The Other Faces

di Solosis
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** She Wolf ***
Capitolo 2: *** La tua scelta sarà la mia ***



Capitolo 1
*** She Wolf ***


She Wolf

(Dilan)

Dilan sorvegliava come ogni giorno l’entrata del castello.
Aeleus non si era ancora visto quella mattina; probabilmente non si era ancora ripreso dopo l’attacco degli unversed del giorno prima. 
Se ci fosse stato quel ragazzo coi capelli biondi, non avrebbero avuto tutte quelle rogne; solo grazie al pronto intervento di Even erano riusciti a sgominarli.
 
Non era ancora l’alba, Braig aveva appena staccato e ora andava a fare colazione, mentre il lungo giorno di lavoro di Dilan non era che alle porte … come l’inverno del resto.
A Radiant Garden non aveva mai fatto così freddo negli ultimi anni e, per ripararsi, i tre guardiani ora indossavano dei lunghi cappotti neri, con un cappuccio per proteggersi dalle piogge.
 
In lontananza si vedeva arrivare Even da casa sua, era sempre il primo ad arrivare sul posto di lavoro e non aveva mai perso un giorno; Ansem non poteva che sentirsi onorato ad avere un collaboratore abile e acuto come lui.
 
E- Buongiorno.
D- Buongiorno.
E- Vedo che il tuo compagno manca. Portagli i miei auguri per una veloce guarigione quando puoi.
D- Sarà fatto.
 
Even era un uomo rispettoso, ma esigeva altrettanto rispetto da tutti gli altri e questo lo faceva risultare antipatico a molti.
 
Le ore passavano in silenzio, una noia terribile faceva venir voglia a Dilan di andare a giocare al chimico con Ansem e i suoi.
Loro di certo non si annoiavano con tutti quegli esperimenti, misteri, problemi da risolvere, conti che non tornano, indagini e altro.
Ma Dilan, nonostante tutto, fin da piccolo aveva sempre avuto un gran senso del dovere, qualsiasi compito gli affidassero, lo portava a termine senza indugi.
Si potrebbe dire lo stesso di Aeleus, ma di certo non di Braig.
Lui si faceva continuamente scappatine lasciando l’entrata incustodita per poi incolpare puntualmente i suoi compagni.
 
Era ormai mezzogiorno, il sole era completamente coperto da nuvoloni grigi e minacciava di piovere da un momento all’altro.
La porta si aprì cigolando e ne uscì il piccolo Ienzo con una lettera per Dilan.
Era un invito ad una festa molto galante, peccato che lui dovesse andare come guardia e non come convitato, ce n’era una uguale anche per Aeleus, ma non per Braig.
 
D- Hei piccoletto, di’ ad Ansem che ne manca una per Braig
I- Ma Ansem ha detto che lui viene alla festa
 
Che rabbia. Quel dannato Braig si era rimediato di nuovo un posto comodo al caldo, piantando in asso i suoi compagni.
Come sempre.
 
Finalmente il tramonto; Dilan poteva tornare a casa, da un momento all’altro sarebbe arrivato Braig a dargli il cambio.
Puntualmente in ritardo, arrivò un’ora dopo.
 
Giunto a casa, Dilan si lanciò dentro la vasca: un bagno bollente ci voleva dopo una giornata glaciale.
Più tardi passò da Aeleus per portagli la lettera e gli auguri di Even.
Lui se ne stava a letto, con una gamba rotta e qualche taglio profondo qua e là.
 
A- Mi dispiace di non essere venuto oggi
D- Già, c’era un certo silenzio.
A- Credo che non riuscirò a venire nemmeno domani e per la festa passo.
D- D’accordo. Rimettiti presto bestione.
 
Appena fuori scoppiò a ridere e pensò tra sé e sé: “C’era un certo silenzio … come ho fatto a dire un’assurdità del genere? Come se di solito si sentisse la sua voce!”
 
Il mattino seguente le vie erano ricoperte da un soffice strato di neve.
Dilan non aveva difficoltà a camminare sulle strade asfaltate di Radiant Garden, ma salendo la scalinata di marmo che porta al castello, scivolò a terra spaccandosi il naso.
 
B- Ahahah! Oddio questa era la scena più esilarante della mia vita!
D- Vai a quel paese! Piuttosto portami un po’ di ghiaccio
B- E non ce n’è abbastanza per terra?! No sul serio, avresti dovuto vedere la tua faccia mentre volavi a terra!
D- Sarà sicuramente stata migliore della tua.
B- Pff, non si può mai scherzare con te! Beh ci si vede stasera alla festa!
 
E così dicendo se ne andò verso il piccolo locale di zio Paperone.
 
E- Caduto dal letto?
D- Non proprio …
E- Vieni dentro, vedo cosa posso fare per il tuo povero naso.
 
Uscito dallo studio di Ansem, la situazione di Dilan era addirittura peggiorata, il setto nasale si era spezzato e per sistemarlo Even gli aveva messo un sostegno di legno, fissato con una  pinza di ferro, senza contare i punti sul taglio e le bende per fermare il sangue.
 
D- Non oso pensare alla reazione di Braig quando mi vedrà.
E- Non pensare a quell’inetto, pensa piuttosto a guarire.
D- A proposito, Aeleus ti ringrazia per gli auguri.
E- Come sta ora?
D- Non alla grande ma si rimetterà in qualche giorno.
E- Quindi stasera sarai l’unico a fare da guardia al castello?
D- Sì
E- Bene, sono lieto di sapere che ci sono uomini che compiono ancora il loro dovere.
D- Ti riferisci a Braig?
E- Ogni riferimento a persone o fatti reali è puramente intenzionale mio caro.
 
Mentre diceva queste parole fece un sorriso che lasciava intendere tutto.
Nemmeno a lui, a quanto pare, andava a genio il comportamento lascivo di Braig, ma per qualche ragione, Ansem se lo teneva stretto; chissà cosa vedeva in lui.
 
Per non far vedere la sua orribile faccia, Dilan si alzò il cappuccio, rendendosi così invisibile a chiunque.
 
Nevicò per tutta la mattinata, durante il pomeriggio le temperature scesero sotto lo zero e la neve caduta si ghiacciò.
 
D- Fantastico, ora come mi muovo da qui?
 
Usando la sua lancia cercò di aprirsi un varco tra la neve, ma non era certo lo strumento ideale per questo lavoro.
Così cominciò a scalciare come un cavallo imbizzarrito, ottenendo risultati migliori.
 
E- Sei raccapricciante
D- Oh, come mai qui?
E- Sono le sei, vado a casa a cambiarmi per stasera
D- Ah già
E- Bene, ti saluto
D- Sicuro di riuscire a tornare a casa? Non vorrei che facessi il mio stesso volo di stamattina.
E- Io? Il ghiaccio non è che un prolungamento naturale del mio corpo. Non avrò nessun problema a camminare.
D- Buon per te
 
Effettivamente Even si muoveva agilmente in mezzo alla neve, come se questa si spostasse al suo passaggio.
Non sapendo che fare, andò da Ansem per vedere se avesse qualcosa da dirgli per la sera.
 
A- Beh no, non ho niente da dirti
D- Capisco
 
Dopo quest’entusiasmante conversazione tornò all’entrata.
Alcuni invitati cominciavano già ad arrivare, oltre ad Ansem, Braig, Ienzo ed Even, sarebbero venuti anche altre persone importanti da altri mondi.
Per consolarsi del fatto di non essere nella lista degli invitati, Dilan si diceva che tanto non avrebbero fatto altro che trattare argomenti difficili, di certo non alla sua altezza, né tantomeno a quella di Braig, che di certo so sarebbe annoiato.
 
Anche Even era arrivato, non l’aveva mai visto senza il camice bianco; ora portava un frac blu acceso, un bastone da passeggio argentato, dei guanti bianchi e si era pure legato i capelli con un nastro.
Passando in fianco a Dilan gli diede una pacca sulla spalla dicendo “Buon lavoro”.
Finora, di tutti era l’unico che gli avesse rivolto la parola, persino Braig aveva fatto finta di non vederlo.
 
In tutto gli invitati erano circa duecento. Doveva essere proprio una bella festa.
Per tutta la sera si sentirono musica, canti, risate e il rumore dei passi di gente che ballava.
Improvvisamente, sbucò davanti agli occhi di Dilan un cestino di vimini legato a una cordicella, sopra di lui c’era Ienzo che teneva l’altra estremità.
Al suo interno c’erano dei panini e un biglietto:
 
Questi vecchietti sono dei ritardati, mi trattano come un bambino qualsiasi quando non capiscono la metà delle mie invenzioni; non vedo l’ora di tornare a casa. I.
 
D- Pff, che piccoletto simpatico. Sono certo che avrà un gran futuro.
 
Finalmente il cielo cominciava a diventare più limpido e facevano capolino le stelle.
 
D- Se non altro è una bella serata.
 
Finiti i panini posò il cestino a terra e riprese la lancia.
In quell’istante uscì una ragazza, avrà avuto sì e no vent’anni, o forse meno.
 
D- Posso aiutarti?
   - Voglio solo prendere una boccata d’aria
D- Capisco
   - …
D- Bella serata eh?
   - Sì
D- E’ divertente la festa?
   - Molto
D- … Beh se ti serve qualcosa chiedi pure.
 
Ma rientrò senza aggiungere altro.
Le avanzate tecniche di seduzione di Dilan avevano fatto cilecca un’altra volta.
Dopo le stelle, ora era comparsa pure la luna, portando un po’ di luce in quella triste serata.
 
Pochi minuti dopo la stessa ragazza corse fuori sbattendo il portone
 
D- Aspetta! Potresti scivolare!
 
Ma non scivolò. Si aprì un varco e scomparve.
 
B- Le donne reagiscono sempre così quando rivolgi loro la parola?
D- Non sono in vena di parlarti
B- Invidioso
D- Venduto
B- Questa era cattiva! Io vado allora
D- Grazie per avermi chiesto se volevo il cambio
B- So benissimo che resterai qua a vedere se la ragazza tornerà
D- Andrei più volentieri a letto
B- Chiama Aeleus allora
D- Ha una gamba rotta
B- Che si porti una sedia allora!
D- Simpatico
B- Ciccione
D- Che centra?
B- Niente, ma avevo voglia di fartelo notare
D- Grazie, così si che aumenti la mia autostima
B- Figurati
D- Com’è andata?
B- Ah io non ero alla festa, avevo da discutere col vecchio
D- Di cosa?
B- Affari miei
D- Che palle
B- Hai voglia di venire a farti una bevuta allora?
D- Non posso lasciare il mio posto
B- Io lo faccio sempre
D- Lo so e poi a pagarne le conseguenze sono sempre io.
B- Che colpa ne ho io se sono così scaltro!?
D- Avrei in mente un’altra parola per definirti
B- E’ volgare?
D- Abbastanza
B- Pff, tanto lo so che in realtà mi vuoi bene
D- Certo come no
B- Hei anche io te ne voglio! Ahahah
D- Si vede!
B- Innanzitutto sono qua fuori al freddo per farti ridere quando potrei stare a casa mia
D- Caspita! Ti sono profondamente debitore!
B- Naaa mi hai rotto, vado a bere qualcosa allora
D- Sei matto? Non posso farmi ventiquattrore, già non mi reggo più in piedi!
B- Sedia!
D- Ah ho capito, da te non mi posso certo aspettare comprensione!
B- Ma io ti capisco, ed è proprio perché capisco come ti senti che non vorrei mai essere nella tua situazione!
 
