La decima luce dei Vongola: saga dei Varia

di kazuha89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un destino..Variabile ***
Capitolo 2: *** i 7 spiriti dei Vongola ***
Capitolo 3: *** la decima generazione del Nono ***
Capitolo 4: *** Vongola vs Varia: pugno di sole ***
Capitolo 5: *** Vongola vs Varia: i 20 anni del fulmine ***
Capitolo 6: *** Vongola Vs Varia: Cuore in tempesta ***
Capitolo 7: *** Vongola vs Varia: Lame di pioggia ***



Capitolo 1
*** Un destino..Variabile ***


Tiepidi raggi di sole mi fecero da sveglia, quella mattina di un pigro martedì di primavera. La stagione era ancora piuttosto immatura e lunatica, e spesso cieli tersi e sereni si cospargevano improvvisamente di nuvole carche di pioggia. L’aria cambiava così spesso temperatura che si era sempre costretti a portarsi dietro un golfino o una felpa. Giorni prima, Bianchi si era arrischiata a fidarsi di un bel sole caldo e aveva mandato i bambini a giocare nel parco giochi dietro casa, e per tutta risposta li aveva riavuti indietro zuppi e con una tripla dose di raffreddore grazie all’ennesimo acquazzone apparso dal nulla. Proprio vero, marzo pazzerello, guardi il sole, ma apri l’ombrello.
Però il tepore di quei fili dorati sul mio viso parevano promettere davvero bene. Erano mesi, che non sentivo il sole cosi caldo sulla pelle. Mi tirai a sedere, e abbracciai le gambe posando il mento sulle ginocchia, e mi sfuggì un lieve lamento: avevo ancora qualche giuntura un po cigolante, dopo il piacevolissimo tet a tet con il caro Mukuro Rokudo e la sua combriccola di amici, alla faccia delle tre interminabili settimane che avevo passato confinata tra le lenzuola nel tentativo di riprendere fiato e l’uso del mio corpo.
Eppure, nonostante il calvario che stavo attraversando per colpa sua, nonostante tutto quello che lui e i suoi compagni di merenda avessero combinato giù in città, nonostante avessero quasi ammazzato me e i miei amici, per non parlare del danno subito dal piccolo Fuuta, che mi chiedevo se sarebbe mai guarito del tutto.. mi era impossibile smettere di chiedermi di tanto in tanto, dove fosse finito dopo che quelle misteriose e agghiaccianti figure dai volti bendati, lo avevano portato via con sé con i suoi complici.
Mukuro, Ken e Chikusa.. le loro parole erano marchiate a fuoco nei miei pensieri. Forse era per quello che non mi riusciva di dimenticarli e basta, come comuni nemici sconfitti in battaglia. E forse era per lo stesso motivo.. che continuavo a sperare che non avessero fatto loro del male..
“Ah, figlia mia, ma che deve fare uno, per spingerti a incazzarti con lui, me lo dici?”
Reborn si era svegliato, probabilmente per colpa del brusio incessante dei miei pensieri, che a detta sua lui poteva sentire chiaramente come se fossero vere e proprie chiacchiere, ed era saltato giù dalla sua piccola amaca sospesa sopra la mia scrivania, per atterrare leggero sul mio copriletto, il fido Leon appollaiato sulla spalla ancora vagamente assonnato. Lo guardai, e gli sorrisi dolcemente.
“Non so cosa dirti, pensa pure che io sia stupida, se credi..ma non mi sento proprio di odiare uno che ha giurato vendetta verso la Mafia, dopo aver subito per mano di essa le cose più indicibili prima ancora di mettere piede nella pubertà, Reborn. Non fraintendermi, però, so benissimo che ha scelto la peggior soluzione immaginabile per pareggiarsi i conti, però.. ”
“Lo so, piccirì, non occorre che mi spieghi. Dentro di te, la tua anima ha sentito forte e chiaro una specie di legame con la sua, dopo che sei riuscita a purificarlo e a capire il dolore che abitava nel suo cuore, leggendo chiaramente la sofferenza da lui provata. Probabile anche che forse Mukuro danni più di tanto non ne farà più, ma voglio comunque che t’imprimi una cosa nella mente: non devi assolutamente metterti a pensare che mo’ che ne hai salvato uno, tutta la gente deviata che pascola su sto pianeta possa redimersi e fare ammenda. La gente malvagia, che fa del male senza un vero motivo, intendo, cattiva solo per il gusto di esserlo..esiste veramente, là fuori, piccirì. Con Mukuro hai solo avuto fortuna, perché lui bene o male era mosso più dal risentimento che dalla fame stessa di sangue. Ma i tuoi nemici, non sono conclusi con lui, temo a ragione. E di fortuna, temo ulteriormente, non credo ne girerà ancora molta..”
Lo guardai, un po angosciata.
“Tu..non è che di recente ti è giunta all’orecchio qualche notizia di altri squilibrati diretti qua, vero?”
Reborn sorrise, sereno.
“Contrariamente a dicerie popolari, anche il crimine va in vacanza, bell’ è papà, e in grande stile aggiungerei. La stagione calda è alle porte, e le famiglie mafiose di ogni parte del mondo portano moglie e parenti o in campagna o al mare, per cui tengono da fare abbastanza. Nelle stagioni calde, il tasso di criminalità per mano della Mafia fa il contrario di quello che fa il mercurio dentro al termometro.”
Sospirai, rincuorata. Decisamente un peso in meno di cui occuparmi, pensai, prendendo un elastico bianco dal cassetto del mio comodino e facendomi una coda laterale. Persino da legati, ormai, i miei capelli arrivavano oltre metà della schiena, ed erano ondulati e rosso mogano come quelli di mia madre, che però dopo la mia nascita si era abituata a portare lunghi non oltre le spalle. Mi misi in ginocchio sul letto, mentre Reborn si accingeva a prepararsi il solito immancabile espresso dalla sua caffettiera preferita, e mi riflessi nello specchio appeso al muro di fronte al mio letto. La solita ragazzina pelle e ossa mi restituì lo sguardo, assonnata. Beh, decisamente poco convincente come massimo esponente tra i boss delle famiglie mafiose di tutto il mondo, bisognava ammetterlo.
Reborn, maestro indiscusso nell’impiccio nei fatti altrui estremo, mi fece correre il minuscolo indice lungo tutta la schiena, facendomi drizzare come un gatto.
“Mangia la pelle del pesce, e vedi che due o tre curvette dove è buono e giusto che stiano, vengono pure su sto corpetto da fame che tieni. Tieni origini italiane, e noi è risaputo che per quanto riguarda la bellezza femminile, teniamo il primato mondiale..”
“No, per me è adorabile così com’è, non si cambia niente!”
Mi voltai, e mi prese un coccolo. Poteva essere passato anche un mese, e potevo avere ancora gli occhi un po cisposi dal sonno, ma avrei riconosciuto anche al buio e a distanza di anni quel dolce sorriso gentile e quegli occhi castani da cucciolone. E come se già non riempisse di gioia riavere Takeshi Yamamoto nella mia vita dopo tutti quei giorni, aveva varcato la soglia della mia camera armato di un sacchetto che odorava di cornetti caldi. Un connubio da far commuovere una statua di granito. Yamamoto allargò ulteriormente il suo splendido sorriso e venne verso di me, posò il sacchetto con la colazione e mi si gettò tra le braccia, con tanto trasporto da sollevarmi di peso. Un paio delle mie articolazioni ancora convalescenti urlarono in segno di protesta, ma non mi sarei sognata mai di lasciarlo andare, nemmeno se mi avesse rotto qualcosa. Reborn aveva tassativamente vietato a chiunque di disturbarmi durante il mio periodo di ripresa dalla batosta subita, per non rallentare il processo di guarigione sottoponendomi a continui stress. Ma ora che stavo di nuovo bene, avevo preteso di poterli rivedere, e Reborn dopo aver fatto controllare, forse fin troppo accuratamente per i miei gusti, al dottor Shamall se effettivamente ero guarita, decise che poteva concedere il suo via libera alla ripresa delle visite in casa Sawada. Ci avevo messo una buona mezz’ora per far smettere di piangere Gokudera, quando l’avevo chiamato per dirgli che ero tornata in salute e che lo aspettavo presto..
“Quanto mi è mancato il mio scricciolo!” disse, allegro, mentre Reborn usciva dalla stanza sbadigliando per andare a svegliare i piccoli e Bianchi. “Oh, ogni sera, ci si ritrovava con Gokudera per sentire se c’erano novità da parte del tuo inflessibile piccolo tutor, e sinceramente si iniziava a sfiorare l’isteria. Poi ieri sera, finalmente hai telefonato! Ah a proposito, il mio vecchio ti manda i suoi saluti!”
“Ricambia e ringrazialo. Ah.. digli anche che mi dispiace infinitamente per quello che ti è stato fatto, che è stata tutta colpa mia se per poco non perdeva suo figlio..”
“Sciocchezze, mi avrebbe servito col sashimi, se avesse saputo che ti avevo mandata là fuori in braccio a quei tipi senza far nulla! E poi io sto un favola, non si vede?”
“Non del tutto, perciò fammi vedere subito il braccio, e deciderò io se stai una favola o no..” mormorai, seria. Lui annui tranquillo, e mi sedette accanto a me sul letto tendendo il braccio destro, a cui sollevai esitante la manica della camicia, per scoprire la pelle dal polso al gomito. Effettivamente era guarito del tutto, ma si vedeva abbastanza nitidamente la cicatrice del morso di Ken. Mentre sfioravo triste con un dito la sua pelle bianca deturpata da quei segni, lui mi mise la mano destra sulla spalla, e strinse le dita attorno alla mia clavicola. Mi fece piegare da una parte..
“Senti? La mia presa è perfetta, anche se adesso sto facendo piano. Non ho subito alcun danno, puoi stare tranquilla! Per i segni dei morsi, non è un problema. Le ragazze da sempre dicono che le cicatrici di guerra fanno figo!”
Lo osservai stupita, mentre gli tiravo giù la manica della camicia e lo osservavo prendere il sacchetto con le brioche. Yamamoto aveva davvero uno spirito unico nel suo genere. Sembrava la classica persona che riusciva a mantenersi calmo anche se parcheggiato nell’occhio di un ciclone. Però, pensai, mentre lo guardavo mangiare carezzandomi la guancia e sorridendomi affettuosamente, un errore come quello che avevo commesso due volte non sarebbe ricapitato. Yamamoto non apparteneva a quel mondo marcio a cui io invece ero destinata sin dalla nascita e a cui non potevo, pur volendolo, sfuggire. Ci era entrato per amor mio, per il mio bene, ma il prezzo da pagare si era rivelato fin da subito insostenibile a mio avviso, anche se lui sorvolava. Quelle cicatrici, sarebbero state il mio debito eterno con lui. Però, c’era anche da ammettere che la sua essenza calma e rassicurante certe volte era la sola cosa che riusciva a placare i miei tormenti. Raffreddava le brucianti ferite nel mio animo come.. la pioggia.
Mentre pensavo a questo, posando la mia mano sulla sua sorridendogli, cercando di trasmettere in quel gesto, la profonda gratitudine e l’affetto che nutrivo per lui, la porta della mia camera si aprì con veemenza tale che per poco non schizzò fuori dai cardini. E l’unica persona da me conosciuta in possesso di tanta grazia nelle sue entrate, fece ingresso.
“Gokudera..” mormorai. Lui rimase un paio di secondi a fissarmi, l’aria di chi ha davanti la sacra famiglia al completo.
“Mia..mia luce! Non trovo le parole per dirti quanto abbia atteso questo mom.. togli quella mano all’istante..”
Aveva cambiato espressione e atteggiamento così velocemente che feci fatica a stare al passo con i suoi pensieri. Poi, mi accorsi che tenevo ancora la mano di Yamamoto, e mi ricordai anche quanto Gokudera trovasse inconcepibile che una qualsiasi forma di vita entrasse in contatto fisico con me. Yamamoto lo guardò indifferente masticando la sua colazione.
“Sennò?” rimbeccò.
“Te la faccio saltare via dal polso..” ringhiò Gokudera avvicinandosi, furioso.
“Col rischio di impiastrare tutti i muri col sangue? Poi toccherebbe a scricciolo ripulire, non sarebbe gentile da parte tua, mi sa.. ”
Osservai Yamamoto, stupefatta. Da quando in qua lo divertiva giocare tanto col fuoco? Aveva visto di cosa era capace Gokudera, cosa lo provocava a fare?
Gokudera però, parve seriamente riflettere su quelle parole, perché assunse un’aria un po stupita. Yamamoto pescò un cornetto al cioccolato dall’involto, me lo porse e lasciò il sacchetto a Gokudera.
“Toh, la mano che volevi far brillare, è la stessa che ti ha preso la colazione. Cornetto integrale senza farcitura, come assurdamente piace a te, guerrafondaio.. ”
Gokudera osservò il sacchetto, poi lo aprì diffidente e ne osservò il contenuto. Per un secondo, notai una certa soddisfazione e golosità nel suo sguardo, ma lo fece sparire subito rimettendo al suo posto il solito sospetto.
“Non ti ho chiesto io di farlo, che non ti venga in mente di dire che sono in debito..”
“Basta, voi due!” sbottai, spazientita. “Neanche cinque minuti, e già litigate.. e tu neanche mi hai salutato per bene, prima!”
Senza lasciargli il tempo di rispondere o replicare, mi alzai dal letto e gli corsi incontro, abbracciandolo forte. L’odore inconfondibile di tabacco, colonia italiana e polvere da sparo mi entrò nei polmoni, che lo accolsero nostalgici. Se solo avesse saputo come mi sentivo davvero in quel momento, neanche avrebbe pensato alla mia mano su quella di Yamamoto. Sì, mi erano mancati entrambi enormemente, ma..nel profondo del mio cuore, sapevo che l’assenza di Gokudera in quei giorni mi aveva marchiata di più di ogni altra. Quante volte avevo sperato che il suo spirito ribelle avesse la meglio sugli ordini impartiti, e lo spingesse a scalare la facciata della mia casa e a bussare al vetro della mia finestra per riuscire, anche solo per qualche minuto, a vedermi. Per parlare con me del più e del meno senza che la Mafia mettesse dito, senza che mi vedesse come il suo leader ma come una semplice ragazza, come se la famiglia Vongola nemmeno facesse parte delle nostre vite. Due semplici studenti in un semplice mondo. Niente guerra, niente morte, solo noi.
“Sono..sono felicissimo di vedervi ritornata in salute, mia luce. Sono stato.. sono stato molto in pensiero..”
Aveva la mano posata delicatamente contro la mia schiena, ma il suo sguardo andava oltre la mia spalla, verso Yamamoto. Ed era carico di qualcosa che non gli avevo mai visto, qualcosa che andava ben oltre la solita malcelata antipatia. Sembrava quasi che Yamamoto, agli occhi di Gokudera, avesse commesso la peggiore delle scempiaggini, qualcosa che lo stesso Gokudera sembrava incapace di concepire. Era furioso, ma al contempo non sembrava capire il perché. Decisi di fare qualcosa.
“Yamamoto è arrivato 5 minuti fa, sai? E ha portato la colazione! Ahaha si è persino ricordato che non puoi mangiare i dolci troppo carichi di creme per via del tuo stomaco, pensa!”
Gokudera annui meccanico, lanciando strane occhiate ora a Yamamoto, ora al mio letto. Realizzando finalmente cosa stesse covando, sbuffai esasperata.
“Oh per l’amor di..per la non so quant’esima volta, Gokudera, il venire a contatto con me non significa oltraggiarmi, profanare la mia santità o che so io, chiaro? Le persone a me care, se vogliono, sono liberissime di abbracciarmi, di darmi la mano, di portarmi la colazione in camera e anche di sedersi sul mio letto, se ne hanno voglia! Anzi, avrei piacere che anche tu lo facessi, invece di trattarmi come se fossi una maledetta bambolina di porcellana cinese.. ”
“Non vorrei trattarti come una bambolina di porcellana, mia luce, ma..è bene che un subordinato tenga sempre a mente qual è il suo posto..”
“Oh certo, un subordinato! Ma si da il caso che io non ne abbia mezzo, di subordinato, io ho degli amici! Ora, o pianti il sedere su quel letto, mangi il tuo bel croissant 5 cereali e fai colazione con noi..o giuro che ti scaravento giù dal balcone!”
Gokudera sgranò gli occhi, allarmato. Yamamoto rise sotto i baffi, inzuppando in suo cornetto nel caffè fatto da Reborn, e rubò il sacchetto dalle mani di Gokudera, che lo incenerì.
“Su,su, sono settimane che non ci si vede, non trascorriamo la rimpatriata a suon di urlacci e sguardi truci! Dai, coglionazzo, i croissant vanno mangiati caldi per rendergli giustizia, e se rimani lì un altro po, finirò per seccarmi anche questo grumo di segatura travestito da colazione!”
“L’unica cosa che andrebbe seccata qui, sei tu, stupido coglione del baseball! E vedi di stare alla larga dalla mia colazione, o muterò la tua nel pasto del condannato..”
Facendo finta di dare un morso alla brioche integrale di Gokudera, Yamamoto lo indusse a fiondarsi su di lui per recuperarla, dando inizio all’ennesima litigata, stavolta in puro stile Gokudera – Yamamoto, e a me non rimase che restarmene lì a guardarli come una mammina esasperata, cercando ogni tanto di metterli calmi, ma senza scomodarmi poi più di tanto. A essere onesti, le loro liti senza senso erano una delle cose che mi era mancata di più. In quei giorni passati in isolamento, con la sola compagnia delle mie fitte, a recuperare centimetro per centimetro la mia naturale mobilità, avevo avuto il tempo di revisionare tutti e 16 gli anni, consci e inconsci, della mia vita. Ed ero giunta alla conclusione che, per quanto mi lamentassi senza posa di quei ritmi isterici e spossanti, gli ultimi 365 giorni erano stati i migliori e i più indimenticabili. Prima, la mia esistenza era in dubbio per essere definita tale, ma in un anno da essere umano che più che vivo poteva essere definito sì e no esistente, ero diventata il centro nevralgico e vitale di un mondo pressoché assurdo ma a volte dolorosamente concreto. Perché io, Taya Sawada, avevo scoperto di possedere dalla nascita, un dono unico nel suo genere, un antico potere vecchio di un secolo forgiato dalle mani di un’antica famiglia mafiosa italiana, i Vongola, che dopo lunghe attese da parte di chi ne attendeva il ritorno, pareva essersi destato proprio in me, nominata automaticamente erede universale dei Vongola, rivelatosi poi i miei antenati.
Tanti erano stati i dubbi, le paure, le negazioni e i momenti di ribellione e di fuga. La mafia che conoscevo io dai notiziari e dai giornali, in fondo, era solo fatta di sangue, omicidi e ingiustizie, non concepivo l’idea di esserne una parte integrale anch’io. Ma col tempo, avevo conosciuto e compreso i sani principi e gli ideali pacifici con cui lui, il cui sangue scorreva nelle mie vene, aveva improntato la sua famiglia. Lui che, attraverso quel sangue, mi aveva mandato in eredità la sua forza, il suo più grande tesoro: le fiamme dell’ultimo volere. Chi possedeva quest’ antico potere, aveva la capacità di leggere fino in fondo all’anima delle persone, e di contrastare ogni nemico. Sì, questo era il dono fattomi da lui che portava il mio sangue. Lui, Giotto Vongola, capo fondatore e primo Boss della famiglia Vongola, nientemeno che il mio tris - tris - tris nonno, un uomo che ancora in tenera età, aveva cambiato il mondo. Beh, sempre se davvero di un uomo si trattava. Grandi e oscuri erano i misteri legati alla figura del mio leggendario antenato, uno dei tanti era che la mente che aveva ideato miriadi d’idee progressiste e visionarie per cambiare il mondo, la mano che aveva guidato quel mondo prigioniero dell’buio verso la luce, erano le mani e la mente..di una donna. Sfortunatamente non esisteva prova tangibile o una qualsiasi testimonianza di ciò, e non giocava a vantaggio di questa tesi il fatto che l’antico potere dei Vongola, le fiamme di Giotto, da sempre si siano reincarnate di padre in figlio solo nella discendenza maschile, senza falli, fino all’estinguersi per la mancanza di eredi maschi portatori. Poi, un secolo dopo la morte del mio glorioso e sibillino avo, le sue fiamme si sono svegliate in me, una femmina. Nel cuore di molti, a sentire Reborn, era celata silente questa speranza, che ora gravava pesante sulle mie spalle.  Non potevo ancora dire onestamente cosa ne pensassi a riguardo, ma si dava il caso che da quando l’antico spirito dei Vongola si era svegliato in me, i miei sogni erano spesso tormentati da una misteriosa voce avvolta dalle tenebre..una voce femminile. Nessuno sapeva di questa cosa, non ne avevo fatto parola con nessuno. Nemmeno con colui a cui la mia famiglia aveva affidato il compito di crescere il mio corpo e maturare il mio spirito in vista dell’assunzione della carica di decimo boss della famiglia: il killer n ° 1 al mondo, Reborn.
Reborn..altra fittissima rete di misteri anche per di lì, quasi fitta come quella del mio nonnino. Ma poco ma sicuro, anche se a differenza di Giotto può farlo, Reborn non risponderà mai neanche in punto di morte alle mie domande sulla sua persona. Però di una cosa ho la certezza: Reborn non è, e non mi convincerà mai del contrario..un bambino normale. O per meglio dire..un bambino vero e proprio.
Beh, ora come ora, francamente non sentivo così impellente la mia sete di risposte sull’argomento Reborn. Avevo altre gatte, da pelare. Neanche un mesetto prima, avevo avvertito sul mio collo e su quello dei miei amici, l’alito mefitico e freddo del triste mietitore. Da lì, avevo deciso che non avrei permesso una seconda volta a dubbi e incertezze di offuscarmi la mente. Non ero più sola, e bisognava che lo ricordassi bene. Non era più il momento delle lacrime, dovevo iniziare finalmente a godermi la vita. Sapevo bene, anche grazie al fatto che Reborn me lo ripeteva con costanza esacerbante, che probabilmente la pacchia non sarebbe durata a lungo. Ma almeno, di quei momenti di pace regalati dalla buona sorte, avrei fatto gran tesoro.
Stavo di nuovo bene, avevo riavuto la vecchia banda indietro. Cosa m’impediva ancora di essere felice?
Finita la colazione, ricevetti una chiamata da Kyoko-chan, che mi invitava a prendere un gelato giù in paese con i piccoli e Haru.
Sì, altro piacevolissimo dettaglio anche questo. Durante la mia assenza, giustificata ai più come la convalescenza in seguito ad un’aggressione da parte delle stesse mani che avevano disastrato i volti dei miei compagni di scuola, Haru e Kyoko avevano chiamato regolarmente mamma per un bollettino giornaliero sugli sviluppi della mia guarigione, a cui loro stesse avevano contribuito imbottendo casa di dolcetti e bibite polivitaminiche fatti in casa da loro. Sante subito..
Avevo inoltre saputo che Ryohei, il fratello maggiore di Kyoko, era letteralmente andato su tutte le furie quando la sorellina gli aveva comunicato che quei balordi avevano osato alzare dito si di me, primo perché sono una donna, secondo, una a lui cara quasi come la sua stessa sorella, e si era unito con le ragazze al gruppo in attesa di novità con Yamamoto e Gokudera, con cui in qualche modo pareva aver legato. Dico in qualche modo perché, strano ma vero, a Gokudera la sua esuberante energia dava vagamente sui nervi. Però a Yamamoto piaceva il suo spirito sportivo, e a sentire Kyoko, si dilettava a far da mediatore tra i due. Altro buon candidato per la santificazione. Ryohei e Yamamoto mancavano solo agli allenamenti del baseball e della boxe, ma al loro ritorno pretendevano resoconti dettagliati sui miei progressi. Credo che sia stato in seguito alla nascita di quei due, che fu coniato il termine “gigante buono”.
Nel pomeriggio speravo di poter vedere il mio entusiastico amico dal guantone d’oro, ma Kyoko mi aveva informata un’ora prima via sms che un suo Kohai aveva bisogno di una allenamento supplementare e che quindi sarebbe stato trattenuto alla palestra, ma che aveva insistito per farmi sapere da sua sorella che mi mandava un bacio e che mi aspettava quando volevo a casa Sasagawa e in palestra. Avevo risposto a Kyoko che accettavo l’invito e ricambiavo il bacio con affetto.
“Il messaggio dice che le ragazze sono già in centro, e sono dirette alla pasticceria del sign. Tanaka. I piccoli sono con arrivati poco fa con Bianchi, e  vogliono una coppa gelato per colazione!”
Decidemmo così, terminata la colazione, di raggiungerle subito, con l’intenzione di pranzare tutti insieme da qualche parte.
Scoprì amaramente, però, che camminare era ancora piuttosto complicato, e a circa metà strada dovetti cedere alle insistenze di Gokudera,e mi aggrappai al suo braccio facendomi sostenere da lui, mentre Reborn, si accampò sulla spalla di Yamamoto. Strano, pensai. Da fantomatico giorno della battaglia contro I Kokuyo, in cui per la prima volta Yamamoto era sceso in campo, Reborn aveva preso il vizio di stargli sempre appresso, come se improvvisamente gli si fosse affezionato. Conoscendo la diffidenza e il rifiuto di Reborn verso il contatto fisico con altri esseri umani, la cosa mi era puzzata da subito. Ma a mo di spiegazione, il mio tutor mi aveva risposto che Yamamoto gli ispirava fiducia perché era buono con me, e che da lassù si poteva godere delle correnti fresche a lui in genere negate. Non me la dava a bere per niente. Anche Gokudera era sempre gentile con me, eppure Reborn non gli era chissà quanto affezionato, e sapevo che Reborn non si sarebbe avvicinato tanto a qualcuno solo per un po di brezza. Ma come al solito, indagare oltre non lasciava speranza a risposte, e così smisi di pensarci. Anche perché il dolore continuava a distrarmi.
“Te lo dissi che era ancora presto, per le gitarelle fuori porta..” bofonchiò, osservandomi.
“Sto bene..” rimbeccai, spostando il peso da una gamba all’altra tentando di capire quale delle due mi lanciasse meno fitte di dolore, con Gokudera che cercava di non farmi cadere per terra mentre zampettavo come un airone storno.
“Mia luce, temo che il maestro Reborn abbia ragione, conviene tornare a casa, per oggi..”
Mi ritrovai davanti ai suoi begli occhi verdi carichi di apprensione, mentre sentivo rinforzare la presa del suo braccio attorno alla mia vita, l’odore del tabacco e dello zolfo che entrava zaffate nelle mie narici a ogni movimento.
“No, a mio modesto parere ho fatto fin troppi giorni di riposo, Ho solo un po di ruggine sulle articolazioni, sono settimane che non mi muovo, bisogna che mi sgranchisca, tutto qua. Tu, piuttosto, sei guarito del tutto o stai qui a fare l’eroe? Avvelenamento e affini, intendo..”
Gokudera tirò una boccata alla sua immancabile sigaretta e buttò il fumo verso Yamamoto, che finse di colpire con un’immaginaria mazza da baseball le pestilenziali nuvolette grigiastre, e mi sorrise.
“Io e mister fuori campo qui siamo duri da mandare sotto terra, mia luce, sfortunatamente per lui..”
“Oh, anch’io ti voglio bene, zuccherino!” disse Yamamoto, stropicciando i capelli di Gokudera, che per tutta risposta, tentò di spegnergli la sigaretta in fronte.
“Buoni, bambini, mamma non vi compra il gelato, sennò.. mi fa piacere sentirtelo dire, Gokudera..oh ecco le ragazze..Kyoko-chan, Haru!”
Appena si sentirono chiamare, le ragazze si voltarono, e sui loro bei visi apparve un radioso sorriso, e mi corsero incontro. Wow..chi l’avrebbe mai detto che un giorno santa Kyoko, avrebbe spiccato la corsa al mio indirizzo? Il destino è davvero bislacco, a volte..
“Taya, sia ringraziato il cielo, sei di nuovo in piedi! Mio dio..non potrai mai sapere cosa abbiamo passato io e mio fratello, saputo che quei teppisti ti avevano usato violenza solo perché eri andata a cercare Hibari e il piccolo Fuuta nella loro zona dopo che erano spariti nel nulla..come hanno osato, massacrarti con un bastone! E meno male che Gokudera e Yamamoto hanno riportato solo qualche ferita, e che il bambino si è nascosto in tempo prima d’esser visto. E davvero tremendo pensare che al mondo esistano persone tanto malvagie.. ”
Mi prese il viso tra le mani, tiepide e profumate di vaniglia, come probabilmente lo erano quelle della sua collega diretta, la Vergine Maria.
Haru non sembrava in gradi di proferire parole tanto era commossa, e optò quindi per una manifestazione corporale della sua gioia, stritolandomi in un abbraccio. Mi parve di sentire le ossa sbriciolarsi come grissini. I piccoli mi vennero incontro in gran carriera dall’area giochi del parco, i tre musetti glassati alla panna e cioccolato. Haru trattenne i due più piccoli e più imbrattati, che avevano già spiccato il balzo per atterrarmi in braccio.
“No, pandorini, la vostra mammina non sta ancora bene, le fate male se le saltate su come delle molle. Coccole moderate, da bravi.. ”
I –pin e Lambo, contro ogni legge terrena, annuirono diligenti, e mi diedero una guancia a testa un leggero bacino al gelato.
“Ahaha.. dolci nel vero senso della parola, scricciolo!” ridacchiò Yamamoto, mentre Kyoko mi toglieva con una salvietta imbevuta la glassa dalle guance schivando taglietti e ferite, e Haru tentava di smacchiare i visetti dei piccoli. Mentre osservavo Lambo tentare di azzannare la salvietta umida vicino al suo naso, dietro di lui notai Fuuta, nascosto dietro Gokudera, un po’ in disparte per evitare la sorella, seduta al tavolino a sfogliare un giornale di moda.
“Tu non mi saluti? Non farai mica il timido, spero.. ” dissi, sorridendogli.
Fuuta parve preso in contropiede, e un po’ esitante sbucò da dietro la schiena di Gokudera, e si avvinò piano, le manine candide attorcigliate in grembo. Non potevo dire, in sincerità, di non aver previsto una cosa simile. Fuuta da sempre, aveva un carattere remissivo e mite, e viveva nel terrore di mancare di rispetto a chicchessia in qualche modo. Potevo dunque immaginare in che stato riversasse la sua coscienza, dopo che, manovrato e sottoposto a indicibili torture da quei tipi, aveva prima venduto e in seguito cercato di uccidere me, che lui vedeva come sua madre, e aveva pugnalato in grembo Bianchi, la donna che lo allevava e accudiva come se fosse suo.
Con questi pensiero atroci, mi morsi vigorosamente la lingua per evitare lamenti traditori, e mi chinai verso il maggiore dei miei “figli”.
“Mettiamo subito le cose in chiaro, prima che certi pensieri, non sbagliati ma di più, prendano gamba: nessuno, neanche per un millesimo di secondo, si è mai fatto venire in mente che tu sia colpevole di qualsiasi cosa tra quelle che sono successe, intesi? Quella serpe ti ha manovrato come un burattino usando i suoi fetidi trucchetti sadici, e tu questo lo devi tenere bene a mente. Io.. mamma sa che non faresti mai male a nessuno. E lo sa anche Bianchi. Va meglio adesso..cucciolo?”
Bianchi, dietro di lui, si era alzata mentre parlavo, e ora era alle spalle di Fuuta, una mano posata sulla sua testina biondo grano. Dalla sua miniaturizzata maglietta di tela di ragno sbucava una buona dose di pancia, dove era ben visibile un bel taglio obliquo e roseo, ormai cicatrizzato del tutto, ma che probabilmente le sarebbe rimasto a vita. Fuuta ci guardò entrambe, i dolci occhietti color miele colmi di agognato sollievo, poi spiccò un balzo e schioccò un bel bacio al cioccolato e vaniglia sulla guancia di Bianchi, per poi correre da me ad abbracciarmi forte.
“No, lascialo fare..non sento dolore, adesso..” dissi ad Haru, che era intervenuta per fermarlo.
“Già, neanche rifarmi da capo il trucco mi è mai dispiaciuto di meno, devo dire..” commentò Bianchi, togliendosi la glassa dalla guancia e pescando dalla borsa la cipria, tirando furtivamente su ogni tanto col naso.
Mentre la osservavo ridendo tra me e me, alle mie spalle il silenzio fu infranto da un boato assurdo. Tutti i presenti si voltarono sorpresi, e i piccoli corsero verso Bianchi, spaventati. Ma prima che qualcuno potesse capire cl’origine di quella tonata, ne venne una seconda e stavolta l’edificio alle mie spalle saltò letteralmente per aria, lanciandosi attorno detriti e un polverone che avvolse tutto. Feci appena in tempo a spingere Fuuta verso Bianchi, che una pioggia di calcinacci e pezzi di cemento mi caddero addosso a pioggia, colpendomi dolorosamente la schiena e varie parti del corpo. Yamamoto mi piombò addosso come una saetta, mi prese di peso in braccio e iniziò a correre in direzione opposta all’esplosione, zigzagando per evitare pezzi vaganti di muro che cadevano da ogni direzione, con Gokudera al suo fianco che correva all’indietro nel tentativo di capire cosa diavolo avesse causato il crollo di quel palazzo.
Trovammo finalmente riparo da quell’inferno dietro una grossa parete di cemento, appartenente al palazzo caduto una trentina di metri più in là, e Yamamoto mi posò a terra, per poi tirare il collo oltre il muro per vedere dove fossero le ragazze e i bambini.
“Non vedo niente, e poco fa mi è parso che fosse venuto giù un altro edifico, dal botto che si è sentito!”
“Cazzo.. ma chi diavolo è che decide di demolire mezza città senza sfollare le persone?” ringhiò Gokudera, guardando dappertutto con fare agitato.
“Hayato! Hayato, dove sei, rispondimi!”
Una voce femminile venne dal nuvolone di polvere, alle nostre spalle. Era Bianchi.
“Sorella! Vieni da questa parte, siamo qui, stiamo bene! segui la mia voce!” rispose Gokudera, arrischiandosi ad alzare la testa oltre la parete che ci offriva riparo. “Voi state bene? Le ragazze ei piccoli?”
“Stiamo bene, i piccoli hanno solo preso un bello spavento.. Hayato, Reborn è lì, vero?”
Automaticamente, la mia testa roteò verso Yamamoto. La sua spalla era vuota, Reborn doveva essere caduto durante la fuga. Schizzai in piedi, le ferite alle gambe e i vecchi dolori ben attivi, e iniziai a guardarmi attorno, febbrile. Reborn.. dove diavolo era finito?
“Sto qua, tranquilla. Il figlio qua mi ha disarcionato per sbaglio, ma teneva buoni motivi..”
Reborn spuntò a mo’ di fungo al mio fianco, impolverato e corrucciato. Sospirai sollevata.
“Tieni poco da sospirare, bell’è papà. Qua teniamo un problema, mi sa.. ”
Notai che lanciava occhiate in tutte le direzioni, come se cercasse di captare qualche presenza. Bianchi e le ragazze apparvero dalla nube di polvere, confuse e impaurite. Bianchi raccolse Reborn e lo strinse a sé.
“Reborn, che sta succedendo?” gli chiese.
“Sto giusto cercando di capirlo..” rispose lui, assorto, sempre gettandosi occhiate intorno.
“Comunque sia,la nume di polvere si sta posando, meglio vedere se ci sono feriti in giro..”
Incerta sulle mie gambe un po disastrate, iniziai a camminare verso il centro della piazza, ma avevo fatto si e no tre metri, quando all’improvviso qualcosa mi piovve addosso con la grazia di una palla demolitrice, mandandomi al tappeto. Cadendo, il mio fondoschiena urtò con forza sul duro asfalto, mozzandomi il fiato. Convinta di essermi come minimi sbriciolata l’osso sacro e inebetita dalla botta, cercai di spingermi via di dosso l’oggetto volante che mi aveva atterrato, ma posandoci le mani su per sfilarlo via dalle mie gambe, ebbi un sussulto: non era pietra o legno. Era qualcosa di morbido.. ed era caldo!
Interdetta, iniziai a scansare la polvere che avevo sollevato cadendo, e finalmente riuscì a vedere che cosa mi aveva colpita. E per poco non mi prese un colpo. Non mi aveva colpita un detrito..ma un ragazzino!
Rapida, spostai i pezzi di cementi e legna lì attorno, lo sfilai piano via dalle mie gambe e lo adagiai delicatamente per terra, la testa posata sulle mie ginocchia, e posai esitante le dita sul suo collo, pregando dio che fosse ancora vivo. Fortunatamente, il suo cuore batté vigorosamente contro i miei polpastrelli. Stava bene. Cercai allora di toglierli la polvere dalla bocca e dagli occhi, in modo che non la inghiottisse o non si accecasse una volta sveglio. Aveva il viso piccolo e pallido, e la sua pelle era morbida quasi come quella di Fuuta, il che mi fece pensare che doveva avere al massimo tredici anni. Aveva i capelli coperti di polvere e cemento, ma si notava lo stesso che erano di un bel biondo grano, lunghi quasi fino alle spalle con un bel ciuffo sul davanti, e tagliati in maniera ordinata intorno al viso, incorniciandolo per bene. Indossava dei vestiti piuttosto strani, una giacca nera, una camicia bianca infilata nei jeans scuri e una maglietta rossa, ed erano tutti strappati e sporchi di polvere. Il poveretto doveva essersi beccato il colpo in pieno, quando il primo palazzo era venuto giù. Speravo non avesse subito danni gravi, anche se non mi sembrava avesse niente di rotto. Delicatamente, iniziai a soffiargli in faccia e a picchiettargli una guancia.
“Ehi, ragazzino, mi senti? Da bravo, apri gli occhi, se mi senti, su..”
Niente, continuava a restare incosciente.
“ Oh accidenti.. Gokudera, Yamamoto, venite qua, svelti, mi serve aiuto! Avanti, sforzai, apri gli occhi..”
Finalmente, il ragazzino parve riscuotersi dal suo sonno, e iniziò a fare delle smorfie, segno che si stava risvegliando. Lentamente, aprì gli occhi al giorno. Erano di un bellissimo azzurro cielo.
“Oh meno male, bravo.. resta sdraiato, però, se ti muovi rischi di svenire di nuovo..come ti senti?”
Il ragazzo mi guardò dal basso verso l’alto, vagamente suonato, tentando di mettermi a fuoco. Quando finalmente parve riuscirci, iniziò a biascicare cose senza senso.
“Oh buon dio, non so dire quanto sia rammaricato per tutto questo. Cielo, che terribile confusione, devo aver creato.. oh, diamine..”
Aveva cercato di mettersi seduto, ma lo aveva fatto troppo velocemente, e si era fatto venire un capogiro.
Mentre lo riposavo preoccupata sulle mie gambe e lo osservavo aprire e chiudere gli occhi dalla pupilla dilatata al massimo, Yamamoto arrivò di gran carriera, con Gokudera e compagnia alle calcagna.
“Scricciolo! Tutto bene? Abbiamo visto caderti addosso qualcosa, ma poi si è alzata ancora questa maledetta polvere,e  ti abbiamo persa!”
“Quel qualcosa era questo ragazzo.. no, non ti rimettere a dormire, devi restare sveglio, o rischi di collassare di nuovo!”
Cercai di fargli stare su almeno le spalle e la testa tenendolo su con le braccia, mentre gli toglievo i capelli dal viso e gli continuavo a soffiare in faccia per tenerlo sveglio. Parve riaversi di nuovo, stavolta un po’ meglio di prima, e Bianchi mi venne in soccorso porgendomi una borraccia con dentro il succo di frutta dei piccoli. Lo trangugiò vorace, e a ogni sorso parve prendere un po’ di colorito sul viso cereo. Gli riuscì perfino di star seduto da solo. Dopo aver bevuto, rimase lì un po’ a respirare a fondo.
“Fai respiri profondi, dentro dal naso, fuori dalla bocca..” gli dissi, pulendogli il viso con una salvietta umida. Lui obbedì, e parve star meglio, anche se sudava copiosamente. “Come va, adesso’”
“Mo..molto meglio, grazie. Vi.. vi sono grato per il vostro aiuto, gentil si..”
Si era voltato a guardarmi con aria gentile, ma appena mi aveva visto in faccia, era sbiancato di nuovo, e mi guardava allucinato.
“Oh dio..non starai di nuovo per svenire?” chiesi, preoccupata.
“Vo..vossia qui, perchè?” chiese, allarmassimo, e mi prese le mani tra le sue. Vossia? Vossia nel 21° secolo? Era rimasto un po’ indietro con i tempi, il ragazzo!
“Ahm.. ok, penso proprio che un altro paio d’orette di sonno, in fondo non ti starebbero scomode, sai?”
Lui apri bocca per rispondere, ma nell’istante in cui lo fece, dal nulla nell’aria si propagò un suono talmente ostile da mandare in frantumi i timpani. Persino gli allarmi di alcune macchine dei dintorni, fecero scattare gli allarmi. Ma quel che era peggio di quel suono infernale, era che pareva, anche se inverosimilmente..un urlo umano. Ma che razza di essere umano poteva produrre un urlo simile?!
Appena quel boato cessò, il ragazzino biondo scattò in piedi, trascinando su anche me.
“Voi..dovete lasciare immediatamente questi luoghi, prima che vi accada il peggio, mia signora..”
“Ma..ma io..”
“Oh, di bene in meglio..che stai a fare tu qua?”
Reborn era arrivato, e si era rivolto subito a quello strano ragazzino, che parve riconoscerlo.
“Maestro Reborn..beh, temo a ragione che voi abbiate già capito il motivo della mia presenza qui, maestro..”
“Rogne, a modesto parere mio..” borbottò Reborn. “sbaglio?”
Il ragazzo denegò, e Reborn emise un versetto stizzito, mentre nell’aria echeggiò ancora quel verso disumano.
“Ok, qui i tempi stringono, occorre muovere il portapacchi..Signore mie, questo non è posto per fanciulle e piccirilli. Bianchi, piglia le ragazze e i Bimbi e levate in fretta le tende da qua, vai..”
Bianchi annui seria, e sospinse lontano le ragazze e i piccoli. Quando fu certo che fossero tutti al riparo, Reborn mi prese salda per un braccio.
“Cammina, devi levarti anche tu da qua, svelta..”
Senza poter replicare, Reborn iniziò a trascinarmi via, ma non facemmo un passo, che venne un terzo orrendo urlo. Stavolta così vicino che mi fischiarono le orecchie. Ma stavolta, quell’urlo..arrivò accompagnato da un uomo, dal suo padrone.
Era decisamente più grande di me, sia d’età che di stazza. Indossava pantaloni di pelle e un cappotto lungo fino ai fianchi, neri come la pece, e dei robusti stivali fino al ginocchio, e dalla testa gli scendevano lunghissimi capelli lisci, candidi come la neve fresca, tagliati in una frangetta ribelle che gli copriva appena gli occhi, gelidi e folli come mai ne avevo visti. Stava in piedi su un rimasuglio di palazzo distrutto, l’aria esaltata e un sorriso isterico in faccia. Poi, cogliendo alla sprovvista tutti, cacciò l’ennesimo urlo, facendo vibrare l’aria tutt’attorno:
“VOOOOOOOI!ECCO DOVE TI ERI ANDATO A FICCARE, STRAMALEDETTISIMO SCARAFAGGIO DÌ MERDA!!”
A quelle parole, il ragazzino balzo indietro come una gazzella, parandosi davanti a me come per cercare di nascondermi o ripararmi, le braccia strette attorno alla mia vita, le mani tremanti contro la mia schiena, gli occhi fissi sull’ uomo dai polmoni d’acciaio. Lui per tutta risposta baldo con eleganza dal cumulo di macerie, e iniziò ad avanzare verso di noi, il passo lento ma deciso, il sorriso esaltato sempre al suo posto. Notai che nella mano destra guantata di nero, stringeva una lucente spada. E notai che i segni sui vestiti di quel ragazzino parevano essere proprio segni di taglio, larghi e profondi. Mi corse un brivido.
“Lui.. è stato lui a farti queste ferite e a scaraventarti giù da quel palazzo?”
Il ragazzino mi diede una rapidissima occhiata.
“Si, ma solo perché non ho concesso più di ciò, mia signora..” soffiò.
L’uomo, nel frattempo, aveva messo tra di noi ormai una decina scarsa di metri, e ora stava fermo a osservarci, il dito che correva su e giù lungo il filo della sua spada. Sembrava un puma appiattito tra le erbe alte che osserva l’antilope al pascolo, leccandosi i baffi. Decisamente poco incline al pacifismo.
“Allora..” disse in tono un po meno assordante, ma sempre piuttosto altero e aspro. “Direi, pidocchio, che è arrivato l’ora di tirare le somme. Te lo ripeto per l’ultima volta, e bada che non sto scherzando, mi hai già fatto perdere abbastanza tempo con questo cazzo di acchiapparella..dammeli!”
Il ragazzo ringhiò adirato, e mi strinse ancora più forte.
“Mai..anche se dovessi attraverso l’arma che impugni, spargere su questa terra ogni singola goccia del mio sangue..non te li darò mai!!”
L’uomo non parve gradire la mancata collaborazione del ragazzo, perché assunse un’espressione funesta e saldò la presa alla sua spada. Il ragazzino però non perse posizione, e scivolò ancora più vicino a me. Ormai il mio respiro finiva disperso lungo il suo collo. Poi, improvvisamente, sentì qualcosa di gelido premuto contro la pelle della pancia.
“Mia signora..” mormorò il ragazzo, mentre osservava l’uomo caricare il suo attacco respirando a fondo come un toro davanti al rosso. “Mi è permesso concedervi una manciata di istanti, vi prego dunque di farne tesoro e di essere scaltra. Ora, io attirerò l’attenzione di quel tipo verso di me, e voi rimarrete immobile in attesa di un mio segnale. Quando questo giungerà, v’imploro, mia dolce signora.. scappate, il più velocemente concesso a voi..”
“Co..cosa? tu..non pretenderai mica che ti lasci qua in braccio a quell’invasato, spero!”
Era impazzito, la botta aveva ufficialmente fatto danni, straparlava! Guardai oltre la sua spalla, lo spadaccino urlante. Non era un volto a me conosciuto, eppure in quei suoi occhi grigi e folli, leggevo come fosse scritta la sete di sangue. Trascinava al suo seguito, un velo di violenza che gelava la pelle. No, non potevo assolutamente lasciare quel povero ragazzino alla mercé di un essere simile, lo avrebbe fatto a pezzi in un istante.. Ma un istante dopo avermi impartito gli ordini, vidi il ragazzino portarsi schivo una mano alla bocca, e un istante dopo lo sentì inghiottire rumorosamente qualcosa. Quello che successe dopo, mi fece decisamente dimenticare i miei buoni propositi di paladina della giustizia.
Dall’attaccatura dei capelli dorati del ragazzino, dello stesso splendido azzurro dei suoi occhi, vidi scaturire delle lingue di fuoco guizzanti, non fosse per il colore, praticamente identiche alle mie. Mentre osservavo quel fenomeno straordinario, il ragazzino partì all’attacco di quel tizio, sguainando dalla giacca due strani oggetti simili a dei boomerang in acciaio, e lo vidi avventarsi come una belva sul suo nemico. Iniziarono un duello serrato, colpendosi senza pietà l’uno con l’altro, mandando scintille ovunque ogni volta che le loro armi si toccavano.
“Tsè, rogne è minimizzare la cosa, figlio mio..”
Reborn mi era giunto alle spalle senza che lo sentissi, e ora osservava cupo il duello.
“Reborn, le mie fiamme.. perchè quel ragazzino ha le mie fiamme?”
“Non tiene per nulla le fiamme tue, quelle sono celesti, è n’altra roba..ma mo’ non tieni tempo per fare domande, ce ne dobbiamo andare appena ti da il segnale, come ha detto..”
“Ma..anche ammesso che è bravo, non lo posso lasciare qui con quel pazzo, Reborn!”
“E invece si, e gli faresti dispetto disobbedendo alla sua richiesta, piccirì. Lui può farcela contro quell’armadio, ma tu.. tu non porteresti mai a casa la pelle, al suo posto. E poi non credo tu possa combattere contro quell’uomo nemmeno potendo..”
Stavo per chiedere perché di quella strana affermazione, quando un fischio acutissimo echeggiò nell’aria.
“Ecco il segnale.. Muoviti, leviamoci da qua, svelta!” disse Reborn, e senza esitare un secondo, mi prese per il braccio e iniziò a trascinarmi via di peso, Senza volerlo, iniziai a correre il più veloce possibile. Il senso di colpa mi bruciava l’anima come una candela sotto un foglio di carta. Se quel poveretto moriva, sarebbe stata solo colpa mia, che non lo avevo aiutato..
Raggiungemmo in fretta gli altri, situati oltre 300 metri dal punto in cui era in corso il combattimento di quei due.
“Mia luce, stai bene? Chi diavolo è quel pazzo urlatore?”
“Non lo so..ma quel ragazzino lo sta affrontando da solo per proteggermi..”
“Piantala di commiserarti, te lo dissi mo: lui può farcela contro quel tipo, tu no! E pure che fossi capace, ti ho già detto che non sono certo tu possa schierarti contro di lui. In sincerità, mi sto giusto chiedendo perché minchia si sta comportando così, francamente..”
“Come sarebbe a dire che non capisci perché fa cosi? Vuoi dirmi..che conosci anche il bestione ,oltre che il ragazzino? Dimmi subito chi sono, ora!”
Ma prima che giungesse risposta, ci fu l’ennesima esplosione, e la polvere tornò ad avvolgere ogni cosa. Un attimo dopo, dalla coltre venne un urlo, ma non era dell’uomo con la spada.
Spiccai all’istante una cosa nella nube, alla cieca tra le macerie, Gokudera e Yamamoto al seguito, pregando dio di essermi sbagliata su ciò che credevo fosse successo..
Finalmente, a tentoni raggiunsi il punto del duello, e in mezzo a un cumulo di detriti e pezzi di cemento, vidi il corpo del ragazzino, disteso nella polvere.
Corsi immediatamente da lui, e con mani tremanti, lo recuperai dalla nuvola di polvere, Ma appena lo ebbi tra le braccia, qualcosa mi colpì in mezzo alla schiena, scaraventandomi via come un fuscello. Dolorante e stordita dal colpo, cercai di rialzarmi e di capire che cosa mi avesse colpita con tale forza di impatto, ma ero ancora faccia in giù sul marciapiede polveroso, che un ‘ombra mi si parò alle spalle. Un’ombra longilinea e che teneva un oggetto allungato in mano..una spada!
“Non lagnarti con me, caramellina, io l’avevo avvisato quel pidocchio..” sentì ringhiare in tono acido alle mie spalle, quello che riconobbi come lo spadaccino dai capelli lunghi. “E lui aveva avvisato te.. dimmi, perché non hai fatto come diceva e sei scappata, eh?”
Maledetto.. ci aveva lasciato fare apposta, era stato al gioco!
Incapace di muovere le gambe e il busto a causa del violento colpo subito, tentai di mettere distanza tra me e lui trascinandomi nella polvere carponi, in preda al terrore.
Mesi prima, avevo combattuto contro colui che la malavita organizzata, la schivava come fosse un bacillo della peste, un uomo che prima ancora di avere un’ombra di barba, aveva sterminato un0intera famiglia con le sue sole forze. Un uomo che rispondeva al nome di Mukuro Rokudo. La paura per me, da quel giorno, aveva avuto le sue sembianze, nessuno pareva in grado di incutermi più paura di lui. Eppure, in quel momento, sdraiata tra la polvere e i detriti, osservavo il mio carnefice avvicinarsi e pensavo: Mukuro.. tu nemmeno la metà, mi hai spaventato..
Che cosa potevo fare..che cosa potevo fare?
Un improvviso stupore sul volto dello spadaccino. Uno strano colpetto sulla mia schiena. Un oggetto freddo premuto sulla mia scapola.
“Ecco che puoi fare, piccirì..”
L’uomo dai lunghi capelli candidi non ebbe nemmeno il tempo di realizzare cosa fosse successo, che era già tardi. Le calde e piacevoli fiamme arancioni e oro brillavano già in mezzo alla mia fronte, fluendo in tutto il mio corpo come energia liquida fusa al mio stesso sangue, cancellando il dolore al loro passaggio nelle mie vene. Fui investita da nuova forza, e le mie gambe recuperarono capacità di sostegno del mio peso. Da dietro l’angolo, Gokudera e Yamamoto sbucarono di corsa, ma Reborn alzò un braccio ammonitore.
“No, figli, non è aria per i vostro polmoni, chista..”
Gokudera accese una delle sue sigarette, fissando lo spadaccino, invelenito.
“Spiacente di dover abdicare un ordine, maestro Reborn, ma..non permetto a nessuno, finché calco il suolo di questo mondo, di sfiorare anche solo col pensiero la decima luce..”
“Idem con patate..” rincarò Yamamoto, estraendo la mazza da baseball in acciaio regalatagli da Reborn, che con un suo brusco movimento mutò in katana, e torcendola tra le mani, nervoso.
Reborn sbuffò stizzito.
“Padroni..” disse, e sparì in mezzo alle rovine dei palazzi crollati.
Lo spadaccino sembrava decisamente irritato.
“Chi.. o che cazzo pensate di essere, per reputarvi degni di pararvi di fronte a me, eh?!” sbraitò, la lama della sua spada che roteava in aria, sibilando. Senza dargli risposta, Gokudera e Yamamoto partirono all’attacco, Gokudera scagliando in aria decine di candelotti e Yamamoto attaccandolo frontalmente. L’uomo avrebbe subito danni, pensai, non esisteva margine di errore: o Yamamoto lo avrebbe affettato, o Gokudera gli avrebbe fatto saltare via qualche pezzo. A casa incolume, non sarebbe tornato mai.
Tranquillizzata, decisi di soccorrere il ragazzino, abbandonato tra le macerie, per metterlo a riparo da altro colpi vaganti, ma non mi ero nemmeno ancora mossa, che la dinamite di Gokudera esplose, provocando un frastuono assordante. Ma, invece di sentire il tizio urlare di dolore, sentì invece degli strani suoni gutturali. Un attimo dopo, due forme contorte volarono fuori dal polverone provocato dalla dinamite esplosa. E quando la nuvola si fu diramata, vidi con orrore che si trattava di Gokudera e Yamamoto. Fuori di me dallo shock, corsi da loro per vedere cosa gli era capitato. Ringraziando il cielo erano vivi entrambi, ma decisamente malconci. Sembravano aver subito violente percosse e diversi tagli da lama. Ma..non poteva essere stato quel tizio, aveva avuto si e no una ventina di secondi di tempo, prima dell’esplosione!
Ma venti secondi fu esattamente il margine di tempo a me concesso per ragionare, prima che un secondo colpo, molto più poderoso del primo, mi scaraventasse di slancio contro la parete di un edifico. Le fiamme dell’ultimo volere racchiuse nel proiettile che Reborn mi aveva sparato in corpo rendevano la mia soglia del dolore sconfinata. Eppure, conficcata in quel muro come uno stupido chiodo, riuscì lo stesso a sentire diversi muscoli e ossa, protestare animatamente. Ora capivo davvero perché Reborn rompesse tanto affinché non affrontassi quel mostro, e la sua insistenza nel mandare via i miei amici. Come pure trovava un senso, la smania di quel ragazzino di allontanarmi da quel posto. Non so se poi lui sapesse delle mie fiamme così simili alle sue, ma..probabilmente sapeva che non sarebbero bastate comunque, contro quel malefico spadaccino..
“Ok, cosetta, ora che la spazzatura è stata portata fuori, le cose sono due: o mi dai quella stramaledettissima scatola, o mi prenderò la tua stramaledettissima vita..”
“Sca..scatola? non ho nessuna scatola, io!”
La risposta non parve quella giusta, e lo spadaccino mi si scagliò addosso, piantandomi con tutta la sua forza, l’elsa della spada dritta in pancia mozzandomi il fiato. Sangue caldo iniziò a uscirmi dalla bocca, e le mie fiamme si spensero inesorabilmente. Completamente stremata dal dolore e dai colpi subiti alla testa e alla schiena, avvertì le forze scemarmi e uno strano desiderio di sonno farsi avanti. La vista iniziò ad appannarsi, ma riuscivo ancora a sentire i passi dello spadaccino farsi vicini. Sarei morta, era certezza.
Avvertì poi un tocco pesante lungo tutto il corpo, e voraci dita frugarmi ovunque, ma non avevo la forza di muovere nemmeno un muscolo, e dovessi subire in silenzio. D’un tratto, sentì la stoffa della mia camicetta lacerarsi, e la brezza primaverile solleticarvi la pancia. Poi, iniziò a frugare anche nelle tasche della mia gonna, finché a un tratto, qualcosa mi fu sbattuto bruscamente sotto il naso, e avvertì un forte odore di ferraglia. Sfocato, vidi che mi stava mostrando una specie di cofanetto antico.
“Non avevi la scatola eh, schifosa sgualdrina bugiarda!”
Non ebbi la forza di rispondere, ma ero decisamente sgomenta. Da dove l’aveva tirata fuori? Non avevo niente di simile a una scatola con..
Mi venne in mente come un lampo. Il ragazzino.. me l’aveva messa addosso lui! E l’avevo anche sentito, ripensandoci, quell’oggetto freddo premuto contro la mia pancia. Doveva avermela fatta scivolare in tasca prima di affrontarlo senza che me ne accorgessi..
“Che perdita di tempo, non sarebbe stato più semplice fare come dicevo? Beh, chissene, il mio lavoro l’ho fatto, posso tornarmene alla base, finalmente. Prima e ultima volta che faccio il fattorino, si fottano tutti..ah, merda, prima devo finire qui, vero..”
Detto questo, alzò la lama della sua spada e la tese sotto il mio mento.
“Dato che sei una signorina, farò veloce.. un bel colpo secco!”
Ecco, sentivo il filo freddo di quella lama sfiorami la trachea. Pochi istanti, e sarebbe finita, stavolta per davvero. Era durata davvero poco, pensai, questa decima luce dei Vongola..
Un rumore improvviso ruppe il silenzio come vetro, un rumore simile a uno schiocco. Il tizio imprecò a pieni polmoni, disturbato da qualcosa che non riuscivo a vedere. Strizzai gli occhi, e li costrinsi a mettere a fuoco. Qualunque cosa avesse fatto quel rumore, aveva frenato la mano del mio assassino, e dovevo sapere che cos’era.
Dire che la mano dello spadaccino era stata frenata, non poteva essere più giusto. Sfocato come attraverso un vetro bagnato, vidi una specie di laccio scuro attorcigliato attorno al polso dello spadaccino, che da esso veniva tirato indietro. Sembrava un bue preso al lazo.
“Dio onnipotente..” senti dire in lontananza, da una voce che per quanto fossi stordita, mi suonò familiare. “Ma non ti capita mai di soffermarti a riflettere, su quanto vastamente tu faccia schifo..Superbi Squalo?”
Lo spadaccino, che a quanto avevo appena sentito si chiamava Squalo, sbraitò irato.
“Tu..che cazzo fai tu, qui? Casa tua è l’Italia, inutile pezzetto di merda.. ”
Si avvertì un altro schiocco sonoro, e vidi Squalo incespicare, strattonato da quella fune legata alla sua arma. Dio, non riuscivo a vedere niente da lì a due metri, ma ero certa che fosse chi parlava, che teneva l’altra estremità di quel legaccio.
“Ah si, e perché la tua qual è, Francoforte? Ora, vedi di fare il bravo bambino, e sparisci dalla mia vista, prima che perda quel poco di pazienza che mi rimane, e ti ammazzi qui in mezzo alla piazza, e ti assicuro che sono davvero al limite, specie dopo quello che ti ho appena visto fare..”
La voce di chi aveva appena parlato ebbe un leggero tremito, segno che era davvero arrabbiato, e sentì i suoi passi farsi vicini. Mi mancava pochissimo ormai, per perdere completamente i sensi, ma mi parve di vedere Squalo un po’ sulle spine. Non doveva piacergli l’idea che quel misterioso tipo di avvicinasse.
“Che cazzo ti frega di quello che faccio?” sbraitò.
“Mi frega, eccome..” senti rispondere, stavolta a meno di un paio di metri da me, e finalmente riuscì a capire di chi si trattasse, e automaticamente le lacrime iniziarono a scorrermi sul viso. “Perché la ragazza a cui hai strappato i vestiti e frugato in giro per il corpo in maniera tanto ignobile..è il mio amatissimo tesoro!”
Il buio calò davanti ai miei occhi improvvisamente, e tutto quello che avvenne dopo, non fui in grado di vederlo, solo qualche rumore in lontananza. Poi, avvertì come una sensazione di tepore improvviso, e mi venne avvolto attorno alle spalle qualcosa che sembrava un grosso cappotto col collo di morbida pelliccia, e un buonissimo profumo di dopobarba mi entrò nei polmoni, spalancandoli. Sentivo che ora potevo rilassarmi, ero al sicuro. Avrei voluto dire grazie, ma non ne avevo la forza. Chiusi solo gli occhi, avvolta in quel bel calduccio, dopodiché fu il nulla.
Mi parvero dieci anni di sonno, quelli che vennero dopo. Aprì cosi faticosamente gli occhi, che temetti persino di aver subito dei danni al cervello. E la prima cosa che mi trovai davanti fu... una teiera a fiorellini.
Lentamente, e cigolando come non mai, mi spinsi a sedere. Mi girava un po’ la testa, e avevo male dappertutto di nuovo, ma nel complesso stavo abbastanza bene. Non capivo dove fossi, l’ambiente non era fatto familiare.
“ Ti svegliasti, si?”
Per poco non mi prese un colpo. Reborn stava appollaiato ai mie piedi, dove un attimo prima, ero sicura, non fosse.
“Si..” risposi.
“Eh, piccirì, tu devi dire tante volte grazie che da sempre porto il cappello, altrimenti al gente potrebbe vedere i ciuffi di capelli bianchi che mi sono venuti co’ sta bella giornata, vai. Ma me lo vuoi dire, figlia mia, perché ti è tanto difficile darmi retta, eh?”
“quanto.. quanto ho dormito?” chiesi, confusa.
“Un paio d’ore, non di più. Le fiamme si erano pure spente, ma il loro effetto era ancora in circolo nel tuo corpo, ti hanno tenuta insieme..”
“Ah.. no, Gokudera,Yamamoto, il ragazzino!” esclamai, ricordando solo ora che anche loro erano feriti gravemente.
“Sono in una stanza qua affianco, stanno bene. Però temo che non siano molto allegri. Il uaglioncello è bene ammaccato, ma sano. Un paio di giorni, e lo rimettiamo in pista.. ”
“Ah, grazie a dio..” sospirai, rincuorata. “Li voglio vedere, per piacere, Reborn..”
“Vabbuò, ma 5 minuti, che stai ancora un po stordita..”
Usci dalla stanza. Pochi istanti dopo, v’irruppero Yamamoto, Gokudera e il mio prode salvatore.. Dino cavallone. Erano settimane che non lo vedevo, e sinceramente aveva scelto il momento perfetto, per una rimpatriata. Gokudera mi venne incontro zoppicando, mentre Yamamoto mi sedette accanto, il viso un po incerottato e il polso sinistro fasciato. Entrambi, esibivano taglietti e lividi qui e la.
“Perdono, mia luce, siamo stati incapaci di proteggerti..” bofonchiò Gokudera, amareggiato. Yamamoto teneva la testa bassa, il bel viso scuro.
“Silenzio, non dire queste assurdità! Sono felice che stiate bene, piuttosto.. ”
“siamo stati presi in contropiede, per quello ci ha stesi, tutto qua!” rimbeccò Yamamoto, sbuffando.
“No, è andata come doveva andare, e voi due avete avuto quello che vi spettava, teste di minchia..”
Reborn era tornato, e i due ragazzi distolsero lo sguardo all’istante. “Siete vivi solo perché qualcuno, al piano di sopra, aveva 5 minuti liberi, e ha guardato in basso, Dicci qualcosa anche tu, Dinè..”
“Ha ragione lui..” annui Dino. “quella bestia, io la conosco bene, non era possibile per due novellini, batterlo..”
Mi parve di sentir gemere l’orgoglio di Gokudera e Yamamoto in segno d’indignazione. Dino parve fiutare lo stesso odore, perché venne subito da me.
“Oh tesoro mio, mi sento uno schifo..se solo fossi arrivato prima, quel maiale..” disse, sfiorandomi le guance con le labbra, con tocco delicato.
“Non devi, sono viva grazie a te..” risposi, sorridendo, mentre lo lasciavo carezzarmi i capelli, apprensivo. “E anche quel ragazzino ti deve la vita. Poverino.. ha cercato anche lui di proteggermi da quel mostro..posso vederlo, per favore? Vorrei assicurarmi che sta.. ”
Nel pensare a quel ragazzino coraggioso, mi tornò in mente quello che era successo.
“Reborn..credo che tu mi debba spiegare un paio di cose..” dissi. Reborn annui.
“Qua ero, che ti aspettavo..” rispose lui. Vidi Dino farsi avanti, serio. Gokudera e Yamamoto ascoltavano silenziosi ma attenti.
“Bene..” dissi, decisa. “In primis, chi è quel ragazzo, e perché mi chiama “mia signora”? Secondo.. perchè aveva le mie stesse fiamme e infine, sopra ogni cosa..perchè sia io e che lui per poco non finivamo ammazzati da quel demonio..solo per quella strana scatoletta? Cosa contiene,e chi era quel tale che la desiderava tanto da far morti?
Reborn annui. Dino e company lo osservavano tesi.
“Ok, andiamo in ordine. Uno, il ragazzo come si chiama non lo so, l’avrò visto tipo un paio di volte, ma so che lavora per la famiglia. Ti chiama “mia signora” per quello, penso. Sei il suo capo massimo, in fondo, dopo il nono..”
“Ok, fin qui ci siamo..poi?” risposi, cercando di inghiottire le mie proteste sull’ennesimo sfruttamento minorile della mala.
“Poi..come ti ho già detto, le tue e le sue sono fiamme diverse. Non ho idea, però come faccia lui ad avere le sue. Un paio di domande, le teniamo per quando sarà sveglio, eh?”
“Ok..va’ avanti..l’ultima domanda..la scatola e il tizio..”
I presenti manifestarono agitazione, specie Dino.
“Eh, il tipo..come ha già detto Dino, il suo nome è Squalo, ed è un assassino professionista, uno dei migliori sulla piazza. Fa parte di una squadra sceltissima di killer, di cui poi e il vice capitano, chiamata..Varia.”
“Varia..” ripetei, stranamente scossa da un brivido. Percepivo il male, in quelle cinque lettere..
“Per quanto riguarda il suo volere la scatola..pure io voglio quella risposta, piccirì..”
Dino imprecò secco.
“Credevo sapessi qualcosa, accidenti! Mi è preso un colpo, quando ho saputo che la scatola era diretta qui, e che lui era partito subito per il Giappone con l’intento di rubarla. Insomma.. Squalo! Lui non oserebbe mai, lo sai..”
“Ah figlio mio, ormai non so più niente. Solo una cosa è certa.. se la scatola è stata mandata di punto in bianco qua col Nono ancora su, e se i Varia improvvisamente sono impazziti, significa che a casa sta succedendo qualcosa di strano, e non mi piace per niente..”
Reborn e Dino erano tesi come corde di violino, ed io ancora vagavo nel buio. Ma non sembravano in gradi di spiegare niente, per cui tacqui. Poi però un dettaglio m’indusse a parlare.
“Ma..come sarebbe a dire che Squalo non oserebbe mai rubare quel cofanetto, e che i Varia sono impazziti? Cosa vedete di strano, nel fatto che un pazzo e la sua banda vogliono rubare qualcosa?”
“Semplice..” rispose Reborn. “Il motivo è lo stesso per cui, pure se alla fine te l’ho concesso, all’inizio non volevo che affrontassi Squalo..”
“Ovvero?” incalzai.
“Ovvero..”intervenne Dino. “Che tu non puoi affrontare Squalo,ne tantomeno i Varia..perchè sono dalla nostra parte..”
Per poco non caddi dal letto.
“Quel maniaco.. è..un Vongola?!” biascicai, senza fiato. Dino annui.
“Si, o almeno lo era prima che lui e i suoi osassero oltraggiare la legittima edere al trono dei Vongola e osassero rubare il tesoro di famiglia..”
“Te..tesoro? intendi..la scatolina di ferro?”
“Si, quella scatola contiene il più grande e antico tesoro dei Vongola, la fonte del grande potere della famiglia..”
“E.. e cioè?” chiesi, esitante.
“I 7 anelli dei fondatori ” rispose Reborn. “meglio conosciuti come..i 7 spiriti dei Vongola.”

