BECOMING HEROES - From The North Lands

di Judie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Sogno ***
Capitolo 2: *** Schegge di vetro ***
Capitolo 3: *** E se fosse veggenza? ***
Capitolo 4: *** Nella Sezione Proibita... ***
Capitolo 5: *** Il Segreto dei Weasley ***
Capitolo 6: *** Sotto Scacco ***
Capitolo 7: *** Prendere o lasciare entro tre ore ***
Capitolo 8: *** A Dumlow tra Presente e Passato ***
Capitolo 9: *** Una nuova realtà ***
Capitolo 10: *** Partire di nuovo ***
Capitolo 11: *** Un aiuto pericoloso ***
Capitolo 12: *** L'inquisizione ***
Capitolo 13: *** La fuga e il falò ***
Capitolo 14: *** Owpeln Grance ***
Capitolo 15: *** Arrivederci Inghilterra ***
Capitolo 16: *** Riposa in pace ***
Capitolo 17: *** Strade separate ***
Capitolo 18: *** L'ombra della battaglia ***
Capitolo 19: *** Non ho più paura ***
Capitolo 20: *** Addio ***



Capitolo 1
*** Il Sogno ***


BECOMING HEROES

 

BECOMING   HEROES

From The North Lands

 

 

 

Capitolo 1: IL SOGNO

 

 

Era un giorno come un altro…

 

Harry percorreva il corridoio, dirigendosi verso la sala dei trofei. Era piuttosto perplesso, da quella mattina Ginny insisteva perché quella sera la raggiungesse nella sala, dov’era stata messa in punizione dalla Professoressa Sprite.

 

A colazione Ginny lo aveva raggiunto al tavolo dei Grifondoro dove Harry stava facendo colazione con Ron e Hermione. Gli si era seduta accanto e si era messa a chiacchierare insieme a loro, finchè non aveva finito la sua porzione di porridge e prima di andarsene gli aveva sussurrato: “Sta sera dopo cena vieni nella sala dei trofei.”

 

Harry l’aveva guardata interrogativo “Perché? Cosa c’è nella sala dei trofei?”

 

Lei gli aveva strizzato l’occhio “Se vieni lo vedrai.” E si era alzata prendendo la sua borsa dei libri.

 

Così quella sera dopo cena, mentre Ron finiva i compiti e Hermione leggeva un libro accanto al fuoco in Sala Comune, si era defilato e si era diretto verso la sala dei trofei sotto il Mantello dell’Invisibilità per evitare di essere beccato da Gazza.

 

Arrivò davanti alla porta, gettò un ultimo sguardo alla Mappa del Malandrino e una volta sicuro che non ci fosse nessuno nei paraggi, si sfilò il Mantello e bussò. Sentì uno scalpiccio e un secondo dopo Ginny gli aprì la porta, con un fouler in testa, uno spolverino in mano e un sorriso sulle labbra.

 

“Dai entra, svelto!” disse lei tirandolo dentro.

 

“Mi vuoi spiegare cosa stai combinando?” chiese Harry arrotolando il Mantello e lanciandolo sulla sedia più vicina insieme alla Mappa. Ginny intanto chiuse a chiave la porta e si arrampicò sulla scala attaccata all’alto scaffale appoggiato alla parete in fondo.

 

“Vieni a vedere cos’ho trovato ieri sera mentre spolveravo gli annuari.”

 

“Cosa, gli annuari?” ripeté Harry sbalordito. Si avvicinò allo scaffale e lo osservò dal basso all’alto. Era stracolmo di libroni rilegati in pelle nera, mentre nei ripiani più alti erano sistemate in riga alcune vecchie pergamene ingiallite.

 

“Sì, dal primo anno dalla fondazione all’anno scorso, ci sono tutte le foto degli allievi. Pensa che nei primissimi annuari, al posto delle foto, ci sono delle bellissime incisioni medievali!” esclamò Ginny afferrando un librone posizionato nei piani più bassi. Scese i pioli con un salto e spalancò il volume sotto gli occhi di Harry “Guarda qua, li riconosci?”

 

Harry sorrise osservando le fotografie incollate alle pagine. Alcune sorridevano, altre agitavano la mano in segno di saluto, altre ancora facevano le boccacce. In ordine alfabetico erano state posizionate le foto di suo padre, di sua madre e di due giovanissimi Sirius e Lupin, dall’apparente età di diciassette anni

 

“Wow…” fece Harry

 

“E non solo… fatti due risate!” sorrise Ginny, voltando parecchie pagine e mettendogli sotto gli occhi le foto di Lucius Malfoy e di Piton, che gli scoccavano delle occhiate distaccate e altere.

 

“Bè, le facce da culo sono quelle di sempre” commentò Harry e risero entrambi.

 

“Ginny?”

 

“Uhm?”

 

“Da che ora è che sei qua?”

 

“Ehm… dalle cinque di oggi, praticamente dalla fine delle lezioni.” Rispose lei risistemando nel fouler un ciuffo di capelli che era scivolato fuori.

 

“E cosa ci fai qui a spolverare annuari e vecchie coppe ossidate alle nove di sera?”

 

Ginny arrossì leggermente e fece per aprire la bocca quando da dietro la porta si sentì bussare e qualcuno provò ad aprire la porta.

 

Entrambi si bloccarono di colpo.

 

“Signorina Weasley?” la maniglia prese di nuovo a muoversi su e giù “Signorina Weasley apra la porta!” chiamò la voce della professoressa McGranitt.

 

Ginny lanciò un’occhiata terrorizzata a Harry “Ti ha visto entrare?” sibilò strappando a Harry l’annuario e rimettendolo velocemente a posto.

 

“No!” sussurrò Harry prendendo in tutta fretta la Mappa del Malandrino e il Mantello dell’Invisibilità.

 

“Signorina Weasley??”

 

“Eccomi professoressa!!” Ginny spinse Harry verso la porta “Io ti tengo la porta aperta, tu esci ok?”

 

“Ok!” Harry si coprì in tutta fretta “Hey Ginny…”

 

“Sì?”

 

“Grazie per avermi mostrato le foto.”

 

Ginny fissò il punto in cui Harry era scomparso sotto il Mantello e sorrise “Di nulla. Ora sta’ pronto!” poi si affrettò ad aprire la porta mentre la McGranitt la chiamava ancora. Quando Ginny le aprì la porta le fece un sorrisone.

 

“Perché ti sei chiusa a chiave signorina Weasley?” chiese la McGranitt guardandola sospettosa e entrando nella stanza.

 

“Oh… ehm… sa com’è, per stare più sicura.” rispose Ginny passandosi da una mano all’altra lo spolverino e cercando si sembrare disinvolta, mentre le sembrò che Harry le fosse passato vicino per uscire dalla sala.

 

La McGranitt continuava a guardarla “Signorina Weasley?”

 

“Sììì?”

 

“Puoi anche chiudere la porta, io sono dentro ormai.”

 

“Ah sì, certo.” Fece Ginny affrettandosi ad accostare la porta.

 

La professoressa McGranitt fece un breve giro per la stanza poi si fermò a guardarla “Vedo che hai fatto un buon lavoro. La punizione è terminata… mi raccomando, la prossima volta vedi di comportarti meglio nei confronti dei tuoi compagni, hai capito? Ora puoi tornare al tuo dormitorio, senza deviazioni!”

 

Ginny annuì vigorosamente, si tolse il fouler dalla testa e appoggiò lo spolverino su una poltrona “Buona notte Professoressa!” e così dicendo si avviò verso la Torre Est.

 

La McGranitt fece per seguirla quando sentì un tonfo alle sue spalle. Si girò e vide una cornice si era staccata dalla parete ed era finita per terra. Si avvicinò e la raccolse, era la foto che era stata scattata tre anni fa poco prima che si concludesse il Torneo Tremaghi; erano ritratte la delegazioni di Beaubaxton e di Durmstrang insieme a tutti altri gli allievi di Hogwarts. Il vetro si era rotto nell’angolo in basso a sinistra della cornice, come se fosse stato colpito da qualcosa. La McGranitt osservò da vicino la frattura, che si trovava esattamente sopra l’immagine di Ginny Weasley che, sorridente, salutava abbracciata a due amiche.

 

“Che strano…” pensò la professoressa McGranitt. Con un colpo di bacchetta riaggiustò il vetro e riappese il quadretto alla parete, poi uscendo si chiuse la porta alle spalle.

 

 

**********************

 

 

Nello stesso momento a centinaia di chilometri di distanza…

 

In una stanza buia, con le finestre coperte delle spesse tende, su una poltrona di velluto rosso con le mani appoggiate sui braccioli, Lord Voldemort fissava davanti a sé l’uomo inginocchiato e incatenato in mezzo alla sala, trattenuto da tre Mangiamorte.

 

“Sai perché sei qui…?” chiese all’uomo davanti a lui con la sua voce sibilante.

 

Quello alzò la testa e ricambiò lo sguardo di colui che gli sedeva di fronte. Aveva occhi duri come il vetro, impassibili e sul volto un’espressione di totale crudeltà. L’infossatura degli occhi nel volto stretto e scarno era accentuata dagli zigomi alti, e la pelle olivastra era costellata di cicatrici.

 

“Non posso leggere nella mente degli uomini, posso solo tirare ad indovinare.” Rispose quello in tono beffardo.

 

“Bene… anche perché io so che tu puoi fare ben più che leggere nella mente… Ora, hai intenzione di scappare?”

 

“No. Mi avete portato qui… perché?”

 

“Perché io so che sei potente… più potente di tutti i Metamorfomagus mai esistiti.” Fece Voldemort con un ghigno sulle labbra.

 

“Voi mi offendete se mi comparate a un Metamorfomagus.” Rispose quello dando una scrollata alle catene che lo bloccavano.

 

“Hai ragione, ma io so di averti reso un grande servigio richiamandoti qui…” Rispose Voldemort sporgendosi verso l’uomo di fronte a lui “Dico bene… William Coldfog?”

 

L’uomo chiamato William Coldfog fece un leggero inchino con la testa e sogghignò maligno “Dite bene mio Signore, ero braccato e mi avete sottratto alla caccia. Vi devo la salvezza, questo mi rende vostro debitore.”

 

Voldemort scoppiò in una risata soddisfatta dando una pacca ai braccioli della poltrona e si alzò “Era proprio quello che volevo sentirti dire… perciò se ti faccio liberare dalle catene, non tenterai di scappare, vero?”

 

“Il mio debito mi lega a voi, sono un uomo d’onore…”

 

Con un’espressione soddisfatta Voldemort schioccò le dita e i tre Mangiamorte slegarono William Coldfog. Lui gli restituì uno sguardo malevolo e quelli si affrettarono ad allontanarsi.

 

“Non temere William Coldfog, ho subito pronto un modo con cui ti potrai sdebitare…”

 

William Coulfog si drizzò in tutta la sua statura “Sono il vostro servo… da subito.”

 

Il ghigno di Voldemort si allargò “Molto bene, allora ascoltami attentamente…”

 

 

***********************

 

 

Harry arrivò ansimante davanti al ritratto della Signora Grassa e si tolse il Mantello.

 

Stellasplendore” disse e il quadro scattò in avanti per farlo passare.

 

La sala comune era ancora abbastanza affollata, anche perché era ancora relativamente presto e dopo aver posato Mantello e Mappa nel Dormitorio, raggiunse Ron e Hermione che erano seduti sulle loro poltrone preferite davanti al fuoco.

 

“Ehi, avete finito di farvi due occhi così coi compiti?” esclamò sedendosi accanto a Hermione che lo guardò storto da sopra il libro che stava leggendo.

 

“Non è che se lo facessi anche tu ti farebbe male, sai?” replicò Hermione senza staccare gli occhi dalle pagine.

 

Ron alzò la testa della sua relazione di Trasfigurazione “Ehi ma dove sei andato? Mi hai lasciato da solo con questa pressata che non mi ha mollato un attimo!”

 

Hermione mise giù il libro e si sporse a guardare la relazione che Ron teneva sulle ginocchia “Bè almeno l’hai fatta come si deve!” poi si girò di nuovo verso Harry e lo guardò “Allora?”

 

Harry alzò le spalle “Sta mattina Ginny mi ha chiesto di raggiungerla nella sala dei trofei credo che fosse in punizione…” Ron alzò un sopracciglio “Mi ha mostrato l’annuario dell’ultimo anno di mio padre!” sorrise fra sé ricordando le foto.

 

Ron si appoggiò pensieroso allo schienale della poltrona “Cosa ci faceva mia sorella in punizione? Non è da lei… Chissà cos’ha combinato!”

 

Hermione riaprì il libro “Ha inondato di letame di Drago una Serpeverde” rispose con noncuranza.

 

“Eeeh??!” esclamarono stupefatti Harry e Ron.

 

Hermione riabbassò il libro e sorrise “Avete presente quella Serpeverde del suo anno che sbandiera sempre ai quattro venti di avere una villa nel Norfolk e almeno una cinquantina di Elfi Domestici al servizio della sua famiglia?”

 

Harry aggrottò la fronte nello sforzo di ricordarne il nome “Ehm… Grace Treward?”

 

Hermione annuì “Sì lei. Ieri erano ad Erbologia e credo abbia detto qualcosa sul fatto che la divisa di seconda mano di Ginny gli ricordava i vestiti dei suoi Elfi Domestici e che quindi sarebbe stata perfetta per aiutarli in casa sua… insomma gli ha dato della sguattera e così Ginny le ha rovesciato un secchio di letame di drago in testa.”

 

Ron alzò il pugno in segno di vittoria “Grande sorellina!”

 

“Però alla Sprite non è andata molto giù. Sapete, gli insegnanti hanno questa strana tendenza a intromettersi nelle discussioni tra studenti, quindi le ha affibbiato una settimana di punizione: lucidare e spolverare la sala dei trofei.” Concluse Hermione.

 

“Bhe, chiunque sommerge di merda un qualsiasi Serpeverde non dovrebbe essere messo in punizione, ma premiato con una medaglia!” fece Ron raccattando le pergamene e i libri di Trasfigurazione sparsi davanti a lui e mettendoli via nella borsa. “Mi sono rotto di fare i compiti, Harry ti va una partita a scacchi?”

 

Hermione si drizzò sulla poltrona “Ehi,dovete ancora finire i compiti!”

 

“Dai Hermione, basta! Concedimi una tregua, è tutta la sera che sgobbo!”

 

“Ma Harry…”

 

“I compiti li finiamo domani mattina ok? Dai Harry prendi la scacchiera.” Tagliò corto Ron sedendosi al tavolino più vicino.

 

Harry annuì e fece un sorrisetto “Sta volta me lo sento, ti faccio il culo!”

 

Ron gli rispose con un sorrisetto altrettanto strafottente “I bianchi sono miei. Tieniti pronto all’ennesima disfatta, Harry Potter!”

 

Hermione sbuffò e riaprì il libro borbottando “Irresponsabili…”

 

 

***********************

 

 

Nel suo letto Ginny si rigirava tra le coperte. Era da qualche giorno che si sentiva inquieta e aveva spesso giramenti di testa. Non era come quando aveva avuto quella brutta esperienza col diario di Tom Riddle, quando si sentiva svenire e poi si risvegliava in un posto senza sapere come… Questa volta era diverso. Le si sovrapponevano davanti agli occhi delle immagini, flash confusi che non riusciva a distinguere.

 

Si girò per l’ennesima volta e da dietro le cortine rosse intorno al letto sentì Eleanor Richardson e Rebecca Fidelh sbuffare nel sonno in un punto imprecisato alle sua destra. Si alzò e scostò le tende, sebbene fosse solo Aprile faceva già abbastanza caldo. Ginny si avvicinò alla brocca sotto alla finestra e si riempì un bicchiere d’acqua.

 

C’era quell’inquietudine che non passava? Tornò a letto e si mise a fissare il raggio di Luna che filtrava nella stanza e piano piano la sua mente si svuotò, facendola scivolare nel sonno.

 

Ginny si trovò a fissare una serie di persone. Li conosceva tutti ed erano chini su di lei, come se lei si trovasse in una specie di buco per terra e a separarli ci fosse uno spesso vetro. La più vicina a lei era sua madre china su quella specie di buco in cui si trovava Ginny, dietro di lei stava suo padre, poi c’erano Ron, Hermione e Harry. Dall’altra parte invece la osservavano i suoi fratelli, compresi Charlie e Bill che non vedeva dall’estate passata. Sembravano tutti molto addolorati e guardavano qualcosa che era alle spalle di Ginny.

 

“Ehi!! Ehi!!!” si ritrovò a gridare Ginny. Non capiva perché ma si sentiva angosciata, i suoi parenti ed amici si stavano allontanando, come se il buco stesse sprofondando. “MAMMA!!! PAPA’!!! Non mi lasciate qui!! TIRATEMI FUORI!!!” Ginny cominciò a battere su vetro sopra di lei “NO!!! Non lasciatemi qui!!! NOOO!!!”

 

Ad un tratto tutto intorno a lei prese fuoco e sentì centinaia di urla rimbombarle nelle orecchie. Tra le fiamme apparvero due occhi, neri come la notte. Ginny cercò di chiudere i suoi e urlò.

 

Si svegliò di scatto, fradicia di sudore. Le tende del suo letto si aprirono immediatamente e apparve la faccia preoccupata di Rebecca.

 

“Ginny!! Stai bene? Ti ho sentito urlare.” Le chiese Rebecca spostandole i capelli appiccicati alla fronte.

 

Ginny tremava leggermente, ancora scossa da quella sensazione angosciante che l’attanagliava. Si asciugò la fronte “S-si, sto bene… credo…”

 

“Hai avuto un incubo?”

 

“Uh uh… forse… forse ho mangiato qualcosa di pesante a cena…”

 

“Su, rimettiti giù. Io sto sveglia finchè non ti sei riaddormentata.” La rassicurò Rebecca, aiutandola a rimettersi sotto le coperte, ma vedendola ancora abbastanza scossa le accarezzò un braccio e le sorrise “Coraggio Gin. E’ passato tutto, era solo un incubo.”

 

Vedendo gli sforzi che faceva la sua compagna di stanza per tranquillizzarla, Ginny le sorrise e chiuse gli occhi, anche se in cuor suo sentiva che non era tutto passato.

 

 

*************************

 

 

Una settimana dopo…

 

Nel suo ufficio, Albus Silente sistemava l’ultima lettera arrivata via gufo da Guillermo Alvarez, il preside della Scuola di Magia spagnola El Coimbales, situata tra i bassi monti della Cantabria. In quel momento qualcuno bussò alla porta.

 

“Avanti!” esclamò allegramente il professor Silente.

 

La porta si aprì ed entrò la professoressa McGranitt con un sorriso “Mi hai mandata a chiamare Albus?”

 

“Sì, ho delle buonissime notizie!”

 

“Hai ricevuto l’ultima di Guillermo?” chiese la McGranitt avvicinandosi alla scrivania di Silente e sedendosi su una delle due sedie posizione di fronte.

 

“Certo Minerva, l’ho appena finita di leggere, arriveranno Giovedì sera. Certo che questa volta siamo riusciti ad organizzare tutto molto più velocemente, non trovi? I ragazzi saranno contenti, gli faremo proprio una bella sorpresa!” rispose Silente appoggiando allo schienale della sua poltrona con un sorriso soddisfatto.

 

“Proprio così! Allora questa notte faccio affiggere gli avvisi dagli Elfi?”

 

“Sì Minerva, così i ragazzi si potranno organizzare. Sai, sono rimasto molto sorpreso quando una settimana fa Guillermo mi ha spedito la proposta dello Scambio Internazionale… tutta via dopo il terribile episodio del torneo Tremaghi, era giusto che i nostri ragazzi facessero un’esperienza piacevole, senza traumi.”

 

“Hai assolutamente ragione e poi Guillermo è una persona straordinario, ti ricordi tutte le volte con cui ha collaborato con Hogwarts?”

 

Silente annuì “Me lo ricordo eccome, tutte quelle volte che abbiamo accolto i suoi allievi più dotati… E mi comunica che anche quest’anno hanno frequentato molti studenti davvero validi. Dice che non vede l’ora di farceli conoscere Davvero un uomo meraviglioso! Avranno molto da trasmettere ai nostri ragazzi…”

 

“Bene, allora è deciso. A dopo Albus!”

 

 

************************

 

 

Harry entrò nello spogliatoio dietro il campo di Quidditch e vi trovò Ron, Seamus Finnigan, Dean Thomas che si stava cambiando. Tutti gli rivolsero un cenno di saluto.

 

“Dov’è il resto della squadra?” chiese appoggiando la sua borsa su una panca vicino a Ron.

 

“Andrew e Jack sono andati a prendere le palle.” rispose Seamus che si stava infilando la casacca della divisa.

 

“E Ginny?” chiese a Ron.

 

“E’ in infermeria, è una settimana che ci finisce in preda ai mal di testa.” Rispose Ron finendo di sistemarsi i guanti.

 

“Bhe, nell’ultima settimana ha già saltato gli ultimi due allenamenti… Non può aspettarsi che vinciamo la finale se continua a mancare!” sbottò Harry cominciando a cambiarsi anche lui.

 

“Allora vai a parlarle, io sono talmente in dietro con ripasso per i M.A.G.O. che non ho nemmeno il tempo di grattarmi in testa.”

 

“Va bene, ci vado dopo l’allenamento.” Poi Harry si rivolse a Jack Sloper e a Andrew Kirke, i due battitori, che in quel momento stavano entrando nello spogliatoio, tenendo uno per parte la cassa delle palle “Avete visto se c’è qualcuno fuori sugli spalti?”

 

“Sì, i soliti idioti di Serpeverde che si divertono a rompere i coglioni ogni volta che ci alleniamo.” Rispose Jack lanciando andare pesantemente la cassa.

 

“Forse credono che questo gli aiuti a prevedere le nostre tattiche…” aggiunse Seamus prendendo la sua scopa “Che idioti… e per di più abbiamo perso i nostri pochi sostenitori… anzi oserei dire l’unico. Hermione ci ha abbandonati.”

 

Harry si voltò di nuovo verso Ron “Perché? Dov’è andata Hermione?”

 

Ron scrollò le spalle “Da Ginny, dice che ha bisogno di qualcuno che le stia costantemente vicino.”

 

Harry non capiva cosa fosse successo a Ginny. Dall’ultima volta che l’aveva vista nella sala dei trofei sembrava allegra come al solito, ma da una settimana a quella parte era diventata strana, insolitamente silenziosa. Senza contare che era in infermeria un giorno sì e l’altro pure.

 

“Non importa, ce la caveremo anche senza lei. Forza, sulle scope! La finale deve essere nostra!” tagliò corto Harry.

 

“Agli ordini capitano!” esclamarono in coro Seamus e Dean.

 

 

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Voilà!! Concluso il primo capitolo!!

Se non fosse stato per milioni di interruzioni avrei finito anche prima, comunque…

Wow come sono emozionata, la mia prima FF… non so se sono riuscita ad essere abbastanza coinvolgente ma d’altronde è solo il primo capitolo… lo sapete che il meglio arriva dopo!

Quindi se volete sapere come mai Ginny si comporta così e come andrà questo Scambio Internazionale (qualcuno di voi l’ha mai fatto?? Io sono stata in Lussemburgo e in Lituania e ho conosciuto un sacco di gente da tutto il mondo, è stata l’esperienza più bella della mia vita!) non dovete far altro che continuare a leggere!!

 

Ovviamente ringrazio con tutto il mio cuoricino coloro che hanno recensito “CHE NE SARA’ DI NOI” :

 

Pervinca, Riley (tesoro, la tua FF è sempre più bella!!), AvaNa Kedavra e Elros

 

… un saluto speciale a tutti gli iscritti alla Mail List del Gruppo “Il Fantastico Mondo di Harry” – siamo tantissimi e vi adoro tutti!! (Omaggi alla Moderatrice Nenè!)

 

E per finire, ma non per ultimi, GRAZIE a tutti quelli che spenderanno mezz’oretta del loro tempo per leggere questa FF!!

UN BACIONE,

*Giulia*Judie*

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Capitolo 2
*** Schegge di vetro ***


Capitolo 2: SCHEGGE DI VETRO

Capitolo 2: SCHEGGE DI VETRO

 

 

Sotto supplica di Ginny ed eccezionalmente per quel pomeriggio, Madama Chips aveva aperto le tende che coprivano le finestre dell’infermeria. Attraverso queste, la ragazza riusciva a vedere il campo di Quidditch dal letto in cui stava, anche restando sdraiata. In quel modo avrebbe potuto seguire l’allenamento, anche se non poteva prendervi parte, ed era esattamente quello che Ginny stava facendo.

 

Proprio in quel momento sei figurine con in mano altrettanti manici di scopa, uscirono dalla porta degli spogliatoi e si alzarono in volo. Una di loro andò a posizionarsi davanti ai tre anelli, due armeggiavano con una scatola scura, altre due presero a sorvolare il campo, mentre la sesta si era portata più in alto di tutte e gesticolava verso le altre cinque.

 

Come vorrei allenarmi con loro… Harry sarà furioso con me perché ho già mancato due allenamenti… pensò Ginny tristemente. Stare lì ferma in quel letto non era esattamente quello che avrebbe voluto fare in quel momento, ma dopo il quarto svenimento durante le lezioni nell’ultima settimana e le profonde occhiaie a causa delle notti in bianco, Madama Chips l’aveva costretta a fermarsi definitivamente in infermeria per scoprire le cause dei suoi malesseri.

 

Uffa… pensò di nuovo Ginny sbuffando, quel ricovero si stava trasformando velocemente in una penosa reclusione. Fece vagare lo sguardo per la sala in cerca di qualcosa da fare. Il suo era l’unico letto occupato dell’infermeria, posò lo sguardo sul comodino accanto a lei. Era ingombro di fazzoletti usati, di alcuni testi e pergamene che le sue compagne le avevano portato per mettersi al pari coi compiti e alcuni libri che Hermione le aveva imprestato i giorni passati.

 

Ad un tratto qualcuno bussò e Hermione fece capolino da dietro la porta.

 

“Ciao! E’ permesso?” chiese allegramente avvicinandosi al letto.

 

“Ehi, ciao Hermione! Finalmente oggi qualcuno si è ricordato di me!” esclamò Ginny sporgendosi dal materasso e abbracciando la sua amica “Hai lasciato sguarnite le gradinate rosso-oro per l’allenamento? Gli altri non saranno molto contenti!”

 

“Oh bè, per una volta sopravvivranno anche senza di me. Allora? Come stai?” disse Hermione sedendosi sulla poltroncina vicino alla branda.

 

Ginny si lasciò andare contro il cuscino “Uff, non ne posso più di restare segregata qui! Eppure mi sento bene, non ho giramenti e sta notte ho dormito bene, senza incubi.”

 

Hermione si sporse verso di lei “Incubi? Hai avuto degli incubi? Non me l’avevi detto.”

 

Ginny abbassò lo sguardo e fece una smorfia “Di giorno cerco di non pensarci e men che meno quando ricevo visite.”

 

“Vuoi parlarmene?” Hermione le prese una mano “Coraggio, non ne parlerò con nessuno, te lo prometto… “ e le fece un sorriso incoraggiante “Lo sai, mi conosci.”

 

Ginny fece per aprire la bocca, ma esitò un momento “E’ cominciato tutto circa una settimana fa. I mal di testa, gli svenimenti, gli incubi… a volte è come se alla mia vista si sovrapponesse quella di qualcun altro e vedo… delle cose… scene orribili.”

 

Hermione si morse il labbro inferiore “Oh Gin… mi dispiace… Credi che sia più o meno la stessa cosa che è capitata a Harry due anni fa?” Hermione abbassò la voce “Come quando aveva gli incubi su Voldemort?”

 

Ginny scosse il capo “No, ne sono sicura… Io non c’entro niente con Tu-Sai-Chi. Sembrano piuttosto ricordi… ma mi compaiono davanti agli occhi, in ogni momento e in qualsiasi occasione. Mentre sto mangiando, mentre faccio i compiti, mentre parlo con qualcuno… E poi ci sono gli incubi…”

 

Hermione le strinse la mano più forte “… Sì?”

 

“Il primo è stato circa una settimana fa, mi ricordo solo un paio d’occhi…” Ginny si fermò un attimo e chinò lo sguardo “Non ho mai visto degli occhi così… traboccavano malvagità e perversione…” deglutì “Quegli occhi li ho rivisti due notti dopo. E’ stato l’incubo peggiore… Ho visto un uomo, l’ho visto chiaramente. Era alto… con dei capelli scuri lunghi fin sulle spalle, il viso pieno di cicatrici… e quegli occhi… gli stessi, orribili, occhi, diabolici…”  scandendo le parole. Guardò Hermione che la stava fissando immbile.

 

Hermione fece per aprire la bocca per dire qualcosa, ma le parole le morirono in gola. Si sentiva malissimo. Per la prima volta nella sua vita non sapeva cosa dire.

 

“Hermione, io non so che mi sta succedendo...” la voce di Ginny era carica di tristezza. Ad un tratto si portò le mani alla testa e si piegò in avanti. Davanti ai suoi occhi serrati apparve un’immagine sfocata: un braccio che reggeva una specie di bastone sembrava aver perso il controllo dei movimenti…

 

“Ginny? Ginny cos’hai?” la voce di Hermione sembrò rimbombarle nelle orecchie.

 

Il mal di testa aumentava di forza mentre un’altra immagine le sfrecciò davanti: il bastone fece un brusco movimento e si abbatté sul suo viso, mentre un fitta più forte le strappava un gemito. Quando Hermione l’afferrò per le spalle, Ginny sembrò tornare alla realtà. Alzò gli occhi sul volto preoccupato di Hermione e si tirò su, sbattendo le palpebre. Il mal di testa sembrava svanito.

 

“Ginny… dio mio che spavento, stai bene?”

 

“Sì… decisamente…” si tastò la tempi a destra. Niente, come se fosse successo niente “Mi è passato… è stato un altro attacco.” Abbandonò nuovamente la schiena sul cuscino “Pensavo mi fosse passata…”

 

“Senti, vuoi che chiamo Madama Chips?” le chiese Hermione facendo per alzarsi.

 

“No no! Sto bene, davvero!” Ginny allungò una mano per farla sedere di nuovo “Non vedi come sono arzilla?” e per rassicurarla le fece un largo sorriso e le fece la lingua.

 

Hermione sorrise a sua volta e si risedette “Bè, ma almeno lo sai cosa ti è preso? Madama Chips ha scoperto qualcosa? Non sarà mica meningite?”

 

Ginny scosse la testa “No, Madama Chips è sicura che i virus non c’entrano… non so proprio che dirti, ma una cosa la so: non ne posso più di stare qua! Madama Chips è una fissata” disse accennando con la testa all’ufficio dell’infermiera di Hogwarts e abbassando il tono della voce “Se non mi viene a controllare ogni cinque minuti non sta tranquilla… se solo ci fosse qualcun altro qua con me, potrebbe torturare anche un po’ lui…”

 

Hermione rise e proprio in quel momento la porta si spalancò e entrò Ron, pallidissimo e col fiatone.

 

“Madama Chips!!” chiamò guardandosi intorno disperatamente .

 

Hermione e Ginny sussultarono.

 

“Ron! Cosa c’è??” fece Hermione andandogli incontro.

 

“E’ per Harry!! Si è fatto male, sanguina… è proprio grave!”

 

In quello stesso istante Madama Chips emerse di corsa dal suo ufficio.

 

“Signor Weasley! Cosa sta succedendo?” chiese tutta infervorata.

 

“Al campo di Quidditch presto! Harry si è fatto molto male!! E’ intervenuta subito Madama Bumb, ma non abbiamo potuto spostarlo, ci vuole una barella!””

 

“Arrivo subito signor Weasley, precedimi al campo.” rispose Madama Chips tornando di corsa nel suo ufficio per prendere il necessario.

 

Con aria spaventata Ginny scese dal letto e raggiunse il fratello “Ron, cosa si è fatto Harry???”

 

Ron sospirò e si passò una mano tra i capelli “Ci stavamo allenando e… bè, Jack Sloper non è esattamente nato per fare il battitore…”

 

Ginny sbarrò gli occhi “Non dirmi che…”

 

Ron annuì cupo “L’ha preso in pieno e… gli occhiali di Harry sono andati in frantumi…” deglutì e chiuse gli occhi come per scacciare la scena che aveva visto “C’è sangue dappertutto!” aggiunse guardandola negli occhi.

 

Hermione si teneva una mano sulla bocca, allucinata dalla notizia. Poi prese Ron per la manica della casacca.

 

“Portami da Harry.”

 

Si diresse di corsa verso la porta dell’infermeria seguita da Ron, Ginny fece per seguirli, ma lui la bloccò.

 

“No Gin, tu resta qui.”

 

“Voglio venire anch’io!” insisté lei facendo un passo avanti.

 

“No, potresti stare male mentre sei fuori dall’infermeria e saresti d’impiccio. Tra poco lo porteranno qui, non preoccuparti…”

 

 

***********************

 

 

Hermione scese le scale correndo seguita da Ron, voleva essere al fianco di Harry il prima possibile. Arrivarono al campo che erano già accorsi un sacco di studenti e dal mezzo della folla venivano delle grida di dolore.

 

Ron e Hermione si fecero largo tra la folla a gomitate e quando lei vide Harry che si contorceva con le mani sugli occhi, si sentì ghiacciare dentro. Harry aveva le mani sporche di sangue e la montatura dei suoi occhiali giaceva scomposta vicino a lui mentre Madama Bumb cercava di trattenerlo. Si appese alla manica della divisa di Ron, senza riuscire a staccare lo sguardo da Harry.

 

In quel momento arrivò Madama Chips che si fece largo tra gli studenti accalcati e si inginocchiò accanto a Harry. Aiutò Madama Bumb a far stare Harry sdraiato e presa la bacchetta, la puntò in direzione degli occhi di Harry mormorando un incantesimo per alleviare il dolore. Piano piano Harry smise di urlare e dimenarsi e si rilassò sulla schiena, ansimando.

 

Madama Chips fece comparire una barella e con l’aiuto di Madama Bumb, caricò sopra Harry e con un incantesimo di Locomozione, trasportò la barella fuori dal campo. Ron e Hermione li seguirono .

 

“Harry…? Harry, mi senti?” gli chiese piano Hermione prendogli delicatamente la mano.

 

Harry gemette sommessamente e spostò leggermente la testa verso di lei.

 

“Hermione… ?”

 

“Sì, ascoltami ti stiamo portando in infermeria… c’è anche Ron qui.”

 

“Su Harry, tieni duro… Madama Chips ti rimetterà in sesto in un attimo, vedrai!” Ron alzò lo sguardoverso l’infermiera “Non è così?”

 

Madama Chips lo guardò con uno sguardo preoccupato “Per ora la prognosi è riservata signor Weasley, ma il signor Potter è forte e ce la farà, non è vero signor Potter?”

 

Entrarono di corsa in infermeria, Ginny venne loro incontro e li aiutò a sistemare Harry nel letto di fronte al suo. Madama Chips li fece allontanare e si chinò su Harry per portargli i primi soccorsi. Poi si rivolse a Ron che, vicino a Ginny e a Hermione, guardava Harry disteso immobile sul letto dell’infermeria.

 

“Diverse schegge di vetro hanno danneggiato gli occhi del signor Potter… potrò curarlo, ma ci vorranno un paio di giorni di convalescenza" spiegò in tono pratico "Signor Weasley, ora sono certa che tu e la signorina Granger sarete così gentili da mandarmi la professoressa McGranitt per avvisarla del ricovero del signor Potter.”

 

“Quando potremo passare a trovarlo? Stasera?” chiese Hermione.

 

“Sarebbe meglio se passaste domani, il signor Potter ha bisogno di riposare.”

 

Entrambi annuirono, poi Hermione si voltò verso Ginny che ancora guardava sgomenta verso il letto di Harry.

 

“Su, torna a letto. Ora Harry è in buone mani.”

 

Ginny guardò Hermione e poi Ron torcendosi le mani “Cosa posso fare per aiutarlo?”

 

Ron le diede una pacca affettuosa “Per ora nulla, ma vedrai che appena si riprende potrai fargli compagnia!”

 

“E nel frattempo?”

 

Hermione lanciò un’occhiata comodino vicino al suo letto.

 

“Bè, tanto per cominciare potresti riordinare questo casino.” le rispose con un sorriso incoraggiante.

 

Ginny annuì e tornò a letto.

 

“Hermione, questi puoi riprenderli, li ho già letti…” le disse indicando alcuni libri in bilico su un angolo del comodino.

 

“Ok, allora questi vengono con me.” Hermione prese in braccio i libri “Ciao Ginny, ci vediamo domani!” detto questo uscì dall’infermeria seguita da Ron.

 

 

***********************

 

 

“Waaaan… direi che anche per sta sera ho dato abbastanza.” Dichiarò Ron spalancando la bocca in uno sbadiglio. Erano quasi le undici e lui e Hermione sedevano in Sala Comune, finendo un difficile tema di Pozioni sulle Pietre Lunari e i loro usi.

 

Hermione smise di sfogliare il libro di pozioni che aveva davanti e lanciò uno sguardo sulla pergamena di Ron “Guarda che non hai finito, Piton ti affibbierà un altro ‘Scadente’ se gli consegnerai quella roba striminzita.”

 

Ron la guardò speranzoso “Questo significa che vuoi farmi copiare il tuo tema?”

 

“Scordatelo.” Gli ripose Hermione abbassando la testa sul suo compito e riportando quello che aveva trovato sul libro.

 

“Allora rischierò…” disse Ron posando piuma e calamaio nella borsa “Vado a letto, non ho ancora fatto i miei esercizi quotidiani.”

 

Hermione alzò di nuovo lo sguardo su Ron “Ancora con questa storia? Ron, ti ho ripetuto un milione di volte che fare addominali e flessioni prima di coricarsi non fa bene, dormi male e la mattina a lezione non capisci niente! La scuola è più importante del Quidditch! Tra meno di tre mesi ci saranno i M.A.G.O. e ti ricordo che devi ancora recuperare alcuni voti.”

 

“E io ti ricordo che non sei mia madre” sbottò Ron “la vuoi finire con le ramanzine? E poi per un Portiere è importante irrobustire i muscoli, non vedi che me ne sono venuti un bel po’?” e con sorriso orgoglioso si tirò su una manica della camicia e piegò il braccio.

 

Alcune ragazzine del terzo anno che si stavano dirigendo verso i dormitori videro Ron da lontano e cominciarono a gesticolare nella sua direzione in modo esplicito, scosse da risatine di apprezzamento.

 

Hermione lanciò un’occhiata al gruppetto e sbuffò “Sì certo, ti diverti a metterti in mostra eh? Continua pure a fare l’esibizionista, ma non sperare che ti aiuterò durante gli esami… Con questa fissa del quidditch tu e Harry…” al nome del loro amico in infermeria Hermione si bloccò e abbassò lentamente lo sguardo.

 

Ron tornò serio. Si srotolò la manica e le posò una mano sulla sua “Starà bene Hermione, non ti preoccupare... Ora dai, vai a riposarti anche tu.”

 

Hermione gli fece un piccolo sorriso e annuì “Ok... in effetti ho un pò sonno..." guardò le pergamene sparse sul tavolo davanti a lei "A Piton basteranno tre pergamene per il tema?”

 

Ron le sorrise a sua volta “Secchiona che non sei altro...”

 

In quel mentre Neville li raggiunse di corsa al tavolo.

 

"Ragazzi! Non starete andando a letto? Vi prego dovete aiutarmi! Ho..."

 

"...fuso il tuo millionesimo calderone?" lo precedette Hermione.

 

"...dimenticato una orribile caricatura di Piton in aula Pozioni?" azzardò Ron.

 

"...smarrito il tuo rospo?"

 

"...dimenticato la parola d'ordine?"

 

"No, no" li interruppe Neville scuotendo la testa "ho perso il mio tema sugli usi della Pietra Lunare e ho pensato che potevate darmi una mano a riscriverlo! Vi prego, vi scongiuro, Piton mi ucciderà!!"

 

Hermione emise un sospiro di rassegnazone "E va bene Neville, siediti qui... Tanto anche Ron deve finire il suo, non è così Ron?"

 

Ron le lanciò un'occhiataccia ma si rimise seduto "Già... dai Neville, prima andiamo a dormire e meglio è!"

 

"Grazie ragazzi, siete davvero i miei salvatori, vi devo un favore!!"

 

"Uno? Almeno dieci..." borbottò piano Ron in modo che solo Hermione lo potese sentire.

 

 

***************************

 

 

Quando la cicatrice gli diede una forte fitta, Harry si svegliò e intuì che fosse notte fonda. Anche se il dolore alla cicatrice ormai lo tormentava costantemente da due anni, da una settimana a quella parte gli stava facendo più male del solito. Insieme a quello della cicatrice, sentì un leggero fastidio agli occhi e improvvisamente si ricordò del pomeriggio precedente. Si tastò piano la faccia e sotto le dita sentì le bende premute contro le palpebre. Madama Chips doveva avergli pulito il viso e medicato gli occhi, poi glieli aveva bendati strettamente per lasciarli chiusi finchè non fossero totalmente guariti.

 

Sì rigirò sul fianco e cercò di rimettersi a dormire, quando da un punto imprecisato dietro di lui gli parve di sentire qualcuno che si agitava convulsamente tra le coperte e si lamentava nel sonno.

 

"No... fermo... vai via... no..."

 

Harry riconobbe la voce di Ginny, che improvvisamente si mise a piangere. Alzò la testa dal cuscino e rimase in ascoltò. Ginny cominciò ad agitarsi e a piangere più forte. Con tutta la velocità che gli era consentita dai suoi occhi bendati, Harry scese dal letto e raggiunse quello di Ginny guidato dal suo pianto. Allungò le mani e la cercò sul letto.

 

"Ginny?" trovò le sue spalle e le diede una scrollatina. Vedendo che non si calmava Harry la scosse con più forza. Con un urlo Ginny si svegliò di soprassalto.

 

"H-harry..." balbettò ancora scossa dai sighiozzi. Lo guardò attraverso i raggi che filtravano dalla finestra dell'infermeria, aveva gli occhi coperti da bende e il resto del viso contratto in un'espressione preoccupata.

 

Harry sentì che Ginny stava tremando "Ginny stai bene? Hai avuto un incubo?"

 

Lei gli buttò le braccia al collo "Orribile..." continuò in lacrime.

 

"Ehi ehi, stai tranquila, è passato tutto" cercò di calmarla Harry sedendosi accanto a lei "Cos'hai sognato?"

 

"Quell'uomo... questa volta ero io... mi ha sgozzata... mentre ero a letto!!" spiegò Ginny tra i singhiozzi.

 

Harry non sapeva cosa fare, ma le diede delle piccole pacche sulla schiena "Qui non c'è nessun uomo, ci sono solo io... e Madama Chips che dorme di là..."

 

Ginny si staccò da lui e si asciugò le lacrime "Scusami... ma quando faccio questi incubi, è come se li vivessi davvero..." prese fiato e si girò verso l'ufficio di Madama Chips dal quale proveniva una debole luce, evidentemente non si era accorta di nulla. Guadò di nuovo Harry "Perdonami, non volevo svegliarti."

 

Harry sorrise "Non preoccuparti, ero già sveglio." indicò le bende "Ogni tanto mi danno un pò di fastidio."

 

Ginny vide che lui teneva la testa leggermente bassa, gesto tipico di chi non vede ma ascolta e si sentì stringere il cuore di compassione per quello che era capitato a Harry. Gli sfiorò le bende facendo attenzione a non fargli male, lui se ne accorse e voltò leggermente la testa verso la sua mano tesa.

 

"Ron mi aveva detto che eri in infermeria, volevo venire anche per parlarti per gli allenamenti ma sai... coi M.A.G.O e tutto il resto..."

 

Ginny fece un piccolo sorriso "Non scusarti, ora ci sei, no?" la presenza di Harry aveva fatto sparire in attimo l'angoscia che gli lasciavano sempre addosso i suoi incubi.

 

"Bè, in infermeria avrei preferito venirci da sano... e poi non capisco, voi ragazze avete sempre la tendenza a piangermi sulla spalla e io non so mai cosa fare con voi."

 

Ginny rise "Già, mi ricordo che Cho ti piangeva sempre addosso."

 

"E' tutta colpa di Hermione, aveva promesso che mi avrebbe scritto un libro su come fare con voi ragazze e invece... niente!"

 

"Per questa volta ti perdono." gli rispose Ginny sorridendo, poi fece un grosso sospiro "Grazie Harry."

 

Anche se non poteva vederla, Harry alzò la testa verso il punto da cui sentiva provenire la sua voce "Grazie per cosa?"

 

"Mi hai fatto stare meglio. Sono sempre sola quando mi sveglio dopo gli incubi e... è stato un sollievo vedere qualcuno accanto a me."

 

Harry fece spallucce "Direi che è il minimo dopo tutte quelle volte che mi hai aiutato tu il quinto anno."

 

Ginny arrossì "L'ho fatto con piacere, sei mio amico no?"

 

Harry le sorrise ancora e sollevò lentamente la mano cercando la sua guancia "Spero che Madama Chips riesca a guarirti presto."

 

Sempre più rossa Ginny lo guardò di nuovo, i capelli corvini che ricadevano sulle bende spettinati come al solito, le labbra curvate in un piccolo, dolce sorriso sei mio amico o forse qualcosa di più? Deglutì "Lo stesso vale per te... lo- lo spero tanto anch'io."

 

"Ginny senti... prima mi hai detto che hai sognato un uomo..." cominciò Harry "Non è che per caso era... Voldemort?"

 

Ginny scosse il capo "No, non lo so, ma non credo! L'uomo che vedo io è sempre armato di pugnale e non gli ho mai visto la bacchetta in mano... Tutto quello che mi ricordo di lui sono i suoi occhi sono terribilmente vuoti e la croce rovesciata tatuata sul suo petto..."

 

In quel momento Madama Chips uscì dal suo ufficio, richiamata dalle voci "Signor Potter, cosa ci fai sul letto della Signorina Weasley?? Torna subito sotto le coperte!" si avvicinò al letto di Ginny e le tastò la fronte "Sei di nuovo fradicia di sudore..." le tastò il polso "Hai avuto un altro incubo?" Ginny annuì "Ieri sera non hai preso la Pozione e hai visto che è successo di nuovo? Voglio che la prendi tutte le sere, intesi?" poi accompagnò Harry al suo letto "Signor Potter, non devi alzarti per nessun motivo finché non ti toglierò le bende, è chiaro? Non voglio curati anche i lividi." Tornò da Ginny e le fece bere la Pozione per dormire senza incubi, poi tornò nel suo ufficio.

 

Dal suo letto Harry guardò verso quello di Ginny, la vide fargli un cenno di saluto e riaccoccolarsi sotto le coperte. Tutta avvolta dalle lenzuola le ricordò tanto un cucciolo abbandonato in cerca di protezione e le fece tanta tenerezza; rispose al saluto e anche lui si tirò su le coperte, mettendosi a pensare. Il fatto che Ginny che stava male, tutti gli incubi che continuava ad avere e la sua cicatrice che faceva i capricci più del solito non erano certo buoni segni... che Voldemort stesse tramando qualcosa?

 

 

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La mattina dopo a colazione Ron imburrava imperterrito una fetta di pane tostato dietro l’altro, facendoli sparire in un boccone.

 

Hermione, seduta accanto a lui lo guardava allibita “Ma quanto mangi? Lo sai che sei una fogna? Se continui così la tua scopa non riuscirà più ad alzarsi da terra.”

 

Ron le diede una pacca sulla schiena “Eh dai Hermione, quest’anno ho davvero bisogno di tutte le energie che gli Elf… ehm che la mensa può offrire! E’ l’anno dei M.A.G.O. e tutto questo stress accumulato mi sta sciupando!” precisò con la bocca piena, sputazzando pezzi di pane tutt’intorno.

 

Hermione gli restituì uno sguardo scettico e un po’ schifato, ma non aggiunse nulla.

 

"Hai letto l'annuncio appeso in bacheca in Sala Comune?" le domandò Ron, riempiendosi un bicchiere di Succo di Zucca.

 

"Sì, ma la cosa mi sembra strana. L'anno del Tremaghi ci avevano avvisati un sacco di tempo prima, questa volta ci hanno dato tre giorni di anticipo... devono averlo organizzato in pochissimo tempo e io so che per combinare uno Scambio Internazionale ci vogliono almeno un paio di mesi se non di più!"

 

"Certo che se tu non trovi il problema in ogni cosa non sei contenta eh? Ma perché per una volta non ti rilassi e non ti godi le cose tranquillamente? Mi sembra che l'ultima volta tu ti sia divertita parecchio a conoscere studenti stranieri, o mi sbaglio?" le rispose Ron in tono tagliente.

 

Hermione arrossì leggermente ma non si scompose "Io ho solo fatto quello che avviene durante uno Scambio, ho semplicemente fatto amicizia con  gente nuova e non ho passato un anno a lasciare bave per i corridoi come faceva qualcuno di mia conoscenza ad ogni apparizione di Fleur Delacour."

 

"Non so di chi parli." la rimbeccò Ron bevendo tutto d'un fiato il suo Succo, anche se aveva assunto una leggera colorazione vermiglia.

 

"Ad ogni modo credo proprio che se Silente ha fatto appendere gli annunci, ci si possa fidare e inoltre..."

 

In quel momento arrivarono di corsa al tavolo Seamus Finnegan e Dean Thomas interrompendola bruscamente.

 

“Ehi ci avete lasciato qualcosa?” proruppe Seamus lanciandosi seduto accanto a Ron e alludendo alla marea di briciole attorno al suo piatto.

 

Dean si sistemò vicino all’amico “Non abbiamo sentito la sveglia. Certo che potresti anche darti la pena di darci una scollata la mattina eh?” disse rivolto a Ron e avvicinandosi tutti i piatti a portata di mano.

 

Hermione gli lanciò un occhiataccia e sbuffò “Comunque io stavo parlando…” ma loro sembravano non averla sentita.

 

Seamus si riempì un bicchiere e lo tracannò in un fiato.

 

"Hai letto gli avvisi in bacheca sta mattina, Ron? Una scuola spagnola! Wow, non vedo l'ora! Le ragazze mediterranee sono sempre molto aperte a nuove amicizie" concluse con una strizzata d'occhio.

 

"Già, anche se non vi sembra strano? Hanno fatto presto a organizzare tutto!" aggiunse Dean trangugiando il suo porridge alla velocità della luce.

 

Hermione si sporse verso Dean con un’espressione scocciata “Gliene stavo parlando io, se voi due non foste arrivati con la leggerezza di un mandria di bufali!”

 

"Ehi Hermione, non sei contenta della novità? Che dici, te lo trovi anche tu un altro Victor Krum in versione spagnola con cui razzolare?"

 

Hermione lo fulminò con lo sguardo "IO non cerco alternativi Victor Krum e soprattutto NON razzolo." replicò tagliente. Finì l’ultimo pezzo della sua mela e si alzò “Forza Ron, dobbiamo muoverci o faremo tardi a Difesa contro le Arti Oscure e oggi Lupin comincia l’ultimo argomento del programma!” tolse il coltello da burro dalle mani di Ron e lo spinse in piedi “Su pelandrone, basta strafogare, muoviti!”

 

Ignorando le proteste di Ron, Hermione gli cacciò la borsa in mano e si avviò verso l’uscita della Sala Grande.

 

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Eccomi!! Scusate infinitamente il ritardo nell'aggiornare ma ho avuto qualche problemino con il nuovo hard disk che avevo comprato e quindi...

Vi è piaciuto il secondo capitolo? E' un pò di transizione ma si avvicina il momento dell'arrivo degli spagnoli... e non solo... ok basta non voglio anticiparvi troppe cose. Un grazie speciale a tutti coloro che hanno recensito:

 

 

ELISABETTA: Ti ringrazio molto!! I complimenti fanno sempre bene! ^_- Spero che continuerai a leggere!

 

ANGELE87: Sono felicissima che ti sia piaciuto il primo capitolo, io adoro le storie che hanno una trama misteriosa che non viene svelata prima del tempo! E' in assoluto la mia prima FF quindi è solo la prima esperienza, speriamo di imparare... spero che continuerai a leggere, ho in mente molte cose interessanti!! Un kissss!!

 

AVANA KEDAVRA: Tesora!! Ti ringrazio moltissimo per la fiducia... i precedenti? Oddio... devo mettere le mani in alto? Ke ho fatto??!? ^_^ skerzo! Le coppie sono proprio Ron/Herm e... bè in teoria Harry/Ginny ma... vedrai in seguito, non voglio anticiparti troppe cose! Hai ragione, all'inizio le cose sembrano sempre molto facili, ma man mano che si va avanti le cose si complicano, soprattutto per una trama intricata... sono felice che hai voluto lasciarmi un tuo parere sin dall'inizio, finora sei quella che mi ha scritto più impressioni e quindi vedere che mi dai fiducia è molto incoraggiante! Grazie mille!! Un bacione e speriamo che il chap ti sia piaciuto! ;-P tvttttttttb!

 

GIUGGY^^: Amorina bella!! Ma come sono strahappy che mi hai lasciato la tua recensioncina!! Hai visto che ho fatto la pazzia? Una FF tutta mia? Oddio... speriamo che venga bene, a me la storia piace! Hai visto quanto mistero? Io adoro le storie di suspance e azione!! Aspetto una tua mail, anche perchè è un pò che non ti si vede sul sito del gruppo... mi manca la mia tesora!!! Torna presto! Un bacioneoneone, tvtttttttttttttttb!!

 

SEYENNE: Ciao Seyenne, cono stata molto contenta di leggere la tua recensione. Sin dall'inizio ho provato a rendere coinvolgenete la storia, così che si capisse da subito che toni avesse! Hai visto che grande la nostra Gingin? Ho un pò descritto quello che mi piacerebbe fare a una ragazza che conosco e che se la tira in maniera indecente! A morte le Serpeverde boriose!! ^^ Esatto, nell'incubo Ginny vedeva i suoi cari dalla tomba... il peggior incubo che esista a mio avviso, ma presto vedrai... un bacione, e ancora GRAZIE MILLE!!

 

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e adesso lo sapete vero?? ^_^ 

RECENSITE!!!

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** E se fosse veggenza? ***


Nota dell'autrice: Prima di cominciare qualsiasi cosa volevo scusami, e scusarmi, e scusarmi, e scusarmi, e scusarmi, e scusar

 

Nota dell'autrice: Prima di cominciare qualsiasi cosa volevo scusami, e scusarmi, e scusarmi, e scusarmi, e scusarmi, e scusarmi.... infinite volte con tutti perché.... sì sì, ho fatto un erroraccio.... terribile... tutto perchè non ho fatto rileggere il capitolo A MIA SORELLA per controllare che tutto fosse a posto e quindi... quando Harry torna a letto dopo aver svegliato Ginny dall'incubo è ancora bendato, quindi non può vederla...  scusate l'erroraccio ma è la mia primissima FF e quindi era normale che qualche cappellata me la dovessi sparare... spero mi perdonerete!!

BUONA LETTURA!!

 

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Capitolo 3: E se fosse veggenza?

 

 

Quando Hermione entrò nell’aula di Difesa contro le Arti Oscure e vide il professor Lupin che, seduto alla cattedra, trafficava coi registri, fece un largo sorriso. Non avrebbe mai ringraziato abbastanza Silente per essere riuscito, anche se con non pochi problemi, a far reintegrare il professor Lupin nel corpo insegnanti. L’anno dopo che anche quell’incompetente obesa della Umbridge se n’era andata, il posto era stato occupato da almeno dieci supplenti diversi, che non erano mai voluti restare in carica troppo a lungo visti i precedenti, perciò il programma didattico era stato affrontato in modo estremamente frammentario e incompleto. Per questo motivo e per evitare ulteriori problemi, quell’anno il professor Silente era stato costretto a prendere provvedimenti drastici.

 

Hermione si sedette al solito banco vicino alla finestra e Ron prese posto sulla panca accanto alla sua.

 

“Secondo te Lupin avrà già corretto le simulazioni d’esame?” gli chiese prendendo dalla borsa la sua copia di Guida Avanzata di Difesa contro le Arti Oscure.

 

“Credo proprio di sì” le rispose Ron “Dopo la McGranitt, è il professore più puntuale di tutti nella consegna dei compiti. E poi di che ti preoccupi tu? Tanto il tuo voto si sa già qual’è, no?” aggiunse con una punta d’invidia.

 

“Ma che dici, non è mica sempre detto… comunque anche tu prendi dei bei voti in Difesa!”

 

“Bah…” replicò lui voltando la testa verso il professore, in attesa.

 

Quando tutti si furono seduti ai loro posti, il professor Lupin fece il giro della cattedra con un plico di pergamene in mano.

 

“Ho corretto le vostre simulazione del M.A.G.O. e devo dire che rispetto all’inizio dell’anno siamo riusciti a recuperare tutto il lavoro arretrato.” Esordì sventolando le pergamene e cominciando a distribuirle ad ognuno “Sono molto soddisfatto, con una prova del genere la maggior parte di voi avrebbe ottenuto non meno di una ‘O’ al M.A.G.O., tranne qualcuno che continua a commettere errori grossolani, come chi mi ha scritto che i Dijn sono diavoli originari dell’Antica Roma e non dell’Antica Grecia… dico bene signorina Patil?” disse porgendo il compito a Calì, che sentendosi osservata da tutti, si affrettò prendere il suo foglio diventando immediatamente scarlatta.

 

Il professor Lupin continuò a distribuire le produzioni, passando anche da Ron e Hermione “Complimenti Hermione! Come al solito il compito è ottimo, un lavoro di prim’ordine! Sul tuo foglio non c’è niente da aggiungere a parte il voto.”

 

Hermione arrossì “Grazie, professore.” Rispose con un misto di orgoglio e imbarazzo.

 

“Onore al merito. Quanto a te Ron, mi spiace, ma questa volta non ci siamo, da te mi sarei aspettato di più! Qui hai sbagliato a descrivere gli effetti dei morsi dei vampiri e qui, quante volte ho ripetuto che i Signori dell’Aria sono potenze sovrannaturali malefiche e non benefiche?”

 

Ron ingoiò amaro e prese in mano la sua simulazione. ‘Accettabile’. Porca Puttana, era mai possibile che non riuscisse mai a combinare qualcosa di buono?

 

Hermione allungò il collo per sbirciare il suo voto e lui la guardò malissimo.

 

“Cos’è che hai detto due minuti fa a proposito dei miei voti in Difesa?” le sibilò tra i denti.

 

Il professore consegnò anche l’ultima pergamena e si voltò verso la classe, mentre tutti erano intenti a rileggere gli errori e a confrontare il risultato con i vicini di banco.

 

“Bene, visto che siamo riusciti a concludere in tempo la sezione sui demoni dei Quattro Elementi e abbiamo completato il ripasso, possiamo passare alla pratica. Perciò, in piedi e fuori le bacchette, proveremo ancora l’incantesimo Retuctor.”

 

Dopo un’ora durante la quale l’aula rimbombò continuamente di piccole esplosioni, suonò la campanella e il professor Lupin cercò di farsi sentire tra il fracasso degli studenti che raccoglievano le loro cose e si avviavano per la lezione successiva.

 

“Ricordatevi che giovedì mattina continueremo pratica, perciò non dimenticatevi la bacchetta... hai sentito Neville? Mi raccomando con tutti!” si avvicinò a Hermione e a Ron che stavano passando davanti alla cattedra per raggiungere l’uscita “Ragazzi potreste fermarvi un momento?”

 

“Certo professore.” rispose Hermione poggiando per terra la sua borsa dei libri. Il professor Lupin raggiunse la porta chiudendola dietro l’ultimo Grifondoro che stava uscendo e tornò alla cattedra.

 

“E’ per il compito che ci ha riconsegnato oggi, professore?” chiese subito Ron con aria abbattuta.

 

“Sì e no. In effetti volevo proporti una piccola sezione di ripasso. Mi spiego: oggi avremmo dovuto cominciare l’ultimo argomento dell’anno, ovvero gli uomini-demone, ma dopo aver corretto i vostri compiti mi è venuta un’idea migliore per aiutarti” spiegò a Ron “Hermione è evidentemente molto portata per le ricerche e io volevo proporle di aiutarmi nella preparare l’ultima lezione, con te ad affiancarla. In questo modo potresti imparare a correggere le tue difficoltà e ovviamente questa attività verrà tenuta in considerazione come nota positiva durante la valutazione dei vostri M.A.G.O…”

 

Ron non era molto entusiasta all’idea di una ricerca, ma a Hermione già brillavano gli occhi.

 

“Io sono disponibilissima professore! Quando possiamo cominciare?” domandò emozionata.

 

“Anche stasera se volete e se ce la fate, potremmo già darle un'occhiata Giovedì pomeriggio, per l’esposizione di Martedì prossimo. Che ne dici Ron?”

 

“Uhm… va bene…” Ron annuì rassegnato.

 

“Perfetto” porse ad Hermione un foglietto con su scritto una lista di titoli “Questo è l’elenco dei libri che vi serviranno. Si trovano nella Sezione Proibita della biblioteca, ma vi preparerò un permesso speciale da presentare a Madama Pince che vi permetterà di accedervi” si rivolse ancora a Ron “Ovviamente ti devo chiedere di fare una cosa che è molto importante per la riuscita del recupero… niente quidditch per tutta la durata della ricerca…” fece Lupin con espressione dispiaciuta.

 

Ron rimase di stucco “Ma professore!! Sabato c’è la Finale contro Serpeverde, non posso saltare gli allenamenti!”

 

“Mi spiace Ron, ma è un sacrificio che devi fare per te stesso… è ora che cominci a pensare al tuo futuro e smetterla di prendere sotto gamba la scuola. Le potenzialità le hai, lo so, ma devi tirare fuori un po’ più di forza di volontà.” Gli diede una pacca d’incoraggiamento sulla spalla. “Coraggio, ora andate altrimenti farete tardi alla prossima lezione. Buona giornata ragazzi.”

 

 

***************************************

 

 

“Harry? Harry sei sveglio?”

 

Harry si rigirò nervosamente nel letto.

 

Porca… “… Ora sì…” bofonchiò scocciato.

 

Ancora una volta fece per aprire gli occhi, ma si accorse che non poteva e un fastidiosissimo bruciore agli occhi gli ricordò del perché. Era rimasto sveglio tutta la notte a pensare, la testa piena di dubbi e avrebbe voluto dormire ancora un po’.

 

“Ah scusami… stavi dormendo…” rispose Ginny avvilita, Harry sentì la sua camicia da notte frusciare mentre si allontanava dal suo letto.

 

“No dai, scusa… non volevo essere scortese.” Si affrettò a dire, mettendosi lentamente a sedere su materasso.

 

Ginny sorrise e tornò verso Harry “Mi spiace, avrei dovuto immaginarlo che non volevi essere disturbato, ma… avevo pensato che eri già sveglio perché sono le undici e mezza... e poi sai, te l’ho detto, qui sono sempre sola…" sospirò sedendosi sul bordo della branda.

 

“Sì immagino, è solo che…” fece un enorme sbadiglio “… sono stato sù tutta la notte e credo di essermi addormentato poco prima dell’alba!” disse Harry stiracchiando le braccia in tutta la loro lunghezza.

 

Ginny si ritrovò incantata a guardare i muscoli delle sue braccia che si tendevano nello sforzo, visibili grazie alla maglietta a maniche corte che Harry aveva usato per dormire. Nell’accorgersene sentì le sue guance infiammarsi e distolse subito lo sguardo, pur sapendo che Harry non si era accorto di nulla sempre a causa della fasciatura agli occhi.

 

Non sentendola più parlare, Harry pensò che fosse ancora scossa per l’incubo della notte passata “Sei stata meglio questa notte dopo che ti sei riaddormentata?”

 

“Più o meno... ma per fortuna Madama Chips mi da quella pozione… è miracolosa. Lei dice di provare a prenderla anche di giorno, per vedere se mi spariscono anche quelle specie di visioni a occhi aperti.” Ginny ebbe una piccola esitazione “Harry, tu pensi che io stia impazzando?”

 

“Perché dovrei credere una cosa del genere?"

 

Ginny alzò le spalle "bè... non lo so... per le visioni e tutto il resto..."

 

Harry scosse la testa "Ma no figurati! Credo solo che ti stia succedendo qualcosa di strano, questo sì, ma non che tu stia uscendo di testa… “ si sporse verso il punto in cui credeva ci fosse il viso di Ginny “Tu cosa pensavi di me quando due anni fa Voldemort mi tormentava in sogno? Che ero pazzo? Che ero posseduto?”

 

Ginny arrossì di nuovo, in imbarazzo “No, ma va…”

 

“Infatti, proprio tu mi dicesti di non essere paranoico e che non ero pazzo, ricordi?” le fece un piccolo sorriso “Stai tranquilla, anche questa volta possiamo capirci a vicenda.”

 

Ginny fece un lungo sospiro e abbassò lo sguardo “Spero solo di non dover passare tutta la mia vita in un’infermeria o peggio… al San Mungo…” la sua voce si incrinò leggermente, mentre sentì le lacrime salirle agli occhi.

 

Harry sentì la sua voce vacillare e le cercò la mano “Ehi ehi ehi… non piangere…” le disse con dolcezza “Non passerai la tua vita in un reparto psichiatrico, te lo assicuro! Se così fosse, io ci sarei dovuto finire già da qualche annetto, no? Insieme al professor Allock… t’immagini?”

 

Ginny ripensò a quando due anni prima erano capitati per caso a fare visita al professor Allock al San Mungo e a quanto lui li avesse stressati con la storia degli autografi. Proruppe in una piccola risatina “Da far accapponare la pelle!” tirò su col naso e si risistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio “Hai ragione, devo tener duro e aver fiducia in Madama Chips.”

 

“Brava, così la pensa una vera Grifondoro! E poi ti vorrei ricordare che Sabato c’è la finale contro Serpeverde, quindi ci vogliamo muovere tutti e due a guarire in tempo?”

 

“Ok!” Assentì Ginny con un sorrisone. Per la seconda volta in meno di dodici ore Harry era di nuovo riuscito a farle sparire ogni tristezza e lei si sentiva bene come non mai e… moriva dalla voglia di dirglielo... se solo non fosse stato per quella cosa che per sei anni l’aveva sempre bloccata, ogni volta che avrebbe voluto parlare a Harry di quanto bene la facesse sentire…

 

In quel momento Madama Chips uscì da suo ufficio con due vassoi in mano “Ah Potter, ti sei deciso a svegliarti! Su Signorina Weasley, va al tuo posto che è ora di pranzo.”

 

Harry si drizzò meglio contro il cuscino “Di già?”

 

“Noi mangiamo prima degli altri.” Gli spiegò Ginny tornando a letto e posizionando sopra il materasso ul tavolino su cui Madama Chips appoggiò il pranzo.

 

Harry annusò il profumo “Yuhm yuhm, che si mangia di buono?”

 

Madama Chips appoggiò sul comodino di Harry il vassoio e poi tornò con garze e flaconcini “Prima ti fai cambiare la fasciatura e poi mangerai.” Gli rispose Madama Chips.

 

“Ecco, lo sapevo…” sbuffò Harry rassegnato, mentre dall’altra parte della corsia Ginny ridacchiava affondando la forchetta nel suo pasticcio di carne.

 

 

*************************************

 

 

Hermione uscì dalla classe di Incantesimi e raggiunse di corsa Ron che, al suono della campanella per il pranzo, si era avviato verso la Sala Grande senza aspettarla. Non aveva più parlato dopo che Lupin gli aveva assegnato la ricerca da fare insieme e Hermione sospettava che se la fosse presa.

 

“Ron, aspettami!” lo chiamò. Lui si bloccò in mezzo al corridoio e si voltò scocciato “Si può sapere cosa ti è perso? E’ tutta la mattina che non mi rivolgi la parola! Se è per quello che ti ha detto il professor Lupin…”

 

“Non è solo per quello!” la interrupe bruscamente “E’ per tutto! Difesa era l’unica materia di cui la mia media era ‘Eccezionale’ e ora sono riuscito a rovinarmi anche quella!” sbraitò Ron.

 

“E io te l’ho ripetuto un casino di volte e...”

 

“Ecco! Lo vedi perché non ti parlo? Non fai altro che rimproverarmi, non potresti essere un po’ più comprensiva ogni tanto?”

 

Hermione rimase dov’era, ma la espressione si era addolcita “Ron…”

 

“E’ tutto una merda!! Ora non posso nemmeno andare ad allenarmi per a finale, è chi lo sa se Harry e Ginny si rimetteranno in tempo? Figurati! Serpeverde ci farà il culo, me lo sento! Ci manca solo che la McGranitt mi convochi nel suo ufficio per farmi un ulteriore cazziatone per come mi sta andando la scuola, e poi sono a posto!”

 

“Signor Weasley?” Ron si girò di scatto e si trovò di fronte alla McGranitt “Ti stavo giusto cercando... dopo cena potresti raggiungermi nel mio ufficio? Ho urgenza di  parlarti…”

 

Hermione vide Ron afflosciandosi su se stesso.

 

"Certo…” ripose lui in tono disperato.

 

“Siamo d’accordo allora.” la McGranitt fece loro un cenno di saluto e sparì tra calca degli studenti affamati che si riversava nella Sala Grande.

 

“Ecco… ho toccato il fondo…” gemette Ron trascinandosi verso il tavolo di Grifondoro.

 

Hermione non ebbe la forza di infierire e gli diede una pacca comprensiva dietro la schiena.

 

“Su consolati, dopo pranzo andremo a trovare Harry, lui sì che sta peggio di noi!”

 

Ma una volta in infermeria, lo trovarono nel suo letto che giocava tranquillamente all’impiccato insieme a Ginny, seduta davanti a lui al fondo del materasso. Nel letto accanto al loro, una ragazza ricciolina dormiva profondamente.

 

“Dieci lettere.” Stava dicendo Ginny “Vai, spara…”

 

“Ehm…” Harry si grattò la testa pensieroso.

 

“La C.” fece Ron avvicinandosi al loro e posando la borsa dei libri per terra.

 

Ginny si voltò di scatto e vedendoli sorrise felice “Ciao!!”

 

Nel vederla Ron si sentì male. Era molto pallida e sciupata, aveva gli occhi cerchiati di nero sotto cui stavano cominciando a formarsi le borse. Le rivolse comunque un largo sorriso.

 

"Ciao Piccola!" le disse scompigliandole i capelli.

 

“Ehi ciao Ron!” esclamò Harry riconoscendo la voce dell’amico “Hermione?”

 

“Eccomi, ci sono anch’io! li salutò lei, posando la sua borsa accanto al letto di Harry e sedendosi sul bordo, mentre Ginny le faceva posto “Come state, malatini?”

 

“Due palle…” sospirò Harry lasciandosi andare sul cuscino.

 

"E lei?" Ron fece cenno verso la ragazza addormentata acconto a loro.

 

"Una Corvonero con un'influenza intestinale, ma domani dovrebbe andarsene... ha già fatto abbastanza danni!" disse Harry con una smorfia.

 

"Perché?" domandò Hermione.

 

"Lascia perdere..." Harry si grattò il bordo delle bende "Madama Chips me le ha strette per bene, va..."

 

Hermione sorrise "Sono felice di vedere che stai meglio, Harry! Ti fanno ancora male gli occhi?"

 

"No, vanno piuttosto bene! Madama Chips è stata grandiosa, dice che gli occhi sono tornati normali nel giro di una notte e al massimo Giovedì sera potrò togliere le bende..."

 

Hermione sorrise raggiante "Ma è stupendo!"

 

"Già e dice che sarà in tempo per l'arrivo di una delegazione di studenti spagnoli... arriveranno dei ragazzi spagnoli?"

 

Ron annuì sorridendo "Uno Scambio Internazionale... non si sa per quanto resteranno, è stato organizzato tutto così in fretta. Comunque poco male, almeno ti rimetterai in tempo per un ulteriore allenamento prima della partita di sabato!!" esclamò "Almeno tu..." aggiunse poi con aria afflitta.

 

Ginny lo guardò incuriosita “E tu no?"

 

“Lupin ci ha affidato una ricerca da fare sugli uomini-demone, l’ultimo argomento dell’anno. Vuole che lo aiutiamo a preparare la lezione!” spiegò Hermione.

 

“Bè, interessante no?” fece Ginny.

 

“Eh, veramente uno spasso! Talmente tanto che ho deciso anche di saltare gli allenamenti di quidditch per farla!” sbottò Ron con sarcasmo.

 

Harry scattò dritto “Non stai scherzando vero?”

 

“Ti sembra? Me l’ha imposto il professor Lupin…”

 

“E io penso che abbia fatto bene” interloquì Hermione voltandosi a guardare Ron “Ha ragione su quello che ti ha detto e tu lo sai.”

 

“Non ricominciare ok? Va già abbastanza male così.”

 

“No, no va male, va peggio!” cominciò ad alterarsi Harry “Vedrete che perderemo a tavolino contro quei deficienti di Serpeverde, sicuro sicuro!!”

 

Ginny fece per esprimere anche il suo disappunto quando, improvvisamente e preceduto da una forte fitta alla testa, vide un’immagine passarle davanti agli occhi: Ron e Hermione erano sui merli di una fortezza al centro di una distesa erbosa e guardavano orripilanti verso lo stuolo di soldati dalle giubbe gialle che correvano verso di loro brandendo grosse spade.

 

Che cavolo…

 

Con una smorfia di sofferenza dovuta al mal di testa, si portò le mani alle tempie e strinse gli occhi, mentre un’ulteriore ondata di dolore le strappò un gemito.

 

“Ginny? E’ tutto ok?” chiese Harry sentendola lamentarsi.

 

“Ehi che ti prende?” Ron le appoggiò una mano sulla spalla, era la prima volta che la vedeva stare male.

 

“E’ uno dei suoi attacchi di mal di testa:” spiegò Hermione.

 

Ginny sentì le loro voci venire da lontano e farsi sempre più ovattate finché non perse i sensi, afflosciandosi tra le braccia di Ron.

 

Ron sbiancò all'istante "Oh mio Dio..."

 

“Ginny!!!" strillò Hermione scattando in piedi "Madama Chips!! Madama Chips!!"

 

"Cos'è successo??" chiese Harry sentendo movimenti concitati intorno a lui.

 

L'infermiera uscì di corsa dal suo ufficio e vide Ron che reggeva Ginny svenuta "Oh Santo Cielo, di nuovo! Signor Weasley portala sul suo letto!"

 

Hermione aiutò Ron a sdraiare Ginny sulla sua branda e lasciarono che se ne occupasse Madama Chips.

 

"Oh povera Gin..." sussurrò Hermione stropicciandosi le mani “Harry, Ginny è svenuta.”

 

Harry scosse piano la testa, rassegnato “Ancora… poverina.”

 

"Se mamma sapesse che è in queste condizioni credo che andrebbe fuori di testa." disse Ron accarezzandole teneramente la testa abbandonata sul cuscino.

 

"Ehi ragazzi... venite qua." Harry fece loro un cenno "Credo di poter sapere perché Ginny sta male, oggi subito dopo pranzo mi è venuto il dubbio..."

 

"Sarebbe?" chiese Ron avvicinandosi all'amico.

 

"Avete presente questa ragazza qui? Quella che ha fatto danno?" cominciò indicando la Corvonero distesa accanto al suo letto. Ron e Hermione annuirono. "Poco prima che arrivasse, subito dopo pranzo, Ginny ha avuto un altro attacco di mal di testa e dopo essersi ripresa mi ha detto di alzarmi dal letto e mi ha accompagnato sul suo. All'inizio non ho capito, ma tempo di sedermi sul suo materasso è entrata di corsa Madama Chips che accompagnava quella ragazza.Ora viene il bello, appena è arrivata all'altezza del mio letto ha avuto un conato di vomito e ha sboccato sulle mie coperte…"

 

Ron fece una faccia disgustata ma Hermione parve capire immediatamente "Vuoi dire che..."

 

Harry annuì "Me l'ha detto Madama Chips: se fossi stato a letto mi avrebbe riempito."

 

"Quindi dici che Ginny lo sapeva... ?"

 

"Credo proprio di sì."

 

"Ora che ci penso" rifletté Hermione "Anche ieri, prima che Ron entrasse in infermeria gridando che ti eri fatto male, Ginny ha avuto un gran mal di testa... forse questo significa che ogni volta che sta male…”

 

Ron spalancò gli occhi "Non ditemi che aveva visto anche il tuo incidente!"

 

"Probabile, ogni volta che sta male è perché ha visto qualcosa…" Rispose lentamente Harry. Alzò la testa verso il letto su cui era sdraiata Ginny e se la immaginò lì, abbandonata tra le lenzuola. Non seppe spiegarsi il perché, ma dentro di se sentì un prorompente impulso di strapparsi le bende dagli occhi, correre da lei e stringerla tra le braccia, proteggendola in qualche modo da tutto quello che la stava facendo soffrire.

 

Ginny, dicci che ti sta succedendo…

 

 

*************************************

 

 

“Ti rendi conto che lei lo sapeva?” esclamò per la millesima volta Hermione mentre si avviava spedita verso il castello insieme a Ron, dopo la lezione pomeridiana di Erbologia. La luce del tramonto allungava le loro ombre sul prato, mescolandole a quelle degli altri studenti.

 

Ron, che era rimasto turbato quanto lei, si risistemò la borsa sulla spalla e continuò a trottarle dietro “Ma come cavolo avrà fatto secondo te?? Una sensazione?”

 

“No, non credo… però la cosa è preoccupante, non trovi?”

 

“Piuttosto io mi preoccupo per la sua salute, hai visto com'è ridotta? Non l’ho mai vista così distrutta, è evidente che non ce la fa più nemmeno lei…” ribatté cupamente Ron, varcando la porta dell’Ingresso.

 

“Anche questo è vero, mi chiedo se Madama Chips le abbia mai domandato cosa vede nei suoi incubi, potrebbe non essere una cosa fisica, ma psichica.”

 

“Ehi, stai dicendo che mia sorella sta diventando pazza?” s’infiammò subito Ron.

 

“Quanto sei stupido! Non penserei mai una cosa del genere di Ginny!”

 

Entrarono nella Sala Grande e si sedettero al tavolo di Grifondoro.

 

“E se fosse veggenza?” buttò lì Ron.

 

Hermione alzò un sopracciglio “Oh ma andiamo, adesso sei tu che la stai offendendo… lo sai che la veggenza è solo un’idiozia!!”

 

“E allora come diavolo ha fatto?”

 

"Non lo so..." rispose Hermione riempiendosi il piatto di patate "Ma dovremmo parlarne con qualcuno, se a Ginny vengono le visioni che erano venute anche a Harry durante il suo quinto anno, allora non c'è da scherzare. Mi ha parlato dei suoi incubi, sono atroci!"

 

Hermione raccontò a Ron tutto quello che le aveva detto Ginny riguardo i suoi sogni, compresa la storia dell'uomo col pugnale.

 

"Se questi sogni sono veri è un bel casino, come facciamo a saper chi diavolo è quel tipo?" fece Ron uscendo dalla Sala Grande una volta finita cena.

 

"In qualche modo faremo…" Si fermarono al bivio dello scalone principale e Hermione guardò il suo orologio "Ora, abbiamo tre ore prima del coprifuoco in Sala Comune, quindi io vado a prendere delle pergamene nuove per la ricerca di Lupin, mentre tu vai dalla McGranitt..." Ron esalò un sospirone "... e non appena hai finito mi raggiungi in biblioteca, hai capito?" gli diede una spintarella “Dai muoviamoci!”

 

"Zì padrona, zubido padrona!" rispose Ron facendole mille inchini.

 

Hermione rise "Ma cammina scemo!" e fece per allungargli un calcio, che però Ron schivò con un salto dirigendosi ridacchiando verso l'ufficio della professoressa McGranitt.

 

 

*******************************

 

 

“Avanti…” sibilò una voce fredda. In piedi nella stanza buia, Lord Voldemort guardò il Mangiamorte entrare e inchinarsi profondamente davanti a lui.

 

“Mio signore, notizie da Rookwood…” annunciò il Mangiamorte mantenendo lo sguardo fisso sul pavimento di pietra.

 

“Era ora… Fallo entrare!” ordinò con la sua voce dura e malvagia.

 

Il Mangiamorte si allontanò in fretta, camminando all’indietro e inchinandosi più volte “Certamente mio signore, subito…” aprì la porta dalla quale era entrato e fece passare un altro Mangiamorte, che camminò deciso fino al centro della stanza e si inchinò di fronte a Voldemort.

 

“A che punto siamo? E’ già trascorsa più di una settimana e sono stufo di aspettare... il tempo stringe! Potremmo trattenere Coldfog solo più per pochi giorni… lo sai, Rookwood!” tuonò Voldemort avvicinandosi lentamente al Mangiamorte chiamato Rookwood.

 

“Sì mio signore, ma vi assicuro tra due giorni potrà scattare il piano C dell’operazione. Abbiamo già pianificato ogni fase, non c’è possibilità di fallimento e William Coldfog ci ha assicurato che avremo via libera la sera stessa!”

 

“Ah, sì!!” la voce di Voldemort era carica di una crudele soddisfazione “Dopo due anni di attesa e attenta pianificazione, finalmente riuscirò a mettere le mani su Harry Potter! E senza quel dannatissimo moccioso tra i piedi, nessuno mi potrà più mettere i bastoni tra le ruote!!!” e gettando la testa all’indietro, proruppe in una risata sadica, che rimbombò tra le parete della stanza e che fece rabbrividire fino alle ossa persino Rookwood.

 

 

**************************************************************************************

 

RIECCOMI!! Questa volta ho fatto presto vero? Tutto il tempo libero che sono riuscita a trovare l’ho impiegato per aggiornare e sono lieta di annunciarvi che il quarto chap è già cominciato… ho la testolina che mi scoppia di idee, devo solo riordinarle con calma!!

Allora che ne dite? Abbiate pazienza, piano piano stiamo arrivando al bandolo della matassa e scommetto che parecchi di voi avranno già intuito come si evolveranno le cose...

Ringrazio la mia sorellina Serena che mi fa anche da beta-lettrice, GRAZIE TATA!! Questo capitolo è dedicato a te che ieri hai compiuto 16 anni! Ma pensa te, 16 anni mi sembra di averli appena compiuti io e invece ci sei già arrivata anche tu............

..........miseria, sto parlando come una vecchia di 80 anni... Va bene, vado a vergognarmi da sola in un angolino...

 

MAMMA MAI, NON CI POSSO CREDERE!!!! COSA VEDONO I MIEI OCCHI??? N... NO... NOVE RECENSIONI???!!?!?!!

Uhm... forse ho sbagliato login...

*Giulia ricontrolla la password*

... no no è proprio il mio!!

WOW!!!

SONO LETTERALMENTE AL COLMO DELLA FELICITA'!!! ****___*****

Ma-ma allora la mia FF vi piace! ....snif.... *Me commossa che si asciuga gli occhietti* °^__^° che belluuuuuu!!!

 

Un bacione a tutti coloro che mi hanno recensita: SIETE I MIGLIORI!!! SIETE LA MIA CARICA, altro che RED BULL del cazzo (ke tra l'altro fa pure schifo), voi siete dolci come il miele!! VVTROPPOB!!!

 

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AVANA KEDAVRA: TESORA!!! Sono davvero felicissima che la storia ti stia piacendo!! Come sai, il mio carburante siete proprio voi lettori ;-P Volevo scusarmi ancora tanto per quello stupido errore che ho commesso, in effetti Harry aveva le bende! Spero mi perdonerai...! ^_- Anch'io adoro un casino Harry e Ginny, sono davvero tenerissimi insieme, a mio avviso la coppia più dolce. Infatti non capisco come la Rowling continui a far sembrare Harry un cretino con gli ormoni congelati che non si accorge di quanto Ginny ci tenga a lui... e sì, ci dobbiamo pensare proprio noi FanFic Writer!! Un bacione e mi spiace, ma non posso assicurarti che tratterò i tuoi tesorini troppo bene, ma ti prometto che non ti deluderò! UN BACIONE GROSSO GROSSO!!!! e ovviamente ancora grazie xle recensioni!

 

SEYENNE: Ciao!! Come sono contenta che sei tornata a recensirmi!!! ti ringrazio un milione di volte per i complimenti e tutte le osservazioni... non puoi immaginare quanto mi mandino alle stelle!!! Spero di aver continuato a coinvolgerti anche con questo terzo capitolo e ti assicuro che prestissimo si capiranno molte cose ed entreremo appieno nel vivo della storia. Esatto, Gin e Harry faranno coppia... più o meno... ma non ti preoccupare, vedrai presto cosa succederà!! Certo che Ron e Herm non cambieranno mai, non trovi? Quei due sono nitro e glicerina! ^_^ UN MEGA KISSONE!!!

 

DEFFYDEBBY: Ehi ciao!! Ti ringrazio moltissimo per i complimenti!!! io vado sempre in brodo di giuggiole quando ne ricevo!! *__* Vuoi scoprire se le tue supposizioni sulla piccola Ginny sono vere? Ti garantisco che tra poco lo scoprirai! Baci e... A PRESTISSIMO!!!

 

NONNY: MASSIMO RISPETTO A NONNY!!!! Un attimo che mi allontano da casa e tu che ti fiondi a leggere i miei pasticci... Cmq grazie davvero per i complimenti, fatti da te sono ancora più belli perchè so che è difficile che ti piaccia una storia... L'idea della scuola spagnola me l'ha suggerita Giovy nelle nostre mail che ho sempre cercato di leggerti che tu non hai mai voluto stare a sentire... bè, meglio così ;-)!! LA SMETTI DI DECLASSARTI CON STA STORIA DELLE FANFICTION??? SEI BRAVISSIMA ANCHE TU E A ME PIACE UN SACCO IL TUO RACCONTO (una storia di VIOLENZA, DROGA e SESSO ANALE!!), HAI UN MACELLO DI FANTASIA!!! Rispondo ai baci e ricordati che anch'io ti voglio un sacco di bene!!!

 

PAOLA: WOW sono felicissima che i primi due capitoli ti siano piaciuti così tanto, non hai idea di quanto mi riempia di gioia leggere che riesco a emozionare e a coinvolgere chi legge la mia FF!!! Una storia tra Ginny e l'uomo... dei suoi incubi? Spunto interessante, potrei pensarci per qualcosa di diverso, ad ogni modo vedrai che i due non sono del tutto privi di legame. Spero che anche questo chap ti sia piaciuto!! UN KISSSSS!!

 

GIUGGY^^: AMORINA MIA BELLISSIMA!!! Grazie mille per avermi mandato il tuo indirizzo e.mail e non vedo l'ora di darti l'ispirazione giusta per le tue SUPERMEGADIVINE fanny!! Che carina che sei, ti ho immaginato con l'impermeabile e la pipa! :-D Cmq ti aiuto, hai indovinato sulla visione di Ginny... questo cosa ti fa sospettare?? ^^ Spero che ti piacciano le trame intricate perchè io ci sguazzo!! Comunque non preoccuparti, un pò a tutti verrebbe istinto di fregarsi un Ron bello spisso (... *sbav*...), quindi ti faccio volentieri compagnia!!! Mi scuso e mi prostro ancora per l'imperdonabile errore commesso nella scena tra Harry e Ginny in infermeria... in effetti Harry era bendato...*Giulia che si prostra in umiliazione* perdono... Grazie ancora per la tua preziosissima recensione, mi riempi ogni volta di gioia e soddisfazione!! BACIONIONIOINIONIONI, tvukdb!!!

 

RILEY: Ciao Piccolina mia!!!! Avevo già perso le speranze nel vedere una tua recensione anche per questa FF!! Sono stata così felice di leggerla!! Mi spiace, lo so che tu preferisci la coppia Draco/Ginny e infatti sono contentissima che hai deciso di leggere la mia lo stesso *_* Mille e mille grazie per i complimenti, sono proprio quella cosa che in assoluto ti aiuta ad andare avanti quando scrivi una FF, non è vero? Anche tu lo sai bene, vero? ^_- ce la metterò tutta per aggiornare nel meno tempo possibile!! KISS KISS!! (ps. com'è andata l'inizio delle superiori?? spero bene!!)

 

MARCYCAS - THE LADY OF DARKNESS: AAAAAAAAHHHH :-D *sorrisone di Judie a millecinquecento denti* CHE BELLO VEDERTI TORNARE ALLA RIBALTA TESORONA BELLA!!! Non sai quanto mi sei mancata, per tutto Settembre ho controllato se avevi aggiornato "the little scarlet rose" ed ero triste triste perchè tre mesi senza stavo per aver urgentemente bisogno di uno psicologo di sostegno!! -- (Giulia vede la bacchetta di Lady puntata addosso e scappa dietro a Judie)(La solita coniglia! nd. Judie-che-la-guarda-esaperata) Certo che Draco apparirà, mi spiace solo che lo farà per poco... sai, non è che mi stia tanto simpatico, infatti la tua storia è una delle poche in cui lo tollero ^^. PResto scoprirai cosa succede alla piccola Gingin... Hai visto? Noi due abbiamo la tendenza a mandare Harry in infermeria. Comunque tra poco arriverà una parte degna di Lady... e con questo ho detto tutto, ci siamo capite no? ^_- UNA MAREA DI BACINI BACETTI E BACIONI A TUTT'E DUE!!

 

DOROTHEA: Grazie mille Dorothea!! Sono contentissima di leggere che ti sia piaciuta, io ce la metto davvero tutta per far si che piaccia anche a voi lettori!! Spero anche stavolta di non averti delusa e che tornerai a leggerla, vedrai che man mano che si andrà avanti la storia si intricherà ancora di più!! un baciotto ;-)

 

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Che dite, una recensioncina anche piccola piccola me la lasciate??

GRAZIEGRAZIEGRAZIEGRAZIE!!!

 

*Giulia*Judie*

 

 

 

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Capitolo 4
*** Nella Sezione Proibita... ***


Capitolo 4: Il segreto dei Weasley

Capitolo 4: Nella Sezione Proibita…

 

 

Seduto davanti alla scrivania della McGranitt, Ron fissava il cielo che imbruniva attraverso la finestra alle spalle della professoressa. Era da più di un’ora che lei gli aveva riempito le orecchie di chiacchiere, delle quali lui non aveva capito alcunché. La sua mente era tutta all’allenamento di Quidditch che in quel momento stava saltando.

 

Sicuramente Seamus, Dean e gli altri ce la stavano mettendo tutta, ma senza Portiere, Cercatore e un Cacciatore, sarebbero riusciti a fare ben poco. Aveva già nelle orecchie le risate di scherno di quei decelebrati dei Serpeverde che li deridevo fino alla fine degli esami e anche oltre.

 

“Allora?” La voce seccata della McGranitt scosse Ron dai suoi pensieri.

 

“Uhm?”

 

“Allora, signor Weasley, sei d’accordo con me o no?”

 

Rendendosi conto che non aveva sentito nulla di quello che la professoressa gli aveva detto, Ron cercò disperatamente una risposta da darle.

 

“Signor Weasley, hai sentito quello che ti ho chiesto?” ripeté la McGranitt in tono esasperato.

 

“Ehm…”

 

“Come sospettavo…” la professoressa McGranitt sospirò forte “Signor Weasley, non intendo ricominciare a spiegarti tutto, ho già parlato abbastanza, ma una cosa te la ripeto volentieri…” lo fissò negli occhi. Ron deglutì, quando la McGranitt ti fissava in quel modo non c'era da scherzare. La cosa doveva essere veramente tragica. “...O entro un mese la tua media scolastica salirà da ‘Accettabile’ a ‘Oltre Ogni Previsione’ o sarà meglio che ti prepari a passare un altro anno ad Hogwarts. Puoi andare.”

 

Ron rimase dov’era, piuttosto turbato dalla notizia.

 

“Vuol-vuol dire che mi boccerete… sul serio?”

 

“E’ da un’ora che cerco di fartelo capire. Non abbiamo mai bocciato nessuno dei tuoi fratelli e ti assicuro che, se non avessero abbandonato la scuola prima dei loro M.A.G.O., nemmeno Fred e George avrebbero rischiato la bocciatura quanto te, e con questo dico tutto. Ora, fammi il favore di tornare al tuo Dormitorio e di ricordarti bene le mie parole.” La McGranitt si alzò e gli aprì la porta “Buonanotte, signor Weasley.”

 

Ron si trascinò fuori dall’ufficio, dirigendosi avvilito verso la Sala Comune di Grifondoro. Non gli sembrava nemmeno vero: rischiava la bocciatura… sua sorella era malata… la finale era praticamente già persa…

 

S’immaginò Malfoy che gli cantava nelle orecchie Perché Weasley è il Nostro Re sghignazzando sguaitamente… Si sentì rabbrividire al solo pensiero. Raggiunse il ritratto della Signora Grassa, immerso nelle sue congetture.

 

No. Non poteva accettarlo! Ora sarebbe andato in Dormitorio e avrebbe fatto i suoi 100 addominali e i suoi 30 piegamenti serali. Almeno quelli…

 

“Parola d’Ordine?” trillò la Signora Grassa nel vederlo arrivare con passo spedito.

 

Ron parve non sentirla.

 

Anche se per quel pomeriggio non aveva volato, non avrebbe trascurato l’esercizio fisico. Sì, sì, sì quello non glielo avrebbe tolto nessuno! Anche se di sera Hermione diceva…

 

Ron si immobilizzò di colpo e si diede una pacca tremenda sulla fronte “HERMIONE!!!”

 

La Signora Grassa lo guardò stizzita "Non è quella la Parola d'Ordine!"

 

"La biblioteca!! La ricerca!!!"

 

"Ma no, MA NO!!"

 

Ron guardò l'ora.

 

"SONO LE OTTOOOOO!!!!!!!" gridò disperato.

 

"Allora mi vuoi prendere in giro??!" urlò la Signora Grassa decisamente alterata, ma Ron era già schizzato giù per le scale, alla volta della biblioteca.

 

 

***********************************

 

 

Quella sera la biblioteca era semi deserta, fatta eccezione per mezza dozzina di Tassorosso del terzo anno che lavoravano, ridacchiando tra loro, a uno dei tavoli e per Hermione, seduta vicino alla finestra in un angolo dello scrittoio, ingombro di pergamene e dei libri che si era fatta prendere da Madama Pince nella Sezione Proibita.

 

La bibliotecaria l’aveva guardata storto quando Hermione le aveva mostrato la lista dei testi di cui aveva bisogno.

 

“La Sezione Proibita?? Signorina, lo sai che se quel reparto si chiama così c’è una ragione?”

 

Lei aveva annuito “Sì, ma il professor Lupin deve averle lasciato un permesso speciale, il mio nome è Hermione Granger!”

 

Madama Pince aveva scartabellato tra le sue carte “…Hermione Granger… sì… Però qui c’è scritto anche il nome di tale Ronald Weasley…”

 

Già… doveva essere qui più di mezz'ora fa… “Ehm… dovrebbe raggiungermi tra poco…” le aveva risposto Hermione, anche se dal suo tono era sembrato che stesse cercando di convincere più se stessa che Madama Pince.

 

“Va bene, allora aspettami qui, i libri te li porto io.” E preso un grosso mazzo di chiavi, la bibliotecaria si era diretta verso la sezione vietata agli studenti.

 

Quello stordito… aveva pensato Hermione spostando il peso da un piede all’altro, in attesa dei libri Sicuramente ha fatto il furbo ed è sgattaiolato lo stesso all’allenamento di Quidditch! Ma se lo becco…

 

Così Hermione si era ritrovata a sfogliare da sola i libroni polverosi che Madama Pince le aveva scaricato sullo scrittoio più vicino.

 

Ma dopo aver sfogliato ‘Gli Uomini-demone più Demoniaci’, ‘Uomo-Demone: Fatti e Misfatti’ e ‘Uomini TuttiIDemoni + Uno’ non aveva ancora trovato nessun personaggio così rilevante da costruirci su una ricerca. Aveva già riempito sei pergamene su tutti gli uomini-demone esistiti tra il 5000 a.c. e il XII secolo d.c. ma presto si accorse che i libri che aveva consultato fino a quel momento erano stati aggiornati solo fino a quella data.

 

Hermione sbuffò e lasciò cadere la piuma tra i suoi appunti, passandosi nervosamente una mano tra i capelli.

 

Ron, se ti metto le mani addosso ti faccio passare la voglia di giocare Quidditch per tutta la vita… pensò irritata. Guardò l’orologio, erano quasi le otto di sera.

 

Allontanò la sedia e si mise a frugare nella sua borsa in cerca di altro inchiostro, quando sentì un tonfo sordo. Alzò di scatto la testa e si guardò intorno, i Tassorosso continuavano a farsi i fatti loro al tavolo vicino alla porta, mentre Madama Pince si era rituffata tra gli scaffali. Stava per convincersi che quel suono se l’era solo immaginato quando lo sguardo le cadde per terra vicino al suo scrittoio, su un piccolo libro foderato di pelle nera, lucida e squamosa, che ricordava molto quella di un drago.

 

Demoni d’Europa
- Nomi e caratteristiche -
 

 

 

 


1564

di

Mary Weasley

 

 

Recitava la copertina in caratteri argentati e fortemente gotici. Hermione fissò sbigottita il nome dell’autore.

 

Mary Weasley??

 

Non poteva credere ai suoi occhi, forse aveva letto male. Soffiò via la polvere dalla copertina e rilesse il nome; no, non si era sbagliata.

Aprì il volume e trovò l’introduzione, scritta a mano, come tutto il manuale.

 

“Affiancata dai migliori cacciatori di uomini-demone di tutta Europa, da sempre la mia famiglia combatte contro il Male incarnato…”

 

Wow, cacciatori di uomini-demoni… pensò Hermione impressionata, poi fece velocemente mente locale su tutti i Weasley che conosceva… s’immaginò Percy, con indosso un’armatura troppo grande per lui e un larghissimo elmetto che gli copriva anche gli occhi, che cercava di sollevare inutilmente un'enorme spadone, mentre un omaccione gigantesco incombeva su di lui. Soffocò una risata e riprese la lettura.

 

“…Nel 1543, mio padre decise di riunire le nostre forze, fondando un Ordine autonomo e fortemente operante, composto da ottanta membri. Ha portato la nostra base operativa in Vaticano, in Italia, e siamo riusciti a farci riconoscere dai babbani sotto le spoglie di seguaci della Chiesa Babbana Papista, denominando il nostro Ordine “La Compagnia di Gesù”, nel nostro mondo conosciuta come Ordine dei Gesuiti.

 

 

Hermione alzò lo sguardo.

 

I Gesuiti erano maghi?! pensò meravigliata Ora capisco tutto il loro sapere verso la Magia Oscura e gli esorcismi… Riprese a leggere molto interessata. Trovò il sommario:

 

1 – Uomini-demone, nomi e caratteristiche.

2 - Date e logistica: dove vissero e quale fu il loro percorso.

3 - Come sconfiggere un uomo demone.

4 – L’ultimo uomo-demone: William Coldfog.

5 – L’ordine dei Gesuiti.

6 – Nota dell’Autrice.

 

Dette una sfogliata nella sezione dedicata agli uomini demone e si rese conto che era roba che aveva già trascritto. Passò al quarto capitolo, William Coldfog.

 

L’ultimo uomo-demone… rilesse velocemente i suoi appunti Uhm… questo non ce l’ho.

 

Da quattrocento anni l’Europa è attraversata dal male, incarnata dall’uomo chiamato William Coldfog, divenuto demone durante il regno di Enrico II, che morì nel 1189. Da devoto monaco a Glastonbury, nonché solerte studioso, a demone sanguinario, nei secoli avvenire denominato DOMINUS ANIMAE…”

 

Hermione sollevò la testa con un sorriso, stappando in fretta una boccetta d’inchiostro. Ecco il libro che stava cercando! Bloccò le pagine con il fermacarte a forma di gufo in dotazione dello scrittoio e cominciò a riportare tutto quello che c'era su William Coldfog, Dominus Animae o come cavolo si chiamava. Ma quando arrivò alla sezione delle incisioni per poco non le venne un colpo. Afferrò il libro con due mani e se lo portò a due centimetri dal naso. Non poteva proprio essere!

 

Per un attimo rimase interdetta, senza muoversi, poi:

 

Devo trovare Ron...

 

Raccolse la sua borsa e ci buttò dentro il libro, piume e inchiostro, afferrò le pergamene e corse attraverso la biblioteca, oltre un gruppo di allievi del terzo anno che continuavano a sfogliare i volumi sparsi sul loro tavolo. Giunse alla porta, la spalancò e si scontrò con tre ragazzi che stavano entrando, facendo cadere tutte le pergamene che aveva in mano.

 

“Fai attenzione!” esclamò uno dei tre, così forte che quelli del quinto anno smisero di studiare e si fermarono a guardare cosa stava accadendo.

 

Hermione si trovò sotto gli occhi irritati di Draco Malfoy, tallonato come sempre da Tiger e Goyle.

 

“Granger, perché non guardi dove metti quei tuoi piedi da Mezzosangue?” si strofinò con aria disgustata la parte della divisa sulla quale aveva sbattuto Hermione come se fosse sporca “Che schifo, ora dovrò portare la divisa a lavare grazie a te che me l’hai insudiciata!” Tiger e Goyle sghignazzarono in tono servile.

 

Hermione si sentì attraversare da una scossa di rabbia e fulminò Malfoy con lo sguardo, ma si chinò per raccogliere i fogli che le erano caduti senza fare commenti.

 

Gli occhi Draco guizzarono sui titoli dei paragrafi e gli schizzi che lei aveva fatto sulle pergamene che stava raccogliendo, si chinò e ne strappò una dalle mani di Hermione.

 

“Che cos’è questa roba?”

 

Hermione fece per riprendersela, ma Draco la tenne fuori dalla sua portata.

 

“Ridammela, immediatamente.” Hermione tese la mano, gli occhi castani che mandavano lampi.

 

“Demoni e pratiche oscure! Guardate che roba!” esclamò Draco ad alta voce affinché tutti sentissero “Hai deciso di darti ai satanismi Granger? Ma non lo sai che i Mezzobabbani come te non dovrebbero ficcare il naso in queste cose?” i suoi occhi osservano Hermione con un misto di disprezzo e di maligno divertimento.

 

“Fossi figlia di uno sporco Mangiamorte come te, me ne starei ben zitta a proposito di satanismi!” replicò freddamente Hermione cercando di non scomporsi. Il suo cuore stava accelerato i battiti, sentiva su di sé lo sguardo di tutto il gruppo dei Tassorosso che, dimenticato completamente il loro lavoro, guardavano quello che stava succedendo tra lei e i tre Serpeverde.

 

Malfoy sembrò essere stato punto sul vivo. Lasciò cadere la pergamena e i suoi occhi si ridussero a due fessure “Sei solo una piccola lurida secchiona col sangue più sporco di una fogna…” sibilò col viso contratto dalla rabbia.

 

Hermione decise che ne aveva abbastanza, fece per andarsene ma Tiger le sbarrò la strada e Goyle le diede uno spintone così forte che Hermione perse l’equilibrio e cadde all’indietro, sbattendo contro l’angolo del tavolo attorno al quale erano seduti i Tassorosso, i quali osservavano col fiato sospeso.

 

“Gli schifosi bastardi di nascita come te non meritano le buone maniere…” Draco la perforò con lo sguardo.

 

“Lasciala stare!” disse una voce dietro di loro. Ron era entrato proprio in quel momento e aveva visto la scena.

 

“Va fuori dalle palle, Weasley.” Rispose Malfoy in tono conclusivo.

 

Ho detto, LASCIALA STARE.”

 

Draco non gli fece caso. Si avvicinò minaccioso a Hermione che si stava ancora massaggiando la testa per la botta presa.

 

“Che c’è Malfoy, la Parkinson non te la dà più e per questo ti senti frustrato?”

 

Draco si fermò di colpo. Uno dei Tassorosso fischiò tra i denti, un suono sommesso e maligno che lui sentì; i suoi occhi guizzarono verso il tavolo, poi si posarono su Ron che lo fissava intensamente con le braccia incrociate sul petto.

 

“Ti senti frustrato perché quella troietta della tua ragazza non te la vuole più dare?” ripeté Ron con un sorrisetto strafottente sulle labbra.

 

“COS’HAI DETTO?”

 

“L’hai sentito.” Replicò freddamente Ron, stringendo i pungi e raccogliendo ogni briciola del suo autocontrollo. Questa volta avrebbe fatto passare a quel furetto sbiadito la voglia di fare il prepotente con Hermione una volta per tutte.

 

Draco fece un passo verso di lui “Ti ho fatto una domanda, Weasley!”

 

Hermione, che stava tra i due, era tesa per l’apprensione. Quell’anno Ron rischiava la bocciatura e una rissa in biblioteca non avrebbe certo fatto salire il suo livello di stima agli occhi dei professori. Aprì la bocca per fermarlo, ma Ron non sembrava intenzionato a smettere.

 

“Tu non sei sordo, vero, Malfoy?”

 

“No, non sono sordo!”

 

“Bene, essere ritardati mentali è già un handicap sufficiente.”

 

Qualcuno sogghignò. Di nuovo gli occhi di Malfoy guizzarono verso il tavolo. Aveva ancora un’espressione rabbiosa, ma cominciava a sentirsi a disagio. Di solito Weasley gli si scagliava contro appena veniva provocato e in quel caso ci avrebbero pensato Tiger e Goyle, ma non era mai capitato che quello stupido straccione lo sfidasse a parole.

 

“Chiudi quella bocca, Weasley!” disse con aria feroce.

 

Ron fece finta di mettersi a pensare “Uhm… ma guarda… mi sembra di aver già sentito questa frase, però forse la situazione era capovolta…” e assunse un’aria divertita.

 

“Ti ho detto di chiudere il becco!”

 

“Se no?”

 

“Se non te lo chiudiamo noi.” Risposero Tiger e Goyle intervenendo per la prima volta nel dialogo, scrocchiandosi minacciosamente i pugni.

 

“Dio mio, sanno parlare!” esclamò Ron voltandosi verso i Tassorosso che seguivano il tutto come se fossero al campo durante una partita di Quidditch “Credevo fossero lì solo per decorazione.” Lo sguardo di Ron passò sul volto dei due stolidi Serpeverde cercando di mantenere un aria indifferente, poi puntò di nuovo su Draco “E come pensi di farmi stare zitto?”

 

“Vedrai!”

 

“No, dimmelo tu.” Di colpo Ron fece un passo avanti, i suoi occhi brillavano “Facendomi un occhio nero? Fratturandomi il naso?” scoppiò a ridere “O sarebbe più appropriato trasformarmi in un furetto rimbalzante?”

 

Altri sogghigni, non più di una sola persona; ora tutti i presenti stavano ridendo, compresa Hermione, che ora guardava Ron piena di orgoglio. Il furore era sparito dalla faccia di Draco, ora sostituito dalla confusione.

 

“Chiudi il becco” lo ammonì con tutta l’arroganza che riuscì a racimolare “O ti manderò i denti così in fondo alla gola che potrai morderti il culo!”

 

“Non ti scaldare Malfoy. La rabbia ti fa eccitare nei momenti sbagliati… comunque dovrei dirglielo alla Parkinson, così se ti facesse incazzare nelle occasioni giuste forse riusciresti a offrirle prestazioni migliori!”

 

Adesso le risatine erano divenute sghignazzate. Draco, completamente stordito, non trovò nulla da ribattere. Aprì e chiuse la bocca come un pesce in cerca d’aria.

 

“Cos’è tutto questo fracasso??” Madama Pince era sbucata da dietro gli scaffali al fondo della biblioteca e si avvicinava loro a grandi passi, con una pila di volumi in mano “Questa una biblioteca, non una Sala Comune di ritrovo per gli studenti! Voi del terzo anno, tornate ai vostri Dormitori!”

 

I Tassorosso si alzarono con riluttanza e andarono alla porta. Madama Pince guardò con aria furiosa Ron e i tre Serpeverde vicino al tavolo.

 

“Che cosa ci fate voi qui?” latrò “Se non state lavorando, uscite!” e indicò la porta.

 

Draco, visibilmente grato nel vedersi offrire la possibilità di ritirarsi senza vergogna, si voltò per andarsene “Ci rivedremo! E’ una promessa…” sibilò a Ron.

 

“Sicuro!” rispose Ron sprezzante.

 

“Devi solo aspettare, la partita si avvicina Weasley... vi falceremo in due minuti netti!” disse Draco prima di seguire Tiger e Goyle oltre la porta che Madama Pince teneva aperta per loro.

 

“Anche tu.” Disse Madama Pince fissando severamente Ron.

 

Hermione fece un passo avanti “Mi scusi, ma noi stiamo ancora lavorando!” puntualizzò “Sa per quella ricerca…”

 

“Tu sei quella della Sezione Proibita, eh?” Hermione arrossì lievemente “Allora riprendete a lavorare, ma ricordate che alle nove e mezza la biblioteca chiude, quindi muovetevi e non fate altro rumore!” Madama Pince tornò dietro gli scaffali a sistemare libri e li lasciò soli.

 

Hermione si voltò verso Ron e gli rivolse un sorriso da un orecchio all’altro “Wow! Sei… sei stato… Oh, non ci sono parole per quanto sei stato grande!!! Hai steso Malfoy in due mosse!” esclamò estasiata.

 

Ron fece un sorrisetto soddisfatto “L’ho semplicemente ripagato della sua stessa moneta… dopo sette anni passati a sentire le sue cattiverie uno impara a tenergli testa.” Lasciò andare il respiro “Anche se quando ti ho vista cadere contro il tavolo ho dovuto faticare non poco per non cambiargli i connotati all’istante… nessuno deve permettersi di toccarti!”

 

Hermione sentì salirle il sangue alle guance, ma per fortuna Ron dedicò la sua attenzione alla pergamena che Malfoy aveva lasciato cadere sul pavimento.

 

“Hai già cominciato la ricerca! Mi spiace davvero di essere arrivato tardi…”

 

“Infatti, sei piuttosto in ritardo.”

 

Ron la guardò spiazzato “Sì… hai ragione, mi dispiace tanto, ma è stata colpa della McGranitt! Sembrava volesse continuare a blaterare per tutta la notte sui miei risultati scolastici e non mi mollava più…”

 

D’un tratto Hermione si ricordò perché era corsa fuori dalla biblioteca alla ricerca di Ron “Ron ascolta, ho trovato un libro che parla dell’ultimo uomo-demone europeo e ho trovato anche una la sua immagine!” gli spiegò tutto d’un fiato con un espressione ansiosa sul viso.

 

Ron sembrò non capire il perché di tanta agitazione “Cosa? E allora? Perché ti agiti così tanto? Scusa non era quello che dovevamo fare?”

 

Hermione aprì la sua borsa, estrasse il libretto e glielo ficcò sotto il naso “Guarda!”

 

Ron prese in mano il volumetto e guardò l’incisione dell’uomo-demone chiamato William Coldfog. Due occhi come pietre nere infossate in un viso pieno di cicatrici lo ricambiarono. Alzò la testa e incrociò lo sguardo preoccupato di Hermione.

 

“E’ lui, Ron… E’ l’uomo che da una settimana Ginny sogna tutte le notti!”

 

 

******************************

 

 

Vicino alla finestra del suo ufficio, Silente guardava la Foresta Proibita, una macchia scura di alberi che si estendeva tutto intorno al castello. Gli ex-presidi di Hogwarts, nelle loro cornici appese alle pareti, dormivano profondamente, ma una strana e sottile inquietudine impediva a Silente di rilassarsi.

 

Fanny, sul suo trespolo, emetteva soavi gorgheggi nella sua direzione. Con un sorriso Silente si voltò lentamente ad osservare la sua bella fenice.

 

“Cosa dici, Fanny? E’ tanto tempo che Tom non si fa vivo?”

 

La fenice emise un sommesso fischio melodioso, come se gli stesse rispondendo.

 

“Anch’io non capisco il perché di questo silenzio e la cosa mi preoccupa…” fece una pausa e sospirò “Però adesso voglio concentrarmi sullo Scambio… sai, è una opportunità per nostri studenti… proprio oggi Guillermo mi ha inviato un gufo per dirmi che lui e i suoi ragazzi erano già in Normandia e che il loro viaggio stava procedendo senza intoppi…”

 

Silente si avvicinò a Fanny con un sorriso malinconico.

 

“In un periodo di dubbi e incertezze come quello che è stato dal ritorno di Tom, è importante trovare un punto di riferimento su cui fare affidamento.” Allungò una mano e le lisciò gentilmente le penne della testolina. Fanny emise altri gorgheggi di apprezzamento “Finché non arriverà il SUO momento, siamo noi i pilastri a cui la gente si appoggerà… e quando finalmente LUI sarà pronto, troveranno presto l’eroe in cui sperare una volta che la guerra sarà aperta…” povero Harry…

 

Silente guardò tristemente la fenice e lei sembrò capire quanto nel suo cuore gli dispiacesse per Harry. Fanny intonò un canto melodioso, dai suoni dolci e arcani, per cercare di lenire i dispiaceri dell’animo di Silente. Quel dolce suono sembrò risuonare per tutto il castello e arrivò anche alle orecchie di una ragazza che, distesa su un letto dell’infermeria, teneva gli occhi sbarrati nell’oscurità.

 

Ginny si era svegliata che era già buio, anche se dall’ufficio di Madama Chips proveniva una striscia di luce e nei corridoi si sentivano gli schiamazzi degli ultimi studenti che raggiungevano le rispettive Sale Comuni per la notte. Un lieve russare proveniente dall’altra parte della corsia la informava che Harry si era già addormentato, mentre la Corvonero influenzata, ne era sicura, non si sarebbe svegliata prima del mattino dopo.

 

Sbatté un paio di volte gli occhi che le lacrimavano per lo sforzo di tenerli aperti. Aveva un sonno incredibile, ma aveva paura di quello che avrebbe potuto sognare se si fosse arresa alla stanchezza.

 

Un sospetto che per tutto il tempo della sua malattia aveva testardamente soppresso, ora si stava facendo largo dentro di lei con l’irruenza di un fiume in piena.

 

Dio, ti prego fai che non sia la stessa cosa… ti prego Dio, no…

 

E se le fosse successo quello che era successo anche alle altre? Lei era l’unica femmina dell’ultima generazione dei Weasley… Tutti avevano sempre cercato di proteggerla e cercavano sempre di starle accanto… Ma ora? Sua madre aveva saputo che stava male? Sicuramente no, se no avrebbe fatto di tutto per riportarla a casa…

 

Quei pensieri le fecero dimenticare di tenere spalancate le palpebre, così Ginny ricadde in quello stato in cui la sua mente diventava più vulnerabile che mai.

 

 

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“Tempo scaduto ragazzi!” Madama Pince raggiunse Ron e Hermione che avevano passato il poco tempo che gli era rimasto a copiare le informazioni su William Coldfog dal libro alle pergamene.

 

“Ci scusi, possiamo portare i libri su in Sala Comune? Abbiamo urgenza di finire entro stasera…” spiegò Ron guardando le pagine che restavano ancora da trascrivere.

 

“E’ fuori discussione, i libri del Reparto Proibito non possono essere dati in prestito. In biblioteca vengono consultati e in biblioteca devono restare.”

 

Ron sbuffò contrariato ma Hermione stava già raccogliendo le loro cose con aria rassegnata. Lei lo sapeva, Madama Pince era peggio di un secondino ed era irremovibile, senza fare eccezioni.

 

“Allora signorina Granger, in tutto mi devi restituire sei volumi.” Fece perentoria la bibliotecaria, andando dietro al suo banco dei prestiti e delle consegne.

 

Hermione raggiunse lo scrittoio su cui aveva abbandonato i libri dietro ai quali aveva perso inutilmente la serata e cominciò ad ammucchiarli. Quando si rese conto di quanti erano, provò ricontarli. Era sicura che Madama Pince le avesse detto solo sei libri…

Scosse la testa come se non ci vedesse bene, forse quella sera era un po’ stanca e non connetteva bene, perché con quello che aveva trovato per terra, i libri salivano a sette… Sempre più perplessa, Hermione tornò verso il banco di consegna con i libri in braccio.

 

“Mi scusi Madama Pince, mi può rileggere i titoli dei testi che mi ha consegnato oggi?” domandò Hermione poggiando il malloppo sul bancone.

 

Ron la guardò incuriosito, ma lei gli fece cenno di aspettare e man mano che Madama Pince le rileggeva i titoli, Hermione li cercava nella pila e glieli passava dall’altra parte del tavolo. Alla fine dell’elenco rimase con in mano ‘Demoni D’Europa’ di Mary Weasley.

 

“Basta così?” domandò Hermione rigirandosi il libretto tra le mani.

 

“Certo, sono quelli che ti ho portato sta sera, no?”

 

“Si certo…” rispose vaga Hermione, continuando a studiare il volumetto nero. E questo allora da dove è spuntato fuori? Era certa che Madama Pince non avrebbe mai lasciato libri sui demoni sparsi per la biblioteca, ma se non gliel’aveva dato lei… allora… chi?

 

Rilesse il nome in copertina.

 

Mary Weasley.

 

Si voltò a guardare Ron che la fissava, impaziente di tornare in Sala Comune.

 

“Vieni, andiamo.” Hermione sorrise alla bibliotecaria che era già alle prese coi cartellini “Grazie e arrivederci!”.

 

Agguantò Ron per la tunica della divisa e lo trascinò fuori dalla biblioteca.

 

“Io e te dobbiamo parlare…” gli disse guardandolo negli occhi, mentre si avvivano verso la Torre Est.

 

Ron le restituì lo sguardo “E’ per quel libro vero?” sembrava sapere cosa Hermione voleva da lui.

 

“Hai letto il nome dell’autrice?”

 

Lui annuì lentamente “Ho capito cosa vuoi sapere…”

 

“C’è qualcosa che non mi hai mai detto sulla tua famiglia… non è vero…?” Ron abbassò lo sguardo, riluttante, ma Hermione non si arrese “Se me lo dici, riusciremo a capire perché Ginny ha quelle visioni!”

 

Intanto raggiunsero il ritratto della Signora Grassa che storse il naso alla vista di Ron.

 

“Stellasplendore” disse distrattamente Hermione, poi si rivolse di nuovo a Ron che continuava a guardare ostinatamente per terra “Ron… andiamo, lo sai che puoi fidarti di me…”

 

Lo seguì mentre lui prendeva posto su una delle poltrone vicino al fuoco, appoggiando accanto le pergamene. Hermione gli si sedette vicino, controllando che nessuno fosse a portata d’orecchio.

 

“E’ una cosa di cui non abbiamo mai parlato con qualcuno che non fosse della famiglia…” cominciò Ron a voce bassa “Avviene ogni generazione e non ne ha mai saltata una…”

 

Fissò le fiamme per alcuni minuti, in silenzio. Hermione potava vedere le lingue di fuoco riflesse nel blu dei suoi occhi, poi Ron prese fiato e si voltò verso Hermione che pendeva dalle sue labbra.

 

“La chiamano… Maledizione delle Weasley…”

 

 

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A centinaia di chilometri di distanza, in Spagna, tra i monti della Cantabria...

 

Carlos teneva Petra con una mano e con l'altra scansava le fronde dei cespugli dentro i quali si stavano inoltrando.

 

Due giorni fa il loro preside era partito per l'Inghilterra portandosi dietro un gruppo si secchioni del settimo anno e con questa storia dello Scambio Internazionale che Alvares aveva voluto a tutti i costi organizzare da un momento all’altro, tutti gli insegnanti era stati parecchio impegnati, così che sgusciare dalla scuola fuori orario senza essere visti, non era più tanto difficile.

 

Ad ogni modo c'era voluta tutta la forza di persuasione di Carlos per convincere Petra a sgattaiolare fuori oltre l'orario del coprifuoco serale… almeno per quella sera. Era il loro primo anniversario di fidanzamento e Carlos voleva a tutti i costi che lei lo ricordasse come si doveva.

 

"Carlos, ma dove mi stai portando?" ridacchiò lei eccitata dalla situazione trasgressiva.

 

"Non preoccuparti, ora vedrai!"

 

"Se qualcuno ci vede siamo finiti..."

 

Lui scoppiò a ridere "Però ne vale la pena, non credi?"

 

Rise anche Petra "Assolutamente sì!"

 

Carlos le strinse più forte la mano e sentì un gran calore dentro di sè. Quella era la ragazza per lui. Che i professori facessero pure il diavolo a quattro!

 

Raggiunsero un piccolo spiazzo nascosto ai margini del piccolo parco che circondava El Coimbales, la Scuola di Magia spagnola, e si fermarono. Carlos cinse con le braccia la vita di Petra e la guardò negli occhi... quanto l'aveva desiderata...

 

"Ti amo Piccola mia" le disse piano.

 

"Dici sul serio?" L’espressione della ragazza sembrava quella di un bambino la mattina di Natale.

 

"Certo..." e cominciò a baciarla appassionatamente. Lei rispose con trasporto ai suoi baci e piano piano le loro mani cominciarono a muoversi, desiderosi l’uno dell’altra. Lui la strinse più possessivamente e lentamente la fece poggiare a terra, poi si distese su di lei.

 

"Oh Carlos..." sospirò Petra.

 

Ad un tratto Carlos urtò col piede qualcosa di duro e rotondo, mentre un odore rivoltante gli raggiunse le narici. Si bloccò immediatamente e si drizzò sulle ginocchia.

 

"Cosa c'è, Carlos?" Petra si mise a sedere, guardandosi intorno nervosamente.

 

Carlos allungò la mano verso l’oggetto che aveva toccato. Sotto le dita sentì una superficie fredda e pelosa. Sembravano… capelli?!?

 

"Che diavolo..." estrasse la bacchetta e scostò i cespugli "Lumos!" Quello che vide lo fece sbiancare, si alzò in piedi vacillando "... oh mio Dio... non è possibile..." aveva la gola secchissima "... professor Alvares!".

 

Petra allungò il collo oltre la spalla di Carlos e cominciò a gridare sconvolta alla vista della atroci ferite inferte al collo e al petto del cadavere del loro preside, Guillermo Alvares.

 

 

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TADADADAN!!

In realtà avrei voluto aggiornare due giorni fa in onore del mio primo giorno di Università, dato che la FF era già pronta per quella data, addebito la ragione al fatto che ho passato tutti i miei pomeriggi recuperando il sonno perduto (ogni mattina mi alzo alle 6.30 xkè, se ho culo e azzecco le coincidenze dei pullman, ci metto un ora a raggiungere la Facoltà e… sapete comè…) e le sere le ho trascorse con Chris, il mio amorucchio, perché lavorando di pomeriggio, è libero solo la sera (con sommo dispiacere delle mie occhiaie) e l’unica è vedersi dalle 22 a mezzanotte… fate voi il conto di quanto mi resta da dormire la notte…

CMQ CHISSENEFREGA DIRETE VOI, in effetti avete ragione, quindi passiamo a cose serie, come ad esempio il 4°chap!

 

Chi ci ha capito qualcosa alzi la mano. Ok, no lasciamo perdere, lo so che mi state odiando perché in quattro capitoli ho riempito la storia di misteri irrisolti, ma se avrete pazienza vedrete che tutto vi diventerà chiaro. Nel prossimo capitolo, “Il segreto dei Weasley”, scopriremo che i sogni di Ginny non sono un caso… un segreto che solo i Weasley conoscono!

Anche gli spagnoli hanno fatto la loro prima apparizione, in un contesto un po’ macabro però…

Una sola cosa: forse molti di voi si staranno chiedendo il significato del “sottotitolo” della FF (From the North Lands). Nooon preoccupatevi, lo scoprirete fra non molto, ma se vogliamo arrivare piano a scoprire cosa attende Harry Ron, Hermione e naturalmente Ginny, bisognerà procedere con calma. Vi assicuro però che la vostra attesa sarà premiata ^_-

 

PS. Sto leggendo “Il codice Da Vinci”, davvero bello! Qualcun’altro lo sta leggendo? Quello si che è un mistero dietro l’altro, però offre una soluzione del mistero del Santo Graal che è davvero molto bella (e romantica… J) , fondata su indizi incredibilmente veri e migliaia di coincidenze, verificabili anche personalmente. Un consiglio, se il mistero di questa leggenda vi affascina, leggetelo perché è stracoinvolgente! Meglio se prima avete visitato il Louvre a Parigi.

 

PPS. Wow gente, VENTICINQUE recensioni in tutto?? Naaah, non posso proprio crederci… COME SONO FELICEEEEEEEEEEEE!!!!!!!! ^_^

 

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HOBBYT: Grazie mille!! ^_^ Ho fatto abbastanza in fretta? Eccoti accontentata/o, spero stia continuando a piacerti!

 

MARY1986: Moooolto gentile, grazie per i complimenti!!! Hai visto che il tuo nome figura anche in questo capitolo? ^_- Spero che continuerai a leggere Becoming Heroes, c’è ancora molto che dovrà venire!

 

LUNA MALFOY: Ciao!! Sono felicissima di aver letto la tua recensione! Dal tuo nick deduco che hai simpatie ben delineate; spero che non te la sia presa per come ho dipinto Draco… mi spiace ma è un personaggio che io proprio non riesco a digerire! I’m sorry… Cmq, ti assicuro che non piace nemmeno a me maltrattare i miei personaggi, ma… come si dice? Esigenze di copione? ^_^ spero che continuerai a leggere la mia fic!

