Segreti di corte

di controcorrente
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sorriso di dama ***
Capitolo 2: *** Soldato di ventura ***
Capitolo 3: *** Caccia ***
Capitolo 4: *** Libra ***
Capitolo 5: *** Ecce ancilla ***
Capitolo 6: *** Gargoyle ***
Capitolo 7: *** APATHIA ***
Capitolo 8: *** Specchio ***
Capitolo 9: *** Ombra ***
Capitolo 10: *** Topkapi ***
Capitolo 11: *** Bambola ***
Capitolo 12: *** Telaio ***
Capitolo 13: *** Sia benedetto il sonno ***
Capitolo 14: *** Il principe ***



Capitolo 1
*** Sorriso di dama ***


SEGRETI DI CORTE

 

SORRISO DI DAMA

 

Una dama, specie se di alto lignaggio, deve saper stare al proprio posto.

Accompagnare il proprio signore, mantenendo un passo indietro, immersa nella sua ombra.

Illuminare con la propria bellezza lo splendore della gloria del proprio sposo, muta compagna del dominio di colui che è e sarà sempre un compagno.

Sulpicia conosce questa legge da secoli.

E'uno dei ricordi che l'immagine sbiadita di sua madre le ha lasciato, pietra preziosa del diadema della sua vita immortale. Aro ha scelto bene la sua sposa...e lei lo sa, conosce bene il confine oltre il quale non è lecito andare. Le ha costruito una corte di gemme, lasciandole Corin a rallegrarle le sue giornate eterne.

Non esce dal palazzo da molto tempo, da quando il suo sposo ha punito la sorella con la morte...e lei ed Athenodora con questa prigione dorata.

Sulpicia sa.

Sa come funzionano le cose, anche dalla sua esistenza da reclusa. A differenza delle altre, non è estranea alle logiche del potere. I pochi ricordi della sua vita da umana, la vedono immersa nelle splendide e sanguinarie stanze dei palazzi di Roma, tra pompa e complotti. Ha imparato a tacere, a tenere per sé i pensieri che potrebbero nuocerle, a moderare le sue mosse, ad essere dignitosa ed altera, come una matrona imperiale.

Non gli nega nulla, l'ineffabile Sulpicia.

Lascia il suo corpo in balia delle blandizie che il narcisismo di Aro le offre, con un abbandono degno della migliore delle compagne e con la discrezione della più fedele delle confidenti.

Sa che tutto ha una durata.

HISTORIA DOCET aveva letto una volta, in uno dei suoi ricordi sbiaditi.

Aro però non sembrava d'accordo.

Vedrai, mia cara, che io sarò l'eccezione le aveva detto una volta, quando aveva letto quel pensiero.

Lei non aveva risposto.

Suo marito era così convinto che niente lo avrebbe smosso dai suoi propositi...e così era rimasta lì, docile, con quel sorriso di dama che voleva dire tutto e niente.

Sulpicia scuote il capo.

Aro può dire tutto quello che vuole ma questa volta ha torto. La sua unica fortuna è di essere maledettamente bravo a gestire il potere ed i suoi fratelli ma come è stato per i romeni, anche per lui ci sarà una fine. La regina lo sa, come sa che non muoverà un dito. Come Cassandra non poté niente contro la caduta di Ilio, così lei è del tutto incapace di frenare la rovina. L'unica cosa che può fare è seguire il narcisismo di Aro, accondiscendere a tutto quello che gli offre...custodendo i segreti che le mostra con quel sorriso di dama che vuol dire tutto e niente.

 

Dopo Mythos, ho deciso di fare un'altra raccolta. Questo è il primo capitolo, su Sulpicia. Non ho letto la guida di Twilight per cui chiedo venia per gli eventuali errori. Grazie a tutti coloro che mi hanno letto.

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Capitolo 2
*** Soldato di ventura ***


Ecco il secondo capitolo.

Buona lettura!

 

SOLDATO DI VENTURA

 

Santiago scivola nel corridoio.

La sua sagoma, alta e massiccia, getta lunghe ombre sui muri di tufo del palazzo dei priori. Il mantello rosso, in un torbido gioco di chiaroscuro, pare una strana e minacciosa macchia di sangue.

Nessun rumore giunge alle orecchie del vampiro.

Nulla che possa mettere in crisi la guardia.

Tutto tace.

Tutto è silenzio.

Santiago si gode questa quiete mentre occhieggia sornione i merli dell'edificio.

La pace di Volterra non gli dispiace affatto ma sa che è un momento.

Tutto si muove, anche nell'immobilità imposta dai suoi signori.

Basta un niente, per far uscir fuori gli screzi sommersi.

Un volo pindarico non richiesto.

Un gioco di potere troppo ambizioso.

