Giorni di scuola

di Lorenzotop
(/viewuser.php?uid=73336)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il primo giorno. ***
Capitolo 2: *** Il covo ***
Capitolo 3: *** Amici? Nemici? O cosa? ***
Capitolo 4: *** Amici ***
Capitolo 5: *** La riunione ***
Capitolo 6: *** Domenica ***
Capitolo 7: *** Buio ***
Capitolo 8: *** Verità ***
Capitolo 9: *** Insieme a voi, a me, a te ***
Capitolo 10: *** Autostima ***
Capitolo 11: *** Gelosia ***
Capitolo 12: *** Un altro giorno ***
Capitolo 13: *** Resistenza ***
Capitolo 14: *** Sentimenti ***
Capitolo 15: *** Sguardi ***
Capitolo 16: *** Tradimenti ***
Capitolo 17: *** Prime emozioni ***
Capitolo 18: *** Inizio? ***



Capitolo 1
*** Il primo giorno. ***


La macchina camminava velocemente lungo l'autostrada, e all'interno di essa convivevano terrore, eccitazione, felicità e tristezza.
Roxas era seduto accanto al padre, che sfoggiava un sorrisetto compiaciuto (Un po' perché avrebbe potuto passare più tempo con la moglie, un po' perché non gli dispiaceva far spaventare il figlio). 
<<  E allora? >>  Si decise finalmente a parlare, con un tono ironico.
<< E allora cosa? >> Roxas era decisamente agitato, più di quanto non lo fosse stato negli ultimi 15 anni della sua vita. Guardò il padre negli occhi per uno o due secondi, poi tornò a fissare ciò che c'era davanti a lui. A poche miglia, si poteva scorgere un grande cancello grigio circondato da un muro totalmente bianco, senza neanche un graffito o una piccola imperfezione.
<< Allora >> Continuò il padre. << Non sei felice del fatto che vivrai in una nuova scuola per ben cinque anni? Conoscerai molte persone e... >>
<< Fammi scendere qui. >>
Lo interruppe freddamente. Il cancello si era aperto senza che il padre del ragazzo se ne accorgesse, ma senza dargli nemmeno il tempo di rispondere o di salutare, annuì e il figlio scese dalla macchina, andando verso la suddetta scuola.
Appena Roxas ebbe solcato il cancello, quest'ultimo si chiuse immediatamente alle sue spalle, senza fare rumore. Il ragazzo si voltò per un attimo, per poi camminare dritto lungo una stradicciola in pietra, circondata da molte fontane e cespugli verdi, così verdi non ne aveva mai visti in vita sua, prima d'ora.
" Il posto non sembra poi così male " pensò per un istante, per poi arrivare alla fine della stradetta e ritrovarsi di fronte un enorme edificio bianco, con tre strane guglie nere come tetti. Seppure instranito, Roxas entrò senza fare troppe storie in quella che immaginava fosse la sua scuola. 
Intravide due ragazzi della sua età aggirarsi nei pressi dell'ingresso, per poi fermarsi bruscamente accanto a degli armadietti di colore azzurro.
<< Larxene, ti sembra il momento di scherzare?! >> Fece accanto ad una ragazza bionda dalla stravagante pettinatura un o strano tizio dai capelli biondi , molto corti e con una barbettina che gli ricopriva buona parte della faccia.
<< Io, scherzare? Mai stata più seria, Luxord. >> Con un sorrisetto malizioso, la ragazza gli sbattè in faccia un foglio di cui era difficile capire il contenuto. << Se non ti farai interrogare al mio posto durante l'ora di algebra, puoi star certo che questa finirà sul giornalino scolastico del mese >> e terminò con una risata maligna, di fronte al ragazzo allibito, che faceva come per piangere.
" Mio Dio, spero che non siano tutti così in questa scuola. "  Probabilmente il pensiero di Roxas cambiava di bene in male.
Continuò a camminare, lasciandosi alle spalle quei due strani soggetti.
Arrivò finalmente di fronte ad uno strano spazio pieno di fogli che sarebbe dovuta essere la bacheca della scuola, in cui era affisso di tutto, anche la lista delle classi e degli alunni che contenevano. Scrutò pian piano tutte le classi, per poi arrivare finalmente alla conclusione che doveva dirigersi nella " 1a D - Aula 12 ". Semplice, dato che l'aula 12 era proprio a due passi dalla bacheca.
Una volta giunto di fronte alla porta della sua classe, Roxas bussò due volte, per poi sentire un suono di assenso dall'interno ed irrompere improvvisamente in quella che sembrava essere una noiosissima lezione di filosofia. Tutta la classe lo fissò per un tempo che sembrò infinito al timido ragazzo, momento che fu poi disciolto dalla professoressa di turno, una donna tozza, grassa e con degli unti capelli rossi.
<<  Tu devi essere il nuovo arrivato eh? >> Si mise subito a frugare, con aria impaziente, il nome di Roxas sul registro, facendo poi un gesto con la mano sinistra per dirgli di andargli a sedere in un qualunque posto libero. << Questo è il vostro nuovo compagno... Soxas... ehm, Roxas. >> 
Ancora si sentiva gli occhi di tutti puntati addosso. Roxas si andò a sedere accanto ad una ragazza con dei capelli neri, con cui non volle neanche incrociare lo sguardo. Semplicemente posò la sua borsa a tracolla in terra, e cercò di non farsi notare da nessuno. 
Improvvisamente, un ragazzo abbastanza alto con dei capelli biondi a spazzola e degli occhi azzurri in fondo all'aula saltò in aria, facendo indietreggiare di qualche passo la professoressa, anche se era molto lontana , e ululando come un dannato.
 << SI'! SONO RIUSCITO A BATTERE IL MIO RECORD! TE L'HO DETTO CHE CI SAREI RIUSCITO AXEL, BRUTTO PAGLIACCIO DAI CAPELLI ROSSI! >> La professoressa cadde in terra, per poi rialzarsi con non poche difficoltà qualche istante dopo, e dirigersi dal suddetto ragazzo e dal suo compagno di banco, un tizio dai capelli lunghi e rossi che se la rideva come un matto.
<< Lewis! Posso sapere cos'è che ti fa tanto sovreccitare della poesia " A Silvia " di Leopardi?! >> La donna andò in escandescenze, e si diresse verso il libro del ragazzo, trovando un videogame tra le pagine del suddetto. Lo confiscò, per poi custodirlo nella sua cattedra, e scoccare uno sguardo di puro disprezzo al ragazzo, atterrito e deriso dal compagno.
<< Grande prof! Adesso Demyx non potrà vantarsi di aver battuto il mio record in... >> Ma la vecchia bacucca non si fece prendere in giro, e puntò il grosso dito verso i due ragazzi, sotto gli sguardi divertiti dell'intera classe, tranne quelli terrorizzati di Roxas.
<< Voi due! Avete il compito di mostrare al nuovo arrivato la scuola, ADESSO! SUBITO ! >> A quanto pare preferiva levarserli da torno piuttosto che tenerli in classe a scaldare le sedie. Demyx ed Axel si alzarono immediatamente e corsero verso Roxas, sollevandolo per le braccia e trascinandolo fuori dall'aula, per poi mollarlo lì, nel corridoio e fargli dei sorrisi smaglianti. Chissà cosa avrebbe riservato quella gitarella per la scuola al povero, indifeso e novizio Roxas.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Il covo ***


Erano lì, nel bel mezzo del corridoio, in quel momento completamente deserto.
Roxas, disteso a terra e fissato con dei sorrisetti da Demyx ed Axel, che lo scrutavano come se stessero cercando di individuare un qualche punto in particolare nel ragazzo. Ovviamente, il piccoletto si spaventò non poco, e cercò di rialzarsi per poi abbassare per un po' lo sguardo. Credeva, probabilmente, che i due lo stessero prendendo in giro per qualcosa di cui neanche lui era a conoscenza.
<< Quindi dobbiamo portarti a vedere la scuola eh? Che barba! >> Esordì zelante Demyx, facendo sentire Roxas come se fosse stato un peso del quale non riusciva a liberarsi, e che gli fece abbassare ancor di più lo sguardo. In un breve lasso di tempo, Demyx incrociò i suoi occhi con quelli di Axel, e senza neanche dire una parola, insieme alzarono il volto del giovane studente demoralizzato, rilanciandogli dritti in faccia due bei sorrisi.
<< Non c'è alcun bisogno che tu veda la scuola, imparerai ad orientarti in poco tempo. >>  Fece Axel, lasciando Roxas ancora più perplesso di quanto già non fosse prima. << Ma invece, perché non vieni a farti un giretto al parco con noi? >>
 E improvvisamente, guardando dritto negli occhi Axel come per chiedergli se lo stesse prendendo in giro, Roxas partorì sulla sua faccetta un sorriso quasi totalmente uguale a quello dei due ragazzi di fronte a lui, che cominciarono a ridacchiare come se avessero visto una scena particolarmente divertente. 
Senza neanche rispondere, quindi, Roxas si avviò al fianco dei due compagni all'uscita, e una volta sorcata quest'ultima, gli si ripresentò davanti agli occhi quello splendido paesaggio che era il parco della scuola: rigoglioso e floreale, da fare invidia a qualunque normale giardino biologico.
<< Allora.... Roxas, giusto? >> Chiese Axel al ragazzo, mentre Demyx si divertiva a cercare di prendere una farfalla che si librava lì accanto a loro. Il novizio semplicemente annuì con un sorrisetto ebete.
<< Non ci siamo ancora presentati per bene. Io sono Axel, e quel deficiente, come avrai ben capito, si chiama Demyx. >> Mentre arrivavano accanto ad una fontana ed Axel si presentava per bene, a quest'ultimo arrivò uno scappellotto da parte dell'amico, irritato dall'essere soprannominato in quel modo, pareva. A Roxas sfuggì una risatina, che cercò di soffocare. << Un vero deficiente, ma è pur sempre il mio migliore amico! >> E qui anche ad Axel scappò una risata.
<< Già, il suo migliore amico, soprattutto quando gliele do di santa ragione. >> Un'altra risata generale a causa delle parole di Demyx, poi un breve silenzio e poi un secondo intervento del ragazzo coi capelli a spazzola. << E siamo stati anche bocciati insieme il primo anno... Oh, poveri noi. >> 
<< Sì, però ci riprenderemo quest'anno... >>
Le parole di Axel sembravano sicure, ma Demyx non pareva altrettanto d'accordo, seppur non volle continuare il discorso delle bocciature da sé. 
<< Io potrei... darvi una mano... se... volete... >> La flebile e timidissima voce di Roxas si fece sentire per la prima volta, facendo sorridere i due nuovi compagni, che lo presero per il collo con le braccia, quasi strangolandolo, in segno di amicizia\assassinio. Forse si era fatto i primi amici nella scuola, e così presto... era un sogno per il novizio, un vero sogno aver iniziato così bene.
<< Va bene, tu ci darai una mano... nello studio, se non sarai peggio di noi, e noi ti faremo ambientare in fretta. Che ne dici di andare al covo, eh, Dem? >> All'essere chiamato con quell abbreviazione, sembrò che a Demyx fosse entrata una spina nel sedere, visto che fece una faccia rabbuiata, per poi annuire silenziosamente, probabilmente per evitare di imprecare contro il compagno, che invece se la rideva alla grande. << Oh, il covo è semplicemente... un ritrovo di amici, eh, Ro. >>
Ed ecco che anche lui si ritrovava già ad avere un soprannome, un po' buffo, ma amichevole, dopotutto, e lo faceva sentire... già adeguato.
Dopo una camminata di circa cinque minuti, il trio si avvicinò ad un albero nascosto dietro ad una grande fontana in pietra, che sgorgava acqua come una piccola cascata, e Demyx si abbassò, sbattendo il pugno nell'erba circostanze alla grossa pianta. Roxas lo prese per pazzo per qualche momento, ma notando che l'espressione di Axel non era affatto divertita, si rese conto che era una situazione del tutto normale, forse.
<< Ecco qui! Avevo quasi dimenticato dove fosse... >> Esclamò improvvisamente il biondo, sollevando una grossa zolla di terra ricoperta di erba con una velocità impressionante, e indicando agli altri due di lanciarvisi dentro velocemente. Axel si gettò di scatto, senza neanche dare il tempo al povero nuovo studente di capire cosa stesse succedendo, e Demyx spinse Roxas all'interno del buco angusto, che si rivelò condurre ad un piccolo scivolo a forma di tubo. Spinto a pancia in su, Roxas vide per qualche secondo soltanto la terra oltre lo scivolo trasparente su di sé, poi battè lievemente la testa in terra contro un pavimento di legno, e infine, dopo una piccola capriola, si rialzò.
Accanto a lui c'era Axel, che lo aiutò a tenersi in piedi tenendolo dritto (Dato che dopo la rocambolesca discesa gli girava un po' la testa), e lo fece voltare dal lato opposto allo scivolo. Di fronte ai due si presentò una saletta abbastanza grande, con due poltrone grige, qualche tavolo lilla qua e la in giro, e diversi divani attaccati uno all'altro intorno ad un camino spento, essendo ancora a Settembre, qualche piccolo frigo in fondo a destra, e una porta in fondo a sinistra, in cui c'era scritto " Bagno ". 
D'improvviso, Roxas si sentì toccare la testa da una terza mano: Si trattava di Demyx, appena sceso anche lui.
<< Questa è la nostra piccola, umile saletta di svago... Benvenuto nel covo. >> Così il biondo presentò la stanza che appariva di fronte ai suoi occhi, che si illuminarono in poco tempo. Certo, non era una reggia, ma l'aver trovato così presto amici e persino un ritrovo era una vera fortuna per Roxas, la cui mente era ormai piena di speranze per un futuro felice in quella scuola, almeno per la prima settimana...

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Amici? Nemici? O cosa? ***


In quel momento, a Roxas sembrava tutto fantastico. Aveva già trovato due persone che sembravano essere molto simpatiche, persone con cui probabilmente avrebbe passato tutti e cinque gli anni in felicità, gioia, allegria, spensieratezza. Ma era davvero così? Insomma, era davvero possibile che dopo neanche due ore? Forse era tutto un inganno.
Lui era lì, in piedi, nel covo, accanto ai ridenti Axel e Demyx. E all'improvviso il sorriso che riempiva il suo volto si trasformò in un espressione vuota. Il biondo con i capelli a spazzola continuò a ridere, mentre invece Axel notò quasi immediatamente la faccia del nuovo amico, e lo guardò attentamente.
" E se mi stessero solo prendendo in giro? " I pensieri rimbombavano come tuoni nella testa di Roxas, che però non era neanche sicuro di tutto ciò che pensava in quel momento: Non voleva essere completamente negativo. " Forse mi sto solo preoccupando per niente, insomma, cosa posso saperne IO di come si comporta un amico? ". Lui non aveva mai avuto dei veri amici. Nessuno gli si era mai avvicinato per parlargli, nessuno aveva mai provato ad essergli amico, e forse questa era un'arma a doppio taglio, forse l'avrebbe indotto a fidarsi troppo presto di qualcuno, a soffrire ancora di più di quanto non avesse già sofferto in precedenza. Tutto questo pensare faceva male, molto male.
<< Hey Ro', cosa succede? >> Finalmente il ragazzo dai capelli rossi si decise ad intervenire, guardando il novizio interrogativamente e chiedendosi davvero perché all'improvviso il suo sguardo fosse diventato così vago. Roxas rivolse gli occhi al compagno. Non sapeva proprio cosa dirgli. Ma qualcosa doveva pur venirgli in mente, no? Anche Demyx adesso aveva smesso di ridere. Insomma, non poteva non rispondere...
<< Oh, ehm, diciamo che avrei un po' di fame. >> La prima idiozia che gli venne in mente, insomma. Axel scoppiò a ridere, mentre il biondo si diresse vicino ad un frigo nella saletta, lo aprì, frugò tra i vari alimenti (" Sanissimi " ovviamente. ) e lanciò al falso affamato di turno un pacco di wurstel, che di solito si mangiano cotti. Roxas guardò il pacchetto come se fosse un essere strano, e poi gettò un'occhiataccia su Demyx, che intanto aveva preso anche tre lattine di soda.
<< Questo è quel che abbiamo al momento, quindi accontentati... e poi chi ultimo arriva male alloggia! >> Si giustificò così. Sembrava divertente, ma in realtà tra i pensieri di Roxas e i suoi sguardi, adesso mascherati da una risata più montata di qualsiasi panna, faceva quasi sì che le sue ipotesi fossero vere. Ma forse, in quel momento, lui preferiva rimanere nell'illusione piuttosto che dissolversi in una realtà che gli avrebbe solo impedito di godersi i giorni di scuola.
Improvvisamente una porta in fondo alla stanza si aprì e sbatté violentemente contro il muro, facendo sobbalzare il trio, al momento ridente, e Roxas, al momento divoratore.
<< NON M'INTERESSA SE HAI PROMESSO DI AIUTARE ANCHE VEXEN! FINISCI SUBITO IL RESOCONTO DI GEOGRAFIA DELLA CULONIA ENTRO STASERA! >> Era una voce femminile, acuta e scorbutica, che Roxas aveva già sentito non molto tempo prima. E subito, di fronte a lui apparvero due figure ben delineate.
Una era la ragazza urlatrice e ricattatrice già vista minacciare qualcuno nel corridoio della scuola (E che sembrava non volersi assolutamente smentire) e al suo seguito, con la testa rasa, un ragazzo un poco più alto di Roxas, ma certamente più basso di Axel e Demyx, con dei capelli grigi che gli cadevano su tutto il viso, nascondendo un'espressione di disagio e di paura, mentre stringeva forte dei libri al petto. I due giunsero accanto al rosso e al novizio, mentre Demyx li guardava da un divanetto al centro del covo come se si fosse incantato.
<< Altrimenti, caro Zexion , pover a te. >> La bionda fece una risatina ironica, poi guardò Roxas come se fosse una cosa del tutto fuori posto, alzando la sopracciglia sinistra e spalancando la palpebra in posa chic. << E quest'altro nanerottolo chi sarebbe? >> Roxas stava quasi per infuriarsi, ma si limitò a non guardare negli occhi quella ragazza.
<< Lui è Roxas, è uno studente nuovo... >> Gli occhi della bionda si incupirono e mirarono ad Axel, che la guardò intensamente. << E da oggi fa parte del nostro gruppo, e verrà qui al covo. >> Anche il ragazzo di nome Zexion alzò lo sguardo per qualche secondo, per poi dirigersi in fretta e furia a sedersi sul divano vicino a Demyx, che sembrava stesse dicendo delle cose come " Non farti comandare da lei " o simili. Comunque, la bionda chiuse per un attimo gli occhi e si mise in una posa decente.
<< Okay, io sono Larxene, e quello sgorbietto lì... è Zexion. Sono sicura che diventeremo amici, Roxas. >> C'era del marcio in quella lì, e sarebbe riuscito a capirlo chiunque, quindi figuriamoci una persona abbastanza sospettosa in quel momento come Roxas, che semplicemente si limitò a farle un sorrisetto e ad annuire con la testa. Axel si sciolse e si avvicinò al novizio, dandogli una pacca sulla spalla ed invitandolo a sedersi su una poltrona.
Il resto della giornata trascorse in tranquillità: Larxene se ne andò dopo un paio di minuti dal suo incontro con Roxas, e si portò il povero Zexion con sé, sebbene Demyx sembrasse un po' restio da questa decisione. Axel, Demyx e Roxas continuarono a bere soda e a discutere del più e del meno, di come fosse carino il covo, di come sarebbe stato duro l'anno scolastico, e di come avrebbero fatto tante cose durante quel lasso di tempo insieme, fino alle ipotetiche vacanze di Natale. 
Poi , arrivati a una certa ora, il trio si avviò ad un grosso palazzo in cui c'erano tutte le stanze degli studenti, come un grande hotel a tre stelle. Gli occhi di Roxas si illuminarono ugualmente, dato che non si aspettava di certo che avrebbe avuto una stanza propria, in cui poteva fare un po' quel che voleva. Demyx si fermò al terzo piano, entrò nella sua stanza e salutò i due, che avevano delle stanze rispettivamente al quinto piano (Axel) e al settimo piano (Roxas). Continuarono a salire le scale, e d'improvviso, mentre Roxas aveva la mente sgombra...
<< Allora, cosa ne pensi di questo tuo primo giorno da nullafacente? >> Il rosso fece una domanda un po' inaspettata in quel momento, e colse di sorpreso il novizio, che per un momento si fermò a pensare e anche dal camminare. Come aveva passato questa giornata?
<< E' stata davvero una bella giornata... io... sì, mi sono divertito con voi. >> Axel sorrise per la risposta dell'amico, e gli diede amichevolmente uno scappellotto. Arrivarono al settimo piano senza neanche rendersene conto, tra uno schiaffone e una risata, e Roxas fu sorpreso da ciò. 
<< Abbiamo sorpassato il tuo piano! >> Si allarmò , spalancando gli occhi.
<< Tranquillo, volevo accompagnarti per bene... potresti perderti, marmocchio! >> Si giustificò l'amico, ridendo e continuando a prendersi a mascate con l'altro. Ed eccoli, erano arrivati davanti alla porta dell'alloggio di Roxas. Lui aprì la porta, entrò nella camera senza neanche guardarla e si voltò ad ammirare Axel, che era lì, con uno sguardo stravagante, un po' sensuale, qualcuno avrebbe potuto dire.
<< Sai che tu mi piaci molto? >> Una scheggia arrivò a Roxas, non si sa se al suo cuore o alla sua mente, ma di certo arrivò a lui. che si bloccò improvvisamente. Cosa voleva dire Axel? << Buonanotte Ro'. >> 
Rispose con un accenno, poi lo vide scendere nuovamente le scale. Quella sua chioma rossa lasciò dietro di sé un alone di mistero. Lasciò dietro di sé altri interrogativi per Roxas, forse. O forse era ancora lui che fraintendeva.
Si chiuse la porta alle spalle e cercò di sgombrare la mente. Ma non poteva. Dopo una giornata simile, davvero non poteva, e gettarsi sul letto cercando di dormire era difficile, e difficile era che sarebbe servito seriamente a qualcosa.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Amici ***


