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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Finding Elijah ***
Capitolo 2: *** Know thy enemy ***
Capitolo 3: *** Lost Girls ***
Capitolo 4: *** As i lay Dying ***
Capitolo 5: *** The Departed ***
Capitolo 1 *** Finding Elijah ***
-*
Premessa *-
C'è
una cosa che dovete sapere di me, prima di proseguire nella lettura:
non sono mai stata una che molla l'osso. Sopravvivo sempre, non cado
mai, non mi rammarico di niente.
-
Tu puoi toccarmi, parlare con me, ma non puoi dire davvero di
conoscermi. Sono la donna che ogni uomo vorrebbe, sono fatta di
crudeltà e vendetta, la mia bocca non tradisce mai la verità.
Ti puoi perdere nei miei occhi e annegare fra le spire inanellate dei
capelli, puoi giacere con me, ma resterai sempre al di sopra della
superficie. -
La
maschera di Katherine Pierce si è fusa col volto di Katerina
Petrova. Una non può esistere senza l'altra, entrambe mi sono
indispensabili. Entrambe parlano di me, una sussurrando maliziosa,
l'altra gridando senza più voce. Ho pietà della
fanciulla che una volta ero... ma il tempo passa... tutto passa.
Katerina si è persa quella notte nel bosco, si è
squarciata il ventre per tentare di fuggire alla cattura, si è
nutrita del sangue di Rose condannandola all'ira sempiterna di Klaus,
e si è impiccata alla trave più alta.
-
Non posso biasimarla e non posso non perdonarla. Ha fatto quel che
doveva fare per sopravvivere. -
Katherine
ha acquisito la cura sacrificando la vita di Jeremy Gilbert, così
come Klaus ha trucidato la sua famiglia e distrutto il villaggio in
cui era nata.
-
E' sempre bene imparare in fretta e dal migliore. La vita poi, è
tutta in discesa. -
La
sua esistenza è stata una fuga continua, un sobbalzo muscolare
mentre stava per addormentarsi, un brivido ghiacciato nelle calde
giornate agostane. Questa è una semplice cronaca degli
eventi presenti, non troverete confessioni di amori nascosti o
taciuti. Non siamo in un romanzo di Jane Austen e non c'è
nessuno mister Darcy ad aspettarla fuori della porta.
Capitolo
1 – Finding Elijah.
Non
avrebbe saputo dire se, vedendola, egli avesse provato più
gioia o più dolore,
ma
quel ch'era certo era che non l'aveva veduta con animo
indifferente. (Orgoglio e pregiudizio - J. Austen)
Non
mi sono mai posta il problema di non riuscire a trovarlo. Ogni
vampiro ha i suoi luoghi preferiti: il nostro cambiamento
è lento, siamo capaci di vivere nella stessa città per
centinaia di anni, prima di alzare i tacchi e decidere di scoprire
un'altra parte di mondo. Un vampiro Antico non passa inosservato.
Cammini per una via e, all'improvviso, ti rendi conto che non c'è
nessun altro vampiro nelle vicinanze. Quello è il segno che
sei entrata nel territorio di qualcuno ben più forte di te.
Poi defilarti alla chetichella o dire una preghierina e sperare che
sia di buon umore, mentre calpesti l'erba del suo prato. Oppure, puoi
spezzare le dita del ladruncolo che sta cercando di fregargli la
macchina e rimediare anche la cena e il dessert,
se ti dice bene.
Quando
ho finito, lascio cadere il corpo dissanguato a terra, mollo un
calcio alla portiera e faccio partire l'allarme che risuona nel
complesso residenziale lacerandomi le orecchie. Aspetto finché
un bip bip mi fa
sorridere e sollevare gli occhi al cielo. Ho sentito
il suo respiro sorpreso bloccarsi per un istante ma non ho
riconosciuto il suo profumo. Ha cambiato dopobarba dopo solo
un centinaio di anni?
“Katerina...”
Sciolgo
le braccia che tengo incrociate sotto il seno e mi volto lentamente.
Non dico niente, non subito almeno. Elijah è lì che mi
guarda come uno scemo, in maniche di camicia e il dispositivo
sbloccante dell'auto stretto fra le dita. Ci conosciamo da
cinquecento anni, è sempre stato buono con me, mi ha protetta
da Klaus e mi ha aiutato a fuggire centinaia di volte. Katerina
vorrebbe abbracciarlo ma Katherine sa che è ancora innamorato
di lei. Quel che infliggo agli altri uomini, non mi sogno di farlo a
lui. Non lo merita. “Dobbiamo parlare” dico, secca ma
subito aggiungo un “per favore” che smorza la durezza
delle mie parole.
Elijah
fa una panoramica del mio abbigliamento, quando emergo dal lato
nascosto dell'automobile. Lo sguardo è curioso, per nulla
offensivo. Risale gli stivali di pelle spuntati da cui si intravede
lo smalto chiaro e lucido sull'alluce, corre lungo i jeans adamitici
e la maglietta nera bordata di pizzo, si allarga sul giubbotto di
pelle dello stesso colore e si ferma nei miei occhi. Se avessi un
cuore funzionante, sobbalzerebbe. Non la porto addosso, la cura.
