Tears enchanted

di The_winter_honey
(/viewuser.php?uid=285243)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Orgoglio ***
Capitolo 2: *** Pioggia e Led Zeppelin... ***
Capitolo 3: *** Reggiseni e incontri ***
Capitolo 4: *** Occhi da gatto e una nuova amicizia ***
Capitolo 5: *** Armadietti e un tocco magico ***
Capitolo 6: *** Stronzi e minacce... ***
Capitolo 7: *** Tra birre e avvertimenti ***
Capitolo 8: *** Cespugli e sigarette ***
Capitolo 9: *** Rock e scommesse ***
Capitolo 10: *** Acqua e brividi ***
Capitolo 11: *** Tra vodka e offerte ***
Capitolo 12: *** Desideri... ***
Capitolo 13: *** Convincente e bugiarda ***
Capitolo 14: *** Sorprese e richieste ***
Capitolo 15: *** Post sbornia e occhi misteriosi ***
Capitolo 16: *** Finzione e un'accompagnatore indesiderato ***
Capitolo 17: *** Senza Sogni ***
Capitolo 18: *** Tra sorrisi falsi e baci arroganti ***
Capitolo 19: *** Confusione e rabbia(?) ***
Capitolo 20: *** Bacchette, mani e una cintura... ***
Capitolo 21: *** FINALMENTE MUSICA! ***
Capitolo 22: *** Una in più del diavolo ***
Capitolo 23: *** Bugie, nastri rossi e..Nessuno ***
Capitolo 24: *** Difetti e complimenti ***
Capitolo 25: *** Fuoco ***
Capitolo 26: *** Tra bottiglie, gemiti e morsi... ***
Capitolo 27: *** "Resta con me" ***
Capitolo 28: *** Pericoli e ricordi ***
Capitolo 29: *** Punti di vista ***
Capitolo 30: *** Calamita per ragazzi degenerati ***
Capitolo 31: *** Sogni e birre ***
Capitolo 32: *** Alcool e baci ***
Capitolo 33: *** Bambina e tigre ***
Capitolo 34: *** Semafori, amplificatori e gabbiani ***
Capitolo 35: *** Jade 1- Axl 0 ***
Capitolo 36: *** Ritorni ***
Capitolo 37: *** Guai e tradimenti ***
Capitolo 38: *** Tra rissa e lacrime ***
Capitolo 39: *** Richieste e rimorsi... ***
Capitolo 40: *** Ricerche ***
Capitolo 41: *** Ricerche ***
Capitolo 42: *** Aspettare... ***
Capitolo 43: *** Niente amore, SOLO desiderio ***
Capitolo 44: *** Una ROSA con le SPINE ***
Capitolo 45: *** Lacrime, angeli e chitarre... ***
Capitolo 46: *** SOLO MIO. ***
Capitolo 47: *** ANIME DANNATE ***
Capitolo 48: *** SORPRESE ***
Capitolo 49: *** Ricordi, coglioni, baci... ***
Capitolo 50: *** Chi va, chi viene... ***
Capitolo 51: *** Pioggia... ***
Capitolo 52: *** Senza parole ***
Capitolo 53: *** November rain... ***



Capitolo 1
*** Orgoglio ***


1. Capitolo

Avevo il respiro mozzato per lo sforzo...
Non ero sicura di riuscire a fare anche solo il più piccolo movimento da quanto mi facevano male i muscoli, ma non l'avrei mai ammesso.
L'orgoglio era una parte di me indispensabile.
-Jade, fai uno sforzo...ci siamo quasi!
Non riuscivo a vaderlo, ma sentivo la sua voce a poca distanza da me, poi percepii una carezza appena accennata sul mio fianco sinistro. Mi agitai un poco, sbuffando:
-Lo so dove siamo e non ho bisogno di te..-
-Smettila di fare la viziata e reggiti, ti porto su io..
-Non ce la fai John, lasciami. Torno giù..- cercai di allontanarlo, ma con questo gesto sforzai una volta di troppo i muscoli già dolenti e persi la presa sulla roccia.
Le mie mani si riempirono di graffi, mentre il mio respiro mi si bloccava in gola e i miei piedi si agitarono nel vuoto. La mano di John afferrò la mia e mi ritrovai a sbattere contro il muro di roccia. Avevo gli occhi spalancati per lo shock e le labbra che tremavano. Sentii i muscoli di John contrarsi dolorosamente, mentre mi issava su con le sue sole forze. Mi spinse a forza in una nicchia naturale vicino alla vetta e mi disse di andare avanti. Agii come un automa e mi guardai intorno. 
Il cielo era di un azzurro intenso contro le mille sfumature del canyon che avevamo scalato. Era uno spettacolo stupendo.
-John, avevi ragione, è la cosa più bella che abbia mai visto..-
Ma non ricevetti alcuna risposta. Mi voltai e notai di essere sola.
Non c'era più nessuno alle mie spalle a darmi una pacca e dirmi:-Visto che avevo ragione!Devi smetterla di fare la viziata!-
Non me l'avrebbe mai più detto, anche se era una bugia.
Non l'avrei mai più sentito.
John, l'uomo che mi aveva cresciuta era scomparso lasciandomi quell'ultimo dono: il suo posto, la sua casa.
Mi sedetti sulla nuda roccia, prendendomi la testa tra le mani.










Ooook :)
è piuttosto corto come capitolo, ma serve per la storia :)
Spero che piaccia! Recensite per favore...così posso migliorare, anche se non c'è molto da dire...è solo l'inizio :P

                          Ciao e grazie J

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Pioggia e Led Zeppelin... ***



2. Capitolo


Non aveva senso. No che non l'aveva!!! Perchè il giudice mi aveva affidato alla tutela della donna che mi aveva messa al mondo e poi mi aveva abbandonata in un bar? Ok che grazie a lei avevo conosciuto una delle persone più importanti della mia vita e che dovevo a lui tutto ciò che ora ero diventata, ma non avevo mai provato il desiderio di conoscerla e non l'avrei mai provato. Avrei voluto rimanere a Los Angeles invece di trasferirmi a Seattle da quella sconosciuta. La mia scuola, i miei amici, la mia casa e la mia vita erano a LA.
Sospirai per la milionesima volta, seduta su una panchina fuori dall'aeroporto, per poi infilarmi gli auricolari e mettermi più comoda, appoggiando i piedi sulla panchina e volgendo la testa in alto. Il rumore degli aerei era assordante e un po' fastidioso, ma la musica era riuscita ad estraniarmi da tutto ciò che mi circondava...pace...
La prima goccia d'acqua che scivolò sul mio corpo mi sorpese ancora con gli occhi chiusi mentre canticchiavo, poi fu seguita da un'altra e un'altra ancora.
Sorrisi per un'attimo avvolta da un ricordo, ma improvvisamente smisi di sentire la pioggia.
Aprii un occhio e poi l'altro e mi ritrovai a fissare un ombrello rosso che m'impediva di vedere il cielo.
Una giovane donna mi sorrise appena muovendo la bocca e dicendo qualcosa che non udii...mi affrettai a togliermi gli auricolari:-Che hai detto?
-Sono i Led Zeppelin che stai ascoltando, vero?- mi chiese osservandomi con degli occhi castani dorati che somigliavano in modo incredibile ai miei.
-Sì...tu sei Sara Highter?
-Bagnata fino all'osso, ma sì, sono io- guardò la mia sacca da viaggio e il mio zaino tutto consumato -Quelle sono le tue valige?
-Quanto siamo intuitive...
-Va bene. Che ne dici se carichiamo tutto nel taxi e ti porto a casa a sistemarti?
Mi alzai e buttai i miei "bagagli" nella macchina che ci attendeva proprio davanti a noi. Strano che non l'avessi visto prima...
Sara mi sorrise dando l'indirizzo della mia "nuova casa"  al tassista. Seattle non era per niente simile alla città degli angeli...la pioggia continuava a cadere incessante e già mi faceva capire che avrei dovuto aggiungere qualcosa di pesante al mio guardaroba.
-Ti ho già iscritta al liceo, spero che tu ti travi bene qui, davvero. Non è molto lontano da casa puoi andarci a piedi, ma se vuoi faccio l'abbonamento al bus...
-No, no...mi piace camminare- tagliai corto, guardando fuoiri dal finestrino.
Quando arrivammo a "casa" notai che era una villetta carina e curata, tutto l'opposto dell'appartamento in cui vivevo con Jhon sopra al suo locale...mi mancava già casa. Entrammo e mi guidò al piano di sopra fino a una cameretta ampia e un po' vuota arredata in modo semplice: un letto a una piazza e mezza, un comodino un armadio, dei ripiano con su dei libri nuovi ancora inpacchettati, uno specchio e una porta che si apriva in un bagno dalle pareti rosate. Odiavo il rosa, ma visto che era un bagno sopportai.
-Pensavo che ti sarebbe piaciuto un posto tutto per te...e poi a noi donne il bagno è essenziale, no?- mi fece l'occhiolino Sara, ferma sulla soglia della stanza.
-Ok- mi limitai a dire, appoggiando la mia roba a terra e iniziando a sistemare i mie vestiti nell'armadio, spalancando le ante.
-Allora ti aspetto giù per la cena...ve bene se ordino una pizza?
-Ok- ripetei senza guardarla.
Aspettai che chiudesse la porta e di sentire i suoi passi sulle scale per buttarmi sul letto e tirare fuori una foto di me e Jhon. LA guardai per un lungo istante, ma fu inutile.
Sospirai e nascosi la testa fra le braccia. 
Sentivo che stava per succedere qualcos'altro, che la mia strada si stava affollando di ombre e che stava per arrivare qualcuno.
Qualcuno che mi avrebbe cambiata.
In meglio o in peggio non lo sapevo, ma avevo una strana sensazione...
Paura o eccitazione?
Non riuscivo ad identificarla...ma non avrei mai immaginato nulla di quello che sarebbe accaduto.









Ciao!!!
Va bene, va bene, i nostri personaggi del cuore non sono ancora entrati in scena, ma quando lo faranno 
spaccheranno tutto e...lo faranno in grande stile, no?!?!? Oggi mi è andata di culo che sono riuscita a mettere su qualcosa...
Spero che succede ancora ;)
Ciao J

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Reggiseni e incontri ***


 
3. Capitolo
 
 
Scesi le scale, disorientata.
Da che parte era la cucina? Mi passai una mano tra i capelli, che di prima mattina erano sempre un groviglio di nodi e mi ritrovai in sala davanti alla vetrata che dava sul giardino perfetto.
Sbadigliai, avvicinandomi e guardando fuori. Sole. Già, c'era il sole. E c'era anche una vecchietta nel giardino accanto che portava a spasso il cane, aprendo il cancelletto. Agitai una mano, salutandola e la vidi strabuzzare gli occhi e guardarmi indignata. Forse non le piaceva vedere una diciassettenne sconosciuta che la salutava in reggiseno e pantaloncini dalla casa della sua rispettabilissima vicina. Ok, ci avrebbe dovuto fare l'abitudine. Le sorrisi raggiante e mi tirai su la spallina del reggiseno che era scivolata sulla mia spalla, tornando in corridoio.
-Jade, la colazione è pronta!- mi chiamò Sara e seguendo la sua voce trovai finalmente la cucina.
Anche quella stanza sembrava provenire da un libro delle favole che avevo visto una volta sullo scaffale di una libreria da cui mi ero sbrigata ad uscire due secondi dopo, trascinando Jhon verso la locandina di un combattimento di boxe. Avevo avuto circa 6 anni. Bei tempi...
-Vuoi un po' di pane tostato con marmellata di bosco o un craffen?Il latte è già pronto...
-Sono allergica al latte- dissi, sedendomi sullo sgabello davanti al tavolo di legno-Di solito Jhon mi faceva un po' di thè verde e una crostata di frutti di bosco...se vuoi me lo preparo da sola. Sono brava ai fornelli.-
Sara annuì, facendosi da parte e andandosi a sedere. La guardai con la coda dell'occhio mentre mangiava. Era giovane, doveva avere all'incirca trent'anni e mi somigliava davvaro tanto...
Avevamo gli stessi occhi e lo stesso fisico esile, ma lei era più piccola e io avevo un seno leggermente più abbondante. Indossava una camicetta bianca e una gonna morbida che le fasceva il corpo in modo armonioso. Era perfetta come quella casa. E per me era come vedere me stessa con una decina di anni in più... Mi sentivo un po' a disagio.
Finii di bere il mio caffè:-Me ne vado...ciao-
-Aspetta, non mangi niente, cioè niente di solido?
-Prendo qualcosa fuori..- dissi prima di chiudermi la porta della mia camera alle spalle e aprire l'armadio. Mi vestii velocemente, pettinandomi con altrettanta velocità e uscii.
Il sole mi accarezzò il viso, riscaldandomi appena l'anima. Vidii ancora la vecchietta di prima, solo che sta volta ero io in strada e lei stava rientrando in casa. Le  sorrisi, avvicinandomi.
-Bella giornata, non trova?- le chiesi, guardandomi in torno-Fa così caldo che sarei uscita volentieri in mutande!-
Lei mi guardò scandalizzata e si sbrigò ad entrare in casa. Mi stava simpatica quella donnetta. Almeno avevo un passa tempo! Percorsi il marciapiede con la musica nelle orecchie e una voglia incredibile di prendere un taxi per andare in aereoporto e partire. Ma Jhon mi aveva insegnato a non tirarmi indietro e di andare avanti, così avrei fatto.
Ero immersa in questi pensieri quando mi accorsi di essere arrivata. 
L'edificio scolastico era una roba contorta di cui non capivo il senso, somigliava al mio stomaco in quel momento. Strinsi di più la cinghia della mia borsa a tracolla e prese un grosso respero per poi entrare dal cancello e dirigermi verso una porta con su scritto "SEGRETERIA". Entrai e una donnetta tutta tonda mi consegnò l'orario e una piantina. Fortuna che ero brava ad orientarmi. Trovai il mio armadietto e rimasi immobile per un minuto buono. Si trovava in mezzo a un paio di armadietti scassati e non ero sicura che il mio funzionasse...a giudicare dalle botte che aveva preso e la ruggine che lo ricopriva in alcuni punti potevo benissimo supporre che il suo ex proprietario non aveva goduto di una buona reputazione. 
-Tu sei quella nuova?-mi chiese una voce alle mie spalle.
Una ragazza dai capelli riccissimi e un sorriso mozzafiato mi si avvicinò tutta sorridente, tendendomi una mano:-Io sono Bella!
-Di nome e di fatto a quanto vedo..- le feci notare, ricambiando la stretta -Jade, la nuova come hai detto te.-
-Jade..a quanto vedo sei finita in un brutto posto- indicò l'armadietto -Ma almeno non sei in mezzo alle fighette, no?-
-Chi c'era prima di me?- chiesi, provando ad aprire l'armadietto. Inutilmente, ovvio.
-Un tipo simpatico, sai? Era uno dei migliori, ma è stato buttato fuori...-
-Lo conoscevi?
-E bene..
-Allora spero di essere alla sua altezza- le sorrisi e diedi un pugno all'armadietto, ma non si aprì lo stesso.
-Dai, ti aiuteranno dopo. Ora è meglio se andiamo a lezione...Siamo già in ritardo. Anche tu letteratura? Allora segui me, Jade!- mi prese sottobraccio e mi trascinò lungo il corridoio.
Dai, un'amica me l'ero fatta ed era anche simpatica, sembrava tosta proprio come me. Saremmo andate d'accordo.
Una nota positiva che iniziava a rischiararmi la giornata.
La lezione di letteratura fu interessante, ma la professoressa era severissima e pretendeva che prendessimo appunti su appunti alla velocità della luce. Non seguiva neppure il libro, mischiava cose di un secolo con quelle di un secolo dopo per spiegare come si svolgesse lo sviluppo di chissà quale stile letterario... Alla fine di quell'ora mi fumava la testa e Bella si era già acasciata sul banco con gli occhi fuori dalle orbite:-Ma quella è fuori di testa...
Le altre lezioni proseguirono più rapidamente fino all'ora di pranzo. La mensa brulicava di gente, ma Bella puntò a uscire in giardino trascinandomi con lei. Cercai di protestare, ma lei non sentì ragione dicendo che mi doveva far conosere una persona ASSOLUTAMENTE. La guardai un po' infastidita, ma rinunciai a protestare, sbuffando. Si fermò davanti al parcheggio e si voltò a guardarmi da cima affondo con occhio esperto:-Senti è meglio se aspetti qui...quegli altri ti potrebbero saltare addosso...sono malati, lo dico sempre... arrivo subito!-
La guardai correre via con la gonna in jeans strappata e i capelli al vento. Mi guardai in giro sconcertata dalle perole della ragazza e mi sedetti a gambe incrociate nell'erba, infilandomi gli auricolari e chiudendo gli occhi.
Chissà chi mi voleva far conoscere...








Wow, due capitoli in un giorno...lo faccio solo perchè sono a casa con la febbre e ho una voglia matta di sapere cosa ne pensate!!
Quindi non fatevi strane idee perchè poi non so quando riuscirò ad aggiornare... purtroppo :(
Vaaa bene! Ciao e buona nottata!! J



 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Occhi da gatto e una nuova amicizia ***



4 Capitolo


La musica scorreva forte e nitida nella mia testa, facendomi battere un piede a tempo.
Era la mia passione, la mia ragione di vita da quando John era scomparso andavo avanti a forza di Led Zeppelin e AC/DC...e non ero esagerata, era davvero così.
Un vento improvviso mi sferzò il viso, facendomi ondeggiare davanti alla faccia i capelli e facendomi aprire gli occhi. Il cielo si stava rannuvolando sopra la mia testa e, di conseguenza, il mio umore stava facendo lo stesso. Trattenni con una mano i capelli e mi guardai intorno, di Bella neppure l'ombra. Stavo iniziando a stancarmi di aspettare lì, inoltre il culo mi stava diventando quadrato. Mi alzai e controllai l'orologio e come sospettavo la pausa pranzo era già passata da un pezzo.
-Ma porca puttana..- sbottai, cerando l'orario nella borsa a tracolla-Sono nella merda..già io e la matematica non andiamo d'accordo se poi inizio con il piede sbagliato il proff mi classificherà pure come una menefreghista!-
Lanciai un'ultima occhiata al parcheggio per poi rientrare nell'istituto e trovare l'aula. Il proff, come avevo previsto era un uomo, mi guardò entrare e si limitò a dirmi di sedermi davanti perchè così avrei seguito meglio la lezione. Ben presto capii pure che erano molto più avanti del programma che io avevo fatto e mi trovai a pensare che ero davvero nella merda.
Scuola nuova e nuovi problemi.
Appena suonò la campanella mi alzai ritirando le mie cose che avevo sparpagliato in modo disordinato dappertutto.
-Vuoi una mano?
Mi voltai incrociando il mio sguardo con uno ancora più felino del mio, verde smeraldo. Appartenevano ad un ragazzo molto più alto di me con un grosso lucchetto al collo e un sorriso gentile sulle belle labbra rosee. In poche parole un gran bel figo! Mi tese una penna che con tutta probabilità era rotolata giù dal banco mentre mi compiangevo. Lo fissai in silenzio, corrugando la fronte, mentre lui senza aspettare la mia risposta infilava la penna nel mio astuccio e lo chiudeva porgendomelo:-Fatto. Ora sei a posto. Mi chiamo Michael McKagan, tu sei Jade, giusto? Vedo che il la lezione di mate ti ha stesa, eh?-
-A-abbastanza- cercai di ricompormi, perchè mi aveva fatto quello strano effetto? Maledizione, Jade, non è Tom, ci assomiglia ma non è lui!
-Non ti preoccupare il proff cerca sempre di spaventare quelli nuovi, ma se non capisci qualcosa puoi sempre chiedere e lui non ti dirà di no- cercò di rassicurarmi lui, seguendomi fuori dall'aula e guardandosi intorno -Senti, è colpa mia se Bella ha fatto tardi a pranzo. Voleva scusarsi, ma aveva lezione dall'altra parte dell'edificio. Fortuna che tu avevi lezione con me! Così abbiamo risolto tutto, no?-
-Bella voleva che ci presentassimo?- lo guardai, alzando un sopracciglio dubbiosa.
-Io sono il suo ragazzo- mi rivelò abbasando la voce -Comunque ora devo andare a fumarmi una sigaretta, non dire niente a Bella, ok? 
-Va bene- ricambiai il sorriso.
-È stato un piacere conoscerti Jade!- mi salutò ancora, prima di uscire dall'uscita di sicurezza.
Quel tipo con i capelli ossigenata e gli occhi magnetici  mi stava simpatico e non centrava niente se somigliava a Tom...anzi era l'opposto di lui per mia fortuna. Decisi di ritentare con il mio armadietto "vintage". Se non ricordavo male doveva essere da qualche parte in fondo al corridoio sulla destre...in mezzo ad altri due conciati forse anche peggio del mio. Il corridoio era vuoto quando arrivai. Avevo visto che avevo un'ora buca e ne volevo approfittare in qualche maniera, magari trovando un modo per aprire quel dannato coso!
Buttai a terra la borsa e tentai con tutte la mie forze, ma non ottenni alcun risultato se non che le mie mani divennere tutte rosse e il mio umore si fece nero:-Non finisce qui, dannato aggeggio!Giuro che ti aprirò in un modo o in un altro!-
Alla fine della scuola mi ritrovai una Bella tutta sorridente che mi aspettava seduta sul muretto con Michael che mi dava le spalle. La ragazza appena mi vide cacciò via il ragazzo dicendogli qualcosa all'orecchio che lo fece ridere. Mi avvicinai mentre lui si allontanava e lasciai  che Bella finisse di ridere:-Che succede?
Lei scosse la testa senza spiaccicare una parola, poi mi guardò attentamente e mi disse:-Tu sei una tipa simpatica, con un ottimo sarcasmo e sicura...sai io non ho mai avuto amiche femmine prima di te, ma oggi quando ti ho vista ho sentito qualcosa..-
-Cavolo, pensavo di aver imprecato solo mentalmente!- mi battei una mano in testa e lei rise, scuotendo la testa.
-No, no, Jade, ascolta. Io riesco a sentire i legami tra due persone..ok, è strano da spiegare, ma...
-Sei una specie di sensitiva?
-No, riesco a capire le persone e..Beh, tu ed io andremmo molto lontano, te lo assicuro!- mi strinse le mani per poi abbracciarmi.
-Ti hanno mai detto che sei strana?
-Sì, anche spesso..
-Bene, anche a me l'hanno detto e sai cosa gli ho risposo?
-Che le persone strane conquisteranno il mondo?
-Adesso che ci penso  anche questa è una bella risposta, ma io non sono così profonda..Le ho mandate affanculo!
Scoppiammo a ridere e seppi che quello che mi aveva appena detto era vero.
Noi due saremmo andate lontano!














Ciao ragazze!!!!!!!!
La febbre mi porta fortuna, devo proprio dirlo....Va bene, è un po' poco ma la storia deve ancora decollare,  però mi piacerebbe sapere un po' che ne pensate.......
Fa niente, dai!!! Vediamo come va avanti la storia, ok?? 
Ciao J

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Armadietti e un tocco magico ***



5 Capitolo


Uscii che erano appena le 7, non volevo che i miei nuovi compagni mi vedessero prendere a botte il mio "nuovo" armadietto.
Il cielo era tutto nero e, chissà perchè, mi diceva che sarebbe venuto a piovere. Io di ombrelli non ne avevo e neppure l'intenzione di chiederne uno a "mia madre". Non è che la detestassi o una cosa del genere, più che altro non l'accettavo. Io non dovevo essere lì con lei, punto. 
Arrivai davanti al cancello deserto della scuola ed entrai in silenzio, guardandomi intorno di soppiatto. 
Ok, era una cosa infantile ma mi faceva morir dal ridere! 
MI parai di fronte al mio mitico armadietto e provai a "smontarlo".
Cercai di non impiegare tutte le mie forze, visto che il mio orario scolastico mi avvertiva che le prime due ore erano occupate da motoria.
Alla fine appoggiai la testa tra le braccia, seduta per terra e chiusi gli occhi. Non riuscivo ad aprire neppure un armadietto! Certo che ero proprio una pappa molle...
Un'ombra mi si parò davanti e udii un colpo secco, sollevai lo sguardo e notai che l'armadietto si era aperto.
-Devi avere il tocco megico- mi sorrise un ragazzo, chinandosi verso di me. Aveva un viso d'angelo incorniciato da lunghi capelli rossi e due occhi chiari che si fusero con i miei. Era alto e magro, con gambe affusolate e fasciate da un paio di pantaloni in pelle che lasciavano poco all'immaginazione. Mi si fermò il cuore in gola, mentre lui mi accarezzava una guancia con le sue dita pallide:-Sei nuova? Non ti ho mai vista prima...-
Recuperai il senno quel poco che mi bastava per tirarmi su e allontanarmi da quel contatto stregato:-Io sono Jade e grazie per l'armadietto, ma nessuno te l'ha chiesto..
-Stavi piangendo..
-Non stavo piangendo!!- ribattei, stringendo i pugni infastidita -E comunque posso cavarmela anche da sola, ok?
Il ragazzo scrollò le spalle, sorridendo:-Se lo dici tu! 
-Certo!- sbottai superandolo e sbattendogli i capelli in faccia-Approfittatore! Ora magari ti aspetti anche di avere il mio numero e chiamarmi in piena notte?!?
-Sei tu che mi hai dato l'idea- mi guardò, appoggiandosi all'armadietto accanto al mio-E non è una brutta idea..-
-Fottiti!- gli ringhiai contro, prima di uscire sbattendo contro qualcuno-Levati dai piedi!-
-Ok, non è che solo perchè hai un bel visino e un bel balcone ti puoi permettere di..- iniziò lo sconosciuto.
-Ma vai al diavolo! Devi essere della stessa combricola di quell'idiota!- gli gridai contro, superandolo senza voltarmi.
La scuola si stava già riempiendo e io avevo dato già abbastanza spettacolo per quel giorno! Certo che gli stronzi c'erano davvero da tutte le parti, eh?Mi feci largo tra la folla di curiosi che mi guardavano sorridendo divertiti. Avrei spaccato la faccia ad ogniuno di loro...dal primo all'ultimo!
-Beh..quella ha anche un bel posteriore...Ehi, Rose!Che cazzo hai fatto?Una delle tue scommetto..Ma l'hai sentita quella?Ti chiamato idiota, man!Ci voleva una che ti mettesse in riga...dove l'hai trovata?Mi dai il suo num..-
-Sta zitto, Hudson!- sorrise il rosso dandogli un colpo sulla spalla-Non ho il suo numero, per ora...Solo per ora..-

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Stronzi e minacce... ***



6 Capitolo


-Dove cazzo corri, Jade?!?!?- mi chiese Bella afferrandomi per un braccio e trattenendomi.
La guardi, imbestialita:-A scuola ci sono certi stronzi che trattano le donne come se dovesse dipendere solo da loro!Come se noi da sole saremmo delle incapaci!Sono...
-Ha incontrato gli altri- sospirò la mia amica alzando la testa verso lo spilungone che le stava accanto e che non avevo notato: Michael.
-Gli altri?- chiesi guardandoli spalancando gli occhi in un modo pazzesco.
-Il mio gruppo- disse imbarazzato il ragazzo, passandosi una mano tra i capelli scompigliati.
-Quell'indemoniato fa parte del tuo gruppo?!?
-Sta parlando di Axl, mi sembrava ovvio...se non si fa riconoscere non è lui!- alzò gli occhi al cielo Bella, guardando di traverso il fidanzato-Non ti avevo detto di avvertirli?-
-Sai com'è fatto!Tu gli proibisci qualcosa e lui lo fa apposta!
-Ma..ma..
-Bella, credevo che avessi smesso di balbettare in seconda elementare!
-Non fare lo spiritoso, McKagen!!!Ora vai lì e sgridi i tuoi amichetti!!!- lo minacciò la ragazza con gli occhi infuocati-Se no, ol nostro contratto finisce nel cesso, siamo intesi??-
Michael mi guardò abbattuto e un po' infastidito, iniziando a incamminarsi verso la scuola. Mi faceva un po' pena, ma credevo anche di aver perso qualcosa in quel discorso...
-Avvertirlidi che?Chi sono "gli altri"?E che contratto rischia di finire nel cesso???
Bella mi guardò e scoppiò a ridere di gusto. Quella ragazza rideva un po' troppo per i miei gusti...iniziava a darmi sui nervi per davvero...poi il mio umore era già pessimo per quel tipo..come aveva detto che si chiamava?Axl, forse...comunque  mi aveva già rovinato la giornata e non avevo più pazienza, purtroppo...
-BELLA PER FAVORE, LA SMETTI DI RIDERE E MI RISPONDI?!?!?
Lei mi guardò sorridendo, beh almeno aveva smesso di ridere, no? Mi sentivo una scema ad avere gridato in quel modo...
Mi prese sottobraccio e si schiarì la voce:-È una lunga storia, che ne dici di andarci a bere una birra così ti racconto?
-Una birra?Sono le 7.40 del mattino, non è un po' presto per...
-Senti, Duff insegnerà anche a te..
-Duff?
-È il soprannome di Michael, lo chiamano tutti così!
-Aaah..e cosa insegna?
-Prima e unica regola: per una birra non è mai troppo presto!
-Uaoh! Illuminante!!- le sorrisi, seguendola -E cosa dice la seconda regola?
-Dice che Duff si solleva da ogni responsabilità su eventuali sbronze mattutine!
Scoppiammo a ridere di gusto e sorrisi allegramente. Duff era davvero simpatico, ma allora cosa ci faceva con dei tipi che pensavano solo a "bei visini" e "terrazzi" per non dire peggio...?




-CHE CAZZO AVETE FATTO A JADE?!?!?!!?!?!?!?!?!?!?!??!?!???!??!?- inruppe Duff davanti agli armadietti dove i ragazzi stavano ridendo.
-Calma, McKegan, calma!Se parli della tipa di ieri sera, ti assicuro che non c'ha niente da lamentarsi!Ma non mi sembra che si chiamasse Jade...forse Marie o Reneè...non ricordo...
-Slash, non me ne fotte un'emerita minchia di quella che ti scopato ieri sera!- sbuffò Duff.
-Ah davvero?Cumunque era una bella tipa: due tette così e dovevi sentirla...-  il sorriso del riccio andava da un orecchio all'altro e lo faceva sembrare un completo babbeo.
-Slash, taci!- gli diede una spinta il rosso, guardando Duff-Chi è questa Jade?-
-Quella che non dovevate toccare!Bells mi ha fatto una scenata...
-E ti ha minacciato con la solita storia?Quando capirai che era una cazzata!- rise un nanerottolo biondo seduto fra i due ragazzi e con una sigaretta in bocca.
-Solo perchè tu ti attizzi per la prima che passa per strada non vuol dire che Bella sia una di quelle, Steven!
-Dai, man, l'abbiamo capito che quella ti ha fottuto il cervello!- gli diede una pacca Slash.
-Tornando a quella Jade, è la tipa di stamattina? Bene, almeno so come si chiama..
-Axl, levatelo dalla testa!- gli si avvicinò pericolosamente-Lei è diversa. Bella lo sente, lasciala in pace-
-Non mi piace prendere ordini, lo sai- si limitò a dire il ragazzo, scrollando le spalle-E poi io faccio quello che voglio. Prova a fermarmi, McKagen-
Duff sbuffò e voltò la testa dall'altra parte, accendendosi una sigaretta:-Io comunque ti tengo d'occhio, Rose.
Slash e Steven li guardarono allontanarsi uno dalla parte opposta dell'altro e pensarono che non sarebbe stata una faccenda molto pulita..
-Ehi Adler!Questa è tua?
-Ti sembra che io vado in giro con una borsa da donna?!?!?!?! NON SONO FINOCCHIO IO!!!!!
-Non si sa mai, poi da te...
-MA FOTTITI SLASH!!!!
-Aspetta, mi sa che è di Jade..
-Di chi?
-Lascia peredere, man, mi arrangio io..per ora Duff ha minacciato SOLO Axl, perciò io posso, no?
-Non so di che parli, ma dalla tua faccia mi sa che stai per andare a donne!Vengo con te!
-Non se ne parla, sparisci Adler, se no le spaventi con tutti i peli che hai sembri un gorilla!
-Alle donne piacciono!
-Steven dovresti farti meno canne e spolverarti lo specchio in disuso..
-Tutta invidia!!- e con questo il nanerottolo si allontano, tronfio di avere avuto l'ultima parola, che non era facile di solito, ma in quel momento Slash aveva ben altro in mente.






Ciao!!!!
Che ne pesete????Dai per favore, ditemi qualcosa perchè se non piace non continuo, anche se mi dispiacerebbe e non poco..........
Ciao J

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Tra birre e avvertimenti ***



7 Capitolo


-Bella, sai che abbiamo appena superato un bar, vero?
-Certo, ma come hai detto tu tesoro, quello era UN bar, io ti voglio portare al NOSTRO bar - mi sorrise, voltandosi a guardare la mia espressione un po' assente.
-Hai un bar?
-No, ma Duff ha un amico, che di conseguenza è anche mio amico, che ce l'ha e che fa birre buonissime e per niente annacquate..- mi strizzò l'occhio prima di spingermi dentro a un posto appena illuminato da una luce soffusa. Era un locale piccolo, ma che per me sapeva di casa, come tutti i bar. Io ero cresciuta dietro un bancone e amavo l'odore che vi alleggiava: alcool e sigarette. Un buon odore. Ebbi una fitta al cuore a ricordare Jhon dietro al bancone che puliva i boccale e rideva con la sua voce forte simile a una valanga...
-Ehi, Jade, tutto a posto?- mi toccò una spalla, preoccupata, Bella ed io annuii accennando ad un sorriso, lasciando che mi superasse per avvicinarsi al bancone.
-Sam! Indovina un po' chi sono!- disse, sporgendosi e lasciando che i suoi ricci le cadessero davanti al bel viso.
-Ma guarda chi ha marinato la scuola quest'oggi!- si fece avanti un omone dai grandi baffoni neri e un sorriso caloroso.-Come mai con te non c'è Duff?
-Perchè lui voleva fare lo studente diligente- ma appena disse questa frase entrambi scoppiarono a ridere forte-Comunque ho portato un'amica!È appena arrivata in città!-
Bella mi prese per un braccio, sorridente, e io ricambia lo sguardo curioso dell'uomo con un'espressione dubbiosa:-Io sono Jade...
-Bene bene, Jade, visto che sei nuova non sai che faccio la migliore birra di tutta la zona, vero?- si allisciò i baffono Sam.
-Per questo glil'ho detto io!- saltellò la mia amica, alzando una mano come quando in classe vuoi rispondere a una domanda del proff, fatto che io non avevo mai fatto e che avevo visto compiere solo nei film.
-Sì, ma dirlo è una cosa, provare è un altro..- e così dicendo lo guardai riempire un grosso boccale di birra per poi passarmelo- Bevi pure alla tua salute, offro io-
-Sam..- Bella gli fece gli occhi dolci, imbronciando leggermente un labbro. Perchè se ch provavo io sembrava che avessi un tic facciale, mentre a lei riusciva così bene?? Le ingiustizie della vita! Alla fine il barista fece ina birra anche a lei e andò un'attimo nel retro perchè doveva mettere a posto.
-Senti Bella, tu non lo sai ma l'uomo che mi ha cresciuta aveva un bar molto conosciuto a Los Angeles, perciò...Beh, ho paura di poter offendere Sam se non trovassi eccezionale la sua birra...- confessai alla mia amica, abbassando gli occhi sul boccale davanti a me.
-Tu vieni da Los Angeles?!?!?- esclamò per tutta risposta la ragazza sgranando gli occhi -Ma sei scema ad esserti trasferita qua??Io e i ragazzi sognamo da una vita di andarci, mentre tu ci abitavi da una vita e ti sei andata a cacciare in questo posto?!?-
-Bella, è una lunga storia e non mi va di raccontartela, ok?- presi in mano il boccale e lo svuotai tutto in un sorso.
-Uaoh! Questa sì che è una donna- mi sorrise Sam, rientrando-Allora, che ne dici?
-Una delle migliori che abbia mai bevuto!- e non gli stavo mentendo, solo, al primo posto avrei messo sempre e comunque quella di Jhon.
Bella sorrise, sorseggiando la sua piano e si alzò facendomi sedere con lei ad un tavolo più appartato:-Ok, spara e io rispondo.
-Aah..prima di tutto chi sono "gli altri" e di cosa Duff doveva avvertirli?
-Va bene..allora è la band in cui suona Duff, è composta da altre 4 belve come lui...
-Dai, Duff non mi sempra poi così..
-Solo apparenza, fidati..no, scherzo! Lui è il più equilibrato ed è MIO, siamo intese?
-Cazzo, che peccato e io che gli avevo dato appuntamento per sta sera...
-CHE COSA HAI FATTO?!?!?!?!?!?
- Calma, tesoro, sto scherzando, è ovvio! Lui vede solo te e io non farei mai una cosa del genere ad un'amica!- la calmai, preoccupata per la mia incolumità.
-Ah, va bene- tornò sorridente- Te li presento con ordine così saprai come trattarli quando ti verranno a cercare, perchè lo faranno o, almeno, UNO lo farà...
-Il rosso?
-Bingo!"Il rosso" come l'hai chiamato è Axl, il cantante e..beh, ci devi stare attenta anche se è difficile, se ti ha già puntata sei fottuta..È uno di quei tipi che non fa mai cilecca, se ci intendiamo..del tipo che se ti vuole ti ha già...-
Trattenni il fiato e impallidii, sapevo cosa intendeva. Era come quello che mi era successo quando mi aveva guardata dritta negli occhi. Avevo sentito qualcosa allo stomaco e la testa mi si era svuotata come se non fossi più capace di intendere o volere, come se quello che avrei dovuto fare era solo ciò che voleva lui e nient'altro. Fortuna che avevo un'incredibile forza di volontà.
-Però con te ci sono io e finchè ci sono io non ti avrà, ok? Non ti preoccupare, ma nel caso tu lo volessi...-
-No che non lo voglio! È un pallone gonfiato che pensa che le ragazze siano delle mezze cartuccie!!- protestai subito, se c'era una cosa che non sopportavo e che qualcuno mi venisse a dire che avevo bisogno di lui...
-Ok, ok...poi c'è Steven, il batterista,  che è un malato di figa come lo sono un po' tutti, ma lui lo è particolarmente, ma è anche simpatico soprattutto quando battibecca con Slash...morir dal ridere è dire poco!- la vidi ghignare, persa nei suoi pensieri e bere un'altro sorso di birra.
-Chi è Slash?
-Ah!- un grosso sorrisone le comparve sul viso e mi fece spaventare, perchè non era niente che avessi mai visto.Era enorme-Slash è il chitarrista, è una forza della natura ti fa scompisciare a volte, ma ci devi stare attenta lo stesso!-
-Perchè anche lui ha il cazzo al posto della testa?
-Sì, però se ti prende bene può essere buono...è davvero favoloso a letto..
-BELLA!!!!!- scattai, incredula-Ma ci sei andata a letto?
-Ovvio, se no non te l'avrei mai detto...ma poi ci siamo chiariti. Io voglio solo Duff e lui vuole solo..beh portarsi a letto una tipa diversa ogni sera, semplice, no?
-E Duff?
-Non lo sa...- mormorò abbassando la testa per poi rialzarla subito e guardarmi negli occhi-E non dovrà mai saperlo, capito?
-Tranquilla- alzai le mani-Se è roba vecchia..
-Lo è.
-Va bene. E..di cosa doveva avvertirli Duff?
Bella prese in mano il boccale e finì quello che restava in un'unico sorso, poi si pulì la bocca con il dorso della mano:
-Che tu sei mia amica e che loro non devono farti del male se no li uccido...
Lo disse con tanta naturalezza che mi venne da sorridere. Bella era uno scricciolo, non sembrava davvero potenzialmente pericolosa, poi mi venne in mente la sua espressione di prima quando avevo scherzato sul suo ragazzo e capii che ne sarebbe stata capace.
Mai sottovalutare una ragazza, no?




 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Cespugli e sigarette ***



8 Capitolo
 
 
Stavo tornando a casa dopo aver accompagnato a casa Bella, che viveva in un appartamento poco lontano dal bar di Sam, ma in una zona poco consigliabile per una ragazza...
Non c'era nessuno a casa con lei e quando avevo provato a chiederle se avrebbe voluto che io aspettassi con lei mi aveva abbandonata sulle scale ridendo come una matta e dicendo che non era una bambina! Scossi la testa e mi sforzai di non sorridere. Le volevo già bene, malgrado il poco tempo trascorso...
Passai davanti al cancello della scuola e lanciai una breve occhiata oltre: il cortile che quella stessa mattina avevo lasciato di corsa pieno zeppo di gente affamata di pettegolezzi su "quella nuova" era deserto.
Avevo già saltato scuola al secondo giorno...non potei evitare di pensare che come inizio non era male..
Il problema era la gente. Io facevo abbastanza schifo nelle relazioni, perchè con me non c'erano compromessi. Io ero così e se una persona mi stava già sulle palle non avrei cambiato idea tanto facilmente..
Fortuna che a Bella e Duff non importava!
Scossi la testa e ripresi a camminare verso "casa". Non avevo molta voglia di andarci e per un'attimo pensai di non andarci affatto, ma avevo lasciato lì 
le mie cose e dovevo almeno  "tentare" di convivere con quella donna tanto diversa da me, eppure così simile all'apparenza. 
Mi trovai senza alcun preavviso a chiedermi come fosse il mio vero padre..
Se ero identica a mia madre fisicamente...possibile che avessi eraditato il carattere di mio padre, no? 
Forse lui era un ribelle, un duro, uno di quei tipi che ti incutono rispetto solo a vederli...un po' come era stato John..
A pensarlo mi venne un nodo in gola, ma gli occhi rimasero asciutti. Non ce la facevo..
Improvvisamente mi sentii osservata. Non era un impressione improvvisa, ma una sensazione che mi aveva perseguitata da quando avevo superato il cancello della scuola. 
Era come se qualcuno mi seguisse... Mi fermai e mi voltai. Il marciapiede era deserto, ma un cespuglio si muoveva nell'aiuola che stava lì di fianco.. 
Probabilmente era passato un gatto o un cane randagio, insomma...chi sarrebbe stato così cretino da nascondersi dietro a uno stupido cespuglio??
Scossi la testa, pensando che mi stavo facendo delle paranoie per niente, che scema che ero..
Forse bere birra così presto mi faceva rimbambire più del previsto...naaaaah!!!!  Forse erano state le parole di Bella a riguardo dei suoi amici...ma se ne avevo conosciuti un casino di tipi così a Los Angeles! Forse qualcuno mi stava seguendo per davvero... Mi fermai di nuovo e voltandomi scorsi un tipo un po' lontano da me che mi dava le spalle e pisciava in un aiuola. 
Beh, c'era chi stava peggio di me, no?  
Tornai a camminare, scuotendo la testa...se mi fossi messa a fissare quel tipo più del dovuto probabilmente si sarebbe autoconvinto di poter avere diritti su di me come quello di sta mattina... Solo pensare al rosso mi faceva salire la rabbia... 
Cazzo, perchè avevo quella terribile  sensazione? Come quando entri un bar e ti penti di aver messo una gonna troppo corta e i ragazzi ti scannerizzano  per bene il fondoschiena..
Mi voltai di nuovo e vidi il tipo di prima con le spalle appoggiate al tronco di un albero che sembrava fosse in paradiso dal modo in cui si godeva la sigaretta che teneva tra le labbra carnose.
-Ehi!- lo chiamai, infastidita, ma quello non mi diede retta. Strinsi i pugni stizzita. Sapevo, lo sapevo, che c'era qualcosa che non andava.
Tornai a guardare davanti a me e inizia a camminare più rapidamente, sperando di seminare quel tipo che, ero certa, mi stava seguendo da quando avevo lasciato scuola. In quel momento sentii nitidamente i suoi passi, le sue falcate, dietro di me e feci ciò che era nelle mie corde di fare: mi fermai di botto e quasi quello mi venne addosso. 
Tornai un'altra volta a guardarmi indietro. 
Il ragazzo di poco prima mi sorrise, stringendo tra i denti forti e bianchi la sigaretta: -Ehi, ciao! Ma guarda chi si vede! Passavo di qui e ti ho vista..volevo dirti che prima Axl ha esagerato e che io non faccio parte dela sua combricola, ci suono solo assieme, magari qualche birra ma finisce lì.. Io e lui siamo molto diversi, a volte non ci sopportiamo neppure! Ma...beh...-
-Tu sei il tipo che mi ha detto che ho un bel visino e un bel balcone..?- 
-Beh..non so se hai sentito, ma poi ho aggiunto che hai anche un bel posteriore...insomma, hai un bel po' di curve, sai? Proprio come piacciono a me..odio quelle troppo magre, non che tu sia cicciona, nè? Ma una donna deve avere certe curve che devono far..
-Ma...quella che hai in mano è la mia borsa..?
-Ah, questa? Ecco...ehm...sì, credo di sì..
-Allora ho sbagliato a giudicarti..TU NON SOLO SEI UN FOTTUTO MANIACO, MA SEI PURE UN FOTTUTO LADRO!!- gli strappai di mano la borsa con gli occhi che erano praticamente due braci ardenti, dandogli uno schiaffo e facendogli cadere la sigaretta dalla bocca. Lui la fissò cadere a terra in silenzio, per poi alzare lo sguardo su di me di nuovo.
-Ora tu mi dai una sigaretta.
-Perchè?
-Quella- indicò a terra-Era la mia ultima sigarette e quella- levò il dito indice sulla mia borsa - l'hai dimenticata sta mattina a terra dopo che Axl ti ha fatto incazzare. Perciò mi devi una sigaretta.-
Lo squadrai un attimo in silenzio. Era un tipo alto, dal fisico asciutto e la pelle color caffè latte, con una marea di ricci neri come la notte che gli coprivano la faccia, lasciando intravedere a tratti degli occhi ancora più scuri e profondi e due labbra piene e carnaso che sembravano predisposte a sorridere e a baciare. Non seppi perchè, ma provai una strana sensazione, come delle vertigini e qualcosa di caldo iniziò a difondersi dal mio stomaco lentamente. Mi sembrò che quegli occhi mi divorassero. Non lo aveva ancora identificato, ma sapevo che faceva parte del gruppo di Duff e, purtroppo, anche del rosso. Poteva essere Steven, ma qualcosa dentro di me mi diceva che quel tipo incarnava di più lo "stallone" di nome Slash di cui mi aveva parlato Bella...ma avevo bisogno di certezze per sapere come comportarmi..
-Tu sei Slash, quello bravo a letto?
Il ragazzo mi guardò attentamente, preso alla sprovvista. Probabilmente si chiedeva se fossi mentalmente instabile o una cosa del genere..ma non m'importava. Poi vidi un sorriso vacuo apparire sulle sua labbra e diventare sempre più grosso, come il petto gli si gonfiava: -Esatto sono io. Sapevo che la mia fama mi avrebbe preceduto! Non per fare lo sbruffone...ma io sono il Dio del Sesso!-
Quel tipo mi fece sorridere. Era così..così..esuberante! Scrollai le spalle e mi misi la borsa in spalla, tirandomi indietro i capelli:-Ok, oltre a essere un maniaco sei pure un pervertito..
-Ma che fai?- mi fissò a bocca aperta -Te ne vai già?
-Sì. Io non perdo tempo a seguire le persone nascondendomi nei cespugli..
-Ehi! Io non ho fatto niente del genere!
Sorrisi divertita:-I tuoi capelli dicono il contrario..
-Ehi! Torna qui! Mi devi una sigaretta!- mi prese per un braccio, ma a differenza di ciò che mi aspettavo non mi fece male, anzi, il suo tocco fu estremamente delicato.
-E chi ti ha detto che ce l'abbia? Io non fumo!
-Allora vai a prenderne un pacchetto!
-E poi dopo avertene data una che me ne faccio del resto?
-Le tieni per la prossima volta che ci vediamo. E, credimi, non sarà tra molto..- mi sorrise con gli occhi neri che brillavano alla luce dei raggi del sole che riuscivano a filtrare tra quella massa disordinata di ricci morbidi. Per un attimo mi persi in quel nero senza fine, in quei tratti che avevano qualcosa di oscuro e di lontano.
Di nuovo quella sensazione. Mi liberai dalla sua presa appena acennata e scossi la testa.
-Tu sei tutto matto! Io non voglio aver niente a che fare con te o con la tua banda!- poi voltai le spalle e mi misi a correre, consapevole che quegli occhi non mi avrebbero mollata neanche per un istante, perchè ce li avevo lì, nella mia testa.
Ancora quella dannata sensazione...cosa dovevo fare?
 
 
 
 
 
EHI!!!! :)
Scusate la mia assenza, ma sono stata in gita e ora devo mettermi sotto con la scuola perchè ho un sacco di progetti da portere a termine...
Scusate, scusate, sono stata un idiota a non postare prima, ma proprio non sono riuscita...
Allora questo capitolo mi piace un sacco, mi piace la figura di merda di Slash e...ho un debole per questo chitarrista!!!  Che ci posso fare????
CIAO AL PROSSIMO CAPITOLO (che spero di postare il prima possibile, scuola permettendo..)  
 J

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Rock e scommesse ***


 
9 Capitolo
 
-Ehi! Ragazzi, guardate chi si è deciso ad arrivare!
Slash fece capolinea nel garage che usavano come "sala prove", con un grosso sorriso sulla faccia e l'aria di uno che aveva la testa da tutta un'altra parte.
-Alla buon ora, Slash! Finalmente ci degni della tua presenza!- lo accolse un po' scocciato Axl, seduto sopra una cassa poco lontana da un tipo pallido dalla chioma corvina che si stava fumando una canna, accordando la propria chitarra.
-Com'è andata?? Hai rimorchiato qualcuno per sta sera, eh? Eh?Eh?- si mise a saltellare Steven, cercando di farsi vedere sotterrato com'era dietro la sua batteria.
-Per sta sera non proprio, ma diciamo che ho fatto colpo- sorrise tra sè e sè, ripensando al modo in cui lo aveva guardato.
-Non è da te fare così tardi, Slasher!- constatò Duff, bevendo un sorso di birra da una lattina.
-Quante? Quante?
-Cazzo, Steven! Sta fermo là dietro!- si lamentò il moro con voce indifferente.
-Dai Izzy! Non riesco a vedere un cazzo!
-Guarda che sono solo!- scosse la testa il riccio -Non l'avrei mai portata qui..-
-Era solo una?- l'espressione che riuscirono a vedere sul viso del nanerottolo biondo era evidentemente delusa -Ma almeno, era carina?
-È uno schianto, Adler! Una tipa come quella tu te la sogni! Le curve al posto giusto, un caratterino che mi accende..e poi..
-Ah! È vero! Si tratta di quella tipa che aveva perso la borsa, giusto? Quella che si chiamava..Jane..Jody..
-Steven, mi sa che ti stai confondendo con qualcun'altro..- cercò di fermarlo Slash, notando che Duff aveva lasciato cadere a terra la lattina di birra vuota e che anche Axl si era lzato in piedi ed entrambi lo fissavano in modo pauroso-Steve..sta zitto..Non sono andato a restituire niente, cioè io che restituisco qualcosa? Sono cleptomane per natura e non ridò mai niente indietro.. Ragazzi, avete una sigaretta?-
-Ah, ecco! Si chiamava Jade, vero?- saltò come una molla il biondino -Sì sì sì sì! Ne sono sicuro! Jade, vero?? 
-Cazzo, Adler! Tu ti ricordi sempre le cose che non dovresti ricordare! Sei un fottuto rotto in culo! Ti ho detto di stare zitto e tu, invece, fai quello che vuoi! Mi hai messo nella merda!
-Io non vi avevo detto di starle lontani?- s'infuriò Duff. Era strano vederlo così lui era il più calmo dopo Izzy, ma si capiva benissimo il motivo..oltre a starle simpatica quella ragazza, era soprattutto per Bella. Quella tipa lo aveva cucinato per bene, cazzo! E poi con quel ridicolo ricatto, che solo Duff ci credeva ancora... Per l'amor del cielo, Slash non aveva niente contro Bella, era una gran bella gnocca e ci sapeva fare, non poteva negarlo... Ok, che era successo solo una volta ed erano abbastanza ubriachi, ma lui si ricordava tutte le proprie migliori performance e...quella rientrava tra le prime cinque..ma ora si esagerava! Quella Jade non sembrava proprio una santa e di certo si sapeva difendere da sola! Cosa cazzo centrava Duff?
-Senti, man, tecnicamente tu hai minacciato solo Pel di Carota qui presente. -indicò il rosso- E poi io faccio quello che mi pare! E quindi se voglio mi faccio a nche quella!-
-Ehi! Sei arrivato tardi, io l'ho vista per primo e credimi lei preferirà me a uno come te..- ribattè Axl, incrociando le braccia.
-Intanto con chi ha parlato per circa dieci minuti? Se non sbaglio con te ha resistito solo due minuti prima di darti dell'idiota!
-Però la stavo per baciare e scommetto che la prossima volta lei non riuscirà a resistermi!
-La prossima volta che la vedrai sarà già mia!- avevano entrambi alzato la voce e si erano avvicinati pericolosamente.
-LEI NON SARÀ PROPRIO DI NESSUNO DI VOI DUE TESTE DI CAZZO!!!- li separò Duff -Ora mi sentite bene, sta sera usciamo e vi trovate della bella compagnia, così sistemate gli ormoni e la lasciate stare, che Jade vi castra tutti e due! Ora muovete il culo e venite a suonare!-
I due si lanciarono  un occhiata perentoria e presero posizione.
Appena iniziarono a suonare tutto ciò che era accaduto pochi istanti prima era scomparso.
C'erano solo loro e i loro strumenti, la voce graffiante e unica di Axl nelle loro fottutissime orecchie.
Non c'era più niente fuori da quel garage mezzo sfasciato nè ragazze da conquistare ne roba da farsi. 
Niente.
-Questo sì che è fottutissimo rock'n'roll!- sorrise Duff, quando finirono di provare -Ci vediamo alle 9 al solito posto!
Il bassista si sbrigò ad uscire perchè doveva andare a casa di una certa tipa..
Axl porse una sigaretta a Slash che l'accettò in silenzio per poi dire, dopo il primo tiro:-Io ci sto.
-Anch'io- sorrise il rosso, porgendogli la mano -Tanto sai che vinco io-
-Non cantar vittoria troppo presto, Rose!-
E sotto gli occhi sconsolati di Izzy e quelli divertiti di Steven si scambiarono una stretta di mano.
-Che i giochi abbiano inizio.- ghignò il rosso e la scintilla di una nuova sfida brillo nei suoi occhi freddi come il ghiaccio.
-Povera Jade..- scosse la testa Izzy...










 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Acqua e brividi ***


 
10 Capitolo
 
Mi passai una mano tra i capelli bagnati e alzai la testa.
Il getto di acqua calda che mi scivolava sulla pelle mi rilassava in modo incredibile. Amavo l'acqua fin da bambina, mi piaceva correre sotto la pioggia
inseguita da uno John sbuffante che mi ripeteva di tornare sotto all'ombrello. Non ero mai stata una persona molto ubbidiente, neppure quando ero bambina, poi con la crescita ero peggiorata. L'unico che sapeva prendermi e farmi ragionare mi aveva lasciata per sempre ed ora dovevo conquistare un autocontrollo che non possedevo. 
Chiusi l'acqua e uscii dal bagno indossando la biancheria intima. Osservai l'interno del mio guardaroba e capii che avevo bisogno di soldi. Metà della roba che avevo portato era troppo leggera e appariscente per Seattle, mentre il resto era..davvero poca cosa. Imiei vestiti non riempivano neppure la metà di quell'armadio. Non che non avessi avuto alcuno vestito, ma la maggior parte li avevo buttati fuori dalle finestre dell'appartamento di John quando avevo saputo che una sconosciuta aveva richiesto, e ottenuto, il mio affidamento.
Mi buttai sul letto e guardai fuori dalla finestra. Potevo scorgere un grosso ramo che si allungava verso di me e le pareti rosate della casa di fronte a quella di Sara. 
Il mio pensiero corse a lei presa ai fornelli a cucinare chissà che cosa. Aveva acceso la radio e cantava. Non aveva una brutta voce..almeno non era stonata. 
Sentii qualcuno suonare alla porta e la musica abbassarsi, prima che una voce vivace mi giungesse alle orecchie. 
Forse Sara aveva invitato delle sue amiche da farmi conoscere. Sbuffai e mi girai su un fianco. La mia immagine mi colpì riflessa nello specchio davanti al mio letto. Avevo ancora i capelli mezzi umidi scompigliati che m'incorniciavano il viso candido con delle leggere onde, i miei occhi mi fissarono di rimando con un'espressione scocciata, mentre strigevo tra le dita il lenzuolo del letto. Non ero nelle condizioni di ricevere visite in special modo da delle persone "perfette" come probabilmente erano le amiche di Sara. 
-JADE SCENDI! C'È QUALCUNO PER TE!- gridò mia "madre".
Mi alzai e scesi le scale a piedi scalzi, ripetendomi che dovevo essere gentile o, almeno, ci dovevo provare.
Andai direttamente in salotto dove Sara mi accolse con un sorriso un po' imbarazzato;-Jade, forse dovresti...
-Ehiiiiii!!!!!!!!!!- qualcuno mi strinse in un abbraccio caldo e profumato di..more selvatiche?
Appena mi staccai potei constatare che la persona che aveva cercato di soffocarmi era nient'altro che Bella con i capelli semiraccolti e un vestitino blu che arrivava a malapena a metà coscia e un sorriso smagliante sulle labbra rosse:-Lo so che non te l'aspettavi! Ma non ti posso permettere di andare a dormire troppo presto oggi!
-Perchè?Che ci fai qui?Come sapevi dove abitavo?- la tartassai di domande a cui lei non si degnò di rispondere.
-Sara è stata gentilissima!- feceun cenno verso quella- Mi ha detto che per lei non c'è problema se vogliamo uscire e ti lascia le chiavi di casa..-
-Quali chiavi?
Bella mi mise in mano un porta chiavi e continuò:-Voglio fare una sorpresa a Duff! E voglio che tu ti diverta perchè sei mia amica e i miei amici sanno sempre come divertirsi!-
E intanto che parlava mi spinse verso la porta di casa. Non ci capivo niente. Perchè Sara mi lasciava andare? Era una buona idea uscire con Duff e Bella? Probabilmente no, poi loro si sarebbero andati ad appartare in qualche posto chissà dove e io che cosa avrei fatto? Non la capivo proprio quella ragazza..come faceva a sapere dove abitavo? Forse glielo avevo detto mentre la riaccompagniavo a casa..
-Ehm...Jade non credo che sia prudente uscire in quel modo..- ci bloccò la voce di Sara.
Abbassai lo sguardo e notai solo in quel momento che ero in reggiseno e mutande e..no, non era proprio il caso di uscire vestita, o per meglio dire svestita, così.. 
Bella mi guardò, ridendo ed annuì:-Ti aiuto io a vestirti. No, è inutile che ci provi, voglio che tu venga con me! Muovi il culo! La sua stanza è di sopra? Ok, me ne occupo io.. Non si preoccupi, è in buone mani!-
In un attimo mi ritrovai seduta in camera mia con Bella che frugava tra i miei abiti con aria pensierosa. Mi passò un paio di pantaloni di pelle neri e un top rosso che mi scopriva la pancia e si allacciava dietro ad incrocio:-Metti questo e questo..come scarpeeee..vediamo vediamo...questi stivali vanno alla grande! Farai girare la testa a un sacco di gente. Ma tieni giù le mani da Duff, ok?-
Annuii, vestendomi sotto il suo sguardo attento. Non avevo voglio di opporre resistenza e, sebbene la conoscessi da appena due giorni, avevo capito che con lei era inutile discutere.
Scendemmo e io presi la borsa infilandoci dentri il portafoglio e le chiavi di casa. Uscii senza dire niente a Sara, ma appena misi piede sul vialetto seppi che mi stava guardando dalla finestra del salotto. Non mi importava se fosse preoccupata o chissà cosa. Lei non ne aveva alcun diritto.
E poi io non ero la tipa da chiedere il permesso per divertirmi, ma questo lei non lo sapeva ancora..
Non mi conosceva.
-Prendiamo un taxi o vuoi camminare? Non è molto lontano..
-Preferisco camminare..
Bella annuì e mi sorrise:-Bene, così ho tempo per fumarmi una sigaretta..
-Tu fumi?- la guardai, stordita. Da come quella volta Duff mi aveva detto di non dire a Bella che si andava a fumare una sigaretta avevo capito che lei non voleva..
-Ogni tanto, quando sono nervosa..- scrollò le spalle e se ne accese una.
-Perchè lo dovresti essere sta sera?
-Non lo so- i suoi occhi incrociarono i miei mentre lei corrugava la fronte -Ma lo sono.-
Un brivido mi corse lungo la spina dorsale, mentre lei si liberava da uno sbuffo di fumo e i suiu ricci le coprirono gli occhi. 
Per un attimo mi fece pensare a qualcuno..qualcuno che avevo visto..ma poi scacciai quel pensiero quando lei si fermò e gettò a terra il mozzicone di sigaretta.
-Jade, siamo arrivate-





CIAO GENTE!!!
Sono tornata, non sono morta e sto cercando di essere più regolare...allora, che mi dite?
Vorrei sapere cosa ne pensate un po'...mi farebbe piacere :)
Ok, ora mollo J 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Tra vodka e offerte ***



11 Capitolo

Il locale era pieno come ogni sera.
Quando entrorono furono assaliti dall'odore di alcool e fumo che impregnava quel posto. Un odore a loro molto conosciuto e familiare.
Sul palco quella sera stavano suonando quattro ragazzi dall'aria tormentata e dal nome della propria band sconosciuta e destinata a rimanre tale. Duff lo vedeva nei loro occhi, mancava quella scintilla, quell'energia che invece lui e i suoi amici avevano. Un energia quasi animalesca che coinvolgeva e incitava i loro ascoltatori a dare di più. E loro afare di più.
Si avvicinarono al bancone salutando il barista che ormai li conosceva e aveva già preparato da bere per loro:-Ehi ragazzi! Avete già addocchiato le tipe per la serata?
-Ciao Daaaaaave!- si sedette su uno sgabello Steven, girando su sè stesso-Wooooow!!! Dov'è la mia vooooodkaaaaa?
-Non ti sembra di aver bevuto già abbastanza prima di venire qua?- si accigliò l'omone dalle braccia ricoperta da tatuaggi di serpenti.
-Ah, no! Non ho toccato nieeeeente! Eheheh..- sorrise smaliante il batterista con i grossi occhi che si guardavano in torno alla ricerca di tipe d'abbordarre il prima possibile.
Dave si voltò a guardare gli altri e Izzy scrollò le spalle versandosi un bicchiere di Jack e mandandolo giù in un solo sorso. Axl intanto si era appoggiato con le spalle al bancone e sorrideva ad una tipa che gli si era avvicinata in modo provocante.
-Dovresti esserne abituato, Steven è così di natura- lo tranquillizzò Duff, prendendo in mano la sua birra.
-Non ha il cervello- aggiunse Slash a bassa voce.
-Guaaaardaaaa che ti ho sentitoooo, razza di bell'amico che sei!- gli diede una spinta Steven, prima di afferrare la bottiglia di Jack vicino a Izzy e dirigersi verso tre ragazze che gli amicavano ridacchiando.
Duff sorrise squotendo le testa mentre Slash constatava con rammarico:-Ma cazzo siamo appena arrivati e io non ho ancora trovato una che mi soddisfi come vorrei!-
-Appunto, Slash, siamo appena arrivati! Guardati intorno prima di scegliere, ma sbrigati se no rischi di andare in bianco!- ridacchiò il bassista, osservando l'espressione buffa che aveva assunto il suo amico prima di tracannare una lunga sorsata di vodka. 
-Non se ne parla! Sai con chi stai parlando? Io se voglio me ne posso fare 10 in una sera, ma non voglio sciuparle e poi ho i miei standard!
-Che si limitano a questo: due grosse tette e un buco tra le gambe, giusto?- lo punzecchiò Axl, mentre la tipa che gli si era avvicinata bevevadalla sua bottiglia di Jack.
-Ehi! Così mi offendi, usignolo!- mormorò tra i denti il riccio, dandogli le spalle e bevendo un'altro sorso di vodka.
Certo, non si offendeva per così poco, lui era Slash cazzo! Ma allora perchè non riusciva a lasciarsi andare quella dannata sera? Cosa c'era che non andava? Si passò una mano tra i ricci mentre Izzy lo chiamava indicando una che pareva essere la tipa che rientrava di più nei suoi standard...una rossa dal seno abbondante, un sorriso smaliante e un minivestitino che le lasciava scoperte le gambe. Una bomba che gli stava venendo incontro proprio in quel momento:-Ehi, hai qualcosa da offrire a una donna come me?
-Per te dolcezza ho più di una cosa da offrire- le sorrise, allungando una mano per toccarle le gambe, lei rise maliziosa e gli venne più vicino.
-Perchè non inizi con un drink?
-E tu cosa offri in cambio?- aveva gli occhi incollati allo scollo enorme che le lasciava scoperto un generoso pezzo sel suo seno con il pizzo nero del reggiseno.
-Tutto quello che vuoi...
-Attenta, che questo qua ti prende in parola- sorrise Duff, dando una gomitata ad Izzy che ghignò appena.
-Beh..non mi dispiacerebbe...- rispose lei sporgendosi di più verso il riccio e baciandogli la bocca.
Slash sorrise e si scostò ridendo, ma poi si bloccò con gli occhi fissi sull'entrata del locale.
Duff seguì il suo sguardo e gli sfuggì un:-Cazzo....



