‘Cause all I want is forever dream with you

di Osage_No_Onna
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** That's when confusion will start ***
Capitolo 2: *** Just how would you react? ***
Capitolo 3: *** What I really need ***



Capitolo 1
*** That's when confusion will start ***


 ‘Cause all I want is forever dream with you

 

Capitolo 1
That’s when confusion will start

 
Assente, come al solito.
Io sono sempre assente, quindi non è che sia questa gran novità.
Ma quel giorno ero più alienata del solito.
Avulsa, direbbe mio padre. Che strano, tre aggettivi che poi vorrebbero dire la stessa cosa tutti con la ”A”. Sulla “A” oggi, per ammazzare il tempo, ci ho fatto un lipogramma, ossia una frase che non la contiene. E mi sono messa a riflettere, come mio solito da ragazza pensatrice postmoderna. D’ accordo, abbasso le pretese, erano solo le paranoie di una ragazza italo-giapponese depressa, molto depressa. Già, la mia definizione è questa, gente, non pensate male. Comunque, per farla breve, avevo pensato che la mia vita, in quel momento, fosse come un lipogramma: c’era di tutto, ma non la felicità.
Avevo chiesto un permesso al dirigente del campus musicale per non fare lezione del pomeriggio e lui, conoscendo la mia situazione, me l’ aveva concesso. E dato che grandinava, per sfuggire alla noia, avevo preso l’ ombrello “Ammasso-di-ferraglia” -alias un ombrello blu a rose arancio dalle barre in ferro così sottile che si piega anche se fa un alito di vento- e mi ero incamminata verso il parchetto pubblico che frequento sempre, a prima vista uno dei soliti anonimi parchi-gioco all’aperto per bambini, quelli con le giostre in legno verniciate di rosso e blu, per intenderci. Di solito, quando sono in quei parchetti, mi fiondo sull’ altalena nera di gomma. Lo so che ormai ho tredici anni, ma lasciatemi divertire! Comunque, quel parco mi è tanto caro perché proprio di fronte c’è una deliziosa e fornitissima fumetteria, la MangaFlorence. Kami-sama, è una delle più grandi che io abbia mai visto in Italia. Ma quel giorno non avevo intenzione di razziarla, oh no. Volevo solo scrollarmi un po’ di dosso la malinconia che mi attanagliava da giorni e che, spietata, continuava ad opprimermi.
Quindi imboccai il sentiero di terra battuta che porta alla pineta del parco. Che poi è strana, perché si chiama “pineta”, ma la cosa che salta subito all’ occhio è la grossa quercia secolare in mezzo a tutti quei giovani pini. Quindi non è del tutto una “pineta”.
E, inoltre, tra tutti quegli alberi, sotto la fatidica quercia, c’è una panchina. Già, una di quelle panchine superscomode fatta di barre di legno tutte in fila, magari pure separate da spazi vuoti che uccidono. Preferisco di gran lunga le panchine di pietra di Piazza Cavour a Napoli, quelle fuori l’ uscita della vecchia linea metropolitana che ogni tanto prendo anch’ io. Almeno sono “tutte intere”.
Comunque, dato che non mi andava di sedermi, presi a passeggiare per il parco riflettendo sulle mie sciagure. Se vi interessano, ve le elenco: innanzi tutto non godo di buona salute, infatti in quei giorni mi ero buscata un raffreddore da fieno nonostante fosse primavera inoltrata, poi mi sentivo uno schifo dentro perché non riuscivo a dichiararmi al ragazzo che mi piaceva e lui sembrava pure interessato ad un’ altra che del resto era pure mia amica. Ok, termino qui perché so che vi annoio, comunque, nel caso non l’ aveste capito, ero depressa. Di solito, quando sono giù, mi rimpinzo di cioccolata e manga, ma quel giorno non disponevo di nessuno dei due e quindi “a mali estremi, estremi rimedi”.
 In questi parchetti di città si vedono animali di ogni tipo e quel giorno mi commosse un cucciolo di Golden Retriever, il cui padrone mi disse che aveva qualche mese. Già, io sono una che si scioglie facilmente… valgo meno di uno zero, sigh.
Però giuro che un gatto come Kyubey non lo dimenticherò mai più. Innanzi tutto è così esile che sembra denutrito. Mi chiedo come faccia a reggersi su quelle quattro zampette scheletriche che si ritrova. Poi ha delle escrescenze molto lunghe che partono delle orecchie e che presentano tre macchie rosso-bordeaux a forma di occhio, senza contare che sono circondate da due anelli dorati. Il gatto in questione ha due occhi dello stesso colore delle sue macchie a palla, decisamente inespressivi, e sul volto candido ha stampato un sorriso che è una via di mezzo tra ebete e inquietante. Ma la cosa più inquietante è la macchia a forma di goccia, sempre bordeaux, che ha sulla schiena. Sembra una bocca, cosa che di certo non contribuisce a farmi calmare.
