Sei il mio angelo, non ti lascerò morire di freddo

di GingerHair_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo due ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo cinque ***
Capitolo 6: *** Capitolo sei ***
Capitolo 7: *** Capitolo sette ***
Capitolo 8: *** Capitolo otto ***
Capitolo 9: *** Capitolo nove ***
Capitolo 10: *** Capitolo dieci ***
Capitolo 11: *** Capitolo undici ***
Capitolo 12: *** Capitolo dodici ***
Capitolo 13: *** Capitolo tredici ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno ***


Introduzione
 
La mia vita è stata una tale confusione negli ultimi tempi che non so proprio dove andrò a finire. Avevo un migliore amico perfetto, un ragazzo adorabile, un fratello che mi amava e trovo che sia incredibile il fatto che in pochi giorni sia cambiato tutto così rapidamente.
E poi è stato tutto così strano.
Voglio dire, un giorno prima stavo da Dio e il giorno dopo mandavo all’aria tutto.
Non so cosa fare, non so cosa possa far tornare tutto alla normalità… devo mettere un po’ di ordine nella mia vita.
Ho provato di tutto, ho cercato di allontanarmi, ho fatto un viaggio, mi sono ubriacata, ma non mi ha aiutato nulla.
Alla fine un mio amico, il mio migliore amico, a dir la verità, mi ha detto di scrivere, giusto per rimettere a posto ciò che avevo in mente.
Mi ha detto che lui fa così, quando sente che qualcosa in lui non va, si mette sotto e scrive, scrive tutto ciò che gli viene in mente, certo a volte sono stupidaggini, altre volte poesie, ma lo aiuta a ‘svuotarsi’.
Facile, no? La verità è che non ho mai avuto molta fantasia, non sono poetica, per quanto mi sforzi non riesco a pensare frasi belle, allora ho pensato, perché non scrivere di me, dalla mia vita? Forse non è il massimo, ma un’autobiografia è l’unica cosa che penso di essere in grado di produrre.
Ora che ho deciso cosa scrivere, mi trovo ad un altro punto fermo.
Cosa scrivo? Cioè, devo partire dall’inizio tipo nome, cognome, data di nascita, o qualcosa di diverso? Forse dovrei partire dal perché sto scrivendo, o magari da un avvenimento importante e poi raccontare della mia storia?
Dopo vari tentativi e varie bozze, ho deciso l’inizio. Scriverò della cosa più importante della mia vita. La mia ragione, la più intima, la più personale, scriverò della persona che più mi è stata accanto in tutto questo tempo e che ancora non riesco a credere di aver avuto la fortuna di conoscere.

 

Non c’è molto da dire su di me. Ho vent’anni e vivo a Londra con Tommy, mio fratello gemello. Non ho un gran fisico, sono troppo magra, piatta e senza curve, ho i capelli biondo cenere e gli occhi, l’unica cosa che non disprezzo di me stessa, verdi-grigi.
Di carattere credo di essere una persona non molto socievole, ma ho i miei perché. Mi piace stare in compagnia di quelle poche persone che amo e che mi fanno sentire bene, tutti gli altri non li sopporto. La musica mi fa stare bene, la ascolto sempre, quando sono triste, felice, confusa, affamata… insomma sempre.
Ed Sheeran è il mio migliore amico.
Mi chiamo Samantha Kent, e questa è la mia storia.

 

Capitolo uno

 

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« Tommy! Dove hai messo le chiavi di casa? » era un freddo giorno di dicembre, dovevo uscire e non trovavo le chiavi di casa.
« Stanno là! » mi rispose lui disinteressato.
« Come faccio io a sapere cosa intendi con ‘là’? » gli chiesi spazientita. Avevo rivoltato tutti i cassetti della mia camera, quelli del salotto e non riuscivo ancora a trovarle.
« Stacccati da qual cavolo di videogioco e vieni a darmi una mano! » gli urali arrabbiata. Era una serata importante per me e già era iniziata male.
« Non capisco perché non hai fatto venire Ed qui come fai di solito. Che bisogno c’è di andare a casa sua? » mi chiese lui alzandosi dalla sua poltrona su cui giocava a quei cavolo di videogame di guerra.
« Perché c’è una festa, mica potevo dirgli di farla in questo tugurio! » gli risposi mentre mi passava le chiavi, che, ovviamente, erano sopra una mensola.
La nostra casa era piccola, con quattro stanze, una più piccola dell’altra, e non sto scherzando.
Il salotto era quella più ampia, dove avevamo anche il tavolino per il pranzo e la cucina, poi un minuscolo bagno, la mia camera e quella di mio fratello.
« Attenta a come parli, io amo questa casa » disse lui.
« Lo so, anche io le voglio bene, anche se è piccolina » era l’unica casa che consideravo veramente tale. Nemmeno quella dov’ero nata, dove vivevano i miei genitori la consideravo casa, anzi, ero felicissima di non vivere più lì, ma questa è un’altra storia.
« Divertiti stasera » mi disse Tommy prima di uscire.
Tommy è mio fratello gemello ed è l’unico in tutta la mia famiglia a cui tengo veramente, è l’unico per cui soffrirei veramente se mi abbandonasse come gli altri.
Quando me ne sono andata di casa ero felice di abbandonare tutti, tranne lui.
« Sicuro che non vuoi venire anche tu? A Ed farebbe piacere…» gli dissi cercando di convincerlo.
« Scusami, ma non posso. Sono un nerd orgoglioso e come tale rimarrò a casa con la mia fedele console, ma grazie dell’invito » risi e gli stampai un bacio sulla guancia.
« Non aspettarmi sveglio! » gli urlai mentre scendevo le scale.
In quel momento apparve la signora Rusked, la proprietaria dell’appartamento mio e di mio fratello, che viveva sotto a noi.
« Quante volte ti ho detto di non urlare lungo le scale? » finsi di essere dispiaciuta.
« Scusi, mi ero dimenticata di dire una cosa a mio fratello » mormorai sperando che si togliesse di mezzo e mi facesse passare, altrimenti  sarei arrivata tardi alla festa.
« Ah, tuo fratello. Ricordagli che mi deve ancora l’affitto di dicembre, oltre che quello di questo mese » disse la signora con un sorrido perfido stampato in faccia.
« Sicuramente » le risposi come se non mi importasse ciò che aveva appena detto.
La verità è che avevamo problemi economici, e mi scocciava ammetterlo.
Finalmente mi lasciò andare e uscii da casa, non abitavo molto lontano da Ed.
Mi tirai su il colletto del mio cappotto bianco e corsi nelle strade in mezzo ai fiocchi di neve che scendevano.
« Sam, dove ti eri cacciata? La festa è iniziata da un sacco di tempo! » mi disse Ed quando finalmente arrivai.
« Scusa Ed, ho avuto problemi a casa » gli dissi.
« Tutto a posto? » mi chiese.
« Non riuscivo a trovare le chiavi di casa » gli dissi ridendo.
Lui mi mise un braccio sopra le spalle e mi spettinò i capelli.
« E piantala! » gli dissi sgusciando fuori dalle sue braccia.
Mi risistemai i capelli e mi chiesi com’era possibile che Ed sapesse sempre di birra.
In quel momento un bellissimo ragazzo venne verso di me e mi baciò sulla bocca.
« Ciao amore » mi disse.
Era Mark, il mio ragazzo. Stavamo insieme da ormai un anno e le cose fra noi sembravano andare bene.
Certo, a volte era un po’ troppo sdolcinato per i miei gusti, ma gli volevo un bene dell’anima.
Mi tolsi il cappotto e lui mi abbracciò immediatamente.
Passammo una bella serata, mangiando pizza e bevendo come spugne.
Alla fine uscii in terrazza e trovai Ed fuori che fumava.
« Dovresti smettere » gli dissi guardando male la sigaretta.
« Dovrei anche smettere di bere, mettermi a dieta e pettinarmi i capelli, non è così? » mi chiese lui.
« Sai che odio l’odore del fumo » gli dissi.
« Lo so, ma mi piace quando mi sgridi, mi sembri la mia maestrina » sapevo che stava dicendo quelle cose per darmi fastidio, perciò cambiai argomento.
« Non senti freddo qua fuori? » indossava solo una felpa.
« Sì, un po’ » mi rispose lui sovrappensiero.
« Ed, che c’è? » gli chiesi quando capii che non stava bene.
« Niente di cui preoccuparti » mi rispose lui.
« Pensi ancora ad Alice? » gli chiesi non capendo a cosa era dovuto il suo malumore.
« No, Sam…» si voltò verso di me e mi guardò dritto negli occhi.
« Ed, sei il mio migliore amico, puoi dirmi di tutto, lo sai » gli dissi.
Sembrava che stesse per confessarmi tutto, ma in quel momento Mark aprì la porta della veranda e ci chiamò.
« Ehi, cosa fate voi due al freddo? Venite dentro…» ci disse.
« Andiamo, Ed » gli dissi prendendolo per mano.
« Vuoi che ti riaccompagni a casa? » mi chiese Mark.
« Sì, grazie » gli dissi.
È vero che non abitavo lontano, ma non me la sentivo di tornare a casa a piedi di notte.
« Tutto bene fra te e Ed? » mi chiese Mark in macchina.
« Certo, anche se questa sera era strano » gli risposi.
« Senti, devo dirti una cosa. Credo che lui sia innamorato di te » ci mancò poco che non mi rovesciai dal sedile per le risate.
« Innamorato di me, Ed? è la cosa più assurda che abbia mai sentito…» gli dissi.
« Senti, ho visto come ti guarda, non dirmi di no! » mi rispose arrabbiato.
Eravamo appena arrivati sotto casa, quindi aprii la portiera e scesi dalla macchina.
« Come fai a non accorgertene? » mi urlò lui.
« Sei ridicolo, rifletti su questo stanotte » gli dissi mentre tornavo a casa.
Sentii il rumore del motore della sua auto che si allontanava, salii le scale, entrai in casa, andai in camera da letto e mi misi a pensare se quello che aveva detto Mark potesse essere vero.





