Missione di classe S

di hanabi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima parte ***
Capitolo 2: *** Seconda parte ***
Capitolo 3: *** Parte Terza ***
Capitolo 4: *** Parte Quarta ***
Capitolo 5: *** Quinta parte ***
Capitolo 6: *** Parte Sesta ***
Capitolo 7: *** Parte Settima ***



Capitolo 1
*** Prima parte ***


Ormai siamo in gioco, Sasuke ed io. Uno contro l'altro, come abbiamo sempre desiderato segretamente. Senza limiti, senza freni, in un momento di estasi rabbiosa che mi fa sentire esilarato. Vedo che prepara il suo colpo migliore, vedo la ferocia nei suoi occhi, e non mi fa paura, l'aspettavo, la volevo. E anch'io preparo il mio colpo migliore, avrà una sorpresa quando scoprirà di cosa è stato capace uno come me, una nullità, come mi ha sempre considerato...

Guardami, Sasuke!

"Fermatevi... smettetela, vi prego, smettetelaaa!!

Vedo con la coda dell’occhio Sakura-chan che corre verso di noi.

Vuole fermarci, che stupida! Perché si mette in mezzo? E’ una cosa tra Sasuke e me...

Vuole proteggere il suo Sasuke da me?

O vuole proteggere me?

Oh, Sakura-chan, come vorrei che mi amassi un pochino...

Non c’è tempo... un passo, e un altro...

Levati di mezzo, Sakura-chan!

Ma lei si butta in avanti, verso noi.

Verso la morte.

No, Sakura-chan!

Il mio chakra si disperde, il vortice del Rasengan tremola ed evapora. Mi fermo, mi volto verso di lei per urlarle di starci alla larga...

Sento il suono dei Mille Falchi che mi attraversa. E un urto violento, non so come altro definirlo.

Mi ha colpito?

Barcollo dal colpo, la bocca che mi si riempie instantaneamente di un sapore metallico. Vedo di colpo Sakura inondata di uno spruzzo rosso, chiude gli occhi impietrita a quella doccia oscena, poi li riapre mentre il liquido le cola addosso, e la sua bocca si spalanca senza riuscire ad urlare...

Sakura-chan! E' ferita?! Quanto sangue...

Tendo una mano verso di lei, ma il mondo mi rotea addosso. Mi scorrono davanti le sue gambe, il pavimento mi si avventa contro, mentre il cielo si ribalta su di me...

Che succede?!

Mi fa male il fianco, come se avessi urtato qualcosa di tagliente. Ci porto una mano esitante, mentre un freddo improvviso mi fa battere i denti. Tocco qualcosa di caldo e liscio... viscido.

Che cos’è....

Sakura sta gridando, alti strilli acuti che mi trafiggono le orecchie. L’angoscia mi divora, mi chiedo perché stia urlando così. Muovo la testa, il cielo su di me si eclissa, vedo la faccia di Sasuke, mi sta guardando con una smorfia di soddisfazione, stringo i denti, faccio per dirgli che non deve ridere di me, ma non mi esce niente...

Lo sharingan nei suoi occhi si spegne, un’espressione di shock cancella il sorriso feroce dalla sua faccia.

“Naruto!...”

Un tonfo vicino a me, un movimento simile a una danza, la testa bianca di Kakashi-sensei. E’ l’ultima cosa che vedo, e nelle mie orecchie quel grido disperato.

“Narutoooo!”

 

 

 

Sono arrivato troppo tardi.

Afferro per un braccio Sasuke, lo spingo di lato, ma per un istante lo guardo in faccia, per capire se si è reso conto di quel che ha fatto.

E’ pallidissimo, con le labbra tremanti. Si passa una mano sulla fronte, lasciando strie di sangue. La mano è ancora carica di chakra residuo che scricchiola come elettricità statica.

Chidori.

Abbasso lo sguardo. Naruto è stato quasi sventrato, il colpo di Sasuke l’ha preso al fianco, quello opposto alla posizione di Sakura: ha tentato evidentemente di proteggerla. Giace in una pozza di sangue che si allarga, un unico squarcio rosso sul suo corpo, da cui escono i visceri. Ho visto scene orribili nei miei anni di guerra, ma tremo a contemplare un ragazzino ridotto a quel modo...

Uno dei miei allievi.

Ho fallito ancora, dannazione! Dannazione!

“Chiama i soccorsi!” grido a Sakura, con un tono da battaglia.

Ma lei non riesce a smettere di strillare. Mi guarda senza vedermi, gli occhi pieni di lacrime.

"Sakura, muoviti! Sei una kunoichi!"

No, penso con uno spasimo di pena. E’ poco più di una bambina, inzuppata del sangue di un suo amico.

“Sakura!!!”

Si scuote, arretra, smette finalmente di urlare.

“Chiama i soccorsi,” ripeto, pur sapendo dentro di me che è inutile, nessuno può sopravvivere con una ferita simile. Naruto sta morendo, è questione di minuti.

Sento uno scalpiccio di passi. Qualcuno ha già dato l’allarme, evidentemente l'accaduto non è passato inosservato. Con rapida efficienza giungono i ninja medici, ammutoliscono.

“Portate Naruto dentro, svelti,” mormoro. “E avvertite immediatamente Tsunade-sama.”

"Sì, Kakashi-san. Subito."

Guardo i primi soccorsi a Naruto, come viene adagiato rapidamente su una barella. Ha gli occhi semiaperti, non so se è cosciente, spero di no. C’è qualcosa come di stupito in quelle iridi azzurre che sembrano spegnersi a poco a poco. Le sue labbra si muovono appena, come se volesse dire qualcosa.

E non mi ci vuole lo sharingan per indovinare quel nome...

Sasuke.

Il suo rivale, il suo amico, colui che riempe la sua anima con questo misto di affetto e di odio... colui che l'ha praticamente ucciso.

Mi volto nuovamente verso di lui, il mio allievo prediletto, l’erede perfetto del clan Uchiha. Ansima, in preda a un tremito irresistibile, lo sguardo fisso nel vuoto. Scintille rosse attraversano i suoi occhi, dentro di lui il suo potere maledetto lo sta divorando.

“Hai usato il Chidori su Naruto!” lo accuso.

“Lui... ha usato... una tecnica nuova,” balbetta. “Mortale.”

“Non ti ha colpito!”

“Non gliene ho dato il tempo!” Sasuke mi guarda, disperato. “Voleva uccidermi!...”

Mi volto verso Sakura. “E’ vero?”

So già che non è vero. Naruto non ha vere tecniche mortali, non gliele ho insegnate e non credo che il maestro Jiraya abbia avuto modo di insegnargli granché.

Sakura piange, a dirotto. Non dice nulla. Sa che oggi tutto è finito. I suoi sogni, i sogni di Sasuke, e quelli di Naruto.

E i miei...

Sospiro, cercando di ritrovare la calma. Ma fissando la pozza di sangue sul pavimento della terrazza, sento l’antica disperazione che torna. Ricordandomi il sangue di un amico che ancora mi sporca le mani. Ricordando chi ho deluso in passato, e chi sto deludendo ancora.

Oh, Obito!

Ancora una volta, e nella maniera peggiore... ho fallito.

 

 

Un giovane chuunin entra nell’aula dove sto insegnando.

“Iruka-san?”

Mi volto, sorpreso da quell’intrusione. “Sì”

ll ragazzo è evidentemente agitato. “Ho ordine di prendere il tuo posto per il resto della lezione. Devi andare al più presto dal Quinto.”

In tutta la mia vita da ninja ho imparato a trattenere le domande inutili, ma non riesco a nascondere lo stupore.

“Bene,” dico, e alzo la testa agli allievi che mi guardano speranzosi, credendo di poter smettere di studiare. “Continuate gli esercizi, e se mi arriva notizia che qualcuno non ha fatto il suo dovere... domani mi sentirà!”

Faccio per uscire, il chuunin prende il mio posto, e passandomi accanto mormora, in modo che solo io possa sentirlo:

“Ci sono gli Anbu fuori dall’aula, ti scorteranno dal Quinto.”

Mi volto brevemente a guardarlo, sconcertato.

“E’ urgente.”

Inspiro profondamente. “Va bene,” rispondo.

Un sorriso incoraggiante ai miei allievi, ed esco.

 

 

 

Mi portano di corsa all’ospedale. Non mi è consentito fare domande, né io le farei: sono bene addestrato. L’angoscia mi prende ma la domino, recitandomi il credo dei ninja e dicendomi che esisto per obbedire, e non devo pensare ad altro. Futuro, passato, pensieri inutili passano in secondo piano, uso ogni istante per fissare la mia consapevolezza solo sull’adesso... per trasformarmi in quel che il Quinto Hokage deciderà che io sia.

Anche se sono soltanto un chuunin.

Mi fanno entrare in una stanza bianca, ben sorvegliata. Mi trovo davanti a Tsunade, la bellissima Sannin che ora è la personificazione del Villaggio della Foglia. Con lei c’è l’inseparabile Shizune, tutte le sue emozioni scritte in faccia.

Qualcosa di terribile?

La mia angoscia aumenta, ma mi inchino.

“Tsunade-sama,” mormoro.

“Iruka-san, Konoha ha bisogno di te.”

“Agli ordini.”

“Naruto ha bisogno di te.”

Fisso il pavimento, sentendomi raggelare.

Naruto?!

“E’ stato ferito,” continua lei, con voce triste.

Alzo la testa di scatto, e il mio autocontrollo vacilla.

“Come?!” esclamo. “Quando?!”

Shizune fa un passo avanti. “Poco fa. Durante un...”

Tsunade alza una mano, zittendola. Poi sospira.

“E’ stato Sasuke Uchiha.”

“Non è possibile,” esalo, sconvolto.

Sasuke? Il mio allievo numero uno? Un genio, come ne nascono uno a generazione? Un ragazzo freddo e calcolatore?

“Un incidente...” spiega Shizune.

“La cosa è sotto inchiesta,” taglia corto Tsunade. “Incidente o no, Sasuke è agli arresti ora, sotto la custodia di Kakashi-san. Il problema più pressante è lo stato di Naruto.”

“E’... grave?”

“Gli è stato distrutto praticamente il fianco sinistro. Lesioni mortali.”

Sento il cuore che perde un colpo nel mio petto.

Mille sorrisi di un bambino biondo ritornano nella mia memoria. E le sue lacrime scontrose. La personificazione della gioia di vivere, nonostante tutto. Non rivedrò mai più tutto questo, dunque... non sentirò più la sua voce allegra e prepotente che reclama una tazza di ramen.

Non hai quasi fatto in tempo a vivere, Naruto... a vivere sul serio...

Chiudo gli occhi un istante, lottando disperatamente per trattenere le lacrime.

Tsunade mi guarda, in silenzio. Vede perfettamente tutte le emozioni dentro di me. Mi sta esaminando, me ne rendo conto, anche se non capisco per cosa... vuole vedere fino a che punto so essere un ninja, e avere il controllo di me?

"Iruka, tu sai cosa c'è in Naruto, vero?"

I pensieri mi si arrestano. In un momento di vuoto totale della mente, vedo proiettarsi la figura terribile della Volpe a Nove Code in piena devastazione. Fuoco, ruggiti, e totale malevolenza. E i miei genitori uccisi.

Non hanno mai trovato nemmeno i loro corpi... solo qualche frammento umano.

"Se Naruto muore, muore anche il Kyuubi in lui."

Quel mostro morto... svanito... distrutto!

Ma il prezzo è perdere Naruto. Il mio Naruto!

"Il Kyuubi sta usando tutto il suo potere per salvare il suo veicolo umano," continua Tsunade, fissandomi sempre con attenzione. "Può riuscirci, ma c'è un rischio. Che approfitti dell'indebolimento di Naruto, e del sigillo apposto dal Quarto Hokage... per liberarsene. In questo caso salverebbe il corpo di Naruto unicamente per possederlo, e il Naruto che noi conosciamo sarebbe comunque perduto."

Annuisco.

"Ma a quel punto l'intera Konoha sarebbe in pericolo. Il Kyuubi liberato cercherebbe immediatamente la sua vendetta. Sterminerebbe il villaggio. Nulla potrebbe fermarlo." Tsunade fa un passo verso di me. "Ci troviamo quindi di fronte a un dilemma. Lasciare che Naruto giochi la sua carta segreta per sopravvivere... o eliminare il problema alla radice?"

Trasalisco.

"Vuol dire... uccidere Naruto?!"

No. No, no, no, no!

"Per il villaggio, Iruka-san, lo faresti?"

I miei occhi si dilatano, inorriditi.

"Io?... Perché io?!"

"Perché stanotte ci sarai tu al fianco di Naruto."

"Perché io?" continuo a gemere, le mani nei capelli. "Perché io?!"

Tsunade guarda verso il soffitto, con un'espressione di immensa tristezza.

"Naruto dovrà superare un'ordalia terribile. Tutto quello che la mia arte medica può fare... è evitare che cada nell'incoscienza per impedire al Kyuubi di prendere il controllo. In questa lotta Naruto non può restare da solo. Ha bisogno di qualcuno che gli dia la forza."

"Kakashi-san," quasi singhiozzo. "Io... non sono che un chuunin. Lui è un jounin. Lui è il maestro di Naruto..."

"Kakashi mi serve per gestire Sasuke. I genin sono fuori discussione, non avrebbero la forza di fare... quel che andrebbe fatto se la Volpe a Nove Code si liberasse. Io... sono l'Hokage. E non ho il legame che tu hai con Naruto. Per te è più di un allievo, vero?"

Mi calmo di colpo, come se mi avesse buttato dell'acqua in faccia.

"Naruto ha bisogno del tuo amore," mormora Tsunade. "E io del tuo senso del dovere. Salva Naruto quindi, Iruka-san. O almeno... salva il villaggio. Questa è la tua missione, la più importante della tua vita. Una missione... di classe S."

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Capitolo 2
*** Seconda parte ***


La stanza dove tengono Naruto è segreta, isolata, sorvegliata dalle figure mascherate degli Anbu. Mi ci fanno entrare dopo avermi sottoposto alla routine dei ninja medici, i vestiti bianchi mi ricordano l'abito per il seppuku, e guardando la porta letteralmente coperta da sigilli magici capisco di non essere molto lontano dalla morte. Se il Kyuubi riuscisse a liberarsi, non dubito che l'ordine sia di far saltare la stanza e tutto ciò che la circonda pur di tentare di salvare il villaggio.

Non sarei comunque vivo per rammaricarmene.

Questo pensiero mi dà una bizzarra tranquillità.

Con me entra Shizune, anche lei biancovestita. Chiudono la porta dietro di noi. L'atmosfera della stanza è spessa, opprimente, il silenzio rotto da una sorta di vibrazione inquietante, e da un sibilo rasposo e stentato. C'è un letto solo, su cui giace qualcosa che riconosco come Naruto solo dalla testa bionda, e dal corpo immaturo e nudo, a parte un telo insanguinato che è fissato al suo lato sinistro.

Come l'hanno ridotto?!

Mi avvicino, esitando.

Se mi aspetto di vedere la faccetta impudente e simpatica di Naruto, mi sbaglio. Quello che vedo è un incubo. Gli occhi sono chiusi e contratti, i marchi del demone sulla faccia si sono trasformati in profonde fessure ferine, la bocca è aperta in una smorfia animalesca e i denti sono diventati zanne appuntite, colanti saliva. Da quella bocca viene un respiro fetido e rauco, penso immediatamente a una bestia feroce ferita che lotti per non morire, e i miei pugni si stringono per non estrarre un kunai e troncare quell'agonia...

Shizune sembra comprendere l'orrore che provo, mi tocca il braccio e trovo conforto in quel contatto.

"Non l'avevi mai visto così, vero?"

Scuoto la testa, sconvolto.

"Prega di non vedere cosa diventerà se il Kyuubi prenderà il sopravvento."

Va accanto al letto e solleva appena il telo. I suoi grandi occhi neri si spalancano, la sento mormorare un'invocazione.

"Che succede?" chiedo, allarmato.

"E'... incredibile," risponde, rimettendo a posto la stoffa. "I tessuti si stanno riformando a velocità spaventosa. La ferita è... dimezzata nell'arco di poche ore!"

"E questo è bene, vero?"

Shizune mi indica il ventre di Naruto, scostando il telo per mostrarmelo. "Guarda."

Vedo la spirale attorno all'ombelico, circondata dai segni impressi dal Quarto Hokage. Sembra a sua volta una ferita pulsante.

"L'enorme quantità di chakra ha fatto riemergere il sigillo. Sta cedendo, e la trasformazione del ragazzo lo dimostra." Shizune dilata appena una palpebra di Naruto, e vedo un'iride rossa, una pupilla a fessura persa nel vuoto.

L'occhio del mostro.

"E' cosciente?"

"Tra poco lo sarà." Estrae dalla sua borsa una siringa e la affonda nel braccio inerte del ragazzo.

Bastano pochi secondi, e già Naruto cambia lievemente espressione. Le zanne si ritirano, il respiro diventa lento e meno rauco.

Shizune si allontana dal letto, con un sospiro.

"Ti avverto, Iruka-kun. Il risveglio sarà terribile. Non cedere alla tentazione di lenirgli il dolore: non puoi. E non devi. Se la situazione... precipitasse, sai cosa devi fare."

Uccidilo.

E mi lascia solo con lui.

 

 

 

Il pavimento della terrazza è scaldato dal sole. Mi sembra di attraversarlo, come se fosse diventato inconsistente, o io mi fossi smaterializzato... il luccichio di un granello di sabbia brilla come una stella.

Quante cose meravigliose posso tenere nel palmo di una mano?...

Vorrei aver più tempo per pensarci, mi sembra una cosa importante.

Ma mi sento cadere mollemente in un nero infinito. Finché il senso di caduta diventa la normalità.

Non riesco a capire la differenza tra un secondo e un secolo. Ricordo cose per cui non ho nemmeno i pensieri adatti. Mondi e creature per cui non ho un nome. Sono immensamente antico, o forse nato un istante fa. Sto bene solo nel nulla e ogni cosa che intralcia quel nulla mi riempie di voglia di distruggerla. L'atto della distruzione è il mio cibo.