I muscoli tremano a questo pensiero.

Non gli importa chi sia il nemico.

Lui è il braccio armato dei suoi signori...e, in fondo, mercanteggiare il proprio valore con la sicurezza che i Volturi gli offrono, non è un cattivo affare. Il servaggio ai tre sovrani del mondo dei vampiri è uno dei massimi onori che potrebbe richiedere nella sua vita raminga e, in fondo, quale miglior modo per esercitare la forza se non ponendosi al servizio di coloro che mantengono ordine in un mondo con regole tanto labili?

Per Santiago, le cose non cambiano molto.

Forse le armi, meno eleganti.

Forse il campo di battaglia.

Forse l'assenza di sangue, colpa dei corpi di pietra.

Ma che importa?

Che siano umani o vampiri, la guerra è guerra.

 

Questo secondo capitolo, è invece dedicato a Santiago che ho immaginato come un soldato di ventura. Ricordo che non ho letto la guida per cui chiedo venia per le eventuali imprecisioni. Vorrei comunque ringraziare tutti voi per la cortesia con cui mi avete recensito. Grazie a tutti.

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Capitolo 3
*** Caccia ***


Benvenuti a questo nuovo capitolo. Per chi volesse saperlo, questa raccolta non metterà i nomi accanto al titolo, limitandosi a lasciare tutto accennato. Il tema è il Rinascimento, colpa la serie sui Borgia di LA7. Ho messo Sulpicia e Santiago, due personaggi poco usati, per certi aspetti. Non so perché mi siano venuti, ma spero di aver fatto  un lavoro gradevole.

 

 

CACCIA

 

Sorride.

Demetri sorride.

In ogni occasione.

Sempre e comunque.

Lui è solo un corpo, che scivola via, immerso nel manto vermiglio, lungo un percorso imprevedibile, pronto a ghermire la preda con la stessa letale rapidità di un ghibbio. I suoi passi, invisibili all'occhio dell'oggetto della sua sete millenaria, diminuiscono la distanza illusoria che alla vittima pare uno spiraglio di salvezza.

I battiti giungono irregolari all'orecchio perfetto, sinfonia melodica ed immutabile di un eterno trastullo.

Il vampiro sorride affabile, il corpo avvolto da abiti di marca che lo rendono simile ad un indolente e un po' effemminato studente, celando con malizia la reale indole.

Nulla di più falso.

Nulla di più ingannevole.

Nessuno sa cosa aspettarsi da lui.

Solo Aro, che conosce i più intimi pensieri di ognuno potrebbe dire qualcosa...ma tace, divertito dallo spettacolo che l'ignoranza da sempre gli compare dinanzi agli occhi...e, in fondo, non c'è peggior nemico per un potente che la noia.

E la caccia, almeno per Demetri, è un gradevole sollazzo.

 

Aggiornamento abbastanza fulmineo, riservato al segugio Demetri. Ora non so se la cosa è abbastanza attinente al personaggio. La raccolta associa caratteri a tipi del rinascimento, che possono essere ruoli, passatempi o cose. Ovviamente, non dirò nulla a proposito dei vari aggiornamenti ma spero che sia divertente questo abbinamento. Avevo provato con Mytos ed ora provo con il rinascimento. Chissà cos'altro ne verrà fuori.

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Capitolo 4
*** Libra ***


Benvenuti, cari lettori. Vorrei dirvi che sono davvero lusingata dalle recensioni ricevute. Fatemi sapere cosa ne pensate, quando avete voglia, va bene?
 
LIBRA
 
Gli occhi accarezzano febbrili le gelide pieghe, alla ricerca di un segno.
Nessun calore pervade il suo corpo, gemello del proprio.
Lei non muta espressione.
Resta ferma, impassibile a quel tocco passionale.
Caius la contempla, perso in uno dei suoi momenti di stasi, quando l'aggressività lascia improvvisamente spazio alla riflessione. Da secoli è membro del grigio consorzio dei Volturi, fratello fedele del disegno dell'ineffabile Aro. Non rinnega niente delle scelte fatte. Tutto serviva per mantenere in piedi il dominio della stirpe di Volterra...eppure, quando vede la maniera in cui il fratello telepatico si serve dei suoi doni supplementari, non può fare a meno di essere frustrato.
Dell'aureo triunvirato immortale, lui solo non possiede nulla degno di nota.
Non ha lo sguardo malefico di Jane.
Non è in grado d'intorpidire i sensi come Alec.
Non sa incantare né suscitare terrore tramite sensazioni orribili.
L'unico elemento che conosce è una spiccata onestà nei confronti della Legge.
Per Caius, rappresenta un dogma, l'unico anello capace di imbrigliare la bestialità della condizione degli immortali e del soprannaturale. Con amore draconiano, ha imposto i suoi decreti, comminato le pene per i colpevoli, stroncato i recidivi.
Non ha poteri Caius e non apprezza chi le ha.
Li tollera...ma non nel suo seguito.
Non è un caso che Felix sia uno dei suoi favoriti.
Non può che ammirare la sua dote, spettro di un dono conquistato con l'impegno.
Lui stesso, in fondo, segue questa regola, ponendosi come elemento mediano tra due vampiri dotati di poteri supplementari...come l'anello della bilancia che la Giustizia marmorea di fronte a lui gli sta mostrando.
 
