concentrarmi su Sasuke, ignorando il resto.

Questa, del resto, era una delle cose che sapevo fare meglio.

E, con orrore, compresi che continuavo a farla.

 

 

 

 

 

Salve a tutti ;) Ecco un nuovo capitolo, e spero con tutto il cuore che vi sia piaciuto :) Non so se avete visto la puntata di oggi di Naruto, su Italia 1, ma lui ha apertamente dichiarato i suoi sentimenti per Sakura ^ - ^

So che l’episodio non appartiene al manga, ma avevo quasi le lacrime agli occhi quando anche Jiraya ha dichiarato di amare una donna che non lo ricambia, una donna che ha perso tutto, sì insomma ha dichiarato di amare Tsunade :)

E, come lui, anche Naruto sa di non essere ricambiato, ma si accontenta di restare al fianco della donna amata, di proteggerla. Perché la cosa più importante per loro è che lei sia felice :)

Aggiornerò il prima possibile, ma voi fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando!

Vi voglio dare una piccola anticipazione: durante la missione che intraprenderanno Sasuke, Naruto, Sakura e..( indovinate chi!) ci sarà una scena SasuSaku. Non vi assicuro che riuscirò a includerla  nel prossimo capitolo, al massimo ci sarà un accenno alla fine.

Alla prossima,

Topazio:)

P.S. mi scuso per gli eventuali errori di battitura -.-

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Capitolo 7
*** Il taglio al passato ***


A tOkiOsa.

Don’t leave me alone

Capitolo 6

Il taglio al passato

 

 

Oltrepassiamo i nostri ponti dopo esserci
arrivati                                                                                                                    
e ce li bruciamo alle spalle,                                                                                                                                                    
e niente mostra il cammino percorso,                                                                                                                            
tranne il ricordo dell'odore del fumo                                                                                                                                    
e la sensazione che una volta i nostri occhi hanno lacrimato.
Tom Stoppard

 

M

 

i guardai intorno nel tentativo di trovare Lee. Lo vidi posizionato davanti all’ingresso del villaggio e agitava le mani in segno di saluto. A me, Naruto, Sasuke e Lee era stata assegnata la missione di raccogliere erbe medicinali rare in una radura, a un giorno e mezzo di viaggio dal villaggio. Una missione piuttosto semplice per una squadra di quattro ninja, soprattutto se si considera che Naruto, Sasuke e Lee ne facevano parte. In realtà gli Anziani volevo assicurarsi che nel caso Sasuke avesse avuto qualcosa in mente, ci fossero stati ninja in grado di contrastarlo.

Tsunade ci aveva convocati e, nell’imbarazzo generale per l’avvenimento del giorno precedente, ci aveva imposto questa missione. Quando io e Naruto ci eravamo opposti alla sua decisione di portare con noi Lee e non Sai, l’Hokage aveva freddamente risposto:

«Sai incentivava un po’ troppo il legame tra noi due, per questo l’ho assegnato a un’altra missione.» E detto questo ci aveva praticamente cacciato fuori dal suo ufficio. Sbattendoci la porta in faccia.

Raggiungemmo silenziosi Rock Lee che ci sorrise. Dopo qualche attimo ci avviammo. Corremmo spediti sugli alberi per un po’, ma mi fermai quando vivi qualcosa che mi sconvolse.

Ino. Stava ferma, sola, seduta sulla riva di un laghetto appena fuori Konoha. E fin qui, era tutto normale. Ma poi estrasse un kunai. Il mio cuore saltò un battito. Mi fermai. E cominciai a correre verso di lei, in preda al panico. Gridai. Gridai, mentre le correvo incontro. Gridai, fino a che la mia gola non cominciò a dolermi per lo sforzo. Sapevo che non sarei mai arrivata in tempo. Avrebbe commesso una sciocchezza, e io non sarei riuscita a fermarla. Sentivo che però non ero sola in quella lotta disperata. Naruto era dietro di me.

Come sempre, lui c’era.

Lei mi guardò, sorpresa. Poi con movimenti leggiadri si sciolse i lunghi capelli sempre legati. Con la mano sinistra li raccolse nuovamente, anche se molte ciocche, in disordine, non erano state afferrate dalla mano. La destra che impugnava il kunai si mosse verso le sue spalle.

Trattenni il fiato. Ora avevo capito. Non voleva compiere la sciocchezza che avevo pensato. Non voleva suicidarsi. Il panico diminuì. Con un movimento privo di esitazioni mosse il kunai che, affilato, tagliò senza pietà i capelli dalla base delle nuca, recidendoli irrimediabilmente. Decine e decine di ciocche bionde venivano mosse dal vento per posarsi poi a terra. La raggiunsi. Ci guardammo. Avevamo il fiatone entrambe, ma per motivi diversi. Quel gesto doveva esserle costato moltissimo.

