Aishiteru, Gaara! di Cecia chan (/viewuser.php?uid=27507)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una missione per Tenten: a Sunagakure! ***
Capitolo 2: *** Emergency: unforeseen visitors! ***
Capitolo 3: *** Revenge: I'll kill you! ***
Capitolo 4: *** Solitudine: Chi sei veramente, Gaara? ***
Capitolo 5: *** Verwirrung: Was ist dieses Gefühl? ***
Capitolo 1 *** Una missione per Tenten: a Sunagakure! ***
Una
missione per Tenten: a Sunagakure!
“Tenten!
Tenten!! TENTEN!!!!”
Lee
scrollò pesantemente la compagna di
squadra.
“Ehi!
Che violenza! Stai calmo!”
protestò la ragazza tentando di ricomporsi. I codini erano
tutti sfatti e i
capelli, lunghi fino alla vita, le cadevano morbidi lungo la schiena;
le sue
armi giacevano a terra, assieme ai rotoli di evocazione. Parecchi kunai
erano
conficcati in un albero a pochi metri di distanza. Ciononostante...
“Oh,
Kami! Tenten perché devi inscenare
questa farsa ogni volta?!” Lee
gettò uno sguardo scocciato ai resti
dell’allenamento dell’amica.
In
realtà i kunai e gli shuriken erano
stati posizionati strategicamente in modo che sembrassero stati
lanciati e le
armi gettate a terra in ordine scrupolosamente confuso... persino i
capelli che
fuoriuscivano dai codini erano appositamente studiati! Tutto questo
teatrino,
infatti, doveva dare l’idea che Tenten si fosse allenata per
ore e ore; era
tutto calcolato con estrema precisione!
“Senti,
ora chiedo a Neji di spedirti
una sua foto, così magari dopo ti allenerai
veramente!” La ragazza arrossì
violentemente. In realtà tutta quella scena era stata creata
perché lei potesse
spiare tranquillamente Neji Hyuuga dietro un cespuglio, senza destare
sospetti.
Infatti se Gai- sensei lo fosse venuto a sapere l’avrebbe
messa in punizione
per almeno un mese (e le punizioni di Gai erano paragonabili ai Lager
nazisti)
e avrebbe detto tutto al suo bellone...e questo non doveva accadere,
assolutamente!
Tenten era sicura che un giorno si sarebbe confessata...forse. Certo
non
sarebbe rimasta tutta la vita a guardare Neji che sfasciava alberi a
colpi di
Juken, però per il momento non si sentiva sicura e
-soprattutto- aveva una
paura matta che le rispondesse “Veramente ti considero solo
un’amica” il che
non era vero. Tenten sapeva che in
realtà lo Hyuuga l’amava profondamente ma era
molto timido e non riusciva a
dichiararsi. Sakura, che in quanto a due di picche ne sapeva qualcosa,
le
ripeteva costantemente che Neji non fingeva
di mostrarsi indifferente: lo era e
basta. Ma la kunoichi dai codini continuava a non crederci e ad
aspettare il
momento giusto per fare la grande rivelazione. Nel frattempo fingeva di
allenarsi e sbirciava. E non c’era nulla di male, ecco! U.U
Sfortunatamente
a Lee non sfuggiva
nulla... Beccata! Pensò.
Ma non si
preoccupò più di tanto: Rock Lee sapeva della sua
cotta per Neji da una vita,
forse ancora prima che lo scoprisse lei stessa...
“Va
bene, giuro che non lo faccio più!”
“Sisì...come
non crederti! -.- comunque
mi manda l’Hokage in persona! Ti vuole vedere.”
“Me?
E perché?”
“Boh?
Perché lo chiedi a me?! Che vuoi
che sappia io! Comunque penso che sia qualcosa circa le
missioni...”
“Ah,
beh...allora vado subito.” La
ragazza tirò fuori dalla tasca due elastici e
sistemò con precisione i capelli
in due ordinati codini.
Lee
sospirò, seccato. Le aveva detto
migliaia di volte che stava meglio con i capelli sciolti, ma Tenten
continuava
a non ascoltarlo. “Ten...” provò a dire.
La
ragazza non lo fece neanche finire
(anzi cominciare ^.^) e lo zittì posandogli un dito sulla
bocca. “I capelli
sono miei e decido io come portarli ^.^ Ci vediamo dopo,
ciao!”
Tenten
si incamminò verso l’ufficio della
donna più feroce e temibile di tutta Konoha: Tsunade, la
Quinta Hokage, la kunoichi
più forte della storia, una dei tre ninja leggendari, i
Sennin.
Detta
così, sembra quasi inquietante...
ma erano pochi coloro che si rivolgevano a Tsunade con timore
reverenziale...anzi erano molto più frequenti le pacche
cameratesche sulle
spalle e i buffetti sulle guance (di quelli stile zia di infinitesimo
grado,
che dopo ti ritrovi le guance cascanti come un cane e rosse come
pomodori).
Ciononostante era pur sempre l’Hokage, la carica
più alta, quindi era bene
affrettarsi per non arrivare in ritardo; Tenten era una ragazza
rispettosa con
tutti...beh, quasi. Con Neji non utilizzava nessun rispetto, almeno
secondo
Lee. In realtà non capiva che l’amore che Tenten
provava per questi era
talmente grande da non fermarsi davanti ad alcun ostacolo! Beh, tranne
i
muri...le dispiaceva non avere il Byakugan come lui: almeno avrebbe
potuto
spiarlo anche mentre era in casa, magari sotto la doccia... ^//^
Immersa
nelle sue fantasie (?), la
ragazza non si era accorta era pressoché arrivata.
Bussò alla porta
dell’ufficio e aspettò la risposta.
“Vieni
subito dentro, razza di idiota!
O forse non hai nemmeno il coraggio di aprire quella dannata porta e
affrontare
il tuo destino come un vero ninja!”
Oh,
Kami, che cosa ho combinato?Non sarà forse che Neji si
è accorto che lo spio ed
è andato a protestare?
Timidamente Tenten mise il nasino dentro la stanza...
“Tsunade-
sama, mi cercava?”
“Oh,
Tenten! Allora sei tu, caruccia!
Pensavo che fosse quello scioperato di Jiraiya; gli ho chiesto da
più di
mezz’ora di portarmi quel rapporto su Orochimaru, ma credo
che se la sia
svignata...che uomo inutile! E poi Shizune non mi ha ancora consegnato
i dati
sull’ultimo esame di chuunin...Kami, sono circondata da
scansafatiche!”
La
vera scansafatiche sarebbe lei...fa sempre fare tutto agli altri!
Pensò Tenten mente si avvicinava alla
scrivania ingombra di scartoffie e buste di plastica dei colori
più svariati...
“Di
cosa aveva bisogno, Tsunade?”
“Ah,
sì! Dunque...ho una missione da affidarti.”
“A
me sola? Non a tutto il team?”
“No,
solo te. Questa è una missione di
tipo diplomatico, anche se richiede capacità di autodifesa.
Comunque ci andrei
io, se non avessi tutto questo lavoro da sbrigare...” Tsunade
indicò la
scrivania. Una mamma procione con il suo seguito di procionini
scavalcò
un’enorme libro contabile e si accucciò tra un
libro di anatomia e un rapporto
sulla negligenza dei genin.
“Oh,
sì...vedo. -.-”
“Non
far caso a Gina e ai suoi
figlioli! ^//^ Mi servono per...dei test! Sì, test
su...su...il comportamento
degli animali nei confronti delle mie lumache!”
“Immagino.
Ma perché proprio io? Non ci
può andare Sakura?”
“La
mia assistente è troppo impegnata
in questo momento. Le sto insegnando alcune arti mediche molto
difficili e non
posso distoglierla dallo studio. E poi mi deve aiutare qui!”
Tenten
rabbrividì. Essere allieva di
Tsunade voleva dire non solo essere sottoposte ad un durissimo
allenamento, ma
anche dover svolgere tutti i lavori che Tsunade
“fingeva” di dimenticarsi: in
poche parole era come essere un chuunin-hokage... doppia carica, doppio
lavoro,
ma non doppio stipendio -.- La ragazza non riusciva a capacitarsi come
Sakura
avesse potuto accettare quell’incarico. Eppure era una
kunoichi intelligente! Beh...forse
dopo che si era ritrovata da sola... Che buffo! Tutti i membri
dell’ormai
ex-team 7 stavano venendo allenati da Sennin: Sakura si ammazzava di
lavoro da
Tsunade, Naruto era partito da due anni per seguire un addestramento
speciale
con Jiraiya e Sasuke era scappato al Villaggio del Suono, da
Orochimaru. Che
razza di traditore! U.U e inoltre...
“Tenten,
non per interrompere le tue
riflessioni, ma dovrei darti i dettagli della missione, sai?”
La voce potente
di Tsunade riscosse la ragazza.
“Sì,
Tsunade- sama!”
“Molto
bene, ragazzina! Adesso mettiamo
da parte le cretinate, questa missione non è delle
più semplici, anzi...”
Tenten
si fece di colpo più attenta.
Anche Tsunade abbandonò la sua solita
Faccia-Da-Ragazzina-Troppo-Cresciuta e
indossò lo Sguardo-Serioso-E-Apparentemente-Responsabile
come si addice ad un
Hokage.