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Buon salve a tutti, come vedete sono ancora qui con ccon una nuova storia, questa volta su Ed ♥
Allora, ho pensato di fare questa FF in cui la protagonista è un po' un riassunto di tutte le sue canzoni.
Non so, è solo che sentendolo mi è sembrato comunque di trovare un tipo di ragazza con un determinato carattere... per cui ho creduto che potesse essere Sam :3
Beh, che dire, spero possa piacervi, se volete potete anche seguirmi sulla mia pagina facebook
Ps: il banner è fatto sempre da Sara_Scrive

Gingerhair

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Capitolo 2
*** Capitolo due ***


Capitolo due



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Ed era venuto a casa nostra la mattina presto.
Lui veniva sempre da noi.
Di solito portava pure qualche schifezza da mangiare, tipo gli hamburger di qualche fast food o qualcosa di simile.
Io non riuscivo mai a mangiarli la mattina, mentre lui e mio fratello se li sfondavano tutti, puntualmente.
« Non so prorpio come voi facciate » dissi loro schifata mentre addentavano il loro panino.
« È facile » mi disse Tommy. «Basta prendere il panino con due mani, portarlo davanti alla bocca e addentarlo » prese un altro mozzico e varie salse uscirono andando a finire sul tavolo.
Ed rise, mentre io ero disgustata.
Di solito ero una che mangiava molto, ma la mattina non riuscivo a toccare cibo.
« Ed, sei stranamente silenzioso questa mattina…» gli disse Tommy.
Aveva ragione.
Ed era sempre il primo che mi stuzzicava sul cibo, si divertiva un mondo.
« Colpa di tua sorella » gli rispose indicandomi.
« Cosa c’entro io? » chiesi, dato che non avevo la minima idea di cosa avevo fatto.
« Mi sono ubriacato troppo ieri sera e oggi ho mal di testa » mi disse lui.
« Quindi? » gli chiesi io che continuavo a non capire.
« Eri tu mi dicevi ‘Dai, Ed, solo un’altra birra…’ » mi disse lui guardandomi storto.
Ripensai alla sera precedente.
« No, Ed, credo proprio che tu ti stia ricordando male… quella era Jane Gillag » gli dissi.
« Ah, davvero? » mi chiese lui confuso.
« Stavi messo proprio, bene, è Ed! » commentò Tommy.
Aveva finalmente finito di mangiare quel suo dannatissimo hamburger.
« Oh, a quanto pare sì » rispose Ed.
« Quindi non ti ricordi di cosa volevi parlarmi? » gli chiesi.
Lo vidi concentrarsi al massimo.
« No, mi spiace, non ricordo nulla » mi disse lui.
« Ah, ok » gli dissi solamente.
Tommy mi guardò serio per un momento.
Mi conosceva benissimo, sapeva che quando dicevo ‘ah’ voleva dire che ero contrariata.
Era così strano.
Il fatto che andassimo d’accordo, voglio dire.
Ho visto anche i fratelli delle altre ragazze che conoscevo e tutti si odiavano fra di loro, oppure litigavano spesso.
Io e Tommy, invece, avevamo un rapporto bellissimo.
Probabilmente per colpa dei nostri genitori, l’unica cosa buona che avevano fatto era stata quella di farci avvicinare.
 
Ero una delusione per loro, non me lo avevano mai nascosto.
L’unica cosa che importava a loro era che io e Tommy andassimo bene a scuola e che ci comportassimo bene, per cui non bere, non fumare, non dire parolacce, andare tutte le domeniche in chiesa e cose così.
Io ci tenevo molto a non deluderli, perché per me erano una specie di punto di riferimento. Non avevo mai avuto altro a cui aggrapparmi.
Inoltre, Tommy era una causa persa.
Non si impegnava minimamente a scuola e tutto ricadeva su di me.
Giuro che cercavo di andare bene e di fare tutto ciò che mi dicevano, ma ad un certo punto non ci sono più riuscita.
È successo tutto quando a diciasette anni mi sono innamorata sul serio di un ragazzo, Andrew.
Lui era più grande di me di due anni, aveva finito la scuola e lavorava nella ferramenta di suo padre.
Credevo che fosse un ragazzo tenero e che mi amasse, ma mi sbagliavo.
Un giorno mi convinse a farlo con lui e io rimasi incinta.
Quando glielo dissi lui mi rispose che non era possibile e che di sicuro lo tradivo, non avrebbe riconosciuto mio figlio, nostro figlio.
Allora, sola e spaventata lo dissi ai miei genitori.
Loro mi guardarono dritto negli occhi e mi dissero che li avevo delusi.
Nulla fa più male che deludere le persone, che ti guardano il quel modo grave, dall’alto in basso e tu non puoi fare altro che farti piccola, perché non riesco a sostenere il peso di quello sguardo.
Mi dissero anche che se volevo ancora vivere con loro avrei dovuto abortire.
Così lo feci.
Giuro, è stato uno dei gesti di cui mi sono pentita più amaramente.
Tommy si era schierato dalla mia parte, difendendomi e dicendo che avevo solo sbagliato, non c’era nulla di male, si sarebbe potuto risolvere tutto.
Loro non gli diedero ascolto e non si fidavano più di me.
Ovunque andassi dovevo essere accompagnata, non potevo uscire da casa da sola.
Era una situazione orribile.
Quando compii diciotto anni scappai di casa.
Non sapevo dove andare, non sapevo cosa fare, ma sapevo che non sarei potuta più vivere in casa con i miei genitori.
Conobbi un gruppo di tossico dipendenti e mi unii a loro.
Non presi mai la droga, ma ero il loro corriere, la ritiravo dagli spacciatori e gliela consegnavo.
Un giorno mi beccarono, ci beccarono tutti.
Mi feci due settimane di prigione e fui portata in un centro di riabilitazione.
Non rividi più gli altri ragazzi, perché loro furono portati in un altro centro.
Io non avevo mai preso nulla, invece loro avevano davvero bisogno di aiuto, dovevano disintossicarsi.
Fu lì che conobbi Ed.
Lui faceva volontariato in quel centro, ci aiutava e ogni tanto cantava qualche sua canzone.
Una volta ci disse che aveva composto una canzone che parlava della droga, io gli dissi di cantarcela e lui lo fece.
Mi innamorai all’istante di ‘The A-Team’.
Gli dissi che sarei diventata la sua più grande ammiratrice.
Lui si mise a ridere pensando che scherzassi.
Comprai tutti gli EP che aveva prodotto fino a quel momento e mi imparai a memoria tutte le sue canzoni.
Un giorno, stavamo pranzando e lui stava lontano da tutti, perché aveva lasciato a casa i soldi per il pranzo e non poteva comprare nulla.
Io mi avvicinai a lui e gli offrii un po’ del mio cibo.
Avevo delle patate con sopra della salsa al formaggio.
“I needed money, but I’m too shy to ask her, so she buys me chips and chips” gli cantai.
Lui si girò verso di me ridendo e mangiammo insieme.
Quello fu l’inizio della nostra amicizia.
Gli raccontai la mia storia e lui mi raccontò la sua.
Mi disse che voleva diventare un cantante, che voleva far conoscere alla gente le canzoni che scriveva nella sua stanza.
Quando divenne famoso io affittai un appartamento vicino al suo.
Un giorno, per il mio compleanno, mi fece il regalo più bello che avrei mai potuto ricevere.
Mi fece incontrare mio fratello Tommy.
Non so come l’aveva trovato o come aveva capito che era mio fratello, ma quel gesto non lo dimenticherò mai.
Ed gli aveva raccontato tutta la mia storia.
Quando la seppe lui non mi rimproverò, non era il tipo da fare una cosa del genere, mi chiese solo perché non ero scappata con lui.
Anche lui aveva tagliato i ponti con i nostri genitori.
 
« Non sei un po’ troppo distratta, oggi? » mi chiese Ed con aria estremamente vaga.
« Stavo ripensando quando ci siamo conosciuti » gli dissi con un sorriso.
Sorrise anche lui.
Passammo una bellissima giornata, guardando tutti e tre insieme Shrek, era il nostro film preferito.
Quando lui dovette andare via lo salutai dandogli due baci sulle guance.
« Ricordati che il 17 compio gli anni » mi disse lui.
« Non me lo potrei mai dimenticare » gli dissi io con un sorriso.



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Salve a tutti, eccomi qui, ho aggiornato.
Come direbbe qualcuno alla buon ora (ho rischiato di essere uccisa se non aggiornavo ahahah).
Vi piace questo capitolo? So che è un po' palloso, ma dovevo spiegare un po' la storia di Sam, Ed e Tommy.
Non so, spero vi piaccia.
Se volete potete seguirla anche su facebook e ringrazio Sara_Scrive per il banner.

Gingerhair

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Capitolo 3
*** Capitolo tre ***


Capitolo 3

 


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Mi stavo preparando per uscire.
Mark, il mio ragazzo, mi aveva dato appuntamento a casa sua.
Non l’avevo più sentito dalla festa di Ed, dove aveva fatto il geloso e si era comportato male.
Mark era un ragazzo dolcissimo, ma era geloso da morire.
Odiavo quando faceva in quel modo, ogni ragazzo che mi si avvicinasse per lui era una minaccia.
Anche se si trattava del mio migliore amico, era una cosa assurda.
Presi la metro e arrivai a casa sua.
Appena entrai nel suo appartamento notai un mazzo di rose rosse con un biglietto di scuse scritto sopra.
Voleva che lo perdonassi così, quanto era banale.
« Mark? » lo chiamai.
« Sam, non sai quanto mi dispiace, puoi perdonarmi? » mi chiese entrando in salotto con altre rose rosse.
Io odiavo le rose rosse, fra l’altro.
Erano belle, sì, ma anche troppo scontate e banali.
Tutte quelle, poi, avrà svaligiato il fioraio.
« Certo che ti perdono, ma niente rose » gli dissi togliendomi il cappotto e lanciandolo su una sedia.
Lui si avvicinò a me e mi baciò.
Mi fece stendere sul divano e iniziò a baciarmi il collo.
« No, dai, Mark, non ne ho voglia…» dissi capendo ciò che voleva fare.
« Dai, lasciati andare…» cercò di convincermi lui mentre mi slacciava la camicia.
« No, Mark, devo andare, ho da fare » gli dissi togliendomelo da sopra e riallacciandomi la camicia.
« Ok » disse Mark.
Era uno che rispettava le mie decisioni, per cui quando gli dicevo una cosa di solito la faceva.
« Dove devi andare? » ecco che ricominciava a fare il fidanzato geloso.
« Tommy mi aspetta a casa, devo andare a fare la spesa, altrimenti il nostro frigo si suiciderà dalla disperazione » lui rise e mi lasciò andare.
Gli mentii e quella non era la prima volta.
Il fatto è che, geloso com’era, non potevo dirgli che mi dovevo incontrare con Ed.
 
« Come è andata con Mark? » mi chiese lui quando ci vedemmo, alla fermata della metro.
« Mi ha chiesto scusa e mi ha fatto delle rose » risposi sbuffando.
Ed sapeva quanto odiassi le rose rosse.
« Mi domando perché tu non lo abbia ancora lasciato » mi disse Ed.
« Che domande sono? Io gli voglio bene » gli risposi.
« Ma non lo ami » ribatté lui.
Quando vide che non risposi, cambiò discorso.
« Ci sarai al mio compleanno, vero? » mi chiese.
Io sorrisi.
« Non me lo perderei mai… ma dopo che vuoi fare, tipo una specie di festa con i tuoi fan? » gli chiesi.
« Sì, farò un concerto per loro… sarà bello » mi disse lui.
« Lo sarà di sicuro, ma la cosa più bella sarà il mio regalo » gli dissi con un sorrisetto misterioso.
« Oh, lo so, i tuoi regali sono tutti fantastici, ma già il fatto che tu esista è per me il regalo più grande che tu potessi farmi » mi disse.
Arrossii alle sue parole così dolci.
« Tommy verrà? » mi chiese.
« Non so, lo sai che lui è asociale… » gli dissi ridacchiando.
« Da quanto tempo non esce più con una ragazza? » mi chiese.
Sinceramente, non me lo ricordavo.
« Mesi, anni, boh, non so…»
« Ho un’idea » mi disse lui.
« Spara » gli dissi.
« Conosco una ragazza molto carina e secondo me potrebbe essere l’ideale per Tommy… che ne dici se gli organizziamo un appuntamento al buio? » mi chiese Ed.
« Mi sembra un’idea fantastica! » commentai.
« Ma lui non accetterà mai, non esce mai da solo » aggiunsi dopo.
« Ma non sarà solo, ci saremo anche noi due » mi disse Ed.
« Cosa intendi? » gli chiesi.
« Beh, sarà una specie di appuntamento a quattro » mi spiegò lui « Io e te usciremo, da amici, ovviamente, la butterò lì come una serata in cui ci ubriachiamo, sai che Tommy non dice mai di no a queste cose, poi magari io e te ce ne andiamo e li lasciamo soli a parlare » mi disse.
« Beh, forse potrebbe funzionare, c’è solo un piccolo particolare che non hai considerato » gli dissi incrociando le braccia.
« Quale? » mi chiese Ed.
« Oh, beh, Mark mi ucciderà! » gli dissi.
« Mark non lo saprà » mi disse lui.
« Lo sai che quando esco con te non fa altro che controllarmi…» gli dissi.
« Occhio non vede, cuore non duole » mi disse Ed.
« Dovrei mentirgli? » ero stanca di non fare altre, sempre menzogne dette a Mark.
« Sarebbe una bugia a fin di bene, è per tuo fratello che lo fai » mi disse.
« Va bene, allora lo faccio » dissi facendo finta di mettere il broncio.
Ed mi scoccò un bacio sonoro sulla guancia.
« Lo sapevo che non ti saresti tirata indietro » mi disse sorridendomi.
« Lo faccio solo per Tommy » ripetei.