 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Desideri... ***


 
12 Capitolo
 
L'aria calda di quel posto mi colpì in piena faccia mentre entravo un'istante dopo di Bella.
Mi ero fermata a guardare un foglio mezzo strappato che annunciava che il proprietario cercava un barista. Mi sarebbe servito un lavoro, ci avevo 
appena pensato quando ero ancora sdaiata a casa ene avevo già trovato uno! Almeno la serata non sarebbe stata un completo buco nell'acqua! 
Bella mi tirò per un braccio riportandomi alla realtà.
-Ehi! Assomiglia ai posti che frequentavi a Los Angeles?
Mi guardai intorno, pensierosa. Per me ogni locale era come casa, anche se diversi e non sempre tutti uguali. 
C'era un sacco di gente, probabilmente era uno dei più frequentati da quelle parti...e non era messo male.
-Non somiglia a quelli di Los Angeles, ma la novità mi eccita- sorrisi franca, mentre la mia amica mi guardava stranamente soddisfatta-Che hai?
-Ti ho vestita che sei una favola e credo di aver anche centrato il tuo carattere! Non avresti indossato la gonna perchè per te gonna
equivale: o una facile da abbordare o, nel mio caso, fidanzata. La maglietta rossa incarna la tua forza e scommetto che è una delle
tue maglie preferite! E poi ti fa sexy ma non in modo eccessivo! Sembri un angelo seduttore!-
La guardai senza parole. Quella era davvero una delle mie maglie preferite e aveva ragione sulle gonne...non che avessi
questo pregiudizio sulle altre ma io ragionavo così su me stessa: quando ero in vena di cose folli ero capace di mettere gonne
microscopiche, perchè mi davano più libertà di movimento e facevano attirare l'attenzione. Ma addirittura un angelo seduttore? IO?
Va bene avevo una faccia pulita, la pelle forse troppo biance e gli occhi grandi simili a quelli di un gatto di un castano dorato e labbra perennemente
rosse sebbene non usassi alcun tipo di rossetto..ma non ero proprio un angelo. Nella mia compagnia di LA i soprannomi che mi venivano dati erano
tutt'altro che dolce e gentili! 
-Che hai  sei in trance?- mi sventolò davanti agli occhi una mano per poi sorridermi -Va bene. Qui c'è bisogno di qualcosa di forte!-
Si voltò e andò a cozzare contro qualcuno, sollevò lo sguardo e sorrise:-Sorpreeeesa! Buona sera amore!
Duff ci guardò pensieroso, tentennando un sorriso:-Ciao...che ci fa lei qui?
-Ti do fastidio? Se vuoi me ne torno a casa sub...- feci per fare un passo indietro, ma lui m'interuppe squotendo la testa.
-No no! Non è sicuro e poi hai diritto di divertirti, ma..- si passò una mano tra i capelli e si chinò a parlare con Bella.
Scorsi dietro le sue spalle il bancone dove un omone nerboruto ricoperto di tatuaggi serviva i clienti e decisi di approfittarne per chiedere del lavoro, am 
mi bloccai dopo pochi passi notando qualcuno seduto proprio lì davanti che mi fissava.
Due occhi neri come il petrolio imìncrociarono i miei e io smisi un attimo di respirare.
Li avevo sentiti appena ero entrato e ora, però, realizzavo che non era solo una sensazione che mi era
rimasta addosso per tutto il giorno. E sentivo dell'altro.
Un brivido e seppi cos'era.
Lui mi voleva...



****************************************************************************************************************************


-Cazzo cazzo cazzo...- ripetè tra sè e sè Duff, guardndo la sua ragazza e Jade entrare.
Erano tutte e due bellissime da mozzare il fiato. Bella con i capelli semiraccolti e qualche riccio ribelle che le cadeva sul viso, il corpo esile e tonici fasciato in quel miniabito color blu notte con i ricami in pizzo nero e i tacchi lucidi, il rossetto di un rosso appena più scuro e gli occhi che brillavano di quella luce che lei sola possedeva.
Per Duff era il suo raggio di sole. 
Eppure in quel momento aveva portato una tempesta di nome Jade, bella da infarto con quella sua provocanza mascherata da semplicità.
Si sbrigò ad alzarsi ed ad andare incontro ella due ferme a parlare.
Izzy volse la testa verso Slash e la sua "amichetta" che improvvisamente, privata delle attenzioni del riccio, si era staccata e gli aveva portato via la bottiglia di vodka per ripicca. 
Slash appena aveva visto le ragazze, o per meglio dire Jade, fare capolinea dalla porta con quegli occhi che brillavano nella penombra come quelli di un gatto e quelle sue movenze così genuine e allo stesso tempo sensuali era stato attraversato da una scarica elettrica fortissima.
Ora sentive qualcosa di vivo e invitante nell'aria, che era meglio, incredibile a dirsi, del profumo del sesso.
Non riusciva a staccare gli occhi dalla sua figura, dalle curve morbide, dalle labbra rosse, da quei capelli lunghissimi e da quel viso.
Non gli importava più niente della tipa che lo guardava languidamente seduta di fianco a lui.
C'era solo Jade e la sfida con Axl, che poi erano la stessa cosa.
Erano lei.
 









 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Convincente e bugiarda ***



13 Capitolo


Mi avvicinai al barista, sbrigandomi a distogliere lo sguardo da quegli occhi neri e profondi.
Ritornai a respirare lentamente. Non mi era mai successo prima una cosa del genere e non mi piaceva.
-Ehi! Vuoi che ti porto qualcosa?- mi chiese l'uomo pieno di tatuaggi, alcuni anche fatti davvero bene, dietro al bancone.
-Una birra, ma in realtà volevo chiederti per il lavore da barista. Ho visto l'annuncio appeso fuori..
-Conosci qualcuno che sarebbe interessato?
-Sì, certo.- sorrisi- Io sono interessata-
Si fermò a guardarmi, pensieroso, mentre con mani esperte preparava un cocktail che poi passò a un tipo poco lontano da me:-Come ti chiami?
-Jade.
-Non sei di queste parti vero?
-Sono di Los Angeles- mi domandai dove volesse andare aparare, c'era qualcosa di strano nel modo in cui mi osservava.
-Senti, Jade, io sono Dave e voglio essere sincero con te. Qui non si scherza e non è un posto adatto a una bella ragazza.- mi porse la birra che gli avevo chiesto.
-So gestire dei clienti ubriachi e fare le miscele. Sono cresciuta in questo genere di posto e so cavarmela. Non ho bisogno che qualcuno si preoccupi per me, sono capace di cavarmela da sola. Non chiedo se posso fare quasto genere di lavoro, perchè so di esserne capace, ma chiedo di essere messa alla prova.- ribattei, incrociando le braccia e guardandolo dritto negli occhi.
Rimasimo fermi così per qualche istante, poi lui distolse lo sguardo e scrollò le spalle:-Certo che sei convincente...
-Devi esserlo se sei una donna, se no gli altri non ti prendono sul serio- gli feci notare, bevendo un sorso di birra -Allora?
-Quanti anni hai?
-18 - mentii, che poi non era proprio una bugia tanto grossa. Io davvero dovevo compiere 18 anni, solo che non gli avevo ancora compiuti, semplice, no?
Lui mi sorrise e annuì tra sè e sè con la testa. Era uno di quei tipi con cui mi sarebbe piaciuto lavorare, mi faceva pensare a una grossa mintagnia che mi
avrebbe protetta e aiutata durante le mie serate, anche se ero capace di farcela da sola. Era un supporto almeno morale. E poi aveva quel genere di sorriso 
che ti faceva sentire bene, rispettata, anche se eri una donna. In quei posti era difficile trovare gente così.
-Passa domani pomeriggio alle tre, che ti faccio fare una prova prima di proporti al mio capo-
E seppi che ero già dentro. Jhon mi aveva insegnato tutto ciò che dovevo sapere e non avevo mai sbagliato un colpo.
Ero praticamente assunta! Bevvi il resto della mia birra con soddisfazione e la posai di nuovo sul bancone, quando qualcuno mi si sedette accanto e mi porse una bottiglia di whisky:
-Ehi, piccola, noi due non abbiamo una discussione da terminare?
Sentii una strana sensazione quando la sua mano mi accarezzò un braccio nudo per poi scostarmi i capelli dalla spalla e sfiorarmi con le
sue dita bollenti il mio collo. Una scarica attraversò ogni cellula nervosa del mio corpo mentre nel mio campo visivo veniva occupato 
dalla sua figura in modo prepotente.
E sulle sue labbra apparve un leggero sorriso che mi fece perdere un battito del mio cuore.
-Sei felice di rivedermi, Jade?





Ciao!!!!!!!!!!!!
Sto cercando di recuperare il tempo perduto, perchè la storia si era un po' bloccata..
Bene, spero che l'evolversi della vicenda non vi dispiaccia. io mi sto divertendo un casino!
Bene bene... Ringrazio chi ha messo la mia storia tra quelle seguite, sono davvero contenta :D
Ora vi lascio ciao ciao  J









Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Sorprese e richieste ***



14 Capitolo


Non riuscivo a muovermi.
Quel contatto così inaspettato e allo stesso tempo così intimo mi aveva lasciato spiazzata. Quegli occhi che mi osservavano con attenzine con quello sguardo, quello sguardo di una bellezza quasi angelica che aveva catturato il mio in un solo istante con quella forza che avevo visto già una volta.
Per un attimo sentii le gambe molli e mi persi nel suo sguardo.
-Sei felice di rivedermi, Jade?
-Cosa ci fai qui?- riuscii a chiedergli a bassa voce, senza riuscire a distogliere lo sguardo.
-Quello che ci fai tu.- rispose, accarezzandomi ancora il collo fino a sfiorarmi la guancia e continuare a sorridere -Oggi sei scappata e non mi sono presentato. Io sono Axl Rose e sono al tuo servizio, honey..-
-Io non ho bisogno di te e dei tuoi servizi- scandii parola per parola lasciando che i nostri visi si avvicinassero fino a sfiorarsi.
Sentii il suo respiro caldo sul mio viso, sulle mie labbra appena socchiuse e un'altra scarica elettrica percorse tutto il mio corpo e riuscii a scorgerla anche nello sguardo del rosso.
Stava sentendo quello che sentivo io? Quel viso, quelle labbra così vicine che avrei potuto sfiorarle immediatamente, cancellando la distanza tra di noi, fondendo i nostri respiri in uno solo, cedendo al suo desiderio che vedevo alleggiare in quello sguardo strano...uno sguardo che non avevo mai visto e che mi attraeva inevitabilmente.
I suoi occhi si staccarono dai miei per guardare le mie labbra prima di sfiorarle appena.
Ma non riuscì ad assaggiare il sapore delle mie labbra perchè mi tirai indietro sorridendo. 
-E tu non avrai mai nè me nè i miei di servizi- gli sussurrai in modo sensuale, prima di allontanarmi del tutto da quel viso bellissimo e dal tocco delle sue dita sulla mia pelle.
Il rosso rimase a guardarmi in silenzio, riuscivo quasi a sentire il rumore del suo cervello che macchinava su quello che era quasi successo e su quello che avevo appena detto. Aveva un espressione intensa, perfetta per quel viso. Lo avevo colpito. Aveva capito che ero diversa da quelle che gli gironzolavano intorno di solito. Mi avrebbe lasciata stare. Almeno lo sperai.
-Ecco cosa succede a essere gentile- disse alla fine, bevendo un lungo sorso di Jack -Ti si ritorce conto-
-Tu non sei stato gentile, sei stato superbo e sbruffone...- gli feci notare, prendendo un'altra birra.
-Non è vero! Io sono sempre gentile! Epoi sei stata tu ad attaccarmi con le storia del numero..che, a proposito, me lo devi ancora dare!
-Cosa?!?
-Io ti ho detto come mi chiamo, tu invece puoi darmi il tuo numero.- e lo disse come se fosse la cosa più logica del mondo.
-No, al massimo ti dico il mio nome, come hai fatto tu!
-Ma io lo so già! Che gusto c'è?
-Be'..allora guarda che anch'io sapevo gia chi eri..- ma mi venne voglia di mordermi la lingua appena pronunciai quelle parole, perchè il volto del ragazzo fù attraversato da un ghigno soddisfatto e sbruffone. 
-Allora la storia che non ti avrò è tutta una cosa per attrarmi?
-Assolutamente no. Sono seria: non voglio avere niente a che fare con te!
-Allora perchè ti sei preoccupata subito a scoprire chi sono?- tornò a farsi avanti, cercando di sfiorarmi, ma io mi ritrassi subito. Sapevo che se mi avesse anche solo sfiorato ancora non sarei riuscita a ribellarmi e a non cedere a quel viso d'angelo tormentato che si stava facendo sempre più vicino.
-Ammettilo che mi vuoi...- disse in un soffio sulle mie labbra.
Mi era di nuovo vicino, anche troppo, e stavo iniziando di nuovo a sentire quella sensazione. C'erano solo lui e le sue labbra che bramavano le mie. Sentii la sua mano accarezzarmi il collo in modo sensuale e scivolare sulla mia spalla lentamente. Cercai di ripetermi che no, io non lo volevo, non volevo le sue labbra, non volevo le sue carezze...eppure sentivo qualcosa che mi spingeva a non sottrarmi da quel contatto. Erail suo sguardo.
Era lui.
Aveva ragione Bella, ero in suo potere e la mia forza di volontà stava venendo a meno oppure ero io che volevo quel bacio...cosa?
No, non era possibile. Cosa diavolo stavo pensando?? Perchè non riuscivo a tirarmi indietro, a sottrarmi da lui? Eppure non riuscivo a sentirmi in ansia o spaventata. 
Ero tranquilla. Com'era possibile?
Le sue labbra erano così vicine, lo vidi sorridere soddisfatto. Pensava di aver già vinto, che io ero già sua..ma perchè non riuscivo ad essere arrabbiata? Io che non riuscivo ad arrabbiarmi anche se quel rosso sbruffone e vanitoso che mi voleva solo per soddisfazione o per qualunque altro motivo, non m'interessava, stava per baciarmi? Cosa mi stava succedendo?
Io non lo volevo! Non m'interessava niente di quello sconosciuto...appunto, era uno sconosciuto e io non sapevo nulla di lui...perchè stavo lasciando che mi baciasse?
-Jaaaaade!!!!!!- una stretta mi strappò dalla presa del rosso -Qui, sai che c'è una tradizione????-
Ebbi l'impulso di abbracciare Bella e gridarle mille ringraziamenti all'orecchio, ma mi trattenni limitandomi a sorriderle ed ad allontanarmi da quel tipo stregato.
-Bella..- lo sentii sbuffare.
-Ah..ciao..Axl..- gli rivolse un'occhiataccia più che elloquente -Ci sei anche tu?
Axl stava per risponderle male quando la voce di Duff lo precedette:-Bella ha ragione, qui ci abbiamo una tradizione da rispettare! Dave! Sai cosa fare, vero?
-Certo!- sorrise il barista- Quanti ne faccio?
-Finche una delle due non cede!- rise Bella, baciando appassionatamente il suo ragazzo.
-Ma..solo tu e lei?- disse, preoccupato-Ma non sarebbe meglio..- ma Bella lo interruppe con un'altro bacio più appassionato del precedente.
Io li guardai sorridendo:-Che..che tradizione?
Entrambi si voltarono all'unisolo sorridendo in un modo che non prometteva niente di buono.
Anche Axl si era aperto in un ghigno malizioso e preoccupante.







Ciaoooo!!!!!!!!!!!!!
Cos'è questa strana "tradizione" di cui parlano gli altri????
Povera Jade...Axl è più che intenzionato a vincere la scommessa, ma come sarà il
contrattacco di Slash? Be'..per saperlo dovrete continuare a leggere..e spero di riuscire a postare il prima possibile il prossimo capitolo!
Cioa J





 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Post sbornia e occhi misteriosi ***



15 Capitolo

Avevo un terribile mal di testa e la bocca tutta impastata.
Cosa mi era successo? Non ricordavo niente, ma dal modo in cui mi pulsava la testa potevo capire che era uno dei sintomi della sbornia. 
Ero già stata ubriaca in precedenza, ma mai così tanto... Mi sembrava di impazzire da come mi sentivo. E l'odore di sudore e sigarette che c'era tutto intorno a me non aiutava, anzi avevo tutti i sensi amplificati e tutto era semplicemente troppo... 
Mi portai le mani alla faccia coperta dai capelli e me li tirai indietro.
Aspettai qualche istante prima di aprire gli occhi ed alzarmi a sedere, sperando inutilmente di riprendermi.
Intorno a me era tutto buio, tranne per una fessura più in alto e uno spiraglio di luce che filtrava appena da sotto una presumibile porta/portone un po' più in là da dove mi trovavo...non riuscivo a calcolare la distanza perchè avevo una percezione dello spazio limitata tra lo stordimento e il fatto che fosse tutto buio. Stropicciai gli occhi e sbadigliai, causando altre fitte. Avevo bisogno di un po' d'acqua e non sapevo neppure dove fossi finita! Cosa mi era successo? Non lo sapevo, ma di sicuro non mi trovavo nella casettina perfetta e profumata di Sara.
Ero nella merda.
Controllai di avere ancora addosso i vestiti e notai che mi mancavano solo gli stivali, che cercai a tastoni. erano sporchi di..
-Che schifo..- mormorai tra i denti pulendomi le dita con un fazzoletto che avevo in tasca. Ripresi ad infilarmeli con più attenzione, poi mi mossi a tastoni verso la luce appena accennata, inciampai su dei fili e feci cadere atterra qualcosa di metallo..che posto era quello?
Aprii la porta togliendo un'asta di metallo che qualcuno aveva messo e mi appoggiai alla soglia, coprendomi gli occhi con un braccio
per difendermi dai raggi accecanti del sole.
L'aria fresca mi fece subito bene, ma non mi fece passare quel terribile mal di testa.
Non avevo mai visto quella strada in vita mia, non sapevo come c'ero arrivata e chi mi avesse chiusa lì dentro. 
-Ehi, prendi!- qualcuno mi lanciò qualcosa tra le mani che io, incredibilmente, riuscii ad afferrare senza far cadere niente, per poi esaminare quell'oggetto.
Era una bottiglia d'acqua.
Alzai lo sguardo lentamente per scorgere un ragazzo alto e piuttosto sottile, con una catasta di capelli castani scuri e una sigaretta in bocca
che mi veniva incontro con un sorriso gentile sul volto chiaro:
-Tranquilla, come puoi vedere è ancora chiusa, sono andato a prendertela quando ho sentito tutto quel fracasso..spero che non ti sia fatta male...-
-Sto..sto bene...- mormorai con la voce ancora impastata, aprii la bottiglia e ne bevvi un lungo sorso.
Nel frattempo l'altro aveva acceso la luce (se si poteva considerare tale un filo traballante dal soffitto con attaccata una lampadina) ed era
entrato, tirando da una parte i fili e osservano una branda appesa in un angolo con le coperte per terra:-Hai dormito qui?
-Ma tu chi sei?- feci per tutta risposta -Perchè sono qui e perchè mi hai chiuso dentro? Cos'è successo ieri sera?-
-Non ricordi niente?- mi chiese con un'espressione tra l'incredulo e lo stordito.
Scossi la testa, infastidita:-Certo che no! Ero ubriaca persa e ora ho le testa che scoppia!-
-Vuoi una sigaretta?
-No, voglio sapere cos'è successo!- misi le mani sui fianchi e lo fulminai con le migliore delle mie occhiatacce, sebbene non fosse facile nelle mie condizioni.
-Ok, ok, calma!- alzò le mani intimandomi di tranquillizzarmi con aria un po' rassegnata -Va bene. Ieri notte hai fatto una gara di bevute, tu e Bella eravate così fuori che avete dato spettacolo..-
-Cosa intendi per "spettacolo"?- ti prego, ti prego non dirmi che mi sono fatta riconoscere, ti prego!
-Ecco..siete salite sul bancone del bar e vi siete messe a ballare...È una cosa normale per Bella, quindi e probabile che ti abbia trascinata lei..-
-Oh nonono..- spalancai gli occhi -Dimmi che non mi sono tolta niente!
-A dir il vero..- tentennò, abbassando lo sguardo sulla mia maglia -Vi siete tolte le maglie e i reggiseni...-
-Ma ce li ho su!- protestai, infastidita, guardandolo malissimo.
-Certo, la maglia sono riuscito a recuperarla, ma l'intimo...-
Mi voltai e controllai alzando la maglia. Era dannatamente vero, non avevo sotto il reggiseno! Porca puttana, che cazzo avevo fatto?
Mi portai una mano al viso, inorridendo, prima di voltarmi di nuovo e chiedergli cos'era successo poi...
Avevo quasi paura di saperlo.
-Axl e Duff vi hanno tirate giù di peso..
-Axl mi ha salvata?
-Più o meno..- si grattò la testa sfuggendo al mio sguardo dorato ed indagatore.
-Ma allora perchè sono qui con te e non con lui? Cos'è successo che non mi hai detto?- mi avvicinai, obbligandolo a guardarmi in faccia.
Sospirò e scrollò le spalle:-Anche lui era ubriaco, ci ha provato e all'inizio sembrava che ci stessi, ma poi gli hai tirato uno schiaffo e sei corsa fuori. Axl voleva seguirti, ma..è stato trattenuto e Duff era impegnato a convincere Bella che fosse troppo ubriaca per rimanere lì e di tornare a casa..-
-Per questo sei venuto tu?- lo guardai, pensierosa.
-Eri sola senza maglia, di notte e potevi fare brutti incontri.. Così ti ho presa e ti ho caricata in macchina volevo portarti a casa, ma tu continuavi a dirmi un indirizzo improbabile...cioè Los Angeles? Siamo a Seattle! Così ti ho portata qui,  addormentata. Ti ho appoggiata sulla mia branda e ti ho messo la maglietta..
-Mi..mi hai messo la maglietta?- sgranai gli occhi, diventando rossa.
-Eri mezza nuda..- si giustificò, scrollando le spalle -Ma mentre te la mettevo ti sei svegliata di colpo e mi hai strillato addosso di lasciarti andare, mi hai dato del maniaco porco,figlio di puttana ecct. ecct. e mi hai sbattuto fuori. Ho tentato di rientrare, ma avevi chiusi in qualche modo..così ho dormito sul marciapiede..fino a un'oretta fa..-
Ero senza parole..avevo combinato un sacco di casini ed era stata solo la prima notte che trascorrevo fuori casa! Sara..no, non mi preoccupava lei, ma mi preoccupava il fatto che avrebbe potuto aver chiamato la polizia.. E quel rosso che aveva cercato di approfittare della situazione! Che rabbia! Avevo una voglia matta di spaccargli la faccia..ma non potevo incolparlo per tutto quello che era successo. E poi quel ragazzo dagli occhi malinconici che mi aveva salvata e che io avevo lasciato dormire fuori al freddo su quell'umido marciapiede. Mi sentii un doppio schifo..
-Mi spiace..ehm..come ti chiami?
-Izzy Stradlin..
-Jade Lighter - gli sorrisi - Mi accompagneresti a casa, Izzy?
Lui mi guardò gettando a terra il mozzicone di sigaretta e pestandola ed annuì, tirando fuori le chiavi della macchina.
Parcheggiò davanti alla casa di Sara e alzò un sopracciglio:-Sicura che sia casa tua?
Finii di mettere in ordine in qualche modo i capelli, guardando il mio riflesso nello specchietto:-Non è casa mia quella, ma solo un posto dove
abito provvisoriamente..-
-Provvisoriamente?
-Sì, spero di tornare a Los Angeles il prima possibile. È lì la mia casa.- misi a posto anche la maglietta e mi voltai a guardarlo-Grazie, Izzy, per tutto. Anche per aver dormito sul marciapiede!-
Lui accennò ad un sorriso e io gli baciai delicatamente una guancia prima di scendere dall'auto e correre verso casa, aprendo il cancelletto perfetto, tirando fuori le chiavi ed entrando in casa in silenzio. Sgattaiolai al piano superiore e mi buttai sul mio letto con un sospiro. 
Non era come casa, ma era l'unico posto che avevo in quella città fatta di sconosciuti.
A parte Bella e Duff.
E, ora, anche Izzy Stradlin, il ragazzo dagli occhi malinconici  e dai modi gentili e misteriosi.
Chiusi gli occhi e mi lasciai andare tra le braccia di Morfeo.



****************************************************************************************************************************




Izzy la guardò correre via dopo avergli baciato una guancia e sospirò.
Era una ragazza complicata, ma era contento di averla aiutata. Non si meritava tutto quel casino e di soffrire a causa di quella stupida scommessa.
Scrollò le spalle e fece retromarcia. Sapeva che ci sarebbero stati molto altri problemi quel giorno. Colpa di quella due teste di cazzo..
E lui aveva anche mal di schiena! Fanculo...ma ne era valsa la pena.
-Si vede che viene dalla città degli angeli..- mormorò toccandosi ancora la guancia e scuotendo la testa -Ma ha un carattere che...-
Sorrise e pensò che anche lei avrebbe fatto la sua parte tra quei due cazzoni dei suoi amici.








Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Finzione e un'accompagnatore indesiderato ***



16 Capitolo


Scesi le scale lentamente, con ancora un gusto amaro in bocca. Avevo dormito ancora un po'  finchè la sveglia non era suonata
ed io mi ero tirata su di mala voglia per farmi una doccia e vestirmi svogliatamente. Dovevo almeno fingere con Sara di stare bene
e di non avere alcun sintomo di quella terribile sbornia che mi ero presa in realtà.  Fortuna che avevo sempre saputo fingere.
-Buongiorno - mi accolse sorridendo, seduta su una sedia con le gambe piegate sotto la leggera camicia da notte che indossava.
Aveva i capelli leggermente scompigliati e dal collo largo della camicia riuscii a intravadere uno strano simbolo nero e rosso.
Un tatuaggio.
Sara aveva un tatuaggio? Lei mi indicò una tazza di tè verde, ma l'odore che solitamente mi era molto gradito mi fece venire voglia di ritirarmi in bagno a vomitare. Scossi la testa bofocchiando che volevo solo una fetta di torta e poi presi la cartella
gettandomela sulle spalle. 
-A che ora sei tornata?- mi chiese a un tratto, facendomi voltare -Non ti ho sentita tornare...-
-Ho dormito a casa di Bella...- scrollai le spalle  -Mi hai aspettata?
-Ehm..- abbassò lo sguardo, sospirando .-No, no, tranquilla, tesoro. Buona scuola!-
La guardai alzarsi e mettersi a posto la camicia, nascondendo il tatuaggio e mi diede la spalle, chinandosi sul lavandino.
Non sapevo cosa dovessi fare, non ero abituata lla sensibilità di una donna, ok, sono una donna pure io, ma..crescendo con John e tutti i suoi amici mi sentivo più a mio agio congli uomini, E di certo io e John non eravamo abituati a quel genere di dicìscorso. 
Capivo che in qualche modo lei volesse qualcosa da me, ma non riuscivo a capire.
Uscii di casa in silenzio, con gli occhi bassi .
John non mi aveva mai aspettata alzata. Sapeva com'ero fatta, che me la sarei potuta cavare e la sua filosofia di pensiero era
che ogniuno aveva diritto di fare le proprie esperienze, brutte o belle che fossero. E io la pensavo come lui, anzi avevo creduto che
tutti la pensassero come noi. Ma negli occhi di Sara avevo visto dell'altro. 
Mentre chiudevo il cancelletto inciampai su qualcosa che si trovava proprio lì davanti.
O, per meglio dire, qualcuno.
Lo guardai scocciata e cercai di superarlo senza guardarlo, ma lui si alzò  prendendomi per  un polso:-Ehi! Jade, aspetta!-
-Mi sembra di averti detto che non voglio avere niente a che fare con te e i tuoi amici!- mi liberai, cercando di non guardarlo
negli occhi se no ero fottuta. Ormai sapevo che effetto mi faceva e avevo preso le mia precauzioni.
-Non sembravi più così convinta ieri sera..
-E hai visto cos'è successo?
-Ti sei divertita, no?- la sua voce sembrava un po' infastidita.
-Mi sono spogliata!- protestai, alzando la voce.
-L'hai fatto di tua volontà, io non centro niente!- incrociò le braccia, mettendo il muso da cucciolo bastonato -Io volevo darti
una mano ma poi tu ti sei lasciata acchiappare da Axl!-
-Io non sono stata acchiappata da nessuno!
-Davvero? Strano, sembravi molto coinvolta...
-Ma tu cosa centri? Quello che faccio sono cazzi miei!- mi allontanai infastidita, ma lui mi segui con una faccia leggermente
incredula sotto la massa di ricci che gli ondeggiavano davanti al viso.
-Vuoi dire che non ti ha scopata?
-NO!
-Davvero?
-Sì!
-Ferma! Fermati un'attimo, piccola!-  mi bloccò, prendendomi per le spalle e obbligandomi a guardarlo negli occhi.
Erano ancora più belli e profondi di quanto mi ricordavo dalla sera presedente.
Neri come il carbone, come la pece, come le profondità della terra e mi risucchiavano come un vortice.
Sempre più giù..giù..giù...
-Oh cazzo! Ma tu non stai mentendo!
-Certo, coglione!- ribattei, irritata e allo stesso tempo divertita dalla sua espressione sconvolta.
-Cioè tu non hai quella faccia, perciò davvero non hai fatto sesso con Pel di Carota! Cazzo sei la prima che ce la fa!Cioè
tutte dopo un suo bacio cedono, uno solo, capisci? Tu invece no.. Porca troia, non ci credo..ma no, non  hai quella faccia perciò 
deve essere come dici tu, no?Non ci posso credere...Ha fallito! Quel cazzone ha fatto cileccà! Tu non ci hai fatto sesso! Cazzo se sei grande bambina! Tu non gliel'hai data! No, non gliel'hai data! Non gliel..-
-Guarda che la stessa cosa vale per te, riccio!- sbuffai, cercando di staccarmi, ma i suoi occhi mi tenevano inchiodati lì.
-Ah, ma io non sono come Axl- ghignò lui, avvicinandosi ancora di più al mio viso e lasciando che i nostri nasi si sfiorassero 
lentamente. Avevamo gli occhi appiciccati, i nostri sguardi si stavano fondendo in un modo che mi dava i brividi..ancora quella 
sensazione che non riuscivo a capire.
Poi improvvisamente mi lasciò andare, prendendomi per mano:-Dai, andiamo a scuola insieme!
-Cheeeeeeeeeeeeeee???- rimasi spiazzata da quello che mi aveva appena detto.
Andare a scuola con lui, tenendoci per  mano? Ma eravamo tornati all'asilo? E poi io con lui non ci dovevo stare!
-Dai, muovi quel tuo bel culetto, se no arriviamo tardi!- mi trascinò in aventi.
-Ehi!Tu non mi sembri il tipo da preoccuparsi di queste cose!
-Infatti, ma volevo fare una bella figura con te...Cazzo, non dovevo dirtelo, vero?
-Eh, credo di no...- scoppiai a ridere e alla fine lo seguii lungo il marciapiede.
Dai, non lo facevo perchè volevo stare con lui, ma perchè...infondo è meglio non andare in giro da sola, no?
E poi era simpatico...aspetta, aspetta, Jade, che cazzo stai pensando? Questo qui è un cazzone, uno che segue le persone
nascondendosi nei cespugli..e scommetto che è anche uno di quelli che cambia donna ogni sera..
Ma, dai, per una volta...
E poi di certo quello non mi avrebbe mollata con tanta facilità e la stretta leggerea e calda con cui mi avvolgeva la mano era così
piacevole...
-Solo per oggi, capito?
-Cosa?- mi guardò senza capire.
-Solo per oggi mi comporterò in modo amichevole, perchè non son nelle condizioni di poter litigare..
-Perchè sei ammaliata dal mio fascino mattutino?
-No, perchè ho ancora i postumi di una bruttissima sbornia, la peggiore della mia vita..
-Benvenuta a Seattle, piccola!- mi sorrise, accendendosi una sigaretta -Qui tutte le notti è così se esci con noi, ma se cerchi di meglio
passa una notte con il sottoscritto e..AHIO!-
Gli avevo appena rifilato un cazzotto sul braccio, la giornata stava prendendo finalmente la piega giusta.

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Senza Sogni ***



17 Capitolo


La campanella era suonata da un pezzo quando arrivammo, ma Slash non se ne preoccupava evidentemente, perchè si fermò ad accendersi l'ennesima sigaretta senza lasciarmi andare. Probabilmente era abituato a saltare la prima ora o non andare
affatto a scuola... La cosa non mi stupiva più di tanto, l'avevo fatto anch'io un paio di volte e anche più, ma non mi andava di rimanere ancora per molto là fuori sola con lui. Ok, era un ragazzo simpatico, cocciuto nelle sue idee e dai modi rozzi, ma in qualche modo mi affascinavano... Aveva l'apparenza del tipico cattivo ragazzo che avrebbe fatto impazzire qualunque genitore per bene, come Sara, ma in realtà era un tipo simpatico, spensierato, ma convinto su ciò che voleva fare.
E lui voleva diventare il più grande chitarrista del mondo del rock.
L'aveva affermato con tanto fervore e grinta che gli credevo, se metteva anche solo un quarto di quell'energia che aveva dentro nel suonare ce l'avrebbe fatta. Per un attimo lo invidiai: lui sapeva cosa voleva diventare, chi voleva essere e, per quanto mi aveva raccontato, lui e i suoi amici si facevano il culo per realizzare il loro sogno.
Io avevo dimenticato quale fosse il mio. Avevo smarrito la via, non sapevo più niente.
Solo qualche mese prima ero convinta che avrei finito il liceo e poi avrei affrontato l'università aiutando nello stesso tempo John al locale, ma ora che lui non c'era più tutto era senza senso... Ero finita in una città che non avevo mai neppure pensato di visitare di sfuggita e vivevo con una donna, che sebbene mi avesse partorita non centrava niente con me... Come potevo immaginare la mia vita  in un futuro? Avevo perso tutti i miei punti fissi, quelli con cui era formata la mia vita. 
Non sapevo più niente, se non che amavo la musica con tutta l'anima.
Di questo ero certa, ma non dissi niente a Slash che parlava a fiotto, era come una valanga e mi faceva sorridere.
-Stop stop, grande rockstar!- lo feci tacere posandogli un dito sulle labbra carnose e...improvvisamente notai che erano anche incredibilmente vicine. Sentii qualcosa allo stomaco, ma mi sforzai di staccare lo sguardo da lì e puntarlo nei suoi occhi.
"Pessima mossa Jade" 
Quegli occhi mi stavano mangiando, li vidi puntarsi intensamente sulle mie labbra e quasi sfiorarle, ma io avevo ancora il dito sulle sue, perciò fu solo un tocco lieve e appena acennato. Mi tirai indietro, corrugando la fronte. Che stavo facendo? Cosa diavolo mi stava succedendo? Possibile che all'improvviso non  riuscivo a trattenermi e saltavo addosso a tutti i ragazzi che mi capitavano a tiro? 
-Ehi, piccola! Tutto ok?- cercò di avvicinarsi, ma io mi tirai indietro allontanandomi.
-Ho..ho lezione..devo andare!
-Scusa, ma ormai sei in ritardo di 20 minuti! Cioè..è inutile che vai no? E poi potremmo...
-NO!- cercai di ricompormi -Meglio di no. Ci vediamo in giro, riccio!
Feci qualche passo indietro, senza riuscire a staccare gli occhi dai suoi che mi guardavano confusi e...delusi? Cazzo, ci eravamo visti solo due volte e io già pensavo che gli sarei mancata? Ma che mi stava succedendo??
"Jade, cazzo, riprenditi!!" mi strillò una vocina dentro le mia testa e, finalmente, gli diedi le spalle correndo all'interno della scuola.
Avevo ancora quegli occhi...dannazione! Smettila, Jade! Devi smetterla di farti sti film mentali! 
Erano passati solo tre giorni da quando ero arrivata lì e già avevo perso la ragione.
Mi fiondai in classe con il fiatone e il mio nuovo prof di storia mi accolse con una sonora sgridata, prima di mandarmi al posto.
Alzai lo sguardo cercando un posto dove sedermi, notando che tutti i posti erano occupati tranne per due banchi,uno accanto a quello di una ragazza vestita da cheerleaders con due codini neri, due grandi occhi cristallini e una bocca larga spalancata in un immanso sorriso bianchissimo, tipo quello delle pubblicità. Una cosa abacinante. L'altro aveva come vicino un ragazzo che riconobbi subito.
Appena incrociammo lo sguardo, mi sorrise, con gli occhi verdeacqua che brillavano in modo malizioso, come il suo sorriso appena accennato sulle sue labbra sensuali:
-Cazzo, è vero che andare a scuola ogni tanto fa bene.. Buongiorno, honey...




Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Tra sorrisi falsi e baci arroganti ***



18 Capitolo


Il suono della fine della lezione mi fece sentire subito sollevata e pronta ad uscire da lì e a mettere maggior distanza tra me e il rosso.
Ma non avevo calcolato qualcun'altro...
-Aspetta..Jade, giusto? Allora ci penserai?- mi bloccò la tipa con i codini, non che mia compagna di banco durante quelle due luuunghe ore di 
biologia. Avevo dovuto sedermi accanto a lei per evitare le mani che il rosso avrebbe allungato quasi certamente sotto al banco nell'eventualità
in cui mi sarei seduta di fianco a lui.. Perciò non solo la lezione era stata noiosa, ma le mie orechie erano state intasate dal ronzio delle chiacchiere
della cheerleaders bruna e dal suo sorriso splendido splendente. Ne avevo abbastanza per quel giorno.
-Di che stai parlando?
-Delle selezioni! Per inserirti meglio all'interno dell'ambiente scolastico e tutte quelle robe lì, sai?
-Stop stop..- l'azzitii, tappandole la bocca, prima che potesse rimettersi a parlare e la guardai, incredula -Stai parlando delle selezioni per le cheerleaders?
Lei annuì forte con la testa.
-Cioè..mi stai proponendo di far parte di quelle..-oche, che se la fanno con i giocatori, superficiali, senza un briciolo di rispetto, anarchiche,
odiose, troie-..quelle ragazze?-
La sua risposta affermativa mi lasciò basita:-Ma dici sul serio? Ma mi hai vista? 
La tipa si liberò. annuendo più forte di prima:-Certo! Sul tuo curriculum c'è scritto che..
-Hai letto il mio curriculum?- mi bloccai a guardarla, ma non più stupita o preoccupata per la sua sanità mentale, ero furiosa -Chi cazzo credi di essere 
per accedere ai miei dati personale, eh? Chi cazzo sei?-
La ragazza sorrise tirata e abbassò lo sguardo:-Lo dicevo solo perchè credevo che ti sarebbe piaciuto, insomma...-
-Chi te l'ha chiesto?
-Arper aveva in mano i tuoi dati e..ha parlato di te dicendo che probabilmente avevano sbagliato a scrivere così ho dato un'occhiata..
-Chi è Arper?
La ragazza giocherellò con la catenina che aveva al collo e scosse la testa, prima di superarmi e uscire, tirando fuori ancor quel sorriso, che ora sapevo 
perchè mi desse così fastidio. Era falso. 
Mi sbrigai a raccogliere le mie robe, ma qualcuno si mise a giocherellare con il mio astuccio soppesandolo da una mano all'altra con fare da giocoliere.
Strinsi la presa sui libri prima di sbatterli violentemente sul banco e voltarmi per correre fuori. Avevo bisogno di stare sola, di rimettere ordine nella
mia testa, di bere qualcosa di forte per farmi passare quel senso di pesantezza di cui la mia mente era stata pervasa. Le parole di quella ragazza avevano 
fatto accendere qualcosa nella mia testa che mi sarei levata di dosso solo con qualcosa di forte. Un tempo avrei saputo cosa fare, ma ora.. ero sola. 
Senza posti sicuri dove andare e con una "casa" che non mi poteva bastare.
Sentii i suoi passi dietro di me, voleva ragguingermi per dirmi chissà cosa, magari dopo quello che era successo io per lui sarei stata solo una di quelle
puttane che si credono superiori, che fingono di non volerti, per poi cedere subito dopo... Mi facevo incazzare da sola. Ero arrabiata con me stessa per
quello che avevo fatto..o, per meglio dire, quasi fatto. Non riuscivo a credere di avergli permesso di toccarmi.
Ero furiosa e quel tipo mi doveva stare alla larga.
Riuscii a raggiungere il giardino, ma la sua mano pallida mi afferrò un braccio e mi obbligò a fermari e a guardarlo.
-Che cazzo vuoi?- gli gridai contro, cercando di ribellarmi, ma senza esiti positivi.
-Vuoi sapere cosa voglio?- strinse di più la sua presa sul mio braccio prima di attirarmi a sè e baciarmi appassionatamente.
Sentii le sue labbra calde sulle mie, il suo respiro fondersi con il mio e la sua lingua introdursi con facilità tra le mie stesse labbra, senza incontrare alcuna opposizione. Le sua mano libera mi accarezzò la guancia lasciando la mia pelle rovente, mentre con l'altra stringeva ancora il mio braccio.  Avevo la testa annebbiata, non riuscivo a capire cosa stesse succedendo al mio corpo e perchè sentissi la necessità di rispondere a quel desiderio con altra passione.
Perchè volevo sentire la sua stretta ancora più forte? Perchè volevo che le nostre lingue s'incrociassero? Perchè sentivo di volerlo anch'io?
Mi sforzai di non ricambiare, di raccogliere tuttp le mie energie e di oppormi, tirarmi indietro, allontanarlo in qualunque modo.
Non doveva toccarmi.
Mam, prima ancora di riuscire a oppormi, si staccò da solo.
Lo vidi fare un passo indietro, guardarmi e lasciarmi andare il braccio con una carezza. I suoi occhi chiari indugiarno sul mio volto, per poi guardarmi intensamente negli occhi per un lungo istante. Avevano qualcosa di strano. Mantre i nostri sguardi si studiavano a vicenda, vedevo qualcosa infondo al
suo occhio, qualcosa di nascosto, di impetuoso, di terribile. Una profonda malinconia celata da una rabbia furiosa e una scintilla di pazzia.
Quel genere di scintilla che, però, era destinata solo ai migliori.
-Vuoi sapere cosa voglio, Jade?- un ghigno s'impadronì del suo viso perfetto da angelo dannato - Divertiti a scoprirlo...-
Poi fece un altro passo avanti, si chinò verso di me e mi sfiorò le labbra con le sue, prima di superarmi.
Rimasi ferma qualche istante, metabolizzando le sue parole e il suo gesto. 
Mi sfiorai con la punta delle dita la bocca e poi corrugai le fronte. Imprecai furiosamente, rientrando a scuola per riprendere i libri.
Quello stronzo mi aveva morso le labbra!











Ehi!!!!
Salve bella gente!
Ok, mi sono fatta attendere e non poco, ma non ho avuto tempo ed ero rimasta un po in stand-by...
Che ne dite? Sono sincera quando dico che mi servono le vostre recensioni, perchè m'invogliano e forse
potreste darmi anche qualche dritta e qualche suggerimento, no?
Va bene! Axl come al solito si diverte a giocare con Jade esembra pure a buon punto, eh?
Cosa farà Slash ora?? Vediamo cosa s'inventa... ;)
Grazie per aver letto e ciao a tutti!!!!   J






Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Confusione e rabbia(?) ***


 
19 Capitolo
 
Gli occhi di Bella mi osservavano senza quasi mai battere le lunghe ciglia scure e iniziava a darmi sui nervi.
-Per quanto pensi di continuare?- mi sforzai di rompere quel silenzio fastidioso e carico di aspettative.
-Hai le labbra così gonfie perchè sei caduta?
-A volte sono molto maldestra, ok?
-Posso toccare?
-Cosa? E perchè dovresti fare una cosa del genere?
-Per esserne certa!- e senza aspettare il mio consenso mi afferrò il viso tra le sue mani delicate, ma forti e lo avvicinò al suo.
Vidi Duff farsi più vicino e osservare a sua volta con sguardo esperto. Cavolo, dovevo ammettere che la mia scusa era abbastanza idiota,
ma mi avevano preso incontro piede e non avevo saputo inventare niente di migliore... Però in quel momento sapevo che non sarebbe retta
a lungo, bastava vedere le loro facce.
-Ho ragione Duff?- Bella alzò lo sguardo per fissare il bel viso del suo fidanzato.
Il bel bassista sospirò ed annuì:-Diciamo che Jade è "caduta" per via di un sasso di nome Axl Rose...
-Ti ha baciata?- Bella sbarrò gli occhi in modo traumatico -Ti ho persa di vista per un'ora, quello là ne approfitta e tu non mi dici NIENTE???
-Bella, che dovevo dirti? Mi arrangio da sola...- scrollai le spalle con aria indifferente -Non è il primo bacio indesiderto che ricevo e di ragazzi
come quello ne ho conosciuti, quindi...-
-Ti assicuro che di tipi come Axl Rose non ne hai mai visti...è unico nel suo genere per nostra fortuna, ma per tua sfortuna ha puntato gli occhi
su di te e scusa la franchezza, ma piccola sei nella merda- m'interruppe una voce alle mie spalle e voltandomi mi ritrovai un ragazzo ombroso, dal 
viso pallido, appoggiato al muro di spalle che si stava rollando una canna con tutta calma. Incurante del fatto che quella fosse una scuola.
-Izzy!- esclamammo sorpresi io e Bella.
-Che ci fai qui, amico?- gli si avvicinò Duff, superandoci.
-Dovevo avvisarvi che sta sera si suona, perciò oggi pomeriggio Axl ha deciso che dovremmo provare per tutto il tempo...E ho assistito a tutta la 
scena...
-Ti sei goduto lo spettacolo, eh?- non potei evitere di ringhiare all'idea che fosse rimasto lì a guardarci senza fare niente.
-Potevi opporti quando volevi, Axl era così vicino che ti bastava una ginocchiata...
-Izzy, lo sai anche tu come sono i giochetti del vostro cantante...- lo fermò Bella, portandosi le mani sui fianchi -E non ci posso credere che tu non sia..
-Jade ha abbastanza fegato per mandarlo a fanculo da sola, lo ha già dimostrato anche se era ubriaca persa...- la calmò Izzy con il suo tono pacato e
sereno, aveva quel genere di voce che riusciva sempre a tranquillizzarti e mi piaceva un sacco.
E poi mi aveva fatto un complimento per qualto ne avevo capito!
-Grazie- gli rivosli uno dei miei migliori sorrisi, mantre Duff e Bella rimanevano incerti a guardarsi
-Per questo - continuò il chitarrista -Volevo invitarti alle prove e alla nostra esibizione di sta sera, che dici?
-Quando e dove?- e non potei trattenermi dal sorridere, amavo i live e poi ero curiosa da quando il riccio quella stessa mattina si era dilungato nel lodare
la loro band.
Finalmente li avrei visti all'opera sul serio. 
 
***************************************************************************************************************************
 
Slash sbuffò, infastidito, sentendo qualcosa alla bocca dello stomaco.
Pensò che fosse perchè non aveva ancora nè bevuto nè fumato qualcosa, ma sapeva che non era così.
Era per la scena che gli si era parata davanti agli occhi come un pugno nello stomaco. Era dalla prima ora che aspettava fuori dall'aula di biologia, per 
parlare con Jade, non sapeva perchè, ma aveva aspettato senza schiodarsi di lì, neppure per andare al gabinetto. Poi l'aveva vista correre via veloce seguita da
una testa fulvia piena di cattive intenzioni. Axl. Li aveva seguiti e aveva spiato tutte le loro mosse e le loro parole.
Era stato come un pugno allo stomaco, chissà poi perchè vedere il rosso avventarsi in quella maniera sulle labbra rosse e delicate di quella sconosciuta 
gli aveva potuto procurare simili sentimenti... Quelle labbra che a mala pena le sue avevano sfiorato, saggiandone la morbidezza e sentendo il desiderio 
di volere di più. Si portò le mani tra i capelli e si scompigliò i morbidi ricci neri, cercando di togliersi di dosso quella sensazione.
Si ripetè che era solo arrabbiato perchè Axl era in vantaggio, solo per quello...
Era solo per la scommessa, nient'altro.
Eppure il dolce sapore di quelle labbra, gli dicevano solo una cosa.
Lei doveva essere sua.
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Bacchette, mani e una cintura... ***


 
 
20 Capitolo
 
 
Appena lo vidi riconobbi subito il garage dove mi ero svegliata dopo la terribile sbronza della sera precedente.
Alla luce del sole, però, sembrava ancora più ammaccato e la vernice era scrostata in più punti a mostrare l'argento del 
metallo su cui i raggi del sole pomeridiano si riflettevano. 
Duff parcheggiò la sua vecchia macchina sul marciapiede di fronte e spense il motore, imprecando su quel 
"rottame" sempre pieno di problemi. Bella, seduta al suo fianco lo fece tacere con un bacio appassionato e mentre 
lui le infilava le mani tra i folti ricci per stringerla ancora di più a sè, io mi affrettai a scendere. Era chiaro che il mio 
destino fosse di fare in eterno la terza incomoda, almeno quando mi muovevo con loro...
Davanti al garage, discosa per poco, c'era il fuoristrada nero di Izzy e una moto ormai da rottamare, ma evidentemente
il suo proprietario la pensava diversamente. Sentii delle imprecazioni venire dall'interno e mi domandai se l'arredamento
avrebbe rispecchiato a pieno l'odore, che era l'unica cosa che ricordavo di quel posto.
-Chi è che mi ha scassato la batteria?? I piatti sono tutti a terra e..le bacchette! Qualcuno ha visto le mie bacchette?
-Steven hai controllato nel tuo culo?
-Vaffanculo Slash! Pensa alla tua chitarra!
-La mia chitarra sta benissimo! Perchè io la metto in un posto sicuro e protetto!
-Nelle mutande?
-No, vicino al frigorifero delle birre!
-E quello sarebbe un posto sicuro?
-Intanto nessuno ci ha mai vomitato sopra, come nelle tue casse...
-Oddio, non l'avevo visto...che schifo! Io non suono...e fottetevi tutti!
-Ma la smettete voi due? Sembrate due checche isteriche...
-Scusami Izzy, se questo posto è un porcile! Potresti pulire ogni tanto, sai?
-No.
Mi venne da sorridere immaginando quel santo ragazzo che sopportava a fatica quei due idioti dei suoi amici...mi avvicinai,
sporgendomi leggermente al di là del portone semiaperto per vedere chi fossa il batterista e qualcuno mi accarezzò i fianchi
con dita calde e una presa forte. Trattenni il respiro mentre qualcuno sfiorava il mio orecchio con le labbra sussurrando:
-Non ti ha insegnato nessuno che non si deve origliare? Spiare è un peccato.  Rischi di andare all'inferno, come me....
Poi una mano candida fece voltare la mia testa di lato e Axl mi fissò attentamente, i nostri visi che si sfioravano appena.
-Lasciami- sussurrai, chissà poi perchè...
-Oh, no...- sorrise accattivante, prima di spingere la porta e fare capolinea nel garage -Ragazzi, guardate chi c'è qua!-
Sbuffai, infastidita, appena una ventata d'aria puzzolente mi colpì il naso. Non era cambiato niente dal mio risveglio, anzi 
con la luce potevo ammirare quel disastro di posto. 
Ok, un po' era anche colpa mia, ma di certo prima della mia sbronza quel posto non era conciato tanto meglio...era 
abbastanza ampio, ma lo spazio era notevolmente ridotto grazie a un numero non indifferente di scatoloni ammassati su 
un lato e attrezzature ingarbugliate che avevano visto tempi migliori. Di certo avevano visto tempi migliori. 
Nel posto restante c'era un divanetto logoro e rivestito da una coperta scura, due brande appesa a un lato più discoste, 
sotto a uno spiraglio fatto a mano per far entrare un po' d'aria. Una batteria era posizionata a poca distanza dall'ingresso 
vicino a una chitarra ritmica ben curata.
Sembrava un luogo da battaglia.
Tre ragazzi erano fermi vicino a un frigorifero con in mano delle birre ghiacciate e tutti e tre si erano voltati a guardarci
non appena eravamo entrati. Il riccio ondeggiò lievemente quando ci vide, un po' sorpreso:
-Jade? Che ci fa lei qui?
-Slasher, certo che sei tonto! È venuta per me, voleva spiarmi...vero baby?-  fece un movimento circolare sui miei fianchi con le sue
mani sensuali ed esperte, chissà quante aveva toccato in quel modo...
-No.- ribattè la voce nitida di Izzy, fecendo levare dal mio corpo lo sguardo malizioso di Axl.
-Cosa?
-L'ho invitata io qui, ad assistere alle prove- scrollò le spalle avvicinandosi alla sua chitarra e accendendosi una sigaretta.
Io sorrisi soddisfatta e mi liberai dalla presa del rosso, lanciandogli un'occhiata divertita. Lui fissò l'amico e poi scrollò le
spalle, ridendo.
-Cazzo, ti sei trovata la scusa per rifarti gli occhi, eh?
-Pensala come vuoi...- lo lasciai dire, avvicinandomi alla batteria e guardando la mia opera...e sì, faceva proprio schifo...
Trovai le bacchette infilate in mezzo a dei cavi per terra e le presi in mano, per poi tamburellare lievemente sopra a un 
timpano. Sorrisi piano, pensando che ero stata io a fare quel disastro e che Izzy mi aveva coperta.
-Ehi! Cazzo, le hai trovate! Ma io ti sposo!!!- mi gridò in un orecchio un ragazzo biondo afferrandomi e sollevandomi da terra.
Scoppiai a ridere davanti alla sua faccia tutta contenta da bimbo..quei grandi occhi blu così teneri che mi fissarono in adorazione
solo per avergli ritrovato le bacchette.
-Ehi! Calma, non sai neppure come si chiama!- intervenne Slash, senza guardarci, con ancora in mano la birra.
-Giuuuuuuuuusto! Com'è che ti chiami, bambolina?
-Mi chiamo Jade- e gli tirai una lieve ginocchiata tra le gambe facendolo staccare -Mi stai simpatico, ma non chiamarmi mai più bambolina, ok?-
Annuì, tenendosi le palle, con il faccino corrucciato. Gli sorrisi e gli diedi le bacchette.
-Cazzo, che ragazza...- sorrise Slash, ridendo insieme a Izzy.
-Ma il nostro bassista dove diavolo è finito?- esclamò infastidito il rosso.
-Credo sia in macchina con Bella...- dissi, ridendo -Si sta scaldando...-
-Vado a tirarli giù io!- scatto Slash ghignando.
-Ti do una mano!- lo seguì il biondino nano. Steven.
Li guardai correre fuori con due faccie da prendere a schiaffi. 
Poco dopo sentii delle urla e delle risate, miste a un rumore di clacson.
Tornarono ridendo come dei bambini, ma con le facce rosse. 
-Bella ha colpito, eh?-  sorrise Axl.
-Già, ma ne è valsa la pena!- fece l'occhiolino Steven -Arrivano tra un minuto, forse due..-
-Dipende se Duff trova come tenersi su i pantaloni...- disse Slash, mostrandoci una cintura, ridendo: 
-Sono o no un cleptomane per natura?-
 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** FINALMENTE MUSICA! ***




21 Capitolo


Duff strinse saldamente il suo basso, mentre osservava Bella entrare lentamente e venire verso di me, cercando si mettersi a posto come poteva
i ribelli ricci scompigliati. Sorrisi studiando il modo repentino con cui lo sguardo del ragazzo era tornato sereno. Slash gli aveva ridato la cintura 
per permettergli di suonare senza doversi tenere su i jeans.
-Ragazzi, oggi abbiamo due intruse e sta sera un concerto da fare, perciò non perdiamo tempo e dimostriamo cosa siamo capaci di fare!
-Che?- innarcò un sopracciglio Steven, con un espressione corrucciata.
-In parole povere: iniziamo a suonare - diede una lieve scrollata di spalle Izzy.
-SPACCHIAMO TUTTO!- gridò Slash improvvisando un assolo che fece gioire le mie orecchie.
Sorrisi, incrociando le braccia e dando un'occhiata impaziente al rosso, che mi rispose  con un sorriso accattivante prima che iniziassero.
Il garage vecchio ed ammaccato risuono improvvisamente di una melodia forte e inebriante, una musica viva che mi faceva correre lievi
brividi lungo la schiena e mi faceva sorridere ad occhi chiusi. Il suono nitido delle chitarre che si completavano a vicenda incatenate tra loro dal
ritmo pulsane della batteria, dalle bacchette di Steven che si muovevano rapide e con pricisione, mentre il piccolletto seduto in maniera strana
continuava a dimenarsi, mordendosi la lingua con un ghigno di felicità e piacere che mi faceva pensare proprio a uno piccolo cucciolo selvaggio.
La voce forte e graffiante  che m'innondò le orecchie mi spezzò il fiato, facendomi arrossire senza che io riuscissi a impedirlo. 
Riuscivo sempre a rimanere estremamente coinvolta dalla musica e dalle canzoni di quel genere. Canzoni forti e piene di energia, che dimostrano
tutto ciò che contava per per i loro musicisti. Riuscivo a sentire la grandezza del loro sogno e la passione che ci mettevano per realizzarlo.
E mi innebriava, facendomi girare la testa, perchè mi ricordavano la forza che avevo messo io nel mio sogno...
Nel mio vecchio sogno, mio e di John. E ora non era più di nessuno.
Respirai affondo, cercando di riprendere il controllo, mi sentivo le guance in fiamme e tutto girava vorticosamente come quel ritmo,
che somigliava incredibilmente al battito del mio cuore. Una mano fresca mi strinse un braccio e mi trascinò quasi di peso all'aria aperta.
-Jade, che succede?-
Bella mi osservava con i suoi dolci occhi preoccupati e sospirai, chiudendo gli occhi e schiudendo le labbra. 
-Sto bene.- mi limitai a dire, chiedendomi la stessa cosa senza trovare alcuna risposta. La testa girava ancora e riuscivo a sentire la musica che
mi rimbombava nelle orecchie e la voce del rosso. Quella voce mi faceva sentire...strana. L e gambe mi tremavano eppure volevo tornare 
immediatamente dentro per continuare a sentire. Mi aveva innebriata, ma allo stesso tempo distrutta.
Continuavo a tremare. Feci per entrare, ma Bella mi afferrò di nuovo.
-Tu non puoi andare da nessuna parte. C'è qualcosa che non va!- mi trattenne.
-Sto bene- ripetei ostinata, opponendomi e cercando di liberarmi. Dovevo rientrare, avevo la mente ancora annebbiata da quella canzone, ma poi...
Mi accorsi che era tornato il silenzio.
Duff corse fuori raggiungendoci con tre birre ghiacciate e la fronte imperlata di sudore per tutta la musica che aveva prodotto con il suo basso.
-Eravamo così terribili? Per questo siete corse fuori?
-No, no...- rispose subito Bella, continuando a guardarmi -Jade ha qualcosa che non va...
-TI HO DETTO CHE STO BENE!- mi liberarai e indietreggiai, tenendomi contro il muro. Forse però Bella aveva ragione.
Duff, ni fissò corrugando la fronte: -Vuoi che ti riaccompagniamo a casa? Anche se è presto..sono appena le tre e non avete finito di sentirci suon..
-SONO LE TRE???OH CAZZO!- imprecai, strabuzzando gli occhi. Me n'ero completamente dimenticata, che stupida, stupida, stupida...
-Perchè ora fai così?
-Devo andare, devo andare...dove il bar di ieri sera? Duff mi ci puoi portare in meno di dieci minuti?
-Ehm...a dire il vero...perchè ci dovresti andare?
-Per lavorare...allora ce la fai o no?
-Ecco..se mi muovo di qui Axl mi sgozza e poi se mi becca la polizia..ho già avuto qualche problema....
-Jade!- mi chiamò Izzy, salendo sulla sua auto -Ti ci porto io!
-In dieci minuti?
-No- ribattè, accendendo il motore - In cinque minuti, prendere o lasciare..-
Sorrisi e saltai sù, prima che sgommasse via.













Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Una in più del diavolo ***


 

22  Capitolo



-Dove sono finiti quei due coglioni?
-Guarda, Duff e Bells stanno tornando!
-Izzy?
-Forse sarà fuori con la Bomba...
-Steven, smettila di farti per un attimo e di pensare a quella merda...
-No, no! Axl io intendo la tipa lì, che poco fa ha cercato di castrarmi! Com'è che si chiamava...Jody, Jane...
-Jade...-sbuffò Slash che non aveva aperto bocca da quando avevano smesso di suonare, anzi il suo umore era cambiato bruscamente
non appena aveva visto la ragazza in estasi quando Axl aveva iniziato a cantare. E ora continuava a ripetersi che non poteva perdere, non 
quella scommessa, non lei. Ma questo voleva dire che doveva assolutamente fare qualcosa, era questione di orgoglio e di virilità.
Che cazzo! Non poteva farsi battere dall'usignolo! 
-Ehi! Finalmente siete tornati! Ma dov'è Izzy?
-Se n'è andato...
-Quel cazzone se n'è andato nel mezzo delle prove?? Per fare che??- la voce di Axl era più lenta del solito e si era sforzato di scandire ogni singloa lettere.
E questo voleva dire che si stava arrabbiando seriamente. Mai saltare le prove prima di un concerto, il rosso esigeva sempre il massimo,
la perfezione da ognuno di loro, e tutti sapevano che lo faceva a dimostrare che, sebbene fosse un cazzone di prima categoria, prendeva
 molto sul serio la loro band. E tutti lo apprezzavano per questo.
-A Jade serviva un passaggio per andare da qualche parte...- rispose vago il bassista, per poi tracannare la sua birra sotto gli occhi adoranti di Bella che lo imitò poco dopo.
-Si è allontanato con Jade??- improvvisamente Slash levò lo sguardo dalla birra che teneva in mano aperta, ma dalla quale non aveva bevuto neanche un sorso per inumidirsi le labbra. Bene, ora si faceva superare per iniziativa persino dal calmo e pacato Stradlin!
Che cazzo, aveva quella Jade? Ora si sentiva... Frustrato? Lui, frustrato per una semplice ragazza? Ok, si stava sbagliando.
Certo che non era frustrato, era SOLO infastidito, ecco... Solo perchè stava perdendo e lui non perdeva, non contro Pel di Carota! 
-Cazzo, ragazzi, mi sa che la vince lui...- scoppiò a ridere Steven, picchiettando senza freni con le bacchette sul muro.
Ma nessun altro si mise a ridere, anzi tutti rimasero zitti e si irrigidirono.
Solo Duff ebbe il coraggiò di lanciare un'occhiata alla sua sinistra, dove si era sentito il suono di una lattina cadere a terra e rotolare
fino ai suoi stivali.  
Bella lo fissò intensamente, con le braccia incrociate e le labbra piegate verso il basso. I ricci scuri, sfuggiti al tentavi di riunirli tutti in una crocchia, le ricadevano sulla fronte e sugli occhi che erano improvvisamente freddi e inquietanti.
Duff non potè tuttavia evitare di pensare che anche così la sua ragazza era una delle donne più belle del mondo.
La più terribile, certo, ma anche la più bella.


**************************************************************************************************************************


Entrai di corsa nel locale, sebbene il cartello fuori recitava a lettere rosse ben evidenti: "CHIUSO".
Ero in ritardo, ma grazie a Izzy non lo ero poi così tanto. Mi voltai per salutarlo, ma me lo ritrovai di fianco.
-Che fai? Devi tornare alle prove, no?
Lui scosse la testa accendendosi una sigaretta e guardandosi intorno:
-Ti lascio qui e poi come torni a casa?
-A piedi, vedi queste cose qua attaccate al mio busto? Si chiamano "gambe" e servono per camminare...così, vedi??- gli diedi le spalle
andando verso il bancone e sporgendomi per cercare il barista. Avevo sentito un rumore di bicchieri. 
-Sì, però non sai la strada.- ribbattè il chitarrista dietro di me, toccandomi una spalla.-Ti aspetto fuori, ok?
-Va bene, va bene..- sbuffai, infastidita. Sapevo badare a me stessa e solo perchè mi aveva dato una mano quando ero
ubriaca non volave dire che..
-Jade?
Mi voltai a guardarlo, ormai avevo capito che dietro al bancone non c'era nessuno e mi stavo scocciando.
-Credo che tu debba provare da quella parte- mi sorrise appena, indicandomi una porta nera e seminascosta.
Mi avvicinai e bussai lentamente, una voce, quella del barista con cui avevo parlato la sera prima mi rispose subito dicendo di
muovermi ad entrare che non vedeva l'ora di vedermi all'opera e che quella sera aveva proprio bisogno di una mano.
O, almeno, fu quello che capii con la porta ancora chiusa..
Mi voltai di nuovo e vidi la sagoma di Izzy uscire con le mani in tasca.  Sorrisi. 
Quel ragazzo ne sapeva una in più del diavolo...








Salve salve a tutti!!!!!!!!!!
Allora che mi dite?? Posto il capitolo a quest'ora perchè prima non
sono riuscita..sto ancora finendo i compiti e sto per annegare in 
una valle di lacrime per il fatto che fra poco si ritorna a scuola..... :'(
Ok, scusate la disgressione, è l'ora....
Grazie mille a tutti quelli che seguono, però mi piacerebbe sentire cosa ne pensate
e avere dei suggerimenti, mi vanno bene anche dell critiche perchè
senza non potrei migliorare....
Allora come faranno i ragazzi a salvarsi il culo dalla furia di Bella? E Slash sta 
volta sembra assolutamente intenzionato a fare qualcosa...ma cosa? E Izzy,
è solo gentilezza o c'è qualcosa sotto? Va ben, sappiamo che lui è
sempre il buon samaritano, ma se per una volta non lo fosse???
Sono aperta a suggerimenti per lo sviluppo della questione!
Bene, detto questo vi saluto e vi auguro
una buona lettura    J









 

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Bugie, nastri rossi e..Nessuno ***







23 Capitolo 



-Cosa ha detto Steven?
La domanda di Bella risuonò come un sibilo nell'atmosfera tesa del garage, mentre tutti trattenevano 
ancora il fiato. Pure Axl se ne stava zitto, a fissare il vuoto continuando a pensare a chissà cosa. 
Non era preoccupato della faccenda, la sua mente continuava a ronzare intorno ad un'unico pensiero:
l'esibizione di quella sera. E il fatto che Izzy aveva abbandonato le prove per portare quella ragazzina
ad appartarsi da qualche parte..sapendo che c'era di mezzo sia la band sia la scommessa. 
Voleva una spiegazione. E voleva riprendere a provare, ma nessuno in quella fottuta stanza sembrava 
avere il coraggio di mandare a cagare la tipa di Duff!
-Qualcuno mi vuole spiegare che cosa dovrebbe vincere Izzy?- riformulò la domanda Bella, portandosi
le mani sui fianchi e fissandoli intensamente, fermandosi sopratutto a guardare gli occhi verdi del bassista.
-Io...non ne so niente. Mi sembrava di aver già chiarito la faccenda...- balbettò Duff, lanciando un'occhiataccia
sia al cantante sia al riccio che in quel momento osservava con improvviso interesse una macchia sul pavimento.
-Quale faccenda?- lo incalzò la ragazza, facendo un passo avanti -Mi vuoi spiegare?
Duff fece un passo indietro, preoccupato per la propria incolumità: -Ecco...non lo so neppure io...
-Duff non centra niente -  Slash si sbrigò a difendere il suo migliore amico, attirando l'attenzione - E Steven è un coglione,
perchè dovrebbe averlo capito che non se ne fa più niente. Stava scherzando, ma ovviamente non capisce che non 
c'è niente da ridere.-
Bella gli si avvicinò fino a che non si trovarono l'uno di fronte all'altra. 
Axl constatò che erano strani insieme: sembravano quasi simili con quella catasta di ricci. Solo che Slash era una testa 
di cazzo, mentre Bella....be' in quel momento, con i ricci semiraccolti in modo disordinato e quell'espressione
severa sulle labbra piene era davvero sexy. Il cantante fece una smorfia, peccato che fosse così seria.
E che non si sopportassero, ovviamente. E che fosse la tipa di Duff...quindi era esclusa la possibilità di una bottarella.
Anche perchè il bassista le stava sempre appiccicato.
-Giuro che se scopro che mi hai mentito, torno qui e ti farò pentire di averlo fatto-  scandì una per una ogni parola, 
prima di voltarsi e uscire -Vi lascio alle vostre prove, ci vediamo questa sera.-
E senza degnare di uno sguardo gli altri si allontanò con gli occhi di tutti puntati addosso.
Non sapeva se credere o meno ai ragazzi, tuttavia sapeva anche che Slash era un bugiardo nato.
Ma concesse loro la propria fiducia, per una volta. L'importante era che Jade stesse bene e se gli anni che aveva 
vissuto in mezzo al loro casino le avevano insegnato qualcosa era proprio questo: 
Izzy aveva preso a cuore la sua amica, perciò se fosse successo qualcosa l'avrebbe protetta.




**************************************************************************************************************



Sara alzò lo sguardo dal suo piccolo lavoro di giardinaggio per osservare il fuoristrada che si era fermato 
esattamente davanti al cancelletto. Indossava un grembiule da giardino color verde prato, dei jeans sbiaditi
sotto a una maglia color pesca e sembrava straordinariamente giovane. Per la prima volta mi chiesi quanti 
anni avesse avuto quando mi aveva partorita...
-Jade?- mi richiamò alla realtà la sua voce, un po' incerta ed esitante.
Izzy mi lanciò un'occhiata, pensieroso, prima di sporgersi e passarmi la borsa:
-Devo aspettarti qui?
-Ehm...cosa?
-Mi hai detto che ti devi cambiare prima di tornare al locale, perciò vuoi che ti aspetto così ti do un'altro 
passaggio?
-Ok- annuii, scendendo e lanciandogli un'occhiata di sfuggita -Mi muovo.-
Lui scrollò le spalle mentre tirava fuori un sacchetto con dentro dell'erba e una cartina per rollarsi una
canna con non chalanche. Scossi la testa chiudendo la portiera.
Attraversai il giardino chiudendomi la porta di casa alle spalle per sentirla aprirsi subito dopo, seguita 
dal rumore di altri passi e di guanti posati su un ripiano proprio lì vicino.
-Jade chi è il ragazzo che ti ha accompagnata qui?
-Un amico - presi a salire le scale.
-Perchè non se ne va?
-Perchè mi deve accompagnare a lavoro fra cinque minuti.
-Hai un lavoro? Ma...se hai bisogno di soldi me li puoi chiedere...
-Io non voglio chiederti niente- sbottai fermandomi e guardandola dritta negli occhi -E non voglio che tu 
mi chieda niente. Quel che faccio è affare mio e anche chi frequento, ok?
-Hai solo diciassette anni, non mi sembra che tu possa fare come ti pare.
-L'ho sempre fatto, nessuno mi ha mai fatto il terzo grado e sono cresciuta benissimo. Non credo di aver 
bisogno delle attenzioni di una madre, anche perchè non le ho mai avute e, sinceramente, non ne ho 
mai sentito la mancaza...- argomentai in tono piatto prima di chiudermi in camera mia. 
Ma in realtà in quella casa non c'era niente di davvero mio. Io non appartenevo a quel posto. 
Io appartenevo alla città degli angeli, alle strade affollate, al suono della musica che si spande in ogni 
dove con l'aria frizzante della sera...facevo parte di quegli spiriti liberi cresciuti per dominare e senza
la minama voglia di sottostare ai desideri altrui, in mezzo a sbagli ed errori che erano solo nostri.
Forse quando Sara mi aveva abbandonata l'aveva fatto per riparare ad un errore e allora era destino, no?
Se io stessa ero uno sbaglio non dovevo giustificarmi da sola per gli sbagli che avevo fatto e per quelli 
che avrei fatto..in fondo da cosa nasce cosa. 
M'infilai velocemente i vestiti che mi aveva dato Dave, il mio collega, dopo essermi fatta una doccia veloce: 
una minigonna rossa fiammante e un corpetto nero con i nastri abbinati alla gonna. Infilai gli stivali e mi 
legai i capelli in una coda alta per essere più comoda, prima di correre giù per le scale, prendere la mia 
borsa a tracolla nera e le chiavi di casa ed uscire. Izzy mi accolse con un'occhiata non indifferente.
-Questa sarebbe la tua tenuta da lavoro?
Sospirai e scossi la tesa:-Cosa ti aspettavi da un locale notturno? 
-Credo che tua sorella non approvi.
-Chi?- chiesi seguendo il suo sguardo e vedendo Sara fissarmi da una finestra -No, no..quella non è mia sorella.
-E chi è?
-Nessuno- mi sbrigai a chiudere la portiera - Ora muoviamoci che tu devi ancora portare gli strumenti -
Lui annuì, accendendo la radio e partendo subito, con un'ultima osservazione:
-Visto che sta sera farai la barista, prepara già qualche bottiglia di Jack e della vodka per noi dopo
 l'esibizione, ok? Tanto è gratis. E non fare la tirchia, lo dico per i ragazzi.
Sorrisi e scossi la testa:-Ne ero certa...























Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Difetti e complimenti ***





24 Capitolo


Avevo appena finito di sistemare gli alcolici sugli scaffali in modo che fosse più comodo per servirli ai clienti,
quando sentii delle voci imprecare alle mie spalle. Mi voltai per osservare Slash e Duff portare i pezzi della 
batteria da rimontare sul palco e gli amplificatori, incespicando nei fili. Dalla bocca fine ed elegante di Duff
stavano uscendo parole improponibili e inudibili che mi fecero sorridere. Se ci fosse stata Bella mi avrebbe detto 
che il suo ragazzo era un angelo con la bocca di uno scaricatore di porto e che per questo era perfetto.
-Ehi Jade!- spuntò saltellando con in mano le sue bacchette Steven -Non è che hai qualcosa da bere? Sai, con tutta 
l'apparecchiatura che ho dovuto portare..- e mi guardò con i suoi grandi occhioni blu da cucciolo -Sono distrutto..
-Ma che cazzo stai dicendo?!?!? Se fino adesso abbiamo scaricato tutto noi, persino la tua fottuta batteria!- s'intromise 
Slash -È ora che muovi il culo pure tu!-
-Ma se sono venuto qui a piedi! 
-Non è colpa nostra se la tua pseudomoto ti ha lasciato un'altra volta a piedi!- ghignò Duff, districando i cavi -E per 
quanto mi riguarda ne sono proprio contento, così impari a tenerti quella dannata lingua tra i denti!-
-Che colpa ne ho io se non riesco a stare zitto! Ogniuno ha i suoi difetti, tu quando sei ubriaco fai battutte pessime
e ci obblighi a ridere anche se non fanno ridere, Slash quando dorme russa...-
-Solo perchè avevo il raffreddore!
-...Axl è un fottuto cantante lunatico ed egocentrico, io parlo troppo e Izzy...lui ecco..- tacque un'attimo, grattandosi
la testa e storcendo in modo buffo la bocca. Credo che stesse cercando di pensare. -Ecco Izzy è...ehmm..-
-Izzy è qui- entrò il moro, buttando a terra una sigaretta e districando in quattro e quattrotto i cavi con cui stava
litigando Duff pochi istanti prima -E ha sentito tutto, perciò muovi il culo Adler e montati la batteria, mentre Duff mi 
aiuta a tirar giù dell'altra roba..-
Il bassista sospirò e si alzò da terra, mettendo a posto il suo strumento in un angolo appoggiato al muro. Mi passò davanti 
e mi sorrise gentilmente come sempre per poi lanciare un'occhiata a Slash che si era seduto al bancone vicino a me. 
Per un'attimo rimasi confusa da quello sguardo, non capendo cosa volesse dire e perchè fosse cambiato così tanto 
da un'istante all'altro. Mi voltai a guardare il riccio che accordava la sua chitarra proprio davanti a me. Aveva il muscolo
teso dal braccio che evidenziava ancora di più la sua massa muscolare sotto quella pelle ambrata, così diversa dalla mia
pallida e color latte. Seguii il profilo del suo braccio, le sue spalle ampie e i morbidi ricci scompigliati che gli ricadevano 
sul viso disegnando ombre più scuro e celandogli gli occhi. Sembrava così concentrato da non aver neppure notato
l'occhiataccia che gli aveva lancito Duff prima di uscire... Le sue dita accarezzavano le corde della chitarra con 
attenzione, in modo ipnotico...o ero semplicemente io che mi sentivo attratta da quello strumento.
Mi ritrovai talmente vicina a lui che i suoi capelli mi solleticarono il viso, mentre lui alzava lo sguardo per osservarmi
con i suoi occhi neri e quasi invisibili sotto quella catasta di ricci ribelli. Sentii un brivido corrermi lungo la schiena, 
ma non riuscii a staccarmi da quello sguardo, ero come incatenata da quegli occhi. Le sue labbra carnose si 
aprirono in un sorriso bianchissimo:
-Ehi piccola, te l'avevo detto che ci saremmo rivisti molto presto!
-Due volte in un giorno..- mi lasciai sfuggire, senza allontanarmi neanche di un centimetro, facendolo sorridere 
ancora di più.
-Già...non ti lascio più-  mi strizzò l'occhio -Almeno fino a quando non mi darai la sigaretta che mi devi!
Scossi la testa, ridendo e, facendo un passo indietro, mi appoggiai al bancone. Slash si alzò appogiando la 
chitarra per terra con delicatezza per poi venirmi vicino e accarezzarmi una guancia:
-Sei bella quando sorridi, sai?
Sentii le guance andare in fiamme, sapendo che era stupido. Non era il primo ragazzo che me lo diceva, anzi!, ma 
il modo in cui l'aveva fatto mischiato con le strani sensazioni che m'ispirava senza alcun controllo erano una 
miscela che non riuscivo a reggere...
-SLASH!- gridò Duff, rientrando come una furia -Vieni subito fuori ad aiutarmi!-
Il riccio sbuffò, infasidito: -Arrivo subito..
-Arrivi ADESSO!
-Aspetta un'attimo..
-Slash!
-Duff...- alzò gli occhi al cielo in modo teatrale.
-ORA!!!MUOVITI!!ORA!!
Prima che Duff lo trascinasse via, mi lasciò un leggero bacio sulla guancia di sfuggita e si allontanò ridendo,
mentre il bassista imprecava..
Chissà perchè...mi sfiorai la guancia con le dita, pensierosa.















Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Fuoco ***





25 Capitolo


-Ci sai davvero fare, Jade- mi sorrise Dave. passandomi una bottiglia di vodka, mentre io afferravo un bicchiere 
e lo davo ad un ragazzo seduto proprio di fronte a me, che mi fece l'occhiolino.
Mi sforzai di non ridere. Avevo visto ragazzo provarci in tutt'altra maniera con me e un semplice occhiolino non 
mi faceva niente. 
-Te lo dicevo che non ti saresti pentito!-  ribattei, per poi voltarmi a guardare i ragazzi che entravano sul palco 
seguiti dalle urla di tutta quella gente venuta apposta per sentire quelle cinque bestie. Sorrisi, ammirando Duff 
che si chinava verso la folla per intrecciare le proprie dita con quelle di Bella, che si trovava esattamente sotto 
al palco, davanti al bassista.
 "Dovrebbero essere eletti la coppia dell'anno! Duff è davvero così dolce con lei!" pensai, prima di incrociare il
mio sguardo con quello freddo del rosso che mi rivolse un sorriso accattivante. Un brivido mi corse lungo la 
schiena, mentre i suoi occhi parevano dirmi che quella sera sarebbero successe molte cose. E mi preoccupai di
non sapere se sarebbero state brutte o bruttissime. 
Presi un boccale e lo riempii di birra, mentre uno Slash piuttosto alticcio prendeva la parola annunciando che 
quella sera erano carichi e che avrebbero fatto divertire tutti, in particolare la nuova ragazza sexy dietro 
il bancone... Mi fermai con il secondo boccale tra le mani e alzai lo sguardo notando che parecchi occhi si 
erano posati su di me.
Bastardo.
Quanto mai gli avevo dato una bottiglia di Jack Daniel's prima e  maledizione a quegli occhi da cucciolo che 
avevano fatto lui e Steven per convincermi! Non avrei mai più ceduto ale loro richieste, anzi!, gli avrei 
strappato via gli occhi con le mie stesse mani!
Slash e steven si misero a ridere vedendo la mia faccia, mentre Axl ghignava tra sè e sè, riprendendosi il
microfono per gridare:
-Quindi diamo inizio a questa cazzo di musica baby!
E che musica! Era Rock allo stato puro, con la R maiuscola! Tutto il locale fu percosso dalle urla del pubblico
che si girava e sgomitava per avvicinarsi al palco. Non credevo che tutta quella gente fosse lì solo per 
loro, ok era un ritrovo per rockers ma quelle persone li chiamavano e battevano le mani a ritmo come 
se fossero venuti lì solo per loro! Dave mi sorrise, appoggiandosi al bancone e ridendo della mia faccia.
-Sono bravi, vero?
-Sì, ma non capisco...
-Questi- indicò con un ampio gesto le persone -Vengono sopratutto per sentirli! E pensa che hanno 
ottenuto un posto su quel palco da appena due mesi! Sanno proprio come prendere le persone! E suonano 
davvero bene! Fanno far alzare la temperatura nel vero senso della parola!-
Mi passai una mano sulla fronte, non riuscendo a non sorridere davanti a quello spettacolo e a quella musica
che mi entrava in testa e non se ne andava più. E successe ancora. Come quel pomeriggi, sentii le gambe 
molle e mi appoggia al bancone, sotto lo sguardo preoccupato di Dave, che mi prese subito per la vita.
-Che succede, Jade?
-Niente, ho bisogno di..sedermi..- risposi appena, mentre lui mi alzava e mi portava nei camerini, l'unico posto
libero dove c'era un divanetto dove mi fece sdraiare. Chiusi gli occhi, mentre tornavo a respirare in modo 
normale. Non mi era mai successo prima e non sapevo perchè mi stesse succedendo in quel momento.
-Senti io dovrei andare...c'è della birra qui, se vuoi...-
-Grazie Dave, ma mi sento già meglio. Vengo con te!- tornai ad alzarmi, padrona di me stessa.
lo seguii di nuovo verso il bancone lasciando che mi tenesse vicina per evitare di cadere di nuovo, mentre 
mi sentivo osservata. Automaticamente strinsi di più la presa sulla sua mano grande e forte, che mi 
fece pensare a Jhon. Anche lui aveva avuto due mani così, che facevano la sessa cosa, ma migliori, più 
vecchie, più saggie, più adulte... Come quelle di un padre. Erano state le sue mani a tirarmi su, a darmi la
mia prima carezza e a insegnare alle mie tutto ciò che sapevano. 
Una mano chiara afferrò la mia, facendomi distogliere dai miei pensieri. Bella mi sorrise.
Avevamo ripreso a lavorare, mentre i ragazzi avevano finito il loro concerto mandando a fanculo due tipi
che li avevano provocati e che prontamente erano stati buttati fuori. 
-Ehi! Io vado nei camerini per fare i complimenti ai ragazzi! Vieni con me?
-Sto lavorando, il mio turno finisce tra un'ora e mezza..
-Ma dai! Dave, non puoi farle uno strappo per una volta?
-Bella! Sarebbe anche il mio primo giorno di lavoro, per altro sono in prova, non  credo proprio che..
-Ok.- m'interruppe Dave, pulendo un bicchiere -Ce la faccio da solo e tu sta sera è meglio se stacchi, prima
non eri al tuo meglio..-
Rimasi un'attimo ad osservarlo pensierosa e provai a protestare, mentre lui mi dava in mano delle bottiglie 
di Jack e di vodka da portare ai miei nuovi amici e mi spingeva via, aiutato da una sorridente Bella.
Non mi sembrava giusto, ma acconsentii. Entrammo nei camerini dove alleggiava un'odore misto di
sigarette, alcol e sudore. Slash e Steven si erano levati le magliette, tutti sudati. Il batterista stava già
facendo conoscensa con una tpa sul divanetto dove poco prima mi ero sdraiata io, mi venne da storcere la 
bocca. Nota: non sedersi prima di aver controllato se c'erano macchie strane o odore di sesso...
-Ehi piccola, te ne sei ricordata!-  fece un mezzo sorriso Izzy, prendendo una bottiglia di Jack e 
tracannandone un lungo sorso.
-Ehi! Ehi! Passa qua! Sto morendo di sete!- saltò immediatamente su Steven, afferrando la vodka e sorridendo 
alla ragazza sotto di lui-Tranquilla piccola, te la passo anche a te...-
-Steven! Cazzo, non voglio che la mia ragazza veda il tuo culo!- sbottò Duff, abbracciando Bella e facendola 
voltare verso di sè per baciarla.
Io sospirai, posando il resto delle bottiglie su un tavolino lì vicino. Certo che quei ragazzi erano proprio 
delle belve...e non potei non sorridere, divertita.
-Ehi, honey! Passami una bottiglia di jack!- mi chiamò la voce inconfondibile del rosso.
Afferrai la bottiglia e andai verso di lui che stava stravaccato su una sedia con i suoi pantaloncini bianchi 
superaderenti e basta. I lunghi capelli rossi scompigliati che ricadevano sulle sue spalle bianchissime e
su quel fisico snello e sexy. Aveva un modo così sensuale di far scorrere il suo pollice su su quelle labbra.
Appena gli fui vicina mi prese per un braccio e mi fece sedere sulle sue gambe, affondando il viso nei 
miei capelli e attirandomi a sè: -Piaciuto lo spettacolo?
-Sì...non era male.- risposi cercando di allontanarm, ma la sua presa era troppo forte sul mio braccio. 
Così forte da farmi male, ma non riuscivo a dirglielo.
-Siamo stati grandi, piccola! E là fuori ci sono molte ragazze che vorrebbero essere te in questo istante..
-Ah sì? E perchè?
-Perchè sta notte ci divertiremo molto, noi due...- mi accarezzò una guancia, con gli occhi puntati nei miei e 
l'altra mano che mi accarezzava la schiena nuda sotto al corpetto.
Un'altro brivido e un'altro ancora, mentre mi baciava l'incavo del collo con le sue labbra fresche che allo 
stesso tempo mi bruciavano la pelle per quel desiderio, che sentivo forte in lui. Mi allentò i lacci del corpetto
con mani abili e mi strinse di più a sè, risalendo verso la bocca con piccoli morsi e facendomi chinare la testa all'indietro.
Le mie mani si aggrapparono ai suoi capelli morbidi come seta, che mi scivolavano fra le dita come fiammelle,
 volevano bruciarmi corrodere la mia anima e ardere il mio cuore, facendo scomparire in me ogni volontà.
Ma io davvero mi volevo lasciar bruciare da Axl?



















Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Tra bottiglie, gemiti e morsi... ***



26 Capitolo


Ok, dovevo fare qualcosa. Subito.
Non potevo permettergli di farle questo! Non se lo meritava. Ma cosa potevo fare senza rendermi una checca infighettata
che non voleva perdere una scommessa? Quella dannata scommessa!
Era tutta una scusa, solo questo. Axl voleva divertirsi e sbatterla come tutte le altre,ma lei era diversa. Non era la solita
puttanella da posti scuallidi, da una notte e via... Però non potevo impedirle di fare quello che le pareva.
L'avevo capito la prima volta che l'avevo guardata in faccia. Se mi fossi messo di mezzo l'avrei solo fatta infuriare.
Aveva già dimostrato di essere capace di dire do no all'usignolo, però forse l'avevo sopravvalutata. 
Alla fine stava cedendo come tutte le altre. Incrociai il suo sguardo da gatta per un'istante, per poi distogliermi subito quel contatto.
Allora potevo fare solo una cosa, ciò che mi riusciva meglio: afferrai una bottiglia di vodka e ne tracannai un lungo
sorso, prima di uscire da lì. Il gusto alcolico e forte, così familiare, eraper me come acqua.
Fui subito ingabbiato da tre ragazze dagli sguardi maliziosi e i vestiti molto corti. Quasi inesistenti.
Bevvi un altro sorso e ghignai, cercando di cancellare dalla mia testa lìimmagine che già mi tormentava:
il rosso che la baciava avidamente, quando dovevo esserci io al suo posto. E i suoi occhi che luccicavano, persi.
Un'altro lungo sorso, me la sarei fatta passare...
Porca puttana, ero Slash! Non ero un sentimentalista del cazzo come Duff! Dovevo solo farmi qualche ragazza e
tutto sarebbe passato...
Doveva passarmi assolutamente.



*************************************************************************************************************************


Sorrisi, sentendole sfuggire un gemito da quelle labbra rosse e socchiuse a pochi centimetri dal mio viso.
Aveva le guance arrossate in modo innocente e infantile. In quel momento sembrava una bambina incredibilmente
piccola e fragile, tra le mie mani.
Dipendeva da me.
Ed era difficile pensarla come la ragazza che per due volte mi aveva rifiutato ed era scappata. Non sembrava
affatto la ragazza sicura, capace di giocare con me, di chiamarmi idiota.
Ora che la guardavo meglio, i suoi occhi d'orati avevano lievi sfumature color nocciola che le addolcivano lo
sguardo perso in lontananza e nascondevano qualcosa. Un segreto che non m'interessava. Ma dovevo 
ammettere che era davvero bella, ma non di una bellezza comune, era qualcosa di...diverso.
Del genere che o ti piaceva o la odiavi.
Ed era mia. Stava godendo dei miei baci, ma la sentivo lontana. Lei si stava abbandonando a me come avrei
voluto, ma non nel modo in cui la volevo. Non stava partecipando.
Con chiunque altra non me ne sarebbe importato, ma con lei c'era qualcosa...per vincere la scommessa
non doveva essere solo mia. Mi doveva volere. Volere per davvero.
Quando facevo una cosa, la facevo cercando la perfezione. E lei sarebbe stata perfetta, se avesse reagito.
Dovevo dimostrare a Slash che potevo prendermi quella ragazza e farla mia, totalmente mia.
E non era solo per la scommessa, ma anche per soddisfazione personale.
Jade aveva detto che ero un idiota e che non voleva avere niente a che fare con me, giusto? Bene, l'avrei 
fatta impazzire fino a quando non avrebbe voluto ciò che volevo io.
Avrei vinto sia la scommessa sia la nostra piccola sfida personale. E poi l'avrei lasciata.
"Sì, faro proprio così" pensai, stringendola a me e mordendole le labbra, mentre lei sospirava ad occhi chiusi.
Non volervo distruggere la sua volontà, volevo piegarla in modo da farla diventare mia.
Perchè quando si gioca con Axl Rose valgono solo due regole:
dominare e vincere.



*************************************************************************************************************************

Mi lasciai sfuggire un'altro sospiro, non riuscendo a trattenerlo.
Socchiusi di nuovo gli occhi mentre il rosso si avventava sulle mie labbra con forza.
Mi faceva male, mordendomi, ma allo stesso tempo era piacevole e invitante. Allotanai un poco lo sguardo 
da quel viso pallido d'angelo e incontrai due occhi neri e profondi. Poi Slash distolse lo sguardo e afferrò
la prima bottiglia che gli era capitato a tiro, in modo violento. Quasi come se avesse voluto fare altro, ma non
poteva. O forse non voleva... Mi diede le spalle, bevendo per poi uscire in fretta.
Quello sguardo mi aveva fatto capire tutto.
Io non potevo farmi questo. Non con un ragazzo come Axl, non potevo lasciarmi andare con lui.
Mi avrebbe solo usata ed io non volevo. Io volevo di più.
Per la prima volta dopo la morte di John, mi rendevo conto che dovevo voler di più, che non potevo limitarmi ad 
autodistruggermi, come avevo già fatto...
Tornai a chiudere gli occhi, mentre il rosso introduceva la lingua tra le mie labbra.
E gliela morsi






 

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** "Resta con me" ***





27 Capitolo


-Axl, fermo!- lo immobilizzò Izzy, prendendolo per le spalle, mentre mi paravo davanti a una Jade
dallo sguardo tagliente, che si stava allacciando in fretta i nastri rossi del corpetto.
-Quella...- ringhiò il rosso soffocando degli insulti nelle mani che aveva portato alle bocca, dove
la lingua dolorante gli aveva macchiato le labbra di sangue. Merda, la ragazza aveva fatto proprio
un bel lavoro...Bella mi strinse un braccio, osservando la scena, stupita.
-Jade che cosa hai fatto?
-Non si vede?- si limitò a dire quella, con un espressione strana, mentre incrociava lo sguardo con
il rosso.-Gli ho dato una lezione. -
Scossi la testa, infastidito e un po' scioccato. Aveva davvero fatto una cosa del genere? Era un 
gran brutto colpo per l'ego enorme di Axl, che ora era evidentemente incazzato nero, furente.
Mai nessuna ragazza aveva osato giocare con lui fino a quel punto e forse, ora, avrebbe capito 
che non sarebbe mai riuscito a farla sua. Jade aveva dei cambi repentini che spaventavano chiunque.
E forse era proprio per questo che aveva fatto amicizia con la mia ragazza...
-Duff, portala a casa- disse in tono piatto Izzy, passando un fazzoletto ad Axl e indicandogli il bagno.
Jade, incrociò le braccia, squadrandoci in silenzio prima di esclamare:
-Grazie, ma sono sicura di saperci arrivare da sola! E senza il bisogno di nessuno!- poi si voltò 
verso Bella con un leggero sorriso -Ci vediamo domani a scuola...-
La vidi lanciare un ultimo sguardo verso Axl, che ricambiò in modo intenso, prima di uscire dai 
camerini, chiudendo la porta dietro si sè.
Come a dire "che nessuno mi segua". 
Afferrai il polso di Bella prima che violasse la volontà esplicita della sua amica e le accarezzai una braccio in silenzio, 
mentre lei cercava di allontanarsi. I capelli ricci liberi e scompigliati le frustarono le guance:
-Duff! Cazzo, lasciami! Devo andare...-
.No, ascoltami, piccola.- cercai di calmarla baciandole la fronte -Lei non vuole che la seguiamo. Credo
pure che abbai bisogno di stare da sola e non rischia niente, perchè..l'hai vista no? Si sa difendere e non è ubriaca.
Ora tu ti calmi a vieni con me, ok?
-Dove?
-Ti porto a casa.
-Ma non sono stanca! E non credo che Jade debba..
La feci tacere, baciandole dolcemente le labbra e accarezzandole la schiena esile e chiara, lasciata nuda dalla
maglia scura che indossava su quei mini shorts che le lasciavano scoperte quelle gambe pallide che mi facevano impazzire.
La strinsi di più a me e la presi in braccio, mentre lei continuava a baciarmi. Izzy, riemerso dal bagno per prendere una
bottiglia di Jack, mi aprì la porta, lasciandomi uscire dal retro con un cenno di saluto. 
Aprii la portiera del passeggero e la feci sedere, mentre lei continuava a baciarmi, infilando le sue dita pallide tra i miei
capelli disordinati. La sentii sospirare, quando mi staccai per riprendere fiato e mi sorrise, con gli occhi che brillavano:
-Mi porti davvero a casa? Lo sai che non c'è nessuno, vero?
-Lo so.- annuii, facendo combaciare la mia fronte con la sua, e passando una mano sulla sua schiena.
-Abbiamo finito le birre due sere fa...- mormorò, pensierosa.
-Fa niente, non ne ho voglia...- ribattei, lasciandole un bacio a fior di labbra e sorridendo.
-Ah, no?- rise piano, con quella sua risata argentina e allo stesso tempo maliziosa.
-No- ripetei, salendo dall'altra parte e accendendo l'auto- E neanche tu, no?
La guardai annuire, sfilandosi gli stivali e ranicchiarsi sul sedile con le gambe piegate  e il mento poggiato alle braccia.
Mi sorrise, tranquilla e accese la radio, mentre io imboccavo la strada per casa sua. 
Con lei era sempre così, non avevamo bisogno di farci grandi discorsi e i silenzi tra noi erano pura musica. Con lei 
era come viaggiare con una donna che guardava ogni cosa con gli occhi di una bambina, non avaveva peli sulla 
lingua e a volte era esagerata, ma lo eravamo un po' tutti. Sapevo che potevo contare su di lei. 
Più di una volta quando eravamo ragazzini eravamo fuggiti di casa assieme, oppressi dai nostri problemi.
La mia famiglia tanto numerosa quanto ficcanaso, pronti sempre a mettermi paletti e a impormi regole. Mio 
padre sempre ubriaco steso sul divano e mia madre troppo buona per dirgli di riprendersi e di andare avanti...
La sua famiglia era quasi inesistente. Suo padre era sempre via per lavoro, sua madre se n'era andata quando era molto 
piccola, portandosi dietro i suoi problemi con la droga...
Non eravamo scappati solo una volta, ma cinque o dieci, eppure eravamo sempre tornati. Perchè sapevamo che 
fino a quando saremmo stati assieme, potevamo farcela. 
Una sera di due anni prima mentre l'aspettavo alla fermata del pulman per tentare una delle nostre 
fughe, e lei non arrivava, avevo capito quanto per me non fosse così tanto importante andarmene da quel posto,
quanto l'idea di stare da solo in qualsisi luogo con Bella che mi rendeva più leggero. Che mi faceva sentire bene.
Quando finalmente arrivò, avevamo perso il pulman, lei mi aveva riempito di scusa, ma io non ero arrabbiato.
La fissai finchè non tacque e poi la baciai.
Nessuno di noi due era bravo con le parole, ma ci capivamo con lo sguardo. 
E quando mi ero scostato per guardare la sua reazione, lei si era morsa il labbro inferiore e aveva pianto.
-O cazzo...scusa, Bella, scusami davvero..io...
-Perchè hai smesso?- mi aveva interrotto, lasciandomi confuso.
E poi mi aveva gettato le braccia al collo, continuando a baciarmi. 
E lì, avevo capito cosa voleva dire essere felici.
-È tutto spento.- constatai guarando il condomignio, mentre lei si rimetteva gli stivali.
-Sono sola a casa, come sempre...- mormorò, un po' sommessa, poi si voltò verso di me ridendo -Per fortuna! Pensa 
alle sfuriate di mio padre se mi avesse visto l'altra sera rientrare in quello stato!-
-Già- sorrisi, aiutandola a scendere e stringendole una mano -E poi lui mi odia...-
-Lui odia tutti- ribattè tranquilla, alzandosi in punta di piedi e cercando di baciarmi. Mi chinai per accontentarla e
lei sorrise soddisfatta, infilando le mani tra i miei capelli e stringendomi. -E poi l'importante è ciò che provo io...-
La presi tra le braccia, mentre lei avvolgeva le sue gambe intorno al mio busto.
Mi strinse dolcemente a sè, baciandomi più freneticamente. La scostai per guardarla negli occhi che brillavano.
-Portami su- mormorò, prima di sprofondare con il viso nella mia giacca e giocherellare con il lucchetto che avevo 
al collo.
Ubbidii, aprendo la porta con le chiavi recuperate dalla sua borsa e fermandomi sulla soglia, aspettando che scendesse
per poterle dare il bacio della buonanotte, ma lei si strinse di più a me senza la minima intenzione di lasciarmi. 
E indicò la stanza in fondo al corridoio. 
L'aprii sapendo di ritrovarmi in camera sua, tapezzata di poster e degli oggetti che aveva rubato con Slash quando 
eravamo piccoli. Quella stanza era strapiena di ricordi, cose che non avrebbe mai buttato. 
Era l'unica cosa che non era mai cambiata. Come Bella tra le mie braccia.
L'appoggiai delicatamente sul letto e lei scalciò via gli stivali, stando comunque agrappata a me con le braccia. 
Il suo profumo era dolce e selvatico, qualcosa che mi inebriava i sensi e mi diceva solo una cosa. 
Affondai il viso nei suoi capelli e le baciai il collo, facendola sorridere, poi mi tirai indietro.
Lei mi guardo intensamente, con il viso un po' corrucciato, poi batte una mano sul materasso vicino a sè.
-Resta con me.-
Mi sdraiai e l'avvolsi tra le mie braccia, mentre lei mi sfilava la maglia, baciandomi intensamente. Le accarezzai 
la schiena sfilandole a mia volta i vestiti e stringendola. Si mise a cavalcioni su di me con le guance arrossate e il
fiato spezzato. Sorrise.
-Ti amo, Annabell-  sussurrai, prima che tornassimo a baciarci e  perdessimo la cognizione del tempo.
Non c'era nient'altro di più interessante di quello. Di più importante dell'essere solo noi.
E quel noi mi rendeva davvero felice.












CIAOOOOO!!!!
Questo capitolo è tutto dedicato a Bella e Duff,
perchè mi piacciono un casino!!! 
Ditemi che ne pensate, per favore!
Grazie mille a chi continua a seguire :D
Ciao J



 

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Pericoli e ricordi ***


 

 

28 Capitolo

 

 

 

La strada fuori dal locale era buia, alcuni uomini mezzi sbronzi erano pesantemente appoggiati al muro a fumare 

e appena uscii sentii i loro sguardi su di me. 

Sul mio corpo. 

Non avevo proprio i vestiti adatti per passare inosservata, anzi, ero fin troppo evidente e scoperta. Mi maledissi 

mentalmente anche solo per il semplice fatto che non mi ero portata dietro niente per coprirmi le spalle nude,

anche solo una maledetta giacca in pelle...ma ovviamente non era da me! Come sempre non  pensavo mai alle 

conseguenze e non ero capace di pensare anche solo al più prossimo futuro. 

Strinsi le braccia intorno alle spalle e lanciai un'occhiataccia a un tipo che continuava a fissarmi le gambe. 

Quello ghignò di rimando, facendomi l'occhiolino.

Non gli diedi molta importanza, la testa piena di immagini e di pensieri confusi, mentre in bocca avevo ancora 

il sapore del rosso. Gli avevo fatto davvero male e non ne avevo avuto intenzione, non a tal punto da fargli uscire 

sangue...eppura l'immagine che mi tornava maggiormente in testa era lo sguardo di Slash. 

Quel maledetto sguardo. 

Affrettai il passo, quasi pensando che se mi fossi allontanata da quel posto avrei potuto dimenticarmi subito  

quegli occhi, quello sguardo che avevo intravisto o immaginato di vedere...ora mi sentivo solo confusa e incerta, 

non ero più sicura di ciò che avevo fatto o di quello che avevo visto.    

Mi fermai appoggiandomi  al muro all'angolo della strada e mi piegai sulle ginocchia per riprendere fiato. 

Mi ero messa a correre senza neppure accorgermene...

-Ehi, piccola, vuoi una mano? 

Levai lo sguardo per notare due uomini avvicinarsi con sorrisi sinistri sui volti. Mi tirai su, notando di essere in una 

situazione non prorpio piacevole.

-Ma tu sei la nuova barista, giusto? Ti ricordi di me? Ho preso almeno una decina di birre con il mio amico..- disse 

il secondo, mentre l'altro rideva in modo esagerato al suo fianco, fissandomi le gambe scoperte -Ti va di venire a 

fare un giro con noi? Tanto ci vedremo molto spesso, siamo clienti... Meglio che approfondiamo già subito la 

conoscenza, che ne dici?-

Mi tirai completamente dritta, pensando al modo in cui potevo scappare, ma i due erano proprio di fronte a me, 

mentre avevo la schiena schiacciata completamente contro il muro sudicio. La borsa poteva essere un'arma! 

Merda, l'avevo dimenticata nei camerini! Bene, mi dovevo arrangiare alla solita maniera...

Tirai indietro i capelli dal viso per sorridere apertamente a quei due sconosciuti, per poi mordermi il labbro 

inferiore, abbassando di nuovo lo sguardo. Quelli risero, guardandosi tra di loro, prima che io tirassi un calcio 

in mezzo alle gambe a quello più vicino e cercassi di scartare di lato per crearmi un varco. 

Ma una mano dalla presa terribilmente forte mi acciuffò per i capelli, mentre l'altro bestemiava. 

Lanciai un urlo, ma un'altra mano si strinse sulla mia bocca con ferocia. 

-Ehi, la piccola è una vera furia, eh?- rise quello che mi teneva stretta, mentre l'altro si riprendeva.

Merda, dovevo fare qualcosa, qualcosa al più presto... 

Affondai i denti nella sua mano, facendolo gridare e mollare la presa.

-Cazzo! Questa puttanella mi ha morso!

-Ehehe..mi piaccione le piccole selvagge, sono quelle che una volta domate danno più soddisfazione..

Cercai di allontanarmi in fretta, ma inciampai e mi aggrappai a una macchina, voltandomi a osservarli mentre 

si avvicinavano. Mi rialzai e imboccai un vicolo a caso, cercando di allontanarmi il più possibile. 

L'aria della notte era fredda e mi punse le guance facendole arrossare, mentre il mio fiato si faceva 

corto. Le mie gambe si muovevano più infretta che potevano e i miei stivali passavano sul sudiciume e le

pozzanghere. 

Voltai l'angolo e andai a sbattere contro qualcosa.

 

 

 

************************************************************************************

 

 

 

Le luci erano tutte spente. La casa silenziosa come sempre, eppure la mia testa era piena di rumore, di ricordi,

incubi che avevo risvegliato da sola, dopo molto, forse troppo, tempo. 

Diciassette anni di silenzio, di giorni cancellati, di volti distrutti, di suoni persi.

Il mio primo bacio, l'odore di alcol che non sentivo da molto, quello delle sigarette che avevo allontanto, il 

mio primo errore, il mio primo bisogno incotrollato di...stare bene, in una sola maniera. 

Allora avevo creduto che fosse l'unica maniera. 

La prima volta che avevo venduto il mio corpo, il primo passo verso quel vortice che mi aveva quasi distrutto la vita.

Avevo creduto fosse solo colpa del mio corpo, di ciò che mi stava succedendo, avevo voluto sbarrare gli occhi,

non avevo voluto dare retta a nessuno. 

Eravamo noi contro tutti. 

Eravamo un NOI, che tuttavia non era destinato a durarare. 

E poi era successo. L'abbandono. Ero fuggita, avevo abbandonato ciò per cui avevo lottato fino a quel momento,

sapendo che non sarei mai stata in grado di prendermene cura, perchè non ero abbastanza forte. 

Me l'avevano sempre detto: non ero forte per far parte della squadra di pallavolo, non avevo le caviglie abbastanza 

robuste per danzare, non ero abbastanza forte per capire, non ero abbastanza per le apettative degli altri, non ero

abbastanza forte per aiutare gli altri, non ero mai abbastanza per nessuno...ma non avevo voluto dargli retta.

Avevo voluto crederea Lui...

E poi avevo fatto piazza pulita, avevo cercato di cancellare tutto quello che avevo fatto, sia di brutto che di..bello.

Fino al momento di quella chiamata. Di quel ritorno. 

E appena l'avevo vista avevo capito che le mie speranze erano state vane.

Jade era come Lui, avevano lo stesso modo di fare, lo stesso carattere, lo stesso modo di guardare il mondo.

Solo che...il mondo di Jade era appena crollato, proprio come era successo a me...

Sperai che almeno lei non si perdesse, sperai di poterla aiutare, ma era come suo padre.

Sarebbe stato quasi impossibile.
 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** Punti di vista ***




29 Capitolo


La polvere galleggiava silenziosa nell’aria sopra la sua testa, in mezzo a un raggio di luce che aveva 
osato penetrare tra le tende rosate della sua stanza.
Aspetta, rosate? Ma che cazzo…?
Stropicciò gli occhi, corrugando la fronte e notò che il soffitto era del medesimo colore. Era passato 
l’imbianchino senza dirgli niente? Ma chi l’aveva pagato? E, soprattutto, come aveva potuto verniciare 
la sua camera di rosa? Se era stato Steven gli avrebbe spaccato la testa! Quel coglione malato! Con le 
sue robe coccolose e da froci! E poi si scopava la prima che capitava, facendole credere di essere 
una principessa! Rotto in culo, ecco cos’era!
Cercò di muovere le braccia, ma si accorse che erano bloccate da due pesi. Due dolci pesi.
Voltò la testa per guardare il viso di una ragazza dalla pelle olivastra e lunghe ciglia scure. 
Spiò la curva del suo seno, che si intravedeva da sotto le lenzuola bianche semitrasparenti, ma distolse 
lo sguardo pensando ad un altro tipo di pelle.
Una pelle bianca come il latte, che s’imporporava  sulle guance per la rabbia, un ricordo confuso della sera precedente...
Qualcuno gli strinse l’altro braccio, attirando il suo sguardo.
Delle mani dalle unghie scarlatte si erano avvolte sul suo braccio, mentre una tipa gli si accovacciava 
contro un fianco con i capelli neri ingrovigliati e le labbra socchiuse.
Labbra rosse schiuse,  un viso candido, arrossato, gettato all’indietro, con dita aggrappate a dei capelli fulvi…
-Ehi, sei sveglio!- ridacchiò quella dalla pelle olivastra, per poi tornare a guardarlo con maliziosi occhi verdi – Sai, è 
stata la notte più bella della mia vita…Voi chitarristi avete delle mani…-
-E non solo quelle - mormorò l’altra, accarezzandogli il torace ampio –Che ne dici del bis, stallone?
Non poté fare a meno di osservare la ragazza dai capelli neri, notando quanto fossero…abbondanti i suoi seni. 
Avrebbe voluto sorridere ad entrambe e rituffarsi con loro nelle lenzuola, ma l’alcol era evaporato e non solo quello. 
Le due fanciulle non erano delle sprovvedute per quanto riguardava il divertimento, si erano portate dietro anche 
qualche striscia di polverina magica. E dopo qualche tiro…beh, tutto era sembrato più semplice, mentre in quel 
momento Jade era tornata ad occupargli quella sua cazzo di testa. E avrebbe voluto che ci fosse stata lei in quel letto, 
al posto di quelle due. Gli sarebbe bastata.
Ma il rosso aveva vinto. Lei aveva scelto e non sarebbe mai stata sua, ora.
Ora che Axl l’aveva ingabbiata nei suoi giochi.
La mora si chinò su di lui, baciandogli la bocca e allungando una mano sotto al lenzuolo, ma lui la bloccò quasi subito.
La allontanò, scuotendo la testa. Ok, si era divertito quella notte ed era anche abbastanza soddisfatto, ma ora voleva 
tutt’altro. L’orologio sulla mensola di fronte segnava le 08.21 di mattina e lui doveva andare a scuola.
Si alzò e si rivestì velocemente, tra i sospiri delusi delle due fanciulle ancora nude e sdraiate sul letto.  
Raccolse da terra un pacchetto di sigarette e ne prese una, mentre il resto lo infilava in una tasca dei jeans, per poi 
uscire da quell’appartamento. S’infilò le mani in tasca e si accorse di un biglietto rosa su cui erano stati annotati due 
numeri e una calligrafia minuta recitava: “La fama della tua bravura non è tutta montata, non solo come chitarrista, 
chiamaci quando vuoi. Alice e Anne “.
Rimase indifferente, mentre si accendeva la sigaretta.
Accartocciò il foglietto e lo buttò dietro di sé, prima di incamminarsi in silenzio, con un’aria stranamente imbronciata.





*****************************************************************************************************************************



Bene. Anzi, no, male. Molto male.
Era tardi e sarei arrivata in ritardo a scuola, probabilmente saltando la prima ora!
Mi feci la doccia alla velocità della luce, prima di vestirmi e osservare la finestra aperta dalla quale la notte prima
mi ero arrampicata per tuffarmi nel letto a dormire.
Scesi le scale afferrando lo zaino nero che avevo piantato in salotto il pomeriggio prima ed uscii, senza guardarmi
intorno. La vecchietta del giardino accanto mi osservò, pensierosa, e io le rivolsi un veloce  cenno di saluto,
iniziando a correre per evitare di arrivare più in ritardo di quanto non lo fossi già.
La sera prima ero sopravvissuta  grazie a un ragazzo incontrato in quel vicolo scuro, che non ricordavo più come
si chiamasse…ma aveva un viso che avevo già visto. Un bel viso, dagli occhi verdi e folti capelli scuri cotonati.
Era stato molto gentile, aveva preso a cazzotti quei due che in seguito erano fuggiti e mi aveva riaccompagnata a
casa, non prima di essersi fatto dire il mio nome di avermi chiesto di rivedermi.
Serata tranquilla, tutto sommato.
E ora non avevo proprio voglia di rincontrare Axl o si rivedere lo sguardo di Slash…per questo avevo intenzione
di evitarli per tutto il tempo.
Svoltai l’angolo e andai a scontrarmi contro qualcuno di grosso e scuro. E di riccio. E vestito come la sera
precedente. E che distolse lo sguardo appena capì chi ero.
Rimasi un attimo per terra a guardarlo, mentre si grattava la testa e si voltava dall’altra parte  per andarsene.
Come se avesse voluto evitarmi, ma allo stesso tempo non ne fosse poi così sicuro.
Non lo trattenni e non provai neppure a fermarlo.
Era meglio così, almeno se eravamo entrambi ad ignorarci reciprocamente,  non sarebbe stato poi così difficile.
Ma lui per quale motivo avrebbe dovuto fare una cosa del genere? Mi sembrava strano, poi capii…
-Ehi!- gridai, alzandomi di scatto.
Slash si voltò a guardarmi, rilasciando una boccata di fumo. Cercai di piantare lo sguardo là dove avrebbero
dovuto esserci gli occhi sotto quella massa di ricci più disordinati del solito. E per la prima volta mi meravigliai
di riuscire a distinguerli perfettamente.  Erano neri come i capelli, ma più brillanti e profondi, però in quel
momento non riuscivo a vederli. Non volevo che lui potesse pensare una cosa del genere, perché solo l’idea mi dava fastidio.
-Io e Axl non abbiamo fatto niente.-
Silenzio.
Una nuova sbuffata di fumo. Per il resto rimase immobile, come se non gli importasse o non ci credesse.
Avrei voluto almeno sapere cosa passasse per quella testa selvaggia o vedere il suo sguardo.
Non sapevo neppure perché ci tenessi così tanto, ma mi mancava qualcosa.
-Ok, senti, pensala come vuoi. Ma ieri sera sono andata a dormire nel mio letto.- ribattei, irritata,
oltrepassandolo per poi voltarmi e sottolineare:
–Da sola -.





***********************************************************************************************************************

 

Il labbro inferiore mi bruciava ancora.
E non riuscivo neppure a tenere una fottuta sigaretta in bocca! Che rabbia!
Quella ragazza mi aveva conciato davvero male, sperai almeno di riuscire a cantare sabato sera… se no avrei
preso quella ragazzina e gliel’avrei fatta pagare! Per di più era tutta la notte che continuavo a pensarla.
Axl Rose che si scervella per una tipa quando ne poteva avere altre cento? Na c’era di mezzo la scommessa
con quel capellone di Slash, perciò dovevo lavorarci, anche se sembrava fossi in vantaggio, non mi piaceva il
modo in cui ogni volta mi allontanava. Non aveva senso, però mi piaceva. Mi erano sempre piaciute le sfide,
e se Jade voleva giocare avremmo giocato.
Appoggiai la schiena contro il muro sul retro della scuola, in attesa del suono della campanella.
Non stavo molto simpatico al mio prof di matematica, a dir il vero a nessuno dell’intero corpo insegnanti  
andavo molto a genio. Non per i voti, ma per il comportamento e l’incostanza. Per questo finivo spesso fuori
dall’aula a bighellonare in giro per i fatti miei.
Osservai con curiosità Slash trascinare Bella in un angolo del giardino. Che stava succedendo lì?
Venni distratto dal suono di una porta che si apriva, mi voltai e incrociai il mio sguardo con uno irridente.
-Guarda chi sai rivede! Passata bene la nottata?
Non gli risposi, chiedendomi cosa ci facesse lì quel nano da giardino con i capelli cotonati stravolti…
-Ma che hai fatto? Hai le labbra che sembrano due canotti!- scoppiò a ridere il biondo, mettendosi a
saltellare –Qualcuno si è divertito mooolto questa notte, eh? Eh? Eh?-
Alzai gli occhi al cielo, sforzandomi per non dargli un cazzotto sul naso. Perché diamine era venuto a
cercarmi? Perché l’aveva fatto apposta, tutti sapevano che quella era la mia uscita.
-Ma dimmi…Jade mi sembrava un po’ stralunata, sai?
-E allora?- sbuffai, desiderando di starmene per conto mio, da solo. E volevo anche una sigaretta.
-Anche Slash era strano quando è entrato dopo di lei…
-Che cazzo centra Slash con Jade?-
-Sono arrivati insieme…e questa notte Slash non è tornato a casa, visto che questa mattina sono passato e
la vecchia Ola mi ha cristato dietro per il suo nipote degenerato…
Mi voltai a guardarlo con aria strafottente e uno sguardo infastidito. Mi ero perso qualcosa, che ci faceva
Slash con Jade? Avevano dormito assieme dopo che lei era scappata? Per questo non era tornato a casa quel cazzone?
-Ehi! Axl, dove cazzo vai? Perchè ogni volta che arrivo io ve ne andate tutti e mi lasciate solo?? Non capisco
proprio che diavolo ho che non va…Ho detto qualcosa che non dovevo? Per caso puzzo? Ehi!
Lo ignorai, rientrando per i corridoi proprio mentre suonava la campanella.