 

MARCYCAS – THE LADY OF DARKNESS: EHILA’!!! Ho annullato l’appuntamento dallo Strizzacervelli… Grazie per avermi salvata in tempo! ^_^ E allora?? Vi è gustato il capitolo? Mi scuso con Lady, ma all’ultimo ho deciso di allungare un po’ la scena e di rimandare a più tardi (ma non troppo) il capitolo più “Ladyesco” – della serie sangue morti violenza e squartamenti… (In realtà Marcycas mi ha mandato per tempo il Martellone-Ferma-Pensieri-Maniacali e ho salvato l’igiene mentale dei lettori! Nd. Giulia-con-un-sorrisone-e-un-martellone-gigantesco-che-le-spunta-da-dietro-la-schiena-e-sullo-sfondo-Judie-mezza-stramazzata-per-terra). Ecco svelata l’identità di Guglielmo Nebbiafredda, ma ora lo sai che tocca a te sbrigarti a svelare il mistero che in TLSR si sta infittendo sulla Spia e Mary Darkeness!! (Ehi si vede che sono proprio una tua adepta, entrambe le “nostre Mary” nascondono un segreto!). E soprattutto capirai di che genere di veggenza si tratta… e soprattutto imposta da chi.

 

AVANA KEDAVRA: Amoruccia bella!! ***___*** ma quante cose carine che mi hai scritto!! Uuuuuh come sono felice di sapere che la mia ficcy ti piaccia così tanto!! Tra le tue preferite? Oh, che ONORE!!! ^___^ -- Giulia strafelice che saltella per la casa – Grazie mille per i complimenti!! A furia di leggere libri su libri, soprattutto quelli di mistero e suspense, s’impara a districarsi tra i misteri… e a proposito di misteri, questo capitolo deve averli infittiti ulteriormente, ma… prometto che non ti deluderò! (e come potrei arrivata a questo punto? Mi sembrerebbe un crimine! ^_- Ti prometto che la coppia Harry e Ginny non te la tocca nessuno, anche se mi spiace anticiparti che xloro quattro le cose non saranno per niente facili … :-/ (Giulia che vede avvicinarsi AvaNa con gli occhi di fuoco e un enorme martellone chiodato in mano ringhiando “COSA HAI DETTO??!!”). Spero che continuerai a seguirmi Tesora mia, un bacione affettuosissimo!!! TVTantissimissimissimissimoBene!!!!!

 

NONNY: PUUUUUUUULCE!!!! MA COME SONO FELICE DI LEGGERE LA TUA ILLUSTRE RECENSIONE!!!! La vuoi piantare di rompere col fatto della copiatura?? Va bene così e basta ;-P - Appppproposito, ti vuoi muovere con il sesto capitolo?? Sono mooooolto impaziente di leggerlo! Grazie mille Ciccyna per i complimenti, ti ripeto che fatti da te sono dieci volte più belli! Ok ok ok, la tua storia non parla di Violenza e Droga ma.. dove lo metti il sesso anale?? Dai, quello non lo puoi negare! ^_- DAAAAAI, STO SCHERZANDO!!!!! La tua è una bellissima storia di forza, coraggio e ricerca della libertà (così va meglio?) E PIANTIAMOLA CON STA PORTA APERTA, io quando mi addormento voglio la porta chiusa!! >_< Baciiiiiiiiiiiiii!!

 

GIUGGY^^: Tesorina mia Bellissima!! Che bello vedere che, anche se sei un po’ assente nel gruppo (xla scuola immagino, vero? Povera Tesora…), non manchi mai di recensirmi!! Ti è arrivata la mia ultima e-mail? Spero di sì!! La mia benedetta Master in FanArt (a proposito, è da almeno tre settimane che ne ho pronta una, ma non so assolutamente dove andarla a scannerizzare.. L L nuuuu io volevo fartela vedere… era sulla shotty di Sunny “Mission very possibile” – un tema un po’ vekkiotto ma ke mi affascinerà all’infinito!! ;-D Brava la mia Sherlock Holmes in rosa che mi capisce al volo ^_- Allora, ho confermato le tue supposizioni? Anch’io adoro Harry e Ginny, li trovo una coppia estremamente tenera e romantica, anche se mi piace di più la coppia Ron/Hermione, credo che gli altri due siano i più mielosi in assoluto (rispecchiano un po’ me e il mio ragazzo…) Anche a me Ron fa scassare, hai letto la scena della Sig.Grassa e quella con Malfoy? Ridevo da sola mentre le scrivevo ^^ Uhm, hai capito che intenzioni ha lo Zio? Vedremo vedremo… Spero che Becoming Heroes stia continuando ad intrigarti e ancora GRAZIE MILLE x i complimenti!! Un kissone tesorona, tvttttttttttttttttb!!!!!!! ^333^

 

SEYENNE: Ohi Bellissima! Che bello vedere che non manchi mai una recensione!! ^__^ questo mi fa mooooolto contenta!!!! Sì, Ron è davvero spassosissimo! Hai letto che ho citato gli spagnoli… hai idea di come si evolveranno le cose? Spero di stare continuando a intrigarti, vedrai che nel prox chap i fatti continueranno nella loro evoluzione e arriveremo al vero nocciolo dell’avventura!! Ah, volevo ancora ringraziarti tanto per la recensione che hai lasciato x quella “fan fiction originale” J… sono stata molto contenta di leggerla e sono sicura che anche LEI ne sarà felicissima!! UN BACIONE GROSSO GROSSO!!!

 

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Un grazie GRANDE GRANDE a tutti coloro che leggeranno e recensiranno! Per me è di grande aiuto… (essendo alle prime armi ;-P)

 

A PRESTISSSSSSSSSSSSSSSSSSSSIMO promesso!

 

*Giulia*Judie*

 

 

 

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Capitolo 5
*** Il Segreto dei Weasley ***


Capitolo 5: Il Segreto dei Weasley

Capitolo 5: Il Segreto dei Weasley

 

 

“La chiamano Maledizione delle Weasley…”

 

Hermione per poco non cadde dalla poltrona per la sorpresa.

 

“Cos’hai detto??!” esclamò allibita.

 

Ron annuì greve “Ogni generazione, la minore delle femmine Weasley comincia a stare male, in un certo senso… a dar di testa… visioni, incubi e a volte anche voci.”

 

“Voci? In che senso voci?”

 

“Nel senso che dicevano di sentir chiamare il proprio nome.”

 

“Oddio… io sarei morta di paura!”

 

Ron tornò a guardare le lingue di fuoco che danzavano sulla brace del camino “Alla fine sono tutte… sono tutte impazzite. Molte non ce l’hanno fatta e… sono morte…”

 

Hermione si premette una mano sulla bocca “Oh mio Dio…”

 

“Mio padre, sai lui aveva una sorella, mia zia Sophie… è stata ricoverata al San Mungo a quindici anni e… è morta lì poco prima che lui si sposasse con mia madre…” Ron si voltò di nuovo verso Hermione “Mi hanno raccontato che la stessa cosa è successa anche a una zia di mia mamma e ad una sua cugina, e da quanto ne sappiamo è sempre stato così.”

 

“Ma è terribile!” Hermione era rimasta parecchio scossa “Ron, stai dicendo sul serio?”

 

“Ti garantisco che è vero…” chinò la testa stringendosi i pugni “E adesso mia sorella…” la voce gli tremò leggermente. Non poteva credere che alla sua sorellina stesse succedendo una cosa del genere.

 

Hermione notò la tensione di Ron e cominciò a sentirsi pesantemente a disagio “E la McGranitt? E’ al corrente del problema, vero?”

 

“Certo che sì, e forse è per questo che insieme a Madama Chips ha deciso di tenere Ginny sotto stretta sorveglianza.”

 

“E Ginny?”

 

“Sì, lei lo ha sempre saputo, ma non credo che abbia mai dato peso alla cosa… noi siamo sempre stati molto protettivi nei suoi confronti. Penso che si sia sempre sentita al sicuro.”

 

Hermione si appoggiò stancamente allo schienale della poltrona “Io davvero non ci capisco più niente…” prese in mano il libretto nero appoggiato vicino a lei “Però sono sicura che in questo manoscritto ci sono le risposte che cerchiamo! Non credo che sia stato solo un caso che io l’abbia trovato…” Anche se profondamente scossa da tutto quello che aveva appena saputo da Ron, Hermione cominciò a ragionare su quella rivelazione.

 

Da sempre… generazione dopo generazione…

 

“Ron” esordì decisa “Io credo che ci possa essere una sola spiegazione logica. Questo libro… Ginny che sta male, il fatto che voi Weasley siete legati a questo uomo-demone, Coldfog… credo proprio che le stia succedendo quello che era successo anche alle altre e …”

 

Improvvisamente Ron scattò in piedi.

 

“NO!” urlò con rabbia “Non dirlo nemmeno per scherzo!! Ginny sta benissimo e non ha niente a che vedere con questa stupida storia!!” le strappò il librò di mano e lo scagliò dall’altra parte della Sala. I pochi studenti che erano rimasti in Sala Comune si girarono verso di loro e li guardarono incuriositi.

 

Hermione lo fissò incredula “Ron… ma sei impazzito?”

 

Lui fece un passo verso di lei “Non provare mai più a dire che Ginny è come le altre! Lei non… lei starà benissimo, hai capito??!”

 

“Ron, adesso basta, abbassa la voce! Ti stai comportando da stupido! E’ possibile che proprio non capisci? E’ OVVIO che Ginny è collegata a tutto questo!” rispose Hermione con stizza.

 

“Ti ho detto che devi smetterla!” sbraitò Ron senza dar cenno di voler abbassare la voce e ignorando i presenti che continuavano a guardarli “Fai pure la tua ricerca, fai pure tutto quello che cazzo devi fare, ma lascia stare Ginny e la sua malattia. Io non ne voglio più sentir parlare!” detto questo si voltò e sparì nel suo Dormitorio sbattendo la porta.

 

Hermione rimase a bocca aperta, allibita dalla violenta reazione di Ron. Accorgendosi che tutti la stavano ancora guardando, fece un sorriso forzato e si alzò per raccogliere il libro che Ron aveva scagliato per terra.

 

“Scusate… sapete com’è, lo stress dei M.A.G.O.…” disse cercando di sembrare disinvolta.

 

Era mai possibile che Ron si comportasse sempre in modo così ottuso? Come poteva continuare a far finta di non vedere e di non capire? Tutto era collegato, anche se Hermione ancora non riusciva a comprendere il perché delle visioni di Ginny e perché solo le femmine venivano coinvolte.

 

Tornò vicino al camino e aprì di nuovo il libro, rileggendo i titoli dei capitoli. Quella sera non avevano fatto in tempo a guardarli tutti e avrebbe dovuto studiarli meglio, ma era sicura che la loro lettura avrebbe fruttato delle spiegazioni.

 

Questo libro è stato scritto dalla figlia del capo del movimento dei Gesuiti, Mary Weasley… pensò Hermione con aria meditabonda Anche lei cacciava gli uomini-demone… ma sicuramente avrà avuto anche dei fratelli, si sa che i Weasley sono sempre di famiglia numerosa…

 

Raggiunse l’ultimo capitolo del libro, nelle note dell’autrice.

 

“Queste sono le ultime parole che scriverò, perché siamo in partenza. Nostro padre ha con sé il Libro della Luce, William Coldfog non deve mai trovarlo… Se questo dovesse accadere, lui lo distruggerebbe e sarebbe la fine di ogni speranza. I Membri dell’Ufficio della Notte ci minacciano e qui Owpeln Grance non siamo più al sicuro, perciò domani porteremo nostro padre al monastero di Sant’Anastasio, un luogo sicuro a Nord di Mosca. Lì i nostri fratelli russi lo proteggeranno.

Ho scritto questo libro perché se fallirò, il ricordo di ciò che è stato fatto non andrà perduto e il nostro sacrificio non sarà stato vano. Se riuscirò nella mia missione, il Libro sarà salvo, ma se così non fosse… allora mi affido a voi… e che Dio ci aiuti.”

 

Hermione si concentrò su quello che aveva appena letto Se fallirò, il ricordo non andrà perduto… Mi affido a voi… Cosa diavolo poteva significare?

 

“Ron… ho bisogno del tuo aiuto per capire cosa diavolo sta succedendo…” sussurrò tra sé.

 

Di colpo sentì la stanchezza di tutto quel giorno pesarle addosso. Con un sospiro, chiuse il libro e prese le pergamene, raggiungendo anche lei il suo Dormitorio.

 

 

*****************************************

 

 

Nello stesso momento…

 

Con un urlo di rabbia Voldemort rovesciò il tavolino che si trovava vicino alla sua poltrona, mandando in frantumi il calice che vi era appoggiato sopra e spargendo il liquido rosso contenuto al suo interno.

 

“COME SAREBBE A DIRE CI HANNO SCOPERTI??!” La sua ira era rivolta verso il Mangiamorte inginocchiato e tremante ai suoi piedi “MA SE APPENA TRE ORE FA MI AVEVATE ASSICURATO CHE ERA TUTTO PRONTO??!!”

 

“Mio… mio Signore sono… sono spiacente, ma… un nostro infiltrato ci ha informati che… un paio di mocciosi di El Coimbales hanno trovato il corpo di Alvares e…”

 

“NON MI INTERESSANO I DETTAGLI!!!” sbraitò Voldemort al colmo della rabbia. Gli si avvicinò in due passi e lo afferrò violentemente per il bavero del mantello “La notizia non deve assolutamente arrivare alle orecchie di quei cani degli Auror!! Coldfog e Rookwood devono essere pronti alle porte di Hogwarts entro domani sera e voglio che venga sferrato un attacco parallelo anche su El Coimbales, hai capito Dolohov?”

 

“Ma mio Signore… domani sera? E’ troppo presto… noi non…”

 

Senza fargli finire la frase, Voldemort lo lasciò andare ed estrasse la bacchetta “Crucio!” Dolohov cadde a terra contorcendosi tra spasmi e urla laceranti “Crucio! Crucio! CRUCIO!!”

 

Gli altri Mangiamorte di guardia nella sala rimasero a guardare impassibili il loro compagno che veniva torturato più volte dalla Maledizione Cruciatus. L’ultima cosa che un Mangiamorte avrebbe mai voluto, era essere la causa delle ire di Lord Voldemort.

 

Dopo diversi minuti Voldemort abbassò la bacchetta.

 

“Adesso i miei ordini ti sono più chiari? Voglio il massimo spiegamento di forze, non lasciare nessuno fuori… voglio un lavoro preciso e totale.” Voldemort voltò le spalle al Mangiamorte che ancora rantolava sul pavimento “Ora sparisci… e non voglio altri errori!”

 

Dolohov annuì, tremante e dolorante, poi si alzò barcollando sulle gambe e uscì dalla sala, mentre Voldemort tornava a sedersi sulla sua poltrona. Dall’ombra uscì un Incappucciato che riparò il calice e offrì altro vino al suo Signore, che cominciò lentamente a sorseggiarlo.

 

“A che punto sono del loro viaggio?” domandò freddamente al Mangiamorte che gli si era avvicinato.

 

“Nei pressi della Normandia, mio Signore.”

 

“Uhm… bene…” 

 

Mio caro Albus Silente… i tuoi giorni e quelli della tua ridicola scuola sono ormai finiti… riuscirò ad impossessarmi di quello di cui ho bisogno e Coldfog mi renderà come lui… IMMORTALE!!

 

 

***************************************

 

 

Vicino al suo letto, Ron continuava ad andare su e giù attaccato con la sola forza delle braccia alla sbarra montata nel vano della finestra del Dormitorio. Se c’era una cosa al mondo che gli permetteva di scaricare la tensione, quella era fare esercizi fisici. Quando due anni prima Harry era diventato Capitano della squadra di Quidditch di Grifondoro, aveva imposto a tutti i componenti degli allenamenti fisici supplementari, e quella sera, lasciando da parte il Quidditch, Ron sentiva di averne bisogno più che mai.

 

Stringendo gli occhi, finì il ventesimo piegamento e si lasciò andare a terra, prendendo fiato con le mani appoggiate sulle ginocchia. Nei loro letti, i suoi compagni di stanza erano addormentati già da un pezzo e lui stava facendo il possibile per non svegliarli, anche se con l’adrenalina che si sentiva addosso, avrebbe volentieri buttato giù il muro a suon di pugni.

 

Ormai era una cosa certa e anche se erano giorni che stava cercando disperatamente non ammetterlo, Hermione aveva tremendamente ragione su Ginny. Era solo questione di poco, lo sapeva, ma per tutti quegli anni aveva sempre sperato, con i suoi genitori e i suoi fratelli, che la cosa non dovesse mai riguardare anche Ginny…

 

Asciugandosi la fronte dal sudore, Ron guardò verso il letto vuoto di Harry. Era duro non riuscire nemmeno a confidarsi con i suoi migliori amici e in quel momento ripensò a come poco prima, senza rifletterci, aveva trattato male Hermione. Sentì di aver non sbagliato.

 

Fa sempre di tutto per farmi uscire di testa… cercò di giustificarsi Se l’è meritato… 

 

Afferrò il suo asciugamano da dentro il suo baule e si avviò verso il bagno per prepararsi alla notte.

 

 

******************************

 

 

Quando Ginny aprì gli occhi, per un attimo credette di essere alla Tana e che sua mamma l’avesse appena chiamata per alzarsi. Si tirò a sedere e si strofinò gli occhi, in infermeria era tutto stranamente immobile e le sembrò che regnasse uno insolito silenzio. Non sentiva nemmeno più il leggero russare di Harry e il pesante respiro della Corvonero.

Stava per rimettersi sdraiata quando le parve di sentirsi chiamare di nuovo. Tese l’orecchio e sentì nuovamente la voce, questa volta con chiarezza.

 

…Ginevra…

 

Era una voce di ragazza che sembrava provenire da lontano, forse da un’altra stanza. Ginny non si sentì spaventata, ma piuttosto incuriosita. Lentamente si alzò in piedi e senza nemmeno mettersi le pantofole, si avvicinò alla porta dell’infermeria.

 

…Ginevra…

 

Veniva dal piano di sotto. Ginny dischiuse la porta e senza fare rumore; uscì in corridoio, seguendo la voce verso lo Scalone Principale e poi giù fino alla Sala d’Ingresso. Il silenzio che regnava nei corridoi del Castello era irreale e quasi opprimente, ma non si fermò. Si guardò furtivamente intorno e vide che le grandi porte della Sala Grande erano socchiuse, con la luce dei camini che filtrava attraverso la fessura.

 

Lanciò un’occhiata alle sue spalle. Era strano che Gazza non avesse ancora fiutato la presenza di uno studente fuori dai Dormitori in piena notte e non fosse accorso con la sua gatta spelacchiata a inveire minacciando immonde punizioni. Riluttante, Ginny fece un passo verso le porte e vi accostò un occhio. C’era qualcuno seduto al tavolo dei Grifondoro e quel qualcuno era voltato dalla sua parte; era una ragazza, vestita in modo strano, con dei lunghi e spettinati capelli rosso fuoco, legati a coda di cavallo.

 

“Sei tu, Ginevra…”

 

Ginny capì che la voce che l’aveva chiamata poco fa’ apparteneva a quella ragazza. Entrò adagio nella Sala Grande e le si avvicinò cautamente, camminando sul pavimento di pietra. Anche se era scalza, non sentiva freddo, come se il camino acceso davanti al tavolo bastasse per scaldare l’enorme sala.

 

“Eri tu che mi chiamavi?” le chiese inclinando la testa “Chi sei? Non ti ho mai vista.”

 

Appena la vide bene in viso, Ginny ebbe un piccolo sussulto; era come guardarsi in uno specchio. La strana ragazza non doveva avere più di 23-24 anni, ma le assomigliava in maniera impressionante. Gli stessi occhi blu, le stesse gote pronunciate, le stesse labbra grandi e rosse, persino le mille lentiggini che le spruzzavano viso, collo e braccia sembravano disposte allo stesso modo.

 

La ragazza si alzò in piedi e le sorrise dolcemente “Sono tanti anni che ti cerco. Avevo quasi perso le speranze…”

 

Ginny aggrottò la fronte. Non era esattamente il genere di risposta che si era aspettata. La squadrò per bene. Indossava una specie di casacca rosso scuro senza maniche, coperta da un reticolo di ferro simile a quello che portavano i cavalieri sotto l‘armatura e chiusa a fascia sul petto da numerosi lacci di cuoio, uguali a quello che la ragazza portava stretto in fronte sotto la lunga frangia.

I pantaloni erano strani, simili ad una calzamaglia, infilati dentro a un paio di stivaletti fatti di stracci e cuoio. La spalla sinistra era coperta da una spallina in armatura e, attaccata alla cintura insieme ad un piccolo stiletto, una lunga spada completava il corredo.

 

Ginny sbatté gli occhi un paio di volte, di certo non si trattava di una studentessa… sembrava piuttosto una soldatessa.

 

“Come ti chiami?”

 

La ragazza le rivolse nuovamente quel sorriso enigmatico, poi improvvisamente la sua espressione s’intristì “Ginevra, non c’è più tempo. Lui è di nuovo qui ed è al servizio di un nuovo padrone. Stà arrivando qui e distruggerà tutto! Devi fare molta attenzione, i suoi poteri gli permettono di essere chiunque…” fece un passo verso Ginny che però arretrò, leggermente intimorita “Non avere paura di me, io voglio aiutarvi! So che la tua amica Hermione ha intuito cosa sta succedendo e ho provato ad aiutare anche lei.”

 

“Ehi aspetta un attimo, come fai a conoscere Hermione?”

 

“E’ una ragazza molto in gamba, è facile riconoscerla.”

 

Ginny scosse la testa cominciando a sentirsi molto confusa “Io sto sognando, non c’è altra spiegazione.”

 

“Può essere, tutto è relativo. Dipende da te, se ci vuoi credere… tu credi a quello che hai sognato in questi giorni?”

 

“Mi vuoi spiegare di cosa stai parlando?”

 

“E’ più di una settimana che ti sto inviando informazioni su William Coldfog, su quello che è capace di fare e soprattutto di cosa ha fatto. Da quando lui è arrivato, molte persone sono morte, molte altre hanno sofferto e tu hai sofferto con loro…” le sorrise ancora “Ne sono sicura, la vergine che ho cercato per quattrocentoquarant’anni, sei proprio tu…”

 

Ginny arrossì di colpo “Ehi, ma cosa stai dicendo!”

 

“Scusami, ma non c’è più molto tempo. Tieni” disse porgendo a Ginny una piccola collana con un rubino come pendente “Michael capirà che ti ho mandata io.”

 

Lei prese la collana, ma si sentiva sempre più spaesata “Mi vuoi spiegare chi è Michael? Cos’è questa collana? Cosa vuoi da me? Ma soprattutto.. chi diavolo sei??”

 

La strana ragazza guerriera le si avvicinò ancora un po’ e le accarezzò delicatamente i capelli “Quei sogni che facevi, gli incubi che hai avuto… ho tentato si spiegarti il pericolo che incombe su di voi… William Coldfog è già stato la causa di una tremenda guerra e non avrà problemi a causarne un’altra. Quando mio padre mi ha iniziata alla sua caccia, ho giurato a Dio che avrei ucciso William Coldfog a qualunque costo e che non ci fossi riuscita in vita, la mia anima non avrebbe trovato pace finché non l’avessi sconfitto.”

 

“Aspetta, frena un momento, chi è William Cold-eccetera?”

 

“William Coldfog è l’uomo che sogni nei tuoi incubi.”

 

“E tu come fai a saperlo?” chiese Ginny aggrottando la fronte.

 

“Te l’ho già detto, sono io che ti ho mandato quelle visioni.”

 

“Tu conosci questo William Coldfog?”

 

La ragazza annuì “Diciamo che sono stata cresciuta con la sua ossessione. Mio padre ha educato me e i miei fratelli perché tutti noi eravamo destinati ad una unica vita: cacciare e eliminare il Male incarnato…” Ginny la guardò in modo interrogativo “Ginevra, tu sai chi sono i cacciatori di demoni?”

 

“Posso immaginare, il nome è abbastanza esplicito.”

 

“Però forse quello che non sai, è che c’è sempre chi ha dato il suo contributo per questa lotta contro le forze del Male. Così è stato, finché William Coldfog non è scomparso dalla circolazione, distruggendo quello che da secoli la nostra famiglia proteggeva: il Libro della Luce.”

 

Ginny inarcò un sopracciglio “La… nostra famiglia?”

 

La guerriera si schiarì la voce “Hai qui davanti a te l’essenza dell’unica femmina del primo e antico nucleo combattivo dell’Ordine dei Gesuiti.” Fece una pausa “Mi chiamo Mary Weasley.”

 

Ginny la squadrò di nuovo, la sua fisionomia era talmente precisa che era difficile non crederle, poi di colpo spalancò gli occhi quando tutto le fu chiaro “Se sei stata tu a mandarmi quegli incubi e quelle visioni… allora anche le altre… tutte le mie zie, le mie nonne… eri sempre tu…” un violento brivido le percorse la schiena “Tu sei lo spirito di Mary Weasley!”

 

Mary annuì lentamente e le sorrise “Ora mi ascolterai?”

 

 

***********************************

 

 

Il mattino dopo Hermione non riuscì ad avvicinare Ron che continuava a scansarla, probabilmente credendo che lei volesse ancora parlargli della storia dell’uomo-demone, così appena trovò un attimo di pausa, decise di andare dal professor Lupin per mostrargli quello che aveva fatto per la ricerca. Lo trovò nel suo ufficio intento a sfogliare alcune carte.

 

“Oh buongiorno Hermione!” la salutò alzandosi dalla sedia con un sorriso.

 

“Salve professore, se ha un attimo di tempo, vorrei farle vedere quello che ho trovato… ehm, che io e Ron abbiamo trovato per quella ricerca che ci aveva assegnato.”

 

Lupin lanciò un’occhiata alle spalle di Hermione “E Ron? Non è con te?”

 

Hermione scosse la testa “Ecco… ehm… la McGranitt l’ha trattenuto un attimo, perciò sono venuta solo io.” Ma quante bugie mi tocca dire per quel ragazzo? pensò malinconica mentre porgeva i fogli di pergamena al professore “Ho… ehm, abbiamo pensato di trattare questo uomo-demone, William Coldfog…”

 

“Bè, mi sembra che sia un buon punto per cominciare… ma, Hermione dimmi una cosa. Dove le hai prese queste informazioni? Conosco Coldfog perché ne ho sentito parlare durante una conferenza in merito che ho seguito qualche anno fa, ma so che sono rarissime le informazioni su di lui.”

 

Hermione ebbe un attimo di riluttanza nel tirare fuori dalla borsa il libretto nero “Io… cioè volevo dire noi, abbiamo trovato qualcosa su un vecchio volume che ci ha dato Madama Pince… Ma come mai nessuno ha scritto a proposito di Coldfog?”

 

“No, non è che nessuno ha scritto su di lui, ma sai, una volta erano più che altro i monaci babbani a trattare libri del genere e puoi capire quanto potessero essere attendibili quelle informazioni. Purtroppo dopo l’inizio della Caccia alla Streghe e la formazione del tribunale dell’Inquisizione, tutti i volumi e le pergamene ritenuti pericolosi per il loro contenuto furono bruciati e distrutti. Hogwarts e altre biblioteche conservano ancora qualche raro volume, ma la raccolta è piuttosto incompleta.”

 

“E che mi dice del Libro della Luce?” azzardò Hermione “Anche quello è ancora conservato da qualche parte? Magari… in una biblioteca russa?”

 

Il professor Lupin la guardò con la bocca semi aperta “Come fai a sapere del Libro della Luce?”

 

Hermione cominciò a torcersi le mani nervosamente “Ecco vede, ieri per caso ho trovato questo in biblioteca e…” con riluttanza gli porse il libretto rilegato in pelle “…è scritto tutto qui.”

 

Il professor Lupin studiò a lungo la copertina e poi fece scorrere velocemente le pagine “Sembra molto vecchio…” commentò “…e sono anche abbastanza sicuro di non averlo mai visto. L’hai già letto tutto?”

 

“No, purtroppo non ho avuto tempo.”

 

“Allora facciamo così, tu e Ron continuate pure la vostra ricerca, poi magari domani ne riparliamo ok?” le restituì il libro.

 

“Professore, non ha ancora risposto alla mia domanda. Il Libro della Luce esiste ancora?” disse Hermione riponendo il libricino nella borsa “Qui ho letto che si tratta di un manoscritto antichissimo, custodito dalla confraternita dei Gesuiti e che fornisce indicazioni dettagliate su come uccidere un demone come William Coldfog.”

 

Lupin abbassò per un attimo lo sguardo, come se stesse cercando le parole esatte per risponderle “Il Libro della Luce è stato ritrovato ridotto a un cumulo di cenere nella fortezza russa di Karenska, proprietà dello Zar Ivan nella primavera del 1565, a seguito di un terribile scontro tra l’armata Russa e quella Ottomana.” Fece una pausa e prese fiato “Le ragioni dello scontro sono sempre rimaste ignote, ma si vociferava che dietro ci fosse proprio l’arrivo a Mosca di William Coldfog e i suoi rapporti con l’Imperatore Ottomano, Solimano Il Magnifico. Dopo di che, da quel momento in poi, Coldfog non è stato più visto; si è tutt’ora convinti che fu proprio lui a distruggere il Libro.”

 

Hermione sentì un brivido scorrerle lungo la schiena “E’ scomparso? Vuol dire che è stato eliminato?”

 

Il professor Lupin fece un breve sospiro “Questo non te lo so dire, anche perché William Coldfog non era un mago. Era un monaco benedettino babbano, vissuto all’inizio del XII secolo che a quanto sembra, a seguito di un grande trauma affettivo, rinnegò la sua fede in Dio e studiò le pratiche oscure, avvicinandosi sempre di più al lato nero del nostro mondo. Viaggiò parecchio attraverso l’Europa, spinto dal desiderio di apprendere sempre più cose. Fatto sta che quello che ha fatto prima di sparire completamente dalla circolazione dopo la guerra, è stato sufficientemente grave per averci causato un sacco di problemi.”

 

“Problemi?”

 

“Il Libro della Luce era un documento importantissimo, pensa che i Babbani erano convinti che fosse stato portato in Terra direttamente dall’Arcangelo Michele. Ma a parte queste superstizioni babbane, c’erano scritte molte formule arcane contro le Arti Oscure, forse anche una potente protezione contro l’Anatema Mortale, la Maledizione Avada Kedavra.” Fece un sorriso triste “Ma questo non lo sapremo mai, non ti pare?”

 

Hermione annuì pensierosa. Le cose si stavano complicando, ma tutto tornava. Indubbiamente doveva dire tutto quello che aveva appena saputo a Harry… e anche a Ron, a costo di legarlo e imbavagliarlo ad una sedia.

 

Stava per andarsene quando il professor Lupin la chiamò ancora “Hermione, sai come sta Ginny? Sono piuttosto preoccupato per lei. La professoressa McGranitt non ha ancora avvisato Molly e Arthur, ma se dovesse peggiorare, temo che dovranno portarla via per cure più specifiche.”

 

“L’ultima volta che l’ho vista… stava abbastanza bene…” Non è vero bugiarda, era appena svenuta! “Speriamo che Madama Chips la guarisca.”

 

Lupin le sorrise in risposta “Già. Ci vediamo poi allora!”

 

“Arrivederci professore.”

 

Hermione uscì dall’ufficio di Lupin e guardò l’ora. Tra poco avrebbe avuto Aritmanzia, ma non appena avrebbe avuto un attimo libero, sarebbe corsa in infermeria. Immersa nei suoi pensieri non si accorse che dalla direzione opposta del corridoio stavano arrivando Seamus, Dean, Neville e Ron, diretti alla loro lezione di Divinazione. Quando per poco non si scontrarono, Hermione si accorse di Ron e lo afferrò per la manica della divisa.

 

“Aspetta, ti devo dire alcune cose.”

 

Seamus fece un basso fischio “Uh uh, Ron cos’hai combinato alla nostra povera piccola Hermione?”

 

Ron fece una smorfia poco divertita “Dai ragazzi, andate, io vi raggiungo subito.” Mentre gli altri tre si allontanavano ridacchiando sotto i baffi, Ron si voltò verso Hermione con aria feroce “Allora?”

 

“Non è il caso che mi aggredisci, è una cosa importante e non credere che io mi diverta a spaccarmi la testa di congetture su cosa cavolo sta succedendo!” rispose Hermione sulla difensiva.

 

“Forse non sono stato chiaro, io non voglio più saperne, mi hai sentito?!”

 

“Forse io non sono stata chiara, qui c’è in gioco la salute di tua sorella!” rispose Hermione che cominciava a innervosirsi davanti alla cocciutaggine del ragazzo “E poi mi sono stufata di coprirti sempre le spalle e raccontare balle per te. Questa ricerca era una cosa da fare insieme!!”

 

“Sì, prima che tu tirassi in mezzo quello che ti ho raccontato ieri sera. Cazzo, me ne fossi stato zitto!!” sbraitò Ron rosso in faccia.

 

“Sai che dico?” sbottò Hermione al colmo della frustrazione “Arrangiati! Fatti bocciare, resta nell’indifferenza, continua a pensare al Quidditch e alle ragazze spagnole insieme ai tuoi amici, tanto è quello che hai sempre fatto per sette anni!! Io non ne voglio più sapere!” Fremente di indignazione, girò sui tacchi e si allontanò velocemente.

 

“Ecco brava, vai!” le urlò dietro Ron, anche lui tremante di rabbia.

 

Hermione non si voltò nemmeno, ma invece di dirigersi verso la classe del professor Vector, puntò alle Scale, in direzione dell’infermeria.

 

 

**********************************

 

 

Ginny si svegliò di soprassalto. Quando guardò l’orologio sulla parete dell’infermeria e si accorse che era mattino inoltrato, ma si rese conto anche di un’altra cosa: quella notte aveva fatto il sogno più strano che le fosse mai capitato. Si ricordava ogni particolare, ma ancora non capiva se fosse davvero attendibile. Quella ragazza, Mary, le aveva parlato di quel William Coldfog, ma non solo. Aveva menzionato anche una chiesa che si trovava al limitare di un paesino nella contea dell’Essex, chiamato Dumlow, non molto distante da Colchester.

 

Si strofinò vigorosamente gli occhi. Ormai aveva rinunciato da parecchio a voler dare un senso a quello che sognava, ma era abbastanza contenta di non aver assistito a uccisioni e squartamenti per quella notte. Si alzò, sentendosi decisamente meglio che nell’ultimo periodo.

 

Dall’altra parte della corsia, Madama Chips era tutta intenta a medicare Harry e non si accorse che Ginny si era svegliata.

 

“Buongiorno! Madama Chips, lo sa che questa notte non ho avuto incubi?” disse lei raggiante avvicinandosi al letto di Harry.

 

L’infermiera si voltò a guardarla e sorrise nel vederla in piedi, con la faccia riposata “Signorina Weasley, finalmente!”

 

Harry sentì la voce di Ginny e si sentì rincuorato nell’intuire dal suo tono che stava molto meglio del giorno prima “Ehi Gin, oggi ti sento bene!”

 

“Infatti, mi sento davvero riposata! E tu invece? Madama Chips, come stanno gli occhi di Harry?”

 

“E’ stata stupefacente la velocità con cui il signor Potter si è ripreso. Penso che già stasera potremo togliergli le bende.”

 

Ginny era felicissima “Wow è stupendo!” in quel momento notò che anche la Corvonero che era arrivata il giorno prima era sveglia e stava seguendo loro la discussione.

 

In quel mentre le porte dell’infermeria di spalancarono di colpo e entrò Hermione a passo di marcia, visibilmente furiosa. Ginny si voltò verso di lei.

 

“Hermione, che succede?”

 

Harry si drizzò sul letto “C’è Hermione?”

 

“Niente, non c’è proprio niente!” Rispose Hermione tagliente, sbattendo la sua borsa ai piedi dalla branda sul quale era seduto Harry, poi si accorse della sua scortesia e decise di darsi una calmata “Scusate… e solo che ultimamente Ron mi sta facendo perdere la pazienza con la scuola e poi non vuole darmi una mano con questa maledetta ricerca.”

 

Ginny e Harry sorrisero all’unisono.

 

“Ron è sempre il solito!” rise Harry, ma Ginny notò che sotto sotto, Hermione sembrava parecchio preoccupata. Mentre Madama Chips si voltava per occuparsi della Corvonero, le si avvicinò.

 

“C’è anche dell’altro che ti preoccupa?” le domandò gentilmente a bassa voce.

 

Hermione la guardò tristemente, temendo che quello che aveva da dire avrebbe spaventato Ginny quanto aveva irritato Ron, ma decise che non avrebbe raccontato altre bugie.

 

“E’ per una cosa che ho scoperto durante la ricerca sugli uomini-demone…” le disse mantenendo basso il volume della voce “Riguardo i tuoi incubi.”

 

Ginny si irrigidì leggermente “Anche tu?”

 

Hermione la guardò stupita “Come sarebbe ‘anche tu’?”

 

“Ho fatto un sogno sta notte…” ma fu interrotta da Hermione che allungò una mano per spostarle il colletto della camicia da notte.

 

“Ginny, cos’è questo? Non ce l’avevi ieri.”

 

Ginny abbassò lo sguardo sul suo petto ed ebbe un sussulto. Al collo portava una piccola collana con un piccolo rubino come pendente.

 

“Ehi, che avete da bisbigliare voi due?” interloquì Harry allungandosi verso di loro.

 

Hermione e Ginny guardarono verso Madama Chips che stava tornando nel suo ufficio portandosi dietro le pozioni medicamentose, poi si sedettero entrambe sul letto di Harry.

 

“E’ meglio che la Corvonero non ci senta.” Esordì Ginny accennando alla ragazza sul letto affianco, che si stava mettendo di nuovo sotto le coperte dando loro le spalle “Devo parlarvi di una cosa.” Aggiunse sempre bisbigliando.

 

“Anch’io.” Fece Hermione.

 

Harry si sistemò meglio sul letto “Sono tutt’orecchi.”

 

“Comincia tu.” Le disse Ginny, strofinando distrattamente il rubino che le ciondolava sul petto.

 

Hermione spiegò loro del libro, di come non riusciva a capire da dove fosse saltato fuori, del fatto che era stato scritto da un’antenata di Ron e Ginny. Raccontò delle informazioni che aveva ricevuto dal professor Lupin su William Coldfog e della sua teoria del suo legame coi sogni di Ginny.

 

“Ovviamente Ron non ha voluto sapere niente di tutta questa storia, perché non voleva assolutamente che ti mettessi in mezzo…” sorrise a Ginny “Lo sai com’è fatto…”

 

Harry aveva ascoltato tutto con interesse “Bè, mi spiace ma io sono d’accordo con te. Se queste cose sono davvero connesse con Ginny o con la sua famiglia, bè… spero solo che non abbia niente a che vedere con quello che mi è successo durante il Quinto anno…” ripensò al collegamento che aveva fatto con Voldemort e alla sua cicatrice che bruciava più del solito, ma decise di non parlarne. Avrebbe solo preoccupato ancora di più Hermione e spaventato Ginny.

 

Lei notò la preoccupazione sul suo viso e si sentì in colpa “Anch’io vi devo dire una cosa. Riguarda il mio sogno e… questa collana.”

 

Ginny descrisse ad Harry il gioiello, poi disse loro del suo sogno e spiegò tutto quello che Mary le aveva detto riguardo l’uomo-demone, della chiesa che le aveva detto di raggiungere per tornare a recuperare il Libro della Luce e dell’imminente pericolo che Coldfog costituiva. Alla fine, Hermione non aveva più dubbi.

 

“Se dici che hai sognato Mary, o il suo spirito, o qualsiasi altra cosa fosse, allora non ci sono dubbi. A sembra talmente assurdo che un… ‘fantasma’ mi faccia trovare un libro o che ti metta una collana al collo o che so altro, ma a questo punto le coincidenze sono troppe per continuare a far finta di niente. I tuoi sogni sono sempre stati veri e… io credo che dovremmo parlarne con Silente. E’ una cosa troppo grossa da tenere solo per noi.”

 

“No, Hermione non dirlo a Silente! Mi manderebbero di corsa al San Mungo, in osservazione e io non voglio diventare una cavia da laboratorio!”

 

Hermione scosse la testa “Ma capisci che non possiamo ignorare tutte queste tracce che ci ha lasciato dal passato questo… questo ‘spirito-ragazza’?”

 

Harry cercò la mano di Ginny e la strinse “Non devi preoccuparti, magari se facciamo così tutto quello che hai ti passerà.”

 

Ginny ritrasse bruscamente la mano “Questa cosa non finirà mai se non facciamo quello che vuole Mary! Ha detto che mi stava cercando e mi ha detto che devo raggiungere quella chiesa, se non vogliamo che un’altra guerra devasti il nostro Paese e tutta la comunità magica!”

 

“Ginny, per favore, adesso non esagerare! Noi non dobbiamo andare proprio da nessuna parte. L’unica cosa da fare è avvisare Silente, o la McGranitt magari…”

 

“Tu parli così, solo perché non è la tua testa che esplode dal dolore ogni giorno! Non sei tu quella che non dorme da quasi due settimane, o che se chiude gli occhi vede scene terribili che non riesce a cancellare dalla memoria!!” urlò Ginny.

 

“Ginny, ma che ti prende?” disse in fretta Harry, ma lei si alzò di scatto e tornò nel suo letto, seppellendo le testa sotto le coperte.

 

Hermione non poté credere alle sue orecchie. Si voltò lentamente verso Harry che era rimasto allibito quanto lei, ma non trovò nulla da aggiungere. Sentì solo un enorme peso opprimerle il cuore. Nel giro di poco tempo era riuscita a farsi urlare dietro sia da Ron che da Ginny, per il solo fatto di aver voluto aiutarli…

 

Si alzò stringendo forte gli occhi “Ok… io… è ora che vada. Ciao Harry, ci vediamo…”

 

Harry sentì la voce addolorata dalla sua amica e allungò una mano per fermarla “Hermione, aspetta!” ma lei prese la sua borsa e uscì di corsa dall’infermeria, con le guance rigate da due silenziose lacrime.

 

 

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Quel pomeriggio, la McGranitt entrò nella sua classe stringendo un foglio di pergamena tra le mani. Hermione, che si era seduta in un banco da sola in fondo alla classe, alzò la testa notando subito l’agitazione della professoressa.

“Ragazzi, oggi le lezioni terminano qui. Siamo appena stati informati che la delegazione spagnola arriverà tra poche ore e dobbiamo tenerci pronti per accoglierla degnamente, oh per favore signorina Patil e signorina Brown smettetela di ridere come delle sciocche! Ora, andrete tutti nei vostri Dormitori e alle sette esatte tutte le Case si ritroveranno nella Sala d’Ingresso; vi pregherei di indossare i vostri abiti migliori e di prepararvi per la cena speciale che si terrà in onore dell’arrivo degli studenti spagnoli.”

 

Un mormorio eccitato si diffuse tra i banchi, poi la McGranitt uscì dall’aula e gli studenti cominciarono a raccattare in fretta le loro cose, tutti probabilmente ansiosi di andare a prepararsi, ma Hermione rimase ferma nel suo banco.

 

La delegazione stava per arrivare, ma tutto quello che aveva preceduto l’arrivo dei ragazzi spagnoli certamente era stato un avvertimento e qualcosa le diceva che gli studenti non sarebbero stati soli…

 

 

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WOW, CHAPTER FIVE COMPLETE!!!!

Forse partorire un elefante sarebbe stato meno faticoso, ma ce l’abbiamo fatta. Però non è stata tutta colpa mia. In effetti Ottobre è iniziato abbastanza male; tra la mia influenza e la morte di mia nonna (ti voglio bene!!) non ho avuto molto tempo, e soprattutto input per scrivere.

Ma alla fine ce l’ho fatta!!

Mi scuso per tutti coloro che hanno aspettato, spero che anche questo capitolo non vi abbia deluso! Vi avverto che il prossimo sarà un passo importante che darà una svolta alla storia, stravolgendola abbastanza, quindi vi consiglio di tenervi forte! ^_-

 

 

 

Dato che è tardi, mi sbrigo a postare questo quinto capitolo che poi domani (ohi) c’è l’università…

Ma ora passiamo alle recensioni!!!

 

+++ Siete dolcissimi e mi date un sacco di carica!! VI ADORO!!!!!!!!!!!!!! +++

J J J J J J J

 

 

DAFFYDEBBY: Ehi ma grazie veramente tanto tanto!!! **^__^** anche per il votone che mi hai dato! Troppo gentile… un bacione!!

 

RILEY: Nuuuuuu scusa Cucciolina mia, come ho potuto dimenticarmi di te!?? Che grandissima idiota che sono stata!! Scongiuro il tuo perdono e ti assicuro che non succederà più!! (Giulia si prostra umiliandosi) Ciao Cara, sono così contenta di leggere ogni volta le tue recensioni!! ^_^ Mi scuso per la sospensione così lunga ma, ormai l’avrai capito, è una storia che tira la corda. Hai visto? Ora sappiamo chi ha mandato il libro, chi è Mary Weasley e come Coldfog è collegato a loro e a Voldemort. Preparati. Perché il prox capitolo sarà esplosivo! GRAZIE AMORE MIO PER AVERMI AGGIUNTO AI PREFERITI!! (**Dio mio quanto sono onorata ed emozionata!!**) Bacini Tatona, tvtttttttb!!

 

 

AVANA KEDAVRA: Ma grrrrrazie mille Bellissima!!! Sei davvero troppo buona e io mi sento ogni volta al settimo cielo! ^_^ Non riesco ancora a crederci che la mia storia ti piaccia così tanto! (Giulia che saltella per la stanza al colmo della gioia con gli occhi che sberluccicano **_**) Perdona il mastodontico ritardo, mi impegno a non ripeterlo più! UN BACIONE GROSSISSIMO TESORA MIA!! tvumdb!!!

 

 

NONNY: Oh no, adesso che mi hai scoperto, come facciamo?? Cmq stai tranquilla che la tua storia andrà a ruba e che le recensioni arriveranno, devi solo avere fiducia e non scoraggiarti! Ma come, tu che ti sbrodoli con Fiore Insano non dirmi che non ti piace la suspance!?? ^_^ Bacini, ti voglio troppo bene sorellina adorata!! ^33^

 

 

MARCYCAS –LADY OF DARKENESS: Mie dilette!! Scusate se ho recensito in ritardo il vostro ultimo chap, ma a mala pena sono riuscita ad aggiornare il mio… poi con questa dannatissima scuola! Uff… Avviso a Lady: ti assicuro che il prox capitolo lo dedico tutto a te, questa volta è sicuro! ^_- (ecco verrò inseguita con martellone da Marcycas e non solo per i progetti che ho per i nostri amichetti… hi hi hi!! Nd.Judie-che-si-sfrega-sadicamente-le-mani) Tutti i pezzi del puzzle stanno andando al loro posto e hai visto che avevi visto giusto? I Weasley e Coldfog sono davvero collegati ^_- Un kissone big big per le mie Tesorine!!!!

 

 

SEYENNE: Eccola qua un’altra super affezionata lettrice!! Mio Dio quanto vi voglio bene, siete proprio voi le mie muse ispiratrici, coloro che mi hanno tenuta in vita in questo mesetto di FF!! ^__^ E poi le tue recensioni sono sempre una gioia immensa per me, davvero non hai idea!! Cmq, ti assicuro che Ron non verrà bocciato, anche perché… ehm, vedrai… Spero che in questo chap hai trovato alcune risposte alle mille domande che, lo ammetto, ho suscitato fino ad ora! Lo sai che Voldemort non si è mai fatto scrupoli ad usare qualcun altro per arrivare ai suoi scopi e ora sta usando William Coldfog… il prox capitolo è già in produzione e premetto che sarà quello che darà uno scossone alla storia!! Ah, ho finito “Il Codice Da Vinci”, davvero bellissimo mi è piaciuto un sacco, anche se non mi aspettavo per niente che il santo graal si trovasse al Louvre (tra l’altro io ho anche una foto fatta al Louvre, appoggiata alla piramidina che incontra la Piramide Inversa – Yuk, io che mi siedo sopra la tomba di Maria Maddalena!! - o.O). UN BACIONE BELLISSIMAAAAAAAAAA!!! ^__-

 

 

SUNNY: O.O non posso crederci!!! Sunny, Amorina mia grandissima!!! Stai leggendo la mia FF!! Wow, non posso davvero crederci!!!! Che emozione!!!! ^///^ Sono stata felicissima di leggere la tua recensione!! Mi spiace che la tua scorsa recensione non sia stata pubblicata, ti assicuro che saresti comparsa nei ringraziamenti!! Grazie mille per i complimenti; Ron e Hermione sono due personaggi che mi piacciono moltissimo e il rapporto odio/amore che hanno è molto interessante da esplorare, mentre invece Draco lo odio troppo, perché mi ricorda un sacco il mio ex-ragazzo che è così pieno di sé che è strano che non sia ancora esploso… “Il Codice Da Vinci” è davvero stupendo, buttati pure perché ne vale la pena!! BACIOTTI Bellissima, tvttttttttttttttttttb!!! A presto!!!

 

 

 

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Un ringraziamento speciale va a Giovanna, che oltre ad essere la mia superTata, grazie alla sue idee del nostro “Diario di Hogwarts” mi ha aiutata un sacco per questa storia!!

 

A PRESTO e UN SALUTONE A TUTTI!!!!!!!!!

 

*Giulia*Judie*

 

 

ehi… me la lasciate una recensioncina??? ^__^

THANK U!!!!

 

 

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Capitolo 6
*** Sotto Scacco ***


Capitolo 6: Sotto Scacco

Capitolo 6: Sotto Scacco

 

 

“Sei pronto Potter?”

 

Harry annuì. Madama Chips aveva slegato la fasciatura attorno alla sua testa e gli aveva detto fatto colare due gocce di collirio speciale negli occhi ancora chiusi, che ora Harry era impaziente di aprire.

 

“Mi raccomando, lentamente” L’ammonì l’infermiera, riavvolgendo le bende che gli aveva tolto dal viso.

 

Piano piano, Harry cominciò a dischiudere gli occhi tenendosi pronto al dolore, che però non arrivò. All’inizio la pesante luce delle torce dell’infermeria gli diede un po’ fastidio, ma non appena mise a fuoco gli oggetti attorno a lui, si rese conto che oltre alle ferite provocate dalle schegge di vetro, Madama Chips gli aveva guarito anche la miopia. Sbatté le palpebre un paio di volte, incredulo.

 

“Allora Potter? Come si sta senza occhiali?”

 

“Eh… bè, wow…” rispose Harry muovendo gli occhi su e giù per la stanza. La differenza era evidente e la visuale a 180° era decisamente migliore “E’ fantastico!” sorrise soddisfatto.

 

Per ben due giorni si era sentito totalmente impotente senza poter vedere niente, ma ora era decisamente contento di poter avere di nuovo tutto sotto controllo.

 

“Vorrei tenerti in infermeria ancora per questa notte, giusto per preoccupazione. Ma da domani mattina potrai andare.” Disse Madama Chips riportando nel ufficio gli unguenti medicamentosi “Così potrai incontrare anche tu gli studenti spagnoli”

 

Harry si era completamente scordato del loro arrivo “Arriveranno questa sera?”

 

Madama Chips annuì “Proprio così, tra circa due ore. Silente ha mandato ad avvertirci in fretta e furia! Dice che hanno fatto prima del previsto, in realtà erano attesi per domani sera…” andò alla finestra e scostò le tende, guardando fuori “Bè, hanno fatto bene ad arrivare in anticipo, il tempo minaccia una lunga pioggia…” chiuse di nuovo le tende e tornò nel suo ufficio.

 

Felice di potersi sgranchire le gambe, Harry scese dal letto e raggiunse la finestra che dava sul davanti del Castello. I prati e gli alberi della Foresta Proibita erano spazzati da un forte vento, mentre il cielo era carico di nuvole nere e una pioggerellina sottile aveva appena cominciato a cadere. Dai leggeri bagliori che s’intravedevano tra le nuvole lontane, si preannunciava un violento temporale.

 

Improvvisamente, come il vento che soffiava prima della tempesta, un brivido gli percorse la schiena e nello stesso istante, la sua cicatrice gli diede una fitta. Automaticamente Harry si portò una mano alla fronte, reprimendo una smorfia mentre si strofinava leggermente il piccolo taglio.

 

Qualcosa non andava.

 

Forse era l’influenza dell’aria, resa elettrica dal temporale e dai lampi in arrivo, ma tutt’un tratto un formicolio alla base del collo lo mise in allerta. Era una sensazione fastidiosa, come se i suoi muscoli si stessero tenendo pronti per qualcosa.

 

Scosse la testa. Forse quello che Ginny e Hermione gli avevano raccontato gli stava dando un po’ troppo alla testa e si chiese se per caso non stesse diventando troppo paranoico.

Si voltò prima verso la Corvonero che, tanto per cambiare, dormiva profondamente, poi guardò verso la branda sulla quale era sdraiata Ginny.

 

Da quando Hermione se n’era andata, lui non l’aveva più sentita muoversi, né parlare e in quel momento si sentì terribilmente in colpa per come l’avevano trattata, anche se non era stata minimamente sua intenzione ferirla.

 

Diede un’occhiata verso l’ufficio di Madama Chips, che sicuramente in quel momento aveva da fare per conto suo, poi si voltò nuovamente verso Ginny. Prima aveva le bende sugli occhi e non si era potuto alzare dal suo letto, ma ora…

 

Si infilò la vestaglia, appoggiata al fondo della sua branda e lentamente le si avvicinò.

 

“Vattene Harry” la voce seccata di Ginny lo prese alla sprovvista, bloccandolo a un passo dal letto.

 

“Ginny… ascolta…” disse Harry in tono incerto “Mi dispiace per prima…”

 

La sentì sbuffare da sotto le coperte “Lascia perdere ok? Tornatene a letto”

 

“Mi sono appena alzato, non ne ho molta voglia. Preferirei piuttosto… parlare con te”

 

“Ma io non ho nulla da dirti” Ribatté lei in tono conclusivo.

 

Harry si sedette vicino a lei “Senti…” sospirò in cerca delle parole “Lo so che prima io e Hermione siamo stati un po’…come dire, indelicati nei tuoi confronti, ma non pensare che sia facile accettare una situazione strana come questa. Devi ammettere che è tutto molto complicato e difficile da credere per chi non ci è dentro fino al collo come te, però…” fece una pausa guardandosi i lacci della vestaglia “Lo sai che non era nostra intenzione… noi ti siamo vicini più di quanto tu non creda…”

 

Ginny rimase in silenzio, riflettendo su quelle parole. Non aveva mai sentito Harry parlarle così.

 

Di solito, le loro conversazioni si erano sempre e solo incentrate sul Quidditch, o sui ricordi delle tante vacanze trascorse insieme alla Tana, o sulla scuola e sui professori. Invece da quando tutti e due si erano ritrovati in infermeria, Harry non aveva mancato una volta di dimostrargli la sua solidarietà e ora lei lo stava sentendo così vicino…

 

Forse Harry sentiva che anche lei stava vivendo quegli attimi di confusione che anche lui aveva provato qualche anno fa, quando i suoi legami con Voldemort erano apparsi agli occhi di tutti. In quei momenti, nessuno aveva potuto davvero capirlo, né stargli vicino e lui ne doveva aver sofferto moltissimo, invece ora sembrava che l’emarginazione emotiva nella quale era sempre vissuto, avesse finalmente trovato una compagnia… la sua…

 

Spostò le coperte e si tirò su, ma appena lo guardò negli occhi il suo cuore perse un battito. Il verde brillante dei suoi occhi non era più schermato dalla barriera delle bende, né da quella solita degli occhiali. Ora quel verde le stava trasmettendo uno sguardo carico di mille scuse e di tanta comprensione. Uno sguardo in cui Ginny si perse completamente.

 

Harry le sfiorò una mano appoggiata sul materasso “Volevo dirti questo: quando avrai bisogno di qualcuno, noi ci saremo… vorrei solo che tu lo ricordassi sempre e che non ti lasciassi mai andare…”

 

Improvvisamente Ginny sentì il suo cuore accelerare i battiti, mentre il sangue le salì alle guance e prima di rendersi conto di quello che stava facendo, si sporse in avanti e abbracciò Harry.

 

Lui rimase immobile, completamente congelato dal gesto improvviso di Ginny e non appena lei si staccò, visibilmente imbarazzata, gli sembrò che il suo corpo fosse diventato di marmo.

 

Non sapendo cosa dire, Ginny abbassò in fretta gli occhi, sentendo il viso andarle completamente in fiamme. Cosa diavolo le era saltato in mente di abbracciarlo in quel modo? Forse per lui era stato un gesto fastidioso, forse ora se ne sarebbe andato, o forse…

 

Harry allungò una mano facendole risollevare il viso e prima che lei potesse dire qualsiasi cosa, lui l’attirò di nuovo a sè. A Ginny sembrò che ogni cosa intorno a lei sfumasse e scomparisse, lasciando solo la sensazione del suo viso appoggiato al petto di Harry.

 

“Mi spiace davvero per tutto…” gli sussurrò lui accarezzandole una guancia.

 

Ginny alzò lo sguardo e gli sorrise “Ora è tutto ok…” mormorò piano.

 

In quel preciso istante, la Corvonero si svegliò e si mise seduta, sbadigliando rumorosamente.

 

Harry e Ginny si staccarono immediatamente, rossi in viso. La ragazza si voltò a guardarli con l’aria di chi si è appena svegliato.

 

“Ehi… ma che ore s-s-sono?” biascicò spalancando la bocca in un enorme sbadiglio “Sapete dov’è Madama Chips? Ho un fame tremenda… Uhm, no, scusate, prima devo andare in bagno…” la Corvonero s’infilò in fretta le pantofole e sparì dietro la porta dei servizi.

 

Harry e Ginny rimasero un attimo immobili, poi scoppiarono entrambi a ridere.

 

“Che tipa…” commentò lui.

 

“Ehm, già…” replicò Ginny.

 

Silenzio.

 

Harry si schiarì la voce “Bè, dato che… ci siamo… ehm… chiariti e ora siamo uno di più… che ne dici di una bella partita a Carte Magiche?” chiese lui guardandola incerto.

 

“Oh, sì! Sì, sì, va bene…” rispose lei annuendo e evitando il suo sguardo, ma poi mentre il ragazzo si alzava, Ginny lo guardò raggiungere il suo comodino.

 

Grazie Harry, per tutto quello che sei… pensò sorridendo tra sé e sé.

 

 

*********************************

 

 

“Hermione? Cosa stai guardando?” La voce di Lavanda riscosse Hermione dai suoi pensieri.

 

Da quando la professoressa McGranitt aveva rispedito gli studenti nei loro Dormitori tre ore fa, Hermione era rimasta seduta sul suo letto a leggere furiosamente le ultime notizie su Coldfog che Mary aveva annotato nel suo manuale, ma da oltre venti minuti fissava imbambolata la stessa pagina del libro, immersa nelle sue congetture.

 

“Uh?” Hermione alzò la testa verso la sua compagna di stanza che la guardava incuriosita, spuntando da dietro il suo letto allacciandosi al collo una collanina d’argento “Oh, ehm… niente, è solo un libro per una ricerca…” rispose presa alla sprovvista, chiudendo in fretta il libro, mentre Lavanda allungava il collo per sbirciare tra le righe.

 

Vicina al grande specchio del Dormitorio, Calì alzò gli occhi al cielo “Ancora con questa scuola? E dai Hermione, tra meno di un quarto d’ora dobbiamo essere di sotto con gli altri!” sbottò sistemandosi accuratamente il mascara sulle ciglia.

 

“Sbrigati o non ce la farai in tempo!” Aggiunse Lavanda con fare nervoso “Melanie e Sharon sono già scese e mi sa che le uniche ancora in stanza siamo noi!”

 

All’improvviso un lampo e un tuono potentissimo squarciarono l’aria, facendo sobbalzare le tre ragazze. La capricciosa pioggia primaverile che era cominciata un paio di ore prima, adesso era diventata un violento temporale, aumentando d’intensità via via che il tempo passava.

 

Con una smorfia di stizza Calì si prese tra le dita una ciocca di capelli “Dannata pioggia e dannata tempesta, ora la piega se ne andrà tutta a puttane!”

 

Hermione guardò per un attimo la chioma perfetta che Calì stava pettinando per la centesima volta, liscissima e nera come le piume di un corvo, e poi lanciò un’occhiata alle ciocche ribelli e ricciute che le ricadevano sulle spalle. Peggio di così a lei non poteva andare, perciò senza darsi la pena di sbattersi con spazzole e trucco, andò direttamente verso il suo baule e scelse distrattamente tra i suoi vestiti babbani una maglioncino e una gonna nera.

 

Lavanda finì di sistemarsi il mantello della divisa sulle spalle “Allora andiamo?” le incitò impaziente.

 

“Io ci sono!” esclamò Calì afferrando al volo il suo mantello e raggiungendo l’amica.

 

“Voi cominciate pure ad andare, io ci metterò poco” Bofonchiò Hermione da dentro il maglione, tirandolo per farlo passare dalla testa.

 

“Come vuoi” Le due ragazze uscirono, lasciando sola Hermione.

 

Un altro lampo illuminò tetramente la stanza. Hermione finì di sistemarsi e raggiunse la finestra della stanza, guardando oltre il vetro appannato dall’incessante pioggia. Il cielo era scuro e il lago in tumulto, esattamente come il suo animo. Qualcosa sarebbe presto accaduto, ne era più che certa.

 

Diede un’occhiata al suo orologio e sospirò. Era ora. Prese il suo mantello e uscì dal Dormitorio, con una pessima sensazione addosso.

 

 

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Madama Chips rientrò in corsia portando tre vassoi con l’aiuto dell’Incantesimo Levitante e vide con piacere che tutti e tre i suoi pazienti erano svegli e anche piuttosto allegri.

 

Tracy Stebbins di Corvonero era seduta sul letto di Ginny e insieme a Harry, e stavano giocando ad una partita di Carte Magiche. Il mazzo doveva essere appena esploso tra le mani del ragazzo, perché tutti e tre stavano ridendo delle ciocche di capelli fumanti di Harry.

 

“Bene, mi fa piacere di vedervi così di buon umore” Richiamò con un Incantesimo di Appello i tavolini di Harry e Tracy per consentire loro di mangiare tutti insieme “Purtroppo vi devo lasciare per un paio d’ore, Silente mi ha invitata alla cena con gli spagnoli, ma voi vedete di non combinare niente mentre sono via, intesi?” disse chiudendo il suo ufficio e allacciandosi il mantello sulle spalle.

 

“Non si preoccupi, le terrò d’occhio io!” esclamò Harry posizionando il suo vassoio sul tavolino davanti a lui. Madama Chips fece loro un cenno di assenso e uscì dall’infermeria, serrando la porta a chiave.

 

 

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Nascosto tra gli alberi della Foresta Proibita, un uomo alto con addosso un lungo mantello fradicio di pioggia, fissava il Castello di Hogwarts con un sorriso maligno che gli increspava le labbra. Il suo volto costellato di cicatrici era bagnato dalla pioggia cadeva incessantemente, ma lui, William Coldfog, sembrava non accorgersene. Accanto a lui ma a debita distanza, un uomo incappucciato ispezionava i prati che si estendevano davanti alla Foresta.

 

“Quale sarà il segnale?” chiese il Mangiamorte perlustrando le varie finestre illuminate del Castello.

 

“Non ti preoccupare, lo capirai. Accertati solo che i tuoi uomini si applichino ai vestiti un Incantesimo Ignifugo.”

 

Si guardò alle spalle. In piedi dietro di lui, una quindicina di ragazzini stavano immobili, con lo sguardo vacuo tipico di chi è sotto una Maledizione Imperius. Era stato necessario portarseli dietro dalla Spagna per poter oltrepassare la sorveglianza doganale, ma tenerli sotto Maledizione era stato facile per gli uomini che lo avevano accompagnato sotto falsa copertura. Lui non poteva usare i poteri magici e per quel lavoro, aveva avuto bisogno di alcuni di quei maghi che il suo nuovo padrone di aveva assegnato.

 

Guardò ancora oltre. Sapeva che, mimetizzati nella macchia, uno stuolo di Mangiamorte provenienti dalle schiere del suo signore era pronto ad agire, attendendo solo l’ordine del via libera.

 

Il suo padrone Voldemort gli aveva spiegato che sarebbe stato difficilissimo entrare nel Castello con la sola forza d’urto. Per questo gli uomini del suo padrone avevano organizzato una messinscena per ingannare quegli sciocchi che gestivano il Castello di Hogwarts.

In più sarebbe stato necessario che qualcuno indebolisse dall’interno le difese del Castello e che ne aprisse le porte per una penetrazione più rapida e facile. Quello sarebbe stato compito suo.

 

“Capitano Rookwood, portami il necessario per il sacrificio” Disse solennemente. Il Mangiamorte sparì un attimo e tornò subito dopo con in mano una sacca di pelle, che porse in fretta a Coldfog.

 

L’uomo-demone si inoltrò nella boscaglia di qualche metro fuori vista e si sedette. Il corpo del preside spagnolo era stato un ottimo camuffamento per raggiungere con facilità la scuola inglese senza destare sospetti. Aprì la sacca e ne estrasse il cuore di Guillermo Alvares, dandogli immediatamente fuoco.

 

Chiuse gli occhi e levò un inno immondo ai suoi Oscuri Padroni. Inspirò, sentì il suo corpo cedere e mutare di forma con la stesa facilità e disinvoltura con cui un serpente cambia la pelle. Perso nella sua estasi di male, richiamò i propri poteri e completò il suo macabro rituale. Una volta finito il sacrificio e spento il fuoco, il Dominus Animae, ormai nelle spoglie del preside spagnolo, tornò verso Rookwood al limitare della Foresta.

 

Questi, quando lo vede emergere dagli alberi, ebbe un sussulto. Era la seconda volta che coi propri occhi vedeva quel babbano privo di poteri magici cambiare completamente aspetto, anche meglio di un Metamorfomagus. Ma non era solo per quello che William Coldfog era stato scelto per quella missione. Lui era completamente immune a qualsiasi tipo di morte e, da quel che si sapeva, non c’era spada, freccia, incantesimo o Maledizione che potesse fermarlo e questo Voldemort lo sapeva bene. Lo avrebbe saputo anche Silente, una volta che l’attacco sarebbe cominciato? Al solo pensiero del traguardo al quale stavano per arrivare, un sorriso malvagio gli incrinò gli angoli delle labbra.

 

“Siete pronto? Vi avviso che il mio signore non è un uomo paziente…”

 

Coldfog gli scoccò un’occhiata malevola “Ora fai silenzio e lasciami concentrare.”

 

Chiuse gli occhi. Rookwood lo vide irrigidirsi completamente, poi improvvisamente le sue palpebre si spalancarono, mostrando solo il bianco. Dopo pochi istanti, l’uomo-demone chiuse di nuovo gli occhi e si rilassò nuovamente.

 

“Nell’infermeria. Secondo piano, ala Ovest.” Riferì a Rookwood “E’ lì che si trova il nostro obiettivo”

 

“Bene, quando sarà il momento io verrò con voi” disse Rookwood “I miei uomini si occuperanno del resto…” fece per raggiungere gli altri Mangiamorte, quando Coldfog lo trattenne per la spalla.

 

“Tieni, portati dietro questo…” Si sfilò dalla cintura un pugnale dalla lama color del rame e glielo consegnò con un ghigno “Il suo taglio infiamma le ferite e lascia cicatrici indelebili”

 

Rookwood annuì e sparì tra gli alberi. Coldfog raccolse da per terra un lungo bastone levigato appartenuto al preside Alvares e tornò a guardare verso il Castello.

 

“Diamo inizio alle danze…” sibilò ai ragazzi immobili dietro di lui, poi avanzò verso il sentiero che conduceva al Castello, precedendo gli studenti che lo seguivano come in trance.

 

 

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Per l’ennesima volta Seamus diede di gomito a Ron.

 

“Ehi, come te le immagini tu le chiche latine eh? Tutte tette e culetto?” gli disse strizzandogli l’occhio mentre Dean ridacchiava in sotto fondo.

 

Ron fece un sorriso forzato, mentre con lo sguardo perlustrava la grande Sala d’Ingresso. Certamente Hermione era già lì, in mezzo a tutti quegli studenti vocianti, ma come stava vivendo l’attesa? Quella storia dell’uomo-demone la stava tenendo in una perenne preoccupazione e da una parte Ron aveva cominciato a impensierirsi perché, per quanto lui potesse tenere la testa nella sabbia, doveva ammettere che quando Hermione aveva un presentimento, di solito non era a caso.

 

A rompere le sue riflessioni fu l’arrivò del professor Silente, seguito da Gazza, Madama Pince,  Madama Chips e da tutti gli altri insegnanti, McGranitt in testa, visibilmente agitati.

 

“Signor Gazza, apra il portone per favore. Noi tutti aspetteremo la delegazione spagnola sulla soglia, in ordine di anno e divisi equamente per Casa. Un po’ in fretta, per favore!” Esclamò la McGranitt cercando di farsi sentire da tutti gli studenti sparpagliati per la Sala d’Ingresso.

 

Appena il custode aprì il portone, un fulmine squarciò il cielo dall’alto al basso, strappando un grido alla maggior parte dei ragazzi e illuminando i prati fino al limitare della Foresta Proibita che come un mare nero, si estendeva tutta davanti a loro.

 

Anche se piuttosto riluttanti, i ragazzi si disposero sulla soglia del portone, socchiudendo gli occhi per scrutare lo spiazzo erboso attraverso la fitta pioggia. Ron guardò tra le file degli studenti e scorse Hermione, in piedi vicino a Neville. Il suo viso era molto teso e anche lei come gli altri guardava fuori, in attesa dell’arrivo della delegazione spagnola.

 

In quel mentre un paio di ragazzi nelle prime file cominciarono ad indicare verso il sentiero che saliva fino su al Castello.

 

“Eccoli! Eccoli! Li vedo!” esclamò un ragazzino del primo anno gesticolando concitatamente.

 

Un gruppo di persone risalivano il vialetto che portava al Castello e quando finalmente si avvicinarono, Ron vide che davanti a tutti camminava un anziano mago, che nel procedere si aiutava con un lungo bastone di legno. La folta barba bruna gli arrivava fin sul petto, anche se non era lunga come quella di Silente e un basso cappello nero calato quasi fino alle spesse sopracciglia nere gli copriva la testa quasi pelata. La sua veste da mago era abbinata al lungo mantello blu, identico a quelli che portavano i ragazzi che lo seguivano. Tutto il gruppo era fradicio di pioggia.

 

Quando arrivarono ai piedi della scalinata, l’anziano mago alzò una mano in direzione di Silente, che lo aspettava in prima fila.

 

“Guillermo, quanto tempo!” salutò allegramente.

 

“Mio caro amico Silente!” rispose l’altro con un sorriso stanco.

 

Silente scese la scalinata e gli andò incontro, ma appena lo guardò in viso, esitò un momento. Quell’uomo era certamente il suo amico Guillermo Alvares, eppure sembrava che i suoi occhi fossero molto più grandi di quanto ricordasse. C’era inoltre nello sguardo del vecchio mago una luce che non aveva mai visto, sprezzante, maliziosa e scaltra.

 

“Silente, vecchio mio, che ti succede?”

 

“Non lo so” rise nervosamente Silente “Sarà forse per via della poca luce, ma mi sembri diverso da come ti ricordavo.”

 

“Diverso? Come può un vecchio sembrare diverso?” Alvares lo abbracciò amichevolmente “Perché non ci fai entrare? Qui piove che Dio la manda!”

 

“Oh sì! Vi prego, entrate, entrate! Fai venire subito dentro i tuoi studenti, sarete stanchi, fradici e affamati.. ma a quest’ora chi non lo è?!” risero entrambi e risalirono insieme la scalinata.

 

Il preside spagnolo e i suoi allievi varcarono la soglia, mentre gli studenti di Hogwarts si aprirono per farli passare. Quelli dietro spintonavano per riuscire a vedere meglio i nuovi arrivati, ma quelli non li degnarono minimamente di uno sguardo e seguirono i silenzio il loro preside fin dentro la Sala Grande, imbandita e decorata per l’occasione.

 

“Ehi, sembra che se la tirino parecchio non trovate?” fece Dean, seguendo il gruppo nella Sala Grande insieme a Seamus e Ron, e sistemandosi al tavolo di Grifondoro.

 

“Bah, magari pensano di essere meglio di noi.” Sbottò Seamus allungando il collo verso i ragazzi che si erano distribuiti equamente ai tavoli delle Quattro Case “Però quella lì è carina!” disse indicando una ragazza bruna seduta al fianco di Neville “Wow, cominciamo bene!”

 

Ron seguì il dito di Seamus e rimase perplesso. La spagnola teneva lo sguardo fisso nel piatto e quando Neville gli sventolò la mano davanti alla faccia un paio di volte, quella non mosse un muscolo, né diede segno di essersene accorta. Seduta qualche posto più in là, Hermione teneva lo sguardo fisso al tavolo degli insegnati e non sembrava per nulla a sua agio.

 

Durante tutta la cena, Ron la tenne d’occhio e vide che non toccò cibo, continuando imperterrita a guardarsi attorno, come se da un momento all’altro qualcuno dovesse spuntarle alle spalle e spaventarla. Quando poi Silente annunciò loro che gli studenti spagnoli avrebbero soggiornato in stanze speciali situate al Piano Terreno e fece loro le solite raccomandazioni congedandoli per la notte, Hermione si alzò per prima e uscì in fretta dalla Sala Grande.

 

Ron sentì l’impulso di correrle dietro, ma dentro di sé provava ancora una sorta di risentimento nei suoi confronti, perciò cercò di non pensarci e seguì Seamus e Dean, che continuavano a commentare tutte le ragazze spagnole che gli passavano davanti mentre raggiungevano le scale.

 

Per tutta la sera cercò di partecipare all’entusiasmo di tutta la Sala Comune per l’arrivo degli spagnoli, ma lo sguardo continuava a cadergli su Hermione che, seduta da sola in disparte su una poltrona, guardava fuori dalla finestra con aria accigliata.

 

 

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Ginny raccolse le carte sparpagliate sul materasso “Uffa, che palle non poter andare anche noi…” sospirò riponendole nella loro scatola “L’arrivo di studenti provenienti da altre scuola è sempre un avvenimento molto emozionante! Mi ricordo tre anni fa, quando sono venuti quelli di Beauxbatons e Durmstrang”

 

“Già, davvero un ottima annata!” commentò Harry in tono sarcastico.

 

Tracy gli sorrise “Dai, non fare il modesto, durante le Tre Prove del torneo sei andato benissimo… Io allora ero solo del primo anno, ma credo di non aver mai visto un ragazzo quattordici anni aver tutto quel coraggio! Per il resto… bè, è stata solo sfortuna!”

 

“Uhm…” grugnì Harry passandosi distrattamente una mano tra i capelli “Sarà…”

 

“Che facciamo ora?” sbuffò Ginny ciondolando le gambe oltre il bordo del letto.

 

“Una partita a Sparaschiocco?” propose Tracy appoggiandosi con le mani sul letto.

 

“Nah, Madama Chips ci ammazza se le inceneriamo le coperte” disse Harry trattenendo uno sbadiglio “Perché non una sfida agli Scacchi dei Maghi?”

 

“Io non sono capace…” disse Tracy tristemente.

 

“Allora Harry, ti sfidi da solo perché nemmeno io so giocare.”

 

I tre ragazzi si guardarono l’un l’altro con aria annoiata e senza sapere che fare. Sebbene fosse già tardi, nessuno di loro aveva sonno e la serata si prospettava tragicamente noiosa, quando all’improvviso, con un urlò di dolore, Ginny si piegò in avanti stringendosi la testa.

 

L’immagine nitida dell’uomo di suoi incubi espose nella sua mente con la prepotenza di un fiume in piena. Illuminato dai lampi al centro della Sala d’Ingresso, William Coldfog guardava verso di lei con ghigno sadico che gli increspava le labbra e mentre il suo sguardo la penetrava, estrasse da sotto il mantello una piccola balestra. Con una lentezza irreale, si avvicinò a una torcia attaccata ad una delle pareti e accese la punta della balestra, poi le voltò le spalle e si avvicinò al portone, facendo scattare la serratura che apriva le porte.

 

Un’ondata di mal di testa le strappò un altro lamento e tutto cominciò a vorticarle attorno.

 

Harry scattò in avanti e le mise una mano sulla spalla “Ginny!!”

 

Ginny gemette ancora e si sbilanciò oltre il bordo del letto, cadendo sul pavimento. In un attimo Harry e Tracy la soccorsero.

 

“Mio Dio Ginny, stai bene?” chiese Harry, asciugandole il sudore che le imperlava la fronte.

 

Ginny dischiuse gli occhi e lo guardò con uno sguardo sofferente “E’ qui… Harry, lui è qui…”

 

 

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Nello stesso momento …

 

Dopo aver congedato lo stolto preside di quell’insulso posto e dopo essersi assicurato che i marmocchi che gli avevano permesso l’entrata nel Castello si fossero completamente addormentati, William Coldfog riprese le sue vere sembianze e uscì nel corridoio che, data la tarda ora, era deserto.

 

Scivolò fino all’ampia zona d’ingresso, dove diverse torce illuminavano la Sala e si guardò intorno. Gli sembrava che qualcuno stesse osservando i suoi movimenti e la cosa lo irritò enormemente. Si guardò alle spalle, setacciando la Sala con lo sguardo, ma lasciò perdere quasi subito e si accinse a mettere in atto la prima parte del piano, ovvero aprire le porte ai maghi oscuri che aveva atteso nell’ombra fino a quel momento. Subito dopo, insieme a quel borioso capitano, avrebbe fatto quello che il suo signore gli aveva ordinato: uccidere il ragazzino chiamato Harry Potter e prendere il suo cuore. Solo in quel modo avrebbe potuto compiere il rituale ed esprimere il desiderio che Lord Voldemort aveva formulato. Avere i suoi stessi poteri e divenire invulnerabile. Quella era la ricompensa che il suo padrone si meritava per averlo salvato…

 

Coldfog chiuse gli occhi.

 

Era successo durante la battaglia di Karenska, contro quei cani vigliacchi dei russi. Era stata solo colpa di quei tre maledetti mocciosi e quello schifoso gesuita… Lo avevano ingannato, soprattutto quella insulsa servetta dal labbro leporino e i capelli ricciuti! Erano riusciti a trovare il modo di indebolirlo e lo avevano ferito gravemente, ma lui avrebbe potuto comunque ucciderli, se non fosse stato che quella maledetta ragazzina lo aveva spinto giù dalla torre della fortezza di Karenska. Non aveva osato pensare cosa ne sarebbe stato si lui, se il suo nuovo signore non lo avesse soccorso, richiamandolo in quella strana era. Perciò lo avrebbe pienamente ricompensato, esaudendo il suo desiderio.

 

Infilò una mano sotto il mantello ed estrasse una piccola balestra, poi si diresse verso una delle tante torce della sala e diede fuoco alla punta della freccia incoccata nella balestra. Andò al portone e richiamando i poteri dei Signori dell’Aria, fece scattare l’imponente serratura. Aprì una delle due porte e mirò in un punto preciso del prato, scoccando la freccia infuocata.

 

Questa si conficcò nel prato che prese immediatamente fuoco, tracciando un anello tutto intorno al Castello. Quello era il segnale d’inizio dell’attacco.

 

“Che succede qui??” latrò una voce gracchiante “Che succede??”

 

Preceduto dalla sua gatta spelacchiata, Gazza arrivò trafelato reggendo una lanterna in mano. Coldfog si voltò a guardarlo con aria di sufficienza, ma non appena Gazza si accorse di quello che stava accadendo, si diresse di corsa verso le scale.

 

Intuendo le sue intenzioni, l’uomo-demone si fu addosso in un secondo e lo inchiodò per terra.

 

“Oh no, non andrai ad avvertire il tuoi stupido padrone” e così dicendo, estrasse dalla cintola il suo pugnale dalla lama ramata e glielo affondò dritto nel cuore.

 

 

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Quando verso sera tardi la maggior parte dei Grifondoro finalmente si stufarono e si ritirarono nei rispettivi Dormitori, Ron decise di mettere da parte il suo orgoglio per un momento e si avvicinò ad Hermione.

 

“Ehi…” le disse gentilmente.

 

Presa alla sprovvista Hermione fece un salto sulla poltrona, ma si rilassò non appena vide che era lui.

 

“Ah, sei tu…” e riprese a guardare la pioggia e l’oscurità fuori dalla finestra. La discussione pareva chiusa, ma Ron non si mosse da dov’era e sentendo ancora la sua presenza, Hermione si voltò nuovamente verso di lui “Si può sapere che vuoi? Non dovresti essere in Dormitorio con Seamus e company a commentare le curve delle spagnole appena sbarcate?” lo apostrofò in tono aspro.

 

Per un attimo Ron la guardò male, ma decise di non controbattere. Avevano già litigato abbastanza e non era il caso di riaccendere la discussione, anche perché adesso Hermione si stava comportando in modo troppo preoccupante per continuare a far finta di niente. Per quanto potessero essere in disaccordo, restava pur sempre il suo migliore amico e in quel momento sembrava che Hermione avesse davvero bisogno di lui.

 

“Senti, lasciando perdere tutte queste scemenze… vorrei sapere cos’hai. E’ tutta la sera che ti vedo sulle spine e coi nervi a fior di pelle, sto cominciando a preoccuparmi…”

 

Hermione gli voltò le spalle e riprese a fissare il vetro che rifletteva la sua immagine “A che serve dirtelo? Tanto non capiresti e nemmeno mi vorresti ascoltare. E poi sai, in questo momento non ho proprio voglia di sentir di nuovo sbraitare da un ottuso come te che sono una stupida secchiona paranoica…”

 

Ron ingoiò una risposta a tono e si sistemò meglio sulla poltrona, cercando di mantenere la calma “No, ascolta… davvero, adesso basta. Non posso vederti così agitata senza poter fare niente.”

 

Hermione parve pensarci un attimo su, poi si girò di nuovo dalla sua parte “In effetti c’è una cosa che puoi fare…” si piegò verso di lui “Devi dire la parolina magica.”

 

Ron si accigliò “Io non ti devo nessuna scusa, sei tu che mi hai stressato con le tue storie pur sapendo che ero sotto pressione!”

 

Hermione scosse la testa “Lo sapevo…” e tornò a voltarsi.

 

Ron fece per aprire la bocca e dire la sua, quando Hermione scattò in piedi, guardando terrorizzata verso il vetro.

 

“ODDIO!!” esclamò improvvisamente pallida in viso.

 

“Che ti prende??” anche Ron scattò in piedi allarmato e Hermione indicò il vetro che aveva fissato fino a quel momento. Sulla sua superficie opaca si stavano tracciando delle parole, apparentemente scritte da una mano invisibile.

 

LA MORTE STA ARRIVANDO

PERICOLO IMMINENTE

INFERMERIA

 

Hermione fissò Ron “Ron… è lei, è Mary…”

 

“Che diamine stai dicendo? Non dirmi che stai ancora parlando di quello stupido libro?!?”

 

Ma Hermione stava riflettendo alla velocità della luce, poi improvvisamente rialzò lo sguardo con il terrore negli occhi.

 

“Oh mio Dio Ron… Harry!! Ginny!!”

 

E senza dargli ulteriori spiegazioni schizzò verso il ritratto della Signora Grassa, sorda ai richiami di un Ron sempre più confuso.

 

 

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“E’ qui… Harry, lui è qui…”

 

Harry non mise in dubbio nemmeno per un secondo le parole di Ginny e alzò gli occhi verso Tracy.

 

“Dobbiamo dirlo a Silente, subito!”

 

Fece per avvicinarsi alle porte dell’infermeria quando vide qualcosa che gli gelò il sangue nelle vene. Delle ombre che non erano state create dalla luce delle torce svolazzavano davanti all’ingresso della sala come pipistrelli in una chiesa abbandonata, andarono ad addensarsi davanti alla porte dell’infermeria e sbarrandogli il passaggio.

 

Poi improvvisamente, dall’esterno giunse un bagliore come di fuoco. Tracy corse alla finestra più vicina e quando si voltò, il suo viso era sconvolto.

 

“Mangiamorte dalla foresta!!! Hanno incendiato il prato!!!” gridò disperata.

 

Harry si sentì ghiacciare dentro. Corse anche lui alla finestra, ma purtroppo quello che Tracy aveva detto era vero. Centinaia di Mangiamorte correvano verso Hogwarts, attraversando le fiamme che circondavano tutto il perimetro del Castello come se fossero aria.

 

 

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Ron aveva appena visto Hermione scomparire oltre il buco del ritratto, quando un luce proveniente dalla finestra sulla quale era ancora visibile la scritta che aveva sconvolto Hermione attirò la sua attenzione.

 

Cercando di capire di cosa si trattasse, spannò il vetro e si schermò gli occhi con la mano. Appena vide la scena che si stava svolgendo all’esterno fece un salto indietro e si voltò terrorizzato verso i pochi studenti che erano in Sala Comune.

 

“Stanno attaccando Hogwarts!! Il prato è pieno di Mangiamorte!!! Presto, svegliate tutti e scappate!!!” poi si lanciò verso il buco del ritratto con un solo pensiero in testa: raggiungere il più in fretta possibile l’infermeria.

 

 

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Harry stava ancora fissando con sgomento quello che stava accadendo davanti ai suoi occhi, quando Madama Chips uscì a grandi passi dal suo ufficio, in camicia da notte e con un’espressione furente.

 

“Allora, si può sapere che diamine sta succedendo qui??!! Signorina Stebbins cos’hai da urlare tanto??” esclamò fuori di sé, ma prima che qualcuno potesse darle qualsiasi spiegazione le porte dell’infermeria si spalancarono con uno schianto spaventoso.

 

Una folata di vento gelido penetrò nella stanza e spense di colpo tutte le torce. Tracy si lasciò scappare un grido allarmato e indietreggiò tremando fino ai piedi del letto, accanto a Ginny.

 

“Ragazzi, state calmi…” disse l’infermiera estraendo subito la bacchetta, imitata da Harry e Tracy. Impaurita, Ginny si rannicchiò di più contro la gamba del letto, ancora stordita dalla terribile fitta di mal di testa.

 

In quel mentre un fulmine illuminò l’ingresso rivelando due sagome ammantate in piedi sulla soglia e una voce ringhiosa urlò “Expelliarmus”.

 

Le tre bacchette volarono attraverso la sala. Harry indietreggiò fino a raggiungere le due ragazze e si parò davanti a loro.

 

“Chi è?” chiese Madama Chips ad alta voce avanzando lentamente verso le due misteriose figure “Cosa volete?” ma senza darle il tempo di fare un passo di più, una della due figure alzò di nuovo la bacchetta.

 

Avada Kedavra!” ruggì la stessa voce di prima. L’infermiera cadde a terra con un tonfo e lì rimase.

 

Con un urlò Tracy si appese al braccio di Harry e cominciò a piangere disperata. Ginny rimase immobile e senza fiato, gli occhi incollati al cadavere dall’infermiera.

 

“CHI DIAVOLO SIETE???!” urlò Harry, non sapendo più cosa fare.

 

“Questo è l’appellativo giusto Potter” disse la voce che aveva lanciato l’anatema mortale.

 

L’uomo fece un passo in avanti e Harry lo riconobbe subito. Era uno di quei bastardi presenti nell’Ufficio Misteri l’anno in cui Sirius morì. Era uno di quelli che si divertì a inseguire e terrorizzare lui e i suoi amici quella maledetta sera alla fine del suo Quinto anno.

 

Augustus Rookwood. Una spia e un sudicio servitore di Voldemort.

 

Harry ricambiò il suo sguardo con tutto l’odio che aveva in corpo.

 

“Vedo che mi riconosci Potter. Neanch’io mi sono dimenticato di te e dei tuoi amichetti: un gruppo di patetici ragazzini che credono di essere dei grandi eroi, ma che invece sono delle nullità!” a quelle parole rise sprezzante. In quel momento, tutto intorno a loro cominciarono a risuonare di grida disperate e violente esplosioni, al che Rookwood rise più forte.

 

“Ah! Questo è il modo migliore in cui questo lurido posto possa finire… in un cumulo di macerie!!” e così dicendo, spezzò una per una le tre bacchette, sotto lo sguardo agghicciato e impotente di Harry “Ora, è tempo di darsi da fare, quindi lascia che ti presenti una persona… una persona speciale…” disse accennando alla figura accanto a lui che fece un passo avanti.

 

Alla debole luce lunare e ai bagliori del fuoco, Ginny finalmente vide il viso di colui che l’aveva tormentata per molte notti e il male allo stato puro che vide nei suoi occhi la riempì di paura più di quanto già non fosse spaventata.

 

Quando William Coldfog mise bene a fuoco il viso di Harry, la sua espressione si riempì di una collera che stravolse i suoi lineamenti.

 

“TU???! Non può essere!!!” esclamò con gli occhi fuori dalla orbite. Forse la mente gli giocava brutti scherzi, ma il ragazzo che aveva davanti a sé era identico a uno di quei due cavalieri che quella volta a Kerenska… con la servetta e il gesuita… ma no, non poteva essere, era successo nel 1565!

 

Harry fece ancora un passo indietro esterrefatto “Cosa vuoi dire??! Chi sei?? Cosa volete??” il suo sguardo passava da Coldfog e Rookwood, senza che il suo cervello riuscisse a fare un collegamento sensato.

 

Rookwood vide la tensione che si era creata e decise di divertirsi un po’. Lui sapeva che anche se Harry avesse fatto tutto ciò gli avesse chiesto, Coldfog l’avrebbe ucciso comunque, ma raccontandolo al suo signore Voldemort, si sarebbe certamente guadagnato il suo rispetto e la sua ammirazione.

 

“Ma bene, vedo che proprio nessuno ti sopporta Potter, tuttavia so che tu sei piuttosto incline agli atti eroici…” Fece una pausa, guastandosi la tensione e la paura che emanavano i tre ragazzi di fronte a lui “Bellatrix Lestrange ci raccontò che, quella sera di due anni fa, accecato dalla rabbia l’hai rincorsa per i meandri del Ministero, dimenticandoti dei mocciosi che avevi portato con te e lasciandoli in balia della loro sorte… perciò ora voglio metterti alla prova senza tanti sotterfugi…” puntò la bacchetta verso Tracy, che piangeva e tremava come una foglia dietro Harry “Imperio!”

 

La ragazza smise immediatamente di piangere e cominciò a camminare in direzione di Rookwood, che le teneva la bacchetta puntata alla testa.

 

“No ferma!!!” urlò Harry, cercando di trattenerla per la manica della camicia da notte, ma lei sembrava aver acquisito una forza incredibile, perché per Harry fu impossibile fermarla.

 

Tracy arrivò fino davanti a Rookwood e poi si girò di nuovo verso Harry e Ginny, con un espressione assolutamente vuota. Sogghignando, Rookwood estrasse il pugnale avvelenato che gli aveva dato Coldfog e lo puntò alla gola della ragazza.

 

“Adesso, sai cosa devi fare Potter? Devi strisciare fin qui in ginocchio, baciare il Marchio Nero inciso sul mio braccio e unirti spontaneamente all’Oscuro Signore, altrimenti sai cosa succede?” si piegò all’altezza dell’orecchio di Tracy “Taglierò la gola a questa insulsa mocciosetta…”

 

“Fermo, lasciala andare!! Lei non c’entra niente!!!” urlò Harry.

 

“Non voglio vederti indugiare, devi agire e basta…”

 

“Ti prego, lasciala…” esalò Harry cadendo in ginocchio disperato.

 

Rookwood scosse lentamente la testa “Non era quello che volevo Potter, credo di essere stato abbastanza chiaro…” e così dicendo, fece pressione col coltello tagliando la gola di Tracy da un orecchio all’altro.

 

“TRACY!!! NOOOOOO!!!”

 

La Maledizione Imperio sembrò interrompersi proprio in quel momento, perché la ragazza sbarrò gli occhi in una smorfia di muto dolore, poi senza nemmeno un lamento, cadde a terra in una pozza di sangue e non si mosse più.

 

 

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Hermione corse giù per le scale a rotta di collo, saltando i gradini e travolgendo le armature posizionate sui pianerottoli. Il cuore le batteva nel petto con la forza di un martello pneumatico. Tutte le sue paure si erano rivelate pienamente fondate e sentiva che se non si fosse sbrigata, sarebbe successo qualcosa di terribile. Sarebbe voluta correre da Silente o dalla McGranitt per avvertirli, ma non aveva tempo. Harry e Ginny erano in serio pericolo.

 

Le mancava solo più mezza rampa di scale per raggiungere il Secondo Piano quando un’esplosione spaventosa scosse il Castello fino alle fondamenta, facendole perdere l’equilibrio. Hermione rotolò giù dagli ultimi gradini che la separavano dal pianerottolo e atterrò malamente sul pavimento. Sentì una terribile fitta di dolore al polso sinistro, ma senza perdere tempo, si rialzò e guardò nella tromba delle scale. Un fiume di Incappucciati stava salendo i Piani del Castello, dando fuoco e distruggendo tutto quello che gli si parava davanti.

 

Con un gemito si guardò intorno atterrita, cercando un posto dove nascondersi e quando si sentì afferrare per le spalle, cominciò a scalciare e a urlare.

 

“Hermione!! Hermione ‘sta calma, sono io!!” la voce di Ron la fece smettere di dimenarsi.

 

“RON!! Oh mio Dio, stanno…”

 

“…attaccando Hogwarts!! Ho visto i Mangiamorte!” la precedette Ron agitato quanto lei.

 

“Sono sulle scale!!! Tra poco saranno qui!” urlò Hermione cercando di sovrastare i boati e le urla che cominciarono a riecheggiare tutt’intorno.

 

“Presto vieni” Ron la prese per mano e la tirò nel corridoio che portava all’infermeria, ma appena arrivarono lì davanti, si accorsero che era già troppo tardi.

 

Due uomini sbarravano l’ingresso dell’infermeria dando loro le spalle e uno di loro due teneva in ostaggio la minuta ragazzina di Corvonero. Davanti a loro, Harry e Ginny seguivano la scena sconvolti. Ai loro piedi giacevano il corpo senza vita di Madama Chips.

 

Alla sua vista Hermione soffocò un urlo, ma Ron fu svelto a tirarla da parte, contro il muro. Un pilastro li nascondeva dal resto del corridoio, ma questo non impedì loro di vedere le fiamme che cominciavano a lambire anche il corridoio del Secondo Piano, né di sentire le esplosioni e le grida disperate che rimbombavano per il Castello.

 

In quel momento la voce disperata di Harry proveniente dall’infermeria richiamò la loro attenzione.

 

“Fermo, lasciala andare!! Lei non c’entra niente!!!”

 

“Non voglio vederti indugiare, devi agire e basta…” la risposta arrivò da una voce fredda e ringhiosa.

 

“Ti prego, lasciala…”

 

Hermione si strinse al braccio di Ron “Dio, cosa gli stanno facendo??” bisbigliò con lo sguardo stravolto dall’orrore.

 

“Non era quello che volevo Potter, credo di essere stato abbastanza chiaro…”

 

Con estremo orrore dei due ragazzi, il sibilo della lama di coltello precedette il temibile tonfo di un corpo che si accasciava per terra.

 

Istintivamente Ron strinse a sé Hermione.

 

“TRACY!!! NOOOOOO!!!”

 

“Ron, dobbiamo fare qualcosa…” sussurrò Hermione con le lacrime agli occhi “O i prossimi saranno Harry e Ginny!!”

 

Improvvisamente dall’infermeria una voce ruggì “Crucio!” e le urla strazianti di Harry riempirono l’aria.

 

Hermione non stette a riflettere nemmeno un secondo. Senza che Ron potesse fermarla, saltò fuori dal suo nascondiglio e gridò “Expelliarmus!” in direzione dell’uomo che teneva la bacchetta puntata su Harry.

 

Il Mangiamorte si mosse con la velocità di un serpente. Girò su sé stesso, diede un calcio tremendo alla mano di Hermione che stringeva la bacchetta, disarmandola, poi vibrò un fendente col pugnale che ancora stringeva in mano.

 

Tutto si svolse in un secondo. Hermione vide la lama sibilare verso il suo viso e cercò di tirarsi indietro, ma un improvviso dolore lancinante al labbro superiore le annebbiò la mente e la fece crollare a terra con un urlo di dolore.

 

“HERMIONE!!!” il grido di Ron le sembrò solamente un sussurro ovattato che non riusciva a sovrastare il bruciore terribile che la stava attanagliando.

 

Ron, che le era corso dietro, le si inginocchiò accanto, ma prima che potesse fare qualsiasi cosa, Rookwood gli sferrò un calcio in piena faccia. Con un urlo, il ragazzo si portò le mani al naso sanguinante e si piegò in avanti su Hermione che, dal dolore al labbro, aveva quasi perso i sensi.

 

Osservando la scena, Ginny pregava con tutta se stessa che si trattasse solo di un altro dei suoi incubi, ma alla vista di Harry, a terra ansimante, provato dalla Maledizione Cruciatus che il Mangiamorte gli aveva appena scagliato, di Hermione e Ron urlanti e pieni di sangue, e dei cadaveri di Madama Chips e di Tracy, si sentì male.

 

Si chinò di lato e vomitò vicino alla gamba del letto, con le lacrime che le rigavano il viso.

 

Perché quell’inferno? Perché tutta quella carneficina? Nelle sue orecchie rimbombavano le urla trionfanti dei Mangiamorte e quelle disperate degli indifesi studenti di Hogwarts, nei suoi occhi era ancora impresso lo sguardo terrorizzato di Tracy un attimo prima di crollare a terra e quello impotente e disperato di Harry.

 

Lo schianto delle porte dell’infermeria che venivano sigillate, le riportò l’attenzione sui due Incappucciati che incombevano su di loro.

 

“Così nessuno ci darà più fastidio…” disse Rookwood che improvvisamente sembrava aver perso la voglia di scherzare. Hermione aveva sbalzato via la sua bacchetta ed era impensabile ritrovarla nell’oscurità che regnava nella stanza.

 

In quel momento, come se ci fosse stato un terremoto, un boato tremendo che scosse anche i muri, segnalando che una parte del Castello era appena crollata.

 

“Avanti Coldfog, fate quello che dovete fare e andiamocene prima che questo posto ci crolli addosso! Il Signore Oscuro sarà soddisfatto del risultato che abbiamo raggiunto…”

 

Harry si alzò ansimante e si mise davanti a Ginny “Lasciateli andare e farò qualsiasi cosa vogliate…” riuscì a dire tra un affanno e l’altro.

 

Coldfog estrasse il suo pugnale e lo guardò con odio “L’unica cosa che devi fare è morire”

 

Ma prima che chiunque potesse muovere un muscolo, le porte dell’infermeria saltarono via dai cardini, sbalzate da un Incantesimo Reductor. Calcinacci e schegge di legno vennero sparati per tutta la stanza avvolgendo la scena con un fitto polverone.

 

In quell’attimo di confusione, Coldfog agì fulmineamente, mentre una voce proveniente dall’entrata urlava “Stupeficium!

 

Un lampo di luce rossa attraversò il polverone e colpì in pieno Rookwood, che cadde a terra privo di sensi. Sulla soglia dell’infermeria, proteso in avanti con la bacchetta sguainata e un’espressione furente che gli deformava i lineamenti, c’era Silente.

 

Nel frattempo, Coldfog non aveva indugiato e si era lanciato su Harry, ancora accecato dalla fitta coltre di polvere.

 

“NOOOO!!” urlò Ginny vedendolo arrivare.

 

La scena parve congelarsi. Improvvisamente Harry sentì un peso che gli si aggrappava addosso mentre, un secondo più tardi, l’uomo-demone affondava violentemente il suo pugnale. Nello stesso istante, Silente gridò “Expelliarmus!” e Coldfog venne scagliato lontano da Harry, finendo contro la porta dell’ufficio di Madama Chips.

 

Quando Harry abbassò lo sguardo sul suo petto e vide Ginny, sentì come se qualcosa dentro di sé si spezzasse. La ragazza era aggrappata alle sue spalle con un espressione di cupo dolore negli occhi e l’elsa del pugnale di Coldfog che le spuntava dal fianco.

 

 

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HAPPY HALLOWEEN A TUTTI!!!

Devo ammettere il capitolo che mi è venuto fuori è piuttosto tragico, ma ora siamo a un punto cruciale della storia.

E’ vero, ho strapazzato un po’ tanto i miei amati personaggi, ma li conoscete vero? Loro non si lasceranno abbattere!! ^__- Spero che ad ogni modo il capitolo vi sia piaciuto e che vi abbia entusiasmato!!

Venerdì ho scoperto che l’8 Novembre avrò il mio primo esame di “Storia della Letteratura per Ragazzi” (il mio prof è fissato con Alice nel Pese delle Meraviglie e Harry Potter e li confronta in continuazione!). Ho tipo tre libri da studiare più gli appunti, perciò vi prometto che m’impegnerò al massimo per aggiornare il prima possibile (anche perché sarebbe davvero crudele lasciarvi in sospeso per tanto tempo arrivati a questo punto!), ma credo che prima della data dell’esame non sarà possibile aggiornare. Voi continuate comunque a recensirmi, mi riempite di una gioia immensa!!! Io in questi giorni leggerò tutto e sono sicura che il vostro sostegno mi aiuterà per passare l’esame con entusiasmo!!

Vi voglio ringraziare tantissimo per quello che mi avete scritto sul lutto di mia nonna… è stato bellissimo…

 

*** *** *** *** *** ***

 

Ma… CAVOLI CHE FIGATA, 44 RECENSIONI IN TUTTO!!!

Non posso proprio crederci… sono così emozionata!!!

 

 

SUNNY: Wow, come sono felice di ricevere proprio da te tutti questi complimenti!! ^__^ Credo proprio che dopo aver letto e riletto i libri di Mamma Rowling, i modi di fare dei personaggi mi siano entrati in testa talmente a fondo che non c’è verso di modificarli. Grazie e ancora grazie mille per il sostegno, ce la metterò tutta per continuare a scrivere una storia bella ed emozionante! Hai letto l’ultima Song-fic che ho scritto su Ron? L’ho fatta prendendo spunto da parecchie FF che ho letto, tra cui la tua bellissima serie di BAWM! Hai già cominciato a leggere “il Codice DV”? E’ proprio bello! UN BACIOTTO GROSSO GROSSO Tesora mia bella!! PS. Saluta la sorellona!! ^_-

 

DAFFYDEBBY: Hai visto che bel casino che è successo? Alla fine Hermione aveva ragione… mai nessuno che le da retta… Ti ringrazio moltissimo per la comprensione e soprattutto per i complimenti ^^ mi fanno sempre un sacco felice!! Un kissone!!

 

LILYCIUFFETTY: Ehi Ciao! Tu devi essere l’amica di Avana Kedavra, vero? Ho visto le tue fanny sul sito del gruppo, davvero deliziose!!! ^_- Ti ringrazio infinitamente per i complimenti, a me scrivere piace un sacco perché posso trasmettere tanti sentimenti ed emozionare i lettori. Sei davvero molto gentile, mi hai fatto un sacco di piacere!!! Spero che anche questo chap ti sia piaciuto, BACIONI!!!

 

AVANA KEDAVRA: Ciao Tesorina mia!!! Ogni volta è una vera gioia leggere la tua bellissima rec, mi fai davvero contentissima!! Grazie mille anche per la comprensione ^_^!! Hai visto che una volta tolte quelle fastidiosissime bende, Harry ha fatto il suo dovere? Quei due sono davvero tanto teneri, non trovi? Secondo me sono proprio dolcissimi!! Ehm, hai visto che bel casino che è successo?? Cmq non preoccuparti, ce la metterò tutta per essere un po’ più veloce nel postare i prox chap, ok? Tvukdb!!! ;-) PS. Grazie mille anche per la rec che mi hai lasciato per SENZA DUBBIO; hai ragione, anche a me i versi sui 15 anni e la Umbridge ricordavano più Harry, ma dato che la song era su Ron ho dovuto adattarla. Sono tanto happy che ti sia piaciuta!! Ti mando tantissimi baci, e ti ringrazio ancora tanto!!

 

FENICE: Ciao Fanny!! Anche tu a recensirmi?? ^^ scherzo, GRAZIE MILLE per i complimenti, spero che continuerai a leggermi!! Kissssssss!!

 

RILEY: Ma cccciao Amorina!!!!!!!! Che bello leggere le tue recensioni e le tue mail, sei davvero una stellina!! Mi dai davvero tanta soddisfazione, davvero, non saprei come fare senza i tuoi commenti!! Se vuoi, ti mando via mail la foto da cui mi sono ispirata per la figura di Mary Weasley, un’immagine che mi piace un sacco e che tengo appesa in camera da un sacco di tempo. Spero che ti sia piaciuto anche questo chap, anche se è stato un po’ crudo… purtroppo sono le cosidette “esigenze di copione”, ma non preoccuparti, non sono per le storie che finiscono male, quindi... e finalmente Ron e Hermione si sono riappacificati (Ecco, mai nessuno che mi da retta sin da subito!! Nd.Hermione tutta imbronciata). PS. Grazie anche per la rec di SENZA DUBBIO, sei stata gentilissima!! Ah, tra l’altro sei anche stata la prima che ha siglato la mia storia… FNL, eh? Carino, mi piace! Un milione di Baci per la mia Bellissima Riley! ^_-

 

MARCYCAS – LADY OF DARKNESS: Ma buonaseeeeeeeeera!! ^__^ Ma quanto vi voglio bene Tesorucce mie?? Un sacco, davvero, anche per la solidarietà dimostrata (Mio Dio, non ricordatemi la poltiglia che era diventata McNair xkè potrei sentirmi seriamente male… Nd.Giulia-che-improvvisamente-diventa-verde-dalla-nausea)(Ma per favooore!! Draco, hai fatto solo bene Nd.Judie), GRAZIE MILLE!! Mi scuso anche per il casino che ho combinato con la mia ultima recensione di TLSR… alla fine è finita al Primo Capitolo… (–  SBOOONG!! - SEMPRE LA SOLITA IDIOTA CHE FA CASINI!!! Nd.Giulia-che-ha-appena-dato-una-randellata-in-testa-a-Judie-col-martello-di-Marcycas) Scusate… Finalmente il nostro beneamato cecato-sfigato riprenderà ad essere socialmente utile! Mi spiace per Lady, ma il suo Amoruccio-Puccio-Dracuccio non è contemplato nella FF, almeno per il momento, sicuramente ricomparirà nel seguito che ho già deciso di dare. Cmq devo farvi i complimenti, avete sempre il dono di indovinare ogni volta i miei progetti, in questo caso su Michael che in effetti è proprio il fratello di Mary! (exclusive new, solo per voi ^_-) Sono strafelice che la mia ficcy vi piaccia, anche perché siete le due stupendissime menti di una FF fantastica, di conseguenza mi sento molto onorata U.U !! UN BACIOTTONE ad entrambe!!

 

ELIVI: Ciao Elivi!! Sono felicissima di sapere di aver sempre avuto una “lettrice nascosta”!! ^^ Wow, ti ringrazio moltissimo per i complimenti… sai, a furia di leggere e rileggere i libri della Rowling, i caratteri dei personaggi mi sono entrati in testa talmente a fondo che sarebbe impensabile stravolgerli! Spero che anche questo chap ti sia piaciuto, non vedo l’ora di leggere ancora di te, sei stata gentilissima!!! UN KISS e a presto!! ;-P

 

SOICHIRO: Graziegraziegraziegraziegrazie, sul serio, grazie mille!! Sono davvero contenta di riuscire ad alleviare l’attesa del sesto libro di Mamma Rowling (da qualche parte ho letto che è arrivata a scrivere solo al 20° capitolo… aaaaah, si deve sbrigare!!!!). Ti ringrazio moltissimo per il sostegno che mi hai dato, spero che continuerai a leggermi! Baci ^__^

 

MARY91: Detto fatto cara Mary! Sono felicissima di aver letto anche il tuo commentino, spero che continuerai a seguirmi!! CIAO!!! ^^

 

SEYENNE: Ciao Bellissima!! Temevo che non mi avresti recensito e invece!! Sono contentissima! Sì, Mary me la sono immaginata in stile Giovanna D’Arco (sono una sua grande ammiratrice!! *__*) Bè Ginny in un certo verso ha il caratterino simile a quello di Ron, dopotutto è una Weasley anche lei!! Lupin, Silente e la McGranitt sapevano del problema di Ginny, ma non sanno che è collegato con William Coldfog e con Mary, perciò ne sanno poco, però conoscono la storia dell’uomo-demone. Hai visto che gran casino che è successo?? Ora anche Ron sicuramente avrà capito che quello di cui Hermione aveva paura era vero… Spero che anche questo chap ti sia piaciuto, ti ringrazio enormemente per la fiducia e per la comprensione, sei un vero tesoro!! Un KISSONE, tvttttb.

 

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UN BACIONE GROSSISSIMO A TUTTI E ANCORA GRAZIE GRAZIE GRAZIE GRAZIE MILLE PER LE BELLISSIME COSE CHE MI SCRIVETE!!!

 

A presto,

 

*Giulia*Judie* J

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Capitolo 7
*** Prendere o lasciare entro tre ore ***


Capitolo 7: Prendere o lasciare entro tre ore

Capitolo 7: Prendere o lasciare entro tre ore

 

 

Quella sera, il Quartier Generale degli Auror era quasi vuoto, al contrario di come era stato in quelle ultime settimane, affollato da un continuo via vai. Azkaban era stata la causa di parecchi problemi che il Ministero aveva avuto con i Dissennatori, i quali, piano piano, sembravano essere scivolati fuori controllo. Infatti, durante quei giorni diversi detenuti erano stati lasciati scappare e la cosa aveva dato agli Auror parecchio lavoro da sbrigare.

 

I turni serali non erano trafficati come quelli diurni perciò Stephen Perriman era uno dei pochi che occupavano le scrivanie dell’ufficio, chino su una pergamena a finire una relazione per il Ministro della Magia, Cornelius Caramell.

 

“Ehi Steve! Noi ci andiamo a prendere un caffè!!”

 

Stephen alzò lo sguardo verso i suoi tre colleghi che stavano uscendo dal reparto e fece loro un cenno con la testa. Rimasto solo, si concentrò nuovamente sugli appunti che si era preparato e quando la luce rossa d’emergenza posizionata sulla parete principale dell’ufficio si azionò, non se ne accorse nemmeno.

 

D’un tratto il suono lancinante della sirena d’allarme squarciò il silenzio della sala e fece fare a Stephen un saltò sulla sedia. Si alzò di corsa e raggiunse la postazione principale. Sullo schermo lampeggiava la scritta

 

ALLARME ROSSO

SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI HOGWARTS  Gran Bretagna –

SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA DI EL COIMBALES  Spagna

 

 

“Oh Porca…”

 

Stephen afferrò il ricevitore posizionato accanto allo schermo e schiacciò il pulsante di chiamata predefinito. La chiamata venne inoltrata e Stephen venne messo in attesa.

 

Forza… Andiamo rispondete!

 

“Centro emergenza Auror, come posso aiutarla?” rispose la voce assonnata della centralinista.

 

“Evelyn, sveglia tutti! C’è un codice rosso immediato alle Scuole di Magia e di Stregoneria di Hogwarts e di El Coimbales!!”

 

La centralinista sembrò svegliarsi di colpo “Ricevuto!”

 

Stephen riattaccò in fretta e corse fuori. I suoi tre colleghi chiacchieravano accanto al distributore magico di bevande e vedendolo arrivare di corsa gli si fecero incontro.

 

“Ehi Stephen, che ti succede?? Sembri sconvolto!”

 

“Abbiamo un problema! Quei bastardi… sono tornati!”

 

 

***********************************

 

 

Harry non riusciva a staccare gli occhi dall’espressione sofferente di Ginny, i cui arti stavano cominciando ad irrigidirsi. Automaticamente le cinse le spalle con le braccia, ma la presa di Ginny stava venendo meno, mentre i suoi occhi si stavano lentamente offuscando.

 

“…no… Ginny, ti prego…” disse Harry in un sussurro angosciato, adagiandola lentamente a terra.

 

Ginny riuscì solo a restituirgli uno sguardo carico di sofferenza. Il suo corpo cominciò ad essere scosso da violenti tremiti e ai suoi occhi il viso di Harry stava diventando sempre più sfocato.

 

“... H-H-Harry...” la sua voce era poco più di un soffio.

 

“Ginny ti prego resisti!” gemette lui accarezzandole convulsamente il viso e i capelli, ma in quel momento Ginny chiuse gli occhi e rimase immobile.

 

“NOOOOO!!” urlò Harry scrollandola disperato. In un attimo Silente fu accanto a loro e tastò con due dita il collo di Ginny.

 

“Presto Harry, devi portarla fuori di qui! E’ ancora viva, ma devi sbrigarti…”

 

Dietro di loro, una risata beffarda li fece voltare di scatto. Coldfog si stava lentamente rialzando, reggendosi alla parete alle sue spalle con un sorriso maligno sulle labbra.

 

“Non lo sarà ancora per molto… il veleno di cui era intriso il mio pugnale non era destinato a lei, ma quella stupida ragazzina ha voluto immischiarsi per forza …” si drizzò in tutta la sua altezza, ricambiando lo sguardo carico di odio di Harry “Le rimarranno solo sei ore prima di…” e con il dito fece il gesto di tagliarsi la gola.

 

“MALEDETTO BASTARDO!!!” urlò Harry slanciandosi verso di lui, ma Silente lo trattenne per la maglia.

 

“No Harry!!” disse tirandolo indietro “Ascoltami! Devi portare Ginny fuori di qui e aiutare loro!” urlò indicando Ron che, reprimendo il dolore al naso rotto e con il viso insanguinato, stava cercando di caricarsi Hermione quasi incosciente sulle spalle.

 

Con il cuore che gli scoppiava d’ira, Harry fissò negli occhi prima Silente, che lo guardava con uno sguardo fermo e deciso, poi William Coldfog che lo ricambiava con un sorrisetto irrisorio, e infine Ginny, distesa sul pavimento e pallida come uno straccio. Sentiva il sangue ribollirgli nelle vene, avrebbe volentieri fatto a Coldfog quello che lui aveva fatto a Ginny, ma guardando di nuovo verso Silente annuì lentamente.

 

“Bravo. Adesso vai!” gli disse Silente, dandogli una leggera spinta e lasciandogli libero il passaggio. Harry si voltò e raggiunse Ginny, prendendola tra le braccia.

 

“FERMO!” gridò Coldfog slanciandosi verso Harry e sguainando lo spadino che portava attaccato alla cintura.

 

Impedimentia!” Silente respinse di nuovo l’uomo-demone, frapponendosi tra lui e i quattro ragazzi “Tu non farai un altro passo!” ringhiò minaccioso Silente.

 

Ancora una volta, Coldfog si rimise in piedi come se nulla fosse stato.

 

“Ancora non lo capisci, stupido mago? Tu e i tuoi inutili trucchetti non potete nulla contro di me!” sbraitò in tono trionfante,

 

“So bene chi sei, ma non intendo lasciarti aggredire i miei studenti senza aver prima fatto i conti con me! Quindi se vuoi raggiungerli, dovrai prima passare sulla mia persona!!” detto questo puntò la bacchetta verso l’alto “Accio Spada di Godric!

 

In un secondo, dall’ingresso semi distrutto dell’infermeria arrivò sfrecciando la spada argentata di Godric Grifondoro, quella che Harry aveva estratto dal Cappello Parlante alla fine del suo Secondo Anno a Hogwarts. Silente l’afferrò al volo e la puntò contro William Coldfog.

 

“La magia non mi servirà a nulla, ma almeno ora ci affronteremo ad armi pari!” il suo volto era più risoluto che mai e teneva alta la spada con una forza e una grinta insolita per un mago così anziano.

 

Per un momento Harry lo guardò pieno di ammirazione, Silente era davvero il mago il mago più potente di tutti.

 

Coldfog gli rivolse il suo solito ghigno strafottente “Se ci tieni davvero così tanto a morire, allora accomodati pure” e così dicendo si slanciò verso di lui con la lama sguainata. Silente parò facilmente il colpo e lo respinse, ma nel frattempo si accorse che Harry e Ron si erano bloccati a fissare la scena sgomenti.

 

“Forza scappate, presto!!” gli gridò dietro attaccando a sua volta l’uomo-demone, che cercava in tutti i modi di aggirarlo per raggiungere i due ragazzi.

 

Harry fu il primo a riscuotersi e raggiunse Ron, vacillando sotto il peso del corpo di Ginny, completamente abbandonato tra le sue braccia.

 

“Ron, andiamo! Dobbiamo portarle fuori di qui!!!” urlò ma Ron non si mosse. Stava guardando Ginny con gli occhi sgranati dall’orrore.

 

“Oh Dio…” esalò senza credere ai suoi occhi.

 

“Ron, ti prego, sbrigati!!!” insisté Harry nel tentativo di riscuotere l’amico.

 

Anche se ancora sconvolto, Ron parve riprendersi e sistemandosi meglio sulle spalle Hermione che gemeva flebilmente, seguì di corsa Harry fuori dall’infermeria.

 

“NO!! No fermatevi, dannati mocciosi!!” ma i due ragazzi si lasciarono alle spalle le urla irate di William Coldfog e il clangore sinistro della sua spada e quella di Silente che cozzavano l’una contro l’altra, e corsero in direzione delle scale.

 

Ad un tratto la porta di un’aula di spalancò mentre la stanza esplodeva. La fiammata che ne uscì sbarrò loro la strada e li fece indietreggiare contro il muro, mentre un’ondata di fumo acre avvolgeva il corridoio.

 

“Merda!!” urlò Ron tossendo furiosamente.

 

Harry si voltò dal lato opposto “Andiamo da quella parte!!”

 

Entrambi si lanciarono di corsa tornando sui proprio passi, ma improvvisamente sentirono le voci e le risate di un gruppo di Mangiamorte che si stavano avvicinando da quella direzione. In un attimo Harry e Ron si ripararono dietro a una statua posizionata lungo il muro del corridoio, ma il peso delle due ragazze rallentò i loro movimenti e con orrore sentirono uno dei Mangiamorte urlare agli altri “Ehi, laggiù c’è qualcuno!!”

 

Harry strinse gli occhi, preparandosi a quello che sarebbe successo appena li avrebbero visti, ma quando gli Incappucciati furono solo a pochi passi da loro, dalla coltre di fumo partirono parecchi schiantesimi che fermarono la loro corsa.

 

Con un’espressione di immenso stupore Ron diede una gomitata a Harry.

 

“Guarda!!”

 

Un gruppo di maghi che indossava un mantello rosso con sopra ricamata una grande A dorata, correva verso di loro dalla parte opposta del corridoio.

 

“Auror…” sussurrò Harry al colmo del sollievo.

 

Appena furono nei pressi della statua, uno di loro si fermò vicino ai due ragazzi, ansimando.

 

“Ragazzi, state bene?” poi lo sguardo gli cadde anche su Hermione e Ginny “Cristo santo!!” esclamò l’Auror ancora più allarmato.

 

Gli fece immediatamente segno di seguirlo e con l’aiuto di un Incantesimo Ignifugo, fece loro largo tra le alte fiamme che avvolgevano i corridoi e le scale, scortandoli verso l’uscita. Man mano che scendevano, Harry e Ron videro parecchi Auror che contrastavano i pochi Mangiamorte che ancora non erano scappati.

 

L’Auror li condusse fuori dal portone principale fino al limitare del prato, dove i rinforzi che il San Mungo aveva mandato avevano allestito un sito di Primo Soccorso. Alcuni Guaritori gli corsero incontro, affannandosi intorno a loro, ma Harry si divincolò dalla presa di un infermiere e si rivolse ansiosamente all’Auror che li aveva aiutati.

 

“Dovete aiutare Silente!! E’ ancora là dentro e c’è un uomo… dovete aiutarlo!!” urlò aggrappandosi al suo mantello.

 

L’Auror lo afferrò per le spalle cercando di calmarlo “Ragazzo…” il suo sguardo si posò un attimo sulla sua cicatrice per poi tornare a incontrare gli occhi di Harry “Albus Silente sa quello che fa, non ti devi preoccupare. Ora la nostra priorità è pensare a voi studenti… e tu devi ringraziare di essere ancora vivo…”

 

L’Auror si spostò di poco per permettere a Harry di guardare verso il Castello, diventato un vero e proprio campo di battaglia e il ragazzo si sentì gelare dentro.

 

Hogwarts era avvolta dalle fiamme e gli Auror continuavano a uscire dalla scuola, portando fuori centinaia di corpi di studenti e Elfi Domestici, adagiandoli per terra, mentre i Guaritori giravano tra loro cercando chi era ancora vivo e chi no.

 

Eleanor Fawcett, distesa per terra, uccisa da un Avada Kedavra, più in là, Luna Lovegood, immobile su un fianco, lo sguardo vacuo e vitreo rivolto verso Harry, morta nello stesso modo, e ancora, il piccolo Colin Canon, Michael Corner, Elise Midgen, Susan Bones, Hannah Abbott…

 

Alcuni studenti era chini sui loro compagni e tra loro poco distante da lui, Harry riconobbe Lavanda Brown, china sul corpo senza vita di Calì Patil, che piangeva disperata mentre teneva tra le braccia il cadavere della sua migliore amica.

 

Harry sentì il suo cuore sprofondare in un’angoscia mai provata, ma non riusciva a distogliere lo sguardo da quella scena straziante. Dietro di lui, sentì la voce di una Guaritrice che si rivolgeva all’Auror.

 

“Maggiore Perriman, c’è una ragazza che dev’essere trasportata d’urgenza al San Mungo, ha bisogno di una immediata disintossicazione da veleno e un’altra che ha un’emorragia che non riusciamo ad arrestare…”

 

“D’accordo” Stephen Perriman posò una mano sulla spalla di Harry tirandolo leggermente indietro “Vieni ragazzo, è meglio che tu e i tuoi amici andiate…”

 

 

********************************

 

 

All’interno del Reparto di Lesioni da Incantesimo del Quarto Piano al San Mungo, Ron non voleva stare fermo un secondo e cercava in tutti i modi di raggiungere la sala d’osservazione dove erano state mandate Ginny e Hermione, mentre un’infermiera cercava in tutti inutilmente di controllargli le medicazioni alle ustioni e al naso ferito.

 

“Vuoi stare un po’ fermo?” protestò la Guaritrice quando Ron le scacciò la mano per la centesima volta.

 

“Toglimi le mani di dosso, io sto benissimo! Voglio andare da mia sorella e dalla mia amica!” protestò lui alzandosi e cercando di raggiungere la porta.

 

Seduto sul letto acconto al suo, Harry lo guardava rassegnato. I medici li avevano già avvertiti che appena fosse stato possibile, li avrebbero lasciati entrare nella sala d’osservazione, ma Ron sembrava non volerne sapere.

 

In quel momento la porta si spalancò e ne entrano di corsa il signore e la signora Weasley, seguiti da Bill e Charlie, tutti e quattro dalle facce sconvolte.

 

“Ron!” sua madre gli si avventò addosso e lo strinse forte, seguita a ruota da suo marito “Oddio, almeno tu stai bene…” gli occhi della signora Weasley erano pieni di lacrime. Ron si lasciò abbracciare ma senza rispondere ai loro gesti affettuosi.

 

Quando i suoi genitori lo lasciarono andare, Bill gli si fece incontro e gli poggiò una mano sulla spalla “Ci hanno detto di Ginny… tra qualche minuto possiamo raggiungerla, gli altri arriveranno fra poco”

 

Questo sembrò calmare Ron che si lasciò andare seduto sul letto, passandosi una mano tra i capelli. Non si era mai sentito così male.

 

Per giorni aveva continuato a dare contro a Hermione come un dannatissimo mulo, negando con tutto se stesso che qualcosa di terribile stava per succedere. Le aveva volato le spalle per tutto il tempo e quando il peggio era avvenuto, lui non era riuscito a impedirlo: Harry era stato torturato da quei due bastardi, Hermione era stata ferita e ora sua sorella era sull’orlo della fine, senza che lui avesse potuto farci niente.

 

Si strinse la testa tra le mani. Mentre i suoi familiari gli parlavano, lui si sentiva lontano chilometri da lì, col rimorso nel cuore e un immenso vuoto nell’anima.

 

 

**********************************

 

 

In piedi accanto al letto incubato che ospitava Ginny, Hermione teneva una mano e la fronte appoggiate sul vetro e guardava la sua amica con le lacrime agli occhi. I Guaritori le avevano curato il labbro, ora coperto da un enorme cerotto, ma a quanto sembrava, Ginny non se la sarebbe cavata con così poco. Un tubicino trasparente le passava l’ossigeno direttamente nelle narici, agli avambracci erano state collegate due flebo e un terzo ago indicava il punto dal quale le veniva somministrata la Pozione Rimpolpasangue. Hermione non l’aveva mai vista tanto pallida e le sue palpebre avevano assunto una leggera tonalità blu.

 

Hermione strinse gli occhi e si allontanò lentamente dal vetro.

 

Si rimetterà?

 

Quella domanda le frullava in testa da quando aveva saputo cosa le era successo, ma non osava rivolgerla a nessuno per paura di quello che le avrebbero potuto rispondere.

 

In quel momento entrò un Guaritore che controllò tutti i macchinari ai quali la ragazza era collegata e si avvicinò cautamente a Hermione.