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Bene, eccomi qui con questo nuovo capitolo.
Spero vi sia piacuto, ringrazio tutti quelli che seguono.
Vi ricordo che pubbblico la mia storia anche su facebook e che il banner è stato fatto da Sara_Scrive



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Capitolo 4
*** Capitolo quattro ***


Capitolo quattro

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« Sei pronto? » urlai per l’ennesima volta a Tommy che era chiuso nel bagno da trenta minuti buoni.
« Ci sono quasi » mi rispose lui.
Era fatto così, non usciva mai, ma le rare volte che lo faceva rimaneva a prepararsi un sacco di tempo.
« Dove dobbiamo andare? » mi chiese lui.
« Non so, è una specie di ristorante… lo sa Ed come si chiama » gli dissi sbrigativa.
« Fatto » disse uscendo, finalmente, dal bagno.
Si era tirato su i capelli in una cresta bionda e si era messo una camicia e dei jeans larghi.
« Ti sei sprecato » gli dissi squadrandolo.
Lui alzò il dito medio.
« Oh, sei pure così gentile! » gli dissi con sarcasmo.
Prese le sue chiavi della macchina, lui sapeva guidare, e andammo a prendere Ed.
Tommy suonò il clacson quando fummo sotto casa sua.
Ed scese subito.
Era vestito come al solito, felpa e pantaloni a vita bassa.
Gli stavano benissimo.
Entrò in macchina e ci salutò.
Diede a Tommy le istruzioni per raggiungere il ristorante e partimmo.
Arrivammo dopo circa un quarto d’ora di viaggio.
Il ristorante era un posto carino, non era troppo elegante, ma nemmeno troppo informale.
Però c’era molta gente, segno che si mangiava bene.
Certe cose Ed le sapeva.
C’era un tavolo da quattro in cui era seduta una ragazza da sola molto carina.
Aveva i capelli castani ricci e voluminosi, era vestita in maniera abbastanza sportiva e stava controllando lo schermo del suo cellulare.
« Ciao Daisy » le disse Ed salutandola.
Lei alzò la testa e ci sorrise.
« Ciao Ed » disse alzandosi e baciandolo sulle guance.
« Questi sono Tommy e Sam, due miei amici » disse lui presentandoci.
« Molto piacere di conoscervi » ci disse porgendoci la mano.
Sembrava una ragazza carina, non si truccava troppo, non era troppo elegante e sembrava simpatica.
Speravo proprio che a Tommy potesse piacere, lo volevo proprio vedere impegnato con qualcuna.
Ci sedemmo e ordinammo degli antipasti e la pizza.
Mangiavamo parecchio.
Ovviamente da bere prendemmo la birra.
Non avevo intenzione di ubriacarmi quella sera, perché volevo aiutare Tommy a mettersi con Daisy, ma bere un po’ non mi avrebbe fatto male.
Io Ed ci sedemmo vicini, con la parete contro la schiena, mentre Tommy e Daisy erano dalla parte opposta del tavolo.
« Allora, Tommy, cosa hai fatto questo pomeriggio? » chiese Ed per rompere il ghiaccio.
« Oh, il solito, ho giocato con l’xbox » disse lui senza entusiasmo.
Guardai Ed preoccupata.
Tommy non si sarebbe dovuto annoiare, il nostro piano non sarebbe andato a buon fine.
Lui sembrò capirmi al volo.
« Anche a te piace giocare, non è vero Daisy? » disse infatti.
« Oh, in realtà io sono un po’ di più per i giochi sul PC… » disse lei.
In quel momento un cameriere ci portò la birra.
Presi il mio bicchiere e bevvi un sorso.
« Quali sono i tuoi hobby? » chiesi a Daisy.
« Oh, mi piace molto guardare film, è la mia passione » mi disse lei sorridendo.
« A casa ho degli scaffali interamente pieni di DVD… » aggiunse con aria sognante.
Beh, Tommy non era proprio un appassionato di cinema, ma gli piaceva guardare i film in tv.
« Che genere di film ti piace? » le chiesi.
« Oh, quelli di avventura della Marvel, come Iron man, The avengers, Captain America… » erano gli stessi generi che piacevano a Tommy, avevo trovato una cosa in comune.
« Anche a me piacciono molto quelli » disse infatti lui e si immersero in una conversazione in cui discutevano la trama e i personaggi dei film.
Io feci l’occhiolino a Ed, lui mi sorrise e presi un altro sorso di birra.
Ero decisamente più rilassata.
Ci portarono l’antipasto e io e Ed iniziammo a litigarci il cibo, come al solito.
« Non mi piace la frittata, mangiala tu » gli dissi mettendogliela sul piatto.
« Va bene, ma la mangio solo se mi dai la tartina al salmone » mi disse lui ridendo.
« No, la tartina mi piace! » inoltre avevo quasi finito il mio bicchiere di birra prima di iniziare a mangiare e si sa che a stomaco vuoto non bisognerebbe bere.
Per cui mi sentivo abbastanza su di giri.
Credo che anche Ed lo fosse un po’, perché attaccava a ridere ogni volta che parlavo.
Tommy e Daisy si parlavano normalmente, facendo poco caso a noi due.
Mangiammo la pizza e bevemmo un sacco.
Io e Ed eravamo ubriachi e camminavamo a zig-zag.
Tommy e Daisy pagarono e poi andammo tutti in macchina, avremmo passato la serata a casa nostra tutti e quattro insieme.
Purtroppo, quando mi ubriacavo, ero una di quelle persone che non riuscivano a controllarsi e dicevano una quantità spropositata di sciocchezze e ridevano per ogni cosa.
Quando arrivammo a casa Ed voleva prendere anche dei super-alcolici, ma io gli dissi che quelli li avremmo tenuti per le grandi occasioni.
Praticamente io e lui non facevamo altro che ridere e parlare a sproposito, mentre Daisy e Tommy cercavano di calmarci, solo che erano un po’ su di giri anche loro, perciò non ci riuscivano molto bene.
« Devo andare al bagno » dissi all’improvviso.
Andai lasciando in salotto tutte le mie cose.
Quando tornai vidi tutti che ridevano allegri.
« Cosa mi sono persa? » chiesi.
Ed scoppiò a ridere ancora più forte e gli altri mi dissero che non c’era nulla.
Tommy portò a casa Daisy e quando tornò sia io che Ed eravamo collassati sul divano.
 
Il giorno dopo, quando mi svegliai, ero nel mio letto e avevo un mal di testa assurdo.
Ovviamente non ricordavo nulla della sera precedente.
Andai in cucina e trovai Tommy che stava facendo colazione.
« Come è andata ieri sera con Daisy? » gli chiesi mentre mi sedevo.
« Normale » mi rispose lui facendo spallucce.
« Cioè? » gli chiesi, dato che non capivo cosa intendesse.
« È simpatica, ma non è il mio tipo » ammise lui.
« Ah, ok » dissi e questo gli fece capire che ero contrariata.
« Ed? » gli chiesi.
« Sta dormendo in camera mia » mi disse lui divertito.
« Perché ridi? » gli chiesi.
« No, lascia perdere, non puoi capire » mi disse lui scuotendo la testa.
Odiavo sentirmelo dire.
« Certo che no, come faccio se tu non me lo spieghi? » gli dissi irritata.
« Era ubriaco, è venuto nella mia stanza pensando fosse la tua » mi spiegò.
« Quindi? » non capivo ciò che mi voleva dire.
« Voleva baciarmi! Io gli ho detto di non essere te, lui mi ha guardato, si è buttato sul letto e si è addormentato » disse ridendo.
Io non lo trovavo affatto divertente.
« Perché mai sarebbe voluto venire a baciarmi? » chiesi.
« Non ci arrivi? Forse voleva portarti a letto? » mi disse Tommy come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
No, non era possibile.
Ed non avrebbe mai fatto una cosa del genere, forse si era sbagliato.
Sicuramente si era sbagliato.



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Bene, eccomi, finalmente ho aggiornato.
Che dire? Spero che il capitolo vi sia piaciuto e grazie a tutti coloro che hanno messo la storia fra le preferite/seguite/ricordate a chi recensice e anche a chi legge solamente.
Vi ricordo che potete seguire la mia storia anche su facebook e che il banner è stato fatto da Sara_Scrive

Gingerhair

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Capitolo 5
*** Capitolo cinque ***


Capitolo cinque

 

