-Pull me in just like a riptide.

di RembLem
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La verità. ***
Capitolo 2: *** Spiegazioni. ***
Capitolo 3: *** Il viaggio. ***



Capitolo 1
*** La verità. ***


-CAPITOLO UNO- 
La verità. 






 

 

«Cassieeee!» 

«Sì, mamma?» 

«Mi prendi il raccoglitore? Sono in ritardo e devo sbrigarmi per andare al lavoro!» 

«Certo mamma. Vado...» 

Vado in studio e cerco il raccoglitore di mia madre. Lo vedo sullo scaffale più alto e devo alzarmi sulle punte dei piedi per prenderlo.

Lo afferro e lo tiro fuori ma, insieme a lui, cadono tantissimi fogli e cartelline. Si sente il tonfo della carta che cade a terra.

«Ohh no!» esclamo.

«Cassie! Cosa hai combinato?!» urla mia madre, è furiosa.

«Scusami! Non preoccuparti, metto a posto io. Ecco il raccoglitore!» le do' il raccoglitore e lei esce in silenzio dalla camera.

«Okay, io vado, a stasera!» mi saluta dall'altra stanza.

Adesso ci sono tantissimi fogli a terra, fantastico. E a chi tocca posarli? A ME.

Ho preso una sedia e ci son salita sopra, così potrò raggiungere meglio lo scaffale e non far cadere tutto, di nuovo.

Inizio dalle varie cartelline. Le prendo da terra e le riordino sullo scaffale.

 

Adesso a terra ci sono tantissimi fogli. Sono tutti vecchi documenti che servivano a mio padre per il suo lavoro.

Conserva di tutto, è una sua mania. Ho una voglia terribile di bruciare tutti questi vecchi fogli inutili, ma si arrabbierebbe parecchio.

Prendo tutti i fogli e li metto in ordine uno sopra all'altro. E' incredibile, ce ne sono tantissimi.

Sotto un bel po' di fogli trovo però qualcos'altro.

 

«E queste cosa sono?» penso appena le vedo.

Sul pavimento, davanti a me, ci sono tantissime lettere chiuse, mai aperte, a quanto pare.

Sono piuttosto vecchie, la carta è di un colore giallastro. E sono maltrattate.

Le prendo in mano, sono più o meno trenta lettere. E sono tutte indirizzate a ME.

'Cassidy Taylor Jones' 'Cassidy Taylor Jones' si legge il mio nome ovunque.

Stavo osservando le buste delle lettere ma all'improvviso mi squilla il cellulare. Lascio tutto lì com'è e vado a prenderlo.

«Pronto?»

«Ehi Cassie! Sono papà!»

«Ciao papà...»

«Volevo dirti che sto già tornando a casa, il mio dirigente mi ha dato una mezza giornata libera! Contenta?»

«Certo! Ti aspetto!»

Mi saluta e poi attacca. Devo nascondere le lettere.

Corro nello studio e le prendo tutte. Le metto sotto il braccio e vado in camera mia.

« Ehm... vediamo, dove posso metterle? » dico tra me e me.

Suona il citofono ed entro nel panico. Senza pensarci troppo, lancio le lettere sotto il letto e corro ad aprire la porta.

«Ehi! Papà!» dico affannata per la corsa.

«Cassie! Stai bene?» chiede lui guardandomi con aria curiosa.

«Sto bene, ho fatto cadere i vecchi documenti dallo scaffale in studio e adesso sto sistemando... Entra.» rispondo.

Entra in casa ma ha un'aria preoccupata e continua a fissarmi. Lo porto in studio e gli mostro i fogli caduti.

«Hai trovato solo cartelline e vecchi documenti?» mi chiede dubbioso.

«Ehm... in realtà...» stavo per dirgli la verità, ma continuo «in realtà ho trovato solo questo.»

«Va bene, puoi andare, non preoccuparti, sistemo io qui.» mi dice lui, ma si nota da lontano un chilometro che è preoccupato.

