la convivenza

di secsihug
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** 1.CAPITOLO UNO ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 2 ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


  
PROLOGO
“aspetta, prima che vai, devo farti una domanda” disse soavemente Rebecca a Emiliano.
“dimmi, però fai veloce perché vado di fretta” le rispose dolcemente lui mentre le si avvicinava.
“cosa c’è tra Alessio e Ilaria? Li ho visti varie volte insieme, ma ora cosa succede?” chiese curiosa.
“non so niente di preciso, alla festa di carnevale lei era travestita da supereroina come Alice, a quel tempo Alice e Alessio uscivano insieme, lui baciò Ilaria credendo che fosse Alice e dopo gli disse però che non gli piaceva lei, ma  bensì un’altra e loro si sentivano solo per passare il tempo, niente di serio, lui era innamorati di un’altra, solo dopo che lei si tolse la maschera capì che era Ilaria e non Alice…” rispose.
“quindi tu sai chi piace ad Alessio?”si incuriosì ancora di più della storia.
“sì, ma non lo posso dire, soprattutto a te!” disse con arai di qualcuno che sa tutto ma alla fine non dice niente, solo per far nascere la curiosità nelle persone.
“e sentiamo, io ho la lebbra che non lo posso sapere?” disse arrabbiata.
“il punto è che quella persona… non so come dirlo… sei tu!” disse lentamente scandendo bene le parole in modo da poterlo ripetere una sola volta.
“i-io!? Ma a me lui non piace, sono innamorata di un altro! Come ha fatto ad innamorarsi di me se a mala pena ci parliamo” balbettò.
“e chi è il fortunato? Intendo, chi ti piace?” borbottò dispiaciuto.
“sei tu, sembra tanto banale, ma io ti amo, sì ti amo, sì ora evitami, insulatami dimmi le cose peggiori, ma prima o poi venivi ugualmente a saperlo” si vergognò, abbassò la testa, per non far scorgere ad Emiliano il rossore delle sue guance e gli occhi pieni di lacrime.
“non hai bisogno di vergognarti, ti amo anch’io!” disse alzandogli il viso, avvicinandosi lentamente, era un momento bellissimo per entrambi “cosa aspetti a bacia…”
 
“ti ho già detto che il latte l’ho messo in frigo ieri sera!” sbraitò Michele all’insistente richiesta da parte di Daniel nell’avere il latte.
“ti ho già detto tre volte che qui dentro non c’è!” chiuse il frigorifero sbattendolo con brutalità.
“ma come non c’è’? sei tu che non sei capace nemmeno a trovare una bottiglia, vuoi vedere come vengo io e la trovo?” disse arrogantemente con il tono che si usa per rimproverare qualcuno.
“non sei mica mia madre che quando non trovo una cosa lei la fa magicamente apparire” cercò di iniziare la giornata con il piede giusto mettendo di mezzo qualcosa su cui riderci su.
“avete finito di urlare, stavo cercando di dormire io” disse Rebecca entrando in cucina, con i capelli lisci completamente in disordine, con il pigiama dove entrava tre volte, il trucco della sera prima che le ricopriva ancora il viso e quella lieve sbronza che la perseguitava dalla sera precedente  anche ora alle nove del mattino.
Tutte le mattine in quella casa succedeva sempre la stessa cosa, erano tre ragazzi di diciannove anni l’uno, capitati per caso a vivere nella stessa casa, venivano dalla stessa parte di Roma, erano anche andati alle medie insieme, ma per tutto il periodo del liceo non si erano mai più sentiti, a dire il vero, Michele e Daniel erano anche migliori amici, ma adesso che erano cresciuti erano sempre in conflitto, non riuscivano a trovare niente in cui andassero d’accordo.
Ognuno di loro aveva un modo e un’abitudine diversa di vivere, Michele aveva sempre condiviso la casa con i suoi quattro fratelli, Daniel fino a quattordici anni stava con la madre e il fratello, dopo decise di andare a stare dal padre e la sua compagna, mentre Rebecca aveva sempre vissuto con i genitori e il fratello.
La loro vita in quella casa non era per niente armoniosa, sempre piena di conflitti, discussioni continue, urla a tutte le ore del giorno, andare avanti era più una sofferenza che qualsiasi altra cosa. Erano tre caratteri completamente opposti e sicuramente non sarebbero mai più diventati amici come lo erano una volta.
“scusaci signorina se l’abbiamo svegliata” fece una smorfia ironica Michele.
Giovanna lo fulminò con lo sguardo, era sempre il solito, in tutti questi anni non era per niente cambiato.
“non trattarmi male Rebecca!” la difese Daniel poggiandogli un braccio sulla spalla per abbracciarla e stringerla a se.
“Daniel, non preoccuparti è sempre il solito, non cambierà mai, dobbiamo trovare assolutamente una sistemazione, non possiamo continuare così per anni, dobbiamo cercare di andare d’accordo” disse decisa Rebecca precisando tutte le parole.
“o forse, più semplicemente e banalmente, di conoscerci meglio!” introdusse Michele con il suo fare da sapiente.
“meglio di così? Io so tutto su di te, come tu sai tutto su di me e Daniel, andavamo a scuola insieme ti ricordo!” concluse.

