Con le volpi dobbiamo agire da volpi

di Ruestrada
(/viewuser.php?uid=309333)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il mio peggior incubo ***
Capitolo 2: *** Tutto quello a cui devo pensare. ***
Capitolo 3: *** Tutto comincia adesso. ***
Capitolo 4: *** Un viaggio per la morte. ***
Capitolo 5: *** Un volo giù dal treno? ***



Capitolo 1
*** Il mio peggior incubo ***


«Perché dovrei alzarmi? » urlo a mia sorella maggiore Hope.
Non sopporto quando imita la mamma. Lei entra con passo pesante nella stanza e incomincia ad aprire le persiane e togliermi le calde coperte di dosso.
«Perché devi, e anche di fretta » la sua solita arroganza mi fa svegliare di cattivo umore. Come se non lo fossi già abbastanza. Soprattutto oggi.
Appena scendo dal letto il mio fratellino Bulb mi prende per la vita e mi da il buongiorno.
Nella mia famiglia ogni nome ha un significato particolare.
Mia sorella è nata dopo la morte di mia zia. Una scossa elettrica è normale nel Distretto 5 ma lei non aveva precauzioni ed era sola nel suo reparto della centrale.
Mia madre decise dunque di chiamare mia sorella Hope per dare la speranza alla famiglia di avere un buon futuro. Io mi chiamo Sunset, il significato del nome è abbastanza banale ma, secondo mia madre, devo andarne fiera.
Mentre mia madre partoriva stava calando il sole e così ha deciso di chiamarmi tramonto.
Bulb è il mio piccolo fratellino, mio padre è tornato dalla fabbrica di lampadine giusto in tempo per vederlo nascere.
E dopo aver assistito alla nascita del figlio i Pacificatori sono entrati in casa e l’hanno picchiato. Aveva, per sbaglio, rubato una lampadina dalla fabbrica senza neanche accorgersene. Tutta colpa della sua fretta di vedere Bulb nascere.
Fortunatamente è sopravvissuto a quel massacro. Da noi i Pacificatori sono parecchio severi.
Dopo essermi lentamente ripresa da quel brusco risveglio decido di prendere un libro e fare colazione.
I libri sono l’unica salvezza per me. Mia sorella porta in tavola delle uova in camicia e un po’ di succo d’arancia.
Buffo, quel succo mi somiglia. Almeno per il suo colore. I miei compagni di classe mi prendono spesso in giro per i miei capelli rossi, ma forse sono solo invidiosi per la mia media altissima.
Mia madre continua a dire che lavorerei meglio nel Distretto 3, a inventare armi o cose del genere. Ma per ora voglio solo finire la scuola e rimanere salva dal sentire il mio nome alla Mietitura.
Mentre sorseggio il mio succo osservo Hope. Anche se ha solo ventitré anni si comporta da adulta. La buona sorte è stata per anni a suo favore. Una volta è stata sorteggiata come tributo.
Non ci poteva credere. Quel giorno è stato un brutto colpo per tutta la famiglia, ma poi una ragazza di nome Penny si è offerta volontaria al posto suo.
Non perché fossero amiche o chissà cosa, era sola.
I genitori e i fratelli erano tutti morti e lei voleva solo raggiungerli. Da quel giorno Hope non fa più battute, non sorride e non gioca mai con me. Non che mi importi più di tanto, se ho il mio libro posso rimanere sola per ore.
Finita la colazione voglio uscire per fare due passi. Il Distretto 5 è il meno popoloso di tutta  Panem, forse è per questo che non siamo poveri. Siamo pochi, e questo ci aiuta molto.      
Camminando vedo molto spesso gente che conosco, ma non mi fermo mai a chiacchierare con loro, anzi, non mi degno nemmeno di salutarli.
Non sono una tipa estroversa e dalla parola facile. Mi piace stare con me stessa, tutto qui.
