Il ghetto del crimine

di Book boy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** John Kuser ***
Capitolo 3: *** La distilleria di alcolici ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Los Angeles. Vista, come la vediamo noi, dall'alto, come un uccello che vola su quest'ultima, non sembra essere una città molto differente rispetto alle altre degli Stati Uniti. Ma se ci addentriamo verso l'interno, nelle vie e nelle stradine più buie e malfamate possiamo notare immediatamente che la criminalità è dietro ogni angolo: Ovunque voltiamo lo sguardo possiamo scorgere una rapina o un borseggio e, in un vicolo cieco, possiamo addirittura assistere ad uno stupro. Una città infernale. Chi potrebbe però fermare questo chaos, ci sorge spontanea una risposta: la polizia. Questa cosa può però contro la criminalità organizzata, contro le gang e le bande "dei piani alti" come vengono chiamate tra i crminiali più abbietti, non è semplice poter rintracciare un traffico di alcolici o di droghe. Tra questi polizitti vi erano però alcuni investigatori che non si arrendevano di fronte a niente e a nessuno, uno di questi è il protagonista della nostra storia: John.

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Capitolo 2
*** John Kuser ***


John alzò lo sguardo in direzione del cartellone pubblicitario affisso sull'entrata del teatro, dove era raffigurato il volto di una donna sorridente, a fianco del cui vi era una scritta di colore rosso acceso che diceva: "Saponette "linform" per pelli delicate". John sospirò, era un uomo sulla quarantina circa, con i capelli neri, vestito con una giacca e una cravatta, sopra alla quale portava un impermeabile color seppia. Ai piedi calzava un paio di scarpe di pelle e portava un cappello alla moda. riabbassò lo sguardo, si mise una mano in tasca e ne estrasse un pacchetto di sigarette. Era di una marca costosa, che aveva appena acquistato da un tabacchino lì vicino. Prese una sigaretta in mano, e la mise fra l'indice e il medio, dopodiche estrasse, sempre dalla tasca da cui aveva preso il pacchetto, un accendino zippo di metallo, con delle incisioni in oro. Lo accese e lo avvicinò alla sigaretta dopo essersela messo in bocca. Fece alcuni tiri poi espirò il fumo in eccesso. Proseguì per la sua strada, attraversando la via trafficata sul marciapiede di destra, in direzione della centrale di polizia. Camminando vedeva in torno a sè la decadenza di una delle più belle città del mondo: ovunque si poteva vedere il degrado e la sporcizia, ovunque la criminalità era alle stelle. Addirittura si poteva percepire la paura di alcuni abitanti intimoriti dai gangster e dai pezzi grossi del crimine. Continuando a camminare John raggiunse un parco dove si trovavano una ragazza circondata da tre uomini abbastanza giovani, che non superavano i trent'anni. Lei sembrava molto impaurita mentre loro con dei sorrisetti melliflui cercavano di sedurla. John si fermò e osservò la scena in attesa dell'evolversi della situazione. Uno degli uomini prese la ragazza e la tirò a se con uno strattone, quest'ultima urlò e gli altri due risero, poi uno di loro la prese nei fianchi e gli sia avvicinò molto intimamente mentre l'altro la teneva ferma dato che si dimenava nella speranza di liberarsi. John allora gettò a terra la sigaretta e corse verso la ragazza. Arrivato sul posto con un destro alla faccia di uno lo mandò a terra, e dopo aver schivato un pugno mollato da quello che teneva la malcapitata, lo atterrò con un placcaggio, dopodiche si girò verso l'altro e con un calcio all'altezza dell'inguine lo mando a terra dolorante. La ragazza gli corse incontro e lo abbracciò continuando a urlare -Grazie, grazie, non la ringrazierò mai abbastanza- e cominciò a singhiozzare mentre lui cercava di tranquillizzarla -Shhhhh, è tutto ok, è tutto ok-. I tre si rialzarono doloranti e uno di loro voltandosi verso John gridò -Brutto pezzo di merda! Fatti gli affari tuoi!- Kuser allora scostò un lembo dell'impermeabile e mostrò la pistola dicendo -Ti sei dimenticato di dire che sono uno sbirro, mezza cartuccia...- I tre, vedendo la pistola che portava riposta nella fondina all'altezza della coscia sgranarono gli occhi e corsero via con la coda fra le gambe. Poi John si voltò nuovamente verso la ragazza e chiese -Dove abitate?- Lei rispose dopo che si calmò -A west street, numero 9-. L'investigatore e la ragazza si mossero verso una via più trafficata, e il poliziotto, dopo aver chiamato un taxi ed aver estratto una banconota da 20 dollari dalla tasca disse alla ragazza -Ora tornate a casa, e non uscite a quest'ora di notte.- La ragazza annuì e dopo aver ringraziato ancora e aver abbracciato il poliziotto salì a bordo dell'auto che schizzò via in mezzo al traffico notturno. John estrasse un' altra sigaretta che si mise in bocca e si accese.