Sono così forte, così potente.

Ma poi arriva qualcosa che mi strappa dalla mia ragione di esistere e mi chiude in un universo nero e caldo.

Imparo ad aspettare. Una cosa che non avevo mai fatto prima. Imparo a osservare quel che un giorno distruggerò, e ne provo piacere. Mi creo una memoria, Divento altro, più evoluto, più mortale. Ma resto prigioniero.

Ora il mio universo è rotto e si sta raffreddando. Per la prima volta sento la paura della dissoluzione. Voglio uscire, voglio esistere, voglio continuare a esistere.

Due occhi azzurri si spalancano davanti a me e mi ricacciano indietro. Gli stessi occhi che mi hanno imprigionato col loro ultimo sguardo. Auguro a quegli occhi di marcire. Ma devo obbedire. Verrà il momento in cui potrò nutrirmi di questa carne, ho tutta l'eternità a disposizione.

Poi provo dolore. Tanto dolore. Mi chiedo da dove arrivi e mi accorgo di avere un corpo.

Tutto quel che mi tocca mi provoca dolore.

Sento qualcuno vicino a me, è lui che mi fa sentire tutto questo dolore?

Oh, stavo così bene, prima...

 

 

 

 

Fisso la faccia sudata di Naruto sotto di me, vedendo lentamente ritornare il ragazzo di sempre. Il marchio del demone diventa meno profondo, la bocca normale. Il suo pallore diventa ancora più evidente, ma alla fine riapre gli occhi, e vedo le solite iridi azzurre.

"Iruka-sensei," sussurra appena.

"Sono qui, Naruto."

Sorride appena, ma immediatamente la sua faccia si contrae in una smorfia.

"Sa... suke?"

La prima persona a cui pensa è lui?

"Non preoccuparti," mormoro. "E Sakura sta bene."

Fisicamente, sì. Ma spiritualmente è a pezzi in quest'ospedale, dopo essere stata interrogata dall'Hokage, alla presenza di Kakashi e Jiraya-sama.

E fuori dalla sua porta c'è stato un diverbio acceso tra questi ultimi, i più grandi ninja di tutti i tempi.

"Naruto ha usato il Rasengan?!"

"Direi che non ci sono dubbi, la ragazza l'ha descritto perfettamente."

"E' stato avventato insegnargli una tecnica così devastante."

"La stessa cosa potrei dire di te, Kakashi. Come ti è venuto in mente di insegnare il Chidori a un ragazzo mentalmente instabile?"

"Voi conoscete il nemico che gli dà la caccia... dovevo dare a Sasuke un'arma di difesa."

"Di che difesa stai parlando? Gli hai dato un'arma e basta. E Sasuke ne ha abusato, com'era naturale che succedesse. Hai viziato quel ragazzo, questa è la verità. Ci vedevi te stesso da giovane, il bambino prodigio, il possessore dello Sharingan, forse anche l'eredità del tuo amico Obito Uchiha! Non hai mai saputo importi a lui."

"Accetto il rimprovero, Jiraya-sama, ma voi con Naruto non avete fatto di meglio..."

A quel punto hanno percepito la mia presenza. E, inutile nasconderlo, la mia ostilità. Non me l'hanno rimproverata, se ne sono andati a continuare la loro discussione altrove, mentre io entravo nella stanza di Sakura per confortarla un istante.

Tsunade l'aveva sedata, ma tra le lacrime ancora singhiozzava:

"Non ho potuto fare niente, Iruka-sensei... niente... solo guardare, nessuno mi ha ascoltato, era come se non esistessi... e adesso cosa ne sarà di Sasuke?!"

E Naruto, Sakura? Di lui non ti importa?

Importa a me.

Prendo una pezzuola bagnata, per rinfrescargli la fronte. Mi accorgo che ha le labbra secche, con prudenza gli do un cucchiaio d'acqua.

"Maledetto Sasuke..." mormora, deglutendo a fatica. "Mi ha... battuto."

"Siete stati due stupidi."

Le sue mani artigliano il lenzuolo. "E'... stato un bel duello."

"Naruto..."

Non risponde. Gli occhi gli si riempiono di lacrime.

"Ti fa male."

Per tutta risposta tenta un sorrisetto.

"Pensa che ogni secondo che passa, il tuo corpo guarisce. Devi... avere pazienza, capisci?"

"Me... dicina?" riesce a dire.

Scuoto la testa, impietosito.

"Nonna... Tsunade... cattiva."

Gli prendo una mano. Naruto emette un gemito e le lacrime gli scorrono sulle tempie.

"Voglio essere franco con te. Da ninja a ninja: hai una missione importante da compiere... per il bene di tutto il villaggio."

Riapre gli occhi e mi guarda, ansimando.

"Devi sopravvivere e resistere alla Volpe a Nove Code che hai dentro di te. La ferita che hai subìto è molto grave, e la tua unica speranza è l'energia del Kyuubi, ma se perdi coscienza e non lo controlli, il demone romperà il tuo sigillo e ucciderà te e tutta Konoha."

Annuisce, lievemente.

"Devi sopportare il dolore rimanendo cosciente."

Trema, vedo l'inizio del panico nei suoi occhi.

"E' una prova degna di un Hokage."

Il panico recede, sostituito da quella sua cieca determinazione.

"Hai ancora molte cose da dimostrare, Naruto. A te, agli altri..." A me. "E a Sasuke."

Cerca di respirare a fondo. Poi le sue dita si stringono attorno alla mia mano, dolorosamente.

"Voglio vivere... per prenderlo a calci in culo!"

E sorride.

 

 

 

"Perché l'hai fatto?"

Sasuke non mi guarda in faccia, lo sguardo perso nel vuoto.

Credo che sia il momento di un po' di brutalità. Rialzo il coprifronte, afferro il ragazzo per i capelli e gli rovescio la testa all'indietro, costringendolo a guardarmi nello Sharingan.

"Ti ho fatto una domanda."

Quasi per reazione automatica, anche i suoi occhi cambiano colore.

"Odiavo Naruto."

Mente. Se è odio puro, non avrebbe senso il dolore che prova e che non riesce a nascondermi.

"E odiavi te stesso."

"Odiavo la mia debolezza!"

"Mi hai deluso, Sasuke."

"Anche tu hai deluso me, Kakashi."

La mia stretta sui suoi capelli si fa più dolorosa.

"Non permetterti di..."

"Non mi hai dato niente! Ero il più forte ed ora non sono nulla."

"Forse non lo sei mai stato, e te ne sei accorto soltanto adesso."

Gli occhi di Sasuke si infiammano di furia.

"Davanti a Gaara sono stato umiliato. Da Naruto!" Digrigna i denti. "L'ha sconfitto al posto mio. Ha mostrato poteri che non avevo nemmeno sognato. Ha... distrutto la sicurezza in me stesso! Ho capito... di non aver imparato niente... come l'ho capito davanti a mio fratello... e anche adesso, so di essere stato sconfitto! Naruto mi avrebbe ucciso poco fa, se non si fosse fermato... devo vivere sapendo che in un pugno di settimane ha imparato qualcosa con cui il Chidori non può confrontarsi! E allora a cosa serve, questo stupido potere che mi hai dato?!"

"A combattere per Konoha."

"Che Konoha sprofondi!... "

Questa non gliela faccio passare. Alzo la mano e lo colpisco violentemente in faccia.

"Attento a quel che dici, Sasuke."

Volta la testa e sputa il sangue che ha in bocca.

"E' inutile che mi minacci, maestro. Che cosa mi rimane da perdere? Sono diventato una nullità, nemmeno mio fratello mi considera più un pericolo." Una smorfia contrae il suo volto cesellato. "Anche lui, non vedeva che Naruto!..."

"Dunque sei geloso di Itachi?"

"Voglio ucciderlo, Kakashi. Voglio il potere per ucciderlo. O me lo dai tu, o troverò chi me lo darà al posto tuo."

"Orochimaru? Hai già assaggiato il veleno del suo potere."

"Non mi importa! Sono disposto a tutto pur di ottenere la testa di Itachi. Tutto." Mi afferra a sua volta per il bavero, avvicinando la faccia alla mia, un sorriso amaro sulle labbra. "Non lo vedi, col tuo Sharingan?"

I miei occhi si spalancano, comprendendo finalmente cosa sia successo...

E penso al povero Naruto, che era andato in ospedale per trovare il suo migliore amico, e ne è stato compensato a quel modo. Rivedo la sua figuretta spezzata, quella sua domanda incredula e inespressa sulle labbra:

Perché?

Strappo la mano di Sasuke dal mio petto, spingendolo indietro.

Se solo avessi ucciso Itachi Uchiha quando era il momento!

"A questo è giunto, il tuo maledetto desiderio di vendetta," mormoro, raddrizzandomi.

Sasuke si mette improvvisamente a ridere. Ed è uno spettacolo terribile, perché non l'ha mai fatto prima con un tale abbandono.

"E che ne sai tu di cosa vuol dire, il desiderio di vendetta?" Mi guarda, provocatorio. "Eh, Kakashi? Se vuoi, posso fartelo provare. Lasciami andare, tempo un'ora... e uccido tutta la tua famiglia!"

La sensazione che provo è sgradevole, ma so come controllarla. Lascio che l'ondata di risentimento mi percorra e svanisca alle mie spalle. Quindi sorrido anch'io, sotto la maschera.

"Spiacente, Sasuke, arrivi tardi. Tutti quelli che mi sono stati cari... sono già stati uccisi."

La sua risata si interrompe in un silenzio scioccato.

"Come..."

"Come è successo? Durante la guerra," rispondo. "Mio padre suicida e la mia famiglia sterminata. Il mio... miglior amico ucciso." Abbasso il coprifronte sull'occhio che mi ha donato Obito. "Sono sopravvissuto solo io. E senza neanche meritarmelo."

Sasuke distoglie lo sguardo, improvvisamente pallido.

"Kakashi, io..."

"So fin troppo bene cosa provi. E so anche le conseguenze di questo desiderio, quelle che tu hai appena cominciato ad affrontare. Per questo ti dico di dimenticare la vendetta: perpetuare il dolore non serve a niente, se non a distruggere la tua stessa vita assieme a quella del tuo nemico, e questo non ti dà la pace, la dà soltanto a lui. Se sono sopravvissuto a tutto questo, è solo perché ho imparato a concentrarmi su quel che mi rimaneva, sulle persone che potevano riempire di nuovo la mia vita. Dovresti farlo anche tu, Sasuke. Non sei solo come credi, hai chi ti ama."

La luce nei suoi occhi si sdoppia e tremola.

"Avevo," mormora.

Si copre la faccia con le mani, si artiglia i capelli, e resta così, senza emettere un suono.

 

 

 

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Capitolo 3
*** Parte Terza ***


Nell'addestramento dei ninja è compreso il trattamento del tempo.

Misurarlo, sospenderlo nell'attesa, usarlo per aumentare le risorse. Innumerevoli esercizi fisici e mentali per dominarlo, dilatarlo, restringerlo nella percezione. Insegno queste cose ai bambini, ma stanotte le devo insegnare anche a me stesso.

Non devo considerare il tempo un mio nemico...

Mi è così difficile abbandonarmi a questo principio, di fronte all'agonia di Naruto. Il mio tempo si aggancia al suo, inevitabilmente. E scorre con lentezza appiccicosa.

Sono le mie emozioni. Un ninja non dovrebbe esserne condizionato.

Così dice il credo degli shinobi.

Ma se le controllo, divento uguale a qualsiasi altro ninja. E invece il Quinto ha scelto me: quindi quel che provo deve avere una qualche utilità...

Quale? Non lo so. Non c'è nulla di positivo nelle emozioni in me. Ho paura, sono frustrato, nervoso, angosciato, immensamente triste.

Naruto sopporta tutto in quel suo silenzio duro, venato di baldanza. Se ne avesse la forza, direbbe le sue stupidaggini e impertinenze. Ogni tanto mi guarda e cerca di sorridere, per dimostrarmi di che pasta è fatto. Ma non mi inganna: mi basta concentrarmi un attimo sul flusso del chakra per sentire l'anomalia in lui, quella vibrazione metallica nel fianco, che hanno lasciato privo di fasciatura perché i tessuti possano riformarsi liberamente. E’ una ferita aperta e scoperta. E ogni respiro equivale a una coltellata. Per reazione il suo respiro è sottile, ma così è più frequente. Più di trenta piccole coltellate al minuto. Quasi duemila coltellate in un'ora.

E non basta. La minima contrazione di un muscolo qualsiasi infiamma i nervi scoperti. Basta un movimento, anche involontario, per provocare dolore. Ma anche l'immobilità è dolore, sicuramente la schiena protesta, le gambe e le braccia implorano un cambio di posizione. Non c'è trattamento del tempo che possa sostenere a lungo questa situazione senza droghe: i genin sono preparati ai basilari della Resistenza alla Tortura, ma per gestire mentalmente e fisicamente questo stress ci vorrebbe almeno un jounin della squadra Anbu...

Cosa posso fare?!

Penso di tentare un genjutsu su Naruto, ma questo lo sfinirebbe del tutto. Del resto Shizune me l’ha proibito. Cerco di massaggiare delicatamente i centri nervosi degli arti, ma non sento che un cumulo di tendini contratti. Le mie arti di ninja sono così limitate, così inutili... non mi restano che quelle puramente umane.

E così cerco di stemperare la tensione, raccontando a Naruto con voce serena la mia vita di istruttore, gli aneddoti più divertenti. Gli do da bere, gli asciugo e rinfresco la fronte, sorrido incoraggiante davanti a quegli occhi azzurri, anche quando mi guardano attraverso e li vedo vagare nel loro deserto di dolore.

Quanto resisterà? mi chiedo, angosciato.

Man mano che il tempo passa, posso infatti sentire l'energia di Naruto che si spegne, il suo cuore esausto che rallenta.

E mi trovo a sperare di sentirlo fermare...

No!

Chiudo gli occhi un istante.

Ti ho già voluto morto, Naruto. C’è stato un tempo in cui ti avrei ucciso...

 

 

 

 

Scomparsa la minaccia della Volpe a Nove Code, ogni abitante di Konoha che aveva avuto un lutto aveva pianto e gridato maledizioni a quell'entità mostruosa, sognando che avesse un corpo da trafiggere, del sangue da far scorrere, e dolore da sentire.

E poi, incredibilmente, il sogno si era avverato. Il Terzo Hokage aveva portato nel villaggio un corpo umano, vulnerabile, dentro il quale un'arte magica del Quarto aveva sigillato il mostro.

Il Jinchuriiki dello Spirito della Volpe!

Era un bambino di neanche un anno, con i capelli gialli e i segni inequivocabili del demone sulle guance. Ma non faceva compassione a nessuno: tutti volevano distruggere il Kyuubi a costo di uccidere il suo guscio umano. Dopotutto tanti erano stati i bambini morti durante l'attacco, e quel moccioso non apparteneva a nessuno... un laccio, uno shuriken, una sassata; e tutto quel dolore sarebbe stato vendicato!

Ma Konoha è un villaggio di shinobi, nati e cresciuti per la guerra. E chi fa la guerra non butta via una potenziale arma finale. Così il Consiglio aveva deciso di far crescere Naruto nonostante l'odio del villaggio, e il Terzo Hokage aveva emanato ordini precisi e perentori: il segreto del bambino doveva essere mantenuto, e nessuno doveva osare toccarlo.

Il villaggio si era vendicato dell'ordine di Sarutobi obbedendo ben oltre la lettera delle sue istruzioni. Naruto era stato ignorato deliberatamente da tutti, isolato dagli altri bambini a cui i genitori vietavano anche solo di guardarlo. Per anni, a parte qualche persona a cui erano demandate professionalmente certe mansioni, nessuno si era occupato di lui.

Ed io compativo quei poveretti che avevano a che fare col bambino-volpe. Finché un giorno...

"Iruka, vedo che tra i chuunin sei uno dei migliori istruttori."

"Grazie, Hokage-sama."

"C'è un bambino di cui sono il tutore, ma non posso occuparmi della sua educazione. Voglio che te ne occupi tu."

"Sì, signore. Sarà un onore seguire il piccolo Konohamaru, anche se mi sembra un po' presto per..."

"Di mio nipote se ne occuperà Ebisu a suo tempo. A te affido Naruto Uzumaki. Domani entrerà in accademia, ne farai un genin nei tempi e nei modi che riterrai più opportuni."

"Hokage-sama..."

"Che vuol dire quella faccia, Iruka?!"

"Rispettosamente vorrei far notare che... non mi ritengo adatto al compito..."

"Lo so io, a cosa sei adatto. Naruto sarà un bambino difficile... come lo sei stato tu un tempo. Saprai come gestirlo."

"Perdonatemi, signore, ma è impossibile... i miei genitori..."

"Stai per caso discutendo i miei ordini?... Umino Iruka, tu-ti-occuperai-di-Naruto-Uzumaki. Così è deciso, e non c'è altro da dire. Puoi andare."

Mi era toccato dunque di occuparmi di Naruto. E non era facile: il bambino-volpe aveva un caratteraccio aggressivo, del tutto in linea col mostro che teneva dentro di sé. Era irrispettoso, maleducato e borioso: una vera peste. Non era mai stato punito in vita sua, protetto dall'ordine dell'Hokage; ma io come suo istruttore ero un'eccezione, e Naruto aveva imparato che certe impertinenze con me costavano care. Lo lasciavo in lacrime a urlarmi dietro le sue stupide minacce, di quando sarebbe stato Hokage e me l'avrebbe fatta pagare. Ci voleva tutto il mio autocontrollo per evitare di spezzargli la schiena e farla finita con lui...

Poi una sera particolarmente malinconica, tornando nella mia stanza solitaria dove sapevo che non avrei trovato nessuno ad aspettarmi, mi ero reso conto all'improvviso che Naruto stava facendo la mia stessa esperienza.

Il mio dolore era il suo. Eravamo uguali.

Così ero uscito di nuovo, e avevo cercato la sua casa - una stanzetta in un fabbricato marginale del villaggio, dove l’avevano mandato ad accamparsi da solo, non trovando nessuno che lo adottasse. Avevo aperto la sua porta, senza cerimonie, com'era mio diritto di istruttore. Sorprendendolo seduto per terra, occupato a divorare cibo scadente in mezzo alla sporcizia.

