Tutti Pazzi per Giosefin (Che Però Ora si Chiama Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So)

di Ser Balzo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Uno. Di come l'autore si sia ricordato che questa storia esiste ***
Capitolo 3: *** Due. Si alza il sipario ***
Capitolo 4: *** Senza numero (che in teoria sarebbe il tre). Di una fondamentale dichiarazione ***
Capitolo 5: *** Cinque (che in teoria sarebbe il tre che in teoria sarebbe il quattro). Si alza il sipario. Davvero. ***
Capitolo 6: *** Sei. Del corpo docente britannico e delle sue tecniche di seduzione ***
Capitolo 7: *** 7(che in teoria sarebbe… vabbè stika XD). I manzi che restano ***
Capitolo 8: *** Otto. Di come le regole siano fatte per essere infrante ***
Capitolo 9: *** Nove. Che non a caso, è il numero degli spettri dell'Anello ***
Capitolo 10: *** Dieci. Di come l'umanità ignara attenda sull'orlo del precipizio ***
Capitolo 11: *** Undici. Dove Louis ricompare, anche se per poco, Justin muove i suoi pezzi e Heil Bieber diventa Capitano mio Capitano ***
Capitolo 12: *** 12. Dove, con terrificante ritardo, il Bene e il Male si affrontano e se le danno di santa ragione ***
Capitolo 13: *** Tredici, che non a caso è il numero dei Dottori (tipo giuro non l'ho fatto apposta ma c'entra troppo con quello che succede). Dove Louis capisce che la fede non è solo questione di preti e che la fine ***
Capitolo 14: *** Quattordici. Epilogo o Ommioddio non ci credo, 'sta storia la finisco serio ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Prologo.

 

 

 

Seduto davanti allo schermo del computer, l’autore imprecò.

 

«Non è possibile! Ma perchè? Che ho fatto di male?»

 

Si stropicciò gli occhi, cercando di scacciare la frustrazione che montava inesorabile. Aveva appena postato l’ultimo capitolo di quella grande ammazzata che era stata I bastioni di Tammerban, cinquantatrè cazzutissimi capitoli fantascientifici pieni di colpi di scena e gente figa, con tanto di risvolti filosofici belli profondi. Durante la stesura della sua opera, l’autore si era concesso qualche sogno ad occhi aperti.

 

“...sì, ricordo quando finii di scrivere I Bastioni di Tammerbaun. A quell’epoca ero giovane e innocente. Tutto mi sarei aspettato tranne questo strepitoso successo...”

 

“Uno scrittore umile, quindi, nonostante le vagonate di soldi che il suo best seller le ha portato. Per non parlare dello strepitoso successo del film ad esso ispirato...”

 

Ma a quanto pare, la gloria era appena a qualche milione di anni luce da lui. La schiera di fan in delirio per I Bastioni di Tammerbaun aveva raggiunto l’esorbitante numero di tre unità: Avionx32, che dopo aver seguito per una decina di capitoli era sparito, _MyNameIsDarkness_ che recensiva solo i capitoli particolarmente efferati e LiamLoverxoxo, che continuava a chiedere se prima o poi sarebbe comparso uno degli One Direction nella storia. L’autore le aveva gentilmente risposto che la sua storia non era una fanfiction sugli One Direction, e pertanto riteneva quanto mai impossibile che uno di loro facesse la sua comparsa ne I Bastioni di Tammerbaun

 

Questo, la prima volta.

 

Dopo la terza volta aveva semplicemente smesso di risponderle, da una parte per non uccidere verbalmente chiunque fosse Liamloverxoxo, dall’altra perché la speranza di quell’utente gli faceva quasi tenerezza: tanto valeva che continuasse ad illudersi.

 

Ma ora, la sua pazienza era giunta al limite.

 

Poco prima, controllando le sue storie, aveva visto un nuovo commento al suo ultimo capitolo. Il cuore gli si era riempito di quella delirante gioia che solo chi pubblica storie su internet e si corrode l’anima aspettando di essere recensito conosce.

 

Aveva cliccato. La pagina si era caricata.

 

Ciao, sono ancora io :3 senti non ho bn capito che hai scritto (sinceramente nn ci ho capito molto XD) ma quando compare Zayn? Cioè xkè è 1 po ke aspetto ma ancora nnt......

 

Per poco non aveva scaraventato violentemente il computer contro il muro.

 

Cristoddio, cosa ho fatto di male? Perché? Perché a me?

 

«... cosa cazzo me ne frega degli One Direction!» aveva digrignato a denti stretti, nel buio della notte.

 

Già, gli One Direction... 

 

Li aveva sentiti una volta, mentre guardava Sanremo (anche se le canzoni che propinava Sanremo erano quasi sempre terribilmente mosce, e quelle poche per cui tifava finivano sempre agli ultimi posti, era convinto che guardare Sanremo fosse una tradizione, e per questo se lo sorbiva). Cinque ragazzini, classica boyband. Avevano cantato una canzone che non era neanche male. Sembravano simpatici. Dopo quella sera li aveva già dimenticati.

 

Ora, erano scolpiti nella sua memoria.

 

Niall Horan,.


Zayn Malik.


Liam Payne.


Harry Styles.


Louis Tomlinson.

 

Ancora un po’ e li avrebbe recitati prima di andare a dormire, come Arya Stark. Non che avesse niente contro di loro, figurarsi. Non erano neanche le orride fyccine (aveva imparato che si chiamavano così, quelle ...cose che infangavano il nome di fanfiction) ad irritarlo. Dopotutto, ognuno scrive quello che gli pare.


Erano le centinaia di recensioni che ricevevano che lo mandavano fuori di testa.


Why Can’t You Love Me Forever? Centotrentatrè recensioni.

Tutto Accade all’Improvviso: Settantadue recensioni.


SE UNA SCELTA FA + MALE DELLA SOFFERENZA: Ottantotto recensioni.


Fino ad ora era riuscito a contenersi. Fino ad adesso.


Fu in quel momento che l’autore ebbe una pessima idea.


Cliccò sull’icona del suo programma di scrittura e aprì una nuova pagina.


«Nessuno mi si fila eh? Adesso fotto il sistema...»


Porto le dita sulla tastiera. Per un attimo le mani indugiarono indecise. Poi, affondarono nei tasti.


«Tutti... pazzi... per... un nome coatto... un nome terribile... Giosefin! Lo scrivo pure male... vai così!»


Fortunatamente, i vicini dormivano tutti. Altrimenti, la risata folle che improvvisamente si propagò dall’appartamento dell’autore avrebbe fatto venire gli incubi a chiunque.

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Capitolo 2
*** Uno. Di come l'autore si sia ricordato che questa storia esiste ***


 Uno

Di come l’autore si sia ricordato che questa storia esiste


 

Il primo sasso neanche lo sentì.

Il secondo la strappò da quel guazzabuglio di facce familiarmente sfocate e frasi innaturalmente sensate che erano i suoi sogni, gettandola in un inquieto dormiveglia come una naufraga sputata via da un ribollente oceano in tempesta.

Il terzo infine le fece aprire gli occhi, rispedendola nell’estraniante familiarità delle tenebre di camera sua.

Giosefin si mise a sedere, stropicciandosi gli occhi tumefatti dal sonno. Fu quasi sul punto di ricadere giù sul soffice materasso, quando il quarto sasso colpì la finestra di camera sua.

Uno strano miscuglio di paura e curiosità la avvolse, mentre il cuore accelerava i suoi battiti. 

Chi è a quest’ora della notte?

La finestra le parve improvvisamente grande e minacciosa, un onirico portale verso un demoniaco mondo oscuro.

Come ipnotizzata, scese dal letto. I piccoli piedi calpestarono gli abiti del giorno prima, mentre la ragazza si avvicinava alla finestra, avvinta da una strana sensazione che neanche lei si sapeva spiegare.

Vide la propria mano stringersi attorno alla maniglia bianca e squadrata. Con uno scatto, le ante si aprirono.

«Psst! Giosy!»

Giosefin ci mise qualche istante a riconoscere quella voce.

Era Emily, la sua migliore amica. E a giudicare dal grosso livido violaceo che risaltava sul suo pallido viso tondo illuminato dalla luna, era stata di nuovo picchiat...

 

O embe? e ke e sta robba? è.è

 

Come che è sta robba? E tu chi sei, scusa?

 

kome kissò sfigato!!! Io sono <3 .:zzzosy:. <3

 

...Prego?

 

<3 .:zzzosssy:. <3 !!!!

 

Temo di non aver capito.

 

Giosefin.

 

Aaaah! Embè, che vuoi?

 

nn mi piace quello ke stai fazendoooo

 

Io?

 

enno tu mamma XDDDDDDDDDDD qnt sò simpyy XD

 

...va bene, ok. Ti riferisci a quello che sto scrivendo?

 

si

 

C’è qualcosa che non ti aggrada?

 

 

Cosa? Posso vedere di sistemarlo.

 

tutto

 

Come tutto scusa?

 

zoè io nn sò ki ta imparato a scrivere ff, ma kosì stai popo auttt

 

Come out? Mi pareva anche scritta bene...

 

appunto! ke e sto vekkiume? sembra robba k si legge quell acida stronza di my mamma............ quei kosi... ko la carta... ke sembrano cioè ma + lunghi e sbattiiiiii XD......

 

...Immagino tu ti riferisca ai libri.

 

eeee! ecco bravo ke poi i libbri so quelli de skola (squola mmmerdaaaaaa hasta la victoria cièkevaraaaaaaa) qnd fanno popo skifo

 

Beh io devo scrivere un libro quindi non è che posso...

 

si k puoi razza di babbuino in tutu (XDXDXDXD odddeooo so la peggio simpatica cioè troppoooooooo) nn devi fa un libbro ma una FANFICCCION.

 

Una fanficcion?

 

e smettila co sto corsivo ke nn sei figo, so tt boni a fa control+... k tasto era???? ahahahahha vbbb

 

... si vabbè ok, devo fare una fanfiction. E come la dovrei fare?

 

semplice, fai fà a me

 

A te? Ma tu sei il personaggio!

 

sì ma io sò la figa del gruppo!!! xké so fffiga, vero????? *^*

 

...Beh, pensavo... io direi che una bellezza nella media dovrebbe far immedesimare di più il lettore...

 

ooooo basta k ste fregnacccie!!!! smettila d fa r vekkio madò qnt sei palloso


Ok, ok, scusami. Va bene, diciamo pure che ti lascio il comando. Che cosa hai intenzione di fare?

 

allora innanzitutto sono figa ma tipo da morire, però in realtà no e tutti mi dicono k sono brutta

 

Ehm... non è un po’ un controsenso?

 

un controke?

 

Niente, lascia perdere. 

 

bravo kominci a kapì @.@

 

Quindi, sei gnocca ma brutta.

 

gnokka ma brutta, esatto. con le kurve al punto giusto!

 

...con le curve al punto giusto...

 

e le vans! tt anno le vans, le voglio anke io!!!

 

...va bene, le vans...

 

a poi senti me devi fa n piacere me devi anna su polivore o kome se kiama XD e metteme i link dei vestiti kosi la gggente sa kosa m metto guarda k è importante eh

 

Ma scusa, basta descriverlo il tuo vestito...

 

eeeeeee?????? ma k sei matto!!!! qll e robba vekkia!!! ora ko internett se fa tt sul webbb k e pure + semplice

 

Mi sembra un po’ una paraculata.

 

e strategia vekkia lumaka bavosa!!!! (XDXDXD pillia e porta a casa sfigghiii)

 

Bene, quindi fighitudine, vans e link. Qualcos’altro?

 

I RAGAZZI :Q________________________________

 

Sì vabbè, quello era ovvio. Li mettiamo dal prossimo capitolo, contenta?

 

mlmlmlmlml

 

... cos’è, Klingon?

 

ao ma k lingua parli te me sembri popo rinkojonito prenditi n kaffe nn so mammamea!!!! kmq mlmlmlmlmlm e quando sei arrapata come no struzzo xkè i ragazzi so dei sorki della madonna ODDDEOOOOO HARRY SPOSAMIIIIIIIIIIIIII

 

Perchè continuo a farti domande?

 

xkè sei n povero stupido e devo fa tt io..............

 

Va bene, direi che possiamo cominciare.

 

ennò mankano 2 cose

 

Ok, dimmi.

 

1 la storia deve inizia di mattina 

 

Perché?

 

xkè si!!! kol suono della sveglia mi rakkomando alle 7 30 e

 

Va bene. E la seconda?

 

non mi piace il nome giosefin. Dovrebbe essere trasgre?

 

Tipo.

 

Sei popo sfigato. Che fai te il sabato sssera?

 

Boh dipende. Certe volte vado al cinema, altre...

 

ekko lo sapevo. sfigato

 

Non nego di avere la mia buona dose di sociopatia, ma sfigato mi sembra...

 

ODDIO TI PREGO STAI ZITTO GIA NN TI SOPPORTO E STIAMO SOLO AL PRIMO CAPITOLO VOJO MORI MADO PORKODDDENA

 

Ehi, su, calmati. Ma a me Giosefin piace...

 

si ma guarda k cosi stai a fa gia troppo r galletto già una giosefin ha commentato il prologo guarda k poi le giosefin si offendono ti segnalano e erika t rompe il culetto guarda k quella mena e poi non venire a kiede aiuto perke io manco pel cazzo ke

 

Ok, ok, ho capito! Giosefin non ti piace. Che nome vorresti?

 

Mmmmm guarda sono indecisa tra hope crystal jane chantal chanel emma charlotte arya e poi nn so

 

Beh, tagliamo la testa al toro e prendiamoli tutti, direi.

 

XD bravo boss kominci a piacermi XD

 

Grazie, Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So.

 

figurati sfigato AHAHAHAHAHHAHAHHAHHAHAHAHAHHAHAHAHAHAHAHXDXDXDXXIHIHIHIHIHIHIHIHIHIHIHIHIHIHIHIHIHI <3 <3 <3 <3 <3 

 

...Contenta tu. Comunque c’è un problema, la storia si chiama “tutti pazzi per Giosefin” e tu non ti chiami più Giosefin.

 

embe kambia il titolo no???

 

Non hai tutti i torti, ragazza.

 

 

 











SPAZIO AUTRICE: ciao ragazzeeeee (e anke i maskietti xkè no nn sono mika omofaga se v piacciono i maski nn ce problema basta k nn me li rubbate XD) 

 

spero vi piaccia il primo kapitolo XD

 

lo sò fa 1 po skifo ma nn è kolpa mia qll sfigghy m rompe le palle peggio de mi madre, nei prox capitoli pero va meglio zzuro ke ci stanno i RAGAZZI hihihihihi XD

 

aggiorno a 22 rece

 

ciaux baci xoxo

 

SPAZIO AUTORE: Prima cosa, ignorate tutto quello scritto qui sopra. Continuo comunque, anche senza ventidue recensioni. Perdonate la ragazza, è la prima volta che viene pubblicata. Cercherò di aggiustarla in seguito.

Seconda cosa, mille sentite scuse per aver dimenticato questa storia per così tanto tempo: mi sono distratto scrivendo altre storie e lei, poverina, è finita nel dimenticatoio. Un sentito ringraziamento a Imperio per avermi riportato sulla retta via.
E niente, direi che con questo capitolo ho offeso mezza EFP. La colpa è della ragazza, sappiatelo, io volevo fare una cosa seria, ecco. Confido che questa follia risulti divertente, ma già se non mi cacciano dal sito a pedate direi che è un buon inizio.

E niente, tante care cose, e never say never!

Ops, ho sbagliato cantante.

 

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Capitolo 3
*** Due. Si alza il sipario ***


Due.

si alza il sipario

 

 

No asp ke e sta robba???

 

Che vuoi che sia? È il titolo.

 

Bleh k skifo è.è io farei + kosì

 

 

Kapitolo Due


K skifo la squola

 




A parte che è mostruosamente enorme e pieno di errori, se permetti almeno il titolo lo faccio io.

 

uffiiii qnt sei palloxo è.è vaaa bn basta k poi nn taccolli +

 

Grazie infinite. Dunque, dicevamo...

 

 

Due.

si alza il sipario

 

 

Ah no, aspé. Una cosa prima.

 

k voi???

 

Possiamo togliere questo rosa? Ci metto un casino a cambiare font e colore ogni volta, così facciamo più in fretta...

 

okki basta k nn mi tokki il comic sans *^* toglietemi tt ma nn il comic sans......

 

Va bene, quello te lo lascio.

 

grz 

 

Non c’é di che.

 

bah qst nero è kosi vekkioooooo

 

Pensa positivo. Il nero sfina.

 

nn ai tt i torti XD senti io direi di cominciare k se no qua nn la finisciamo piu è.è oltrett l’espediente del dialogo fa ride fino a n certo punto XD

 

Giusto. Dove eravamo rimasti?

 

al tuo titolo da vekki rugosi e cienciosi pallosi (XD)

 

E che titolo sia.

 

 

 

 

Due.

si alza il sipario

 

 

 

Sette e trenta. L’inizio di una nuova giornata. 

 

Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So spense la radio con una manata sferrata a casaccio da sotto il piumino. Un borbottio incoerente uscì da sotto le coltri, mentre la ragazza raccoglieva le forze per affron

 

Oddio ma allora nn ai kapito nnt!!!!

 

Oddio lo dico io, porca miseria! Che cosa c’é ancora che non va? Ho iniziato la storia di mattina, ho messo la sveglia, le sette e mezza, ti stavo mettendo anche le maledettissime Vans... che cosa vuoi ancora? Genitori disagiati? Ti metto i genitori disagiati! Padre che mena e madre zerbino! Contenta?

 

Oh calmati bello e.... no + k altro scrivi da fuori...

 

Da fuori?

 

si cioè k tipo dici il mio nome e le cose k faccio mentre invece devo parlare io!!!

 

...cioè devo scrivere in prima persona?

 

yes

 

Ah vabbé non c’è problema, cambio subito...

 

grz XD pero senti nn toffendere ma sekondo me e meglio k scrivo io.... e cioè e k tu sei sfigghy e con la tua sfigghytudine nn puoi parlare di me k sono la peggio sorcona poi nn zai la moda e ste kose importanti cioe se permetti mi skrivo da sola

 

Mi piacerebbe molto lasciarti sguazzare nel tuo brodo, ma questa storia l’ho creata io e la continuerò io. Al massimo possiamo smezzarci il lavoro.

 

Siii facciamo i POVS

 

I che?

 

i POV’S

 

Pov’s?

 

POVS’S

 

Ti stai rendendo conto che questa parola cambia ogni volta che la scrivi?

 

o insomma i poinoffiù!!! Tipo Harry POV’S, Zayn’S POVS.....

 

Aaah i punti di vista! Sì, mi pare una scelta sensata.

 

Ok quindi io faccio me e tu fai laltra gente XD mi rakko harry fallo pervy mlmlmlmlmlmlml

 

...sì, va bene, come vuoi. Ma mi raccomando, cerca di scrivere come Dio comanda, che con tutte le k, le faccine e gli erroracci che hai seminato fin ora come minimo ci bannano a vita.

 

tranqua zibbo io parlo n po kozì ma qnd skrivo esprimo il mio vero io *.* ok XD direi k possiamo cominciare

 

No, prima un’ultima cosa.

 

uffi k vuoi??? Guarda k la gente si rompe e

 

Confido nella loro pazienza. Volevo fare un ultimo avviso, ma penso che lo farò nel prossimo capitolo.

 

e xkè?

 

Perché, poi ti spiego. Ma è una cosa seria.

 

Davve? mai messo na kuriosity hihihi k kombini burlone???

 

Lo saprai nel prossimo capitolo.

 

uffi ma io so kurius eddai dimmeloooooo

 

No.

 

ti odio. NN TI SOPPORTO!!!! KOSA VUOI DALLA MIA VITA??? E??? IO VOGLIO SOLO VIVERE I MIEI SOGNI!!!!! NN ME LO IMPEDIRAI!!!!  ME NE VADO IN KAMERA, NON VOGLIO VEDERTI MAI PIÙ!!!!!!

 

Ok, ho capito. Ti chiamo quando è pronto il prossimo capitolo.

 

Ok?

 

Ehi?

 

Non ci credo. Se n’é andata.

 

Aah, come si sta bene. 

 

Sotto la panca la capra campa. 

 

Se fossi, sarei. 

 

Non si addice al mio eloquio favellar di ‘si fatta virtute, messere, poiché l’omo est peccatore.

 

 Oooh sì. Devo farla arrabbiare più spesso.

 

 

 

 

 

 

 

SPAZIO AUTORE: L’autrice non c’é perché è ancora in cameretta che singhiozza. Che peccato.

E niente, non mi hanno ancora cacciato, quindi finché la baracca regge si continua a trasmettere. Questi capitolo sono brevi e stupidi, ma conto di rimediare con una frequenza abbastanza rapida di aggiornamento. E poi devo studia’, ecco.

Lunga vita e prosperità, e al prossimo capitolo!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Senza numero (che in teoria sarebbe il tre). Di una fondamentale dichiarazione ***


Senza numero. 
(Che in teoria sarebbe il terzo ma così mi rimetto in paro con il contatore del sito) 
di una fondamentale dichiarazione

 

 

 

La sala stampa era gremita. Erano giunti giornalisti da ogni angolo del globo per presenziare a quella conferenza, e ogni tv nazionale aveva la propria telecamera puntata sul piccolo podio dal quale l’Autore avrebbe parlato.

Un chiacchiericcio eccitato pervadeva la stanza: tutti erano ansiosi di sapere che cosa avesse l’Autore di così importante da dire da dover pubblicare questo capitolo a qualche ora di distanza dal precedente (un evento a dir poco epocale).

Improvvisamente, i pesanti tendaggi blu scuro dietro il palco si mossero. Il silenzio si fece di tomba.

Vestito in un elegantissimo completo scuro, l’autore fece la sua comparsa, avanzando con il volto serio verso la selva di microfoni montati sul podio.

Accidenti, quant’era figo.

L’Autore si schiarì la voce. 

Tutti i presenti si chinarono leggermente in avanti, nel terrore di perdere anche solo una sillaba della sua dichiarazione.

E infine, l’Autore parlò.

«Buonasera a tutti. Vi ho riunito tutti qui, oggi, per fare un importante annuncio.»

L’Autore fece una pausa teatrale, godendosi l’ansia dei giornalisti e immaginandosi tutte le facce incollate ai televisori di tutto il mondo.

Era il momento.

«Justin Drew Bieber non farà parte di questa storia.»

Per una frazione di secondo, le parole aleggiarono nell’aria immobile.

Poi fu il delirio.

Tutti i giornalisti erano in piedi, ammassandosi davanti al palco per strillare le loro domande all’Autore. Solo una donna rimase seduta, singhiozzando e stringendo tra le mani una foto della popstar canadese senza maglietta. I cameramen si guardavano allibiti, mentre in fondo alla sala scoppiava un piccolo tafferuglio tra un addetto alla sicurezza, un cameraman di mezza età e un giornalista piuttosto corpulento. 

L’Autore attese con pazienza che il tumulto si placasse. Poi scelse la giornalista più gnocca, e le permise di parlare.

La donna si schiarì la voce. «Signor Autore, la domanda è ovvia: perché?»

L’Autore rimase impassibile.

«Che domande: perché mi sta antipatico.»

E fu di nuovo il delirio.






SPAZIO AUTORE: ok, non ho mai pubblicato tanti capitoli in così poco tempo. Mi gira la testa. Eppure è parecchio uno spasso scrivere e pubblicare così velocemente: le gioie dello scrivere a cazzo di cane...
La tipa è ancora in camera, altrimenti non sarei riuscito a scrivere tutto di fila senza interruzioni.
Beccati questa.
Autore 1, Autrice 0.
Dal prossimo capitolo dovrebbe iniziare la storia: ve lo zzuro!

L'ho detto davvero?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Cinque (che in teoria sarebbe il tre che in teoria sarebbe il quattro). Si alza il sipario. Davvero. ***


Ok ragazzi, prima un’importante comunicazione: avete presente la cosa del capitolo bonus così mi rimettevo in pari con il contatore del sito?

Beh, ho detto una cazzata.

Siccome questo dovrebbe essere il terzo capitolo e invece di numero è il quinto, saltiamo due capitoli e andiamo direttamente al cinque.

6 popo na skiappa

Eccola. Ci eri mancata. Guarda che inizia il terzo - pardon, il quinto -  capitolo, eh. Facci vedere.

tranqui boss so la peggio XD

Non ho dubbi. Via col titolo, allora!

 

Cinque (che in teoria sarebbe il tre che in teoria sarebbe il quattro).

Si alza il sipario. Davvero.

Il titolo è sbilenco perchè l'editor è un pezzo di merda e se metto il titolo in mezzo non lo fa vedere non so perchè mortacci sua.