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Capitolo 2
*** i 7 spiriti dei Vongola ***


In seguito alle parole di Reborn, cariche di uno stranissimo misticismo, il silenzio s’insinuò pensante nella stanza. Nessuno dei presenti, parve in grado di formulare alcun concetto. Ma rimanevano ancora in sospeso troppe cose, per abbandonare il discorso. Quel tizio letale.. un Vongola? Cioè..uno che lavorava per la famiglia di cui avrei, mio malgrado, fatto parte anch’io? Praticamente, in futuro, una volta che non avessi avuto più scelta e fossi salita al trono di boss, avrei avuto un essere simile tra le mie file! E non solo, avrei avuto anche i suoi compagni di merenda, i misteriosi e temibili assassini d’elite, i Varia.
Caspita, ci si mettevano davvero d’impegno, nel persuadermi a non diventare boss..
E questo tesoro, poi.. Reborn non ne aveva mai fatto parola, le prime cose che sentivo, a riguardo. I 7 spiriti dei Vongola, gli anelli dei fondatori. Mi sapevano tanto di oggetti maledetti, o roba simile..
“Beh, oddio, ci sta gente che pensa che portino scalogna, eh..”..” bofonchiò Reborn.
Cavolo, dimenticavo sempre che non potevo nascondere nulla a lui, neanche un pensierino.. un momento, prego?
“Sca..scalogna? intendi che portano male?” chiesi, inquieta. Non mi reputavo esattamente una superstiziosa, però se potevo evitare di tirarmi in casa la malasorte, stavo meglio..
“Beh..diciamo che i sacri anelli, poveracci, ne hanno viste di belle, nella loro longevità..”
“Ma..perchè? Sono tanto potenti? O solo molto preziosi?” chiesi.
“Entrambe le cose. Non esiste modo di dar loro un valore preciso, è incalcolabile. Da sempre, sono custoditi in un posto sicuro, un posto che solo pochi eletti, sanno dove sta. Loro stessi, decidono quando viene il momento di muoversi. Se ciò accade prima, è sempre per mano di qualcuno immeritevole, e gli anelli non accettano di essere portati da chi non li merita, e possono diventare vendicativi, se ciò accade.. ”
“Co..come? Quei cosi.. hanno una loro volontà? Come fanno a decidere da soli, il da farsi?”
“Ci riescono perché in essi, alberga lo spirito di chi ha usato la propria anima per forgiarli, ovvero..il fondatore dei Vongola, e i suoi 6 collaboratori più stretti, soprannominati..i guardiani.”
Un altro cargo di elettricità, ci si infilò sotto pelle. Anelli.. capaci di pensare! E covatori di vendetta, se non ascoltati. Ok, a un kilometro da me, per cortesia..
“Ma.. maestro Reborn..” intervenne Gokudera, un po’ inquieto. “I sacri anelli.. perchè, se dotati di un simile potere, hanno comunque subito tanti furti?”
“Perché, figlio mio, a sto mondo esiste gente a cui non ci frega niente di giocarsi il pelo, se possono avere il potere, e parlo del pelo suo e di chi capita sotto in quel mentre. Non esistono limiti, quando si ha più fame di conquista che ragione.. ”
Reborn andò alla finestra, serio come non mai.
“ I 7 anelli si portano appresso tutta sta infamia, perché per loro è stato versato moltissimo sangue, innocente e non. Quante esistenze spezzate, quante famiglie distrutte, quante vite rovinate..”
“Ok stop, fine!” sbottai, la pelle talmente accapponata da tirarmi lungo le braccia e le gambe. Un solo kilometro.. ma mille, lontani da me! “Reborn, perentoria..non azzardarti a portare quegli infernali iettatori da dito in casa mia, ok? Ah.. ma non c’e alcun pericolo, ormai..”
Mi era appena venuta in mente una cosa meravigliosa.
“Lui..Squalo me li ha presi! Li ha lui, quei cosi, adesso! Beh, mi spiace per loro, se non era lì che volevano stare, e tante scuse ai Vongola se mi sono fatta rubare il loro tesoro, ma francamente sono felice che stiano ben lontani dalla mia vista..”
Reborn mi guardò truce, ma prima che partisse con il suo solito sermone di rimproveri per la mai mancanza di rispetto e onore ai Vongola, Dino iniziò a ridacchiare nervoso. Lo guardai.
“Ti senti bene? Che hai da ridere, adesso?” chiesi. Lui mi si avvicinò, spostando nervosamente il peso da un piede all’altro, un po’ come Lambo al mattino davanti alla porta del bagno, quando Bianchi decideva di farsi gli impacchi ai capelli. Lo vidi poi, mettere una mano in tasca, sudando come un cono gelato sotto il sole.
“Ah.. ti..ti ho mai detto quanto immensamente io ti voglia bene, tesoro mio?”
Lo guardai, scettica.
“Certo..che cosa hai combinato, sentia..eh no, eh..”
Lui distese il suo bel sorriso al massimo, sembrando quasi in preda ad una paresi, e dalla tasca, sfilò nervosamente.. il cofanetto di ferro!
Veloce come se mi avessero fulminato, schizzai fuori dalle lenzuola e mi trascinai dalla parte opposta della stanza, fregandomene delle fitte di dolore.
“NO! No, no, no, tieni quell’affare lontano da me! Non ti avvicinare!
“Madonna santa, finalmente un po’ di soddisfazione da sto figlio, bene!” disse Reborn giubilo, prendendo il cofanetto dalle mani di Dino. “Mi stava venendo già un ulcera, al pensiero che stavano persi nelle mani di quel matto là. E tu vedi di farla finita, prima che venga lì e, ti sculacci. Chista è la tua eredità, la cosa più preziosa che possederai, una volta divenuta boss. Perciò, vedi di portare rispetto, vai.. ”
“R..RISPETTO! IO NON VOGLIO NEANCHE AVERLI INTORNO, ALTRO CHE POSSEDERLI! Anelli permalosi che, se non sono portati da chi vogliono loro, fanno morti! Nemmeno se mi spari, Reborn..”
“Dai Reborn, vacci piano, su..” intervenne Dino, raggiungendomi dall’altra parte della stanza. “Non puoi pretendere di scodellarle addosso tutto questo peso, e pretendere che si cacci al dito l’anello del Primo senza fiatare. E poi, onestamente parlando, nemmeno tu avevi in programma di farglielo portare prima di una decina d’anni, no? il Nono è ancora al suo posto!”
Reborn sospirò.
“Pane al pane, tieni ragione. Manco mi turbava il sonno, il pensiero di metterle al dito l’anello dei Vongola. Manco so se tiene 6 persone adatte per il resto del corredo, vedi tu. Però, mo’ che è venuta su sta caciara, la piccirilla non tiene tempo per l’indoratura del pappone, lo deve buttare giù e basta. Per quanto riguarda il Nono..non vedo l’ora di inforcare un telefono, per chiedere spiegazioni ai piani alti. Chissà che minchia si sono fumati, per farsi scappare i Varia da sotto il naso. Sempre, ci ho detto io, che non bisognava abbassare la guardia, con certe testine calde.. ”
Mi sudavano le mani. Nemmeno i piani alti, erano riusciti a fermare quella banda di demoni. E il loro vice capo era appena stato grandemente imbrogliato..da me!
“Dino.. tanto per fare due chiacchiere, ti vorrei chiedere..COSA PENSI DÌ FARE, UNA VOLTA CHE QUEL TIPO AVRA’ CAPITO DÌ NON AVERE CON SE’ LA SCATOLA CON GLI ANELLI?!”
Dino rise di nuovo.
“Ma lui ha la scatola con gli anelli, e ci metterà un bel po,’ per capire che ne ho una anche io. Vedi, quel poveretto di là, ha attirato Squalo fin qui con una falsa pista, per dare tempo a qualcun altro di portare gli anelli veri a te.. ”
Reborn si fece avanti.
“Chi ha dato ordine di tutto questo..e chi penso io?” chiese. Dino annui,  e questo spinse Reborn a incupirsi del tutto.
“Perché tutto questo, che minchia sta succedendo, all’improvviso..” borbottò. Poi sospirò rumorosamente, e si rivolse a me. “I medici qua, dicono che puoi tornare a casa, non hai niente di rotto. Su, vedi di alzarti, dobbiamo correre a casa, temo.. ”
Detto questo, inforcò la porta, senza un’altra parola. Usciti i ragazzi, mi rivestì in fretta e tutti insieme, ci dirigemmo a casa mia, in silenzio. Avrei voluto chiedere il motivo per cui aveva tanta fretta di rincasare, ma Reborn sembrava assorbito dai suoi pensieri, lo sguardo fisso sull’asfalto. Dino, invece, mi osservava un po’ preoccupato. Yamamoto e Gokudera camminavano a capo chino, cupi.
Arrivata a casa, Dino mi sfiorò la fronte con le labbra.
“Rimarrò un po’ in città, non me la sento di lasciarti sola, i tempi sono strani..” mi disse. “Per qualsiasi cosa, voglio che mi chiami, ok? Ora meglio che vada.. ”
Io annui, e lui sorridendo, girò l’angolo e salì in una macchina nera posteggiata, e sparì. Yamamoto e Gokudera borbottarono che si sentivano stanchi, e filarono via in silenzio tombale. Reborn, addirittura, fece proprio silenzio stampa; prese le scale, e andò a tapparsi in camera mia.
Ma che era preso, improvvisamente, a tutti? Gokudera e Yamamoto forse li potevo capire, volevano rintanarsi al buio, a rammendare gli strappi al loro orgoglio, ma..gli altri? Un fuggi fuggi inaudito!
“Reborn” chiamai “Avevi detto che bisognava correre a casa. Ma che succede?”
In quel mentre, apparve Bianchi, intenta a sequestrare degli spiedini di polpo a Lambo, che la guardava torvo. Io lo presi in braccio, rimuginando ancora su quel comportamento assurdo.
“Come sta la principessa guerriero?” chiese Bianchi, uno strano sorrisetto birichino sotto il naso, posando gli spiedini fuori dalla portata delle manine di Lambo.
“Bene, ma qui sta decisamente succedendo qualcosa di strano. Prima quel matto piomba in piazza, scatenando il pandemonio. Poi, Dino mi mette nei guai fino al collo per poi filarsela..e vorrei soprattutto sapere cosa è preso a Reborn. Sembra infuriato col mondo, e non mi dice il perché. A proposito, ha voluto filare a casa come un razzo, mentre eravamo all’ospedale. E’successo qualcosa, qua, mentre ero ricoverata?”
 Bianchi ridacchio chioccia, e mi prese Lambo dalle braccia.
“Ho idea di si, bella mia..” borbottò, e entrò in cucina continuando a ridere come una scema da sola. Ok, era ufficiale: si stava spargendo il virus dell’esaurimento in paese!
Basta, pensai, ora vado in camera e strizzo Reborn finché non caccia una spiegazione decente!
Ma mentre formulavo questo pensiero, e posavo il primo piede sulla scala che portava alle stanze da letto, dal salottino della tv venne una voce. Una voce che ero quasi certa di aver dimenticato da tempo.
“Ciao, cara..”
Mi voltai, così lentamente da sembrare un automa. E là, sulla soglia del mio salotto, vidi l’ultima persona al mondo che mi sarei aspettata: Iemitsu Sawada..mio padre.
Ogni fibra del mio corpo, parve fossilizzarsi lì sul primo gradino, sangue e capelli compresi. L’unica cosa che riuscivo a fare, era starmene lì a fissarlo, a fissare il suo volto decisamente invecchiato, la sua pelle decisamente  troppo abbronzata, i suoi occhi..decisamente troppo i miei. Lo osservavo, e mentalmente mi uscì un pensiero: esisti davvero, allora.
Si, molte, troppe volte, avevo pensato che mia madre avesse solo inventato la figura di Iemitsu Sawada, tanto confusi e sfocati, erano i miei ricordi di lui. Nella mia memoria avevo un odore, una risata, un sorriso che andava sbiadendo ad ogni anno che passava. Niente, in poche parole. Niente che mi ricordasse un padre e un legame con esso, almeno. Come poteva dunque pretendere ora, dopo tutti questi anni, di rispuntare così dal nulla, e di comportarsi come fosse niente?
“Beh? Stai bene, o no? sono arrivato poche ore fa, e mi hanno detto che hai avuto un incidente in centro..”
“Che ci fai, tu, qui?” borbottai, afona, e il mio sguardo riuscì a staccarsi dal volto di quell’uomo.
Lui mi guardò, poi sorrise tranquillo.
“Beh, prevedibile, si..” commentò, a sé stesso più che a me. “Io vivo qui, cara..”
“Ah si? Tu pensa, non ne avevo idea..” ringhiai. Improvvisamente, mi parve di bollire letteralmente, dal nervoso. Lui continuò a sorridere.
“Giustamente, si..” disse annuendo comprensivo. “Mamma cucina, hai fame?”
Lo guardai sconvolta dalla rabbia. Che gioco stava facendo?
 “No? Ok, mangio io..” disse, e fece per inforcare l’entrata della cucina.
“Perché sei tornato, dimmelo!” sbottai, furiosa. “Dopo tutti questi anni..perchè diavolo sei voluto tornare? Sei sparito dal giorno alla notte, e pensi di poter fare come credi, di tornare a casa, e via?!”
Lui mi osservò tranquillamente per qualche secondo. Sembrava che il caso non fosse il suo, tanto era disinvolta la sua espressione. Stavo giusto per chiedere che diavolo avesse da guardare, quando qualcosa afferrò il mio polpaccio.
“Basta, finiscila adesso..”
Guardai in giù. Reborn era in piedi vicino alla mia gamba destra, gli occhietti scuri cuciti su mio padre.
“Ciao!” disse lui, sorridendo.
 “Eh, buongiorno..” rispose Reborn. Il vedere mio padre, se possibile, parve oscurare ancora di più il suo umore. Perché? Lo conosceva, forse? Ma no, mio padre era estraneo alla mafia, che andavo a pensare. Probabilmente, era torvo perché odiava la gente che urlava in casa.
Però, forse solo per impressione mia, mi parve di sentire una strana carica elettrica, nell’aria, tra quei due.
“Cara, vorrei parlarti, quando sarai più calma, vuoi?..” disse mio padre, fissando Reborn, un sorriso strano in volto.
“Io non voglio avere nulla a che fare con te, e non osare chiamarmi cara..” risposi, moderando a fatica la voce. Fa..fa anche il genitore, adesso? Ma non credo proprio..
“Mo’ non è il momento, è stanca. Domani..” rincarò Reborn. “ Su, sali e mettiti a letto. Non stai ancora del tutto bene, non vorrei mai..”
Lasciai quella strana atmosfera tirata, e mi lasciai trascinare fino alla mia stanza. Era appena tardo pomeriggio, ma mi ci trovai bene tra le lenzuola, sotto le coperte. Reborn aveva ragione, le fiamme avevano parato il colpo, ma non significava che il mio corpo non l’avesse sentito lo stesso, un po di sconquassamento. Sonno non ne avevo, dato che mi ero svegliata un’ora scarsa prima, ed ero un fascio di nervi per colpa di quell’elemento di sotto, ma almeno potevo riflettere sugli eventi in silenzio e in solitudine.
Che casino..e solo quella mattina, avevo avuto assicurazione di pace!
Il crimine va in vacanza..beh alcuni esponenti, a quanto pare soffrono di stacanovismo! E chi, poi, tra tutti? ..assassini scelti!
Un brivido mi percorse il corpo. Un assassino efferato e conosciutissimo nel suo ambiente..era piombato in città, fracassando tutto al suo passaggio. E come se non bastasse, era pure stato imbrogliato! Sicuro come l’oro, che avrebbe dato la colpa a me, una volta saputo chi ero..no, piano, chi dicevano tutti che fossi!
Beh, era poco importante chi pensava cosa di me. Lui non voleva me di per sé, voleva la mia eredità da decimo boss, gli anelli Vongola..
Brr, altro bel brividone. Ma perché nonnino mio, o nonnina mia che sia, ti è venuta in mente quest’idea degli anelli posseduti? Atroci vendette, se indossati da mani estranee al loro volere..che diavolo potevano fare, mangiarsi le dita del mal capitato? Oltre che viziati, pure carnivori! Orrore..
Beh, a sentire Dino, l’ex chierichetto armato di spada di oggi, avrebbe impiegato un bel po’ a realizzare di aver ricevuto un bidone, e quindi avremmo avuto tempo per capire il motivo di tal cordiale visita, e organizzare un modo per ricambiare il gesto. Cosa avremmo potuto fare, dato che nemmeno in modalità Ultimo volere lo avevo steso, lo volevo proprio sentire..
E poi salta fuori anche lui, mio padre, a guarnire una delle peggiori giornate della mia storia. Perché era tornato? E senza avvisare nessuno, per giunta, comodo come un pascià! Conoscendo mia madre, doveva essere al settimo cielo. Per lei, esisteva solo papà, come uomo al mondo.
Ma io non ero figlia di quell’impasto zuccheroso, no signore. Io non avevo e non volevo avere niente a che spartire con un uomo che abbandona moglie e figlioletta, per fare la bella vita in giro per il mondo. Dalla stessa porta da dove era entrato, per me poteva benissimo uscire..
E fu con quei bei pensieri e con questo bel clima che, alla fine, finì per addormentarmi di nuovo.
 Verso le 4 del mattino, poi, a giudicare dalla luce fioca della mia camera, mi parve di sentire una presenza in camera mia. Pensando a Reborn che si alzava per controllarsi il pannolino come al solito, non mi diedi la pena di svegliarmi del tutto, e mi rituffai nella fase Rem.  Poche ore dopo, mi svegliai disturbata da un suono diverso, ma famigliare. Era la voce del piccolo Lambo.
“Uff..Lambo, tesoro, mammina vuole dormire..” bofonchiai, assonnata. Ma un attimo dopo, realizzai che la voce di Lambo non veniva dalla mia stanza, ma dal giardino. Mezza addormentata, guardai la sveglia. 8:30.
“Che accidenti fa alle 8 in giardino, se in genere fino alle nove non da segni di vita?” mi chiesi, e un po’ intontita, aprì le tendine. Lambo mi saettò davanti, ridendo come un matto.
“Volo!” urlo, salutando. “ Il vecchio mi fa volare!”
Vecchio? Quale vecchio? Un momento..
Spalancai la finestra, e vidi nel giardino Bianchi che stendeva il bucato, mentre Lambo, i-pin e Fuuta giocavano con..mio padre!
“Buondì, cara!” salutò allegro. Io lo fulminai. Bene, altra subdola tattica di approccio, farsi amici i bambini! Stavo per chiudergli la finestra in faccia, quando i piccoli presero a urlare:
“Mamma, vieni anche tu!” chiocciarono, allegri. Maledizione, pensai tirando le tende..
Scesa in giardino ancora in pigiama, mi sedetti in veranda, ad una debita distanza da mio padre, che osservava i piccoli schizzarsi con il tubo dell’acqua.
“Se si sporcano, li lavo io, tranquilla, cara..”
Alzai appena una spalla.
“Hai dei bei bambini, sai? Solo avrei voluto saperlo prima, che ero diventato nonno!” disse, ridendo.
Altra alzata di spalle. Ti stuferai, prima o dopo..
“Sai..pensavo di passare un po di tempo con te e la mamma, ora che finalmente sono riuscito a tornare a casa..”
“Riuscito? Eri forse prigioniero di qualcuno, negli ultimi 8 anni?” sibilai.
“Beh, non esattamente, ma..non mi era comunque possibile tornare..”
“Mai sentito parlare del telefono, o della posta?”
“Taya..” mi disse, improvvisamente serio. “Immagino che tu sia in collera con me, ma..ti giuro che non è dipeso da me, questo periodo di lontananza. Nemmeno immagini, quanto ho sofferto..”
Mi voltai a guardarlo. Non mi aveva mai sfiorato, quest’idea. Avevo sempre visto la cosa dal mio punto di vista, ovvero quello della figlia abbandonata da un padre imbecille e farfallone. Come poteva saltare fuori, invece..che stava peggio di me?
“Dove sei stato?” chiesi, per la prima volta, senza spigoli nella voce.
Lui prese a fissare Fuuta che si riparava dietro Bianchi da una schizzata di Lambo, infradiciando anche lei. “Non ha importanza..” rispose, piano. “L’importante, è essere qui, adesso..”
Lo osservai. Sembrava triste e amaro, quel suo sorriso, a guardarlo bene.
“Sei diventata splendida, sai, cara? Temo, però, tu sia cresciuta più in fretta del dovuto. Hai persino tre bambini piccoli a cui badare! E altre responsabilità, immagino..”
“Io..beh si..” risposi, stranamente contrita. Se solo sapesse..
“Beh, ti voglio dire questo, cara: Una grande fiducia, è risposta solo in una grande persona.”
“Io non sono una grande persona..” borbottai. Lui rise piano.
“Si, invece, solo che ancora non lo sai..” rispose, e rientrò in casa. Nel mentre, Fuuta mi venne vicino, in cerca di riparo.
“Mamma, aiuto, mi bagna!” disse, e mi si aggrappò addosso, bagnandomi tutto il pigiama.
“Cucciolo, no, sei fradicio!” esclamai, prendendolo in braccio per farlo scendere.
“E’ colpa di Lambo, io..Oh, che bel ciondolo!”
“Ciondolo, quale ciondolo?” chiesi, levandogli la maglietta fradicia, e staccandone una asciutta dai fili del bucato.
“Quello che hai al collo, mamma!” disse Fuuta, indicando il mio petto. Confusa, portai una mano al torace e..le mie dita incontrarono qualcosa. Qualcosa che penzolava da una spessa catenina, che assolutamente non ricordavo di aver messo. Allibita, sollevai quel qualcosa, per vedere cosa fosse.. e per poco non mi venne un accidente. Era.. uno degli anelli Vongola!
Presa dal panico, corsi in casa e mi fiondai in cucina, dove Reborn stava prendendo il caffè.
“REBORN..” urlai. “PERCHE’ DIAVOLO HAI MESSO UNO DÌ QUEGLI AFFARI AL MIO COLLO?”
Reborn sorseggiò indifferente il suo espresso nerastro.
“Io non sono stato, piccirì..” rispose.
“Non mentirmi! Solo tu sei capace di simili trucchetti!”
“Ti dico di no..piuttosto..lui, niente ha detto?”
“Lui chi?..non cambiarmi discorso, adesso! Io non voglio portare questo coso, chiaro? Se non gli vado a genio, potrebbe anche decidere di ammazzarmi!”
“Lo avrebbe già fatto, se avesse voluto..” rispose Reborn. “Se se ne sta buono lì, appeso al tuo collo.. significa che è lì che gli pace stare, bell’è papà. Ulteriore prova, direi..”
“Di cosa?” chiesi.
“Del fatto che sei portatrice del sangue di Giotto, e che sei l’erede dei Vongola, dunque..”
“Reborn..ascolta, posso pure accettare la cosa della luce, e pure quelle fiamme, ma..” deglutì e sospinsi lontano l’anello dal mio petto. “Io non voglio portare questo cosino malefico!”
“A dirti il vero, pure io non vorrei, dato che è presto da matti. Ma è un emergenza, e quindi bisogna..”
“Emergenza?” esclamai, colpita. “Oddio..il nono sta male, per caso?”
“Speriamo di no, però..ciò non toglie che abbiamo gli scarafaggi in casa. I Varia si sono ribellati, e per questo si è dovuti correre ai ripari, cercando qualcuno che potesse fermarli. E a questo qualcuno.. si è deciso di dare pure gli anelli sacri, a quanto pare..”
Mi prese il panico. Non vorrà dire..
“Reborn..” biascicai. “Non si sarà mica deciso che i Varia..li debba fermare ..io,vero?”
“Il ragazzino all’ospedale aveva l’ordine di consegnarti gli anelli, ma quel tipo lo ha seguito, con tutto il casino successo come conseguenza. Meno male che poi, gli anelli veri li aveva Dino, e che quelli rubati sono solo delle ciofeche. Ma ho idea che rimanga si e no una settimana, massimo dieci giorni, prima che quelli capiscano di essere stati gabbati..”
“Dieci..giorni?” esalai, crollando sulle ginocchia, incredula
“In quei dieci giorni, probabilmente con molta più crudeltà e severità del dovuto, ti renderò capace di affrontare il nemico in vista. Tu..e i tuoi 6 guardiani. Vi renderò degni del dono che vi è stato fatto. Specie il tuo, signorina. Il tuo è l’anello più forte..l’anello del boss.”
“A..anello del boss? Non..non sono tutti uguali?”
Meccanicamente, afferrai l’anello al mio collo, e lo portai all’altezza dello sguardo. Era un semplicissimo anellino di ferro, un po’ massiccio e antiquato, apparentemente innocuo e privo di boccuccia dentata mangia dita, e aveva incastonato sulla cima, una specie di simbolo, di cui però ne mancava metà.
“E rotto..” borbottai, fissando il gioiello. Non mancava solo metà ornamento, osservai. Mancava la metà esatta di tutto l’anello. “Col tempo, forse ha subito dei danni..”
“No, gli anelli dei Vongola sono fatti proprio a quella maniera. Sono divisi in 2 parti, conservate in due diverse locazioni, affidati a due diverse persone. Quando sono uniti, sono i 7 spiriti dei Vongola, ma quando sono così, il loro nome è Half Ring, i mezzi anelli..”
“E.. stato fatto questo per limitare i danni in caso di furto, o roba simile?”
“Si. Gli anelli, nella loro storia, come ho già detto, sono stati rubati da moltissime persone. Ma hanno inoltre subito molti danni per la mala assegnazione. Nella dinastia dei capi Vongola, ci sono state occasioni in cui gli anelli sono finiti in mano a persone all’apparenza degne, ma poi rivelatosi dei mascalzoni, e questo ha fin troppe volte causato l’ira degli anelli e, talvolta, la loro quasi perdita. Così, circa un’ottantina di anni fa, è stato deciso di dividerli tutti in due metà esatte, e di affidarne una metà al boss, com’è giusto che sia, e l’altra..a un uomo chiamato “il custode”. In genere, si tratta o del braccio destro del boss in carica, o di uno dei suoi consiglieri più stretti. Entrambe le parti, hanno voce in capitolo gravante sulla decisione di affidamento degli anelli. Se il boss decide di affidarli a delle persone che al custode non piacciono, quest’ultimo è libero di procurare altre, persone per lui più meritevoli di questo dono. E’ stato il custode attuale.. a portarti le sue metà degli anelli, piccirì..”
M’interdissi.
“No..non è stato il nono? Credevo che..”
“Anche io, eppure è così. Col nono, poi, non riesco neanche a mettermi in contatto. Stanotte, ho mandato una lettera alla base dei Vongola, per chiedere spiegazioni in merito alla visitina del vicecapitano dei Varia e sugli Half Ring che mo’ stanno qua..ma ho solo ricevuto una missiva da uno dei collaboratori, che mi comunicava che ora il nono non è disponibile per parlare con nessuno, e che la decisione di consegna degli Half ring ora in tuo possesso.. non è dipesa da lui. Le sue metà, lui le ha delegate a qualcun altro..”
Ero sinceramente confusa. Credevo di piacere, al nono! Mi aveva scelta lui, per la sua successione!
“Reborn..” chiesi, titubante, “Non è che magari..il nono ha..cambiato idea..su di me, vero?”
C’era una nota di speranza, nel mio tono. Non ero riuscita a mascherarlo, e Reborn, sicuro, se ne era accorto.
“No, altrimenti io starei a casetta mia da un pezzo. No, è senz’altro successo qualcosa di strano, a casa..”
“Un attimo..” lo interruppi, illuminata da un pensiero. “A chi ha dato le sue metà, il nono?”
Reborn scosse il capo.
“A saperlo..” rispose, cupo. “Comunque, stanotte ho trovato decisamente di meglio da fare, che dormire. Dato che inizieremo oggi stesso, il tuo allenamento per affrontare la minaccia che incombe..”
“Oggi stesso?!” esclamai.
“..bisognava che qualcuno tirasse su anche gli ossicini teneri degli altri portatori degli anelli. Ah si, mo’ me lo scordavo: anche gli altri sei Half Ring hanno trovato casa. Il custode ha provveduto personalmente, a consegnarli tutti e 6 stamattina prima che sorgesse il sole..”
Stamattina..la strana presenza avvertita in camera! Allora non era stato..un momento!
“Gli altri anelli? E a chi diavolo li ha dati, si può sapere?”
Reborn rise.
“Vestiti, ti aspetto in cucina. Ti porto in un posto dove avrai le tue amate risposte.”
Detto questo,uscì dalla cucina e andò in giardino. Io mi diressi in camera mia, confusa e disorientata. Il nono aveva respinto la richiesta di farmi avere gli anelli..perchè? lui aveva mandato Reborn a forgiare la mia essenza per renderla adatta al suo scranno di boss. Ora invece, poneva strenua resistenza a farmi avere il tesoro di famiglia. Mi reputava troppo giovane,forse, come Reborn..
Il suo custode no, però. Accidenti, non avevo chiesto a Reborn chi fosse..
Mettendomi la maglietta, il mezzo anello Vongola saltellò sul mio petto. Era caldo, come la mia pelle, sembrava essersi adattato. L’anello del boss..gli anelli dei Vongola..
Ero allarmata all’idea che 6 poveretti fossero stati costretti a calzare quei cosi, ma ero altrettanto curiosa di vedere chi era stato scelto. Reborn aveva detto che i 6 guardiani dovevano essere in sincronia col boss. Tsè, doveva aver faticato come un matto, il custode, a trovare 6 persone sincronizzate con una palla al piede come me. E poi..cosa intendeva con “sincronia”?
Pochi minuti dopo, ero in strada con Reborn, diretti alla misteriosa meta delle verità.
“Viene anche Dino,l’ho chiamato mentre stavi a tolettarti..”
“Sarà lui uno dei portatori?” chiesi, speranzosa.
“Uh, per carità, mi scaverei la fossa già ora, se fosse..no, Dino è un cavallone, non può portare uno degli anelli Vongola..”
“Sei cattivo, Dino è bravissimo, in battaglia. Se non era per lui, l’anello del boss, a quest’ora, sarebbe appeso al collo di una lapide..”
“Eh si, per quello si.. Però, come ho detto, è un Cavallone, un’altra famiglia..”
“Ok..sorvolando sugli anelli.. non voglio obbligare comunque nessuno, a seguire allenamenti. Ok, il custode ha scelto queste 6 persone, ci posso stare..ma se non vogliono combattere, io non li obbligherò, sia chiaro..”
“Combatteranno, fidati. Sia per te, che per loro stessi. Solo gli autentici guardiani dei Vongola, portano gli anelli. E gli autentici guardiani..combattono, eccome..”
La mia mente era un deserto. Chi esisteva al mondo, volenteroso di mettere il pelo in gioco per moi? 6 persone, per giunta..”
“Oh, eccoci qua..guarda chi ci sta la,vai..”
Seguì il punto indicato da Reborn, ovvero il piccolo ospedale da cui ero stata dimessa poco tempo prima,  e..vidi che indicava il ragazzo biondo dell’attentato!
Era seduto su una sedia a rotelle nel piccolo giardino della clinica, due o tre cerotti sul volto, il colorito decisamente più roseo e salutare. Quando mi vide, sospinse con foga la sua sedia verso di me, giubileo in viso.
“No, fermo, vengo io da te, tranquillo!” lo fermai. Lo raggiunsi di gran carriera, e lui mi accolse con un dolce sorriso, prendendo tra le sue, le mie mani.
“Mia signora, non so dirvi la gioia che mi da la vostra visita!” annunciò, il tono allegro e vivace.
“Si, ma temo di doverti informare che Re Artù e il suo strano linguaggio medievale..sono morti un bel po di anni fa! Puoi parlarmi normalmente, se vuoi..”
Lui parve interdirsi.
“Ma..io non so esprimermi in altro modo, mia dolce signora. Il mio maestro, mi ha istruito a questo gergo fin dalle fasce, altri non ne conosco..”
Wow, ma in che scuola lo avevano mandato i suoi, un convento dickensiano?
“Ok..mi ci abituerò..ma vorrei che mi chiamassi..”
Neanche avevo finito la frase, che già il mio antiquato interlocutore, per parlare come lui, andava sbiancando, l’espressione di uno che ha ingoiato una mosca.
“Ok..mi tengo anche il soprannome strano, va bene..ma almeno, posso sapere il tuo nome? Nel casino dell’altro ieri, non me l’hai potuto dire..”
“Oh, naturalmente! Il mio nome è stato scelto personalmente dal mio maestro, ed è Basilicum. Tuttavia, per comodità di memoria e pronuncia, sin da bambino, mi è stato dato il soprannome di Basil, mia signora.”
Ba..Basilicum? la..la pianta? ma che razza di maestro aveva avuto?! Prima lo chiama come una spezia da sugo, poi gli insegna a parlare che neanche la regina Vittoria! Però, a vederlo, lui sembrava respirare solo per il suo maestro, quindi cercai di mantenere decoro.
“Ah, capisco..” dissi, sorridendo. “Se mi permetti, vorrei chiamarti Basil anch’ io. Per comodità di memoria, sai..”
“Mi fareste onore, mia dolce signora..” sorrise lui, riverente.
Mentre parlavamo, Dino apparve da dietro l’angolo.
“Buongiorno, tesoro! Ah, il nostro piccolo eroe sta meglio?”
“Ciao Dino..si, sta guarendo in fretta!”
“Buondì a voi, Lord Cavallone! Vi porgo i miei più sentiti ringraziamenti per il vostro aiuto. Senza, io e Lady Sawada non potremmo raccontarlo, temo..”
“Ah..macché, niente..” rispose Dino, visibilmente spiazzato da quel linguaggio vecchiardo. “Allora..tutto pronto?” chiese poi, rivolto a Reborn.
“Eh..se vostra grazia fa presenza, magari..” Rispose lui.
Dino ridacchiò.
“Lo odi ancora così tanto?”
“No, che dici.. lo preferisco quando sta’ lontano, tutto qua..ecco, vai a parlare del diavolo, e ti arriva dentro casa, vai..”
Dal niente, il ciucciotto giallo canarino appeso al collo di Reborn, prese a lampeggiare come un faro, di una bella luce color limone maturo. Reborn lo scrutò, un po stizzito.
“Che gli prende, adesso?” chiesi.
“Gli prende un colpo, mi auguro. Ma tanto, l’erba cattiva non muore mai..ehi!”
Una vocina aspra e decisa, era venuta dalle mie spalle. Mi voltai, e vidi sulla soglia dell’ospedale, sospeso a mezz’aria tra le zampe di una grossa aquila.. un bambino!
“Oh, cinque secondi che stai qua, e già me le hai fatte girare, un record!” sbottò Reborn, secco.
Il bambino sconosciuto, emise un verso sprezzante. Era grande praticamente come Reborn, ma totalmente diverso. Reborn indossava il completo nero, il nuovo arrivato una minuscola tutina militare con gli anfibi. Reborn portava il cappello con la tesa larga, l’altro una fascetta con un grosso  N°1 sopra. Reborn aveva occhietti neri e capelli scuri. L’altro, grandi e luminosi occhi azzurro cielo e capelli biondo paglierino. Reborn aveva un ciucciotto giallo. Il militarino, lo aveva azzurro.
Strano, pensai..
Ricordavo che Mukuro aveva chiamato Reborn “Arcobaleno” tempo prima, durante il nostro scontro, e anche bambino maledetto. Che la cosa riguardasse.. quegli strani ciucci? Anche il nuovo arrivato ne aveva uno, quindi..era un Arcobaleno, un bambino maledetto?
“Mannaggia a Mukuro che non si sa fare i fattacci sua..” sentenziò Reborn. Lo guardai, scocciata.
“Uff..Reborn, quante volte lo devo ancora ripetere? non leggermi sempre..”
“Perché ti scaldi tanto? Ha detto la verità.. e non vedo di cosa ti vergogni, poi..ehi!”
Guardai il nuovo venuto, mentre il suo animaletto da riporto, lo posava a terra delicatamente. Anche lui poteva..
“Si, anche io so leggere la mente. E’ uno dei doni..dei portatori del ciuccio, ehi!” Rispose lui, senza guardarmi. “Veniamo chiamati “Arcobaleno” perché indossiamo questi grossi ciucci con i colori dell’arcobaleno. In presenza di uno o più di noi, si illuminano per segnalarcelo, ehi! Per il resto.. è affare nostro, non devi pensarci, ehi! Ora, non c’è tempo da sprecare. Sono qui per il tuo campione, Reborn. Immaginavo che avresti fallito, nell’allenare la decima generazione. Come prestanza fisica, lasci fin troppo a desiderare, ehi!”
“Un calcio nelle gengive, ti faccio desiderare..” rimbrottò Reborn. “Non tengo tempo per tutti e 7, tutto qua, sono uno solo, io. Devo allenare il futuro boss, che tiene la resistenza e l’esperienza in combattimento di una margherita dentro un vaso..”
“Grazie della finezza..” sbottai.
“Capisco..beh, in questo caso, lascia pure a me uno dei guardiani, e occupati della decima luce tranquillamente, ehi! Però tengo a precisare che, come ben sai, io non uso il cosiddetto guanto di velluto, Reborn. Se deve essere una cosa seria, al mio allievo si prospettano dieci giorni di inferno, ehi..”
“Tranquillo, conosco la tua politica di lavoro, guerrafondaio..”
Per un istante rimasero in silenzio, a guardarsi truci, mentre io rielaboravo i discorsi appena sentiti. Poi, d’un tratto, il piccolo marines puntò i suoi luminosi occhi celesti verso di me.
“E’ lei?” chiese a Reborn, sempre guardandomi.
“Lei, si..” rispose Reborn.
Il bambino annui secco, e tese una manina verso di me. Stupita, mi chinai, e la presi con cautela. Avvertì, nonostante le dimensioni minuscole di quella manina di bimbo, un certo numero di calli.
“Onorato di conoscervi, decima generazione dei Vongola..” disse, e un mezzo sorrisetto fece capolino sulla sua faccetta rosea. “Io sono Colonnello, l’Arcobaleno del ciuccio azzurro, ehi. Sono il più grande esperto a livello mondiale in fatto di tecniche e addestramento militare. Nell’ambiente, sono conosciuto come War Man, l’uomo della guerra, ehi!”
“Taya, tanto piacere..” risposi, sorridendo. Bene, pareva più benevolente di Reborn, nonostante la sua uscita sui dieci giorni d’inferno di poco prima e il suo definirsi uomo di guerra.
“Non ha per niente l’aria del leader, Reborn, lasciami dire. Dovrai sudare sette volte sette camicie, qua, ehi..”
Ecco..avevo parlato troppo presto..
“Speriamo solo che il mio allievo non sia ridotto così, ehi..” disse, e sfilò via la sua manina callosa dalla mia, meditabondo. Quanto ego poteva contenere, un nanerottolo così?
Mentre mi tiravo su amareggiata, le porte della sala d’aspetto dell’ospedale si spalancarono con tanta veemenza da alzare un vento che per poco non spazzò via i due Arcobaleno, che riuscì ad acciuffare al volo prima che volassero fuori da una finestra. Calmata che si ebbe la bufera, vidi che stagliato sulla soglia della porta, c’era il fratello maggiore di Kyoko chan..Ryohei Sasagawa.
“Scusate il ritardo, ho girato alla laterale opposta per abitudine. La mattina vado di là, quando corro..ciao, bambolina!”
“Ryohei..che fai da queste parti?” chiesi, posando Reborn e Colonnello a terra.
“Mi ha chiamato il tuo bambino. Ha detto che ti serve una mano, e sono venuto di corsa, ovviamente! Mi ha detto che c’entra con questo coso..”
E così dicendo, mi allungo la mano destra, dove vidi brillare infilato al suo dito medio..uno degli Half Ring!
“OH DIO, NO!”
Corsi verso di lui, e gli afferrai la mano, il sangue gelato nelle vene. No, per favore..non lui!
“Perché..Ryohei, perché lo hai messo?” biascicai, tremante. “E dove l’hai preso?”
Ryohei sbarrò gli occhi, allibito.
“Veramente.. non l’ho messo io, me lo sono ritrovato al dito. Stamattina presto mi ha chiamato il piccolo, e nel sollevare la cornetta, ho visto che era lì. Mentre mi chiedevo: chi diavolo mi ha messo un anello? il piccino mi ha spiegato la situazione. Da quello che ho capito, dei maniaci capitanati da quel pazzo che ha visto anche Kyoko, ti hanno preso di mira per avere l’anello che ho io, uno che ha tu e altri che hanno altre persone, tutti appartenenti a te da parte di tuo nonno, e noi che non possiamo permettergli di portarceli via. Dobbiamo fargli il culo, se ci provano! Giusto, piccino?”
“Sorvolando sulla sfumatura tua, il concetto lo hai afferrato, si..”
“Togli quell’anello, Ryohei..”
Tremavo cosi vistosamente, che sembravo una gelatina. No, questo era troppo. Avevo quasi perso Yamamoto e Gokudera per queste idiozie, e Hibari aveva rischiato molto senza essere nemmeno interpellato. Il fratello di Kyoko non c’entrava assolutamente, in questa storia! Non doveva entrarci..
Ryohei mi guardo stupito.
“Ma..bambolina, io voglio dare una mano! Te l’ho detto, no? io non mi tiro mai indietro, in uno scontro!”
“Dammi subito quell’anello, per favore. Non posso permettere che tu venga messo in mezzo, scusa..”
“Piccirì, stai al tuo posto..” ringhiò Reborn.
“No, stai tu al tuo posto, Reborn! Ti piace così tanto giocare con le vite altrui? Come hai osato dargli un anello? Non sa neanche che cosa rappresenta, e tu glie lo hai messo al dito!”
“Ancora co’ sta storia? Non ho deciso io, lo ha fatto il custode! Se Ryohei porta l’anello, significa che è stato scelto, non esiste replica. Anche se vi conoscete da poco, lui occupa da sempre un ruolo importante, nella tua vita, e io so che lo hai percepito da subito, prima ancora di sto macello. I guardiani e il boss sono legati da un vincolo che arriva fino alle loro anime. Si sentono reciprocamente a pelle, dal primo istante..”
Sul punto di vomitare dalla disperazione, guardai Ryohei. Si, non potevo negarlo. Ryohei mi aveva trasmesso fin dal primo momento, qualcosa che solo lui possedeva, un qualcosa che mi ridava la vita quando me ne sentivo sprovvista, un’energia unica nel suo genere.
Sospirai, e mi portai una mano al petto, e le mie dita sfiorarono il ferro tiepido del mio anello.
“Ah, tranquilla, bambolina mia, non mi farò mica male, scherziamo?” disse Ryohei, e mi cinse tra le sue braccia sradica alberi, ma con il suo solito tocco di petalo riservato a me e a sua sorella minore. E l’energia appena menzionata, mi effluì in corpo come un succo multi vitaminico.
“Se quei vermoni vogliono far del male a te, il minimo che posso fare è batterli come tamburi prima che arrivino davanti casa tua! Vedrai, bambolina..li faccio secchi all’ESTREMO!!”
“Bene, mi consola vedere tanto spirito combattivo, ehi!”
Colonnello si era fatto avanti, il faccino compiaciuto. Ryohei lo guardo, e gli sorrise.
“Ah, così sei tu l’amico del bimbo della mia bambolina, eh? sicuro di volermi allenare tutto solo? Non vorrei ti andassi a far male..”
Colonnello parve animarsi, e afferrò con la sua piccola manina, uno dei polpacci di Ryohei. Tre secondi, e il
mio amico pugile giaceva a terra riverso, come una tartaruga sul guscio.
“Mohamed Alì santissimo..” esclamò Ryohei. “Sei portentoso! Ok, direi che abbiamo di che discutere..maestro!”
“Direi di si, ehi! Dobbiamo iniziare immediatamente, il tempo stringe. Su, cammina, seguimi, ehi!”
Neanche mezza parola fu aggiunta. Colonnello si fece riacchiappare dal suo amico volante e prese la porta, con Ryohei che lo seguiva di corsa. Io, dal canto mio, mi appoggiai alla sedia a rotelle di Basil, decisamente provata.
“Mia signora..” mormorò lui, preoccupato. Fece per voltare la sedia, in modo da essermi di fronte, quando sull’uscio, si stagliarono altre due ombre. Sentendo già le lacrime scendere dalle guance, mi voltai. Se davvero i miei guardiani erano in qualche modo legati a me, quelle due ombre avevano un nome ben preciso, nella mia mente: Gokudera e Yamamoto.
“Scricciolo, perché piangi? Sta male il ragazzino?”
Yamamoto mi raggiunse in fretta, e mi mise una mano sulla testa, preoccupato. Nel suo tocco, percepì qualcosa di strano contro il cranio. Sfilai via le sue dita dai miei capelli, e lo vidi: portava uno degli anelli. Con un odio animale a bruciarmi dentro, sfiorai il dannato ninnolo con un dito.
“Ah questo, si.. sono venuto a dire al bambino che non posso tenerlo..”
Il mio cuore ebbe un tuffo di felicità.
“Non ..non lo vuoi?”
“Ecco..la prova tangibile che è un fottutissimo mentecatto! Come osi respingere uno dei sacri anelli dei Vongola!”
Gokudera ci aveva raggiunti, e mi aveva allontanata bruscamente da Yamamoto. Alla sua mano, posata contro la mia pancia, vidi un altro dei 7 anelli.
“Anche tu..” mormorai, posando una mano sulla sua. Lui si voltò, e mi sorrise adorante.
“Oh, mia luce.. non sai che gioia e che onore provo, in questo momento! La potente famiglia Vongola, mi ha accettato a tal punto da rendermi uno dei tuoi guardiani! È la prova, mia luce, che è davvero mio il ruolo del tuo braccio destro!”
“Non dire così..dio, ma perché loro, Reborn?” chiesi. “Capisco Gokudera, che trattengo su questo mondo facendolo restare appiccicato al mio fianco, ma..Yamamoto e Ryohei! Loro..loro non hanno idea del..del casino in cui si metteranno, se tengono gli anelli. Perché..perchè sono stati affidati a loro, che sono estranei ai fatti?”
“Te l’ho detto prima, è il loro destino. Non sono mai stati estranei, pure se non sapevano niente. Tu, da portatrice del sangue dei Vongola, hai bisogno di avere accanto 6 guardiani, affini a te fin dentro la tua anima, e fin da quando sei nata, 6 persone con una simile caratteristica sono esistite nel mondo, nell’attesa di incrociare il tuo cammino. Come con Ryohei, tu hai sentito qualcosa, dentro di te, quando hai conosciuto Yamamoto e Gokudera, e hai sentito o sentirai la stessa cosa per ognuno dei tuoi guardiani, vedrai. E ogni guardiano, come te, sente di doverti restare vicino in qualche modo, ha il suo posto al tuo fianco con uno scopo preciso, in base all’elemento che custodisce, che poi è riportato sul suo anello..”
“Elemento? Che elemento?”
“Ogni anello, ha il suo potere speciale, il suo attributo, affine alle caratteristiche dell’anima del suo portatore. Guardateli, si vede pure se sono spezzati in due..”
Gokudera mi allungò la mano, mentre io estraevo il mio anello dalla camicetta e Yamamoto avvicinava la mano al naso.
Si, era la verità. Ogni anello, sulla base, portava un blasone con un simboletto inciso nell’acciaio. Gokudera aveva quello che sembrava un mezzo mini tornado, Yamamoto una mezza goccia, e io avevo una mini base azzurra con la metà della parola Vongola.
“Dimmi, piccirì, che vediamo subito se ho ragione o no, a dire che ogni cosa è fatta perché è giusto così..Se dovessi descrivere cosa senti dentro quando sei  vicino a Gokudera, che diresti?”
Presa in contropiede, guardai Gokudera, che mi sorrise. Che domanda orrenda, come facevo a rispondergli? Maledetto, leggi la mia mente, lo sai benissimo cosa sento!
“Non saprei..” borbottai. “Beh..è molto gentile con me, mi protegge sempre, mi tratta come se fossi una regina..”
“Non ho chiesto come ti senti trattata, ho chiesto come ti senti vicina a lui, piccirì. La tua anima reagisce a ogni guardiano in maniera diversa, è sempre stato così, coi portatori degli anelli. Il boss li riconosceva anche al buio o di spalle, solo dal sussulto che provava dentro in loro presenza. Su, rispondimi bene, adesso..cosa senti dentro, vicina a Gokudera?”
Un po’ sofferente a tutta quella pressione, sospirai e chiusi gli occhi, alla ricerca di una risposta che non sapevo dare. Cosa sentivo dentro..accanto a lui?
Nel pensarlo, respirai a pieni polmoni, e l’odore del tabacco misto a dopobarba e polvere da sparo, mi entrò nel naso. Buffo..quella volta che lo temevo alla mercé di Mukuro, lo avevo praticamente trovato a naso, grazie a quest’odore..oppure no?
No..no, non fu quello! Io, quel giorno, ero stata investita da quelle strane immagini, che poi mi avevano guidato da Gokudera come se già sapessi dove si trovava da prima, giusto! E quella sensazione, mentre correvo da lui, quell’energia non mia che mi fluiva dentro, quel..”
“Tormento..” mormorai, aprendo gli occhi. Gokudera sbarrò i suoi, allarmato.
“Mia luce, accanto a me..senti tormento?”
“Si..” annui. Sapevo che era indelicato, ma ero sicura fosse la risposta giusta, lo avvertivo dentro. “Un tormento simile a chi ha in corpo un demonio, un vento incontrollabile, come una bufera. Accanto a lui..mi sento tormenta dalla mia stessa energia, come se fosse troppa, e volesse uscire ad ogni costo...”
Reborn annui, compiaciuto.
“Brava, hai finalmente imparato a leggere la tua anima. Si, è giusto. Uno dei guardiani fa questo effetto, al boss. Il guardiano in questione, è quello che possiede un’ energia incontenibile e furiosa, e si abbatte sul nemico con la sua ira, scatenando la sua collera nel campo di battaglia, e rimanendo sempre nell’occhio del suo stesso ciclone. Un guerrafondaio, in poche parole, uno che di diplomazia non sa una beata michia. Il suo attributo è azzeccatissimo. Lui.. è il guardiano della Tempesta. Il simbolo sul suo anello è da sempre un piccolo tornado..corrisponde?”
 “Si..è lui..l’anello della Tempesta..” mugugnai. Maledizione, era fregato al massimo..ed ero stata proprio io a spingere tutto in quella direzione!
“We, non ti lagnare, mo’..il destino, non lo scrivi mica di tuo pugno, piccirì.” Mi disse Reborn, schivando con nonchalance, un mio sguardo inceneritore. “Ora, proseguiamo..Ryohei Sasagawa..”
“Che c’entra ora quell’ invasato, maestro Reborn?” chiese Gokudera, allibito.
“Ha un anello anche lui..” sbuffai. Gokudera portò una mano alla faccia, in segno di estremo disappunto. “Maestro..qui è certezza che si trattarsi di un errore. Madornale, aggiungerei..”
“Eh,vediamolo subito..che mi dici su di lui, bell’è papà?”
“Beh..” dissi, riflettendo. “L’ho pensato anche prima, quando hai detto che per me lui è unico. Lo è davvero..lui riesce a riattaccarmi i pezzi, come solo lui sa fare. Mi ricarica le batterie e mi ridà fiducia in me stessa. Accanto a lui, sento..luce, credo..si, mi sento invadere di luce.”
“E poi mi viene a dire che è tutto sbagliato, ma guarda questa..” borbottò Reborn sempre più tronfio. “Si, ci sta pure il guardiano che fa così. Lui è il meno forte dei 6 guardiani, ma ha un potere che nessuno avrà mai. Lui, energico e brillante, è la luce che porta la fortuna alla famiglia. Esso, trasmette la sua stessa potenza tramite il suo bagliore, e abbatte i nemici con il suo entusiasmo dirompente. L’elemento di cui è il guardiano..è il Sole. Ho visto il suo anello, prima, quando stava qua..è la metà esatta di un piccolo sole, piccirì. Bene, concludiamo al dimostrazione con colui che declina l’offerta … Yamamoto. Dimmi..cosa senti vicino a lui?”
Un po imbronciata, guardai Yamamoto, che sorrise. Non potei non ricambiare. Yamamoto..beh, da sempre lui era la mia roccia, lo scoglio che neanche un maremoto scompone. Se ero agitata, lui riusciva sempre a raffreddarmi i nervi. Era sempre così rilassato, così tranquillo..
“Calma..” Mormorai. “Lui..lui mi fa sentire calma, direi. Calma come se fossi sulla cima di una montagna, immersa nel silenzio..”
Reborn rise compiaciuto.
“Uno dei 6 guardiani, riveste il ruolo di colui che scende, calmo e placido, sul campo di battaglia a lavare via il sangue dalla terra e dalla pelle raffreddando ferite e animi, spazzando via ogni ostilità con la sua potente forza, nata dalla quiete che solo lui possiede. E costui è..il guardiano della Pioggia. Guarda il suo anello, piccirì, vediamo se hai visto bene pure qua..”
Presi la mano di Yamamoto, e osservai da vicino, il blasone sul suo anello
“La Pioggia ha il simbolo a forma di goccia..corrisponde?” chiese Reborn.
“Si..è una goccia. Lui..lui è il guardiano..della Pioggia.”
Yamamoto rise nervosamente.
“Ecco..non credo di capire bene tutto questo gran discorso sui simboli e sugli anelli, e..io proprio non posso portarlo, piccolo. Vedi, io gioco a baseball, finirei per romperlo o mi darebbe fastidio. E poi non credo di essere chi dici tu...”
 “No, infatti, finiresti solo per farti male di nuovo al braccio ad ascoltare lui, e non voglio che accada per niente al mondo. Quel tipo coi capelli grigi, se prima era arrabbiato, non oso pensare in che stato si ripresenterà qui..”
Il bel viso di Yamamoto, fu pervaso da una smorfia. Un’espressione che conoscevo già: la sua rabbia.
“Lui..lui sta per tornare?” chiese, fissando l’anello al suo dito medio.
“Si, vuole gli anelli Vongola per sé, ma Dino lo ha imbrogliato consegnandoli dei falsi. Una volta che lui e il suo capo lo avranno capito, torneranno qui.. per vendicarsi, immagino..”
Yamamoto guardò Gokudera, e lui rispose a tono. Li osservai scrutarsi per qualche istante, poi Yamamoto riportò gli occhi al suo anello della Pioggia.
Poi, sul suo volto, vidi sbocciare qualcosa che il mondo femminile, usa chiamare: istinto del maschio Alfa.
“Beh..tu hai detto che senti al mia anima, e il piccolo ha detto che questi anelli vanno da chi vogliono loro, no?”
“Si, certo..” dissi, rassegnata. Sapevo cosa stava accadendo, lottare era vana fatica.
“Beh..quindi è mio, no? lui vuole stare con me, no? Beh..non vedo allora perché quell’esaltato con la spada debba averlo, se è mio. E poi..”
Si voltò verso Gokudera. Ecco, ci siamo..
“Se ci alleniamo di brutto, non credo che ci riuscirà a prenderceli tanto comodamente. Che dici, ciminiera?”
Gokudera fece una smorfia compiaciuta, scorrendo la lingua sulle labbra e portandoci una sigaretta, che accese con un colpo secco di zippo e tirando una lunga boccata, spargendo denso fumo grigio.
“No, ho serissimi dubbi, pallomane. Noi siamo i guardiani dei Vongola dalla nascita, il boss se lo sente dentro. Se replicano..glie lo faremo sentire fuori!”
Reborn ridacchiò sotto i baffi, compiaciuto come un padre davanti ai propri figli. Io dal canto mio, pregavo dio che non si dessero una panciata complice, o avrei dovuto andarmene dalla stanza per non picchiarli. Perché gli uomini amano tanto darsele?
“I vostri allenatori, credo bene vi stiano già aspettando. Voi sapete dove andare..guardiani”
“Non li chiamare così..” ringhiai. Rincarare un’esaltazione già eccessiva, non mi pareva consigliabile. Ma la mia voce, persino per il solitamente riverente Gokudera, era solo un leggero soffio nel vento carico di adrenalina, che quei due pompavano a due mani nei loro polmoni. Yamamoto appese il suo anello al collo come me, e con Gokudera, sparì alla volta di chissà cosa, incontro a chissà quale allenamento, diretto da chissà quale allenatore. Io, dal canto mio, presa dallo sconforto, mi lasciai cadere per terra vicino alla ruota della sedia a rotelle di Basil, che strillò allarmato.
“Hai poco da caricare peso, su quelle belle chiappette ossute, bell’è papà. Tu devi fare il lavoro doppio..”
“Ma tu guarda.. sono sorpresa, giuro..” bofonchiai, afona, mentre Basil cercava un modo per issarmi in piedi, senza cappottare dalla sedia. “Solo per curiosità, o per un inaspettato autolesionismo neonato in me, non saprei..perchè gli anelli hanno i simboli delle previsioni meteo? E il mio..che diavolo di simbolo è, che non capisco..”
Reborn mi venne accanto, e prese il mezzo anello appeso al mio collo, portandomelo davanti agli occhi.
“Presto detto. Gli anelli in tutto sono sette, e sono nati dallo spirito della prima generazione della famiglia Vongola, come ben sai. Quello che invece ignori, è che si dice che il primo boss e i suoi 6 guardiani, erano creature uniche nel loro genere. I 6 guardiani, più il loro boss, avevano caratteri e modi di essere molto particolari e diversi tra loro, tant’è che la gente prese ad associarli ai vari stadi dei fenomeni climatici: il guardiano che più di tutti amava gli scontri, e ci stava in mezzo come una paperella che sguazza nello stagno, prese il nome di guardiano della Tempesta. Quello sempre tranquillo, ma inarrestabile nel punire i nemici, era il guardiano della Pioggia. Quello che pareva non essere mai stanco, sempre luminoso e vitale, divenne il Guardiano del Sole. Esisteva inoltre, anche un guardiano capace di incassare i colpi diretti alla sua famiglia come un parafulmine, rimandandoli indietro come un boomerang. Quello, date le sue capacità, venne chiamato, guardiano del Fulmine. Gli ultimi due guardiani sono i più particolari, invece. Anche se a servizio del boss, non amano ricevere ordini da lui, né obbediscono in caso. Però quei due sono i più forti, tra i guardiani, per cui in genere il boss li lasciava fare come volevano. Nuvola e nebbia, sono i loro attributi..”
“E sarebbe sensata, questa cosa? Tenermi vicino due elementi che potrebbero aizzarsi contro di me?”
“Non lo faranno. Loro non prendono ordini da te, ma sono dalla tua parte. Se necessario, combatteranno i nemici della famiglia al tuo fianco, non temere. I guardiani sono diversi tra loro, ma rimangono fedeli al boss. Colui che porta il tuo anello, il più forte dei portatori..”
“Io..sarei la più forte?” chiesi, incredula.
Reborn annui.
“Tu non immagini neanche di cosa sarai capace, quando avrò finito con te, piccirì. L’anello del boss ti ha scelta a conferma di questa affermazione. Tu possiedi il potere di armonizzare tutti e 6 i poteri dei guardiani, tenendoli in scacco come loro leader. Il tuo attributo è l’elemento che contiene dentro di sé la tempesta, la pioggia, il fulmine, il sole, la nuvola e la nebbia. Tu, bell’è papà, sei la guardiana.. del cielo.”
Nel sentirlo dire così, provai la strana sensazione di calore sottopelle, la stessa che avevo avvertito al cospetto dello stemma araldico dei Vongola. Il mio sangue..aveva reagito a quelle parole.
“Chi sono questi ultimi 3 guardiani?” chiesi, guardando il mio mezzo anello, notando solo ora che era effettivamente, dello stesso colore del cielo terso.  “Arriveranno qui anche loro?”
“No, loro tre avranno un trattamento particolare, tesoro..” intervenne Dino. “A dire il vero, non sappiamo bene chi siano quelli della nebbia e del fulmine. Però stamattina, il custode mi ha comunicato chi è il portatore dell’anello della Nuvola. Sarò io ad allenarlo, sai?”
“Ah si? Un momento..la Nuvola non è uno di quelli che rifiuta gli ordini? Come farai ad allenare uno che a priori non ti vorrà dar retta?”
“No, più importante..Romario e i tuoi uomini vengono? Lo sai cosa succede, se fai le cose da solo, Dinuccio..”
Dino arrossì stizzito.
“Ti ho detto cento volte che non voglio che mi chiami Dinuccio, non ho più 11 anni! Si, me li porto, me li porto..anche se non servono! Non ho più problemi, ormai..”
“Ah no?” disse Reborn, scettico. Prese da un tavolino lì accanto un’arancia, e la scaglio con violenza contro Dino. Lui per tutta risposta estrasse agile la frusta dalla giacca, pronto a colpirla. Ma successe qualcosa di assurdo. In meno di tre secondi Dino, sa solo dio come, si ritrovò attorcigliato come un salame dentro la sua stessa frutta, con l’arancia spappolata in fronte.
“Non hai più problemi, eh?” lo schernì Reborn. Dino grugnì, cercando di liberarsi. Io corsi da lui, e allentai la corda, per farlo uscire da quella stretta. Dino era mortificato.
“Ma cosa combini? Contro Squalo, hai fatto scintille! Perché adesso, lasci che ti prenda in giro, facendo simili gaffe?” gli chiesi.
“Non lo fa apposta, è la sua vera natura, questa. Dino è abbastanza bravo con la frusta, ma solo davanti alla sua famiglia. Senza, disgraziatamente.. è una foca monaca. Contro Squalo, Dino aveva piazzato i suoi uomini dappertutto per eventualità, ed è riuscito a combattere al meglio di sé. Però, adesso che non ci sta nessuno dei suoi..ed eccolo lì.”
Ero scioccata a morte. Dino, il mio eroico salvatore..un imbranato?
“Beh, chissenefrega! I miei uomini ci saranno, durante l’allenamento del guardiano della nuvola. Anche perché, dal profilo che mi hai tracciato, col cavolo che vorrei restare solo a tu per tu con quel maniaco, sinceramente..”
“No, fermo, cosa? Maniaco? Il guardiano della Nuvola..è un maniaco?”
“Beh, non del genere Shamall, quello no. Però..beh, diciamo che è meglio non farlo arrabbiare, ecco. Però è perfetto per l’anello della Nuvola, te lo assicuro, tesoro. Ribelle, testardo, anarchico, inarrestabile e dotato di una forza seconda a nessuno. E’ un po troppo violento, magari, ma vedrai che riuscirò a far diventare utile anche questa particolarità.”
“Mio dio..un essere simile..è spaventoso! Non vorrei proprio dovermi presentare, a un simile individuo...”
Dino e Reborn risero.
“Che diavolo avete da ridere, adesso?”
“Non devi presentarti a lui, perchè lo conosci già!” disse Dino. “Pensa, è un tuo compagni di scuola, lo vedi tutti i giorni!”
Un mio compagno di scuola? Ma non era possibile! Non esisteva nessuno, nella mia classe o nelle altre, che fosse anarchico, violento e inarresta..oh mio dio!
“Eccola, l’ha trovato..” sghignazzò Reborn. Io lo guardai, la pelle d’oca su tutto il corpo.
“No, non è possibile, non puoi averlo fatto..”
“Non occorre agitarsi, adesso. Ha ragione Dino, l’anello ha scelto il suo guardiano alla perfezione..”
“No, non è la perfezione, è un suicidio! Reborn, se ho capito davvero di chi stiamo parlando, Dino non avrà scampo, lo ucciderà!”
“Non agitarti in questo modo, tesoro..” mi disse dolcemente Dino, carezzandomi le braccia. “Mi sono informato bene, cosa credi? È si molto violento e decisamente pericoloso, ma..ti posso assicurare che nonostante tutto..Kyoya Hibari non ha mai ucciso nessuno!”