Prima devo assicurarmi la sua lealtà. Elijah annuisce,
aprendomi la strada fino alla sua abitazione. Quando lo sorpasso, mi
ferma, afferrandomi per il braccio. Stringo le labbra e mi volto. Lo
sguardo di Katherine, malizioso, noncurante, quasi offensivo, si
scontra con quello indagatore e moralista del vampiro millenario.
Lascio andare il labbro inferiore che ho morso per tutto il tempo
senza rendermene conto ed Elijah lascia andare il mio braccio. Non
posso fidarmi di lui, non del tutto, non fino in fondo. E' il
fratello di Klaus e il sangue non tradisce il proprio sangue. “Ho
bisogno del tuo aiuto” sussurro con la voce che non è
propria di Katherine ma che rassomiglia molto al miagolio spaventato
della piccola Katerina. Lo sento io, lo sente anche lui e il suo
sguardo si distende, permettendomi di vedere, dietro la maschera di
fredda cortesia, una sollecitudine che non avrebbe mai per
nessun'altra donna. Approfittane,
sussurra Katherine dentro di me. Mi umetto le labbra e schiarisco la
voce, ancora ferma sul vialetto esterno. “Ho bisogno del tuo
aiuto per giungere ad un accordo.”
***
“Sopravvaluti
la mia capacità di persuasione.”
Dì
piuttosto che non hai alcuna voglia di trovarti nella stessa stanza
con lui a combattere ancora in mio nome. Accavallo una gamba
sull'altra e faccio finta di credergli, ma le due Kat gridano dentro
all'unisono di me, tanto da spezzarmi il respiro e sbugiardare la mia
apparente calma.
“Non
vuol dire che non proverò a ragionare con Niklaus.”
Non
darmi false speranze, penso muovendo appena il mento.
“Kat...”
Elijah
non mi chiama mai Katherine. Per lui sono Kat o Katerina, ma sa
quanto disprezzi il ricordo della mia debole natura umana che ha
quasi permesso a Klaus di spezzarla. Gli rivolgo un mezzo sguardo,
imponendomi una pazienza che sono ben lungi dal provare.
“Hai
un posto dove stare?”
Elijah
ragiona in termini umani quando si tratta di me. Crede ancora che
abbia bisogno di un letto e un pasto caldo e che non sappia cavarmela
da sola. “Un palazzo” rispondo sprezzante. “So
badare a me stessa.”
Elijah
annuisce. Potrebbe fare del sarcasmo sul fatto che sia corsa da lui
per negoziare una tregua con Klaus, ma tiene per se il commento e si
alza in piedi, dichiarando concluso l'incontro. Lo seguo fino alla
porta e appena sotto il portico, il freddo umido della notte mi
arriccia le punte dei capelli e cancella il disprezzo dal cuore.
Elijah attende che mi allontani, prima di chiudersi la porta alle
spalle.
Quando
sono a metà strada, faccio uno sforzo per non voltarmi
indietro, per non cedere alla debolezza, per non ammettere che ho
cercato in lui un sostegno che non riesco a trovare in me stessa. Mi
impongo di non pensarci ma per una volta - una sola, punibile con la
morte - vorrei chiudere gli occhi e lasciarmi andare.
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Capitolo 2 *** Know thy enemy ***
Capitolo
2 - Know thy enemy
Recentemente,
ho letto in un libro che la penna e la carta è l'ultimo
rifugio della canaglia. Avevo sempre pensato che solo le anime
solitarie e tempestose si rifugiassero nella scrittura, ed ero ormai
convinta di essere una di quelle - lo testimoniano le troppe
pagine scritte con una brutta grafia concitata e le occhiaie che mi
scavano il volto – ma di fronte quella riga semplice, ben
costruita, che non lascia via di scampo a fraintendimenti, sono ormai
certa di far parte del primo schieramento con eccessive influenze del
secondo. Sono una canaglia tormentata e solitaria. E sono un vampiro,
che di per se è un fardello niente male da sopportare.
Ho
cominciato a scrivere quando ho trovato un fascio di fogli nella casa
presa in affitto, e una manciata di penne colorate nel cassetto di
una delle camerette rosa confetto, al piano superiore. L'agente
immobiliare aveva detto che qui abitava una famiglia, papà,
mamma e due gemelline. Ho ripensato a Lotte e Katerina ha spillato
due lacrime, prima di ritirarsi impaurita dietro la maschera gelida
di Katherine. L'ho scelta per accontentare la bimba interiore. Per
me, sarebbe andato bene un appartamento qualsiasi in un condominio
gallinaio al centro della città.