Anche questa shot è venuta così.
Caius non ha poteri ma mi è sembrato quello più fedele al rispetto della legge. Vi ringrazio per avermi letto e coloro che mi hanno recensito.La Libra è La Bilancia, per chi volesse saperlo. A presto.

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Capitolo 5
*** Ecce ancilla ***


Benvenuti a questo nuovo aggiornamento. L'interpretazione dei Volturi è un po'sui generis ma mi auguro che piaccia. Abbiamo visto alcuni personaggi che ho deciso di vedere in questo modo. Gli abbinamenti vengono così, in maniera assolutamente casuale.
 
ECCE, ANCILLA
 
Nessuno la guarda, mentre avanza sommessa nel minuscolo cortile del palazzo.
Gli occhi vermigli fissano costantemente il suolo, come se avesse paura d'inciampare, malgrado i sensi glielo impediscano.
Sussulta timorosa ad ogni presenza improvvisa, come una creatura che vive costantemente nel timore.
Ha un aspetto assolutamente banale.
I capelli scuri le coprono il viso tondo, mischiandosi al manto che porta sempre addosso, patetica protezione del suo corpo invincibile.
La Guardia la nota appena.
Non ha niente di rilevante, l'introversa Renata.
Parla poco, ride ancor meno.
Malgrado sia una vampira, non ha perso niente della sua insignificanza di mortale.
Quasi nessuno la nota, quando si aggira solitaria per l'edificio.
Qualcuno, talvolta, si chiede che cosa faccia, nei rari momenti di quiete.
Solo Aro lo sa ma fa lo gnorri.
Non la vede nemmeno lui, l'invisibile Renata.
Solo quando si deve preparare per una missione, la chiama.
Lei accorre prontamente, con il suo passo muto, di attesa.
Lui la guarda un momento, prima di sorridere.
-ECCE, ANCILLA- è solito recitare.
Renata fa schizzare per un attimo gli occhi alla sua persona, salvo poi calarli, come un docile animale. Non importa quanto sia insignificante agli occhi del mondo. Le basta lo sguardo penetrante di Aro per sapere quale è il suo effettivo valore.
La candida mano si avvicina a quella del suo signore.
Ecce ancilla Dominiè il suo pensiero, gemello e convinto della vampira.
Aro sorride, gonfio di orgoglio.
Lo scudo torna al suo legittimo proprietario.
 
Anche questo pezzo è fatto.
Abbiamo Renata, lo scudo personale di Aro. Ringrazio che recensisce e legge. Per il resto, alla prossima.

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Capitolo 6
*** Gargoyle ***


Benvenuti al nuovo capitolo della raccolta.

Alcuni abbinamenti vengono un po'strani ma io mi baso sull'impressione che ho avuto del personaggio, niente di più. La raccolta è venuta in questo modo, senza eccessive pretese. Ora vi lascio a questo nuovo pezzo.

 

GARGOYLE

 

Il paesaggio di Volterra stava lentamente volgendo al tramonto.

Le balze che si aprivano in precipizi, apparentemente senza fine, erano chiare e lucenti, simili a lame.

Felix fissava assorto quell'insieme di gole create dalla strana terra su cui si ergeva la città di dominio dei suoi signori. Se ne stava lì, a pochi passi dal baratro, a fissare il sole scendere lentamente per reclamare il suo giusto riposo.

Man mano che si allontanava, il mantello si faceva sempre più scuro, come una macchia.

Il vampiro guardava quel fascio di luce sparire piano piano...ed una lenta malinconia si insinuò in lui.

Aro, il suo signore, gli aveva dato il compito di andare ad affrontare i Romeni, insieme ad altri membri della guardia.

Chissà quanto tempo avrebbe impiegato per schiacciare il nemico, soddisfare i suoi padroni e tornare a Volterra.

Un'espressione cupa si disegnò sul suo viso a quel pensiero, rendendolo più truce del solito.

Chiunque lo avesse visto in quel momento, difficilmente lo avrebbe preso per un essere umano di fattura simile.