Insomma, questo animale all’ apparenza tanto kawaii mi apparve avanti mente camminavo e mi fa ventriloquo: “Tu sei Yumiko Santoro, la seconda figlia dell’ architetto Dario Santoro e della mangaka di Fukuoka Urara Tsukai, famosa per aver scritto e disegnato Street Football Girls?”
Da quando una simil-mascotte degli anime majokko sa tutto dei prescelti? So per certo che questi esserini tanto pucciosi ne conoscono il nome, ma di solito il carattere e le altre cose le scoprono durante il corso della storia, dai! Che quel gatto sia uno stalker?
La cosa non è molto rassicurante.
Dissi scocciata: “Che vuoi? E da quando un gatto parla?”
“Si dà il caso che io non sia un gatto, ma un Incubator, un alieno, giusto per intenderci. E ho qualcosa da farti vedere.”rispose l’ animaletto senza scomporsi.
Io lo seguii ubbidiente, come una brava bambina, ma a dire il vero mi sentivo una perfetta idiota. Insomma: voi seguireste un gatto ventriloquo che tra l’ altro ti dice di essere un alieno e che ha l’ aria di essere un pazzo maniaco stalker?
Io direi di no.
Comunque, coso Kyubey si allontanò fino a sparire dalla mia vista –bella roba, prima mi dice che lo devo seguire e poi si dilegua- e continuai dritta per la mia strada, ritornando alle mie “profonde riflessioni”.
Oh santi Shinigami, Binbogami e Kami dell’ universo profondo.
Andai a finire in un posto in cui il cielo sembrava panna, con tanto di stelle (caramelle pardon) che brillavano (?!?), e con dei pezzi di torta semoventi con tanto di gambe che camminavano!
Ma chi cavolo abita in un posto del genere?!?
“Yumiko Santoro, qui ci abitano le streghe, esseri malvagi nati dalla disperazione delle Puellae Magi, le paladine della giustizia. Tu ti trovi nella barriera, il luogo in cui risiedono i famigli e in cui finiscono solo poche vittime.”rispose Kyubey il gatto, finito là chissà come. Io avevo proseguito dritta per arrivare lì, lui l’ avevo visto deviare il percorso.
Bella cosa venire a sapere di essere una delle “poche vittime” di una strega che ti ucciderà, spolperà e ti mangerà per dessert.
Poi l’ incubo: vidi Tomoya, alias il ragazzo tibetano che amo, vestito con una tenuta da Indiano d’ America verde e azzurra, che, gridando, veniva scagliato lontano. Ora quel ragazzo poteva pure fare il filo ad una mia amica, ma io ne ero inevitabilmente pazza: lo vedevo dappertutto, ma se lo incontravo quasi non riuscivo a rivolgergli la parola; pensavo a lui continuamente; era il primo desiderio delle mie notti insonni e dei miei giorni tormentati; nel frattempo, la notte, lo sognavo. I classici sintomi di una Cotta con la C maiuscola.
Quindi la mia agitazione era del tutto comprensibile.
“Ma è orrendo, Kyubey, cosa gli sta succedendo?”chiesi allarmatissima.
“Oh, questa è la normalità quando si tratta di battaglie contro le streghe. L’ ho insignito io della carica di Puer Magi, ma deve combattere da solo.”rispose lui calmissimo, come se la cosa non gli riguardasse minimamente.
“Ma tu puoi fare qualcosa per fermarlo o impedirlo, vero?”
Quanta speranza nella mia voce.
“No, io non posso, perché non ho la facoltà di affrontare le streghe: non ho abbastanza potenziale. Sono l’ addetto alla formazione dei Pueri e delle Puellae Magi, io. Però tu puoi fermare questo dolore, perché il potenziale ce l’ hai e ne hai davvero tantissimo.”
“E come posso…”
Lui sembrò intuire ciò che volevo chiedergli e rispose: “Basta stipulare un contratto con me: tu esprimi un desiderio qualsiasi e io ti do i poteri per poter diventare una Puella Magi.”
“D’ accordo, facciamolo.”risposi io d’ impulso, volendo salvare al più presto il mio amato.
“Qual è il tuo desiderio, Yumiko Santoro?”chiese Kyubey ventriloquo e superinteressato.
“Io… voglio salvare tutti i miei cari che si trovano in pericolo nel modo più efficace possibile, ma senza mettermi in mostra.”
“Perfetto.”
Il gatto allungò le escrescenze che gli pendevano dalle orecchie verso il mio petto, dal quale si sprigionò una forte luce bianca.
In quel momento svenni, perché ricordo che intorno a me il paesaggio cominciò a vorticare rumorosamente, il chiacchiericcio delle gente si trasformò in una terribile confusione, quasi una risata satanica, e il Sole si spense all’ improvviso lasciando tutto al buio.
L’ ultima cosa che ricordo è il rumore di qualcosa di metallico che cade a terra.
Poi, nient’ altro che buio. 