Mi erano cadute le braccia, davanti a quello spettacolo. Il bambino che tanto odiavo non era che un cucciolo malnutrito nella sua tana, che passava il suo tempo libero senza una sola voce umana a fargli compagnia, a dirigere un minimo la sua vita. Come potevo pretendere che fosse uno studente modello, che fosse uguale agli altri bambini che vivevano in famiglia? Non lo sapevo, io, cosa significasse quella solitudine?

Con la differenza che io avevo potuto essere felice, per un poco, con i miei genitori. E il mio dolore a ricordarli era forse migliore di quel nulla stupito che vedevo negli occhi del bambino-volpe, che non sapeva neanche cosa fossero, un padre e una madre...

Mi erano salite le lacrime agli occhi, ma le avevo nascoste tuonando:

"Naruto!"

Il bambino era quasi saltato dallo spavento.

"E' così che vive un futuro Hokage? Tutto questo è inaccettabile per un ninja della Foglia. Prenderemo provvedimenti immediatamente!"

Forse si era aspettato un castigo. E invece avevo riordinato la stanza, pulito il pavimento, rifatto il letto, spiegando pazientemente e con gentilezza il perché di ogni cosa, come in una lezione in classe. E lui mi aveva incredibilmente ascoltato, levando su di me quella sua faccetta tonda e felina. Avevo scoperto che il suo sorriso aveva qualcosa di contagioso...

"E adesso l'igiene personale. Prendi un cambio di abiti e vieni con me!"

Al bagno pubblico mi avevano ringraziato della delicatezza di aspettare l'ora tarda per entrare con quel bambino. Mi ero occupato personalmente di strigliarlo a dovere, mentre lui protestava, e guardava stupefatto il mio corpo nudo, il primo che vedesse in vita sua... io guardavo il suo, vedendo che era più piccolo della sua età; ma la forma delle sue ossa mi diceva che, con un po' di cibo buono, quello scricciolo sgraziato avrebbe potuto un giorno diventare un uomo alto e forte.

"Bene, da pulito sembri già un essere umano!... Ora mettiamo qualcosa di decente in questo stomaco."

Ma non era facile. Nessuno sembrava disposto a far toccare il proprio cibo dal bambino-volpe: una cosa che mi era sempre sembrata naturale, e che adesso che vivevo dall’altra parte trovavo sconvolgente. Naruto incassava i rifiuti con faccetta da duro, abituato a questo genere di cose. Ma io avevo finalmente capito perché avesse quell’ossessione di diventare Hokage per imporsi a tutto il villaggio...

Alla fine l'avevo portato nell'unico chiosco dove potevo sperare che gli avrebbero dato da mangiare: quello di Ichiraku, un brav'uomo che conoscevo da tutta la vita. Anche lui aveva esitato un bel po' a trovarsi quel bambino seduto al banco, ma la buffa espressione famelica di Naruto aveva vinto la sua diffidenza. Gli aveva servito una gran porzione di ramen, e mi era bastato vedere la sua faccia sorridente davanti all’entusiasmo rumoroso del piccolo, per sapere che almeno un problema l’avevamo risolto...

 

 

 

 

"Iruka-sensei..."

Trasalisco a quella voce. Naruto mi guarda, con un'espressione quasi terrorizzata.

"Lui... brucia."

La sua mano si artiglia l'addome. Dapprima credo che la mia sia un'illusione, ma poi è evidente, la spirale del sigillo sta riemergendo...

"Sto... morendo, vero? Lui... ha paura..."

Lo prendo per le spalle. "Resta tranquillo, sono qui con te."

"Non vuole... il buio... il buio... il buio..."

Lo abbraccio, facendolo gemere di dolore. Lui affonda la faccia contro la mia spalla, con un lamento pietoso.

"Non... ci riesco... Iruka-sensei... lui... lui..."

Cos'è questa cosa che sento nel suo corpo?

Chakra. Una quantità mostruosa di energia che si sta concentrando nel suo ventre.

Lo spirito della Volpe a Nove Code sta cercando di prendere il sopravvento!

"Mantieni il controllo!" esclamo, spaventato.

Il respiro di Naruto esce a singhiozzi, come se stesse combattendo una battaglia che sa già che perderà. Lo sento tremare tra le mie braccia...

E poi sento un dolore acuto, violento alla spalla. Trasalisco, stringendo i denti.

Un morso?!

Sì. E' proprio un morso. Penso a un parossismo di sofferenza e mi dico Sì, Naruto, mordi pure, se questo può servire a sfogare il tuo dolore, povero ragazzo...

Ma sento quelle mascelle stringersi ancora di più, quei denti allungarsi come zanne, penetrare nella mia carne quasi per strapparla.

“Ahi!... Ora basta, Naruto..”

Cerco di liberarmi da lui ma non mi lascia, anzi: ruggisce.

I miei occhi si spalancano di orrore.

Il Kyuubi?!

Il corpo di Naruto scotta sotto le mie mani, ben oltre qualsiasi febbre immaginabile. La sua testa si scuote e il dolore alla spalla mi strappa un urlo. Le sue mani mi artigliano la schiena e sento altre lame di dolore, sono le sue unghie, affilate ora come pugnali, mi stanno lacerando con una forza sovrumana...

Annaspo e lo imploro: "Naruto, no!..."

Quel suono terribile emesso da lui mi riempie le orecchie. E' un misto tra un lamento di dolore umano e il ruggito roco di una belva. Cerco di raddizzarmi, lottando con tutte le mie forze contro quelle mani contratte, quella bocca attaccata alla mia carne. Finalmente Naruto ripiomba sulle lenzuola, il respiro gorgogliante. Poi volta la testa e si mette a vomitare sangue...

"Shizune!" grido, in preda al panico. Mi volto verso la porta chiusa. "Shizune!..."

Non ho neanche il tempo di pensare.

Naruto viene preso dalle convulsioni.

 

 

 

 

E' inutile che Gai finga di incontrarmi per caso, sa cos'è successo, come lo sanno ormai tutti i jounin.

Mi trova seduto sul ramo di un albero, dove mi sono rifugiato dopo il confronto con Sasuke, in cerca di un momento di riflessione. Atterra su quel ramo davanti a me, senza neanche scuotere le foglie: il solito perfetto controllo del corpo dell'adepto del taijutsu. Si rannicchia, come per guardarmi nell'unico occhio che tengo scoperto.

“Brutta faccenda, Kakashi.”

Evito il suo sguardo.

“Naruto?”

Sospiro, ed è tutta la risposta che abbia.

“Mi dispiacerebbe perderlo... a me quel tuo ragazzo è sempe piaciuto.”

“Lo so.”

“Cosa pensi di fare, a proposito di Sasuke Uchiha?"

E’ la domanda che mi sto facendo da quando l’ho lasciato...

"Niente.”

“Kakashi!”

“Devo essere pragmatico.”

“E cosa significa?”

“Sasuke non è una minaccia alla sicurezza di Konoha, il segno maledetto di Orochimaru è ancora sotto controllo, e il male che ha fatto... ormai è irrimediabile. Andrebbe punito, sì, ma così lo perderemmo, e non possiamo permettercelo... specialmente se dovessimo perdere anche Naruto.”

Intravedo l’espressione cupa di Gai a quella spiegazione.

“Nessuna punizione, dunque?”

“Si punirà da se stesso.”

“Quindi dirai che quel che è accaduto è un tragico errore durante un allenamento.”

“Ufficialmente.”

"E non ufficialmente? Come ti spieghi quel che è accaduto?"

"Rivalità."

"Come quella tra te e me?"

Sorrido, tristemente. Povero Gai! Continua a illudersi che ci sia veramente una rivalità tra noi due, quando è chiaro che questo non è possibile. Ma non ho intenzione di smentirlo, glielo lascio credere. E’ un piccolo prezzo in cambio dell’amicizia di un uomo che non condivido in niente, ma al quale affiderei tranquillamente la mia stessa vita.

Si gratta il mento. “Forse c’entra la ragazza,” borbotta. “A questa età si è nella primavera della...”

“No, Gai.” Troppo semplicistico, tirare in ballo Sakura. “C’entra il complesso di inferiorità di Naruto, e quello di superiorità di Sasuke, Tutto poteva andare bene se certi valori nel gruppo restavano immutati, ma così non è stato. Naruto è cresciuto notevolmente e rapidamente nelle sue capacità guerriere, e nello stesso tempo Sasuke ha perso fiducia nelle proprie... specialmente grazie a Itachi.”

“Non dovrebbe sentirsi così per aver perso con suo fratello. Itachi non è avversario facile per nessuno... nemmeno per noi jounin.”

E Gai, educatamente, volta la testa per non guardarmi in faccia.

Sì, ha ragione. Itachi ha sconfitto persino me, punendo duramente la mia superbia con settantadue ore nel suo Tsukuyomi, crocifisso e trafitto migliaia di volte...

Respiro profondamente e conto dieci battiti del cuore per calmarmi.

“Mi ha quasi ucciso,” mormoro.

E mi chiedo ancora perché non l’abbia fatto e si sia limitato a portarmi sull’orlo tra la vita e la morte. O forse voleva uccidermi, ma non immaginava da quanto tempo attendessi dentro di me un’occasione per espiare il mio senso di colpa... ho accettato il dolore che mi ha inferto, e questo mi ha salvato la vita.

“Se ha battuto te, a maggior ragione Sasuke deve accettare la sua sconfitta.” Gai scuote la testa. “E’ un genin, per quanto dotato...”

E genin rimarrà. E’ stato bocciato all’esame di chuunin, per aver mostrato impulsività ed egocentrismo, il primo passo falso della sua carriera. E dal suo fallimento è probabilmente dipeso anche quello di Naruto, che a sua volta si è visto bocciare pur avendo vinto contro il superfavorito Neji Hyuuga. In qualche modo, i giudici non potevano riconoscere un Naruto superiore a un erede degli Uchiha...

“ ... e non aveva nessuna possibilità contro Itachi,” continua Gai. “Doveva saperlo bene, eppure si è gettato a combattere ugualmente, e questa è una tattica di sacrificio per salvare qualcuno a cui si tiene...”

“Forse, chi lo sa? Io penso che le motivazioni di Sasuke fossero diverse. Dava la caccia a Itachi per la propria vendetta, non solo per salvare il compagno.”

Gai annuisce lentamente, sa la storia dello sterminio del clan Uchiha.

“Ma Itachi l’ha snobbato," concludo, "dichiarando invece il suo interesse in Naruto. Per Sasuke è stato troppo da sopportare: essere defraudato persino del proprio grande nemico... . non gli restava che una prova per constatare definitivamente i valori tra lui e questo nuovo Naruto: un duello.”

"Capisco... ma allora, perché Naruto ha accettato?”

“Perché dentro di sé anche lui non vedeva l’ora, di confrontarsi con Sasuke: era sempre stato il suo punto di riferimento, il ragazzo geniale da rincorrere, il compagno... da cui essere finalmente rispettato.”

E mi immagino quindi la sua faccia quando si è sentito dare del vigliacco, come Sakura ha raccontato... oh, non ha mai imparato a controllare i suoi impulsi!

E questo Sasuke lo sapeva bene.

Sospiro, chinando la testa.

“So cosa ha provato Naruto, allora,” mormora Gai. “Anch’io ho dovuto aspettare a lungo, prima di essere rispettato da te.”

Mi sembra che intorno a me il silenzio si sia fatto più pesante.

“Voi ninja geniali siete tutti così. Sembra che non ve ne facciate niente, di quelli che non hanno avuto in dono dalla natura il vostro talento. Ma in realtà di quelli come noi ne avete bisogno, perché senza di noi... non potreste essere quel che siete. Quando lo capite, è doloroso.”

Chiudo gli occhi per un istante.

“Sì, Gai, è doloroso, ma fa bene.”

Sento la sua mano sul mio braccio.

“Allora speriamo che questo dolore faccia bene anche al tuo Sasuke. Naruto, se sopravviverà, saprà perdonare.” Le dita si stringono appena. “Come ti ho perdonato anch’io.”

Quel tocco svanisce. Le foglie stormiscono a un breve soffio di vento. Riapro gli occhi e contemplo il nulla davanti a me.

“Grazie, Gai,” mormoro lo stesso.

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Capitolo 4
*** Parte Quarta ***


Non esiste una descrizione adeguata delle urla che escono da Naruto, mentre il chakra della Volpe violenta letteralmente il suo corpo, riversandosi di colpo in tutti i suoi tenketsu.

Salta letteralmente dal letto e si schianta al suolo, e il telo che ha addosso si tinge immediatamente di sangue. Ma la ferita riaperta non ferma il parossismo del suo corpo: si inarca pestando i talloni sul pavimento, sbatte la testa da tutte le parti, le fessure sul suo volto si allargano di colpo e i denti appuntiti mordono l'aria nella bocca urlante.

"Naruto!" grido, disperato.

Il suo chakra continua ad aumentare. Non ho mai sentito tutta questa energia compressa in un corpo umano... sta addirittura uscendo da lui, prendendo una forma visibile. Un'aura rossa e pulsante attorno al suo corpo, che ne altera la forma, creando appendici bestiali... il profilo di una volpe malefica.

Mi sento inondato di sudore gelido.

Prega di non vedere cosa diventerà se il Kyuubi prenderà il sopravvento, mi aveva detto Shizune.

E invece lo sto vedendo, sta succedendo davanti ai miei occhi.

Di nuovo mi volto verso la porta della stanza, ma resta chiusa... e con un lampo di acida consapevolezza, capisco che non può che essere così. Nessuno può aiutarmi adesso, nemmeno il Quinto potrebbe, l'unica speranza era l'umanità di Naruto, e io l'unico che poteva ricordargliela. Ma quella speranza sta svanendo sotto l'attacco di quella spaventosa energia, e i miei occhi notano che uno dei sigilli alla porta ha mutato lievemente colore...

Forse è questione di secondi, prima che un'esplosione concluda la mia vita.

Non voglio morire.

La mia mano automaticamente va al kunai che ho addosso.

Se uccido il mostro, sarò salvo...

Ma quel mostro è... un ragazzino di neanche tredici anni...

Iruka-kun, non sarai mai qualcosa di meglio di un ninja mediocre. Sei troppo sentimentale... non sei fatto per la vita degli shinobi, sei nato guerriero per sbaglio.

Il mio ex amico Mizuki forse aveva ragione...

Coraggio, quello non è più Naruto.

Dalla gola di quell'essere escono parole incomprensibili, urlate in una lingua aliena. Le contorsioni si attenuano, riesce a voltarsi sul fianco destro, e poi punta le mani al suolo. Lentamente, ansimando, si raddrizza sulle mani e sulle ginocchia, la faccia alterata e insanguinata che mi guarda con gli occhi rossi spiritati. Una creatura infernale sulle sue quattro zampe.

Non ha più nulla di umano...

Gli occhi mi si riempiono di lacrime, sfocando la mia vista.

E' finita. Devo ucciderlo... ora, finché è ancora debole.

Faccio un passo verso di lui.

Iruka-chan, vieni da mamma e papà... guarda cosa ti abbiamo portato dalla nostra ultima missione!

Perché sto ricordando i miei genitori?...

Vendicali. Vendicali!

La cosa maledetta davanti a me mi guarda con uno strano ghigno di interesse. Mi studia inclinando la testa, come un animale. La sua aura si allunga come un tentacolo verso il kunai che tengo in mano, e percepisco sulla pelle l'intenzione omicida...

Ma prima che mi tocchi, Il mostro ha una contorsione e si azzanna da solo un braccio.

Tutto è troppo rapido, una successione di eventi incalzanti che non dà il tempo di un pensiero. Il mio shock a riconoscere in quel gesto disperato la reazione in extremis di Naruto. La mia mano col kunai che ricade al fianco, incapace di colpire. Il sigillo sulla porta che crepita. La creatura che ruggisce di dolore, si raddrizza sulle ginocchia, si porta le mani alla testa e si torce con un grido spaventoso...

"Aaaaaaaaaaaarrrrrrrghh!!!"

Qualcosa mi percorre. Come una folata di vento rovente. Senza un suono.

Ecco, l'esplosione. Sono morto.

Mamma, papà, sto arrivando da voi...

Chiudo gli occhi e attendo il dolore, che non arriva. Attendo un rombo, che non c'è.

Non c'è niente.

E' questa la morte? E' meno terribile di quel che credevo.

Tu... tum...

Un battito cardiaco, lentissimo. L'unica guida in questo silenzio bizzarro. Riapro gli occhi, ma c'è il buio intorno a me, un'oscurità insensata.

Poi vedo scintille rosse. Che appaiono a caso, si spengono, e riappaiono. Sempre più numerose, finché non si fondono in chiazze di luce. E vedo una foresta, immersa nella luce di una luna sanguigna.

Un'illusione?

Resto sconcertato, ma non troppo: non sono un soggetto facile per questo tipo di tecniche, visto che la mia affinità naturale è per il genjutsu. Faccio, o penso di fare i movimenti di fronte al petto per formare i sigilli di liberazione...

Ma chi mi sta facendo questo? Non certo Naruto: non ne ha la capacità, è un tipo-ninjutsu.

Esclamo la formula per uscire dal genjutsu, ma la mia voce... non esiste!

Tu... tum...

Calma. Concentriamoci. Questo battito del cuore... è troppo lento. Alterazione del tempo? E questo paesaggio che vedo dall'alto: ha un senso? Non percepisco pericolo, solo... una cupa, avida e maligna eccitazione.

La visuale cambia, come se mi muovessi a grandi balzi. Gli alberi diventano strie grigiazzurre. Di fronte a me appare un'anomalia della foresta... mura umane.

Scene di violenza insensata riempiono adesso la visione. E percepisco suoni di battaglia, urla, esplosioni, sibilo di armi, schianti di alberi sradicati, rombo di pietre che crollano.

Mi sento raggelare, un grumo di nausea mi si pianta nello stomaco mentre riconosco la scena.