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Capitolo 2
*** 1.CAPITOLO UNO ***


1.DOVREMMO CONOSCERCI MEGLIO
 
 
“ho fatto come mi avevi suggerito tu, ma non ho risolto niente!” disse Rebecca mentre parlava con il suo migliore amico a distanza Salvatore.
“cosa ti hanno risposto?” chiese dall’altro capo del telefono.
“bah, alla fine il problema non è nemmeno Daniel, lui mi appoggia sempre, è Michele che mi ha detto che secondo lui ci dovremmo conoscere meglio, ma meglio di così? Ci conosciamo dalle medie, nessuno di noi è cambiato non capisco perché dovremmo conoscerci meglio! Poi quella frase detta da lui mi fa venire il nervoso.
Stanotte stavo facendo un sogno bellissimo, ma boom, stamattina mi hanno svegliato perché cercavano il latte che tra l’altro nessuno aveva comprato. Nel sogno c’eravamo io e Emiliano e ci stavamo per baciare, lui mi aveva confessato che io gli piacevo, ma piacevo anche al suo amico Alessio…”
“e poi?” Salvatore si incuriosì.
“e poi basta, per colpa di quei deficienti mi sono svegliata” disse mentre osservava dalla finestra il sole debole delle sette di sera del mese di maggio. Gli alberi si muovevano a suon di vento, le foglie erano filtrate dai raggi del sole, il rumore delle macchine che passavano sulla strada principale la rilassavano, gli schiamazzi dei ragazzini che giocavano a pallone le ricordavano quando era una bambina anche lei, quanto vorrebbe tornare a quel periodo, i tempi dell’università sono davvero pesanti, soprattutto la convivenza e quella frase detta da Michele che gli rimbombava ancora in testa “dovremmo conoscerci meglio!”
Sentì dei passi avvicinarsi nella camera dove lei era seduta sul suo letto, o per modo di dire letto, era tutto tranne che un letto, un ammasso di lenzuola e coperte dove non si capiva qual’era l’inizio e quale la fine, i cuscini buttati a mo’ di pila che formavano una montagna; era Daniel che prima di entrare bussò alla porta.
“Salvo, ora devo andare, ci sentiamo dopo!” disse a telefono, Salvo era il soprannome con cui Rebecca chiamava Salvatore.
“Michele vuole fare una riunione di coinquilini” disse Daniel l’ultima parola facendo segno con le mani le virgolette.
“va bene, come vuole, tanto se non ha ragione lui non è mai contento” sembrava una bambina quando diceva quelle frasi, ma era più forte di lei, era sempre stato nel suo carattere, sicura di se, determinata, testarda e vendicativa. Questo era dovuto al fatto che da quando era bambina giocava a tennis, uno sport molto competitivo;
“stai tranquilla e non rispondergli male, vedrai che andrà tutto bene” la rassicurò e cercò di calmare l’agitazione che la avvolgeva.
“lo spero tanto”
 