Ormai era lontano; ripensandoci però Braig aveva ragione: Dilan gli voleva bene, non poteva certo dimenticare una vita di amicizia per qualche lite.
Non poteva nemmeno negare però che fosse diverso ultimamente, da quando quel pelato era venuto a Radiant Garden, Braig non era più lo stesso.
Chissà chi era e cosa voleva.
 
Una palla neve in faccia lo riportò alla realtà.
 
B- Ok ora me ne vado per davvero.
D- Sarà meglio per te
 
Era dall’alba che se ne stava immobile davanti a quel portone e appena si appoggiò al muro si addormentò; scivolava lentamente verso il pavimento, finché non piombò a terra schiacciando il cestino di Ienzo
 
D- Merda!
   - Ahahah!
D- Giuro che ti spacco la faccia!
 
Ma girandosi vide che non era Braig a ridere, ma la ragazza che poco prima era fuggita.
 
D- Ah scusa, credevo che fosse qualcun altro
   - Figurati
D- Stai meglio adesso?
   - Sì, grazie.
D- Bella serata eh?
   - L’hai già detto prima
D- Ah già …
   - Perché non entri?
D- Non vedi che sono una guardia?
   - E che c’è da guardare?
D- Beh effettivamente non credo che qualcuno possa fare irruzione ad una festa di secchioni, ma poi potrei perdere il lavoro
   - Capisco
D- Ti andrebbe di uscire uno di questi giorni?
 
Un attimo dopo averlo detto Dilan si sentì un perfetto imbecille.
 
   - Perché no.
D- Ah fantastico … beh io non posso andarmene da qui quindi faresti meglio a venire tu, quando puoi …
   - Ok, ci si vede allora.
 
E rientrò. Lui non poteva credere che avesse accettato, forse le sue tecniche di seduzione stavano migliorando.
Circa un paio d’ore dopo la festa era finita e pian piano uno sciame di persone usciva dal castello ridendo e chiacchierando.
Even invece se ne stava per i fatti suoi.
Nonostante l’aria indifferente, c’era un non so che nel suo sguardo che faceva capire che soffriva: tutti avevano passato un’allegra serata, mentre lui era evitato da tutti; il freddo accademico che non faceva che criticare non era certo la migliore compagnia per una festa.
 
I giorni passavano, ma la ragazza non si era più vista.
Nel frattempo a Radiant Garden ne erano successe di cose: Dilan e Aeleus lavoravano sempre di più, mentre Braig non si vedeva quasi mai, per di più un giorno era tornato imprecando come un turco, senza un occhio e con un’enorme cicatrice; Aeleus e Even stavano diventando buoni amici, quando prima non si erano quasi mai rivolti la parola; un ragazzo di nome Xehanort è sbucato dal nulla ed è diventato un nuovo allievo di Ansem, dal suo arrivo nessuno era più lo stesso e tutto questo in una sola settimana.
 
B- Non ti aspetterai davvero che torni, vero?
 
Tra i vari cambiamenti, Aeleus si era preso il turno di notte, così ora Dilan si trovava costretto a passare le giornate con Braig
 
D- Beh diciamo che mi farebbe piacere
B- Pff, sei anche sentimentale ora?
D- Che male c’è?
B- Dico solo che ci sono cosa più importanti nella vita
D- Tipo?
B- Il potere.
 
Dicendo questo aveva sfoggiato uno strano sorriso sinistro.
 
D- Non me lo sarei mai aspettato da parte tua
B- Già, ma ho imparato che è l’unica cosa che valga davvero nella vita
D- Forse per te, ma non per me. A proposito, che ti sei fatto all’occhio?
B- Ti ho già detto che non ti riguarda il modo in cui ho perso l’occhio
D- Intendevo l’altro occhio, com’è che è diventato giallo? Credevo avessi gli occhi marroni.
B- Boh … sarà un effetto collaterale dovuto alla perdita dell’occhio sinistro …
D- …
B- Hei scusa se non sono un genio della scienza!
D- Taci! Arriva qualcuno!
B- Sarà il nuovo arrivato, purtroppo la puntualità non è il suo forte
 
Infatti era proprio Xehanort
 
X- Salve
B- Ciao
D- Buongiorno
 
B- Ok ora che siamo di nuovo soli, ho bisogno di chiederti una cosa
D- Se è di nuovo sulla ragazza, risparmiatela
B- No, adesso sono serio. Cosa pensi di Ansem?
D- Beh non saprei, lo vedo una volta al mese quando è ora dello stipendio, perché?
B- Non fare il finto buono, con me puoi essere sincero a riguardo
D- Beh da quello che ho sentito da Even, è un vigliacco
B- ?
D- Ha sempre paura di spingersi troppo oltre con le ricerche e così ogni volta il lavoro di mesi e mesi va buttato perché non arrivano a nessuna conclusione
B- Non mi importa dell’opinione di Even, è la tua che voglio!
D- Beh io mi fido ciecamente di lui, per cui se dice che è un vigliacco e perditempo, non posso che pensarla allo stesso modo
B- …
D- Posso sapere perché me lo chiedi?
B- No.
D- Ottimo
B- Ma tu guarda!
D- Cosa?
B- Mi sembra di intravedere la tua amichetta
D- Io non vedo niente
B- Ma sì, è la nel viale!
D- Dove?
B- Sta salendo le scale vicino al muro adesso!
D- Non vedo nessuno là
B- Cazzo la vedo io che ho un occhio!
D- Adesso mi sembra di vedere qualcosa
B- Va’allora, resto io qui
D- Grazie
 
Con una camminata spavalda si dirigeva verso di lei.
Finalmente la vedeva con un po’ di luce, era decisamente più bassa di lui, aveva i capelli bianchi e gli occhi celesti; le folte sopracciglia donavano profondità al suo sguardo, che ricordava quello di un lupo.
A Dilan sembrava bella, ma lui d’altro canto era un bestione alto più di due metri, con i capelli lunghi e spettinati, le basette da rasare, un faccione quadrato, per non parlare del medicamento di Even.
 
D- Finalmente!
   - Ho avuto dei problemi
D- A proposito, io mi chiamo Dilan
   - Sì, lo so. Ansem mi ha parlato di te.
D- Oh davvero? E che ti ha detto?
   - …
D- Hei mica mi offendo!
   - Ha detto che sei un bravo guardiano, ma come persona sei insignificante
 
E invece si era offeso.
 
D- Che gentile
   - Perché non andiamo a farci un giro?
D- Si beh, c’è una bella piazza con delle fontane qui vicino
 
Camminavano in silenzio. La neve si era sciolta e le strade erano di nuovo praticabili, ma faceva ancora freddo.
 
D- Beh, com’è che eri alla festa? Fai parte anche tu del circolo scienziati pazzi?
   - Non proprio. Io sono più l’esperimento
D- Che intendi?
   - Niente, diciamo solo che non sono una genialoide come loro.
D- Beh mi fa piacere, ammetto che cominciavo a sentirmi in imbarazzo
   - Essere intelligenti, non rende superiori
D- E allora cosa?
   - La forza.
D- Ma che avete tutti!? Perché parlate sempre di potere e forza? Che fine hanno fatto i sentimenti, i valori morali e l’intelligenza?
   - Può forse competere uno schiavo intelligente e virtuoso, con un potente re?
D- Beh no ma …
   - Ecco.
D- Chissà forse avete ragione voi.
   - Già, ma se non ci fossero persone come te che credono ancora nel potere del cuore più che in quello della spada, dove finiremmo?
 
Si scambiarono un sorriso e poi piombò di nuovo il silenzio.
 
   - Come ti sei ferito al viso?
D- Ah beh … combattendo per difendere il castello!
   - Caspita!
D- Si ma, poteva andarmi peggio visti i terribili nemici
   - Immagino, visto il tuo amico senza un occhio e l’altro zoppicante.
D- Si, è stata proprio una dura battaglia
 
Con questa bugia erano riusciti ad avviare una conversazione simpatica e intanto erano giunti davanti alle fontane.
 
   - …
D- Non avevo pensato che col freddo l’acqua si è ghiacciata …
   - Beh non importa, immagino che siano molto belle di solito
D- Già, specialmente al tramonto
   - Vorrei proprio vederle un giorno
D- Quindi tornerai ancora?
   - Sì
 
Quell’affermazione lo aveva reso più felice che mai.
Purtroppo non si era potuta fermare a lungo, doveva discutere con Ansem e poi è tornata nel suo mondo.
 
B- Non ti illudere, torna per le fontane non per te!
D- Sempre meglio di niente
 
Era tornata diverse volte, circa un paio alla settimana, e con le scuse che le fontane erano ancora ghiacciate, si davano sempre un altro appuntamento.
Era arrivato marzo e Dilan ancora non sapeva il suo nome.
 
B- Voi sì che siete profondi allora!
D- Che diamine non gliel’ho mai chiesto!
B- E come la chiami allora?
D- Beh non ho mai avuto bisogno di chiamarla per nome
B- Chiedilo al vecchio, forse lui lo sa
D- Oh ma certo, mi presento da lui dicendo che esco con una ragazza da tre mesi e però non so il suo nome, cosa penserà secondo te?
B- Beh tanto pensa già che sei insignificante, peggio di così! Ahahah!
D- Ti odio!
B- Insensibile! Perché ti accanisci sempre contro di me!?
D- Perché non vai tu a chiederglielo?
B- No. Non faccio certe figure per pararti le chiappe!
D- Grazie
B- Prego
D- …
B- Comunque si chiama Eva
D- Eh? E come lo sai?
B- Ero curioso e l’ho chiesto ad Ansem qualche settimana fa
D- Non mi prendi in giro?
B- No, almeno, non in questo preciso momento
 
Al loro successivo appuntamento, Dilan trovò conferma di quello che Braig gli aveva riferito, sentendosi più sollevato per la questione del nome.
 