Non è possibile! Sto vedendo l'attacco della Volpe a Nove Code, tredici anni fa... lo sto vedendo con gli occhi del Kyuubi!

Chiudo gli occhi di scatto, ma non serve a niente. Non ho difese. Devo assistere a quello scempio. Vedo un gruppo di ninja balzare compatto dal portone sfondato del villaggio, uno di loro agita un antico nobori, il simbolo su di esso chiarissimo alla luce degli incendi.

Il clan Umino!

L' arco immenso di una zampa artigliata carica di energia, e metà di quel gruppuscolo di guerrieri vola in pezzi davanti ai miei occhi... un giovanissimo aspirante genin viene colto di striscio e si schianta contro il portone, con la faccia coperta di sangue.

No... oh no, no...

So cosa sto per vedere. Sento quasi la risata sardonica del mostro, di fronte al mio orrore. Urlo, ma la mia voce ancora non esiste.

Fermati, ti prego, fermati...

Uno dei guerrieri sopravvissuti balza di fronte alla mia visuale. Vedo la sua forma umana volare alla luce della luna e venirmi davanti. E' coperto di carte esplosive, le mani unite davanti alla faccia. Vedo in un istante fatale i suoi occhi che brillano sopra la maschera, sento il suo ultimo grido:

"Konohaaaaa!!!"

Poi un lampo di luce, una palla di fuoco, e quella figura va in frantumi...

Padre!...

Uno strillo lacerante si leva sull'eco dell'esplosione. Il grido di una donna, pieno di disperazione. La kunoichi si gira ed esclama un ordine. Un uomo del suo clan scatta a raccogliere il ragazzino ferito, portandolo via. Lei si getta in avanti, per dargli tempo di fuggire.

No, basta, ti prego, basta!...

La mia visione ora è di quella donna, con i capelli sciolti nel vento, votata alla morte. Sfodera una katana, va all'attacco emettendo un selvaggio grido di guerra, che si spegne solo quando la mia visione è solo dell'erba intorno a lei, inzuppata improvvisamente da un getto vermiglio...

Mamma!!!

Sento lo scricchiolio delle ossa che si spezzano, e so che è il suo corpo che viene straziato da mascelle inumane. E quella voce, una vibrazione sotterranea e inumana:

Maledetti shinobi, voi e le vostre magie! Vi divorerò tutti quanti...

E un grido umano, che arriva da lontano, e cresce, cresce, cresce...

"....rrrrrrrraaaaaaaaaaaaaaaahhhh!!!"

La mia voce!

Apro gli occhi. Sono nella stanza dell'ospedale. La figura mostruosa è ancora in ginocchio, con le mani alla testa in un turbine di energia. Il sigillo alla porta è ancora sul punto di esplodere. Non è passato che un solo istante!

Il kunai è saldo nella presa improvvisamente forte della mia mano.

Adesso ti distruggerò, Volpe a Nove Code! Dovessi morire anch'io, ti caccerò nel tuo inferno per tutta l'eternità...

E mentre parto all'attacco, tutto quel che è intorno a noi esplode.

 

 

 

 

"Tsunade-sama!..."

Shizune mi guarda, gli occhi tondi dalla tensione. E' sempre stata così emotiva, empatica come spesso sono o diventano i ninja medici.

"Ho sentito," annuisco.

Un cenno agli Anbu mascherati, ed estraggono tutti le armi concentrandosi verso la porta, ma restando a debita distanza da essa.

"Cosa sta succedendo lì dentro?" mormora Shizune, pallidissima.

"L'inevitabile," rispondo, a voce bassa.

E quello in cui dobbiamo sperare.

"Iruka-kun," prega sottovoce lei, unendo le mani.

Sì, ha ragione a temere. Ho dato a quell'uomo un compito terribile. Ma è forte, molto più di quanto non si creda: l'ho visto studiandolo mentre gli parlavo. C'è in lui quella determinazione mortale nella protezione del proprio nido, che fa fuggire i predatori più grossi. Un degno prodotto della filosofia di Sarutobi, il Terzo Hokage...

Uno degli Anbu alza una mano in un segnale, annuisco, mi raggiunge in un istante piegando il ginocchio davanti a me.

"I sigilli sono isolati dall'esterno."

Mi sento impallidire.

"Non potete entrare in contatto con essi?"

"No, Hokage-sama."

Shizune interviene: "E' stato Iruka?..."

Scuoto la testa. No, non è stato lui. Quei sigilli li ho creati io, in modo che un normale ninja non possa disattivarli senza la mia autorizzazione.

"Perché un sigillo non risponde?"

Shizune fissa il vuoto. "Perché... è andato distrutto?"

E chi può aver fatto una cosa per cui c'è bisogno di un chakra immenso... se non qualcosa di potentissimo che è pronto ad uscire?

Chiudo gli occhi, maledicendo il destino, Jiraya che mi ha ritrovata, il mio cuore di donna, la pena per quel ragazzino che tanto mi ricordava mio fratello...

"Squadra Anbu! Procedura per l'esplosione dei sigilli!"

"Tsunade-sama!" esclama Shizune.

Sa che ho appena emesso una sentenza di morte per Naruto e Iruka. Ma non ho scelta...

Gli Anbu richiamano chakra, ma non succede nulla.

Sento qualcosa di acido in gola. E' già troppo tardi?

"Tentate comunque!" ordino. "Forse ne è rimasto qualcuno intatto. Unite tutto il vostro chakra..."

E in quel momento il pavimento trema sotto di noi.

 

 

 

 

Il mio tempo interiore si dilata, mentre una tempesta di frammenti di vetro, pezzi di intonaco e mobili distrutti si scatena nella stanza, e tutte le luci si spengono trasformandosi in una pioggia di schegge incandescenti. Sento degli urti qua e là sul corpo, ma non provo neanche dolore. Mi aspetto che la palla di fuoco dell'esplosione finale mi consumi, ma non mi fermo. I miei muscoli scattano in avanti contro la figura in ginocchio.

Sento con piacere l'impatto contro la sua carne, lo rovescio a terra e ci finisco sopra: ma prima che possa muovermi, qualcosa di pesante e duro mi colpisce violentemente sulla schiena, e per un istante vedo solo scintille davanti agli occhi...

Urlo, un sapore metallico mi riempie la bocca. Lotto per resistere al lago nero che mi sommerge, invoco l'aiuto di tutto quel che è sacro dentro di me...

Non ora! Non ora!!!

Riemergo a fatica dello stordimento. Non ho idea di quanto tempo sia passato.

Intorno a me è buio pesto, si sentono solo gli scricchiolii delle macerie che si assestano, odore di calcinacci, sudore, sangue, urina. Ma niente fumo, niente combustione. Mi chiedo confusamente se i sigilli siano esplosi oppure no. E soprattutto, come faccia ad essere ancora vivo.

Che lo sia, mi è acutamente confermato dal dolore. Sono ferito. Analizzo automaticamente la mia capacità di combattere: scarsa. E credo di avere delle costole rotte: il respiro mi esce a stento.

Sotto di me un altro respiro, sibilante, roco. Mi riempie di una dura esultanza, più forte del dolore.

E' vivo anche lui...

Ma ancora per poco.

"Maledetto," ruggisco, la voce impastata d'odio, che suona spaventosa nel silenzio.

Mi senti, Kyuubi?...

"Tu...mi hai... tolto tutto quel che ho amato."

Anche Naruto.

"Mi hai sfigurato... e hai ucciso i miei genitori!"

Il respiro sotto di me si interrompe.

"Hai distrutto la mia vita... e tutto questo... perché, eh?!... Perché?!"

Nessuna risposta... solo un singhiozzo soffocato.

Al buio brandisco il kunai che ancora tengo in mano. "Ma adesso per te è finita!" grido, rabbiosamente. La lama tintinna strisciando sul pavimento, si alza pronta a colpire. "Muori, mostro!..."

Sento un movimento sotto di me. Mi aspetto un attacco, una reazione selvaggia, e invece...

... sento quella creatura voltare la testa, offrendomi docilmente la gola.

Esito, di fronte a quella resa.

Che significa?!

L'essere sotto di me tace, l'unica cosa che sento è un fioco singhiozzare sul suo respiro stentato.

Perché non combatte? Perché non si difende?...

La mia mano sinistra cerca esitando il suo volto, lo trova, lo percorre in punta di dita, e sente il calore delle sue lacrime...

Tremo, indovinando cosa significa.

"Naruto," mormoro, sconvolto. "Naruto, sei tu?!"

Singhiozza più forte, ma non risponde.

"Naruto!..."

E' lui? E' veramente lui?

Il mio cuore batte all'impazzata. Lascio andare il kunai, porto la mano nella mia borsa alla cintura, cerco a memoria la torcia d'emergenza. Le mie dita tremanti faticano ad afferrare il piccolo cilindro, ma alla fine riescono ad accenderlo. Una luminosità giallognola rompe l'oscurità polverosa, dando una dimensione meno angosciante a quella devastazione...

E a quella luce vedo la faccia esausta di Naruto.

Niente più fessure sul volto, niente sguardi demoniaci, niente zanne ferine. Ma niente nemmeno della sua aria spavalda, solo un'immensa vulnerabilità, lo sguardo disperato.

E mi rendo conto, con orrore, che ha sentito tutto quel che gli ho detto... la preghiera che gli leggo negli occhi è chiara come il sole.

Uccidimi.

"Oh, Naruto..." La mia voce è un gemito di pena. "Naruto, no... no..."

L'abbraccio, sollevandolo appena da terra, il suo corpo è così debole. Con una mano sorreggo la sua testa contro la mia spalla, tutto il mio essere si inarca su di lui per proteggerlo, vorrei stringerlo, cullarlo, non lasciarlo andare mai più.

Perdonami, Naruto! Perdonami...

"Iruka-sensei..."

La sua voce, finalmente. Piena di un'infinita tristezza.

"Sono qui, ragazzo mio, sono qui..."

"Non lo sapevo... ti ho fatto tutto... questo male."

Oh, Naruto, non tu, non tu...

"Per favore... fammi morire, non... voglio essere un mostro..."

"No!!!" grido, con violenza. "Tu non sei un mostro!!!"

Guai a chi lo dirà, dovrà vedersela con me. Il mostro lui l'ha sconfitto, lottando contro di lui e ricacciandolo dentro di sé...

...per salvarmi la vita.

Sorrido appena, ricordando le parole del Quinto Hokage; e comprendendo la sua saggezza.

"Tu... non sei un mostro," ripeto, con voce più calma. "Tu sei... Naruto Uzumaki!"

Un degno ninja di Konoha, e un futuro degno Hokage.

Sento le sue braccia salire esitanti al mio collo.

"Iruka-sensei..." Un sussurro appena percettibile. "Grazie."

Tremo, chiudo gli occhi, qualcosa in me che grida di non farcela più.

Regola 25: un ninja non deve far trasparire le proprie emozioni, qualunque siano le circostanze. Un ninja deve avere un cuore saldo e non piangere mai...

E allora perché le lacrime mi rigano la faccia? Perché mi sembra che mi si stia spezzando il cuore?

"Sei stato... bravo, Naruto," mormoro con un sorriso, lottando per non far tremare la mia voce. "Quando... tutto questo sarà finito... ti inviterò a mangiare da Ichiraku... e potrai ordinare tutto quel che vorrai." Ingoio le lacrime. "Ti regalerò un nuovo..."

Quelle braccia ricadono all'indietro, e anche la testa.

"Naruto?" mormoro, allarmato.

Mi sciolgo dall'abbraccio, lo guardo alla luce della torcia.

Respiro rapido, occhi chiusi, polso impercettibile...

E' svenuto!

Rabbrividisco.

E adesso? Che farà lo spirito della Volpe a Nove Code, in lui? Tenterà ancora di prendere il sopravvento? Dovrò ricominciare l'incubo di prima, combattere contro la sua possessione, pensare ancora di doverlo uccidere, trovare la forza di farlo?...

No, dèi del cielo, no, vi prego, no!

"Naruto, svegliati..." Lo scuoto. "Ti prego, riprenditi!"

Lo lascio andare a terra, mi preparo per tentare di rianimarlo... ma mi fermo all'improvviso.

Il suo ventre è nudo, come il resto del suo corpo, chiazzato qua e là di sangue che si va seccando. Ci avvicino la torcia, per guardarlo bene: solo un ombelico affossato, circondato dalla muscolatura immatura ma già rilevata, la pelle che sembra bianca e liscia...

Nessuna traccia del sigillo!

Nessuna spirale, nessuna traccia arcana. Il Kyuubi ruggisce sommesso, domato dentro di lui.

Il sollievo è tale che mi ronzano le orecchie, emetto una fioca risatina.

"Naruto," ansimo. "Abbiamo vinto... abbiamo..."

Vinto.

Forse lo penso senza dirlo, mentre la mia tensione si scioglie, ed era tutto quel che mi dava la forza di resistere. Crollo anch'io di fianco a lui, e lascio che il buio raggiunga anche me.

 

 

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Capitolo 5
*** Quinta parte ***


L'ultima volta che ho visto Naruto...

Chiudo gli occhi, rammentando quelle cose che uscivano dal suo fianco.

No.

Un po' prima: l'ultima volta che ho parlato a Naruto...

Non gli ho parlato, in verità.

Gli ho tirato un pugno in testa.

Ero andata a trovare Sasuke-kun in ospedale, come tutti i giorni. Volevo portargli della frutta, mi sembrava così depresso! Speravo di vederlo sorridere.

Così raro, un suo sorriso.

Mi era bastato aprire un poco la sua porta per emozionarmi, come sempre. Vederlo seduto sul suo letto, la testa china, i capelli neroblu che cadevano intorno al suo volto pallido e aristocratico. Che aspettava la mia visita.

Oh, Sasuke...

E poi... è arrivato Naruto!

Sempre con i suoi modi straripanti ed energici, il suo sonoro e allegro "Sakura-chaaaaaan!" che ha fatto voltare metà ospedale...  e quell'aspettativa golosa nei suoi occhi, come se anche lui non vedesse l'ora di vedere Sasuke-kun!

Che ci fai qui? Non lo sai che voglio restare da sola col mio amato?... Sparisci, verme!

"Cosa c'è in quel sacchetto, Sakura-chan? Sono mele! Che belle! Quante sono? Tutte per Sasuke? Per me niente?"

Per te? Ma figuriamoci.

"Hai sempre detto che la frutta non ti piace! Cos'è, pur di far dispetto a Sasuke cambi anche i tuoi gusti alimentari?"

"Il maestro Kakashi ha detto che devo mangiare più frutta perché mi fa bene..."

"Ah, piantala!"

E gli ho appunto tirato un pugno in testa. Bello forte.

Dentro la stanza lui è entrato immusonito assieme a me, grattandosi il punto dove l'avevo colpito. Però poi ha visto Sasuke, e mi è quasi passato sopra per balzare di fianco al suo letto, con l'aria di volerselo abbracciare.

Questo cafone! Come si permette?!

"Stai benissimo, Sasuke! Sono così felice che tu sia guarito... hai visto che super-ninja-medico ti ho portato? E' stata dura! Anche Orochimaru voleva nonna Tsunade, ma gliel'abbiamo portata via! Io ho combattuto contro quel quattrocchi dell'esame, ti ricordi, Kabuto Yakushi? E' forte come Kakashi-sensei... ma gliele ho date di brutto! E poi nonna Tsunade ha combattuto insieme all'Ero-sennin contro Orochimaru, che roba, il duello dei Sannin... una cosa fantastica! Voglio diventare forte come loro! Beh, che ne dici? Non sono stato bravo? Non mi dici grazie? Eh? Eh?..."

E scuoteva il letto a ritmo delle sue parole, e Sasuke ondeggiava di qua e di là, con le mascelle contratte...

"Naruto!" gli ho urlato, "Idiota! Lascia stare Sasuke-kun!!!"

O ti ammazzo con le mie mani...

Chino la testa, fissandomi le mani unite in grembo.

Ho avuto il coraggio di pensare qualcosa del genere. L'ho pensato e l'ho anche detto a voce alta, una volta che Naruto stava attaccando briga con Sasuke. Quella volta il maestro Kakashi si è girato di scatto a guardarmi, il suo occhio scoperto pieno di rimprovero.

Sakura, uccidere per noi shinobi non è né un gioco, né un modo di dire: è la realtà. Un giorno ti pentirai di aver parlato con tanta leggerezza di togliere la vita.

Quel giorno è arrivato.

E allora? Sono contenta, ora che Naruto non c'è più?

Mi bruciano gli occhi e sento un groppo in gola...

Sono tutti contenti?

Ricordo che i miei genitori, quando avevano saputo che mi avevano messo in squadra con lui, erano stati in silenzio per tutta la cena. Poi avevano detto acidamente che certe scelte si facevano a seconda del prestigio della famiglia, ed evidentemente gli Haruno di prestigio non ne avevano, non avendo mai dato ninja al villaggio, prima di me... come ultima speranza, mia madre era andata a lamentarsi col maestro Iruka, contestando la promozione a genin di Naruto e sperando che lo rimandassero in accademia; ma quella promozione era stata avallata nientemeno che dall'Hokage, e non si poteva fare più nulla.

Team 7: Haruno Sakura, Uchiha Sasuke, Uzumaki Naruto.

Ci avevo pianto sopra. Come avevo pianto a sapere che come maestro ci sarebbe toccato il misterioso Kakashi Hatake, quando a me sarebbe piaciuto tanto far parte della squadra di Kurenai Yuhi.

L'unica consolazione era la faccia di Ino, verde d'invidia perché avrei fatto squadra con Sasuke, il sogno di tutte le ragazze.

Oh quanto le bruciava!

Ma poi mi ero dovuta beccare anche le sue smorfie sardoniche.

"Ehi, Sakura-in-piazza, dì al fallito che sta con te di non diventare rosso ogni volta che ti guarda! Ti sta facendo diventare la favola di tutta Konoha."

"Tutta invidia, Maial-Ino! Parli di falliti ma intanto il mio Sasuke distrugge te e tutta la tua squadra..."

"Sasuke? Il mio Sasuke? Manco ti guarda! Mi riferisco al biondino con la faccia da gatto, ti sbava dietro senza il minimo stile."