 


7.30. La sveglia suona. Che palle!

Scaravento quell’orrido affare fuori dalla finestra (dormo con la finestra aperta perché fa molto ragazza libera). Vado in bagno, e mi specchio. Capelli biondi con le punte rosse perfettamente pettinati, occhi verde smeraldo, labbra carnose, fianchi sensuali e una terza abbondante (che non guasta mai). Insomma, niente di che.

La mia vita fa abbastanza schifo. Cioé, in realtà va tutto bene, non ho problemi di soldi, non devo lavorare per mantenere la mia famiglia, non vengo picchiata, non devo andare in guerra... però mia mamma è una stronza, a scuola mi prendono in giro perché sono racchia e c’ho gli ormoni. 

Quindi la mia vita fa schifo.

Mi lavo i denti, mi pettino e poi mi butto dentro l’armadio e mi metto questa roba.

Beh?

Che c’è da ridere?

Guardate che sono vestiti firmati. Cioé, non so in che secolo vivete, o se siete sfigghy come il tipo qui, ma questa è roba da paura.

La finite? 

Non mi fate ridere!!!

BASTAAAAAAA

Ehi su calmati, non è successo niente. Vai avanti tranquilla, stai andando alla grande.

Sì ma loro ridono!

E lasciali ridere.

Boh io non capisco... ho detto che mi stavo vestendo, e... un attimo!

...sì?

Mi hai messo il link giusto, vero? Guarda k s nn mi ai messo la cinta de prada te sconocchio k nn ti rikonosce manco tu mamma

Ho fatto tutto giusto, tranquilla. Non è colpa tua. Fanno i cretini, dopotutto se leggono questa storia non è che stanno tanto bene eh...

Va bene ok, allora riprendo

Brava, così si fa.

Allora dicevo, mi vesto e scendo. Non c’è nessuno a casa, sono tutti a lavoro, perciò faccio colazione ed esco. Potevo dirvi direttamente che uscivo, però ci sono delle regole e vanno rispettate.

La tradizione, prima di tutto.

Mi dirigo verso la scuola, la testa persa in mille pensieri...

Chissà se mi interrogano...

Chissà quanto ho preso a storia...

Quant’è zoccola la Samantha...

Margo Mengoni è tipo il peggio fregno mortacci sua però è gaio...

Neanche mi accorgo di essere quasi arrivata. Svolto l’angolo, lì vicino c’é il bar.

Non ho la minima idea che la mia vita sta per cambiare di lì a dieci minuti.

 

POVS’S HARRY

 

«A che pensi, Harry?»

Il ragazzo smise di fissare le piccole goccioline d’acqua che scendevano lungo il bicchiere del suo frappuccino e spostò lo sguardo vacuo sul suo amico.

«A niente, Louis. Sto morendo di sonno.»

«A chi lo dici. Hai fatto i compiti di chimica?»

«Certo. A parte l’ultimo esercizio, non sono sicuro che mi sia venuto.»

«Ah sì, anche a me uscivano numeri strani. Vabbé, poi chiediamo alla prof.»

«Giusto.» Harry guardò l’orologio. «Ok, sono quasi le otto. Meglio che ci sbrighiamo.»

«Sì» rispose Louis, alzandosi. «Ci manca solo che arriviamo in ritardo.»

I due ragazzi si alzarono dal tavolo, lasciando una mancia generosa. Harry aveva lavorato in una panetteria e sapeva cosa voleva dire vedere la fatica del proprio lavoro ricompensata. Stavano per uscire, quando Louis si fermò.

«Ehi, Harry, ma quella lì non è Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So?»

«Uh, hai ragione. Potremmo chiederle se le è venuto l’ultimo esercizio di chimica.»

«Giusto, amico, andiamo!» 

Con lo zaino in spalla e il passo veloce, i due ragazzi uscirono dal bar, dritti verso la ragazza.

 

Ma no accidenti! Non ne combini una giusta

Dimmi cosa ho sbagliato, adesso.

Non mi devono vedere! Dobbiamo incontrarci per caso! Sbatterci addosso! E poi cos’è sta cosa? Chi so ste mammolette? Harry non fa i compiti!

Come no, scusa. Ha lavorato come panettiere, l’ho letto su Wikipedia, è un bravo ragazzo...

Sì certo come no. Ora devi aggiustare le cose!

Cioè?

Devi farci incontrare per caso!

Ma loro stanno uscendo dal bar e tu stai camminando dritta contro di loro! Come fai a incontrarli per caso?

Beh improvvisa!

Ook, vediamo che si può fare.

 

Fu un attimo. La ragazza non vide il tombino aperto davanti a lei, mise un piede nel vuoto e ci cadde dentro.

Quando i due ragazzi uscirono dal bar, la strada era vuota.

«Ma dov’è finita?» si chiese Louis, grattandosi la testa.

«Bella domanda» gli fece eco Harry. «Com’è che si chiamava?»

«Chi?» Louis lo guardava stranito. «Harry, qui non c’è nessuno.»

«Ma come, poco fa dicevi...» iniziò a dire Harry, ma improvvisamente la mente gli si svuotò. Come se qualcuno (ahem) gli avesse riavviato il cervello. «Andiamo, Louis?»

«Andiamo, Harry.»

Poi, alle loro spalle, un tombino esplose. Con un rumore molto simile ad un rutto gigantesco, una fontana d’acqua schizzò fuori dall’apertura nell’asfalto, portando con se’ una giovane ragazza.

I due fecero appena in tempo a girarsi che la fanciulla gli piombò addosso, facendoli rovinare tutti e tre per terra.

Harry era fradicio, con il sedere a terra, e con la faccia di una perfetta sconosciuta a pochi centimetri dalla sua.

Di botto, la ragazza aprì gli occhi. Harry lanciò un gridolino acuto, colto alla sprovvista.

«Ciao, sono Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So. E ti odio!»

 

Oddio mi hai fatto dire che lo odio! Non ci credo! Non pensavo che l’avresti mai fatto... BRAVO! Stai migliorando XD Vedrai che andrai sempre meglio.

Grazie, cara. Comincio a capire come funzionano le cose, da queste parti.

Dai che magari un giorno diventi bravo come wofflo

Chi?

STO CAZZO!!! AHAHAHHAHHAHAHAHAHAHHAHAHAHAHAHHAHAHHAHAHAHAHAHHAHAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAHAHAHAHHAHAHAHAHHAHAHAHAHHAHAHAHAHAHHAHAHAHAHAHHAHAHAHAHHAHAIHIHIHIHIHIHIHIHIHIHIHIHIHIHIHIHIHIHIHIHEHEHEHEHEHEHEHEHEHEHEHEHHEHEHEEHHEHEHEUHUHUHUHUHUHUHUHUHUHHOHOHOHOHOHOHOHOHOHOHOHOHOHOHOHOHOHIOAHkbfKJAEBUAEDUAWBDOIHIOHAFBADNALDNCJABINWIOU˚É˚¯‡¸¸ÅůÍÚ˘ ¯ˇÁ¯ÁÓ∫√冠ߘ†åߘ†å¬µ¬ßµº ß©∆ªß∂

Ci mancavi, ragazza.

Ah, lo so XD Che faresti senza di me?

Studierei.

Ecco appunto. Mi ringrazierai più tardi XD

Sì, appunto, meglio levarci dai piedi e passare agli Spazi Autore. Prima le signore.

 

 

 

 

 

 

SPAZIO AUTRICE: Ciao regaz <3

allora innanzi tt grazie a ki ci segue e ci kommenta, anche quello noioso ke si kiama fabio e scommeto k ha la barba perke da come scrive se vede proprio ke c’ha la barba mammamia fatti un giro in giostra amico XD 

invece a melinda je dico ke so tornata e k prima ho avuto un momento di debolezza quindi nn te la prendere cn me perke sono sensible e quindi se mi rompi ti brucio la makkina XD no skrz tanti basux XD però basta skrivere kose kattive e k li haterz so sfigati

vabbe inzomma eccoci di nuovo qui XD ekko il secondo kapitolo!!! CI SONO I RAGAZZIIIIIIIIIIII mlmlmlmmlmlmlm

si lo so sono un po’ sfigghy ma e tt kolpa di kuel vekkio madò qnt saccolla nn za fare gnente devo penza a tt io k fatika

kmq nnt paura, dal prox kapitolo harry mi sbat

 

SPAZIO AUTORE: Ehilà ragazzi! Come va? Tutto bene? Eh? 

Uff, giusto in tempo.

Ovviamente, scusate la ragazza. Fabio, lo sai che ti vogliamo bene.

Sì, anche se hai la barba.

E nessuno brucerà la macchina di nessuno! Ok?

Ora basta, che è tardi, devo andare a letto e domani devo studià.

Spero abbiate gradito, e alla prossima!

 

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Capitolo 6
*** Sei. Del corpo docente britannico e delle sue tecniche di seduzione ***


Sei (che in teoria sarebbe il quattro che in teoria sarebbe il cinque)

Del corpo docente britannico e delle sue tecniche di seduzione

 

 

POV’S’S Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So XD

 

Entriamo nella scuola. La scuola mi fa schifo, ovviamente, ma mi piace anche, perché sono secchiona ma non troppo e anche se tutti mi dicono che sono secchiona io non penso che è così perché della scuola non me ne sbatte una mazza. Sono libera e indipendente, io.

Entro in classe, seguita dal riccio.

 

S’VOP Harry

 

«Attenta, Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So! Stavi per schiacciarlo!»

Harry si chinò a terra, a soccorrere il povero animale che vagava piuttosto confuso nel corridoio della scuola.

«Ma cosa ci fa un riccio qui?» domandò Louis, piuttosto sorpreso. «Non ci sono boschi nelle vicinanze.»

«Forse è scappato dall’aula di Biologia» disse Harry, sollevando con delicatezza l’animale. Fortunatamente, il ricco non parve sentirsi in trappola, e non attivò così il suo sis

 

senti sks lo so k nn dovrei interrompere xkè ci dikono che i nostri dialoghi dopo na certa sakkollano, ma KE KAZZO CENTRA STA BBBESTIA???? k poi me  fanno pure skifo i ricci x.x

 

Ehi, io ti stavo solo venendo dietro. Tu hai detto che entravi in classe seguita dal riccio...

 

...

 

Oh?

 

...zoè io spero tu stia skerzando

 

...no, io non...

 

IL RICCIO È HARRY RAZZA DI SCEREBROIDE ASCELLARE!!!

 

Razza di... cosa?

 

senti guarda lasciamo stare ke e mejo

 

Va bene. Allora, il riccio è Harry... aaah ho capito! Riccio perchè ha i capelli ricci...

 

-.-’ io nn o parole -.-’


Sì, ok, scusami. Ricominciamo.

 

ok vado io

 

POSV Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So

 

Il proff è già arrivato. Il professor Payne è il nostro insegnante di inglese. È stronzo ma è un fregno della madonna, ma io sono superiore a queste cose e non me ne frega niente. La lezione comincia, e dopo un ora finisce. Sto per andarmene, quando sento una voce.

 

Payne: signorina Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So venga qui per favore

 

Io: ok

 

(Oddio no ti prego il copione no, ti scongiuro... mi sanguinano gli occhi... ti prego...)

 

(Stai zitto e abbozza, dopo luscita del riccio questo è il minimo k ti meriti XD)

 

P: sei molto brava, signorina Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So, ma io so cosa ti piace

 

I: non capisco professore

 

P: o sì che capisci

 

(Non ci credo, hai abbreviato “io”...)

 

(sì)

 

(L’hai fatto apposta.)

 

(po esse... n’è ke n’po esse... po esse... XD...)

 

Il professor Payne si avvicina a me. Sento il calore del suo corpo avvicinarsi...

 

(Non pensavo che il signor Payne avesse la vocazione del calorifero, oltre a quella del professore precoce. Quando si è laureato, a dodici anni?)

 

(nn è colpa mia se sei sfigghy e nn ti piacciono le scene hard)

 

(Di hard qui c’è soltanto la roccia su cui la letteratura erotica mondiale si sta sfracellando la testa. Neanche nei porno più scadenti ci sono delle avance così tristi.)

 

(eccerto xkè di porno tu la sai lunga hihihihihihihihih vekkio zuzzurellone XD)


(senti riacchiappa Payne il molestatore che è meglio.)

 

Il professor Payne è sempre più vicino... vorrei resistergli, ma ha degli addominali così scolpiti che non solo ci puoi grattugiare il parmigiano sopra ma ti preparano anche la cena... i suoi occhi sono pozzi oscuri di desiderio... 

 

I. Professore, non posso, la prego...

 

P. Cambierai idea una volta che avrai visto il mio cobra (O.O)

 

Mi dispiace, non ce la faccio. Il cobra è stato il colpo di grazia.

 

Che cosa credi di fare, povero stu

 

PI O VI APOSTROFO ESSE HARRY

 

«Maledizione, Louis! Ho dimenticato in classe gli appunti di Inglese.»

«Tranquillo, Harry, ti aspetto qui.»

«No tu vai Louis, o ti faccio fare tardi. Tienimi un posto a Storia!»

«Certo. A dopo!»

Le scarpe da ginnastica di Harry sdrucciolavano sul pavimento liscio del corridoio, mentre il ragazzo si affrettava verso la classe di inglese. Sperava che la professoressa Melville non lo sgridasse per il suo ritardo: detestava fare brutta figura con gli insegnanti.

Stringendo forte il riccio, ma stando attento a non soffocarlo, schivò un paio di bidelli, girò l’angolo e spalancò la porta della classe di inglese.

E lo spettacolo che vide lo fece rimanere di sasso.

Il giovanissimo professor Payne incombeva su Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So, gli occhi illuminati da un'ardente bramosia. La ragazza era immobile, senza fiato, inerme di fronte alla lussuria del suo insegnante.

«Professor Payne! La lasci stare!» gridò Harry.

L’insegnante voltò di scatto la testa, la faccia contratta in un’espressione di puro odio.

«Vattene, Styles! Non è cosa che ti riguardi!»

«La lasci stare!» ripeté Harry.

«Altrimenti che cosa fai?» disse beffardo il professore.

«L’hai voluto tu» grugnì Harry. Poi con tutta la forza che aveva lanciò l’animale che aveva in mano contro di lui.

Il professor Payne gridò, mentre il riccio, terrorizzato, si chiudeva a palla drizzando i suoi aculei.

L’animale, trasformato in una puntuta macchina di morte, trafisse la guancia del giovane insegnante, facendolo rovinare a terra insieme ad un paio di banchi. Il riccio rotolò a terra e giacque immobile.

«Vieni con me, presto!» esclamò Harry, afferrando Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So. I due ragazzi uscirono di corsa dalla classe, sbattendo rumorosamente la porta. 

Il professor Payne era a terra, sconfitto e fumante di rabbia. 

Ma non era ancora finita.

La porta si riaprì. Il volto di Harry indugiò per qualche istante sulla porta.

«Forza, muoviti!»

Con un frenetico zampettio, l’animale che gli aveva devastato metà faccia trottò fuori dalla sua classe, andandosi a riunire con quello che ormai era a tutti gli effetti il suo odioso proprietario.

 

Ti odio. Spero che muori male.

 

<3

 

Non dovresti giocare con i miei sentimenti. Sono una poetessa di tumblr io. Stronzo.

 

Forza su, hai ancora tempo per vendicarti. Vai con lo spazio autrice.

 

 

 

 

 

 

 

Spazio Autrice: scusate ragazze ma oggi non sono in vena. Il mondo fa schifo. Sono molto depressa. Aggiorno a 52 rece.

 

Spazio Autore: non temete, fa così ma poi si riprende subito. Spero che anche questo capitolo vi aggradi: abbiamo cercato di tenere a bada le intrusioni nel racconto, ma è dura. 

 

Tanti cari saluti, asta la vittoria ceghevara, e alla prossima!

 

 

 

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Capitolo 7
*** 7(che in teoria sarebbe… vabbè stika XD). I manzi che restano ***


Ok, direi di riprendere. Dove eravamo rimasti?

Tranqui ci penzo io. A senti prima ti è arrivata una meil

Ah sì? E che diceva?

Ma niente, un tipo strano... Enaudi Editore, na cosa del genere... te poi kiama enaudi cioè? Kmq voleva sapere della tua robaccia lì... i bestioni di coso...

I Bastioni di Tannerban?

E sì tipo voleva darti tipo dei soldi, ma devesse una di qll truffe k girano...

Oh mio Dio! Forse ce l’ho fatta! Vogliono il mio libro! Ok, tu resta qui, io vado a controllare la posta...

Tranqui frends taspetto XD

 

...mwhahahahaha ora possiamo cominciare

 


Sette (che in teoria sarebbe... vabbe stika XD)

I manzi che restano

 

 

OPVS Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So

 

Harry mi trascina via dall’aula. È evidente che mi vuole tutta per se, zozzo maniaco che non è altro. Ma io sono una femmina emancipata, non mi piegerò così facilmente alla sua volontà. I maschi pensano solo col coso, tsè.

 

Harry: vuoi fare sesso?

 

Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So: neanche morta, Styles

 

H: Eddai

 

H.C.J.C.C.E.C.A.P.N.S.: ok

 

Cosa ci posso fare? Quegli occhi verde fosforescente sono irresistibili.

Harry mi trascina in bagno.

 

HCJCCECAPNS: Harry così mi fai male

 

H: zitta puttana, ora ti faccio vedere io cosa vuol dire farsi male

 

HCJCCECAPNS: no Harry ti prego

 

Avevo paura di lui, ma al tempo stesso mi attizzava che fosse così violento. In quel momento mi resi conto che era un’anima tormentata, e che non potevo non amarlo, anche se mi gonfiava come una zampogna.

 

H: sarai soltanto mia

 

X: col cavolo bello

 

Una porta del bagno si apre. Un’altro fregno però più straniero ci guarda.

 

H: Zayn cosa vuoi? 

 

Z: la ragazza è mia, Styles

 

H: non credo proprio

 

Z:invece sì

 

H: ti dico di no

 

Z: e io ti dico di sì

 

H: vabbè ok hai vinto. Perchè la vuoi?

 

Z: perchè è mia moglie.

 

Oh no! Lui è Zayn Malik, e siccome ha il padre pakistano fa i matrimoni combinati, e siccome io sono un po’ indiana lo devo sposare!

 

HCJCCECAPNS: non ti sposerò mai malik. Ho letto le prime due pagine di Orgoglio e Pregiudizio, e sposerò solo chi amo!

 

Z: be allora mi toccherà farti innamorare di me.

 

HCJCCECAPNS: non ci riuscirai mai.

 

Lui si sistemò il ciuffo con un gesto sensuale, e in quel momento improvvisamente mi resi conto: lo amavo!

 

Ma che cazzo sta succedendo qui?

 

Faccio le cose come si devono, sfigato

 

Se per “fare le cose come si devono” intendi dire ridicolizzare la violenza sulle donne, glorificare l’idea della donna oggetto e non per ultimo avere atteggiamenti lievemente razzisti sui pakistani - il tutto in neanche una pagina - allora hai decisamente fatto centro. Poi vabbè, ti sei innamorata di due persone diverse nel giro di mezzo minuto, ma quello è quasi normale...

 

Si si come no ti senti tanto figo a fare il figo gne gne

 

Però vabbè, io ho scritto un capitolo bonus quindi ci stava che anche tu per un po’ te ne stessi per i fatti tuoi...

 

:D

 

...ora però tocca a me.

 

D:

 

Harry OPV

 

Harry uscì di corsa dal bagno. Che cosa diavolo era successo? Quella ragazza gli faceva uno strano effetto. Non era in se’ quando le stava troppo tempo accanto.

Doveva andare, adesso. Era in ritardo mostruoso, e Louis lo stava aspettando.

Qualcosa si agitò nella tasca della sua felpa. Si era quasi dimenticato del riccio che aveva preso con se’ poco prima.

«Tranquillo, amico» disse prendendo in mano l’animaletto tremante «va tutto bene. Resta con me, poi una volta finite le lezioni ti libererò.»

Per tutta risposta, il riccio risalì la manica della felpa fino ad appollaiarsi sulla sua spalla.

«Vuoi stare qui? Non so se la prof accetterà di farti stare sulla mia spalla, ma ci possiamo provare.»

Il riccio emise uno squittio allegro.

«Lo prendo come un sì» disse Harry sorridendo. «Ora dritti di filato a Storia, e niente cazzate.»

 

Zayn S’VOP

 

Non riuscì a guardarla per più di qualche secondo. Zayn Malik, il bullo della scuola, cadde a terra e cominciò a singhiozzare.

«S-scusami» disse «Io... non volevo.» Alzò il volto rigato dalle lacrime verso quella che avrebbe dovuto essere la sua futura sposa. «N...non è vero che ci dobbiamo sposare. Io... me lo sono inventato! Volevo solo... solo... che qualcuno... fosse... fosse...» Una serie particolarmente violenta di singhiozzi lo scossero, e per qualche istante non riuscì a parlare. «Tutti mi temono... ma nessuno... mi vuole bene. La peggior solitudine è quella che si prova quando si è in compagnia.» Si alzò in piedi, asciugandosi le lacrime. «Perdonami, io... non dovevo. Devo... devo andare.»

 

 

‘SPOV’S Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So

 

Guardai Zayn Malik, il terrore della scuola, che fino a due secondi prima stava per sposarmi, sciogliersi in lacrime. Singhiozzava come un bambino.

 

Non era cattivo. Voleva solo un po’ di attenzione.

 

Che incredibile, fantastico... sfigato.

 

Lo lasciai parlare. Poi alla fine lui smise di frignare e si eclissò. Non potevo credere di aver amato un simile fallito!

 

Ed Harry era scappato. Sta a vedere che non mi stantuffa neanche mezzo maschio.

 

Improvvisamente, però, ebbi una rivelazione. 

 

Niall!

 

Il mio irlandesone preferito!

 

Avevo ancora una speranza.

 

PUNTO DI VISTA DI NIALL

 

Niall passeggiava in corridoio, diretto alla lezione di chimica, quando qualcosa lo costrinse a bloccarsi. Il corridoio parve restringersi, un vento gelido come il respiro di una montagna gli scompigliò i capelli biondi. Un orrido presentimento si insinuò nella sua mente.

 

Tamburi... negli abissi...

 

Stava arrivando.

 

Stava arrivando per lui.

 

 

 

 

 

 

Cioè io ti ho offerto Zayn su un piatto d’argento e tu lo snobbi così? Ma dov’è finito il tuo istinto di crocerossina? Ami Harry che ti picchia e quel povero diavolo no?

 

Sono una donna complicata sfigato tu nn sai k vuol dire l’AMMORE

 

Patologica scarsità di neuroni, suggerirei piuttosto...

 

ce li avrai tu i nuroni sfiggy XD kmq mo mai rotto se nn mi fai bombà cn Niall rosico

 

Poi sono i maschi che pensano soltanto al sesso eh...

 

certo. M i maschi W le femmineeeee!!!!

 

Hai tipo ucciso il femminismo in una frase. Come fai ad essere così brava?

 

xkè sn FABBULUS ^^

 

Spazio autore?

 

E andiamo

 

 

 

 

SPAZIO AUTRICE: CIAO BELLEEEEEEEEEE!!!! XD XD XD <3 <3 <3 <3

Oggi sono contenta, nn zo bene xkè XD saranno i miei ormoni pazzerelli XD domani prbabbilmente mi suicidio XD vvb kmq il kap è questo spero k i raga vi sono piaciuti CERTO K VI SO PIASATI K DOMANDE FACCIO MLMLMLMLMLMLMLMLMLMLMLMLMLMLMLMXDXDXDXDDXDX vbb paxo e chiudo allo sfigghy vecchio e bavoso XD Tanti basux 

 

KI LEGGE E NN RECENSISCIE E UN FIGLIO DI PU

 

SPAZIO AUTORE: Se non ci butta fuori la grammatica lo faranno tutte le svariate offese della tipa ad ogni possibile religione/movimento/persona esistente sulla terra. Mi viene da pensare che lo faccia apposta, per fare scandalo. Miley Cyrus è un brutto modello da seguire...

Forse il capitolo non è il massimo, ma comunque spero sia gradevole. Alla prossima, e grazie di tutto a tutti quanti!

 

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Capitolo 8
*** Otto. Di come le regole siano fatte per essere infrante ***


Otto. 

Di come le regole siano fatte per essere infrante.

 

 

PO’SV Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So

 

Cammino veloce. Tutto il mondo pare scorrere al rallentatore.

Niente mi può fermare. Sono un’adolescente innamorata, e nessuno potrà impedirmi di ricongiungermi alla mia anima gemella.

Nialluccio mio, le cose che ti combino...

...aspettami.

 

Niall V’SOP

 

No no no...

Doveva fuggire. Non sapeva bene perché ma doveva farlo. Al diavolo Chimica, i compiti e la scuola. Era in gioco la sua stessa vita.

Non si rese neanche conto di aver sbattuto contro Zayn, il bullo della scuola. 