Quando
sei ad un passo così dall'ottenere ciò che vuoi,
l'irrequietezza non ti fa dormire e ti toglie la fame. Perciò
scrivo. Scrivo tutto quello che mi capita. Scrivo di mia sorella, dei
ricordi delle venti vite vissute, dei pochi uomini che ho amato,
delle pochissime amiche che ho avuto. Leggo. Non ho mai avuto molto
tempo per leggere e, a dir la verità, non mi è mai
interessato analizzare la vite altrui, quando la mia occupava il
tempo pienamente. Ho cominciato da un romanzetto divertente allegato
ad una rivista e sono scivolata sulle grandi storie d'amore,
prendendo in prestito i libri dalla biblioteca. Quasi quotidianamente
mi avventuro fra gli scaffali in cerca di nuovi romanzi. Non mi
convince molto questo Cime Tempestose, sembra scritto da una
squinternata. Jane Eyre mi ha fatto addormentare e Orgoglio
e Pregiudizio, sbadigliare. Non credo di essere fatta per le
grandi tragedie. Queste donne non hanno un minimo di carattere, sono
deboli e sottomesse, roba da prenderle a schiaffi fino a inculcare
loro un po' di buon senso. Se fossi stata una di loro, Niklaus mi
avrebbe uccisa mille anni fa.
Penso
che domani cambierò sezione, ferma in bagno mentre lavoro i
capelli con l'arricciacapelli. Mi interrompo, quando sento uno
spiffero freddo mordermi il collo. Elijah ha contravvenuto
l'accordo e mi ha trovato. Bastava una telefonata e sarei andata da
lui. Pantaloncini adamitici e canotta semitrasparente non è la
mise migliore per accogliere un vampiro millenario. Non ho
finito di lavorare i riccioli che ricadono scomposti da una spalla e
se l'udito non mi ha ingannato finora, ho canticchiato le note di una
canzone famosa che fa impazzire le ragazzine. Stacco
l'arricciacapelli dalla corrente e appunto le ciocche non ancora
lavorate sotto i riccioli, scoprendo il collo e l'orecchio destro.
Detesto esporre il collo quando c'è un vampiro più
forte di me nelle vicinanze. Neppure Klaus è arrivato a
mordermi e non ho alcuna intenzione di interrompere la tradizione.
Passo in camera da letto e indosso un vestito al posto dei
calzoncini. E' scuro come piace a me. Un po' di mascara per infoltire
le ciglia e un velo di rossetto. Tacchi per rimarcare la perfezione.
Ho un'immagine da mantenere. Quando il richiamo si fa
violento, ancheggio fino alla porta sfoderando il mio miglior sguardo
annoiato.
Elijah
sembra un po' sorpreso. Credo non mi abbia mai visto senza la gran
massa di capelli che adornano le spalle. Mi ha visto in lacrime,
disperata, supplicante, insanguinata, ma mai, MAI senza trucco e
senza tacchi alti. Fa una panoramica veloce del vestito, resta al di
là della porta e annuncia che parlerà con Klaus,
strappandomi un sospiro interno che trapela dal battito veloce delle
ciglia.
“Mostramela.”
“Non
ce l'ho con me.”
“Dov'è?”
“In
un posto sicuro.”
Mi
crede, non mi crede? Non cambia espressione ma dagli occhi scivola
alla spalla scoperta. Sospiro come se trovassi tutto quello molto
noioso e faccio il gesto di chiudere la porta. Elijah la ferma col
piede.
“Devo
fidarmi di te senza avere prove materiali?”
“Mi
credi capace di ingannarti?”
Sì.
Non c'è bisogno che lo dica, lo leggo nel suo sguardo. Mi
umetto le labbra, facendo un passo indietro. “Sei sempre stato
buono con me, mi hai aiutato quando tutto il mondo mi ha voltato le
spalle e mi hai dato una seconda possibilità...” inizio,
odiando la voce di Katerina che ammorbidisce i suoi lineamenti e il
mio corpo. Perché reagisce in quel modo, appena la mocciosetta
esce fuori? Perché le permetto di prendere il controllo ed
invalidare la recita? “Non ti fidi di me?”
Elijah
mi guarda a lungo senza mutare mai espressione. Sto perdendo le
speranze e quando apre la porta con il braccio, mi allontano fino ad
arrivare al centro della stanza. La pila di libri non posso
mascherarla in alcun modo, ma non è un crimine leggere. Però,
quando solleva 'Mangia prega ama' dal pavimento non so perché,
arrossisco. Lui mi guarda con l'aria del 'stai scherzando?' a cui non
rispondo. “E' della biblioteca, non gualcirlo” mormoro
allungando la mano. Elijah me lo passa senza alcun commento, ma vedo
dalla piega della bocca che è divertito. Hanno sempre tutti
quell'espressione, quando non mi trovano a dissanguare o uccidere.
Una vocetta indignata – a quale delle due Kat appartiene? -
urla a squarciagola. “Tu non sai niente di me” mormoro,
un po' alterata. Faccio fatica a sostenere il suo sguardo e sento i
muscoli del viso comporsi in un broncio. “Telefono alla mia
amica.”
“E'
a casa sua?”