Era vero, piacevo a Naruto, e la cosa era così evidente a tutti da essere addirittura imbarazzante: per carità, è appagante per una ragazza sapere che qualcuno è innamorato di lei, ma quello lì... come osava anche solo pensare che mi sarei potuta mettere con un emarginato sottosviluppato, col muso inciso da quegli strani tatuaggi di chissà quale clan (straniero, sicuramente), magrolino anche se si infagottava in quella tuta arancione per apparire più grosso, e più basso di me anche se usava il coprifronte per spararsi in alto quella zazzera di capelli biondi?

Ma per favore.

E poi bastava che spostassi gli occhi di lato per vedere invece il ragazzo più forte e bello di Konoha, erede della famiglia più famosa e sfortunata.

Non c'era paragone.

Eravamo un terzetto che peggio assortito non si poteva, e avevo subito visto che Sasuke-kun ed io avevamo almeno una convinzione in comune: che Naruto fosse una fastidiosa zavorra e nient'altro. Per me lo era anche a proposito della storia d'amore a cui aspiravo, e lo odiavo il doppio. Sfogavo liberamente il mio risentimento verso di lui, trattandolo come non avrei mai osato fare con Sasuke (anche se ogni tanto captavo occhiate taglienti di quest'ultimo, come se volesse ammonirmi di non esagerare; capivo che gli dava fastidio che trattassi a quel modo Naruto, e mi moderavo).

Ma fin dalle prime missioni, mi ero accorta che la vera zavorra del gruppo non era Naruto: ero io. Lui dopotutto non era un cattivo compagno di squadra, era coraggioso e leale. Ed era forte: quando credevo che una cosa fosse impossibile per lui, la faceva. Avventato, arrogante e con un atteggiamento stupido in maniera irritante, ogni tanto si inventava soluzioni a cui nessuno avrebbe pensato, e la sua intelligenza nascosta lasciava senza parole. E quando credevo che non potesse capire certe cose... incrociavo il suo sguardo (i suoi occhi azzurri, devo ammetterlo, erano notevoli), e mi rendevo conto che non era così.

Mi voleva veramente bene.

E scoprivo che sotto sotto mi faceva piacere, sapere che almeno per una persona al mondo ero importante. Avrei tanto voluto che quella persona fosse Sasuke, tutto qui. Non uno di cui vergognarmi davanti a Ino.

Adesso mi vergogno di essermi vergognata. Naruto non lo meritava.

Mi rendo conto con questo pensiero che non sono più la Sakura di prima.

Una sciocca bambina superba piena di pregiudizi, che si credeva una gran donna...

Ma è tardi per tornare indietro e non fare tutto quel che ho fatto, non pensare ciò che ho pensato, non dire ciò che ho detto.

E' tardi, tardi...

"Sakura..."

Trasalisco a quella voce maschile e mando un grido.

"Ehi, ehi!" Kakashi-sensei tende le mani davanti a sé. "Scusa, non volevo spaventarti."

Metto una mano sul petto, per calmare il cuore, e accolgo con piacere un'ondata di rabbia.

Ah, apparire così di colpo nella stanza di una ragazza non è spaventarla?!

"Sono qui col permesso di tua madre," dice lui, con voce rassicurante.

Lo guardo, tirando su con il naso. Poteva anche evitare di chiederlo, quel permesso. E' capace di muoversi senza produrre il minimo suono, senza lasciare una traccia, nemmeno un odore. Se avesse voluto, avrebbe potuto entrare a suo piacimento, anche se avessi chiuso la porta a chiave.

E' un ninja vero. E io... non sono neanche lontanamente qualcosa di simile. Ma perché non sono rimasta a casa, invece di andare all'accademia per vantarmi di fronte alle mie amiche e farmi chiamare kunoichi?

Chino la testa e mi mordo le labbra, per recuperare un po' di controllo davanti al mio superiore. Immagino cosa sia venuto a dirmi.

Veste nera e crisantemo bianco, Sakura.

"Kakashi-sensei," mormoro con voce rotta. "E' per... il funerale, vero?"

Oh, non ce la farò ad assistere... ma dovrò farlo, è mio dovere esserci...

"Non ci sarà nessun funerale."

Alzo la testa di scatto.

Che cosa?...

"Vuol dire che... bruceranno Naruto come... come un mucchio di immondizia?!"

Scoppio a piangere, disperata.

"Sakura, calmati." Il maestro mi prende gentilmente per le spalle, mettendo la faccia al mio livello.  "Calmati, e ascoltami: non ci sarà nessun funerale, perché Naruto non è morto."

I singhiozzi mi si bloccano in gola.

Cosa?!... Non è possibile... Naruto... non è... morto?!

Mi sembra che qualcosa di elastico mi tappi le orecchie, sono così confusa, non riesco quasi a respirare.

"E'... vero?" balbetto.

Lui annuisce, sorride sotto la maschera. "Non ti mentirei mai su una cosa del genere."

"Oh, Kakashi-sensei..."

Naruto non è morto, non è morto, non è morto...

Sono incredula, ogni ragione mi dice che è impossibile, ma non posso mettere in dubbio il mio maestro, dev'essere vero, oh kami di Konoha fate che sia vero, Naruto è vivo, Sasuke non è un assassino, dev'essere successo qualche miracolo, quel che conta è che Naruto è vivo, Naruto è vivo...

Mi viene da gridare, la testa mi gira, il cuore mi esplode di emozione. Sento un fruscio e mi ritrovo con la faccia contro il petto di Kakashi-sensei (lui, il maestro freddo che non volevo), sento le sue braccia forti stringermi piene di comprensione, e dopo un attimo di stupore mi arrendo e piango, piango, piango.

 

 

 

 

"Naruto è vivo."

Sasuke non batte ciglio, sdraiato sul suo letto nella sua casa enorme, la dimora del clan Uchiha di cui è rimasto l'unico occupante. Il suo sguardo resta perso nel vuoto, come se non mi avesse sentito.

"Tutti coloro che sanno cos'è successo hanno l'ordine assoluto di mantenere il segreto. Vale anche per te."

Nessuna risposta.

"La versione ufficiale sarà che tu e Naruto vi siete battuti in allenamento e c'è stato un leggero incidente, lui ha avuto bisogno di qualche giorno in ospedale. Nient'altro."

Sasuke si muove, finalmente. Mi guarda, fa un pallido sorriso.

"E quando e se guarirà, tutto sarà come sempre, maestro Kakashi?... Il Team 7 alla riscossa?"

"L'idea è quella."  

Scuote la testa.

"E' stata quella donna a salvare Naruto, vero?" mormora. "Dovrebbe pensare a quel che fa, quando salva la vita a qualcuno. Tutto questo non sarebbe successo, se mi avesse lasciato per sempre nel mondo dello Tsukuyomi."

"Le torture di Itachi ti avevano ridotto a un vegetale. Naruto avebbe dato la vita per ridarti la dignità di un essere umano."

"Perché?" Si raddrizza a sedere, alza su di me uno sguardo disperato. "Che cosa sono io, per lui? Eh?" Si batte il petto. "Che cosa sono? E cosa sarò, ora che l'ho quasi ucciso?"

"Sasuke..."

"Cosa sarò per te, Kakashi? Dopo quel che ho fatto, resteresti mio maestro? Cosa sarò per Sakura..."

"Per Sakura sai cosa sei, non fingere di non saperlo."

I suoi occhi esitano, si abbassano.

"Lei... non sa niente di me. Non vede quel che ho dentro."

"Non è una sciocca, Sasuke. Non trattarla da tale."

Tace, fissando qualche punto sotto di sé.

Vado alla mensola, dove c'è la foto della nostra squadra. Io e i miei tre ragazzi che posiamo assieme.

La prendo, la guardo con un sospiro.

Poi mi avvicino al letto e la poso in grembo a Sasuke.

"Accetta la possibilità di una speranza," gli dico.

E lo lascio solo.

 

 

 

 

Il tocco delle mani dell'Hokage è caldo e sicuro. Mi è difficile distogliere l'attenzione da quel seno prorompente sotto gli occhi, capace di turbare qualsiasi maschio; ma la bellezza perfetta di Tsunade-sama è qualcosa di distante, ed io non posso dimenticare che questa è la grande Sannin le cui imprese mi erano narrate quando stavo sulle ginocchia di mia madre.

Per me è un onore essere curato personalmente da un mito vivente come lei: ordina a Shizune miscugli di sostanze misteriose per medicare le mie ferite, ripara i circuiti energetici interni, esamina le mie costole incrinate.

"Inspira profondamente," ordina.

Obbedisco, le sue dita percorrono la mia schiena scivolando tra i tagli e le abrasioni, trovano il punto giusto. Una pressione decisa, un lieve scricchiolio, una punta intensa di dolore che mi fa sudare... e la sofferenza che provavo a respirare scompare.

E' veramente il più grande ninja medico del nostro mondo.

"Va bene," sospira, lasciandomi e strofinandosi le dita ben curate, mentre Shizune comincia a fasciarmi torace e spalla.  "Un giorno di riposo, dieta e rimedi speciali sarà sufficiente. Il resto delle ferite guarirà lentamente, ma non ti impedirà una vita quasi normale."

"Grazie, Hokage-sama."

"E dovrai tornare al più presto ai tuoi compiti ordinari," aggiunge lei. "Nessuno dovrà notare la tua assenza, preparati delle scuse adatte."

Esito. "Sì, Hokage-sama."

"Ho già fatto diffondere una versione dei fatti dove non si debba parlare di cose scomode. Dovrai attenertici. Chi sa tacerà e chi non sa non saprà: questa è la formula dei vincoli al segreto, e... Iruka Umino, il mio è un ordine."

Chino la testa.

"Sì, signora."

Quando rialzo lo sguardo, la vedo rilassarsi e sedersi su uno sgabello, con un lieve sorriso.

"Abbiamo superato una bella crisi, Iruka-san."

"Naruto... come sta?"

"Dorme ancora. E' completamente scarico del suo chakra personale. Ma tutto quello che gli manca ora..." apre le mani davanti a sé, come per misurare qualcosa, "sono solo un paio di spanne di epidermide e un po' di tessuti."

La guardo, attonito.

"Sì. Un giorno e mezzo fa non aveva più muscolatura del fianco e parte degli organi interni. Ho verificato un'ora fa: i visceri sono perfetti e in posizione."

Dèi del Paese del Fuoco...

"Sì, Iruka-san," annuisce lei, indovinando i miei pensieri; e smette di sorridere. "Tutto questo è notevole, ma fa paura. Ed è giusto che sia così, quando ci confrontiamo con gli spiriti cercoteri. Quando la loro potenza è creativa, è in grado di operare miracoli. Ma controllare questa potenza, e impedirle di diventare distruttiva... è a sua volta un miracolo. Il disastro è stato tremendamente vicino."

Il disastro...

E rammento quella figura in ginocchio che urlava, l'onda d'urto che aveva devastato la stanza.

"Tsunade-sama, quell'esplosione... è stata opera vostra?"

"No. E non è stata una vera esplosione, o tu non saresti vivo."

"Cos'è successo?"

"Il Kyuubi, Iruka-san. Con la sua energia ha incenerito i sigilli e tutte le carte esplosive. L'ha fatto per salvare sé stesso... o forse... per salvare te."

Naruto...

Chino la testa, pensieroso.

"Permettete ancora una domanda, signora?"

"L'ultima."

"Perché avete scelto me?"

Un breve silenzio.

"Mi sembrava di avertelo detto quando ti ho dato l'incarico..."

"No, Tsunade-sama." Rialzo la testa, la guardo negli occhi. "Avete detto che Naruto avrebbe avuto bisogno di qualcuno che lo aiutasse a resistere alla possessione. Ma io lo conosco: è un ragazzo che si affezziona facilmente, e sono tante le persone che ama." Un po' meno quelle che amano lui. "Potevate mandare qualcuno più qualificato di un chuunin istruttore, e Naruto avrebbe comunque lottato con tutte le sue forze. Avrebbe salvato chiunque al mio posto..."

"Ma al tuo posto chiunque l'avrebbe ucciso."

Ammutolisco.

"Per questo avevo combinato i sigilli in modo che esplodessero solo dietro mia autorizzazione: tutti hanno creduto che non mi fidassi di te, ma la verità è che non potevo fidarmi nemmeno della squadra Anbu. La tentazione di agire prima del tempo sarebbe stata irresistibile." Il sorriso di Tsunade diventa amaro. "L'attacco del Kyuubi è stato un trauma per il villaggio della Foglia, Iruka. La suscettibilità di molti ninja è molto alta quando si parla di una possibile liberazione dello Spirito della Volpe. Il Consiglio avrebbe voluto risolvere il problema di Naruto semplicemente eliminandolo: meglio perdere il jinchuuriki, che ritrovarsi nella situazione di tredici anni fa. Se avessi messo un jounin al tuo posto, anche Kakashi che pure è il maestro di Naruto, lui avrebbe ragionato ugualmente secondo la logica della protezione del villaggio, e la soglia del rischio che avrebbe accettato sarebbe stata comunque bassa. A malincuore avrebbe preso la decisione mortale che tu invece hai esitato a prendere fino all'ultimo. Quell'esitazione, che solo tu potevi avere, ha dato a Naruto il tempo di riprendere il controllo e salvare te... ma soprattutto se stesso."

La guardo con occhi dilatati.

"Avete messo a repentaglio il villaggio per giocare quest'azzardo?!"

"Volevo che Naruto avesse la sua possibilità di sopravvivere. Potrei dirti che gliela dovevo... che tutto il villaggio gliela doveva." Si raddrizza, orgogliosamente. "Ma sono l'Hokage, e senza tanti sentimentalismi ti dico che quel ragazzo potrebbe essere molto importante per il futuro di Konoha. Valeva il rischio." Guarda verso la finestra. "Sapevo che le probabilità erano tutte contro di lui, ma ho scommesso su di te, Iruka-san." Ride. "E ho vinto, una volta tanto!"

Sorrido anch'io, chinando lo sguardo.

Naruto vive, ed  è tutto quel che conta.

"Questa missione è pienamente riuscita." Tsunade sospira. "Purtroppo però la segretezza che ho dovuto imporre ha una conseguenza sgradevole per te, Iruka."

"Quale?"

"Non potrò rendere pubblica la tua nomina a jounin."

I miei occhi si spalancano. Jounin?!...

"Ma... signora, io non sono..."

"Hai svolto una missione di classe S. Queste sono missioni speciali riservate ai ninja di alto livello. Nel momento che io in quanto Hokage ratifico il tuo successo, l'uso di Konoha è che tu passi di categoria perché hai dimostrato di esserne all'altezza." Si rialza, maestosa come una regina. "Ufficialmente resti chuunin, Iruka-san. Ma la tua qualifica vera da ora è jounin. E darò ordine che il tuo compenso sia adeguato." I suoi occhi danzano in un sorriso. "In fin dei conti, hai salvato Konoha!"

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Capitolo 6
*** Parte Sesta ***



"Chi ti ha detto di alzarti?!"

Nonna Tsunade mi guarda con rimprovero, da sopra le sue tette. 

"Avevo sete..."

"Dovevi chiamare qualcuno!" sbraita lei. "Con tutto quel che ho da fare come Hokage, non ho tempo di accorrere al tuo capezzale! Non sei a casa tua..."

Questo l'avevo capito. 

Ho aperto gli occhi trovandomi in una bella stanzetta troppo ordinata per essere la mia. In un letto troppo pulito. Con una finestra troppo grande, socchiusa, con le tende leggere che danzavano alla brezza. 

Poi ho visto il tubo attaccato al mio braccio, le gocce che una alla volta cadevano dentro...

E ho ricordato.

Tante cose. Il perché ero finito lì. 

E i miei sogni. Una cantina mezzo allagata e piena di macerie dove mi ritrovavo a vagare, alla ricerca di un'uscita... per poi trovarmi davanti un cancello altissimo, sigillato, e dietro quel cancello... quella presenza senza forma.

Il tempo... ora abbiamo il tempo... e verrà il giorno...

Ho richiuso gli occhi.

Sì, Volpe a Nove Code, verrà il giorno. 

Ma non è oggi, e non sarà domani!

Mi sono riaddormentato sentendo l'eco di una risata ironica dentro di me.

Al risveglio ho scoperto che non avevo più il tubo al braccio. Chissà quanto tempo era passato. 

Avevo però la gola secca, e ho visto il lavandino... e ho deciso di andare a bere. Il pensiero di chiamare qualcuno non mi è nemmeno passato per il cervello, non ci sono abituato. Vivo da solo da quando sono al mondo o quasi e ho imparato ad arrangiarmi. Mi sono quindi tutto concentrato a cercare di alzarmi, e solo per mettere i piedi giù dal letto ci ho messo un'eternità... sono riuscito a reggermi diritto, e ho provato a fare un passo verso il lavandino, ma le gambe mi sono mancate di sotto e sono caduto. 

E in quel momento ho sentito la porta aprirsi, e un urlo.

"Naruto!!!"

Non ho fatto nemmeno in tempo a rialzare la testa per vedere chi era, che Sakura era già in ginocchio davanti a me, sorreggendomi per le spalle. Mi ha guardato con gli occhi sbarrati, tutta tremante.

"Sei... vivo..."

E lo diceva con una faccia...

"Mi... dispiace, Sakura-chan," ho mormorato, a denti stretti. 

Puoi sempre ammazzarmi tu, come dici sempre!

Di colpo lei si è messa a piangere. "Ho avuto tanta paura di non vederti più! Oh, Naruto, Naruto..."

Incredulo, ho sentito le sue braccia circondarmi e stringermi forte a lei. I suoi capelli profumati contro la guancia. Un calore dove il suo corpo toccava il mio. 

Mi sta... abbracciando! Sakura-chan mi sta abbracciando!

Sono rimasto così stupito da quel che provavo - la cosa più bella della mia vita - che mi sono dimenticato del dolore al fianco, mi sono dimenticato di tutto. Mi sono sentito felice... così incredibilmente felice... 

"Naruto?!...“

Troppo felice.

"Aaaah! Shizune-san! Aiuto, aiuto!"