«Oh mio Dio, Zayn, scusami ti prego... non l’ho fatto apposta, perdonami» balbettò, preparandosi mentalmente ad una sana dose di legnate.

Ma Zayn non rispose. Si limitò a fissarlo per qualche istante, gli occhi lucidi e il labbro tremante. Poi gli gettò le braccia al collo e cominciò a singhiozzare.

«Mio Dio, sono così solo!» esclamò fra le lacrime. «Non è colpa mia, nessuno mi ha mai insegnato ad amare!»

Niall si sottrasse dalla stretta umida del ragazzo ed indietreggiò, orripilato. Era stata lei, ne era certo. Solo lei poteva ridurre uno come Zayn in quel modo.

In quel momento una porta si aprì con uno schianto. Il professor Payne, metà faccia deturpata da quello che aveva tutta l’aria di essere stato un’incontro ravvicinato con una mazza chiodata, ringhiò ai due ragazzi.

«Non avete lezione, voi due? Sparite, prima che io... HA!»

Niall ebbe un sussulto, spaventato dallo scoppio improvviso del professor Payne. Ma non era con lui il colpevole. Il precoce insegnante guardava qualcosa alle sue spalle.

Si girò, perplesso. Dall’altra parte del corridoio, un riccio cercava inutilmente di confondersi con gli armadietti di metallo allineati sulla parete.

«Sudicia, schifosa bestiaccia!» urlò il professor Payne «farò una collana con i tuoi merdosissimi aculei!» E detto ciò, proruppe in un bestiale ululato di guerra e si gettò in avanti, verso il malcapitato animale. Il riccio non se lo fece ripetere due volte, e con le zampette che scivolavano freneticamente sul pavimento battè rapidamente in ritirata.

«Non mi scappi, figlio di una baldracca mammifera!» Gridò il professor Payne, prima di sparire dietro l’angolo.

«Niall, per caso hai visto un riccio?»

L’irlandese si voltò di scatto. Harry gli sorrideva, tranquillo. Zayn provò ad abbracciare anche lui, ma il ragazzo si tirò indietro all’ultimo, facendo cadere l’ex bullo a terra.

Forse c’è speranza.

Niall gli afferrò la felpa. «Harry, ti prego, mi devi aiutare. Sta venendo per me. Lei non si fermerà finchè...»

Harry lo guardò con tenerezza. «Niall, amico mio. Hai perfettamente ragione. Non si fermerà. Non avrà pace finché non riuscirà a farsi violentare per ottenere la tanto amata sindrome di Stoccolma.»

«No!» gridò Niall, in preda all’orrore più profondo. «No, ci dev’essere una soluzione! Io sono per le quote rosa, non può farmi diventare uno squallido maniaco!»

«Non capisci, Niall? Sono le regole del gioco. E a questo gioco o si vince, o si muore.»

Niall allontanò Harry bruscamente, sdegnato. «Allora preferisco morire.»

Gli occhi verde smeraldo di Harry si fecero improvvisamente più scuri. «Attento a quello che chiedi, Niall.»

«NIALLER!»

«...potresti essere accontentato.»

Oh no.

Troppo tardi. 

Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So era venuta a prenderlo.

 

VSPO Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So

 

Eccolo lì. Il mio bel manzo irlandese al pepe verde, bello al sangue come piace a me.

Harry e Zayn mi si gettano addosso. Vedo la brama nei loro occhi. Ma io sono superiore. Mi concederò solo al mio vero amore.

Lui mi guarda. Oh sì se mi guarda. Mi sta spogliando con gli occhi, il pervertito.

Avanzo lentamente, mordicchiandomi il labbro e strizzando gli occhi con fare sexy. Gli uomini vanno matti per queste cose.

Lui è immobile, respira forte, gli occhi sono spalancati.

Mi vuole.

E io voglio lui.

«Ti prego, prendi me!» grida Harry «mi farò venire il cancro e potrai piangere sulla mia tomba!»

«No, scegli me» singhiozza Zayn «le novantanove vergini mi spicciano casa, voglio solo te!»

Poveri sciocchi. Vogliono solo il mio corpo. Non capiscono che io aspiro a qualcosa di più.

L’unico, vero amore.

 

Improvvisamente, qualcosa scoppia. Il corridoio si riempie di fumo rosso. Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So, disorientata, inizia a tossire, coprendosi il volto.

 

Ma ci vuole ben altro per fermarla. Avanza implacabile verso la sua vittima. Niall è mio. Mio!

 

Niall è incredulo. Fino a qualche secondo prima era sicuro di venire fagocitato da Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So, mentre ora è sparita, nascosta dal fumo denso e puzzolente di un fumogeno.

«Niall, presto! Da questa parte!»

Una mano si tende verso di lui. Una figura con una bandana sul volto si avvicina.

«Presto, non abbiamo molto tempo!»

Poi il ragazzo si scopre il volto, e Niall rimane spiazzato.

«Josh!»

 

Josh! Josh Devine! Quello sfigato che non si fila nessuno, giusto le slasher alternative! Non può averlo! NO!

 

Niall stringe quella mano così grande e calda. «Josh... sei venuto per me.»

 

Devo fermarli. Devo!

 

«Non potevo lasciarti da solo, Niall. Lo sai.»

«Josh... grazie.»

 

Eccoli... manca poco... allungo le mani... Niall sarà mio, per sempre mio...

 

Le dita di Josh accarezzano la guancia di Niall. È un secondo, ma pare durare un secolo...

 

No, no, no, non adesso, non adesso...

 

Prima che entrambi se ne rendano conto...

 

NO! NO!

 

Le loro labbra si toccano. Il corridoio è pieno di fumo, Zayn piange, Harry tossisce, Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So tende i suoi lunghi artigli verso di loro, ma a Josh e Niall non gliene potrebbe importare di meno. 

 

Perchè stanno limonando. Da Dio.

 

NNNNNNNNNNNNNNNNNNNNNEEEEEEEEEEEEEEEEAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARRRRRRRRRRRRRRGGGGGGGGHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!

 

Scacco matto, vecchia mia.

 

TU! MISERABILE FIGLIO DI UNA BALDRACCA A META’ PREZZO, ME LA PAGHERAI, OH SI’ SE ME LA PAGHERAI. HAI SVEGLIATO UN MOSTRO CHE AVREBBE PREFERITO RIMANERE ADDORMENTATO. TI LASCERO’ IN MUTANDE, PICCOLO STRONZETTO BORIOSO.

 

Diventi più forbita quando ti arrabbi.

 

TU SEI MORTO.

 

E tu sei a secco di maschi. 

 

LO VEDREMO.

 

 

 

SPAZIO AUTRICE: SCUSATE RAGA OGGI VADO GIU’ DI CAPSLOCH KE STO INKAZZATA KOME NA IENA PORKODDENA QUESTA NN ME LA DOVEVA FARE PEZZO DI MERDA JE SCROCIO CASA PORCODDUE JAMMAZZO R CANE PORCA PUTTANA EVA BASTARDA TROIA IL MIO NIALL CAZZO IL MIO NIALLLLLLLLLLLL

Aggiorno a 76.2 rece XD xoxo




Spazio Autore: Mi sa che stavolta l’ho fatta arrabbiare. Ma pare che quando si incazzi dia il meglio(peggio) di se’, quindi...

Come sempre grazie infinitissime di tutto: siete tutti belli e cari, e non mi avete ancora denunciato alle autorità compententi! 

Tante care cose, e alla prossima!

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** Nove. Che non a caso, è il numero degli spettri dell'Anello ***


Nove.

Che non a caso è il numero degli spettri dell’Anello

 

 

Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So PIOVIESSEAPOSTROFO

 

Non è finita. Per niente.

Sono furibonda. Ma la mia ira avrà presto vendetta.

Cammino fuori dalla scuola, fumante di rabbia. Il mio Nialler chupa chups è omo sessuale. A me non è che non mi piacciono i ghei, anzi mezzo mi ingrifo quando nelle ficcy bombano a tappeto, ma questo finché non si mettono fra me e una sacrosanta AAAAAA ata. 

È inutile che mi bippi le parole bastardo, tanto sera capito quello che volevo dire.

(uno ci prova...)

Comunque sia cammino fuori dalla scuola. Se Niall non può essere mio, niente ha più senso.

Corro a casa. Vado in bagno. Lì c’è il rasoio di papà. Uno da barbiere, che a lui piace farsi la barba come dio comanda.

Prendo il rasoio.

Aspetta un attimo...

Niall non è più mio. Il dolore è troppo. Deve uscire da qualche parte.

Eh no.

Mi arrotolo la manica della felpona. Il polso è scoperto.

No dai, non mi pare il caso...

Dopotutto, cosa ci vuole? Una piccola pressione, e tutto sarà presto finito...

Dai stavo scherzando prima. Non era mia intenzione farti del male. Non così tanto almeno.

...niente più anzie, niente più preoccupazioni...

Ehi? Ehi! Dai, per favore!

...niente più interrogazioni...

cioè ti stai suicidando e pensi alle interrogazioni?

IL RASOIO AFFONDA NELLA PELLE COME FOSSE BURRO

Ok, non era il caso, scusa, scusa...

Mi siedo a terra, mentre lascio il sangue sgorgare dalla ferita. Comincio a sentirmi debole

Sì, ok, tanto lo sappiamo che ora arriva qualcuno a salvarti.

Sempre più debole...

Harry? Zayn? Dai, ragazzi, su, forza...

La mia patetica vita sarà solo un ricordo.

"Ooh Harry grazie di avermi salvato, ti riempirò di Harry Junior finchè la menopausa mi farà diventare un termostato sballato..."

La vista si annebbia, mi sento debole... sempre più debole...

Dai, su, ci siamo anche stufati qui eh.

Io volevo... solo... Niall... addio.

Posso linkare il video di Helena, se ti può essere utile.

Oh?

Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So?

Ehi?

Guarda che non si scherza su queste cose, eh. È la volta che ci bannano davvero.

Giosy? 

Giosy?

Oh cazzo. Oh mio Dio, mi è stirato un personaggio. Da solo!

E mo che faccio? Si chiamano i carabinieri? La polizia postale?

Ti prego, svegliati! Non volevo, mi dispiace! Ti prego! Farò qualunque cosa! Qualunque! Lo giuro! Ma ti prego, non

Qualunque???

Ma che... cazzo...

XD

Non sei morta!

Ti pare che na fregna col portapacchi come me stira kosi?

Giosy cara?

Sì?

VAFFANCULO! IO MI SONO PRESO UN COLPO, PORCACCIA DI QUELLA PUTTANA, E TU STAVI SOLTANTO... in effetti, cosa speravi di ottenere?

kome ai detto tu, qualsiasi cosa.

Che cosa? Io non ho detto un bel... un momento. No. Dimmi che non è quello che penso...

lo ai giurato. avresti fatto qualunque kosa se nn sarei morta. ed ekkomi qui XD

Mio... Dio... io... tu... ahk...

ai giurato e nn fare il furbetto ora voglio il mio desiderio XD

Sai dove te lo ficco il tuo desiderio, lurida str

su su, nn exere volgare k nn e karino verzo ki ci segue da kasa. il mio desiderioooooooooooo lo voglioooooo lalalalalalallalala XD

...bene. Avrai il tuo desiderio. Spara.

oo, ma tu sai bene kosa voglio...

Niall non sta più con Josh, ok? Ora è tutto...

nonnò, karo mio. Niall non mi interessa più

MA TI SEI TAGLIATA I POLSI PERCHÈ... ok, ci rinuncio. Dimmi cosa vuoi, e facciamola finita.

hihihih ok ti do un indizio

Senti non ho voglia di giocare, dim...

inizia per J

...oh no. No no no no

e finisce per USTIN BIEBEEEEEERRRRRRRRRRRRRRR MLMLMMLMLMLMLMLMLMLMLMLMLMLMLMLMLMLMLM

 

NNNNNNNNEEEEEEEEAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARRRRGHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!!!!

 

brucia e? Te lavevo detto di nn farme skazza

 

...bene. Mi arrendo. Avrai Justin Bieber.

 

YEEEEEEEEEEEEEEE

 

... ma almeno fammelo introdurre a modo mio.

 

vaaa bene dai su spicciati k nn vedo lora di smarmottarmelo km dio komanda XD

 

Faccio subito. 

 

(Accidenti a me.)

 

DA QUALCHE PARTE IN GERMANIA, FEBBRAIO 1945

 

Gli stivali chiodati dell’Obersturmbannführer Gorst rimbombavano sul pavimento di metallo con un rintocco cupo. Alle spalle dell’ufficiale, il martellante fragore dei fucili e delle mitragliatrici si confondeva in un baccano confuso.

Fortunatamente, la porta a tenuta stagna del Laboratorio Nove era semichiusa, altrimenti il comandante non sarebbe riuscito ad aprirla. Una pallottola lo aveva colpito alla spalla, e aveva ormai perso sensibilità al braccio.

Il professor Doppler era piegato su di una console, e armeggiava freneticamente fra i cavi e i contatti, mormorando qualcosa di incomprensibile.

«Herr Doktor, a che punto siamo?» 

Il professor Doppler non si diede neanche la pena di girarsi. «Quasi... manca solo...»

«Herr Doktor, i miei uomini si stanno facendo ammazzare perché lei possa portare a termine questo esperimento, per la gloria del popolo tedesco e del Terzo Reich. Se qualcosa va storto, le giuro che gliela farò pagare...»

«Niente andrà storto, comandante... ho fatto bene i miei calcoli.» Il professor Doppler premette un pulsante. La miriade di spie della console si illuminarono, mentre un mormorio sommesso avvolgeva tutta la stanza.

«Perfetto... sequenza d’avvio... inizializzata... preparazione del S.I.G.F.R.I.D. ...  venti per cento.»

Improvvisamente, gli spari tacquero. Il comandante Gorst estrasse la pistola.

«Si sbrighi, Doktor. Non le rimane molto tempo.» detto ciò, l’Obersturmbannführer uscì dal laboratorio, chiudendo la porta dietro di se’.

Il professor Doppler neanche lo sentì. Batté febbrilmente le dita sulla tastiera di un terminale, poi controllò una lunga lista di numeri che una macchina stampante sputava in continuazione. 

«Bene, bene... cinquanta per cento.»

Fuori dalla porta si udirono delle grida incoerenti. Minacce proferite in una lingua straniera.

«Mille anni al Terzo Reich!» gridò il comandante Gorst. Due colpi di pistola, una raffica di mitra, poi più nulla.

«Forza, forza...» sussurrò il professor Doppler. «Novantadue per cento... novantotto... procedura completata!» 

Con un ghigno di vittoria stampato sul volto, premette un grande pulsante rosso posizionato al centro della console.

«S.I.G.F.R.I.D. completato. Apertura della capsula.»

Un potente sibilo risuonò nel laboratorio, prima che la stanza venisse invasa dal fumo dei vapori di condensazione. Il professor Doppler tossì, mentre una figura scura si stagliava in mezzo al bianco delle volute biancastre.

Lo scienziato si inginocchiò a terra, colmo di timore reverenziale.

«S.I.G.F.R.I.D. ... sei completo... la nostra arma perfetta... insieme libereremo il Reich dalla minaccia delle democrazie corrotte e decadenti!»

La figura fece qualche passo verso di lui... e il professor Doppler si sentì venire meno.

La sua creatura, il supersoldato alto, possente e minaccioso che avrebbe dovuto sconfiggere gli Alleati, non era nessuna di queste tre cose. Era basso, mingherlino, e sopratutto non poteva avere più di sedici anni.

«Ma... che cosa...»

Prima che potesse rendersene conto, la creatura era accanto a lui. Gli poggiò una mano sulla spalla e lo guardò con grande serenità.

«Non temere, herr Doppler. Sarai ricompensato per il tuo lavoro. Ti ringrazio per avermi donato la vita.»

«Io... certo...»

L’essere osservò il proprio corpo. Allargò le braccia e le guardò con attenzione, per poi passare al tronco e agli arti inferiori. Parve soddisfatto di quello che aveva visto, ed emise un ringhio sordo.

«La guerra...» balbettò Doppler.

«La guerra è perduta, dottore» lo interruppe la creatura. «Questa guerra, almeno. Gli alleati danzeranno sulle rovine di Berlino, e crederanno di avere scacciato il Diavolo da questa terra. Saranno talmente ubriachi di vittoria che non vedranno il vero nemico scivolare sotto il loro naso. Attraverserò l’Atlantico, e lì attenderò, finchè i tempi non saranno propizi. Poi mi rivelerò al mondo... e il mondo mi amerà, disperandosi.» 

Il dottor Doppler deglutì rumorosamente. Questo parve distrarre la creatura dalle proprie elucubrazioni. «Ah, perdonatemi, dottore. Quasi mi dimenticavo. Per aver servito così fedelmente il Reich, io vi dono la migliore delle ricompense... la morte.»

 

Il tenente Leo Davidovich Lenko del Ventisettesimo Reggimento Guardie dell’Armata Rossa credette che il cervello gli avesse giocato un brutto tiro quando udì l’urlo raccapricciante provenire da dietro la porta del Laboratorio Nove. Ma uno sguardo alle facce dei suoi uomini fugò ogni dubbio: qualcuno era morto, lì dentro, e non certo per cause naturali. 

Strinse convulsamente il calcio della pistola, mentre il soldato Petrev preparava l’esplosivo.

«Tutti al riparo!»

Uno scoppio, un boato, e la porta del laboratorio venne divelta dai suoi cardini. Il tenente e i suoi uomini si infilarono nella breccia. 

La stanza era invasa dal fumo.

«Merda, non si vede niente!» imprecò il soldato Medvediev. «Compagno tenente, lei...»

Medvedev non finì la frase. Qualcosa lo attirò a se’, facendolo sparire nel fumo. Il soldato lanciò un urlo folle, poi il rumore nauseabondo di ossa spezzate e carne squarciata lo mise a tacere.

Gli uomini del tenente aprirono il fuoco, crivellando il laboratorio di proiettili. Lenko vide un’ombra comparire e scomparire tra i vapori, uccidendo uno ad uno tutti i suoi soldati. I proiettili sembravano attraversarlo.

In preda al terrore e con la pistola scarica, il tenente girò i tacchi e si lanciò fuori dal laboratorio.

Corse con tutto il fiato che aveva in corpo, via da quell’orrore che aveva sterminato tutti i suoi soldati.

Per un attimo, fu quasi certo di avercela fatta. Poi qualcosa lo fece cadere a terra.

Si voltò di scatto, estraendo il coltello baionetta dalla cintura.

La creatura incombeva su di lui. Ma non era un mostro.

Era un ragazzo. Un ragazzo biondo con una discutibile acconciatura.

«Dio...»

«Sssh» il ragazzo si portò un dito alla bocca. «Non nominare il Nemico in mia presenza. Non è educato.»

«Tu... cosa... sei?»

Il ragazzo inclinò leggermente la testa da un lato, mentre un sorriso divertito si formava sul suo volto. «Bella domanda. Il mio vero nome è impronunciabile per voi sudici umani: soltanto la prima lettera vi porterebbe alla follia... mi serve un... nome di battaglia...»

Le dita della creatura si insinuarono nella giubba del tenente, traendone fuori una fotografia ingiallita. «Chi è questo bambino?»

«Lui... si chiama... Justin... mia sorella è andata a vivere in Canada... lei...»

«Sshh, ho sentito abbastanza.» La creatura lasciò cadere il foglietto sulla divisa del tenente. «Justin... potrebbe piacermi. Ma ora veniamo a te... ho intenzione di farti un regalo... un grande regalo... vuoi sapere di cosa si tratta?»

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice: oddio finalmente ciaa fatta mammamea nn ne potevo più k palle vbb nn importa JUSSS E TORNATO SIIIII MAMMMAMEA E LUI E TUTTO MIO AHAHAHAHAHAHIHIHIHIHIH so trpp kontent lo so k lo siete anke voi razza di mandrille nn fate le vaghe XD basuz a tt

 

Spazio autore: Mai, mai sottovalutare una donna ferita. Ricordatelo sempre.

Che venga pure, maledetto marmocchio. Gli farò vedere io. Tsk. Gli farò vedere che c’è ancora un umano che respira in questa fanfiction!

E niente, secondo me questo capitolo vi farà abbastanza schifo, con tutta la pappa sul supersoldato. Però vabbè, io sono il boss e decido io mwhahahAhAHAHAHAH!!!

 

...no ok stavo scherzando, vi prego non ve ne andate, ho bisogno di compagnia... nel prossimo capitolo torno a scrivere vaccate sui ragazzi, ve lo giuro.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 10
*** Dieci. Di come l'umanità ignara attenda sull'orlo del precipizio ***


Dieci.

Di come l’umanità ignara attenda sull’orlo del precipizio

 

 

 

P Hope Crystal Jane Chantal Chanel O Emma Charlotte Arya e Poi Non So V

 

X: forza svegliati piccola

 

Apro gli occhi lentamente. Un figo assurdo si trova nel mio bagno. Ma chi è?

 

Io: ma chi sei?

 

X: il tuo angelo custode

 

I: ma ti conosco?

 

X: non ancora piccola

 

I: ok

 

Cerco di alzarmi, ma poi casco di nuovo a terra. Il manzo mi solleva e mi prende fra le sue braccia

 

X: va tutto bene, ti porto a casa mia

 

I: ok

 

Usciamo dalla camera, scendiamo le scale, attraversiamo il salotto, poi risaliamo le scale perché mi vorrei portare il biuty-case coi trucchi, non si sa mai, poi scendiamo le scale, poi il fregno mi dice che deve andare in bagno quindi mi molla sul divano, fa i suoi bisogni (XD) e torna, e poi usciamo di casa.

Ci sono un sacco di tizi fuori dalla porta, stanno sopra delle moto aggressive e hanno tutti un giubbotto nero con scritto sulla schiena BED AND CATTIV

Oh no! I bed and cattiv sono la gang di motociclisti più criminale della città!

 

X: tranquilla sono con me. Anzi bè io sono il capo

 

Non ci credo: è Justin Bieber, il temibile capo dei bed and cattiv! Cosa vorrà mai da me?

 

Alla fine sti cazzi, tanto non vedo l’ora di dargliela!

 

(Bonjour finesse)

 

(De che? O.o parla itagliano plis XD)

 

(Lascia stare.)

 

HARRY ESSE POV

 

Quando la campanella suonò, Harry non poté fare a meno di tirare un sospiro di sollievo. Era stata una giornata strana, quella, e non vedeva l’ora di tornare a casa. 

Niall e Josh lo attendevano all’uscita. «Pare che Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So sia fuggita via dalla scuola senza neanche attendere la fine delle lezioni. Quella tipa è strana forte.»

«Puoi dirlo» rispose il ragazzo. Aprì la sua borsa, consentendo al suo amico riccio di andarsi a mettere sulla sua spalla. «Beh, grazie al cielo oggi è finita. Ho decisamente una gran voglia di tornare a casa.»

 

«A chi lo dici: ho una fame...» Niall si passò una mano sulla pancia. «Aaah, sì amo il cibo. Mi piace mangiare fino a scoppiare!» gridò, facendo voltare un gruppetto di ragazzine del primo anno.

«Niall, tutto bene?» chiese Harry, preoccupato.

«Perchè?» fece Niall, con aria stupita.

«Beh, quell’uscita sul cibo era un po’... particolare.»

«Ma di che parli?» disse il ragazzo biondo, lievemente preoccupato.

Josh gli mise una mano sulla spalla. «Non preoccuparti: dev’essere uno strascico dell’esposizione a Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So. Tempo una mezz’ora e passerà.»

Niall lo guardò teneramente. «Se lo dici tu, mi fido.»

Josh sorrise. «Ma certo, pastrocchietto che non sei altro. Andrà tutto bene.»

«Allora ragazzi» disse Harry «tutti da me?»

«Mi pare un’ottima idea» disse Niall. «Aah, ora di pranzo! Potrei vendere mia madre per un piatto di pasta!» L’irlandese rimase qualche attimo in silenzio, una smorfia ebete dipinta sul volto.

«L’ho fatto di nuovo, vero?»

Improvvisamente, un grande frastuono zittì tutti i presenti. Un ragazzo in moto guidava una sconfinata massa di motociclisti. Il ciuffo biondo garriva al vento, mentre il ragazzo si guardava intorno con fare spavaldo, lo sguardo sprezzante nascosto da un grosso paio di occhiali scuri.

E abbarbicata dietro di lui, come una cozza ad uno scoglio, c’era Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So.

I motociclisti passarono rombando e strombazzando, sparendo dietro l’angolo.

«Ma che diavolo...?» disse Niall. «Ma quella era...?»

«Sì» concluse Harry. «E la cosa non mi piace per niente.» 

 

Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So Vi O Pi

 

La casa di Justin è tipo WOW.