“E'
in un luogo sicuro” annuncio posando il libro sul tavolino e
cercando il cordless fra i cuscini del divano, sotto la copertina in
pile azzurra. Di nuovo quello sguardo sorpreso e divertito. Lo
fulmino con uno dei miei e smetto di comporre il numero. “Vuoi
la cura o vuoi continuare a prendermi in giro?”
“Sei
diversa.”
“Tu
non sai un bel nulla di me” sussurro tornando a guardare i
numerini. Elijah mi toglie il telefono di mano e lo lascia cadere sul
divano. Lo seguo con lo sguardo e poi torno a posarlo su di lui,
inquieta.
“Se
vuoi guadagnarti la mia fiducia, hai un unico modo per farlo.”
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Capitolo 3 *** Lost Girls ***
Capitolo
3 – Lost Girls
Il
sole è così forte, stamattina, che temo che il mio
braccialetto diurno non funzioni. Calco bene gli occhiali scuri
contro la radice del naso e scosto il bicchiere di Coca Cola da un
lato del tavolino, girando pigramente una pagina del piccolo decalogo
dello shopping intelligente. Per un momento ho creduto che la sua
richiesta scivolasse nel mero atto fisico, ero così stupita
che ho dimenticato di respirare, e la cosa non deve essere passata
inosservata. Mi ha guardato come se non credesse ai propri sensi. Ha
esitato e poi mi ha chiesto di incontrarci in un luogo aperto per
'due chiacchiere fra vecchi amici'.
E'
la prima volta che un uomo non vuole far sesso con me. Dovrei
offendermi? Essere lusingata dalla sua ricerca di un contatto
spirituale e non fisico? Mordo l'unghia del mignolo e mi concentro
sul libricino, chiudendolo con un colpetto e girandolo a faccia in
giù. Devo andarci a letto per sdebitarmi?
La
cameriera porta via la consumazione e mi chiede se voglio
qualcos'altro. Scuoto la testa e nel momento stesso in cui lo faccio,
vedo l'attenzione della donna catturata da un nuovo elemento del
quadretto. Non ho bisogno di girarmi per sapere chi sta arrivando.
Molte donne hanno quella reazione quando lo vedono. Attraente e
con un gusto impeccabile. Neppure sembra fratello di Klaus, rozzo
e selvatico fino al midollo. “Ciao” mormoro a denti
stretti.
Elijah
sposta la sedia e si accomoda con un sospiro e uno sguardo seducente
alla cameriera. Buffone.
“Quello
che ha preso la signora.”
“Non
ti piace, la Coca Cola...” mugugno smettendo di mordere il
mignolo.
“La
lista dei vini, grazie.”
Sono
le undici del mattino. Gli lancio uno sguardo fra il serio e il
faceto. “Vizioso.”
Elijah
mi ignora e indica il libricino con gli occhi. “Vedere.”
“Non
fa per te.”
Mi
sottrae il libro e le nostre mani si sfiorano. Lo ignoro, per un po'.
Lui sogghigna e spinge di nuovo il manuale verso di me.
“Stai
ficcanasando.”
“Abbiamo
stretto un patto.”
Tzè!
Il patto è solo una scusa per impicciarsi della mia vita
privata. “Avanti, poni le domande.”
Elijah
mi guarda mentre mi addosso allo schienale della sedia, gli occhiali
ben aderenti al naso. Il menù arriva prima del previsto ma
nessuna voce al suo interno lo soddisfa.
“Conosco
un posto migliore di questo se vuoi sbronzarti alle undici del
mattino...”
“Non
voglio sbronzarmi. Voglio mostrarti l'enorme differenza che
intercorre fra il gustare la vita e l'annegarci dentro con tutte le
scarpe.”
Sta
insinuando che non so stare al mondo? Tolgo gli occhiali e piego le
stecchette con attenzione. Raddrizzo la schiena e sorrido, davvero
arrabbiata. “Preferisco affrontare Klaus da sola che farmi
prendere in giro da te” sibilo spingendo indietro la sieda. “I
miei rispetti!”
Elijah
mi ferma, posando la mano sulla mia. E' bollente, deve essersi
nutrito da poco. Il calore mi scalda il polso ma un brivido freddo
scivola fra le scapole. Non cedo di un millimetro e gli conficco lo
sguardo dentro. Non ho paura di lui. Katherine Pierce non ha paura di
niente.
“Odori
di verbena.”
“La
assumo quotidianamente” mormoro ricordando l'ultima volta che
Klaus mi ha soggiogato e costretta a pugnalarmi la coscia per tutto
il giorno. Provo ancora dolore, quando il pensiero ci corre sopra.
Anche adesso, non posso fare a meno di muovere la gamba su e giù
e stringere il muscolo fra le dita della mano destra. “Non sono
una sprovveduta. Io non annego.”
Katherine
non annega. Katerina è ormai persa nei ricordi passati, nelle
corse in mezzo al bosco, inseguita dai cani e dai servitori di Klaus.