Buio. 

E dopo mi sono ritrovato a letto, con la faccia infuriata di Nonna Tsunade davanti. 

"Uzumaki Naruto!" Mi pianta un dito minaccioso sul naso. "Il tuo Hokage ti ordina tassativamente il riposo assoluto. Se mi riferiranno che hai disobbedito, ti rimanderò in accademia assieme ai bambini!"

"Ma, Nonna Tsunade..."

"Niente ma, ragazzino. So che hai doti straordinarie di guarigione..." Lo dice quasi a disagio. "Ma la ferita che avevi era molto grave, e la tua energia interiore è ancora in ricostruzione. Se la usi per muoverti, la tua convalescenza durerà di più. E non hai tempo da perdere qui: ti voglio perfettamente in forma al più presto, ho una quantità di missioni da assegnare alla tua squadra!" Si gira verso la porta. "Shizune, Sakura, andiamo: lasciamolo riposare adesso..."

I miei occhi si spalancano. No, no! Non lasciatemi solo... 

Nonna Tsunade si ferma, come se avesse sentito il mio pensiero. 

Si volta, mi getta un'occhiatina strana... e un angolo della sua bocca si alza.

"Ripensandoci, Sakura... resta con lui, se vuoi. Ma non stancarlo."

"Sì, Hokage-sama."

Se ne vanno, lasciandoci soli. 




"Perché sorridete, Tsunade-sama?"

Come spiegare a Shizune che mi diverte sempre, scoprire che gli anni passano, le storie si accumulano, ma certe cose non cambiano mai? Non ci vogliono abilità mediche particolari a percepire l'accelerazione del battito cardiaco di un ragazzo innamorato, il flusso del sangue e degli ormoni, il profumo delle emozioni. 

Scuoto la testa, mentre mi incammino verso il lavoro che mi aspetta.

E quella ragazzina! Non avevo mai avuto occasione di focalizzare l'attenzione sulla piccola kunoichi di Kakashi. 

Sakura Haruno.

Quando siamo accorsi nella stanza di Naruto, e ho visto la situazione (mai visto prima qualcuno svenire con un sorriso così beato sulle labbra!) ho detto che il ragazzo era da rimettere a letto. Ma prima che Shizune o altri avessero il tempo di fare un passo avanti, la ragazzina aveva già sollevato tra le braccia il compagno che pesava come lei, e ha provveduto ad adagiarlo senza uno scossone. Osservavo che pur in quel momento di emozione, lei era in grado di controllare e focalizzare il chakra in alcuni muscoli e non altri per aumentare la propria forza fisica, e non c'era nulla di istintivo nel modo in cui lo faceva: era il frutto di un lavoro deliberato. La modesta quantità di energia interiore che aveva era così utilizzata al massimo dell'efficienza. 

Interessante!

Mi piace questo genere di talento. E' il tipo di controllo del chakra che avevo anch'io da giovane, più facile da trovare nelle femmine che nei maschi, e ideale per le arti mediche. Questa fanciulla senza ascendenze particolari, il cui linguaggio del corpo mi dice che non ha considerazione alcuna delle proprie abilità guerriere, potrebbe in futuro rivelarsi forte alla pari dei suoi compagni... 

Mi fermo davanti a una finestra. Guardo fuori, i volti dei precedenti Hokage incisi sulla montagna che protegge Konoha. 

I miei occhi si fermano sul profilo aquilino del Terzo, e gli chiedo, silenziosamente:

Sarutobi, coincidenza o opera tua, tutti questi giovani di talento nel tuo villaggio?

"Tsunade-sama?"

"Sì, Shizune?" Mi volto a guardarla. "Cosa vuoi?"

"Vi avevo chiesto perché sorridevate."

"Forse... perché vedevo il futuro." 

Gli occhi di Shizune si spalancano, senza capire.

Rido del suo stupore, e riprendo a camminare lungo il corridoio, i miei sandali che percuotono sonoramente il pavimento. 

"Non perdiamo più tempo, Shizune! Procurami il materiale per quella missione di classe A e manda a chiamare Asuma e Kurenai, voglio che partano stanotte stessa. Per quella ricerca dei gioielli rubati basteranno due genin... Hinata Hyuuga con il Byakugan sarebbe ideale, e Tenten come scorta. E poi dobbiamo discutere di quell'altra missione... quanti jounin ci sono rimasti su cui contare?"

Sì, Sarutobi: ho visto il futuro. 

Torneremo forti, più forti di prima.





Non mi piace quel silenzio nella stanza. Sakura è rimasta ma non si muove, non fa il minimo rumore: emana solo ondate di... presenza. 

Ed io mi sento imbarazzato. 

Imbarazzato che lei mi veda in pigiama, anche se questo che ho addosso è più bello del mio. Imbarazzato che mi veda senza i miei simboli ninja, soprattutto il coprifronte (addio effetto virile, se mai c'è stato: così sembro solo un ragazzetto un poco più grande di Konohamaru!) Imbarazzato che mi veda sdraiato a letto, dopo averle prese da Sasuke. 

Accidenti, so bene che lui da ammalato era più carino di me... 

Cerco di rimettermi seduto, com'era lui quel giorno. Punto le mani ingoiando la stilettata di dolore del fianco, lei accorre a sostenermi, mi stupisco della forza delle sue braccia. La sua vicinanza mi turba così tanto che neanche mi accorgo dell'efficienza con cui mi alza e sistema i cuscini dietro alle spalle... mi godo soltanto il fatto che mi tocchi, e una volta tanto non per picchiarmi.

Quanto è gentile, quando vuole...

Si siede su uno sgabello di fianco al letto, e finalmente mi guarda negli occhi. 

"Naruto..."

"Sì?" Perché mi guardi così, Sakura-chan? Ho la faccia sporca?

"Sono felice che tu sia salvo."

"Anch'io." Idiota!... "Cioè, volevo dire... sono felice che anche tu sia salva."

"Nel senso che non sono stata ferita?" China lo sguardo. "Solo di fuori. In realtà, dentro di me, credo di aver sofferto come... se mi voi due mi aveste colpito."

"Sakura-chan, io non volevo..."

"Ho provato una sensazione terribile," continua lei, quasi rabbiosamente. "Ho odiato la mia... impotenza, la mia incapacità a far qualsiasi cosa per far sì che non succedesse, per aiutare te mentre... credevo di vederti morire..." Una lacrima rotola sulla sua guancia, lei non la nasconde. 

La guardo, sentendomi un tuffo al cuore.

Sono così importante per lei?

"E quando credevo che non ti avrei mai più rivisto, ho scoperto che mi saresti mancato..." Le lacrime adesso le scendono senza posa. "Ti chiedo perdono, Naruto: ti ho sempre giudicato male! Al massimo come... un ragazzino scemo, e invece... sei uno shinobi migliore di me!" 

E la sua mano si posa sulla mia. 

Sakura-chan!

La sensazione mi toglie il fiato. Istintivamente prendo quella mano, lei non la ritrae. Il contatto delle nostre dita mi manda il cuore a mille, mi sento diventare tutto rosso...

Non è possibile! La ragazza dei miei sogni... mi sta facendo la dichiarazione?!

Lei si asciuga le lacrime quasi con un gesto furtivo.

"Per questo credo che... sia venuto il momento di parlarti con franchezza. Come farei con un..."

Dillo, ti prego, ti prego...

"...fratello."

Sento qualcosa che va in mille pezzi dentro di me.

Fratello.

Speravo in qualcos'altro. Era tutto così romantico! Ma era troppo bello per essere vero. 

Mi dico è già qualcosa, non devo dimenticarmi che cosa sono, nessuno mi aveva mai chiamato fratello prima di adesso... ma sento lo stesso un bruciore agli occhi che sale, sale, e alla fine devo chiuderli, mordermi le labbra per non fare la figura del ragazzino scemo che lei mi credeva.

La mano di Sakura-chan è ancora nella mia. 

"Ho paura per Sasuke..." 

Sorrido, con tristezza. Già, Sasuke. 

"Tu non sai perché ti ha sfidato così, ma io sì... ed è ora che tu lo sappia, anche se lui mi aveva ordinato di non dirtelo mai, di non dirlo a nessuno." Rialza gli occhi e mi guarda, angosciata. "E' colpa di Orochimaru... tutta colpa di Orochimaru!"

E mi racconta una cosa accaduta nella foresta della Morte, durante la seconda prova dell'esame di chuunin. Un malefico incantatore di serpenti giganti ci aveva attaccato (questo lo ricordo) e mi aveva messo fuori combattimento (il modo non lo ricordo affatto). A quel punto aveva attaccato anche Sasuke, ed era riuscito a morderlo alla spalla, inoculandogli una sorta di veleno che aveva il potere di aumentare mostruosamente il suo chakra; ma ad ogni uso copriva di strani segni una parte sempre maggiore del suo corpo, e si impadroniva della sua mente rendendolo aggressivo e crudele. 

Ricordo il volto di Sasuke durante il combattimento contro i ninja della Sabbia. 

Aveva delle chiazze nere sulla faccia, su un braccio e una gamba, ma non ci avevo fatto gran caso, pensavo che si fosse sporcato durante la lotta, o l'avessero sporcato, e in ogni caso avevo altro a cui pensare...

"Quindi Sasuke è stato avvelenato?" mormoro, concentrandomi su quel pensiero per sfuggire alla delusione che ho dentro.

"Sì, Naruto." Sakura mi guarda quasi implorante. "Non era lui il ragazzo che ti ha quasi ucciso, non l'avrebbe fatto mai! Quante volte ha cercato di salvarti, di tirarti fuori dai guai? Eravate rivali, lo so, ma lui si è sempre comportato onestamente con te... anche dopo il duello con Gaara, io l'ho ringraziato credendo che fosse stato lui a salvarmi, e lui mi ha corretta dandoti tutto il merito, dicendomi che mi avevi salvato tu!"

Alzo la testa, sorpreso.

Sasuke ha fatto questo per me?

"Ti ricordi quando il maestro Kakashi ti aveva legato al ceppo per non farti mangiare? Era stato Sasuke a darti per primo il suo bento... non io. Ti vuole bene, a modo suo..." La voce di Sakura trema. "Non ti odia, Naruto! Tutte quelle cose che ti ha detto quel giorno, il modo in cui ti ha trattato e la violenza con cui ti ha attaccato... erano perché quel veleno maledetto gli scorre ancora nel sangue."

Non posso dire di non essere rimasto colpito.

"Non si può far nulla? Non si può curare?"

"Quel che si poteva fare... l'ha già fatto Kakashi-sensei. Ha cercato di sigillare quel morso maledetto con un ninjutsu segreto."

La mia mano va automaticamente alla pancia. Un sigillo... come quello che rinchiude quel mostro dentro di me!

Io e Sasuke uniti anche in questa maledizione...

"Quindi Sasuke adesso dovrebbe star bene..."

"Invece no," dice lei scuotendo la testa. "Ha cercato di imparare ad usare quel veleno per diventare più forte. E' lui stesso che indebolisce il sigillo del maestro Kakashi! Vuole più potere per... compiere la sua vendetta. E Orochimaru lo sa... lo sta attirando a sé con questa promessa. Ha detto che... lo vuole!"

Quella specie di cadavere con le braccia a penzoloni... 

"Per farci cosa?"

Sakura ha un brivido. 

"Vuole lo Sharingan. Questo è tutto quel che so."

Emetto un sospiro. 

Lo Sharingan. La magica abilità oculare che sopravvive in soli tre individui al mondo: Kakashi-sensei, Itachi Uchiha... e Sasuke. 

E il più debole dei tre è ovviamente Sasuke. Per questo Orochimaru lo vuole.

Poi mi decido, e stringo la mano di Sakura. Lei alza la testa e mi guarda interrogativa.

Deve essere felice. Il mio compito è renderla felice, è l'unica cosa che conta...

Le sorrido, sperando di essere convincente.

"Non aver paura, Sakura-chan. Sasuke è troppo forte per cedere a un veleno qualsiasi."

Le sue labbra tremano. "Naruto..."

"Dài, non lo conosci anche tu? Sasuke è un tipo tosto, pieno di tecniche, il numero uno della scuola... praticamente imbattibile! Guarda qua come mi ha ridotto!... Ce lo vedi, uno orgoglioso come lui, a farsi incastrare da Orochimaru?... Beh, io non ci credo. Vuole uccidere Itachi e lo vuol fare tutto da solo, l'ho visto coi miei occhi, quando ha rifiutato di farsi aiutare da me e persino dall'Ero-sennin. Non vedo allora perché dovrebbe ricorrere all'aiuto di quello schifoso uomo-serpente che ha pure ammazzato il nostro Terzo Hokage!"

"... Ne sei convinto?"

"Ma vuoi scherzare! Sono pronto a scommetterci il..." Mi trattengo miracolosamente sull'ultima parola. "Beh, sì, certo, ne sono convinto. Non devi preoccuparti, Sakura-chan, davvero. Orochimaru non ti porterà via il tuo adorato Sasuke-kun!"

Lei arrossisce, nonostante tutto. 

"E poi l'hai visto, quel tipo? E' un cesso! Tutto bianco, con quei capelli come ramen stracotto, secco secco, senza tette..."

Un sorriso timido mi dimostra che la sua tensione si sta sciogliendo, forse la visione di Sasuke al braccio di Orochimaru vestito da donna è troppo divertente! 

"Se quello è il tuo concorrente, puoi stare tranquilla!" Le strizzo un occhio. "Quello scemo di Sasuke non sarà tanto sveglio con le ragazze, ma gli occhi ce li ha eccome, non può essere così cieco da non vedere che tu sei... così... così..."

Bella.

Perché non riesco a dirlo? Perché la voce mi muore dentro, e mi ritorna di colpo la voglia di piangere?

Non sei per me, Sakura, non sei per me...

"Naruto," mormora lei, vedendomi impallidire. Non posso nasconderglielo, il dolore che provo è così forte...

Chino la testa, non facendocela più a guardarla in faccia.

"Naruto!" esclama lei, angosciata. "Oh, che sciocca sono stata!... Ti ho stancato troppo e adesso stai male!"

"Non... è niente," riesco a dire, e cerco ancora di sorridere. Ma non so cosa ne viene fuori.

"No, non è vero che non è niente." Sakura si alza, mi viene vicino. "Chissà quanto stai soffrendo, e stai cercando di consolare me!" 

Mi sistema premurosamente i cuscini, la sua mano si posa appena sulla mia guancia, e chiudo gli occhi.

"Scusa... Sakura-chan." 

"No, sei tu che devi scusare me. Adesso ti lascio riposare. Ma... grazie per quel che mi hai detto a proposito di Sasuke." Le sue ultime parole sono un sussurro: "Grazie di cuore, Naruto."

La sento uscire silenziosamente. 

Solo quando la porta si chiude, riapro gli occhi.

Una volta, da bambino, ho tirato una sassata a un altro bambino che passeggiava tenendo per mano la sua mamma. Non mi sembrava giusto che lui fosse felice e io no. E cos'ho ottenuto?

Niente.

Sento una lacrima rotolarmi giù dalla tempia, sul cuscino. 

Non posso odiarti, Sakura-chan... e non posso odiare nemmeno Sasuke. Posso solo stare a guardarvi... e invidiarvi. 






Esco dalla stanza dell'Hokage con il mio ultimo incarico. 

Una missione in singolo, un viaggio veloce in un paese vicino.

Un uomo potente da uccidere silenziosamente e senza lasciar tracce. 

Non mi piacciono le missioni di assassinio, ma fanno parte della vita degli shinobi. Portano molto denaro alla comunità e sono affidate solo alle persone più competenti. Una notte un uomo si addormenta in mezzo alle sue guardie del corpo, e il mattino lo si trova cadavere. Nessuno a cui attribuire la colpa dell'omicidio, anche se l'uso dei sicari è cosa nota e frequente. 

Io non so chi sia chi devo uccidere, e perché. Non deve riguardarmi. Devo solo badare che non ci siano ninja incaricati di proteggerlo. Se ci sono, valutare villaggio di provenienza e rango. E poi decidere se batterli, eliminarli o ritirarmi. 

Spero comunque che non ce ne siano, e cavarmela così in un giorno, due al massimo.

E' notte, sento i grilli che friniscono fuori dalle finestre del palazzo del Fuoco. Le luci sono fioche, ma prendo automaticamente il mio libro e lo apro, camminando lungo i corridoi. Ho bisogno di distrarmi un po' prima di partire...

Un insieme di suoni: frusciare di seta, movimenti felpati. E un lievissimo odore di piante medicinali, sopra qualche nota dolciastra di sangue. Ferite recenti. 

Non rialzo la testa dal libro, ma il mio hara vede chi mi sta venendo incontro. 

Ci incrociamo nel corridoio.

"Kakashi-san..."

"Salve, Iruka."

"Vai in missione?"

"Sì. E tu cosa fai?"

"Vado anch'io, ho appena ricevuto l'incarico."

"La solita classe?"

L'ombra di un sorriso. "Devo rubare qualcosa."

"Auguri."

Faccio per andarmene, ma la sua mano si posa decisamente sulle pagine del mio libro.

"Un momento solo, Kakashi."

"Cosa devi dirmi?"

"Non hai neanche visto Naruto da quando è stato ferito."

"Non ho avuto tempo. Avevo Sasuke e Sakura..."

"Devi ricordarti che anche Naruto fa parte della tua squadra!"

Quel tono mi irrita. "E tu devi ricordarti che è la mia squadra, Iruka-kun."

"Stai partendo in missione lasciando troppe cose in sospeso tra i tuoi genin."

"Ho scelta?" Scosto la sua mano. "E comunque non sono cose che ti riguardano. Sei un istruttore di bambini, ma le tue competenze finiscono qui."

"Davvero?"

"E devo dirti anche un'altra cosa: sei troppo legato a Naruto, quando si tratta di lui perdi tutta la tua obiettività."

"A volte mi chiedo invece se sia io l'unico a Konoha che vede Naruto per quel che è!"

"Iruka..." Gli rivolgo un'occhiata gelida. "Ti do un consiglio. Vuoi un figlio? Vai con una donna... e fallo. Non è difficile." 