I suoi capelli. I suoi bellissimi capelli biondi. Una delle cose a cui teneva di più. Il suoi lunghi capelli biondi. Ora non c’erano più. Lasciò cadere a terra il kunai. Mi avvicinai e l’abbracciai. Lentamente tutta la paura di perdere la mia migliore amica diminuì.

Non le chiesi perché l’avesse fatto. 
Lo sapevo già.                                                                  

Non le chiesi per chi l’avesse fatto. 
Lo sapevo già.                                                                     

Non le chiesi nemmeno se stava bene. 
Sapevo già anche quello.

Lei non stava affatto bene. Stava meglio, ma non ancora bene. Solo il tempo avrebbe guarito le sue ferite. L’aveva fatto per Shikamaru. Si era tagliata i capelli perché..

«Perché Ino?» chiese indiscreto Lee, avrei voluto gridargli di tacere, di non parlare, di lasciarla stare. Ma Ino lo guardò e sorrise.

«Non lo capisci? Per dare un taglio al passato.» Poi guardò me, sorrise di nuovo. «Puoi darmi una sistemata ai capelli?» Annuii. Lei si inginocchiò, e io mi misi alle sue spalle. Che strano, solo qualche anno prima la situazione era capovolta. Rimasi spiazzata nel vedere la differenza di lunghezza tra le ciocche tagliate, lunghe solo pochissimi centimetri, e quelle fuggite alla lama, che scendevano lungo la schiena. Alla base della nuca erano cortissimi, presi il kunai e tagliai le poche ciocche lunghe rimaste.

«Falli più corti che puoi.» disse, rimasi spiazzata da questa richiesta, amava i suoi lunghi capelli come li avevo amati io, ma voleva liberarsene disperatamente. Ma ciò che mi sconvolse è che lei piangeva. Piangeva in silenzio e con una dignità mai vista prima su un volto rigato dalle lacrime.

 

 

C'è qualcosa di sacro nelle lacrime.                                                                                                                       
Non sono un segno di debolezza, ma di potere.                                                                                
Sono messaggeri di dolore travolgente                                                                                                    
e di amore indescrivibile.                                                                                                                  Whashington Irvin

 

 

Non avevo intenzione di rasarla, così cercai di dare una forma al taglio, lasciando ciocche più lunghe sul davanti. Mentre per la nuca non potevo fare molto. Erano troppo corti. Finito il taglio, osservai il mio lavoro. Ero stata brava. Ora aveva un look sbatazzino, che mettava in risalto il viso e gli occhi.

«Io continuo a non capire..» disse Lee. Ino sorrise di nuovo, passandosi una mano tra i corti capelli.

«Per dimostrare a me stessa e al mondo che posso andare avanti. I miei cappelli lunghi sono il simbolo del passato. Tagliandoli, chiudo simbolicamente con il passato. Può sembrarti una sciocchezza..» ora si rivolse a Sasuke «ma questo è lo stesso motivo per cui lei non ha fatto ricrescere i suoi di cappelli.» Oh-oh, pensai. Stava parlando di me, a Sasuke! così, tanto per sottolineare quanto sono debole. E invece..

«Questo è per dirti che lei non è più la ragazzina che ti correva dietro. Questa è capace di romperti la mschella con una carezza. E se non lo fa lei,ci penso io.» Fece un sorriso piuttosto inquietante. Poi disse: «Ora vi saluto, vi lascio alla vostra missione.» Corse via prima che potessi dirle niente.

Ci avviammo verso la nostra destinazione. Procedemmo in silenzio, parlammo solo per spiegare a Sasuke il significato di un manifesto appeso a un albero: era per l'annuale festa di Konoha. Tutto il villaggio era in festa, c'erano balli, banchetti e molti posti appartati... Io e Naruto avevamo progettato di andarci insieme già da settimane, così quando sentii quello che Lee stava per dire..

«Ehi Sakura, che ne dici se..» Non esitai a trovare una scappatoia. Lui voleva invitarmi alla festa, io non volevo rifiutare il suo invito perché l'avrei ferito, ma non volevo neppure accettare! Così..

«Più avanti c’è una locanda, che ne dite di passare lì la notte?» Lo interruppi. Prima ancora che riuscissero a rispondermi, ero già partita in quarta diretta verso la nostra meta. Ancora non sapevo che quella mia scelta sarebbe stata nefasta. Perché avrebbe determinato il succedersi degli eventi

 

 

 

 

 

No, non sono scomparsa.

E si, c’è una spiegazione per questo vergognoso ritardo.

Il mio computer, compagno di mille avventure, ha deciso di morire (pace all’anima sua), con tutti i file delle mie storie all’interno. Prima mi sono lasciata andare allo sconforto. Poi ho aspettato pazientemente che tornasse in vita (cosa che tutt’ora non è successa), poi ho deciso che dovevo superare la perdita. Ho riscritto questo capitolo, modificandolo completamente. E nel frattempo ho delineato gli avvenimenti dell’intera storia, cosa che prima non avevo fatto.