Raggiunto il confine del distretto mi arrampico sull’albero più vicino e mi immergo nella lettura. «Chi legge si fa furbo » dice sempre mia madre.
Amo leggere, mi fa vedere il mondo da un punto di vista diverso e non importa quello che succede nella mia vita, se ho un libro tra le mani mi dimentico di tutto.
Rimango a leggere finché non vedo Bulb che passeggia vicino al confine del distretto. Canticchia le filastrocche della mamma e ogni tanto urla il mio nome. E’ ora. Devo scendere e prepararmi.
Salto giù dall’albero senza sforzi e stringo Bulb tra le braccia. «Andiamo a casa » gli dico allontanandolo dalla rete elettrificata.
Hope mi aspetta in camera, sta scegliendo un vestito per me. Come ogni anno.
«Prendi questo, sta bene con i tuoi capelli » dice buttando sul letto un vestitino verde mela.
Non le rispondo, mi è sempre piaciuto quel vestito.
Hope è già pronta per uscire perciò si affretta a preparare Bulb, ovviamente è troppo piccolo per la Mietitura ma loro vogliono solo accompagnarmi.
Mia madre e mio padre sono già in piazza da sta mattina, avevano il turno di notte alla centrale idroelettrica, quindi si sono offerti di addobbare il Palazzo per l’occasione. Sono rimasti li perchè non volevano vedermi preparare.
Raggiungiamo il Palazzo della Giustizia in pochi minuti, qui c’è tutto il distretto.
Dopo essermi registrata mi sistemo nella sezione delle quindicenni.
Ci sono le mie compagne di classe che parlano dei loro vestiti e di cose da ragazzine.
Non penso minimamente di immischiarmi nei loro discorsi.
Tutta immersa nei miei pensieri sobbalzo al rumore del microfono «Prova, prova! » annuncia la donna con la pelle bordeaux e la parrucca bianca.
La solita capitolina eccentrica ed esaltata. Mi domando sempre come diavolo faccia  a piacersi..
«Salve Distretto 5! » esulta con quella voce stridula che per me è come una spada nel cervello.  Continua il discorso raccontando dei Giorni Bui dopo la rivolta di tutti i distretti e facendo partire il solito video che dichiara “nuovo” ormai da anni.
Mentre proiettano il video sul maxischermo sono concentratissima nell’osservare quella donna sul palco,  Cindy Holwer.
Ammesso che la si possa chiamare donna.
Io userei la parola “burattino” o “marionetta” anche se “Barbie” sarebbe più appropriato. Indossa un completo giallo canarino con ghirigori bordeaux sul colletto e sul fondo della gonna, ottima scelta direi dato che si intonano perfettamente alla sua pelle.
Penso a come abbiano fatto a renderle la pelle di quel colore, per sempre bordeaux. Di certo ogni tanto si farà dare un ritocchino alle chiazze che si sbiadiscono con gli anni.
Non sono certa che sia una parrucca quella che ha sulla testa. I capelli, chiamiamoli così, sono di un bianco forte e qualche ciocca è del colore del tailleur.  Non sembra vecchia a guardarla, secondo il mio parere avrà una trentina d’anni.
Ritorno nel mondo reale quando il video finisce e Cindy ricomincia a blaterare.
«Un video davvero emozionante! » dice con un sorriso maligno «Passiamo ai fatti dunque, prima le donne! ».
La capitolina si avvia alla boccia di vetro, sproporzionata rispetto ai pochissimi biglietti bianchi che contiene.
Infila la mano bordeaux nella boccia e tira fuori quel pezzo di carta che deciderà il futuro di una tra noi ragazze.
Rendo il mio volto una maschera e certo di trattenere l’ansia all’interno del mio corpo.
Cindy si avvia al microfono e si schiarisce la voce.
Adesso ho seriamente paura.


