Tinkerbell - Parte 2

di Tinkerbell92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una diabolica promessa ***
Capitolo 2: *** Strane reminescenze ***
Capitolo 3: *** Il Consiglio delle Fate ***
Capitolo 4: *** Si avvicina un Ballo davvero poco atteso ***
Capitolo 5: *** Una decisione sofferta ***
Capitolo 6: *** Preparativi ***



Capitolo 1
*** Una diabolica promessa ***


 

- Mondo delle Fiabe -

"Da questa parte! Dobbiamo essere ormai vicini!"

Un gruppo di creature magiche correva per i lunghi corridoi del castello della Regina. Folletti, elfi e nani, tutti armati di spade e picconi, procedevano inarrestabili, spazzando via chiunque sbarrasse loro la strada.
Al loro comando, c'era un giovane folletto, abbigliato con una semplice armatura, che volava a capo della fila, incitando i propri compagni.
Aveva perso l'elmo durante uno degli scontri con i servitori di Regina, lasciando esposta una bella massa di capelli castani scuri. Stringeva tra le mani una piccola spada d'argento, ed i suoi occhi neri brillavano come gemme, sotto le sottili sopracciglia arcuate.
Abbatterono l'ultima guardia con un colpo di piccone, ritrovandosi davanti a due immensi portoni di legno, chiusi da un catenaccio arrugginito.
Il giovane condottiero posò una mano sulle porte, chiudendo gli occhi. Concentrò al massimo i propri sensi, venendo scosso da un'improvvisa ventata di calore.
Indietreggiò leggermente, volgendosi stupito verso i propri compagni: "E' qui"
Uno dei nani si fece largo tra i compagni, assestando una tremenda picconata sulle vecchie catene scure, che cedettero di colpo.
I pesanti portoni si aprirono come per magia, quasi ad invitare i combattenti del Piccolo Popolo ad entrare.
Il folletto che stava a capo della spedizione fece per varcare la soglia, ma uno dei nani, l'unico che portava gli occhiali, lo fermò: "Aspettate, Principe Puck. Potrebbe essere una trappola. Non vi pare strano che sia stato così facile arrivare fin qui?"
Il ragazzo sorrise amaramente: "E' certamente una trappola, Dotto. Per questo sono qui io, al posto di Re Oberon. Spero solo che il nostro piano funzioni."
Entrarono cautamente all'interno della grande stanza spoglia, venendo accolti da uno sgradevole odore di chiuso. C'erano ragnatele e polvere ovunque, tanto che la camera sembrava essere stata abbandonata da più di cento anni.
Al centro della stanza, coperta da un drappo color porpora di dimensioni ridotte, c'era una piccola teca di vetro, posta in cima ad una specie di piedistallo dorato, alto circa un metro e mezzo.
Puck volò fino ad essa, togliendo il piccolo drappo con un solo gesto della mano.
All'interno della teca, giaceva il corpo esanime di una fata, alta poco più di trenta centimetri.
Aveva una carnagione molto pallida, che accentuava il contrasto con le labbra rosso sangue, la fronte alta e gli zigomi pronunciati. I lunghi capelli castani erano acconciati in un'eleborata pettinatura, tipica delle donne di alto rango. I suoi occhi erano chiusi, e le braccia distese lungo il corpo, avvolto in una sontuosa veste blu zaffiro.
Sul capo della fata, era posata una corona d'oro, tempestata di gemme.
Un mormorio di sorpresa si diffuse tra i piccoli guerrieri, mentre Brontolo, uno dei nani, si avvicinò lentamente alla piccola bara di vetro, fissandola assorto: "E' proprio lei... la Regina Titania!"
Puck annuì, sfiorando delicatamente il vetro: "Dobbiamo rimuovere il coperchio dell'urna. Poi, procederemo secondo il piano."
Un gruppetto di folletti si adoperò per aprire la piccola bara, facendo attenzione a non romperla. Una qualsiasi scheggia avrebbe potuto essere fatale per la dormiente.
Dotto consegnò un sacchetto di cuoio a Puck, chiuso da un sottile spago: "Ecco a Voi. Speriamo che funzioni."
Il giovane principe sospirò, aprendo il sacchetto ed estraendone il contenuto. Una manciata di polvere magica brillò nel suo pugno chiuso.
"E' il momento della verità"
Con un aggraziato gesto della mano, sparse la polvere di fata sul corpo della regina, recitando una formula magica in lingua elfica.
Si allontanò lentamente, osservando la pelle della regina che iniziava ad emanare un bagliore azzurrino, quello che la circondava sempre.
Fu questione di un attimo. Poi, all'improvviso, la regina aprì gli occhi, rivelando un paio di stupende iridi dal colore blu intenso.
Un mormorio di eccitazione si levò tra i presenti, mentre il principe Puck si inginocchiava davanti alla teca: "Mia regina"
Titania si alzò lentamente, guardandosi intorno colpita, mentre la folla di creature si inchinava al suo cospetto. Posò poi lo sguardo sul giovane condottiero, facendogli alzare il volto con un gentile cenno della mano: "Puck, Principe dei Folletti. Sei riuscito a destarmi dal sonno profondo in cui ero caduta, compiendo un'impresa memorabile. Io, Re Oberon, e tutte le fate del regno, ti saremo eternamente riconoscenti per questo."
Puck arrossì leggermente, alzandosi in piedi: "E' stato un onore per me, mia regina. Ma non siamo ancora al sicuro. Temo che colei che vi stregò non tarderà molto ad arrivare..."
"Ed, infatti, è già qui!" tuonò una terribile voce di donna, che fece sobbalzare tutti.
Una nube di fumo viola si levò dal pavimento, formando una colonna alta fino al soffitto e, quando il fumo si dissolse, comparve la minacciosa figura di una donna dall'aria crudele.
I lunghi capelli neri erano legati in una coda alta, che ricadeva davanti la spalla sinistra. Il corpo lungo e affusolato era avvolto in un lungo abito color della notte, stretto in modo tale da sottolinearne ogni singola forma. I severi occhi scuri lampeggiavano pericolosamente, mentre le labbra, tinte con un intenso rossetto color vinaccia, si piegarono in un sorriso malefico.
"E' lei!" esclamò Puck, mettendosi davanti a Titania "Lo sapevo che ci stava aspettando! Fuggite, mia signora, noi la tratterremo!"
Una malefica risata echeggiò nella stanza.
"Sciocchi! Se sperate di riuscire a fermarmi, riceverete una grossa delusione!"
"Lasciali stare, Regina!"  tuonò Titania, sorprendendo tutti "La questione è tra te e me!" "Giusto" convenne la donna, alzando la mano "Tutto il resto è superfluo!"
Un boato scosse la sala e, pochi istanti dopo, tutti i presenti, ad eccezione di Regina e Titania, caddero a terra svenuti.
La regina delle fate si guardò intorno con ansia, scuotendo il giovane folletto che era crollato esanime ai suoi piedi: "Puck! No! Che cosa hai fatto, maledetta?"
Regina sbuffò annoiata: "Sono vivi. Per tua fortuna, ho bisogno che giungiate sani e salvi al tuo palazzo. Hai capito bene, Titania, vi lascerò andare. Ma, naturalmente, c'è un motivo preciso, se ho preso questa decisione."
La sovrana delle fate si alzò in piedi, stringendo i pugni: "Mi hai indotta a mangiare uno dei tuoi frutti avvelenati con l'inganno! Volevi che Oberon giungesse fino a me, per destarmi con il Bacio del Vero Amore, in modo che tu riuscissi a  catturarlo! Ma i tuoi piani sono stati sventati! Perchè mai, adesso, dovresti lasciarmi andare?"
Regina le si avvicinò con fare minaccioso: "E' vero, catturando il tuo caro consorte, fuori dai confini del vostro regno, avrei potuto prendere il suo posto senza problemi. Ma questo stupido folletto ha pensato bene di destarti con un incantesimo che non riguardi la magia del Vero Amore. Sospetto già chi gliel'abbia insegnato... ma, fortunatamente, ho ancora un asso nella manica... un asso che mi permetterà di farvela pagare!"
Titania indietreggiò, ma non si lasciò intimorire: "Non ti permetterò di realizzare i tuoi piani malvagi!" "Scommetti?"
La voce di Regina diventò ancora più suadente e pericolosa: "In realtà, non puoi fare nulla. L'Incantesimo del Sonno può essere spezzato completamente dal Vero Amore. Qualunque altra forma di magia, ha un effetto differente. E l'incantesimo usato dal principino, ti ha destata, ma non guarita dal mio veleno. Mi basterà pronunciare una semplice formula, e tu cadrai di nuovo in un sonno profondo, questa volta per sempre!"
"Tanto vale che tu mi uccida ora, se è così!" ribattè Titania con fermezza.
Regina rise nuovamente: "Ucciderti? No, non ti renderò le cose tanto facili. Dovete pagare, per aver cercato di eludere il mio incantesimo in un modo così sciocco: il Vero Amore non è stato fatto entrare in gioco, quindi, si dovrà espiare la colpa con un Falso Amore, in modo da ristabilire l'equilibrio. Pertanto, ecco cosa dovrai fare: non appena giungerete nel Regno delle Fate, darai in sposa al principe Puck la tua primogenita, per ricompensarlo."
Titania spalancò gli occhi blu, inorridita: "Non lo farò! Trilly non accetterà mai questo matrimonio e Puck neppure! Sono amici d'infanzia e si vogliono bene come fratelli! Per loro sarebbe una cosa totalmente impensabile!" "Certo che sì!" sbottò Regina, alzando leggermente la voce "Cosa credi, non voglio mica fare favori a nessuno! Costringerai tua figlia a sposarlo, altrimenti ti farò ricadere sotto il mio incantesimo."
Titania alzò il mento, sdegnosa: "E allora fallo adesso! Perchè preferirei morire, piuttosto che vedere mia figlia infelice!"
Regina scosse la testa, sogghignando: "Oh, come ti sbagli. Vedi, mia cara, se tu morissi, le fate non avrebbero più una regina, e, come ben sai, il vostro regno non può essere governato da un solo sovrano. Dovrai essere rimpiazzata all'istante! E, di certo, non dai tuoi eredi diretti: Trilly non è ancora pronta per diventare regina e la tua secondogenita è poco più che una bambina. Dunque, se la regina muore senza eredi pronti a rimpiazzarla, a chi credi che andrà il suo posto?"
Il volto di Titania si scurì, realizzando la situazione: "Alla regina della Foresta Incantata..." mormorò scioccata.
"Esatto!" tuonò la donna dai capelli neri "Sarò io a salire al trono! E, una volta che avrò ottenuto il tuo potere, distruggerò la tua patetica famiglia, i tuoi sciocchi sudditi ed il tuo insignificante regno! A meno che, tu non faccia come ti dico."
La regina delle fate abbassò lo sguardo, con il volto segnato dal dolore: "Sei una donna orribile..." Regina le si avvicinò con fare minaccioso, socchiudendo gli occhi scuri con aria perfida: "Ringrazia i tuoi salvatori, che hanno cercato di ingannarmi. Ora, mia cara, ti rispedirò nel tuo regno, insieme a tutti questi squallidi servitori. Ho già mandato un messaggio al tuo adorato marito ed ai genitori del principe Puck, mettendoli al corrente della mia decisione. Naturalmente, vi proibisco di far parola della nostra discussione con tua figlia o il suo futuro consorte. Se lo farai, considererò il patto infranto."
Titania fece per protestare, ma Regina tese la mano verso di lei, avvolgendo, con una cotre di fumo, lei ed i suoi salvatori.
"Vi ritroverete a pochi passi da casa, in modo che possiate preparare un ingresso trionfale" Regina piegò le labbra in un sorriso sadico, mentre Titania e gli altri iniziavano a sparire "Spero che sarà una cerimonia sontuosa."