In quel particolare istante del giorno, con la pelle iridescente, appollaiato sulla balaustra naturale affacciate sulle balze volterrane, Felix, il più feroce dei Volturi pareva proprio come uno di quei Gargoyle che si vedevano nelle chiese medievali, quei mostruosi guardiani posti alle porte di un Signore che in pochi, pochissimi conoscevano di vista, tranne forse per le sue gesta...eppure fiero ed implacabile nel comminare le pene, raffigurate nel palmo omicida di quell'imponente e letale vampiro.

 

Breve shot su Felix.

I Gargoyle erano dei gocciolatoi dall'aspetto mostruoso. Si vedono tuttora nelle chiese medievali e servivano a scacciare via gli spiriti maligni. Ho usato stavolta l'ambientazione originale. Non Montepulciano ma Volterra.

Le balze sono un fenomeno naturale che si trova nei dintorni della città e per chi le ha viste, fanno un certo effetto. Si possono vedere su Internet comunque. A presto.

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Capitolo 7
*** APATHIA ***


Sono abbastanza ispirata in questo periodo.
Questa raccolta è venuta fuori in maniera assolutamente strana. Se avete letto Mytos, sapete che non amo i percorsi già praticati. Gli accostamenti si basano sull'impressione, nulla di più. Di conseguenza, è possibile che qualcosa non torni completamente. In ogni caso, non posso che ringraziarvi per avermi letto.
Siete molto gentili.
 
APATHIA
 
La preda lo guarda, senza vederlo.
Gli occhi sono velati da una strana nebbia, come quella che vede scendere all'alba.
Alec la fissa a sua volta.
Quanti anni avrà?
Quindici?
Sedici?
Non saprebbe dirlo. Potrebbe avere anche la sua stessa età, quando venne trasformato.
Ogni volta che vede le sue vittime inghiottite nel suo potere, Alec si chiede se il suo dono sia davvero un atto misericordioso, come aveva commentato una volta Marcus, le rare volte che scendeva dal suo ormai consueto stato di noia. La vittima non vede, non sente, non odora, non parla, non può percepire nulla al tatto. Nemmeno la sua dentatura di perla pronta a frantumare la pelle e le ossa di quel corpo di carne e nettare rosso.
Si chiede se il suo dono renderà quella preda immune al dolore...e rimpiange e benedice al tempo stesso la sua incapacità di leggere il pensiero.
Sarebbe semplice chiedere ad Aro.
Di certo, risolverebbe volentieri quella curiosità tanto leggera...ma Alec si astiene dal chiederlo.
Preferisce tenersi il dubbio, credere alle parole di Marcus, che il suo potere impedisce alle sue prede di soffrire.
La nebbia circonda le orecchie, la pelle, gli occhi, il naso.
Ha una consistenza densa, quasi lattiginosa.
Una carezza umida.
Quasi compassionevole...e quando pensa a tutto questo, l'animo di Alec si rilassa, concedendogli di calare la bocca sulla gola. La pelle si strappa senza far rumore ed il liquido cremisi gli scivola in gola.
La preda non si muove.
Non si divincola.
Non lo fa mai, quando è nell'abbraccio di Alec...e, vedendo quello spettacolo, l'animo del vampiro si placa. Se priva la vittima dei 5 sensi, le impedisce di sentire e quindi soffrire...per cui non gli serve interrogarsi sull'eventuale supplizio di quel corpo.
L'assenza di dolore è frutto dell'assenza della capacità dei sensi...e non è forse l'apatia, il vero dono di Alec?
 
Allora, questo capitolo è venuto così. Prima o poi, inserirò anche qualcosa su Marcus. Ho associato a lui il ricordo di Alec. Può sembrare strano ma a me, questo vampiro annoiato è sempre sembrato quello più propenso a pensieri di questo tipo. In ogni caso, sono tutte impressioni quelle che ho avuto. Spero che la raccolta vi piaccia.

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Capitolo 8
*** Specchio ***


Benvenuti a questo nuovo capitolo. Dopo Alec, ho deciso di inserire questo nuovo personaggio. Ringrazio tutti coloro che mi hanno letto, ovviamente.
 