E- E lui come sapeva il mio nome?
D- Dice che gliel’ha detto Ansem
E- Oh!
D- Qualcosa non va?
E- Guarda! Il ghiaccio si è sciolto!
D- Oh …
E- Avevi ragione, le fontane sono proprio belle! Perché non aspettiamo qui il tramonto?
 
Si sedettero per terra, erano solo le tre del pomeriggio, era ancora lunga prima del crepuscolo.
 
E- Sbaglio o una volta avevi detto che saltando in cima al getto d’acqua si viene scaraventati in aria?
D- Sì, ma non vorrei che ti facessi ma-
E- Voglio provare!
 
Il getto d’acqua non era abbastanza forte per Dilan quindi lui aspettava giù, mentre Eva se la spassava saltando da un piano all’altro di quella complessa struttura.
Peccato però che ad un certo punto scivolò dalla piattaforma più alta; fortuna che c’era Dilan sotto di lei pronto a prenderla.
 
D- Presa!
E- Ouff!
D- Ti ho fatto male?
E- Un po’, ma grazie per avermi salvata
D- Figurati
E- Beh, ora puoi mettermi giù
 
Non sapeva perché, ma Dilan era rimasto a fissarla per qualche istante prima di rimetterla a terra.
 
E- Tutto ok?
D- Mai stato meglio
 
D- Perché non ti fermi anche stasera? Ci sarà la luna piena, sarà bello guardarla … insieme …
E- No meglio di no, preferirei non fare tardi
D- Credevo vivessi da sola
E- Si ma, non è questo il punto. Non voglio rientrare col buio e basta.
D- Come vuoi …
 
Il tramonto finalmente era arrivato e i suoi raggi donavano dei riflessi dorati agli spruzzi delle fontane, che si stagliavano contro il cielo purpureo.
Ma poco prima che cominciassero a spuntare le prime stelle, i due si erano già avviati verso il grande cancello.
 
D- Grazie per avermi accompagnato
E- Grazie a te per la bella giornata
D- Già, peccato che ora tu debba andare
E- Vorrei restare, ma … davvero non posso
D- Sì capisco
 
Erano rimasti immobili a fissarsi in silenzio e dalla cima delle scale si sentì Braig urlare: “Shalalala baciala!”
 
D- Non farci caso … lui non è … normale …
E- Eheh
D- Beh, va’ ora, il sole ormai è sceso del tutto e credo che tu debba fare un lungo viaggio per torn-
E- Si ora devo proprio scappare!
 
E così si erano lasciati un’altra volta senza concludere niente
 
B- Non te la dà
D- Taci!
B- Potevi fare il romantico e correrle dietro, alle ragazze piace questo genere di cose!
D- Rispetto i suoi spazi
B- Che gentleman!
D- Va’ a quel paese.
 
Chissà, forse avrebbe dovuto fare come suggeriva Braig, correrle dietro, prenderla e baciarla, come nei film.
Ma la vita non è un film, e lei avrebbe potuto arrabbiarsi molto per questo.
Meglio non rischiare.
 
Quella sera però Dilan era in preda ai rimorsi e a strani pensieri.
Ora che aveva finalmente visto le fontane sarebbe più tornata?
Effettivamente non aveva pensato a questo e non si erano nemmeno dati un altro appuntamento.
 
Prese l’iniziativa e si recò nello studio di Ansem per avere più informazioni su di lei, così sarebbe potuto andare a trovarla lui stesso.
Stranamente lui non c’era, così cominciò a rovistare a caso nei cassetti sperando che prima o poi saltasse fuori qualcosa.
 
E- Cerchi qualcosa?
D- Si mi daresti una mano?
E- Vedo cosa posso fare
D- Cerco informazioni su Eva
E- Cerchi una Bibbia?
D- No, non esattamente, non quella Eva
E- Ah capisco. L’esperimento di Ansem.
D- Non parlare così di lei! Non è un misero esperimento!
E- Non la conosco, ma Ansem la vede così. D’altronde, non è che una cavia per lui
D- Cavia? E per cosa?
E- Questo non lo so, ma se troviamo le informazioni che cerchi, forse ne sapremo di più
 
Finalmente saltò fuori un fascicoletto intitolato proprio “Eva”, all’interno c’era un suo piccolo ritratto, e poche informazioni, da dove veniva, la sua età e la sua “malattia”.
 
E- Di cosa è malata?
D- Non sapevo fosse malata
E- Qui non dice niente a riguardo, accenna solo a studi in corso … Ienzo!!
I- Mi hai chiamato?
E- Raggiungi Xehanort in laboratorio e vedi cosa riuscite a trovare su una certa Eva
I- Sì
D- Grazie per l’aiuto.
E- Sono certo che saprai ricambiare
D- Come?
E- Beh credo che tu abbia notato qualcosa no? Si sta creando un’alleanza e tu sei l’unico a non farne ancora parte.
D- Un’alleanza? Per cosa?
E- Io, Xehanort, Braig, Ienzo e Aeleus, ci siamo uniti contro un uomo inutile e sfaticato: Ansem
D- Ora capisco cosa stesse succedendo per tutto questo tempo.
E- Vorrei farti notare che se non accetterai la proposta, di contro dovremo ritenere che sei dalla sua parte.
D- Sì, certo.
E- Dunque?
I- Even, abbiamo trovato solo boccette contenti capelli bianchi e una con del sangue infetto, ma non sappiamo cosa sia a renderlo così, vieni a vedere!
 
Even e Dilan si scambiarono un’occhiata e di passo spedito andarono in laboratorio. Xehanort esaminava con cura quel sangue al microscopio, ma non riusciva a interpretare che genere di batterio lo rendesse così scuro.
 
E- Siamo sicuri che sia umano?
X- E’ classificato come suo
E- Questo è un mistero anche per me
D- Ma tanto per sapere, dov’è Ansem?
X- Aveva una faccenda importante da svolgere, è passato di qui, ha preso delle siringhe e se n’è andato.
E- Cos’ha preso?
I- Tre di queste … ehi c’è scritto Eva anche qui!
E- Andiamo!
X- Dove?
E- A vedere che combina quel pazzo. Dilan, chiama Braig e Aeleus. Stasera ci sarà bisogno di tutti
D- Per cosa?
X- Vedrai.
 
Secondo il fascicolo, Eva era una terrestre.
In particolare abitava in una zona remota della Scozia
 
B- Non sarà uno scherzo trovarla
D- Non m’importa, dovessi cercarla anche per giorni
I- Poveri zucconi, non sanno che possiamo seguire le tracce del varco di Ansem
E- Suvvia Ienzo, non prendere in giro i “meno abili”
 
In quasi un’ora erano davanti alla sua casa.
Era piccola, buia, non lontano da una foresta
 
E- Qui ci sono delle impronte fresche
I- Vanno verso gli alberi
D- Seguiamole!
E- Non così in fretta ragazzo, dobbiamo prima esaminare il territorio
D- Beh fate in fretta
E- Il villaggio vicino è tranquillo. A giudicare dalle rudimentali costruzioni, la loro tecnologia è meno avanzata della nostra
I- Già, non c’è nemmeno un sistema di protezione da attacchi esterni
E- A giudicare da queste insegne direi che parlano una lingua simile alla nostra
I- E si muovono lungo strade non asfaltate, probabilmente con dei cavalli o carrozze visti i segni a terra
E- La comunità è organizzata attorno alla chiesa e questo fa capire che è un popolo religioso, inoltre quel campanile scandisce le ore: deduco che siano persone povere che non hanno denaro sufficiente per comprare un orologio
I- Può bastare così?
E- E’ sufficiente sì, ma potremmo fare di più. Sappi che coloro che si impegnano al massimo saranno sempre premiati
D- Ora possiamo ritornare alla nostra missione?
X- Seguitemi, vi faccio strada nella foschia
 
Nemmeno Xehanort sapeva con certezza dove stessero andando, ma gli piaceva stare in testa e avere gli altri che lo seguivano come dei cagnolini.
Le impronte sembravano infinite, continuavano a camminare, ma non giungevano da nessuna parte.
 
B- Avete sentito?
D- No cosa?
E- Ululati, ci devono essere dei lupi nei paraggi. State attenti!
 
Gli ululati sembravano sempre più vicini
 
A- Non è che stiamo andando verso una tana di lupi?
X- Che genere di pazzo si sarebbe diretto dritto in bocca ai predatori? No, credo che queste impronte ci portino da qualche altra parte.
E- Sinceramente comincio ad avere paura anche io, se fosse un branco numeroso, non avremmo scampo
D- Guardate là, c’è un’altra fila di impronte!
B- Arriva dalla direzione opposta alla nostra, forse c’è un altro villaggio per di là
E- Oh no miei cari, queste impronte non sono di scarpe
I- Sono zampe! Ed enormi direi!
D- Merda, vuol dire che i lupi sono qui!
A- Che facciamo?
X- Non perdete la calma, uniti possiamo farcela!
B- E’ facile dirlo stando dietro ad Aeleus!
I- Ma dove finiscono queste impronte?
 
La scena era strana a vedersi: avevano seguito finora le impronte di un uomo, che adesso si congiungevano con quelle di un lupo che veniva dalla direzione opposta. Però finivano lì e non c’era nessuno oltre a loro.
 
E- Ci dev’essere un passaggio da qualche parte, aiutatemi a cercare!
 
C’era un albero proprio a fianco a loro, sembrava il nascondiglio perfetto, ma non trovarono nessun accesso segreto.
 
I- Sarebbe stato fin troppo facile …
E- Shh sento dei passi!
 
Si nascosero dietro il grande tronco e rimasero ad osservare.
Sopraggiungeva Ansem, camminando in punta di piedi: pigiando fortemente nel fango, le sue impronte sembravano quelle di grosse zampe, arrivato al punto d’incrocio, si voltò e cominciò a camminare al contrario
 
E- Bastardo, aveva pensato a depistarci nel caso in cui l’avessimo seguito!
D- Che facciamo?
X- Lasciamolo andare, tanto sappiamo dove trovarlo. Ora vediamo dove finiscono le tracce.
 
Cominciarono a muoversi a gattoni dietro una fila di cespugli, per non farsi notare da Ansem, quando furono abbastanza lontani si rialzarono.
 
X- Capolinea. C’è un viale di sassi, non sappiamo che strada abbia preso esattamente.
E- Andiamo sempre dritti
 
E così fecero, ci volle quasi un’ora di camminata in mezzo alla nebbia e al buio più totale prima di intravedere qualcosa.
 
I- Sembra una caverna
D- Andiamo a vedere?
B- Sei matto? Se non ci son lupi, ci son orsi. In ogni caso siamo fritti.
E- Se hai paura resta pure qui, noi andiamo.
B- No beh, da solo non resto di certo.
 