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Capitolo 2
*** Strane reminescenze ***


 

- Storybrooke -

Era una mattinata come tante alla scuola elementare di Storybrooke.
Il cortile esterno era affollato da bambini in attesa di entrare, accompagnati da genitori, nonni o fratelli maggiori.
La campanella suonò.
Kathy diede un bacio sulla fronte di sua figlia Marge e le sistemò il cerchietto rosa, che tendeva a scivolarle sempre davanti: "Oggi viene a prenderti papà. Io e te ci vediamo da Granny alle cinque. Fai la brava."
"Sì, mamma." rispose la bambina, avviandosi di corsa verso i propri compagni di classe.
Kathy la osservò a lungo, sospirando.
Pareva ieri il giorno in cui la abbracciò per la prima volta in ospedale, quando non era altro che una minuscola ed indifesa creatura.
Adesso aveva già sette anni, andava alle elementari e faceva dei ragionamenti molto più maturi di tutti i bambini della sua età.
"Ciao Kathy!"
La voce di un bambino la scosse dai propri pensieri: "Oh, ciao Henry... e Emma!"
Lo sceriffo Swan sorrise, circondando con il braccio le spalle del piccolo Henry: "Oggi Regina ha da fare, quindi mi ha chiesto di accompagnare Henry a scuola. Immagino che avrebbe preferito mangiare una mela avvelenata, piuttosto che domandarmi un simile favore..."
"A proposito di mele avvelenate" iniziò Henry "L'albero di mele che ha mia madre non vi sembra sospetto?"
"Ehm... sì, Henry" rispose Emma, leggermente ironica "Ma ne parleremo più tardi, i tuoi compagni stanno già entrando."
"Hai ragione!" Il bambino abbracciò lo sceriffo, che rimase un po' stupita "Ci vediamo dopo, Emma. Ciao Kathy!"
"Ciao Henry!"
Emma incrociò le braccia, abbassando lo sguardo. Kathy le sorrise: "E' incredibile quanto si riesca ad amarli, vero?"
Emma annuì: "Sì, è vero. Non avrei mai pensato che, un giorno, mio figlio sarebbe venuto a cercarmi... e che, conoscendolo, avrei finito per volergli bene." sospirò "Non sai quanto vorrei poter passare più tempo con lui... nonostante cerchi di negarlo a me stessa, io adoro quel ragazzino..." "Lo capisco" rispose Kathy, mettendole una mano sulla spalla "E' pur sempre tuo figlio."
Emma sorrise leggermente, poi alzò lo sguardo: "Hey, non è tua sorella quella che arriva?"
Kathy si voltò, vedendo una ragazza, poco più che ventenne, che si dirigeva, sorridendo, verso di loro.
"Lily!" esclamò "Che cosa ci fai qui? Non dovresti essere al lavoro?"
La giovane alzò le spalle: "L'autobus è passato prima, oggi, così sto andando a piedi... Tanto, il signor Glass arriva sempre in ritardo, non mi faranno di certo storie, per una volta..."
"Potevi dirmelo" osservò Kathy " Ti avrei portata io."
"Oh, figurati" rispose la ragazza "Mi fa piacere camminare un po'." "Forse non sarà necessario..." commentò Emma, udendo il rumore familiare di una moto.
Un motocislista, con una giacca in pelle nera addosso, si fermò poco distante da loro, togliendosi il casco: "Hey, ragazze!"
Era un uomo decisamente affascinante, con i capelli castani e gli occhi color ghiaccio.
"August!" lo salutò Emma, mentre Lily, con un sussulto, abbassava lo sguardo arrossendo.
Il giovane sorrise in modo quasi provocante: "Tutto a posto?" "Sì" rispose Kathy "Anche se Lily è rimasta a piedi oggi..." "Davvero?"
La ragazza, più rossa di un peperone, cercò di farfugliare una scusa: "Ehm, no... veramente io..." "Perchè non l'accompagni tu, August?" propose Emma, con un sorriso furbo "Tanto, la redazione del giornale non è molto distante da qui."
"Certo, perchè no?" rispose August cordialmente "Dovevo giusto passare per di là" "Non... non è il caso..." balbettò Lily "Non vorrei disturbare..." "Ma figurati!"
Lo scrittore diede una pacca sul posteriore della moto: "Ci si sta benissimo in due. Ed ho un casco in più."
Lily emise uno squittio, mentre Emma e Kathy la sospingevano verso August: "Coraggio, Lily, o farai tardi."
"Ma la pagate" sibilò minacciosa, mentre le due si sforzavano di non ridere.
Si sistemò il casco sui capelli scuri, cercando di non incontrare lo sguardo di August: "Ehm... grazie, signor Booth"
Lui sorrise: "E' un piacere. Ma non chiamarmi signor Booth, chiamami August. E' da parecchio tempo che ci conosciamo, ormai..."
Gli occhi grigi, leggermente a mandorla, di Lily si spalancarono, mentre le sue guance assumevano un colorito sempre più vivace: "Beh, in realtà da qualche mese..."
August rise, mentre lei prendeva posto dietro di lui: "Credimi, è più di qualche mese... parecchio di più..."
Si rimise il casco ed accese il motore: "Ci vediamo, ragazze!"
"Ciaooo!" salutarono in coro Emma e Kathy, con la voce più maliziosa e fastidiosa che riuscirono a fare.
Attesero che la moto voltasse l'angolo, poi, scoppiarono a ridere.
"Siamo proprio perfide!" esclamò Kathy scuotendo la testa "Povera sorellina, stava letteralmente per esplodere."
Emma cercò di soffocare le risate: "Ma dai, in fondo, l'abbiamo aiutata, no? E' evidente che abbia una cotta tremenda per lui... non faceva altro che fissarlo da lontano con aria afflitta... almeno, adesso, ha avuto l'occasione di scambiarci qualche parola assieme..."
Kathy riprese fiato, sistemandosi gli occhiali: "Spero solo di non aver esagerato... magari inizierà ad illudersi... insomma, lui è un po' grandicello per lei, non credi? Una storia del genere sarebbe un po' impossibile..."
"Oh, non crederci più di tanto, sai?" commentò Emma, scostandosi un ciuffo biondo dalla fronte "A volte, la vita riesce davvero a sorprenderci... insomma... non avrei mai immaginato che, un giorno, avrei rivisto mio figlio, eppure, Henry è venuto a cercarmi e mi ha trovata."
Kathy annuì, gettando uno sguardo piuttosto distratto ad una coppietta che passava accanto a loro.
Per un attimo, il suo volto si oscurò.
Emma le mise una mano sulla spalla: "Non ci hai ancora pensato?" "A cosa?"
La sceriffo sorrise: "A rifarti una vita? A cercare qualcuno?"
Kathy restò un attimo in silenzio, poi scosse la testa: "Naaah... non fa per me... sto benissimo così. Non ho bisogno di avere un'altra relazione."
"Sicura?"
Emma alzò un sopracciglio con aria inquisitoria: "Guarda che anch'io dicevo di non volere figli, eppure..."
"Dico sul serio, Emma... sono a posto così."
Lo sceriffo alzò le spalle, poi guardò l'orologio: "Sarà meglio che vada. La mia segreteria telefonica sarà già piena di messaggi... ci vediamo dopo, Kathy."
"Sì, anch'io devo andare" rispose la donna "Oppure Whale impazzirà da solo... a dopo!"
Emma salì sul proprio maggiolone verde e partì velocemente.
Kathy la guardò allontanarsi, poi, montò in macchina ed accese il motore.
Diede una rapida occhiata al proprio portachiavi a forma di Trilly, che le aveva regalato Henry, avvertendo, per un istante, una strana sensazione.
Nella sua mente, iniziarono a fluttuare delle strane macchie di colore che, a poco a poco, assunsero la forma di fate.
Alcuni dei loro volti erano sbiaditi, altri un po' più nitidi.
Stranamente, i lineamenti di una di quelle fate le ricordarono parecchio il viso della Madre Superiora.
Vide suo padre e sua madre, con addosso dei vestiti regali, poi Lily, ancora bambina, che le sorrideva con i suoi occhi grigi, come se fosse felice delle alette azzurre che le spuntavano da dietro la schiena.
C'erano, poi, Ed, il suo ex marito, che sfoggiava delle curiose orecchie a punta, una strana saltellante creaturina verde, che non riuscì a mettere bene a fuoco, e, addirittura, una fatina vestita di rosa con il volto gentile di Sorella Astrid, una suora del convento di Storybrooke.
Cercò di scuotersi da quel sogno ad occhi aperti, quando una risatina acuta la riportò alla realtà, lasciandole impresso nella mente, per alcuni secondi, il ghigno inquietante di un uomo dalla pelle grigiastra.
"Dottoressa?"
Kathy sobbalzò, mentre, affacciato al finestrino abbassato, c'era il signor Gold, con il suo solito sorrisetto falso.
"S-signor Gold?" balbettò lei, ancora scossa per quelle strane visioni.
L'uomo allargò il sorriso: "Si sente bene? Era così... immobile... ed aveva una strana espressione sul volto..." "Io... mi sono incantata"
Gold diventò all'improvviso quasi serio, assumendo un'aria enigmatica: "Lo vedo..."
Kathy cercò di uscire dallo stato semi-comatoso in cui si trovava e riaccese il motore, che si era misteriosamente spento.
"Scusi, adesso devo andare. Sono in ritardo e il dottor Whale mi sta aspettando. Ehm... ci si vede in giro, signor Gold."
"Ma certo" rispose lui, mellifluo "Arrivederci, dottoressa Bowden."
"Arrivederci."
Kathy fece per partire, quando lui commentò: "Bel portachiavi..."
Lei sorrise nervosamente e partì, sperando che le visioni non riprendessero il sopravvento.