Accenno un sorriso e poi vado in camera mia in silenzio.

 

Devo trovare un posto per queste lettere ora. Le prendo e le chiudo in un cassetto a chiave, non si sa mai.

Poi mi sdraio sul letto pensando a quello che è appena successo.


Chi mi ha scritto queste lettere?

Perché i miei genitori non me le hanno mai fatte leggere?

Perché me le hanno nascoste? Tutto questo non ha senso.

 

Mio padre poi entra in camera interrompendo i miei pensieri.

«Cassie, io esco, devo andare al supermercato. Tra mezz'ora io e la mamma saremo qui, okay?»

«Okay!» rispondo, e mio padre esce di casa.

Finalmente posso controllare meglio quelle lettere.

Prendo le lettere dal cassetto e le metto tutte sulla mia scrivania. Accendo la luce per leggerle meglio.

Apro la busta di una lettera e così faccio con tutte le altre. La carta è vecchia e si straccia subito.

Leggo una per una tutte le lettere col cuore in gola.




 

L'ora di cena arriva in fretta, e io, mia madre e mio padre mangiamo in silenzio per tutto il tempo.

Dopo aver finito non riesco più a tenermi dentro tutto.

«Devo chiedervi un po' di cose.» e i miei genitori mi guardano con aria interrogativa.

Vado in camera mia e prendo le lettere. Entro in cucina e le appoggio sul tavolo mentre i miei 'genitori' si guardano sconvolti.

«Adesso voi mi dovete delle spiegazioni.» dico piangendo per la rabbia.

Silenzio e qualche 'ehm' sono le uniche cose che si sentono.

«Dovete rispondermi. Chi è questa Kathryn che dice di essere mia madre? E chi è Drew?» li guardo con rabbia.

Ancora silenzio ed espressioni perplesse. Vedo che non rispondono e allora continuo.

«Voi, Voi chi siete? E io? Io chi sono?» mi scendono delle lacrime.

 

Come hanno potuto mentirmi per tutto questo tempo? Ho quasi 16 anni, dannazione.



Jane, che non posso più considerare mia madre ormai, è scoppiata a piangere. 

Mark, che conoscevo come mio padre fino a un giorno fa, inizia a parlare.

«Cassie, noi ti abbiamo cresciuta e ti vogliamo bene..» dice continuando a fissarmi.

«Chi siete?!» mi accorgo che sto urlando.

«Era da tanto che volevamo parlare di questo con te, ma non ne abbiamo mai avuto il coraggio...» interviene Jane.

«Esatto, ci è mancato il coraggio. Ma ormai sei abbastanza grande per sapere tutto.» continua Mark.

E' una situazione così strana, non ci capisco niente, ma continuo ad ascoltarli.

«Credo sia arrivato il momento che tu sappia la verità. Io e Jane non siamo i tuoi veri genitori. La tua vera mamma si chiama Kathryn.»

Non posso crederci, il cuore mi batte all'impazzata. Mark fa una piccola pausa.

«E Drew è tuo fratello. E sì, tu sei stata adottata. Mi dispiace dirtelo così. » concluse Mark.

 

 

 

 

 

Ciao a tutti! c:
Il primo capitolo si conclude qui, grazie per aver letto.
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Capitolo 2
*** Spiegazioni. ***


-CAPITOLO DUE- 
Spiegazioni.



 

Cosa!? Adottata? Fanno sul serio? E me lo dicono ora? Solo ora?!

E' una cosa incredibile, mi hanno mentito sempre fino ad oggi.

Ormai sono grande e credo che se non l'avessi scoperto da sola, loro non me l'avrebbero detto.

Sono letteralmente scioccata.

Ho appena scoperto che i miei genitori non sono i miei genitori.

E ho anche scoperto che il mio nome non è Cassidy Taylor Jones.

Non conosco mia madre e mio fratello, e non sapevo neanche che mi scrivessero.

Ed ora chi sono io? Non sono nessuno, non ho un nome.

Sto piangendo come non mai.

La mia vita ora non ha un senso.