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Ed si svegliò verso mezzogiorno.
Pranzammo tutti quanti insieme, io ero ancora titubante, perché non sapevo se chiedergli oppure no che intenzioni aveva avuto la notte precedente.
« Oggi non ti ha chiamato il tuo fidanzato? » mi chiese lui.
« No, perché? » gli chiesi incuriosita da quella domanda.
« Oddio, mi sono dimenticato di dirglielo! » esclamò Tommy all’improvviso.
Ed scoppiò a ridere.
« Posso sapere cosa sta succedendo? » chiesi irritata dal loro comportamento.
« Beh, ieri sera, quando sei andata in bagno, ho inviato un messaggio molto divertente a quel musone del tuo ragazzo…» mi spiegò Ed.
Feci un respiro per mantenere la calma.
« Cosa ci hai scritto? » chiesi preoccupata.
Lui non mi rispose, ma continuò a mangiare, guardai Tommy, ma lui abbassò lo sguardo.
Cercai il mio cellulare e quando lo trovai lo accessi.
Avevo settantadue chiamate perse e ventidue messaggi.
Qualsiasi cosa gli avesse scritto Ed non gli era piaciuta.
Andai su messaggi e lessi quelli inviati.
Lo aprii e rimasi senza parole.
“Io e la tua ragazza siamo in ascensore, e se conosci la mia canzone ‘You need me, I don’t need you’ sai cosa significa - Ed”.
Non potevo crederci che gli aveva inviato una cosa del genere.
« Che ti è passato per la mente? » gli urlai furente.
Mark non sapeva riconoscere la realtà dallo scherzo.
« Andiamo, se ti ama veramente saprà che non faresti mai una cosa del genere » mi disse lui.
Effettivamente era vero, ma il tono con cui lo disse mi lasciò senza parole.
Non l’avevo mai sentito così indifferente ne miei confronti.
Andai in camera mia e chiamai Mark.
« Mark? » dissi quando sentii che aveva risposto.
« Ah, allora sei viva » mi disse lui in tono sarcastico.
« Mark, scusa, è stato Ed ad inviare quel messaggio, ma eravamo ubriachi ieri sera » gli dissi sperando di farmi perdonare.
Non mi andava di farlo arrabbiare.
« Non mi avevi detto che ieri sera saresti stata con lui » mi disse in tono glaciale.
« Sai com’è fatto Ed, lui arriva qui quando vuole, non era programmato…» ecco perché odiavo mentirgli.
Lui sarebbe lo stesso riuscito a scoprire la verità.
Sentii Mark sospirare.
« Senti, lo so che non dovrei dirtelo, ma non mi piace che passi tutto questo tempo con Ed » mi confessò lui.
« Lo so, Mark, ma siamo solo amici, non c’è nient’altro fra noi » gli dissi in tono rassicurante.
Non mi andava proprio di litigare con lui, ora.
Ci salutammo e mi rimisi seduta.
« Allora, cosa ti ha detto? » mi chiese Ed.
« Nulla, sono riuscita a sistemare tutto » dissi sollevata.
Avrei voluto dire che era solo una mia impressione, ma Ed sembrava più triste ora.
« Comunque io ora devo andare » dissi alzandomi e dirigendomi verso il bagno per andarmi a fare una doccia.
« Dove devi andare? » mi chiese Tommy.
« A prendere il regalo per Ed » spiegai.
Lui sorrise di nuovo.
« Che sarà? » mi chiese.
« Oh, tanto non te lo dico, è una sorpresa » gli dissi con un sorrisetto.
« Andiamo, non fare la stronza…» mi disse.
« No, è inutile e questo » dissi prendendo il mio cellulare, che avevo buttato sopra al divano « me lo porto con me ».
Andai in bagno e aprii l’acqua fredda.
Non amavo farmi la doccia con quella calda, la trovavo troppo opprimente.
Invece così mi schiarivo le idee e mi rinfrescavo.
Quando finii andai in camera mia e mi vestii con dei jeans, una felpa verde e delle scarpe da ginnastica.
Avevo un sacco di felpe, molte delle quali me le regalava Ed, perché sapeva che erano il mio capo d’abbigliamento preferito.
Ne avevo moltissime e di molti colori diversi, di solito mi stavano anche molto larghe, perché non sopportavo le magliette strette.
Quando uscii trovai Ed e Tommy che stavano giocando e Ed stava perdendo.
Ovvio, lui non riusciva mai a vincere e si arrabbiava sempre, era così buffo.
Dope veniva da me e ci consolavamo insieme, magari guardando un film.
Uscii di casa e presi un autobus per arrivare davanti al negozio.
Fissai per un po’ l’insegna, poi entrai.
Ormai avevo deciso, gli avrei fatto proprio quel regalo, perché se lo meritava… speravo solo che gli sarebbe piaciuto.
 
Quando uscii, dopo un’ora, avevo il collo dolorante.
Ripresi l’autobus e tornai a casa.
Entrai e vidi Tommy che stava giocando da solo.
« Ed? » gli chiesi.
« È andato via poco dopo di te, ha detto che aveva da fare… » mi rispose lui, che però non staccava gli occhi dalla tv.
« Cosa gli hai preso per regalo? » mi chiese.
« Ora non posso fartelo vedere » gli risposi, ringraziando il cielo di avere i capelli lunghi.
Sarebbe stato più difficile nasconderlo, altrimenti.
Che poi adoravo anche tirarmeli su con un mollettone, oppure farmi delle code o le trecce.
Mi piacevano i miei capelli.
Non andavo pazza per il colore, quel biondo cenere fin troppo chiaro, ma adoravo giocarci e farci nuove acconciature.
« Perché no? » mi chiese.
Gli dissi ciò che avevo fatto.
« Tu sei tutta matta » fu il suo commento.
« Perché? » chiesi contrariata.
« Non so se ci hai fatto caso, ma di solito un regalo del genere non si fa ad un semplice amico… » mi disse lui.
« Ed non è un mio semplice amico, lui mi ha salvata, e lo sai anche tu » gli risposi un po’ seccata.
Mi dava fastidio che lui facesse quel tipo di insinuazioni.
Poi sapeva benissimo che ciò che c’era fra me e Ed non era una semplice amicizia, ma era un rapporto molto profondo, quasi fraterno.
Il regalo che gli avevo fatto se lo meritava tutto, non c’era nient’altro da aggiungere.
Ero così felice, non vedevo l’ora che arrivasse il suo compleanno, non vedevo l’ora di vedere la faccia che avrebbe fatto.

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Ehi, finalmente ho aggiornato la mia FF.
Sinceramente avevo un po' perso l'ispirazione e credo anche che non piaccia molto, ma la continuo per quelle due o tre persone che la seguono.
Un po' mi dispiace, ma capisco che non tutte le FF possano essere un successo, ma io vi vorrei chiedere solo una cosa: se c'è qualcosa che non vi piace oppure che vorreste che sia approfondito meglio ditemelo e io lo farò, ve lo giuro C:

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Capitolo 6
*** Capitolo sei ***


Capitolo sei

 


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Finalmente era giunta la festa di compleanno di Ed.
Festeggiava a casa sua, con la sua famiglia e alcuni suoi amici.
Prima aveva fatto uno spettacolo con tutti i suoi fan e ora era pronto a festeggiare con noi.
Mi ero fatta accompagnare da Tommy perché, nonostante Ed lo avesse invitato, Mark non era voluto venire.
Un po’ mi dispiaceva, perché capivo che a Mark non stava per niente simpatico Ed, ma erano il mio ragazzo e il mio migliore amico, avrebbero potuto cercare di andare un po’ d’accordo; avrebbero potuto farlo per me… mi sentivo così male ogni volta che stavo con Ed, mi sentivo come se dovessi tradire Mark.
Fortuna, invece, che Tommy e Ed erano molto amici, altrimenti non saprei cosa avrei fatto.
Quella sera mi ero vestita in maniera elegante, avevo un vestito con le spalline che arrivava al ginocchio color verde acqua, una giacca bianca e delle scarpe bianche con il tacco.
Entrai con Tommy dentro la casa e mi misi a salutare gli altri, però rimasi in disparte.
Ed mi aveva presentato la sua famiglia, ma io non ero entrata molto in confidenza con loro, inoltre avevo sempre una specie di diffidenza verso la famiglia in generale dopo quello che mi era successo.
« Ciao Sam, come sei bella » mi disse Ed quando arrivò.
« Grazie, buon compleanno » gli dissi abbracciandolo.
Era strano, ma sapeva già di alcol.
Non mi avrebbe sorpreso sapere che aveva già bevuto qualcosa… lui era fatto così.
« Il tuo regalo? » mi chiese alzando un sopracciglio.
« Lo vedrai più tardi, quando non ci sarà più nessuno » gli dissi facendogli l’occhiolino.
Lui rise e andò a salutare gli altri invitati.
Era strano, pensai, nonostante avessi visto Ed ridere un sacco di volte ogni volta che lo faceva mi si stringeva lo stomaco.
Forse perché aveva un sorriso sincero, uno di quelli che se ne trovano pochi in giro.
Mangiammo molto bene, aveva cucinato sua madre, e bevemmo pure tanto.
Però non mi ubriacai, non questa volta.
Volevo essere sobria quando gli avrei mostrato il mio regalo.
Finita la cena, prendemmo la torta e Ed soffiò sulle candeline.
“Esprimi un desiderio” gli dissi muovendo solo le labbra. Lui mi guardò con quei suoi splendidi occhi azzurri e scosse la testa ridendo.
Quando le candeline furono spente Imogen tagliò la torta e la distribuì a tutti noi, poi ognuno si mise a parlare con altra gente e Ed ne approfittò per portarmi nel salotto, dove non c’era nessuno.
 
Quando finalmente fummo soli, iniziai a parlare con lui.
« Sei lo stesso molto bella, ma ti preferisco vestita con le felpe » mi disse lui, commentando il mio abbigliamento.
« Lo so, anche a me piacciono di più le felpe, ma dovevo mettermi qualcosa di carino per il tuo compleanno » gli dissi facendogli la linguaccia.
« Sei pronto per vedere il tuo regalo? » gli chiesi.
Sentivo il battito del mio cuore accelerare, forse era solo uno stupido regalo di compleanno, ma per me era qualcosa di speciale, perché era per la persona più speciale del mondo, se non gli fosse piaciuto mi sarei dispiaciuta un sacco.
« È da quando me l’hai detto che mi domando cosa sia » mi rispose lui con un sorriso.
Io gli sorrisi a mia volta e lentamente mi sfilai la giacca.
Lui mi guardava incredulo, spero non fraintendesse ciò che volevo fare.
Mi voltai e mi alzai i capelli, allora lo vide.
« Oh mio Dio! » esclamò.
Si alzò dal tavolo e si avvicinò a me, poi mi abbracciò.
« Grazie, nessuno aveva fatto una cosa del genere per me » mi sussurrò all’orecchio.
Mi ero tatuata il suo nome sul collo.
Non il suo nome per intero, non ‘Edward Christopher Sheeran’, ma semplicemente ‘Ed’, perché per me quelle due lettere non avevano altro significato, se non lui.
Non era il primo tatuaggio che mi facevo.
Ne avevo uno lungo la parte esterna della mano con scritto ‘Pain’, cioè dolore.
Un altro era quello che avevo sulla clavicola, la scritta ‘Give me love’ con un cuore spezzato.
Ma quello che mi ero fatta da poco era sicuramente il più importante.
Ed mi aveva salvato, era la parte più importante della mia vita e l’avevo inciso sulla mia pelle per non dimenticarmelo mai.
Per non farlo dimenticare a nessuno.
« Per me sei la persona più importante che esista, Ed, questo era il minimo che potessi fare » lui mi guardò, aveva gli occhi lucidi.
« I should ink my skin, with your name…» iniziò a cantare.
Era un delle sua canzoni che più amavo.
Forse perché descriveva anche un po’ la mia vita.
« Solo che io non mi sono incisa ‘your name’, come qualcun altro di mia conoscenza…» gli dissi in tono sarcastico.
Lui scoppiò a ridere.
Ebbi di nuovo un tuffo al cuore.
Perché le risate non si potevano tatuare?
Mi ci potevo riempire il corpo con il suono della sua voce.
Così chiara e dolce quando cantava, così profonda e veloce quando parlava.
« Non credevo che avresti potuto fare una cosa simile… sai ora cosa significa? » mi chiese lui.
Io scossi la testa in segno di negazione.
« Vuol dire che per il tuo, di compleanno, dovrò farti un regalo eccezionale, per riuscire ad arrivare a questo che mi hai fatto tu » mi disse lui.
Mi misi a ridere.
« Tu esisti e salvi la gente con la tua musica, questo è già il regalo più bello che potessi farmi, Ed, non cambiare mai »
Ed mi abbracciò di nuovo.
Sarei stata per tutta la vita fra le sue braccia, se solo avessi potuto.
Purtroppo, però, era già arrivata l’ora di tornare a casa.
Salutai Ed e poi andai in macchina, dove mi aspettava Tommy.
« Gli è piaciuto il tatuaggio? » mi chiese lui.
« Sì, molto » gli risposi.
Lui accese la macchina e partimmo.
Appoggiai la testa al finestrino e sentii le mie palpebre che si chiudevano: avevo davvero sonno.
« Ti sei divertito alla festa? » gli chiesi, mentre stavo per addormentarmi.
« Abbastanza » mi disse lui.
« C’era anche Daisy » gli dissi sperando che lui l’avesse vista.
« Non me n’ero accorto » mi disse invece lui.
Ecco, fantastico, io e Ed ci saremmo dovuti inventare qualcos’altro per farli mettere insieme.
Sorrisi pensando a Ed e al fatto che con lui vicino non mi sarei arre
sa davanti a nulla.