Apparte che è enorme, poi c’ha la piscina, una cabina armadio, dei saloni enormi e le altre cose che hanno le superville strafregne superlusso.

J: tutto questo è tuo piccola

I: wow grazie! anche la limo?

J: ma c’erto è tutto x te

I:grazie sei un tesoro

J:prego figurati

Ci avvinghiamo come due panterone (mlmlmlm).

J:ti amo 

I:anche io juss 

J:sposiamoci

I:ok

Andiamo nella superchiesa che Justin ha nella sua proprietà (c’ha proprio tutto lol). ci sono tutta la gente famosa, venuti apposta per noi

Prete: vuoi tu Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So sposare Justin Drew Bieber

Io: ok

Prete vuoi tu Justin Drew Bieber sposare Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So

Juss: certo BD

Prete: allora vi dichiaro marito e moglie

È tutto così bello! Ora la mia vita ha un senso. Sarò la concubina di Justin Bieber, avrò tutti i suoi soldi e farò shopping finchè morte non ci separi!

Mentre balliamo, Justin mi chiede una cosa.

J:senti ora che sei mia moglie dì un desiderio e io lo esprimerò

I: uh daje ok mmm allloooora

J: dai su

I:ok vojo che conquisti la squola e mi fai diventà la boss

J: ok

I: e vojo anche che i RAGAZZI siino miei schiavi

J: sarà fatto

I:XD

J:tutto per il mio amore trottolo e cuccioloso

I:ti amo di bene

J:ti amo troppo di bene anche io

Limoniamo come canguri, mentre Katy Parry canta ROAR (la mia preferita XD de kety ovviusly mica di tutto u.u)

È tutto così bello!!!!

 

VOP S’NITSUJ

 

Justin volteggiava per la sala da ballo della megachiesa, trascinandosi dietro Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So. Il matrimonio stava andando nel migliore dei modi, ma non era a questo che Justin stava pensando.

ok vojo k conquisti la squola e mi fai diventà la boss

Quella povera sciocca era così ingenua... conquistare la scuola sarebbe stato la prima mossa di una lunga partita a scacchi.

e vojo anche che i RAGAZZI siino miei schiavi

Justin dovette concentrarsi per ricacciare giù la rabbia che stava montando rapida e inesorabile. Era ricco e famoso, le folle osannanti invocavano il suo nome. Sarebbe bastato uno schiocco di dita e da icona pop sarebbe diventato il messia, il nuovo padrone del mondo.

Era potente. Ma non abbastanza.

Un’altra forza si opponeva alla sua, altrettanto intensa e ammaliante. Cinque marmocchi di Londra, cinque stupidi, sciocchi ragazzetti si opponevano alla caduta della razza umana.

Il mondo era diviso fra Justin Bieber e One Direction, fra vita e morte, fra salvezza e dannazione. 

L’umanità neanche lo sapeva, ma tra lei e la fine del mondo non c’era altro che una boyband.





Spazio Autrice: YEEEE ciao RAGAAAAAAA XD k bello so sposata cn jusss XDXDDXDXDXDDXDX so kosi felixxxxxxx mammamea XD 
alla fine c'è lo fatta a fare le cose come si devono è.è quello sgfigghy stava a fa n casino XD vbbb kommentate me rakko e ciao xoxoxoxoxoxoxooxox

Spazio Autore: temo che la ragazza non abbia proprio idea del mostro che ha risvegliato. Tocca ai nostri improbabili eroi mettere le cose a posto, ed evitare che il mondo venga divorato da un demone canadese. Ce la faranno? Non cambiate canale.
Grazie a tutti come sempre, e a presto!

 

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Capitolo 11
*** Undici. Dove Louis ricompare, anche se per poco, Justin muove i suoi pezzi e Heil Bieber diventa Capitano mio Capitano ***



prova

 


 

 













Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So, di quella gran tipa di Livia.
Della serie ricevere cose gratis per cui avresti pagato soldi veri.





 

Undici.

Dove Louis ricompare, anche se per poco, 
Justin muove i suoi pezzi

e Heil Bieber diventa Capitano mio Capitano



 

 

 









HARRY DICE LE COSE

 

Qualcosa non quadrava, Harry ne era certo. Sembrava una mattinata come le altre: il professor Payne, con un vistoso cerotto sulla faccia, faceva l’appello, Zayn dormiva sul banco, Louis...

Dove diavolo è Louis?

Il suo banco era vuoto. L’ultima volta che l’aveva visto si dirigeva verso l’aula di Storia; da quel momento, nessuno sembrava averlo più visto.

Avrà i suoi motivi.

«Bene, ragazzi» diceva il professor Payne «oggi vorrei spendere qualche minuto per mettervi in guardia su una insidiosa e terribile minaccia...»

Harty sentì il cuore saltargli in gola. Che il suo presentimento non fosse campato per aria?

«... quella dell’Erinaceus europaeus, detto anche riccio comune. Questo famelico predatore nasconde dietro un tenero musetto e delle goffe zampine l’indistruttibile e incrollabile volontà di sostituirsi al genere umano come razza dominante su questo pianeta.»

Harry crollò sul banco, sbuffando.

Forse davvero non è successo niente.

E non successe davvero nulla, almeno per la durata della lezione: il paio di minuti del professor Payne si trasformarono in un’accurata conferenza, con tanto di grafici a torta, mappe e istogrammi, su come madre natura avesse reso il riccio comune una perfetta macchina assassina. Una ragazza nella seconda fila scoppiò a piangere perché aveva due ricci nel giardino di casa, mentre un ragazzo tarchiato uscì di corsa dall’aula per chiamare a casa e sincerarsi che i suoi genitori fossero ancora vivi.

Harry, però, non ascoltava. C’era qualcos’altro che mancava, oltre a Louis, un piccolo tassello che non riusciva a trovare il suo posto nel puzzle.

Quasi per caso, lo sguardo gli cadde sul banco accanto alla finestra, nell’ultima fila.

Era il banco di Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So.

Ed era vuoto.

In quel momento, gli altoparlanti della scuola fischiarono sgradevolmente. Il preside Wilcroft si schiarì la voce.

«Attenzione, studenti. Una piccola comunicazione. Si avvisa che da questo momento la scuola non è più sotto la giurisdizione della città, ma della...» il preside si interruppe. «Questa parola non esiste» disse poi, rivolto a qualcun altro.

«Dilla lo stesso XD» disse un’altra voce, acuta e sgradevole.

«E va bene... dicevo, ma della Fantasorca Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So. Da questo giorno avrà potere di vita e di morte su di voi. Addio, ragazzi, e sempre... devo per forza dirlo? No, no, ok, lo dico, lo dico... ehm, e sempre Heil Bieber

Con un altro fischio, gli altoparlanti tacquero. Per qualche istante, la classe di Harry fu troppo sbigottita per parlare. Tutti si guardavano intorno, con aria ebete. Poi, non appena l’informazione venne assorbita dal cervello e debitamente tradotta, il panico esplose e l’intero corpo studenti si alzò di scatto dalle sedie e si lanciò a rotta di collo verso l’uscita, travolgendo banchi, compagni, bidelli e insegnanti.

Mentre tutti fuggivano come un branco di bufali impazziti, Harry rimase seduto davanti al suo banco.

Era inutile scappare, ne era certo. 

Il regno di Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So era appena cominciato.

 

NITSUJ POV

 

L’Essere scendeva le scale della megavilla con passo lento e deciso. Il megaprato era completamente riempito da ranghi perfettamente serrati dei suoi fidi soldati. I Bed And Cattiv avevano finalmente rivelato la loro natura, buttando via le giacche di pelle e infilandosi delle cattivissime divise nere, con elmetto d’acciaio e maschera antigas.

Perché diamine, se devi conquistare il mondo, fallo con stile.

Come una sola, unica entità, i soldati fecero scattare il braccio destro, tendendolo verso il cielo.

«HEIL BIEBER!» ruggirono in coro, fieri e pronti ad uccidere.

L’Essere si compiacque. Aveva tirato fuori dalla naftalina la sua divisa migliore, con mantello, alamari, nappine dorate e una Croce di Ferro di prima classe con foglie di quercia.

Tutto era pronto per il suo Avvento. Ma prima, c’era una cosa da fare.

«Alla scuola!» gridò. 

Un boato accolse le sue parole. Dopodiché, i soldati dell’Apocalisse si girarono di scatto e presero a marciare fuori dal megacancello della megavilla.

«Portatemi il mio cavallo!» gridò la Creatura. Con un sorriso, osservò le sue legioni e seppe di aver già vinto.

Provate a fermarmi, frocetti. Questa volta non basterà dire alle bambine pubescenti che sono bellissime. Questa volta vi serve un esercito. MwahahahahAAHHAHAHAHHAHAHAHAHaha.... ahem. Oh per tutti gli oltraggi a Dio, come mi sta bene questa divisa. Devo ricordarmi di dire a Janice di chiamare qualcuno di bravo per farmi fare un ritratto come si deve. Magari che mi tiri su un po’ il culetto che con tutta questa pianificazione dell’Armageddon non ho fatto molta pal... ehi! Ma stai ancora scrivendo? Dovevi staccare alla risata malvagia, patetico sottoscroto!

Oh, ehm, sì, perdonami. Pensavo che avresti fatto qualche altra sparata politico-militare. Magari citando Sun Tzu, che so...

No, testa di cazzo. Ora sparisci, ho un mondo da conquistare.

Certo, sparisco. Ossequi, e Heil Bieber!

 

RITORNA HARRY

La mandria impazzita degli studenti si arrestò, non appena vide la porta d’ingresso della scuola sbarrata e sorvegliata da un paio di cattivissimi soldati dell’Apocalisse.

Un ufficiale con berretto e fascetta rossa sul braccio intimò l’alt. «Per ordine del Demonführer Bieber  nessuno può lasciare la scuola senza esplicita dichiarazione della Fantasorca.»

«Vai al diavolo, porco di un naziskin!» gridò una bidella sulla sessantina, senza collo e con l’aria da mastino. «Voi fascisti merdosi siete tutti uguali: fate tanto i gradassi, poi scappate appena qualcuno comincia a prendervi a calci nel culo.»

L’ufficiale non rispose. Estrasse la sua cattivissima Luger d’ordinanza e sparò in testa alla donna.

«La Fantasorca terrà un discorso nella sala conferenze. Siete tutti caldamente invitati a partecipare.» 

Gli studenti vennero cacciati indietro dai minacciosi fucili dei soldati. Harry si aggregò alla massa, impossibilitato a trovare un’altra soluzione.

«Ehi, Harry» bisbigliò una voce alla sua destra. Harry si girò, e la gioia si irradiò dal suo volto.

«Louis! Ma dov’eri finito?»

«Ora non c’è tempo.» il ragazzo prese qualcosa dalla tasca dei pantaloni e la consegnò ad Harry. «Prendi questo, ti sarà utile contro Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So.»

Harry osservò l’oggetto sul palmo della propria mano. Era una moneta da venti centesimi di euro.

«E a cosa diavolo dovrebbe servirmi questa? Non è neanche una sterlina!»

«Tu tienila. Ora devo andare, Harry, ma ci rivedremo presto.»

Harry lo afferrò per il braccio. «Aspetta, Louis! Dove stai andando? Che cosa vuoi fare?»

«Ora non c’è tempo» disse Louis, togliendo la mano di Harry dal suo braccio. Per un istante, le loro dita si intrecciarono. Il ragazzo fissò intesamente l’amico. «Harry, io...»

«Muovetevi, forza! Schnell! Schnell!» latrò un soldato, spintonando un paio di ragazzi con il calcio del fucile.

«...devo andare.» concluse Louis, abbassando lo sguardo. «Addio, Harry.»

«No, Louis! Aspetta!» gridò Harry.

Ma Louis era già sparito.

 

Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So

 

ommioddeo cioè k bello so la sorkona daaa skola!!!!! mammameaaaaaaaaa

Vabbè, comunque.

I miei sudditi si mettono nella sala, perché io adesso devo parlare. Arrivano e quelli che arrivano prima si mettono nelle prime file, poi quelli che arrivano dopo nella seconda fila e via dicendo finchè non è tutto pieno.

Guardano tutti me. Per l’occasione o scelto dal megarmadio della megastanza della megavilla di Juss un vestito parecchio sconcio con una gonna a girofiga XD piena de strass e pajett rosso scarlatto perchè sono peccatosa dentro.

Appena sono entrati tutti mi schiaro la gola.

Io: salve gente bè immagino vi chiediate perchè sono qui ma innanzitutto mi presento sono Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So ho 16 anni ho i capelli biondi lunghi con le punte rosse le curve al punto giusto e tanti tanti ormoni. Ma bando alle ciancie, passiamo subito al dunque. I seguenti studenti diventeranno miei schiavi a vita:

Harry Styles

Louis Tomlinson

Niall Horan

Zayn Malik

Liam Payne

Su avanti, fateli venire qui adesso.

 

I miei soldati -che poi io li volevo fuxia, ma Juss a detto che neri erano più timorosi e in effetti c’ha raggione, fanno abbastanza paura brrr- me li portano subbito.

Oh sì, ora sono tutti miei.

Qualcuno fa casino - quell’insopportabile Josh del cavolo- sbraccia urla e rompe le palle

J: o ti prego no Niall tu sei la mia vita bla bla sono ghey e mi piacciono le bambole gne gne

Io: portate via quell’inutile coso

Gnente mi impedirà di soddisfare le mie oscure voglie.

Gnente e nessuno.

 

TOCCA DI NUOVO AD HARRY

 

I soldati afferrarono Josh, che si dibatteva come una bestia furiosa.

«Lasciatemi andare, maledetti bastardi!»

«Josh, no! Non fare pazzie, stai calmo ti prego!» gridava Niall.

«No! Non permetterò che quella puttana ti usi come un giocattolo!»

Accadde tutto in un attimo. Josh diede una gomitata nello stomaco ad un soldato, si liberò dalla stretta dell’altro e corse verso Niall. L’irlandese gridò. I soldati di guardia alle porte sollevarono i fucili. Il frastuono di una raffica di spari assordò tutti.

E Josh cadde fra le braccia di Niall, con cinque fori vermigli aperti sulla schiena.

Per un attimo il ragazzo biondo non seppe cosa dire. Adagiò Josh a terra, con immensa delicatezza.

«Josh...»

«Niall...» la mano di Josh si sollevò, accarezzando le guance roventi bagnate dalle lacrime del ragazzo. «Non avere... paura.» La mano si abbassò, e il dito medio si appoggiò sul petto di Niall «Io... sono... qui.» 

Poi la mano cadde sul pavimento insanguinato, e la luce dietro gli occhi di Josh si spense.

«Beh gli.. gli  stava bene!» esclamò Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So. Cercava di ostentare superiorità e fermezza, ma la sua voce tremava. «Portatelo via, adesso!»

Le guardie afferrarono il cadavere di Josh e lo trascinarono con poca cortesia fuori dalla sala. Niall rimase in ginocchio, pietrificato, lo sguardo perso nel vuoto.

Harry si girò verso di lei. Gli occhi verde smeraldo erano contratti in uno sguardo di puro disgusto.

«Spero che tu sia contenta.»

Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So impallidì violentemente. «Non osare parlarmi, schiavo! Mi servirai fino alla fine dei tuoi giorni, mi amerai, e mi farai cose strane che la mia innocenza ancora non ha appreso appieno!»

La Fantagnocca della scuola sollevò le braccia. Harry percepì una zaffata di incenso e vaniglia talmente potente da essere nauseante.

«AMATEMI!» gridò Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So.

Liam e Zayn si gettarono ai suoi piedi.

«Usaci! Ti prego!»

«Sì! Sviliscici e rendici dei corpi vuoti bidimensionali!»

Niall resistette per qualche istante. Il dolore per la morte di Josh lottava fieramente contro gli influssi mefitici di Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So. Poi alla fine si arrese, e cominciò a strisciare verso di lei, emettendo strani mugugni.

Harry sentì tentacoli invisibili farsi strada nella sua gola, percorrere la trachea e penetrare in tutto il suo essere. Uno strano verso rimbombava nella sua testa. Un verso potente e ancestrale, proveniente da un passato remoto e terrificante.

Mlmlmlmlmlmlmlmlmlmlmlmlmlmlmlmllmllmlmlmlmlmlmlmlmlmlmlmlmlmlmlmlmlmlmlmlmlm

Improvvisamente si accorse che il suono non era nella sua mente. Tutti gli studenti si erano alzati in piedi, gli occhi vitrei e il volto privo di espressione. Le bocche si muovevano appena, salmodiando in quello strano linguaggio.

MlmlmlmlmlmlmlmlmlmlmlmLMLMLMLMLMLMLMLMLMLMLMLMLMLMMLMLMLMLMLMLMLMLMLMLMLMLMLM

Harry non poteva fare nulla. Sentiva Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So prendere lentamente il controllo delle sue gambe, delle sue braccia, della sua testa, del suo cuore.

D’altronde, perché lottare? Erano prigionieri, sudditi, schiavi. Erano sono degli strumenti. Erano lì per quello. Erano stati cresciuti per quello.

Erano nati per quello.

Lentamente, Harry cominciò ad avanzare verso Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So. Avrebbe accettato il suo destino. Avrebbe fatto da schiavo ai capricci della sua padrona finché un nuovo giocattolo più giovane e bello l’avrebbe rimpiazzato.

Sentì uno strano sollievo pervaderlo. Era così facile arrendersi. Lottare aveva portato solo alla morte di Josh.

Niente più morte, niente più dolore. Era tutto al suo posto.

Tutto al suo posto.

...o forse no?

Qualcosa si arrampicò squittendo sulla sua gamba. Harry abbassò lo sguardo e lo vide.

Il riccio.

Louis.

La moneta.

Senza rendersi conto di quello che faceva, Harry estrasse i venti centesimi dalla tasca dei jeans e li frappose fra lui e Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So.

E improvvisamente, i tentacoli allentarono la loro presa, la zaffata di incenso e vaniglia svanì, e il malefico incantesimo di Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So si spezzò. 

 

Non capisco. Non va bene. Non va bene per niente!!!

Non funziona! Perché non funziona?

Non sono più ai miei comandi!!!!! Non riesco più a schiavarli!!!!!

PERCHEEEEEEEEEEEEEE

 

«Il tuo regno di terrore è finito» disse Harry, guardandola con disprezzo. «Ora vattene.»

 

No! NO! VOI SIETE MIEI! È LA MIA FANFY E FARETE TUTTO QUELLO CHE

 

«Finiscila. Nessuno seguirà più i tuoi ordini.»

 

Come osi! Il mio Juss verrà qui e vi farà quei vostri bei culetti sodi a stelle e striscie!

 

«Che venga. Noi lo aspettiamo.»

 

Con un ruggito di rabbia, frustrazione e sentimenti feriti, Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So si lanciò fuori dalla classe.

I soldati si guardarono sbigottiti. Poi videro un centinaio di sguardi furiosi puntati contro di loro, e si resero conto di essere in terrificante inferiorità numerica.

«Fareste meglio a seguire la vostra Fantagnocca» disse Harry, sprezzante.

I soldati si guardarono intorno nervosi, poi gettarono le armi e si diedero alla fuga.

Un coro di urla esultanti riempì la sala, mentre gli studenti esultavano per la vittoria.

«Non è ancora finita» esclamò Harry. Sugli studenti scese il silenzio. Tutti si sedettero.

«Il padrone di Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So sta venendo qui. E lui non è fragile come la sua creatura. È potente, pericoloso e terribilmente pieno di se’. Non avrà pace finché non ci avrà ridotto tutti in schiavitù» Harry fece una pausa. Non sapeva da dove gli venissero quelle parole, ne’ se fosse giusto dirle. Ma non poteva fare altrimenti, perciò continuò.

«Le legioni dell’Apocalisse ridono di noi. Ci considerano dei ragazzetti inutili, buoni solo per fare da trastullo per una ragazzina. Noi gli dimostreremo che si sbagliano. Noi resisteremo, qui in questa scuola. Moriremo, molto probabilmente, dal primo all’ultimo. Ma dimostreremo a Justin Bieber che c’è ancora qualcuno su questa terra pronto a prenderlo a calci nel culo.»

Il tempo sembrava essersi fermato. Anche i granelli di polvere pendevano dalle labbra di Harry. «Nessuno è costretto a rimanere. Chiunque di voi non se la senta, può tornare a casa. Ma io resterò qui. Anche se dovessi farlo da solo.»

«Non da solo» disse una voce alla sue spalle. Il volto di Niall era ancora rigato dalle lacrime. «Sono con te, Harry. Per te. Per Josh. Fino alla fine.»

«Fino alla fine, vecchio mio» rispose Harry, commosso.

«Sono un insegnante precoce sessualmente frustrato e sottopagato» disse Liam. «Se cerchi qualcuno che abbia voglia di fare a botte, lo hai trovato. Ai tuoi ordini, capitano.»

«Immagino che ti servano le abilità del criminale più pericolo della scuola» disse Zayn. «Ho sempre combattuto per me stesso, e credevo mi rendesse più forte. Mi sbagliavo. È combattere per qualcun altro che ti rende invincibile.» Il pakistano allungò una mano, che Harry strinse caldamente. «Per te, Harry. E per la libertà.»

«Amici miei... non vi ringrazierò mai abbastanza.» Harry si girò verso gli studenti, il cuore talmente gonfio che temeva gli sarebbe esploso da un momento all’altro.

«Allora, chi è con noi?»

Silenzio. Nessuno si mosse. Poi qualcuno sbottò. 

«Ah che diamine, siete tutti dei gran codardi.» 

Una ragazza del primo anno, con l’apparecchio, gli occhiali spessi e i capelli crespi raccolti in una coda, si alzò in piedi.

«Capitano mio capitano!» disse.

E lentamente, uno per uno, tutti gli studenti si alzarono, chi eslamando, chi sussurrando, la stessa, identica frase.

«Capitano mio capitano!»

Harry temette di restare travolto da tanta immensa e potente emozione. Cercò di concentrarsi sulla terribile minaccia che incombeva su di loro, per evitare di scoppiare in lacrime.

«Grazie. A tutti voi.» Respirò profondamente. «Ora muoviamoci. Abbiamo una guerra da vincere.»

Mentre la sala esplodeva in grida di giubilo, Niall si avvicino ad Harry.

«Hai un piano, vero?»

Harry guardò l’umile moneta detentrice di un grande potere. La mente andò a Louis e al suo fare misterioso. Aveva qualcosa in mente, se lo sentiva. E lui avrebbe dovuto fidarsi.

«Lo spero, Niall. Lo spero.»









SPAZIO AUTRICE: UFFAAAAAAAAA MA XKEEEEEEE IO VOLEVO SOLO SFOGARE LE MIE ANZIE E LE FRUSTAZIONE DI GIOVANE DONNA E INVECE OGNI VOLTA VA TUTTO IN VACCAAAAAAAA AAAAAAAAAAAAAAAA A MA ADESSO MI SENTONO E ADESSO VADO DA JUSS CI PENZA LUI A PORTARMI I MIE SCHIAVETTI HIHIHIHIHIH
xd ciao stelle mi rakko recenzite e hihi XD basux


Spazio Autore: Signori e signore, siamo alle battute finali orami. Come mio solito ho trasformato una puttanata innocente in uno scontro apocalittico all'ultimo sangue. Ecco perché non combinerò mai nulla di buono nella vita.
E niente gente, come Harry sono commosso dalle recenz, dall'affetto e da tutto quello che provate per questa sequela di ridicole minchiate. Vi voglio bene. A presto, si spera, con un nuovo ciappi!

Tante care cose, a presto e Heil Bieber!

 

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Capitolo 12
*** 12. Dove, con terrificante ritardo, il Bene e il Male si affrontano e se le danno di santa ragione ***


Dodici.

Dove, con terrificante ritardo,
il Bene e il Male si affrontano
e se le danno di santa ragione

 

 

 

NITSUJ POV

 

«Le porte sono sbarrate, mein Führer. I difensori hanno respinto la richiesta di resa.»

Un’ombra rossastra di furia passò sul volto incredibilmente liscio della Creatura. «Sia. Fa’ avanzare tutte le mie legioni... gli daremo la guerra che tanto desiderano.»

«Jawohl, mein Führer

L’Essere osservò i ranghi sterminati delle sue armate. Quel pugno di ridicoli miserabili si opponevano pateticamente alla sua incommensurabile magnificenza.

Si passò la mano sul ciuffo debitamente ingellato. 

Scacco matto, luridi invertiti.

Sollevò il braccio e poi lo fece cadere velocemente, sciabolando l’aria.

E le sue legioni partirono all’attacco.

 

HARRY PONOFFIÙ

 

Le porte della scuola cedettero con uno schianto. Lanciando feroci urla di guerra, i soldati dell’Apocalisse sciamarono all’interno dell’edificio. Loro erano migliaia, cattivissimi e ben armati, contro un centinaio scarso di adolescenti senza neanche una fionda a proteggerli. La vittoria era nell’aria.