Tutto quello che io, Jane e Mark abbiamo costruito in 16 anni è andato distrutto.

Già, andato distrutto con tre parole.

'Sei stata adottata'

Vorrei tornare indietro, forse avrei voluto non leggere mai quelle lettere.

Forse avrei preferito continuare a vivere con loro una vita serena.

Ma ormai è troppo tardi, per tutto.






Jane e Mark mi stanno guardando, e Jane continua a piangere senza aggiungere niente. 

Si vede dai loro volti che sono dispiaciuti, provano quello che provo io.

Ma non dovevano mentirmi per così tanto tempo. No, non dovevano farlo.

Mark si alza e mi viene in contro. Allarga le braccia e io mi ci ritrovo dentro.

In teoria dovrei rifiutare questo abbraccio, ma per qualche ragione non lo faccio.

Sto ancora piangendo quando riesco a dire tra i singhiozzi «Perchè? Perchè?!»

«Cassie, avevamo le nostre ragioni per nascondertelo.» risponde Mark.

«No, non ne avevate. Dovevate dirmelo prima che lo scoprissi da sola. Non sono più una bambina, Mark.»

«Noi volevamo solo che tu vivessi una vita felice con noi, volevamo tenerti al sicuro, volevamo una famiglia serena.»

Ha lasciato la presa ed adesso mi fissa negli occhi.

«Non è cambiato niente, vero, Cassie?»

«Oh no, è cambiato tutto invece. Adesso dovete dirmi chi sono i miei genitori, chi siete voi, chi sono io.»

Mark si siede a tavola e mi invita a sedere vicino Jane che si asciuga le lacrime.

«Ti voglio bene Cassie. Non dimenticarlo mai, ti prego.» aggiunge Jane.

«Anche io te ne voglio.» le rispondo.

Jane è così bella. E' bella persino quando piange.



«Mark, puoi dirmi perchè sono stata adottata?» mi accorgo che ho smesso di piangere ma che sto tremando.

«Vedi, piccola mia, noi eravamo molto amici di tua mamma e tuo padre. Purtroppo tu sei nata in un periodo difficile.

 Quando tua mamma era incinta, tuo padre è scappato con un'altra donna e non si è fatto più vedere.

 Così, tu, tua madre Kathryn e tuo fratello Drew, che allora aveva solo 4 anni, facevate fatica ad andare avanti.

 Quando sei nata, tua madre non riusciva a mantenerti e così noi, per aiutarla, abbiamo deciso di crescerti al posto suo.»


Sto fissando le piastrelle del pavimento, anche se sto ascoltando Mark molto attentamente. 

Sono ancora scioccata per provare qualsiasi emozione. Solo confusione.

Mark si ferma un attimo e beve un sorso d'acqua, poi vede che io aspetto altre spiegazioni e continua.


«Per lei però è stato uno strazio lasciarti e giurò che appena avrebbe avuto la possibilità di riaccoglierti a casa, l'avrebbe fatto.

 Infatti, tre anni fa lei ci chiamò dicendo di aver trovato un lavoro stabile e di percepire uno stipendio adatto per crescere la sua famiglia.

 Ma noi ci eravamo affezionati troppo a te e non abbiamo permesso che lei ti riportasse a casa.

 Ecco il perchè di tutte quelle lettere, ecco perchè non abbiamo voluto che tu le leggessi.»




COSA?! MI PRENDONO IN GIRO? MIA MADRE VOLEVA CHE IO TORNASSI DA LEI E LORO HANNO RIFIUTATO?

MI HANNO CRESCIUTA E GLI SARO' GRATA PER QUESTO A VITA, MA POTEVANO ALMENO FAR DECIDERE ME, NO?




Li ho solo fissati per un po', ma alla fine inizio a parlare.

«Potevate avvisarmi, dovevate dirmelo, era una decisione che spettava a me.»

«Mi dispiace, Cassie. L'abbiamo fatto perchè ti vogliamo bene.» dice Jane guardandomi.