Roxas era lì, ancora vestito, sul letto. Era riuscito a chiudere gli occhi e ad addormentarsi soltanto quattro ore prima, ed erano già le otto. Si stringeva al petto il cuscino, sbavandoci leggermente sopra. Nella sua camera regnava la tranquillità, la pace, e non una mosca volava. Chissà, forse lui stava anche sognando, magari qualcosa di bello... ma non era esattamente il giorno adatto per sognare.
<< ROXAS! SVEGLIATI IMMEDIATAMENTE, DOBBIAMO ANDARE! >> La porta, evidentemente socchiusa dalla sera prima, sbatté violentemente contro il muro, e una figura veloce si lanciò sul ragazzo dormiente, facendolo sussultare e schizzare in aria come un petardo.
Quando Roxas ebbe aperto gli occhi, si ritrovò dinnanzi al volto la figura slanciata di Demyx, assolutamente ed inequivocabilmente zelante, come suo solito. Il novizio si strofinò le mani contro gli occhi, poi fece uno sbadiglio rumorosissimo, e alla fine cercò di alzarsi, quasi accasciandosi in terra, e trascinandosi fuori dalla porta, con la borsa piena di libri, diretto verso la scuola, diretto verso la sua prima giornata di lezioni dure e noiose. 
<< Non dovresti dormire così poco la notte. >> Lo rimproverò con una risatina Demyx, che non sembrava patire il sonno come stava succedendo all'amico, che al contrario, sembrava uno zombie in tutto e per tutto: Anche nell'odore, visto che indossava ancora i vestiti del giorno prima.
<< Hai ragione ma... non riuscivo a prendere sonno... >> La voce di Roxas era moscia e la sua camminata era lenta e sbilenca, quasi come  se stesse per accasciarsi al suolo da un momento all'altro, addormentandosi nuovamente. Improvvisamente, trovandosi al quinto piano del grande palazzo dei dormitori, Axel sbucò fuori da non-si-sa-quale-porta, e diede uno schiaffo dietro al collo sia a Roxas che a Demyx, causando una reazione violenta del migliore amico ma anche un peggioramento della situazione dormiente dell'altro.
<< Buongiorno ad entrambi... >> Esordì finalmente con le parole, e cominciò a camminare in mezzo ai due, scendendo sempre più le scale, fino ad arrivare al quarto piano. << Che cos'ha Roxas stamattina, eh? >> Domandò con una risatina, vedendo come era ridotto.
<< A quanto pare stanotte ha avuto problemi di insonnia il piccolino! >> Rispose divertito il biondo tirando la guancia a Roxas, che finalmente riuscì a dare segni di vita e lo spinse un po' più in la, massaggiandosi forte la zona stretta dalla mano di Demyx, più simile a una tenaglia in quell'occasione. In una risata generale, il trio uscì fuori dal grosso edificio, e dopo aver attraversato per cinque minuti il grande parco della scuola, finalmente si ritrovò di fronte all'edificio scolastico, in cui si svolgevano tutte le lezioni dei ragazzi del primo e del secondo anno. 
I tre entrarono, il corridoio era differente dal giorno precedente, in cui Roxas si era ritrovato completamente solo, e aveva visto soltanto Larxene e un ragazzo di cui aveva completamente scordato il nome, ma che tanto per cambiare era stato minacciato dalla stravagante bionda, anzi, adesso era pieno di ragazzi e ragazze che correvano in giro, parlavano, aprivano e chiudevano i loro armadietti, di cui Roxas, Demyx ed Axel non sentivano il bisogno in quel momento. Camminarono lungo il corridoio, e nulla era familiare per il novizio. Si respirava un'aria di serenità, di gioia, pur trovandosi in una scuola, luogo in cui di solito gli studenti si sentono oppressi... Era tutto diverso da ciò che aveva visto fino ad allora, e questo non faceva che fomentare le sue speranze di felice soggiorno in quel posto. 
Finalmente, la campanella suonò e tutti gli alunni entrarono nelle proprie aule. Anche Roxas e gli altri due entrarono, cercando di sistemarsi velocemente in fondo a sinistra, nella loro aula, e dopo pochi secondi anche gli altri compagni di classe li raggiunsero, insieme ad un insegnante diverso da quella vista il giorno precedente: Questa volta si trattava di un uomo alto, con una grossa stazza e dei capelli arancioni\rossi e corti, un po' brizzolati.
<< Buongiorno a tutti ragazzi, io sono il professor Leaxeus, e sono il vostro insegnante di algebra e geometria. >> Al sentir pronunciare quelle parole, Roxas si sentì come trafitto da una lunga e affilatissima lancia, dato che lui odiava a morte quelle materie, e quindi non poteva sopportare nemmeno chi le insegnava, a meno che non fosse un Dio che sarebbe riuscito a fargli imparare tutto senza troppe difficioltà, e quello sembrava solo un professore molto severo. Aveva uno sguardo duro, che sembrava dire già tutto di lui e che si abbinava perfettamente al suo corpo pompato.
<< Sembra che questo tizio abbia ingerito una quantità non indifferente di steroidi... >> Sussurrò Demyx agli amici, ridacchiando sotto i baffi e facendosi beffe dell'insegnante, che sbatté violentemente il libro di algebra sulla sua cattedra, rivolgendo poi lo sguardo al ragazzo coi capelli a spazzola, e crucciandolo ancora di più di quanto non lo fosse già prima.
<< Tu. >> Alzò il dito e lo puntò contro Demyx. << Come ti chiami? >> Non si sa come, data la distanza tra il biondo e il professore, e il tono di voce molto basso con cui aveva pronunciato la battuta, ma sembrava proprio che il ragazzo fosse stato colto con le mani nel sacco. Questo, ovviamente, spaventò un po' tutti.
<< Demyx >> Rispose quasi in tono di sfida, senza apparire intimorito dal grosso insegnante.
<< Bene, Demyx, sai spiegarci che cos'è un'equazione? >> Sfida raccolta, ma duro proseguire, dato che nessuno sapeva veramente, in quella classe, cosa fosse un'equazione, figurarsi se lo sapeva Demyx, che studiava un giorno no e un altro neanche. Gli sguardi di Axel e Roxas trasudavano paura, ma quello del biondo mostrava decisione. Si alzò dalla sedia, e chiuse per un attimo gli occhi, con aria trionfante.
<< Non lo so! >> Disse quasi esultando, sotto gli sguardi esterrefatti dei compagni e sotto quello incavolato del professor Leaxeus, che sembrava non aver gradito la performance scherzosa del ragazzo, e che per questo gli mise immediatamente un bel 2 sul registro, e lo fece sedere, causando in lui soltanto un piccolo sorriso, quasi come se ne fosse uscito vincente.
<< Andiamo bene! Sono ancora i primi giorni e già prendi in antipatia un nuovo prof? >> Axel era abbastanza deluso da Demyx. Probabilmente si erano promessi l'un l'altro che ce l'avrebbero fatta quell'anno, e non era di certo partendo così che sarebbero riusciti a superare l'anno.
La lezione proseguì, e dopo vari interventi, spiegazioni e tante altre cose che non importano un fico secco a nessuno, la campanella suonò, e i tre amici furono liberi di uscire da quella classaccia. Si avviarono ovviamente al parco, dove avevano intenzione di stare per un po' di tempo, almeno prima di recarsi in mensa per mettere qualcosa sotto i denti. 
<< Queste stupide lezioni sono appena iniziate e già mi danno noie. >> Cominciò Demyx, ticchettando le dita contro i bordi di una fontana, con uno sguardo arrabbiato e che faceva intravedere il desiderio del biondo di scannare il docente di algebra, che in effetti era antipatico, e spiegava anche in una maniera difficile da comprendere: Aveva un linguaggio fin troppo forbito, un po' per tutta la classe, in verità. 
<< Oh, andiamo, sono soltanto altri cinque anni! >> Esclamò Axel prendendo un po' di acqua dalla fontana e lanciandola sul biondo, che tentò di evitarla inutilmente, bagnandosi i capelli e ridendo, ma poi prendendo altra acqua e lanciandola sul rosso, che però, a differenza sua, riuscì a scansarsi velocemente, lasciando però che il liquido gelido bagnasse Roxas, che era proprio dietro di lui. 
<< Accidenti a voi, si gela! >> Protestò questo gettandosi accanto alla fontana e lanciando acqua a raffica sui due compagni. Si ingaggiò così una lotta a chi riusciva a bagnare di più gli altri. E dopo una lezione noiosa come quella ci voleva un po' di svago, un po' di serenità. Gli altri studenti passavano nel parco, indicavano i tre e ridevano, ma non importava: Loro stavano bene così, facendo un po' gli scemi, scherzando, e facendo anche troppo rumore.
<< Ehm ehm... voi tre, idioti. >> Una voce gelida sferzò l'aria, facendo cessare il momento di svago. Solo una persona poteva avere la voce così glaciale: Larxene. La ragazza fissò i tre come se stesse guardando dei fenomeni da baraccone, scosse la testa e si coprì per un momento la fronte con la mano sinistra, tornando poi a guardarli come esseri inferiori, che non erano degni neanche di essere della sua stessa razza. << Tra dieci minuti c'è la riunione nel covo, non ve lo dimenticate... >> Fu semplice e precisa.
" Cosa? Una riunione? " Ed ecco che Roxas tornava a pensare. Che cosa voleva significare una riunione nel covo? E da dove usciva fuori?
<< Uh, è vero, l'avevamo scordato... ma... speravamo di poter mangiare qualc... >> Le parole di Axel e Demyx , contemporanee, non riuscirono neanche ad uscire completamente dalla loro bocca.
<< Non m'importa un cazzo di quello che dovete fare, venite e basta, altrimenti ve la vedrete con me dopo... e vedete anche di non far esaltare troppo il nuovo arrivato. >> Finì la frase rivolgendo uno sguardo di puro disgusto a Roxas, poi girò i tacchi e se ne andò, probabilmente diretta già al covo. I tre ragazzi, senza troppe storie, si guardarono negli occhi e sospirarono, quindi si avviarono anche loro verso il covo, in cui Roxas avrebbe assistito alla sua prima " riunione ", a quanto pareva. Sembrava non essere una cosa che capitava tutti i giorni, anche se era nuovissimo di lì, per Roxas. 
<< Axel, Demyx, perché dobbiamo svolgere una riunione? >> Chiese immediatamente il ragazzo, mentre camminavano, vicini all'albero della botola, in cui si sarebbero calati per raggiungere il luogo.
<< Lo vedrai quando saremo dentro... si discute di... cose. >> Demyx rispose misteriosamente, ma a quanto pare Roxas non ci fece molto caso. Finalmente raggiunsero la botola, che il biondo si preparò ad alzare per far entrare tutti.
Una cosa era certa: Non aveva passato davvero molto tempo con quei ragazzi, e l'ambiente forse non era proprio dei migliori, ma loro... loro sembravano delle persone vere. Agli occhi di Roxas, quei due erano i primi ad averlo accolto tra le loro braccia come un amico, a scherzare con lui, a rivelargli cose, ad accettarlo da subito in un gruppo di cui lui non sapeva assolutamente niente. Forse era avventato, ma lui aveva deciso di prenderli come amici, aveva deciso di fidarsi di loro. Un sorriso, un sorriso vero apparve di nuovo sul suo volto. Axel e Demyx se ne accorsero ben presto, e pur essendo sorpresi da una cosa così improvvisa, sorrisero anche loro. 
Telepatia? Chi lo sa. Di certo l'anno era cominciato, e Roxas aveva cominciato probabilmente una nuova vita.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** La riunione ***


Ed ecco che la luce del covo cominciava ad illuminare il percorso di fronte a Roxas, che scendeva lungo lo scivolo del passaggio segreto. Questa volta riuscì ad arrivare alla fine di esso senza fare una capriola in avanti, e dopo essersi seduto sul bordo, si alzò, senza poter sospettare che dietro di lui scivolava a grande velocità Demyx, e che, perso il controllo di quest'ultima, fu spinto da una forza gravitazionale (?) sull'amico, che non evitò nemmeno questa volta una burrascosa caduta all'interno di quel luogo; pochi secondi dopo, Axel scese con tranquillità dallo scivolo, e raggiunse i due con una risatina ironica, aiutandoli a rialzarsi, poi camminarono fino al salotto in cui c'erano divani e poltrone, e si resero conto di una cosa.
Erano già tutti lì, tutte le persone che a quanto pare facevano parte di quello strano gruppo che risiedeva lì. Roxas scrutò i volti sulle poltrone e sul lungo divano, e vide che quattro persone erano incappucciate, in modo che non si potessero vedere le loro facce, ma soltanto riconoscere che c'erano tre ragazzi ed una ragazza. Larxene siedeva in mezzo a Zexion e ad un tipo incappucciato, un po' scocciata, mentre sembrava star leggendo alcuni fogli, e parlando tra sé e sé. L'unica figura con cui non aveva mai avuto un interazione, ma che aveva comunque già visto, era un tizio con una corporatura abbastanza imponente, dei piercing sull'orecchio e una barbetta e dei capelli biondi chiari, intento a fumare una sigaretta. Si trattava chiaramente di Luxord, il ragazzo che Roxas vide il suo primo giorno di scuola, e che era stato minacciato da Larxene. 
Al novizio parve strano che Larxene fosse lì, visto che incuteva tanto timore e antipatia a tutti, ma di certo un motivo per la sua presenza doveva esserci, e forse l'avrebbe capito proprio in quel momento. Intanto, con Axel e Demyx andava a sedersi vicino a Luxord su un lato del divano, e finalmente la ragazza dagli stravaganti capelli biondi alzò lo sguardo e fissò tutti , uno ad uno, con occhi arrabbiati e pieni di risentimento. 
<< Okay, cazzoni... >> Cominciò immediatamente a prendere tutti con parolone, per poi alzarsi e posare i fogli che stava leggendo sul divano. << Ho letto tutte le vostre precedenti pagelle - prese dal nuovo archivio della scuola, ovviamente - e devo dire che fate tutti più o meno schifo nella maggior parte delle materie, specialmente voi due. >> E lanciò un'occhiataccia avvelenata ad Axel e Demyx, che un po' se la risero e si diedero anche il cinque. << Non ci sono eccezioni , insomma, ed è inutile dire che io sarò impegnata ad organizzare troppe cose per poter anche solo pensare di prendere un libro in mano durante tutto l'anno! >> 
I volti visibili di tutti si fecero pieni di rabbia, tranne quello di Zexion, che era pieno di terrore, giustamente. 
Luxord si alzò dal divano e spense la sua sigaretta sul muro, sfregandola e lasciando un bel segno, che niente avrebbe potuto mai più togliere. Avanzò a passo lento accanto alla ragazza, e la guardò come se fosse l'animale più disgustoso che ci fosse in tutto l'universo, dall'alto verso il basso, purtroppo però, senza risultato, visto che la bionda lo fissò ancora più intensamente, dandogli probabilmente una grande sensazione di disagio; disagio che, a quanto pare, fece calmare quello che da oppressore era diventato vittima, tornando immediatamente a sedersi con gli occhi chiusi.
<< Altro da obiettare? >> Il silenzio permase. << Benissimo, allora continuo... ehm ehm... >> Si schiarì per un momento la voce, prendendo un foglio che si trovava di fronte a lei nelle mani. << Come ben sapete, inoltre, a noi del primo anno non sarà concesso di andare alla festa dell'ultimo giorno di scuola, tra duecentoquarantadue giorni, quindi attueremo il finale del progetto X (Dieci) nell'aula di fisica. >> 
<< Cos'è il progetto X? >> Subito Roxas partì con una domanda, lanciando il suo braccio in aria come se stesse chiedendo ad una professoressa di uscire dall'aula. << Non sapevo nulla di... progetti , o cose simili... si tratta di qualcosa legato alla scuola? >>
Un sorriso si accese sul volto di Larxene, ma non si trattava di un normale sorriso. Era un sorriso intriso di ironia e di crudeltà, che si spense ben presto, ma che in pochi secondi era riuscito a far rimanere di sasso il novizio, che adesso era fissato con un qual certo stupore da Luxord, e anche se non si capiva, da alcuni degli incappucciati. 
<< Sì, certo, legato alla scuola... in un modo o nell'altro. >> Le parole di Larxene per poco fecero trasalire Roxas. Sembrava che la ragaza non volesse dirgli tutto, e lui non volle insistere per non scatenare in lei istinti animaleschi che non avrebbero portato nulla di buono.
<< Mh... e adesso mischierò tutte le materie in questo cesto, e voi ne pescherete una a piacere! >> Prese un grande cesto con dei fogliettini dentro, e li sparpagliò porgendolo poi prima ad un ragazzo incappucciato, che lo prese e lo aprì. 
<< Aspetta, ma perché dobbiamo pescare delle materie? >> Roxas era ancora più confuso di prima, e Larxene questa volta si incazzò invece che ridere o sorridere.
<< Ma è ovvio, stupido, dovete svolgere anche i MIEI compiti! >> Si cruccio, per poi avvicinarsi con il cesto a Demyx, che riluttante pescò un foglietto, incrociando le dita perché non si trattasse di una materia altamente difficile o ancora peggio impossibile, nella quale persino lui andava male.
<< Cazzo.. Algebra... >> Demyx partiva davvero bene ed avvantaggiato, dato che aveva preso 2 già il primo giorno in cui aveva visto il professor Leaxeus, e questo lo demoralizzò un po' molto. Axel non aveva di certo tempo di consolare l'amico, dato che appena pescò il foglietto, neanche per lui c'erano grandi e belle sorprese.
<< Proprio geometria doveva capitarmi?! >> E dannò la sua sfortuna. 
A Roxas toccò antologia, non male dato che non avrebbe dovuto seguire molto le lezioni per aiutare Larxene, non tanto quanto il dover svolgere tutti i compiti, le comprensioni del testo, i riassunti e i testi narrativi... e doveva farlo secondo lo stile della bionda, altrimenti sarebbe potuta essere scoperta, e di certo quest'idea non allettava nessuno, specialmente lui che avrebbe passato dei guai neri.
Terminati tutti i bigliettini, Larxene scagliò il cesto in aria e dichiarò che la riunione era finita. Tutti gli incappucciati, Luxord e Zexion se ne andarono velocemente, mentre la bionda disse di dover sbrigare alcune faccende lì nel covo, e che sarebbe stato meglio se loro tre se ne fossero andati, anche visto che erano le dieci di sera e il giorno dopo avrebbero avuto la loro prima, non si sa se durissima, lezione di economia, che forse spettava fare a Larxene ad uno dei ragazzi incappucciati, ma non sicuramente a Luxord, a cui era capitata scienze della terra. Senza troppe prediche, Axel , Demyx e Roxas se ne andarono, lasciandosi alle spalle Larxene e dirigendosi al palazzo dei dormitori, come già successo il giorno prima. 
Finalmente giunsero al secondo piano, e il biondo se ne andò, salutando i suoi amici, e lasciando un po' in imbarazzo Roxas.
In un certo senso aveva un deja-vù in quel momento, qualcosa forse di fastidioso.
Eccoli lì, al quinto piano.
Axel svoltò per entrare nella sua stanza.
<< Aspetta. >> Roxas era rimasto con quel dubbio che non l'aveva fatto dormire insieme ad altri pensieri. Cosa volevano dire le parole del rosso, quelle della sera prima, un momento dopo che se ne fosse andato? Di certo erano parole che gli erano rimaste conficcate in testa... un amico non le avrebbe mai dette normalmente, forse. Lo sguardo di Axel era un po' sorpreso. Quegli occhi gli facevano uno strano effetto, forse diverso a seconda delle situazioni, e in quella situazione Roxas si era bloccato, come se un grosso peso sul cuore non gli facesse più dire niente. Cominciò semplicemente a ridere come se ci fosse qualcosa di divertente in tutto ciò, e alzò la mano.
<< No niente, volevo dire, insomma, buonanotte! >> Parole stupide. Il rosso ricambiò ed entrò nella sua camera, e così fece anche il novizio, che subito corse nella sua camera, un po' sorpreso di non essere riuscito a parlare. Che cosa gli stava succedendo? Non si era mai comportato così... forse era tutto troppo nuovo, oppure c'era qualche altro motivo? Fatto sta che, probabilmente, quella non sarebbe stata una notte insonne, ma una notte piena di sogni. Sogni strani, s'intende.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Domenica ***