La grotta era vuota, fatta eccezione per dei vestiti lacerati qua e là e tracce di sangue.
 
B- Che diavolo è successo qui?
E- Ienzo!!
 
E’ stata questione di un attimo: la grotta non era vuota.
C’era un enorme lupo, in piedi su due zampe, una creatura mostruosa con due occhi rossi come il sangue e le fauci più grandi di quelle di un orso.
Si era avventato senza alcuna pietà contro il piccolo Ienzo, lanciandolo a terra e ora stava per consumare il suo pasto.
 
E- Via mostro! Vattene!
A- Even, allontanati, ci pensiamo noi!
 
Aeleus e Dilan erano pronti a farsi avanti, e la bestia non era certo da meno.
Unendo le loro forze, riuscivano a farla indietreggiare ma non ottenevano ottimi risultati.
Finché Aeleus di sua iniziativa non si lanciò contro il lupo mannaro per distrarlo.
Era l’occasione ottima per Dilan, prese bene la mira e tirò la sua lancia con tutta la forza che aveva in corpo.
Prese l’animale in pieno petto e questo lanciò un terribile ululato per il dolore e si accasciò a terra.
 
E- Oh no …
X- Qualcosa non va?
E- Fai finta di niente. Nascondi queste, forse Dilan non se n’è ancora accorto.
 
Pose a Xehanort le siringhe con scritto “Eva” che aveva trovato a terra, cercando di non farsi notare.
Solo ora Even aveva capito, i germi nel suo sangue erano derivati dal morso di un lupo mannaro che le ha irrimediabilmente trasmesso la medesima maledizione; Ansem la stava studiando e per questo si era recato da lei: per avere altri dati sulla trasformazione da uomo a lupo.
 
X- Come la mettiamo con Dilan?
E- Improvviseremo qualcosa.
X- Va bene. Ho un’idea.
 
Dilan intanto aveva sfilato la lancia dal corpo inerme del lupo.
 
D- Che facciamo ora?
X- Sarà meglio rientrare e interrogare Ansem. Qui non ne caviamo fuori niente
D- Ma Eva? Potrebbe essere in pericolo! Dobbiamo trovarla!
X- Se vive qui credo proprio che sappia badare a se stessa.
D- I conti non tornano, preferirei restare ancora un po’. Voi rientrate pure se volet-
X- Non disobbedirmi Dilan.
 
Quel “non disobbedirmi” gli aveva fatto venire il voltastomaco, ma d’altro canto non aveva intenzione di restare da solo in un simile posto.
 
Una volta a Radiant Garden si recarono immediatamente da Ansem
 
An- Che avete combinato nel mio studio? Chi si è intromesso nelle mie ricerche?
E- Io.
An- Even! Proprio tu! Come hai osato!?
E- In una comunità di scienziati le ricerche sono di tutti e così le tue sono anche mie.
An- Stavo facendo degli studi per i fatti miei.
D- Ad esempio?
An- Non rivolgerti a me con quel tono guardia!
X- Ne ha tutto il diritto, vecchio stolto.
An- Voi, voi non capite!
E- Allora illuminaci
An- Quella ragazza, era la chiave per capire la deformazione di un cuore se viene maledetto!
D- Maledetto?
E- Dilan, per favore …
D- Qualcuno mi spiega che diavolo sta succedendo!?
An- Era stata morsa da un lupo mannaro e io la studiavo.
 
A Dilan bastarono queste parole per capire tutto. Silenziosamente uscì dalla stanza, aprì un varco e corse dov’erano stati fino a poco prima.
 
Ae- Fantastico, invece di aiutarla te ne servivi per i tuoi scopi!
X- …
An- Ma io stavo cercando la cura! Per aiutare tutti coloro che come lei soffrono!
X- E allora se il tuo scopo è così nobile, perché ce l’hai tenuto nascosto?
An- Perché voi siete i veri mostri! Se l’aveste scoperto l’avreste usata per i vostri terribili esperimenti su cavie umane!
E- Si sono immolati per la scienza
An- Scienza? E’ pazzia questa!
X- L’unico pazzo qui sei tu.
 
Con queste parole aprì un varco … oscuro.
 
An- Xehanort! Come hai potuto cedere all’oscurità?
X- Cedere? Io direi abbracciare!!
 
E lo spinse con un urlo dentro quel canale verso il mondo dell’Oscurità.
 
X- Addio vecchio stolto. Qui non c’era più bisogno di te.
E- Dov’è Dilan?
A- Credo che sia tornato alla grotta.
I- Andiamo da lui?
E- No. E’ una cosa che deve sbrigare da solo. Noi lo aspetteremo qui.
 
E Dilan correva. Correva a perdifiato.
L’aveva uccisa, ma ancora sperava per qualche arcana ragione di poter rimediare.
Arrivato, trovò il corpo dove l’avevano lasciato; gli orribili arti e i peli irti si erano ritirati e Eva aveva riassunto le sue sembianza umane.
 
L’urlo di Dilan riecheggiò per tutta la foresta.
L’aveva uccisa credendo che fosse un mostro, ma l’unico vero mostro qui era lui.
Venne travolto dall’ira e dalla disperazione, maledicendo Ansem per quello che aveva fatto; a causa sua e dei suoi studi l’aveva condannata a una vita da cavia quando avrebbe potuto aiutarla.
Dilan aveva giurato vendetta, e aveva giurato che Ansem avrebbe ripagato la vita di Eva con la sua, prima o poi.
 
Infine scoppiò a piangere, tenendo Eva tra le braccia.
 
B- Peccato, sareste stati una bella coppia voi due.
D- Che ci fai qui?
B- Manchi da ore, temevamo il peggio. Qui non c’è più niente da fare Dilan, torniamo a casa.
X- Il mio nome è … Xaldin.

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Capitolo 2
*** La tua scelta sarà la mia ***


LA TUA SCELTA SARA’ LA MIA

(Even & Ienzo)

 
Addio autunno.
Addio foglie marce che puzzano, addio piogge incessanti, addio caldo.
Finalmente arrivava l’inverno!
La neve, il clima familiare, e soprattutto, il Natale.
 
Come tutti i bambini della sua età, Ienzo non aspettava altro; sarà stato anche un genio della scienza, ma fare l’albero tutti insieme e ricevere dei regali, era un’emozione unica anche per lui.
 
Sarebbe stato il primo Natale che festeggiava con Ansem e gli apprendisti, infatti era con loro da poco più di sei mesi, e l’anno precedente, i suoi genitori erano ancora vivi.
 
Pensava spesso a mamma e papà, alla loro morte, e come fosse cambiata la sua vita da quell’avvenimento; gli mancavano tanto, specialmente le canzoni che gli intonava sua madre per farlo addormentare, e il buongiorno di suo padre al mattino, con un immancabile sorriso e il vassoio della colazione.
Era l’unico figlio che avevano e per questo cercavano di non fargli mancare nulla; in ogni loro azione si esprimeva l’amore che provavano per il piccolo Ienzo, che ogni giorno cresceva sempre più vispo e intelligente.
 
Eccelleva tra i compagni di classe e di conseguenza venne mandato in un’altra scuola; lì erano tutti più grandi di lui e per questo lui era evitato e preso in giro in continuazione, ma in fondo non gli importava, studiare e imparare nuove cose era il suo obiettivo primario.
Non aveva bisogno di nessun amico lui, sapeva cavarsela benissimo da solo.
 
E’ facile dirlo quando si hanno i propri genitori sempre pronti ad aiutarti.
Infatti, in quel giorno di primavera, si era trovato solo, davvero solo, e in difficoltà.
 
Degli unversed avevano bruciato completamente la sua casa, e sua madre e suo padre non avevano fatto in tempo a fuggire.
Quando Ienzo rientrò da scuola, c’erano solo fumo e macerie.
 
Non sapeva che pensare, non riusciva nemmeno a piangere o a urlare; rimase solo in silenzio e andò via, camminando piano piano, verso una meta indefinita.
 
Era ormai sera e Even stava uscendo ora dal lavoro quando, nella strada di casa, trovò questo bambino seduto a terra, con lo zaino di scuola e rotoli di carta pieni di progetti e disegni complicati.
Gli si avvicinò e si accovacciò per vedere se fosse tutto a posto.
 
E- Li hai fatti tu questi?
I- Sì signore
E- Questi disegni tecnici sono impeccabili e vedo che conosci molto bene la fisica per aver fatto questi progetti
I- Sì, la studio da tre anni
E- Quanti anni hai?
I- Otto … tra un po’
E- Sono impressionato, che scuola frequenti?
I- L’università
E- Oh! Devi essere uno di quelli che definiscono “bambini prodigio”, i tuoi genitori saranno fieri di te
I- …
E- Dove sono ora?
I- …
E- E’ successo qualcosa?
 
Fu allora che Ienzo, preso dalla tristezza si lanciò tra le braccia di questo sconosciuto e cominciò a piangere.
Il povero Even non sapeva che fare, non aveva mai avuto a che fare con bambini e si limitò a dargli qualche pacchetta sulle spalle.
 
E- Su, su non fare così …
 
Ormai mancavano solo pochi metri a casa sua, così lo prese in braccio e lo portò dentro.
Gli fece una delle sue amarissime tisane che finì solo col peggiorare la situazione, nonostante la buona intenzione.
Accese il camino, forse il piccoletto sarebbe stato meglio al calduccio e si sarebbe calmato.
Ma Ienzo non parlava, se ne stava immobile su quella sedia durissima, mentre cercava di trattenere i singhiozzi.
 
E- Io devo uscire un attimo, ho un impegno ora. Tu aspetta pure qui, se hai fame, troverai del cibo dentro quello scaffale.
 
E uscì in cerca di informazioni su quel bambino.
Non lo faceva certo per cattiveria, ma non poteva restare a casa sua, c’era un solo letto e neanche un divano o una poltrona.
 
Even non conosceva molte persone che avessero figli, se non dei vecchi compagni d’università, ma nessuno di questi sembrava conoscere il piccolo Ienzo.
 
Vagava per Radiant Garden in cerca di risposte, quando nemmeno le sue domande erano ben chiare; cosa cercava veramente? I genitori di quel ragazzo o il modo per farlo restare? Voleva sapere chi fosse o quanto utile sarebbe stato uno scienziato in più? Voleva aiutarlo o fare un piacere a se stesso presentandolo ad Ansem?
 