Stringe le mascelle ma non risponde.

"E adesso scusami, ma devo andare. Buona fortuna per la tua missione."

Lo supero, sapendo che è rimasto immobile lì dove l'ho lasciato. Il mio occhio normale scende di nuovo sulle pagine del libro, mentre cammino...

Il mio passo rallenta.

C'è una sola parola sul libro. Ripetuta regolamente fino a riempire le pagine.

Jounin, jounin, jounin...

Mi fermo. Mi volto lentamente verso Iruka. Poi, con la mano libera, alzo appena il coprifronte per usare lo sharingan...

"Kakashi."

Dietro di me. 

Non mi giro. Mi è bastata un'occhiata per capire che l'Iruka che credevo di aver davanti era un'illusione. E anche il libro che ho in mano è un'illusione...

"Bel lavoro," mormoro, impressionato mio malgrado da quel genjutsu magistrale. 

"Grazie," risponde lui, con modestia. E mi porge il mio libro, quello vero. "Non sono io a dovertelo dire, Kakashi, ma tutto cambia ed evolve in questo mondo."

Mi rilasso, accettando la mia sconfitta.

"Sì, Iruka. Tutto cambia."

"Anche i tuoi genin, non dimenticarlo."

Resto a guardarlo, mentre si allontana verso la sua missione. 

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Capitolo 7
*** Parte Settima ***


In una squallida locanda di una città mercantile, dove sono giunto travestito da contadino, mi preparo per la mia missione notturna.

Controllo per l'ultima volta le mie armi, poi prendo la benda di seta nera per coprirmi il viso, in modo che nessuno mi riconosca. Dopodiché l'unica cosa visibile di me saranno gli occhi, e solo un altro ninja saprà riconoscere il simbolo sul mio coprifronte. 

Colgo il mio riflesso allo specchio. Quella cicatrice profonda che mi divide il volto trasversalmente, da zigomo a zigomo, passando sul naso. 

L'artiglio del Kyuubi.

Quando sono andato a trovare Naruto, prima di partire, l'ho visto malinconico e pensieroso. Ma solo per un istante: poi ha subito inalberato il suo sorriso da ragazzo senza una sola preoccupazione al mondo. E si è messo a cicalare su quanto si sentiva bene, e quanto si stancava a stare in ospedale, e tutte le cose fantastiche che avrebbe fatto uscendo di lì, sicuramente guadagnandosi il diritto di essere eletto Hokage...

Non ricorda nulla della sua possessione, mi ha detto Tsunade-sama. 

E devo essere grato al destino per questo. 

Prima che me ne andassi, però, mi ha richiamato indietro.

"Iruka-sensei..."

"Sì?"

Non ha più sorriso. Mi ha guardato con un'intensità quasi dolorosa, e con un dito esitante... ha sfiorato la cicatrice sul mio volto.

Ho visto delle lacrime nei suoi occhi. 

E ho provato un brivido, comprendendo che forse non tutto era stato dimenticato...

"Beh?" ho sbottato. "Che hai da toccare?!"

"Ah, niente!" ha riso lui, arrossendo. E si è grattato la testa. "Quando torni dalla tua missione, andiamo a mangiare insieme da Ichiraku?"

"Paghi tu."

"No, Iruka-sensei! Paghi tu, me l'hai promesso!"

"E quando mai te l'ho promesso? Ti stai inventando tutto..."

"Sei cattivo!"

Sorrido al ricordo, mentre mi fascio il volto.

All'improvviso, sento un fremito della terra. Trasalisco.

Un piccolo terremoto.

La scossa è stata leggerissima, appena percettibile. Lo specchio si è staccato dalla parete. Non si è infranto cadendo sul tatami di paglia. Mi chino su di esso e scopro che comunque si è incrinato, una singola crepa che divide ora a metà il mio riflesso...

E a quel presagio di sventura, sento una punta di gelo in me.






Tutto inutile...

In un attimo rivedo me stessa, nel momento che mi decido e faccio una cosa a cui mai avrei osato pensare. Usare le mie nuove abilità ninja per scappare di casa... e correre nella notte verso la casa di un ragazzo.

Inqualificabile, inammissibile... non c'erano aggettivi per quel che mi prestavo a fare, se mi avessero scoperta. Ma dentro di me ero pronta. Pronta ad ogni conseguenza. Pronta alla furia dei miei genitori. Pronta al biasimo di tutto il villaggio. 

La mia prima decisione da donna della mia intera vita...

Non mi importava di essere solo di qualche giorno più vecchia della ragazzina che si angosciava per faccende come i capelli spettinati e i pettegolezzi delle amiche. Ora che mi era crollato il mondo addosso, avevo finalmente capito cosa volevo. 

Sasuke.

E mi ero resa conto che forse non l'avevo voluto abbastanza. Che non avevo avuto abbastanza coraggio da mettermi in gioco completamente per averlo. 

Stavolta gli avrei dato tutto. 

Col cuore in gola, sono andata verso la dimora del clan Uchiha. Quell'enorme casa nascosta nel verde, un tempo splendida, ma ora un luogo pieno di fantasmi e di rimpianti, con i muri adorni del simbolo del ventaglio che si scrostano, e i rampicanti che invadono il porticato. 

Volevo incontrare Sasuke.

Volevo dirgli che lo amavo.

Volevo mostrargli la possibilità di una nuova vita. 

Volevo diventare con lui una cosa sola. 

E invece...

L'ho trovato freddo e deciso, pronto a partire senza permesso per raggiungere Orochimaru, e così chiudere per sempre la sua vita a Konoha.

E di conseguenza, la sua vita con me.

La sola idea mi ha strappato il cuore. Ho pianto, implorato, pregato... gli ho confessato i miei sentimenti più segreti, le mie speranze, con parole che mai avrei pensato che avrei avuto il coraggio di dire a un ragazzo.

Lui mi ha guardato attraverso, quasi come se non esistessi. 

E lì, nel suo cortile invaso dalle erbacce, il triste regno di cui lui era il bellissimo principe, ho compreso che il mio era stato soltanto un sogno. Non ero nulla più che una collega, per lui. Non avrebbe sacrificato niente per me. Il suo cuore era distante e sigillato, e non ero io ad averne le chiavi. I suoi occhi ovali mi dicevano questo, mentre le sue parole mi trafiggevano.

Dopo tutto questo tempo, mi dài ancora fastidio...

Era troppo. Lo sapeva anche lui, e si è pentito di quanto mi ha detto. 

Deve aver pensato a quanto avevo fatto per lui. Deve aver ricordato i fiori che gli portavo all'ospedale. Le gentilezze che gli avevo dedicato, togliendole alla mia famiglia, al mio maestro... a Naruto.

Allora ha avuto pietà di me.

Mi è venuto vicino, con dolcezza struggente. Il tempo si è fermato, per me. 

La sua mano è salita a sfiorarmi i capelli in un'ultima carezza.

Sakura... grazie.

Ed io ho chiuso gli occhi nel calore della sua presenza... finché non ho sentito il dolore.

Ora sono qui, distesa su una vecchia panca di pietra, a guardare Sasuke che dopo avermi adagiata lì si allontana, mentre il narcotico che mi ha iniettato completa il suo effetto. 

Le tenebre che mi avvolgono sembrano la morte, ed io quasi spero che sia così, perché non ho più voglia di vivere dopo che tutto quel che ero è stato respinto in nome della vendetta...

"Sa... su... ke."

I miei occhi si chiudono, e anche la mia anima.





Sono almeno dieci minuti che contemplo Naruto che dorme. E' sdraiato di schiena con una gamba piegata, la testa reclinata, la mano sinistra posata sul cuscino con le dita rilassate. In quella posizione ronfetta, assomigliando più che mai a un gatto biondo che fa le fusa. 

L'avevo quasi spaccato in due!

Mi chino su di lui. Smettendo di mascherare la mia presenza. Se è un vero ninja, percepirà la mia vicinanza...

Un vero ninja. Naruto.

Mi viene da sorridere. Ricordando quanto era inarrivabilmente inetto. Voti catastrofici all'accademia. Scena muta ad ogni domanda degli istruttori. Rischio di morte ad ogni esercitazione di arti marziali. Atteggiamento disordinato e da teppista. 

E poi...

Un solo ninjutsu oltre le normali tecniche scolastiche, ma di livello superiore come il Kage Bunshin. 

Questo, e la sua bizzarra creatività. Tanto gli è bastato per diventare genin, per affrontare avversari come Zabusa e Haku, per uccidere uno dei grandi serpenti di Orochimaru, per battere i nemici della foresta della Morte, per sconfiggere Kiba Inuzuka e nientemeno che Neji Hyuuga...

Tutto con una sola tecnica di moltiplicazione del corpo. 

Che poi, anche ai livelli più alti del ninjutsu, è utilizzata per produrre pochi cloni, due o tre al massimo. Invece Naruto spesso crea una quantità di repliche di se stesso da lasciare a bocca aperta anche i jounin più esperti. Da dove tira fuori tutta l'enorme quantità di chakra necessaria per riuscirci?

Studio il suo volto tatuato da duro, me ancora vagamente infantile nella sua rotondità. 

Sei strano, Naruto... 

Sento il suo respiro che cambia. I suoi occhi si aprono, gira la testa e mi vede.

"Sasuke?..."

"Sono io."

Trasalisce e si drizza immediatamente a sedere, fa una smorfia e con un gemito si porta la mano al fianco... ma poi assume un'espressione quasi stupita, come se scoprisse che non gli fa così male come credeva. 

"Che ora è?" mormora, confuso. 

"Mezzanotte."

Si passa la mano tra i capelli folti, scompigliandoli ancora di più.

Indico la finestra aperta con un cenno della testa. "Andiamo sul tetto?"

Si irrigidisce, levando lo sguardo su di me. 

"Perché?"

Un sorrisetto. "Hai paura?"

Di nuovo porta la mano al fianco.

"Dovrei."

"Allora resta a letto."

"No."

Scosta le coperte, mette giù le gambe. Si rimette in piedi, in modo un po' incerto. Va verso il lavandino, lo apre, infila la faccia sotto il getto dell'acqua fredda. Poi resta un istante a prendere fiato, le gocce che grondano dal suo profilo come lacrime. 

"Ti aspetto su."

Mi volto ed esco dalla finestra, balzando da un davanzale all'altro sotto la luce della luna, fino a raggiungere la terrazza dell'ospedale. Mi ci vuole meno di un minuto, ma mi rendo conto che per Naruto non sarà così semplice. So comunque che verrà, perché non potrà farne a meno. 

E allora mi metto ad attenderlo vicino al parapetto, guardando in basso, le case di Konoha che occhieggiano tra le foglie degli alberi, fantasmi argentati nella notte. 

La mia ultima notte qui. 

Il respiro affaticato di Naruto dietro a me mi annuncia finalmente che è arrivato. Mi volto verso di lui, una figura smilza, vestita solo con un pigiama a kimono e a piedi scalzi. La luce lunare fa risaltare i capelli e la pelle chiara. Non ho idea di cosa veda di me: mi sono vestito per confondermi nella notte. Ma le sue pupille dilatate sembrano ben fissate nei miei occhi, come se mi vedesse in piena luce.

"Allora?" esordisce. "Hai qualcosa da dirmi, immagino..." 

"Cosa ti aspetti che ti dica? Che mi dispiace?"

"Perché no? Mi hai quasi ucciso!"

"E tu? Se non ti fossi fermato per guardare Sakura, cos'avresti fatto con quel vortice di chakra?"

Un'alzata orgogliosa di mento. "Ti avrei cacciato in culo il tuo Chidori."

Lo guardo, in silenzio. 

Avrebbe davvero mirato al mio braccio?...

Io invece ho mirato al cuore. Sbagliando bersaglio, gli ho comunque portato via un fianco. 

"Naruto, voglio vedere la tua ferita."

Occhi sgranati. "Eh?..."

"Mostramela. Voglio vedere se è vero che ti ho quasi ucciso."

"Così poi finisci il lavoro?"

"Non sto scherzando. Mostrami la tua ferita!"

"No!"

Non ha neanche finito di pronunciare quella parola, che sono già sotto la sua guardia, il kunai pronto in una mano. 

"Che fai, Sasuke?!" esclama, colto alla sprovvista dal mio attacco.

Faccio per afferrarlo, ma si china fulmineamente con gli automatismi del taijustu. Cerca di colpirmi dal basso verso l'alto, ma schivo e paro spingendolo di lato. Il kunai gli sfiora la manica e la stoffa si lacera, ricordandogli che è disarmato...

Ma non si arrende. 

E quando mai si è arreso in vita sua? 

Lottiamo in silenzio, nelle forme imparate in anni di scuola, piroettando e scivolando sul pavimento della terrazza. Non c'è storia: lui è ancora troppo debole per tenermi testa. Non mi ci vuole molto ad abbatterlo con un colpo alla base della nuca, che lo paralizza giusto il tempo necessario per inchiodarlo a terra, tagliargli la cintura del kimono e aprirglielo sul petto, afferrare la medicazione del fianco, e strapparla via in un colpo secco...

Naruto emette un grido soffocato, contorcendosi sotto di me.

Cerotti e garze insanguinate mi restano in mano. Ma non le guardo: i miei occhi sconvolti sono fissi a quel che c'era sotto... la ferita che doveva essere mortale.

Dov'è?!

Non c'è niente. Vedo un fianco praticamente intatto. Solo chiazze sierose dove la pelle non si è ancora perfettamente formata. 

Nemmeno il segno di una cicatrice!

Qualcosa di irresistibile mi sale in gola... lascio cadere le garze e mi raddrizzo a cavalcioni su di lui, con una risata isterica.

"Perché ridi?!" 

"Perché... ho visto coi miei occhi quel che avevo sempre sospettato..."

"Che cosa?!"

"Tu non sei umano."

Sock!

Il pugno che mi arriva in faccia è discretamente forte per un ragazzino convalescente.

"Ripetilo se hai il coraggio!..." grida lui, sdegnato.

Mi massaggio la mascella, con indifferenza. 

"Ci ho pensato bene, Naruto. E sono arrivato a questa conclusione: il nuovo Hokage sarà un gran medico, ma non può avere il potere di cancellare in pochi giorni uno squarcio come quello che ti ho fatto. Se l'avesse, non ci sarebbero feriti né morti a Konoha... i miracoli sarebbero la normalità, no?" Mi volto di nuovo a guardarlo. "Ora che tutto è finito puoi dirmelo... chi sei veramente?" Mi chino sulla sua faccia attonita. "Chi sei?"

Scuote appena la testa.

"Sei pazzo, Sasuke..."

Gli metto una mano sul fianco, facendolo trasalire.

"No." Gli sorrido. "Non sono pazzo. Forse... sono lucido per la prima volta in vita mia. E vedo finalmente le cose come sono."

Stringo le dita, con forza progressiva.

"Ahi!... Smettila..."

"Niente è come sembra, vero? Uno come te diventa fortissimo... e io al contrario divento patetico. Tu diventi... immortale... e io divento un fantasma! C'è qualcosa che non ci hanno detto, quando ci hanno messo insieme?"

"Ba... sta, mi fai male!..."

"O è qualcosa che è successo a mia insaputa? Non è bello che tu abbia dei segreti con me..."

"Piantala!"

Mi colpisce con una testata. 

L'impatto è abbastanza duro da costringermi a mollare la presa. Naruto da parte sua è rimasto quasi tramortito, si abbandona ansimando, una mano sulla fronte contusa, l'altra sul fianco ferito. 

"E a te, Sasuke?... Cos'è successo, nella foresta della Morte? E' per questo... che sei così fuori di testa?"

Trasalisco.

Come fa a saperlo?

"Sakura," mormoro, stringendo i denti. "Quella sciocca ti ha raccontato tutto."

"E ha fatto bene!... Perché non volevi che lo sapessi? Non siamo... compagni di squadra?"

"Compagni di squadra!" faccio eco io, con sarcasmo. "Certo, il Team 7 di Kakashi Hatake. Tre ragazzi normali che seguono la via di tanti altri giovani shinobi di Konoha. Una bella favoletta, non è vero?"

"Quale, favoletta?!" esclama lui. "E' la nostra vita, Sasuke, la nostra vita!"

"Non ti rendi conto che è finita? Che qui, su questa terrazza... è finito tutto?"

"E perché?!" 

"Perché adesso io e te siamo nemici."

Mi fissa, incredulo. 

"Ma io... io non voglio essere tuo nemico!"

"E perché no? E' la cosa più naturale. Ovvia. Mi hai sempre detestato. E io ho detestato te. Essere nemici è il nostro destino..."

"Si fotta il destino!" ruggisce lui, e l'esclamazione suona strana da quella faccia quasi da bambino. "Parli come quel cretino di Neji, lui e il fato e tutte quelle stronzate! Gli ho dimostrato coi fatti che cos'è il destino: è quella cosa che ci facciamo da noi!"

"E cosa credi che stia facendo, da quando Itachi ha distrutto tutta la mia famiglia? Sto plasmando il mio destino di vendicatore. Ma il destino ha comunque le sue regole." La mia voce si abbassa ad un sussurro al suo orecchio. "Prima o poi, Naruto... io ti ucciderò."

Resta immobile, raggelato da quella minaccia. 

"Ma perché, Sasuke?" mormora alla fine, con voce ferita. "Perché mi odi così? Che ti ho fatto di male?..."

"Hai distrutto tutti i miei sogni... non ti permetterò di togliermi l'ultimo, il più importante."

"Di che sogno parli?"

"Uccidere Itachi."

"E chi te lo toglie? Io?!... Ma se odio quel bastardo, che ha osato fare del male a te e a Kakashi-sensei!" 

"Odi Itachi?..."

"Sì! E voglio che ci vendichiamo." Si alza a sedere, mi afferra per le braccia e mi guarda pressante. "Combattiamolo insieme, Sasuke!"

Mio malgrado, mi viene da sorridere...

"Insieme?"

Strappo le sue mani da me.

"Non esiste più insieme tra me e te, Naruto. Ci sei solo tu. Io non sono più niente. Non sono nemmeno un nemico degno di mio fratello. Sono... un fallimento."

"Ma che cosa stai dicendo?!" 

