fangirl alla riscossa (delirium)

di marine the racoon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** aiuto, sono rinchiuso in casa mia! ***
Capitolo 2: *** L'attacco finale ***



Capitolo 1
*** aiuto, sono rinchiuso in casa mia! ***


La vita era tranquilla per Jeff the Killer, il giorno dormiva e restava sdraiato sul divano a guardare la tv o giocare ai videogame, ma la sera girava per le strade in cerca di vittime da uccidere.
Ultimamente si è dovuto trasferire in Italia, perché la polizia stava per capire che era lui dietro tutti quei omicidi. Si trasferì in una villa che era stata abbandonata, isolata dalle città e quella più vicina, Montemurlo, distava 25 km.
Era una villa antica, di pietra, con il tetto a tegole.
Fuori sembrava proprio abbandonata: assi di legno alle finestre, giardino pieno di erbacce e non curato, e alcune tegole in terra.
Dentro invece era curato: era tutto ridipinto di rosso sangue e i mobili erano tutti di legno scuro.
Anche le porte erano di un resistente mogano scuro con pomelli di ottone dorato. La casa era vicina al bosco, in modo da poter incontrare facilmente il suo migliore amico, Slenderman o Slendy per gli amici. Insomma, tutto sommato aveva una vita tranquilla.
Ma una notte in cui era andato a uccidere, non si accorse di essere seguito, e che quella persona lo seguì fino a casa sua.
Il giorno dopo alle 10.00, Jeff stava giocando alla Playstation 2, quando sentì bussare.
Jeff guardò l’orologio “Le 10.00? E chi è a quest’ora?” – Jeff, sono Slendy, apri, devo dirti una cosa –disse una voce da uomo ma roca. – Hey Slendy, cosa è successo? Hai la voce roca - - Ehmm…Mi è venuto il raffreddore -.
Jeff andò ad aprire, e quello che vide lo atterrì. Più di 1000 ragazze erano radunate davanti casa sua. Alcune reggevano cartelli con scritto Jeff ti amiamo, o Sposaci Jeff, altre ancora avevano una maglia bianca con scritto in nero Ti amo Jeff o I <3 Jeff!!.
Jeff capì subito che erano fangirl. “Come sono riuscite a trovarmi?” si chiese.
Le ragazze, che stavano tutte parlando fra di loro, quando lo videro iniziarono ad urlare il suo nome o semplicemente gridare.
Una ragazza con i capelli mori scuro che gli arrivavano al collo, mossi e stizzosi, che indossava degli occhiali dalla montatura celeste come i suoi occhi e punteggiata qua e là da brufoli salì su uno sgabello e prese un megafono. Era di statura media, ed era leggermente secca. Indossava felpa, pantaloni e scarpe nere. “Una dark? Qui?” mi chiesi allibito.
La ragazza accese il megafono e parlò: - Hey, guardate, eccolo, PRENDIAMOLO!! -. Le ragazze urlarono più forte e si precipitarono verso di lui.
Lui tirò fuori il coltello, e loro si fermarono e si zittirono, sempre continuando a fissarlo, come avvoltoi con la loro preda. “Bene, si sono fermate, vediamo se riesco a fuggire” – State indietro, o vi uccido tutte! -.
Le ragazze, dopo un momento di silenzio, iniziarono ad urlare: - UCCIDI ME! UCCIDI ME! – e si dimenavano a destra e sinistra.
Jeff iniziò ad avere i sudori freddi. – Ma voi siete pazze! – (fate la pronuncia alla calabrese) – SIIII, SIAMO PAZZE DI TEEEE! -, e ricominciarono a correre verso di lui.
– AAAAH, NO, STATE LONTANE DA MEEEEE! -, e si rinchiuse in casa, chiudendo a chiave la porta e mettendoci davanti dei pesanti mobili.
Ansimando, tirò tutte le tende e si rifugiò al primo piano.