 

“I tuoi genitori ti stanno aspettando” le disse gentilmente. Lei lo guardò e sorrise leggermente, nel farlo la ferita al labbro si tirò, dandole una piccola fitta e Hermione si portò una mano al cerotto.

 

“Non preoccuparti” le disse l’infermiere “Tra poco potrai toglierlo”

 

Sentendo quelle parole, Hermione notò l’espressione estremamente dispiaciuta del Guaritore e un terribile dubbio l’assalì. Senza rispondergli uscì in fretta dalla sala d’osservazione e corse lungo il corridoio, senza fermarsi nemmeno quando sua madre la vide passare e la chiamò. Raggiunse il bagno e si fermò davanti allo specchio, poi con il cuore che le batteva, prese il cerotto che le copriva il taglio e se lo strappò via. Un orrendo solco le deformava il labbro superiore, arrivandole fin sotto al naso.

 

Sentì le lacrime salirle agli occhi e il respiro farsi più affannoso. Si aggrappò al bordo dello specchio.

 

“…no… non può essere…” gemette senza riuscire a staccare gli occhi dalla sua immagine riflessa.

 

“Sì Tesoro…” Hermione si voltò di scatto, sulla soglia del bagno c’erano sua madre e suo padre che la guardavano “Ce l’hanno detto questi dottori appena siamo arrivati…” continuò sua madre.

 

“Cosa… cosa vi hanno detto?” chiese Hermione che ormai non riusciva più a trattenere le lacrime.

 

“Quella cicatrice…” disse sua madre con gli occhi più tristi che lei avesse mai visto “… ti rimarrà per sempre…”

 

Hermione le corse incontro e l’abbracciò, scoppiando in singhiozzi, sentendosi come se quella terribile notte non dovesse finire mai.

 

 

**************************************

 

 

Harry uscì dalla sala d’osservazione dove era tenuta Ginny, con un enorme groppo in gola. La famiglia Weasley al completo era ancora dentro e lui non riusciva a stare con loro, visto l’immenso senso di colpa che lo attanagliava. Il Guaritore Capo Reparto che si stava occupando di Ginny, li aveva appena informati sulla sua condizione.

 

Il veleno che le era entrato in circolo attraverso la ferita sul fianco stava bloccando lentamente tutti i sistemi del suo organismo e se entro l’alba il percorso del veleno non fosse stato arrestato, Ginny sarebbe morta. Erano passate due ore e mezza da quando Coldfog l’aveva ferita e non restava più molto tempo.

 

Harry si coprì la faccia con le mani e si lasciò scivolare giù lungo il muro. A quell’ora in quel letto avrebbe dovuto esserci lui e Harry non poteva sopportare la vista della Signora Weasley che piangeva abbracciata a suo marito e che invocava il nome della sua bambina.

 

Appoggiò la testa contro la parete, reprimendo le lacrime che spingevano per uscire. La colpa era sua, la colpa di tutto quel casino era solo sua e non riusciva a darsi pace. Era come se avesse il potere di rovinare tutto quello che toccava e di far soffrire tutti quelli che gli stavano attorno.

 

La porta dal quale era appena uscito si aprì di nuovo, Harry alzò gli occhi e vide Ron immobile sulla soglia con lo sguardo fisso sul pavimento. Non aveva mai visto quell’espressione sul suo volto, un misto di incredulità e rabbia repressa, pronta ad esplodere da un momento all’altro.

 

Harry si alzò lentamente in piedi “Ron, io…” le parole gli si bloccarono in gola “mi dispiace…”

 

L’amico fece un passo avanti e gli posò una mano dietro al collo “No Harry… non è stata colpa tua. Sono stati quei figli di puttana…” Ron sollevò lo sguardo e Harry lesse nei suoi occhi una collera che non avrebbe mai dimenticato “Erano venuti per tutti noi… hanno incendiato la scuola, hanno distrutto ogni cosa… loro volevano farci crepare tutti quanti e nessuno escluso…”

 

“Scusate?” la voce di una giovane Guaritrice li fece voltare contemporaneamente “Ronald Weasley e Harry Potter?” l’infermiera lesse i nomi su una cartellina che teneva in mano.

 

“Sì, siamo noi. Cosa vuole, un autografo?” sbottò Ron, tagliente.

 

“No” rispose quella lanciando un’occhiataccia a Ron “siete attesi dal Maggiore Perriman, desidera parlare con voi. Prego seguitemi”

 

“Non abbiamo niente da dirgli” rispose Ron guardando l’infermiera con ostilità.

 

“E’ una prassi burocratica, per favore, devo insistere”

 

Harry diede un colpetto a Ron “Dai, sentiamo che vuole dirci”

 

Ron fece una smorfia, ma seguì Harry dietro la Guaritrice che condusse i due ragazzi lungo i corridoi fino ad una piccola stanza. Appena arrivarono, l’infermiera aprì la porta e li annunciò, poi fece loro segno di entrare.

 

La stanzetta era illuminata fiocamente da alcuni neon posizionati ai lati del soffitto e da una lampada posta sul lato di un tavolo grigio, dietro al quale stava seduto Stephen Perriman, l’Auror che li aveva aiutati ad uscire dalla scuola. Seduta su una delle tre sedie posizionate lì davanti, c’era Hermione che teneva la testa rivolta dalla parte opposta. Nel vederla i due ragazzi le furono subito accanto.

 

“Hermione… Come stai?” le chiese Ron appoggiandole una mano sulla spalla.

 

La ragazza non rispose, ma scosse la testa.

 

“Andiamo ragazzi, sedetevi” si affrettò a dire Stephen, indicando loro le sedie, ma Harry e Ron fecero come se non l’avessero sentito.

 

“Ehi… cosa ti succede?” esclamò Harry inginocchiandosi accanto a lei, ma Hermione continuò a scuotere la testa evitando di guardare dalla loro parte.

 

“Su coraggio…” Ron fece per allungare una mano verso di lei, ma lei scattò in piedi e corse verso la porta, spingendo da parte Harry e Ron, che però all’ultimo la trattenne per un polso.

 

Hermione si girò di scatto verso di lui con gli occhi pieni di lacrime “Lasciami andare Ron!”

 

Presi completamente alla sprovvista, Harry e Ron fissarono a bocca aperta il suo labbro. Stephen si era alzato in piedi e li guardava costernato.

 

Hermione vide le espressioni sorprese dei suoi amici e non riuscì a trattenersi. Si divincolò e corse fuori, senza che nessuno dei due potesse fermarla. I due ragazzi fecero per correrle dietro, ma la porta della stanza si chiuse di colpo. Harry si voltò verso l’Auror che teneva la bacchetta alzata.

 

“Apra subito la porta!!” ringhiò fulminandolo con lo sguardo.

 

“Ragazzi, per favore ho detto di sedervi” ripeté gentilmente Stephen “Vi assicuro che vi terrò poco, poi vi lascerò andare, non preoccupatevi…” Ron e Harry si sedettero, anche se ancora parecchio riluttanti “Io e la vostra amica abbiamo già parlato, perciò ora ho bisogno di sentire voi due.”

 

“Cosa… cosa le è successo?” chiese Ron in un soffio passandosi una mano dietro al collo.

 

Stephen incrociò le mani e li guardò con quanta più serietà poté “Una specie di fattura. Il suo labbro non tornerà mai normale…” Ron si passò la mano tra i capelli “Lo so che avete passato una nottataccia, ma ho bisogno che mi aiutiate a capire cos’è successo…”

 

“I superstiti?” domandò Harry a bruciapelo.

 

L’Auror lo fissò per un attimo “Siamo riusciti a salvare poco più di una ventina di studenti dall’attacco a Hogwarts e meno di una decina da quello di El Coimbales”

 

“Cosa??!” esclamò Ron “Hanno attaccato anche la scuola spagnola?? Ma se erano loro che…” lo sguardo greve di Stephen gli servì da risposta “Vuole… vuole dire che loro, hanno usato…”

 

“Esatto” Stephen sospirò a fondo. Non si era mai trovato tanto a disagio a parlare con qualcuno, quei ragazzi ne avevano viste già abbastanza per quella notte, tuttavia per loro non era ancora finita.

 

“Opera di Voldemort” continuò Stephen “Evidentemente voleva dare inizio a qualcosa che stava architettando da due anni e utilizzando un basso espediente ha deciso di togliere di mezzo i primi ostacoli che lo separavano da un suo totale ritorno, tu…” disse indicando Harry “…e il professor Albus Silente. Nel farlo ha voluto metterci in difficoltà, attaccando due scuole contemporaneamente. Vuole mettere in atto la sua tattica preferita, ovvero diffondere paura come forma di controllo e per attuare tutto questo, ha mandato un uomo particolare. Abbiamo arrestato diversi Mangiamorte questa notte, tra cui Augustus Rookwood. Abbiamo già cominciato ad interrogarlo e…”

 

“Dov’è Silente?” chiese Harry interrompendolo bruscamente.

 

“Senti figliolo…” cominciò Stephen, ma Harry balzò in piedi e sbattè una mano sul tavolo.

 

“Non sono tuo figlio e non voglio starti a sentire. Dimmi dov’è Silente adesso!”

 

Stephen si alzò a sua volta e fissò Harry negli occhi con una freddezza al limite della sopportazione.

 

“Albus Silente è morto! E’ morto difendendo la sua scuola, difendendo i suoi studenti. Ha combattuto la sua battaglia e adesso l’uomo che l’ha ucciso è scappato, insieme alla maggior parte dei Mangiamorte che hanno devastato le due scuole!”

 

“Che figlio di puttana…” disse Ron scuotendo lentamente la testa “Che lurido figlio di puttana…”

 

Harry non si mosse e continuò a fissare Stephen mentre milioni di pensieri gli riempirono la testa e lo assalirono, stringendo la loro presa sulla sua mente. Stephen si rimise seduto. Non avrebbe voluto essere così diretto, ma parlare con quei due ragazzi si era dimostrato più difficile del previsto.

 

“Posso sapere cos’ha mia sorella?” fece Ron guardandolo torvo.

 

“Tua sorella è stata avvelenata da una pozione che, stando a quel poco che ci ha detto Rookwood, era destinato a lui” disse indicando ancora Harry, che nel frattempo si era seduto di nuovo, tenendosi la testa con una mano “E’ lento ad agire, perché probabilmente dovevano portarlo via, ma indubbiamente è stato preparato con componenti rari e sconosciuti.” Trasse un lungo sospiro “Dal referto che ho letto l’antidoto può essere preparato solo con il sangue della persona che ha iniettato il veleno, perciò…” Stephen si sistemò sulla sedia, a disagio “Mi spiace moltissimo per tua sorella…”

 

“Cosa sta cercando di dirmi?”

 

“Trovare quell’uomo in meno di tre ore è letteralmente impossibile…” l’Auror lo guardò con sincera tristezza “mi dispiace davvero tanto…”

 

A quelle parole Ron scattò in piedi rovesciando la sedia su cui era seduto “No… lei mi sta prendendo in giro, io… io non ho sentito quello che lei mi ha appena detto…” disse guardandolo di traverso e allungando una mano verso l’Auror, come se lo stesse respingendo. Anche Harry ora seguiva la discussione e non riusciva a credere alle proprie orecchie.

 

“Voi dovete trovarlo…” continuò Ron che si sentiva come se gli stesse mancando l’aria “Voi… voi non potete lasciarla morire così…” la sua voce cominciò a tremare rabbiosa, fuori controllo.

 

“Ascolta ragazzo, noi stiamo facendo il possibile, ma trovare quest’uomo nel giro di poche ore è fuori dalla nostra portata…”

 

“Fuori dalla vostra portata?” Ron si girò verso Harry con sguardo incredulo, poi tornò a guardare Stephen “Fuori dalla vostra portata?? FUORI DALLA VOSTRA PORTATA??!! VOI SIETE AUROR, PORCA PUTTANA!!! Non potete lasciare morire così una ragazzina innocente!!!” urlò Ron perdendo completamente la calma.

 

“Molte persone sono morte oggi… cerca di calmati” cominciò l’Auror nel tentativo di tranquillizzarlo, ma con un ruggito di rabbia Ron diede un colpo alla lampada e la sbatté contro il muro della stanza, mandandola in frantumi.

 

“NON MI DICA DI STARE CALMO!!!” si appoggiò con entrambe le mani al tavolo “Si può sapere cosa cazzo avete fatto durante questi due anni, eh?! Da quando avete saputo che Voldemort era in circolazione??! NIENTE!! Voi potevate impedire tutto questo, è solo colpa vostra, maledetti stronzi!!” Detto questo Ron diede un calcio alla sedia che aveva rovesciato e uscì dalla stanza sbattendo la porta.

 

Harry che era rimasto tutto il tempo seduto, lanciò uno sguardo carico di ostilità all’Auror ancora seduto alla sua scrivania, che teneva la testa appoggiata alle mani intrecciate. Stephen gli restituì l’occhiata.

 

“Credi anche tu che sia colpa nostra?”

 

Harry si alzò lentamente, continuando a guardarlo con disprezzo.

 

“Se questa notte ci aveste lasciati dietro quella statua, sarebbe stata la stessa cosa…” gli voltò le spalle e seguì Ron fuori dalla porta.

 

 

***********************************

 

 

Ron non si fermò finché non raggiunse l’estremità opposta del corridoio. Sentiva il viso andargli in fiamme e il cuore battergli all’impazzata. Quello che quell’Auror gli aveva detto non poteva essere vero, Ginny non poteva essere lasciata morire in quel modo senza che nessuno alzasse un dito per impedirlo. Se esisteva anche un solo espediente per salvarla, lui l’avrebbe trovato, anche se tutti se ne sbattevano!

 

A quell’ora della notte il corridoio era praticamente vuoto, illuminato soffusamente da alcuni neon che emettevano una bassissima luce metallica che rendeva l’ambiente ancora più soffocante.

 

“Ehi Ron, fermati!”

 

Ron si fermò voltandosi bruscamente e vide Harry raggiungerlo quasi di corsa

 

“E’ davvero uno schifo…” commentò Harry fermandosi accanto all’amico “Da loro non me lo sarei mai aspettato”

 

“Per forza” sbottò Ron con ira “Cosa cazzo vuoi che gliene freghi a quelli?? Per loro un morto in più o in meno non fa alcuna differenza… Fanno tanto la parte degli eroi, ma per tutto questo tempo non hanno fatto niente per evitare cose del genere!” riprese a muoversi su e giù per il corridoio come un uccello in gabbia.

 

In quell’attimo di silenzio sentirono un pianto sommesso provenire dalla saletta d’aspetto che si trovava in fondo al corridoio, a pochi passi da loro. I due ragazzi si guardarono l’un l’altro intuendo immediatamente di chi si trattasse e raggiunsero di corsa la soglia della stanzetta.

 

Rannicchiata per terra nella penombra, dietro una fila di divanetti, Hermione piangeva con il viso tra le mani. Lentamente, i due ragazzi le si avvicinarono e lei sentendoli arrivare, alzò il viso pieno di lacrime.

 

“Sono un mostro…” gemette tra i singhiozzi “…sono diventata un mostro…”

 

Harry e Ron le si inginocchiarono accanto con fare comprensivo e Hermione nascose di nuovo la faccia, raddoppiando i lamenti.

 

“Non sei un mostro Hermione…” le disse dolcemente Harry “Tu sei quella di sempre…”

 

“Ma guardami Harry!!” scattò Hermione sollevando bruscamente il volto e indicandosi la bocca “Guarda che roba!!!”

 

A quel punto Ron le voltò delicatamente il viso con una mano e le sorrise.

 

“Noi ti vediamo Hermione, e vediamo che sei bella come sempre!”

 

“Ai nostri occhi tu non cambierai mai e sarai sempre la migliore” aggiunse Harry con gentilezza.

 

Per un attimo Hermione li guardo senza muoversi, quasi non credendo alle loro parole, ma poi fece un piccolo sorriso e li abbracciò entrambi con trasporto.

 

“Oh… come farei senza di voi?” esclamò stringendoli forte e tirando su con naso.

 

Harry e Ron risposero al suo abbraccio dandole delle piccole pacche sulla schiena, ma nel loro cuore sentirono che vedere Hermione in quelle condizione era stata la goccia che quella notte aveva fatto traboccare il vaso.

 

 

**********************************

 

 

“Adesso il punto è, cosa facciamo?” disse Harry guardando i suoi due amici.

 

Ora Hermione era seduta a gambe incrociate su una delle poltroncine della saletta e si mordicchiava nervosamente un’unghia, mentre Ron stava appoggiato al muro con le braccia conserte e uno sguardo di fuoco. Lui e Harry avevano spiegato a Hermione qual’era la situazione di Ginny e anche lei era rimasta a bocca aperta; nessuno le aveva detto niente, nemmeno il Maggiore Stephen Perriman e la notizia l’aveva scioccata quando gli altri due.

 

Hermione alzò la testa verso Harry “Quando tempo abbiamo?”

 

Harry diede uno sguardo all’orologio “Ci restano poco più di tre ore”

 

“Cazzo…” imprecò Ron sollevando la testa e staccandosi dal muro “Dobbiamo muoverci ora, dobbiamo andare a cercarlo adesso!!”

 

“Ron, prima c’è un problema” disse Hermione guardandolo con ansia “Se anche lo trovassimo in meno di tre ore, non sapremmo minimamente come procurarci il suo sangue!”

 

“Ma che dici, è chiaro come fare no? Infilziamo quel bifolco come lui ha fatto con Ginny!” rispose Ron spazientito.

 

“Per favore Ron! Possibile che non vuoi mai usare la testa?? Coldfog è un essere diabolico che non si lascia colpire dal primo che passa! Quell’uomo ha ucciso Silente! Silente, capisci?!?”

 

“Guarda che lo so, non sono mica idiota!” replicò lui acidamente.

 

“E allora non sparare cazzate solo perché sei nervoso!” lo rimbeccò Hermione, tesa quanto lui.

 

“Non cominciate per favore! Qui stiamo solo perdendo tempo e vi ricordo che ne abbiamo davvero poco!” li bloccò Harry frapponendosi tra i due con le mani alzate “Ron, ti prego cerca di calmarti, abbiamo bisogno di essere lucidi; Hermione” Harry si voltò verso di lei “Tu hai letto quel libro su Coldfog, quello di Mary… Dicci cosa sai di lui, ogni cosa”

 

Hermione annuì, felice che almeno Harry non avesse ancora perso il controllo.

 

“Allora, Coldfog ha richiamato in sé i poteri oscuri dei Signori dell’Aria, loro gli hanno conferito l’immortalità e l’immunità alle ferite. Tuttavia c’è il modo per indebolirlo e uno anche per ucciderlo, il guaio è che il solo posto in cui c’era scritto come fare era nel Libro della Luce, trovato distrutto nel 1565 in Russia, a Kerenska…” alzò lo sguardo verso i due ragazzi “Questo me l’ha detto il professor Lupin… e sono sicura che non si sbagliava…”

 

Ron si mise le mani tra i capelli, mentre Harry scuoteva la testa incredulo “Ma non esiste una copia di questo libro? Non lo dice Mary nel suo manoscritto?”

 

Hermione scosse la testa desolata “No, Mary ha scritto che esisteva un unico Libro della Luce e nessuna copia”

 

“Ma ce la fai a darci una buona notizia?” sbottò Ron che non riusciva a stare fermo un attimo.

 

Senti!” Hermione scattò in piedi con stizza “Se entro subito non ti dai una calmata io…”

 

“Va bene, adesso BASTA!” esclamò Harry che stava perdendo anche l’ultimo briciolo di calma rimastagli “Vogliamo metterci d’impegno, ragionare un attimo e magari darci anche una bella rilassata?” concluse fulminando Ron con lo sguardo.

 

“Ma come faccio a rilassarmi con mia sorella di là che sta morendo??!” sbraitò Ron rosso in faccia.

 

“Se t’incazzi in questo modo, non ci sarai di nessun aiuto!!” urlò Harry di rimando “Io tengo alla vita di Ginny quanto te, ma se perdiamo la calma, allora è finita e possiamo andare tutti a farci fottere!!”

 

In quel momento Hermione si batté il pugno sulla mano “Ma certo!!”

 

Harry e Ron si voltarono contemporaneamente verso di lei “Cosa??!”

 

“Harry sei un genio!! Ce l’aveva detto Ginny proprio oggi quando sono venuta da voi in infermeria!”

 

“Cosa?” ripeté Ron “Vi ha detto di andare a farvi fottere?”

 

“Ma no!” disse Hermione con insistenza “Il suo sogno! Mary le aveva detto che se voleva raggiungere il Libro della Luce doveva andare a Dumlow, in quella chiesa!”

 

Ron le rivolse uno sguardo interrogativo ma Harry sgranò gli occhi “Hai ragione!”

 

Tuttavia Hermione si rabbuiò nuovamente.

 

“Già, ma come cavolo lo raggiungiamo l’Essex? E’ a chilometri da qui, è voi non avete nemmeno le vostre scope…” sospirò risedendosi pesantemente sulla poltroncina.

 

“Ehi Hermione, dimentichi che siamo a Londra e per di qui passa il mezzo più veloce per maghi e streghe in difficoltà…” disse Harry guardandola con un sorriso.

 

Hermione e Ron lo guardarono con tanto d’occhi.

 

“Il Nottetempo??!”

 

“Esatto” annuì Harry “Ormai non c’è più spazio per le indecisioni… prendere o lasciare”

 

 

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Aaah, dolce caro agognato e sospirato week-end…

peccato che per me cominciano due giorni pieni di corse a destra e a manca (scout, cena-compleanno, ancora scout, cinema e assolutamente RIPASSO PER L’ESAME!!)

Già perché dovete ben sapere che nella mia benedetta università i professori si fanno i cazzi loro più degli studenti… e quindi Lunedì scorso il mio ha pensato bene di non presentarsi all’esame che è stato rimandato a Lunedì 15… -_- …no comment… grrrr!!!

Ma!

Potevo lasciarvi senza aggiornamento fin dopo il 18 Novembre, giorno del mio secondo esame?? Certo che no!! Perciò ecco a voi la settima parte dei miei pasticcetti ^_^

Se sentite di aver aspettato troppo l’aggiornamento, vi prego di scusarmi! Sapete, preferisco magari farvi aspettare qualche giorno in più, ma essere sicura di proporvi qualcosa di veramente valido!! Siete d’accordo?? ^_-

 

Stavo pensando, tanto per conoscerci meglio a vicenda, che ne dite se oltre alla recensione, lasciate scritto anche il vostro personaggio preferito e perché, e quello più odiato, e perché?? Sarebbe simpatico!

Cominciando da me, personalmente i miei preferiti (non l’avrete mica capito) sono Harry Ron Hermione e Ginny, e non saprei davvero chi preferire perché li adoro tutti e quattro allo stesso modo, ma se proprio devo scegliere dico Hermione perché sa sempre come venire fuori dalle situazioni più complicate con freddezza, inoltre è molto intuitiva e sotto la corazza d’orgoglio che si crea è incredibilmente sensibile!

Quello che proprio non mi piace è Hagrid, ma non perché sia odioso o altro, ma perché lo trovo un personaggio inutile e noioso, e non capisco perché Mamma Rowling continui a dargli tanta importanza! (se è lui il principe Mezzosangue vado fino ad Edimburgo e la strozzo!!)

 

EHI RAGAZZE MA VOI SIETE DAVVERO TROPPO BUONE!!!

 ***^_^***

 QUANTE COSE BELLE CHE MI SCRIVETE!!

VI ADORO TUTTE QUANTE!!!

 

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MARTY91:  Ciao Cara!!! Scusami tanto per aver sbagliato a scrivere il tuo nome… ^_- che gaffe terribile!!! Ti ringrazio davvero molto per i complimenti… mi fanno un sacco felice!! Purtroppo Streghe non lo guardo, ma vedrai come mai Coldfog conosce Harry… e non solo lui! Un bacione grosso grosso!!!

 

AVANA KEDAVRA: Ehi Tesoruccia Bella!!! ^_^ Perdonami perdonami perdonami per la lunga attesa, ma ho fatto un super lavoro e in meno di una settimana sono riuscita a scrivere il Sub Chapter!! Non preoccuparti, non lascerò morire la nostra dolcissima Gin, non sarei tanto crudele!! Eh eh!! Hai ragione, sarebbe bello che qualcuno ci aggiustasse la vista in quattro e quattr’otto senza spendere soldi! (anche tu miope?? Io sono a –5…sigh… proprio talpa! Meno male che esistono le lenti a contatto!!) Non smetterò mai di ringraziarti per tutte le bellissime cose che mi scrivi, sei un vero tesoro!!! ^3^ Non vedo l’ora di leggere le tue prossime Song-fic, ormai è risaputo che anche tu sei una FanFiction Writer di talento! ;-D *** KissKiss *** tvkdb!!

 

MARCYCAS – LADY OF DARKNESS: Wow come sono contentissimissimissima che il capitolo vi sia piaciuto così tanto!!! ^///^ Quanti complimenti dalle mie FF Writer preferite!!! Uhm!!! Speriamo che anche questo capitolo sia stato di vostro gradimento! Vedrete cosa ho in serbo per i nostri amati personaggi ^_- E non preoccuparti per la nostra Piccola Gingin, non avrei il cuore per farla finire male! E scoprirai presto cos’è successo… nel passato!! UN BACIONE IMMENSO A TUTTE E DUE e a presto!!! ;-D

 

DAFFYDEBBY: Ehi grazie grazie grazie grazie davvero, sei troppo buona!!! Davvero non volevo traumatizzarti ^^ vedrai quante cose ho in serbo per tutti!! Spero che anche questo chap ti sia piaciuto e di non averti lasciato troppo col fato sospeso!!! Grazie mille per il sostegno, sono sicura che mi porteranno un sacco di fortuna! ^_- BACIOTTI!!!

 

ELIVI: Sì, il nome dell’infermiera è (anzi era) proprio Poppy (che vuol dire Papavero… pensa tu..) Eh eh eh!! ^__^ che carina, “in groppa al riccio” non l’avevo mai sentito ma è carinissimo!! (caspita però che male al fondo schiena! O.O) Ti ringrazio ancora per i complimets e sono strafelice di averti coinvolta addirittura fino ai brividi!! ^^ ora vedrai in che bell’impresa si ficcheranno i nostri! Un Big big Kissone per te!!! A presto!

 

RILEY: Stellina bella!!! ^_^ che tenera che sei a dirmi tutte quelle cose carine!! E sono anche stra felice che mi mandi tante mail, anche a me piace chiacchierare con te!! Ehi sono stata così brava ad emozionarti?? ^///^ Wow che bello, sono stra onorata! Spero che anche questo chap abbia sortito lo stesso effetto, penso moltissimo a voi lettori quando scrivo un capitolo e mi chiedo sempre se vi piaccia o no quello che vi propongo, e le tue recensioni sono la soddisfazione più grande di tutte!! Grazie mille per il supporto, sono sicurissima che mi porterà tanta fortuna! Bacionissimi ^3333^ tvumdb!!!

 

PAOLA: Ciao! Sono felice di incontrare un’altra che ha letto quel fantastico libro!! Io l’ho letto quest’estate e mi è piaciuto talmente tanto che ho deciso di riadattarlo con i personaggi di HP!! Inoltre, per la storia, mi sono ispirata anche alla sigla di un cartone animato che è andato in onda in TV qualche anno fa, intitolato “Un Incantesimo Dischiuso Tra i Petali Del Tempo”, lo conosci?? La sigla è bellissima!! Un bacione grossissimo, spero che continuerai a leggermi!! ^_^

 

EDVIGE: Ehi ti ringrazio tanto!! Sono felice che la mia storia ti piaccia!!! Spero che continuerai a leggerla! Un bacione grosso grosso, a presto!!

 

SEYENNE: Grazie Tesoruccia bella!! Sei veramente gentilissima e con le tue rec mi fai sempre un sacco felice!! Vedrai cosa ho in serbo per i nostri!! Mi spiace dirti che purtroppo gli studenti spagnoli non li rivedremo più… ma non preoccuparti, è in arrivo “un mondo” di personaggi nuovi e interessanti!! ^_- Un Mega Kissone tutto per te!!!

 

 

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UN MEGA SALUTONE A TUTTI!!! 

e grazie per la recensione… se me la lascerete… ^^

 

J *Giulia*Judie* J

 

 

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Capitolo 8
*** A Dumlow tra Presente e Passato ***


BH - 8

Capitolo 8: A Dumlow tra presente e passato

 

 

Hermione aprì la porta della sua stanza cercando di non fare rumore e vide che sua madre si era addormentata su una sedia accanto alla branda. Probabilmente suo padre se ne doveva essere appena andato e lei doveva essersi appisolata credendo che Hermione stesse ancora parlando con l’Auror.

 

Lentamente si avvicinò al suo letto e frugò dentro alla borsa che i suoi genitori le avevano portato con il cambio e prese dei vestiti nuovi. Raggiunse il bagno in punta di piedi e si sfilò la camicia da notte che i Guaritori del San Mungo le aveva dato per sostituire i suoi abiti sporchi di sangue, poi si mise sulle spalle la pesante mantella beige di sua madre e fece per uscire. Una brutta sensazione la fermò con la mano sulla maniglia.

 

Harry e Ron erano già di sotto che la stavano aspettando, ma per un momento prima di aprire la porta, si voltò verso sua madre, che aveva continuato a dormire, e la guardò malinconicamente.

 

Ciao mamma… spero di tornare in tempo per non farti preoccupare… pensò, quasi con nostalgia, poi abbassò la maniglia e sgusciò in corridoio.

 

Seduta su una sedia fuori dalla sala di osservazione, la signora Weasley piangeva sommessamente stringendo tra le mani un fazzoletto ormai fradicio. Nel vederla Hermione esitò un attimo. Ron le aveva detto di non farsi vedere da sua madre, ma vedendola così sola e disperata, non se la sentì di andarsene ignorandola. Con passo leggero le fu accanto e le mise una mano sulla spalla.

 

“Signora Weasley…” sussurrò gentilmente.

 

La signora Weasley alzò gli occhi rossi e gonfi dal pianto verso di lei.

 

“Oh Hermione… oh Hermione cara… sono così disperata…” sospirò con la voce rotta dal pianto “non so davvero cosa fare per la mia bambina…” si soffiò il naso con trasporto “I Guaritori ci hanno detto… che non c’è più speranza…”

 

Hermione si sentì stringere il cuore come mai in vita sua. S’inginocchiò accanto alla signora Weasley e le prese una mano guardandola con fermezza.

 

“Finché c’è vita c’è speranza, signora Weasley, non se lo dimentichi mai…”

 

La signora Weasley la guardò di nuovo e così facendo si accorse della cicatrice che le deformava la bocca; si morse fulmineamente il labbro inferiore, ma distolse lo sguardo quasi subito per non imbarazzare la ragazza.

 

“Mi piacerebbe davvero crederlo…” disse in un soffio.

 

“Ma lei deve crederlo signora Weasley! Nel suo cuore, lei deve continuare a sperare per la salvezza di Ginny, perché in questo modo lei potrà trasmetterle la sua forza!”

 

“Io ho pregato tanto, ma il cielo proprio non mi ascolta”

 

Hermione sorrise mestamente “Ginny la sta ascoltando e lei la può aiutare a resistere…”

 

Per un momento la signora Weasley abbassò lo sguardo senza dire niente, immersa nei suoi pensieri, poi rialzò gli occhi e le sue labbra si curvarono all’insù “Certo Tesoro, hai ragione…”

 

Hermione rispose al suo sorriso e fece per alzarsi, ma la signora Weasley la trattenne ancora.

 

“Aspetta…” si frugò un attimo nella tasca dello scialle di lana e ne estrasse la strana collana con appeso il rubino che Ginny si era ritrovata al collo la scorsa mattina “I Guaritori hanno dovuto togliergliela perché hanno detto che dobbiamo tenerci pronti…” si bloccò un momento reprimendo le lacrime “Dobbiamo tenerci pronti a tutto, perciò… tieni” mise la collana sul palmo di Hermione e le chiuse la mano “Io credo che Ginny avrebbe voluto che la tenessi tu”

 

Hermione riaprì la mano e guardò la collana, poi la signora Weasley che le rivolgeva uno sguardo carico di rassegnata tristezza. Sentì le lacrime salirle agli occhi.

 

Era sempre stata convinta che l’amore li avrebbe salvati tutti da quella maledetta guerra, ma come diavolo sarebbe potuto essere? Si guardava in giro e vedeva cosa l’amore le stava dando: un mondo pieno di uccisioni, spargimenti di sangue, sofferenze e piani di madri che perdono i loro figli.

 

Strinse la collana nel pugno “Non lasceremo che Ginny muoia, gliel’assicuro”

 

La signora Weasley le rivolse ancora un piccolo sorriso “Cara, sei sempre stato molto tenace…” le strinse la mano “Grazie lo stesso per la comprensione”

 

La ragazza annuì e tornò sui suoi passi, dirigendosi verso le scale. Quella era la notte in cui la vita e la morte si sarebbero scontrate, e lei avrebbe partecipato alla lotta fino alla fine, qualunque fosse stato il prezzo da pagare.

 

 

*************************************

 

 

Sebbene fosse notte inoltrata, nell’atrio del San Mungo regnava ancora una gran confusione di Guaritori che andavano avanti e indietro trasportando barelle con sopra i feriti dell’attacco a Hogwarts, mentre la grande Sala d’Aspetto era gremita di genitori dall’aria preoccupata che fermavano ogni Guaritore che gli passava accanto per chiedere notizie dei loro figli.

 

In quel gran trambusto nessuno notò prima una coppia di ragazzi e, una decina di minuti dopo, una ragazza che si dirigevano furtivamente verso la porta d’uscita. Quando Hermione attraversò la barriera trasparente che la separava dalla Londra Babbana, trovò Harry e Ron che si stringevano addosso le giacche cercando di riscaldarsi nella fredda aria notturna, riparandosi dalla forte pioggia che non aveva ancora smesso di cadere sotto la tettoia del fatiscente edificio.

 

“Ce l’hai fatta! Pensavamo che fossi in bagno a truccarti!” sbottò Ron in tono sarcastico, ondeggiando da un piede all’altro ed emettendo piccoli sbuffi di fumo dalla bocca “Qui si gela!!”

 

Hermione gli lanciò un’occhiataccia, ma non rispose e prese a soffiarsi sulle mani l’aria calda dei polmoni “Cavolo, anche se è Aprile, fa un freddo!”

 

“Già” asserì Harry tremando leggermente “Quindi Ron sbrigati a chiamare il Nottetempo che mi sto ibernando!”

 

“Vi siete portati i soldi per la corsa?” domandò Hermione controllando le sue tasche.

 

“Ehm…” i due ragazzi si guardarono l’un l’altro in imbarazzo.

 

Hermione sollevò gli occhi al cielo “Lo sapevo, meno male che io ho ancora la testa sul collo…”

 

In quel momento la strada davanti ai decadenti magazzini chiamati Purge & Dowes Ltd era mezza vuota, perciò Ron uscì da sotto la tettoia del palazzo e senza doversi preoccupare di essere visto estrasse la bacchetta, tenendola tesa finché il familiare ‘Pot Pot’ li avvisò che il Nottetempo si stava materializzando.

 

Infatti dopo pochi istanti il grande pullman violetto si accostò al marciapiede davanti a loro, rallentando gradualmente. In piedi sul predellino li aspettava raggiante Stan Picchetto, il bigliettaio del Nottetempo.

 

“HAR…!” ma Stan non fece in tempo a completare il saluto che i tre ragazzi lo zittirono spintonandolo all’interno del veicolo.

 

“SHHHH!!!”

 

“Piano! Nessuno deve vederci!!” sibilò Harry facendogli cenno di abbassare la voce.

 

“Ah! Ah, certo come no, Harry, sicuro!” disse Stan facendogli l’occhiolino e abbassando la voce anche lui “Dove vi porto?”

 

Ron e Harry lanciarono un’occhiata a Hermione e la ragazza guardò il bigliettaio che continuava a fissare Harry.

 

“Ehm… voi sapete dove si trova il paese di Dumlow?” gli chiese con incertezza.

 

“Ma certo signorina!”

 

“Ecco… noi dobbiamo arrivare alla chiesa di quel paese”

 

“Perfetto! Ehi Ernie!” esclamò dando dei colpetti sul vetro che dava sul posto di guida “Portiamo i nostri amici a Dumlow, nell’Essex!”

 

“Oh sicuro!” rispose il vecchietto risistemandosi il berretto e togliendo il freno. Il Nottetempo partì a tutta velocità nel traffico e con un secco Bang, il veicolo si trovò a correre su una lunga strada di campagna. Stan tornò dai tre ragazzi e li guardò con un sorriso che andava da un orecchio all’altro.

 

“Oh, sì certo” fece Hermione cavando di tasca due galeoni e porgendoli a Stan. Il bigliettaio batté loro tre biglietti e le porse il resto, poi tornò verso il suo posto mentre i tre ragazzi salivano le scale per cercare dei posti a sedere.

 

“Ho sempre detestato questo trabiccolo!” borbottò Ron aggrappandosi ai sostegni mentre l’autobus sbandava a destra e a sinistra. Finalmente si buttarono seduti su un letto del secondo piano vicino a un finestrino appannato e tra loro cadde un pesante silenzio.

 

Con un altro Bang, il Nottetempo seguitò a sfrecciare, prima su per una tortuosa stradina di montagna, poi attraverso una piccola città scozzese, fermandosi di tanto in tanto per far scendere qualche mago o qualche strega e infine, per il sollievo dei tre ragazzi, tornò in aperta campagna, molto meno irta di ostacoli.

 

Dopo una decina di minuti di viaggio silenzioso Harry si alzò.

 

“Vado a chiedere a Stan se ci può portare con un po’ più di urgenza a Dumlow, qui abbiamo già sprecato troppi minuti” disse oscillando e cercando di mantenersi in equilibrio.

 

“Tieni, dagli queste” Hermione gli tese le monete del resto “così si convince più facilmente”

 

Harry le prese e sparì di sotto. Hermione tornò ad appoggiarsi contro la testiera del letto e proseguì ad osservare la campagna notturna sferzata dal temporale, senza accorgersi che Ron la stava guardando.

 

“Come ti sentì?” le chiese improvvisamente lui.

 

Nel sentire la sua voce, Hermione voltò la testa e osservò il ragazzo. Aveva le estremità leggermente arrossate dal contrasto caldo-freddo e negli occhi l’espressione distrutta di chi per quella notte ne ha già viste abbastanza.

 

“Non troppo bene” rispose freddamente tornando a guardare fuori.

 

“Senti…” cominciò Ron facendosi un po’ più vicino “Io… ecco…”

 

“Ron” lo interruppe lei girandosi di nuovo “Non importa, davvero. Ormai è andata, non farti complessi mentali inutilmente, va bene così!”

 

“No, io… io sono stato un vero idiota, anzi che dico, sono stato un gran coglione!! E… e volevo dirti che…” trasse un piccolo sospiro “mi dispiace tantissimo per come ti ho trattata, dandoti della visionaria e della paranoica…” fece un piccolo sorriso “Come al solito avevi ragione tu! Avrei dovuto darti ascolto…”

 

Hermione lo guardò ancora per un paio di secondi con un espressione imperscutabile, poi gli rivolse un gran sorriso e allungando una mano, gli strinse la sua “E va bene. Anche per questa volta… scuse accettate!”

 

Il sorriso di Ron si allargo ancora di più e rispose alla sua stretta. In quel momento Harry emerse dalla scaletta del piano di sotto.

 

“Missione compiuta, siamo sulla via di Dumlow!” annunciò alzando i pollici in segno di vittoria.

 

 

**********************************

 

 

“Eccoci qua!” esclamò Stan con una punta di orgoglio “La St.Michael Church di Dumlow!”

 

Attraverso i vetri appannati dalla pioggia, i tre ragazzi osservarono contrariati la diroccata e spoglia chiesa che si ergeva davanti a loro, con la scalinata consumata e un grosso portone borchiato, spaccato in vari punti. A qualche centinaio di metri dalla chiesa sorgevano le prime casette del villaggio.

 

“Stan, sei sicuro che sia proprio questa la chiesa?” domandò Harry con la mano appoggiata al vetro per guardare oltre il proprio riflesso “Magari ce n’è un’altra…”

 

“Certo che siamo sicuri, non è vero Ern?” replicò Stan quasi offeso “C’e l’avete chiesto voi!”

 

“Ma è mezza distrutta!” osservò Ron con il naso premuto contro il vetro “E il tetto è pieno di buchi!”

 

“Bè, prima che i protestanti la rovinassero era davvero bella, ma quelli l’hanno spaccata tutta e hanno fatto a pezzi statue e vetrate… per non parlare dell’incendio che l’ha devastata un po’ di secoli fa… eh, davvero sfortunata come chiesa…”

 

“E tu queste cose come le sai?” chiese Ron, sospettoso.

 

“A furia di portare a vanti e indietro maghi anziani, di vecchie storie ne sento di tutti i tipi!” si chinò verso di loro e abbassò la voce a un sussurro “Mi hanno detto anche che è un luogo maledetto… si dice che il diavolo vi abbia soggiornato per alcuni giorni e che all’interno ci sia una specie di Porta Spazio-Temporale…”

 

Harry e Ron lo guardarono sconcertati per un momento, ma Hermione sbuffò con la stessa enfasi di quando ascoltava le rimaneggiate profezie della professoressa Cooman.

 

“Sì certo…” disse con sarcasmo “Grazie mille per il passaggio… e l’intrattenimento, ma ora dobbiamo muoverci” si calcò il cappuccio della mantella sui capelli e si diresse verso il predellino di uscita “Dai ragazzi, andiamo!”

 

“Ok, grazie mille Stan” salutò Harry.

 

“’azie!” disse Ron seguendo Harry e Hermione fuori sotto la pioggia.

 

“A presto! Ciao Harry!!” esclamò Stan sventolando una mano, poi con un secco Bang, il Nottetempo scomparve dalla loro vista.

 

“Com’è che a te ti salutano sempre tutti con entusiasmo?” borbottò Ron tirandosi su il cappuccio della giacca.

 

“Che ne so… forse perché sono bello!” rispose Harry facendogli l’occhiolino.

 

“Sì, come no…”

 

“Ehi, datevi una mossa, che qui il tempo stringe!” disse Hermione camminando spedita lungo il sentiero e lanciando uno sguardo preoccupato alla bassa struttura spettrale posta accanto alla chiesa, con porte anguste e finestre sbarrate da assi tarlate e penzolanti. Un fulmine illuminò tetramente l’edificio facendola sobbalzare.

 

“E quello che diavolo è?” chiese Harry seguendo lo sguardo della ragazza.

 

“Non lo so, ma sembrerebbe un ossario” I due ragazzi la guardarono disgustati “Che volete! Non l’ho mica costruito io! Era tipico dei paesini che avevano un cimitero piccolo. Quando sulla popolazione si abbatteva un numero troppo elevato di pieghe e il camposanto non bastava, si era costretti a riesumare i morti più vecchi e a…”

 

“Va bene, va bene, ho capito, non mi servono i dettagli!” la interruppe Ron aumentando il passo verso la scalinata della chiesa ed evitando di pensare a scheletri e cadaveri riesumati.

 

Arrivati al portone, sgusciarono attraverso un grosso squarcio del legno marcio e gonfio d’acqua, trovandosi all’interno della chiesa. I lampi del temporale illuminavano ogni cosa come lampade intermittenti, rendendo se possibile il posto ancora più abbandonato e decadente di quanto già non fosse. Un largo buco sul soffitto lasciava passare grandi quantità d’acqua e sul pavimento di pietra lì sotto si allargava un’enorme pozza d’acqua. L’umidità regnava sovrana ovunque.

 

“Uhm… posto ideale per curare i reumatismi…” commentò Harry scrollandosi l’acqua dai capelli mentre Ron e Hermione si abbassavano i cappucci.

 

Avanzarono lungo la navata centrale, tra le panche umide e scheggiate, e i calcinacci che ingombravano il pavimento. Sul fondo dell’edificio, alcune impalcature arrugginite coperte da teloni gialli e laceri testimoniavano alcuni vani tentativi di restauro, ma a parte quello, tutto sembrava essersi fermato almeno due secoli addietro.

 

Sul fondo della navata erano rimasti solo il tavolo della comunione, lo scranno del sacerdote e un vecchio leggio in legno intagliato.

 

“Bè, ora che siamo qui cosa dobbiamo cercare?” chiese Ron che cominciava a sentire di nuovo freddo “Qui è peggio che in un frigeriforo babbano!!”

 

“Ron, ma quanto sei dislessico?” disse Hermione scuotendo la testa “Si dice frigorifero!”

 

“Bè mi hai capito no?”

 

“Sei senza speranza…”

 

Harry intanto aveva raggiunto una nicchia che fungeva da santuario, posta sulla parte sinistra all’altezza del transetto. Delle statue che una volta dovevano essere state messe lì attorno, rimanevano solo le nicchie nella parete intorno a quello che sembrava un tabernacolo dorato, posizionato su un alto piedistallo in marmo. Entrambi sembravano essere ben tenuti, a differenza di tutto in quella chiesa e quella fu la particolarità che attirò l’attenzione del ragazzo.

 

“Ehi ragazzi!! Venite qui, presto!” chiamò Harry “Guardate qua” disse passando una mano sulla superficie ruvida e ossidata dello scrigno quando Ron e Hermione lo raggiunsero.

 

“Questo si che è strano!” osservò Hermione passando anche lei esaminando la superficie dorata “Un sacrario scampato alla devastazione…”

 

Harry fece un sorriso ad entrambi “Se siamo fortunati, quello che cerchiamo è qua dentro!”

 

“Vuoi dire che può essere una copia di quel Libro della Luce?” esclamò Ron guardando il tabernacolo con gli occhi che brillavano.

 

“Vi ho già detto che non ci sono copie! Ma magari c’è qualche pergamena o qualcosa di simile!” disse Hermione emozionata.

 

“C’è solo un problema… come lo apriamo?” Harry indicò il buco rotando per la chiave che però non era appesa alla toppa “La chiave non c’è…”

 

“Aspetta…” Ron levò la sua bacchetta “Alohomora!

 

Niente.

 

Alohomora!” ripeté con un po’ più di tono.

 

Ancora niente.

 

“Forse non ci metti abbastanza energia” osservò Hermione ricordandosi della scarsa capacità di Ron nel lanciare Incantesimi.

 

“Ma che dici ce la sto mettendo tutta!” sbottò nervosamente Ron e puntò la bacchetta con più decisione “Alohomora!

 

I tabernacolo rimase sigillato.

 

“Apriti!!” ringhiò Ron affibbiando un calcione al piedistallo con l’unico risultato di farsi male al piede.

 

“Ooh, dammi qua!!” esclamò Hermione esasperata strappando la bacchetta dalle mano di Ron, rimpiangendo di aver perso la sua durante l’attacco dei Mangiamorte “Alohomora!

 

Il risultato dell’incantesimo fu lo stesso di quelli di Ron.

 

“Ecco, hai visto Signorina Perfettini?” fece Ron che si stava ancora massaggiando la punta della scarpa.

 

“Non capisco…” Hermione guardò perplessa la serratura dello scrigno “Forse è la tua bacchetta…”

 

“Sì, dai sempre la colpa a me, mi raccomando!”

 

“Sicuramente è protetta da una magia o qualcosa del genere…” osservò Harry con la fronte aggrottata e passandosi nervosamente una mano tra i capelli. Guardò con ansia il suo orologio “Mio Dio, dobbiamo sbrigarci!!”

 

“E quindi adesso che facciamo??” chiese Ron con una punta di panico nella voce.

 

“Calma, ragioniamo…” Hermione esaminò lo scrigno e il piedistallo, passandoci sopra la mano finché sotto le dita non sentì dei solchi incisi sotto la base del piedistallo di marmo. Fece il giro e si inginocchiò per esaminare la scritta.

 

Ho visto tre giovani uscire dal Sole e portare con loro il Marchio di Dio

 

Istintivamente Hermione si sfiorò la cicatrice sul suo labbro. L’incisione non era per nulla recente, ma era scritta in inglese volgare… forse il parroco della chiesa? Rilesse la scritta.

 

“Tre giovani…” bisbigliò meditabonda.

 

Alzò lo sguardo verso il vano vuoto della finestra. Il vetro era stato rimosso violentemente, ma nella parte bessa del vano era rimasto un pezzo della vetrata colorata. Sotto la sporcizia che la ricopriva, Hermione distinse il disegno di un piede appartenuto ad una figura umana.

 

“Le vetrate istoriate…” disse tra sé e sé rialzandosi in piedi.

 

“Cos’hai detto?” le chiese Harry sentendola bisbigliare “Hai trovato qualcosa?”

 

“Cercate una vetrata!” ripeté lei colta da un’improvvisa illuminazione “Una vetrata ancora integra!”

 

“Cosa?!” esclamò Ron aggrottando la fronte “Ma se sono tutte in pezzi!”

 

“No…” Hermione uscì dalla nicchia e percorse di corsa la navata centrale “No, cercatela!”

 

“Hermione aspetta!” i due ragazzi le corsero dietro “Cos’hai visto su quel piedistallo?”

 

“Mary ha detto a Ginny di venire qua perché sapeva che avremmo capito! Questa chiesa è dedicata a St. Michael e Mary ha nominato un certo Michael, no? Non è un caso che ci abbia mandati qui! La chiesa racconta la sua storia nelle vetrate, tramite disegni fatti col vetro, se ne troviamo una ancora integra forse…”

 

“E cosa ti fa pensare che ce ne possa essere ancora una intatta?” chiese Harry tenendo il suo passo frettoloso.

 

“Perché devono averne ricostruita una dopo che le altre erano state fatte a pezzi, probabilmente per ricordare un episodio particolare… forse un miracolo o qualcosa del genere!” rispose Hermione ripensando alla scritta incisa sul piedistallo.

 

Si sparpagliarono per la chiesa, percorrendo di corsa le tre navate e controllando ogni nicchia, ma dopo alcuni minuti si ritrovarono davanti all’altare, sfiduciati e ansimanti.

 

“Niente!” annunciò Harry riprendendo fiato con le mani appoggiate alle ginocchia.

 

“Idem” annunciò Ron col fiato corto.

 

“Porca miseria!” imprecò Hermione ansimando e tenendosi una mano sul fianco. Dai grandi buchi delle finestre notò come il nero del cielo si stava lentamente trasformando in un blu più chiaro. “Non so cosa fare… Non lo so…”

 

“Ma dev’esserci qualcosa!!” insisté Harry in tono allarmato. “Pensaci!!”

 

“Ma non so che fare!!!” urlò disperata sentendo le lacrime di frustrazione che cominciavano a salirle agli occhi.

 

Il suo grido riecheggiò sinistro sui soffitti e si spense nel giro di pochi secondi nell’opprimente silenzio della notte. Hermione non riuscì a trattenere oltre le lacrime e si lasciò andare in ginocchio per terra, nascondendo il viso tra le mani.

 

“Non so più che cosa devo fare…” singhiozzò sconfortata.

 

“Hermione…” con fare premuroso, Ron si inginocchiò accanto a lei e le cinse le spalle. La ragazza appoggiò la testa sulla sua spalla e diede sfogo al pianto.

 

Harry cominciò a guardandosi attorno, sentendosi come in trappola. Il tempo a loro disposizione si sarebbe esaurito tra poco e Ginny… Ginny sarebbe…

 

Il viso sorridente della ragazza gli apparve nitido nella mente e sentì come se il cuore gli stesse per esplodere. Ginny stava per andarsene e lui… lui non le aveva mai detto che adorava il modo in cui lei sorrideva… il modo in cui metteva il broncio… le sue insicurezze e le sue paure, la sua tenacia e i suoi occhi blu… quegli occhi erano la cosa più dolce e profonda che avesse mai visto.

 

Strinse i pugni. Tra poche ore sarebbe finito tutto… Avrebbe voluto dirle che le era stata tutta colpa sua… che il dolore che provava in quel momento era solo colpa sua!

 

Harry si voltò verso l’altare. Se esisteva un Dio, o stava ridendo di loro o era impegnato altrove.

 

Guardando in quella direzione, ad un tratto si accorse di una cosa che non aveva notato prima: sui teloni ingialliti delle rugginose impalcature posti dietro lo scranno sul fondo della chiesa si intravedevano alcuni colori, come se fossero proiettati da una specie di vecchia Lanterna Magica. Strizzo gli occhi per vedere meglio, ma non c’erano dubbi, i colori erano ben visibili.

 

“Ragazzi!!” esclamò con foga indicando i teli laceri. Hermione alzò la testa dalla spalla di Ron e entrambi si voltarono verso Harry “Guardate! Lì dietro c’è qualcosa che proietta dei colori sui teloni!”

 

“Davvero??” Hermione seguì il dito di Harry ed ebbe un sussulto. Balzò in piedi e corse verso le impalcature, aggirando l’altare e lo scranno, cominciando ad arrampicarsi sui tubi traballanti.

 

“Hermione fai attenzione!!” le urlò dietro Ron fermandosi sotto il ponteggio insieme a Harry.

 

Appena raggiunse le assi di legno del primo piano della struttura, Hermione afferrò con entrambe le mani il telone sui quali si riflettevano le striature rosse, gialle e verdi, e con uno strattone lo tirò verso il basso.

 

Harry, Ron e Hermione rimasero a bocca aperta di fronte all’enorme vetrata che occupava tutta la parte superiore del muro. Era formata da una miriade di vetri colorati incollati tra loro col piombo fuso e la leggera luce che stava cominciando a illuminare i cielo, filtrava attraverso i vetri colorati, proiettando i colori all’interno della chiesa. Ma quello che li lasciò senza fiato fu quello che vi era rappresentato.

 

Tre giovani stavano eretti nel mezzo della composizione, avvolti dai raggi lucenti dell’universo dorato che li circondava. I due maschi, uno coi capelli rosso fuoco e l’altro dalla spettinata chioma corvina, erano vestiti da fanti dagli abiti colorati e stavano ai fianchi di una giovane donna, il cui viso sarebbe apparso bello se non fosse stato per il labbro spaccato. Appesa al suo collo, un rubino rotondo e sproporzionatamente grosso, risaltava sulla mantella beige che la donna indossava. Sulle loro teste volava un angelo dalle ampie ali spiegate, mentre reggeva in mano un calice e una spada.

 

“Wow…” fu tutto quello che riuscì a dire Ron.

 

“Ehi ma che significa? E’ uno scherzo?” disse Harry fissando il disegno del cavaliere dai capelli neri. Il segno che l’uomo aveva sulla fronte assomigliava terribilmente alla sua cicatrice a forma di saetta.

 

“No, non credo proprio che sia uno scherzo” fece Hermione senza staccare gli occhi dalla giovane riprodotta sul vetro “Questa è l’unica vetrata ancora intatta e io credo che Mary voleva che noi la vedessimo…”

 

“Dai Hermione, ora scendi, questa impalcatura non mi sembra molto sicura!” la chiamò Ron sentendo lo scricchiolio che facevano i tubi e le assi sotto i piedi di Hermione.

 

“Un attimo, devo capire qual è il messaggio!”

 

“Senti, il messaggio puoi capirlo anche da quaggiù! Romperti la testa cadendo di lì, non mi sembra un buon metodo per stimolare il cervello!”

 

Ma Hermione non lo stava ascoltando, stava osservando la collana che splendeva al collo della donna e ad un tratto ricordò la forma rotonda della serratura. Sbarrò gli occhi incredula, ecco qual era la chiave! Si frugò sotto il colletto della mantella e si tolse la collana col rubino che aveva appeso dopo che la Signora Weasley gliel’aveva data.

 

Si voltò trionfante verso Harry e Ron e mostrò loro la collana “Ho trovato la chiave per aprire il tabernacolo!”

 

“Sul serio?! Allora dai, scendi che lo apriamo!!” esclamò Harry che ormai si sarebbe aggrappato a qualsiasi cosa pur di aprire quel maledetto affare.

 

Lui e Ron aiutarono la ragazza a scendere dall’impalcatura e tutti e tre corsero verso la nicchia dov’era posizionato il tabernacolo dorato. Hermione prese il rubino con due dita e lo spinse all’interno del buco della chiave. Con un secco click, la serratura scattò.

 

I tre ragazzi si guardarono l’un l’altro raggianti e Hermione aprì lo sportellino, ma quello che trovarono dentro non era esattamente quello che si aspettavano.

 

“Che cavolo sono quei cosi??” esclamò Ron in un misto di stupore e delusione.

 

“Hermione, non dirmi che sono quello che penso…”

 

“Ho paura di sì, Harry! Ma chi può averle portate qui? Io credevo che fossero custodite solo nell’Ufficio Misteri!!”

 

“Qualcuno mi vuole spiegare per favore??!” sbottò Ron incrociando le braccia e facendo scorrere lo sguardo da Harry e Hermione.

 

“Ron” esordì Hermione voltandosi a guardarlo “Tu non ne hai mai vista una, ma quelle che vedi lì dentro… sono delle Giratempo!!”

 

“Come quella che hai usato durante il terzo anno per frequentare mille lezioni alla volta?!”

 

“Esatto”

 

Ron tornò a guardare le quattro clessidre dorate, incastrate su una piccola asticella agganciata alle parete del tabernacolo, ai cui agli estremi era attaccata una lunga catenella dorata accuratamente adagiata sul fondo. Erano di grandezza ascendente, la più grande grossa quanto un diario e la più piccola quanto il palmo di una mano.

 

“Sarà questa la Porta Spazio-Tempo di cui parlava Stan?”

 

“Non lo so, ma credo che rappresentino ‘Secoli’, ‘Decadi’, ‘Anni’ e ‘Mesi’” gli spiegò Hermione indicando ciascuna clessidra “perché quella che ho avuto io durante il Terzo anno era solo per le ‘Ore’ ed era molto più piccola!”

 

“Uhm… sono più confuso di prima… cosa ci servono delle Giratempo per trovare il Libro delle Luce??”

 

“Bè, se Mary ci ha fatto arrivare fino a queste Giratempo significa che…” Hermione si bloccò. Sembrava una tale stupidaggine da dire che non era sicura di volerla far sapere anche a Harry e Ron.

 

“Allora? Cosa significa??” nella voce di Harry c’era una preoccupata insistenza.

 

“Significa… ecco, quella vetrata… e tutto il resto… lo so che sembra assurdo, ma… credo che quello che dobbiamo fare è… tornare indietro nel 1565 e trovare il Libro della Luce, quello originale, prima che lo faccia William Coldfog!” disse Hermione tutto d’un fiato.

 

Harry e Ron la guardarono ad occhi sgranati.

 

“Lo so che è totalmente fuori senso, ma è l’unica spiegazione che mi viene in mente per giustificare queste Giratempo e…”

 

“Facciamolo” la interruppe Ron con risolutezza.

 

“Cosa? Ron, sei sicuro?” chiese Hermione, guardandolo incerta.

 

“Sì, più che sicuro!” si voltò verso Harry che incrociò il suo sguardo annuendo.

 

“Durante il Quinto anno ti sei precipitato a Londra appena te l’ho chiesto” disse Harry rivolgendogli un piccolo sorriso “Conta pure su di me!”

 

“Ma ragazzi… non sappiamo nemmeno come fare per tornare indietro una volta arrivati… insomma, corriamo il rischio di restare bloccati là!” fece notare Hermione, molto riluttante “e in più, viaggiare indietro di così tanto tempo non è mai molto sicuro!”

 

“Hermione, stammi a sentire, mancano meno di due ore prima che mia sorella faccia crack definitivamente e non vedo altre soluzioni!”

 

“Ma…”

 

“No, basta con parole tipo ma, se, forse e eccetera, il momento di agire è adesso e ora che siamo arrivati fin qui, non ho nessuna intenzione di fare marcia indietro!!” esclamò Ron prendendo Hermione in contropiede.

 

“Ron ha ragione” interloquì Harry “Io sono stufo di subire, subire, subire e basta senza poter fare niente, sono stufo marcio!! Non sono più disposto ad accettare impassibile le regole che ci detta quel bastardo di Voldemort!! Adesso è tempo di reagire e se questo viaggio nel tempo può servire, allora è da fare!”

 

Ron guardò Hermione negli occhi “Lo so che può essere pericoloso, ma dobbiamo provarci e dobbiamo farlo insieme… abbiamo bisogno di te!”

 

Hermione rimase un momento in silenzio, facendo passare lo sguardo da Ron a Harry e le sembrò di tornare indietro di due anni quando, alla fine del Quinto anno, loro tre più Ginny, Neville e Luna, si erano precipitati a Londra nelll’Ufficio Misteri, alla ricerca di Sirius. Dai loro sguardi capì che anche quella volta niente e nessuno avrebbe potuto dissuaderli.

 

Abbassò la testa in segno di resa “E va bene… anche questa volta avete vinto voi” rialzò il viso con un mezzo sorriso sulle labbra “E poi non potrei mai lasciarvi soli, chissà che casini combinereste!!”

 

I due ragazzi risposero entusiasti al suo sorriso.

 

“Grande Hermione!” esclamò Ron dandole una spintarella affettuosa “Ora forza, facci vedere come funzionano questi affari!”

 

Hermione sfilò il rubino dalla serratura e se lo riallacciò al collo, poi estrasse dal tabernacolo la lunga catenella d’oro fissata alle quattro clessidre e la passò sopra le loro teste, in modo che tutti e tre si trovassero all’interno della sua circonferenza.

 

“Allora tutti pronti?” chiese un ultima volta poggiando una mano sulla clessidra più grande.

 

Harry e Ron annuirono con aria tesa.

 

“Ok…” Hermione trasse un respiro “Torneremo indietro di quattrocentoquarant’anni e due mesi, ci troveremo verso fine Febbraio, nel 1565… avremo un bel po’ di tempo per trovare il Libro prima della battaglia di Kerenska!” detto questo, fece girare la prima clessidra quattro volte.

 

Meno quattro secoli calcolò mentalmente mentre le immagini intorno a loro cominciavano a diventare sfocate, poi fece fare altri quattro giri alla seconda clessidra Meno quarant’anni e infine ribaltò la quarta per due volte Meno due mesi.

 

Intorno a loro il buio si schiarì, mentre tutto diventava confuso in una girandola di mille colori, disorientando i loro sensi. Istintivamente Ron strinse gli occhi, pregando in cuor suo che questo piano funzionasse, mentre sentiva come se il suo corpo volasse all’indietro. Dopo diversi secondi gli sembrò che il turbine velocissimo di immagini si fermasse e aprì gli occhi. Nello stesso istante li riaprirono anche Harry e Hermione.

 

“Wow, che viaggio!” esclamò tremando leggermente “Non immaginavo che fosse così!”

 

“Già” fece Hermione buttando fuori tutto il fiato che aveva trattenuto durante il viaggio del tempo e sfilando loro la catenina per rimetterla nel tabernacolo “Speriamo solo di aver azzeccato!”

 

“Ehm… sai Hermione, credo proprio che tu l’abbia fatto” disse Harry a bassa voce tenendo la sguardo fisso oltre la sua spalla. Lei e Ron si voltarono per seguire lo sguardo di Harry e rimasero di stucco.

 

Immobile con una scopa in mano e uno sguardo sbalordito, un vecchietto basso e tarchiato li fissava a una decina di metri da loro. Era vestito con un vecchio mantello nero e un saio bianco sporco legato con una cordicella sfilacciata, la pelata che aveva sulla testa riluceva al chiarore delle torce affisse sui pilastri della chiesa. Aveva tutta l’aria di essere un parroco e in quel momento stava guardando Harry, Ron e Hermione ad occhi sgranati.

 

“Credo proprio” ripeté Harry “che siamo tornati indietro fino al 1565…”

 

 

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Eccoli là!

Ancora integri, con un sacco di tempo a disposizione, ma soprattutto nell’incasinatissimo MEDIOEVO!! (anche se in teoria il 1500 sarebbe da considerarsi Rinascimento, mi sento di catalogarlo ancora Medioevo per le barbarie che vi furono commesse). Chi se lo aspettava alzi la mano! ^_^

Dato che ho appena cominciato un corso di Storia delle Religioni e uno di Esegesi delle fonti Storiche Medievali credo che sarà ancora più interessante ambientare le avventure di Harry Ron e Hermione in un altro periodo storico! Inoltre per quest’anno affronterò due corsi di Storia e Arte Medievale, quindi farò il pieno di informazioni utili!!

Per concludere l’argomento scuola (e per chi non lo sapesse e a chi interessasse), gli esami sono andati strabene! 29 per Storia delle Letteratura per L’infanzia e 28 per Sociologia! YEH!!

Ovviamente mi avete portato un sacco di fortuna!! GGGGGGRRRRAAAZZZZIIIIEEEE!!!

Cmq spero tanto che il capitolo vi sia piaciuto tanto quanto è piaciuto a me scriverlo! Ormai abbiamo capito che prima delle due settimane non riesco ad aggiornare e se per voi va bene, direi di rimanere accordati così: aggiornerò entro il week-end di due settimane dopo l’ultima pubblicazione, ci state? Una specie di appuntamento! ^_-

 

RAGAZZI, IO DAVVERO NON SO PIU’ COME RINGRAZIARVI PER LE BELLISSIME RECENSIONI CHE MI LASCIATE, SIETE MERAVIGLIOSI!!!! I vostri giudizi e consigli sono sempre preziosissimi!!!

 

Grazie per aver risposto al sondaggio! Dato che mi avete risposto in molti, che ne dite questa volta di lasciarmi scritto, secondo voi, chi sarà il Principe MezzoSangue protagonista del 6° libro di Mamma Rowling?

 

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MARTY91: Grazie mille Tesora, mi fa davvero un sacco di piacere che stai seguendo la mia storia! Spero che continui a entusiasmarti!! Grazie per aver risposto al “Sondaggio”! ^_- Baciotto Cara!

 

MAX: Ehi Max, ti ringrazio tantissimo per i complimenti!! Mi fanno sempre un sacco di piacere! Si, ho letto quel libro e devo dire che è stato uno dei più belli che io abbia mai letto!! Pensa che l’ho comprato per caso alla stazione di San Remo, quando dovevo aspettare il treno che aveva un ritardo di un’ora e mezza e non sapevo che cavolo fare! In quel lasso di tempo l’ho letto quasi tutto e mi è piaciuto talmente che ho deciso di riadattarlo per un’avventura tra presente e passato per i miei eroi preferiti (Harry e co.). L’ispirazione l’ho presa anche dalla sigla di un cartone animato che si chiama “Un incantesimo dischiuso tra i petali del tempo”, lo conosci? Bellissimo! Bacioni e a presto!

 

MARCYCAS – THE LADY OF DARKNESS: Eh eh eh!! Ora vedrete cosa ci combinano quei tre casinisti!! Nel Medioevo per di più! Nuuuu scusate per Silente, io odio uccidere i personaggi, ma… ma proprio dovevo! Vedrete che per Harry, Ron, Herm e Gingin ci saranno altre Guide e altri Maestri (anche per quanto riguarda il sequel, del quale solo voi sapete e del quale mi sto già facendo un paio di ideuzze!). A Big big Kiss for You e aspettatevi presto la recensione del vostro ultimo chap di “The Little Scarlett Rose”!!

 

RILEY: Ciao Piccola mia!! Tutto bene? Ho visto che è un po’ che non aggiorni, non dirmi che anche a te è preso il terribilissimo blocco dello scrittore??? Non sia mai!! Sei hai bisogno di un aiuto dimmelo eh! Io ti aiuto! ^_^ Sono ultra felicissima di essere riuscita ancora ad emozionarti! Ce la metterò tutta anche nei prossimi chap, cercando di lasciare anche un po’ di spazio all’humor, che di tristezze ne abbiamo passate già troppe, giusto? UN BACIONE GROSSO GROSSO, tvtttttttb!!!!(PS. La locandina che avevo spedito via mail ti è arrivata? KISS!)

 

AVANA KEDAVRA: Ciao Bellissima!! Hai visto che sono riuscita ad aggiornare!! Evviva, il chap era mezzo pronto da almeno tre giorni ma (lo sai bene anche tu!) cercare di scrivere bene senza cadere nello scontato o nel ripetitivo è abbastanza difficilotto, perciò i tempi di aggiornamento si sono un po’ dilatati! Ancora una volta, GRAZIE davvero tanto per i bellissimi complimenti!! Vedi che io e te ci capiamo al volo? Anche a me è dispiaciuta tantissimo uccidere tutta quella gente, ma la guerra purtroppo è così… e non preoccuparti nemmeno per la nostra Herm, non la lascerò segnata a vita! ^_- Bacini, tvtttttttb!! A presto Tesora!(anche su EFP!!)

 

ELIVI: Graziegraziegraziegrazie!!! ^///^ come sono contenta che mi fai questi bei complimenti!! Soprattutto dalla scrittrice della bellissima FF “Wiccan Dance” (mi sono piaciuti un sacco i primi due capitoli!!). Sai, mi lascio trasportare molto dalla scrittura ed ecco che i capitoli si impregnano di emozioni. Hai visto che colpone di scena? Io lo adoro il Medioevo e sarà un piacere scrivere le loro avventure laggiù, spero che per te sarà un piacere leggerle!! Baciotto Cara!!

 

DOROTHEA: (Se Dorothea è il tuo vero nome, complimenti è bellissimo!^^) Grazie mille per i complimenti!! Sono contenta che ti piaccia la mia FF, non preoccuparti se hai saltato qualche rec, l’importante è che hai la possibilità di leggerla di tanto in tanto! Sai, ti confesso che anche a me piacciono le storia “sanguinarie” e complicate (non si è proprio capito, eh?^_^), quindi è solo questione di aspettare, anche perché dato che il nostri tre Cercaguai sono capitati nel Tardo Medioevo… quale epoca più sanguinaria? Baci, a presto!!

 

EDVIGE: Cara Edvige, ti ringrazio tantissimo perché hai avuto la gentilezza di recensire tutti i capitoli che hai letto, sebbene avessi cominciato a leggere la mia FF dopo la pubblicazione del primo chap, e credimi, l’ho apprezzato tantissimo!! ^_^ E’ un’enorme soddisfazione leggere le impressioni che mi lasci, mi danno un sacco di carica!! Un bacione!!  

 

DAFFYDEBBY: Wow!! sono stra happy di riuscire a coinvolgerti così tanto! Ehm… mi dispiace tanto x Silente e Luna (gloom!), ma… ehm… sai com’è? Esigenze di copione! Mi perdoni? ^_^’ Hai visto che ora le nostre tre Macchiette hanno “quasi” tutto il tempo che vogliono per recuperare l’ingrediente principale per salvare Ginny?? ^_^ Vedrai cos’ho in serbo per loro!! (vedo che anche tu leggi “The Little Scarlett Rose”, bella vero?E’ una delle poche Draco/Ginny che mi piacciono!) BACIONi!!!

 

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A VOI GENTE!!

E magari lasciate anche scritto un commentinoinoino…

dai, bastano 5 minuti!!

 

A PRESTO!!!

 

*Giulia*Judie* J

 

 

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Capitolo 9
*** Una nuova realtà ***


Capitolo 9: Una nuova realtà

Capitolo 9: Una nuova realtà

 

 

Quel mattino, il vecchio parroco Arckley si era svegliato prima del previsto e sin dalle prime luci dell’alba, aveva cominciato a pulire la chiesa per la sua ultima messa. Ma quello non era l’unica cosa che lo aveva buttato giù dal letto prima dell’alba.

 

Se quello che Mary gli aveva rivelato tanti anni prima durante una confessione, si sarebbe rivelata una vera profezia, allora doveva tenersi sempre pronto. Oramai erano anni che tutte le mattine lui vigilava.

 

Il parroco smise di spazzare per un momento e sospirò a fondo. Si ricordava perfettamente quel momento, era successo molti anni fa…

 

****

 

La giovane Mary uscì titubante della porta che conduceva al sotterraneo e si guardò furtivamente attorno. Il parroco era in chiesa e stava sistemando alcune panche per l’imminente messa.

 

“Parroco Arckley…” disse piano Mary, avvicinandosi con passo incerto.

 

Il parroco fissò per un istante la bambina che aveva davanti. Aveva passato da poco la sua undicesima primavera e un vestito macchiato di terra e erba, lungo fino ai piedini nudi e uno scialle sgualcito erano i suoi unici vestiti.

 

Il parroco sorrise intenerito.

 

Di lei si prendeva cura la sorella maggiore, Catherine, poiché la loro madre era morta col parto di Mary. Erano arrivate a Dumlow assieme un gruppo di giovani gesuiti, guidati da Ignatius Weasley, che operavano le loro azioni di fede fuori Dumlow. Ignatius era stato un caro amico e il parroco Arckley aveva accolto volentieri lui e i suoi seguaci nella sua parrocchia.

 

“Figliola mia, lo sai che sono contento di vederti, ma venire su qui due-tre volte al giorno…”

 

“Devo confessarmi…”

 

“Ma ti sei già confessata, questa mattina. Mary, se dovessimo chiedere perdono per ogni cosa, dovremmo passare tutta la vita in chiesa!”

 

“Lo so, ma devo confessarmi di nuovo…”

 

“Allora forza…” il parroco accompagnò la bambina al confessionale e aprì la finestrella di comunicazione “Dimmi, quale terribile peccato hai commesso, che non possa aspettare domani per essere confessato… cosa hai combinato durante queste poche ore?”

 

“E’ una cosa strana… ho fatto un sogno…”

 

“Un sogno?”

 

“Sì, ma è successo mentre ero sveglia gli occhi aperti”

 

“E cosa succedeva in questo sogno ad occhi aperti?”

 

Mary raccontò il suo sogno e quando ebbe finito, esitò un attimo, intimorita “Non credete che questa possa essere una specie di… divinazione? Io so che peccato…”

 

Il parroco Arckley sospirò a fondo “Mary ti senti felice qui? In questo nuovo paese?”

 

“Oh sì, molto!”

 

“E tua sorella Catherine? E’ sempre la tua migliore amica?”

 

Mary fece un piccolo sorriso “Sì, mia sorella è proprio… meravigliosa, non mi fa mai mancare nulla!”

 

“Allora, qual è il problema? Hai detto a Catherine di questo sogno?”

 

“Sì… lei dice di non preoccuparmi, ma io mi sento strana…”

 

“Non devi sentirti strana”

 

“Voi pensate che sia un messaggio dal cielo?”

 

“Forse…” il parroco Arckley sorrise “Ma da dovunque provenga, io credo che tu debba ascoltarlo…”

 

Mary sorrise rassicurata “Avete ragione… grazie!”

 

“Ego te absolvo, in nomine patris et filii et spiritus santi, amen”

 

****

 

Il parroco riprese a ramazzare le pietre del pavimento.

 

Cinque anni dopo, quando la Regina Elisabetta era salita al trono, nel 1558, in Inghilterra erano cominciate le violente persecuzioni contro coloro che si professavano cattolici e quando quella terribile disgrazia si era abbattuta sulla povera sorella di Mary, lui non aveva potuto fare nulla per aiutarle. Ad ogni modo, quello non sarebbe stato lo stesso un giorno ordinario.

 

Quello sarebbe stato l’ultimo giorno in cui avrebbe soggiornato nella parrocchia di St. Michael, prima del suo meritato riposo. Ormai era diventato troppo vecchio ed era già un pezzo che aveva deciso tornare definitivamente a stare con la sua vecchia sorella, a Royston, per godersi in pace gli ultimi anni che gli restavano.

 

In più, da parecchi mesi era ormai certo che i suoi parrocchiani non vedessero l’ora che se ne andasse, forse proprio per quello che aveva fatto per Ignatius e i suoi ragazzi. Tuttavia, si rincuorava al pensiero che ora di quel posto se ne sarebbe occupata un’altra persona e che lui avrebbe potuto praticare nuovamente la sua fede in santa pace, cosa che da parecchi anni, non aveva più potuto fare.

 

Era talmente preso nei suoi pensieri che all’inizio non si accorse della piccola sfera di luce che si stava allargando nella nicchia del piccolo santuario di St. Michael, alla sinistra dell’altare. Solo quando la luce diede un lampo accecante, Arckley alzò la testa e si schermò gli occhi con una mano. Quando poi il bagliore si spense di colpo, il vecchio parroco abbassò la mano e quello che vede lo lasciò sbigottito.

 

Dove prima c’era solo un vecchio e incrostato piedistallo di marmo, sul quale una volta si trovava la statua dell’Arcangelo Michael, ora c’era un tabernacolo aperto, davanti al quale tre giovani stavano discutendo e trafficando con qualcosa che lui non riusciva a vedere.

 

In quell’istante uno dei tre ragazzi notò la sua presenza e richiamò l’attenzione degli altri due. Appena anche loro lo videro, ricambiarono il suo sguardo sbalordito, mentre la ragazza chiudeva di scatto il sacrario.

 

Uno dei tre ragazzi, uno alto e dai capelli rossi, sollevò cautamente una mano.

 

“Ehm… salve!!” salutò timidamente.

 

Il parroco Arckley rimase a bocca aperta. La profezia di Mary si era avverata.

 

 

********************************************

 

 

“Ehm salve!!” esclamò Ron sollevando una mano in segno di saluto “Ehi, dite che ci capisce?” aggiunse in un sussurro diretto a Harry e Hermione.

 

“Certo che ti capisce, non è mica arabo! Siamo solo tornati indietro nel tempo, non ci siamo spostati di nazione!” gli rispose Hermione, senza smettere di fissare il parroco.

 

Il vecchietto si cavò di tasca un paio di occhiali e se li posò sulla punta del naso. In quel momento notò i loro vestiti bagnati e si soffermò esterrefatto soprattutto sui jeans di Hermione e sulle scarpe da ginnastica di Harry. Aprì la bocca per parlare, ma Hermione decise di prendere il mano la situazione, prima che fosse troppo tardi.

 

“Ehm… buongiorno gentile… Signore, ecco, noi… ci stavamo chiedendo… quando sarebbe iniziata la messa! Sì, e perciò…”

 

“Santo cielo ragazza, santo cielo! Io… vi stavo aspettando!”

 

Harry, Ron e Hermione gli restituirono uno sguardo sbigottito “Che??!”

 

Il parroco fece qualche passo verso di loro, stringendo gli occhi e sforzandosi di metterli a fuoco “E’ una lunga storia… ma vi prego, seguitemi in canonica, siete tutti bagnati!” aggiunse, guardando nuovamente i loro indumenti zuppi.

 

I tre ragazzi si guardarono i vestiti gocciolanti e solo allora si ricordarono che l’acquazzone che si erano presi prima di entrare nella chiesa li aveva infradiciati fino al midollo.

 

“Siete forestieri, non è vero?” continuò il parroco facendogli segno di seguirlo.

 

“Oh, sì!” rispose Hermione, cercando di sembrare disinvolta.

 

“Da piuttosto lontano suppongo. Che modo bizzarro di vestire… ma venite, vi prego, venite!”

 

Harry aveva continuato ad osservare in silenzio quello strano ometto che diceva di sapere del loro arrivo. Come diavolo era possibile? Poi di colpo gli tornò in mente la vetrata che avevano scoperto nella chiesa, nel loro presente.

 

Mentre seguivano il vecchio verso la porticina della canonica, Harry raggiunse Hermione e la prese per un braccio.

 

“Hermione…” le sibilò all’orecchio “Tu lo sapevi che quest’uomo ci stava aspettando??”

 

Hermione gli restituì un sguardo spiazzato “Non ne sono sicura, ma ho trovato una scritta strana dietro al tabernacolo delle Giratempo e…”

 

“Da dove venite?” li interruppe il parroco, girando la chiave nella toppa della piccola porta nascosta.

 

“Noi siamo olandesi!” esclamò improvvisamente Ron, cercando di sembrare il più convincente possibile.

 

Harry e Hermione gli lanciarono una occhiata fulmineamente sbalordita, ma l’anziano parroco sembrò bersela, perché annuì pensieroso.

 

“Sì, capisco certo!” con fare premuroso indicò l’entrata ai tre ragazzi.

 

La canonica era davvero molto pulita, il corridoio piastrellato era stato spazzato, come pure il pavimento della cucina in fondo alla casa “Dovete aver fatto un lungo viaggio, avete l’aria molto stanca!”

 

In effetti pensò Ron Sono ventiquattro ore che non chiudiamo occhio…

 

“Senta” esordì Harry, che voleva arrivare subito al sodo “Per favore è molto importante. Deve assolutamente spiegarci come faceva a sapere che noi stavamo per arrivare nella sua chiesa!”

 

Con un lungo sospiro, il parroco scostò la panca del tavolo di cucina e fece loro cenno di sedersi.

 

“E’ una storia un po’ complicata. All’incirca dodici anni fa, in piena notte, arrivarono presso la mia parrocchia un gruppo di persone, che evocavano il diritto di asilo. Li feci entrare senza problemi, ma solo dopo scoprii che si trattava di un gruppo appartenenti al neonato Ordine dei Gesuiti, guidati dal fondatore in persona, Ignatius Weasley…”

 

A quelle parole Hermione trattenne il fiato. Erano sulle pista giusta! Il parroco sembrò non accorgersene e proseguì con la spiegazione.

 

“Assieme ai gesuiti viaggiavano anche due sorelle, una delle quali era una ragazzina minuta, dai lunghi capelli rossi…” l’anziano vicario fece un piccolo sorriso “A dire la verità, quasi tutto il gruppo che ospitai aveva i capelli rossi…” lanciò un’occhiata ai capelli di Ron “Ma fu una coincidenza a cui non volli badare… Mary e Catherine erano le uniche che restavano in paese, cercando di condurre una vita normale. Ad ogni modo, Mary era particolare. Pochi mesi dopo il loro arrivo, durante una confessione, mi disse di avere avuto una visione simile ad un sogno ad occhi aperti” il vecchio intrecciò le mani e aggrottò la fronte “Riuscite a immaginare di che visione si trattava?”

 

I tre ragazzi scossero la testa.

 

“Io me lo ricordo come se fosse ieri. Mi disse che si era ritrovata in questa chiesa e improvvisamente aveva visto una grande luce, come il Sole quando sorgeva e inondava la campagna di luce, e da questa grande luce uscivano delle figuredue cavalieri e una dama. Poi, aggiunse di aver sentito la sua voce che diceva…”

 

Ho visto tre giovani uscire dal sole e portare con loro il Marchio di Dio” recitò Hermione, precedendo il vecchio parroco, che annuì lentamente.

 

“E tu come lo sai?” esclamò Ron che aveva seguito tutto il discorso senza perdersi nemmeno un sillaba. Ormai l’aveva capito, si stava parlando dei suoi antenati ed era determinato fino in fondo a capire cosa volessero da loro tre.

 

“L’ho letto… era inciso dietro il tabernacolo che conteneva le Giratempo” gli spiegò Hermione a mezza voce “E’ stato così che ho capito che qualcuno ci aveva lasciato un messaggio nella chiesa…” e con un movimento del capo gli indicò il vicario.

 

“Tutta via non si trattava solo di quello. La sua profezia continuava. Mary mi disse che quella voce le fece dire che quei tre giovani avrebbero combattuto due guerre parallele, liberando la terra dai due demoni più potenti. All’inizio pensai a un sogno esclusivamente puerile, ma per molti giorni ancora, Mary tornò in chiesa raccontandomi sempre lo stesso, identico, sogno” il parroco guardò i tre ragazzi con estrema serietà “E sta mattina, tre giovani stranieri, due ragazzi e una fanciulla, mi capitano in chiesa… senza essere passati dalla porta…”

 

Harry, Ron e Hermione si guardarono l’un l’altro nervosamente.

 

“E che fine hanno fatto lei e il gruppo dei gesuiti?” chiese Harry, cercando di sviare dall’argomento.

 

“Qualche anno dopo, con la salita al trono della nuova regina, cominciarono violente persecuzioni contro i cattolici, persecuzioni che non esclusero anche questi gesuiti. Riuscii a nascondere l’intero gruppo per alcuni mesi, ma purtroppo, un giorno che Mary stava male, sua sorella Catherine fu costretta ad uscire per andare a cercare delle erbe medicamentose nel bosco… Non si fece viva per tutto il giorno e Mary non riusciva a darsi pace… quella sera Catherine si presentò a casa dello sceriffo di Dumlow, dicendo che voleva rilasciare una dichiarazione e rivelò il nascondiglio dei gesuiti, accusandoli di eresie e di stregoneria. In quel periodo inoltre, una forte carestia si era abbattuta sulla campagna di Dumlow, perciò la gente non si fece scappare l’occasione di attribuire la colpa a loro…” il parroco fece una pausa.

 

“Continui…” sussurrò Ron “Cosa successe a quelle persone??”

 

“Riuscii a fermare la folla prima che buttasse giù anche le porte della chiesa. Cercavano i gesuiti e le due ragazze. Poco ci mancò che non arrestassero anche me… Quella stessa notte, il corpo mutilato di Catherine fu trovato dentro l’ossario durante quella folle ricerca”

 

Hermione si portò una mano alla bocca.

 

Il parroco sospirò a fondo “Purtroppo però, non c’era più tempo per loro, così Ignatius e i suoi seguaci scapparono da Dumlow, salvando anche Mary. Da quel giorno, non li ho più rivisti…”

 

“Ascolti” disse Harry “lei deve assolutamente aiutarci, per noi è di estrema importanza trovare proprio quella ragazza, Mary!”

 

“E’ davvero molto importante!” aggiunse Ron, con veemenza.

 

“In realtà non saprei davvero dirvi alcunché su di loro, non ho mai saputo nulla su quella strana gente! Mi avevano affidato le due sorelle, ma non ho mai voluto impicciarmi di altro. Quando sono andati via, ho solo potuto dargli un po’ di pane e di vino prima che sparissero nella notte… Tuttavia ho ragione di credere che in questi giorni, qualcuno di loro sia tornato…” I tre ragazzi si sporsero con avidità verso il parroco, mentre questi abbassava il tono della voce “Perché l’uomo della regina è arrivato a Dumlow… Ma non è un galoppino qualsiasi, è un Uomo di Giuda…”

 

Harry rabbrividì come se qualcuno avesse aperto le finestre della canonica, facendo entrare una folata d’aria gelida. Perché quella notizia non prometteva nulla di buono?

 

“Un Uomo di Giuda?”

 

“Gli Uomini di Giuda sono una squadra reale incaricata di stanare i preti cattolici e chi li ospita, poi se li portano a Colchester o a Londra per farli ballare sulla forca. Una squadra tanto efficiente quanto spietata. George Turner è il loro comandante! Stanno setacciando l’Inghilterra alla ricerca di quei gesuiti…”

 

Hermione si sentiva molto confusa, loro erano tornati indietro nel tempo per trovare Mary, ma se lei era una ricercata, la cosa si faceva piuttosto dura.

 

“Quindi lei pensa che se questo uomo della Regina è tornato a Dumlow, allora anche quei gesuiti sono qui?”

 

“Io non lo penso, ne sono certo! Sua maestà la Regina contrasta i papisti sin dalla sua salita al trono, li considera pericolosi! E’ convinta che essi sottraggano alla fede riformata i suoi sudditi… Ad ogni modo, sono sicuro che il suo e il vostro arrivo erano già stati… previsti…”

 

A Harry non piacque per niente l’enfasi che il parroco aveva messo nella parola previsti, ma sentiva che il cerchio si stava chiudendo velocemente e si sentiva sempre più vicino alla meta.

 

“Ci vuole scusare un attimo?” prese Hermione per un braccio e la allontanò dal tavolo, facendo cenno anche a Ron di seguirli.

 

“Che c’è??” gli chiese Hermione, appena Harry ebbe lasciato la presa.

 

“Cosa facciamo adesso? Come la troviamo Mary, se è una ricercata??”

 

“Harry ha ragione!” fece Ron lanciando un’occhiata furtiva all’anziano vicario, che allungava l’orecchio verso di loro, cercando di capire cosa stavano dicendo “I tempi si stanno allungando troppo, non sappiamo nemmeno da dove cominciare a cercare!”

 

“Allora, sentite qua cosa ne penso io” cominciò Harry in tono deciso “Ci diamo una mossa per cercare questi gesuiti e ci facciamo dire dov’è Mary!” guardò Hermione “Sei d’accordo?”

 

Hermione fissò pensierosa il pavimento “No… Io credo che dovremmo aspettare che questi gesuiti ci trovino…”

 

“Cosa?!” esclamò Harry, alzando leggermente la voce “Vuoi dire rimanere fermi con le mani in mano aspettando che della gente, che non sa nemmeno che siamo qui, ci trovi??”

 

“Ma no! Harry, lo sai che quei gesuiti erano maghi!! Se Mary ha formulato una profezia su di noi, figurati se non l’ha detto anche agli altri! Erano una famiglia e Ignatius Weasley era suo padre” Hermione abbassò ancora di più la voce, guardando verso il parroco “Questo poveretto non poteva sapere che loro erano maghi e che Mary in realtà era imparentata con loro. L’appartenenza all’Ordine dei Gesuiti era solo una copertura, ma si dovevano comportare come tali e i preti gesuiti facevano il voto di castità! Non potevano avere figli… In più” aggiunse accennando ancora al parroco “lui è convinto che noi siamo una specie di rivelazione del cielo… quanto pensi che ci voglia prima che la notizia trapeli?”

 

“Quindi?? Che si fa, si resta?!” chiese Ron, in tono ansioso.

 

“Non vedo altre soluzioni… anche perché dobbiamo comportarci con estrema cautela!” la ragazza fece un sospiro e si passò nervosamente una mano tra i capelli “Se ci mettiamo a cercare Mary e gli altri, agli occhi della gente di questo villaggio rischieremmo di passare per loro complici, o qualsiasi altra accusa vorranno rivolgerci, quindi dobbiamo andarci piano!” si schiarì la voce “E poi, se Mary è riuscita a portarci fin qui, sicuramente riuscirà anche a trovarci…”

 

Harry si passò una mano dietro al collo “Ho capito… per l’ennesima volta saremo nelle mani del destino” si inumidì le labbra, pensieroso “però fin qui ci è andata sempre bene, perciò… mi voglio fidare!”

 

Anche Ron annuì “Ok, è deciso, si resta!” indicò il vecchietto con il pollice “Chiediamo a lui se ci ospita? Mi sembra uno tranquillo…”

 

“Sì, ma è meglio che ci pensi io…” disse Hermione tornando verso il vecchietto, che non si era perso un solo movimento dei tre ragazzi. Raggiunse il tavolo e si risedette sulla panca “Signor parroco, lei è stato davvero molto gentile, ma ci chiedevamo se potesse fare qualcosa in più per noi…”

 

“Ma certo figliola, dimmi pure!”

 

“Ecco, noi ci chiedevamo se per caso potesse ospitarci per qualche giorno nella sua canonica… giusto il tempo per sbrigare i nostri affari e poi toglieremo il disturbo…”

 

Il parroco scosse la testa, dispiaciuto “Credimi figliola, vi avrei aiutati volentieri, ma oggi io parto e mi trasferisco. Da oggi pomeriggio ci sarà un nuovo parroco a gestire la parrocchia. Comunque non credo che sarebbe una cosa saggia andare in cerca di quei gesuiti…” li guardò tutti e tre con estrema serietà “Figlioli, sapete cosa succede a chi aiuta un prete? Lo portano a Colchester e l’appendono fino a quando è mezzo morto, poi gli strappano cuore e viscere come quando un macellaio pulisce la carne di un maiale. Dopodiché smembrano il cadavere, lo mettono in salamoia e lo espongono alle porte della città” scosse ancora il capo “Ci è mancato poco che questo capitasse anche a me, parecchi anni fa… Che brutta maniera di finire i propri giorni! E non è una storia adatta alle vostre giovani orecchie…” aggiunse, notando le espressioni disgustate di Harry, Ron e Hermione “Ad ogni modo, conosco un posto dove potreste prendere stanza…”

 

In quel momento, dalla chiesa arrivò un rumore, come di una porta che si apriva e si chiudeva. Il vecchio parroco fece loro segno di zittirsi e tornò in fretta verso la chiesa, seguito da Harry, Ron e Hermione.

 

“Parroco Arckley? Si può?” una voce squillante riecheggiò per le navate.

 

Tutti e quattro si diressero verso la navata centrale per vedere chi era entrato. Una ragazza alta, con un lungo vestito marrone e un vecchio copricapo rotondo, veniva verso di loro reggendo con un braccio un cestino di vimini. Un fragrante profumo di pane caldo accompagnò il suo arrivo.

 

“Martha! Figliola, cosa ci fai qui a quest’ora? E’ presto per la messa!”

 

La ragazza avanzò sorridendo verso il parroco. Alla luce delle torce la sua figura divenne più visibile. Aveva un viso pallido come l’avorio e i capelli biondo scuro le cadevano morbidi sulle spalle, mentre i suoi occhi grigioverdi mostravano la sua giovane età. Non doveva avere più di diciotto anni.

 

“Scusatemi, ma sapevo che subito dopo la messa sareste partito perciò vi ho portato qualcosa da portare via per il viaggio” spostò il fazzoletto che copriva il cestino e il profumo di pane caldo si fece più intenso “Formaggio speziato e pane fresco! L’ho appena sfornato!”

 

Sentendo quei profumi così invitanti, Ron sentì il suo stomaco protestare e improvvisamente si accorse di avere una fame da lupi. Hermione si accorse del brontolio e si voltò verso di lui, Ron fece spallucce e si indicò la pancia sillabando “Ho fame” con le labbra.

 

In quel mentre, Martha si accorse di Harry, Ron e Hermione fermi dietro il parroco e arrossì di colpo.

 

“Vogliate scusarmi parroco Arckley, eravate impegnato! Ora vado via subito…” disse frettolosamente, facendo per andarsene.

 

“No Martha, aspetta! Questi tre ragazzi sono forestieri e sono appena arrivati a Dumlow, ma non hanno ancora preso alloggio. Forse da te, al ‘Pavone Dorato’, c’è qualche stanza libera?”

 

A quelle parole Harry trasalì e guardò Hermione e Ron. Nessuno dei tre aveva soldi, e i galeoni di Hermione sarebbero serviti ben poco nel passato babbano.

 

Martha studiò i tre da capo a piedi. Il suo sguardo indugiò su Harry un secondo di troppo e le sue guance tornarono a colorarsi.

 

“Sì, credo che ci siano due stanza disponibili, volete venire adesso?”

 

“Credo che ci sia un piccolo problema” spiegò Ron in tono avvilito “purtroppo non abbiamo denaro con noi…”

 

“Abbiamo solo delle… ehm… vecchie monete olandesi…” spiegò Hermione, estraendo i galeoni che le erano rimasti in tasca.

 

Martha le si avvicinò e diede un’occhiata alle monete, scuotendo la testa “Mi spiace, ma non credo vadano bene” disse sinceramente dispiaciuta “Non avete proprio nulla? Basterebbe anche solo qualche moneta d’argento…”

 

“Ci dispiace, ma al momento siamo sprovvisti…”

 

Il parroco Arckley le mise una mano sulla spalla “Per favore Martha, potresti fare in modo che questi ragazzi restino comunque da te alla taverna? Li ospiterei io, ma…”

 

Martha inclinò leggermente la testa, pensierosa “In effetti, una piccola possibilità ci sarebbe… però devo chiedere a mio padre… queste decisioni deve prenderle lui… Ah! Parroco Arckley, mi sono scordata di dirvi una cosa, avete letto il proclama affisso al patibolo e alla croce del mercato?”

 

“No figliola, in realtà non sono ancora uscito, questa mattina. Dev’essere stato appena affisso…”

 

“Infatti… sicuramente è stato l’uomo della regina, Messer Turner…” Martha fece una smorfia disgustata “Quell’arrogante che ieri sera è arrivato al Pavone Dorato!”

 

“Cosa dice questo avviso?”

 

“Stanno cercando vivo o morto un prete gesuita, un certo Michael Weasley!”

 

“Davvero?”

 

“C’è una taglia di cento sterline d’argento per la sua cattura” continuò Martha “Non credevo che dire messa avesse delle conseguenze così gravi…” poi si rivolse nuovamente ai tre ragazzi con un sorriso “Vi vorrete cambiare, vero?” disse lanciando ancora uno sguardo al loro abbigliamento “Se volete seguirmi, vi porto al Pavone Dorato, il migliore taverna della contea!”

 

I tre ragazzi ringraziarono il parroco e seguirono Martha fuori dalla porta laterale.

 

Il parroco Arckley li seguì con lo sguardo, finché i ragazzi non sparirono dietro l’angolo della prima casetta di Dumlow e sorrise tra sè e sé.

 

Due cavalieri e una dama…

 

 

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“No! No! No e no!!” Peter Courtney sbatté la penna sul bancone e guardò sua figlia con un’espressione arrabbiata “Questo non è un ricovero per poveri senza tetto!! Mi meraviglio di te Martha, non avresti dovuto nemmeno chiedermelo!!”

 

“Ma papà, come facevo a dirgli di no? Me l’ha chiesto il parroco Arckley! Non c’è proprio nulla che possiamo fare per loro??”

 

Peter fece il giro del banco e squadrò i tre ragazzi in piedi davanti a lui.

 

“Uhm…”

 

Ron si sentiva pesantemente a disagio ad essere fissato in quella maniera insistente, ma cercò di fare uno sforzo. Se li cacciavano da lì, sarebbero rimasti in mezzo alla strada. Rispose allo sguardo che l’uomo gli stava rivolgendo.

 

Una volta doveva essere stato un bell’uomo, ma adesso era piuttosto grasso. Il volto squadrato era inflaccidito, il mento era diventato molle, gli occhi azzurri erano arrossati e stanchi, i capelli neri screziati di grigio, senza contare la scarsa cura generale della sua persona.

 

Con la coda dell’occhio vide Hermione storcere leggermente il naso.

 

“Come vi chiamate?” esordì burberamente l’oste.

 

“Ron Wea…” ma prima che completasse la frase, Harry gli tappò la bocca con un movimento fulmineo.

 

“Ron W…Wheatley, il mio amico si chiama Ron Wheatley!” esclamò con enfasi, lasciando andare Ron con una spinta “Io sono Harry… Harry Perriman e lei…”

 

“Hermione McGranitt, signore! Ci scusi, non ci siamo nemmeno presentati!” aggiunse in fretta Hermione, facendo un mezzo inchino.

 

Harry e Ron la guardarono sbalorditi, sillabando “McGranitt?” con le labbra e le si strinse nelle spalle a mò di scusa.

 

“E da dove dite di venire, esattamente?”

 

“Da piccolo paesino dell’Olanda…”

 

“Non sarete mica calvinisti??” esclamò Peter sgranando gli occhi, quasi terrorizzato.

 

“No! No, Signore, noi siamo… della religione inglese!” Hermione cominciava a sudare freddo e sperò che l’uomo non si addentrasse troppo nell’argomento.

 

“Uhm… Va bene, va bene, bando alle ciance” Peter si avvicinò a Harry e gli prese il mento con una mano “Fai vedere i denti”

 

Harry lo guardò, spiazzato dalla richiesta, ma l’estrema imperatività dell’ordine lo convinse a sollevare ugualmente le labbra.

 

“Uhm… ottima dentatura, sei sano…” decretò esaminandolo con attenzione, poi fece il giro e lo osservò da dietro “Hai anche una schiena bella dritta…”

 

Poi passò a Ron e gli guardò i capelli con diffidenza “I capelli rossi non sono mai stati di buon auspicio, lo sai?” Ron si sentì avvampare dentro, ma non rispose, reggendo lo sguardo di Peter. L’oste gli batté le mani sulle spalle “Però, anche tu sei piuttosto robusto… andrai bene comunque…” e quando ebbe finito di esaminare per bene anche lui, si piazzò davanti ad Hermione.

 

Hermione si accorse che le stava studiando il labbro e abbassò leggermente il mento, in imbarazzo. Nessuno ancora le aveva fissato la cicatrice in quella maniera così spudorata.

 

“Non mi piacciono le persone nate deformi…” disse Peter storcendo la bocca.

 

“Ma io non sono nata così!” replicò lei, offesa.

 

“Lei non è nata così!!” le fecero eco Harry e Ron, contemporaneamente.

 

“Silenzio!!” sbraitò Peter voltandosi a guardarli con severità, poi fece un passo indietro e incrociò le braccia al petto “Cosa sapete fare?” chiese rivolgendosi a tutti e tre.

 

“In che senso?” chiese Ron, che ora gli rivolgeva uno sguardo estremamente ostile.

 

“Nel senso cosa sapete fare di pratico!!” ripeté Peter, quasi urlando.

 

“Ehm…”

 

“Tu?” sbottò rivolgendosi a Hermione.

 

“Ecco… io…” la ragazza lo guardò, incerta.

 

“Va bene ho capito” sbottò Peter “Jack!! Ragazzo, vieni qui!” Da una porta laterale arrivò di corsa un ragazzo alto e con i capelli scuri, tutto sporco di terra, che si fermò accanto a Peter “Finché starete nella mia locanda, starete con Jack e gli darete una mano” disse rivolto a Harry e Ron, poi si voltò verso Hermione “Tu invece darai una mano a mia figlia, lei ti spiegherai cosa fare!”

 

Martha, che era rimasta lì accanto tutto il tempo per osservare la scena, fece un largo sorriso “Questo vuol dire che possono restare?”

 

“Sì, ma ora falli sparire dalla mia vista, ho un una montagna di conti da sbrigare! E dagli anche dei vestiti asciutti e puliti, non piace la moda olandese!!” sbraitò, tornando a sedersi dietro il bancone.

 

Martha fece segno a Jack di tornare al lavoro e accompagnò i tre ragazzi in una stanza attigua alle cucine, al piano terra.

 

“Ecco qui è dove dormirete!” disse loro, facendo un ampio gesto con la mano.

 

“Qui dentro?? Ma in quanti siamo?” chiese Harry, osservando lo stanzone che ospitava almeno una dozzina di bassi letti in legno.

 

“Servi e sguattere dormono tutti qui. Mi dispiace, ma di più non posso fare” poi sorrise maliziosamente “Comunque non credo che ci siano problemi se dormirete insieme, perché siete parenti, vero? Una ragazza e due ragazzi che viaggiano insieme…”

 

“Sì, noi siamo… cugini!” rispose Harry, precedendo Hermione di un secondo.

 

Martha annuì continuando a sorridere “Certo, lo immaginavo! Ad ogni modo ci sono tre pasti al giorno e la sera chiudiamo il servizio piuttosto presto, perciò come vedete il lavoro non è molto pesante” Martha si avvicinò a un grosso armadio, vi frugò dentro per qualche minuto e poi tornò da loro con una bracciata di vestiti “Questi sono vostri” disse lanciando a Harry e Ron due camicie di lino bianco, due farsetti, due brache e scarpe “Mentre a te, Hermione, posso dare uno dei miei vestiti, tanto abbiamo più o meno la stessa corporatura. Vieni, ti cambierai in camera mia"

 

 

**********************************

 

 

“Io fuori di qui non metto nemmeno un piede conciato così!!!” sbraitò Ron guardandosi addosso.

 

“E che ci vuoi fare?” disse Harry, finendo di abbottonarsi il farsetto, rassegnato.

 

“Ma mi vedi??” Ron si voltò verso Harry e allargò le braccia “Sembro il fante di coppe!!”

 

Harry sospirò e chiuse anche l’ultimo bottone “Ringrazia che ci hanno offerto un tetto sotto cui stare o potevamo iniziare a sistemarci per la strada…” si lasciò andare seduto su uno dei letti e si prese la testa fra le mani “Comincio a pensare che non sia stata una buona idea quella di venire fin qui…”

 

Ron si sedette accanto a lui, solidale e rimasero così, in silenzio.

 

In quel momento, la porta della stanza si aprì ed entrarono due ragazze, che chiacchieravano tra loro. Appena videro Harry e Ron, smisero di colpo di parlare e cominciarono a ridacchiare, lanciandogli occhiate maliziose.

 

Harry sorrise tra sé, pensando che gli ricordavano molto Calì Patil e Lavanda Brown, quando camminavano per i corridoi, ridacchiando di tutto e su tutti.

 

Una delle due si fece loro incontro e sorrise sensualmente ai due ragazzi.

 

“Benvenuti… voi siete quelli che sono stati appena presi, suppongo?” con una mossa languida, la ragazza si portò i lunghi capelli biondi dietro la schiena “Come vi chiamate?” domandò mettendosi una mano su un fianco.

 

“Ehm… io… noi…” Harry e Ron erano improvvisamente arrossito fino alle orecchie, perché solo allora avevano notato quanto la divisa delle servette fosse esageratamente scollata.

 

“Che c’è? Avete perso la lingua??” rise la cameriera, chinandosi leggermente verso di loro e offrendogli una generosa visione dei suoi seni opulenti sotto il minuscolo corpetto “Io sono Lucy e lei” indicò la ragazza che era rimasta indietro e che continuava a ridere “Si chiama Meg… saremo vostre amiche, se vorrete…”

 

“Loro di amica ne hanno già una, grazie!” una voce molto seccata fece voltare di scatto le due servette. Hermione era appena entrata nella stanza e fissava Lucy con una luce omicida negli occhi. Indossava un abito di lana azzurro lungo fino ai piedi, ben chiuso sul davanti e aveva raccolto i capelli davanti in un mini codino, dietro la nuca.

 

“E tu chi sei?” sbottò Lucy, raddrizzando la schiena e guardandola con uno sguardo poco lusinghiero.

 

“L’amica dei nuovi arrivati!” rispose Hermione raggiungendola a grandi passi e fissandola dritto negli occhi “E mi chiamo Hermione. Farai meglio a ricordarti il mio nome, piuttosto che il loro…”

 

Lucy fece una smorfia, ricambiando lo sguardo infuriato di Hermione, poi si voltò di nuovo verso Harry e Ron.

 

“Ci vediamo in giro…” disse sventolando leggermente la mano e uscì dalla stanza ridendo, seguita dalla sua amica.

 

Appena le due ragazze si furono allontanate, Hermione si piazzò di fronte a Harry e Ron.

 

“E allora? Avete finito di fare i cretini con tutte le ragazze che vedete??”

 

“Ma che dici! Sono loro che sono arrivate qui con quelle… con quei corpetti, a farci mille domande!” le rispose Ron, arrossendo di nuovo furiosamente.

 

“I corpetti? Siamo sicuri che vi hanno fatto vedere solo i corpetti? Da quanto avete sbavato, avrei detto di no!”

 

“E dai Hermione, non siamo mica asessuati!”

 

“Uh uh, siamo gelosette??” disse Harry, dando una pacca affettuosa sul braccio di Hermione.

 

“Io gelosa?? Ma figurati! Ero solo venuta a chiamarvi. Martha dice che non dobbiamo stare con le mani in mano, se no suo padre ci ammazza…” Hermione fece una smorfia “che palle quell’uomo… quasi quasi preferivo Piton…” Harry e Ron le lanciarono un’occhiataccia “Ehi, ho detto solo quasi!”

 

 

********************************

 

 

Per tutto il giorno, Harry e Ron lavorarono con il ragazzo ai quali erano stati assegnati, che era l’addetto ai lavori esterni insieme, come badare ai cavalli degli avventori e a quelli di Martha e di sui padre, dar da mangiare alle galline e ai maiali, procurare la legna per i camini e sistemare nelle stalle i sacchi di avena e crusca.

 

Jack si rivelò molto sveglio e simpatico, i due ragazzi scoprirono che aveva sono quattordici anni e che lavorava alla taverna da sei.

 

“Mio padre è morto che avevo solo otto anni, ma avevo già quattro fratelli più piccoli e mia madre sulle spalle! Lei da sola non ce la faceva a sfamarci tutti, così ho dovuto trovare un lavoro e sono diventato un uomo indipendente!”

 

Harry e Ron si guardarono allibiti. Se lui era un uomo a quattordici anni, loro a diciotto cos’erano?

 

“E così voi siete olandesi?” disse Jack quel pomeriggio, mentre spaccavano la legna sui ceppi, nel cortile dietro la taverna.

 

“Sì, ma siamo nati in Inghilterra, in un paesino non molto lontano da qui” disse Ron, fermandosi un attimo e asciugandosi il sudore della fronte.

 

“Ah, ecco perché non notavo accenti strani nella vostra pronuncia. E come mai siete tornati?”

 

“Siamo venuti qui per cercare una persona… è una mia parente!”

 

“La famiglia l’avete lasciata in Olanda?” chiese Jack, facendo passare lo sguardo da Harry e Ron.

 

“I miei genitori sono morti” disse Harry piazzando un altro pezzo di legno sul ceppo. Ron gli lanciò un’occhiata dispiaciuta.

 

“Oh, mi spiace… di malattia?” domandò Jack, fermandosi anche lui a riposare.

 

“No” Harry abbatté l’accetta su ceppo con un po’ più di violenza del solito “Sono stati assassinati”

 

“Uhm… ho capito. Anche loro vittime del Dominus Anime?”

 

Harry e Ron si bloccarono contemporaneamente.

 

“Cosa?”

 

“Ma sì, ne avrete sicuramente sentito parlare! Cinque anni fa, più o meno, sì… me lo ricordo perché lo seppi da un avventore della locanda, che doveva aver bevuto un po’ troppo vino. Raccontò a tutti che in quei gironi, a Colchester e dintorni erano stati commessi alcuni efferati omicidi, ma arrivavano segnalazioni anche da altre parti. Dal tutto il resto dell’Essex, dal Suffolk, dall’Hertford, dal Surrey, dall’Hamptshire… una vera strage: uomini e donne orrendamente mutilati, privati del cuore da un sanguinario assassino… La gente lo chiamava il Dominus Anime, anche se nessuno sapeva che faccia avesse, né se fosse umano o meno. Fatto sta che uccise centinaia di persone in pochi mesi… Fortunatamente dopo qualche tempo, questa serie di uccisioni ebbe fine e ora è da parecchi anni non si hanno più notizie di questo spietato assassino…” alzò le spalle “Ora ricordate?”

 

“Qualcosina…” mentì Harry.

 

“Allora? I tuoi sono morti così?”

 

“Bè, ad ucciderli è stato sicuramente un mostro, un demone senza un briciolo di anima… però il cuore non l’ha tolto ai miei genitori… l’ha spezzato a me, lasciandomi orfano…”

 

 

*************************************

 

 

Hermione finì di rifare l’ennesimo letto e si drizzò con una smorfia, reggendosi la schiena con una mano.

 

“Cavoli, non sono proprio buona per questi lavori domestici…”

 

Dall’altra parte della camera, Martha sorrise nel sentirla.

 

“Non hai mai lavorato?” le chiese mentre chiudeva la cassapanca delle lenzuola.

 

Hermione sorrise “Se devo essere sincera, no. Ho sempre passato le mie giornate a studiare e leggere libri… e ogni tanto, a sferruzzare con la lana!” rispose risistemandosi alcune ciocche ribelli nel codino.

 

“I tuoi devono essere molto ricchi se potevano permettersi di farti studiare… cosa fanno?”

 

“Sono dentisti… ehm, volevo dire dottori…” si corresse Hermione, mordendosi il labbro inferiore, ma Martha sembrò non accorgersi di nulla.

 

“Mi sembra strano che i tuoi genitori ti abbiano lasciata partire senza darti soldi…” Martha prese la scopa e cominciò a spazzare il pavimento “Tu e i tuoi cugini non sarete mica scappati di casa?”

 

“Ehm, più o meno…” anche Hermione afferrò la sua scopa e nel frattempo cercò disperatamente un altro argomento da trattare “Sai, volevo ringraziarti per aver insistito con tuo padre per farci restare qui. Sei stata molto gentile!”

 

“Figurati! In fondo, tu sei molto più simpatica di molte serve che lavorano al Pavone Dorato da anni e poi, sai… col lavoro e tutto il resto, non ho molte amiche qui a Dumlow…” ad un tratto arrossì di colpo e strinse la scopa che aveva in mano.

 

Hermione se ne accorse e smise di spazzare “Martha? Stai bene?”

 

“Bè, se devo essere sincera… c’è anche un altro motivo… per cui ho insistito tanto per farvi restare…”

 

Hermione inarcò un sopraciglio “E quale?”

 

“Bè, ecco, tuo… cugino Harry… è molto…” Martha arrossì talmente tanto che Hermione poteva quasi sentire il calore delle sue guance “E’ molto carino…”

 

“Oh bè…” Hermione non sapeva se ridere o se preoccuparsi. Se Martha si era presa una cotta per Harry, allora poteva stare fresca. Presto o tardi loro avrebbero levato le tende e alla poveretta si sarebbe spezzato il cuore.

 

“Hermione!” Martha si voltò di scatto verso Hermione, facendola sobbalzare “Promettimi che non glielo dirai per nessun motivo!!”

 

“Oh, Certo! D’accordo…” Le sembrava di dialogare con una ragazzina, alla presa con le prime cotte “Comunque, lo hai fatto anche per fare un favore al parroco, non è vero? Sembravate molto in confidenza…”

 

“Oh sì, il parroco Arckley è stato il mio parroco sin da quando sono nata e sono molto affezionata a lui, mi dispiace che se ne vada…” a quelle parole Martha si diede una manata sulla fronte “A proposito! La messa è già passata da un pezzo e ho promesso al parroco che sarei andata alla sua partenza!!” fece per uscire di corsa dalla porta, poi si rivolse a Hermione “Vuoi venire anche tu?”

 

Hermione annuì, felice di poter smettere di rifare letti e spazzare pavimenti. Martha le porse una mantella pesante e insieme si diressero a passo spedito verso la chiesa di St. Michael.

 

Attraversarono il cimitero e percorsero il sentiero accidentato che portava alla canonica.

 

Il portone era aperto e il parroco Arckley stava dirigendo il trasloco di bauli e casse su di un carretto, tirato dal ronzino più scarno che Hermione avesse mai visto. Quando il parroco vide le due ragazze sorrise.

 

“Parto tra poco” spiegò a Martha, la faccia stanca e rugosa “Mi farò una buona mangiata con le tue delizie strada facendo e domani sarò a Royston” Osservò la massa scura della chiesa “Sarò contento solo quando sarò lontano… questo posto non mi ha mai dato dei bei ricordi” Poi, accostandosi alle due ragazze, iniziò a parlare a bassa voce “Oggi è venuto l’uomo di Giuda a cercarmi, ma avevo ben poco da dirgli. Verrai a trovarmi, Martha?”

 

“Certo” sorrise Martha “mio padre mi accompagnerà! E il nuovo vicario è già arrivato?”

 

“Sì, figliola”

 

Un uomo apparve sulla soglia. Era alto e magro, i capelli neri che scendevano fin quasi sulle spalle, flosci e opachi. Quando il nuovo parroco scese gli scalini e uscì dall’ombra della chiesa, Hermione lo vide chiaramente in volto e sentì una fitta di panico attanagliarla. Fu come se improvvisamente l’aria le mancasse dai polmoni.

 

Era lo stesso uomo che nemmeno dodici ore prima, aveva visto torturare crudelmente lei e i suoi amici!

 

Il sole morente del tramonto illuminava la sua pelle olivastra, cosparsa di cicatrici e l’infossatura degli occhi era accentuata dagli zigomi alti del suo volto stretto e scarno. Il sorriso sulle labbra era falso e sghembo.

 

L’uomo si avvicinò a loro e afferrò la mano di Martha.

 

“Siete le prime parrocchiane che incontro!”

 

“Messer William Coldfog” Arckley si affrettò a fare le presentazioni pur tenendosi a distanza, quasi temesse il suo successore “Lei invece è una straniera, è olandese ed è ospite di Martha al ‘Pavone Dorato’…”

 

Coldfog piantò i suoi occhi neri in quelli di Hermione e afferrò anche la sua mano “Piacere mio… come vi chiamate?”

 

Hermione rimase come scottata da quel contatto e d’istinto ritrasse la mano.

 

“Mi chiamo Hermione…”

 

Gli occhi di Coldfog non si staccarono un attimo dal viso della ragazza, uno sguardo impudico, quasi la stesse valutando.

 

“Dobbiamo andare…” Hermione fece un sorriso sforzato al parroco, poi si voltò e si mise a correre lungo il sentiero da dove erano arrivate lei e Martha, rossa per l’imbarazzo, mentre sentiva la risata roca di Coldfog rimbombarle nella testa.

 

Si fermò solo quando arrivò in prossimità del Pavone Dorato e Martha la raggiunse col fiatone.

 

“Hermione, ma che ti è preso?”

 

“E’ per il nuovo parroco… non mi piace per niente…”

 

“Perché non ti piace?”

 

“No so, mi da l’idea di uomo malvagio e corrotto. Ma non si tratta solo di questo…”

 

In quel momento, la porta principale della taverna si spalancò e ne uscirono il padre di Martha, in compagnia di un altro uomo, che sembrava completamente fuori di sè.

 

Ne vederlo, Martah fece una smorfia seccata e diede di gomito a Hermione.

 

“Lo vedi quello che sbraita con mio padre?” sussurrò Martha, senza staccare gli occhi dall’uomo alto e dalla carnagione scura che in quel momento stava passando davanti a loro “Quello con quel cappellaccio in mano, stivali e speroni, che si da un sacco di arie? Quello è George Turner. Quanto lo odio… è l’uomo della regina!”

 

Sentendosi osservato, l’uomo si girò verso le due ragazze e sbatté per terra il tacco dello stivale.

 

“Martha Courtney! Ieri sera mi è sembrato di essere stato abbastanza chiaro con tutti! Voglio essere informato costantemente su ogni anima che va e che viene da Dumlow, invece ora vengo a sapere dell’arrivo di questi tre olandesi e nessuno mi aveva informato!” sbraitò indicando Hermione.

 

Hermione osservò lo strano modo di quell’uomo di tenere la mano sinistra continuamente appoggiata al cinturone e il petto leggermente inarcato in fuori. Non sapeva perché, ma le ricordava moltissimo Draco Malfoy quando si tiranneggiava con gli studenti più piccoli e le persone più umili.

 

“Messer Turner, per l’amor di Dio, non urlate così!” lo prego Peter, cercando di blandirlo.

 

“Non mi calmo per niente!! La regina si aspetta fedeltà dai suoi sudditi e io in questo momento la sto rappresentando qui a Dumlow, quindi non osate dirmi di calmarmi!” George Turner fece un passo verso Hermione, che gli rivolse uno sguardo insolente “Ti terrò d’occhio, tu e i tuoi cugini!” e si diresse verso la stalla a passo di marcia.

 

Martha guardò suo padre “E adesso dove va?”

 

“A interrogare il nuovo vicario. Ha appena riempito di domande i due ragazzi olandesi…” Peter si schermò la mano contro il Sole del tramonto e osservò Turner che montava sul suo cavallo e galoppava fin verso la chiesa “E’ ossessionato dalla caccia a quel gesuita, Michael. Vuole una lista completa e costantemente aggiornata di tutti, stranieri e no… chiunque susciti sospetti…” fece una smorfia irata “Per me è solo un buffone arrogante! Ad ogni modo, Martah, non mi sembra il caso si perdere il tempo in giro, c’è da preparare la cena!” poi si rivolse ad Hermione “E tu fila in cucina ad aiutare mia figlia!”

 

Masticando un’imprecazione contro tanta scortesia, Hermione seguì Martha verso l’entrata sul retro che dava alle cucine.

 

“Perché tutti pensano che quel prete sia qui a Dumlow?” chiese, prendendo uno strofinaccio e legandoselo in vita a mò di grembiule “Non credo che sia solo una sensazione…”

 

“Vedi, Dumlow è una stazione di sosta sulla strada per Londra, ma è circondata da campi e boschi, questo la rende un luogo ideale per nascondersi!” Martha si piegò verso Hermione e abbassò la voce a un sussurro “Se però vuoi sapere la mia, Michael Weasley non è venuto qui a caso… c’è una ragione precisa!”

 

E non solo lui… Cosa diavolo ci fa qui William Coldfog?? pensò Hermione a disagio. Non vedeva l’ora di poter parlare a Harry e Ron dell’uomo-demone che aveva incontrato quel pomeriggio.

 

 

********************************

 

 

“Ok, per questa sera possiamo dire basta…”

 

Jack chiuse anche l’ultimo sacco di avena e lo spinse verso il mucchio che lui, Harry e Ron avevano creato nell’angolo della stalla.

 

“Io sono stanco morto…” esalò Ron lasciandosi cadere seduto, contro una balla di fieno.

 

“A chi lo dici…” Harry crollò accanto all’amico e chiuse gli occhi, estenuato.

 

“Uhm, se siete già mezzi andati il primo giorno, siete messi maluccio!” ridendo, Jack si caricò in spalla il piccolo sacco d’avena necessario per la cena di quella sera e si avviò verso l’uscita “Riposatevi due minuti e poi venite dentro… Ah, noi mangiamo nelle cucine!” detto questo uscì dalla stalla e si chiuse la porta alle spalle.

 

“Io non mi alzo di qui finché non mi raccatta qualcuno…” gemette Ron, lasciandosi scivolare sempre più in basso.

 

Harry sollevò un braccio e si annusò l’ascella “Bleah! E per di più non mi sono mai sentito tanto sporco in vita mia… nemmeno durante gli allenamenti Quidditch si sudava così!” lasciò ricadere il braccio, senza forze “Che schifo…”

 

“E oggi non ci si va a mettere anche quello stronzo strafottente di George Turner a farci il terzo grado??” Ron si schiarì la voce “Sono George Turner, il rappresentante della regina! Ubbidirete a me come fareste a lei!!” imitò usando una vocetta stridula.

 

“Ehi sei uguale!” ridacchiò stancamente Harry, mentre si sistemava seduto meglio.

 

Ron fece un verso schifato “Ti prego… Per me quel tipo è solo un sacco pieno di merda, borioso e pieno di sé da fare schifo! Che se ne vada fare in culo…”

 

I due ragazzi rimasero per qualche minuto seduti ad occhi chiusi, in silenzio, cercando di trovare la forza di per tirarsi su, quando ad un certo punto, Ron si drizzò di scatto, spalancando gli occhi.

 

“Harry, hai sentito?” improvvisamente il suo viso era teso e guardingo.

 

“Che c’è?” Harry aprì un occhio e guardò l’amico.

 

“Quel rumore… le assi del soppalco hanno scricchiolato, come se qualcuno ci camminasse sopra!”

 

“Ma no, sarà stato un topo…”

 

Cadde di nuovo il silenzio e qualche secondo dopo anche Harry spalancò gli occhi. Aveva chiaramente sentito uno scricchiolio, come di passi sul legno. In un lampo entrambi furono in piedi.

 

“Chi c’è??!”

 

Silenzio. Ron guardò Harry, estraendo lentamente la bacchetta.

 

Il ragazzo annuì e fece segno a Ron di tenersi pronto, poi fece un passo avanti, guardando verso l’alto.

 

“Potete scegliere! O vi fate vedere oppure torniamo dal padrone e lo faremo venire qui…”

 

“O ci pensiamo noi a farvi uscire fuori con le cattive!”

 

“Aspettate…” sussurrò una voce ed un altro scricchiolio proveniente dal soppalco mise in allerta i due ragazzi, che intravidero un’ombra muoversi sopra le loro teste.

 

In un lampo Ron puntò la bacchetta verso l’alto.

 

Immobilus!”

 

L’incantesimo passò attraverso i buchi le assi e sortì l’effetto desiderato. Harry afferrò la lunga scala appoggiata contro la parete della stalla, appoggiandola contro il bordo del soppalco e in un attimo i due ragazzi furono di sopra.

 

Un giovane vestito da contadino, con giubba marrone e brache di tela rozza, li fissava immobile al centro del soppalco.

 

“Per l’amor di Dio, liberatemi! Non voglio farvi del male… non consegnatemi a Turner!”

 

I due ragazzi lo fissarono sbalorditi. I suoi capelli, anche se molto arruffati, erano di un rosso intenso, simile a quelli delle fiamme del fuoco. Identici a quelli di Ron.

 

Ron mormorò a mezza voce il contro-incantesimo e rimise in tasca la bacchetta, senza staccare gli occhi dal giovane, che ora si era ritirato nell’angolo più buio del fienile.

 

“Sei Michael Weasley, il gesuita?” gli chiese con la voce gli tremava leggermente.

 

L’uomo annuì piano.

 

“Noi ti stavamo cercando!!” esclamò Harry, senza riuscire a credere che quello fosse davvero l’uomo che stavano cercando.

 

“Sì, lo so, anche io… mi manda la profezia!”

 

 

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BUON GIORNO BELLISSIMI!!!!!!

Scusate il ritardo, il capitolo era pronto già da due giorni, ma un piccolo imprevisto mi ha tenuta occupata per tutto il week-end e non ho potuto aggiornare prima di adesso!!!

Allora? Piaciuto il chap? Lo so, l’inizio è stato un po’ noioso e non sono riuscita neanche a dare molto spazio all’interiorità dei personaggi, ma vi assicuro che lo farà nel prossimo capitolo. In questo ho voluto cominciare a svelare un po’ il mistero di ciò che era successo a Mary e alla sua famiglia, in più ho voluto dare qualche info in più su cosa era successo a Dumlow prima dell’arrivo di Harry, Ron e Hermione...

E che ne dite della loro momentanea sistemazione al Pavone Dorato?

Vi annuncio ufficialmente che questa storia avrà un sequel, dove potrò dare molto più spazio anche ad altri personaggi mi Mamma Rowling, tra cui Ginny. Scusate, ma era da un po’ che ci pensavo e ho voluto ufficializzare la decisione!!! ^__^

 

Ah! Mi sono resa conto che l’altra volta non ho lasciato il mio parere su il principe Mezzosangue… bè, sinceramente, non capisco perché Mamy Rowling sia così maschilista, ma per una volta non potrebbe essere una principessa?? Magari il titolo è costruito per trarre in inganno… Sarebbe carino se la Principessa mezzosangue fosse una ragazza, magari Luna Lovegood, dato che mi sembra un personaggio molto misterioso, o magari Hermione. Comunque, se è maschio potrebbe tranquillamente essere il nuovo personaggio che la Rowling introdurrà. Bha, vedremo, anche perché io sto morendo dalla curiosità… voglio il sesto libroooooooooooo!!!!