Angolo dell'autrice. Salve a tutti :) mi chiamo Roberta e amo questa saga con tutta me stessa. Ho sempre pensato che Faccia di Vope sia uno dei miei personaggi preferiti di cui però se ne racconta molto poco. Questa è la mia prima creazione quindi qualsiasi critica è costruttiva. CI vediamo al prossimo capitolo!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Tutto quello a cui devo pensare. ***


La capitolina gironzola con la mano nella boccia dei nomi mentre io mi incomincio a calmare.
Non devo essere spaventata di tuto questo, tanto il mio nome non verrà pescato!
Una volta ho letto un libro sulle paure, diceva che la più grande paura dell’essere umano è affrontare la propria paura.
Ed è proprio quello che sto tentando di fare adesso.
Ti aspetto capitolina. Forza, leggi quel nome!
Proprio mentre lotto con me stessa la donna bordeaux si avvicina al microfono e con quel suo odioso accento di Capitol City annuncia il nome della “fortunata”.
Esita un momento ma poi ridacchia e si schiarisce la voce con un colpo di tosse.
«Sunset  Hush! » strilla la capitolina «Forza piccola, sali sul palco accanto a me! »
Rimango paralizzata. Non sono io. E’ una ragazza del Distretto 5 che ha il mio stesso nome. Ovvio. Una strana ragazza con i capelli color fango mi da una spintarella come per dirmi di farmi avanti, mi vorrei girare e dirle con tutta la voce che ho “NON SONO IO!” , ma sono troppo intelligente per non capire quello che sta succedendo.
Devo salire, devo sfilare, devo combattere e far divertire un popolo di marionette.
E la cosa peggiore è che non ne sono terrorizzata.
Mi incammino verso la Barbie di Capitol City ma quando arrivo accanto a lei non la guardo neanche negli occhi.
Forse mi fa impressione o forse sono arrabbiata con la sua mano per aver pescato il mio nome. Ma no.
Io non sto sentendo niente. Non provo alcun senso di terrore, rabbia, tristezza.
Non sento niente.
Questo è il mio destino.
E io devo lottare con il mio destino, anche se non posso farlo.
La capitolina mi da una pacca sulla spalla e con la coda dell’occhio riesco ad intravedere la sua pelle colorata.
Aspetta un mio segno di vita e, non ricevendone alcuno, si avvia dall’altro lato del palco per annunciare il nome del mio compagno.
Arrivata alla boccia fa girovagare un’altra volta la mano tra i biglietti e ne estrae uno a caso.
Buffo, il destino di quel ragazzo, e il mio, sono decisi da un ‘caso’.
La capitolina sgambetta fino all’asta del microfono e squittisce il nome di « Zipper Funnel » penso a quanto sia strano come nome, poi ripenso al mio e mi sto zitta.
«Fatti avanti giovinotto» odio questi termini da cittadini, sono ancora più fastidiosi se detti con quell’accento.
Un ragazzo si fa strada tra i giovani uomini del Distretto 5 e si ‘accomoda’ accanto a me.
La capitolina ci obbliga a stingerci la mano. Zipper ha una stretta debole, e uno sguardo stanco.
Ed è proprio da quella stretta che devo salvarmi.



Salve! Questo è il secondo capitolo della fan fiction su Faccia di Volpe, la mia prima fan fiction. Spero vi piaccia e vi ricordo che accetto tutti i tipi di recensione, le critiche mi aiutano a migliorare. 
Ci vediamo al prossimo capitolo tributi! Ciaoooo!
Rue.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Tutto comincia adesso. ***