 
SPECCHIO
 
Un'espressione di bambola svampita incornicia il suo viso di pallida gitana.
Gli occhi vermigli scrutano con divertimento i lineamenti riflessi, la chioma color mogano che esalta quel candore innaturale e perlaceo. Heidi accarezza la superficie serica del corpo di pietra che ormai le è proprio, la liscia stoffa dell'abito rosso che indossa.
Una sfumatura vermiglia, che sembra sangue...e gli occhi rubino scintillano a quel pensiero.
Tutti guarderanno il suo corpo.
L'espressione ammiccante, capace di accendere i lombi di mortali e dei vampiri.
Il sorriso di Heidi si allarga, senza sciupare l'armonia del viso.
I capelli scuri luccicano quasi alla luce delle fiaccole.
Gli occhi di vinaccia seguono le particolari sfumature della chioma, che scende giù, arrivando a baciare le natiche.
Heidi si delizia di questa visione.
Ama profondamente il suo corpo.
Lo ha sempre fatto.
Tutto trasuda in lei di perfezione.
I capelli.
Il viso.
Il collo.
I seni.
Persino i piedi sembrano usciti dalla mano di un artista.
Il riflesso, solitamente impietoso per chiunque, cede vergognoso alla sua presenza, pallida copia dell'originale.
La vampira ghigna a quella che, più che indice di superbia, altro non è che la pura e semplice verità.
Alla sua presenza, lo specchio depone le armi, ammutolendo alla vista di una simile bellezza. Heidi ne ride, palesemente lusingata da questa muta osservazione, che la galvanizza assai più degli sguardi concupiscenti degli uomini.
E' solo di fronte allo specchio che la vampira comprende l'effettiva portata della propria bellezza, la perfezione del proprio corpo, la malia di Eros capace di scatenare quella febbre, fuoco lascivo sotto la pelle dell'altro. Lei sola ne è immune ed è appunto guardando sé stessa che può affermare, per una volta senza malizia: Io sono bella.
Perché lo specchio non mente mai.
 
Questo pezzo è un omaggio alla bellissima e letale Heidi, l'acchiappamosche dei Volturi. Prima di fare la mia consueta chiacchierata, vorrei ringraziare Ginny_17 che ha recensito tutte queste flashfic. Mi sembrava doveroso e possibile, dal momento che è l'unica ad aver fatto tutto questo. Ovviamente, sono riconoscente anche a chi mi legge ma qui c'è un nome e mi pareva giusto citarlo. Ringrazio poi chi mi ha messo tra preferiti e seguiti.

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Capitolo 9
*** Ombra ***


Benvenuti a questo nuovo capitolo. Dopo Alec ed Heidi, passiamo ad un nuovo personaggio. Ovviamente, mi riservo dal fare annunci e cose simili. Non sono molto brava in questo.
 
OMBRA
 
Passi invisibili e muti.
Mantella grigia, color cenere.
Sguardo perennemente fisso su una macchia scura che si muove dinnanzi ai suoi occhi vinaccia.
Chelsea danza davanti, muovendosi con passo leggiadro e allegro.
Afton la segue, leggermente indietro ma non troppo.
Nessuno pare far caso alla sua presenza.
E'come invisibile, perennemente attaccato alle gambe snelle della vampira. Eppure è bello, ma questo fattore non interessa a nessuno. La bellezza è normale per gli immortali...ma in Afton risulta quasi sommessa ed impercettibile, come il suo inutile potere.
Afton sa tutto questo.
Da sempre è consapevole che non è un pezzo importante del coven di Volterra, eppure rimane lì, vicino alla compagna che, immancabilmente gli cammina davanti, con un perenne sorriso sul volto.
Non sadico come quello di Jane né lezioso come quello di Aro ma, in qualche modo, genuino. Afton non ha mai visto smorfie simili nei visi degli individui della sua specie e sa che non ha nessun valore per la collezione di Aro.
Eppure rimane, offrendo la blanda protezione del suo scudo alla compagna. Non la lascia mai, in nessun momento, godendo silenzioso della sua compagnia. Un rapporto insolito, per la corte dei Volturi ma Afton non pare interessarsene.
Che dicano e pensino ciò che vogliono di lui.
Gli basta il sorriso di Chelsea...tutto il resto è ombra.
 
Non so se è venuto bene. Ho letto che Afton non ha grossi poteri, a parte un blando scudo... e quindi sono rimasta fedele alla traccia. Come sempre ringrazio i lettori e vi do appuntamento al prossimo capitolo. Buona Pasquetta!

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Capitolo 10
*** Topkapi ***


Benvenuti a questo nuovo aggiornamento. Non so quanto potrà essere attendibile ma io mi baso su impressioni e sugli indizi che la Meyer dà. In ogni caso, vorrei davvero ringraziare tutte coloro che leggono questo esperimento. Onestamente, non so quanto possa piacere ma, come sempre ringrazio i coloro che hanno recensito questa raccolta. E'tutto nato in maniera assolutamente casuale, come lo è stato per Mytos. I vari personaggi sono venuti fuori da sé, come se niente fosse.
Ammetto che alcuni mi creano delle belle difficoltà.
Per il momento, grazie a tutti.
 