«Va bene, okay. Mi avete mentito per tutto questo tempo, ma adesso ho preso una decisione.» dico io guardandoli entrambi.

Aspetto un po' di tempo e loro mi guardano con aria interrogativa, quindi continuo.


«Voglio tornare da mia madre e mio fratello, almeno solo per conoscerli.»

Jane spalanca gli occhi e Mark fa lo stesso.


«Oh, non se ne parla!» urla Mark.

«Nell'ultima lettere di Drew, lui dice che sono pronti a riaccogliermi a casa e che mi aspettano a braccia aperte.

  Perchè non posso andarci, allora?» rispondo io.

Nel frattempo il tempo passa e sono le undici di sera. Sono anche molto stanca e mi gira la testa.

Si sente anche il ticchettio dell'orologio che va avanti.

Tutto questo è così strano, solo fino a ieri era tutto perfetto.


Li ho solo fissati per un po', ma alla fine inizio a parlare.

«Se vuole, lasciala andare.» suggerisce Jane a Mark.


Jane mi appoggia, fantastico!

Adesso vorrei così tanto conoscere mia madre e mio fratello.


Sono così dolci nelle lettere che mi hanno scritto, e nelle buste c'erano anche delle vecchie foto di noi insieme.

Sembravamo così felici.



«Perchè mai dovremmo lasciarla andare? Io non voglio.» 

«Se può renderla felice, perchè no?»

«Jane, io non voglio perdere Cassie.»

«Fallo per me e per lei.»


 
Decido di intromettermi, voglio convincere Mark, voglio davvero tornare dalla mia vera madre.

«Non mi perderai, Mark. Io ti vorrò sempre bene, mi hai cresciuta.»

Mi alzo e vado ad abbracciarlo e mi scendono le lacrime. Piangiamo entrambi.

Rimaniamo per un po' abbracciati. Gli abbracci sono così belli.

Sono caldi, e ti fanno sentire al sicuro.

Jane e Mark mi hanno mentito, ma non riesco ad odiarli.

Li ho sempre considerati mia madre e mio padre e in un certo senso, lo sono ancora per me.

Ad un certo punto capisco che Mark vuole chiedermi qualcosa e quindi lo lascio.

«Vuoi davvero andarci?» 


«Sì, ti prego. Voglio solo conoscerli.»

Mi guarda per un poco e poi mi sorride. Gli scendono ancora le lacrime.

«Ti faccio tornare da loro, ma solo perchè ci tieni tanto e io voglio che tu sia felice.» 

«Grazie papà!» 

Jane si alza e mi abbraccia e Mark si aggiunge.

«Vi voglio bene.» sussurro.


Adesso ho mille pensieri in testa, una gran confusione. 

Una cosa sola è certa: non vedo l'ora di conoscere Kathryn e Drew.







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Il secondo capitolo si conclude qui, grazie per aver letto.
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Capitolo 3
*** Il viaggio. ***


-CAPITOLO TRE- 

Il viaggio.








 

Sono passati un po' di giorni da quando ho parlato con Jane e Mark.

Quella discussione con loro mi ha fatto bene.

Appena ho scoperto di essere stata adottata sono rimasta sconvolta e mi sono terribilmente innervosita.

Ma dopo aver parlato con loro mi sono sentita meglio, mi sono sentita tranquillizzata.

Alla fine abbiamo deciso insieme, tra due giorni partirò per la California.

E' lì che vivono mia madre e mio fratello. Quelli veri.


Non ho il problema della scuola, fortunatamente è finita tre settimane fa.

E poi ho sedici anni, quindi non c'è nessun problema.

Non so per quanto tempo rimarrò lì. Forse una settimana, forse due, forse per sempre.

Adesso dovrei parlare a telfono con mia madre e chiederle il permesso di tornare a casa.

Mark mi ha dato il numero, ma lui non vuole parlarci.

Non sono nei migliori rapporti ultimamente, a causa mia.



Sono le quattro del pomeriggio, ho appena finito di mangiare. Un panino al volo, non avevo molta fame.