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Capitolo 2
*** Just how would you react? ***


Capitolo 2

Just how would you react?

 

I GATTI STALKER DOMINERANNO IL MONDO.
Scusatemi se ho iniziato il racconto in maiuscolo, ma dovevo sottolinearlo.
Perché se i cosiddetti gatti stalker, Kyubey, Incubator o comecavolosichiamano riescono a convincere delle povere ragazzine innocenti a combattere contro le streghe, alias brutti esseri deformi che si nutrono della gente debole, allora arriverà l’ Apocalisse.
Ed io sono una delle povere baka (termine giapponese che significa “stupido”) che adesso e qui a combatterne una. Una strega, voglio dire, in giapponese direi majo.
Sì, lo so che lo uso sempre, ma sono italiana e giapponese, dannazione!
Allora, passando alla storia, io ero in un vicolaccio stretto, puzzolente e angusto, tutto pieno di rifiuti, ma così tanti che i classici e anonimi cassonetti grigi ne strabordavano, senza contare che il muro era pure unto di una sostanza maleodorante e giallastra… Olio? Non ci voglio neanche pensare. Al solo pensiero mi viene il voltastomaco.
Insomma, io ero lì, tutta bella, scattante e sorridente nel mio completo da Puella Magi (costituito da un vestito bianco con un corpetto strettissimo ma due maniche a palloncino davvero bellissimissime e molto morbide fermate da due nastri blu, una gonna al ginocchio a strisce verticali indaco circondata alla base da un nastro blu che terminava con un fiocco posto a sinistra, delle ballerine viola decorate da spirali dorate e una Soul Gem riadattata a guisa di spilla a forma di colomba) che combattevo contro quella che aveva tutta l’ aria di essere una bottiglia in gabbia circondata da omini di carta sporca che ridacchiavano convulsamente!
Quando si dice lo spirito di adattamento!
“Kyubey, cosa sono questi cosi di carta? I famigli?”chiesi inorridita indicando quegli ometti sudici che mi giravano attorno.
“Esattamente. Rispetto alla strega sono più facili da eliminare e nelle barriere sono relativamente innocui, ma se non si eliminano possono diventare streghe a loro volta, quindi stacci attenta.”rispose Kyubey Sguardo Inebetito frustando l’ aria con la coda.
“Facili da eliminare? Hai parlato! Come cavolo faccio a farli sparire?!?”replicai entrando nel panico più totale.
“Non sei molto perspicace.”disse per tutta risposta l’ Incubator piegando la testa candida di lato e indicando qualcosa con lo sguardo.
Cavolacci di Bruxelles, davvero un bell’ aiuto da parte sua!!!
“Guarda cos’ hai in mano.”disse poi sedendosi tranquillamente, come se non si rendesse conto che poteva essere fatto fuori in due microsecondi in qualsiasi momento.
Abbassai lo sguardo: in effetti stringevo una corda, anzi, una liana verde tutta ricoperta di spine, uscita fuori nel momento in cui ho stipulato il contratto con Kyubey insieme al mio completino da Mahou Shoujo.
“E a cosa dovrebbe servirm…”
Poi, un’ illuminazione.
Grazie, Onnisciente e Onnipotente  Zeus egioco!
Srotolai la mia corda-liana e comincia ad agitarla, facendola sbattere a mo’ di frusta. Avanzai circospetta, frustrando ogni malcapitato uomo di origami mi si parasse davanti (erano tosti: si dissolvevano dopo quattro o cinque frustate) e, dopo averne sconfitti una ventina, mi sono ritrovata davanti a Bottiglia-In-Gabbia, il quale nome è nientepopodimenoche Brigitte Lacroix.
E quando mai una bottiglia di vetro verde ingabbiata ha avuto un nome? Mah.
“Ok, Yumiko: ora sei di fronte a Brigitte, quindi devi essere davvero molto prudente. È come il boss di fine livello di un gioco di ruolo.”disse a quel punto Kyubey.
Wow, grazie Ultrapustola, giuro che senza di te non ci sarei mai arrivata.
“Sì, grazie dell’ avvertimento.”risposi io mezza spazientita. “Ma me lo spieghi ora come faccio a combattere contro una… strega IN GABBIA?”
Sì, non avete letto male: tra “una” e “strega” c’ erano tre puntini sospensivi.
Questo perché stento a  credere che una bottiglia ingabbiata sia un essere così crudele da uccidere le persone deboli e nutrirsi di loro, causando morte e disperazione.