 

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GRAZIEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!!

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Siete fantastici!!

Le vostre recensioni sono meglio di un sorso d’acqua dopo una settimana nel deserto!!!!!!

(ho reso l’idea??)

VI VOGLIO BENE!!!!

 

Max: Ti ringrazio moltissimo per tutti i complimenti che mi hai fatto!!! Sono felicissima! ^_- Spero di non averti deluso nemmeno questa volta!! A presto!

 

Riley: Ciao Bellissima! Sono contentissima per tutte le belle cose che mi scrivi!! Spero che anche questo chap ti abbia entusiasmato e divertita come gli altri!! Certo che salverò la nostra piccola Ginny, non preoccuparti!! Sì, ho letto che nel 6° libro ci sarà un capitolo su Draco, intitolato proprio “la conversione di Draco”, o una cosa del genere, ma non so nulla a proposito. Cmq non credo che ci siano flash-back o altro, anche perché la Rowling scrive sempre utilizzando il punto di vista di Harry, quindi a meno che Draco non parli direttamente con Harry… davvero, non saprei. Un bacione forte forte, tvttttttb!!!!

 

Marty91: Aiuto!! No Marty, stai tranquilla, Ginny la salvo eccome!! Sarà una delle protagoniste del sequel! ^^ Ti è piaciuto il loro primo impatto con il passato?? Ciao, baciiiiii!!!

 

^Erin^: Woooooow!!! Ma quanto sei gentile!!! Sono felicissima che la storia ti piaccia, grazie per tutti i bellissimi complimenti!! Mi auguro di non averti delusa nemmeno questa volta!! Baci, a presto!

 

Marcycas – The Lady of Darkness: Ciao Tesorineeee!! Grazie, come al solito siete troppo gentili!! Su, Lady, abbi pazienza che il sangue arriverà, e anche un bel po’… tornare torneranno, come non si sa (Cmq non ti preoccupare Marcycas, ci penso io a salvaguardare l’integrità fisica di quei tre!! Nd.Giulia-che-fa-schioccare-la-frusta-in-direzione-di-Judie) e salveranno Gingin!!!(anche perché sarà una delle protagoniste del sequel!). Mi scuso ancora per il vergognoso ritardo, ma queste cavolo di macchine babbane si inceppano in continuazione!!! è_è. Dai, davvero Mamy Row ha detto che il primo chap del sesto doveva essere quello del primo??? Uuuuuh, ma adesso sto morendo di curiosità!!!! Baciotto Bellissime, fate le brave!! ^_-

 

AvaNa Kedavra: Amorina mia!!!!!!! EHI GENTE!! LEI E’ CHE SCRIVE LE ONE-SHOT PIU’ STUPENDE DEL WEB!!!! ^__^ Scusa se ti ho fatto aspettare tanto, ma finalmente ce l’ho fatta!! (dopo ti risp anche alla tua ultima mail… che cattiva che sono, ti sto facendo aspettare per tutto!) Grazie per tutte le cose carine che mi scrivi!! °///° mi fai troppo felice!!!! Spero che anche questo chap ti sia piaciuto!! Bè, ci sentiamo presto allora!! Un bacione grosso quanto il mondo, ti voglio un sacco di bene!!!

 

Daffydebby: ^___^ che gentile che sei!! Grazie!! Sono contenta che anche tu sia affascinata dal passato, spero di soddisfare le tue aspettative!!! Un bacione, a presto!!

 

Cloe: Ciao Carissima!! Sono contentissima che la storia ti piaccia e ti ringrazio moltissimo anche per la pubblicità che mi hai fatto sul forum ^_- è stato gentilissimo da parte tua!! Mi scuso ancora per il ritardo per l’aggiornamento… spero che continuerai ancora a seguirmi!! BACI!!!

 

Dorothea: Dai, davvero anche tu dovrai dare gli esami su quelle materie?? Ma che Facoltà frequenti? Cmq, ti ringrazio ancora per tutte le cose carine che mi ai scritto!! ^^ un kissone, a presto!!

 

Bebba: Ciao Bella!! Anche se ti ho appena lasciato la recensione per l’ultimo chap di “The Thin Ice”, rinnovo i complimenti anche per te, sei bravissima (e mi sento davvero molto onorata che tu mi abbia lasciato un parere per la mia FF!! Spero che continuerai a leggermi!! Kisskiss!!

 

Seyenne: Ehi Tata!! Allora, che ne dici di questo Medievo? ^_^ Spero che anche questo chap non ti abbia delusa!! Bacioni Tesora!!!

 

Edvige: Già, è quello che alla fine succede sempre… Harry e Ron sono sempre così avventati, non trovi? ^_- Baci cara!!!

 

Elivi: ^///^ grazie, grazie davvero per tutti i bei complimenti!! Sono felicissima di sapere che quello che volevo passare ai miei lettori sia arrivato a destinazione!! Volevo informarti che sto cercando un po’ di materiale per cominciare la locandina di “Wiccan Dance”… e ovviamente attendo con ansia il seguito di “Burro…Birre?”!!! Un bacione grosso grosso grosso!!!

 

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CCCCCCCIIIIIIIIAAAAAAAAOOOOOOOOOO!!!!

*Giulia*Judie*J

 

E non dimenticatevi di lasciarmi un vostro parere, così mi fate tanto felice!!!!!!

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Capitolo 10
*** Partire di nuovo ***


Capitolo 10: Partire di nuovo

Capitolo 10: Partire di nuovo

 

 

Harry e Ron continuarono a fissare ad occhi sgranati l’uomo che stava di fronte a loro. Aveva la barba lunga, gli occhi gonfi e cerchiati per la lunga veglia, le mani e il viso erano pieni di tagli.

 

“Ma allora… allora Hermione aveva ragione! Mary vi aveva raccontato tutto!” esclamò Ron facendo un passo verso Michael

 

“Sì, ma non mi sarei mai aspettato che i cavalieri di cui parlava la profezia fossero in realtà dei maghi” fece un cenno verso Ron e annuì “Sei abile, devi aver studiato parecchio!”

 

Ron gli rivolse una sguardo scettico “Sì, vaglielo a dire alla McGranitt!”

 

“A chi? Ti riferisci alla servetta che è arrivata con voi??”

 

Harry e Ron si guardarono un momento perplessi, poi capirono l’equivoco e per poco non scoppiarono a ridere.

 

“No, non lei! Lei è Hermione e non è una servetta” spiegò Harry con un mezzo sorriso sulle labbra “Ma come fai a sapere che…”

 

“E’ tutto il giorno che sono qui nel fienile e ho sentito due garzoni parlare di voi…” fece loro un sorriso “E i vostri nomi sono Harry Perriman e Ron Wheatley, dico bene?”

 

“No, in realtà questi non sono proprio i nostri veri nomi…”

 

Michael li guardò con sguardo interrogativo.

 

Ron sopirò “Forse è meglio che ti metti a sedere amico, perché quello che ti stiamo per raccontare ti sembrerà assolutamente pazzesco!”

 

 

*********************************

 

 

Hermione posò il piatto di stufato sul tavolo di un cliente e per l’ennesima volta lanciò un’occhiata verso la porta che dava sulla cucina.

 

Era tutta la sera che Harry e Ron si erano fatti vivi, mentre gli altri garzoni stavano già mangiando tutti insieme nelle cucine.

 

Ma dove diavolo sono finiti quei due? pensò perlustrando con lo sguardo anche il resto del locale. Tra l’incredibile calca di avventori e camerieri, Hermione vide Martha venirle incontro, reggendo un vassoio pieno di boccali vuoti.

 

“Ehi Martha, hai visto Harry e Ron?” le chiese, seguendola nel suo percorso verso le cucine.

 

“No, ma so che hanno lavorato con Jack nelle stalle fino a poco fa…” disse frettolosamente, entrando nella stanza piena di fumo e di sguattere che si affaccendavano “Marion!! Preparami due brodi di carne e un pollo arrosto entro subito!!” urlò rivolta alla vecchia cuoca che trafficava in dispensa, aiutata da alcune sguattere “Hermione, scusa, non stare con le mani in mano, sta sera c’è un sacco di gente e da sola non ce la faccio… Lucy!! Riempimi tre calici di vino annacquato e dalli a Hermione!”

 

Hermione notò la ragazza che aveva sorpreso in camera insieme a Harry e Ron e la guardò in tralice.

 

Lucy riempì i tre bicchieri e praticamente li sbatté tra le mani di Hermione “Hai sentito la padrona, olandese? Muoviti e portali all’ultimo tavolo là in fondo!” le disse, fissandola con insolenza e indicando un punto alle spalle di Hermione.

 

Hermione cercò di reprimere l’istinto omicida che provava verso Lucy e tornò in sala col vassoio dei bicchieri. Servì i clienti e tornò sui suoi passi, ma invece di dirigersi verso la cucina, uscì dalla porta che dava sul cortile e si diresse verso le stalle.

 

 

**********************************

 

 

“E appena abbiamo aperto gli occhi ci siamo trovati nella chiesa di St.Michael ed eravamo qui, nel 1565!” concluse Harry guardando Michael con quanta più serietà poté.

 

Michael fece un fischio basso “Certo che di cose ne ho sentite, ma questa le batte veramente tutte!”

 

“Lo sappiamo… ancora noi stentiamo a crederci”

 

In quel momento la porta delle stalle scricchiolò sotto la pressione di qualcuno che cercava di aprirla. Michael scattò in piedi e si lanciò dietro un covone di fieno del soppalco, mentre Ron scendeva di corsa dalla scaletta e Harry si  sporgeva verso il bordo del sottotetto.

 

“Harry!! Ron!” la voce di Hermione suonò ovattata da dietro il portone.

 

“Hermione, sei sola?” chiese Ron estraendo di nuovo la bacchetta e accostando l’orecchio alla porta.

 

“Sì! Ma che ci fate barricati nella stalla??”

 

Alohomora” Ron sbloccò la serratura e socchiuse la porta per far entrare Hermione, poi la sigillò di nuovo e spinse la ragazza verso la scaletta del soppalco.

 

“Ehi, ma che ti prende!” protestò Hermione, facendo comunque quello che Ron la esortava a fare.

 

“Abbassa la voce Hermione!” le sibilò Harry da sopra e porgendole una mano per aiutarla a salire sul soppalco “Abbiamo una notizia pazzesca da darti!”

 

“Anch’io” esordì lei spazzolandosi via dalla gonna i fili di paglia “Coldfog è qui a Dumlow!”

 

A quelle parole, Michael saltò fuori da dietro la balla di fieno con gli occhi spalancati e l’espressione sorpresa.

 

“Cosa??!! Hai detto Coldfog??!”

 

Nel vedere Michael apparire in quel modo Hermione fece un salto all’indietro.

 

“E lui chi è?!!”

 

“Hermione, non ci crederai! Lui è Michael Weasley!!” le spiegò Harry, rivolgendole un sorriso.

 

Hermione sgranò gli occhi “No!”

 

“E invece sì!” annuì Ron, con gli occhi che gli brillavano “Adesso lui ci aiuterà!” si rivolse a Michael “Lei è Hermione Granger!”

 

Hermione si voltò verso Michael con un’espressione raggiante. Nonostante le sue pessime condizioni non ci si sarebbe potuti sbagliare, era un Weasley purosangue; stessa espressione gioviale ma guardinga. Doveva avere una trentina d’anni e i suoi occhi brillavano di una luce decisa e rassicurante.

 

“My lady…” Michael fece un piccolo inchino “Perché hai parlato di Coldfog poco fa?”

 

“Sì, dicevo” Hermione si rivolse anche a Harry e Ron “L’ho incontrato oggi, si sta spacciando per il nuovo parroco di Dumlow!”

 

“Cosa diavolo ci fa qui, quel sudicio porco?” domandò Ron con disprezzo.

 

“Non lo so, ma la faccenda non mi piace per niente!” Hermione si cavò dal colletto la collana con appesa la pietra rossa “Ci sono troppe coincidenze…”

 

Michael, che era rimasto in un meditabondo silenzio, vide la collana tra le mani di Hermione e trasalì “Dove l’hai presa quella??!”

 

Hermione guardò prima la collana e poi Michael “La riconosci?”

 

“E’ di mia sorella!! E il pezzo mancante della Pietra Filosofale!”

 

I tre ragazzi lo fissarono ad occhi sgranati.

 

“Come…”

 

Michael scosse la testa “Abbiamo molte cose da dici, io soprattutto, ma questo non è il momento, non c’è tempo! Se ci trovano insieme, siamo tutti morti, perciò statemi bene a sentire. Wiliam Coldfog è un uomo pericoloso…”

 

“Lo sappiamo” disse Ron, a denti stretti “Lo conosciamo… e sappiamo bene la sua natura…” Ogni volta che udiva nominare quell’uomo, si sentiva montare dentro da una rabbia incredibile.

 

Michael lo guardò e annuì “Tanto meglio. Adesso, ascoltate attentamente quello che sto per dirvi. Mio padre, i miei fratelli e gli altri maghi appartenenti all’Ordine si nascondono agli occhi degli Uomini di Giuda e dell’Ufficio della Notte al maniero di Owpeln Grance, sotto la protezione di Lady Maddle e occultano con loro un oggetto molto magico…”

 

“Il Libro della Luce” concluse Hermione.

 

“Esatto, è protetto con la magia da mio padre Ignatius…”

 

“Noi dobbiamo assolutamente averlo!”esclamò Ron.

 

“So anche questo… Mary mi ha detto tutto. Dovevo trovare i due cavalieri e la dama venuti da lontano, che avrebbero combattuto due guerre parallele e che noi dell’Ordine avremmo dovremo aiutare, aprendo il Libro sacro alla loro conoscenza. Purtroppo non potevo portarlo con me nella mia ricerca, perciò adesso che vi ho trovati, dovrete venire con me da mio padre, solo lui può aprirvelo”

 

“Vengo io” si offrì Harry, facendo un passo verso Michael.

 

“E anche io!”si aggiunse Ron.

 

“Voglio venire anch’io!” proruppe Hermione, intrecciando le braccia al petto.

 

“No!” Ron le si piantò davanti con uno sguardo risoluto “E’ troppo rischioso! Tu te ne starai qui e ci aspetterai!”

 

Hermione lo fulminò con gli occhi “Te lo puoi scordare, io vengo con voi!!”

 

Michael le prese una mano “Sei molto coraggiosa, Hermione Granger” si chinò e le baciò gentilmente il dorso “Ma viaggiare in troppi non sarebbe sicuro, attirerebbe l’attenzione. Se aspetterai qui, ti assicuro che i tuoi compagni saranno di ritorno nel giro di una manciata di giorni, non di più…”

 

Hermione fece scorrere lo sguardo su tutti e tre e cominciò a mordicchiarsi nervosamente un’unghia “Sì, ma se qualcosa andasse storto? Io non … cosa faccio se dovesse succedervi qualcosa??!” si passò una mano tra i capelli e si sedette sconsolata su un cumulo di fieno.

 

Harry si sedette accanto a lei e le appoggiò una mano sulla spalla “Non preoccuparti, andrà tutto per il meglio… almeno per una volta possiamo essere un po’ fortunati?”

 

“Non so…”

 

“Harry!! Ron!!”

 

Harry balzò in piedi “Oh no, è la voce di Jack!”

 

“Ci staranno cercando, nemmeno io ho detto dove andavo!” esclamò Hermione seguendo l’esempio di Harry “Dobbiamo subito tornare dentro!”

 

“D’accordo, allora ascoltatemi” Michael si voltò verso la finestrella che dava sul cortile, per assicurarsi che Jack fosse ancora lontano dalla stalla “Tra due giorni ci sarà la festa patronale e il villaggio sarà pieno di gente che va e che viene, il momento perfetto per andarcene senza che nessuno se ne accorga. Quando scenderà la notte e la candela raggiungerà il ventesimo anello, verrà acceso il grande falò in piazza, in quel momento noi partiremo. Vorrei che voi sellaste tre cavalli e li portaste al cimitero di St. Michael. Aspettatemi vicino all’ossario”

 

Harry e Ron annuirono, mentre Hermione lo guardò molto amareggiata, poi tutti e tre raggiunsero la scaletta e cominciarono a scendere. Michael si sporse verso di loro.

 

“Sentite, un ultimo favore…” i tre ragazzi si fermarono a metà della scala a pioli e alzarono lo sguardo “Vi sarei grato se per questi due giorni riusciste a occuparvi solo voi delle stalle, in modo che nessun altro entri qua dentro, così potrò riposare. Inoltre se potreste portarmi il prima possibile qualcosa da mangiare…”

 

“Ci penserò io” disse Hermione scendendo anche l’ultimo piolo della scaletta “A dopo!”

 

Ron sblocco nuovamente la serratura e i tre ragazzi uscirono nel cortile, chiudendosi il portone alle spalle.

 

Jack li vide uscire dalle stalle e venne loro incontro “Ragazzi cosa ci facevate là dentro? Vi ho cercato dappertutto! Peter ha detto di portare dentro altro vino, in dispensa sta finendo!” si rivolse a Hermione “Martha sta impazzendo, è meglio che ti sbrighi a raggiungerla o darà di matto!”

 

Hermione fece un cenno a Harry e Ron e raggiunse la porta che dava sulle cucine, mentre Harry e Ron seguivano Jack in distilleria.

 

 

************************************

 

 

Fumo…

 

Fiamme…

 

Urla…

 

Mantelli neri…

 

Sangue…

 

Gli occhi di una ragazza che muore sgozzata…

 

L’urlo di Ginny…

 

“Noooo!!”

 

Harry scattò seduto sul letto, madido di sudore e ansimante. Era stato solo un incubo, ma era stato intenso quanto riviverlo davvero. Quanto sentirsi di nuovo in mezzo a quell’inferno.

 

Si passò una mano sulla faccia, cercando di calmare il battito del suo cuore e si guardò intorno. Era notte fonda, i servi e le cameriere del Pavone Dorato dormivano pesantemente, sfiancati da una pesante giornata di lavoro. Per un momento, Harry invidiò profondamente la loro assenza di pensieri e preoccupazioni; loro almeno erano al sicuro, a casa loro.

 

Si lasciò andare di nuovo disteso.

 

Il ricordo di tutto quello che era accaduto a lui e ai suoi amici era ancora vivido nella sua memoria e per quella notte non lo avrebbe lascito solo. Sentì la gola secca.

 

“Acqua…”

 

Scostò la coperta con un calcio e si alzò in piedi. La stanza era fiocamente illuminata da un raggio di luna che passava attraverso la finestra della camerata e Harry vide Ron, disteso sul letto accanto al suo, che dormiva agitandosi nel sonno. Anche lui stava avendo la sua buona dose di incubi.

 

Nel raggiungere la porta Harry urtò un paio di letti, provocando le fiacche proteste degli occupanti, ma senza svegliare nessuno. Maledicendo il fatto di non avere con sé la sua bacchetta per farsi luce, arrivò finalmente alla cucina e cercò a tastoni la brocca appoggiata sul tavolo, accanto all’ingresso.

 

Alzando lo sguardo, attraverso la finestrella che dava sul cortile, vide una sagoma seduta sullo steccato vicino alle stalle. Per un attimo pensò si trattasse di Michael, ma ad una seconda occhiata, si accorse che la sagoma aveva una chioma di capelli molto mossi.

 

Senza sbattersi a cercare un bicchiere, Harry bevve velocemente dal collo della caraffa e uscì dalla porta che dava sul cortile.

 

“Hermione?”

 

La ragazza alzò lo sguardo “Harry…”

 

“Che ci fai qui?” le chiese sedendosi accanto.

 

Hermione fece un piccolo sorriso “Potrei farti la stessa domanda”

 

Harry fece spallucce “Sono stato in cucina a prendermi un bicchiere d’acqua e ti ho vista…”

 

“Ma non è solo questo, vero?”

 

Harry esitò un secondo poi annuì “Anche tu?”

 

“Già… non mi fanno addormentare…” fece un grosso sbadiglio “Anche se mi sento stanca da morire!”

 

“Troppi pensieri?”

 

“Pensieri è dir poco” sul viso di Hermione calò un’ombra di tristezza “L’attacco… mi sembra di riviverlo cento volte…”

 

Harry sospirò a fondo “Ti capisco… anche io mi sento tutto scombussolato”

 

“E’ successo tutto talmente in fretta…” la sua voce tremò leggermente “E adesso questa storia che tu e Ron dovete partire con Michael…” Hermione abbassò la testa “Non sappiamo nemmeno cosa ne è stato di tutti gli altri ad Hogwarts… se dovessi perdere anche voi, io non so se ce la farei…”

 

Una lacrima scivolò silenziosa sulla guancia di Hermione. Harry se ne accorse e le cinse le spalle con un braccio.

 

“Perché siamo qui, Harry?” continuò Hermione, lo sguardo fisso per terra “Perché in questo momento, non possiamo essere, non lo so, nella nostra Sala Comune… Tranquilli, a fare i nostri compiti, a studiare per i M.A.G.O, o anche solo a chiacchierare dei fatti nostri…” un’altra malinconica lacrima scivolò dagli occhi della ragazza “Perché diavolo non poteva andare così??” Hermione si sfiorò la cicatrice sul labbro con un dito, mentre altre lacrime rotolarono sulle sue gote arrossate dal freddo “Perché…?”

 

“Hermione, lo sai che non c’è una risposta a questa domanda… la crudeltà di Voldemort e dei suoi Mangiamorte è cieca e pura e non ha perché. Se a loro va che tutti muoiano e soffrano, allora faranno di tutto perché sia così… sta a noi fare in modo che questo abbia fine!”

 

“Si, ma perché proprio noi!!?” Hermione si lasciò sfuggire un piccolo singhiozzo “Chissà se rivedrò i miei genitori…”

 

Harry chiuse gli occhi per un attimo. Si sentiva male al pensiero che per loro era appena iniziata una strada lunga, della quale non sapevano nulla e della quale non riuscivano a vedere la fine. Lui non aveva nulla da perdere, perché ora non gli era rimasto più nessuno al Mondo; Voldemort si era preso uno per uno i suoi genitori, il suo padrino e alla fine anche Silente… Adesso gli unici che gli erano rimasti erano Ron e Hermione, ma loro una famiglia ce l’avevano ancora. Una famiglia dalla quale non sapevano nemmeno se sarebbero tornati…

 

Strinse gentilmente le spalle di Hermione in un gesto di conforto.

 

“Certo che li rivedrai, Hermione, te lo prometto! Noi siamo qui proprio per questo, perché non debbano più esserci genitori senza figli, figli senza genitori e amici che se ne vanno per sempre. Siamo qui perché nessuno debba più dire addio e perché nessuna lacrima venga più versata…” le asciugò dolcemente le guance “A cominciare da queste…” concluse, abbozzando un piccolo sorriso.

 

Hermione rialzò il viso e rispose al sorriso.

 

“Grazie Harry…” tirò su con il naso.

 

“Ehi, ma figurati… Ti va se ci prepariamo un tazza di tè?” chiese Harry, saltando giù dallo steccato.

 

“Non credo che ne abbiano sai…” Hermione fece una piccola smorfia “Sembra che oltre alla birra e al vino, qui non sappiano bere altro!”

 

 “E se prendessimo in prestito la bacchetta di Ron?” Harry le strizzo l’occhio “Sei ancora brava in Trasfigurazione?”

 

Hermione lo guardò come se avesse appena bestemmiato “Harry, ma lo vedi con chi stai parlando??!” scese anche lei dal recinto e con un finto gesto altezzoso, si portò una ciocca di capelli dietro le spalle “Il mio nome è Hermione McGranitt!!” incrociò le braccia al petto e assunse la stessa espressione austera che la professoressa McGranitt rivolgeva a tutti i suoi studenti quando non ricordavano un passaggio chiave della lezione “Ti vedo molto impreparato signor Potter, meno dieci punti per Grifondoro!”

 

Harry soffocò una risata “Sì, professoressa McGranitt… Ora fili in cucina a scaldare un po’ d’acqua, per favore!!”

 

 

*******************************

 

 

“Harry, Ron, oggi vi tocca la ginnastica dei quadrupedi…”

 

I due ragazzi alzarono la testa e guardarono Jack come se avesse appena parlato in cinese. Quella mattina Jack sembrava essersi svegliato di malumore e per tutto il tempo non aveva fatto altro che far sbrigare a loro ogni tipo di lavoro sgradevole.

 

“Cos’è che dobbiamo fare??”

 

Jack sbuffò “Allora…” cominciò, usando il tono di uno che sta parlando con due bambini piccoli “Dovete andare nelle stalle, prendere un cavallo a testa e fargli fare un paio di giri del recinto per fargli muovere le gambe. E’ un servizio che il Pavone Dorato offre ai suoi avventori. Dai, muovetevi che oggi dobbiamo scaricare un carro intero per il magazzino e avete almeno una ventina di cavalli da sgranchire!”

 

Ron si avvicinò preoccupato all’orecchio di Harry “Tu hai mai cavalcato?”

 

“Valgono l’Ippogrifo al terzo anno e il Thestral al quinto?”

 

“Ehm… no”

 

“Allora non ho mai cavalcato”

 

“Ehi Jack…” Ron raggiunse Jack che stava trascinando da parte gli ultimi sacchi di crusca più vecchia, per far posto ai nuovi arrivi “Ecco, noi non abbiamo mai…”

 

“Weathley! Perriman!” Peter era appena apparso sulla soglia del magazzino “Cosa fate lì con le mani in mano!! Non voglio fannulloni in casa mia, muovetevi prima che vi accarezzi il di dietro coi piedi!! Jack, dai una mano agli olandesi”

 

“Un giorno o l’altro, giuro che lo Trasfiguro in un Vermicolo!” grugnì Ron a mezza voce, raggiungendo assieme a Jack e Harry i cavalli legati alla sbarra del cortile. Ne slegarono uno a testa e li condussero al centro del recinto.

 

“E adesso?” Ron teneva per le briglie un imponente destriero nero, che sbuffava e scuoteva la nervosamente criniera.

 

“E adesso ci salite sopra, no! Scusate ma che razza di domande…” Jack si bloccò, notando le espressioni dei due ragazzi “Non ditemi che non sapete cavalcare!!”

 

“Veramente…” Harry guardò la sua placida giumenta, che stava finendo di masticare pigramente un ciuffo di fieno.

 

“Ma sicuro che siamo capaci, vero Harry??” esclamò Ron in maniera disinvolta. Afferrò la sella dell’animale, poggiò un piede all’interno della staffa e si diede una spinta verso l’alto. La sua gamba non arrivò fino dall’altra parte e Ron rimase aggrappato con entrambe le mani al fianco del cavallo, che fece un paio di passi indietro, contrariato.

 

“Harry!! aiut…”

 

Proprio in quel momento, Hermione uscì dalla porta sul retro, per spazzare il porticato che dava sul cortile e vide Ron appeso al fianco del cavallo, che continuava a retrocedere infastidito. Il ragazzo cercava in tutti i modi di arrampicarsi sul dorso dell’animale e, nello stesso tempo, di non rovinare a terra, continuando a invocare l’aiuto di Harry che però non riusciva nemmeno a respirare, piegato in due dalle risate. La scena fece scoppiare a ridere anche lei.

 

All’improvviso Jack, lasciò spazientito le briglie del suo cavallo e andò ad aiutare Ron.

 

“Ma in Olanda non li avete, i cavalli??!” fece spingendo Ron sulla sella dello stallone. Il cavallo si imbizzarrì appena.

 

“Senti Jack, fin qui è stato divertente, ma adesso basta!” Ron teneva le briglie talmente strette che aveva le nocche bianche, mentre il cavallo continuava imperterrito a muoversi sulle zampe, nervoso “Non credo di piacere a questa bestia!”

 

“Non dire sciocchezze! E adesso, vai!” Jack diede una pacca al posteriore del destriero.

 

L’animale si impennò al massimo, emettendo un potente nitrito e partì al galoppo verso l’uscita del recinto. In quel momento, Ron scoprì che la sella non era per niente imbottita.

 

“Ahia, le palleeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!!”

 

Il cavallo schizzò fuori dallo steccato, verso l’aperta campagna, completamente senza controllo e l’urlo di Ron si perse in lontananza, mentre Jack scuoteva la testa e Harry e Hermione si tenevano la pancia, sdraiati per terra dal ridere.

 

 

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BUON NATALE!!!!

YEEEEHHH!!!! Finalmente è giunto (e anche finito) questo giorno magnifico, a mio avviso il più bello dell’anno (dopo il mio compleanno, ovviamente!! ^_^).

Ho ricevuto il DVD di Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban!!! Per questo film l’hanno fatto bellissimo, gli inserti speciali mi sono piaciuti un casino, soprattutto le interviste con gli attori, anche se quella testolina rinsecchita travestita da Bob Marley l’avrei uccisa… avesse fatto una battuta divertente, una che fosse una!!

Cmq… avete ricevuto la notizia più bella che ci potesse arrivare per questo natale??! Il 16 Luglio 2005 esce nei Paesi Anglosassoni “Harry Potter and The Middle-blood Price”!!!

EVVIVA!!!!!!!!!!!!! Non vedo l’ora, non vedo l’ora!!!

Scommetto che in Italia uscirà in concomitanza con il quarto film, mi ci gioco quello che volete… con tutti i soldazzi che ci ricaverebbero in una botta sola!!

A parte ciò… Piaciuto il chap? Lo ammetto, è un po’ cortino, ma mi sembrava carino chiuderlo con Ron che si sparava la sua prima esperienza a cavallo.

Purtroppo ho una mezza brutta notizia da darvi: io il 28 parto per un campo invernale con i “miei bimbi” (come li chiamo io) del reparto del mio gruppo scout, e tornerò il 30. Il 31 riparto fino al 2 e quindi fino al prossimo anno non mi sarà possibile scrivere nulla, però non preoccupatevi, ho già le idee chiare per l’undicesimo capitolo, mentre il dodicesimo è già quasi mezzo scritto!! (mi sono portata un pochino avanti col lavoro^^)

Invece non ci crederete, ho già stilato tutto il primo capitolo del sequel! Sembrerà pazzesco, ma nella mia testa, ‘From the North Lands’ è già concluso, perciò un giorno (mentre mi trovavo una delle due Linee Sincroniche che attraversano Torino) ho cominciato ad avere delle idee brillanti riguardo al sequel e non volevo assolutamente lasciarmele scappare!!

 

UN BACIONE A TUTTI,

SIETE SPECIALISSIMI!!!!!!!!!!!!!!!!!!

 

MARCYCAS – THE LADY OF DARKNESS: Non preoccupatevi bellissime, a me basta sapere che non vi ho deluse e che quel che scrivo sia sempre degno di vostra nota!!! ;-P Il prossimo chap vi svelerò molte cose su NebbiaFredda (che forza, NebbiaFredda!! Ah, ah! In italiano fa quasi ridere!! Nd.Judie)(Come ti permetti, plebea?? Nd.Coldfog-che-affila-lo-stiletto-avvelenato)(Stai zitto, che tanto fai una brutta fine!Nd-Judie-che-s’inkina-a-Lady-e-prende-esempio-mentre-Giulia-e-Marcycas-le-guardano-malissimo). Cmq ho letto la vostra mega-skeda sulla vostra pagina di presentazione… Wow, vi confesso che in effetti Marcycas e Lady assomigliano tantissimo a Giulia e Judie, è stato tenerissimo da parte vostra aprirvi in maniera così profonda! ^_- E la mia sorellina vi porge gli omaggi perché ha iniziato a leggere The Little Scarlett Rose e ne è rimasta assolutamente conquistata!! Sapete com’è… adora Draco e i Serpeverde in generale!! Un kissone, a presto!!!

 

AVANA KEDAVRA: Gioia mia!!! Sei tenerissima, ma grazie mille!!! Ultimamente sono stata un po’ assente dalla vita del web (sorry) ma ti giuro che sono state tutte cause di forza maggiore (prima i cazzi col service pack, adesso con Fastweb… ke palle!!!). Spero tu abbia passato uno splendido Natale, confesso che ti ho pensato molto e spero che sia filato tutto liscio!! ^^ Spero che anche questo chap ti sia piaciuto… la tua opinione è importantissima per me!!! Un bacione bellissima, ti voglio un casino di bene!!!!!!!!!! Ps. Hai visto la neve?? Viva Torino!!!

 

^ERIN^: Wow, sono stra contenta di quello che mi hai scritto, sei stata gentilissima!!! Grazieeeeee!!! ^_^ Un bacione e buone feste!!!

 

MARTY91: Ciao bellissima, sai che ho scritto l’ultima parte pensando appositamente a te?? ^_^ mi fa piacere di portarti un po’ di allegria.. anzi, a dire la verità io mi diverto un sacco a scrivere le parti comiche! In questo chap ho svelato cosa attende Harry e Ron, nel prossimo scoprirete più o meno tutti i retroscena su Coldfog e co! Grazie mille per tutti i complimenti, baciotti Bella e BUONE FESTE!!!!

 

BEBBA: No problem Tesora, a me bastano due righe per sapere che ciò che ho scritto ti sia piaciuto!! ^_^ un colloquio a scuola? Wow, per cosa? No dirmi che anche tu sei una casinista come il tuo Ron di The Thin Ice?? ^_^ Grazie per i bei complimenti!! Un Baciotto, a presto e buone feste!!!

 

NINFEA_82: Grazie mille!! ^///^ Hai ragione, mi sono ispirata al Ladro di Anime, uno dei libri più belli che io abbiamo mai letto e mi è talmente piaciuto che ho deciso di scrivere la storia, riadattandola per i personaggi di Harry Potter!! Un bacione, spero che continuerai a leggermi!! ^_- buone feste!

 

EDVIGE: Ciao Carissima!! Così va meglio come finale? ^_^ Un bacione, buone feste di cuore!!!

 

DOROTHEA: Ooooooh… ^////^ (me emozionantissima!!!) grazie mille per tutte le cose stupende che mi hai scritto!!! Sei stata gentilissima!! Spero di non deluderti mai! Un bacione Cara,a presto e Buone Feste!!! Ps. Anche mia sorella faceva Scienze della formazione primaria… più o meno è quello che facevo io al liceo: psicologia, pedagogia e sociologia! Bellissime e interessantissime materie!! Ciaù!!

 

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BUONE FESTE, CI SI RISENTE ILPROSSIMO ANNO… IL 2005!!!

L’ANNO DEL PRINCIPE MEZZO SANGUE E DEL CALICE DI FUOCO!!!!

 

*Giulia*Judie* J

 

 

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Capitolo 11
*** Un aiuto pericoloso ***


Capitolo 11: Un Aiuto Pericoloso

Capitolo 11: Un aiuto pericoloso

 

 

“Ahio!! Fai piano Hermione! Fino a prova contraria non sono un pupazzo, il dolore lo sento ancora!”

 

“E stringi un po’ i denti!” Hermione prese con le pinzette l’ennesima spina conficcata nelle gambe di Ron e la tirò via con violenza.

 

“AHIA!!”

 

Hermione sbuffò “Comunque devi ancor spiegarmi come cavolo hai fatto a finire tra i rovi…”

 

“Prova tu a far capire a un cavallo imbizzarrito alto tre metri che non deve correre attraverso i cespugli ai 150 km/h!” imbronciato, Ron acciambellò le braccia sotto al mento.

 

Jack era riuscito a recuperarlo, dopo che il grosso stallone nero lo aveva trascinato per diversi chilometri attraverso il bosco limitrofo al villaggio. Ron si era riempito di talmente tante spine, che Peter aveva accordato a Hermione il permesso di aiutarlo a liberarsi di tutte quelle che gli si erano conficcate addosso. Ora il ragazzo aspettava disteso sul suo letto che la ragazza estraesse le ultime e le più fastidiose.

 

“E Harry?” chiese Ron, facendo una smorfia silenziosa quando l’amica gli estrasse una spina penetrata in particolare profondità.

 

“E’ ancora in cortile con Jack, gli sta insegnando a cavalcare. Gli ha detto che per la festa patronale, la locanda sarà invasa di clienti e che ha assolutamente bisogno di un aiuto per la gestione dei cavalli.”

 

“Ma non può chiederlo a qualcun’altr…OOH!!”

 

“No” Hermione estrasse l’ultima spina provocando ancora un’altra protesta da parte di Ron “A quanto pare nessuno può rinunciare ai propri compiti per farlo…” Pulì con uno straccio bagnato il sangue delle micro ferite che le punte gli avevano procurato “Ecco fatto grande eroe, hai visto che non sei morto?”

 

“Spiritosa…” Ron fece per alzarsi.

 

“Aspetta” la ragazza prese da una ciotola una manciata di una pasta verdognola dall’odore pungente e la spalmò sulle ferite di Ron “Questa dovrebbe far smettere di sanguinare i buchi…”

 

“Dio mio che puzza!” protestò Ron, tappandosi il naso con entrambe le mani “Ma dove l’hai preso ‘sto schifo??”

 

“L’ho fatto io con delle erbe di particolare potere curativo che ho trovato nel bosco qui dietro, ho preso il mortaio e ho fatto un decotto mentre la cucina era vuota.”

 

“Tutti impegnati a lavorare per la festa, immagino.”

 

“In realtà, erano tutti fuori a vedere se Jack riusciva ad acchiapparti…”

 

In quel momento, la porta della stanza si aprì ed entrò Harry, reggendosi la schiena con una mano e camminando con le gambe più divaricate del solito.

 

“Per favore fatemi sedere sul morbido!” esclamò barcollando verso di loro.

 

“Harry! Che ti è successo??” chiese Hermione, alzandosi in fretta dalla branda per far posto all’amico.

 

Ron lo guardò comprensivo “Dura la sella eh?”

 

Harry gli restituì un’occhiataccia “Non fare tanto il furbo, Jack ha detto che appena hai finito, tocca a te romperti il culo sulle sella” Ron lasciò andare mollemente la testa sul cuscino in un gesto di disperazione “e questa volta lo fai come si deve!!” Harry fece per mettersi seduto meglio, ma soffocò un gemito di dolore “Credo di essere pieno di lividi…” lanciò un’occhiata alla ciotola di pastura e poi guardò i suoi amici con sguardo supplichevole.

 

“Harry??!” Hermione lo guardò allibita “Ci stai chiedendo di spalmarti la crema sul didietro??!”

 

“Io dietro non mi vedo!! Per favore, mi fa troppo male!!” si voltò verso il suo migliore amico “Ron?”

 

“Scordatelo!”

 

Per la seconda volta la porta della stanza si aprì e Martha vi infilò la testa. Aveva la faccia un po’ preoccupata.

 

“Harry, stai bene? Jack ti ha fatto fare qualcosa di pericoloso? Ti ho visto rientrare zoppicando… Non ti sei fatto male, vero?”

 

Hermione fece scorrere lo sguardo da Harry a Martha che, come ogni volta che si trovava in presenza di Harry, era arrossita fino alle orecchie, e un sorrisetto le increspò le labbra.

 

“Harryyyy…” canticchiò maliziosa “Ho trovato chi ti può aiutare!”.

 

 

**********************************

 

 

La mattina dopo, il nuovo parroco celebrò la sua prima messa e alla fine sembravano tutti molto soddisfatti. Oltre a tutto il villaggio, vi presero parte anche Harry, Ron e Hermione, e a detta di Martha, la funzione fu più breve e partecipata di quelle del vecchio parroco Arckley, quando la maggior parte dei parrocchiani si addormentava.

 

Coldfog scese i gradini dell’altare, i paramenti puliti e stirati, i capelli in perfetto ordine, e risalì la navata rivolgendo cenni di saluto ai parrocchiani, sul viso un sorriso di benvenuto. Vedendo Hermione seduta vicino a Martha e ai suoi due amici le rivolse un sorriso lascivo e impudico.

 

Harry si chinò verso il suo orecchio “Avevi ragione, è proprio quel pezzo di merda di Coldfog!”

 

Hermione scosse la testa indignata “Non riesco a credere a tanta faccia tosta… quell’uomo è un demone e si permette di mettere piede in luogo sacro, comportandosi come se fosse il buon pastore!” si voltò anche verso Ron e vide che stava fulminando Coldfog con gli occhi.

 

Il ragazzo incrociò lo sguardo di Hermione “Quanto avrei voglia di ammazzarlo seduta stante!” le sussurrò infuriato.

 

Qualcuno seduto dietro di loro sibilò di fare silenzio, così i tre amici rimasero zitti per il resto della messa, senza smettere tuttavia di rimuginare sui comportamenti dell’uomo-demone.

 

Era chiaro, Coldfog si stava prendendo gioco di tutti coloro che aveva di fronte. Anche il brano che aveva scelto per la funzione, le parole di Cristo sui lupi travestiti da agnelli, suonava come una beffa. Coldfog doveva aver visto Turner e i suoi uomini in fondo alla chiesa, perché alla fine aveva esortato i parrocchiani ad aiutare la giustizia della regina nella caccia agli eretici.

 

Alla fine della funzione sulla scalinata principale, Coldfog stringeva le mani dei parrocchiani promettendo che sarebbe andato a far loro visita alla prima occasione. Rise e scherzò con Osbert il panettiere, con Greg il contadino e persino con lo scontroso Peter Courtney.

 

“La serata per la nostra amatissima festa patronale sarà fantastica! Sono sicuro che non la dimenticheremo per lungo tempo… Sarà un nuovo inizio per la parrocchia di St. Michael!”

 

Passando accanto a Coldfog, insieme a Harry, Ron e Hermione, Martha si sentì afferrare per la spalla.

 

“Martha vero? Martha Courtney? Ho sentito molto parlare di tuo padre e della vostra taverna” Coldfog si voltò e sorrise anche ad Hermione, facendole un mezzo inchino “Ci rivediamo, Hermione giusto?” poi l’uomo notò lo sguardo furioso che gli rivolgevano Harry e Ron, fermi accanto alle due ragazze “E voi dovete essere… gli olandesi ospiti in Inghilterra, dico bene?”

 

Ron ignorò totalmente la mano che Coldfog gli tendeva e continuò a guardarlo malissimo, mentre Harry gliel’afferrò e gliela strinse come se volesse spezzargliene le ossa.

 

Coldfog ricambiò i loro sguardi con un ghigno “Due giovani volenterosi, immagino!”

 

Martha sorrise al parroco “Naturalmente, sanno rendersi molto utili!”

 

“Non ne dubito…” Coldfog sembrò squadrarla per un attimo e inclinò la testa da un lato “Martha, posso parlarti in privato?”

 

Martha aprì la bocca per rispondere, quando Hermione l’afferrò per un braccio.

 

“No!” Coldfog e Martha la guardarono sospettosi. Hermione tossicchiò nervosamente “Intendevo, non adesso! Sì, perché ci conviene sbrigarci… tuo padre avrà bisogno di te alla locanda!”

 

“Ma andiamo Hermione, per questo ci siete voi no?”

 

“Sì, ma…”

 

Coldfog s’irrigidì, ma mantenne il sorriso “Prometto che non ti ruberò molto tempo signorina Courtney”

 

Martha gli rivolse un sorriso servile e fece loro segno di andare. Di malavoglia, Hermione si voltò e si avviò al cancello, seguita da Harry e Ron.

 

“Quello è l’uomo più spregevole del che abbia mai visto!” sbottò appena furono fuori portata d’orecchio.

 

Ron rise ironico “Andiamo Hermione, così gli fai solo i complimenti! Quello non ha nemmeno il diritto di essere considerato un essere umano. E’ solo un bastardo figlio di puttana, un demonio dell’inferno, un pezzo di merda!!” strinse i pugni, furioso.

 

“Concordo con te!” commentò cupo Harry, prendendo a calci un sassolino.

 

“Sì, ma ricordatevi che non dobbiamo avere fretta” Hermione si strinse nel mantello “Ma sono sicura che adesso che abbiamo anche l’aiuto di Michael riusciremo ad avere quel che ci serve!” raggiunsero la taverna “Quindi occhi aperti!”

 

Quando Martha tornò dalla chiesa, rispose tranquillamente a tutte le domande concitate che Hermione le rivolse riguardo a quello che le aveva detto Coldfog.

 

“Hermione ti prego, nemmeno mia madre, buon’anima, era così assillante! Te lo ripeto per la millesima volta, Coldfog mi ha solo chiesto se una volta ogni tanto mi andava di andarlo ad aiutare a tenere la canonica in ordine perché non aveva una domestica! Ha detto che mi avrebbe pagata e ci siamo accordati sui giorni, tutto qui!!”

 

Hermione l’aveva presa da parte “Martha ascoltami per favore, Coldfog non è come credi, lui è malvagio! Non devi andare da lui, hai capito? Potrebbe farti del male!!”

 

Martha l’aveva guardata come se Hermione fosse pazza “Ma che stai dicendo?? E’ il nostro parroco ed è una brava persona, si vede lontano un miglio!”

 

“Non sempre la gente è quello che sembra!”

 

“Senti Hermione, non voglio più sentirti parlar male del nostro parroco, hai capito? E con questo la discussione è chiusa!”

 

“Ma Martha…”

 

“Ho detto basta!”

 

Ma nonostante la tranquillità che la ragazza mostrò per il resto della giornata, quella sera verso l’ora di chiusura, Ron trovò Martha che piangeva disperata, seduta su una sedia della sala vuota.

 

Preoccupato, Ron le si accostò. Non aveva mai parlato molto con Martha, ma aveva saputo da Hermione del suo accordo con il falso parroco.

 

“Martha, stai bene??” Martha seguitò a singhiozzare “Mio Dio, che ti è successo? E’ stato Coldfog? Ti ha fatto del male??!”

 

Martha sollevò il viso dal fazzoletto “Ancora con questa storia?! Voi olandesi siete davvero paranoici! No, il nostro parroco non c’entra niente, è per Eve…”

 

“Chi??!” Ron la guardò spiazzato.

 

“Evefairy…”

 

“???”

 

“La mia cavalla!! Oggi sono stata nella sua stalla, quel piccolo capanno al fondo del cortile. Mio padre l’ha fatto costruire solo per lei…” si soffiò fragorosamente il naso “Prima sono andata per darle da mangiare… e l’ho trovata riversa sulla paglia, ricoperta da una patina di sudore e ansimante. Io… io credo che stiamo morendo!!” e scoppiò nuovamente a singhiozzare.

 

Ron rimase molto colpito dalla notizia. Martha si prendeva personalmente cura della sua cavalla, una giovane puledra dal manto bianco di appena due anni, e la cavalcava molto spesso, così che lui l’aveva vista più volte, e gli era sempre sembrata in perfetta forma.

 

“Domani puoi chiamare qualcuno che la curi, non so un dottore o qualcosa del genere…”

 

Martha scosse la testa, disperata “Domani sarebbe troppo tardi!”

 

Ron ci pensò un po’ su e poi gli venne in mente l’unica alternativa. Era rischioso, ma Martha aveva fatto tanto per lui e per Harry e Hermione, che si sarebbe sentito in colpa se non avesse fatto qualcosa per aiutarla.

 

“Senti, forse io posso aiutarla…”

 

Martha sollevò gli occhi rossi dal pianto “Di-dici sul serio?”

 

Ron annuì “Però prima devo capire cos’ha”

 

In meno di trenta secondi Martha trascinò Ron nella stalla di Evefairy e gli rimase accanto tutto il tempo che ragazzo esaminò la giumenta.

 

Alla fine Ron si rialzò e si pulì le mani sui pantaloni “Non so come diavolo sia potuto succedere, ma è chiaro che la tua cavalla è stata avvelenata!”

 

Martha spalancò gli occhi “Ma non è possibile! Nessuno può entrare qua dentro, solo io ho le chiavi di questo capanno!!”

 

“Forse qualcuno ha forzato la porta o le finestre, controlliamo!”

Esaminarono ogni infisso e ogni serratura, ma non trovarono alcun segno sospetto.

Martha si mordicchiò nervosamente un’unghia “Io non capisco…” s’inginocchio di nuovo accanto alla sua cavalla agonizzante e gli occhi le si riempirono nuovamente di lacrime “Ti prego Ron… salvala! Per me è come una sorella, non potrei sopportare di perderla!”

 

Ron si passò una mano tra i capelli e sopirò a fondo. Quella situazione gli ricordava molto quella in cui versava Ginny, immobile in un letto di ospedale, avvelenata e in attesa della morte o di qualcuno che la salvasse. Pensò che se all’infuori di lui e dei suoi amici, qualcun altro avesse saputo cosa fare per salvarla e per paura non l’avesse fatto, lui non sapeva nemmeno cosa gli avrebbe fatto, perché quando si vuole bene ad una persona a tal punto che non importa più del resto, allora vale la pena rischiare tutto per lei.

 

Ed evidentemente, Martha era disposta a tutto per Evefairy.

 

“D’accordo!”

 

Gli occhi di Martha si illuminarono “Grazie Ron, grazie!!” si rialzò in piedi, raggiante “Di cosa hai bisogno?”

 

“Non preoccuparti, mi occuperò io di tutto, ma tu per favore, sali in camera tua e dormi tranquilla. Domani mattina la tua cavalla starà benissimo, te lo posso assicurare!”

 

Martha gli sorrise e con grande stupore di Ron, si fece avanti e lo strinse in un rapido abbraccio “Te ne sarò eternamente riconoscente!”

 

Ron le diede dei colpetti sulle schiena, imbarazzato, ma grato che la ragazza lo avesse lasciato andare. Si ricordava fin troppo bene che faccia aveva fatto Martha quando il giorno prima Hermione le aveva proposto di aiutare Harry a medicarsi dai lividi. Alla fine Harry aveva preferito arrangiarsi da solo.

 

Rimasto solo, il ragazzo fece mente locale su una delle ultime noiosissime lezioni di Pozioni che aveva seguito ed elencò mentalmente tutto quello di cui aveva bisogno

 

Foglie di aloe arborescence, di luparia, un pezzo di radice di mandragola e le bezoar di una capra… morta se possibile, non mi metterei mai ad ammazzare un’animale e… e poi? Accidenti e chi si ricorda?? Dannatissima materia inconcludente!!

 

Ron si diresse spedito verso gli alloggi dei servi.

 

Ho bisogno di un aiuto…

 

 

*********************************

 

 

Una russata troppo forte da parte di Harry svegliò Hermione nel bel mezzo della notte.

 

La ragazza sbuffò scocciata. Era mai possibile che per un motivo o per l’altro non poteva passarsi una notte in santa pace?

 

Con le palpebre appesantite dal sonno, Hermione lanciò un’occhiataccia al suo amico, sdraiato sul letto accanto al suo e gli assestò uno spintone. Harry bofonchiò qualcosa a proposito di sveglie e ritardi e si rigirò nel letto.

 

Hermione abbozzò un piccolo sorriso. Sapere che almeno il suo migliore amico non stava avendo di nuovo incubi su tutto quello che stavano passando, la fece sentire meglio. Per fortuna a lei quella notte era stato concesso un sonno senza sogni, al contrario della prima notte che aveva passato al Pavone Dorato.

 

Si era appena rimessa sotto le coperte, quando sentì qualcuno che la chiamava sottovoce e si sentì scuotere insistentemente.

 

“Hermione! Hermione, svegliati!”

 

“Che c’e??!” sibilò mettendosi a sedere e maledicendo mentalmente chi le stava impedendo di riaddormentarsi.

 

Vide Ron in piedi accanto al suo letto con una candela accesa in mano e il mantello addosso. Il ragazzo la prese per un braccio e la trascinò praticamente fuori dal letto.

 

“Shhh!! Mettiti il mantello e seguimi! Devi aiutarmi, da solo non ce la faccio! Non mi ricordo un tubo di Pozioni!!”

 

“Ehi, ma ti pare il momento di venire a parlarmi di Pozioni?? Non lo sai che di notte si dorme?” protestò Hermione infilandosi ugualmente gli stivaletti e avvolgendosi nel suo mantello “Facevi così anche ad Hogwarts??! Poveri i tuoi compagni di stanza, non sarei mai voluta essere nei loro panni…”

 

“Zitta, che svegli tutti!!”

 

Ron la condusse fuori dalla stanza e poi dietro le stalle, fino al limitare del campo, dove aveva allestito un piccolo falò sul quale aveva agganciato il calderone della cucina. Appena Hermione intuì le intenzioni dell’amico lo guardò ad occhi spalancati.

 

“Ron, ma ti è dato di volta il cervello??! E se qualcuno ci vedesse??! E’ un rischio enorme!!”

 

“Lo so, ma è per aiutare Martha! La sua cavalla sta morendo e lei è disperata. Qualcuno che non ha bisogno delle porte per entrare in una stalla le ha avvelenato la giumenta…”

 

“Eh??! Qualcuno che fa cosa??”

 

“Secondo me è stato Coldfog!”

 

“Coldfog?! E perché mai?”

 

Ron scosse la testa “E che ne so, però sono sicuro che nessuno è entrato in quel capanno usando la chiave, ma non ci sono segni di forzatura e qui gli unici non babbani sono Michael e lui… Noi ci escluderei a priori.”

 

Hermione si torse le mani, preoccupata “Non lo so Ron, qualcosa potrebbe andare storto! Rischiamo grosso, agire di notte è molto più pericoloso che di giorno!! E’ così… così furtivo!”

 

Il ragazzo guardò Hermione negli occhi “Noi possiamo aiutarla, ne abbiamo il potere e sappiamo come fare!! Per Martha la sua cavalla è una delle cose più importanti, le si spezzerebbe il cuore se morisse… per favore, Hermione! Lei ha fatto così tanto per noi…”

 

“E va bene…” la ragazza si mise le mani sui fianchi e guardò verso il pentolone che Ron aveva preparato “Cos’hai intenzione di fare?”

 

“Dobbiamo preparare una pozione disintossicante o qualcosa di simile, ma io non ho idea di come fare… Lo sai che a Hogwarts, Pozioni la frequentavo solo perché se no mi bocciavano e credo che la stessa cosa valga per Harry!”

 

Hermione alzò gli occhi al cielo “Ah, se non ci fossi io…”

 

Ron le rivolse un largo sorriso “Sapevo che avresti capito!”

 

 

*******************************

 

 

“Ma sì, ti dico che è così!!”

 

“No dai, non ci credo!”

 

“Ti dico di sì! Ti dico che era lei!!” Lucy guardò Meg con malizia mentre immergeva i panni che stavano lavando insieme alle altre sguattere nell’enorme tinozza posizionata nel cortile. Tutte erano intente ad ascoltare quello che Lucy stava raccontando “Stavo tornando alla locanda, dopo essere stata da Greg, quell’affascinante contadino che possiede i terreni che confinano con i nostri e le ho viste!! Streghe che preparavano una pozione magica!!!”

 

All’unisono le ragazze trattennero il respiro.

 

“Erano in due, una non so chi fosse, non l’ho riconosciuta perché erano al limitare del bosco e illuminate solo da un piccolo fuocherello, ma l’altra sono sicura che fosse proprio quella sciatta olandese dal labbro leporino! Chi altri ha una testa così piena di capelli??”

 

“E stava davvero aprendo la pancia di una capra?” chiese Jane, una giovane servetta, continuando a strofinare la stessa federa oramai lavata e rilavata.

 

“Sì e non t’immagini quanto sangue! Poi hanno buttato qualcosa in un calderone… come le streghe!!”

 

Altre risate perfide.

 

Proprio in quel momento, Hermione uscì in cortile trascinando anche lei un sacco piena di lenzuola sporche da lavare. Ripensava a quella notte sorridendo tra sé; la pozione che lei e Ron avevano preparato, aveva salvato la vita a Evefairy e quando Martha l’aveva saputo, ne era stata così felice che aveva abbracciato entrambi piangendo di gioia.

 

Appena Hermione si accostò alla tinozza, le altre sguattere smisero immediatamente di parlare, ma cominciarono a lanciarle e a lanciarsi tra loro occhiate per nulla discrete, ridacchiando come un gruppo di galline.

 

Hermione le guardò con aria di sufficienza e cominciò ad immergere le cose che doveva lavare senza sollevare ulteriormente lo sguardo. Sin dal suo primo anno ad Hogwarts non si era mai trovata a suo agio tra le ragazze, che regolarmente la snobbavano dai loro gruppetti, in particolar modo le ragazze di servizio al Pavone Dorato. Lei non piaceva a loro quanto loro non piacevano a lei, perciò non si sentì minimamente turbata nemmeno quando intuì che avevano appena smesso di sparlare di lei.

 

Contrariata dal fatto che Hermione non mostrasse segni di imbarazzo, Lucy si schiarì la voce e guardò verso il cielo.

 

“Giornata magnifica, non trovate? Forse questa sera non ci saranno nuvole in cielo e se siamo fortunati, magari ci sarà anche la luna piena!”

 

Un coro di risatine accolse le sue parole, ma Hermione non diede segno di averla sentita, anche se un dubbio atroce cominciò a farsi strada dentro di lei. Ma no, non poteva averli visti davvero… loro avevano fatto attenzione! Forse Lucy stava raccontando una balla solo per il gusto di sfotterla davanti alle sue amichette… decise di continuare ad ignorarla, ma la cameriera non si diede per vinta.

 

“Dicono che la luna piena favorisca molte cose, sapete? La nascita dei bambini, rende la pelle candida come il latte, fa innamorare le persone e… agevola le pozioni delle fattucchiere… Magari qualcuna di voi potrebbe chiedere a una strega di prepararle un filtro d’amore! Tu che ne dici Hermione?”

 

“Dico che secondo me stai dicendo una marea di idiozie…”

 

“Invece sono cose vere! Come fai a non saperle… proprio tu!”

 

Hermione smise di strofinare il lenzuolo che aveva tra le mani “Per tua informazione, cervello di gallina che non sei altro, io so più cose di quante tu ne saprai mai in una vita intera! La luna piena influisce su tutto tranne che sulle cretinate che hai appena elencato! Condiziona le maree e fa crescere le piante, ma non ha nulla a che vedere con nascite e pelli!”

 

“E invece no, ho ragione io!” Lucy mise giù panni e sapone e le rivolse un sorrisetto beffardo, incrociando le braccia al petto, in atteggiamento di sfida “Me l’ha detto Greg, un contadino molto esperto!”

 

“Ah, vuoi dire che te l’ha detto mentre ti sbatteva nel pagliaio della sua fattoria?”

 

Il viso di Lucy s’infiammò all’improvviso “Come osi, sfrontata!!” una luce cattiva si accese nei suoi occhi “Comunque è sempre meglio che farsi sbattere dal demonio come fa una stregaccia come te!!”

 

Per Hermione fu troppo. Lucy non fece in tempo nemmeno a provare a muoversi, che un lenzuolo zuppo d’acqua le si abbatté sulla faccia come una frustata gelida. Fuori di sé, saltò addosso ad Hermione e in meno di un secondo, le due ragazze erano avvinghiate con forza.

 

Le altre sguattere iniziarono a strillare come oche, ma nessuna intervenne per dividerle, visibilmente esaltate dall’avvenimento e cominciarono ad aizzare Lucy che nel frattempo aveva afferrato Hermione per i capelli, mentre la ragazza cercava di liberarsi dalla sua presa.

 

“Sono solo un mucchio di stronzate e tu sei una schifosa bugiarda!!” urlò Hermione, strattonandole i polsi.

 

“Neghi perché sei colpevole, brutta strega deforme!!”

 

Le urla delle ragazze aumentarono quando Lucy urtò il bordo della tinozza e vi cadde dentro, trascinandosi dietro Hermione che teneva ancora saldamente per i capelli. Molti di coloro che stavano in cortile, smisero di lavorare e si voltarono a guardarle, tra cui Harry e Ron.

 

Appena i due ragazzi si accorsero di quello che stava succedendo, mollarono gli attrezzi e si precipitarono verso le due ragazze. Saltarono nella tinozza e Ron afferrò per le spalle Lucy, che cercava di tenere la testa di Hermione sott’acqua e la tirò indietro violentemente, mentre con l’aiuto di Harry, Hermione riemerse dalla tinozza tossendo acqua saponata dappertutto.

 

Nel frattempo Martha uscì di corsa dalla locanda, richiamata dalle urla.

 

“Ma siete impazziti tutti quanti??!” Martha si fermò a fissare furibonda la scena che le si presentava davanti agli occhi.

 

Lucy assestò uno spintone a Ron, liberandosi dalla sua presa e uscì dalla tinozza.

 

“E’stata lei a cominciare!”sbraitò indicando Hermione che stava uscendo dal bacile, sorretta da Harry “Quella strega è pazza!! Ha cominciato a tirarmi i capelli e poi mi ha buttata nella tinozza!! Voleva affogarmi!”

 

“Sta zitta, gatta morta!!” sbottò Harry guardandola in cagnesco, mentre dava dei colpetti sulla schiena a Hermione che tossiva ancora, appoggiata al bordo della tinozza “Eri tu a tenerla sott’acqua, ancora un po’ e l’ammazzavi!!”

 

“Ma certo!” urlò Lucy guardando Martha “La difende perché sono d’accordo!”

 

“Adesso tappati quella fogna, ok?” ringhiò Ron, raggiungendo gli altri fuori dall’acqua.

 

Un mormorio di ostilità percorse il gruppo delle servette, ma Martha le ignorò e guardò Hermione, grondante e con le labbra blu per il freddo.

 

“Ebbene?”

 

“No… coff… non è andata come così…” rantolò Hermione, cercando di riprendere fiato “E’ stata lei… mi è saltata addosso…!!”

 

“Sta mentendo!!” rincarò Lucy furibonda.

 

“Adesso basta!! Non mi interessa chi ha cominciato, ora tornate tutti a lavorare e…”

 

“Ma è una strega!!” sbraitò di nuovo la servetta, gesticolando per dare maggiore enfasi alle sue parole, visto che tutti la stavano ad ascoltare “Una strega!! Io… io l’ho vista con i miei occhi!! Non può restare qui!! E’ pericolosa, è malefica!! Non voglio più avere niente a che fare con lei!!”

 

“E invece tu farai quello che dico io!!”

 

“Noi prendiamo ordini da vostro padre, non da voi!”

 

Immediatamente Martha le mollò un ceffone sulla bocca “Questa è la taverna di mio padre e io sono sua figlia, sono stanca della tua insolenza e sfacciataggine!! Ora chiudi quella bocca se non vuoi che ti licenzi qui su due piedi!!!” si voltò verso tutti “Questo vale anche per voi! E ringraziate che mio padre è fuori, altrimenti lui non sarebbe stato così magnanimo!!” sbraitò rivolgendo uno sguardo severo alle servette “Adesso tornate a lavorare!!”

 

La folla che si era creata attorno alla tinozza, si dileguò in meno di mezzo secondo e il cortile tornò come prima. Harry esitò un momento e guardò Hermione con severità.

 

“Dopo io e te parliamo!” poi le voltò le spalle e tornò a lavorare.

 

Hermione lanciò un’occhiata desolata a Ron, ma il ragazzo le diede una pacca affettuosa e in silenzio seguì il suo amico. Accanto alla tinozza rimasero solo lei, Martha e Lucy.

 

“Voi due” Martha attirò la loro attenzione “Andate ad asciugarvi… e che non si ripeta!”

 

 

***********************************

 

 

Harry chiuse la porta della stanza e si voltò a guardare Hermione. Il suo sguardo era furioso.

 

“Puoi gentilmente spiegarmi la sceneggiata di oggi pomeriggio?” la sua voce vibrava di una calma esasperante, ma i suoi occhi verdi mandavano lampi.

 

La ragazza incrociò le braccia, sostenendo il suo sguardo “Non ho idea di cosa tu stia parlando!”.

 

“Maledizione Hermione, non prendermi in giro!!” scattò Harry, furioso “Cosa diavolo hai combinato ieri notte??!”

 

“Harry smettila subito di urlare, perché non ce n’è alcun bisogno!”

 

“Sì invece!! Voglio sapere cos’hai fatto!! Perché Lucy ti ha dato della strega??”

 

“Ma mi vuoi spiegare perché ti stai agitando?? Abbiamo solo aiutato Martha, la sua cavalla stava morendo!”

 

“Abbiamo?? Tu e chi?”

 

“Io e… Ron”

 

“Ron??!!” Harry cominciò ad andare su e giù per la stanza “Che razza di irresponsabili!! Vi siete bevuti il cervello??”

 

“Harry, cosa vuoi che facessimo?? Ron mi ha detto che Martha era in lacrime e lui voleva aiutarla, ma con le pozioni è un disastro, così ha chiesto il mio aiuto e…

 

“E’ stato quell’incosciente a proportelo??!!”

 

Hermione allargò le braccia a mò di scusa “Tu al mio posto che avresti fatto??”

 

“Gli avrei dato del deficiente e gli avrei impedito di fare qualsiasi cosa!! Ma dico, vi rendete conto che per poco non ci saltava la copertura?? Dobbiamo passare inosservati!! Cos’è servito non rivelare nemmeno i nostri veri nomi, se poi voi due avete la bella pensata di farci saltare agli occhi di tutti??!! E poi proprio tu, che predicavi cautela a destra e a manca!!”

 

“Non potevo dirgli di no, lo capisci??!”

 

Il ragazzo si bloccò di colpo e fece un passo verso Hermione, il viso contratto “Forse sei tu che non capisci, Hermione!!! Con tutta la prudenza che ci abbiamo messo…”

 

“Ma guarda che non è morto nessuno!!”

 

“Hermione apri gli occhi, possibile che da sola non te ne rendi conto?? Adesso quella gente ha paura di te!! Li ho sentiti, tutti quelli che lavorano con noi, i magazzinieri, i servi, perfino certi clienti! Parlano di te e della tua cicatrice, credono che tu abbia il labbro leporino, lo considerano un segno di stregoneria!! E adesso tu ti metti a fomentare le loro paure preparando pozioni nel cuore della notte!!!” Harry era terribilmente rosso in faccia.

 

“Harry, ma che stai dicendo?? Lo sai che sono solo stupide superstizioni!!”

 

“Sì, ma per loro è diverso! Se Coldfog decidesse di maledire il paese, a chi pensi che verrà data la colpa??”

 

“Io non…”

 

“Quella cavalla doveva morire, non dovevate intromettervi!! E se aveste modificato il corso del tempo??” 

 

La ragazza spalancò gli occhi “No… no è possibile… figurati se per un animale…”

 

“Hermione smettila di cercare scuse! Avete fatto una stronzata e adesso dovete rimediare!”

 

Lei gli rivolse un’occhiata di fuoco “Mi stai dicendo che dovremmo uccidere la cavalla che abbiamo appena salvato??”

 

Harry la guardò truce “Dovete ristabilire l’ordine del tempo!”

 

“E spezzare definitivamente il cuore di Martha?? Guarda che lei si è fatta in quattro anche per te!”

 

“Noi dobbiamo pensare solo a trovare quel maledettissimo Libro della Luce, non ad aiutare persone che a mala pena conosciamo!!”

 

Negli occhi di Hermione si accese una luce triste e demoralizzata. Perché Harry le stava chiedendo di fare una cosa del genere a una ragazza che aveva riposto fiducia in loro?

 

“Io non le farò del male!!” fece per andarsene, ma Harry la trattenne.

 

“Non te ne vai finché non mi prometti che tu e Ron rimedierete al danno che avete fatto!!”

 

“Te lo puoi scordare!” Hermione spalancò la porta e se la sbatté alle spalle.

 

 

******************************

 

 

Il giorno della festa patronale, il Pavone Dorato era stracolmo di avventori, così che Harry, Ron e Hermione ebbero un sacco da fare e non riuscirono a scambiare nemmeno una parola.

 

Quando quella sera la candela raggiunse il ventesimo anello, e tutti si riversarono in strada, pronti per il falò, Ron fece cenno a Harry che stava rimettendo a posto i tavoli del locale e insieme a Hermione, raggiunsero le stalle a prendere i cavalli.

 

Harry teneva il muso ad entrambi.

 

“Avete fatto quello che ho detto ieri sera?” chiese ad un tratto senza guardarli, mentre stringeva le cinghie attorno al ventre dell’animale.

 

“No” la voce di Hermione suonò piuttosto seccata.

 

Harry serrò la mascella, ma non rispose, continuando a legare la sella al suo cavallo con gesti bruschi. Ron lanciò loro un’occhiata tesa, ma non fece commenti. Harry non gli rivolgeva la parola dalla sera prima, ma sapeva che era arrabbiato per quello che era capitato tra Hermione e Lucy.

 

Uscirono dal cancelletto sul retro, facendo il giro largo per evitare di passare per la piazza. Quando arrivarono alla chiesa, i cavalli che pure erano stati docili per tutto il tragitto, cominciarono a innervosirsi.

 

“Non posso dar loro torto!” disse Harry, porgendo al suo cavallo un pezzo di mela candita che si era portato dietro dalla cucine nel tentativo di calmarlo.

 

La chiesa era immersa nell’oscurità. Alla luce della luna gli alberi secchi del cimitero si stagliavano come spoglie creature silenziose contro il cielo notturno. I tre amici si avvicinarono alla canonica buia e rimasero in attesa. Hermione allungò il collo verso le finestre in penombra.

 

“Coldfog dev’essere all’interno, ma dov’è Michael?”

 

“Secondo i piani doveva uscire di soppiatto dalle stalle approfittando del falò in piazza e venire qui” spiegò Harry guardandosi attorno, tra i cespugli che circondavano l’edificio.

 

Senza dire nulla, Ron strisciò lungo la fiancata della chiesa e raggiunse un punto dove, sfruttando le fessure tra i mattoni, poteva facilmente arrampicarsi.

 

“Ron! Ma che stai facendo??!” gli sibilò dietro Harry.

 

“Shhh, zitti!! Mi è sembrato che dentro ci fosse qualcuno. Forse è Michael…”

 

Harry e Hermione legarono i cavalli e lo seguirono.

 

Si arrampicarono fino a una feritoia e guardarono all’interno dell’edificio. Coldfog, seduto all’altare imbandito come se fosse una tavola da pranzo, canticchiava sottovoce, bevevo vino e si ingozzava di cibo. Si era tolto la lunga tonaca nera, rimboccato le maniche e slacciato il colletto, e in quel momento stava addentando una coscia di pollo.

 

“Guardate che roba!” sussurrò Hermione, mal celando il suo disgusto per ciò che vedeva.

 

“Più va avanti e più quest’uomo mi fa schifo…” le fece eco Ron.

 

Di tanto in tanto Coldfog lanciava delle occhiate veloci in direzione della finestra e sebbene ogni volta Harry, Ron e Hermione si fossero abbassati per non essere visti, era evidente che Coldfog sapeva di essere spiato, ma sembrava che la cosa non gli interessasse. Quando la porta delle sacrestia si spalancò alle sue spalle, non si degnò nemmeno di girarsi.

 

“Coldfog! Stai commettendo un sacrilegio!” gridò Michael Weasley avanzando lungo la navata.

 

Coldfog si girò appena con il calice tra le dita. Squadrò l’uomo dalla testa ai piedi, quasi divertito nel vederlo in posa da combattimento, con la spada sguainata.

 

“Che c’è Michael? Sei venuto ad ammazzarmi?” contrasse il viso simulando una smorfia di terrore “Purtroppo non puoi più farlo. Oppure hai portato anche la vergine? Tanto ormai lo sappiamo che non è tua sorella, perché è morta ammazzata, quindi adesso come la mettiamo?”

 

“Non provare nemmeno a nominare mia sorella!!” urlò Michael fermandosi a un passo da Coldfog “La tua distruzione è vicina, la profezia si è avverata!”

 

“Stai parlando dei due cavalieri e della dama dei quali Catherine profetizzava la venuta??” Coldfog sembrò pensarci su, poi rivolse all’uomo uno sguardo stupito e divertito allo stesso tempo “Oh no, Michael! Non dirmi che ti riferisci a quei tre mocciosi olandesi?”

 

Michael non gli rispose, ma sollevò la spada e il pugnale e li puntò verso Coldfog.

 

Coldfog posò il calice “Oh, Weasley, perché devi rovinare sempre tutto? Vengo nello sperduto Essex a riposarmi, e perché no, anche a cercare un po’ di svago. Vorrei fare il parroco per qualche settimana. Potrei insegnare qualche trucchetto a questi sempliciotti!”

 

“Sei un demonio, un demonio che ama le tenebre. Quello che cerchi è solo il sangue delle tue vittime” ribatté Michael sprezzante.

 

“Da quanto tempo tu e la tua famiglia mi date la caccia? Sono anni, Weasley. Siete una vera spina nel fianco, tu in particolare… Degli altri mi sbarazzo sempre facilmente, ma ogni volta che mi giro a guardarmi le spalle trovo sempre te… Non ce l’avrai ancora per quello che è capitato a quella puttana di tua sorella Catherine?”

 

“Alzati!” ruggì Michael. Dal tono si capì che aveva appena perso la pazienza.

 

“Sono da te fra un minuto” sospirò Coldfog, poi all’improvviso si alzò e con gesto repentino scagliò il calice in direzione di Michael, sfruttando la sorpresa di quest’ultimo per recuperare la spada e il pugnale che aveva lasciato su una panca.

 

“Michael, quando è stata l’ultima volta che abbiamo duellato? A Kiev se non mi sbaglio. O forse era Colonia? Mai però tanto duramente quanto quella volta vicino a Roma, vero?” si mosse di scatto, sferrando un primo colpo con la spada. Michael bloccò l’affondo con spada e pugnale uniti.

 

La chiesa risuonò dello scalpiccio dei piedi, del cozzo delle armi e del respiro affannoso dei due combattenti.

 

Harry, Ron e Hermione assistevano attoniti al duello, seguendo le evoluzioni dei due uomini che si muovevano veloci nella navata.

 

“Sono bravi…” osservò freddamente Harry.

 

“E se Michael rimanesse ferito?” domandò Hermione, terribilmente agitata per la situazione.

 

“Non mi sembra il tipo” commentò Ron “Guardate quanto è bravo!” nella sua voce risuonò una punta d’orgoglio.

 

In quel momento i duellanti si separarono per un attimo e Coldfog si passò spada e pugnale da una mano all’altra con un movimento fulmineo.

 

“Per cosa combattete ancora, Michael??! Tanto è inutile che insisti, non esistono cavalieri e dame che annunciano la mia distruzione perché la vergine veggente che doveva uccidermi è morta, io l’ho uccisa!! Tua sorella Catherine non ha compiuto il suo dovere!!”

 

Sul viso di Michael si dipinse un sorrisetto “E’ qui che ti sbagli Coldfog!!”

 

L’uomo-demone ebbe un momento di incertezza “Cosa diavolo vai farneticando??”

 

“Non era Catherine la veggente… era Mary!!”

 

L’espressione di Coldfog tradì in pieno la sua sorpresa e il suo sgomento, che si trasformò presto in diabolica rabbia di chi decide di giocare sporco “Ah quindi è così?? Allora le cose tenute all’oscuro, un giorno saranno fatte alla luce. Ma non ora, eh Michael?” disse beffardo il falso parroco, poi sollevò una mano e puntò l’indice verso le candele, che di colpo si spensero, facendo piombare la chiesa nel buio.

 

I tre amici udirono un grido e un cozzo del metallo.

 

“Dobbiamo aiutarlo!” esclamò Harry scostandosi dalla feritoia.

 

“Harry!!” spaventata, Hermione cercò di trattenerlo, ma senza riuscirci.

 

Il ragazzo saltò giù dal loro nascondiglio e si mise a correre verso l’ingresso della chiesa. Senza un secondo di esitazione, Ron seguì l’amico e lo trovò fermo davanti al portone spalancato.

 

Harry si girò verso di lui “Non si vede un cazzo!!”

 

Ron estrasse la bacchetta “Lumos!” fece per addentarsi nell’edificio, quando Harry lo trattenne per la camicia, indicando alle sue spalle il sentiero che conduceva alla chiesa. La luce di alcune torce risalivano il sentiero.

 

“E’ Turner con la sua squadra!”

 

“Dannazione! Ma non dovevano essere alla festa in piazza??”

 

Harry fece segno a Ron e si gettò all’interno della chiesa, salirono sulla torre e tirarono le corde delle campane con tutta la loro forza. Le campane, suonata e martello, squarciarono l’aria della notte con il loro rintocco. Giù nella chiesa i rumori del combattimento improvvisamente cessarono.

 

Harry e Ron scesero nuovamente le scale e notarono che le candele erano di nuovo accese, ma di Michael non c’era traccia. Coldfog era intento a rigovernare, raccogliendo velocemente calice, piatti e coltelli e avvolgendoli in un lino da altare.

 

I due ragazzi corsero fuori. Quando raggiunsero l’ossario, Hermione stava slegando i cavalli, su uno dei quali era appena salito Michael.

 

“Ehi Michael!” Harry attirò la sua attenzione.

 

“Ero in pensiero!” Hermione si fece loro incontro, ma il ragazzo si scostò da lei. Hermione gli voltò le spalle, ferita.

 

Michael fece avanzare il cavallo, poi si chinò, il viso coperto da una patina di sudore “Siete stati voi a suonare le campane?”

 

“Abbiamo visto arrivare la gente del villaggio” spiegò Ron, montando in sella.

 

“Avete visto tutto, vero?” chiese Michael guardandoli a turno. I tre ragazzi annuirono.

 

“Me lo sentivo. Dovevate esserci” si drizzò sulla sella “Presto, salite in sella, dobbiamo sparire o ci vedranno!”

 

I due ragazzi obbedirono, mentre Hermione li aiutava trattenendo i cavalli. Improvvisamente, alla ragazza si riempirono gli occhi di lacrime mentre passava loro le briglie.

 

“Hermione, cos’hai?” le chiese Ron sporgendosi verso di lei.

 

“Ho paura per voi…” disse con la voce che le tremava “Vorrei tanto venire anch’io…”

 

“Qui starai più al sicuro. Non preoccuparti, torneremo presto!”

 

Hermione alzò gli occhi anche su Harry, ma il ragazzo voltò la testa dall’altra parte.

 

Vedendo il viso triste di Hermione, Michael staccò un rametto da un cespuglio, pronunciò qualche parola in una lingua strana e improvvisamente, dal rametto rinsecchito, spuntarono lentamente foglie e fiorellini bianchi. I tre ragazzi lo guardarono ad occhi spalancati.

 

“Come diavolo…??”

 

“E’ il Mana, l’energia primordiale che è alla base della magia” spiegò Michael. Ron lo guardò con uno sguardo vicino alla venerazione “E’ sempre dentro di noi. Un metodo vecchio come il Mondo, lo stesso usato anche a Coldfog quando prima ha spento di colpo tutte le candele” Michael porse il ramoscello a Hermione “Tienilo in un vasetto d’acqua. Finché i tuoi amici staranno bene, il rametto sarà vivo, se mai dovesse succedere loro qualcosa, bè… lo capirai” le rivolse un piccolo sorriso “Ora torna a casa. Au revoir Hermione!”

 

Michael voltò il cavallo e lo spronò verso i campi aperti avvolti nell’oscurità, Harry lo seguì a ruota, senza nemmeno salutarla. Solo Ron esitò.

 

Hermione fece un passò verso di lui “Ron, io…”

 

“Hermione, stai tranquilla…” Ron si chinò verso di lei e le strinse la mano libera “Andrà tutto bene, davvero! Promettimi che farai attenzione a Coldfog!”

 

La ragazza annuì, sforzandosi di sembrare più rilassata, anche se in realtà non lo era. Ron voltò anche il suo cavallo e seguì Harry e Michael, scomparendo nella notte.

 

Hermione rimase immobile a guardare il punto in cui i tre erano spariti, stringendo a sé il ramoscello che le aveva affidato Michael come se ci si stesse aggrappando. Aveva una bruttissima sensazione.

 

Un improvviso vociare proveniente dal piazzale davanti alla chiesa richiamò la sua attenzione.

 

Tornò a sbirciare dalla finestra. Adesso Coldfog indossava una veste da prete ed fermo presso il leggio. Non restava alcun segno né del banchetto né del duello. Dal punto in cui si trovava, Hermione vide Turner e la sua squadra e altri uomini del villaggio, tra cui Peter Courtney,  in compagnia dello sceriffo di Dumlow, un uomo che Hermione aveva visto alla taverna un sacco di volte e sapeva chiamarsi John Rivers. Entrarono in chiesa e percorsero la navata.

 

“Posso aiutarvi?” la voce di Coldfog era gentile e cordiale.

 

Turner gli si parò davanti “Abbiamo avuto sentore che ci fossero dei problemi qui da voi, parroco. Qualcuno ci ha detto di aver viso una luce alla finestra della chiesa e ho ritenuto che fosse il caso di controllare. Poi mentre venivamo, le campane hanno cominciato a suonare”

 

Coldfog si avvicinò ai nuovi arrivati “Sì, sì, sono stato io. Ero venuto in chiesa a pregare, ma vi ho trovato qualcuno dentro”

 

“Qualcuno?” domandò Turner.

 

“Non sono riuscito a capire chi fosse, ma ho intuito che fosse più di uno, forse erano in tre… non so cosa stessero facendo, ma li ho sentiti parlare e ridacchiare… forse dei ragazzi che profanavano la chiesa rubando!” Coldfog si strinse nelle spalle “Sono un uomo di fede, non uno sceriffo, perciò ho deciso di suonare le campane!”

 

“E gli intrusi?”

 

“Sono fuggiti, come il ladruncoli quali sono” Coldfog fece loro un piccolo inchino “Sono molto grato che siate venuti, adesso però signori, devo chiedervi di tornare alla festa, perché questa è la casa del Signore e io desidero preparare la chiesa per la messa di domattina. Comunque vi suggerirei di controllare che al paese non manchi nessuno, ho il presentimento che i trasgressori fossero di queste parti!”

 

Nel sentirlo, Hermione si allontanò subito dalla finestra, attraversò in fretta il cimitero, scavalcò le siepe che la separava dai campi e proseguì di corsa verso il Pavone Dorato. Alla taverna non c’era nessuno perché erano ancora tutti in piazza, perciò andò direttamente nella camerata, si tolse il vestito, si lavò mani e faccia e si coricò.

 

L’adrenalina di quella sera l’aveva stancata più del solito, perciò scivolò nel sonno quasi subito, ma sentendo cigolare la porta dello stanzone aprì gli occhi e vide una figura. In un primo tempo temette che quell’ombra sul pianerottolo fosse un servo. Ma poi l’uomo si girò e alla luce della candela che filtrava dalla cucina, Hermione capì che si trattava di Turner, l’Uomo di Giuda.

 

 

*************************************

 

 

Harry e Ron seguirono Michael che spronò al galoppo il suo cavallo per tutta la notte, fermandosi per fare abbeverare gli animali solamente un paio di volte. Solo quando verso l’alba il cielo cominciò a rischiararsi e la campagna venne bagnata da una fragoroso e scrosciante temporale, Michael decise di fermarsi nei pressi di una piazzola di sosta per viandanti, ai margini di una stradina che costeggiava il bosco.

 

“Ci fermiamo ad aspettare che spiova, poi ci rimettiamo subito in viaggio” spiegò smontando dalla sella e legando la sua cavalcatura a uno dei palo “Questa non è una strada trafficata, ma non possiamo permetterci di lasciare la macchia a lungo”

 

“E’ ancora lontano il posto che dobbiamo raggiungere?” domandò Ron scendendo da cavallo e prendendo il mantello cerato che lui e Harry si erano portati dietro.

 

Michael sorrise “Per Owpeln Grance, ancora due giorni e ci siamo… Non è poi molto, ma deduco che non siete soliti viaggiare molto”

 

“Deduci giusto…” Harry si soffiò sulla punta delle dita per riscaldarsi.

 

“Ho capito” Michael estrasse un acciarino dalla taschina cucita alla sua cintura “E’ meglio che accendiamo un fuoco… Voi aspettatemi qui mentre io vado a cercare un po’ di legna. Occhi aperti, mi raccomando e se vedete qualcuno avvicinarsi, slegate i cavalli e nascondetevi immediatamente nel bosco!” detto questo, si calcò il cappuccio della cerata sulla chioma fulva e s’inoltrò tra gli alberi.

 

Rimasti soli, Harry e Ron avvicinarono tra loro delle pietre abbastanza grosse a formare un circolo dove sistemare il fuoco e vi sedettero accanto, in attesa. Harry continuava ad evitare lo sguardo dell’amico, fissando le pietre di fronte a sè con aria incarognita.

 

Ron rimase in silenzio per un po’, cercando di trovare le parole giuste per cominciare un dialogo che non sfociasse in un litigio, quando Harry ruppe improvvisamente il silenzio.

 

“Allora? Non hai nulla da dirmi?”

 

Ron alzò un sopracciglio “Come?”

 

Harry sbuffò sonoramente “Lo sai benissimo cos’hai fatto. Quindi sappi che se le succede qualcosa, sarà soltanto colpa tua…”

 

“Si può sapere di che miseriaccia stai parlando??”

 

Harry gli sventolò una mano davanti “Yuhu!! Ron? Svegliati!! Possibile che sei così ottuso che non lo capisci??”

 

Ron si accigliò “Ehi, guarda che non c’è bisogno che offendi!!”

 

“Ma per favore! Almeno per una volta smettila di fare il coglione rintronato…”

 

Ron balzò in piedi, gli occhi fiammeggianti “Non provare a scaricare la tua frustrazione su di me in questo modo!!! Qualsiasi sia il motivo!!”

 

Harry lo seguì “E invece sì, lo faccio! Perché di questa storia non ne ho voluto parlare prima, solo perché se in quel momento ti avessi tra le mani, ti avrei preso a calci!!!” ruggì infuriato

 

“Ma che stai dicendo??!!”

 

Ormai i due ragazzi avevano lasciato da parte ogni cautela e le loro urla riempivano il silenzio del mattino.

 

“Sto dicendo che se succederà qualcosa ad Hermione, sarà tutta colpa tua!!!”

 

Ron cercò di riprendere il controllo prima che finisse male “Senti Harry, se sei sottopressione e hai deciso di scaricarti, allora hai sbagliato persona perché siamo tutti nella stessa, medesima barca!!!”

 

“Ma sentitelo!!” Harry fece un passo verso il suo amico, guardando lo con gli occhi ridotti a fessure “Vuoi che ti faccia un breve riassunto della mia vita per vedere chi ha più diritto di sentirsi sottopressione?? Prima che quel bastardo di Voldemort mi buttasse di nuovo addosso una valanga di problemi, pensavo ‘Tò guarda, che strano! Sono due anni che non succede niente!’, sai sempre le stesse facce dentro gli stessi contesti; Piton che mi guarda male durante Pozioni, Malfoy che mi guarda male durante le partite di Quidditch, i miei due migliori amici che si guardano male perché sono in bisticcio perenne… insomma tutto normale!!”

 

Ron fece per aprire la bocca, ma Harry sembrava un treno lanciato.

 

“Pensi che tutto sia perfetto, che magari ce la farai a vivere una normale adolescenza e invece nooo!! Da un momento all’altro ti ritrovi con le spalle al muro e sei hai paura, ti arrangi, perché devi resistere, non puoi cedere perché se lo fai sei già morto!! E alla fine sono sempre i soliti a pagare le conseguenze!! Non hai nemmeno il tempo di correggere gli errori che hai commesso che ti vedi scaraventato in una corsa contro il tempo che non sai neanche se riuscirai a vincere!!”

 

Harry lo stava sommergendo di parole frustrate e pensieri che non aveva mai voluto tirare fuori, ma in fondo Ron capiva quello che stava provando il suo amico. Pressioni su pressioni che gli schiacciavano la coscienza, che però lui continuava imperterrito a far rimanere nascoste per cercare di non sentirsi di peso. Ma lo capiva anche lui, che quando il peso diventava insopportabile, la diga cedeva.

 

“Dovrei passare tutta la vita a pensare alle cose che ho e al modo in cui poterle difenderle, ma solo adesso mi accorgo che non so nemmeno cosa si può definire mio! Non ho mai avuto nulla!! Anzi no, che dico! Certo che qualcosa l’ho sempre avuta!! Fardelli su fardelli, oneri su oneri, perdite su perdite e chi più ne ha piene metta!!! Mi hanno preso e sbattuto davanti alla realtà, e mi hanno detto ‘Questo è il tuo destino, che ti piaccia o no’!! Chi pensi che potrebbe essere più sottopressione di così??!!”

 

“Harry, adesso cerca di calmarti e smettila di fare la vittima!! Non mi sembra che tu sia il solo a trovarti in questa situazione di merda!! Dimentichi che nemmeno per me e per Hermione…”

 

“Ma certo!!” lo interruppe Harry con una risata sarcastica “Dimenticavo la vostra precaria, sfortunatissima e difficilissima situazione!! Soprattutto tu Ron, sei sempre stato così in allerta!! Infatti mentre io mi rovinavo il fegato sperando che le persone alle quali tengo di più riuscissero a tenersi cara la pelle, tu mettevi Hermione nei guai!!!”

 

Ron sostenne lo sguardo accusatore che gli rivolgevano gli occhi smeraldo dell’amico “Sai che ti dico Harry?? Mi sono proprio rotto. Mi sono rotto di vedermi rinfacciare sempre tutto, mi sono rotto di sentirti dire che non c’è mai nessuno a capirti e soprattutto MI SONO ROTTO DI ESSERE IL TUO ANTISTRESS!!”

 

“Infatti nessuno ti ha mai chiesto di esserlo!!”

 

“Infatti…” continuando a fissare Harry, Ron strinse la mascella e si tirò su di scatto il cappuccio della cerata “Non me l’ha chiesto nessuno!” si voltò per seguire Michael nel bosco e si ritrovò a fissare la punta di una spada sguainata.

 

Con gli occhi sgranati, fece scorrere lo sguardo oltre la lama e vide un uomo alto e dall’aspetto molto curato ed elegante che li guardava entrambi con un sorrisetto soddisfatto. Dietro di lui, un’intera squadra di cavalieri li teneva sotto tiro con le balestre.

 

“Una sola mossa falsa… e vi manderemo a far compagnia ai vermi” biascicò l’uomo con la una voce melliflua e irritante “Voi due sarete il lasciapassare di Messer Caugfield per la taglia che pende su Michael Weasley!”

 

 

*************************************

 

 

Il mattino dopo la partenza di Harry e Ron, Turner e i suoi uomini se ne andarono da Dumlow senza lasciar detto niente. L’eccitazione che il loro soggiorno aveva suscitato in paese fu presto sostituita dall’orrore per un fatto assolutamente incredibile. Il giorno successivo alla festa patronale, Meg e Jane, le due servette del Pavone Dorato, scomparvero dalla circolazione. Peter brontolò per tutto il tempo che quelle due se l’erano filata lasciandolo scoperto e nessuno ci fece più molto caso. Dopo un paio di giorni, la stessa sorse la subì anche Greg il contadino.

 

All’inizio la notizia rimase soltanto una voce di corridoio, ma quando una sera tardi, Andrew il folloniere irruppe al Pavone Dorato urlando di aver trovato lo sceriffo John Rivers barbaramente massacrato nella foresta di Demdyke, con la gola tagliata e il torace squarciato, senza più il cuore, la gente cominciò a domandarsi se la cattiva sorte non si fosse abbattuta sul villaggio. Una sera tra gli avventori del Pavone Dorato, qualcuno ipotizzò persino che la colpa fosse di quel gesuita che si nascondeva nei dintorni.

 

Soltanto Hermione continuava a diffidare di Coldfog e a tener le distanze quando lo vedeva entrare nella locanda per bere birra o scambiare quattro chiacchiere con la gente del posto. Ormai ne era certa: Coldfog era il solo responsabile di tutto ciò che stava accadendo. Quando Martha le chiese di accompagnarla al villaggio a fare compere, si rifiutò categoricamente. Non si sentiva sicura. Il diavolo era arrivato a Dumlow nelle vesti di quell’uomo. Con il passare dei giorni, il disagio della ragazza andò crescendo, così come la popolarità di Coldfog, che sembrava aver stregato l’intera comunità.

 

Nemmeno Martha sembrava prendere sul serio gli ammonimenti che Hermione le dava tutte le volte che si recava da Coldfog per aiutarlo a rigovernare la canonica.

 

Senza contare che i timori manifestati da Harry, sembrarono prendere forma nel momento che Hermione si accorse di quanto la gente avesse cominciato a guardarla male. Taller, il sostituto dello sceriffo John Rivers, cominciò a frequentare assiduamente la taverna assieme ad alcuni conoscenti, con i quali sedeva in un angolo della sala, confabulando a bassa voce. Il sospetto che quegli uomini tramassero qualcosa divenne certezza quando Hermione si accorse che si zittivano ogni qualvolta lei si avvicinava al loro tavolo.

 

Jack le aveva domandato molte volte dove fossero finiti Harry e Ron, e lei gli aveva risposto semplicemente che erano andati dalla parente che erano venuti a cercare, fingendo abilmente che presto sarebbero tornati. Tuttavia, la sua apprensione cresceva di giorno in giorno ed esplose una sera, quando Hermione trovò il rametto donatole da Michael completamente avvizzito.

 

Presa dal panico, fece per tornare in sala per cercare Martha, ma la trovò impegnata a servire un ambulante giunto dalla costa, che stava annunciando l’avvenuta cattura del gesuita Michael Weasley.

 

“L’hanno braccato nei boschi” raccontò l’uomo tra un sorso di birra e l’altro “gli Uomini di Giuda hanno ricevuto una soffiata sul gesuita e gli hanno teso un’imboscata!”

 

“Finalmente!” commentò uno degli avventori che, come tutta la sala, stava ascoltando il racconto dell’ambulante “Chi è stato ad avvisarli??”

 

“A quanto sembra, un signorotto locale, un certo Donner Caugfield…”

 

Hermione sentì che le gambe le stavano cedendo e si sedette su una sedia vuota, incapace di staccare gli occhi dall’uomo che aveva appena confermato tutte le sue paure.

 

“Sì, ma non è morto” proseguì lo straniero “E’ rinchiuso nel castello di Colchester in attesa del processo…”

 

“Hanno preso qualcun altro insieme a lui?” Tutta la sala piombò in silenzio e si girò a guardare Hermione, che era praticamente aggrappata allo schienale della sedia “C’era qualcuno con lui?” ripeté in apprensione.

 

Il venditore annuì cupamente “Due giovani contadini, stando alle voci…” fece segno a Martha di riempirgli il boccale mezzo vuoto “E che Dio li abbia in gloria. E’ sicuro che sono stati aiutati da qualcuno che possedeva cavalli e provviste. A Colchester sapranno con quali mezzi estorcere la verità a quei poveracci!”

 

Martha le si avvicinò, mentre nella sala il dibattito continuava.

 

“Hermione che ti prende? Sembra che tu abbia visto un fantasma!” l’aiutò ad alzarsi e l’accompagnò verso lo stanzone da letto dietro la cucina “Sei sicura di stare bene?”

 

“No…” la sua voce vacillò un attimo “No, non sto bene…” improvvisamente gli occhi le si riempirono di lacrime che lei asciugò all’istante con un gesto nervoso “Ma tu non preoccuparti per me, avrai tanto da fare…”

 

Martha sorrise “Sta tranquilla, stavo giusto uscendo… Coldfog mi ha chiesto se andavo ad aiutarlo per la preparazione della chiesa per domani” la ragazza sospirò “Ah, quanto è affascinate quell’uomo…”

 

Hermione le afferrò una mano “Martha no!”

 

La ragazza le rivolse uno sguardo severo “Hermione devi smetterla di dare a lui la colpa di tutto!”

 

“Martha per favore, non sto scherzando!”

 

“Adesso basta” la ragazza la scortò gentilmente verso la sua branda  “E’ chiaro che sta sera qualcosa ti ha sconvolta parecchio, perciò forse è meglio che ti riposi.”

 

Hermione si lasciò accompagnare senza opporre resistenza, sentendosi svuotata di tutte le energie e si sedette pesantemente sul letto. Non riusciva a credere che tutto quello stesse succedendo per davvero. Forse proprio in quel momento stavano facendo del male ai suoi amici e lei era lì, che non sapeva a chi rivolgersi né come poter raggiungere Colchester per aiutarli… Oltretutto non aveva nemmeno la sua bacchetta. Disperata, si prese la testa le mani.

 

Martha sparì un secondo in cucina e tornò con una coppa di vino speziato e riscaldato “Bevilo, ti sentirai meglio…” Hermione afferrò il calice e lo tracannò in un sorso. Martha sorrise compiaciuta “Potevi prendertela con più calma!”

 

Improvvisamente Hermione sentì un’ondata di torpore bloccarle i sensi. Provò ad alzarsi, ma la testa cominciò a girarle. Alzò stancamente gli occhi e guardò verso Martha, ma la sua vista era appannata.

 

“Ma che diavolo mi hai dato…”

 

Martha le rivolse un ghigno malefico che stravolse i suoi lineamenti in maniera innaturale “Ti ho dato qualcosa che finalmente ti terrà buona per un po’… un po’ come sarebbe dovuto succedere con quell’inutile puledra…”

 

Hermione cadde di peso sulle coperte, ansimando “Tu… tu non sei Martha…” sentì che stava precipitando in un’oscurità di velluto, ma lottò con sé stessa per tenere gli occhi aperti “Chi… diavolo… sei?”

 

Per tutta riposta Martha si piegò su di lei. Il suo fiato puzzava di morte “Non hai protetto i tuoi amici come non hai protetto lei…”

 

“Coldfog…”

 

“Congratulazioni ragazzina, non sei così stupida come credevo… Preparati, perché presto avrai quello che ti meriti per esserti impicciata troppo negli affari che non ti riguardano…”

 

Hermione tentò di urlare, ma le labbra le sembrarono pesanti come sassi e rimasero serrate, mentre il torpore ebbe il sopravvento e tutto divenne buio…

 

 

To be continued…

 

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Hola gente!! Passato bene il capodanno??? Ricominciata bene la scuola? Ricominciato bene il lavoro? Ok, sto zitta e non parlo più…

Questo capitolo mi ha impegnata parecchio perché all’inizio era venuto fuori una cosa lunghissima e spropositata, perciò mi sono ritrovata a doverlo spezzare quasi a metà. Ormai era scritto, perciò mi sono detta “Ehi perché non postarne due di fila??”, leggere più capitoli di seguito, in teoria e in pratica, è pure meglio. Se poi si va a vedere in che punto ho spezzato il chap… roba da linciaggio, così eccovi una doppietta! (magari non in via del tutto eccezionale, potrebbe anche succedere di nuovo^^)

 

Un ringraziamento in particolare va ad AvaNa Kedavra che con le sue bellissime Song-fic introspettive (vale la pena darci un’occhiata credetemi!!), mi ha aiutata e ispirata per lo sfogo di Harry (che, ammettiamolo, è un ragazzo davvero molto complicato da capire!)

 

. Un bacione affettuoso a tutti coloro che mi hanno recensita e sostenuta anche questa volta!!!!!!!!

SIETE FANTASTICI come sempre!!! J VI VOGLIO TANTO BENE!!!!!!

 

+Lili: Grazie Lili!! Grazie mille per aver speso il tuo tempo per leggere la mia FF!! Mi ha fatto davvero piacere, spero che continuerai a seguirla!! ^_- per la trama mi sono ispirata a un libro che credo sia stato uno dei più belli in assoluto che io abbia mai letto, il ladro di anime, così ho pensato di farne un riadattamento per la mia FF, apportando ovviamente molte modifiche! Un bacione e grazie ancora!!!!!!

 

+Cloe: Ciao Cloe!! JSono felice che ti faccia piacere l’idea di un sequel! Pensa che è già anche nato il secondo capitolo! ^_- Cmq grazie tante anche per gli auguri, spero che anche tu abbia passato buone feste!! A presto - Smack!! -

 

+AvaNa Kedavra: Ciao Amorina mia!!! Alla fine ho obbligato con la forza (in effetti l’ho legata sulla sedia) mia sorella a sbrigarsi a beta-leggere i nuovi chap e li ho postati il prima possibile!! Mamma mia, sembro ripetitiva, ma sei davvero troppo buona con i complimenti!! Ogni volta percepisco l’entusiasmo che mi mandi attraverso le tue recensioni, ed è davvero fantastico avere una lettrice in gamba come te, in tutti i sensi!!! Spero che questi due chap ti piacciano!! Un bacioneoneone, ti voglio un mondo di bene!!!!!JJJ

 

+Edvige: Eccoti i nuovi chap!! Ho fatto presto? J Spero di non averti fatto attendere troppo! Grazie dei complimenti, 6gentilissima!! Baci!

 

+Marty91:WOOOOOOW!!!J Addirittura la tua ff preferita!! X___X (*io svenuta per terra*) Grazie Marty, sei troppo gentile!!! (comesonofelicecomesonofelicecomesonofelice!!!) Tranquilla, insieme ad Harry, Gingin sarà la protagonista del sequel.. O.O’ ooops… ho detto troppo?? J Sinceramente non so quanto di quanti chap sarà composto From The North Lands, ma mi auguro non più di una ventina perché potrei venire bandita dal server… no, scherzo, ma non vorrei risultare poi troppo dispersiva nella narrazione! Cmq mi auguro che anche questi due chap ti piacciano (scuoteranno un po’ le acque). KissKiss Tesorina!!! ^_-

 

+Marcycas – The Lady of Darkness: Ciao Reginette dell’EFP!! Avete visto a chi è andato un voto nel concorso del migliore scrittore dell’anno?? Forza ragazze!! ^_- Avete ragione, i fratelli rompono (ne so qualcosa, solo che le mie sorelle valgono per 30 fratelli rompiballe!J) e ti assicuro che sono anch’io del partito ‘sopprimi-tuo-fratello/sorella-alla-prima-occasione-che-ti-fa-incavolare’ (Mfngna tf mhffustn!! Nd.Giulia-legata-e-imbavagliata-nello-sgabuzzino) Ah si giusto, mi sono dimenticata… dato che Giulia si stava un po’ troppo allargando nell’ultimo periodo, ho deciso di prendere per un po’ in mano le redini io e di dare un tocco un po’ più noir alla ff (con la benedizione di Lady, ovviamente!^_-)!! Spero apprezzerete!! Bacioni infiniti, a presto!!!!^_^

 

+Dorothea: ^__^ Grazie mille, davvero!!! Spero che anche questi siano come al solito di tuo gradimento! Un kiss!!

 

+Seyenne: Ciao Carissima!!! Grazie per gli auguri (ricambio!!J) In teoria Herm doveva rimanere in paese per restare al sicuro (in teoria) ma come al solito, Ron ha combinato un pasticcio!! Questi personaggi sono così complicati da tenere a bada… io gliel’ho ripetuto un sacco di volte a Ron: “Prima pensa poi agisci” ma quel ragazzo proprio non mi vuole ascoltare!!;-P no preoccuparti, mi hanno fatto piacere anche queste poche righe!! BACINI, a presto!!!!!

 

+Elivi: Non preoccuparti, l’importante che arrivi(e in fondo con la tua immensa bravura di FFWriter puoi tranquillamente considerarti una VIP dell’EFP)!!! ^_- Spero che le feste siano andate bene!! Grazie mille per i complimenti, le recensioni belle e costruttive come le tue sono sempre apprezzate più delle altre!! Sei gentilissima!! Ah, volevo dirti che mi sono letta tutta la tua dolcissima ‘High Hopes’ e non posso esimermi (esimermi… si dice così?) va bè, no posso fare a meno di farti una marea di complimenti perché è bellissima!!! Alla fine mi sono commossa fino quasi alle lacrime quando Hermione comunica con Ron scrivendo al contrario… Stupenda!!! PS. Sono felice che la locandina ti sia piaciuta, l’ho fatta in proporzione alla storia che era bellissima!! E se poi un giorno o l’altro, per caso, ti scivolasse la matita sul foglio anche per Becoming Heroes… ^////^ Un bacione carissima, a presto!!!!

 

 

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Se volete lasciare una recensione per ogni capitolo mi fareste proprio contenta!!!! CIAUUUUUUUUUUUUUUUUU!!!!

 

*Giulia*Judie* J

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V

 

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Capitolo 12
*** L'inquisizione ***


Capitolo 12: L’inquisizione

Capitolo 12: L’inquisizione

 

 

Seduto contro il muro della cella in cui erano stati chiusi, Harry teneva la testa nascosta tra le braccia appoggiate sulle ginocchia. Erano ore che non muoveva un muscolo e seduto accanto a lui, Ron si chiedeva se per caso non avesse smesso anche di respirare.

 

Erano giorni che non si parlavano. Dalla loro litigata nel bosco, prima che venissero catturati.

 

Un ricco proprietario terriero, senza scrupoli quanto avido, li aveva catturati entrambi e consegnati agli uomini della regina di Colchester. Qualche ora dopo, li aveva raggiunti anche Michael. Quando venne rinchiuso nella cella attigua alla loro, l’uomo riportava ancora i segni di della lotta per non essere catturato.

 

Il giorno che li avevano rinchiusi, Ron aveva sentito ordinare ai loro carcerieri di non interrogarli finché non fosse giunto il loro Inquisitore da Londra. Sarebbero stati processato assieme alla persona che li aveva aiutati, ma gli uomini della regina dovevano ancora scoprire di chi si trattasse. Farli parlare sarebbe stato il compito dell’Inquisitore.

 

Con un sospiro, Ron abbandonò stancamente la testa contro il muro alle sue spalle e scrollò nervosamente le catene che gli legavano i polsi. Per tutto il tempo che erano stati lì aveva chiuso occhio sì e no qualche ora e lo stesso era valso per i suoi compagni di prigionia. Sapeva che appena l’Inquisitore fosse arrivato, avrebbe fatto di tutto per strappar loro le informazioni che volevano. E aspettava quel momento con il cuore gonfio di paura.

 

Ma non era solo quello il motivo per cui non riusciva a darsi pace. Un soffocante senso di colpa si era aggiunto a tutto quel panico e a quel senso di smarrimento: con il suo gesto avventato e superficiale, aveva davvero messo Hermione nei guai come gli aveva fatto notare Harry??

 

In quel momento, il rumore di una chiave che girava nella toppa della cella richiamò l’attenzione dei due ragazzi. Quando Harry alzò la testa, Ron si accorse di quanto gli occhi del ragazzo fossero rossi e cerchiati. Doveva aver pianto a lungo.

 

Un uomo alto e vestito di nero, entrò seguito dalla guardia carceraria che aveva aperto la porta. Ron lo studiò attentamente, soffermandosi sugli occhi dalle palpebre cascanti, la carnagione scura, i capelli ben acconciati, la barba e i baffi curati. L’uomo si avvicinò ai due ragazzi e li squadrò per bene. La sua espressione trasudava sicurezza e arroganza.

 

“E così voi due sareste quelli trovati assieme al gesuita…”

 

Harry e Ron accolsero quella frase con degli sguardi ben poco riverenti.

 

“In piedi!!” ruggì rudemente la guardia carceraria che aveva aperto la porta, allungando un calcio a Harry e afferrando Ron per un braccio, per costringerli ad alzarsi “ Portate rispetto!”

 

“Permettete di presentarmi” proseguì l’uomo in nero, apparentemente divertito dai maltrattamenti inflitti ai due giovani “Messer Benjamin Kiplin, Inquisitore e capo delle spie della regina, membro dell’Ufficio della Notte. Ho appena finito di… come dire? Conversare amabilmente con Michael Weasley, ma non l’ho trovato molto disponibile… perciò avrei un paio di cosette da discutere con voi. Ma facciamo uno per volta. Cominciamo con te” fece segno alla guardia che lo aveva accompagnato e indicò Ron “Mi sembri molto vicino al gesuita e forse collaborerai prima”

 

La guardia strattonò Ron per le catene e lo trascinò fuori dalla cella, mentre Kiplin li seguiva. Il ragazzo si voltò verso Harry, ma il suo amico era tornato a sedersi contro la parete, il viso affondato tra le braccia.

 

Ron venne condotto giù per una lunga rampa di scale, fino a una stanza oscura illuminata da una sola torcia, al centro della quale c’era un tavolo di legno con un anelli incastonato sopra e due sedie posizionate una di fronte all’altra. Dal soffitto pendevano lunghe catene incrostate di sangue rappreso.

 

Il ragazzo non fece nemmeno in tempo di pensare a cosa avrebbero potuto fargli lì dentro, che il carceriere lo spinse a sedere su una delle due sedie e fissò le catene dei suoi polsi all’anello del tavolo, poi con inchino rispettoso verso Kiplin, uscì dalla stanza. L’Inquisitore chiuse a chiave la porta e si andò a sedere sulla sedia di fronte a Ron.

 

“Allora ragazzo…” lo fissò dritto negli occhi “Comincio col dirti che se collaborerai, non ti sarà fatto alcun male… per adesso”

 

Ron sostenne il suo sguardo cercando di non dare a vedere l’immensa paura che provava “Cosa vuole sapere?”

 

Kiplin mise una mano sotto il mantello, estrasse un lunga asticella di legno e gliela mise davanti. Riconoscendola, il ragazzo spalancò gli occhi.

 

“La mia…!” Ron si zittì immediatamente, ma l’uomo capì al volo e gli rivolse uno sguardo soddisfatto.

 

“Esatto ragazzo, esatto. La tua bacchetta! Me l’ha consegnata il capo carceriere dopo la vostra perquisizione…” rise sprezzante “Quel babbano ignorante non aveva idea di cosa fosse e quando me l’ha mostrata si è aspettato che mi stupissi anch’io...tz!” con un gesto sprezzante gettò la bacchetta di Ron su tavolo e ne tirò fuori un’altra “Non poteva certo sapere che io ne avevo una uguale.”

 

Ron lo guardò stupito “Dunque lei è un…”

 

“Vedo che ci siamo capiti… Tutti i membri dell’Ufficio della Notte lo sono.”

 

“Ma allora perché date la caccia a Michael??” Ron si sentiva estremamente confuso “Anche lui è un mago! Non è un eretico, non è nemmeno un prete!! Lui è…”

 

“Lo so chi è Michael Weasley, razza di moccioso!!” gli ruggì Kiplin alzandosi di scatto in piedi “Non pensare di dirmi qualcosa di nuovo!! Credi davvero che avremmo messo George Turner sulle tracce dei Weasley solamente per proteggere la regina dai cospiratori? Questa mansione è solo una copertura per noi! La realtà è che quella dannata famiglia possiede una cosa che ci setta di diritto e che è di grande valore… ma ovviamente dobbiamo scoprire chi la custodisce. Michael non ha voluto dirci nulla, ma qualcosa mi dice che voi sapete un paio di cosette a proposito…” lo guardò con severità “del pezzo mancante della Pietra Filosofale.”

 

Il ragazzo rimase un attimo senza fiato. Era la pietra che Hermione portava al collo!! Quell’uomo voleva che lui gli indicasse il luogo in cui stava Hermione!

 

Kiplin si chinò verso Ron con una strana luce negli occhi “Chi ne è il detentore?? Parla e non ti sarà fatto nulla.”

 

Ron strinse la mascella. Quell’uomo avrebbero potuto strappargli qualsiasi cosa dalla bocca, ma mai quell’informazione. Non avrebbe messo Hermione nei guai un’altra volta, nemmeno sotto minaccia di morte.

 

“Io non so nulla…” ma la sorpresa che Ron aveva mostrato un attimo prima nel sentir nominare la Pietra Filosofale era stata tale, che non era riuscito a mascherarla e Kiplin la cosa non era sfuggita.

                     

L’Inquisitore afferrò le catene di Ron bloccate al tavolo e le tirò verso di sé, poi caricò la mano alla quale portava alcuni anelli d’oro e sferrò un pugno al ragazzo. Il colpo lo fece sbandare di lato, ma Kiplin gli impedì di cadere, tirando di nuovo a sè le catene e gli affibbiò un secondo pugno, questa volta molto più forte. Ron stramazzò sul tavolo e spuntò il sangue che gli riempiva la bocca, trattenendo un gemito di dolore.

 

“E questo è solo l’inizio…” ringhiò Kiplin lasciando andare le catene.

 

 

************************************

 

 

Quando Hermione si risvegliò era buio e nella casa regnava il silenzio. Ricordandosi quello che era capitato la sera prima, la ragazza balzò fuori dal letto e cercò a tastoni la candela che veniva tenuta sul davanzale dello stanzone. La sollevò e si girò, soffocando un urlo.

 

Martha sedeva a sinistra della porta, nel posto dove era solito accomodarsi quando veniva a chiacchierare con Hermione. La ragazza sembrava invecchiata di cent’anni, lo sguardo spento, i capelli sporchi e arruffati, il volto pallido e pieno di ecchimosi. Hermione notò subito lo squarcio alla gola, le chiazze di sangue sul vestito strappato e la piaga aperta sul petto. Sui suoi seni scoperti si vedevano i segni di alcuni feroci morsi umani.

 

Spaventata, Hermione scrollò la testa chiedendosi se stessa ancora dormendo.

 

“Hermione” le disse Martha con voce roca mentre un rivolo di sangue le usciva dalla bocca “Hermione vuoi ascoltarmi?”

 

Inorridita da quelle visione, Hermione si ritrasse contro lo stipite della finestra.

 

“Sto sognando!” sussurrò più a se stessa che a Martha

 

“Hermione tutti sogniamo, io stessa sto sognando”

 

“Martha, cos’è successo?”

 

“Sono stata uccisa prima del tempo” rispose la ragazza “E’ stato Messer William Coldfog. Mi ha strappato l’anima, insieme al cuore e alla mia innocenza…”

 

Hermione riportò le mani alla bocca, notando del sangue gocciolare da sotto la sua gonna.

 

“Mio Dio… prima ti ha violentata…”

 

“Adesso non poso andare da nessuna parte, sono prigioniera delle tenebre, sospesa nel grande limbo tra cielo e terra… sono una sua schiava…”

 

“Martha ..”

 

“Ascolta Hermione, il parroco non è un uomo del Signore, lui è un demonio e vuole farti del male, ma non ci riuscirà. Se n’é accorto ieri sera, quando era venuto per uccidere anche te… Gliel’hanno impedito coloro che non hanno potuto proteggere me… Ricorda Hermione, siamo noi i soli artefici del nostro destino e del nostro inferno!” allungò le mani come se volesse impartirle una benedizione “Non mi resta molto tempo, ma tu sai cosa devi fare. Aiuta la vergine a distruggere Coldfog, ritrova i tuoi amici, Michael vi condurrà verso la luce…”

 

Hermione chiuse gli occhi e quando li riaprì, Martha era in piedi di fronte a lei. Hermione sobbalzò per la seconda volta.

 

“Non stai sognando, amica mia. Se non mi credi, vai a guardare nel buco sul retro dell’ossario…” e così dicendo svanì nel nulla.

 

Hermione rimase a fissare la fiamma della candela fino a quando non le bruciarono gli occhi. Poi, raggiunse il punto in cui poco prima era seduta Martha e vide, abbandonata sulla sedia, uno dei piccolo bottoni con inciso sopra un pavone che per vezzo, Martha si era cucita sul grembiule. Accanto ad esso, la chiave della stalla di Evefairy.

 

Animata da una improvvisa energia, Hermione prese il suo mantello e scivolò fuori dalla locanda, nella notte fredda e buia. Alla luce della luna, imboccò di corsa il sentiero che portava alla chiesa.

 

Raggiunse il muro si cinta del cimitero e si fermò un istante per raccogliere le forze. Avrebbe messo William Coldfog con le spalle al muro, costringendolo a confessare i suoi orrendi omicidi, e poi sarebbe partita per andare a cercare Harry e Ron.

 

“Non vi abbandonerò!” si disse mentre scavalcava il muro di cinta.

 

Una volta dentro al cimitero, una sagoma scura la superò in volo, facendola trasalire, ma si accorse subito che si trattava di un uccello notturno. Attraversò di corsa i tumuli di terra e le croci derelitte e giunta nei pressi dell’ossario non ebbe nemmeno il tempo di riprendere fiato che un’ombra le si parò davanti.

 

“Ehi Hermione, che hai?” Coldfog la guardava con un sorriso di diabolico divertimento stampato in faccia.

 

“Lo sai benissimo, schifoso assassino!! Dov’è Martha??!”

 

“Se ci tieni tanto alla tua amichetta, vieni con me!”

 

Senza darle tempo di reagire, Coldfog afferrò Hermione per un polso e la trascinò fino all’ingresso dell’ossario, spalancò la porta e la scaraventò dentro, facendola inciampare sulle ossa e sui teschi disseminati sul pavimento.

 

Coldfog si cavò di tasca un acciarino, staccò la torcia appesa accanto alla porta e glieli lanciò “Cercala tu stessa!” quindi uscì, ridendo di gusto.

 

Con le mani che le tremavano, Hermione accese la torcia e la alzò sopra la sua testa. La fiamma le mostrò all’improvviso gli orrori di quel luogo, dove cumuli di ossa e teschi erano stati gettati alla rinfusa sul pavimento. Con le gambe che le tremavano, si addentrò nell’ossario.

 

Sentendo le ossa scricchiolare sotto le sue scarpe, strinse gli occhi e si sforzò di pensare ad altro. Fece tornare la mente ai ricordi felici di Hogwarts, alle passeggiate con i suo amici a Hogsmeade, alle sue chiacchiere con Ginny accanto al fuoco, alle carezze di sua madre… Non avrebbe ceduto alla paura finché non avrebbe trovato la prova che cercava.

 

Martha aveva parlato di una fossa in fondo all’ossario. Sul quel lato in effetti, la scaffalatura s’interrompeva a un metro da terra. Hermione si abbassò e scorgendo un varco nella parete, ci infilò cautamente una mano e tastò con circospezione. Ebbe un sussulto quando le sue dita toccarono la carne fredda. Allora inclinò la torcia e soffocando un grido, si ritrovò a fissare gli occhi ciechi del cadavere di Martha.

 

Con il cuore che le batteva all’impazzata, il corpo madido di sudore, fece scorrere la torcia e osservò inorridita le atroci ferite inferte alla gola e al petto della ragazza. C’era sangue rappreso ovunque, soprattutto sulla sua gonna e sulle sue gambe, in parte scoperte.

 

“Oh, Martha…” gemette sfiorandole delicatamente una guancia, con le lacrime agli occhi “Perché ti ha fatto questo…?”

 

Hermione avrebbe voluto scappare, ma sapeva che c’era ancora una verifica da fare, perciò si fece coraggio e cominciò a contare i bottoni del corpetto di Martha. Arrivata in fondo seppe che ce n’erano solo cinque.

 

In quel momento la porta dell’ossario si spalancò e subito si richiuse violentemente per effetto del gelido vento della notte. Con un urlo, Hermione trasalì, lasciando cadere la torcia, che di colpo si spense. Avvolta in una fitta oscurità, la ragazza si mosse alla cieca per ritrovare l’uscita, incespicando tra le ossa sul pavimento. Cadde più volte, ferendosi mani e gambe prima di trovarsi finalmente all’esterno, dove l’aspettava William Coldfog, con il suo solito ghigno irriverente.

 

Hermione lo fissò con una rabbia che andava oltre ogni cosa “Perché??!” gli urlò contro con foga “Perché le hai fatto questo?? E’ sempre colpa tua!! Hai distrutto la vita di Martha, di Catherine, di Mary e adesso anche la nostra!!”

 

Coldfog non fece una piega, continuando a fissarla con ferocia “I cancelli dell’inferno sono aperti giorno e notte, mia cara Hermione e io sono lì che aspetto di prendere ciò che mi spetta!” e schioccando le dita, fece comparire attorno a lei le figure di tutti coloro che aveva ucciso. Esse si avvicinarono ad Hermione, sibilando tra i denti e perdendo sangue dalle ferite al petto e alla gola.

 

La ragazza cominciò a correre, raggiungendo il muro di cinta. Lo scavalcò in qualche modo e fuggì nella notte, con la sadica risata di Coldfog che le rimbombava nelle orecchie.

 

Ora sapeva quello che doveva fare.

 

Raggiunse la stalla di Evefairy e spalancò le porte. La puledra raspò a terra con lo zoccolo e guardò Hermione con i suoi occhi neri e lucidi.

 

“Mi dispiace…” le disse tristemente Hermione, avvicinandosi cautamente e sfiorandole il muso con una mano “Ma la tua padrona non tornerò più e…” sospirò tristemente “Harry aveva ragione e questa è l’unica da fare…” Afferrò la lunga falce appoggiata al muro della stalla e la alzò sulla testa della cavalla “Non posso lasciarti qui!”

 

Evefairy nitrì per lo spavento, tirando le funi alle quali era assicurata alla sbarra della stalla. Hermione strinse forte gli occhi e calò le falce con quanta forza aveva in corpo.

 

Le corde che tenevano Evefairy legata per la cavezza si recisero di netto e non appena la cavalla fu libera, Hermione corse ad ammansirla.

 

“Shhh, sta buona bella!” prese in fretta la sella appoggiata lì accanto e la legò alla groppa della giumenta “Adesso noi due ce ne andiamo!”

 

“Hermione McGranitt!” la ragazza alzò di scattò la testa e vide Peter Courtney sulla soglia della stalla “Cosa stai facendo??”

 

Hermione lo guardò ad occhi spalancati “Si-signor Courtney… ascolti, io non…”

 

Peter si guardò alle spalle “E’ qui signor sceriffo, l’abbiamo trovata!!”

 

Immediatamente tutta la squadra dello sceriffo Taller, seguito da una folla che Hermione riconobbe essere quasi tutta la gente di Dumlow, si accalcò davanti alla stalla.

 

Hermione li guardò tutti, stupefatta “Cosa sta succedendo?”

 

“Lo sai benissimo cosa sta succedendo!!” ringhiò Peter guardandola in cagnesco “Dov’è mia figlia? Lo so che tu lo sai, vi ho viste insieme prima che Martha sparisse!! Dimmi cosa lei hai fatto!!”

 

“No! Signor Courtney le cose non stanno così!!”

 

“E’ inutile che cerchi di spiegarti…” lo sceriffo Taller la guardò con severità “Sappiamo già tutto, il nostro parroco è stato così gentile da avvisarci in tempo!”

 

Con sommo orrore di Hermione, William Coldfog si fece avanti e si piazzò accanto a Taller e a Peter.

 

“Il buon Signore ci predicò assieme ai suoi buoni insegnamenti anche un altro comandamento molto importante…” Coldfog fece una pausa lanciando un’occhiata di sfida a Hermione “Non permettere che una strega viva!”

 

Hermione s’irrigidì mentre le parole di Coldfog scatenavano un brusio di assenso, subito seguito da un silenzio assoluto “Non permettere che una strega viva e c’è una strega, una traditrice e una ribelle in mezzo a noi…”

 

“Bruciamola! Bruciamola!” urlarono un paio di voci in fondo alla folla.

 

“Tu!” Coldfog indicò Hermione con disprezzo “Tu, signorina McGranitt, sei una strega e una traditrice!”

 

“E tu uno sporco assassino!!” strillò la ragazza facendo un passo avanti “Che cosa non è capitato dall’arrivo di quest’uomo!! Strane scomparse, strane morti e… ” improvvisamente la sua voce si spense alla luce di una terribile illuminazione. Lei, Harry e Ron erano arrivati esattamente lo stesso giorno di Coldfog! Hermione spalancò gli occhi, atterrita.

 

William Coldfog se ne accorse e sogghignò “Esatto signorina McGranitt, vuoi dire dal tuo arrivo!! Sono sparite molte persone, tra cui addirittura i tuoi stessi cugini!! In più, una ragazza che lavorava con te ha asserito di averti colta a praticare la magia!”

 

“Andate a guardare nell’ossario!” Hermione si aggrappò alla sua ultima possibilità “Se cercate nel buco sul retro, troverete il cadavere di Martha Courtney!!”

 

“Ah! Dunque confessi!!”esclamò Peter fuori di sé dalla rabbia.

 

“Ma no!! E’ stato lui!!” urlò esasperata, indicando Coldfog. All’improvviso, tra la folla davanti a lei, distinse i volti cadaverici dei fantasmi delle vittime di Coldfog. Uomini e donne che la fissavano con le loro spaventose ferite sanguinanti. Hermione ebbe un capogiro e vacillò, appoggiandosi al fianco della cavalla.

 

“Hai bevuto?” la sbeffeggiò il falso parroco.

 

“NO!”

 

“Adesso basta così, signorina McGranitt, è inutile che neghi l’evidenza!” Taller si fece avanti e le sventolò un foglio davanti “Ho qui una dichiarazione firmata di Martha Courtney, scritta prima che sparisse, in cui ti accusa di stregoneria, di aver provocato la morte di alcune persone e soprattutto di aver dato riparo al gesuita Weasley!!”

 

Hermione gli strappò il foglio di mano e con orrore riconobbe la scrittura di Martha. La dichiarazione conteneva bugie oltraggiose e ripugnanti, compreso il sospetto che lei non fosse figlia di Dio, ma del demonio e che il suo labbro tagliato ne fosse la prova. L’accusava di tramare di chiunque non le andasse a genio e di aver aiutato e favorito la fuga di Michael Weasley.

 

“Sono tutte stronzate!!!” urlò Hermione perdendo il controllo.

 

“Ma sentitela! Sentite come parla!” l’uomo-demone si voltò verso la folla dietro di lui “Il linguaggio del diavolo!!”

 

“No!!” gemette lei “Martha non lo avrebbe mai fatto!!”

 

Ma ne era così sicura?