Jane viene da me e mi saluta dicendo che deve andare a lavoro.

«Ciao Cassie! Ricordati di telefonare Kathryn, mi raccomando.» e mi stampa un bacio sulla guancia.

«Certo! A stasera!» rispondo sorridendo.


Jane mi fa sempre sorridere, è una donna così solare. Solo a guardarla viene il buon umore.


Mi ha fatto effetto vederla piangere, di solito è sempre sorridente e scherzosa.

Nonostante l'età e qualche ruga, Jane è sempre in movimento, sembra una ventenne.

E in più ha degli occhi bellissimi, sono di un verde stupendo.


Adesso sono sola in casa, di nuovo. Mark è a lavoro come sempre. Quei due si danno daffare.


Sono sola a casa, di nuovo. Non so come sia stare in casa con il proprio fratello, dato che sono l'unica "figlia" di Jane e Mark.

Rimango pensierosa seduta sul divano, decidendo il da farsi.


Chiamo adesso? O chiamo più tardi?


Più tardi.

Accendo la TV e faccio zapping tra i canali. Niente di interessante.


Possibile che non ci sia niente di interessante?

Sì, possibile.

Spengo la TV e accendo la radio, ascolto un po' di musica e vado in cucina a sgranocchiare qualcosa.

Alla fine, decido di chiamare mia madre.


Prendo il telefono in mano e seleziono il numero che Mark ha scritto con la sua orribile calligrafia su un foglietto di carta.

Rimango a fissare per un po' il numero e mi accorgo di essere ansiosa. Chiamo e appoggio il telefono all'orecchio.

Aspetto in linea ma finalmente qualcuno risponde.

«Pronto?»

Una voce maschile, non ho idea di chi sia, forse ho persino sbagliato numero, probabile dato che è un'impresa decifrare la scrittura di Mark.

«Ehm...»

Sto balbettando, non ci voleva.

Faccio un respiro profondo e trovo, non so dove, il coraggio di parlare.

«Ciao! Mi chiamo Cassie, posso parlare con Kathryn?»

«Cassie, sei tu?!»

«...»

«Cassie! Sono io! Drew, tuo fratello!»

«Oddio, ciao Drew!»

«Cassie! Che bello sentirti! Mi sei mancata tantissimo!»

Sento che sto per piangere, è contentissimo di sentirmi, si capisce dalla sua voce.

«E' bello anche sentire te!»

«Come stai? Dove sei?»

«Sto bene, sono a casa mia, la casa di Jane e Mark, te ne ha parlato la mamma?»

«Certo che me l'ha detto! Ricevute le lettere?»

«Sì, ricevute in un modo particolare, ma ricevute.»

«Mi devi raccontare tutto un giorno! Ti passo la mamma?»

«Certo! Sì, grazie! E' stato bello sentirti!»

«Te la passo subito!»


E' emozionatissimo e lo sono anche io, il cuore mi batte all'impazzzata, sto tremando e ho gli occhi lucidi.

Riesco a sentire Drew che chiama mia madre dicendo che 'Cassie è al telefono'.


«Cassie!»

«Mamma!»

Riesco a dire solo quello che le lacrime mi riempiono la faccia.

«Piccola mia! Mi sei mancata tantissmo! Ti penso ogni giorno!»

Scoppio in lacrime dalla commozione e non riesco a parlare. Riesco solo ora a capire quanto sia mancata a mia madre.

Parlo con mia madre per un po' di tempo, anche lei come Drew e me è contentissima.

Mi chiede della casa e di Mark e Jane, di come mi trovo qui, della scuola, degli amici.

Alla fine devo dare la bella notizia, quella per cui ho chiamato.

«Mamma, ho chiamato per dirti una cosa: io tornerò in California da voi.»

«Che bella notizia! Quando? Noi siamo pronti a riaccoglierti a casa a braccia aperte!»

«Credo di partire Mercoledì alle sette del mattino!»