“Dunque
come ben saprai
l’Organizzazione altamente criminale Akatsuki sta dando la
caccia a molti ninja
sia di Konoha che di Suna per prendere i demoni che si trovano nel loro
corpo e
usarli per i loro loschi piani. Il tuo compito è andare dal
Quinto Kazekage,
Gaara, per accordarci sul piano d’azione da seguire.
Già una volta Kisame e
Itachi hanno attaccato alcuni nostri ninja per fregare Naruto...quella
volta
c’era anche Jiraiya e i ragazzi se la sono cavati abbastanza
bene...perlomeno
sono rimasti vivi. Ma non conosciamo bene la loro forza: quindi
è meglio
stringere un’alleanza tra i due Villaggi...così
disporremo di un maggior numero
di combattenti. Il
tuo compito in tutto
questo è molto semplice: tieni. In questo rotolo ci sono
tutti i dettagli;
fallo firmare dal Kazekage e ritorna qui. Cerca di non farti ammazzare
lungo il
tragitto.”
“A-
ammazzare? È così importante questo
rotolo?”
“Sì,
perché se non giungesse a Suna,
non ci sarebbe alcuna alleanza e quindi poche speranze di battere quei
megalomani fissati con i demoni...Non fare quella faccia, piccola, ti
darò una
scorta! Però non ti aspettare granché... non
posso darti jounin e sarebbe
meglio fare a meno degli Anbu: servono a guardia del villaggio. Non
posso
lasciare sguarnita la difesa, inoltre una mobilitazione eccessiva
potrebbe
creare sospetti. Ti posso concedere due chuunin, ok? Dovrebbero
bastare, non
credi? Via, partirete domattina, all’alba. E, mi raccomando,
non fallire e non
morire.”
“Signorsì!”
Le
mani di Tenten stringevano sudate il
rotolo.
**********************************
Konoha,
ore 6,00
La
squadra è pronta a partire. Sono tre
ninja: Akira, diciassette anni, ninja medico; Ichigo, quattordici anni,
appena
diplomato chuunin e Tenten, quindici anni, chuunin da due, capo della
missione.
La
loro è una missione delicata e della massima importanza; non
possono fallire,
non è gli concesso morire, almeno non prima di aver
consegnato il rotolo al
Kazekage di Sunagakure.
L’aria
del mattino è tersa. Il sole non
è ancora spuntato.
Le
condizioni climatiche sono più che
ottimali. Non è troppo caldo né troppo freddo.
Una
goccia di sudore riga il viso di
Ichigo. Non avrebbe voluto accettare questa missione, non è
abbastanza
preparato per queste situazioni. Ha paura, tanta paura. Non gli costa
nulla
ammetterlo, cosa vale l’orgoglio di fronte ad un rischio
così grande?
Akira
si mostra tranquillo. Certo, lui
è il più grande, deve dare il buon
esempio...però è inquieto. Sente che
c’è
qualcosa che non quadra, un rotolo non può valere
così tanto. Ci deve essere
qualcosa sotto.
Una
farfalla nera svolazza leggermente
sopra le loro teste.
Il
dolce cinguettio dei passeri ha il
sapore di una menzogna.
Pure
il modo rassicurante con cui i
sensi li guardano sembra falso.
Tenten
china leggermente il capo
davanti all’Hokage in segno di saluto. Non una parola. Non
c’è niente da dire. Solo
Rock Lee, suo compagno di squadra, le dà una leggera pacca
sulla spalla e la
saluta con un “Torna presto!”; Neji non dice
niente: fa un semplice cenno con
la testa.
La
squadra è pronta a partire. Ma
nessuno è veramente pronto.
I
tre ninja partono, lasciandosi il
villaggio alle spalle. Torneranno sicuramente. Sicuramente.
“Aspettami,
Neji. Tornerò presto. Lo
giuro.”
~Continua
nel
prossimo capitolo ~
Ohayo
a tutti!!! Io sono Cecia chan (Oops! C’era scritto anche
sopra... ^.^”) e
questa fic è nata da una scommessa fatta con Wiwo...
Un
giorno, dopo che Cecia chan ha
finito di leggere lo storyboard dell’ennesimo Hyuugacest di
Wiwo, esordisce con
un:
“Neesan!
Scommetto che non ti
riuscirebbe mettere Neji con nessuno che non sia Hinata!”
“Non
è vero!”
“Allora
scrivimi un paring assurdo
come...vediamo...NejiTemari!”
“O_____O
E va bene! Però tu scrivi
una...mmh...GaaraTen!”
“O_________O
Ok, ci
sto!”
Però
ha vinto lei T.T... ha pubblicato “Il gioco”
mooolto prima di me...vabbè, io la
mia l’ho pubblicata lo stesso, spero che vi piaccia! ^.^
Ciau!!!
p.s.
il titolo fa veramente pena, lo so... -.-
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Capitolo 2 *** Emergency: unforeseen visitors! ***
Emergency: unforeseen
visitors!
(Emergenza:
visitatori inattesi!)
Ore
21:15 in un’oasi non lontano da
Suna.
La
squadra speciale decise di fermarsi.
Ormai era quasi notte ed era inutile continuare a procedere,
c’era il rischio
di perdersi: quelle oasi perse
nel
deserto erano così intricate...
Ichigo
giace a terra, ansante. È la
prima volta che si trova a fronteggiare una situazione simile, non
è affatto
preparato. Potesse, farebbe fagotto e tornerebbe di corsa a casa! Senza
contare
che, oltre a essere costretto a impegnarsi in una missione
così difficile, è
stato privato dei suoi compagni di squadra! Da quando erano appena
genin lui,
Shoko e Hideki hanno sempre affrontato ogni pericolo insieme...ora si
ritrova a
dover combattere fianco a fianco con due tizi che manco conosce e che,
ne è
sicuro, nel momento del pericolo gli diranno di scappare via o lo
proteggeranno...Uff! Eppure non è così piccolo!
Akira
stava in disparte, intento a
preparare una specie di accampamento; non era necessario nulla di
lussuoso,
visto che comunque l’avrebbero dovuto lasciare il giorno
dopo; però era sempre
meglio che dormire sulle foglie. La missione? Beh, come ninja medico ne
aveva
passate talmente tante che ormai non si impressionava più di
niente... dopo
aver partecipato a vari scontri nel villaggio del Suono e
all’invasione di
Konoha da parte di Orochimaru, si riteneva abbastanza esperto di
pericoli.
Solo, aveva un po’ di apprensione per quel nanerottolo che si
erano portati
dietro, Ichigo o qualcosa del genere: era sicuro che, di fronte ad un
criminale
di livello S, se la sarebbe fatta sotto...uffa, mancava giusto la gita
dell’asilo nido a complicargli la vita!
Tenten
riposava, appoggiata contro un
vecchio tronco. Il rotolo maledetto è nel suo zaino, al
sicuro; per ora non
hanno incontrato ostacoli e sono quasi arrivati.
Sembra
che tutto stia procedendo per il meglio, per fortuna!
Pensa
la ragazza socchiudendo gli
occhi. Non vede l’ora di finire quella missione e di tornare
in fretta a casa,
sì a casa.
Nejino...tornerò
presto,amoruccio mio, aspetta solo qualche altro giorno e poi...
*ç* Spero che
durante la mia assenza tu non abbia combinato guai, tipo esserti
trovato una
ragazza. E se così fosse? Oh, nooo! Neji, perché
hai aspettato che io non ci
fossi per fidanzarti con quella? T.T E tu che guardi, zo****la? Neji
è mio,
mio, MIO!!! Leva le tue manacce dalla sua candida e diafana pelle! Non
inzozzare il suo sguardo con la tua presenza! Cosa stai facendo? Non
provare a
baciarlo, no...ti ammazzo!!! Ah, muori, muori! Mwahahahah! Tutti quelli
che si
frappongono tra me e Neji devono morir...
“Hai
fame?” la voce di Akira risvegliò
Tenten dagli orrori della sua (fin troppo) fervida fantasia.
“Eh?
Oh, beh, sì...un pochino.”
“Ma
a che diavolo stavi pensando? Ti
agitavi tutta e
borbottavi strane
frasi... sembrava che stessi facendo un brutto sogno.”
“Ehm...
eheh! ^//^ lasciamo perdere,
che è meglio! Piuttosto, che si mangia?”
“Tenten-
san, quanto manca a Suna?” la
voce infantile di Ichigo si impose nella conversazione. Si era quasi
del tutto risvegliato
dallo stato di coma in cui era sprofondato e ora si stava trascinando
verso i
due con lenti passi da bradipo in letargo.
“Mmh,
arriveremo domani, verso le sette
di sera...più o meno”
“Oh,
meno male! Non ce
la faccio più con queste
marce...comunque, parlavate di cibo? ^.^ Ho una gran fameeeee!
Chissà quali
sono le specialità di Suna...magari potremo chiedere al
Kazekage se ci invita a
cena, dopo tutto quello che abbiamo passato, direi che ce lo deve,
no?”
“In
realtà no. Ora taci, moccioso, se
vuoi mangiare.”
“Akira-
san! Lascialo stare, è solo un
bambino! È piccolo...”
“IO
NON SONO PICCOLOOOO!!! è.é ”
*****************************
Ore
7,15 Suna
Kankuro
del deserto di stava
allenando. Le sue
fedeli marionette,
Karasu, Kuroari e Sanshou, erano state gravemente danneggiate durante
la
missione precedente e Kankuro si stava dando un gran daffare per
ripararle. Per
un marionettista quelle bambole erano tutto: la tua difesa, il tuo
attacco, il
tuo scudo, la tua arma letale... inserire coltelli, veleno in una
marionetta
era un’arte; l’arte di creare un precisissima
macchina da guerra che si muova
senza difficoltà al minimo, impercettibile movimento delle
dita.