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Capitolo 3
*** Il Consiglio delle Fate ***


 

"La regina è tornata! Il principe Puck ce l'ha fatta!" "Presto! Aprite i cancelli del regno!"
Una folla di fate si radunò attorno al corteo di eroi, a capo del quale, la regina Titania procedeva altezzosa e impassibile.
Le porte del grande palazzo di cristallo si spalancarono ed il re Oberon apparve sulla soglia, fissando, con un sorriso, la moglie.
Era un personaggio decisamente regale: i suoi capelli, leggermente tendenti al grigio, erano tagliati molto corti; il suo volto austero era reso imperfetto da un'unica sottile cicatrice che solcava la sua fronte alta, ed i suoi occhi, di un chiarissimo colore a metà tra il grigio e l'azzurro, facevano trasparire un'indole magnanima e coraggiosa.
Nonostante il portamento nobile, era visibilmente commosso nel vedere Titania sana e salva, tanto che, quando il corteo si trovava ancora a metà strada tra l'entrata del regno ed il palazzo, non riuscì a contenersi, e corse verso di lei, cercando di trattenere le lacrime.
"Titania!"
La abbracciò, mentre la folla iniziava ad applaudire, e le baciò la fronte pallida: "Mia amata, non puoi nemmeno immaginare quanto mi rallegri vederti di nuovo a casa."
Lei sorrise, cercando di tenere un contegno appropiato, ma avvertì una stretta al cuore quando vide un'altra persona avanzare verso di lei.
Era una giovane fata vestita di verde, con i capelli biondi dal taglio un po' ribelle e circondata da una luce dorata. Aveva i suoi stessi occhi azzurri e sorrideva apertamente, con le guance arrossate per la gioia.
"Trilly..." mormorò la regina, lasciandosi sfuggire una lacrima quando potè stringere la figlia tra le braccia "La mia Trilly... bambina mia..."
Le alzò il mento con le dita, in modo che potessero guardarsi negli occhi: "Piccola, non sai quanto mi sei mancata..." "Mi sei mancata anche tu, madre, ero così preoccupata per te. Ma adesso stai bene e questo è l'importante." rispose la ragazza con un sorriso, facendo sfuggire un'altra lacrima alla regina, tormentata da un fortissimo senso di colpa "Sì, certo..." mormorò "E' questo l'importante..."
Una giovanissima fata, vestita di rosa, raggiunse la famiglia reale con aria timida, tenendo per mano una piccola fata dai capelli scuri, irradiata di luce azzurrina.
"Vostra Maestà..." mormorò con un inchino, mentre la bambina si gettò tra le braccia di Titania: "Mamma!"
La donna si riprese, baciando la fronte della piccola: "Argentea, amore mio... come stai? Eri preoccupata anche tu?"
"Sì mamma!" trillò lei "Ti ho aspettata tanto!" "Lo so, mi dispiace..." mormorò la regina, cercando di evitare lo sguardo della figlia maggiore "Ma adesso sono qui, e non dovrai più temere di perdermi."
Rivolse poi un sorriso alla fatina vestita di rosa: "Grazie, Nova, per esserti occupata di lei. Stai svolgendo davvero un ottimo lavoro, presto sarai una Fata Madrina eccezionale."
"Vi... Vi ringrazio, Altezza..." balbettò Nova, arrossendo visibilmente "Faccio del mio meglio..."
"Vostra Altezza" la interruppe una fata vestita di blu, dall'espressione autoritaria "Mi duole interrompere questo momento, ma ci sono delle delicatissime questioni di cui urge discutere in un luogo più appropriato."
"Oh, non fare la guastafeste, Turchina!" sbottò Trilly, con tono scocciato "Mia madre è appena arrivata e tu già pensi alle questioni burocratiche?"
"Trilly..." la richiamò Titania con uno sguardo severo, anche se, dopo aver realizzato a chi si stava rivolgendo, assunse un tono più dolce "Cara, lo so che sono appena arrivata, ma Turchina ha ragione. I genitori di Puck stanno arrivando e dobbiamo discutere con loro di... di una faccenda importante... e ricorda che una principessa non si rivolge in questo modo sgarbato alle altre persone..."
Trilly alzò gli occhi al cielo, mormorando tra sè: "E dire che mi sono pure trattenuta..."
Puck le mise una mano sulla spalla, trattenendo una risata: "Tranquilla, mio padre odia le riunioni lunghe. Potremo riprendere a festeggiare l'arrivo di tua madre prima di quanto pensi..."
"E' vero" rispose lei con un sorriso, mentre si avviavano verso il castello "Comunque, sei stato davvero un grande, Puck. Questi festeggiamenti sono anche per te. Di sicuro, mio padre vorrà ricompensarti generosamente."
Il principe dei folletti alzò le spalle: "Ah, l'ho fatto volentieri, non serve che Oberon mi ricopra di doni... la ricompensa più grande è quella di vedere la Regina sana e salva... per me, questo basta e avanza..." mormorò, guardando Titania con dolcezza.
Trilly gli diede una pacca amichevole sulle spalle, mentre i portoni d'ingresso si chiudevano dietro di loro.