Il respiro cresce, finché non mi scopro ad ansimare e allora
strappo la mano dalla sua, raccolgo la borsa e mi precipito lungo la
strada, camminando il più velocemente possibile.
***
Cala
la notte ma non la mia agitazione. Sfogo la rabbia repressa su un
paio di poveracci che hanno avuto la sfortuna di incrociare la mia
strada, e capisco che questa situazione instabile è dovuta
propria alla presenza di Elijah. Riapre troppe ferite e porta a galla
i ricordi che Katherine ha cacciato nelle profondità per
impedire che Katerina si facesse del male. Cerco di ignorare il grido
d'aiuto della mocciosa e il suo piantarello eterno, e mi concentro a
nascondere i cadaveri, invece di lasciarli nel primo vicolo
puzzolente. Trovo un badile e mi accingo a scavare una fossa bella
ampia. Sembra di essere tornati indietro, all'orrore della prima
uccisione. Seppellisco i corpi per nascondere le prove della mia
bestialità. Scavo e piango, piango e scavo e quando ce li
scarico dentro, non vedo più nulla. Tasto i jeans in cerca di
un fazzoletto, mi arrangio a cancellare le lacrime con la manica
della maglietta e quando getto la terra sui due corpi, la piccola
Katerina ha smesso di singhiozzare e Katherine sta pensando a come
ovviare il trucco sciolto senza un mini beauty case di
emergenza. Torno a casa e mi nascondo sotto le coperte, lasciando una
lucetta accesa sul fondo della stanza. Non mi piace dormire al buio
completo. La luna era coperta, la notte in cui ho trovato i corpi
mutilati dei miei famigliari. Era notte fonda quando sono scappata
dal castello di Niklaus, ancora umana, accecata da un'amore senza
senso e dall'orrore della verità.
Katherine
la lascia sfogare un po', la piccola Katerina. La lascia piangere
finché non è stufa di ascoltare quel cigolio dell'anima
e solo quando si è calmata le promette che ficcherà la
cura nella gola di Klaus e lo ucciderà lentamente,
torturandolo fino alla consumazione dei tempi, infliggendogli lo
stesso dolore che ha provato lei per cinquecento anni.
Katerina
si calma, cullata dalla voce decisa di Katherine. E' sempre stato
così. Katherine è la madre protettiva che non ha mai
avuto. Katherine è l'unica che pensi davvero a lei. Katherine
detesta dormire con la luce accesa ma pensa che anche per quella
volta, può passarci sopra.
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Capitolo 4 *** As i lay Dying ***
Capitolo
4 – As I Lay Dying
Non
ricordo di averlo fatto, ma quando mi sveglio, trovo un fascio di
fogli vergati di mio pugno sulla parte vuota del letto. Ho paura a
leggerli ma se la mia mente sta vacillando, vorrei saperlo prima di
muovere qualsiasi passo contro Klaus.
Può
succedere. L'ho visto succedere a vampiri ben più forti e
vecchi di me. Va tutto bene, e all'improvviso ti svegli in un posto
mai visto prima, lorda di sangue e con un souvenir fisico
della tua ultima vittima. I telegiornali parlano di un nuovo serial
killer in città e allora ti sposti per depistare l'attenzione.
Dimentichi il tuo nome, gli affetti, perché hai bisogno di
nutrirti e, semplicemente, muori. Ti suicidi, chiedi ad un amico di
ucciderti. Perché capita nessuno sa dirlo. La piccola Katerina
crede alla rassegnazione dell'anima, Katherine sbuffa aria dal naso e
solleva le spalle, dicendo che 'a loro non capiterà.'
Katherine
parla di se stessa in terza persona e già questo dovrebbe
causarle un serio dubbio.
Afferro
il primo foglio e ingoio un po' di saliva. Leggo febbrilmente le
confessioni di Katerina, cose che non si è mai sognata di dire
ad alta voce, troppo vergognosa e timida per sopportarne le
conseguenze. Cose che non ha mai ammesso neppure a me. Sento la
maschera di Katherine spezzarsi in tanti minuscoli frammenti e con le
lacrime, viene giù anche l'impalcatura. Calma,
piccola. Senza Katherine non c'è lotta. Senza Katherine, Klaus
ha vinto.
Din
don
Katerina
arraffa i fogli - prima che io possa cominciare a ragionare - e li
nasconde sotto il cuscino, infila la vestaglia e picchietta un po' di
cipria sul naso arrossato.
Davvero?
Credi di riuscire a nascondere i segni della disperazione che porti
dentro con un po' di polvere evanescente sia pure marcata Dior?!
Katerina
fa queste cose, Katerina si lancia a capofitto in un amore o
un'avventura e poi ne paga le conseguenze. Apre la porta senza
neppure domandare chi è. Ha i capelli in disordine, le guance
bagnate e il viso congestionato... e mister perfezione che l'ha vista
scarmigliata e sanguinante, non ha un movimento, un giudizio, un
commento. E' un signore, non si sogna di metterla in imbarazzo.
Oppure, come tutti gli uomini, non vuole chiedere e non vuole sapere.