Ogni
dettaglio era calcolato al
millimetro, ogni singolo particolare minuziosamente studiato, ogni filo
di
chakra collegato accuratamente
alle mani
del marionettista, così da creare una specie di simbiosi tra
il ninja e la
macchina. Sì, dovevano essere un tutt’uno, per
poter funzionare.
Tutto
questo Kankuro lo sapeva.
Aveva
impiegato anni per perfezionare e
modificare le sue marionette: aveva studiato i vari tipi di legno, di
armi, di
veleno... anni e anni passati in una stanza, tra i libri e le
marionette. Con la
sola compagnia di se stesso, si rifugiava lontano dalle urla e
dall’odio della
sua famiglia. Con la perfezione delle macchine, cercava rifugio dal
caos che imperava
in casa.
La
sua famiglia era un disastro. Sempre
stata un vero casino.
Suo
padre aveva avuto la bella pensata
di impiantare un mostro nel figlio minore, sacrificando così
la madre. Che
razza di idea! Gaara, così si chiamava il bambino, era
diventato emotivamente instabile e
aveva la mania
di distruggere tutto e tutti. Compresi i sicari che gli inviava il
paparino.
Bello,
no? Poi per fortuna era morto,
Gaara aveva preso la poltrona di Kazekage e tutti vissero felici e
contenti.
Beh,
non proprio. Gaara non godeva
della fiducia di tutti, anzi era ancora piuttosto malvisto...
però continuava
ad andare avanti lo stesso, sperando di essere accettato, prima o poi.
Inoltre
adesso aveva una famiglia: Temari, Kankuro,Gaara. I tre fratelli della
sabbia.
Ognuno di loro aveva messo da parte i propri rancori e si era dato da
fare a
costruire un...”qualcosa” che assomigliasse ad una
famiglia. Una famiglia di
orfani, di superstiti... ma che si vogliono bene.
Kankuro
da piccolo aveva paura di
Gaara: tremava davanti ai suoi occhi di ghiaccio e alla sua sabbia
mortale. Ora
non più. Ha capito che non è suo fratello il vero
mostro, che è solo una povera
vittima delle atrocità di qualcun altro, esattamente come
lui.
Mentre
stava rimettendo un braccio a
Karasu, vide tre figure che si avvicinavano. Un ragazzo alto
dall’aria
saputella, un bambino che si guardava smarrito intorno e una ragazza
con degli
assurdi codini. Portavano il coprifronte di Konoha, alleati dunque.
“Che
volete?” chiese.
La
ragazza lo guardò con una faccia
strana. Evidentemente non riusciva a capire cosa volesse da lei quel
tipo con
un cappuccio con le orecchie da gatto, truccato di viola e tutto sporco
di
polvere.
“Scusa,
ma tu chi saresti?”
“Ehm,
io sono Kankuro, il fratello del
Kazekage. Scusate se mi presento conciato così, ma stavo
riparando la mia
marionetta...”
“Ah,
capisco -.- ci potresti portare da
lui?”
“Sì,
certo. Seguitemi, vi faccio
strada.”
Il
resto della missione fu piuttosto
semplice: il Kazekage non c’era, ma bastò la firma
del suo segretario -nonché
ex maestro- Baki. Poi il trio fu autorizzato a tornare a casa.
“Aah!
Finalmente! ^.^ Mi manca tanto il
ramen di mamma!”
“Ichigo,
che razza di moccioso... -.- ”
Si
incamminarono verso Konoha; ci
sarebbero voluti circa tre giorni per tornare, era bene mettersi in
marcia il
prima possibile!
Nejino!!!
Adesso arrivo! Appena a casa mi faccio un bella doccia e poi corro
subito da
te! Sicuramente non mi chiederai come è andata la missione,
ma io te lo dirò lo
stesso! ^.^ Oh, spero che Lee capisca al volo e mi lasci un
po’ sola con
lui...magari riesco a fargli la mia benedetta dichiarazione! ^//^ uhuh!
Magari,
magari...e poi voglio andare con Sakura-chan e Ino-chan a fare un
po’ di
shopping, mi devo rifare il guardaroba. Magari potrei dare anche una
spuntatina
ai capelli...nono! Vanno bene così! A Neji piacciono quelle
con i capelli
lunghi. E poi devo
andare da Gai-
sens...
Un
kunai le sfrecciò accanto,
sfiorandole la guancia. Dalla ferita cominciò ad uscire
sangue.
Li
stavano attacando.
“Tutti
a terra!” gridò rivolta verso i
due compagni.
Ichigo
si guardò intorno, terrorizzato mentre
Akira si mise in posizione di battaglia.
Si
trovavano dentro ad un’oasi. Una di
quelle intricatissime oasi perse in mezzo al deserto: il posto giusto
per un
agguato.
Dalle
alte e impenetrabili fronde cominciarono
a cadere alcune foglie.
È
lassù.
Tenten
sfilò un kunai dalla tasca,
pronta a lanciarlo al minino movimento.
“Buonaseeera!”
un ragazzo biondo scese
agilmente da un albero. Tenten provò a lanciare il pugnale
ma quello la scansò
senza troppa fatica. Aveva un grande tunica con delle nuvole rosse.
Oh,
no...l’Akatsuki. Merda!
“Ehi,
siamo un po’ nervosetti, sì! Tu
che dici, Sasori?”
I
tre si girarono di scatto. Dietro di
loro c’era quella che sembrava un’enorme marionetta
a forma di scorpione. Aveva
anche lui una tunica a nuvole rosse.
Roteò
la coda e la abbatté su Ichigo,
che fu sbattuto contro un albero poco distante e rimase incosciente.
Poi lanciò
alcuni shuriken in direzione di Akira, che li schivò per un
pelo. Tutto questo,
senza che il biondo avesse mosso un dito.
Non
è possibile. I marionettisti comandano le marionette
muovendo le mani, come può
questo stare fermo? È così forte da dargli ordini
con il semplice pensiero? No,
non è possibile, i fili di chakra non si possono omettere.
Forse...forse si
muove autonomamente? Sì, dev’essere
così. Oh, merda! Quindi sono due, non uno
solo!
Tenten
spiccò un salto per evitare un
attacco della marionetta. Che fare? Che fare?
Non
posso scappare così...dobbiamo recuperare Ichigo...
“Akira,
ascolta! Scappa!”
Akira
stava utilizzando invano tutte le
sue tecniche mediche... una codata lo fece volare addosso a Tenten.
“S-scappare?
Non...non posso...”
“Ahia,
ascolta: tu scappa più veloce
che puoi, io tenterò di recuperare Ichigo e ti
raggiungerò. Non possiamo
batterci.”
“Questo
è vero. Le mie tecniche non
funzionano contro di lui...credo che sia una specie di marionetta
umana. Non
abbiamo le forze per sconfiggerlo.”
La
coda del mostruoso essere stava per
attaccarli di nuovo.
Akira
fece per scansarla ma la colpì in
pieno. Cadde a terra, coperto di sangue misto ad uno strano liquido
verdastro,
veleno probabilmente. Il ragazzo strabuzzò gli occhi e
provò ad alzarsi.
Forse
è ancora vivo... ma ora non ho tempo!
Tenten
corse verso Ichigo, ma, mentre
stava per raggiungerlo, una bomba esplose proprio davanti a lei.
La
ragazza alzò la testa. Il ragazzo
biondo era appollaiato sopra un ramo, sorridendo.
“Eh,
no, cara. Mi dispiace ma non posso
farti scappare, no. Tu hai qualcosa che ci interessa!”
Il
rotolo?
“Ma
non ti preoccupare. Se collaborerai
ti risparmieremo la vita: mica posso far male ad una graziosa
fanciulla. Su,
cara, dammi il rotolo!”
“Mai!”
Tenten
lanciò una serie di shuriken
contro il ragazzo. Due centrarono il bersaglio e la spalla destra del
biondo
cominciò a sanguinare.
“Mi
hai fatto male, sì! Ora la
pagherai!”
Tirò
fuori da una sacca una bomba, ma
non la lanciò verso di lei. Con orrore, Tenten vide che
quell’arnese puntava
dritto contro Ichigo, ancora incosciente.
“NOOOOOOO!!!”
La
ragazza si scagliò contro
l’esplosione ma non riuscì a prendere il bambino.
Il fumo l’avvolse e qualcosa
le colpì la spalla destra. Forse un kunai. Sentì
una voce che la chiamava e un
gran dolore alla spalla: il kunai doveva essere avvelenato.
Provò
a fare qualche passo ma le gambe
cedettero.
Neji...
Due
braccia la sostennero.
Fumo
dell’esplosione.
Capelli
rossi.
Chi...?
E
poi il buio.
*****************************
“..nten-
chan? Tenten?”
Luci
bianche.
Rumore
di voci concitate.
Tenten
aprì la bocca ma non ne uscì
alcun suono. Riprovò e stavolta articolò le
parole:
“Dove...sono?”
“Oh,
Tenten- chan! Sei viva!”
Quella
voce...dove l’aveva già sentita?
Le pareva familiare...
“Tenten?
Stai bene? Riesci a sentirmi?”
Questa
voce...Kankuro?
Tenten
si alzò a sedere. Si trovava su
un lettino, in un ospedale. Attorno a lei c’erano Kankuro,
Baki, una ragazza
bionda che riconobbe come Temari e...