“volevo parlargli della convivenza, dobbiamo trovare una soluzione” disse da tutto sapiente Michele.
“io propongo che tu te ne vai e io e Daniel rimaniamo qui!” rispose Rebecca.
“per favore, non è il momento di azzardare” la schernì.
“dobbiamo parlare di cose più serie in questo momento, è arrivata la posta!” annunciò Daniel. “l’ha portata prima Maria”.
Maria era una signora di mezza età, faceva la portinaia in quello stabile, era grassoccia, con capelli corti rossicci un po’ mossi, occhi marroni, un nasino tondo ma piccolo, indossava sempre un paio di occhiali e un camice a quadretti bianchi e blu. Si era molto affezionata ai nuovi arrivati sia perché erano giovani ma anche perché erano gli unici del condominio che intraprendevano dialoghi con lei. Emanava un odore molto forte, sembrava quasi che vivesse dentro un forno. In quel palazzo erano tutti scontrosi, non salutavano mai se ti incontravano, tutti andavano sempre di fretta, nessuno aveva mai tempo, nemmeno per dire un semplice “ciao”. Più che vivere al centro di Roma sembrava di vivere nel nord Italia, tutti sempre di fretta, nessuno disposto ad ascoltarti e gran lavoratori.
“dobbiamo trovare un modo per pagare tutto!” assunse un’aria preoccupata Rebecca.
“divideremo le spese!” rispose Michele e a Rebecca quella risposta non piacque affatto.
Quei due si odiavano anche quando dicevano cose giuste e serie.
 Alle medie Michele era pazzamente innamorato di Rebeccadal primo istante in cui si videro. In seconda media si erano messi insieme per circa due anni, Rebeccaera innamoratissima di lui, ma poi lui cambiò, sia fisicamente che caratterialmente. Andava tutti i giorni in palestra per sembrare ancora più forte di quanto già lo fosse, il suo carattere era diverso, forse troppo, prima era dolce e sensibile, ora sembrava che quella persona non esisteva più, se l’era inghiottita il nuovo Michele, arrogante, egoista, frequentava gente molto più grande di lui, iniziò a fumare e ubriacarsi, andando più avanti con gli anni anche a drogarsi. Era tutta un’altra persona. Da quando non si erano lasciati non si erano mai più rivisti.
“come facciamo a dividere le spese se nessuno di voi due lavora!” spiegò Rebecca.
“come se il tuo fosse un lavoro” protestò Michele.
“io faccio la modella dalla Hollister, fino ad adesso guadagno duecento euro a settimana, posso pagare la mia parte, ma non la vostra”si vantò Rebecca.
“io sto cercando un lavoro, lo sai benissimo, conviviamo solo da un mese, avremo tutto il tempo per dividere le spese, non ti devi vantare perché metti in mostra il tuo corpo per ricevere dei soldi” si ribellò Michele.
“io non vendo il mio corpo, quello è il lavoro di commessa, io ora devo uscire, ci vediamo dopo” si adirò Rebecca.
“visto che esci compra anche il latte” ordinò Daniel.
“okay Daniel” si richiuse la porta alle sue spalle. Aveva bisogno di uscire, doveva respirare aria pura, forse incontrare Ilaria le avrebbe fatto bene.
Ilaria era la sua migliore amica, non si erano mai separate, avevano passato insieme momenti favorevoli e altri no, anche quando erano in crisi erano riuscite a non separarsi mai, era una ragazza solare, molto dolce e simpatica, dava molti consigli davvero ottimi, per il suo modo di fare troppo dolce era spesso sfruttata dalla gente, raccontava tutto quello che gli succedeva a tutti senza vergognarsi di niente.
Era abbastanza alta, con occhi grandi e color tra miele e cioccolato, labbra sottili e capelli lunghi fino alle spalle, ondulati  e castani, il suo timbro di voce soave e delicato faceva sciogliere chiunque, indossava sempre abiti con colori vivaci che rispecchiavano la sua personalità, sempre di marca, ma soprattutto della Hollister. Questa era una marca molto amata da tutti i giovani, i vestiti erano davvero bizzarri a volte, ma anche cose classiche. La cosa più bella del negozio è che era al buio ed era pieno di modelli con un fisico perfetto, quando entravi sembrava di stare in paradiso. Quei modelli, Rebecca li conosceva tutti.
Le due ragazze si erano incontrate al bar come era solito fare, tra un frappé e una granita era sempre più piacevole parlare e scambiarsi consigli, ultimamente poi si vedevano anche di meno, quindi le cose da raccontarsi erano maggiori. Tra un paio di scarpe e una borsa passavano tutti i pomeriggi in compagnia sempre pronte a rinnovare il loro look.