Tutto ciò che stava succedendo sarebbe sembratoo assurdo anche solo a pensarlo per Roxas, anche solo una settimana prima. Aver incontrato Axel e Demyx era probabilmente una delle cose migliori che gli fossero mai capitate, stare in quella scuola per cinque anni con loro sarebbe stato fantastico. Da quando era lì, probabilmente il novizio aveva provato sensazioni e sentimenti di cui prima d'ora aveva solo sentito parlare alla tv. Aveva capito cosa significava essere apprezzato per quello che era davvero, e soprattutto aveva capito cosa significava avere un amico... una persona che ti accompagna nei momenti di gioia, e, anche se non ne aveva ancora avuto uno sul serio, Roxas era sicuro che i suoi due amici lo avrebbero aiutato anche in un momento di difficoltà. Perché? Perché a suo inesperto parere, quando una persona è buona e sincera, la si può riconoscere anche solo guardandola negli occhi. E per lui i loro occhi erano come quattro fari illuminati.
Certo, dal letto della sua camera i pensieri si aggrovigliavano come spaghetti, e durante il sonno molte persone sarebbero state in grado di creare quelle frasi che adesso rimbombavano nella sua testa. Lì, in quella scatola cranica in apparenza impenetrabile per molti, svolazzavano parole e pensieri, e avrebbe avuto il tempo di farli svolazzare ancora per un po', dato che quello era il suo primo giorno di riposo dopo una settimana di studio.
Eh sì, la domenica... tante grazie a chi l'aveva inventata. Un profumo di libertà aleggiava nel parco e nei dormitori, zone predilette per trascorrere l'unico vero giorno della settimana in cui gli studenti potevano posare i libri negli armadietti e negli zaini e fare quel che gradivano di più. In quel momento, per Roxas, ovviamente la cosa che gradiva di più era farsi una bella dormita, con quei pensieri già elencati precedentemente, che non la finivano più di ripetersi sotto forma di sogni o in altri modi.
Comunque, la quiete del ragazzo sarebbe durata ancora per poco, dato che l'ora era davvero tarda, e lui aveva due cani alle calcagna.
<< Mezzogiorno! >> Demyx, indispettito più che mai, ed Axel, camminavano lentamente lungo le scale del dormitorio maschile, tra alunni che si divertivano a chiacchierare e scherzare, oltre che ad affacciarsi per richiamare delle ragazze che passeggiavano nei pressi dell'edificio.
<< Avanti Dem, sai che il novellino dorme poco la notte... non mi sorprenderebbe se si svegliasse alle otto di sera, se noi ci dimenticassimo di lui, un giorno. >> Il rosso cercò di sdrammatizzare, ma per l'amico ciò che sembrava davvero una cosa grave, tant'è che si avvicinò in fretta e furia alla porta di Roxas, e per la prima volta non fece sbattere la porta per svegliare il nuovo compagno: Oh no, sarebbe stato troppo semplice svegliarlo con un semplice rumore, Roxas avrebbe dovuto patire una sofferenza reale.
Il biondo si avvicinò con cautela al letto del ragazzo, poi fece segno ad Axel, sull'uscio della porta, di avvicinarsi, e infine prese insieme al compagno il materasso su cui giaceva dormiente e russante (?) il povero malcapitato. 
<< Uno... >> Dopo una decina di minuti, il trio al completo si ritrovò nel parco, accanto alla fontana più grande che c'era, rotonda e profonda circa due metri... sembrava più una piscina in realtà. << Due... >> Il materasso penzolava di qua e di la, tra le mani di Axel e Demyx. << Giù! >> Un urlo sovrastò tutto il parco, gli studenti si girarono per vedere cos'era accaduto e molti di loro presero a ridere come delle iene fameliche, altri (pochissimi) se ne andarono, alcuni indignati, gli altri semplicemente indifferenti all'accaduto, e consapevoli del fatto che cose di questo genere accadevano.
Ed eccolo lì, era appena uscito, incazzato nero da quella fontana e zuppo d'acqua, Roxas, pronto ad inseguire i suoi amici, che nel frattempo lacrimavano dalle risate. 
<< Così imparerai a svegliarti prima e a dormire la notte, scassaballe! >> Esultava più di una volta Demyx, mentre correva per salvarsi da un'inarrestabile vendetta del ragazzo, giustamente pieno di risentimento, e forse anche con qualche pesce in più nelle mutande, rispetto al solito.
Dopo essere tornati nel dormitorio, e dopo che Roxas si fu vestito ed ebbe finito di prendere a schiaffi Axel e Demyx, finalmente il trio potè uscire, sempre guardato con un po' di sospetto e indicato con un po' di ironia dagli studenti che avevano assistito alla scena della fontana.
<< Lo sai vero che questa cosa me la pagherai cara? >> Minacciava Roxas al principale colpevole, il biondo, che invece di prendere sul serio le parole dell'amico continuava a ridacchiare, spesso insieme ad alcuni sconosciuti che si presentavano di fianco a loro. Il rosso invece aveva preso la cosa un po' più seriamente, ma continuava a non volerne fare un dramma di proporzioni bibliche, dopotutto, Roxas sapeva che in amicizia si facevano anche queste cose. O meglio, lo aveva imparato a sue spese quella settimana, più di una volta, avrebbe detto. 
<< Che cosa facciamo oggi, allora? >> Il novizio fece una domanda, preceduta da un piccolo sbadiglio che indicava la mancanza di sonno, nonostante fosse l'una e mezza e lui avesse dormito per più di otto ore consecutive, fino allo splash finale, ovviamente.
<< Mm... Non so, tu cosa dici Axel? >> I quesiti si addossavano tutti sul rosso, che si fermò per un istante a pensare all'attività che avrebbero potuto svolgere quel giorno. Si mise in una posa enigmatica, appoggiando il mento su una mano e guardando per qualche secondo il cielo, per poi spostare lo sguardo dritto di fronte a lui; anche Roxas volle ammirare ciò che l'istrice fissava tanto intensamente.
Si girò e vide.
<< Alberi? >> Ancora domande, ancora quesiti. Axel si distaccò da quella sua posa enigmatica ed innaturale e tornò a sorridere come prima, normalmente, facendo però preoccupare Demyx e Roxas che si chiedevano (ancora una volta) se il loro amico non avesse preso la febbre.
<< Andremo nel bosco confinante la scuola, che ne dite? >> Nel momento in cui uscirono quelle parole dalla bocca del rosso, Demyx fece come per avvilirsi improvvisamente, mentre invece Roxas sembrò molto incuriosito, e annuì. In realtà lui non aveva mai notato quel bosco prima d'ora, e si chiedeva come mai ad Axel venisse in mente proprio in quel momento di andarci: Insomma, c'erano stati altri momenti di vuoto totale, e a lui non era mai venuto in mente di andare a visitare quel luogo. Eppure, la depressione del biondo alla notizia fece incuriosire il novizio ancora di più.
<< Ci saremo andati non so quante volte in quel bosco! Perché tornarci adesso? >> Alle parole di Demyx, sul volto del rosso si accese un sorriso fiammante, che brillò alla luce del sole facendo preoccupare ancora di più i due amici. Axel camminò un po' più avanti dei suoi due amici, poi alzò il braccio e indicò aldilà di quella selva.
<< Sì, è vero, ma non abbiamo mai visitato la villa abbandonata! >> Le parole gli guizzarono fuori dalla bocca come due murene elettrizzate, e Demyx alzò un po' lo sguardo, come se la cose gli avesse fatto cambiare idea. Roxas continuava a capirci poco, ma era sicuro che se avrebbe dovuto fare qualcosa con quei due, di certo non sarebbe stato noioso, e che quindi valeva la pena di rischiare un brutto spavento da qualche animale selvatico, o dalla sopracitata villa.
Così, senza ulteriori indugi, il trio cominciò ad avviarsi verso una grossa discrepanza nell'enorme muro che circondava l'intera scuola, e che avrebbe permesso loro di attraversare il bosco per poi arrivare nel luogo desiderato, e chissà, incappare in qualche situazione stravagante.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Buio ***


Il vento leggero attraversava gli alberi, facendo muovere lentamente le foglie, mentre il trio camminava a passo felpato attraverso quel bosco intricato e misterioso. Gli alberi erano così alti da far arrivare ben poca luce ai tre poveri ragazzi, che si dovevano accontentare dei pochi raggi che riuscivano a passare oltre i lunghi e rigogliosi rami delle enormi piante, tutte particolareggiate da forme spesso ricurve anziché rette.
L'atmosfera era tutt'altro che felice: In quel momento il silenzio faceva da sottofondo ad una camminata che vedeva Roxas dietro ai due ragazzi. Demyx guardava con un po' di astio il rosso, che invece mirava dritto di fronte a lui, come se non avesse potuto permettersi nemmeno uno sguardo fuori da quella traiettoria; comunque, Roxas sembrava troppo preso ad osservare la natura tranquilla intorno a lui per rendersi conto di quelle occhiatacce, che dopo un po' di tempo finirono.
La camminata durò ancora per un po' di minuti, e finalmente un grosso spiraglio di luce apparve in mezzo a due grossi salici, facendo illuminare gli occhi dei tre, che senza neanche aspettare un secondo corsero in quella direzione. 
Pochi alberi, adesso, facevano da sfondo a una stradicciola circondata da quello che sembrava l'enorme muro della scuola, e in fondo ad essa si ergeva un cancello nero, un po' malridotto, ma che pareva poter ancora tenere in sicurezza la costruzione che c'era dietro ad esso.
Si trattava di una casa dalle modeste dimensioni, dal colore arancione\marrone, con un grosso portone e varie colonne in legno e due finestre ben visibili ai piani superiori: era però impossibile vedere l'interno delle stanze in cui le finestre erano poste, visto che erano coperte da enormi tende, una marrone ed una di un bianco candido, stranamente non sporco per quella che doveva essere...
<< Eccoci qui, la villa abbandonata. >> Le parole di Axel fecero spuntare un sorriso a dir poco ebete sul volto di Roxas, e un espressione di totale disaccordo ingiustificato su quello del biondo, che però incrociò le braccia e si fece avanti con i due amici.
Arrivati di fronte al cancello, fu semplice entrare: Bastò spingerlo leggermente, che uno stridio alquanto fastidioso fece mettere le mani sulle orecchie ai ragazzi. Da questo, ovviamente, si poteva intuire che l'entrata di quella costruzione era veramente molto, molto vecchia e antiquata, e sicuramente una marea di animali selvaggi erano riusciti ad entrare in passato senza troppi problemi.
Il trio avanzò fino al grosso portone della casa, tutto ovviamente mentre Roxas scrutava con attenzione ogni minimo particolare: Dalle colonne di legno (Sulle quali v'erano scolpiti gufi o civette) ai pomelli del portone, che raffiguravano due leoni con in bocca delle maniglie, prettamente d'oro.
Spinsero la porta, e finalmente, con un piccolo sussulto da parte di tutti, videro l'interno. La sala principale sembrava essere un antrio di polvere, con un grosso tappeto persiano steso in terra, su cui era poggiato un tavolo rotondo. Il soffitto era diventato una tana per le ragnatele, e il grosso lampadario trasparente con ornamenti colorati che penzolava lì in mezzo dava un senso di superiorità rispetto a tutto il resto, a tutti i mobili e gli specchi ammuffitii che c'erano la intorno. E poi Roxas lo vide, e si avvicinò. Era lì, sul tavolo rotondo. Un vaso blu, al cui interno vi era il fusto rinsecchito e polveroso di un fiore; rappresentazione perfetta di quella casa, o di una qualunque cosa che un tempo era stata splendida, ma che il tempo aveva corroso completamente, lasciando solo tristi ricordi e polvere.
In quel momento più che mai, sembrava palese che il tempo non lasciava a nessuno la possibilità di rimanere eterno. Forse, solo i ricordii potevano permettere una cosa del genere.
Dopo una piccola occhiata al salone d'ingresso, dunque, il trio si decise ad avviarsi su una grossa scalinata che ergeva in fondo alla sala, e che sembrava portare ad un piano superiore, in cui c'erano varie porte, tutte da aprire.
<< Credo sia arrivato il momento di fare un'esplorazione individuale! >> Demyx sembrò improvvisamente bello pimpante, e con una piccola corsa si recò nel lato destro del lungo corridoio pieno di porte, lasciando un po' stupiti i due che aveva rimasto dietro, ma che dopotutto non ne fecero una grande tragedia.
<< Allora, io vado lì! >> E così Axel rivolse la sua attenzione verso una porta che si trovava alla sinistra dei due, aprendo una porta ed entrandovi senza alcuna esitazione, ma anzi con molta curiosità, sembrava.
Ed eccolo, con un sospiro, a Roxas non rimase altro da fare se non entrare nella porta che c'era di fronte a lui, e guardare con i propri occhi.
La stanza sembrava differire completamente da quello che era stato fino ad allora l'ambiente della casa abbandonata, e non sembrava affatto una stanza antiquata. Dopo essere avanzato un po', Roxas si vide circondato di un unico colore: il bianco.
Le mura, il soffitto, il pavimento, erano tutti di un meraviglioso bianco lucido, persino il tavolo al centro della stanza era fatto così, e scatenava una grande curiosità nel novizio, che si avvicinò poi ad uno scaffale abbastanza alto, ricoperto di fogli, sui quali c'erano le uniche sfumature di colori che non fossero il bianco. Si trattava di disegni apparentemente astratti, senza alcun senso logico, come quelli dei bambini piccoli; Roxas si soffermò su uno di essi. Rappresentava quella che sembrava una specie di cittadina di notte, piena di case e negozi di legno, piena di lampioni che emanavano luce calda, sovrastati dalla notte nera e dalle stelle poco luminose. Ma era solo una città, non c'erano persone, non una.
<< Ti piace? >> Improvvisamente, una voce piccola e facilmente sovrastabile, dal tono femminile fece saltare in aria Roxas, che si voltò sussultando. Di fronte a lui era improvvisamente apparsa una ragazza esile, più o meno della sua altezza, vestita dello stesso colore del resto della stanza, con dei capelli biondi chiarissimi, e degli occhi azzurri come un cielo senza nuvole. La ragazza ridacchiò mettendosi una mano sul viso, e avvicinandosi lentamente al novizio, che sembrava avere un nodo in gola che non gli permetteva di dire nulla. 
" Cos'è, un fantasma? " Si domandava nella sua mente quel povero disgraziato.
<< Io mi chiamo Naminè. >> Finalmente disse il suo nome, per poi accennare ad un sorriso che trasmetteva gioia, ma in quel momento anche un po' di inquietudine. << Perdonami se non mi sono presentata prima, Roxas, ma sono felice quando gli altri osservano i miei disegni. >> 
Il silenzio aleggiò per qualche secondo, e i pensieri di Roxas furono ancora più offuscati, così come la sua vista, che pian piano cominciava ad essere sempre meno lucida. Sbattè le palpebre una o due volte di più, e poi si sentì mancare le forze, cadendo a terra in ginocchio e guardando per un po' il pavimento, fino a chiudere gli occhi e provare dentro la sensazione di vuoto più totale.
Ed ecco il buio.
Si sentì cadere in un oscuro vortice di sentimenti neutri, insignificanti, come se quello fosse un momento inutile, e poi vide un po' più chiaro. Cominciò a vedere le stelle, e la luna, anche se poco. Vide intorno a sé, alzando un po' la testa, le luci dei lampioni, che illuminavano strade buie e desolate. Tutt'intorno a lui, case, e persino un grosso campanile che ergeva in mezzo ad esse. 
E poi, un lampione si spense; e da lì ne scese una figura di cui non si potevano mirare bene i tratti somatici, ma che rubò la luce, la speranza ad un piccolo spazio sotto di lei. Poi, quella figura si avvicinò a Roxas, che era rimasto seduto in terra, a scrutare fino a quel momento ciò che stava intorno a lui. Si spaventò. Si alzò di scatto. Prese una posizione di difesa da quell'essere, scuro, che all'improvviso sembrava mostrare due piccole luci come occhi, e degli artigli affilati, oltre che delle piccole antennette su quella che poteva essere la sua testa. 
Poi, nelle mani dell'indifesa vittima, apparve. Impugnava , cos'era, una spada? Sì, ma aveva la forma di una chiave, di una grossa chiave. Probabilmente non poteva essere una spada, allora cos'era? Non era il momento per dare nomi, l'unica cosa che fu in grado di fare era uno sguardo deciso, e gettarsi addosso alla creatura brandendo quello strano oggetto.
Un colpo, un colpo solo, e l'oscura presenza cacciò uno strillo acuto e perforante, poi scomparve, lasciando che il lampione a cui aveva rubato il potere dell'illuminazione si riaccendesse, e facesse tornare la speranza sotto di lui.
Ma per un lampione acceso, addirittura altri dieci si spensero, e questa volta, Roxas non ebbe il tempo di scagliare " l'arma " sui mostri orrendi, che se ne vide appiccicati addosso quattro, poi cinque, poi sette, e poi tutti e dieci; cercò di ammirare la luna, di non perdere la luce di vista, ma l'ultimo spiraglio fu riempito dal buio , così chiuse gli occhi, li chiuse, aleggiando nel buio totale, che gli faceva perdere tutta la sua umanità.
Chiuse gli occhi, e si illuminò. Di fronte a lui, Naminè si avvicinava sempre di più , pur non muovendosi, e gli porgeva la mano, invitandolo a prenderla con serenità, come se fosse stata sicura che lui ce l'avrebbe fatta a sfuggire all'oscurità, a quello che ci trasforma in mostri e che toglie ogni speranza. 
La afferrò, ed ecco, li riaprì. Li riaprì soltanto, velocemente.
<< ROXAS! ROXAS! SVEGLIATI CAVOLO! >> Axel era lì, accovacciato su di lui, e lo teneva con la testa sulle gambe, guardandolo come se fosse in fin di vita. Vedendo che aveva aperto gli occhi, il rosso si gettò sul corpo dell'amico e lo abbracciò, mollandolo subito poco dopo, rialzandosii e tendando di farlo rialzare.
Si trovavano ancora nella stanza bianca, e l'istrice guardava Roxas con gli occhi abbastanza lucidi da far intuire che da un momento all'altro sarebbe potuto scoppiare letteralmente il lacrime.
<< Sto bene... credo... >> Roxas si sentiva scosso, e di certo dopo un... sogno? Esperienza? Come poteva chiamare quella cosa che aveva appena vissuto? A lui era sembrato di essere cosciente fino ad un certo punto, e non credeva che fosse stato soltanto un sogno. Ma non capiva, era molto confuso, come confuse sarebbero state tutte le parole che tentavano di descrivere i pensieri nella sua mente ingarbugliata, in quel momento. Poi rivolse uno sguardo fugace al mobile in cui aveva visto il disegno, e notò che c'erano solo fogli bianchi.
Axel lo guardò un po' storto, e insieme uscirono dalla stanza, incontrando Demyx, e uscendo infine completamente dalla polverosa e strana villa. Era sera.
Demyx non proferì parola, nonostante non sapesse nulla di quello che era successo lì dentro, e neanche Axel lo sapeva, però l'aveva trovato  in terra, ed era già qualcosa.
Insieme, uscirono dal bosco e raggiunsero senza farsi vedere i dormitori, poi, con dei gelidi saluti, ognuno entrò nella propria stanza ai rispettivi piani.
Ed ora, cosa aveva in testa Roxas? Solo mille interrogativi, mille. E sarebbe stato meglio pensarci tutta la notte, ovviamente, lasciando che l'indomani fosse un giorno come tanti altri, magari e soprattutto con dei chiarimenti su alcune cose, sebbene, certo, neanche lui fosse sicuro che Axel e Demyx potessero darglieli.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Verità ***