 

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** Calamita per ragazzi degenerati ***



 
30 Capitolo


-Ehi, Jade tutto a posto?
Mi voltai, infastidita, dando un altro calcio al mio dannato armadietto (tanto era abituato, no?).
Bella, più raggiante del solito, se ne stava appoggiata al muro di fianco, giocherellando con qualcosa
che aveva al collo. Sembrava un lucchetto un po’ ammaccato che avevo già visto da qualche parte.
I suoi capelli  ricci erano come al solito semi-raccolti e indossava una maglia dei Ramones sopra dei jeans.
Un sorriso raggiante si era impadronito del suo viso e dei suoi occhi.
-Qualcuno mi sembra appena uscita dal paradiso, eh?
-Invece tu da una camera a gas! Hai una faccia…- ribattè lei, scrutandomi con i suoi grandi occhi –Ti
è successo qualcosa ieri sera? Lo sapevo che ti dovevo seguire, ma Michael mi ha bloccata sollevandomi di peso e…-
-Ah-ah! E bravo il nostro bassista!- le feci l’occhiolino, facendola arrossire tutta –Ti ha fatto la festa, ecco
perché oggi sei la dea dell’amore con quel sorriso!-
-Sì, certo…solo perché ho passato un momento meraviglioso, anzi più di uno perché lui è davvero così
dol…Ehi! Stai cercando di cambiare discorso! – e mi puntò contro un dito minaccioso, anche se i suoi occhi
erano ancora tra le nuvole o, meglio, nei ricordi di quella notte di fuoco con il suo fidanzato –Slash mi ha
trascinato fuori da scuola nel bel mezzo di una lezione per farmi certe domande! E scommetto anche 
che sai di chi era il soggetto!-
-Che domande?
-Pensa che tu sia andata a letto con Axl! E crede che io stia mentendo per difenderti e anche perché non
mi è mai piaciuto Axl… Non ci posso credere! Quel ragazzo è persino più cocciuto di me ed è tutto dire!- si
passò una mano sulla faccia per poi guardare oltre le mie spalle e sbuffare –A proposito di tipi cocciuti…-
-Noi due dobbiamo parlare –
Merda. Non avevo detto che volevo evitarli? Invece nel giro di tre ore mi ero imbattuta in entrambi! Solo
che Axl era venuto apposta a cercarmi, non era stata una coincidenza come quella di prima che mi aveva fatto
sbattere proprio contro il riccio. E tutta questa faccenda iniziava a farmi arrabbiare! Che avevo, la calamita per
 ragazzi degenerati che non accettavano un NO come risposta e non credevano a una sola parola che dicevo?
Mi voltai ad osservarlo. Capelli rossi perfetti, due braccia pallide che spuntavano da sotto una giacca di jeans senza
maniche, pantaloni di pelle attillati e occhi di ghiaccio fissi sul mio viso.
-Se vuoi delle scuse, sappi che da me non otterrai niente!- mi sbrigai a chiarire, mentre Bella l’osservava
attentamente con i suoi occhi vigili.
-Non voglio le tue scuse, per quelle c’è tempo. Voglio altro!- continuò il rosso, studiandomi come se cercasse qualcosa.
Ero sempre più nervosa e infastidita.
-Cosa vuoi?
-Voglio sapere cos’hai fatto ieri sera dopo che te ne sei andata.-
Inarcai un sopracciglio, pensando di aver capito male. Cos’è che voleva? Non poteva essere serio. Non aveva detto
davvero quello che le mie orecchie avevano sentito…ma uno sguardo di Bella mi fece capire che sì, aveva osato farmi
una domanda del genere. E mi guardava come se si aspettasse una risposta. Ma chi era lui per pretendere di sapere
che facevo? Non aveva fatto altro che tormentarmi da quando avevo messo piede in quella maledetta scuola e ora
vantava diritti che non aveva!
Lo fissai con uno sguardo di fuoco che se avesse potuto l’avrebbe incenerito: -Dove sono stata, con che sono stata, cosa
ho fatto sono affari miei! Io non devo tenere conto a nessuno, figuriamoci ad uno come te che conosco a mala pena! Sai
che ti dico? Fottiti rossino!-
E così dicendo diedi un ultimo calcio al mio armadietto e mi allontanai il più velocemente possibile, sperando che nessuno
mi seguisse. Non ne potevo più.
Non sopportavo l’idea di scappare, ma lo facevo sempre da quando ero arrivata a Seattle.
Ormai avevo iniziato a fuggire da tutti, forse perché la vera persona dalla quale volevo allontanarmi era anche l’unica da
cui non mi potevo staccare: me stessa.
E non sarei mai potuta scappare da Jade Lighter e dalla sua pazza vita.
Mai…

 
 
 
***************************************************************************************************************


 
-Ehi, man! Cos’ha la tua faccia?
-Che cazzo dovrebbe avere??? Lasciami in pace Duff…
-Ah! Ecco cos’hai! Sembri il mio cane quando dobbiamo lavarlo…che hai combinato?- e così dicendo si sedette
di fianco a me, sul muretto davanti alla scuola, buttando a terra lo zaino e accendendosi una sigaretta.
-Perché pensate sempre che sia io a fare casino? Magari questa volta centra qualcun altro e io sono la vittima!- sbuffai
una nuvola di fumo grigia e densa come il mio umore –E che cazzo!-
-Saul, ti conosco troppo bene e so che sei il primo a cercare rogne, ad attaccar briga e a scatenare risse con gente più
grossa di te!- ribattè lui, scuotendo la testa e tornando ad osservarmi –Sei il mio migliore amico da quella volta in cui
hai cercato di rompermi una bottiglia in testa!-
Scoppiai a ridere al  ricordo. Avevo avuto circa dieci anni ed era stata la prima volta in cui la vecchia Ola mi aveva portato
a Seattle per le vacanze. Ero davvero incazzato, perché i miei amici avrebbero potuto partecipare a delle gare di BMX,
mentre io ero tappato in  quel buco. E mia nonna mi aveva portato a casa della vecchia signora McKagan per presentarmi
e i suoi mille nipoti con cui avrei potuto passare il tempo.  Tra tutta quella massa di spilungoni mi avevano presentato quello
più vicino alla mia età, ma lo stesso molto alto, con una faccia simpatica in cui la mia bottiglietta di succo andò a schiantarsi
in pocho  tempo. Rimasi deluso quando mi accorsi che non si era rotta. Né la bottiglietta né la sua faccia.  
Ovviamente avevo aspettato che le due nonnine si allontanassero.
Duff mi aveva sollevato di peso e stava per darmi un pugno, quando era arrivata una ragazzina tutta riccia come me, ma dalla
pelle rosata e gli occhi brillanti. Bella era stata la mia prima cotta estiva ed era anche quella che da più di tre anni stava con
il mio migliore amico. E con cui ero stato a letto una volta, ma eravamo entrambi ubriachi e non l’avrei mai più rifatto.
Le volevo bene, ma la persona che l’amava davvero era Duff.
Era sempre stato solo lui,  il solito romanticone e un po’ coglione.  Io non ero fatto per la monogamia, e questo era risaputo.
Bastava vedere come avevo trascorso la notte precedente!
-Mi vuoi dire che ti è successo?
-Axl  e Jade hanno fatto sesso.
-Cosa? E come fai a saperlo?
-Li ho visti ieri notte! Axl continuava a ronzarle intorno e lei ha ceduto…
-Come ieri notte?
-Nel camerino, mentre tu eri impegnato con Bells, li ho visti!
-Ma credevo se ne fosse andata…- vidi il bassista, grattarsi la testa, pensieroso.
-Ma dai! Era tutta una scusa, no? In realtà le piaceva…si vedeva da come si faceva toccare..- e senza volerlo,
strinsi tra le dita il muretto facendo diventare le nocche tutte bianche.
E aggiunsi più a bassa voce, tra me e me  –Le piaceva, cazzo… –
Duff mi osservò, per un attimo, continuando a grattarsi la testa, poi sbuffò e scrollò la spalle:
-E tu come ti senti?
-Cosa centro? Mi rode solo di aver perso quella merda di scommessa…
-Slash..- gli lanciai un occhiata infastidita e lui sospirò –Ok, che ne dici se ce ne andiamo da questa merda di posto
che ci vuole schiavizzare con l’istruzione?
-Da Sam?- gli lanciai un occhiata piena di speranza.
-Sì, facciamoci qualche birra!- concordò, alzandosi e mettendosi lo zaino in spalla –Tanto non avevo studiato per  
la verifica di biologia…-
Sorrisi, buttando a terra il mozzicone della mia sigaretta e seguendolo, pregustando già una sbronza mattutina niente
male grazie al mio compagno di bevute e ai poche spiccioli che avevamo preso per lo spettacolo della sera prima.














Oooooook,
ho fatto un bel casino, eh? Axl pensa che Jade sia andata a letto con
Slash, Slash crede che sia stata con Axl, ma in realtà lei non è stata con
nessuno dei due.... Dite che se ne accorgeranno?? 
Grazie a chi continua a seguire questa storia, che più continua, più mi
sembra un delirio...sono arrivata al capitolo 30, ma non è ancora finita...
Mi piacerebbe molto se qualcuno mi dicesse che ne pensa........


Ok, ciao J.



 

Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** Sogni e birre ***



 
31  Capitolo

 
Mi sbatté contro il muro, consapevole che non avrei cercato di oppormi alla sua forza. Ma appena vide che
ero inerme sotto di lui riuscii a scorgere un’ombra di soddisfazione. Gliel’avevo promesso. Non mi sarei più
opposta alla sua volontà, a ciò che voleva. L’avrei semplicemente accontentato, perché così si doveva fare.
Non c’era via d’uscita e anche se ci fosse stata, non l’avrei mai lasciato. Anche questa era  stata una
promessa, e io l’avrei mantenuta fino alla fine.
Lacrime fredde piene di tristezza e amarezza mi solcarono le guance infiammate, mentre con dita tremanti
gli stringevo le spalle per baciarlo. Mi respinse lentamente per osservarmi con i suoi bellissimi occhi,
facendomi tremare le gambe.
-Prometto che ce la faremo, ok? Tu ed io.- mi accarezzò una guancia con dolcezza e mi baciò lievemente la
fronte – Insieme andrà tutto bene –
Mi sforzai di annuire e cercai di sorridere, ma un singhiozzò mi sfuggì dalla bocca.
Le sue labbra tornarono sulle mie per soffocare i molti altri che ne seguirono e cercò di  calmarmi con le sue
carezze. Ma andava bene.
Stava andando tutto bene. Era tutto come doveva essere.
Le sue mani mi strinsero a lui, mentre faceva qualche passo verso destra dove inciampammo su un
materasso vecchio e, per l’occasione, rivestito di coperte scure che si trovava per terra in mezzo a strane
cianfrusaglie. La mia mente si scollegò, lasciando che le lacrime continuassero a bagnarmi il viso e la mia
bocca gemesse per il piacere. Era un controsenso, ma era tutto vero.
Non potevo fare a meno di lui, anche se mi faceva male la sua vicinanza.
Ero sua e lui lo sapeva, come io sapevo che lui era mio. O per lo meno lo era in quel momento, lì. In quel
materasso vecchio e smollato, che chissà quante coppie di amanti aveva visto…
Ma sicuramente noi due li battevamo tutti, per pazzia, per insensatezza, per degenerazione, per potere
autodistruttivo e per peccato.
Lui era la pazzia, io ero la pazza.
Lui era il peccato, io la peccatrice.
Ma andava bene così, almeno fino a quando mi avrebbe fatta sentire così… viva.
-Jade…
-Mmm?
-Non trattenerti, ti prego… Urlalo…- mi strinse più forte, baciandomi con più intensità e facendomi
sospirare –Urla il mio nome, Jade…-
Respirai affondo, e  schiusi le labbra per accontentarlo, perché era ciò che voleva lui e che volevo
anch’io…perché quello che provavo era più di semplice piacere e guardandolo negli occhi  sapevo,
lo sapevo, che lui provava la stessa cosa…
E mentre io urlavo, la mia voce fu coperta dalla sua e dal mio nome….

 

Spalancai gli occhi, ansimante, con il cuore che mi martellava in testa e un sudore freddo che mi percorreva
la schiena. Mi portai le mani al viso per tirare indietro i capelli e calmarmi. Le dita mi tremavano, mentre
sentivo una sensazione di calore allo stomaco diffondersi in tutto il corpo. Avrei voluto tornare a dormire,
ma le immagini del sogno mi tormentavano. Non poteva essere…
Finalmente mi avevano lasciata in pace per tre giorni ed io che facevo? Iniziavo a fare sogni poco casti
e complicati, di cui non capivo il senso e che mi facevano sentire allo stesso tempo contenta e turbata,
infastidite ed eccitata. Insomma, una cosa terribile e assolutamente (non) piacevole.
Così non potevo andare avanti.
 


 
*************************************************************************************************************************

 
 
-Io non ce la faccio più! Dobbiamo fare qualcosa!
-Duff…- Izzy continuò tranquillamente a fumare la sua canna, seduto sullo sdraio che c’era nel giardino di
casa McKagan –Tu mi hai fatto venire fino a qui per parlarmi di questo?
-Lo dici come se fosse tutto ok, ma non hai visto come si comportano quei due?- lo spilungone si fermò un
attimo per scolarsi un altro sorso di birra, infastidito dalla tranquillità dell’amico.
Ok, Izzy era sempre tranquillo e pacato, un po’ per carattere e un po’ per le canne, ma quella situazione
non gli piaceva e lui per primo avrebbe dovuto fare qualcosa! Come migliore amico di Axl, almeno!
Cioè…Duff non sopportava il modo in cui Slash si stava comportando e allo stesso modo gli risultava
altrettanto strambo l’atteggiamento di Axl. Era come se entrambi si evitassero a vicenda e non era normale.
Axl e Slash si scontravano almeno una volta al giorno o quattro volte alla settimana!
E Izzy gli voleva far credere che non dovevano fare niente? Cazzo, Slash era il SUO migliore amico, e se
avesse potuto fare qualcosa l’avrebbe fatto!
-Senti…tieni e fatti un tiro, ok? Rilassati un attimo e ragiona…
-Ragiona?
-Noi non possiamo fare niente – disse con calma il chitarrista, rollando una canna anche per l’amico
con mani abili –Complicheremo solo le cose.-
-Bene! Almeno ammetti finalmente che c’è qualcosa che non va!- bevve un altro sorso di birra.
-Non ho mai detto il contrario, Duff. Ho solo detto che non trovo alcun motivo per cui questo mi abbia fatto
alzare il culo dalla mia comoda branda per venire su questo sdraio fastidioso alle cinque di mattina…
-Ah…- l’ossigenato si passò una mano tra i capelli arruffati e osservò le sue pantofole imperlate di rugiada,
capendo di essere stato un tantino esagerato -Giusto…ma sei sicuro che non possiamo fare niente?
Izzy osservò la canna che aveva finito di preparare e l’accese con quella che aveva ancora tra le labbra, per
poi passarla al bassista che si fece un tiro. Osservò gli occhi da gatto rilassarsi e la pupilla dilatarsi
lentamente ad ogni boccata, finché non lo vide scivolare a terra e sdraiarsi, chiudendo gli occhi. Non era
roba forte, ma glielo aveva insegnato lui. Serviva a volte.
-Izzy?
-Noi non possiamo fare niente, Michael…- si alzò e gli si sdraiò a fianco, guardando il cielo nuvoloso.
-Ma ci hai sentito? Sono tre giorni che suoniamo una vera merda e Axl non può ancora cantare!
-L’unica che può fare qualcosa è una ragazza..- mormorò il moro, pensieroso.
-E allora che aspettiamo? Li facciamo uscire e così possono abbordare delle tipe…
-No.
-Cosa?
-Hanno bisogno della stessa ragazza.- una sbuffata di fumo si levò in aria -Una sola.-
Duff alzò lo sguardo, chiedendosi che era strano, non era da Izzy quel genere di battute.
-Ehm...intendi una cosa a tre?
-No, intendo che c’è solo una ragazza che può metterli in riga – il moro tornò ad alzarsi e si scrollò la giacca
di pelle che portava –Ci vediamo più tardi, man…-
-Ok…- disse sommesso il bassista, finendo la lattina di birra e scrutando la figura del chitarrista che si
allontanava. Era così diverso da Slash. E da Axl, capiva perché fosse l’unico a saper parlare con il rosso.
Izzy sapeva sempre quale era la cosa giusta da fare.
Tornò a guardare il cielo, notando che si stava facendo l’alba, doveva prepararsi per andare a prendere
Bella e Slash…quel coglione probabilmente si era perso per strada come al solito.
Sorrise, osservando la lattina vuota.
Anche lui non scherzava, ma ce l’avevano nel sangue, finché era solo nel sangue andava bene, ma se un
giorno sarebbe diventato  un pensiero fisso… Un brivido gli corse lungo la schiena
Meglio non pensarci, lui avrebbe sempre suonato, sempre.
Era per questo che respirava.
Per la musica e per Bella.
 

 
 
*********************************************************************************************************************** 

 


La guardai entrare con passo sicuro, ormai conosceva l’ambiente.
Aveva i capelli scompigliati e legati in una treccia a un lato del viso. Gli occhi truccati a mala pena con un
velo di matita e del mascara rigorosamente neri. Jeans neri, maglietta scura sotto a una felpa di un
anonimo bianco. Cartella sulle spalle, un libro già in mano e l’aria di una che ha faticato a dormire.
O non ha proprio dormito. Ma anche così la trovai bella. E sexy.
Il suo sguardo si posò su di me, pensierosa, ma non mi vide. Aveva quel genere di sguardo assente di una
persona che ha troppe cose a cui pensare. Strano che Slash non fosse ancora venuto a riscuotere. O forse
non erano arrivati fino in fondo…
Jade si avvicinò al suo armadietto, senza guardarmi. Peccato per lei che il mio fosse esattamente alla sua
destra ed io ero proprio lì a guardarla.
-Potevi anche evitare di stare sveglia tutta la notte per pensare a me, honey…
Lei sussultò, alzando lo sguardo e fulminandomi con i suoi occhi gialli: –Tu…
-Lo so, tranquilla. Ti do una mano – la scostai e le aprii l’armadietto con un semplice colpetto del polso.
-Devi dirmi come si fa.
-E perdere l’occasione di starti così vicino?- sorrisi, mentre i nostri visi si sfioravano.
Vidi le sue guance andare in fiamma e mi allontanai, lasciando che riprendesse fiato. Mi studiò,
probabilmente chiedendosi perché non l’avessi baciata come tutte le altre volte e feci un mezzo sorriso,
accarezzandole una guancia.
-Sta notte cerca di dormire e non pensarmi troppo…anche se ne sono felice- gli soffiai sulle labbra, notando
con la coda dell’occhio Slash che entrava insieme a Duff e…Bella.
Meglio lasciarla andare.
Feci un passo indietro e mi allontanai, cosciente che lo sguardo di Jade mi avesse seguito finché non avevo
voltato l’angolo.
Lei mi doveva volere, come io la volevo. Davvero.
Sorrisi, forse Slash non aveva ancora  vinto del tutto la scommessa…
 
 





 

Ritorna all'indice


Capitolo 32
*** Alcool e baci ***





32 Capitolo

 
Bene, guarda la volpe che si allontana dal misfatto. E che bel misfatto.
Jade rimase immobile con il viso turbato e pensieroso, mordendosi il labbro inferiore con fare meditabondo.
Avrei fatto di tutto per essere io a farlo, ma Axl aveva già dimostrato che era sua. Le era sempre intorno,
eppure era strano che non avesse già raccontato tutto o almeno di aver vinto. Lui amava vincere.
-Che ci faceva quello con te?- le chiese Bella, accostandosi con cipiglio irritato –Non ti lascia ancora in pace?
Se continua così non so cosa gli potrei fare! –
-Amore, calmati…- le strinse le braccia intorno alla vita Duff, baciandole una guancia.
-Ragazzi, niente smancerie! Ne ho dovute sopportare troppe in quel dannato catorcio!-  sbuffai, distogliendo lo
sguardo. Tutta smanceria e niente di concreto, bacini dolci e cast, mentre io me ne stavo dietro a farmi i cazzi miei,
cercando di dormire. Scommetto che Duff l’aveva fatto apposta…
-Oggi era il tuo turno di fare il terzo incomodo, eh?-  sorrise Jade.
Mi guardai alle spalle.
No, non c’era nessuno dietro di me… Tornai a guardarla dubbioso.
Stava davvero sorridendo a me di sua spontanea volontà, senza prima avermi trattato male e detto che ero un idiota?
Aveva un viso un po’ stanco, ma il suo sorriso pareva sincero… Be’ ormai Axl aveva vinto, ma io potevo comunque
starle vicino, no?
Aspetta, ma che cazzo di idee mi venivano in mente? Colpa dell’alcol, ecco…L’unica ragazza con cui avevo un
rapporto d’amicizia cii ero anche andato a letto! Be’…se fosse capitato anche con lei non sarebbe stato male,
e forse le sarebbe piaciuto così tanto che…
-Slash, tutto a posto?- sorrise sorniona Bella, dandomi un piccolo colpetto sulla spalla.
-Ehi, amico, riprenditi…- ghignò Duff, scuotendo la testa, mentre Jade mi osservava continuando a sorridere,
ma questa volta pareva addirittura divertita.
-Meglio che chiudi la bocca e smetti di sbavare…- mi suggerì a bassa voce il mio migliore amico.
Idiota.
Mi sbrigai a seguire il suo suggerimento e sorrisi appena, per poi ricordarmi che con lei non ci dovevo più avere niente
a che fare. Ora era di Axl. E se non l’aveva ancora lasciata… Affanculo l’usignolo! Io ero Slash, facevo come mi pareva
e Jade stava sorridendo a me e non a lui!
-Stavo pensando che ho fame…- buttai lì, toccandomi lo stomaco, pieno di alcol. Lo sapevo che stavo esagerando ma
da quando io e Axl avevamo smesso di comunicare e la musica faceva schifo,  non ce la facevo a stare sobrio.
Scambiai uno sguardo con l’ossigenato e aggiunsi: -Meglio che me ne vada…
-Se vuoi andiamo un salto a mangiare qualcosa, anch’io non ho fatto colazione- disse pensierosa Jade, infilando dei libri
nello zaino e scostandosi un ciuffo di capelli ribelli dalla fronte.
-Ok…- dissi, probabilmente con una delle mie facce incredule e basite, perché Bella e Duff scoppiarono a ridere.
Lei annuì, senza guardarmi, pensierosa.
-Allora muovetevi, prima che la campanella suoni!- ci sorrise Bella, prendendo per un braccio Duff e trascinandolo da
qualche parte per pomiciare con calme. Cazzo, ma da quando noi uomini ci lasciamo sbatacchiare di qua e di là dalle donne!
Un po’ di virilità! Farci dare ordini da delle ragazze…
Era inconcepibile!
-Slash, ti muovi o no?- mi richiamò Jade, già pronta ad uscire.
-Arrivo!- come non detto!
Uscimmo dal cortile e lei si fermò, guardandosi intorno come per studiare un ambiente a lei ostile. Mi grattai la testa,
osservandola senza capire; cosa ci voleva ad attraversare la strada, entrare nel vicolo dei negozi ed infilarsi nel primo bar?
La vidi sospirare e toccarsi una guancia.
-Ehm, Slash?
-Sì, piccola?
-Non so da che parte andare…-arrossì lievemente e mi lanciò un occhiata pensierosa –So solo dov’è il bar di Sam,
ma è troppo lontano…-
-Bene, allora conosci i posti giusti: il garage, il locale, il bar di Sam e…Giusto, ne manca uno…- la squadrai con occhio
critico e poi scossi la testa –Peccato…-
-Peccato cosa?
-Non fa niente, non sei ancora pronta per quello- dissi in modo solenne, mentre lei mi guardava, curiosa.
-Quello che?
-Meglio che andiamo, ho una fame da Steven…ed è tutto dire! Cazzo, ora lo metto pure nei modi di dire, ma sai non sono
molto bravo a ricordare, ho poca memoria, insomma… Però Steven è come il rosmarino! Preferisco la birra, non c’è paragone,
ma… Ognuno fa come crede…-  lei si mise  a ridere, seguendomi verso il primo bar –Tu preferisci la birra o il rosmarino?-
-Rosmarino.-  rispose, continuando a ridere.
-Bene, più birra per me!
-Credo che tu sia già abbastanza brillo, sai?
-No, no piccola! Sono solo un po’ allegro e ho una fame da lupi…- dissi, appoggiandomi al bancone per studiare delle paste
appena sfornate e una graziosa ragazza che non avevo mai visto.
-Ehi bionda! Dov’è finita Meredith?
-L’hanno licenziata- rispose quella, avvicinandosi e dandomi un’occhiata interessata.
-Perché?
-Sembra che desse delle cose a dei clienti senza farli pagare o non in modo legale…
-Ah…davvero…?- mi passai una mano tra i ricci, sentendomi punto sul vivo.
-Già, al capo non piacevano certi strusci…
Tacqui, un po’ dispiaciuto. Cazzo, Mery era una brava ragazza e mi dispiaceva che l’avessero licenziata…
Per non parlare del fatto che l’avrei pagata, prima o poi… Ma ora ero senza spiccioli. 
Jade mi osservò per un attimo prima di farsi avanti.
-Ci potresti portare un tè al limone, un caffè amaro e due brioche al cioccolato?
-Ok, arrivano subito!- sorrise la ragazza, mettendosi al lavoro.
Scivolai sullo sgabello di fianco a Jade e mi grattai la testa:-Ehm…dovrei dirti una cosa, piccola…-
-Non hai soldi,  non puoi pagare, quella Meredith è stata licenziata perché tu la ricompensavi in sveltine, visto che hai le
tasche sempre bucate... Ho dimenticato qualcosa, forse?
Rimasi a bocca aperta a guardarla, mentre lei mi lanciava un’occhiata di rimprovero, scuotendo la testa e 
tirando fuori un libro dallo zaino.
-Come cazzo hai fatto?
-Voi musicisti siete così prevedibili…- corrugò per un attimo la fronte -O almeno, la maggior parte di voi…
Si stava riferendo ad Axl, forse…o forse no.
La guardai, mentre studiava storia e mi chiesi come mai una ragazza del genere, fosse proprio capitata a me.
Non poteva essere come le altre? Non poteva semplicemente lasciarsi andare e dirmi che stava succedendo?
Perché per tre giorni ci eravamo evitati e ora mi aveva persino pagato la colazione e mi parlava come se fossimo amici?
Mi grattai la testa, sbuffando.
Vaffanculo… Non avrei mai capito le donne!  
 
 


 
 
 *********************************************************************************************************
 
 


Mi stava continuando a guardare e io non sapevo più che dire.
Va bene, l’avevo praticamente invitato io ad andare a fare colazione, ma…non  sapevo come iniziare il discorso.
Avrei dovuto semplicemente dirglielo e basta, ma non ci riuscivo, era più forte di me.
-Slash, senti un attimo – lo vidi voltare tutto il busto verso di me e appoggiare la testa su una mano chiusa a pugno,
sospirando sconsolato.
-Perché tu e Axl vi comportate così?- riuscii finalmente a dire, togliendomi un macinio dallo stomaco.
-Così come, piccola?
-Non fare il finto tonto… Sono tre giorni che Izzy mi ripete che siete strani, che non vi parlate…
-E tu quando hai visto Izzy?- spalancò la bocca il riccio.
-Mi ha accompagna a casa ieri, sembrava pacato come sempre, ma credo sia preoccupato…
-Izzy è il figlio del diavolo…- borbottò Slash a bassa voce, mente la ragazza dietro il bancone ci serviva  ciò che avevamo ordinato.
-A me sembra molto avervi a cuore…- sospirai, alzando gli occhia al cielo e addentando la mia brioche calda.
-Lo so, a volte è una checca isterica, soprattutto con Axl…- ridacchiò il riccio, osservando il caffè e inumidendosi
le labbra –Ma è una fortuna averlo con noi…-
-Allora mi vuoi dire che succede?
-E a te che importa?- si mise all’improvviso sulla difensiva.
-Come che importa?- ecco, lo sapevo…però aveva ragione. A me non importava niente o almeno avevo cercato di far
credere loro che fosse così…ma non ne ero più tanto certa… il fatto che mi piacesse camminare con Izzy, mi mancava
sentirli suonare e poi…il modo in cui mi aveva trattata prima Axl…mi avevano fatto pensare.
Non era vero che non m’importasse. Io ero amica di Duff e di Izzy. E mi stava simpatico Steven con il suo viso da bambino
cresciuto e la sua allegria. Mi piaceva Slash perché…
Lo guardai, pensierosa, poi feci scivolare lo sguardo sul bancone. Le nostre mani erano una accanto all’altra, ma non si sfioravano,
c’era come una sottile barriera che ci separava. La mia mano pallida e sottile, la sua grossa e dalla pelle bronzea.
Erano così diverse.
Eravamo così diversi..
-A me importa.- ribattei semplicemente, tornando a guardarlo in viso, tra quei ricci selvaggi.
-Perché? Cazzo, tu non ci conosci ed Izzy pretende che tu riesca a…fare quello che devi fare! Non ha senso, lo sai?
Non so perché devo dirti qualcosa, quando…non c’è niente da dire…- abbassò la testa in modo che i suoi ricci gli coprissero del tutto il volto.
-Dovreste chiarirvi e basta. L’ho visto anche prima, sei entrato tu ed Axl se n’è andato…
-Forse aveva altro da fare…
-E tu ieri non sei venuto a scuola perché avevi il corso con me e Axl, vero?
-Avevo altro da fare, sai…
-Capisco che ci evitiamo, perché è meglio così per noi due, ma..
-Perché sarebbe meglio così per noi due?- mi interruppe, squadrandomi con i suoi occhi neri, penetranti.
-Perché…è meglio.
-Ma con Axl va bene così, giusto?
Lo guardai, presa in contro piede:-Cosa centra? Con Axl è diverso…e poi io provo ad evitarlo, ma lui non mi lascia in pace…-
-Come tre sere fa?
-Cosa…Ah, no! Non con questa storia! Siete tutti e due fissati! Cosa devo fare per farvi capire che non è successo niente!- sbuffai,
esasperata, bevendo un sorso di tè.
Slash, fissava la sua tazzina di caffè in silenzio senza toccarla e io sbuffai sonoramente.
Finimmo la nostra colazione in silenzio, pagai e ritirai il libro di storia di nuovo nello zaino, mentre lui aspettava fuori in silenzio.
Uscii, ritrovandomelo appoggiato al muro di fianco alla vetrina di un negozio di dischi, con una sigaretta in bocca.
Mi avvicinai, piazzandomi di fronte a lui  senza parlare. Gli tolsi dalla bocca la sigaretta con un gesto rapido e infastidito.
-Ma che cazzo…allora è un vizio per…- ma non riuscì a finire.
Perché mi ero messa sulle punte e le mie labbra avevano sigillato le sue in un bacio leggero.
I suoi ricci neri mi solleticarono il viso, mentre lui rimaneva immobile, preso alla sprovvista.
Poi le sue mani mi accarezzarono i fianchi e i capelli lisci, arricciandoseli intorno a un dito, mentre le sue labbra
si muovevano sulle mie, assaporandole.
Sapeva di alcol e di fumo,
di notti passate a zonzo e di mattine nebbiose.
Aveva il gusto degli sbagli,
delle cattive abitudini, dei vizzi…
Mi staccai, schiudendo appena le labbra e respirando affondo, tornando con i piedi ben piantati per terra. Tenevo ancora
gli occhi chiusi, per tornare in equilibrio con me stessa, non potevo permettermi di lasciarmi andare.
-Hai capito sì o no che non ho fatto niente con Axl?- mi sforzai di fare un passo indietro per distaccarmi, ma era maledettamente
difficile, perché…mi era sembrato che le nostre labbra fossero fatte apposta per stare insieme…
Non aspettai la sua risposta, ma mi sembrò di sentire un “sì” prima di dargli le spalle e incamminarmi verso la scuola, consapevole
che lui era a pochi passi da me e mi stava seguendo in silenzio.
Perso in quel falso bacio...
 











Ciaoooooooooooooooooooooooooo :)
ma quanto diavolo è complicata questa ragazza??
Vabbè, sentite sono contenta per chi continua a segguire
nonostante la mia pazzia, però mi piacerebbe molto sapere
cosa ne pensate... Del tipo, se avete domande o richieste
sono ben accette! Non vi mangio mica!
Detto questo, spero che questi ultimi capitoli vi siano piaciuti,
perchè quelli che verranno movimenteranno un po' tutto...
Se qualcuno si chiede se mai Jade cascherà nella trappola di 
Axl o se Slash aprirà gli occhi sul sentimento che prova e che
continua a far finta che non ci sia....
Be', l'unica è continuare a leggere i prossimi capitoli!
Grazie mille per aver letto fino a qui!
Ciao ciao J.





 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 33
*** Bambina e tigre ***



33 Capitolo

Sam mi accolse con un sorriso appena entrai nel locale: -Ben arrivata, piccola!
-Sei così felice nel vedermi perchè oggi tocca a me pulire i bagni, vero?- gli schioccai un'occhiata pensierosa e infastidita a un tempo.
-No, assolutamente no. Non solo per quello almeno...Oggi viene a trovarmi la mia ragazza, abita a New York e ci vediamo così poco...- aveva un sorriso che partiva da un'orecchio e finiva all'altro che mi faceva, in qualche modo, pensare a un bambino un po' troppo cresciuto. 
-Sono contenta! Ma viene qui sta sera?
-Già, è arrivata oggi pomeriggio, ma doveva sistemare delle faccende con la sua agenzia...- mi rivolse uno sguardo luminoso -Non vedo l'ora che arrivi!-
-Me la presenterai, vero?
-Certo!
-E promettimi che non ti chiuderai in bagno con lei prima della fine del tuo turno, abbandonandomi tutta sola al bancone, ok? Se no te la faccio pagare, anche se sei innamorato!- lo minacciai, appoggiando la borsa sotto al bancone e allacciandomi il grembiule dietro la schiena.
Per tutta risposta lui scoppiò a ridere di gusto, spettinandomi i capelli:-Certo che sei stronza, eh!
-Grazie- ribattei, andando nel ripostiglio per prendere guanti, secchio e tutto il materiale che mi serviva per ripulire in modo almeno decente ciò che rimaneva di un presunto bagno.
Mi legai i capelli in una crocchia con un mollettone, presi un respiro profondo ed entrai, cercando di non vomitare come l'ultima volta.
Anche perchè il vomito lo avrei dovuto ripulire sempre io.


***************************************************************************************************************************************


Il garage era stato invaso dalla musica, che ormai dilagava per tutta la strada da quando Bella aveva aperto la porta per intrufolarsi come clandestina nel bel mezzo delle loro prove, con sotto braccio una buona scorta di lattine di birra per rendersi accettabile.
Izzy constatò che Slash era sobrio e che non era più assente come tutte le altre volte. Segno che l'uscita con Jade fosse servita a qualcosa, per sua fortuna. Mentre Axl sembrava stranamente tranquillo, e su questo non sapeva proprio per quale motivo lo fosse.
Ma si poteva sentire che qualcosa stava cambiando, il sound delle canzoni stava tornando forte e vibrante nell'aria, pronto ad esplodere quella stessa sera, davanti ai loro fan. Avevano bisogno di esibirsi, di sentire l'adrenalina scorrere nelle loro vene e le urla dei loro sostenitori.
-Ok, ragazzi facciamo pausa! Duff si è sconcentrato appena ha visto le ganbe di Bella...- ghignò Axl -E io ho bisogno di una birra ghiacciata!-
Izzy osservò il suo mogliore amico posare il microfono e passarsi una mano fra  i capelli, togliendosi la bandana. Era troppo tranquillo per essere Axl Rose, sopratutto dopo giorni che risultava nevrotico e incazzoso verso tutti. Il chitarrista si accese una canna e scrollò le spalle, ma infondo Axl aveva i suoi tempi e un carattere instabile, era meglio godere dalla sua presunta serenità finchè fosse durata. E non durava mai troppo. 
-Siete stati bravissimi!- esclamò sorridendo Bella, sedendosi sulle gambe di Duff -Slash, l'accordo di prima era favoloso!
-Come tutto quello che faccio e che sono, dolcezza - le strizzò l'occhio il riccio, prima di tracannare un lungo sorso di birra -Ma grazie comunque, fa piacere sentirselo dire...-
-Slasher, smettila di fare il coglione con la mia ragazza!- protestò il bassista, prima che Bella lo facesse tacere con un bacio da capogiro che causò i fischi da parte dei ragazzi tutti intorno. 
-Certo che fai di tutto per farmi impazzire...- sospirò l'ossigento, appena le loro labbra si staccarono e la ragazza sorrise, innocentemente.
-Vado fuori un'attimo...- annunciò Izzy, lasciando per terra la sua lattina.
-Fai pure, man, ma ti aspettiamo fra 15 minuti, capito?
-Fra 15 minuti ci sarò, Axl...- si limitò a rispondere, uscendo e lasciando libera dalle labbra una sbuffata di fumo -Mi faccio solo un giro...-
L'aria autunnale era un po' fredda, ma non se ne preoccupò, infilandosi le mani in tasca e incamminandosi verso il centro di Seattle, sotto una fine pioggia. Non aveva l'ombrella e non aveva intenzione di prendere il fuoristrada. Voleva solo camminare e perdersi, anche solo per un attimo. 
Per riflettere e, come ultimamente gli capitava, il suo pensiero andava alla ragazza della Città degli Angeli.
Avrebbe dovuto fare qualcosa per lei, ma non sapeva bene che fare. Era lei che doveva decidere, compiere la propria scelta fra quelle due teste di cazzo e lui sperava solo che non scegliesse nessuno dei due. Lei era capace di dire di no, di rifiutare Axl e di rispondergli a tono, ma sembrava confusa. L'ultima volta che ci aveva parlato aveva un viso così...incerto. Come se non riuscisse a dormire. 
-Strana ragazza...- mormorò, soprapensiero, fermo davanti a una vetrina, dove c'era una nicchia in cui poteva ripararsi dalla pioggia, anche se ormai era fradicio.
Alzò lo sguardo e vide una ragazza dai corti capelli neri, vestita con una canotta, una felpa leggera e dei jeans lunghi sbiaditi, seduta dall'altra parte della strada nella sua stessa situazione. Stava cercando di accendersi una sigaretta, ma le mani le tremavano.
Il chitarrista la osservò, colpito da un improvviso interesse.
Aveva un viso un po' troppo magro, ma carino, dalle labbra rosse e gli occhi cerchiati da un pesante strato di matita. Un tatuaggio le si arrampicava lungo il collo e sembrava simile ad uno spartito di note, mentre un piercing d'argento brillava sul suo piccolo naso sottile e una piccola bruciatura risaltava sulla pelle pallida della mano destra. Appena si sentì osservata, levò lo sguardo su di lui e ricambiò l'occhiata.
Aveva gli occhi di un verde scuro, con uno sguardo insolente e aggressivo di chi ha dovuto sempre badare a se stessa.
Uno sguardo che lui conosceva bene. 
Poi lei strinse gli occhi e gli mostrò un dito sottile e affusolato, da pianista, prima di correre via sotto la pioggia.
Izzy, la seguì allungando il collo, poi tornò dritto su se stesso e sorrise, prima di cercare di seguirla. 
Non poteva perdere l'occasione di trovare una ragazza così simile a lui.
E così bella. 


*******************************************************************************************************************************************

Entrai in casa sbattendo la porta dietro di me, senza farlo apposta, ma Sara mi venne subito incontro preoccupata.
-Che succede? Qualcosa non va?
-Nono, tranquilla. Ho bisogno solo di fare una doccia al più presto...- sospirai, passandomi una mano sulla fronte.
-Esci anche sta sera?
-Devo lavorare.- mi limitai a farle notare, iniziando a imboccare le scale sotto al suo sguardo preoccupato.
-Non è vero, sai che ti potrei pagare io tutto ciò che ti serve...e lo farei con piacere- mi bloccò con quelle parole, facendomi voltare ad osservarla.
Aveva i capelli legati in una treccia a lato del viso, una camicetta color pastello sopra a dei jeans chiari e uno volto da mamma iperprotettiva. Un'attimo...com'è che d'improvviso sapevo che quello fosse un volto da mamma, quando io stessa non ne avevo mai avuta una? Mi passai una mano sulla faccia e mi lascia cadere seduta sulle scale:
-Cosa vuoi da me?
-Cosa?- chiese, stupita, guardandomi negli occhi come una bambina indifesa guarda una tigre.
Ma quale tigre tigre? Era lei la donna di trent'anni oppure io? Come potevo rivolgermi a una persona così? Se mi somigliava d'aspetto, caratterialmente eravamo così diverse! No, non potevo cercare di ricostruire un rapporto con una sconosciuta, una che ora prentendeva qualcosa da me che non poteva avere. Mi aveva persa da molto tempo, forse non mi aveva mai avuta. Non poteva credere che fossi pronta ad accettare il suo aiuto, i suoi soldi e magari fossi dispota la domenica pomeriggio a preparare biscotti e parlare di compagni di scuola con lei!
Avevo diaciassette anni, non avevo bisogno di una madre...proprio io che ero cresciuta senza.
E non volevo restare lì, dovevo lavorare. 
-Lascia perdere...- sbuffai, alzandomi e correndo in camera mia.







 

Ritorna all'indice


Capitolo 34
*** Semafori, amplificatori e gabbiani ***


 

34 Capitolo


Sentii il rumore insiste di un clacson davanti a casa, mentre finivo di truccarmi di fretta e furia. 
Ero in ritardo, in super mega ritardo e Sam contava su di me, anche perchè quella sera si sarebbe esibita le band di Duff...quindi il pieno era assicurato. Il proprietario del locale era appena tornato in città dopo un mese di giri per affari e avrebbe controllato il mio lavoro, visto che ero stata l'ultima ad essere assunta ed ero la più giovane. E, oltretutto avevo solo diciassette anni...ma loro credevano che ne avessi diciotto e finchè il gioco avrebbe retto, io avrei fatto di tutto per fingere. Se solo il mio compleanno fosse stato più vicino...
-Jade! - il viso di Sara si sporse dalla cucina, mentre io ero intenta a mettermi la giacca di pelle e a controllare se avevo dietro le chiavi.
-Dimmi.- sbuffai, senza guardarla.
-Non è lo stesso ragazzo dell'altra volta...
-Ah, no? - corrugai la fronte, pensierosa e mi avvicinai alla finestra.
No, non era il fuoristrada di Izzy, ma la macchina scassata di Duff, che mi aspettava seduto sul cofano con una sigaretta in bocca e lo sguardo perso al cielo. Strano, ma non importava. 
-Tranquilla, è un altro mio amico...- le dissi, mettendomi a posto la gonna, che già mi dava sui nervi, per poi aprire la porta e aggiungere -Non mi aspettare alzata, farò tardi...-
Il bassista mi accolse con un sorriso, lasciando cadere per terra la sigaretta e osservandomi,pensieroso.
-Non è un po' troppo corta quella gonna?
-Dovresti dirlo al mio capo, visto che è la mia divisa...- gli comunicai, sedendomi al fianco del guidatore, mentre lui metteva in moto-Come mai non è venuto Izzy?-
-Lui deve aiutare gli altri a montare gli strumenti, Bella è a casa a cambiarsi e io mi sono opposto alla proposta di Steven...
-Quale proposta?- mi incuriosii.
-Quella di essere lui a venirti a prendere.
-Ma la sua moto non era morta?
-Slash l'ha fatta resuscitare per miracolo...purtroppo... Ma ti assicuro che non è sicura- mi fece sorridere, cambiando canale della radio, mentre ci fermavamo ad uno stop-
-Senti, Duff...lo so che se ti fermano un'altra volta ti tolgono la patente, ma puoi fare andare più veloce questo macinino? Sono in ritardo per lavoro, oggi c'è persino il mio capo, per non parlare della ragazza di Sam...-
-Betty è in città?- si voltò verso di me con gli occhi spalancati per lo stupore. O era sconvolto?
-Ehm...non so come si chiama, ma se è il nome della tipa di Sam...credo di sì...
-Oh, merda...- esalò l'ossigenato, passandosi una mano sulla faccia per poi appoggiarsi al volante.
-Ehm...che c'è?
-Betty...quella Betty...come se non ci fossero abbastanza problemi...
-Invece di rinchiuderti nel tuo delirio, mi potresti spiegare perchè questa Betty è un problema? 
Duff si voltò a guardarmi, scuotendo la testa, ancora frastornato.
-Non dire niente a Bella, ok? E neppure ai ragazzi...anzi, a loro ci penso io e...- fu interrotto dal tipo di noi che si mise a suonare il clacson con forza, imprecandoci contro. 
-Il semaforo è verde...- notai in quel momento, e Duff premette sull'acceleratore con forza.
-Se mi tolgono la patente, giuro che lascerò Betty al suo destino...- lo sentii ringhiare, sfrecciando lungo la strada, in direzione del mio posto di lavoro.
Almeno si sarebbe dato una mossa...


*********************************************************************************************************



-Dove sono gli amplificatori?- chiesi, accendendomi una sigaretta e appoggiandomi al muro di fianco all'uscita del locale, mentre Steven giocherellava con le sue bacchette su un bidone della spazzatura.
-Qui, dammi una mano, Slash!- mi chiamò Izzy da sopra il fuoristrada e io mi sbrigai a soccorrerlo -Steven, scarica questi e il basso do Duff...-
-Agli ordini, capitano camicia a fiori!- saltò su ridendo il nostro batterista e schivando per un soffio un colpo alla testa da parte del diretto interessato.
-Non so cosa avete da criticare...- sbuffò, innervosito, tenendo stretta tra i denti una sigaretta.
-Dai, man...non prendertela...- gli diedi una leggera pacca sulla spalla, prima di prendere gli amplificatori e portarli dentro.
Al bancone c'era solo Sam, più allegro del solito, che puliva con eccessiva cura i boccali di birra e canticchiava. Strano, mooolto strano. Scrollai le spalle e mi fermai davanti a lui.
-Non è che ci dai un po' di Jack, abbiamo la gola secca, sai...
-Subito, ragazzi!- rispose subito, andando ad afferrare tre bicchieri e una bottiglia di whisky,
-Cazzo, oggi sei più efficiente del solito...
-Efficiente? Slash la vecchia Ola ti ha obbligato ad ingoiare un dizionario?- mi prese per il culo Steven, montando la sua batteria, con le bacchette infilate tra i capelli cotonati.
-Ah-ah...divertente Adler, da morire dal ridere...- gli lanciai un'occhiata torva e in risposta ricevetti un sorriso enorme, che mi fece scuotere la testa, ma anche sorridere. Idiota.
-Ma dove si è cacciato il vostro cantante?- ci chiese Sam, notando ora che di Pel di carota non c'era neppure l'ombra.
-Già, dov'è Axl?- Steven si rivolse a Izzy, che stava portando proprio il microfono.
-In giro...- rispose solo il moro, ma non ci guardò, anzi sembro lievemente corrucciato. 
Mi infilai una mano tra i ricci, pensieroso. Dopo le prove, senza dire niente a nessuno di noi, se n'era andato piantandoci in asso.
Tipico di Axl Rose, fare cose del genere...



*********************************************************************************************************


La spiaggia era deserta, un vento freddo soffiava lieve sulla sabbia e sulle onde dell'oceano che si abbattevano con suono cadenziale sul litorale silenzioso e desolato. La luce del faro era già accesa e illuminava a tratti una piccola porzione di paradiso. Un paradiso freddo e abbandonato. 
Un gabbiano bianco come la neve, con zampe sottili come steli, agitò per un'attimo le ali e lanciò uno stridio acuto. 
Triste. Solo. 
Buttai a terra il mozzicone di sigaretta che ormai mi era rimasto a penzoloni dalle labbra, volgendo il mio sguardo verso il cielo che iniziava già a incupirsi, invaso da un grigio gelido come una lama d'acciaio, come il riflesso della luce sulle borchie di una cinghia... 
Quel paesaggio lo conoscevo da molto tempo.
Era stato il primo posto in cui io e Jeff ci eravamo fermati, dopo la nostra fuga. A qualche chilometro di distanza c'era il vecchio faro, ormai abbandonato e rimpiazzato con quello che torreggiava alla mia sinistra, che ci aveva accolto quella stessa notte di alcuni anni prima. Era un posto speciale, perchè solo tra quelle mura mi ero reso conto che eravamo liberi, che ce l'avevamo fatta, che quella notte non mi sarei dovuto preoccupare di Lui
Perchè Lui era lontano, molto lontano. 
Era stata la prima notte senza incubi, in cui avevo dormito tranquillo, ma il giorno dopo erano ricominciati, come sempre...
Anche se ero scappato da Lui, non potevo fuggire al mio passato, a ciò che mi aveva fatto, ai ricordi che bruciavano ancora sulla mia pelle...
Strinsi i pugni e tornai a guardare quella spiaggia così pacifica e deserta.
l gabbiano era ancora lì, fermo, ma si era voltato a guardarmi con i suoi occhietti neri e lontani.
Lanciò un'altro stridio,guardandomi mentre mi sfilavo gli stivali, il giubbotto, la maglia, i pantaloni di pelle e mi incamminavo verso l'Oceano.
Era l'unico modo per spegnere il fuoco dei ricordi, anche solo per una notte...
Lanciai un'occhiata alle mie spalle, verso la città, prima di immergermi completamente.
Sarei tornato in tempo. Quella era la sera giusta, lo sentivo....





 

Ritorna all'indice


Capitolo 35
*** Jade 1- Axl 0 ***




35 Capitolo


Il locale era strapieno quella sera.
I ragazzi erano già nei camerini, pronti a fare ciò che amavano di più al mondo: suonare. 
Tutti, tranne uno. 
-Ehi Jade!- mi chiamò Sam, porgendomi un vassoi con una bottiglia di whisky, una di vodka e cinque bicchieri -Porta da bere ai nostri musicisti, mi sembrano parecchio nervosi...-
Effettivamente era circa da una quindicina di minuti che vedevo far capolinea o la testa di Steven o quella del riccio ogni cinque secondi e Duff si era acceso la trentesima sigaretta. Erano un tantino nervosi e li potevo capire, senza quell'idiota del rosso il loro spettacolo poteva benissimo andare a farsi fottere. Presi il vassoi dalle mani del mio collega e uscii dal bancone per entrare nei camerini. 
-Axl, ma dove cazz...- Slash si bloccò non appena notò che ero io -Oh, scusa Jade...-
-Hai per caso visto quello stronzo?- chiese Steven che non riusciva un'attimo a stare fermo, mentre Izzy mi sfilava la bottiglia di Jack dalle mani per scolarsene un sorso.
-Non ho avuto questa sfortuna, per adesso...
-Pensavo che foste intimi...- amicò il biondino, con un sorriso malizioso.
-Ti sbagliavi - ribattè Slash, prima che io riuscissi ad aprire bocca -Comunque se non si fa vivo entro dieci minuti gli spaccola la testa!
-Così dovremmo cercare un'altro cantante...- sbuffò Izzy, appoggiato al muro di fianco a me.
-Oh! Io lo ammazzo lo stesso! - brontolò piano il riccio, incrociando le braccia e buttandosi sul divanetto.
Avevano ragione di essere per lo meno infastiditi dal comportamento di Axl, ma l'unico che pareva tranquillo era Izzy e se lui non si innervosiva voleva dire che aveva tutto sotto controllo. Lo studia in silenzio e lui mi dedicò un dei suoi mezzi sorrisi che sembrava accattivante, ma allo stesso tempo mi faceva sentire tranquilla. 
Lo so, è strano e non è normale, visto che se un ragazzo ha quel genere di espressione non dovresti affatto sentirti tranquilla, ma lui era mio amico e a me poteva ispirare solo questo, perciò ricambiai il sorriso tranquillamente. 
-Ah, Jade! - mi si avvicinò Duff -Quando arriva Bella...ehm o Betty... Non so, la prima che arriva... Dovresti farmi un favore, ok?
-Dimmi - acconsentii, corrugando la fronte.
-Deve chiuderla da qualche parte..tipo uno sgabuzzino o nel bagno o...dove vuoi tu, ma devi rinchiuderla.
-Come?
-Devi far in modo di chiuderla da qualche parte!
-Chi? Bella o Betty?
-La prima che arriva...dovrebbe esserci uno sgabuzzino delle scope vicino al bancone e tu ce la devi infilare lì...
-Chi deve infilare chi? E dove?- sentimmo una voce alle nostre spalle. 
Ci voltammo e Duff si lasciò andare a un sospiro si solievo. Era davvero troppo teso quel ragazzo...e io non riuscivo a capire per quale motivo! 
Axl ci osservò, sorridendo o, per meglio dire, ghignando. Aveva le punte dei capelli un po' bagnati...il giubbotto era sporco di..di sabbia? 
Ok Jade, lo sapevi che non era normale, ma...che cavolo ha combinato?
-Allora? Che ci fate ancora qui? Dobbiamo iniziare fra meno di due minuti, no? 
E aveva anche la faccia tosta di dire che erano in ritardo, come se lui non avesse già rischiato di far saltare tutto con la sua passeggiatina sotto la luna! Ma che l'avrebbe  mai capito, quel ragazzo? 
-Già...- gli lanciò un'occhiataccia Steven tirando fuori da chissà dove le sue adorate bacchette e uscendo, seguito da Duff che mi lanciò un'occhiata supplice prima di voltare l'angolo.
-E tu che ci fai qui, honey? - si appoggiò alla soglia, incrociando le braccia -Volevi darmi il bacio della fortuna?
-Sto lavorando- risposi fredda, poi mi voltai verso Izzy che era proprio di fianco a me e gli diedi un leggero bacio sulla guancia, prima di uscire superando il rosso senza degnarlo di uno sguardo.
Jade 1 - Axl 0





 

Ritorna all'indice


Capitolo 36
*** Ritorni ***



Capitolo 36
 

La voce di Axl era forte e mi faceva tremare il cuore come ogni volta che la sentivo, anche se cercavo di
evitarlo non riuscivo ad impedire che un brivido mi corresse lungo la pelle. E poi con quella musica, quelle
note alte che mi invadevano le orecchie, la testa…raccontavano di vite spericolate, di vizi, di immoralità
celata sotto a parole amare… E la musica cresceva in una melodia pura e tagliente, suoni allo stato grezzo
che messi insieme formavano un’armonia perfetta.
Formavano l’anima rock e tormentata dei Guns N’Roses.
Alzai lo sguardo dal boccale di birra che stavo riempiendo ed osservai Duff  vicino a Steven che muoveva a
tempo la sua chioma perfettamente disordinata, mentre Izzy occupava il suo solito posto indisturbato con
la sua aura di mistero  che faceva impazzire le ragazze accalcate proprio lì davanti. Axl continuava a muoversi
lungo lo stretto palco, muovendo il bacino in gesti sinuosi e facendo gridare le fan per l’eccitazione, mentre
dall’altra parte, sul bordo, proprio al limita, tra il palco e la folla, si era piazzato Slash con i capelli selvaggi che
gli ricadevano sul viso e sulle spalle nude, i muscoli tesi delle braccia e un sorriso sbilenco in faccia.  
Diverse mani cercavano di aggrapparsi ai suoi pantaloni di pelle neri o di toccarlo, e lui non faceva niente per
allontanarle, anzi, non se ne curava. Era completamente assorto nelle sua chitarra.
-Jade, la birra…- mi richiamò Sam, ed io mi affrettai a passarla al cliente che mi rivolse uno sguardo
scocciato –Ma oggi dove hai la testa?
-Scusa, non lo so…
-Senti Bouglei ti sta tenendo d’occhio, lo so, ma non devi essere agitata. Sei molto brava e stai andando alla
grande, quindi rilassati!- mi incoraggiò, lanciando un’occhiata al capo, un uomo dai capelli chiari e un viso rubicondo.
-Ok…- annuii, prendendo un respiro profondo, ma fui subito distratta da una figura minuta che si precipito sul mio amico
avvinghiandolo in una stretta…mortale? No, era una ragazza, quindi…forse…
Sam si aprì in un enorme sorriso, accarezzandole la vita. La tipa aveva dei folti capelli ricci di un castano chiaro con
sfumature color miele che le arrivavano fino alla vita, era stretta in un vestitino rosso che le fasciava tutto il corpo lasciando
ben poco all’immaginazione.
-Ehm..- tossii per far notare loro della mia misera presenza.
-Ah! Jade, lei è la mia ragazza Betty… Betty lei è la mia nuova collega Jade…- fece le presentazioni rapidamente, mentre
la ragazza si voltava ad osservarmi.
Aveva un bel viso ovale dai grandi occhi scuri con folte ciglia nere, che mi studiarono per un attimo prima di sorridermi.
-Ma ciao bella! Sono felice che Sam non lavori più tutto solo soletto dietro quel bancone!- mi disse, stringendomi una mano.
Aveva qualcosa…qualcosa di familiare…ma non capivo cosa…forse era perché aveva un viso così grazioso, femminile e
aggraziato con quel nasino all’in su…
Ma perché io avrei dovuto chiuderla nello sgabuzzino?
-E io sono contenta di conoscerti…Sai, Sam è tutto il giorno che è su di giri!
Il ragazzo si grattò la testa, imbarazzato, mentre lei gli rivolgeva uno sguardo malizioso e allo stesso tempo dolce.
Poi però impallidì di colpo… Mi voltai ed entrambe seguimmo il suo sguardo.
E io vidi Bella ferma sulla soglia con lo sguardo fisso su Betty, ma no, non la stava solo guardando.
Sapevo cosa avrebbero voluto fare i suoi occhi, invece che limitarsi a guardare.
Avrebbero voluto bruciare viva la ragazza che mi stava di fianco.  
 