Se sarà tutte le volte così (anche se ne dubito fortemente), sarà come mangiare un bel gelato cioccolato, Nutella, Kinder Cioccolato e Ferrero Rocher: un vero piacere.
“Nel modo più semplice possibile: ti avventi contro di lei e la frusti. Non farti ingannare dalle apparenze, perché la gabbia che vedi contro la bottiglia è parte della strega, quindi anche se colpisci quella gli infliggerai un danno.”spiegò il pustoloso gatto dalle sfumature bordeaux leccandosi una delle sue zampe scheletriche.
Buono a sapersi.
D’ accordo, l’ ho fatto.
Lanciando un orribile urlo da guerra, presi la rincorsa (fortuna che le mie ballerine viola erano comode) e poi spiccai un salto verso Bottiglia Lacroix e, prendendo fulmineamente la mia fedele frusta, cominciai a riempirla di botte, urlando.
Non so se voi di solito urliate “MUORI!” ad un nemico mentre giocate ai videogiochi, io sì, e comunque in quell’ occasione feci proprio così. Non so quanto tempo passai a colpirla, sicuramente più di un quarto d’ ora, ma ad ogni colpo la strega si indeboliva sempre di più, spaccandosi e scricchiolando. Colpivo sempre la bottiglia, perché della gabbia non mi fidavo. Lo so che Kyubey era il mio mentore in quella situazione, ma io avevo imparato a diffidare delle persone.
E se non mi fidavo delle persone, figuratevi di un gatto stalker bianco e rosso dallo sguardo ebete venuto dallo spazio.
Dopo il millesimo colpo, finalmente la Bottiglia Ingabbiata, alias Brigitte Lacroix, cedette frantumandosi in mille pezzi e facendo svanire il vicolaccio sporco, che si rivelò essere il balcone di un appartamento al quinto piano di un palazzo di vesto, dal quale una ragazza dai capelli corvini e gli occhi azzurri si era lanciata nel vuoto.
Ritrovai la stessa ragazza semisvenuta su un prato e, quando si risvegliò, cercai di rassicurarla dicendole che si era addormentata su un prato e che aveva fatto un incubo, mentre lei si passava una mano sulla fronte data l’ emicrania che la strega le aveva procurata.
Lo so, la storia non attacca.
Kyubey richiamò la mia attenzione su dei cosi ovoidali, o meglio sferici, con un puntale sul fondo, tutto nero e elaboratamente decorato, il cui nome era Grief Seed, ossia un uovo di strega.
“Ogni strega ne ha almeno uno. Solo i demoni familiari non ne hanno. Nelle tue condizioni è estremamente utile.”spiegò l’ animaletto con l’ aria da professorino.  “Vedi che la tua Soul Gem bianca si è intorbidita?”mi chiese poi indicando la mia spilla con la testa.
Sì, l’ avevo notato che la mia spilla si era annerita e mi stavo preoccupando, perché magari poteva avere conseguenze negative.
“Vedi”continuò Kyubey ventriloquo “durante le battaglie le Puellae Magi consumano i propri poteri e quindi la Soul Gem s’ intorbida. Se avvicini ad essa quel Grief Seed, l’ opacità viene assorbita e il potere si ristabilisce! Fallo ad ogni scontro, altrimenti si avranno ripercussioni negative.”
Eseguii il suo ordine come un automa ed, effettivamente, provai uno strano senso di piacere nel vedere la mia spilla ritornare candida come all’ inizio.
Io e il gatto stalker ci avviammo verso la mia stanza del campus procedendo per dei vicoli angusti e deserti, perché ancora non sapevo come ritornare normale e non volevo che la gente mi vedesse conciata il quel modo.
Kami-sama, non che i miei vestiti da Puella fossero brutti, eh.
“Davvero un ottimo inizio, Yumiko, anzi eccezionale. Avevo ragione a dire che avevi molto potenziale, lo hai per davvero e sai come sfruttare al meglio queste tue potenzialità. Continua così e fai sempre del tuo meglio. Questa non è una vocazione che hanno tutti e il mestiere da Puella non è tutto rose e fiori. Potesti persino andare incontro alla disperazione più totale.”mi disse l’ animaletto bianco camminando al mio fianco.
L’ ultima affermazione mi lasciò senza parole. Ero sconvolta.
Amico, sei arrivato tardi. La disperazione nella mia vita c’è già.
Mi fermai e rimasi ferma a capo chino su un marciapiede deserto, mentre cominciava a grandinare.
 