Dopo qualche minuto di caos totale decido di rimettere in ordine le idee e di decidere cosa fare durante le prossime settimane.
Non sarà molto difficile, ma non sarà neanche una passeggiata. Dovrò catturare l’attenzione degli sponsor, dovrò conquistare il pubblico e farmi amare. Ripensandoci si, sono proprio in un bel casino.
I pacificatori mi portano in una piccola stanza del Palazzo della Giustizia.  All’interno sembra più piccolo rispetto a quanto immenso si presenta all’esterno ma è comunque ben arredato. Certamente a Capitol City le case di quelli importati sono ancora più lussuose.
Mi ritrovo seduta su un divanetto rivestito di ciniglia color ocra a fissarmi i piedi. Chissà se verrà qualcuno, oltre la mia famiglia, a salutarmi. Mentre sono immersa ancora una volta nei miei pensieri la porta si spalanca e mia sorella corre ad abbracciarmi. Io non le parlo ma le do un bacio sulla guancia. Non l’avevo mai fatto prima, è strano. Il piccolo Bulb sta piangendo come la fontanella che avevamo in cortile.
Vado verso Bulb e lui tira su col naso aiutandosi con la manica della camicia.
«Tu torni tra poco vero? » mi dice facendo gli occhi da cucciolo. Lui è quello che mi mancherà di più.
«Tu aspettami qui. » gli dico.
Abbraccio velocemente mia madre e mio padre che mi dicono di fare attenzione e che ce la posso fare perché sono la ragazza più intelligente che abbiano mai conosciuto.
Dopo che i pacificatori hanno portato via la mia famiglia non arriva nessuno a dirmi addio.
Mentre esco dal palazzo vedo Bark, un mio vecchio amico di scuola, che mi saluta.
Riesco a intravedere una sua lacrima prima che i pacificatori mi scaraventino nell’auto diretta alla Stazione.
Rimango un po’ a pensare a tutto quello che è successo fino ad ora.
Poi penso a quello che mi aspetta nei prossimi giorni e mi sto zitta. 
Zipper, il ragazzo che è stato sorteggiato, è seduto dal lato opposto dell’auto e mi osserva. Non l’ho mai visto prima. Strano, il Distretto 5 è talmente piccolo!
Torno ad osservare fuori dal finestrino ma sento che il ragazzo mi sta squadrando ancora. Perché non la smette? Mi vuole studiare?
Beh, deve sapere che io sono molto difficile da leggere e decifrare.
Deve stare molto attento perché i veri giochi iniziano adesso.
Adesso.





Salve a tutti, questo capitolo è molto corto lo so ma è solo una fase quindi il prossimo sarà ricco di sorprese e.. Tributi! 
Spero che, nonostante tutto, vi sia piaciuto. Fatemelo sapere con una recensione!
Alla prossima! 
 
Rue.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Un viaggio per la morte. ***