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Capitolo 3
*** la decima generazione del Nono ***


Sapevo perfettamente che, razionalmente parlando, una presunta sfortuna aleggiante sui 7 anelli dei Vongola, poteva essere solo frutto delle circostanze, una maldicenza basata sul fatto che quei ninnoli erano quasi sempre passati di mano in mano lasciandosi dietro una scia di morti che neanche la peste nera del 1347. Non mi sentivo di dar loro tutte le colpe, però, poveretti.
Come il saggio Reborn aveva detto, la gente che ha fame di potere, non sente nessun altro bisogno. La gente veniva si sterminata nel nome degli anelli, ma non direttamente da loro. Che colpa avevano, loro, se i loro proprietari finivano per scannare ogni cosa al loro passaggio? Mica era una loro richiesta, e Reborn spergiurava che Giotto mai, avrebbe voluto un simile massacro, quando aveva forgiato i gioielli per sé e i suoi guardiani.
Ciononostante, dichiarando in sincerità che non attribuivo agli anelli Vongola la colpa delle morti che portavano sul groppone..non ero ancora esattamente nelle condizioni di poter affermare di essere contenta che io e i miei amici, fossimo stati nominati dal consigliere esterno del Nono, la decima generazione dei loro portatori. Anzi, era ancora piuttosto amaro, quel boccone, alla mia lingua. E la situazione in cui mi trovavo in quel momento, non giocava a favore di nessuna teoria pro anelli di certo.
Mancavano si e no 4 giorni tirati all’arrivo di Squalo e gli altri boys scout, il consigliere esterno che mi aveva proclamata idonea alla custodia delle sue metà degli anelli era ancora disperso per la patria, e il nono rimaneva in un angosciante silenzio stampa, che mandava Reborn ogni giorno che passava sempre più vicino all’esaurimento nervoso, processo che ritardava solo sfogando esagerate dosi di frustrazione su l’unica cosa che pareva essere una valvola di sfogo decente per i suoi nervi sfatti: io.
Dal giorno in cui io, Ryohei, Yamamoto e Gokudera avevamo ricevuto gli anelli, non avevo avuto più pace. Reborn, graziello come nessuno mai, aveva iniziato gli allenamenti per forgiare il mio corpo e il mio spirito in modo da poter albergare perfettamente in me lo spirito del mio prodigioso avo, sigillato nell’anello che portavo al collo. Non potevo indossarlo al dito perché Reborn aveva insistito che, durante tutta la fase di allenamento, portassi le buffe manopole di lana create per me da Leon durante lo scontro con Mukuro, e che combattessi sempre sotto proiettile dell’ultimo volere. Cosa che consumava le mie energie come cera di candela.
Sotto l’effetto dei proiettili Vongola, la mia mente perdeva coscienza di sforzo, fatica o dolore, ed ero in grado compiere gesta incredibili come scalare montagne o guadare fiumi a nuoto, e di spingere il mio corpo al massimo, incassando i colpi con disinvoltura e rispondendo a tono. Ma appena sfumava l’effetto, tutto il peso dell’allenamento mi cadeva addosso come un macigno, e le ferite iniziavano a dolermi tutte contemporaneamente. Collassavo in media 6-7 volte al giorno. Relax, questo sconosciuto..
“Sai, fu Primo Vongola, alias tuo nonno Giotto, a inventarsi questo schema di allenamento. Lui stesso lo seguì a i tempi d’oro..”
Era appena tramontato il sole, mentre Reborn abbrustoliva allegro due grasse trote su un fuoco improvvisato accanto alla sponda del fiume, da dove io ormai esaurita completamente, ero appena uscita per miracolo, coperta di botte e tagli dappertutto.
“Bravo nonno..” biascicai tremebonda e fradicia, da dentro la mia coperta.
“Sai se le teorie sono giuste, ed era effettivamente una donna? Ci pensi che tipetto gagliardo? Conosco uomini che resterebbero secchi dopo due giorni, co’ sto trattamento. E lui, o lei, lo ha messo a punto che era solo una ragazza come te. E’ sparito nel nulla che teneva solo 23 anni, il nostro fondatore, eppure guarda che grandi cose ha fatto..”
“Brava nonna..” rimbeccai.
“Uh che melodramma, stai a fare, per due taglietti. Le budella sono lontane, non morirai, tranquilla..”
Non mi rimaneva nemmeno la forza di mandarcelo, ormai, per cui mi limitai a prendere la trota abbrustolita che mi porgeva e a mangiarla in silenzio.
“Puoi fare tutti i capricci che vuoi, bell’è papà, la pasta ormai è sul fuoco, tanto vale che bolle. I Varia ormai dovrebbero aver capito che gli abbiamo fregati, e voglio che tu riesca a tenergli testa, quando ci suoneranno il campanello. Il Primo ha stabilito come allenamento base per mente, spirito e corpo la scalata della scogliera che hai alle spalle e la guadata completa di tutto il fiume. Questo è il requisito base per poter sostenere il potere del suo anello..”
“Bene, allora il nonno aveva istinti suicida..” ringhiai, la bocca piena di pesce e spine.
“No, era solo il suo stile. Ogni singolo boss della nostra famiglia ne aveva uno personale. I loro modi di combattere e le loro armi erano ispirati alle loro personalità. Ad esempio coltelli, o pistole. Ce ne stava persino uno che combatteva con una forchetta..”
“Pittoresco..” osservai, stupita, immaginando un boss dei Vongola in piena battaglia, infilzare le natiche avversarie con un forchettone avvolto dalle mie fiamme.
“E tra tutti loro, ce ne stava uno che, come te, usava i guanti per combattere..”
“I..i miei guanti?” chiesi sbalordita. Mi infondeva un po’ di fiducia in più, sapere che come tecnica di combattimento, la mia era già stata testata con successo in precedenza.
“Si piccirì’, e indovina un po’ chi fra tutti l’ha usata?”
Nel dirlo, abbassò gli occhietti neri e splendenti come dorsi di scarabeo, sulle mie manopole di lana. Io le guardai, e mi nacque in viso un sorrisetto dolce.
“Nonno..” mormorai
Reborn annui solenne.
“Si,lui in persona. Giotto Vongola, noto ai più come Sky, il Cielo, fondatore della nostra amatissima famiglia. Nessuno ha mai superato tuo nonno, in battaglia, è il più forte tra tutti i boss. E tu, bell’ è papà, che nelle vene tieni il suo sangue, e sto pregando angeli, arcangeli e beati Paoli perché sia così, potresti eguagliarlo. Perciò ti faccio fare ste dodici fatiche ercoline, piccirì. Se tieni lo spirito del Primo, dopo sta faticata, sarai imbattibile come lui.”
“Ma..con tutto il dovuto rispetto per il nonno..è davvero necessario andare a tirare la sottana della morte in questa maniera? Voglio dire, perché il nonno si spingeva cosi in là, con l’allenamento?”
“Primo voleva temprare il suo corpo per renderlo forte e resistente a tutto, in modo da entrare in Hyper-mode quando più gli girava..”
“H..Hyper-mode?” chiesi, confusa.
“Mi sono informato, dopo il duello con Mukuro, su quello strano proiettile nascosto dentro ai guanti fatti da Leon. Si tratta di un proiettile creato da Giotto Vongola in persona, come pure il solito che uso, però molte volte più potente. Il suo nome..è proiettile del rimprovero..”
“Del rimprovero?”
“Eh. A differenza del primo proiettile, che come scopo ha quello di mandare il fuoco nelle vene a chi lo incassa inibendo ogni cognito al suddetto, questo mantiene lucido il cervello, ma ne altera le capacità al massimo. E’ come se ogni cosa attorno a te capitasse al rallentatore, e tu avessi tutto il tempo di realizzare e reagire. Una corsa diventa un passo, un proiettile diventa un sassetto, un pugno diventa una carezza..”
“Si, è vero, ricordo perfettamente cosa provavo, sotto l’influsso di quel proiettile. Mukuro sembrava cosi lento, così prevedibile. Persino le sue illusioni erano palesi, ai miei occhi..”
“Questo perché tutte le tue capacità sensoriali erano al massimo, in modalità iper. Appunto, Hyper-mode. Con questo proiettile in corpo, non hai limiti, piccirì, la tua potenza è al massimo, ma..come ben ricordi, il tuo corpo ne è uscito malconcio dalla prima iniezione di questo portentoso proiettile, eh?”
“Malconcio è un eufemismo..non sono riuscita a muovere un mignolo per settimane, mi mordevano tutti i muscoli del corpo, anche quelli che non sapevo di avere..”
“Ed ecco perché Reborn tuo sta qua, piccirì. Dobbiamo forgiare il tuo bel corpicino da bambola in modo che riesca a sopportare l’Hyper-mode, con cui sono certo scalderemo bene le chiappette dei Varia. Tu, e i tuoi guardiani..”
“Mio dio..anche gli altri stanno subendo un simile trattamento?” chiesi, allarmata. Reborn denegò.
“Loro fisicamente devono solo affinare due o tre tecniche, le basi già le tengono. Specie Hibari..”
Un brivido mi corse lungo la schiena. Povero Dino, speriamo che Hibari tenga fede al suo primato di pestaggio senza morti..
“A proposito di guardiani..” domandai, colta da un dubbio. “Dato che ancora il custode degli anelli non si è fatto sentire..almeno tu sei riuscito a mettere le mani sul nome degli altri due guardiani, fulmine e nebbia?”
“Di loro preoccupati a metà, per ora..”
Mentre aprivo bocca per replicare ad una risposta cosi priva di senso, nella vallata di propagò un botto assordante. Reborn emise un versetto stizzito.
“Eccolo la..la tempesta comincia a fare casino, come al solito..Madonna del Carmelo..”
“Tempesta..Gokudera?!” esclamai. “Vuoi..vuoi che sia stato lui?”
“Eh..sono giorni che si allena qua dietro, l’ho visto un tre giorni fa. Il suo allenatore non lo bada, e sta finendo per ammazzarsi, temo..”
Non fu necessario aggiungere altro. Lanciai lontano la coperta e imboccai la strada che portava al punto da dove era venuto il botto. Non dovetti camminare a lungo, che vidi uscire da una piccola gola accanto al sentiero, una coltre di fumo nerastro dall’odore famigliare. Disceso svelta il sentiero ed entrai nella gola, raggiungendo a passo spedito il punto da dove usciva il fumo. Ma a circa cinque metri da esso, qualcosa mi si avvolse attorno alla vita, come la spira di un serpente.
“No, mia dolcissima albicocchina, niente interferenze. Non sei sua madre, cavoli suoi se salta per aria..”
Mi voltai, e vidi con gran sorpresa il dottor Shamall sorridermi sornione, un braccio avvolto attorno al mio sterno.
“Do..dottore! ma che fa lei, qui?”
“Cazzeggia, come al solito in queste circostanze..ma chi ti ha dato il via libera per fare il medico a te, un ubriaco? E posala, lo sai che non voglio che la tocchi, co’ ste’ manacce..”
Reborn era arrivato a passo svelto, decisamente contrariato.
“Ehi, bada a come ti esprimi, signorino..in primis, non oserei mai azzardarmi a corteggiare la decima luce dei Vongola, sebbene sia decisamente il caso, sapendo che ci sei tu in zona. Ci tengo alla pelle..”
Co..corteggiarmi? decisamente il caso? Ma..avrà 20 anni più di me, dove sarebbe il caso?!
“Secondo..cosa c’entra la mia pratica in medicina, col fatto che quell’idiota non fa che bombardarsi, eh? non gli ho mica detto io di farlo, caro da dio..”
“Ma nemmeno fai nulla per fermarlo..”
“Ah beh, è adulto e vaccinato, saprà anche lui che fa male, no?”
Ignorando quel discorso contorto e sempre più privo di senso, raggiunsi il punto da cui provenivano le nuvole scure puzzolenti di polvere da sparo. Vidi un piccolo cratere, al di sotto di esse, con al centro un cumulo fumante e annerito che una volta era Gokudera.
“No, albicocchina mia, meglio se non ti avvicini. Potrebbe esplodere di nuovo..”
“Gokudera! Gokudera, stai bene?” chiamai, ignorando quel medico assurdo. Gokudera tossì sonoramente, e si voltò a guardarmi, il viso pallido sporco di fuliggine e gonfio di bruciature da esplosione. Nel vedermi, divenne il volto del terrore.
“Mi..mia luce! Oh dio..che imbarazzo, mostrarmi in questo stato..” rantolò cercando di alzarsi. Lo raggiunsi svelta, e lo tirai in piedi. Era cotto come una pannocchia ai ferri e puzzava di gallina strinata.
“Ma..ma mi vuoi dire che accidenti cerchi di fare? Perché ti lasci colpire dalle tue stesse bombe, vuoi ammazzarti?”
Gokudera aprì bocca per replicare, quando Shamall me lo staccò malamente dalle braccia, e lo costrinse a sedere sul bordo del cratere, l’aria esasperata e un po’ schifata.
“Sei una vera spina nel culo, ragazzino! L’unico motivo per cui non ti ci ho ancora stramandato, è che la mia piccola albicocchina qui ne morirebbe! Dio, che palle.. e mi tocca pure medicarti, adesso! Che razza di schifo..”
Con aria quanto più rivoltata, estrasse del disinfettante e del cotone dalla giacca, e iniziò a tamponare malamente le ustioni di Gokudera, che lo guardava digrignando i denti.
“Razza di coglione..” sbraitò, strizzando un occhio dal dolore. “Se ti decidessi a dirmi dove cazzo sbaglio, magari non mi ridurrei a una caldarrosta, che dici? Sei o non sei il mio allenatore, medico pervertito?”
Per tutta risposta, Shamall si fece venire un brivido.
“Io non sono un accidente per te, e non dire più quella parola, altrimenti vomito. Io alleno solo i flessuosi corpi femminili in adorazione completa della mia persona, e curo le ferite solo sulle pelli candide e profumate di giovani fanciulle. I maschi, io, non li tocco nemmeno coi guanti da forno, e mi rifiuto di prestar loro le mie cure. Disgustoso..”
Lo guardai, allucinata. Concordavo con Reborn: chi diavolo lo aveva investito medico, a questo?
“Conosco la tua politica malsana, vecchio pervertito, e sa dio quanto mi rivolti lo stomaco dover aver a che fare con te. Però rimani l’unico che può insegnarmi a diventare più forte, che ci faccia schifo o meno..”
“L’unica cosa che voglio dirti è questa: fai preoccupare ancora una volta la mia tenera albicocchina, e ti toglierò con queste mani, la vita che tu non sembri aver a caro. Anche da piccolo, si vedeva che di te stesso, non te ne fregava niente. Ti dirò questo, dunque, vediamo se ti svegli: se non ti riesce di penare a te, almeno pensa a lei, razza di deficiente!”
Gokudera sbarrò gli occhi incredulo. Confusa, guardai Shamall, e vidi brillare nei suoi occhi una luce strana, quasi umida di lacrime. Sembrava spaurito..ma allo stesso tempo furioso per qualcosa. Aveva parlato di lui da piccolo..da quanto tempo Gokudera conosceva quello strano medico depravato?
Mentre pensavo a questo, alle spalle dl dottore, in lontananza, mi parve di scorgere una sagoma. Una sagoma che andava avvicinandosi sempre di più. Poi, dopo qualche istante fu possibile scorgerne il viso..e rimasi di stucco. Era..mio padre!
“Buonasera, cara! Come va il campeggio?” chiese, ridendo. Indossava un completo a dir poco assurdo: una tuta da carpentiere, un picco e un elmetto. Sembrava un operaio uscito fresco da un cantiere.
Senza attendere una mia risposta, spostò lo sguardo su Gokudera. E sorrise amorevolmente.
“Santo cielo, che disastro..ragazzo mio, perché non temi la morte, eh?”
Shamall emise un verso indecifrabile, che mio padre ignorò. Gokudera lo osservo rabbuiato.
“Papà..” mormorai. E Gokudera divenne cremisi. Aveva realizzato chi stava fulminando.
“Voi..voi siete il padre di..” esalò.
“Ricorda che al mondo esiste sia chi non teme le ferite, e chi le odia a morte, ragazzo mio. E per quelle persone, il terrore delle ferite non è circoscritto alla loro, di pelle. Dimmi, ora, ti è cara mia figlia, Ragazzo?”
Gokudera mi guardo, sconvolto.
“Più..più di ogni altra cosa a questo mondo, signor Sawada..”
Papà annui.
“E dimmi, allora..come puoi proteggerla dal male..se da esso non proteggi prima te stesso. Se tu ti lasci ferire..come potrai poi impedire che venga ferita anche lei?”
Gokudera lo guardò come se avesse appena dichiarato di essere dio in terra. Io pure ero decisamente spiazzata. Come sapeva mio padre..delle abitudini di Gokudera con me? Chi glie ne aveva parlato?
“Beh, è ora di rincasare, credo. Mamma poi si mette ansia, sennò..a presto, cara!”
Detto questo, imboccò la stradina che portava al bosco, diretto verso casa.
“Ah bontà divina..” commentò Shamall con tono schifato. “Bene, se bisogna ballare, tanto vale farlo bene..dai, bamboccio, esci da quel buco e datti una ripulita. E finisci di curarti le ferite. Io, come ormai ripeto alla nausea da una vita, non curo gli uomini! Ah, Gesù..”
Poi, con tutto un altro atteggiamento, si voltò verso di me.
“Tranquilla, mia squisita albicocchina, baderò io al pupo. Soffrirò come una bestia in questi giorni, senza vedere altro che la sua facciaccia invece dei candidi visi delle ragazze a cui sono abituato, ma..se non altro farò felice te dandoti un degno guardiano della Tempesta. E’unico dei tuoi uomini a combattere a lungo raggio, non si poteva fare niente senza di lui..”
Io annui, osservando Shamall tornare al suo sguardo di disprezzo voltandosi verso Gokudera, che disinfettava maldestramente un profondo taglio sul collo con aria ostile. Reborn emise un versetto soddisfatto.
“Oh, un pensiero di meno.. meno male che papà tuo passava di qua, eh? ci sa fare, coi bambini, bravo lui..”
Giusto, papà.. perché era qui? Non poteva esserci un cantiere aperto, in pena montagna desolata. E soprattutto.. come aveva fatto a capire Gokudera con un solo sguardo?
Tramontato che fu il sole, finalmente Reborn si decise a manifestare pietà, e ce ne tornammo tutti a casa. Ero talmente esausta che dovetti guidare con le mani le gambe sulle scale, per riuscire a fare i gradini. Vicino alla mia porta, trovai un biglietto di mamma. Yamamoto e Ryohei avevano telefonato e mi avevano lasciato un messaggio in segreteria. Feci partire il nastro, e ne usci la voce di Yamamoto:
- Il mio vecchio ha accettato di aiutarmi, mi insegnerà il kendo. Ti mando un bacio e prometto che darò il meglio di me-
Passai un dito sulla segreteria, pensierosa. Yamamoto..allenato da suo padre? E come poteva, un innocente cuoco di sushi, far qualcosa per permettere a suo figlio di portare a casa il pelo contro degli assassini provetti? Però mi fidavo abbastanza di Yamamoto da non replicare le sue scelte, per cui mi limitai a incrociare mentalmente dita e a sperare in bene. Kendo..l’arte marziale della spada. Perfetta, pensai.
Poi, Ryohei irruppe con la sua voce potente e mi scosse dai miei pensieri:
- Colonnello mi sta allenando facendomi dormire e riposare al sole, perché dice che il mio corpo è una vita che non lo fa. Mi annoio! Per ora fa solo questo, ma ti farò sapere quando si inizierà a far sul serio. Un bacio estremo!-
Colonnello. Se era anche solo per metà fatto della stessa farina dell’imparto di Reborn, il fatto che fosse un allenatore un po balordo, neanche mi scomponeva. Povero il mio Ryohei, rimpiangerai prestissimo questi giorni fatti di pisolini..
Dirigendomi verso la mia camera, passai accanto a quella di mio padre. Lo vidi attraverso al porta socchiusa, ronfare della grossa circondato da lattine di birra Sembrava il dio degli alcolizzati circondato di offerte. Stupida io, pensai, ad aver creduto in babbo natale alla mia età. Papà non aveva capito niente di Gokudera. Semplicemente, aveva tirato ad indovinare. Però mi restava un cruccio: che ci faceva mio padre in montagna, e nel posto preciso dove io e Gokudera ci si allenava?
La mattina dopo, Reborn torchiò le mie povere membra un’altra volta, sempre con la medesima delicatezza di cui solo lui era investito. Però non fu crudeltà inutile, la sua. In mattinata, infatti, riuscì a scalare la montagna e a guadare il fiume. Per poco non ci lasciai le penne, ma ci riuscì. E senza collassare!
“Carotina al cavallo, brava a picciridda mia. Oh, e possiamo spuntare dalla lista, la prima fase dell’allenamento, vai..”
“Pri..prima fase?!” sbraitai, praticamente addosso al falò nel tentativo di sbrinarmi le ossa dal gelo dell’acqua del fiume. “praticamente, mi stai dicendo che siamo appena all’inizio!”
“E che ti credevi, che fare l’alpinista e la nuotatrice potesse servirti contro i Varia? Fosse cosi facile farli fuori, che li chiamerebbero a fare assassini d’elite, scusa?”
Mi senti mancare. Mi ero spinta a un passo dalla tomba..ed era solo la punta dell’ice-berg!
“Trabocco di immenso orgoglio per voi, mia signora!”
Mi voltai di scatto. Avrei riconosciuto quel gergo assurdo ovunque. E infatti, col suo solito sorriso raggiante, vidi arrivare dal fondo valle, il giovane che mi aveva salvata dalle grinfie di quel pazzo di Squalo, Basil.
“Basil, che fai tu qua, dovresti stare all’ospedale, con tutte le botte che hai preso da quel fanatico!” gridai, andandogli incontro. Quando però gli fui abbastanza vicina, notai che sembrava in perfetta forma. Beh, se non altro stava meglio di me..
“Stai meglio?” chiesi, carezzandogli il viso dove prima aveva centinaia di ferite. Lui sorrise estatico.
“Mia dolce signora, avete sempre un pensiero per il vostro prossimo.. si, comunque, sono in perfetta salute adesso. Lord Cavallone mi ha fatto curare dal suo secondo, Sir Romario, e hanno aiutato anche le erbe benefiche del mio amato maestro..”
Ancora il “maestro”..avrei pagato per conoscerla, questa figura leggendaria.
“Dimmi, perché sei qui?” chiesi, mentre mi aiutava ad alzarmi.
“Per aiutarvi, mia signora!” rispose lui, allegro.
“Aiutarmi? E come?” chiesi.
“Semplice, piccirì. Metti al tappeto Basil, e spuntiamo pure la seconda parte del tuo allenamento.”
“Co..come? di che parli, io non voglio metterlo al tappeto, è solo un ragazzo!”
“Solo un ragazzo? Ah,bene..”
Basil assunse uno sguardo di sfida.
“Permettetemi, mia signora..di mostrarvi di cosa è capace, questo ragazzo..”
Infilò leggero, una mano nella tasca dei suoi pantaloni, e ne sfilò un piccolo contenitore rettangolare simile a un porta- pastiglie. E infatti, lo vidi far scivolare fuori dal suddetto, delle compresse azzurro cielo rotonde, grandi come biglie. Guardandomi, ne mise una tra i denti, la masticò piano, e poi la ingoiò. Un attimo dopo, parve avvampare, iniziò ad agitarsi come se avesse delle formiche sotto la maglietta, e..sulla sua fronte fecero capolino delle fiamme!
“Le..mie fiamme! Le fiamme di Giotto.”
“No, già te lo dissi, sono diverse. Su, cominciate pure!”
Basil non se lo fece ripetere due volte, e mi piombò addosso come un puma. Io volai letteralmente per aria, e andai a cozzare contro la parete del monte, mozzandomi il fiato.
“Reborn, cristo..” ansimai, tastandomi le costole per sentire se erano tutte integre. “Ma sei diventato matto? Come accidenti fai a pretendere che combatta con uno in modalità Hyper al naturale! Mi ucciderà prima lui dei Varia!”
“Lord Reborn, avevate ragione, è più forte!” esclamò Basil, sollevandomi di peso e rimettendomi in piedi. Io lo guardai, allibita.
“Eh, lo so che ho ragione, figlio mio. Ormai ho il callo, a forza di avere ragione..”
“Ragione su cosa?” sbottai, ancora un po’ sofferente in zona plesso solare.
“Sul fatto che se il nostro Basil qua presente ti avesse fatto fare la fine dell’arazzo una settimana fa, saresti a bere il tè con Giotto e san Pietro. Mentre grazie all’allenamento nel tuo glorioso avo, il tè in paradiso rimarrà per due..”
Io lo fissai. Era vero, a pensarci bene. Il dolore di quel violentissimo colpo stava già scemando, a dirla tutta. Cavolo, Giotto sapeva davvero il fatto suo..
“Bene, e ora facciamo i seri, bell’è papà..”
E senza aggiungere altro, mi sparò il solito proiettile, e tutto divenne come al solito. Io e Basil lottammo strenuamente entrambi in Hyper Mode per tre giorni quasi filati, riposandoci solo per dormire e mangiare. Basil era un prodigio, il suo maestro lo aveva cresciuto e allenato divinamente, come pure aveva fatto il mio con me. E alla quasi conclusione del terzo giorno, finalmente riuscì a batterlo. In quei giorni di lotta, avevo sviluppato la mia velocità, la mia intuizione e la mia forza fisica al massimo. Mi sentivo sfinita, ma molto più sicura delle mie capacità. Reborn era raggiante.
“Brava a picciridda mia bella! Oh, e con questo a’ seconda fase è fatta, vai..”
“Stupenda, splendida, mia signora!” applaudì Basil,sdraiato nella polvere.
“Grazie, bravissimo anche tu!” risposi, sdraiata anche per terra. Lo avevo steso letteralmente, ma ero crollata a terra anche io poco dopo. E ora eravamo entrambi lì distesi lungo il fiume, sfiancati e ammaccati. Reborn quella sera, decise di rincasare prima, dicendo che mi occorreva riposo. Per me, dal borbottio del suo pancino che sentì mentre si rincasava, era a lui che occorreva qualcosa..la sua pasta al sugo!
Ridacchiando tra me e me, però, improvvisamente notai due ragazze in fondo alla strada. Aguzzando la vista, vidi che si trattava nientemeno che di Haru e Kyoko.
“Ragazze!” chiamai. Loro si voltarono, e non appena mi videro, si precipitarono da me. Erano pallide, e sembravano in preda all’angoscia.
“Oh Taya, che disastro! Dopo pranzo, siamo venute a trovare Bianchi a casa tua per mangiare un dolce assieme a i piccoli..” iniziò Haru, sudando e agitandosi tutta. “Poi Lambo ha detto che voleva un gelato e lo hanno chiesto anche I - pin e Fuuta, e così Bianchi ha acconsentito di affidarceli, ma..”
“Per farla breve Taya..li abbiamo persi. Li cerchiamo da ore, ma non c’è traccia..”
Kyoko non riusciva nemmeno ad alzare lo sguardo, tanto era mortificata. Era sull’orlo delle lacrime.
Io chiusi gli occhi, esasperata.
“Pesti..” borbottai. “Mai che li si possa portare da nessuna parte! Ok, calme adesso, tutte e due. Non occorre sollevare polveroni inutilmente. Lambo e i-pin hanno il ciuccio della fuga da sempre, è roba già vista, ma Fuuta è molto coscienzioso, per gli anni che ha. Sono sicura che non gli è successo..”
Nel dirlo, sotto pelle mi corse un brivido. Un brivido..come di un brutto presentimento. E se..oddio no!
“Bimbe, tornate da Bianchi, e ditele che vi metta su il tè suo con la valeriana, che vi calma i nervi. Basil, vai con loro, che è buio e non è bello per le ragazze giare la notte per strada. Piccirì, andiamo, veloce..”
Reborn a quanto pareva, aveva avuto il mio stesso presentimento. Haru e Kyoko obbedirono svelte, e si diressero verso casa mia. Reborn e io invece, partimmo di corsa a cercare i bambini.
“Pensi che sia opera loro?” chiesi, il fiatone dalla corsa. Gli hanno presi per danneggiare me?”
“Fuuta non ha mai tenuto la capa leggera, mai si sarebbe allontanato spontaneamente dalle ragazze. La mafia già di suo, tiene la testa malata. Più questi sono pure dei traditori, e bacati come una mela, temo che tutto vada messo in conto..”
“No ok, qui si sta ufficialmente esagerando!” sbraitai, aumentando il passo. “Posso sopportare di venire strapazzata fino al collasso, tollero a fatica che i miei amici vengano messi in mezzo..ma che nessuno si azzardi a posare un dito sui miei bambini!”
Svoltai per una laterale così velocemente da perdere quasi l’equilibrio, emi trovai davanti una scena agghiacciante:Lambo, I-pin e Fuuta erano appiattiti contro un muro, due lugubri figure vestite di nero a tenerli sotto tiro con degli strani arnesi simili ad arpioni da pesca elettrificati. Le scintille di corrente saettavano a un millimetro dai loro visi. Non ci vidi più.
“Ehi, leva di corsa quella roba dalla faccia dei miei bambini!” urlai. Avvertì la manina di Reborn afferrarmi il polpaccio. I loschi figuri voltarono lentamente la testa nella mia direzione, dei ghigni perfidi appena visibili sui loro volti semi coperti dai cappucci neri.
“Non ridermi in faccia, armadio, e leva quello schifo elettrico dai piccoli, ho detto..”
I due tipi non si scomposero, e presero ad avanzare verso di me, le loro strane armi saettanti in mano. Maledizione,che accidenti ero andata  a fare, a provocarli? Il mio cuore di mamma poteva essere forte, ma io non lo ero altrettanto da stendere due energumeni di quella mole, sebbene fossi comunque sollevata che avessero abbandonato le loro prede iniziali. Come se non bastasse, ero pure sull’orlo dello sfinimento, per cui anche provandoci, il risultato era scontato. Però sapevo una cosa: anche se era senza forze, sotto l’influsso del proiettile dell’ultimo volere, il mio corpo non si sarebbe fermato.
“Reborn..” mormorai, dunque. “Reborn..sparami, svelto!”
“Impossibile, lo sforzo eccessivo,una volta bruciato l’effetto del proiettile, finirebbe per ammazzarti. Sei al limite, bell’è papà..”
“Fantastico..” mormorai tra i denti, osservando i metri tra me e i due sgherri ridursi sempre di più. Sarei morta, era certezza. Fulminata,infilzata,di infarto..sarei morta e basta.
“Mamma!” pigolò Fuuta, i fratellini ben stretti tra le braccia. I-pin pareva malconcia, forse aveva provato a difendersi..
“Buono, cucciolo, mammina sa quello che bisogna fare, niente paura..” gli risposi,il tono più rassicurante
Che mi veniva. Beh, se avevo imparato a mentire in certe situazioni, se non altro significava che come madre avevo preso mano. Sotto minaccia di morte, poi, dovevano darmi come minimo un premio.
“Reborn..” mormorai ancora. Lui intensificò la presa alla mia gamba.
“Calma, sto pensando..”
“Beh pensa forte, allora! Non sarebbe ora che facessi qualcosa a anche tu? Guarda che lo so che sei capace, se vuoi..”
“te lo dissi già, non posso fare niente. E poi questi qua sono tirapiedi dei Vongola, mai potrei alzarci un dito sopra..”
“beh io sono il capo dei Vongola, ho la precedenza. Hai la mia autorizzazione ufficiale a far fuori questi animali..”
“We,non fare come la panna, piccirì, non montarti. Il nono sta ancora la, tu ancora non puoi dare ordini a nessuno, piccirì..”
“Però se pit e pot qui mi fanno allo spiedo, il caro Nono potrebbe mal digerirlo, no?”
“Tranquilla..non morirai, stanotte..”
Abbassai lo sguardo su di lui. Reborn aveva improvvisamente assunto uno strano tono gongolante, nella sua acuta vocina da bambino. Sembrava quasi godersela.
“Beh, e ora cos’hai da essere tanto compiaciuto?” chiesi, confusa.
Ma prima che potesse esserci il tempo per una risposta qualsiasi da parte sua, all’altezza del plesso solare, avvertì come un calore improvviso, come una sorta..di energia.
“Ma..questo è..” mormorai, e mi sorpresi a sorridere. In quel mentre, uno dei tizi in nero prese avvicinò improvvisamente la sua arma al mio viso. Una delle scintille elettriche riuscì a scottarmi una guancia.
“Giù le mani, animale!”
Dal nulla, un pungo prodigioso colpì in pieno l’amico, che prese letteralmente il volo. Un attimo dopo il proprietario dell’energia calda avvertita nel mio stomaco, mi avvolse tra le braccia, affettuosamente.
“Come cazzo osi..” ringhiò, furioso. “No dico..come cazzo osi anche solo farti passare per la testa di sfiorare una ragazza con quel coso! Beh non lo farai, non con me a questo mondo, bello! Nessuno fa il furbo con il decimo guardiano del sole della famiglia Vongola, il primo allievo del maestro Colonnello..Sasagawa Ryohei!”
Però,pensai, gran bell’ entrata..
“Grazie Ryohei..” mormorai, osservando il tizio in nero riverso in mezzo alla strada come una tartaruga sul guscio. “Ma come sapevi che ero qua?”
“Facevo un po’ di jogging qui nei paraggi, e mi sei balenata in mente, come un lampo. E tipo un secondo dopo, ti ho sentito urlare! I piccoli?”
“Mamma!”
Appena nominati, mi corsero incontro, e mi gettarono le braccia al collo. Ma proprio mentre mi lasciavo trasportare da quel bel momento, l’altro energumeno si riprese dallo shock momentaneo, e partì all’attacco, accompagnato da rinforzi apparsi dal nulla. Ryohei ebbe giusto il tempo di spostare me e i bambini via dal pericolo, ma per un contrattacco non aveva chance, erano troppi per lui solo. Ma all’improvviso, ecco anche il secondo tizio andare in orbita, sbalzato via da una strana forza provenente dalle mie spalle. Mentre io e Ryohei ci si interrogava sull’accaduto, il mio stomaco lanciò un altro segnale. Una sensazione di freschezza e calma, come appena uscita dalla doccia. Passandomi le dita sull’addome, sospirai tranquillizzata.
“Sei qui anche tu..” dissi, tenendo una mano alle mie spalle .Le mie dita s’intrecciarono con quelle del mio prodigioso Re Mida della palla curva.
“Come va, scricciolo?” mi disse, carezzandomi il viso e dando un poderoso 5 a Ryohei.
“Bel lancio!” commentò, compiaciuto, osservando il secondo energumeno rantolare a pochi metri dal primo, in preda al dolore. Yamamoto lo aveva mandato al tappeto con una poderosa pallata in faccia.
Ahi, pensai, conoscevo fin troppo bene il tocco di Yamamoto. Se il lancio era anche solo per metà forte come quello subito erroneamente da me, non invidiavo per nulla il losco figuro agonizzante. Dulcis in fundo, un’esplosione da far saltare i timpani abbatté anche gli ultimi scagnozzi rimasti in piedi. Sebbene la mi pancia e la sensazione di avere il selz al posto del sangue non mancarono di avvisarmi, non avevo dubbi di chi fosse opera, quel bordello. E neppure l’odore di sigarette, polvere da sparo e acqua di colonia erano confondibili con altri.
“Mi dici perché cazzo non mi hai aspettato, dannato monopalla da baseball?” ringhiò Gokudera.
“Sei tu che non mi stai dietro perché non hai fiato, cazzone. Sempre a pippare quelle malefiche cicche. Non hai resistenza nella corsa.”
“E neanche a pazienza resisto granché, quindi piantala di provocarmi..”
“Buoni, ragazzi..” li redarguì. Yamamoto fece la linguaccia a Gokudera, e prese in braccio Lambo, Nel trovarmelo sotto agli occhi, la mia attenzione fu attirata dal un’ insolito brillio tra i suoi ricci afro.
“Oh santo cielo..quante volte ti devo dire di non ficcarti le caramelle nei capelli!” dissi, pescando in quella lanugine nera.
“No, è il tesoro di Lambo!”
“Il tuo tesoro finirà per rovinarti tutti i dentini, lo..oh dio!”
Tra le mie dita cariche di dolcetti e caramelle, era rimasto incastrato qualcosa. Qualcosa di orribilmente famigliare, l’ultima cosa al mondo che avrei voluto trovare in quel posto.
“Oh signore..” sbraitò Gokudera esasperato, dopo essermi venuto vicino per vedere cosa mi avesse sconvolto tanto. “Ma..perché diamine la scemucca ha uno dei sacri anelli, adesso?”
“L’anello del fulmine..” aggiunsi stupidamente, come se la cosa avesse qualche rilievo.
“Ho il sacro anello perché me lo merito, Bakadera!” rimbeccò Lambo, spavaldo.
Scemucca, Bakadera.Si,  con l’aumentare della permanenza del piccolo Lambo in casa mia, era uscita allo scoperto un altro lato della personalità di Gokudera sconosciuto ai più: Tollerava i bambini come un pelo in gola di notte. In special modo, il pelo chiamato Lambo.
Le ordinarie marachelle a cui ormai avevo fatto il callo, a Gokudera facevano l’effetto del trapano del dentista senza anestesia. Dulcis in fundo mandarlo fuori dai gangheri cosi facilmente mandava in estasi Lambo, che non perdeva occasione per provocarlo. Per dire bene,  un mix micidiale.
“Io me lo merito, essendo il braccio destro della decima luce. Tu, essendo un hamburger con le corna, ti meriti solo una grigliata alle chiappette!”
“Parla pure, bakadera, tanto non ti do niente, l’anello è di Lambo!”
“No,tecnicamente quell’anello è mio..”
Dal nulla, improvvisamente era giunta una voce. Una voce cavernosa, bassa e grave, come il suono di un fagotto. D’istinto, i piccoli mi vennero vicino, mentre Lambo cercò asilo tra le braccia di Yamamoto che era lì accanto, e con Gokudera e Ryohei si gettava sguardi truci intorno, a caccia del padrone di quella voce cupa e grave.
Ma non cercammo a lungo. Dal buio della collinetta sopra le nostre teste, infatti, apparve all’improvviso un uomo. Alto circa due metri, aveva capelli scuri e irti come folgori nere. Aveva un viso scuro, senato da degli strani segni sulle guance e sulle labbra, carnose e collegate all’orecchio da una catenina appesa a un piercing. Pareva indossare solo indumenti fatti in gomma, partendo dai grossi anfibi, per finire al cappotto, a cui erano appesi 6 cosi a punta elettrificati come i tizi di prima. Guardarlo negli occhi, piccoli ma gelidi occhietti neri, mi raggelava il sangue. Nemmeno lo avesse intuito, l’armadio prese a scrutarmi, mezzo ghigno stampato sulle labbra.
“Mah..flebile, ultimamente, questa fiamma dei Vongola..” commento tra sé e sé. “Non costerà neanche una sudata dargli una spegnitina..”
Indietreggiai, impaurita, nel tentativo di spingere i piccoli dietro Yamamoto.
“Chi è che vorresti spegnere tu, fantoccio?”
Gokudera si era fatto avanti, una mano sulla mia spalla a tirarmi indietro, verso gli altri. L’omone rise rauco.
“Ah nessuno, rilassati. Beh, nessuno se ovviamente voi tutti fate i bravi bambini e ci date gli anelli senza fare storie..”
Ryohei, Gokudera e Yamamoto ringhiarono furiosi.
“Certo, te li impacchettiamo col fiocco. Sbaciucchia le mie chiappe, bello, gli anelli devono restare al decimo boss e ai suoi guardiani, non al primo coglione elettrico che passa..”
L’omone abbandonò il suo ghigno, e prese invece una delle sue strane armi dalla schiena, per poi puntarla dritta verso di me.
“Chi ti ha detto di fare qualcosa..”
Se la voce del bestione mi aveva messo il ghiaccio nelle vene, quella che era venuta ora me lo aveva prosciugato fino all’ultima goccia. Aveva un tono cosi freddo e spietato che pareva uscita dalla gola del diavolo in persona, ogni parola tagliava come la lama di un bisturi. L’omone sbarrò gli occhi al suono di quella voce demoniaca, e si voltò di scatto, nel secondo preciso in cui, alle sue spalle, fecero la sua apparizione, un gruppo di persone.
Erano 6 in tutto, bestione annesso. Il gruppo consisteva in uno strano tizio dai capelli colorati e tagliati in un unico ciuffo, occhiali scuri, un cappotto col collo in pelliccia e un sorrisetto birichino, una cosa simile a un grosso automa con una specie di maschera antigas in faccia alto quasi 3 metri, un ragazzo un po’ magrolino coi capelli biondi, una frangia che gli copriva gli occhi e metà viso e una specie di coroncina in testa e una strana bambina grande come Reborn co un cappuccio in testa seduta nel palmo della mano del gigante robotico. Mi venne un colpo, poi, notando che uno degli elementi dello strano gruppo, era nientemeno che lo spadaccino dai capelli lunghi, Squalo. Ma allora, se lui era lì, quelle persone erano..i Varia!
“VOOOOOOI! Come cazzo è possibile che queste 4 merdine siano i portatori della metà degli half Vongola ring! Che cazzo si sono fumati, ai piani alti?
“Si beh, per quanto mi ribalti lo stomaco, ammetto che sono d’accordo con Squalo..” commentò il ragazzo con la coroncina. Aveva aperto un sorriso enorme a 54 denti, e aveva una vocina acuta e cantilenante, come un bambino. Dava l’impressione di essere vagamente squilibrato.
Squalo lo incenerì con un ‘occhiata delle sue, e tornò a squadrarci.
“Che merda..beh, chi di voi porta l’anello della pioggia, sentiamo!”
Yamamoto fece un passo avanti e gli tese la mano in bella vista, l’anello dei Vongola infilato al dito medio.
“Io, perché?” rispose disinvolto, sostenendo tenacemente lo sguardo del killer. Squalo scoppiò a ridere, gli occhi algidi fuori dalle orbite dall’esaltazione.
“bene, ciccio, mi dai decisamente soddisfazioni! Mi diverto il triplo ad affettare i miei avversari, se sono sicuri di sé stessi..”
“E chiudi quel cesso..”
Squalo si bloccò di colpo, ma regendo diversamente dal tipo elettrico. Era furia quella sul suo viso, rancore. Strano, pensai, la voce che aveva parlato era la stessa. La voce che pareva fatta di lame. Che di preciso, apparteneva alla settima persona del gruppo, che ora appariva davanti a noi, falciando i varia come Mosè col Mar Rosso. Avanzò lento tra di loro, per poi fermarsi davanti al bordo della collinetta, punto da cui godeva della visuale periferica di tutti noi. Pareva poco più grande di me, ma pareva che avesse già visto e fatto di tutto, in vita sua. Era alto a grandi linee come Yamamoto, ma con molti più muscoli. Indossava una camicia bianca su pantaloni scuri di pelle, con gli anfibi alti fino al ginocchio. Tra i capelli scuri, aveva intrecciato delle piume colorate e una coda di procione alla David Crockett, che gli davano l’aspetto di un indiano d’America. Aveva un viso squadrato, dalla pelle scura, con dei segni simili a bruciature sugli zigomi e il mento, labbra sottili e tirate in una smorfia di collera, e gli occhi erano castani, carichi di disprezzo e di una collera disumana.
“Oh, sta qua..” commentò Reborn. Io lo guardai.
“Chi è?” sussurrai.
“Il demonio incarnato. Mai avrei pensato di rivederti..Xanxus..”
“Xanxus? E chi sarebbe?” chiesi, ma Reborn non mi rispose. Fissava quell’uomo furioso come se davvero, fosse il diavolo. Lui fece una smorfia schifata.
“Mettiamo un freno a questa merda, ne ho piene le scatole..” ringhiò lui, dopo un’ultima occhiata, e saltò giù dalla collinetta.
Iniziò ad avanzare verso di me, gli occhi carici di rancore piantati nei miei. Quando tra noi rimase si e no un paio di metri,avvenne qualcosa di strano: all’altezza dell’ombelico, avvertì un dolore lancinante. Mi portai le mani al ventre, senza smettere di guardare quell’uomo. Reborn mi si fece vicino.
“Che ti piglia?” mi chiese a un fil di voce.
“Ni..niente, tranquillo. Credo..sia solo un po’ d’ansia..”
Non era ansia, ma Reborn non ebbe tempo oltre per indagare. L’uomo, infatti, portò una delle sue mani al mio viso, e lo alzò bruscamente per costringermi a guardarlo in faccia. Quel gesto, scatenò il mio strano dolore alla pancia. A stento, le mie gambe ressero il peso del mio corpo, e iniziai a sudare.
“Un essere inutile come te, non ha diritto di esistere, figuriamoci di portare i sacri anelli della mia famiglia. Meriti solo l’estinzione..”
Respirava così vicino al mio viso che le sue labbra quasi riuscivano a sfiorare le mie. Un monito di paura mi fece presagire che la mano che Xanxus non usava per bloccarmi il mento, stava per caricare contro di me, a sferrarmi un pungo dritto nello stomaco. Ma era per me impensabile ogni movimento. Mi sentivo svenire dal dolore alla pancia, e quegli occhi carici di collera, mi avevano paralizzato fin dentro l’anima. Perché..perché vedere quell’uomo mi riduceva in quello stato pietoso? Non mi aveva fatto niente, eppure mi sentivo morire..perche?
Yamamoto, dietro di me, caricò come un toro verso di noi.
“Leva quella mano, Xanxus..”
Yamamoto frenò bruscamente, confuso. Tutti i presenti, iniziarono a guardarsi intorno, spaesati. Vidi invece negli occhi di Xanxus, saettare una furia disumana, tanto potente da arrossargli le iridi. Pareva avere delle fiamme, negli occhi. Dopo qualche secondo di suspense, dalla penombra, apparve sotto al cono di luce di un lampione colui che aveva parlato..apparve mio padre. Che cosa faceva lì?!
Xanxus prese a ringhiare come un cane alla catena. Si conoscevano?!
“Non prendo ordini da te, Iemitsu..”
Mio padre lo guardò truce.
“No, hai ragione, non posso. Ma ciò non toglie che quella che stai toccando sia mia figlia, e mi disturba alquanto che tu le metta le tue zampacce addosso. Lasciala, ho detto..”
Xanxus era letteralmente sul punto di sputare lava rovente come un vulcano, e con malagrazia voluta, mi gettò da una parte. I ragazzi vennero di corsa a prestarmi soccorso, mentre Xanxus prese a marciare incollerito in direzione di mio padre.
“Non avevi alcun diritto di rubare la metà degli anelli e di consegnarli a chi cazzo pareva a te..”
“Io non devo renderti conto di niente, ragazzino. Ho ricevuto l’ordine dal Nono, di farlo, quindi..”
Il..il nono? Come diavolo faceva mio padre a conoscere il nono?
“Si, e sempre il nono ha decretato che fossimo io e i miei uomini a portare gli anelli di famiglia, e non quella troietta..”
Papà divenne scuro in volto.
“T’avverto, bada a come ti esprimi, prima che perda del tutto la pazienza..”
Si guardarono in cagnesco per qualche secondo, poi papà proseguì.
“Per quanto riguarda gli anelli..vero che io e il nono non avevamo idee chiare per quanto riguardava la decima generazione e gli anelli. Ma una cosa è assolutamente certa..tu non potevi assolutamente averli, e non dovevi..”
“VOOOI! Non ficcare il naso nei cazzi altrui, Iemitsu! Sei solo capace di scappare, maledetto merdoso coniglio..”
Basil, seduto dietro di me, prese a tremare di riabbia.
“Come osate, fellone..”
“Buono, Basil..” lo redarguì mio padre. Basil lo guardò, e tornò al suo posto accanto a me. Papà..conosceva anche Basil? Ma che accidenti stava succedendo?
“Non stavo scappando, Vice capitano squalo. Stavo semplicemente attendendo la parola del Nono riguardo questo casino..”
Tutti i Varia presero a fissare papà, che non s’interruppe. Anche i miei amici, e poco ma sicuro Reborn compreso, erano tutt’orecchi.
“Dopo il vostro assurdo comportamento, ho scritto al nono pretendendo spiegazioni. Dopo un po di tempo, finalmente, ho ricevuto risposta..”
“Papà, ma di che parli?”
Il dolore finalmente era scemato un po’, quel tanto da permettermi di parlare e di reggermi in piedi. Papà mi guardò dolcemente.
“Piccirì, babbo tuo sa quello che dice. Pure lui..è in mezzo ai Vongola..”
“Mi..mio padre?! Ma..ma come? Lui..lui è un capo cantiere dell’estrazione del petrolio, non..”
“Na copertura. Lui..è il consigliere estero del nono. Uno che è un Vongola, ma anche non lo è. Normalmente è estraneo ai fatti della famiglia, ma se il caso lo richiede, può pigliare il posto del Nono momentaneamente, o addirittura di succedergli. Attualmente, babbo tuo è conosciuto come.. numero 2”
P..papà..numero 2?!
“Babbo tuo ha diritto di parola pari al nono, nella scelta dei portatori degli anelli e al successore per il trono di boss. Ha in custodia la sua metà degli half Vongola ring, e ha diritto di darli a chi ci pare a lui..”
Papà mi sorrise amorevolmente, e tese a Basil un rotolo di pergamena abbastanza noto: la parola del Nono. Poi, alquanto schifato, andò a consegnarne una copia anche a Xanxus, per poi tornare da me, rabbuiato.
“Vile canaglia, mi feliciterei se il Nono gli avesse imposto l’esilio..” ringhiò, appollaiandosi col mento sulla mia spalla, per leggere la pergamena. Io deglutì, presi fiato, e srotolai il foglio di pergamena ingiallito. La fiamma dei Vongola saettò al livello del mio naso. Basil la ammirò estasiato.
“Ahm..è italiano..come faccio?” mormorai.
“Traduco io, cara, facciamo prima: fino ad oggi, avevo decretato come discendente del casato dei Vongola ed erede dei nostri sacri anelli la figlia del mio vice, Tayahara Sawada e i suoi 6 guardiani. Tuttavia, un’intuizione improvvisa, forse dettata dalla vicinanza della morte , mi spinge a rivedere le mie scelte. Pertanto, comunico che ho scelto un nuovo erede e successore. Trattasi di Xanxus..mio figlio.”
F…figlio? In nono è..il padre di quel demone? Ma è assurdo..
“So che comunque..” proseguì mio padre imperturbabile. “ Ci saranno diversi malcontenti per la mia decisione. Iemitsu per primo, che dal giorno della rivolta di mio figlio, combatte contro di lui per mantenere a sua figlia la proprietà degli anelli e la carica di mia succeditrice..”
Papà..combatte per tenermi in carica? Ma chi ha chiesto niente! Ma dagli quella roba, e fatti i fatti tuoi!
“Io non sono in accordo colo parere del mio vice, tutta via sono contrario come lui a lotte interne alla famiglia. Pertanto, ho stabilito che la legittima successione degli anelli, venga decisa tramite un metodo accordato da me e dal mio vice. Bene, questa è la parola del Decimo..”
Papà venne verso di me e Xanxus.
“Così è stato deciso: La mia candidata alla successione e al possesso degli anelli, Tayahara Sawada..”
Mi voltò le spalle, per guardare Xanxus.
“E il candidato del Nono, Xanxus..”
Riprese a guardarci entrambi.
“..conquisteranno il loro diritto di succedere al Nono e al possesso degli anelli..tramite uno scontro diretto!”
Mi venne un colpo. Scontro diretto? Cioè io.. contro Xanxus?!
“I Varia affronteranno i Vongola in 7 scontri diretti uno contro uno. Ognuno sfiderà il custode dello stesso tipo di anello individualmente, nessun intruso..”
Ok, qui è ufficialmente impazzito qualcuno, su ai piani alti, pensai tramortita da quelle notizie terrificanti. Xanxus..contro di me? E dove diamine sarebbe, la lotta? Quel mostro non avrebbe impiegato nemmeno 10 secondi a ridurmi a carne in scatola, sai che sfida! E poi, pensai osservando quella combriccola di testine svitate..come diavolo pretendevano, papà e il Nono, che i varia facessero i bravi bambini? Insomma, uno di loro stava per arrostire 3 bambini innocenti!
D’un tratto, il filo dei miei pensieri, fu interrotto da un rumore di fogliame. Voltandomi, vidi due figure agili come gazzelle saettare fuori dalla boscaglia alle spalle dei varia. Atterrarono poco distanti da noi, e nella luce del tramonto, notai che erano due ragazze. Vestivano alla moda, ed avevano entrambe lunghi capelli Biondo champagne come Bianchi. I loro visi, dall’incarnato brunito, erano semi coperti da scure mascherine attorno agli occhi.
“Scusate il ritardo..” dissero all’unisono. Le loro voci erano identiche, quasi robotiche. “per quanto riguarda la legalità e il rispetto delle regole nel duello degli anelli, faremo noi da giudici imparziali..”
Il pubblico ammutolì. Io però mi fece avanti. Se c’era una possibilità di tenere buono xanxus, andava tenuta in considerazione.
“Ah..chi siete voi?” chiesi loro. Le ragazze mi guardarono.
“Un ‘organizzazione al diretto servizio del Nono, chiamata Cervello. Durante lo scontro, abbiamo l’autorizzazione del Nono di decidere cosa va o non va bene..”
Mostrarono a stendardo, un comunicato che aveva sulla testata, la fiamma dei vongola.
“Il Nono ritiene che questa decisione non verrà contestata da nessun membro di nessuna delle due parti in causa..”
Le Cervello si voltarono verso Xanxus.
“Qualche obiezione, Xanxus-sama?”
Xanxus si limitò a fissarle rancoroso, e non rispose.
“Lo prendiamo come un assenso..” dissero le Cervello.
“Io ho un’obiezione..”
Mi voltai, velenosa. Papà..sei in vena di rompere, stasera? Quelle due possono evitare che Xanxus mi faccia nera, vuoi murarti quel forno?
“Nemmeno io, il consigliere sterno del Nono in persona, vi ho mai sentite nominare, Cervello. Come si può dunque pretendere che vi permetta di arbitrare uno scontro in cui è in ballo il futuro della mia famiglia e la vita di mia figlia?”
Le cervello lo snobbarono letteralmente.
“Non accogliamo la sua obiezione. Noi obbediamo a un solo ordine diretto, ovvero quello del Nono..”
Papà sbottò irato. Le cervello proseguirono, ignorando il suo disappunto.
“Normalmente, una volta scelta da nuova generazione di portatori, il Nono e il suo consigliere esterno consegnano ai prescelti entrambe le metà degli anelli in loro possesso. Tuttavia, gli eventi odierni hanno portato a una conseguenza inaspettata: i custodi delle metà degli anelli non hanno idee comuni, ed entrambi hanno consegnato le metà di loro proprietà ai rispettivi prescelti. La metà in custodia al Nono, è ad ora nelle mani di suo figlio Xanxus e dei suoi uomini, i Varia. La metà appartenente al consigliere sterno, invece, è nelle mani di sua figlia Tayahara Sawada e dei suoi guardiani. Saremo noi, alla fine dei 7 scontri, a decretare chi sia più adatto alla successione e al possesso degli anelli Vongola. Metterete in gioco le vostre vite..per dimostrarci il vostro valore..”
Ok, ecco sfumare le mie possibilità di protezione da parte delle Cervello. Giocarci la vita per farle decidere..una roulette russa, in poche parole!
“Ogni scontro avrà luogo nella scuola media Namimori. Per ogni incontro, saranno forniti i dettagli necessari. Vi aspettiamo domani sera alle 23 presso il posto stabilito .Per ora è tutto..”
Detto questo, sparirono come erano arrivate, nella boscaglia. Incredula, feci un passo in quella direzione, ma mossi appena un passo, che gli occhi ardenti di ira di Xanxus mi fulminarono, e il dolore sconosciuto alla pancia tornò a farsi sentire, bloccandomi. Xanxus rimase a fissarmi qualche secondo, dopodiché girò i tacchi, e sparì con i suoi nella boscaglia. Nel momento in cui Xanxus scomparve alla vista, il mio dolore sparì nel nulla. Stremata, caddi al suolo in ginocchio. Gokudera fu lì al volo.
“Mia luce..che succede?”
“Assurdo..” borbottai, scioccata. “Assurdo..io non ho la forza di combattere quel mostro. Non è un umano, me lo dicono quegli occhi pieni di odio! Io..”
“No, tiene davvero degli occhi brutti, quel fantoccio, tieni ragione piccirì..”
Reborn mi aveva raggiunta, e ora mi carezzava una caviglia, un po’ preoccupato. Io lo agguantai, in preda all’ansia.
“Non permetterlo! Ti prego, se tieni a me, non permettere questa follia!”
Reborn sgusciò via dalla mia presa, e mi saltò in grembo.
“Sei tu che non devi permettere niente, bell’è papà. Tu devi impedire che sta follia vada avanti. Ascolta a me, io il Nono lo conosco come il cappello sulla mia testa, e so che non ci piace alzare le mani, e neanche chi le alza. Non è il tipo, quindi, che si sveglia una bella mattina e decide di scatenare un putiferio così. Senti a me, quando dico che è certamente capitato qualcosa..”
“A chi? E cosa dovrebbe essere successo? No, aspetta, è papà? Che gli è saltato in testa di dare quei cosi a me? Tutto questo casino non ci sarebbe, se si decidesse a mollare a Xanxus la sua metà degli anelli..”
“Per l’amor di dio, manco a dirlo!” sbottò Reborn, severo. “Xanxus è un essere umano a cui non bisogna manco pensare di dare le spalle. Se non si fosse messo in mezzo babbo tuo, prima o poi, sicuro che Xanxus sarebbe venuto qua a farti la festa, a te e ai picciotti tuoi. Almeno cosi ha modo di sfogare un po’ di quella caspita di arroganza che si porta appresso e noi abbiamo una possibilità per difenderci..”
“Difendermi..ma difendermi con cosa? Sei stato da un oculista, di recente? Non hai fatto caso a quanto io sia pressoché inesistente a confronto col pargoletto del Nono? E gli altri, poi..faccette d’angelo con le ali nere come il catrame? Ci faranno fuori tutti, è il loro mestiere..”
Mi alzai da terra, le gambe tremanti.
“Papà..fai il giro, e ritira tutti gli anelli. E’ ufficialmente finita..”
Papà mi guardò interdetto.
“Ma, cara..”
“Allenarsi è inutile, non raggiungerò mai il livello di quel tipo. E voi non sognatevi nemmeno di combattere contro degli assassini professionisti. Loro..loro vincerebbero.”
Nel dirlo, non potei non visualizzare nella mia mente, lo scenario apocalittico dei fantomatici combattimenti. Le mie mani presero a tremare come foglie. Volevo fuggire. Fuggire lontano, via dalle mani della Mafia, via dal pericolo, via da tutti..
“Scricciolo..”
Yamamoto mi era venuto vicino, la mano dolcemente posata sulla mia spalla.
“Yamamoto..”
“Ascoltami, andrà tutto bene, ok? Non sai da quanto tempo aspettavo di rivedere quello spadaccino dai capelli lunghi, e non desideravo altro che avere la mia rivincita contro di lui. Ma ora..”
Mi prese entrambe le spalle tra le mani.
“Ma ora ho capito che non è solo un gioco mio, ma di tutti. Siamo una squadra..una famiglia!”
Per poco non gli rigettai la cena in faccia. Non dire quella parola, per carità!
“SE restiamo insieme, ce la faremo. Non sei sola, scricciolo..io sono qui, noi siamo qui..”
Lo guardai. Sapevo che il succo del discorso era ancora lungi dall’essergli comprendibile, però non potei non sentirmi rinfrancare, dal suo discorso. Guardai Gokudera, che annui fiducioso. Poi Ryohei, che si batté il cuore col pungo, sorridendo. Guardai Basil, che era più piccolo di me, eppure aveva avuto il fegato di fare tantissimo, per me e i Vongola. Guardai mio padre, che riponeva le sue speranze in me, la sua unica figlia. Guardai Reborn, che vedeva in me qualcosa di speciale da sempre. Infine, guardai le mie mani: non tremavano più.

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Capitolo 4
*** Vongola vs Varia: pugno di sole ***