Finita la spiegazione, vi faccio le mie scuse per il ritardo che non è dipeso da me, anche perché questo capitolo era pronto, ma il computer ha deciso di prendersi una vacanza permanente.

Ho voluto dare più spazio a Ino, e più spettacolarità a un gesto che, nella versione precedente del capitolo, non veniva fatto davanti a Sakura. Spero che vi sia piaciuto, in ogni caso recensite, perché la vostra opinione non è importante, è importantissima ;)

Aggiornerò presto(almeno spero),

alla prossima,

Topazio:)

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Capitolo 8
*** In Trappola ***


Attenzione!!! Zona altamente SasuSaku!!!

Lettore avvisato, mezzo salvato.

 

 

A tOkiOsa.

Don’t leave me alone

Capitolo 7

In trappola

 

 

La vita è una trappola cui è possibile sfuggire gettandovisi dentro.

Giovanni Soriano

 

 

 

«S

akura!!! Sakura dove sei finita?!» Le grida di Lee riuscivano a raggiungere ogni angolo della locanda dove eravamo alloggiati. Sapevo cosa voleva. Invitarmi alla festa. Non volevo rifiutare il suo invito, ma nemmeno accettare! Così, da buona vigliacca quale sono, cercavo ogni buco per nascondermi. Naruto era andato a mangiare, di nuovo, al piano di sotto. Mentre Sasuke, beh, era sparito. Ma non me ne preoccupai, avevo ben altri problemi, io. Forse era andato a fare una passeggiata..

«Sakuraaaa!» la voce di Lee si fece pericolosamente vicina, così uscii dalla mia camera, visto che sarebbe stato il primo posto che avrebbe controllato, nella sua ricerca. Guardai il corridoio davanti a me. Vuoto. Bene. Lo percorsi in fretta, arrivai a un bivio e svoltai a sinistra. Durante la mia ‘fuga’ non seguivo un ordine logico, pensavo solo ad allontanarmi il più possibile dalla voce di Rock Lee. Mi catapultai in un corridoio, apparentemente uguale al pretendente. Ma commisi un errore. Non avevo vie d’uscita. Potevo sempre fare marcia indietro e prendere il corridoio di destra, ma..

«Sakuraa!» Sussultai. La voce proveniva dalle mie spalle. Mi voltai. In fondo, c’era una rampa di scale. Scale che Lee stava salendo urlando come un ossesso. Non sarei stata abbastanza veloce per tornare indietro senza farmi vedere, così entrai nella prima stanza di quel corridoio senza uscita.

Chiusi la porta senza fare rumore. Nonostante fosse sera, e la stanza non fosse illuminata, capii dov’ero. In bagno. Già, perché quella locanda non aveva i servizi in camera, ma nel corridoio. Una vera scocciatura. Che però forse mi avrebbe salvato! Pensai un attimo di chiudere la porta a chiave, ma così avrei fatto rumore. Meglio evitare.

Cos’è la prima cosa che si fa quando ci si nasconde in un bagno? Infilarsi nella doccia! Mi venne spontaneo, così ci entrai e, silenziosamente, tirai la tendina. Fuori sentii un vorticare confuso di passi. Avrei giurato che Lee avesse svoltato, evitando di andare dritto e finire nel famoso corridoio di sinistra, che mi aveva incastrato.

Pensai di essere salva.                                                  
Pensai di averlo evitato.                                                 
Pensai che nessuno si stesse dirigendo verso il corridoio di sinistra.                       
Pensai male.

Proprio quando stavo per fare un sospiro di sollievo, sentii qualcosa che mi fece gelare il sangue nelle vene. La maniglia. Qualcuno stava girando la maniglia. Non mi ero accorta del suo arrivo, possibile che fosse Lee? Possibile che riuscisse a essere così silenzioso? No. Trattenni il respiro. Accese la luce, che illuminava appena la stanza. Non volevo che si accorgesse di me, che urlasse, o attirasse l’attenzione di Lee che, comunque, non doveva essere tanto lontano.

Quello che sentii dopo fu anche peggio. Il rumore di un lento sfrusciare di abiti riempì la stanza silenziosa. Oddio, si stava spogliando. No, no, no!! Questo significava che doveva farsi la doccia che, guarda cosa, era proprio il luogo in cui mi ero nascosta! Possibile che capitassero tutte a me?! Che cosa avrei potuto fare? Uscire prima che si spogliasse del tutto? Ma che figura ci facevo?! Provai a muovermi, ma le mie gambe non risposero agli stimoli.

Ero bloccata in bagno. Dentro la doccia. Mentre uno sconosciuto aldilà di una tendina si stava spogliando. Grandioso Sakura, complimenti, bella trovata. Poi si fermò, ormai doveva aver finito di spogliarsi. Iniziai ad avere una carenza di ossigeno. Ah, sì, perché avevo spesso di respirare già da un po’. Cercai di resistere.