Il treno che ci porterà a Capitol City è la cosa più bella che io abbia mai visto.
Visto da fuori sembra fatto di specchi che riflettono tutte le telecamere puntate su di me e Zipper, il tributo maschio del Distretto 5 che, a proposito, mi sta ancora fissando.
Cindy Holwer, quell’ochetta di Capitol City, saluta le telecamere e ci fa entrare nel nostro vagone.
All’interno il treno è ancora più mozzafiato.
 Le pareti sono di un velluto blu scuro e i pavimenti in legno chiaro.
In ogni angolo ci sono bottoni e pulsanti che fanno aprire delle porte, accendere l’aria condizionata e tante altre cose.
La capitolina ci fa entrare nel vagone relax per poter incontrare il nostro mentore che, molto probabilmente, non avevo notato alla Mietitura per colpa dell’ansia.
L’uomo ha vinto parecchi anni fa quindi non so se questo sia un bene o un male.
Potrebbe essere un bene perché, essendo da più anni nel settore, magari conosce più gente a Capitol City, potrebbe essere un male dal punto di vista delle sue energie.
Non credo che agli anziani vada a genio il fatto che devono badare a due ragazzini una volta all’anno, ma magari mi sbaglio.
Io e Zipper ci sediamo su due poltrone color verde acqua rivestite di seta, certo che i capitolini non badano a spese per i tributi che poi vedranno morire.
Il ragazzo continua a fissarmi finché ad un certo punto non mi giro di scatto e lo guardo dritto negli occhi.
«La smetti per piacere? » quasi gli grido in faccia.
«Tu, sei la sorella di Hope vero? » mi chiede incuriosito.
Non vorrei rispondergli.
 Non so il perché, forse perché già mi manca o forse perché non voglio dargli troppe informazioni si di me.
L’importante e che non riesca a capire quello che sto pensando adesso o userà tutta questa storia contro di me.
«Si, adesso puoi anche stare zitto. » gli rispondo.
Di solito non sono così acida e scontrosa ma non mi interessa cosa Zipper pensi di me. Tanto morirà.
Proprio mentre il ragazzo sta per infuriarsi entra il nostro mentore  Bald Screw.
Un uomo un po’ basso con i capelli brizzolati e una voglia sulla guancia.
Odora di saponetta e noccioline, come tutti i vecchietti.
L’uomo ci stringe la mano e ci sfoggia un sorriso.
Strano. Di solito le persone anziane di Capitol City si sottopongono a operazioni chirurgiche, trattamenti di bellezza anti età o anche trapianti facciali.
Ma lui sembra il tipico nonno del Distretto 5.
 Il mio è morto in centrale quindi non posso paragonarlo con qualcuno di preciso.
Bald si siede sul divanetto di fronte a noi e posa per terra il suo bastone di legno.
Un’aiutante di Capitol City corre subito a prendere l’arnese che sta per terra e lo posa sopra un tavolino che sta accanto al divano verde acqua anche quello.
L’uomo pensa un attimo cosa dire poi, dopo qualche minuto di riflessione, ci illumina con le sue parole.
«Ragazzi, so che oggi non è stato per niente un giorno facile per voi.
Quindi ho deciso di cominciare a illustrarvi il mio piano a partire a domani.
 Avete la serata libera. Ci vediamo a cena ».
Il vecchio Bald prende il bastone dal tavolo e, con l’aiuto dello stesso aiutante di prima, si alza dal divanetto per dirigersi verso la sua stanza.
«Tutto qui? » si lamenta Zipper «quello è l’uomo che dovrebbe salvarci la vita? »
Il ragazzo si alza dal divano borbottando e se ne va anche lui in camera.
Io guardo Cindy e lei annuisce, me ne andrò anche io.
La mia stanza è magnifica.
Le pareti sono di un color verde scuro mentre la moquette è di un rosa pesca.
Mi butto sul grande letto al centro della stanza e guardo il soffitto per qualche minuto.
Decido di darmi una rinfrescata. La doccia è forse la cosa più strana che io abbia mai visto.
Ci sono una cinquantina di pulsanti che regolano la temperatura dell’acqua, il getto, lo shampoo e il bagno schiuma.
Chissà se anche i tributi degli altri distretti sono stupiti quanto me nel vedere questo genere di cose.
 Specialmente i tributi del 10 dell’11 e del 12 che non hanno molti confort.
Uscita dalla doccia getti di vento e phon mi asciugano dalla testa ai piedi.
Mi lascio i capelli sciolti.
Indosso dei pantaloni a pinocchietto blu scuro e una camicia grigia e vado a cenare.
Cindy, Zipper e Bald sono già a tavola ma non hanno ancora iniziato a mangiare.
Il vecchio Bald sorride e dice:
«Finalmente sei arrivata, pel di carota. »




Salve a tutti :) Questo terzo capitolo della storia è molto descrittivo quindi spero vi non avervi annoiato. Dai prossimi capitoli comincerò a raccontare del Centro di Addestramento e si, ci saranno anche Katniss e Peeta. Scusate ancora ma in questa fase della storia non c'è proprio niente di interessante.
Spero di ricevere molte recensioni.
Alla prossima
Rue.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Un volo giù dal treno? ***