L’androne della scuola, però, era vuoto. I soldati si guardarono intorno, perplessi. Si aspettavano almeno un minimo di resistenza. 

«Oh, ma che palle!» esclamò qualcuno. «Mi mancava solo un innocente per passare da Scagnozzo ad Aiutante Sottoboss di Metà Livello. E adesso chi la sente mia moglie?»

«Taci, Ludwig!» lo rimbeccò un altro «Siamo soldati dell’Apocalisse. I tuoi problemi personali restano fuori dal lavoro.»

«Scusa, Mark. Mi sono lasciato andare.»

Gli uomini si sparpagliarono per i corridoi, nel silenzio più assoluto. La scuola era circondata, non era possibile che i difensori fossero riusciti a scappare.

Nel corridoio C, ala Est, il comandante del LVII manipolo diede l’alt, sollevando il pugno guantato (ovviamente) di nero.

«C’è qualcosa che non quadra. Tenete gli occhi aperti, mi racc...»

Il suono delle campanelle fece saltare per aria molto poco dignitosamente il LVII manipolo. Poi, con uno schianto, le ante degli armadietti si aprirono e i ribelli si gettarono addosso ai soldati sbigottiti.

«Prendetegli le armi! Disarmateli!» gridò Harry, prima di atterrare con una violenta spallata il comandante del manipolo. Prima che l’uomo avesse il tempo di rialzarsi, Harry lo tramortì con un estintore.

Il walkie talkie giallo canarino che teneva appeso alla cintura cominciò a frusciare.

«Capo rosso, qui rosso oro, mi ricevi?»

Harry prese la trasmittente, perplesso. «Niall, ma che diavolo...? Da quando abbiamo nomi in codice?»

«Harry, credo che tu sia l’unico ragazzo sulla terra che non abbia mai desiderato fare una cosa del genere.»

«Mi hai chiamato per giocare a fare il soldato, o mi vuoi dire qualcosa?»

«Oh no, certo... il piano sta andando come previsto. Il nostro corridoio è sgombro.»

«Bene. Prendete tutte le armi che riuscite a trovare e ripiegate verso la biblioteca.»

«Signorsì, capitano mio capitano. Buona fortuna, passo e chiudo.»

Subito dopo Niall, gli altri caposquadra confermarono di aver preso di sorpresa il nemico e di avergli sottratto una buona scorta di armi ed equipaggiamento. Il piano sembrava funzionare.

Harry si passò una mano sulla tasca dei pantaloni dove teneva la moneta datagli da Louis.

Che Dio ce la mandi buona.

 

NITSUJ KA-POV

 

Il Feldmaresciallo Demonico Krumpf scattò sull’attenti, la mano rigida tesa a qualche centimetro dalla visiera del berretto. «Mein Führer, il nemico oppone resistenza.»

Gli occhi della Creatura dardeggiarono dall’ira. «Che cosa? Volete forse dirmi che vi state facendo mettere sotto da un branco di brufolosi proto-umani?»

Il Feldmaresciallo Demonico si irrigidì ancora di più. «Assolutamente no, mein Führer. Abbiamo infiltrato i nostri migliori elementi nei condotti di areazione. Prenderanno alle spalle i ribelli e li schiacceranno.»

L’Essere non sorrise. «Sarà meglio per voi, Krumpf. Sarà meglio per voi.»

 

VAI, HARRY

 

I passi della squadra di Harry rimbombavano nel corridoio deserto, rimbalzando sulle pareti e mischiandosi fra loro in una sorta di sordo e vagamente lugubre tramestio, accompagnato da guaiti acuti dovuti allo strusciare delle suole di gomma sul pavimento.

Improvvisamente, davanti a loro, qualcosa esplose.

Harry si bloccò improvvisamente, scivolando in avanti per l’inerzia. Qualcuno dietro di lui lo colpì alle spalle, mentre il resto dei suoi uomini si fermava bruscamente.

«Che diavolo succede?»

Da dietro l’angolo sbucò una figura, correndo all’impazzata. Harry riconobbe subito il grosso cerotto sulla guancia sinistra.

«Harry, Harry!» gridò il professor Payne. «Sono dappertutto! Sono dappertutto!»

Ebbe appena il tempo di dire queste parole che una mezza dozzina di soldati in nero sfondarono una porta alla sua sinistra.

«Eccone uno! Abbattetelo!»

«Liam, buttati a terra!» esclamò Harry, poi sollevò il fucile. «Fuoco a volontà!»

La tozza e cattivissima arma verniciata di nero sobbalzò fra le sue mani. Una botta violentissima lo colpì alla spalla, mandando la sua raffica ad infrangersi contro il soffitto.

Con un baccano assordante e uno zelo degno di nota, la squadra di Harry diede fondo a tutte le sue munizioni, bucherellando gli armadietti, spaccando le lampade al neon, perforando gli estintori, fracassando il vetro e scheggiando il legno. Quando i fucili tacquero, ogni centimetro quadrato del corridoio era ricoperto di buchi. Tutto era stato massacrato dai proiettili: tutto, tranne i soldati dell’Apocalisse, che si guardavano intorno visibilmente sorpresi. 

«Oh beh, almeno ci abbiamo provato» disse qualcuno in mezzo al fumo della polvere da sparo.

«Liam, muoviti!»

Sdrucciolando sul pavimento, il professor Payne si rimise in piedi e scattò in avanti, mentre gli scagnozzi dell’Essere sollevavano i fucili e rispondevano al fuoco.

Harry e Liam corsero con tutte le loro forze, ingobbendosi per schivare i proiettili che continuavano miracolosamente a sfiorarli.

«Sembra che lo facciano apposta!» gridò il professor Payne mentre facevano irruzione in una classe.

«A fare che?»

«A mancarci!»

«Sono scagnozzi cattivi, sono addestrati a sbagliare mira!»

«Allora siamo a cavallo!»

A sottolineare quelle parole, il muro alla loro destra esplose, sparando frammenti di intonaco in ogni direzione. La figura di qualcosa di tozzo e decisamente senza pietà si stagliò in mezzo alla polvere.

«Sterminare! Sterminare!» disse la figura con voce meccanica, sparando raggi laser completamente a casaccio.

«Meglio non tentare la fortuna» esclamò Harry «Usciamo da qui!»

Uscirono dall’aula, poi Harry si girò e chiuse la porta infilando il fucile scarico tra le maniglie.

«Harry, muoviti!» gridò Liam, prima di imboccare una porta alla sua sinistra. «Da questa parte!»

La porta ebbe appena il tempo di richiudersi dietro di lui, che una serie di ringhi e versi striduli rotolarono nel corridoio come una valanga. Passò qualche secondo, poi il professor Payne uscì di corsa dall’aula in cui era entrato, con il volto sconvolto dal terrore.

«Non da quella parte!» gridò, passando come una scheggia accanto ad Harry, talmente veloce che il ragazzo avvertì lo spostamento d'aria.

«Come non da quella parte, Liam! Avevi detto che...»

La risposta non tardò ad arrivare, spingendo con il muso la porta dell’aula. Fiutando l’aria con passo cauto, una mezza dozzina di grossi rettili bipedi alti almeno tre metri fecero il loro ingresso nel corridoio.

«Sono... cuccioli di Godzilla» disse una ragazza, visibilmente scioccata.

«Cuccioli di quell’ibrido iguanoide dell’orrido remake di Roland Emmerich, vorrai dire» rispose acidamente un altro combattente per la libertà. «Il vero Godzilla non è certo uno stupido dinosauro che...»

Con uno scatto, tutte le creature fissarono il ragazzo che aveva parlato, ringhiando. Uno di loro spalancò la bocca, lanciando un grido stridulo.

«Credo che tu li abbia fatti appena incazzare» disse Harry con un sussurro. «Ora lentamente, molto lentamente... corriamo!»

La squadra si gettò in una folle corsa per la sopravvivenza, mentre alle loro spalle i neo-dinosauri li incalzavano facendo tremare la terra sotto le loro grosse zampe.

Harry aprì con una spallata una porta. Improvvisamente, il walkie talkie cominciò a crepitare.

«Capo rosso, qui rosso oro. Ci sei?»

Harry superò un banco scivolando sopra di esso, poi strappò l’apparecchio dalla cintura. «Niall, sono un attimo impegnato... spero che sia importante!»

«La biblioteca è caduta, Harry. Ci sono comparsi alle spalle, erano dappertutto... sono riuscito a fuggire, non so cosa sia successo agli altri.»

Se non ci fossero stati dei grossi rettili geneticamente modificati a respirargli sul collo, molto probabilmente Harry sarebbe caduto a terra, scoppiando in lacrime amare.

Era finita.

Era sempre stata una missione suicida, lo sapevano tutti. Eppure, quando la moneta che gli aveva dato Louis aveva spezzato l’incantesimo di Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So, una flebile, meravigliosa speranza gli si era accesa nel petto. Una speranza che per un po’ aveva brillato, come una candela in mezzo all’oscurità, prima di spegnersi stroncata da un freddo vento del nord.

L’impotenza e la frustrazione lo aggredirono. Con una forza che non credeva di avere, prese un banco, lo sollevò e lo tirò con tutte le forze contro il muso di una di quelle orride bestiacce. Con un ruggito lamentoso, la creatura scattò all’indietro.

«Andate via!» gridò Harry «Mi occupo io di loro!»

«Harry non dire cazzate!» esclamò Liam, afferrandolo per il braccio. «Andiamo, presto!»

«No, lasciami, maledizione!» strepitò Harry, dimenandosi per liberarsi dalla stretta del professore.

«Andate via! Andate via!»

E in quel momento, il walkie talkie gracchiò di nuovo.

«Harry, sono Zayn. Credo di avere un piano. La buona notizia è che distruggerà completamente tutti i bastardi che sono in questa scuola. La cattiva è che se non vi sbrigate ad uscire da qui, finirete arrosto anche voi.»

Per un istante, Harry non comprese le parole dell’amico. Fu lo schiocco potente delle mascelle di una delle bestie che si chiudevano a qualche centimetro dalla sua faccia a farlo tornare alla realtà.

«Via di qui, presto!» gridò, poi corse fuori dall’aula, seguito da Liam e dal resto della squadra. «Chiudete la porta!» ordino, mentre insieme al professor Payne ribaltavano un paio di armadietti e li mettevano davanti alla porta.

«Non reggerà molto, ma è sufficiente» disse Liam, asciugandosi il sudore dalla fronte.

Harry premette il pulsante del walkie talkie. «Zayn, mi senti?»

«Forte e chiaro, capo.»

«Cos’è questa storia? Che intenzioni hai?»

«Fare quello che so fare meglio, capitano mio capitano.»

«Zayn, che cosa...»

«In questo momento sono nella sala della vigilanza. Non credevo che nelle scuole ci fosse una sala del genere, ma da qui posso vedere tutto quello che accade nella scuola. Sono parecchi, probabilmente quasi tutto il suo esercito è qui dentro, in questo momento. Tutte le uova marce in un cesto, Harry. Io dico di farlo saltare, il fottuto cesto.»

«E come pensi di farlo saltare?»

«Sono pakistano, no? Ho imparato a fare bombe con il fertilizzante prima di imparare a leggere e a scrivere. Ho saccheggiato la serra di biologia e chimica, e penso di aver messo su qualcosa di interessante.»

«Bene, Zayn. Allora fai partire quel coso e raggiungici. Ti aspettiamo a...»

«Mi dispiace, Harry, ma temo che questo non sia possibile.»

Una colata di ghiaccio scese nella gola di Harry. «Zayn...»

«Non ho potuto trovare un comando remoto. Ho sigillato la porta, non posso uscire. Attiverò la bomba io, manualmente, nella migliore tradizione dei film apocalittici.»

«Zayn, ti prego, non farlo!» 

«La batteria si sta scaricando, tra poco dovrò chiudere le comunicazioni. Avete dieci minuti.»

«Zayn, no...» gemette Harry. Una lacrima solitaria scese giù per la sua guancia.

«Non preoccuparti, Harry. Andrà tutto bene. Spaccagli il culo anche da parte mia.» La voce di Zayn tacque per qualche istante, venendo sostituita da un leggero fruscio statico. «Un’ultima cosa, Harry.»

«Zayn...»

«Grazie, amico mio. Dal più profondo del cuore. Ora muovete le chiappe. Allahu Akbar, passo e chiudo.»

Harry fissò il walkie talkie, muto come una tomba. Liam gli appoggiò una mano sulla spalla.

«Abbiamo dieci minuti. Facciamo sì che il suo sacrificio non sia stato vano.»

Harry annuì distrattamente. «Muoviamoci.»

La corsa fino all’uscita laterale C fu per Harry una specie di sogno ad occhi aperti. Tutto gli giungeva lontano, ovattato, distante. Era consapevole solo del battito del suo cuore e dell’incedere pesante del suo respiro. Non si accorse neanche che un ragazzo biondo armato di due pistole era sbucato improvvisamente dal condotto di areazione, atterrando con un tonfo davanti a loro.

«Harry, Liam, siete voi!» esclamò Niall, sollevato. «Credevo che non vi avrei più rivisto.»

«Zayn vuole far saltare in aria la scuola» lo interruppe Liam con aria grave. «Abbiamo poco tempo per uscire da qui.»

Gli occhi dell’irlandese si spalancarono dallo stupore. «Che cosa? Ma come...»

«Non c’è tempo» rispose Harry. «Andiamo via, ci restano cinque minuti.» E senza neanche attendere la risposta dell’amico, riprese a correre.

Svoltarono a destra, poi di nuovo a sinistra, attraversarono l’aula di Storia, piegarono a destra in direzione della mensa per poi infilarsi nell’aula video.

«Ci siamo, oltre questa porta c’è il corridoio con la nostra uscita» disse Harry. 

L’aula aveva due grandi finestre, coperte da veneziane di plastica verde, che davano sul corridoio. Harry si avvicinò quatto quatto alla tenda e abbassò una stecca per vedere fuori.

«Oh no.»

«Che succede?» chiese Niall.

«Guarda tu stesso.»

Il ragazzo biondo si affiancò ad Harry e sbirciò fuori dall’aula.

La porta antincendio era sorvegliata da non meno di una decina di uomini.

La strada era sbarrata.

«È finita. Siamo senza via d’uscita.» Affranto, Harry scivolò con il sedere a terra. «È stato inutile. È stato tutto inutile.»

«Forza, Harry» disse Niall. «Abbiamo ancora un paio di minuti.» 

«A che vuoi che ci servano un paio di minuti, se...»

«Ora smettila!» sibilò l’irlandese, afferrando Harry per la maglietta. «Harry, Louis ti ha dato quella moneta per un motivo. Hai visto cos’ha fatto su Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So, no? Potrebbe avere lo stesso effetto su Justin Bieber. E se non dovesse funzionare... almeno ci abbiamo provato.»

«Io... non posso vedere altra gente morire...»

«Se resterai qui a piagnucolare, saranno tutti morti invano. Ora stammi bene a sentire: io attirerò la loro attenzione, dandovi il tempo di uscire. Cercherò di seminarli, poi uscirò anche io.»

«Niall...»

«Non puoi farmi cambiare idea, Harry. Ce la farai. Ce la faremo. Sei il nostro capitano, ricordi?»

Lentamente, Harry annuì.

«Bene. Tenetevi pronti... si va in scena.»

In un attimo, Niall fu davanti alla porta: con un calcio e un grido di guerra la sfondò brutalmente. I soldati davanti alla porta sollevarono le armi, con un fruscio e uno scatto metallico.

«Bieber kaputt! Baciate il mio culetto irlandese, patetiche schiappe!»

Il fragore degli spari riempì l’aria. Harry ebbe appena il tempo di vedere la zazzera bionda di Niall sparire dalla sua vista, che l’intera squadra a guardia della porta si lanciò berciando maledizioni contro di lui.

«Via, via!» gridò Liam. 

E tutti insieme, si gettarono verso l'uscita.

 

NITSUJ, NIALL E ZAYN PUNTO DI VISTA

 

«La scuola è nostra, mein Führer. La resistenza è stata schiacciata.»

«Eccellente.»

Sul volto della creatura si compose una disgustosa smorfia di tronfia e crudele soddisfazione. Nella scuola risuonavano ancora degli spari, ma piano piano il silenzio della vittoria stendeva il suo gelido manto sulla roccaforte dei ribelli.

«Ottimo lavoro, Feldmaresciallo. Il mese prossimo ceneremo a Downing Street. E poi... il mondo

 

Da qualche parte fra i corridoi della scuola, Niall correva a perdifiato, mentre le urla dei soldati dell’Apocalisse si facevano sempre più distanti. Dopo un paio di svolte e un ultimo scatto, il silenzio si fece improvvisamente assoluto e incontrastato.

Niall rallentò fino a fermarsi. Si piegò in avanti, appoggiando le mani sulle ginocchia e sbuffando come un mantice.

Guardò l’orologio. Aveva un minuto scarso per uscire di lì. Se aveva fatto i dovuti calcoli, gli sarebbe bastato attraversare l’aula di Diritto per ritrovarsi davanti l’uscita B.

Sbirciò dentro la stanza. 

Vuota.

Con un sospiro di sollievo, attraverso l’aula, illuminata a sprazzi dalla luce intermittente delle lampade danneggiate. Improvvisamente, il ricordo di Josh lo colpì con la forza di un maglio, facendolo vacillare.

Devo... andare avanti. Lui l’avrebbe voluto.

Si concentrò sulla calda sensazione che gli dava la stretta sicura e forte della mano di Josh nella sua. Un flusso caldo e dolce pervase il suo essere, facendo affiorare un sorriso malinconico sul suo volto.

Non si accorse neanche di avere attraversato l’aula e di essere finito davanti all’uscita B.

Solo quando una ventina di fucili vennero puntati contro di lui, si ricordò di dove fosse, e si rese improvvisamente conto del fatto che se una delle uscite era bloccata, molto probabilmente lo erano anche le altre.

Niall guardò le orbite vuote delle maschere antigas fissarlo senza alcuna umanità, e, per la prima volta da quando Josh l’aveva lasciato, si sentì finalmente di nuovo in pace.

«Comincia ad apparecchiare, Josh. Sarò a casa per ora di pranzo.»

Con un ultimo grido di sfida sollevò le sue pistole scariche, mentre il frastuono dei fucili cancellava qualsiasi altro rumore.

 

Quando finalmente i soldati del XXXII manipolo riuscirono a sfondare le porte della sala di video-sorveglianza, la prima cosa che videro fu un ragazzo smilzo dalla carnagione olivastra in piedi davanti a loro, che teneva tra le mani due fili di rame scoperti dalla guarnizione di diverso colore. Solo qualche istante dopo si accorsero dell’enorme mucchio informe di cavi, contatti, ampolle, bombole e taniche di benzina che troneggiava alle sue spalle.

«Salve, ragazzi. Ci vediamo dall’altra parte.»

Poi Zayn Malik, il bullo della scuola, unì i due cavi e diede fuoco alle polveri.
 

 

Con un boato assordante, la scuola avvampò in una mastodontica palla di luce. L’onda d’urto arrivò fino alla postazione dell’Essere, facendo imbizzarrire il suo stallone e mandando il fondoschiena accuratamente modellato della creatura a mordere la polvere.

L’Essere si rialzò, spazzolandosi nevroticamente l’uniforme, livido di rabbia e di frustrazione.

«~´`ºª∆√å™∞ߘ„÷÷‹“#¶ÅÅÅÅÅ!!!!!» gridò con tutta la sua voce. Il Feldmaresciallo Krumpf e i soldati delle vicinanze non riuscirono a resistere alle parole blasfeme pronunciate nella lingua natale della Creatura, e con uno schioppo molto simile a quello di una bottiglia di champagne stappata, le loro teste esplosero in una disgustosa poltiglia rossastra.

«Oh, ma insomma!» sbraitò la creatura. «Uno non si può lasciar andare un momento, che tutti scoppiano come palloncini! Stupidi, stupidi umani...» 

Con un gesto fluido, la creatura tirò fuori dalla tasca il suo iPhone tempestato di diamanti.

«Janice? Porta qui Miley, adesso. Devo dare una lezione ad un paio di mentecatti.»

 

HARRY, SEI TUTTI NOI

 

Tossendo come un forsennato, Harry si alzò in piedi, mentre i calcinacci che si erano depositati sulla sua schiena cadevano a terra con un tonfo sordo.

La scuola non esisteva più. Al suo posto, una maceria sventrata dalle fiamme bruciava intensamente, sollevando una nube di fumo scuro e oleoso in aria.

Una pila di polvere e mattoni si mosse. Harry fece qualche passo in avanti, ed aiutò il professor Payne a tirarsi su.

«Harry... Sei vivo...»

«Sì, Liam.»

«Zayn... quel magnifico figlio di puttana...»

«Li ha fatti tutti arrosto, Liam. Gliel’abbiamo fatta vedere.»

«Cazzo sì, Harry. Puoi dirlo fo...»

Un ruggito mastodontico ruppe il fiato nel petto dei due ragazzi. Il verso terribile e ancestrale fece tremare la terra. 

«Ma che diavolo?»

Un vento terribile spinse la polvere nei loro occhi. I due ragazzi si coprirono la faccia, mentre qualcosa di terribilmente grosso si posava pesantemente a terra.

«Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So, uccidi l’altro!»

«Ke??? E xkè??? Avevi detto ke...»

«Per la miseria, perché devo fare sempre tutto io...»

Uno sparo secco e un tonfo sordo, poi più niente. 

Il cuore di Harry parve fermarsi. Sgomento e traumatizzato, spalancò gli occhi.

Ed ebbe la piena conferma che il mondo era completamente impazzito.

Il DemonFührer Justin Bieber, trionfante nella sua alta uniforme, era a cavallo di una bestia immonda. Poggiava su zampe posteriori, esili ma forti come piloni d’acciaio, mentre le zampe anteriori erano rachitiche e contratte sotto il petto. Era coperta di scaglie rosa pallido, e un tempo doveva avere avuto una criniera folta che gli copriva il collo, ma era stata rasata, lasciando solo un ciuffo biondo sporco a pendere dalla sommità della testa. Il muso era tozzo schiacciato, e una lingua lunga e bluastra pendeva da un lato della bocca, in una grottesca e ridicola imitazione di una linguaccia.

«Harry Styles, finalmente ci incontriamo. Posso presentarti la mia amica Miley? Miley, saluta il nostro caro Harry.»

Il mostro emise un altro terrificante ruggito. Harry parve cogliere delle parole riguardo ad un oggetto sferico da demolizione mischiate nel lungo verso, ma non ne ebbe la certezza.

«Perfetto. Ora che abbiamo concluso con i convenevoli, mi scuserai se non mi trattengo oltre. Miley, è tutto tuo.»

Il suolo tremò mentre la bestia si avvicinava all’ultimo sopravvissuto della resistenza. Harry osservò la gigantesca selva di canini affilati dischiudersi davanti a lui, ma non ebbe paura.

Si era opposto. Aveva combattuto. Ora sarebbe morto da uomo libero, invece di vivere come un patetico burattino.

Un attimo prima che Miley lo divorasse, Harry chiuse gli occhi.

E un nuovo ruggito squarciò l’aria. Ma questa volta, non era la sete di sangue a far gridare la bestia. Era un urlo di dolore.

Una selva informe di colore marroncino scuro si stava arrampicando su una zampa del mostro. La bestia scartò di lato, agitando la zampa e seminando piccoli corpuscoli da ogni parte. Uno di questi compì una lunga traiettoria a parabola, prima di cadere dritto tra le mani di Harry.

Il ragazzo spalancò la bocca, sgomento.

Era il riccio.

«Tu... sei venuto ad aiutarmi?»

Il riccio squittì debolmente il proprio assenso. Il volo lo aveva scombussolato parecchio.

«E hai anche portato rinforzi. Io... grazie.»

Miley barcollava sotto la massa infinita di ricci che si arrampicava sulle sue scaglie. L’Essere sbraitava a più non posso, ma era evidente che il mostro era ormai fuori controllo. 

Con un balzo agile, Justin Bieber saltò a terra, abbandonando la creatura al suo miserabile destino.

«Ora basta, Harry Styles. Facciamola finita.»

Harry lo fissò con odio. «Non potrei essere più d’accordo.»

L’Essere spalancò la bocca e proruppe in un’agghiacciante risata. «Bravo, Harry, combatti! Dritto e fiero, come morì tuo padre!»

«Veramente mio padre non...»

«Taci, idiota. Prima che venga sera uno di noi sarà caduto, e l’altro sorgerà... come signore della Terra.»

Con un gesto fluido, la Creatura estrasse dalla fondina la sua Luger placcata in oro con calcio in pelle leopardata.

«No!111!!!11»

In un turbinio di capelli biondi e paillettes, Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So si frappose fra Harry e Justin.