24 ore volarono via come risucchiate dall’aspirapolvere. Ogni minuto che passava, mi spediva centimetro per centimetro nell’agonia. Le ultime ore, praticamente le passai a deambulare per la mia camera mangiandomi le unghie fino all’osso.
“Piccirì, tocca rifare il pavimento, tra un po’. Hai fatto il solco..”
Mi voltai. Reborn era spaparanzato sul mio letto, uno dei miei fumetti in mano, una birra a condensare sul comodino. Non avevo nemmeno voglia di chiedermi come facesse un poppante come lui a trangugiare birrette come fossero acqua fresca. Farmi domande su di lui, serviva solo a farmi venire il mal di testa.
“beh, chiedo scusa, signor sicario..” ringhiai, mesta. “Non tutti gli esseri umani di questo pianeta hanno la capacità di restare calmi anche davanti agli uragani, come fanno certi bonzi nei templi. Tu ci riesci? Bene, figli maschi!”
“Non è che non mi agito mai, piccirì. Semplicemente, sono del parere che andare in vacca ogni volta che succede qualcosa, spiani solo la strada agli infarti..”
“Ai bambini non vengono..oh lascia perdere. Piuttosto..hai scoperto niente riguardo al guardiano del sole dei Varia?”
Reborn squittì coi denti in segno di negazione.
“bene, grandioso..dio, non mi va di buttare Ryohei nella fossa dei leoni senza nemmeno sapere il perché. Sicuro come l’oro, i varia si saranno già mobilitati, per capire chi siamo..”
“Macché..a conoscerli, manco si saranno presi il disturbo di conoscere il nome del loro avversario. Sono molto egocentrici, i Varia, e di sicuro non gli passa manco per sbaglio in testa di paragonarsi a delle cacatine di mosca come voi..”
“Grazie Reborn, ora si che mi sento levare un peso. Dio..beh, stasera comunque smetterò di soffrire, per cui basta pazientare e aspettare che l’ira di Xanxus si abbatta su di noi..”
Nel dire così, avvertì l’ennesima fitta all’addome, e le mie viscere gorgogliarono sinistre, costringendomi a piegarmi un po’ in avanti.
“Che hai ultimamente..” borbottai al mio intestino irrequieto. Presi fiato, ed espirai profondamente. Avevo l’addome rigido come una tavola di legno. E nessuno mi toglieva dalla mente che la causa fosse quell’uomo dallo sguardo rabbioso, l’uomo chiamato Xanxus..
“Xanxus, piccirì, tiene molti assi nella manica per nuocere la suo prossimo, ma non si è sentito mai che abbia fatto venire a qualcuno il mal di pancia senza alzare un mignolo. Senti a me, bell’e papà, prima che ti viene un’ulcera trifolata, vai dagli altri e vedi come stanno, eh? Sicuro che ti passa tutto, appena stai là.  Almeno mi fai fare la mia pennichella pomeridiana in santa pace, senza sto minestrone di pancia nelle orecchie..”
Lo guardai, un po’ scocciata. Ultimamente Reborn aveva reso la pennichella pomeridiana sporto nazionale, praticando la disciplina almeno trenta volte al giorno. Mi chiedevo come facesse a non rimbambirsi. Da quando le Cervello avevano stabilito i duelli tra noi e i Varia, uno poi in programma per quella sera stessa, non avevamo più messo piede in montagna per i nostri allenamenti. Non che avessi di che lamentarmi, ma dopo aver constatato la natura benevola di Xanxus, mi sentivo particolarmente delicata e frangibile, e avrei voluto fare qualcosa per garantirmi almeno la sopravvivenza. Probabilmente, avevo concluso, la sospensione dei miei allenamenti dipendeva dalla pressione psicologica a cui ero sottoposta ultimamente. Il pensiero degli incontri, probabilmente, avrebbe distratto i miei pensieri e fatto tribolare Reborn il doppio nel farmi concentrare sull’evocazione del potere misterioso di I Vongola. Per non parlare poi del povero Basil, che mandava giù quintali di capsule dell’ultimo volere e andava in Hyper-mode venti volte al giorno.
Basil e io avevamo parlato a lungo, durante gli intervalli dalle lotte in montagna. Basil aveva sempre in bocca il nome del suo maestro, viveva del suo stesso respiro. Mi aveva raccontato che i suoi genitori morirono per colpa di un regolamento di conti in cui rimasero erroneamente coinvolti quando lui ancora era in fasce. Era stato affidato a un convento fino all’età di 4 anni, età in cui il suo fantomatico maestro aveva fatto la sua apparizione nella sua vita. L’uomo l’aveva adottato e portato via con sé in tutti i suoi viaggi, insegnandoli le tecniche di combattimento, di sopravvivenza e quello strano modo di esprimersi, facendo di lui il suo assistente. La devozione che Basil sentiva per quell’uomo traspariva da ogni suo poro.
Sinceramente, non potevo dire di sentirmi così legata a Reborn. Oddio, non che gli volessi male, guai a chi me lo toccava, ma c’erano momenti in cui avrei voluto farlo al forno. Due settimane di allenamento da seconda guerra mondiale,e ora facevamo la muffa. Ora che ne avevo bisogno, ora che Xanxus mi stava per  scolpire la lapide, lui decide di mollarmi e mi manda a spasso per farsi i suoi 1500 sonnellini. Bene che col nervoso che avevo, avrebbe fatto ben poco. L’unica cosa che volevo, era stare con i miei amici..
“E allora, ti dissi di andare, pedala..” grugnì Reborn, tirandosi giù la tesa del cappello sugli occhi. Io lo guardai, colta improvvisamente da un’illuminazione. Reborn era affetto da una forma acutissima di machismo, fin dagli esordi del nostro rapporto. Mai una volta che fosse diretto e chiaro, tutto veniva detto sotto forma di quartine nostradamiche. Però poi, ovviamente, tutto si rivelava fatto per uno scopo preciso, e nulla rimaneva lasciato al caso. Possibile dunque, che anche stavolta.. possibile che anche questa strana pausa dai miei allenamenti.. fosse dovuta al fatto che Reborn non volesse caricarmi di troppe responsabilità? Presto i miei amici si sarebbero dovuti battere con degli assassini d’elite, ed era ovvio che il loro pensiero occupasse tutta la mia mente, e sicuro come l’oro Reborn ne era al corrente. Possibile..che si prenda così minuziosamente..cura di me?
“A vuoi pigliare sta porta, tarlo pensatore logora nervi?” Sbraitò Reborn da sotto al piumino nella sua piccola amaca. Lo guardai, e risi di gusto. Uscendo, passai lì accanto, e gli carezzai una guancia.
“Ruffianerie gratuite non richieste..” grugnì lui.
“Ogni tanto vanno bene. Buon pisolino..maestro.”
Lui fece “ciao ciao” con la manina, e io usci dalla stanza sorridendo. Nella vita, non esiste una sola persona che prima o poi, non riesca a sorprenderti.
Camminai per la città, respirando a pieni polmoni. Forse aveva ragione Reborn, non esisteva al mondo una persona capace di causarti il mal di pancia senza neanche averti toccato. Probabilmente ero solo nervosa, tutto qui. Un bel giretto in città, e sarei stata meglio.
“beh, dove  va a spasso, la mia bella bambolina?”
 Mi voltai, già estatica riconoscendo al buio chi mi aveva chiamato. Ryohei salutava animatamente agitando il braccio. Aveva una tuta da jogging ed era sudatissimo. Sospeso poi a mezz’aria sopra la sua testa, gli occhioni celesti puntati sul suo allievo, stava Colonnello. Non fosse che sapevo che era, come pure il socio Reborn, un mostriciattolo con più insidie nascoste che capelli in testa, sarebbe stato un bambino bellissimo.
“Non me lo sarai venuto a distrarre! Stasera potrebbe essere lui a dover fare da apripista, ehi!”
“Tranquillo, passavo di qui per caso. Come sta andando?” chiesi, avvicinandomi a Ryohei per permettergli di farmi il solito buffetto affettuoso.
“Di cuore ne abbiamo a cisterne, e anche di resistenza. Se riesco a infuocargli l’anima come dico io, l’assassino dl’elite passerà decisamente un brutto quarto d’ora. Che dici ragazzo, ehi!”
“Si, maestro!”
Che feeling, pensai. Quei due si erano proprio presi.
“Avere la metà della tua fiducia in te stesso, Ryohei. Anche solo un quarto, sarei felice..”
Ryohei mi guardò stupito.
“Amore mio, se non ti fidi nemmeno di te stessa, di chi a questo mondo?”
“So che hai ragione..” mormorai. “Ma mai come ora, il mondo sembra un posto fin troppo grande, per un esserino come me..”
“Beh, lo è sempre stato, bambolina. Però esiste una grande verità che devi sempre ricordare: Non serve capire sempre ogni cosa, basta solo impegnarsi al massimo, nella vita. Nessuno criticherebbe mai uno che, anche se sa di non potercela fare, almeno ci prova con tutto sé stesso. Perfetto, non è mai nato nessuno.”
“Questo può essere vero, ma..temo proprio che tutto il mio meglio, confrontato con quel bestione velenoso, equivalga pressappoco..a una caccola.”
Ryohei scoppiò a ridere sguaiatamente.
“Mai visto una caccola con un visetto così carino! Ascoltami, bambolina, il bello di noi persone che seguiamo il nostro cuore, è che possiamo sempre migliorarci. La gente pensa che per combattere, ci vogliano solo il cemento armato sotto pelle..”
Mi prese una mano e mi fece tastare la palla da bowling che aveva al posto del muscolo sul braccio.
“..ma la verità, è che per vincere uno scontro..occorre questo.”
Spostò la mia mano, e me la fece posare sul suo petto. Il suo grande cuore pulsò energico sotto le mie dita. La mia anima, a quel suono, squittì giuliva, e dentro mi sentì come se avessi bevuto un bel tè freddo in mezzo al deserto, rigenerata. Ryohei era davvero qualcosa di straordinario. Gli sorrisi.
“Hai ragione, Reborn me lo dice sempre: un po’ di fiducia in queste quattro ossa. Devo imparare a fidarmi di me stessa, e soprattutto del mio cuore. Come mi fido del tuo..”
Posai la testa contro quel muro di mattoni fatto uomo, e mi lasciai stringere, mentre il sole del mio cielo, illuminava la mi anima
“Quando toccherà a te..stendili all’estremo!”
“Logico, bambolina..nessuno può oscurare IL SOLE!”
Quella sera, però, giunto che fu l’orario prestabilito, nonostante il discorso incoraggiante di Ryohei, non potei non sentirmi camminare sotto pelle, un certo nervosismo. A sentire l’ultimatum delle cervello, erano venuti tutti: Gokudera, Yamamoto, Ryohei e Reborn. Quest’ultimo, aveva insistito perché portassi anche Lambo con me. Mi rifiutavo ancora di credere che fosse stato scelto come guardiano.
“Se stasera sorteggiano lui, ci deve stare..”
“Se stasera lo sorteggiano, lo metto sul primo aereo e lo spedisco in Guatemala. Xanxus dovrà andarselo a cercare, se vuole il suo anello..” borbottai, rabbrividendo.
“I guardiani ci sono tutti, ehi?” chiese Colonnello, guardandoci uno ad uno.
“No..” mormorò Gokudera, lanciandosi sguardi cupi intorno.
“..il guardiano della nebbia non c’è ancora..” commentò Ryohei schioccandosi le dita.
“Nemmeno Hibari si vede. Probabilmente Dino ha avuto problemi con lui..” borbottai, fregandomi le mani. Sentivo un freddo innaturale in tutto il corpo. C’era un silenzio assordante. “L’orario è questo, il posto anche..possibile che tardino?”
“Sono già qui..”
Una voce ruppe il silenzio come cristallo, infrangendo quella strana quiete: riconobbi il tono privo di emozioni: le cervello.
Guardandomi intorno, le vidi in piedi sul tetto della scuola. Accanto a loro, il gruppo dei Varia.
“Dopo un consulti ufficiale, abbiamo deciso l’ordine in cui si svolgeranno i combattimenti per la conquista degli anelli. La prima disputa..sarà quella dei guardiani del Sole.”
Mi pervase un brivido, e mi girai verso Ryohei. Lui mi si accostò veloce.
“Bene, apro io le danze! Meglio, odio aspettare in panchina, mi crescono i funghi!”
“Senti che bell’entusiasmo! Adoro i ragazzi motivati, mi mettono di buon’umore..”
Uno dei varia si era fatto avanti, certamente l’esponente Varia del guardiano del Sole. Si trattava del tipo coi capelli colorati e gli occhiali scuri. Aveva una voce cantilenante e sgraziata, come un cantante ubriaco.
“Ah quindi sei tu il mio avversario, bene, non vedo l’ora di vedere che sai fare!” commentò Ryohei, motivato.
“Ora avrà inizio lo scontro per la carica di decimo guardiano del Sole e per l’eredita dell’anello. Vi pregiamo di osservare alla nostra sinistra..”
Le ragazze cervello indicarono un punto più o meno a metà del cortile scolastico. Tutti ci voltammo, e nello stesso momento una decina di fanali illuminarono l’area indicata, mostrando ciò che prima il buio aveva celato..un ring.
“Quello sarà il luogo in cui lo scontro dei guardiani del Sole verrà svolto. Il ring è stato preparato appositamente per questo, seguendo le caratteristiche degli esponenti dell’anello del Sole. Faremo lo stesso per ogni singola battaglia.
“Ma..ma così la scuola subirà moltissime modifiche!” esclamai, pensando con ansia alla reazione che avrebbe avuto Hibari. Beh, tutto sommato,forse era meglio accompagnarcelo proprio, Lambo, in Guatemala..
“Però, ne hanno di dindi, queste ragazzine..”
Alzai la testa. Il tipo coi capelli sugli occhi e la coroncina si era sporto per vedere bene il ring. Accanto a lui, anche la strana bambina col cappuccio si era fatta avvicinare dal suo enorme autista robotico per vedere meglio.
“Si beh, anche se fosse..” commentò, una vocina aspra e penetrante. “Dato che Lussuria impiegherà tipo un nano secondo a far fuori quel marmocchio, direi che hanno buttato i soldi in quel coso plateale..”
“Pesce fuor d’acqua, eh sempai?” commentò Yamamoto, dando un pungo sulla spalla a Ryohei, che rise di gusto.
“Si, come la balena nell’oceano! Il ring è casa mia, mi va di lusso alla grande!”
Io lo guardai, ammirata. Non sembrava in procinto di duellare contro un killer professionista. Sembrava piuttosto in procinto di allenarsi col sacco, come al solito. Mi tirai bene Lambo in braccio, e me lo strinsi al petto. Ero nervosa da matti, e avevo sempre più freddo.
“Hei tu..”
Ryohei mi era arrivato alle spalle, e mi aveva avvolto il braccio attorno alle spalle. Io girai la testa. Rideva, con una pace in volto che dava dell’assurdo.
“Non devo aver paura, sai che andrà tutto bene, no?”
Io annui, e posai una mano sul suo cuore. Stranamente, parve che un po’ della sua serenità filtrasse in me.
“Si, mi fido di te. Lui sorrise annuendo, e posò piano la bocca sulla mia fronte. Gokudera ringhiò indignato.
L’esponente dei Varia scavalcò agile le corde del ring, e salì sulla piattaforma.
“Su, coniglietto, salta a bordo che facciamo amicizia!” disse facendo cenni gaudenti a Ryohei. Lui lo guardò perplesso, ma si tolse ugualmente la maglietta, me la porse e raggiunse il suo avversario sul ring.
“Che pallette, però, il boss è in ritardo..volevo che mi vedesse all’opera!” commentò il tipo, rivolto verso gli altri Varia. Squalo sputò per terra, sprezzante.
“Quello mica viene, Lussuria. Non gli frega un cazzo degli anelli dei guardiani o dei duelli degli altri. Neanche gli do torto..è umiliante al massimo doversi mettere qui a combattere con questi scaracchi. Senti me, Lux, levati dalle palle e lascia che me ne occupi io. Cinque minuti, e diventeranno carpaccio di mocciosi..”
Il tipo con la coroncina rise sotto ai baffi. La sua risata sembrava quella di un topo.
“Hai uno spettatore, piccola Mammon..” commentò.
“Si,lo vedo..” commento la bambina. “.. e francamente mi disturba. Non partecipa allo scontro, dovrebbe pagare per vedersi lo spettacolo..”
Mi guardai intorno, e solo ora lo notai: Reborn teneva gli occhi appiccicati alla bambina.
“Beh fanculo..fai in fretta, lussuria..” grugnì Squalo, incrociando le braccia.
“Murati quel forno, distrai gli atleti..” rimbeccò Yamamoto, posandomi una mano sulla testa, mentre io sprimacciamo con le mano la maglia di Ryohei. Io lo guardai, allucinata.
“Sei stanco di vivere? Ti metti a provocarlo, adesso?”
“Certo, lo voglio bello carico quando toccherà a noi. Non voglio riprendermi la metà del io anello, senza spassarmela almeno un po’..”
Lo guardai: chi diavolo sei tu, e che ne hai fatto nel mio dolce e innocente Yamamoto?
Reborn ridacchio sotto ai baffi.
“Non mi dire..” commentai, chinandomi verso di lui, posando Lambo in braccio a Yamamoto. “Stai per spiegarmi il motivo per cui ultimamente sembri la reincarnazione di un pappagallo da pirata sulla spalla di Yamamoto?”
Reborn sghignazzò piano.
“Oggi è una giornata di Sole. Teniamo il discorso per quando piove, piccirì..”
Prima che avessi il tempo di replicare, le Cervello parlarono di nuovo:
“Chiediamo ai due sfidanti di permetterci di controllare le rispettive metà degli anelli per l’autentificazione..”
Ryohei protese verso la cervello che gli si avvicinata la sua metà dell’anello del Sole. L’uomo chiamato Lussuria fece lo stesso. Notai che guardava la bella ragazza con la mascherina..alquanto schifato.
“Bene..” dissero poco dopo entrambe. “Le due metà sono state controllate e decretate autentiche. Potete riappenderle al collo, dove rimarranno per tutto l’incontro..”
Ryohei rimise al collo la catena con l’anello, che sbatacchiò sui suoi pettorali. Con mia sorpresa, lussuria squittì eccitato.
“Oh cielo, che spettacolo! Ma che bel corpicino che abbiamo, coniglietto! Mi viene voglia di darti un morso..”
Gokudera emise un verso strozzato Yamamoto gli si accostò:
“Ehi..ma che ha detto quel tipo?”
“Boh..” rispose lui, rabbrividendo. Io trattenni a stento una mezza risata. Il mondo è bello perché è vario, in fondo.
“No basta deciso, tu vieni a casa con la mamma!” continuò lussuria, giubilo. Ryohei era completamente nel pallone. Io sapevo che era una situazione seria, ma guardando la scena, faticavo da morire a non ridere..
“Però.. si contano sulle dita di una mano chiusa, gli uomini che entrano nelle grazie di quel pazzo di Lussuria..” borbottò l’energumeno elettrificato, osservando la scena indifferente. “Quel ragazzino..ha una sfiga assurda..”
“Senti bello, non ci sto capendo un tubo..” sbraitò Ryohei, mettendosi in difensiva “So solo questo..io combatterò lealmente!”
Lussuria osservò la posa di Ryohei contemplativo.
“Uh..una posa della boxe, vero? Non è molto di moda, sai conigliettoo?”
Mentre Ryohei si inalberava sentendo macchiare la sua amata disciplina, Lussuria si levò il cappotto e lo lanciò fuori dal ring con un gesto plateale, scoprendo anche lui un bel fisico scolpito da lottatore professionista. Poi, assunse una posa che nella boxe, n on mi era mai capitato di vedere. Stava in difesa come Ryohei, ma in equilibrio su una gamba sola.
“Io sono il lottatore dei Varia, Lussuria, e combatto usando uno stile di lotta molto più attuale e fashion.. il Muay Thai!”
“Eh..c’era da saperlo prima che il guardiano del Sole dei varia era uno che pratica le arti marziali..” borbottò Reborn da sopra la spalla di Yamamoto.
“Perché, non era scontato solo perché Ryohei è un boxer..” risposi io.
“No, è così da sempre, piccirì, Ryohei non c’entra. Sin dagli esordi, i guardiani del Sole sono sempre stati ometti belli forzuti. Disintegrare i nemici usando il corpo, risplendendo di luce propria e illuminando il cammino della famiglia. Questo è il compito del guardiano del Sole. ”
“Il Muay Tahi è un arte sofisticata e devastante, seconda a nessuno. Anche gli appendiabiti possono praticare la boxe..”
Ryohei divenne purpureo di collera.
“Che cazz.. tu vuoi che ti spacci la faccia, vero?” sbraitò.
“Oh coniglietto..non chiedo di meglio!”
Le Cervello si misero tra i due lottatori.
“Anello del Sole: Lussuria contro Ryohei Sasagawa. Lo scontro inizierà..adesso!”
Non appena furono pronunciate queste parole, dal nulla, un bagliore accecante si sparse per tutto il cortile, illuminandolo a giorno. I miei occhi iniziarono a bruciare, irritati dalla troppa luce.
“Re..Reborn, non vedo..niente!” gridai, tastando l’aria in cerca di qualcuno. La mi mano finalmente incontrò l’omero di Yamamoto.
“Piglia qua, piccirì..” sentì dire Reborn vicino al mio orecchio, e un attimo dopo, mi mise qualcosa sul viso..occhiali!”
Impaurita, aprì piano gli occhi. Ci vedevo!
“Che roba..mi si sono cotti i bulbi oculari!”
Mi guardai intorno. Yamamoto, Gokudera e Reborn indossavano i miei stessi occhiali scuri, e osservavano il ring basiti. “Ma che bisogno c’era di piazzare quei riflettori a mille sul ring?”
“Come abbiamo già detto, ogni location verrà adattata ai rispettivi combattenti. Questa è un’arena solare con un finto sole artificiale..”
“C..cazzo,non vedo niente!”
Mi voltai. Ryohei era paralizzato dal fascio di luce. Il suo avversario, al contrario, gongolava felice.
“No, un attimo, ferme!” protestati rivolta alle Cervello. “Ryohei non ha gli occhiali, Lussuria si! Non è valido!
Le cervello denegarono.
“Lussuria aveva gli occhiali addosso quando è salito sul ring, non sono oggetti inseriti in un secondo momento, quindi è valido che li abbia..”
“Ma non può combattere se..”
Boom.
Lussuria, mentre si discuteva, aveva sferrato il primo colpo, una poderosa ginocchiata sul plesso solare di Ryohei, che non vedendo il suo avversario, non aveva potuto nemmeno difendersi. Lo visi incespicare stupito, la mano all’addome, il volto contrito dalla luce intensa.
“RYOHEI!” urlai, allarmata. Che ingiustizia..se nemmeno poteva vedere il suo nemico, era certo che sarebbe finita male per lui!
“Dio che corpo meraviglioso..” commentò gongolante Lussuria, leccandosi le labbra, soddisfatto.
Ryohei tremava dal nervoso. D’improvviso, iniziò a sferrare pugni alla cieca.
“Dove sei..dove sei, maledetto!” ringhiò.
“Qui, coniglietto mio..”
Lussuria sferrò a Ryohei un destro sradica mandibola che lo mandò all’aria. Ryohei annaspava rabbioso, sputando a terra sangue e saliva.
“Bellissimo… ti avvicini sempre di più al mio tipo ideale. Sai, vero, com’è il mio tipo ideale?
Lussuria accostò la bocca all’orecchio di Ryohei.
“Il mio tipo ideale..è pallido, freddo e immobile..”
“Non..” esalò Ryohei, in preda alla collera. “Non..PRENDERMI IN GIRO!”
Ryohei sferrò un pugno alla cieca. Ma stavolta, finalmente riuscì a colpire il bersaglio. Lussuria cadde all’indietro, supino sul ring. Il tizio con la coroncina rise serpentino.
“Lux, non fare il cretino!”
La bambina emise un verso sprezzante.
“Che babbeo..si è fatto colpire apposta..”
A..apposta? Lussuria aveva..voluto il pungo di Ryohei?
“Ahhh coniglietto mio, mi fai la bua!”
Lussuria era rotolato sul fianco, e aveva spiccato un salto assurdo. Ora, dal poderoso slancio galleggiava a mezz’aria.
“Provaci, testa vuota!” sbraitò Gokudera. “Prova a colpirlo!”
Ryohei gridò di rabbia, e tirò un altro pungo all’aria. Riuscì di nuovo a colpire Lussuria, stavolta a una gamba.
“Preso!” gridai, entusiasta. Ma un attimo dopo, il mio grido fu sovrastato da quello di Ryohei. E il suo di grido, era di dolore.
“Oh cazzo..sempai!” ruggì Yamamoto.
Io guardai verso il ring, e per poco non svenni. La mano di Ryohei, quella che aveva sferrato il pungo, aveva colpito il ginocchio di Lussuria.. ma assurdamente, pareva essersi sbriciolata al contatto con esso. Schizzi di sangue rosso fuoco fiottavano dalle fasciature della mano sinistra di Ryohei, che urlava e stringeva la sua mano.
“Ma..ma che cazzo ha quello al posto delle ossa, il marmo?” abbaiò Gokudera, livido.
“Non marmo, tesoro..acciaio. Da bravo guardiano del sole, ho riflesso il tuo colpo al mittente. Sul mio ginocchio sinistro, ho una scintillante ginocchiera d’acciaio rinforzato. Ti sei giocato la manina sinistra, mio bel coniglietto!”
Ero senza parole. Ryohei sanguinava come un rubinetto, e dalle bende, intravedevo le ossa sbucare dalla pelle squarciata. Ryohei urlava e imprecava a tutta gola, disteso supino davanti a Lussuria.
“Sentiamo..va bene trascinare sul ring anche quella merda, vero?” sbottò Gokudera alle cervello. Loro annuirono.
“C’e l’aveva da prima, quindi si..”
“Eh, fosse quella la rogna, figlio mio..”
Reborn era teso come una corda di violino.
“Perché, che altro c’è?” chiesi.
“C’è che il nostro boxer sta facendo la fine della prugna secca, sotto sti fari della minchia..” rispose, mesto. “Tra un po’ quello non tiene più una goccia d’acqua in corpo..e sverrà per disidratazione..”
Non ci vidi più. Marciai spedita verso il ring. Mai..non gli avrei mai permesso di fare altro..
“No, qualsiasi interferenza, verrà punita con la squalifica..”
“E chissenefrega..” sbottai, facendomi largo. “RYOHEI, RYOHEI TI PREGO, ALZATI! NON PUOI PERMETTERGLI DÌ UCCIDERTI, TI PREGO. FALLO PER ME, RYOHEI, TI SCONGIURO..ALZATI!”
“Alzati ragazzo, ehi!”
Mi voltai. Colonnello era arrivato di gran carriera a bordo del fantomatico falco. Portava scuri occhiali da sole, ed era rabbuiato.
“Ma..maestro, sei qua?”
“Predichiamo bene, ma razzoliamo di merda, eh ragazzo, ehi! Che cosa blateravi oggi alla signorina qua presente, ehi! Non si combatte coi pungi. Si combatte..”
“Col cuore..” finì io la frase. Colonnello annui.”Solo chi usa il cuore, può vincere..”
“Esatto. Perciò alza quel tuo culo sudato da terra, e metti in pratica le tue parole. Usa la tua vera forza, guardiano del Sole..usa il tuo cuore!”
“Oh per l’amor del cielo, così è un massacro voluto coniglietto! Se ti alzi adesso, in quelle condizioni è ovvio che..mi toccherà ucciderti!”
Ryohei, usando tutte le sue forse, riuscì a ergersi in piedi. E alzò la testa verso Lussuria.
“Piccola bambolina mia.. scusa se ti ho fatto star male. Maestro..non aspettavo altro che queste parole..”
Contro tutto ciò che era logico, improvvisamente Ryohei prese a espellere quello che sembrava vapore acqueo da tutto il corpo. Fumava come una sigaretta.
“Ma..che diavolo ha, adesso? Sembra che stia evaporando!”
“Il..il suo sudore!” esclamai, sconvolta. “sta..sta evaporando via dalla sua pelle!”
“Oh che palle..senti, coniglietto, mettitela via. Il mio e il tuo, sono corpi scolpiti diversamente. Tu non sei abituato a rosolare sotto queste candeline, io si. Quindi dai retta alla mamma..e vieni a casa con me.”
“Col..cazzo..” ringhiò Ryohei.
“Oh, ma sei, eh! Il tuo misero pugnetto non mi fa niente!”
“No, non ti fa niente..”
Ryohei si mise in posizione. Lussuria lo guardò, divertito.
“Non funzione..MA ERA SOLO IL SINISTRO!”
Mi prese un coccolone. La sinistra..aveva usato..
“Cazzo, è vero! Ha sempre usato solo il sinistro, finora è una vita che non gli vedo mollare un bel destro!” ruggì Yamamoto, eccitato.
“Esattamente. Da quando è sotto di me, ha infilato in tasca la mano destra e l’ha fatta dormire, ehi!
“Perché una decisione simile, Colonnello?” chiesi, confusa.
“Primo, perché quel benedetto destro implorava riposo, ehi. Le sue cellule erano spastiche a furia di pressione. Secondo..perché lui è il guardiano del Sole, ehi!”
Tutt’a un tratto, Ryohei parve esplodere. Una luce meravigliosa iniziò a fluire dalla sua pelle. Lussuria rise sprezzante.
“Coniglietto mio.. non so quanto possa essere potente quel tuo pugno misterioso, ma..se non sai dove sono, francamente non è importante..”
Lussuria scattò di lato, e i un istante cominciò a correre in cerchio attorno a Ryohei.
“Mamma..che lavoro di gambe bestiale..” commentò Yamamoto, faticando a distinguere Lussuria da un movimento all’altro.
Ryohei era nel caos. Non bastasse la cecità dovuta alla luce, si aggiungeva questa tecnica terribile. Non avrebbe colpito Lussuria neanche in cent’anni.
“Bambolina..”
Mi avvicinati. Ryohei sorrideva.
“Dimmi..” risposi, quasi in lacrime.
“Ecco..come si vince..COL CUORE!
Posò la mano sinistra sul cuore, e senza preavviso, improvvisamente sferrò un destro in aria prodigioso.
“MAXIMUN CANNON!”
Contro tutte le previsioni, il destro di Ryohei colpì in pieno Lussuria, che volò letteralmente per aria. Tuttavia, atterrò a terra in piedi.
“Miseria ladra..meno male che mi hai preso di striscio, coniglietto!”
Io imprecai, frustrata.
“Mancava..così poco!”
“No, bambolina mia..l’ho preso!”
C..come?
“Mia luce..guarda lassù, i fari!”
Alzai di scatto la testa. E come annientate da una forza invisibile, ogni singola lampadina iniziò a scoppiare come una bolla di sapone, facendo piovere frammenti di vetro dappertutto. La luce finalmente si stabilizzò, e Ryohei apri gli occhi al suo avversario.
“Oh..finalmente pari, muso di merda!”
Yamamoto e Gokudera fecero boato.
“Sempai, sei il meglio al mondo!” esultò Yamamoto
“Ma guarda un po’..la testa vuota ha messo giudizio..” commentò Gokudera, soddisfatto.
Ryohei annui soddisfatto, e fulminò Lussuria. Quest’ultimo sputò per terra, inviperito
“Coniglietto casinista, guarda qua che porcaio hai fatto! Beh, sai che differenza, se vedi o meno..mi fa più strano pensare che per un secondo, ho creduto che fosse stata la pressione dei tuoi colpi a far saltare quei bulbi lassù. Che idiota, ovvio che non è possibile..”
“Ehi,Lux..”
Il tipo con la coroncina aveva chiamato.
“Cosa vuoi?” sbotto Lussuria.
“Guarda il suo corpo invece di blaterare, stupida oca..”
Lussuria si voltò mesto verso Ryohei. Ci feci caso anche io, per la prima volta. Della polverina luccicante cadeva leggera sopra Ryohei.
“Che diamine..sale? Cri..cristalli di sale!” esclamò Lussuria. Il tipo con la coroncina annui.
“Ah che bel furbastro, o’ figlio..” commentò Reborn, gaudente.
“Si,mi trovi d’accordo, piccolo arcobaleno..” disse Lussuria, ridendo. “Coniglietto furbetto..hai fatto evaporare l’acqua dal tuo sudore lasciando la polvere salina. Polvere che poi hai compattato, sparandola contro i fari usando quel tuo destro micidiale..”
“Beh, me ne frego se l’hai capito..tanto ora ti stendo!”
Ryohei partì ad ariete alla carica. Ma lussuria fu più svelto, e lo schivò.
“Si beh, trucchetto a parte, mi consolo. Credevo avessi fatto secche le lampadine con la pressione del tuo destro. Mi stava venendo un infarto!”
Lussuria schivò un altro destro.
“No, non poteva essere. A questo mondo una sola creatura è stata capace di tirare pungi splendenti come il sole a mezzogiorno capaci di spostare le montagne..parlo del primo guardiano del Sole!”
Lussuria a quel punto, sferrò un pugno a Ryohei. Ma stranamente lo prese solo a bruciapelo sulla mandibola. Alle spalle dei due, però una lampadina esplose dal niente.
 Reborn sbottò sotto i baffi.
“Eccolo la..”
“Cosa?” chiesi.
“Caro coniglietto, credi davvero sia nato ieri? Anche io..posso fare i giochini di magia come i tuoi!”
Gokudera imprecò.
“Cazzo..lo ha imitato alla grande!”
“Macché..ha fatto meglio. Ha spostato dalla faccia di Ryohei il sale e lo ha mandato a sbattere contro le lampadine..e solo con lo spostamento d’aria del suo pugno. Beh, signori e signora..avete appena visto ciò che di nome fa..qualità Varia.”
“Qualità..Varia? sa..sarebbe?” chiesi.
Reborn sbuffò teso.
“I Varia non crescono sugli alberi, amore bello. Sono Varia perché se lo meritano. Portano a casa missioni che un Pino Tredita qualunque, manco pregando in greco antico. Non sono figli di madri come le nostre, quelli..sono bestiacce malefiche.”
Lussuria fece una piroetta e diete una manata in faccia a Ryohei.
“Ben detto, arcobalenino bello, santissime parole!” si voltò verso Ryohei. “Capisci adesso, coniglietto? Tra me e te, passano tutti i mari della terra. Te l’ho dimostrato imitando e migliorando il tuo trucco col sale. So tutto di te, coniglietto. Io sono meglio di te..”
“UN CAZZO!” sbottò Ryohei. “Tu..TU NON METTI IL CUORE NEI TUOI COLPI!”
“Esatto, ragazzo, fai vedere cosa significa. Fai vedere cosa fa un allievo di Colonnello, ehi!”
Ryohei si alzò, e partì nuovamente alla carica. Ma erano più i colpi subiti che quelli sferrati. Cadeva a terra costantemente, e quando finalmente parve avere un margine di distanza sufficiente e poté sferrare un altro destro, Lussuria tese nuovamente la ginocchiera, e frantumò anche la mano destra di Ryohei. Gokudera imprecò sordo, Yamamoto emise un verso di rabbia e per poco non scaraventò Reborn giù dalla sua spalla. Io semplicemente, crollai sulle ginocchia, stremata. Era finita, entrambe le mani Ryohei erano rotte e sanguinavano, non aveva più speranze..
“Miseria ladra..” grugnì Colonnello, atterrando accanto a me. “ Non ci riesce..arriva ad usare fino al 90% della sua forza, e poi si blocca. Ammazzerei uno, per sapere perché..”
Lussuria prese a dondolare i fianchi, tronfio, mentre Ryohei annaspava al tappeto, le mani in una pozza di sangue, praticamente svenuto.
“Eh, coniglietto, mai ascoltare i consigli, mai..” gorgogliò Lussuria, ridacchiando come uno scemo. “Ti ho avvisato che partivi perdente da casa, no? Guarda fin dove ti sei dovuto spingere, per capirlo. Ah signore..”
“Lussuria, la vuoi piantare di giocare col cibo? Mi sto sfrangiando le palle, a stare qua!” ringhiò Squalo.
“Uh che impazienza, sei nato in sei mesi, squ-chan? Un attimo..adesso lo ammazzo, dammi un secondo!”
Mi sentì soffocare. Presi brutalmente Reborn dalla spalla di Yamamoto.
“Reborn..fai..qualcosa..ti prego!” boccheggiai. Reborn abbassò gli occhi. Mi voltai verso Colonnello.
“Colonnello, almeno tu..So che potete fare qualcosa, voi bambini col ciuccio siete fortissimi! Vi prego, vi scongiuro..non lasciatelo morire!”
Colonnello fissava serio il ring, e mi ignorò.
Mi lasciai cadere al suolo, seduta nel piazzale della mia scuola, e presi a piangere. Perché..perché avevo lasciato che accadesse..perché!?
“Ok, coniglietto, per rispetto al fegato che hai portato dentro questo ring, ti darò un colpo secco e via, non sentirai più di tanto dolore, promesso..”
Lussuria prese a roteare velocemente il suo braccio destro, mentre Ryohei lo guardava senza forze, ormai disteso immobile davanti a lui. Io alzai la testa. Ryohei guardava verso di me..e stava per chiudere gli occhi. Il sangue che aveva perso era troppo..
“Ok..pronto? al mio tre: uno..” chiese Lussuria.
“No, ti prego..” mormorai, fissando il viso pallido di Ryohei. “Ti prego..”
“Due..”
“Non lo fare..”
“.. e tr..”
“NON FARLO!”
Senza volerlo, mi ero alzata in piedi, ed ero arrivata a un metro dal ring. Vidi Ryohei fare una smorfia, e poi aprire gli occhi. Nel vedermi, divenne corrucciato.
“Bam..bolina..chi ti ha.. fatto piangere?” ansimò.
“Chi..è stato? Tu, sei stato!” singhiozzai. Lo vidi fissarmi sconvolto. “Dovevi ascoltarmi, quando ti ho detto di darmi l’anello, dovevate farlo tutti! E invece avete voluto fare i paladini della giustizia per difendermi! Beh, ecco cosa avete ottenuto! Tu stai per morire, e domani sera toccherà a uno di loro tre! E poi, quando sarete tutti morti, Xanxus verrà a prendere me, e le vostre vite saranno state sacrificate per niente! Piango..certo che piango..E PIANGERO’ PER OGNUNO DI VOI, PERCHE’ SIETE DEGLI STUPIDI!”
“Oh povera piccina..” commentò Lussuria divertito. “Piangere lacrime amare per un compagno perduto..senti me, dolcezza. Con una pelle cosi sottile, anche l’aria ti ferirà. Faresti bene a guardare la scena attentamente e a far tesoro di ciò che senti. Le lacrime e il dolore..induriranno quel tuo cuore buono una volta per tutte,e allora vedrai..che non soffrirai più!”
“Non un’altra parola..”
Io e Lussuria guardammo verso il basso. Ryohei iniziava a muoversi. Vidi l’arco della sua schiena tremare.
“Ry..Ryohei..” lo chiamai.
“Oh, coniglietto, tenti di nuovo di resistere?” cinguettò Lussuria.
“Silenzio, ho detto..” ringhiò lui. “Hai parlato troppo..fin troppo..”
Piantò le mani ferite sul pavimento del ring e si issò in posizione accucciata. Poi, con un secondo sforzo, si erse precariamente in piedi. Il suo volto era una maschera di rabbia, aveva le pupille ridotte a granelli di sabbia.
“Non devi..” ansimò. “Non devi più permetterti..di dirle una cosa simile. Tu, lei..non la devi neanche guardare..”
Fece un passo verso Lussuria, incerto e traballante. Poi, si voltò verso di me.
“Noi persone col cuore buono, possiamo cambiare il mondo, se solo lo vogliamo, piccola mia..” mi disse piano. “ Però dobbiamo capire come usarlo, questo cuore. Maestro, non avevo capito niente..”
Colonnello avanzò stupito, verso il ring.
“Cosa, non avevi capito?”
Per tutta risposta, Ryohei posò una mano sul suo cuore.
“Questo non è il mio cuore. E’ solo il 10%, maestro..”
Poi, tese una mano verso di me, e mi sorrise dolcemente.
“Lei.. è il 90%, maestro..”
Io guardai Colonnello, e vidi con sorpresa che rideva. Ryohei si voltò schiumante di rabbia verso Lussuria, che pareva non capire più niente.
“le ragazze non devono combattere, né vedere gente che si massacra. E tu..ti permetti di dirle che le farà bene..che le indurirà il cuore..”
Il suo petto prese a fare su e giù affannosamente. Gokudera e Yamamoto si avvicinarono.
“Sta per saltare tutto, qui..” commentò Gokudera.
“No..sta per saltare solo quel deficiente, secondo me..” gli rispose Yamamoto.
“Bambolina..” continuò Ryohei. “Mi hai promesso che non combatterai mai, e io ti ho detto lo avrei fatto io per te. E invece ti ho fatta piangere, io che per primo odio le lacrime..”
Alzò la testa verso il cielo.
“Però,io  non mi sento in colpa, bambolina, se adesso sono qui. Io non rinuncerò a combattere, finché ce ne sarà bisogno. Ma non preoccuparti, non piangerai più per me..”
Improvvisamente, un calore assurdo mi pervase il petto. Sembrava che l’aria nei miei polmoni fosse diventata bollente.
“Perché se il fatto che io perda, ti fa piangere..ALLORA VORRA’ DIRE CHE VINCERO!”
Fu un attimo, e successe il finimondo. Ryohei prese  a brillare come se avesse preso fuoco, di una luce dieci volte più potente dei fari di prima. Io dal canto mio, stavo letteralmente ardendo. Mi sentivo pervadere da un’energia potentissima, tanto che pareva sfondarmi la pelle per uscire dal mio corpo.
“Senti che bella sensazione, piccirì?”
Reborn mi era venuto vicino.
“Mi sento.. scoppiare!” esclamai, incontrollabile.
“Goditela, l’energia brillante del tuo Sole..piccolo grande Cielo..” commentò soddisfatto.
“Oh tutto questo è ridicolo..”
Lussuria evidentemente si era stancato di fare da tappezzeria. “ Sei solo un ragazzino testardo che si merita una lezione. Ho perso fin troppo tempo, con te..”
Partì nuovamente alla carica, sfoderando ancora la sua tremenda ginocchiera rinforzata. Ma Ryohei non era più lui, ormai, lo sentivo dentro. Lo affrontò di petto con tutta la sua forza, e protese il destro.
“Ora ti faccio vedere io..chi è il guardiano del Sole… MAXIMUN CANNON..EXTREME!”
Il colpo fu talmente forte da rimbombare nell’aria. Il pungo di Ryohei andò a sbattere dritto contro la ginocchiera d’acciaio rinforzato..sbriciolandola. Il ginocchio nudo di Lussuria prese a sanguinare copiosamente, e il suo padrone volò in orbita, atterrando poi di mento ai piedi di Ryohei.
“Ok, è andato..” commentò il tipo con la coroncina. “Lussuria non troverà mai la maniera di fermare quel tipo, ora che ha dato in escandescenza..sai che mi fa ridere, Mammon? Faceva tanto il galletto..”
“Quanto tempo prezioso buttato..” commentò la bambina. Colonnello rideva come un pazzo.
“Ho visto il tuo destro brillare! Sei il mio orgoglio, ragazzo, ehi!”
Ryohei guardò ammirato il suo piccolo maestro.
“Grazie, maestro, mi onorate..”
Lussuria si voltò spiazzato verso Ryohei.
“Come..come diavolo hai fatto?” pigolò.
“Semplice, ho usato il mio cuore, cosa che tu sei incapace persino di capire. Mi hai fatto dannare, bestiaccia, per poco non ci restavo..beh, fa niente, è finita. Ora, dammi il mio anello, per cortesia..”
Lussuria prese a tremare, e improvvisamente parve perdere il senso delle cose. Iniziò a contorcersi, finché non riuscì ad alzarsi in piedi. Non rideva nemmeno più.
“N..no! io sono un Varia, non possiamo perdere! Devo sconfiggerti, ragazzino, anche se dovrò usare una sola gamba!”
Ryohei parve spiazzato. Lussuria sembrava completamente nel pallone.
“E’..è tenace, il tipo..”
“No, non è coraggio, quello, piccirì..”
Guardai Reborn. Aveva un tono amaro, nella voce.
“Beh,non si arrende, quindi..”
“Non è che non si arrende per orgoglio..non lo fa perché ha paura.”
“paura..e di chi, di Ryohei?”
“Avanti, combatti, stupido ragazzino!”
Guardai Lussuria. Era vero. Non tremava di rabbia..era terrorizzato!
“Perché ora tremi, che ti prende?” chiese Ryohei, basito d quel comportamento bislacco.
“Silenzio, e muoviti! Avanti, com..”
BANG!
Uno sparo nel buio. Lussuria cadde riverso a terra, la schiena ridotta a un colabrodo, sangue dovunque sul ring. La mano dell’enorme robot fumante. La bambina tra le braccia del tipo con la coroncina.
“Oh beh, quando ci vuole, ci vuole..” commentò. La piccola annui.
Mi portai una mano alla bocca. Avevano..sparato loro a Lussuria.
“Ehi, ma sei diventato scemo, per caso? È uno dei tuoi, cazzo!” muggì Ryohei, tuffandosi su Lussuria in soccorso. Ma le cervello furono più scaltre, e si misero in mezzo.
“Lussuria non è più in grado di combattere, per cui lo decretiamo sconfitto. L’anello e la carica di decimo guardiano del sole..vanno a Ryohei Sasagawa. A partire da stasera, vi annunceremo quale sarà il prossimo incontro giorno per giorno..”
“VOOOI, IL PROSSIMO SONO IO, BELLE, NON SENTO STORIE!” tuonò Squalo.
“Decideremo noi, non voi..” ribeccò tranquilla la cervello. Squalo imprecò infastidito.
“Il prossimo incontro..sarà..quello del fulmine!”
Mi prese un accidente. Fulmine..Lambo!
“No..oddio,no!” esclamai. Gokudera sputò per terra.
“Siamo ufficialmente nella merda..” sibilò.
“Bene, ci vediamo domani sera..” conclusero le cervello, per poi dileguarsi nel buio. Il ring improvvisamente crollò su sé stesso, e andò in pezzi, sollevando polvere e fumo dappertutto. Gokudera mi prese tra le braccia per proteggermi, mentre Yamamoto raccattò i piccoli per portarli al riparo. Ryohei saltò giù dai detriti come un gatto, per poi guardarsi intorno preoccupato.
“Lussuria!” lo sentì chiamare. Dal fumo, però apparve l’enorme automa assassino. Ryohei lo guardò oltraggiato: aveva in braccio il corpo di Lussuria. Senza proferire parola, staccò dal collo dello sconfitto, la catena con l’anello, lo lanciò a Ryohei, e sparì nel nulla con gli altri.
“Mi ha dato..l’anello del Sole..” mormorò Ryohei. Io mi alzai di corsa, e lo raggiunsi. Gli buttai le braccia al collo, e lui mi strinse a sé.
“Grazie a dio..” sussurrai.
“No, grazie a te..” rispose lui. Poi si voltò verso il ring. “Perché..perché fare tutto questo?”
“I varia funzionano cosi, figlio mio. I deboli e gli sconfitti vanno eliminati subito, senza pensiero. I Varia, per quello, mai mi sono scesi..è gente malata.”
Ryohei mi stinse ancora di più a sé.
“Tu non combatterai quei mostri..” ringhiò. “Non lo permetterò mai..”
“Non preoccuparti, figlio. Vedi che dopo oggi, a’ picciridda mia qua, il triplo s’impegnerà per vincere sta battaglia. Eh, bell’è papà? Su ,piglia sto anello, che lo metto al sicuro, vai..”
Ryohei mi guardò un po’ confuso, ma poi annui sorridendo. Prese le due metà del suo anello e le mise insieme, per poi porgermi il risultato integrale: l’anello del Sole.
Reborn lo inserì nel suo cofanetto con delicatezza, accanto ad altri buchi pronti per essere riempiti con gli altri sei anelli restanti. Sfiorai col dito il segno destinato all’anello del fulmine, e poi guardai lambo. No, era assurdo. Come diamine avrebbe fatto un bimbo come Lambo a sgominare uno di quei demoni incarnati?
Scorrendo via dal velluto, però le mie dita indugiarono anche nello spazio nato per contenere l’anello del Cielo, il mio anello, l’anello di Giotto. Era nel centro esatto, circondato dagli altri. Mi parve di percepire un lieve pizzicorino sottopelle. Mi pareva di vederla, la nonna, circondata dai suoi guardiani, proprio come adesso io sento attorno i miei.
“esatto, tutor..” mormorai. “Non mi piace per niente l’idea di Lambo che parte alla battaglia da solo contro uno di quei ceffi. Ma se non si può evitare che questo conflitto ci sia, tanto vale dare il meglio. Non posso tollerare che gente come i Varia pascoli sul mio stesso pianeta..”
Gokudera annui, deciso.
“Ben detto, mia luce! Ci renderemo degni del dono che tuo padre ha voluto farci!”
“Giusto! Faremo a pezzetti quegli invasati!” incalzò Yamamoto. “Per il piccoletto..ci inventeremo qualcosa!”
Guardai lambo, sopito tra le mie braccia, ignaro di cosa lo attendeva. Ci inventeremo qualcosa..andrà tutto bene..
Credevo in quelle frasi ottimistiche, ci credevo davvero. E allora perché..perché quella notte, la donna che mi chiamava dal buio..lo aveva fatto piangendo?

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Capitolo 5
*** Vongola vs Varia: i 20 anni del fulmine ***