“Gaara
ti ha trovato in mezzo ad un
esplosione. Oh, Kami! Che cretini siamo stati! Non avevamo pensato che
l’Akatsuki
vi avrebbe potuto attaccare durante il viaggio di ritorno. Avremmo
dovuto darvi
una scorta...era il minimo. Ci dispiace, ci dispiace veramente! ”
Gaara...allora
il tizio con i capelli
rossi che aveva visto prima di svenire era
lui?L’aveva...salvata?
Il
ragazzo stava in disparte,
osservando con uno sguardo vacuo la scena. Era cresciuto
dall’ultima volta che
Tenten l’aveva visto; non sembrava più il mostro
senz’anima che aveva visto
combattere contro Sasuke, tre anni fa, e anche
l’atteggiamento, seppur sempre
freddo e distaccato, sembrava diverso.
“Un
momento!” un pensiero passò
fulmineo nella mente di Tenten. Akira e Ichigo! Se Gaara aveva trovato
lei,
allora doveva aver salvato pure loro...
“Dove
sono i miei
compagni? Stanno bene?”
Tutti
i presenti abbassarono la testa.
Tenten
si voltò; a destra c’erano due
lettini: le due figure che lì giacevano, avevano le coperte
tirate fin sopra la
testa e stavano immobili. Immobili.
No...
“No...”
“Purtroppo,
non siamo riusciti a
salvare i tuoi compagni. Vedi, Akira la coda di quella marionetta era
completamente
imbevuta di veleno e il colpo è stato mortale. Per quanto
riguarda
Ichigo...beh, lui non ha sentito nulla: la bomba è esplosa
mentre lui era
ancora svenuto... “
Gli
occhi di Tenten si inumidirono. Le
lacrime le rigarono le gote e il suo corpo esausto fu percosso da
singhiozzi
disperati.
Perché,
perché? Eppure ti avevo detto di scappare, Akira, almeno tu
saresti stato
salvo! Adesso chi guarirà i ninja di Konoha, chi? E tu
Ichigo, o piccolo
Ichigo, temo...temo che non potrai più assaggiare il ramen
della tua mamma!
Kami, ma eri solo un bambino! Maledetti quei bastardi
che vi hanno ammazzato... Non è giusto, non
è
giusto! Erano così buoni...erano ninja veramente in gamba!
Non è giusto...
“Come
si chiamano?”
“Come?”
“Come
si chiamano quelli che ci hanno
attaccato?”
“Vuoi
sapere i loro nomi?” tutti si
voltarono. A parlare era stato Gaara. “Va bene: uno
è Deidara e l’altro Sasori.
Sono due criminali ricercati di livello S e fanno parte
dell’Akatsuki. Cosa ci
vuoi fare?”
Gli
occhi di Tenten brillavano di una
luce maligna, omicida. La rabbia e il rancore si erano impossessati di
lei.
“Voglio
vendicare i miei amici. Quei
bastardi me li hanno ammazzati e devono morire! Devono
crepare!!”
Lo
sguardo di Gaara si indurì.
“Non
commettere il mio stesso errore.”
~Continua
nel
prossimo capitolo~
Minuto
di silenzio per Ichigo e Akira.
Vi
confesso
che mi è dispiaciuto moltissimo farli morire...sniff... T.T
Comunque,
così va la vita! (by Kurt Vonnegut) ringrazio tantissimo: _TaKiKo_,
WinryRockbelltheQueen, bambi88, Mina,
annasukasuperfan, Wiwo, gollum93 grazie millissime per le vostre
recensioni!
Ah,
come Wiwo mi ha fatto notare, non tutti capiscono il giapponese
(nemmeno io, in
realtà) e quindi il titolo risultava leggermente
incomprensibile... tranquilli,
non è nulla di spaventoso -anche se può sembrare-
“aishiteru” significa
semplicemente “ti amo”...l’ho messo in
giapponese per mascherare la sua
insulsaggine: “Ti amo, Gaara” suonava troppo
patetico...
|
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Capitolo 3 *** Revenge: I'll kill you! ***
Revenge: I’ll
kill you!
Ore
6:05, ospedale di Suna
Sangue...
È
tutto rosso...
“I
-ichigo?”
Un
cadavere bianco.
I
suoi occhi vacui la fissano con
rimprovero.
Le
sue labbra bianche si schiudono in
un sussurro carico di rancore:
“Tenten,
tu...sei viva.”
La
fissa. Il suo sguardo è insopportabile.
Tenten
si para gli occhi con le mani.
Ma si accorge di non riuscire a muoverle. È legata.
Prova
a divincolarsi.
Un'altra
ombra spettrale le si
avvicina.
Ha
lo stesso sguardo vuoto e pieno
allo stesso tempo. Vuoto di vita, pieno di odio.
Due
cadaveri bianchi che le danzano
intorno.
La
macabra danza dei morti.
Ce
l’hanno con lei.
Perché
lei è viva, è sopravvissuta.
E
la vogliono portare via, via con
loro. In quell’ abisso nero chiamato inferno.
E
poi lui.
È
lassù, scuote i capelli biondi.
Accanto a lui c’è la marionetta a
forma di
scorpione.
Lei
gli grida contro, lo maledice.
Vorrebbe che le fiamme che la stanno consumando bruciassero il suo
sguardo
strafottente.
E
lui la guarda e ride.
Ride,
ride, ride , ride...
Tenten
si sveglia si soprassalto. Un incubo...un altro.
Sospira. Da quando è stata ricoverata non fa
altro che rivivere quella scena nei sogni. Perché? Ichigo e
Akira ce l’hanno
davvero con lei? Perché lei è viva e loro no?
Vogliono davvero trascinarla
nelle tenebre con loro?
O
forse no...forse vogliono che lei resti viva per poterli vendicare.
Sì,
dare pace alle loro anime con il sangue di quei due bastardi.
Il
solo pensiero di quei due assassini bastava per farle ribollire il
sangue nelle
vene.
Vi
vendicherò, ve lo prometto!
Doveva
sbrigarsi a guarire, però. E doveva allenarsi duramente se
voleva pensare di
sconfiggerli.
E
l’avrebbe fatto, eccome! Anche se...
“Non
commettere il mio stesso errore”
Quella
frase continuava a rimbombargli nel cervello, senza pietà.
Ogni
volta che si ritrovava a pensare alla vendetta, ogni volta che il suo
cuore
ferito trovava un po’ di pace nelle crude immagini di morte,
ogni volta rivedeva
il volto cupo del Kazekage e quegli
occhi di ghiaccio che la fissavano con aria di rimprovero.
“Non
commettere il mio stesso errore”
Cosa
voleva dire, poi? Che errore aveva commesso Gaara e che rischiava di
commettere
anche lei? Mica era posseduta da un demone, lei. E non c’era
nulla di male a
provare odio nei confronti di esseri disgustosi come quei due!
Eppure...una
parte razionale di lei sussurrava che forse Gaara aveva ragione, che
avrebbe
commesso un grande sbaglio a uccidere: cosa avrebbe ottenuto, dopo? La
morte
degli assassini non poteva restituire la vita alle vittime e lei da
preda si
sarebbe trasformata in carnefice, le sue mani bianche si sarebbero
tinte di
rosso... ma nient’altro. Ne valeva davvero la pena? Valeva la
pena diventare un
mostro per distruggere altri mostri?
Però...però...Ichigo
e Akira...
Lacrime
calde le rigarono le gote.
No,
li avrebbe vendicati. A costo di diventare ella stessa un mostro.
“Tenten-
chan? Posso entrare?”
I
quattro codini di Temari fecero capolino dalla porta. Tenten si
asciugò in
fretta le lacrime e sorrise alla kunoichi.
Da
quando era stata costretta a letto, Temari era venuta tutti i giorni a
farle
visita, cercando di tirarla su raccontandole buffe storie di Kankuro da
piccolo, della sua cotta segreta per Shikamaru Nara e altri gossip su
più o
meno tutti i ninja sia di Konoha che di Suna.
Come
farà ad essere così informata? Si
era chiesta più volte Tenten.
In
poche parole erano diventate amiche. L’unica vera amica che
Tenten avesse mai
avuto. Ino e Sakura erano simpatiche, ma ogni volta che usciva con
loro, il
discorso finiva sempre, inesorabilmente su Sasuke Uchiha (che Tenten
non poteva
soffrire); Rock Lee era un carissimo amico, quasi un fratello...ma non
poteva
certo capire molti dei sentimenti puramente femminili che provava. Inoltre l’aveva
sempre presa in giro per la
sua cotta per Neji e non condivideva la sua passione per i vestiti e
gli
oggettini inutili... comprensibile, dopotutto era un ragazzo.
Però con Temari,
Tenten poteva parlare tranquillamente di tutto e sentire i suoi pareri
con la
sicurezza che non fossero frasi di circostanza. Era bello avere
un’amica.
“Allora,
come stai oggi?”
“Beh,
meglio. Il dottore dice che domani potrò alzarmi.”
“Davvero?
Che bello! Così posso farti fare il giro turistico di Suna,
compresi tutti i
vari negozietti!”
Tenten
sorrise. In quanto a shopping, nessuno batteva Temari.
“Ah,
se non ce la fai a camminare, obbligo Kankuro a portarti in braccio,
ok?”
“Ma
poverino!”