«Avevi detto ke me li avexi dati, invece so tutti morti!!!! Xkè lai fatto???»

L’Essere spalancò la bocca in un ghigno feroce. I suoi denti si erano tramutati in una massa terrificante di lame d’acciaio.

«Pensavi davvero che ti amassi, inutile cretinetta? Io ti ho usata. Ho dovuto sposarti il prima possibile perché non sarei riuscito a sopportarti a lungo. Sei stupida, sciatta e non azzecchi un congiuntivo neanche per sbaglio: davvero pensi che avresti suscitato un interesse anche minimo in me? L’unica cosa che provo nei tuoi confronti, Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So, è un penetrante e insopportabile ribrezzo.»

Grosse e calde lacrime cominciarono a fuoriuscire dai grandi occhioni di Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So, mentre il suo corpicino da adolescente iperormonica veniva scosso dai singhiozzi.

«Tu... tu... SEI KATTIVO!!!!!!!»

«Ma pensa» rispose l’Essere, sollevando la pistola. «Non l’avrei mai detto.»

Poi premette il grilletto.

Il suono dello sparo colpì il terreno con uno schiocco di frusta e rimbalzò in aria. Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So cadde a terra.

L'Essere venne pervaso da un'incontrollabile sensazione di potenza.

Ho vinto, HO VINTO! LUNGA VITA AL G-

«Aia!»

L’essere spalancò gli occhi, assolutamente sbigottito. «Ma che cazzo...?»

Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So si rialzò in piedi, massaggiandosi il fondoschiena, completamente incolume.

Per qualche istante tutti furono troppo stupiti per capire cosa era successo. Poi qualcosa di molto simile ad un mucchio di stracci si mosse, gemendo sommessamente.

Un'altra persona si era intromessa nello scontro. Mentre l'Essere premeva il grilletto, si era lanciato contro Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So, spingendola di lato e prendendosi il proiettile destinato a lei.

Harry si inginocchiò davanti alla figura stesa a terra, e sentì il cuore contrarsi spasmodicamente, stretto in una gabbia di spuntoni d'acciaio.

Aveva riconosciuto il salvatore di 
Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So. 

Louis Tomlinson.

«Louis! Louis!» Harry sollevò con una mano la testa dell’amico, mentre con l’altra gli strinse le dita della mano destra.

«Harry... sono arrivato... giusto in tempo» disse Louis con un sussurro.

«Ma perché, Louis, perché!»

«Perché fa tutto... parte... del piano» rispose il ragazzo con un sorriso. «Non temere, Harry, va tutto bene...»

«No, non va bene, Louis, non va bene per niente!» gridò Harry, osservando il sangue che abbandonava copioso il corpo del suo amico.

«Invece... sì. È giusto... è giusto così. Era l’unico... modo. Una vita... per un’altra vita.»

La mente di Harry era completamente vuota. «Che cosa? Quale vita? Ma che stai dicendo?»

«La tua, Harry. La tua.»

«La mia? Ma non...»

«Ti prego, Harry... mi racc-comando...» Louis respirò pesantemente, sollevando il petto intriso di sangue «...sii felice. Io voglio solo... che tu... sia felice. Con me... o sen-za... di... me.»

Gli occhi di Louis si spalancarono, come se avessero visto qualcosa di incredibile, al di là di ogni immaginazione. Poi la sua testa ciondolò inerte su di un lato, e la stretta sulla mano di Harry scomparve.

«Magnifico» disse l’Essere, sprezzante. «Ora se hai finito di piangere quel frocetto del tuo amico, possiamo passare ad ucciderti.»

Harry sollevò i suoi occhi verde smeraldo contro la creatura. Le lacrime rendevano le sue iridi ancora più luminose.

«Fa’ quello che devi. Io sono pronto.»

«Bravo Harry.» L’Essere appoggiò la canna della pistola ancora calda sulla sua fronte. «Auf wiedersen, mi-»

«No.»

L’Essere si girò, incuriosito. Giosefin lo fissava intensamente, con uno sguardo di puro, accecante, terrificante odio. «No cosa, stupida oca?» disse ridacchiando.

«Non lo farai.»

Le parole erano aspre, dure, solenni. L’Essere sentì uno strano senso di pericolo pizzicarli la nuca.

«E sarai tu ad impedirmelo?» disse, spostando la pistola verso di lui.

«Sì.»

L’Essere scoppiò in una delle sue diaboliche risate. «Fammi il piacere, stupida put... uh?»

Stretta nel suo pugno, la Luger d’oro aveva cominciato a tremare debolmente. Corrugando le sopracciglia, l’Essere tentò di fermare il tremito dell’arma, ma invece di diminuire quello aumentò. Poi, improvvisamente, la pistola si smembrò, separandosi in tutte le sue componenti.

L’Essere guardò le minuscole viti di metallo girare pigramente in aria sul loro asse.

«Ma come...»

«Basta fyccine.»

«Che cosa...?

«Basta fyccine.»

L’Essere sentì una sorta di strano formicolio pizzicargli la fronte. Se la toccò, e avvertì un calore intenso bruciargli i polpastrelli. Ritrasse la mano, e vide delle sottili crepe di luce farsi strada come un orrido parassita dalle scottature delle dita fino al palmo. Con uno strillo acuto scosse la mano, cercando di scacciare via quel maleficio, ma le crepe avanzarono imperterrite, risalendo l’avambraccio e ricoprendo la spalla.

I detriti della scuola cominciarono a sollevarsi in aria, ronzando somessamente. Altre crepe di luce spaccarono il terreno, circondando l’Essere, Harry, la scuola fumante, la città, allargandosi fino all’orizzonte e arrampicandosi sul cielo.

Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So avanzò di qualche passo. Una luce accecante risplendeva nei suoi occhi. Si mosse lentamente verso Harry, mentre la Creatura si accasciava a terra, urlando come una bestia scannata mentre veniva lentamente e dolorosamente disgregata.

«Hope Crys...» disse Harry.

«Harry» lo interruppe Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So. Si inginocchiò davanti a lui, e gli carezzò delicatamente la guancia. 

«Per quel che vale... mi dispiace.»

Poi il bagliore accecante consumò ogni cosa. 




E, finalmente, tutto non fu altro che luce.

 

 

 

 

 

 

 














































Ei?

Sì?

Mi sa che ho sgravato...

Temo di sì. Hai fatto saltare in aria la storia.

Cavolo.

Già.

...senti, io...

Tranquilla. Tanto non è che questa robba doveva avere chissà quale senso.

Ma sono morti tutti.

Eh sì.

Io non volevo... volevo soltanto che mi amassero.

Temo che tu non possa costringere qualcuno ad amarti, Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So.

Giuseppina.

Eh?

Mi chiamo Giuseppina.

Ah sì?

Già. 

Ehi, mica male. Mia nonna si chiamava Giuseppina.

Davvero?

Certo.

Ed era... una brava persona?

Una delle migliori che abbia mai conosciuto.

Ah... bene.

Ma tipo hai cambiato font?

Io?

Sì, tu.

Non so, non credo.

Invece sì. Sei molto più carina, adesso.

Oh, grazie. Ma non credo di avere voglia di complimenti, in questo momento.

Ehi...

Li ho uccisi tutti. Tutti quanti. Ho fatto... un maledetto casino.

L’abbiamo fatto insieme. Non c’eri solo tu a scrivere. E Justin Bieber demone l’ho creato io.

Non una bella mossa... socio.

Socio?

Abbiamo fatto casino insieme, come hai detto tu. Socio è il minimo.

Sai, credo che questo sia il miglior complimento che tu mi abbia mai fatto.

Andiamo bene...

Mi piace moltissimo.

Va bene.

Ehi, senti, ho un’idea.

Dimmi.

Se noi abbiamo fatto tutto questo casino, direi che possiamo pure metterlo a posto.

...credo di sì. Ma temo di non averne la forza. Io...

Solo un capitolo, socia. Liscio e tranquillo. E non preoccuparti, non lo faremo subito. Avrai tempo di riposarti mentre ti narro di quello che ha combinato Louis tutto questo tempo.

...ah, in effetti è vero. È comparso dal nulla. E credo proprio che mi abbia salvato la vita. Che cosa ha combinato?

Aspetta e vedrai, mia cara. Ci becchiamo nel prossimo capitolo.
















SPAZIO AUTRICE: Ciao a tutti, ragazze  e ragazzi. Mi sento... strana, non so come altro dirlo. Volevo semplicemente ringraziarvi, tutto qui. Magari quando mi sento meglio lo faccio come si deve.
                                         Baci a tutti... Giuseppina.


SPAZIO AUTORE: È... wow. Non mi aspettavo un cambiamento del genere, ma credo proprio che far esplodere una storia sia una di quelle esperienze che ti cambiano irrimediabilmente. E la nuova Giosefin... pardon, Giuseppina, sembra una tipa a posto. Fico.
E vabbè, ragazzi miei, direi che con questo capitolo la demenza ha raggiunto i suoi livelli storici: è successo di tutto, di troppo e di più. La Creatura ha avuto la sorte che si meritava e i Nostri hanno combattuto come dei veri eroi.
Ma è finita, direte voi? Quasi. Immagino che anche voi vogliate sapere che cavolo ha fatto Louis tutto questo tempo, no?
Allora, come alla mia cara socia, non mi resta che darvi appuntamento al prossimo capitolo.


Come sempre, grazie infinite a tutti, e alla prossima!

 

 

 

 

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Capitolo 13
*** Tredici, che non a caso è il numero dei Dottori (tipo giuro non l'ho fatto apposta ma c'entra troppo con quello che succede). Dove Louis capisce che la fede non è solo questione di preti e che la fine ***


Tredici

Che non a caso è il numero dei Dottori
(tipo giuro non l’ho fatto apposta ma c’azzecca troppo con quello che succede)
Dove Louis capisce che la fede non è solo questione di preti
e che la fine non è altro che un nuovo inizio

 

 

«Maledizione, Louis! Ho dimenticato in classe gli appunti di Inglese.»

«Tranquillo, Harry, ti aspetto qui.»

«No tu vai Louis, o ti faccio fare tardi. Tienimi un posto a Storia!»

«Certo. A dopo!»

Louis osservò il suo amico sparire dietro l’angolo, con la cartella che sobbalzava sulla sua schiena e le scarpe da ginnastica che strusciavano sul pavimento lucido. 

Ah, Harry. Sei il solito distratto.

Fischiettando un motivetto allegro, si mise le mani in tasca e riprese a camminare. Quell’oggi non erano previste interrogazioni, quindi la lezione si profilava tranquilla e senza intoppi.

Il corridoio antistante all’aula di Storia era stranamente silenzioso. Di solito il baccano degli studenti che attendevano la professoressa Henstrigde era udibile fino dall’aula di Musica. 

Louis smise di fischiare. C’era qualcosa che non quadrava. Percorse gli ultimi metri con preoccupazione sempre crescente.

Aprì la porta dell’aula.

Nessuno.

La stanza era completamente vuota. Corrugando le sopracciglia, Louis prese il telefono e andò sul gruppo di classe di Facebook, alla ricerca di un post che attestasse l’assenza di lezione quel giorno.

Niente.

«Ma che cavolo...?» mormorò, decisamente sorpreso. Forse si trattava di qualche stupido scherzo ai suoi danni, o magari un’epidemia di influenza aveva falcidiato l’intera classe.

Decidendo di stare a quello strano gioco a cui il destino aveva deciso di sottoporlo, Louis si diresse al suo solito banco e ci lasciò cadere sopra la borsa. Stava per prendere un quaderno da mettere sul banco accanto per tenere il posto a Harry quando le sue orecchie colsero un rumore inconsueto. Era appena percettibile, e sembrava provenire dalla cattedra.

A passi lenti e ponderati, Louis si avvicinò alla cattedra. Il rumore aumentò leggermente. Era come se un gruppo di minuscole voci bianche avesse intonato un minuscolo la, mentre un altro minuscolo essere passava intorno a loro una minuscola aspirapolvere: un suono decisamente strano.

Terribilmente incuriosito, Louis scostò la sedia della professoressa. Il rumore era proprio sotto la scrivania.

Imprecando silenziosamente per i pantaloni nuovi che raccattavano polvere sul pavimento, Louis si mise carponi e diede un’occhiata.

E quello che vide era semplicemente impossibile.

Si alzò di scatto, sbattendo contro lo spigolo legnoso della scrivania. Imprecando e massaggiandosi la testa ferita, si chiese se gli occhi non avessero deciso di tirargli un brutto scherzo.

Ma il rumore, impercettibile e testardo, era ancora lì.

Louis prese un bel respiro, contò fino a tre e si calò di nuovo sotto la scrivania.

Non si era ingannato. Era ancora lì. Roteava pigro sul suo asse, simile ad una galassia in miniatura, proiettando un bagliore opaco sulle pareti lignee della scrivania.

Senza avere la minima idea di quello che stava facendo, Louis tese la mano verso lo strano oggetto. Il rumore sembrò aumentare. Quando le sue dita furono abbastanza vicine, un sordo pizzicorio pervase i suoi polpastrelli, mentre i peli del braccio si rizzavano elettrizzati.

Louis strizzò le palpebre, contò di nuovo fino a tre e poi immerse la mano nella galassia in miniatura.

Nulla.

Vagamente deluso, Louis ritrasse la mano e la immerse di nuovo nello strano oggetto. Le sue dita la attraversavano come niente fosse. Era come toccare un fascio di luce: innocuo e assolutamente noioso.

Uffa.

Louis stava per rimettersi in piedi, quando uno strano pensiero si accese improvvisamente nella sua mente.

Mettici la testa.

Non sarebbe successo nulla, ma valeva la pena tentare: tanto i pantaloni nuovi li aveva ormai sporcati.

Prese inconsciamente un respiro profondo, come se si accingesse ad una lunga immersione, chiuse gli occhi e immerse la testa nella mini galassia.

Un breve pizzicorio alla nuca, poi di nuovo nulla.

Beh, che ti aspettavi?

Ormai totalmente rassegnato, Louis aprì gli occhi.

Fuoco, sangue, morte.

Louis si lasciò sfuggire uno strillo femmineo.

La sua testa non era più nell’aula di Storia.

Stava assistendo alla fine del mondo.

 

Quando la mano era sparita dietro la piccola galassia, non era nascosta dal velo di luce dell’oggetto rotante: era andata da un’altra parte. Era una specie di portale, o almeno così credeva Louis. Un portale piuttosto stretto, visto che aveva faticato parecchio per entrarci con tutto il corpo. Sapeva che avrebbe dovuto chiamare qualcuno, almeno Harry, ma la curiosità era troppa. Avrebbe fatto solo un piccolo giro, poi sarebbe tornato indietro.

Queste erano le sue intenzioni. Poi però la piccola galassia era sparita con un’impercettibile pop, e Louis si era ritrovato da solo in quello strano mondo.

Riconosceva i palazzi, le strade e i negozi. Era la sua città, ne era sicuro; ma tutto il resto era completamente diverso.

La città era in rovina. Ovunque i palazzi sventrati testimoniavano la presenza di una guerra terribile e prolungata, avvenuta tra fazioni ignote.

Louis non capiva. Che cosa era successo alla città? Dov’erano tutti quanti?

Una scritta tracciata con una bomboletta attrasse la sua attenzione.

BIEBER KAPUTT!

Bieber? Justin Bieber? Cosa c’entrava la popstar canadese con tutto questo?

Probabilmente si tratta di un omonimo.

Continuò a camminare, cercando di trovare indizi tra le vetrine sfondate e i cumuli di macerie, ma la città in rovina sembrava offrire solo desolazione e calcinacci.

Poi svoltò l’angolo, e si trovò di fronte alla gigantesca risposta a tutte le sue domande.

Un gigantesco cartellone pubblicitario troneggiava sui resti fumanti di un condominio. Su di esso, con una mano poggiata sull’elsa ingioiellata di una spada e l’altra protesa in avanti, Justin Bieber lo fissava con il mento sollevato e l’aria tronfia e strafottente.

BELIEBE, recitava la scritta a caratteri cubitali del cartellone.

Louis ricambiò lo sguardo della popstar vagamente disgustato, e riprese la sua esplorazione. Trovò altri cartelli, sempre con Justin Bieber in alta uniforme, ma con scritte diverse: “NEVER SAY NEVER: ARRUOLATI NELLE LEGIONI DELL’APOCALISSE”, “EIN VOLK, EIN REICH, EIN BIEBER”, “DIMOSTRA LA TUA FEDELTÀ: PORTA GLI IPOD SOSPETTI ALL’UFFICIO DI IGIENE ACUSTICA PIÙ VICINO” e molte altre. La popstar era ora pensosa ora amichevole, mentre abbracciava bambini o schiacciava il nemico sotto i suoi stivali.

Louis era incredulo. Non era possibile. Come poteva un ragazzino nato da Youtube diventare un folle dittatore?

Prima che la sua mente potesse concepire una qualche risposta, un foglio sporco venne sospinto nella sua direzione da un colpo di vento. Louis raccolse il rettangolo di carta spiegazzata: era la prima pagina di un giornale.

 

 

    MY WORLD 3.0

Dal 2014, l’unico quotidiano di vera informazione

 

La vigilia di una nuova era

Le nazioni corrotte e decadenti minacciano una guerra nucleare. 

L’Indiscusso: “Haterz gonna hate, non mi fate paura”

 

                                 

Gli studiosi dichiarano: 
il ciuffo ingellato aumenta 
le possibilità di avere figli sani  
(Thomas Twerk, pagina 11)        

 

Domani grande festa per l'anniversario
del Bieber-Reich: Baby trasmessa
a reti unificate per tutta la giornata
(Martha Thomas Jones, pagina 22)
 

                                                                                                                           

                                                                                                  

 

Louis era al colmo dello stupore: la sua mente si rifiutava di ammetterlo, ma le prove erano schiaccianti.

Justin Bieber aveva conquistato l’Inghilterra.

Un rombo sordo e continuo attirò la sua attenzione. Alzò lo sguardo, e il giornale gli cadde dalle mani.

Una serie di scie solcavano il cielo rosso, disegnando una fumosa parabola nell’aria sporca. Louis non ci mise molto a capire che cosa fossero. Quando una di loro toccò la linea dell’orizzonte, un bagliore terrificante rischiò di accecarlo. 

Gli occhi di Louis rimasero inutilizzabili per quasi un minuto. Quando li riaprì, un gigantesco e inconfondibile fungo atomico si librava maestoso e terribile al di sopra delle macerie.

È la fine del mondo. 

Altre scie comparvero nel cielo: le nazioni libere utilizzavano l’ultima, disperata risorsa a loro disposizione per sconfiggere l’impero demoniaco di Justin Bieber.

Louis si guardò intorno, terrorizzato: non sarebbe passato molto tempo prima che un’esplosione nucleare disintegrasse ogni cellula del suo corpo, lasciando la sua ombra distorta su un muro di mattoni scalcinati.

Si fiondò nel negozio alla sua destra. Percorse l’interno vuoto e disastrato, ansimando furiosamente.

Che cosa faccio?

Non ne aveva la minima idea. Si mise le mani nei capelli, al colmo della frustrazione.

Poi lo udì.

Il minuscolo coro e la minuscola aspirapolvere.

Si gettò disperato verso la direzione da cui proveniva il suono. Sotto due scaffali crollati, qualcosa brillava debolmente.

Louis si lanciò in avanti, sbattendo violentemente il petto sul pavimento. Mentre il suo corpo scivolava sulle mattonelle scheggiate, chiuse gli occhi e pregò.

Poi un missile atterrò esattamente sul tetto del negozio, cancellando la città dalla faccia della Terra.

 



Con uno sbuffo, l’Autore allontanò lo sguardo dallo schermo del computer. Si tolse gli occhiali e si stropicciò, gli occhi, maledicendo le sue velleità da scribacchiatore perdigiorno.

«Mannaggiammè, è già l'una. C'ho pure lezione alle nove, porca di quella...»

«Ehm, salve.»

L’Autore lanciò uno strillo acuto e saltò all’indietro, ribaltando la sedia sulla quale era seduto e cadendo malamente per terra.

«Ma che cazzo...?»

«Io... chiedo scusa, non volevo spaventare.»

Massaggiandosi la nuca, l’Autore si alzò in piedi. Non credeva ai suoi occhi.

Qualcuno era appena uscito dal suo armadio. Così, dal nulla, senza un rumore o qualsivoglia suono. Era un ragazzo, un po’ più giovane di lui. Aveva la faccia sporca e i vestiti consumati, ma l’aspetto e il vestiario erano decisamente gradevoli. Un pischello sano, insomma.

«Che cos’è, uno scherzo?» balbettò l’Autore, pallido come un lenzuolo. «Sono quei cazzoni dei miei amici, vero? Dillo, che tanto s’è capito. Porca puttana, mortacci loro, ‘ntevvero Iddio’ li gonfio, porca di quella...»

«Mi dispiace» lo interruppe il ragazzo «non so chi siano. Tu sei l’Autore, vero?»

«Io sono... cosa?»

«L’Autore. Così almeno ti firmi alla fine di ogni capitolo.»

«Alla fine di ogni capitolo de che?»

«Di Tutti Pazzi Di Giosefin (Che Però Ora Si Chiama Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So)

L’Autore aprì la bocca, ma non uscì un suono. Rimase qualche istante completamente immobile, gli occhi sgranati puntati sul suo ospite inconsueto.

«Oh mio Dio. Oh mio Dio» disse alla fine, senza staccare lo sguardo dal ragazzo. «Io... ma che... non è possibile... tu sei...» Schioccò le dita, mentre gli occhi si riducevano a due fessure. «Sei... quello lì, insomma...»

«Louis» rispose il ragazzo, con voce monocorde. «Sei il mio Autore, e non mi riconosci neanche?»

«Oh, andiamo» fece l’Autore, improvvisamente sulla difensiva «non è colpa mia se non sei proprio riconoscibile

Louis intrecciò le braccia sul petto. «Riconoscibile?»

«Sì, dai... Niall è biondo, Harry c’ha i ricci, Zayn è Pakistano... a te e Liam ve confondo sempre.»

«Ma se non potremmo essere più diversi! E poi credevo che in quanto Autore ti fossi documentato su di noi, prima di cominciare a scrivere questa storia...»

«Beh, certo...»

«Hai ascoltato le nostre canzoni? Fatto un giro sul nostro sito? Guardato i nostri concerti su Youtube?»

«Io, beh... ovvio, che domande... magari non proprio esattamente questo, però... ehm...»

«Ah, ho capito. Avrai letto la nostra biografia.»

L’Autore rimase in silenzio, fissandosi le dita dei piedi con grande attenzione.

«No?»

«Ho guardato un po’ di pagine sulle fyccine e ho imparato What Makes You Beatiful a forza di sentirla in giro.»

Louis lo guardò come se attendesse il continuo di quella frase. Vedendo che l’Autore rimaneva zitto e che aveva assunto una lieve sfumatura color peperone, alzò gli occhi al cielo. «Andiamo bene. Non stento a credere che Justin Bieber ha fatto finire il mondo.»

L’Autore lo guardò incuriosito. «Ha fatto cosa?»

Louis alzò un sopracciglio. «Ma come, non lo sai?»

«Beh, no.»

«Ma non è la tua storia?»

«Beh, sì.»

«E non sai come va a finire?»

«Beh, no.»

Louis sbuffò sconfortato.Rimise la sedia in piedi e ci si abbandonò sopra.

«Justin Bieber ha conquistato il mondo. L’ho visto. Io... ho trovato una cosa, nell’aula di storia. Sembrava una sorta di galassia in miniatura...»

Gli occhi dell’Autore si spalancarono dalla sorpresa. «Non ci credo! Vuoi dire che hai visto un buco nero minimassicio?»

«Un che?»

«Un buco nero minimassiccio. Sono anni che ne teorizzo l’esistenza!» Piuttosto esaltato e completamente dimentico di aver causato un Olocausto nucleare, l’Autore prese un foglio e ci disegnò sopra una orrida copia di una galassia a spirale. «I buchi neri minimassicci si trovano negli angoli asciutti e dimenticati. Compaiono e scompaiono a piacimento, e esercitano sugli oggetti circostanti un leggero ma subdolo campo gravitazionale. Sono loro i responsabili della sparizione dei calzini e di tutte le altre cose che le case sembrano inghiottire da sole.»

«Sì beh, fantastico, ma non vedo come...»

«A quanto pare, i buchi neri minimassicci possono fungere da portali spazio-temporali. Sono come dei TARDIS in miniatura.»

«Dei che?»

«Oh, andiamo, sei inglese e non hai visto Dottor Who?»

«Non vedo che cosa c’entri la mia nazionalità con il fatto che...»

«Vabbè, pazienza» disse l’Autore, sventolando una mano. «Poi ti passo le nuove stagioni così ti fai una cultura...»