La notte trascorreva lentamente. Il corpo steso di Roxas era lì, sul pavimento, con il volto che volgeva lo sguardo al soffitto, e gli occhi spalancati. Era sveglio, ma la sua mente era assente. Cos'era successo esattamente in quella casa? Questo era sicuramente il primo degli interrogativi che il novizio si stava ponendo ormai da un po' di ore. Erano le quattro del mattino, e mancavano poco più di tre ore all'inizio delle lezioni. Roxas si alzò e avanzò lentamente verso la finestra della sua camera, stropicciandosi gli occhi con il braccio sinistro e fissando quello che c'era fuori; la luna piena, dall'alto della sua imponenza, illuminava tutto il parco, tutte le piante, tutti gli alberi, tutte le fontane, era lei la padrona incontrastata della notte, lì. E in lontananza si intravedeva il grosso muro che recingeva la scuola, e la grossa crepa che Roxas aveva utilizzato per recarsi in quella casa; quella casa, non era visibile da quella distanza... era coperta dal muro e dagli alberi, e da tanti altri sentieri. 
" Chi sei, Naminè? " Un interrogativo al quale era difficile dare una risposta, se non impossibile. Chi era quella ragazza? Un fantasma? O solo un sogno? No, quello che aveva visto Roxas in quella casa non era un sogno, e lui se ne rendeva conto, non poteva esserlo. E poi, lei l'aveva attirato verso la luce quando stava sprofondando nel buio, verso quelle creature dagli artigli affilati e dai corpi neri come la pece. Ma al risveglio non c'era lei, c'era Axel. Gli altri quesiti... cos'era quell'oggetto dalla forma di una chiave che era apparso nelle sue mani mentre si trovava in quella città? Che fosse apparso lì proprio per aiutarlo a sconfiggere quegli esseri? E se l'avesse inviato proprio Naminè?
A Roxas scoppiava la testa. Si accasciò nuovamente per terra, e allungò un braccio verso il soffitto, immaginando che non ci fosse, e che al suo posto trovasse luogo invece l'infinità del cielo, pieno di stelle. Facile sgombrarsi la testa così, lasciando che lo spazio prendesse il posto dei suoi pensieri. Ma purtroppo, lo spazio non gli fece prendere sonno, e l'immaginazione riuscì soltanto ad accompagnarlo nelle ore che seguirono, strazianti e interminabili, fino all'andata della luna e all'apparizione del sole, padrone del giorno.
Le 7. Roxas, Axel e Demyx uscirono dall'edificio dei dormitori, rivolgendosi solo dei semplici " buongiorno " e continuarono a camminare, schivi, senza cominciare alcun dialogo, e dando una sensazione di inquietudine a tutti coloro gli passavano accanto. Le loro facce erano stanche e pallide, e da ciò si poteva evincere che  probabilmente anche Demyx e Axel avevano passato una nottataccia.
Dopo un po' di camminata, il trio entrò unito ma perennemente silenzioso nell'aula, dando quasi l'impressione di star camminando insieme soltanto perché non avevano nulla di meglio da fare, e presero posizione ai loro posti.
<< Cominciamo la lezione... Mh... Lewis, alla lavagna. >> La professoressa di lettere cominciò immediatamente a rendere la giornata peggiore di quanto non fosse già stata per le prime due ore, e Demyx non ebbe che alzarsi un po' riluttante e avvicinarsi alla lavagna, prendendo un gessetto e sbadigliando senza dare troppo nell'occhio.
<< Allora, dimmi immediatamente qual'è la differenza tra una similitudine e una metafora! >> Partì in quarta con una domanda alquanto sciocca, ma alla quale il biondo non aveva prestato minimamente attenzione, essendo sovrappensiero e dandolo anche a vedere, ed era probabilmente per questo che la professoressa rideva sotto i baffi, sembrando contenta di trovare impreparato il suo alunno.
<< Ehm... non saprei... uno è un avverbio e l'altro un asteroide? >> L'intera classe, alla risposta di Demyx, prese a ridere incontrollabilmente (Tranne Roxas ed Axel, ovviamente) mentre la professoressa si fece rossa come un pomodoro e cominciò ad agitarsi e a farfugliare frasi incomprensibili all'orecchio umano, scatenando ancora più ilarità all'interno dell'aula, le cui risate degli studenti sovrastavano dei sussurri di disprezzo da parte del biondo, che tornò a sedersi, e si beccò un altro 2. Il secondo, per la precisione.
L'ora passò con altre spiegazioni e interrogazioni, che però non riuscivano ad attraversare la barriera psicologica che Roxas si era costruito quel giorno, che la mente usava per estraniarlo dalla lezione e farlo invece stare con lei ancora e ancora.
Improvvisamente, una fitta colpì il novizio allo stomaco, facendolo piegare per un attimo, trascorso il quale alzò la testa e cominciò a respirare affannosamente, con il cuore che gli batteva a mille. Nessuno si era accorto di niente, meglio per lui, che alzò la mano e chiese alla professoressa di uscire, alzandosi immediatamente e scattando verso la porta, senza neanche attendere una risposta. Corse, corse, sentendosi strano, sentendo un malessere dentro di sé che non riusciva a placarsi. Non sapeva neanche dove stava andando, quando si trovò di fronte ad una porta con uno stickman inciso su di essa. Entrò, e scoprì che non era altro che il bagno maschile. 
Si avvicinò lentamente al lavandino ed aprì il rubinetto, sciaquandosi la faccia. Non riusciva proprio a capire cosa fosse stata quella fitta, che aveva fatto sì che un dolore continuasse a pulsare nel suo corpo, dandogli tanto, troppo calore alle tempie. Sembrava stesse implodendo, e  cadde con le ginocchia in terra, mantenendosi la fronte e soffrendo in silenzio. Chiuse gli occhi e li riaprì dopo un attimo, poi cercò di cacciare un urlo, ma qualcosa sembrava impedirglielo, bloccarlo. Alzò gli occhi da terra, e vide. 
Uno di quegli esseri del giorno prima era lì, di fronte a lui, con un sorriso stampato sul volto poco riconoscibile e gli occhi illuminati. La creatura si lanciò in avanti, cercando di graffiare Roxas, ma lui riuscì a scansare il colpo per un soffio, rotolando verso destra ed aprendo la porta di uno dei water, cercando di entrarvi per ripararsi. Il mostro si gettò insieme a lui nella cabina, velocemente, cercando nuovamente di colpire il novizio ma facendo cilecca e distruggendo il gabinetto interno, che spruzzò acqua da tutte le parti, facendo indietreggiare leggermente Roxas, che venne colpito da una scheggia di ceramica. A questo punto, la creatura riuscì a graffiare il ragazzo sul fianco destro, e impedendogli di alzarsi. 
" E'... finita... " Pensò, cominciando a chiudere gli occhi. Ma quando li chiuse, apparve una luce bianca, al cui interno era racchiusa lei, sorridente. Naminè gli stava sorridendo ancora, e ancora in un momento di pericolo, ancora nell'oscurità. Il resto fu un attimo , un secondo.
Roxas riaprì gli  occhi, e trovò la forza di rialzarsi, ritrovando nelle sue mani la chiave enorme che l'aveva salvato, proprio mente l'essere cercava di dargli il colpo di grazia, ma colpì soltanto la punta della strana arma, e la sua mano sinistra, formata da oscurità, scoppiò, rilasciando una luce che però venne ricoperta subito dopo da un altro strato nero. Il ragazzo poi si gettò con la chiave sul nemico, e in quel preciso istante la porta si aprì, lasciando che tre figure irrompessero con velocità nel bagno, e che vedessero quello che Roxas aveva fatto. Finalmente era riuscito a far scomparire quella creatura nel nulla, con un colpo secco della chiave, che scomparve subito dopo.
Con un po' di fiatone, Roxas si chinò in avanti, venendo poi raggiunto dai tre personaggi che erano entrati: Axel, Demyx e Larxen.
<< Lo sapevo, lo sapevo! Avevo ragione! Visto, biondina? >> Si pavoneggiò Demyx accanto a Larxen, che si mostrava alquanto dubbiosa, guardando Roxas come se fosse stato un morto che camminava.
<< Dem, smettila. >> Axel interruppe i festeggiamenti dell'amico, avvicinandosi a Roxas e prendendolo per un braccio, per poi indicare agli altri due di uscire, lasciando la stanza in un macello infernale, con il tubo del gabinetto che ancora schizzava acqua da tutte le parti.
Roxas non ebbe il tempo di capire neanche che cosa stava succedendo, mezzo frastornato, che i quattro si ritrovarono all'interno del covo, con lui ed Axel seduti vicini sul divano, Demyx in piedi appoggiato sul muro e Larxen che sfogliava un libricino, con sguardo interrogativo e curioso.
<< Posso sapere cosa cazzo succede? >> Finalmente delle flebili parole uscirono dalla bocca di Roxas. Demyx alzò lo sguardo mentre Axel lo abbassò, poi i loro occhi si scontrarono e annuirono a vicenda, mentre Larxen continuava a farsi i " fatti suoi " per il momento.
<< Devi sapere che quell'essere che hai incontrato lì si chiama Heartless. >> Senza cuore, ma cos'era? E com'era possibile che tutto ciò stesse accadendo? Doveva esserci qualcosa di assurdo nelle parole del rosso, che però continuò << Sono mostri nati nell'oscurità, lì dove non c'è la speranza, dove non si combatte.. L'anno scorso ne abbiamo incontrati alcuni per la prima volta in quella casa... e lì.. abbiamo anche ricevuto degli oggetti per difenderci da loro. >> Roxas cominciava un po' a capire, e non disse niente, ma semplicemente ascoltava, senza contestare.
<< Inoltre... >> Continuò Demyx il discorso. << Abbiamo rinvenuto nella stessa casa documenti e oggetti che ci portavano a capire che purtroppo da soli non ce l'avremmo mai fatta a sconfiggere gli Heartless, che stavano diventando troppi, e raccogliendo un po' alcuni alunni,  che hanno ottenuto altri poteri, siamo sopravvissuti. Ma ancora non bastavamo, fino ad oggi. >> Questa volta anche Larxen alzò lo sguardo, fissando Roxas per un po', e prendendo uno dei suoi fogli, girandolo e mostrandolo a Roxas.
Lì, sembrava esserci un disegno del suo volto.
<< Questo l'abbiamo trovato lì, e tutto sembra farci capire che tu sei quello che dovrebbe salvare i nostri bellissimi culi da questa faccenda. Tu sei... mh... il prescelto del key... key... come si chiamava, Axel? >> Tutti sembravano convinti di quel che dicevano, ma Roxas capiva comunque poco di tutto... forse però quel poco bastava.
<< Keyblade. >> Roxas aprì gli occhi e si alzò, con aria preoccupata o forse eccitata.
<< E' quell'aggeggio a forma di chiave che avevo prima, vero? E' quello che mi ha aiutato a sconfiggere l'Heartless... ma... cos'è? >> Voleva risposte, ma tutti sembravano un po' scossi per dirgli tutto in quel momento, che era già pieno di ansia. << E poi sapete dirmi chi è Naminè e perché mi ha aiutato? >> 
Questa volta un espressione instranita apparve sulla faccia di tutti, lasciando che Roxas intuisse che nessuno sapeva nulla della ragazza bionda, e facendogli quindi abbassare lo sguardo, un po' deluso ma comunque contento del fatto che finalmente era venuto a sapere un po' di cose, quindi alzò di nuovo il volto e sorrise.
<< Io non so cosa sta succedendo, e non so neanche cosa succederà dopo, ma... rimarrò qui e vi aiuterò a combatterli. >> Si sentiva coraggioso in quel momento, probabilmente, ma chissà se faceva bene ad esserlo. Demyx sorrise un po', ed Axel fece palesemente finta di annuire, mentre invece la bionda continuava a sfogliare delle carte senza dare alcun tipo di approvazione alle parole del novizio, e sembrando completamente impassibile. A quel punto, Roxas abbassò nuovamente lo sguardo.
Passarono alcuni minuti in religioso silenzio, ed Axel, Demyx e Roxas se ne andarono, lasciando Larxen da sola a sbrigare quello che doveva sbrigare, verso il dormitorio. Arrivati al secondo piano, Demyx si avvicinò alla porta della sua stanza e richiamò un attimo Roxas, facendo allontanare il rosso, che si avviò già al quinto piano, salutando i due.
<< Roxas, so che è tutto molto difficile e che dovremmo riporre speranza in te, ma devi sapere che l'anno scorso abbiamo anche perso due persone. >> Un groppo salì nella gola del novizio, che non rispose ancora, ascoltando l'amico, che intando aveva un volto che trasudava malinconia. << Una delle due era la ragazza di Axel. Comprendi. Notte. >> Con un piccolo saluto e una pacca sulla spalla, Demyx si ritirò nella sua stanza, chiudendo la porta e lasciando che Roxas, con meno interrogativi, quella notte, finalmente riuscisse a terminare quella giornata, scosso come non mai.
" Dev'essere davvero brutto perdere chi si ama. " Pensò per il resto della notte. Ecco perché non poteva permettere che gli Heartless facessero del male alle prime persone a cui aveva mai voluto bene nella sua vita.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Insieme a voi, a me, a te ***