Ora scansati e lascia parlare me.
Raddrizzo
le spalle e un boccolo vola oltre il collo, mentre le braccia si
piegano in atteggiamento di chiusura. Arriccio il naso, infastidita
dalla visita mattutina e dal sale che mi secca le guance. Katerina si
ritira in un angolo, condiscendente.
“Che
cosa vuoi?”
“Invitarti
al ragionamento. Posso entrare?”
Sento
Katerina miagolare un 'ti prego' e una contrazione nella parte
dove una volta risiedeva il cuore. Per lei non sono abbastanza. Ha
bisogno di un uomo per sentirsi davvero al sicuro. Mi faccio da
parte, non mascherando l'irritazione. Elijah entra, tenendomi gli
occhi incollati addosso. Non fa caso al mio abbigliamento succinto,
invade il salotto con la propria impeccabile perfezione, mi porge un
sacchetto che manda un odore paradisiaco e Katherine sogghigna,
ricordando la sua fissa per la colazione.
“Ti
consiglio di riflettere attentamente, prima di intraprendere
qualsiasi azione che ti porti a meno di tre metri da Klaus.”
“Pensavo
a tre centimetri.”
Elijah
contrae le sopracciglia e poi le distende, muovendosi per il salotto.
“E' un'azione suicida.”
“Rischiosa,
direi.”
“Potrebbe
non funzionare.”
Ti
prego! Uno stregone millenario la cerca dall'alba dei tempi, non è
previsto un malfunzionamento!
“Perché
stavi piangendo?”
Un
sobbalzo interno e la gattina Katerina tira su col naso, mentre
Katherine sfodera il suo miglior sguardo enigmatico.
“Hai
fatto indigestione di romanticismo?” sogghigna passando le dita
sulla costina di Anna Karenina. Altro discreto mattone
adattabile a fermaporte, a mio avviso.
“Ma
per favore...” sussurro sbattendo il sacchetto sul tavolo e
dirigendomi in camera da letto. “Credo muoia, alla fine!”
urlo estrapolando il fascio di fogli da sotto il cuscino. Devo
bruciarli?
“Si
getta sotto il treno.”
La
voce alle mie spalle è una coltellata lungo la spina dorsale.
Mi volto di scatto, le zanne sfoderate, minacciosa. Come osa invadere
la mia privacy?!
La
sorpresa di Elijah dura poco: il suo volto si affila, mostrando
disappunto e un accenno di pericolosità. Tengo alta la guardia
ma quando mi strappa via il manoscritto, perdo interesse nella
minaccia. Gli basterà leggere le prime righe per smascherare
il cuore di Katerina, e la piccola è già abbastanza giù
di morale per sopportarne di nuove. Devo proteggerla o crollerà
definitivamente.
“Hai
stilato il testamento?”
Elijah
volta i fogli nel verso giusto e mi tiene a distanza, semplicemente
distendendo il braccio. Glielo strappo, se non la smette di fare lo
stronzo! “Sono i miei pensieri privati, non hai il permesso...
Elijah!”
Lui
stringe le palpebre e smette di respirare, perdendo un attimo lo
sguardo nel vuoto e riportandolo subito sulle righe mal scritte.
“E'
privato” bisbiglia la Vergine Piangente con la sua vocina
sottile e dimessa. L'ammazzo, questa stupida, se non sparisce alla
svelta!
Elijah
si schiarisce la voce ma il suo sguardo si fa cupo e un po'
irriverente. “Sempre bugiarda” mormora gettando il
ventaglio di fogli sulla coperta. “Mentiresti anche sul letto
di morte.”
“Allora
vattene” sussurro ignorando il manoscritto che giace alla
rifusa sul letto e sul pavimento. “Tu non sai niente di me. Non
conosci quel che si cela nel cuore di Katerina” bisbiglio
avvicinandomi, le dita che prudono per raccogliere la confessione di
un amore cresciuto nel tempo e rimasto bloccato da ricordi dolorosi.
Elijah
mi guarda e solleva un foglio a caso, lasciandolo svolazzare di
nuovo. Sta giocando con i sentimenti di Katerina, non lo sopporto!
“La
prova materiale che stai perdendo la ragione” sussurra
avvicinandosi a sua volta. “Così hai sempre amato me.
Tutt'ora confessi di amarmi... ed io dovrei crederti....”
Avvampo
e sento la piccola sprofondare nell'imbarazzo più nero.
“Katerina ti ama. Io non provo niente per te.”
“Katherine
è solo una menzogna creata per proteggere te stessa da
Niklaus.”
Scuoto
la testa e mi abbasso a raccogliere il manoscritto. Lo strappo in due
parti, disintegrando le confessioni intime di Katerina. Faccio a
pezzi il passato e un dolore lancinante mi stordisce. È come
essere risucchiati da un aspirapolvere settato sulla massima potenza.
Esaltazione e dolore, sollievo e disperazione. Ma che mi succede?!