Angolo dell' Autrice
Weilà gente! Rieccomi con il secondo chapter! Lo so, a creare le streghe faccio decisamente pena, ma che ci volete fare? Il mio forte sono i personaggi femminili, non i cosi strani che vanno in giro ad assassinare povere vittime innocenti! Una bottiglia in gabbia, poi! LOL Mi sono superata.
Allora, lo so che vi ho fatto attendere un' eternità, ma l' ispirazione è capricciosa! Altrimenti non sarebbe possibile spiegare perché una sera di fine marzo, il Venerdì Santo del 2013 per essere precisi, mentre cincischio davanti al PC, all' improvviso apro il documento Word di questa storia e termino questo capitolo tutto in un botto!
Ci tenevo a ringraziare
NiceGirl_98 e Asutoraru per aver recensito il primo capitolo. Grazie ragazze!
Ebbene gente, cosa pensate di questo secondo Chappy?
See you!
-Puff

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Capitolo 3
*** What I really need ***


Capitolo 3
What I really need

 
“Tomoya, se noi potessimo sapere in anticipo se una scelta si rivela inutile o no ci risparmieremmo un sacco di sofferenze. Ma purtroppo non possiamo. Per ora posso solo dirti solo che se quella ragazza non si accorgesse di ciò che hai fatto per lei, io la prenderei a legnate. Tu puoi anche essere insopportabile, ma hai un grande cuore. Solo il tempo può rivelare la risposta alla tua domanda, quindi puoi solo aspettare e continuare ad andare avanti.E lo dico con il senno di poi.”
Pausa.
“Cavolo, Yumiko, tu sì che sei una filosofa! Comunque ti ringrazio moltissimo. Le tue parole sono sempre profonde e, in un modo o l’ altro, danno sempre una risposta.”
Pausa lunga, quasi interminabile. Attimo d’ incertezza.

“Trovi? In questo caso sono io a doverti ringraziare. Anch’ io sto cercando una risposta ad un quesito, sai? Ma ho paura di trovarla.” 