 

Taller fece un passo vero di lei “Ti dico che è venuta da me in persona ieri pomeriggio, ha firmato e poi ha giurato sulla Bibbia! Sei tu che stai mentendo, Hermione McGranitt!”

 

“Hai ancora intenzione di negare?” le chiese Coldfog, sguazzando nella disperazione che emanava Hermione “Che punizione dovremmo dunque infliggere a una ragazza malvagia come te?”

 

“Bruciamola!” Lucy si fece largo tra la folla e sferrò un ceffone a Hermione con tanta forza da sbatterla per terra.

 

Da quel momento mille braccia furono addosso alla ragazza. Hermione si sentì spingere, strattonare, malmenare. Mentre Taller la bloccava legandole le braccia dietro la schiena, vide Jack che inutilmente cercava di farsi avanti per portarle aiuto. Poi gli uomini di Taller la trascinarono verso l’uscita, facendosi largo tra la folla in tumulto.

 

“Aiutatemi!!” gridò disperata, ma la sua implorazione venne accolta da un coro di risate.

 

Mentre la trascinavano, inciampò e cadde, alcuni ne approfittarono per strapparle gli stivali di cuoio, altri afferrarono il suo abito di lana e lacerarono il colletto di lino. Fu colpita da zolle di terra e letame. Tossì e sputò per lo spasso di chi le stava attorno. La strattonarono fino al piazzale di fronte al Pavone Dorato, al centro del quale era stato eretto un palo, attorno al cui un gruppo di persone iniziarono ad ammassare rami e felci per allestire una pira.

 

“NO!! No fermatevi vi prego!!!!” strillò cercando di divincolarsi.

 

Ma ormai la folla assetata di sangue era come impazzita. La trascinarono fino al palo e la legarono strettamente al centro della catasta. Hermione sentì odore di fumo, si girò e vide alcuni uomini con le torce accese, fermi accanto alla pira.

 

In preda al terrore, chiuse gli occhi e cominciò ad invocare sottovoce i nomi di Harry e Ron. Nella sua mente focalizzò i loro volti e le lacrime cominciarono a scorrerle sulle sue guance.

 

“Perdonatemi!” pianse sommessamente “Perdonami Harry… Perdonami… perdonami Ron… non sono riuscita ad aiutarvi…”

 

Si sollevò un’ondata di fumo che le prese la gola. Cominciò a tossire e gli occhi le bruciarono più che mai, mentre sentiva il crepitio delle fiamme che attecchivano tra le sterpaglie. Poi risuonò un grido.

 

“In nome della regina!”

 

Hermione sentì scostare le felci e il fumo diradarsi. Alcuni cavalieri si aggiravano per lo spiazzo, menando colpi con il piatto della spada. La gente cercava riparo nelle taverna oppure si nascondeva nei vicoli. I cavalieri rovesciarono secchi d’acqua attinti all’abbeveratoio per spegnere le fiamme. Hermione si lasciò andare contro il palo.

 

Poco dopo le si parò di fronte un uomo con il viso nascosto da un cappello a tesa larga.

 

“Grazie…” gli sussurrò.

 

Intravide un coltello che tagliava le corde. Hermione crollò tra le braccia dell’uomo e quando alzò gli occhi si accorse che stava fissando il volto duro e impassibile di Turner, l’Uomo di Giuda.

 

 

***********************************

 

 

Coldfog spronò il suo cavallo lungo la via alberata che portava fuori Dumlow. Giunto a un incrociò tirò le redini e controllò il cielo coperto, privo di luna e di stelle. L’aspettava una nottata fredda e solitaria.

 

“Neve” brontolò “tra breve ci sarà neve…”

 

Allentò le briglie del cavallo che ancora sbuffava per la fuga precipitosa dal paese. Si strappò il collarino bianco e lo gettò in un cespuglio, poi drizzò le orecchio per controllare che non lo stessero seguendo, ma si sentiva abbastanza tranquillo perché sapeva che gli uomini della regina sarebbero stati occupati a rimettere in ordine nel piazzale del Pavone Dorato.

 

Sbuffò mentre si piegava a dare dei colpetti sul collo del cavallo. Erano sicuramente stati quegli strani ragazzi la venuta a Dumlow di Michael Weasley. Ma perché credeva davvero che tre semplici ragazzini stranieri potessero essere i cavalieri della profezia?

 

“Dannazione, ce l’avevo quasi fatta!” esclamò con una punta di amarezza “Se soltanto l’Uomo di Giuda avesse tardato qualche minuto o quella stupida marmaglia fosse stata più veloce, adesso quei due mocciosi sarebbero incarcerati a vita a Colchester e quella servetta sarebbe un mucchietto di carne carbonizzata!” sospirò ancora avviandosi al rotto lungo la strada maestra per Londra.

 

Non sarebbe stato male capire cosa stavano macchinando quel dannato Weasley. Ripensò al violento duello nella navata della chiesa di St. Michael.

 

Quella storia stava andando avanti da troppi secoli. Ovunque andasse, qualsiasi cosa facesse, si trovava uno di quei cacciatori di demoni da strapazzo alla costole. In principio Coldfog non aveva dato alcun peso alla cosa, ma negli ultimi tempi, con l’ultima generazione di quella maledetta famiglia che sembrava non volersi estinguere, le cose erano diventate serie.

 

Lui era sempre stato convinto di essere invincibile, in virtù del patto che aveva stretto con il demonio, ma sapeva anche che tutto nella vita aveva un prezzo e che neppure lui avrebbe potuto sottrarsi a quella legge. Prima o poi i Signori dell’Aria avrebbero preteso il pagamento.

 

Frequentando il mondo della magia oscura di Londra, Coldfog aveva scoperto l’esistenza di una profezia formulata più di vent’anni addietro, che parlava della venuta di colui che l’avrebbe sconfitto. Allora Coldfog aveva cominciato a preoccuparsi e a usare i propri poteri e la ricchezza che aveva accumulato per anni per recuperare e ricercare informazioni a riguardo, scoprendo in un volume antico quanto mal conservato, l’agognato testo profetico, che parlava di una vergine coraggiosa con il dono della divinazione, nata da una famiglia di maghi potenti, capace di schiacciarlo usando il potere conferitole dal leggendario Libro della Luce.

 

Decise così di mettersi sulle tracce di questa ragazza. E quando in quella famiglia era nata una bambina con il dono della divinazione, Coldfog non aveva esitato a trovarla e ad eliminarla. Per anni si era illuso di aver risolto il problema e invece… aveva sbagliato obiettivo! Senza contare che non era ancora riuscito a mettere le mani su quel maledetto Libro magico.

 

Un rumore improvviso di zoccoli sul selciato distolse William Coldfog dai suoi pensieri. Subito la sua mano scivolò sotto il mantello verso il lungo stiletto acuminato. Sebbene fossero ancora lontani, Coldfog fu certo che si trattasse di un gruppo di soldati.

 

Sollevò la mano destra “Pax et bonum, straniero!”

 

L’uomo che li guidava strattonò le redini e si sollevò il cappello dalla testa, in segno di saluto.

 

“Messer William Coldfog?”

 

Coldfog aumentò la stretta attorno al pugnale “Chi siete?” domandò sospettoso.

 

“Emissari di sua altezza l’imperatore Solimano il Magnifico, sultano dei turchi ottomani, vice reggente di Allah sulla terra, vero discendente del profeta Maometto, conquistatore del Mondo, padrone della vita di ogni uomo. Se estrai le tue armi sei morto, se le tieni nel fodero, sei amico del sultano.”

 

Coldfog sbuffò sonoramente, ma lasciò la presa sul pugnale “Si può sapere cosa volete da me?”

 

“Il Magnifico Sultano ci manda a riferirti che è in possesso di qualcosa che potrebbe interessarti e te la darà in cambio dei tuoi leali servigi…”

 

L’uomo-demone si tolse il cappello per rivolgergli un inchino beffardo “Sono un fedele suddito di sua altezza”

 

“Perfetto” il soldato gli fece segno di seguirlo “Una nave ci attende al porto di Clacton per condurti a Costantinopoli. Il sultano ti aspetta!”

 

 

***********************************

 

 

Crucio!”

 

Harry cominciò ad urlare e a strattonare le catene, sotto l’influsso dell’ennesima, dolorosissima Maledizione Cruciatus che l’inquisitore Kiplin gli stava scagliando.

 

Non appena l’uomo abbassò la bacchetta, il ragazzo si lasciò andare stremato contro lo schienale della sedia, mordendosi il labbro inferiore e senza riuscire a trattenere i gemiti di dolore.

 

Il suo viso, come tutto il suo corpo, era coperto di lividi e sul suo viso facevano sfoggio di numerosi tagli provocati dagli anelli che l’uomo portava alle dita. Quello era il risultato di un interrogatorio che lui a Michael e a Ron, aveva sopportato per un’intera giornata.

 

Quando Harry aveva visto l’amico tornare in cella tumefatto e sanguinante, la schiena tagliata da numerose piaghe inferte da frustate, il ragazzo non aveva potuto credere che la cattiveria di un uomo si sarebbe potuta spingere fino a tanto. Il carceriere aveva scaraventato Ron sul suo giaciglio di paglia, dal quale il ragazzo non si era più mosso e poi aveva agguantato brutalmente Harry. Lo aveva trascinato nella stanza sotterranea, dove lo attendeva Benjamin Kiplin che, dopo aver interrogato Michael e Ron, era pronto per il terzo round.

 

“Allora?!” Kiplin appoggiò le mani sul tavolo e si chinò verso di Harry “Ti devo per forza far finire i tuoi giorni in questo carcere o vuoi deciderti a parlare??”

 

Harry ricacciò indietro le lacrime di dolore che spingevano per uscire. Mai e poi mai avrebbe dato a quell’uomo la soddisfazione di vederlo piangere. Sarebbe stato forte come lo erano stati Michael e Ron.

 

Ron.

 

Harry ripensò a come aveva trattato il suo migliore amico, che al contrario di lui, aveva sempre cercato di fare la cosa giusta nei confronti degli altri, nella sua ingenuità e nella sua generosità, accettandone le conseguenze e stringendo i denti. A quel pensiero, Harry sentì una nuova forza invaderlo. Doveva resistere, doveva farlo per tornare di sopra e chiedergli scusa. Se dovevano morire, lo avrebbero fatto da amici.

 

Senza rispondere, Harry raccolse tutte le sue forze e lentamente si alzò dalla sedia, guardandolo negli occhi.

 

“Te lo puoi scordare…” e sputò ai piedi di Kiplin “Piuttosto la morte!”

 

L’Inquisitore sorrise beffardo “Come vuoi…” slegò le catene di Harry dal tavolo e lo colpì con un pugno per l’ennesima volta. Allo stremo delle energie, il ragazzo crollò a terra e quando l’uomo lo colpì con una serie di calci, non trovò nemmeno la forza di ritrarsi “Ho trattato con gente più dura di te ragazzino, e credimi, alla fine ho sempre ottenuto quello che volevo, è solo questione di tempo!”

 

Kiplin lo costrinse ad alzarsi e gli lego le braccia a due delle catene che pendevano dal soffitto.

 

“Visto che ti piace tanto giocare, vediamo se apprezzerai anche questo giochino…” gli afferrò la camicia e gliela lacerò, lasciandogli la schiena scoperta. Poi estrasse la bacchetta e fece un movimento secco col polso. Dalla punta della bacchetta scaturì una specie di corda fatta di luce.

 

Harry alzò lo sguardo su di lui, un occhio tumefatto mezzo chiuso “Che diavolo è…?”

 

L’uomo gli rivolse un sorriso sadico e si portò alle sue spalle “Ora lo scoprirai…”

 

La prima frustata arrivò secca e decisa, il dolore che gli rimase sulla pelle fu ancora peggio di quello che lasciava la Cruciatus quando veniva terminata. Ogni colpo inferto gli apriva un punto dolorante sulla schiena e il male che provocava gli annebbiava la mente, facendolo esplodere in un lancinante urlo di dolore. E Kiplin sembrava non stancarsi mai di quelle urla.

 

Harry perse completamente la cognizione del tempo perché quando qualcuno bussò alla porta e Kiplin andò ad aprì, non seppe se fosse passato un minuto, un’ora o una giornata, ma gli bastò sentire con le sue orecchie quello che il soldato disse a Kiplin per capire che l’Inquisizione era finita.

 

“Il capitano George Turner mi manda ad avvisarvi che potete interrompere l’interrogatorio, non è più necessario…”

 

“E perché mai?” la voce dell’Inquisitore suonò vagamente delusa.

 

 “Perché che colei che li ha aiutati è stata catturata, mio signore!”

 

Harry si sentì male dentro.

 

Oh no… Hermione!!

 

“Va bene, ho capito!” ribatté acido l’Inquisitore “Adesso vattene idiota!”

 

Il soldato gli rivolse una serie di inchini riverenti e richiuse la porta in gran fretta. Kiplin tornò verso Harry e si soffermò a guardarlo, come se stesse contemplando il lavoro che aveva fatto.

 

“D’accordo ragazzino, per adesso vi siete salvati il collo… ma appena vi porteremo a Londra, allora vedremo se sarete ancora così tanto ostinati” gli slegò le braccia e Harry cadde in ginocchio, esausto “Qui non avevo, diciamo… gli strumenti giusti per essere abbastanza convincente, ma appena sarete chiusi nella Torre di Londra, bè… diciamo che se qualcuno ci lascerà le penne nessuno se ne rammaricherà, e io avrò sempre l’opportunità di spremere gli altri fino all’ultimo!”

 

 

**********************************

 

 

Hermione riprese conoscenza e si trovò stesa su un cumulo di paglia, nell’angolo di un fienile. In bocca si sentiva ancora l’acre sapore del fumo. Poco lontano da lei, gli uomini che l’avevano strappata al rogo sedevano accanto ad un fuoco. Ancora confusa chiuse e riaprì gli occhi più volte, sbirciando attraverso le fessure vide che il giorno volgeva al termine. Aveva dormito per tutto il giorno.

 

L’odore del fuoco le fece riaffiorare il ricordo della folla e delle fiamme che le danzavano attorno. Sentì lo stomaco ribaltarsi e piegandosi di lato diede sfogo ad un conato di vomito, poi fece per muoversi, ma si accorse di avere polsi e caviglie legate. In quel momento realizzò la sua situazione; a quel pensiero non riuscì a frenare le lacrime e il suo corpo fu scosso da violenti singhiozzi.

 

Eccola lì, sporca, dolorante, legata come un animale e senza la minima idea di dove si trovasse, senza contare il fatto che non trovandosi a Dumlow, non avrebbe saputo come farsi rintracciare da Harry e Ron. Se ancora erano vivi… Le sue lacrime si moltiplicarono.

 

Una sagoma si staccò dal gruppo attorno al fuoco e le si avvicinò, Hermione alzò gli occhi pieni di lacrime e vide che George Turner le stava tagliando le corde che la legavano.

 

“Mi sembra un’inutile crudeltà” disse l’uomo raccogliendo le funi “In fondo dove potresti scappare? Se ti trovassero, gli abitanti di Dumlow t’impiccherebbero all’istante. Senti freddo?”

 

“Non so quel che sento” Hermione si massaggiò i polsi “Dove mi trovo?”

 

“In un fienile nella periferia del paese, ma domattina ci muoveremo presto” rispose Turner poggiandole una coperta sulle spalle.

 

Hermione si strinse nella lana “Dove mi portate?”

 

“Al castello di Colchester.”

 

“Perché?” chiese la ragazza pur conoscendo la risposta.

 

“Hermione, sai bene il perché. Le guardie di Colchester hanno catturato Weasley e con lui c’erano quei due ragazzi. Sappiamo che sono i tuoi cugini” Turner la guardò con serietà “Voi l’avete aiutato, non puoi negarlo. Senza contare che avete sottratto tre cavalli al locandiere Peter Courtney…”

 

Hermione distolse lo sguardo. Non sapeva cosa ne sarebbe stato di loro, ma la rincuorava il fatto che presto avrebbe raggiunto Harry e Ron. Turner si alzò e andò a frugare in una borsa vicino al fuoco e tornò con birra, pane raffermo e pancetta e glieli porse.

 

Hermione bevve avidamente, anche se non riuscì a trattenere una smorfia per l’amarezza della bevanda, poi guardò negli occhi il soldato le si era seduto di fronte.

 

“Non l’ho ancora ringraziata per avermi salvata…”

 

“Non avevo scelta. La giustizia della regina è la giustizia della regina” le sorrise “Il linciaggio non rientra nei suoi canoni”

 

Hermione non sapeva se sentirsi sollevata o no, ma rimaneva il fatto che la stavano conducendo a Colchester dove l’attendeva una tremenda punizione, per essere stata accusata di stregoneria e per aver aiutato un ricercato. Sorrise tra sé, nel mondo dei maghi questa per lei sarebbe stata la normalità, pensò ricordando quando dal Terzo anno in poi, lei e i suoi amici erano rimasti in contatto con Sirius Black.

 

Quando finì di mangiare, Turner le porse un calice di vino annacquato.

 

“Bevi adagio” le consigliò il soldato “Dentro c’è qualcosa che ti aiuterà a dormire”

 

Hermione lo guardò sospettosa. Ultimamente c’erano un po’ troppe persone che volevano drogarla, ma accettò ugualmente. Era ovvio che a Turner non sarebbe importato di avvelenarla, altrimenti che senso avrebbe avuto salvarla dal rogo?

 

Bevve fino all’ultima goccia, chiedendosi quanto altro alcol avrebbe potuto reggere prima di ubriacarsi completamente, e lentamente si sdraiò di nuovo, mentre Turner tornava dai suoi compagni.

 

 

**************************************

 

 

Quando Harry si svegliò dal breve sonno che si era concesso dopo che lo avevano riportato in cella, si accorse che Ron era sveglio e si stava facendo l’inventario dei danni. Si tirò su e non riuscì a evitare un gemito di dolore appena il bruciore alle ferite e ai lividi si risvegliò. Sentendolo mugolare, Ron si voltò verso l’amico e gli rivolse un piccolo sorriso di incoraggiamento.

 

“Tutto intero?”

 

A Harry sfuggì un’altra smorfia “Così si fa per dire…”

 

Ron distolse nuovamente lo sguardo, certo che il ragazzo volesse seguitare a non parlagli. Harry si alzò a fatica dal suo giaciglio e raggiunse quello su cui era seduto Ron. L’amico gli rivolse uno sguardo interrogativo mentre lui gli si accomodava accanto.

 

“Senti Ron io…” Harry s’interruppe un momento. Non era sicuro di avere in bocca le parole giuste per scusarsi delle cose orribili che gli aveva detto giorni addietro. Aveva tirato fuori argomenti sleali e li aveva usati contro di lui per scaricare la paura che la loro situazione gli metteva addosso, senza considerare che questo avrebbe potuto ferire profondamente il suo migliore amico. E quella non era stata nemmeno la prima volta.

 

“Senti Ron… hanno preso Hermione”

 

Ron spalancò gli occhi “Ne sei sicuro?”

 

Harry annuì cupamente “Ho sentito uno che lo diceva a quel figlio di puttana che ci ha mezzi distrutti…”

 

“Oh no…” Ron si prese la testa tra le mani, disperato “Avevi ragione Harry… è stata colpa mia e adesso le faranno del male…!” Harry vide le lacrime affiorare agli occhi di Ron “Tutto questo…” si indicò i lividi e le ferite “me lo sono solo meritato…”

 

“No Ron, no è stata colpa tua!! Tu volevi solo fare qualcosa che ti sembrava giusto e io non ho voluto capirlo!” Harry gli appoggiò una mano sulla spalla “E soprattutto non ti sei meritato tutto questo dolore, nessuno se lo merita!! E’ stato solo la dimostrazione di quanto coraggioso e quanto sei affezionato alla nostra amica!” Ron alzò la testa e lo guardò con gli occhi bagnati. Harry sospirò a fondo e voltò la testa “Sono io che mi sono comportato come uno stronzo, persino mentre eravamo chiusi qui dentro…”

 

“Harry… va bene così, non devi preoccuparti. Davvero, ho già dimenticato.”

 

“No, no sul serio… sono stato proprio un vero idiota!”

 

Ron tirò su col naso “Ok, se proprio insisti…”

 

Harry lo guardò ad occhi sgranati “Cos…?”

 

“Scherzavo!” Ron sorrise, ma subito dopo strinse gli occhi a causa delle ferite “Ohu…Fanno un male…” si voltò verso l’amico “Fà vedere le tue”

 

“Non pensare che siano poi tanto diverse da quelle che hai tu. Sembrava che quello avesse la scaletta delle botte da dare…” Harry si lasciò controllare e quando l’amico ebbe finito, rispose al suo sorriso “Ma la sai una cosa? Adesso mi fanno meno male. In due il dolore è più facile da sopportare.”

 

 

**************************************

 

 

Al suo risveglio, Hermione si trovò illuminata dai raggi del Sole nascente che filtrava attraverso le fessure e attorno a lei i soldati di Turner russavano e borbottavano nel sonno. Nella penombra vide due sentinelle presso la porta, sedute contro la parete, la testa che ciondolava.

 

Hermione si mise a sedere stiracchiando le membra anchilosate; i dolori e le fitte della sera prima si erano placate, ma provava una sete tremenda e il tanfo di chiuso era decisamente opprimente. Vedendola sveglia, Turner si alzò e le si avvicinò con una borraccia in mano.

 

“Tieni, tra poco ci mettiamo in marcia, se vuoi puoi andare a liberarti” le disse mentre la ragazza tracannava l’acqua, bagnandosi leggermente il vestito “Allontanati pure dai miei uomini, non voglio privarti della tua dignità” aggiunse notando lo sguardo intimorito che Hermione aveva lanciato alle guardie ammassate lì attorno “Sono della squadra dello sceriffo” le spiegò volgendosi un secondo verso di loro e poi tornando a guardarla “Sono feccia, una banda di stupratori, ladri e assassini, ma sono facili da tenere a bada” chinò verso di lei per riprendersi la borraccia “Se qualcuno ti infastidisce dimmelo!”

 

Hermione si alzò barcollando e uscì dal fienile, passando davanti alle guardie che le lanciavano occhiate maliziose.

 

Dopo che si fu rinfrescata e riordinata, ritornò al fienile, proprio mentre Turner stava dando le dritte per la partenza, ordinando ad alcuni di badare ai cavalli e ad altri di tornare al villaggio per prendere le provviste. Poco dopo il corteo era già in marcia e dopo una pesante cavalcata attraverso la piatta campagna dell’Essex costellata da continui e improvvisi acquazzoni, il gruppo di Turner raggiunse le prime case di Colchester, mentre cominciava a scendere l’ennesima pioggia battente.

 

Durante il viaggio durato tre giorni, Turner era tornato distaccato e impassibile nei confronti di Hermione, come se rimpiangesse di averle dato troppo confidenza. Tuttavia si preoccupava per la sua incolumità; quando uno dei suoi tirapiedi aveva cercato di palparle il seno, l’aveva preso a calci nelle costole fino quasi a fargli perdere i sensi. Da quel momento nessuno aveva più osato infastidire la ragazza.

 

Il paesaggio cittadino era totalmente diversa dalla verde campagna di Dumlow, era umida e sporca, un posto di miseria e di tenebre.

 

Quando giunsero al castello, Hermione fu fatta scendere dalla sella e condotta in una stanza dove bivaccavano alcuni carcerieri mezzi sbronzi. Era un locale sudicio e puzzolente, con il pavimento cosparso di giunchi bagnati e melmosi.

 

“Cosa volete, per la barba del demonio?” imprecò il capocarceriere alzandosi con un boccale di birra in mano.

 

Turner si tolse il cappello inzuppato di pioggia mostrando l’emblema della regina. L’altro tornò immediatamente sobrio, mentre i suoi compagni si zittivano.

 

“Ah Messer Turner siete voi! Perdonatemi!” si scusò il guardiano con un laido sorriso.

 

“Carceriere, ho qui una prigioniera…” disse tirando Hermione avanti.

 

Il guardiano guardò Hermione e si leccò le labbra “Uhm… carina davvero, se non fosse per quel labbro da strega…”

 

Turner avanzò di un passo e sferrò un pugno alla pancia dell’uomo, che crollò a terra grugnendo. Allora si fece avanti un altro carceriere che a testa bassa o pregò di calmarsi.

 

“Gli altri prigionieri?” gli domandò bruscamente Turner.

 

“Sono appena stati trasferiti nella cella migliore come avete mandato a dire da voi, con abiti nuovi, paglia pulita e cibo decente”

 

“Bene. Ora voglio che registriate l’arrivo della prigioniera, si chiama Hermione McGranitt e raggiungerà il gesuita e i due ragazzi. Li voglio al sicuro nella stessa cella! Quando torno la voglio trovare asciutta, nutrita e pronta per la giustizia e nessun’altro deve più far loro visita, altrimenti vi faccio impiccare tutti” si rivolse ad altre due guardie “Portiamola sotto.”

 

Hermione, Turner e le due guardie imboccarono un corridoio fermandosi davanti a una porta in fondo che, dopo un armeggiare di chiavi e qualche imprecazione, si spalancò.

 

“Manderò questo sfaticato a prenderti dei vestiti puliti” detto ciò, Turner vi spinse dentro Hermione e richiuse la porta alle sue spalle. Nella semi oscurità vide due figure farsi avanti e correrle incontro.

 

“Hermione!!!”

 

Un secondo dopo rischiò di rimanere mezza soffocata da un doppio abbraccio stritolatore. Nonostante la situazione, Hermione sorrise felice nel riconoscere i suoi due migliori amici e ricambiò con trasporto la loro stretta affettuosa.

 

“Oh ragazzi, sapeste quanto ho avuto paura quando ho saputo che vi avevano presi!”

 

Ron fu il primo a sciogliersi dall’abbraccio e cominciò a controllarla da ogni parte.

 

“Hermione ma stai bene? Fammi vedere… Ti hanno fatto del male?? E’ tutto ok…?”

 

“Sì Ron, stai tranquillo, io sto bene, ma…” appena Hermione si rese veramente conto delle condizioni fisiche dei suoi due amici si portò una mano alla bocca “Ragazzi! Ma… cosa vi è successo??!”

 

“Diciamo che all’inizio non ci hanno trattati troppo bene…” spiegò Harry.

 

Con un’espressione estremamente dispiaciuta, Hermione sfiorò delicatamente i lividi che esibivano sul viso. Harry fece una smorfia di dolore quando gli toccò quello che aveva sopra l’occhio.

 

“Volevano che gli dicessimo chi aveva il pezzo mancate della Pietra Filosofale”

 

Hermione lo guardò ad occhi sgranati “Vuoi dire…” automaticamente si portò una mano al collo, nel punto esatto in cui arrivava la sua collana “Volevano questa?” I due ragazzi annuirono “Ma perché??”

 

“Non ne ho idea” rispose Harry con intono un po’ seccato “E io e Ron ci stavamo giusto chiedendo perché ci siamo presi un sacco di botte senza nemmeno sapere il perché…” guardandolo con ostilità, Harry si voltò verso Michael che li stava osservando seduto al tavolo posizionato contro la parete della stanza “Non è così Michael?”

 

Hermione notò che l’uomo riportava addosso gli stessi cruenti segni dell’inquisizione subita. Il mago sorrise ai tre ragazzi e annuì.

 

“E’ giusto che sappiate finalmente come stanno le cose, questa volta per intero.”

 

 

 

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Ecco qua, finito anche il dodicesimo capitolo!!!!!!!

Ok, lo ammetto, un po’ cruento… ma scommetto che qualcuno l’ha apprezzato parecchio (non è vero Lady?? ^_-).

Gli stava andando tutto un po’ troppo bene non vi pare? Era venuto il momento di strapazzarli un pochino… ;-p

Mi raccomando, non mancate a nostro solito appuntamento tra due settimane, sono in arrivo ulteriori sviluppi e finalmente tutti i misteri e le domande rimaste senza risposta verranno svelate! (speriamo!!)

 

*Giulia*Judie* J

 

UN KISSONE!!!!!! ^3^

E grazissime a chiunque vorrà lasciarmi una recensione!!!!!!!!

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Capitolo 13
*** La fuga e il falò ***


Capitolo 13 - La fuga e il falò

Capitolo 13: La fuga e il falò

 

 

“E’ venuta l’ora che sappiate tutto. E’ importante conoscere ogni cosa riguardo coloro con cui si a che fare, in modo che sappiate chi chiamare amici e chi nemici …”

 

I tre ragazzi si avvicinarono all’uomo, impazienti di sapere, ma Michael si portò un dito alle labbra e poi indicò la porta. In quel momento, Turner entrò nella cella con un abito lungo di lana e una sottoveste piuttosto sporca per Hermione.

 

“Puoi mettere ad asciugare i tuoi vestiti e intanto indossare questi.” disse “La precedente proprietaria non ne ha più bisogno, è stata impiccata ieri mattina…” Hermione guardò ad occhi sgranati prima Turner e poi i vestiti che le porgeva, decisamente riluttante a farne uso “Fino a quando non deciderò il da farsi, resterete qui.” sbatté la porta e girò la chiave.

 

Hermione raccolse il fagotto che Turner aveva lasciato cadere e passò dietro la tenda che divideva in due la cella, dove si cambiò in fretta, si asciugò i capelli con uno straccio, e appese il suo vestito bagnato ai pioli sul muro. Quando ebbe finito lanciò un’occhiata dall’altra parte della tenda.

 

Michael aveva preso dal suo letto alcuni stracci e li stava infilando in alcune fessure del muro che prima i ragazzi non avevano notato.

 

“Che stai facendo?” chiese Harry seguendolo con lo sguardo.

 

“Venite” sussurrò Michael. L’uomo gli fece segno di zittirsi e si sedette per terra, sul lato opposto della stanza “Venite qui ragazzi, sedetevi accanto a me, e cercate di non parlare troppo forte…” sussurrò facendo loro segno di avvicinarsi.

 

I tre amici obbedirono, domandandosi perché l’uomo li facesse sedere proprio lì, con le schiene contro la parete fredda.

 

Perché credete che ci abbiano messo nella stessa cella? Nella parete accanto ci sono degli spioncini e dall’altra parte c’è una stanza segreta dove Kiplin ha piazzato uno dei suoi uomini. Se ci sediamo qui e parliamo sottovoce, non possono sentire nulla dalla porta o dagli spioncini” si spose verso di loro “Allora, prima di tutto vorrei sapere cosa vi ha spinto fino qui e cosa sapete su Coldfog!”

 

I ragazzi raccontarono a Michael dei sogni e dei malesseri di Ginny che li avevano insospettiti sin da subito, gli spiegarono di come fossero venuti a conoscenza di Coldfog, del terribile attacco ad Hogwarts che i Mangiamorte avevano condotto e del fatto che ci fosse stato anche l’uomo-demone, e di come lui avesse avvelenato Ginny, inducendoli a intraprendere quel pericoloso viaggio nel tempo.

 

Michael sgranò gli occhi quando Hermione menzionò il libricino di Mary.

 

“Accidenti! Non credevo che il diarietto che mia sorella continuava a portarsi appresso forse addirittura un manuale sugli uomini demone! Io credevo che ci scrivesse… che ne so… quello che faceva durante il giorno!”

 

Harry guardò verso i suoi due amici “Bè, ora che lui ci ha detto che Mary ha questi poteri divinatori, almeno sappiamo perché dopo quello che le è successo, Ginny aveva quei momenti di preveggenza!”

 

“Sì, potrebbero essere stati un riscontro del profondo contatto che aveva avuto con Mary, che le ha passato un po’ del suo dono” puntualizzò Michael.

 

Hermione alzò gli occhi al cielo sbuffando. La sua mente razionale stava urlando contro tutte quelle storia di divinazione e veggenza, ma la realtà dei fatti la obbligava ad ammettere che in questo modo, molte delle sue domande trovavano risposta.

 

“Come mai nella mia famiglia non ho avevo mai sentito casi di veggenti?” chiese ancora Ron “Se tua sorella ha quel dono, se dunque è nei geni della nostra famiglia, avrebbero dovuto avercelo anche altri Weasley!”

 

“In effetti Mary sarebbe la mia sorellastra, perché figlia della seconda moglie di mio padre…” disse Michael passandosi una mano sul collo “La mia vera madre è morta di polmonite quando io e Catherine avevamo solo pochi anni. Dopo poco tempo, mio padre capì che avevamo bisogno di una figura materna per crescere bene e scelse di sposare una coraggiosa veggente che lavorava con l’Ordine da parecchio tempo, che era stata molto amica dei mie genitori” alzò lo sguardo verso la piccola finestrella posizionata nella parete in alto “E’ stata lei a formulare una certa profezia riguardante Coldfog e la sua fine, ma quando partorì la sua prima bambina, Mary, non era in buone condizioni di salute e il parto la uccise.” riportò l’attenzione verso i ragazzi seduti di fianco a lui e sorrise “Ecco da dove arriva quel dono!”

 

“Ma perché Mary ha detto a mia sorella che è lei la vergine che cercava? Cosa intendeva dire?”

 

Michael fissò a lungo Ron, molto restio a parlargli della profezia sulle vergine veggente che avrebbe sconfitto Coldfog, perciò scelse con cura le parole da usare per rispondergli.

 

“C’è qualcosa che lega le nostre due sorelle. Tutte e due hanno i requisiti necessarie per essere due ragazze speciali, ma sarà il destino a tracciare la loro via. Io non ho la capacità di predire il futuro, ma sono certo che presto sapremo di che si tratta.”

 

“Ma tu e i tuoi fratelli, come avete imparato tutte quelle cose sui demoni e… eccetera eccetera?” chiese Harry, sistemandosi meglio contro il muro.

 

“Bè, è stato soprattutto grazie a mio padre, e ai nostri zii. I nostro clan lavora contro Coldfog assieme a molte altre famiglie, mentre di altre ancora abbiamo, come sapete, anche l’appoggio. La famiglia di Lady Maddle è una di queste. Ma purtroppo non tutti sono dalla nostra parte. Molti ritengono che sia troppo pericoloso provocare ancora Coldfog, dopo che un paio di secoli fa, costui ha scatenato una grande guerra durata cento anni…”

 

“La grande Guerra dei Cent’anni?!” esclamò Hermione sorpresa “E’ stata causata… da Coldfog??!”

 

Michael annuì “Non esiste individuo che semini più discordia di lui. Da secoli i sovrani si contendono i suoi servigi e se a lui sembra che essi non lo ripaghino adeguatamente, non esista a metterli l’uno contro l’altro, per condurli alla rovina”

 

Harry sentì un brivido percorrergli la schiena, un brivido che non aveva nulla a che fare con il muro freddo. Quello che Michael aveva detto non poteva averlo messo in peggiore agitazione; Coldfog aveva provocato un sacco di guerre, ma aveva agito sempre per conto di babbani. Cosa avrebbe combinato sotto gli ordini di Lord Voldemort?

 

“In più, da una decina d’anni, tra noi e Coldfog si è messo anche l’Ufficio della Notte e le cose si sono complicate ulteriormente…”

 

“Ufficio della Notte…” ripeté Ron ripensando a Kiplin “Parlaci di loro.”

 

Michael sospirò “Gente corrotta e avida di potere. Sapevano che il nostro Ordine, grazie alla sua abilità e alla sua opera di caccia ai demoni, si occupava anche di occultare molti segreti importanti. Così ha cominciato a darci la caccia, e per essere sicuri di riuscire a braccarci, hanno esteso il loro controllo anche sul mondo babbano, in questo periodo strettamente legato al nostro, e convincendo l’attuale regina che costituivamo un pericolo per la corona e che era necessario eliminarci.”

 

“Ma perché gli hanno permesso questo?” domandò Hermione “’Ufficio della Notte non era un Organo sotto controllo?”

 

“Devi sapere che l’Ufficio della Notte una volta era composto da uomini di fiducia, nominati dallo stesso Consiglio della Magia, che un paio di secoli addietro si era trovato in grosse difficoltà e aveva deciso di frammentare il suo potere, affidandone una parte al  neo-nato Ufficio…”

 

“Che problemi ha avuto il Consiglio?”

 

“C’erano stati molti problemi riguardanti il controllo delle Creature Magiche, in particolare dei Draghi, che continuavano ad aggredire babbani e non, perciò mentre il Consiglio era impegnato altrove, all’Ufficio vennero affidai alcuni importanti incarichi…”

 

“Come custodire la Pietra Filosofale?” tirò ad indovinare Harry.

 

Michael annuì “Esatto. Ma come ben sapete, gli oggetti dal grande potere hanno una forte influenza sulle menti deboli, e così Benjamin Kiplin, nonché il capo dell’Ufficio, divenne uno dei più accaniti ricercatori del pezzo mancante della Pietra.”

 

“Perché è stata divisa?” chiese Ron.

 

“Suppongo perché Nicholas Flamel temesse a buon ragione che quegli uomini non sarebbero riusciti a mantenere il controllo sulla Pietra, così in gran segreto, contattò il nostro Ordine e gli affidò una piccola parte della Pietra, senza la quale quest’ultima sarebbe stata inattiva.” Michael sospirò ancora “Ed ecco un fardello in più sulle spalle dell’Ordine…”

 

“Ma perché il Consiglio non ha fatto nulla per fermarli??” domandò Hermione indignata “L’Ufficio ha fatto perseguitare migliaia di persone innocenti solo per trovare voi!!”

 

“Lo so, mia piccola Hermione, ma credo che in fondo, i membri del Consiglio temessero l’Ufficio, che in pochi anni aveva raccolto in giro sempre più consensi, e penso che volessero evitare il pericolo di un colpo di stato o disordini in generale, così hanno preferito restarne fuori, continuando a tutelare il mondo magico e a ignorare i problemi che l’Ufficio stava causando in quello babbano.” L’uomo allargo le braccia “E come potete vedere, tuttora stanno facendo finta di nulla…”

 

Harry fece un sorriso sarcastico e guardò verso Ron e Hermione “Non vi ricorda il modo di fare del nostro caro vecchio ministro Caramell?”

 

“Già…” annuì Ron “Ficcare la testa nella sabbia è il suo sport preferito…”

 

Harry tornò a voltarsi verso Michael “Perché per loro è così importante usare la Pietra?”

 

Hermione sgranò gli occhi “Harry, ma vuoi scherzare?? La Pietra Filosofale è molto potente! Sai bene che chi la possiede può allungarsi la vita e produrre una sostanza molto simile all’oro!”

 

“Come dei falsari? O come l’oro dei Leprecani?” disse Ron ripensando alla brutta esperienza che aveva avuto con l’oro dei Leprecani durante il suo Quarto Anno.

 

“Sì” confermò Michael “Si sono messi in testa di arricchirsi fino a sfondarsi e inoltre, sospetto che Kiplin ambisca al posto di Primo Consigliere della Magia…”

 

Hermione sospirò “Alla fine è sempre la stessa storia…” scosse la testa rassegnata “Sete di potere che scatena odio e violenza…”

 

“Ad ogni modo” proseguì Michael “Questo non ci ha impedito di continuare a dare la caccia a quel vigliacco di Coldfog!”

 

Ron lo guardò tristemente  “Ha ucciso tua sorella Catherine, non è così? Coldfog, voglio dire…”

 

Michael abbassò gli occhi ed annuì lentamente “Lei… era mia sorella gemella…” fece una pausa “Non era stata nemmeno iniziata alla caccia contro i demoni” i suoi occhi s’inumidirono leggermente “Aveva deciso di restarne fuori… per prendersi cura di Mary e per tenerla fuori dai guai…”

 

“Non preoccuparti amico, posso capirti…” disse Ron dandogli una pacca comprensiva su una spalla.

 

Passò un attimo durante il quale nessuno parlò, ognuno immerso nei propri dolorosi pensieri, finché Harry non si voltò verso Hermione, rompendo il silenzio.

 

“Hermione, non ci hai ancora detto cosa ti è successo prima di finire qui…”

 

La ragazza cominciò a raccontare le sue disavventure, ma Harry smise di ascoltarla quasi subito, sentendosi all’improvviso a disagio e in apprensione. Hermione stava quasi per arrivare al pezzo del rogo quando Harry l’afferrò per il polso.

 

“Harry ma che…?” La ragazza lo guardò contrariata.

 

“Shhh, ascoltate!!” esclamò Harry portandosi un dito alle labbra.

 

La cella era diventata improvvisamente molto fredda. Allarmato, il ragazzo scattò in piedi.

 

“Ehi, ma che ti prende??!” Ron lo guardò come se l’amico fosse impazzito.

 

Con gli occhi sbarrati dalla paura, Harry incrociò lo sguardo di Michael, che annuì, anche lui teso in volto. Il ragazzo cominciò a osservarsi attorno, agitato. Ron e Hermione li guardavano entrambi senza capire.

 

Improvvisamente, preceduta da un veloce scalpiccio nel corridoio, una chiave venne infilata nella toppa e la porta si spalancò. Entrò un carceriere, con un sorriso cattivo sulle labbra. In mano aveva uno torcia che piazzò su un sostegno alla parete.

 

“Siamo qui per assicurarci che voi stiate bene!” nel tono della sua voce risuonò una nota di maligno sarcasmo.

 

Harry intravide due sagome scure alle spalle dell’uomo, mentre Michael fece un passo avanti e si parò tra loro e le guardie. In un lampo capì. Strinse un braccio ad Hermione

 

“Grida Hermione!! Urla più forte che puoi!!”

 

Il primo carceriere avanzò sguainando la spada e pugnale mentre gli altri alle sue spalle lo imitavano, facendo risuonare gli stivali sul piancito. In un attimo, Michael afferrò il tavolo e lo spinse contro le guardie, per rallentarle. Hermione sentì Ron tirarla da parte, in un angolo, poi lui e Harry staccarono dal muro il palo che reggeva la tenda e ne sfilarono il tessuto, per poi passarlo a Michael, che lo usò come una lancia.

 

Hermione osservava quel delirio impietrita dalla paura. Non capiva il motivo di quell’improvvisa aggressione e osservava inorridita gli occhi vitrei dei tre carcerieri. Erano ubriachi? Qualcosa nel modo in cui si muovevano li faceva sembrare sotto una Maledizione Imperius.

 

Michael fece scattare il bastone contro uno di loro, respingendo ogni suo fendente, Harry si scagliò verso un altro, armato di una delle sedie di legno. Approfittando della confusione, uno dei carcerieri si avvicinò a Hermione, barcollando come un sonnambulo, spada e pugnale puntati e, sulle labbra, un ghigno diabolico. Con un urlo la ragazza si ritrasse ancora di più contro la parete, terrorizzata, ma l’uomo venne travolto da una furia dai capelli rossi che con una spallata lo mandò a sbattere contro il tavolo, ormai abbandonato in mezzo alla stanza e facendolo cadere sulla schiena. In un attimo, Ron fu sopra la guardia e cominciò a tempestarlo di pugni e graffi.

 

Nel frattempo, Harry fracassò la sedia sulla testa dell’uomo che era riuscito a disarmare e sollevando il capo, vide Michael costretto in un angolo, il bastone per terra a pezzi, e il carceriere che stava per colpirlo con il pugnale.

 

“MICHAEL!!!”

 

Con un balzo, Harry si gettò addosso all’aggressore e gli azzannò la carne del collo. Urlando di dolore, l’uomo lasciò cadere le armi. In quel mentre altre persone irruppero nella stanza e su tutti si levò la voce di Messer Turner che urlava ordini.

 

Ancora rannicchiata in un angolo, Hermione sentì un boato e poi odore di polvere da sparo. Si voltò verso il carceriere contro cui un secondo prima stava lottando Harry e vide la parte superiore del cranio orribilmente straziata, con il sangue e la materia grigia che fuoriuscivano. Le si ribaltò lo stomaco e vomitò, poi qualcuno la sollevò di peso e la fece sedere cautamente sul letto. La ragazza si ritrovò a respirare affannosamente, con il cuore in tumulto e i capelli spettinati che le ricadevano intorno al viso. Le sembrava di vivere in un incubo.

 

Sentì qualcuno che le si sedeva accanto e le passava un braccio intorno alle spalle. Alzò leggermente la testa e riconobbe il profilo di Ron, che tremava leggermente, anche lui con il respiro irregolare. Hermione gli si accucciò accanto e scoppiò a piangere.

 

Il ragazzo provò un moto di tenerezza verso la sua amica, così sconvolta e spaventata, e cominciò ad accarezzarle delicatamente la testa.

 

“Shhh, tranquilla… adesso è finita…”

 

Hermione si strinse maggiormente al petto di Ron, lasciandosi confortare da quelle dolci carezze, sentendosi come quando era  bambina e si svegliava piangendo da un brutto sogno nel mezzo della notte, e sua madre correva a consolarla. Sentì il panico scivolarle fuori insieme alle lacrime e lentamente, smise di piangere.

 

Michael ansimava appoggiato alla parete, mentre Harry era ancora in ginocchio in mezzo alla stanza, accanto al cadavere del carceriere, profondamente scosso. Gli altri due giacevano morti qualche metro più in là, colpiti alla gola.

 

Turner, pistola in mano, si aggirava tra i cadaveri come un corvo per controllare che fossero davvero morti, poi andò a sussurrare qualcosa all’orecchio di Michael. L’uomo annuì e incrociò le braccia, poi si fece scivolare lungo il muro. Turner guardò dall’altra parte della stanza, verso Ron e Hermione, e poi si voltò anche verso Harry.

 

“State bene?” chiese.

 

I due ragazzi annuirono, mentre Hermione, immobile al fianco di Ron, era ancora scossa da deboli singulti.

 

“Accompagnate i prigionieri di sopra e pulite la cella per bene!” ordinò Turner ai suoi.

 

“Che dobbiamo fare dei cadaveri?” domandò uno di essi.

 

“Gettateli nel fossato!” ringhiò Turner “E dite al secondino di portare del vino!”

 

Michael e i tre ragazzi furono spinti fuori dalla cella lungo il corridoio e su per le scale; poi passando attraverso un cortile illuminato dai riflessi inquietanti delle torce, furono condotti fino a una stanzetta rivestita di legno, un luogo pulito con un letto, un tavolo e delle sedie. Una volta soli, Turner li esaminò come se fosse un medico.

 

“Siete a posto, per fortuna. Ho l’ordine di farvi arrivare a Londra sani” indicò il letto a Hermione “Siediti e cerca di calmarti. Voi tre, prendete una sedia”

 

Arrivò un secondino con una caraffa di vino e quattro calici che Turner gli strappò di mano, intimandogli di uscire immediatamente dalla stanza. Riempi di vino i calici e li porse a ciascuno di loro.

 

“State qui finché non ve lo dirò io. E dopo vedete di farvi una buona dormita, perché domani partiamo per Londra” detto questo, inforcò la porta e chiuse la stanza a chiave.

 

“Cosa è successo l’ha sotto??” chiese Harry guardando Michael “Quegli uomini avrebbero dovuto proteggerci!”

 

“E invece no” Michael si accomodò su uno sgabello, sorseggiando il vino “Ma sono sicuro che non agivano di loro volontà…”

 

“Cosa??”

 

“Coldfog ha potere sui peccatori e sulle menti deboli, probabilmente qui tre disgraziati che ci hanno aggrediti erano andati in una taverna con la mente e il corpo ben predisposti alla depravazione. Le loro anime erano come case abbandonate e Coldfog ha avuto gioco facile ad infilarcisi dentro” poggiò il calice sul tavolo e si sporse verso i tre ragazzi “E’ stato lui a mandarli!”

 

“Vuoi dire che li ha assoldati?” chiese Ron che non riusciva a seguirlo.

 

“No, vuol dire che agisce attraverso di loro. Dopo aver ucciso le sue vittime e dopo avergli strappato il cuore, riesce non solo ad assumere le loro sembianze, ma anche a governare le loro anime…”

 

“Come un Metamorfomagus?” chiese Hermione che sembrava essersi ripresa un po’ grazie al vino.

 

“Sì, esatto, il Dominus Animae può assumere le sembianze delle proprie vittime!”

 

I tre ragazzi restarono a bocca aperta.

 

“Ma non può essere!!” esclamò Ron.

 

“E invece purtroppo è proprio così…”

 

Harry guadò verso Ron e Hermione “Ecco come ha fatto ad entrare ad Hogwarts quel figlio di puttana!”

 

Come colpito da un’improvvisa illuminazione, Ron spalancò gli occhi “Già! Gli spagnoli!”

 

“Infatti! Deve aver assunto la forma di uno di loro per aprire la via per Hogwarts ai Mangiamorte” esplicò Hermione cercando di sistemarsi un po’ i capelli, più gonfi e più crespi che mai “Ha fatto la stessa cosa al Pavone Dorato, quando si è mutato in Martha!”

 

Tutto sembrava combaciare. Quell’improvviso Scambio Internazionale… le facce vacue degli studenti spagnoli… Ron guardò Hermione, che fissava il pavimento meditabonda. Ecco perché quell’incontro l’aveva tanto agitata…

 

“Che altro può fare?” chiese Harry guardando di nuovo verso su Michael.

 

“Bè, può provocare ogni genere di disastri. Rovesciare una pentola piena d’olio nel fuoco, indebolire la struttura di un ponte smuovendo una pietra, far crollare un albero curvo e marcito in un momento ben stabilito…”

 

“Avvelenare i cavalli senza entrare nelle loro stalle…”

 

Michael guardò per un attimo Hermione, che aveva parlato tenendo ancora gli occhi bassi, e annuì.

 

“Sì, è così… Ad ogni modo, la lista è infinita. E’ insensibile al freddo, alla fame, alla sete ed è dotato di una forza straordinaria…”

 

Con un gesto nervoso, Harry si spettinò ulteriormente i capelli “E’ un tipo tosto…”

 

“Molto, è vero, ma anche lui ha le sue debolezze…”

 

“Che debolezze può avere un mostro simile?” domandò Hermione sollevando la testa verso Michael “Quale può essere il suo punto debole??!”

 

“Bè, la sua debolezza è quello che l’ha portato a trasformarsi nel demone che è adesso, ed è quella cosa misteriosa e potente che è il principio e la fine di ogni cosa...”

 

“Ovvero?”

 

“L’amore.” Harry Ron e Hermione lo guardarono come se fosse ubriaco. Michael alzò una mano “No, no, dico davvero! Mio padre ci ha raccontato ogni cosa: Coldfog era un monaco, è vero, ma il suo monastero gli permetteva di uscire e di far visita ai coloni delle fattorie vicine. Incontrò una fanciulla e si innamorò pazzamente di lei, e quella fu l’unica volta che Coldfog amò veramente in tutta la sua vita. La ragazza si chiamava Gabrielle e presto divenne la ragione e il centro della sua esistenza. Rinunciò ai voti, lasciò il monastero e andò a vivere con lei nel Somerset, come se fossero sposati”

 

“Impossibile da pensare!” disse Ron, provando a immaginare Coldfog in quelle vesti.

 

Michael scosse la testa “Coldfog l’amava veramente, non era solo lussuria. Lei concepì una bambina, che chiamò Mary. William si dimostrò un buon marito e trovò lavoro come scrivano presso dei nobili locali. Persino il suo ordine lo perdonò. Poi il Somerset fu sconvolto dalla peste. Gabrielle e Mary morirono in modo orrendo, tra pustole suppuranti e tra terribili febbri. Coldfog spese tutti i suoi soldi in consulti medici e medicine, ma fu tutto inutile” Michael fissò le fiamme che scoppiettavano nel camino della stanza “Venne a trovarlo un prete, ma lui lo cacciò tra urla e bestemmie, poi prese una torcia e diede fuoco alla casa, con i corpi dentro. Andò in una cappella lì vicino a rinnegare la sua fede in Dio e nella Chiesa e poi scomparve” rivolse loro un sorriso stanco “Vedete? Persino il male scaturisce dall’amore, che è l’unica cosa che esista davvero…”

 

Anche Harry fissava in silenzio le fiamme del fuoco. Ricordò quello che il professor Silente gli aveva detto due anni prima a proposito di una stanza dell’Ufficio Misteri che viene tenuta sempre chiusa, e che conteneva una forza misteriosa e potente. La più potente.

 

Una forza meravigliosa e terribile al tempo stesso…

 

Ripensando a quelle parole, il viso di Ginny prese forma nella sua mente. Con un piccolo sorriso, Harry arrossì leggermente.

 

“E quindi come a fatto Coldfog ad acquisire i suoi poteri?” domandò Ron, riportando la sua attenzione alla situazione del momento.

 

“Li acquistò poco per volta. Prima una resistenza sulla morte sempre maggiore, poi il potere sulle menti degli uomini. Fu allora che cominciò a compiere orrendi sacrifici sugli umani per ottenere l’aiuto e la protezione dei Signori dell’Aria. Può controllare l’anima delle sue vittime per quaranta giorni dopo la loro morte e queste uccisioni gli servono per rinnovare il suo potere ogni giorno!” Michael fece un piccolo sorriso nel notare le facce impressionate dei tre ragazzi “Lo so, sono cose abbastanza scoraggianti da sapere, ma vi assicuro che Coldfog non è invincibile. Lo si può distruggere, e anche se non è una cosa facile, non è impossibile…”

 

In quel momento la chiave girò nella toppa e subito dopo entrò Turner, che fece loro cenno di uscire.

 

“Muovetevi, la cella e pronta e domani ci attende un lungo viaggio!”

 

 

********************************************

 

 

Il mattino dopo, alle prime luci dell’alba, George Turner dispose i preparativi per raggiungere Londra. L’Uomo di Giuda aveva passato la maggior parte della notte a preparare i cavalli, a scrivere rapporti, a controllare che i prigionieri fossero in grado di viaggiare. Tutti e quattro avevano ricevuto vestiti e scarpe nuove e le vecchie ferite di Harry, Ron e Michael, furono ulteriormente medicate. Al loro seguito c’era una buona dozzina di cavalieri.

 

Turner aveva fatto legare le mani di Harry, Ron e Michael alla sella e i piedi al ventre dell’animale, mentre Hermione era stata trattata con maggior delicatezza, potendo cavalcare libera, anche se una corda attorno alla vita la teneva legata a un anello della cintura di Turner che le procedeva accanto.

 

Ron li aveva guardati con gli occhi che mandavano saette. Vedere quei due vicini gli faceva venire una gran voglia di prendere Turner a schiaffi.

 

“Non mi piacciono per niente tutte queste premure!” aveva sibilato prima che il gruppo si fosse messo in marcia “Le sta troppo appiccicato!!”

 

Harry aveva scosso la testa, rassegnato.

 

Tipico di Ron riuscire a pensare a un’inezia del genere invece che all’effettiva gravità dei fatti. Turner li stava conducendo a Londra, dove se non li avrebbero uccisi la paura di ciò che li aspettava, ci avrebbero pensato le macchine di tortura. In apprensione si era voltato a guardare verso Michael. Il suo volto gli era parso stranamente rilassato, quasi sereno. Sembrava che stava per andare a fare una cavalcata di piacere.

 

Il ragazzo gli aveva rivolto uno sguardo interrogativo, ma per tutta risposta, Michael gli aveva fetto l’occhiolino.

 

L’attacco ebbe inizio un’ora, dopo la partenza da Colchester del gruppo di Turner. Procedevano a passo sostenuto. Le nubi erano basse e grigie, ma la pioggia ancora non cadeva e il sentiero era solido sotto gli zoccoli. Turner stava all’erta e ogni tanto ordinava ai suoi uomini di ispezionare i cespugli ai bordi della strada. L’imboscata li colse completamente di sorpresa.

 

Dopo una curva s’imbatterono in un carretto coperto che bloccava la strada. Due tizi stavano discutendo animatamente. Un uomo di Turner si avvicinò e fu lui il primo a morire. Il telo sporco che ricopriva il carro fa all’improvviso sollevato e un dardo lo colpì senza lasciargli il tempo di capire cosa stesse succedendo. Altri uomini balzarono giù dal carro. Turner tagliò la corda che lo legava a Hermione e sguainò la spada gettandosi nella mischia. 

 

Gli aggressori si calavano dagli alberi sbucando da ogni parte. Turner e i suoi si batterono coraggiosamente, ma erano in netta minoranza e alla fine dovettero darsi alla fuga.

 

I banditi allora afferrarono i cavalli dei prigionieri, si radunarono e infine partirono al galoppo lungo il sentiero del bosco, tra schiamazzi e urli di giubilo.

 

Harry e Ron fecero molta fatica a reggersi sulla sella, essendo ancora legati scomodamente, ma i banditi procedevano in formazione così serrata che, pur scivolando di continuo, i due ragazzi non caddero mai dalla sella.

 

Nemmeno Hermione, spaventata a morte dalla situazione, riusciva a gestire le briglie nel migliore dei modi. Aveva male alla schiena e alle cosce e le braccia le dolevano dallo sforzo di tenersi saldamente alla cavalcatura. Il vento che le sferzava il viso le mozzava il fiato, consapevole soltanto del battere degli zoccoli, delle teste dei cavalli che salivano e scendevano, del cigolio delle selle e delle grida degli uomini in quella folle corsa a perdifiato con gli alberi che sfrecciavano loro accanto.

 

Galopparono nelle tenebre come i centauri di una qualche caccia demoniaca e si stava domandando quanto ancora sarebbe durata quella fuga, quando sbucarono in una radura. I cavalieri tirano le redini e fermarono i cavalli. Alcuni uomini si affrettarono ad accendere alcune torce che crepitarono contro l’aria della notte. Alla luce di quelle, i ragazzi notarono che nello spiazzo c’erano alcuni tendoni e ai margini erano parcheggiati altri carri, simili a quello dal quale erano sbucati quegli uomini.

 

Hermione aveva la nausea e vacillava pericolosamente sulla sella, ma un paio di mani robuste la fecero scendere gentilmente a terra e lei si lasciò cadere seduta pesantemente, esausta. Anche Harry, Ron e Michael furono fatti smontare da cavallo e vennero immediatamente slegati. La ragazza notò quanto pallidi e sconvolti fossero i suoi due amici.

 

Appena Michael ebbe le mani libere, abbracciò fraternamente quello che sembrava il capo di coloro che li avevano portati via dalle mani di Turner. Harry e Ron, che avevano raggiunto Hermione per assicurarsi che stesse bene, li guardarono sbalorditi parlare e ridere in una strana lingua della quale non capivano una parola.

 

“Ma che diavolo sta facendo quello??!” sbottò Ron guardando torvo verso i due uomini “Se qualcuno si desse la briga di spiegarci cosa diavolo sta succedendo non sarebbe affatto male!!” aggiunse con enfasi, alzando la voce in direzione di Michael.

 

Il mago si voltò verso di loro con un sorriso e li indicò al capo dei banditi, che rivolse a loro un saluto reverenziale, tornando poi verso i suoi uomini. Michael si avvicinò allegramente ai tre ragazzi.

 

“Cosa vuol dire tutto questo?” chiese Harry incrociando le braccia al petto e guardandosi nervosamente attorno.

 

“Vuol dire che la mia richiesta di aiuto è arrivata a destinazione! Questi uomini sono i Favoriti della Luna, un gruppo di zingari che in genere battono tutte le strade del regno, godendo della protezione delle persone potenti e importanti come Lady Maddle e sono stati i miei fratelli a mandarli per aiutarci. Ovviamente sotto compenso, ma per i soldi i Favoriti della Luna fanno questo ed altro!”

 

“Hai comunicato con i tuoi fratelli?” Hermione fece per alzarsi, ma preferì rimanere seduta quando tutto si mise a girarle attorno “Ma quando l’hai fatto?”

 

“Bè, prima che mi catturassero per mandarmi a Colchester con loro” le strizzò l’occhio “La posta via gufo è sempre molto rapida!” si voltò ad indicare l’uomo con cui aveva parlato che aveva riunito i suoi uomini e stava parlando indicando i tre ragazzi “Quello è il loro capo, il Fante, ha detto che lui e la sua gente ci condurranno al castello di Lady Maddle, offrendoci nel frattempo la loro protezione. Sta dicendo loro di portarvi rispetto, per loro la parola data è sacra. Rubano come gazze, ma sono affidabili come gli amici e con chi abbia prestato il giuramento di sangue!”

 

Harry osservò come dalle tende e dai carri ora c’era un via vai di donne e bambini che salutavano gli uomini che li avevano portati sin lì. Era gente dalla pelle molto scura, dallo sguardo ardito, vestiti di stracci colorati e adorni di braccialetti e orecchini da quattro soldi.

 

“Hai già viaggiato con loro?” chiese Ron che stava seguendo con uno sguardo molto interessato un gruppetto di ragazze dai lunghi capelli neri che passavano loro accanto, in un tintinnio di campanelli e perline.

 

“Non qui, ma in Germania e in Francia. Rispettano molto i Maddle e la conoscenza della loro lingua e l’esperienza con i cavalli fanno si che anche noi dell’Ordine possiamo godere della loro fiducia”

 

“Voi dell’Ordine avete l’aria di essere un vero spasso!” scherzò Harry.

 

Michael sorrise e guardò verso il gruppo degli zingari che si apprestava a partire di nuovo “Grazie a Dio non si aspettano anche che cucini, sono una frana in questo!”

 

Questo strappò un sorriso ai tre ragazzi, che sapendo di essere al sicuro, riuscirono finalmente a rilassarsi.

 

 

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Kiplin sedeva in una stanza della pigione di Colchester che il luogotenente gli aveva riservato nella fortezza. Sorseggiava una coppa di vino caldo e speziato, senza tuttavia distogliere lo sguardo dal suo subordinato messer George Turner, trattenendo a sento una rabbia incontrollata pronta ad esplodere in qualsiasi momento.

 

“Turner, io non capisco…” la sua voce tremava di rabbia “Cosa diavolo è andato storto??!”

 

George Turner scosse la testa e rimase in silenzio a osservare in silenzio il suo superiore. Se Kiplin l’aveva fatto chiamare con tanta urgenza doveva trattarsi di una faccenda seria.

 

“Non capisco!! Sei l’agente migliore del Ufficio, non hai mai mancato di eseguire un ordine quando ti veniva impartito, sei astuto e rapido, eppure ti sei lasciato soffiare da sotto il naso quei quattro!! Era davvero così difficile tenere a bada un gesuita rammollito e tre patetici ragazzini?”

 

Turner deglutì a fatica e scosse la testa, teso come non mai. La finta calma di Benjamin Kiplin non era mai stato il preludio di qualcosa di buono. Cominciò a sudare freddo.

 

“Io… io ecco… Noi siamo stati attaccati i sorpresa… Io non…”

 

“Va bene Turner, basta così” Kiplin posò il calice sul tavolo e si alzò dalla sedia, fece per uscire dalla stanza, ma invece di abbassare la maniglia, sguainò la spada che portava appesa alla cintura e afferrò George Turner per le spalle.

 

Preso alla sprovvista, l’uomo non fece nemmeno in tempo a divincolarsi.

 

“Certi errori si pagano, mio caro George Turner, e io non ho bisogno di inetti come te!!” sibilò con rabbia. Turner sbarrò gli occhi, orripilato, mentre la spada di Benjamin Kiplin gli affondava nella gola.

 

Kiplin lasciò che il corpo senza vita del suo subordinato cadesse ai suoi piedi, pulì con un fazzoletto la lama della sua arma e con un gesto di stizza si scostò un ciuffo di capelli da davanti al viso. Poi aprì la porta e si rivolse a una delle due guardie ferme ai lati dei due battenti.

 

“Raduna immediatamente un manipolo di uomini, dobbiamo rintracciare quattro fuggitivi, tre uomini e una donna!”

 

La guardia s’inchinò brevemente e sparì lungo il corridoio. Kiplin si rivolse all’altra.

 

“Tutte le istituzioni in allerta, avvisa la capitaneria di porto, avvisa ogni guardiano del mare, avvisa chi ti pare, ma nessuno deve fare un passo senza che io lo sappia!!”

 

 

***************************************

 

 

Durante i giorni che trascorsero con i Favoriti della Luna, Harry Ron e Hermione impararono molto sulla loro vita e sulle loro abitudini. Razziavano la campagna e nei villaggi che attraversavano lungo il loro tragitto racimolavano qualche soldo con le loro esibizioni, sputando fuoco, sfilando nastri colorati dal naso, esibendosi come acrobati e giocolieri. I locali ritrattavano con disprezzo sebbene fossero affascinati dai loro trucchi. I Favoriti si spostavano di  continuo, nel timore costante che le loro ruberie fossero scoperte. Di notte si riparavano nei boschi a consumare carne, il pane e il vino che avevano rubato, sempre ridendo e scherzando.

 

I tre ragazzi rimasero affascinati da quella gente a cui cercavano di dare una mano, caricando i piccini nelle ceste di vimini appese ai fianchi dei cavalli, pulendo le carni o accendendo il fuoco. Michael, Harry e Ron badavano anche ai cavalli, mentre Hermione stupiva le donne, mostrandogli nuovi usi delle erbe.

 

La sera prima di giungere ad Owpeln Grance, il convoglio zingaro si accampò di nuovo in un’ampia radura, nel bosco limitrofo e prima che venisse acceso il grande fuoco della notte, Hermione aiutò i ragazzi a finire di medicarsi per un ultima volta i lividi e le vecchie ferite, seduti su una spessa coperta in un angolo dell’accampamento.

 

“E’ impressionante come questi babbani abbiano una conoscenza così vasta delle proprietà medicamentose delle piante!” esclamò Hermione con un sorriso estasiato sulle labbra.

 

“Ti vedo presa bene con le queste pappette mediche” disse Harry guardandola trafficare con tutti gli intrugli di erbe che le avevano fornito le donne della compagnia “Ti vedrei bene come Guaritrice al San Mungo…”

 

La ragazza sorrise al pensiero “Bè, non sarebbe male. Sarei sempre pronta a ricucirvi i pezzi, dopo che voi due sarete andati in giro a fare i Rambo!”

 

Ron aggrottò la fronte “Cos’è che facciamo noi in giro? I Tarvo?”

 

Harry si trattenne a stento dallo scoppiare a ridere, mentre Hermione alzava gli occhi al cielo.

 

“Ron… lascia stare” la ragazza sollevò una ciotola che conteneva una pasta marrognola che odorava di uovo marcio “Guardate questa! E’ l’ideale per curare i lividi! Radice di mandragola comune, mischiata con resina di quercia e rinforzata da foglie di vite nordica!” ficcò la pozione sotto il naso di Harry e Ron, e i due ragazzi si ritrassero di scatto, profondamente disgustati.

 

“Preferisco i lividi piuttosto che coprirmi di quell’affare e puzzare come una fogna!!” sbottò Ron guardandola storto.

 

Harry annuì vigorosamente “Concordo a pieni voti!”

 

Hermione si mise la mani sui fianchi con decisione “Smettetela di comportarvi come due bambini e venite qui!” disse in un tono che non ammetteva repliche,  indicando perentoriamente un punto di fronte a lei.

 

“Ehm… Michael mi sta chiamando!!” Harry si alzò si scatto e se la diede a gambe. Ron fece per seguirlo a ruota, ma Hermione fu più veloce e lo afferrò per la camicia.

 

“E no! Tu non mi scappi!!” immerse la mano nella ciotola e si allungò per spalmargli la crema sullo zigomo.

 

“Che schifo!!” Ron indietreggiò col busto, cercando di schivare la sua mano, ma Hermione non si diede per vinta.

 

“E stà fermo!!”

 

“Te lo scordi!! Io non voglio avere nulla a che fare con quella roba!”

 

Entrambi si sbilanciarono troppo e Hermione rovinò addosso a Ron, con il naso a due centimetri dal suo. Per un attimo rimasero immobili a fissarsi con gli occhi sgranati dall’imbarazzo, diventando immediatamente rossi come due pomodori.

 

“Ehm, ehm…scusate…” il suono della voce di Michael alle loro spalle li fece riscuotere immediatamente.

 

I due ragazzi si rimisero seduti in un secondo, ancora paonazzi in faccia. Michael raggiunse Ron e Hermione con un sorrisetto stampato in faccia.

 

“Scusate l’interruzione, devo solo dirvi una cosa, giuro che poi me ne vado subito…”

 

“N-no! Guarda che hai capito male…” farfugliò Ron guardando Michael e scuotendo energicamente la testa.

 

“L-lo stavo solo aiutando a medicarsi!!” esclamò Hermione, mostrando la mano ancora imbrattata di pastura.

 

“Ooh…. Oh, certo lo stavi aiutando a medicarsi…” la tonalità lievemente ironica dell’affermazione di Michael fece, se possibile, arrossire i due ragazzi ancora di più “Comunque, sono venuto qui a dirvi che questa sera ci sarà una piccola festa, una sorta di svago che i Favoriti si concedono circa ogni sette giorni” alla parola festa, Ron e Hermione fecero un sorriso che andava da un orecchio all’altro “Perciò venite, abbiamo bisogno di un sacco di legna, il Fante mi ha garantito il fuoco più grande che abbiamo mai visto! Ci pensate voi a dirlo ad Harry?”

 

I due amici annuirono. Michael fece per voltarsi e andarsene, poi ci ripensò e si voltò nuovamente verso di Ron e Hermione per far loro l’occhiolino “La prossima volta… chiusi in tenda, ok?”

 

Ron lo fissò a bocca spalancata e Hermione nascose il volto tra le mani, pensando che le sarebbe esploso da quanto velocemente il sangue vi era affluito, mentre Michael se ne andava ridacchiando divertito.

 

 

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“So she said what’s the problem baby?

What’s the problem, I don’t know,

Well maybe I’m in love, love,

Think about it every time, think about it,

I can’ stop to think about it.”

                                    Accidentally in love, Counting Crows

 

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Prima che nella radura calasse completamente il buio, la catasta di legname che venne data alle fiamme appena il Sole sparì all’orizzonte, era la più alta che avessero mai visto. Il suo fumo si sarebbe avvistato per chilometri, ma Michael aveva spiegato loro che quello era il territorio dei Maddle e i Favoriti erano liberi di agire come volevano.

 

“Ma non c’è il rischio che diano fuoco a tutto il bosco?” chiese Ron guardando la grande mole della pira.

 

“Ah giovane mastro!” rise Michael, dandogli una pacca sulla spalla “Tu sottovaluti grandemente il sapere di questi uomini. Sono anni che vivono di feste e grandi falò, sanno esattamente cosa fanno!”

 

E infatti il fuoco non costituì nessuna minaccia per la foresta circostante e la compagnia cenò tranquillamente seduta intorno a quell’enorme fiaccola, bevendo vino e mangiando la fresca selvaggina cacciata quello stesso giorno. Verso metà della serata, Hermione notò che una decina di giovani donne si allontanarono al fuoco, abbandonando la cena e tornando nelle tende.

 

“Dove vanno?” chiese a Michael, pulendosi le mani sporche di grasso sulla sua gonna, ormai lercia.

 

“Si preparano per Murripen, il ballo tipico delle grandi feste, qualcosa di molto simile a un rituale di corteggiamento..”

 

Hermione si voltò verso Ron e lo fissò per un momento. Era seduto poco più in là assieme ad Harry e stava ridendo con lui per una battuta che aveva appena fatto. Il bagliori del fuoco facevano sembrare i suoi capelli fuoco vivo, i suoi occhi erano illuminati dall’allegria del momento e le sue mani accompagnavano il labiale di quello che stava dicendo.

 

Un secondo dopo si sentì salire il sangue alle guance e scosse la testa, indignata. Non era quello il modo di fissare Ron!!

 

Però…

 

Hermione si ritrovò a pensare quanto sarebbe stato bello lasciare che quelle mani la toccassero e l’accarezzassero dolcemente di nuovo, come era successo quella terribile sera nella prigione di Colchester e della sensazione rassicurante che aveva provato. Alzò nuovamente gli occhi verso il ragazzo e sorrise tra sé e sé.

 

Seguitò a mangiare la sua cena in silenzio, pensando a che tipo di ballo si poteva trattare quello a cui avrebbero assistito, quando il rullo di un tamburo annunciò l’arrivo delle giovani donne della tribù. Si erano agghindate con dei bellissimi quanto succinti abiti colorati, con grandi gonne e campanelli appesi ovunque.

 

Un flauto cominciò suonare un motivetto frizzante e allegro, nel frattempo che le ragazze entravano nel grande cerchio di gente seduta davanti al falò, seguendo il tempo che scandiva il tamburo. Tutti gli uomini accorsero in prima fila per godersi lo spettacolo, tra urla, risa e fischi di apprezzamento. Appena le ragazze si furono disposte in cerchio, la musica di molti tamburelli e sonagli si unirono al flauto e al tamburo in una melodia vitale, quasi selvaggia. Le giovani cominciarono a ballare una danza molto rapida e provocante.

 

Con una punta di gelosia, Hermione vide che anche Ron e Harry si erano avvicinati al cerchio del fuoco e seguivano la cosa con molto interesse. La ragazza rimase dov’era e incrociò le braccia, imbronciata.

 

Seduto accanto a lei, Michael scoppiò ridere.

 

“Non c’è niente da ridere!” sbottò stizzita. Il gesto di Michael aveva fatto innervosire Hermione ancora di più.

 

“Suvvia Hermione, non intendevo irritarti!” le disse Michael con un sorriso e dandole un buffetto sul naso.

 

Hermione fece spallucce e indicò il falò “Perché tu non vai?”

 

“Oh, vedo bene anche da qui…” L’espressione che fece Hermione un secondo dopo lo scosse nuovamente dalle risate. Un misto di sorpresa e indignazione. Sicuramente la ragazza non era aspettata una risposta del genere “Ma no, stavo scherzando!! E’ che non mi attirano questo genere di cose. Io ho una donna nel cuore, una donna alla quale, in confronto, ogni altra è insipida. Non mi serve ammirare altre bellezze, mi basta pensare a lei per sentirmi appagato!”

 

Hermione fece un lungo sospiro “Che belle parole…” il suo tono suonò un po’ amareggiato, mentre raccoglieva le gambe al petto e vi appoggiava sopra il mento, fissando il fuoco che rispendeva di fronte a lei “Dev’essere una donna molto fortunata… Come si chiama?”

 

“Clemence” Michael pronunciò il nome in un modo che fece sentire Hermione ancora più triste. Ci mise una dolcezza infinita, quasi come se a pronunciarlo con troppa decisione, Michael avesse paura di rovinarlo. La ragazza sospirò. Come le sarebbe piaciuto sentir pronunciare in quel modo anche il suo nome.

 

L’uomo le rivolse un sorriso di comprensione “Non sentirti amareggiata, anche tu sei molto fortunata” con gesto della testa indicò il cerchio di uomini poco più in là “Hai due amici che ti adorano!”

 

Sul viso di Hermione comparve un piccolo sorriso, mentre continuava ad osservare il falò.

 

Infatti, amici…

 

“E poi” continuò il giovane mago “Non devi prendertela per questo” indicò Harry e Ron che battevano le mani e ridevano come tutti gli altri della compagnia “E’ normale per due giovani della loro età comportarsi così, sono fatti di carne e sangue, non di paglia!”

 

“Già, ma il sangue non scorre esattamente in direzione del loro cervello!”

 

Michael la guardò con un sopracciglio inarcato e il sorriso di chi la sa lunga e Hermione arrossì di colpo, punta sul vivo.

 

“Guarda che hai frainteso! La cosa non mi tocca affatto, sono solo fatti loro! Io non sono gelosa, possono guardare tutte le ragazze che vogliono, io sono solo loro amica e non vogliono che pensino a me in altre maniere!!” Hermione distolse velocemente lo sguardo, cercando un altro argomento da affrontare per consentire un attimo di tregua alle sue guance infiammate.

 

Si passò nervosamente una mano tra i capelli e fissò Michael per un lungo momento.

 

“Michael, posso chiederti una cosa?”

 

“Certo.”

 

“Tu non sei venuto a Dumlow a caso, sapevi esattamente che noi eravamo arrivati quel giorno. Come facevi a saperlo? E perché anche Coldfog è arrivato a Dumlow proprio lo stesso giorno?” scosse la testa “Le coincidenze sono troppe, e ho visto abbastanza per capire che ogni volta che succede qualcosa, qualcuno lo aveva già previsto!”

 

Michael le sorrise “Complimenti giovane Hermione, il tuo spirito di osservazione è notevole…”

 

“Grazie, ma non mi hai ancora risposto…” rispose la ragazza inclinando la testa.

 

Il mago si agitò sul posto, lanciando occhiate di sottecchi al fuoco.

 

“Hermione, in questo momento l’Inghilterra è un paese turbolento. L’Ufficio della Notte ha dato inizio alla sua opera, da appena sette anni e l’attuale regina è ancora molto giovane, ovunque c’è molta confusione, quindi per lui non è stato un problema spacciarsi per un prete della chiesa anglicana. L’ultima volta che l’ho incontrato è stato a Dordrecht, nell’Hainaut, ma sapevo che doveva venire in Inghilterra.”

 

“Perché doveva venire qui?”

 

“A Londra precisamente. Sai, secoli fa, quando bruciò la casa con dentro i corpi delle persone amate, conservò qualche oggetto prezioso, ciocche di capelli della moglie e della figlia, qualche lettera e altre cose di poco conto. Credo che li abbia nascosti da qualche parte nella capitale e voglia recuperarli.”

 

“Va bene, ma perché recarsi a Dumlow?” chiese ancora Hermione stringendo le gambe al petto.

 

“Una sera di un mese fa circa, in una taverna presso il porto di Dordrecht, Coldfog si è intrufolato nella mia camera mentre io ero fuori. Frugò tra le mie cose e trovò una carta geografica tracciata a mano che rivelava chiaramente il mio intento di venire a Dumlow. Coldfog sa di avere il fiato dell’Ordine sul collo e sa anche che il modo in cui può essere distrutto è legato alla nostra famiglia, perciò voleva scoprire cosa ci fosse di tanto importante a Dumlow!”

 

“Bè di certo, quella cosa non eravamo noi…”

 

Michael le sorrise “Lo credi davvero?”

 

La ragazza lo guardò come se fosse impazzito “Stai scherzando?? Michael, ma ci ha i guardati bene?” allargò le braccia “Tre ragazzi che ancora un po’ non sanno nemmeno cavalcare?” scosse la testa “Hai preso un granchio…”

 

“E qui che invece ti sbagli” Michael prese un legnetto e cominciò a tracciare strani segni sul terreno “Nella grande lotta tra bene e male ogni pedina è di fondamentale importanza, e voi tre” indicò Hermione con la punta del legnetto “Ne fate parte. “

 

La ragazza lasciò andare un sospiro e si appoggiò all’indietro sulle mani “Forse, può essere…”

 

“Hai forse dimenticato il perché siete qui? Me l’avete detto voi stessi… Avete bisogno del sangue di Coldfog per guarire la sorella del giovane Ron, non puoi pensare che non giochiate un ruolo fondamentale in questa lotta! Ricordi la profezia? Due cavalieri e una dama che combattono due guerre parallele…”

 

“Michael io…” Hermione tornò a raccogliere le gambe tra le sue braccia “Se devo essere sincera, io non sono più tanto sicura di voler rincontrare Coldfog…” l’espressione del suo viso s’incupì “L’ultima volta, è stato terribile… sentivo il panico che mi serrava il respiro…” rafforzò la presa che aveva sulle sue gambe “Una paura che non ti so spiegare!”

 

Michael le diede una piccola pacca sulla spalla rivolgendole un sorriso rassicurante “Quando lo rincontrerai non sarai sola, te lo assicuro.” Le appoggiò una mano su una delle sue “Presto troverete la vostra via e questo pericoloso viaggio avrà fine. Non c’è nulla che tu e i tuoi amici non possiate fare, possedete un cuore forte e coraggioso, dovrete solo restare uniti e crederci fino in fondo. Due cavalieri e una dama!”

 

“Ancora con questa profezia??!” esclamò Hermione con un sorriso esasperato “Adesso basta!!”

 

“Va bene” rise Michael “Non è il momento per questi discorsi” lasciò andare il legnetto e sollevò il suo calice di vino “E’ una festa no?”

 

La ragazza rise e bevve un sorso della sua acqua, pulendosi la bocca con la manica della veste, poi lanciò un sguardo distratto alla massa di gente danzante davanti a lei. Alcune ragazze avevano coinvolto alcuni uomini nel ballo e tra loro figuravano anche i suoi due amici. Una delle ballerine si strusciava sinuosamente al fianco di Ron, che rideva divertito assieme ad Harry.

 

In un secondo il sorriso le si fulminò sulle labbra e sentì lo stomaco contorcersi dolorosamente. Di nuovo quella sensazione. Una voglia matta di spaccare qualcosa… qualunque cosa!

 

Con uno movimento scocciato, Hermione si alzò in piedi.

 

“Scusami Michael, ma mi è decisamente passata la voglia di… ‘festeggiare’!” sentenziò lanciando uno sguardo infuocato alla ragazza con cui stava ballando Ron “Vado a dormire”

 

“Hai ragione, tenebre factae sunt. Buona notte, Hermione”

 

La ragazza fece per andarsene.

 

“Ad ogni modo…” Michael la trattenne ancora un attimo “…un giorno se ne accorgerà. Non preoccuparti, lo farà…”

 

Hermione aprì la bocca per chiedergli di chi stava parlando, quando con un gesto degli occhi Michael le indicò la direzione del falò. La ragazza arrossì di nuovo, ma sorrise ugualmente.

 

“Buona notte Michael” si girò e sparì nella loro tenda.

 

***********

 

“There were times I ran to hide,

afraid to show the other side.

Alone in the night,

without you…”

 

                       It is you, Dana Glover

 

***********

 

Dopo essersi cambiata, Hermione si sdraiò sul suo giaciglio e si avvolse nella pelle di lupo, ripensando a quello che le aveva detto Michael. La rincuorava sapere che non sarebbe stata sola nell’affrontare di nuovo Coldfog.

 

Strinse nel pugno un lembo della coperta.

 

Non avrebbe più lasciato i suoi due amici. Ora che con loro, sentiva che non avrebbe più avuto paura di quel maledetto uomo-demone. Avrebbero portato a termine quella terribile caccia all’uomo e in tempo sarebbero tornati da Ginny con l’antidoto al veleno che nel loro lontano presente la stava lentamente uccidendo.

 

Sorrise tra sé pensando al momento in cui la sua amica avrebbe riaperto gli occhi. Lei, già se lo sentiva, sarebbe scoppiata a piangere dalla gioia, Harry avrebbe fatto un enorme sorriso di soddisfazione e si sarebbe passato una mano tra i capelli spettinati in un gesto di sollievo, come faceva sempre quando si sentiva sollevato. E invece Ron l’avrebbe sicuramente abbracciata stretta, proprio come aveva fatto anche con lei quando Turner l’aveva portata a Colchester e si erano rincontrati nella cella.

 

In quel momento, Hermione ripensò all’incidente della caduta addosso al suo amico.

 

Improvvisamente si sentì una completa stupida. Davvero pensava di provare qualcosa per lui? No, era impossibile. Ron era un bambinone, pigro e svogliato, senza un minimo di senso di responsabilità e ponderanza.

 

Ma è anche generoso, altruista… leale e coraggioso. E quel modo di starle sempre vicino… e quegli occhi blu oltremare…

 

Hermione si rigirò tra le coperte, inquieta.

 

No, loro passavano troppo tempo a litigare, lui non dimostrava mai un minimo di tatto nei suoi confronti e lei non aveva mai avvertito il bisogno di sentirlo più vicino di quanto già non fosse!

 

Ma se è dal tuo Quarto anno che speri che lui ti mostri un affetto diverso da quello fraterno di un amico! Tutte le volte che qualcuna gli si avvicina, scoppi di gelosia!!

 

Sbuffò rumorosamente. Odiosissima voce della coscienza!

 

Non bastava essere gelosi di qualcuno per giustificare il fatto di provare qualcosa per lui! Alcune volte era gelosa anche di Harry!

 

Ah, davvero?

 

Era vero, provava una punta di gelosia anche quando era Harry che la metteva da parte per un’altra, ma la cosa era diversa, lo sentiva! Non era furia omicida come quella che provava quando era Ron a interessarsi a qualcuna che non era lei. E quella voglia di sentirlo sempre accanto, di sentirsi stringere tra le sue braccia in un gesto di protezione?

 

Mentre scivolava lentamente nel sonno, Hermione si ritrovò a sorridere tra sé. Pensarlo le procurava proprio una bellissima sensazione.

 

 

*******************************************

 

 

Coldfog, vestito come un principe ottomano, in giacca rossa di tessuto intrecciato con fili d’oro e madreperla, stivaletti scarlatti ai piedi e capelli profumati, seguì il giannizzero, fuori dalla villa che gli aveva messo a disposizione la cancelleria imperiale di Costantinopoli. L’avevano trattato con i guanti sin dal suo arrivo in città. Gioielli, pietre preziose, schiavi, vini e cibi prelibati, tutti regali personali di Solimano. Eppure era roso dal rancore. Michael Weasley l’aveva ingannato di nuovo.

 

Mentre marciava scortato dall’ufficiale dei giannizzeri prese respiri tanto lunghi e rumorosi che quello si voltò accigliato a guardarlo.

 

Coldfog sorrise. Non doveva tradire la propria rabbia davanti ai suoi nuovi padroni che avrebbero messo in dubbio i suoi poteri, sapendo che era stato preso in giro con tale facilità. Era tuttavia deciso a vendicarsi, a togliere di mezzo Michael, quei tre mocciosi ficcanaso e soprattutto Mary Weasley. Quello che il giovane mago gli aveva detto nella chiesa qualche settimana fa aveva riacceso la sua apprensione. In giro c’era una vergine veggente di troppo!

 

Cercò di rilassarsi, sfruttando le tecniche di rilassamento che aveva appreso in Oriente per schiarirsi la mente e riequilibrare gli umori corporei.

 

Lanciò un’occhiata d’apprezzamento ai giardini che aveva attorno, famosi in tutto il mondo per la loro bellezza, grandiosità e magnificenza. C’erano soldati dappertutto, giannizzeri con la classica veste gialla e ricchi di turbanti bianchi decorati con piume d’airone. I mamelucchi dalla pelle scura indossavano tuniche bianche, la scimitarra sguainata posata sulla spalla. I cavalieri in cotta di maglia dorata controllavano ogni cancello e le entrate nei cortili.

 

Superarono le porte del palazzo vero e proprio, oltre massicci cancelli di ferro, i sentieri lastricati si irraggiavano verso le varie entrate dei quartieri imperiali. Superarono la porta dell’atrio, superarono l’harem e lungo un immenso corridoio semibuio. Coldfog sapeva che lo stavano osservando da spioncini e fessure. Ogni tanto passavano davanti a una sentinella vestita di nero dalla testa ai piedi, il volto nascosto da una sciarpa sollevata fino agli occhi. Infine arrivarono alla sala dove Solimano incontrava il Gran Consiglio, un’ampia stanza illuminata da torce e lampade ad olio.

 

Su un trono in fondo era seduto l’imperatore Solimano il Magnifico, vestito con vesti bordate d’oro, un candido turbante in testa e ai piedi un paio di pantofole viola dalla punta ricurva. Su uno sgabello alla sua sinistra sedeva il gran visir.

 

Ricordandosi il protocollo, Coldfog si lasciò cadere in ginocchio su un cuscino al centro della sala e premette la fronte tre volte contro il piancito di pietra.

 

“Benvenuto alla nostra corte.” disse Solimano in lingua franca.

 

“Sua altezza imperiale mi fa un grande onore!”

 

“E farò anche di più, messer Coldfog, se i racconti che ho udito sono veri. Siediti.”

 

Coldfog si alzò. I servi vestiti di nero sbucarono da dall’ombra portando altri cuscini. L’uomo-demone si sedette a gambe incrociate, fissando impassibile il volto rapace dell’imperatore.

 

“Messer Coldfog, vi ritenente un uomo potente?” la domanda suono decisamente a trabocchetto.

 

Coldfog scosse la testa “Sono un uomo che ha studiato i segreti della Cabbala e i misteri degli antichi druidi. Ho invocato i poteri dei Signori dell’Aria e loro hanno risposto.”

 

“Buona risposta messer Coldfog, coloro che menano vanto di ciò che sanno fare, di solito sono soltanto bugiardi!”

 

“Vostra eccellenza mi ha mandato a chiamare dicendo di avere qualcosa che potrebbe destare il mio interesse. Vi prego, maestà, di mettermi a conoscenza di cosa si tratta” disse con reverenza il Dominus Animae.

 

Solimano fece un cenno e un servo si fece avanti reggendo un sacchetto di cuoio in mano. Coldfog lo riconobbe immediatamente. Quello era il suo piccolo tesoro, la sacca che conteneva i ricordi delle sue amate moglie e figlia. L’unica testimonianza del suo passato di uomo debole e vulnerabile. La sua espressione si indurì.

 

Ad un gesto del sultano il servo arretrò nuovamente.

 

“So esattamente chi sei e cosa sai fare, i miei ufficiali hanno raccolto informazioni sul tuo conto e sanno che quell’oggetto è di grande importanza per te. Se confermi la tua fama, ti darò tutto quello che vorrai ed esaudirò tutti i tuoi desideri. Rifiuta e del tuo passato non resterà più nulla.”

 

Coldfog fissò con i suoi occhi freddi e penetranti il sultano seduto di fronte a lui. Odiava sentirsi ricattato, ma se Solimano pensava di averlo messo alle strette, si era sbagliato di grosso. Per lui non faceva nessuna differenza chi servire e chi no. La sua fedeltà a un così potente sovrano si sarebbe rivelata solo un vantaggio per lui.

 

Incrinò la bocca in un sorriso sghembo.

 

Se riusciva ad ottenere la fiducia dell’imperatore, avrebbe teso una trappola a Michael e a quei tre marmocchi invadenti, una trappola che gli avrebbe consentito non solo di uccidere quei quattro, ma anche di porre fine all’ultimo ostacolo alla sua completa invincibilità. Mary Weasley.

 

“Come potrei rifiutare la gentile proposta di sua maestà?” rispose l’uomo-demone chinandosi leggermente.

 

Il gran visir si alzò in piedi e fissò Coldfog con freddezza “Prima mostra al mio signore i tuoi poteri!”

 

Il sultano annuì.

 

“Mostraceli adesso!”

 

Coldfog si guardò in giro.

 

La torcia che ardeva nel supporto alla parete sopra la testa del gran visir cadde a terra in un’esplosione di scintille, appiccando fuoco ad un cuscino. Uno schiavo accorse cercando di spegnere le fiamme e calciando lontano l’oggetto bruciacchiato. Il gran visir impallidì e allungò una mano a stringere un piccolo talismano, nascosto in un’ampia manica della veste. Solimano non mosse un muscolo.

 

“Ho già visto questi trucchetti buoni per spaventare i bambini” affermò perentorio il sultano “Tu sei il Dominus Animae messer Coldfog! Dimostramelo! Puoi avere tutto ciò che ti occorre…”

 

Coldfog sorrise e si inchinò “Mi serve un uomo” rispose sollevando il capo “Una vittima da sacrificare” ispezionò la sala, notando le guardie nascoste nell’ombra “E quando dirò che questa sala deve essere sgomberata dovrà essere sgomberata, a parte voi eccellenza” sorrise quando incrociò lo sguardo intimorito del gran visir “E del vostro più stretto consigliere!”

 

Solimano abbaiò un ordine. Coldfog sentì aprirsi e chiudersi una porta alle sue spalle. Si sedette, le mani abbandonate in grembo, chiuse gli occhi e recitò un breve preghiera ai suoi oscuri padroni. Se il principe voleva una dimostrazione, lui gliel’avrebbe data e dopo, Solimano avrebbe esaudito qualsiasi sua richiesta. Sorrise malignamente tra sé.

 

La porta alle sue spalle si aprì con un tintinnio di sciabole e un lungo lamento strascicato. I mamelucchi gettarono a terra il corpo legato di un prigioniero. L’uomo rimase disteso, a lottare con le funi che lo legavano, gli occhi spiritati dal terrore, la bocca sdentata che si apriva e si chiudeva per implorare in arabo la grazia dell’imperatore. Il gran visir battè le mani e i soldati si ritirarono, ma prima Coldfog chiese e ricevette un pugnale di un mamelucco.

 

Coldfog premette un dito sulla fronte dell’uomo e mormorò qualcosa in una lingua strana e dai suoni gutturali, poi fece passare con un gesto rapido la lama sulla gola della vittima, arretrando quando il sangue schizzò e ignorando il sussulto del gran visir. Poi si alzò per staccare due torce dal muro e posarle al suolo, una presso la testa e una ai piedi del cadavere. Afferrò allora il pugnale e con un movimento deciso l’affondò nel torace per estrasse il cuore che ancora palpitava. Unì le due torce e sistemò il cuore al centro del fuoco, insensibile al calore delle fiamme.

 

L’uomo-demone s’inginocchiò davanti al fuoco, la testa protesa in avanti, le mani giunte e gli occhi rovesciati all’indietro. Oscillò avanti e indietro mentre pronunciava l’antica formula. Il gran visir cominciò tremare come se la stanza fosse spazzata da un vento gelido e lanciò una rapida occhiata al suo signore. Solimano era impallidito, mentre una goccia di sudore gli colava dalla fronte.

 

Ora Coldfog era avvolto dal fumo e dalle fiamme, ma appena si diradarono, il gran visir lanciò un’esclamazione terrorizzata. L’uomo che stava avanzando verso di loro non era Coldfog, bensì il prigioniero che l’uomo aveva sgozzato pocanzi.

 

“Incredibile!!” sussultò Solimano con voce roca “Puoi assumere l’aspetto di altri uomini!” osservò gli occhi. Non riflettevano l’anima di un uomo spezzato, ma ardevano di un potere che il sultano non aveva mai visto prima.

 

L’entità si girò per inoltrarsi nell’ombra, dopo pochi secondi, Coldfog tornò, il volto pallido, gli occhi che lanciavano lampi. Solimano lo fissò con gli occhi spalancati per l’impressione. Cosa non avrebbe dato per avere al suo sevizio un uomo che poteva andare e venire camuffandosi in quel modo.

 

“Tutto!” gracidò “Tutto quello che vuoi sarà tuo!”

 

Coldfog s’inchinò col busto mentre un sorriso maligno gli increspava le labbra “Vostra eccellenza imperiale, ho dei nemici che sono anche i vostri. Ho bisogno di un gruppo di uomini che mi aiuti a trovarli e a stanarli…”

 

 

**********************************************

 

 

Eccomi qui!!! Chiedo umilmente perdonoooooooooooooo!!!!

Davvero, scusate l’immane ritardo nell’aggiornare, ma ultimamente ho avuto un sacco da fare e pochissimo tempo per dedicarmi alla stesura del chap che avevo anche già cominciato un mese fa, ma che non ho avuto modo di terminare fino ad oggi!!!

Spero mi perdonerete!!

Però, oltre al tempo, c’era anche il fatto che all’inizio il capitolo non mi piaceva per com’era venuto fuori, mi sembrava troppo noioso, perciò ho passato molto tempo a riscriverlo e a correggerlo… ancora adesso sono un po’ dubbiosa, ma spero cmq di aver soddisfatto le vostre aspettative, io ce l’ho messa tutta!!!

Ah, e ho già cominciato il quattordicesimo!! ^__^

Avete visto che carini Ron e Hermione? Io li adoro i miei due amorini, ma devo dire che il loro rapporto è un casino, è stato proprio il pezzo più difficile da scrivere!!! Non volevo essere banale ma nemmeno troppo audace, in effetti questi due sono stati amici per sette ani, mica si posso innamorare l’un l’altro così all’improvviso, no?^^

 

Vi devo ringraziare davvero di cuore per le BELLISSIME recensioni che mi lasciate!!!!! Davvero… sono proprio commossa!!! °°^__^°° Come riuscite a darmi la carica voi non ci riesce nessuno!!! 113 recensioni per tredici capitoli!! NON POSSO CREDERCI!!!! Nemmeno nei miei sogni più ambiziosi!!! *____* Siete meravigliosi, VI VOGLIO PROPRIO BENE!!!!!!!

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SEYENNE: Ciao Carissima!! Questa volta sei stata addirittura la prima a recensirmi!!^__^ Tata, e l’hai fatto anche per tutti e due i chap!! Sei stata proprio un’amorina!! Hai visto che ho salvato il fondoschiena al nostro amato trio con una fuga in piena regola? Finalmente possono rilassarsi un po’! ^^ Ora ti è un po’ più chiaro il pezzo del sultano? I sovrani europei facevano a gara per contendesi i suoi servizi! Ehm, come dicevi? Turner ti stava simpatico? ^//^ Oops… nemmeno lui ha fatto proprio una bella fine.. (Bè? Che c’è da scherzarci su?? Nd.Martha&Turner-Angels è_é) devo proprio trovare un modo di farla pagare a quel cattivane di Kiplin!! A presto Tesora, BACIOTTI!!!!

 

PEPY: Grazie grazie grazie grazie e ancora grazie mille!!! Mi ha fatto una marea di piacere leggere i tuoi complimenti, sei un amore!!! Spero che anche questo chap ti sia piaciuto!! BACIIIII!!!!

 

AVANA KEDAVRA: Amooooooore mio!!!!! Hai visto che ala fine ce l’ho fatta!!!^__^ che monella che sono, vi prometto degli aggiornamenti e poi… eeeh, mannaggia a me!! Che magnifica recensione che mi hai lasciato!! Mi hai semplicemente commossa!!!!!! **__** Sono proprio le persone come te che mi spronano ogni volta a cercare di fare il meglio che posso, spero tanto di riuscire a dartelo!! Wow, addirittura un best seller^^ trooooppo gentile!! Sei davvero un angelo, sei… oooh, non so più come dirtelo, sei davvero unica!! La mia lettrice n.1, non c’è proprio niente da fare, ti adoro!!!! Spero di riuscire a farti avere quei benedetti AMV al più presto, perché te li meriti!! ^_- KISSOTTONI, tvttttttttttttttttttb!!!!!

 

ELIVI: Wow grazie ma sei proprio troppo gentile!!!! ^__^ Adoro le tue recensioni, mi mandano letteralmente in estasi!!! Quanti complimenti!! Graziegraziegrazie!!! Sì, in effetti Coldfog lo sto facendo diventare proprio cattivo… troppo? ^_^ Ma d’altra parte, per fare tutto quello che ha fatto…!! (Ecco!!! Nd.Martha-Angel-che-mette-il-broncio è_é) In effetti sì, mi piacerebbe proprio (se puoi) che la tua manina magica creasse qualcosina anche per me…^///^ se sono troppo sfacciata dimmelo! Spero prima o poi di ispirarti per una fan art!!! ^__^ Prego per i complimenti, sei spettacolare!!!!

 

LILY CIUFFETTY: Ciao Zoetta!!!! Che bello trovare, tra le tante, anche un tua recensione!!! Mi hai davvero riempita di entusiasmo!!! ^__^ Sei proprio un amore, AvaNa a proprio ragione a dire che sei un’amica speciale!! ^_- ancora brava per il tuo tema dell’angelo,mi ha fatto letteralmente sciogliere!!! Cmq grazie mille per i complimenti!!! Spero che anche questo chap ti sia piaciuto!! (anche tu sei una fan del pairing Harry/Gin come AvaNa?), BACIONISSIMI, ciao!!!!

 

EDVIGE: Ciao Carissima civettina mia!!!^^ Ma lo sai che adoro le tue recensioni? Brevi ma concise, sono molto di aiuto!!^_- Tranquilla ti spiego subito perché Jack è l’unico che sembra volerla aiutare dal linciaggio: è l’unico che, insieme a Martha, è stato a contatto con la ragazza, in modo da capire che lei non era cattiva e avrebbe mai potuto uccidere nessuno!! Un bacione, spero che anche questo chap ti sia piaciuto!!!

 

KAHO-CHAN: Ecco hai visto? Manco dirlo ho aggiornato dopo un mese!! °__° che vergogna, mai fatto un ritardo così lungo!! ^^ va bè… grazie mille dei complimenti, mi hai reso stra felice!!! Io adoro questo genere e ti assicuro che questo è ancora niente, il meglio lo sto lasciando per dopo!! Come coppie ti piacciono? Io putroppo credo solo in questi due pairing, gli altri proprio non riesco a concepirli!! In questo chap è emerso chiaramente un Ron/Herm, per l’Harry/Ginny, purtroppo dovrete attendere il sequel!! Grazie ancora tantissimo!!!^__^ BACIONI!!!!

 

MARTY91: Ma cccccciaaaaaoo bellissima!!! ^_^ sono contentissima che mi scrivi queste belle cose!!! Mi fa tanto piacere che mi scrivi “sempre la stessa cosa”!!! ^__^ davvero, mi mandi a mille dalla gioia!! Hai visto? Alla fine tutti

 

CLOE: Ciao Cloetta!! Mi scuso ancora per il ritardo, ma spero che l’attesa sia valsa la pena! Ora forse Harry e co. avranno un po’ più di tregua, anche se no posso assicurare per quanto tempo… ^^ Diciamo che si stanno avvicinando anche altre due persone, non trovi? ^_^ grazie ancora per la recensione!! Un bacione grosso grosso!!!

 

MARCYCAS – THE LADY OF DARKNESS: (Vedetevela voi!! Noi non vogliamo avere nulla a che fare con sangue e violenza!! Nd.Giulia-e-Marcycas è_é) Ok… Grazie Tesorina!!! Sono contenta che ti abbia un giovato un po’ di sana violenza!! Questo chap è un po’ più tranquillo, ma in effetti mi ero abbastanza sfogata (Grazie per esserti sfogata su di noi!!! Nd. Harry-e-Ron-ancora-mezzi-rotti). Ah ah, ho capito l’avvertimento che hai fatto al nostro sfortunato moretto dalla cicatrice… in The Little Scarlet Rose è appena stato catturato da Voldemort!!!! O.o Ora come vedi sono riusciti ad evitare altre torture e sono scappati, ma non preoccuparti, purtroppo per loro non è finita qui!!! (Sguardo sadico e maligno di Judie verso i suoi personaggi. […aiut… Nd.Harry-Ron-e-Hermione °_°]). Ecco vedi? Turner ha pagato le sue premure… Oops, ne ho fatto secco un altro!! ^//^ (Ma ne vuoi lasciare vivo qualcuno??! Se li ammazzi tutti, poi non ci resta più nessuno per continuare la storia!!!!Nd.Giulia-arrabbiata è_é). Un KiSsOnE!!!! ^__^


SATURNIA: Grazie mille!!!^__^ sei davvero troppo gentile!!! Non preoccuparti per le passate recensioni, mi basta sapere che l’hai letta e che ti è piaciuta!!! Mi auguro che anche questo chap ti sia piaciuto quanto gli altri, spero di non deludere mai le tue aspettative!!! BaCi!!

 

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Come al solito vi lascio ai commenti!!! GRAZIE MILLE PER LA VOSTRA LETTURA!!!!!!!!!!!!!

PS. E perdonatemi per gli errori che troverete, ne ho visti parecchi mentre rileggevo gli scorsi chap… scusate ancora!!!

 

*Giulia*Judie* J

 

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Capitolo 14
*** Owpeln Grance ***


Capitolo 14: Owpeln Grance

Capitolo 14: Owpeln Grance

 

 

Quando le prime luci dell’alba rischiararono le pareti della tenda in cui dormiva, Hermione si svegliò con il sonno ancora agli occhi e dai rumori che provenivano dal campo fuori, intuì che i Favoriti della Luna stavano smontando il campo, pronti per l’imminente partenza alla volta del maniero di Lady Maddle, Owpeln Grace.

 

Si mise a sedere e si guardò intorno, assonnata.

 

Michael non era nel suo letto, doveva essere già fuori a dare una mano, al contrario di Harry e Ron che dormivano a stella marina nei loro giacigli, sopra le spesse coperte di pelliccia poste ai bordi del tendone. Dovevano aver dormito solo poche ore, perché Hermione li aveva sentiti rientrare in tenda a notte inoltrata, parlottando e ridacchiando sottovoce.

 

In quel momento la fessura che fungeva da entrata della tenda si aprì lasciando entrare un caldo raggio di sole marzolino. Con un mugolìo, la ragazza si schermò gli occhi.

 

“Oh, ben svegliata Hermione!” la voce di Michael suonò riposata come chi ha dormito per due giorni di fila “Tra poco ci rimetteremo in marcia, perciò sveglia anche Harry e Ron, così possiamo smontare la tenda!”

 

“Uhm… ok…” borbottò Hermione strofinandosi vigorosamente gli occhi.

 

Michael si ritrasse e la ragazza si districò dalle pellicce per alzarsi.

 

“Ragazzi…” chiamò fiaccamente, stiracchiando le braccia e trattenendo un sonoro sbadiglio “Forza ragazzi, in piedi…”

 

Harry e Ron seguitarono a dormire come se nulla fosse stato.

 

Hermione lasciò andare le braccia lungo i fianchi e li guardò con un’espressione accigliata.

 

“Dai non fatevi chiamare all’infinito, alzatevi!” ripeté con maggiore vigore, avvicinandosi a Harry.

 

Con un verso scocciato il ragazzo si rigirò tra le coperte, ignorandola completamente. Hermione emise uno sbuffo spazientito e si girò verso Ron.

 

“Avanti Ron, muovi il culo! Dobbiamo smontare la tenda!” esclamò tirandolo per un braccio.

 

Ron scansò seccamente il braccio di Hermione e si voltò dall’altra parte “Oh mà, fammi dormire…”

 

Per tutta risposta a ragazza gli strappò la coperta da dosso. “No rintronato, non sono tua mamma ma sono Hermione! E non sei a casa, sei in mezzo alla collina inglese e non sei nella tua epoca, ma nel bel mezzo della Controriforma Europea, senza contare che sei un ricercato in piena regola. Devo continuare o ti alzi da solo??!”

 

“Hm… no…” rispose fiaccamente Ron con la faccia affondata nel cuscino.

 

Hermione si guardò attorno spazientita, poi il suo sguardo incrociò qualcosa che le sarebbe tornato utile.

 

Ora avrebbe fatto a modo suo……..

 

SSSSCCCCIAFFFFH

 

Una frustata d’acqua gelida si riversò addosso a Ron come un cascata scrosciante. Un secondo dopo, la stessa sorte toccò a Harry. Come colpiti da una scossa elettrica, i ragazzi balzarono immediatamente in piedi.

 

Ron si voltò di scatto e fulminò Hermione con lo sguardo.

 

“Che diavolo ti è saltato in mente, sei matta??!!”

 

“Abbiamo rischiato lo shock termico!!” rincarò Harry, cercando di scrollarsi da dosso l’acqua che lo inzuppava.

 

Hermione posò per terra il secchio dell’acqua piovana e prese ad arrotolare le sue coperte.

 

“Quante storie per un po’ d’acqua… almeno adesso siete svegli e lavati, cosa volete di più?” rispose tagliente, trattenendosi però dallo scoppiare a ridere. Non sapeva perché, ma aver inondato d’acqua Harry e Ron le aveva dato una strana soddisfazione. Come una piccola vendetta. E poi l’urlo che quei due avevano cacciato quando si erano svegliati era stato da Guinness dei primati.

 

Harry e Ron non fecero in tempo a replicare che Michael tornò a fare capolino dall’ingresso del tendone.

 

“Oh giusto in tempo! Vedo che vi siete svegliati e anche già lavati…”

 

“Che razza di umorismo…” replicarono cupamente i due ragazzi.

 

“Su, coraggio che si va!”

 

La comitiva si mise in marcia verso metà mattina e dopo alcune ore di marcia, avvistarono un filo di fumo salire da dietro una collina.

 

“Owpeln Grance!” annunciò Michael con un sorriso che andava da un orecchio all’altro.

 

Il gruppo dei carrozzoni dei Favoriti si fermò all’ultimo crocevia prima del maniero. Loro avrebbero continuato il loro viaggio attraverso il Regno.

 

Michael ringraziò il Fante con il saluto dei guerrieri, intrecciando il suo braccio con quello del capo dei Favoriti e una volta che il convoglio ripartì, lui, Harry, Ron e Hermione risalirono la collina alla volta del castello.

 

Il vecchio maniero sorgeva sulle pendici di un’altura, intonacato di bianco, con alti camini di mattoni rossi e vetrate all’inglese che riflettevano il debole sole del pomeriggio.

 

“Wow, questa si che è una bella casetta!” commentò Ron schermandosi gli occhi con la mano e osservando il castello mentre risaliva il sentiero.

 

Raggiunsero l’edificio dopo una decina di minuti di marcia e Michael li fece passare da un porta di servizio che immetteva nelle cucine, dove uno sguattero stupefatto domandò loro cosa desiderassero.

 

“Dì a Lady Nore Maddle che è arrivato Michael, ci sta aspettando!” rispose il mago con una punta di impazienza.

 

Il giovanotto mollò tutto e si avviò di corsa.

 

“Michael!!!” una voce dolce e squillante fece li voltare.

 

Una giovane donna sui trent’anni stava ferma sulla soglia dalla quale erano entrati. Indossava abiti maschili, ma portava gli ondulati capelli castani sciolti lungo la schiena e guardava verso Michael con un sorriso raggiante.

 

“Clemence!!” Michael le corse in contro e la sollevò in un forte abbraccio “Mio Dio Clemence, quanto mi sei mancata!!”

 

La donna rise felice “Anche tu mi sei mancato Michael!”

 

Michael la lasciò andare un attimo e si voltò verso Harry, Ron e Hermione.

 

“Ragazzi, vi presento la mia dolcissima moglie!” e stringendola nuovamente tra le braccia, baciò con passione la donna.

 

Harry e Ron si guardarono l’un l’altro con uno sguardo leggermente imbarazzato, mentre Hermione li osservava con uno sguardo intenerito.

 

“Uhm, uhm… vedo che erano in molti ad attendere il tuo ritorno, Michael Weasley…” dicendo questo, una donna alta dai capelli grigi, un vestito color vinaccia e un velo di mussola sopra la testa, entrò nelle cucine con il portamento di una regina.

 

Al loro ingresso Michael e Clemence si separarono e il mago rivolse loro un leggero inchino alla donna.

 

“Lady Nore…”

 

Lei sorrisero in risposta “Messer Michael…”

 

Per un po’ in tutta la casa regnò una discreta confusione. Due grossi cani da caccia saltarono addosso a Michael, leccandolo tutto. Anche i servi vennero a salutarlo. Michael sorrideva a tutti, stringeva mani e abbracciava persone. Harry Ron e Hermione osservavano il tutto leggermente in disparte, finché Michael riuscì a farsi largo tra la folla che lo circondava e presentò i tre ragazzi.

 

Alla fine Lady Maddle impose l’ordine battendo il bastone con la punta d’argento sul piancito.

 

“Messer Michael, è forse il momento che tu e i tuoi giovani amici vi riposiate e magari vi cambiate.”

 

Clemence e Michael si congedarono dalla Lady e fecero segno a Harry, Ron e Hermione di seguirli.

 

“Dove sono mio padre e i miei fratelli?” chiese Michael a Clemence, mentre andavano di sopra “Sono ansioso di riabbracciarli ed è molto importante che incontrino i miei giovani amici!”

 

Sul volto della donna passò un ombra di dispiacere e sembrava estremamente riluttante e a rispondergli “Oh Michael, mi dispiace davvero, ma…”

 

Improvvisamente Clemence fu interrotta due voci che li fecero girare di scatto.

 

“Michael, fratello, sei tornato!!”

 

Due uomini dalla barba e dagli arruffati capelli rosso fiammante stavano risalendo le scale alle loro spalle. Uno dimostrava pochi anni in più di Michael, mentre l’altro sembrava decisamente più maturo di entrambi. Alla loro vista gli occhi di Michael si illuminarono.

 

“Erik!! Goran!!” esclamò con gioia.

 

“Quanto ci sei mancato, vecchio mio!” esclamò il più giovane dei due mentre abbracciava affettuosamente Michael “Ci avevano detto che ti avevano catturato!”

 

Michael lo guardò, diventando improvvisamente serio “Chi vi ha detto questo, Erik?”

 

Erik gli rivolse uno sguardo triste “Sono venuti fino qui Michael, l’Ufficio della Notte!”

 

A quelle parole, Michael si voltò a guardare spaesato verso Clemence, che annuì mestamente.

 

“E’ così.”

 

“Come… cosa…”

 

“Sono arrivati ieri sera” spiegò subito Goran, il più vecchio dei tre “Hanno insistito per perquisire il castello e hanno messo tutto a soqquadro. Fortunatamente Mary ha previsto la loro venuta e ci ha avvertiti prima. Ma qualcuno doveva rimanere qui, ad aspettare il tuo ritorno e Clemence nonne voleva sapere di andarsene senza di te, perciò siamo rimasti qui e ci siamo nascosti, ma nostro padre e gli altri…” scosse la testa “Sono dovuti scappare.”

 

Erik gli rivolse un’espressione molto dispiaciuta e gli appoggiò una mano sulla spalla “Mi dispiace Michael…”

 

Harry vide tutta la delusione e il dispiacere dipinti sul viso di Michael e si voltò verso Ron e Hermione, fermi accanto a lui. I due gli rivolsero la stessa occhiata che rifletteva quello che stavano pensando contemporaneamente:

 

La ricerca di Mary continua.

 

 

***********************************

 

 

Per tutta la sera, Michael rimase chiuso in una stanza con i suoi fratelli e Clemence. Aveva molte cose da dirgli e molte da farsi raccontare.

 

Harry, Ron e Hermione furono raggiunti da alcuni domestici, che li accompagnarono nelle loro camere, preparando ad ognuno una tinozza d’acqua calda per il bagno.

 

Aaah… pensò Hermione, immersa fino al petto nella tinozza, lasciando che l’acqua calda le sciabordasse intorno Avevo proprio bisogno di una bella rilassata…

 

Si guardò attorno per la millesima volta. Le era stata assegnata la stanza attigua a quella di Harry e Ron, nella quale al momento si stavano lavando anche loro. Il mobilio non era sfarzoso, ma funzionale, composto da un grosso letto a baldacchino, uno scrittoio con un paio di sedie, due cassettiere e una cassapanca, mentre di fronte a lei un grande fuoco caldo sfavillava nel camino. Appoggiata su un filo di spago accanto al camino la sua biancheria si stava asciugando al calore del fuoco.

 

Hermione sorrise al ricordo delle risatine che si erano fatte le servette quando le avevano lavato mutandine e reggiseno, senza capire di che diavolo si trattasse.

 

Per un triste attimo guardando verso il camino, le tornò in mente quello della Sala Comune di Grifondoro.

 

Chiuse gli occhi e cercò di immaginare di trovarsi lì, circondata dalle vecchie poltrone spelacchiate e dai grandi tappeti colorati, con l’allegro vociare dei suoi compagni di Casa che riempiva l’aria.

 

A quel pensiero sentì gli angoli degli occhi inumidirsi, così li riaprì subito, lasciando che quella crudele illusione si allontanasse in fretta. Riappoggiò la testa allo schienale della tinozza e distolse lo sguardo. Tanto valeva rilassarsi senza pensare.

 

Si stava quasi addormentando, cullata dal crepitio del fuoco, quando una voce la fece riscuotere da quel torpore.

 

“Ehi Hermione, hanno detto di metterti questi.”

 

Ron era in piedi accanto alla porta che le porgeva un fagotto di vestiti maschili.

 

Hermione affondò immediatamente nell’acqua, rossa in faccia dall’imbarazzo.

 

“Ron!! Maledizione, ma non ti hanno insegnato a bussare??!”

 

Sul viso di Ron passò un lampo di ilarità.

 

“Non preoccuparti Hermione” le disse per nulla imbarazzato, appoggiando tranquillamente i vestiti su una cassettiera accanto alla porta “Giuro che non dirò ad anima viva quello che ho visto…”

 

La ragazza divenne immediatamente scarlatta. “Quanto sei deficiente!!” esclamò indignata.

 

Ron sogghignò “Oh ma come siamo permalosi!”

 

“Piantala!” ringhiò sempre più imbarazzata.

 

“D’accordo, non ti scaldare! Ti ho solo portato il cambio!”

 

“Il cambio di che?” chiese Hermione cercando di cambiare discorso e guardando verso gli abiti che Ron le aveva portato.

 

“Sono abiti da uomo per te. Michael dice che così starai più comoda.”

 

“Se lo dice lui… Harry dov’è?”


”E’ crollato sul letto, era esausto…” con uno sbadiglio Ron si stiracchiò le braccia “… sinceramente lo capisco.”

 

Hermione lo fulminò con lo sguardo “Bene, allora perché non prendi esempio e te ne vai a dormire anche tu??” sbottò acida “Non so se l’hai notato, ma sono nuda in catino d’acqua!”

 

In realtà non le dava tanto fastidio che Ron la vedesse così, ma non poteva fare a meno di sentirsi terribilmente in imbarazzo.

 

“Va bene, va bene, ai tuoi ordini” borbottò il ragazzo mentre le voltava le spalle “Me ne vado.”

 

“Ecco bravo, l’hai capito…” rispose Hermione osservando il ragazzo che usciva dalla stanza.

 

“Comunque faresti meglio ad uscire dall’acqua, è quasi un’ora che sei lì e hai tutta la pelle raggrinzita.” le disse Ron chiudendosi alle spalle la porta secondaria che collegava le due stanze.

 

La ragazza sentì le guance scottarle al solo pensiero degli occhi di Ron che l’aveva guardata tanto bene da notare le grinze che aveva prodotto l’acqua.

 

Sentendo la porta riaprirsi, Hermione si preparò a maledire nuovamente Ron che non la lasciava un attimo in pace, quando vide entrare Lady Maddle, seguita da un paio di servette. La signora del castello reggeva in mano un paio di grosse forbici.

 

Hermione deglutì, intuendo che non si trattava di una visita di piacere.

 

Lady Maddle le si avvicinò con un sorriso “Michael ci ha spiegato tutto. Signorina Granger, sebbene tu sia arrivata da donna dovrai andartene uomo, perciò siamo state incaricate di tagliarti i capelli.”

 

La ragazza la guardò di sotto in su, per nulla contenta della prospettiva “Come scusi?!”

 

“So che il vostro viaggio non si fermerà qui ad Owpeln Grance, perciò sarebbe meglio che fuori di qui tu passassi inosservata, vi risparmierà molti guai e seccature.”

 

Ricordandosi che Benjamin Kiplin poteva aver già fatto firmare i mandati di cattura per il gesuita e i suoi complici, Hermione capì di non avere scelta.

 

“Come desiderate” sospirò rassegnata e sollevò una mano per sollevare una ciocca ricciuta “Come può vedere non c’è molto da rovinare…”

 

Lady Maddle mise subito all’opera le servette che cominciarono subito a darsi da fare per dividerle le ciocche, mentre lei cominciava a tagliargliele cortissime.

 

“Devo farlo.” ripeté la donna come per scusarsi “Michael ci ha detto quanto tu e i tuoi amici siete stati coraggiosi. Ora però dovrai calarti completamente nei panni di un uomo, nel suo modo di pensare, di parlare, di muoversi. Altrimenti salteresti troppo all’occhio.”

 

Hermione pensò alla prospettiva di dover sacrificare la sua già scarsa femminilità e si sentì parecchio depressa. Era proprio destino che al mondo dovesse sembrare un maschiaccio e basta, come non avevano mai mancato di ricordarle i suoi due migliori amici.

 

Lady Maddle lavorò attentamente per una buona ventina di minuti, in modo che le ciocche risultassero tutte della medesima lunghezza, mentre Hermione osservava tristemente i suoi capelli, che recisi, cadevano nell’acqua attorno a lei.

 

Quando la donna ebbe terminato le sfiorò gentilmente le spalle.

 

“Vieni, sei stata a mollo abbastanza.”

 

Le domestiche portarono un catino di acqua pulita. Quando Hermione si alzò, una di loro le versò l’acqua sulle spalle per sciacquarle via le ciocche. Si sentiva strana senza capelli in faccia o sulla nuca.

 

“Come sono diversa” mormorò quando le porsero uno specchio “Sembro proprio un ragazzo.”

 

“Sì e no” rispose Lady Maddle per consolarla “Del resto sei ricercata dalla legge, non stai mica andando alla corte di San Giacomo.” le porse i vestiti e poi si ritirò assieme alle servette.

 

Hermione cominciò a vestirsi, ritrovando la comodità dei pantaloni, che al contrario della gonna, le restituivano la libertà dei movimenti. Indossò la camicia, infilò i piedi negli stivali, si cinse il cinturone in vita e lo strinse per bene, poi si avvicinò di nuovo allo specchio che le domestiche avevano lasciato appoggiato a una sedia e osservò la sua immagine.

 

Quasi non si riconosceva. Lentamente si portò le mani tra i capelli, poi al labbro spaccato.

 

Improvvisamente gli occhi le si riempirono di lacrime.

 

Era tutto così diverso… Tutto diverso e tutto così maledettamente sbagliato! Quel viaggio la stava stravolgendo, e non solo dentro, nell’anima, ma anche fuori. Aveva stravolto il suo viso, il suo corpo e anche la percezione che lei aveva di se stessa.

 

E soprattutto, adesso cos’avrebbero detto Harry e Ron quando l’avrebbero vista??!

 

Con l’autostima a pezzi, Hermione lasciò che le lacrime le annebbiassero la vista e che cancellassero l’immagine riflessa nello specchio che ormai trovava orribile, mentre dalla bocca le sfuggiva un doloroso sospiro.

 

“Hermione?” la ragazza si voltò e vide Ron, fermo accanto alla porta, che la guardava incerto. “Scusami, ma ho sentito cos’ha detto Lady Maddle” continuò muovendo alcuni passi verso di lei.

 

Per un istante, Hermione desiderò ardentemente che Ron corresse da lei e l’abbracciasse immediatamente, forte, e che le dicesse che non doveva piangere, non doveva più farlo e che non doveva sentirsi brutta perché lei era bellissima… proprio come aveva fatto quando all’inizio di quella storia, al San Mungo, quando si era vista sfregiare il labbro ed era entrata in crisi.

 

“Perché stai piangendo?” le chiese ancora Ron.

 

Hermione lo guardò profondamente delusa. Forse tutto quello che era successo aveva cambiato anche Ron e lei era solo una povera illusa. Tirò su col naso e raddrizzò le spalle, cercando di assumere un’espressione ferma e tranquilla.

 

Non voleva che Ron la compatisse, non voleva che ogni volta lui dovesse considerarla solo qualcosa di fragile da proteggere. Doveva smettere di piangere e soprattutto doveva smettere di pensare che Ron fosse lì perché la volesse. Lui era un amico, un amico e basta.

 

Riuscì ad abbozzare un sorriso ironico “Così, hai visto? Adesso sono proprio il maschiaccio che tu mi hai sempre accusata di essere.”

 

Ron la guardò sollevato “E sì, hai ragione.” la squadrò per un attimo e sorrise “Ma devo dire che non sei male.”

 

A quelle parole, il sorriso di Hermione divenne più spontaneo “D-daverro?”

 

Ron le spettinò i corti ciuffi di capelli “Certo. Questo significa che comincerai ad usare i vespasiani anche tu?”

 

Hermione scoppiò in una risata liberatoria e gli assestò una gomitata affettuosa “Sei proprio scemo!”

 

Il ragazzo fece per tornare nella sua stanza, ma poi ci ripensò e tornò indietro. “Per un momento mi hai fatto preoccupare, lo sai?” le strizzò l’occhio “Buona notte piccola.”

 

E io continuo ad aspettare… Buona notte Ron…

 

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“And I forgot to tell you
I love you
And nights too long
And cold here without you
I grieve in my condition
For I cannot find the words to say I need you so”

 

                                       I love you, Sarah McClaclan

 

 

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Il mattino dopo, Michael passò a svegliarli direttamente in stanza e li fece scendere nel salone principale con una certa fretta.

 

I tre ragazzi raggiunsero il salone di mala voglia, vestiti di fretta e con gli occhi ancora gonfi di sonno.

 

Per il sollievo di Hermione, Harry accolse il suo cambiamento con lo stesso entusiasmo di Ron, facendole sembrare le vecchie preoccupazioni solo una sua sciocca paura. Quei due ragazzi erano davvero i suoi migliori amici.

 

Michael non perse altro tempo per i convenevoli e fece loro segno di sedersi al tavolo.

 

“Bene, direi che è ora di passare alle cose serie, non abbiamo molto tempo e non dobbiamo sprecare quello che abbiamo” si portò sull’altra parte del tavolo e vi si appoggiò con entrambe le mani “Ieri sera ho parlato con loro” disse accennando ai suoi fratelli e a Clemence “Gli ho spiegato tutto di voi e abbiamo discusso su cosa poter fare. Se voi siete d’accordo, noi saremmo per rintracciare nostro padre e i nostri fratelli.”

 

“Sapete dove si sono diretti?” chiese Harry.

 

Clemence lanciò al centro del tavolo un libretto rilegato in pelle nera. Alla sua vista, Hermione sussultò sorpresa.

 

“Ma è il diario di Mary!!”

 

“Esatto” confermò Michael.

 

Anche Ron sporse il busto sul tavolo per guardare meglio il libro.

 

“Hai ragione” aggiunse “E’ quel libro che abbiamo usato per la ricerca!”

 

Gli sembrava che fosse passata un’eternità da quei momenti: lui e Hermione chini sui libri in biblioteca per completare il compito assegnatogli dal professor Lupin, la sua preoccupazione per l’allenamento di quidditch che aveva saltato e per i brutti voti. Cosa che prima gli erano sembrate così vitali, ora sembravano lontane e futili.

 

“Voi sapevate di questo diario?” chiese alzando lo sguardo verso gli altri Weasley.

 

Erik scosse la testa e srotolò una cartina che mostrava l’Europa.

