I colori del guerriero

di Nocturnia
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Aurora di sangue ***
Capitolo 2: *** Vite incrociate ***
Capitolo 3: *** La moneta del ricordo ***
Capitolo 4: *** Senza nome, senza volto ***



Capitolo 1
*** Aurora di sangue ***


1
Disclaimer: Rigardo, Easley e tutti gli altri personaggi appartengono a Norihiro Yagi, al suo editore ed a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell’autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto


Aurora di sangue


È un ammasso di cenere e polvere quello che si offre ai tuoi occhi artici, lo schiocco del legno bruciato e il lezzo di una consapevolezza divorante.
Spazzi la piana di Pieta con un sorriso asimmetrico e durissimo, sottile fin quasi diventare il taglio di una lama.
Il vento gelido artiglia le case rimaste, lasciando che il loro scheletro esangue risuoni a morte.
Vorresti respirare, ma c'è qualcosa - un pugno, un cozzo implacabile - che sprofonda nel tuo petto, lasciando che l'apnea della sofferenza te lo renda impossibile.
Abbassi gli occhi solo per incontrare un grumo sanguinolento di carne e pelo, unghie divelte e zanne scheggiate.  
È un ringhio sordo, gutturale, così distante dalla tua natura di centauro e Abissale, quello che ti esce dalla gola contratta, al cielo l'ultimo ruggito d'agonia di un leone che per te ha sacrificato tutto.
Persino se stesso.

"Tu non sei il numero uno."

Pieta è silenziosa, levigata dallo scontro di centinaia spade.
Ti eri seduto sulla neve appena caduta, lasciando che le tue dita incontrassero la ruvida consistenza della pelle slabbrata, delle ossa frantumate, di una pupilla contratta nell'ultimo assalto.

"Tu non sei il numero uno."

Eppure, ti si era consegnato.
Vestito solo d'una lorica di vergogna e rabbia, Rigardo si era fatto scudo e braccio della tua anima, del leone la tragica forza e la sublime arroganza.

"Sono in cinque a comandare. Basta ucciderle per ridurre le claymore a un branco di ragazzine spaventate."

Sbagliato.
La Morte era arrivata da tergo, nella grottesca forma di una guerriera di infimo livello.
Avevi schiuso le labbra in una risata vuota, priva di un reale significato, se non il rimpianto bruciante di non esserci stato.
Una numero 47.
Una guerriera dal cuore di bambina e l'arido deserto della vendetta nelle vene.
Avevi scosso il capo, lasciando che i capelli si sciogliessero nell'aere circostante, così come un nodo stretto eoni prima.
E' proprio vero che le formiche sanno mordere.

"Io, Rigardo, consacro a te la mia vita."

Come un tuono, quella frase era rimbombata tra le pareti di un mondo morto, graffiandone i contorni.

"Io, Rigardo, giuro di servirti e proteggerti, combattere per te ed essere gladio nonché scudo del tuo corpo."

Avevi affondato le mani nel terreno bagnato di sangue - il suo sangue - lasciando che diventassero cremisi, stigma di un giuramento onorato e, infine, mantenuto.
Stigma di un fallimento annunciato.

"Io, Rigardo, mi consegno a te, Easley: la mia anima, un mero strumento della tua."

È una città indifferente a scandire il triste commiato per un compagno caduto, sui tuoi polpastrelli il sapore ferruginoso di una promessa giunta al suo ultimo rintocco.
Accanto ai tuoi piedi, un fiocco di pelo argentato.
Tra di voi, l'ennesimo nastro di sangue e pelle.


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Capitolo 2
*** Vite incrociate ***


2
Disclaimer: Easley del Nord, Claire, Teresa, Rigardo, Priscilla e tutti gli altri personaggi appartengono a Norihiro Yagi, al suo editore ed a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell’autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.


Vite incrociate


Pulsava.
Il moncone della gamba mutilata pulsava di un dolore sordo e intermittente, lasciandoti senza respiro.
Avevi rialzato la testa solo per fartela colpire nuovamente, sulle tue labbra esplodere una bolla di sangue e saliva.
In ginocchio nel fango, ti eri issato sul polpaccio sano e avevi scansato il colpo successivo, evitando la lenta agonia di un polmone sfondato.
"Arrenditi."
La risposta era stato uno sputo al suolo e una controffensiva che puzzava già di perdita e disperazione.
Easley aveva stornato lo sguardo, evitandoti con una facilità disarmante.
"Arrenditi." era stato il sibilo del centauro, prima di schiacciarti sotto il suo zoccolo e lì lasciarti, tra un brano di carne straziato e il tuo stesso orgoglio.
"No." avevi replicato ansante "NO."