Gli occhi di Roxas si posavano su una nuvola che passava lì in quel momento, nel cielo, azzurro più del solito quel mattino, e con un sole che spaccava le pietre. Accanto a lui , appoggiato sulla fontana del parco c'era Demyx, con un libro di algebra in mano, intento a tentare disperatamente di capirci qualcosa delle equazioni di primo grado, che gli avevano fruttato altri " bei " voti. La situazione fu abbastanza improvvisata, si trattava di ripetere un po' le materie in cui si andava peggio e di svolgere anche i compiti di Larxene, che i due le dovevano consegnare ogni settimana, riluttanti e con sete di vendetta. 
<< Come si chiamava la sua ragazza? >> La domanda sorse spontanea da Roxas. Il biondo alzò lo sguardo dal libro e lo rivolse, enigmatico, all'amico, che sembrava in vena di iniziare una di quelle lunghe chiacchierate in cui si mediatava su un passato non piacevole.
<< Perché me lo domandi così all'improvviso? >> L'espressione interrogativa permase sul volto di Demyx, che tornò allora a dare un'occhiata al libraccio, mentre passavano secondi di silenzio in cui il novizio cercava di trovare le parole giuste per esprimersi, senza poi trovare una formula molto adatta.
<< Dovrò pur sapere cos'è successo prima che arrivassi anch'io. >> Erano passati due giorni da quando Roxas aveva scoperto tutto. Del keyblade, degli Heartless, e di quello che stavano cercando di fare da un anno a quella parte, e in realtà ancora non sapeva tutto, viveva in un mondo in cui gli interrogativi erano interrogativi pieni e le verità erano sempre mezze, senza mai essere completamente rivelate, quasi avessero paura di farsi vedere; Demyx alzò di nuovo gli occhi e fece una faccia indescrivibile, un po' malinconica.
<< Il suo nome era Aerith... >> Il biondo continuò il discorso vedendo che Roxas già ribatteva, volendo sicuramente chiedere qualcos'altro. << Non c'è molto da dire su di lei... era una ragazza dolce, serena... forse troppo serena, e prendeva tutto con leggerezza. E poi , e poi... lei lo amava davvero tanto, avrebbe fatto qualunque cosa per Axel. Anche morire. >>
Era troppo. Un nodo si formò nella gola di Roxas, che cominciò lentamente a singhiozzare, al solo pensiero. Le parole non uscirono più dalla bocca di Demyx in automatica, come se quest'ultimo avesse capito che non c'era bisogno di scendere in particolari. 
Roxas non sapeva se sarebbe stato in grado di difendere sé stesso, e questo gli faceva molta paura, perché se non poteva salvarsi lui, come poteva pensare anche solo lontanamente di poter aiutare i suoi amici? Cosa avrebbe fatto, se per qualche disgraziato motivo qualcuno fosse morto? 
Ma soprattutto, se lui fosse morto.
Una lacrima scese dal viso del giovane, e il biondo amico si voltò, con espressione instupidita, recandosi immediatamente da Roxas e scuotendolo come se fosse stato un barile, e facendo versare tutto ciò che cadeva dai suoi occhi sul prato asciutto di quel giorno caldo. 
<< Cosa credi di fare?! >> Cominciò a parlare, scuotendolo ancora più forte e alzandogli la faccia con forza. << Roxas, siamo in guerra. Qui non c'è il tempo di piangere, probabilmente non ci sarà mai, e tu devi impararlo già da adesso, perché piangere ci farà soltanto scivolare più velocemente nelle mani di quei mostri! >> 
Il ragazzo non rispose alle percosse, e semplicemente stette lì, immobile, alzando il braccio destro e strusciandolo sugli occhi, per rimuovere le lacrime. A quel punto, il biondo si fermò e guardò dritto negli occhi il novizio, calmo e pacato, come se in quel momento non fosse successo nulla e stesse andando tutto come un minuto prima. E chissà se era davvero così.
<< Il brutto deve ancora venire. >> Lo ammonì, avvinghiandolo poi leggermente in un abbraccio amichevole ma saldo, un qualcosa di cui Roxas sapeva di poter disporre, e forse in quel momento capì ciò che davvero Demyx voleva comunicargli in quel momento, onde poi essere confermato poco dopo dallo stesso. << Deve ancora venire, Ro... ed è per questo che tu sei qui con noi, e noi siamo qui con te. >>
Roxas si strinse forte all'amico, poi dopo un po' di tempo i due si lasciarono e presero un grosso sospiro, consci di quello che avrebbero dovuto affrontare, ma consci anche del fatto che nel farlo non erano soli, e questo era un vantaggio che nessuno avrebbe mai potuto annullare.
<< Ragazzi, al covo, presto! Presto! >> Improvvisamente una voce calda e riconoscibile irruppe nella quiete del momento. Axel, con i capelli rossi e ribelli al vento, si avvicinò preoccupato ai due, agitandosi sempre di più e con un evidente fiatone, che placò appena si fermò di fronte a Demyx e Roxas.
<< Cosa? >> Le parole uscirono all'unisono dalla bocca dei due amici.
<< In palestra! Non c'è un minuto da perdere! >> Non si spiegò, facendo preoccupare ancora di più quei due, ma subito afferrò il braccio di Roxas in maniera violenta e corse come un matto, trascinandolo dietro di sé e venendo rincorso in seconda posizione da un Demyx che sembrava, dopo tre minuti, già sfinito. Per fortuna, la palestra, posta sul retro della scuola era relativamente vicina al luogo in cui risiedevano Roxas e Demyx, quindi raggiungerla non fu un grande sforzo; quello che vi era in quel momento all'interno, però, sì.
Facendo attenzione a non farsi sentire, Axel aprì la grossa porta che conduceva all'interno della palestra e in pochi secondi fece entrare velocemente anche i compagni, sbizzarriti e confusi. 
<< Eccovi, finalmente! >>  Nessuno ebbe il tempo di dire A, che Roxas si ritrovò di fronte ad una delle scene più strane e preoccupanti della sua vita: Al centro della grande palestra, Luxord e Zexion si stavano battendo contro una grossa massa di Heartless sparsi dappertutto, e vedeva svolazzare di qua e di la carte da gioco e strane pagine di libri, non capendo effettivamente cosa fosse tutta quella baraonda.
<< Hanno cominciato anche quest'anno... e a quanto pare sono partiti da qui! >> Un espressione di pura ferocia si manifestò sul viso di Axel, che senza perdere un minuto si gettò anche lui nella mischia, facendo apparire nelle sue mani due strani e grossi cerchi di colore rosso con degli spuntoni bianchi che li circondavano. Immediatamente, il rosso lanciò uno dei due strani cerchi sul ventre di un Heartless, poi, l'arma attraverso altri 7 creature che si trovavano nella sua traiettoria, tornando dal padrone come un boomerang e quindi dando un colpo di grazia a tutti gli Heartless, che esplosero, emanando una strana luce verde, che si dissolse nell'aria.
Troppo preso ad ammirare la mirabolante esibizione di Axel, Roxas si accorse solo dopo che anche l'amico con i capelli biondi aveva cominciato a battersi contro quelle creature, suonando uno strano strumento simile a una chitarra, probabilmente un sitar dal colore azzurro e blu, che sembrava far apparire dal nulla colonne d'acqua, che mano a mano facevano saltare in aria i nemici.
Ma loro riapparivano , erano sempre di più, e sembravano essere anche più duri a morire. 
Roxas era lì, vicino all'entrata, incapace di fare qualunque cosa, troppo preso dal lavoro dei suoi compagni. Si guardò le mani e cercò di scuoterle, come per cercare di richiamare il keyblade con qualche strano trucco, ma niente, così riprese a guardarli.
A quanto pare, era Luxord a lanciare carte da gioco agli Heartless ad una velocità notevole, e invece Zexion stava maneggiando un libro, senza alcuno scopo evidente. 
E poi fu un attimo, tutti gli Heartless cominciarono ad emettere uno stridio acuto e a correre verso un punto comune. Si raggrupparono, e crearono una piccola montagnetta, si unirono, e formarono una grossa palla nera, che cominciò a modellarsi, sotto gli occhi increduli dei cinque (in quel momento quattro) combattenti, che rimasero con le bocche aperte.
Quello che ne venne fuori fu una sottospecie di Heartless con una fiseonomia normale, forse solo più muscoli e due ali sulla schiena, che cominciò a ringhiare, facendo andare in panico il gruppo di amici.
<< E questo cos'è? Non ne avevamo mai incontrato uno così grosso! >> Urlò Luxord, cercando di non essere sovrastato dai versi del grosso mostro, che intanto agitò un braccio sopra e sotto, creando un forte vento che investì Zexion, il cui corpo volò fino alla parete opposta al mostro della palestra, cadendo in terra sfinito insieme al suo libro. Subito dopo, Luxord cercò di lanciare 6 carte esplosive sul petto dell'Heartless, che di tutta risposta le respinse con 7 sfere viola cariche d'energia negative, 6 delle quali fecero esplodere le carte in aria, e una ferì il mandante, il quale cadde a terra, probabilmente distrutto dalla potenza di un singolo attacco. La stessa sorte toccò poi a Demyx, che fu sbalzato via grazie ad un semplice pugno della creatura. 
E a quel punto, Roxas cominciò a tremare. Axel cercava, con agilità, di evitare gli attacchi del nemico, ma a un certo punto una sfera lo colpì alla gamba destra, facendolo cadere in terra con un dolore lancinante, che gli fece cacciare un urlo dalla bocca. Questa volta però era diverso, l'Heartless sembrava volesse farla finita a differenza di come aveva fatto con gli altri tre ragazzi. Alzò il pugno destro in aria.
Furono pochi attimi, e Roxas non ebbe il tempo di pensare ad una strategia, ma con una paura folle di perderlo per sempre, avanzò una corsa senza precedenti, e si gettò a capofitto di fronte all'amico sofferente e prossimo alla morte, scatenando una luce che si espanse per tutta la sala, una volta finita la quale si vide chiaramente che il keyblade, adesso, era comparso nelle sue mani. Con la rabbia di chi non vuole essere sconfitto, Roxas puntò l'estremità del Keyblade verso lo stomaco della creatura, e con un colpo secco lo trafisse, passandoci in mezzo e uscendo dal lato posteriore. L'Heartless , nella stessa posizione in cui avrebbe voluto farla finita con Axel, non emise nemmeno un suono ed esplose silenziosamente, rilasciando questa volta una luce che andò verso i corpi dei quattro feriti. 
Axel riuscì ad alzarsi con un balzo, come se fosse guarito immediatamente, e in contemporanea il keyblade, questa volta, non scomparve dalle mani di Roxas, lasciandolo molto sorpreso. Il rosso si avvicinò all'amico e contemplò l'arma.
<< Credo che questo keyblade mi voglia bene. >> Disse scherzoso, appoggiando la mano destra sulla spalla di Roxas.
E poi non successe nulla. Rimasero semplicemente lì, per un po' di tempo, guardandosi in giro senza pronunciare una sola parola, convinti che dopo una vittoria del genere non bisognasse aggiungere altro. E quel silenzio era il loro brindisi ad un giorno di vita in più, insieme.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Autostima ***


Dopo gli avvenimenti dei giorni passati, Roxas non aveva fatto altro che pensare che la sua vita era stata praticamente stravolta, e non sembrava essere finita lì. Sapeva che doveva difendersi, e soprattutto doveva difendere i suoi amici. Quasi rideva quando pronunciava quella parola, " amici "... era così nuova, e nonostante non la utlizzasse molto sapeva che era l'unica sicurezza che quel posto gli stava dando, degli amici sinceri. Sorrise, dal suo letto, pensando a questa cosa. E poi c'era la scuola, la scuola che nonostante fosse iniziata da poco tempo, già iniziava a dare problemi, con tutti quei professori pronti a prendere gli alunni in giro e a schernirli non appena avessero commesso il minimo errore, a suo parere. Era arrivato tutto troppo velocemente, e altrettanto velocemente le cose andavano avanti, senza dare il tempo a Roxas di rendersi conto di quello che stava realmente succedendo. Gli Heartless. Non sapeva neanche da dove venivano in realtà quelle creaturacce. Ma era certo che dovevano essere eliminate, in quanto minaccia per tutti.
Questa volta, il novizio non volle farsi cogliere impreparato, e stranamente si alzò da solo dal suo letto, andò a farsi una breve doccia calda, durante la quale di solito pensava, ma che in quel momento appariva come l'unica via di fuga dai pensieri che gli assillavano la mente. 
Così, dopo aver finito, si vestì e si avviò nel corridoio del suo piano, attendendo per pochi secondi accanto alla sua porta. E neanche a farlo apposta, non ci volle molto che la criniera rossa di Axel apparì pian piano dalle scale sottostanti. 
<< 'Giorno ragazzi! >> Roxas raggiunse immediatamente i suoi due amici (Demyx era dietro al rosso) e, seppur loro avessero un'aria alquanto sorpresa nel vederlo già sveglio, fecero subito dietro-front e insieme al novizio cominciarono ad avviarsi verso l'edificio scolastico.
Come al solito, il parco profumava di fresco, il prato era ricperto dalle gocce di rugiada e le fontane facevano fuoriuscire acqua da tutte le parti, regalando un'essenza di pace e tranquillità che unito al cinguettio degli uccelli accompagnava , un po' ironicamente, gli studenti a quella che invece sarebbe stata una giornata piena di impegni e fatica, come la quiete prima della tempesta. 
I tre camminavano uno accanto all'altro, assonnati, ma con dei bei sorrisi stampati in faccia che sembravano trasmettere la speranza di poter continuare ad andare avanti almeno per un altro po' di tempo, forse un minuto, forse un anno, chissà, ma nelle condizioni in cui si trovavano un secondo era prezioso, molto prezioso. All'improvviso, durante il cammino, accanto ad un prato fiorito di margherite, il gruppetto incappò in due figure conosciute: Larxene, nello specifico, stava discutendo di qualcosa con Luxord, in modo molto animato, ovviamente.
<< Ne sei proprio sicura? >> Faceva lui, un po' scocciato, con lo sguardo basso, mentre si toccava compulsivamente il pearcing sull'orecchio sinistro, quasi come se avesse un tic nervoso.
<< Non sono mica una stupida, saprò anche quando attivarci e quando stare un po' più tranquilli, e viste le manifestazioni di Heartless di questi ultimi giorni sono sicura che non bisogni abbassare la guardia! Ah, eccovi! >> In un primo momento, la bionda con il taglio stravagante cominciò a gesticolare freneticamente, sostenendo con convinzione la sua tesi, sebbene non si sapesse ancora benissimo di cosa stesse parlando, e in un secondo momento si accorse della presenza degli altri tre membri del covo, che nel frattempo erano già riusciti a capire le loro parole.
<< Per cos'è che dovremmo attivarci? >> Chiese immediatamente Demyx, grattandosi la nuca e sbadigliando, sotto gli occhi aridi e meschini di Larxene.
<< Ma mi sembra ovvio, dobbiamo allenarci per combattere quelle bestiacce nere, quindi zitti e seguitemi, oggi niente scuola. >> Rispose lei, nervosa, rivolgendo al biondo uno sguardo di puro disprezzo che scatenò una piccola risata sul volto di Luxord, a cui toccò lo stesso trattamento pochissimi secondi dopo, e che lo fece stare zitto. Tutti erano molto perplessi in quanto al da farsi, ma visto che come sempre con Larxene non si discuteva, e forse un po' di ragione l'aveva anche, senza neanche una parola, i quattro cominciarono a camminare al seguito della impertinente, che si diresse da tutt'altra parte rispetto alla locazione del covo, portando ovviamente tutti a farsi una domanda concreta: Che cosa voleva fare?
Con passo felpato, alla fine di una breve camminata, i ragazzi si ritrovarono in un piccolo spazio circondato da alberi, abbastanza lontano da tutti gli edifici scolastici, nel quale ad aspettarli c'era anche un ragazzo incappucciato, abbastanza alto e dalla corporatura esile. 
<< Oh, senti un po', c'è una certa puzza di merda qui! >> Inscenò in una piccola recita Demyx, avvicinandosi sempre di più all'incappucciato, che incrociò le braccia, come per dare un segno di disapprovazione, mentre il biondo fingeva di tapparsi il naso e di muovere la mano destra su e giù per scacciare un qual certo fetore.
<< Forse tua madre è passata di qui, porcospino. >> Rincarò la portata, l'incappucciato, facendo allarmare Roxas, che pensava che i due volessero azzuffarsi, dato che Demyx guardò poi per un attimo la persona che si trovava di fronte a lui come se fosse un nemico da affrontare. Niente di più sbagliato: Entrambi scoppiarono in una fragorosa risata, e mentre cercavano di darsi la mano per salutarsi, con grinta,  il cappuccio cadde dalla testa dello studente, lasciando che il suo volto dal colore olivastro, i suoi occhi verdi e i suoi capelli lunghi e di un biondo cinereo si prostrassero a tutti i presenti. 
<< Vexen, come al solito metti sempre in mezzo i parenti, eh? >>  Esclamò Demyx scombinando i capelli dell'amico , tra una risata e l'altra, e portandolo a cercare di fare lo stesso con lui, ma non riuscendoci dato che pareva avere meno forza, e liberandosi subito dopo dalla sua presa. Larxene, ovviamente, non approvò quella perdita di tempo e con un piccolo gesto disse ai due di pussare via dalla zona in cui sarebbe dovuta stare lei per un po' di tempo: Così, si piazzò lì in mezzo e si voltò verso gli adesso cinque maschi del gruppo, facendoli mettere in fila come per dare ordini.
<< Voglio dirvi che come l'anno scorso, non sarà affatto facile sopravvivere contro quei luridi figli di puttana, ma ... >> E diede un'occhiata ad un Roxas basito da come tante parole così scurrili potessero provenire da una ragazza. << Ma noi siamo più forti, cioè, io sono più forte, ma io vi guido quindi dovreste essere avvantaggiati anche voi. >> E qui una delle sue solite frasi vanitose. << Comunque, oggi siamo potuti essere presenti solo noi perché Zexion aveva un importante compito di biologia (mio) da consegnare ad un professore, e non me ne fregava un cazzo di andare a raccimolare il resto di voi scansafatiche, che adesso vi allenerete a coppie. >> Detto ciò, la bionda squadrò il gruppetto: essendo dispari, voleva dire che uno di quelli avrebbe dovuto allenarsi contro di lei, e con un piccolo sorrisetto malizioso cominciò a pensare alla collocazione delle coppie nella sua mente, chiedendosi chi di quei piccoli bastardi avrebbe voluto ferire per primo. La decisione, nella sua mente contorta, fu alquanto semplice e veloce. 
<< Allora, Axel... tu vai con quello nuovo lì, il prescelto del keynonmiricordo... Tu Vexen vai con Luxord...  E caro Demyx, TU vieni con ME. >> Una piccola risata di pura malvagità scappò dalle labbra di Larxene, che sembrarono creare una scintilla luminosa ma troppo veloce per poter essere davvero notata da qualcuno. E così,  con un segnale, la ragazza fece stare a guardare quel gruppetto di scalmanati, prendendosi tutto per sé il ragazzo che l'aveva tanto fatta arrabbiare per motivi poco validi, ma pur sempre motivi.
Demyx fece apparire il sitar acquatico nelle sue mani, e Larxene scoppiò quasi a ridere vedendo quello che per lei era " un inutile coso ingombrante ", per poi far arrivare sulla sua persona una specie di scarica elettrica che l'attraversò per tutto il corpo e che terminò tra le dita delle sue mani, facendo apparire proprio lì quelli che sembravano dei kunai verdi e gialli, stracolmi di scintille, sicuramente oggetti con cui era facile muoversi in battaglia.
<< Comincia pure tu, piccolo. >> Lo schernì, facendogli apparire sul volto un espressione di pura rabbia. Se c'era una cosa che a Demyx non piaceva era essere preso in giro: era capace di far passare degli insulti detti così, senza pensarci, ma non voleva essere preso per i fondelli, specialmente da quella che per lui era una bambina stupida e immatura come Larxene. Senza pensarci due volte, quindi, il biondo passò le dita tra le corde del suo sitar, facendo apparire dal terreno delle lunghe colonne d'acqua che puntavano verso l'alto con una forte pressione; purtroppo, nonostante ciò, Larxene, proprio quando anche sotto ai suoi piedi stava per apparire una di quelle grosse colonne, chiuse gli occhi e sorrise, per poi spostarsi ad una velocità impressionante, in mezzo secondo, a 7 metri di distanza. 
<< Tutto qui? >> Continuò a tenere gli occhi chiusi, e soprattutto continuò a prendere in giro il nemico momentaneo, che le si gettò addosso suonando velocemente le singole corde di tutto il suo strumento, in modo da lanciare proiettili d'acqua che apparivano dalla sua posizione, in movimento verso di lei, ma a quanto pare, la velocità della stregaccia sembrava essere superiore anche a quelli, e aprendo leggermente gli occhi, riuscì ad evitare anche quelli, per poi portarsi la testa di Demyx, abbastanza vicino, sotto al braccio destro, inarcato, stringere quest'ultimo e prendere un kunai dalla mano sinistra, per poi infilzarlo, tutto con la consueta velocità nella colonna vertebrale dell'avversario, che scoppiò in un urlo di dolore, e quando fu rilasciato dall'aguzzina, si accasciò a terra, immediatamente raggiunto da Roxas, Axel e Vexen, che si abbassarono su di lui, preoccupati.
<< Non ti sembra di avere esagerato?! >> Fece Vexen alquanto incazzato, rivolgendo alla ragazza tutto il suo corpo, con movimenti che indicavano aggressività. La bionda puntò il kunai sulla faccia del " compagno ", che indietreggiò, rendendosi conto del fatto che stava parlando proprio con Larxene.
<< Gli Heartless non stanno a sentire i vostri piagnucolii isterici sul fatto che potrei andarci piano o meno, loro vogliono ucciderti, testa di cazzo. >> L'espressione sul viso di Vexen rimase nera dalla collera, e come se non volesse continuare più, quest'ultimo girò i tacchi, senza aver nulla da dire, e se ne andò da quel luogo, lasciando sul volto della ragazza tanta delusione e tanta rabbia. << Voi due, tocca a voi, muovetevi, prima che perda la pazienza. >> Si rivolse ad Axel e Roxas, che intanto erano riusciti a far rialzare l'amico e a farlo sedere su una panchina messa lì accanto, forse per caso o forse apposta. Senza ulteriori indugi, Axel si posizionò distante 10 metri dall'amico, e gli fece un occhiolino come per dirgli che sarebbe andato tutto bene, e ci sarebbe andato anche piano, mentre il novizio si sentiva un po' sottovalutato per questo, ma gli andava abbastanza bene dato che non voleva essere ridotto ad un toast il suo primo giorno di allenamento, giustamente. Con un piccolo movimento, quindi, Axel fece apparire nelle sue mani quei grossi anelli rossi che sembravano chiamarsi chakram, e Roxas, chiudendo leggermente gli occhi e richiamandolo a sé, con un po' di fortuna impugnò il keyblade, l'unica arma, a quanto pareva, in grado di far dissolvere davvero per sempre gli Heartless. Il rosso gli fece un'occhiatina, quindi Roxas capì che poteva cominciare lui per primo, e con un po' di confusione non fece altro che avventarsi contro il nemico e tentare di colpirlo lateralmente sul fianco con il keyblade, tecnica assolutamente insulsa, infatti Axel, lanciando a poca distanza uno dei due chakram riuscì a bloccare il colpo della strana spada, facendola anche sbalzare via dalle mani del proprietario, che subito la riafferrò mentre volava in aria, ma venne colpito alla gamba destra da un secondo chakram che intanto il rosso gli aveva lanciato, e che gli bruciò anche leggermente la pelle, essendo stato rilasciato con una cosa che sembrava una fiamma e che ricopriva le sue punte. 
Roxas digrignò i denti e si inginocchiò in terra: al momento era il massimo che poteva sopportare, nonostante sembrava aver subito di peggio, e Larxene si avvicinò ai due (di cui Axel si era avvicinato all'amico per controllare che stesse bene) e cominciò a rimproverare il novizio per tutto, sia la scarsa velocità nei movimenti sia il fatto che la sua tecnica sarebbe stata sventata dal più inutile degli Heartless, e poi anche Axel perché non avrebbe mai dovuto sprecare un po' di magia del fuoco per un avversario di infimo livello (Quest'ultimo complimento Roxas non lo trovò molto gradevole).
Dopo aver fatto riprendere i due feriti, e con Luxord che non aveva avuto nessuno con cui combattere, la ragazza passò il resto della giornata  a dare loro informazioni su come combattere con le loro armi, nonostante fossero tutte differenti, e su come alcune fossero anche totalmente inutilizzabili, come quella di Demyx, a cui consigliava di darsi al giardinaggio, così, fino a sera, in cui tutti, stremati, liquidarono Larxene e se ne tornarono nei propri dormitori.
...
Alla fine della giornata, completamente distrutto sia psicologicamente che fisicamente, Roxas si gettò sul letto della sua stanza, pensieroso. Era stato davvero un giorno duro, e pensare che sarebbe dovuto essere uno dei più semplici e che negli altri avrebbe dovuto incastrare il combattimento con lo studio, senza neanche un minuto di tempo libero per respirare aria pura. 
Sospirò, e all'improvviso sentì bussare alla sua porta e un po' instranito dato che era mezzanotte, andò ad aprire, e trovò lì , con una faccia seria, Axel, che teneva in mano una valigetta bianca e che entrò senza neanche chiedere il permesso, chiudendosi la porta alle spalle e facendo rabbrividire Roxas.
<< Scusa per l'ora, ma non potevo lasciare che dormissi con quella ferita. >> Disse completamente serio, serio come mai il novizio l'aveva visto da quando lo conosceva. 
<< Cosa?! Ma tu... insomma... non dovresti preoccuparti per quella, passerà in fretta. >> Esclamò Roxas completamente allarmato, come se qualcuno fosse entrato per rubargli qualcosa di prezioso, mentre intanto il rosso, strafottente, apriva la valigia e ne prendeva una boccetta trasparente in cui era contenuto uno strano liquido viola, che l'amico non aveva mai visto in tutta la sua vita prima di allora. 
Axel si rivolse poi al ferito, lo prese per una gamba e lo sbatté sul letto della sua stanza, per poi aprire la boccetta e versare una piccola quantità di liquido su quella che sarebbe dovuta essere la ferita di quel giorno, lievemente ingrandita per chissà quale motivo.
<< EHI, MOLLA! MOLLA! >> Roxas si agitò visibilmente, sentendo poi una sensazione di freschezza che lo pervase in tutto il corpo, e che lo fece sentire meglio, sia nel luogo in cui c'era la ferita, sia dove era " sano ". Dopo ciò, il rosso mollò per un attimo la gamba di Roxas, per poi prendere un rotolo dalla stessa valigia di prima e arrotolare la ferita dell'impotente, in meno di due minuti. 
<< Quella magia che ho usato oggi fa peggiorare la zona che tocca... non me n'ero reso conto, ma sono venuto per sistemarla. >> Finalmente Axel si spiegò, sedendosi sul letto accanto al novizio, che ancora leggermente scosso si stendette, rivolgendo gli occhi al soffitto e non volendo più sapere nulla di ferite, magie, armi, Larxene o tecniche per almeno un'altra decina d'anni. Roxas, dopo aver osservato per qualche secondo ciò che c'era su di lui, si mise a ridere di gusto, scatenando la curiosità di Axel, che si lanciò sull'amico, stando a quattro zampe quasi sul corpo dell'amico, ma tenendosi a debita distanza, comunque.
<< C'è qualcosa di divertente? >> Chiese, guardando i suoi occhi brillare leggermente. In realtà Roxas lo sapeva, non c'era niente di cui ridere, ma la scena precedente aveva preso per qualche secondo il sopravvento su di lui, e adesso, con un piccolo cenno con la testa e abbassando quest'ultima, per non mantenere troppo il contatto visivo con Axel, volle indicare che la risposta era certamente un " no ".
<< Mh... comunque, ho dimenticato di dirti grazie per avermi salvato da quell'heartless ieri. >> Continuò con una voce piatta, alzandogli il mento con la mano destra e guardandolo bene negli occhi, evasivi e che in quel momento avrebbero voluto essere da tutt'altra parte, probabilmente. La faccia di Roxas si fece pallida, e dalla sua bocca uscì un farfugliato " grazie " udibile appena, ad Axel, con quel silenzio. 
<< So che ce la metti tutta. >> Gli occhi del rosso si fecero sempre più fissi, e finalmente anche il novizio comincò ad essere più sciolto nei movimenti, volendo rispondere. Lui non si sentiva affatto forte dopo quello che era successo quello stesso giorno, non si sentiva in grado di difenderli. Roxas si sentiva debole e impotente, ecco come si sentiva, in quel momento. 
<< A volte non basta mettercela tutta. >> Finalmente delle parole ben distinte uscirono dalla bocca del ragazzo, forse troppo vicina a quella del rosso, ma abbastanza distante da fargli pronunciare parole così, mentre la mente, in quel momento, sembrava totalmente assente.  Axel avvicinò i suoi occhi a quelli dell'amico appena un istante di più. 
<< Buonanotte, Roxas. >> Terminò, allontanandosi poi dalla sua figura e alzandosi dal letto, per poi dirigersi verso la porta della stanza per andarsene e tornare a dormire, nella migliore delle ipotesi.
<< Aspetta, Axel... >> Il rosso si girò al sentir richiamarsi, un po' sorpreso, vedendo Roxas che si era appena alzato e che guardava con gli occhi in un misto tra il lucido dato dalla tristezza e l'essere ripieni di quella che è la gioia, forse. << Ce la faremo? >> Axel sorrise, semplicemente, ed abbassò gli occhi.
<< Io credo in te. >> Furono le uniche parole, sussurrate, che il ragazzo udì provenire dalla bocca del rosso, che subito dopo andò oltre la porta della stanza e scomparì nell'oscurità. 
Forse era quello il punto, forse gli altri credevano davvero in lui. Le sue capacità non erano ancora al massimo, ma come potevano esserlo se non pensava di potercela fare? Doveva farlo. Quella, quella era la chiave per iniziare un percorso che l'avrebbe portato alla verità.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Gelosia ***