Ma poi, una mano dalla pelle diafana spuntò fuori dalla tendina, dentro la doccia, in cerca del rubinetto. Solo una persona aveva pelle così bianca.

Sasuke.

 

***

U

n getto di acqua fredda mi colpì all’improvviso, facendomi sussultare. O merda! Se non si era accorto prima della mia presenza, ora ero sicuramente spacciata. Il freddo pungente dell’acqua mi fece rabbrividire, silenziosamente. Con un unico gesto fulmineo, Sasuke spostò la tendina che ci separava, rivelando l’intruso ai suoi occhi.

Avrebbe potuto sbattermi fuori dalla porta, infuriato.                              
Avrebbe potuto fare domande imbarazzanti, del tipo cosa ci fai lì.                                  
Avrebbe dovuto guardarmi, arrossire, e coprirsi le nudità.
Ma non sarebbe stato Sasuke.

Ma lui non si infuriò, era calmo.                                              
Non mi sbatté fuori, mi voleva proprio lì.                          
Non mi fece domande, sapeva già tutto, o forse non voleva sapere proprio niente.               
Non arrossì, perché lui era sempre Sasuke, non era mai imbarazzato.                    
Non si coprì, perché lui era Sasuke, e non si vergognava mai.
Lui era Sasuke e non gliene importava proprio niente.

Entrò nella doccia e tirò la tendina con un solo e veloce gesto. Continuavo a non respirare e cominciai ad aver seriamente bisogno di ossigeno. Non smise di guardarmi nemmeno per un secondo, il suo sguardo magnetico mi aveva catturata, e non sembrava che avesse intenzione di lasciarmi andare. Posizionò le mani contro il muro, all’altezza della mia testa. Bloccandomi ogni via di fuga. Certo, avrei potuto scivolare in basso, e passare sotto le sue braccia e poi scappare, ma.. era nudo! Con che coraggio potevo abbassarmi?! Non sarei riuscita a non guardare!

«Respira.» Mi sussurrò. La sua voce era bassa, roca e.. maledettamente sexy. E io obbedii. Permisi all’aria di inondarmi nuovamente i polmoni. Avevo il fiatone. Il mio petto si alzava e abbassava velocemente. Avevo il respiro e il battito accelerato. E non era solo colpa della mancata respirazione. E sicuramente era anche arrossita. Grandioso.

Si avvicinò. Volevo indietreggiare, intimorita, ma era un tantino difficile cercare di attraversare il muro. Da quando l’acqua era diventata calda? Non me n’ero accorta, e forse era solo una mia impressione. Continuava a tenere il suo sguardo incollato a me, e io non potevo fare altro che ammirare i suoi occhi, ero come ipnotizzata. Occhi diversi, ma che mandavano lo stesso tipo di sguardo. Non avevo nessuna via di fuga, ero in trappola. E poi.. una speranza di salvezza arrivò proprio dalla persona da cui meno me l’aspettavo. La persona da cui stavo scappando: Rock Lee. Sentirlo bussare alla porta mi riportò alla realtà. Questo riuscì a far distogliere lo sguardo di Sasuke abbastanza a lungo da farmi capire che Lee non doveva trovarmi lì dentro.

«Sakura, sei lì dentro?» Chiese. Sasuke tornò a guardarmi. Panico. Sgranai gli occhi. Lo guardai, mi portai un dito alle labbra per indicare il silenzio e scossi la testa per fargli capire che non dovevo essere lì. Lui sorrise. Si, sorrise. Ma il suo sorriso non arrivò fino agli occhi.

«Rock Lee, pensi davvero che Sakura si trovi qui?» disse, pacato, ma si leggeva nel tono di voce una cerca scocciatura. Con quella semplice frase era riuscito a non mentire.

«No, certo che no. È solo che non la trovo. Scusa il disturbo.» rispose. Aspettammo fino a che non sentimmo più il rumore dei suoi passi. Tirai un sospiro di sollievo. Lee era sistemato, almeno per un po’. Ora dovevo riuscire a uscire di lì. L’acqua continuava a scendere su di noi, facendomi sentire stranamente rilassata. Non sapevo che fare così dissi ciò che mi venne più spontaneo.

«Gra..» ..zie. Non completai mai quella parola. Perché il suono di quelle lettere mi morì in gola. Poteva succedere di tutto, certo. Ma mai e poi mai mi sarei aspettata questo. Sasuke annullò la distanza che ci divideva posizionando le sue labbra sulle mie.

 

Il silenzio più eloquente: quello di due bocche che si baciano.
Anonimo

 

La mia bocca era semi aperta, quindi la sua lingua non trovò ostacoli e si intrufolò facilmente. Panico. E ora? Beh, spensi il cervello. Mi lasciai andare. Chiusi gli occhi. Lasciai che il mio cuore continuasse a battere all’impazzata, che le mie mani si staccassero dal muro e che andassero a immergersi tra i suoi capelli. Le nostre lingue si incontrarono e cominciarono a muoversi stuzzicandosi a vicenda. Sentii le sue mani accarezzarmi la schiena e intrufolarsi sotto la maglietta che mi si era appiccicata alla pelle.