TOPKAPI
 
Athenodora cammina tra le colonne.
Il gioco di luci ed ombre del chiostro è uno dei pochi divertimenti che ancora ha. Quel mare di pietra scura e umida, leggermente incrostato dall'edera e dal muschio, ha qualcosa che tuttora la affascina.
Le pare di essere una principessa...anzi no, una regina.
Ha abiti magnifici di seta e oro.
Gioielli che fanno sfavillare la pelle eburnea, come se fossero monili indossati da una statua.
I capelli, lunghissimi, avvolti da stoffe magnifiche e nastri di porpora.
E'una regina...rinchiusa insieme alle sue sorelle dentro una prigione di pietra, in attesa dello sposo.
Pazienti attendono il loro arrivo.
Trepidano come canne scosse dal vento ad ogni loro comando.
Hanno tutto...ma sanno che ogni cosa può svanire via come se fosse fumo.
Non ricorda più la sua Bisanzio, Athenodora.
Ha lasciato la sua casa secoli fa...per finire in un magnifico palazzo baciato dal sole.
Lei, abituata al lusso, tende costantemente l'orecchio ad ogni moto insolito, scrutando i visi dei pochi simili che possono far loro visita con sguardo indagatore. In quello spazio angusto della torre, là dove sono confinate, Athenodora ha l'impressione di essere una di quelle femmine umane rinchiuse nel harem di quelle lontane civiltà d'oriente.
Un Topkapi, dove sente il potere senza sfiorarlo...lei, regina senza corona di un mondo vasto e ignoto.
 
 
Francamente, mi chiedo come sia potuta venir fuori una cosa simile. Il Topkapi era il palazzo delle mogli dei sultani ottomani a Istambul. Ho pensato ad Athenodora, per via di questo nome altisonante. Grazie a tutti voi che mi avete letto.
 
cicina

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Capitolo 11
*** Bambola ***


Benvenuti cari lettori. In questi piccoli pezzi, metto vari elementi dei personaggi dei Volturi, cercando di renderli meglio che posso. Io continuo a ringraziarvi per avermi letto...ed ora vi lascio a questa nuova lettura.
 
BAMBOLA
 
Lo vede divincolarsi, dimenare il corpo in maniera scomposta e frenetica.
Un laccio invisibile lo trattiene, in un abbraccio di fuoco che solo loro due possono vedere. Tutti gli altri assistono alla scena, mute comparse di una recita che dura da tempo immemore. Gli occhi vermigli della vampira con il viso di bambola sono sgranati, avvolti in uno stupore falsamente fanciullesco. Le urla rimbombano nell'atrio, rompendo la calma apparente di quel momento.
Lei non pare turbata della cosa.
Sembra avvezza a tutto questo, con quelle maniere da bambina tutt'altro che innocente.
La vittima continua a gridare, fin quasi a non aver fiato.
Jane però persegue nel suo trastullo, con quel sorriso demoniaco.
Gli occhi rossi sembrano avvolti da una nube color sangue che risalta terribile nel pallore del viso. La vittima si divincola, frenetica sotto l'abbraccio infernale della ragazzina ma è una lotta inutile, più simile ad una danza. Una di quelle uscite da qualche immagine pagana di baccanale. A Jane piace vederla. Le basta puntare lo sguardo su una qualche parte del corpo per far fare alla sua preda le mosse che lei desidera faccia...e, per qualche strano scherzo perverso, Jane in quelle occasioni torna all'infanzia che le è stata negata.
Eppure tutto non va secondo i suoi voleri.
-Mia cara- dice la voce di uno dei signori di Volterra- per il momento, puoi fermare il tuo sollazzo. Lascia che il nostro ospite risponda alle domande.-
Jane si blocca, spostando gli occhi verso colui che le ha parlato.
Aro è lì, in attesa che lei si allontani di un passo.
Un broncio infantile si disegna sul suo viso.
Non vorrebbe lasciare il gioco a mezzo. Non ama interrompere le cose ma non vuole far arrabbiare il suo signore...e fa come gli ha ordinato, con gli occhi in trepidante attesa.
E'tutto deciso.
Conosce la recita.
Aro è un padre attento alle sue creature e non vuole la loro infelicità.
Un sorriso candido, inquietante in quel contesto di sofferenza, prende posto sul volto di Jane.
Aro tiene a lei.
Non permetterà mai che rinunci al suo divertimento.
E'solo una pausa...prima che riprenda a giocare con la sua nuova bambola.
 
Jane è una figura piuttosto inquietante ed io l'ho resa nel suo lato infantile. Ringrazio chi mi ha letto perché questo pezzo non era per nulla semplice. Come sempre, ringrazio tutti voi che mi avete letto e la cortesia con cui avete recensito. A presto.
 

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Capitolo 12
*** Telaio ***


Benvenuti a questo nuovo capitolo. Curiosamente ho concluso l'ultimo della serie ma me ne mancano due perché possa mettere il punto FINE alla raccolta. In ogni caso, vi ringrazio per avermi letto.
Davvero strano.
In ogni caso, vi lascio questo pezzo. Buona lettura.
 