 
 
 
 


 

Ritorna all'indice


Capitolo 37
*** Guai e tradimenti ***


 
 
37 Capitolo

 



-Duff…credo che ci siano guai in vista…- richiamò la mia attenzione Izzy, facendomi allontanare da Steven.
-Cosa vuoi dire?- ma non ebbi bisogno di una risposta, mi limitai a seguire il suo sguardo e notare la mia ragazza dalle forme esili avvolte in dei stretti pantaloni di pelle e una giacca rossa avvicinarsi come una furia al bancone, facendosi largo a gomitate nella folla. E lì davanti erano ferme tre ragazzi.
Jade continuava a far scorrere il proprio sguardo da Bella alla tipa che la stava vicino e che aveva incrociato le braccia in una posizione da persona superiore.
-Oh merda…quella è Betty…- soffiai fuori dalle labbra, continuando a suonare.
Non potevo fare niente, sapevo che stava per succedere un casino, ma io dovevo stare lì e suonare. Axl mi avrebbe ucciso e poi non potevo piantare tutto in asso, avevamo bisogno di quei dannati soldi. Axl e Izzy campavano con quelli.
Strinsi più saldamente il mio basso e lanciai un’occhiata agli altri.
Izzy era l’unico che si era accorto della situazione, Steven era troppo preso dalla sua batteria che non badava a niente che non fossero le tette delle ragazze sotto al palco, Slash si era fuso completamente con la sua chitarra, mentre Axl…
Axl era Axl Rose, e se si metteva a cantare il mondo poteva anche bruciare, esigeva il meglio da sé stesso e non solo da noi. E per dare il massimo, dava tutto se stesso alla folla.
Tornai a guardare la mia ragazza che si era piazzata proprio di fronte a Betty e avevano iniziato a scambiarsi qualche battuta, entrambe serissime. Bella era più bassa ed esile, teneva i ricci scuri raccolti in una crocchia fermata con una penna…la sua inseparabile biro, quella con cui scriveva i suoi capolavori che faceva leggere solo a me… Non era molto truccata come suo solito, al contrario dell’altra.
Betty sbuffò qualcosa, storcendo le sue labbra rosse e sensuali, per poi ridere e scuotere la testa a una nuova affermazione di Bella. Allungò una mano verso il seno della mia ragazza a attorcigliò con le sue dita una collana con un lucchetto.
Il mio lucchetto.
Bella si irrigidì, mentre Sam cercava di mettersi di mezzo e Jade mi lanciava un’occhiata stranita coi suoi occhi gialli.  La mia ragazza strinse i pugni e contrasse la mascella, voltando la testa verso di me, ma senza guardarmi, mentre Jade le si avvicinava posandole una mano sulla spalla e rispondendo male a Betty.
Bella levò lo sguardo e lo incrociò con il mio, per poi mordersi un labbro.
Aveva gli occhi lucidi.
Avrei voluto abbandonare il palco e correre da lei per stringerla, ma non potevo.
Avrei voluto dire che non era vero qualunque cosa le avesse detto quella puttana, ma non ero sicuro di poterlo fare…
 
 

 
 **********************************************************************************************************



 
Cosa ci faceva lei qui? Cosa diavolo ci faceva nella MIA città dopo essere scappata senza dire niente a nessuno? E dove aveva trovato il coraggio di presentarsi qui, sapendo che era il mio locale preferito? Poteva andare direttamente a casa di Sam, no?, visto che era anche l‘unico con cui non aveva tagliato i ponti in questa città, che lei aveva sempre definito “dannata”.  
Invece se ne stava lì, davanti al bancone, vicino alla mia migliore amica che coincideva anche con l’unica persona del mio stesso sesso con cui ero riuscita a legarmi dopo tutto quello che era successo e sembrava Miss Raggio di sole! Avevo le mani che prudevano, mentre finalmente Sam si accorgeva della mia presenza e sbiancava. Il suo sguardo fu seguito anche dagli occhi di Jade e dell’altra.
La osservai cercando di sembrare impassibile e di ignorare la voce che mi diceva di correre lì e tempestarla di domande. La verità era che volevo sapere perché. Ero arrabbiata, anzi furiosa, ma prima di ucciderla e finire in prigione volevo scoprire perché se ne fosse andata così.
Poi la vidi raddrizzare la schiena e incrociare le braccia sotto al seno appena fasciato da quel vestitino, ricambiando il mio sguardo con una faccia da persona superiore, alzando un sopracciglio.
Non era cambiata, vero? Non era certamente tornata per sistemare quello che era successo, non era tornata per me, per chiarire…era tornata perché come sempre pensava di essere la regina, quella che non aveva bisogno di spiegazioni per fare qualcosa, la faceva e basta.
E io non potevo sopportarlo.
Mi sbrigai a farmi largo tra la folla che calcava per avvicinarsi al palco, mentre io ero concentrata sul bancone. Jade continuava a far scorrere il proprio sguardo da me a…lei. Forse non sapeva bene cosa pensare, visto che la sua migliore amica (cioè io) si stava rapidamente avvicinando con espressione dura e quasi assassina alla “fidanzata” di un suo amico con la probabile intenzione di picchiarla. Cercai di fare un respiro profondo e tornai a osservarli. Ormai gli ero di fronte.
-Ciao Annabel…
-Ciao Elisabeth…- mi sforzai di risponder in modo civile, ma non riuscii a trattenermi più di tanto –Che cazzo sei venuta a fare qui?-
-Sono solo di passaggio, devo sistemare delle pratiche per il mio trasferimento definitivo a New York – spigò con incuranza.
-Credevo che fosse automaticamente definitivo un trasferimento dopo quattro anni…
-E invece no. Ma andiamo Bells, ci vediamo dopo quattro anni e tutto ciò che fai è sommergermi da stupide domande? Neanche un “sono felice di vederti! Mi sei mancata” o cose del genere?
-Perché te ne sei andata? Insomma ti aspetti che ti sorrida e faccia finta di niente dopo ciò che mi hai fatto? Non credo che tu te lo meriti…- ringhiai, guardandola male.
-Ciò che ti ho fatto? Santo cielo, non credevo che fossi così vendicativa, almeno dopo quattro anni…
-Te ne sei andata, mi hai lasciata che avevo solo quattordici anni! Non una telefonata, neanche una lettera…non mi avevi detto niente! Una mattina torno da scuola e non ci sei più. Ti ho aspettata per tre giorni, prima di decidermi ad entrare in camera tua e vedere che non c’erano più i tuoi vestiti nell’armadio!-
-Ah…- mormorò appena –Tutto qui?
-Cosa?
-Insomma credevo che…- scrollò le spalle, continuando a guardarmi –Fossi arrabbiata perché sapevi cosa fosse successo, invece…- sorrise – Sei sempre la solita bambina, eh? Oppure non era così importante…-
-Cosa?- ripetei confusa e disorientata. Betty sembrava che si stesse rilassando, poi il suo sguardo scivolò sul mio collo e osservare qualcosa.
Poi scoppiò a ridere, avvicinando una mano a me.
-No, no...eccome se era qualcosa di importante… Non dirmi che non ti ha detto niente! Insomma, la cosa fa un po’ schifo, ma almeno sappiamo entrambe che ci sa fare…
-Che cazzo dici?
-Stai con Michael?- notai solo in quel momento che stava accarezzando il lucchetto di Duff –Ma certo, questo è suo… E lui non ti ha detto che siamo stati assieme?-
Rimasi in silenzio a guardarla, spalancando gli occhi.
-Oh…non è così grave…probabilmente non voleva farti male…Insomma ti ha sempre voluto bene, no? Però certo che ti tratta proprio come la sua groupie personale, ti ha messo il collare- attorcigliò la catenina tra le sue dita bianche e ghignò piano –E non ti ha neppure detto che si è fatto tua sorella maggiore prima di te…-
Strinsi i pugni, cercando di distogliere lo sguardo dal suo.
-Betty, che stai dicendo?- intervenne Sam, poi aggiunse altro, ma non l’ascoltavo.
Voltai la testa di lato e strinsi le labbra, cercando di assimilare tutto ciò che avevo appena sentito. Non potevo crederci. Non poteva essere che il mio Michael, il mio Duff, fosse stato con Betty, con mia sorella.
-Certo che deve essere brutto…- sentii ancora la sua voce, mentre qualcuno mi toccava una spalla per rassicurarmi –Sapere che sei il rimpiazzo, soprattutto sapere che ha ripiegato su di te solo perché somigli alla ragazza con cui stava…-
Duff mi stava guardando dal palco con i suoi occhi da gatto preoccupati e arrabbiati. Cercai di trattenere le lacrime e contrassi la mascella, mordendomi il labbro inferiore.
-Ma che cazzo stai a dire? Sei solo una puttana a rivolgerti in questa maniera a tua sorella!- ringhiò Jade.
Betty non fece in tempo a risponderle a tono.
Lanciò solo uno strillo di sorpresa, mentre io mi scagliavo contro di lei, facendola cadere a terra.
 
 




*******************************************************************************************************



-Oh porca puttana...
-Duff lo so che sono magnifico, è inutile che fai così per il assolo...- lo presi in giro, tirando indietro per un'attimo i capelli e passando il dorso della mano sulla fronte imperlata di sudore.
Certo che lì dentro si moriva di caldo, o era la sensazione di adrenalina e tutte quelle mani che mi toccavano a farmi sentire in quel modo. Dovetti tirarmi indietro, qualcuno aveva cercato di toccare la mia bambina. 
-Slash, cazzo, guarda là!- mi fece un cenno con il mento ed io alzai lo sguardo.
Una ragazza a me familiare se ne stava a cavalcioni sopra ad un'altra nel bel mezzo di un cerchio formato da
una folla che si stava godendo lo spettacolo.
-Ok, mi piace vedere due donne picchiarsi, ma cazzo proprio mentre suoniamo!
-Slash!
-Ok, ok...ma quella lì non è Bella?- chiesi, allargando la bocca e lasciando cadere a terra la sigaretta che avevo stretto tra i denti fino a quel momento.
-Sì!
-E l'altra...Betty?
-Quanto sei perspicace Saul!- sbuffò il bassista, guardandomi male.
-Insomma le donne della tua vita che lottano per te, giusto?
-Solo Bella è la donna della mia vita. Betty è stata solo...
-Una botta e via, amici come prima?
-Be'...lei era quel tipo di ragazza, sai...- lo guardai chiudere gli occhi e capii che si sentiva in colpa, che il 
ritorno di Betty lo aveva stravolto, come solo quella ragazza riusciva a fare. -Ma non volevo farlo...era la sorella di Bella...-
-La ragazza di Sam...- aggiunse Izzy, mentre Axl ci lanciava un'occhiataccia.
Ok, eravamo sul palco, stavamo ancora suonando, che problema c'era se parlavamo? 
-Ehi, McKegan, fai qualcosa o la tua ragazza ci distare il pubblico!
Ah, ok, l'aveva notata anche lui.
Duff non se lo fece ripetere due volte e posò il basso per correre via. 
-Meglio se andiamo anche noi, con Bella in quello stato ha bisogno di aiuto...- dissi, seguendolo con Axl e Izzy, mentre Steven si alzava per guardarci, confuso.
-Ehi! Ragazzi non stavamo suonando? Che succede? Oh! Una rissa! Aspettatemi!









 

Ritorna all'indice


Capitolo 38
*** Tra rissa e lacrime ***


 
 
Capitolo 38


 
Non sapevo cosa fare.
Avevo i muscoli immobilizzati per la sorpresa, gli occhi sbarrati che fissavano la schiena della mia migliore
amica che rotolava per terra a cavalcioni su sua sorella, mentre Sam si portava le mani alla testa incapace
quanto me di realizzare cosa stesse succedendo di fronte ai nostri occhi.
Era stato tutto inaspettato, ma la cosa che  mi aveva lasciato senza fiato era che Duff avesse potuto farle una
cosa del genere… Ecco perché mi aveva pregato affinché quelle due non si incrociassero! Possibile che fosse
un tipo così subdolo? Possibile che tutto quello che diceva e faceva con Bella fosse solo un riflesso di quello
che avrebbe voluto fare con Betty? Come avevo potuto farmi ingannare in quel modo! Allora Duff era peggio di
tutti i suoi amici messi insieme! Le aveva raccontato solo bugie, l’aveva illusa di amarla e invece…ma non potevo
che Bella si rovinasse per una sorella sgualdrina e un ragazzo bugiardo…
-Bella!- provai a chiamarla, ma la folla che si era rapidamente radunata intorno alla scena già sovrastava la mia
voce…dovevo fare qualcosa, feci per avvicinarmi, ma qualcuno mi fermò prendendomi per un braccio.
Mi voltai, irritata e vidi il viso di Izzy.
-Tranquilla, ci pensiamo noi – mi rassicurò, per poi fare un cenno verso gli altri che si stavano facendo largo tra la
folla e a Duff, che aveva già preso per le spalle Bella, cercando di calmarla.
Slash fu il primo a correre in soccorso all’amico, afferrando la ragazza per l’altro braccio e sollevandola dalla tipa
ansimante per terra, con il viso pieno di graffi e di lividi. Bella continuava a scalciare in modo furioso, gridando di lasciarla
andare, di non toccarla…
Mi avvicinai liberandomi dalla presa di Izzy proprio mentre Axl cercava di far allontanare la gente e Sam si chinava sulla sua
fidanzata dolorante. Steven arrivò saltellando e guardandosi intorno andò dritto da Bella per tentare di calmarla.
Inutile finché Izzy lo scostò e prese il viso arrossato di rabbia di Bella tra le sue mani pallide.
Le sussurrò qualcosa che nessun’altro oltre a loro due riuscì a percepire e Bella si morse il labbro inferiore,
stringendo gli occhi.
Izzy le mormorò altro e lei annuì un po’ esitante, allora il chitarrista fece cenno agli altri due di lasciarla andare.
Appena Bella fu libera seguì in silenzio Izzy fino ai camerini sotto gli sguardi perplesse di tutti, ma soprattutto di Duff.
Mi avvicinai a lui con uno sguardo truce, piena di rabbia e lo spinsi a terra, tra gli sguardi ancore più confusi dei ragazzi.
-Jade che fai?- sentii la voce di Steven al mio fianco, ma non lo guardai.
Fissavo solo gli occhi da gatto del ragazzo che avevo creduto fosse mio amico. Sembrava spaesato, spaesato!
Dopo quello che aveva fatto a Bella si permetteva pure di fingere di non capire, di fingere di essere innocente! Strinsi
forte in un pugno la mano destra fino a far sbiancare le nocche, mentre contraevo la mascella.
Slash mi bloccò prima che potessi colpire il suo amico.
-Ti credevo migliore!- riuscii solo a dire, guardandolo sempre negli occhi, prima di liberarmi e fare un passo
indietro –Invece sei peggio di tutti gli altri!-
E mi allontanai per andare a raccattare i pezzi del cuore infranto della mia migliore amica.
Fortuna che c’era Izzy con lei…
 


 
*******************************************************************************************************************
 
 

Bella si sedette sul divanetto malconcio dei camerini stringendosi le braccia tremanti intorno al fisico esile.
Aveva uno sguardo leggermente perso, velato dalle lacrime che si ostinava a trattenere, i capelli tutti scompigliati ormai
sciolti sulle spalle che gli incorniciavano dolcemente il viso ancora arrossato, la giacca  aperta e spiegazzata, un graffio rosso
appena sotto all’occhio sinistro…
Mi avvicinai al tavolino e presi una bottiglia di vodka, bevendone un lungo sorso, poi gliela passai, sedendomi al suo fianco.
Lei la prese e ne bevve a sua volta, ma più a lungo. Si pulì la bocca con la manca della sua giacca e le scappo un singhiozzo.
La osservai mentre si mordeva le labbra quasi a sangue.
Sembrava in modo incredibile a una bambina sola e abbandonata dalle persone che amava di più…
Le accarezzai una guancia, facendole alzare lo sguardo.
-Perché?
Me l’aspettavo quella domanda, anche se avevo sperato di aspettarla più a lungo, visto che non conoscevo ancora la
risposta… Duff era mio amico, e sapevo che non era mai stato una testa di cazzo come gli altri, sapevo che l’amava,
ma non mi aveva mai parlato del fatto che era andato a letto con la sorella della sua ragazza…
Non conoscevo la risposta a ciò che mi chiedeva Bella, ma l’avrei scoperta…
-Perché, Izzy? Perché mi ha fatto questo? – mormorò ancora, prima di nascondere le sue lacrime nella mia camicia a
fiori, stringendosi convulsamente a me.
Le accarezzai i capelli, facendole sentire la mia presenza.
-Io sono qui, Bells, non ti lascerò e…qualsiasi cosa sia successa quattro anni fa la scoprirò e vedrai che andrà tutto bene…
-Non sarà più come prima…
-Lo so, lo so…- soffiai appena, chiudendo gli occhi –Ma potrebbe darsi che Betty ti abbia mentito…-
-Allora perché Duff mi guardava in quella maniera? Perché l’ha salvata da me?
-Voleva salvare te, invece…
-Cosa?- si tirò indietro, guardandomi con gli occhi spalancati.
-Non voleva che ti pentissi di quello che le avresti fatto…infondo è tua sorella…
-Si chiama sorella la ragazza che ti insulta e cerca di ferirti ogni volta che ti vede? Che ti porta via l’amore della tua vita?
Si chiama padre l’uomo che ti da gli alimenti, che torna a casa due volte all’anno e non fa altro che giudicarti senza
provare neanche per un attimo a capirti? Si chiama madre una donna che ti ha abbandonata perché considerava
migliore di te bucarsi?-  
Grosse lacrime calde di rabbia e fredde di amarezza le scivolano giù dalle guance tonde e le
bagnano il mento, la mia camicia, rimangono impigliate nei capelli…
Cerca di strofinarsi via tutto, stropicciandosi gli occhi e ottenendo solo di arrossarli ancora di più.
Prende di nuovo la bottiglia e ne beve un altro sorso, stringendosi a me.
-Risolveremo tutto, vedrai…- sussurro, accarezzandole i capelli, mentre beve ancora, immaginando Duff di là con Slash
che muore dalla voglia di fiondarsi qua dentro e abbracciare la donna che ama. Ma probabilmente qualcuno o qualcosa lo trattiene…
Sento il rumore rapido di alcuni tacchi che si avvicinano alla porta lungo il corridoio.
Riesco a sentirlo anche se di là c’è un frastuono, tutti si lamentano dello spettacolo terminato in anticipo (in realtà mai
concluso) , della rissa purtroppo  interrotta…ma sento il suono di quei passi e capisco chi è prima ancora di vederla o di
sentire la sua voce.
Jade entra sbattendo la porta.
Anche lei ha i capelli tutti disordinati, il laccio del corpetto non ha più il solito fiocco rosso,
ma un semplice nodo anche un po’ allentato e ha gli occhi fiammeggianti.
Deve essere lei la causa del ritardo di Duff…
-Bella, alzati che ti porto a casa! – ruggisce, non riuscendo a trattenersi, buttando per terra il grembiule da barista e digrignando i denti.
La ragazza vicino a me la guarda con il viso ancora rigato di lacrime e il suo sguardo si addolcisce, avvicinandosi.
Le accarezza una guancia e poi la stringe a sé, lanciandomi un’occhiata di ringraziamento, prima di aiutarla a sollevarla.
-Volete che vi accompagno?
-No, meglio se camminiamo…- risponde Jade e Bella annuisce, aggrappandosi all’amica.
Jade si infila rapidamente il chiodo di pelle e sistema la giacca di Bella come se fosse una bambina incapace di rendersi
conto che stanno per uscire e fuori fa freddo…
So che ha ragione, è una fortuna che ci sai la ragazza della Città degli Angeli a prendersi cura di lei…
-Andiamo a casa…non voglio più vederlo…- sentò la voce di Bella che mormora e anche se è bassa, percepisco la nota di
determinazione che conosco bene quando decide una cosa. –Non voglio vederlo mai più…-
E immagino Duff che si prende la testa tra le mani,
ma non ho la forza sufficiente per vedere anche le sue lacrime…






***********************************************************************************************************





Slash ha portato via Duff, probabilmente cercherà di farlo ubriacare da qualche parte per fargli dimenticare...
Non credo che capisca la situazione.
Abbiamo mandato a puttane una serata di lavoro per colpa di una ragazzina e della sua sorella troia! Ma ci rendiamo conto?
E io che credevo che fosse la serata giusta, giusta un'emerita minchia! 
Mi avvicino al bancone dove Sam non è ancora tornato a lavorare, è troppo intento a disinfettare i tagli di quella puttana...
Allungo una mano oltre il bancone e afferro il caro Jack, almeno lui non delude mai a differenza dei tuoi amici... 
Sto per bere, quando un bicchiere cozza contro la mia bottiglia, mi volto già pronto a scatenare una rissa (che sta volta non
fermerà nessuno), ma mi fermo ad osservare un uomo sui quarant'anni, ben vestito per trovarsi in questo posto, che mi
sorride.
-Tu sei il cantante della band che si stava esibendo prima?
-Se ti riferisci ai Guns N'Roses, sì...ma quella di prima non era un'esibizione...era una merda...- ribatto, cercando di provare
di nuovo a bere, ma anche questa volta il tizio mi ferma.
-Però non era proprio male quella merda, sai? Chissà se il vostro menager non ve la faccia incidere...
-Non abbiamo un menager, e comunque se ci mettessimo a incidere non sarebbe merda, ma Rock con la R maiuscola...
Mi dava fastidio parlare in quella maniera con uno sconosciuto...cazzo, volevo solo sbronzarmi e andare a letto con
qualcuna per riaggiustare un po' quella serata...
-Non avete un menager per ora, ma chissà...se la prossima volta farete vedere quanto valete davvero,
forse ce l'avrete....- mi sorrise in modo enigmatico quello, prima di versarsi da bere e andarsene.
Lo osservai per un'attimo, poi tracannai finalmente un sorso dalla mia bottiglia e riflettei.
-Vuoi vedere che...- ghignai. Forse la serata non era stata un totale spreco...
Mi voltai a guardare l'entrata del locale, ma vidi solo Bella aggrappata a Jade che uscivano. 
Jade...










 

Ritorna all'indice


Capitolo 39
*** Richieste e rimorsi... ***


 




39 Capitolo


-Ehi!
Versai un bicchiere di vodka e la passai al cliente che me l'aveva chiesto, mentre Dave mi dava un vassoio con su diversi bicchieri e una bottiglia di liquore.
-Cosa ci dovrei fare?- gli lanciai un'occhiata, infastidita. 
Il mio posto era dietro il bancone, non a fare la cameriera strusciandomi contro chiunque passase per riuscire ad arrivare ad un dannato tavolo.
-Mi spiace Jade, ma Dixy ha alzato il gomito...
-Come ogni sera, da qui a una settimana...- sbuffai, afferrando il vassoio che mi porgeva con stizza -Dave, dovresti dirle di darsi una regolata, sai? Qui si lavora, se si vuole divertire può anche prendere ed andarsene!-
Dave mi lanciò un'occhiata supplicante e io dovetti andare.
-Ehi!
Aspetta...qualcuno stava cercando di attirare la mia attenzione? Ma la vera domandare era..chi dei tanti? Decisi di ignorarlo e di andare verso il tavolo 6, dove dei ragazzi aspettavano impazienti la loro ordinazione e, a quanto pareva, anche la cameriera..
-Ma guarda, la nuova barista..- sorrise un tipo dagli occhi di un azzurro celeste intenso incorniciati da soppracciglia scure.
Appoggiai il tutto sul tavolo cercando di evitare le mani che allungavano in direzione del mio sedere, ma il tipo che aveva parlato mi afferrò per la vita ridendo.
-Dai, non fare così...non vuoi un po' di mancia?
-No- risposi dura, cercando di liberarmi, mentre i presenti scoppiavano a ridere, divertiti e già un po su di giri.
-Non dovresti dire così se non sai neppure cosa potrei offrirti...- mi sussurrò all'orecchio, mordendomi il lobo e alzandomi lievemente la gonna.
Sussultai, stringendo i pugni e cercando di allontanarlo, ma la sua presa era ferrea: -Lasciami, devo lavorare, coglione!
-Non fare la stronza..
-Ehi! Non hai sentito quello che ha detto?- intervenne una voce e quello si voltò a vedere chi fosse, mentre io ne approfittavo per dargli un calcio in mezzo alle gambe e liberarmi.
-Troia..- esclamò, piegandosi in due per il dolore.
-Troia, lo puoi dire a tua madre!- ringhiai, sistemandimi la gonna.
-Cosa cazzo hai detto?- disse minaccioso con uno sguardo di fuoco.
Prima che potessi controbattere una mano mi afferrò trascinandomi sul retro. Cercai di ribellarmi, ma la presa era forte, ma non pericolosa. Infondo mi aveva difesa, chiunque fosse..
-Ehi! Lasciami!- gridai una volta fuori e lo sentii ridere. Mi voltai per guardarlo e rimasi senza parole.
-Tu? 
La vista di un ragazzo con ciocche rosse che uscivano morbide da sotto una bandana scura e il viso angelico stranamente contratto in un'espressione sinceramente divertita mi lasciò senza parole. 
Era stato lui a obbligarmi ad allontanarmi prima che la cosa degenerasse? Non potevo crederci... A parte che negli ultimi giorni non l'avevo più visto, praticamente da quando Duff e Bella si erano momentaneamente lasciati... Dico così perchè spero davvero che sia solo una cosa temporanea. 
Bella era ancora arrabbiata e delusa, ma la cosa che le faceva più male era la mancanza di Michael al suo fianco, anche se non voleva ammetterlo e...Be', Duff aveva bisogno di Bella, anche se fingeva che non gli importasse, perchè pensava che avesse  ragione. Sapeva di averla tradita in qualche modo...
Ma io ero certa che stesse male, l'avevo notato da quando andavo a piedi a casa di Bella la mattina. Il catorcio di Duff era lì, puntuale ogni mattina, anche se non ci caricava. Seguiva in silenzio la ragazza che amava e lei non se ne accorgeva neppure... Mentre io ho capito che lui non aveva mai finto, 
che i suoi sentimenti sono veri. E, di conseguenza, i ragazzi si erano  raccolti intorno al loro bassista innamorato.
Izzy ogni tanto si faceva vedere per sapere di Bella, ma a parte lui gli altri erano come ombre sfuggenti...fino a quella sera.
-Che c'è? Non mi ringrazi per averti salvata?- mi obbligò a tornare alla realtà il rosso.
-Potevo cavarmela da sola...- non potevo dargliela vinta, me l'avrebbe rinfacciato poi, proponendomi strani modi per sdebitarmi...e io non volevo.
-Sei proprio una stronza...
-Già, lo so- gli rivolsi uno dei sorrisi più falsi della mia vita -Ora devo tornare a lavorare...-
-Aspetta, io non ho finito con te!- mi bloccò prendendomi per un braccio e obbligandomi a guardarlo -Devo chiederti una
cosa, honey...-
Alzai un sopracciglio, liberandomi dalla sua presa e incrociando le braccia mi appoggiai al muro per ascoltarlo.
Chissà cosa si sarebbe inventato questa volta...
-Bella che vuole fare?
Lo guardai confusa. Non era da lui immischiarsi in quel genere di faccende...possibile che Duff fosse così disperato da mandare la persona con cui meno volevo aver a che fare per sapere qualcosa? Andiamo, lo facevo più sveglio il ragazzo! E
poi mentre sto lavorando! Oppure è una cosa grave...anche se non capisco lo stesso...
Il suo migliore amico era Slash, non Axl, e avrei preferito uno fissato con le tette che un'arrogante pallone gonfiato
come Axl! Anche se il sorriso divertito e sincero che avevo intravisto mi aveva fatto sentire...strana. 
Meglio non pensarci.
-Andiamo Jade, ho bisogno di sapere qualcosa!
-Senti...Bella è confusa, sta male e...credo che non abbia ancora deciso niente...- ammetto alla fine, anche se le parole
mi escono con un tono amaro, perchè non mi piace tutto questo.
-Izzy mi ha detto che lei non vuole più vederlo- ribatte Axl, incrociando le braccia e pungendomi con i suoi
occhi freddi -Di solito queste cose non mi interessano, ma Duff sta davvero male e anche se on siamo mai andati 
molto d'accordo...non mi piace. Fai in modo che la tua amica metta le cose a posto, ok?
Lo guardai spalancando gli occhi, senza parole.
-Bella deve riparare agli sbagli di Duff?
-Senti, honey, è una cosa successa quattro anni fa e se sua sorella è una puttana, Duff non ne ha colpa! 
-Ma è Michael che dovrebbe dimostrare che ci tiene a Bella, invece che fare tutto di nascosto!
Il rosso mi osservò in silenzio, la sua faccia era tornata la solita, quella sfacciata dell'attaccabrighe che aveva sempre. 
-Che aspetti a dirglielo? 
-Io? Diglielo te!
-Non mi ascolterebbe...- si passò una mano sulla testa, sfilandosi la bandana e prendendo ad osservala -Io non sono
esattamente il tipo a cui si da retta in fatto di donne..e poi non ho mai dovuto conquistare due volte la stessa...-
-Sì, sì...conosco il genere- annuii, cercando di non far trasparire il mio rimprovero. 
-Mentre tu sei una donna, quindi...e poi Duff si sta conciando davvero male, i suoi vogliono sbatterlo fuori casa
perchè torna la sera sempre ubriaco e in casa con lui ci sono anche i suoi fratellini più piccoli...il garage è troppo 
piccolo per un'altro cazzone...-
-Ok, vedrò che posso fare...- gli concessi, e lui mi rivolse un sorriso sincero. 
Dannazione, perchè il mio stomaco si sta contorcendo in questa strana maniera? Cos'ho mangiato a cena? Merda...
-Bene, allora ti lascio lavorare!- fece per allontanarsi, ma lo fermai.
-Perchè sei venuto tu?
Axl puntò i suoi occhi freddi direttamente nei miei dorati, aveva uno sguardo un po' strano. 
Mi studiò per un attimo con fare meditabondo, poi scrollò le spalle.
-Gli altri sono troppo intenti a cercare di annebbiargli la mente, mentre io sapevo che l'unica che poteva fare qualcosa
eri tu...
-Ma se ci conosciamo solo da qualche mese!- protestai, corrugando la fronte.
-Però Bella si fida di te.- ribatté, prima di allontanarsi definitivamente.
Mi portai una mano alla fronte e studiai la situazione. Bella aveva bisogno di me. Duff aveva bisogno di me.
E Axl...Axl Rose, che credevo detestare, si era rivelato uno dei pochi che si era fidato a tal punto di me da
chiedermi di mettere tutto a posto...da essere sicuro che io sarei riuscita a risolvere tutto...
Ma aveva davvero ragione?




*********************************************************************************************************




Bella si stava sforzando di fingersi calma e disinteressata. 
Lo sapevo dal modo in cui il suo sguardo continuava a cadere sull'armadietto di Duff dall'altra parte del corridoi
e per il fatto che non mi stesse neppure ascoltando. Nessuno problema.
Ma avrei davvero voluto che mi dicesse cosa diavolo le stava passando per la testa!
-Duff non viene a scuola da una settimana...- mormora all'improvviso, mentre chiude il suo armadietto.
Non mi guarda in faccia, forse ha paura che mi arrabbi come la sera in cui ho quasi preso a botte il suo ragazzo...certo,
gliel'ho raccontato. Non potevo tenermelo dentro e poi ero così furiosa da non riuscire a tenerlo dentro. E non volevo 
vederla conciata in quella maniera...prima che scoprissi cosa stesse passando Duff e che i suoi sentimenti fossero reali...
-Davvero?
-Già...ho sentito Slash e Steven parlarne a lezione...
-Vuoi che glielo chieda a Izzy?
-Non lo so...
-Preferiresti vederlo?
-No- dice subito e le sue guance si infiammano -Perchè dovrei? Lui non mi ha cercata...e io non voglio vederlo!
-Ma sei preoccupata...
-Mmmh...- si morde un labbro prima di aggiungere in fretta -Devo andare,ho promesso al prof di inglese di arrivare in
anticipo oggi...-
La guardai allontanarsi e decisi di andare a cercare l'unico che sarebbe stato in grado di darmi una mano nello scoprire
cosa avessi Duff...
-Slash!- esclamai, uscendo nel cortile e cercandolo tra i ragazzi che fumavano allegramente. Individuai quasi subito la sua 
massa di ricci neri e mi avvicinai. Stava parlando con una ragazza che non ci provava poco con lui a quanto riuscii a sentire prima di 
interromperla.
-Sai, casa mia è proprio vicina e i miei mi hanno lasciata sola soletta...
-Aaah, ma davvero? 
-Sono certi che sono una brava ragazza e tutto quanto..ma sai, da sola, in una casa così grande...e poi di notte...
-Scusate l'interruzione, ma tu vieni con me - afferrai il ragazza per il braccio e lo trascinai via tra il suo sbigottimento e la
furia della "brava ragazza" con cui stava parlando...
Lo trascinai dentro, fino a un aula deserta e mi ci chiusi dentro con lui.
-Cazzo...non sapevo che avessi così tanto spirito di iniziativa...- sorrise lui, prendendomi per i fianchi e stringendomi contro
di sè.
Mi accarezzo con le labbra carnose la guancia sinistra e poi iniziò a baciarmi il collo, mentre le sue mani mi cingevano
la vita e mi facevano voltare. La sua bocca incontrò la mia e ci incatenammo per un lungo momento. Non riuscivo ad
allontanarmi. I suoi ricci neri mi solleticarono il viso, quando lui fece scontrare il mio busto contro il muro e le sue mani 
scesero ad accarezzarmi il sedere.
-Fermo...- cercai di liberarmi, ma le sue labbra avevano preso a torturarmi il collo -Non sono venuta...per questo...-
-Ah no?- si sorprese, lasciandomi andare e corrugando la fronte, come un bambino che ha appena ricevuto uno schiaffo 
non meritato...
-Volevo chiederti...- tirai indietro i capelli, cercando di far calmare i battiti accelerati del mio cuore -Che sta succedendo a Duff...-
Slash chiuse gli occhi e sospirò. Poi si prese la testa tra le mani e si allontanò da me fino a sedersi sulla cattedra a gambe 
larghe. Si allontanò le mani dal viso e mi guardò da sotto la massa di ricci.
-Te l'ha chiesto Bella?
-Forse...non viene a scuola da una settimana e non credo che sia qualcosa da prendere alla leggera...
-Non lo so, non so che cosa sia successo...- sospirò e tornò a prendersi la testa tra le mani -L'ho portato una sera a
sbronzarsi da Sam, ma poi lui si è rifiutato di dargli altro da bere e Duff si è incazzato di brutto..così abbiamo fatto autostop 
fino a una città vicina e poi...la mattina dopo non l'ho trovato. Credevo fosse tornato a casa, ma i suoi non l'hanno visto e 
al garage non è più tornato...-
-Vuoi dire che...è scomparso?- spalancai le labbra piena di sgomento e paura -Non ha neppure chiamato? Non sai proprio 
niente di lui?
Slash scosse la testa, mentre io scivolavo a sedergli accanto. Non ci potevo credere. Duff scomparso...e se gli fosse successo
qualcosa, se non fosse più tornato? Mi portai le mani tra i capelli e li tirai leggermente, incredula di ciò che Slash mi aveva appena detto.
-E tu eri di là a flirtare con quella troia invece che cercare il tuo migliore amico?
Lui non rispose, rimase in silenzio con il viso sprofondato nelle mani.
-Cazzo, Slash rispondimi!
Niente. Mi alzai arrabbiata. Dovevo avvertire Bella oppure no? Dovevo fare assolutamente qualcosa, ma da dove avrei 
potuto iniziare e perchè cazzo Slash non mi rispondeva? Perchè se n'era stato tranquillo a rimorchiare mentre Duff era 
scomparso? Perchè no  aveva avvisato nessuno? Perchè Izzy non mi aveva detto niente?
Feci per aprire la porta quando mi parve di sentire qualcosa . Una voce bassa e fievole.
-Jade...
Mi voltai, ma il riccio non si era mosso, se ne stava ancora seduto con la testa nascosta.
-Jade...- ripetè con voce soffocata e questa volta tornai più vicina -Non andartene...-
-Io...
-Ho cercato di trovarlo! Ho ripercorso la strada che credevo di ricordare...sono stato in tutti i locali e i pub e...tutto! Ma non
l'ho trovato...Cazzo! Ho perso il mio migliore amico solo per della stupida birra! Non aveva neanche un soldo perchè
avevamo speso tutto...e non mi ricordo un cazzo! -
-Slash...- cercai di calmarlo, scostandogli le mani dal viso.
-Jade..è tutta colpa mia...- sussurrò appena con le labbra umide.
Aveva le guance solcate di lacrime, i ricci tutti scompigliati, gli occhi arrossati e pieni di rimorso, di paura...
Aveva cercato Duff, l'aveva fatto per davvero ed era anche arrabbiato e amareggiato con se stesso per non averlo trovato.
Non se lo perdonava. Erano lacrime vere, quelle.
E io non sapevo che fare se non abbracciarlo.






 

Ritorna all'indice


Capitolo 40
*** Ricerche ***





40 Capitolo
(PRIMA PARTE)


Erano tutti lì, chiusi in quel garage invaso dal tanfo di alcool, sudore e fumo.
Persino Bella era venuta e ora se ne stava seduta su un bracciolo del divano vicino a Slash a cui teneva le mani. Erano le due persone che più ci tenevano a rivedere Duff, anche se tutti gli volevamo bene loro erano cresciuti praticamente assieme. Facevano parte della famiglia. 
Steven stava giocherellando con le sue bacchette, non riusciva a stare fermo, ma si vedeva anche che non era come al solito. Nel fondo dei suoi occhi blu come il mare non c’era la solita scintilla spensierata, ma vera preoccupazione. Axl non era ancora arrivato, mentre Izzy era di fianco a me che stava riflettendo sulle parole confuse appena dette da Slash. Era importante fare qualcosa per trovare Duff, ma non avevamo una vera e propria pista e, sebbene la famiglia di Duff avesse informato la polizia non erano ancora giunte alcune notizie.
Ne buone ne cattive.
Sapevo che avrei dovuto muovermi prima, Axl mi aveva già avvisata da un po’ della situazione ma io non avevo trovato il coraggio di presentarmi da Michael dopo avergli detto quelle cose orribili. Ero troppo orgogliosa per riuscire ad abbassare la testa. Non era stato affatto paura. Era stata tutta colpa del mio orgoglio e ora sia Bella che Slash ne pagavano le conseguenze.  Come con John…era sempre colpa mia. Avrei potuto fare qualcosa, ma non l’avevo fatto. 
Non in tempo.
-Jade tutto bene?- mi chiese Izzy all’improvviso, studiandomi con sguardo preoccupato.
Preoccupato per me? C’erano Bella e Slash a cui dover badare e lui si stava chiedendo se c’era qualcosa che non andava a me? Lo guardai corrugando la fronte e lui mi prese la mano tra le sue e lì notai che stava tremando. Stavo tremando tutta senza accorgermene  e lui era stato l’unico a notarlo. A notarlo prima ancora di me stessa. 
-Va tutto bene – mi sbrigai a dire, scostandomi –Voglio solo ritrovare Michael…-
-Anch’io…- sospirò, poi lanciò un’occhiata agli altri e esordì –Ci dividiamo a gruppi, ok? Io e Axl andremo  verso Everett, mentre  Slash e le ragazze verso Tacoma…-
-Io?- lo interruppe Steven.
-Uno di noi deve rimanere qui, ed è meglio se sei tu con la tua moto non so quanto potresti fare e poi nel caso tornasse ci potresti avvisare- gli spiegò il chitarrista, mentre gli altri annuivano.
Steven sospirò un po’ deluso, ma poi acconsentì. Slash si alzò per prendere il catorcio di Duff insieme a Bella ed io ne approfittai per abbracciare Steven.
-Vorrei solo poter venire con voi a cercarlo, sai…- mormorò con sguardo abbattuto.
-Tu sarai molto utile qui, se torna ci avviserai in modo da non farci sprecare benzina per niente- gli feci l’occhiolino.
-Jade, per favore, fate in modo di trovarlo..- ribatté lui per tutta risposta con una faccia seria che non gli avevo mai visto ed annuii. 
Non solo per lui, ma anche per gli altri, per me stessa e per lo stesso Duff. Dovevamo trovarlo. 
Uscii per dirigermi dai miei compagni di viaggio e incrociai Axl seduto su un muricciolo accanto al fuoristrada di Izzy. Appena mi vide si alzò e mi venne incontro.
-Mi avevi detto che ci avresti parlato-  mi accolse con uno sguardo glaciale. 
-Ciao anche a te rosso, scusa ma devo proprio andare. Slash e Bella mi aspettano…- feci per allontanarmi, ma lui mi afferrò per un braccio facendomi male.
-Tu non vai da nessuna parte. Tu vieni con noi.- mi obbligò ad avvicinarmi a lui. 
Incredibile quanto fosse forte la sua presa, sebbene fosse un ragazzo dall’apparenza sottile e dalla bellezza angelica…un’altra prova che l’apparenza spesso inganna. Sostenni il suo sguardo, consapevole di avere torto e lui ragione. 
-Lasciami.- sibilai, con sguardo duro, ma lui scosse la testa.
-Sali in macchina.- mi ordinò aprendo la portiera.
-No, Izzy mi ha detto che devo andare con Slash…- ringhiai, cercando di liberarmi, ma lui strinse di più facendomi gemere.
-Tu vieni con me. Mi sono fidato di te, ma non ha funzionato. Preferisco averti vicina che lontana a fare qualche disastro o a scomparire pure tu…- m’interruppe infilandomi nei sedili posteriori e  sbattendo la portiera.
Strinsi le labbra, ma non mi opposi. Aveva ragione a trattarmi così. Avevo tradito la sua fiducia e ora era anche a causa mia se Duff non era più a casa. L’avevo colpito con le mie parole piene di disgusto e rabbia, l’avrei pure picchiato se Slash non mi avesse fermata e poi…poi quando mi ero accorta che avevo sbagliato non gli avevo neppure chiesto scusa, avevo fatto finta di niente, avevo ritardato le mie scuse e di conseguenza Duff si era sentito doppiamente una merda…
-Jade?
Izzy aveva appena messo in moto quando mi notò sdraiata sui sedili dietro, con le gambe accavallate e le braccia dietro alla testa. Ricambiai il suo sguardo stupito con uno scocciato mentre anche Axl prendeva posto al suo fianco. 
-L’ho fatta salire io- disse il rosso senza guardarmi  –Slash lo sa già. Ora parti.-
Izzy mi lanciò un’altra occhiata, ma io mi misi su un fianco dandogli le spalle e raggomitolandomi contro qualcosa di nero vicino alla mia testa. 
Una maglietta dei Sex Pistols. 
Inarcai per un attimo le sopracciglia prima di ricordare che quella era la maglietta di Michael…pensai a Bella con le lacrime agli occhi quando gli avevo raccontato di ciò che era successo, Slash con le occhiaie e Steven che mi aveva quasi supplicato di trovarlo… 
Possibile che ovunque andassi tutte le persone a cui mi affezionavo sparissero?




***************************************************************************************************




-Slash è meglio se andiamo...- richiamò la mia attenzione Bella.
-Ma dove sarà finita Jade?
La ragazza uscì dalla macchina e sospiro, mordicchiandosi il labbro inferiore quasi a sangue.
-Forse è dovuta andare a casa o...non lo so, ma noi dobbiamo andare!
Vedere Bella in quelle condizione mi fece annuire e mi obbligai a salire sull'auto di Duff. 
Dovevo imboccare l'autostrada e procedere a un'andatura abbastanza lenta per permettere a Bella e a me stesso di controllare ai lati della strada. Era già successo che uno di noi in preda ai fumi dell'alcool si perdesse, ma in qualche modo era sempre tornato...insomma il più delle volte ero io quello che si riduceva in quello stato e Duff...lui, ubriaco quanto fosse, mi aveva sempre trovato.
E ora che i ruoli erano invertiti mi sentivo un vero idiota a non riuscire neppure a trovarlo! 
Bella si sporse dal finestrino per guardare meglio e io voltandomi verso di lei mi ritrovai ad osservarla. La mia prima cotta era seduta proprio di fianco a me ed era disperata. Ricordavo bene quando si erano messi assieme...ero geloso, ma poi l'avevo capito che ciò che provavo per Bella poteva essere solo un insano senso di protezione, un po' come se fossi suo fratello maggiore. Il problema erano gli ormoni, perchè un fratello maggiore ubriaco o non va a letto con la sorellina minore altrettanto ubriaca... Fine dell'incanto. 
Dovevo trovare Duff, dovevo fargli vedere quanto Bella ci tenesse a lui, quanto si amassero e come aveva sofferto a stargli lontano. Dovevo trovarlo e riparare al mio sbaglio. Non potevo andare avanti così. Credevo che non avesse significato niente una notte e basta, ma ora i sensi di colpa erano tutto ciò che riusciva a occuparmi la mente.
Non sarei mai dovuto andare a letto con Bella, così sarei riuscito a essere più neutrale, a considerare la sofferenza del mio migliore amico qualcosa di più difficile da riparare con litri e litri di alcool... Qualcosa di serio. 
Ero la solita testa di cazzo...
-Slash, hai visto niente?- mi chiese all'improvviso e io tornai a guardare dal mio lato della strada.
-No, niente...
La sentii sospirare, ma quando mi voltai di nuovo lei mi aveva già dato le spalle ed era tornata a cercare il suo innamorato. 
Aveva solo diciotto anni, un anno in meno di me, eppure sapeva già cos'era l'amore...
Io avevo diciannove anni e sapevo solo cos'era svegliarsi in un letto sconosciuti con ragazze mai viste e riuscire ad andarmene senza la minima intenzione di vederle per altro che non fosse la coppia di ciò che era successo la notte precedente, niente di più... 
E mi bastava, mi era sempre bastato. 
Infondo non ero la persona più adatta a rimanere fedele, se non conoscevo neppure la lealtà nei confronti del mio migliore amico...figurati nei confronti di una donna! Anche se ultimamente avevo un altro tipo di pensiero fisso...
Mi passai una mano tra i capelli e sbuffai, decidendo di scacciare via ogni tipo di pensiero.
Accesi la radio a tutto volume e presi a fissare con determinazione la strada.
Avrei trovato Duff e poi avrei deciso cosa fare.
Se confessare o tacere.




***************************************************************************************************



-Hai visto qualcosa?
-No...
-Neanch'io...- confessai, poi strinsi i denti e diedi un calcio al cruscotto. 
Jeff si limitò a borbottare di stare calmo che l'avrei spaventata...gli lanciai un'occhiata piena di menefreghismo e mi voltai a guardarla. Era ancora raggomitolata sui sedili, i lunghi capelli che pendevano da tutte le parti con i suoi riflessi più chiari alla luce del sole di mezzogiorno.
-Certo che non serve a un cazzo portarsela dietro...- constatai, catturando una ciocca e arrotolandomela su un dito.
-Ci starebbe aiutando se tu non l'avessi trattata in quel modo.- mi rimbeccò Jeff, lanciando un'occhiata dallo specchietto retrovisore e scuotendo la testa -Dovresti chiederle scusa, sai?
-Axl Rose non chiede scusa a nessuno.- recitai e poi aggiunsi a una sua sbuffata di fumo -E poi lei non ha fatto quello che le ho chiesto! Poteva evitare tutto sto gran casino se avesse parlato con Duff!-
Per tutta risposta Izzy storse per un attimo la bocca e poi sorrise, anzi, ghignò.
E quella sua espressione non prometteva niente di buono. Ormai lo conoscevo da quando eravamo piccoli, eravamo scappati assieme dalla merda dove eravamo nati, avevamo imparato assieme a suonare, a procurarci dei soldi, a rubare se era necessario...o se lo volevamo. Ci conoscevamo meglio di chiunque altro...
-Che c'è?- sbuffai infastidito.
-Jade dorme?
-Credo di sì...- mi allungai oltre il mio sedile e le sfiorai una spalla spostandola lievemente. 
Aveva le labbra socchiuse e gli occhi chiusi, le guance leggermente arrossate e le mani aggrappate a una maglietta scura. La maglietta di Duff. Chissà perchè guardarla stretta alla maglietta di un altro ragazzo mi facesse salire il sangue alla testa. Avrei voluto sfilargliela, ma poi l'avrei svegliata e una donna appena sveglia era più pericolosa selle barzellette di un Duff ubriaco...
-Sì, sta dormendo...- abbassai la voce e le accarezzai il viso. 
-Bene, almeno sarai l'unico a sentirlo...Credo che tu e lei vi somigliate, sai? 
Silenzio. 
Lascia stare la ragazza addormenta e guardai quella testa di cazzo che continuava a guidare tranquillo. Poi diedi un occhiata alle mie spalle, sentendo uno sbuffo...probabilmente stava sognando...
-Che intendi dire?
-Andiamo Billy...lei è piena di orgoglio come te e a volte quando si infuria sembra la tua versione femminile...persino quando ti ha morso...
-Quello NON è un ricordo molto piacevole, sai? 
-Forse per te, ma se fosse stato un gesto involontario?
-Ha detto che voleva darmi una lezione...-gli feci notare e lui ghignò ancora di più.
-E se quella fosse stata una delle tue lezioni? Billy, è come se lei ti avesse invitato a giocare...
-Vuole giocare con me?- ripetei un po' incredulo e allo stesso tempo divertito. 
-E vuole vincere- continuò e sta volta il sorriso scomparve dal suo viso -Solo che non sa neppure lei cosa o che sta partecipando a questi giochi...- 
-Intendi per la...
-No. Intendo che è una cosa innata per lei, come per te. Avete un istinto...- scrollò le spalle e poi mi osservò brevemente, ma con decisione -Voglio solo che tu non esageri e che non si faccia troppo male...-
Non risposi, mi limitai a tornare a guardarla dormire. Sembrava così dolce e innocua...
Eppure voleva giocare anche lei, come me...anche se non ne era cosciente? 
Be'...l'avrei resa cosciente io allora...
Allungai una mano e con le mie dita fredde e pallide seguii il contorno delle sue labbra.
Non le avrei fatto troppo male, bastava solo che scegliesse me.
Doveva scegliere me.






 

Ritorna all'indice


Capitolo 41
*** Ricerche ***




40 Capitolo
(SECONDA PARTE)

 


“Credo che tu e lei vi somigliate,  sai?”
La  voce di Izzy mi rimbombò nella testa. Davvero credeva che io e il rosso avessimo qualcosa in comune?
Insomma, sapevo di non avere un buon carattere, ma come poteva anche solo accostarmi alla strafottenza
e all’arroganza di quel ragazzo? Il fatto che fossi orgogliosa ormai lo sapevo, ma non potevo sopportare che
Izzy pensasse addirittura che avessi qualcosa a che fare con il rosso… Eppure il chitarrista aveva già
dimostrato che era in grado di comprendermi più di quanto io riuscissi a fare con me stessa.
E se avesse avuto ragione? Ma poi…in che senso io “volevo giocare”? A cosa? Perché?
Mi passai una mano sul viso e sbuffai, aprendo la portiera dell’auto.
I ragazzi si erano fermati in un area di servizio per  prendere qualcosa da mangiare e sgranchirsi un po’ le
gambe ed erano già scesi. Quando erano ancora  in macchina non si erano accorti minimamente che stavo
solo fingendo di dormire…
Mi stiracchiai un attimo e un vento freddo proveniente da Nord mi fece rabbrividire.
Mi maledissi per essere uscita da quel dannato garage senza la mia giacca. Nascosi la testa tra le  braccia,
appoggiandomi alla portiera e portando i capelli avanti per coprirmi il viso corrucciato. Ero confusa.
Possibile che Izzy mi conoscesse così bene?
Qualcosa si posò sulle mie spalle, mentre un respiro caldo mi stuzzicava  il collo scoperto e delle labbra
si posavano leggere, in un bacio che mi causò nuovi brividi…ma di tutt’altro genere.
-Ti sei svegliata…- sussurrò la voce di Axl al mio orecchio e mi obbligai a voltarmi e a interrompere quel contatto .
Lo guardai, cercando di riprendere il controllo del mio cuore, che aveva accelerato i suoi battiti all’improvviso.
Lo osservai notando che era rimasto con su una semplice maglia senza maniche da cui sbucavano delle braccia
pallide e dai muscoli in evidenza, mentre il suo chiodo si trovava sulle mie spalle esili e mi avvolgeva con il suo profumo.
I suoi occhi chiari mi osservarono con una scintilla di curiosità causata, probabilmente, dalle parole che Izzy
aveva detto poco prima…
Improvvisamente mi sembrò di percepire di nuovo le sue dita pallide che tracciavano il contorno della mia bocca,
quelle mani fredde che mi accarezzavano, lambendo la mia anima con quelle fiamme gelide
che mi facevano bruciare…
-Hai fame?- mi chiese, interrompendo i miei pensieri e porgendomi un sacchetto con dentro un panino –Mangia- .
Avrei voluto dire di no, ma il mio stomaco me lo impedì, facendo prevalere la fame.
Allungai una mano e presi il panino, stringendo con l’altra la giacca di pelle sulle spalle. Addentai il
pane tiepido e osservai Axl bere la sua birra e alzare lo sguardo al cielo.
-Izzy dice che dovremmo continuare ancora per un pezzo e poi ci fermeremo in un Motel da qualche
parte… Niente di grande, abbiamo dietro pochi spiccioli che ci devono servire anche per la benzina. Ora
sta sentendo a che punto sono gli altri. – mi informò.
-Bene…
-Sarebbe meglio se dormissimo in macchina, ma Izzy sostiene che poi tu diventeresti isterica…- mi lanciò
un’occhiata  divertita, mentre stringevo i pugni.
-Cosa?
-E hai ancora intenzione di dormire invece che aiutarci, quando torneremo in macchina?
-No, ma tu mi dovresti chiedere scusa!- gli feci notare, infastidita.
-Lo sai che non lo farò mai- ribatté , finendo di bere la sua birra e buttandola in un cestino vicino.
Fece centro e ghignò soddisfatto.
-Scommettiamo?- gli chiesi avvicinandomi così tanto da sentire il suo respiro caldo sul viso. Gli sfiorai
appena con la punta del naso la guancia e lo vidi osservarmi attentamente con i suoi occhi di ghiaccio.
-Vuoi scommettere con me, honey?
 

 
 

********************************************************************************************************

 
 


 
-Ok…sì, ho dietro i soldi per mangiare, tanto  io e Bella dormiremo in macchina… Non ti preoccupare, man,
non faremo cazzate! Tu tieni d’occhio Jade e il rosso…lo sai com’è fatto…-
Slash parlava appoggiato cabina telefonica, il sole alto gli disegnava riflessi lucenti sui ricci selvaggi che gli
ricadevano sulle spalle in modo disordinato. Le spalle ampie fasciate solo da una sottile maglia nera con i
simboli dei Led Zepellin rivolte a me e i jeans strappati  che gli fasciavano le gambe magre.
-Sì, lo so che fa quello che vuole…non è la mia ragazza! Sì, non lo è neppure Bella…ma ti sembra? Comunque
se lo trovate avvisateci subito… Va bene, ciao…- riattaccò e sospirò, i suoi ricci ricaddero sul viso bronzeo e le
sue spalle si incurvarono per un attimo, prima di tornare dritte e voltarsi verso di me.
-Bella…- sospirò, scuotendo la testa poi mi osservò più attentamente e con tre falcate mi fu accanto,
accarezzandomi una spalla con una mano –Ehi piccola selvaggia…non preoccuparti, lo troveremo…-
Un singhiozzo mi sfuggì dalle labbra e mi portai le mani al viso, ma lui le scostò e mi baciò una guancia
e poi l’altra…proprio come faceva quando eravamo piccoli…
-Saul…- soffiai con le labbra ormai bagnate di lacrime.
-Ssssh…- e mi strinse tra le sue braccia sicure, ma non abbastanza…
Non sarebbero mai state abbastanza sicure, non come quelle di Duff… Come avevo potuto crederlo
capace delle azioni di cui aveva parlato Betty? Ci conoscevamo da quando eravamo piccoli, e poi lui
mi era sempre stato vicino.
Duff e Slash erano la mia famiglia.
Quando Betty se n’era andata Slash mi aveva ospitata a casa sua e Duff mi aveva introdotta nella
loro band. E quando Axl e Izzy si erano lamentati della mia presenza Duff aveva preso posizione ed
era stata la prima volta che il dolce bassista aveva dimostrato quanto ci tenesse a me.
Non me n’ero accorta, in quel momento i miei occhi erano stati tutti per Saul…
Ripensandoci era davvero strano.
Il riccio che ora mi stava abbracciando forte per sostenermi e vedeva il mio viso rigato di lacrime…
Lacrime di un amore sofferto…era stato anche il primo ad avermele fatte versare.  
Era stato il mio primo amore, quel ragazzino dai ricci ribelli come i miei, che mi aveva trascinata
per  strada sulla sua BMX e che mi aveva insegnato a rubare (anche se la sua era una vera e
propria malattia…)…mi aveva fatto soffrire.
Era stata un’estate dell’anno prima che io e Duff ci mettessimo assieme.
Era venuto a prendermi come ogni pomeriggio, ma quel giorno facemmo autostop solo noi due
fino al mare, sembravamo due ragazzini usciti fuori da qualche anime giapponese, di quelli
che adoro leggere…
“Tuffiamoci! Qui fuori fa un caldo che fra poco mi si sciolgono i vestiti addosso!” aveva esclamato
appena i nostri piedi avevano toccato la sabbia bollente ”Chi si tuffa per ultimo fa penitenza!”
“Non è giusto, tu sei partito prima!”
“Dai, piccola selvaggia! Corri corri!”
E l’acqua fresca a farci sospirare di sollievo dopo le ore passate sotto al sole cuocente e seduti su
un camion puzzolente, con il sudore che ci faceva appiccicare addosso i vestiti.
Le mani di Slash che mi afferravano decise per la vita e mi facevano fare i tuffi, le nostre risate
che risuonavano per la spiaggia…le signore anziane che ci guardavano ancora male perché avevamo
sollevato tutta la sabbia nella nostra corsa febbrile verso il nostro paradiso dei sensi, la nostra terra
promessa,  e in quel momento stavamo facendo più schiamazzo dei loro nipotini di cinque anni.  
“Sei felice di essere qui con me?” mi aveva chiesto, quando ci eravamo buttati sulla sabbia
per riprendere fiato.
“Assolutamente sì! Poi andiamo a prendere il gelato?”
“Cazzo, piccola selvaggia! Hai quindici anni e mi chiedi di andar a prendere un gelato?”
“Beh...sì! Ho fame!” avevo riso alla sua espressione divertita e un po’ delusa.
“Io volevo fare un discorso serio…”
“Tu, Saul?”
“Come non detto!” alzò le spalle, rialzandosi e porgendomi una mano “Andiamo a prenderci il gelato, Bells!”
Eravamo andati al gelataio che si trovava proprio dietro l’angolo e nel percorso ci eravamo
divertiti a prendere in giro i nostri amici, imitandoli. Il gelato era delizioso, la mia lingua saettava
in preda alla goduria su quella sostanza fresca e dal gusto di fragola e cioccolato.
Slash era riuscito a “prendere in prestito” un pallone per giocare in spiaggia e ridendo ci eravamo nascosti 
in un vicolo per non farci prendere dal proprietario.
Fu allora che accadde.
Avevo il cuore a mille per la corsa e mi ero appoggiata al muro per riprendere fiato, tra una risata e l’altra…
“Dio, Slash…ci è mancato poco che ci prendesse! Era davvero furioso! Avrei avuto paura, ma con te tutto
sembra più facile e divertente! Vorrei che oggi non finisse mai!” l’avevo detto senza pensarci e scostando
un ciuffo di capelli dal viso ci eravamo fissati negli occhi.
Avevamo entrambi i ricci scompigliati e pieni di salsedine e sabbia, la pelle che sapeva di mare coperta
solo dai costumi, le labbra socchiuse con il respiro ansante e gli occhi fissi gli uni negli altri.
Avevamo smesso di ridere.
La mano di Slash mi aveva accarezzato una guancia
I suoi occhi erano scivolati sul mio volto e le nostre labbra si erano avvicinate fino a unirsi.
Ci eravamo baciati con la delicatezza di un’incertezza, con la sorpresa di un gesto inaspettato e istintivo.
La sua bocca mi era sembrata la cosa più dolce che avessi mai assaggiato, sapeva di quell’amore che era
cresciuto in me come una delle onde che ci avevano accarezzati quello stesso giorno,
gonfiandosi nel mio cuore.
Avevo infilato le mani nei suoi capelli così simili ai miei, ma poi le avevo allontanate.
Avevo temuto che se lo avessi toccato quel nostro gesto avrebbe potuto sciogliersi come neve al sole.
Ed era ciò che era successo.
Avevo fatto ricadere le braccia lungo i miei stessi fianchi e lui si era tirato indietro.
“Tutto a posto?” mi aveva chiesto senza guardarmi.
“Sì…” mi aveva presa di sorpresa, un attimo prima ci stavamo baciando, l’attimo dopo
non mi guardava neppure in faccia…
“Meglio che ci incamminiamo…”
Eravamo tornati in strada ad aspettare un passaggio in silenzio.
Avevo sbirciato la sua faccia da sotto la mia frangia ingrovigliata, ma non l’avevo scorta.
Anche lui si era nascosto, poi si era acceso una sigaretta e mi aveva lanciato un’occhiata.
Istintivamente mi ero rifugiata tra i miei capelli e mi ero morsa le labbra, chiedendomi se
forse si fosse pentito ci quel che aveva fatto…
“Senti Bella…non so che mi è preso…mi dispiace”
“Non importa…” non avevo mai capito come avessi fatto a fingere che andasse tutto bene,
mentre il mio cuore era andato in frantumi.
“Davvero Bella...non voglio che tu creda che…”
“Tranquillo Slash! Non è successo niente!” mi ero forzata di mantenere un tono leggero e sollevato.
“Niente..?”
“Certo…può capitare a tutti di essere su di giri e di…baciare un’amica! Ma tra noi non è cambiato niente!”
“Ah, ok…Già…”
Avevamo preso un passaggio su una macchina insieme a una signora chiacchierona che
fu una vera salvezza, Nessuno dei due aveva avuto l’intenzione di aprire bocca.
Slash mi aveva riaccompagnata fino a casa e davanti alla porta aveva tentennato.
Si era passato una mano tra i capelli , in imbarazzo e si era inumidito le labbra.
“Bella…”
“Sì?”
“Ti voglio davvero tanto bene…” aveva mormorato con il viso rosso.
“Anch’io te ne voglio tanto..” avevo risposto baciandogli una guancia e nascondendomi in casa.
Lo avevo sentito sospirare dall’altra parte della porta e andarsene.
Aveva sospirato di sollievo…le lacrime mi erano scese copiose sulle guance…ma poi mi ero convinta
che era meglio così.
Ma aveva fatto male, molto male…

Se non fosse successo io non avrei mai capito che in realtà l’unico con potevo essere felice era Duff.
E ora l’avevo perso…lo avevo allontanato e forse non ò’avrei più rivisto.
Il mio unico sostegno era Slash, il mio migliore amico.
-Ehi piccola selvaggia…ti prometto che lo ritroveremo, ok?
Mi sforzai di annuire e lui mi prese il viso tra le mani, asciugando le mie lacrime con i pollici.
-Per favore, non piangere…se ci arrendiamo adesso non…
-Un’attimo…- mi scostai e mi asciugai il trucco colato con le lacrime –Ok, ora sto meglio…
-Torniamo in macchina?
-Sì, muoviamoci!
Ci scambiammo un sorriso di incoraggiamento e lui mi prese per mano, andando verso la macchina.
Avremmo trovato Duff. 
Io avevo bisogno di Duff.
Noi due avevamo bisogno di Michael.