 

“Mary ha lasciato un ultimo messaggio prima di partire dicendo che si sarebbero diretti in Russia” spiegò indicando un punto sulla carta “In monastero accanto a Mosca c’è una piccola confraternita legata all’Ordine e immagino che una volta arrivati lì siano convinti di essere al sicuro.”

 

“Come sarebbe a dire che sono convinti?” Hermione guardò Michael con perplessità “Non sono al sicuro nemmeno in Russia? L’azione dell’Ufficio della Notte non può estendersi così lontano!”

 

“Non è dall’Ufficio che si devono guardare” rispose Michael “Adesso che Coldfog sa che è Mary la veggente venuta per distruggerlo e ora che lei non è più protetta tra queste mura, quel cane non ci penserà due volte a cercare di farla fuori.”

 

“Ma adesso Coldfog potrebbe essere ovunque, come fate a sapere che si è diretto proprio a Est?” osservò Harry.

 

“Gli imperi occidentali sono troppo organizzati per lui e come vi ho spiegato non nutre di buona fama tra i suoi sovrani, perciò si è sicuramente spostato verso l’Oriente.”

 

“Quindi cosa proponete di fare?” chiese Ron guardando Michael e gli altri, in piedi davanti a loro “Li possiamo raggiungere con una Passaporta?”

 

Questa volta fu Goran a rispondere “Sono anni che l’Ufficio controlla le Passaporte nella speranza di catturarci, il loro utilizzo è estremamente pericoloso.”

 

“Possiamo usare altri mezzi più convenzionali, come le scope, però non sono adatte a voli tanto lunghi. Perciò non ci resta altro che usare i mezzi babbani.” continuò Michael “Andremo a Londra. Lì dobbiamo procurarci i documenti per il viaggio e per l’ingresso in Russia, poi c’imbracheremo per Varody, nelle fredde Terre del Nord. Da lì proseguiremo fino al monastero di Sant’Anastasio dove sicuramente ci incontreremo con i nostri fratelli.”

 

“Siete sicuri che non si muoveranno da lì?” chiese ancora Ron.

 

“Per loro viaggiare è pericoloso quanto per noi, credo che intendano fermarsi al monastero per un po’.”

 

“Non potete avvisarli con un messaggio via gufo?” propose Hermione.

 

“Bè, da quando siete sfuggiti dalle mani dell’Ufficio, ogni mezzo di comunicazione è strettamente sotto controllo, proprio come le Passaporte” rispose Goran “Perciò sarà molto più sicuro se proveremo a comunicare con loro quando saremo in Russia.”

 

“E quindi quando partiamo?” chiese Harry con impazienza “Ogni giorno che passa mi sembra di perdere un sacco di tempo e vi ricordo che qui c’è in ballo la vita di una ragazza che sta morendo!”

 

Goran gli lanciò uno sguardo molto severo e scosse la testa. Anche Michael incrociò lo sguardo di Harry.

 

“Non devi avere fretta, giovane Harry. Prima di partire è necessario una vostra preparazione per viaggio” guardò tutti e tre i ragazzi. Il suo viso era molto serio “Sarà difficile, sarà pericoloso e non è detto che ci sarà un ritorno.”

 

“Questo lo sappiamo e non sarebbe certo la prima volta che intraprendiamo un viaggio dal quale non sappiamo se riusciremo a tornare!” rispose Harry sostenendo il suo sguardo con fermezza.

 

“Infatti, per questo devi sapere che stiamo andando verso l’ignoto, che lasceremo un terra che potrebbe offrirci protezione per un territorio ostile. Colui che governa la Russia, lo zar Ivan è un uomo spietato e violento, senza contare che alla fine di tutto, se volete il suo sangue, dovrete scontrarvi con Coldfog. Lui è il male incarnato, e non è sicuro che alla fine sarete voi a vincere, perciò se dovrete difendervi, se dovrete combattere, se dovrete uccidere, dovrete essere capaci di farlo.”

 

Il verde degli occhi di Harry sembrò diventare più scuro del solito e la sua voce non sarebbe potuta suonare più decisa.

 

“Non ho paura di quello che ci aspetta.”

 

“Neanch’io.” aggiunse immediatamente Ron, risoluto quanto Harry.

 

Hermione guardò i suoi due amici, come per farsi coraggio, poi Michael e infine annuì anche lei.

 

“E nemmeno io.”

 

Erik guardò Michael e sorrise compiaciuto “Avevi ragione Michael, questi ragazzi sono davvero in gamba!”

 

Michael fece un cenno ai suoi fratelli. Erik e Goran fecero il giro del tavolo e vi issarono sopra un baule che i tre ragazzi non avevano notato prima. Lo aprirono e cominciarono a tirare fuori un serie di armi. Spadini, pugnali, foderi e fionde.

 

“Wow…” Harry sollevò uno dei pugnali da sopra il tavolo e lo osservò da vicino. Aveva l’aria letale.

 

“Se volete sopravvivere dovete imparare a usare queste cose” disse Michael guardando Harry, Ron e Hermione che esaminavano le armi “Noi non potremmo stare sempre dietro a voi per salvarvi la vita e soprattutto dovrete imparare l’arte della discrezione” guardò Hermione “E’ per questo che ti ho fatto mettere quei vestiti da maschio. Come ti è già stato spiegato, se ti fingerai tale il nostro viaggio sarà più facile.”

 

“Non finché apre la bocca.” disse Ron che in quel momento stava osservando una fionda.

 

Hermione gli allungò uno scappellotto “Comincia col chiudere la tua!”

 

“Per ultimo, ma non meno, importante” Clemence riattirò la loro attenzione “Sono sicura che vi farà piacere riavere una di queste a portata di mano.”

 

La donna mise sul tavolo un panno avvolto dalla forma allungata e svolse il fagotto. Dentro c’erano tre bacchette di legno chiaro.

 

Un largo sorriso si dipinse sul volto dei ragazzi.

 

“Potete prenderne una per ciascuno. E’ vero, non sono le vostre, ma viaggiare senza bacchetta è ancora peggio che girare senza una spada.”

 

Hermione esaminò una bacchetta particolarmente lucida con aria impressionata “Dove le avete prese?”

 

Clemence sorrise “Dal momento che capita spesso di trovarci in emergenza e di dover rimanere a lungo barricati in questo castello abbiamo imparato a fabbricarle da noi.”

 

“Davvero?” Hermione le rivolse uno sguardo molto ammirato “E’ incredibile! Che genere di sostanza magica usate?”

 

“In genere usiamo peli di coda di Unicorno e corde di cuore di Drago, sono le più facili da gestire. C’è un mago che possiede una bottega a Londra, è uno dei nostri alleati e ci fornisce il materiale gratuitamente per aiutare la nostra causa.”

 

“Il signor Olivander immagino.” disse Harry ripensando all’anziano mago di Diagon Alley.

 

“Esatto, proprio lui. Vedo che lo conoscete.” Sorrise Clemence. “E credo anche che sarà il caso che vi insegniamo a cavalcare.”

 

“Cosa?! Oh no!” piagnucolò Ron.

 

“Sono spiacente Ron, ma come pensi che ci si muova in un mondo in cui il solo mezzo di trasporto sia un cavallo?”

 

“Qualcosa ce l’hanno ci hanno già insegnata…” puntualizzò Harry ripensando a Jack e ai suoi tentativi di insegnare loro a cavalcare.

 

“Vi ho visti e devo dire che un bambino se la caverebbe meglio di voi…” Michael incrociò le braccia e scosse la testa “Io sto parlando di cavalcare veramente!”

 

I tre si scambiarono un’occhiata rassegnata.

 

“Io odio quelle bestie.” borbottò Ron tra i denti, strappando un sorrisetto a Harry e Hermione.

 

“Bene” concluse Michael “Se non ci sono altre domande, venite. Cominciamo da subito.”

 

 

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Due settimane dopo…

 

Erik si schermò la mano contro il sole morente dietro la collina e osservò Harry che compiva l’ultimo giro intorno al campo di fronte al maniero in groppa al suo cavallo grigio. Soddisfatto del risultato avvicinò due dita alla bocca e fischiò.

 

A quel suono, Harry tirò leggermente le redini e fece voltare dolcemente la bestia, conducendola fino davanti a Erik. Il ragazzo gli rivolse uno sguardo incerto.

 

“Andava bene?”

 

“Perfetto ragazzo! Direi che oramai ci siamo.” rispose l’uomo prendendo il cavallo per le briglie in modo che Harry riuscisse a scendere più facilmente “E direi anche che per oggi basta così.”

 

I due si diressero verso il castello e rientrando dal portone che conduceva al grande cortile interno, dove al momento si trovavano Hermione e Clemence, impegnate al tiro con l’arco. Harry e Erik le salutarono con un cenno della mano al quale le due risposero con un largo sorriso.

 

“La tua amica mi ha sorpreso, è molto brava.” commentò Erik mentre Hermione si preparava a scoccare nuovamente una freccia dal suo arco, mentre Clemence le dava le dritte necessarie per prendere la mira.

 

“Sì” Harry osservò come le precedenti frecce di Hermione erano state conficcate tutte molto vicine al centro del bersaglio “Impara sempre tutto molto più in fretta di me e di Ron.”

 

“Lo credo anch’io, infatti cosa ci fa il tuo amico con quella pezza di stoffa sulla faccia? Non sarebbe dovuto essere fuori ad allenarsi con Michael?” chiese Erik guardando verso l’ingresso interno del cortile.

 

Harry seguì lo sguardo del mago e vide che sotto il portico c’erano Michael e Ron, e il ragazzo, seduto su una panca, teneva il viso rivolto verso l’alto con una pezza già mezza insanguinata premuta contro il naso, mentre Michael stava mettendo via un piccolo orcio dentro una cassetta di legno.

 

“Ma che ha combinato di nuovo?” disse Harry con un sorriso divertito sulle labbra, avvicinandosi al portico assieme a Erik.

 

Michael stava dicendo qualcosa a Ron, che fissava il soffitto con aria piuttosto imbronciata.

 

“Mi raccomando tieni il mento in alto.”

 

Ba sei sicuro che non doveri far sgoggiolare giù il sanggue?” bofonchiò Ron guardando Michael con la coda dell’occhio.

 

“Tranquillo, con quello che ti ho messo sopra, i capillari ti si richiuderanno in un attimo.”

 

“Ehi Ron, che ti è successo?” lo salutò Harry avvicinandosi a lui ed esaminandolo da vicino.

 

“Non avreste dovuto allenarvi con la fionda?” chiese Erik guardando Michael, che ricambiò il suo sguardo con un’espressione divertita, accennando a Ron con un movimento della testa e facendo spallucce.

 

Harry scosse la testa divertito “Ma come cavolo hai fatto a farti male con la fionda Ron?”

 

“Mi è solo sgappato di mano l’elastigo…” si giustificò Ron allontanando la pezza e controllando lo stato del suo naso.

 

“Diciamo che ci stavi giocando?” lo corresse Michael.

 

Don gi stavo giogando, lo stavo solo probando.”

 

Erik sospirò “Dannata impazienza giovanile…”

 

“Già, la prudenza non è di casa da te, eh?” rincarò Harry sedendosi accanto all’amico.

 

Questa volta anche Ron fece un sorrisetto “Già, guesti giogattolini sono una vera fozza.”

 

“Ah davvero?”

 

Tutti e quattro si voltarono.

 

Appoggiato accanto alla porta dalla quale era uscito sul portico c’era Goran, e ora fissava Ron con uno sguardo che sfiorava il compatimento.

 

“Immagina quando li devi usare per ammazzare un uomo.”

 

Ron abbassò immediatamente lo straccetto, come a volerlo nascondere anche se aveva ancora le narici tutte sporche di sangue e fissò Goran di rimando. “Che vuol dire?”

 

“Voglio dire che non siete qui per giocare, ricordatevelo.” la voce di Goran suonò molto autoritaria.

 

Harry e Ron si scambiarono un’occhiata con un sopracciglio inarcato e tornarono a fissare l’uomo.

 

“Andiamo Goran” cominciò Erik “Adesso non essere così drastico…”

 

Goran sbottò in una risata “E come faccio a non esserlo, fratello?? Hai visto come si comportano questi ragazzini? Per loro è tutto un gioco!” si voltò verso il cortile. Hermione e Clemence erano ancora impegnate al tiro con l’arco e la ragazza stava esultando per un tiro che le era riuscito particolarmente bene “Secondo me non reggeranno un minuto fuori da qui…”

 

“Ehi piano con le sentenze.” cominciò Ron facendo per alzarsi.

 

Michael gli mise una mano sulla spalla, poi guardò suo fratello “Goran, tu li giudichi male perché non hai avuto modo di conoscerli, ma questi ragazzi hanno affrontato prove che avrebbero fatto crollare i nervi al più valoroso dei guerrieri, sono stato con loro e ti posso assicurare che…”

 

“Non farti troppe illusioni Michael” lo interruppe duramente Goran “Là fuori non c’è solo quel demonio di Coldfog, c’è molto di peggio e già questo basterebbe! Tu riponi troppa fiducia in questi tre ragazzini!” squadrò dall’alto al basso Harry e Ron “Troppa fiducia.”

 

“Ad ogni modo non credo che tu li stia incoraggiando a migliorare.” S’intromise Erik.

 

Harry e Ron accolsero il suo intervento con gratitudine. Almeno c’era qualcuno che riponeva in loro un briciolo di fiducia.

 

“Pensatela un po’ come vi pare” disse Goran staccandosi dal muro con un gesto indifferente “Resta il fatto che fossi in voi lascerei perdere, starli dietro mi sembra una grandissima perdita di tempo.” detto questo si allontanò dal portico lasciandosi dietro un pesante silenzio.

 

Ron si finì di pulire il sangue del naso con un gesto seccato “Che gran stronzo.”

 

“Non giudicarlo così duramente Ron, lui ne ha viste veramente tante e non parla con cattiveria, credimi.”

 

“Ah bene, grazie per la considerazione!” sbottò cupamente Harry incrociando le braccia, osservando la schiena del più vecchio dei Weasley che si allontanava.

 

Michael gli diede una pacca sulla spalla “Non ti preoccupare, avrete modo di dimostrare a Goran che si sbaglia, ne sono più che sicuro.”

 

 

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“These precious illusions in my head

Did not let me down when I was a kid

And parting with them is like

Parting with a childhood best friend.”

 

                                     Precious Illusions, Alanis Morissette

 

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“Io l’avevo lasciata qui!! Com’è possibile che adesso è sparita??!”

 

“E che ne so io, guarda meglio no?! Magari l’hai spostata e non ti ricordi!!”

 

Hermione fulminò Ron con gli occhi poi proseguì a frugare alla ricerca della sua nuova bacchetta. Era la sera prima della loro partenza da Owpeln Grance e Michael li aveva rimandati nelle rispettive stanze per prepararsi al viaggio, dopo quasi tre settimane di permanenza al castello.

 

“Io so benissimo dove metto le mie cose, se non fosse per il casino di questa stanza ora la mia bacchetta salterebbe fuori in un attimo!!” sbottò stizzita la ragazza.

 

Ron incrociò le braccia guardandola in cagnesco.

 

“Ci stai per caso dando la colpa??!”

 

“Io non do la colpa a voi, do la colpa a te che sei il solito disordinato!!”

 

“Ma la stanza è anche di Harry!!”

 

“Ehi, non immischiatemi nelle vostre beghe!” esclamò Harry che li stava a sentire appoggiato al muro, in disparte.

 

Ma i due continuarono come se lui non avesse nemmeno aperto bocca.

 

“Lo so che è anche di Harry, ma è risaputo che il casinista sei tu!!!”

 

“E da dove saltano fuori questi pregiudizi??!!”.

 

“Aah, per favore lascia perdere!!” replicò Hermione continuando a spostare furiosamente le cose alla ricerca della bacchetta.

 

“Ma lo vedi che sei tu che metti tutto all’aria?!!” esclamò Ron, rosso in faccia, cercando di impedirle di buttare ulteriormente tutto all’aria.

 

“Avete intenzione di andare avanti ancora per molto?” chiese Harry passandosi una mano sugli occhi “Mi state facendo venire il mal di testa.”

 

“Ron, non vedi che è già tutto all’aria??! Al massimo sto riordinando!!” urlò Hermione, proseguendo ad ignorare Harry.

 

“Io non direi proprio!!!” sbraitò Ron in risposta.

 

Harry scosse la testa con un espressione rassegnata “Va bene ho capito, io vado a prendermi una boccata d’aria eh?”

 

Rimanendo escluso dai due ragazzi che continuavano a urlarsi dietro, Harry uscì sulla balconata che dava sul cortile interno al castello e che collegava tutte le stanze del piano superiore. Respirò a pieni polmoni l’aria della sera e si sedette sullo spesso davanzale di marmo.

 

Il parco fuori era molto silenzioso e i numerosi alberi allungavano i loro rami spogli verso un cielo incredibilmente stellato, al centro del quale spiccava una luminosa luna piena.

 

Quel paesaggio era abbastanza malinconico, ma molto rilassante. Harry s’incantò a fissare la luna.

 

Se fosse stato un lupo mannaro in quel momento non se la sarebbe passata troppo bene.

 

Automaticamente il suo pensiero andò al suo professore di Difesa contro le Arti Oscure, Lupin e il viso di Harry si incupì. Chissà se il suo professore si era salvato da quell’orrore che era diventata Hogwarts quando i Mangiamorte di Voldemort erano arrivati a sconvolgere il loro mondo.

 

Se in quel momento fosse stato un lupo mannaro. Era una domanda stupida, ma provando a pensarci… Se fosse stato un lupo mannaro cos’avrebbe fatto? Cosa avrebbe fatto in tante situazioni che aveva vissuto fino allora?

 

Se avesse posseduto la forza e la ferocia di un lupo mannaro, probabilmente non avrebbe dovuto aver paura di tutta quella gente che gli stava dando la caccia. Forse sarebbe riuscito ad evitare che tante cose accadessero, forse sarebbe persino riuscito ad evitare tutto l’orrore che li aveva costretti a fare quel viaggio nel tempo e forse… forse non avrebbe avuto paura nemmeno di Voldemort.

 

Perché lo temeva, lui ne aveva sempre avuto paura, persino quando non lo aveva dimostrato. Tutto quello che stava passando era qualcosa di troppo grande per lui, qualcosa che non riusciva a controllare né a comprendere fino in fondo e tutto questo lo terrorizzava profondamente. Aveva un’immensa paura del futuro. Aveva tanta paura di quello che sarebbe stato di lui e dei suoi amici, e in quel momento più che mai sentiva il peso della sua solitudine.

 

La sua solitudine per colpa di Voldemort che gli aveva portato via tutti coloro che per lui erano stati come una famiglia.

 

Provò un moto di totale nostalgia per tutti coloro a cui voleva bene.

 

Silente, Sirius, il professor Lupin dopo la morte del suo padrino, a modo suo anche la professoressa McGranitt, la signora Weasley che lo trattava come un figlio… e anche Ginny, che ultimamente gli era stata molto più vicina di qualunque altro. E i suoi genitori.

 

Sentì una fitta la cuore.

 

Più di chiunque altro avrebbe voluto avere accanto i suoi genitori.

 

Era vero, non aveva mai provato la gioia di stare con loro, ma sapeva che se loro fossero stati ancora accanto a lui, molte cose che gli erano sembrate così difficili e spaventose, non sarebbero state così terribili.

 

Si sforzò di ricordare i loro volti, di focalizzare i loro visi in modo diverso da quello che aveva sempre visto nelle foto che aveva, ma nella sua mente c’era la nebbia più fitta.

 

Era davvero solo, privato anche di ogni ricordo dei suoi genitori.

 

“Harry, ragazzo?” la voce di Erik lo riscosse dai suoi pensieri.

 

“Uh?” Harry cercò di sembrare disinvolto, anche se il suo cuore sembrava essere diventato di piombo.

 

“Scusa, ti ho chiamato un paio di volte ma non ti sei girato, pensavo non stessi bene.”

 

“No, sto benissimo, non ti preoccupare.” la sua risposta suonò piuttosto fredda.

 

Erik gli si avvicinò di qualche passò “Ragazzo, sei sicuro che vada tutto bene?”

 

Per un istante Harry si sentì un idiota. Era davvero così trasparente da non riuscire nemmeno a nascondere i suoi stati d’animo?

 

Si strinse nelle spalle “Non è nulla, solo il freddo della sera”

 

“Va bene” ma il tono di Erik non sembrava molto convinto “Comunque ero solo venuto a vedere se era tutto a posto” disse indicando la camera alle loro spalle, quella da dove provenivano le voci irate di Ron e Hermione “Che succede? Le urla si sentono fino in giù in salone.”

 

Harry fece una smorfia divertita “Niente, tutto normale. Tra quei due è ordinaria amministrazione” fece spallucce “E’ il loro modo di dialogare.”

 

Erik sorrise a sua volta “Bè, lo sanno che stanno tenendo sveglio tutto il maniero?”

 

Harry rise assieme a Erik, ma il suo volto tornò in ombra quasi subito. L’uomo lo osservò per un attimo.

 

“E anche questa per te questa è ordinaria amministrazione?”

 

“Scusa?”

 

Erik lo fissò dritto negli occhi. “Intendevo, anche per te è normale essere così giù?”

 

“Sì, cioè volevo dire no...” Harry distolse lo sguardo, che in quel momento tradiva in pieno le sue parole “E’ solo stanchezza, credo…”

 

“Scusami, forse sono stato troppo invadente. E’ meglio che me ne vada a letto.” Erik fece per allontanarsi.

 

Harry esitò “Aspetta!” Erik si fermò e tornò indietro. “Non va tutto bene, è vero. E’ solo che…” sospirò “Vorrei solo tornare a casa, tutto qui.”

 

“E’ questo che ti ha fatto piangere prima?”

 

Questa volta Harry si sentì decisamente imbarazzato.

 

“Non stavo piangendo” rispose un po’ seccato.

 

Erik lo guardò con un sopracciglio inarcato e Harry chinò la testa. “Ti manca casa tua?”

 

“Non proprio. Mi mancano… delle persone.”

 

Erik si fermò accanto a Harry. Aveva intuito il suoi bisogno di parlare, ma non voleva farlo sembrare un compianto. Si mise ad osservare il piccolo parco all’interno del cortile.

 

“E’ affascinante non trovi?”

 

Harry lo guardò per un attimo senza capire. Erik fece un ampio gesto con la mano indicando il parco.

 

“Il passaggio dalla notte al giorno.”

 

“Cosa intendi dire?”

 

Erik sorrise “Lo dice ve sempre mia moglie…” sul suo volto comparve un sorriso malinconico “Lei osservava sempre ogni cosa con gli occhi di una bambina e trovava qualcosa di meraviglioso in ogni cosa, come il passaggio dal giorno alla notte e di come l’assenza della luce poteva trasformare un posto bellissimo in un posto spaventoso.”

 

Harry osservò il giardino sottostante. In effetti era molto diverso da come lo ricordava di giorno, quando il sole lo attraversava con i suoi raggi, illuminando fiori e cespugli.

 

“Dov’è ora tua moglie?” chiese a Erik.

 

Il mago lo guardò per un attimo in silenzio.

 

“Il suo corpo riposa in una cappella a sud di Amesbury e la sua anima è con gli angeli.”

 

Harry rimase colpito. “Mi dispiace.”

 

Erik appoggiò entrambe le mani sulla balaustra “La nostra non era una vita facile, ma lei mi è sempre stata accanto, finché durante una nostra missione contro una colonia di vampiri a Goudhurst nel Kent, e uno di quei avanzi dell’inferno non ha voluto prendersi la sua anima.” Abbassò leggermente la testa, come se fosse diventata troppo pesante “Ammazzare quel demone non è stato sufficiente per dare un senso a quello che sentivo, al vuoto che la sua morte mi aveva lasciato e alla disperazione che provavo. E’ accaduto pochi anni fa e per molti mesi la mia anima non è riuscita a trovare pace, facendomi sentire ogni giorno sul baratro della fine, perché per me niente aveva più senso. Ma poi…”

 

Erik si mise una mano in tasca e estrasse un piccolo fazzoletto tutto spiegazzato e un po’ ingiallito, decorato ai bordi con ricami a fiorellini. Harry vide che al centro della stoffa spiccava un nome ricamato. Elisabeth.

 

“Poi ho capito che lei non mi ha mai veramente lasciato, che lei è sempre con me, ovunque io vada, qualsiasi cosa io faccia, lei mi vede e mi è accanto.” Fissò Harry negli occhi “Tutti quelli che se ne vanno ti lasciano addosso qualcosa di loro, in questo modo puoi essere sicuro che non sarai mai solo, perché loro sono ancora qui, ovunque. Sono il fumo nel vento, il canto dei passeri, la prima stella che sorge e l’ultima che si spegne nel cielo del Nord, il sole che ti accarezza la mattina, il vento tra gli alberi… e se li ascolti col cuore, li puoi sentire mandarti il loro amore e la loro benedizione tutti i giorni della tua vita.”

 

Harry sentì un nodo alla gola “E’ così…”

 

“E’ così giovane Harry” Erik sorrise “Buona notte ragazzo, adesso vai a dormire, domani sarà una lunga giornata.”

 

Harry seguì Erik con lo sguardo finché la sua schiena non scomparve dietro l’angolo della balconata. Un piccolo sorriso si formò sulle sue labbra. I suoi genitori, Sirius, Silente, erano tutti lì con lui e non lo avrebbero mai lasciato solo.

 

Il sorriso si allargò.

 

Parecchi minuti dopo, quando Ron lo raggiunse per lamentarsi di quanto Hermione fosse rompipalle ora che anche la ragazza era andata a dormire, trovò Harry seduto lì, addormentato contro la colonnina, con il volto sereno e bagnato di lacrime.

 

 

 

 

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Ragazzi non posso davvero crederciiiiiiiii!! Ho finito il quattordicesimo chaaaaaaaaaap!!!

ç___ç Sigh, odio farvi aspettare così tanto!!! Grrrr!! è_é

Caspita però, più la storia va avanti più è difficile scrivere questi capitoli!! Più che altro per non cadere nel banale e nel ripetitivo! Davvero, ho letto e riletto questo chap almeno cinquanta volte e ho messo e tolto pezzi ogni volta, cambiando e modificando dialoghi, personaggi e situazioni… -__- che fatica!!

Il pezzo di Harry e Erik è stato uno schizzo che mi venuto proprio in questi ultimi giorni quando mi è presa la malinconia per la morte del Papa (buon’anima di Giovanni Paolo II, che riposi in pace quel grandissimo uomo qual è stato! Massimo rispetto) e ho deciso che un momento di riflessione per coloro che se ne sono andati ci voleva!

Questo è stato un capitolo relativamente tranquillo, ma non vi preoccupate, questa sarà l’ultima oasi di tranquillità per i nostri amici che non hanno nemmeno idea di quello che ho architettato per loro!

Gnek gnek gnek!! (O.O’’ help… Nd.Harry, Ron e Herm), ma non voglio anticiparvi altro, spero cmq di aggiornare moooolto prima di quanto non abbia fatto per questo capitolo.

Come al solito siete stati meravigliosi con le vostre recensioni!! Sul serio, mi fate venire le lacrime agli occhi!!°^__^° E’ davvero un piacere immenso che voi lettori mi scriviate anche solo due righe di commento, mi aiutate un sacco!!! VI ADORO!!!!!!!

Bè, ma cosa sto a perdere tempo? Passo direttamente a ringraziarvi personalmente, perché è il minimo per dei lettori grandiosi come voi!!!

PS. Mi auguro di aggiornare il prima possibile anche l’altra mia FF “Leave it to Harry and Ginny”, che giuro, non pensavo sarebbe piaciuta così tanto! Un milione di grazie speciali a tutti coloro che le leggono entrambe!!!

 

 

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Meggie: Ehi Meggie grazie mille per il tuo commentino!!^__^ mi hai fatto un piacere immenso, è sempre una gioia ricevere recensioni da gente nuova!! Hai ragione, Ron e Herm sono adorabili, anche io li adoro (non si nota mica eh?)!! Un milione di ringraziamenti anche per i tuoi complimenti!!! Sei troppo gentile, davvero!!^_- Bacione, a presto!!!

 

Dorothea: Ciao ‘Thea!!! Mi sei proprio mancata sai?? Cmq ti posso capire, anch’io ho letto l’ultimo chap della tua (meravigliosa) ff ma no ho ancora potuto recensirlo perché sono sempre di corsa! Uh ma grazie, quanto sei gentileee, grazie davvero per i bellissimi complimenti!!°^__^° Anch’io devo dire che preferisco le parti cruente, infatti ho in mente un bel po’ cosette interessanti!! Bwaahaahahaa!! Un bacione grande grande grande grande grande… ecc…!!!

 

Pepy: Ciao Carissima!! Mi scuso ancora tantissimo per il terribile ritardo, ma ammetto che i chap si complicano man mano che vado avanti e sinceramente non mi aspettavo che dovessero succedere così tante cose, anche tra Ron e Herm! Ancora grazie mille, sei un tesoro!!!^^ Kiss!!

 

AvaNa Kedavra: Amorinissima mia adorata!!! Ma ciau!! Hai visto? Finalmente ce l’ho fatta!! ç__ç sigh, non mi piace farvi aspettare, uffy!! La tua è in assoluto la recensione che preferisco recensire e infatti, ma quanto sei patata??! Sei troppo gentileeee!! Mi spiace tanto che però Gingin sia praticamente assente dalla scena, ma ti assicuro che lei e Harry avranno una parte davvero importante più avanti!! Ehi davvero i quadri storici sono così azzeccati? Io ogni volta mi leggo su e giù i libri di storia di mia sorella che proprio in questi mesi sta studiando la Controriforma Europea!^^ Bè, è davvero doveroso ringraziarti infinitamente ancora una volta perché sei davvero tenerella, ti voglio troppo bene!! Io ti aspetto presto per quel tè insieme, ok? ^_- UN BACIONE GROSSO COME IL MONDO!!! Ps. La traduzione di ‘Accidentally’ l’ho fatta, però mi mancano alcuni pezzi… -///- mi scusi ancora?kiss!

 

Daffydebby: Wow!! Che bello sei tornata a recensirmi!! ^_^ devo dire che mi mancavano un sacco i tuoi preziosi commenti!! Come sei gentile, grazie!! E sì, a dire la verità è davvero difficile gestire il rapporto tra due persone senza cadere mai nel banale, ma d’altronde io adoro Ron e Herm, sono una coppia davvero interessantissima, con mille sfaccettature da esplorare!! Spero cmq che anche questo chap ti sia piaciuto come gli altri! Un bacione grosso grosso!!

 

Marty91: Ciao Cucciola mia!! Chiedo ancora perdono per l’ignobile ritardo, ma ti assicuro che piuttosto che se per caso decidessi di abbandonare la storia mi darei un sacco di martellate sulla testa per farmi cambiare idea!!!^_- Mi spiace davvero tanto per l’impossibilità di trattare anche la Harry/Gin, ma ti assicuro che più avanti avranno un ruolo fondamentale per la storia!! ;-D che forte che sei, hai ragione Coldfog ha proprio da crepare, ma vedrai che Coldfog si prenderà i calci nel sedere che si merita e soprattutto vedrai quanti saranno a fargli il culo!!^_- Grazie davvero ancora per i bellissimi complimenti che mi fai ogni volta, sei troppo  tenera!! Kissoni!!!

 

Elivi: Wow, Eli sul serio questa ff ti piace così tanto??! ***^o^*** evviva!! E poi detto da te che sei una delle più brave ffwriter che io conosca in assoluto, è ancora più bello!! Grazie davvero un sacco per tutte le belle cose che mi scrivi!! Hai ragione, tra Ron e Herm è proprio ora che succeda qualcosa, non trovi? Ma piano piano, così poi è ancora meglio e più esplosivo? E devo ammettere che una certa persona che sto recensendo mi ha insegnato un bel po’ di cosette su quei due e sul loro rapporto!^_- Spero di no nfare di nuovo così tardi nell’aggiornare, promesso!! Baciottoni!!!!

 

Marcycas – The Lady of Darkness: Miticheeeeeeee!!! Che bello trovare sempre una vostra bellissima recensione (sono adorabili, davvero grazieeee!!!). Che forte l’immagine di Marcycas che rimprovera Harry e Gin! ^__^ Eh sì, in effetti mancano un po’, ma avranno tempo di rifarsi nel sequel, garantito!(*coff*cosìcomeDraco*coff*). Povera Marcycas, dovrà vedersela brutta nel seguito perché non si preannuncia nulla di buono per Harry Ron e Herm!! Bwahahaaahaa!!! Ancora un grazie enormissimo per la vostra gentilezza, siete adorabili, davvero!!!! E (vi pregovipregoviprego, sto andando in astinenza, aiuto!) aggiornate The Little Scarlett Rose!!!!!!!!!! ^333^ Bacioni!!!

 

Sunny: Ciau Tesorina mia adorata e venerata!!!!!! Sono riuscita a tornare! ç__ç mi scuso mille volte per il ritardo! Mannaggia a me! ^__^ ma quanti bellissimi complimenti dalla divina! ^///^ sei stata davvero troppo gentile!!! Uh, davvero ti piace Michael? ^_^ In fondo i nostri tre piccini dovevano avere qualcuno che li aiutasse! (grazie grazie grazie davvero!!!) ****^__^**** davvero non ho parole per ringraziarti! Solo vorrei chiederti scusa per no aver ancora recensito la tua opera monumentale, ma ti assicuro che l’ho letta subito!! (Adoro le magliette di Chad, mi fa scassare dal ridere, è il migliore!!!^_^). Milioni di baci, anche per la sorellina cara!!

 

Kaho-chan: ^__^ evviva, quanto sei gentile!! Grazie mille! Sono davvero contentissima che la mia storia ti piaccia!! E’ davvero gratificante sapere che quello che volevo passare è arrivato a destinazione assieme a tutte le emozioni che voglio trasmettere! Mi spiace invece di averti fatto aspettare troppo per l’aggiornamento, la prossima volta spero di essere più puntuale, anche perché più la storia va avanti più si complica!! Baci!!^^

 

Saturnia: Ciao cara! Sono contenta che la storia ti piaccia sempre di più, e per forza di cosa che Ron e Herm sono pienamente destinati!! Se la trama intricata ti attira allora aspetti un bel po’ di suspence in arrivo!! E grazie infinitamente per i complimenti, ***^__^*** grazie grazie grazie!! Kissssss!!

 

Edvige: Scuuuusami Edvige!! Questa volta mi sono fatta attendere un po’ troppo, lo ammetto! Cmq spero che anche questo chap ne sia valsa la pena!! Un bacione!!^_^

 

Lizie: Ehi ma ciao Lizie!!! Wow, ma che bella recensione lunga lunga che mi hai lasciato!!^__^ e sia, sei pienamente perdonata! Prima di tutto grazie mille per i bellissimi complimenti che mi hai fatto, sono davvero lusingata!! Anch’io adoro questi generi così movimentati e intriganti, sono in assoluto i miei preferiti! Oh e così ho trovato un’altra super fan di Herm! ^_- no no, ti posso assicurare che lei è proprio il mio personaggio pref, e infatti, più dei personaggi mi piacciono, più gliene faccio capitare… ^^’’ ti sembrerò sadica ma è così, infatti adesso Herm è pure con i capelli corti! Poverina, lo riconosco! Cmq non ti preoccupare, per il suo sfregio, c’è un piano e un disegno per tutti, fidati di me! Un bacione grandissimo e aspetto con ansia un’altra tua recensione così entusiasta!!^^

 

Trevor: Grazie mille Trevor!! Sono tanto contenta che oltre all’altra ff  hai letto anche questa!! ^__^ E sono ancora più felice che ti sia piaciuta! Un kissone grande grande!!

 

 

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Un bacione grosso grosso grosso a tutti!!!

A PRESTO!!!!!! (si spera! ;-P)

 

*Giulia*Judie* J

 

 

and look down here!  ^_^

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Capitolo 15
*** Arrivederci Inghilterra ***


Capitolo 15: Arrivederci Inghilterra

Capitolo 15: Arrivederci Inghilterra

 

 

Harry strinse il laccio che chiudeva la sua bisaccia e sbadigliò fragorosamente. Odiava le levatacce e in quel periodo ne aveva dovute sopportare un po’ troppe per i suoi gusti.

 

Impegnato a finire di vestirsi seduto sul letto di fronte al suo, Ron lo imitò senza preoccuparsi di coprirsi la bocca.

 

“Che sonno…” esalò Ron finendo di chiudere la fibbia della cintura “Non capisco come Michael pretenda di arrivare a Londra entro questa sera se ci fa riposare così poco!” sbottò cominciando a cercare le sue scarpe in giro per la stanza.

 

Harry si lasciò andare sdraiato sul suo letto e si riavvolse tra le lenzuola. “Voglio dormire…” gemette con la faccia premuta sul materasso.

 

Ron infilò la testa sotto l’impalcatura di legno del letto, avvistando le sue scarpe buttate lì sotto, tra la polvere, apparentemente irraggiungibili.

 

“Dannazione!”

 

In quel momento la figura molto riposata di Hermione apparve sulla soglia, con la sua sacca in spalla.

 

“Ancora lì?” esclamò con impazienza la ragazza, fermandosi ad osservarli “Dai ragazzi, dobbiamo ancora fare colazione!”

              

“Oh, buongiorno anche a te Miss‘Sono-isterica-365-giorni-all’anno’.” borbottò Ron che stava arrancando sotto il letto nel tentativo di raggiungere le scarpe.

 

“Non è colpa mia se voi perdete solo tempo, Mr.‘Sono-lento-e-irritante-come-al–solito’!”

 

Prevedendo un’altra litigata polifonica come quella della sera precedente, Harry balzò in piedi e si frappose tra i due, con la faccia decisamente seccata, proprio mentre Ron si preparava a ribattere a tono.

 

“Statemi bene a sentire ‘Mr-e-Mrs-alla-prossima-parola-il-vostro-cosiddetto-miglioire-amico-vi-fa-la-pelle’, siamo tutti tesi per questa partenza, ma tutto a un limite! Perciò finitela di litigare o finirete per farmi impazzire e giuro che non risponderò più delle mie azioni!!”

 

Ron, che era riemerso dalla polvere con le sue scarpe in mano, e Hermione, ancora ferma sulla soglia, lo fissarono senza parole. Harry che perdeva la pazienza era l’unico che riusciva a farli smettere di litigare, ma la sua reazione finiva sempre per farli sentire due completi idioti.

 

Per un momento Harry li fissò storto, poi scosse la testa, rassegnato.

 

“Io scendo per colazione.” prese la sua bisaccia e uscì dalla stanza.

 

“Aspettami, vengo anch’io.” lo tallonò Hermione, adesso molto più remissiva.

 

Arrivati a metà del corridoio, delle voci provenienti da una stanza socchiusa alla loro sinistra attirarono l’attenzione dei due ragazzi.

 

Michael e Clemence.

 

Harry e Hermione si accostano in silenzio, incuriositi dal tono ansioso delle voci.

 

“Ne abbiamo già parlato, ti prego Clemence, non torniamoci di nuovo sopra.”

 

“Michael per favore… ho passato dei mesi da incubo, nell’angoscia…” sembrava che Clemence fosse sull’orlo delle lacrime “Ti supplico…”

 

Fuori nel corridoio, Harry e Hermione accostarono l’occhio alla fessura della porta. Clemence tratteneva Michael, rivolgendogli uno sguardo supplichevole, mentre il mago cercava di tranquillizzare la moglie accarezzandole le spalle.

 

“Clemence, per favore ascoltami tu. Non potrei farcela sapendoti esposta ai rischi verso i quali stiamo andando incontro. Ho passato l’inferno sulle tracce di quel mostro e non voglio che tu debba soffrire allo stesso modo!”

 

Clemence serrò la presa sul braccio di Michael, e i suoi occhi arrossati s’indurirono pericolosamente. “Non m’importa, Michael, non ti lascio partire di nuovo! Questa volta verrò anch’io.”

 

Michael l’afferrò saldamente per le braccia, fissandola negli occhi.

 

“Non ti permetterò di fare la stessa fine di Elisabeth!!”

 

La donna si divincolò “Elisabeth è morta per Erik!”

 

“Ma io non voglio che tu muoia per me!!”

 

“Ti ripeto che non m’importa!!”

 

Clemence!”

 

Gli occhi di lei tornarono a riempirsi di lacrime “Ascoltami…Michael. Quando alcuni mesi fa ho saputo del tuo scontro a Roma contro Coldfog… quando sei precipitato da quella rupe…” la voce le mancò per un attimo “Dalla sede ci avevano detto che eri morto, morto capisci??! Come pensi che mi sia sentita??! Il rimorso di non essere stata lì per aiutarti e di averti lasciato andare via senza venire con te mi ha dilaniata per giorni interi!!”

 

“Ma non è andata come ti hanno raccontato! Mi sono salvato perché so badare a me stesso e perché so quello che faccio!”

 

“Potrebbe non andare di nuovo così! Per favore Michael, non sfidare la sorte. Rammenda quello che ti disse tua sorella…” Clemence chinò lievemente la testa di lato “Non sopravviverai ad un altro scontro contro quel demone… ti prego, dammi retta!”

 

L’uomo scosse la testa risoluto “Non posso Clemence, mi dispiace.” sentenziò sovrastando i deboli lamenti della moglie “Ti prego, non fare così perché renderà solo le cose più difficili.” disse respingendola dolcemente e sistemandosi la sacca sulla spalla.

 

“E così, questo è un addio…” sospirò Clemence tra le lacrime che ormai scivolavano copiose sulle sue guance.

 

“No amore mio, è solo un arrivederci.” Michael accostò dolcemente le labbra alla fronte della donna “Tornerò da te, te lo prometto.”

 

Harry e Hermione si ritrassero all’istante dietro una delle colonne del corridoio, mentre Michael usciva dalla stanza lasciandosi dietro il debole e sommesso pianto di Clemence.

 

Per un attimo i due ragazzi si guardarono l’un l’altro, ancora scossi per quello che avevano sentito.

 

Michael aveva davvero rischiato di morire in uno scontro contro Coldfog e Mary aveva predetto la sua fine per mano di quel demone? E loro? Anche loro stavano andando incontro a quella stessa fine?

 

Tornò nuovamente la consapevolezza del pericolo verso il quale incorrevano e quel pensiero li fece rabbrividire per l’ennesima volta.

 

In quel momento Ron li raggiunse alle spalle.

 

“Ehi ragazzi!” esclamò con entusiasmo “Allora niente colazione?? Non vorrete mica andare a farci ammazzare a pancia vuota, no?!” scherzò dando una pacca a Harry.

 

Harry e Hermione gli lanciarono un’occhiataccia molto eloquente e voltandogli bruscamente le spalle, si diressero verso lo scalone che conduceva di sotto alle cucine.

 

Ron si grattò la testa perplesso “Ma ‘sta volta che ho detto di male?”

 

 

**************************************

 

 

Dopo aver spezzato il digiuno con farina d’avena mista a latte e miele, la comitiva lasciò il porto sicuro di Owpeln Grance con un cielo plumbeo che sovrastava cupo la collina. Le nuvole basse annunciavano un’imminente acquazzone e la minaccia si rivelò realtà quando mancavano ancora molti chilometri a Londra. A metà del percorso, si fermarono a consumare un fugace pranzo, trovando riparo sotto una delle tante piazzole di sosta per i viaggiatori.

 

Man mano che si avvicinavano a Londra, Michael, Erik e Goran diventavano sempre più nervosi e guardinghi preferendo procedere nel bosco, badando bene a non intrecciare la strada principale, sempre percorsa a qualunque ora del giorno. Evitarono i manieri e le fattorie, attenti a non risvegliare i cani o la curiosità degli abitanti.

 

Quando superarono le rovine dell’ospedale di St.Mary of Bethlehem, scorsero in lontananza le luci della città nel tardo tramonto. Al primo bivio con la strada principale, lasciarono i cavalli e proseguirono a piedi dirigendosi verso il lato orientale, quindi rasentarono East Smithfield e infine seguirono la sponda del fiume fino a Londra.

 

Quando furono nei pressi della Torre, rallentarono l’andatura e si divisero. Erik e Goran tagliarono verso l’interno, portandosi dietro Hermione, che stava attenta a coprire il suo labbro appariscente e i suoi tratti femminili con una sciarpa ben annodata e il cappello calcato sulla fronte; Harry e Ron seguirono Michael attraverso le buie strade portuali.

 

“E’ una misura di precauzione.” spiegò Michael a Harry e Ron che guardarono la loro amica che si allontanava con uno sguardo leggermente preoccupato “State tranquilli, ci rincontreremo in una locanda più avanti, a East Watergate. E’ un posto molto trafficato da viandanti, dove è facile rimanere anonimi, inoltre il proprietario è un uomo di fiducia fedele al nostro Ordine, ed è lì che ci raggiungerà il nostro aggancio. E’ molto importante che riusciamo a passare inosservati perché in questo momento ogni spia, ogni Uomo di Giuda, ogni intrigante, truffatore, voltagabbana, persino i matti di Bedlam ci stanno cercando.” fece loro segno di fare silenzio e proseguì sulla strada.

 

Michael guidò i due ragazzi per il lungofiume, oltre un gruppo di marinai che avevano pagato una prostituta perché ballasse ubriaca per loro, oltre i portuali con le carriole, gli accattoni in cerca di elemosina, attraverso un’umanità infida e reietta.

 

Harry e Ron ammirano con un misto di stupore e timore la sagoma del London Bridge che, con i suoi ampi archi attraverso i quali il fiume scorreva rumoroso, spiccava altissima tra quelle case così basse e decadenti. Scorsero i pali che spuntavano dalle ringhiere del ponte con dei fagotti lerci legati in cima, le teste mozzate dei traditori.

 

Lungo il tragitto furono avvicinati da puttane con la faccia dipinta e volgari parrucche in testa, sbucate dal nulla e subito nel nulla respinte da Michael. Anche altre figure, incappucciate e armate di pugnali, scivolarono fuori dall’oscurità, banditi che controllavano il lungofiume e che venivano a riscuotere il pagamento del pedaggio. Michael non battè ciglio e un tintinnio di monete fu il loro lasciapassare.

 

I due ragazzi seguivano la loro guida senza fiatare, osservando stupiti quella Londra che era così diversa da quella che conoscevano e che in quel momento stavano rimpiangendo con tutto il cuore.

 

Nello stesso momento invece, Erik e Goran erano già arrivati alla locanda del porto, e avevano fatto sedere Hermione in un angolo della sala, che in quel momento brulicava di avventori. Tutta quella confusione le ricordò spiacevolmente il Pavone Dorato.

 

“Stai ferma qui e cerca di non parlare con nessuno, d’accordo?” le sussurrò Erik prima di seguire Goran su per le scale che conducevano alle stanze in affitto “Tra poco arriveranno anche i tuoi amici. Vi verremo a riprendere più tardi.” Le mise in mano alcune di monete d’argento “Questo è nel caso ti venisse fame.”

 

“Va bene.” annuì Hermione, pensando che l’ultima cosa che in quel momento poteva venirle era la fame. Stringendosi addosso il mantello, si sedette il più possibile contro la parete.

 

I due uomini si avvicinarono al bancone e scambiarono due parole con il locandiere, poi sparirono su per la scala.

 

Hermione allungò il collo verso l’entrata della locanda, nella speranza di vedere arrivare Harry, Ron e Michael da un momento all’altro.

 

In quel momento una giovane cameriera dagli svolazzanti riccioli biondi la raggiunse ancheggiando, con un vassoio in una mano e un’espressione seccata per il troppo lavoro. Hermione cercò di fingere di non averla vista, continuando a guardare fuori dalla finestra dai vetri semi appannati, ma quella le si piantonò davanti.

 

“Cosa prendete, signore??” l’apostrofò brusca e impaziente.

 

Hermione voltò leggermente la testa verso la ragazza, badando bene a tenere gli occhi bassi, e scosse la testa.

 

“Non mi va nulla, grazie.”

 

“Chi si siede qua dentro deve consumare altrimenti se ne va, non siamo un riparo per vagabondi!!” rispose la cameriera con una punta di cattiveria nella voce.

 

“Mi porti un bicchiere d’acqua allora.” sospirò Hermione, mordendosi la lingua per non mandarla immediatamente al diavolo.

 

“Acqua?!” improvvisamente la cameriera sembrò dimenticare tutte le buone maniere “Senti bello, se vuoi dell’acqua ti conviene andare a ficcare la testa nel fiume qua davanti” tolse un boccale dal suo vassoio e lo sbatté sul tavolo di fronte a Hermione “Qui serviamo solo vino speziato caldo!”

 

“Grazie, molto gentile…” ironizzò Hermione sporgendole una moneta d’argento.

 

La cameriera intascò in fretta e si allontanò riprendendo a sculettare per la gioia degli altri uomini.

 

Per favore ragazzi, sbrigatevi…

 

 

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“Presto, presto, di qua!” sussurrò Michael, spingendo i suoi protetti giù per una scaletta bagnata, scivolosa e puzzolente di pesce marcio del lungofiume del Tamigi.

 

“E’ la terza pattuglia di ufficiali delle dogane che avvistiamo!” sibilò Ron appoggiando la schiena al muro vischioso cercando di non scivolare nel fiume “Kiplin ci ha sguinzagliato dietro mezza Londra, come diavolo facciamo ad andarcene senza che ci vedano??!”

 

“Shhh!” rispose Michael guardando verso l’alto, bacchetta alla mano, in ascolto dei passi che echeggiavano sulla strada sopra di loro.

 

Anche i due ragazzi alzarono la testa, attratti dalla luce di alcune torce piazzate sulla parete e sbiancarono alla vista di tre uomini che penzolavano per il collo da lungofiume, il cappio legato agli uncini del selciato.

 

“Pirati” sussurrò Michael seguendo il loro sguardo “Li strangolano, poi lasciano qui il cadavere per tre giri di marea.”

 

Harry e Ron osservarono inorriditi i volti stravolti di quegli uomini che penzolavano come burattini.

 

“Lungo il Tamigi la merce e pietà rara.” Michael rialzò la testa “La strada è libera. Forza andiamo, siamo già in ritardo!”

 

Riponendo la bacchetta, risalì con prudenza i gradini seguito dagli altri due, quindi superarono rapidamente le rovine di Castle Baynard e finalmente raggiunsero East Watergate, dove il fronte del porto illuminato da numerose torce a vento era ingombro di barili e grandi balle di lana inglese.

 

Urla, risate e canti stonati annunciavano la presenza della locanda portuale.

 

“Ci siamo.”

 

Entrarono nel locale straripante di gente di tutti i tipi che beveva, parlava, mangiava, rideva e si urlava da un tavolo all’altro. Dall’altra parte della sala, scorsero la solitaria figura di Hermione che rivolse loro uno sguardo enormemente sollevato e fece un piccolo cenno verso di loro. Senza sfilarsi il cappuccio del mantello, Michael indicò in fretta a Harry e Ron un tavolo libero.

 

“Sedete qui” il rumore assordante della sala avrebbe coperto le sue parole anche se avesse urlato, ma Michael usò comunque un tono di voce molto basso “Non parlate con Hermione, né fatele cenni, non andate da nessuna parte e soprattutto non attirate minimamente l’attenzione su di voi, mi raccomando.”

 

Harry e Ron presero posto in silenzio, mentre il mago si dirigeva verso le scale che portavano di sopra.

 

Passando accanto a Hermione, Michael vide la ragazza che si stava alzando per raggiungere i suoi amici, ma lui scosse la testa e le indicò il suo tavolo. Delusa, Hermione si rimise a sedere.

 

Michael fece il giro del bancone e si avvicinò all’oste.

 

“Ho bisogno della camera migliore che avete.”

 

Il locandiere lo guardò fisso. Ecco la frase d’ordine.

 

“Ultima stanza, ultimo piano.” Rispose quello riabbassando lo sguardo sui boccali che stava asciugando.

 

Michael seguì le istruzioni dell’oste e raggiunse la camera nella quale lo stavano aspettando Erik, Goran e un ometto basso, magro e vestito di scuro. Quest’ultimo lanciò a Michael uno sguardo tagliente.

 

“Siete in ritardo.”

 

“Numerose squadre pattugliano il porto, ho dovuto allungare la strada per motivi di sicurezza.” spiegò Michael togliendosi il mantello e sedendosi accanto ai suoi fratelli.

 

“Il capitano Jacob Vogel.” presentò Goran indicando lo sconosciuto.

 

“Quanti siete?” chiese Vogel con gli occhi penetranti mai fermi. Michael gli spiegò. “Mi avete promesso un pagamento in oro sonante. Tre pezzi a testa!”

 

Erik consegnò le monete e Vogel si alzò per andare a prendere una scatola di legno che conteneva alcune pergamene arrotolate.

 

“Visti per andare oltremare. Sono a nome di Richard Boynton, Gervaise Tabard, Ralph Kennox e dei loro tre attendenti.”

 

“E per il viaggio?” chiese Goran “Gli accordi comprendevano anche il trasporto.”

 

Vogel annuì “Ho un battello, La Rosa di Lubecca. Un due alberi che sa tenere il mare come si deve, che aspetta solo voi per salpare. A mezzanotte in punto lascerò il porto e vi porterò per i mari gelati fino a Varody. Una volta a terra sarete soli.”

 

“Lo sappiamo, andate avanti.” rispose Michael con una punta di impazienza. I tre ragazzi erano ancora di sotto, in quella sala affollata e non voleva lasciarli soli troppo a lungo “Qual è il tragitto?”

 

Vogel srotolò una rozza cartina “Ora vi spiego tutto. Andremo a nord, verso il Baltico e incontreremo scogli, iceberg e pirati. Se vi ammalerete non potrete essere curati, se morirete nel giro di un’ora sarete avvolti nella cappa e gettati in mare. Sulla mia nave comandiamo io e Dio Onnipotente.” Il suo sguardo si scurì ancora di più “Perché andate in Russia?”

 

Erik incrociò le braccia “Per incontrare delle persone.”

 

“Non mi fermerò a lungo laggiù” riprese il capitano “I russi sono bastardi crudeli e i loro ufficiali di porto sono uno più corrotto dell’altro. E poi il porto di Varody è capace di ghiacciare e sciogliersi nel giro di un marea. Non vorrei restare bloccato.” fece una pausa “Strana meta per un gruppetto come voi, avete sentito cosa si dice?”

 

“Sappiamo della ferocia di colui che governa la Russia, se è questo che intende…” rispose Goran.

 

“Ferocia?” Vogel si diede dei colpetti sulla tempia “Quell’uomo è pazzo! Ha fortificato un nuovo palazzo a sud di Mosca e si è circondato di demoni!”

 

“Demoni?” Michael lo guardò preoccupato.

 

“Gli oppritchina. Conoscete il russo?”

 

Oppritchina in russo significa gargolla” disse Erik “Il mostro delle cattedrali gotiche.”

 

Vogel asserì “Sono l’esercito personale dello zar. Vestono di nero, montano cavalli neri, il loro emblema è una lancia avvolta da fiamme e ghiaccio. Si fanno chiamare i mastini dello zar, inviati da Dio per tenere la Russia libera dagli aggressori.”

 

“Quali aggressori?”

 

“I turchi. In questo periodo la vicina Turchia si sta facendo molto audace e gli accordi tra lo zar e l’imperatore Solimano stanno cedendo.” Il capitano scosse la testa “Nessuno è al sicuro. Quattro mesi fa Ivan, che adesso si fa chiamare ‘Il Terribile”, ha giustiziato quattro nobili e ha impalato un principe sulla piazza davanti al Cremino; il poveretto ci ha messo quindici ore a morire. Un altro è stato immerso a turno nell’acqua bollente e poi gelata fino a quando non gli si è staccata la pelle di dosso” Vogel si concesse una pausa “Siete proprio sicuri di voler andare da quelle parti?”

 

Goran sollevò le spalle “Gli stranieri possono ancora entrare?”

 

Vogel fu scosso da una violenta risata “Possono? Buon Dio, amico, certo che possono. Il problema è uscire!”

 

“Allora va bene così. Adesso potete andare.” Goran gli indicò la porta “Prima voi, noi vi seguiremo dopo, così non daremo nell’occhio.”

 

Il capitano si alzò e si calcò un berretto in testa “Allora è deciso, a mezzanotte sulla mia nave. Manderò una scialuppa a prendervi.” rivolse un cenno ai tre uomini e uscì dalla stanza.

 

 

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Fermo accanto al suo cavallo fuori dai cancelli reali di Costantinopoli, William Coldfog osservò compiaciuto la squadra di uomini pronti a partire con lui. Lo stregone era molto soddisfatto. Poco dopo aver preso accordi con l’imperatore Solimano aveva pianificato ogni cosa, compiendo ricerche dettagliate nelle ultime settimane, aiutato da un manipolo di uomini che l’imperatore gli aveva messo a disposizione.

 

Sapeva che quella marionetta di Kiplin aveva messo ogni suo uomo sulle tracce dei gesuiti e che tutti i moli e i lungofiume di Londra erano pattugliati, soprattutto la Stadera a East Watergate, da dove partivano i battelli per i lunghi viaggi.

 

Coldfog volse lo sguardo davanti a sé ripassando il suo programma e sogghignò.

 

Per prima cosa sarebbe andato a stanare quella maledetta veggente e la sua scomoda famiglia, poi avrebbe concluso il problema con quell’arrogante di Michael e quei tre maledetti ragazzi. Ovunque fossero, lui li avrebbe trovati e li avrebbe fermati. Gli Oscuri Signori dell’Aria lo avrebbero guidato.

 

Chiuse gli occhi per intonare la sua preghiera satanica, sfruttando tutti i poteri di cui disponeva e inoltrali lontano. Michael e quei dannati mocciosi avrebbero capito una volta per tutte chi è che comandava. Si dondolò sui talloni mentre immaginava la faccia dei suoi nemici che andavano immediatamente fermati.

 

 

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Hermione si sistemò per l’ennesima volta sciarpa e cappello, e si appoggiò allo schienale della panca, guardando avanti a lei. A un paio di metri e seduti di spalle alla porta, Harry e Ron stavano parlottando tra loro a bassa voce, con due boccali di birra sul tavolo davanti a loro. Ogni tanto le lanciavano uno sguardo fugace e un sorriso rassicurante, anche loro in attesa del ritorno di Michael e dei suoi fratelli.

 

Sollevò una mano e si tastò la fronte. Improvvisamente la testa le era diventata spiacevolmente pesante, come se avesse bevuto troppo.

 

Osservò il bicchiere davanti a lei, ancora mezzo pieno. Non poteva essersi ubriacata. Forse la causa di quel malessere era la confusione che regnava nella locanda mischiata alla stanchezza di tutto un giorno di viaggio.

 

Scosse il capo per cercare di schiarirsi la vista che cominciava ad annebbiarsi e una vampata di calore la costrinse a togliersi il mantello.

 

La ragazza stava ancora cercando di riprendersi, quando in mezzo alla gente che entrava e che usciva dalla locanda fece il suo ingresso un gruppo di uomini vestiti di scuro, con una giubba di cuoio tenuta insieme dagli spilli, orli borchiati ai polsi e sulle spalle, cintura in vita, spada nel feretro e sul mantello, l’effige della regina.

 

Hermione spalancò immediatamente gli occhi. Gli Uomini di Giuda!

 

Con lo sguardo atterrito guardò verso le scale. Degli altri nemmeno l’ombra. Si voltò in fretta verso Harry e Ron che non si erano accorti dell’ingresso delle guardie reali, probabilmente entrati nella locanda per prendersi una pausa dalla ronda.

 

Hermione cercò in tutti i modi di incrociare il loro sguardo, ma i due ragazzi sembravano totalmente immersi nella loro conversazione. Nel frattempo, la pattuglia della regina si era accomodata sul tavolo proprio dietro i suoi due amici.

 

Sempre più spaventata, la ragazza tornò a guardare le scale. L’unica cosa da fare era andare di sopra per avvisare Michael e gli altri, ma appena fu in piedi, una violenta vertigine le strappò un lamento e sentì che le gambe non la reggevano. Perse l’equilibrio e cadde sulle mani, stordita, mentre il cappello le scivolava accanto.

 

“Ehi amico, cosa ti succede?” gracchiò una voce esilarata.

 

Hermione si sentì sollevare in piedi e alzando gli occhi annebbiati, incrociò lo sguardo lascivo di un uomo dalla barba incolta e il viso emaciato, accanto al quale stava un altro, dai capelli grigio topo e un sorriso storto di denti marci e macchiati. Entrambi puzzavano pesantemente di vino.

 

Capelli da Topo le scostò leggermente la sciarpa dal viso e si lecco le labbra.

 

“Uhum, ma che bella signorina… Perché non ci fai un po’ di compagnia tesoruccio?”

 

“…no, devo andare…” Hermione cercò di scansare le mani dei due uomini, ma il cervello sembrava non volesse collaborare.

 

“Su, su, non fare la ritrosa, vedrai che ti divertirai anche tu!” sghignazzò l’uomo che l’aveva tirata su da terra, allungandole una mano sul sedere.

 

“No!”

 

Anche in mezzo alla confusione, Harry e Ron riconobbero la voce della loro amica e alzarono lo sguardo. I due ceffi stavano trascinando la loro amica che barcollava pericolosamente verso le scale che portavano di sopra.

 

Harry ebbe appena il tempo di scansare la panca, che Ron si era già alzato, aveva superato con un salto due marinai ubriachi stesi a terra e in attimo aveva raggiunto i due uomini.

 

“Toglietele le mani di dosso schifosi!!!” urlò strappando Hermione dalle loro grinfie.

 

“Ehi, ma tu che diavolo vuoi?!!” sbottò acido l’uomo dai capelli color topo.

 

Hermione gli si aggrappò pesantemente ad un braccio, tenendosi lo stomaco.

 

“… Ron… ci s-sono gli U-uomini d-di Giu-uda…” biascicò, pallidissima in volto.

 

“Cosa?” Ron si chinò verso di lei, preoccupato “Hermione, ma stai bene?”

 

In quel momento sopraggiunse anche Harry, proprio mentre Hermione dava un conato, gemendo.

 

“Hermione!” esclamò spaventato, passandole un braccio attorno alla vita mentre Ron alzava nuovamente lo sguardo verso i due uomini, con gli occhi ridotti a fessure.

 

“Bastardi, che le avete fatto??!!” ringhiò fuori di sé.

 

Capelli da topo fece un passo avanti e afferrò prepotentemente Hermione per un braccio “Fatti gli affari tuoi, pidocchio! Questa puttanella è nostra, tu cercatene un’altra!!”

 

Furioso, Harry fece un passo avanti per frapporsi tra la ragazza e l’uomo, quando qualcuno gli urtò bruscamente la spalla. Ron si era lanciato contro Capelli da topo e lo aveva colpito in faccia con tutte le sue forze.

 

Un secondo dopo, attorno a loro esplodeva il putiferio.

 

Nell’impeto con cui Ron si era lanciato contro il suo avversario, i due erano finiti sul tavolo accanto, travolgendolo e scatenando l’ira degli occupanti. In un attimo, la rissa si era allargata in una mischia furibonda tutti contro tutti e nella confusione, nessuno si era accorto degli ufficiali della regina che erano balzati in piedi, pronti a intervenire.

 

In quel momento dalle scale scesero Michael, Erik e Goran.

 

“Oh mio Dio!”

 

Nella sala regnava il caos totale. In mezzo alla confusione, i tre maghi videro Harry che trascinava fuori dalla rissa Ron, che esibiva il labbro sanguinante e uno zigomo gonfio. Poco distante, ai piedi del tavolo nel punto dove Harry l’aveva lasciata, c’era Hermione sul procinto di vomitare.

 

Erik si precipitò dalla ragazza e l’aiutò a mettersi in piedi, mentre Michael raggiungeva di corsa Harry e Ron.

 

“Presto!! Fuori di qui prima che…”

 

“Ehi voi, FERMI!! In nome della Regina!!”

 

Harry e Ron si voltarono e tra la calca videro uno degli Uomini di Giuda che li indicava furiosamente.

 

“Oh merda…”

 

Michael afferrò Harry e Ron e li spinse verso l’uscita “Via via VIA!!!”

 

“SONO LORO!! PRESTO PRENDETELI!!!”

 

Cercando di raggiungerli, gli ufficiali cominciarono a farsi largo tra la folla della locanda che avendo riconosciuto le guardie, aveva smesso di azzuffarsi e si stava riversando precipitosamente in strada in un mischia confusa. In mezzo a tutti, Harry e Ron schizzarono fuori per primi, seguiti poi da Michael, Goran e Erik che reggeva ancora Hermione.

 

Corsero fuori sul molo, tra il trambusto generale e le urla delle guardie sempre più vicine.

 

Goran indicò a Michael la direzione opposta “Dividiamoci! Ci vediamo sulla Rosa, a mezzanotte!!”

 

“D’accordo!” Michael fece cenno a Harry e Ron “Andiamo!!”

 

Ron si voltò “Hermione!!”

 

“Ron sbrigati!!” Michael lo spinse rudemente avanti “Ci raggiungeranno dopo!” e mentre gli ufficiali regi riuscivano a guadagnare l’uscita, i sei erano già scappati nelle due direzioni opposte.

 

 

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Goran sbatté con forza il pugno sul minuscolo tavolino della cabina che scricchiolò pericolosamente.

 

 “Irresponsabili!! Siete stati oltremodo IRRESPONSABILI!!!”

 

Ron sollevò un attimo gli occhi sul volto contratto di Goran. Non lo aveva mai visto così arrabbiato e sinceramente non gli faceva un bell’effetto. Erano sulla Rosa di Lubecca, un tozzo bastimento a due alberi con la prua rialzata, nella cabina del capitano che in questo momento era fuori assieme a Erik per gli ultimi preparativi prima della partenza, mentre Goran stava urlando loro dietro quanto fossero stati stupidi per quello che era successo alla locanda.

 

Accanto a lui, Michael li osservava in silenzio con le braccia incrociate e il viso tremendamente serio.

 

“Ci eravamo raccomandati la massima discrezione!!”continuò Goran,  fuori di sé “Vi abbiamo lasciati soli per una decina di minuti e nel frattempo siete riusciti a fare l’unica cosa che non avreste mai dovuto fare!!!”

 

Ron spostò lo sguardo su Harry, seduto accanto a lui, ad occhi bassi. Vicino a Harry, Hermione guardava per terra, avvolta in una spessa coperta e sul viso la stessa espressione amareggiata che Ron aveva visto l’unica volta che la McGranitt l’aveva sgridata, durante il suo primo anno a Hogwarts, quando era stata attaccata dal Troll nel bagno delle ragazze.

 

Il ragazzo si sentì fortemente in colpa. Dopotutto era stato lui a combinare quel casino, gli sembrava giusto sottolinearlo e non voleva che anche Harry e Hermione ci rimettessero. Si schiarì la voce.

 

“Ehm, Goran io…”

 

Immediatamente Goran gli puntò contro il dito con gli occhi fuori dalle orbite dalla rabbia “NON AZZARDARTI AD APRIRE LA BOCCA, GALLETTO!! TU PER ULTIMO SEI AUTORIZZATO A PARLARE!!!”

 

Ron trasalì e si affrettò a lasciar perdere.

 

Goran fulminò con lo sguardo i tre ragazzi seduti di fronte a lui.

 

“Adesso, e almeno questa volta datemi retta, rimanete qui, fermi e buoni almeno finché non saremo usciti dal porto di Londra, è chiaro??!!”

 

I tre ragazzi annuirono. Goran uscì dalla cabina del capitano sbattendo la porta e raggiunse Erik che era fuori sul ponte, assieme al capitano.

 

Michael continuò a fissarli, immobile.

 

“Mi dispiace…” mormorò Ron “Non ho riflettuto e come al solito ho fatto una delle mie cazzate…”

 

Michael scosse la testa “Lascia perdere Ron. Goran questa volta ha ragione, ma…” sospirò a fondo “… ma non me la sento di dirvi nulla perché anch’io avrei fatto la stessa cosa.” sorrise ad Hermione e le si avvicinò, inginocchiandosi accanto e controllandole la fronte “Adesso stai meglio?” La ragazza annuì. “Bene, l’abbiamo arginato in tempo e l’infuso di erbe ha già fatto il suo effetto” disse controllandole nuovamente il polso e le pupille.

 

“Cosa mi è successo Michael?” domandò Hermione.

 

“Ho ragione di credere che è si sia trattato di un principio di avvelenamento.” L’uomo scosse il capo e si rialzò in piedi “Coldfog si fa ogni giorno più potente…”

 

“Coldfog?!” esclamò Harry rialzando lo sguardo su Michael “Vuoi dire che è stato lui a farle quello?”

 

Il mago asserì “Si sente ogni giorno più vicino al raggiungimento dei suoi scopi e in questo senso, la sua forza di volontà incrementa la sua capacità di agire da lontano. Ad ogni modo, finché non saremo nuovamente a terra vi prego di non fare più parola di questo argomento, i marinai sono superstiziosi e un minimo cenno alla missione basterebbe per farci gettare in mare.” si sistemò il mantello sulle spalle e si avviò verso la porta “Il viaggio durerà tre settimane circa, e sicuramente vi verrà il mal di mare, però sforzatevi di mangiare lo stesso, vomitare a stomaco vuoto è più doloroso…” fece un sorrisetto “E adesso cercate di fare come vi ha detto Goran!”

 

Quando fu sul ponte, Michael raggiunse i suoi due fratelli dal capitano.

 

“Sta arrivando una delle vostre bufere inglesi” sbottò quest’ultimo scrutando il cielo nero, poi si voltò verso i tre maghi e li guardò torvo “Non mi avevate detto che la ragazza aveva il labbro leporino. I marinai sono superstiziosi, dicono che porta sfortuna.”

 

“E voi ditegli che in mare è segno di buon auspicio.” rispose secco Michael “Comunque non è un labbro leporino, è solo una cicatrice molto profonda.”

 

Vogel borbottò qualcosa sul fatto che avere una donna a bordo portasse sfortuna comunque e si allontanò in fretta, urlando ordini e dirigendo le operazioni di partenza. In pochi minuti, la nave prese il largo.

 

Dalla finestra della cabina sottocoperta, Harry, Ron e Hermione osservavano la banchina che si allontanava.

 

Ron si alzò in piedi e si avvicinò alla finestrella della cabina.

 

“Chissà se torneremo.”

 

“Ma certo che torneremo Ron” rispose Harry, alzandosi a sua volta e raggiungendo l’amico davanti al vetro. Fissò il porto farsi sempre più piccolo “E’ solo questione di quando.”

 

Ron fece una smorfia poco convinta e tornò a guardare fuori. Sentì un leggero brivido corrergli lungo la schiena, come una brutta sensazione.

 

Arrivederci Inghilterra.

 

 

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Tre settimane più tardi…

 

 

Sulla banchina coperta di ghiaccio del porto di Varody, Harry stava guardando la Rosa di Lubecca compiere una manovra prudente, tenendosi lontana dai blocchi di ghiaccio che ancora galleggiavano sotto il sole di primavera. La vela maestra fu ammainata e la nave, obbedendo agli ordini del capitano, si allontanò dal porto.

 

Seduta accanto a lui, Hermione sonnecchiava con la testa appoggiata sulla spalla di Ron.

 

Poco più in là, Erik e Goran stavano sbrigando le operazioni di rito con in capitani di porto. I funzionari fingevano di esaminare le carte e dopo uno scambio fugace di monete, i visti furono rilasciati e i funzionari si allontanarono.

 

Michael si avvicinò ai tre ragazzi.

 

“Proprio come diceva Vogel, in Russia è facile entrare e difficilissimo uscire.” l’uomo sembrava di buon umore. Si chinò verso i ragazzi seduti sui bagagli, esausti “Tutto bene?”

 

“Sembra proprio che siamo gli unici ad accusare i postumi del viaggio…” si lamentò Harry massaggiandosi l’addome. Il viaggio era durato quasi un mese, ma era stato durissimo. Per le prime due settimane loro tre non avevano fatto altro che patire a turno il mal di mare, lui più di tutti.

 

“Noi siamo già stati per mare.” rispose Michael con un sorrisetto.

 

Harry scosse il capo mentre osservava gli sgangherati edifici di legno e le strade piene di fango del porto. Notò le rozze icone inchiodate alle porte, le stuoie di pelle di daino che coprivano gli usci, i pentoloni di sbobba puzzolente che ribollivano davanti a molte baracche e da cui saliva un vapore pesante. Per le strade si aggiravano uomini in caffettano e donne con scialli o mantelli logori sulle spalle.

 

Trasalì quando una mano fredda gli sfiorò la cicatrice sulla fronte. Si girò, scattando all’indietro e vide un uomo completamente nudo, capelli e barba lunghi che gli coprivano il petto e la schiena, un collare di cuoio intorno attorno al collo.

 

Anche Ron e Hermione sollevarono la testa per osservare con attenzione quello strano uomo che si stava riavvicinando a Harry. L’uomo gli toccò di nuovo la cicatrice, sorrise e disse qualcosa poi iniziò a ballare, scuotendo quello che sembrava un sonaglio. Ogni tanto si fermava, tornava indietro e gli posava le dita sulla cicatrice.

 

“Non vi muovete” li avvertì Michael, sorridendo alla vista di quello che stava succedendo “Il ballerino è uno yurydivey, un folle.”

 

“Ce n’eravamo accorti...” disse Harry, continuando a seguire le mosse dell’uomo che adesso si era avvicinato anche ai suoi due amici e stava toccano le braccia di Ron, esaminandole e compiendo di nuovo quella buffa danza.

 

“Qui in Russia quelli come lui sono trattati con molto rispetto, persino dallo zar. Sono molto sensibili a ciò che in una persona va al di là del semplice spirito. Il ‘dono’ speciale che ognuno di noi possiede.”

 

Lo yurydivey si fermò di colpo per osservare ad occhi sbarrati la pietra rossa che pendeva al collo di Hermione, poi avanzò prudente e la mano tesa ad accarezzarle delicatamente la cicatrice sul labbro.

 

Michael si accovacciò accanto a loro “Sembra che voi tre gli piacete.”

 

Appena lo yurydivey si accorse di Michael trasalì sovraeccitato e si mise immediatamente a quattro zampe, avvicinandosi a lui come un cane, strusciandosi contro le sue gambe. Aveva gli occhi sgranati per lo stupore, scuoteva la testa come se non riuscisse a credere a quello che vedeva. D’un trattosi prostrò, battendo tre volte la fronte per terra. Michael gli sfiorò i capelli dicendo qualche parola in russo.

 

Lo yurydivey si alzò di scatto, batté le mani e se ne andò danzando e cantando a squarciagola. I tre ragazzi lo guardarono andare via mezzi scioccati.

 

“Bene, direi che hai reso felice un russo” Ron si voltò ad osservare Michael “Cos’aveva da inchinarsi tanto e da fare tutte quelle moine?”

 

“Bè, voi tre siete molto particolari per via delle vostre cicatrici causate dalla magia, è come un marchio che vi portate addosso.”

 

Ron si strinse istintivamente un braccio. Sotto le spesse maniche del mantello, le vecchie cicatrici che i tentacoli del cervello gli avevano lasciato due anni fa erano ancora visibili come lisce strisce biancastre.

 

Hermione guardò Michael, sospettosa, ripensando alle sue parole. Lo yurydivey era apparso intrigato dalla loro presenza, ma aveva dimostrato un rispetto genuino solo per Michael.

 

In quel mentre Erik si avvicinò loro tutto sorridente.

 

“Siamo riusciti a trovare tre slitte per il trasporto! Ci condurranno fino al monastero! Forza carichiamo i bagagli!”

 

Le slitte erano trainate da due solidi cavalli dalla folta criniera, piccoli ma robusti. Le guide erano ometti panciuti, avvolti nelle pellicce, il viso segnato dalle intemperie, seminascosto da grandi berretti di lana.

 

Prima di salire sulle slitte Erik porse ai tre ragazzi delle fiaschette “Bevete un sorso, è una bevanda russa, si chiama vodka.”

 

Harry la sorseggiò per primo, tossendo nel sentire il bruciore infondo alla gola. Le guide scoppiarono a ridere.

 

“Almeno tiene caldo!” boccheggiò il ragazzo mentre Ron e Hermione facevano lo stesso.

 

Erik si riprese le fiaschette “Preparatevi, perché farà molto freddo e il viaggio durerà tre giorni.” fece segno a Michael e quello disse qualcosa in russo alle guide che annuirono.

 

Il mago si voltò di nuovo verso i tre ragazzi “Michael è l’unico che parla il russo senza dover ricorrere alla magia.”

 

“Ricorrere alla magia?” Hermione inclinò la testa di lato “In che senso?”

 

“Esiste una formula per adattare la propria lingua alla parlata locale, è l’incanto Interpres ma è piuttosto difficile da padroneggiare, io ci ho messo dei mesi!”

 

“Incanto Interpres, me lo devo ricordare!” sorrise Hermione “E come funziona?”

 

“Bisogna enunciare ‘Loqui Verto’, muovendo la bacchetta in una specie di stoccata verso la propria gola” Erik fece un brusco movimento con il polso “E’ simile all’incanto Sonorus, ma l’effetto dura solo per una decina di minuti.”

 

Hermione si guardò attorno per assicurarsi che nessuno guardasse, poi estrasse la bacchetta.

 

“Voglio provare” si schiarì la voce “Loqui Verto!”

 

Appena la ragazza aprì la bocca, le uscirono un fiume di parole in russo. Entusiasta, Hermione fissò Erik, raggiante.

 

L’uomo si grattò la nuca, visibilmente imbarazzato. “Bè… però… complimenti!”

 

Ron si voltò verso Harry e scosse la testa “E ti pareva no?”

 

 

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A parecchi chilometri di distanza…

 

 

Inquietudine. Una sottile inquietudine che lentamente si faceva largo nella sua mente, la stessa già provata mille e mille volte, per colpa di quel dono che come una dannazione e una benedizione allo stesso tempo la tortura ogni momento della sua vita. Quel dono che era prepotentemente diventato come una maledizione ossessiva.

 

La sua seconda vista.

 

La stessa che di nuovo la stava mettendo in allarme, prima con uno strisciante e sottile stato di inquietudine che cresceva con il passare dei minuti, poi con l’angosciante certezza che l’inquietudine non era stata solo una sensazione.

 

E poi li vide, un gruppo di cavalieri, capitanati da una figura in nero. Un’anima nera e sporca, maledetta e assetata di sangue, così come gli uomini al suo seguito.

 

Mary Weasley aprì gli occhi.

 

Arrivano.

 

Abbandonando il suo stato meditativo, Mary si alzò di scatto dal freddo pavimento di pietra al centro della grande stanza del monastero di Sant’Anastasio. Quel posto era stata la sua aula, la sua oasi di meditazione, il suo paradiso a metà, che l’aveva accolta durante quei giorni di febbrile attesa per prepararla a quel momento. Raccolse in fretta la spada che aveva lasciato appoggiata a terra davanti a sé e corse fuori.

 

Suo padre. Doveva avvisare suo padre!

 

Corse su per la ripida scala che conduceva alla stanza di Ignatius Weasley e spalancò la porta.

 

“Padre!”

 

Seduto al tavolo, chino su un libro, l’uomo alzò lo sguardo verso quello spaventato e ansioso di sua figlia. Nonostante il peso dell’età e le numerose rughe, da Ignatius traspariva ancora molta forza e nei suoi occhi stanchi brillava la stessa passione che per molti anni lo aveva spinto nella sua missione contro il male.

 

“Buonasera, Mary.” il suo volto rimase sereno anche quando Mary fece di corsa il giro del tavolo e s’inginocchiò affannata accanto alla sedia del padre, prendendogli ansiosamente una mano.

 

“Padre, Coldfog sta arrivando! E’ a pochissime miglia da qui e questa volta non è solo. Ha con sé un manipolo di cavalieri… ti prego, dobbiamo andarcene, dobbiamo salvare il Libro della Luce!”

 

Mary si aspettò la medesima reazione che suo padre aveva avuto quando lei lo aveva avvisato dell’arrivo dell’Ufficio della Notte. Si aspettò di vederlo saltare su dalla sedia e cominciare a dare veloci e meticolose direttive per la fuga. Ma questa volta, Ignatius si limito a guardare sua la figlia con molta serietà, stringendole la mano.

 

“No figlia, questa volta è il tuo momento.” A quelle parole il viso della ragazza si contrasse, mal celando l’ansia che stava provando in quel momento. “E’ giunto il momento di smettere di scappare, è giunto il momento che tu ponga fine alla scia di sangue che quel demone si sta lasciando dietro.” l’uomo strinse la presa sulla mano della figlia “E’ giunto il tuo momento, Mary. Tu sai cosa devi fare, noi penseremo a coloro che seguono il demone, ma tu…” la fissò profondamente negli occhi “Tu sai cosa devi fare.”

 

“Padre io”

 

“La paura… Mary, la paura è un demone ben più potente di quello che si accinge a spazzarci tutti” Ignatius le lasciò le mani per poggiargli le sue sulle spalle “ma tu devi riuscire a scacciare il mostro della paura dal tuo cuore e annientare l’astio che provi nei suoi confronti per poter affrontare e sconfiggere Coldfog.”

 

“Affrontare la paura, scacciare la rabbia…” Mary scosse debolmente la testa “Non credo di essere ancora pronta per questo. Il mio odio nei suoi confronti ancora troppo forte.”

 

“Cerca la luce Mary, ricordati tutto quello che ti ho insegnato e arriva al centro primordiale della magia per poi farla scaturire attraverso di te. E’ questo il tuo destino” Ignatius le sorrise “Le forze del bene ti proteggono, piccola mia”

 

Mary si morse il labbro inferiore.

 

Vedendola indugiare, suo padre la fissò intensamente “Rammendi il tuo giuramento, Mary?.”

 

La ragazza annuì chinando lievemente la testa.

 

“E’ ora di tenergli fede figlia, solo in questo modo l’anima di tua sorella e quelle di chi come lei sono periti per mano di Coldfog saranno libere dalle catene che impediscono il loro procedere verso la luce.”

 

Mary rialzò lo sguardo, con quelle parole che le rimbombassero nelle orecchie e sentì una nuova forza scorrerle nelle vene. Da quando Coldfog aveva spezzato la vita di sua sorella Catherine, lei aveva giurato di vendicare la sua morte e da quel momento in poi, la sua vita si era incentrata solo su quell’obiettivo. Il momento in cui avrebbe strappato il cuore di William Coldfog e lo avrebbe restituito alle fiamme dell’inferno. La resa dei conti, quando Coldfog avrebbe pagato per tutto il male che aveva causato.

 

Suo padre aveva ragione. Quel bagno di sangue doveva finire.

 

Mary annuì risoluta “Allora farò quel che è necessario fare.”

 

L’uomo si alzò in piedi e fece fare altrettanto alla figlia, osservandola con orgoglio “Tua madre e tua sorella sarebbero fiere di te e della coraggiosa guerriera che sei diventata.”

 

“E io renderò onore alla loro morte.”

 

 

 

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Ciau Gente!!! Sono rediviva del secondo mitico Harry Potter’s Day di Soave(VE)!!!

Spero che qualcuno di voi abbia potuto prendervi parte perché è stata una giornata meravigliosa!!! Anche se a piovuto a scroscio dalle 14 alle 15,30 il resto della giornata poi ha fatto un sole pazzesco!! In più c’erano anche i doppiatori italiani del film e io e mia sorella Serena (che si è divertita un mondo, lei che non voleva venire) ci siamo fatte firmare gli autografi e li abbiamo tartassati per farci dire le frasi celebri dei films!! ^__^ Sono stati tutti e tre gentilissimi e simpaticissimi, i degni rappresentati dei loro personaggi!!!

Scusate, già che ci sono saluto anche i ragazzi del mio gruppo on line “Il favoloso Mondo di Harry” che ho incontrato e con cui ho passato la giornata! LY, KIA, VALE, KATIA E STREKON, SONO STATA BENISSIMO, VVTTTTTTTTTTTTTB!!!!

Ok ora che ho finito di sproloquiare dei cavoli miei (Era ora… -_- nd.Lettori)… ci stiamo avvicinando alla fine della prima parte della storia e ogni cosa comincia a complicarsi: finalmente Mary sta per aver la sua occasione, Harry, Ron e Hermione hanno abbandonato la loro amata patria per raggiungere la gelida Russia e.. cosa ha scoperto lo yurydivey a proposito di Michael? Dal prossimo capitolo in poi cominceremo ad aver un bel po’ di azione e tutto sarà svelato solo alla fine del loro incredibile viaggio!!

 

Rinnovo per la quindicesima volta i miei super ringraziamenti per le BELLISSIME e incoraggianti recensioni che mi scrivete ogni volta!! Siete adorabili, come farei senza di voi???! °^___^° vi voglio tanto bene!!

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DAFFYDEBBY: E sì, sei davvero una di quelle che mi fa più piacere leggere la recensione!! Grazie mille anche sta volta tesora!! ^__^ oooh, che gentile che sei stata pensarmi vedendo gli scout!! ^3^ Già, anch’io sono negli scout, ti sei ricordata proprio bene!! Che carina che tu adori Sir Michael?? ^_^ dovrò proprio aprirgli un fan club!! Baciotti!!

 

MARTY91: Ciao Marty! Ma quanto ti adoro da 1 a 100?? 1000000000000…0!! Sei davvero gentilissima, le tue recensioni sono semplicemente stupende!! Io feliceeeee!! ^__^ No, davvero, sono proprio contenta che la mia storia e il mio modo di scrivere ti piacciano, spero davvero di non deluderti mai!! ^333^ una marea di baciotti Tesora!!!

 

SATURNIA: Ehi Tesora, ma grazie!! ^////^ andiamo… essere supremo… ^//////////^ (*Judie arrossisce all’ennesima potenza*) insomma si fa quel che si può!! Diciamo che ascoltare tanta tanta musica aiuta all’ispirazione! Spero che tu abbia gradita anche questo capitolo, non vorrei mai e poi mai deludere una recensitrice così preziosa, adoro le tue recensioni!! Grazie ancora di tutto!! ^_^ Bacioni oni oni!!

 

AVANA KEDAVRA: Amorina mia tesorissima!!! Che peccato che anche tu non sia venuta all’HP day, è stato davvero bellissimo!!! Ma sì, in fondo noi ci si può incontrare praticamente quando vogliamo, no? ^_^ che bello, quanto sei tenerella quando mi recensisci, ti ADORO!!! E già, per rendere ancora più veritiere nomi e situazioni mi leggo duecento informazioni sull’epoca un po’ ovunque! (e mia sorella si arrabbia perché gli sequestro i libri di testo! ^^) . Su su, cercherò di postare un po’ più in fretta così non dovrai aspettare tropp a lungo per arrivare al punto più ‘harryginnyzzante’ (ma io dove me le pesco ‘ste parole??). BACIO TESORA!!!!!

 

BEBBA: Grazie per avermi lasciato un tuo commentino Divina, mi fa sempre piacere leggere il tuo nome e sapere che “mi hai letta” ^__^. Kissotti!!!

 

KAHO-CHAN: Grazie grazie Kaho!! Le tue considerazioni sono sempre un sole, mi fanno proprio felice!!! ^^ Spero che questa volta i passagi siano risultati un po’ più chiari! Sai, per me che so già tutto può non saltarmi all’occhio di aver scritto qualcosa di poco chiaro quindi hai fatto benissimo a farmelo notare!! Grazie ancora!!! ^_^ Un bacione immenso!!!

 

SUNNY: Ciao Divina!! ^3^ come sono contenta di vederti così entusiasta! Lo sai che per me leggere il tuo nome tra i mie recensitori è l’onore più grande che potevi farmi!! E poi adoro nel modo più completo le tue recensioni!! E sì, per quanto riguarda Michael mi sa che dovrò aprirgli un fan club! ^_^ Tesora, hai visto che ti ho rubato il termine “litigata polifonica”? Direi che non c’è altro modo di definire le discussioni di quei due invasati, no? Che bello, mi fa un piacere immenso che ti piacciano anche i mie personaggi!! Spero di non deluderti mai!! E spero anche di regalarti il trailer di quella bellissima storia quel è BAWM!! Un kissottone Tesorina!!!!

 

DOROTHEA: Grazie Dotty!! Ma quanti bellissimi complimenti!! ^_^ caspita, sei davvero gentilissima! Se poi queste cose so che sono scritte dalla FF writer comica migliore del web allora il loro valore è moltiplicato all’ennesima potenza, anche perché lo sai, io sono una tua eterna fan!! Ancora un milione di ringraziamenti e espero di non deluderti mai!! ^_- Kissotti!!!

 

EDVIGE: Hai proprio ragione, questi ragazzi hanno viaggiato più in questi giorni che in tutte le loro tre vite messe assieme! ^__^ Sì, decisamente Goran è il più rompipalle, ma come ben i fratelli Weasley hanno tutti una loro dote particolare e quella di Goran è proprio quella di essere il ‘detrattore pignolo’ ^__^! Piaciuto il chap?? Spero di sì!! Grazie di tutto!!! BacIoOoO!!

 

PEPY: Ma grazie Pepy!!! ^///^ quanto mi fai piacere che ti piacciano le scenette che vi preparo, e poi sai, anch’io adoro il caro Ronnie e scrivere quello che combina è la cosa più divertente!! ^__^ E grazie mille per il “mostro” in fantasia!! ;-P Baciotti!! A presto!

 

************************************

 

EHI GENTE!!! Lo avete visto il trailer del Calice di Fuoco??? Aaaaah!!! E’ eletrizzantissimo, non trovate??! IO VOGLIO VEDERLO TUTTO!!!! Tra l’altro è per questo che tra me e i trailer c’è un rapporto di Amore/Odio proprio per questo! Ti lasciano lì con la voglia matta del film e invece devi aspettare 200 anni prima di poterlo vedere!! è_è

PERO’ E’ BELLO LO STESSO!!!

 

Ora la smetto definitivamente di delirare, ok…

 

A PRESTO!!!!!!!

 

*Giulia*Judie* J

 

 

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Capitolo 16
*** Riposa in pace ***


Capitolo 16: Riposa in pace

Questo capitolo è dedicato alla mia amica Chiara, alla mia dolcissima Mamma e a Marty 91 che questo mese hanno compiuto gli anni!! Auguri a tutte!! ^_^

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Capitolo 16: Riposa in pace

 

 

“Oh no, here it is again
I need to know
when I will fall in decay
Something wrong
with every plan of my life,
I didn't really notice that you've been here
Dolefully desired
Destiny of a lie”

 

                                      Heaven’s a lie, Lacuna coil

 

*******************************

 

 

Ferma davanti al portone del monastero di Sant’Anastasio, Mary tendeva tutti i suoi sensi nell’attesa di coloro che, ormai lo sapeva,  inesorabilmente si stavano avvicinando, portando con loro un’aurea oscura e malvagia. Inspirò a fondo e socchiuse i suoi occhi contro la fredda nebbia del mattino che rendeva ancora tutto più confuso e spettrale.

 

Doveva calmare il battito disperato del suo cuore, doveva cercare di concentrarsi sui suoi poteri e sull’obiettivo della sua missione. Voltò la testa, guardando verso le alte finestre del monastero. Al suo interno, i monaci russi e i suoi famigliari erano pronti ad intervenire nel caso lei…

 

Strinse gli occhi.

 

No! Lei non avrebbe fallito, non questa volta!

 

Sollevò una mano e chiuse nel pugno la piccola pietra rossa che portava appesa a una catenina al collo. La Pietra Filosofale che era stata affidata a sua sorella prima che morisse, ora era custodita da lei.

 

Inspirò a fondo, mentre le tornavano in mente le parole di suo padre a proposito della Pietra.

 

Quando verrà il momento, la Pietra Filosofale ti proteggerà…

 

In quel momento, come un enorme fantasma che emergeva dall’ombra, comparve dalla nebbia la sagoma di un folto manipolo di cavalieri che portavano delle torce infuocate per illuminare il passaggio. Una solitaria figura nera guidava la loro marcia. Wiliam Coldfog.

 

Mary serrò la presa sull’elsa della sua spada. Coraggio Mary.

 

A una ventina di metri dalle porte del monastero, i cavalieri si arrestarono. Coldfog sollevò il mento, sprezzante alla vista della solitaria ragazza e fece fare al suo cavallo un paio di passi avanti.

 

“E così sei tu la ragazzina che dovrebbe sconfiggermi??” Coldfog proruppe in una risata perfida e sprezzante.

 

Mary sguainò la spada e gliela puntò contro “Hai ancora poco da ridere William Coldfog, la tua fine si avvicina!!” estrasse anche la bacchetta “Non senti le anime che tu hai imprigionato in un crudele limbo gridare vendetta a gran voce, reclamando il loro aguzzino??” fendette l’aria attorno a lei con la lama e si mise in posizione di combattimento “Vogliamo accontentarle?”

 

“Sei troppo sicura di te Mary Weasley, ma chi andrà a fare compagnia alle mie vittime non sarò di certo io.” l’uomo-demone smontò da cavallo “Vuoi davvero batterti con me? Ebbene io sono qui per questo…”

 

Sulle passatoie del cenobio, Ignatius Weasley osservava quel che succedeva con il cuore in tumulto. Coldfog sapeva qual’era il punto debole di Mary e sapeva che non avrebbe esitato a usarlo contro di lei. Chiuse gli occhi e ispirò, sperando fortemente di essere riuscito ad insegnare a sua figlia a dominare i suoi sentimenti e di riuscire a contrastare Coldfog con l’aiuto dell’amore, non dell’odio.

 

Accanto a lui, suo figlio Eoghan si agitò sul posto.

 

“Padre, dobbiamo intervenire. Mary non può farcela da sola.”

 

Ignatius gli afferrò l’avambraccio prima che l’uomo potesse allontanarsi.

 

“Eoghan, domina gli istinti.” sollevò verso il figlio uno sguardo stanco “Dobbiamo riporre fiducia in Mary.”

 

“Ma padre noi…”

 

“Noi dobbiamo pensare ad adempiere il nostro compito, mentre lei pensa ad adempie il suo.” L’anziano mago lanciò uno sguardo alle sue spalle nel cortile, verso il chiostro interno, al centro del quale i monaci fedeli all’Ordine erano disposti per l’eventuale combattimento “Dov’è tuo fratello Caeher?”

 

“E’ con i fratelli monaci, di a guardia all’ingresso del chiostro…”

 

Ignatius tornò a fissare suo figlio “Allora Eoghan, prendi il Libro della Luce e nasconditi nella cripta.”

 

“No!” esclamò l’uomo piantando i piedi per terra “Io sarò qui con voi, non mi nasconderò come un codardo!!”

 

Ignatius lo afferrò per le spalle e strinse forte “Tu farai come dico io.” fissò Eoghan dritto negli occhi “Figlio mio, affido a te l’unica arma che rimane al mondo per contrastare il Male.” la sua stretta raddoppiò “Proteggilo ad ogni costo, è il capo del tuo Ordine che te lo comanda.”

 

Eoghan esitò ancora, il viso contratto in un smorfia contrariata, ma infine rivolse un cenno affermativo a suo padre e si diresse di corsa verso il luogo in cui sapeva che il Libro della Luce sarebbe stato al sicuro… o almeno così sperava.

 

Ignatius tornò a guardare fuori, nello spiazzo di fronte al monastero. Di Mary poteva vedere sola schiena, ma il viso di Coldfog tradiva in pieno la sua sicurezza.

 

Con un gesto fluido, l’uomo-demone si tolse il mantello e lo lanciò sulla sella del suo cavallo, poi si voltò verso il cavaliere turco più vicino a lui “Bruciate questo posto e chiunque cerchi di impedivi di farlo, ma non toccate la ragazza, lei è mia.” e mentre i cavalieri turchi spronavano i loro cavalli, pronti per l’assedio al monastero, Coldfog riportò la sua attenzione sulla giovane Weasley.

 

“Allora, sei pronta a morire?”

 

Mary strinse gli occhi, furiosa “Puoi scordartelo…”

 

 

*************************************

 

 

Il terzo giorno di Harry, Ron e Hermione nella gelida fredda Russia cominciò abbastanza presto, ma nell’accogliente kibak di una strega contadina di Anykscijai, una cittadina a poche ore dal monastero di Sant’Anastasio, la mattinata non sembrava essere iniziata troppo male.

 

Seduti al piccolo tavolo della loro stanza, Harry e Ron si rimpinzavano come lupi con il dolce marzapane e la deliziosa zuppa d’avena che costituivano la loro colazione, ridendo e chiacchierando allegramente.

 

“Harry, Harry ascolta, ne ho un altro…” cominciò Ron con la bocca ancora piena.

 

“Ah no, basta con questi indovinelli Ron…” rise Harry scuotendo una mano “E’ il quinto da stamattina!”

 

“No, no, questo è bello! Allora, se una donna ha tredici bambini e la metà sono femmine, che cos’è l’altra metà?”

 

“Ma che razza di indovinello eh? Metà fa tredici e mezzo!”

 

“Però è assurdo!” lo stuzzicò Ron.

 

“Non lo so, ok?” si arrese contrariato Harry.

 

“Sono tutte femmine!”

 

Harry scosse la testa sorridendo “Che cazzata…”

 

“Papà ce ne faceva sempre a bizzeffe di questi indovinelli, tutti sentiti al lavoro!”

 

“Ah, ma che bel modo di lavorare che hanno al Ministero!” rispose Harry raschiando il fondo del suo piatto “Non mi stupisco che nel mondo magico le cose vadano come vanno!” s’infilò l’ultima cucchiaiata in bocca e tese il suo piatto verso Ron “Invece di avvelenarmi le orecchie con queste cretinate, dammi un altro po’ di zuppa!”

 

“Va bene, e dove la vuoi?” rispose Ron infilando il cucchiaio nella ciotola.

 

“Cosa?” ma prima che Harry riuscisse a registrare il significato di quell’assurda domanda, la cucchiaiata di zuppa d’avena gli arrivò dritta in faccia.

 

Harry si alzò di scatto boccheggiando mentre Ron scoppiava a ridere di gusto, ancora con il cucchiaio in mano.

 

“Tu non hai precisato dove la volevi!!”

 

Harry lo fissò con un ghigno perfido “Ah è così??” affondò la mano nella ciotola e riservò all’amico lo stesso trattamento che aveva ricevuto poco prima.

 

“Sai cosa significa questo?” esclamò Ron, afferrando a sua volta il piatto “Guerraaaa!!”

 

In pochi minuti la loro colazione finì spalmata su tutti i mobili e i muri, per non parlare dei loro vestiti, ma proprio in quel momento, Hermione entrò nella loro stanza.

 

“Ehi ma che avete da rider…” la ragazza ammutolì non appena si ricevette uno schizzo di zuppa in piena faccia.

 

“Ehi, ciao Hermione!!” la salutò allegramente Ron da dietro il tavolo, coperto di cibo da capo a piedi. “Sei venuta a sentire gli indovinelli??”

 

Da dietro l’altra sedia che stava usando come scudo, Harry scoppiò a ridere vedendo la faccia di Hermione, mezza sbalordita e mezza indignata, con la zuppa che le colava dalle ciocche ribelli che le erano ricresciute fin sotto le orecchie. La ragazza chiuse gli occhi per un momento, evocando la pazienza, poi varcò la soglia, raggiungendo i suoi amici.

 

“Lascia stare gli indovinelli Ron, è già tanto se tu e il tuo amico qui fate un neurone in due!” si ripulì la faccia con il canovaccio del tavolo “Piuttosto, sapete dove sono Michael e gli altri? Dovrebbero già essere in piedi!”

 

“L’altro giorno li ho sentiti parlare di un rituale del mattino, o qualcosa del genere…” fece Harry rialzandosi e spazzolandosi i pantaloni con il solo risultato di spalmarsi ancora di più la zuppa addosso.

 

Lui e Ron si fissarono e scoppiarono nuovamente a ridere.

 

Hermione li osservò con un sorriso e con le braccia incrociate, scuotendo leggermente la testa.

 

“Che bambini…”

 

 

**************************************

 

 

“La saggezza regge la mia mente, l’amore governa il mio cuore, la giustizia guida la mia spada…”

 

Michael alzò la testa dalle sue mani giunte attorno all’elsa della spada e guardò fuori dalla finestra. La nebbia del mattino avvolgeva la kibak e il cortile tutt’intorno, impregnandoli di un’atmosfera a dir poco inquietante. Dalle stanze accanto giungevano le voci e le risate di Harry, Ron e Hermione, accompagnate dall’acciottolio delle ciotole di terracotta con cui stavano facendo colazione. Sembravano molto sereni.

 

I suoi fratelli erano nelle loro stanze e anche loro stavano completando il rituale del mattino, ma era la terza volta che lui era costretto ad interrompere la sua concentrazione per quell’intenso senso di agitazione.

 

Tra poco avrebbero raggiunto il monastero di Sant’Anastasio, ma qualcosa gli diceva che le forze del male si stavano mettendo in moto molto prima del previsto. Appena erano sbarcati a Varody, Goran aveva spedito il suo gufo personale a suo padre e ai suoi fratelli, ma dopo tre giorni, non avevano ancora ricevuto una risposta… che fosse successo qualcosa?

 

Michael chiuse gli occhi e riprese la sua invocazione.

 

“La saggezza regge la mia mente, l’amore governa il mio cuore, la giustizia guida la mia spada. Che le mie azioni possano essere volte alla protezione dei deboli e degli innocenti. Che le mie azioni possano servire ad combattere le forze del male. Che le mie azioni possano rendere questo mondo un regno di luce. La saggezza regge la mia mente, l’amore governa il mio cuore, la giustizia guida la mia spada…”

 

Michael si accigliò.

 

Sta succedendo qualcosa, lo sento…

 

Ad un tratto delle urla provenienti da fuori fecero balzare Michael in piedi in una frazione di secondo. Uscendo di corsa nel corridoio s’imbatté in Erik e Goran che erano usciti anche loro dalle loro stanze.

 

“Per l’amor di Dio, che sta succedendo?” esclamò Erik agitato.

 

Le urla concitate erano in russo.

 

“E’ la signora Sloboda!”

 

Tutti e tre si precipitarono di sotto. Harry, Ron e Hermione erano già fuori e osservavano qualcosa di fronte a loro assieme alla padrona di casa, la signora Sloboda, accasciata accanto all’uscio, che gemeva in russo tenendosi la testa tra le mani.

 

I tre maghi raggiunsero i ragazzi e rimasero impressionati davanti allo scenario di morte che era diventata l’aia davanti alla casetta: i cavalli delle loro slitte erano abbandonati, privi di vita, con i gioghi e le bardature ancora attaccati che li tenevano mezzi sollevati da terra; la stessa cosa era accaduta a tutti gli animali di proprietà della contadina, compresi i due elfi domestici al servizio della casa. In mezzo a quello scempio, i corvi erano già al lavoro.

 

Michael si avvicinò lentamente a Harry, che come Ron, era ancora macchiato di farina d’avena.

 

“Harry… cosa è successo?”

 

Il ragazzo scosse lievemente la testa “Non sappiamo esattamente, abbiamo solo sentito la signora urlare in russo e ci siamo precipitati fuori… questo è quello che abbiamo trovato.”

 

Michael alzò nuovamente gli occhi su quel delirio di cadaveri. Erik e Goran si erano già avvicinati alle bestie morte e le stavano controllando tutte, una ad una.

 

Immobile tra i due ragazzi Hermione guardava quello spettacolo profondamente turbata, gli occhi fissi sui due inerti elfi domestici.

 

Michael se ne accorse e le poggiò gentilmente una mano sulla spalla “Hermione per favore, cerca di convincere la signora Sloboda a rientrare in casa e preparale qualcosa di forte, qui dobbiamo controllare cos’è successo.”

 

La ragazza annuì piano e dopo aver praticato l’incanto Interpres, cercò di convincere la contadina a rientrare. Non fu per niente facile, perché la povera donna continuava a piangere, ripetendo di aver perduto tutto e di essere rovinata, ma con tutta la calma e la gentilezza che Hermione riuscì ad usare, la donna si fece convincere a rientrare in casa.

 

Intanto Michael si era avvicinato alle slitte, accanto alle quali le tre guide stavano parlottando concitate tra di loro, chiaramente inquietate da quello che era successo e li pregò di andare in paese per recuperare urgentemente altri cavalli, poi raggiunse i suoi fratelli che erano già stati affiancati da Harry e Ron.

 

“Dobbiamo modificare la memoria a quelle tre guide, o avranno troppa paura di portarci da qualunque altra parte…” si sporse verso Erik che stava esaminando uno dei cavalli “Allora? Scoperto qualcosa?”

 

Erik sollevò la testa verso il fratello minore “Sono morti all’istante, questo è sicuro. Ma non c’è nessuna traccia di epidemia o roba simile.” con la punta della bacchetta indicò la gengiva del cavallo “Queste bestie erano sane.”

 

“Già, lo immaginavo.” Michael si accovacciò accanto a Erik e passò una mano sul collo dell’animale fin sotto la criniera, come se stesse cercando qualcosa, poi ritrasse il braccio “Hai ragione, sono integri.”

 

Goran che aveva finito di controllare il corpo del cane si alzò e si strofinò le mani sui pantaloni “Opera di Coldfog, non c’è che dire.” I suoi fratelli annuirono e Goran fece scorrere nuovamente lo sguardo sul cortile “Un chiaro tentativo di rallentarci. Credo che quel vile abbia capito che non può operare direttamente sul nostro fisico, così adesso sta cercando di metterci i bastoni tra le ruote in altri modi.”

 

Erik annuì “Sì, ma per quale motivo? E’ chiaro che si trova molto vicino a qui, altrimenti non sarebbe riuscito a fare così tanto in poco tempo… ma dove può essere?”

 

“A Mosca, può darsi.” ipotizzò Michael.

 

In quel momento Ron sollevò un braccio indicando l’estremità del cortile, oltre lo steccato.

 

“Cos’è quell’animale laggiù?” domandò ad alta voce.

 

Harry e i tre uomini seguirono il suo dito e videro la sagoma di un volatile adagiata scompostamente per terra. Accanto a quel corpo, un falco li fissava torvo. Appena l’attenzione di tutti fu sulla bestia accanto alla quale si era posato, il falco lanciò un fischio acuto e maligno, poi spiccò il volo, scomparendo nella nebbia.

 

I cinque raggiunsero la sagoma del volatile e appena la riconobbero, Goran si precipitò a sollevarla.

 

“Demetrius!”

 

Il corpo era quello di un gufo, il cui corpo era stato lacerato in più punti dagli artigli di quel falco. Legato a una delle sue zampe rotte c’era il messaggio che Goran aveva spedito al monastero di Sant’Anastasio, con la differenza che adesso era tutto schizzato di sangue.

 

Goran strinse amorevolmente il suo gufo tra le braccia “Mio coraggioso amico, hai eseguito il tuo dovere fino in fondo” chiuse gli occhi per un momento “Onore a te, Demetrius…”

 

“Il tuo gufo è stato intercettato Goran.” osservò Erik mentre Goran appoggiava delicatamente il gufo per terra “Ma perché rimandarti indietro il cadavere?”

 

Michael gli posò gentilmente una mano sul braccio “Permetti fratello?”

 

Goran annuì e Michael slegò la pergamena dalla zampa spezzata di Demetrius e la srotolò, osservandola in vari punti.

 

“Guardate!” esclamò improvvisamente Harry indicando il retro del messaggio.

 

La parte libera della pergamena era stata stregata e un’immagine rossa come il sangue riproduceva la sagoma stilizzata di un monastero. Sullo sfondo incombevano due occhi color del sangue che rilucevano di una luce malvagia. Sullo spiazzo davnti al monastero, due figurine si muovevano velocemente, come se stessero duellando.

 

Michael strinse forte i bordi del foglio, intuendo immediatante quello che significava.

 

“Coldfog è il monastero di Sant’Anastasio.” disse in tono greve mostrando il disegno incantato, poi indicò lo spiazzo davanti alla casa disseminato di bestie morte “E quello è per mostrarci quello che ha intenzione di fare a color che sono al suo interno…”

 

 

****************************************

 

“It's heavy on my heart
I can't make it alone
Heavy on my heart
I can't find my way home
Heavy on my heart
So come and free me
It's so heavy on my heart”

 

                                     Heavy on my heart, Anastacia

*************

 

Facendo leva sulla sua spada, Mary si rialzò a fatica da terra, ansimando, con il sudore mischiato al terriccio che le gocciolava dal viso. Alzò lo sguardo verso il suo avversario mentre alle sue spalle, il monastero stava irrimediabilmente prendendo fuoco.

 

“Allora Mary, ti stai divertendo?” sghignazzò l’uomo-demone osservando la ragazza che si rimetteva in posizione di guardia, sebbene avesse una gamba e il fianco feriti “Spero davvero che questo gioco ti piaccia, perché per me la cosa sta cominciando a farsi interessante…” disse compiendo un paio di passi verso di lei.

 

Mary alzò fulmineamente la bacchetta “Impedimentia!” urlò respingendo il suo avversario, ma Coldfog si rialzò immediatamente e senza perdere la sua baldanza.

 

Allungò a sua volta la mano e produsse una forte onda d’urto, che però Mary fu pronta a parare.

 

Protego!

 

“Sei davvero testarda, lo sai?” sbuffò Coldfog scrollando le spalle e rigirandosi la spada in mano “E’ una caratteristica che la tua famiglia ha sempre avuto e che mi ha sempre irritato.” produsse nuovamente quell’onda d’urto e questa volta Mary non riuscì ad evitarla. L’energia la mandò a sbattere duramente contro il portone del monastero. Con un gemito, la ragazza cadde nuovamente al suolo.

 

Coldfog rise divertito “Oops, scusami, ti ho fatto male?”

 

Digrignando i denti, Mary tornò in piedi “Non pensare che queste stupidaggini possano bastare a fermarmi, non è ancora finita!”

 

“Oh sì che lo è, hai dato un’occhiata alle tue spalle?”

 

Mary strinse la presa sulla bacchetta, ma non si voltò, pur sapendo che il monastero nel quale c’erano suo padre e i suoi fratelli era stato dato alle fiamme, sotto assedio.

 

“Non cadrò nelle tue trappole psicologiche, demonio.” Chiuse gli occhi e lasciò cadere la spada “E’ giunto il momento…” disse piano “E’ giunto il momento di liberare la Terra dalla tua presenza…”

 

Impugnò la bacchetta con entrambe le mani e l’alzò sopra la testa, liberando la mente da ogni pensiero.

 

“E’ il momento…”

 

Raccolse tutte le sue energie e prese a formulare l’invocazione contenuta nel Libro della Luce.

 

Elementi dell’eternità, di sopra e di sotto… Io vi imploro di concedermi l’aiuto per quello che mi appresto a compiere… concedetemi di utilizzare il grande Mana che mi circonda, sigillato con l’emblema della ruota, della chiave, del cuore, del rdo-rje.

 

La sua bacchetta cominciò a brillare di blu mentre Mary chiamava a raccolta tutta l’Energia del Mana, lasciando che si trasferisse dalla terra e del cielo dentro il suo corpo, fino a traboccare, inondando il prato e lambendo l’edificio infuocato.

 

Il volume delle fiamme dell’incendio cominciarono a diminuire e di fronte a lei, Coldfog cominciò ad osservarla preoccupato.

 

Quella mocciosa non scherzava, stava davvero raccogliendo le energie per scagliargli contro la magia più arcana e potente, una magia al quale lui non avrebbe potuto sottrarsi. Se quella ragazza era davvero colei che doveva ucciderlo, allora era davvero giunto il momento che lui aveva sempre cercato di evitare per ben quattro secoli, sterminando tutte le veggenti che era riuscito a rintracciare… dopo tutta quella fatica… non poteva permetterglielo!

 

Concentrò tutto il suo potere nella mano libera e lo scagliò contro Mary in un fascio di luce accecante, ma il suo colpo sembrò non poter oltrepassare la strana barriera magica che si era creata attorno alla ragazza.

 

“Impossibile!!” urlò l’uomo-demone con gli occhi fuori dalle orbite, i lineamenti stravolti dalla rabbia “Com’è può essere??!!”

 

Quella ragazzina aveva bloccato il suo colpo più potente!!!

 

In quel momento la bacchetta tra le mani di Mary cominciò a vibrare, carica di potere, pronta per scagliare la sua arma definitiva.

 

Coldfog cominciò a temere per la sua vita.

 

Devo escogitare qualcosa…

 

Eppure nulla sembrava turbare la profonda concentrazione di Mary, nemmeno le fiamme che, anche se adesso erano meno alte, lambivano ancora l’edificio alle sue spalle.

 

Non può essere invincibile…

 

Poi improvvisamente un sorrisetto maligno gli si disegnò sulle labbra mentre osservava l’incendio.

 

Ma certo…

 

“Va bene Mary Weasley! Uccidimi pure, ma prima lascia che ti mostri una cosa… è qualcosa di tuo, è qualcosa che devi riprenderti… è il tuo passato!”

 

Sollevò una mano verso le fiamme e cominciò a borbottare una formula oscura.

 

Mary sentì una gocciolina di sudore scivolarle sulla fronte. Coldfog stava facendo di tutto per deconcentrarla e spaventarla, questo era certo, ma lei doveva fidarsi delle sue forze. Doveva mantenersi calma… ma allora cos’era quella morsa che cominciava a salirle allo stomaco?

 

Un momento! Lei sapeva cosa Coldfog stava per mostrarle!

 

La sua parte razionale lottava per mantenere il controllo e trattenere le energie magiche che faticosamente aveva raccolto, ma qualcosa dentro di lei stava lottando per farle aprire gli occhi…

 

Il suo passato

 

Coldfog avvertì il suo cambiamento “E’ così Mary, il tuo passato… non vuoi rivedere tua sorella ancora una volta?”

 

Mary strinse gli occhi, sforzandosi con tutta se stessa di non perdere la concentrazione, ma dentro di lei si stava svolgendo una dura lotta interiore.

 

Non ascoltarlo! Non ascoltarlo!! Distruggilo Mary, fallo adesso!!

 

Ma io voglio rivedere mia sorella! Lui può farmela rivedere ancora, solo per una volta!

 

Non dargli ascolto!!

 

Non posso perdere questa occasione!

 

“Non farlo!!” gridò Mary serrando gli occhi.

 

Coldfog le rivolse un’ultima occhiata maligna. Sapevo che questo ti avrebbe colpita al cuore…

 

Il demone mosse fluidamente la mano e dalle fiamme scaturì una grossa scintilla che salì come una bolla infuocata e che rimase sospesa a mezz’aria di fronte a Mary, poi una voce le riempì le orecchie.

 

“Mary… Mary sono io… Catherine…”

 

Mary sentì come se un fulmine l’avesse trapassata. La voce di sua sorella... e ancora prima di rendersene conto, Mary dischiuse gli occhi.

 

La bacchetta si spense di colpo, mentre l’Energia del Mana scivolava via dalle sue braccia come una cascata d’acqua e improvvisamente tornò l’odore del fango e del fuoco che la circondavano.

 

“…oh Dio…” boccheggiò Mary, accorgendosi improvvisante di quello che aveva fatto, ma incapace di distogliere lo sguardo dalla bolla infuocata che galleggiava davanti a lei. Al suo interno, passavano delle immagini. Delle immagini che lei conosceva benissimo.

 

Le braccia le ricaddero lungo i fianchi, mentre la bacchetta rotolava per terra.

 

Una ragazzina dai capelli rossi raccolti in una coda spettinata correva disperata tra le sterpaglie di un cimitero come se cercasse qualcosa. Dietro di lei, incombeva l’alta mole di una chiesa di paese illuminata da sinistri bagliori di fuoco e un vociare irato segnalava nelle vicinanze la presenza di una folla di persone.

 

“Catherine!! Catherine!!”

 

Il suo viso arrossato dalla foga era bagnato di lacrime e il suo vestitino strappato dai rovi che crescevano incolti.

 

“Catherine rispondimi!! Dobbiamo andarcene, ci hanno trovati!!”

 

Di fronte a lei comparve la scura sagoma dell’ossario del cimitero, la porta si aprì da sola, cigolando. La ragazzina si avvicinò alla porta e vi entrò.

 

“Catherine dove sei??!!!”

 

Mary sentì che le gambe non la reggevano e crollò in ginocchio.

 

“… no…”

 

Quello era il giorno in cui la folla aveva aggredito la chiesa di Sant.Michael a Dumlow, il giorno in cui aveva trovato sua sorella morta straziata!

 

“No!!”

 

Ma nella bolla di fuoco le immagini proseguirono imperterrite.

 

In quel momento lo sguardo della ragazzina cadde su una figura scomposta buttata sul freddo pavimento dell’ossario, in una pozza di sangue rappreso, tra ossa e teschi. I suoi occhi erano spalancati, congelati nell’attimo della morte, il suo petto era squarciato nel mezzo, rivelando il costato fracassato e un profondo taglio alla gola evidenziava il motivo della sua morte.

 

“CATHERINE!!!”

 

La ragazzina si precipitò sul corpo martoriato della ragazza, abbracciandolo e piangendo disperata, mentre le sue lacrime cadevano sul viso inerte del cadavere.

 

“SORELLINA!! SORELLINA COSA TI E’ SUCCESSO???!!”

 

Una voce in lontananza preannunciò l’arrivo di un ragazzo dai capelli dello stesso colore di quelli della bambina. Il suo viso, i cui lineamenti erano molto simili a quelli della ragazza morta, era sconvolto e agitato.

 

“Mary!! Ti ho cercata dappertutto!!!” il ragazzo afferrò la ragazzina per la vita e l’allontanò dal cadavere che teneva fra le braccia, sollevandola e portandola via “Presto, dobbiamo scappare!!”

 

“Michael no!! NO!! Catherine!! CATHERINEEE!!!”

 

Coldfog ruppe il contatto stringendo la mano a pugno e facendo esplodere la bolla.

 

Mary fissava ancora il punto in cui la bolla infuocata si era infranta, gli occhi sbarrati e l’angoscia nel cuore, mentre le lacrime cominciavano a scorrere sulle sue guance. Non aveva mai rivissuto la morte della sorella, aveva sempre cercato di dimenticare quel momento straziante, lo aveva sempre soppresso, e invece adesso... Aveva perso il controllo non appena aveva sentito la voce di sua sorella chiamarla, la voce di colei che l’aveva cresciuta e che era sempre stata come la madre che lei non aveva mai avuto…

 

Si lasciò cadere in avanti, sulle mani. Ormai era morta… era sempre stata morta… da quando a undici anni aveva stretto il corpo inerte di Catherine tra le braccia, da quando non aveva pensato ad altro se non a vendicarla, da quando aveva smesso di essere una ragazza e aveva cominciato a vivere come una guerriera, dimenticandosi di vivere, dimenticandosi delle cose belle che l’avevano sempre circondata come i prati verdi di Owpeln Grance, le corse a cavallo con Clemence, le risate con i suoi fratelli, l’amore di suo padre… un amore che non l’aveva aiutata e che l’aveva abbandonata proprio quando era arrivata a un passo dal compimento della sua missione…

 

L’uomo-demone sogghignò compiaciuto nel vedere il suo smarrimento.

 

“Allora Mary Weasley, lo spettacolino è stato di tuo gradimento?” rise forte “Non avere paura, tra poco raggiungerai la tua amata sorellina. Sai, è stato davvero gratificante divertirmi con lei…sentire le sue urla, vedere il suo sangue scorrere dalle ferite, strapparle il cuore mentre ancora pulsava… è stata un’esperienza davvero eccitante!”

 

Mary sentì una scarica di adrenalina percorrerle il corpo, mentre una miriade di emozioni diverse la investivano come un fiume in piena e di colpo gli occhi le si incendiarono di una rabbia che nemmeno lei aveva mai pensato di provare.

 

Come osava quell’essere diabolico parlare così di quello che aveva fatto a sua sorella? COME OSAVA???

 

Era tutto perduto, ormai lo sapeva, ma come un mostro che le cresceva dentro sentì l’odio che provava per quel demone divorarla con furia. Voleva fargli del male, voleva vederlo urlare e disperarsi… voleva vederlo MORTO!

 

“TI ODIO!!!!!”

 

L’uomo-demone incrinò la bocca in un ghigno, mentre Mary Weasley gli si lanciava contro con spada e bacchetta sguainate per l’ultima volta.

 

 

****************************************

 

 

Ormai erano parecchie ore che stavano cavalcando sulla strada innevata, ma Hermione non aveva ancora detto una sola parola da quando avevano lasciato Anykscijai. I suoi due amici cavalcavano in silenzio dietro di lei e Ron la stava osservando preoccupato. Accanto a lui, Harry si voltò verso l’amico.

 

“Si riprenderà Ron.” disse notando il suo sguardo“E’ normale…”

 

Ron si voltò a sua volta verso Harry “Non è normale Harry. Non è normale che dobbiamo sempre subire queste cose! E poi dimentichi che un mese fa, in quel pub al porto di Londra, Hermione stava per fare la fine di quegli animali?”

 

“Sì me lo ricordo” rispose cupo Harry distogliendo lo sguardo.

 

“E’ stato uno spettacolo al quale non avrebbe mai dovuto assistere…” continuò Ron.

 

 “Sì, anch’io sono stufo di questa situazione, te lo posso assicurare, ma stavo pensando al gufo Goran e a quel messaggio incantato… c’è qualcosa che non mi convince…”

 

“Che vuoi dire?”

 

“Voglio dire che per me è una chiara provocazione a raggiungere il monastero il prima possibile…” disse piano Harry continuando a scrutare diffidentemente il paesaggio attorno a loro “E questa nebbia è sospetta. E’ durata anche troppo… è tutto troppo strano.” storse il naso come se avesse sentito un cattivo odore “Tutta questa storia puzza.”

 

Anche Ron fece quella smorfia con il naso “Hai ragione, c’è puzza di bruciato…”

 

Harry si voltò a guardarlo “Guarda che l’ho detto in senso figurato.”

 

“No, no, nell’aria… c’è veramente odore di bruciato!”

 

“Come??”

 

Improvvisamente le guide che aprivano la fila con i cavalli cominciarono a gesticolare e a urlare in russo.

 

Hermione, che procedeva al passo dietro le guide, si voltò allarmata verso gli altri che la seguivano “Che succede??!!”

 

Erik fissò Michael “Cosa stanno dicendo le guide?” ma Michael aveva già tirato le redini per spronare il cavallo al galoppo.

 

Tutto il gruppo seguì il suo esempio, ma già dopo pochi passi, dalla nebbia si cominciò a delineare la sagoma semidistrutta di un monastero e quando furono a poche decine di metri, riconobbero le rovine fumanti del complesso monastico di Sant’Anastasio.

 

“Oh no…” gemette Michael frenando la corsa del cavallo “Siamo arrivati troppo tardi…”

 

Anche gli altri lo raggiunsero, guardando addolorati la precarietà delle mura consumate.

 

“Ma come a fatto Coldfog a fare tutto questo… da solo?” disse Erik voltando il cavallo verso l’entrata mezza distrutta del cenobio.

 

“E’ chiaro che aveva la scorta, quel vigliacco!” osservò Goran seguendo il fratello verso l’entrata del cortile del complesso “Speriamo di trovare ancora qualcuno!”

 

Harry seguì i due maghi e Ron fece per andargli dietro, quando si accorse che Michael era rimasto fermo nel piazzale e fissava amareggiato quello che era rimasto della chiesa. Hermione era ferma accanto a lui e gli stava parlando piano.

 

Ron provò un forte dispiacere per Michael che stava inseguendo la sua famiglia da mesi, ma che per una ragione o per l’altra non era ancora riuscito a raggiungerla. Diede dei colpetti al cavallo per spronarlo oltre il portone del cenobio quando uno scricchiolio sospetto gli fece alzare lo sguardo verso la traballante volta dell’arco che stava per attraversare.

 

Harry, che aveva già oltrepassato l’arco, si voltò di scatto verso di lui.

 

“ATTENTO!!!!”

 

Ron fece appena in tempo a tirare le briglie per far arretrare il cavallo che con un rombo di tuono, l’ampio arco che costituiva l’entrata al cenobio crollò rovinosamente in un cumulo di macerie polverose. Il cavallo di Ron s’impennò spaventato e il ragazzo per poco non cadde dalla sella.

 

Michael e Hermione gli furono subito accanto.

 

“Ron, stai bene?” gli chiese Hermione con il cuore in tumulto.

 

Ron annuì, ancora scosso per il rischio che aveva corso, poi si sporse verso le macerie “Harry?? Harry, è tutto ok??”

 

Ci fu un attimo di silenzio… un attimo veramente lungo.

 

“HARRY??!!”

 

“… sto bene…” la voce di Harry arrivò ovattata attraverso il muro consunto e bruciato “… voi…?”

 

Ron diede un sospiro di sollievo “Noi siamo a posto!”

 

Michael si avvicinò al crollo più che poté, osservando frustrato il cumulo di pietroni “Dannazione, quella era l’unica via per raggiungere il cenobio!” disse osservando preoccupato il resto dell’alto e precario muro di recinzione. Cercò di trattenere il cavallo, che era incredibilmente nervoso e lo voltò nuovamente verso le macerie. “Erik!! Goran!! Ci siete anche voi??”

 

“… …” rispose la flebile voce di Erik “…Michael ascolta, c’è un altro passaggio che potete usare, ma è sotterraneo. Dietro l’altare minore c’è una porta con una scala che scende. Di là si raggiunge la cripta che è collegata al cenobio da un corridoio. Passate da quella parte, noi diamo un’occhiata qui!

 

“D’accordo, ci vediamo dopo!” urlò Michael in risposta, poi raggiunse le tre guide che li aspettavano fermi lì vicino.