Forse era stata la tua ottusa tenacia, oppure quel baluginio allucinato che ardeva sul fondo delle tue iridi di ghiaccio.
Forse era che il dolore non rende migliori e neppure fortifica: semplicemente, squarcia.
Mostra agli altri come sei fatto dentro, oltre la pelle e l'alterigia di infinite maschere.
A Easley aveva mostrato un leone di incomparabile bellezza, crine argentato e nel petto il cuore combusto di chi ha combattuto mille battaglie e non ne è ancora sazio.

"Dici che senza lottare non si possa provare la vera forza di un guerriero, ma..."

Eri insolente, Rigardo.
Non arretravi di un passo e a malapena abbassavi lo sguardo al suo passaggio.
Lo fissavi negli occhi, lanciandogli il guanto di una sfida che si snodava tra il vischioso del sangue versato e il filo di una lama umida di sudore e speranze: le tue.

"...perché non capisci che è questa la prova della tua inferiorità?"

Avevi schiuso le fauci, regredendo alla tua natura di Risvegliato e claymore, ma Easley aveva cercato la polpa morbida dell'addome, trapassandoti.
Eri scivolato su quella spada, vomitando gli ultimi residui del tuo ego.
Dietro le tue palpebre, un'esplosione di bianco e nero.
Al cielo, il grido inconsolabile di una fiera colpita a morte.

Quando ti aveva stretto la mano, aiutandoti a rialzarti, avevi visto qualcosa di ancora peggiore del disprezzo: la compassione del vincitore.
Pungevano quegli occhi e ti rimandavano l'imago spietata della tua sconfitta.
Oltre la tenerezza delle pelle, era stata la neve del Nord a officiare il tuo ruolo, confinandoti tra l'ombra di un centauro e il fantasma di un unicorno.

"Ti batterò."

Aveva sorriso Easley a quelle parole, un coagulo feroce di sillabe macchiate dalla tua stessa vergogna.
Aveva sorriso e ti aveva issato sul suo cavallo, coprendoti con un mantello sdrucito.

"Forse." era stata la replica incolore "O forse non succederà mai."

Non c'era più stata alcuna parola: solo l'eloquente silenzio della neve.

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Capitolo 3
*** La moneta del ricordo ***


3
Disclaimer: Easley del Nord, Claire, Teresa, Rigardo, Priscilla e tutti gli altri personaggi appartengono a Norihiro Yagi, al suo editore ed a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell’autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.


La moneta del ricordo



È una trapunta scura il cielo, una voragine che ha inghiottito stelle e pianeti.
Non ha occhi per fissarti Easley, ma una bocca irta di denti per ricordarti che sei solo carne e muscoli, possibile pasto di un dio affamato ed egoista.
È uno spettatore crudele la volta celeste, indifferente e sadica.
È un padre assenteista, a cui non importa nulla della sorte dei propri figli.
Neppure della tua.

"Chi è?"
Rigardo ti aveva squadrato con occhi uncinati e sottili, il filo scuro di una forza nascosta.
"Una ragazzina. Una bambina."
Aveva annusato l'aria il leone, percependo chiaramente il lezzo della Morte e del tormento.
Piangeva quell'esserino gocciolante e bruttino, quasi un corvo spezzato.
Piangeva e pareva sciogliersi al tuo fianco, lasciandoti scie di sale e fumo.
Le avevi accarezzato i capelli bruni, scorrendone tra le dita la consistenza setosa e umida di pioggia.
"Puzza."
"Lo so."
"Puzza di decomposizione e plasma stantio." aveva sottolineato Rigardo, sul volto una smorfia contrariata.
Nella radura era calato un silenzio gravido di parole, innaturale.
Le fiamme disegnavano volute di sangue e porpora sui tuoi zigomi, regalando un po' di calore alla tua pelle esangue.
"Chi è, Easley?"
E c'era tutta la rabbia di un predatore disatteso nella domanda di Rigardo, l'impazienza di chi freme nel ricevere la risposta e ne teme le conseguenze.
Ti eri arrotolato una ciocca dei capelli di Priscilla attorno all'indice, cercandogli gli occhi con gli occhi e trovando l'azzurro sconfinato di un cielo impietoso.
"E' l'unicorno, Rigardo. E' il ferro che ha decollato Teresa, un'arma e una nemica. E' solo una ragazzina che ha dimenticato chi essere. Cosa essere."
Aveva stretto le labbra in una linea sottile il leone argentato, incrociando le braccia al petto e voltandosi verso il pendio.
Per un attimo - un terribile attimo - avevi provato qualcosa di simile al dispiacere.
Gli avevi afferrato il polso in una morsa dolente e supplice, trattenendolo.
Rigardo si era fermato, guardandoti da sopra la spalla e scorgendo il nero di un futuro che altro non era che il vallo di una ferita mortale.

"Rigardo..." era stato un sibilo tra i denti serrati, un mormorio sommesso e pregno di una vita che stava scivolando via come una lacrima.

"Lo so." aveva articolato a fatica, deglutendo "Lo so, Easley."

Ed era nero l'abisso in cui ti eri gettato per seguire un unicorno maledetto, petto in fuori e denti scoperti, così come neri erano diventati i tuoi sogni.
Le tue speranze.