Ritrovarsi nel parco, nella tranquillità del verde e delle fontane da cui scendeva lentamente l'acqua, lasciando una sensazione di grande tranquillità a tutti, sembrava davvero una cosa dell'altro mondo per tutto ciò che stava succedendo in quei giorni, ma in quel momento era così. Roxas, Demyx e Vexen ripassavano stesi sull'erba verdeggiante alcune nozioni di filosofia, chiedendosi in continuazione come mai fosse tutto così noioso, ma pentendosene poi subito dopo, pensando che forse la noia era la cosa migliore, a volte. Dopo un po' di giorni, Roxas aveva scoperto in Vexen una persona molto simpatica e socievole, a dispetto del suo aspetto imponente, una persona che a quanto pare si trovava molto bene con il suo amico biondo (E questo era visibile dal fatto che spesso uno completasse una batttuta dell'altro, e che riuscivano spesso a capirsi anche solo con uno sguardo.) ma senza farlo mai sentire fuori luogo in tutte le situazioni in cui si erano trovati solo loro tre insieme. Il sole batteva sulle fronti dei tre ragazzi, che non dicevano una parola da quando erano arrivati, e Roxas faceva roteare gli occhi a destra e sinistra, affatto assorto nello studio.
<< Che ne dite di andare un po' a rompere le scatole ad Axel? >> Esordì Demyx, rendendosi conto del fatto che nessuno aveva davvero intenzione di studiare in quel preciso istante, e andando incontro a quello che sarebbe stato meglio fare per tutti in quel momento.
Così, come ci si poteva aspettare, sia Vexen che Roxas annuirono, e con un po' di fatica si alzarono da terra, scacciando via dai vestiti i filetti d'erba nella quale si erano rotolati per circa un'ora, e qualche eventuale insettino che era capitato lì per caso., e partirono alla volta del dormitorio maschile, arrivandoci in poco tempo. 
Tra sbadigli e affanni, il trio salì le scale fino al quinto piano, per poi arrivare di fronte alla porta della stanza del rosso, e senza neanche bussare, Demyx la sfondò con un calcio, facendo ovviamente sobbalzare il ragazzo che c'era all'interno, steso sul letto con delle cuffiette nelle orecchie e un libricino in mano, che non sembrava trattare di scuola, certamente.
<< Mentre tu riposavi il tuo culo enorme qui, noi stavamo studiando seriamente... >> Lo rimproverò il biondo, scatenando sul viso della vittima un piccolo sorrisetto ironico, che stava a significare che non avrebbe mai creduto ad una cosa del genere.
<< Povero Demyx, non sai più che pesci prendere con l'algebra, eh? Forse se accudissiquello del professor Leaxeus avresti qualche possibilità in più di superare la sua materia! >>  Se la rise un po' volgarmente il rosso, togliendosi le cuffiette dalle orecchie, proprio mentre Roxas chiudeva la porta alle sue spalle e faceva finta di non aver sentito la sua ultima affermazione, che fece ovviamente imbestialire il biondo, già intento a riempire di botte il compagno, mentre quest'ultimo si difendeva a stento.
<<  Se non taci ti faccio accudire il mio! >> Fu la frase con cui, infine, il biondo respinse Axel, che continuava a contorcersi dalle risate così come faceva Vexen, e come invece evitava di fare un imbarazzatissimo e rosso Roxas, che più che altro cercava di coprirsi la faccia come se ci fosse qualcosa di serio di cui doveva vergognarsi, e venendo squadrato un po' malamente dai suoi comapgni, tranne che dal rosso, che era troppo occupato ad osservare i libricino che teneva in mano e che gettò accuratamente sulla sua scrivania, in disordine come quella di ogni adolescente che si rispetti
Improvvisamente, la porta si aprì di nuovo facendo un gran rumore e subentrarono due figure: una era la solita, scorbutica Larxen, che avanzava a passo da soldato verso Axel, e l'altra era un'altra ragazza, con una corporatura molto più esile di quella della bionda e con un volto timido e smarrito, un po' come quello di Roxas qualche secondo prima, dei corti capelli neri e due occhi di un blu corvino che non nascondevano una certa voglia di nascondersi da tutto e tutti. La nuova arrivata chiuse piano la porta alle sue spalle, mentre invece la scorbutica già conosciuta cominciò a guardare il rosso con occhi infuocati.
<< Spero per te che quello che mi hanno detto sia una stronzata! Non puoi assolutamente saltare l'allenamento tra due settimane, è importantissimo, e non sto qui a spiegarti il perché! >> Larxen agitava le braccia freneticamente, come suo solito, mentre Axel non le prestava molta attenzione, e piuttosto fece cenno alla ragazza dai capelli neri di accomodarsi sul letto, e così quella fece, per poi rivolgere le uniche parole che aveva da dire alla bionda.
<< Non importa, avrò altre occasioni per allenarmi, farete benissimo senza di me. >> Fino ad allora, Roxas non aveva mai visto qualcuno chiudere Larxen, che con molta compostezza rivolse un ultimo sguardo iniettato di furia verso Axel, girò i tacchi e senza neanche riprendersi la ragazza che era entrata con lei, se ne andò via, preoccupandosi di sbattere la porta della camera del rosso così forte che un po' di intonaco del soffitto cadesse, sporcando leggermente il pavimento.
<< Roxas, questa è Xion. >> Finalmente venne presentata la ragazza, che, andata via Larxen, si mostrò molto meno timida di quanto sembrasse. Con un piccolo balzo, infatti, si alzò dal letto e andò a dare la mano a Roxas, che rispose con un cenno di assenso con il capo, sussurrando a bassa voce il suo nome, sorpreso dal fatto che in pochi secondi il volto della ragazza fosse diventato solare e felice, e che lei si ributtò con quella felicità sul letto, vicino ad Axel.
<< Oh, odio Larxen, mi incute molto timore. >> Esclamò gettandosi a peso morto sulle gambe dell'istrice, che la guardò con un sorriso rassicurante e le accarezzò leggermente la fronte, scostandole i capelli, forse per meglio ammirare quei bellissimi occhi che avrebbero incantato anche la persona dal cuore più intorpitido e gelido del mondo, mentre lei cercava di dargli dei piccoli schiaffetti sulle guance, sotto gli sguardi ironici di Demyx e Vexen, che probabilmente stavano sussurrandosi l'uno con l'altro le battute da utilizzare di li a poco , o in altre situazioni.
Invece, Roxas fu come bloccato per un paio di minuti; stava lì, ad osservare come quei due si stessero scambiando quelle che sembravano  effusioni romantiche, e sembrava che la cosa gli provocasse un qualche fastidio, nonostante non avrebbe dovuto sortirgli alcun effetto. Insomma, non è che lui avesse una qualche relazione con Axel, e lo sapeva, se lo stava ripetendo in quel momento nella mente, seppur pensava che il loro rapporto fosse un po' strano, forse carico di fiducia. O forse c'era di più, almeno nella sua mente?
<< Se volete vi lasciamo da soli! >> Stuzzicò il duo Vexen, ridendosela insieme al compare, mentre dietro di loro, Roxas non era assolutamente in vena di ridere e scherzare, ma anzi aveva uno sguardo cupo, completamente assorto nei suoi pensieri e nelle sue situazioni piene di domande e senza alcuna risposta. << Sì, così ci sarà davvero qualcuno che dovrà badare a qualche animale marino...>> Completò la frase Demyx, facendo diventare la faccia di Axel come i suoi capelli, ma scatenando l'emissione di una risatina acuta dalla bocca di Xion, che non sembrava tanto dispiaciuta dall'idea, invece.
<< Io... vado nella mia camera, scusate. >> Interruppe il momento imbarazzante-comico, Roxas, girandosi, con la testa rasa e i pugni stretti, e camminando verso la porta della stanza del rosso. Demyx e Vexen si limitarono a rivolgere un saluto, mentre Axel si alzò dal letto, lasciando che i due si gettassero su di esso e impedissero a Xion di alzarsi e di seguire quella che sembrava essere la sua " preda ".
In pochi secondi, Roxas si ritrovò fuori alla stanza di Axel, quando quest'ultimo gli afferrò il braccio saldamente e cercò di farlo girare per vedere la sua espressione, senza risultati, però, dato che il novizio non volle assolutamente girarsi, e tirò via il braccio, inscenando una piccola corsetta lungo le scale, arrivando al settimo piano e lasciando che il suo corpo facesse da solo quello che sapeva di dover fare: Aprire la porta della sua stanza, gettarsi su quel dannato letto e cercare di dormire, anche se con gli occhi rossi e il cervello spremuto come un agrume.
" Cosa sei tu, per me, Axel? " Si chiese in quel momento il ragazzo, stringendo ancora più forte i pugni e tentando di non singhiozzare. In tutta quella baraonda non era mai riuscito a capire quali erano le sue emozioni del momento, tranne quella di felicità per aver trovato dei nuovi amici e dello sconforto per il dover combattere gli Heartless. Ed ora era lì, in bilico, senza sapere quale sarebbe dovuta essere la sua prossima mossa.
Ed ecco che desiderava, desiderava di essere un heartless, lo desiderava per non dover scoprire ed affrontare emozioni pericolose che possono portarti in un attimo nel paradiso, ma che possono anche farti sprofondare, in poco tempo, all'inferno.

-----

N.d: Ringrazio tutti quelli che mi stanno seguendo per tutto questo tempo (ormai è un mese) e che continuano a sostenermi, un ringraziamento speciale a Faith, akima e soprattutto denny, che mi segue più di tutti e mi sopporta quando lo martello. 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Un altro giorno ***