“Macché
poverino! Gli fa bene! E poi non ha mai un briciolo di tempo da
dedicare alla
sua sorellina... è l’ora che si dedichi ad un
po’ di sana tortura chiamata
‘shopping estremo’, non credi anche tu?”
“Gaara
non viene?”
“Sì,
quello! Sta tutto il giorno rintanato nel suo ufficio come un uccellino
in
gabbia! Un giorno si ammalerà di troppo lavoro!”
“È
cambiato. Sembra che stia meglio”
Il
viso di Temari si illuminò in un sorriso splendido. Amava
molto il suo
fratellino e si sentiva molto protettiva con lui, anche se Gaara non
aveva mai
voluto la sua protezione e il suo affetto. Almeno fino a pochi anni fa.
Quando
il bambino triste e solo era cresciuto ed era diventato un uomo forte e
tranquillo.
Quando
il mostro dentro di lui, sconfitto dalla volontà, aveva
smesso di tormentarlo.
Quando
l’odio e il rifiuto di tutti si era trasformato in un
abbraccio titubante, ma
caldo.
Quando
il villaggio lo aveva riconosciuto come Kazekage.
Temari
impazziva per ogni singola parola che marcasse il cambiamento di Gaara.
Voleva
solo vederlo felice e lui avrebbe ottenuto la pace solo attraverso i
sorrisi
degli altri.
“Lo
pensi davvero?”
“Ma
certo! Quando l’ho conosciuto sembrava nient’altro
che una macchina da guerra,
senza emozioni...ora mi è parso più maturo e
responsabile...sembra un’altra
persona.”
Mi
ha anche salvato.
Lo
avrebbe mai fatto due anni fa?
Probabilmente
no. Mi avrebbe lasciato
a terra, sarebbe passato avanti.
Invece
ora...
Senza
sapere perché Tenten arrossì.
Non
ci aveva pensato. Gaara aveva fatto più di raccoglierla da
terra.
Le
aveva salvato la vita.
Forse
avrebbe fatto meglio a ringraziarlo. Dopotutto, ora era in debito con
lui...
***************************************
Gaara
era nel suo ufficio. “Come al solito, non ti concedi un
secondo di riposo! Ti
ammalerai di stress!” avrebbe detto Temari.
Kami...
Ma perché quella ragazza non
sa pensare che a cose futili? Non vede al di là delle sicure
mura del suo
palazzo perso in mezzo al deserto! Non posso certo pensare a riposarmi
ora:
l’alleanza con Konoha deve essere rafforzata. Le sorti della
battaglia contro
l’Akatsuki risiedono nella collaborazione. È
necessario un alto numero di ninja
per poter anche solo respingere un loro attacco...inoltre, devo
controllare l’addestramento
dei genin e dei chuunin e...
“Ehm...Gaara-san?”
Il
Kazekage si voltò. Sulla porta, pallida e provata,
c’era la ragazza che aveva
salvato qualche giorno fa. Tenten.
La
ragazza fissò stupita l’ufficio di Gaara. Era
molto diverso da quello di
Tsunade: era ugualmente grande, ma sembrava enorme: non c’era
alcuna scartoffia
volante, tutte le
pratiche erano
disposte ordinatamente in un archivio e dalla scrivania lucida non
spuntava
alcun procione.
Alle
pareti erano appesi i quadri dei Kazekage che avevano occupato
quell’ufficio. Avevano
tutti uno sguardo fiero, serio. Solo due contrastavano con
l’aria di gravità che
emanavano i volti impressi nella tela: Yondaime e Godaime. Il Quarto
Kazekage
aveva uno sguardo autoritario e rigido, che ispirava timore e
sottomissione ma
certamente non rispetto e fiducia. Tenten fece una smorfia:
quell’uomo era
conosciuto in tutto il mondo per la sua crudeltà; infatti
era stato capace di
sacrificare la moglie e il figlio per ottenere un’arma
perfetta. Poi era stato
ucciso da un individuo altrettanto spregevole, Orochimaru, e il suo
posto era
stato preso proprio da quel figlio che aveva trasformato in mostro.
Gaara.
Anche
il suo ritratto era un po’ discordante. I suoi occhi non
esprimevano forza e
autorevolezza, ma malinconia e timidezza. Più che il ninja
più forte del
villaggio sembrava un amico fragile che si era accollato una
responsabilità
troppo grossa ma continua ad andare avanti. Era
un ritratto molto bello.
“Ah,
sei tu, Tenten. Come stai?”
“Meglio,
grazie. L’antidoto che mi ha dato Kankuro funziona
bene.”
“Ne
sono lieto. Mio fratello è il massimo esperto di veleni di
tutto il villaggio.
Scommetto che ti ha tenuto una conferenza su le proprietà di
tutte erbe finora
conosciute.”
“In
effetti sì. È stata un’impresa riuscire
a zittirlo...però è simpatico e poi fa
piacere ascoltarlo”
“Non
la penseresti così se abitaste sotto lo stesso tetto. Volevi
dirmi qualcosa?”
“Io...sì!
Volevo ringraziarti per quanto hai fatto nella foresta. Ti devo la
vita.”
“Lascia
stare. Era mio dovere, dopotutto siamo alleati...”
“Eh,
no! Io sono in debito con te e ripagherò quanto hai fatto!
Fa parte del mio
credo di ninja!”
“Credo
di ninja? Sembri Uzumaki. Comunque se preferisci
così...”
Tenten
annuì e fece per andarsene ma
una fitta
alla spalla la fece crollare a terra. Gaara la fissò
preoccupato e la aiutò ad
alzarsi.
“Stai
bene?”
“Più...
o meno...”
Gaara
osservò la spalla della ragazza. La garza si era macchiata
di verde, segno che l’antidoto
aveva finito il suo effetto. Occorreva somministrarle subito
un’altra dose.
Gaara
mandò un ragazzo a cercare Kankuro e prese in braccio la
ragazza.
“Non
ti preoccupare, ti
porto subito in
infermeria. Secondo i medici per questo tipo di veleno la convalescenza
sarà
piuttosto lunga... cerca di non sforzarti troppo o potresti anche avere
una
ricaduta.”
Tenten
sentì che la vista le si appannava. Avrebbero pagato anche
questo, eccome!
Avrebbero pagato tutto quanto...
Sentì
che Gaara la adagiava su un lettino. Le tornò in mente
quando si era svegliata
in infermeria dopo che l’aveva salvata da Deidara e Sasori.
“G...gaara-san? Cosa...cosa significava
quello che mi hai
detto qualche giorno fa? Di...non commettere il tuo stesso
errore...” Tenten
ansimava. Il dolore era sempre più forte.
“Era
un consiglio”
“Ma...ma
per cosa?” Le girava la
testa.
Probabilmente tra poco sarebbe svenuta.
Gaara
la fissò con serietà. I suoi occhi di ghiaccio la
spaventarono.
“Li
vorresti uccidere, vero? Quei due che ti hanno ridotto in questo stato
e che
hanno ammazzato i tuoi amici. Li sogni tutte le notti, rivedi i volti i
Ichigo
e Akira, ti senti colpevole della loro morte e sei sicura che se sparissero dalla faccia
della terra tutto
cambierebbe, vero?”
Tenten
si sentiva svuotata, messa a nudo. Forse quegli occhi avevano il potere
di
leggerle dentro? Del
resto il suo
sguardo era così penetrante che l’ipotesi non era
così assurda. Rispose in un
sussurro.
“Sì...”
“Questo è
l’errore.”
Questo
è l’errore? Ma allora...
Tenten
sentì che le forze l’abbandonavano. Tutto intorno
a lei divenne bianco e
abbandonò il corpo stanco alla pace del sonno.
Gaara
fissò quel viso pallido e ne provò
pietà.
Non
è con il sangue che si ripagano le
ingiustizie. Non c’è alcuna pace
nell’omicidio e nel desiderio di sangue, am
solo un altro abisso, ancora più profondo. I mostri dentro
di noi vanno
combattuti, non assecondati...questo l’ho imparato a mie
spese.
Non
permetterò che accada anche a te.
Nessuno merita questo destino.
Ti
aiuterò, Tenten. Non sarai sola.
*Cecia
chan striscia a terra, vestita
di sacco e col capo cosparso di cenere*
Perdonooooooooooooooooooooooo!!!!
Scusate se non ho più aggiornato!!! Potete fucilarmi, se
volete, oppure
sguinzagliarmi contro l’intero villaggio del Suono...potete
anche lapidarmi
nelle recensioni...me lo merito! T_____________________T
Ringrazio
i miei immeritati lettori, in particolare: Wiwo,
camelia90,
annasukasuperfan,
gollum93,
bambi88,
giulychan, Dastrea
Alla
prossima! Ne vedrete delle belle!
|
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Capitolo 4 *** Solitudine: Chi sei veramente, Gaara? ***
Solitudine:
Chi sei veramente, Gaara?
Quanta
sabbia...
Questo era
stato il primo pensiero
di Tenten alla vista del deserto che circondava Suna. Finalmente era
riuscita
ad alzarsi e camminava quasi normalmente, con l’aiuto delle
stampelle. Il
medico aveva detto che era necessario fare un po’ di
movimento, per rimettere
in sesto i muscoli...e lei non chiedeva di meglio: stare sdraiata nel
lettino
di un ospedale non faceva parte della sua natura energica e vivace,
dopotutto
era allieva di Gai Maito. Di solito, nelle brevi passeggiate di
riabilitazione
veniva accompagnata da Temari che Tenten aveva cominciato ad
adorare dopo che
la giovane kunoichi era venuta tutti i giorni a trovarla quando era
costretta a
letto e che le
aveva risollevato il
morale (che in quel momento era circa a sette metri sotto terra)
raccontandole
aneddoti buffi sulla sua famiglia. A dire il vero, la famiglia Sabaku
non aveva
avuto molti momenti felici, ma Temari aveva scavato in tutta la sua
infanzia
per cercare storielline divertenti da raccontare all’amica.