Persi la cognizione del tempo. Potevano essere passati solo pochi istanti o secoli interi. Non faceva differenza. In quel momento c’eravamo solo noi due. Non esisteva alcun passato o futuro. C’era solo quell’attimo, vissuto alla massima potenza. Non c’era nient’altro. L’acqua della doccia. Il bagno. Lee. L’intero edificio. E persino Naruto. Tutto in quel momento aveva smesso di esistere.

 

Persino Naruto.

 

 

Che cos’è un bacio se non il linguaggio del cuore?
Anonimo

 

Poi tutto finì. Lui si staccò da me, veloce così come mi si era avvicinato. E tornai alla realtà. Confusa, frastornata. E, forse, persino ferita dal suo brusco cambiamento. Nessuno dei due riusciva a mascherare il fiatone.

«Vai.» disse. Freddo e distaccato come sempre. Obbedii. Come sempre. Ma il mio volto non lasciò trasparire alcuna emozione. Per la prima volta. Uscii fuori. Girai l’angolo e andai a sbattere contro l’ultima persona che avrei voluto incontrare in quel momento.

 

 

 

Così cominciò la mia discesa nel baratro.

 

 

 

 

 

Ecco a voi il capitolo tutto SasuSaku:)che ne pensate? Spero di non aver deluso le vostre aspettative, in ogni caso fatemi sapere. Chi avrà mai incontrato Sakura uscendo dal bagno?

Mi scuso per gli eventuali errori grammaticali.

Alla prossima,

Topazio:)

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Capitolo 9
*** Il primo errore ***


A tOkiOsa.

Don’t leave me alone

Capitolo 8

Il primo errore

 

 

Tutte le passioni ci fanno commettere errori,                                                                    
ma l'amore ci induce a fare i più ridicoli.
François de La Rochefoucauld

 

 

«N

a-naruto» sussurrai. La botta che avevo ricevuto andandogli addosso mi aveva fatto finire per terra. Dal basso guardai il suo volto sorpreso e confuso. Mi tese le mano e mi aiutò ad alzami. Una volta in piedi lo guardai e lui guardò me. Errore. Vidi la confusione nei suoi occhi. E ne conoscevo il motivo. Ero fradicia, completamente bagnata. Lui passò gli occhi su di me come se stesse facendo un esame accurato. Si soffermò più del dovuto sulla mia maglietta bagnata, che mi si era appiccicata alla pelle. Poi, resosi conto dello sbaglio commesso, distolse velocemente lo sguardo, arrossendo.

«Come.. come mai sei bagnata?» mi chiese, ma non attese la mia risposta e continuò a parlare in maniera incontrollata, come faceva ogni volta che si sentiva in imbarazzo, per mia fortuna perché non avrei saputo come rispondere alla sua domanda. «Si, perché ho appena visto Lee.. e mi ha detto che ti stava cercando e beh.. non ti trovava. Ha detto anche che c’era Sasuke in bagno, che ha sentito lo scorrere dell’acqua e.. »

Poi il suo sguardo da imbarazzato si fece più serio come se avesse appena capito qualcosa.. ci fu un momento di impiegabile silenzio. All’inizio non capii il motivo di tale pausa, ma poi compresi. Stava ascoltando. E non era difficile intuire cosa stesse ascoltando. L’acqua. Il lento frusciare dell’acqua era l’unico rumore di un qualche interesse.

Fu allora che il suo volto da assorto e pensieroso divenne deluso e amareggiato. Non dimenticherò mai quell’immagine. Vedere la dilagante delusione sul suo volto e nei suoi occhi e sapere di essere io la causa del dolore che vedevo impresso su di lui, fece ancora più male di qualsiasi altra ferita io abbia mai subito. Gli occhi cominciarono a pizzicarmi.

Quando riprese a parlare nella sua voce traspariva il dolore e l’amarezza che provava, ma anche l’incredulità di fronte a tale scoperta.

«Tu.» Strinse i pugni, vidi la sua mascella irrigidirsi. La sua voce faceva emergere una chiara accusa nei miei confronti « Tu eri nel bagno mentre Sasuke si faceva la doccia.» Non era una domanda. Lui sapeva. E non potevo negare. Così cercai di alleviare l’immenso senso di colpa, che minacciava di schiacciarmi, nell’unico modo che sapevo: inventare una scusa. E cosa si dice in questi casi?

«Non.. non è come sembra..» Sussurrai con voce rotta dal pianto che minacciava di fare la sua pietosa comparsa.