Quelle lacrime incessanti, quella voce strozzata e quelle suppliche senza volto avevano fatto da padrone nei miei sogni per tutta la notte. Sommando poi che, grazie al mio nuovo cruccio, avevo dormito si e no 4 ore non consecutive, il fatto che il giorno dopo un panda un po’ smagrito e coi capelli rossi mi guardasse nauseato da dentro lo specchio del mio bagno, non mi sorprese affatto. Ciliegina sulla torta, fuori era scoppiato un diluvio da far tremare i vetri. Chissà, pensai, osservando l’acqua scorrere via dalle finestre copiosa, che non sia colpa mia, lo strano mutamento del tempo. Se, visto che ero la portatrice dell’attributo del cielo.. il mio elemento non subisse i mutamenti del mio animo in subbuglio..
 Scesi in cucina per fare colazione, e trovai i miei pargoli già a tavola intenti a spolverare frittelle con avidità. Il mio sguardo cadde automaticamente su Lambo, il minuscolo faccino quasi interamente glassato di sciroppo ai frutti di bosco.
“Mama, Lambo mangiare troppo, lui viene male a pancino!” esclamò I-pin indicando lambo, che intanto andava servendosi della chissà quantesima porzione.
“Si, mamma, Lambo in questo momento risulta primo nella classifica di quelli che potrebbero fare indigestione..” incalzò Fuuta, preoccupato.
“Usate per primi il bagno, allora..un maiale è questo, altro che mucca..” sbottò Reborn soffiando nel suo espresso per raffreddarlo. Lambo lo guardò truce.
“Lasciatelo stare..” mormorai, andando alla finestra. Reborn abbassò la tazza del caffè.
“Che tieni, mo? L’educazione dei tuoi scagnozzi fa parte delle tue mansioni..”
Scagnozzo..che odio quella parola..                                                      
“Lambo non è uno dei mie scagnozzi. Come potrebbe? ha solo 6 anni..” mormorai, mentre il cielo fuori rabbuiava ancora.
“Appunto perché è ancora piccolo, va raddrizzato subito..”
Raddrizzato? Cos’era diventata casa mia, una base militare?
“Ma raddrizzato per cosa? Sta solo mangiando, non vedo il delitto..” rimbeccai, sempre più nervosa.
“Sta mangiando troppo. Tra un po’ scoppia, e tocca scrostarlo dai muri..
“E A TE COSA IMPORTA! LO ODI, NO? QUINDI SE ANCHE MUORE, NON VERSERAI UNA LACRIMA, NO?! CHE COSA INSISTI A FARE?”
Bianchi, intenta a lavare i piatti e le pentole, si immobilizzò do colpo, come pure i bambini con la forchetta ancora tra bocca e mano. Perfino Lambo aveva desistito dal suo abbuffarsi. Reborn sospirò esasperato, scese dalla sedia e mi venne vicino.
“Ah co sta tiritera ..senti a me, Lambo stanotte combatterà, da bravo portatore del sacro anello del fulmine e guardiano della famiglia Vongola. E tu, come sua tutrice e boss, lo devi sostenere e incoraggiare..non perdere tempo a crederti  Padre Tempo solo perché le hai girate e fuori fatalità viene giù a secchie rovesce..”
“Di nuovo a rovistare nel mio cerve..No un attimo, io..incoraggiarlo? dovrei spronarlo a farsi massacrare da un sadico energumeno armato di strane armi elettriche? Dovrei incitarlo a diventare una crocchetta fritta? tu sei fuori come un geranio, Reborn, se pensi che ti darò retta. Lambo è grande circa come il mignolo di quell’animale, che ha pure alle spalle un pacco di esperienze sul campo decisamente allarmante. Se combattono lo ucciderà, Reborn, e io per starti a sentire dovrei pure fare il tifo perché ciò accada!”
“Non morirà, se combatte nella maniera che si addice all’anello che porta. Il primo guardiano del fulmine era un valente guerriero, sai?”
“Era adulto, però! Come pure quel bestione dei Varia e noialtri! Tutti qui sono abbastanza adulti da affrontare quei mostri, ma lui no! Lui no, chiaro?”
“Basta!”
Per la prima volta, vidi Reborn perdere un po’ le staffe. Più che altro, lo percepì nell’aria, che divenne stranamente statica. Reborn era davvero un esserino inquietante..
“Basta fare i capricci, non li tollero oltre. Tu devi diventare la decima leader della nostra famiglia, e non permetterò che ciò avvenga tra le lagne. Sbatti il muso su sto benedetto muro, piccirì, e falla finita na buona volta. Oggi è domenica, niente scuola. Approfitta del tempo spiccio per dare una studiata a quella montagna di polvere sotto cui stanno sepolti i tuoi libri, vai..o vedi sennò di capire dove sbagli con quella tecnica..”
Due intenti nobili, ma titanici…
“Non accetterò mai questa cosa, Reborn. E se a lambo capita qualcosa..io farò un 48, anelli o non anelli. Sei avvisato.”Detto questo, presi la porta della cucina, salì svelta le scale e mi andai a tappare in camera mia, in piena protesta. Avevo  la pelle d’oca dalla rabbia.
Che pretendevano tutti? Erano impazziti? Come potevano anche solo credere che il mio piccolo potesse andare là fuori e fronteggiare quel colosso? Nemmeno la polvere ne sarebbe rimasta..
Mi apparve nella mente un’orrenda immagine del portavoce dei Varia per l’anello del fulmine, e un’altra dello sguardo di Xanxus. Iniziai ad avere delle fitte allo stomaco, e mi infilai vestita sotto le coperte, le ginocchia sotto al mento. Dio..a stento avevo sopportato l’idea che il povero Yamamoto fosse finito in quell’impasto immondo di sangue, guerre e malavita, e lo avevo fatto solo perché avevo visto che bene o male era in grado di cavarsela, specie dopo il simpatico omaggio di Reborn, che Yamamoto un altro po’ non mollava nemmeno per farsi la doccia. Ma questa cosa era insostenibile. Quella bestia era un assassino provetto, mentre lambo la notte portava ancora il pannolino.. che razza di battaglia equa era mai quella?
E io, a sentire il maestro di vita di sotto, avrei dovuto starmene a bordo ring a fare il tifo..
Con la testa piena di macabre immagini parto dei miei nervi sfatti, mi rivoltai nel letto come una frittata fino a notte fonda, quando ormai piena di angoscia e di crampi, mi alzai dal letto e scesi in cucina, con l’intento di buttare giù del latte caldo..o del whisky..
Ma arrivata in fondo alle scale, notai la luce della cucina che filtrava da sotto la porta. Qualcuno era ancora in piedi. L’orologio segnava le due. Chi altri faceva il nottambulo a quell’ora?
Incuriosita, aprì la porta della cucina, e mi trovai davanti l’insospettabile numero uno.
“Buonasera, giovane madre..”
Rimasi lì per due e otre secondi, poi sospirai.
“Beh, buonasera a te..lambo adulto.”
La versione sedicenne del più piccolo dei miei pupilli era ai fornelli, intento a mescolare una fumante pentola di latte aromatizzato al miele, in un elegante pigiama a macchie di mucca e pantofole col pelo. Io presi una sedia, annusando avida l’aria.
“Neanche a saperlo, ne ho messo su in più. Favorisci, giovane madre?”
“Ben volentieri, grazie..” dissi, e lambo verso il liquido bianco ambrato in due tazze, la sua ovviamente a macchie. Il latte caldo fu un toccasana, e mi lasciò un piacevole boccato di fiori.
“Come mai da queste parti?” chiesi.
“Non ne ho idea. Volevo scaldare del latte per aiutarmi a dormire e sono finito qui. Da piccolo dormivo male, quindi può essere che sia caduto dentro il 10 years cannon..”
Si beh, niente di scioccante. Quando Lambo voleva dormire nel letto con me, la mattina lo trovavo nei posti più impensabili, comodino compreso.
“Come mai facciamo le ore piccole, giovane madre?” chiese lambo frugando in dispensa a caccia di biscotti.
“Reborn..” ringhiai, pescando con un cucchiaio i fondi di miele dalla mia tazza.
“E quando mai..” rispose lui, allontanando schifato dei dolcetti color pervinca, certamente opera di Bianchi.
“Quel bambino ha voglia di farmi impazzire.. si è messo in testa di farmi battagliare col figlio psicotico del nono, e i suoi compagni di merenda freschi di manicomio, invece, dovranno sfidare i miei amici..compresa la tua baby versione. L’ansia mi sta spedendo al creatore..”
“Tu pensa..” rispose lui, annoiato. Lo osservai.  Frequenti erano le occasioni che avevo di vedere Lambo adulto, per colpa del 10 years cannon che vagava per casa come un oggetto di tutti i giorni, ma non duravano che un pugno di minuti privi di significato. Tuttavia, guardandolo, potevo scorgere in lui ben pochi tratti del carattere del terremoto che ronfava sopra le nostre teste mentre parlavamo. Ma la luce smeraldina nei suoi occhi era la medesima, anche se decisamente offuscata. Vedevo chiaramente qualcosa di strano nel suo modo di fare..una nota stonata che nel piccolo lambo non avvertivo. Crescendo, aveva acquisito il gusto per l’eleganza e la cura di sé stesso, ma in qualche modo..sembrava divenuto ombroso e distaccato, nei miei confronti.
“Sono seria, lambo..”
“Si, ci credo. Parli del conflitto per gli anelli della famiglia Vongola, giusto?”
“Tu..tu sai degli anelli?” esclamai, colpita.
“Più o meno. L’ultima volta che sono stato qui, ho trovano un messaggio per me..e c’era uno di questi anelli annesso..”
Papà..il suo zampino era ovunque!
“..E queste..”
Lambo 15 mi tese un paio di vecchie corna. Erano visibilmente vissute e logore.
“Mi stanno, ma non so cosa significhino. E poi..francamente tutte queste crepe mi sembrano un brutto segno..”
“Lascia stare per ora queste corna antiche, e vai al sodo!” dissi, posando le corna da una parte. Se Lambo adulto sapeva qualche dettaglio in più sugli scontri, gli esigevo. “Mi preoccupano tutti gli scontri, ovviamente, dato il calibro del nemico, ma quello di lambo..beh il tuo in prati..in prati..
Un pensiero mi aveva appena attraversato il cervello, come un ferro da calza conficcato nelle tempie. Fissavo lambo adulto. E pian piano il mio stomaco si rilassava.
“Tu..” mormorai, e mi pervase un eccitazione palpabile. “Tu! Tu sei la soluzione!”
“La soluzione a cosa, giovane madre?”
“Ai miei problemi. Domani notte, il guardiano del fulmine dei varia sfiderà il guardiano del fulmine dei Vongola, ossia Lambo Bovino. Lo scontro ci sarà, è inevitabile, ma con un piccolo cambiamento del programma: Lambo Bovino scenderà in campo..ma non il bambino..l’adulto!”
“Prego?” chiese Lambo adulto, il biscotto sospeso sulla tazza.
“Come ‘prego’, non ci arrivi? è perfetto! Tu sei Lambo Bovino quanto quello di sopra. Solo che tu, a differenza, sei capace di difenderti e sei adulto! Combatterai la battaglia degli anelli al posto del piccolo lambo, salvandogli cosi la vita!”
Lambo parve capire, e annui.
“Ah capisco, certo, un ragionamento molto logico, giovane madre..”
“Vero o no? Sono un genio! Tu sei molto più adatto di baby lambo, è ovvio. Tener testa a quel bestione per te sarà più facile..”
“Eh si, già, certo..neanche morto.”
Posai la tazza ancora gaudente. Poi realizzai l’ultima frase della conversazione.
“Prego lo dico io, stavolta..”
“Neanche morto, ho detto..” ripeté lui tranquillamente. Fissai lambo sgomenta per quello che mi parve un quarto d’ora. Poi, riacquistai la parola.
“Tu..mi stai dicendo..mi stai dicendo che vuoi lasciare che il te bambino venga ammazzato?”
“No.. ti sto solo impedendo di fare una sciocchezza, giovane madre. Perché la tua idea..è solo un bel granchio..”
Lo guardai allibita.
“Dove sarebbe l’intoppo nel mio piano, sentiamo..” sbottai, incrociando le braccia.
“L’intoppo, mia giovane madre, sta nel fatto che non hai tenuto conto di un piccolo tuttavia non marginabile dettaglio..”
“Ovvero?” incalzai.
Lambo sorseggiò pomposo il suo latte.
“Ovvero..se tu adesso, per esempio, prendessi da uno dei cassetti un oggetto tagliente come la lama di un coltello e sfregiassi il musetto del me bambino..cosa accadrebbe al mio di viso?
Riflettei un istante.
“Beh..immagino ti resterebbe il segno o la cicatrice..”
“Corretto. E così sarebbe anche viceversa, no? Le sue ferite sono le mie..le mie ferite sono le sue. Se io domani notte combatto, e disgraziatamente perdo la vita..anche la candela del piccolo Lambo perderà la sua fiammella. Quindi..”
Mi prese le mani tra le sue con enfasi.
“Domani notte, per nessun motivo la mondo, devi permettere che baby lambo usi il cannone per evocarmi, giovane madre. Le conseguenze sarebbero terribili..”
Lo guardai. Lo guardai e basta..ma lo feci cercando con uno sforzo titanico di non scavalcare il tavolo, e tirargli il collo come alle galline..
“Lambuccio..” ansimai, bollendo come una pentola di fagioli su una stufa, dal nervoso.
“Si, giovane madre?” rispose lui tranquillo, come se il caso non fosse il suo.
“Dimmi un po’, amore di mamma… mi hai preso per scema?”
“No, affatto, sei sempre stata molto acculturata, per quel che ne so io.. perché dici?”
“Perché vuoi a tutti i costi farmici passare, razza di paraculo! Se baby lambo domani notte muore, tu ci rimetti il pelo! Se invece muori tu, a lui non scenderà nemmeno il sangue dal naso. Ergo..tu non vuoi combattere non per proteggere la tua infante e indifesa controparte, ma per parare il tuo ingrato sedere!”
Lambo mi guardò scocciato. Poi notando il mio sguardo incenerente, sbuffo scocciato.
“Uff..Non mi piace sentire dolore, va bene?..”
Ero senza parole. Chi aveva allevato tanta ingratitudine in quel ragazzo? Chi diavolo lo aveva educato a infischiarsene del suo prossimo in quella maniera?
“Beh..fa niente!..” dissi, attraversata da un altro pensiero. “ Tanto mi è appena venuta in mente una cosa. Tu resti comunque una soluzione, per me. Tu..sei la prova che domani Lambo non morirà sotto la corrente di quell’energumeno. Se lui fosse morto..tu non saresti qua, no?”
“E chi te lo garantisce?” rimbeccò lui, vagamente divertito. “Io sono Lambo del futuro..ma quale futuro? Francamente questa storia del figlio del nono, degli anelli e di me che combatto contro un assassino grosso come un rinoceronte, mi giunge nuova..”
Sbarrai gli occhi.
“Niente anelli? Niente scontri? Ma..magari eri piccolo, e hai rimosso..”
“Vedi anelli Vongola, qui?”
Lambo mi tese le mani. Non portava l’anello. E dire che la sua baby versione era morbosamente gelosa di quel malefico gingillo.
“Visto? Spiacente, non posso aiutarti in nessuna maniera. Non serbo alcun ricordo di questa storia, e tu non ne hai mai fatto accenno, quindi..”
Si alzò in piedi.
Bene, io vado, il mio tempo sta per finire. Le corna le lascio, ho idea che portino male..ah, tieni bene in mente di ricordare al baby me di non toccare il cannone durante la disputa, per cortesia..”
 “Cosa sei diventato?” mormorai senza nemmeno accorgermene. “Rischieremo tutti la vita in questa storia, te compreso..e la cosa non ti tocca? No.. Io non posso averti cresciuto così...”
 Fu allora che, per la prima volta da che lo conoscevo, Lambo adulto abbandonò la sua espressione annoiata, che fu sostituita da uno sguardo scuro. Non era rabbia normale, però, la sua. Era più che altro..rancore.
“No, infatti..ma nemmeno l’hai fatto in nessun altro modo. Vedi, tu non mi hai cresciuto male, giovane madre..non mi hai cresciuto affatto. Per quanto riguarda l’educazione dei tuoi cosiddetti figli, I-pin aveva il suo maestro, Fuuta è cresciuto sotto l’ala protettiva di Bianchi e.. la mia educazione è puramente e quasi del tutto autodidattica..”
Posò la tazza con una percettibile veemenza.
“Io ci sono sempre per te, non inventare storie..” replicai, ferita.
“Si..ma nella maniera sbagliata, però. Vedi, da bambino io avevo lo spirito del guerriero come tutti nella famiglia Bovino. Ma poi sono stato affidato a te, e tu mi hai messo sotto una campana di vetro, impedendomi di sfogare il mio estro, che alla fine ho finito per tacitare. La mafia e tutto il resto hanno perso interesse ai miei occhi, visto che tanto non mi ci potevo avvicinare, e alla fine ha smesso di importarmi dei combattimenti o della famiglia. Una pianta che mai vede il sole, giovane madre..alla fine muore.”
Detto questo,l’usuale botto che precedeva lo scambio dei due lambo arrivò a rompere il silenzio,e il piccolo lambo caracollò assopito sul tavolo, a mo’ di fruttiera.
 Decisamente frastornata dagli eventi, terminai di bere il mio latte caldo,sciacquai le due tazze e riportai il pargolo nel suo lettino, pensierosa. Rimboccandogli le copertine pezzate, la mia mano indugiò tra i suoi riccioli bruni, e una delle mie dita per caso si infilò nel suo anello Vongola, l’anello del fulmine.
Sbagliavo davvero io? Lambo era davvero cresciuto in quel modo indecente per colpa delle mie eccessive premure? Ero io..che avevo tolto il sole a quella pianta?
Non mancava di fiducia in sé stesso, a vedere come badava al suo aspetto e curava il suo look. Eppure era infelice, insoddisfatto..rancoroso.
Dirmi che alla fine il suo ruolo nella mafia aveva perso il suo fascino era certamente una maschera, una soluzione da lui adoperata per salvarsi la faccia.
Dire che la mamma gli vietava di partecipare era un tantino umiliante, in effetti..
“Piccolo mio..” mormorai strofinando piano il mio naso contro una delle sue paffute guance rosse. “E’ davvero così importante per te, la mafia?”
Lui per tutta risposta schioccò la lingua.
“si, mamma..” borbottò. “Lambo.. è un killer..”
Si rigirò sul fianco, agguantò il braccio di Fuuta a mo’ di koala e riprese a russare beato.
Sorrisi, felice e amara. Vero, io odiavo la Mafia e la sua anima marcia, ma che diritto avevo di vietare a Lambo di seguire il sentiero che amava, di essere quello che voleva?
No, pensai uscendo in punta di piedi dalla stanza dei piccoli e chiudendo piano la porta alle mie spalle: Lambo diverrà l’uomo che sogna di essere. E io lo avrei sostenuto. E niente deleghe. Sangue o no, la madre di Lambo..rimanevo io.
“Lambo! Non correre sotto l’acqua, ti si è aperta la mantellina, Lambo!!”
La sera del combattimento, neanche a manifestare il suo disappunto a riguardo, il cielo di Giotto Vongola, era più nero che mai e pioveva che dio la mandava. L’aria era elettrica come una presa di corrente e mi arricciava i capelli.
“Cavolo, che tempo da lupi!” sbottai, riallacciando la mantellina da pioggia sotto al mento di Lambo, tastandogli col dito i calzini per sentire se erano ancora asciutti nonostante i tremila tuffi nelle pozzanghere per testare i nuovi stivaletti antipioggia, regalo di Haru e Kyoko.
“Tempo ideale per il guardiano del fulmine invece..” commentò Reborn, sollevando il bavero della sua minuscola giacca nera.  “Leggenda vuole che il primo guardiano del fulmine, il più giovane dei guardiani del primo, desse il meglio quando il tempo dava il peggio. Pare che possedesse un tipo di pelle molto particolare, simile al cuoio animale, capace di attirarsi addosso i fulmini, inglobarli e farne energia da usare in battaglia. Lo chiamavano.. elettrocuoio. Si, era un ossicino bello duro, o’ picciotto..”
“Tzè, dubito fortemente che il nostro, di guardiano del Fulmine, possa fare una cosa simile..” borbottò Gokudera schivando una schizzata di Lambo diretta ai suoi jeans nuovi.  “Però non si può mai dire se ha ereditato la pellaccia dura dal suo avo.. ok, io dico di parcheggiarlo sotto il diluvio con una pentola in testa, e aspettare di vedere che succede quando si fulmina..”
“Gokudera, mangia un po’ di zucchero, oltre al veleno..” sbottai, tirando la catena del suo portafoglio.
“Dai, dai, io sono certo che il piccolo toro qui, ha il suo asso nella manica!” Esclamò radioso Yamamoto. Quel frigorifero con le gambe ha i minuti contati, eh champ!”
Lambo diede il 5 a Yamamoto con aria sfrontata.
“Ah vedo che almeno tu, Yamamoto, hai naso per il vero talento. Certo, naturale! Bakadera è solo invidioso..”
Gokudera, per tutta risposta, gli strappò un cornino dalla testa.
“Mamma!” protestò Lambo, furioso.
“Invidioso, eh? Te la do io l’invidia, bistecca ambulante..”
Estrasse dai jeans un pennarello nero a punta grossa, e scarabocchiò rabbioso sulla parte larga del corno le parole: STUPIDA MUCCA! Poi, soffiò soddisfatto per far asciugare bene l’inchiostro, e riagganciò malamente la sua opera tra i boccoli di Lambo, che lo incenerì con lo sguardo e prese a mitragliarlo di caramelle e giocattoli pescati tra i capelli. Nella mischia, volarono fuori due oggetti strani: delle corna. Ma non piccole e bianche come quelle del piccolo lambo. Erano lunghe, ingrigite, spellate e piene di piccole ammaccature e crepi. Un attimo..le corna di Lambo 15! il dono senza senso di mio padre coordinato all’anello del fulmine.
“E queste, da dove escono?” chiesi rigirandomi le corna tra le dita.
“Boh..papone Iemitsu ha detto che le ha perse un mio vecchio amico. Tientele, non mi piacciono..” fu La risposta di Lambo. Io sospirai, e me le misi in tasca. Appena possibile, le avrei riconsegnate al mittente. Era evidente che per Lambo, grande o piccolo, quel cimelio non aveva significato. Un vecchio amico, pensai..chi poteva mai essere?
Ma non mi fu concesso molto tempo per pensare, perché qualcosa irruppe con irruenza nel temporale. L’esponente del fulmine dei Varia, era arrivato. Alle sue spalle, i suoi compagni a fare da spregevole pubblico.
“Sono qui da ore, e mi sono stufato di aspettare..” fu il suo torvo commento osservando Lambo, che a quella orrenda vista, si era nascosto dietro i muscolosi polpacci di Ryohei, e ora spiava torvo il suo imponente avversario.
“Come sta lussuria?” chiese Ryohei raccogliendo lambo da terra per farlo sedere sulla sua spalla. Mi commosse, quel quesito. Raro come unico, uno sportivo così.
“Oddio, probabilmente morirà in serata, se tutto va bene..” sibilò perfido il tipo con la coroncina e il sorriso folle. Sembrava un principe scappato da un manicomio
“Per carità, hai una vaga idea di quanto tocca sborsare, per un maledetto funerale?” protestò la bambina col cappuccio sul viso, dall’alto della mano del mostro di ferro. Ryohei era agghiacciato.
“Oh non farne una tragedia, ora. E’ colpa sua se non è stato in grado di ammazzarti per tempo, in fondo..“ disse il principino schizzato, ridendo in maniera ebete.
Yamamoto posò la mano sulla spalla di Ryohei, e lo tirò indietro.
“Bestie..” mormorò il pugile. Yamamoto annui, respirando profondo come un bisonte prima della carica. Lambo iniziò a manifestare impazienza nel suo nido di muscoli, così Ryohei lo fece scendere.
Gli sfilai via la mantellina e gli sistemai le corna. STUPIDA MUCCA brillò nel riflesso dei lampioni.
“Tremi, mammina, perché? ”mi chiese Lambo, ridacchiando. Mi sforzai di mantenere un tono tranquillo.
“Eh..si..mammina trema..perché ha paura che lambo faccia troppo male all’omone cattivo..”
Quanto può essere ipocrita, l’amore di mamma..
Lambo annui, comprensivo.
“Rilassati, Lambo sa quando deve fermarsi..”
Deglutì. Mi sentivo un riccio di castagna in gola.
“Si..Lambo, ascolta bene mammina ora, per favore..”
Mi inginocchiai sul terreno bagnato per mettere i miei occhi in linea d’aria a quelli del mio piccolo guerriero.
“Lambo..mammina, lo sai, ha tanta.. tanta fiducia in te. Però..mammina non vuole che tu finisca per farti male. Io so che sei bravo, non occorre dimostrare niente, capito?”
Lambo rimase lì a fissarmi uno o due secondi. Poi sospirò, esasperato.
“Mammina, sei troppo fifona!” ridacchiò. “Lambo non ha bisogno di dimostrare quanto è bravo, sai? Lo sanno già tutti. Lambo non ha rivali..è invincibile!”
Detto questo, scivolò via dalle mie dita, diretto verso il ring costruito per la sua sfida, mentre un tuono assordante sfondava il silenzio di quella notte carica di tensione, come se, da lassù, persino il primo guardiano del fulmine stesse sollevando protesta a riguardo.
“Rilassati, scricciolo..” mi sentì mormorare alle spalle. Mi voltai. Yamamoto si era appoggiato alla mia schiena col busto,e mi fece un fugace occhiolino. “Al primo segno fuori posto, ci metto un secondo a saltare su quella pedana. Vediamo se riesce a friggere ancora qualcuno, tagliato a fettine come un arrosto..”
Io annui, stiracchiando un sorriso.
“Mamma, come si gioca con questi cosi?”
Lambo mi aveva chiamato, indicando il pavimento del ring. Mi avvicinai incuriosita. Il ring del fulmine era pressoché uguale a quello costruito per il combattimento tra i guardiani del sole. Tuttavia, per tutto il perimetro della piattaforma destinata al movimento dei combattenti, nel ring del fulmine correva una sorta di reticolato di cavi elettrici, formando un disegno geometrico simile alla tela di un ragno esagonale. Nei punti in cui c’erano gli angoli dell’esagono e al centro, spuntavano dal terreno dei lunghi piloni, simili ai pali che sorreggevano i fili dell’alta tensione. Coprivano quasi tutto lo spazio disponibile, non c’era modo di muoversi sul ring senza camminarci sopra. Lambo indicava proprio uno di quei cavi.
“Non lo so, tesoro..” risposi, dubbiosa. Perché quei cavi? A cosa servivano?
“Sta per avere inizio il combattimento per l’eredità dell’ anello e la carica di guardiamo del fulmine..” esclamarono tra i tuoni le ragazze Cervello, facendomi sussultare. Oh mio dio..facevano davvero sul serio! Lambo..
“Levi a Than VS Lambo..che la battaglia abbia inizio!”
Levi a Than si fece avanti, ringhiando come un cane rabbioso. Lambo, dal canto suo, continuò imperterrito a stuzzicare quegli strani cavi. Poi, dal nulla un fulmine cadde dal cielo colpendo in pieno uno dei pali eretti in quello strano reticolato. Vidi la corrente elettrica sfrecciare per tutto l’esagono di cavi, fino a ricoprirlo tutto. Levi a Than spiccò un balzo schivando l’onda elettrica per un soffio, ma Lambo non fu altrettanto scaltro.. e finì folgorato.
“No!” urlai, mentre Yamamoto mo voltava verso di lui nascondendomi il viso nella sua spalla. Avvertì il mio gigante buono tremare di rabbia, sebbene il suo viso fosse disteso e calmo.
“Che..cazzo c’è in quei maledetti cavi?” ruggì Gokudera.
“Il ring creato per questa battaglia contiene sette parafulmini, collegati a un reticolato di cavi elettrici. Ogni fulmine che colpisce un parafulmine viene potenziato e fatto scorrere come corrente elettrica all’interno del reticolato di cavi, spargendosi per tutto il perimetro del ring, folgorando all’istante chi viene colpito..” gli rispose distrattamente una Cervello.
“Beh, direi che qua abbiamo finito..” borbottò Levi a Than. “Non occorre neanche controllare..è una bistecca alla brace, ormai..”
Mi sento annodare le corde vocali in gola. Ma prima che potessi fare qualsiasi cosa, Lambo improvvisamente prese a strillare come un aquila, e mi bloccò: era..vivo?”
“Oh bene, finalmente la creatura da soddisfazioni!” commentò Reborn, gaudente. “Ben tornato tra noi..elettrocuoio Vongola”
Elettrocuoio Vongola… il primo guardiano del fulmine! Il mio Lambo..allora era davvero l’edere dell’anello del fulmine! Ben, ora ci credevo anche io: il mio piccolino poteva farcela!
“Oh bene, mancava giusto un po’ di benzina sul fuoco, tanto perché c’era bisogno di far arrabbiare ancora di più Levi, vero mocciosa?” Commentò l’uomo con la coroncina in testa. “Bene che basta un niente per farlo rosicare come un tarlo, ma va beh..”
“Zitto, accorceremo notevolmente i tempi in questa maniera. Impiegherà meno ad ucciderlo, se si incazza sul serio. La sua gelosia ragiona più di lui..”
“Si, mi pare che l’ho sentita, questa solfa sui varia, tempo fa..” commentò Reborn. “I Varia, con i loro caratteri, pare che rispecchiano i sette vizi capitali. Invidia, gola, ira e via discorrendo. Beh, a quanto pare sta centrale elettrica ambulante rappresenta l’invidia..”
In..invidia? invidiava Lambo per l’unica remota risorsa che forse poteva essergli utile contro di lui? Ma quanto bacato lo aveva il cervello, quello li?
Lambo intanto, calmato il momentaneo piagnisteo, si rimise in piedi, un po’ annerito e bruciacchiato, si leccò una mano e spense la punta della codina da mucca del suo costume.
“Mamma..” bofonchiò, avvilito.
“Non fa nulla, mamma te lo compra nuovo, il costumino, tranquillo!” gli risposi, rincuorata. Se aveva fiato per i capricci, significava che stava bene. Levi però non parve gradire molto la cosa, perché partì all’attacco. Estrasse uno dei suoi ombrelli neri elettrificati e mandò una scarica elettrica dritta al petto di Lambo, che spinto dalla forza d’urto fu catapultato via. Atterrò malamente di testa sul pavimento, e rotolò su un fianco. Fortunatamente, il suo elettrocuoio ebbe la meglio anche sulla seconda scarica, salvando il piccolo Lambo da morte certa. Lui però, stavolta perse del tutto il controllo, e in preda al pianto a dirotto, frugò convulso tra i suoi ricci, dove poco dopo, vidi spuntare in piccolo 10 years cannon. Mi prese un colpo. No, lambo 15 me l’aveva vietato, non doveva essere evocato! E poi..con quell’orribile modo di fare che aveva da adulto, se anche fosse apparso, non avrebbe comunque fatto niente per i Vongola.
Ma non feci in tempo ad aprire bocca per ammonire la decisione di lambo, che ormai il colpo era partito. La consueta coltre di fumo rosastro si sparse sul ring, e una volta che si fu diradata..eccolo la, la versione quindicenne di Lambo Bovino. Ai suoi piedi, la catenina con appesa la metà dell’anello del fulmine, schizzata via dai capelli del piccolo lambo.
“Fantastico..” sospirai. “Lui non voleva tutto questo. Non mi aiuterà mai..”
“Hei, sgualdrine, avete il prosciutto sugli occhi?!” sbraitò Squalo furibondo. “Hanno sostituito l’avversario di Levi, fate qualcosa, cazzo!”
“Affatto..” fu la risposta apatica di una delle ragazze Cervello. “Che sia vecchio o giovane, rimane sempre la stessa persona, ovvero lambo Bovino, il guardiano del fulmine scelto da Iemitsu Sawada..”
Squalo sputò verso le Cervello, avvelenato. Lambo, dal canto suo, si tolse annoiato la polvere dai vestiti, osservando il suo avversario, le sopracciglia appena aggrottate.
“Scusami..” dissi, evitando i suoi occhi color smeraldo. “Il piccolo Lambo ha agito d’impulso, non sono riuscita a fermarlo..”
“Nessun problema, giovane madre..” rispose lui, e per la prima volta, lambo 15 mi sorrise. Uno sfuggente, ma dolce sorriso. Raccolse elegantemente la catenina con l’anello dal pavimento, e se lo mise al collo.“Hai bisogno di me, giusto? Non mi pare di essermi mai tirato indietro, in questi casi, no?”
Era vero. Quella volta contro gli sgherri di Mukuro, lambo 15 e i-pin 15 salvarono le mie amiche dal pericolo di quegli assassini disgustosi.
“Lo so che posso sempre contare su di te..piccolo mio.” Risposi. Lui si agitò appena, visibilmente imbarazzato. Poi, il suo sguardo cadde su Levi, e i suoi occhi smeraldini s’incupirono.
“Molto fine da parte tua alzare le mani su un bambino e far piangere una ragazza, complimenti. Beh, caro mio, è decisamente il caso di insegnarti un po’ di educazione..”
Lambo 15 si fece avanti, serio come mai lo avevo visto.
“Puoi alzare la voce quanto ti pare, hai poco fiato da sprecare con me. Puoi essere bravo quanto ti pare. Ma io..io sono nato per essere una star!”
Detto questo, con un gesto fluido delle mani, estrasse dalla giacca due corna ambrate, e le piantò ai lati della testa. Il cielo parve apprezzare questo gesto, perché mando scariche elettriche dritte verso quelle corna. Lambo parve gradire molto lo scorrere della corrente sotto la sua pelle.
“Il fulmine, potente e distruttivo, si abbatte sugli avversari con foga ed energia, incassando i loro colpi come un parafulmine, facendone energia per sé. E bravo scassaminchia, finalmente hai un buon motivo per essere venuto al mondo..” gongolò Reborn.
Levi perse il controllo. Iniziò a bombardare Lambo da tutte le direzioni, mentre lambo rispondeva a tono scaricando dalle sue corna scariche elettriche da illuminare tutto il tetto. Improvvisamente però, Levi raggruppò più raggi elettrici dai suoi ombrelli neri, e ne diresse tre o quattro contemporaneamente contro Lambo 15, mirando al suo cuore. L’urlo di lambo 15 fu agghiacciante, e nel mio petto percepì un dolore allucinante, tanto forte che Yamamoto dovette sorreggermi.
“Lam..bo!” esalai. Reborn digrignò i denti.
“Male. L’elettrocuoio tiene fino a un certo punto. Se il voltaggio è troppo forte, quello salta per aria..”
Lambo cadde a terra, fumante come una sigaretta, e guardò terrorizzato Levi, che godeva alla vista del suo avversario in difficoltà. Le lacrime iniziarono a scorrere sul viso di lambo 15, che cercò il mio sguardo.
“Giovane madre..non ce la faccio!”
E detto questo, prese a correre verso di me. Ma nel tragitto, inciampò nel 10 years cannon..e inavvertitamente, partì un colpo, prendendolo in pieno.
“Lambo!” urlai, portando le mani alla bocca. Non era mai successo che Lambo 15..usasse il cannone! Un momento..cosa succedeva se Lambo 15 usava su se stesso il cannone?
Il solito fumo rosa si sparse ovunque. Poi, all’improvviso, mi senti scorrere nel corpo, un brivido di elettricità statica da rizzare i capelli in testa. Mi guardai le braccia. Pelle d’oca ovunque. Cosa stava succedendo. Perché..perchè avevo la sensazione che stesse per succedere qualcosa?
“La..Lambo?” chiamai, senza sapere perché lo avessi fatto. Poi, il fumo si sperse..e il mio cuore ebbe un sussulto. Là, in piedi nel punto in cui prima stava lambo 15..c’era qualcuno che non avevo mai visto in tutta la mia vita..ma che assurdamente, sentivo di conoscere. Aveva un lungo cappotto color caramello in quella che sembrava pelle bovina, lunghi capelli neri con due sottili treccine sulle spalle, guanti senza dita in cuoio nero, una maglietta bianca, pantaloni di pelle nera e stivali alti dello stesso materiale del cappotto. Era bizzarro come tipo..ma nell’insieme era anche bellissimo!
Afferrò al volo la catenina con la metà dell’anello del fulmine, e la stinse nel pugno. Lo senti sospirare profondamente.
“Questo non sembra un sogno, però tutto mi manda a uno dei miei più malinconici ricordi. E’ passato molto tempo dall’ultima volta che fui evocato dal 10 years cannon..”
C’era una nota triste nelle sue parole. Triste, ma familiare. La sua voce era morbida e vellutata come quella di..oh dio..possibile che lui fosse..Lambo..da 20 anni nel futuro?
“L..Lambo?”
Tutti si voltarono sconvolti verso di me. Compreso lui, che mi guardo stralunato come se avesse davanti un unicorno parlante. Lo vidi voltarsi e avanzare lento verso di me, la mano tesa. Gokudera si mise sul chi vive, ma io non percepivo pericolo, per cui andai incontro a quella strana figura, e intrecciai la mia mano alla sua. Lo senti stringerla quasi spasmodicamente, come una gola riarsa golosa d’acqua. I suoi occhi incontrarono i miei, e ogni dubbio svanì come una bolla di sapone. Quel bel verde smeraldo, sebbene offuscato da un estranea ombra di malinconica tristezza..per me era inconfondibile.
“Si, non posso sbagliarmi. Tu..sei il mio piccolo Lambo.”
Lambo mi sorrise.
“Madre..da quanto tempo non sento il suono della tua voce..”
Portò elegantemente la mia mano alla sua bocca, e la sfiorò dolcemente. Impercettibilmente, mi parve di sentirlo tremare. Perché era cosi strano? Cosa lo rendeva cosi triste?
Indugiò qualche secondo a contemplarmi, adorante, poi però si voltò verso levi, e lo vidi scurire in volto.
“Dopo tanto tempo piangerei di gioia alla vista di mia madre, seppure sia una sua versione bambina, ma mi sembra che non ci sia tempo sufficiente per questo..”
Fece qualche passo verso Levi. Ad ogni alito del suo respiro, l’aria si riempiva di energia statica. Cos’era diventato il piccolo Lambo..in 20 anni?
“Il viso di mia madre è rosso, significa che ha pianto. Se è colpa tua..la pagherai cara.”
Levi lo ignorò completamente, e lanciò di nuovo i suoi ombrelli elettrici.
“Lambo, fa attenzione! il voltaggio di quegli affari è troppo alto persino per il tuo elettrocuoio!Rimarrai carbonizzato se ti colpisce, scappa!”
Ma le mie urla arrivarono tardi. Il concentrato di fulmini attirato dagli ombrelli neri di Levi colpì in pieno Lambo, che si illuminò a giorno. Levi sorrise soddisfatto, e voltò le spalle al suo avversario mentre ancora ardeva di scariche elettriche.
“Vorrei che il boss mi avesse visto..” borbottò. “Ora non ho nulla da invidiare a nessuno..”
“Beh, mi spieghi dove stai andando, adesso?non hai finito, qui..”
Levi ebbe un sussulto, come pure io. Lambo aveva parlato dall’interno del fascio elettrico. Un istante dopo, notai qualcosa di assolutamente incredibile. L’elettricità scagliata contro Lambo non solo non lo aveva ferito, ma si era posata su di lui come tanti fiocchi di neve, che pian piano venivano assorbiti dalla sua pelle.
“Piccola madre, apprezzo la tua apprensione nei miei confronti, ma.. non sono decisamente più un bambino, ormai..”
Detto questo, piantò il pugno per terra con forza, e in un bagliore accecante, la corrente elettrica appena scagliata da levi schizzò fuori dal corpo di Lambo, gli percorse il braccio, usci dal pungo e scorse nel terreno sparpagliandosi per tutto il reticolato di cavi. Lambo ridacchio sotto i baffi.
“ormai, piccola madre, ogni forma di elettricità mi scivola tra le dita come il pelo di un soffice gattino. La mia pelle.. in 20 anni l’ho fatta diventare l’elettrocuoio perfetto. E tutto questo..grazie ai tuoi incoraggiamenti, piccola madre..”
Se non fosse che il tempo era spiccio, sarei andata là in mezzo e me lo sarei mangiato di baci. Il mio piccolo lambo..in 20 anni aveva fatto di se stesso una leggenda! E cosa ancora più bella.. aveva acquisito fiducia in sé stesso..grazie a me!”
“Sono fiera di te, tesoro mio!” gli dissi, applaudendo.
“Grande, champ!” gridò Yamamoto, entusiasta.
“Spaccagli il culo, scemucca!” sbraitò Gokudera.
Lambo si grattò il naso, imbarazzato.
“Basta, non mi fate arrossire o questo qui non mi prenderà più sul serio. Anche perché non sarà facile come sembra vincere. Certo, se avessi le mie vecchie corna, sarebbe un altro discorso..”
Vecchie corna? Ma..allora..
 “Prendi!” urlai, e lanciai le corna nel ring. Appena le vide, Lambo s’illuminò.
“Oh..ora si che ragioniamo..”
Scambiò svelto le corna. Sistemandole tra i capelli, le crepe sulla loro superficie si infransero, scoprendo alla luce dei lampi..le parole scritte da Gokudera pochi minuti prima! Ma come era possibile?
“Le mie corna fortunate, non mi hanno fatto perdere nemmeno uno scontro, da che ho memoria. Le parole dello zio Gokudera mi hanno protetto fin da quando ero bambino..”
Nel cielo saettarono fulmini uno dietro l’altro.
“Il cielo pare esultare alla vista delle nuove corna di lambo. Il primo guardiano del fulmine sta salutando il suo erede, senti a me..” commentò Reborn, un sorriso da un orecchio all’altro. Lambo annui.
“ora si..che posso usare la mia vera potenza..”
Un fulmine enorme si abbatté su Lambo, ma fini per essere assorbito dalle sue corna. Lambo brillò come la stella più bella del firmamento.
“Bello, non si usa mai due volte la stessa tecnica. La tua versione mocciosa ci ha già provato cinque minuti fa..”
Ma lambo non lo stette a sentire. Caricò a testa bassa verso il suo avversario, le corna che sputavano lingue elettriche.
“Bello..” replicò lambo quando fu a un metro da Levi. “quello era il vecchio me..”
Levi era spacciato, lo potevo leggere i quei suoi occhietti malvagi. La scarica di lambo lo avrebbe fritto, poco ma sicuro.
“Ritirati e dai l’anello a mia madre..” mormorò lambo, le sue corna a sfiorare il viso di levi “Arrenditi.. sono io il guardiano del fulmine..”
Ma le parole morirono nell’aria incomplete. Perché dal nulla, facendomi letteralmente crollare sulle mie gambe, da una nuvola di fumo rosa..apparve lambo 5. Il tempo a nostra disposizione era finito.
Ciò che venne dopo fu cosi veloce che anche adesso non saprei dire cosa di preciso accadde. L’unica cosa che riesco a ricordare è una manciata di flash: il viso colpo di perversa gioia di levi, la sua mano attorno alla testa del piccolo lambo. Un fascio di luce, il tonfo di qualcosa di piccolo che atterra inerme ai suoi piedi. Poi delle urla, forse Yamamoto e Ryohei. Delle volgarissime imprecazioni, sicuramente Gokudera. Poi ricordo uno sparo, seguito subito dopo da una vampata di calore per tutto il mio corpo. Ricordo la rabbia bollire nelle mie vene. Bollire come il ferro fuso. Ferro di quei maledetti parafulmini, che bolliva e colava tra le mie dita, fuso dalle mie fiamme. Ricordo le cervello che mi accusavano di infrazione del regolamento pretendendo il mio half ring del cielo. Ricordo la mia mano al mio petto che strappa via la catenina e la scaglia contro di loro.
Sforzandomi, forse riuscirei a ricordare altro, ma una cosa sicuramente è ben vivida nella mia memoria: ricordo Ryohei che raccoglie Lambo da terra, lo ricordo sbiancare..e lo ricordo precipitarsi verso le scale con il bambino in braccio, urlando come un matto: DOBBIAMO ANDARE ALL’OSPEDALE, DI CORSA..LAMBO NON RESPIRA!

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Capitolo 6
*** Vongola Vs Varia: Cuore in tempesta ***