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Lo so a cosa state pensando, mi vorreste uccidere perché sono anni che non aggiorno più, vero?
Vi chiedo davvero scusa, ma un po' non avevo l'ispirazione, un po' per vari motivi, non ho più scritto nulla.
Sono pessima, lo so, ma se mi uccidete ora non potrete scoprire cosa accadrà dopo.
Vi piace questo capitolo? 
So che magari è un po' cortino, sto lavorando per farlo più lungo, spero di riuscirci con gli altri ♥
Spero anche che voi non troviate la storia banale o brutta, se aveste considerazioni o suggerimenti sentitevi pure liberi di dirmeli in tutta tranquillità.
Non dovrebbero esserci errori di battitura, ma se ci sono svvisatemi, così li correggo immediatamente.
Grazie mille per recensire, leggere, mettere fra le preferite/ricordate/seguite la mia storia, vi voglio un sacco di bene! ♥
Al prossimo (speriamo presto) capitolo.

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Capitolo 7
*** Capitolo sette ***


Capitolo sette



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Dopo la festa di Ed, mi sentivo in dovere di passare un po’ di tempo pure con Mark.
Era da molto tempo che non lo sentivo più e avevo paura che sentisse la mia mancanza.
Alla fine gli volevo bene, era pur sempre il mio ragazzo.
Solo che fra le sue scenate di gelosie, le bugie che gli avevo detto per aiutare Tommy e il compleanno di Ed, negli ultimi tempi non ci eravamo visti molto.
Quel giorno mi aveva invitato a cena a casa sua.
Lui era un ottimo cuoco e speravo che avesse messo una pietra su tutto.
Mi misi gli orecchini che mi aveva regalato per Natale, una gonna e una maglia a collo alto.
Lui non avrebbe mai dovuto vedere il mio tatuaggio per Ed.
Chissà le scenate che avrebbe fatto, altrimenti.
Arrivai a casa sua puntuale.
Mi aveva accompagnato Tommy, ma non c’era bisogno che mi venisse a prendere, perché, se le cose fossero andate come avevo programmato, sarei rimasta a casa sua per tutta la notte.
Bussai alla porta del suo appartamento e lui mi venne ad aprire.
Indossava un grembiule e si sentiva un profumino delizioso che veniva dalla cucina.
Ci salutammo dandoci un bacio a stampo sulla bocca.
Lanciai il cappotto sull’attaccapanni in modo disordinato come facevo di solito e mi fiondai subito dove c’era il cibo.
« Cosa hai preparato? » chiesi scoperchiando un po’ tutte le pentole che si trovano sui fornelli.
« Non toccare nulla » mi disse lui inseguendomi.
Mi prese e mi baciò con passione.
Io ricambiai il bacio, sorrisi e mi misi seduta a guardarlo mentre mi cucinava.
Mi piaceva moltissimo guardarlo mentre si muoveva agilmente, sembrava così a suo agio, quasi come se quello fosse il suo mondo.
Non avevo mai capito perché non volesse fare il cuoco.
Ci mettemmo a mangiare.
Aveva preparato un risotto di pesce, poi una frittura.
Mangiai con piacere ciò che mi aveva preparato, buttando giù anche un bel po’ di vino bianco.
Alla fine non ne potevo più di mangiare, mi sentivo scoppiare, così andai a stendermi sul divano.
Lui finì di bere il vino che aveva sul bicchiere e mi raggiunse.
Si stese dietro di me e mi abbracciò.
Iniziò a baciarmi dietro l’orecchio e io lo lascia fare.
Dopo cercò il mio viso, mi prese con una mano e mi mise la bocca sotto la sua.
Iniziammo a baciarci lentamente e finimmo l’uno sopra l’altra.
Ora non c’era più la dolcezza nei nostri baci.
Volevamo solo una cosa, e la volevamo entrambi.
Lui mi sfilò delicatamente la maglietta e iniziò a baciarmi il petto.
Io inarcai la schiena per il piacere, lui fece scivolare le mani lungo il mio corpo.
Ad un certo punto si fermò, bruscamente.
« Cosa è successo? » gli chiesi con il respiro un po’ affannato.
« Cos’hai dietro al collo? » mi chiese lui, con un mano appoggiata sopra.
Oh no, il tatuaggio.
« Nulla » mi affrettai a dire.
Lui mi fece girare lo stesso.
Sapevo che ci sarebbe rimasto male, lo sapevo.
« Ed? » esclamò lui sorpreso.
« Ed? » ripeté a voce più alta.
Era arrabbiato, lo sapevo.
Mi morsi un labbro.
« Mark, lasciami spiegare, io l’ho fatto perché…» ma lui alzò una mano.
« Non voglio sentirti, Sam, sono stanco delle tue bugie! » mi urlò contro.
« Ma io…» non riuscii a parlare nemmeno questa volta.
« Andiamo, Sam, a chi vuoi darla bere? Almeno sii sincera con te stessa, se non vuoi ammetterlo con me » mi disse lui.
« Di cosa stai parlando? » chiesi confusa.
« Ami Ed, ammettilo. E lui ti ama, ovviamente, perché non è possibile che qualcuno che ti conosca non si innamori di te » mi disse lui.
Era evidentemente amareggiato.
« Non è vero, cosa devo fare per convincerti? » gli chiesi ormai scoraggiata.
« Nulla, non c’è niente che tu possa fare, perché non puoi convincermi di una cosa che non è vera » mi disse lui.
Restai ferma in silenzio.
Ero seduta sul divano, senza maglietta, con lo sguardo preoccupato verso di Mark.
Lui era seduto, ma non mi guardava in faccia.
Continuava a fissarsi le mani, aveva la faccia pallida.
« Sai, la prima volta che ti ho incontrata ho pensato che fossi bellissima e che non ti saresti mai messa con uno come me » iniziò a raccontare lui. « Invece, quando ti confessai i miei sentimenti per te, tu mi dicesti che ricambiavi, mi sentivo al settimo cielo. Mi sembrava che fosse successo qualcosa di idilliaco, giuro » era perso nei ricordi.
« Quando conobbi Ed per la prima volta capii cosa provavate l’uno nei confronti dell’altra. Forse non ve ne accorgevate nemmeno allora, ma si vedeva lontano un chilometro che vi amavate. All’inizio credevo di sbagliarmi, credevo di essere semplicemente troppo geloso, invece andando avanti mi resi conto che era proprio vero » avrei voluto dirgli che non era vero, che io non amavo Ed, ma ormai nulla sembrava avere più senso.
« Per favore, prendi la tua maglia e vattene » mi disse lui.
Non mi guardava ancora in faccia.
Mi rivestii e andai alla porta.
La aprii e restai un attimo immobile a fissare l’appartamento, in attesa di qualche gesto di Mark.
« Spero solo che Ed ti dia la felicità che non ho saputo darti io » mi disse lui, guardandomi per la prima volta negli occhi, da quando aveva visto il tatuaggio.
Nonostante tutto il suo sguardo era sincero.
Mi chiusi la porta le spalle e mi ci accasciai contro, piangendo.
Perché dovevo rovinare sempre tutto, perché?
La storia con Mark andava benissimo prima che mi mettessi a fare stupidaggini… come facevo ad essere così maledettamente stupida?
Mi incamminai a casa da sola, a piedi, con la pioggia fredda che mi bagnava il viso.
Non riuscivo più a distinguere le mie lacrime dalla pioggia.


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No, questa non è un'allucinazione, ho davvero aggiornato nel giro di una settimana (lo so, stento a crederci anche io).
Avrei voluto aggiornare domenica, ma sono stata male, poi ieri avevo preparato l'html e tutto e... boom!
EFP aveva il solito problema con il server, ragion per cui ho pensato fosse meglio aggiornare oggi.
Fra l'altrosono le 13:44 e io non ho ancora pranzato, per cui mi sto morendo di fame.
Ah, spero che in questo ci sia stato abbastanza dolore, non so mi è piaciuto di più scrivere questo rispetto al precendente (sono una malata sadica, sì, lo so).
Aspetto come al solito le vostre opinioni su questo capitolo, spero vi sia piaciuto, inoltre spero di poter aggiornare presto e magari di fare i capitoli più lunghi.
Volevo anche comunicarvi che siamo più o meno a metà storia (non conto di fare più di 19-20 capitoli), anche perché le storie troppo lunghe non mi piacciono.

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Capitolo 8
*** Capitolo otto ***