 
 



******************************************************************************************************




Quei due erano strani.
Da quando eravamo tornati in macchina non avevano aperto bocca. Axl aveva un sorrisino divertito e aperto in
una delle sue espressioni di gioco, mentre Jade fissava intensamente la strada alla ricerca del nostro bassista.
Nessuno aveva aperto bocca, tranne una volta Jade per dirci:-Qualcuno accenda quella dannata radio!- in modo
nervoso e infastidito da quel silenzio cha da ormai si era impossessato dell'abitacolo del mio fuoristrada.
Poi quando ci eravamo fermati per la notte, la ragazza si era sbrigata a scendere dietro di me per andare a 
chiedere di una camera libera. 
E ora la stavo osservando mentre studiava la moquette appiccicosa che un tempo doveva essere stata di un rosa
antico o quel che era...e un letto matrimoniale dalle lenzuola decenti.
-Vado a controllare come è messo il bagno...- l'avvisai entrando in quello sgabuzzino e osservando dei preservativi 
usati per terra... Constatai che Jade non avrebbe dovuto vederli se non volevo assistere a un attacco isterico.
Gli avvolsi nella carta igienica e li buttai nella pattumiera, poi osservai il cesso e fui sollevato che almeno quello
non sembrasse aver problemi.
Uscii soddisfatto e mi ritrovai a osservare la schiena nuda di Jade.
Era lattea, morbida e aveva un sedere fasciato da una mutandina color blu notte...
mi sforzai di distogliere lo sguardo, ma vidi che sul letto erano posati tutti i suoi vestiti, compreso un reggiseno di 
pizzo abbinato perfettamente con la parte sotto.
-E-ehm...- mi schiarii la voce per farle notare la mia presenza e lei si coprì con le braccia arrossendo tutta.
Sembrava una bambina con le gote così rosse e i suoi grandi occhi gialli sgranati per l'imbarazzo.
-Scusa Izzy...è che sono così stanca e volevo subito infilarmi a letto...
-Forse, però, non è un bene che dormi proprio nuda, di notte fa freddo...- uscii  in fretta e tornai pochi
secondi dopo con la maglia di Duff, che almeno era pulita.
-Grazie...- disse dandomi le spalle e infilandosela velocemente -Vuoi dormire qui?
La studia con attenzione.
La maglia di Duff le arrivava a metà coscia e le gambe lunghe e magre erano lasciate quasi
del tutto scoperte. I capelli le ricadevano scompigliati e morbidi fin sotto la vita e gli incorniciavano
in modo spettinato e sensuale il viso magro dalle guance pallide e le labbra rosse.
E poi c'erano quegli occhi...
-Meglio di no...
-Ma se vuoi ci resto io qua con te, honey...- intervenne la voce di Axl alle mie spalle.
Il viso di Jade si aprì in un espressione accattivante e ancheggiò fino al rosso con passo sicuro fino
ad essergli di fronte. Gli  accarezzò una ciocca di capelli, mentre sul suo viso brillava una strana scintilla.
Lui la prese per i fianchi spingendola contro di sè.
Jade non arretrò.
Anzi, gli mise la mani sulle spalle e gli mormorò all'orecchio, ma in modo che sentissi anch'io:
-Ho una cosa da darti...
Axl la osservò con più attenzione e lei si piegò verso il basso.
Distolsi lo sguardo, cercando di realizzare cosa stesse succedendo....
Lei voleva davvero...fare...quella cosa ad Axl davanti a me?
Ma un istante dopo Jade gli tese il chiodo di pelle con un sorriso ingenuo:
-Grazie per avermelo prestato...
-Che cazz...
-Dovevo ridarti il giubbotto! Cosa credevi?- e si allontanò ridendo.
-Vaffanculo, stronzetta...- ringhiò piano, ma poi rise e scosse la testa -Vado a chiamare Steven!
Lo vidi uscire a grandi falcate e rimasi perplesso...non era da lui tirarsi indietro davanti alla sfida evidente di Jade…
Tornai a guardare la ragazza che sbuffò infastidita, raccogliendo i capelli nelle mani e poi lasciandoli
di nuovo cadere sulle spalle in modo spettinato.
-C’è qualcosa che dovrei sapere?
Lei si limitò ad avvicinarsi lasciandomi un lieve bacio sulla guancia e a sussurrare un dolce:-Buonanotte Izzy!
Poi s’infilò sotto le coperte e spense la luce.
Uscii, accendendomi una canna che avevo già preparato e fissai in direzione della cabina telefonica dove un Axl
dal viso molto serio stava parlando fitto alla cornetta.
Che cazzo stava succedendo a casa?
 



 
********************************************************************************************************




 
Mi sentivo completamente inutile.
Insomma tutti presi dalle ricerche e io lì, a girarmi i pollici con un’ansia pazzesca
che mi cresceva dentro..
Cazzo! Slash lo sapeva che ero un tipo ansioso!
Tamburellai con le dita sul bancone del bar di Sam in attesa della mia birra, ma quando
me la ritrovai di fronte non riuscii neppure a toccarla…
Pensavo a Duff…
-Ehi, Steven Adler che rifiuta una birra! Ora le ho viste proprio tutte!- si meravigliò una voce
dietro di me e voltandomi vidi una ragazza dai capelli corti color mogano e la pelle punteggiata
di lentiggini chiare.
-Kelly…pensavo fossi tornata in Irlanda…-  la osservai mentre si sedeva accanto a me e
mi portava via la birra da sotto il naso.
-Sarei dovuta tornare, ma mio zio non sta molto bene e i medici non gli permettono di prendere
un aereo e attraversare l’Oceano …se lo sarebbe fatto a nuoto per ritornare nella nostra terra,
ma…non ne ha le forze. Purtroppo i medici  hanno ragione…- i suoi occhi scuri si abbassarono
un momento per poi rialzarsi subito e guardarmi –Mentre tu che fai? Sbaglio o non dovresti essere
da qualche parte a suonare con la tua band?
-Sì, ma…abbiamo perso il nostro bassista…
-Oh cazzo, mi dispiace tesoro…ma se avete bisogno di qualcuno io conosco un ragazzo che…
-No, no! Non perso in quel senso! Solo che è come scomparso e tutti lo stanno cercando. Siamo
come una famiglia, capisci?-
-Wow…ma perché ti sei chiuso da Sam invece che essere in giro ad appendere…non so…dei
volantini con la sua faccia?
-Kelly, Duff non è un cane…- ma malgrado il paragone sorrisi.
-Dal nome non si direbbe…
-E tu perché non sei da tuo zio se lui sta male?
-Perché non vuole…adesso lo stanno operando.- i suoi occhi si rattristarono e io mi morsi la lingua.
-Dai bella Irlandese! Aiutami a cercare il mio bassista!- le sorrisi, afferrandole una mano
e trascinandola fuori.
Girammo per tutti i pub di Seattle e andammo da tutti quelli che conoscevano Duff o che
avrebbero potuto sapere qualcosa. Infine Kelly mi spinse fino alla spiaggia, con la sua moto.
Eravamo vicino alla scogliera e c’era su un vento gelido, il sole stava calando dolcemente
verso l’orizzonte lontano e l’odore di quella vasta distesa blu mi rilassò.
Guardai la ragazza correre a piedi scalzi sulla spiaggia e immergerli nell’acqua, ridendo.
Lo avrei fatto anch’io in circostanze normali.
Dannazione, volevo solo smetterla di sentire il cuore così pesante nel petto.
Mi passai una mano tra i miei capelli biondi e cotonati, poi rialzando lo sguardo mi
ritrovai gli occhi neri di Kelly a un centimetro dai miei.
-Mi fai un sorriso, tesoro?
Gli angoli della mia bocca scattarono da soli verso l’alto, mentre lei mi prendeva le mani
e mi portava verso una rientranza nelle rocce. La guardai sfilarsi la maglia e buttarla su
un masso, poi mi prese il viso tra le mani e mi baciò. Le sue mani mi strinsero per la giacca
di pelle, per poi sfilarmela, le mie dita corsero al gancetto del suo reggiseno, aprendolo.
Mi separai dalle sue labbra rosse per riprendere fiato e Kelly mi spinse contro una nuda
parete di roccia, togliendomi la maglia e aprendo la cerniera dei miei pantaloni.
Ok, il suo tocco era estremamente eccitante, ma non avevo intenzione di stare solo al suo gioco.
Lei ci sapeva fare, ma io non ero da meno.
Sapevamo entrambi come essere degli amanti perfetti.
Lo eravamo sempre stati.
Ben presto i nostri gemiti rimbombarono dentro le pareti di roccia di quella piccola rientranza,
poi improvvisamente sentimmo qualcosa.
Era un gemito, ma di tutt’altro genere.
Era un gemito di dolore, da persona ferita.
-Chi cazzo c’è?- gridò spaventata Kelly, raccattando la mia giacca e infilandosela, mentre io
chiudevo i pantaloni di pelle e la fiamma del mio accendino ci mostrava un’altra rientranza
da cui proveniva più nitido lo sciabordio dell’acqua.
-Steven, dove cazzo vai?
-Non gridare così!- le tappai la bocca e mi osservai intorno –Dobbiamo vedere chi c’è…-
Mi strinse forte una mano e ci inoltrammo nel passaggio.
Quando lo vidi soffocai lo sgomento e mi voltai verso Kelly, lasciandole la mano:
-Va a chiamare aiuto, subito!
 








 

Ritorna all'indice


Capitolo 42
*** Aspettare... ***




*ATTENZIONE: non so se avete visto tutti, ma nel capitolo precedente ho aggiunto la parte finale, per chi non l'ha letta, è meglio che torni indietro. Grazie e buona lettura ;) *





 Capitolo 41
 



C’era qualcosa che non andava…sentivo il vento soffiare sulla mia pelle, facendomi rabbrividire,
eppure ero sicura di aver chiuso la finestra. Mi girai nelle coperte, stringendo il cuscino sulla testa
al rumore di un tuono. Un brivido mi corse lungo la schiena e scattai in piedi, infilandomi le pantofole
e strisciando nella stanza accanto.
I tuoni mi toglievano il sonno durante le rare tempeste che lungo la mia vita avevo incontrato.
Non accesi neppure la luce, m’infilai un maglione che mi arrivava a metà coscia lasciandomi sgambata
e scesi le scale. Il tintinnio dei bicchieri, le risate che coprivano a tratti le note della chitarra di Jimi Hendrix…
Arrivai davanti alla porta di legno e la spinsi.
Il locale era invaso da una luce calda e soffusa, il bancone di legno scuro e lucido sul quale erano posati
diversi boccali di birra, i tavoli distribuiti in giro, l’odore di fumo delle sigarette mischiato con quello buono
che sapeva di casa…il divanetto di pelle bordeaux affianco al mio piano a muro…i ripiani senza neppure un
filo di polvere dove erano riposti tutti gli alcolici e il lato della parete a specchio che faceva sembrare la stanza
più ampia di quanto non fosse già.
I miei piedi nudi si posarono sulle piastrelle scure facendomi  correre un altro brivido lungo la schiena.
-Che ci fai in piedi, bimba?- la voce di Tony, mi fece spostare lo sguardo sulla figura seduta su uno sgabello
dal cuscino bordeaux esattamente di fronte al bancone dove si affacciava la porta.
-Non riesco a dormire- mi limitai a rispondere, avvicinandomi alla mini frigo sotto al lavandino, prendendo una birra e aprendola con una botta decisa appoggiandola allo spigolo del bancone.
-Jade, se ti vedesse John s’incazzerebbe…lo sai che così gli rovini il legno!
Sorrisi divertita e bevvi un lungo sorso, mentre Tony scuoteva la testa.
-Come mai non sei uscita con Jack sta sera? Il mio ragazzo era un po’ giù per questo…
-Tony, io e Jack ci siamo lasciati…- mi sbrigai a renderlo partecipe.
-Come? Credevo che fosse solo un  periodo di pausa...
-No, Jack e io non siamo fatti per stare assieme, ci abbiamo provato, ma…- una fitta mi prese lo stomaco
al solo pensiero –Ma John dov’è?
-Lì- la mano grossa e abbronzata di Tony indicò verso il piano a muro, dove vidi le spalle larghe e i capelli
neri di John fermo lì davanti.
-Vuoi suonare?- sorrisi, avvicinandomi, ma lui non rispose.
Continuava a darmi le spalle, non si voltava a guardarmi, anzi era stranamente rigido come quando era
teso per qualcosa. Feci rapidamente un controllo di coscienza e mi morsi un labbro, fermandomi dietro di lui.
-Sei arrabbiato perché ho lasciato Jack, vero?
Niente. Perciò il suo silenzio esprimeva la sua indignazione per ciò che avevo fatto, ma lui più di tutti avrebbe
dovuto  capire i motivi per cui ci eravamo lasciati…anche se Jack era Jack…
-John…per  favore, guardami…
Ancora un muto silenzio. Feci un passo avanti  e gli ero alle spalle, indecisa.
-Oddio santo! Dov’è finito il “tranquilla, io ti capisco e so che non ce niente da fare”?!?- ok, mi stavo incazzando,
insomma! Lui dice delle cose e poi se le rimangia…davanti a Tony per altro!
-Cazzo John! Vuoi degnarti di voltarti e parlarmi faccia a faccia!- gli presi una spalla e lo voltai con la forza.
Ma mi stupii di quanto fosse  stato facile, sembrava fatto di piume.
Traballò e cadde a terra.
Mi ritrovai a fissare un manichino senza faccia con macchie rosse che gli inzuppavano i vestiti.
Sotto di lui si allargò sempre di più una pozza cremise.
L’odore di sangue mi diede la nausea.
La testa si staccò e rotolò fino ai miei piedi nudi.
E solo in quel momento prese le sembianze del viso di John, che mi guardava vuoto e sporco.

 
Mi alzai di scatto urlando.
Il buoi mi attanagliava, facendomi sentire come un peso che mi stava schiacciando sotto di sé. 
Le immagini che avevo in testa coloravano tutto di rosso, anche il nero che alleggiava in quella stanza
sconosciuta dal forte odore di chiuso che mi faceva tornare in mente il sangue.
Sentivo il gusto metallico sulla punta della lingua.
E non riuscivo a smettere di urlare.
Presi la testa tra le mani e strinsi forte alcune ciocche di capelli in modo convulsivo.
Sentii la porta aprirsi e una figura precipitarsi dentro con passo affrettato, ma non controllai chi fosse.
Nella mia testa ero ancora là, vicino al mio adorato piano a muro con il manichino che si trasformava
nel corpo martoriato e sanguinante della persona che per me rappresentava la mia famiglia.
Sentii qualcuno avvicinarsi e le molle del letto piegarsi cigolando sotto il suo peso, delle braccia
avvolgermi le spalle e accarezzarmi con dolcezza, cercando di calmarmi.
Ma io continuavo ad urlare.
Nessuno sarebbe riuscito a farmi smettere.
Ero sola con un cadavere nella mia testa.
 





*****************************************************************************************************





  
Al Group Health Downtown Seattle Medical Center la sala d’attesa  era il posto più snervante che ci fosse.
Almeno per tutti coloro che come Steven e Kelly stavano aspettando ormai da ore qualche notizia.
L’irlandese  accavallò le gambe scoperte e si strinse addosso il chiodo di Steven, nervosa, per poi voltarsi a
guardare il ragazzo silenzioso che ormai aveva seppellito la testa tra le mani e non si muoveva da minuti.
Si arricciò una ciocca di capelli e studiò la situazione per un attimo prima di avvicinarsi e posargli una mano
sulla gamba, mentre con l’altra gli accarezzava i capelli.
-Grazie per essere rimasta…- sussurrò il ragazzo, alzando i suoi occhioni blu impauriti su di lei.
-Di niente, tesoro…e poi al piano di sopra c’è anche mio zio…
-Vuoi andare da lui?
La ragazza si perse in quell’oceano così dolce e triste, che lei aveva sempre visto brillare di un’allegria infantile
e spensierata…proprio come i suoi neri. Ma ora entrambi i loro occhi si erano rattristati e si rispecchiavano a vicenda.
Erano spenti.
Si sforzò di sorridere e gli baciò delicatamente le labbra carnose, lasciandolo un po’ pensieroso e confuso.
-Grazie- si limitò a mormorare lei, alzandosi e sfiorandogli ancora con le dita una guancia –Fammi sapere cosa
dicono i dottori, ok?
-Certo, Kelly…- rispose flebile.
La rossa si allontanò e imboccò il corridoio prima di fermarsi, dubbiosa, e fare per voltarsi verso il giovane batterista,
ma qualcuno la urtò, scivolando lungo lo stretto passaggio e precipitandosi nella sala d’aspetto, seguito a raffica
da un altro che la prese dentro, facendola quasi cadere.
-Scusa, piccola, ma è urgente…- borbottò uno dei due, che si rivelò un ragazzo mulatto dai folti ricci neri seguito
da una figura minuta dai capelli sempre ricci, ma più chiari –Dov’è? Dov’è? Stiamo cercando uno spilungone con
i capelli ossigenati, più o meno di corporatura media... è venuto qui con un nanerottolo biondo, alto così, capelli
cotonati…siamo arrivati qui dopo ore insonni! Cioè io non ho dormito, ho guidato per tutto il tempo, Bella ha dormito
per poco, ma era troppo nervosa, sapete…Bella è la mia migliore amica, la piccola ricciolina che era dietro
di me…dov’è finita…eccola lì, e poi…-
-DOVE CAZZO AVETE MESSO IL MIO RAGAZZO! VOGLIO VEDERLO SUBITO!- gridò la ragazza, mentre Steven saltava su e si avvicinava a loro, mettendosi a parlare come un fiume in piena, facendo a gara con il mulatto.
Kelly li osservò confusa per un attimo, poi non poté trattenersi dal sorridere. In fondo erano così buffi.
Un’infermiera arrivò urlando, intimandogli di tacere e l’irlandese decise di muoversi, imboccando le scale.
 Slash e Steven tacquero abbassando la testa come due bambini appena sgridati, mentre Bella si metteva le mani
sui fianchi e  si piazzava di fronte alla donna dai capelli grigi.
-Senta, signora! Io ho viaggiato per tutta la notte per arrivare qui e non ho ALCUNA intenzione di aspettare! Voglio vedere IMMEDIATAMENTE il mio ragazzo!-
-Mi  spiace, signorina, ma il ragazzo è ancora in prognosi riservata, perciò le suggerisco di stare calma ed aspettare!- e con quelle parole l'infermiera si allontanò, lanciando un'occhiata di avvertimento 
anche agli altri due -Se vi sento fare ancora casino vi dovrò buttare fuori di qui, capito?
-O-ok...- annuì Steven tornando a sedersi.
Bella strinse i pugni e lanciò un'occhiata a Slash ancora in piedi come lei, poi sospirarono e si abbandonarono sulle 
scomode poltroncine.
Ad aspettare.
















Ciaaaaaao!!!!!!!!!!!!!!!!!
Ok, nessuno ha voglia di lasciare qualche recensione, pleeeeeeease??????
Sono felice che ci sia qualcuno che segue e a cui piaccia la mia storia
(e vi ringrazio davvero tanto!<3 ),
ma mi piacerebbe anche sapere che cosa ne pensate...
Potete anche criticarmi! Insomma so di non essere perfetta, ma 
se voi non mi aiutate non posso migliorare...
A presto J ;)

















 

Ritorna all'indice


Capitolo 43
*** Niente amore, SOLO desiderio ***






42 Capitolo




 
Le lancette dell’orologio continuavano a scivolare all’interno del quadrante, scandendo il tempo 
con i loro rintocchi.
Tempo, composto da giorni, ore, minuti, secondi, millesimi di secondi…
Si stava facendo l’alba quando un uomo sulla cinquantina con i capelli chiari e arruffati spuntò 
nella sala d’aspetto con in mano delle cartellette:
-McKagan?
Una donna bionda si alzò subito, seguita da Bella e da due assonnati ragazzi. La madre di Duff era 
giunta poco dopo Slash e Bella con due dei suoi figli maggiori, Helen e Kevin, che in quel momento 
erano appena andati a recuperare altre scorte di caffè. Era una bella donna, snella, con i tratti del 
viso molto simili al giovane bassista e gli occhi pieni di agitazione mentre rispondeva alla chiamata.
-Gli abbiamo fatto una lavanda gastrica, dato dei punti  alla tempia destra e alla mano. Ha perso molto
sangue…purtroppo non ha ancora ripreso coscienza e quindi non sappiamo quanto sia grave…- li informò il
medico, esaminando alcuni fogli.
-Ha detto che è grave?- sgranò i suoi grandi occhi Steven, trattenendo a fatica le lacrime e stringendo 
la mano a Bella.
-Non lo sappiamo…ma...- fece per iniziare un discorso ma fu bruscamente interrotto.
-COME CAZZO FATE A NON SAPERLO?!? NOI SIAMO QUI AD ASPETTARE DA SETTE ORE! SETTE
FOTTUTISSIME ORE! E VOI CI VENITE A DIRE CHE NON SAPETE QUANTO SIA GRAVE! QUANTO! 
SA DOVE PUò METTERSI LA SUA LAUREA E IL SUO DOTTORATO DEL CAZZO?!? LO SA?!? SE LI 
FICCHI SU PER IL CULO E SI DIA AL GIARDINAGGIO, VA BENE?!?!?!?-
-Bella, calmati…- le si avvicinò Steven, sgomento.
-COL CAZZO CHE MI CALMO! DOVE LE HANNO DATO LA LICENZA, STRONZO??? VOI DOVRESTE 
DARE DELLE CERTEZZE ALLE PERSONE CHE VENGONO QUI E NON LIMITARVI A CREARE DUBBI!
DOVRESTE SAPERE COSA HANNO E COME STANNO I VOSTRI PAZIENTI! LEI È UN…- ma non riuscì 
a continuare, poiché Slash l’afferrò tappandole la bocca e buttandosela in spalla si allontanò.
-SAUL! LASCIAMI IMMEDIATAMENTE GIù!- riecheggiò la voce della ragazza per il corridoio prima che 
il riccio uscisse sulle scale antincendio.
-Ferma, piccola selvaggia, così ti farai male- sorrise sentendola tirare diversi pugni sulla sua spalla -Non ti 
mollo finché non la smetti di strillare come una checca isterica.- 
Per tutta risposta la ragazza iniziò a tirare calci, mancando per poco il cavallo dei pantaloni (e la relativa
parte intima) e beccandolo su una gamba.
-Dannazione Annabell! Capisco che sei furiosa, lo sono anch'io, ma le mie palle non ti hanno fatto niente! E
datti una regolata!- appena Bella sentì l'ultima parola tacque per qualche secondo e poi scoppiò a ridere.
 Slash si spazientì, corrugando la fronte e la lasciò andare, facendole posare di nuovo i piedi a terra e
osservandola, sbigottito. 
Bella si appoggiò alla ringhiera per riprendere fiato:
-Hudson...mi hai detto seriamente di darmi una regolata, TU???
Il chitarrista sbuffò e si accese una sigaretta, portandosela alle labbra carnose: -Fottiti Bells...
-Scusa...certo che è assurda questa situazione! Sto dando di matto...- mormorò, tornando nervosa
e strappandogli via la sigaretta per farsi un tiro.
-Tu...fumi?
-Solo se sono nervosa - si liberò di una nuvola di fumo e corrugò la fronte -Non posso credere che 
ci siano dei medici così idioti...-
-Lo so, piccola selvaggia... Anche la vecchia Ola la pensa alla stessa maniera...-
-Voglio solo vederlo e sapere come sta...
-Lo voglio anch'io. Steven era sconvolto...
-Slash...
-Mmm?
-Ho una paura fottuta...- a quelle parole il chitarrista l'abbracciò, baciandole i capelli.
-Non sei sola, piccola...siamo in due-








********************************************************************************************************








Mi svegliai intorpidita, con la gola secca e i capelli scompigliati.
La luce che veniva da fuori annunciava che il sole stava sorgendo all'orizzonte, caldo e luminoso. 
Le tende si muovevano appena, gonfiandosi per il vento freddo.
Eppure sotto alle coperte stavo così bene, anzi era così caldo come un'altra pelle al contatto con 
la mia...non mi ricordavo  che ci fosse questo profumo la sera precedente...
Le pieghe della coperta mi avvolgevano dolcemente, ma potevano ancora nascondersi dei 
rimasugli di sangue e incubi.
Un brivido mi corse lungo la schiena e avvertii la pelle d'oca.
Mi chiesi come avessi fatto a riprendere sonno...poi mi ricordai delle braccia che mi stingevano,
una mano che mi accarezzava i capelli e la sensazione che il peso sul mio stomaco si alleggerisse.
Qualcuno aveva dormito con me.
Ecco da dove proveniva quel profumo...
Mi girai su un fianco e mi guardai intorno.
La camera era vuota, le lenzuola tirate su dal lato della porta. Chiunque fosse rimasto quella notte, 
se n'era andato prima che mi svegliassi. Spiai sotto le coperte e mi sentii sollevata nel costatare che avevo
ancora su sia la maglia sia gli slip. Non era successo niente di cui mi dovessi preoccupare.
Tranne per il sogno...
Ripensandoci mi venne di nuovo un'insensata voglia di aprire bocca e tornare ad urlare, ma riuscii 
in qualche modo  a trattenermi.
Ero stanca. E avevo una voglia terribile di scappare.
Mi alzai, sfilandomi la maglia e mi infilai sotto la doccia, facendo scorrere l'acqua tiepida sul mio corpo.
Chi aveva dormito con me quella notte?
Probabilmente Izzy...era l'unico che avrebbe potuto sopportare le mie urla isteriche, Axl mi avrebbe 
soffocata con un cuscino pur di farmi tacere...
-Maledizione…-  sospirai, mentre l’acqua si faceva gelida e mi sbrigai ad uscire, avvolgendomi in un
asciugamano ruvido, ma pulito.
-Buongiorno, honey…- esclamò il rosso, appoggiato al muro, accanto alla porta.
-E tu da quanto sei lì, guardone?- esclamai, afferrando il sapone e tirandoglielo addosso.
Lo schivò per un soffio e mi prese per il polso, costringendomi a stare ferma.
I nostri occhi si incrociarono e il mio sguardo si fece tagliente, mentre il suo mi studiava con attenzione.
Mi prese anche l’altro braccio, senza interrompere il contatto visivo. Sentii l’asciugamano allentarsi e le
mie guance s’infiammarono. Non avevo alcuna intenzione di rimanere nuda di fronte a quegli occhi…
-Esci da qui, Axl – dissi con voce ferma.
-Obbligami, honey…- mi provocò, sorridendo.
Strinsi le labbra, per poi fiondarmi contro di lui, facendolo arretrare per la sorpresa.
Le nostre labbra si incrociarono impetuosamente in uno dei baci più passionali e furiosi che avessi
mai dato…e lo davo proprio al rosso.
A quel ragazzo stregato dagli occhi di ghiaccio che mi faceva salire una rabbia che non avevo
mai provato. Le mie braccia si strinsero intorno alle sue spalle, mentre le sue mani mi stringevano
per i fianchi e i nostri bacini cozzavano tra loro, le mie dita s’infilarono nei suoi capelli di fuoco.
Sentii una serie di brividi corrermi lungo la schiena.
Mi imprigionò tra le sue braccia, facendomi aderire alla soglia della camera e continuando a baciarmi.
La nostra era una danza furiosa, con un ritmo forte che batteva in testa e una voglia terribile,
quasi animale, di avere di più.
Axl si staccò a fatica dalle mie labbra ormai gonfie e scese a baciarmi la pelle del collo ancora bagnata.
Scostò una ciocca di capelli che gocciolava sul mio seno appena coperto dal asciugamano per poi tornare
a succhiare e mordere la mia pelle. Gemetti per il dolore e per il piacere che mi stava procurando, con la
mente ormai annebbiata.
Mi sollevò da terra, prendendomi tra le braccia e io non riuscii ad evitare di accarezzargli il collo con le labbra.
Aveva un buon profumo, eppure eravamo ormai in viaggio da un giorno e una notte, il caldo in certi
momenti era stato asfissiante…
Ma il rosso profumava.
Non era proprio un profumo, probabilmente era solo il suo odore, ma era buono lo stesso…
Mi adagiò sul letto con una delicatezza che mi confuse.
Sentii una sua mano accarezzarmi sotto l’asciugamano e il mio corpo bruciare sotto il suo tocco.
Dalle mie labbra sfuggì un altro gemito che venne soffocato dalla sua bocca avida e dalla sua lingua
aggressiva che s’impossessava della mia.
Cercai di rendermi conto di cosa stavo facendo e del perché…
Ma non riuscivo a formulare un pensiero coerente nella mia testa, c’era solo un calore intenso, fiamme
che mi bruciavano tutta dall'interno e anche dall'esterno, dove lui mi toccava…
Erano le sue mani che mi accarezzavano con furia…
Erano le sue labbra bollenti sulle mie…
Era il suo respiro affannoso che mi faceva accelerare il battito cardiaco…
Era Axl.
Ma io dovevo ribellarmi…non volevo farlo così, avrebbe fatto troppo male. Fare sesso senza amore, era
soddisfare le proprie voglie sessuali e potevo accettarlo, ma non potevo farlo con il rosso.
Sapevo che mi avrebbe distrutta e non ero disposta a perdermi.
Non di nuovo.
Ribaltai le posizioni per prendere fiato, mentre i capelli bagnati mi frustavano le guance
e il rosso mi studiava con una scintilla:
-Cosa hai intenzione di fare, ora?
Avvicinai lentamente il viso al suo, sfiorandolo con il mio respiro accelerato.
Lo osservai con i suoi capelli rossi scompigliati, il viso dai tratti delicati, le labbra scolpite su
quella pelle diafana e…i suoi occhi…
Erano così sfrontati, ma c’era anche qualcosa di nascosto…
Rabbia.
C’era tanta rabbia dentro di lui, da cancellare quella delicatezza che pareva più adatta a quel
viso…cancellarla con quei gesti violenti. Anche per fare l’amore.
No, la verità era un’altra. Lui non sapeva cosa fosse l’amore.
Sapeva solo cosa era desiderare qualcuno, non amarlo.
Mi sollevai, facendo qualche passo indietro e mi chiusi in bagno, maledicendomi.


Perché stavo piangendo?
 
 
 

 
 








***SALVE A TUTTI! IMPORTANTE!***

Ho deciso di fare così, anche se mi dispiace parecchio...
se nessuno recensisce io non vado avanti...
Se sto scrivendo qua questa storia è per sapere cosa potrebbero
pensare gli altri di ciò che scrivo..
Se non interessa a nessuno posso anche toglierla
e continuarla per me stessa...
Aspetterò un po', ma poi la cancellerò da qui se a nessuno interessa..
Anche perché sarebbe inutile pubblicarla, no?
Mi spiace molto...
Ciao J 





 

Ritorna all'indice


Capitolo 44
*** Una ROSA con le SPINE ***



 
 


43 Capitolo





 

 Kelly si era adagiata su una sedia vicino al lettino d’ospedale,
addormentandosi con la testa tra le braccia e i capelli ramati che
le ricadevano intorno al viso pallido.
Era stanca.
L’uomo sotto le coperte aveva la pelle di carta velina, morbidi ricci dello stesso 
colore della ragazza, ma con qualche filo d’argento, una barba curata e la magrezza
dovuta alla sua malattia. Aveva tratti del viso duri ed eleganti, ma sembrava così
tanto un fantasma sotto la luce scarna di quella stanza.
La ragazza socchiuse gli occhi neri, appena sentì una mano stringerle 
lievemente le dita.
-Kathleen…
-Sono qui- mormorò, ricambiando la stretta –Vuoi un po’ d’acqua?
-Preferirei un bicchiere di Guinness, ma…-non riuscì a finire di parlare che la voce 
gli si affievolì.
Kelly si alzò e versò l’acqua, che era stata posata su un tavolino, in un bicchiere 
di plastica, per poi accostarlo alle labbra dell’uomo e aiutarlo a bere.
-Sa di disinfettante, come tutto in questo posto…- si lamentò, schioccando
lievemente la lingua sul palato.
-Come ti senti, Senan?
-Meglio…- si sforzò di rispondere dopo qualche minuto di silenzio, alzando i suoi
occhi blu su di lei e accarezzandole una guancia –Tu?
-Voglio che tu stia meglio…-ribatté la ragazza con un velo di tristezza –Mi sento
morire a vederti così…-
-Andrà bene…- increspò le labbra in un tenue sorriso –Sei una donna, ormai. Una
donna irlandese con tutti gli attributi…e sei diventata così bella, Kathleen… Hai gli
occhi di tua madre, sai?-
Annuì, sospirando.
-Melida sarebbe stata felice di vederti ora, sai? Sei così forte…- prese fiato, con
gli occhi ormai persi nei ricordi –Ti…ti andrebbe di cantare per me?
L a ragazza annuì per la seconda volta e si schiarì la voce.
Senan chiuse gli occhi appena la fanciulla emise la prima nota di una litania
irlandese che parlava della loro terra, del profumo della primavera così lontana, 
del vento che soffiava sull’Oceano…
Kelly osservò lo zio rilassarsi e avvertì un macigno nello stomaco farsi 
più pesante, perché lo sapeva…
Sapeva che suo zio non avrebbe mai rivisto l’Irlanda.
Appena chiuse le labbra si alzò e uscì dalla stanza, sentendo come se uno spirito 
la stesse seguendo. Non era una sensazione nuova, ovunque andasse aveva 
sempre avuto la percezione di non essere mai sola, ma…
Quel mattino era diverso.
Sentiva un’altra presenza oltre alla solita.
E fu questo che la fece rabbrividire.
Avrebbe voluto far qualcosa per smettere di sentirsi così, per avere le ali ai piedi 
e volare via, lontano…
In un posto senza dolore, senza malattie, senza spiriti…
Iniziò a correre per i corridoi tutti uguali fino alle scale e solo all’ultima rampa 
si fermò, piegandosi in due con il fiato corto. Avrebbe voluto continuare a correre, 
ma non aveva abbastanza fiato.
Maledette sigarette.
-Devo andarmene di qua…- mormorò, stringendo i denti.
Lo sapeva che non doveva, che aveva smesso…ma il dolore era tropo forte,
insopportabile e Senan aveva sbagliato a giudicarla.
Lei non era forte, non lo era mai stata…
Si chiuse in bagno.
Osservò per un attimo il ripiano lucido e pulito del lavandino e poi prese in mano 
il portafoglio. Respirò affondo prima di trattenere il fiato, mentre tirava fuori una
bustina trasparente e disponeva sul lavandino due strisce di polvere magica, 
bianca come il paradiso, come la quiete, come la purezza.
 

Mi osservai allo specchio, mordendomi il labbro inferiore.
I miei occhi neri erano un peso che mi sarei portata dietro per sempre, 
perché mi facevano pensare a mia madre, a quello che si era fatta, che 
mi aveva fatto…e i miei capelli a mio padre quell’uomo sconosciuto che 
ci aveva abbandonate, che mi aveva abbandonata…

E a mio zio Senan, l’unica cosa bella della mia vita e che ora stavo perdendo…
Ne avevo bisogno.
Avevo bisogno di quel pezzo di paradiso, di una culla tranquilla, 
un posto solo mio, lontano…anche se era tutto nella mia testa, 
anche se poi sarei stata male…
Chiusi gli occhi e inspirai tutto in un solo istante, come i vecchi tempi...
E nelle mie orecchie risuonarono i canti allegri della mia Irlanda…



 
 



 
******************************************************************************************




 


 

 -Ho un piano!-esclamò Steven, sbucando dal nulla.
Io e Bella sciogliemmo il nostro abbraccio con riluttanza.
La sentii tirare su con il naso e, istintivamente, le strinsi la mano.
-Di che piano parli?- mormorò con voce interessata e alla stesso tempo preoccupata.
Forse anche lei ricordava l’ultima idea geniale di Steven: provare a suonare tenendo
le bacchette con le dita dei piedi perché secondo lui era una cosa troppo figa e la
gente sarebbe venuta solo per vederlo…
Il problema era che non riusciva a suonare a testa in giù senza diventare paonazzo
e svenire…
Oppure c’era stata quella volta in cui si era messo in testa di fare una piantagione di
faggi perché io gli avevo raccontato che era da loro che si traeva la birra… 
Insomma, Steven era troppo facile da abbindolare che si entusiasmava per cazzate, 
ma tra noi ci voleva uno come lui.
Se no con chi mi sarei potuto esercitare a mentire?
-Aspettiamo che quella brutta racchia isterica dell’infermiera (che secondo me è
così antipatica solo perché non riesce a farsi una bella scopata in santa pace!) se
ne vada e ci introduciamo nella stanza di Duff!
-Ma il tuo piano è scontato!- sbottai, alzando gli occhi al cielo e accendendo
un’altra sigaretta.
-Certo! E allora perché non l’hai proposto tu, mister Originalità?- mi fece il
verso il nano da giardino, muovendo la sua chioma cotonata da tutte
le parti –Ammettilo che sono un fottuto genio!-
-Tu sei fottuto in testa, te lo dico io!
-Ah, davvero? E tu sei stronzo e cattivo! Sì! Sei davvero una persona cattiva!
Cattivissima!- piagnucolò il batterista, mentre Bella gli accarezzava una spalla
in segno di consolazione…ma che cazz..?
-Ehi! Io non sono affatto una  cattiva persona!- protestai.
-Già, sei senza cuore!
-Così mi ferisci nel profondo, razza di nano…
-Ma se sei profondo come un pacchetto di sigarette, Saul! E non chiamarlo in quel
modo!- sorrise divertita Bella e io la fulminai con un’occhiataccia –Quindi ora
basta fare i cazzoni e andiamo ad attuare il piano di Stevie!-
Avrei voluto dire qualcosa, ma ero letteralmente senza parole.
Bella si era alleata con Steven per farmi incazzare!
-E dai Slash! Lo sai che Steven è sensibile!- continuò quella accarezzando il braccio
del ragazzo, che l’aveva abbracciata continuando a piagnucolare mentre rientravano
in quel dannato corridoio che sapeva di disinfettante.
-Se certo…-misi il broncio, seguendoli per poi vedere Steven da sopra la spalla di
Bella, immerso nei suoi ricci, sorridermi a trentadue denti e mostrarmi il dito medio.
Sensibile come un dito in culo, proprio…





 
 
 
 
 ************************************************************************************

 
 
 
 
 
 


Osservai Axl uscire dalla camera di Jade.
-Avete fatto sesso?- gli chiesi a bruciapelo appena salì in macchina.
-No- rispose secco, ma aveva uno sguardo diverso dal solito.
Non era arrabbiato come le altre volte che l’aveva respinto, non lo vedevo
infastidito per l’ennesimo due di picche che gli aveva rifilato…sembrava solo
pensieroso e un po’ interdetto, forse…
Chiunque lo avesse guardato in quel momento senza conoscerlo non avrebbe
notato niente oltre a uno sguardo freddo, ma io lo conoscevo da molto tempo
e sapevo leggere i suoi occhi.
Tuttavia non l’avevo mai visto così.
-L’ho fatta piangere…- disse in fine, abbassando lo sguardo.
-E..?
-E niente. Si è chiusa in bagno piangendo…
Osservai di nuovo il suo viso.
Non era la prima ragazza che il rosso faceva piangere, anzi, ma perché
questa volta reagiva così?
Aveva la fronte lievemente corrugata, gli occhi che guardavano un punto
fisso al di là del parabrezza e le guancia più pallide del solito.
Stava tornando Billy, la sua maschera si stava sciogliendo lentamente.
Perché eravamo tornati noi.
In quel fuoristrada ammaccato che puzzava di whisky e canne eravamo
tornati Jeff e Billy, i due sognatori fuggitivi.
-Cosa le hai fatto?- chiesi passandogli una sigaretta.
-Stava andando tutto bene, l’avevo quasi fatta mia…e aveva iniziato pure lei.
Ma poi...non lo so!- levò lo sguardo sui miei occhi e sbattè le palpebre,
senza capire, pensieroso –Non so cosa l’è preso! Non so neppure cosa le ho fatto…
-Forse non è cosa le hai fatto, forse era più cosa avevi intenzione di
fare...o cosa le avrai detto…
-Non le ho detto niente- ribatté, e ora iniziavo a riconoscere una vena
di fastidio e irritazione nella sua bocca.
-Lo sai che Jade non è come le altre, l’ha pure dimostrato, no?
-Cazzo! Quella ragazza non è normale! Non le ho detto niente, volevo fare
solo sesso! E non me ne frega un cazzo di ciò che prova! Perché la deve fare
tanto lunga? Odio quella ragazzina!- ringhiò a denti stretti.
-La odi così tanto perché ti ricorda te?- mi lasciai sfuggire.
-Nessuno è come Axl Rose! E ve lo dimostrerò!- ok, ormai era inutile
provare a discutere, era tornato di nuovo Axl, Billy era scomparso dietro
la sua solita maschera –Vado a chiamare Steven! Tu fai uscire da lì quella!-
Sbattè la portiera dietro di sé e io sbuffai, scendendo a mia volta.
Forse avevo sbagliato a credere che Jade fosse forte e in grado di respingerlo
senza esserne ferita. Non volevo che tra loro finisse male, Axl  era troppo
distruttivo e tormentato, e la verità era che ci stava provando con Jade
solo per una stupida scommessa. Jade sapeva come trattare i tipi come noi,
ma si stava illudendo di sapere anche come comportarsi con quelli come Axl
ed era lì il suo e il mio errore. Anche se non lo dava a vedere il rosso le
stava facendo uno strano effetto.
Dovevamo tornare a casa.
Entrai nella sua stanza e vidi la maglia di Duff per terra e i suoi vestiti posati 
su una sedia. Era ancora chiusa in bagno.
Mi avvicinai e bussai alla porta con le nocche.
-Jade, sono io –
Dopo un paio di minuti vidi il viso della ragazza fare capolinea sulla soglia
con i capelli ancora mezzi umidi.  
-Ciao Izzy –mormorò, guardandomi –Mi passeresti i vestiti?
La accontentai e dopo poco fu fuori, ma non parlava.
Sospirai:-Che cosa ha fatto Axl?
-Niente- rispose troppo velocemente per essere la verità.
Sbuffai, accarezzandole un braccio nudo e lei corrugò la fronte, guardandomi
intensamente per poi nascondere i suoi grandi occhi sotto le lunghe ciglia.
-Jade, con me puoi parlare, ok? Non sono qui per giudicare.
La ragazza scosse la testa:-Lo so, ma non c’è niente da dire e non possiamo
perdere tempo, no? Dobbiamo cercare Duff!
-No.- ribattei, facendola sedere sul letto –Abbiamo chiamato Steven ieri sera
e ci ha detto che l’ha trovato. Ora lui, Slash e Bella sono in ospedale.-
-In ospedale? Perché non mi avete svegliata prima? Potevamo essere già lì!
Esitai a parlare per far soffermare il mio sguardo sul suo collo.
Era pieno di segni rossi vividi e piccoli lividi. Poi la mia visuale fu bloccata
dalle sue mani che li coprirono, ma io gliele tolsi e sospirai.
Sapevo perfettamente chi glieli aveva fatti.
-Non…abbiamo…io e lui…- farfugliò, incapace di formulare una frase per
darmi delle inutili spiegazioni.
-Lo so, me l’ha detto- tagliai corto, accendendomi una sigaretta.
-Non voglio che mi tocchi ancora…- mormorò e questa volta mi guardò seria,
anche se pareva dirlo a sé stessa –Non voglio più permetterglielo.-
La osservai un’istante prima di ritrovarmela tra le braccia, con il viso premuto
contro la mia giacca. Le accarezzai i capelli ancora umidi, ma dal profumo intenso,
con le mie lunga dita chiare.
L’avevo sopravvalutata? O era solo colpa degli incubi della notte precedente?
Avevo sentito le sue urla e ora mi chiedevo cos’era successo…Cosa avesse sognato.
Ma in quel momento era troppo fragile per rispondermi o anche solo per
sopportare il peso di una simile domanda.
Incubi.
Non era solo l’orgoglio che accumunava lei ad Axl, e neppure il loro innato
istinto per i giochetti e le lame a doppio taglio, ora c’erano anche gli incubi.
Se solo Axl non fosse stato così cocciuto, così apparentemente stronzo.
Osservai la ragazza raggomitolata tra le mie braccia.
Non stava piangendo.
Aveva la fronte corrugata e un’espressione di frustrazione e rabbia che le
assottigliava le belle labbra rosse, i capelli sconvolti tutti disordinati e la
maglia leggermente stropicciata con lo scollo che le lasciava
scoperta una spalla pallida.
Le accarezzai una guancia e lei si strinse di più contro di me, senza dire niente.
Ora capivo il comportamento di Axl.
Quella testa di cazzo aveva paura d’innamorarsi.
Era Jade stessa ad essere una lama a doppio taglio.
Una rosa con le spine.
 
 











CIAO A TUTTI!!!!!!!!
Ok, credo proprio  di dover ancora ringraziare chi ha recensito allo scorso capitolo!
GRAZIE GRAZIE GRAZIE GRAZIE GRAZIE GRAZIE GRAZIE!
Mi avete dato nuova carica e spero di non avervi
deluso con questo capitolo! 
Davvero, spero di sentirvi ancora e che continuiate a seguirmi!
Al prossimo capitolo, che vorrei postare dopo aver ricevuto 
i vostri pareri se è possibile! 
Ciao a tutti e.....
CAZZO! Oggi si deve festeggiare tutto il giorno!
Il 20 febbraio 1967 nasceva ad Aberdeeen
un grande cantautore e chitarrista, 
fondatore dei mitici Nirvana!
TANTI AUGURI KURT COBAIN!!!!!!!!!!!!!!
A presto! J.




 

Ritorna all'indice


Capitolo 45
*** Lacrime, angeli e chitarre... ***



 
Capitolo  44


 
Quella stanza era fottutamente bianca.
Tutto in quel dannato ospedale era fottutamente bianco, non aveva neppure
una spruzzata di colore a dargli vita. Ed era terribile.
Come era terribile rimanere lì fermo sulla soglia ad osservare all’interno di quella
stanza bianca, dove la luce faceva sembra ancora più abbacinante tutto quel
ambiente incolore, e risaltavano solo due cose: i capelli di Bella scuri sul lenzuolo
accanto a Duff e l’argento del lettino. Vedere il mio migliore amico sdraiato su quel
dannato lettino, così pallido, con dei tubicini conficcati nelle braccia e i capelli così
stranamente flosci era devastante.
Avrei voluto andare lì e scuoterlo per farlo rinvenire, ma sarebbe stato inutile
e pericoloso… Era terribile vedere una persona a cui tieni così tanto ridotto in quello stato.
Bella se ne stava sdraiata a suo fianco, tenendo la testa sul suo petto e  ascoltando il
rumore consolatorio e rassicurante del cuore di Duff. Ma non sapevo come facesse
a stare in quel posto.
Non mi erano mai piaciuti gli ospedali e mai mi sarebbero piaciuti.
Erano troppo sobri, con quella puzza di disinfettante che impregnava l’aria fino
a farmi soffocare.
Ma rimanevo lo stesso lì.
Una sigaretta, volevo fumarmi una dannata sigaretta, ma non potevo…
E di andare fuori non se ne parla nemmeno! Bella aveva bisogno di me. E anche Duff.  
O ero io ad aver bisogno di vederli per essere sicuro che stessero bene?
Qualcuno mi toccò lievemente una spalla.
Mi voltai, scostandomi appena e fissai lo sguardo in quello d’orato di una ragazza dai
capelli tutti scombinati e le guance in fiamme  per la corsa.
-Jade…- mi lasciai sfuggire dalle labbra prima che quella si precipitasse nella stanza,
rimanendo imbambolata di fronte al lettino.
Si passò una mano sul viso, prendendo fiato, un’istante prima che Bella l’avvolgesse
in un abbraccio caloroso.
-Bella…- la sentii mormorare, ricambiando la stretta.
-Sono così contenta che tu sia qui!- rispose quella con voce tremante, mentre le lacrime
le scendevano copiose lungo le guance piene e si impigliavano nei suoi ricci morbidi –Non
si è ancora svegliato e ha le mani così fredde…-
-Tranquilla, vedrai che starà meglio…- la strinse di più ed osservai il suo sguardo
spaventosamente serio –So che non ti lascerebbe mai qua da sola. Ti ama troppo.-
Bella si asciugò le lacrime con le mani e le sorrise debolmente:-Grazie…
Lei annuì e l’abbraccio di nuovo.
Forse sarebbe stato meglio andarmene e lasciarle sole, ma non volevo allontanarmi,
perché in quella dannata stanza c’era anche il mio migliore amico ancora incosciente.
Ma almeno distolsi lo sguardo, mentre Bella si raggomitolava di nuovo sul lettino,
scostando un ciuffo ribelle dalla fronte di un Duff inerme.
Mi faceva davvero male vederlo così, ma volevo esserci quando si sarebbe svegliato.
Dovevo esserci. Lui c’era sempre stato per me.
Una mano pallida si posò sul mio braccio, accarezzandomi lievemente.
-Slash è meglio se li lasciamo soli…- soffiò piano Jade, conducendomi di nuovo in sala
d’aspetto, dove Steven stava raccontando tutto a Izzy, senza l’ombra di Axl.
-Ma Pel di Carota?
-Ha detto che andava al locale per annullare le nostre serate dopo aver saputo che
Duff è ferito a una mano…- rispose Izzy, studiandomi per un lungo istante
–Slash da quanto non dormi?
Sbuffai, grattandomi la testa:-Sarà due giorni più o meno...
-Ok, tu devi tornare a casa – sentenzionò Izzy –Muoviti. Ti chiamiamo appena si sveglia.-
-No- mi opposi categorico –Io devo rimanere qua. Sentite è colpa mia se Duff è in
quella cazzo di stanza, in quelle fottute condizioni! Io devo rimanere qui!-
Izzy fece per aprire bocca per poi scuotere la testa e allontanarsi, tirandosi dietro
uno Steven protestante.
-Sarà che devi rimanere qui, ma tu devi anche dormire.
Solo sentendo la sua voce mi accorsi che Jade era ancora lì e mi stringeva un braccio.
Il suo tocco era lieve, ma caldo e rassicurante. Sapevo che aveva ragione, era ormai da
ore che le palpebre si erano fatte pesanti, ma io continuavo a lottare contro la stanchezza.
-Appoggia la testa qui -
Disorientato mi guardai in torno alla ricerca della ragazza per poi notare che si era seduta
e batteva le mani sulle sue gambe fasciate da dei jeans scuri.
-La mia testa?
-Ti sdrai sulla panca, posi la testa qui e dormi – mi sorrise rassicurante.
-C’è qualcosa sotto...?- quel modo di fare non era da lei, insomma…non era mai stata
così gentile con me a parte quella volta al bar…e aveva avuto i suoi motivi.
-No, sei stanco e io voglio solo aiutarti…- si strinse nelle spalle con aria innocente.
-Ok- cedetti, facendo ciò che mi aveva suggerito –Cazzo, che gambe morbide hai…-
-Slash!
-Oh merda…l’ho detto ad alta voce?
-Già…- sorrise, scuotendo la testa.
-Ma è vero. Ti giuro che hai delle gambe morbidissime e…
-Slash!
-Ok, ok…dormo- sbuffai, osservandola ridere di nascosto.
Era così bella quando sorrideva, aveva un sorriso così perfetto, così dolce…
Avrei voluto continuare a guardarla, ma avevo le palpebre pesanti e la mano di Jade
che mi accarezza i capelli dolcemente non mi aiutava…
Mi lasciai cullare dalle dita di quell’angelo,
sognando di suonare per lei la mia chitarra e di vederla sorridere…
 
 
 












Ciao a tutti gente!
Scusate il mio ritardo e il fatto che questo capitolo sia così corto,
ma...non ho molto tempo con la scuola e devo studiare un casino...
Ringrazio coloro che continuano a seguirmi
e le persone fantastiche che hanno recensioto allo scorso capitolo 
e a quello precedente, che mi hanno sostenuto e incoraggiata!
Grazie mille a: Emanon, Meringa, Irelas18, Cricri2011 e _Emily49! 

Spero di sapere cosa ne pensate di questo piccolo capitolo, 
vi prometto che il prossimo sarà più lungo e interessante!
Un grosso abbraccio J ;)


 

Ritorna all'indice


Capitolo 46
*** SOLO MIO. ***


 
 
45 Capitolo





-Perché cazzo mi hai trascinato fino a qui?- mi liberai dalla sua presa, con fare indispettito.
-Smettila Steven. Slash doveva riposare e l’unica che poteva convincerlo era Jade - mi spiegò Izzy,
fermandosi a guardare due infermiere che ci passarono di fianco ridendo.
-Ehi! Belle principesse! Qui Steven Adler futura rock star è a vostra disposizione!- mi allargai in
un enorme sorriso, mentre quelle ci guardavano maliziose –Adoro le donne con il camice!-
Izzy al mio fianco alzò gli occhi al cielo scatenando uno scoppio di risatine e di sguardi languidi e
io mi sbrigai a fare un piccolo inchino prima che scomparissero dentro una stanza.
Osservai le loro gambe muoversi strette in quelle gonne ed essere inghiottite dalla porta.
Ok, amavo le donne. Decisamente sì.
-Steven, puoi smetterla di fissare un punto fisso davanti a te con quella faccia da idiota
e asciugarti la bava?- sospirò sconsolato il chitarrista –Io vado a fumare, vieni fuori?
-Mi servirebbe proprio una sigaretta…- sorrisi –Ma prima mi mangio una merendina! Ho
voglia di dooooooolce!-
E scoppiai a ridere. Ero sicuro che Duff si sarebbe svegliato, c’era Bella con lui.
E poi c’erano Slash e Jade…quella ragazza con gli attributi non avrebbe mai permesso al mio
amico di non riprendersi. E il cibo mi aiutava a sostenere tutte le miei idee e il mio mondo
cuccioloso…dopo tutto il mondo che mi ero creato in testa era l’unico in cui valeva le pena vivere…
 -Come sempre…
-Coooosa hai deeetto, Izzy?
-Niente.- si sbrigò a dire, prima di uscire dalla porta antincendio.
Ridacchiai tra me e me, saltellando fino alla macchinetta nell’atrio. Merendine, cioccolatini,
tortine…barrette di nocciole…paradiso per i miei occhi affamati, quasi quanto il mio stomaco.
Infilai le monetine che avevo ripescato nelle tasche e fischiettai, facendo per addentare la mia
fantastica barretta di cioccolato al latte quando…
Mi si bloccò il respiro in gola e mi precipitai verso di lei, prendendola delicatamente per un braccio.
Era leggerissima, come una piuma, con la sua pelle bianchissima, e gli occhi annebbiati
pieni di lacrime.
-Kelly…stai bene?
La ragazza dai capelli ramati mi guardò senza vedermi e scosse la testa lentamente,
prima di appoggiarsi a me. Sentii le sue lacrime bagnarmi la maglia e rimasi sconvolto.  
La sua mano cercò la mia, ma non per stringerla, per darmi qualcosa di plastica che mi sbrigai
a infilare in tasca prima di sollevarla di peso.
Dovevo portarla fuori di lì.
-Steven…- sentii la sua voce sottile e così musicale soffiare nel mio orecchio.
-Sono qui, Kelly…
-Steven…- ripeté ancora, come se non mi vedesse e io mi limitai a stringerla di più a me,
chiedendomi cosa avesse.
Lei mi era stata vicina con Duff.
Io le sarei stato vicino fin quando non sarebbe stata meglio.
 



 
******************************************************************************************************* 
 
 




Le sue mani pallide scivolavano delicatamente su quella massa di ricci scuri e disordinati,
un vero groviglio…Slash probabilmente non se li era più pettinati dalla prima comunione…
Ma le sue dita districavano con le loro carezze ogni nodo.
Osservai il suo viso concentrato, i suoi occhi dorati che osservavano i tratti del volto nascosto
da quella massa indomabile, le sue labbra carnose e rosse piegate in  un’espressione assorta.
Avevo fatto bene e lasciarli da soli.
Slash, a differenza del rosso, non avrebbe fatto niente di avventato o per farla arrabbiare.
Jade aveva bisogno di stare tranquilla e Slash era troppo stanco per fare il coglione, mentre
Bella doveva stare con Duff.
Avrei voluto vederlo, ma capivo il bisogno di intimità che avevano, soprattutto in quel momento.
E poi Duff non si era ancora svegliato…
-Non può fumare qui dentro!
-E lei chi cazzo è per dirmi che devo fare?
-Lei non si azzardi a usare questi termini con me! Sono la responsabile di questo reparto!
-E allora faccia il suo dovere e mi dica dove posso trovare Michael McKagan!
Sospirai, lanciando un’ultima occhiata a Jade tranquilla con sulle ginocchia il capo di quella testa
di cazzo di Slash per poi sbrigarmi a raggiungere la fonte di quel trambusto.
-Izzy!- esclamò appena mi vide, venendomi in contro -Quell’arpia non voleva dirmi dov’è Duff! Stronza!-
-Ti ho sentito, mascalzone!
Il viso del rosso d’illuminò di un ghigno soddisfatto e per niente dispiaciuto di fronte ai miei occhi,
come al solito. Axl aveva una predisposizione per fregarsene e fare ciò che voleva che ogni volta
lasciava basiti chi non lo conosceva. Proprio come quella donnona dai capelli tinti biondi e le mani
sui larghi fianchi che lo stava fissando stralunata.
-Almeno sappiamo che non è sorda…- e con queste parole vidi il viso di quella donna diventare
paonazzo prima di andarsene definitivamente.
-Allora, cosa ti hanno detto al locale?
-Ho sistemato tutto io. Ora voglio vedere Duff.-  liquidò la mia domanda con un gesto della mano
un po’ impaziente.
-Sta riposando ed è con Bella…
-Allora non sta davvero riposando…- uno sguardo malizioso gli passò negli occhi.
-Non si è ancora svegliato- lo informai e vidi il suo sguardo assottigliarsi alle mie parole.
-Lo farò svegliare io, allora…
-Axl, non è che prendendolo a botte si riprenderà- lo bloccai, piazzandomi davanti a lui
per non farlo avanzare.
Duff non aveva bisogno delle strilla di Axl e poi non sapevo come avrebbe reagito alla
vista di Slash sdraiato su Jade… Non volevo casini, ma davvero Axl aveva esagerato sta
volta con Jade e non volevo altri problemi…
Sarebbe stato fantastico se fosse comparso Steven in quel momento per distrarlo, ma
ovviamente non arrivò.
Probabilmente si stava finendo tutte le merendine delle macchinette di quell’ospedale…
-No, voglio parlargli.
-Bella ha bisogno di stare da sola con lui, magari sentire la voce della sua ragazza può aiutarlo...
-Ok, ok... Ho capito: niente scenate alla Axl Rose.- sbuffò, infastidito, facendo un passo a destra
e passandomi di fianco mi superò per poi fermarsi un attimo prima di entrare in sala d’attesa.
Mi parve di sentire qualcosa…tipo il gonfiarsi di una tempesta prima di esplodere
nel bel mezzo di una tranquilla giornata di sole.
E se la tempesta si chiamava Axl Rose eravamo tutti fottuti.