Indubbiamente il suo istinto lo avrebbe portato verso la via sbagliata, fare finta di niente e farlo diventare un intellettuale come lui, così che poi avrebbe aiutato con gli esperimenti in laboratorio.
Ma Even, nonostante la sua freddezza, capiva che c’erano due genitori da qualche parte, preoccupati per il loro bambino, e lui non aveva nessun diritto a portarglielo via.
 
Incrociò per caso Dilan che correva verso Coolinge Lane e lo fermò per chiedergli cosa stesse succedendo.
 
D- Un incendio, un incendio terribile dicono. Vado a vedere che non ci siano persone intrappolate tra le macerie!
 
E le persone c’erano purtroppo.
Il fumo li aveva soffocati e ora giacevano sotto delle pesanti travi.
 
E- Abitavano da soli?
D- Secondo i vicini avevano anche un figlio, Ienzo se non erro, ma qui non c’è traccia di nessun altro.
 
Incredibile come in un attimo tutte le sue domande avessero trovato una risposta.
 
D- Hei dove vai?
E- A comprare un divanoletto.
 
Ienzo intanto aveva finalmente smesso di piangere.
Non mangiava dalla mattina stessa e ora aveva una gran fame.
Non si ricordava più quale fosse lo scaffale contenente il cibo e cominciò a frugare alla rinfusa per tutto il salotto.
 
Tecnicamente la sua idea di salotto era di un ambiente caldo e accogliente, questo invece era marmoreo, il camino sembrava essere rimasto spento per anni, sopra di esso c’erano diversi riconoscimenti per il contributo dato alla scienza e ai lati erano appesi degli arazzi pregiati.
Nel mezzo della stanza c’era un tavolo lunghissimo, come se i commensali dovessero essere una ventina, quando invece Even viveva da solo e le sedie erano alte, strette e senza cuscini.
Nel lato ovest c’erano un pendolo molto alto, che scandiva ritmicamente il tempo e suonava ogni mezz’ora con dei rintocchi cupi e pesanti, a fianco ad esso c’era una minuta porticina, dietro a questa si apriva un corridoio, anch’esso basso, che portava nello sgabuzzino, al suo interno c’erano un paio di scope, secchi, strofinacci e saponette.
 
Rientrato nel salotto Ienzo si mise a guardare nei cassetti della credenza, un enorme pezzo d’arredamento, con miriadi di cassettini, qualche scaffale, ma soprattutto vetrine che mettevano in bella mostra calici di cristallo, piatti e posate in argento, e altri in bone china; per avere oggetti così preziosi, Even doveva essere certamente un uomo ricco e considerando gli arazzi appesi, molto probabilmente veniva da un’antica e nobile famiglia.
Aprì poi l’anta più grande di tutte, trovando il frigo, che però conteneva solo bevande, vini pregiati, acqua minerale e del the freddo.
Finalmente, dopo aver provato in tutti i cassetti, trovò quello col “cibo”: al suo interno c’erano solo vivande biologiche e ipocaloriche e dei crackers non salati.
Tutto sommato i crackers erano la cosa più commestibile che ci fosse e si accontentò di quelli.
 
Stanco, cercò la camera da letto: prese la porta a destra, si addentrò in un lunghissimo corridoio grigio, stracolmo di quadri e arazzi, lo percorse fino alla fine e l’unica porta che trovò era proprio quella della camera ed entrò.
Non aveva mai visto un letto così bello, era a tre piazze, con delle coperte in seta, verdi e argento, tantissimi cuscini e un baldacchino in legno di ciliegio, con delle tende dello stesso colore delle coperte.
Davanti al letto c’era un caminetto in marmo, spento purtroppo, e infatti si gelava.
C’erano due enormi finestre in una parete e, in quella opposta, una lunga scrivania, anch’essa in legno di ciliegio, con una macchina da scrivere al centro e dentro un cassetto aveva trovato delle bellissime penne stilografiche allineate accuratamente.
Stranamente mancava l’armadio, ma poi notò una porta incassata nel muro, giusto a fianco del letto, che portava alla cabina armadio: era semivuota, c’erano solo un paio di vestiti eleganti, qualche cappotto nero e per il resto erano uniformi da lavoro.
Al suo interno però c’era l’ennesima porta fantasma, che aveva casualmente notato dietro ai cappotti.
 
Portava al bagno: se nella camera si gelava, qui era anche peggio.
Era quadrato, interamente di marmo, di un colore bianco grigiastro.
Alla sua sinistra c’era il lavandino e sotto di esso un piccolo armadietto bianco contenente asciugamani, sapone e spazzolino, sopra invece una grande specchiera ovale contornata con una cornice d’argento.
Alla sua destra invece il wc, la vasca da bagno e una piccola finestra con un vaso di fiori sul davanzale.
 
Spinto dalla curiosità, girovagò per il resto della casa, lasciando una scia di briciole di crackers.
Prendendo la porta alla sinistra del camino, in salotto, trovò un altro corridoio, questo però era più spoglio, e anche più breve del precedente, in fondo ad esso non c’era una stanza, ma una scalinata che andava verso il basso e finiva davanti ad un portone nero come il carbone.
Questo incuteva un certo terrore, ma Ienzo si decise comunque ad aprirlo, con suo gran dispiacere però, era chiuso a chiave.
 
Provò in tutti i modi a vedere dove potesse essere una chiave di riserva, ma non c’era niente.
Cercò altre stanze nascoste, ma sembrava averle già trovate tutte.
Così finalmente andò a letto.
 
Even intanto stava cercando un divanoletto a poco prezzo, non gli sarebbe servito per molto tempo in fondo.
Passando davanti alla fortezza però, pensò bene di informare Ansem di Ienzo.
 
A- Beh se lo dici tu che ha grandi doti intellettive, allora non mi resta che crederti.
E- Quindi?
A- Stanotte resterà da te. Domani lo porterai con te al lavoro, così potrò accertarmene personalmente e vedremo di trovargli una sistemazione più adeguata.
E- Ottimo, ossequi.
A- Arrivederci.
 
Ormai erano le nove di sera e trovare un negozio aperto era praticamente impossibile, così rientrò a casa.
 
E- SANTI NUMI!!! Cosa sono queste!?!? B-briciole?? Nel mio soggiorno?? E chi ha aperto tutte queste porte che fa corrente!? Ienzo dove sei? Ienzo!!
 
Ma non ricevette nessuna risposta, così cominciò a cercarlo in tutta la casa, finché non lo trovò addormentato come un angioletto nel suo letto, col camino acceso e non si era nemmeno tolto le scarpe prima di mettersi sotto le coperte.
 
E- AH! Via via! Le lenzuola sono pulite, disgraziato!
I- Mhh che succede?
E- Ma come che succede!? Non ti hanno mai insegnato che si va a letto con vestiti puliti e senza scarpe?
I- Ah già, me n’ero dimenticato
E- Santo cielo, non ho la stoffa e la pazienza per certe cose …
I- Ecco fatto, ora posso tornare a dormire?
E- Ma vedi di stare su un angolino eh, che di qua ci sono io.
 
Even, stanco anche lui, andò in bagno a lavarsi e cambiarsi, poi tornò a letto con un lumino e in camicia da notte.
 
I- Notte notte
E- Buon riposo.
 
Il mattino dopo alle cinque e mezza si svegliò e con lui, tirò giù dal letto anche Ienzo.
 
I- Ma è ancora buio, io sono stanco!
E- Su su ragazzo, non c’è tempo, alle sei e mezzo dobbiamo essere operativi e il castello non è certo a un tiro di schioppo.
I- E non c’è un pulmino che ci porti?
E- No! Si va a piedi.
 
Per colazione c’era solo del the caldo, ma niente biscotti né zucchero.
Poi mentre Even si cambiava, Ienzo era già andato a lavarsi e poco dopo era pronto per uscire.
 
Fuori era ancora buio pesto, per arrivare al castello ci volevano circa tre quarti d’ora camminando con passo spedito.
 
I- Aspetta! Non riesco ad andare così veloce!
E- Oh santo cielo, così faremo tardi … va bene per oggi può passare, dai, salta su!
 
E si caricò Ienzo in spalla portandolo così per tutto il tragitto.
Arrivati era appena l’alba e Braig smontava dal turno di notte per dare il cambio a Dilan e Aeleus, proprio in quel momento.
 
B- Fai la babysitter per arrotondare lo stipendio?
E- Salute a te, Braig. Sto solo portando un bambino straordinariamente dotato da Ansem, perché venga da lui esaminato.
B- Accidenti, cose serie allora! Sentito ragazzi? Arriva un altro scienziato pazzo
D- Non mancare di rispetto Braig! Dovresti anzi ammirare queste persone che dedicano la vita agli studi, quando tu sei stato bocciato all’asilo nido!
B- Hei sono cose private! Evita di dirle in giro con così tanta facilità!
E- Bene vi lascio alle vostre dispute, io sono già in ritardo di tre minuti.
 
Arrivati da Ansem, il suo attento esame cominciò subito.
Pose a Ienzo diversi quesiti, gli ordinò di fare dei disegni tecnici e testò le sue capacità in laboratorio.
Aveva dei risultati eccellenti nei primi due ambiti, purtroppo però in laboratorio non si era dimostrato all’altezza.
 
A- E’ molto abile per la sua tenera età, ma gli esperimenti in laboratorio sono la parte fondamentale delle nostre ricerche.
E- Sono certo che col tempo imparerà
A- Even, abbiamo già troppo lavoro da svolgere, se ci mettessimo anche ad istruire un bambino, quando finiremmo con le nostre mansioni?
E- Beh come imparare meglio che con la pratica? Lo porterò qui con me tutte le mattine e gli farò vedere come lavoro.
A- Sei sicuro di poterti assumere certe responsabilità?
E- A patto che gli si trovi una sistemazione più adeguata di casa mia.
A- Affare fatto, ma se continuerà a non dimostrarsi all’altezza, dovremo mandarlo in un orfanotrofio e continuare a lavorare sodo come sempre.
 
Ienzo venne sistemato in una stanza del castello.
Even aveva dato disposizioni su come dovesse essere, aveva fatto pulire tutto da cima a fondo, ordinato un letto ampio e morbido, fatto portare una scrivania e un piccolo armadio.
Inoltre recandosi dal sarto gli aveva commissionato delle uniformi di taglia più piccola, che potessero andare per un bambino minuto come Ienzo.
 
E così, tra il test, la sistemazione, e i vari ordini, un giorno di lavoro era andato perso completamente.
 
E- Ecco, ho perso un giorno di paga, e se contiamo tutto quello che ho speso per la sua camera mi va via un mese di stipendio … proprio adesso che dovevo rinnovare l’abbonamento a Focus Scienza!
I- Even!!!
E- Oh, tu guarda chi arriva.
I- Grazie per la camera nuova! Sembra proprio la tua.
E- Non c’è di che mio caro, e vedi di impegnarti d’ora in poi.
I- Certo, non ti deluderò! Te lo prometto!
 