Capitolo otto
 

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Dopo la litigata con Mark avevo camminato fino a casa sotto la pioggia, rientrando alle quattro di notte con una bell’influenza.
Avevo anche provato a chiamarlo più volte, ma niente, lui non rispondeva mai. Probabilmente bloccava tutte le mie chiamate prima che gli arrivassero.
« Possa quel cazzo di telefono e bevi il tuo brodo » mi disse bruscamente Ed, che appena aveva saputo cos’era successo era venuto a casa mia, cercando di farmi abbassare la febbre.
« Non dopperbi, Mark debe pedonammi » gli risposi col naso chiuso.
Sentivo la testa che mi esplodeva, inoltre non riuscivo a respirare con il naso, avevo davvero preso una bruttissima influenza.
« Almeno spiegami quello che ti è successo, l’unica cosa che ho capito è che lui si è arrabbiato con te! » Ed era spazientito, era dalla mattina che cercava di farmi parlare, ma non gli avevo ancora detto nulla.
« Ladda stare, ti ho deddo che dod è importadde » gli risposi, sempre col naso chiuso.
« Adesso però prendi l’aspirina, non sopporto più di sentirti parlare in questa maniera » andò in bagno e prese la medicina dall’armadietto dei medicinali, poi la face sciogliere in bicchiere e me la porse.
« Ecco qui » mi disse.
Io la bevvi un sorso e poi feci una faccio disgustata « Fa schifo » protestai, ma lui non volle sentire ragioni e me la fece bere tutta.
Dopo venti minuti stavo già meglio e parlavo in modo normale.
« Adesso mi vuoi dire cos’è successo? » mi chiese di nuovo Ed.
« Beh, era da un po’ di tempo che non vedevo Mark, così ieri sera sono andata a casa sua » mi interruppi per soffiarmi il naso «Abbiamo cenato e siamo stati benissimo, poi lui mi ha tolto la maglietta e ha visto il mio tatuaggio sul collo. Ovviamente ha frainteso tutto e crede che l’abbia fatto perché io sono innamorata di te» mi soffiai di nuovo il naso «Io gli avevo detto che non era vero e che amavo solo lui, ma non ci ha creduto e mi ha sbattuto fuori di casa, poi sono tornata qua da sola sotto la pioggia » gli spiegai.
« Mark è proprio uno stronzo » commentò Ed.
Io lo fulminai con lo sguardo.
« Lui è un ragazzo dolcissimo, la stronza sono io, che avrei dovuto dirglielo prima…»
« E che cosa pensi, che lui non se la sarebbe presa ugualmente? Anzi, forse sarebbe stato anche peggio » mi disse Ed per confortarmi.
« Tu dici? » gli chiesi mordendomi il labbro.
« Certo, inoltre pensa che le persone che ti amano davvero, come io e Tommy, ti avremmo accetta se tu ti fossi tatuata il nome di quell’idiota sul collo » Ed non provava nessuna simpatia per Mark e non tentava di nasconderlo, nemmeno ora che ci eravamo lasciati.
« Potresti provare ad essere un po’ più gentile con lui, lo sai? » gli dissi dolcemente.
Sentir dire da lui che Mark era idiota mi faceva stare meglio, già il fatto di parlare con Ed mi faceva stare meglio, eravamo così legati che lui era sempre pronto a consolarmi, qualsiasi cosa accadesse.
« Oh, ma certo, prova a chiedermelo nel giorno del poi, il mese del mai e l’anno del duemila credici » sbuffò lui.
Io scoppiai a ridere, divertita dalla sua battuta.
«Senza di te non so che farei » gli dissi scompigliandogli i capelli.
« Ferma, non si toccano i capelli del rosso » ribatté lui spettinandoseli ancora più di prima.
Per dispetto mi alzai in piedi e cercai di mettergli in disordine i capelli, lui mi afferrò le braccia e tentò di farmi il solletico.  Il risultato fu che ci trovammo entrambi sul divano, a ridere come matti.
« È proprio idiota Mark, te lo ripeterò fino all’infinito » disse Ed.
I nostri visi erano così vicini che avrei anche potuto baciarlo. Non sapevo perché in quel momento mi andava di farlo, dopotutto era il mio migliore amico, che senso avrebbe avuto?
« Perché è idiota, sono stata io che l’ho fatto arrabbiare » gli dissi.
Lui passò delicatamente un suo dito sul mio viso e io sentii dei brividi corrermi lungo la schiena.
« È idiota perché avrebbe dovuto perdonarti, invece si è fatto scappare la persona più bella di questo mondo » arrossii alle sue parole, mentre sentivo che la mia bocca si avvicina sempre più pericolosamente alla sua.
« Mi fa piacere vedere stai bene » Tommy entrò nella stanza proprio in quel momento, era vestito per uscire e si era messo un sacco di deodorante. Era piuttosto divertito dalla scena che aveva visto.
Io mi alzai subito in piedi e mi sistemai i capelli, mentre Ed si mise seduto e sospirò.
« Volevo solo dirvi che sto per uscire » io e Ed ci guardammo sbalorditi: avevamo capito bene? Tommy, quello che passava tutto il giorno a giocare con la play station stava uscendo?
« E dove vai? » gli chiesi.
« A fare due passi, torno fra un’oretta o due » con un sorriso uscì e ci lasciò di stucco.
« Tu gli credi? » mi chiese Ed.
« Assolutamente no » gli risposi.
« Se si stesse cacciando in qualche guaio? » chiesi a Ed preoccupata.
« No, tuo fratello è un ragazzo con la testa sulle spalle, ma sta tramando qualcosa e noi scopriremo cosa » disse Ed.
« Come ? » gli chiesi.
Lui sorrise e prese due giacche, una per me, una per lui.
« Pedinandolo ».
 
 
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Ehi, buonsalve a tutti. Allora, eccomi qui con un nuovo capitolo fresco fresco (l'ho finito di scrivere ieri u.u)
Questo è un po' più lungo dei precedenti e ci assicuro che ci sto lavorando seriamente, per cui i prossimi conterranno sempre più fatti e avventimenti,  questo però vuol dire anche che i capitoli totali saranno di meno di quelli che vi ho detto l'altra volta, non 19-20 ma intorno ai 15.
Non vi preoccupate se vi sembrano pochi capitoli, io non riesco a scrivere le storie troppo lunghe, inoltre vi garantisco che saranno così piene di avvenimenti (che inizierano già dal prossimo capitolo) che nemmeno vi accorgerete di quanti sono. ♥
Detto questo spero che lascerete una recesnione per una poveretta come me :')
Oltre a lasciarvi i soliti link questa volta vorrei darvi anche quello della mia pagina facebook su Ed in cui pubblico questa FF e che è appunto dedicata al nostro ginger ♥

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Capitolo 9
*** Capitolo nove ***


Capitolo nove

 
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« Ma secondo te dove va così vestito e a quest’ora? » sarà stata la quindicesima volta che facevo a Ed la stessa domanda.
« Sam, che vuoi che ne sappia io, lo stiamo pedinando per questo! » mi rispose lui spazientito.
Alzi gli occhi al cielo e starnutii, il mio raffreddore non era ancora passato.
« Fai piano, vuoi che ci scopra? » mi rimproverò.
« È colpa mia se ho il raffreddore? » gli chiesi acida.
« In realtà sì, se non fossi tornata a casa sotto la pioggia dopo aver litigato con Mark…» lo interruppi perché avevo visto che Tommy si era girato nella nostra direzione.
“Silenzio” gli dissi muovendo solo le labbra.
Lui annuì e continuammo a seguire mio fratello, senza sapere dove stesse andando.
Girovagò un po’ per la città, fino a quando non si fermò su un posto carino, una specie di parco in cui c’erano alcuni giochi per bambini e delle panchine su cui pomiciavano degli innamorati.
« Che ci fa lui in un posto del genere? » di solito Tommy si teneva distante da tutto ciò che riguardava la natura, i bambini e l’amore, per cui non lo riuscivo proprio a capire.
« Forse deve incontrare una ragazza » ipotizzò Ed.
Io pensai che non ci fosse nulla di più improbabile di una cosa del genere, stavo per dirlo a Ed, quando accadde una cosa che mi fece ammutolire, perfino Ed era stupito, anche se aveva ragione: Tommy aveva incontrato una ragazza e si stavano baciando con passione, davanti ai nostri occhi.
 
« Non ci credo! » esclamai, ancora sconvolta la ricordo.
« Bravo il nostro Tommy, si sta dando da fare con una ragazza » commentò Ed con una risatina.
« Smettila di fare l’idiota! » lo rimproverai preoccupata.
« Perché? Pensavo che fossi felice di sapere che ha la ragazza…»
« Sì, ma voglio dire, non l’ho mai visto baciare nessuna in quel modo, non sapevo nemmeno che fosse capace di baciare… secondo te lui ha già…» non riuscii a terminare la frase, perché Ed scoppiò a ridere.
« Mi stai chiedendo se ha già scopato? » mi chiese divertito.
« Ma quanto sei fine »
Lui rise di nuovo.
« Senti, ha vent’anni ed è un maschio, secondo me sarebbe strano in contrario » mi rispose con dolcezza.
« Già, forse hai ragione » gli dissi, anche se non ero troppo convinta.
« Lo sapevo che mi avreste seguito » sospirò in quel momento una voce alle nostre spalle.
Entrambi riconoscemmo subito chi fosse, infatti ci girammo allarmati.
« Tommy, non è come sembra noi… » mi fermai di colpo perché riconobbi la ragazza che aveva baciato poco prima e che ora gli teneva la mano: Daisy.
« Tu? » esclamai sorpresa.
Lei ridacchiò.
« Potrei chiederti la stessa cosa… Tommy mi aveva detto che stavi a casa con la febbre, a quanto pare sei guarita ».
Per tutta risposta starnutii.
« O forse no » commentò Tommy.
« Senti, ci dispiace averti seguito, però noi pensavamo che ti stessi ficcando in qualche guaio. Dopotutto non sei uno che di solito esce a fare ‘quattro passi’ la domenica pomeriggio, non trovi? » Ed parlò al posto mio.
« Lo so, ma pensavo che se vi avessi detto di me e Daisy poi avreste voluto sapere tutto sulla nostra relazione e sapete che non vi sopporto quando attaccate con le vostre domande, dato che siete uno peggio dell’altra…» si giustificò lui.
« Va bene, va bene. L’importante è che sia tutto ok, se stai con Daisy non ci crea problemi, rispetteremo la tua privacy e non ci intrometteremo nella vostra relazione » parlai a nome di tutte e due.
« Perfetto. Allora questa sera io la passo da lei, ci vediamo domani! » prima che ebbi il tempo di riprendermi dalla sua affermazione e di controbattere con qualsiasi cosa, Ed mi trascinò via e vidi i due tornare a pomiciare allegramente.
« Non fare troppe storie, anche tu passavi la notte a casa di Mark » mi disse.
« Sì, ma è diverso… lui è Tommy! » esclamai.
« Ammetto che è un po’ strano, ma vorrai concedergli almeno un po’ di divertimento sessuale oltre a quello dei suoi videogiochi, non credi? ».
« Sì, forse hai ragione » borbottai.
In quel momento fui scossa da un violento attacco di tosse.
« Non sati bene, torniamo a casa » mi disse accompagnandomi verso la metropolitana.
« Non ti lascerò a casa da sola, per cui verrò anche io con te, ho già un programmino in mente per la serata » mi annunciò con un mezzo sorriso sulle labbra.
« Cosa intendi? » gli chiesi.
« Beh, tu sceglierai il film da vedere, il sceglierò l’alcol da bere ».
Alzai gli occhi al cielo, avendo la sensazione che quella sera, anche se avevo l’influenza, l’avrei passata da ubriaca.
Dopotutto, non che ci si potesse aspettare qualcosa di diverso da Ed.



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Vi ho fatto aspettare troppo?
Spero di no, anche perché ho cercato di fare il più in fretta possibile, anche se ho avuto da fare tantissime altre cose.
Allora, innanzitutto spero che vi piaccia questo capitolo, anche perché mi sono divertita scrivere il pedinamento di Mark.
Spero davvero di riuscire ad aggiornare in fretta, perché il prossimo capitolo sarà quello centrale di tutta la storia e quello che aspetto di scrivere da più tempo di tutti.
Intanto, se vi può interessare, ho pubblicato anche un'altra storia su Ed, è una raccolta di song-fic scritta a quattro mani e si chiama The Orange Room .