 

“I cavalli lasciamoli a loro” disse a Ron e Hermione mentre smontavano da cavallo “Li riprenderemo dopo.”

 

“Michael… Mary e gli altri si sono nascosti nella cripta, è per questo che Erik ci ha detto di andare là, non è così?” chiese Hermione guardando l’uomo con apprensione.

 

Il viso di Michael s’incupì “Non lo so, preferirei pensare che siano riusciti a scappare prima… però sbrighiamoci.”

 

I tre raggiunsero in fretta le rovine della chiesa e attraversarono l’ingresso, il cui portone era stato mezzo divelto, ma dopo appena pochi passi nella navata centrale, Michael si bloccò di colpo, come se fosse andato a sbattere contro un muro, paralizzato da quello che gli si presentava davanti agli occhi.

 

I due ragazzi lo raggiunsero subito e immediatamente Hermione si coprì la bocca con una mano, trattenendo il respiro e sgranando gli occhi.

 

“Oh mio Dio!!!”

 

Ron rimase immobile, fissando scioccato quella scena angosciante, incapace anche solo di aprire la bocca.

 

La grande croce davanti all’altare era stata profanata, la sacra icona che di consuetudine vi era posizionata sopra era stata diventa e abbandonata per terra, in pezzi. Al suo posto, era stata legata una ragazza… una ragazza con il viso rivolto verso il basso, coperto da una cascata di capelli ramati. Aveva i vestiti sporchi, come se l’avessero trascinata fin lì facendola strisciare a terra ed era coperta di lividi e tagli che colavano sangue mischiato a terriccio.

 

MARY!!!!!!

 

Con il viso stravolto dal dolore Michael raggiunse di corsa la croce e appena fu ai piedi della croce lanciò un incantesimo alle corde che legavano le gambe e le braccia della sorella, poi con l’aiuto di Ron e Hermione la tirò giù, adagiandola sul plancito del pavimento.

 

In quel momento la ragazza diede un lamento, basso e dolorante.

 

Michael le scostò velocemente i capelli dalla faccia “Mary!! Grazie al cielo sei ancora viva…”

 

La ragazza ansimò di nuovo e socchiuse gli occhi. Aveva le iridi velate di chi sta morendo lentamente.

 

“… Michael… sei tu…” le sue parole erano interrotte da un respiro affannoso “… non ti sei dimenticato… e finalmente sei arrivato…”

 

“No… no Mary, non parlare se ti stanca. Adesso ti porto via e ti curerò io, presto starai meglio… te lo prometto.” con le lacrime agli occhi, Michael cercò di sollevarla, ma Mary gemette nuovamente. Anche attraverso la cotta di maglia che le copriva il busto Michael sentì quanto deformate fossero le sue membra. Coldfog doveva averle spezzato tutte le ossa.

 

China accanto ai due fratelli, Hermione cercò la mano di Ron e la strinse forte. Quella era la scena più straziante alla quale avesse mai assistito: Mary stava morendo tra le braccia di Michael e lui non poteva fare niente per impedirlo.

 

“Perché, non è giusto…” sussurrò Hermione con la voce rotta.

 

Ron le passò un braccio attorno alle spalle e lei nascose il viso nella sua.

 

Intanto Michael cercava in tutti i modi di far restare Mary sveglia, ma ogni secondo che passava sentiva che la vita stava scivolando via dal suo fragile corpo. La ragazza represse una smorfia di dolore mentre le lacrime le salivano agli occhi.

 

“Mi dispiace Michael… non sono riuscita a fare il mio dovere…” due grossi lacrimosi cominciarono a scivolarle lungo le guance “E’ stato più forte di me… e mi sono lasciata sconfiggere…”

 

Michael scosse la testa ingoiando il magone “Mary per favore, ti devo curare al più presto…”

 

“No… io devo rimanere qui… nel luogo in cui ho fallito…”

 

“Ma io posso aiutarti!” l’uomo si sforzò di tirarla su, ma Mary mandò un grido strozzato.

 

“Non puoi…” rantolò “… sono finita, Michael…” con un ultimo sforzo afferrò il braccio che Michael le aveva passato intorno alle spalle e guardò il fratello negli occhi con fervore “Ma anche se ho fallito in vita… non fallirò anche nella morte. Io la cercherò Michael… la cercherò e l’aiuterò a vincere…”

 

“Di che stai parlando Mary?”

 

“Della vergine veggente… non ero io, Michael… ma io so che lei c’è, da qualche parte… o forse non è ancora nata… ma io so che c’è… è nel sangue della nostra famiglia, Michael… lo sento…”

 

A quelle parole, Ron alzò la testa guardando Mary, come se un dubbio atroce gli fosse appena passato per la mente.

 

“Anche a metterci secoli e secoli…” proseguì Mary “… io la troverò e l’aiuterò a vincere… lo giuro…”

 

Comprendendo che la sorella stava per lasciarlo, Michael annuì piano, condiscendente, mentre una lacrima gli scivolava piano dagli occhi.

 

La ragazza sorrise debolmente e gli sfiorò lievemente una guancia “… ti voglio bene… “ poi il suo corpo cadde inerme tra le braccia del fratello.

 

Michael rimase a fissare angosciato il viso pallido della sua sorellina, poi chinò lentamente la testa sul petto di Mary ed emise un suono basso e lamentoso, piangendo amaramente le lacrime finora trattenute. 

 

************

“Remember, I'll never leave you
If you will only remember me,

Remember me...
Remember, I will still be here
As long as you hold me in your memory
Remember, when your dreams have ended
Time can be transcended
I live forever, remember me…”

       

                                           Remember me, Josh Groban

 

 

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Harry voltò il cavallo, allontanandolo dalle macerie del crollo e seguì Erik e Goran in silenzio. Non sapeva perché, ma il fatto che Hermione e Ron non fossero con lui in un momento e in posto come quello, lo innervosiva parecchio.

 

Dentro le mura era racchiuso un piccolo agglomerato di casette, fienili e granai, semi bruciati e decadenti, raccolti intorno a un piccolo cortile.

 

I tre oltrepassarono lo spiazzo che conduceva al chiostro, mentre Erik e Goran chiamavano a gran voce i nomi dei loro familiari, finché non arrivarono allo spiazzo erboso del cortile. La situazione che si presentò davanti a loro fu più o meno la stessa di quella che avevano visto nell’aia della fattoria di Anykscijai.

 

Harry fece una smorfia impressionata “Michael aveva ragione quando ha detto che quello degli animali era solo un assaggio…”

 

Corpi di monaci erano sparsi ovunque, alcuni erano buttati sull’erba con frecce conficcate nel petto e squarci all’addome, altri infilzati agli alberi con delle lance, altri ancora giacevano a terra senza testa. Il sangue era dappertutto, schizzato sulle colonnine e sul selciato dei vialetti del chiostro.

 

“Erik, guarda qui…” Goran si avvicinò al cadavere di un uomo che non sembrava per niente un monaco. Indossava una giubba gialla e un copricapo sporco, bianco in principio. Il colore della sua carnagione era molto scuro.

 

“Un elemento del corpo Ottomano…” sentenziò Erik perlustrando il resto del cortile. Altri cadaveri avevano la stessa uniforme e le stesse caratteristiche, ma erano molti di meno rispetto a quelli dei monaci “Ora sappiamo com’è andata.”

 

“Dev’essere stato uno scontro molto duro…” aggiunse Goran in tono tetro portando il cavallo lungo il vialetto principale e osservando i corpi “Ma sembrerebbe che i vincitori siano scappati molto in fretta. Di solito i turchi decapitano tutti i loro nemici prima di lasciare il campo di battaglia…”

 

“Andiamo” disse Erik spronando il cavallo verso l’ingresso che conduceva all’interno del complesso monastico “Ci conviene setacciare anche dentro, sono convinto che ne troveremo altri…”

 

“Possibilmente vivi...” concluse Harry lanciando uno sguardo disgustato a uno dei cadaveri senza testa, e seguendo i due uomini.

 

Il tre lasciarono i cavalli davanti alla porta che conduceva ai locali del monastero ed estrassero la bacchetta prima di introdursi nel cenobio.

 

Lumos!

 

Anche l’interno era disseminato di corpi semi carbonizzati e nell’aria c’era un forte odore acre di carne bruciata.

 

“Proteggete le vie respiratorie” li avvertì Goran estraendo un pezzo di stoffa e premendoselo su naso e bocca.

 

“Harry, tu vai avanti” gli disse Erik indicandogli un corridoio che curvava a gomito vero sinistra “In fondo troverai  un grande armadio a muro, nascosto al suo interno c’è l’ingresso alla cripta. Devi andare sempre dritto, non puoi sbagliare! Raggiungi Michael e i tuoi amici, noi diamo ancora un’occhiata.”

 

Harry si allontanò in fretta, seguendo i consigli di Erik e trovò la porticina. Alzò la bacchetta sopra la testa e scese lungo la ripida scaletta che portava ai sotterranei fino a raggiungere un lungo cunicolo che puzzava di muffa e umidità. Lo percorse in fretta fino a raggiungere la sala scavata nella roccia che fungeva da cripta. Dalla parte opposta partiva il corridoio che portava alla chiesa, ma sulla parete interna di destra c’era un grosso sarcofago in pietra e con la schiena appoggiata al sarcofago, c’era un uomo che si lamentava debolmente, stremato. Aveva corti capelli rossi e profonde ferite sul tutto il corpo.

 

Harry gli corse subito accanto “Signore?? Signore si sente bene??”

 

“La mia gamba…” gemette con dolore. Harry notò un enorme squarcio all’altezza della coscia.

 

“Aspetti qui, vado a chiamare aiuto!!”

 

Harry ripercorse a ritroso il corridoio e tornò a cercare i due fratelli Weasley. Li trovò lungo il corridoio principale, chini sul corpo di un uomo anziano. Quando si avvicinò a loro, si accorse che l’uomo aveva i capelli bianchi striati di rosso. Erik e Goran lo stavano osservando molto addolorati e li sentì sussurrare il nome del padre.

 

Harry non voleva disturbarli proprio in quel momento, ma l’uomo nella cripta aveva urgente bisogno di cure.

 

“Erik…” Harry poggiò una mano sulla spalla dell’uomo “Nella cripta ho trovato un uomo, è ancora vivo, ma è ferito gravemente… potrebbe essere uno dei vostri fratelli!”

 

A quelle parole i due si rialzarono subito e seguirono di corsa Harry fin giù nella cripta.

 

“Eoghan!” esclamò Erik accorrendo verso l’uomo ferito e guardando preoccupato la sua gamba “Sta fermo, ti aiutiamo noi….” Detto questo prese a strapparsi la camicia per creare delle bende, mentre Harry gli dava una mano.

 

“Eoghan cosa è successo?” chiese Goran tenendo fermo il fratello mentre Erik e Harry cercavano di fermare l’emorragia.

 

“Non posso dire che ci abbiano colti di sorpresa…” cominciò Eoghan trattenendo una smorfia di dolore “Mary ci ha avvisati, ma non ci aspettavamo una cosa del genere… Saranno stati una solo trentina di cavalieri dell’esercito Ottomano, ma sembravano duecento demoni assetati di sangue… sicuramente avevano le Forze Oscure dalla loro parte, è stato molto difficile opporre resistenza.”

 

“C’era Coldfog con loro.” lo informò Erik continuando a fasciare la ferita.

 

Eoghan annuì “Lo so…” soppresse un’altra smorfia “E’ stato lui a ridurmi così… Nostro padre mi ha ordinato di venire qui e nascondere il Libro della Luce… non so quale diavolo lo ha aiutato, ma è riuscito trovare la cripta…” sul suo viso passo un lampo di vergogna “Io ho fatto quello che ho potuto… ma…”

 

Erik si bloccò immediatamente “Eoghan! Coldofg non avrà messo le mani sul Libro della Luce??”

 

L’uomo ferito chinò la testa e rimase in silenzio “Mi dispiace…”

 

I suoi fratelli lo guardarono angosciati “Oh no…”

 

Harry non poteva credere alle sue orecchie “Questo vuol dire… che è tutto perduto??!”

 

Eoghan alzò gli occhi su di lui e fece un debole sorriso “No… non tutto…” infilò una mano all’interno della cotta di maglia, sotto la casacca e la tunica, ed estrasse un rotolo di carta pesante, un po’ consunto ai lati, laccata in blu di china “Questo è l’unico capitolo del Libro della Luce che Coldfog non avrebbe mai dovuto trovare.” spiegò Eoghan “Quando Coldfog mi ha raggiunto, io ho difeso il Libro quanto meglio ho potuto, ma…” lasciò in sospeso la frase e si guardò con vergogna la gamba ferita.

 

Goran prese in mano il rotolo “Hai salvato i rotoli contenenti la formula per distruggere Coldfog?”

 

Eoghan annuì “Sacrificando le altre formule, ho salvato quella più importante, ma…” abbassò lo sguardo, dispiaciuto “Il Libro è perduto…”

 

Erik gli posò una mano sulla spalla “Non importa Eoghan… hai agito cercando il male minore, non si poteva chiederti di più…”

 

In quel momento Harry fu colto da un’improvvisa illuminazione. “… fu trovato ritrovato ridotto a un cumulo di cenere nella fortezza russa di Karenska…” mormorò piano tra sé e sè.

 

“Harry che ti prende??” chiese Erik osservandolo borbottare concentrato, poi Harry si alzò in piedi, folgorato.

 

 “Ma sì certo, ora ricordo!! E’ una cosa che ci aveva detto Hermione quando eravamo ancora nel nostro tempo mentre faceva una ricerca sul Libro della Luce. Ci aveva raccontato che il manoscritto era stato perduto e poi ritrovato bruciato nella fortezza russa di Kerenska, una proprietà dello Zar russo nel 1565!”

 

Goran lo raggiunse in piedi “Stai dicendo sul serio ragazzino?? Non stai scherzando??”

 

Harry rispose con ferocia al suo sguardo accusatore “Secondo te è il momento per gli scherzi??”

 

Erik lo afferrò per le spalle “Harry, se quello che dici è vero allora ti devi sforzare a ricordarti tutto quello che sai a proposito!!”

 

“Sì…” Harry prese a scartabellare tra i meandri della sua memoria per ricordare quel dialogo avvenuto quasi due mesi prima “Hermione ci disse anche che… ah, sì! Che il ritrovamento avvenne a seguito di uno scontro… una terribile battaglia a Kerenska, tra l’armata Russa e quella Ottomana!!”

 

Erik si voltò verso i suoi due fratelli, il viso animato dall’agitazione ma anche dalla speranza “Questo vuol dire che il Libro non è ancora stato distrutto! Kerenska è molto più a sud di qua!”

 

“Ma come avrà fatto il Libro ad arrivare fin là??!” chiese Goran “Coldfog aveva una scorta Ottomana, non russa!”

 

Eoghan alzò la testa “Se c’è stato uno scontro, evidentemente è perché i russi hanno intercettato Coldfog, sottraendogli il Libro. Scommetto che sono stati gli Oppritchina! Quei bastardi assetati di sangue non aspettano altro che stranieri che se vanno a spasso per la Russia senza permesso per arrestare e depredare qualcuno!”

 

Goran si sfregò il mento “Devono avergli sottratto il Libro della Luce… E in seguito, Coldfog avrà richiesto aiuto al suo protettore, l’Imperatore Solimano, per riaverlo… è l’unico movente che possa avere portato i due eserciti allo scontro!”

 

Harry annuì “Lo penso anch’io!”

 

“Se è così dobbiamo sbrigarci, non abbiamo molto tempo per intercettarli!” esclamò Erik, poi si volse a guardare Eoghan “Ma prima dobbiamo trovare un luogo per farti curare quella ferita o s’infetterà irrimediabilmente!”

 

Goran e Erik passarono un braccio attorno alla vita di Eoghan e l’aiutarono a uscire dalla cripta, mentre Harry faceva strada lungo il corridoio che portava alla chiesa, ansioso di raggiungere Ron e Hermione e metterli al corrente di quanto era appena successo.

 

 

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Michael poggiò delicatamente il corpo di Mary sull’altare carbonizzato e le sfiorò la guancia con una mano.

 

“Povera Mary…” sospirò tristemente.

 

Accanto a lui Ron osservò a lungo il viso della ragazza. Perché assomigliava così terribilmente a quello di Ginny, quando l’aveva visto attraverso il vetro della macchina respiratrice del San Mungo?

 

Strinse i pugni.

 

“Michael, ho capito cosa vuol dire tutto questo…” lo guardò con uno sguardo accusatorio “Tu lo sapevi che Mary non sarebbe riuscita a battere Coldfog, non è così?”

 

Michael non gli rispose, mantenendo lo sguardo sul corpo di Mary.

 

“Michael!!” Ron gli afferrò il braccio e lo costrinse a voltarsi “Guarda che non sono stupido, ormai ho capito!! E’ stata Mary che ha fatto impazzire tutte le sue pronipoti tormentandole con atroci visioni nella speranza di riconoscere la Weasley giusta, non è così? Lei tornerà come spirito e metterà mia sorella nei guai… Non è vero??!!”

 

Michael si divincolò dalla sua stretta “Sì è così, Ron!! E’ così! Ma pensi che se te l’avessi detto prima, avrebbe cambiato le cose??!!” tornò a guardare Mary “Allora mia sorella doveva morire, ma io… speravo di sbagliarmi… volevo credere in lei!” strinse gli occhi “Come mi sono sbagliato… il corso degli eventi non può essere interrotto, Ron, lo abbiamo imparato a nostre spese! E non si può impedire che le cose accadano… nemmeno tornando indietro nel tempo!”

 

“Questo non è vero.” rispose duramente Ron fulminandolo con lo sguardo.

 

In quel momento Hermione rientrò nella chiesa portando quello che era andata a prendere dalla bisaccia appesa alla sella del suo cavallo. Si accorse della tensione tra i due, ma era troppo scossa per poter dire qualsiasi cosa. Si limitò a porgere a Michael il libricino di pelle nera rilegata che era stato di Mary.

 

Michael lo posizionò tra le mani di Mary e si allontanò dall’altare per tornare ai piedi della croce. Si chinò e raccolse una collanina con appesa una pietra rossa che era sparsa tra le pietre, poi tornò davanti all’altare.

 

“Questa è la stessa catenina che porti al collo” disse rivolto ad Hermione “E’ il pezzo della Pietra Filosofale, quella che Mary vi ha dato quando eravate ancora nel vostro tempo.” si chinò su Mary e le legò la catenina al collo “Per questo è meglio che continui a tenerla lei.”

 

“E’ stata la Pietra ad impedire che Coldfog uccidesse Mary?” chiese piano Hermione.

 

Michael annuì “Ed è stata sempre lei ad impedire che per due volte Coldfog facesse del male anche a te… è un potente catalizzatore di Luce, nemmeno quel demone può avere la meglio sulla Pietra.”

 

Ron si voltò verso Hermione, ancora arrabbiato “Hermione, Michael non ha voluto dirci…”

 

“Shhh” lo zittì Hermione, lo sguardo fisso su Michael.

 

Adesso il mago aveva posato una mano sulla fronte di Mary, mentre con una voce aspra e gutturale pronunciava delle parole in una lingua strana.

 

Hermione e Ron fissarono l’uomo compiere quegli strani gesti.

 

I suoi occhi avevano adesso una luce strana che non gli avevano mai visto, sembrava quasi che stesse compiendo una sorta di consacrazione, poi lentamente si avvicinò al tabernacolo posto davanti all’altare e estrasse dal gabbiotto che lo aveva salvato dell’incendio, un piccolo calice di bronzo. Cavò di tasca un piccolo otre di pelle lungo meno di un palmo e largo la metà, ci versò dentro il vino consacrato contenuto nel calice e lo chiuse con un turacciolo. Ci legò attorno una cordicella bianca e tornò verso i due ragazzi, appendendo l’otre al collo di Hermione, nascondendolo sotto la giubba della ragazza, accanto alla collanina gemella della Pietra Filosofale.

 

“Perché lo fai?” chiese Ron.

 

Gli occhi di Michael erano tornati quelli di prima, distrutti e arrossati dal pianto. “Quando verrà il momento, Hermione saprà cosa fare e farà ciò che il suo cuore le dirà… credo che rincontreremo presto Coldfog e quel punto… sarà magia contro magia.”

 

Hermione non era certa di aver compreso quello che Michael intendeva dire, ma annuì lo stesso. Aveva imparato a fidarsi di Michael e delle sue parole senza metterle in discussione.

 

Improvvisamente una delle tre guide entrò di corsa nella chiesa, con i capelli e la barba che svolazzavano, gesticolando in direzione dei tre. Ron e Hermione non avevano mai visto una persona così spaventata. L’omino giunse le mani in segno di supplica, poi i ragazzi capirono qual’era la parola che il poveretto ripeteva in continuazione.

 

Oppritchina! Oppritchina! Oppritchina!

 

 

 

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Summer is coming summer is coming… ^_____________^

Evviva gente, l’estate si avvicina!!! Per molti la scuola sta per finire, per altri invece vuol dire vacanze istantanee e per alcuni altri questo significa l’arrivo degli ESAMI!!! (e non solo quelli universitari, come per la sottoscritta  -_- coraggio ragazzi, so cosa vuol dire affrontare la maturità!). Avanti, ancora poco, stringiamo i denti che tra poco arriverà anche per noi il meritato riposo!! @___#

Io tra l’altro sono anche stra-mega felice perchè da oggi ho ufficialmente concluso il lavoro e posso dedicarmi in santa pace alla stesura delle mie FF (e magari ricomincerò ad aggiornare ogni due settimane invece che ogni mese, il che sarebbe cosa buona e giusta ;-P).

ç____ç capitolo un po’ triste non trovate? Povera Mary… in effetti mi è dispiaciuto parecchio, ma purtroppo era così che le cose dovevano andare!! Comincia adesso il pezzo più duro per i nostri cari Grifondoro, che per un accidentale caso ora si trovano su strade separate e questo è solo piccolo assaggio di quello che sarà in seguito! ^_- aspettatevi di tutto… Come recita il nuovo slogan del quattro film: “Hard time lead you…”

Il loro viaggio continua con il prossimo capitolo! (già in lavorazione!! ^_-)

 

GRAZIE DI CUORE A TUTTI, SIETE STUPENDISSIMI CON LE VOSTRE SUPER APPREZZATISSIME RECENSIONI!!!! ^__^

 

EDVIGE: Eh sì Amica mia, finalmente mi è passato quel maledetto blocco dello scrittore!! (è_é bruttissimo!!). Ma no figurati, non mi ha per nulla offeso il tuo appunto sugli errori, anzi ti ringrazio tantissimo per avermelo fatto notare, così ho potuto correggerli!! ^____^ Sei stata molto gentile! ^__^ Grazie mille di tutto!!! Hai ragione, rileggersi tutto è una vera noia!! A presto cara!!!

 

MARTY91: Non preoccuparti Tesora mia, la tua recensione è sempre graditissima, anche fosse di una sole riga!! ^^ Grazie un milione per tutte le cose carine che mi scrivi ogni volta!! Mi spiace tanto di non averti potuto fare subito gli auguri, ma hai visto che mi sono salvata in extremis? ^_^ Bacioni affettuosi!!

 

DAFFYDEBBY: ^___^ Evviva come sono contenta che i capitoli che sforno siano sempre di tuo gradimento e soprattutto che sono riuscita ad emozionarti! Non potrei davvero volere di più, direi che è il max della gratificazione per uno scrittore!!! *__* Ehh come farei senza di te?? E sì, arriva l’azione, ma vedrai, ci sarà anche l’amore… te lo garantisco al 1000x1000!! ^_- bacioni Tesora mia!!

 

AVANA KEDAVRA: Tesorina mia bellissima!!! O potrei chiamarti Signora Radcliffe? come preferisci! ^___^ Quanto mi fai contenta quando leggo le tue recensioni piene di entusiasmo!! *__* ti ho già detto che ti adoro?? Bè te lo ripeterei all’infinito, lo sai!! Su su resisti dai, tra poco la scuola finisce!! Così potremo mandarci di nuovo le nostre beneamate mail!! (e finalmente QUALCUNO potrà riprendere a scrivere le sue meravigliose opere, non vero Claudiuccia??!). Per i momenti harryginnosi (^^ evviva il nostro nuovo vocabolario) purtroppo dovremo aspettare i capitoli finali e il sequel…ç__ç purtroppo sono le dure esigenze di copione!!(*mani giunte in segno di supplica* perdonami Tesora!)… Va bè, nell’attesa puoi consolarti con “Leave it to Harry and Ginny”, ti assicuro che tra poco arriverà il prox chap di questa FF!! Un bacione immenso Cucciola mia, tvtttttttb!!!

 

VALE: Evviva la tua prima recensioneeee!! Quanto mi ha fatto piacere tu non puoi nemmeno immaginarlo!! Direi che allora l’HP Day è stata la migliore trovata che si poteva fare in Italia, se mi ha permesso di conoscerti di persona!! E’ stato bellissimo anche per me sai?? ^^ Cavoli quanti complimenti, ^/////^ sei gentilissima (e fin troppo buona direi)!! Per quanto riguarda l’ambientazione, io ho sempre avuto un debole per quel periodo storico, ovvero dagli inizi del ‘300 fino alla fine del ‘500, infatti all’università mi sto facendo una scorpacciata di corsi su quel periodo storico, che i professori non mi sopportano più! ;-P In più mi sono spulciata un sacco di atlanti storici e enciclopedie per riuscire a collocare i miei eventi inventati con quelli reali! Sono felicissima che il mio lavoro è riuscito in pieno!! ^________^ Per quanto riguarda Coldfog, ho pensato che trovare un corrispondente di Voldemort del passato fosse una cosa carina! A quanto pare, ci sono riuscita! ^__- Grazie davvero di tutto, sei un tesoro!! Un bacione grande grande!!!

 

SUNNY: Evviva la Sposina mia bella!! Come sono contenta di questo tuo entusiasmo!!!! **^_____^** Sapessi quanto mi fai felice!!! Sono super contenta che la storia ti prenda così, è davvero un onore infinito! E adesso vedrai quanti nuovi sviluppi sono in cantiere! Quanto vorrei aver già tutto pronto da postarvi!! Grazie un milione di volte per tutte le cose carine che mi scrivi e soprattutto sono al settimo cielo nel sapere che ti piacciano questi miei personaggi!! ^_- E ti dirò, per quanto riguarda le ambientazioni, non sai quanti atlanti storici e libri di storia mi sono spulciata per cercare di collocare le azioni di Harry Ron e Hermione nei contesti reali, descrivendo luoghi e usanze reali!! Sapere che il mio lavoraccio è servito a qualcosa è davvero il max delle realizzazioni!! °__° Davvero grazie grazie di tutto, lo sai che ti adoro e sarei io che mi dovrei inchinare!! (la migliore… andiamo ^////^ lo sai che poi il viso mi va in ebollizione!!) Bacioni, tvttttttttttttttttttttb!!!

 

SATURNIA: Carissima Saturnia!! ^___^ E’ un grande piacere, ma che dico, un ENORME piacere ricevere sempre le tue preziosissime recensioni!!! Grazie infinite per le bellissime cosine che mi scrivi e per tutti i complimenti! ^///^ sei davvero troppo buona!! Sai, a furia di leggere e rileggere i libri della nostra cara Mamma Rowling, ormai i personaggi mi sono entrati in testa, ma visto che nella mia ff sono un po’ cresciutelli… insomma ho fatto quel che ho potuto!! ^__- cmq davvero, grazie mille, sei un amore!! Ah, il magico trailer si trova disponibile sul sito ufficiale del calice di fuoco!! L’unico requisito per vederlo come si deve è avere Quick time e una linea abbastanza veloce… cmq se no l’hai ancora visto, dovresti trovarlo qui à http://harrypotter.warnerbros.com/globetoffire/index.html … Enojy it!! ^___^

 

DOROTHEA: Ciao Dotty!! ^__^ Ma no figurati, altro che ritardo!! Lo sai che per me in qualsiasi momento, le recensioni sono sempre un sole che illumina le miei giornate!! ^^ soprattutto se sono belle come le tue!!! Vedrai che presto ci saranno un sacco di nuovi sviluppi, la situazione come hai potuto notare si sta facendo sempre più complicata e presto ogni mistero verrà svelato!! Ti ringrazio di nuovo infinitamente, e ribadisco l’opinione che ho di te, ^_- sei davvero la migliore!!! Un kissone immenso, a presto Tesora!! ^3^

 

 

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Ehi ragazzi!! Il 7 Giugno su Italia1 date un’occhiata tra la folla che assiste al Festival Bar aTorino, in Piazza Castello, magari mi vedrete sventolare la manina per salutarvi con tutto il mio Cuore!!!! ^_^ BACIONIIIIIIIIIIIIIIII!!!!!!!

 

*Giulia*Judie* J

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Capitolo 17
*** Strade separate ***


Capitolo 17: Strade separate

Questo capitolo è dedicato a tutti coloro che stanno per affrontare un Esame di fine ciclo. In bocca a lupo!! ^_^

 

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Capitolo 17 : Strade separate

 

 

Michael, Ron e Hermione uscirono sulla scalinata, seguendo la guida che tremava da capo a piedi. La facciata della chiesa era circondata da un semicerchio di cavalieri armati di torce da cui piovevano sulla neve gocce di fuoco. I cavalieri indossavano berretti neri a punta e lunghi mantelli di pelliccia dello stesso colore.

 

Nello scuro fronte compatto formato dai cavalli da guerra si scorgevano il balenio dei denti e il lampo delle armi sguainate. Alcuni reggevano stendardi rappresentanti una lancia avvolta da ghiaccio e fuoco, code di cavallo e di volpe, altri indossavano pelli di lupo e orso, con la testa dell’animale a coprire l’elmo, facendoli assomigliare a demoni grotteschi e spettrali. Il capo si fece avanti, affiancato da due uomini.

 

Ron portò una mano alla daga appesa alla cintura, ma Michael lo bloccò con un gesto della mano.

 

“Non farlo! Ti ucciderebbero senza darti neppure il tempo di estrarla dal fodero.” lo ammonì cominciando a scendere lentamente gli scalini.

 

Il comandante fece avanzare il cavallo ancora di un passo, quindi abbassò il bavero del mantello.

 

“Mi chiamo Vladimir Gorlyaev” parlava un inglese stentato “Sono comandante degli oppritchina di sua maestà imperiale. Stiamo cercando quattro persone, un gesuita, due garzoni e una servetta, ed è richiesta la loro presenza alla corte dell’imperatore…” fece scorrere lo sguardo tutto intorno, poi abbaiò un ordine in russo e un gruppo di soldati si allontanò.

 

Ron e Hermione videro Michael irrigidirsi.

 

“Stanno cercando anche Harry??” sussurrò tesa Hermione.

 

Michael annuì impercettibilmente “Speriamo che lui e gli altri siano nascosti.”

 

 

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“Da laggiù arriva aria fresca! Deve mancare ancora poco!” annunciò Harry con sollievo voltando la testa verso Erik e Goran che trasportavano il ferito. I due fratelli cominciavano a faticare sotto il peso del corpo di Eoghan e si fermarono un momento per riprendere fiato.

 

“E’ strano… Michael sarebbe già dovuto venirci incontro…” disse Goran osservando il fondo del corridoio con preoccupazione.

 

“Forse non sono riusciti a trovare l’ingresso.” ipotizzò Harry, ma Erik scosse la testa.

 

“No… Michael lo avrebbe trovato… Sono stati trattenuti… è l’unica spiegazione che mi viene in mente…”

 

“Va bene” Goran e Erik si ricaricarono il fratello sulle spalle “Andiamo a vedere cos’è successo!”

 

Raggiunsero la fine del cunicolo e risalirono la ripida scaletta, fino all’ingresso di pietra. Harry allungò la bacchetta.

 

Alohomora!

 

La porticina si aprì cigolando, rivelando di trovarsi esattamente dietro l’altare minore, nella navata laterale, accanto all’ingresso spalancato della chiesa. Harry sporse la testa dall’apertura infossata nel pavimento.

 

“Li vedo!” disse riconoscendo le schiene di Ron e Hermione, fermi accanto a Michael “Sono davanti all’altare principale e mi danno le spalle… stanno guardando qualcosa, ma non riesco a capire cosa…”

 

“Dai, muoviamoci…” cominciò Erik, ma ad un tratto qualcuno entrò di corsa nella chiesa, urlando qualcosa. Era una delle guide.

 

Oppritchina! Oppritchina! Oppritchina!”

 

Goran allungò una mano per trattenere Harry che stava già mettendo un piede fuori dall’apertura.

 

“Fermo!!” esclamò in un sussurro agitato “E’ troppo tardi… sono arrivati gli oppritchina!!”

 

“Chi??”

 

“Sono le guardie dell’imperatore” spiegò Erik con uno sguardo che molto preoccupato “Sono di una violenza e una crudeltà inaudite. Può essere che siano qui per l’incendio, ma può essere anche che qualcuno abbiamo avvertito lo Zar della nostra presenza qui in Russia e che ci stiano cercando…”

 

Harry si voltò verso la navata e vide che i suoi amici stavano seguendo la guida fuori dal portone.

 

“Vado anch’io.” disse deciso, facendo per arrampicarsi fuori, ma Goran lo bloccò di nuovo.

 

“Ti ho detto che devi stare fermo, ragazzino!!” sibilò Goran, arrabbiato “Quelle guardie sono qui per un motivo, e se diventiamo tutti prigionieri di quei demoni non riusciremo a recuperare un bel niente!!”

 

Harry gli rivolse uno sguardo feroce “E io invece voglio andare!!”

 

Erik gli poggiò la mano libera sul braccio “Harry ti prego, sii ragionevole.”

 

“No!! Sono stufo di ragionare ogni volta…” ma una voce forte e arrogante, in un inglese mal pronunciato, proveniente da fuori lo bloccò a metà della frase.

 

“Mi chiamo Vladimir Gorlyaev, sono comandante degli oppritchina di sua maestà imperiale. Stiamo cercando quattro persone, un gesuita, due garzoni e una servetta…”

 

A quelle parole, Harry s’irrigidì e fece istintivamente un passo indietro “Sanno di noi… ma com’è possibile??”

 

“Quel bastardo di Coldfog…” ringhiò Goran “Si è rigirato lo Zar come una caramella sul fuoco e l’ha indotto a mandarvi a cercare!!”

 

“Però Coldfog non sa che anche noi siamo con voi!” dedusse Erik “Questo è già un vantaggio…”

 

Uno scalpiccio affrettato segnalò che alcuni oppritchina stavano venendo dalla loro parte, setacciando i locali alla ricerca di Harry.

 

“Arrivano!” esalò Erik allarmato, arretrando velocemente mentre Harry richiudeva in fretta la porticina, badando a non fare rumore.

 

“Torniamo nella cripta, lì non ci troveranno mai!” disse Goran facendo voltare Eoghan verso le scale e cominciando a scenderle.

 

“E gli altri??!” esclamò Harry rimanendo fermo accanto alla porta di pietra “Non possiamo lasciare che li portino via! Dobbiamo aiutarli!!”

 

“No!” esclamò Erik girandosi di scatto verso di lui “Se esci porteranno via anche te!!!”

 

“Non m’importa, almeno saremo insieme! Aloho…

 

Ma prima che Harry potesse completare la formula, Goran estrasse fulmineamente la sua bacchetta.

 

Stupeficium!!

 

L’incantesimo lo colpì in pieno alla schiena e Harry cadde svenuto sul gradino sottostante.

 

I suoi fratelli lanciarono a Goran uno sguardo nervoso.

 

“Era proprio necessario?” chiese Erik mentre lasciava al fratello maggiore tutto il peso di Eoghan e raggiungeva Harry, caricandoselo sulle spalle.

 

“Avrebbe commesso un’imprudenza” rispose Goran sistemando meglio il braccio intorno a Eoghan “Almeno così se ne starà calmo e tranquillo. Se vogliamo riportare a casa Michael e i suoi amici, avremo bisogno anche di lui…”

 

 

************************************

 

 

Nel frattempo che i suoi uomini setacciavano quel che restava del complesso monastico, Vladimir osservò attentamente Michael e i due ragazzi fermi di fronte a lui.

 

“Tu sei Weasley, il gesuita?” disse fissando Michael negli occhi, poi senza aspettare risposta, indicò Ron “E lui è uno di quei garzoni che sono scappati con te…” il suo volto mal rasato fu attraversato da un sorriso “Quella invece dev’essere la servetta che finge di essere un uomo! Un gran bel ragazzo con quelle cosce e quel culetto.” Si girò per tradurre i suoi commenti in russo, scatenando gli schiamazzi dei compagni.

 

“Siamo sudditi della regina d’Inghilterra!” affermò Michael bellicoso, mentre Ron rivolgeva a Igor uno sguardo rabbioso.

 

Vladimir fece schioccare la frusta “Siete solo fango sotto gli zoccoli del mio cavallo! In Russia siete sudditi di Dio e dell’amato figlio di Dio Ivan Ivanovic, Imperatore dei russi!” sorrise “Conosco un poco la vostra lingua, ho trattato con i vostri mercanti a Varody. Ho l’ordine di portarvi alla augusta presenza del nostro Zar.”

 

Dopo diversi minuti di attesa in un silenzio opprimente, gli oppritchina che si erano allontanati tornarono davanti alla chiesa e riferirono a Vladimir in russo. Quello tornò a fissare Michael.

 

“I miei uomini dicono che il monastero è vuoto.”

 

Il mago annuì “Infatti, ci siamo solo noi. Il ragazzo che cercate non è giunto in Russia assieme a noi.”

 

Vladimir lo fissò a lungo poi fece schioccare la frusta “Sbrigatevi, abbiamo già raccolto i vostri bagagli.” sbottò compiendo un gesto imperioso con la mano. La guida che li aveva avvertiti, cha tremava ancora terrorizzata, condusse i tre cavalli di fronte a loro e lanciò per terra tra la neve e il fango i loro mantelli.

 

“Fate come dice” ordinò Michael ai due ragazzi. Si vestirono in fretta, indossando guanti, berretto e mantello “Per l’amor di Dio, non fate mosse avventate, questi uomini vi ucciderebbero all’istante!” sussurrò teso.

 

“Come facevano a sapere che eravamo qui?” sibilò di rimando Hermione.

 

“Non lo so, ma è possibile che sia stato Coldfog… vuole sistemarci perché sente che siamo ancora un pericolo per lui.”

 

“Avanti!” Vladimir guidò il gruppo verso lo spiazzo dove loro avevano lasciato i cavalli alle guide. Il comandante lanciò un altro grido.

 

Le altre due guide che mancavo all’appello vennero condotte al centro dello spiazzo, nudi e legati insieme. I tagli e le piaghe nei punti in cui erano stati frustati a sangue brillavano alla luce delle torce, mentre i poveretti si dibattevano e si lamentavano sentendo le corde crudeli affondare nella carne.

 

“Non è giusto!” gridò Michael.

 

Un oppritchina lo schiaffeggiò sulla bocca. Vladimir risalì la fila e girò il cavallo in modo da affrontare Michael, poi sguainò la sciabola e posò la lama nuda sulla spalla dell’uomo.

 

“Inglese, hai parlato?”

 

Michael si asciugò il sangue che colava dall’angolo della bocca. “Sono solo dei poveracci!” affermò.

 

“Non avevano il diritto di accettare i vostri denari e portarvi in Russia senza il permesso dello Zar e dei suoi funzionari!”

 

Adesso che era più vicino, Ron e Hermione notarono la giovane età di Vladimir. I capelli scuri sfuggivano da sotto il berretto, il volto liscio, lievemente olivastro, gli occhi a mandorla.

 

“Non avevano la licenza” spiegò. Il cavallo si avvicinò “Però mi dispiace di vederti sanguinare, inglese.”

 

Vladimir si sollevò sulle staffe e tracciando un arco nell’aria con la spada tagliò di netto il collo dell’oppritchina che aveva percosso Michael. La testa rimbalzò al suolo mentre il sangue sgorgava copioso e la carcassa decapitata scivolava di lato, imbrattando Ron e Hermione di schizzi rossi prima di crollare nella neve. Igor urlò un ordine, due oppritchina smontarono, raccolsero il corpo e lo lanciarono addosso alle due guide legate.

 

Vladimir girò il cavallo “Non doveva colpirti, inglese. Non senza il mio permesso.” sorrise a Hermione “Se avesse colpito te sarebbe morto molto più lentamente...” Poi lanciò un urlo e i suoi uomini estrassero delle grandi bisacce di pelle, spargendo l’olio che vi era contenuto. Capendo cosa stava per succedere, le guide si misero a strillare, lottando contro le corde. Furono gettate le torce e nel giro di pochi minuti i due uomini furono ridotti a un inferno rosso e guizzante. Le fiamme illuminarono il cielo scuro del tardo tramonto, riempiendo l’aria con il fetore di carne bruciata.

 

Hermione chiuse gli occhi, cercando di frenare i conati di vomito, e sforzandosi di immaginare di essere altrove. Accanto a lei sentì Michael sussurrare qualcosa in quella sua lingua per lei incomprensibile. Riaprì gli occhi, distogliendo lo sguardo dalla pira. Ron era rigido sulla sella, accanto a Michael. Ne distingueva il profilo del volto, lo sguardo impassibile e fisso davanti a sé. Vladimir gli si portò accanto per dirgli qualcosa, ma il ragazzo non rispose.

 

“Dice che siamo due diavoli dai capelli rossi.” spiegò teso Michael.

 

“Allora puoi dirgli che siamo in ottima compagnia.” rispose Ron.

 

Vladimir chiese a Michael di tradurre e poi scoppiò a ridere dandosi delle manate sulle cosce.

 

“Pare che tu gli piaccia.” sussurrò Michael “Giovane Ron, hai imparato la prima lezione su questa terra e su chi la abita. Ai loro occhi non esiste alcun vizio e c’è una sola virtù, il coraggio di fronte alla morte! Non lo dimenticare mai!”

 

Aspettarono che il fuoco si spegnesse, la guida che era stata risparmiata si prostrò furiosamente davanti al cavallo di Vladimir, battendo la fronte per terra in segno di umiliata sottomissione. Vladimir gli gridò qualcosa, facendo schioccare la frusta.

 

“Signore, ti prego, basta morti…” mormorò Hermione.

 

“Tranquilla, Vladimir dice di essere di buono umore” rispose Michael “Ha detto di ricordarsi cos’è capitato ai suoi compagni per quello che hanno fatto, e se lui lo rifarà, il rogo al quale ha assistito non sarà nulla a confronto, ma per questa volta sarà perdonato.”

 

Hermione alzò gli occhi verso Ron che le stava rivolgendo lo stesso sguardo preoccupato, e mentre Vladimir faceva schioccare nuovamente la frusta dando il segnale per la partenza, si scambiarono un silenzioso messaggio d’incoraggiamento.

 

 

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Innerva!

 

Harry si mosse un poco prima di riaprire gli occhi e trovarsi disteso sul pavimento di pietra della cripta. La prima cosa che distinse fu il volto di Erik chino su di lui.

 

“Ti senti bene?” chiuse l’uomo con fare premuroso.

 

All’improvviso Harry si ricordò tutto e scattò a sedere “Cos’è successo? Dove sono gli altri??” chiese guardandosi attorno, agitato.

 

“Sta’ calmo ragazzino.” rispose duramente Goran, intento a cambiare la fasciatura alla gamba di Eoghan, il quale risposava appoggiato contro il muro “Siamo nella cripta, tu sei rimasto svenuto per lungo tempo e sei appena rivenuto dallo schiantesimo. Gli altri sono con gli oppritchina.

 

Harry balzò in piedi, furioso.

 

“Perché mi hai schiantato??!!” gli urlò contro “Dovevamo aiutarli!!!”

 

“Ti ho detto di stare calmo, ragazzino!” sibilò l’uomo fulminandolo con lo sguardo “Noi non dovevamo fare proprio un bel niente, o avremmo solo peggiorato la situazione!”

 

Harry strinse i pugni tanto forte che le nocche gli divennero bianchissime “Sei solo un bastardo.”

 

All’istante, un sonoro manrovescio gli voltò la testa dall’altra parte, facendolo ammutolire dalla sorpresa. Harry girò lentamente la testa e si portò una mano alla guancia, guardando Goran negli occhi, con la seria intenzione di saltargli addosso, ma Erik si parò in mezzo ai due appena in tempo.

 

“Adesso basta!” esclamò esasperato, fissando entrambi con uno sguardo deciso “Maledizione Harry, lo vuoi capire che stiamo cercando di proteggerti??! Se fossimo usciti allo scoperto, gli oppritchina avrebbero sequestrato anche te, e cos’avremmo fatto poi? Opporsi a loro avrebbe significato condannarci a morte!”

 

Harry fissò a lungo i due fratelli Weasley con l’astio negli occhi. Come potevano chiedergli di stare calmo in un momento come quello?? Era impossibile! Sentiva che doveva fare qualcosa, qualsiasi cosa, ma non stare fermo ad aspettare non si sapeva cosa!

 

“Cerca di capire…” insisté Erik vedendolo fremere, ma il ragazzo scosse forte la testa.

 

Non voleva più sentire quelle parole. Si buttò seduto contro la parete, con la testa tra le mani, sentendosi inutile e impotente, disarmato e in attesa di un miracolo che lo aiutasse a salvare i suoi amici.

 

“Harry? …il tuo nome è Harry, vero?”

 

Harry sollevò gli occhi e incontrò quelli di Eoghan, che lo stavano guardando molto intensamente, seppur velati dal dolore per le ferite. Harry annuì.

 

“Harry ascoltami, mentre eri privo di conoscenza, Erik e Goran mi hanno raccontato la tua storia… Se è vero che è stato Coldfog a richiedere la vostra presenza a corte, è sicuro che lo Zar ha acconsentito solo per curiosità, non per farvi del male… almeno per il momento.” Eoghan si fermò un momento e prese fiato, tra gli affanni del dolore. “Inoltre, sappiamo che ultimamente lo Zar è preso dagli affari di stato e che non ha molto tempo per altro… perciò è facile che Michael e i tuoi amici restino prigionieri e al sicuro per diversi giorni prima che lo Zar decida cosa farne di loro… questo ci darà molto tempo a disposizione per organizzarci.” Eoghan contrasse il volto in una smorfia di dolore e non riuscì a proseguire.

 

Goran cominciò immediatamente a mormorare qualche formula per alleviargli il dolore e fu Erik a concludere il discorso, avvicinandosi piano a Harry, che fissava teso il pavimento.

 

“Capisci adesso perché per noi la libertà di azione è fondamentale??” fece un sorriso stanco “So come ti senti adesso, sono anni che la nostra famiglia viene divisa durante questa infinita lotta contro il Male, ma solo facendo la cosa giusta possiamo sperare di cavarcela ogni volta… In questo momento, la cosa giusta da fare è avere pazienza ed escogitare una maniera intelligente per raggiungere Michael, Ron e Hermione prima che sia troppo tardi.”

 

“E come facciamo??”

 

“Troveremo un modo, stanne certo.” Erik sorrise amaramente, come se quello che sapeva gli richiedesse un grande sforzo per accettarlo “Non devi sottovalutare l’Ordine, abbiamo molte risorse e molti contatti, vedrai.”

 

Harry alzò lentamente gli occhi su di lui, uno sguardo in cui Erik potè leggere di tutto. Una stanchezza e una paura che non si potevano spiegare, ma anche una forza d’animo e una determinazione che lo animavano come un fuoco.

 

“Allora va bene… ma sbrighiamoci, li voglio al sicuro al più presto.”

 

Erik annuì, soddisfatto e lanciò uno sguardo a Goran che rispose con una smorfia di sollievo.

 

“Era ora… Adesso cerchiamo di uscire di qua al più presto, Eoghan ha bisogno di immediate cure.”

 

I quattro uscirono dai cunicoli sotterranei non senza fatica e una volta arrivati nuovamente dietro all’altare minore dalla chiesa, controllarono con attenzione che la squadra di oppritchina si fosse davvero allontanata prima di uscire allo scoperto. Una volta nella navata centrale, ora avvolta dalle tenebre della notte, Harry e i tre Weasley si guardarono attorno osservando alla luce delle bacchette la totale devastazione in cui il luogo sacro era stato ridotto dal fuoco.

 

Volgendo lo sguardo verso l’altare principale, notarono una figura di spalle, in piedi davanti all’altare. La misteriosa presenza indossava un mantello ruvido e bruciacchiato lungo fino ai piedi, con il cappuccio calcato. Harry e Goran puntarono subito le bacchette alla schiena della figura, mentre Erik arretrava sorreggendo Eoghan.

 

Goran face cautamente un paio di passi avanti “Fermo, sei sotto tiro! Non muoverti di un passo o ti arrostiamo!!”

 

Il misterioso personaggio si mosse appena. “Lo faresti davvero… fratello?”

 

Harry spostò velocemente lo sguardo stupito verso Goran, che era rimasto colpito quanto lui da quella frase, ma fu Eoghan a illuminarsi di speranza.

 

“Caeher!”

 

L’uomo si voltò piano, abbassando il cappuccio, dal quale sfuggi una chioma di capelli rossi. Era giovane e dimostrava pressappoco la stessa età di Michael, che però Harry sapeva essere il più giovane dei maschi Weasley. Il gruppo gli si avvicinò di corsa.

 

“Fratello ti sei salvato!” esclamò Goran sollevato “Temevamo di averti perso…”

 

Anche Harry si avvicinò all’uomo, ma quando ne distinse i tratti del volto si bloccò di colpo, spiazzato.

 

I suoi occhi non erano blu, come quelli degli altri Weasley, ma di un azzurro pallido che sfiorava il bianco, la pupilla strettissima. La sua carnagione era mortalmente bianca e il labbro superiore sporgeva in modo innaturale. Quando Caeher aprì la bocca per parlare ne rivelò il motivo. Due lunghi e sporgenti canini risaltavano sulla bianca dentatura del mago.

 

“Sono sopravvissuto...” affermò abbassando lo sguardo, come se quella fosse stata una colpa terribile.

 

Harry notò come Erik osservasse Caeher, un misto di sollievo e malcelata repulsione, sembrava quasi che stesse combattendo una lotta interiore. Harry sapeva il perché: la moglie di Erik era stata uccisa da un vampiro e il ragazzi pensò a come doveva essere dura sapere che il proprio fratello aveva assunto le sembianze del proprio nemico. Decise che più tardi si sarebbe fatto spiegare quella storia.

 

“Avrei preferito trovarti al sicuro, lontano da qui” disse Goran riponendo la bacchetta nella cintura “Hai saputo di nostro padre?”

 

Caeher annuì. Solo in quel momento Harry si accorse che il suo viso era bagnato di lacrime.

 

“Difendevamo insieme il corridoio centrale e l’entrata della cripta…” spiegò lentamente “Ma quando quei bastardi hanno appiccato l’incendio, nostro padre mi ha ordinato di salire sulla torretta e di usare la magia per arginare l’incendio. Ci ho provato, ma senza dubbio non era un fuoco comune, era stato stregato…”

 

Erik lo guardò sospettoso “Cosa stai cercando di dirci?”

 

Il vampiro sospirò tetramente “Ci è voluta tutta la concentrazione che sono riuscito a raccogliere, ma è stato molto difficile. Sono anche stato interrotto parecchie volte. Quando alla fine anche l’ultima fiamma si è spenta, sono sceso che… era troppo tardi. Non ho potuto fare più niente per aiutarlo… era troppo tardi… era troppo tardi…” ripeté scuotendo lentamente la testa.

 

Goran sembrò capire all’improvviso, perché fece un passo avanti e spostò di lato Caeher, lasciando libera la visuale sull’altare e sul corpo di Mary, adagiata sul legno annerito come se stesse dormendo, con il suo diario ancora stretto tra le mani e la Pietra Filosofale che le scintillava al collo.

 

 

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Dopo un intero giorno di furiosa cavalcata nella steppa russa, il corteo di oppritchina raggiunse un altro monastero qualche miglio prima della capitale, nel quale si fermò per far riposare i cavalli. I prigionieri e il gruppo di Vladimir si sistemò in una stanza fumosa e spartanamente ammobiliata con diversi pagliericci coperti con tela di sacco sistemati lungo le pareti, un largo focolare in un angolo e alcune panche traballanti attorno.

 

Provata da tutto quello che era accaduto in quei due giorni, Hermione crollò su uno dei giacigli e si addormentò all’istante. Ron le si sedette accanto, come a voler vegliare sul sonno dell’amica, il viso corrugato in un’espressione ostile e gli occhi vigili che osservavano ogni movimento degli oppritchina. Non si fidava comunque delle dubbie intenzioni di quegli uomini.

 

Seduto sul giaciglio vicino a loro, ogni tanto Michael si voltava verso il ragazzo e lo guardava nella speranza di potergli parlare, ma Ron si ostinava a volerlo ignorare. Era ancora profondamente in collera con Michael per il fatto che gli avesse taciuto una cosa tanto importante quanto la sua conoscenza sul destino di Ginny, ma l’uomo capiva quanto il colpo potesse essere stato duro per il ragazzo e sperava che col tempo Ron sarebbe riuscito a capire le ragioni del suo silenzio.

 

Trascorsero così qualche ora, mentre gli oppritchina si procuravano da mangiare e non appena la cena fu pronta, Michael e Ron vennero invitati a unirsi ai soldati intorno al fuoco per consumare il pasto. Hermione si svegliò qualche minuto dopo, massaggiandosi il collo anchilosato e le giunture doloranti.

 

Stava per raggiungere i suoi compagni davanti al fuoco, quando Vladimir si alzò e venne ad accovacciarsi accanto a lei.

 

“Attenta a quello che dici.” si raccomandò Michael, mentre Ron allungava il collo per seguire la scena.

 

Il capo dei soldati allungò un dito guantato per sfiorarle la cicatrice sul labbro e sussurrò qualcosa in russo.

 

Hermione sostenne il suo sguardo. Non aveva paura di lui ed era stufa marcia che la gente la trattasse come un animale al circo. Quando l’uomo abbassò la mano per accarezzarle delicatamente un seno, non mosse un muscolo. Allora Vladimir, sorridente, lasciò scivolare la mano tra le cosce, e si girò per dire qualcosa ai compagni. Michael si stava alzando e Ron assisteva furibondo alla scena.

 

All’improvviso, Hermione trasse il respiro e sputò con tutta la forza che aveva. La saliva colpì Vladimir dritto in faccia.

 

Tutti ammutolirono. Vladimir raccolse una coperta da cavallo e si pulì la faccia.

 

“E’ la prima volta che vedi una ragazza??” gli chiese Hermione tagliente “Non sai come siamo fatte??”

 

Vladimir chiese a Michael di tradurre, ma l’uomo si rifiutò.

 

“Diglielo” pretese Hermione. La sua voce fremeva d’indignazione e rimpiangeva di non poter estrarre la bacchetta per praticare l’Incanto Interpres per tradurglielo personalmente. “Traduci quello che ho detto, parola per parola!”

 

“E digli che se lo rifà l’ammazzo!” aggiunse Ron.

 

Vladimir ripeté l’ordine e Michael tradusse. L’oppritchina squadrò gelido prima Ron e poi Hermione, scoppiando subito dopo a ridere. Diede a Hermione un buffetto scherzoso, che la ragazza accolse con un’occhiataccia, poi agitò un dito scherzosamente minaccioso in direzione di Ron e uscì dalla stanza seguito da un paio dei suoi uomini. Gli altri non riuscivano a staccare gli occhi da Hermione, colpiti da tanto coraggio e sfacciataggine.

 

Quella notte, nessuno si sognò di avvicinarsi ad infastidire la ragazza.

 

 

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“Quanto dura lo sai,

la notte quando cerchi in quello che sei,

 l’amaro torna un po’, prima o poi…

[………………]

Dimmi, quel sentirsi vinti, cos’è? Sai cos’è?

Dopo tanti errori a volte guardo su,

si rimane soli prima o poi.

E pensi mentre quasi non respiri più,

l’aria tornerà prima o poi.”

 

                                               Prima o poi, Gemelli Di Versi

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Harry sedeva su una panca, accanto al fuoco che scoppiettava nel camino della casetta nella quale si erano fermati per la notte e osservava pensieroso le fiamme.

 

Lui e i fratelli Weasley si erano lasciati alle spalle le rovine del monastero di Sant’Anastasio al calare delle tenebre per permettere anche a Caeher di viaggiare allo scoperto e solo dopo aver dato una degna sepoltura ai corpi di Ignatius e di Mary Weasley nel prato dietro al Monastero. Avevano scavato due fosse profonde affinché gli animali non li disseppellissero e il cadaveri furono sepolti con due croci di legno piantati in cima alle due fosse. Era un posto bellissimo, illuminato tutto il giorno dal sole nascente, nel quale l’erba era fresca di disgelo e i fiori selvatici crescevano a profusione. Harry non riusciva a immaginarsi un posto migliore per due persone che avevano lottato fino alla fine per la giusta causa in cui credevano.

 

Erik, Goran e Eoghan erano rimasti tremendamente scossi nel vedere la loro sorellina morta e avevano pianto a lungo sul suo corpo immobile. Purtroppo un’altra consapevolezza era arrivata dopo il dolore. Se Mary era morta, allora la profezia non si era avverata, e questo significava una sola cosa: la vergine veggente era ancora in giro, da qualche parte e urgeva rintracciarla.

 

Harry lanciò un legnetto nel fuoco.

 

Tutto quel trambusto non gli aveva fatto dimenticare il perché aveva deciso di lanciarsi in quella strana avventura indietro nel tempo, ma dopo aver viso il corpo esangue di Mary, Harry si era subito ricordato le parole che Ginny gli aveva confidato dopo il suo strano sogno. Mary aveva affermato che era lei la vergine veggente che la sua famiglia aveva cercato per lungo tempo, e ormai Harry era abbastanza smaliziato da capire al volo che a quel punto le coincidenze erano troppe per negare la realtà: il fato aveva assegnato a Ginny un pesante fardello, il compito di eliminare Coldfog dalla faccia della Terra, e di questo Harry era più che sicuro. Una volta arrivato a questa conclusione, la sua mente era diventata un formicaio inarrestabile di pensieri.

 

Lanciò un altro legno nel fuoco e si sporse verso il camino, i gomiti appoggiati sulle cosce, osservando i ceppi incandescenti.

 

Ma perché il destino era stato così impietoso con loro? Perché aveva caricato dei ragazzi di così tante gravose responsabilità? Perché lui non riusciva a vedere una via d’uscita da quel gran casino? Ma soprattutto, avrebbero potuto impedire che almeno Ginny riuscisse a salvarsi dal gravoso destino al quale era stata irrimediabilmente designata?

 

“Ma non bastavo io, dannazione?” ringhiò fissando con odio il fuoco davanti a sé. “Non bastavo io a dover essere marchiato a vita da una schifosa maledizione??”

 

Le sue parole rimasero lì a mezz’aria, nell’opprimente silenzio della stanzetta affumicata.

 

Harry si ritrasse, agitato, facendo vagare lo sguardo per la stanza e tirando nervosamente i fili che pendevano dalla camicia di lana.

 

Però…

 

Però in fondo a tutto quel risentimento, sentiva che c’era anche dell’altro… una strana sensazione di sollievo, come una buona notizia dopo tanto tempo che faceva da sottofondo a quella pesante sensazione di rabbia. La sua coscienza più profonda.

 

Ora sai che non sei più il solo… adesso sai che qualcun altro è marchiato come te, vincolato da un’impietosa profezia.

 

In quel momento, la porta della stanza si aprì ed entrò Erik, stanco e sudato. Era appena tornato da una cavalcata in paese, alla ricerca di un cerusico che potesse aiutare Eoghan. Il mago si tolse il mantello e lo appesa a un gancio al muro.

 

“Maledetto freddo russo” borbottò mentre si prendeva da mangiare dalla dispensa e raggiungeva Harry davanti al fuoco “Ti stai annoiando?”

 

Harry scosse la testa “Pensavo.”

 

Erik azzannò una mela, famelico, e lo guardò con un sorriso “Sei un bravo ragazzo Harry.” inghiottì il boccone e diede subito un altro morso alla mela “Presto ci muoveremo verso Mosca, sta tranquillo. Abbiamo già incominciato a raccogliere informazioni, e se Michael e i tuoi amici mettono anche solo il naso fuori dal Cremlino, ti assicuro che lo sapremo all’istante.”

 

“Erik…” Harry esitò e lo guardò per un momento “Che mi dici di Caeher?”

 

L’uomo spostò lo sguardo verso il fuoco e finì di masticare con lentezza, senza rispondere.

 

Harry si diede mentalmente dello stronzo. Ma come gli era venuto in mente di mettere il dito nella piaga in quel modo??! Scosse la testa “Scusa, lascia stare…” ma Erik alzò un mano per zittirlo.

 

“No, non c’è nulla di male, stai tranquillo.” inghiottì l’ultimo morso di mela e lanciò il torsolo nel fuoco “E’ successo qualche anno fa, durante la stessa incursione durante la quale venne assassinata mia moglie, ricordi? Quella volta che ne abbiamo parlato, non ti raccontai per intero come andò, e a dire la verità, è stato solo grazie al sacrificio di Caeher che io adesso posso essere qui a raccontartelo.”

 

L’uomo si sistemò sulla panca, sfregandosi via il succo di mela dalle palme.

 

“Quel giorno eravamo in tanti dell’Ordine, e con me c’erano anche Michael, Eoghan e Caeher. Quando ci colse l’imboscata, Elisabeth cadde immediatamente in mano loro e il bastardo che le azzannò il collo non si preoccupò di allontanarla dal campo di battaglia, le succhiò il sangue proprio lì, davanti ai miei occhi. Quella scena mi fece letteralmente impazzire, e invece di seguire gli altri nella precipitosa ritirata in cui i vampiri ci avevano costretto, mi gettai verso di loro con la folle intenzione di ammazzarli tutti. Per fortuna, Caeher aveva visto cos’era successo e riuscì a trattenermi da quella specie di suicidio.”

 

Il volto di Erik era imperscrutabile, ma Harry sapeva quanta fatica gli stesse costando quel racconto. Rivangare i ricordi spiacevoli non era mai una bella cosa.

 

“Alla fine catturarono lui invece che me e per diversi giorni, non ricevemmo più sue notizie. Eravamo certi che fosse morto anche lui e io mi sentivo male come mai nella mia vita; mi ritenevo responsabile di tutto quello che era successo ad Elisabeth e a Caeher, e non riuscivo a darmi pace… Ma quando fummo pronti per la commemorazione ufficiale di entrambi, Caeher tornò. Purtroppo, come hai potuto vedere anche tu, non era più lui, era diventato un vampiro. Ci spiegò com’era accaduto e di com’era andata, di come nella colonia dov’era stato trascinato una giovane vampira si fosse innamorata di lui e di come gli avesse reso l’immortalità prima che venisse giustiziato.”

 

“Bè, è stato fortunato…” disse Harry di getto.

 

Erik inarcò un sopracciglio “Fortunato dici? Come ti sentiresti se restassi a guardare tutte le persone che ami invecchiare e morire mentre tu resti giovane per sempre?”

 

“Decisamente male.” rispose Harry in tutta sincerità “E come fa per il sangue?”

 

“Semplice. E’ da molto che Caeher si è abituato alla dieta animale.”

 

Harry fece una smorfia “Un po’ come andare avanti a frutta e verdura per sempre?”

 

“Sì, più o meno. Per Caeher è stata dura all’inizio. Sai, accettare di essere un vampiro quando sei tu il primo che li cacciavi non è facile, ma alla fine è riuscito superare i suoi fantasmi e ha capito come quella sua maledizione potesse essergli utile.”

 

“Ad esempio?”

 

Erik scosse la testa e gli diede una piccola pacca “Non mai incontrato una persona più curiosa!” rise mentre Harry continuava a fissarlo con avidità “Comunque, non preoccuparti, è probabile che tu lo scopra presto… anche se sinceramente io preferirei evitare…”

 

Harry aprì la bocca per domandargli il perché quando dalla porta entrò Caeher, di ritorno dal suo giro notturno. Harry cercò di fare come se nulla fosse, ma mentre lui e Erik lo salutavano, non poté evitare di guardargli i canini che sporgevano leggermente dalle labbra. Erano ancora sporchi di sangue.

 

 

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Il mattino seguente il gruppo raggiunse la strada maestra per Mosca e in poco tempo varcarono le porte della città. Ron e Hermione osservarono quanto gremita fosse ogni strada e ogni piazza che attraversavano. Nobili in vesti con gli alamari, mercanti e contadini, monaci e preti che percorrevano i numerosi ponti e le passerelle di legno sopra il fango. Le mura rosse del Cremlino incombevano su di loro. I due ragazzi distolsero lo sguardo mentre passavano davanti alla piazza della Piattaforma con i suoi patiboli e i suoi macabri moniti al popolo.

 

Una volta dentro il Cremlino, gli oppritchina avanzarono con maggior prudenza sull’acciottolato. In ogni angolo, in ogni portone e ai piedi di ogni scala stazionavano soldati in cotta di maglia e tunica azzurra e argento. Plotoni di cosacchi dal volto tartaro, duro e deciso, pattugliavano la cittadella, con i suoi padiglioni, chiese, palazzi e giardini. Su tutto aleggiava una sensazione di terrore.

 

Vladimir scortò i prigionieri in una palazzina, in una stanza al primo piano dove riposare e nella quale furono portati anche i loro bagagli, ma non le loro armi. Ron lo osservò andare via sul pianerottolo e vide due soldati di guardia in cima alle scale. Rientrò e chiuse la porta facendola sbattere.

 

“Perché non ci ammazzano??” chiese improvvisamente.

 

“Ron!” lo riprese Hermione.

 

“Cosa diavolo stanno aspettano??” ripeté Ron ignorandola.

 

“Non lo so.” rispose stancamente Michael.

 

“Cosa succederà adesso?” domandò Hermione lasciando perdere Ron.

 

“Adesso siamo nelle mani dello zar...”

 

Dopo qualche ora di attesa, Vladimir ricomparve, vestito di cotta di maglia e con la sciabola in mano.

 

“Sua altezza reale vi può ricevere” annunciò “Quando entrate, qualunque cosa stiate pensando, e questo vale soprattutto per voi due” enfatizzò puntando un dito contro Michael e Ron “mettetevi in ginocchio e inchinatevi tre volte a terra. Ingoiate l’orgoglio e un po’ di polvere.” Li squadrò per bene e fece un sorrisino “Non è un’occasione formale, i vostri abiti non troppo puliti saranno tollerati.”

 

Passando davanti a chiese e padiglioni su cui incombeva un silenzio opprimente, giunsero davanti a un palazzo sinistro, entrarono, e furono condotti in un salone lungo e buio, mentre la porta veniva violentemente richiusa alle loro spalle. Lungo le pareti erano schierati soldati vestiti di nero, ognuno con una lama sguainata. Tizzoni di pece ardevano negli incavi del soffitto.

 

Quel posto sembrava un fienile, con lunghe travi che correvano sopra le loro teste e l’unico elemento di arredo, oltre a diverse icone, era una cupa croce che pendeva dal soffitto sopra il trono di Ivan. In fondo, su una piattaforma rialzata e affiancata da due schiere di soldati, s’era un trono di pietra lavorata su cui sedeva un uomo vestito da monaco. Ai suoi piedi erano inginocchiati altri oppritchina e da dietro il trono faceva capolino un nano dai capelli gialli, vestito di stracci variopinti.

 

“Quello è Kerov, il buffone dell’imperatore, un folle santo. Ivan lo chiama la sua ‘coscienza.” bisbigliò Michael “Per l’amor del cielo, qualunque cosa facciate, cercate di non contraddire lo zar o la sua creatura.”

 

Il nano uscì allo scoperto battendo le mani. Michael, Ron e Hermione si fecero avanti, poi il buffone agitò un piccolo manganello di cuoio, guardandoli come se si aspettasse qualcosa. Michael si inginocchiò, subito imitato dagli altri due, toccando terra tre volte con la fronte. Poi Hermione si sentì strattonare per i capelli e sollevò la testa.

 

Era il nano, un essere ripugnante, con un viso deforme, un grosso naso carnoso sopra labbra tumide, capelli bisunti tinti di un giallo volgare. Era vestito di verde e marrone con stivaletti rossi ai piedi. La creatura diede un colpetto sulla testa di Hermione con il piccolo manganello e prima che lei riuscisse ad impedirglielo si chinò a baciarle la cicatrice. La ragazza fu attraversata da un brivido di disgusto.

 

“Ti prego, sorridi!” sussurrò Michael agitato.

 

Lei obbedì. Il nano sorrise a sua volta e la baciò di nuovo, poi passò a Ron, che immobile accanto all’amica, stringeva convulsamente i pugni per cercare di reprimere la rabbia che gli stava montando. Come si permetteva quel mostro di baciare Hermione??!!

 

Il nano gli si piazzò di fronte, ma il ragazzo rimase a capo chino, testardo. Kerov parve contrariato, battendo con il piede sull’impiantito fino a quando l’altro sollevò la testa. Si fissarono per qualche attimo in silenzio, poi Kerov passò a Michael.

 

Appena posò gli occhi sul mago, un’espressione di terrore gli si impresse sulla faccia. Il nano si portò una mano alla bocca, attraversò di corsa il salone e si rifugiò in un angolo a vomitare. Ivan, chino in avanti sul trono, assisteva incuriosito alla scena. Kerov tornò di corsa, ma invece di prendersela con Michael, si mise a quattro zampe come un cane e sbattendo la fronte per terra.

 

Lo zar abbaiò un ordine. Kerov fece segno ai tre ospiti di alzarsi e di portarsi ai piedi del trono. Gli oppritchina inginocchiati lì accanto non sollevarono nemmeno lo sguardo. Hermione soffocò un grido quando si accorse che non erano soldati ma ben sì cadaveri impagliati e incappucciati.

 

Ivan si sporse in avanti verso Michael e gli parlò in russo. Di tanto in tanto Michael annuiva, poi il mago cadde il ginocchio a capo chino e disse qualcosa che indusse Kerov a battere le mani. Poi si alzò e si voltò.

 

“Lo zar mi ha dato il permesso di tradurre. Alla reggia c’è anche Coldfog. Lo zar non sa che farsene di lui, ma Coldfog è stato trovato in possesso di una cassa contenente dei rotoli che allo zar sono parsi molto interessanti.” la sua voce si fece molto grave “Credo proprio che si tratti del Libro della Luce. Alcuni emissari turchi alloggiati fuori Mosca hanno chiesto che fosse rilasciato. Coldfog ha chiesto allo zar che anche noi fossimo rintracciati e consegnati ai turchi ottomani.”

 

“E Ivan?” chiese Ron.

 

“Grazie a Dio, a Ivan non piace sentirsi dire cosa deve fare. Però i turchi controllano il confine meridionale, e pare che Ivan abbia una certa paura di Coldfog, può essere che l’uomo-demone l’abbia abilmente manipolato. Alla fine Ivan deciderà tra noi e lui, immagino che Kerov sia geloso della presenza di Coldfog e dei suoi poteri. Invece al momento Ivan è più interessato a sapere perché Kerov ha baciato Hermione e s’è inchinato davanti a me.”

 

“E allora?”

 

“Gli ho detto che io sono considerato un prete gesuita e che voi due siete stati marchiati da Dio. Dovrebbe bastare a salvarci la pelle.”

 

In quel mentre un porta laterale si aprì e si richiuse. Coldfog uscì impettito dall’ombra. Era di nuovo vestito da prete, con una tonaca scura bordata di pelliccia e stivali di cuoio lucidato. Ron e Hermione notarono gli anelli che scintillavano sulle dita, forse regali dello zar. Ivan si sollevò, le mani tese in segno di saluto.

 

Il Dominus Animae sprofondò in un inchino. I capelli, la barba e i baffi erano curati, il viso sembrava più in carne, l’aspetto era quello di una persona sana e in salute. Sembrava più giovane e molto pericoloso. Fingendo di essersi accorto di loro solo in quel momento, Coldfog li salutò.

 

“Oh, Michael… Giovane cavaliere…” nella sua voce suonò una nota ironica mentre si rivolgeva a Ron e fece un sorriso più ampio per Hermione “Benvenuta a Mosca!”

 

“Lo zar sa chi sei veramente?” chiese d’un tratto Michael.

 

“Credo di sì, l’ho guarito da una febbre che gli sarebbe stata fatale. Sai, Michael, è pazzo, è assetato di sangue, ma ha paura di me. Purtroppo però i suoi consiglieri lo hanno avvertito sull’importanza della cassa che avevo con me…” il suo sguardo lampeggiò “Quel dannatissimo Libro della Luce, ma conto sul fatto che la mia influenza sia più forte della sua volontà.” trattenne una risata di scherno.

 

“Che cosa vuoi da noi?” intervenne Ron, le orecchie rosse dalla rabbia.

 

“Oh, ho chiesto allo zar di farvi tagliare la testa e infilarla in cima a un palo.” Sorrise maligno “Ma gli ho anche proposto di portarsi Hermione  a letto.”

 

Il ragazzo dimenticò ogni timore davanti all’arroganza e all’impudenza di quell’uomo malvagio. Lo zar disse qualcosa, ma Ron non ascoltò, accostò il viso a quello dello stregone, e fremendo di collera sussurrò “Un giorno, pagherai per tutto quello che hai fatto, lurido bastardo!”

 

L’imperatore disse qualcos’altro. Ron sentì sulla spalla la mano di Hermione che lo tirava da parte. Lo zar lo guardava storto, Kerov aveva un sorriso scaltro sulle labbra e annuiva adagio. Quando Ivan riprese a parlare, la sua voce divenne uno strillo, le mani gesticolanti. Puntò un dito contro Coldfog poi contro Ron.

 

“Dio aiutaci!” mormorò Michael “Dice che siete due stregoni e che vuole una dimostrazione dei vostri poteri!”

 

“Cosa??!” gemette Ron, ma non appena lo zar tacque, Kerov si fece avanti per parlare con frasi secche e stridule.

 

“Devi escogitare qualcosa” tradusse Michael con voce stanca “Qualcosa che stupisca e impressioni lo zar, ma fallo in fretta, perché Coldfog ha già accettato la sfida.”

 

“E cosa m’invento??! Io conosco solo incantesimi di difesa o di attacco!”

 

Ron non sapeva da che parte sbattere la testa. Voltò lo sguardo smarrito verso Hermione, che gli strinse il braccio con trasporto.

 

“Andiamo Ron, pensa a qualcosa che sai fare bene!”

 

Il ragazzo volse lo sguardo verso l’uomo-demone che lo fissava con dileggio. E adesso che diavolo avrebbe fatto??!

 

 

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Eccoci arrivati al 17° capitolo (-_- evitiamo le superstizioni…) e a nuovi sviluppi della storia. Ta-dan!! Ancora prove e ancora sfide, cosa combinerà Ron per fronteggiare la magia oscura di Coldfog?? ^___^ lo scoprirete presto (si spera) nel 18° capitolo intitolato “L’ombra della battaglia”.

Per coloro che seguono anche “Leave it to Harry and Ginny”(piccola pubblicità personale =P) il 5° capitolo è già quasi finito, tra poco sarà on-line anche lui!!!!

A proposito di on-line, vi piacerebbe vedere il trailer che ho creato appositamente per questa ff?? ^___^

Cliccate qui e… enjoy it!! à http://mio.discoremoto.virgilio.it/ifavolosomondodiharry4/

 

Ah, una piccola curiosità, se vi interessa (mi sono dimenticata di annotarvela l’altra volta):

 

*dlin.dlon – angolo della cultura*

 

La parte finale della formula che Mary pronuncia per scagliare su Coldfog l’arma definitiva, ovvero “sigillato con l’emblema della ruota, della chiave, del cuore, del rdo-rje è una formula vera e si trova all’interno di un antichissimo manoscritto custodito nella Biblioteca Reale di Torino e del quale ho letto su un libro intitolato “Torino città magica”. Secondo un esperto di lingua sanscrita si tratterebbe di un manoscritto tibetano risalente al quarto secolo dopo Cristo. Nel libro non si dice molto altro a proposito, ma la cosa mi ha intrigata e ho deciso di elaborarla trasformandolo nel mio ‘Libro della Luce’. Tra l’altro, un reale Libro della Luce esiterebbe veramente, però con il nome di Libro dello Splendore o “Sefer ha-zohar”, ossia il testo fondamentale della corrente mistica del cabbalismo. Esso descrive le 10 Sefirot, ossia le 10 forze divine della manifestazione divina nel creato.

 

^___________^ bè cos’altro c’è da segnalarvi? Come faccio a trovare le parole adatte per ringraziarvi per il supporto che mi date??? Non esistono, ma vorrei potervi far vedere quanto mi si riempie il cuore ogni volta che leggo i vostri commenti… Siete unici, davvero… sniff… °^__^° mi fate commuovere!! SIETE FANTASTICI!!!!

 

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MARILIA: Tesora! Aspetto con ansia il tuo preziosissimo pare con ansia!! ^_- soprattutto spero che la storia ti piaccia! Grazie per la recensione su “Senza Dubbio”, sei stata un amore!! Kissotti!

 

MARTY91: Cucciola! Che dolce che sei stata a salutarmi il giorno prima di partire!! Mi ha fatto un sacco di piacere!! Anche tu mi mancherai un sacco, ma mi raccomando, quando torni voglio un mega recensione su tutti i capitoli che ti sei persa eh! ;-P scherzo! Accidenti, direi che per il riassunto che hai fatto sul finale di BH è stato notevole… ^_- Buone vacanze bellissima, divertiti!! Baci!

 

AVANA KEDAVRA: Amoraaaaaaaaa!!! Come sono felice di emozionarti ogni volta che posto un capitolo, non sai come mi emozioni tu quando mi lasci la recensione!! ^__^ e già, per un po’ i toni saranno molto dark… ma vedrai che quei bei momentini che aspettiamo con ansia (anch’io non vedo l’ora di scriverli!!) sono alle porte!! Invece per quanto riguarda Ginny… e bè, direi che c’è poco da stare tranquilli… Un bacione Tesorina, tvtttttttttttttttb!!

 

VALE: Oh ma sei un amore! ^///^ i tuoi complimenti mi mandano letteralmente in brodo di giuggiole, e riceverli da una super critica come te il loro valore è triplicato!! Spero davvero di non deluderti mai, ma sono sicura che con quello che ho in cantiere ti piacerà! ^_- Che bello, non vedo l’ora di venire a Milano per l’incontro!! Mamma, Papà… VI PREGO!!!!! ^3^ Kissoni!!!!!

EDVIGE: Grazie carissima, i nomi (ti riferisci a Eoghan e Caeher vero?) li ho presi qua e là da storie fantasy, altri li ho proprio inventati (vedi Coldfog e Kerov =P). Presto capirai cosa voleva dire Michael, e ti assicuro che sarà momento davvero decisivo. ^_- Bacioni!

 

SATURNIA: Oh Saturnietta mia, cosa farei senza di te??! ^__^ caspita quanto entusiasmo!! ^///^ Grassssie di cuore!! (Capolavoro? Andiamo, così mi fai arrossire!!) Povera, ma dai non volevo farti piangere! Ebbene, sì lo ammetto però, anch’io non resto indifferente quando scrivo certe cose.. infatti so gi che per il finale… sniff… mi so che bisognerà che mi compri un camion di kleenex… Oops, ho detto troppo?? Niente, dimentica ciò che hai letto! ;-P no scherzo, ma ormai credo che tu ormai mi conosca, se c’è da calare la scure, purtroppo la devo far calare! E non dico altro! Bacioni Tesora, a prestissimo promesso!!

 

SUNNY: Futura mogliettina!!! My only loooove!! (Ma come??! Nd.Chris – Zitto tu! Nd.Judie) Come ogni volta la tua recensione arriva puntuale come il primo raggio di sole al mattino e mi riscalda il cuoricino!! ^__- Eh ehe eh! Ma dai, Tolkien!! ^////^ insomma… non mischiamo il sacro col profano! Però sono contenta se è davvero cosììììì!!! No, dai, veramente… grazie di cuore, lo sia che i tuoi complimenti proprio perché sono tuoi, aumentano di mille volte il loro valore! Amorina mia, mi scuso ancora per l’inconveniente di venerdì… ç__ç (*Judie si mette in castigo da sola in un angolino*) saprò farmi perdonare!! ^_- Tra l’altro, devi vedere come procede bene il lavoro della tua cognatina ^_^ sono sicura che ti piacerà! Ah, cosa più importante, mi sono dimenticata!! Ma… ma… davvero mi vuoi dedicare… quel lavoretto che… che… che… (*Judie sviene*). BACIIIIIIIIIII!!!!!!! =D

 

ELIVI: Amicissima!! Evviva sei tornata!! Ti dirò, mi sei mancata molto! Eh sì, so cosa vuol dire avere da fare fin sopra i capelli… *___* caspita, grazie sei proprio un tesoro, quello che mi scrivi mi riempie letteralmente di gioia!! Sarò ripetitiva, ma, grazie davvero!! Spero che questo capitolo sia arrivato abbastanza presto come tu speravi… adesso che si avvicina la fine, il mio cervellino sta lavorando a tutto gas su particolari della storia che rimugino da mesi e mesi! ^_^ Baciottoni immensi a una delle mie FFwriter preferite!!

 

KAHO-CHAN: Carissima, ma grazie!!! Cavolo, una dei tuoi autori preferiti… ^////^ che onore!!! E sì, il cervellino dello scrittore ha cominciato a carburare e ora va a tutto gas! ^___^ in effetti ultimamente non sono stata molto clemente con i miei personaggi, ma sai com’è, l’esigenza di copione è impietosa… ma vedrai come questi “complessi” cresceranno più si va a vanti (e vorrei ben vedere, eh! - *Judie comincia ad appendere striscioni con su scritto “Ron muoviti!!”*) Bacioni Cara!!

 

DAFFYDEBBY: Tesora, in realtà sono io che non ho parole per ringraziarti, sei veramente troppo gentile!! **^_^** D’ora in avanti spero di riuscire ad aggiornare con maggiore frequenza!!^__^ Hai ragione, le conferme sono sempre dolorose, ma purtroppo il sacrificio di Mary è parte di un preciso disegno(oddio, che paroloni fuori luogo!;-p). Divertita in vacanza? Spero di sì, io con lo studio non ce la faccio più! Baci!!

 

MARCYCAS – THE LADY OF DARKNESS: Divineeee!! Che bello trovare la vostra rensioneee!! Vi prego di perdonarmi per l’assenza delle mie, nella vostra fantastica fic, ma ultimamente ho davvero solo il tempo per i miei aggiornamenti! ç__ç Vi assicuro che però non mi sono persa nemmeno un vostro chap! (tra l’altro, bellissimo il 42°, quello dell’incontro tra i fratelli Weasley, con la fine di Rose e il ritorno di Ginny... mi sono venute le lacrime agli occhi dalla commozione!). Ora che è estate, vedrete che sfornerò gli ultimi chap di From the North Lands per poi cominciare il sequel… ^_^ sono sicura che questo gran finale sarà di vostro gradimento!! Bacioni Divine!!!

 

 

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A PRESTO!!!!!!!! 

 

*Giulia*Judie* J

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Capitolo 18
*** L'ombra della battaglia ***


Capitolo 18: L'ombra della battaglia

Capitolo 18: L’ombra della Battaglia.

 

 

Ron sentiva il sudore freddo che gli imperlava la fronte e scivolava lungo la schiena, mentre la sua mente si lambiccava alla velocità della luce.

 

Stupire lo zar… impressionarlo.

 

Studiò il volto corrucciato di Ivan. Gli occhi infossati, gli zigomi alti e il naso a becco sopra una bocca che ricordava quella di una capra, con il labbro inferiore pendulo, immobile in attesa che uno dei due facesse la prima mossa.

 

Cosa poteva meravigliare un uomo come quello?

 

Nel frattempo, William Coldfog aveva fatto un passo avanti e aveva detto qualcosa in russo. Lo zar fece un gesto rapido e si fece avanti un oppritchina che portava un tizzone ardente. Lo porse a Coldfog che lo tenne sollevato. La fiamma si spense.

 

Alcuni soldati iniziarono a ridacchiare mentre lo zar continuava ad osservare la scena da sotto le palpebre pesanti.

 

Coldofg sollevò nuovamente il tizzone e le ceneri tornarono ad ardere. Con gli occhi socchiusi sussurrò qualcosa, poi soffiò sulle ceneri da cui cominciarono a scaturire scintille che salivano come bolle di sapone restando sospese sopra le teste dei presenti. Un scintilla passò accanto a Ron e vi scorse l’immagine di un frate giustiziato, le cui labbra si muovevano come se fosse ancora vivo e imploravano pietà. Coldofg continuava a soffiare come un bambino e nuove sfere piene di sinistri riflessi si alzavano verso il soffitto.

 

Hermione assisteva attonita. Alcune bolle contavano volti che riconosceva, volti che aveva visto al Pavone Dorato, e in una scorse persino il viso esangue di Martha. Chiuse gli occhi, disgustata. Anche lo zar riconosceva alcune facce e batteva le mani tutto contento.

 

D’un tratto Coldofg lasciò cadere il tizzone per terra schiacciandolo sotto uno stivale. Le bolle si frantumarono e si sparsero in tante minuscole scintille che andarono a posarsi sul pavimento come bianchi fiocchi di cenere. Kerov, il viso deformato dall’invidia, agitò il manganello in direzione di Ron.

 

Il ragazzo ingoiò la saliva e si terse la fronte. Ok, era ora di rischiare il tutto e per tutto o sarebbero morti in quella sala. Si voltò verso Michael.

 

“Michael, ho bisogno del tuo aiuto… ti fidi di me?” l’uomo annuì debolmente e Ron prese fiato “Allora, devi tradurre in russo tutto quello che dico, d’accordo?”

 

“Va bene.” rispose Michael, anche se adesso la sua voce non suonava più tanto sicura.

 

Ron trasse un altro respiro e si sciolse le spalle “Dunque, devo stupire lo zar, sconcertarlo?” Michael tradusse.

 

Kerov annuì. Lo zar sollevò gli occhi.

 

“Qualcosa che m’incuriosisca.” disse adagio nella loro lingua.

 

“Più delle bolle di fuoco?” replicò sprezzante Ron lanciando un’occhiataccia all’uomo-demone “Vi racconterò una storia accaduta in una città della Russia…” si schiarì la voce mentre Michael traduceva a beneficio dello zar “In questa città il barbiere poteva manovrare a suo piacimento il sindaco, perciò lo costrinse a emanare un editto che vietava ai cittadini di farsi la barba o tagliarsi i capelli da soli.” proseguì Ron.

 

Sulla faccia dello zar si stampò un’espressione perplessa.

 

“Poiché in Russia nessuno è al di sopra della legge, chi faceva la barba al barbiere?”

 

Ivan si appoggiò allo schienale, sorpreso. Kerov sembrava perplesso.

 

“Lo zar vuole magie, non indovinelli!” protestò Coldofg che seguiva la scena senza capire dove volesse andare a parare quel ragazzino.

 

“E invece no!” rispose Ron acido, mentre Michael si affrettava a tradurre “Mi ha chiesto di stupirlo, di intrigarlo e io ho obbedito.”

 

Ivan abbaiò un ordine.

 

“Sua maestà vuole sapere” spiegò Kerov “Ragazzo, quale sarebbe la risposta dell’indovinello?”

 

“E’ molto semplice” rispose Ron “Il barbiere era la moglie del sindaco.”

 

Hermione trattenne il respiro. Che diavolo era saltato in mente a Ron?? Raccontare allo zar un indovinello tanto stupido! Non capiva che stava giocando con le loro vite??! Sicuramente Ron aveva imparato qualcosa su quella gente, sul loro amore per il coraggio e l’impudenza, ma sta volta era andato troppo oltre!

 

Kerov si girò verso Ivan, che gli restituì lo sguardo senza commentare. Persino Coldfog sembrava sorpreso. Poi il nano scoppiò a ridere con un sonoro nitrito, anche lo zar ebbe un mezzo sorriso e la durezza sparì dai suoi occhi e dalle labbra. Ridacchiò come una ragazzina, coprendosi la bocca con la mano. La freddura di Ron era circolata tra le guardie che adesso ridevano insieme al loro signore. Coldfog rosso di rabbia, capì che Ron si era fatto beffe di lui riuscendo al tempo stesso a rispondere alla sfida lanciata dallo zar.

 

Quando Ivan batté le mani la risata si spense di colpo. Kerov, con le spalle ancora frementi d’ilarità, strisciò dietro il trono. Ivan si girò per mormorargli qualcosa e dopo qualche secondo il nano rispose con una voce roca e raschiante.

 

Hermione provò a sussurrare qualcosa a Michael, ma il mago le fece segno di tacere. Lo zar stava ascoltando attentamente il nano, lanciando di tanto in tanto occhiate a Coldofg e a loro tre. Quando infine lo zar alzò la testa e disse qualcosa in russo. Coldfog, irritato, lanciò un’obiezione, indicando Michael. Lo zar lo zittì con un movimento brusco della mano.

 

Michael lasciò andare il fiato che aveva trattenuto “A quanto pare non stiamo per morire” spiegò “Kerov è sprofondato in una specie di trance sacra prima di dare il suo consiglio allo zar. Ivan ci trasferirà nella fortezza di Kerenska insieme al ‘prezioso scrigno’, credo intendesse il Libro della Luce. Coldofg sarà invece consegnato agli emissari ottomani. Lui ha domandato che fossimo consegnati anche noi, in quanto suoi nemici, ai boia oppure in dono all’imperatore ottomano.”

 

“Allora?” chiese Ron.

 

“Lo zar si è rifiutato, almeno per adesso.”

 

 

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“E’ stato molto, molto pericoloso.” Hermione montò a cavallo lanciando occhiate di rimprovero a Ron.

 

Vladimir li aveva accompagnati fuori della sala delle udienze, restituendo loro i mantelli e i cappelli e aggiungendo che si dovevano preparare per partire immediatamente. Il loro bagaglio avrebbe viaggiato al seguito.

 

“Pericoloso? Mi sembra di averti appena salvato la vita, nel caso tu non l’abbia notato!” rispose Ron tagliente “Pensi che anch’io non abbia avuto paura?? Cos’altro avrei dovuto fare secondo te? Di certo tu non mi hai sommerso di consigli!”

 

Michael avanzò con il cavallo tra i due ragazzi “Adesso basta litigare, non serve a niente, soprattutto ora. A Kerenska non ci sarà trucco che tenga, ci aspetta una vera discesa agli inferi.”

 

Ron gli riservò un’occhiataccia speciale. “Grazie davvero, anche tu sei di grande consolazione!”

 

Michael rispose alla sua occhiata truce spazientito “Ron, smettila di comportarti come un bambino! Lo so che puoi essere molto più maturo di quanto tu non voglia far credere. Pensi davvero che voglia spaventarvi?? Sto dicendo questo perché dovete tenervi pronti. Kereska è un grossa fortezza costruita apposta da fungere a quartier generale degli oppritchina, cosa immagini di trovarci? Giocolieri e saltimbanchi?”

 

Hermione lo guardò in apprensione “Non ci faranno del male… vero?”

 

Michael allungò una mano per accarezzarle la testa spettinata “No piccola Hermione, ma non è di loro che ci dobbiamo preoccupare.” si chinò di più abbassando il tono “Se il Libro della Luce ci segue, allora Coldfog farà altrettanto.”

 

 

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Harry si sedette sulla panca fuori dal fienile, appoggiò la tazza piena di vodka accanto a sé e alzò lo sguardo verso il cielo. Era una serata abbastanza mite per gli standard russi e la volta celeste era piena zeppa di stelle, la fresca brezza notturna solleva leggermente le pieghe del mantello che il ragazzo si stringeva addosso e lo scorrere del fiume che passava lì accanto era l’unico rumore percettibile.

 

Nell’ultima settimana giorni Harry e i tre fratelli Weasley si erano spostati di molto verso sud, non appena due giorni dopo aver lasciato il monastero di Sant’Anastasio era arrivata loro la conferma della partenza di Michael, Ron e Hermione da Mosca alla volta di Kerenska.

 

Erik e Goran avevano teorizzato che se Coldfog avesse contatto l’Imperatore Solimano appena si fosse trovato fuori dal Cremlino, le truppe ottomane ci avrebbero impiegato non meno di una decina di giorni prima di organizzarsi e di a raggiungere il quartier generale degli oppritchina. Perciò contavano di avere il tempo dalla loro, ma le difficili condizioni di Eoghan avevano rallentato di parecchio il loro cammino.

 

Le sue bendature erano costantemente chiazzate di sangue, nonostante il cerusico avesse fatto del suo meglio per fermare l’emorragia alla gamba, e Harry lo aveva sentito dire quanto le sue ferite fossero profonde e di come avessero già cominciato a infettarsi. Dopo qualche giorno, era sopraggiunta anche una febbre molto alta che lo costringeva perennemente a letto e i suoi fratelli si alternavano di continuo al suo capezzale.

 

Harry si portò la tazza alla bocca e sorseggiò la bevanda. Ora non la trovava più così disgustosa, lo aiutava a rilassarsi in quei momenti di sconforto.

 

Ad un tratto sentì dei passi avvicinarsi e vide Goran raggiungerlo seduto sulla panca. Harry lo osservò per un attimo di sottecchi, poi tornò a voltare lo sguardo avanti a sé.

 

“Bella serata, vero?” cominciò Goran lanciando a sua volta uno sguardo alle stelle.

 

“Già.” rispose Harry, tenendosi sul vago.

 

Goran estrasse dal mantello una pipa e con un tocco di bacchetta se l’accese. Harry si voltò a guardarlo, stupito.

 

“Non sapevo fumassi.” disse vedendo Goran aspirare il fumo.

 

L’uomo si voltò leggermente e indicò la tazza accanto a Harry. “E io non sapevo che tu bevessi.”

 

Il ragazzo sorrise e fece una smorfia “Non è poi così forte. L’ho diluita con del succo di limone.”

 

Goran si rimise la pipa in bocca “Io fumo solo ogni tanto. Più che altro quando ho tempo o sono particolarmente nervoso…”

 

Harry s’inumidì le labbra e si sistemò il mantello addosso. “Mi dispiace per tuo fratello. Eoghan è un tipo in gamba, spero che non gli succeda nulla.”

 

Goran rimase in silenzio continuando a sbuffare nuvolette di fumo, osservando le casette del paese poco lontano. Harry alzò nuovamente il bicchiere e bevve ancora vodka.

 

“Sai Harry, all’inizio pensavo davvero che tu e i tuoi amici foste solo dei bambocci” ammise Goran incrociando le braccia “Ma poi ho dovuto ricredermi… Ti sembrerà stupido detto così, ma in questi giorni ho avuto modo di osservarti e ho notato quanta forza d’animo ci sia dentro di te. Michael aveva ragione.” fece una pausa tirando dalla pipa “Mi spiace di averti schiantato.”

 

Harry fece un piccolo sorriso “Anch’io credevo che tu fossi solo un’idiota… e anche a me dispiace di averti dato del bastardo.”

 

I due si guardarono per un attimo, poi scoppiarono in una piccola risata.

 

Goran sporse la pipa a Harry “Hai mai provato? Dai fai un tiro.”

 

Harry scosse la testa “No grazie, odio il tabacco. Mio zio ne fumava talmente tanto che me l’ha fatto odiare.”

 

“E dai non fare il pivellino!” scherzò Goran dandogli un colpetto sulla spalla “Prova!”

 

“Ok…” si arrese il ragazzo. Prese la pipa e ne trasse un respiro. Immediatamente il fumo gli andò per traverso e Goran scoppiò a ridere.

 

“Coff… te l’avevo detto… coff coff… che non lo sopporto…” boccheggiò Harry con gli occhi che gli lacrimavano.

 

“Aspetta, adesso ti faccio vedere.” rise Goran riprendendosi la pipa “Vedi, devi aspirare tante piccole boccate, così, poi inspiri, normalmente e poi lo fai uscire, così.”

 

“Ti dico che non sono capace!”

 

“Oh andiamo, tracanni vodka come un vecchio marinaio e non riesci a fumare una pipa? Forza, fammi vedere che ci riesci!”

 

Per la seconda volta Harry prese al pipa dalle mani di Goran e aspirò dal beccuccio. Questa volta il tentativo riuscì e Harry guardò compiaciuto le piccole nuvolette di fumo bianco uscire a sbuffi dalla sue labbra.

 

Goran sorrise “Hai visto che eri capace? Adesso però ridammela, non vorrei che ti piacesse troppo e che me la finissi!” concluse facendogli l’occhiolino.

 

“Non preoccuparti, per questo non c’è pericolo. E’ vero che ognuno ha i suoi vizi, ma i miei non arrivano a tanto!” rispose Harry riprendendo il suo bicchiere e Goran si rificcò la pipa in bocca.

 

Rimasero in silenzio per qualche momento, poi l’uomo ruppe di nuovo il silenzio.

 

“Allora, questa ragazza, com’è? Carina?”

 

Harry lo guardò strano “Di che ragazza parli?”

 

“Della ragazza che volete salvare, la sorella di Ron…”

 

Harry per poco non si soffocò con la vodka che stava ancora bevendo. “P-perché me lo chiedi?”

 

Goran sorrise e si voltò per squadrarlo meglio “Per due semplici motivi. Uno, perché sei diventato del colore dei miei capelli non appena l’ho nominata, e due, perché non si affronta un viaggio del genere solo per fare un favore ad un amico.”

 

“Hermione è qui per questo…” disse in fretta Harry cercando di evitare il commento sul suo viso infiammato.

 

“Lascia che t’illumini, giovane Harry. Ron è qui per salvare sua sorella, Hermione lo ha seguito perché è evidente che non può stargli lontana e invece tu non venirmi a raccontare che sei qui solo perché li hai accompagnati, perché non ci casco.” fece un sorriso saputo “Ho passato da un pezzo la mia quarantesima estate, ma anch’io ho avuto la tua età e certe cose capisco che non si fanno solo per incoscienza… c’è anche qualcos’altro, dico bene?”

 

Questa volta il buio della notte non servì a nascondere l’imbarazzo che traspariva dal tono di Harry.

 

“I-io non lo so. Però sì… lei è carina.” sorrise più largamente “Molto carina.”

 

“Lo sospettavo… continua, dai.”

 

“Lei, ecco… lei è una vera Weasley, capelli rossi e due occhi di un blu incredibilmente espressivo… poi è sempre ottimista, è molto dolce, comprensiva… e ultimamente sembrava davvero l’unica che potesse realmente capirmi.”

 

Goran gli rivolse un sguardo complice e ridacchiò piano, dandogli un altro colpetto sulla spalla. “Allora vedi? Avevo ragione.”

 

Harry sorrise di nuovo e abbassò la testa, ma non fece in tempo a ribattere che Erik li raggiunse di corsa.

 

“Goran!!” Sembrava tremendamente sconvolto.

 

Lui e Harry scattarono in piedi non appena Erik li raggiunse.

 

“Goran… si tratta di Eoghan. Vieni, sbrigati!”

 

Harry restò immobile e guardò i due fratelli allontanarsi di corsa verso la baracca presso la quale Eoghan riposava. Quel momento di tranquilla spensieratezza era durato così poco…

 

Anche se Erik non aveva detto nulla, Harry sapeva che Eoghan li stava per lasciare. L’aveva letto nei suoi occhi angosciati, un’altra vittima di William Coldfog veniva mietuta…

 

Ma quello che Harry non si aspettava, era che di lì a poco sarebbe arrivati anche Caeher, portatore di un’altra terribile notizia: le truppe ottomane avevano superato il confine russo. La battaglia incombeva e la morte stendeva i suoi insidiosi tentacoli su tutti loro.

 

 

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La fortezza di Kerenska sorgeva su un promontorio non molto lontano dal confine russo-turco. Era una costruzione massiccia e inespugnabile per il quale lo zar Ivan non aveva badato a spese. La terra attorno alla fortezza era una steppa aperta usata come pascolo dagli abitanti dei villaggi che costellavano la piana attorno alla fortezza. A sud la terra scivolava verso il fiume che segnava il confine mentre a nord e a est era cintata dall’orlo scuro delle foreste.

 

Ron e Hermione furono stregati da quel posto incontaminato, che dopo una settimana di viaggio si era presentato ai loro occhi, con la possente sagoma di Kerenska che sovrastava ogni cosa. Il convoglio al seguito del quale avevano viaggiato superò il ponte lavatoio che sovrastava il fossato ed entrarono nel complesso, che comprendeva magazzini, baracche, carceri e una possente cittadella in muratura che in quel momento brulicava di servi che portavano cavalli e spingevano carretti.

 

Ad un tratto in mezzo alla confusione si levò un grido. Ron e Hermione si voltarono di scatto e alla fioca luce delle torce cedettero di vedere un enorme cane, sbucato da dietro una stalla, lanciarsi all’inseguimento di uno stalliere che sanguinava da una ferita al collo. Quando l’animale si fermò e si sollevò sulle zampe posteriori, capirono che si trattava di un giovane orso bruno. Lo stalliere fu portato via dai compagni, uno dei quali si fece avanti con un bastone per scacciare la belva. Gli oppritchina rimasero a godersi la scena, sghignazzando e senza muovere un dito.

 

“Dannazione, ma che razza di posto è questo??!” esclamò Ron spaventato.

 

“Quello stalliere è stato fortunato” rispose piano Michael “Quell’orso è solo un cucciolo. Qui permettono alle bestie di andare in giro libere, ma se eviterete di infastidirle starete al sicuro.”

 

L’orso si lasciò cadere sulle quattro zampe e se andò.

 

A capo del gruppo, Vladimir fece un passo avanti schioccando le dita. Michael, Ron e Hermione furono accompagnati dentro il mastio di pietra, su per una stretta scala a chiocciola che sbucava in una stanzetta in cima alla torre. Un ambiente gelido e buio, in cui la luce filtrava attraverso un’unica finestra senza vetri e il mobilio era ridotto al minimo: tre brandine su cui erano state gettate delle coperte, un tavolo con una brocca d’acqua per lavarsi, qualche sgabello, una panca e dei pioli sulla porta per appendere gli abiti.

 

Hermione si avvicinò alla finestra e guardò di sotto. Erano molto in alto e la vista dava direttamente sul fossato davanti al portone principale. Si allontanò e si sedette sulla sua branda.

 

“Chissà dov’è Harry…” disse piano.

 

“Stai tranquilla, è con Erik e Goran.” le rispose Ron sedendosi accanto a lei “Vedrai che non gli succederà nulla. Sono sicuro che presto lo rivedremo.”

 

Hermione annuì, lo sguardo perso nel vuoto di fronte a sé, poi si prese al testa tra le mani, in preda allo sconforto “Ma cosa ci facciamo noi qui?” sussurrò con la voce rotta “E’ così frustrante restare bloccati come animali tenuti in gabbia in mezzo a dei pazzi assassini!”

 

Ron le passò un braccio intorno alle spalle “Andiamo Hermione, vedrai che ci tireremo fuori anche da questa situazione” disse accarezzandole la testa nel tentativo di consolarla “Magari riusciremo anche a scappare…”

 

“Per favore, fai attenzione a quello che dici.” lo ammonì Michael “La prigione di Colchester potrebbe non essere l’unica provvista di fori per spiare.”

 

“Allora siamo prigionieri?” chiese Hermione a voce bassa.

 

“Dipende solo da Ivan, e forse da Vladimir.” Il mago si sedette su uno sgabello accanto alla brandina. “Ogni giorno potrebbe essere l’ultimo.”

 

“Potresti smetterla di sommergerci di ottimismo??” rispose Ron in tono aggressivo “Non vedi che è già abbastanza spaventata??!”

 

A quelle parole, Michael si alzò di scatto e afferrando Ron per un braccio, lo costrinse a fare lo stesso.

 

“Andiamo Ron, dammi un pugno.” disse facendogli segno di avvicinarsi “Su, spaccami la faccia!”

 

Il ragazzo lo guardò furibondo e confuso allo stesso tempo, ma non mosse un muscolo.

 

“Coraggio, fallo! Colpiscimi!!”

 

“No!” rispose Ron con veemenza.

 

“Michael basta...” provò Hermione con la voce che le tremava, ma questa volta Michael era davvero arrabbiato.

 

“AVANTI!!!” urlò lui fissando Ron negli occhi “Così forse dopo ti sentirai meglio!!!”

 

“Non voglio colpirti!”

 

“E allora cosa vuoi??! Non è questo che aspetti da quando abbiamo lasciato Sant’Anastasio?? Non è questo che vuoi da quando hai saputo al verità??!! Perché non c’è modo per cambiare quello che è successo e tu devi fartene una ragione!! Tua sorella dovrà accettare quello che le aspetta come mia sorella ha fatto prima di lei, e tu devi capire che certe cose non si possono cambiare!! Ma se invece pensi che sfogarti su di me possa cambiare queste cose, allora fallo! Ammazzami di botte, sfoga la tua rabbia, ma questo non cambierà nulla e te ne accorgerai, maledizione!!”

 

“Michael!” urlò Hermione, ormai sull’orlo delle lacrime.

 

“Tua sorella è condannata comunque al suo destino e odiarmi non cambierà le cose!” continuò Michael “Perciò, o resti un bambino e sfoghi il tuo rancore, o accetti la realtà e ti decidi a crescere, perché io non riesco più a sopportare questa situazione!!”

 

Ron continuò a fissare Michael negli occhi, ma capiva che quello che lui gli stava urlando in faccia era vero. Si allontanò di un passo, senza tuttavia abbassare lo sguardo.

 

Michael continuò a guardarlo fisso, il petto che si alzava e si abbassava furiosamente, poi anche lui fece marcia indietro, infilò la porta e uscì sbattendola.

 

“E adesso dove va?” disse Hermione esasperata voltandosi verso Ron, ma il ragazzo si era già buttato sulla sua branda, dandole le spalle.

 

Nei giorni successivi, Michael vietò loro qualsiasi commento sulla situazione, ma anzi lodando ad spesso e ad alta voce l’ospitalità dei russi. Avevano il permesso di uscire dalla loro stanza, ma non dal mastio. Il cibo e le bevande gli arrivavano direttamente dalle cucine e potevano visitare le latrine non più di due volte al giorno. Ogni tanto Ron coglieva Michael intento ad scrutarlo e lo sentiva spesso borbottare in quella lingua strana di cui non si capiva una parola.

 

Nel frattempo, guardandosi attorno i due ragazzi avevano notato di quanti soldati fosse composta la guarnigione di Kerenska. Soprattutto oppritchina, cavalleggeri, fanti e artiglieri, tagliagole incalliti che al loro passaggio si lanciavano occhiate d’intesa borbottando nella loro lingua. Tuttavia, Ron e Hermione erano trattati con rispetto, almeno quanto Michael, che si univa ai soldati sul campo di Marte. In seguito, i due ragazzi si accorsero che lui e Vladimir erano diventati amici e che spesso si appartavano a discutere. Inoltre ultimamente il mago era spesso nervoso, sempre sulle sue, al limite della maleducazione.

 

Ron e Hermione, preoccupati, si domandavano quali manovre stesse macchinando Michael, ma simili apprensioni erano nulla a confronto dell’orrore che li circondava.

 

Vladimir amministrava la giustizia di Kereska in maniera turpe e violenta, alla quale Michael, Ron e Hermione erano spesso invitati ad assistere. Venivano svegliati alle tre del mattino per un mattinale che si protraeva fino all’alba e al quale facevano seguito i processi a tutti coloro che avevano offeso lo zar. I tre assistevano attoniti la processione degli sventurati che venivano presi a calci e a pugni finché non giacevano a terra, immobili senza vita. Altri venivano trascinati sulla spianata delle esecuzioni, che erano varie e fantasiose. L’impiccagione era la più banale. La sera il capo degli oppritchina scendeva nelle segrete per assistere e talvolta partecipare alle torture inflitte ai prigionieri.

 

Hermione trovava difficile anche accettare orrori del genere, gli spargimenti di sangue per amore del sangue, le urla e i lamenti, le macabre esecuzioni e le tremende torture. A volte vedeva Ron, seduto in un angolo della stanza, gli occhi persi nel vuoto e sapeva che quel delirio gli faceva tornare in mente quello che aveva subito nella prigione di Colchester. In quei momenti Hermione non poteva fare altro che sedersi accanto a lui e abbracciarlo in silenzio, mentre di notte invece, era lei che si alzava per infilarsi nel letto del suo amico, che la tranquillizzava accarezzandole i capelli.

 

Poi, un pomeriggio, circa una settimana dopo il loro arrivo a Kerenska, Michael sparì. Temendo che gli fosse successo qualcosa, Hermione ignorò i moniti di Ron e iniziò a cercarlo per il mastio. Ormai aveva fatto abitudine agli enormi orsi in libertà. Erano lautamente rifocillati degli avanzi dei banchetti e non davano fastidio agli oppritchina a meno che non fossero provocati.

 

Girovagando, Hermione giunse davanti a una porticina che si aprì da sola, facendo entrare una scheggia di sole. Sollevata, la ragazza uscì su una passerella di legno che a tre metri di altezza da terra conduceva ad un’altra porticina. Esitò un istante e in quel mentre il battente alle sue spalle si chiuse con fracasso. Allora inizio a spingere contro il legno, ma la porta non voleva saperne di aprirsi.

 

Un’orsa bruna che dormicchiava sotto la passerella con il suo cucciolo si rizzò in piedi, sferzando l’aria con gli artigli e ruggendo la sua rabbia per l’intrusione e la possibile minaccia. Hermione l’ignorò, sapendo che non poteva raggiungerla e avanzò lungo il ponte d’assi sconnesse. Quando giunse alla porta opposta, fece per aprirla ma scoprì che anche quella era chiusa a chiave. Soltanto allora notò che le corde che assicuravano la passerella ai ganci conficcati nelle mura erano sottili e sfilacciate. Mentre ritornava sui suoi passi, una corda cedette facendo ondeggiare pericolosamente il ponticello.

 

Hermione lanciò un urlo, l’orsa attaccò e la passerella si abbatté nel fango.

 

Dopo un attimo di smarrimento, la ragazza si districò dalle corde e dalle assi del ponticello e si tirò subito in piedi, le gambe che le tremavano. Cominciò a frugare freneticamente alla ricerca della sua bacchetta, mentre la sagoma nera avanzava minacciosa verso di lei. La sua presa però, resa scivolosa dal fango e insicura dal terrore che l’attanagliava, venne meno e la bacchetta che aveva appena afferrato cadde nel fango ai suoi piedi.

 

Intanto l’orsa era sempre più vicina, la testa tozza, gli occhi lampeggianti, le labbra ritratte sopra i banchi denti scheggiati, gli artigli protesi. A un tratto, come indecisa sul da farsi, la belva si bloccò, per ripartire subito dopo alla carica, fra gli alti schizzi di fango.

 

Hermione lanciò un grido e in quel mentre, una delle due porte si spalancò. Era Ron, seguito da due oppritchina. Evidentemente lui l’aveva seguita, fiutando il pericolo.

 

“Hermione!!” il ragazzo si voltò verso i due soldati “Fate qualcosa, per l’amor di Dio, quell’orsa la ucciderà!!” ma i due uomini scossero il capo. Allora Ron afferrò una delle loro lance e saltò giù, sperando che quello che Michael e gli altri gli avevano insegnato a Owpeln Grance fosse servito in quella situazione.

 

L’orsa arretrò sotto i colpi serrati di Ron, e Hermione ne approfittò per raggiungerlo, incespicando nella fanghiglia.

 

“Non svenire! Ti prego Hermione, tieni duro!” gridò lui vedendola malferma sulle gambe tremanti.

 

Adesso l’orsa era confusa, più spaventata che infuriata. Il suo cucciolo era al sicuro e i due estranei stavano arretrando verso la porta. L’animale lanciò un ultimo ruggito di sfida prima di allontanarsi mentre un oppritchina aiutava Hermione e Ron a issarsi sul cornicione. I russi erano visibilmente impressionati dal coraggio dimostrato da Ron. Uno di loro regalò persino un pugnale al ragazzo, consigliandogli di nasconderlo sotto la camicia.

 

Hermione aveva le vertigini. Ron l’accompagnò nella loro stanza, mentre lei teneva il suo viso affondato nella sua camicia. Si domandava se l’incontro con l’orsa fosse stato un sogno. Era tutto così pazzesco, tutto così assurdo, ma i tagli sulle mani e sul suo viso, i lividi e i vestiti imbrattati di fango la riportarono alla realtà. Si rannicchiò sul suo letto e nascose il viso tra le mani. Non riusciva a smettere di tremare. Gli sembrava che ormai la sua vita non gli appartenesse più e che fosse in balia degli eventi.

 

Ron le si sedette accanto con uno straccio umido in mano e cercò di ripulirla, ma Hermione non voleva saperne di muoversi.

 

“Hermione?” Ron cercò di smuoverla, ma non ricevette risposta “Hermione, almeno dimmi se stai bene…”

 

La ragazza scosse la testa e scoprì piano gli occhi carichi di lacrime.

 

“E’ un incubo Ron… è tutto un incubo…” le lacrime cominciarono a scorrerle sulle guance “Non ce la faccio più! Non usciremo mai da qui! Saremo prigionieri per sempre, non rivedremo più Harry, non rivedremo più Ginny, non rivedremo più i nostri genitori!!!” adesso la ragazza stava urlando e le lacrime le schizzavano dagli occhi.

 

“Hermione, calmati…” Ron cercò di prenderle le mani come aveva fatto tante volte in quei giorni, per tranquillizzarla, ma questa volta lei non gli diede retta, divincolandosi e alzandosi in piedi.

 

“Moriremo Ron! Moriremo dimenticati qui dentro, o forse ci uccideranno loro! Michael ci abbandonati e noi non torneremo mai indietro a casa nostra!!”

 

Ron si alzò a sua volta, cercando di farla ragionare “Adesso basta, noi non…” ma la ragazza non accennava a calmarsi.

 

“NO!! ORMAI SIAMO CONDANNATI!!!”

 

ASCOLTAMI DANNAZIONE!!!” urlò il ragazzo cercando di sovrastare i suoi singhiozzi e bloccandole le braccia con forza “Ascoltami!!”

 

“Ron io non voglio morire…” gemette lei, lasciandosi scivolare a terra senza riuscire ad arrestare il pianto.

 

Lui le si inginocchiò davanti e le prese il viso tra le mani guardandola fissa.

 

“Hermione, noi non moriremo, hai capito?” le sussurrò con dolcezza “Ci sono qui io e non permetterò che nessuno ti faccia del male, va bene?” lei ebbe un sussulto, ma Ron la tenne ben salda “Te lo giuro su qualsiasi cosa ho di più caro, nessuno ti farà del male…” le accarezzò piano una guancia e le asciugò le lacrime che però continuavano ad uscire dai suoi occhi stanchi e terrorizzati.

 

“Io ci ho provato…” ansimò Hermione “Ho provato ad essere forte, ma mi sembra tutto così pazzesco… così senza speranza…”

 

Ron sapeva che però quello che Hermione diceva era la verità. Non poteva immaginare cosa ne sarebbe stato di loro, e come aveva detto Michael, ogni giorno sarebbe potuto essere l’ultimo. Si era sempre fatto coraggio, pensando in positivo e continuando a sperare, ma vedere Hermione così disperata gli era insopportabile e le sue sicurezze avevano cominciato a vacillare.

 

Continuò ad accarezzarla, mentre le lacrime pungevano anche nei suoi occhi.

 

“Hermione devi resistere, ti supplico… Harry è là fuori a rischiare la vita quanto noi, e ho talmente tanta paura per lui che non voglio nemmeno pensarci. Tu sei la sola che mi spinge ad andare avanti e a credere che forse, abbiamo ancora una speranza per salvare Ginny… Dobbiamo farci forza, tutti e due, ma dobbiamo farlo adesso, insieme, perché se tu ti arrendi… io non posso farcela da solo... Non ne ho la forza, perché la mia forza sei tu…”

 

Hermione continuò a guardarlo, colpita nel cuore da quelle parole, mentre il suo respiro affannoso si regolarizzava e i singulti si calmavano.

 

Ron appoggiò la sua fronte contro quella di Hermione e chiuse gli occhi, pensando che ormai non sentiva più nulla del suo corpo, percependo solo il battito del suo cuore in sincronia con quello di lei, e si rese conto che se voleva farle capire quanto fosse importante per lui, quello era il momento.

 

“Non sarai sola… non lo sarai mai… mai…” alzò il mento e appoggiò le labbra sulle sue. Prima piano, con dolcezza, poi sempre più intensamente, aumentando la profondità di quel bacio, perché sentiva che se l’avesse lasciata, l’avrebbe persa per sempre, facendola crollare nel baratro profondo della paura.

 

Hermione rispose a quel bacio con slancio e ci si aggrappò come se fosse l’unica certezza che gli restava. Passò le braccia dietro al collo di Ron e lo strinse con tutta la sua forza. Desiderava fondersi con lui, diventare una cosa sola. Le sembrava di rinascere mentre Ron le passava una mano dietro al nuca e l’attirava a sé, in quell’abbraccio pieno di desiderio. Non voleva sentire più nulla se non le mani di lui che le accarezzavano il corpo e cercò di fargli capire quanto forte fosse il suo bisogno di sentirlo vicino… vicino… sempre più vicino…

 

Si fece accompagnare sulla branda, lasciò che le sue mani le sfilassero i vestiti mentre lei faceva lo stesso con quelli di lui, stringendolo e baciandolo, accarezzandolo e di nuovo baciandolo. Nei gesti che seguirono si dissero tutto quello che avevano taciuto per anni, che non sarebbero mai stati soli perché si appartenevano, l’uno all’altra, e ogni carezza, ogni sguardo, ogni sospiro era carico di mille parole mai dette, di coraggio, di conforto, di speranza. Permisero ai loro cuori di guidarli attraverso quell’esperienza così profonda, e per quel breve momento di gioia che li unì sia nell’anima che nel corpo, dimenticarono la paura, l’orrore e la disperazione di tutto ciò che li circondava.

 

*********


”Please don't be afraid...
When the darkness fades away
the dawn will break the silence
screaming in our hearts.
My love for you still grows,
this I do for you
before I try to fight the truth my final time...

 

Lying beside you,
listening to you breathe,
the life that flows inside of you

burns inside of me.
Hold and speak to me
of love without a sound,
tell me you will live through this
and I will die for you.
Cast me not away,
say you'll be with me,
for I know... I cannot bear it all alone.

- You're not alone, honey... never... never -”

 

                                          Understanding, Evanescence.

 

 

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*_______________*

(e come scriverebbe Sunny: *palloncini, stelle filanti, coriandoli e trombette*)

Evviva!!!!! Ron e Hermione si sono dati!!!!!!!

^_____^ Wow ragazzi, quanto mi è piaciuto scrivere questo capitolo!! Direi che è stato il mio preferito in assoluto!!

In più, anche qualcun altro è riuscito a grattare via la ruggine dal cervello, guardarsi un po’ dentro e capire perché ha deciso di andarsi quasi a farsi ammazzare nel Medioevo! (vero Harry??!!).

Allora, questa volta voglio proprio sapere che ne pensate, anche per il fatto che Ron e Herm si sono spinti così in là. A dir la verità sono stata indecisa fino alla fine se farli fare ‘quello che hanno fatto’ oppure no (non saprei se definirlo sesso o amore… che dite?). Non volevo finire nello scontato e nel forzato, ma poi ho riletto tutto per bene e sono giunta alla conclusione che sia stata un’azione più che comprensibile, soprattutto per due persone che si trovano completamente sole in un posto che è loro totalmente estraneo, e l’unica cosa che hanno è il conforto l’una dell’altra.

Cmq, la prima parte sta volgendo al termine (penso ve ne siate accorti^^) ancora un paio di chap e poi potrò mettere il mio primo ‘The End’, ma vi assicuro che chiuderemo in bellezza, parola mia!

Ultima segnalazione:

^______^ La mia adoratissssssssssima (e geniale, oserei aggiungere) sorellina – alias NoNnY88 per chi bazzicasse nella sezione ‘Originali’ dell’EFP - ha confezionato per “From the Noth Lands” un trailer a dir poco strabiliante **^__^** che vi segnalo subitissimo se avete piacere di vederlo! A me è piaciuto un sacco e me lo sono guardato almeno 200 volte di seguito, anche perché ha indovinato molto del finale di questa prima parte della FF! A vederlo mi sono venuti i brividi!! ^__^

Lo trovate quià http://mio.discoremoto.virgilio.it/becoming_heroes

 

Passando ai vostri commenti, un grazie immenso come l’oceano a tutti voi che mi avete lasciato le vostre adorabili recensioni! Un BIG THANKS va anche a quelli che leggono e basta, è ovvio, ma agli altri qualcosina in più perché i loro commenti sono davvero utili(e mi riempiono di buon umore!!).

____________________________________________________________

 

MARCYCAS – THE LADY OF DARKNESS: Tesore mie!!! Beate voi che vi dileguate in vacanze per ben tre mesi!!! °ç° *invidia lercia* In questo chap Harry ha avuto la possibilità di guardarsi un po’ dentro, spero che la sua apparizione si stata di vostro sommo gradimento!! ^_^ Ad ogni modo il nostro caro Sfregiato avrà modo di mettere in bella mostra il suo famoso coraggio! ;-p Lady, scommetto che adesso ti sta simpatico anche Vladimir, eh?? ^_- tornate presto che se no mi mancate troppoooooo!! Kisses!!!

 

SUNNY: Adorata sposina mia!! E anche a sto giro ti ho pensata… un bell’aggiornamento scaramantico non fa mai male, né? ;-p Allora, oltre gli striscioni vogliamo tirare fuori anche le trombe da stadio per i due scalmanati-innamorati?^^ Cavoli (come direbbe il caro Ron), davvero un libricino?? *_____* glip!! Ma tu sei matta!! Davvero no merito tanto , soprattutto da parte tua!! Scherzi a parte, wow… sono davvero onorata °^_^° sul serio!! Altro che ‘Redbull ti mette le ali’! Carinissimo il mega abbraccio formato Famiglia Orsi per la cognatina, che ha gradito tantissimo e ricambia alla stra grande!! Ribadisco che sono felicissima che la storia ti piaccia e che sono riuscita a dare un po’ di corpo ai miei personaggi inventati =D per me è un’immensa conquista! Spero di essere stata abbastanza tempestiva nell’aggiornare, non voglio averti sulla coscienza… potrebbe essermi fatale! ^______^ tvttttttttttttttttb!!! Bacioooo!

 

DAFFYDEBBY: Adorata ^__^ *mille inchini* Graaaazie di tutto!! Hai visto che finalmente Mr.Ronnie ha liberato gli ormoni e ha dato sfogo ai suoi istinti (Era ora! Ancora un po’ e prendevo la pensione! è_é Nd.Hermione)(-_-‘’ Ehm, come scusa??Nd.Ron). Piaciuta la soluzione alla sfida? ^_^ in fondo Ron è divertente dentro, l’ilarità è la sua arma segreta!! Un bacione immenso!

 

DOROTHEA: Figurati cara, non preoccuparti, sono cosa vuol dire quando gli esami incalzano e tu non poi dire di no! ç___ç Grazie mille, non smetterò mai di apprezzare i tuoi preziosissimi commenti e mi auguro anche che il finale del chap sia stato di tuo gradimento! Eheheh!! My Darling aspetto con ansia anche un tuo aggiornamento!! Un mega kissottone, a presto!!!

 

AVANA KEDAVRA: Adorataaaa!!! Come va nella nostra cara campagna torinese, assolata e caldissima?? ^_^ Hai visto che ho trovato il modo per allietarti la giornata?? (si spera!^o^) Visto che Harry non la dimentica mai la sua adorata (prometto solennemente grandi momenti tenerosi per i tuoi due ciccy adorati! ^_-) tranquilla niente scherzi per Gingin! Purtroppo, come avrai capito, più un personaggio mi piace, più gliene faccio passare… un po’ sadica dici? ^^ Cmq nel prox chap tocca a Harry passare sotto i miei ferri… ma ne lascerò quanto basta pe ril gran finale, tranquilla!! ^3^ bacioni tesorina, tvttttttttttb!! PS. Spero di risentirti presto!!(gli esami si avvicinano… ç__ç sigh!!!).

 

EDVIGE: Tesora, purtroppo ammetto che andando avanti un po’ di sadismo mi assale… ma prometto che non li terrò a lungo separati (due si sono già riuniti.. mooolto da vicino!^///^). Piaciuto Ron in versione cabarettistica?? ^__^ W i senso dell’umorismo! Kiss!!!

 

VALE: Amorina mia!! ç___ç sob quanto mi è dispiaciuto non essere potuta venire  aMilano a trovarvi!!! T_T buuuh!! Papy cattivo!! Or aci siamo aggiustati (ho preso 29 all’esame, tiè!) e direi che il minimo per scusarsi è farmi venire di corsa a trovarvi non appena ce ne sarà di nuovo l’occasione! Nuuu, anche il pic nic mi sono persa!! (pesa che il castello Sforzesco non l’ho mai visto, sigh!!). Sì, hai tremendamente ragione, adoro scrivere e mi fa un immenso piacere che i risultati si vedano! ^___^ Piaciuto anche questo chap?? Spero di sì, ti aspett aun finale carico si suspence!! (sinceramente, ci rimugino su da mesi! ^^) Baciotti!!!