Era stata una notte infernale per Roxas. Una notte piena di pensieri, pensieri negativi, piena di sentimenti nuovi, sbagliati, probabilmente, strani e inconsueti, sicuramente. Il ragazzo si era già ritrovato a percorrere i meandri della sua mente in quel letto, in quel dormitorio, anche se era passato soltanto un mese da quando aveva messo piede in quella scuola. Ma quegli ultimi, erano sicuramente i più forti che avessero mai trapassato il suo ingenuo e giovane cervello, lasciandogli un chiodo fisso inciso nel cranio, un chiodo che veniva continuamente fissato dalle immagini del giorno prima come fossero un martello grosso e pesante. 
Aprendo in un istante gli occhi blu... blu blu, Roxas rivide finalmente la luce. Tutto ciò che lo faceva andare avanti, giorno dopo giorno, ormai era quello spiraglio di luce che intravedeva ogni mattina dalla finestra della sua camera: era davvero poca, ma almeno c'era, e questo bastava, forse, a rassicurarlo che il giorno c'era ancora, e lui non doveva rimanere, almeno per un po', in balia della notte e dei suoi sudditi, che lo costringevano a tormentarsi da solo.
" Un altro giorno " Sussurrarono i suoi neuroni, facendogli automaticamente alzare la testa, lentamente.
Il ragazzo, come ogni mattino, grigio o azzurro che fosse, andò a darsi una sciaquata, per poi vestirsi e ritrovarsi di fronte alla porta. 
Mise la mano sulla maniglia, e poi abbassò lo sguardo: era davvero quello che voleva? Andare avanti così, senza un attimo di tregua, senza un luogo nella sua mente in cui potesse stare tranquillo almeno per un secondo? Senza potersi fermare e rendersi conto di come stava crescendo, e di come stava cambiando?
La mano girò la maniglia, e in quel gesto, tutto il bene che aveva raccolto verso Demyx, Vexen, Zexion, sì... anche Axel e tutti gli altri, furono racchiusi come in un forziere ammaccato ma indistruttibile, che viene trascinato da una catena.
Aperta la porta, Roxas camminò con passo spedito verso le scale, arrivando al quinto piano dove si aspettò di trovare il ragazzo dai capelli rossi, che però, invece, parve non esserci. Si avviò quindi al secondo piano e questa volta venne sorpreso da una porta che si aprì e chiuse in un solo istante, e da quale un assonnato Demyx uscì con le braccia tese verso terra e col volto assonnato, che rimandava agli zombie nei film horror. Il biondo riuscì appena ad avvicinarsi a Roxas, per poi gettarsi sulla sua spalla sinistra, con il fare di un soldato che cerca aiuto nella prima persona che vede di fronte a sé.
<< Sto... morendo... di... sonno... >> Furono le uniche quattro parole che fuoriuscirono dalla sua bocca, mentre il novizio gli dava una pacca sulla spalla e lo invitava a continuare il loro cammino verso l'edificio scolastico. Tra un discorso sulla notte passata schifosamente e un altro, i due attraversarono lo stupendo giardino della scuola, che quel giorno sembrava però mancare di colore, come tutti gli studenti che passavano per di lì, tutti stanchi, annoiati, biascicanti. Ovviamente, Roxas non osò dire una parola a riguardo, per paura di risultare strano o ambiguo, e finalmente, insieme all'amico, raggiunse le scale della struttura in cui erano raccolte tutte le aulee, notando che intorno ad esse varie persone si erano raccolte in piccoli gruppetti per discutere. Sguardi fugaci volavano e infilzavano i soggetti più vicini (Demyx e Roxas non furono risparmiati da tale trattamento) mentre dopo un paio di secondi, alcuni studenti avevano avuto la brillante idea di entrare finalmente nelle proprie aulee, un po' perché la campanella era suonata, un po' perché i bidelli cominciavano ad essere stufi dei loro comportamenti da pettegoli di quinta categoria, e a poco a poco, l'edificio intero fu stracolmo di personcine che camminavano avanti e indietro, alla ricerca delle loro ore di torture; Demyx e Roxas, che non osò chiedere nulla neanche dell'assenza dell'istrice, raggiunsero al più presto la loro classe, andandosi a sedere come al solito dietro tutti, stando per due ore ad ascoltare la pesantissima lezione sulle equazioni di secondo grado del professor Leaxeus, che sembrò però non voler essere troppo crudele con il biondo quel giorno, richiamandolo giusto due o tre volte: anche lui sembrava essere di uno strano grigio, quel mattino.
Le due ore scivolarono sugli alunni come un fiume in piena, e al rintocco della campanella, una fila cupa attraversò la porta dell'aula, inglobandosi nella mischia dell'intera struttura, e spargendosi infine nel giardino.
<< Oh... Roxas, dovremmo raggiungere il covo, oggi abbiamo una missione importante da svolgere, secondo Larxene. >> Il biondo sorpese in un secondo l'amico, che non aveva mai avuto una vera e propria missione di gruppo insieme agli altri, e che si limitò ad annuire, non troppo entusiasta, seguendo Demyx e giungendo dopo pochi minuti all'interno del covo, che rispetto al mondo esterno era rimasto come al solito: nero, cupo, riscaldato soltanto dal camino stranamente acceso e da una luce fioca posta in mezzo alla piccola stanza che lo rappresentava, e nella quale si potevano intravedere tanti volti conosciuti: Larxene, Xion, Zexion, Luxord, Vexen, Axel e l'unica persona ancora incappucciata che Roxas non aveva mai visto in faccia e con la quale non aveva ancora avuto il piacere di scambiare una conversazione, ma che non rappresentava una preoccupazione per lui, già pieno di pensieri; dunque, i due si accomodarono su uno dei divani, accanto a una seria (e quando mai) Larxene.
<< Dunque, bambini, come ben sapete... >> Cominciò, facendosi subito scappare un'occhiataccia a Roxas, che in realtà non sapeva proprio un bel niente. << Zexion è riuscito finalmente a trovare con l'ausilio dei suoi libri di sapienza il primo cerchio oscuro. >> 
Per niente al mondo si sarebbe potuto credere che soltanto Roxas non sapeva assolutamente nulla di quella faccenda, visto che tutti, tranne Axel, Larxene, Zexion e l'incappucciato cominciarono a bisbigliare e a domandarsi che cosa frullava nella testa della bionda, persino Demyx sembrava essersi incupito tutto d'un tratto.
<< Per chi non lo sapesse (Roxas) , i cerchi oscuri sono quello che noi definiamo... i cancelli di mondi alternativi nei quali si trovano le fonti che portano gli Heartless qui da noi, indistruttibili, certo, finché le fonti non vengono eliminate. >> Spiegò attentamente Larxene, facendo gesti con le mani come per far capire al novizio la forma dei cancelli, o portali, comunque, che li avrebbero portati poi in quelli che sarebbero dovuti essere mondi misconosciuti, stravaganti, pieni di Heartless. << Quindi mi sembra semplice, dobbiamo entrarvi e distruggere le fonti, uscire e distruggere i cerchi oscuri... prima di lasciarci le penne. >> Parole dure, parole vere, parole che non si facevano capire mai nella loro completezza. Ma ormai le uniche certezze rimaste a Roxas erano proprio le domande, di quelle poteva star certo che ne avrebbe avute sempre tante, e non sempre si poteva rispondere ad esse, anzi, quasi mai, e spesso facevano più male di una sicurezza dolorosa.
<< Allora, gambe in spalla ragazzi, andiamo! >> Esclamò infine la ragazza, alzando il braccio sinistro verso l'uscita, imponendosi quasi come una guida che conduceva un branco di poveri cretini verso un'incerta fine. 
Rimanendo dietro, Demyx fu subito felice di riaccogliere con gesti amichevoli Vexen, continuando ad ironizzare anche in un momento di massima serietà. Una cosa che Roxas gli invidiava, riuscire ad essere sereni e ironici anche se non erano sicuri che il giorno dopo sarebbero stati vivi.
In quello stesso momento, però, il ragazzo fu sorpreso alle spalle dal rosso, che gli sfoggiò un sorrisetto non molto convinto.
<< Scusatemi per stamattina, ragazzi... >> Si giustificò immediatamente della sua assenza grattandosi la nuca, senza ricevere alcuna risposta da Roxas, ma ricevendo invece quelle che sembravano risatine compiaciute da parte di Demyx e Vexen, che finsero in quel momento di scambiarsi effusioni, sotto l'imbarazzato sguardo di Roxas e di Axel, che in un momento diventò rosso causa ignota.
In poco tempo, i quattro si accodarono al resto del gruppo, diretto dall'energica Larxene, che li condusse, seguendo le istruzioni datele da un timido Zexion nascosto dietro ad un libro, dapprima all'ingresso di quello che sembrava un parco molto grande e pieno di pini, cipressi e alberi del genere, aperto a suo dire in Inverno per chissà quali manifestazioni e momenti di svago durante il Natale. Essendo in piena Estate, dunque, i ragazzi dovettero " imbucarsi " nell'ampia foresta, per poi seguire con una piccola e veloce corsetta la bionda, arrivando infine di fronte ad una piccola e vecchia catapecchia, che racchiudeva l'essere di quella giornata: Il grigio.
<< Svelti, entrate! >> Indicò la capitana, sbarrando con un calcio ben assestato la porta della casupola e facendola oltrepassare dal numeroso gruppo, per poi richiudersela alle spalle.
L'interno era una cosa vergognosa: la vernice bianca sulle pareti era praticamente divorata da alcunia genti chimici, e si potevano quindi intravedere i composti di cemento che formavano quella casetta, che si teneva in piedi per miracolo, e inoltre l'unico oggetto visibile era un semplice scaffale, disteso in terra orizzontalmente e mezzo sfasciato (oltre che ricoperto di polvere e ragnatele). 
Ma ci volle poco a far scomparire anche l'unica cosa tangibile al di fuori delle mura: Un altro calcio ben assestato da parte della bionda, e il mobile si schiantò contro il muro, facendo sì che si venisse a sapere cosa nascondeva in realtà. Un alone nero ed oscuro apparve improvvisamente ai piedi dell'intero gruppetto, e dalla bocca di Xion scappò un urletto isterico, zittito opportunamente dagli altri.
Era il cerchio oscuro. Il portale. Il coraggio veniva meno e ricompariva a ogni battito cardiaco dei presenti, e quel grosso miscuglio nero continuava ad emanare oscurità e freddo.
<< Signori, il nostro lasciapassare per la vita. >> Furono le ultime parole di Larxene, che senza indugio, allargò le braccia e si gettò a capofitto nel cerchio oscuro, lasciando all'impatto con il portale un alone bianco che si trasformò in una pallina svolazzante del medesimo colore e scomparendo all'istante. La pallina cominciò a levitare per tutta la stanza e i bisbiglii cominciarono a farsi sentire, mentre l'incappucciato si diresse senza troppa fatica e senza alcuna parola verso il cerchio magico, seguendo le stesse e identiche movenze della bionda e lasciando che un'altra pallina svolazzasse nella stanza, vicina all'altra. Dopo di lui, si lanciarono Zexion e Luxord, che trascinò una piangente ed impaurita Xion. Altre tre palline, due delle quali divise dall'altra, che si unì a quelle emanate da Larxene e dall'incappucciato. 
<< Ah, non so voi, ragazzi, ma io entro! >> Rincarò la dose, Vexen, portandosi dietro l'amico biondo, che insieme a lui si gettò nel cerchio oscuro. Questa volta, però, una sola pallina, un po' più grossa delle altre, fuoriuscì all'impatto con il portale, sola.
Roxas non capiva, non capiva affatto, e forse non voleva capire, forse era meglio rimanere nella sua ignoranza e limitarsi a combattere per tutto ciò che era riuscito ad ottenere. Accanto a lui era rimasto Axel, che lo guardò dritto negli occhi color del mare, porgendogli la mano sinistra. Lui non sapeva se quello era un diavolo tentatore, un amico sincero o qualcosa di più, ma la paura era troppa. Roxas aveva bisogno di lui.
Senza espressioni facciali, il novizio afferrò la mano del rosso e insieme, allargando le braccia, si tuffarono nel cerchio oscuro. Per un momento, il ragazzo sentì un vuoto allo stomaco che lo stava facendo quasi perdere e sprofondare in aura fredda, ma la stretta della mano dell'istrice fu come un salvagente che lo teneva a galla nel calore, mentre i suoi occhi erano serrati; un istante dopo li aprì, e vide solo luce, perdendo la sensazione della stretta di mano. Tanta luce. Tanta speranza. Futuro.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Resistenza ***


In quel momento, un pavimento di pietra gli faceva da letto. Sembrava un po' acciaccato, quasi come se ci fosse caduto sù da un'altezza vertiginosa, e avesse sbattuto la testa... ma come faceva a dirlo? La luce, ecco, la luce aveva acciecato completamente Roxas e lui aveva perso di vista anche Axel, che era scivolato via dalla sua mano improvvisamente. 
Il ragazzo aprì lentamente gli occhi, cercando immediatamente di mettersi in piedi e di guardarsi intorno, sperando di vedere il corpo del rosso accanto al suo. No, se ne accorse subito: Axel non era vicino a lui. Un groppo gli salì in gola, spaventato com'era dell'essere solo in un luogo che avrebbe potuto compromettere la sua vita. Intorno a lui, Roxas vedeva quelle che sembravano delle normali case di colore marrone, anche se con diverse tonalità, illuminate da alcuni lampioni sparsi qua e la per tutto quello che sembrava essere un percorso dritto, che andava a finire in un grosso portone. 
Stringendo i pugni, il novizio cominciò quindi ad avanzare un passo verso la fine di quel viale, mentre sperava in cuor suo che qualcuno sarebbe arrivato il prima possibile. Senza sentire alcun rumore che non fosse quello del suo respiro affannato, Roxas deglutì passo dopo passo, pronto a sfoderare la keyblade nel caso un heartless gli fosse venuto addosso; dopottuto, lo aveva capito: quello era uno dei posti da cui sbucavano fuori. E poi...
Un tuffo al cuore, la faccia bianca come un cencio e gli occhi sbarrati: Roxas sentì un tonfo pesante provenire dalle sue spalle, e con un agile salto si girò, rendendosi immediatamente conto che una mano lo aveva appena preso per il collo. Un attimo di paura, prima di capire che quello che lo aveva afferrato non era un Heartless, né uno sconosciuto. " Solo " Axel.
<< ACCIDENTI A TE! Mi hai fatto spaventare... >> Ululò il ragazzo, scrollandosi dal cannarone la presa d'acciaio dell'istrice, che si limitò a guardarlo per qualche secondo con un volto scuro, quasi come se Roxas gli avesse fatto qualcosa di male. 
<< Tsk. Se fossi stato un Heartless ti avrei fatto fuori in poco tempo, devi imparare ad essere più sicuro e reattivo. >> Furono le sue parole, che rimbombarono nella testa dell'altro come delle critiche pesanti, che non avrebbe neanche dovuto accettare, ma che in quel momento preferì subire, per poi dirigersi nuovamente verso il portone alla fine del viale e raggiungerlo in pochi secondi. Adesso che c'era Axel, però, aveva ripreso a camminare normalmente, acquisendo man mano sicurezza ad ogni passo che faceva. 
<< Che posto è questo?.. >> Domandò il novizio, mentre avvicinava le mani alle maniglie del portone per aprirlo. 
<< Non ne ho idea, ma si direbbe che sia abitato, stranamente. >> Rispose semplicemente il rosso, sorpreso dal fatto che ci fossero delle case in quel luogo, avendolo probabilmente sempre immaginato come una landa desolata e popolata esclusivamente da branchi di Heartless affamati di cuori e luce.  In quel preciso istante, Roxas riuscì a sbarrare l'uscita dal viale, e di fronte a loro si presentò un grosso e tondo Heartless di medie dimensioni, vestito con un completo viola e blu adornato da lacci d'oro, che sembravano voler esplodere, tanto era grossa la pancia del mostro.
<< Purtroppo credo che gli abitanti siano stati decimati! >> Rincarò la dose Axel, facendo comprarire nelle sue mani i due grossi chakram rossi. Con sveltezza, il ragazzo lanciò il destro sul pancione del mostro, ottenendo come risultato un semplice rimbalzo, che gli fece sgranare gli occhi. Confuso e impacciato in quel momento, nella mano destra di Roxas si materializzò la keyblade, che sembrava voler spingere a dare un contributo alla battaglia il giovane. 
Il grosso Heartless si preparò allora all'offensiva, facendo un piccolo salterello verso l'alto per poi ricadere giù di pancia, scatenando un brevissimo quanto intenso terremoto, che fece cadere in terra i due ragazzi, poi, una volta rialzatosi, prese la carica e si lanciò contro Roxas, che però, essendo più agile dell'aguzzino, schivò l'attacco, facendo sbattere l'Heartless contro ad un muro vicino al portone che avevano appena attraversato, e trovando quindi un momento perfetto per colpirlo con un fendente della keyblade sulla schiena. Un piccolo ruggito sfuggì alla creatura, svanita subito in una cortina di fumo.
<< Cosa dicevi prima? >> Il vittorioso stuzzicò Axel, che però rispose alla presa in giro con un semplice sorriso, che spense l'aria di trionfo che aleggiava intorno a Roxas, facendogli venire in mente un'altra cosa. Quel sorriso... a volte lo faceva proprio infuriare. Dopo che anche il rosso si fu rialzato dal pavimento, i due ebbero modo di constatare che il luogo in cui si trovavano era sovrastato da un piccolo muro che finiva con il portone già attraversato, e che continuava verso un'angolazione a destra: svoltata quella, i ragazzi videro di fronte a loro quella che sembrava essere una piazza abbastanza grande, circondata da case simili a quelle viste prima e due o tre negozi con delle icone luminose e lampeggianti. Inoltre, al centro della piazza sembravano esserci due o tre persone che chiacchieravano normalmente.
<< Sembra strano che un posto del genere brulichi di Heartless... >> Constatò Roxas, senza ricevere alcuna risposta o un'osservazione di replica dal rosso, che lo tirò per il braccio destro, dirigendosi verso le persone al centro della piazza.
<< Salve >> Salutò il rosso, trascinando ancora Roxas, la cui faccia aveva assunto un'espressione trementamente timida e spaventata. 
<< Salve... >> Rispose una delle tre persone, un ragazzo alto quanto Axel, dai capelli di media lunghezza castani, e dall'espressione fredda come il ghiaccio. Le altre due persone erano un uomo dai capelli biondi e dall'aspetto autoritario che teneva una piccola stecca di legno in bocca, e l'altra una minuta ragazza dai capelli neri, che sembrava piacevolmente incuriosita del fatto che due stranieri si fossero avvicinati. 
<< Mi spiace disturbarvi, ma... potrei sapere che posto è questo? >> Alla domanda dell'istrice, il ragazzo dai capelli castani e anche gli altri due fecero capire di essere sorpresi, causando l'aumento dello spavento di Roxas, che si avvinghiò al braccio di Axel, da cui sciolse subito la presa a causa di un improvvisa apparizione aerea. L'apparizione aerea di un normalissimo e piccolo Heartless tutto nero, di cui il ragazzo riuscì a disfarsi con un colpo secco della keyblade, che apparì e scomparì giusto per sconfiggere quel nemico.
Lo stupore illuminò gli occhi dei tre sconosciuti, facendo avanzare la ragazza curiosa verso il novizio, che di conseguenza indietreggiò di qualche passo come se fosse stata un Heartless. 
<< Hey, ma quella è la keyblade, vero?! >> Esclamò con una voce sorpresa quasi più di Axel e Roxas al sentir pronunciata quella frase, indicando la mano destra del ragazzo e venendo subito sorpassata dal ragazzo dai capelli castani, che sembrava essere il più calmo tra i tre e che mise un braccio di fronte alla vivace spaventatrice quasi come se si stessero avvicinando a un animale che non dovevano far scappare. 
<< Quindi la keyblade ha scelto un tale ragazzino, eh?.. >> Sussurrò tra sé e sé scoraggiato, riprendendo poi a fissare intensamente Roxas, che si vide in un attimo raggiunto da Axel. << Il mio nome è Leon, questa qui è Yuffie... e quel tizio lì è Cid. >> Presentò dunque l'intero trio, indicando la saltellante ragazzina che si destreggiava per avvicinarsi un po' di più a Roxas, e il biondone che era rimasto fermo per tutto il tempo. 
<< Aspettate un attimo, ma voi come fate a sapere della keyblade? E... che posto è questo? >> Il novizio sembrò quasi andare in tilt, tante delle cose che stavano succedendo in quegli attimi. Sembrava che lui e il resto del gruppo di scuola non fossero gli unici a sapere tutto quel che si doveva sapere sulla keyblade.
<< Piano con le domande... prima di tutto, in questo momento vi trovate nella città di mezzo. >> E subito, dalla bocca di Leon, venne fuori il nome del posto in cui erano capitati, perché sembrava che avesse un nome, appunto. << Qui si raccolgono le persone il cui mondo è stato distrutto dagli Heartless, o meglio, quelle che riescono a fuggire prima di essere completamente inghiottite dall'oscurità... >> 
Tutto ciò che quel ragazzo stava dicendo suonava nuovo alle orecchie di Axel e Roxas, pesci fuor d'acqua. Fino ad allora, loro avevano pensato che il posto in cui sarebbero andati a combattere gli Heartless sarebbe stato diverso, e di certo non si aspettavano di ricevere informazioni del genere da tizi a caso.
<< Noi tre veniamo tutti dallo stesso mondo! >> Informò il duo la saltellante Yuffie, che finalmente riuscì a pararsi con un sorrisone di fronte all'agognato Roxas. << Prima che fosse distrutto, nel nostro mondo viveva tanta gente, tra cui uno studioso di nome Ansem che aveva informato tutta la popolazione dell'imminente arrivo degli Heartless e del fatto che solo il prescelto della keyblade avrebbe potuto sconfiggerli definitivamente. >> Continuò la spiegazione, che sembrava passo passo sempre più razionale, ma che suonava sempre più strana per i due poveri malcapitati, che si trovavano per le mani in quel momento qualcosa di molto più grande di quel che pensavano di dover affrontare. 
<< Comunque... non tutti gli abitanti gli diedero ascolto, e quegli schifosissimi bastardi fecero fuori tante persone. Noi tre ci siamo ritrovati qui, semplicemente, dopo essere entrati in un portale creato per l'evasione dallo studioso, e adesso siamo qui, resistendo e combattendo contro quelle creature. >> La storia sembrava essersi conclusa lì, con le parole finali di Cid, questa volta. Mentre parlava, sembrava che lui avesse vissuto la cosa più intensamente degli altri, non con la freddezza di Leon, né con l'apparente spensieratezza di Yuffie, ma come se qualcosa lo avesse perso, durante quella distruzione totale da parte degli Heartless.
<< Quindi questo significa che... adesso non dovremmo impegnarci solo a distruggere le fonti creatrici degli Heartless, ma anche a tenere in piedi questi mondi proteggendo i portali? >> Le parole di Axel colpirono come una freccia nel cuore Roxas. Non poteva avere altre persone da difendere, no, era praticamente impossibile per lui... come avrebbe potuto fermare tutti gli Heartless e proteggere non solo i suoi nuovi amici, ma anche gli abitanti di quei mondi?  << Io credo che potremo farcela! >> Rincarò immediatamente il rosso, passando la mano sinistra sui capelli del novizio e sorridendogli. In quel momento, in quell'attimo fugace, con poche parole, Axel riuscì a convincerlo che ciò che diceva era vero. Gli erano bastate le sue parole, forse ancor più semplicemente la sua voce, per far svanire tutti i pensieri negativi. 
Con una nuova missione da affrontare, compagni da ritrovare e Heartless da schiacciare, Axel e Roxas non potevano perdere altro tempo: La vita aveva appena appeso un altro peso sui loro stomaci, e solo insieme ce l'avrebbero fatta.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Sentimenti ***