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Capitolo 10
*** Capitolo dieci ***


Capitolo dieci

 
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Arrivammo a casa, posammo le giacche ci sedemmo sul divano.
« Allora? » mi chiese Ed.
« Sessanta minuti » risposi squallidamente.
Lui si passò una mano sul viso, ma non riuscì a trattenere le risate.
« Vai a prendere un dvd da guardare, che io prendo l’alcol! » esclamò alzandosi dal divano e dirigendosi verso la cucina. Io, invece, andai in camera di mio fratello, perché i dvd li tenevamo lì e mi misi a decidere cosa guardare per la serata.
Non riuscivo a decidermi, così venne in mio aiuto Ed.
« Allora, che si vede? » mi chiese.
« Non so, mio fratello ha solo alcune saghe, non ha un film leggero per passare la serata » gli dissi mentre passavo in rassegna tutti i titoli di Harry Potter, il signore degli anelli e Star Wars.
« Allora vediamo se c’è qualcosa in tv, ok? » mi disse lui trascinandomi in salotto.
Aveva preparato una ciotola con patatine, salatini e schifezze varie, inoltre sul tavolino c’erano un sacco di bottiglie di alcolici.
Guardammo vari canali fino a quando non ne trovammo uno che trasmetteva un film stupido, ma che andava bene per la serata. C’erano un sacco di attori famosi e le loro storie si intrecciavano, inoltre erano narrate sotto vari punti di vista.
« Allora, ti è piaciuto? » mi chiese Ed quando finì.
Avevamo finito di vedere il film, ma ancora non avevamo spento la tv, inoltre avevamo consumato tutti i salatini e delle sette bottiglie di alcolici che avevamo ne erano rimaste tre.
« Sì, mi è piaciuto perché alla fine la morettina si è messa con quello che prima era stronzo » gli dissi.
« Ma la bionda dalle tette grosse ha lasciato il suo vero amore quando ha scoperto che era sposato e poi l’ha lasciato anche la moglie, questo non conta? » mi chiese lui.
« No, l’importante è che si siano messi insieme quei due » risi e bevvi un sorso da una bottiglia.
« Stai male, lasciala » mi disse Ed prendendomela dalle mani e bevendo.
« Era la mia bottiglia! » mi lamentai e feci finta di essere imbronciata.
« Shhh, ora è la mia » continuò a bere, poi la posò a terra e si girò verso di me.
« Non fare l’offesa » protestò, ma io avevo ancora le braccia incrociate sul petto e non davo segno di volermi arrendere, così prese un cuscino e me lo sbatté in faccia.
« Non farlo di nuovo » lo minaccia divertita.
« Altrimenti? » mi provocò lui.
Mi diede un’altra cuscinata, così ne presi anche io uno dietro di me e iniziammo una vera e propria battaglia, non facevamo altro che ridere, sembravamo due tredicenni ad un pigiama party.
« Ok, tregua » disse lui dopo un po’, aveva il fiatone.
Feci finta di non ascoltarlo e gli diedi un’ultima cuscinata, lui mi prese per i polsi, lottai un po’ per liberarmi e finimmo tutti e due per terra, io seduta sopra a lui.
In un momento tutta l’euforia della lotta sembrava svanita, io non vedevo che lui ed era lui che volevo, forse come non l’avevo mai voluto in tutta la mia vita. Non doveva più essere Ed il mio migliore amico, ma Ed la persona che volevo.
Rimasi a fissarlo, con le labbra che mi sembravano sempre più secche e il cuore che voleva balzarmi fuori dal letto.
« Che aspetti a baciarmi? » gli chiesi quasi in sussurro, non riuscii a trattenermi, le parole erano uscite da sole dalla mia bocca, ma in quel momento non mi sentivo molto padrona di me stessa.
Lui mi prese per la felpa e mi attirò su di sé, fino a quando le nostre bocche si toccarono.
Iniziammo a baciarci con passione, lui mi passava le mani sulla schiena e sulle cosce mentre io mi reggevo sul suo petto.
Sentivo il battito del suo cuore, era agitato tanto quanto me e quando gli tolsi la maglia quasi non riuscivo a capire cosa stessi facendo, forse me ne sarei pentita, ma in quel momento era la cosa che più volevo al mondo e non me lo sarei lasciato sfuggire.
Mi tolsi anche la mia di felpa e lui iniziò a baciarmi non più sulla bocca, ma sul collo, dietro l’orecchio e più passava il tempo più volevo spingermi oltre.
Mi abbandonai a lui e capovolse la situazione, si mise sopra di me e iniziò a baciarmi il petto, inarcai la schiena per il piacere e, quando arrivò al bottone dei miei jeans, gli presi i polsi e lo fermai.
« Aspetta » gli dissi ansimando.
Ci alzammo in piedi lo condussi verso la camera da letto.
Lì avremmo dato sfogo alla nostra passione, concedendoci di amarci come mai avevamo fatto. Per la prima volta nella mia vita mi sembrava di essere innamorata di Ed.



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Vi chiedo immensamente scusa con il ritardo con cui pubblico, ma in questi giorni sono stata presa da una totale mancanza d'ispirazione, infatti speravo di fare di meglio per questo capitolo, ma non ci sono riuscita.
Spero davvero che il prossimo arriverà prima, inoltre voglio dirvi che ho scritto due OS su Ed, 'Come lego' e '11 luglio' se vi va passate a dare un'occhiata :)

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Capitolo 11
*** Capitolo undici ***


Capitolo undici
 
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Il mattino seguente mi risvegliai con il mal di testa, inoltre non mi ricordavo bene cosa fosse successo la sera precedente. Mi sentivo solo stanca, felice e confusa.
Mi rigirai nel mio letto e fu in quel momento che i ricordi mi colpirono come una doccia fredda: accanto a me stava dormendo Ed, aveva un’espressione beata su volto e i nostri vestiti erano sparsi a terra.
Cercai di ragionare un attimo su ciò che avevamo fatto, speravo che anche lui si rendesse conto che era solo dovuto all’alcol e non perché io provassi qualcosa per lei, ma temevo che ieri sera, mentre facevamo l’amore, gli avessi detto qualcosa come ‘Ti amo’ e questo poteva essere un problema serio.
Mi alzai, presi le mie cose e andai in bagno a lavarmi e vestirmi, quando tornai vidi che Ed era già sveglio, si era messo una tuta e sorrideva beato.
« Ciao Sam » mi salutò affettuosamente quando mi vide.
Io non gli risposi, temevo la sua reazione per cui decisi di evitarlo, ma lui si accorse che qualcosa non andava, era Ed Sheeran, dopotutto.
« Cosa c’è che non va? ».
Non seppi rispondere alla domanda, anche perché non riuscivo a guardarlo negli occhi senza sentirmi in imbarazzo, senza ricordare di come fosse il suo corpo nudo o della sensazione delle sue mani su di me.
« Io… in realtà… ecco… quello che voglio dirti e…. che… uh… dunque… » non riuscivo a trovare le parole adatte ad esprimere ciò che pensavo, avevo paura di deluderlo, magari non sarebbe più voluto essere mio amico dopo quello che era accaduto fra noi.
« Se non sai come dirlo, fallo con una canzone » mi consigliò.
Cercai di pensare, ma non me ne venne in mente nessuna, in quel momento era come se avessi il vuoto in testa, non riuscivo né a parlare né a pensare, sembravo impedita.
« La verità è che io ho sbagliato ieri sera, non ci saremmo dovuti ubriacare, non sarei dovuta venire a letto con te e… » “Non avrei dovuto dirti che ti amo” conclusi fra me e me.
« Sam, a volte non ti capisco proprio! Siamo stati benissimo, perché non vuoi ammetterlo? »
« Perché non è vero, è stato solo un errore, se non avessimo bevuto non sarebbe successo, quindi possiamo fare finta che non sia accaduto nulla e tornare amici come prima? ».
Sapevo di avanzare una grossa pretesa, ma io avevo bisogno di lui, era la mia vita, che altro avrei fatto altrimenti?
« Certo che no, Sam. Io non voglio essere tuo amico, io voglio essere il tuo ragazzo »,
« Cosa? » esclamai sorpresa.
« Oh, non fare la finta tonta, hai capito benissimo, io ti amo, Sam, ti amo! »
« N-non è vero » balbettai.
« Smettila di avere paura, lasciati andare alle tue emozioni, apriti, mostra chi sei veramente, io non ti farò del male, lo sai ».
Venne verso di me per abbracciarmi, ma io scappai via confusa: mi aveva appena detto che mi ama o sbaglio?
In quel momento inciampai in Tommy, che era appena rientrato.
« Cosa succede? Sembri sconvolta » mi disse.
Io mi limitai a sorridere e dirgli che ancora non avevo ripreso tutte le forze, così andò in camera sua e io andai in cucina, sperando di non vedere Ed per un po’.
Riuscii a fare colazione da sola, anche se temevo che Ed potesse raccontare tutto a Tommy e che lui mi cercasse di convincere a stare con Ed, cosa che io non volevo, anche perché non lo amavo veramente, era stato tutto frutto dell’alcol.
Feci in tempo a mettere a posto e arrivarono Tommy e Ed, quest’ultimo con la sua chitarra in mano.
« Cosa fa? » chiesi a Tommy.
« Non so, prima è venuto in camera mia e si è messo a cantare questa canzone, io gli ho chiesto spiegazioni, ma lui non faceva altro che cantare… tu ci capisci qualcosa? » Tommy era evidentemente confuso, però Ed in quel momento non cantava.
« Quale canzone? »
« Tell her that I love her, tell that I need her, tell that she more than a one-night stand » cominciò Ed.
« Questa » sospirò Tommy.
« Tell her that I love her more than anyone else, if you don’t I’ll tell her my self »
Mi passai una mano sulla faccia, non potevo credere che Ed stesse davvero cantando per me in quel momento.
« Ed, ti prego, smettila » lo supplicai.
« Tu hai paura che non ti possa amare veramente, per questo sei spaventata, ma io ti dimostrerò il contrario » disse prima di riprendere a cantare.
Tommy, ancora confuso, guardò prima me e poi lui.
« Possibile che io non so mai nulla in questa casa? ».


 
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Allora, per scusarmi di aver pubblicato così tardi il precedente capitolo, ho deciso di rimediare postandovi subito questo.
Come avrete notato Sam è piuttosto restia ad ammettere i suoi sentimenti per Ed, ma non preoccupatevi: non sarà questo il problema, perché alla fine del prossimo (che ho già scritto e che posterò a breve).
La storia, ormai ho deciso, sarà di tredici capitoli più l'epilogo, per cui è quesi finita :)
Dopo scriverò solo OS su Ed (al momento non ho ispirazione per un'altra long su di lui) e continuerò a scrivere le long sul fandom degli One Direction.