La Sala del Consiglio si radunò in poco tempo.
Trilly si sedette fuori, insieme alle sue ancelle, scuotendo le ali con aria impaziente: "Uffa, vorrei tanto poter partecipare anch'io... detesto l'espressione tronfia di Turchina, quando varca quelle porte che, per me, sono ancora chiuse... che rabbia..."
Nova sorrise timidamente, nascondendo gli occhi dietro la frangetta castana che stava diventando un po' troppo lunga: "Porta pazienza, amica mia, ormai ti mancano solo due mesi per entrare nell'Età Adulta... al Consiglio di Agosto potrai già partecipare... pensa a me, invece, quanto manca ancora..."
Trilly le sorrise, dandole un buffetto affettuoso sul mento: "Hai ragione, Nova, scusa... l'impazienza è parte del mio carattere..."
"Quindi dovrai approfondire delle tecniche di autocontrollo, Principessa." disse una gentile voce maschile alle loro spalle.
Trilly si illuminò, mentre un piccolo grillo dall'aria distinta si esibiva in un perfetto inchino. "Jiminy Cricket!"
La creaturina verde la fissò con fare benevolo, toccandosi il cappello a cilindro in segno di saluto: "E' sempre un piacere incontrarti, Trilly. Procede bene il tuo percorso per diventare una buona erede al trono?"
La fatina arrossì leggermente, abbassando lo sguardo con aria timida: "Mi sto impegnando... anche se, a volte, il mio autocontrollo lascia un po' a desiderare..."
Jiminy Cricket le mise una zampetta sulla spalla, parlando con voce dolce: "Sono sicuro che ce la farai. Ho piena fiducia in te, Trilly." "Grazie" rispose lei, con le guance paonazze.
Il piccolo grillo si inchinò nuovamente: "Adesso devo andare, il Giurista di Corte ha chiesto il mio aiuto. Se ti va, potremo discutere più tardi dei tuoi progressi, alla festa in onore della regina." "Sì, certo!" si affretto a rispondere Trilly, quasi senza prendere il respiro "A dopo, allora!" "A dopo" disse galante, lui, allontanandosi saltellando per il corridoio.
Trilly lo fissò con aria incantata, fino a quando Nova si schiarì la voce, trattenendo un sorriso.
La principessa si voltò, cadendo dalle nuvole: "Che... che cosa c'è? Perchè mi guardate così?"
Le ancelle distolsero lo sguardo, ma Nova assunse un'espressione maliziosa: " Come diventi garbata quando c'è un certo Grillo Parlante nei paraggi..." "Cosa? Che stai dicendo?" balbettò Trilly, arrossendo "Io non divento affatto garbata!" "Ah no?"
Nova sospirò con aria sognante: "Arrossici, diventi impacciata e fai la timida... vuol dire solo una cosa..." "Oh, piantala, Nova..." mormorò la fata bionda, con le guance in fiamme "Non so di che parli..."
"Qualunque cosa sia, da adesso in poi, parlerete a bassa voce!" disse Turchina con veemenza, affacciandosi alla soglia della sala "Il Consiglio sta per iniziare."
Trilly le fece una smorfia, mentre le porte si chiudevano: "Per Merlino, quanto è odiosa!"
Mentre la principessa e le ancelle si recavano ai giardini del palazzo, dicendo peste e corna della Fata Turchina, i membri del Consiglio presero posto attorno ad un tavolo circolare di marmo bianco.
Di fronte a Oberon e Titania, sedevano i genitori di Puck.
Re William era un folletto dall'aria cupa, con i capelli castani striati di grigio e gli occhi scuri, mentre la Regina Susannah era un personaggio decisamente singolare: potava i capelli neri sciolti, senza alcun tipo di acconciatura, aveva un'espressione furba, sopracciglia arcuate come il figlio e guizzanti occhi color nocciola. Circolavano strane voci sul suo conto, tra cui una presunta collaborazione con Tremotino alcuni anni prima del matrimonio con William.
Nessuno, però, osava tirare fuori questo argomento davanti a lei.
Oberon si alzò e prese parola, con un'espressione grave sul volto: "Bene, in questo momento inizia il Consiglio di Giugno, al quale pochissimi eletti possono partecipare. E' un Consiglio diverso dagli altri, poichè stiamo per discutere di una faccenda molto delicata. Sebbene sia lieto di riavere con noi la mia amata moglie e provi una profonda riconoscenza nei confronti del principe Puck, il prezzo da pagare per questo salvataggio è decisamente più alto del previsto.
Quello che sto per dirvi, non dovrà uscire da questa sala, a meno che non sia strettamente necessario. Quindi, è necessario che i membri del Consiglio compiano un giuramento solenne innanzi alla corona, in modo che non ci siano problemi."
Il re si levò la corona dalla testa, e la fece volteggiare fino al primo membro del Consiglio, il quale giurò solennemente di non rivelare a nessuno il il segreto di Oberon.
Quando il rituale fu completato da tutti i presenti, il re delle fate diede una rapida occhiata alla moglie, che gli fece cenno di proseguire.
Oberon sospirò e abbassò lo sguardo: "Bene. A quanto pare, il prezzo della vita di Titania è un matrimonio. Tra Trilly e il principe Puck. Se questo non verrà celebrato, Regina farà cadere di nuovo mia moglie in un sonno profondo ed eterno. Le conseguenze sarebbero devastanti: non avendo noi eredi pronti a salire al trono, sarebbe la sovrana della Foresta Incantata a prendere il posto di Titania e, con i poteri che acquisirà dopo l'incoronazione, ci metterà davvero poco a sterminare la nostra gente.
So che mia figlia non acconsentirà mai alle nozze, e, purtroppo, Regina ci ha proibito di rivelarle ciò che accadrà in caso rifiutassimo il matrimonio. Come vedete, io ho le mani legate: se scegliessi la felicità di mia figlia, il regno cadrebbe. Se salvassi Titania, Trilly e Puck sarebbero costretti a fare qualcosa che causerà ad entrambi una grande infelicità.
Quello che vi chiedo, è di esprimere un giudizio riguardo la cosa. Se qualcuno vuole suggerire un compromesso, faccia pure, ogni buona idea è preziosa per noi. E, se a nessuno verrà in mente nulla, daremo il via ad una votazione. Nessun intervento?"
Turchina diede un'occhiata ai presenti, che scossero la testa rassegnati e, con aria triste, parlò a nome di tutti: "No, sire."
"Molto bene" sospirò Oberon "Si dia inizio alla votazione."

***

Angolo dell'Autrice: Ok, siamo arrivati al terzo capitolo.
So che forse è un po' noioso, purtroppo, i capitoli di stallo ci stanno quasi sempre. Cercherò nei prossimi di rendere la situazione più interessante e, soprattutto, di inserire più spesso i personaggi originali della serie.
I nomi William e Susannah sono stati scelti come "omaggio" a Shakespeare, (Susanna era il nome della sua figlia maggiore) dato che la maggior parte dei personaggi inventati sono ispirati ai protagonisti delle sue opere.
Bene, ringrazio tutti coloro che leggeranno e aggiungo che ogni commento o suggerimento sarà sempre ben accetto.
Un bacio.

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Capitolo 4
*** Si avvicina un Ballo davvero poco atteso ***


 

Piccola premessa: Ho scelto di dare un nome al Dottor Whale, cioè Vincent (non mi è venuto in mente niente di meglio), che non ha nulla a che vedere con gli spoiler della seconda stagione. Potete leggere tranquillamente senza rovinarvi nulla.

- Storybrooke-

Kathy entrò di corsa in ospedale, infilandosi il camice velocemente, e sfrecciò fino al primo piano, dove, appoggiato al muro, fuori dalla Stanza 1, il dottor Whale stava dando un'occhiata distratta ad una rivista sportiva.
La donna si sistemò gli occhiali e finì di abbottonarsi il camice, mentre Whale, alzati gli occhi dalla rivista, la fissò con aria ironica: "Alla buon'ora, Kathy... non trovavi l'entrata, per caso?" "Oh, falla finita" lo rimbeccò lei, tirandosi su le maniche "Mi sono solo attardata un po' a scuola, tutto qui. Allora, che visite ci sono, oggi?"
Lui posò la rivista e tirò fuori un bigliettino dalla tasca del camice: "Allora... alle dieci abbiamo il signor French, che ha dei dolori alla schiena; la signora Lucas verrà alle undici per una visita di controllo; la signorina Dearing ha un'ecografia da fare per le dodici e mezza; il signor Nolan ha un appuntamento all'una, si è slogato un polso... oh, e poi abbiamo una visita alle nove e mezza."
"Adesso sono le nove e mezza, Vince" replicò Kathy, mettendosi le mani sui fianchi "Chi dovrebbe venire?" "Ehm... io..." disse una timida voce maschile alle sue spalle.
Katherine trasalì, ma cercò di non darlo a vedere, e si voltò con aria piuttosto nervosa: "Dottor Hopper... ma che sorpresa... che... che cosa ci fa qui?"
Archie sorrise cordialmente: "Devo farmi controllare i punti che mi ha dato la settimana scorsa... sa, quando sono caduto nel burrone..." "Per salvare mia figlia. sì..." mormorò Kathy, sentendo le guance avvampare "Ehm... Whale, controlli tu o controllo io?"
"Oh, controlla pure tu" rispose distrattamente il medico " Io metto a posto delle carte, intanto..." "Bene..." borbottò Kathy poco convinta "Si accomodi, Dottor Hopper. Si tolga giacca e camicia e... e si sieda su quello sgabello."
Lo psicologo annuì sorridendo, e, mentre si spogliava dietro un paravento, Kathy, senza rendersene conto, iniziò a sistemarsi i capelli biondo cenere e a lisciarsi il camice con aria nervosa.
Whale, intento a riordinare dei fogli in un archivio, le lanciò una strana occhiata sospettosa.
Quando Archie si sedette, la dottoressa cercò di mantenere un certo contegno ed esaminò i punti di sutura che chiudevano un taglio sul braccio, ormai poco visibile.
"Direi... che possiamo toglierli..." commentò, arrossendo visibilmente non appena gli occhi azzurri di Archie incontrarono i suoi "Whale, passami gli strumenti..." "Con piacere" rispose malizioso il dottore, beccandosi una bella occhiataccia.
Non appena terminò il lavoro, Kathy si accorse di avere la fronte imperlata di sudore.
Mentre Archie si rivestiva, la donna si asciugò in fretta il volto, ignorando Whale che la prendeva in giro, mimando uno sbaciucchiamento.
Lo psicologo indossò la giacca e, sorridendo con cortesia, strinse la mano alla dottoressa: "Allora, la ringrazio, Katherine... è sempre un piacere farsi curare da Lei" "Oh, si figuri" balbettò lei arrossendo "Faccio solo il mio lavoro..." "Beh, lo fa davvero bene"
Archie si sistemò gli occhiali e disse con aria compiaciuta: "Ho visto che ha prenotato una visita per mercoledì. Sono contento che abbia scelto di sfogarsi con qualcuno, vedrà, si sentirà meglio" "Eh, certo" rispose lei, distrattamente "Credo proprio di aver bisogno di parlare con una persona che si intenda di problemi personali..."
Il dottor Hopper annuì con un sorriso: "La ascolterò volentieri. Adesso devo andare, ho un paziente che arriverà tra mezz'ora..." "Sì, certo, vada pure" mormorò Kathy "Ci vediamo mercoledì, allora..." "Senza dubbio. E, Katherine..."
Archie si fermò sulla soglia, fissandola con dolcezza "Mi fa davvero piacere andare d'accordo con Lei, ora. Sul serio." "Sì, anche a me" rispose lei, con un sorriso "Arrivederci" "Arrivederci"
Non appena lo psicologo se ne andò, Katherine sospirò e, voltandosi, si ritrovò davanti la faccia maliziosa di Whale.
Il dottore sogghignò: "Ma tu guarda..." "Che cosa?" sbottò lei, cercando di assumere un'espressione seria.
Whale si portò una mano sul cuore e sporse il labbro inferiore con aria languida: "Sembra che qualcuno, qui, abbia una piccola cotta..." "Oh, ma non dire fesserie!" rispose Kathy, bruscamente, cercando di nascondere il rossore sulle guance.
Il dottore alzò gli occhi al cielo: "Guarda che l'ho notato, sai?" "Stai vaneggiando..." "Oh, certo... eppure, quando sei con me, non ti sistemi mai i capelli, nè ti lisci il camice convulsivamente... e non arrossisci..." Io non sto arrossendo!" protestò Kathy, ormai meno credibile di Pinocchio in persona.
Whale le indicò le guance: "E perchè quelle sono così rosse, allora? C'è solo una spiegazione logica." "E sarebbe?" domandò lei, sforzando di mantenere la voce calma. Whale sorrise malizosamente: "Che ti piace il dottor Hopper." "Non è vero" rispose Kathy, dandogli le spalle e incrociando le braccia, con aria infantile.
Il dottore la abbracciò e le appoggiò la testa sulla spalla: "Oh, andiamo, dillo al tuo Vince... ormai, io e te siamo come gemellini, no? A me puoi dire tutto..."
Kathy alzò gli occhi al cielo: "Senti, Vince, io non voglio una relazione, va bene? Anche se fosse vero quello che dici, non mi farò di certo avanti. Sto benissimo così, non ho bisogno di un compagno. Io e Archie siamo troppo incompatibili." "Oh, adesso è diventato Archie? Non più 'Dottor Hopper'? Stiamo facendo progressi!"
La donna si sciolse dall'abbraccio e si voltò, fissando Whale severamente: "Se ti lasci sfuggire una sola parola, ti riduco a brandelli, Vincent."
Il dottore sogghignò: "Una parola su cosa? Che TI PIACE IL DOTTOR HOPPER?" gridò, rivolto verso la porta., in modo che chiunque passasse in corridoio udisse la conversazione.
Kathy lo fulminò con lo sguardo, pronta a balzargli addosso: "Sei morto." "Prendimi!" gridò lui, scappando all'improvviso fuori dalla stanza.
Dopo un attimo di stupore, la donna si lanciò all'inseguimento, senza curarsi della figura infantile che stava facendo e, non appena lo raggiunse, gli saltò sulle spalle: "Ti ho preso!"
Whale se la caricò sulla schiena, con un ghignò sulla faccia: "Sicura che non ti ho presa io?" Strinse la presa sulle gambe della dottoressa, in modo che non riuscisse più a liberarsi.
"Whale! Maledizione, mettimi giù!"
Lui scosse la testa: "No, finchè non lo ammetti. Voglio sentirtelo dire: 'A me piace il dottor Hopper'. Che poi" aggiunse con aria irrisoria "non so cosa ti attragga più di lui: se la faccia da poco sveglio o gli occhialetti alla Harry Potter..."
"Whale..." cercò di protestare lei, ma, dopo un secondo, scoppiarono a ridere entrambi. "Sei un idiota..." "Lo so"
Probabilmente, sarebbero rimasti là a ridere come due polli per tutta la mattinata, se una voce fredda non li avesse riportati alla realtà: "Si può sapere che sta succedendo, qui?"
Whale e Kathy si zittirono all'istante, fissando, ad occhi spalancati, la donna dai capelli neri che li fissava severamente. Era molto bella e fiera ed indossava una maglioncino nero firmato e dei pantaloni color beige.
"S-sindaco" balbettò Whale, mettendo giù Kathy all'istante "Qual buon vento la porta qui?"
I freddi occhi scuri di Regina li squadrarono severamente: "Sono venuta a trovare un'amica che è qui ricoverata... piuttosto, mi domando come mai due medici stimati come voi stessero giocando alla Cavallina nel corridoio dell'ospedale..."
"Non stavamo giocando" replicò freddamente Kathy. "Infatti" aggiunse Whale "Stavo sperimentando un nuovo farmaco per rinforzare i muscoli..." "Che cosa?" sibilò Kathy, fulminandolo.
Regina alzò gli occhi al cielo e fece un gesto con la mano: "Come preferite, non ho tempo per discutere di queste cose. Con il vostro permesso, devo recarmi alla Sala 15. Me la potreste indicare?"
"Salga le scale e giri a destra" rispose Kathy, impassibile "La troverà subito lì." "Grazie"
Regina li sorpassò, gettando ad entrambi un'occhiata sospettosa, e si allontanò, facendo risuonare i tacchi a spillo sul pavimento.
Whale e Kathy si guardarono per un secondo, poi, scoppiarono di nuovo a ridere. "Un farmaco per rinforzare i muscoli? Non so davvero da dove ti sia venuta fuori!" "Perchè, tu avevi un'idea migliore?"
Si appoggiarono al bancone, per riprendere fiato e, non appena riuscirono a tornare seri, Whale mormorò con un sospiro: "Che figura da chiodi..."