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Capitolo 3
*** La distilleria di alcolici ***


John era arrivato di fronte alla centrale. Qui si era fermato per ammirarla, o almeno così sembrava, in realtà quel posto non gli piaceva per niente e, per la testa, gli frullavano altri pensieri. Dopo essere rimasto in quella posizione ancora qualche attimo, si mosse ed entrò. All'interno, dopo aver superato un corridoio si arrivava agli uffici della polizia dove si amministravano i vari casi. Lui si sedette alla sua scrivania, dopo aver appeso ad un appendiabiti lì vicino il cappello e l'impermeabile. Sulla scrivania di ebano vi erano ammonticchiate pile e pile di scartoffie che lui doveva visionare, dato che probabilmente erano i suoi prossimi ordini. Non sapeva nemmeno di cosa trattassero. Ne prese un a caso e iniziò a leggere distrattamente, pensando ad altro. Vi era scritto: "La suddetta distilleria si troverebbe tra la 21 half street e la 24 plaza street. I rapporti dicono che si trovi all'interno di un capannone abbandonato, presidiato da un custode che lo controlla, probabilmente quest'ultimo è coinvolto nel traffico di alcolici...". Si fermò, dato che un agente lo stava osservando mentre leggeva, era un suo collega -Ehi John, tocca a te andare a smantellare la distilleria. - l'investigatore senza alzare gli occhi dal foglio rispose -Eggià, sembra proprio di sì, per fortuna non dovrò restare chiuso qui dentro.- Osservò l'orologio da parete: era quasi mattina. Si alzò dalla scrivania e si diresse verso un corridoio laterale, lo percorse ed entrò in una stanza in cui vi era una caraffa di caffè nero come il carbone. Prese una tazza lì vicino e la riempì di quella bevanda così corvina. Ne bevve un lungo sorso, dopodichè si pulì la bocca e tornò alla scrivania, dove si sedette e continuò a leggere il foglio con gli ordini: "...si pensa perciò che la suddetta distilleria sia sotto il controllo di una banda di gangster, forse collegata con la mafia...". Continuò a leggere fino a che, vero le sette di mattina si alzò, indossò di nuovo l'impermeabile, si mise il cappello e uscì. Estrasse nuovamente il pacchetto di sigarette dalla tasca, e tirò fuori un'altra sigaretta, il pacchetto che aveva acquistato solo poche ore prima era già finito. Dopo aver accesso la sigaretta si incamminò verso la zona dove si trovava la distilleria di alcolici. Le leggi proibizionistiche di quegli anni avevano indotto alla chiusura di decine e decine di distillerie abusive. Passando fra le strade malfamate raggiunse il capannone sospetto. Il luogo era quasi spettrale: delle decine di finestre non rimaneva nemmeno un pezzetto di vetro, le porte erano mezze sfasciate e l'erba intorno alla zona arrivava quasi al ginocchio, tanto era stata lasciata allo sbando. Fece un ultimo tiro, gettò il mozzicone a terra e lo schiacciò sotto la scarpa, poi si avviò verso l'entrata. Arrivò di fronte alla porta, facendosi strada tra la "giungla" di fili d'erba tutt'intorno, ed entrò nell'edificio. Era tutto buio. Soltanto la luce che filtrava dalla finestre illuminava lievemente l'interno. Fece qualche passo ma poi si bloccò di colpo e andò a nascondersi dietro Ad un pilone di cemento che sosteneva l'alto soffitto. Alcune voci e il rumore di alcuni passi segnalavano la presenza di qualcuno, John sentì dire -...mi servono per domani, trenta bottiglie, altrimenti non ti pagherò...