***

Queste esatte parole. L’ ultima parte di una conversazione tra me e Tomoya-chan. Sì, il tibetano dagli occhi azzurri che mi piace da morire (Atropo* non c’ entra!) oppure lo sfigato che non mi degna di uno sguardo, dipende dai punti di vista.
Comunque sia, giuro che lo amo, e non storcete il naso nel leggerlo: diventate brutti.
Vi chiederete: cosa mai può saperne una marmocchia depressa di tredici anni dell’ amore? Avete ragione, ne so davvero poco. Per ora conosco i cosiddetti SCNC, Sintomi da Cotta Non Corrisposta, che su di me sanno essere davvero devastanti.
Giusto per farvi un esempio: io che avevo già gli occhi leggermente cerchiati adesso ho le occhiaie, perché  di notte non riesco a dormire a causa del Megafigo, Stupendoman, Handsome Tibetan o, per farla breve, Tomoya. E quando non dormo, piango come una fontana. Di solito Matilde, la mia compagna di stanza, una fiorentina studiosa vestita da studentessa giapponese in blu con gli occhi verdi e un caschetto rosso, capisce subito quando ho passato una notte insonne ma, sapendo che non mi va di parlarne, si limita a nascondere le borse degli occhi con del fondotinta.
In effetti certe volte i cosmetici fanno miracoli. E se lo dice una tizia che è praticamente disadorna, allora potete crederci.
Il cervello degli innamorati, poi, certe volte va proprio in tilt. Sarà perché il cuore pompa tutta l’ energia del corpo e lo prosciuga? Con me fa così: certe volte sono così stanca e depressa (sai che novità!) che mi dimentico di fare quasi tutto, studiare latino, prendere gli appunti o semplicemente vestirmi. Una volta stavo particolarmente male, ma così tanto che rimasi tutta la giornata in pigiama. Oppure crollo sul leggio facendo volare via gli spartiti e, senza il minimo ritegno, russo leggermente… non chiedetemi come sia riuscita a farlo, ma una volta nel crollare a dormire ho rotto un pezzo della mia custodia porta-violino in legno. È proprio bella, sempre lucida e con tanto di decorazioni floreali fatte a mano.
Non da me, ovviamente.
Aspetta aspetta… perché sono così incostante? Parlavo del cervello in tilt, giusto? Ecco, la cosa più assurda che mi ha fatto fare è stipulare quel contratto con quel gatto stalker bianco e bordeaux di nome Kyubey. Adesso mi ritrovo catapultata in un mondo simil-majokko, ma molto più horror: per ogni barriera di strega che trapasso mi ritrovo almeno due o tre cadaveri spolpati, sangue dappertutto e immagini di gente morta dissanguata. Non chiedetemi perché, ma mi ricorda l’ avventura di Odisseo con il Ciclope Polifemo, il quale gigante uccideva uomini spappolandone il cervello.
Mai sopportato il macabro. E neanche l’ horror.
E la cosa bella è che, a detta di Kyubey, le streghe erano ex-Puellae Magi morte di disperazione perché non avevano purificato la Soul Gem.
Dannazione gente, allegria: ci sono più streghe che Puellae. Stiamo messi così male?
Insomma, dopo questo comincio a vedere un altro lato del mondo fatto di streghe, demoni familiari, urla disperate e lotte continue per salvarsi la pelle. Di Puellae che neanche la salvano, di altre che cacciano solo per i Grief Seed, neanche fossimo una catena alimentari, di disperazione profonda, di speranze sbocciate ed altre profondamente deluse. In compenso, i miei lamenti da ragazzina che non si sentiva amata erano una bazzecola.
Ma questo mondo ha fatto crescere in me nuovi sentimenti, dei quali alcuni negativi. Mi sento più male che mai e tra poco mi ritroverò in un coma d’ ospedale, internata e con tanto di flebo. Vedo già la fila di parenti che mi porta i fiori ogni giorno e dice le solite idiozie da usare in queste situazioni attraverso il vetro e i miei amici che, all’ avviso “Ragazzi, dobbiamo passare all’ ospedale a trovare Yumiko: peggiora ogni giorno di più ed è prossima al… ad andarsene, è più sola che mai e cerca sostegno. Dobbiamo starle vicina.”, mugugnano: “Ancora?!? Ma ci siamo stati per tre settimane di fila!”.