La morte dei due
compagni di squadra aveva profondamente ferito Tenten e il dolore della
loro
perdita era ancora più forte delle numerose ferite che i due
criminali le
avevano inflitto.
Temari aveva
sempre avuto uno
spiccato senso materno ed era molto protettiva, perciò si
era subito
affezionata alla ragazza e cercava in ogni modo di aiutarla a
rimettersi.
Inoltre era felice di poter finalmente godere di una compagnia
femminile:
parlare di vestiti e accessori con Kankuro non era proprio il massimo.
Tuttavia quel
giorno la kunoichi
aveva un’importante missione da svolgere e non poteva
assistere l’amica.
“Chiederò
a Kankuro o a Baki di
accompagnarti...oppure ad un ninja medico...”
“Dai,
Temari-chan, non c’è bisogno;
posso andare benissimo da sola! E poi sia Kankuro che Baki vengono in
missione
con te, nel caso te lo fossi scordato -.- ”
“È
vero ^//^ lo avevo
rimosso...comunque sei sicura? E se poi ti succede qualcosa? Se hai una
ricaduta?”
“Kami,
sembri mia madre!”
“Ehi,
mi preoccupo per te, baka!”
“Ihih!
^.^ dai scherzavo! Comunque
farò una passeggiatina breve breve.”
“Dentro
il palazzo, come al solito?”
“No,
voglio provare ad uscire fuori”
“Fuori?”
“Fuori.”
Così
Tenten aveva preso le stampelle
e si era arrampicata sulle ripide scale che portavano al terrazzo del
palazzo
(alla fine Temari era riuscita a convincerla a non varcare
l’uscita -.-) e
aveva ammirato, sbalordita, lo spettacolo
meraviglioso che offriva il deserto:
Quanta
sabbia...non si vede altro. È così bello:
c’è un’atmosfera calda e
rassicurante. Mi piace! E poi le case...come sono carine! Sono diverse
da
quelle di Konoha: non hanno il tetto ma hanno un terrazzo e poi sono
tutte
fatte con mattoni chiari...dev’essere per il caldo...
Oh,
guarda! Che buffo quel bimbo! Cerca di disturbare la mamma che stende i
panni... che tipetto... e insiste! Chissà cosa
vuole...probabilmente dolcetti.
Del resto anche io da piccola stressavo mia mamma perché mi
desse un biscotto.
Come mi piacevano i biscotti che faceva lei! Quando li preparava era
sempre una
festa: io e mio padre, spinti dalla golosità, ci gettavamo
sulla teglia appena
uscita dal forno e ci ritrovavamo a boccheggiare come pesci...e mamma
che
rideva e ci versava dell’acqua.
Una
volta venne anche Lee a mangiare i biscotti a casa mia. Oh, me lo
ricordo bene!
Se ne infilò in bocca uno intero, senza ascoltare le mie
raccomandazioni, e
la faccia gli diventò tutta rossa come un
peperone... “Acquaaaaaaa!!!!”
“Te
l’avevo detto, baka!” gli dissi ridendo come una
matta. Mi pare ci fosse anche
Neji...sì! Aveva preso un biscotto in mano, ma dopo aver
visto la fine di
Lee,lo posò su un tovagliolo e disse “Magari
dopo” che bei tempi che erano
quelli, senza pensieri, senza preoccupazioni...senza rancore
né odio...
Tenten si
appoggiò al parapetto.
Perché? Perché le tornava sempre in mente
l’immagine di quel giorno? Qualsiasi
cosa stesse facendo, che stesse ridendo con Temari o chiacchierando con
Baki,
quel pensiero l’assaliva senza pietà...senza
contare la notte, quando incubi
spaventosi popolavano la sua mente.
Perché...?
“Buongiorno,
Tenten-san”
Tenten si
voltò. Gaara, in tenuta da
Kazekage, fece capolino dalla porta.
“Buongiorno
anche a te,
Gaara-san. Anche tu
qui?”
“Sì,
vengo spesso su questo terrazzo...mi
piace godere della vista dell’intero villaggio.”
“Già,
è veramente bellissima...”
“Trovi?
Io l’adoro. Appena ho un
poco di tempo vengo quassù a rilassarmi e a
riflettere.”
“E su
cosa rifletti?”
“Su
molte cose: principalmente sui
miei doveri da Kazekage...”
“Oh,
Kami! Ma ha ragione Temari:
prendi troppo sul serio il tuo
lavoro! Anche nel tempo libero ci pensi!”
“È
molto importante per me. È l’unico modo di
cui dispongo per essere accettato dal villaggio”
Brava
Tenten, hai toppato alla grande! Proprio la frase giusta alla persona
giusta!
Meglio cambiare argomento...
“A
parte il lavoro, cosa fai nella
vita?”
“Nulla.”
“Nulla?
Nemmeno un passatempo, un
hobby o qualcosa del genere?”
“No.”
“Che
vita noiosa...”
“Non
è esaltante, ma è una vita
quasi normale.”
Gaara si
voltò ad osservare il
paesaggio. Il suo viso era serio, senza neanche l’ombra di un
sorriso, eppure
non sembrava triste. Aveva gli occhi di un bambino che è
cresciuto troppo in
fretta, a cui la cruda realtà aveva rubato
l’innocenza dell’infanzia. Ma non
c’era più rabbia dentro di lui, solo
rassegnazione...niente più disperazione,
solo malinconia.
“Gaara-san,
ora che sei Kazekage, ti
senti più solo?” era una domanda molto indelicata
e Tenten lo sapeva. Per
questo si morse il labbro non appena l’ebbe pronunciata.
Cavolo
Tenten! Oggi è la giornata mondiale della rana dalla bocca
larga? Mi sembro Ino
che non sta mai stare zitta, nemmeno se le cuci la labbra insieme col
filo di
ferro...oh, Kami, adesso starà pensando che sono una stupida
ficcanaso... che
gaffe ho fatto...perché sono così sbadata?
Perché non collego il cervello alla
lingua di tanto in tanto?
Ma Gaara non
sembrava infastidito
dalla domanda, solo un po’ confuso. Ci pensò un
po’, guardando il cielo con
aria perplessa.
“Solo,
dici? Non saprei.”
Tenten
sospirò.
“Non
è che mi senta solo, ma con molte delle persone
che mi circondano non
sono in rapporto confidenziale, sono solo sottoposti e pertanto mi si
rivolgono
con distacco e deferenza...sono un numero davvero esiguo quelli che
usano un
tono colloquiale parlando con me. Forse solo Baki. Ma a volte nemmeno
lui.”
“E
non hai amici?”
“Pochi.
Anzi, uno solo: Naruto
Uzumaki. Sì, lui è l’unico che possa
veramente considerare un amico... gli
altri sono conoscenti o subordinati.”
“Nemmeno io ho
molti amici. Il mio migliore
amico è Rock Lee, lo conosci vero?”
Al sentir il
nome del nostro
esaltato alieno verde preferito, Gaara sbuffò amichevolmente.
“Beh
sì, gli ho fracassato una gamba
durante il primo esame di selezione dei chuunin...spero non sia ancora
incavolato con me...”
Tenten rise.
Era strano sentire
espressioni di strada uscire dalla bocca di Gaara che di solito parlava
così
forbito e ammodino... creavano una tale dissonanza che non poteva non
farti
sorridere.
“Naah!
Lee non è un tipo da portare
rancore! Il giorno dopo gli era già passata, figurati! E io
lo conosco mooolto
bene...purtroppo. ha cominciato a intontirmi con i suoi discorsi sulla
giovinezza fin dall’asilo, fa’ un po’
te...”
Gaara sorrise
timidamente. Non era
un vero e proprio sorriso, perché gli angoli della bocca non
si erano
sollevati, ma Tenten si accorse che stava sorridendo dagli occhi:
avevano avuto
un guizzo, si erano illuminati e da quell’inquietante blu
ghiaccio si erano
trasformati in un allegro azzurro cielo. I suoi capelli, che alla luce
pallida
dell’infermeria le erano parsi rosso cupo, color sangue
adesso risplendevano al
caldo sole di mezzogiorno.
Ad un tratto,
con grande sorpresa di
Tenten, il ragazzo si mise a ridere: una risata posata, calma ma che
aveva un
timbro cristallino che ricordava il riso di un bimbo.
“La
giovinezza! Me l’ero quasi
dimenticato! Ahah! Ma non gli è ancora passata la
fissa?”
Tenten lo
guardò un attimo,
sorpresa. Poi si mise istintivamente
a
ridere anche lei.
Non
l’avevo mai visto così...era sempre stato una
figura inavvicinabile, cacchio,
Il Kazekage! Invece non è altro che un normalissimo ragazzo
di quindici anni,
esattamente come me...anzi, è dieci volte più
timido della maggior parte dei
ragazzi che conosco: sono quasi due settimane che mi trovo qui e solo
adesso mi
rivolge la parola da pari, prima vi aveva sempre trattato con il
cortese
distacco che si riserva agli sconosciuti. Che carino! Ehi, aspetta...ho
detto
“Che carino”? In effetti è vero: con
quegli occhioni azzurri e quel suo fare
così calmo...è proprio figooooo!!!