Il vecchio mentore sta ancora aspettando che io mi sieda quando picchietta due volte con la mano sulla sedia libera accanto a lui.
Mi siedo senza fare storie proprio di fronte a Zipper. Quel ragazzo è parecchio strano, continua a fissarmi senza motivo. Un minuto ancora e potrei buttarlo fuori dal treno e, calcolando la velocità del mezzo, non avrà la fortuna dalla sua parte.
Ero così presa dai miei pensieri che non mi sono neanche accorta del ben di Dio che c’è sul tavolo.
Pane di qualsiasi tipo o forma, succo d’arancia, cioccolata, marmellata, pancetta, salsicce e chissà cos’altro.
Nel Distretto 5 disponiamo della  metà di questa roba, insomma non ci possiamo lamentare.
Vedo Zipper rimpinzarsi di pane e cioccolata.
Decido di saziarmi anche io, scommetto tutto quello che ho che nell’arena non verranno a servirci salsicce e succo d’arancia al mattino.
Mentre mangio una fetta di pane e marmellata il vecchio comincia a parlare.
« Nell’arena tutto questo ve lo potete scordare, sia chiaro. » ed ecco qui la conferma.
« Allora, stasera ci sarà la parata dei tributi. Ricordatevi che stasera sarà la sera delle sere.
Se non fate colpo alla parata potete scordarvi di ricevere delle garze, dell’acqua o del semplice pane il quell’inferno di arena. » mi accorgo che ha ragione immediatamente.
Negli anni ho assistito sempre a tutte le edizioni dei giochi perché, date le dimensioni del nostro Distretto, conoscevo di persona ogni concorrente del  5.
Notavo sempre che chi non brillava da subito veniva emarginato, dimenticato e.. ucciso.
Dovevo emergere, dovevo piacere.
Bene, sarei morta molto presto.
Io sono una di quelle persone che si fa i fatti suoi, non mi piace molto fingere di essere qualcun altro.
Io sono Sunset, la ragazza che in classe sa tutte le risposte ma che non alza mai la mano per dirle perché crede che di sicuro i professori  si inventeranno qualche discorso su Capitol City o sui Giorni Bui.
Ovvio, tutto si concentra su Capitol City. Specialmente noi ragazzi.
Da piccoli ci insegnano a lavorare per Capitol City, da ragazzi cominciamo a lavorare per Capitol City e poi, se veniamo estratti per i giochi di Panem, siamo costretti  a morire per Capitol City.
Io sono Sunset, la ragazza con i capelli rossi che crede che ci sia sempre una seconda soluzione per tutto e che basti trovarla con un po’ di ragionamento.
Io sono io. E nessun altro.
« Tu, mia cara ragazza dai capelli di fuoco, interpreterai la parte di quella sveglia, pronta e attenta. Gli sponsor più anziani adorano le ragazze sveglie. »  questo mentore mi piace sempre di più.
Inizio a sospettare che mi legga nel pensiero.
« E invece tu, piccolo Zipper .» il ragazzo tira su la testa dal piatto con la bocca sporca d’olio e una salsiccia in bocca «Farai la parte del piccolo tonto che non si rende ancora conto di quello che sta succedendo, farai colpo su tutte le mamme di Capitol City . » mi scappa quasi da ridere.
Il ragazzo ingoia la salsiccia intera e si pulisce la bocca con la manica della maglia. Disgustoso.
« Questa razza di ebete con i capelli rossi sarebbe intelligente? La mia migliore amica è morta per salvare la pellaccia a sua sorella! Capitol City l’ha uccisa! E Capitol City mi adorerà se mi comporterò da stupido idiota davanti alle telecamere? Tu sei solo un vecchio e non vedo il perché di tutto questo.
Perché dovrei continuare ad ascoltarti? Perché dovrei ubbidire ai tuoi stupidi ordini? Tanto io morirò nell’arena, così come ha fatto Penny. Così come farete tu e tua sorella piccola, sudicia ragazzina» l’ultima frase era dura. Ma per ora trattengo tutta la mia rabbia mentre il piccolo cafone torna nel suo vagone senza il permesso di nessuno.
Posso ancora considerare l’idea di buttarlo giù da qualche finestra del treno.

Ancora hello ragazzuoli!
Lo so, uccidetemi, non mi faccio viva da un po’. Scusate ma tra computer rotto e vacanze non ho avuto un minuto.
Potete anche uccidermi per questo capitolo, niente Katniss, niente Peeta, niente arrivo a Capitol City.
Mi scuso ma siamo ancora in una fase di passaggio quindi spero di non avervi annoiato.
Alla prossima gente.
Aspetto tante recensioni!
Rue.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1555687