"Itachi dà la caccia a te, non a me. Vuole il genin che ha il potere di evocare rospi giganteschi, di creare vortici di chakra capaci di forare l'acciaio, di dividersi in un esercito di copie reali! Che se ne fa di un nemico che ha giurato di ucciderlo, ma che non è stato in grado nemmeno di sfiorarlo con la sua tecnica più mortale?... Tutto il potere che credevo di avere... è nulla a paragone del suo... e persino a paragone del tuo!" 

Segue un denso silenzio.

"Ho... capito bene?" mormora Naruto. "Tu, un Uchiha, bello, forte e ricco di talento, adorato da tutto il villaggio, lodato e stimato persino al di fuori di Konoha... sei invidioso di me. Di me!" Si posa una mano sul petto nudo, i suoi occhi tremano. "Perché sono il bersaglio di tuo fratello! E mi detesti per questo, e per questo mi vuoi morto!... Forse preferivi vivere la mia vita, vero? Senza aver nient'altro che un nome a cui aggrapparti, preso in giro da tutti, considerato un povero scemo senza speranza! E volevi trovarti a dover lottare e superare tutti i tuoi limiti, e anche... accettare un duello senza nessun motivo, pur di sperare di meritare il rispetto, e anche l'amicizia..." la sua voce si affioca, "... di qualcuno che ammiravi..."

Sento un brivido.

"Ti stai riferendo a me?"

"Certo!" grida lui, rabbiosamente. 

Qualcosa mi sale alla faccia, a quella confessione... 

"E Sakura?" chiedo, un po' maliziosamente. "Pensavo che fosse lei la persona da cui volevi essere considerato. Non io."

China la testa. 

"E'... un'altra cosa, Sasuke. E comunque lei ama te."

"Sciocchezze, che ne sa lei dell'amore? E' solo una bambina vanitosa."

"Ti spacco la faccia, se metti in dubbio i suoi sentimenti!"

"Quanto fuoco." Un sorriso sardonico. "Dì un po': da quanto tempo... sei inutilmente innamorato di lei?"

Non risponde, ma il dolore esplode silenziosamente nei suoi occhi...

"Speravi di nobilitarti agli occhi del villaggio con una ragazza carina al braccio. Invece lei si è invaghita di me. Proprio perché sono quello che hai descritto... tu sei finito nella mia ombra."

Volta la testa, distogliendo lo sguardo da me.

"E sai che non ne uscirai, finché resterò tra te e il sole. Per questo siamo destinati ad essere nemici. Perché nel tuo universo io sono qualcosa di troppo... e chiunque al tuo posto mi odierebbe."

"Cambierebbe qualcosa?" Si gira di nuovo a guardarmi, con gli occhi lucidi. "Sasuke, non capisci che... sono stanco di odiare? E non voglio nemmeno essere odiato, sono stanco anche di questo? Ho passato tutta la vita così. Ora che ho imparato cosa vuol dire non essere soli... voglio solo aver qualcuno a cui voler bene. E magari anche... qualcuno che voglia bene a me, non mi importa come." Prende fiato. "Ho fatto male a sperare di trovare tutto questo nel Team 7? Ho fatto male a sperare... in te?"

Lo fisso, senza riuscire più a sorridere.

In me.

Io, dovrei volergli bene? Io, che gli ho portato via il suo primo amore, anche senza volerlo? Io, che ho taciuto colpevolmente quel che ha fatto con Gaara trasformato in mostro, così nessuno l'ha salutato come salvatore del villaggio? Io, che ho tentato di ucciderlo, e che ora mi rammarico di non esserci riuscito? Io, che sono ancora alla caccia disperata del segreto della sua forza, per rubargliela e usarla per la mia vendetta? 

Questo, gli ho fatto. E lui mi offre lo stesso la sua amicizia... e si aspetta la mia. La vuole!

Lo odio. Lo maledico per il dolore che mi fa provare... 

Soffri, fratellino?

Perché ricordo gli occhi rossi di Itachi, che mi accompagnavano all'inferno?

C'è solo un modo per liberarsi da questo dolore. Eliminare la causa. 

Il kunai... è ancora nella mia mano... un colpo e la gola di Naruto si aprirebbe, e il suo sangue mi laverebbe di dosso questo dolore...

Come mio fratello si era lavato il suo, nel sangue di tutta la sua famiglia.

Tu sei debole. Il tuo odio è debole. Per questo non puoi battermi. Io ho avuto il coraggio di recidere ogni legame. 

No. Itachi uno l'aveva mantenuto, col suo futuro assassino. Ma forse era il suo freddo piacere, guardare la mia disperazione. Forse il mio dolore gli dava una ragione di esistere. Sembrava nutrirsene, mentre urlavo sotto le sue torture.

Un potere è assoluto quando ogni distrazione è eliminata. Quando la volontà si distilla in un unico punto, la sua potenza diventa infinita...

Naruto mi guarda, aspettando ansiosamente la mia risposta. Mi vedo a prendere la sua mano, scaldarmi al suo sorriso, chiamarlo amico e renderlo felice, dividere il suo entusiasmo, la sua gioia di vivere che niente riesce a distruggere, creare con lui e Sakura la squadra di shinobi più imbattibile di Konoha, e diventare chuunin l'anno prossimo, e jounin il successivo, ed eguagliare in poco tempo la fama dei mitici Sannin... 

Allora, fratellino? Quanto sei disposto a sacrificare di te stesso, per ottenere il potere di uccidermi? 

"Sasuke," mormora Naruto, cogliendo il mio respiro affannoso, la tensione del mio corpo. "Sasuke, rispondimi..."

"Stai lontano da me!"

E lo colpisco. Assestandogli un manrovescio in cui scarico tutta la mia frustrazione, e che lo scaraventa di nuovo a terra. 

Non mi renderai uguale a te, Itachi!...

Mi rialzo, rinfoderando il kunai con le mani che mi tremano. 

"Quanto sei sciocco, Naruto! Spera in me, e troverai solo la morte. Spera nel Team 7, e troverai soltanto illusioni. Io ho finalmente smesso di averne. Per sempre!"

Lo vedo puntare le mani sul pavimento e cercare di rialzarsi.

"Lo sciocco sei tu, Sasuke," mormora. "Ma non ti rendi conto... che non sei tu che stai parlando?! E' quella merda che Orochimaru ti ha messo dentro per prendersi il tuo corpo!" Alza la testa, mi guarda con rabbia. "Dicono tutti che sei così intelligente... e allora come fai a credere che ci sia qualcosa di buono, in quel che ti ha fatto quel dannato uomo-serpente?"

"Non mi importa il suo scopo, mi ha dato quel che cercavo." Metto una mano sulla spalla, dove sento il segno maledetto pulsare. "Del potere!"

"A che prezzo?!... Stai soffrendo come un pazzo e stai distruggendo la tua vita!"

"Il potere ha sempre un prezzo, Naruto. Sempre. E stavolta sono disposto a pagarlo. Grazie a te ho capito che il mito del gruppo di Kakashi ha soltanto significato la fine della mia crescita. Ma io devo crescere! Devo trovare la via per diventare più forte, e un giorno vendicare il mio clan. E' la mia ragione di vita. E se a Konoha nessuno ha più niente da offrirmi... mentre Orochimaru sì, ebbene, io scelgo di andare con Orochimaru."

"E' il peggior nemico del villaggio! Sarai dichiarato fuggiasco... o addirittura traditore!"

"Questo è parte del prezzo," annuisco. 

"E l'altra parte?... La tua umanità?"

Sorrido, tristemente. "Non sei umano nemmeno tu."

"Sono più umano di te!..."

Il suo è un grido strappato alla sua anima, pieno di un dolore che non mi aspettavo.

"Anch'io vivo con una maledizione, Sasuke, ma ne ho paura, e non lascio che distrugga ciò che amo!... Il potere! Quale? Più chakra? E a che ti serve, se non sei tu che lo controlli, se non sai più se è lui che controlla te?!... Lo sai cosa ti succede, se perdi questa guerra? Perdi tutto!... Credi davvero che ne valga la pena per una vendetta? Orochimaru ti sta ingannando, ti sta usando per distruggere il Villaggio della Foglia! Non conta nulla per te l'onore di uno shinobi?" Stringe i pugni. "Non conta nulla Sakura? Non conta nulla Kakashi-sensei?... Non conto nulla io?!"

"Oh sì che conti, Naruto. Sei tu che hai sancito il mio destino."

Ammutolisce.

"Quel giorno... ti ho sfidato, perché ti trovavo... insopportabile. Perché volevo ritrovare la sicurezza che avevo perso, vedendoti battuto una volta di più. Ma poi la cosa mi ha preso la mano... mi ha colto la disperazione a vedere come mi tenevi testa... e ho colpito per uccidere. Rimirando il tuo corpo sanguinante, e credendoti morto, ho sentito dentro di me qualcosa che... si rompeva. Ho provato un dolore tremendo. Ma in quel vuoto ho intravisto un potere anche superiore a quello che mi offriva Orochimaru..." Chiudo gli occhi un istante, rovesciando la testa all'indietro come per volerlo risentire. "Un potere che è nel mio sangue Uchiha, che mi avrebbe reso l'eguale di mio fratello." Torno a guardarlo. "Ma ora che la tua magia segreta ti ha salvato, anche questa via al potere mi è preclusa. E a me non resta altra scelta che andarmene. E'... la cosa che sei che mi ha condannato all'esilio, Naruto!"

Mi guarda, disperato.

"Se è così... la cosa che sono ti fermerà!"

Si alza in piedi, il corpo raccolto. Unisce le mani davanti al petto, forma i sigilli e chiama il chakra che ha in sé. Davanti ai miei occhi dilatati, un'immagine sembra apparire sul suo addome scoperto, una spirale circondata da simboli elementali... 

Trasalisco. Il suo segreto!

Ma prima che possa comprenderlo, quel disegno scompare come se non fosse mai esistito, e le sue braccia ricadono ai fianchi. 

Lo guardo, con improvvisa tristezza.

Troppo tardi, Naruto...

Perché l'ago che avevo in mano quando l'ho colpito era intriso del potente narcotico che ho somministrato anche a Sakura. Il succo di una pianta rara conosciuta soltanto dal mio clan.

Naruto sa cosa gli è successo. E' abbastanza ninja da comprenderlo. Cerca di lottare contro la droga, ma non ha modo di farlo. Barcolla, si affloscia e fa per cadere, ma lo afferro prima che crolli a terra, mi inginocchio tenendolo tra le braccia. 

"Che mi hai fatto, Sasuke..."

Sento il suo corpo farsi pesante e flaccido, con squisita lentezza. 

"L'ho fatto per te, Naruto. Per non ucciderti." Premo la fronte sulla sua, chiudo gli occhi e la mia voce diventa un gemito. "Per favore, ti prego, non costringermi a farlo, non costringermi a farlo..." 

Naruto comprende quel che gli sto dicendo oltre alle parole, e lo sento tremare. 

"Sasuke," geme, sul filo delle lacrime. "Oh, Sasuke!..."

Segue un istante di pietoso silenzio, dentro e fuori di noi. 

"La nostra strada insieme finisce qui," mormoro, con voce finale.

"No." La sua testa si scuote appena. "No!..."

"Mi spiace, Naruto, ma non puoi capire. Nessuno di voi può capire cosa vuol dire, perdere tutto come l'ho perso io."

"Io so solo che non voglio... perdere te." I suoi occhi si velano, ma il fuoco in essi ora è più forte che mai. "Non ti lascerò andare da Orochimaru... non ti lascerò buttar via tutto e diventare un traditore... ti fermerò!"

"Non provarci." Lo adagio sul pavimento, con dolcezza. "E prega di non rivedermi mai più."

"Scordatelo." La sua voce ormai è solo un sussurro. "Ti riporterò indietro."

"Dovrai uccidermi per riuscirci."

"Dovrai uccidermi per impedirmelo. Ti... inseguirò per tutta la vita... Sasuke."

Chiude gli occhi. 

Mi raddrizzo su di lui, fissandolo mentre la brezza si porta via le mie lacrime. 

Non gli dico nemmeno addio.

Tanto so che lo rivedrò.





La vita è piena di seccature. 

Ho fatto il ninja solo perché mio padre mi ci ha spinto a calci nel sedere, visto che sono l'unico erede della famiglia Nara, shinobi da generazioni... e bla, bla, bla, le solite storie sulla tradizione che si dicono in questi casi. Ho partecipato all'esame senza tanto entusiasmo, e il risultato è che sono stato l'unico di non so quanti genin ad essere promosso al rango di chuunin. Lo sono diventato facendomi battere da una donna, il che la dice lunga sulla qualità dei maschi di Konoha. Comunque pensavo di meritarmi lo stesso un periodo di riposo...

E invece mi ritrovo subito addosso una missione di classe S.

"Sasuke Uchiha è stato prelevato dal villaggio da un gruppo di ninja del Suono. Si tratta con ogni probabilità di guerrieri in possesso di facoltà ottenute tramite le tecniche proibite di Orochimaru. Tolto il fratello che è un bandito, Sasuke è l'ultimo membro del clan in possesso dell'abilità dello Sharingan. Non possiamo perdere questa linea genetica e per di più lasciandola nelle mani di un nemico dichiarato di Konoha, per cui ti affido il compito di recuperare il ragazzo e riportarlo vivo al villaggio." 

La mia prima reazione davanti all'ordine dell'Hokage è stata di terrore. Ogni alternativa per me era catastrofica: o avrei avuto successo, e mi sarei trovato addirittura promosso a jounin (cosa a cui non tengo affatto, lavorano troppo per i miei gusti) o avrei fallito, col rischio di morire assieme ai miei uomini.

Uomini, poi...

"Non abbiamo jounin per questa missione, Shikamaru. E non abbiamo tempo per attendere il loro ritorno, i nemici hanno già molte ore di vantaggio. Partirai immediatamente, al comando di una truppa formata da genin di tua scelta."

Scelta? Nel villaggio sono rimasti quattro gatti. 

Ho roteato gli occhi, sbuffando. E il mio cervello si è messo in moto, con riluttanza. 

Ora sono qui, alla porta del villaggio, a ordinare la mia truppa prima di partire all'inseguimento di Sasuke.

Con me c'è il mio affidabile amico Chouji Akimichi, una forza della natura nascosta dietro la sua facciona bonaria. Kiba Inuzuka è una testa calda, ma i suoi poteri e i sensi del suo cane Akamaru mi saranno utili. Neji Hyuuga è un pezzo pregiato, grazie alla sua abilità visiva del Byakugan e la forza in combattimento: inoltre è freddo e disciplinato, anche se so benissimo che non apprezza il lavoro di squadra. 

Sospiro a vedere Sakura Haruno che piange disperata, invano consolata da un Rock Lee depresso. 

Sono i due che ho deciso di lasciare indietro.

Lee è convalescente dopo l'operazione che ha subìto. Il Quinto mi ha tassativamente ordinato di non portarlo con me per non compromettere la sua guarigione, che è già miracolosa di suo. In quanto a Sakura, è stata una mia scelta. E' ancora debole dopo esser stata drogata, non ha abilità particolari, è emotivamente a pezzi. E da quel che ha raccontato all'Hokage quando è stata ritrovata, si capisce che non sarebbe utile nemmeno come richiamo sentimentale per Sasuke. 

Gliel'ho detto in faccia. Forse un po' brutalmente, ma non avevo scelta. Contrariamente a quanto mi aspettavo, non ha tentato di farmi cambiare idea, e questo me l'ha fatta stimare: Ino al suo posto avrebbe attaccato una lagna da non finire più. Si vede che è una ragazza in gamba. 

Mi volto verso la foresta, guardando la direzione in cui i nemici sono scappati. Faccio il conto delle nostre forze per quest'impresa disperata: un gruppuscolo di ninja adolescenti, formato da un neo-chuunin senza esperienza di comando, e tre genin bocciati all'esame; tutti e quattro sconfitti da qualcuno...

"Aspettate!..."

E' Naruto Uzumaki quella specie di ciclone biondo che sta correndo verso di noi? 

"Strano," mormora Chouji di fianco a me. "Mi avevano detto che era in ospedale."

Invece ecco che ci viene incontro con un'aria bellicosa in faccia, una nuova uniforme da shinobi addosso, occupato ad allacciarsi frettolosamente il coprifronte.

"Nonna Tsunade mi ha detto della vostra missione. Vengo anch'io con voi!"

Colgo un lieve irrigidimento di Neji, e la smorfia scanzonata di Kiba. Naruto è l'outsider che a sorpresa li ha sconfitti nell'esame di chuunin, non possono certo amarlo; e so benissimo che un sacco di gente snobba quel ragazzino fastidioso... 

Ma io faccio un sorrisetto, immaginando già dove piazzare quell'artista del Kage Bunshin nella mia formazione.

Naruto si ferma un attimo davanti a Sakura. I due erano i compagni di Sasuke nella triade del Team 7, ed ora sembrano anime abbandonate. Si guardano negli occhi con un'intensità tale che Lee, sensibile per natura, non può che fare un passo indietro. 

Sakura dice qualcosa, tra le lacrime. 

Naruto la fissa, e per un attimo fa un sorriso lontano... un'espressione che non avrei mai immaginato su una faccia come la sua. 

Poi risponde.

Non sento quel che dice, ma percepisco il tono. Una sicurezza assoluta. 

E poi alza una mano col pollice alzato, ed esclama spavaldamente:

"Te lo prometto, Sakura-chan!... E io mantengo sempre le mie promesse." Si volta verso Lee. "Questa è la via dei bravi ninja! Non è vero, Mister Sopracciglia?"

Lee non può fare a meno di sorridere. 

Mi giro intorno e scopro che un po' tutti stiamo sorridendo. Qualcosa di contagioso emana da Naruto, un'atmosfera di determinazione e ottimismo di cui abbiamo un disperato bisogno. 

"E allora, Shikamaru?" grida, rivolto verso di me. "Non abbiamo una missione di classe S da compiere?!... Andiamo!..."

Lo vedo partire di gran carriera, e sospiro. 

"Che seccatura."

Gli dovrò dire che comando io.






FINE. 

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