IL TELAIO
 
La stoffa danza sotto di lei, seguendo l'ordine dei fili della trama. Lo può vedere benissimo, grazie agli occhi rosso sangue a cui si è ormai abituata. Ognuna di quelle linee di stoffa segue una direzione ben precisa, che lei stessa ha voluto.
Il pettine li ordina e li dispone con cura, secondo il capricci della mano pallida. Chelsea ama passare le sue giornate al telaio. Per molti secoli, buona parte degli abiti delle spose dei Volturi proveniva dal suo telaio. Stoffe magnifiche, che hanno scatenato gli apprezzamenti più entusiastici da quelle femmine rinchiuse nella torre.
La vampira va molto fiera del suo operato.
Può affermare, senza mezzi termini, che il suo compito è ordinare. A suo piacimento e con il beneplacito dei sovrani, mette le cose dove desidera, rafforzandole ed indebolendole a suo giudizio e discrezione. Conosce bene l'egoismo della sua razza ed ha dalla sua il potere di allentare e rendere più spesse le relazioni tra i suoi simili...come se fossero fili e lei avesse in mano delle forbici invisibili.
Tutti la temono per questo.
Il sorriso di Chelsea si tende, forzandosi.
Tutti, tranne Afton.
Quel vampiro insignificante, che la segue con devozione ad ogni passo, ascoltando le sue chiacchiere, indipendentemente dall'argomento.
Chelsea non sa cosa pensare.
In tutta la trama di legami che controlla a Volterra, grazie al suo potere, non sa che posto dare a quella persona che la guarda come se fosse il sole. E'un filo fuori posto, che non riesce a definire.
Più volte, vorrebbe sperimentare il suo dono su quell'essere silenzioso e apatico...ma ci rinuncia, all'ultimo momento, ogni volta.
Qualcosa la impedisce di farlo.
Paura di perderlo o abitudine...chi può dirlo? Chelsea non vuole mai dare voce alla sua risposta né alla serenità che le procura la sua compagnia. Preferisce lasciare quel filo fuori posto, vicino al suo pettine.
La trama del suo telaio, deliziosamente imperfetta e disordinata, non le è mai parsa così bella.
 
Qui abbiamo Chelsea, con il suo potere terribile. Vi ringrazio per avermi letto finora. Mancano almeno due shot prima della fine della raccolta.

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Capitolo 13
*** Sia benedetto il sonno ***


SIA BENEDETTO IL SONNO
 
Avignone 1348
 
Non sono mai riuscito a dimenticarla, malgrado sappia che questo sentimento è sbagliato per le nostre rispettive condizioni. Non posso, non devo, non voglio dimenticarla.gli aveva detto, con voce pregna di tormento.
La chiesa era gremita di persone.
Poteva vedere distintamente tutti i membri della famiglia.
I genitori.
I figli.
Il marito, con quel corpo vecchio e pesante, piegato in una smorfia di dolore...e lui, invece, celato nell'ombra come un reietto.
Il Requiem suonava mesto, rompendo l'aria.
Non ho potuto dirle addio. Non è consono. aveva continuato a dire l'uomo, nascosto dietro alla colonnaHo girato tutto il mondo conosciuto, ho toccato la carne di tante altre donne, nella speranza di poter avere l'illusione di accarezza il morbido velluto della sua pelle...ma Laura si è fatta d'aria ed ora è fuggita via da me.
Marcus non rispose alle parole di quello straniero venuto da lontano.
Il suono gli arrivava, rimbombando dentro come in una cassa di risonanza. Guardava senza emozioni la sua angoscia, specchio imperfetto del suo dolore immortale. Quel Francesco Petrarca pareva dilaniato da quella sofferenza ma non poteva, né voleva aiutarlo.
Aveva perso la sua donna, una certa Laura che aveva amato a distanza, corroso dai sensi di colpa per quello stesso sentimento...ma Marcus non sentiva alcuna comprensione nei suoi confronti, benché fossero entrambi in una situazione in fondo simile...no, non era uguale. Quel poeta avrebbe potuto sognare la sua donna e vivere, grazie alla magia di Morfeo quei momenti felici che la realtà gli aveva negato...ma lui, Marcus, cosa aveva?
Mai più avrebbe toccato la mano di sua moglie.
Mai più avrebbe baciato quella chioma nera e ribelle.
Mai più avrebbe baciato quella bocca colma d'amore e di luce nella sua vita pallida.
Sia benedetto il sonno, dono dei mortali/ Sia maledetto il sonno che non mi è concesso e che mi tiene lontano da te mia sposasi ritrovò a pensare, maledicendo la sua condizione...ma le forze erano sempre più deboli.
Lui, considerato il santo liberatore dai vampiri nella città di Volterra, altro non era che un farabutto...perché, malgrado tutti i suoi poteri non aveva salvato la sua Dydime. L'apatia tornò, più forte di prima. Marcus non vi si oppose questa volta. Lo aveva fatto per tanti secoli ma non aveva tratto nessun beneficio. Il dolore era lì, a ghermirlo con spine di fuoco ogni singolo istante, malgrado le parole di Aro, malgrado la comprensione di Aro...la bocca del vampiro si torse in una piega amara. Suo fratello era un attore nato e sapeva che, dietro tutto questo, doveva esserci la sua mano...ma che fare? Vendicare Dydime? Lei amava sinceramente suo fratello...no, non poteva. Se fosse stato un altro immortale, diverso da quello che era, avrebbe ucciso l'assassino della sua compagna...ma lui no, non poteva farlo. In qualche modo, sentiva che avrebbe tradito l'amore della compassionevole Dydime
E così tentennava, diviso tra vendicare e non vendicare la sua donna...immerso in quel limbo di inattività che lo stringeva sempre più, come le spire di un serpente. E Marcus lo sapeva, lo sapeva bene...eppure perché decidere, distruggendo la memoria di sua moglie o la vita dell'unico suo parente rimasto in vita? Era meglio maledire la sua impossibilità di sognare, giacché, come vampiro le era precluso anche l'uso di fantasticare possibili scenari futuri...lui, creatura senza tempo né sogni.
 