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Capitolo 4
*** Senza nome, senza volto ***


4
Disclaimer: Easley del Nord, Claire, Teresa, Rigardo, Priscilla e tutti gli altri personaggi appartengono a Norihiro Yagi, al suo editore ed a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell’autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.


Senza nome, senza volto



Avresti voluto poter dire che non aveva fatto così male.
Avresti voluto dire che eri morto esattamente come avevi vissuto, in piedi e con la spada in mano.
Avresti voluto: ma non sempre il desiderio basta a piegare la realtà.

"Io ti conosco."
Ti eri mosso inquieto, frugando il panorama brumoso con gli occhi.
Non c'erano montagne e neppure fiumi a cui fare riferimento: solo una distesa anonima e brulla.
L'uomo di fronte a te era rimasto immobile, le braccia abbandonate lungo i fianchi.
"Anche io."

Le divoratrici erano il peggior cancro che l'Organizzazione avesse mai avuto il piacere di sbattere in giro per il mondo.
Mutilate e abortite dalla loro stessa natura, parevano fatte solo d'ossa e denti, la fame l'unico istinto a cui obbedissero ciecamente.
Annusavano e setacciavano l'aria fino a quando non trovavano una traccia, una qualsiasi.
Forse ti eri arreso molto prima di essere masticato fino al midollo.
Forse, Pieta aveva lasciato in te più cicatrici di quante potessi - volessi - sopportare.

"Da quanto sei in questo posto?" avevi affondato le mani in quella livrea corvina, costringendolo a guardarti. "Da quanto?"
"Abbastanza da sapere che non è stata Priscilla."
"Sai allora chi sono?" avevi replicato con malcelato stupore.
Un sorriso pigro gli aveva ingentilito i lineamenti da guerriero.
"Un tempo conoscevo un Abissale che aveva i tuoi occhi. Il tuo odore."

Un ruggito, un cupo borbottio a cui era seguito un fragore assordante.
C'erano stati corpi sventrati e quotidianità svuotate, annichilite.
C'era stato una sole ridicolmente vivido e una rugiada di sangue sotto i tuoi piedi.
Eppure l'unica cosa che eri riuscito a sentire - sentire davvero - era stato il suo sapore.
Quello di un fratello a cui avevano concesso la tua stessa pelle.

Avevi sentito la tua anima dilatarsi, insieme a un cuore che credevi d'aver perso per sempre.

"Io, Rigardo, consacro a te la mia vita."

Eri arretrato di qualche passo, artigliando l'aria e fissando l'uomo che ti mostravano il bianco dei denti in un sorriso sardonico.

"Combattiamo insieme, moriamo insieme."

"Non ho potuto mantere quella promessa, Easley. Mi dispiace."
C'era stato un rumore, come la roccia che si spezza, poi un fulmine si era delineato nell'aria, così come la tua consapevolezza.
La tua memoria.

Era grigia la Morte, puttana dal volto di biacca e nel cuore un pugno di cavità vuote.
Non aveva colore o sapore, ma era solo un'assenza divorante, una sottrazione di momenti e respiri.
Non faceva davvero male, poiché nella morte le sensazioni erano solo un pallido strisciare d'emozioni ormai sopite.
Quello che faceva davvero male era il prima.
Era quando del rosso di un'esistenza consumata non rimaneva niente, se non il grigio di un aldilà opaco.
Non ti rubava solo il tuo ultimo battito la Morte: ti rubava anche ogni colore tu avessi mai avuto.
E diventavi allora un'ombra tra le ombre.

"Rigardo..." avevi mormorato nell'aere "Rigardo..." avevi ripetuto stordito, prima di avvicinarti nuovamente.

Il leone ti aveva appoggiato una mano sulla spalla, accogliendoti al suo fianco.
"Sono... morto?"
Non c'era stata alcuna risposta, poiché le ferite inferte dalle Divoratrici sanguinavano ancora e non trovavano pietà alcuna.
"Sarà la caduta degli Dei. Sarà il tramonto di un evo."
Aveva ridacchiato Rigardo, osservando un nulla pieno di tutto.
"Toccherà anche a Riful. E a Daf. Diventeremo polvere innanzi un futuro che non ci ha mai voluto, ma per il quale abbiamo lottato."
Avevi annuito, prima di leccar via il sale dell'ultima lacrima.
Accanto a te un rivale e un compagno, il fratello che l'amnio corrotto dell'Organizzazione ti aveva regalato.
Un dio che si era scoperto sangue e carne.
Come te.

Perché il mondo aveva tremato sotto i vostri passi e l'era dei Giganti era appena terminata.
Per sempre.



Note dell'autrice: questa raccolta si è classificata prima al contest indetto da visbs88 (Scrivimi una raccolta), che ringrazio infinitamente per il bellissimo giudizio e per la posizione sul podio. Grazie di cuore, davvero.

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