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 2 ***


3.PENSAVO DI CONOSCERTI.
“non ce la faccio più!” sbuffò Rebecca.
“ti capisco, è dura vivere con due uomini!” rispose Ilaria.
“renditi conto che oggi Michele mi ha presa in giro per il mio lavoro, almeno io ce l’ho un lavoro a differenza sua!” ribadì. Si poteva intuire che non lo sopportava affatto. Erano come due cose contrapposte che in nessun modo si possono unire. Come cane e gatto, come due calamite positive.
“troverete una soluzione e poi tu ti sai adattare facilmente, ce la farai” disse con fare fraterno come se l’ avrebbe aiutata. “ora non pensarci, studia bene per l’università, concentrati con la pallavolo e con il lavoro”.
Aveva ragione, Rebecca doveva concentrarsi di più sulle cose che amava e perdere meno tempo dietro i disguidi tra lei e Michele.
“che ne dici se andiamo a fare un po’ di shopping?” chiese Rebecca.
“per me è perfetto! Devo comprarmi un sacco di cose!”
Passarono tutto il pomeriggio a passeggiare e a comprare nuovi abiti che forse non avrebbero mai avuto l’occasione di indossare, ma era sempre meglio averli conservati in casi di emergenza e anche quando c’è il bisogno di fare shopping non importa se lo indosserai o meno, basta comprarlo e far vedere agli altri che hai tante cose nell’armadio per fargli invidia.
“abbiamo bisogno di andare a qualche festa, rivediamo qualche vecchio amico e andiamo” propose Rebecca.
“sarebbe un’ottima idea, ma dove possiamo andare, poi sai come sono fatti gli altri. Non troveremo mai un giorno dove saremo tutti liberi”
“non dobbiamo per forza essere tutti!” rispose Rebecca giustamente.
“credo che sia ora di tornare a casa, ciao!” gli schioccò un bacio sulla guancia sinistra.
“ciao, ci sentiamo” rispose Rebecca. “ah Ila! Mi sono scordata di dirti una cosa prima!”
“cosa?” chiese curiosa la ragazza.
“mi sto sentendo con Emiliano, poi ti racconto meglio, ora vai o farai tardi”
“davvero? Sono felicissima per te, dopo voglio sapere tutti i dettagli!” disse urlando per la gioia.
 