Dopo molti tentennamenti, ho deciso di parlare solo di Marcus. Ho pensato però di metterlo a conoscenza dell'identità dell'assassino di sua moglie, riproponendola alla mia maniera. Non so se convince ma spero di sì. L'uso di Petrarca è puramente voluto, mentre la morte di Laura è datata in maniera esatta, stando alle notizie del poeta stesso. Grazie a chi mi legge e al prossimo ed ultimo capitolo.
 
 

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Capitolo 14
*** Il principe ***


IL PRINCIPE
 
Per ottenere il potere, è necessario essere golpe e leoneera solito dire il saggio autore del Principe.
Aro aveva studiato a fondo il manuale di quel bizzarro fiorentino, sorprendendosi di come un umano avesse potuto concepire nel pensiero suggerimenti tanto mirabili...poi però la sorpresa scemava, quando teneva conto che la vita di quel soggetto e dei suoi contemporanei non aveva saputo mettere in pratica simili riflessioni.
Eppure era così semplice! si ritrovava a pensare.
Come avessero potuto quelle patetiche creature non applicare quei concetti, era per Aro un autentico mistero. Con spirito scientifico, lui aveva seguito tutti i suggerimenti di quel tale Machiavelli, quando aveva deciso di spodestare il clan rumeno. Aveva applicato tutte le basi della strategia facendo leva sull'assoluta mancanza di diplomazia di Vladimir e Stefan.
Lui li aveva usati e funzionavano benissimo.
Era grazie a quelli se ora governava tutto con tale sicurezza...e allora come si spiegava il fatto che gli umani avessero disdegnato una simile saggezza, preferendo rimanere divisi, ognuno nel proprio orticello? Magari preferiscono la Mandragora era solita dirgli Sulpicia, quando assisteva ai suoi attimi di sconforto...ma Aro, nel suo delirio di esteta, si rifiutava di accettare che una commedia sconcia fosse migliore di un gustoso manuale di teoria politica.
Più volte, aveva provato a vedere cosa ci trovassero gli altri in un simile spettacolo...ma lui non vedeva niente.
Preferiva il Principe.
I consigli per conquistare il potere funzionavano egregiamente ed anche quelli per mantenerlo erano di ottima natura. Un vero peccato che avessero trascurato un così alto genio ma, forse si ritrova a pensare Aro questo libro non era destinato agli umani ma ai vampiri. E forse è vero...o almeno così ritiene che sia, dall'alto del suo trono. Ha Caius e Marcus come fratelli...ma tanto lo sanno tutti come lo sa lui, del resto.
Dei tre, solo Aro è il vero principe.
Ed è giusto così...ora e sempre, caro Niccolòpensa il vampiro, sfogliando il libro consunto.
 
Allora, con questo capitolo, si conclude la raccolta Segreti di Corte. Aro era il giusto personaggio che serviva per finire tutto questo. Ovviamente, ringrazio tutti coloro che mi hanno letto. Amo molto i personaggi secondari nelle storie, anche se talvolta sono poco seguiti, rispetto ai protagonisti. Vorrei ringraziare tutti voi per avermi letto.
 
cicina

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