Da lì, stette ad osservare dall’unica finestra senza tende della casa la folla rumoreggiante di ragazze perverse, pronte a stuprarlo.
Nel pomeriggio, verso le 16.00, le ragazze erano ancora lì. Avevano montato le tende e tutto il necessario per il campeggio.
– Maledizione, hanno deciso di restare! Ed ora cosa faccio? -, poi vidi una figura nera ed alta arrivare dietro la folla. Era Slendy!
All’inizio fui sollevato nel vederlo, lui avrebbe saputo cosa fare, ma riguardando la folla capì che non ce l’avrebbe fatta a passare.
Jeff cercò di attirare la sua attenzione gesticolandogli di andarsene, ma non ci riuscì. Invece attirò l’attenzione della capogruppo, quella con il megafono, che si girò e vide lo Slenderman andare verso di loro. Lei accese il megafono ed urlò: - Ragazze, c’è Slenderman, il migliore amico di Jeff! -. Tutte si girarono.
Lo fissarono. Lui ricambiò lo sguardo e chiese: - Cosa c’è, ho una macchia sul vestito? -.
Tutte si lanciarono contro di lui.
Jeff non resistette ed aprì la finestra urlando: - SLENDY, SCAPPA! SALVATI! -.
Lui mi guardò come per chiedere cosa stessi dicendo, quando le prime ragazze gli furono addosso.
Lui quasi cadde, perché loro si LANCIARONO contro di lui, saltando e appiccicandosi ai suoi vestiti.
Fece venire fuori i tentacoli e se li levò di dosso, tenendole prigioniere in aria, ma anche le altre lo avevano raggiunto e gli saltarono addosso.
Essendo davvero in tante, lui cadde per terra, e anche quelle che stavano per aria, imprigionate dai tentacoli, si liberarono e ritorarono all’attacco.
Lui cercò di levarsene il più possibile di dosso facendo comparire più tentacoli possibili e in contemporanea cercare di alzarsi e scappare, ma ne levavi 1 e 2 ne prendevano il suo posto.
“Cosa diavolo sta succedendo? Chi sono queste? Perché mi attaccano? E PERCHÉ NON RIESCO A LIBERARMI DI LORO?!”.
Alla fine, lui e tutti i suoi tentacoli vennero legati e fu trascinato in mezzo all’accampamento, accanto al falò che avevano costruito per la sera.
E venne presto, visto che la battaglia finì alle 19.35.
Venne acceso, e tutte si disposero a cerchio intorno ad esso, lasciando però all’interno Slendy e la loro capogruppo.
Jeff era ancora alla finestra, aperta, e guardava quello che stava succedendo mangiano un sandwich, preoccupato per quello che sarebbe successo al suo amico.
La capogruppo camminava avanti e dietro davanti Slendy, e lui guardava per terra.
Le altre stavano a 2 metri di distanza da loro, attente.
Notò che stavano tutte vicine, che si sfioravano se non proprio toccare il braccio della loro vicina.
La capogruppo giocherellava con aria minacciosa con il megafono.
All’improvviso, si ferma davanti a Slendy. Anche da lassù, Jeff riuscì a sentire quello che dicevano. – Allora, così sei il migliore amico di Jeff! - -…- - Dimmi come entrare in quella casa - - … - - Rispondi, o passerà alle maniere forti - - E quali sarebbero? – chiese lui, alzando la testa e guardandola in faccia.
Lei si mise l’indice sul labbro inferiore e alzo la testa verso il cielo, mettendosi di profilo rispetto a Slendy. Con fare innocente chiese: - Secondo te gli scienziati del progetto Haunt sarebbero felici di rivedere il loro esperimento? Perché, guarda caso, ho il loro numero di telefono, e verrebbero immediatamente con le loro nuove tecnologie per riprenderti ed essere sicuri che tu non scappi più -.
Slendy iniziò a tremare e sudare freddo, ed iniziare ad agitarsi cercando di liberarsi da quelle corde. – Stai bluffando, non è possibile che tu abbia il loro numero! Non è possibile! NON è POSSIBILE!! -.