«Ormai non importa più.» Disse, un attimo prima di voltarsi e allontanarsi. Ma la sua voce era cambiata, non era più debole e ferita. Ora era animata da una sorta di ringhio che mi fece rabbrividire. Alzai la mano, nel disperato tentativo di riuscire a fermare il suo allontanamento che stava provocando il disfacimento della mia anima. Non sapevo che solo qualche ora dopo avrei compiuto lo stesso gesto per cercare di limitare il vortice di dolore che si aprì nel mio petto.

Una voragine che minacciava di inghiottirmi.

 

***

«E

 

questa? Questa va bene vero?» la voce di Lee mi distrasse ancora una volta dalla mia ricerca. Mi voltai e diedi una rapida occhiata alla pianta malmessa che teneva in mano. Sospirai. Aveva sbagliato ancora una volta. Erano solo poche ore che avevamo iniziato a cercare quelle erbe mediche, e Lee non era ancora riuscito a identificarle da solo. Sasuke mi aveva chiesto un solo parere sulle piantine trovate, e non aveva più avuto bisogno che lo aiutassi a capire se era l’erba medica che stavamo cercando. Mentre Rock Lee non aveva trovato ancora nulla. Tra me e Naruto, invece, era sceso il ghiaccio.

«No, Lee. Le foglie sono troppo grosse. Ti ha dato il libro così potevi confrontarti con l’illustrazione della pianta.» dissi. Fredda, scocciata. Non volevo rispondergli male ma  non riusciva a riconoscere un’erba così semplice! Lavoravamo gli uni lontani dagli altri. Gattonavamo per terra come bambini. In un silenzio tanto innaturale quanto imbarazzante. L’unico che non ne capiva la causa era il povero Lee, che aveva cercato più volte di intavolare una conversazione, ma che aveva ricevuto in risposa solo freddi monosillabi.

Mi alzai in piedi e mi spostai più lontano possibile dagli altri. Una volta inginocchiata, ripresi a cercare le erbe medicinali. Non volevo compagnia. Volevo solo concentrarmi sul mio lavoro. Così non avrei dovuto pensare a nient’altro. Dovevo ancora trovare una soluzione a quello che avevo combinato la sera precedente. Non potevo permettere che Naruto mi odiasse.. non sarei riuscita a sopportarlo. Sentivo un immenso  groppo alla gola. Facevo fatica a tenere il tono di voce sotto controllo.

Dopo quello che era successo la sera precedente, mi ero rintanata in camera. E, sul letto, avvolta nella coperta, mi ero lasciata andare a un pianto liberatorio e  isterico. Ma nonostante le tante lacrime versate, ce n’erano ancora tante che rischiavano di uscirmi da un momento all’altro, proprio davanti a loro due. Non volevo mostrarmi debole davanti a loro, così forti, così perfetti. Così invulnerabili.

«Sakura.» Mi fermai, e mi voltai. La luce del sole alle sue spalle lo circondò con un’aureola di luce. Sembrava un angelo. Teneva qualcosa in mano. E lo tendeva verso di me. Non capii. Non era il quello che stavamo cercando. Non volevo parlare con lui lì, e non di piante. Soprattutto se mi aveva portato un fiore che non centrava niente con la pianta cercata.

«No. Naruto, questo fiore non centra niente con quello che stiamo cercando.» Cercai di misurare le mie parole e la mia voce il più possibile. Lui scosse la testa. Si piegò arrivando giù, fino al mio livello, restando in equilibrio sui piedi. Continuava a tendere verso di me quel fiore. Guardai Naruto, confusa. Non capivo. Lui, inaspettatamente sorrise. Oh, è così bello quando sorride. E suo cuore è così grande. E stavo per riceverne la prova.

«So che questo non è la pianta che stiamo cercando. Questo.. questo è per te.» Arrossì e si passò una mano tra i capelli. Era così vicino. «Volevo scusarmi. Per ieri sera.»

C-cosa?!

«Mi sono comportato male. E non te lo meritavi. Non ho alcun diritto di giudicarti. So quello che provi per Sasuke e io devo solo essere felice per quello che è successo.» Gli occhi cominciarono a pizzicarmi pericolosamente. Lui si scusava? Lui si era comportato male? Sentii l’immediato dovere di giustificarmi. Lui doveva sapere la verità.

«No.. no.» balbettai, confusa. «Io stavo solo scappando da Lee. Mi sono infilata nel bagno e poi è entrato Sasuke, ha aperto l’acqua e mi sono infradiciata. Poi lui mi ha coperto con Lee. E..» La mia voce si affievolì. «E basta.» dissi. Mentivo. Sentii un groppo alla gola. Avevo la pretesa che una riappacificazione si fondasse su una menzogna. Così commisi il mio primo errore.