*________________* cacchio,
non me n’ero mai accorta, ma ha
stile quanto Neji e Sasuke...in più ha il fascino del
maledetto, da angelo
caduto. Ecco sì, somiglia proprio ad un angelo che
è piombato giù dal paradiso...Kamisama!!!!
Mentre Tenten
era immersa in questi
(non molto sani) pensieri, Gaara stava raccontandole che Lee era la
prima
persona che aveva conosciuto che non stese mai fermo in quella
maniera...la
ragazza annuiva, compiacente. In quel momento si sarebbe trovata
d’accordo con
qualsiasi cosa avesse detto; la sua attenzione era completamente rapita
dall’ondeggiare dei capelli rossi di Gaara e dai suoi occhi
che fissavano il
paesaggio arido e caldo, quasi a far contrasto con il gelo del suo
sguardo.
“Così
mia sorella ti ha lasciato
sola?”
“Cos..ah,
sì!”
“Le
ho affidato una missione a
Konoha. L’ho mandata a dire a Tsunade-san che sei sana e
salva sotto la nostra
protezione.”
“Ah.”
“Perché
non sperare che ti
permetteremo di ritornare al tuo Villaggio prima di esserti
completamente
rimessa. Non vogliono assolutamente che pensino che sono un incosciente
e che
non accolgo gli alleati feriti.”
“Ahah!
Non ti preoccupare! Non
scapperò!”
“Lo
spero proprio”
“Però
finché non torna Temchan non so cosa
fare... =.= ”
“Perché?”
“Beh,
non so con chi passeggiare o
chiacchierare. Le infermiere sono noiosissime: non fanno altro che
dirmi che
non devo fare troppi sforzi e che dovrei riposare ancora un
po’. Io invece
vorrei ricominciare a fare qualche allenamento semplice, per non
impigrirmi...ma se Temari, Kankuro-kun e Baki-san sono in missione io
non so
con chi. Non ho avuto modo di conoscere nessun altro”
“Conosci me,
ad esempio. Perché nessuno mi considera mai?”
“Tu?”
“Guarda
che non sono così oberato di
lavoro come credi, Tenten-san. Se ti senti sola posso farti io
compagnia e se
ti vuoi allenare...io sono il ninja più forte del
villaggio.”
“Quindi
tu potresti...”
“Certo
che potrei! Sono
maledetto, non idiota!”
I due si misero
a ridere, con grande
sorpresa di Gaara. Non gli era mai successo di ridere e di scherzare
così tanto
con una persona. Quella ragazza era veramente interessante.
“Ahah!
Va bene, accetto la proposta!
Ma a una condizione.”
“Quale,
Tenten-san?”
“Smetti
di chiamarmi Tenten-san! Mi
fai sentire vecchia!”
“...Va
bene, Tenten”
Rieccomi!!!!!!!!!!!!
Le vostre
recensioni mi hanno fatto tornare voglia di scrivere, anche se sono
abbastanza
incasinata con la scuola ^.^”
Spero
che questo chappy vi sia
piaciuto. La storia si sta sviluppando: Tenten trova Gaara carino e il
nostro
sadico preferito ha un qualche interesse per la giovane kunoichi (che
tipo di
interesse non è chiaro nemmeno all’autrice)
...recensite numerosi!!!
Un
bacio da Checchan
|
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Capitolo 5 *** Verwirrung: Was ist dieses Gefühl? ***
Verwirrung:
Was ist dieses Gefühl?
(Confusione:
Che cos’è questo sentimento?)
Tenten
osservò pensosa le nuvolette
di vapore che fuoriuscivano dall’acqua nella quale era
immersa.
Sin da piccola
aveva l’abitudine di
fare il bagno in acqua molto calda, dicendo che l’aiutava a
rilassarsi: dopo
ogni allenamento, mentre Lee e Gai optavano per una tonificante doccia
fredda,
lei si metteva a mollo in una vasca traboccante di liquido bollente
arricchito
con sali fino a far appannare il vetro dello specchio e qualsiasi altro
oggetto
si trovasse nel bagno. Lee aveva sempre odiato questa sua abitudine;
“Sembri
una patata messa a lessare” le diceva. Gai aveva cercato in
tutti i modi di
convincerla che l’acqua fredda tonifica la pelle, mentre
Neji...beh, fuori
dall’allenamento Neji non le diceva mai nulla.
Ma niente e
nessuno avevano mai
vinto la cocciutaggine della kunoichi: da quindici anni aveva
continuato
imperterrita a bollire nella sua vasca.
E anche a Suna
non aveva intenzione
di cambiare abitudini.
Il bagno della
camera che le era
stata assegnata era molto grande, piastrellato con le sfumature del blu
e del
verde. Sul bordo della vasca spiccava una grande varietà di
flaconi di lozioni
per pelle e capelli: un acquisto così spropositato non
poteva che essere opera
di Temari...del resto era anche l’unica donna della famiglia,
pur non essendo
particolarmente femminile.
Al pensiero
dell’amica, Tenten
sorrise teneramente. Era la prima volta che le capitava di stringere
un’amicizia tanto profonda e sincera in così poco
tempo. Forse le circostanze,
la situazione tragica, la perdita di due compagni...
La ragazza
scosse la testa e fermò
il flusso di pensieri che sarebbe altrimenti naufragato inesorabilmente
sul suo
atroce desiderio di vendetta.
Meglio
pensare ad altro, quindi.
Tenten
arrossì terribilmente quando
si rese conto che, appena provava a pensare ad altro, le veniva in
mente solo
Gaara.
Gaara.
Il Kazekage.
L’assassino,
il mostro.
Forse si era
fatta un’idea
sbagliata?
Beh,
dalla conversazione che abbiamo avuto ieri pomeriggio non sembrava
proprio
l’insensibile mostro che mi ricordavo. Anzi, mi ha fatto
tanta
tristezza...chissà che solitudine deve aver provato per
tutti questi anni! In
effetti deve essere ridotto parecchio male se il suo migliore amico
è Naruto
Uzumaki! Kamisama, quello un pazzo esagitato ancora peggiore di
Lee...già, Rock
Lee..chissà che starà facendo ora. Credo sia
preoccupato a morte per me, lui
che è sempre così caro...se non mi avesse
declamato almeno cento volte il suo
amore per Sakura, direi quasi che sia innamorato di me! E Neji? Il mio
Nejino?
Mio...ho una bella faccia tosta a dire mio...quando mai si è
preoccupato di me?
Non mi ha mai rivolto la parola, a meno che non si trattasse di
qualcosa
riferito agli allenamenti. Non che sia maleducato, è solo
che per lui non sono
altro che Tenten-SAN, la compagna di squadra: al di fuori del team Gai
io non
sono nulla per lui...Snif! Che amarezza...
“Ah -
ehm, Tenten-chan, sei lì
dentro?”
Tenten
trasalì.
Cosa? Oh, cavolo....
“GAARA?”
Ancora una
volta la sua voce calma
aveva interrotto i suoi pensieri. Ma
questa volta non erano esattamente sulla torre: lei era in bagno e
era...beh, nuda.
“Sì,
sono io, non occorre urlare...”
“NON
ENTRARE!”
“Mi
hai forse preso per un maniaco?
Ti aspetto qui in camera...”
Tenten
uscì precipitosamente dalla
vasca, scivolando sulle nuvole di vapore condensato e cercando febbrilmente la maglietta
azzurra presa in
prestito a Temari –la biancheria- e un paio di pantaloni
aderenti che si era
portata da casa. Ma si ricordò che aveva lasciato i vestiti
nella camera, certa
che nessuno l’avrebbe disturbata. Non perse tempo ad
angosciarsi e agguantò un
accappatoio blu che le Temari le aveva dato, annodando la cintura
più stretta
possibile; neanche a farlo apposta le andava un po’ grande e
la spalla tendeva
a scoprirsi. Non ebbe il tempo di rifarsi le codine e nemmeno di
asciugarsi i
capelli, che le scendevano grondanti fino in fondo alla schiena.
“E-eccomi”
Mormorò
imbarazzatissima,
riemergendo dal bagno, seguita da una nuvola di vapore.
Gaara era in
piedi davanti alla
finestra. Le dava le spalle apposta, perché non vedesse che
le sue guance si
erano leggermente arrossate; era oltremodo imbarazzato. Era la prima
volta che
aveva un incontro ravvicinato con una ragazza e...gli capitava questo!
Non era
affatto abituato a fronteggiare simili situazioni: l’unica
ragazza con cui
avesse mai avuto a che fare era Temari, che certo non si era mai fatta
scrupoli
a mostrarsi ai fratellini senza vestiti e anzi aveva fatto il bagno
insieme a
loro tante volte...ma era sua sorella!
“Gaara...”
Il ragazzo si
girò lentamente,
cercando di mostrarsi più freddo e distaccato del solito,
riuscendo
grandiosamente nell’intento. Almeno, sperava. Vedendo
l’esile figura della
kunoichi, avvolta solo in un accappatoio, fra l’altro troppo
grande, la sua
determinazione vacillò un poco e, osservando con
più attenzione la pelle
candida e i capelli che ricadevano morbidi sulle spalle,
rischiò di svanire del
tutto. Sospirò e volse lo sguardo verso la finestra, verso
le molto meno
sensuali casupole bianche e senza tetto.