Lei tirò fuori il suo cellulare, un Nokia 700 con il dorso blu e la figura di un piccolo procione appiccicata sempre sul dorso.
Iniziò ad aggergiarci e poi fece vedere lo schermo a Slendy.
Lui iniziò a tremare ancora di più, cercò di mordere la sua mano ma lei la ritrasse troppo velocemente per essere presa.
Lui iniziò a dimenarsi avanti e indietro, destra e sinistra spingendo con tutto il corpo, anche con i tentacoli. Tutte le ragazze si fecero più vicine, pronte a ricatturarlo se ce ne fosse stato bisogno, ma la capogruppo rimase ferma ed impassibile, con un espressione vuota, quasi assente sul volto.
Jeff quasi la stimò per il suo temperamento calmo, freddo e distaccato.
Lei disse: - Su, su, non fare così, non li chiamerò -. Lui smise di agitarsi. – Se mi dirai come entrare in casa di Jeff -. Slendy sbuffò. – Sei veramente malvagia! -.
Lei lo guardò in modo derisorio e scoppiò a ridere. La usa risata metteva i brividi: era acuta, lenta e cadenzata, ma aveva qualcosa di pazzo, malvagio e che sfiorava l’isteria.
Quando smise di ridere (in realtà quasi subito, considerò Jeff) gli disse: - Io non sono malvagia, sono solo pazza! Ed ora mi dirai come fare a entrare in quella casa, altrimenti… - - Ok, te lo dirò, vieni più vicino che te lo dico in un orecchio - - Hmmm…Non credere che non conosca questo trucco! Farò in un altro modo! -.
Si girò, andò da Jeff e gli disse: - Chiudi quelle finestre, dobbiamo dirci cose segrete e importanti! -.
Jeff gli mostrò il dito medio.
Lei fece il gesto dell’ombrello terminante con antenna (dito medio).
Jeff ringhiò di rabbia.
Lei rise di nuovo. Jeff gli disse che era una cretina, e lei prese un sasso e glielo lanciò contro.
Jeff lo schivò: - COSA C**** FAI?! - - CHIUDI LA FINESTRA! - - NO! -.
Lei tirò un altro sasso, e stavolta beccò Jeff in fronte. – Ahia, maledetta, aspetta che scendo! – e feci per dirigermi alla porta, ma nello stesso instante tutte le ragazze, che erano sedute ma stavano guardando la scena, si alzarono e corsero alla porta.
Anche se non era alla finestra, Jeff intuì cosa stava succedendo lì fuori e tornò alla finestra, arrabbiato ed esasperato.
La capogruppo era ancora lì, ad aspettarmi, con un ghigno stampato in faccia.
Mi fece salire ancora di più il nervoso.
Tutte le altre, intanto, si rimisero esattamente al loro posto, come se si fossero messe d’accordo sulla disposizione da avere, e si rimisero intorno al fuoco.
La capogruppo richiamò la mia attenzione e disse: - Ora, chiudi quella finestra se non vuoi altre sassate -.
Jeff sbuffò. – Ma non dovrei piacerti? - - Si, e allora? - - Come faccio a saperlo se mi ami davvero se mi tiri i sassi? - - Mi consola il pensiero di te che cadrai presto nelle nostre mani -.
Le altre ragazze alzarono il pugno sinistro al cielo e gridarono YEEEEEH! La cosa fece rabbrividire di paura il povero Jeff.
“Ma è assurdo” pensò, “Sono Jeff the Killer, uno spietato serial killer, e sono rinchiuso in casa mia per paura delle fan girl che non aspettano altro di entrare per prendermi?! E STO AVENDO PAURA?! Assurdo!” Comunque alla fine Jeff chiuse la finestra e guardò l’orologio. Erano le 23:03.
All’improvviso una pesante sonnolenza lo prese.