E infatti non l’aveva deluso.
In questi sei mesi le sue prestazioni erano aumentate a vista d’occhio, restava comunque scarso in laboratorio e questo faceva storcere il naso ad Ansem; per riparare alla cosa, Even gli affidava sempre incarichi completamente differenti: ricerche su libri, analisi del territorio, risoluzione di problemi, indagini e per compensare l’assenza di Ienzo, faceva i doppi turni in laboratorio, tanto che era diventato quello il suo vero e proprio posto di lavoro.
 
Era un giorno come tanti altri, gli unversed giravano liberamente per tutto Radiant Garden e l’unico posto sicuro ormai era solo il castello, vigilato costantemente da Dilan, Braig e Aeleus.
Ienzo doveva trovare delle informazioni su un famoso alchimista, ma non trovando nulla di interessante nella biblioteca reale, prese l’iniziativa e decise di recarsi alla biblioteca cittadina, fuori dalle mura.
Ansem se ne stava chiuso nello studio come sempre, e Even era nel seminterrato; uscire da lì era stato uno scherzo, il problema stava nell’evitare le guardie.
Infatti Even li aveva accuratamente informati sulla situazione e sapevano che Ienzo non doveva uscire se non accompagnato.
 
Dilan e Aeleus erano di turno, se ci fosse stato Braig sarebbe stato più facile, ma loro erano più severi.
Se ne stava appollaiato dietro al cancello aspettando il momento più opportuno, quando salì un ragazzo di corsa dalla scalinata.
Immediatamente i due guardiani lo fermarono e poi cominciarono a confabulare riguardo a qualcosa.
Era il momento perfetto, socchiuse il portone e uscì gattonando.
Se avesse aspettato un solo secondo in più, la sua gita fuori porta sarebbe fallita, perché proprio adesso era uscito Even, strano vederlo fuori dal laboratorio, chissà cosa l’aveva spinto ad uscire.
Sentì poi lo straniero parlare di un unversed gigante e lo doveva assolutamente sconfiggere.
Immediatamente Ienzo pensò che quell’essere sarebbe stato un’ottima ricerca, voleva studiarlo a tutti i costi e poi avrebbe fatto un resoconto ad Even.
 
Lo seguì senza indugi. Capì immediatamente dove si stava dirigendo e cercò di anticiparlo passando per la piazza centrale, purtroppo però un gruppo di insignificanti fluttui gli bloccò la strada.
Che scatole, gli stavano facendo perdere tempo prezioso e potevano mandare a monte tutto.
Non essendo armato però, non poteva fare nulla e gli venne solo in mente quella volta che Braig gli disse che gli unversed sono come i T-rex, se resti immobile non ti vedono e se vanno.
Così restò fermo come una statua trattenendo il respiro, peccato però che quei cosi continuassero ad infastidirlo.
Stava ormai per scoppiare quando arrivò finalmente il ragazzo misterioso e gli disse di fuggire, con qualche colpo li mandò all’aria abilmente.
Ienzo stava per sgattaiolare via verso l’unversed gigante, per poterlo anche solo vedere, ma arrivò Even.
 
E- Ienzo!! Ienzo dove sei?
 
Non poteva certo fare finta di niente e correre via, sarebbe stato irrispettoso nei confronti di Even e così facendo l’avrebbe solo deluso, così andò verso di lui.
 
Scambiò qualche parola col ragazzo biondo e intanto Ienzo si chiedeva perché dovesse sbandierare la sua vita privata a tutti, ma forse era solo un modo di fare degli adulti.
 
E- Ti ho già detto che non devi uscire da solo, non vedi che è pericoloso?
I- Ma non c’era niente nella biblioteca reale e così sono uscito per vedere se trovavo qualcos’altro e poi …
E- Poi?
I- No niente … è un segreto!
E- Hei dove vai!? Non mi scappare un’altra volta!
 
Ma Ienzo correva velocemente, voleva a tutti i costi vedere quella creatura.
 
E- Posso almeno sapere dove andiamo?
I- Muoviti Even! Dobbiamo arrivare al reattore prima di lui!!
E- Oh mamma, tra un po’ mi viene un infarto
 
Fortunatamente Even non schiattò dopo quella corsa, arrivarono al reattore che ancora non c’era nessuno, appena in tempo per nascondersi dietro ad una grossa tubatura.
Pochi istanti dopo giunsero Aqua, Terra e Ven
 
E- Che diamine, da dove arrivano tutti questi forestieri oggi??
I- Shh, adesso arriva il pezzo forte!
 
Dal cielo arrivarono i pezzi del triarmatura, che i tre detentori del keyblade avevano seguito fin lì, si unirono e formarono un unversed di grandi dimensioni.
 
I- Ha un aspetto umanoide
E- Già e questo cosa ti fa capire?
I- Che molto probabilmente chi lo comanda è un umano
E- Ottima osservazione
I- E’ in grado di dividersi e le parti del corpo possono muoversi autonomamente
E- Potrebbero esserci dunque più unità di comando remote che obbediscono ad una centrale
I- Ha attirato più sfidanti in un unico luogo, questo significa che ama combattere con più avversari
E- E’ in grado di utilizzare magie di tipo fulmine
I- E il suo corpo è costituito dalla stessa armatura che indossa
E- In ogni caso nonostante l’ottima tecnica, non sembra essere particolarmente potente
I- Ciò significa che chi lo ha evocato non è qui o interverrebbe a suo vantaggio
E- Altrimenti avrebbe potuto essere un avversario temibile, bene alla luce di queste deduzioni che mi puoi dire?
I- A capo di questi esseri c’è un umano e non uno di loro; i più piccoli sono deboli e seguono l’istinto, mentre i più grandi hanno sviluppato un proprio cervello e una strategia di battaglia, inoltre sono in grado di utilizzare magie e forse altri possono usare delle armi.
E- Bene, devo dire che sono rimasto soddisfatto da quest’uscita Ienzo. Abbiamo raccolto materiale interessante sui nemici e … sui visitatori …
 
Quella era stata davvero una mattinata fuori dalla norma, ma il pomeriggio non fu da meno.
Avevano pranzato insieme, Even, Ansem e Ienzo, nella sala da pranzo del castello e poi ognuno era tornato alle sue mansioni.
Per assicurarsi che Ienzo non si facesse un’altra scappatina, era rimasto in laboratorio con Even a svolgere noiosissime pratiche, finché non si addormentò sul tavolo d’acciaio sopra un mucchio di fogli stampati.
Un tonfo sordo lo fece sobbalzare
 
I- Cos’è stato?
E- Non lo so, io vado a vedere, tu resta qui e se dovesse succedere qualcosa, nasconditi!
 
Ienzo sentì i passi pesanti di Even che correva su per la scale.
Ci furono altri rumori indefiniti, qualche urlo e poi silenzio.
Pian piano si udivano altri passi, scendere lentamente; non era sicuro che fosse Even e per sicurezza si nascose sotto un tavolo.
Infatti non era lui, vedeva solo gli stivali e la sua ombra incurvata.
 
MX- E così è qui che lavorano, bene bene. Ottimo laboratorio, peccato che non ci sia nessuno.
Ricerche di ogni tipo, ma dove saranno i lavori sul keyblade? Ero sicuro che quello scienziato lo stesse studiando, altrimenti perché pedinare i tre detentori, oggi?
Un foglio sugli unversed … hanno già intuito la presenza di Vanitas vedendo una sola battaglia … sono sicuro … che mi troverò bene qui …
 
E se ne andò così.
Ienzo era spaventato, chi era quello? Cos’era il keyblade, e … Vanitas?
 
Fuori dal castello, si stagliava davanti ad Even una triste scena: Aeleus a terra ferito gravemente, e Dilan che cercava di tener testa con tutte le sue forze ad un enorme Unversed.
Lo scienziato venne preso dal panico, ma cercò di mantenere la mente fredda e ragionare nonostante la situazione critica.
Non aveva mai combattuto in vita sua e poteva essere solo d’intralcio al fiero guardiano.
Il mostro, evitato Dilan, sfrecciò verso l’uscio.
 
E- No!!! Non entrerai nel nostro castello bestia immonda!
 
L’Unversed si sfracellò contro le grandi porte dell’entrata. Non perché queste fossero molto robuste, ma dai piedi di Even era partito uno strato di ghiaccio che avvolgeva completamente la soglia.
Era comparso così velocemente che il povero Unversed non fece in tempo a fermarsi e segnò la sua fine contro quella parete spessa e impenetrabile.
Lo stupore di Even, come di Dilan (e dell’unversed prima di trapassare!), era inenarrabile: la magia di Even era impressionante, ma non avendo la capacità di mantenerne il controllo, subito si sciolse tutto e una leggera cascata scivolava dolcemente giù per la scalinata.
 
Appena tornò in laboratorio, il piccoletto si trovò ad essere combattuto tra il dirgli tutto e il tenerlo per sé, ma d’altronde, se quell’uomo aveva detto che sarebbe stato presto lì con loro, forse era meglio metterlo al corrente, così sarebbe stato più sicuro.
 
E- Sì, ero già a conoscenza del keyblade e dei detentori. Quello che non sapevo è che i nostri nemici si chiamano Unversed e chi li comanda si chiama Vanitas, evidentemente costui è anche collegato al nostro spione.
I- C’è un’altra cosa che devi sapere
E- Sarebbe?
I- Ha detto che sarà presto tra noi
E- …
I- Credi che voglia farci del male?
E- No, ma non credo che sia nemmeno un aspirante allievo che tenta di barare alla prova d’ammissione di Ansem.
I- Quindi?
E- Quindi occhi aperti d’ora in poi.
 
Due giorni dopo si tenne una festa al castello, Ienzo era ovviamente il più piccolo dei convitati e veniva trattato come un marmocchio qualunque da tutti.
Irritato si buttò su un divano e passò tutta la serata a sgranocchiare patatine dal tavolino davanti a lui.
Poi guardò fuori dalla finestra, c’erano delle bellissime stelle quella sera, anche se fuori doveva fare un freddo terribile vista l’enorme quantità di neve caduta; volgendo lo sguardo verso il basso notò il povero Dilan, che se ne stava solerte a fare la guardia.
Gli faceva pena vederlo fuori da solo, così gli scrisse un biglietto, prese il cestino dei panini e lo legò a uno spago che aveva in tasca; controllò che nessuno lo guardasse e lo calò giù.
Dilan gli fece segno che lo aveva afferrato, così lasciò cadere lo spago e richiuse la finestra.
Anche Even se ne stava da solo, seduto su un divano a sfogliare riviste.
Ansem invece non si era nemmeno visto, era rimasto tutto il tempo chiuso nel suo studio con Braig lasciando gli invitati da soli, non che questi si annoiassero, anzi, la festa sembrava procedere a gonfie vele.
Ma lui era stanco, così di punto in bianco prese e andò a letto.
 