Erano le due del pomeriggio, eppure, il Granny's era ancora pieno di clienti.
Kathy si sedette al bancone, insieme ad Emma e Mary Margaret, dando un'occhiata a Ruby che correva avanti e indietro come una trottola.
"Povera Ruby, non la invidio per niente" commentò, bevendo un po' del cocktail che Granny le aveva appena preparato. "Già" rispose Emma, imitandola "Mi sa che, oggi, non avrà il tempo di prendersi una pausa come noi..."
"Mi sento un po' in colpa" commentò Mary Margaret, fissando assorta la sua tazza di cioccolato caldo con cannella " Vorrei tanto aiutarla" "Tranquille, ragazze!" gridò la giovane Lucas, passando accanto a loro con due vassoi in mano "Oggi mi sento parecchio carica! Sono talmente eccitata per il Ballo che non riesco a sentire nemmeno la fatica!" "Il Ballo?" ripetè Kathy, stupita.
Emma alzò un sopracciglio, mentre Mary Margaret sorrise: "Sì, il Ballo di Halloween che si terrà venerdì prossimo! Non dirmi che te n'eri dimenticata, Kathy?"
La dottoressa si battè la mano sulla fronte: "Ah, sì, che idiota! Ormai ho la testa talmente piena di pensieri che non tengo a mente quasi nulla..." "A chi lo dici" commentò sarcastica Emma " Certe volte mi sembra quasi di scoppiare..."
"Avete già pensato con chi andare?" domandò Mary Margaret, sorridendo con i suoi stupendi occhi verdi.
Emma alzò le spalle: "Veramente no... è obbligatorio essere accompagnati?" Mary scosse la testa: "Beh, no, però così il Ballo perde un po' del suo fascino..." "Tu andrai con David?" le domandò Kathy, abbassando un po' la voce.
La ragazza arrossì leggermente: "Forse..."
Emma prese un sorso dal proprio drink, poi guardò Kathy con aria curiosa: "E tu, Kathy? Andrai da sola o accompagnata?"
La dottoressa ci pensò un attimo, cercando di scacciare dalla mente il ricordo del sorriso di Archie: "No, penso che andrò da sola... o, al massimo, chiederò a Ed di accompagnarmi, se non ha preso impegni con nessun'altra..." "Al Ballo con l'ex marito?" commentò Ruby, prendendo un vassoio dal bancone "Ma che tristezza!"
Kathy alzò le spalle: "Lo so. Vedrò come mi gira..."
Finì il drink e guardò l'orologio: "Bene, il dovere mi chiama. Ci vediamo stasera, ragazze." "Va bene" risposero le due in coro "A dopo!"
Kathy uscì dal locale, venendo accolta da una fredda brezza autunnale.
Tra tutte le cose inopportune che c'erano al mondo, mancava giusto il Ballo di Halloween. Sapeva già che molti dei suoi amici lo vedevano come un'occasione d'oro per rimorchiare alla grande, ma lei non si sentiva molto in vena di cercarsi un altro uomo.
Vero, da un lato, da quando il dottor Hopper aveva contribuito al salvataggio di Marge, aveva iniziato a provare per lui qualcosa di speciale e davvero inaspettato.
Però, questo sentimento la spaventava: primo, perchè aveva già avuto esperienza di una relazione fallita; secondo, perchè non sapeva che reazione avrebbe avuto Marge, sapendo che la madre stava insieme ad un altro uomo.
Sospirò, stringendosi nel cappotto, e, dopo esser montata in auto, partì di corsa verso l'ospedale, sapendo che, in qualche modo, il lavoro era l'unica cosa che le teneva la mente lontana da pensieri strani.

Angolo dell'Autrice: Ok, finito anche questo capitolo. Come vi è sembrato? Purtroppo non è ancora successo niente di particolare, spero non faccia proprio schifo. Diciamo che mi è servito per delineare le relazioni tra i personaggi a Storyrbooke.
Ho un pochino "enfatizzato" l'amicizia tra Kathy e il Dottor Whale, ed ho cercato di rendere lui un pochino più simpatico. Nella prima parte della storia avevano un po' legato e, non so perchè, mi sono piaciuti come coppia di amici, così ho deciso di far evolvere il loro livello di confidenza.
Nel prossimo capitolo, torneremo nel Regno delle Fiabe, ed avverrà la festa in onore della regina, al termine della quale, Trilly avrà una brutta sorpresa.
Grazie a tutti coloro che leggeranno e, in particolare, grazie a Jarmione, che continua a commentare ogni mio capitolo, e a PiccolaEbe, che ha lasciato una recensione la volta scorsa.
Un bacio.