«Quindi non è successo niente tra di voi?» chiese, aspettandosi una risposta negativa. Mi fissò con il sorriso sulle labbra. La speranza negli occhi. Il fiore in mano. Lo guardai. Non potevo continuare a mentire, sarei scoppiata. Non si meritava il mare di menzogne che mi stavo inventando solo per proteggere me stessa. Perché funzionava sempre così: mentivo, poi veniva l’ora della verità e mentivo nuovamente per proteggere me stessa. Mi sentii un schifo. Da una parte sapevo che non avrei dovuto mentirgli ancora, ma dall’altra avevo paura. Paura che scoprisse la verità, che mi odiasse a morte. Avevo paura di perderlo.

Ma lui si aspettava una risposta. Una risposta che non arrivò. Esitai. E quel ritardo fu fatale.

 

Il ritardo è la forma più pericolosa di rifiuto.                                                                                                                    
C. Northcote Parkinson

 

 

Rimai zitta.                                                                                                                                   
Rimasi zitta mentre il suo sorriso spariva dalle sue labbra.                          
Rimasi zitta mentre vedevo la delusione che, ancora una volta si faceva largo sul suo volto.     
Rimasi zitta mentre i alzava e si allontanava.                                           
E rimasi zitta mentre lasciò cadere il fiore che teneva in mano, calpestandolo.

Proprio come io avevo calpestato la nostra amicizia mentendogli. Alzai la mano, cercando di fermare il suo allontanamento. Era deluso. Io, l’avevo deluso. Abbassai il capo, guardai il fiore calpestato davanti a me. Stavo per scoppiare a piangere. Non m’importava se mi avessero vista. Ma versai una sola lacrima, che rigò il mio volto, riassumendo tutto il dolore che provavo in quel momento. Lacrima che non passò inosservata. Sasuke. Vidi il suo sguardo su di me. Ma non disse niente. Lo ignorai, come lui ignorò me.

Cercai di riprendere il controllo del mio respiro, mentre mi mordevo il labbro fino a farlo sanguinare. Non sapevo se Naruto fosse più deluso dal fatto che sapeva che tra me e Sasuke era successo qualcosa, o per il fatto che gli avessi mentito così spudoratamente. Strinsi i pugni. Avevo sbagliato. Gli avevo mentito. Ero stata così stupida. Ma la cosa peggiore era che gli avevo fatto male, lo avevo ferito.

 

Ma questo era solo l’inizio.

 

 

 

Scusate il ritardo, ma non ho avuto tempo di aggiornare prima. Spero che mi perdoniate. Fatemi sapere che ne pensate, mi raccomando. Anche se immagino che siate infuriati con me, per quello che è successo al povero Naruto..

Mi scuso per gli errori di distrazione.

Alla prossima,

Topazio:)

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Capitolo 10
*** Il cambiamento ***


A tOkiOsa.

 

Don’t leave me alone

Capitolo 9

Il cambiamento

 

T

sunade ci congedò con un gesto della mano. Dopo un breve colloquio, riguardante la missione appena conclusa, ci invitò a uscire. Era rimasta soddisfatta dall’impresa per diversi motivi, che però non esplicitò a alta voce: Sasuke aveva collaborato (molto più di Lee), Sasuke non era scappato e Sasuke non aveva tentato di uccidere nessuno. Naruto uscì per primo, e poi Sasuke, seguito a ruota da me. Il povero Lee era rimasto in fondo, ancora confuso per il nostro strano atteggiamento. Mentre Naruto ci aveva già distanziati, io raggiunsi Sasuke. Dovevo parlargli. Quando gli fui accanto gli poggiai delicatamente la mano sul braccio per spingerlo a guardarmi.

«Ho bisogno che tu faccia una cosa per me.» dissi, guardandolo seriamente negli occhi.

«Perché dovrei farlo?» chiese, con sguardo indifferente. Me l’aspettavo. Che stronzo. Lo stavo praticamente supplicando!

«Ti prego. È davvero importante.» Lui mi guardò e vide la mia disperazione, la sua indifferenza sembrò vacillare, finché non crollò.

«Cosa dovrei fare?» Disse. Gli sorrisi, grata della sua disponibilità.

«Ho bisogno che tu parli con Naruto. Devi dirgli come stanno le cose: ovvero che tra me e te non c’è niente. » Mi fermai un attimo. «Lo farai?» dissi quasi supplicandolo. Con la tipica faccia da cucciolo bastonato. Lui roteò gli occhi, come se avesse capito che stavo solo fingendo. Ma sapeva che l’avrei assillato per il resto dei suoi giorni se non l’avesse fatto.

«D’accordo. Gli farò capire come stanno le cose.» Un ghigno sinistro gli apparve sul volto. Non disse altro. Mi superò e allungò il passo per raggiungere Naruto, dall’altra parte del piazzale, il quale non sembrava avesse voglia di fermare la sua camminata sostenuta. Forse voleva solo allontanarsi il più possibile da me. E non potevo biasimarlo. Prima ancora che potessi avere il tempo di compiacermi per essere riuscita a convincere Sasuke ad aiutarmi, sentii la voce di Rock Lee che mi chiamava.