Passammo tutti la serata all’ospedale. Lambo fece dentro e fuori da diversi reparti, e dio solo sa a quante domande ho dovuto rispondere riguardo al suo stato. Non mi sento neanche di biasimarli, i dottori, a essere onesta. Nessuno sano di mente, alla vista di tre ragazzi delle medie che arrivano al pronto soccorso con un bambino di 5 anni abbrustolito e cianotico, rimarrebbe impassibile senza farsi due domande. Per fortuna, Gokudera e il suo cervellone conservarono abbastanza lucidità da mantenere sempre la stessa versione per ogni dottore che chiedeva cosa diavolo fosse successo al piccolo lambo, in modo tale da scansare equivoci o sollevare dubbi scomodi: Lambo era uscito sotto il diluvio e il suo ombrellino aveva attirato un fulmine.
Finalmente, all’ una di notte, avemmo delle risposte: Lambo era fuori pericolo. Tuttavia, il suo cervello era stato troppo a lungo privo di ossigeno..ed era subentrato il coma. I medici sostenevano che non era profondo, che l’attività celebrale era nella norma, ma.. da quel sonno profondo, doveva uscire da solo.
I ragazzi erano distrutti, e la casa più vicina all’ ospedale era quella di Yamamoto, per cui approfittammo tutti della sua ospitalità.
“Uff, che stress estremo.. ma come si fa ad alzare prima le mani su una ragazza e poi su un bambino?” sbraitò Ryohei, srotolando il futon, mentre Yamamoto metteva su il tè. “Bah!Io quello lo attacco al muro al posto del sacco, e glie le suono finché la boxe non inizierà a farmi schifo.. E CIOE’ MAI!”
“Calma, guardiano del sole, o ti farai scoppiare una vena in testa per la pressione!” disse Yamamoto, allungandoli una tazza di fumante tè verde un piatto con dei biscotti. “Bene che tutti i torti non li hai..ma che razza di gente è, quella?”
“La muffa che appesta il fungo che cresce sulla feccia dell’universo, figlio mio..” rispose Reborn, bevendo il suo tè. “E dio solo sa quanto starò meglio, quando voi sette avrete alle dita sti benedetti anelli, e si potrà finalmente dare una bella pedata nel sedere a Xanxus e alle altre facce da culo che lo accompagnano..”
“Una vincita, due sconfitte..” mormorai io, il biscotto ancora tra le dita, nemmeno un po’ di voglia di portarlo alla bocca. “E mancavo solo io, che ho praticamente regalato l’anello del mio trisavolo a quel mostro..Reborn, telefona in Italia e dì loro che si sono sbagliati su di me e il mio bagaglio genetico. Qui abbiamo chiuso..”
“Buona, buona, qui i giochi sono ancora aperti, anzi spalancati!” protestò Yamamoto. “Primo, devo ancora dire la mia a quel capellone invasato, ed è un piacere che non mi puoi negare, scricciolo. Secondo..”
E andò ad avvolgere le braccia attorno al collo di Gokudera, che ringhiò riottoso. “Il vecchio cicchetta qui presente, domani sera metterà in pari i conti, cosi torneremo in parità!”
Gli occhi di Gokudera mi cercarono, e sul suo viso apparve un sorrisetto incerto. Io annui, ma ero ben lungi dall’essere rassicurata dalle parole di Yamamoto. Anzi, se possibile mi fecero stare peggio. Non bastasse il dolore che sentivo al pensiero di Lambo in lotta contro quel sonno innaturale, mi si era aggiunto l’ultimatum delle cervello: il prossimo scontro sarebbe stato tra i guardiani della tempesta. Ovvero il fantomatico schizoide con la coroncina sulla testa..e Gokudera.
Se mi avessero mollato un pugno nello stomaco in quel momento, una frattura alle dita era assicurata, tanto le mie viscere erano indurite dall’ansia.
Mi preoccupavo per tutti i miei amici quando era a rischio la loro incolumità, ovvio. Ma lui..
L’avevo negato anche a me stessa, dato che non vedevo risposta dal diretto interessato, però.. non potevo ignorare il fatto che lui, per me, fosse importante.
“Si sa nulla riguardo al simpaticone che dovrà affrontare Gokudera?” chiesi, masticando nervosa il mio biscotto intinto nel tè, e guardando ovunque tranne che verso Gokudera. “Stava sempre a sghignazzare, durante il duello. Che diavolo avesse da ridere, poi..”
“Ride perché è deficiente, probabilmente..” commentò Yamamoto. “Aveva tutta l’aria di esserlo, se volete la mia opinione..”
“Eh magari fosse deficiente, figlio mio. E’ tutto fuori che quello, temo..”
Reborn posò la sua tazza da tè, molto serio.
“Mister coroncina si chiama Belphegor, ed è come si sa già il guardiano della tempesta dei Varia. Si è unito ai Varia circa due anni fa..di sua spontanea volontà.”
“Co..come? cioè quel tipo..ha preso e si è unito spontaneamente a quel branco di assassini spregevoli?” esclamai, sconvolta, spandendomi addosso il tè che stavo bevendo.
“Eh non tutti vanno via dritti a sto mondo, bell’è papa. Certo che però, capendo pure tutto..questo qui e storto proprio.”
“Perché, è forse peggiore dei suoi compagni di merenda?” chiesi. Matto uno, matti tutti, là in mezzo. Il come, era relativo ai miei occhi.
“Beh,oddio, non per stare qui a sollevare allarmismi inutili, ma..mi sbilancio e dico si, piccirì..”
Mi si seccò la gola. Reborn non era mai largo di manica per complimenti o elogi, sia al positivo che al negativo. Se si spingeva ad etichettare pericoloso qualcuno, doveva trattarsi come minimo del terzo anticristo o il suo compare. Gokudera parve attraversato dallo stesso pensiero, e si fece avanti, serio.
“Sto Belphegor è decisamente una delle meline più bacate che ho visto in vita mia. Tiene na ventina d’anni, ma ha insozzato la sua fedina penale peggio di un letamaio. In secondo luogo, non tiene quella coroncina in testa per decorazione. Lo fa perché è un principe per davvero..”
“E’..un nobile?” esclamò Yamamoto, stupefatto. “Ma quella gente non dovrebbe seguire l’etichetta o roba simile?”
“Nella storia è già capitato di sentire di sangue reali che davano di matto e partivano al massacro, no? Guarda Mary Tudor, detta Maria la sanguinaria..”
Yamamoto annui, anche se non ero poi tanto certa che sapesse alcunché su Mary Tudor o sulle sue abitudini. Non era uno che amava molto i libri, si sapeva..
“Per quanto riguarda il nostro mondo, non so se l’ho mai detto, ma non ci sono mai state etichette sulle fronti degli appartenenti alla nostra famiglia. Giotto per primo, tra i suoi guardiani, mise veramente un insalata mista di categorie: poliziotti, contadini, persino un prete. E mi risulta inoltre..che tra i sei guardiani originali..ci fosse proprio un nobile. Anche se non so a quale attributo appartenesse..”
Arricciai il naso, inorgoglita. Giotto era un grande anche solo per queste cose, ai miei occhi.
“Bisogna dire, però, che come sovrano, questo qui ha fatto vagamente schifo. Nessun membro della sua famiglia è ancora a sto mondo, e ce ne fosse uno che è morto in maniera naturale..”
Ryohei s’interdisse.
“Cioè..sono stati ammazzati tutti?”
 Reborn annui, serio.
“Da lui, immagino, no?..” mormorò Gokudera, accendendosi una sigaretta con aria meditabonda.
“Figlio mio, manco non lo sapessi come funziona, in sto mestiere. Si sa tutto..e non si sa nulla. Comunque, pure se adesso ha le mani bianche come il latte, al 90% il sangue sopra ci è finito, che sia della sua famiglia o estraneo, e lo si capisce dando una letta al suo curriculum. Che elemento malsano..”
Reborn prese un sorso di tè per bagnarsi la gola.
“Senti a me, Gokudera, meglio che contro il signorino qua ti fai crescere un altro paio d’occhi, e ancora  giocheresti in svantaggio. E’ complicato che non so, coso qui, specie in combattimento..”
“Che tecnica usa?” chiese Gokudera, sbuffando una spessa nuvola di fumo grigiastro, facendo ringhiare Ryohei, accanito odiatore del fumo. Yamamoto, che ormai ci aveva fatto il callo, si limitò a spalancare la finestra e a spostarsi vicino a me.
“Boh..” rispose Reborn, spiazzando tutti. Lui sorseggiò ancora un po’ del suo tè, sempre molto serio. “Sono due anni che sua maestà pascola beato tra i Varia..e ce ne fosse uno, tra i suoi avversari, che è riuscito a riportare mezza notizia sul modo che utilizza di combattere. Buio pesto..”
Vuoi dire che nessuno l’ha mi visto all’opera?” chiese Yamamoto, allibito.
“Beh naturale che qualcuno lo ha visto, figlio mio, mica è Mandrake..” ridacchiò Reborn. “Solo che..chi lo ha visto in azione, o dopo non era in grado di parlarne perché troppo malconcio..o era morto. Quel poco che è saltato fuori è questo: gli avversari di Belphegor sono stati brutalmente uccisi, e i loro corpi appaiono sfigurati da orrende ferite provocate da qualcosa..che nessuno è mai riuscito a vedere. Ma tutto questo, perché? Beh, io ho la mia, a riguardo..”
Fissò Gokudera.
“Tu, figlio mio, sei forse quello che tiene più testa, fra voi portatori degli anelli, e guarda un po’..anche per Belphegor è la stessa cosa. Lui è il più intelligente, tra i Varia. Ti dirò di più, anzi.. Nel nostro ambiente, tutti lo definiscono.. un vero e proprio genio.”
Questa ultima delicatissima perla di Reborn fu la goccia che traboccava il vaso, il gran finale che concludeva la giornata peggiore della mia vita e che preludeva una nottata altrettanto disastrosa. Per non scomodare Yamamoto incasinando camera sua, ci mettemmo a dormire tutti nel piccolo dojo: il padre di Yamamoto, si scopri, in gioventù era un Kendoka niente male. Ecco spiegato, da chi aveva preso suo figlio.
Passai la notte a fissare il quarto di luna stagliato nel cielo che si vedeva dalla finestra, ed ascoltare Ryohei russare, senza che l’ansia mi facesse dormire nemmeno un minuto. Come avrebbe potuto Gokudera, riuscire a spuntarla? Come poteva ideare, seppur sfruttando ogni singolo dei suoi acutissimi neuroni, una qualsiasi strategia senza sapere come il nemico avrebbe agito? Come si combatte..qualcosa che non si riesce a vedere?
Poi, verso le 3, nel buio vidi una fiamma illuminare il dojo per qualche secondo. Poi vidi le porte aprirsi, e Gokudera sedersi sulla veranda, la sigaretta tra le labbra, l’aria tesa.
Attenta a non svegliare gli altri, mi trascinai silenziosa verso di lui. Vedendomi arrivare, Gokudera trasalì.
“Non dormi, mia luce?” chiese. Io denegai.
“Non dormo più da non so quanto tempo. Forse dall’arrivo di quell’adorabile creaturina che ora ronfa sulla pancia di Yamamoto..”
Gokudera sorrise, e diede un tiro alla sua sigaretta, fissando il cielo. I suoi occhi riflettevano la luce della luna, che gli illuminava il viso. Era cosi bello che mi toglieva il fiato..
Dio, che cosa avrei fatto..se l’avessi perso? Il solo pensiero.. sentivo che mi uccideva, letteralmente.
Senza rendermene conto, mi appoggiai contro la sua schiena. Lo senti sussultare, ma non mi importava. Credo.. che Gokudera mi piacesse più di quanto pensassi.
“Mia luce..”
La sua voce vibrò, forse un po’ offuscata per colpa del fumo, dentro al mio orecchio premuto contro la sua schiena. Posai il viso proprio in mezzo alle sue spalle.
“Ti prego..” mormorai io, e posai la bocca sulla stoffa della sua camicia, respirando il suo profumo mischiato alla polvere da sparo. “Ti prego, Gokudera..non lasciarmi.”
Lui non disse nulla, ma sotto le mani posate sulla sua schiena, avverti un fremito.
La sera dopo, avrei voluto combattere io contro quel tipo assurdo.. solo per finire come una delle sue vittime!
Dio, ma che mi era preso? Perché avevo dovuto comportarmi cosi, alla vigilia della sua battaglia per giunta! Ci mancava solo che per la confusione che probabilmente gli avevo procurato col mio atteggiamento ambiguo, Gokudera non riuscisse a concentrarsi a dovere e finisse per farsi ammazzare da quel monarca schizzato..
Quella sera, quando mi recai a scuola, avevo le idee chiare: se Gokudera avesse fatto domande, avrei semplicemente liquidato la cosa dicendo che le troppe emozioni mi avevano giocato un brutto tiro, e i nervi avevano ceduto, tutto qui.
Un altro combattimento a scuola, pensai mentre varcavo il cancello. Strano, che Hibari non abbia ancora detto una parola a riguardo. Dino doveva averlo portato ad allenarsi in un luogo dove non gli giungeva notizia della scuola, a quanto pareva. Il polo sud, probabilmente..
Arrivata nel cortile, vidi Ryohei e Yamamoto, e li raggiunsi.
“Dov’è?” chiesi, concitata. “Gokudera..non è qui con voi?”
“Bella domanda..no,noi pensavamo fosse con te!” mi rispose Yamamoto, decisamente nervoso. “Non l’ha visto nessuno tutto il giorno..ma dove diavolo è?”
“Probabilmente, Shamall lo sta affilando un altro peletto. Conoscendo sua altezza, mandare un suo allievo in battaglia senza essere certo al 100% che vincerà e rischiare una brutta figura, lo ucciderebbe..”
“Ma mancano pochi minuti all’inizio dello scontro, non si può più fare niente, ormai deve combattere e basta!” sbraitò Ryohei. Reborn emise un verso di nervosismo.
“Lo so, figlio mio..ma se non è pronto, rimane poca speranza di vittoria, per noi..”
La prova, stavolta si sarebbe svolta al chiuso, dentro la scuola. Mentre salivamo le scale, mi buttai continue occhiate alle spalle, sperando di vedere Gokudera arrivare. Dio.. ma dove si era cacciato?
I Varia, ovviamente, avendo noi bisogno di qualche minuto extra, neanche a dirlo..erano in anticipo di due ore sull’orario prestabilito!
Il diretto interessato, Belphegor, stava in prima linea, il solito sorriso beffardo e folle sul viso. Vederlo, mi provocò una vampata di odio assurda. Yamamoto mi mise una mano sulla testa, e sentì i nervi allentare la presa. “Calma, scricciolo..” mormorò.
“Ti sto facendo diventare un ansiolitico vivente..” borbottai, sospirando.
Lui rise tranquillo.
“Beh non so dirti in questo momento quanto sia felice di essere il guardiano della pioggia che calma, e via discorrendo. Se cosi non fosse, starei già smattando di brutto, credo. Gokudera sarà pure quello che è, ma è il mio migliore amico..”
Io annui. Capivo perfettamente, come si sentiva. Loro due, con me, erano stati i primi a finire invischiati nei casini dei Vongola, e i primi a dover mettersi in prima linea contro il nemico. Da allora, non si erano mai separati, sempre insieme. Gokudera probabilmente, avrebbe negato anche sotto tortura, ma..ero certa che provasse la stessa cosa.
“Mhh..non vedo il tuo avversario, bellezza..” commentò acida la bambina col cappuccio, sempre la sul palmo della mano di quel mostro robotico. Mi chiedevo chi fossero, quei due. Chi dei miei amici avrebbe combattuto contro di loro?
“Che senso ha scappare, mi chiedo?” commentò lui, divertito. “Se Vongoletta e i suoi amichetti perdono tutti gli anelli, moriranno comunque, no?”
Un esplosione colossale riempi il corridoio. Un attimo dopo, un tocco leggero mi sfiorò la spalla, e avvertì la mai tanto come in quel momento adorata sensazione di tormento dentro di me. Portai la mano alla spalla..e le mie dita trovarono quelle di Gokudera.
“Noi non perderemo gli anelli..” Disse. “Io, Hayato Gokudera..non permetterò che accada!”
 Senza smettere di camminare verso il suo avversario corse con la mano lungo il mio braccio, le dita strette alle mie, finché non fu costretto a lasciarmi per schierarsi davanti a me, di fronte al Belphegor.
Quest’ultimo, rise di gusto alla sua vista.
“Cazzo, avrei detto che se la fosse fatta sotto e fosse scappato..”
“Forse avrebbe fatto bene a farlo..” mormorò la bambina. “Lo sapeva che il suo avversario era quel cervellone di Bel, in fin dei conti..”
Guardai la bambina, poi Belphegor. Quanto era pericoloso,davvero..il genio dei Varia?
Le ragazze Cervello si fecero avanti.
“Bene, ora che entrambi gli sfidanti sono presenti, andiamo a spiegare le regole dello scontro: il ring complessivo della battaglia della tempesta include tutto il terzo piano, aule e stanze comprese..”
“Bene, più ostacoli ho, meglio lavoro..” commentò Gokudera soddisfatto.
“Però..” continuò la cervello.
Dal nulla, venne un boato, e una raffica di vento caldissimo si sparse ovunque. Gokudera mi protesse dai frammenti di vetro e muro portati dalla corrente nella nostra direzione.
“Che diavolo..” ringhiò, confuso. Una delle ragazze cervello apparve dal fumo polveroso alzato dal vento improvviso, e davanti a sé..spingeva quello che sembrava un ventilatore gigante.
“Questa è un particolare tipo di turbina ad aria calda, ne abbiamo sistemate un po’ qui e un po’ la per l’aria complessiva del ring. Generano getti molto violenti da tutti i lati. In pratica.. sarà come se nel ring si simulasse una vera e propria tempesta. Inoltre..”
La cervello scoperchiò la turbina. Mi prese un colpo. Al suo interno, sopra il motore..era sistemato un ordigno ad orologeria!”
“.. Stavolta l’incontro avrà un tempo limite di 15 minuti. Superati questi.. anche se non avremmo un vincitore, faremo saltare in aria le turbine..ed entrambi gli sfidanti moriranno..”
Mi portai la mano alla bocca, sentendo salire il vomito. Gokudera.. avrebbe rischiato la vita il doppio!
“Doppio rischio..doppio divertimento!” rise Gokudera. Un attimo dopo, gli volò in testa una boccetta di pillole. Mi voltai, e vidi Shamall passarmi a fianco, raccolse la bottiglia, ne prese una pastiglia, e la lasciò cadere di nuovo in testa a Gokudera, che sbraitò furioso.
“Rincoglionito, non lo vedi che la spaventi? Madonna santa.. su, non è niente, albicocchina mia. Dai, prendila, è una pastiglia contro la nausea. Sembri averne bisogno..”
Mi posò la pasticca alle labbra,e io la feci scivolare in bocca. Sembrò di inghiottire una palla da baseball, tanto avevo la gola chiusa dall’ansia.
“Grazie, dottor Shamall..” mormorai.
“Anche trident Shamall hai dalla tua, ma brava..” commentò aspra la bambina. “Colonnello, Dino..e ora anche Shamall..sarà mica colpa tua, Arcobaleno?”
Reborn la guardò fisso.
“Bue che da del cornuto all’asino..”
La bambina emise un verso sprezzante, e distolse lo sguardo. Belphegor ridacchiò.
“Ci sbrighiamo? Sono impaziente di provare..il mio nuovo giocattolino!”
Mi Sali ancora più nervoso. G..giocattolino?
“A causa della grandezza del ring, trasmetteremo la battaglia in un area spettatori. E dati i precedenti..”
Le cervello si girarono a guardarmi.
“..Abbiamo predisposto degli infrarossi a delimitare l’area spettatori e quella del combattimento, per evitare interferenze non richieste..”
Le guardai, scocciata.
“Beh,vogliono appiccicarmi anche la lettera scarlatta in fronte, già che ci sono? Al diavolo, non sono per niente pentita di aver interferito nel loro fottuto conflitto. Anzi, fatemele girare ancora, e lo rifaccio, belle mie! Tanto non ho niente da perdere, che mi frega..”
“Calma, bell’è papà, meglio evitare di attaccare briga con loro. Non ti fa bene stare troppo vicina a Gokudera, eh? Mi diventi troppo attaccabrighe..ah, cuore in tempesta!”
Divenni paonazza. No,eh? Non leggermi la mente adesso, cavolo..
Ma Gokudera era lontano anni luce col pensiero, per sentire qualsiasi cosa. Procedette spedito verso le Cervello, e si lasciò controllare l’anello appeso al collo. Riconosciute e autentificate entrambe le metà dell’anello della Tempesta, le Cervello si allontanarono nella zona spettatori. Belphegor osservò Gokudera, poi sorrise.
“Usi la dinamite? Ne hai tanta addosso, difficile confondersi..”
Gokudera accese una sigaretta, ignorandolo deliberatamente. Belphegor dunque si fece avanti, e gli posò una mano sulla spalla.
“Buono, su, non essere cosi ostile!”
Detto questo, girò sui tacchi, e lo piantò li. Che comportamento era quello, adesso?
“Vincerò io, sangue blu, me ne fotto se sei un genio. La decima luce..io vincerò, e dimostrerò al mondo che solo lei può essere il boss della nostra famiglia, nessun altro!”
“Anello della tempesta: Belphegor vs Gokudera Hayato..abbia inizio lo scontro!”
Gokudera non si fece attendere. Immediatamente, candelotti di dinamite iniziarono a fioccare come la neve a natale. Belphegor però non parve particolarmente turbato dalla cosa. Osservò la scena come se fosse un comunissimo spettacolo pirotecnico.
“Si, dinamite..” commentò, tranquillo. Poi, la dinamite esplose, e Gokudera fu costretto a ritrarsi per evitare di essere colpito. Ma Belphegor non si mosse, e fu colpito in pieno.
“Bene, colpo di avvertimento. Voglio vedere, se ridi, adesso..”
Ma improvvisamente  successe qualcosa che Gokudera mai, si sarebbe aspettato. Dal fumo dell’esplosione, si intravide qualcosa brillare.. un bagliore che si avvicinava a Gokudera a una velocità assurda. Dalle telecamere non riuscivo a vedere bene, ma poi Yamamoto urlò: “Cazzo..Gokudera, giù, ti ha tirato dei coltelli!”
Un attimo dopo, li vidi: Un cerchio perfetto e letale di lucidi coltelli dalla lama brillante e contorta aveva circondato Gokudera, stringendosi attorno a lui. Gokudera spiccò un agile balzo, e schivò le lame un attimo prima che gli si conficcassero in corpo in massa.
“Bene, immagino che tutto questo ti abbia schiarito ben bene le idee su chi hai davanti. Fossi in te.. la smetterei con queste idiozie da bambini..”
Era incolume..
Belphegor era stato preso in pieno dalle bombe, eppure..non aveva un graffio, un abrasione, una macchia che fosse una! Ma come diavolo..
“Varia quality in tutto il suo terribile splendore..” commentò amaro Shamall. “Non abbassare la guardia, Hayato, per l’amor di dio..”
Gokudera parve intuire che il tempo di giocare era finito, cosi accese un’altra manciata di candelotti, e la scaglio addosso a Belphegor. Quest’ultimo, però, non si scompose. Mentre mi chiedevo cosa stesse macchinando, Belphegor fece due passi indietro. E in quel momento, quando le bombe erano ormai a un pelo dal suo viso, la porta dell’aula chiusa alla sua destra si spalancò, e un getto d’aria bollente sparò fuori dalla finestra la dinamite, lasciando Belphegor immacolato come una colomba.
“Come cazzo..” ringhiò Gokudera, spiazzato. Belphegor ridacchio gaio.
“Semplice, mio caro. Vedi, io sono ipersensibile alle correnti del vento. Beh, ovvio oserei dire, io sono il guardiano della Tempesta, dopotutto..”
Gokudera imprecò tra i denti. E non ebbe tempo per altro, perché un attimo dopo la porta adiacente a quella appena devastata dal violento spruzzo di aria bollente fece la medesima fine, costringendo Gokudera ad appiattirsi a terra per evitare di essere sparato fuori dalle finestre anch’esse rotte dalla corrente delle turbine. Mi morsi un labbro, nervosa. La tecnica principale di Gokudera a era la dinamite, ma con quel vento infernale non poteva usarla, non aveva il tempo con questi continui getti improvvisi! Un momento,però..
“Sono entrambi incasinati!” commentai ad alta voce, avvertendo gli occhi di tutti addosso. “Gokudera non può usare la dinamite, ma anche quel tizio non ha esattamente un poker, in mano! Nemmeno lui può usare i suoi stramaledetti coltelli pilotati!”
Neanche mi avesse sentito, Belphegor si sentì in dovere di smentirmi. Sollevò con due dita una coppia dei suoi luccicanti coltelli e la lasciò inspiegabilmente cadere. Ma invece di toccare terra, il coltello saettò nell’aria..e andò ad atterrare nel punto esatto dove stava Gokudera, spostatosi  un attimo prima con un balzo. Gokudera aveva gli occhi fuori dalle orbite dallo shock, come pure me e il resto del gruppo: nessuno aveva la benché minima idea di che diavolo potesse essere successo.
“Prima che tu possa insinuare alcunché, ti precedo dicendo questo, mio caro..” disse Belphegor entrando nella stanza dove Gokudera aveva cercato rifugio dall’attacco misterioso dei coltelli. “I colpi di fortuna non si addicono ai principi. Tutto è stato fatto secondo mie precise intenzioni..”
Si accostò alle turbine.
“Vedi, basta sfruttare le correnti d’aria per direzionare i coltelli in modo che vadano laddove io desidero..”
Dicendo questo. Lasciò che uno dei suoi spietati coltelli finisse nel flusso d’aria della turbina vicino alla sua gamba. Il coltello saetto prima a sinistra, poi via dritto ed eccolo svoltare a destra, per finire conficcato nel muro, vicino alla testa di Gokudera, sfregiandogli una guancia. Gokudera era di sale, non credeva ai suoi occhi..e nemmeno io.
“Trae vantaggio dal casino, e mette in piedi pure una nuova tecnica di attacco..” ringhiò Shamall, leccandosi un labbro, nervoso. “Rode ammetterlo..ma qui si ha sul serio a che fare con un maledetto genio..”
“PASSATI 3 MINUTI! -12 MINUTI ALLA FINE DEL MACH!” commentarono le cervello dall’interfono.
“Niente di cui meravigliarsi..”Ridacchiò Belphegor. “Il compito del guardiano della tempesta è essere impetuoso e violento contro ogni nemico che attacca la famiglia. A me riesce naturale, ma..a te pare proprio di no..”
Gokudera sputò per terra, frustrato. Un attimo dopo, ricevette una serie di scariche di gruppi di coltelli da quasi tutte le direzioni. Sembravano frecce d’acciaio scoccate da archi invisibili. Impossibile capire da dove provenisse l’attacco, per Gokudera. Da uno all’altro, gli restava il tempo materiale a malapena sufficiente per schizzare da una parte all’altra per evitare di essere pugnalato. Attaccare..era impensabile.
“Che brutta figura, Luce dei Vongola..”
Trasalì. Belphegor.. parlava con me.
 “Sai, mia cara..affiancarti un simile impiastro ti fa sfigurare non poco. Fossi in te farei meglio le mie scelte
come guardiano della tempesta..”
Gokudera contrasse la mascella. Belphegor aveva toccato il padre di tutti i tasti dolenti, per lui. L’idea che io potessi risultare una fallita per colpa sua, lo avrebbe ucciso..
 No, non lo avrei permesso. Nessuno poteva mortificare Gokudera e passarla liscia, dovevo dire la mia.
“Gokudera!” urlai, nemmeno sicura che mi potesse sentire, ma decisa a fare qualcosa per aiutarlo. “Non farti mettere sotto, tu sei più intelligente di lui, io lo so! So che sei superiore a lui! Rifletti, deve esserci un modo per batterlo, una il cervello, pensaci!”
Dal monitor vidi Gokudera annuire solennemente. Bene, mi aveva sentita! Nel frattempo, però, riflettevo anche io..
Bravo era bravo, ma era comunque piuttosto insolito che quei maledetti cosi beccassero sempre Gokudera in ogni anfratto in cui andava ad imboscarsi per seminarli. Sembravano calamitati..attirati da Gokudera stesso, nessun nascondiglio lo proteggeva, lo raggiungevano sempre..perchè? cosa poteva guidarli in maniera cosi precisa al loro obbiettivo?
Mentre strizzavo ogni neurone in cerca di risposte a quel dilemma, d’un tratto Gokudera si tirò su dal pavimento, e..sorrideva beffardo!
Ma non feci in tempo a chiedermi che avesse tanto da sghignazzare, che quel pazzo di Belphegor scaglio una ventina di coltelli..che si andarono a piantare nel corpo di Gokudera. Mi usci un gemito straziante dalla bocca, prima che Yamamoto mi afferrasse e mi schiacciasse il viso contro la sua spalla. Il battito del suo cuore mi martellava la fronte come un batacchio su una porta.
“No..DIO NO!” strillai. Ma pochi istanti dopo, Yamamoto mi fece voltare, e dal monitor vidi l’impensabile: Gokudera era la, vivo e vegeto, incolume e con un grosso manichino tutto pieno di coltelli tra le mani. Notai che la testa del manichino era avvolta da un sottile fino di Nylon...i fili di Belphegor?!
“Molto furbo, vostra maestà..” commentò Gokudera scagliando lontano il manichino. “Prima che iniziasse lo scontro, sei venuto da me, e mi hai dato una pacca sulla spalla. In quel momento, mi hai legato addosso un filo che avevi collegato ai tuoi coltelli, in modo che mi beccassero sempre anche se mi nascondevo..ma ora la pacchia è finita.”
Ero senza parole. Gokudera.. era fantastico!
“Sei un grande, tossico!” urlò Yamamoto, togliendomi le parole di bocca. “E’ fatta, scricciolo, il principe è cascato dal trono!” esultò sollevandomi e facendomi girare, mentre Ryohei alzava i pollici in segno di approvazione.
“Ma che bravo..e tu sei convinto che tutto il mio talento finisca lì?”
Yamamoto frenò i festeggiamenti, e tutti tornammo a fissare lo schermo del monitor..e adesso che altro c’era?
Ma prima che aggiungesse altro, un’altra raffica di vento potentissimo gli chiuse la bocca. Lui però non parve turbato..anzi rise di gusto.
“Potrai anche aver scoperto il mio gioco dei coltelli-marionetta..” sogghignò. “Ma non puoi nulla contro questo vento infernale..”
Ma Gokudera, con stupore generale, quello di Belphegor compreso.. rise a sua volta.
“A no?”
Estrasse dalla camicia una manciata di candelotti di dinamite, li fece scorrere sotto la sigaretta, e li scagliò contro Belphegor, che fece un passo indietro e si fece scudo usando il getto d’aria. Ma inaspettatamente, i candelotti non vennero sparati lontano dalla corrente. No, la attraversarono spinti da uno strano propulsore alle loro estremità, che li fece schizzare dritti in faccia a Belphegor, per poi esplodere.
“Bombe - razzo..” commentò Shamall, tronfio. “Ho rinunciato alle mie donnine per una lunghissima settimana perché imparasse ad usarla..ora finalmente può decidere la traiettoria delle sue bombe, non solo lanciarle a caso..”
Non fosse che Shamall era un porco con mille mani da polpo, lo avrei baciato. Gokudera..era passato in testa!
“Ma bene, Bel è rimasto ferito, fantastico..”
La bambina incappucciata aveva parlato di nuovo. Nel suo tono però non vi era ombra di dispiacere per la sorte del suo compagno..ma una nota di esasperazione.
“Oh cazzo! E ora chi lo sopporta, quel coglione..” commentò aspro l’uomo dai capelli lunghi.
Il fumo dell’esplosione era ancora troppo alto per vedere cosa ne fosse di Belphegor, ma i rumori che venivano non presagivano niente di buono. Erano molto grottesche e sibilanti, ma.. a occhio e croce  sembravano proprio..risate.
“Bello..” sentimmo  Belphegor dire d’un tratto. La sua voce era acuta e isterica. Sembrava euforico. “Bello..il mio sangue scorre, che meraviglia!”
“Eccolo la..ci risiamo..” commentò la bambina. “Ha inizio la modalità..principe Squartatore.”
Le parole di quella strana bambina mi gelarono il sangue. E quel Belphegor..perchè gioiva nel veder scorrere il suo stesso sangue?
Gokudera indugiò pure su quello strano comportamento, ma poi parve riaversi e senza sprecare altro tempo prezioso, sferrò un nuovo attacco. Stavolta però, accadde qualcosa di assurdo: Belphegor corse incontro alle bombe - razzo di Gokudera!
“m
Ma che fa, si vuole ammazzare?!” sbraitò Ryohei, sbalordito.
Ma era solo l’inizio. Belphegor, infatti, con movimenti degni di un gatto, decapitò le bombe, ci si mise davanti e sfrutto il rinculo del propulsore per darsi la spinta verso Gokudera, che lo respinse in tempo con una piccola bomba a poca distanza. Rimasero feriti entrambi, ma in quella maniera Gokudera evitò lo scontro diretto con Belphegor, che era partito per pugnalarlo dritto al cuore.
Le ferite del principe squartatore sanguinarono copiosamente dopo l’esplosione, e la cosa peggiorò ulteriormente il suo delirio. Da li in po’ fu il caos più totale.
Inizio a scagliare coltelli a destra e a manca, con una furia inaudita, molte volte sbagliando clamorosamente il bersaglio. Nei pochi secondi che Gokudera riusciva a fermarsi per prendere fiato, notai dal monitor che la sua espressione era più confusa che persuasa. Nemmeno lui pareva avere idea quale fosse la ragione per cui il suo folle avversario lo bombardava in quella maniera sconclusionata. Però una cosa colpì la mia attenzione, ed ero certa che anche Gokudera se ne fosse accorto: molte volte i coltelli colpivano punti decisamente distanti da dove era il loro reale obbiettivo, ovvero Gokudera, e molte altre gli arrivavano pericolosamente vicino, senza però colpirlo direttamente. Eppure, nell’arco di pochi minuti di cieco bombardamento..Gokudera aveva riportato almeno un centinaio di strane ferite in tutto il corpo e sul viso. Come poteva essere? Nessuna delle lame gli si era avvicinata abbastanza, eppure la pelle sanguinava e i vestiti erano squarciati.. che diavolo stava succedendo?
Poi, improvvisamente, mentre Gokudera si rialzava da dietro uno scaffale dove aveva cerato riparo dall’ennesimo assurdo attacco, lo vidi fare un passo incerto verso il suo nemico, per poi bloccarsi bruscamente, la sigaretta spenta tra le labbra, l’accendino acceso in mano, il volto impietrito dall’orrore. E adesso che succede, pensai, che cosa ha visto?
“Forza, bello, attacca!” lo incitò Ryohei.
“Vorrebbe, figlio mio, ma non può farlo..”
Shamall aveva la morte nel tono di voce, e mi mise in allarme.
“Sta..sta forse male, dottore? Le sue ferite..”
“No, albicocchina mia..è quel bastardo li, il problema..”
Fece qualche passo verso i monitor.
“Vedi, ad un occhio poco allenato può sfuggire, ma a me che sono abituato a lavorare con insetti microscopici, di certo no. Hayato non si muove..perchè tutto attorno al suo corpo..c’è una dannata ragnatela di fili di nylon taglienti come lame!”
Yamamoto corse verso lo schermo, e ci premette praticamente il naso contro.
“Cazzo..è vero, li vedo! Se muove anche solo un dito, glielo amputano! Oddio..”
“Ma..ma da dove sono usciti, adesso, quei fili?” chiesi, tremando.
“I coltelli..” spiegò Reborn, saltando sulla spalla di Yamamoto, che tremava di nervi. “Sapevo che quello psicotico non lanciava a casaccio le sue armi..”
Strinsi i pugni cosi stretti che avvertì le mie unghie penetrare nei palmi. Non poteva essere..non poteva finire così..Gokudera..
“Bene, mio caro bombarolo della domenica” Commentò Belphegor, beffardo. “Temo che il tuo cammino sia giunto al termine. E la fine..”
“Si,concordo..” replicò Gokudera, e da dietro i suoi lunghi capelli color argento, notai un espressione trionfale. “E la fine..per te, vostra maestà..”
In quel momento, nell’aria si avvertì un rumore stridente, e un forte odore di zolfo bruciato, simile a quello prodotto dal fumo della dinamite di Gokudera. Poi, Yamamoto emise un urlo di gioia che ci fece saltare tutti
“L’ha fregato! Gente, l’ha fregato..guardate che roba, ha fregato tutti, altro che spacciato!”
Indicò un punto sul monitor e tutti corremmo a vedere di cosa si trattava. Il mio cuore perse un colpo. Ovunque, in tutti i corridoi e le stanze del campo di battaglia..correvano centinaia di sottili strisce di.. polvere da sparo! Gokudera, nella fuga disperata da quelle lame, aveva seminato dietro di sé la sua trappola!
In pochi istanti, tutto attorno ai due sfidanti esplose fragorosamente, Gokudera era immune alle esplosioni, che relativamente lo scomposero, ma Belphegor fu preso in pieno. Non contento, Gokudera estrasse un asso nella manica. Agganciò ai fili della trappola mortale che lo imprigionava dei candelotti accesi, e li fece scorrere dritti addosso al principe squartatore.
“La tua trappola ti si è rivoltata contro, vostra maestà. Ora avrai l’occasione di sentire sulla tua stessa pelle.. la vera furia del guardiano della tempesta!”
Il botto fu fenomenale, e rimbombò in tutto l’edificio. Gokudera rimase impassibile, appena scosso dal colpo, ad attendere che il fumo nero della dinamite si diradasse. Poi abbassò il capo, e mormorò.
“Principe o no, nessuna bocca può sputare veleno sulla mia luce..”
Ecco, si, ci stava giustamente un colpettino extra al mio cuore, visto lo stato di tranquillità in cui stava in quel momento, certo..
“Non ha ancora visto..”
Le cervello sbucarono dalle macerie dell’esplosione. Gokudera le fulminò.
“E’ morto, brutte oche, non è abbastanza per voi? Devo disintegrare il suo cadavere, per farvi contente?”
“No, ma devi recuperare la sua metà dell’anello, per dichiararti vincitore ufficiale..” risposero loro, impassibili ai suoi insulti.