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Capitolo 5
*** Una decisione sofferta ***


 

- Mondo delle Fiabe -

Il Consiglio non si era ancora concluso, eppure, nel giardino del palazzo, gli invitati stavano già bevendo e chiacchierando allegramente tra loro.
Trilly lanciò un'occhiata ai portoni del castello, commentando tra sè: "Mi chiedo di cosa stiano discutendo, al Consiglio... è da un po' che sono chiusi là dentro, per fortuna che non doveva essere una riunione lunga!"
Nova diede un'alzata di spalle: "Sai com'è, le questioni burocratiche richiedono sempre tempo... chissà, magari Oberon si sta accordando con William riguardo alla ricompensa per Puck e i suoi compagni..." gettò una rapida occhiata al gruppo di nani che avevano partecipato all'impresa e sospirò tristemente.
Trilly assunse una smorfia di comprensione: "Non hai intenzione di parlare con Brontolo nemmeno oggi? Secondo me ti conviene, non staranno qui per molto..."
La giovane fata scosse la testa: "No, meglio di no... mi farebbe solo male..." alzò lo sguardo e, mentre Trilly stava per aggiungere qualcosa, si illuminò "Oh, ma tu puoi andare a parlare con qualcun altro, invece!" "Cosa?"
Trilly si voltò e arrossì, vedendo Jiminy Cricket che si aggirava tra la folla, salutando elegantemente tutti i presenti.
La principessa indietreggiò nervosa: "Non credo sia il caso, ha sicuramente di meglio da fare..." "Oh, ma lui sta venendo qui..." mormorò Nova, maliziosa, dando una spintarella di incoraggiamento all'amica.
Trilly si voltò di scatto, pronta a insultarla per bene, quando si accorse che la fatina vestita di rosa era scomparsa: "Nova, maledizione, che cosa ti salta in..." "Principessa?"
La ragazza alzò gli occhi al cielo, ignorando la fastidiosa stretta allo stomaco che la stava tormentando, e si girò, cercando di assumere un'espressione normale: "Ciao, Jiminy... hai già finito con il Giurista di Corte?"
Il piccolo grillo si inchinò leggermente: "Sì, si trattava di una questione molto semplice... almeno, per qualcuno che ha parecchi anni di esperienza alle spalle..." "Ti stai dando del vecchio da solo, Jiminy?" mormorò lei maliziosa "Mi sono sempre chiesta quanti anni hai..."
Lui emise una leggera risatina: "Molti più di quanto immagini, temo... ma non ne faccio certo un peso." "Oh, capisco"
Trilly abbassò lo sguardo con aria timida: "Senti, mi chiedevo... tu, per caso, parteciperai al Consiglio di Agosto?" Il grillo annuì: "Credo di sì, perchè?"
Un lieve rossore illuminò le guance della fata: "Beh, ecco... perchè si terrà proprio il giorno del mio compleanno... sai, divento maggiorenne, quindi posso partecipare anch'io..."
Jiminy assunse un'espressione meravigliata: "Diventi già maggiorenne? Beh, allora non posso proprio mancare!"
Trilly arrossì vivacemente: "Ci terrei tanto..."
Stavano per aggiungere altro, quando una voce acuta e un po' falsa li fece sobbalzare: "Bene, bene, ma che bella festa!"
La fata alzò gli occhi azzurri al cielo, con aria esasperata: "Tremotino... che cosa ci fai qui? In miniatura, poi..."
Il Signore Oscuro distese le labbra in un ghigno: "Perchè tanto sorpresa, Principessa? Ho ricevuto anch'io l'invito da parte della Regina Susannah... sarebbe stato molto scortese, da parte sua, non dirmi nulla, dato il grosso favore che le ho fatto in passato..."
"Non vi consiglio di parlare di queste cose in pubblico" mormorò Jiminy, un po' incerto "Al popolo dei folletti non piace ricordare della collaborazione che c'è stata tra Voi e la Regina..."
"No, infatti" soggiunse il principe Puck, fissando con sospetto il Signore Oscuro " Non comprendo la ragione per cui mia madre voglia vedervi."
Tremotino emise una risatina acuta: "Non penso che voglia vedermi, ma non poteva negarmi un simile favore... partecipare ad una bella festa è proprio quello che ci vuole, per distrarmi un po' dal mio duro lavoro... senza contare" aggiunse con voce pericolosa "Che se non ci fossi stato io, Voi, caro principe, forse non esistereste nemmeno..."
Puck, indignato, stava per sfoderare la spada, ma Trilly si intromise: "Non voglio che la festa di mia madre venga rovinata così. Puck, torna da tuoi amici, per favore, e per quanto riguarda te, Tremotino" socchiuse gli occhi minacciosa "gradirei che non stuzzicassi la gente con battutine taglienti."
Il principe dei folletti annuì, gettando un'occhiataccia di avvertimento al Signore Oscuro, mentre Jiminy fece un passo indietro: "Forse è meglio che rimandiamo la conversazione a più tardi, Trilly..."
La fatina aprì la bocca per protestare, ma Tremotino sorrise compiaciuto: "Bene! Così scambierò io due chiacchiere con la Principessa!"
Il grillo fece una specie di riverenza forzata e volò via, mentre Trilly si girava a guardare il nuovo interlocutore cone aria furiosa: "Si può sapere cosa vuoi?"
Tremotino si finse sorpreso: "Ho forse interrotto qualcosa di importante? Pensavo ti annoiassi a sentire i discorsi petulanti di quella creaturina saccente..." "LUI NON..." cominciò Trilly arrabbiata, ma poi, si calmò "Lui non è una creaturina saccente. E non mi dà fastidio ascoltare i suoi discorsi, anzi. Considerando, poi, che è grazie a lui se ora non ho un omicidio sulla coscienza... credo che tu sappia di cosa sto parlando..."
Tremotino assunse un'aria innocente: "Ti riferisci a quella piccola scaramuccia con l'umana di nome Wendy? Non insinuerai che l'abbia fatto apposta, ho solo interpretato male le tue parole..."
Trilly alzò gli occhi al cielo, ma preferì non replicare. Invece, diede un'occhiata al gruppo di folletti radunato davanti alle porte del castello.
Un atroce dubbio le si insinuò nella mente: "Senti, Tremotino..." cominciò, un po' incerta "Ma... cosa intendevi quando hai detto quella cosa a Puck? Cioè, cosa c'entri, tu, con la sua nascita?"
Il Signore Oscuro sorrise pericolosamente: "Non è un affare che ti riguarda, cara Trilly... quello che posso dirti, è che la Regina Susannah strinse un patto con me, tempo fa, che cambiò completamente la sua vita... ti basti pensare che, prima di sposare Re William, il suo rango, diciamo, non era così elevato come si vuol far credere..."
La Principessa strinse le labbra in una smorfia: "Molto strano..."
Tremotino fece per rispondere, quando le porte del castello si aprirono.
Re Oberon, seguito dagli altri quattro sovrani e dagli altri membri del Consiglio, avanzò con aria visibilmente nervosa verso il giardino.
Si fermò in cima ai gradini d'ingresso, schiarendosi la voce in modo piuttosto indeciso: "Miei cari ospiti... chiediamo perdono per l'attesa, la questione da risolvere è stata molto più difficile del previsto. Tuttavia, siamo finalmente giunti ad una conclusione. Puck, avvicinati, figliolo..."
Il principe salì i gradini e si inchinò: "Eccomi, mio Signore." gettò un rapido sguardo a Titania, ma abbassò subito la testa, per nascondere il rossore sulle sue guance.
Re Oberon continuò: "Io e tuo padre ci siamo accordati sulla ricompensa da dare a coloro che hanno contribuito a salvare mia moglie. Al popolo dei nani, doneremo i diamanti conquistati nella Battaglia di Neverland."
Uno scroscio di applausi si levò dal pubblico.
"Ai folletti che hanno partecipato all'impresa, sarà consegnata una spilla magica per ciuascuno, con i più sentiti complimenti da parte del loro re."
Altro scroscio di applausi.
"Agli elfi che vi hanno aiutati, verrà dato il libero accesso alla nostra Biblioteca, che contiene tutto il sapere degli antichi stregoni, dall'albe dei tempi fino ad oggi."
Quando il popolo finì nuovamente di applaudire, Oberon guardò Puck con un sorriso forzato: "Per quanto riguarda te, giovane principe, avrai una ricompensa ancora più grande, per aver guidato l'impresa."
Puck arrossì leggermente: "Se posso, Vostra Maestà, la ricompensa più grande, per me, è vedere vostra moglie salva. Nulla potrebbe darmi più gioia, sire."
Lanciò uno sguardo adorante a Titania, che gli sorrise teneramente.
Oberon gli posò una mano sulla spalla: "Sei di animo nobile, Puck, ed hai un grande cuore. Tuttavia, la mia decisione è presa, poichè mi sentirei avido a non darti un compenso per esprimerti la mia gratitudine. E' per questo che voglio donarti ciò a cui tengo di più..." "Signore?"
Cercando di mostrarsi allegro, Oberon indicò la figlia maggiore: "Ti darò in sposa mia figlia Trilly."
Un mormorio di sorpresa si levò tra il pubblico.
Trilly spalancò gli occhi incredula, mentre il respiro le si bloccava in gola. Il cuore, per un momento, cessò di battere.
Aveva sentito bene?
Puck alzò lo sguardo verso il re, con aria confusa: "Sire, ma... parlate sul serio?" "Certo, mio giovane amico!" esclamò Oberon, cercando di mantenere un'espressione gioiosa "Ci avevamo sempre pensato, lo sai? Fin da bambini, quando giocavate insieme, ci sembravate così... felici! Non aspettavamo altro che un'occasione per farvi unire in matrimonio! In questo modo, poi, anche i nostri regni saranno unificati. Non è magnifico?"
Il principe cercò di balbettare qualcosa: "Ma... sire, io voglio bene a vostra figlia ma... io non ho mai pensato a lei come..."
"Oh, non essere timido, so che un matrimonio può spavantare, ma vi prometto che sarà organizzato nei minimi particolari!"
"Padre!" gridò Trilly, sconvolta, raggiungendoli "Io non voglio sposarmi! Di sicuro non con Puck! Ma che cosa vi è saltato in testa?" "Ecco, noi..." balbettò Oberon, con una stretta allo stomaco, ma Turchina interevenne: "Sei una Principessa, Trilly, hai delle responsabilità. Non puoi restare una bambina per sempre, è ora che inizi a pensare come una donna adulta e che ti decidi a prendere marito."
"Ma tu stai zitta, zitellaccia!" sbottò la ragazza furiosa "Perchè devi sempre intrometterti?" "Trilly!" la rimproverò Titania "Smettila di parlare in questo modo arrogante!" "E' lei che si intromette sempre!" "Scusatemi..."
Gli ospiti si voltarono verso Tremotino, che avanzava calmo verso le porte del castello: "Perdonate l'intrusione, ma vorrei tanto sapere anch'io il perchè di una decisione così drastica..."
Oberon lo fissò con sospetto, mentre Susannah si irrigidì visibilmente: "E' una decisione che riguarda il Piccolo Popolo, Tremotino. Se non lo ritieni offensivo, vorremmo risolvere da soli le nostre questioni..." "Oh, non, non mi offendo!" ridacchiò lui "Prego, dunque, continuate pure..."
Trilly lo fulminò con lo sguardo, ma evitò di commentare: "Padre, non puoi farmi questo..."
Oberon sembrava sempre più imbarazzato, anche se cercava di non darlo a vedere: "Mi...mi dispiace, figlia mia, è una legge che... ormai abbiamo deciso..." "Perchè dovreste decidere voi per me?" sbottò la ragazza "Io non ho alcuna intenzione di sposarmi!" "Il Consiglio ha preso una decisione, non si può ritrattare..." balbettò il re, quasi con un sussurro.
Puck si inginocchiò sui gradini, con lo sguardo disperato: "Io non posso sposare Trilly... io sono innamorato di un'altra donna!" cercò di evitare lo sguardo di Titania "Vi prego, non potete costringerci a fare una cosa del genere!"
Oberon cercò di rispondere qualcosa, ma la Regina Susannah intervenne prontamente: "Figlio mio, non ci avevi mai parlato di questo tua presunta cotta... potresti spiegarci chi è codesta fanciulla?"
Puck deglutì, tenendo lo sguardo a terra: "Non posso, madre. Il mio amore è impossibile, scandaloso e, certamente, non corrisposto. Ma vi assicuro che vale la pena di soffrire per una donna così."
"E' un'assurdità!" intervenne Turchina "Se ammetti tu stesso che l'amore che provi per questa donna non è possibile, tanto vale comportarsi da persona matura fino in fondo e abbandonare delle sciocchezze simili. C'è ben di peggio di un matrimonio combinato da affrontare, quando si è un principe!"
"Turchina, come puoi parlare così? Essere costretti a sposare qualcuno di cui non sei innamorato è terribile, così come stare separato dalla persona che ami! Ma è una cosa che tu non puoi capire..." replicò Nova risentita, mentre teneva in braccio la principessina Argentea.
La fata azzurra socchiuse gli occhi con fare minaccioso: "Taci, Nova, non hai alcuna autorità qui!" "Hey, sorella, modera i toni!" sbottò Brontolo, facendosi largo tra la folla "Non ti rivolgere a lei in quel modo!"
Turchina aprì la bocca per rispondere, quando Jiminy Cricket si mise in mezzo, cercando di calmare le acque: "Calmatevi, per favore, non è il caso di scatenare una guerra. Si può parlare pacificamente..." "Mh, arrivati a questo punto ne dubito..." commentò Tremotino, che aveva la stessa espressione di chi si sta godendo un interessante spettacolo teatrale.
"Puoi dirlo forte" borbottò Trilly "Io non ho alcuna intenzione di sposarmi con Puck!" "Beh... non si può fare niente a riguardo..." rispose a bassa voce Oberon "Ora direi di tornare a goderci i festeggiamenti, non mi sembra il caso di..." "Godeteveli voi" sbottò Trilly, entrando nel castello a passo deciso "Io non intendo stare qui un minuto di più!"