«Senti Sakura, che ne dici se..» cominciò lui, una volta che mi raggiunse. Io intanto stavo guardando da lontano Naruto che parlava con Sasuke. Non avevo tempo da perdere con Rock Lee!

«Scusa Lee, ma non ho davvero tempo. Non posso venire alla festa con te, perché non ci andrò affatto.» Forse ero stata troppo dura, ma in quel momento avevo ben altro per la testa. Lo superai in fretta e prestai poco attenzione al suo volto ferito e confuso. Ebbi un attimo di rimorso. Non dovevo trattarlo così.

Una volta che arrivai vicina a Sasuke, Naruto si stava allontanando. Aveva i pugni stretti, lo sguardo furente e ferito. Non era questa la reazione che mi aspettavo. Lui mi guardò un solo secondo, ma non riuscii a capire cosa quell’occhiata cercasse di comunicarmi. Sembrava un misto di incredulità, rabbia e rancore. Confusa, mi rivolsi a Sasuke.

«Non è questa la reazione che mi aspettavo. Gli hai parlato di quello che ti ho detto?» disse.

«Gli ho fato capire come stanno realmente le cose.» rispose, criptico.

 

***

 

N

aruto si fermò non appena lo chiamai. Quando gli dissi che dovevo parlargli di Sakura, non si mostrò sorpreso. Non avevo molto tempo, lei sarebbe arrivata da un momento all’altro, quindi dovevo sbrigarmi.

«Voglio che tu le stia lontano.» dissi, serio. Lui mi guardò confuso, stava per chiedere spiegazioni, quando lo anticipai.

«Devi capire un cosa Naruto: per quanto tu ci provi o ci speri, tu non potrai mai essere come me. Sarò sempre un passo avanti a te, e sarò sempre pronto. Per quanto tu possa allenarti e diventare forte, sappi che c’è qualcosa che tu non potrai mai avere, una cosa in cui sarò sempre il primo.»

«Ovvero?» chiese, sospettoso. Povero ingenuo, come se pensasse di potermi eguagliare in tutto.

«Sakura.» dissi. Mi zittii un attimo per vedere la crescente sconfitta dipingersi sul suo viso. Sapeva che avevo ragione. Così continuai. «Per quanto tu possa sforzarti, lei sceglierà sempre me. E se mai dovesse venire da te, sappi che sarai sempre un ripiego. Lei è mia, lo è sempre stata.» Sibilai, vicino al suo viso sconvolto. Attese un attimo prima di parlare.

«Se sei tu quello che vuole, io lo devo accettare. Perché a differenza tua, io voglio solo il meglio per lei, voglio solo che sia felice.» disse. Si allontanò mostrandomi tutto il dolore che provava in quel momento. Sorrisi, nel vederlo così. E per un attimo, solo un attimo mi chiesi perché stavo facendo tutto questo.

 

***

 

S

asuke si allontanò da me appena ebbe finito di pronunciare quella frase. No, non poteva fuggire così. Mi doveva delle risposte. E io le volevo subito. Gli intimai di aspettarmi, mi visto che non si fermò lo raggiunsi e cominciai a camminare accanto a lui. «Perché mi ha baciata?» chiesi, tutto d’un fiato. Lui si fermò all’istante e mi guardò. Il suo sguardo era impassibile come sempre. Poi ghignò.

«Perché? Perché ne ho avuto l’occasione e l’ho colta. Niente di più.» disse, con fare derisorio. Tacque un attimo per vedere la mia reazione. Poi disse: «Non ti dirò che l’ho fatto perché mi piaci. Solo perché mi andava. Sei sempre la solita stupida che continua a illudersi.» Fece per voltarsi, ma lo fermai.

«Qui l’unico stupido sei tu.» dissi, con il massimo di rabbia che riuscii a imprimere nella mia voce. «Sei tu il primo che si illude. Sei stato via anni, e al tuo ritorno credi di trovare tutto uguale a prima? Non ti sei reso conto che tutto è cambiato. Le persone, i sentimenti. Io sono cambiata.» Aggiunsi, come se fosse qualcosa di logico. Vidi un lampo di rabbia attraversare i suoi occhi.

 

"Alcuni cambiamenti sono così lenti che non te ne accorgi,                                                                                                                       
altri sono così veloci che non si accorgono di te"                                                                                                                      
Ashleigh Brilliant

 

«Ti sbagli. Tu sei sempre la stessa.» sibilò a pochi centimetri dal mio viso. Stavo per dirgli che era lui l’unico a sbagliarsi, ma mi anticipò dicendo:

«E ora te lo dimostro.»

Prima che me ne accorgessi, lui si avvicinò a me. E fece nuovamente combaciare le nostre labbra.

 

Senza che io potessi fare niente per impedirglielo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sono in ritardo, lo so. E non ho neppure risposto alle recensioni. Ma lo farò. Appena avrò un po’ di tempo. Comunque fatemi sapere. Alla prossima,

Topazio:)

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