Gokudera sbuffò spazientito, e iniziò a scavalcare i rimasugli di quella che era stata la biblioteca scolastica, alla ricerca dei resti del principe squartatore. Lo trovò poco dopo, decisamente in condizioni pessime. Dai monitor non si capiva nemmeno se era ancora vivo..o no. Gokudera fece per chinarsi su di lui per prendere la collana che portava al collo da cui pendeva la metà mancante del suo anello della tempesta, quando lo vidi incespicare, la mano sul fianco, un espressione di dolore sul volto.
“Che ha?” esclamai.
“Niente, si deve essere aperta la ferita dell’allenamento, niente di che, lo medicherò appena torna..” commentò Shamall.”Muoviti, Hayato, mancano tre minuti, prendi l’anello e torna qua!”
Gokudera respirava affannosamente, ma lo vidi annuire. Si chino nuovamente su Belphegor, e prese tra le dita il ciondolo al suo collo.
“Che palle.. speravo fossi ancora vivo, così ti avrei trascinato dalla mia luce a supplicarla di perdonarti per le infamie che le hai detto..ah beh, la tua morte va bene comu.. MA CHE CAZZO!?”
Un attimo, lo scatto di un serpente, e Belphegor aveva tirato a sé Gokudera, tenendolo per la collana.
“NO, IDIOTA, HAI ABBASSATO LA GUARDIA!” abbaiò Shamall.
“Anello..anello..” cantilenava Belphegor, in tono folle. Gokudera soffriva per la ferita, ed era allo stremo delle forze per il combattimento. Quell’imboscata finale non ci voleva, per di più col tempo agli sgoccioli. Persi il controllo, e feci per attraversare il campo di infrarossi, ma Ryohei mi prese mi portò di peso lontano da lì.
“Che fai, vuoi farti a fette?” sbraitò, allarmato.
“Voglio andare da lui, ha bisogno di aiuto!” sbottai, allontanandolo.
“Brava, accussì perdiamo un altro anello, eh..” borbottò Reborn, aspro. Io picchiai un piede a terra e tornai a fissare il monitor. Gokudera lottava contro quel mostro senza sosta, schivando e incassando colpi. Ormai mancavano pochi istanti alla fine dello scontro..
“Un classico del caro Bel..” commentò la bambina incappucciata con fare annoiato. “la sua superbia di principe non gli permette di incassare una sconfitta, dovesse ammazzarsi..”
“Tempo scaduto , la detonazione delle turbine è iniziata.” Annunciarono le cervello.
Mi voltai di scatto. Le turbine..le bombe!
“Gokudera, muoviti cazzo!” urlo Ryohei.
“Dai, coglione, falla finita e porta qui il culo, sta per saltare tutto!!” rincarò Yamamoto.
“la detonazione della turbina della zona biblioteca avverrà tra circa 45 secondi.” Continuarono le cervello. “40..35..”
“Ma che cazzo fai, torna qui!” gli urlò anche Shamall. “Cristo, se perde ancora tempo..”
“morirà assieme quel pazzo..”
Morire..Gokudera?il mio Gokudera..morire? per cosa, poi? Per un..anello? no..no..
“NO! GOKUDERA, LASCIA L’ANELLO E TRONA INDIETRO, SUBITO!” urlai, senza neanche rendermene conto. La bocca si era aperta da sola, per forza maggiore, come se i miei sentimenti avessero spinto per venire fuori prepotentemente.
Tutti si voltarono a guardarmi, ma per me non esisteva nessuno, in quel momento:
“GOKUDERA, TORNA INDIETRO, LASCIA QUEL MALEDETTO ANELLO, NON ME NE FREGA NIENTE, GOKUDERA!
“La decima luce ha ragione, stai morendo da idiota, Hayato!” mi si accostò Shamall. “Il tuo avversario è un folle, non seguire le sue orme, salva la pelle..”
“Vaffanculo!” lo sentimmo urlare. “Se lo lascio vincere, perderemo tutto quello che abbiamo conquistato finora. Il nome della mia luce ne uscirebbe infangato..e proprio per colpa mia!”
“Hayato, ricorda cosa ti ho insegnato! La tua vita per te non ha mai avuto senso, la sacrificavi senza remore, ma è sbagliato, ragazzo mio! Tu non vivi più per te stesso e basta..hai qualcuno per cui vivere..e che vive per te!”
E in quel momento, mi senti dentro qualcosa. Qualcuno che viveva per lui..ero io.
“GOKUDERA..VAFFANCULO IL MIO NOME! PREFERISCO INFANGARE ANCHE LA MIA ANIMA, MA.. IO NON VOGLIO VIVERE UN GIORNO SENZA DI TE!”
Lo vidi trasalire, come riscosso da un sonno disturbato da incubi tremendi. Guardò il vuoto, come se la mia voce venisse dal cielo. “Mia luce..tu..per me?”
“Si..” continuai implacabile. “Se ti perdo..se muori.. neanche la mia vita avrà più senso. Non farmi del male, Gokudera, e torna qui da noi..da me, Gokudera! Torna qui, ti pre..”
Ma la mia voce venne coperta da una tremenda esplosione. La turbina della biblioteca era esplosa. Non senti nessun rumore dopo, nella mia testa echeggiava il silenzio. Vedevo attorno a me i miei amici muovere la bocca, ma non sentivo le loro voci. Ero lontana, ero assente. Lo avevo perso..avevo perso Gokudera.. ero morta.
Poi, dal nulla, qualcosa mi spinse a camminare, e una forza rabbiosa dentro mi fece scattare, e mi misi a correre. Attraversai dolorosamente il laser, che bruciarono la mia gonna e un po’ le mie gambe, ma non me ne importava. Quella forza rabbiosa..sapevo cos’era. Lo sentivo dentro di me.. nel mio cielo..la tempesta era ancora viva!
Saltavo e scavalcavo i detriti dei mobili e dei muri saltati in aria, cercando febbrilmente. Poi, dal nulla, una voce:
“Sono qui mia luce, ti sento vicina..”
Senza sapere come, mi diressi alla cieca verso una nuvola di fumo acre, e lo trovai lì. Era ferito, malconcio e sporchissimo.. ma era vivo!
Gokudera fece qualche passo, ma crollò su sé stesso, e lo presi al volo prima che cozzasse contro i detriti sul pavimento.
“Sono tornato da te, mia luce.. voglio vivere per te anch’io.”
Io lo guardai, e senza nemmeno sapere da dove mi venisse tanto fegato per un gesto simile..lo baciai. Sapeva di tabacco e fumo di sigaretta.. un sapore meraviglioso.
Avrei voluto perdermi in quell’aroma di tabacco per sempre ma le voci degli altri spinsero Gokudera a ritrarsi di colpo da me, lasciandomi un po’ interdetta.
“Mi è proibito, mia luce..” mormorò, solenne, ma avrei giurato di sentire del disappunto nel suo tono.
Io sospirai, e annui. Tutta questa cosa della famiglia per lui era vitale, me lo aveva dimostrato meno di cinque minuti prima, per cui insistere o protestare sarebbe valso solo altra sofferenza per lui, per cui decisi che.. me la sarei messa via. Probabilmente lo avrei amato per il resto della mia vita, la sua tempesta avrebbe bruciato nel mio animo per sempre, ma dovevo farmene una ragione, purtroppo.
Lo osservai andare incontro ai nostri amici, borbottare vaghi insulti a Yamamoto mentre si lasciava, malcontento, sistemare sulle sue spalle per essere portato all’ospedale, ma non guardai mai negli occhi. La ferita era fresca, il suo sguardo sarebbe stato sale al suo interno. Poi, però, mentre lo caricavano sulla barella per essere portato nell’infermeria di Shamall, Gokudera tirò a sé Yamamoto, e gli disse:
“Tocca a te, monopalla..guai a te se perdi. Devi farlo per lei..devi vincere per lei!”
“Ah, tranquillo, bestia!” rise gioviale Yamamoto. “la renderò una donna felice!”
Gokudera prese in un secondo l’espressione più furiosa che gli avevo mai visto in viso.
“Tu..non sarai mai tu quello che la renderà felice. Tu devi solo vincere per lei. Renderla una donna felice..non spetta a te!”
Yamamoto lo guardò allibito, ma nessuno dei due ebbe il tempo di replicare, perché Shamall spinse via la barella. Ma un attimo prima di sparire dietro le tende dell’infermeria, il suo sguardo inavvertitamente incrociò il mio. Stavo per distoglierlo, in preda a una fitta di dolore, quando notai che face un gesto strano: sorrise appena..e portò una mano al cuore.
Confusa, lo feci a mia volta, ma senza capire. Lui però parve vederci qualcosa in quel gesto ricambiato, perchè prese un espressione serena, e chiuse gli occhi.
“Ah che palle, quanto casino per così poco, che idiota!” commentò Yamamoto.
Io lo guardai.
“Di che parli?” chiesi. Lui rise di gusto.
“Sai, a volte sono contento di essere lo scemo del villaggio. A quanto pare, avere un cervellone come il suo, limita le cose semplici..”
“Allora, numero uno, non sei lo scemo del villaggio..” puntualizzai. “Numero due..di che cose semplici parli”
Yamamoto sospirò.
“ Beh, non è ovvio? Gokudera è innamorato pazzo di te, scricciolo, e tu lo stesso di lui. Però lui non riesce a dirtelo, perché è troppo orgoglioso..”
Mi sfuggì un amaro sorriso.
“Ti sbagli, è vero solo in parte ciò che hai appena detto, mio caro..” mormorai, afona. “Io lo amo..ma lui per me non prova nulla. Il suo legame con la famiglia non glie lo permette..”
Yamamoto mi guardò confuso come se fossi un test di algebra. Vero, lui non capiva una fava della vera mafia, credeva giocassimo..
“No, ti sbagli, te lo ha appena detto, a modo suo, che ti ama!”
Io denegai.
“Si è solo toccando il petto, non vuol dire niente..” replicai.
“E tu perché lo hai fatto, allora?” sentenziò lui.
Feci spallucce.
“Pensavo mi stesse indicando qualcosa..”
Yamamoto emise un verso esasperato.
“Scricciolo, non passare tu ora per la scema del villaggio, per favore..”
Gli diedi una pacca.
“Sul serio! Per me è chiaro il gesto che ha fatto!”
“Yamamoto, ascoltami, ok? Non c’è stato alcun gesto, e non c’è alcun sentimento! Senti..quando l’ho trovato tra le macerie,io..”
Faceva male pensare a quel momento, e non mi sentivo ancora libera di parlarne.
“Lo so benissimo cosa è successo, ho visto tutto!” ridacchiò lui. Mi sentì avvampare. Yamamoto..ci aveva visti?
“Eh già, sono  più alto degli altri, cosi vi ho visti per primo. Ma quando vi, ho raggiunto, quell’imbecille ha detto quella frase infelice. Non fosse che era a pezzi per conto suo, lo avrei pestato..”
“Beh..e allora se già sai tutto, cosa insisti?” chiesi, ancora molto imbarazzata.
“Perché Gokudera io me lo giro nel mignolo, lo conosco come la mia mazza da baseball, per me non ha segreti, scricciolo!” dichiarò. “Poco fa, quando ha detto quella frase, mi ha confuso, visto che so da sempre che cosa prova per te..”
“Che? Da sempre?! E perché diamine non hai parlato?” esclamai.
“Sono un mafioso, tra noi vige l’omertà, no?” rispose lui, solenne.
Mi mancava, questa! Beh, sapere che qualche cosa sulla mafia l’aveva assimilata avrebbe reso felice Reborn..
“Ok..” dissi, ancora mezza sconvolta da quell’affermazione assurda. “Ma se alla fine lo hai sentito anche tu, che discutiamo a fare?”
“Semplice: il gesto della mano sul cuore! Mi ha schiarito le idee all’istante!”
“Mano sul cuore? Perché, cosa significa?” chiesi.
Yamamoto mise le mani sulle mie spalle.
“Sai, un uomo tante volte non sa come dirle, certe cose, cosi trova altri sistemi. Quello che ti ha detto prima forse per lui è vero, in questo strano gioco è proibito avere relazioni con gli altri giocatori..”
Gioco, certo..
“Però con quel gesto, Gokudera ha voluto comunque avere l’ultima parola a riguardo. Guardandoti e toccandosi il cuore lui ha voluto dire: Gioco o no, tu sei qui. E tu, senza accorgertene..hai risposto la stessa cosa!”
Era vero. Mi ero involontariamente portata la mano al cuore, nemmeno io sapevo dire perché lo avevo fatto.
“E’ chiaro, adesso? A te ha detto che bisogna stare alle regole, ma poi ti ha fatto intendere che non gli importa! Vedrai, finito il gioco, potrete stare finalmente insieme!”
Detto questo, Yamamoto andò via fischiettando, perso nel suo piccolo mondo felice.
Forse in parte, aveva ragione, ma nel resto decisamente torto. In quel bacio, ne ero certa, non c’ero solo io. La tempesta dentro di me, in quel momento, aveva bruciato selvaggiamente. Gokudera c’era, in quel bacio, lo avevo sentito chiaramente. Ma chi presta servizio nella malavita, sa che le regole vanno rispettare. La nostra unione avrebbe screditato me e il nome della mia..beh famiglia, cosa che Gokudera non poteva accettare. Però..se Yamamoto aveva ragione, e in qualche modo sapevo che era così, allora lo sapevo solo io come andava davvero decifrato quel gesto. E temevo che, visto che i Vongola sarebbero stati eterni, e non come un gioco temporaneo come lo vedeva Yamamoto,il messaggio sarebbe stato per sempre uno solo :
“Alla luce del sole non possiamo, ma nel mio cuore in tempesta..si.”

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Capitolo 7
*** Vongola vs Varia: Lame di pioggia ***


Reborn aveva ragione.

Ammetterlo era piacevole quanto ingoiare un puntaspilli, ma pane al pane, vino al vino: Reborn aveva ragione: i miei “guardiani” avevano davvero il potere di creare scompiglio nel mio animo.

Yamamoto, solo posando una delle sue grandi mani sulle mie spalle, infondeva in me una pace interiore che non avrebbe mai raggiunto neanche un monaco buddista in cent’anni di meditazione. Lui era la pioggia d’estate che cadeva sulla mia pelle accaldata, dando sollievo anche al mio cuore, bruciato dai pensieri e dai timori della vita.

Ryohei.. beh, Ryohei era il mio powerbank personale, una caricabatterie inesauribile. Lui era il sole che brillava alto nel mio cielo e che mi infondeva calore, energia e voglia di vivere, anche nei momenti dove attorno a me vedevo solo nero.

Lambo.. il mio piccolo bambino turbolento. Lui, che giorni prima era quasi stato ucciso per proteggere la sua “mamma” e che ora lottava per la sua fragile vita..

Giorni prima, durante il suo scontro, tramite il cannone dei 10 anni usato ben due volte, lo avevo visto per come sarebbe divenuto una volta adulto.

Avevo potuto vedere un Lambo di 25 anni, dunque persino più grande di me, colei che lui chiamava mamma. Un Lambo dallo sguardo malinconico e dagli occhi lucidi, che mi aveva guardata con lo sguardo carico di un amore che solo un figlio sa dare. E in quel momento l’avevo sentita. Un’energia elettrica potentissima era corsa lungo le mie braccia e le mie gambe. La corrente elettrica che pervadeva il suo corpo..era rimbalzata anche nel mio. Tanto potente..da farmi perdere la ragione, pochi minuti dopo, quando il mio Lambo, ritornato piccolo, era stato brutalmente aggredito da quel mostro di levi, senza alcuna pietà.

Il mio istinto di madre aveva prevalso sulla mia coscienza, e mi aveva spinta ad intervenire, finendo per sacrificare il sacro gioiello a me affidato..l’anello del cielo di mio nonno Giotto.

Ma la colpa non era mia..era della mia anima.

La mia stessa anima che, influenzata dallo spirito dei miei guardiani, prendeva coscienza propria e disertava ai miei ordini, facendomi agire con un impulsività mai avuta finora, a volte con conseguenze spropositate.

Esattamente come con Gokudera.

Reborn, scherzando, lo aveva pure detto: ti devo tenere lontana da Gokudera, mi sa.. se ti sta vicino, ti si scalda il sangue..ah, benedetto cuore in tempesta!

Beh, non che avesse torto. Mi ero già accorta da sola che tutte le volte che Gokudera mi stava accanto, dentro di me sembrava destarsi un enorme accumulo di rabbia repressa pronta ad esplodere come un vulcano in eruzione. Mi veniva voglia di fare il giro della scuola, e di vendicarmi di tutte quelle teste di rapa che mi avevano bullizzato per anni, e anche di quelli che avevano riso di me in quei momenti. In poche parole, avrei fatto uno sterminio di massa.

Si, Reborn l’aveva detta giusta: se Gokudera mi stava troppo vicino..il mio sangue bolliva come lava ardente.

Ed era successo anche pochi giorni prima, la sera della battaglia per l’anello della tempesta.

Lo scontro era terminato, Gokudera aveva vinto, bastava solo recuperare la metà dell’anello dalle grinfie di quello psicopatico di Belphegor..

E invece successe il fattaccio.

Gokudera, credendo il suo nemico sconfitto e abbattuto, aveva abbassato la guardia.. e quello gli aveva teso un ultimo, disperato agguato. Con le forze rimaste lo aveva trattenuto a sé, ed entrambi erano stati investiti dall’esplosione finale delle turbine situate nel loro campo di battaglia. Per un secondo, in quel momento, la mia anima in tempesta aveva dato l’allarme generale nel mio corpo, ne aveva preso possesso e mi aveva spinta ancora una volta a seguire l’istinto.

Quella volta, almeno, il conflitto era concluso, non rischiavo nulla. Ciononostante, quella sera comunque commisi feci uno sbaglio, forse il più grande della mia vita.

Beh, a dire il vero per me non è stato un errore. Lo è stato per altri..

Si, quella sera, la mia anima in tempesta aveva preteso ciò che le spettava, e la paura di perdere ciò che più bramava, l'aveva spinta a bruciare non poco le tappe. Quella sera, quando avevo ritrovato Gokudera tra le macerie, ferito ma vivo, la paura che avevo provato al pensiero che me lo avessero portato via per sempre, mi aveva accecato, e avevo reagito d’istinto..e senza nemmeno chiedere cosa ne pensasse a riguardo..l’avevo baciato.

Qualche ora più tardi, ritornata lucida..avrei voluto ammazzarmi con le mie stesse mani.

Gokudera, infatti, anche se aveva accettato di buon grado quel mio gesto (il bacio lo aveva ricambiato, poteva negare finché voleva..) aveva immediatamente ribadito di non poter accettare i miei sentimenti.. perché la cosa, a quanto pareva, nel mondo della malavita organizzata, risultava proibita.

Non sapevo bene quanto di tutto questo fosse vero, ma Gokudera notoriamente era uno che la sapeva lunga sull’argomento, ed era pure uno che dubitavo fortemente fosse capace di mentirmi, specie su un argomento così delicato, per cui non replicai né tanto meno protestai in alcun modo.

Saltò fuori poi, che Yamamoto a dispetto degli altri, per quanto fossimo nascosti dalla coltre di fumo dell’esplosione, era comunque riuscito a vederci. Nulla per cui preoccuparsi, ovviamente. Yamamoto era un angelo, non avrebbe mai e poi mai fatto la spia. Il tutto, alla fine, pareva essere finito lì: non si può, non se ne fa nulla. Come se non fosse mai successo.

Ma Yamamoto, confessando di averci visti, mi aveva anche fatto notare una cosa: Gokudera, congedandosi da me, guardandomi dritta negli occhi, aveva portato la mano al cuore. Yamamoto sosteneva che fosse un segnale per dire: tu sei qui, che sia vietato o meno.

Aggiunse inoltre, dimostrando una sensibilità che non gli facevo, che si era già accorto che tra noi c’era da sempre qualcosa, sebbene non se ne fosse mai parlato a cielo aperto, e che ne era contento.

Lì su due piedi, mi sentì rasserenata. Ok, Gokudera rimaneva fedele alla sua famiglia, ci stava, me lo aspettavo. Però con quel gesto, mi diceva anche che rimaneva fedele anche ai suoi sentimenti per me. Il nostro, dunque, sarebbe stato un amore clandestino, nascosto. Forse per sempre, o forse solo finché non si calmavano le acque, chissà. Il punto, per me.. era che esisteva, mi importava solo questo, il come era irrilevante.

Gokudera, il giorno seguente al suo scontro, era sparito dalla circolazione, perciò non ci eravamo visti né sentiti per niente. Probabilmente, la sua adorata sorellina Bianchi lo aveva sequestrato per ammorbarlo con le sue amorevoli cure. Non sapevo quanta utilità ci fosse in esse, visto che solo presenziando nella stessa stanza, lo faceva stare malissimo anche quando era sano, ma va beh..

Per quanto mi riguardava, via un problema, sotto il prossimo.

Ora che l’angoscia per le sorti di Gokudera si era dissipata definitivamente dal mio cuore, ecco che ci si posava sopra quella per il prossimo scontro..ovvero quello di Yamamoto.

Le signorine cervello ce lo avevano comunicato a caldo, pochi minuti dopo la fine della battaglia della tempesta: il prossimo scontro sarebbe stato l’indomani stesso, per il possesso definitivo dell’anello della pioggia.

In poche parole: Yamamoto Vs capellone invasato.

“Ma il tempo non è sufficiente, non siamo pronti!” mi lamentai, guardando Yamamoto. Non avevo la minima idea di cosa avesse fatto per allenarsi nei giorni precedenti, né a che punto fosse la sua preparazione. Per di più..non avevamo idea di chi fosse quel pazzo che Yamamoto doveva affrontare..

Battersi così alla cieca..equivaleva a morte certa!

Ma mentre mi affliggevo sotto il peso di questi pensieri, due forti e calde mani mi cinsero le spalle, e qualcuno dietro di me mi baciò la testa.

“Calma, tesoro mio..”

Mi voltai. Il bellissimo viso di Dino sorrideva rasserenante.

“Dino..che fai qui? E Hibari?” chiesi.

Dino sbarrò gli occhi, e sbuffò esasperato.

“Madonna santa, che testa che ha..il marmo a confronto, è pasta frolla! non ascolta nessuno, è totalmente per i fatti suoi!”

“Questo si sapeva..ma dove siete stati? Si sono svolti dei combattimenti qui a scuola, e ci sono stati diversi danni..avrei giurato che sarebbe saltato fuori, prima o poi, a dire la sua a riguardo..”

A dire..a dare la sua, casomai!

Dino annui, esasperato.

“Dio sa solo come, sono riuscito a tenerlo abbastanza lontano da qua, per impedire che gli arrivasse all’orecchio la voce che nella sua amata scuola si stava facendo il devasto. Se avesse sentito anche mezza voce, sicuro avrebbe dato di matto. Gli ho fatto fare il giro del globo, praticamente.. e alla fine mi sa che è lui che ha fatto diventare matto me!”

“Beh, buono a sapersi.. mi è diventato ancora più forte, sto figlio..” commentò Reborn, soddisfatto.

“Ah boh, non saprei dirlo..le sue potenzialità sembrano illimitate. E’..letteralmente una macchina da guerra.”

Dino sorrise, quasi compiaciuto. Io dal canto mio, ero allibita. C’era per caso qualcosa di positivo, nell’aver constatato che Hibari era un mostro assetato di sangue senza limite alcuno? Forse si, se si pensava che in teoria era dei nostri, ma.. troppo in teoria, per i miei gusti! Lui, l’anello della nuvola, nemmeno lo voleva, in fondo..

“Beh, ora come ora, non c’è motivo di preoccuparsi di Kyoya..” continuò Dino. Io strabuzzai gli occhi. K..Kyoya? lo chiamava per nome? Ed era ancora vivo, dopo ciò?

“..in verità..io sono qui per te, Takeshi Yamamoto. Io..posso aiutarti a vincere.”

Dino si congedò da me, e andò da Yamamoto.

“Ragazzo mio, ecco una fondamentale: occhi aperti..” disse, posando una mano sulla spalla di Yamamoto. Erano quasi alti uguali, sebbene Yamamoto fosse un po’ più giovane di Dino. “Il tuo avversario non va sottovalutato, mai, neanche mentre dorme. Credimi sulla parola..io lo conosco bene, quel tizio..”

Dino divenne serissimo, al che io mi avvicinai, preoccupata.

“Com’è possibile..tu conosci un simile elemento?”

Dino annui.

“Non che si sia amici di bar, quello no..ma si da il caso che siamo coetanei..e che abbiamo studiato insieme, da ragazzini..”

Rimasi di sasso. Dino..compagno di studi di quell’animale?

“Fin da prima di mettere la prima barba, Superbi squalo aveva già una..beh diciamo una bella reputazione, che lo precedeva. Tra gli spadaccini a livello mondiale..lui era il più giovane, ad aver raggiunto certi risultati. E ben presto..fu l’unico. Si è spinto in ogni angolo del pianeta, sfidando chiunque avesse un nome tra gli spadaccini, sconfiggendoli e facendo sue le loro tecniche, come un camaleonte. La sua sete di sangue non trovava sazio, era diventato..come uno squalo in presa alla frenesia..”

Mi venne la pelle d’oca. Tutto questo..squalo lo aveva fatto..circa alla mia età! Ma ora, a che livelli era..la sua sete di sangue?

“I Varia ovviamente, se c’era in giro uno con un curriculum simile, di sicuro non se lo potevano far scappare..e tentarono di assoldarlo. Squalo, allora, pretese di combattere con il loro capo di allora, un tale di nome Tyr.. conosciuto come l’imperatore delle spade, il miglior spadaccino del mondo.”

Dino perse lo sguardo nel vuoto.

“I varia, a quel punto, si videro sfumare l’occasione di poter annoverare Squalo tra le loro file, sicuri al cento per cento che, seppure piuttosto in gamba, un ragazzino come lui non poteva nulla contro chi al mondo, era conosciuto come il numero uno indiscusso. Ci vollero due giorni e due notti..ma alla fine..Squalo vinse.”

“Due giorni e due notti..senza posa?” esclamai sconvolta. Dino annui.

“Si. Unitosi dunque ai Varia, Raggiunse in tempo record i vertici. A dire il vero.. tutti sapevano per certo che squalo fosse stato designato per essere l’attuale boss dei varia, il portatore dell’anello del cielo.. e invece è saltato fuori Xanxus..”

Lo stupore fu generale.

“Perché..” chiesi io, avvicinandomi a Dino. “Perché..alla fine non è lui il boss? Non..non ha voluto?”

Dino denegò.

“Non lo so..” rispose piano, sfiorandomi il viso con un dito. “Xanxus è un uomo tremendamente misterioso, parla pochissimo, e di lui si sa lo stretto necessario. La faccenda, anche per chi come me è vicino alla famiglia Vongola..è avvolta dalla nebbia più fitta. Ma io ho fede in te, tesoro mio..”

Mi rivolse uno dei suoi fantastici sorrisi.

“Se gli porterai via gli anelli e li rimetterai alle dita giuste..forse vedremo un po’ più di luce sulla faccenda. E in quanto a te, guardiano della pioggia..”

Si rivolse di nuovo a Yamamoto, di nuovo molto serio.

“Devo essere un po’ diretto con te, ma lo faccio per il tuo bene, e per quello del mio tesoro..Squalo, tizi come te, ne ha fatto fuori a pacchi.”

Yamamoto lo fissò intensamente, serissimo anche lui. Io, le braccia lungo ai fianchi, cercai la sua mano. Lui strinse appena la mia, senza smettere di fissare Dino.

“Con la tua tecnica, non avrai alcuna possibilità, devi andare oltre. Passa il limite, chiaro? E’ un concetto basilare, se vuoi vincere..passa il limite!”

Passa il limite..passa il limite..

Da dopo quella strana conversazione, più che il limite, io passai la notte in bianco a chiedermi cosa diavolo volesse dire Dino con quella frase!

Yamamoto pure, se lo conoscevo bene, non ci aveva cavato un ragno dal buco. Lui era buono e caro, ma non aveva certo il cervello palestrato di Gokudera..e neppure lui aveva capito niente, me lo aveva detto prima di congedarci, cosa che mi aveva angustiato da matti.

Reborn, la mattina seguente, mi portò in montagna per allenarmi ancora un pochettino, ma la mia mente vagava lontana, e alla fine, verso mezzogiorno, fu costretto a gettare la spugna.

“Benedetta figlia mia, manco se ti lego dei piombi alle orecchie, la tengo qua, sta testa tua, oggi..”

“Scusa..” dissi, mentre uscivo dal fiume dove Reborn mi aveva fatto immergere per farmi nuotare controcorrente, allo scopo di rinforzare i muscoli, e Basil mi porgeva un asciugamano per i capelli. “Ma non riesco a venirne a capo..ma che vuol dire “passa il limite?” maledizione!”

“Mi duole doverlo ammettere, ma il significato di tale aruspicina affermazione mi è del tutto oscuro, mia signora..” Rispose Basil,fissando ostinatamente il cielo reggendo l’asciugamano grande davanti a me, per coprirmi mentre mi toglievo i vestiti bagnati e mettevo quelli asciutti.

“Eh..concordo in pieno..” gli risposi. Che caspita avrà detto, adesso..

“Manco io ci ho capito na mazza, bisogna stare nella testa di Dino per interpretarlo..” Commentò Reborn dandomi del tè caldo “Ma disgraziatamente noi stiamo qua fuori, bell’ è papà, quindi l’unica è vedere come finisce, e pregare la madonna che vada tutto bene..o che a Yamamoto venga na genialata. Il ragazzo è pasta buona, vedi che qualcosa la partorisce, statti calma..”

Statti calma, pensai, bevendo il tè e osservando Basil girare le trote appena pescate sullo spiedo sopra il fuoco. Fosse facile..

Verso il tramonto, Reborn decise di rincasare, e io chiesi di poter fare due passi in solitudine per schiarirmi le idee. Neanche a farlo apposta, o forse qualcosa in me invece apposta lo fece eccome..capitai al ristorante di Yamamoto. Entrai nel giardino, che dal ristorante collegava direttamente alla casa. Notai le porte del dojo dove avevamo dormito tutti insieme la sera prima, erano ancora aperte. Feci per avvicinarmi, quando notai una sagoma stagliata all’interno. Mi affacciai piano, e vidi Yamamoto. Stava sdraiato sul pavimento di legno, profondamente addormentato. Il lungo corpo ancora illuminato dal sole crepuscolare, il viso assopito all’ombra, le mani incrociate sotto la testa. Era tutto sudato, e la maglietta gli si era appiccicata addosso completamente, come fosse bagnata, mettendo in risalto..wow, un gran bel set di addominali da infarto!

Leggera come un gatto, strisciai dentro il dojo, e mi sedetti accanto a lui.

Mio dolce Yamamoto, pensai, osservando il suo petto andare su e giù, in grandi respiri profondi.

..quanto vorrei poterti salvare da questo inferno.

Un alito di vento estivo filtrò dentro il dojo, scompigliandomi i capelli e seccando le lacrime appena scese sulle mie guance. Un attimo dopo, Yamamoto mugugnò nel sonno.

“Scricciolo..” mormorò. Mi voltai. Mi guardava assonnato. Il vento fresco doveva averlo svegliato.

“Yamamoto..scusa, la porta era aperta..e sono entrata. Non volevo disturbare..” mormorai. Lui sorrise, mettendosi seduto.

“Tu non disturbi mai..” mi disse. Poi parve notare qualcosa sul mio viso, e assunse un’aria preoccupata. “Hai pianto.. Perché?”

“Ah..no, niente, mi lacrimano gli occhi perché sono stanca, tutto qua..” Menti, ma già sapevo che cadevo male. Tra lui, Ryohei e Gokudera, ogni volt che cercavo di mentire, era come cercare di nascondersi dietro un dito.

“Credi di poter mentire a me, scricciolo? Su, poche storie , e vuota il sacco,..” rispose lui, inarcando le sopracciglia.

Ecco, appunto..

“Ok, va bene!” Sbuffai, esasperata. “Io..io mi sento uno schifo, per quello che ti sta capitando! Tu..tu non c’entri niente con tutta questa sporca storia, tu sei un bravo ragazzo, dovresti stare qua dentro ad allenarti per il baseball che ami tanto, non combattere degli psicopatici assassini di cui non sai un cavolo, e di cui non ti frega niente!”

Lui mi guardò per un paio di secondi, poi rise dolcemente.

“Hai detto bene, sai? io faccio mai niente, se non mi piace, per quello a scuola faccio schifo. Io amo il baseball, e mi ci spacco tutto, per migliorare sempre, non mi ferma niente. E’ così che sono fatto. Se faccio una cosa, la faccio perché la amo, e fino in fondo, dando anima e corpo..”

“E di questo puoi essere orgoglioso!” esclamai. “ Tuttavia, non credo che tu fossi intenzionato a farti ammazzare da quel pazzo volontariamente. Sei stato costretto, ti hanno infilato a forza quel maledetto anello al collo, non hai scelto tu.. sei stato obbligato. Non lo fai certo per amore..”

“Ah, no..” rimbeccò lui, osservando la metà dell’anello della pioggia luccicare al suo collo. “Deve ancora nascere chi mi obbliga a fare qualcosa. Te l’ho detto, io faccio solo quello che amo fare. Anche in questo caso è così.”

“Ah si? Fai tutto questo..per amore? vuoi farmi credere che ami rischiare la pelle sotto le lame di quello squilibrato..perché ami farlo? Posso anche capire che odi perdere, e il fatto che ti abbia sconfitto ti bruci parecchio,ma.. non penso che ami la vendetta a tal punto da farti ammazzare per essa, no?

Yamamoto mi sorrise di nuovo, e si rimise in piedi, cercando il suo shinnai.

“La vendetta è un lato secondario della cosa..” commentò, raccogliendo la sua spada di legno, e controllando che non si fosse sfrangiata nell’allenamento. “E credimi..non amo affatto combattere, e tanto meno rischiare la pelle mi diverte in alcun modo..”

“E allora perché lo fai? Cosa ami tanto, in tutta questa faccenda, da spingerti a volerci restare invischiato?”

“Amo te.”

Gli sorrisi.

“Questo mi lusinga, ma non è un buon motivo per farti ammazzare. Hai altri mille modi, per dimostrami che mi vuoi bene..”

“Non ho detto che ti voglio bene, scricciolo..io ho detto che ti amo.”

Cadde il silenzio più assoluto. Lo fissai, sbattendo le palpebre, confusa.

“Eh?” mi uscì dalla bocca.

Lui annui, disinvolto. Poi come se nulla fosse, prese a sferzare l’aria col suo shinnai, tranquillo come se il caso non fosse il suo.

“Ya..Yamamoto..cosa..cosa hai appena detto, scusa? Mi sa..che ho frainteso le tue parole..” biascicai sconvolta.

No..dovevo aver capito male. Lui..doveva essersi espresso male..

“Hai capito benissimo..”

Mi guardò con la coda dell’occhio mentre sferrava un altro poderoso colpo all’aria, e sorrise sotto i baffi.

“Ok, prima che tu vada nel panico, voglio dirti una cosa: Non ho mai avuto intenzione di dire o fare nulla, a riguardo. E dopo quello che ho visto ieri sera, meno che mai. Stasera ho parlato soltanto perché me lo hai chiesto. Altrimenti..è molto probabile che non lo avresti saputo mai.”

Un altro colpo, stavolta in avanti.

“.. Quindi, la sentirai solo adesso, questa cosa, e non la sentirai mai più. Anzi, ripensandoci, non so neanche perché te l’ho detto, visto che avevo già deciso di lasciarlo morire in silenzio, questo pensiero..”

Girò su sé stesso roteando la spada di bambù sopra la testa.

“Gokudera mi scassa le palle tutti i giorni, mi butta il suo schifoso fumo in faccia, mi dice che sono scemo e tante altre cose adorabili, ma..per me è come un fratello, da sempre. A volte mi chiedo cosa mi leghi tanto a quello zuccone, ma è cosi è basta, lo sento a pelle. Lui..è sangue del mio sangue, per me...”

Nella confusione totale di quell' assurda notizia, riuscì comunque a capire cosa intendesse: Reborn aveva detto che non solo io ero legata ai guardiani da un filo invisibile ma indistruttibile..ma anche loro sei, tra di loro, erano legati gli uni agli altri, come anelli della stessa catena..

E da sempre, non poteva esistere la tempesta..senza la pioggia.

“.. e io un legame del genere, non lo sacrificherò mai, per niente al mondo. Probabilmente starò un po’ male, alla fine..ma non me ne importa.”

Sferrò un ultimo colpo, talmente poderoso che mi parve di vedere un taglio nell’aria. Poi portò lo shinnai alla spalla, e venne da me, che tremavo, le lacrime agli occhi.

“Non piangere, mio piccolo scricciolo..” Disse, togliendomi le lacrime appese alle ciglia. “Sai.. mi sono innamorato di te fin dal giorno in cui ti ho conosciuta, senza neanche accorgermene. E' successo e basta, nessuno può farci niente, non hai colpe tu, e non ne ho io. Ma non sono un bambino, so prendermi le mie responsabilità, e so affrontare i miei problemi da solo.”

Lo guardai. Mi guardava con i grandi occhi castani che si, ora lo vedevo chiaramente.. ero pieni d’amore..ed era per me. Dio..come avevo fatto a non vederlo?

“Ma ho realizzato davvero cosa provavo solo quando ho lasciato che Ken azzannasse il mio braccio destro, in quella maledetta buca. Ho sacrificato il mio tesoro più grande, il mio braccio destro, quello del baseball, il braccio che alleno da anni con fatica. L'ho fatto senza pensarci due volte, e lì mi si è aperta la mente: sapevo già che mi piacevi, fin da quando ti ho presa tra le mie braccia dopo averti quasi sfondato la testa con la palla da baseball. Eri cosi carina e indifesa, come potevi non piacermi? Poi quando hai messo K.O. Gokudera davanti ai miei occhi, ho perso definitivamente la testa. Cosi dolce e delicata..eppure cosi forte! Li per li, però, ero convinto di aver preso solo una cotta, una sbandata momentanea, ed ero convinto che mi sarebbe passata, specie dopo aver constatato quanto quello scemo intossicato sia pazzo di te..”

Mi posò una mano sulla guancia, e con un dito sfiorò appena la mia bocca.

“Ma mi sbagliavo. L'amore che provavo per te, sebbene lo ignorassi, cresceva a dismisura. E quando ho dato in pasto il mio braccio a quella bestiaccia per salvare la tua vita, l'ho capito: non era una cotta, la mia..io ti amavo davvero. E anche adesso.. per mia sfortuna, è così”

E senza che potessi impedirlo in alcun modo, avvicinò il suo viso al mio. Sentì il sapore salato del sudore che imperlava la sua bocca nella mia. Ma in quel breve istante in cui Yamamoto venne meno alle sue parole, io non feci altrettanto coi miei sentimenti. In quel bacio..io avvertì soltanto il dolce trasporto che si avverte.. per un fratello.