***
Angolo dell'Autrice: Innanzitutto, vorrei scusarmi per il vergognoso ed imperdonabile ritardo.
Ho avuto una totale mancanza di ispirazione, che mi ha portata a dimenticarmi quasi della mia storia. Quando se ne hanno tante da seguire è un po' difficile.
Comunque, ecco qua il nuovo capitolo.
Spero sia perlomeno decente.
Scusate ancora, cercherò di essere più veloce.
Un bacio :)

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Capitolo 6
*** Preparativi ***


- Storybrooke -

Da quando le sue amiche le avevano ricordato del Ballo di Halloween, Kathy aveva iniziato a lavorare diverse ore in più per tenere la testa lontana da quel pensiero.
Cosa del tutto inutile: man mano che si avvicinava il gran giorno, la città veniva ricoperta sempre di più dalle decorazioni a tema, tanto che, nel giro di una settimana, Kathy non riusciva nemmeno più a sopportare la vista di una zucca.
Era fastidioso: lei aveva sempre amato il giorno di Halloween fin da quando riusciva a ricordare e le piaceva anche partecipare al Ballo, perchè lo stato d'animo che aveva negli anni precedenti era diverso. Niente pretese sentimentali, niente problemi d'incertezza. Quelli sì che erano bei tempi!
Erano appena le sei di mattina e lei stava già guidando verso l'ospedale. Non aveva svegliato nessuno uscendo di casa, si era limitata a lasciare un biglietto con un augurio di buona giornata.
Parcheggiò la macchina e si diresse a falcate verso l'ambulatorio, imprecando sonoramente non appena si ritrovò all'entrata un enorme striscione che annunciava il Ballo.
"Maledizione, sembra quasi fatto apposta!" brontolò, scostando lo striscione con un gesto stizzito, e sobbalzò non appena una voce alle sue spalle commentò con aria divertita: "Qualcuno non ama le grandi occasioni?"
Kathy si voltò di scatto, sospirando scocciata: "Gold... si può sapere perchè Lei deve sempre apparire così all'improvviso? E... cosa ci fa già in piedi a quest'ora?"
L'uomo alzò le spalle con un mezzo sorriso: "Un povero vecchio non può fare una passeggiata di mattina presto? A quest'ora la temperatura è piuttosto piacevole..." "Oh, dubito, dato che siamo a fine Ottobre" commentò acida Kathy.
Il signor Gold la fissò con aria curiosa: "Lei, invece? Non sapevo che iniziasse a lavorare così presto..." Kathy abbassò lo sguardo: "Diciamo che, ultimamente, lavorare è l'unico modo per tenere la mente occupata. Ho... un po' di pensieri per la testa e non mi piace la confusione."
Gold annuì con fare comprensivo: "Oh, siamo in due allora. La capisco benissimo. Se non sono indiscreto, posso sapere qual'è la causa del suo... fastidio?" "Beh... diciamo che mi sto facendo coinvolgere troppo in cose da cui dovrei stare alla larga." rispose sbrigativa Kathy, sperando di eludere altre domande. Ma Gold non sembrò cogliere il suo desiderio: "Coinvolgimento, eh?"
Diede una rapida occhiata allo striscione e commentò con aria maliziosa: "Se c'è di mezzo il Ballo allora devo supporre che il coinvolgimento sia sentimentale, giusto?"
Kathy strinse il pugno e spinse la porta d'ingresso con fare sbrigativo: "No, si sbaglia. Se non le dispiace, ora devo lavorare. Buona giornata, signor Gold" "Buona giornata" rispose lui, con un mezzo sorriso.
La guardò allontanarsi attraverso il vetro della porta e commentò con un sussurro: "Orgogliosa e testarda. Non cambi proprio mai, eh, Trilly?"