 
Rebecca spalancò la porta di casa e lo spettacolo che gli si presentò non fu dei migliori.
Il soggiorno era tutto in disordine, sembrava che ci fosse appena stata una tempesta,una rapina, era incredibile. Sacchetti di patatine a terra, piatti di plastica sparsi sui mobili, sul divano, sul tappeto, insomma ovunque tranne che sul tavolo. Anche i vestiti erano sparsi di qua e di là. Si chiuse la porta alle spalle mentre strabiliata fissava quella stanza. Qualche momento dopo si aprì la porta, era Daniel che guardò la scena con gli stessi occhi sgranati che aveva Rebecca, fu lui il primo a parlare.
“che cosa è successo qui dentro?” chiese esterrefatto.
“vorrei saperlo anch’io” disse Rebecca scioccata.
“Michele!” urlò Daniel per chiamarlo e fargli notare la situazione, quasi per incolparlo.
Quando Michele arrivò rimase anch’egli meravigliato, tutti e tre erano meravigliati.
Anche Michele sembrava non sapere niente di quello che era successo.
“che cos’è tutto questo caos?” chiese.
“t-tu non ne sai niente?” balbettò Rebecca.
“no” disse secco.
Si squadrarono tutti e tre a vicenda.
“credo di sapere io cosa sia successo” disse Daniel.
“Daniel, non combinare niente, che cosa è successo?” disse Rebecca con fare superiore.
“ho invitato a stare qua per qualche giorno Alessio e Emiliano perché non sapevano dove stare” biasicò.
“e loro hanno pensato di dare una festa in casa nostra e lasciare pulire me. Oh no si sbagliano di grosso, questo schifo lo puliscono loro e tu insieme a loro” disse Rebecca indicando Daniel.
“per la prima volta che Rebecca non è arrabbiata con me, mi devo godere questo momento, sarà uno dei pochi” bisbigliò, ma cercò il più possibile di farsi sentire per provocare un’altra lite. Per fortuna Rebecca era una persona ragionevole e fece finta di non aver sentito.
Nel frattempo sbucarono dal corridoio Alessio ed Emiliano.
“mettete immediatamente a posto, ora!” ordinò Daniel con tono severo.
“tu non far finta di non aver sentito quello che ho detto prima, anche tu devi mettere in ordine e subito, per la cronaca, Michele ho sentito la cazzata che hai detto!” disse Rebecca dirigendosi verso la sua camera camminando con fare attizzoso.
“è sempre così?” chiese Emiliano.
“ha le sue cose!” rispose Daniel.
“certo lui è esperto, ti ha dato buca quindi tu hai supposto questa cosa?” disse scherzosamente Alessio cingendogli le spalle con il braccio.
“ma cosa dici? Ma ti senti quando parli?” gli mollò un pugno affettuoso sullo stomaco. “muovete il culo e pulite, dite meno cazzate!” disse Michele girando i tacchi e dirigendosi nella sua camera a studiare.
 
 
“uno ne avevo che non mi creava casini ed ora ci si è messo anche lui. Che palle non ho più speranze! Mi sta cascando il mondo addosso” disse Rebecca disperata a telefono con Salvatore.
“guarda che ti ho sentito” disse Daniel mentre stava ripulendo un angolo vicino alla stanza di Rebecca.
“è solo la verità cosa ci posso fare?” rispose lei con la porta semi aperta.
“scusami” biascicò quasi come se non si volesse far sentire, ma Rebecca era rimasta colpita dal suo comportamento nello scusarsi.
“non ti preoccupare, non sei tu il problema anche se potevi evitarlo!” disse non facendogli pesare la colpa che aveva.
“troverai una soluzione. Almeno ora hai più vicino a te Emiliano. Lo vedrai sempre e stringerai un bel rapporto e…” confermò dall’altro lato del telefono.
“e… non farti strane idee in mente, poi vedremo, prima lo conoscerò e dopo vedremo!”
“ma non vi conoscete già?” chiese incerto.
“in teoria si, ma stiamo facendo finta di non conoscerci… è una cosa complicata da spiegare a telefono. Quando ci vediamo?”
“non lo so, quando vuoi vienimi a trovare io sono sempre qui, non mi muovo e tu lo sai!” scoppiarono entrambi in una fragorosa risata.
“credo che tra due settimane scendo dai nonni, quindi possiamo vederci!” disse entusiasta di ritornare al paese dei nonni, lì aveva i ricordi più belli, mentre riprendeva fiato. Era un piccolo paesino in provincia di Bari, una città bellissima, una volta al mese ci si recava per far visita ai nonni, agli zii, ai cugini, ai familiari e anche agli amici che si era creata nel corso degli anni che gli erano rimasti sempre fedeli. “ora vado che devo andare a preparare la cena per cinque persone. Che stress!”
 
“Daniel, devo parlare assolutamente con te!” disse Michele.
“dimmi” esclamò.
“cosa ti è saltato in mente di fare? Non puoi ospitare gente in casa nostra così alla cazzo senza chiedere cosa ne penso!” disse egocentrico.
“cosa ne pensi? Tu mi avresti detto di no, lo so, ti conosco, o meglio pensavo di conoscerti”

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