Cercò di restare sveglio, ma aveva troppo sonno, così mise la mascherina nera sugli occhi, presa dalla tasca dei pantaloni, dove la teneva sempre insieme ai suoi coltelli, e si addormentò sul tappeto, per terra, in mancanza di un divano o un letto.
Intanto, fuori dalla casa di Jeff, la capogruppo andò da Slendy, ancora legato e seduto in terra, e gli disse: - Ok, ora puoi parlare a voce alta - -….Cavoli, ed io che volevo fregarti! - - Lo immaginavo, quindi parla! - - Ok, ok. Allora, se andate sull’altro lato della casa e guardate attentamente il muro, troverete una porta di pietra. Apritela, sempre a dritto, alle 3 scale quella a destra e aprite la botola. Se è una porta, avete sbagliato e dovete tornare indietro. Vi ritroverete al piano più basso. Da lì sarà facile trovare l’entrata per il piano terra e così via - - Grazie. - - Ora liberatemi - -…In realtà non ti libererò -.
Lui ricominciò a sudare. Oramai era zuppo. – Avevi detto che non li avresti chiamati! - - Infatti! -. Slendy sospirò di sollievo. La capogruppo aggiunse: - Chiamerò Sonic e gli dirò che potrà fare tutto quello che gli pare - - Sonic the Hedgehog o L’altro? - - L’altro -. Lui sbiancò e iniziò ad agitarsi. – No, no, no, no, NO, NO, NOOOO!!! NON LUIIIII!!! -.
La capogruppo rise di nuovo, accompagnata stavolta da tutte le atre, e si mise al telefono.
Discusse un poco, poi chiuse la chiamata e andò a parlare con due ragazze delle file del cerchio indietro. Intanto, Slendy pensò a darsi alla fuga, quindi si distese sul petto e iniziò a strisciare.
Non poteva aiutarsi con i tentacoli perché erano stati legati tutti insieme, sulla schiena, insieme alle mani.
Una ragazza se ne accorse e chiamò la capogruppo.
Lei si girò, lo vide, e corse a fermarlo e rimetterlo dove era, legandolo anche ad palo lì vicino.
Arrivò presto Sonic, o detto realmente Alphonso, con un ape verde metallizzata.
Scese ed andò dal capogruppo. – Eccomi. Allora, dov’è? – chiese, sfregandosi le mani.
Lei fece una faccia disgustata e indicò Slendy.
Tutte le altre invece avevano una faccia adorante, perché a quasi tutte piaceva lo Yaoi.
Slendy, quando la capogruppo lo indicò, tirò un urlo da femmina terrorizzata e cercò di scappare.
Alphonso lo slegò dal palo e lo legò all’ape, disteso in modo che non potesse fuggire, supervisionati dal capogruppo e aiutati dalle altre fangirl.
Alphonso salì sull’ape, salutò tutti e partì. Slendy, prima di sparire, urlò: - VI STUPRERÓ TUTTI, VE LO PROMETTO! VI STUPRERÓ! – e poi sparì con l’ape.
A quel punto, quasi tutte le ragazze andarono a dormire, facendo i turni di guardia alla casa.
Inizio Angolo Autrice:N.B: Per chi non lo sapesse, Alphonso ha la brutta abitudine a stuprare tutti. Quindi, caro lettore, stuprerà anche te. Non sto scherzando. Si, certo, mandami pure a quel paese, ma poi non venite a piangere da me, io ti ho avvertito. E farà di tutto per stuprarvi. Se fossi in voi rinforzerei la porta e chiuderei a chiave. E niente finestre. *All'improvviso....*
*Si apre la porta*
Sl(Slendy): ANGELICA!
io:si?
Sl: MI HAI FATTO STUPRARE DA QUEL...QUEL...*arrabbiato*
io:Si, eeh...?