Verso le undici Kathy ebbe un'altra visita inaspettata.
Dopo aver congedato una giovane paziente, la dottoressa si stupì molto nel veder entrare nel proprio studio un ragazzino che ben conosceva: "Henry? Che cosa ci fai qui?"
Il bambino si sedette alla scrivania, mostrandole il polso bendato: "Mi sono fatto male mentre giocavo in cortile con i miei compagni. Sono caduto e mi sono fatto un taglio. Ho detto alle maestre che stavo bene, ma Mary Margaret ha insistito perchè mi facessi visitare." "Chi ti ha accompagnato?" domandò la dottoressa, mettendosi gli occhiali.
Henry sorrise, osservandola mentre lo sbendava delicatamente: "Mi ha portato qui la bidella." "Wow, è davvero un taglietto niente male, eh?" commentò sarcastica Kathy, osservando la ferita del piccolo "Mary Margaret ha fatto comunque bene a mandarti da me. Se sei caduto in giardino chissà quanti batteri avrai raccolto. Tua madre darebbe di matto se lo scoprisse"
Lo disinfettò con cura, poi fece una smorfia: "Mi sa che mi toccherà darti un paio di punti... devi aver fatto un bel volo per procurarti un taglio così" Henry annuì: "In effetti... fa tanto male quando ti mettono i punti?" "Bene non fa" rispose Kathy con aria colpevole.
Il bambino sospirò e alzò le spalle: "Posso sopportare" "Facciamo che ti anestetizzo un po' prima, okay?" "D'accordo"
Non appena l'anestesia fu pronta, Henry guardò ad occhi spalancati l'ago che entrava nelle propria pelle, così la dottoressa cercò di distrarlo tirando fuori il suo argomento preferito: "Allora, ti va di raccontarmi qualcosa sul tuo libro di fiabe? Magari su... Trilly..."
Il bambino si illuminò: "Ma certo! Così magari ti aiuto a ricordare! Che cosa vuoi sapere?" "Mmmh" Kathy ci pensò un po' su "Non so... i suoi contatti, magari... di sicuro le sue relazioni andavano oltre Peter e i Bambini Sperduti." "Non le piaceva Wendy" rispose Henry, dopo averci un po' pensato "Era gelosa perchè aveva paura che le rubasse Peter."
"Oh" mormorò distrattamente Kathy "Suppongo quindi che Wendy a Storybrooke non rientri tra le mie amicizie..." "In realtà è una tua paziente!" "Davvero? E chi?"
Henry assunse un'aria maliziosa: "Non appena la vedrai te lo dirò" "D'accordo"
Kathy diede una controllatina al primo punto, poi inziò a girare un po' attorno all'argomento: "Ma oltre al mondo dell'Isola Che Non C'è... insomma, che altri amici o nemici aveva? So che Neverland non era la sua terra natale, almeno da quello che mi hai detto una volta. Era una Principessa?" "Oh, sì!" trillò Henry "La Principessa delle Fate!" "Wow, sono una principessa. Ed era benvoluta dal suo popolo?"
Henry ci pensò su: "Credo si sì. Era una ribelle, ma buona. E anche molto coraggiosa." "Questo mi fa sentire sollevata" rise la donna, diventando però seria all'improvviso "Ma..." cercò le parole giuste per chiederlo "Trilly era molto piccola no? Aveva rapporti con quelli della sua statura? Magari, chessò... qualcuno di... piccolo... verde... saltellante..."
Le venne un fortissimo istinto di prendersi a pugni dopo un'uscita del genere, ma Henry non sembrò cogliere il suo disagio: "Beh... conosceva il Grillo Parlante..." "Davvero?" si interessò lei "E... erano amici?" "Mmmh" Henry assunse un'aria dubbiosa "Non proprio. Cioè, dovrei rileggere la storia, ma mi sembrava che in certi punti loro..." "Loro?"
Il bambino sorrise leggermente "Si... piacessero..."
Kathy fu scossa da un brivido, cercando di non mostrare quanto fosse arrossita: "Si... piacevano?" "Non ne sono sicuro" rispose il piccolo, fissandola con aria interrogativa "Ma perchè ti interessa? Ti piace Archie, per caso?" "No!" si affrettò a rispondere lei "Ehm... ero solo curiosa."
Gli bendò il polso e sorrise: "Fatto. Puoi pure tornare a scuola adesso." "Okay, grazie Kathy"
Whale entrò nello studio proprio mentre Henry usciva e sfoderò il migliore dei suoi sorrisetti maliziosi: "Ebbene, sembra che tu le stia provando tutte..." "Non so a cosa ti riferisci" replicò lei impassibile. Whale non trattenne una risatina: "Oh, andiamo! Sei talmente spaventata da questa situazione da arrivare a chiedere ad un ragazzino informazioni sulle controparti fiabesche che vi ha assegnato!"
Kathy si alzò di scatto dalla sedia con aria offesa: "Hai origliato, brutto idiota?" "In realtà hai lasciato la porta aperta. Volevo venire dentro per darti queste analisi" posò dei fogli sulla scrivania " Ma mi sembrava sgarbato interromperti..." "Whale, io..."
Kathy si morse la lingua per il nervoso, fulminandolo con lo sguardo: "Si può sapere perchè devi sempre farti gli affari miei? Le mie... questioni sentimentali non dovrebbero nemmeno toccarti..." "Mi impiccio perchè sei mia amica" rispose candidamente Whale, cambiando leggermente tono "E non mi piace vederti in queste condizioni."
Una lunga pausa di silenzio seguì l'affermazione.
Kathy sospirò, togliendosi gli occhiali e posandoli sulla scrivania: "Perchè sono tua amica..." "Non lo sei?" Whale sorrise con aria sincera "Ormai, dopo anni che lavoriamo insieme, mi viene spontaneo considerarti così. Magari puoi chiedere ad Henry se le nostre controparti incantate erano in amicizia"
Entrambi risero e Kathy scosse la testa: "Ti ha mai detto chi sei tu nel suo Mondo delle Fiabe?" "Mmmh... sinceramente no" "Se tutto va bene, salterà fuori che sei Bambi..." Whale rise annuendo: "Forse sì. Chi può dirlo?"
L'orologio battè le undici e mezza. Kathy assunse un'espressione più gentile e domandò: "Secondo te cosa dovrei fare, Vince?"
L'uomo diede un'alzata di spalle: "Io inizierei andando all'appuntamento che hai fissato per domani senza troppi ripensamenti. Poi, chissà, potresti anche invitarlo al Ballo..." Kathy sospirò e sorrise vagamente: "Ci penserò" "Io sono sicuro che lo farai" "Davvero?"
Whale uscì dallo studio strizzandole l'occhio: "Credimi, mi darai retta" "Staremo a vedere!" rispose lei, con un sorriso.
Non appena fu certa che il dottore si fosse allontanato, Kathy compose velocemente un numero, controllando costantemente l'orologio: "Emma? Ciao sono Kathy. Senti, avresti impegni nel pomeriggio?"

"Okay, ora fà una giravolta, così che possiamo darti gli ultimi ritocchi." "Ruby, mi sento stupida..." "Fallo e basta!"
Kathy si guardò dubbiosa allo specchio appeso alla parete della propria camera ed eseguì una leggera piroetta, arrossendo fino alle orecchie. Ruby la osservò attentamente, poi si rivolse alle altre: "Che ve ne pare?"
Mary Margaret sorrise in segno di approvazione, mentre Emma storse un po' le labbra: "Sta bene... solo che è un po' troppo... rigida. Dovresti scioglierti un po' di più, Kathy." "Come fosse facile!" protestò la donna "Non porto i tacchi alti da secoli..." "E' tutta questione di pratica" replicò Ruby con aria da intenditrice.
Kathy si osservò di nuovo allo specchio: le avevano fatto indossare una gonna beige a vita alta, che non le arrivava nemmeno alle ginocchia, una camicetta senza maniche aperta di almeno due bottoncini e un paio di scarpe decollette color avorio scuro, con un tacco di almeno dieci centimetri.
Sfiorò la fibbia dorata del cinturino che portava stretto in vita e si voltò verso la sorella: "Lily, che ne dici?" La ragazza sorrise appena: "E' un po' strano, in effetti. Non ti vedevo vestita così da... da tanto tempo."
Ruby prese Kathy per mano e la fece accomodare su una sedia: "E ora le Stretegie" " Strategie?" ripetè stupita la dottoressa "Devo preoccuparmi?" Le altre scoppiarono a ridere.
"Le Strategie non sono altro che piccoli accorgimenti per fare centro" spiegò Ruby, trattenendo a stento un sorriso "Allora, innanzitutto accavalla le gambe e tieni la schiena dritta. Mentre parli, ogni tanto, toccati i capelli con fare seducente e mordicchiati le labbra."
Kathy sospirò e provò ad obbedire. Emma aggrottò la fronte e Ruby scosse la testa: "No, no, Kathy, così sembra che stai spazzando via la forfora dalla spalla! Devi toccarti i capelli in maniera elegante!" "Io non ho la forfora!" protestò Kathy, gettando un'occhiataccia a Mary Margaret e Lily che cercavano invano di trattenere le risate "E voi non ridete! Non c'è niente da ridere! Mi sento già abbastanza scema così..."
Ruby le prese la mano e le fece eseguire il movimento corretto: "Vedi? Cooosì!"
Kathy sbuffò e alzò gli occhi al cielo: "E poi? C'è altro?" "Mmmh, sì!" Ruby le slacciò il terzo bottoncino e le aprì un po' la scollatura "Fingi di avere caldo e mostra un po' il decollette. Funziona sempre." "Stai scherzando?"
Kathy si richiuse la camicetta con aria allucinata: "Non voglio mostrare nulla! Anche perchè non è che ci sia molto da mostrare..." "Questo non importa!" la interruppe Ruby "Agli uomini piacciono queste cose." "Forse però Kathy ha ragione" intervenne Mary Margaret "Insomma, l'Uomo Misterioso è un tipo timido e un po' imbranato, stando a ciò che ha detto. Credo che un atteggiamento troppo esplicito lo stenderebbe..."
La giovane barista si battè il palmo della mano con un pugno: "Esatto! STENDERE lo devi! Vediamo se poi avrà il coraggio di rifiutare quando lo inviterai al Ballo!" "Okay, credo che per oggi possa bastare" la interruppe Kathy "E poi non è detto che lo inviterò al Ballo..."
Ruby aprì la bocca per rispondere, ma Emma la interruppe: "Senti, Kathy, io ti dò un unico consiglio: sii te stessa e non stare rigida. Sei una bella donna, di sicuro andrà alla grande" "Grazie, lo spero" rispose la dottoressa.
Ruby non sembrava molto convinta, ma evitò di discutere. Lily diede una rapida occhiata all'orologio e sussultò: "Oh, io devo andare ho, ehm... un appuntamento..." "Un appuntamento?" si stupì Kathy "E con chi?" "Ehm..."
Lily arrossì, ma assunse un fare sbrigativo: "Devo vedere August... cioè, ha detto di stare per scrivere un nuovo libro e così pensavo di intervistarlo per il Daily Mirror... solo motivi di lavoro, eh..." "Sì, certo" commentò sarcastica Kathy "Vedi di scrivere almeno due righe, tanto per coprire la cosa..."
Lily le gettò un'occhiata semi-imbronciata ed uscì di corsa di casa con il cappotto ancora in mano. Emma scosse la testa: "August fa conquiste e non mi dice nulla... che razza di infame! Vabbè, ragazze mie, io vi saluto, vado a trovare Henry. Ah, grazie per stamattina, Kathy, ho saputo che è venuto da te per farsi curare il polso." "Oh, nessun problema, è stato un piacere." rispose la donna bionda.
Mary Margaret si annodò la sciarpa al collo e alzò le spalle: "Sarà meglio che vada anch'io, devo correggere dei compiti ancora. Buona fortuna per domani, Kathy." "E speriamo di conoscere presto l'Uomo Misterioso!" le strizzò l'occhio Ruby, seguendo la giovane insegnante fuori dalla porta.
Kathy sorrise tra sè e sfiorò distrattamente uno dei pendagli del proprio braccialetto d'argento. Un breve flash attraversò la sua mente, assumento per un istante la forma di una giovane fata dall'espressione seria, la cui testa bionda era cinta da una coroncina di diamanti.
La cosa strana era che quella fata le assomigliava in una maniera impressionante...

***
Angolo dell'Autrice: Ok, quanti mi ritengono l'essere più spregevole della Terra? Ho atteso mesi prima di aggiornare, lo so, sono imperdonabile.
Spero tanto di non deludervi con il prossimo capitolo, anche perchè in questo non è successo granchè.
Scusate ancora, un bacio a tutti!

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