“Ero
venuto ad avvertirti
dell’allenamento.”
“Oh.”
“Oggi
alle tre va bene?”
“Beh,
sì, ma non riesco ancora a
camminare bene...”
“Non
occorrerà camminare. Faremo
esercizi col chakra.”
“Allora
è ok, Gaara-kun.”
“Lascia
perdere le formalità,
oltretutto sono più piccolo di te. Chiamami semplicemente
Gaara”
Detto questo si
voltò nuovamente
verso la ragazza, dandosi dello stupido per lasciarsi prendere
così dai
sentimenti. Era Kazekage, il ninja più forte del villaggio e
si faceva problemi
per una ragazza? Era un uomo o no? Ma forse era proprio
perché era
effettivamente un uomo che la vista della kunoichi gli
annebbiò di nuovo la
mente.
Le labbra rosa
di Tenten si
schiusero in un sorriso e batté le mani, dicendo qualcosa
circa il fatto che
lui era Kazekage e doveva portargli rispetto, ma Gaara non riusciva a
seguire
una parola del suo discorso. Il collo sottile di Tenten (era
davvero così sottile?) l’attirava in
maniera spaventosa e i
lunghi capelli (erano davvero così
lunghi?)
lo incantavano con i loro lenti movimenti. Per anni Gaara aveva vissuto
nella
più completa solitudine, ignorando l’amicizia e
l’amore: per questo si era
sentito rinascere quando Naruto lo aveva definito suo amico e aveva
abbandonato
la maschera dell’insensibilità, cercando di essere
un po’ più aperto e
socievole.
Ma mai si
sarebbe aspettato che una
ragazza potesse fargli un tale effetto.
Il modo in cui
parlava, così fresco
e gentile.
Il modo in cui
si muoveva, fiera e
sensuale come un felino.
La sua pelle
bianca, il suo profumo
dolce e il suo sorriso spensierato.
Cos’era
quella sensazione di
farfalle nello stomaco?
Cosa
significa?
Perché
di colpo Tenten gli sembra così diversa?
Eppure
guardandola sembrava non
fosse cambiato niente. Era sempre la solita ragazza ancora un
po’ acerba, che
aveva conservato lo sguardo e gli atteggiamenti infantili, pur avendo
cambiato ormai
la fisionomia del corpo. Un corpo da adulta su un viso da bambina.
E di colpo
Gaara capì che non era
lei a sembrare diversa, ma lui che era cambiato. O meglio, erano
cambiati gli
occhi con cui la vedeva.
Tenten
continuava a parlare,
parlare, parlare.
Non sapeva
più nemmeno quello che
diceva. Le parole le uscivano dalla bocca senza che nemmeno le avesse
pensate.
Sentiva lo
sguardo di Gaara su di sé
e le sembrava che la sua faccia stesse prendendo fuoco.
E continuava a
parlare, parlare,
parlare.
Fissava gli
occhi di ghiaccio che
stavano fissando lei. Non riusciva a staccare lo sguardo da quei pozzi
gelati
che la stavano esplorando.
Voleva che non
smettessero mai, che
continuassero a osservarla al ritmo di quella lenta litania senza senso
che
stava pronunciando. E allo stesso tempo voleva che smettessero, che la
lasciassero in pace.
Perché
mi guardi, Gaara? Nessuno mi ha mai guardato così...
Non
staccare gli occhi, Gaara.
Vattene
via, Gaara.
E continuava a
parlare, parlare,
parlare.
Ma a un tratto
si fermò
improvvisamente.
Gaara si stava
avvicinando sempre di
più.
Sempre
più vicino...
Sempre
più vicino...
I loro volti
quasi si toccavano.
Tenten vide
quegli occhi di ghiaccio
osservarla ancora una volta e poi chiudersi lentamente, mentre una mano
di
Gaara le cingeva i fianchi, stringendola più vicina a
sé e le sue labbra
cercavano con dolcezza le sue. Il suo profumo dolciastro
circondò come una
nuvola di vapore Tenten che cercava di rimanere razionale e si sforzava
di
trovare la forza di respingere il ragazzo.
No
Gaara,
smettila
Ti
prego
Non...
...Ma
al diavolo!
Tenten avvolse
le sue braccia
attorno al collo del rosso, ricambiando al bacio con passione. Gaara la
strinse
ancora di più a sé, accarezzando i lunghi capelli
della ragazza.
Poi le sue
mani, come se avessero
una propria volontà, cominciarono ad esplorare il suo corpo.
Tenten lo lasciò
fare e a sentire il tocco fresco di Gaara sulla sua pelle perse quel
poco di
coscienza che le rimaneva e si abbandonò completamente al
volere del ragazzo.
Affondò le mani nei suoi capelli rossi, inspirando quel
profumo inebriante e
decise di dimenticarsi completamente del mondo e dei suoi problemi.
Voleva
solamente che quel momento
durasse per sempre.
Gaara stava
cominciando a slacciare
lentamente l’accappatoio di Tenten quando qualcuno
bussò alla porta. Tutti e
due sussultarono e si svegliarono improvvisamente da quella trance in
cui erano
caduti.
Tenten fece un
salto all’indietro e
si risistemò, cercando di calmare il fiatone e di far
sparire il rossore che le
colorava le guance .
Gaara non
rimase fermo come uno
stoccafisso per molto, ma capì che era meglio non farsi
trovare in quelle
condizioni e si nascose nel bagno.
Tenten
aprì lentamente la porta. Era
un domestico che le aveva riportato i vestiti puliti.
“Grazie
mille”
“Si
figuri Tenten-sama. Ma...va
tutto bene?”
“Sì,
certo. Perché?”
“Ha
la faccia di chi ha visto un
fantasma..”
“No,
sono solo un po’ stanca.
Arrivederci”
Detto questo
gli sbatté
letteralmente la porta in faccia con ben poca grazia.
Gaara
uscì dal suo nascondiglio e
mormorò qualcosa che suonava come “Mi
dispiace”. Non la guardava in faccia, non
voleva ricadere in quell’incantesimo, aveva paura, una tremenda paura di perdere di nuovo il
controllo.
Tenten, dal
canto suo, non riusciva
a dire nulla. Aveva la testa
completamente vuota.
Scosse
leggermente la testa e i suoi
occhi si riempirono di lacrime. Abbassò la testa: non voleva
che Gaara la
vedesse piangere.
“Vattene.”
“Ma...”
“Per
favore.”
“D’accordo,
scusami.”
Mentre la porta
si richiudeva,
Tenten si buttò sul letto. Sentiva ancora
quell’odore dolciastro e la pelle,
nei punti dove Gaara l’aveva toccata, bruciava.
Il suo cuore
continuava a battere a
ritmo accelerato.
Non aveva mai
provato simili
sensazioni, mai!
Eppure
a me piace Neji. Neji
Hyuga, il genio di
Konoha. Il mio compagno di squadra...lui, lui, lui! SOLO LUI! Io non
amo Gaara,
non lo amo! È solo un ragazzo un po’ carino, dolce
e simpatico! È solo...solo
il mio ragazzo ideale...
Ma
no! Non ci devo pensare! Non dopo quello che stava cercando di fare!
Ma...se mi
dava così fastidio, perché non l’ho
fermato? Perché ho lasciato che mi
baciasse? Cosa sarebbe successo se quel tizio non avesse bussato? Forse
ci
sarei anche andata a lett...OH, NO!! Ma cosa stavo facendo??? Kamisama,
cosa
stavo facendo??
Anzi,
Gaara cosa MI stai facendo? Perché tutta la mia
determinazione fa a farsi
fottere quando sto con te? Perché mi brucia tanto il viso
quando mi guardi? Perché
mi stai facendo dimenticare Neji??
LASCIAMI
IN PACE!!
La ragazza,
confusa e spaventata,
rimase distesa sul letto mentre le lacrime le rigavano le guance
arrossate e i
singhiozzi scuotevano il suo corpo esile.
Gaara era
sempre lì, appoggiato alla
porta della camera di Tenten, incapace di alzarsi e andare in camera,
incapace
di pensare, incapace di rendersi conto di ciò che accadeva
intorno a lui. Un
sottile velo lo divideva dal mondo reale e lui osservava il vuoto con
gli occhi
spalancati e una mano sulla bocca.
E
un unico pensiero in testa.
Ma
cosa cazzo ho fatto?
Lo
so che volevate chiamare “Chi l’ha
visto”, lo so che credevate che fossi morta
e so anche che mi avete mandato i peggiori accidenti del mondo
(è un miracolo
che sia ancora viva)...ma avevo un buon motivo per non aggiornare: sono
stata
cinque mesi in Cambogia a fare volontariato per Emergency e
lì non c’erano –ovviamente-
computer.
...Non
l’avete bevuta, eh?
Allora
sentite questa: MI HANNO RAPITO I MARZIANI!
...No,
eh?
Sono
morta e poi successivamente risorta!
...
Ok,
avevo perso l’ispirazione.
...
Ok,
non avevo voglia di ritrovare l’ispirazione! Soddisfatti
adesso??
Non
ho parole per scusarmi, le ho usate tutte per scrivere questo
capitolo...dedicato a chi voleva che tra i due succedesse qualcosa! Ho
in mente
altre belle ideuzze sadiche...ihih! ^^
E no. Non
farò passare altri cinque mesi prima di aggiornare di nuovo.
Lo giuro
(seee)
Un
bacio dalla vostra umile Checchan
|
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