Sl: ORA SUBIRAI QUELLO CHE HO SOFFERTO IO! *inizia a sbottonarsi i pantaloni*
io: O_O Merda!*apre la finestra e corre via da lì, inseguita dai tentacoli di Slendy. Appare Jeff con un coltello in mano*
J: HEY, LEVAMI QUEL PASTICCIO O TI FACCIO A FETTE!
io: *si mette dietro Jeff, e i tentacoli per sbaglio prendono lui invece che me*
J:Cosa? NO! *I tentacoli ritorano al propietario insieme a Jeff*
io:Buon stupro ^^*corre via* Hihihihihi!Fine Angolo Dell'Autrice

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Capitolo 2
*** L'attacco finale ***


Il giorno dopo, mentre Jeff dormiva, tutta la truppa fangirl trova la porta, riesce a superare il labirinto di pietra con indicazioni di Slendy e salgono al primo piano.
La capogruppo lascia un piccolo gruppo armato di bastoni, in modo che se fosse arrivato qualcuno loro avrebbero lanciato l’allarme.
Arrivarono ad una porta.
Provarono ad aprirla. Era chiusa.
Li accanto però c’erano 2 leve.
Una era targata con il numero 4, l’altra con il numero 5.
Sopra alle 2 leve, stava una targa in ottone. Sulla targa c’erano delle scritte.
– Il risultato di 2+2 è…5! – lesse e rispose la capogruppo.
Tutte la guardarono in modo strano.
– Si, è 5! Su, tira la leva del 5! – disse a una ragazza biondina, con capelli lunghi fino alla schiena lisci, magra, con occhi azzurri e la maglietta I <3 Jeff.
Lei, che era davanti alle leve, lanciò alla capogruppo uno sguardo di come se fosse pazza e tirò la leva del 4. Improvvisamente il pavimento si aprì sotto di lei e finì così su spuntoni di ferro lunghi 2 metri da terra e spessi uno. Potete immaginare come finì la ragazza.
Ammutolimmo tutte, e guardammo verso di lei, fino a che il pavimento non si richiuse su quella scena cruenta. Andai io lì, e tirai la leva giusta.
Si sentì il rumore di una serratura che scatta. Provai ad aprire, e si aprì.
   Dava su una stanza dove c’era semplicemente una scala a chiocciola che portava la piano di sopra.
La stanza era di colore rosso sangue, invece quelle era sola e semplicemente pietra, senza ornamenti, con solo qualche lampada spoglia qua e là.
E quella stanza aveva 2 quadri. Salendo, le ragazze poterono ammirare il primo.
Era Jeff prima dell’incidente.
Aveva i capelli castano chiaro, pelle un poco più chiara di noi italiano e magnifici occhi celesti.
I capelli, lunghi fino alle spalle, a caschetto e amabilmente un poco arruffati, gli incorniciavano il volto dal mento affilato.
Nella foto stava sorridendo.
La foto dopo era in cima alle scale, ed era sempre Jeff, ma al giorno d’oggi.
Gli stessi capelli, ma corvini per via del fuoco che li ha anneriti, faccia cadaverica per via della candeggina che gli ha bruciato il viso, occhi cerchiati di nero per via delle palpebre bruciate, pupille super strette per la troppa luce, bocca tagliata ai lati per semplice scelta di Jeff, in modo che potesse sempre sorridere. Continuarono il cammino.
Si aspetteranno di trovare altre strane porte mortali, ma arrivarono all’ultimo piano.
Andarono dove Jeff si era rinchiuso, e davanti la porta trovarono Sally.
La bambina li guardò. All’inizio sembrava spaventata, poi capì che eravamo lì per Jeff, e sorrise.
– Vi aspettavo, è qui dietro. Spero lo torturiate come si deve! Così impara a infastidirmi e staccare le teste alle mie bambole! – disse, ed aprì piano la porta.
Entrammo silenziose. Era ancora lì, che dormiva.
Lo prendemmo e lo portammo fuori, in una delle nostre tende, e lo legammo ad un letto.
   Quando si svegliò e vide che era legato, iniziò ad agitarsi.
–Fai pure come vuoi, tanto oramai sei nostro! – disse la capogruppo, entrando.