Certo, fa sempre piacere avere amici fidati che ti sostengono sempre.
Li capirei però: nessun ragazzo vorrebbe passare i suoi giorni di vacanza in ospedale… nemmeno io.
D’ accordo, basta paranoie: morirò ignorata da tutti.
Non è certo una prospettiva migliore della precedente.
Sono sul letto-pietra della mia stanza del campus e, senza sapere bene il perché, ho le gambe sollevate, parallele al muro. Kyubey lo Stalker è qui accanto a me e mi osserva.
Non pensate male.
La cosa strana di questo animale è che è totalmente inespressivo: che sia allegro, triste, arrabbiato, curioso, annoiato, stanco o che stia complottando qualcosa per rendere altre povere fanciulle delle vittime sacrificali (si giustifica dicendo che è per il bene dell’ Universo –ma che me ne frega dell’ Universo?!?-) ha sempre la stessa, candida e vuota espressione, cosa che mi da’ sui nervi. Se cambiasse espressione muovendo quei bei muscoli facciali che si ritrova, ammesso che ne abbia, avrei potuto rifiutare il patto. Ora non sono molto felice di averlo stipulato. Quest’ avventura è sostenuta solo da un ultimo sprazzo di energie prima della data finale. Solo allora dirò addio a tutti, senza rimpianti. Non revocherò questa decisione perché non ho intenzione di farlo. Per adesso voglio solo dimostrare a me stessa che sono ancora capace di combinare qualcosa di buono, di essere ancora in grado di rendere felice qualcuno oppure salvarlo. E quando sento i racconti increduli ed entusiasti di gente che dice di essere capitata in luoghi assurdi e di essere stata salvata da una ragazza in bianco, per strada, provo una gioia immensa, anche se sono costretta a sorridere in silenzio e continuare indifferentemente per la mia strada: non posso svelare la mia identità.
“A cos’ è che pensi, Yumiko?”
Porca paletta, pure la sua voce è irritante. E una carriola di fatti suoi potrebbe pure farseli ogni tanto!
“Niente che t’ interessi… Incubator.”
Mi piace chiamarlo così: chissà se è consapevole, il pollo, del fatto che una delle sue tante vittime conosca il suo vero nome. Quando lo faccio indietreggia: se provasse dei sentimenti, direi che sia paura. O qualcosa di simile. Ma del gatto stalker non m’ importa  un emerito piffero. Per il resto cerco di pensare a me.
All’ improvviso arrivo alla conclusione che il mondo in cui vivo, ora come ora, non mi piace affatto, ma per renderlo più bello, almeno per me, basterebbe un po’ più d’ amore.
“All you need is love” dicevano I Beatles in una canzone.
Sono d’ accordo con loro, ma l’ amore che serve a me in particolare è quello di una sola e certa persona.
E voi sapete a chi mi riferisco.
Cado addormentata all’ improvviso: la solita stanchezza da depressione profonda che mi coglie all’ improvviso.
Ma, stranamente, sorrido.
Da quanto tempo non lo faccio? Da quanto non mi sento così bene?

*Atropo: Una delle tre Moire, divinità greche che controllavano lo svolgersi della vita. Atropo ("colei che non si può evitare") era colei che recideva il filo della vita facendo morire le persone.


Angolo dell' Autrice (che oggi assomiglia ad una Menade Invasata)
Troll. Ce l' ho fatta! Non aggiornavo dal 29 di marzo! Vi sono mancata, fedeli lettori? 
Scusatemi per questo capitolo che sembra scritto da una tizia mezza ubriaca (chissà perchè -.-), ma spero comunque che vi sia piaciuto. E la cosa bella è che siamo a quasi metà racconto!
Se da un certo lato preferisco scrivere long per dare liberamente sfogo alla mia immaginazione (i caratteri prefissati mi mandano in tilt D:), dall' altro preferisco le storie brevi, perché così non mi dimentico di aggiornare. Inoltre spesso mollo le storie a metà. Gente, sono decisamente inaffidabile LOL.
Allora, cosa ne pensate?
Confido nelle vostre recensioni!
See you!
-Puff  

 

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