«Come ti pare» rispose Louis rapidamente «Ma abbiamo un’altro problema, qui.»

«E quale?»

«La fine del mondo, ad esempio» disse Louis, sarcastico.

«Ah già è vero.» L’Autore si passò le dita sulla peluria facciale vergognosamente rada. «Dunque, mi hai detto... Justin Bieber ha conquistato il mondo?»

«Non tutto. Solo l’Inghilterra, a quanto ho visto. Ma le altre nazioni hanno deciso di usare le armi nucleari contro di lui, e probabilmente lui avrà fatto lo stesso.»

«Non ho dubbi, visto che è un demone...»

«Lui è cosa?»

«Un demone» ripeté l’Autore, l’innocenza fatta ventenne.

«Tu hai scatenato un demone in una fanfiction?»

«Non è colpa mia, lei mi ha provocato.»

«Lei chi? Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So?»

«Eh.»

«Ma tu sei l’Autore! Potevi cancellarla con la forza del pensiero!»

«Stacci assieme per undici capitoli e poi ne riparliamo.»

«Ok, va bene, lasciamo perdere. Torniamo alle cose importanti: c’é un demone nella mia storia e ha distrutto il mondo.»

«Così pare.»

«Dobbiamo fermarlo.»

«Nah.»

Louis rimase un attimo in silenzio, completamente spiazzato dalle parole dell’Autore. «Aspetta un attimo. A te non importa... anzi, tu vuoi che finisca così.»

L’Autore alzò le spalle. «Beh, non era il finale che avevo programmato, però ha il suo perché.»

Louis agì con la rapidità del pensiero. Afferrò l’Autore per la maglietta sudaticcia e lo inchiodò al muro. «Non me ne frega niente di cosa abbia il suo perché o no, non lascerò morire... i miei amici.»

L’Autore lo guardò visibilmente spaventato. «Ehi, ehi, tranquillo, scusa, stavo scherzando, ti pare...»

Con un ringhio sordo, Louis lasciò andare l’Autore. «Ottimo. Adesso aggiusta la storia, e cancella Justin Bieber.»

L’autore riprese a fissarsi le dita dei piedi. «Io... temo che non sia possibile... ma» aggiunse rapidamente, vedendo che Louis si avvicinava di nuovo minaccioso «possiamo comunque andare avanti, e modificare quello che non è ancora successo.»

«Temo di non capire» disse Louis, gli occhi ridotti a due fessure «tu sei l’Autore. Tu puoi tutto.»

«Ah, magari fosse così, mio caro» rispose l’Autore, mentre riapriva il programma di scrittura. «Gli Autori sono potenti, ma hanno comunque un essere superiore a cui devono sottomettersi.»

«E sarebbe?»

«La somma e imperscrutabile divinità del Pathos» rispose l’Autore, accompagnando l’ultima parola agitando le dita davanti a se'.

«E che cosa vorrebbe, questo Pathos?»

«Egli ha dato regole precise, che non possono essere infrante. Una volta che la storia è partita, non può essere fermata. Una volta che una persona è morta, non può essere riportata in vita... a meno che... sì!» esclamò l’Autore, mentre scorreva le pagine della sua fanfiction.

«Dunque?» disse Louis, ansioso.

«Dunque, questo è quello che volevo scrivere nel prossimo capitolo.» l’Autore scarabocchiò delle figure stilizzate sul foglio, accompagnandole con lunghe frecce storte. «Justin Bieber ha paura di voi. Sa che siete gli unici che possono fermarlo. Per questo, ha attirato con l’inganno Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So e l’ha resa sua sposa, perché è l’unica che può rendervi schiavi. Con Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So dalla sua parte, niente e nessuno può fermarlo.» Con tratto incerto, tracciò un cerchio approssimativo intorno alle figure. «L’Evento chiave è qui: Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So raduna tutta la scuola nell’aula magna, e vi rende suoi schiavi. Da quel momento in poi, Justin Bieber è il padrone del mondo. Ma se noi cambiamo questo evento e togliamo la Chiave di Volta, tutto il resto crollerà come un castello di carte.»

Louis annuì. «E come cambiamo questo evento?»

L’Autore fissò il foglio, sovrappensiero. «Potremmo... potremmo dare un’arma ad Harry.»

«Si potrebbe fare. E come?»

«Non ne ho idea. In questo momento è a lezione, non gli ho fatto portare nulla con se’.»

«Posso andare io a portargliela.»

«Tu? E come?»

Louis gettò una rapida occhiata all’armadio aperto. «Non ne sono sicuro, ma credo che i buchi neri mi portino dove credono che io debba andare. Se desidero di andare da Harry ed è la cosa più giusta, probabilmente mi porteranno lì.»

Un sorriso affiorò sul volto dell’Autore. «Sì, potrebbe funzionare. Ma c’è un altro problema.»

«Quale?»

«Non possiamo turbare troppo l’equilibrio della storia. Non possiamo dare ad Harry una bacchetta magica o un’altra arma troppo potente. La storia potrebbe reagire male.»

«...reagire male? Che vuol dire?»

«Meglio che tu non lo sappia.»

Louis deglutì. «Va bene. Allora, che cosa gli diamo?»

«Non lo so. Dev’essere qualcosa di piccolo, di insospettabile... qualcosa tipo... questo!»

Louis osservò l’oggetto che l’Autore aveva preso, raccogliendolo dalla scrivania. «Quello?»

«Questo.»

«Ma è una moneta.»

«Sbagliato, Louis. Questa è la moneta. Saranno i venti centesimi più fighi che la storia abbia mai visto.»

«Se lo dici tu...» Louis prese in mano i venti centesimi. «Con questo, il potere di Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So verrà annullato?»

«Non ti prometto niente, ma farò quello che posso.»

«Bene.» Stringendo in mano la moneta, Louis si avviò verso l’armadio.

«...Louis?»

Il ragazzo si girò. L’Autore lo fissava con uno sguardo indecifrabile.

«Sì?»

L’Autore inspirò rumorosamente, poi un sorriso storto affiorò sul suo volto. «Buona fortuna.»

«Ce la faremo» disse Louis, sicuro di se’. Poi si infilò nell’armadio e sparì dentro il buco nero.

Nella stanza dell’autore cadde il silenzio. Trascorse qualche minuto, poi una voce senza corpo risuonò nella stanza.

Perchè non gliel’hai detto?

«Io... non ce l’ho fatta.»

Avresti dovuto. È inutile dargli false speranze. Ciò che è scritto non può essere cambiato.

L’Autore non rispose. Si sedette al computer e cominciò a battere sulla tastiera.

«Dimentichi una cosa, amico mio.» 

E sarebbe?

«Non siamo in una storia seria. Siamo in una fanfiction. E nelle fanfiction, tutto è possibile.»

 

L’altro lato del buco nero era buio e stretto. Louis inciampò in qualcosa e fece cadere qualcos’altro. Tastando tutto intorno a se’, riconobbe la maniglia di una porta. La spinse, e finalmente riprese a vedere.

Accompagnato da un paio di manici di scopa e un secchio delle pulizie, Louis uscì dallo sgabuzzino nel quale il portale lo aveva spedito. Riconobbe subito il corridoio illuminato dalle luci al neon.

Ebbe appena il tempo di richiudere la porta, che una fiumana di studenti girò l’angolo, pungolata da una squadra di perfidi soldati vestiti di nero.

«Ehi tu!» gridò un soldato. «Unisciti agli altri, e non fare storie!»

Obbedendo prontamente, Louis si immerse nella calca di studenti preoccupati. Senza farsi notare, rallentò progressivamente l’andatura, lasciando scorrere la folla ai suoi lati, fino a quando non scorse una massa di ricci scuri alla sua sinistra.

«Ehi, Harry» bisbigliò.

Il volto di Harry si illuminò di gioia. Louis sentì il suo cuore fare una strana capriola. «Louis! Ma dov’eri finito?»

Louis stava per lanciarsi in un racconto dettagliato delle sue avventure, quando improvvisamente un silenzio assordante esplose nel corridoio e la faccia di Harry si bloccò, impietrita in quell’espressione di gioia e sollievo così intensa che Louis faceva quasi fatica a guardarla.

Salve, Louis Tomlinson.

Louis si guardò intorno. Gli studenti erano immobili, così come i soldati. Erano come se qualcuno avesse premuto il pulsante pausa sul telecomando.

«Chi... chi parla?» chiese Louis, scrutando la marea di espressioni cristallizzate.

Ti ho osservato, Louis Tomlinson. So cosa hai in mente. Cosa si agita nel tuo cuore. E mi interesserebbe incontrarti.

«Incontrare me? Perché?»

Non tutti i personaggi escono dalle proprie storie e aggrediscono i propri Autori. Sei un’anomalia, Louis Tomlinson. E le anomalie sono sempre estremamente... interessanti.

«Che cosa vuoi da me?»

Lo vedrai. Ora ascoltami bene: una volta ripartita la storia, dirai ad Harry che non c’è tempo di parlare, gli darai la moneta e riattraverserai il portale nello sgabuzzino. Tutto chiaro?

«Io... credo di sì.»

Bene. Allora a presto, Louis Tomlinson.

Con un rumoraccio simile a quello di un vinile fatto girare al doppio dei consueti trentatrè giri, il tempo riprese a scorrere normalmente. Louis guardò le iridi smeraldine di Harry cercando di scolpirsele a fuoco nella memoria.

«Ora non c’è tempo.» Le parole erano pesanti come macigni. Estrasse la moneta da venti centesimi, incredibilmente fredda al tatto. «Prendi questo, ti sarà utile contro Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So.»

Harry osservò la moneta con malcelato scetticismo. «E a cosa diavolo dovrebbe servirmi questa? Non è neanche una sterlina!»

«Tu tienila.» Louis fece una smorfia di dolore, come se fosse stato colpito da una fitta lancinante. «Ora devo andare, Harry, ma ci rivedremo presto.»

Le dita di Harry gli strinsero il braccio. «Aspetta, Louis! Dove stai andando? Che cosa vuoi fare?»

«Ora non c’è tempo» disse Louis, togliendo la mano di Harry dal suo braccio. Per un istante, credette che sarebbe scoppiato a piangere.

Non posso tenerlo all’oscuro di tutto questo. Non posso. 

«Harry, io...»

«Muovetevi, forza! Schnell! Schnell!» urlò un soldato, spingendo avanti un paio di ragazzi titubanti.

È per il suo bene. Vai, adesso, e non ti voltare.

«...devo andare. Addio, Harry.»

«No, Louis! Aspetta!» gridò Harry.

Ma Louis era già sparito.

 

Galleggiava nel vuoto. Tutto intorno a lui, lo spazio cosmico risplendeva della luce tenue di miliardi di stelle. Nonostante tutto, stava bene. Anzi, faceva quasi caldo.

«Dove sono?»

Dovunque, e da nessuna parte.

«Sono stanco di parlare al vuoto. Fatti vedere!»

Non mi vedi? Sono qui davanti.

Louis scrutò lo spazio davanti a se’. Luci, forme e colori incredibili volteggiavano pigramente nell’etere, spinti da una forza inestinguibile ed ineguagliabile. Uno di questi gruppi di polvere luminosa si staccò dal resto dell’orizzonte, e si fece più grande. La sua forma era simile a quella dei portali attraverso cui Louis era passato, ma il colore era di un violaceo traslucido molto simile a quello delle chiazze di benzina sull’asfalto.

«Chi sei tu?»

Chiunque tu vuoi che io sia.

«Questa non è una battuta di O.C.?»

Uh, credo che tu abbia ragione. Peccato, suonava bene.

Le stelle sul corpo dell’essere brillavano a intermittenza quando lui parlava. La sua voce era calda e profonda. Louis si sentì stranamente a suo agio.

«Che cosa vuoi da me?»

Le stelle fremettero. Bella mossa, quella della moneta. In questo momento, Harry Styles ha appena sconfitto Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So. Ma non basterà. L’Essere chiamato Justin Bieber li ucciderà tutti. Ucciderà Harry, e il mondo come lo conosciamo si trasformerà in una landa desolata. I cattivi vinceranno, e l’Essere griderà il suo trionfo, triste sovrano su una triste collina.

«Non lo permetterò!» gridò Louis.

Non essere sciocco, Louis Tomlinson. Non puoi fermare l’Essere, è al di sopra delle tue capacità. La storia non può essere cambiata.

«Io l’ho già cambiata. Ho dato ad Harry la moneta.»

Hai semplicemente deviato il corso del fiume. Prima o poi, gli eventi arriveranno al loro giusto compimento.

Louis strinse i denti dalla rabbia. «Allora perché mi hai portato qui? Per sadico divertimento?»

No, Louis Tomlinson. La storia non può essere cambiata: tutto deve finire, e finirà. Ma come si suol dire, quello che conta non è il traguardo, ma come ci arrivi.

«Che intendi dire?»

La fine che l’Essere ha in mente è una fine diabolica. Una non-fine. Gli uomini si autodistruggeranno, e la lunga catena di causa-effetto che governa il mondo verrà spezzata. L’Essere governerà sul nulla per l’eternità. Nulla accadrà, perché non ci sarà nulla che lo farà accadere. Solo un medesimo istante che ripete se’ stesso, ancora e ancora. Solo male può concepire una simile aberrazione. Solo il male può concepire una storia senza fine.

«E quindi cosa dovrei fare, io?»

Fermare l’Essere, che domande.

«Ma come! Hai detto che non ne sono in grado!»

Esatto, tu non ne sei in grado. Ma Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So sì.

Louis rimase in silenzio. Cominciava a capire.

Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So ha dentro di se’ un enorme potere, ma non ne é assolutamente conscia. Solo un evento di eccezionale portata può smuovere la coltre di roccia che circonda il suo cuore. Solo allora, la storia potrà avere fine.

«E come faccio? Che cosa posso fare io per creare questo evento?»

Louis Tomlinson, io so perché sei venuto qui. So perché sei riuscito a strapparti fuori dalla tua storia e incontrare il tuo creatore. Sei spinto da una forza talmente potente che tu stesso non riesci a concepire la sua entità. Tu credi, Louis Tomlinson.

«Mi dispiace deluderti, ma è da parecchio che non vado in chiesa.»

Non essere ottuso, Louis Tomlinson. La fede non è limitata alla sola religione. La fede è amore. La fede è tutto. E tu ami qualcuno, non è vero, Louis Tomlinson?

«Io... sì.»

E qual’è il modo più nobile, più virtuoso, più incredibile di esprimere l’amore?

Louis non ne aveva davvero idea. Ma prima che potesse accorgersene, sentì se stesso pronunciare un’unica, singola parola.

«Sacrificio.»

Allora sai già che cosa devi fare, Louis Tomlinson.

«Sì.» Louis fissò l’ammasso di stelle. La mente era sgombra, il cuore leggero. Sapeva cosa doveva fare.

Sapeva qual era il suo destino.

«Io devo morire.»

Esattamente, Louis Tomlinson. Una morte non può essere evitata, ma tu non eri destinato a morire. Prima di oggi, nessun personaggio che era nato per vivere aveva deciso di cambiare il suo destino e marciare dritto in faccia alla Morte. Nessuno si era mai ribellato. Sei un’anomalia, Louis Tomlinson. E le anomalie possono cambiare il corso della storia. 

«Quindi, se io muoio... Harry sarà salvo?»

Vorrei poterti dire di sì, Louis Tomlinson. Francamente, non mi era mai capitato di assistere ad un fenomeno del genere. Non so cosa accadrà. Forse nulla... o forse tutto.

«Non sei molto rassicurante.»

Non ho mai avuto la presunzione di esserlo.

Louis rimase qualche istante in silenzio. Il vuoto cosmico riluceva freddo e distante tutto intorno a lui.

«Bene, mandami indietro.»

Come desideri, Louis Tomlinson. Raggiungerai il corso degli eventi un istante prima che la non-fine dell’Essere abbia inizio.

«Perfetto.»

Falli secchi, Tigre.

«Finiscila con le citazioni inadeguate e mandami a compiere il mio fottuto desti-»

Schwop.

Louis Tomlinson venne risucchiato da un buco nero minimassiccio comparso proprio all’altezza del suo ombelico e scomparve. Nel vuoto cosmico tornò il silenzio.

Il mucchio di stelle ruotò sul suo asse per qualche istante. Poi ridacchiò, e le luci si accesero di nuovo.

Quando fai le cose per bene, nessuno sospetterà che tu abbia fatto realmente qualcosa.

 




«No!111!!!11 Avevi detto ke me li avevi dati, invece so tutti morti!!!! Xkè lai fatto???»

Louis capitombolò fuori dal buco nero, rotolando nella polvere. Si alzò in piedi, in tempo per vedere l’Essere spalancare innaturalmente la bocca piena di denti d’acciaio.

«Pensavi davvero che ti amassi, inutile cretinetta? Io ti ho usata. Ho dovuto sposarti il prima possibile perché non sarei riuscito a sopportarti a lungo. Sei stupida, sciatta e non azzecchi un congiuntivo neanche per sbaglio: davvero pensi che avrei provato un interesse anche minimo per te? L’unica cosa che provo nei tuoi confronti è un penetrante e insopportabile ribrezzo.»

Louis osservò le lacrime rigare il volto di Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So. Non ebbe il tempo di riflettere, di pensare, di dire addio a tutto quello che conosceva e amava. Scattò in avanti, sospinto da quell’incredibile forza della quale lui stesso faticava a concepire la vera portata.

«Tu... tu... SEI KATTIVO!!!!!!!»

«Non mi dire. Non l’avrei mai pensato.»

Louis avvertì il corpo di Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So urtare violentemente contro il suo. 

Poi l’Essere premette il grilletto.

Il proiettile attraversò il suo petto quasi senza sforzo. Non sentì dolore, almeno all’inizio. Cadde a terra insieme a Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So, le orecchie che fischiavano per lo sparo assordante.

«Aia!»

«Ma che cazzo...?»

Louis provò a sorridere, ma il corpo si rifiutava stranamente di obbedire ai suoi ordini.

Ce l’ho fatta.

Provò a rigirarsi, ma una fitta lancinante al petto lo costrinse a restare fermo. Dalla bocca gli uscì solo un piccolo gemito di dolore. Il suo udito ovattato colse l’eco di uno scalpiccio.

«Louis! Louis!» 

Qualcuno gli sollevò la testa, mentre delle dita calde si univano alle sue, già quasi prive di sensibilità. Anche se la vista era sfocata, Louis riconobbe il volto preoccupato chino su di lui.

«Harry... sono arrivato... giusto in tempo.» 

«Ma perché, Louis, perché!»

«Perché fa tutto... parte... del piano.» Louis vide il volto di Harry contrarsi in preda al dolore, e venne fulminato da una fitta ben diversa da quelle che lo martoriavano all’altezza del petto. «Non temere, Harry, va tutto bene...»

«No, non va bene, Louis, non va bene per niente!» 

«Invece... sì. È giusto... è giusto così. Era l’unico... modo. Una vita... per un’altra vita.»

Harry era completamente sgomento. «Che cosa? Quale vita? Ma che stai dicendo?»

Se avesse potuto, Louis sarebbe scoppiato a ridere nel vedere il suo amico così confuso.

«La tua, Harry. La tua.»

«La mia? Ma non...»

Il mucchio di stelle poteva anche non saperlo, ma lui ne era certo. Lo aveva salvato. Aveva sfidato le regole della storia, e ce l’aveva fatta. Si era ribellato, e aveva vinto.

Sconvolgendo secoli e secoli di letteratura, Louis Tomlinson, personaggio destinato a vivere, si era sacrificato per Harry Styles, personaggio destinato a morire. 

Sentì che ormai era giunta l’ora. Convogliò tutte le sue forze rimaste sulla mano che stringeva quella di Harry. Tutto quello che provava, tutto quello che era e che era stato, tutte le sue gioie, le sue speranze, i suoi trionfi e le sue sconfitte, tutto si accumulò sulle dita ormai pallide, nella remota speranza che riuscisse a trasmetterlo al ragazzo che era lì, con lui, alla fine di tutto.

«Ti prego, Harry... mi racc-comando... sii felice. Io voglio solo... che tu... sia felice. Con me... o sen-za... di... me.»

Poi, improvvisamente, la vide. Luce. Pura, accecante ma al tempo stesso incredibilmente morbida. 

Louis Tomlinson sapeva che stava morendo, ma non ebbe paura.

 

 

Perché, in fondo, la fine non è che un nuovo inizio.






















Cavolo.

Cavolo sì, socia. Guarda dove diavolo è andata a parare questa storia.

E così Louis ti ha appicciato al muro?

Lasciamo perdere, che è meglio.

È stato davvero coraggioso. Mi ha salvato. Ha salvato tutti.

È il nostro fottutissimo eroe.

Sì. Anche se...

Sì?

Mi dispiace.

Lo so. Non ti preoccupare, ora è in un posto migliore.

Va bene.

Allora, che dici, sei pronta per l'ultimo capitolo?

Credo di sì.


Vai così, socia. Al prossimo capitolo, allora!






SPAZIO AUTRICE: Non c'è molto da dire, visto che tutto quello che c'era da mostrare ce l'ha mostrato Louis. Io... spero davvero che sia felice, adesso. In ogni caso, non maltratterò più ne' lui ne' i suoi amici. Diamine, dovevo essere parecchio sbarellata per fare quello che ho fatto: ma immagino che sia un periodo che tutti devono attraversare. In ogni caso, vorrei ringraziare tutti voi che, bene o male, mi... ci avete seguito. Abbiamo fatto un gran bel casino, ma spero che ne sia valsa la pena.
Tante care cose, e al prossimo capitolo. Lì, almeno, non dovremmo fare macello.

SPAZIO AUTORE: Quando ho iniziato questa storia, non avevo la minima idea di dove sarei andato a parare. E direi che si è visto: una robba talmente boh che non so proprio come definirla. Louis viaggia nello spazio e nel tempo, diventa l'Eletto e salva il mondo dalla dannazione. E ha fatto tutto lui, eh, io mi sono limitato ad appoggiarlo. A quanto pare è riuscito a smuovere anche i piani alti: gran diavolo di ragazzo.
Dispiace anche a me che non sia riuscito a trascorrere un po' di tempo con Harry, ma almeno se n'é andato salvando colui che ama. Riposa in pace, Louis Tomlinson. Non ti dimenticheremo mai.
E niente gente, solo un capitolo ci separa dalla fine. Non riesco a crederci, davvero. La prima storia che riuscirò a finire sarà una fanfiction sugli One Direction.
Ditemi voi se non sono un tipo maledettamente figo.
Come ha detto la mia carissima socia, un infinito ringraziamento a tutti voi che avete seguito questa folle sequela di sconvolgenti minchiate. È stata una gran diavolo di giostra, piuttosto anzichenò.
Grazie infinite a tutti, e al prossimo capitolo!



 

 

 

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Capitolo 14
*** Quattordici. Epilogo o Ommioddio non ci credo, 'sta storia la finisco serio ***








Bene, socia, ci siamo.

L’ultimo capitolo.

L’ultimo capitolo. 

Fa uno strano effetto, non è vero?

Cavolo se lo fa.

Bene, direi che abbiamo tergiversato abbastanza.

Abbiamo cosa?

Tergiversato. Voce del verbo tergiversare: rinviare una decisione, perdere tempo evitando di manifestare il proprio pensiero...

No sì, so cosa vuol dire... è solo che... mi ci devo ancora abituare.

A cosa?

A tu che, beh... parli italiano.

XD

AAAGH!

Ehi calma, stavo scherzando...

...sì, hai ragione, scusami.

Fa niente, figurati!

Ok. Solo una cosa...

Dimmi.

...non farlo mai più.

Ahahah va bene! Sei sensibilino però, eh...

Sei meglio te, allora. Ordunque, sei pronta per l’ultimo capitolo?

Pronta.

Magnifico. Rullo di tamburi, signori e signore... si va in scena.

 



Quattordici.

Che non a caso sono gli anni miei meno sette

Epilogo

o

Ommioddio non ci credo, 'sta storia la finisco serio

 

 

 

Esterno, ambientazione agreste, giorno. Colonna sonora:‘Til Kingdome Come, dei Coldplay

 

Il frinire dei grilli si mischiava a quello delle cicale, in una antica armonia fatta di pietre spaccate dal sole e quieti sonnellini all’ombra degli alberi. Le spighe di grano si lasciavano cullare dolcemente dal flebile soffio del vento. Il sole splendeva alto nel cielo, riscaldando piacevolmente le nuche dei due ragazzi che fendevano l’ondeggiante campo dorato.

Lei indossava un vestito blu, lui dei jeans e una maglietta rossa. Si incontrarono proprio a metà del campo.

«Ehi» disse lui, sorridendo mestamente, mentre una mano andava a nascondersi timorosa in mezzo ai capelli ricci.

«Ehi» rispose lei, spostando una ciocca bionda con le punte rosse dal volto.

«Allora... come va?»