 
 
**********************************************************************************************************






 
Il silenzio avvolgeva ogni cosa, i rumori sembravano inghiottiti e ovattati da tutto quel bianco.
L’unica cosa che il mio orecchio coglieva era un piccolo e lento tamburo che batteva
nel petto caldo del ragazzo che amavo.
Il petto di Duff si alzava e si abbassava con dolcezza.
E mi stupii nel scoprire che il mio cuore e il mio respiro avevano preso a seguire il suo ritmo.
Era una cosa strana.
Mi pareva di respirare la usa stessa aria, che il mio cuore battesse  nel suo stesso petto.
Era una sensazione che mi faceva sentire ancora più vicina a lui, eravamo in due in quel lettino
cigolante, sotto quelle coperte. Tenevo tra le mani una sua mano grande e adesso tiepida,
lo avrei riscaldato tutto con il mio stesso calore corporeo se fosse stato necessario.
Avevo bisogno di vedere la luce brillare nei suoi occhi verdi da gatto che amavo tanto.
Avevo bisogno di sentir ricambiata la stretta delle sue dita sulle mie.
Avevo bisogno di ascoltare la sua voce che mi accarezzava le orecchie facendomi correre
brividi di piacere e le farfalle nello stomaco.
Avevo bisogno di gustare il sapore delle sue labbra ed essere ricambiata.
Avevo bisogno di lui.
Osservai una mia lacrima bagnare il lenzuolo candido e mi obbligai a levare lo sguardo
per guardalo.
-Michael…- presi un respiro profondo, cercando inutilmente  di non far tremare
la voce –Duff…Amore…Per me sei tutto questo e vorrei tanto che lo sapessi.
Vorrei tanto avertelo detto prima…
Vorrei tanto averti lasciato parlare quella fottuta sera…
Vorrei aver ascoltato quella voce che mi diceva che tu non avresti mai fatto una
cosa del genere,  perché sei il mio Duff… Perché sei il ragazzo che mi ha salvato
quella sera in cui le sue sorelle volevano piastrarmi i capelli bruciandomeli,
con cui ho cercato un casino di volte di scappare, che mi ha stretto una mano
e dato una spalla su cui piangere quando Betty se n’è andata.
Sei la persona più buona che io abbia mai conosciuto. Con te riesco a sentirmi
sempre completa, mi sento bene. Perché tu sei il bene per me.
Sei il padre che non ho mai avuto, la persona che considero la mia vera famiglia.
Sei il mio ragazzo. Tu sei mio e se osi anche solo lasciarmi qui senza la tua
fottuta presenza, la tua voce, i tuoi occhi, le tue mani…
Giuro che vengo lì, ovunque sia lì!, e ti prendo a calci in culo fin quando
non torni qui con me…perché…perché, cazzo!, io ti amo
e non voglio stare senza di te! Non posso stare senza di te!

Le mie mani si strinsero, aggrappandosi al lenzuolo bianco con le unghie, mentre
tutto intorno a me era annebbiato e velato. Velato dalle lacrime che mi scorrevano
lungo le guance e inzuppavano il petto caldo e sicuro di Duff,
dell’uomo che amavo, che volevo, del mio uomo.
Perché Michael Andrew Duff McKagan era mio e nessuno me l’avrebbe portato via.


NESSUNO.
 
 



 

 
 
 







CIAO A TUTTI GENTE!
Allora...inizio con il dire che voglio ringraziare con tutto il cuore 
tutti coloro che mi seguono, leggono e si sono appassionate alla mia storia!
GRAZIE DAVVERO!
E spero che questo capitolo piaccia!
Sono stata un po' impegnata e non vorrei che il capitolo ne abbia risentito...
Aspetto i vostri commenti per sapere che ne pensate!
Grazie mille per il sostegno!
Un grosso abbraccio J ;)



 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 47
*** ANIME DANNATE ***



 
 
Capitolo 46


 
Aveva il volto nascosto.
Gli scostai un riccio ribelle dal viso per osservarlo meglio.
Non l’avevo mai visto da così vicino e ora potevo notare i tratti particolari ed oscuri…
Il viso magro dalla pelle color caffè latte, le palpebre chiuse e leggere, il naso dritto…e
le labbra carnose e socchiuse. Aveva delle labbra assolutamente fatte per baciare
ed essere baciate, l’avevo pensato anche la prima volta che l’avevo visto.
Ed ora era così…dolce vederlo dormire in quel momento.
-Che cazzo sta succedendo qui?
Quella voce. Quella dannata voce.
La mia mano si impigliò in un groviglio di ricci, mentre levavo lo sguardo per fissarlo
negli occhi del rosso. Mi stava fissando come se volesse uccidermi e mi stava facendo
infuriare. Che aveva da guardare? Non stava succedendo niente e, anche se avessi
fatto qualcosa, lui non aveva alcun diritto di guardarmi così.
Io non ero un suo oggetto.
-Allora?- ringhiò ancora, avanzando –Hai intenzione di rispondermi?
-Io non ti devo dire niente. Se sei qui per Duff è meglio se non…
-Vaffanculo! Voglio sapere che state facendo voi due qui! Così!
Strinsi i pugni e sentii Slash mugolare, notando solo in quel momento di avergli stretto
e tirato i capelli. Il mulatto si girò a guardarmi, aprendo un occhio lentamente:
-Ma che ti hanno fatto i miei capelli? Cazzo, lo sapevo che c’era qualcosa
sotto…Altro che angelo…-
-Hudson togliti da lì, muoviti!
-Non dirgli cosa deve fare!- risposi scocciata, trattenendo il chitarrista per le spalle,
prima che potesse muoversi.
-Pel di Carota…?- mugolò lui, ma non oppose resistenza.
-Alzati da lì! Subito!- stava cercando di trattenersi, ma la rabbia, che solitamente
aleggiava nascosta e perenne nel suo sguardo, se n’era del tutto impossessato.
Le labbra ridotte a una linea sottile e i muscoli delle spalle e delle braccia contratti,
le mani a pugno.
-Che problema hai, amico?- Slash era ancora rintontito dal sonno e non capiva bene
la situazione. Anzi lui non sapeva niente di ciò che era successo tra me e il rosso.
Al solo pensiero sentii la rabbia montarsi ancora dentro di me.
-Sei tu il problema, levati dai piedi!- gli rispose Axl, minaccioso.
-Lui non va da nessuna parte! Rimane qui con me.- ribattei, sfidandolo con lo
sguardo accesso –Sei tu che dovresti andartene!-
-Non eri dello stesso parere sta mattina, mi sembra…- assottigliò lo sguardo,
mentre sentivo Slash irrigidirsi.
-Lasciami in pace!- avevo una voglia incredibile di dargli una sberla, ma avevo Slash
da trattenere, ormai del tutto sveglio e in grado di capire ogni cosa che il rosso aveva
appena detto e anche i sottintesi che una mente come la sua poteva elaborare.
-Cos'è successo sta mattina?
-Niente, non è successo niente. Axl, vattene!
-L’unico che se ne deve andare è lui, noi due dobbiamo parlare.
-Con te non si riesce a parlare e basta – gli feci notare – E io sono stanca della tua
insistenza nel volermi portare a letto. Io non sono né la tua puttana né un tuo oggetto.
Se mi vuoi è meglio se ti metti l’anima in pace, perché non mi avrai MAI, Mister Rose!-
Ci fissammo intensamente negli occhi per un lungo istante, poi mi alzai, ancora più
infuriata di prima e corsi fuori. Visto che lui non se ne andava, me ne sarei andata io.
Non potevo sopportare un minuto di più il suo sguardo.
I loro sguardi.
Quello di Axl irritato e arrabbiato, quello di Slash smarrito e corrucciato.
-Questo lo vedremo!- e la voce del rosso suonava a un tempo
come una minaccia e una promessa…
 
 








***************************************************************************************************



 
 
 


-Ottimo lavoro, Rose…- mugugnò il riccio, guardandomi ancora assonnato,
ma allo stesso tempo irritato –Possibile che tu riesca solo a farla infuriare?
-Tanto lo sappiamo entrambi che è pazza di me, ci vuole solo un po’ più di tempo
e tu non ti mettere in mezzo!- sputai fuori, stringendo i pugni. Dovevo cercare
di calmarmi, ma ormai era tardi e tutto ciò che riuscivo a provare era rabbia
e voglia di rompere qualcosa.
Violenza.
Quel pensiero mi fece tremare da capo a piede, mentre Slash mi fissava
attentamente:-Che cazzo stai dicendo? Jade ha ragione, non è un oggetto
e dovresti lasciarla stare.-
-Io vincerò questa scommessa e vincerò lei. Non importa cosa pensa, il suo
corpo dice altro. E tu devi starle alla larga – ringhiai, andandogli così vicino
da quasi far sfiorare tra loro i nostri petti e guardandolo negli occhi –Tanto
non hai speranza. Sta mattina è stata lei a baciarmi e a farsi toccare…-
-Ma si è tirata indietro, come sempre. I giochi sono ancora aperti e questa
volta ti assicuro che perderai – ribatté Slash, fissando i suoi occhi neri nei
miei freddi che brillavano di rabbia.
-Lo vedremo…- stavo per aggiungere altro, ma qualcuno ci prese per le spalle
e ci divise, allontanandoci.
Il viso di Izzy ci guardava severo, scuotendo la testa.
I suoi occhi passarono da me al riccio e viceversa.
-Tanto lo so che qualsiasi cosa io dica voi farete di testa vostra…- sbuffò -Quindi
vi suggerisco solo una cosa: non voglio problemi per una donna nella nostra band,
vi suggerisco di non contarci molto su quello che credete.
Jade non è fatta per stare con uno di noi.-
E con quelle parole si allontanò con le mani in tasca e si fermò per un attimo
sulla soglia per dire, un’istante prima di andarsene: -Qualcuno si brucerà. -
Slash si sedette pensieroso, confuso e assonnato.
 Ma io ero sicuro di una cosa, l’unica che si sarebbe scottata sarebbe stata Jade.
Non avevo alcuna intenzione di innamorarmi di lei e non l’avrei fatto,
lo giurai a me stesso, prima di andarmene.





 
 


***************************************************************************************************


 
 
 




Avevo la gola secca e gli occhi che bruciavano.
Strinsi convulsamente qualcosa tra le mani, qualcosa di caldo
e morbido che ricambiò la mia stretta con delicatezza.
Aprii lentamente gli occhi e inspirai profondamente, facendo
una smorfia per le piccole fitte alla testa che mi avevano attraversato.
Sbattei le palpebre e osservai un soffitto chiaro, ma non bianco come mi aspettavo.
Era turchese.
Voltai la testa di lato e il mio  campo visivo fu occupato da una chioma cotonata
bionda e un viso addormentato, con le labbra carnose socchiuse e, in seguito,
sui miei vestiti stropicciati. Cosa ci facevo lì?
Poi fui attraversata dai ricordi di ciò che era successo. Dannazione, la mia roba!
Mi morsi un labbro, tornando a studiare la mia situazione.
Io e Steven eravamo sdraiati su un letto dalla coperta celeste, la stanza era piena
di cianfrusaglie tra le quali spuntava una colonna ordinata di vinili vicino a un
vecchio giradischi rubato. Sulla porta aveva appeso un poster dei Poison e di
fianco al letto ce n’era uno dei Queen un po’ rovinata dal tempo.
Steven si morse lievemente verso di me, mormorando qualcosa e io tornai a posare
i miei occhi neri su di lui. Aveva avvicinato ancora di più la sua testa alla mia
e aveva portato la sua mano intrecciata alla mia sotto la sua guancia e notai che
era sporca di cioccolato. Sorrisi debolmente, ma poi lui aprì gli occhi.
E mi ritrovai a fissare una distesa blu, che mi fece pensare ad altri occhi,
più vecchi e stanchi, velati e lontani…
Strinsi le labbra e sentii le guance inondarsi di lacrime.
-Kelly…io…non…- balbettò il batterista, spaesato –Ti ho portata qui perché la nonna
non c’è, ma non ho alcuna intenzione di approfittarne! Se vuoi esco…ma non piangere…-
Strizzai gli occhi, mentre ero scossa dai singhiozzi.
-Senti…per favore…-si alzò a sedere, confuso –Ho un idea!-
Si buttò per terra, mettendosi a rovistare tra tutto quel caos, borbottando tra sé e sé
e finendo per riempirsi i capelli di cartacce.
Mi arricciai su me stessa, cercando di calmarmi e di non pensarci, di non sentire
quella nuova presenza che mi guardava da qualche parte, in quella stanza.
Ma era qualcosa che non potevo escludere, me ero troppo legata e Steven mi aveva
tornare in mente tutto, con i suoi dannati occhi bellissimi.
-Trovato!- esultò, saltellando per poi tornare verso di me.
Si sdraiò di nuovo vicino a me e mi scostò una mano dal viso:-Guarda qua! Mister
Candy è venuto per te! Fammi un sorriso!-
Mi ritrovai a fissare un pupazzo dal pelo color confetto e dalle sembianze di un
orsacchiotto con cucito sul ventre un pezzo di stoffa che raffigura un enorme
caramella dalla carta sgargiante. Ma la cosa che mi fece sorridere fu l’espressione
raggiante di Steven.
-Mister Candy  fa sorridere tutti! Guarda Kelly ti saluta!-  e gli fece agitare
una zampina in aria.
-Ciao Mister Candy…- mormorai, continuando a piangere lo stesso.
-A me e a Mister Candy non piace vederti  piangere! Dai, bella irlandese,
dicci che è successo! Mister Candy sembra piccolo, ma ha dei muscoli che usa
in situazioni speciali! Se vuoi te lo presto, tieni!- mi infilò il peluche tra le
mie braccia –Ora ci dici che succede? Perché piangi, principessa?
Tirai su col naso e lo guardai, titubante, stringendo lievemente
il pupazzo tra le mani: -Steven…
-Sì?
Improvvisamente il suo volto si fece serio e preoccupato.
-Steven, non credo che Mister Candy posso fare qualcosa per me…
-Kelly…
-Nessuno può fare qualcosa per me. Nessuno vuole fare qualcosa per me. E tu
non devi sentirti in obbligo con me solo perché…
-Kelly, ora basta.- mi prese il viso tra le mani –Se non vuoi dirmi che sta succedendo
non importa, me lo dirai. Ma ora tieni il mio Mister Candy mentre io vado a prendere
la mia scorta privato di biscotti e ce li mangiamo assieme, ok principessa?
Cercai di sorridere e cancellare le lacrime, mentre Steven mi teneva ancora il viso tra le mani:
-Meglio qualcosa da bere…
-Ok, dovrei avere della vodka da qualche parte sotto al letto…-mi stampò un bacio
sulle labbra prima di tuffarsi per terra e scavare tra vestiti sporchi, cartacce ecc.
Steven era la dolcezza. La sbadataggine  e la spensieratezza fatta persona.
Anche le parolacce dette da lui avevano qualcosa di tremendamente infantile
e, in qualche modo, bello.
Appoggiai l’orsacchiotto sul cuscino, accarezzandolo:
-Sai Mister Candy...il tuo proprietario è proprio una persona speciale…
 
 
 
 
 
 




*************************************************************************************************




 
 
 

 
Fermai il fuoristrada di fronte alla casa dal giardino curato e dallo steccato candido.
La musica inondava l’abitacolo della macchina mischiandosi con il fumo
della mia sigaretta e il respiro leggero di Jade, seduta al mio fianco, persa a fissare
fuori dal finestrino. I suoi capelli scompigliati messi in modo tale da nascondere
i marchi che le aveva fatto Axl, i vestiti stropicciati e le labbra piegate verso il basso.
Abbassai il volume della radio e lei si voltò lentamente a guardarmi, gli occhi più
scuri del solito e non più d’oro fuso:
-Siamo arrivati, eppure mi sembra di essere ancora in viaggio, sai? Izzy, scusa se
ti faccio sempre allontanare dagli altri o se ti faccio sentire sempre come se
dovessi darmi una mano…Mi spiace…-
-Tranquilla. Se sono sempre qui sarà anche perché ci tengo ad esserci e non voglio
che delle teste di cazzo ti diano fastidio…ma sono sicuro che andrà tutto bene.-  sapevo
che sarebbe andato tutto bene, perché  ci avrei pensato io a far in modo che non soffrisse.
E poi c’era anche Slash che aveva cercato di difenderla come poteva, mentre Axl…Axl si
era comportato in maniera strana. Non era da lui aggredire così pesantemente Slash,
non che non fosse mai successo, ma non per una donna.
E neppure per una scommessa.
Axl vinceva sempre grazie alla sua freddezza che innervosiva l’avversario e attraeva la vittima.
Abbindolava con parole suadenti e basse, non con le urla. Ma tra lui e Jade stava
succedendo qualcosa che non era mai successo con tutte le altre.
Jade non voleva cedere.
E quel comportamento rabbioso con cui aveva cercato di imporre a Jade di parlare,
parlare lui!, non era stato da Axl…ma da Billy.
Jade stava tirando fuori lentamente quella parte di lui che Axl aveva cercato di cancellare.
Ma Jade? Cosa provava davvero la ragazza della Città degli Angeli?
Tornai a guardarla, mentre si sporgeva a baciarmi una guancia con delicatezza per poi abbracciarmi.
-Grazie Izzy…
Non dissi niente, ma mi limitai a baciarle la fronte prima che si allontanasse definitivamente.
La guardai allontanarsi, in silenzio, pensando che non importava cosa provasse in quel momento.
Axl non se la sarebbe fatta sfuggire e anche Slash avrebbe lottato per lei.
Perché…
Per anime dannate come le nostre, 
il paradiso era troppo allettante per rinunciarvi…


















****Ciao a tutti!****
Scusate il ritardo, ma la scuola mi 
ha tenuta occupatissima!
Poi sono appena tornata anche dalla gita...
E...ma wow! Grazie mille per le recensioni!
Questo capitolo è per i miei adorati lettori e
per coloro che mi sostengono grazie alle loro parole
e ai loro pensieri! Grazie mille a coloro che continuano 
a seguire e commentare questa storia!
Spero di sapere presto cosa ne pensate di questo nuovo capitolo!
Forse non è esattamente ciò che vi aspettavate, magari la reazione di Axl...
Comunque aspetto il vostro commento con entusiasmo!
E grazie per i complimenti anche alla nuova lettrice di questa storia: Light_My_Fire!
Grazie mille a coloro che ci sono da sempre, un grosso abbraccio a:
Emanon, Meringa e Irelas18!

Spero di sentirvi presto!
Un bacio J ;) 













 
 

 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 48
*** SORPRESE ***


 
 
Capitolo 47
 


-Chi è? Jade! Jade sei tu?
Chiusi la porta alle mie spalle, sospirando e passandomi una mano tra i capelli,
cercando di elaborare tutto quello che era successo negli ultimi due giorni.
Era stato un vero casino.
La scomparsa di Duff, le lacrime di Slash e Bella, poi quella dannata macchina dove
avevo finto di dormire con Izzy e Axl che parlavano di me, le mani del rosso che gira
e rigira me le trovavo sempre addosso, insieme alle sue labbra…e quelle lacrime schifose.
Lacrime  senza senso, sgorgate da un sentimento o qualcos’altro che non riuscivo a capire.
E poi l’ospedale, il viso emancipato di Duff, il ragazzo dagli occhi di gatto che si era
presentato assumendosi la colpa della scomparsa della mia amica e del mio
momentaneo abbandono, il bassista dalle mani grandi e il cuore caldo…il Re della Birra.
Era stato come ricevere un pugno nello stomaco, e di nuovo le lacrime sul viso di Bella,
quel viso che aveva sempre portato un sorriso e che in quegli ultimi giorni era sempre stato
rigato di lacrime salate. La faccia stanca di Slash, la sua testa posata sul mio grembo,
i ricci selvaggi che mi si ingrovigliavano tra le dita ad ogni carezza, la sua mano grande
e ambrata sotto quel viso finalmente rilassato.
Aveva sussurrato “angelo”.
Un momento di quiete prima del solito tsunami.
La rabbia di Axl, i suoi occhi che mi trafiggevano, i suoi muscoli tesi, gli stessi che avevo
accarezzato quella mattina e che si erano stretti intorno al mio corpo.
E poi la mia rabbia, la mia frustrazione, il mio disappunto e, infine, la mia stanchezza.
Il bacio di Izzy lieve che sapeva di sigarette artigianali, di dolcezza, un profumo diverso
da chiunque avessi mai conosciuto.
Mi sfiorai la fronte, nel punto in cui le sue labbra si erano congiunte alla mia pelle fredda,
poi la mia mano scivolò fino al collo, toccando i segni che Axl mi aveva lasciato impressi.
-Jade? Jade, sei tu?- ripeté ancora la voce di Sara e udii il rumore di una sedia che strisciava
sul pavimento e passi affrettati che dalla cucina si dirigevano verso di me, ancora ferma
con le spalle appoggiate alla porta e gli occhi persi a fissare il vuoto.
Mi affrettai a far ricadere i capelli in una mossa strategica per nascondere i segni del rosso.
- Jade! Perché l’hai fatto? Dove sei stata? Che hai fatto? Con chi eri?
Rimasi un attimo immobile a fissare la donna di fronte a me, con i capelli scompigliati,
senza un velo di trucco a parte un po’ di mascara, un maglione largo su dei jeans stretti
e con negli occhi un misto tra sollievo, paura, preoccupazione, ansia e altro che non avevo
voglia di identificare.
-Ah…
Mi ero completamente dimenticata di avvisarla, non le avevo lasciato neppure un biglietto,
ero scomparsa per due giorni, saltando scuola e scomparendo dalla circolazione senza dire
niente a nessuno… Eppure non riuscivo a sentirmi in colpa.
-Ora sono qui, non c’è bisogno di agitarsi tanto…- sbuffai, incrociando le braccia al seno
e distogliendo lo sguardo.
Non si era mai preoccupata per me in diciassette anni, non mi aveva mai cercata, non si era
mai degnata di sapere che fine avessi fatto, con chi fossi, cosa facessi. Prima della chiamata
del tribunale io non sapevo neppure se la donna che mi aveva messa al mondo fosse viva
o morta. Come non le ero mai interessata io in quegli anni, non poteva credere che a me
interessassero le sue improvvise attenzioni per quelle poche settimane.
E io non ero mai stata abituata con John a quel genere di interrogatori, lui sarebbe stato
in silenzio, avrebbe aspettato che fossi io a parlargliene.
Non mi avrebbe mai aggredita in quel modo, conoscendo il mio carattere…
Ah, vero, lei non si era mai presa la briga di conoscermi.  
Un suono, un dolore inaspettato, la mia faccia che scattava di lato.
La sua mano ancora sospesa in aria, tra un respiro e un altro.
Le mie labbra si strinsero lentamente, mentre con la stessa lentezza tornavo a voltarmi
verso di lei, massaggiandomi la guancia colpita.
Ferita. Ferita nella parte più sensibile di me.
Ferita nell’orgoglio.
Strinsi la mano libera in un pugno, facendo sbiancare le nocche già pallide, mentre la
mia faccia diveniva una maschera.
Avevamo lo stesso sguardo, per la prima volta i nostri occhi non erano identici sollo visivamente.
Come aveva potuto colpirmi in quel modo? Come poteva comportarsi improvvisamente così?
Non poteva farlo, io non l’accettavo. Non ne aveva alcun diritto.
-Non toccarmi mai più! Tu non sei mia madre!- le ringhiai contro prima di correre su per
le scale e sbattermi la porta della mia stanza alle spalle.
Tirai un calcio alla valigia ancora per terra e strinsi i denti.
Rabbia e orgoglio.
I miei peggiori difetti si erano impossessati di me e non mi avrebbero lasciata, non questa
volta, non dopo ciò che mi aveva fatto Sara.
Quella donna, quella donna che mi aveva strappato dalla mia vita senza chiedermi niente,
senza pensare a me, a ciò che avrei voluto.
Ma no, cosa potevo pretendere da una sconosciuta?
Cosa potevo pretendere da una persona che non aveva mai voluto conoscermi?
Eppure lei pretendeva  da me chissà cosa…
Diedi un altro calcio alla valigia, prima di buttarmi sul letto e imprecare tra me e me.
Chiusi gli occhi e ripensai al sogno che avevo fatto, la mia mente si dipinse delle immagini che
mi avevano tormentata la notte prima e sta volta non ci sarebbero state alcune braccia a
rassicurarmi, solo la presenza della donna che mi aveva abbandonata sotto di me,
ferma alpiano inferiore, con ancora la mano sospesa e gli occhi come i miei.
Velati e lontani.
Occhi che avevano mille pensieri, che si rivolgevano al passato invece che andare avanti
e vivere il presente.
 
 
 
 
 



 
***************************************************************************************

 
 






Oddio. Oddio. Oddio.
Il pavimento si stava muovendo in modo vorticoso sotto ai miei stivali,
mentre tentavo di raggiungere il giradischi…
-Aaaaaargh! Un terremoto! Cazzo Kelly! Sotto al letto!
Mi voltai, buttandomi per terra e cercando di strisciare fin là sotto, ma era troppo pieno
di cose…ma chi cazzo aveva fatto quel casino? Oh, guarda! Ecco dov’era finito il sacchetto
di popcorn della settimana scorsa! E io che ero convinto di averlo messo nell’armadio!
No, no Steven! Non c’è tempo! Qui rischia di crollarti il sole addosso!
Oddio guarda come oscilla! Ma lì non ci doveva essere il lampadario?
-Kelly, cazzo! Che fai ancora lì sopra?
-Stevie, non c’è spazio per me e Mr. Candy lì sotto!- il volto della ragazza si sporse dal bordo
delle coperte, mentre rideva, Mr. Candy stretto al suo seno insieme alla bottiglia
di vodka mezza vuota.
-Non posso permettere che vi succeda qualcosa!- esclamai, capendo di dover fare una scelta.
Cercai di mettermi in piedi come meglio potevo, poi mi buttai sul letto sopra Kelly
che si mise a ridere, rovesciando un po’ di alcool sulla propria maglietta.
Cercai di non darci importanza, la situazione era troppo critica per pensare a quanto
fosse sexy con la maglietta mezza trasparente.
-Ok, ho tutto sotto controllo…- mormorai, osservandomi intorno, poi sentii qualcosa
muoversi sotto la mia maglia e osservai lo sguardo malizioso di Kelly –Ehm…Kelly, qui ci
potrebbe crollare tutto addosso…e Mr. Candy deve essere messo al sicuro, è piccolo!-
-Allora dobbiamo salvarlo!- si accigliò la rossa, prendendo tra le mani Mr. Candy e,
dandogli un lieve bacio, lo fece scivolare sotto al letto.
Mi lasciai andare a un sospiro di sollievo, mentre Kelly si rimetteva a ridere sotto di me.
Stavamo rischiando la vita e lei rideva! Non ci potevo credere!
Ma almeno non piangeva più, non avrei sopportato vedere di nuovo i suoi occhi vuoti…
-Steven Adler!
-Presente!- esclamai, facendola ridere di nuovo –E al suo servizio, principessa!
-Sei davvero al mio completo servizio?- improvvisamente si fece seria e mi studiò
con i suoi occhi neri.
Neri come la liquirizia, lei una volta aveva detto che erano neri come la pece, come le notti
buie senza luna, tristi come dormire senza sogni…invece no. Per me erano neri come
la liquirizia, come quelle caramelle che ti sporcavano la lingua e ti lasciavano un sapore
buono in bocca.
Perché Kelly era come la liquirizia.
Lasciava un segno.
-Sì!- le sorrisi e lei mi studiò per un secondo, prima di invertire le nostre posizioni
e mettersi a cavalcioni su di me.
-Allora non giudicarmi.
-No, non lo farò.
-E non lasciarmi, Steven.
-Non ti lascerò, Kathleen.
Prese con una mano la bottiglia, che fino a quel momento aveva stretto come se fosse l’unica
cosa a cui si potesse aggrappare, e ne tracannò un lungo sorso, facendone traboccare un po’
dai lati, poi me la passò. La imitai, per poi far scivolare la bottiglia di fianco a noi.
I suoi occhi si tuffarono nell’oceano del mio sguardo per un lungo istante.
Non aveva più niente a cui aggrapparsi.
Si chinò su di me, cercando la mia bocca e baciandola appassionatamente, senza un briciolo
di incertezza.  Fece scorrere le sue mani lungo la mia maglia e me la tolse, accarezzandomi
l’addome, per poi prendere le mie mani e posarle sui suoi fianchi. Le sfilai la canottiera
ormai trasparente e le  lasciai una scia di baci lungo il collo, la spalla, scostando una spallina
del reggiseno.
Le sue mani si strinsero ai miei capelli, mentre lei chiudeva gli occhi.
Le slacciai il reggiseno e lei lo fece scivolare per terra, mentre io invertivo un’altra volta
le posizioni.
Baci, la sua bocca era assetata di baci, baci dal gusto di vodka, nascosti dall’obblio dell’alcool,
mentre i miei occhi si beavano della malizia dei suoi movimenti, del suo sguardo di liquirizia
che intravedevo dagli occhi socchiusi.
Le sue mani corsero ai miei pantaloni, aprendo la cintura e abbassando la cerniera, aveva
sentito la mia eccitazione…come io sentivo la sua grazie ai suoi sospiri.
-Steven…- mormorò piano, mentre io mi staccavo per sfilarle i pantaloni.
Mi chinai di nuovo su di lei, accarezzandole il viso e baciandole il mento, un lato della bocca,
la guancia e dietro un orecchio. Sussultò e mi bacio il collo, mordendomi lievemente
e causandomi brividi di passione.
-Sono qui, Kelly.
-Per favore, Steven…- mormorò con voce spezzata al mio orecchio, accarezzandomi la schiena
con le sue unghie –Per favore, fammi dimenticare…-
La strinsi più forte a me e tornai a baciarle quelle labbra rosse e gonfie, gonfie dei miei
baci, appesantite dalle suppliche, e le alleggerii con le mie carezze, con tutta la dolcezza
che disponevo, che volevo darle.
-Aggrappati a me, io non ti lascio…- mormorai, facendo combaciare le nostre fronti
e lei sorrise lievemente.
Le sue braccia si avvolsero intorno alle mie spalle, aumentando la presa,
mentre io entravo in lei con dolcezza.
Perché la mia principessa dagli occhi di liquirizia aveva bisogno solo di dolcezza,
perché aveva vissuto fin troppa passione, fin troppa violenza
e io non le avrei fatto del male.
L’avrei protetta.
 




 

 
 
***************************************************************************************

 

 
 
 




Freddo.
No, un attimo. Non faceva più così tanto freddo.
C’era qualcosa vicino a me che mi trasmetteva un calore forte, irradiante dal petto,
quasi bruciante per la mia pelle gelata. Voci, voci diverse, poi di nuovo silenzio.
Tra quelle voci una, una sola aveva attirato la mia attenzione…
Un attimo, eccola di nuovo!
Quella voce forte e fragile a un tempo, una voce dolce, ma incrinata, una supplica, una minaccia…
-...Giuro che vengo lì, ovunque sia lì!, e ti prendo a calci in culo fin quando
non torni qui con me…perché…perché, cazzo!, io ti amo
e non voglio stare senza di te! Non posso stare senza di te!-
Neppure io posso stare senza di te…senza la tua voce…
No. Assolutamente no. La tua voce non mi basta.
Voglio vederti, voglio toccarti…ma dove sei?  
Ti sento vicina, eppure mi sembri così distante…

Dove sei Bella? Non riesco a vederti, e ho paura che tu mi venga davvero a prendere
a calci in culo...ma se almeno venissi ti potrei vedere di nuovo, prendere tra le mie braccia,
stringerti e chiederti scusa. Scusa per non averti detto di me e di Betty, scusa per non
averti cercata dopo, per non averti fermata nei corridoi di scuola, mentre te ne stavi lì da
sola, scusa se non sono più venuto a bussarti alla porta.
Ma con te tutto è dannatamente difficile.
Avevo paura, paura di perderti, di sentirti dire che è finita, perché se me l’avessi detto
in faccia avrebbe voluto dire che era vero… E io non potevo accettarlo.
Scusami amore, non sai quanto darei ora per vederti!
I tuoi capelli, i tuoi occhi, le tue guance, le tue labbra…
Voglio baciarti, voglio stringerti.
Voglio solo te.

Ti sento singhiozzare, qualcosa mi bagna la guancia…
Dannazione, no! Altre lacrime no!
Non voglio che piangi, non voglio sentirti piangere senza poterti abbracciare…
Bella, ti amo anch’io. Bella sono qui. Bella non ti lascio.

Bella! Bella, non piangere, io ti amo!
La sento sussultare sulla mia spalla. Oh, sì! Questa è la mia spalla! Riesco a percepirla di nuovo!
E le sue mani che stringono la mia! E ora devo muovere le labbra…sì, devo farlo...
-Duff! Oddio! Duff mi senti?
Devo rispondere, devo dirle che non voglio che pianga che io…
-…ti amo…- le mie labbra secche articolano lentamente le due parole che riesco a dire,
mentre la mia vista appannata mette a fuoco degli occhi pieni di lacrime
che mi fissano estasiati.
-Oh…- sta singhiozzando, si porta una mano al viso, cercando di trattenersi.
-Sono qui…- mormoro di nuovo, ora distinguo meglio il suo viso ed è l’unica cosa importante.
I suoi capelli scompigliati che sparano in aria in modo tenero, le sue guance tonde inondate
di lacrime, il suo naso piccolo, le sue labbra tremanti a cui si è portata le mani piccole che
stringono la mia.
-Brutto stronzo! Non provare mai più ad allontanarti da me, capito?- si sforza di minacciarmi,
mentre l’unica cosa che vuole è baciarmi e stringermi.
Lo so, perché provo lo stesso impulso.
-Sì, te lo prometto…- mormoro, mentre lei si china su di me e mi abbraccia, baciandomi
con dolcezza le labbra.
Le sue labbra…quanto mi sono mancate…
E le sue braccia, il suo profumo…

La stringo anch’io, ignorando il fatto di avere gli arti tutti intorpiditi e doloranti.
Finalmente ho tra le braccia la persona più importante della mia vita
e non la farò scappare mai più...
 













***** Ciao a tutti! *****
Scusate per il mio ritardo...
Mispiacemispiacemispiace!
La scuola mi ha tewnuta impegnata tutto 
questo tempo, sapete...le ultime verifiche
prima delle vacanze di Pasqua sono un tormento!
E poi non volevo pubblicare un capitolo squallido 
dopo lo scorso! Spero che sia piaciuto!
Ditemi cosa ne pensate,
anche perchè non mi convince ancora del tutto...
Grazie mille per aver letto fino a qui!
E un grazie speciale a:
Meringa, Emanon, Irelas18 e Light_My_Fire!

E a tutti coloro che continuano a leggere e seguire la mia storia!
Spero di sentirvi presto e mi scuso in anticipo per il 
probabile ritardo del prossimo capitolo :(
Un bacio J ;)








 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 49
*** Ricordi, coglioni, baci... ***


 
 
Capitolo 48


 
Non sapeva cosa fosse scattato in lei.
Il tono di voce di Jade, la preoccupazione, il pensiero di averla persa quando stava
cercando di ritrovarla, il suo atteggiamento ostile. Sapeva di meritarsi tutto quello,
di non essere mai stata una madre, di non aver mai avuto un istinto o un qualcosa
che la spingeva verso i bambini.
Non li aveva mai sopportati.
Strillavano, piangevano…erano una macchinetta che faceva pupù e popò come niente,
che dovevano essere curati 24 ore su 24. Ma quando aveva scoperto di essere incinta
si era dimenticata di quell'odio, aveva pensato che potesse essere un nuovo inizio.
Ovviamente si era rivelata tutta una bugia.
Credeva che fosse il frutto di un amore che sarebbe resistito per sempre e invece no.
Non era mai stato niente di tutto quello. Lei non era stata abbastanza forte e quella
creatura aveva preso a torturarla dall'interno, a far riemergere le sue paure, i suoi
attacchi di isterismo…avevano avuto ragione i suoi genitori.
Lei era troppo fragile per avere una famiglia.
Ovviamente l’aveva realizzato solo una notte a tre mesi dalla nascita della bambina,
ormai sola e abbandonata, in un bar lontano da casa, con solo qualche spicciolo in tasca…
Era scappata per liberarsi, liberarsi in qualche modo di tutti gli sbagli che aveva fatto,
sbagli che credeva tutti incarnati in quel fagotto che aveva lasciato nel bagno di quel bar.
E aveva ricostruito un’intera vita, una nuova Sara Highter, ripulita dalla sporcizia della
sua adolescenza.
I suoi genitori non le avevano mai chiesto che fine avesse fatto la bambina bastarda
di un ragazzo bastardo che aveva infettato la vita della loro fragile figlia.
Si erano limitati a dimenticare.
Quello che aveva provato a fare anche lei, anche se si era svegliata continuamente in piena
notte per diversi mesi, piangendo e gridando, mentre i ricordi del viso tondo e roseo della
sua bambina la tormentava.
E poi piano piano tutto era sbiadito, le guance piene e morbide da neonata, le labbra a cuore
che si erano attaccate al suo seno, le ciglia chiare, le manine piccole che si erano aggrappate
alle sue con forza…non c’erano più.
Erano passati diciassette anni e Sara Highter era diventata una ragazza qualsiasi,
con uno scheletro nell'armadio che nessuno conosceva e che ogni tanto la rattristava.
Si era chiesta se quella bimba avesse trovato una famiglia in grado di darle ciò che lei non
era mai riuscita a darle.
Poi una sera di alcuni mesi prima il telefono aveva preso a squillare, un suono inaspettato
nella sua vita quotidiana. Sua madre aveva già chiamato, l’ufficio difficilmente si metteva
in contatto con lei sul telefono di casa a quell'ora, le sue amiche erano riunite nel suo
salotto a ridere con lei nel bel mezzo di una piccola festa per il nuovo incarico di Anne…
Aveva alzato la cornetta e una voce controllata le aveva chiesto conferma di alcuni suoi
dati personali, prima di riferirle che un tribunale le aveva affidato la custodia della figlia
che quasi diciotto anni prima aveva lasciato vicino ai lavandini di un bagno in un bar
sperduto a Los Angeles.
Era rimasta senza fiato, incapace di dire o fare niente se non scribacchiare l’orario
della visita con l’avvocato che aveva gestito tutta la faccenda.
E poi l’agitazione, l’ansia, i sensi di rimorso che tornavano dopo anni di silenzi.
Quando aveva visto quella ragazza ferma sulla panchina, con i capelli umidi di pioggia,
gli occhi chiusi, il viso rivolto al cielo aveva stentato a riconoscerla.
La piccola neonata che aveva stretto in braccio anni prima era tornata da lei con la
fisionomia di un adolescente, un adolescente che fisicamente era lei diciassette anni prima.
Eppure le era bastato poco per farle capire che non era più la bambina che aveva abbandonato.
Come quel giorno, il modo in cui le aveva risposto…
Ora sono qui, non c’è bisogno di agitarsi tanto…
Le aveva ricordato un’altra voce, un altro viso, un’altra memoria nascosta dolorosamente
nella sua mente.
Jade aveva tratti evidenti di una persona che con il tempo aveva imparato a odiare, perché
quando l’amore ti tradisce, ferendoti ed abbandonandoti rimane
solo una cosa facile da fare: odiare.
Sara aveva agito d’istinto, un istinto che aveva cancellato o almeno provato a far sparire,
ma che in realtà si era solo assopito.
La donna strinse la mano con cui aveva colpito la ragazza al petto e cercò di calmare il respiro,
per poi tornare in cucina e iniziare a mettere a posto quella stanza che non era mai stata
così disordinata. Lavò la tazza di caffè, i rimasugli della colazione e di un panino che finì
nel cestino della spazzatura. Andò in bagno a lavarsi la faccia e pettinarsi i capelli,
osservandosi allo specchio.
Eppure la sua immagine riflessa rimandava solo il volto arrabbiato e ferito di Jade.
Chiuse gli occhi e respirò affondo, doveva parlarle…ma no, non ce l’avrebbe mai fatta a dirglielo
e raccontarle tutto, a spiegarle…sarebbe stata una storia lunga e forse lei non avrebbe
voluto ascoltarla.
Ma forse non c’era bisogno di usare la voce, avrebbe potuto mostrarle ricordi più vividi, ricordi
che non avrebbe dovuto ripescare con tanta difficoltà e dolore dalla sua mente.
Sara fece le scale, ma non si fermò, arrivando fino in soffitta, un luogo fatto di ombre di oggetti
dimenticati, rotti e di segreti nascosti, come quel taccuino infilato sotto un vecchio divano
cigolante e dalle molle rotte.
Lo prese, accarezzando la copertina sgualcita per liberarlo dalla polvere, tossì e uscì da lì.
Doveva prendere il coraggio di darglielo, e di non scendere e bruciarlo o buttarlo.
Si morse nervosamente un labbro prima di bussare alla stanza della ragazza.
Niente.
-Jade, ti devo dare una cosa…- iniziò con voce esitante, ma non ottenne risposta.
Ovviamente non voleva parlare con lei, ma la porta non era chiusa, così entrò lo stesso
e si guardò intorno.
Sospirò,
La stanza era vuota, la finestra aperta mostrava la via di fuga che aveva usato Jade per uscire,
per scappare da lei.
Sara si avvicinò e si sporse oltre la finestra, guardando a destra e a sinistra, nessuna traccia.
Si voltò a guardare la stanza e notò una foto posata sul comodino, una foto di una bambina
in braccio ad un uomo giovane dai capelli neri leggermente lunghi e un sorriso bellissimo.
Accarezzò il viso della bambina, quel viso tondo che aveva dimenticato e che ora riaffiorava
prepotentemente tra tutti i ricordi e uscì dalla stanza, lasciando il taccuino sul letto.
Sapeva che sarebbe tornata, se non per lei, per il suo adorato John.   
 
 
 
 
 
 


****************************************************************************************
 
 







Mi svegliai di soprassalto, biascicando parole a vanvera che neppure io sapevo
cosa volessero dire.
Cazzo, no! Avevo giurato a me stesso che non mi sarei addormentato, che avrei
solo chiuso momentaneamente le palpebre pesanti per far riposare un attimo
gli occhi e poi le avrei riaperte. Invece mi ero ingannato da solo.
Mi guardai intorno, preoccupato che qualcuno se ne fosse accorto e vidi un
infermiera carina ridacchiare.
-Ehm…non stavo dormendo, stavo facendo riposare gli occhi...- mi giustificai
e lei sorrise, sorniona.
Bene, nel caso non sene fosse accorta, per via dei miei fantastici ricci,
ora ne era certa. Insomma, ogni tanto potevo mordermi la lingua prima di parlare?
Ah, no…non potevo privare le donne dei mille piacere che potevo procurare con quella…
Sospirai, grattandomi la testa e alzandomi.
La sala d’attesa era vuota e silenziosa, non era rimasto nessuno tranne me. E Bella ancora
sdraiata nel lettino di un Duff inerme. Non ce la facevo più ad aspettare, l’ansia mi stava
corrodendo dall'interno, per non parlare del mio stomaco affamato che aveva preso
a ruggire come un leone.
Dovevo andare a fare rifornimento, ma non avevo soldi.
Una novità per me, ovviamente.
Mi sentivo una merda, non solo per le ore insonni e la vista del mio migliore amico in
quelle condizioni, ma anche perché dovevo rientrare in quella stanza e chiedere a Bella
se aveva qualche soldo… Ovviamente avrei preso qualcosa anche per lei
nel caso avesse avuto fame.
Ma in quella stanza non ci volevo più mettere piede.
Avevo come il terrore che Duff non si sarebbe più svegliato, e il poco sonno che avevo fatto
era stato animato da incubi e brutte sensazioni, quindi la mia carica negativa  non avrebbe
certamente contribuito a farlo svegliare.
Mi sentivo una merda.
Mi avvicinai alla porta e con un sospiro abbassai la maniglia, tenendo lo sguardo basso.
Stavo entrando e già l’odore di disinfettante mi asfissiava.
-Bella…- mormorai, forse si era addormentata dopo un ennesima crisi di pianto.
-Ssssssssh!
-Eh? Bella, hai detto qualcosa?
-Ssssssssssssssssssssssssssssssssssssh!
-Guarda che non è che stando zitto si svegli! Non ha bisogno di riposare, insomma…non 
dovresti reagire così…- ok, ero confuso. Perché cazzo dovevo stare zitto se fino a quel
momento avevamo pianto, gridato e parlato insieme? Forse Bella era così stanca da avere
le idee confuse…o stava impazzendo, C’era un sacco di gente che impazziva per queste
cose…una volta avevo frequentato una tipa che si interessava di queste cose e me ne
parlava dopo aver scopato, non capivo perché lo facesse ma diceva che dopo averlo fatto
si concentrava meglio…mah, non avevo mai capito le donne.
-E poi, cazzo!, non ho alcuna intenzione di stare zitto, mi sono dovuto trattenere fino
adesso e, forse, se non ha funzionato la tua voce, può funzionare la mia, no? Sono bravo
a svegliare le persone, dovresti saperlo con tutti gli scherzi che abbiamo combinato assieme!
Comunque, sono entrato per chiederti se hai qualche spicciolo per mangiare qualcosa,
qui vicino c’è un panificio  o una roba del genere, se vuoi prendo anche per te o, se non
hai abbastanza soldi, facciamo a metà, nel caso avessi fame pure tu. Se invece non vuoi
niente, non ti prendo niente e mi compro qualcosa solo per me. Ti ridò il resto, promesso.
Ah, e ti porto una birra…o preferisci l’acqua? Forse non mi fanno neppure entrare qui con la birra...-
-PORCA PUTTANA SLASH! QUANTO CAZZO PARLI! STA ZITTO SE NO LA SVEGLI,
TESTA DI CAZZO!
-Ma io ho fame, Duff! E poi tu non sai neppure cosa voglia dire stare qua con le mani
in mano mentre il tuo migliore amico sembra più morto che vivo! Io sto scoppiando!
E anche Bella, le si sono già scoppiate le ghiandole lacrimali!
-Le ghiandole lacrimali? Cazzo, Slash…ma sai davvero cosa sono?
-No...o forse si…Insomma, credo che stare in ospedale mi rincoglionisca! Troppo disinfettante!
Davvero! E non capisco come tu faccia a stare con quei cosi nelle braccia…Ma muoviti
a svegliarti che non ne posso più!
-Ok, ok, mi muovo. Ma tu non svegliare Bella! Ha bisogno di riposo!
-Come vuoi, Duff…- scrollò le spalle, rassegnato a digiunare e faccio per uscire ma mi blocco.
Oddio, ma sono davvero un coglione…
-Che altro c’è, Slash? Lascia dormire Bella e parla a bassa voce!
Mi volto lentamente e sta volta guardo il lettini, dove una Bella finalmente serena dorme
tra le braccia di un Duff dalla faccia scocciata, i suoi occhi verdi mi guardano minacciosi,
sebbene sia ancora un po’ pallido, ma sta riprendendo colore.
E ha gli occhi aperti.
E mi sta fissando come a volermi uccidere.
E io sono un coglione perché mi sono lamentato con lui per il fatto che non si svegliava,
quando lui era perfettamente sveglio e mi rispondeva pure.
-OH PORCA PUTTANA! CAZZO, FIGA, TETTE! DUFF! ODDIO, SEI PROPRIO TU!
SEI SVEGLIO! SEI TUUUUU!!!
-Sì, Slash, chi vuoi che sia? Il fantasma di Sid? Ora puoi chiudere quella dannata
boccaccia che Bella sta cercando di dormire!?!?!
-MA SEI VIVO! MA TU PARLI! MA…CAZZO!- lo abbraccio di slancio e lo sento sussultare,
mentre qualcuno lancia uno strillo.
Bella spalanca gli occhi, spaventata, ritrovandosi schiacciata tra me
e il suo ragazzo:-Che cazz…Slash?
-DUFF SI è SVEGLIATOOOOO! EVVIVA! GRAZIE JIMI!
-PORCO JIMMI! GIURO CHE TI AMMAZZO SE NON TI LEVI DA SOPRA
LA MIA RAGAZZA, TESTA DI CAZZO!
Quanto mi è mancata la sua voce, la sua finezza…
Sono commosso.
 
 



 



***************************************************************************************
 

 
 
 
 



Aveva iniziato a piovere, e con il freddo della pioggia la mia rabbia era evaporata,
lasciandomi solo un senso di libertà.
La pioggia che scivolava sui miei vestiti, ormai fradici, che bagnava ogni cosa con
una vena di purificazione. Ma in realtà il marcio rimaneva, nascosto, incrostato, ma c’era.
Sbuffai, vedendo la porta socchiusa  del garage.
Probabilmente nessuno l’aveva chiuso, oppure Izzy era  già tornato e in questo caso
avremmo potuto parlare. Non volevo che si impicciasse in questa cosa tra me, Slash e Jade,
lui non centrava e nel caso avesse a cuore quella ragazza avrebbe comunque dovuto
ammettere che Jade non aveva bisogno della guardia del corpo.
E poi c’era la questione Duff…forse lui sapeva qualcosa di più, avendo parlato sia
con il medico che con Steven(nel caso Steven avesse detto qualcosa di utile, comunque…).
E c’erano anche le serate al locale e l’affitto del garage.
Ora che ci pensavo era una bella merda e io non ne volevo parlare, probabilmente
ci saremmo rollati due canne e a posto così.
Entrai e capii che Izzy non c’era, la sua chitarra era al solito posto, inoltre i cavi
erano ancora ingrovigliati e non c’era nessuna traccia di canna nell’aria.
Chissà che fine aveva fatto…
Mi sfilai la maglietta, buttandola ad asciugare sulla batteria di Steven, poi mi tolsi
i pantaloni di pelle, buttandoli da qualche parte. Frugai tra i vestiti sparpagliati
e trovai dei pantaloni puliti, con una maglietta di che non ricordavo di avere
mi asciugai i capelli. Tanto non l’avrei mai usata.
-Fanculo, ma di chi sarà? Di Duff? Di Izzy? No, non è di Izzy, non è abbastanza orribile…
-Certo che hai una grande stima dei gusti del tuo amico…
-Non è colpa mia se fanno schifo, è da una vita che credo sia daltonico o una cosa
del genere…- mi fermo, strabuzzando gli occhi e mi volto verso la persona che
ha parlato –Che ci fai tu, qui?
Jade è sdraiata a pancia in su sopra al divano, i capelli ancora umidi, i vestiti bagnati,
ma purtroppo scuri, non si vede niente, anche se delineano perfettamente le sue
forme e il suo fisico. Ha la pelle bianchissima e i suoi occhi fissano il soffitto
senza guardarmi.
-Ah…- sorrido, avvicinandomi e chinandomi sopra di lei faccio correre le mie
dita lungo i suoi fianchi –Non riesci a starmi proprio lontana, eh honey?
-In realtà sto aspettando Izzy- ribatte lei, con un espressione indecifrabile.
-Izzy?
-Sì, il tuo amico, quello che ha dei gusti orribili nel vestirsi.
-Perché Izzy?
-Perché sì.- risponde, ma continua a evitare il mio sguardo e non si sottrae come
al solito al mio contatto. Forse perché lei è gelata e le mie mani sono calde?
Ma c’è anche qualcosa nel suo sguardo…
-Per caso è successo qualcosa?
-No.- risponde troppo velocemente per essere vera.
-Cosa?
-Ti ho detto che non è successo niente. E anche se fosse successo qualcosa non
è con te che ne voglio parlare, ma con Izzy.
-Vuol dire che qualcosa c’è…centra con me, honey?
-NO.
-Con i ragazzi? Con Slash?- la guardai attentamente, aveva una smorfia infastidita,
ma in qualche modo nascondeva altro.
-No e no, lascia fuori Slash!- mi guardò, scocciata.
I suoi occhi erano pieni di rabbia, conoscevo quella smorfia, quella sensazione
che lei si ostinava a nascondere e che io non ero capace di trattenere.
-Ok.- abbassai lo sguardo sulla maglia ormai aderente e vi infilai sotto le mani,
la sentii rabbrividire a quel contatto e mi fissò, alzando un sopracciglio -Ti sto per spogliare.
-Lo sai che non te lo permetterò.
Sorrisi, accarezzandole la pelle gelata e risalendo il fianco destro, la sentii sussultare,
ma non si oppose ancora, continuando a fissarmi.
-Sono davvero incazzata, non ti conviene.
La maglia ormai le aveva scoperto la pancia piatta e infreddolita, le mie mani tornarono
indietro sui fianchi, mentre mi chinavo a baciarle il ventre.
-Axl. Smettila. Non istigarmi.
La sentii tesa sotto le mie labbra, fredda, ma mano a mano che la baciavo e la stringevo
si scaldava. Sentii le sue mani avvicinarsi alle mie spalle e stringerle per opporsi.
-Giuro che se non ti stacchi ti farò pentire di essere nato.
Sorrisi a quella minaccia e con le labbra sfiorai il bordo dei suoi pantaloni per poi tornare
a risalire…ora lambii il reggiseno di pizzo, e le sue mani esitarono.
-Smettila, smettila…
Le sfilai via del tutto la maglietta e lei mi fissò, incazzosa, con quelle labbra invitanti
e i miei segni sul collo. Le sue mani scivolarono sul mio petto e provarono a spingermi via,
ma erano gelate, mentre io ero a torso nudo ed emanavo calore da tutte le parti.
Lei aveva freddo e aveva bisogno di essere riscaldata.
Tornai a chinarmi, ma sta volta la baciai sulle labbra, piano.
Strano, non avevo mai baciato una donna così lentamente e non avevo mai trovato
così difficile essere ricambiato. Lei si ostinava a tenere la bocca chiusa e, per la prima
volta, non cedette.
Non mi concedette neppure un bacio.
Mi staccai e la guardai. Ricambiò il mio sguardo con rabbia, con ostinazione e…
Mi alzai, lasciandola lì ferma e incerta sulla mia reazione.
Presi una maglia pulita e gliela lancia addosso:
-Cambiati, mentre aspetti Izzy, prima che ti prendi un malanno e poi quello pensa
che sia colpa mia…
La guardai alzarsi e togliersi anche i pantaloni per infilarsi la maglia che le avevo
dato che le arrivava appena a metà coscia. La osservai ancora, con la faccia corrucciata.
-Metti anche il mio chiodo se hai ancora freddo.
-Grazie…- mormorò, dubbiosa, infilandoselo.
-Non ringraziarmi, honey. Lo sai cosa voglio da te.- sussurrai per tutta risposta,
ma lei non lo udì.
Si era risieduta sul divano e aveva preso a fissare il portone.
Izzy mi doveva spiegare un po’ di cose…























*****Ciao a tutti!*****
Ho approfittato delle vacanze per scrivere questo capitolo!
Spero di avere tempo per altri e di aggiornare più velocemente!!
Grazie per coloro che hanno recensito lo scorso capitolo!
Alle mie carissime: Emanon, Meringa e Light_My_Fire!