I giorni passavano, il Natale era sempre più vicino e Ienzo era sempre più impaziente.
Ma nonostante ciò, nessuno sembrava emozionarsi particolarmente al di fuori di lui, era il giorno della Vigilia e l’albero non era ancora stato fatto, né addobbi, né canti gioiosi.
 
I- Che facciamo di bello domani?
E- Come ogni anno, il 25 dicembre si sta a casa.
I- Sì lo so, ma come festeggiamo? Mi avete preso dei regali?
E- A dir la verità non credo che nessuno abbia pensato a regali o feste, di solito ne approfittiamo per dormire e riposare.
I- Oh
E- Faresti bene a farlo anche tu, il tuo gracile corpicino non può sopportare un tale livello di stress lavorativo.
 
In realtà Ienzo aveva sperato per tutta la notte che fosse uno scherzo, che in realtà gli stessero preparando una festa a sorpresa.
Così la mattina seguente si svegliò solo doppiamente deluso.
Come Even aveva detto, tutti dormivano, nessuno aveva voglia di stancarsi ulteriormente con delle feste.
 
Era furioso.
Prese tutte le sue cose e fuggì da quel luogo pieno di vecchi pazzi ossessionati dal lavoro e dalla scienza.
Vadano tutti a quel paese, lui voleva ancora divertirsi.
Aveva solo una sacca e niente più, se la caricò in spalla e si precipitò fuori.

Essendo ancora presto era ancora il turno di guardia di Braig, che mancava, così la sua fuga riuscì più facile del previsto.
 
Non sapeva esattamente dove andare, e senza rendersene conto finì davanti alla sua vecchia casa, dove ora non c’erano nemmeno più le macerie: solo uno strato di terra bruciata in mezzo a un bel giardino.
Si raggomitolò tra le grosse radici di un albero e rimase lì, con le braccia attorno alla testa, premendo la fronte contro le ginocchia.
 
Potevano essere passate ore, come solo pochi istanti: aveva perso la concezione del tempo e si lasciava trasportare dai suoi pensieri, dai ricordi, dalle sensazioni di felicità, quando ancora tutto aveva un senso.
 
In realtà era passata mezza giornata, era l’ora di pranzo e solo allora Ansem si accorse della mancanza di Ienzo.
Inutile dire che venne incolpato Dilan, per non aver sorvegliato bene il cancello, ma tanto ormai c’era abituato …
Alla ricerca del bambino non andò nessuno; Dilan non poteva lasciare la postazione e Ansem era sicuro che sarebbe tornato prima o poi …
Intanto Even si era appena svegliato; era stato invitato a pranzo al castello e con tutta calma si avviò.
Arrivato lì gli giunse la cattiva notizia.
Con la stessa calma con cui era arrivato, girò i tacchi e se ne andò; sapeva benissimo dove trovarlo.
 
Ienzo stava gelando standosene lì sulla terra ghiacciata, ma non sembrava rendersene conto.
 
E- Vuoi forse restare qua finché la morte non ti coglie?
I- …
E- Non intendo subire certe scenate infantili. Ora alzati e torna al castello
I- …
E- Bene, se è questo che vuoi, allora resta qua. Ma non sperare di trovarci pronti ad accoglierti di nuovo quando cambierai idea.
 
Even era sicuro che così dicendo, Ienzo si sarebbe spaventato e sarebbe tornato subito.
Ma Ienzo non si mosse.
Forse avevano davvero sbagliato qualcosa con lui, forse non era all’altezza del suo compito e sarebbe stato meglio lasciarlo in un orfanotrofio assieme ad altri bambini della sua età; come a Even stesso era toccato, la mosca bianca in mezzo alla massa grigia, la perla di saggezza in mezzo all’ignoranza.
E per tutta la vita era stato mortificato per questo, i maestri volevano che smettesse di studiare e fosse alla pari con gli altri, e i suoi compagni, invidiosi, lo escludevano e lo picchiavano.
Un inferno, una vita d’inferno … no, no, non poteva certo permettere che a Ienzo toccasse in sorte lo stesso destino!
Se lo caricò di forza in spalla, afferrò la sua borsa e tornò al castello saltellando come una capra.
 
I- Che fai?!? Mettimi giù subito!
E- Non capisci che ti sto salvando?
I- No mi stai solo portando in galera!
 
Lo buttò giù di peso e fissandolo negli occhi gli fece un discorso memorabile.
 
E- Perché non vuoi capire ragazzo? Il destino ti ha dotato di un intelletto sopraffino e noi possiamo farlo fruttare nel più degno dei modi, hai una bella dimora, puoi studiare e chi più, chi meno, ci teniamo a te, sia come scienziato che come persona.
Se tu andassi con tutti i tuoi altri coetanei ora, col tempo la tua scintilla si spegnerebbe e diventeresti un mediocre come tutti gli altri.
Ma a me non importa di questo, ciò che voglio è che tu non passi ciò che io ho passato: non sai quanto possano essere crudeli le persone, quando non capiscono, quando vedono qualcuno di diverso, quando sono accecati dall’invidia.
Credimi, per quanto tu possa sentirti privato della tua infanzia ora, è comunque la soluzione migliore per te in questo momento, e non devi sprecarla perché non ti sono stati fatti dei regali.
D’ora in avanti devi essere forte, lascia perdere i sentimenti, ti faranno solo male.
 
Ienzo tornò con Even al castello, camminando davanti a lui, perché non voleva che vedesse come cercava invano di trattenere le lacrime; ma il vecchio accademico, quando non vede, percepisce.
 
Arrivati all’entrata, lasciò Ienzo da solo, dicendo che aveva dimenticato una cosa a casa.
Intanto erano tutti a tavola, Ansem, Braig, Dilan, Aeleus (ma chi c’è a far da guardia!?!) e poi si aggiunse anche lui.
 
Aspettarono Even e poi cominciarono il pasto.
Comunque la sala da pranzo era sufficientemente addobbata, i candelabri alle pareti erano stati accesi, ne erano stati messi di uguali a tavola, sopra una tovaglia di seta rossa.
Inoltre era stato usato il set di piatti e posate più prezioso in possesso di Ansem, ed era la prima volta che anche le guardie si univano a loro per pranzo.
Era comunque meglio di niente.
 
Anche il pasto si presentò più abbondante del solito, con due antipasti, un primo, due secondi, tre contorni e quattro dessert.
Verso le quattro e mezzo del pomeriggio avevano terminato.
Avevano mangiato in allegria, chiacchierando e scherzando come buoni amici, e in fondo quel Natale non si poteva definire un vero disastro come Ienzo aveva previsto.
 
Una volta finito, le tre guardie se ne andarono, e Ansem tornò a dormire.
 
E- Ecco, tieni.
I- Cos’è?
E- Apri no?
 
Era un pacco, incartato con vecchi fogli di giornale e un chilo di nastro adesivo.
 
I- Certo che non ti sei sprecato sulla confezione
E- Vediamo di non fare i delicati adesso …
 
Finalmente riuscì a rimuovere tutto quello scotch, sfilati gli ultimi fogli che lo avvolgevano, si trovò tra le mani un libro enorme, nero come il carbone, presentava inoltre dei fini dettagli in argento sulla testata, con la scritta Ignes Fatui.
 
I- Even … cos’è questo?
E- Col tempo capirai. Appartiene alla mia famiglia da secoli, ma non sono mai stato in grado di capirne l’utilità. Confido pienamente che tu ce la possa fare.
I- Ma le pagine sono bianche!
E- E’ un Lexicon molto particolare. Dovrebbe racchiudere un’enciclopedia di saperi assai vasta, ma al suo interno non v’è nulla. Lascio a te scoprire i suoi segreti più profondi.
I- Mmmhh … beh grazie.
E- Di solito i regali a natale si scambiano no?
I- Um sì, perché?
E- Perché anche io ho diritto ad averne uno adesso.
I- …
E- Che c’è? Pretendi che tutti ti diano qualcosa ma al contempo non fai niente per loro. Un po’ troppo egoista ed egocentrica come pretesa per i miei gusti …
I- Ma io …
E- Tu?
I- Non ho soldi per comprarti qualcosa …
E- Mi so accontentare, tranquillo.
 
Even andò in laboratorio, era giorno di ferie ma non era riuscito a resistere alla tentazione di finire di analizzare gli esami del sangue di Isa.
 
Intanto Ienzo aveva trovato l’idea per il regalo perfetto.
 
E- E anche questo caso è risolto, il ragazzo è sano come un pesce. Ora torno a casa.
 
Rientrato, si diresse in camera sua, si mise alla scrivania e cominciò a sfogliare l’ultimo numero di Focus Scienza.
Finito di leggere l’articolo che gli interessava, optò per una dormitina pomeridiana, in fondo erano solo le cinque e fino a sera era ancora lunga.
 
E- AH!!
 
Ienzo stava sonnecchiando sul suo letto, come se niente fosse.
 
E- Che vuoi qui?
I- Mmmhh … Ho deciso che vengo a vivere con te, così ti faccio compagnia e non ti lamenti più perché sei solo e annoiato.
E- Non ricordo di essermene mai lamentato
I- Beh, diciamo che ho supposto che tu fossi solo e annoiato.
E- Cosa mi tocca sentire … su, su, prendi le tue cose e torna al castello, Ansem sarà preoccupato.
I- Ansem? Forse si accorgerà tra un mese della mia assenza
E- Non mancare di rispetto! Anche se è un uomo molto negligente, ricorda che ti ha accolto nella sua dimora, pur potendo scegliere di mandarti altrove!
I- Sì, ma io odio stare lì, mi annoio terribilmente. Tu mi stai più simpatico invece, capisci quello che dico e mi insegni sempre tante cose nuove! E anche io ti sto simpatico!
E- Non urlare così, insolente! E poi non c’è nemmeno spazio per te qui, non ho un letto in più se ricordi.
I- Puoi comprare un divano e io dormirò lì!
E- La fai facile tu, non ho mica soldi da sperperare io!
I- Allora facciamo portare il letto che avevo di là al castello e lo mettiamo qui a casa tua.
E- E dove? Nella cabina armadio?
I- Perché non nella stanza in fondo all’altro corridoio?
E- Sei matto? E’ proibita quella stanza! Vada per la cabina armadio …
 
Alla fine Ienzo l’aveva vinta ed era rimasto con Even.
In fondo lo scienziato non poteva non ammettere che un po’ di compagnia gli avrebbe fatto bene.
Peccato che il piccoletto avesse paura di dormire da solo e finì per dormire sullo stesso letto di Even.
 