Elijah
è ammutolito, non cerca neppure di fermarmi. Non guarda i
frammenti cartacei, guarda me che li distruggo in pezzetti sempre più
piccoli. “Questo riassume quel che...” non riesco a
parlare, la gola fa male e quando tento di concludere la frase,
fuoriesce solo un gemito. Chiudo gli occhi, ingoio e sospiro per
riprendere il controllo della situazione. Katerina è in
ginocchio, arresa ad un amore che non riesce più a soffocare.
Va tutto bene, piccola. Ci sono io a proteggerti! Appena lo
dico, Elijah tira indietro un boccolo che copre la guancia, sfiora la
gota col pollice e sussurra il mio nome, dolcemente. La lingua si
incolla al palato e resta lì, immobile e inutile. Lo guardo
negli occhi, sospettosa, senza respiro, inerme. Le sue labbra
sfiorano le mie – vabbene, quelle di Katerina! –
le accarezzano piano piano e le aprono delicatamente.
Katerina
ha un sussulto e la sensazione è quella di essere calciata giù
per una scalinata ripida con tanto di burrone finale. Mi aggrappo con
due dita al bordo e dondolo dentro un baratro caldo, mentre la testa
si fa leggera leggera. Provo ad arrampicarmi ma la roccia si sgretola
sotto le dita e il calore risale il mio corpo, sinuoso e
corroborante. Mollo la presa,
sorridendo. Se dobbiamo tirarlo dalla nostra parte, è meglio
usare il miele al posto dell'aceto. E poi tutte abbiamo bisogno di
una distrazione, di tanto in tanto.
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Capitolo 5 *** The Departed ***
Capitolo
5 – The Departed
Avete
presente quei film romantici in cui lei si sveglia abbracciata al
partner, con i capelli perfettamente acconciati e neppure un filo di
trucco sbavato sotto gli occhi? Vi siete rese conto da sole che è
cazzata, vero? Non fai i numeri a letto senza lasciar traccia sui
cuscini o su di lui. Qualsiasi cosa abbia fatto questa scemetta
innamorata, devo riporre rimedio alla svelta. Ho un'immagine da
mantenere e gli occhi da panda non sono ancora di moda. Giuro su dio
che la strangolo, se scopro che invece di scoparselo, si è
limitata a piangergli addosso. Butto un'occhiata all'altro occupante
del letto e lo giudico decentemente scarmigliato e sfatto. E brava
Katerina, il comportamento altalenante stronza puttana/bambina
indifesa ha sempre la meglio, sugli uomini. Li mette in mutande.
Sorrido alla mia immagine, mentre ritocco matita e mascara e spolvero
le guance di fard. Il pennello scivola dalle dita appena lo vedo
comparire alle mie spalle, un brivido attraversa le scapole quando mi
bacia sul collo e, non volendo, socchiudo le palpebre, assaporando un
indubbio languore che mi fa sospirare. Elijah mi volta verso di se e
dal modo in cui sorride, ha sbancato la lotteria. Rispondo al bacio.
Ho bisogno di distrazione anche io. Lui mi solleva da terra e mi
riporta a letto, sdraiandosi su di me. Striscio fino al centro,
sorridendo di piacere.
“E
brava Kat” sussurra bloccando il mio movimento.
Sollevo
gli occhi al cielo e mi alzo sui gomiti, sorridendo. “Mi
riconosci sempre.”
“Ti
riconosco sempre” ammette tirando indietro i capelli sulla
fronte. Le mie labbra si aprono impercettibilmente. Katerina freme
per uscire allo scoperto e quando Elijah l'accarezza, sento la mia
volontà indebolirsi, soverchiata dalla sua. Mi bacia sulla
bocca, mi spinge indietro e quando arriva al collo, mi irrigidisco.
Non oserà mordere Katerina, lei non glielo permetterà.
Il senso del pericolo si fa pressante. Punto l'unica mano libera
contro la sua spalla ma con un movimento deciso, Elijah mi inchioda
sulla coperta. “Tirala fuori.”
Risucchio
il labbro inferiore e la carezza della lingua diventa un mordicchiare
da amante.
“No,
ti prego...”
Salvata
in tempo! Sospiro, mentre la piccola, ingenua Katerina, prega il suo
amante di risparmiarla. Assisto alla scena come se fossi al cinema e
appena la Fanciulla Supplichevole riacquista il controllo del proprio
corpo, la visione passa da bollino giallo a rosso spinto. Copritevi
gli occhi, non è mica un racconto erotico!
***
Questo
non è un comportamento d'amica! Sono molto, molto arrabbiata
con Katerina e più passano i giorni, più la sua fiducia
si rovescia su Elijah, trascurando del tutto il nostro legame. Non
possedere la stessa 'attrezzatura' non è un buon motivo per
mettermi da parte! C'ero io a consolarla nelle notte solitarie, non
quel damerino profumato che la porta a spasso mano nella mano e la
ricopre di attenzioni. Mi fa una rabbia... e queste due cretinette
che cianciano pretese sulla cura che ho acquisito a costo della vita!