«Bene, direi. E tu?»

«Oh, io bene. E tu?»

Lei ridacchiò. Lui avvampò, lo sguardo fisso sulle scarpe da ginnastica quasi del tutto nascoste dalle spighe giallastre. 

«Sai... non sei come ti aspettavo.»

Lui sollevò timoroso gli occhi verdi. «Cioè? Dovevo vestirmi meglio? Maledizione, lo sapevo che...»

Lei ridacchiò di nuovo. «Ma no. Sei semplicemente... normale.»

Lui cercò disperatamente di sorridere, ma riuscì a sollevare soltanto uno storto ghigno sofferente. «Normale buono o normale cattivo?»

Il sorriso di lei stracciò impietosamente quello di lui. «Normale... normale. Ti ho sempre considerato come una specie di... dio» disse, arrossendo lievemente mentre pronunciava l’ultima parola.

«Oh, beh, wow» balbettò lui in risposta. «Fico.»

«... ma in fondo, tu sei come noi. Come me.»

«Beh, questo mi pare ovvio. Perché mai avresti dovuto pensare il contrario?»

«Non lo so. Io... per paura, credo.»

«Paura di cosa?»

«È sempre più facile amare qualcosa di irraggiungibile. Almeno sei sicura che non ti farà del male.»

Il volto di lei si adombrò. Gli occhi le si velarono di lacrime. Lui venne preso dal panico. Deglutì, ma la gola era completamente secca. 

Andiamo, fai qualcosa!

Il corpo agì in automatico. Le dita di lui saettarono in avanti, e si andarono a schiantare sul dorso della mano di lei. 

Oh cielo, sei un disastro.

Con uno sforzo immane, riuscì a sollevare le dita traumatizzate e a farle atterrare sulla spalla scoperta di lei. La pelle era calda, asciutta, rassicurante. Lei sollevò lo sguardo. Lui si sentì improvvisamente più tranquillo.

«Beh, sai come si dice: tutto quello per cui vale la pena di vivere necessita di una certa sofferenza per essere ottenuto.»

«Come puoi esserne sicuro?»

«Non lo sono, infatti.»

«E se dopo la sofferenza non ci fosse niente? E se provarci fosse del tutto inutile?» Lei deglutì, poi fissò un punto a qualche centimetro dalla spalla di lui. «Tanto vale continuare a sognare, almeno lì le cose vanno come dico io» mormorò, abbassando di nuovo lo sguardo.

«Ehi.» Con un gesto che sorprese anche se stesso, lui le prese delicatamente il mento e le sollevò il volto. «So quello che ti passa per la testa. Lo dico davvero. Lo pensiamo tutti, quando le cose non vanno bene. Ma è giusto così. È questo che ci rende vivi.» Lui sorrise, e questa volta lo fece come si deve. «Guardati intorno. Soltanto nello spazio che separa me e te ci sono così tante cose che solo al pensiero mi manca il fiato, pensa nel mondo intero! E sopratutto, ci siamo noi. Possiamo dipingere, cantare, suonare, giocare ai videogiochi, costruire un razzo, andare a caccia di belle ragazze o bei ragazzi, scoprire cosa c’è dentro il Sole... possiamo fare tutto! Costruiamo ciò che siamo ogni giorno della nostra vita... e diciamocelo, senza rabbia, dolore e tristezza le cose non sarebbero altrettanto interessanti. O no?»

«Io... penso di sì...»

«Noi abbiamo un enorme potere, e da grandi poteri derivano grandi responsabilità, si sa. Fuori di noi c’è un mondo intero, dentro di noi universi sconfinati: l’enormità di tutto questo ci sconvolge. Ma per quanto la vita possa sputarti in faccia, per quanto tutto intorno a te possa far schifo, solo tu puoi decidere del tuo destino. Perché, in fondo, l’unica cosa che ti rende meravigliosa... sei tu.»

Appena l’ultima parola venne inghiottita dal vento, lui si sentì un gran cretino. Per qualche istante non ci fu altro che silenzio, poi sul volto di lei comparve un delicato, timido sorriso.

«Sai perché cadiamo, Bruce? Per imparare a rialzarci» mormorò.

Lui aggrottò le sopracciglia, poi si guardò intorno, confuso. «Bruce? Che Bruce?» 

Lei ridacchiò. «Niente, lascia stare. Belle parole, comunque.»

«Beh, in teoria è questo il senso di quello che canto. Ma mi sa che non si è molto capito...»

I due si guardarono per qualche istante, poi scoppiarono a ridere. Il loro schiamazzo si riverberò fino agli alberi, dove le cicale, offese da tanto baccano, aumentarono l’intensità del loro coro.

Lei rise fino a farsi venire le lacrime. Quando non ebbe più fiato, si asciugò le lacrime dagli occhi, ansimando come un centometrista al traguardo. «Io... grazie. Grazie davvero.»

Lui si schiarì la gola, gli occhi ancora lucidi. «Dovere, mia cara.»

«A volte, tutto quello di cui uno ha bisogno è solo una piccola spinta.»

«Già.»

Tra i due scese di nuovo il silenzio. Lui si grattò la nuca, impacciato.

«Ok...»

«Sì...»

«Ehm, dunque... vuoi fare sesso?»

Gli occhi di lei si spalancarono. Guardò lui per qualche istante, poi scoppiò di nuovo a ridere.

«Beh, sì, insomma, bastava anche un no...» borbottò lui, ficcandosi le mani in tasca e strusciando il piede a terra avanti e indietro, lo sguardo basso e sconfitto.

«S-scusa... non volevo...» disse lei, fra i singhiozzi. Cercò di calmarsi, ma un accesso di risa particolarmente violento la costrinse a piegarsi in avanti.

«No, prego, fai con comodo» disse lui, sempre più mortificato.

Lei prese un paio di respiri profondi e sembrò riprendere il controllo. «No, non è colpa tua. Deve essermi rimasto appiccicato addosso qualche rimasuglio di potere...»

«Qualche rimasuglio di che?»

«Meglio che tu non lo sappia. Ah, ecco perché!» Lei si mise una mano in testa e tirò. La liscia cascata bionda si sollevò, liberando una folta zazzera crespa di capelli castani. «Ecco, così va meglio» sentenziò, buttando la parrucca in mezzo al grano. «Andiamo, devo farti vedere una cosa...»

 

(Ahò, che je devi fa’ vedé? Che sta succedendo? Non fare di nuovo la cavalla pazza eh...)

(Ehi, tranquillo! Abbi fiducia, socio)

(...va bene, mi fido)

 

Il bar era una struttura semplice, interamente di legno, con una tettoia di paglia a riparare dal sole i tavolini di plastica. Un centinaio scarso di metri più avanti, il mare argenteo sonnecchiava placido come una gigantesca creatura assopita.

Harry sembrava perplesso. «Che ci facciamo qui?»

«Aspetta e vedrai.»

Chino sul bancone davanti ad un frappuccino ghiacciato, un ragazzo chiacchierava amabilmente con il barista, un giovane dagli occhi nocciola e i capelli scuri pettinati in una cresta.

«... le prime puntate resterai un po’ scettico, è normale: ma prima che tu possa rendertene conto, è amore. Fidati, non te ne pentirai.»

«Se lo dici tu... a me sembra un po’ troppo tarocca. Voglio dire, è pure una serie di culto... ehi, ma c’è la mia ragazza preferita!»

Alle parole del barista, il giovane si girò. I suoi occhi incontrarono quelli di Harry. Per un istante, parve che anche il tempo si fosse fermato a guardare.

«Harry, ti presento il mio amico Louis. Louis, lui è Harry.»

I due si squadrarono intensamente. Sembravano entrambi sul punto di dire qualcosa, ma nessuno dei due sapeva bene cosa. Migliaia di parole invisibili spingevano sulle loro gole, impossibilitate ad uscire.

Poi qualcuno gridò.

«Zayn! ZAYN! Ho FAME! Voglio una capricciosa, di quelle che sai fare tu!»

Un ragazzo in pantaloncini da surf irruppe prepotentemente nella scena. Scagliò il suo asciugamano su una sedia, facendola cadere rovinosamente a terra, e scosse violentemente la testa come un cane bagnato, seminando schizzi d’acqua dappertutto.

«Niall, per la miseria!» ribatté il barista «smettila di fare casino! E poi lo sai che le pizze si fanno solo di sera...»

«Non fare il pakistano con me, Zayn» ribatté Niall, lasciandosi cadere su uno sgabello davanti al bancone «Non fai così tanto il fiscale con Alexis...»

«Alexis? Chi è Alexis?» chiese Louis, incuriosito.

«Nessuno» borbottò con troppa foga Zayn.

«Un gran bel pezzo di nessuno» disse Niall con malizia, rubando il frappuccino di Louis e cominciando a succhiare avidamente dalla cannuccia. «La conosci quella regola, Malik? Gli amici prima delle donne...»

«Stai facendo di nuovo il galletto, Niall?» 

Un altro ragazzo in costume da bagno si unì al gruppo, andandosi a sedere accanto a Niall e scompigliandogli i capelli bagnati.

«Piantala, Josh! Lo sai che mi secca.»

«Ooh, mister Horan non gradisce essere toccato... ora non fai più tanto lo spavaldo, eh?»

«Louis, digli qualcosa, per favore.»

«Josh, sono piuttosto sicuro che Niall ne voglia ancora.»

Per tutta risposta, il ragazzo afferrò il giovane biondo per il collo e cominciò a strofinargli energicamente le nocche sulla testa.

«Ahia... AHIA! Questa è l’ultima goccia, Josh... te la farò pagare!»

«Sono terrorizzato a morte...»

Paonazzo in volto, Niall si agitava come un invasato, smanacciando e dimenando forsennatamente le braccia. Doveva offrire uno spettacolo molto comico, perché Louis e Zayn furono travolti da un delirante scroscio di grasse risate. Per qualche istante il bar fu in preda a una gran baraonda, fin quando Josh decise di averne avuto abbastanza e rilasciò la sua povera vittima.

«L’hai voluto tu!» esclamò Niall, incenerendo con lo sguardo Josh. «Ricordi la promessa di non dirti chi aveva vinto tra la Montagna e la Vipera Rossa?»

Gli occhi di Josh divennero due fessure. «Non oserai...»

«Povero, povero principe di Dorne, finire così, con la testa aperta come un cocomero...»

«MALEDETTO!» Josh scattò in piedi, tendendo le braccia verso Niall. Il ragazzo evitò agilmente l’affondo nemico, e si lanciò in una rapida quanto disperata fuga.

«And so he spoke... and so he spoke...» canticchiava allegramente Niall, con fare provocatorio.

«Traditore infameavrò la tua testa!»

Louis osservò i suoi due amici allontanarsi sempre di più, per poi sparire dietro una grossa duna di sabbia.

«Louis... giusto?»

Il ragazzo si girò. Harry lo guardava, un timido sorriso dipinto sul volto.

«Giusto. E tu devi essere Harry.»

«Esatto.» Harry si sedette accanto a lui. «Sono divertenti, i tuoi amici.»

«Oh sì... il primo giorno dicono tutti così.»

Harry ridacchiò. Poi si accorse che Louis lo stava fissando, e si fece improvvisamente serio.

«Tutto bene?»

Louis rimase qualche istante in silenzio. «Sicuri che non ci siamo mai visti prima?»

«Noi due?»

«Eh.»

«Mmh... no, non credo. È la prima volta che vengo da queste parti.»

Louis sorrise. «Allora era solo una mia impressione.» Tese la mano verso il suo nuovo amico. «È un grande piacere conoscerti, Harry.»

«Oh, il piacere è tutto mio» rispose il ragazzo, mentre si accingeva a ricambiare la stretta.

Poi toccò le sue dita, e tutto scomparve con un lampo.

Una serie di flash gli passarono davanti agli occhi. Erano uno più veloce dell’altro, ma riusciva a distinguerli tutti nitidamente.


A che pensi, Harry?

A niente, Louis.

Maledizione, Louis! Ho dimenticato in classe gli appunti di Inglese.

Tranquillo, Harry, ti aspetto qui.

Va tutto bene. Resta con me, poi una volta finite le lezioni ti libererò.

Attento a quello che chiedi, Niall... potresti essere accontentato.

Non temere, herr Doppler. Sarai ricompensato per il tuo lavoro. 

Aah, ora di pranzo! Potrei vendere mia madre per un piatto di pasta!

No, Louis! Aspetta!

Bieber kaputt! Baciate il mio culetto irlandese, patetiche schiappe!

Quindi, se io muoio... Harry sarà salvo?

 Ti prego, Harry... mi racc-comando... sii felice. Con me... o sen-za... di... me.

 

Poi, così come era venuto, tutto sparì. 

«Harry?»

Harry aprì gli occhi.

Louis lo guardava perplesso.

«Tutto bene, Harry?»

Harry si guardò intorno. Era di nuovo nel bar. Il sole splendeva, il mare era piatto come una tavola.

Si girò verso Louis. Il ragazzo aveva sul volto uno strano sorriso incompleto, tanto era diviso fra la preoccupazione e la divertita curiosità.

Era un sorriso orribile, eppure Harry non aveva mai visto niente di così bello.

«Va tutto bene, Louis.»

Harry inspirò profondamente. Per la prima volta, forse nella sua vita, quella non era una frase fatta.

Andava tutto bene.

«Sono a casa» disse.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Oh diamine, dopo queste ultime parole ti voglio proprio bene.

Troppo gentile...

Piuttosto, come diavolo hai fatto? Il Pathos... le regole...

Dimentichi chi sono, caro. Ce lo sai che so’ la peggio, no?

Diamine sì. Beh, che dire, tutto bene quel che finisce bene, no?

Viste come sono cominciate le cose, senza alcun dubbio.

(Qui lo dico e qui lo nego, eh... ma devo ammettere che è stato... piuttosto divertente!)

(lo so!)

(Poi calcola che da quando sono finito su Facebook co sta storia mezzo che ci rimorchio abbomba)

(Direi che non sono stata poi una gran brutta idea, allora...)

(Dio ti benedica, ragazza, Dio ti benedica.) 

...comunque sì, fa proprio uno strano effetto.

Che cosa?

La fine.

Diamine, è vero. Quasi quasi non me ne rendo conto. La mia prima multicapitolo finita. Ed è una fanfiction sugli One Direction.

Chi l’avrebbe mai detto, eh?

La vita è piena di sorprese, piuttosto anzichenò.

Beh... è stato bello.

Anche per me. Ehi!

Che succede?

Mi sono appena reso conto che hai rifiutato un’avance spintissima da parte di Harry Styles.

Oh... è vero.

Direi che sei guarita.

No, solo distratta... un giretto su Harry me lo sarei fatto più che volentie...

Eddai, non rovinare tutto!

Ahahaha va bene, va bene.

Perfetto.

Immagino che ora potrai tornare a concentrarti su cose serie.

Oh sì. Ho giusto un paio di storie che necessitano di...

Io veramente mi riferivo agli esami.

...ah. Beh sì, anche quello.

Ecco. Mi raccomando, eh.

Ehi, sono io quello serio dei due. Non mi rubare il ruolo.

Non fare troppo il rompiscatole che ricomincio con le kappa eh.

Ehi, su certe cose non si scherza!

Io non scherzo. Lo sai.

...ok.

Ahahahahaha è divertente metterti sulle spine!

Oh mio Dio, mi sto scassando dalle risate.

Eddai su, ormai è tutto finito, possiamo permetterci di prenderla un po’ a ridere.

Se lo dici tu. Piuttosto, ora che è tutto finito... tu, che farai?

Ah. Ecco, io... pensavo di... andare in giro, conoscere persone, vedere luoghi... credo che mi farà bene.

Mi sembra un’ottima idea.

Ok. 

E quando hai intenzione di partire?

Io... il prima possibile. Subito, credo.

Subito?

Sì. Sai, non si sa mai...

Già, giusto. 

Sì.

Beh... allora buon viaggio: e stammi bene, mi raccomando.

Anche tu.

 

 







...aspetta!

Sì?

...a presto?

...a presto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Cavoli, se n’è andata davvero. Tutto questo silenzio mi fa un po’ strano. Non che la caciara di prima fosse una gran cosa, per carità. Però... beh, a modo suo era divertente. Poi giusto quando mette la testa a posto e comincia a citare il Signore degli Anelli piglia e se ne va. Bah, le donne.

Che dire: siamo alla fine. Già, lo so, non ci credo neanche io. Confido che tutto questo baraccone vi sia piaciuto: io mi sono decisamente divertito a scriverlo. Tornare a fare cose serie sarà un brutto colpo.

E niente: grazie, davvero, tanto, sentitamente, a tutti quanti, dal primo all’ultimo. Vi voglio bene.

 

Detto ciò, vi saluto! Tante carissime cose, e alla pros-

 

Ehi!

Ehi! Sei tornata! Ah, sapevo che non...

No, tranquillo. Mi sono solo dimenticata di dirti una cosa!

...ah ok.

Potresti farmi un piccolo favore, socio?

Beh... certamente, socia.

Bene! Allora, c’è mia sorella che...

...tua sorella?

Sì, che non lo sapevi?

Assolutamente no.

Beh, lei è tanto carina, e le ho raccontato di te. Lei sogna di fare la scrittrice, e vuole assolutamente conoscerti!

Io... immagino che si possa...

Ah, fantastico! Sapevo che avresti detto di sì. LISABETT, VIE’ QUA!

...lisabett?

Sì, mamma stava guardando in tv Pirati dei Caraibi e le è piaciuto il nome. 

...ma non si scrive...

Guarda, è un vero amore. Farete subito amicizia, ne sono sicura!

EKKIME CHECCIÈ???

Lisabett, lui è l’Autore. Ti insegnerà a scrivere come si deve come ha fatto con me!

DAJJEEEEEE FIKO QUANDO NCOMINCIAMOOOO??????? XD

Ma veramente io... io non...

Oh grazie, sei davvero un tesoro! Allora torno, presto, eh! Ciao cari, statemi bene!

Ehi, no! Aspetta! Aspett-

CIAO ALLORA MI PRESENTO SONO LISABETT C’HO UNDICI ANI E SONO N OTAKU XD ME PIACENO NARUTO E SEILOR MUN MA SOPRATTUTO NARU KE FACCIO DELLE NARUSASU DA URLO 

Oh mio Dio no! NO! Non può essere vero...

POI ME PIACE ANKE DETT NOT E UAN PISS XD ALLORA QND SE KOMINCIA???? CIO GIA NMENTE NA STORIA KE NTE DICOOOOOOOOOOOO!!!!!!

 

Giosy! 

 

GIOSY! 

 

LO SO CHE CI SEI!

 

GIOSYYYYYY!!!!!!!

 

GIOSYYYYYYYYY,  MALEDETTISSIMA PUTTA-

 

TUTTI PAZZI PER GIOSEFIN

(che ora si chiama Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So)


(La colonna sonora dei titoli di coda è gentilmente offerta dal mio amico Bo)

 

SCRITTO E DIRETTO DA

Ser Balzo e Giuseppina Scafandra

 

SOGGETTO ORIGINALE

Ser Balzo

 

PRODOTTO DA

EFP Fanfiction

 

 

CAST

 



GIUSEPPINA SCAFANDRA 

as 

Hope Crystal Jane Chantal Chanel Emma Charlotte Arya e Poi Non So

 

SER BALZO

as

l’Autore

 

HARRY EDWARD STYLES  

as 

Harry

 

LOUIS WILLIAM TOMLINSON 

as 

Louis

 

NIALL JAMES HORAN

as

Niall

 

LIAM  JAMES PAYNE

as 

Liam

 

ZAYN  JAWAAD MALIK

as

Zayn

 

JOSH DEVINE 

as 

Josh

 

GEORGE PHINEAS PERCIVAL ATTENBOROUGH III

as

il Riccio

 

JUSTIN DREW BIEBER

as 

l’Essere

 

PETER CAPALDI

as

Maresciallo Demonico Krumpf

 

JESSE ARTHUR MCCARTNEY

as

Dalek

 

KEVIN, JOE e NICK JONAS

as

Cuccioli di Godzilla

 

MILEY CYRUS

as

Miley

 

e con la partecipazione straordinaria di 

ALISON BRIE

as

Studentessa sfigata con l’apparecchio

 

 

 

CONSULENTE STORICO

Wikipedia

 

ASSISTENTI DI MR BALZO

L’evidente disagio mentale delle directioners e altri fandom

L’imbarazzante disagio degli utenti di Tumblr Italia

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ASSISTENTI ALLA PRONUNCIA DI MRS SCAFANDRA

Zerocalcare

The Pills

Comunità indigena di Ponte Milvio

Comunità indigena di Collina Fleming

Comunità indigena di Vigna Clara

 

SPECIAL THANKS TO

Il Peggio di EFP

 

 

 

 

© dal 2001, EFP (ww.efpfanfic.net). Creato da Erika.

 © dal duemilacredici, Ser Balzo (http://serbalzo.wordpress.com). Creato da Ser Balzo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 












«...te lo giuro, è davvero fico. È come tornare bambini!»

«Beh, se lo dici tu...»

«Poi è pieno di buoni sentimenti. E lui non è neanche armato: ha solo un cacciavite. Un cacciavite! Un eroe armato di un cacciavite dove mai l’hai visto?»

«Me lo devi proprio far vedere, allora.»

«Oh sì: non te ne pentirai.»

«Stasera hai da fare?»

«No, tu?»

«Liberissimo. Allora potremmo andare a mangiare da qualche parte, e dopo mi fai vedere qualche puntata. Che ne dici?»

«Andata!»

Liam ascoltava distrattamente i due ragazzi immersi in una fitta conversazione. Sbuffando seccato, girò una pagina del giornale che teneva tra le mani.

«“Abbiamo dato il massimo”... certo, come no. Buttati fuori dopo due partite, e questi ancora che vogliono Roy Hodg...»

Liam si bloccò. Qualcosa dietro il giornale aveva appena lanciato un timido squittio.

Un timido squittio maledettamente inconfondibile.

«Tu.»

Saldo sulle sue quattro zampette, il riccio lo fissava con i suoi piccoli occhietti neri.

Liam si guardò intorno con fare cospiratorio, poi si piegò verso l’animaletto.

«Che cosa vuoi ancora da me? Non ti è bastato tutto quello che hai fatto?»

Il riccio continuò a fissarlo, poi squittì gioiosamente e si alzò sulle zampe posteriori.

«Che fai, mi prendi per il cu...»

«Ehi, ma quello è un riccio? Oddio, che carino!»

A parlare era stata una ragazza dal viso tondo e un gran bel paio di floride guanciotte. Senza attendere risposta, si sedette sul tavolo davanti a Liam e avvicinò un dito al riccio. L’animaletto le afferrò l’unghia con le zampette anteriori, provocandole una risatina squillande. «Oddio, è adorabile. È tuo?»

«...mio?» borbottò Liam, ancora sconvolto da quella piega inaspettata degli eventi. «Veramente...»

Il riccio non attese che il ragazzo finisse la frase. Più svelto di un topo in trappola, si arrampicò sul braccio di Liam e si appollaiò sulla sua spalla, strusciando il musetto sul collo del ragazzo con fare adorante e sottomesso.

La ragazza batté le mani. «Oh cielo, l’hai addestrato tu? Ma sei bravissimo!»

«Io, ehm» boccheggiò Liam «...sì, credo di sì.»

«I miei complimenti, davvero!» La ragazza tolse la treccia con cui erano legati i suoi capelli castani dalla spalla. «Uffa, questa stupida cosa. Non la sopporto!»

«Beh... scioglitela, no?» disse Liam, cauto.

«Ah, magari potessi! Ma per lo stupido contratto devo andare in giro con questa stupida pettinatura finché non finiscono le stupide riprese!»

«Riprese? Tu sei... un’attrice?»

La ragazza ridacchiò di nuovo. «Perbacco, sei davvero simpatico! Posso offrirti da bere?»

«Oh no, ci mancherebbe. Ma potresti venire a cena con me, stasera.»

La ragazza fece una smorfia divertita. «Pizza?»

«Pizza.» Qualcosa nella testa di Liam ronzava. Dove aveva già visto quella ragazza? «Io sono Liam, comunque.»

«Jennifer, molto piacere.»

Liam le strinse la mano, poi improvvisamente i muscoli della mascella smisero di funzionare, spalancandogli la bocca in una smorfia di completo stupore.

«Jennifer... quella Jennifer?»

«Non so, penso di... sì?» disse la ragazza, vagamente confusa.

«Oh, wow, io...» Liam si lascio sfuggire una risatina nervosa. «Diamine, io... fico

La ragazza aggrottò le sopracciglia. «Tutto bene?»

Liam guardò la ragazza, poi il riccio, poi di nuovo la ragazza.

 

 

 

 







«Porca puttana, Jenny, non potrebbe andare meglio.»






 

Fin.

 

 

 

 

 

 

 

 

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