- L'altro prontamente rispose -Certo- Quest'ultimo aveva una voce molto roca, e si capiva subito che fosse più anziano dell'altro. Poi continuò -E se lei ne compra altre cinque le regalo io una bottiglia di vodka russo!- John aveva sentito abbastanza, senza fare rumore estrasse la sua pistola PPK dalla fondina e con il minimo rumore uscì fuori dal suo nascondiglio, urlando -Fermi, polizia!- I due uomini restarono di sasso per una frazione di secondo, ma subito dopo, quello più giovane che aveva parlato per primo, che vestiva in modo elegante non molto diverso da come era vestito John, estrasse dalla cintura una pistola, ma Kuser prontamente lo freddò con un colpo. L'altro alzò le mani ed urlò -Fermo, non spararmi!- Poi si inginocchiò impaurito. John gli chiese -E' qui la distilleria?- L'uomo annuì, indossava un tipico grembiule da distillatore, portato sopra ad una leggera camicia di lino. Tremava come una foglia, disse -Mi hanno costretto, lo giuro!- L'ispettore lo guardò in viso, mentre continuava a tenerlo sotto tiro con la pistola -Chi ti ha costretto?! Voglio il nome!- Lui lo guardò, iniziando a singhiozzare gridò -Non posso dirlo! Se lo dico mi ammazzano, sono un uomo morto!- Il poliziotto gli disse, anche per tranquillizzarlo -Nessuno ti ucciderà se collaborerai con noi, ora ti porterò in centrale e l' mi spiegherai chi ti costringe a produrre alcool, andiamo. Ritornarono alla centrale. Una volta dentro consegnò l'uomo ad un agente e si diresse verso l'ufficio di un ispettore suo collega a cui comunicò di essere entrato nella distilleria, e ordinò ad alcuni poliziotti di dirigersi sul posto per requisire tutto e mettere la zona in sicurezza. Poi tornò di nuovo dall'uomo che aveva catturato. Era stato chiuso in una cella, John vi entrò e si sedette su uno sgabello. Gli chiese -Allora, spiegami, per filo e per segno chi ti costringe a produrre l'alcool, quanti siete a farlo e che alcool producete.- L'uomo iniziò a raccontare che i suoi aguzzini erano dei gangster facenti parte di una banda di criminali "dei piani alti". Erano in tutto tre distillerie abusive che producevano l'alcool, principalmente Whisky. Quest'ultimo veniva distillato con una speciale formula che conteneva anche tracce di cocaina. -Cocaina?- Chiese John, l'uomo annuì -Perciò vi sarà sicuramente anche un traffico di droga...quel uomo a cui ho sparato, nella distilleria, chi era?- L'uomo rispose -Era uno degli aguzzini che veniva a minacciarmi che se non gli avessi prodotto trenta bottiglie entro domani mi avrebbe fatto pentire di essere nato...- Poi si nascose il viso fra le mani -Mi vergogno molto per quello che ho fatto finora, ma cosa potevo fare? Avevo forse una scelta? No! Quelli mi avrebbero ucciso senza ripensarci due volte!- E iniziò a singhiozzare come un bambino. John si alzò dallo sgabello, e uscì dalla cella che venne chiusa da un poliziotto lì vicino. Kuser prima di andarsene si voltò un ultima volta verso l'uomo in cella e gli disse -Ora, qui, sarai al sicuro e se collaborerai con la polizia per farci individuare la posizione delle distillerie potrai avvalerti di una riduzione drastica della pena per buona condotta e collaborazione alla giustizia, poi uscì dal corridoio dove vi erano le celle. Si rimise nuovamente la mano in tasca, tirò fuori il pacchetto di sigarette e lanciò un'imprecazione fra sè e sè per aver finito le sigarette. Allora si diresse verso l'uscita e un collega gli chiese -Dove vai?- John senza guardarlo rispose -A comprare altre sigarette...- Ed uscì.

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