Lui parve capirlo, perché si congedò subito da me, il viso un po rosso, l'aria leggermente triste.

“Non succederà mai più..” mi disse poi, riacquistando il consueto sorriso bonario di sempre. “Mi sono permesso questo momento di buio, ma non ricapiterà mai più. Tu appartieni a lui..e a me sta benissimo così!”

Che cosa strana, pensai guardando il suo viso. Non avevo mai visto nessuno sorridere felice..e allo stesso tempo piangere a dirotto.

“Yamamoto..”

“Takeshi, sei ancora qui dentro, è quasi notte!”

Una voce venuta dal giardino irruppe nel dojo. Io e Yamamoto ci voltammo a guardare chi aveva parlato, e sulla porta vedemmo stagliata..la figura di suo padre.

“Si..scusami, vecchio, tra poco salgo in casa, dammi 5 minuti che sistemo questo casino..” rispose Yamamoto, e per evitare che il padre lo vedesse in faccia, approfittò del disordine nel dojo e si mise a riordinare. Io dal canto mio, feci finta di nulla e mi presentai.

“Salve signore, mi scuso per l'orario. Io sono..”

“So chi sei, signorina, Takeshi mi ha detto tutto..”

Mi prese un colpo. Cosa intendeva con..tutto?

“Tu sei quella povera creatura che è finita delle mire di quei teppisti, vero? Il mio ragazzo sistemerà tutto, dormi serena. Un tet a tet con Takeshi, e si dimenticheranno anche le tabelline. Vero, figliolo?”

“Amen, vecchio mio!” rispose Yamamoto allegro. Io sospirai. Magari fosse tutto semplice come nascondere due lacrime, caro il mio gigante buono.

“Stanotte sistemerai tutto, eh?” disse poi suo padre.

Mi prese un colpo. Come..sapeva?

“E' appena andato via un tizio che mi ha detto di essere tuo padre,Taya. Era venuto a vedere se eri qui, visto che a casa non ti ha trovata. Gli ho detto che eri qui con mio figlio, e lui mi ha spiegato che Takeshi avrebbe sistemato i tuoi bulli stanotte. Non salto di gioia all'idea che il mio unico figlio vada a spasso nottetempo pestando la gente, ma..”

“Piantala, vecchio, non ho mica sei anni!” protestò Yamamoto. “Cosa dovrei fare, secondo te, lasciare che le facciano del male?”

“Non sia mai, proteggere una signora è nei doveri di un uomo, ne va del suo onore. Tuttavia..il padre di questa ragazza mi ha detto che dovrai fare a cornate con uno spadaccino parecchio forte..”

Yamamoto rise, un po' sprezzante.

“Si, se la cava, pare..”

“Bene, e allora è il caso di tirare fuori l'artiglieria pesante. Prendi questa..”

Yamamoto senior porse al figlio un involto lungi forme. Yamamoto lo prese tra le braccia, e ne estrasse una spada di bamboo, che guardò dubbioso.

“L'apparenza inganna, ragazzo mio. Vedi, questa spada apparentemente sembra innocua..”

Yamamoto la sfilò dalle mani del figlio, e tirò fuori dalla tasca un cetriolo per il sushi. Lo gettò in aria e lo colpì con la spada. L'ortaggio di spaccò a metà per poi cadere sul pavimento.

“Tuttavia..se si usa la giusta tecnica..”

Prese una delle due metà del cetriolo, e la rigettò in aria. Stavolta però impugnò la sua arma in una maniera completamente diversa. E mentre la spada di bamboo colpiva il cetriolo, ebbi l'impressione di vedere una vera lama luccicare nell'aria. E con mia sorpresa, ciò che finì tra le mie mani fu un gruppetto di sottilissime fettine di cetriolo. E tra le mani del padre di Yamamoto..c'era una spada vera e propria. La sua lama brillò al chiarore della luna che filtrava dalla porta.

“Questa spada si chiama shigure kintoki , e insieme alla sua tecnica è passata di mano in mano nella nostra famiglia da otto generazioni. Lei è come tu dovrai essere stanotte, figlio mio. Una cosa..che ne sembra un'altra. Solo così, potrai battere il tuo avversario..”

“Fosse sufficiente questo..” mormorai, osservando la lama della spada ritornare semplice bamboo. “Non credo basti un semplice trucco per ingannare quell'essere..”

“Ma di che accidenti vai blaterando, signorina!” sbraitò il vecchio. Yamamoto mi mise una mano sulla spalla.

“Hei, non urlarle contro, non ha detto niente di sbagliato! Il tipo con cui mi devo scontrare stasera è un asso, nel campo... quella spada dovrebbe essere in grado di diventare almeno trenta cose diverse, per essermi utile..”

“Non sai di cosa parli, figlio! Le otto anime che si sono legate a questa spada, hanno forgiato in essa la loro tecnica, affinandola fino alla perfezione! La shigure kintoki non è seconda a nessuno...è perfetta!”

Le parole del padre di Yamamoto non mi convincevano per niente. Squalo era un demone incarnato, una semplice spada trasformista, sebbene con un bagaglio di esperienza sulle spalle non indifferente, difficilmente l'avrebbe spuntata. Eppure, nei grandi occhi nocciola di Yamamoto, a sentire quelle parole, era balenata una luce di speranza notevole, e io non mi sentì di aggiungere altro. Ricacciai indietro la mia preoccupazione, e mi votai a quella neonata speranza, pregando ogni santo del paradiso che ce la mandasse buona.

Ore più tardi, mi recai con Yamamoto nel luogo stabilito per il suo duello. Ero ancora piuttosto scioccata dai recenti sviluppi, ma la mia mente era troppo offuscata dall'angoscia per abbandonarsi a simili pensieri leggeri. L'unica cosa a cui riuscivo a pensare era.. riportare a casa Yamamoto sano e salvo.

E poi, lui stesso aveva dichiarato di non avere più intenzione di toccare nuovamente quell'argomento. Ero pienamente d'accordo. In cuor mio, sapevo che non sarei mai riuscita a ricambiare il suo amore, e sentivo che riparlarne sarebbe stata un'inutile fonte di dolore per entrambi.

No, doveva finire li: io sapevo, lui sapeva. Fine della storia.

Lo guardai, mentre camminava al mio fianco lungo la strada che lo portava al suo nemico. Sembrava tranquillo, e ciò che percepiva la mia anima accanto a lui era una sensazione di pace e serenità. Chissà..se aveva davvero capito a cosa andava incontro..

Arrivati alla scuola (un altro combattimento lì dentro.. l'ira funesta di Hibari incombeva ormai inesorabilmente sulle nostre teste..) Reborn ci venne incontro, accompagnato da Basil.

“Mia signora, ogni cosa è stabilita?” chiese in un breve inchino.

“Speriamo bene, Basil..” risposi io, sfiorando con una mano il braccio di Yamamoto. Lui mi guardò, sorridendo.

“Calma e sangue freddo, sono duro da battere, non credere!”

“A posto, siamo..” commentò Reborn, osservandomi. “Senza il guardiano della pioggia che ti calma, chi è che ti sopporta? Giuro che se ti metti n'altra volta a frignare o a fare l'isterica, ti pianto qua e me ne vado..”

“Non sono una donnetta isterica, sai, so mantenere i nervi saldi, se voglio..” sbottai.

“Vallo a dire all'anello che ci hanno fregato per colpa tua. Se ne perdiamo un 'altro, dimissioni e tutti a casa, bella mia. Lasciamo fottere, va, che mi prendo solo di collera.. ”

“Piantala, uccellaccio del malaugurio, ti ho detto che sto bene..”

“Si, vabbè..Stasera, oltre che non c'è Yamamoto a tenerti buona, manca solo che viene quell'altro minchione di Gokudera, a mandarti in crisi i sentimenti..”

Mi sentì avvampare.

“N..non credo verrà...sarà ancora ricoverato, no? Con tutte le botte e le ferite che aveva..”

“LA META' DI UN QUARTO DI QUELLE CHE DARO' AL TUO AMICO STASERA!”

Un urlo agghiacciante squarciò il silenzio della notte. E dal nulla, l'uomo chiamato squalo apparve davanti a noi, in piedi sulla tettoia dell'entrata della scuola. Aveva lo sguardo più spiritato e malvagio che mai..e un insolita aria famelica che mi gelò il sangue. Yamamoto parve percepire il mio timore, perché fece scorrere le dita lungo la mia schiena, mentre con il braccio destro fendeva l'aria con la spada di bamboo, che a quel segnale divenne d'acciaio, brillando alla luce dei lampioni.

“Voglio proprio vedere..squalo. Non ho alcuna intenzione...di perdere.” rispose Yamamoto guardandolo dritto negli occhi. Le pupille dell'assassino dei Varia si dilatarono minacciose.

Un attimo dopo, dall'oscurità spuntarono anche le ragazze Cervello.

“Il ring di questo scontro si trova nella torre sud...” dissero.

Squalo cacciò un altro urlo spacca-timpani.

“BENE! AVANTI, CICCIO, PORTA IL CULO SUL RING, FINCHE' NE HAI ANCORA UNO INTATTO! TI ASPETTO..”

Yamamoto trasse un profondo respiro, e la calma che invocò per sé stesso rimbalzo dentro di me. Yamamoto..che dio ti protegga.

“Cazzo, muoviti, ciminiera..per colpa e del tuo maledetto vizio cammini lentissimo, siamo in ritardo..ehi bambolina, siamo qua!”

“Non dire stronzate, cammino lento per via di queste maledette bende..e piantala di chiamarla bambolina, è irrispettoso!”

Mi voltai. Ryohei arrivava di gran carriera agitando le braccia in segno di saluto..seguito da quella che sembrava una mummia saltellante e col fiato corto.

“Ryohei! Ma che ci fate, qua?” chiesi, mentre il mio poderoso guardiano del sole mi abbracciava.

“Che domande sono, siamo la tifoseria! Un incontro va sempre in malora, se i tifosi non ti caricano come si deve! E poi, questo qui mi ha fracassato le palle tutto il giorno perché lo accompagnassi qui, quindi ho dovuto portarmelo dietro..”

“Tua sorella ti ha fracassato le palle, io non ti ho chiesto niente! E poi, non hai portato nessuno, sono venuto qui da solo!”

“Che hai detto di mia sorella?!” ruggì Ryohei.

“calmi, il clima è già teso di suo, a picciridda mi fa una sincope, se me la agitate ancora..” sbottò Reborn. Yamamoto andò verso Gokudera, che cercava di districarsi dalle bende. Era fasciato praticamente dalla testa ai piedi.

“Tu dovevi riposare..” gli disse. Gokudera sbuffò.

“Sono solo graffi, è Romario che ha la mano pesante con le medicazioni.. e poi non ci penso nemmeno a riposare, ne tanto meno a morire, senza aver prima visto il tuo incontro, brutto coglione del baseball..”

Yamamoto lo guardò per un istante, poi sorrise e si caricò Gokudera sulle spalle.

“Che cazzo fai, mettimi giù!” protestò aspro Gokudera.

“Lo scontro è alla torre sud, ci sono troppe scale. Tu ti preoccupi sempre per gli altri, lascia che per una volta qualcuno si preoccupi di te. E poi..se tu stai male, sta male anche lei, e io mi incazzo e basta se succede, quindi..”

Gokudera parve interdirsi, e si voltò a guardarmi. Sostenni il suo sguardo per qualche istante. Non lo vedevo da quella fantomatica sera. Mi sentii avvampare. Gokudera pure prese un salubre rossore in volto. Poi però, da sopra la schiena di Yamamoto, lo vidi far scivolare una mano vicino al petto. Con le dita avvolte nelle bende..si sfiorò furtivo il cuore.

Io feci ovviamente finta di nulla. Ma con la scusa di sistemarmi un bottone della camicetta..imitai il suo gesto. Gokudera smise di protestare all'istante, e si lasciò portare da Yamamoto verso il ring.

“Ma che accidenti hanno combinato, qua?”

Ryohei, che era arrivato per primo alla torre sud, si guardava attorno allucinato. Non gli davo torto. La torre normalmente adibita alle aule per le assemblee del comitato scolastico, era stata completamente sigillata, a tenuta stagna. Era un unico blocco ricoperto di vetro.

“E come cazzo pretendono che entri?” sbottò Gokudera scendendo dalla schiena di Yamamoto e appoggiandosi a Ryohei.

“Là sta la porta, figlio..” indicò Reborn. Vero, l'entrata della torre non era sigillata. Ma perché il resto si?

Una volta entrati, ogni quesito ebbe risposta.

Acqua.

Acqua che scendeva a cascata dal soffitto, acqua che inondava tutto il primo piano della torre..acqua dappertutto!”

“Porca miseria.. L'impianto idraulico è andato decisamente in vacca!” sbottò Ryohei appoggiando Gokudera al muro.

“No, qua non si è scassato niente..sono state loro, mi sa..” rispose Reborn.

“Aquario..”

Le cervello apparvero davanti a noi. Yamamoto si fece avanti.

“La torre sud è stata modificata, in modo da prendere le sembianze di un gigantesco acquario di acqua salata. Man mano che lo scontro prosegue, verrà sommersa del tutto. Alla fine del tempo massimo, se nessuno dei due sfidanti avrà ottenuto l'anello della pioggia..libereremo degli squali, che decreteranno l'ovvia fine del duello.”

Mi senti venire meno. Ryohei mi acciuffò al volo.

“Buona, bambolina, non farti vedere debole davanti a questi stronzi..” mi mormorò all'orecchio. Io lo sentì a stento. Squali..avrebbero permesso che degli squali..li mangiassero vivi?

“Oh adoro gli squali! Comprendono la frenesia del sangue, come me..”

Alzai la testa. Belphegor, il principe sanguinario che per poco non aveva ucciso Gokudera, se ne stava in piedi davanti a una sporgenza creata bucando il pavimento del secondo piano. Il solo vederlo, mi fece rivoltare lo stomaco. Gokudera caricò come un bufalo.

“Tu..hai rubato il mio anello della tempesta, pezzo di merda..”

“Ah non lo so, mi sono svegliato con lui tra le mani..sei sicuro che non sia semplicemente scappato da te, per venire da me?”

Corsi incontro a Gokudera per impedirgli di salire lassù. Ma non feci neanche due passi..che una straziante fitta mi attanagliò il basso ventre, piegandomi in due. Ryohei mi riprese di nuovo.

“Che avete, mia signora?” mi chiese Basil correndo da me e afferrandomi le mani.

Scossi la testa, premendomi una mano sulla pancia. Dio, che dolore. Ma cosa diavolo..

E in un lampo ricordai. Quel dolore..lo conoscevo!

Alzai di scatto la testa, ed ebbi la conferma ai miei dubbi. Eccolo lì, alto e spaventoso come sempre, i gelidi occhi carichi di odio puntati verso di me..Xanxus.

Perché..perché la vista di quell'individuo mi provocava quel malessere?

“Re..Reborn..” chiamai.

“Qua sono, piccirì..” rispose immediatamente Reborn venendo al mio capezzale. “Buona, vedi che ora passa..”

“il sangue verrà versato...”

Xanxus si fece un po avanti, gli occhi incollati ai miei. Forse sbagliavo..ma pareva godere del mio dolore.

“..che sia quello di quel ragazzino..o di questo imbecille.”

Detto questo, girò sui tacchi e sparì nel buio. Non appena i suoi occhi furono lontani dai miei, il mio basso ventre mollò la presa, e il dolore andò dissipandosi.

Ma perché..perché succedeva?

“Marcio fino agli ossi...fa sul serio, sto fetuso.” Borbottò Reborn.

“Io non avevo alcun dubbio..”

Mi sentì afferrare e abbracciare forte. Mi voltai. Ero tra le braccia di Dino.

“Dino..tu qui?” mormorai, deliziandomi del sollievo da quel dolore infernale.

“Ovviamente, tesoro mio..non potevo mancare all'incontro di Yamamoto..e di quell'invasato per nessun motivo.”

Mi aiutò a rimettermi in piedi. Vero..Dino era un ex compagno di scuola di quell'avanzo di galera.

“Grazie, Dino..aspetta, dove sta Hibari?” chiesi.

“Kyoya stamattina è sceso dal letto stranamente col piede giusto, ed ha deciso di buttare un occhio su questi benedetti scontri per gli anelli! Sarà qui da qualche parte, a godersi lo spettacolo.”

Mi venne un colpo.

Ma porca miseria..ma proprio quando le cervello vanno buttando gambe all'aria mezza scuola, quello doveva farsi venire voglia di vedere l'incontro? Lo scenario che ci si era presentato quella sera, poi, era il più disastroso in assoluto. Altro che squali.. se non sistemavano per bene quello scempio...sarebbe stato Hibari a mangiarsi tutti!

“Beh, se è venuto anche lui, digli di portare qui le sue chiappe ossute, deve unirsi alla tifoseria!” sbraitò Ryohei. Dino lo guardò come se avesse appena bestemmiato in chiesa. lo capivo perfettamente il suo sgomento. Il mio caro guardiano del sole.. pretendeva la luna!

“Ahm.. non credo si possa fare, Ryohei..” gli pigolai, carezzando i suoi poderosi avambracci. “Sai.. Hibari trova difficile fare certe cose. Vedi, lui è un pochino..”

Psicopatico?

Sociopatico?

Schizofrenico?

“..timido, ecco..”

Tutti ora guardarono me, come se avessi bestemmiato in chiesa.

Però lo scopo venne raggiunto, perché Ryohei assunse un aria di profonda comprensione.

“Ah, certo, tutto chiaro! Ok, ci sta, concesso! Il timidone può guardare l'incontro in separata sede, se lo fa star meglio, Magari ci raggiungerà, quando se la sentirà, no?”

Io annui, comprensiva. Oddio..dopo che qualcuno gli aveva dato del “timidone”, c'era da pregare dio che non ci raggiungesse mai..

Con titolo ad honorem, Ryohei lasciò che il giovane Basil facesse gli onori di casa al posto di Hibari, così finalmente la tribuna fu riempita per bene di tifosi acclamanti, e Ryohei si ritenne soddisfatto.

“L'incontro sta per iniziare. Tutti i presenti esclusi i portatori dell'anello della pioggia, sono pregati di uscire.

“Uff..che rompipalle..ok, fagli il culo, Yamamoto!” lo incitò Ryohei.

“Lord Yamamoto, che il fato vi assista.” mormorò Basil riverente.

“Ci siamo capiti, no?” sbottò Gokudera, fulminandolo.

Yamamoto sorrise a tutti mentre uscivano dall'edificio. Io lo guardai. Per un secondo lasciai i miei occhi indugiare nei suoi. Poi, spiccai la corsa, e lo strinsi a me. Lo senti sussultare leggermente tra le mie braccia.

“Stai attento..”gli mormorai all'orecchio. “Ti prego..”

Avvertì il suo braccio avvolgermi in vita come una cintura.

“Tranquilla..” mi rispose.

Mi congedai a fatica da quella stretta. Molte parti di me non volevano farlo. Ma strinsi i denti, lo lasciai andare, e mi diressi verso l'uscita.

Il solito mega schermo era al suo posto, e in pochi istanti, ci regalò una panoramica completa del duello.

Era estate inoltrata, ma le mie dita erano pezzi di ghiaccio.

D'istinto, cercai la mano di Gokudera, che sentendo a mia presa mi fissò allarmato.

“Se mi lasci la mano, giuro che ti do un pugno..” ringhiai. Gokudera deglutì, si guardò intorno furtivo, e mise la mia mano e la sua nella tasca della giacca, in modo che non venissero viste.

Vabbè, meglio di niente..

“VOOOOI!!!! CARO IL MIO CICCIO, DOVEVI PORTARE VIA IL CULO DALLA CITTA' UNA SETTIMANA FA, QUANDO POTEVI! DOPO STASERA, ALTRO CHE SPADA..NEANCHE IL PELAPATATE, TI RIUSCIRA' DI USARE!!”

Squalo era sceso in campo, sfoggiando la consueta mansuetudine. Yamamoto non fece una piega, alla sua vista.

“Intanto vediamo come va, poi nel caso parla..ti eviti figuracce.” gli rispose.

“Anello della pioggia: superbi squalo Vs Yamamoto Takeshi..combattete!”

Squalo non se lo fece ripetere due volte. Si avventò sulla sua preda come un falco. Ma Yamamoto fu più svelto, ed evitò un fendente micidiale balzando di lato. Ma con mio profondo orrore, vidi schizzare fuori dalla lama della spada di Squalo delle lamette più piccole. Non bastasse questo gesto scioccante, dal nulla Gokudera ruggì.

“VIA DI LA, SONO BOMBE!”

Gokudera era infallibile a stanate gli esplosivi, e infatti non sbagliava. Yamamoto di buttò dalla parte opposta alla direzione delle piccole lame, che a contatto con l'acqua, esplosero fragorosamente.

“Che diavolo è quella spada, un coltellino svizzero gigante?” sbottò Ryohei, sconvolto.

Squalo osservò a scena, quasi divertito. Beato lui. Io non avevo più una goccia di saliva, in bocca.

“MA BRAVO, CICCIO! HAI FATTO I COMPITI A CASA, EH? HAI IMPARATO A SCHIVARE..COME SE TI SERVISSE A QUALCOSA.. BENE, VEDIAMO SE RIESCI A SCHIRARMI ADESSO! ”

Fece uno scatto in avanti, e nello stupore generale..sparì nel nulla. I presenti iniziarono a buttarsi occhiate tutto intorno, ma di squalo neanche l'ombra. Poi, improvvisamente, spuntò alle spalle di Yamamoto come una furia. Yamamoto, grazie a dio, riuscì ad intercettare in tempo l'attacco, parando il colpo.

“Buon dio, è quasi difficile metterlo a fuoco!” esclamò Basil, scioccato.

“CICCIO BELLO..” ridacchiò squalo. “CREDEVI DI AVERMI INQUADRATO, LA RPIMA VOLTA CHE ABBIAMO COMBATTUTO, EH? BEH TI NOTIFICO UNA COSA...TU NON HAI VISTO UN CAZZO!”

E sorridendo in maniera folle, sparò altre due lamette-bomba dalla sua spada dritte in faccia a Yamamoto.

“Oh mio..da quella distanza..” disse Dino, angosciato. Io tuffai vigliaccamente il viso nel petto di Gokudera, che sentì tremare.

Dio, ti prego..

“Che accidenti è quella roba?”

Mi voltai. Ryohei, Dino e Basil fissavano a bocca aperta il mega schermo. Lo guardai. La bocca si spalancò anche a me. Una nuvola d'acqua alta almeno 4 metri troneggiava in mezzo al campo di battaglia. Sembrava un'esplosione atomica. Poi, nell'assurdità più totale, Reborn sogghignò.

“L'ha disegnata o'figlio mio, quella..” asserì. “E' Lo stile shigure sounen, settima forma di difesa.. lo spruzzo di pioggia!”

Reborn aveva detto bene. La colossale nuvola d'acqua, infatti, si era rivelata essere una sorta di guscio che aveva protetto Yamamoto dal violento e improvviso attacco di squalo. Yamamoto era incolume, non si era fatto niente!

“Ha fatto dei progressi allucinanti!” esclamò Dino, estasiato. “E'...è pressoché incredibile, quanto sia migliorato.”

“Non è il mio preferito per niente, Dinè..” ridacchiò Reborn. “Chiddo figlio tiene lo stesso sangue mio, anche se non l'ho fatto io. Quello è come me: nel mezzo di uno scontro mortale come questo, tira fuori altre due palle oltre a quelle che già ha. E senza scantarsi tanto. Tutto questo succede solo in due casi: o se uno è completamente scemo..o se è un assassino nato.”

Lo guardai con tanto d'occhi.

“Sei impazzito, per caso? Yamamoto non è un assassino!” protestai. Reborn rise sotto i baffi.

“Avevo detto che ne avrei parlato in un giorno di pioggia, e mantengo la parola: Si, piccirì, è nato col sangue di chi, nel bel mezzo di un duello dove si rischia il pelo, invece di farsela sotto, si esalta da matti. Lui adora tutto questo, è un talento innato..”

“Non ti mettere in testa strane idee, chiaro? Io non gli permetterò mai di seguire le tue orme, e diventare un killer! Non ha mai ucciso nessuno, e non comincerà certo oggi!”

“Dubito fortemente che accadrà, tesoro mio..”

Dino si era avvicinato a me, di nuovo molto serio.

“Il ragazzo ha fatto passi da gigante, è palese, ma..non ha capito quello che gli ho detto, temo. Fa affidamento solo sulla shigure sounen, sia per difesa che per attacco..è pericoloso.”

“Perché? Non è una tecnica affidabile? Fa parte delle tradizioni della sua famiglia, non credo che suo padre glie l'avrebbe insegnata, se fosse una tecnica scarsa..”

“No, per essere valida, lo è senza dubbio. Il problema è..”

Lasciò la frase in sospeso, mentre il mega-schermo mandava immagini di altre spettacolari forme di difesa , figlie della shigure sounen, che Yamamoto padroneggiava con una maestria inverosimile. Ero al settimo cielo. Di questo passo..il mio guardiano della pioggia avrebbe vinto, forse senza farsi del male!”

“Dino, non credo ci sia da preoccuparsi..” mi sentì di dire, prendendo la sua mano. “Yamamoto ha superato ogni nostra previsione, l'hai detto anche tu, no?”

“Spero tu abbia ragione, tesoro mio..” rispose lui, senza levare gli occhi dallo schermo gigante. “Il problema è..che anche squalo sembra del tuo stesso avviso. Guarda..sta sorridendo.”

Guardai lo schermo. Con mio disappunto e orrore, vidi il viso di squalo. Era vero..sorrideva.

“EHI, CICCIO..” tuonò nello scrosciare dell'acqua che cadeva dopo l'ultimo attacco di squalo non andato in porto. “MI SPIEGHI PERCHE' CAZZO NON MI HAI ATTACCATO DOPO AVER PARATO IL MIO ULTIMO COLPO? ERA LA TUA ULTIMA OCCASIONE, E TE LA SEI FATTA SCAPPARE..”

Dal gruppetto della tifoseria avversaria, sentì distintamente la piccola incappucciata e quel maniaco di Belphegor ridacchiare.

“Sembra che finalmente squalo sia arrivato al dunque. Era ora..” commentò lei.

“Vai in malora, sfigato!” tuonò Ryohei sfondandomi un timpano. “Stai solo cercando di spaventare il mio amico, perché sai che ti sta facendo il culo!”

Yamamoto, dal canto suo, rise di gusto.

“La mia ultima occasione? Che negativo, che sei. Sai, squalo, ti devo notificare io una cosa, adesso: sei tu che non hai visto un cazzo, finora..”

Quello che successe un istante dopo, a stento so spiegarlo, sebbene l'abbia visto coi miei stessi occhi. Yamamoto partì alla carica verso squalo, e per la prima volta..parve deciso ad attaccarlo seriamente.

Lo vidi fendere l'aria con la sua spada, ma nel momento in cui tutti si aspettavano che la lama avrebbe colpito squalo, nella sua mano..la spada parve eclissarsi.

“Lord Yamamoto..ha perduto la spada! Non la vedo, tra le sue dita!” esclamò Basil. Un attimo dopo, però, nello stupore generale, Yamamoto abbassò la mano che impugnava la spada..e quella ci riapparve dentro!

Il colpo, dunque, venne dal basso, con forza inesorabile, colpendo il nemico in pieno. Vidi squalo ribaltarsi e cadere all'indietro, atterrando nell'acqua.

“Pioggia d'estate..” mormorò Reborn. “E' un colpo strano..nel bel mezzo dell'attacco cambi tutta la posizione, così l'avversario non capisce più da dove arrivi col tuo colpo. Ci vuole testa, per farlo venire bene. Bravo, figlio mio..”

“Tu pensa..” borbottò Gokudera, nascondendo a stento lo stupore. “Ce 'ha un cervello, alla fine. Chi l'avrebbe mai detto..”

Non mi venne proprio, di arrabbiarmi per quel cattivo commento. Ero troppo felice!

“Yamamoto..sei il migliore, ti adoro!” urlai a pieni polmoni.

Era fatta..Yamamoto aveva vinto!

“Beata ignoranza..”

Mi voltai di scatto. Belphegor fissava lo schermo, sempre con quel suo odioso sorrisetto stampato in faccia.

“Porta pazienza, bel... quei bambocci non possono comprendere la grandezza di colui che era destinato a diventare boss dei Varia..” commentò la bambina col cappuccio.

Non ebbi il tempo di chiedermi il significato di quella frase, che mi si palesò davanti. Squalo uscì dall'acqua con le sue gambe. Era..incolume.

“HAI TOPPATO, CICCIO..” ringhio, ridendo.

Dino imprecò piano.

“Non si è fatto niente, maledizione..”

Mi portai le mani ai capelli, sconvolta.

“No, non può essere..Dino, maledizione, l'ho visto io Yamamoto colpirlo!”

Dino denegò amaramente.

“No..Squalo, un attimo prima che arrivasse il colpo, è scattato all'indietro e lo ha evitato. Ho sperato di essermelo immaginato, ma..vedendolo sano e salvo, non ho alcun dubbio..”

Mi prese il panico. Ero sicura..ero sicura che fosse finita, dannazione..”

“Non va bene, cazzo..” sbottò Dino. “Non ha capito niente, di quello che gli ho detto!”

Guardai Dino, ma mentre mi chiedevo cosa volesse dire, Squalo parlò di nuovo.

“DI UN PO, CICCIO... PERCHE' CAZZO HAI DECISO DI COLPIRMI COL CULO DELLA LAMA? GUARDA CHE TI HO VISTO, SAI? HAI GIRATO LA SPADA, PRIMA CHE MI COLPISSE? SEI RINCOGLIONITO, PER CASO? LE SPADE TAGLIANO DALL'ALTRA PARTE!

A tutti prese un mezzo infarto. Lama..storta?

“Eh..me lo stavo chiedendo pure io..” Disse Reborn.

Per tutta risposta Yamamoto sorrise.

“Non mi sono rincoglionito, non temere. So da che parte taglia una spada..” rispose. “Ho girato la spada..perché non ho nessuna intenzione di ammazzarti. Sai..lei non se lo perdonerebbe mai..se diventassi un assassino..”

Mi vennero le lacrime agli occhi. Lo faceva..per me!

Gokudera si colpì la fronte.

“Porco mondo..ma guarda se quel coglione doveva andare a fare il buonista proprio ora...idiota, se non lo uccidi tu, lui ucciderà te! E questo la farà stare peggio! possibile che non ci arrivi?”

Squalo pure, aveva di che ridire, a riguardo.

“CICCIO...MI STAI PRENDENDO PER IL CULO? TI SENTI TANTO FORTE DA INSULTARMI? MAGARI DEVO FARTI CAPIRE MEGLIO, CONTRO CHI TI SEI MEZZO, EH?”

Ed eccolo partire di nuovo come un toro alla carica. Stavolta, però fece l'inatteso più totale: piantò la spada nell'acqua, e la alzò di scatto, sollevando per aria quello che era a tutti gli effetti.. un muro d'acqua.

“Non si vede più niente!” protestò Ryohei. Dino sbuffò irato.

“Nessuno vede niente, nemmeno loro. Si tratta di tempistica..il primo che trova l'altro, vince..”

Un istante dopo, l'acqua tornò a terra, e con orrore vidi Yamamoto..con squalo praticamente appoggiato alla schiena, la lama della spada alla gola del mio amico.

Fu un attimo, un lampo a malapena visibile. Poi, con orrore, vidi la stoffa della camicia bianca di Yamamoto squarciarsi all'altezza della spalla, e un fiotto di sangue scarlatto schizzare per aria.

“NO!” urlai, talmente forte dal farmi male alla gola. Squalo rise di gusto, osservando la camicia di Yamamoto inondarsi di sangue lungo tutto il braccio.

“FA MALE, EH? BEH,HO UNA BRUTTA NOTIZIA PER TE, CICCIO: FINIRAI SQUARTATO VIVO! E SAI PERCHE'?PPERCHE' RIESCO A PREVEDERE TUTTE LE TUE MOSSE DEL CAZZO! CARO CICCIO..IO CONOSCO MOLTO BENE LA TUA SHIGURE SOUNEN!”

Yamamoto lo fissò come se fosse la morte in persona.

“SI..TEMPO FA, HO FATTO IL CULO A UNO CHE SI SPACCIAVA PER L'IMPERATORE DELLE SPADE. SCONFITTO QUELLO, MI SONO DETTO: CAZZO, SE QUESTO ERA L'IMPERATORE, VUOI CHE PIU' FORTI NON NE TROVO? COSI' MI SONO MESSO A CERCARE, E MI E' ARRIVATA ALL'ORECCHIO UNA VOCE DI UNO IN ORIENTE CHE PAREVA AVER INVENTATO LO STILE PERFETTO. SONO PARTITO SUBITO, E DOPO UN PO HO TROVATO LUI E I SUOI TRE ALLIEVI. E INDOVINA UN PO, CICCIO, CHI ERA QUESTO TIZIO? EH GIA', PROPRIO IL TALE CHE PRATICAVA LO SHIGURE SOUNEN! PENSA, UN'ANTICA TECNICA TRAMANDATA DI PADRE IN FIGLIO DA SECOLI. ROBETTA INTERESSANTE, MI SONO DETTO! E INDOVINA UN PO' COM'E' FINITA, CICCIO?”

Si lasciò andare in una risata sguaiata.

“SEMPLICE! HO FATTO MIA QUELLA VECCHIA TECNICA DEL CAZZO, E GLI HO AMMAZZATI TUTTI E QUATTRO!

Ero senza parole. Se squalo conosceva la tecnica della famiglia di Yamamoto..tanto valeva usarla, era inutile! Ed era la sola tecnica che Yamamoto conosceva..

“Io glie l'avevo detto..” sussurrò Dino, visibilmente arrabbiato. “Io glie l'avevo detto di non fissarsi con una sola tecnica! Squalo è un mostro, non mi stupisce affatto che conosca la tecnica della famiglia di Yamamoto, e nemmeno che l'abbia fatta sua. Yamamoto doveva giocare d'astuzia, e combattere usando tecniche miste, non piantarsi con uno stile preciso. E' la fine, maledizione..”

Guardai lo schermo, un nodo in gola. Yamamoto..

“Certo che le spari grosse..”

Sussultai. Yamamoto si stava rialzando, la mano premuta contro la ferita sulla spalla, fiotti di sangue che filtravano attraverso le sue dita.

“Non ho..idea con chi tu ti sia battuto, ma..dubito fortemente fosse colui che ha ereditato lo stile shigure sounen. Vedi.. lo so per certo perché..lo shigure sounen non può essere sconfitto. E'..è lo stile perfetto!”

Squalo ridacchio, beffardo.

“SEI PIU' SCEMO DI QUANTO SEMBRI, CICCIO, SE PENSI QUESTO!”

Yamamoto pure rise.

“Combatti, e te lo dimostro, sbruffone..”

Squalo ringhiò piano, e sfoderò un sorriso a 32 denti degno di Belphegor.

“MOLTO BENE, CICCIO... ALLORA NON MI TRATTENGO PIU'..”

La bambina incappucciata mugugnò.

“Occhio..squalo è pronto a tirare fuori le zanne..”

E infatti, meno di un secondo dopo quest'affermazione, squalo partì nuovamente alla carica. Yamamoto fece lo stesso. Iniziarono ad attaccarsi senza posa, un colpo dietro l'altro. Sembravano due cervi intenti a prendersi a cornate.

“UNA VOLTA PARTITO, SONO COME UNO SQUALO..NESSUNO PUO' FERMARE LA MIA SETE DI SANGUE!”

Yamamoto incassò diversi colpi, ma ne inflisse altrettanti, senza però ottenere alcun risultato. A un certo punto, riconobbi nei suoi movimenti la strana tecnica vista poco prima, la pioggia d'estate.

“IDIOTA!” gli urlò Gokudera. “Che cazzo fai?! Mai usare due volte la stessa mossa!”

Non sbagliava. Squalo che già di suo riconosceva le mosse usate da Yamamoto, non colse impreparato l'attacco. Si girò di scatto, e prima che Yamamoto potesse alzare la mano che impugnava la spada per colpirlo, gli sferrò un colpo dritto sulla lama, provocando una sonora vibrazione che echeggiò tutt'intorno.

Yamamoto rimase immobile un paio di secondi. Poi squalo lo sbalzò con un colpo, facendolo volare in acqua. Si rialzò quasi subito, ma c'era decisamente qualcosa che non andava. Gokudera fu la voce dei miei pensieri.

“E adesso che accidenti gli prende? Si muove in modo strano..”

In risposta, venne la risatina acida della bambina incappucciata.

“E' già un miracolo che riesca a muoversi, a dire il vero. Il colpo ricevuto alla lama si chiama “attacco di squalo” ed è l'asso nella manica di squalo. Provoca tramite il colpo inferto, una vibrazione in tutto il corpo del nemico..paralizzandolo.”

Belphegor annui, ridacchiando anche lui.

“Il moccioso però, non è da sottovalutare. Ha colpito il suo stesso braccio per ovviare il danno..”

“Si beh, l'onda d'urto dell'attacco di squalo non si può certo inibire con un semplice colpetto.”Rimbeccò la bambina. “Quello si è giocato la mano sinistra per un bel pezzo, credimi..”

L'avevo visto, in effetti. Avevo visto Yamamoto colpirsi i braccio con un pugno, poco prima di subire l'ennesimo attacco, e mi ero appunto chiesta il perché. Se quell'odiosa bambina aveva ragione..eravamo in un mare di guai.

Yamamoto osservò la sua mano sinistra con aria preoccupata. Poi si voltò di scatto, e si arrampicò su una parete rocciosa li vicino, probabilmente per cercare riparo mentre aspettava che la mano paralizzata riacquistasse mobilità. Combattere una belva inferocita come squalo con una mano sola...equivaleva a un suicidio.

“DOVE CAZZO VAI?” gli urlò squalo lanciandosi al suo inseguimento. Yamamoto mantenne distacco per qualche istante, ma la supremazia del suo avversario dopo il tremendo colpo subito era evidente, e ben presto squalo gli fu addosso di nuovo. Distrusse per intero la roccia dove Yamamoto si era nascosto, facendolo precipitare nel vuoto. Yamamoto cadde a peso morto nell'acqua con un tonfo sordo.

Ormai in lacrime, affondai la faccia contro il petto di Gokudera, che sentì fremere di rabbia.

“No, eh..non me lo fare, coglione del baseball..” lo sentì sussurrare. Basil respirava affannosamente accanto a me, aggrappato al braccio di Dino, che aveva il viso pallido come un lenzuolo.

“Che ferocia inaudita..avete visto anche voi, lord Cavallone?”

Dino annui.

“Zanna di squalo..” mormorò. “Dio non voglia, ma..”

“Boss..” intervenne Levi rivolto a Xanxus. “Abbiamo vinto..”

Xanxus non fece una piega.

“Bello scontro..” commentò invece la bambina col cappuccio. “Avrà tutti i difetti di questo mondo, ma una cosa è certa..squalo è perfetto, come guardiano della pioggia: La pioggia lenta ma inesorabile che trascina via tutto con sé..”

“NO!” urlai io, prendendo coraggio da non so dove. “YAMAMOTO E' LUNICO VERO GUARDIANO DELLA PIOGGIA, NON QUELLO SCHIFOSO ASSASSINO!”

Ryohei e Gokudera mi vi accostarono.

“Sentita la signora? Spariamole meno grosse, che è meglio..”

“La decima luce dei Vongola ha scelto lui, non si discute!”

“ALZA IL CULO, CICCIO!” gridò squalo, attirando di nuovo l'attenzione di tutti sullo schermo. “VOGLIO DARTI IL COLPO DI GRAZIA COME SI DEVE! TU E LA TUA FOTTUTA SHIGURE SOUNEN.. SEI MORTO DA COGLIONE, ESATTAMENTE COME QUEL TALE, CHE E'CREPATO SOTTO LA MIA LAMA USANDO TUTTE E OTTO LE TECNICHE D'ATTACCO SENZA CAVARE UN RAGNO DAL BUCO. PERSINO QUELLA CHE LUI RITENEVA IL SUO FIORE ALL'OCCHIELLO: L'OTTAVA FORMA, LA PIOGGIA D'UTUNNO!”

Nella confusione di spruzzi d'acqua e urlacci assordanti, vidi distintamente Yamamoto cambiare espressione. Sembrava..confuso.

“Che c'è?” sbottò Gokudera, fissando lo schermo. “Che ti è venuto in mente adesso?”

Squalo urlò di nuovo a tutta voce.

“TROIETTA DEI VONGOLA!”

parlava con me.

“METTITI COMODA, E GUSTATI LO SPETTACOLO DEL TUO ADORATO GUARDIANO DELLA PIOGGIA CHE TIRA LE CUOIA!

“Riprova un altra volta a chiamarla così.. e giuro che ti taglio la lingua..”

Squalo si voltò di colpo. Yamamoto si stava rialzando. Grazie al cielo..era ancora vivo!”

Squalo scoppiò a ridere.

“VUOI CREPARE IN PIEDI, CICCIO?”

“Sarai tu a crepare, testa di cazzo..”

Tutti i presenti, buoni e cattivi, trasalirono. Anche squalo parve stupirsi alquanto.

“QUANTO CAZZO L'HAI BATTUTA FORTE, QUELLA TUA TESTACCIA VUOTA? GUARDATI, SEI PRATICAMENTE MORTO!”

Ma Yamamoto lo senti appena. Partì alla carica verso di lui, fendendo l'acqua al suo passaggio. Gokudera imprecò sonoramente.

“Che accidenti fai, ti vuoi suicidare? Porta il tuo culo qui, è finita! Li riprenderemo gli anelli, non serve farti ammazzare!”

“Yamamoto, non fare cazzate, torna qua!” gli urlò Ryohei.

Ma Yamamoto era lontano da quelle voci. Raggiunse squalo di corsa, e gli si parò davanti. Poi afferrò la spada.

“Ma porca troia..” ringhiò Dino, furibondo. “In che lingua glie lo si deve dire? Quella tecnica è inutile contro squalo, maledizione!”

Yamamoto partì all'attacco. Squalo rise di gusto.

“MA TU GUARDA CHE RAZZA DI IMBECILLE! TI HO APPENA DETTO CHE L'HO AMMAZZATO, L'ULTIMO CHE HA USATO LA PIOGGIA D'AUTUNNO SU DI ME..CHE CAZZO CREDI DI FARE, USANDOLA ANCHE TU?”

Yamamoto non ascoltò una sola parola, Sguainò la spada..e colpì inesorabile. Squalo, nello stupore generale, volò per aria come un aquilone, atterrando malamente nell'acqua. Ne riemerse quasi subito, livido di rabbia.

“BRUTTO PEZZO DI MERDA.. ALLORA CONOSCI ALTRE TECNICHE OLTRE ALLA SHIGURE SOUNEN, EH?”

Yamamoto ridacchiò.

“No, te l'ho detto..” rispose. “Questa ERA la shigure sounen. Ottava forma: pioggia scrosciante. L'ha inventata mio padre..”

Squalo sbarrò gli occhi.

“STRONZATE..” ringhiò.

“Quello che non sai, bocca larga, è che ogni discepolo della shigure impara e perfeziona le tecniche dei predecessori. E..ne idea di nuove.”

Reborn emise un verso, soddisfatto.

“Mo mi quagliano i conti..” disse. “Ogni singolo allievo di un maestro di shigure sounen impara le vecchie tecniche. Poi, ne deve inventare una per i fatti suoi. Squalo, a quanto pare, ha affrontato un maestro della shigure sounen, e gli ha fregato le tecniche. Ma mica ci stava solo lui, che sapeva usarla. Il padre di Yamamoto doveva essere un altro allievo di un altro maestro, e quindi ha un'ottava tecnica diversa da quella che ha visto e imparato squalo. Questo si, che è beccarla in quel posto..”

Guardai lo schermo. La rabbia dipinta sul volto di squalo presagiva che era appena successo qualcosa che lui non sapeva spiegare..e non gli piaceva affatto.

“SCHIFOSISSIMO RAGAZZINO DI MERDA...” sibilò. “HAI AVUTO UN OCCASIONE D'ORO, QUANDO POCO FA MI HAI COLPITO...E TI OSTINI A USARE QUEL CAZZO DI SPADA DALLA PARTE DEL DORSO? HAI QUALCHE ALTRO SCHEMA DA USARE, CHE TI PERMETTI DI CAZZEGGIARE COSI'?”

Yamamoto sorrise.

“Eh no, gli altri li sai tutti anche tu!”

“Signore, pietà..” sospirò Dino, esasperato.

Squalo lo guardò con una furia negli occhi da far tremare le gambe.

“BENE, CIO' SIGNIFICA..CHE SEI UN UOMO MORTO, CICCIO!”

Ed eccolo partire all'attacco. Ma Yamamoto non parve intimidito. Chiuse gli occhi, con aria concentrata. La spada ben salda tra le mani.

“Ok, giochiamoci il tutto per tutto..” mormorò prendendo un bel respiro. “shigure sounen..nona forma!”

 

 

Ciò che accadde dopo, fatico ancora oggi a credere che sia successo davvero.

Squalo si scagliò contro Yamamoto ad una velocità spaventosa, fendendo l'acqua al suo passaggio come il motore di un motoscafo.

Yamamoto spiccò un balzo e alzò davanti a sé un muro d'acqua. Squalo lo trapassò come fosse nulla..ma Yamamoto non era dove si aspettava. L'acqua, nascondendolo, gli aveva permesso di sgattaiolare di fianco a squalo e strisciarli alle spalle. Squalo se lo trovò contro la schiena senza sapere a chi dire grazie. Ma un attimo dopo, quello che i miei occhi videro mi fece provare uno dei momenti di terrore più brutti della mia vita.

La mano di squalo, in maniera surreale...si staccò di netto dal suo polso, e si portò all'indietro.

Era finta, una mano meccanica.. e trafisse da parte a parte il torace di Yamamoto.

Gokudera mi voltò verso di lui, e il mio urlo fu soffocato dalle sue braccia.

“No..” Gridai, la bocca tappata dalla stoffa. “Dio, ti prego, no!”

“Mia signora, guardate!”

Basil mi aveva chiamata. Mi girai di scatto verso lo schermo. Rimasi senza parole. Yamamoto..era in piedi davanti a squalo..che stava riverso nell'acqua. Un attimo dopo, alzò trionfante la mano verso lo schermo, e a pieni polmoni urlò: HEI SCRICCIOLO..HO VINTO!”

“Una copia..” gracchio Dino, sbalordito. “Figlio di buona donna..ha creato una copia di se stesso d'acqua come diversivo! Mi venisse un colpo..quel ragazzo è un genio!”

I miei amici esplosero in un boato di esultanza. Reborn era estasiato.

“Chisto è o figlio mio masculo!” esclamò, tronfio. “Bello di papà, tieni sangue buono, sei nato per sto mestiere!”

“Non dire fesserie! Lo uccido io con le mie mani, se si azzarda ancora a fare una cosa del genere..” rimbeccai io, la voce tremula dal pianto. “Yamamoto, mi senti? torna indietro!”

Lui alzò un pollice per segnalare che aveva capito. Ma fece appena un passo, che una tremenda risata penetrante esplose tutt'intorno. Stavolta però non era squalo a ridere, e il mio basso ventre lo sapeva bene. Chi rideva..era niente meno che Xanxus.

“Che figura di merda!” gracchiò, ridendo come un matto. “ Ha perso! Bene.. lo voglio morto.”

Alzò la mano davanti a sé, ma le cervello si intromisero.

“No, non è possibile intromettersi adesso. Stando a ciò che era stato stabilito, il perdente verrà dato i pasto agli squali.”

“No, non ci sto..”

Ci girammo tutti. Yamamoto stava ripescando squalo dall'acqua, e si accingeva a portarlo fuori dall'acquario.

“Ma che cazzo fai?” gli strillò Gokudera. “Porta via il culo da lì, e lascia quell'avanzo di galera dove sta, idiota!”

“Io non lascio morire solo perché ha perso, è una stronzata!” rispose Yamamoto trascinando all'asciutto squalo.

“LA STRONZATA LA STAI FACENDO TU..”

Squalo aveva ripreso conoscenza, e ora fissava Yamamoto.

“LASCIAMI QUI, E NON OFFENDERE IL MIO ORGOGLIO DI SPADACCINO, SE ANCORA ME NE RESTA..”

Yamamoto lo guardò come se stesse delirando.

“Non ti lascio finire in pancia a un pescecane!”

Squalo lo guardò per un istante. Dopodiché, gli sferrò un colpo poderoso, spedendolo davanti alla porta dell'uscita dell'acquario. Yamamoto era sbalordito.

“Perché..”

“PERCHE' IL TUO TALENTO MERITA DI VIVERE, CICCIO. DEVI SOLO IMPARARE A TAPPARE LA BOCCA AL TUO CUORE BUONO..”

Una frazione di secondo dopo, dal nulla spuntò un enorme squalo bianco... che inghiottì l'uomo chiamato squalo in un sol boccone.

“No!” urlò Yamamoto, inorridito. Fu il solo suono che si udì. Nessuno, nemmeno i Varia emisero un fiato, dinnanzi a tanto orrore. Finché, nel silenzio più assoluto, la gelida risata di Xanxus echeggiò di nuovo.

“Uno squalo mangiato da uno squalo, che spasso! Bene.. me lo sono tolto dai piedi, finalmente.

Non ci vidi letteralmente più. Come in preda alla più violenta fiamma della tempesta, nonostante lo strano dolore al basso ventre, mi scagliai contro Xanxus.

“SCHIFOSO BASTARDO! LO GIURO, XANXUS..NON PERMETTERO' MAI, FINCHE SONO VIVA..CHE LA MIA FAMIGLIA FINISCA IN MANO TUA! ”

Xanxus mi ignorò deliberatamente, cosa che fece montare ancora di più la mia rabbia. Dino mi si fiondò addosso.

“Buona, tesoro mio, buona. Su, vieni via..andiamo a prendere Yamamoto..”

Tremavo come una foglia, e il mio basso ventre era in fiamme. Gokudera fece un passo verso di me, ma Reborn lo bloccò.

“No, figlio.. se proprio tu la tocchi adesso, qua succede un pandemonio. Vai a pigliare Yamamoto, vai, che è l'unico che me la sa calmare..”

Gokudera annui, e con Ryohei andò nell'acquario a riprendere Yamamoto. Dino mi sfregava le mani lungo le braccia. Potevo avvertire l'elettricità schizzare fuori da tutti i pori. Non ricordavo di essere mai stata arrabbiata così tanto in vita mia.

La porta dell'acquario si spalancò. Yamamoto, acciaccato e malconcio, se la fece di corsa per venire da me.

“Sono qui..” mi disse, stringendomi tra le braccia. “Sono qui, scricciolo, calmati..”

Era bagnato fradicio, e sporco del suo stesso sangue e di quello di squalo, ma con ciò non esitai un secondo. Gli gettai le braccia al collo, sollevandomi quasi da terra. Respirai la sua essenza, che come acqua fresca placò il bollore della mia collera. Lui si inginocchiò davanti a me, per permettermi di abbracciarlo meglio. Rimanemmo così per qualche istante, poi lui si infilò una mano nella camicia, pescandone una catenina d'acciaio. Appeso ad essa, l'anello della pioggia. Era integro.

“Sono il guardiano della pioggia.” mi disse.

Io gli sorrisi, scuotendo il capo. Poi, gli afferrai il viso... e gli diedi un bacio sulla fronte.

Yamamoto divenne paonazzo, mentre la mia spina dorsale veniva invasa quasi istantaneamente da una scarica di rabbia violentissima.

Gokudera non aveva gradito, a quanto pareva. Io lo ignorai, e posai la mia fronte a quella di Yamamoto.

“Sai, l'amore ha molte forme, come la tua tecnica.” gli sussurrai in modo che chi so io non sentisse, e mi lanciasse un'altra scarica. “E credimi, anche se in maniera diversa dalla tua..ti amo anch'io, Takeshi Yamamoto, guardiano della pioggia.”

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