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Capitolo 12
*** Capitolo dodici ***


Capitolo dodici
 
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Ed era rimasto un po’ qui a cantare ‘One night’ e poi, finalmente se n’era andato perché aveva da fare, in quel momento io Tommy eravamo soli in casa e avevo deciso che si meritasse qualche spiegazione.
« Vuoi dirmi cosa è successo fra te e Ed? » mi chiese.
« Ieri sera tu eri con Daisy e noi siamo venuti qui a vedere un film e a bere un po’ ».
Tommy era attento, era curioso di sapere cosa era successo, per cui i ascoltava parlare senza fare domande né intromettersi troppo.
« Ci siamo ubriacati e… siamo finiti a letto insieme » conclusi quasi in un sussurro..
« Tutti qui? ».
Mi aspettavo una reazione diversa da parte due, tipo che si sarebbe messo ad urlare, oppure che fosse scioccato, ma di sicuro non che rispondesse con un tranquillo ‘Tutto qui?’.
« Cosa intendi, non hai visto che ora è ossessionato? Io ho sbagliato ad andare a letto con lui, ma ora crede che lo ami, e questo non è vero »
« Certo che è vero, non te ne rendi conto? State sempre insieme, avete gli stessi gusti, le stesse idee… siete fatti l’una per l’altro! »
« Ti prego, non iniziare anche tu, lo so quando sono innamorata e quando no » gli risposi seccata.
Mi dava fastidio il fatto che tutti pensassero di sapere se ero innamorata o meno, quella era una cosa che dovevo sentire io, che ne sapevano gli altri?
« Hai paura di essere innamorata, viste le tue precedenti esperienze, ti capisco, ma Ed è un bravo ragazzo, potresti voltare pagina con lui » mi suggerì.
« Basta! Basta! Non ce la faccio più, come lo devo dire? Io non sono innamorata di lui! » urlai in preda alla disperazione.
Tommy in quel momento sembrò capirmi davvero, perché i suoi occhi diventarono tristi.
« Scusa io… non insisto più, ti lasco un po’ da sola, ok? » mi chiese.
Io annuii e lui mi accarezzò il volto e se ne andò.
Avevo bisogno di stare da sola, avrei potuto riordinare le idee, capire cosa provavo davvero senza essere continuamente intralciata dalle false convinzioni degli altri.
Io amavo Ed? non avevo ancora una risposta a questa domanda.
Era il mio migliore amico, mi aveva salvata in senso letterale, era sempre disponibile quando glielo chiedevo… sì, gli volevo decisamente bene.
Però non ero sicura di amarlo, era soprattutto per quello che in quel momento mi trovavo lì: ripensai alla notte precedente, a Ed, a come avevamo fatto l’amore, una sensazione calda mi avvolge e, senza volerlo, mi lasciai sfuggire un sorriso.
Erano questi i ricordi che mi aiutavano a stabilire se fossi innamorata o meno, perché tutti gli altri erano solo semplici atti di amicizia, sapevo di voler bene a Ed, dovevo scoprire se lo amavo.
Mi ero tatuata anche il suo nome dietro al collo, per ringraziarlo e Mark l’aveva preso come un segno per il mio amore per Ed… era stato proprio Mark il primo a dire che provavo qualcosa per Ed e ora mi sentivo che aveva ragione.
Più ci riflettevo più mi rendevo conto che era vero, io amavo Ed…il solo pensarlo mi diede i brividi.
Presi il cellulare e lo chiamai.
« Sam? »
« Ed, devo parlarti, vieni qui »
« Ok, arrivo subito ».
Chiusi il telefono e mi sedetti ad aspettare, ogni minuto che passava diventavo più ansiosa, non ce la facevo più, poi finalmente suonò il campanello di casa, andai ad aprire, ma non trovai Ed alla porta.
« Ciao Sam, sei cresciuta molto » disse l’uomo, che era accompagnato da una donna.
Io li guardai stupita e con un misto di paura.
« Mamma, papà, cosa ci fate qui? ».


 
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Ehi, vi sono mancata? 
Eccomi qui con questo nuovo capitolo, come vi avevo già avvisato nei precedenti, il più grande problema di Sma non sarebbe stato  Ed.
Manca ancora un capitolo prima dell'epilogo, per cui la storia è veramente agli sgoccioli.
Beh, ecco, spero che fin qui vi sia piaciuta e continuerete a seguirla fino alla fine :)


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Capitolo 13
*** Capitolo tredici ***


Capitolo tredici

 
 
« Non ci fai entrare? » mi chiese mia madre con un sorriso. « No, qualsiasi cosa siate venuti a fare andatevene, qui non c’è nessuno che vi vuole » gli risposi.
Avevo paura di loro, mi avevano costretta a fare cose orribili, mi avevano sempre trattato come una stupida, come se non fossi sufficientemente intelligente e ora ero stanca di subire.
« Vuoi davvero sbattere la porta in faccia i tuoi genitori? » mi chiese mio padre.
« Io non ho più i genitori, sono morti quando me ne sono andata via di casa » gli dissi gelida.
Non era proprio odio il mio, erano anni di dolore e sofferenze che avevo chiuso dentro di me, vederli di nuovo era stato come liberarli.
« Nonostante questo porti ancora il mio cognome, proprio come tuo fratello » mi fece notare mio padre.
Era vero, avevamo ancora lo stesso cognome di Hugo e Amanda Kent, ma non per questo eravamo ancora loro figli: loro ci avevano trattato male e queste erano le conseguenze.
« Ci sono un sacco di persone che hanno lo stesso cognome e non sono nemmeno parenti » gli dissi.
« Ehi, Sam, che succede? » mi disse in quel momento Tommy, che venne alla porta.
Quando anche lui vide i nostri genitori si bloccò, come fosse pietrificato, non diceva nulla, spostava semplicemente lo sguardo prima su uno e poi sull’altro, come se fosse incantato.
« Ciao Tommy » lo salutarono cordialmente i nostri genitori.
Lui rimase muto e continuò a fissarli.
« Perché siete qui? » chiesi loro.
« per i nostri figli, ovviamente » mi rispose mia madre.
Risi, ma la risata era finta e gelida e si capiva benissimo.
« Davvero, fateci entrare, dobbiamo dirvi un paio di cose, poi vi lasceremo in pace » disse mio padre. Notai che nella sua voce c’era una preoccupazione che non gli avevo mai sentito esprimere.
Li feci entrare e ci sedemmo tutti sul divano, ero un po’ scocciata di sentire cosa avevano da dirci, ma volevo lo stesso fare un tentativo.
« Tuo padre ha un tumore » esordì mamma.
Per un attimo io e mio fratello lo guardammo sbalorditi, lui si limitò a sorridere malinconicamente.
« Lo abbiamo preso in tempo e stiamo cercando di curarlo, però non sappiamo quanto gli resta da vivere… abbiamo ripensato a tutto il male che vi abbiamo fatto e ora siamo qui per farci perdonare, perché sappiamo di aver sbagliato. Abbiamo venduto la nostra casa a Londra e ci siamo trasferiti a New Castle, per una nuova vita, siamo qui solo per farci perdonare e per chiedervi di venire con noi » nostra madre sembrava sincera.
« Ci avete rovinato l’adolescenza, perché dovremmo venire con voi? » chiese Tommy.
La sua voce era ferita, si sentiva che ancora non gli aveva perdonato tutto ciò che ci era accaduto, nemmeno io lo avevo fatto e di sicuro non sarei andata con loro.
Però forse li avrei perdonati, soprattutto ora che papà era in quelle condizioni… il campanello ci distrasse dalla nostra piccola riunione familiare.
« Vado io » dissi alzandomi e andando ad aprire, immaginavo già chi fosse.
« Ciao Sam! » mi salutò affettuosamente Ed.
« Ehi, scusa se non ti faccio entrare, ma abbiamo un problema ».
« Che tipo di problema? »
« Ci sono i miei » in quel momento Ed capì quanto fossi sconvolta e mi abbracciò, rimanemmo così per qualche tempo, fino a quando non gli dissi che in quel momento non me la sentivo di parlare con lui, avevo una cosa più importante da risolvere, lui capì e mi disse che avremmo parlato quando sarebbe tutto finito e avessi preso la mia decisione.
 
Epilogo
 
Ecco, ora tutta la mia storia è nero su bianco, anche se questo non mi ha di certo aiutata a prendere una decisione. Vorrei davvero sapere cosa scegliere, ma devo ammettere che sono davvero indecisa. Da una parte ci sono i miei genitori, che hanno bisogno di me, dall’altra c’è Ed, che è l’amore della mia vita e non voglio perderlo, soprattutto ora che ho capito cosa provo per lui.
Vedo che Tommy non sta giocando, ma è in camera sua che fissa il vuoto.
« Tutto bene? » gli chiedo sperando di alleggerire un po’ la tensione.
Lui mi guarda, sembra che non dorme dal un bel po’, ha gli occhi cerchiati da due ombre nere.
Scuote la testa leggermente, capisco quanto stia male per ciò che accade.
« Ho preso la mia decisione » annuncia stupendomi.
Ci guardiamo un po’ negli occhi prima che lui mi risponda, so che è una cosa che mi farà soffrire, probabilmente sta soffrendo anche lui.
« Me ne vado. Ontano da qui, lontano da Londra… Daisy verrà con me, se volete potete venire pure tu e Ed » mi propone.
So che lui lo dice per il mio bene, ma sa anche che Ed non potrebbe mai andarsene nel bel mezzo del nulla, è un cantante famoso e ci tiene alla sua carriera.
Per quanto riguarda me, so che non potrei seguirlo, il mio posto è con Ed oppure con i miei genitori.
Abbraccio Tommy e sento che lui sta piangendo: dopotutto eravamo uno la famiglia dell’altro, non abbiamo mai avuto delle persone che potessero considerarsi tali, perciò abbandonarlo sarà come abbandonare una parte di me stessa.
Spero che quando avrà riflettuto, quando tutta questa storia dei nostri genitori sarà finita, lui tornerà da me.
Lo vedo uscire per l’ultima volta da quella che era anche casa sua, in cui so che non tornerà.
Adesso è arrivato il momento di fare una mia scelta, sono io che devo decidere tra l’amore e la famiglia. Visti i precedenti mi verrebbe spontaneo scegliere Ed, ma se adesso i miei fossero davvero cambiati? Se questa fosse l’ultima opportunità che ho per rappacificarmi con loro potrei davvero rifiutare?
Ci rifletto con calma, so che è una decisione importante. Chiamo sia Ed che i miei genitori e gli dico di venire nel mio appartamento: ho fatto la mia scelta.

 

 
Ehi, eccomi qui, questo è il mio utlimo aggiornamento. Devo dire che all'inizio avevo deciso di fare per l'epilogo un capitolo a parte, ma poi mi sono resa conto che mi era venuto troppo corto e ho deciso di unirli insieme, un po' come avevo fatto con il prologo e il primo capitolo.
L'epilogo, proprio come il prologo, è scritto di nuovo in prima persona, dato che tutta la storia è stata solo il racconto di Sam. All'inizio pensavo di farlo finire che lei sceglieva i genitori invece che Ed, ma poi ho pensato che non potevo essere davvero così crudele, motivo per cui alla fine ho deciso di lasciare il finale aperto e ognuno lo legga come vuole.
Mi dispiace aver concluso questa FF, da una parte però sono felice, perché ormai non avevo quasi più ispirazione ed è stato brutto scrivere alcuni capitoli. In futuro spero di pubblicare altre long su Ed (se mai mi verrà l'ispirazione xD) per ora ho solo progetti su 1D e alcune OS Sheesbitt (Sheeran/Nesbitt), se voleste passare a dare un'occhiata anche a quelle io non ve lo impedirei di certo.
Adesso arriva anche la parte dei ringraziamenti, sinceramente dovrei dire grazie ad un sacco di persone, perché non immaginavo che la FF sarebbe stata così tanto seguita e recensita, per cui ringrazio di cuore ognununo di voi che ha trovato la mia storia davvero appassionante ♥.
Ci sono delle persone che vorrei ringraziare in particolare, come ad esempio Sara che mi ha fatto il bellissimo banner per la storia, Irene perché è una persona meravigliosa e Lorena che è stata la prima a mettere la storia fra le seguite e che mi ha spronato ad andare avanti fino alla fine.

Ci vediamo alla prossima storia, 
GingerHair_
 

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