– Cosa mi avete fatto? – chiese Jeff, spaventato.
– E dov’è Slendy? - - Probabilmente sarà andato a suicidarsi - - Perché? - - L’ho fatto stuprare da Alphonso - - NOOOOOO! POVERINOOOOO! D: - - E per rispondere alla domanda m°1: abbiamo usato la magia nera per legarti a noi fangirl - - COSA? – disse, con voce stridula e insterica. – COSA AVETE FATTO?! - - E non puoi ucciderci, non perderemmo neppure un filo di sangue - - AAAAAH! QUESTO È UN INCUBO! VOGLIO SVEGLIARMI! - - E invece è la realtà! – rispose la capogruppo, che andò a sedersi accanto a lui e gli tirò su la felpa, mostrandogli il segno di un pentagono con il disegno di un occhio al centro, il tutto inscritto in un cerchio.
Jeff urlò e lei rise.
Gli fece vedere lo stesso simbolo sul suo braccio destro.
– Tutti quelli che lo avranno sono tuoi padroni, Jeff.
Chi lo desidera può passare ad un altro il suo potere.
– Jeff continuò ad urlare.
All’improvviso un BIP BIP lo fece svegliare nel suo letto, non legato e con il suo pigiama rosa.
Spense la sveglia e pensò: “Sono qui! Sono salvo!”, poi andò a cambiarsi per la giornata.
Ma quando si levò la maglia vide il simbolo sul suo petto liscio, bianco e asciutto. Urlò.
Cercò di levarselo con dell’acqua.
E ci riuscì.
Jeff non capì: se era un marchio, perché se n’era andato? All’improvviso gli venne un sospetto.
Prese un altro specchio e si mise in mezzo ai due per vedere completamente la schiena.
Come sospettava: c’era la firma di Slendy dietro.
Jeff sorrise. Ma quello non sorriso di allegria, ma di pura malvagità.
Si lavò. Chiamò Alphonse e gli disse di venire alle 10.00 con cordame e l’ape.
Poi telefonò a Slendy e gli disse di venire alle 9:55.
Arrivò in orario. – Ciao Jeff, perché mi hai chiamato? - - Perché mi hai disegnato sul petto e sulla schiena? - - Per farti uno scherzo - - E come hai fatto ad entrare? - - Avevi lasciato una finestra aperta -.
All’improvviso i rombi di un ape parcheggiarono davanti la casa.
Jeff va ad aprire ritorna dentro casa e lega Slendy. – hey, perché mi hai legato? - - Ora vedrai – e fischiò ad Alphonse.
Lui entrò, tutto eccitato.
Jeff gli diede un biscotto.
Lui lo sbranò. Poi prese Slendy e lo caricò sull’ape verde metallizzata.
– Perché? Perché mi stai facendo questo? Bastardo, eri come un fratello per me! - - Così impari a fare scherzi del genere - - Bastardo, ricordati, TI STUPRERÓÓÓÓ! E ANCHE TEEEE!! – rispose, indicando prima Jeff e poi me, la scrittrice.
Io gli risposi facendo il dito medio, mentre l’ape spariva per la strada da dove era venuta.
Jeff si girò verso di me. – E tu cosa ci fai qui? -.
Io mi giro e, mentre scompaio, gli dico: - Tu non hai visto niente! (alla pinguini di Madagascar) e poi sparisco completamente.
Jeff rientrò in casa e riprese la sua solita, tranquilla routine.
FINE



Inizio Angolo Autrice
Jeff: Autrice, perché hai messo il simbolo nella storia?
io:*gli mostra il braccio destro con il simbolo*
J:indietreggia pieno di orrore*
Io:*si lecca un dito e fa scomparire il simbolo sfregandolo* scherzetto ^^
J:*prende il coltello* Te lo do io lo scherzo! *corre verso di lei*
io:*Riapre la finestre e rifugge* Adios cari lettori!
Fine :3

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