 

SATURNIA: Che tesora!! Grazie mille di avermi avvisata della tua assenza! In effetti credo che andrò un po’ in crisi di astinenza, ma se si tratta di una decina di gg farò il possibile per resistere e aspettarti!! ^___^ Allora, allora, allora… questa passione sommersa che è eruttata è stata di tuo gradimento?? ^_- Spero di sì, anche devo dire che per questa decisione, la tua recensione mi è stata di grande aiuto! Cmq grazie davvero infinite per tutte le cose stupende che mi dici, davvero mi fai un grande onore perché le sento vere e la cosa mi fa troppo felice!! Wow, sono contenta che il personaggio di Caeher ti abbia colpita. Ad essere sincera è stata un’idea dell’ultimo minuto, ma adesso mi piacerebbe esplorarlo un po’ più a fondo… cmq ti assicuro che avrà un ruolo abbastanza importante.. e non solo adesso(non posso dire altroooo!!^^). Che dire-… non ti resta altro che seguirmi! :-p (e mi impegno a non diventare troppo cruenta, ok…^^) Baciottiiiii!!!

 

KAHO-CHAN: Ehi grazie mille per l’avviso carissima!! ^__^ Mi fa sempre molto piacere che mi teniate aggiornata sui vostri movimenti, così se non dovessi leggervi per un po’ non cadrei in paranoia!(tipo – oddio, ho scritto qualcosa di male??!! O.O) Sono molto contenta che la tua amica abbia partecipato al commento! Grazie di cuore ad entrambe! Tranquilla, prometto che non torturerò altre il dovuto i nostri cari Harry/Ron/Herm, mi servo intatti fino alla fine!!=D E ho anche fatto un favorone a quel testa dur adi Ron! (Grazie, ma con i miei tempi ce l’avrei fatta anche da solo!Nd.Ron)(See… quando eravamo tutt’e due in pensione! -_-‘Nd.Herm). Scherzi a parte, piacito il chap?? Il gran finale sta arrivando e prometto scintille!! Baciiiii!

 

ELIVI: Tranquilla, non c’è bisogno di essere ripetitiva, anche solo leggere il tuo nome tra i recensori è un immenso onore e mi riempie di gioia, ma soprattutto… che mi dici del finale del chap?? ^_^ E sei d’accordo con me che la grande dote di Ron è il suo senso dell’humor? ;-p Baciotti, tvttttb!!

 

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Ovviamente aspetto i vostri commentini, come sempre graditissimissimissimi, anche da parte di tutti coloro che leggeranno il chap a estate finita… #____# (beati voi, super vacanzieri… quanto v’invidio!!!). E grazie mille in super anticipo!!!!!!

 

A presto!!

 

*Giulia*Judie* J

 

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Capitolo 19
*** Non ho più paura ***


Capitolo 19: Non ho più paura

Questo capitolo è totalmente dedicato ad AvaNa Kedavra ed ad Alyssa, per avermi pazientemente riassunto “Harry Potter and the Half-blood Prince” in italiano e a Sunny per aver sopportato le mie isteriche mail a riguardo… *^__^* Grazie di cuore, senza di voi sarei morta… vi adoro!!

 

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Capitolo 19: Non ho più paura

 

 

“Ti ha amato attraverso giorni

di buona fortuna e di festa,

 ti ho amato attraverso giorni

 di mare agitato e tempesta,

 ti ho amato per quando mi hai preso

 e portato vicino a una stella,

 e per quando mi hai preso per mano

 e tenuto coi piedi per terra,

coi piedi per terra...”

 

                                     Coi piedi per terra, Modena City Ramblers

 

****************

 

Per due giorni, Ron e Hermione non si mossero di un solo passo dal torrione, concentrati solamente su loro stessi. Non c’erano più nemici da battere, non c’erano più battaglie da evitare, solo loro due. Non parlarono mai direttamente del gesto che li aveva portati a quella complicità così diversa da quella tra due semplici amici, accettandola silenziosamente e crogiolandosi nella gioia che gli dava.

 

Nel frattempo, in attesa che qualcosa accadesse, si sforzavano di mantenere alto il morale e un paio di volte si ritrovarono anche a ridere ricordando numerosi episodi divertenti di Hogwarts. Poi, inevitabilmente, il discorso cadeva su Michael.

 

“Dici che abbiamo sbagliato a fidarci di lui?” chiese una volta Ron, seduto sulla brandina e con la schiena appoggiata al muro, intento ad accarezzare i capelli di Hermione che teneva la testa appoggiata sulla sua spalla.

 

“No, ma ho davvero paura che gli sia successo qualcosa…” la ragazza si strinse nelle spalle “Forse c’entra Coldfog, o forse gli oppritchina gli hanno fatto qualcosa.”

 

“Pensi che possa essere morto?”

 

Hermione scosse piano la testa “Non lo so… ma non credo. E’ come se Michael avesse sette vite come i gatti.”

 

Ron la guardò incuriosito “Che intendi dire?”

 

“E’ una cosa che io e Harry abbiamo inavvertitamente sentito dire da Clemence, prima di partire da Owpeln Grance. Lei ha parlato di uno scontro che Michael e Coldfog avevano avuto in Italia, alle porte di Roma. Da quanto ho sentito, Michael è stato creduto morto per un certo periodo di tempo, in quanto pare che Coldofg l’avesse spinto giù da una rupe.”

 

“Vuoi dire che è stato ritrovato mezzo morto?”

 

“Non saprei, però da quanto ho capito, nessuno ha avuto sue notizie per un po’. Alla fine però si è scoperto che Michael era riuscito a cavarsela, anche se non si è mai saputo come.” Hermione si sistemò seduta meglio “Però è strano, non trovi? Quanta gente può sopravvivere cadendo da un burrone?” sospirò pensierosa “Chissà com’è andata veramente…”

 

“Forse si è salvato usando la magia.”

 

“Già, forse…” la ragazza sollevò distrattamente una delle ciocche ondulate che le ricadeva sulle spalle e la studiò con aria critica “Ron, non ti sembra che i miei capelli siano ricresciuti davvero male?”

 

Ron rise, colpito dall’assurdità di quella domanda “Ovvero?”

 

“Ma sì, guarda! Le ciocche di destra sono più corte di quelle di sinistra…” fece una smorfia “E’ un vero schifo... cioè, non che prima i miei capelli fossero il massimo, però…”

 

Il ragazzo le rivolse un sorriso intenerito “Io ti trovo bella comunque.”

 

Hermione lasciò andare la ciocca sorridendo. “In questo caso il tuo giudizio mi sembra un po’ troppo parziale.” sussurrò sfiorandogli le labbra con un piccolo bacio.

 

Era proprio in momenti come quelli, che Ron e Hermione si rendevano realmente conto di quanto fosse dolce la serenità che riuscivano a regalarsi con quei gesti così semplici. Il loro mondo cominciava e finiva in quella stanza e anche se sapevano che quella era solo un’illusione fragile come una bolla di sapone, cercavano di farla durare il più a lungo possibile.

 

Purtroppo però, il momento in cui la realtà dei fatti avrebbe infranto bruscamente il loro idillio arrivò improvviso quanto inaspettato, costringendoli a tornare con i piedi per terra.

 

Era da poco passata l’alba del terzo giorno, quando la porta che si era spalancata solo per far entrare i soldati che portavano loro il cibo, si aprì per far entrare Michael che portava in mano una cassa di legno intagliato.

 

Appena lo videro, Hermione e Ron si alzarono immediatamente dal tavolo al quale stavano facendo colazione e lo fissarono in un silenzio attonito, che però durò pochi secondi, perchè Hermione cedette all’emozione e gli corse incontro abbracciando stretto da sotto la cassa che l’uomo portava in braccio.

 

“Oh Michael! Eravamo così preoccupati!” disse stringendolo con trasporto “Pensavamo che ci avessi abbandonati!”

 

Il mago le accarezzò paternamente i capelli “Perdonami Hermione, non avrei mai voluto lasciarvi, ma ho dovuto.” la allontanò per posare la cassa per terra e la guardò negli occhi “Santo cielo, siete solo dei ragazzi eppure vi è toccato assistere a orrori inimmaginabili...”

 

Hermione gli sorrise debolmente e si scostò, per lasciare che anche Ron gli si avvicinasse.

 

Michael ricambiò lo sguardo severo che il ragazzo gli rivolgeva.

 

“Mi dispiace.” il suo tono era tremendamente sincero, e i suoi occhi non erano più quelli duri e severi che aveva avuto per tanto tempo dopo essere arrivati a Kereska. Erano tornati quelli di un tempo, anche se molto più tristi e dispiaciuti, carichi di una sofferenza silenziosa, ma anche di una timida speranza. “Perdonami anche tu Ron…” ripeté piano.

 

Il ragazzo lo fissò ancora per un po’ in silenzio.

 

“Sei un po’ in ritardo.” gli disse in tono terribilmente serio, ma poi il ragazzo piegò le labbra in un sorriso e afferrandogli una mano, cinse Michael in un rapido abbraccio “Ma sono davvero contento che tu sia tornato!”

 

L’uomo posò una mano sulle spalle dei due ragazzi e li osservò attentamente. “Ron, Hermione, io vi devo delle spiegazioni, per come mi sono comportato nei vostri confronti e per la mia assenza.” si sedette su una delle panche lì vicino “In questi giorni che siamo stati qui, sono entrato nelle grazie di Vladimir per poter riuscire a farmi consegnare quest’oggetto e ci sono riuscito.” si inginocchiò e armeggiò con la chiusura della cassetta. Quando il coperchio si aprì, Michael mostrò loro i rotoli di pergamena che vi erano contenti “Il Libro della Luce.”

 

Ron e Hermione fissarono ad occhi spalancati il prezioso contenuto della scatola.

 

“Mio Dio, è proprio lui…” sussurrò Hermione incantata, sollevando con delicatezza uno dei rotoli “Se solo il professor Lupin potesse vederlo…”

 

Srotolò con delicatezza la pergamena come se da un momento all’altro potesse sbriciolarsi tra le sue dita, osservando incantata i segni tracciati sul foglio.

 

“E’ lingua sanscrita!” esclamò estasiata “Si riconosce dai simboli!”

 

“Vladimir mi ha concesso di portarlo qui, ma ho dovuto passare parecchio tempo con lui per far si che acconsentisse alla mia richiesta…” spiegò pano Michael “Ho dovuto fare quello che faceva anche lui, fingendo di assecondarlo… insomma ho vissuto un po’ da oppritchina…” fece un sorriso sforzato che però gli morì subito sulle labbra, mentre i suoi occhi stanchi e provati facevano capire ai due ragazzi fin dove Michael si fosse spinto per aiutarli.

 

Hermione abbassò la pergamena e lo guardò tristemente “Michael…”

 

Il mago scosse la testa “No Hermione, non devi preoccuparti per me, io sarei disposto anche a scendere all’inferno pur di riuscire a sconfiggere quel cane di Coldfog... Ad ogni modo, oltre a questa cassa, sono riuscito a strappare a Vladimir anche alcune informazioni: i turchi hanno reclamato le nostre teste, ma lo zar vuole prendere tempo e non vuole consegnarci, sperando che nel frattempo gli ottomani si scordino di noi.” scosse la testa “Impossibile. Ho cercato di spiegarlo a Vladimir, ma lui non vuole darmi ascolto, è troppo sicuro di sé e prende tutto troppo alla leggera. Però, per il momento la cosa più importante è che abbiamo questa.” disse accennando alla cassetta “Questa sarà l’esca che condurrà fino a noi William Coldofg e quando questo accadrà, Hermione, tu potrai prendere il suo sangue.”

 

La ragazza sollevò il busto, stupita, guardando Michael ad occhi sgranati “Io?! E come??”

 

Michael prese fiato “bisogna essere la vergine prescelta perché la natura conceda i suoi poteri per uccidere William Coldfog, ma per indebolirlo e riuscire a ferirlo basta solo un po’ di astuzia e di grazia femminile.”

 

“Grazia femminile? Cosa intendi con questo?” ripeté Hermione.

 

“La cicatrice che ti spacca il labbro non è solo una disgrazia.” sollevò una mano per le indicarle il labbro “E’ un segno che ti è stato posto, come un compito da portare a termine. Adesso tocca a te dimostrare il tuo coraggio ponendo fine al vostro viaggio.”

 

“Spiegati meglio.” disse Ron che adesso stava cominciando a preoccuparsi.

 

“Voglio dire che…” l’uomo scostò il colletto della camicia di Hermione e sollevò il piccolo otre in pelle che ancora le pendeva accanto al frammento della Pietra Filosofale “…quando verrà il momento, Hermione dovrà far bere il contenuto di quest’otre a Coldfog, che s’indebolirà al limite del fatale. Solo così potrà prendere il suo sangue.”

 

Un momento di pesante silenzio seguì quelle parole.

 

“Avevi pianificato tutto sin dall’inizio?” gli disse piano Ron “Noi eravamo solo… solo dei burattini attaccati a un filo, non è così?” nella sua voce suonò una punta di rancore, ma Michael scosse la testa, sincero.

 

“Quello che è successo non sarebbe potuto succedere senza il libero arbitrio, il tuo, quello di Harry e quello di Hermione, ma la profezia dei due cavalieri e della dama parlava chiaro. La loro venuta avrebbe segnato una grande svolta nella lotta contro gli uomini-demone” fece una pausa e guardò i due ragazzi “E’ difficile da accettare, lo so, ma è l’unico modo… Perdonatemi se vi porto queste brutte notizie.”

 

I due ragazzi si scambiarono un’occhiata, in silenzio, poi Michael richiuse la cassa e fece loro cenno di seguirlo. “Venite, devo farvi vedere anche un’altra cosa.”

 

Li condusse fuori dalla stanza, giù dalla torre e li fece salire sulle strette scale tortuose scale che portavano in cima al mastio. Il sole era forte e il bastione offriva un’ampia visuale della campagna. I due ragazzi videro alcuni villaggi, qualche fattoria, i campi che si stendevano fino al lontano orizzonte come un mare di erba.

 

“Perché siamo saliti quassù?” chiese Ron, sedendosi contro il parapetto.

 

“Aspetta e vedrai.” rispose Michael.

 

Non passò neppure mezz’ora che alte colonne di fumo nero presero a salire contro l’azzurro del cielo.

 

“I turchi hanno superato il confine da un pezzo e bruciano le fattorie” disse il mago.

 

“Come fai a saperlo??”

 

“Mi ricordo di quello che mi avete raccontato.”

 

“La battaglia di Kerenska… quella di cui mi aveva parlato il professor Lupin!” disse Hermione in tono agitato.

 

Michael annuì “Coldfog non ha perso tempo e sta venendo a reclamare il Libro della Luce. Come vi avevo già detto, quel demone non si fa scrupoli a mettere nazioni contro nazioni per giungere ai suoi scopi!” aprì la botola e scesero tutti e tre lungo la stretta scala.

 

Quando arrivarono al bastione interno, il fumo era stato avvistato anche dalle sentinelle del muro di cinta e i corni stavano già suonando. Vladimir stava portando i cavalli fuori dalle stalle e i cancelli venivano aperti per far uscire al galoppo le vedette.

 

“Sapevi che stavano per arrivare, vero?” gridò Vladimir a Michael, poi si fregò gli occhi gonfi per il vino e borbottò qualcosa in russo.

 

“Te l’avevo detto.” rispose pacatamente Michael “I turchi hanno superato il confine, bruceranno e saccheggeranno la campagna, e infine stringeranno d’assedio Kerenska.”

 

“Sei anche profeta, inglese?” motteggiò Vladimir “Non mi metterò a piangere come una verginella. Cosa proponi?”

 

“Arriveranno al tramonto. Mandate qualcuno verso nord a cercare rinforzi.”

 

“Non arriveranno mai in tempo! Inglese, questa terra non è piccola quanto la vostra nebbiosa isola!”

 

Vladimir si voltò e cominciò a gridare una sfilza di ordini. L’intera guarnigione era già allertata, armi ed equipaggiamento venivano portati sugli spalti e si stavano preparando i cannoni. Con il passare delle ore le varie vedette rientrarono agitate e nervose e vennero ad inginocchiarsi di fronte al loro comandante, parlando accalorate di quanto avevano visto. Michael, Ron e Hermione ritrovarono Vladimir presso il cancello.

 

“Non è una scorreria, è un esercito!” spiegò il comandante degli oppritchina “Duemila giannizzeri, circa tremila uomini d’appoggio, i dervisci che mangiano hashish e sono convinti di dover morire in battaglia. Circa millecinquecento cavalleggeri e sono ben forniti di artiglieria d’assedio.” fissò intensamente Michael “Sarà uno scontro sanguinoso.”

 

 

*****************************************

 

 

“E’ una follia!”

 

“Lo so, ma dobbiamo tentare!”

 

Erik si alzò e piantò i piedi per terra “No! Mi rifiuto categoricamente! Non è possibile che nessun altro sia disposto ad aiutare Kerenska!”

 

Goran scrollò il capo “Oggi sono stato in ben due villaggi, chi li abita sono quasi tutti contadini, gente che appena sa tenere in mano una spada. Potrebbero anche decidere di scendere in campo, ma hanno troppo da perdere, convincerli è impossibile.”

 

Erano seduti attorno al fuoco da più di mezz’ora nella tenda che avevano provvisoriamente allestito, ma era come se avessero parlato d’altro fino a quel momento. Harry fissava le fiamme e la brace incandescente in silenzio, come spesso era costretto a fare nell’attesa incalzante di quei giorni. Dall’altra parte del cerchio, Caeher faceva lo stesso. Probabilmente stavano pensando la stessa cosa: troppe parole e pochi fatti.

 

Dopo il duro colpo della morte di Eoghan, erano finalmente giunti a poche miglia da Kerenska, ma la situazione che gli si era presentata era molto più disperata di quanto avessero pensato. Dopo aver superato il confine, i turchi avevano cominciato a bruciare fattorie e saccheggiare villaggi, ma non si trattava di una banale incursione come quella che aveva attaccato il monastero di Sant’Anastasio. Quello era un esercito di più di seimila uomini, muniti di provviste e artiglieria d’assedio. Anche ad inviare subito un messaggio per chiedere rinforzi allo zar ci sarebbe voluto più di un mese e la fortezza, per quanto possente, non avrebbe resistito tanto. Harry e i fratelli Weasley si erano così stabiliti lontano dal centro abitato che poteva essere attaccato da un momento all’altro dalla guarnigione guidata da Coldfog, che adesso si era accampata di fronte alla fortezza.

 

La battaglia era alle porte e non c’era più modo di evitarla, Erik, Goran e Caeher lo sapevano bene e sapevano anche che se le difese russe fossero crollate, non ci sarebbe stato modo di ritrovare Michael, Ron e Hermione ancora vivi. Era necessario perciò aiutare gli oppritchina, trovando una soluzione alla scarsità di uomini, e se non si poteva trovare molto facilmente un gran numero di braccia armate tra i viventi, Caeher sapeva dove trovarne tra i non-viventi.

 

Il mago-vampiro era in contatto con una colonia di vampiri presenti in una terra non molto distante, i quali lo temevano e lo rispettavano per la natura dei suoi poteri. Caeher aveva assicurato un appoggio immediato, anche perché quando si trattava di colli da mordere e succhiare, sapeva che i senz’anima erano sempre in prima fila, ma Erik non sembrava essere molto d’accordo e la discussione di quella sera era incentrata proprio su quello scoglio.

 

“I vampiri sono un popolo di creature allo sbando, senza guida, non si possono controllare!”

 

Goran si passò una mano sulla faccia, esasperato “Erik, devi smetterla di anteporre vecchi rancori a ciò che sai è la nostra unica soluzione. Questa sera ne abbiamo parlato fino alla nausea, e se Caeher è convinto di quello che dice allora dobbiamo dagli fiducia!”

 

“Non è di lui che mi preoccupo e lo sai! Sono quei dannati senz’anima di cui non ci possiamo fidare! In pochi giorni ho già seppellito metà della mia famiglia, non ho nessuna intenzione di far completare il lavoro a quei mostri!”

 

Harry lanciò un’occhiata a Caeher. Sicuramente quello che Erik pensava dei vampiri lo faceva soffrire molto, ma se così era il vampiro era davvero bravo a nascondere le sue emozioni. Il suo viso era freddo e impassibile, concentrato sulla discussione.

 

“Capisco le tue diffidenze fratello” cominciò Caeher “Ma questa volta è un rischio che dobbiamo correre. O così o da soli.”

 

“Harry, tu non hai ancora detto niente.” intervenne Goran “Cosa ne pensi?”

 

Harry fece passare lo sguardo sui tre Weasley seduti accanto a lui, poi i suoi occhi si fermarono su Caeher. Due occhi chiarissimi, quasi bianchi, così penetranti che sembravano leggergli dentro.

 

“Lasciare che i vampiri massacrino degli uomini che stanno solo eseguendo degli ordini mi sembra una vera crudeltà…” a quelle parole, Goran e Caeher fecero per aprire la bocca, ma Harry non li lasciò commentare, concludendo in fretta il suo pensiero “…ma non abbiamo altra scelta se vogliamo respingere i turchi e salvare Kerenska.” guardò verso Erik, che lo stava fissando incredulo “Io dico di fidarci dei vampiri. Se daranno ascolto a Caeher, l’esercito Ottomano non avrà altra scelta se non quella di ritirarsi.”

 

Le spalle di Erik fremettero per un attimo, poi il mago ci rinunciò e tornò a sedersi.

 

“E’ deciso allora, parto questa notte.” sentenziò Caeher, alzandosi e raccogliendo il cinturone con la spada e pugnale “Vi assicuro che non mi ci vorranno più di tre o quattro notti per essere di ritorno.”

 

Harry alzò la testa “Vengo anch’io.”

 

“No.” Goran lo bloccò con un’occhiata severa “Tu resti qui. Nessuno deve sapere che sei con noi e farti scoprire è l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno. Coldofg non si è chiesto il perché della tua assenza e al momento è concentrato sui tuoi amici. Dobbiamo lasciare che punti a loro, in questo modo noi potremmo agire nell’ombra e fungere da elemento sorpresa.”

 

“Non posso più restare fermo ad aspettare con le mani in mano!” ribatté Harry in tono seccato. Non riusciva proprio a sopportare Goran quando lo trattava come un lattante, nemmeno dopo la loro recente chiarificazione.

 

Erik sospirò “Harry, l’irruenza serve solo a farsi ammazzare. Avrai anche tu la tua occasione, non ti preoccupare.”

 

Il ragazzo scosse la testa, innervosito “Non ti preoccupare, non ti preoccupare… sono dieci fottuti giorni che continuate a ripetermelo e ancora non abbiamo alzato un solo maledettissimo dito per tirare fuori Michael, Ron e Hermione da quella fortezza!”

 

Goran fece per aprire la bocca e rispondergli, ma Caeher lo precedette e si accovacciò di fronte a Harry posandogli una mano sulla spalla.

 

“Non posso portarti con me, giovane Harry, cerca di capirlo. Le tue intenzioni sono nobili e il tuo cuore è coraggioso, ma quello in cui sto per recarmi è un posto pericoloso... non è adatto a un giovane mortale.”

 

Harry si alzò in piedi e fissò i tre uomini “Sapete che vi dico, mi sono proprio rotto di starvi a sentire mentre decidete ogni volta per me. Non sono un bambino, anche se continuate a trattarmi come tale, ed è inutile che fate finta di volermi rendere partecipe alle vostre discussioni solo per darmi il contentino, tanto alla fine si fa sempre come dite voi! Per stasera ne ho abbastanza...” agguantò il bordo della tenda e uscì fuori, allontanandosi fino al limitare della foresta accanto.

 

Aveva imparato a contenere i suoi scatti d’ira, ma la rabbia andava sbollita e se fosse rimasto lì con i tre Weasley, avrebbe finito per insultarli tutti, uno per uno. Ci voleva qualcosa per allentare la tensione, della vodka, oppure... dov’è che Goran teneva quella sua pipa?

 

Poi sentì un rumore.

 

“Chi c’è??!” urlò sguainando la bacchetta e puntandola a caso di fronte a sè. Il folto del bosco era avvolto dalle tenebre della notte e gli unici bagliori arrivavano dalla tenda lì affianco e dall’accampamento turco poco distante.

 

Crack.

 

Di nuovo quel rumore! Qualcuno stava scivolando verso di lui, ansimando.

 

Lumos!

 

Oltre ai cespugli e gli arbusti, sul limitare del bosco non c’era nulla. Dandosi dello stupido, Harry abbassò nuovamente la bacchetta e fece per allontanarsi da quel posto che gli metteva i brividi.

 

“Ma bene, mio giovane cavaliere…”

 

Harry sobbalzò non appena sentì quella voce roca parlargli dal folto degli alberi. Rialzò fulmineamente la bacchetta e la puntò alla cieca nella direzione da cui era arrivato il suono.

 

“Chi sei??! Vieni fuori!!”

 

In quel momento intravide un’ombra farsi avanti… la persona che meno di tutti si sarebbe immaginato di trovare lì.

 

William Coldfog. Vestiva come un generale ottomano e al suo fianco pendeva una lunga scimitarra ricurva.

 

Harry agì d’istinto. Stupeficium!

 

Lo zampillo di luce rossa partì contro la figura dell’uomo, ma la trapassò come se il suo corpo fosse fatto d’aria e si perse in mezzo ai cespugli.

 

Una proiezione corporea.

 

Coldfog scoppiò a ridere. “Dai forza, provaci ancora!”

 

“Maledetto bastardo, se fossi davvero qui ti avrei già fritto come il porco che sei!”

 

“Uh uh, quanto rancore… vorrei davvero sapere perché tu e quegli altri due mocciosi vi siete attaccati così tanto alle sottane dei Weasley! Ora che quella sgualdrina della loro sorella è morta, avrebbero dovuto capire che non hanno più possibilità di sconfiggermi… e invece continuano a mettermi i bastoni fra le ruote, specialmente quel maledettissimo Michael... mi piacerebbe proprio sapere perchè.”

 

“Non ti permetterò di fare del male ai miei amici, lurido schifoso!” ringhiò Harry guardandolo con odio.

 

Coldfog lo fissò a lungo “In effetti mi domandavo perché non fossi stato catturato insieme ai tuoi cenciosi amichetti e per questo sono venuto ad assicurarmi di non sbagliare di nuovo quando cercherò di eliminarvi. Avrei dovuto uccidervi quando ne avevo la possibilità, a Dumlow.” il suo viso si fece malvagio “Siete peggio di una spina nel fianco, voi e quei maledetti cacciatori di demoni!”

 

La proiezione del Dominus Animae fece un paio di passi avanti, ma il ragazzo non abbassò la guardia con la bacchetta.

 

“Fai un altro passo e giuro che sarà l’ultima cosa che farai da vivo!” esclamò Harry con fermezza, anche se nella sua voce si poteva percepire una nota di paura.

 

“Ooh… sono pietrificato dal terrore…” lo derise Coldfog fermandosi a meno di un metro da Harry “Ma non illuderti bamboccio, sarei potuto venire a passarti a fil di spada personalmente, in questo preciso istante, ma sarà più divertente prendere la tua vita dopo che ti sarai illuso di potermi battere…” si fece ancora più vicino.

 

Non può farmi del male, non può farmi del male… pensò intensamente Harry mentre sentiva il sudore imperlargli la fronte.

 

“Stai attento ragazzo, tra poco ci rincontreremo, perciò guardati alle spalle quando cercherai di fare l’eroe per salvare i tuoi amici, perché la tua schiena potrebbe incontrare la punta della mia lama…” e con un ghigno diabolico, l’immagine di William Coldfog svanì nel buio della notte.

 

Harry rimase immobile a fissare il punto in cui l’uomo-demone era scomparso, ansimando, la bacchetta ancora puntata e il sudore che gli colava sulla schiena. Poi lentamente abbassò il braccio e si lasciò andare seduto per terra, il cuore che gli batteva furiosamente nel petto.

 

Il confronto diretto con quell’essere diabolico lo aveva turbato più di quanto avesse mai immaginato… c’era qualcosa nei suoi occhi duri come il ghiaccio che lo attanagliava nel profondo.

 

Alzò lo sguardo e in lontananza scorse i fuochi dell’accampamento nemico. Coldfog era lì, e si stava divertendo a tormentarli in attesa della resa dei conti che Harry sapeva, sarebbe presto arrivata, ma lui non sarebbe rimasto ad aspettarla con le mani in mano. Era stufo di sentirsi dire di restare buono e calmo quando in realtà non lo era mai stato, e ora più che mai non poteva esserlo.

 

Il tempo delle parole era finito, adesso era il momento di agire, che Erik, Goran e Caeher lo volessero oppure no.

 

 

****************************************

 

 

Hermione si svegliò poco dopo l’alba. Il castello rumoreggiava degli ultimi preparativi, e guardandosi attorno, la ragazza si accorse che Michael e Ron erano già usciti.

 

Si vestì in fretta, si gettò il mantello sulle spalle e uscì nel cortile, dove trovò tutti gli oppritchina e gli altri soldati che continuavano a tirar fuori dai magazzini polvere da sparo e palle da ammassare accanto ad ogni cannone, ognuno dei quali coperto di pezzi di cuoio bagnati. Erano stati preparati barili d’olio, fuochi greci e anelli di legno impregnati catrame. Per inquinare i fossato, i soldati avevano svuotato le latrine e vi avevano gettato carogne di topi e gatti e ovunque erano pronti bracieri pieni di tizzoni ardenti. Il castello era stato sigillato, i cancelli secondari erano stati abbattuti e bruciati per murarne l’ingresso.

 

La ragazza si fece largo tra la calca, poi salì la scala che portava al torrione sopra il corpo di guardia e in cima trovò Michael, Ron, Vladimir e gli altri ufficiali che guardavano in stupefatto silenzio il grande esercito che li aveva ormai circondati. Si distingueva il riflesso delle armi, i colori stridenti degli stendardi e delle grandi bandiere al vento, i migliaia di carri e i cannoni già posizionati.

 

Ron le si avvicinò e le scostò un ciuffo dei capelli spettinati dal viso.

 

“Potevi dormire ancora un po’...” le disse dolcemente, ma lei scosse la testa.

 

“Come si fa a dormire tranquilli con la consapevolezza di quello che sta per succedere? Io non ci riesco.”

 

Ron la guardò con tristezza ma non rispose. Hermione aveva ragione, c’era poco da stare tranquilli.

 

Durante la notte i turchi avevano piantato le tende e l’accampamento era ben allineato fuori dalla traiettoria dei cannoni di Kerenska. Michael indicò loro i giannizzeri in giubba gialla, i mamelucchi in bianco, i sipahi, la cavalleria e le orde di dervisci in nero. Oltre le truppe, c’erano i padiglioni di seta degli ufficiali, i carri, le file di cavalli legati. I cannoni venivano già spinti in avanti assieme a una formidabile torre da assedio e l’aria era piena di fumo.

 

Vladimir indicò alcune sagome ai margini del campo ottomano. Ron e Hermione si schermarono gli occhi dal sole nascente chiedendosi di cosa si trattasse e gli si chiuse la gola quando capirono che erano croci a cui avevano inchiodato un uomo e una donna, nudi e che ancora si dibattevano.

 

“Contadini!” esclamò Vladimir, poi guardando Michael da sopra la spalla aggiunse “Vogliono mostrarci quello che ci aspetta quando prenderanno Kerenska!” Attraversò il torrione per urlare qualcosa di sotto.

 

“Cosa intendi fare?” chiese Michael.

 

Vladimir sciolse il cinturone e s’infilò un elmo con la punta d’acciaio provvisto di guardie di cotta di maglia per proteggere le guance e il collo. “Bè inglese, darò il benvenuto ai nostri ospiti.”

 

Ad un tratto un ufficiale urlò gridò un avvertimento. Dal campo turco erano usciti tre cavalieri diretti al gran galoppo verso il castello. Quello al centro portava una bandiera bianco legata alla lancia. Vladimir si piegò sopra i merli. I tre turchi tirarono le redini al bordo del fossato. Il vessillifero si sollevò sulle staffe per gridare qualcosa in lingua franca. Vladimir lo ascoltò poi sorrise a Michael.

 

“Dicono che si ritireranno subito a una condizione, che gli consegniamo gli stranieri: i uomini dai capelli rossi e la sguattera dal labbro leporino.”

 

“Quindi?” chiese Michael.

 

“Il principe mi taglierebbe la testa. I russi non chinano il capo davanti a chi supera il confine, saccheggia villaggi e cinge d’assedio una fortezza dello zar. E poi inglese, tu mi piaci.” concluse con un sorriso acido prima di girarsi verso i suoi uomini per gridare “Diamo ai turchi la risposta che meritano!”

 

Tre arcieri incoccarono le frecce, si sporsero dal muraglione e fecero partire una pioggia di dardi. Due turchi si afflosciarono sulla sella, crollando nel fossato. Il terzo cavaliere si girò lasciando cadere la bandiera bianca. Aveva fatto ben poca strada quando due frecce gli si conficcarono nella schiena. Levò le braccia al cielo e scivolò di sella, un piede impigliato nella staffa. Il suo corpo rimbalzò nella polvere mentre il cavallo irrompeva nell’accampamento turco.

 

“Portavano la bandiera bianca.” fece notare Ron.

 

“Bandiera bianca! Bandiera bianca! Raccontalo a quelli che sono inchiodati sulla croce!” ringhiò Vladimir, poi scese di corsa.

 

Nella corte i cavalli erano già stati portati fuori e sellati. Gli oppritchina erano pronti con la spada in mano e lo scudo nero agganciato al braccio. La grata fu sollevata, il ponte abbassato, poi Vladimir e i suoi cavalleggeri uscirono con grande fracasso, puntando dritti come frecce verso il campo nemico. Gli ottomani furono colti di sorpresa. Erano lì per un assedio, non per essere attaccati.

 

Salirono al cielo grandi nuvole di polvere bianca, un cannone rombò e si sentirono degli spari. L’aria vibrò del cozzo delle spade e delle grida degli uomini impegnati in quello scontro terribile.

 

Hermione cercò la mano di Ron e la strinse forte.

 

Non potevano vedere cosa stesse succedendo. Il fumo degli spari e la polvere nascondevano la battaglia che infuriava nel campo turco sotto una pesante cortina bianca.

 

“Cosa spera di ottenere Vladimir?” chiese Ron.

 

“Terrore, paura, e forse vuole far capire ai turchi che Kerenska non sarà così facile da prendere come credono.” rispose Michael “Adesso sapranno che sarà una battaglia all’ultimo uomo. Non ci sarà perdono e nessuno lo invocherà.”

 

Ad un tratto il frastuono della battaglia scemò. La nube di polvere si diradò mentre ricomparivano i cavalieri sui loro cavalli sfiancati, lanciati al galoppo verso il ponte levatoio e dopo qualche secondo irruppero nella corte del castello. Molti erano illesi, altri avevano perso il cavallo ed erano stati costretti a montare dietro un commilitone, altri ancora stavano arrivando a piedi. Quasi tutti avevano riportato graffi e piccole lesioni, alcuni invece esibivano orrende ferite. Di Vladimir ancora nessun segno.

 

Ron, Hermione e Michael continuarono a fissare il campo turco sul quale il polverone gravava ancora. Ad un tratto, un gruppo di cavalieri spuntò dalla polvere inseguiti dai sipahi corazzati. Il comandante degli oppritchina veniva per ultimo, come per accertarsi che nessuno dei suoi uomini rimanesse ferito oppure restasse indietro.

 

Adesso il sole era alto nel cielo e s’era alzato un forte vento. La nube di polvere si diradò ulteriormente, rivelando la scia di distruzione lasciata dai cavalieri di Vladimir. Tende, carri coperti e barrocci erano in fiamme, i cadaveri sul terreno a centinaia, i cannoni erano ribaltati e una nera cortina di fumo si levava dai magazzini.

 

Ora il morale degli oppritchina era alto, anche grazie a questa prima piccola vittoria, tuttavia i turchi fecero sentire presto la loro rabbia.

 

 

********************************************

 

 

“Why's there gotta be a test on every breath I'm holding to make it?
I'll find a way for you 
There's a long road but no one will take it
I'll find a way
Why's there gotta be a test on every breath I'm holding to make it?
I'll find a way for you
There's a long road, there's a long road,
Why won't you take it?”

 

                                           Find a way, J-Five

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Alle prime luci del mattino, Goran era già in piedi fuori dalla tenda e osservava preoccupato la sagoma di Kerenska circondata da un mare di soldati ottomani. Il fragore del primo combattimento non si fece aspettare e in quel momento lo raggiunse anche Erik, gli occhi appesantiti dal poco sonno di quelle notti.

 

“La battaglia è iniziata?” chiese il minore dei due strofinandosi il viso pallido e affaticato.

 

“Già.” rispose Goran scuro in volto “A quanto pare il conto alla rovescia è cominciato.”

 

I due fratelli rimasero a fissare con apprensione il fumo che usciva dall’accampamento nemico e in seguito cominciarono a sentire i primi rombi dei cannoni turchi che rispondevano all’attacco russo. Solo dopo un po’, Erik si rese conto di una cosa che non aveva ancora registrato. Colto da una brutta sensazione, fece velocemente il giro della tenda, cercando anche nelle vicinanze.

 

“Erik, che stai facendo?” gli domandò Goran notando lo sguardo sempre più preoccupato del fratello.

 

L’uomo si passò una mano tra i capelli. “Dov’è Harry?”

 

Un lampo di angoscia passò anche sul volto di Goran “Non è rientrato questa notte??”

 

Erik scosse la testa “Pensavo avesse dormito fuori per schiarirsi le idee, ma non credevo che l’aria notturna gli avesse dato così tanto alla testa!”

 

Entrambi si voltarono verso i cavalli legati presso la tenda. Quello di Harry era sparito. I due maghi montarono in fretta sui loro e s’inoltrarono al galoppo nella foresta.

 

“Harry!!!”

 

“Harry!! Dove sei, ragazzo??!!”

 

Ma i loro richiami non potevano arrivare alle orecchie del giovane mago, che dopo aver cavalcato verso sud est per il resto delle ore notturne, era appena arrivato nei presi del primo villaggio accanto a Kerenska, uno dei pochi a non essere ancora stato saccheggiato, tuttavia rimanendo a grave rischio di attacco in caso di scarsità di provviste da parte dei turchi.

 

Il piano era chiaro nella sua mente e sapeva benissimo quello che avrebbe dovuto fare non appena sarebbe riuscito a padroneggiare l’Incanto Interpres, ma lo scoglio dell’incantesimo gli impediva irrimediabilmente di portare avanti nel suo intento. Continuava a pronunciare la formula, ma la bacchetta non produceva altro che fiacche scintille.

 

“Dannato affare!!” urlò alla fine al colmo della frustrazione, scagliando a terra la bacchetta “Sto solo perdendo tempo!”

 

Si lasciò andare seduto su una delle radici dell’albero sotto il quale si era fermato, mentre il cavallo brucava pigramente accanato a lui.

 

Harry si prese la testa tra le mani, sentendosi come quando, un sacco di anni prima, aveva dovuto affrontare le prove del Torneo Tremagli: spaventato, frustrato e con l’acqua alla gola, senza essere riuscito a trovare uno straccio di soluzione. Allora c’erano stati anche Ron e Hermione ad aiutarlo e ad incoraggiarlo, invece in quel momento era solo e sapeva di avere pochissimo tempo a disposizione, senza contare la maledetta paura che gli stava montando dentro di non riuscire a concludere un bel niente del folle piano che aveva in mente.

 

“Maledizione…” mormorò in preda allo sconforto e sull’orlo delle lacrime “Perché ogni cosa deve essere sempre così complicata??”

 

Rimase fermo, il corpo percorso da tremiti di sconforto, il vuoto più completo nella testa e una gran voglia di urlare tutta la sua frustrazione, finché qualcosa non riportò la speranza nel suo cuore.

 

Harry…

 

Il ragazzo alzò la testa di scatto, le orecchie tese in ascolto.

 

“Cosa diamine…”

 

Una voce debole come il soffio del vento risuonava nella sua mente. Scosse la testa come se avesse la vista annebbiata. Che stesse diventando matto?? Però quel timbro di voce… era così familiare…

 

Harry… non abbandonarci!

 

“Hermione?”

 

Harry, amico mio, non arrenderti proprio adesso!!

 

“Ron!”

 

Coraggio Harry… io so che puoi farcela!

 

Harry si alzò lentamente in piedi, incredulo. “Ginny!!”

 

Erano loro, i suoi amici! Erano lì, con lui e gli stavano dicendo di non arrendersi, di non avere paura, perchè loro erano con lui, sempre. Harry sentì una fitta nel suo petto, e un nodo salirgli fino alla gola. Davvero il loro stretto legame lo aveva raggiunto fin lì per portargli aiuto?

 

Non sei solo Harry. Tu sai che non c’è nulla che può fermarti se continuerai a crederei in te stesso.

 

“… professor Silente...”

 

Harry ricacciò indietro le lacrime e raccolse di nuovo la bacchetta.

 

Non sapeva se improvvisamente fosse davvero impazzito, o se dal profondo della sua coscienza, le persone che avevano sempre significato tutto per lui lo stessero chiamando e incitando a non perdere la speranza, ma l’unica cosa certa era che adesso sapeva che ce l‘avrebbe potuta fare. Perché lui non era solo: loro erano con lui.

 

Loqui verto...”

 

La bacchetta brillò di una luce azzurrina.

 

Loqui verto!

 

La luce s’intensificò.

 

Loqui verto!!

 

La bacchetta tremò nelle sue mani.

 

“LOQUI VERTO!!!!!

 

Finalmente un accecante fascio di luce colpì la sua gola, incantando le sue corde vocali.

 

Senza perdere altro tempo, e carico di una sicurezza che fino ad allora aveva provato solo poche volte in vita sua, Harry montò al volo sul suo cavallo e lo spronò al galoppo verso il villaggio che lentamente si stava risvegliando.

 

 

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Con una fretta febbrile e le mani sporche di sangue che le tremavano violentemente, Hermione buttò per l’ennesima volta lo straccio nel bacile pieno di vino, mentre Michael e Ron tenevano fermo il soldato che stavano aiutando.

 

“Forza Hermione, sbrigati!!” urlò Michael mentre l’oppritchina si contorceva dal dolore.

 

“Eccomi!” la ragazza si affettò a ficcare lo straccio in bocca al soldato, mentre Ron lo teneva fermo per le gambe. Michael afferrò il bisturi e cominciò subito a lavorare sulla ferita.

 

“Adesso andate dagli altri… svelti!” esclamò Michael mentre estraeva con mano ferma le palle di moschetto che avevano provocato la piaga dell’oppritchina, ignorando le urla strazianti che arrivavano attutite da dietro lo straccio.

 

Ron e Hermione non se lo fecero ripetere due volte e si precipitarono verso un altro soldato, che aveva una freccia conficcata in un fianco che giaceva in un angolo del cortile. Con mani tremanti dall’orrore ripeterono l’operazione, Hermione teneva il soldato fermo per le braccia e Ron ne estraeva la freccia dal corpo, lavando e bendando l’emorragia della ferita.

 

La squadra di cerusici ad disposizione di Kerenska non riusciva a stare dietro al crescente numero di oppritchina che tornavano gravemente feriti dagli scontri ed era tutto il giorno che i due ragazzi correvano da un uomo all’altro, lavorando come in un sogno sotto la direzione di Michael, curando e pulendo le ferite di quanti erano ancora in grado di combattere, le orecchie che ronzavano per le grida, il fragore delle armi e il rombo dei cannoni.

 

Da tre giorni ormai la battaglia devastava il campo di Kerenska, illuminandolo con lampi accecanti e lingue di fuoco. Gli attacchi armati dei dervisci e dei giannizzeri infuriavano dall’alba al tramonto, alternati ai serrati bombardamenti dei loro cannoni e di quelli dei russi, ma in quel tardo pomeriggio di battaglia, lo scontro stava prendendo una brutta piega per gli uomini di Vladimir: con la loro perseveranza e l’ingente scorta di artiglieria, i turchi avevano martellato e indebolito fortemente le spesse mura della fortezza.

 

In quel momento era in corso un attacco diretto della fanteria turca che usando lunghe scale e robusti arpioni d’assalto, cercavano di superare le mura, salendo come un’orda di formiche, mentre gli arcieri russi li bersagliavano senza pietà e i calderoni di olio bollente e i barilotti di fuoco greco venivano posizionati sui bastioni. Mentre il nemico saliva, Vladimir ordinò di rovesciare la grandinata di fuoco sulle teste degli assalitori, sotto gli occhi sgomenti di Ron e Hermione che assistevano attoniti a quella lotta tra demoni.

 

Pochi attimi dopo, Michael li raggiunse di corsa. La sua faccia era funerea.

 

“Venite, i turchi concedono una tregua per raccogliere i loro morti.”

 

Nessuno di loro disse una parola di più mentre si trascinavano nella loro camera, esausti, ma mentre si pulivano il sangue di dosso, Ron si rivolse a Michael, la voce piena di una rassegnazione disarmante.

 

“I russi stanno cedendo, non è così?”

 

A quelle parole anche Hermione sollevò la testa dal bacile per guardare verso il mago.

 

Michael finì di strofinarsi i capelli bagnati e osservò tristemente il panno che teneva in mano.

 

“Vladimir sta facendo riparare i danni alle mura, ma ho paura che non servirà a molto. I soldati russi sono in netta minoranza rispetto a quelli ottomani e non riesco ad arginare l’assedio. Ancora poco e saremo costretti ad asserragliarci nel mastio.”

 

I due ragazzi si guardarono l’un l’altro ma non risposero. Ormai sembrava che fossero completamente immuni a qualunque tipo di emozione o speranza. Finirono di lavarsi in silenzio e si coricarono ognuno nel proprio letto.

 

Ron si svegliò nel mezzo della notte, al suono delle armi da fuoco che avevano ripreso a tuonare, levandosi a sedere sul letto. I suoi compagni di stanza dormivano. Il ragazzo si alzò e si avvicinò al letto di Hermione, che dormiva raggomitolata contro il muro e le si inginocchiò accanto, guardandola riposare.

 

Avrebbe voluto poter stare con lei in un altro contesto, in un tempo di pace e tranquillità, non in mezzo a un sanguinoso assedio, in allerta 24 ore su 24 con l’angoscia che da un momento all’altro dei soldati turchi potessero fare irruzione con l’intento di ammazzarli e crocifiggerli tutti. In quel momento sentiva di avere il cuore troppo gonfio di paura per lasciare posto a sentimenti più dolci, come quelli che provava per Hermione… sapeva che anche lei sentiva quelle stesse sensazioni, glielo leggeva negli occhi ogni giorno.

 

La ragazza mosse piano la testa, ma proseguì il suo sonno. Con un sorriso intenerito, Ron le sistemò meglio la pelliccia addosso e le sfiorò la fronte con un bacio. L’idillio che avevano vissuto pochi giorni prima ora sembrava così lontano, così irreale, come se si fosse trattato soltanto di un bellissimo sogno.

 

Improvvisamente la stanza divenne fredda. Il ragazzo si avvicinò al fuoco nel camino che si stava spegnendo. Cercò di ravvivarlo smuovendolo con l’attizzatoio e gettandovi sopra qualche rametto che levò una spruzzata di scintille. Sagome e ombre danzavano per la stanza. Si allontanò un attimo per prendere dei ceppi più grossi, ma quando si voltò di nuovo verso il camino, sentì il fiato mancargli dai polmoni.

 

In mezzo alle fiamme era spuntato il volto di Coldfog, gli occhi beffardi puntati nei suoi, come se conoscesse i suoi pensieri e le sue paure più segrete. Ron scattò in piedi e afferrò la spada che Michael aveva lascito appoggiata accanto al camino.

 

“Vattene!!” urlò sferrando un violento colpo in mezzo al fuoco. La lama colpì le braci in una spruzzata di scintille e Ron continuò a colpirle finché non si sentì afferrare per le braccia.

 

“Piano Ron! Per l’amor di Dio, molla la spada!” era Michael.

 

Il ragazzo obbedì.

 

“Che succede?” Hermione incespicò verso di loro stropicciandosi gli occhi.

 

“Era qui!” esclamò Ron con il fiato corto, liberandosi dalla stretta di Michael, ogni nervo teso all’inverosimile “Era qui vi dico!”  Ma alla mobile luce delle fiamme, nel camino non c’era più nulla. “Non stavo dormendo!” protestò “Ho visto Coldfog, era lì nel camino! Non stavo sognando, mi sono alzato e ho ravvivato il fuoco, guardate!”

 

Hermione si voltò spaventata verso Michael, come per cercare conferme, ma il mago stava ancora guardando le braci del fuoco.

 

“Sta arrivando” disse piano. Indicò a Ron lo sgabello e gli portò un po’ d’acqua. “Si è servito dei suoi poteri per vedere dove siamo e cosa facciamo… Stiamo in guardia, tra poco arriverà di persona.”

 

 

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Nel campo turco, Coldfog, seduto nel suo padiglione di seta con in mano un calice affusolato pieno di sorbetto, con lo sguardo folgorò Bejiahir, il comandante ottomano, sentendo la rabbia ribollirgli in corpo.

 

“Che cosa stai dicendo? Che il volere dell’Imperatore non sarà rispettato?”

 

Bejiahir si accarezzò i baffi mentre cercava di mantenere ferma la voce. Rimpiangeva che l’imperatore avesse scelto proprio lui per quella missione.

 

“Signore, vi ho già spiegato che è una guarnigione terribile.” Bejiahir stava scegliendo le parole con scrupolo “Le mura sono robuste, costruite con pietra massiccia, mentre il terreno sottostante è roccioso è non può essere minato. I russi si sono rifiutati di ascoltare le nostre richieste. Ho inviato un messaggero per chiedere altre truppe ma…”

 

“Ma cosa?” ruggì Coldfog.

 

“Ormai la notizia dell’attacco sarà già giunta allo zar. Forse i rinforzi sono già per strada.”

 

Coldfog sorseggiò il sorbetto.

 

“Tuttavia signore, voi siete un grande stregone, un uomo potente…” aggiunse scaltro Bejiahir.

 

“Sì, ricordati sempre chi sono.” Coldfog posò il bicchiere “E ricordati, Bejiahir, che l’imperatore mi dà ascolto. I miei poteri sono solo miei. Non posso far svanire nel nulla un muraglione, o trasformare i soldati in un branco di rospi gracidanti. La distruzione di Kerenska è compito tuo.”

 

Bejiahir impallidì e chinò il capo.

 

“Quanto credi ci metterai?” aggiunse il Dominus Animae.

 

Bejiahir si strinse nelle spalle “Ancora cinque giorni, forse di più…”

 

Coldfog imprecò a mezza voce. Sapeva dove si nascondevano i suoi avversari, perciò avrebbe colto al volo l’occasione di dimostrare a quell’incompetente di cos’era capace. Sarebbe entrato nel castello per riportare indietro le teste dei nemici in un sacco e distruggere quel dannato Libro della Luce. A quel poltrone di Bejiahir avrebbe pensato al suo ritorno a Costantinopoli.

 

“Hai un prigioniero?” chiese.

 

“Ne abbiamo catturati diversi.”

 

“Falli legare e portare nella zona buia fuori dall’accampamento.” si alzò in piedi “Entro domani questo assedio sarà finito.”

 

 

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“Erik, vieni dentro…”

 

Goran tenne aperta la tenda per permettere anche al fratello di passare, poi la lasciò andare e lo raggiunse seduto per terra.

 

“Non avremmo dovuto lasciarlo andare… è solo un ragazzo, non sa cosa è giusto e cosa no.”

 

Goran frugò alla ricerca della sua pipa. “Dobbiamo aspettare Caeher. Sono sicuro che Harry…” tacque per un momento. Quella situazione lo addolorava profondamente, ma sapeva che non dovevano dimenticarsi quale fosse il loro dovere “Harry ha fatto la sua scelta, adesso noi dobbiamo rispettare la nostra e pensare ad evitare di perdere gli altri due e Michael.”

 

Un grave silenzio cadde tra i due maghi, interrotto solo dallo scoppiettio del fuoco. La notte convergeva velocemente verso il giorno e un lieve chiarore cominciava a rischiarare la campagna, ma nessuno dei due era ancora riuscito a dormire. Ormai era mattina e la battaglia era ricominciata di nuovo, infuriando in infernale orchestra di urla e boati.

 

Ma c’era anche qualcos’altro… sembrava che un esercito stesse marciando da quella parte. Poi a quel suono fece seguito lo scalpiccio  ritmico di un cavallo lanciato al galoppo verso la tenda. Le mani dei due fratelli corsero subito alle bacchette.

 

“Erik!! Goran!!!”

 

Riconoscendo quella voce, i due uomini di precipitarono fuori dalla tenda, in tempo per vedere Harry galoppare verso di loro.

 

Harry spronò il cavallo fino a raggiungere Erik e Goran che lo guardavano immobili e increduli.

 

“Tu… tu… io…” la voce di Erik tremò di rabbia mista a sollievo, non sapendo se urlargli dietro tutta la preoccupazione che aveva patito per quei tre giorni o ridere di sollievo. Ci pensò invece Goran ad esprimere quello che entrambi pensavano.

 

“Harry, tu sei il moccioso più incosciente, scapestrato, pazzo, irruente e testardo che io abbia mai conosciuto!!!” gli gridò l’uomo fulminandolo storto dal basso “Si può sapere cosa diavolo hai combinato??!”

 

Harry li guardò con un sorriso di scusa “Mi dispiace non avervi detto nulla, ma non avevo tempo da perdere in spiegazioni. Avevo un esercito da reclutare…” concluse accennando agli uomini che lo stavano raggiungendo. Dietro di lui, una schiera di uomini si dirigeva verso di loro, alcuni a cavallo, la maggioranza a piedi, tutti reggendo in mano una spada o un’ascia o una lancia.

 

I due fratelli guardarono sbalorditi alla marea di russi che convergeva verso la loro tenda.

 

“Per la miseria Harry” esclamò Erik con gli occhi fuori dalle orbite “Chi è tutta questa gente??”

 

“Russi. Contadini, artigiani, mercanti, dottori, chiunque abbia voglia di lottare per difendere la propria terra da spargimenti di sangue e dai saccheggi. Molti di loro sono gli abitanti dei villaggi che i turchi hanno devastato prima di arrivare a Kerenska… hanno sentito che stavamo muovendo verso la fortezza per respingere gli aggressori e si sono uniti alle file.”

 

“Ma saranno quasi mille uomini!”

 

“Bè, ho fatto quel che ho potuto…” rispose Harry lanciando un’occhiata alla schiera “Lo so che non basteranno a ricacciare i turchi da dove sono venuti, ma aiuteranno Kerenska a resistere fino all’arrivo di Caeher.” guardò preoccupato verso il campo di battaglia “Adesso però dobbiamo sbrigarci…”

 

Ma Goran ancora non riusciva a capacitarsi di quello che vedeva. “Io ero stato in ben due villaggi e… ma come, ma come hai fatto? Non avrai usato un incantesimo…”

 

“No!” sbottò Harry, cominciando ad innervosirsi “Io ho solo aperto gli occhi a questa gente, non ho fatto nient’altro! Niente magie, niente trucchi, e ho parlato con loro, solo parlato! Gli ho detto che se i turchi avessero preso Kerenska, lo zar non sarebbe arrivato in tempo per difendere loro e le loro famiglie. Un campo può essere coltivato e arato di nuovo, ma un figlio o una moglie non sarebbero ritornati se i turchi li avessero uccisi. Gli invasori avrebbero portato loro via ciò di cui avevano più caro e quando rischi la vita di coloro che ami, non hai null’altro di davvero importante da perdere!”

 

“Tu gli hai detto questo?” disse Erik guardandolo con tanto d’occhi.

 

“Sì, ho solo parlato loro di quello che sento anch’io, di quello che accomuna degli uomini quando dimenticano quello che davvero è importante nella vita!!”

 

I due uomini lo guardarono impressionati. I suoi occhi brillavano di una luce vivida mentre diceva loro queste cose, con un calore e una determinazione disarmante, e in quelle pozze verde smeraldo i due uomini rividero un ragazzo di diciotto anni che dentro di sé trovava il coraggio di sfoderare la spada al cielo e gridare i veri valori della vita a un gruppo di contadini succubi e rasseganti, accendendo nuovamente dentro di loro il fuoco della speranza.

 

“Non è stato facile” proseguì Harry “Ma sapevo che questo è quello che realmente lega questa gente: l’amore per la loro terra e per coloro che la abitano, proteggendo chi amano, perchè è quello che sento anch’io….” li fissò intensamente “E adesso possiamo muoverci??!”

 

Erik fece un sorrisetto orgoglioso “Ogni giorno di più riesci a stupirmi Harry e ti vedo sulla buona strada per diventare un eroe...”

 

Il ragazzo rispose al sorriso “Aspetta a dirlo. Abbiamo ancora una fortezza da soccorrere!”

 

 

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Ma buonaseeeera!! Innanzi tutto mille scuse per il ritardo oltraggioso, ma non ci crederete, mi è di nuovo toccato spezzare il chap il due perchè era venuto fuori chilometrico. Questo vuol dire che il 20° è già mezzo pronto!! ^____^ Senza contare la mega-super-uscita di “HP and The HalfBlood Prince” che mi ha portata via dal PC pr una settimana intera!!! Da quel che ho letto (in inglese sono abbastanza uno schifo)... E’ UNA FIGATA UNICAAAAAAAA!!!!!!!!!

Tornando a noi.......

Uh, uh!! *_____________* Siamo arrivati nel clou(si scrive così??) della storia e dunque questo è ufficialmente il penultimo capitolo della prima parte di Becoming Heroes! Siamo a un passo dalla conclusione e presto ogni domanda troverà la proprio risposta, promesso!!

Una piccola osservazione: avete trovato il riferimento riguardante questo 19° capitolo che si trova già nel 3° capitolo? ^__- *bene, bene, vediamo chi vince il concorso per il lettore più attento!!*

 

Un ringraziamento ipergalattico a tutti voi che avete speso il vostro tempo per leggere anche questo capitolo, ma che soprattutto continuate a supportarmi con le vostre fantastiche recensioni…… °^___^° sono commossa, davvero…. Sono meravigliose, come voi!! Grazie a tutti........ *e per l’ennesima volta Judie si commuove*

 

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PEPY: Tesorina, anch’io non vedevo l’ora di scrivere i momenti pucci-pucci tra Ron e Herm, io li adoro questi due!!!! Kissotti affettuosi!!

 

HERMIONE CH: Thaaanks carissima!! ^__- mi fa tantissimo piacere che lo scorso chap ti sia piaciuto, ne è davvero valsa la pena!! Baci!!

 

AVANA KEDAVRA: Amorina della Judie!! Ma dove sei finita?? Eh ehe!! Scommetto che sei bella spaparanzata sulle spiagge della Turchia!! ç___ç Fortunella!! Il tuo adorato Harry te lo tratto più che bene (anzi direi che tra tutti è quello che sto trattando meglio!! ;-P) e non si sa, magari più avanti lo vedremo con un bel rollone di oppio in mano! ^___^ scherzo dai!!! In questo chap purtroppo non c’è stato posto anche per la dolce GinGin(che diciamo che si è pienamente rifatta nel Principe Mezzosangue!!), ma indovina un po’? Nella seconda parte del 20° chap la scena sarà sua! ;-P Per quanto riguarda invece i neo-piccioncini  Ron e Herm.... Ehm… diciamo che io e la Mamma Rowling la pensiamo allo stesso modo: la tranquillità di coppia se la dovranno sudare moooolto! Kissotti Tata, aspetto il tuo ritorno!!! Tvtttttttttb!!! PS. Sery saluta e ringrazia!! ^_-

 

ELIVI: Ma Tesorina mia, vorrai scherzare? Sono io che ti adoro!!! Indovina chi è la divina ispiratrice dei momenti più intimi e romantici di Ron e Herm? ^o^ non c’è bisogno di presentazioni visto che la incontri tutte le mattine allo specchio!! Attendevo con ansia soprattutto il tuo parere personale su quanto era accaduto proprio per quel motivo e quindi sono SUPER happy di leggere che ho la tua approvazione… YUUHH!! Anch’io nella loro condizione ritenevo un solo bacio troppo poco… infondo quei due sono un cassino tale di emozioni l’uno nei confronti dell’altra che non potevano non esplodere se messi insieme! E sai anche cosa mi ha fatto piacere sapere? Che si sia riuscita a vedere la maturazione psicologica dei personaggi… Ron non è più in ragazzino svogliato che non studia e pensa solo al Quidditch, ho voluto farlo crescere un po’! E infine, sono anche taaaanto felice che sia addirittura riuscita a risollevarti una giornata cominciata storta (a capita moooolto spesso e so cosa voglia dire!) Aaah, l’Attimo Fuggente, che capolavoro di film!!^__^ Un bacione e alla prossima!!

 

DAFFYDEBBY: Amicissima, grazie mille per la stupenda recensione e per tutte le tue osservazioni così dettagliate *^_^* a dirmi più che soddisfatta sono io!! Ehm, io Koda  fratello Orso non l’ho mai visto, ma l’attacco dell’orsa è stata un’idea che mi è frullata in mente mentre pensavo alla Russia che è piena di orsi lasciati liberi! Sono contenta che ti sia piaciuta la scena finale, non hai idea quanto piaccia a me scrivere quelle scene così toccanti, soprattutto se si parla di Ron e Hermione(*myCiccys*)!! Un bacione grande grande!

 

VALE: Ehi Tata!! Mu grazie taaante per i complimenti(anche quelli per la scuola^^)!! Quanto sei gentile!! Ma si che ci rifaremo anche per l’HP day mancato! ^o^ hai visto che carini che sono stati Ron e Hermione? Sono felicissima che ti sia piaciuto tanto, non sai quanto aspettavo il momento per scriverlo! Per quanto riguarda Harry... diciamo che anche lui si sta dando parecchio da fare, soprattutto in questo chap, giusto? ^__- un bacione grossissimo tesora!!!

 

EDVIGE: Ehi Piccola, hai visto che ad andare via no hai perso niente!! ^___^ Spero ti sia divertita in vacanza (io devo aspettare ancora un pokino!ç__ç) Grazie mille davvero per i come sempre graditissimi complimenti! Dunque, per Harry non assicuro niente ^///^ ma direi che si trova un bel po’ di passi avanti a Ron, garantito! ^_- Kisssssssss!!!

 

SUNNY: Love, mia adorata, piccola sposina!! Ma quanto mi fai felice lo sa solo il cielo ogni volta che mi fai tutti questi complimenti, che detti da te poi, che sei il mio modello d’ispirazione è da verro il massimo dei massimi!! *****^___^***** quanto mi manchi adesso che sei in holiday!! E del capitolo… ç___ç di parlava di Michael… ç_______ç e di quello schifosone di Coldfog… e in generale dei fratelli Weasley… (poverini…) ç___________ç non ti dico come mi sono depressa scrivendo il 20° chap! Tesorina mia, hai visto che bella sorpresa che ti ho regalato per i nostri due ciccini adorati? **^__^** E come si direbbe nel ‘Club delle Sbavanti’ *ingresso VIP*: W le sconcerie di Ron e Herm!!! Bimbi della Judie e della Sunny…(che dici, li adottiamo Ron e Herm da tenere in famiglia?) Per il sequel allora mi sto già cominciando a scervellare, anche perché vorrei davvero lasciare il senso di continuità per questa storia! UN BACIONEONEONEONE e alla prossima (ovvero tra un mese!!T_T) tvtttttttttttttttb(e un kissssss a Nenè!!)!!!

 

KAHO-CHAN: Carissima!! Allora queste vacanze? ^__^ E sì, evviva!! Ron e Herm che hanno liberato gli ormoni, finalmente! E poi ho voluto farli crescere un pokino, dopo tutto quello che hanno passato era giusto farli maturare anche nei sentimenti (anch’io mi sono commossa scrivendo lo sfogo di Ron! °^_^° Ehm però... mi sa che per i confettini e le nozze dovremo aspettare ancora un pò... io e Rowling l apensiamo abbastanza allo stesso modo: la serenità di coppia dovranno sudarsela a caro prezzo!! -__-‘’ Ma sicuro che Gin e Harry me li lavorerò con lo stesso accurato stile, infatti il sequel è tutto per loro! ^__- un bacione enormissimo abbinato a un milione di ringraziamenti per le tue adorabili e entusiastiche recensioni che mi riempiono di gioia!! ^o^ Un salutone anche alla tua amica!! ^^

 

SATURNIA: Eh eh amicissima, hai visto che bel finale lo scorso capitolo! ^__- Sono felicissima che ti sia piaciuto tanto così! Non sai quand’è che me lo stavo preparando quel capitolo!! ^o^ Bravissima però, visto che conosci bene i nostri bei polletti, capirai che non sarà una vita di coppia molto semplice anche perchè... hi hi hi! Lo sparai nel prossimo capitolo, quello finale! Cmq, davvero non preoccuparti per Harry.. e quando mai quel benedetto ragazzo è stato puro e innocente??! Dammi un pò di tempo e vedrai come te lo presento con un bel cannone di oppio tra le mani!! ^___________^ sto scherzando, sto scherzando!! ^o^ D’altronde i vizi ce l’hanno tutti no? Pure la sottoscritta che ogni tanto (solo ogni tanto, lo giuro!) fuma... -///- ho questa strana tendenza a riversare i miei difetti sui miei personaggi!! Muuu sicuro che per Ginny e Harry si preannunciano momenti d’oro (ma con calma e moderazione, senno moriamo tutti di diabete!!). Un bacione supersonico e un buonissimo proseguimento di vacanze con la promessa di cercare di postare il 20° chap il più presto possibile!! Kissssss!!!

 

DOROTHEA: Mia divina scrittrice comica!! ^______________^ Non sai come ti capisco per i problemi con gli esami (-__-‘’)... questa mannaggia di università... Eh sì, non sai come volevo scrivere quella scena tra Ron e Herm, io li adoro quei due!!! E sono contenta di aver riscosso al tua approvazione (lo ammetto, ci tenevo moltissimo!!) Per quanto riguarda Harry invece... bè, non si sa mai, magari più avanti lo ce lo ritroveremo con un bel rollone di oppio tra le mani e lo sguardo sognante!! ^________^ eh, sì il mio lato demenziale è sempre vivo, non si sa mai che scherzi mi può combinare!! Ti ringrazio davvero un mondo per i tuoi come sempre supermegagraditissimi complimenti, è un onore averti come lettrice e questo lo sai, ma è sempre bene ricordatelo!!! Un baciottone enorme!!

 

CLO87: Thaaanks Clo!! E’ sempre un piacere ritrovare una lettrice, soprattutto se generosa come te!! **^__^** quanti complimenti… wow!! Per la caratterizzazione invece, bè… a furia di leggere e rileggere 200000 volte i libri di Mamma Rowling, i personaggi sono loro e basta!! ^o^ Baciotti!!!

 

GINNY: O____O cavoli!! Wow Ginny, addirittura 18 capitoli in meno di 2 giorni??! *________* caspita che onore!! Davvero, non sai quanto sono arrossita nel leggere del tuo incredibile tour de force, anche perchè non mi sarei mai aspettata che la mia ff prendesse così tanto!!!! ^o^ E da una sfegatata seguace della divina Sunny (siamo in due, don’t worry ^__^)!!! Graaaaazie Tesora!!!!! Ma che dispiacere, sapere di averti coinvolta così tanto da averti spinta a recensire è il massimo, davvero mille ringraziamenti di cuore!! Non preoccuparti, nessun esaurimento, perchè anche io ogni volta che mi faccio prendere da una ff, me la leggo anche fino a notte fonda, quindi posso capirti!! Un bacione immenso tesorissima!!!

 

 

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Bacioni e a presto (ma proprio presto presto prestooooo!!)

 

*Giulia*Judie*J

 

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Capitolo 20
*** Addio ***


Capitolo 20 - Addio

Dedicato alla meravigliosa creatura che come un bellissimo piccolo fiore cresce dentro di me

Capitolo 20: Addio

La battaglia infuriava violenta intorno alle alte ma ormai indebolite mura del Quartier Generale degli oppritchina. I turchi erano tornati all’attacco nelle prime luci del mattino e i cannoni avevano ripreso a rombare violenti contro Kerenska.

Nella notte, il cielo si era velocemente ricoperto di spesse nuvole e aveva cominciato a scendere una pioggia sottile e tagliente, che in poco tempo aveva trasformato il campo in una poltiglia fangosa, dove i soldati si muovevano a fatica, ma nonostante tutto le truppe nemiche spinsero in avanti una grande torre d’assedio brulicante di soldati. Gli arcieri russi risposero prontamente facendo piovere su di essa una fitta pioggia di frecce infuocate, fermando la sua avanzata, intrappolando i giannizzeri al suo interno in un a parete di fiamme.

Le grida delle vittime facevano accapponare la pelle. Molti turchi riuscirono a trovare l’uscita e si gettarono nel vuoto, rischiando le ossa e la vita, ma maggior parte perì nell’incendio.

Ron e Hermione furono di nuovo impegnati tutto il giorno nella cura e nel soccorso dei feriti che aumentavano a dismisura man mano che la giornata passava, riempiendo i cortili e i bastioni di corpi urlanti e agonizzanti. Così, quando il sole cominciò la sua lenta calata, i due ragazzi accolsero con sollievo il lento imbrunire, segno che un’altra giornata di sangue stava per finire, stanchi delle urla e delle esplosioni che riempivano loro le orecchie.

Tuttavia il fuoco di sbarramento dei cannoni non accennava a cessare, concentrando ogni singola bocca da fuoco sulla piccola breccia che si stava andando ad allargare sul muraglione settentrionale.

Vladimir emerse dalla folla sui bastioni e si avvicinò velocemente a Michael, che era chino presso un soldato coperto di ustioni e gli borbottò qualcosa in russo. Il mago annuì piano e dopo aver finito di fasciare le braccia del ferito, si diresse a passo spedito verso l’armeria.

“Michael!” lo chiamò Hermione vedendolo allontanarsi. Era inginocchiata accanto ad un soldato che aveva riportato terribili ferite. Non poteva fare più niente per lui, a parte accarezzargli la faccia e starlo a sentire mentre chiamava il nome della madre.

“Indietro!!” le intimò Vladimir avvicinandosi a grandi passi.

“Non posso lasciarlo!” rispose lei arrabbiata.

Vladimir chiese qualcosa al giovane oppritchina. Quello annuì, dopodiché il comandante, veloce come un serpente, gli tagliò la gola da un orecchio all’altro. Il sangue caldo sgorgò sulle ginocchia di Hermione, inzuppandole i vestiti. La ragazza barcollò all’indietro, esterrefatta.

“Una morte veloce” dichiarò Vladimir “Non avremmo potuto portarlo in salvo e i turchi potrebbero entrare da un momento all’altro. si pulì la bocca con il dorso della mano e si tornò veloce verso i bastioni.

Hermione sentì Ron che l’aiutava ad alzarsi, reggendola per le spalle. “Andiamo”

In quel momento entrambi videro Michael uscire dal capanno dell’armeria vestito con la divisa degli oppritchina e la spada in mano. I due ragazzi gli corsero incontro, intuendo cosa stava per succedere.

“Michael non vorrai...” cominciò Ron mentre Hermione si stringeva le mani angosciata.

“Sì, devo unirmi alle forze russe. Le mura cederanno da un momento all’altro e in questo momento qualsiasi uomo è prezioso!”

“No...” mormorò Hermione.

“Andrà tutto bene e questa sera ci ritroveremo tutti in camera, di nuovo. il mago alzò gli occhi verso Ron “Conto su di te perché siate in salvo nel mastio, non posso pensare alla battaglia se non vi so al sicuro.”

Il ragazzo annuì senza staccare gli occhi dal volto risoluto di Michael, ma in quello stesso istante, con un boato assordante una pioggia di pietroni franò dal muraglione, squarciandone il perimetro e lasciando scoperto un’enorme buco. Michael scattò verso la massa di oppritchina che si contrapponevano all’avanzata generale dei nemici che avevano cominciato a riversarsi attraverso la breccia. Ron afferrò Hermione per un braccio e la trascinò verso l’ingresso del mastio. L’aveva promesso, entrambi sarebbero stati al sicuro, lontani dalla battaglia. Lui l’avrebbe protetta e non avrebbe permesso che le accadesse qualcosa.

Erano a pochi metri dall’entrata del mastio quando una palla di moschetto fischiò nella loro direzione, colpendo Ron ad una gamba. Con un urlo di dolore, il ragazzo cadde in avanti.

“RON!!!” in un attimo Hermione fu accanto a lui.

“Non è niente... non è niente…” mugolò Ron girandosi su un fianco e stringendosi la gamba, dalla quale però il sangue aveva cominciato a fuoriuscire. “Mi hanno preso solo di striscio...”

Vieni, aggrappati a me!” Hermione passò un braccio dietro la schiena di Ron e l’aiutò a mettersi in piedi.

In quel momento urla concitate in russo richiamarono la loro attenzione. Gli oppritchina sui bastioni urlavano e gesticolavano furiosamente additando qualcosa all’orizzonte. Attraverso la breccia nelle mura i due ragazzi videro distintamente una grande linea scura profilarsi nella pianura. Una linea che avanzava verso Kerenska molto velocemente.

“Oddio...” gemette Hermione piano “… se quelli sono rinforzi turchi, siamo finiti…”

*****************************************

“Avanti!!!”

Erik e Goran spronarono al galoppo i loro cavalli, le spade sguainate in avanti e guidando l’immensa truppa dei cittadini russi verso la fortezza. Indossavano entrambi le armature che erano riusciti a replicare con la magia da alcune vecchie armature che alcuni dei russi avevano portato con loro dopo anni di servizi conclusi nell’esercito dello zar.

Harry cavalcava accanto a loro, stringendo nervosamente le briglie e tenendo bene a mente ciò che gli era stato detto qualche momento prima di partire.

“Usali solo in caso di necessità.” gli aveva detto Erik consegnandogli la spada e lo scudo.

“Quando saremo nei pressi dello scontro, tu non pensare a null’altro se non ad entrare nella corte russa e a cercare i tuoi amici. aveva continuato Goran aggiustandogli l’armatura sulle spalle “Aspetta il segnale e poi vai. Tieniti lontano dallo scontro e non fermarti per nessun motivo.

Ed ecco che a poche decine di metri dal punto d’impatto, Erik aveva guidato una parte delle truppe a sinistra, travolgendo tutti i turchi che incontrava, urlando a gran voce per spronare i russi a non desistere e ad avanzare, mentre il fratello faceva lo stesso a destra, con una forza e una grinta impressionanti.

“Vai Harry, adesso!” gli gridò Goran, appena un attimo prima di lanciarsi nella mischia. Harry tirò le redini e fece virare bruscamente il cavallo, proseguendo lungo la linea dello scontro cercando disperatamente nella mischia un passaggio che conducesse alla breccia.

Ovunque infuriava la lotta. Il ragazzo vide gli uomini che lo avevano seguito fino a Kerenska battersi con coraggio; molti cadevano sotto la ferocia dell’esercito turco, molto più numeroso e meglio preparato alla guerra, altri ancora falciavano il nemico come se si fosse trattato del raccolto del proprio campo.

Con il cuore che gli martellava nel petto, Harry capì che non avrebbe trovato nessun passaggio se non se lo fosse creato. Con l’adrenalina che gli pompava il sangue nelle vene, si calcò l’elmo in testa ed estrasse la spada.

Adesso o mai più.

Con un colpo di reni, batté i fianchi del cavallo spronandolo deciso verso la lotta e prese a farsi largo meglio che riusciva, scansando coloro che gli sbarravano la strada con colpi inferti di piatto con la spada. Non voleva nessuno sulla coscienza.

Ad un tratto, una lancia scagliata violentemente dall’interno della mischia si conficcò con forza nel fianco del suo cavallo, a pochi centimetri dalla gamba sinistra del ragazzo. La povera bestia nitrì di dolore e s’impennò pericolosamente, per poi stramazzare al suolo trascinando Harry con sè. Harry batté la schiena e la nuca, mentre la pioggia e il fango gli annebbiavano la vista e il dolore gli confondeva i sensi. Ma in quel momento di smarrimento, non gli sfuggì il brillio che balenò nella sua direzione e il ragazzo ebbe appena il tempo di rotolare su un lato, che una scimitarra si abbatté nel punto in cui pochi istanti prima c’era stata la sua testa.

Harry si rimise in piedi in fretta e vide un soldato della stazza di un troll che gli si faceva incontro a larghe falcate, con in mano una sciabola lunga quasi un metro e il volto distorto da un ghigno. Sporco di fanghiglia e con le gambe tremanti, il ragazzo strinse forte l’elsa della spada nel pugno e sollevò lo scudo con l’altro braccio. Non avrebbe aspettato che quell’uomo gli si fosse avventato contro riducendolo a carne da macello, così scattò in avanti con l’arma protesa. Il turco apparentemente divertito da quel fragile tentativo di offesa, all’ultimo scartò di lato e con l’elsa della sciabola lo colpì duramente alla schiena. Harry si ritrovò nuovamente per terra a faccia in giù, senza fiato dal dolore, mentre la spada gli sfuggiva di mano e carambolava lontano.

Ansimando si rialzò il più in fretta possibile, scansando di lato due poderosi fendenti che il turco gl’inflisse pensando di coglierlo impreparato, senza sapere che il Quidditch aveva affinato notevolmente i riflessi di Harry, aiutandolo a resistere a quell’attacco serrato. L’ultimo colpo però fu troppo repentino e il ragazzo non riuscì a scartarlo in tempo, rimanendo costretto a sollevare lo scudo, sul quale con inaudita violenza si abbatté la scimitarra del nemico. Il legno dello scudo si ruppe a metà e cadde a terra con un tonfo mentre Harry indietreggiava barcollando, scosso da quel colpo così poderoso. Il soldato ottomano gli rivolse uno sguardo trionfante mentre caricava l’attacco decisivo verso di lui, stravolto dalla stanchezza e completamente disarmato.

Era davvero finita.

Poi improvvisamente, un cavallo si frappose fra lui e il soldato, impennando furiosamente verso il turco e facendolo indietreggiare. Harry si accorse solo dopo pochi istanti che chi lo cavalcava era Goran. Con un salto, il mago scese dalla cavalcatura e si lanciò ad affrontare il soldato al posto del ragazzo.

“Harry, prendi il mio cavallo e vattene!!” gli urlò Goran mentre con la spada protesa davanti a sè, impegnava l’attenzione del turco. Adesso il nemico stava attaccando Goran con la stessa ferocia con cui si era accanito su di Harry e il mago, già stanco per la battaglia sostenuta fino a quel momento, parava e affondava con decisamente meno vigore.

“No!” gridò lui “Non puoi farcela da solo!”

“Vai!!” ribatté Goran da sopra la spalla, il viso rosso dallo sforzo.

Contro la sua reale volontà, Harry fece per voltarsi e montare a cavallo, quando a pochi passi la lì vide distintamente un arciere nemico prendere la mira verso Goran.

“NOOO!!!”

Quando il dardo gli si conficcò nel petto, Goran barcollò appena di qualche passo indietro, ma con uno sforzo disumano continuò a respingere i colpi dell’enorme turco. Una seconda freccia raggiunse la prima nel petto del mago, che con un’espressione di dolore crollò in ginocchio reggendosi le ferite, gli occhi socchiusi nell’agonia del colpo mortale. Il soldato turco che gli stava davanti distorse la bocca in un ghigno sadico, mentre si metteva pronto ad infliggergli il colpo di grazia. Ma nella foga di terminare Goran, non si accorse del movimento fulmineo che ci fu alle sue spalle. Improvvisamente una mano gli bloccò il braccio che stava per calare, mentre la punta di una spada lo trapassava da dietro, squarciandogli l’addome e schizzando sangue dappertutto. Il turco mollò la sciabola e con un urlo di dolore si sbilanciò in avanti, stramazzando pesantemente al suolo, mentre dietro di lui, con gli occhi iniettati di rabbia, Harry estraeva la spada dalla sua schiena con un strattone deciso.

Il ragazzo si voltò nella direzione dalla quale erano partite le frecce e vide l’arciere ottomano a terra, evidentemente già abbattuto da qualcun’altro. Allora lasciò cadere a terra la sua arma insanguinata, con il petto che si alzava e abbassava in un respiro affannoso e rabbioso, poi si piegò sopra Goran che adesso giaceva sulla schiena, rantolante, con un rivolo di sangue gli scendeva dal labbro inferiore.

“H-Harry....” ansimò il mago con le palpebre che gli tremavano “C-che ci fai... a-ancora qui... vattene.”

“No.” Harry gli sollevò il busto con mani mal ferme “Adesso ti riporto all’accampamento…” ma Goran scosse lievemente la testa.

“D-dimostrami che ho fatto bene a credere in te...” ansimò “Michael aveva ragione… puoi farcela. Tu e tuoi amici, potete farcela…” in quel momento il mago ebbe un ultimo sussulto e il suo volto si afflosciò tra le mani del ragazzo, mentre le palpebre si abbassavano in uno sguardo cieco. Harry fissò quel volto bianco e privo di vita.

Quante persone ancora sarebbero dovute morire per salvargli la vita?

In un gesto di pietà, sollevò una mano e abbassò del tutto le palpebre di Goran. Dolorosamente ricacciò dentro di sé la rabbia e i terribili sensi di colpa, mentre il fragore della battaglia attorno a lui lo ridestava dal sordo torpore che aveva avvolto il momento dell’agonia di Goran. Si guardò attorno e vide Erik cavalcare verso di loro. Cominciò a sbracciarsi per farsi notare.

Erik aveva già notato il ragazzo chino sul corpo di un soldato e gli si era precipitato incontro per ricordargli che il suo compito era quello di raggiungere la fortezza e nient’altro, ma il suo cuore perse un battito accorgendosi che quel corpo era quello di suo fratello. Il rumore dell’orda di turchi che convergevano non dava tregua e Erik sapeva bene che quello non era il momento del dolore. Scese da cavallo senza fare domande e si chinò per caricarvi sopra il corpo di Goran.

“Harry, non perdere più un secondo e corri in quella dannata fortezza!!” gli urlò infine prima di girare la cavalcatura e allontanarsi da lì.

Harry non ebbe il tempo di dirgli nulla, ma quell’ordine così imperioso e i soldati sempre più vicini erano una buona ragione per fare come Erik gli aveva detto. In un lampo fu in groppa al destriero che era stato di Goran. Aveva paura, ma sapeva quello che doveva fare. Non c’era tempo per compiangere Goran, non c’era tempo per chiedere ad Erik cosa ne sarebbe stato di lui e non c’era tempo per chiedersi se l’avrebbe mai rivisto. Con uno strattone, voltò il cavallo e puntò dritto verso la breccia delle mura. Gli zoccoli del cavallo picchiavano il terreno come il suo cuore martellava nel petto, ma quella folle corsa non gli impedì di rendersi conto che qualcos’altro stava succedendo nelle retrovie.

Nell’esatto momento in cui anche l’ultimo raggio di sole fu risucchiato dietro l’orizzonte, inesorabile come una valanga, un’ondata di creature oscure si riversò sul campo di battaglia con una ferocia e una violenza dilagante. Un esercito di vampiri che giungeva in loro aiuto. I non-morti colpirono veloci e letali, accerchiando i turchi e costringendo i superstiti a una precipitosa e caotica ritirata, nella quale furono abbandonati, carri, armi e vettovagliamenti. I russi, spaventati e confusi allo stesso tempo, ripiegarono verso la fortezza, ma si accorsero che nessuno di loro veniva aggredito dai Figli di Caino che scacciavano il nemico da Kerenska.

In quel turbinio di furie, morti, urla e sangue, Harry scorse uno di loro, capelli rossi e profondi occhi color del ghiaccio che gli si affiancava e gli apriva il passaggio.

“Vai, adesso!!

Era Caeher. Harry non se lo fece ripetere due volte. Nel corridoio che il vampiro gli stava aprendo, superò la breccia con un balzo e spronò il cavallo attraverso la corte russa di Kerenska. Adesso doveva trovare Ron e Hermione.

*************************************

“Don’t think twice before you listen to your heart
Follow the trace for a new start
What you need and everything you’ll feel
Is just a question of the deal
In the eye of storm you’ll see a lonely dove
The experience of survival is the key
To the gravity of love.”

Gravity of Love, Enigma

“Avanti, appoggiati a me… tieni duro.” ansimò Hermione cercando in tutti i modi di non far perdere conoscenza al ragazzo che trascinava lungo il corridoio del mastio e su per i gradini della torre. Una scia di sangue segnava il loro passaggio, mentre Ron diventava sempre più pallido.

Appena raggiunsero la loro stanza, Hermione spalancò la porta con un calcio e aiutò Ron a raggiungere il letto in fondo dalla stanza, poi raccolse tutto quello che poteva assomigliare a delle bende e riempì d’acqua un catino.

“Non ha preso l’arteria, per fortuna…” disse lei, comprimendo la ferita che smise di colare sangue, impregnando le bende. Hermione prese la bacchetta e mormorò un incantesimo “Questo dovrebbe velocizzare il lavoro delle piastrine, l’ho visto fare da Madama Chips quando ha soccorso Harry quella volta al campo di Quidditch…”

“E’ successo un secolo fa…” disse piano Ron, che aprì gli occhi e la guardò con un sorriso. “E’ incredibile che tu te lo ricordi ancora…”

“Niente si dimentica davvero.” rispose lei accarezzandogli la fronte “Lo faccio per te.”

In quel momento sentirono qualcuno che chiamava li chiamava dalle scale, e qualche secondo dopo, un Michael alquanto scarmigliato comparve sulla soglia aperta. Aveva l’aria tremendamente ansiosa.

“Grazie al cielo state bene.” si tolse l’elmo e si asciugò la fronte con il dorso della mano che ancora brandiva la spada. “Ho visto quel che succedeva…” si avvicinò al letto e dette un’occhiata clinica alla gamba di Ron. “Non è tanto grave, non hanno raggiunto l’arteria.

“Ci vuole un cerusico, Michael” disse Hermione guardandolo preoccupata “Potrebbe infettarsi...

Michael fece per rispondere, quando ad un tratto si bloccò di colpo, come se avesse sentito un rumore strano o avesse fiutato un odore sgradevole.

Ron si puntellò sui gomiti. “Che succede?”

“Lui. E’ nella fortezza.”

“Sarà meglio chiuderci dentro a chiave.” disse Hermione intuendo il pericolo.

Ma non aveva fatto più di due passi, che sulla soglia si presentò un ufficiale di Vladimir con il volto coperto da un elmo pesante e un orcio di pelle tra le mani. Prima che qualcuno potesse dirgli qualcosa, quello gettò l’orcio tra le braccia di Michael prima di proseguire dritto verso la cassetta di legno posata vicino al camino. Alle sue spalle, la porta si richiuse da sola con un tonfo.

Hermione s’irrigidì. Aveva pensato che quell’uomo portasse qualcosa anche per lei e Ron, ma adesso sotto la camicia sbottonata, intravide una croce rovesciata tatuata sul petto e la mano che scendeva veloce verso il pugnale appeso alla cintura. Spalancò gli occhi terrorizzata.

“Coldfog!!!”

La ragazza corse verso il Libro della Luce e gli fece scudo col proprio corpo, mentre il nemico le si avventava addosso tenendo basso il pugnale. Adesso s’era tolto l’elmo e gli occhi ardevano di furore omicida. Michael ripresosi dalla sorpresa, aveva riagguantato la spada, troppo tardi però. Coldfog afferrò Hermione per la gola, sollevandola di peso. Era troppo forte. Rantolando, Hermione agitò le braccia, cercando invano di strappargli di mano lo stiletto.

Ad un tratto Ron fu addosso a Coldfog. Hermione cadde a terra ansimante, mentre i due si rotolavano sul pavimento. Coldfog si rimise in piedi per primo, ma Ron partì di nuovo all’attacco. All’ultimo secondo l’uomo-demone scartò di lato e con un movimento repentino gli affondò il pugnale nella ferita alla gamba facendolo urlare di dolore, poi lo spinse lontano e con un tonfo angosciante Ron sbatté la testa contro il davanzale sotto la finestra.

“RON!!!”

Hermione accorse. Sulla tempia del ragazzo si stava aprendo un taglio. La ragazza cercò la giugulare, lieta di trovare il battito ancora forte e regolare, ma Ron perdeva di nuovo sangue dallo squarcio che gli era stato riaperto nella gamba. Sentendo uno scalpiccio alle sue spalle Hermione si voltò angosciata, aspettando di trovarsi davanti Coldfog, ma c’era Michael a fronteggiarlo, piantato sulle gambe con la spada e pugnale pronti. Coldfog si stava sciogliendo il mantello per lasciarselo cadere ai piedi.

“Allora, cane di un Weasley…” sguainò la spada mentre con l’altra slacciava il cinturone. Lasciò cadere anche quello, poi lo calciò lontano e raccolse il pugnale intriso del sangue di Ron “All’ultimo sangue? Spada contro spada? Sto per ammazzarti Michael…” sorrise “T’infilzerò come un porco e starò ad ascoltare i tuoi rantoli, proprio come ho fatto con metà della tua famiglia!!” e scoppiò in una risata sadica e crudele.

“Sei solo un pezzo di sterco vomitato dall’inferno!” Michael iniziò a muoversi adagio, deciso a frapporsi tra il nemico e i due ragazzi, gli occhi scintillanti di odio. “Hai distrutto vite per troppo tempo, ma adesso basta! Se vuoi fare del male a questi due ragazzi dovrai prima passare sul mio cadavere!!”

“L’hai detto Wealsey...”

“No!!” terrorizzata, Hermione si coprì il volto con le mani quando Coldfog si scagliò verso Michael, che però si spostò velocemente di lato vanificando l’attacco.

I due cominciarono a girare in tondo. Hermione sapeva che lei e Ron erano al sicuro finché ci fosse stato Michael a contrapporsi fra loro e Coldfog. L’uomo-demone non avrebbe mai voltato le spalle ad un avversario tanto pericoloso. Ne approfittò per afferrare gli stracci con cui prima aveva medicato Ron e glieli strinse a mò di laccio emostatico. Poi gli asciugò la ferita sulla tempia con l’orlo della manica.

“Ron...” bisbigliò voltandosi verso di lui “Ron, per l’amor di Dio…”

Il ragazzo mosse il capo ed emise un grugnito. Hermione afferrò il boccale pieno d’acqua accanto alla brocca sul tavolo e glielo portò alle labbra per farlo bere, ma senza successo. Si guardò attorno disperata.

Coldfog e Michael erano impegnati nel loro duello. Il volto annerito di Michael grondava di sudore, il petto ansimava, ma non stava arretrando di un passo. Il Dominus Animae aveva perso un pò della sua baldanza, sembrava più attento, più guardingo nell’affrontare il giovane mago che conosceva tutti i trucchi e le finte di uno spadaccino professionista. I duellanti continuarono a scontarsi in un vortice abbagliante di acciaio, parate e controparate, stoccate e finte.

Ad un tratto, Michael colpì duramente sulla bocca l’uomo-demone con l’elsa della spada e uno rumoraccio scricchiolante risuonò per la stanza. Coldfog arretrò di parecchi passi e sollevò lo sguardo omicida su Michael, sputando alcuni denti mentre il sangue gli colava dalle labbra. Era sangue nero.

“Questa la paghi cara.” sibilò con gli occhi ridotti a fessure. Sollevò la spada all’altezza della spalla, la punta inclinata verso il petto dell’avversario.

Il mago rispose e l’uomo-demone finse di colpire, ma la sua spada si bloccò a mezz’aria. Colto di sorpresa, Michael incespicò e la sua lama scese troppo in basso. Come un falco che scende in picchiata, Coldfog affondò la spada nel petto dell’avversario che lasciò cadere le armi a terra con un clangore spaventoso, piegato in due dal dolore.

“MICHAELLLL!!!” Hermione sentì la voce rimbombarle nelle orecchie in un grido disperato. Paralizzata dall’orrore, non poteva credere a quello che era appena successo, i suoi occhi non riuscivano a staccarsi dalla sagoma morente del mago.

Con un strattone deciso Coldfog estrasse la spada insanguinata e Michael barcollò verso Ron e Hermione, in un ultimo e disperato tentativo di proteggerli, ma i rantoli gli si mozzarono in gola e crollò morente faccia a terra.

Il dolore prima insopportabile ora stava calando, però sentiva tanto freddo e riconosceva il tocco gelato della morte in agguato. Da una porta spalancata entrava la luce del sole mentre nelle orecchie risuonava una risata dolce e argentina. Clemence. Era tornato ad Owpeln Grance? Nella luce del sole avanzavano due figure che si tenevano per mano. Una ragazza di circa vent’anni dai lineamenti simili ai suoi e una ragazzina di undici anni con una coda rossa e spettinata. Michael riconobbe le due sorelle che gli sorridevano e una grande calma s’impadronì di lui. Era come addormentarsi, scivolare in un torpido sonno… Alla fine diede un ultimo respiro e non si mosse più.

Il Dominus Animae s’era ritirato e adesso era tranquillamente impegnato a riprendersi il cinturone e il mantello, la fatica e la tensione del duello sembravano svanite. Prese in mano il cofanetto di legno che conteneva il Libro della Luce e lo buttò nel camino, dove le fiamme guidate dalle sue oscure preghiere lo inghiottirono con una prontezza innaturale.

“Ma non ho ancora finito…” pensò malignamente con il volto illuminato dal fuoco distorto da un ghigno compiaciuto mentre contemplava il suo trionfo. “Vale la pena divertirsi ancora un po’.”

Hermione intanto non riusciva a distogliere gli occhi dal corpo immobile di Michael, incapace di credere che l’uomo gentile e coraggioso che per tutto quel tempo li aveva protetti e aiutati ora giacesse in quella pozza di sangue. Improvvisamente lo shock le schiarì la mente, facendo posto a una strana e inquietante calma. Si ricordava tutto… Lentamente si portò una mano al collo e afferrò la piccola borraccia che le era stata affidata tempo prima.

In quel momento sentì una mano fredda toccare la sua. Era Ron. La fissava con gli occhi socchiusi, carichi di sofferenza e dolore. “Non farlo...per favore, non farlo...” la supplicò con un sussurro, ma lei si chinò verso di lui guardandolo con quella calma glaciale.

“Non ho paura Ron... So quello che devo fare e non ho paura… e questo anche grazie a te. Così dicendo strinse nel pugno la borraccia, se la strappò dal collo e versò il vino nel boccale posato lì accanto. Bevve il vino dolce e corposo, trattenendolo nelle cavità della bocca.

Era vero, non era più spaventata, adesso sapeva cosa doveva fare. E non era per il vino, né per il fragore della battaglia là fuori, ma per Coldfog. Eccolo, arrogante come un galletto, indifferente della morte di Michael e adesso pronto ad uccidere anche lei e Ron, costretti dal lui a quel viaggio infernale. Odiava quell’uomo con tutte le fibre del corpo e quello che stava per fare era per riscattare tutti coloro che quel mostro aveva infettato col suo morbo. Si alzò per andargli incontro con uno sguardo che avrebbe incendiato una foresta. Coldfog protese le braccia e l’attirò a sè, accostando le labbra alle sue e insinuando la lingua dentro. Lei rispose spingendo il vino tra le labbra di Coldfog cercando la sua bocca fino a quando Coldfog si fermò, barcollando all’indietro, terreo in volto come se fosse stato colpito da una palla di moschetto.

“C-cos’hai fatto??” boccheggiò “Cos’hai fatto??!” i suoi occhi si posarono sul boccale per terra e poi tornarono a fissare la ragazza ferma davanti a lui “Brutta sgualdrina figlia di una cagna!” gracchiò “PUTTANA!!”

Il Dominus Animae sguainò la spada con un movimento goffo, incerto, come se l’arma fosse diventata troppo pesante da tenere in mano. Il suo viso era coperto da una patina di sudore, come se fosse stato avvelenato. Sembrava più vecchio e indebolito, per questo Hermione riuscì ad essere più svelta di lui. Raccolse il pugnale di Michael e con un colpo deciso colpì il petto di Coldfog, facendone sgorgare un fiotto di sangue nero che le schizzò il viso e le braccia.

Coldfog gridò, vacillando in avanti. Cercò di sollevare la propria arma, ma Hermione si spostò di lato e veloce, agendo come in un incubo pazzesco, raccolse la coppa dalla quale aveva bevuto e la usò per raccogliere il sangue che colava dalle ferite dell’uomo-demone. Lui riuscì solo a lanciarle un ultimo, perforante sguardo prima di crollare in avanti e rimanere immobile.

Hermione indietreggiò piano, la coppa stretta nella mano resa scivolosa dal sangue che la sporcava e il pugnale di Michael nell’altra. Solo allora si accorse di quanto violentemente stesse tremando. Le orecchie le fischiavano e le labbra le bruciavano, mentre il petto si alzava e si abbassava affannosamente… Poi una voce la riscosse da quello shock.

“Hermione...” La ragazza si voltò verso Ron, che la stava fissando con un’espressione indecifrabile. Era pallido e sembrava sul punto di vomitare. “Hermione...” ripetè lui, ma non riuscì ad aggiungere altro. Provava un dolore ghiacciato che non aveva nulla a che vedere con la gamba ferita. Vedere Hermione in quello stato di gelida follia era stato troppo per lui e adesso che leggeva lo shock inciso negli occhi della ragazza in piedi di fronte a lui, non riusciva a capire se il disgusto che provava fosse nei confronti di Coldfog che l’aveva costretta ad arrivare a tanto o per se stesso, che non era riuscito a risparmiarle quell’orrore.

Hermione nel frattempo era rimasta immobile a ricambiare lo sguardo di Ron. Avrebbe voluto abbracciarlo, ma si sentiva pietrificata. Chiuse gli occhi che le pungevano terribilmente. Voleva piangere ma quelle lacrime di sfogo non volevano uscire. Non ci riusciva, eppure lo desiderava. Voleva piangere per se stessa, per Ron, per Harry, per Michael....

“NOOOO!!”

Come una doccia gelata, l’urlo di Ron la riportò in sè. Hermione voltò la testa di scatto ed ebbe appena il tempo di vedere Coldfog nuovamente in piedi, che con un urlo le si avventava addosso, la spada alla mano e una furia demoniaca in volto. In quell’attimo che sembrò durare un’eternità, la mano che ancora stringeva il pugnale di Michael agì da sola. La lama affondò al centro del petto dell’uomo-demone, che frenò la sua corsa e si sbilanciò in avanti. Hermione lasciò la presa dall’elsa e spinse Coldfog verso la finestra poco distante. Il Dominus Animae precipitò oltre il davanzale e giù dalla finestra, tra le rocce del fossato sottostante. Il suo urlo disumano si perse nel fragore della battaglia che ora andava scemando.

Ancora scosso, Ron continuò a fissare il vano della finestra, poi il suo sguardo si spostò lentamente su Hermione che tremava da capo a piedi. Con i polmoni svuotati, la ragazza si lasciò andare contro il muro e scivolò fino a terra. Il groppo che aveva in gola avrebbe finito per soffocarla se qualcuno non avesse cominciato a bussare furiosamente alla porta, con la seria intenzione di buttarla giù, urlando forte i loro nomi.

“Ron!!! Hermione!!!”

I due ragazzi non ebbero nemmeno il tempo voltare la testa, che la porta si spalancò di schianto e Harry fece il suo ingresso nella stanza. In quel momento le lacrime che Hermione aveva trattenuto fino a quel momento uscirono a fiume, amare e dolci di disperazione e di sollievo.

“Harry.... HARRY!!!” la ragazza gli corse incontro, abbracciandolo e singhiozzando forte, incapace di aggiungere altro.

In un gesto istintivo Harry strinse forte la sua amica, continuando a ripetere sommessamente “Grazie al cielo, grazie al cielo…” sollevato nel rivedere i suoi due amici sani e salvi. Raggiunse anche Ron, preoccupandosi alla vista della ferita alla sua gamba, ma riservando anche a lui la stessa dimostrazione di sollievo.

“E’ finita!” esclamò con un nuovo entusiasmo, gli occhi che brillavano “I turchi, sono in rotta! La battaglia è finita!!

“Cosa...?” mormorò Hermione, ma Harry l’aveva già presa per mano e l’aveva fatta affacciare alla finestra.

“Guarda!!”

“Impossibile...” mormorò lei, osservando i migliaia di turchi che battevano nella precipitosa ritirata al quale l’ondata dei vampiri li aveva costretti. Veloci come il vento, i turchi avevano abbandonato le armi, i capannoni, i carri e i cannoni, e si stavano allontanando dal campo in una corsa caotica e disordinata. Sugli spalti e sui bastioni di Kerenska risuonavano i cori di trionfo dei soldati turchi, mentre altri sbattevano le armi sugli scudi in segno di vittoria.

“Ma come...?

“E’ stato grazie a Caeher, uno dei fratelli di Michael! Lui ha…” Harry si bloccò di colpo, rendendosi immediatamente conto che qualcosa non andava “Un momento… dov’è Michael?”

A quella domanda il volto di Ron e Hermione si rabbuiò così in fretta che Harry capì al volo.

“No…” si voltò lentamente verso l’interno della stanza e i suoi occhi si posarono sul cadavere di Michael immobile nel suo sangue. Si sentì gelare. “Oh mio Dio...” Si avvicinò piano al corpo seguito da Hermione e gli s’inginocchiò accanto. Aprì la bocca un paio di volte, cercando qualcosa da dire, ma l’orrore gli mozzava il fiato. Fu Ron a parlare per lui.

Ci è stato vicino fino alla fine e ha fatto di tutto per aiutarci, ha persino dato la sua vita...” fece una pausa “Non ho mai incontrato un uomo tanto coraggioso...”

Harry continuava a fissare il volto cereo del mago, mentre davanti agli occhi gli scorrevano ancora gli ultimi istanti della vita di Goran. Passò una mano intorno alle spalle di Hermione, che appoggiata a lui sembrava troppo stanca per riprendere a piangere.

Anche Goran è morto.” Spiegò con un filo di voce. Sentì Hermione sussultare leggermente. “E’ morto per salvarmi.” Non sapeva se parlava più a se stesso o ai suoi amici. Troppe tensioni, troppe paure, troppo dolore. Chiuse gli occhi. “Erano degli eroi...”

Fuori la pioggia non aveva smesso di cadere e quel suono faceva da sfondo al pesante silenzio che adesso opprimeva la stanza. Persino la fredda pietra delle pareti sembrava condividere il lutto.

Passò quella che sembrò loro un’eternità, ognuno di loro solo col proprio dolore, con le proprie paure e con i propri dubbi su cosa adesso ne sarebbe stato di loro, quando dalla porta fecero ingresso Vladimir, seguito a breve distanza da Erik. Quest’ultimo fece un passo avanti perlustrando la stanza, notando i tre ragazzi e di conseguenza il corpo di Michael disteso a terra. Rimase immobile e fermo sulla soglia, mentre i suoi occhi già stanchi si svuotavano completamente. Ormai sembrava immune a qualsiasi emozione. Vladimir gli si affiancò e quando intuì cos’era accaduto, un’ombra calò sul suo volto olivastro. Lentamente si tolse l’elmo.

“Chi è stato?”

“Coldfog.” rispose Ron, tra un affanno e l’altro. Il dolore alla ferita della gamba si era acutizzato e gli bruciava, anche se non capiva se soffriva più per quello o per quello che era successo negli ultimi dieci minuti. Poi, in quel momento successe l’imprevedibile.

L’aria, prima densa e gravida di morte, si alleggerì all’improvviso, diventando quasi luminosa e tiepida, come in una giornata primaverile e nello stesso momento il corpo di Michael cominciò a luccicare di una luce sempre più intensa. Harry e Hermione si ritrassero spaventati, raggiungendo Ron accanto al muro. Ad un tratto, una figura prese a delinearsi nella luminescenza. Era Michael, su questo non c’erano dubbi, anche se la sua pelle luccicava come oro fuso e i suoi occhi splendevano come zaffiri.

Vladimir cadde in ginocchio e cominciò a battere la fronte per terra, mormorando preghiere in un russo concitato.

“Chi sei?” disse Erik.

Sono uno dei sette demiurghi che reggono l’ordine del Mondo…” la voce riempiva la stanza e risuonava nella loro testa come campanelli, riempiendo l’ambiente.

“No. Tu sei... tu eri mio fratello. Mio fratello Michael...”

Tempo fa, morendo in una caduta da una rupe, Michael Weasley mi ha donato il suo corpo e la sua mente perchè continuassi la sua battaglia.”

Perché?”

Il male di Coldfog doveva essere contrastato, ma per mano umana, da qualcuno vincolato ai limiti dell’umana debolezza. Noi demiurghi non possiamo intervenire direttamente a dirigere gli eventi del mondo, possiamo solo scegliere quale parte aiutare: il Bene o il Male. Una profezia doveva avverarsi e tre giovani dal cuore coraggioso dovevano giocare la loro parte. Si volse verso di loro che lo fissavano senza parlare. Adesso la sua voce sembrava arrivare da molto lontano. “William Coldfog non è morto, un suo simile lo ha portato nel vostro tempo e in questo modo le guerre che fin’ora si sono svolte parallelamente si congiungeranno, ma la stirpe degli uomini-demone deve finire. Non sarà facile e la lotta sarà molto più dura perché questa volta, i vostri nemici saranno due. Ora è tempo di tornare indietro, la strada è ancora lunga perché il disegno si concluda. Voi siete pronti?

Harry, Ron e Hermione si guardarono. Non avevano altra scelta e lo sapevano bene. Annuirono.

Allora Michael allungò una mano e la passò gentilmente a pochi centimetri dal viso di Hermione. Con uno sfavillio, la terribile cicatrice che sfigurava il suo labbro superiore si distese e scomparve. Con gli occhi lucidi, lei si portò le mani alle labbra. Era guarita. Nello stesso istante, la ferita nella gamba di Ron scomparve nella stessa luce. Lentamente, il ragazzo si rimise in piedi.

“E’ incredibile…”

Michael si voltò verso Erik. Il mago era immobile, che fissava l’essere di luce con uno sguardo privo di espressione.“Erik, pongo sotto la tua protezione la creatura che cresce nel grembo di Clemence Hashlow, l’ultimo dei Weasley. Fa’ che la famiglia prosperi e si moltiplichi, affinché il cerchio si chiuda con l’arrivo della veggente che ucciderà Coldfog.”

Erik sentì il suo cuore diventare più leggero. “Così, non tutto è perduto.” Si voltò verso Harry, Ron e Hermione. “Lascerò delle tracce che nel futuro vi aiuteranno ad arrivare fin qui. Coldfog è stato eliminato in questo tempo, ma non lo sarà quando tornerete nel vostro. Ricordate sempre quello che avete imparato e quel mostro non vi coglierà mai più impreparati.

I tre ragazzi gli si raccolsero attorno per un attimo.

“Addio Erik.” lo salutò Hermione “Non dimenticheremo mai quello che tu e i tuoi fratelli avete fatto per noi.”

“Grazie di tutto.” aggiunse Ron “E’ un onore discendere da uomini coraggiosi come voi.”

“Non importa come sono andate le cose, sono felice di avervi conosciuto. Rispose il mago, che infine si rivolse ad Harry che lo fissava in silenzio “Ricorda ciò che tu e i tuoi amici avete imparato. Le risposte alle vostre paure sono nascoste nella vostra mente e nel vostro cuore. Gli porse qualcosa da sotto il suo mantello. Era la pipa di Goran. “Non provare dolore per chi se ne va, perché se ti ricordi per cosa è valso il sacrificio, sarà con te per tutta l’eternità.

“Grazie.” rispose Harry. Non riuscendo ad aggiungere nulla di meglio si sentì banale, ma non riusciva a pensare a qualcosa che riassumesse a parole il debito che aveva nei confronti di quell’uomo.

Nel frattempo, al fianco di Erik, Vladimir si era rialzato. Il capitano degli oppritchina si batté il pugno sul petto. “E’ stato un onore conoscervi.”

Michael fece loro segno. “Ora è il momento.”

La luce crebbe d’intensità, fino ad accecare tutti i presenti. I tre ragazzi serrarono gli occhi prima di sentirsi trascinare all’indietro, come risucchiati da un vortice, la coppa contenente il sangue di Coldfog stretta tra le mani di Hermione, mentre tutto sembrava scoppiare attorno a loro.

“Time telling me to say farewell
but I knew that I would fight hell
and I knew: We will
go for another time we can see,
for another time we'll be free,
for no more farewell.”

Farewell, Avantasia

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Londra Aprile 2005

Nella camera sterile del Reparto al quarto piano dell’ospedale magico che aveva accolto i superstiti della strage, Ginny Weasley perdeva lentamente la vita. Nello stesso momento, l'auror di riferimento della squadra installata al San Mungo, Stephen Perriman, stava discutendo sul da farsi con la professoressa McGrannitt, alla quale avevano appena finito di curare il braccio rotto.

L’aggressione a Hogwarts e a El Coimbales portava a chiare lettere la firma di Voldemort e dei suoi seguaci, ed era stata evidentemente programmata da tempo, forse anni, senza che nessuno avesse sospettato nulla. Il Ministro della Magia era già accorso all’ospedale e adesso era impegnato con gli altri auror per le questioni di sicurezza, perché tutti sapevano che la caduta di ben due scuola di magia e la morte di uno dei più grandi maghi di tutti i tempi, erano l’innesco a qualcosa di veramente terribile che avrebbe presto investito, non solo il mondo magico, ma anche quello babbano. Urgevano provvedimenti fulminei.

In quel momento dal corridoio arrivarono urla concitate.

“Non potete entrare!! Il reparto è sterile, non potete entrare!!

“Vada al diavolo!” ringhiò in risposta una giovane voce alquanto ostile.

I due interruppero la conversazione e si voltarono sbalorditi. Seguiti da alcuni Guaritori inferociti dalle loro condizioni scarsamente igieniche per un ospedale, Harry Potter, Ron Weasley e Hermione Granger fecero irruzione nel Reparto di degenza, vestiti di stracci sporchi di sangue incrostato e fango. Appena lo misero a fuoco il Maggiore e la professoressa in mezzo alla folla di persona che affollava il corridoio, si precipitarono verso di loro.

“Abbiamo l’antidoto, non c’è un secondo da perdere!!

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Il Maggiore Perriman sospirò piano, socchiudendo gli occhi alla soffusa luce dei neon dell’ufficio che gli auror avevano provvisoriamente occupato al San Mungo, a terra contro il muro laterale giaceva ancora una lampada andata in pezzi. Quella era stata una nottata da incubo, sicuramente una delle più orribili che l’auror ricordasse, ma anche la più confusionaria. Nel giro di poche ore, erano successe talmente tante di quelle cose, che ancora faticava nel raccogliere le idee a proposito.

I tre ragazzi non avevano risposto a nessuna domanda riguardo a cosa fosse successo loro, del perché erano vestiti in quel modo e perché fossero sporchi e graffiati, e non si erano lasciati avvicinare finché i Guaritori non avevano acconsentito ad esaminare il sangue di colore nero contenuto in una piccola coppa dalle fatture medievali che avevano con loro. Con loro grande stupore, i Guaritori avevano verificato l’esattezza delle loro parole e in pochi minuti il fluido dell’antidoto era stato iniettato nelle vene di Ginny Weasley, il cui battito cardiaco era ridotto ormai a un soffio. Nel giro di pochi secondi, la ragazza aveva riaperto gli occhi.

Nuovamente interrogati da un sempre più confuso Stephen, i tre avevano confermato tutti la stessa versione dei fatti: un viaggio nel tempo fino al 1565, l’ultimo periodo in cui William Coldfog, responsabile della morte di Silente e dell’avvelenamento di Ginny, era stato avvistato. Credendoli sotto shock, i ragazzi erano stati rimandanti nelle loro stanze di ricovero, ma il Maggiore aveva capito che tutto quello non era solo il delirio di tre studenti traumatizzati, ma qualcosa di molto più serio.

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“To all the parents with sleepless nights,
Sleepless nights.

Tie your kids home to their beds,
Clean their heads.
To all the kids with heroin eyes,
Don't do it, don't do it.
Because it's not not what it seems,
No no it's not not what it seems.”

Salvation, The Cranberries

Molly Weasley si accorse di essersi addormentata nonappena riaprì gli occhi e si trovò con la testa appoggiata al bordo del letto di Ginny. Si tirò sù a sedere leggermente infastidita. Non avrebbe voluto farsi sopraffare dalla stanchezza proprio adesso che la sua bambina si era risvegliata. E infatti, un pallido ma sorridente viso lentigginoso ricambiava il suo sguardo dalla brandina.

“Mamma, avresti potuto dormire ancora.”

Molly scosse la testa e si strofinò gli occhi. “Tesoro, non preoccuparti, avrò tempo per riposarmi meglio quando saremo a casa.”

Accanto a loro si fece avanti Arthur Weasley, con in mano un bicchiere di tè per sua moglie. “Tieni cara, tirati un po’ su.”

Ginny osservò i suoi genitori. Avevano l’aria così tirata e stanca che gli dispiaceva dovessero stare accanto a lei quella continuazione senza potersi prendere un attimo di pausa.

Perché non andate a riposarvi un po’? Può venire qualcun altro qui con me.” Appena si era svegliata, Ginny non aveva voluto sapere con esattezza cosa fosse successo dopo che aveva perso conoscenza, ma si era sentita sollevata nel sapere che almeno suo fratello e i suoi amici fossero sani e salvi. Saperli vivi rappresentava quel tanto che voleva sapere e quel tanto che le bastava, era troppo stanca per qualsiasi altra notizia.

“Sta’ tranquilla.” la rassicurò di nuovo suo padre “Pensa solo a rimetterti in forze, non pensare a noi, stiamo bene.”

Ginny stava per controbattere testarda, ma un leggero bussare attirò l’attenzione dei tre. Senza aspettare risposta, la porta si aprì rivelando la figura di un'anziana signora che fece il suo ingresso nella camera, facendo frusciare il suo lungo mantello che copriva un’elaborata veste da strega. La donna salutò i tre Weasley con un sorriso stanco e tirato.

“Salve Molly… Arthur…” il suo sguardo si posò su Ginny e il suo sorriso divenne un po' più triste “Salve anche a te.”.

“Zia Muriel!” esclamò Molly sorpresa.

“Come mai sei qui Muriel?” domandò Arthur “Hai saputo?”

La donna annuì, facendo ondeggiare le ciocche che sfuggivano dalla grigia crocchia. “Sì purtroppo ho saputo, per questo sono corsa qui. Non abbiamo più molto tempo.”

A quelle parole Molly la guardò spalancando gli occhi. “Zia Muriel, cosa intendi dire? Così ci spaventi…”

Muriel fissò i due seduti di fronte a lei e sospirò “Intendo dire che Ginny deve venire via con me adesso, non possiamo più aspettare.”

Un rumore di vetri rotti annunciò che la signora Weasley aveva fatto cadere per terra il tè e adesso tremava. “M-Muriel ti prego… Ginny è malata… Ginny non può…” il signor Weasley le strinse la mano mentre la voce le mancava.

“Molly ascoltami bene, non è solo lei ad essere il pericolo ed entrambi lo sapete bene. Visto lo stato delle cose lo siamo tutti, quindi non è solo lei che dove sparire, ma anche voi, anche gli altri. Ormai hanno cominciato il rastrellamento e non si fermeranno finché non avranno l’intero Mondo della Magia sotto il loro controllo. Moriranno molte persone se perdiamo altro tempo...

Ginny ascoltava incredula. “Ma che state dicendo?” esalò con un filo di voce.

La zia Muriel le rivolse uno sguardo addolorato “Devo aiutarti bambina. Devo aiutarti perché dovrai fare una cosa molto, molto pericolosa.

In quel momento un flash attraversò la mente di Ginny, facendola cadere in un altro dei suoi sogni ad occhi aperti. Con un gemito si portò le mani alle tempie, mentre la scena le scorreva chiara come non mai davanti agli occhi.

Ombre, mantelli, uomini e donne in funga lungo le scale e i corridoi di un ospedale... Gente che fuggiva, gente che urlava, gente bersagliata da incantesimi che si accasciava al suolo... Il rastrellamento...

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“Non posso credere di essere di nuovo steso su un materasso e non su un sacco di paglia. biascicò Harry buttandosi di schiena sul suo letto. Avevano ricevuto degli abiti puliti da cambiare ai loro sporchi e scomodi ed erano appena rientrati nella loro camera del Reparto. Il ragazzo si voltò verso Ron, che silenzioso, sedeva sul letto accanto al suo. “Hermione?”

“Dorme. L’ho convinta a restare in camera con sua madre. fece un mezzo sorriso “Quando l’ha vista conciata com’era per poco non è svenuta.” il sorriso sparì com’era venuto.

Harry lo fissò a lungo. “Stai bene?”

Ron fece spallucce. “Quanto te.”

“Ho capito.” Fece una pausa “Sai, tu e Hermione…” l’amico alzò la testa e Harry gli rivolse una smorfia di approvazione “Va tutto bene amico, sono contento per voi. E’ una buona cosa dopo tutto quello che abbiamo passato.”

Ron non fece altro che annuire piano “Sì, è una cosa buona.

Harry non rispose e si limitò a fissarlo. Era assurdo come entrambi non riuscissero ad essere contenti quanto valesse esserlo per una cosa così bella. L’esperienza nel passato li aveva cambiati così tanto?

In quel momento dalla porta entrò la signora Weasley, visibilmente scossa. Dal corridoio si udivano voci concitate di Guaritori e maghi che andavano avanti e indietro, portando via i ragazzi dalle camere. Ron si alzò immediatamente.

Cosa succede??!”

“Ron, Harry venite presto, dobbiamo andarcene. esclamò la signora Weasley avvicinandosi a suo figlio e facendo segno di seguirlo.

“Mamma, ti ho chiesto che succede!” ripetè lui, lasciandosi accompagnare verso la porta mentre Harry notava la sua espressione terrorizzata.

“Signora Weasley...?” rincarò lui accostandosi a lei.

Molly Weasley lo guardò, i suoi occhi erano spalancati. “I Mangiamorte hanno spezzato la guardia degli Auror e stanno prendendo il San Mungo. Hanno cominciato il rastrellamento.”

Harry s’irrigidì “Cosa vuol dire??”

“Reclutamento forzato. O con loro o morti.”

Ron si voltò versò la porta della camera. “Hermione...” disse piano.

Cosa?” sua madre lo guardò, ma lui era già corso fuori.

“Ron!!” Harry gli corse dietro, ma l’amico era già sparito in direzione della stanza di Hermione, quando dalla sala sterile del Reparto vide emergere il signor Weasley e l’anziana zia Muriel che aiutavano Ginny ad uscire da lì, ma la ragazza era visibilmente debole e non riusciva a reggersi e a camminare, in più la folla nel corridoio sempre più spaventata spingeva troppo forte e sicuramente avrebbe finito per buttarla a terra. Harry si decise subito, corse verso di loro e sollevò la ragazza tra le braccia.

“Andiamo via, presto!”

“Le scale sono da questa parte!” urlò il signor Weasley sovrastando il fragore della fuga. Nel frattempo che raggiungevano le scale Ron, Hermione e i suoi genitori si unirono a loro verso l’uscita, ma le scale erano un ingorgo unico e dalle urla che salivano di tono sembrava che i Mangiamorte fossero sempre più vicini. Il signor Weasley cercò di farsi sentire nel frastuono “Proviamo le scale di servizio! Sono al fondo del corridoio, oltre la porta di compartimentazione!”

Il gruppetto tornò sui suoi passi oltre la massa che spingeva giù per le scale principali e tornò nel corridoio. Harry adesso sentiva il peso di Ginny gravare sulle braccia, ma sperava che sarebbero riusciti a uscire dal San Mungo il prima possibile o non sarebbero mai riusciti ad usare una Passaporta per andarsene.

Ron fu il primo ad oltrepassare la porta di compartimentazione, sempre tenendo saldamente Hermione per mano e gli altri dietro, quando improvvisamente il ragazzo si bloccò a metà della prima rampa. Dalla tromba delle scale vide dei mantelli neri salire velocemente verso di loro.

“Indietro!!!” urlò spingendo Hermione di nuovo verso la porta del corridoio “Stanno salendo da qui!!!”

Il gruppo fece dietro front, ma i Mangiamorte sembravano avere le ali ai piedi e tra poco li avrebbero visti. In un microsecondo, Ron realizzò che non ce l’avrebbero mai fatta se qualcuno non li avesse tenuti occupati. Guardò in sù verso la sua famiglia e i suoi amici.

Ginny era stata coraggiosa, aveva salvato Harry durante l’attacco ad Hogwarts. Harry era stato coraggioso, aveva affrontato il campo di battaglia da solo per raggiungerli dentro Kerenska. Hermione era stata coraggiosa, aveva affrontato Coldfog e lo aveva battuto. Adesso toccava a lui avere coraggio.

Il signor Weasley spalancò la porta di compartimentazione e lasciò che Harry e Ginny la oltrepassassero, subito dopo la signora Weasley, la zia Muriel, i genitori di Hermione e infine lei. In quel momento Ron lasciò andare la mano della ragazza. Immediatamente lei si voltò, mentre il ragazzo le chiudeva dietro la porta.

“Andatevene! Non so per quanto riuscirò a trattenerli!!” gridò lui prima di sigillare la serratura con l’incantesimo Collo Portus.

“Ron!!!” urlò Hermione afferrando la maniglia e cercando di riaprire la porta “RON VIENI VIA!!”

Anche gli altri si fermarono e la signora Weasley si unì ad Hermione. “Ron nooo!!

“Andate via presto!!” gridò lui dall’altra parte, poi sfilò la bacchetta dai pantaloni e si preparò ad affrontare la sua caduta. “Con coraggio…”

Dall’altra parte della porta, il signor Weasley afferrò sua moglie e la trascinò via, con la morte nel cuore mentre il padre di Hermione faceva lo stesso con la figlia.

“No! No!! Ron ti prego!!!” gridò Hermione piangendo mentre suo padre la obbligava a voltare le spalle alla porta e raggiungere lo scalone principale.

Harry nel frattempo si mordeva le labbra quasi fino a farle sanguinare, ma non tornò indietro né si fermò con il suo prezioso carico tra le braccia, perché sapeva che in nessun modo Ron avrebbe cambiato idea. E con il resto del gruppo che seguiva lui e Ginny, trovarono una via di fuga che li conducesse lontani dal San Mungo, lontani dai sensi di colpa e lontani da Ron.

'Cause it makes me that much stronger
Makes me work a little bit harder
It makes me that much wiser
So thanks for making me a fighter
Made me learn a little bit faster
Made my skin a little bit thicker
Makes me that much smarter
So thanks for making me a fighter”

Fighter, Christina Aguilera

Fine Prima Parte

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Ebbene sì, finalmente ci siamo…

Ragazzi ditemi voi da che parte devo mettermi a strisciare per chiedervi perdono per non aver aggiornato per ben 8 mesi… °___°

Però, se posso avere una piccola difesa dalla mia parte ;P vi informo che quando ad Agosto ero quasi pronta a postare l’ultimo capitolo, l’hard disk del PC sul quale c’era salvata l’unica copia del capitolo si è totalmente fulminato, mandando a putt*** ben 30 GB di roba… così, ho passato due mesi a deprimermi (in molti lo sanno ç___ç) prima di trovare la forza di riscrivere completamente da capo il capitolo…

Ultimamente poi c’è anche una novità in più che mi ha rallentata un pochino: aspetto un bimbo e sono già al 4 mese di gravidanza!!! ^____________^ E’ un’esperienza meravigliosa, ma questo per me è significato tanti pensieri in più, al quale si è aggiunta la decisione del matrimonio tra me e il mio ragazzo (che è più grandicello di me ^__-). Ebbene sì, per chi non lo sapesse ancora, ora è ufficiale: il 1° Luglio 2006 mi sposerò! Il tutto si aggiunge al fatto che devo assolutamente finire l’università (ancora due annetti buoni). Mi perdonerete perciò se vi ho fatto attendere così tanto! *^_______^*

Aggiungo inoltre che mi ero prefissata di finire la prima parte di Becoming Heroes prima di completare anche l’altra mia fan fiction, “Leave it to Harry and Ginny”, quindi ecco perché anche lei è ferma da Giungo al penultimo capitolo. Ad ogni modo, mi impegno a finirla prima di cominciare il sequel di Becoming Heroes, che spero sarà on-line entro la fine di questa estate.

E a voi che per un anno e mezzo mi avete seguita e sostenuta con tanto calore ed entusiasmo un grazie di cuore, senza di voi non sarebbe stata la stessa cosa!!! VI ADORO!!!

Mi scuso invece con coloro che hanno lasciato il loro preziosissimo commento sul 19° capitolo e ai quali non ho potuto rispondere personalmente, per riuscire a postare il prima possibile, spero mi capirete, ma e vi ringrazio doppiamente!

AvaNa Kedavra,

EDVIGE,

Kaho_chan,

Vale,

Saturnia,

Ly,

Trevor,

Dorothea,

Sunny,

Saphira89,

Lizie,

Ransie86,

daisy05,

Marcycas - the Lady of Darkness,

ramona55

E inoltre in occasione della fine della FF, ho preparato (in realtà già ad Agosto) il terzo trailer della saga!! *^_________^* Se volete dargli uno sguardo è nella solita cartella dei video, che per comodità vi riporto qui. Forse qualcuno di voi l’ha già visto, ma nel caso non fosse così…. ^___-

http://mio.discoremoto.virgilio.it/becoming_heroes

UN BACIONE GRANDE COME L’OCEANO!!!

*Giulia*Judie* J

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