E alle nuove di cui sono molto contenta e strafelice!
Grazie mille a Chiara (C_Lennon, una ragazza fantastica
che ho appena conosciuto, ma con cui adoro parlare!) e
Lotr87( di cui adoro la storia, oddio, mi piace un casino *-*)!!!!!
E, ovviamete, grazie a tutti coloro che seguono
e leggono silenziosamente la mia storia!
Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo
e, soprattutto, dell'atteggiamento di Axl... :/
A presto! 
Un grosso abbraccio J ;)









 

Ritorna all'indice


Capitolo 50
*** Chi va, chi viene... ***



Capitolo 49
 


Continuava a piovere incessantemente da ore.
Il sole si era ritirato dietro a nubi plumbee che non permettevano neppure a un esile
raggio di luce di accarezzare le strade sporche di Seattle.
Sotto un paesaggio del genere, con il vento che mi spettinava i capelli e il mozzicone
di sigaretta consumato quasi fino al filtro, parcheggiai il mio vecchio fuoristrada in un
vicolo laterale, vicino al garage che avevamo adottato come “casa”.
Mi domandai se Axl fosse già tornato o se avesse intenzione di dormire fuori, vagabondando
per le strade buie, immerso come al suo solito nei propri pensieri…
Tuttavia speravo di trovarlo sulla branda ad aspettarmi.
Avevo fato un giro lungo, sostando un attimo per procurarmi un po’ di erba e qualcosa da
mangiare. Ma in realtà avevo cercato di chiarire ciò che stava succedendo intorno a me,
pensando a tutto e a tutti.
Ero l’unico che poteva almeno tentare di mediare tra due teste di cazzo quali erano Slash e Axl,
ma la situazione si stava complicando. Axl non era una persona capace di controllarsi e con cui
era davvero difficile concludere una discussione in modo civile se aveva già deciso.
Slash ci teneva davvero troppo alla propria virilità per darmi retta, anche se fino a quel momento
non aveva ancora dato molti grattacapi a nessuno (a parte la scomparsa di Duff, ma ora l’avevamo
trovato e dovevamo solo aspettare che si svegliasse).
La possibilità di impedire a Jade di incontrarli era un fatto improbabile e da escludere subito,
sapendo dove lavorava.
Non potevo aiutarla più di quanto non facessi già.
Sbuffai, facendo cadere il mozzicone in una pozzanghera ed entrai in “casa”.
Mi scrollai dalle spalle il chiodo  e mi passai una mano tra i capelli bagnati e appiccicati alla  mia
fronte a causa della pioggia. Controllai che l’erba fosse ancora tutta asciutta e la posai sul tavolino
traballante, mentre la testa del rosso faceva capolinea dalla sua branda, dissipando ogni mio
possibile dubbio.
-Cena!. Esclamai, gettandogli  tra le mani il sacchetto del cibo messicano che avevo preso
a buon prezzo.
-Hai visite!- ribatté lui, avvicinandosi al divano e scrollando qualcuno per una spalla –Ehi! Sveglia,
bell’addormentata!-
Un volto pallido si fece avanti dal divano scuro e logoro e mi osservò con i suoi grandi occhi gialli
assonnati: -IZZY!
-Jade? Che succede?- le chiesi, avvicinandomi, mentre lei si stringeva le braccia intorno al proprio
fisico esile, per poi appoggiarsi con il capo al mio petto, appena le fui di fronte.
Aveva i capelli mezzi umidi tutti scompigliati, una maglia con su Topolino le arrivava a metà coscia
insieme con la giacca di pelle di Axl, lasciando scoperte le gambe lisce e magre e i piedi scalzi.
Le accarezzai i capelli e la schiena fredda, sapendo che così conciata, con la pioggia che turbinava
là fuori non poteva andare da nessuna parte. Ma poi…perché era vestita in quel modo?
Levai lo sguardo e notai i suoi vestiti appesi ad asciugare, capendo che se lei era corsa nel nostro
garage senza ombrello ne niente e ora si stava comportando in quella maniera era perché c’era
assolutamente un motivo. Jade era, sì, impulsiva come Axl, ma non era tipa da andare allo
sbaraglio senza un minimo di ragione.
-Hai fame?- le chiesi, pensieroso, mentre Axl continuava a guardarci, seduto sulla branda con fare
circospetto.
-Mmm…- annuì lievemente, scostandosi un poco per fissarmi negli occhi.
Le accarezzai una guancia e notai in quel momento che era rossa...come se qualcuno l’avesse colpita.
Le rivolsi una muto domanda con lo sguardo, ma lei abbassò gli occhi, stringendo le labbra in una
sottile linea di rabbia che mi fecce intuire che assolutamente c’era qualcosa che non andava. Solo
che non ne voleva parlare davanti al rosso, non voleva mostrarsi debole davanti a un possibile
attacco seducente di Axl.
E potevo capirla.
-Vado a prenderti qualcosa…- le sussurrai con dolcezza, accarezzandole ancora la guancia ferita.
-Vengo con te…- mormorò, stringendomi un braccio, prima di chinarsi e infilarsi gli stivali, senza la
minima preoccupazione del fattore “pantaloni”.
-Così ti ammali…- sospirai, ma lei si era già alzata e stava camminando verso l’uscita, impaziente.
Mi limitai a seguirla, sentendo lo sguardo pungente di Axl sulle spalle.
-Ehi, Jeff!
Mi fermai sulla soglia, mentre Jade mi precedeva sotto la pioggia, rifugiandosi sotto a una tettoia
mezza diroccata.
-Lei…ha qualcosa che non va…non approfittarne.
-Mi conosci, Billy, io non sono te.
-Lo so, ma con lei non si può mai sapere…
Scossi la testa, non potendo dargli torto, ma trovando quasi divertente le parole di Axl, come se si
stesse preoccupando per lei, lui che non si era mai preoccupato di una sola ragazza della sua vita
o stavo parlando di Billy? Forse era Billy ad aver parlato. Avrebbe avuto più senso…
-Un’ultima cosa Izzy!- mi bloccò di nuovo la voce del rosso, ma sta volta eravamo entrambi sotto la
pioggia scrosciante e fastidiosa e io mi voltai a guardarlo, sorpreso.
-Che c’è?
Il volto pallido e dai lineamenti fini del cantante era rigato dalla pioggia, come i capelli appiccicati
al viso, che scendevano sul petto ampio che si intravedeva dagli abiti bagnati e fini. Aveva
un’espressione estremamente seria, con le labbra socchiuse e gli occhi di ghiaccio puntati nei miei:
-Jade è mia.
Rimasi ad osservarlo, mentre si tirava indietro i capelli con una mano e le sue parole risuonavano
nell’aria, nello spazio che ci divideva, nella strada silenziosa e sudicia che ospitava il nostro
garage, nella mia testa così abituata ad elaborare e risolvere tutti i loro casini, ma che ora era come
un enorme lavagna bianca.
Non era tanto la frase, chissà di quante ragazze si era vantato di avere con noi, ma era la sua
espressione che non riuscivo a decifrare.
Fino a quel momento era sembrato uno dei suoi soliti giochetti, ma ora…
Ora che eravamo sotto la pioggia, con quell’affermazione sospesa in aria, iniziavo a capire che
quella scommessa si stava trasformando in qualcosa di più tagliente, che io non potevo risolvere.
Non potevo risolvere, forse perché ero già coinvolto…
 
 
 

 
 




*****************************************************************************************
 
 
 
 





Avevo un braccio intirizzito, la testa che girava vorticosamente e la sensazione così reale
(e probabilmente lo era) di essere nuda come quando ero nata.
Mi voltai lentamente, con gli occhi ancora annebbiati e cercai con un braccio la presenza di Steven
al mio fianco, ma non c’era. Corrugai la fronte e mi sforzai ad  alzarmi e osservare il caos di quella
stanza, soffermandomi sulla pila di vinili ordinati, che mi fecero venire una voglia matta di mettere
su qualcosa.
Musica!
Mi alzai, instabile sulle gambe e i miei piedi nudi sbatterono contro qualcosa di freddo, facendomi
cadere a faccia in giù. Non sapevo perché ma la situazione mi sembrò buffa e scoppiai a ridere, ok,
non erano ancora arrivati i sintomi del dopo sbornia, probabilmente ero ancora in fase “allegria”.
Mi tirai su a sedere, incerta, e allungai una mano verso il mio ostacolatore ignobile che mi aveva
colpita a tradimento, per poi stupirmi nel vedere la bottiglia mezza vuota di vodka. Risi ancora,
bevendone un sorso e portandomela dietro mente gattonavo verso i vinili e il vecchio giradischi.
Mi sembrava che tutto fosse un po’ più leggero, forse era per il viaggio fatto o perché ero ubriaca o
per il sesso che avevamo fatto io e Stevan…o per tutto questo combinato assieme…
Ma dov’era Steven?
Presi un vinile a caso e lo misi su, facendo partire  una canzone dei Poison…assurdo…

She stepped off the bus
out into the city streets
Just a small town girl
with her whole life
Packed in a suitcase by her feet…


Chiusi gli occhi, buttando la testa all’indietro ed osservando le tende tirate della finestra, le
cartacce sul pavimento, Mr. Candy che mi osservava da sotto al letto. Lo raggiunsi lasciando per
terra la bottiglia e stringendo il piccolo orsacchiotto rosa tra le mie braccia. Sapeva di Steven…
Dov’era finito?
Mi aveva promesso che non mi avrebbe lasciata da sola e invece era scomparso.
Come sempre ero nuda, seduta per terra, con gli occhi che bruciavano per i ricordi di mio zio, di
mia madre e questo voleva dire solo una cosa…l’effetto di droga e alcool stava svanendo.
Stavo ripiombando nella mia vita scura e senza significato, senza persona d’amare o da cui farmi amare…
Ero sola, nuovamente sola, come quando avevo undici fottutissimi anni…

But you know you got to stick to your guns
When it all comes down
Cause sometimes you cant choose
Its like heads they win
Tails you’re gonna lose…


Ma no, ora era diverso. Era tutto diverso.
Non ero più una ragazzina, avevo scelto la vita che volevo percorrere prima di incontrare mio zio,
avrei voluto essere forte come voleva lui, ma non era possibile.
Aveva perfettamente ragione: io somigliavo a mia madre, ma avevo meno fegato.
Non ce l’avrei mai fatta a suicidarmi, e non volevo.
Avrei vissuto tutto fino all’ultimo, non mi sarei fermata, vivendo alla giornata.
Non avevo bisogno d’amore, avevo bisogno solo di me stessa e di tenere la testa leggera.
Posai Mr, Candy sul letto e mi vestii traballando, non ancora completamente padrona di me stessa,
finii di allacciare gli stivali e bevvi un altro sorso di vodka.
Dovevo andarmene da lì.
Scostai le tende ed aprii la finestra, fortuna che eravamo a piano terra.
Lancia un’ultima occhiata a Mr. Candy, sospirando e chiedendomi ancora una volta dove fosse Steven.
Mi aveva davvero lasciata sola dopo avermi promesso di non farlo?
Sospirai, cercando di trattenere le lacrime.
Steven era dolce e carino, ma era pur sempre un uomo e sapevo che ci eravamo solo divertiti come
i vecchi tempi, anche per me era sempre stato così…eppure sta volta avevo provato, sentito,
sperato…in altro…
Scossi la testa, dandomi della stupida ed uscii da lì, accompagnata dalle ultime strofe della
canzone che riuscii a sentire…

Such a good actress
hiding all her pain
Trading her memories
for fortune and fame…


Attrice, no, non ero una buona attrice.
Ero solo una ragazza abituata agli inganni della vita…
 
 








  
********************************************************************************************
 
 







Il fuoristrada era aperto e io mi ci fiondai dentro, con i capelli bagnati un’altra volta e la vivida
sensazione che stesse per succedere qualcosa di importante,  ma che non mi aspettavo.
Dopo qualche minuto la portiera del guidatore si aprì, facendo entrare un Izzy completamente
fradicio e con un espressione turbata.
Non l’avevo mai visto con una faccia del genere e mi ritrovai a fermare la sua mano mentre cercava
di inserire le chiavi nel quadro di accensione. Lui levò i suoi occhi su di me, sempre con la stessa
espressione e non sapevo se stesse aspettando delle spiegazioni o che io gli raccontassi tutto
quello che mi era successo.
-I…Izzy tutto a posto?- non sapevo perché mi sentissi improvvisamente così incerta sotto il suo
sguardo attento, come mai improvvisamente mi sentissi così…strana sotto la sua improvvisa
attenzione.
Lui non rispose, ma lasciò andare le chiavi sul sedile e mi si avvicinò, accarezzandomi una guancia
con le sue dita ghiacciate e bagnate di pioggia. Sentii il suo respiro regolare e tranquillo sfiorarmi il
viso ed ebbi un brivido.
Era esattamente difronte a me, con quegli occhi e quello sguardo indecifrabile, mentre le mie
guance si tingevano di rosso e corrugavo la fronte, chiedendomi cosa volesse fare.
Il suo viso si accostò ancora di più al mio, mentre la sua mano mi accarezzava con dolcezza la
guancia ferita e le sue labbra si schiudevano lievemente a un soffio dalle mie…
Mi sentii senza difese, in completa balia del cambio repentino che stavano seguendo gli eventi…
-Izzy…cos…
Ma non riuscii a finire la frase, a completare neppure la mia domanda.











*********************************************************************************************










 
La musica aveva inondato le pareti della casa della nonna.
Sorrisi, contento che si fosse svegliata, continuando a lottare con la cioccolata che stavo cercando
di preparare…dannazione! Troppi grumi! Lo sapevo di non essere un buon cuoco, ma dopo il
pomeriggio passato assieme non potevo lasciarla morire di fame! Se avessi avuto Mr. Candy, lui sì
che mi avrebbe spiegato come fare per muovermi e non sporcare tutti i fornelli.
Mia nonna mi avrebbe ammazzato quando fosse rientrata, ma non importava!
E se le preparavo dei popcorn? Almeno quelli sarebbero usciti bene! Ero bravo a farli, erano
difficili, dovevo far attenzione a non spararli tutti in aria o a non bruciarli, ma me la cavavo. Non
ero proprio un caso disperato! Saltellai fino al tavolo riacciuffando il cartone del latte e
aggiungendolo nel pentolino….magari se ne mettevo di più ce l’avrei fatta a far scomparire quei
grumi…oppure andava bene così e quei cosi ci dovevano stare?
Mi sentivo confuso.
Poi scrollai le spalle e spensi i fornelli, per arrampicarmi sulla credenza ed afferrare delle tazzine
di porcellana? Oh, no! Dove erano le mie tazzone per la colazione? Se facevo cadere quelle sarei
stato nella merda…mi grattai la testa con il manico del cucchiaio di legno che tenevo ancora tra le
mani, per poi leccare la parte sporca di cioccolato…dai, non era male…pensavo peggio.
Scrollai le spalle e presi due tazzine di porcellana e un vassoio.
Per una volta sarei sembrato un vero gentlemen!
Magari l’avrei fatta anche ridere, con il grembiule a fiori e la cuffietta che mia nonna mi faceva
tenere in testa quando ero in cucina perché diceva che se no riempivo tutti i suoi piatti di capelli
Mah.
Mi piaceva vederla sorridere. Almeno non era più triste!
Fischiettai, versando il latte e sporcando il vassoio, maledizione…
Presi una manciata di biscotti e li posizionai tutti intorno con due cucchiaini d’argento che nonna
teneva ritirati.
Avrei fatto un figurone, me lo sentivo!
Afferrai il tutto e mi avvicinai alla porta della mia camera, poi mi bloccai e posai il vassoio lì
accanto,  correndo in bagno e pettinandomi i capelli per poi rimettere la cuffietta e fare il fiocco al
grembiule, sorrisi.
Tornai indietro ed aprii la porta, raggiante:
-Ben svegliata principessa!
Ma l’unica cosa che mi accolse furono le tende mosse dal vento che entrava dalla finestra aperta,
Mr. Candy sul letto e la canzone dei Poison:

Just a step away from
the edge of a fall
Caught between heaven and hell
Where’s the girl
I knew a year ago?
























*****ANGOLO AUTRICE*****

SCUSATE LA MIA SSENZA!!!!!!
Sono stata davvero impegnata con la scuola,
tanto da studiare e da recuperare e da fare....
E poi è stato difficile scrivere questo capitolo....
Non mi convince neanche molto, ma è uscito così!
Voi che mi dite? Cosa ne pensate?
Colpi di scena a go go nei prossimi capitoli (e anche in questo non scherzo...)
Grazie mille a chi ha recensito i capitoli precedenti! 
Scusate se corro ma non ho molto tempoooooo!!!!
Ciao a presto, fatemi sapere che ne pensate!
Un bacio e un grosso abbraccio a tutti! 
Ciao ciao J ;)









 

Ritorna all'indice


Capitolo 51
*** Pioggia... ***




Capitolo 50




Era a un palmo dal mio viso.
I miei occhi sbarrati che osservavano i suoi penetranti, così vicini, con quell'espressione intensa che
non avevo mai visto. Non sapevo cosa volesse fare, anche se la vicinanza parlava da sé.
I suoi capelli neri e lisci mi solleticarono la fronte, mentre un brivido mi saliva lungo la schiena.
Il suo respiro fresco lambiva il mio viso con la pacatezza che solo Izzy riusciva a emanare e mi faceva
sentire in qualche modo...serena.
Ero tranquilla sebbene in testa i miei pensieri vorticassero in un caos terribile pieno di domande.
-Izzy...cos...
Le sue labbra calde si posarono sulle mie, facendomi morire le parole in gola, catturando il mio respiro e
facendomi spalancare gli occhi, incredula. Una lieve lacrima di pioggia cadde tra di noi, scivolando lungo
la sua guancia, passando sulla mia, lungo il mio mento per poi cadere sul sedile logoro.
Le nostre labbra erano ferme, incastrate in qualche meccanismo complicato che in realtà era semplicissimo.
La sua mano ancora ferma sulla mia guancia ferita, le sue palpebre chiuse e quasi traslucide nella penombra
dell'abitacolo su cui continuava a picchiettare la pioggia...
E io ferma, incapace di realizzare anche solo ciò che stava succedendo, incapace di muovermi, come se tutto
quello non fosse reale o non sarebbe stato davvero reale finché non mi sarei mossa.
Ma a spezzare quell'equilibrio precario, quella linea sottile tra realtà e sogno, furono le sue stesse labbra che
iniziarono ad accarezzare le mie lentamente, poi la sua mano scivolò sotto al mio mento sollevandolo
lievemente verso di lui, per avvicinarmi. Posai le mie mani sulle sue spalle accarezzandole appena prima di
scostarlo senza più riuscire a guardarlo negli occhi: -Izzy, che diavolo fai?
Rimase in silenzio, credo mi stesse guardando ancora e mi morsi un labbro, scoprendo che sapevano deluso
respiro, del suo profumo di canne e whisky...o era o stesso fuoristrada a emanare quel odore?
Levai lo sguardo per fissarlo attentamente e mi sorpresi nell'osservarlo sorridere sbieco.
-Jade, non farti mettere sotto da nessuno, ok?
Corrugai la fronte senza capire il nesso logico tra le sue azioni precedenti e quella richiesta.
Mi aveva baciata e ora diceva di non lasciarglielo fare...Eppure avevo sentito benissimo.
Strinsi le labbra: -Ma che cazzo dici? Perché diavolo lo hai fatto?
Izzy scrollò le spalle, accendendo il vecchio fuoristrada per scaldarci un po': -Tu mi piaci Jade e non voglio
che ti succeda niente. Volevo controllare se eri davvero così sconvolta da lasciarmi fare...-
Le sue parole furono come uno schiaffo, come il colpo che mi aveva dato Sara, ma più forte, più doloroso.
Mi aveva baciata solo per testare la mia resistenza, come se fossi stata una cavia e non me ne fregava un
cazzo se l'aveva fatto proprio per me.
Non potevo accettarlo.
Non ero una stupida, non è che non avessi mai ricevuto un bacio indesiderato prima di quello o a sorpresa o
altro...ma era il gesto, il motivo per la quale mi era stato dato.
Dio! Non era neppure un comportamento logico! Ma dove ero finita? Seattle era davvero la culla di tutte le
persone più strane, pervertite e stupide del mondo? O ero io che in qualche modo le attiravo?
Ma, soprattutto, non me lo sarei mai aspettato da Izzy...credevo che avessimo un rapporto speciale, che fosse
una specie di rifugio per me, con cui potevo essere me stessa senza temere attacchi.
Invece mi ero sbagliata.
Aprii di scatto la portiera e corsi fuori, sotto la pioggia scrosciante e gelata, fuggendo anche da lui,
chiedendomi, però, perché non riuscivo neppure ad arrabbiarmi con lui. Non mi sentivo affatto arrabbiata,
ma non potevo restare dopo quello che era successo, ero troppo confusa…
E solo quando mi fermai, completamente fradicia, sotto a una tettoia spiovente, per riprendere fiato, con i
capelli bagnati attaccati alla pelle e le gambe percorse dai brividi, mi accorsi della cosa più sconvolgente.
Izzy mi aveva detto che gli piacevo.
E se quello che mi aveva detto fosse stata solo una scusa?
 
 
 
 
 
 
 


****************************************************************************************************










 
Sapete quando piove forte e c’è un fastidioso rumore contro il verto, come un ticchettio costante che ti fa
venire lentamente e inesorabilmente l’emicrania?
Ecco, a me non capita mai.
Mi piace tremendamente la pioggia e il freddo che si intrufola sotto i vestiti, facendoti gelare il naso e
rabbrividire inconsciamente. Lo so che non è normale, ma mi piace il freddo, anche se non sembrerebbe visto
il mio carattere, ma c’è un perché.
C’è un solo, unico, semplice motivo per cui adoro congelare fino alle mutande e la pioggia che picchietta con
insistenza contro quel maledetto vetro diventa musica per le mie orecchie…
Sento un ultimo brivido prima che le sue braccia mi avvolgano, stringendomi contro il suo petto e facendomi
respirare a pieni polmoni il suo profumo. Levo lo sguardo e incrocio i suoi occhi verdi intensi, che mi fanno
sentire bene, sicura, amata… Come se fossi esattamente dove dovrei essere e tutto il resto può andare
affanculo.
Le sue labbra mi sorridono prima di accarezzare le mie e baciarmi a lungo, mischiando i nostri respiri, le
nostre anime. Infila una sua mano tra i miei capelli sconvolti, tirandomi lievemente un ricciolo e
accarezzandomi la nuca; sento le sue dita che scivolano lungo il collo, sulla mia spalla esile, il mio braccio
percorso da brividi molto diversi da quelli precedenti. Passa lieve sul mio fianco scoperto per via della mia
maglia arricciata, poi sulle mie gambe intrecciate alle sue, che lo avvolgono.
Ho la pelle d’oca…
Mi stacco dalla sua bocca e gli bacio il mento, l’incavo del collo, il pomo d’Adamo, mordicchiandolo
lievemente e facendolo sorridere, mentre i suoi occhi continuano a guardarmi in quel modo che solo lui sa
fare. Come se fossi meglio di qualsiasi cosa lui abbia mai visto, meglio di un concerto dal vivo, meglio di un
basso nuovo o di una fornitura a vita di alcool.
Ed è la cosa più bella che mi sia mai successa.
-Mi spiace…per non averti chiesto scusa…e non averti parlato da…- la voce del mio ragazzo spezza quel
silenzio perfetto, mentre la sua mano fa disegni circolari sulla mia coscia.
-Dovevo saperlo che non era da te fare…quello che mi ha detto Betty – lo fermo io, tornando a baciarlo con
dolcezza.
-Scusami lo stesso…- ribatte, prendendomi il viso tra le sue mani grandi e guardandomi con occhi tristi
-Dovevo dirtelo io. Ho sbagliato, ma non voglio più vederti piangere per causa mia -
-Non succederà più, lo so.
-Non ci saranno più segreti tra di noi – mi bacia dolcemente la fronte –Te lo prometto. -
Mi sforzo di sorridere, sebbene dentro sento qualcosa che si contorce a quella affermazione così dolce, ma
che mi pare sbagliata.
No, non è quell'affermazione ad essere sbagliata, sono io.
Ma perché ha detto una cosa del genere? Ora mi sento male: ho un segreto che lui non può conoscere in
alcun modo. Duff mi odierebbe, anche se è stato un solo, unico, stupido sbaglio. Anche se sto male solo al
pensiero di aver potuto provare piacere con qualcuno che non sia lui. E rovinerei tutto ciò che di buono c’è tra
di noi.
Le sue labbra tornano a catturare le mie con più dolcezza, ignaro dei miei tormenti interiori causati dalle sue parole.
E da ciò che era successo tra me e il suo migliore amico…
 

 
 
 
 
 
 

****************************************************************************************************











 
Pioveva.
Le gocce d’acqua picchiavano violentemente sulla vetrina del pub dove mi ero rifugiato mentre tentavo
di tornare in ospedale.
Bene, davvero, ero chiuso in quel posto senza soldi e con in mano tre panini. Il cibo dell’ospedale era
immangiabile e Duff aveva bisogno di rimettersi alla svelta, quindi un panino con dentro salsicce, maionese,
lattughe, pomodori, salsa piccante e altro cibo non meglio identificato lo avrebbe aiutato di certo.
Mi passai una mano tra i ricci bagnati e mi lasciai cadere pesantemente su uno sgabello di fronte al bancone,
aspettando che fuori smettesse di diluviare.
Non che fossi una checca a non volersi bagnare, ma l’ospedale era ancora troppo distante e non avevo niente
per coprire i panini. E poi ora che Duff si era svegliato mi stavo chiedendo se dovevo raccontargli ciò che era
successo tra me e Bella…
Probabilmente se ci tenevo alla nostra band e alla nostra amicizia non avrei dovuto raccontargli niente. Ma
per me era possibile mentire al mio migliore amico?
Senza pensarci, scartai un panino e gli diedi un morso.
Tutto ciò che era successo negli ultimi giorni mi aveva fatto passare l’appetito, ma ora mi sarei dovuto dare
da fare per rimediare. Era il mio stesso stomaco a ordinarlo.
Il tipo dietro al bancone continuava a guardarmi male, ma me ne fregai, Insomma, se avessi avuto qualche
soldo non crede che avrei già ordinato una birra? Come se non mi conoscesse… Diedi un altro morso al
panino e osservai fuori dalla vetrata.
La strada sudicia era piena di buche e pozzanghere increspate in superfice dalla pioggia che via via si era fatta
più forte, come tanti proiettili sparati dal cielo da una mitragliatrice gigante… Per questo non c’era in giro
anima viva, era tutto buoi, la gente si era rifugiata nelle proprie tane e pure i soliti cani randagi come me
avevano trovato un posto dove aspettare la fine della tempesta.
A parte una figura che sfilò velocemente davanti alla vetrata di questo sudicio pub di periferia, fermandosi un
istante per poi rituffarsi in mezzo ai proiettili d’acqua.
Tanto era già completamente fradicia.
Distolsi lo sguardo, rimuginando su quanto fosse idiota la gente, prima di rendermi conto di cosa avessi visto.
O, meglio, chi.
Mi affrettai ad alzarmi di lì e a infilare i panini sotto al giubbotto di pelle, chiudendolo un minuto prima di
tuffarmi sotto quella cascata torrenziale.
L’avevo vista andare per di là, verso la spiaggia…o verso la vecchia discarica abbandonata? Sbuffai, cercando
di tenere aperti gli occhi e di coprirli con una mano.
Rividi la figura di poco prima svoltare l’angolo e continuare a correre.
Sbaglio, o non ha i pantaloni?
Scossi la testa, gettandomi all'inseguimento.
Ok, non ero mai stato bravo nello sport, si può pure dire che durante le ore di ginnastica io e Steven andiamo
nel cortile di dietro a fumare o a darci da fare con qualche ragazza…e poi ne la mia alimentazione, ne i
pacchetti di sigarette che mi fumo contribuiscono in questo particolare frangente…
Risultato: arrivai in prossimità della vecchia rete di metallo che delimitava la discarica abbandonata piegato
in due per la corsa, con l’acqua che mi aveva appiccicato i capelli al viso e che si era intrufolata sotto i vestiti. Non sapevo neppure se avevo la forza di spingere il cancelletto arrugginito.
Alzai lo sguardo e mi crogiolai nel sollievo di vederlo già aperto.
Si era davvero rifugiata lì dentro?
Quello era il mio posto.
Varcai la recinzione, scrutando il catasto di macchine e ferro ritorto, arrugginito e pericolante. Non c’era il
solito odore di benzina e di metallo, tutto sapeva di pioggia, la stessa che aveva trasformato la terra battuta in
fanghiglia. Osservai l’unico posto relativamente asciutto dove la fuggiasca si sarebbe potuta nascondere: il
capannone del vecchio.
Mi avvicinai, notando che la mia intuizione era più che giusta, qualcuno aveva fatto scorrere il catenaccio mal
ridotto, ed entrai.
Lì dentro c’erano i gioielli del vecchio, pezzi di antiquariato che io avevo ammirato sbavando tutte le volte che
ero stato mandato qui. Avanzai nella penombra, sapendo che con tutta probabilità la luce era saltata. Lì
dentro c’era pure la mia vecchia BMX, quella che avevo riparato con i pezzi che avevo trovato lì in giro.
Sorrisi al ricordo, prima di sentire un rumore.
Mi avvicinai a una delle auto, una che anche nella penombra aveva un profilo a me familiare e la cui portiera
era evidentemente aperta.
-Così bagnerai tutti i sedili...e sono di pelle...
Percepii il suo respiro smorzarsi al suono della mia voce e sorrisi, scivolando a sedere per terra appena fuori
l’abitacolo.
-Slash?
-Esatto, piccola – sorrisi, vedendola sporgere la sua testa circondata dai capelli bagnati.
Dio, era bella anche con il trucco sbavato, i capelli fradici e la pelle tremante.
Anzi se era possibile, era ancora più sexy.
-Ma tu che ci fai qui?
-Potrei farti la stessa domanda, sai? Credevo fossi tornata a casa…- le feci notare, mentre lei metteva fuori le
gambe lattee e vellutate.
Dannazione.
Ora qualcuno mi doveva spiegare che ci faceva mezza nuda a correre per strada!
-Che ti è successo?
Abbassò la testa, corrugando la fronte, mentre giocherellava con una ciocca dei suoi capelli. Ok, se prima mi
ero fatto qualche domanda ora ero certo che ci fosse qualcosa che non andava. Dov'era la Jade sicura e decisa
che mi aveva dato del pervertito?
Ok, probabilmente ero ripetitivo, ma…non avrei mai capito le donne!
-Dovresti chiedermi cosa non è successo…- sbuffò in fine, mordendosi un labbro.
-Sai,  non sono un bravo psicologo, se ti serve qualcosa chiedi a Izzy, io in quanto a consigli faccio schifo
guarda cos’è successo a Duff!- alzai le mani, sincero.
-In questo momento neppure Izzy mi è d’aiuto…lui di certo no…- soffiò, posando la testa al sedile e fissando
il buio che ci avvolgeva.
Il capannone faceva rimbombare ogni singolo rumore interno ed esterno. Ora la pioggia non era solo una
serie di mitragliatrici, ma pareva di essere sotto a un fuoco incrociato. Che bella atmosfera.
Di certo la compagnia era ottima.
Se non avesse avuto quell'espressione sarebbe stata migliore, però.
-Ok, senti piccola… Lo so che abbiamo iniziato con il piede sbagliato, giusto? Insomma, tu mi hai dato
ingiustamente del maniaco pervertito e io ti ho giudicata come una figa cazzuta…diciamo che sei tu quella
che dovrebbe migliorare i suoi giudizi sul sottoscritto, ma fa niente… Comunque ora potremmo appianare le
nostre divergenze, sai? – ma che cazzo sto dicendo? E non ho neppure bevuto o fumato niente!
I suoi occhi gialli brillarono lievemente nella penombra e mi sorrise, ridendo. Cioè l’ho fatta ridere. Bene, è
un inizio, no?
Si passò una mano sulla fronte e chiuse gli occhi, schiudendo le labbra appena. Sembra che stia pensando.
-Dovremmo toglierci i vestiti –
-Sì, esatto come pensavo anc…- mi interrompo, spalancando gli occhi. Ha detto davvero quello che penso lei
abbia detto?
Meglio non farla indugiare troppo, mica che poi ci ripensa…
Mi alzai, togliendomi il giubbotto e facendo cadere a terra i due panini che avevo tenuto lì dentro fino a quel
momento. Gli occhi di Jade seguirono quel movimento e le sue mani raccolsero i due involucri.
-Vai sempre in giro con dei panini sotto la giacca?
Scrollai le spalle: -Erano per Duff e Bella, ma se hai fame mangiane uno…tanto non credo di riuscire a
portarglieli…-
Si alzò dalla macchina e chiuse la portiera, sedendosi per terra. Ok, era bella e sexy tutta bagnata, ma stava
tremando per il freddo.
-Senti, vado a recuperare delle coperte…ok?
Annuì, lievemente, incrociando le gambe e levandosi il chiodo fradicio che era grosso il doppio di lei. Non
sapevo che avesse una maglietta identica a quella di topolino che aveva Axl…strano, non avrei mai pensato
fosse la tipa…
Scossi la testa e mi allontanai, mentre scartava un panino.
Non ero sicuro andasse tutto bene, Jade andare in giro sotto la pioggia senza pantaloni mi faceva insospettire
non poco…ma se fosse stata un’abitudine tra le ragazze di Los Angeles? Pensandoci bene…sì, era una grande
trovata.
Non vedevo già l’ora di andare a Los Angeles…
Trovai delle coperte al solito posto, vicino agli attrezzi e ai ricambi delle macchine. Ne presi qualcuna, per poi
notare dei ceppi di legno abbandonati lì vicino, delle assi spezzate, così ne raccolsi qualcuno e mi riavvicinai
al punto dove avevo lasciato la ragazza.
Jade aveva finito di mangiare un panino e si era rannicchiata su sè stessa. Levò subito lo sguardo su di me
appena sentì i miei passi farsi più vicini.
Mi chinai e le posai una coperta sulle spalle, ricevendo in cambio un lieve "grazie".
Mi sedetti di fianco a lei, disponendo i pezzi di legno e cercando di accendere il fuoco con il mio accendino.
Ma Jade mi distrasse.
La osservai sparire sotto al lenzuolo che le avevo dato...per poi ricomparire dopo qualche istante facendo
spuntare solo la testa e un braccio che reggeva i suoi vestiti. Si alzò e li appese sopra la macchina, sperando
che si asciugassero, tenendosi la coperta con una mano, anche se le aveva scoperto una spalla nuda.
Aveva la pelle che pareva fatta per tentare, per essere accarezzata.
Distolsi lo sguardo non appena si voltò a guardarmi.
Dopo il terzo tentativo riuscii a far prendere fuoco ed esultai.
-Ottimo lavoro, chitarrista...- mi sorrise, sedendosi al mio fianco.
-Sono stato un boy scout, sai?- scherzai, accendendomi una sigaretta.
La nicotina mi fece distendere i muscoli e sentire subito meglio. Mi sfilai la maglia fradicia e l'appesi insieme
ai vestiti di Jade.
-Non riesco a immaginarti con la divisa...- scosse la testa e chiuse gli occhi -Scusa, Slash...ma in questi giorni
sono successe tante cose e ho un casino in testa...
-Se ti può consolare Duff si è svegliato! - annunciai, sperando che questo le strappasse un altro dei suoi bei
sorrisi. Cosa che successe.
-Davvero? Ma è fantastico! - esclamò, infatti, raggiante -Almeno un casino in meno! Anche se per via della
mano non potrà suonare per un po'...
-Non ti preoccupare, si riprenderà in fretta - le feci l'occhiolino, muovendo il fuoco con un bastoncino -E,
comunque, ci penseremo noi a lui. O, meglio, Bella! Sai, siamo come una grande famiglia!
Il suo volto, prima raggiante fu attraversato da un'ombra e il sorriso le si spense sulle labbra: -Famiglia... 
Corrugai la fronte senza capire, mentre lei nascondeva il viso dietro ad alcune ciocche di capelli, abbassando
lo sguardo e sfiorandosi con le dita una guancia. Mi chinai, tirandole i capelli dietro le orecchie con dolcezza: -Ehi, piccola, che succede?
Scosse la testa, stringendo le labbra, con gli occhi che le bruciavano.
No, non stava piangendo, stava trattenendo una rabbia feroce, un sentimento che avevo visto solo dentro gli
occhi di Axl...e che non ero pronto a vedere in lei.
Solo in quel momento capii quanto poco la conoscessi, quanto fosse diversa dalla ragazza che pensavo di
vedere tutti i giorni a scuola, dietro al bancone del locale...
Lei era diversa, l'avevo capito fin da subito, diversa da tutte le ragazze che ci giravano attorno, ma solo ora
capivo quanto.
E mi stupii nel desiderare di conoscerla per davvero.
Non era solo un pensiero fisso da togliere di mezzo con una scopata, era di più.
Lei era di più.
Le presi il viso tra le mani, accarezzandole le guance e obbligandola a guardarmi negli occhi.
I suoi occhi d'oro fuso, in quel momenti screziati da un colore più buio e rovente, si immersero nei miei neri
come la notte, come il buio che ci avvolgeva.
Schiuse le labbra, rimanendo senza fiato, non sapendo che fare, dove guardare...
Ma lei doveva guardare solo me. 
C'ero io con lei.
 
































****ANGOLO AUTRICE****
Ciao a tutti! 
Ok, sì, lo so...non aggiorno da molto...
E spero che ci sia ancora qualcuno che legga,
e che mi dica cosa ne pensa di questo strambo capitolo...
Lo ammetto, non mi convince e non sono sicura che sia dei migliori...
Se fa schifo, non vi piace o altro...ditemelo!
Spero che qualcuno mi dica che ne pensa e di non essere stata abbandonata :'(
Grazie per coloro che hanno recensito al capitolo precedente! 
Spero di sentirvi presto!

Un abbraccio J :*









 

Ritorna all'indice


Capitolo 52
*** Senza parole ***




Capitolo 51 



Qualcosa mi solleticò la guancia e mi sforzai di non ridere, senza però riuscire a trattenere un sorriso.
Sì, lo ammetto, soffro terribilmente il solletico alle guance.
C’è chi non lo sopporta sulla pancia, chi sotto alle ascelle o alla pianta del piede…io sulle guance, non so
perché e così e basta.
Cercai di spostarmi su un lato per tornare a dormire, ma mi accorsi improvvisamente di essere bloccata da
qualcosa e di non sapere neppure dove mi trovavo. Questi pensieri mi fecero aprire all’istate gli occhi e mi
ritrovai in una stanza avvolta nella semioscurità. Non sapevo neppure come ci fossi finita là dentro. Voltai lo
sguardo tutto intorno e mi soffermai ad osservare delle braccia che mi avvolgevano per la vita con delicatezza,
delle braccia indesiderate che mi immobilizzavano su quel maledetto letto. Scostai ancora di più il viso e mi
ritrovai a fissare la causa del solletico, una massa ingrovigliata di ricci neri che ricoprivano per metà il volto
addormentato di Slash.
Come c’ero finita nel suo letto?
Strabuzzai gli occhi a quella vista e tornai a guardare il soffitto, sforzandomi di rievocare i ricordi del giorno
precedente che mi tornarono in mente in modo confuso e doloroso. Mi toccai la guancia ferita con le dita
tremanti per poi farle scendere sulle mie labbra.
Sara.
Izzy.

Chiusi gli occhi e ricacciai tutta la rabbia e la delusione in un angolo della mia testa per evitare di scoppiare e
mi ricordai delle braccia di Slash che mi avevano stretta a lui, delle ore che avevamo trascorso insieme ad
aspettare che il temporale finisse, delle luci spente a casa mia, del mio rifiuto a tornare lì dentro, del suo
invito a dormire da lui. Mi era parso sincero, e inoltre non avevo da dove andare…
Mi aveva dato una sua maglia asciutta e ci eravamo seduti in camera sua. Mi ero sdraiata su un fianco sul
letto e lui a gambe incrociate per terra, fumando una sigaretta e spiando fuori dalla finestra.
Poi mi ero addormentata e ora mi ero svegliata in quella posizione.
Tornai a guardare il viso del chitarrista posato vicino sopra la mia spalla, incerta sul da farsi.   Aveva in viso
un’espressione distesa, dolce come quella di un bambino, con le labbra carnose leggermente piegate verso
l’alto le ciglia che gli accarezzavano le guance ambrate.
Mi soffermai a guardarlo, persa negli ultimi avvenimenti e nello strano modo in cui proprio lui mi si era
avvicinato nell’arco di una sola notte. Sospirai e poi mi chiesi tra me e me come svegliarlo. Mettermi a
urlargli in un orecchio non sarebbe stata una cosa carina, soprattutto dopo che mi era stato vicino; farlo
rotolare giù dal letto fingendo di dormire? No, improbabile, era troppo pesante per me e poi mi era
praticamente avvinghiato addosso, quindi sarei caduta con lui… Scrollarlo dolcemente e in modo gentile per
essere educata? Mai, pareva il classico tipo dal sonno profondo.
Emisi un sospiro, liberando lentamente un braccio e passandomi le dita tra i capelli.
Che dovevo fare?
Mi voltai di nuovo ad osservarlo, decisa a dargli una sberla per fargli aprire gli occhi e sussultai, sorpresa.
Gli occhi assonnati e profondi del chitarrista mi stavano osservando intensamente, quasi a perforarmi
l’anima.
-‘Giorno Jade…- mormorò, immergendo la testa nell’incavo del mio collo.
Quella situazione era troppo intima per non infastidirmi e non sentirmi in imbarazzo.
Insomma quello era Slash, e anche se lo trovavo un ragazzo davvero bello e simpatica, riconoscevo in lui i
tratti del coglione e dell’infedeltà fatta persona.
-Ciao Slash…non è che potresti smetterla di starmi addosso?- ribattei, cercando di liberarmi dalla sua presa,
che si allentò poco a poco, per poi allontanare le sue braccia lasciandomi appena una carezza sulla vita.
-Sei sempre acida…- sbuffò, stropicciandosi gli occhi come i bambini, per poi voltarsi su un fianco e
osservarmi mettermi seduta sul bordo del letto.
Questa volta gli sorrisi per chiederli scusa indirettamente e mi alzai stiracchiandomi, notando che quella
stanza era un ammasso di vestiti, fumetti e cassette con relativi mangianastri. Mi avvicinai alla finestra e
scostai le tende per far entrare un po’ di luce e illuminare quel luogo buio e disordinato. I miei occhi furono
catturati dal riflesso della luce su una bacheca di vetro posta vicino alla scrivania stracolma di cianfrusaglie. Era strana, si intravedeva solo un angolo, perché il resto era coperto da una maglietta sgualcita e un paio di
boxer di Superman… Cercai di non soffermarmi molto su questo piccolo dettaglio e mi avvicinai, incuriosita.
-Aspetta Jade!- mi bloccò per una mano Slash, appena provai a togliere i suoi vestiti da là sopra.
-Che c’è?
-Niente, è che non voglio sentirti urlare…è sensibile e potrebbe spaventarsi…inoltre non è molto abituato ad
altra gente…- mi spiegò, passandosi una mano tra i ricci e tirandoli indietro.
-Urlare? Sensibile? Ma di che parli?- inarcai un sopracciglio e lui mi lasciò andare la mano e si accostò alla
bacheca, con fare protettivo.
-Se ti faccio conoscere qualcuno, tu promettimi che non ti spaventi.- mi fissò con un cipiglio grave come se
stesse per presentarmi il presidente degli Stati Uniti d’America in persona con tutta la sua famiglia.
Annuii e lo guardai armeggiare con i vestiti là sopra e poi emettere un suono strozzato.
-Oh, no.- si mise le mani tra i capelli –Oh, no!
-Che succede?
-Non c’è. Clyde è scomparso! Ora la vecchia Ola mi ammazza!- lo osservai mentre iniziava a buttare in giro le
sue cose alla ricerca del suo…animaletto domestico(?)
-Slash…ti do una mano, ok?- mi proposi, spostando degli oggetti dalla scrivania e sbirciando sugli scaffali –Se
mi dici che cos’è, magari, lo potrei identificare meglio…-
-Beh…Clyde è il mio serpente, la vecchia Ola me lo lascia tenere solo se rimane in camera mia, chiuso nella
teca…ma a volte lo faccio uscire in camera. Non mi piace vederlo chiuso là dentro sai, è sensibile e si sente in
prigione a stare sempre lì…Probabilmente due giorni fa l’ho lasciato libero e poi mi sono dimenticato di
rimetterlo dentro…- si grattò la testa, mettendo con cura un fumetto su di un ripiano e buttando su una sedia
dei calzini, un paio di jeans strappati e mettendo nel cestino delle cartacce trovate in giro.
Mi bloccai con in mano delle cassette che stavo riordinando per terra e scattai in piedi, guardandomi intorno.
-Tu…hai un serpente?
-Un anaconda, con esattezza- sorrise, orgoglioso.
Mi venne da girar la testa e mi dovetti sedere sul letto, per evitare di cadere lunga distesa a terra per la
sorpresa e l’incredulità. Aveva un serpente libero per la camera e io avevo dormito con lui…e quella creatura
squamosa la scorsa notte senza saperne niente. Ma che razza di deficiente irresponsabile era quel coglione di
Slash?
 
 
 
 





 
***********************************************************************************************************
 










-L’orario delle visite è finito.
Guardo l’infermiera uscire dalla stanza un istante dopo aver detto quella frase, per poi entrare in un’altra e
ribadire la stessa cosa. Si tratta di una donna dai capelli biondi, e un bel culo su cui mi sarei soffermato
volentieri se non fosse per il motivo per cui sono qui.
Dopo pochi istanti la vedo uscire, strascicando i piedi, con lo sguardo basso, i corti capelli rossi che le
ricadono sul viso latteo. Mi alzo in piedi e lei si ferma, sorpresa che qualcuno le si sia piazzato di fronte senza
preavviso. Alza lo sguardo su di me e sgrana i suoi grandi occhi neri nel fissare il mio viso.
-Ehi…- mormoro, non sapendo bene che dirle.
Era successo altre volte che se ne andasse da casa mia o dal posto in cui eravamo stati insieme senza dire
nulla, ma quel giorno era stato diverso. Lei mi aveva fatto promettere di non lasciarla e poi era scomparsa,
anche se avevo subito intuito la sua meta. Prima o poi sarebbe tornata lì a vederlo.
-Che ci fai qui?- la sua voce è fredda, priva di calore, lontana.
Lo capisco dai suoi occhi che tornano normali, da cui evapora lo stupore e no, non sono occhi normali. Sono
occhi che hanno visto troppo e ora cercano l’oblio. So di cosa si tratta, ho visto cosa era rimasto dentro alla
bustina che mia aveva dato in mano prima di svenire. Credevo avesse smesso…
-Ti sto vicino.- le rispondo, accarezzandole una guancia.
-Ieri mattina non c’eri…- sussurra appena, scostandosi e abbassando lo sguardo.
Non capisco, è lei che mi è scappata. Io mi ero alzato solo per farle la colazione…Volevo vederla sorridere,
anche se ripensandoci è stato un bene che non abbia assaggiato la cioccolata. Faceva davvero schifo ed è
finita che l’ho data alla cagnetta di mia nonna.
-Ho tentato di cucinare, ma sono un disastro e poi…tu te ne sei andata…- mormoro a mia volta, grattandomi
la testa e immergendo una mano tra i miei capelli cotonati e tutti scompigliati per la fretta di cercarla.
-Volevi cucinare?- mi guarda, perplessa –Perché?
-Per te…- e malgrado tutto mi sento diventare rosso e sorrido cercando di mascherare l’imbarazzo
ridendo –Ma sai sono un disastro e tu hai fatto bene a non voler assaggiare niente, insomma ti avrei
intossicata e basta…Sai? Lo dice sempre anche Slash che con le dita sono bravo solo a tenere le bacchette e
suon…-
Non riuscii a terminare la frase che Kelly mi avvolse tra le sue braccia e premette le sue labbra sulle mie,
facendomi ammutolire.
La mia principessa dagli occhi di liquirizia…
Mi attirò a sé, facendo aderire la sua schiena al muro di fianco alla porta e il nostro contatto si fece più
profondo.
Sorrisi, chiudendo gli occhi e accarezzandole la schiena esile e il sedere sodo. Le sue labbra erano qualcosa a
cui non sarei mai riuscito a resistere, era una delle poche ragazze che mi ispirava un senso di protezione ed
eppure sembrava così forte e maliziosa da saper usare chiunque. Le sue mani affondarono nei miei capelli,
per poi allontanare lentamente il suo viso dal mio, facendo diventare i suoi baci più superficiali e malinconici.
E solo in quel momento le notai.
Le sue lacrime.
Le bagnavano le guance e le scivolavano lungo il mento, traboccando dai suoi occhi scuri e bellissimi, velati e
lontani. Come se stesse seguendo un ricordo, un miraggio.
-Ehi, ehi, principessa…- mormorai, accarezzandole le guance per asciugargliele, di nuovo spaventato -Sono qui.
Cercò di trattenere i singhiozzi, senza riuscire a guardarmi come se fosse qualcosa di doloro.
Non capivo.
Non riuscivo a capire perché facesse così, avevo quasi paura di chiederle cosa fosse successo. Perché Kelly
aveva i suoi tempi e la mossa sbagliata l’avrebbe fatta soffrire ancora di più.
E io non volevo vederla piangere, mi era stata accanto, mi aveva donato i suoi sorrisi, le sue labbra, i suoi
pensieri. Si era aggrappata a me. Per una volta qualcuno aveva chiesto solo il mio aiuto, ero importante per
qualcuno e non ero solo il casinista-Steven, il bambinone. Avevo paura di quello che stava succedendo, ma
Kelly mi stava dando una responsabilità.
Mi stava dando la sua fiducia.
La strinsi a me e lasciai che nascondesse il viso contro la mia giacca, per poi rimanere senza parole al suo
sussurro:
-Stevie, mio zio è entrato in coma…
 









 
**************************************************************************************************











Il garage era stranamente silenzioso.
Mancava anche il suono della chitarra di Izzy e questo solitamente era una cosa strana, che mi faceva già
insospettire. Come il suo completo silenzio una volta tornato senza la presenza di Jade e si era pure rifiutato
di parlarne.
Ottimo, sospettavo già che fra quei due era successo qualcosa, ma il vero problema era che il silenzio di Izzy
poteva voler dire mille cose o niente. Lo conoscevo da tempo, eravamo come fratelli e anche se non sembravo
il tipo attento alle esigenze degli altri e alle azioni che succedevano all’infuori di me non era esattamente così.
Mi importava davvero molto della nostra band e ultimamente erano successe davvero troppe cose per non
temere che si sarebbero ripercosse sulla nostra musica. Inoltre l’assenza di prove mi faceva innervosire, come
l’assenza delle esibizione al locale, o gli strumenti abbandonati lì dentro.
Non potevo sopportarlo.
Da quando Izzy mi aveva coinvolto nella sua prima band e mi aveva convinto a cantare con loro, era diventata
come una mia personale valvola di sfogo, un modo per cambiare, non essere più fragile ma mostrarmi forte
davanti agli altri.
Tutti suonavamo per un nostro personale motivo e volevamo mettere tutti noi stessi per dare il meglio e
diventare qualcuno, riemergere da qual posto e diventare delle vere rockstar. Arrivare a Los Angeles con
qualcosa in mano e non solo semplice esperienze in un locale della sperduta Seattle, ma con qualcuno che
avrebbe riconosciuto per davvero chi eravamo e di cosa eravamo fatti.
Mi alzai di scatto, afferrando il mio pacchetto di sigarette e uscendo per fumare, anche se era una scusa per
allontanarmi da quel silenzio e da quella mancanza.
-Axl dovresti studiare per i test di metà anno…- la voce di Izzy riemerse dal suo angolo buoi.
Aveva appena finito di rollarsi una canna e mi osservava di sottecchio.
-Che si fottano i test.
-Vuoi farti bocciare un altro anno?
-Non mi hanno mai bocciato per i voti, dovresti saperlo Jeffrey.
-Già…- sbuffo una boccata di fumo e l’osservò disperdersi nell’aria –Ti stai comportando bene a scuola? Sai i
professori non sono ben disposti a promuovere studenti che fanno casino…
-Che si fottano pure loro.- scrollai le spalle, ghignando non appena lo vidi alzare gli occhi al cielo –Hai
qualcosa da dirmi, Izzy?
-No.
-Bene, allora esco…- e con queste parole uscii respirando l’aria uggiosa sebbene avesse smesso di piovere da
un po’. Chissà perché Jade aveva cercato Izzy, chissà cosa le era successo, chissà perché mi dava così tanto
fastidio che si fosse andata a confessare con lui. Rigirai il pacchetto di sigarette fra le dita e scrollai le spalle.
Meglio non pensarci e concentrarsi su qualcos’altro.
Come sul trovare un sostituto momentaneo di Duff per tenersi allenati…
 
 

 
 
 


 


*****Angolo Autrice****

Ciao a tutti! 
Scusate la mia assenza, ero a un punto morto..
Ho avuto il tipico blocco dello scrittore e quando sono
riuscita a scrivere qualcosa...mi è uscito questo capitolo.
Che non mi entusiasma particolarmente, e non so neppure da dove è uscito...
Spero di sentire i vostri pareri al più presto , ne ho davvero bisogno 
perchè oltre al fatto che questo capitolo non mi sembra uno dei migliori...
Vorrei sapere che ne pensate della storia in generale...Vi sto annoiando?
Sono leggermente in crisi e non so che fare...
Spero di sentirvi presto! 
Ringrazio tutti colore che hanno recensito gli scorsi capitolo!
Un grosso abbraccio J 



 

Ritorna all'indice


Capitolo 53
*** November rain... ***



Capitolo 52



-Non dovresti parlarci?
-Perchè proprio io?
-Tu le hai suggerito l'idea!
-Sì, ma io l'ho fatto per scherzo, non avrei mai pensato che lo facesse davvero...
-Certo, ma ti ricordo che se avessi tenuto la bocca chiusa non sarebbe successo nulla!
-Eddai Bella, non aggredirlo così, chi avrebbe mai pensato che qualcuno gli desse retta Non capita mai! 
-Ma vaffanculo! 
-Lo sai che è la verità...
-Vaffanculo pure te, spilungone monco! AHIO! Ma che cazzo...?
-Ne vuoi ancora dallo spilungone monco???
-Smettetela ragazzi! Se no vi sbatto fuori!
Cercai di affondare ancora di più la testa nel cuscino del divano in pelle leggermente logoro sui braccioli,
ma ciò non attutì le chiacchiere provenienti dalla cucina. 
Dannazione, e io che cercavo di dormire in santa pace, prima del mio turno al locale! Come sempre non ci
riuscivo, e non era solo per la scomodità del mio "letto temporaneo", ma anche per quel dannato chiacchiericcio.
Sbuffai, sentendo il rumore di sedie strisciate per terra e di qualcuno che entrava nella stanza. 
Schiusi gli occhi, sollevando a malapena di lato il viso per osservare la luce soffusa proveniente dalla finestra,
dove fine si infrangevano miriadi di gocce di pioggia, producendo un suono dolce e cantilenante, con una sua
melodia.
I miei occhi si persero nella nebbiolina che avvolgeva l'intero palazzo all'esterno di quella superficie trasparente e
ghiacciata al tatto.
La nebbia era qualcosa di denso, ma allo stesso tempo inesistente, lieve, ma alo sguardo diveniva pesante e
fastidiosa, eppure senza avere una propria consistenza, una propria virtù naturale, era solo aria condensata,
umidità, che ti si intrufolava nelle ossa e ti faceva rabbrividire. Ti entrava negli occhi e ti rendeva ceca. Ti
mangiava i sensi, lasciandoti inerme e spaesata. Era tutto, ma non era niente. 
Feci pressione sulle mani e mi stiracchiai come fanno i gatti dopo un lungo sonno. quando in realtà avevo a mala
pena chiuso occhio. 
Sentivo tutta la schiena intirizzita, per il fatto delle ore trascorse a dormire su quel divano al posto di un letto
comodo, sebbene Bella aveva cercato più di una volta di lasciarmi il suo. Già mi ospitava gratis, non volevo
anche fregarle la sua stanza piena di oggetti rubati che raccontavano ognuno singoli episodi della sua vita, nei
quali c'era sempre la presenza di Slash o Duff o di entrambi.
Era incredibile da quanto fossero amici, e come non avessero mai avuto discussioni vere e proprie. 
Io di amici così non ne avevo mai avuti. o almeno negli ultimi tempi no. 
Improvvisamente il senso di solitudine mi percorse la schiena come la carezza di una mano gelata, lì, in
quell'appartamento pieno di ricordi e di vita, con alle orecchie le voci dei ragazzi che battibeccavano sul da farsi,
su cosa mi avrebbero potuto dire per convincermi a tornare a casa.
A casa.
Quanto avrei voluto tornarci davvero, a casa, a Los Angeles...
Mi passai una mano sugli occhi ancora assonnati e poi sbattei le palpebre, mettendo a fuoco una sagoma ferma
sulla soglia della stanza.
Chi altro avrebbe potuto essere se non lui? Chi altro sarebbe mai stato capace di fare un rumore così lieve con
quegli stivali da cowboy, se non una persona abituata a stare nell'ombra? 
A guardarlo mi veniva in mente di nuovo la nebbia, perchè lui ci somigliava, mi dava la sensazione di essere
ovunque, ma in nessun posto particolare per davvero.
La pelle pallida rivestita dal classico chiodo sopra a una camicia viola scura sbottonata quasi per metà, come se
fuori non piovesse a dirotto già da due settimane e non fosse ormai arrivato il freddo novembre con la sua
pioggia fine e il fiato che ti si condensava ad ogni respiro. I suoi occhi erano persi a guardare fuori, come i miei
pochi attimi prima...ed era assurdo perchè in quel momento mi sembrarono come se il suo sguardo fosse sbiadito
come la nebbia all'esterno, come se si stesse condensando dentro di lui, come se fosse la sua stessa sostanza. Sentii un brivido lungo la schiena e distolsi lo sguardo, con la mente confusa sia dalla mancanza di sonno che da
ciò che mi pareva di aver visto...
La sua figura leggera si posò di fianco a me su quel divano, con un leggero scricchiolio del cuoio sotto il suo
peso inesistente. 
Non ci eravamo rivolti più la parola dal giorno in cui mi aveva baciata.
E ora mi stavo domandando cosa mi avrebbe detto, senza sapere bene come comportarmi.
Anzi no, sapevo già che dirgli, per mettere in chiaro un punto fondamentale.
-Senti se vuoi provare a convincermi a tornare da quella puoi anche non sprecare fiato e tornartene di là, ok? 
Lo sentii sbuffare e notai che sul suo viso dai tratti fini era comparso un mezzo sorriso divertito, mentre mi
porgeva una birra.
L'accettai di buon grado avendo una sete terribile, e ormai tranquilla. IO ciò che dovevo dire l'avevo detto, mi
pareva ovvio.
-Cos'è che mi volevi dire, prima che scappassi?
Quella domanda mi lasciò in stallo per qualche secondo, sbattendo le palpebre per mettere a posto i caselli che
componevano quella domanda, come se fosse un rebus e non un quesito di facile interpretazione. 
-Niente.- risposi fredda, senza la minima intenzione di rispondergli.
-Scommetto che è lo stesso motivo per cui ti sei impadronita del divano di Bella per queste due settimane...-
mormorò tra i denti, mentre si accendeva una sigaretta e ne prendeva una profonda boccata di fumo, per poi
rilasciarlo e guardarlo disperdersi nell'aria.
Non risposi, limitandomi a bere un sorso dalla bottiglia che mi aveva portato. La birra frizzò lievemente sulla
punta della mia lingua e poi scese con il suo solito retrogusto famigliare giù per la mia gola. I capelli mi
scivolarono in modo disordinato sul viso, selvaggi e indomiti da quanto non li pettinavo, ci avevo quasi del tutto
rinunciato in quei due giorni di privazione di sonno e serate al locale. Senza le esibizioni dei ragazzi mancava
qualcosa a quel posto, anche se ogni sera puntualmente li ritrovavo lì a divertirsi. Steven era sempre il primo ad
avvicinarsi con Slash, che stranamente era diventato molto protettivo nei miei confronti. Non me n'ero quasi
accorta, ma ci eravamo avvicinati molto in quei giorni. Axl si limitava a fissarmi dal suo solito tavolo, circondato
da ragazze sempre diverse, come a provare che non aveva ancora rinunciato a me. I suoi occhi ogni volta mi
dicevano:"Prima o poi tu sarai come una di queste. Sta a vedere.".
Izzy invece era la solita ombra e sembrava quasi sparito, fino a quel momento.
-Qualsiasi sia il motivo, non limitarti a scappare, a volte i propri problemi si risolvono più facilmente se
affrontati e chiariti. Non lasciare niente di irrisolto, ti ferisci solo.- mi consigliò, osservando ancora fuori dalla
finestra e sbuffando ancora una sottile linea di fumo dalle labbra sottili ma invitanti.
-E tu non hai lasciato niente di irrisolto, per caso, nelle ultime due settimane?- sbuffai, lanciandogli
un'occhiataccia e facendo per alzarmi, ma me lo trovai di fronte, che mi fissava in silenzio, come al solito, ma i
suoi occhi erano ancora più intensi del solito. 
-Ti chiedo scusa per come ti ho trattata, per non averti spiegato chiaramente e per non averti seguita, ma non per
averti baciata...- la sua voce bassa mi accarezzò le orecchie, come un segreto che con difficoltà mi avesse voluto
rivelare, poi si voltò e guardai le sue spalle allontanarsi e scomparire in cucina senza aggiungere altro. 
Corrugai la fronte, senza sapere bene che fare...e senza capire.
Mi passai una mano tra i capelli annodati, posando la birra sl tavolino davanti al divano e decisi di andarmi a
fare una doccia per cercare di chiarirmi le idee. 
E poi l'orologio segnava che fra poco avrei dovuto iniziare il turno.








**************************************************************************************









La pioggia aveva disseminato le strade di pozzanghere che parevano quasi laghi dalla loro ampiezza. 
Se dal cielo non fosse caduta pioggia ma birra sarebbe stato davvero stupendo, ma non era così. 
I discorsi che si erano tenuti prima in casa di Bells mi rimbombavano nella testa, ma non sapevo bene che 
fare di tutto quello che si era detto e poi la scomparsa seppure temporanea di Izzy mi aveva fatto diventare
nervoso. Era chiaro come il sole (o la pioggia, più adatta in quei giorni) che tra lui e Jade fosse successo
qualcosa, ma io non ne sapevo nulla e lei non me ne aveva parlato.
Forse non era nulla di importante, insomma era Izzy, e Izzy...cazzo quando ci si metteva poteva essere un vero diavolo!
Mi grattai la testa, preoccupato più di prima. 
Mi infilai in un angolino dove la pioggia non arrivava e vicino all'ingresso dell'edificio, accendendomi una
sigaretta. Almeno la nicotina con i suoi poteri magici riusciva a rilassarmi, sebbene non quanto avrebbero fatto
belle canne, ma preferivo essere abbastanza lucido in quel momento, poi più tardi me le sarei fatte con comodo. 
-Hey, ma che ci fai ancora qui?
Jade mi osservava con aria accigliata da sotto l'ombrello rosso che le aveva prestato Bella, con i capelli raccolti,
la gonna corta che la faceva rabbrividire e il chiodo come unica protezione oltre all'ombrello contro la pioggia.
-Ti aspettavo.- assurdo quanto quella frase non fosse da me, come se io avessi mai dovuto aspettare qualcuna in
quelle condizioni, ma in quel momento era fottutamente vero.
-Dai, vieni sotto!- mi sorrise, lasciando che prendessi in mano l'ombrello per sollevarlo alla mia altezza e che
avvolgessi un braccio intorno alla sua vita, per non farla bagnare. La sentii rabbrividire a quel contatto e le 
abbassai il corpetto che si era sollevato sulla schiena, incamminandoci.
Alzò lievemente lo sguardo per osservarmi e i suoi occhi gialli si assottigliarono nei miei neri, mentre un sorriso divertito le appariva sul viso:-Sei fradicio, lo sai?
-Fradicio e sexy o solo fradicio?
La sua risata vibrò nell'aria facendomi sorridere.
Dio, non avevo mai sentito una risata come la sua. 
MI diede una leggera spinta, e lasciò che le afferrassi il braccio prima che si allontanasse.
Avrei voluto baciarla. Era così vicina che potevo sentire il suo profumo, che avrei potuto chinarmi e farlo.
-Che fai, ora? Ok, che sono fradicio e sexy, ma non ti ho dato il permesso di toccarmi, piccola!
E la lascia andare, mentre lei scoppiava di nuovo a ridere, stringendo a me per non cadere.
L'avrei baciata prima o poi, magari proprio quando rideva, perchè era la cosa più bella che avrei potuto
interrompere con una ancora più bella....



















****ANGOLO AUTRICE SCOMPARSA E RITROVATA****
Scusate la mia assenza ma sono stata davvero molto impegnata 
inoltre non sapevo come andare avanti e avevo paura che nessuno seguisse ancora la mia storia...
Insomma, sono una tipa che si fa prendere dalle paure anche quando no dovrebbe...
Perdonate eventuali errori di battitura o grammaticali...
E ditemi che ne pensate, perchè forse sono stata troppo dolciastra(?)
Per finire grazie a tutti quelli che continueranno a seguirmi, 
anche dopo la mia morte e resurrezione!
A presto e recensite, così saprò quanto piace questo capitolo...
Un grosso abbraccio J ;)






 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1742800