D: Dov’è finito Ienzo?
B: Già … dovevamo dargli il nostro regalo e proprio adesso sparisce …
 
Poco importava, il giorno dopo Ienzo arrivò al castello con Even, all’alba, per cominciare a lavorare.
 
B: Ienzooo!
I: Mh?
D: Ieri sei scappato via senza che potessimo darti il nostro regalo!
I: Oh … mi dispiace
D: Ta daa!
 
Era un pacco enorme, dentro poteva starci tranquillamente una persona.
Era ricoperto con carta colorata e in cima aveva un bellissimo fiocco rosso e un biglietto da parte di Ansem.
Ienzo aprì prima il biglietto, era piuttosto sobrio e dietro la letterina di auguri, c’erano ben mille munny.
Poi passò al regalo delle tre guardie, si fece aiutare per aprirlo e al suo interno trovò una bicicletta blu.
 
E: Regalo funzionale, ottimo.
I: Grazie ragazzi ma … io non so andare in bicicletta …
B: Non è mai tardi per imparare, io ho tolto le rotelle il mese scorso!
D: Se per te non è un problema possiamo cominciare anche subito
E: Ovvio che è un problema! Dobbiamo, e dovete, lavorare.
A: Even ha ragione, sarà per un’altra volta.
I: Ma io voglio provarla subito!
E: Santi Numi … penso che per oggi mi darò malato …
 
A: Innanzitutto bisogna fare un po’ di teoria. Devi imparare come montare, come tenere il busto, come posare i piedi e come afferrare il manubrio.
I: … E quando comincio a pedalare?
E: Quando avrai imparato ciò che il buon Aeleus ha da insegnarti.
 
Così passarono una buona mezz’ora per imparare le basi dell’andare in bicicletta.
 
D: Ed ora … la pratica!
 
Ienzo salì sul sellino, dopodiché Dilan e Aeleus afferrarono ciascuno un lato del manubrio e Even reggeva la bici da dietro.
 
D: Bene, per le prime volte ti reggeremo noi mentre pedali, poi dovrai riuscire ad andare da solo.
 
Così il ragazzo cominciò a pedalare piano piano e gli altri tenevano il passo con lui; poi sempre più veloce, sempre più veloce finché dovettero correre.
 
E: Oddio, mi manca il fiato!
D: Ienzo rallenta non sei ancora in grado di andare così veloce!
I: Ma così è più divertente!
A: Ma rischi di farti male.
 
Ienzo finalmente si decise a rallentare.
Impiegarono tutto il giorno e poi finalmente il ragazzo riuscì a percorrere diversi metri da solo nell’ampio piazzale davanti al portone principale del castello.
 
E: Ottimo, ora torniamo a casa.
 
Da quel giorno, mentre Even camminava col suo solito passo spedito, Ienzo lo seguiva come un’ombra con la sua bicicletta blu, finché non riuscì a diventare abbastanza veloce per superarlo e ad arrivare molto prima di lui al lavoro.
 
B: Fantastico piccoletto, hai dato al tuo vecchio un quarto d’ora di stacco oggi!
I: Già, penso che per il prossimo Natale dovremo comprare una bici pure a lui!
 
Il tempo passava con la solita calma, finché non arrivò il fatidico giorno, che Ienzo e Even aspettavano da molto ormai.
Un nuovo apprendista era arrivato al castello, diceva di chiamarsi Xehanort e dimostrava una notevole intelligenza, così Ansem lo accolse a braccia aperte nel suo castello, dandogli la vecchia stanza di Ienzo.
Stranamente pure Braig era eccitato per l’arrivo di costui, mentre Dilan e Aeleus sembravano in qualche modo irrequieti.
 
Soprattutto Dilan, dopo che aveva conosciuto quella ragazza di nome Eva non era più lo stesso, ma Braig diceva che tutti gli uomini diventano strani quando c’è di mezzo una donna.
 
Ormai era estate inoltrata, Ienzo grondava di sudore sotto quella casacca di cotone, ma non c’era stato verso per convincere Even a lasciarlo lavorare senza.
Pure Xehanort non poteva soffrire quel caldo, ma se ne stava impassibile al laboratorio e lavorava come se niente fosse.
 
Nonostante tutte le loro preoccupazioni, non sembrava un cattivo ragazzo. E pensandoci bene la sua sagome non corrispondeva all’ombra che Ienzo aveva intravisto quel giorno.
 
Even invece teneva sempre gli occhi aperti, e faceva il possibile perché Ienzo e il nuovo arrivato stessero il meno possibile insieme; aveva paura che potesse far leva sul piccoletto per ottenere informazioni riservate.
 
Ma più che la fuga di informazioni, lo preoccupava l’eventualità che qualcuno potesse fare del male a Ienzo.
 
Ad aumentare la tensione costante di quei giorni, per qualche motivo, Isa e Lea erano sempre più presenti al castello.
La prima volta erano stati buttati fuori da Dilan e Aeleus, ma Braig li faceva entrare volentieri e insieme discutevano a lungo; pure Xehanort si univa spesso alle loro conversazioni.
 
E: Di qualsiasi cosa parlino, tu stanne alla larga.
I: Tu ne sai qualcosa?
E: No, ma non mi fido, e il mio istinto non sbaglia mai.
I: Perché continui a non fidarti di Xehanort? E’ un bravo ragazzo secondo me.
E: Sei ancora giovane e ingenuo mio caro, un giorno capirai.
I: E io voglio capire adesso invece! Voglio sapere quello che sai riguardo a questa faccenda; voglio sapere che ci fanno quei due mocciosi ogni giorno con Braig; voglio sapere dov’è Ansem quando serve; voglio sapere perché pensi che Xehanort trami qualcosa!
 
Ormai erano arrivati a casa. Varcato l’uscio, Even si chiuse la porta alle spalle con ben due mandate e condusse Ienzo attraverso il corridoio del lato ovest, fino a trovarsi davanti al portone nero.
Tirò fuori la chiave dal taschino e la porta si aprì.
Ienzo si aspettava chissà che cosa e invece si trovarono in un altro corridoio.
Even camminava con una certa tensione, guardava in continuazione Ienzo, il quale però sembrava non capire.
 
I: Dove siamo?
 
Un’altra porta, un altro corridoio, sembravano perdersi un labirinto infinito, camminavano, camminavano ma non arrivavano da nessuna parte.
Finché si trovarono davanti un muro.
 
E: Come puoi vedere, ci sono due porte, io ho le chiavi per entrambe. Ma sta a te la scelta.
Entrambe portano alla verità, una attraverso la via della Luce, una attraverso la via dell’Oscurità.
 
Ienzo volle esaminarle attentamente, da entrambe uscivano delle voci, che però non riusciva a identificare, né tantomeno a comprendere ciò che dicevano. Dal buco della serratura non vedeva niente e nessun odore interveniva in suo aiuto.
 
E: Ricorda ragazzo, se i sensi ti abbandonano, l’istinto è l’unica via che ti resta.
I: Cosa succederà se dovessi scegliere la via sbagliata?
E: Non c’è giusto o sbagliato a questo mondo. Ogni scelta ha i suoi punti forti, come le sue debolezze. Confido nella tua perseveranza Ienzo, qualunque sarà la tua decisione io ti seguirò e ne affronteremo insieme le conseguenze, non importa quanto gravi siano.
La tua scelta sarà la mia.
 
Ienzo rimase ancora qualche minuto a ponderare silenziosamente.
Era contento che Even l’avrebbe aiutato lungo la via, solo gli dispiaceva di doverlo coinvolgere nel caso in cui la via sarebbe stata troppo ardua per entrambi.
 
I: Ho fatto la mia scelta. Apri questa porta.
 
 
 
 
Z: Vexen, sono passati tre anni oggi da quel giorno. Te lo ricordi ancora?
V: E’ difficile dimenticare la ragione per cui siamo qui.
Z: Sei triste?
V: Affatto, sono felice di essere qui ad aiutarti. Piuttosto, tu hai mai avuto dei ripensamenti?
Z: Sì, all’inizio ho avuto paura; quando abbiamo aiutato Dilan in quel mondo sperduto, quando abbiamo rilegato Ansem nell’Oscurità, quando ho abbassato la guardia e quei mostri mi hanno mangiato il Cuore.
Ma ora, se potessi tornare indietro penso che farei la stessa scelta.
V: Sai cosa c’era oltre l’altra porta?
Z: No e ti prego di non farmelo mai sapere.
V: Hai paura di smarrire la via? Di ripensarci?
Z: Sì.
V: E allora non sei così convinto come sembri della tua decisione.
Z: Even io …
V: Vexen vorrai dire.
Z: Sì scusa, la verità è che avevo paura di deluderti. Se avessi mostrato incertezza questo ti avrebbe certamente contrariato e non saresti più stato fiero di me.
Però, per tutto questo tempo sono stato logorato dalla curiosità.
V: Non dovevi che chiedere ragazzino; la porta sinistra portava allo studio di Ansem. Una volta da lui gli avremmo spiegato come stavano realmente le cose, e avremmo fatto arrestare Braig, Xehanort, Isa e Lea per complotti contro la massima autorità di Radiant Garden; dopodiché avremmo passato il resto della nostra vita in tranquillità continuando a dedicarci alle nostre ricerche.
Tu però hai scelto la porta destra, siamo entrati nella stanza del castello dove quei criminali si radunavano di consuetudine, abbiamo aiutato Dilan nella sua folle impresa d’amore, abbiamo eliminato un uomo giusto e ci siamo uniti a Xehanort nei suoi scellerati esperimenti; abbiamo perso il cuore come dei deficienti  e siamo entrati in quest’Organizzazione, tirandoci dietro anche il buon Aeleus-
Z: Non si nota nemmeno che provi un certo rancore nei miei confronti …
V: Nonostante ci conosciamo da ben quattro anni non hai ancora imparato che non devi interrompere le persone mentre parlano.
Come stavo dicendo, nonostante tutto, mi hai aperto gli occhi sulla realtà, se non fosse stato per te, sarei ancora a marcire dentro quel laboratorio, senza conoscere la vastità del mondo, senza acquisire questi nuovi poteri, senza l’eccitazione che proviamo ogni giorno nelle nostre missioni, senza porci un obiettivo così alto da seguire!
E per questo io ti ringrazio … Ienzo.
Z: …
V: E ora scusami ma devo andare, domani compirai ben undici anni e abbiamo ancora dei preparativi da finire.
Z: Posso dormire con te stanotte?

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