«Che notizia fantastica! Tra due giorni potrò riabbracciarti! Non ci credo ancora!»

«Già... non vedo l'ora!»

Ancora pianti di gioia e frasi dolci ma infine devo attaccare e salutarla.


Io ancora non ci credo, le loro voci, le loro parole, mi sono sentita a casa.

Erano emozionati quanto me, tantissimo.

Nonostante la mia assenza, loro hanno continuato a volermi bene e a pensarmi.



La sera racconto tutto e Jane e Mark che sembrano contenti per me.

Dovrò prendere l'aereo New York - Los Angeles, all'aereoporto di Los Angeles mi aspetterà Kathryn che mi porterà a casa.

Partirò alle sette e arriverò alle dieci.

Vado a letto ma mille pensieri camminano per la mia testa.



 

- - - - - - - - - - -






I due giorni prima della partenza sono passati in fretta, sono stata occupata a fare le valigie.

Mi ha aiutata Jane. Senza di lei avrei fatto un disastro.




Sono le cinque del mattino e non riesco davvero a riposare, quindi decido di alzarmi e prepararmi per il viaggio.

Mi faccio una doccia calda per rilassarmi e dopo essermi asciugata, mi vesto con dei jeans e una canottiera, devo star comoda.

Jane entra in camera mentre mi infilo le scarpe.

«Oh! Sei già sveglia! Dai, facciamo in fretta, l'aereo è alle sette!»

Mentre mi pettino i capelli, desidero di averli più corti, è noioso pettinarli quando sono così lunghi.

Guardo l'orologio e vedo che sono le sei.

Esco dal bagno e aiuto Jane a mettere le valigie in macchina. Mi accompagnerà lei in aereoporto, dato che Mark dorme ancora.

Saliamo in auto alle sei e un quarto e arriviamo lì alle sei e mezza.


Ho salutato Mark ieri sera, anche se mi sarebbe piaciuto salutarlo anche prima di partire.

Ieri mi ha detto
 «Ricordati che ti vorrò sempre bene» piangendo.

Vado a fare il check-in e lascio le valigie

Io e Jane ci sediamo aspettando l'aereo. Da una parte mi dispiace lasciarli.

Lei inizia a parlare.

«Mi macherai, sappi che se vorrai tornare, noi saremo qui per te.»

«Anche tu mi mancherai, Jane.»

Ci abbracciamo a lungo ma poi viene annunciato l'arrivo dell'aereo. Ci stacchiamo e ci salutiamo.

«Preso tutto?» «Preso tutto.»

Prendo le borsa e mi dirigo verso l'aereo. Mi giro per guardare Jane che mi saluta e le sorrido, poi salgo.

Cerco il mio posto, sono seduta da sola e spero di esserlo per tutto il viaggio, sinceramente.

Alla fine finalmente trovo il mio posto e mi siedo.

Le persone arrivano pian piano. Poi arriva una ragazza, anche lei sola come me, e mi si avvicina.

«Ehi, Ciao! Anche tu sei sola?»

«Eh sì!»

«Ti dispiace se mi siedo vicino a te?»

«Per niente, figurati!»

La ragazza si siede al posto accanto al mio, forse non mi dispiace tanto, forse sì.

«Mi chiamo Abbie! Piacere!»

«Il mio nome è Cassie!» rispondo sorridendo.

Non ho mai visto questa ragazza prima d'ora ma ha un'aria simpatica.

«Anche tu a Los Angeles?» continua a sorridermi.

E' una ragazza con i capelli biondi e gli occhi marroni e non è tanto alta.

Dovrebbe avere più o meno la mia età.

«Esatto, tu che ci fai a Los Angeles?» le domando.

«Oh... vado a casa di mio zio Patrick per le vacanze! Tu?»

«Vado a conoscere mia madre, non la vedo da anni.»

«Ma come?!»

«Beh, abbiamo sei ore di viaggio da fare, ho tutto il tempo di spiegarti!»








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Il terzo capitolo si conclude qui, grazie per aver letto.
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