Oh dio, la giornata può peggiorare?!
“Non
ce l'ho con me!” sibilo quando la biondina mi tira una ciocca
di capelli. Muovo il braccio e il dolore della forchetta conficcata
nella mano mi fa gemere. Rebekah mi ruba il cellulare e lo lancia ad
Elena che, per prima cosa, fruga nella rubrica in cerca di tracce. E'
bizzarro che ignori del tutto la casellina dei messaggi.
“Chi
è Em?”
Brivido.
Sta calma, Kat. Non agitarti. “Un amico.”
“Qui
dice che dovete incontrarvi alle due del pomeriggio.”
Sento
la piccola sussultare. Elijah è innamorato di Katerina, ma non
si fida di me. I sentimenti della mocciosa mi travolgono, impedendomi
di rispondere a tono. Ha paura di perderlo.
Rebekah
scambia uno sguardo con Elena e sorride, trionfante. Ma no,
stupide... non avete capito niente e state per rovinarle l'ultima
possibilità rimasta per essere felice!
“Gli
orecchini, i bracciali, l'orologio. Dammeli subito.”
La
forchetta viene strappata via e mi affretto ad obbedire alla
stronzetta. E' ben più spietata di me da quando ha soppresso i
sentimenti. Elijah le strapperà il cuore dal petto, non ho
motivo di preoccuparmi. Ma le scarpe no, puttanella. Le scarpe te le
scordi!
***
Elena
ha gusti pessimi in fatto di stivaletti. Arriccio le labbra mentre
tutta Mystic Falls si rovescia nella tavola calda. Ciao, Amore
numero uno e Amore numero due. Me li sono portati a letto entrambi e
a rivederli insieme mi chiedo il perché. Sono così...
ordinari. “Quando dico amico, intendo 'amico'.”
Il
gemito di disgusto che si leva, mi fa sogghignare. Quando lo saprà
Niklaus, si arrabbierà cooosì tanto...
Niklaus,
cazzo!, penso trattenendomi dal picchiare il palmo della mano sul
tavolo. Se Elena convince Elijah a tradire Katerina, l'accordo salta!
Devo giocarmela bene bene. Stavolta la facciamo proprio sporca, Kat.
“D'accordo.
Se volete la cura, dovete seguirmi.”
***
Probabilmente
si staranno ancora chiedendo cosa gli è arrivato addosso, ma
sono io a soccombere al destino beffardo. Non può abbandonare
Katerina per il nuovo capriccio di Klaus! “Non è giusto”
mormoro sentendo un freddo glaciale salire dalle gambe fino alle
spalle. “E' la vostra occasione di essere felici. La vostra!
Tuo fratello non merita questo sacrificio!”
Elijah
mi guarda con una dolcezza che gli toglierei dal muso a forza di
pugni. Sebbene io stessa mantenga un comportamento glaciale
all'altezza di quello del vampiro, la disperazione di Katerina mi
altera i lineamenti, spianando la ruga sulla fronte. “Non è
giust...o” ripeto debolmente.
“Tornerò.”
Tzè,
le promesse degli uomini! La piccola è così disperata e
cretina da crederci veramente! Sollevo il mento e cerco di
cacciarla in un angolo ma per la prima volta, non riesco a tenerle
testa. Katerina abbassa gli angoli della bocca e gli occhi si fanno
umidi. “Non è vero...”
“Ti
ho mai dato motivo di dubitare di me?”
Elijah
abbassa la testa e invece di baciarla sulle labbra – vigliacco,
sei un fottuto vigliacco! - le sfiora la fronte dolcemente.
Katerina trattiene il pugno che ho caricato in direzione del suo
stomaco e gli concede fiducia ancora una volta. Lo accarezza lungo il
torace e appena Elijah si allontana, sento le gambe traballare e la
vista annebbiata. Non ci sarà mai una fine, penso strangolando
un singhiozzo, l'espressione attonita di chi non può credere
che stia succedendo un'altra volta. Klaus continuerà a muovere
i fili della nostra vita, non ci sarà mai una fine. Katerina
cade in ginocchio, arresa, e sento i legami che ci uniscono, saltare
uno alla volta. La sento svanire piano piano con un silenzioso addio
che porta via tutto l'amore per Elijah. Non provo più nulla,
il mio cuore è vuoto. Non glielo perdonerò mai, penso e
guardo la porta d'ingresso dietro la quale è sparito e la
bionda sorellina ferma sulla soglia, decisa come me a non soccombere
ai capricci di Niklaus.
Katerina
è morta alle ore 16:55 del 25 maggio 2013. Katerina è
morta e Klaus ha vinto ancora una volta. Sorrido quando Rebekah si
volta verso di me, scrutando le reazioni all'abbandono del fratello.
Sorrido e penso che le disgrazie capitano spesso e che le donne
incinte perdono sovente i loro piccoli. Sorrido e per la prima volta
ho paura di quel che potrei fare.
Ho
detto potrei?
It's
a terrible love and I'm walking with spiders...
(Terrible
love – The National)
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