Aver appreso tutte quelle informazioni in così poco tempo aveva leggermente scosso le testoline di Roxas ed Axel, che subito dopo furono invitati dai tre sopravvissuti a seguirli nella loro piccola (Ma per loro era già abbastanza averne una) casetta. Roxas non faceva che girare avanti e indietro per il nervosismo, mentre il rosso, molto più pacato, si era accucciato sul divano insieme al tizio di nome Cid, che gli stava spiegando come stessero cercando di costruire più edifici possibile, per ospitare altri sopravvissuti, implicando la demolizione di quella che era la chiesa della città di mezzo. Il tutto risultava molto faticoso alle orecchie dell'istrice, che però si limitò a sorridere alle parole del biondo, molto fiero di quel che stava raccontando. 
Una teiera bolliva sul fuoco lentamente, così come il cervello del novizio, seguito dopo un po' di tempo anche da Yuffie nella sua " marcia " del nervosismo, mentre un freddo Leon, appoggiato al muro, faceva evadere nell'aria coltri di fumo intrappolate in lui per un po', provenienti da una sigaretta, da cui mucchietti di cenere precipitavano sul pavimento. Improvvisamente, un rumore assordante provenì dalla teiera, e una prontissima Yuffie balzò di fronte ai fornelli, smettendo di seguire quel ragazzo che per lei era tanto curioso; pochi attimi e la ragazza, con un apposito guanto, prese la teiera e ne versò il contenuto in due grosse tazze, che porse subito dopo ai due intrusi. Axel cominciò a sorseggiare lentamente la sua bevanda calda, mentre una testa altrettanto calda di nome Roxas lo guardava, sbattendo il piede destro su e giù, su e giù... A quanto pare, per lui non era affatto il momento di bere tè.
<< Che cosa dobbiamo fare adesso? Eh?! >> Cominciò ad inveire contro il rosso, agitando la tazza come stesse brandendo una spada e facendo volare gocce di liquido bollente sui muri della casa. Si chiedeva perché Axel non fosse preoccupato come lui, come facesse ad essere ancora calmo nonostante fossero da soli, senza un punto di riferimento, con dei compiti in più da svolgere e soprattutto senza sapere come svolgerli a dovere.
<< Trovare la fonte degli Heartless, semplice. >> Fu la sua pacata risposta, mentre distendeva le palpebre verso il basso, continuando a deliziarsi con quell'intruglio e scatenando nient'altro che l'odio profondo da parte del prescelto del keyblade, che sembrava non avesse comunque afferrato il concetto.
<< Bene! E dove la troviamo? >> Continuò, facendo una mossa improvvisa con il braccio destro e spedendo il tazzone di porcellana verso la testa di Yuffie, la quale lo scansò con un urletto, venendo colpita da alcune gocce di tè bollente che le schizzarono addosso dopo che l'oggetto fu distrutto in mille pezzi causa un forte impatto contro un mobile in legno. Roxas si mise una mano sulla bocca, senza parole, fissando con gli occhi ricolmi di terrore la ragazza, che però gli fece segno che non era successo nulla e si precipitò a prendere una scopa in un piccolo stanzino.
<< La noteremo... >> Le parole uscirono finalmente dalla bocca di Axel, che nel frattempo aveva guardato divertito tutta la scena, trovando particolarmente esilarante la faccia del novizio, mentre finiva con un ultimo sorso il tè, alzandosi finalmente dal divano e dirigendosi verso l'interlocutore. << Pare che il novanta per cento delle volte usino come corazze i corpi di Heartless speciali, con poteri fuori dal comune... vere bestie, capisci cosa intendo, Ro'? >>
Lo sguardo incazzato nero di Roxas rimase fisso su quello diveritto e compiaciuto del rosso, assolutamente sicuro di sè e delle sue capacità, finalmente decisosi a posare la tazza vuota nel lavandino della cucina, facendo ben attenzione a far notare al novizio come si posavano le stoviglie sporche. Quanto lo faceva innervosire quel tipo, spesso.
<< Mh... Se la metti così, rosso, avrei una cosa da dirvi... anche se non sono sicuro che sia vera. >> Disse prontamente Cid, avvolto da quella che sembrava nebbia, ma che non era altro che l'ultimo sbuffo di fumo uscito dalla bocca di Leon. Axel e (soprattutto) Roxas si apprestarono ad avvicinarsi all'uomo, inseguiti da una non più indaffarata Yuffie, che aveva rimesso a posto il pasticcio del novizio.
<< Ogni giorno, a mezzanotte, le campane meccaniche della chiesa risuonano per tre volte... >> Spiegò, mettendo un po' di suspance tra gli ascoltatori e tossendo all'improvviso. << Sembra che se ci si trova nella piazza sotto alla chiesa al terzo rintocco, appaia un Heartless enorme... ma bisogna fare presto, sono le undici e mezza. >> La breve ma intensa leggenda interessò abbastanza Axel e Yuffie, mentre Roxas rimase un po' perlpesso a riguardo.
<< Come facciamo ad essere sicuri che sia così? Non ci sono testimoni? >> Domandò, volendo sempre fare il precisino su tutto in quel momento di disperazione pura: insomma, non voleva cadere in qualche tranello o cose del genere.
<< Che stupido... nessuno è sopravvissuto per raccontarlo... no? >> Con una voce tetra, Cid fece salire un brivido lungo la schiena del novizio, che come un gatto persiano si rizzò in aria, più impaurito che mai, scatenando le risate del biondo e di Yuffie, a cui tanto la faccenda non toccava proprio. Era davvero tanto sicuro di voler affrontare un mostro del genere? Non così tanto in quel momento...
<< Va bene, grazie per l'ospitalità momentanea, ma noi dobbiamo muoverci. >> Lo sguardo del prescelto fu subito rapito da un nuovamente serio Axel, il quale, a pugni stretti si voltò e si incamminò verso l'uscita, congedandosi freddamente. Senza neanche rivolgere il minimo sguardo al trio, invece, Roxas si lanciò contro il rosso, che si trovava già fuori dalla casa, e dopo esser stato fulminato da Leon con gli occhi, si lasciò alle spalle la casa e tutte le cose che aveva appreso da quei tre, visibilmente preoccupato.
<< Aspetta! Non sarebbe meglio trovare gli altri? L'hai detto tu no?.. E' una bestia pericolosissima! >> Le parole si susseguirono nella bocca di Roxas come se stesse pronunciando uno scioglilingua, mentre le fioche luci dei lampioni intorno ai due illuminavano i loro passi verso una destinazione, una bilancia che contrappesava vita e morte, non solo per il loro mondo, ma per la città di mezzo, per Leon, per Cid, per Yuffie; anche se probabilmente il prescelto era troppo sconvolto per capirlo, in quel momento, qualcun'altro lo sapeva bene.
<< Non possiamo aspettare. >> Si fermò bruscamente, Axel, voltandosi verso Roxas e stringendogli il polso destro con la mano sinistra e fissandolo ferocemente. << Se quel che dice Cid è vero, dobbiamo correre a gambe levate, altrimenti perderemo quest'occasione! Prima distruggiamo quella fonte, meglio è! >> 
Roxas sentì, non ascoltò. Gli bastò un tuffo negli occhi di quell'istrice fastidiosa e irriverente, in quel momento la persona più saggia che avesse mai conosciuto, a fargli capire che quel che stava dicendo, qualunque cosa stesse dicendo, era giusta. Il rosso mollò la presa e si voltò nuovamente in avanti, avanzando adesso ben più velocemente, imitato immediatamente da un ormai convinto Roxas. 
Pochi passi, pochi minuti, ed ecco che dopo aver attraversato un portone aperto, i due si ritrovarono in una piazza rettangolare, stracolma di negozi con insegne luminose, ed in fondo, un edificio alto sì e no 600 metri, tutto bianco con in cima un enorme tetto viola: al centro della piazza sembrava esserci una fontana simile a quella vista prima, ma con un grosso spunzone luminoso che sorgeva al suo centro, probabilmente elettrico e non toccato dall'acqua.
Un primo rintocco. La mano destra di Roxas si avvinghiò come fosse un corpo vivo a quella sinistra di Axel, il cui sguardo era fisso verso il campanile sotto il tetto violaceo. 
Un secondo rintocco. La mano strinse, strinse sempre più forte, provocando un lieve dolore all'altra, ma non mutando lo sguardo del rosso.
Un terzo... ed ultimo rintocco. La mano mollò la presa, afflosciandosi come il resto del corpo che però rimase in piedi: l'altra però la afferrò come aveva fatto lei per le prime due volte, e le trasmise forza. La forza necessaria per combattere.
Dal centro della piazza apparve un enorme sfera nera, che traboccava di oscurità. Due enormi e affilate mani metalliche fuoriuscirono dalla grossa presenza negativa, succedute da due grossi piedoni ed infine da un busto violaceo con al centro il segno degli Heartless, sovrastato da una piccola testolina chiusa. Quello era l'Heartless speciale, la bestia indomabile che aveva ucciso tanta e tanta gente. 
Lo sguardo del rosso diventò duro come la roccia e nelle sue mani apparvero i chakram, già pieni di fuoco, mentre accanto a lui, un po' più spaventato, Roxas si decise a prendere l'iniziativa e fece apparire il keyblade nella sua mano destra. 
<< Pronto? >> Chiese il rosso.
<< Riduciamo quella specie di soldato ad un mucchietto di cenere. >> La risposta dell'amico, seppur leggermente tremolante fu immediata.
Il mostro però non fu completamente d'accordo: Subito si accorse di avere compagnia, e con un'agilità alquanto discutibile si avvicinò alla coppia, lasciando che i piedi (divisi dal busto, come le mani) spiccasserò un leggero volo in alto, per poi piombare rispettivamente e pesantemente su Axel e Roxas. L'istrice riuscì ad evitare con una capriola a destra l'impatto, senza problemi, ma Roxas, meno fortunato, fu comunque sbalzato via dall'onda d'urto causata, senza riportare comunque danni ingenti. Senza accorgersi di niente, il rosso lanciò verso i due piedi i suoi chakram, che rotearono infiammandosi sempre di più e riuscendo a colpire gli obiettivi, i quali reagirono sbizzarrendosi leggermente e andando l'uno contro l'altro. Intanto, le due braccia ricolme di artigli meccanici cominciarono a muoversi su e giù nella speranza di graffiare Roxas, che cercò di lanciarsi su una delle due, aggrappandosi ad un artiglio e cominciando a picchiarla con il keyblade; il busto non rimase a guardare la scena senza fare niente, e, dopo che Axel ebbe inferto un ultimo colpo letale ai piedi, troppo deboli per far parte di quel corpo, cominciò a roteare a una velocità notevole, creando intorno a lui un'aura violacea e lanciandosi verso Roxas: il ragazzo ebbe però ben congegnato il piano, e ancora aggrappato all'artiglio, mollò la presa e fu ben felice di vedere che l'Heartless distrusse il suo arto da solo, lasciandosi sfuggire un piccolo suono equivalente al dolore. Il prescelto del keyblade e Axel si guardarono poi per un attimo, sorridendo per l'andamento del combattimento a loro favore, e si diressero entrambi corpo a corpo contro il grosso busto.
Ma avevano dimenticato una cosa importante. La mano affilata ancora in vita spuntò improvvisamente dal nulla, colpendo il più ferocemente e precisamente possibile Axel, che con un urlò di dolore precipitò sul pavimento in pietra, autodistruggendosi subito dopo, probabilmente per aver usato un attacco al di sopra della sua portata.
<< AXEL! >> Un grido evase dalla bocca di Roxas, che lasciò perdere il busto, diretto adesso poco lontano da loro con l'intenzione di ricostruirsi gli arti.
Il prescelto si avvicinò al corpo girato verso il basso del rosso, notando che dalla sua schiena fuoriusciva una quantità ingente di sangue, dato che la ferita procurata dall'Heartless non lo aveva ucciso per poco. E poi... lacrime. Le lacrime uscirono a frotte dagli occhi blu oceano di Roxas, ricadendo sul suo corpo. Non sapeva cosa fare, si limitò a prendere il suo corpo con le mani e a voltarlo verso di lui. Gli occhi del rosso erano chiusi, e nessun rumore sembrava provenire da esso.
<< Axel.. tu.. non puoi lasciarmi qui... non è giusto... >> Singhiozzava, mentre pronunciava quelle parole. << C-Cosa faremo? Axel... per favore rispondimi... dammi un segno... >> Il suo pianto annebbiava sempre di più la sua vista, mentre le sue mani scuotevano il corpo dell'amico... morto? Addormentato? Ma una creatura senza cuore non badava nemmeno a quello.
L'Heartless riapparì improvvisamente, sovrastando il corpo di Axel e facendo cadere all'indietro Roxas, che non si rese conto di cosa stava succedendo. Eppure, appena se ne rese conto, furono dolori... per la bestia. Gli occhi, un momento prima riempiti di lacrime e dolore si tramutarono in odio e rabbia. Nella mano destra del ragazzo riapparve il keyblade, circondato da una piccola luce fioca e bianca.
<< TU! TU! IO TI UCCIDERO', BASTARDO! >> Esclamò, rialzandosi e gettandosi con un lungo salto verso il busto del mostro, e colpendolo ripetutamente con una combo di attacchi devastanti, facendolo indietreggiare verso la chiesa, e infine, con un ultimo attacco dall'alto verso il basso, spedendolo dritto nella fontana della piazza.
Lo spuntone illuminato, al contatto con l'acqua spedita su di esso dall'impatto dell'Heartless, causò la fuoriuscita di raggi elettrici che colpirono ripetutamente il mostro, facendolo infine esplodere in mille pezzi di armatura viola, che infine si dissolsero nell'aria, lasciando che un raggio di luce gialla proveniente dalla fontana ormai distrutta, leggiadramente, si posasse sulla punta del keyblade, che Roxas osservò per pochi secondi, prima di farlo sparire e dirigersi con una certa fretta verso Axel, scivolando e cadendo sul suo corpo.
<< Axel... Axel... l'ho... l'ho ucciso.. sì... ho ucciso quel mostro.. >> L'odio ritornò ad essere dolore, e gli occhi ritornarono a fabbricare lacrime amare. << Ce l'abbiamo... fatta... avevi ragione... >> Non ce la faceva a parlare, la gola era ormai inaridita e rossa.
<< Per favore... non lasciarmi... >> Si avvinghiò al corpo immobile, chiudendo lentamente gli occhi.
<< Io... ti amo. >> Due parole e un fiume di lacrime continuò a riversarsi sul corpo del rosso. << Ti amo... resta qui... per favore... >> Ma lui, anche se non riusciva più a pronunciare le parole, riuscì comunque a pronunciare i sentimenti. Avvicinò con la speranza moribonda il suo viso a quello di Axel e continuando a stringersi a lui, poggiò le sue labbra su quelle del ragazzo. La descrizione di quell'attimo è impossibile, solo magia.
E così, i suoi occhi si riaprirono. Il rosso finalmente diede un segno, e dopo che Roxas si fu liberato dalla sua bocca, dalla sua lingua, prese con le forze che aveva in sé la sua testa e se la portò al petto, finendo per stringerlo, come il prescelto non smetteva mai di fare, tremando e lasciando che le sue lacrime continuassero a cadere.
L'unica cosa che può battere gli Heartless sono le emozioni di tutti i giorni, quelle vere, quelle, dopotutto, speciali.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Sguardi ***


Il silenzio della notte era più cupo che mai. Così come avviene con la quiete dopo la tempesta, la piazza sembrava deserta. Ma non lo era, no che non lo era. 
Al centro di essa, uno avvinghiato all'altro, i corpi di Roxas ed Axel erano i segni che c'era ancora vita lì. Il novizio tremava, avvolto dalla paura che avrebbe perduto il rosso in poco più di cinque minuti, mentre le sue lacrime cadevano lentamente sul viso dell'altro. 
Era una sera gelida, ma quello che riempiva il corpo di Roxas era calore. Il contatto fisico con la persona amata a volte riscalda più di un camino, di un maglione pesante o di una stufa. Anche se sembrava che la morte stesse per bussare da un momento all'altro, anche se era appena passata la battaglia con un potente Heartless, anche se Roxas era disperato, quello era forse il momento più bello che i due stessero passando insieme, entrambi semi-incoscienti, uno per un motivo e uno per un altro. 
<< Eh? Ragazzi, venite! Sbrigatevi! >> A interrompere quella calma sanguinante fu una voce cristallina e riconoscibile, seppur in tono inizialmente abbastanza cupo, l'effetto svanì non appena la persona da cui il suono proveniva si rese conto dell'identità delle persone distese in terra. << Forza, sono loro! Roxas! Axel! >> 
Il prescelto del keyblade ebbe appena il tempo di girare la testa a sinistra con quanta forza aveva in corpo, così da capire bene chi fosse, nonostante avesse già, nella sua gran confusione mentale, una mezza idea.
<< E-Ehy... Axel... stanno arrivando... siamo salvi... >> Le parole uscirono come un sussurro dalla bocca di Roxas, ma furono piene di soddisfazione e seguite da un piccolo tossito. Fu come se dal cuore del novizio un enorme peso si fosse librato in aria, e delle lacrime di gioia sovrastarono quelle di dolore e incertezza, mentre ai due corpi si avvicinò il biondo, seguito a ruota da un alquanto malconcio Vexen e infine da un'indispettita Larxen.
<< Ah, eccoli! Noi eravamo alla ricerca della fonte e combattevamo senza sosta contro quegli orribili Heartless e loro se ne stavano qui ad abbracciarsi e a farsi le coccole! >> Esclamò con impudenza, bloccandosi poco distante dagli altri e sbattendo il piede destro su e giù, nervosa, mentre Demyx e Vexen si abbassavano preoccupati sui due amici, che per loro fortuna si persero gli speciali ringraziamenti di Larxen. 
<< Stai zitta, sono ridotti piuttosto male... ragazzi, dite qualcosa! >> Fece in risposta il biondo, scuotendo i corpi dei due e liberandoli dall'abbraccio che fino ad allora li aveva tenuti caldi. Sembrava che, purtroppo, i due avessero perso completamente i sensi, ma dopo un controllo al battito cardiaco, giunsero felicemente alle conclusioni che fossero ancora vivi e vegeti.
<< Forse sarebbe stato meglio per loro se fossero morti, dato che ora se la dovranno vedere con quella lì. >> Vexen provocò Larxen, additandola mentre faceva la battuta ad alta voce, causando un irrigidirsi del viso della ragazza, che sembrò quasi trasformarsi in un demone malvagio... cioè, quindi rimanendo quella di sempre, più o meno.
<< Prendeteli, li porteremo al sicuro... e poi appena si sveglieranno gli chiederemo cos'hanno visto loro, non c'è tempo da perdere! >> Affermò senza badare all'osservazione di Vexen, mentre quest'ultimo e Demyx sollevavano i due corpi e se li mettevano in spalla, camminando dietro alla biondina come se stessero marciando con il loro generale, di ritorno da un salvataggio d'emergenza che aveva avuto un successo strepitoso, nonostante i due soldati recueperati fossero svenuti.
C'è da dire inoltre che il quartier generale era un tugurio: Il gruppetto entrò, dopo un po' di camminata, in una specie di casetta malridotta al cui interno c'erano una tremolante Xion, un calmo e freddo Luxord e uno Zexion intento a leggere le pagine di uno dei suoi tanti libri. Appena la ragazza dai capelli corvini si accorse dei cinque si gettò sul corpo del rosso, posto sulle spalle di Axel, fingendo visibilmente di disperarsi come una matta, agitando il braccio destro del ragazzo.
<< NO! NO! COM'E' SUCCESSO? IO AMMAZZO TUTTI GLI HEARTLESS! >> Urlò come una cornacchia volendo apparire invece come se Axel fosse stato la sua unica ragione di vita e pensando che fosse in quel momento morto stecchito, ma venendo poi placata dal suo ruolo di attrice di serie Z dalle parole della bionda.
<< Chiudi il becco, gallina, è solo svenuto. >> La placò, facendola tornare con un'espressione vuota e con un sorrisetto compiaciuto. La corvina tirò fuori dalla tasca sinistra dei suoi pantaloncini neri una limetta per le unghie e cominciò a limare quelle della mano sinistra, stando molto attenta ai particolari.
<< Ah okay, allora mettetelo su uno di quei letti schifosi e aspettiamo che si risvegli, quel clown... >> Terminò le sue battute, atipica e un po' impaurita di altre frasi velenose da parte di Larxen e degli sguardi contrari di Demyx e Vexen, che ritenevano assurdo ciò che aveva fatto. In effetti, era ormai risaputo (tranne che da Roxas, lo stesso Axel e pochi altri) che lei fingesse di interessarsi al rosso soltanto per usarlo come scudo in tutte le discussioni in cui gli altri erano contro di lei e in tutti i combattimenti pericolosi, dove non aveva intenzione di sporcarsi le mani, e puntualmente, a quanto si poteva capire, lui abboccava.
Comunque, i corpi del novizio e del rosso furono messi sui lettini decrepiti in fondo alla stanza. Togliendo le magliette ad entrambi, fu facile notare che Roxas era più o meno a posto, mentre Axel si era procurato quel grosso e abbastanza profondo taglio da parte del grosso Heartless: un barattolo che conteneva una crema dal colore verdastro, passata abbondantemente sulla stessa ferita, la fece svanire improvvisamente. I due furono osservati uno per uno da Luxord, che tornò poi a fissare il vuoto, preferendo in quel momento stare zitto, pareva. Zexion era dello stesso avviso, essendo molto impegnato a leggere quelle scartoffie, e gli altri tre condividevano l'azione: nessuno voleva proferir parola. Passarono dunque un paio d'ore, e, consumata la limetta di Xion - unghie comprese - dal letto di Axel parve provenire qualche piccolo rumore. Alzando le braccia verso l'alto e stendendo le gambe verso il basso, per poi deliziare la sala con un grosso sbadiglio, il rosso alzò la schiena, inarcandola poi in avanti e guardando con gli occhi poco più che socchiusi tutti.
<< Ecco, finalmente il coglione si è svegliato! >> Ululò Demyx gettandosi sull'amico e arruffandogli la rossa chioma, già abbastanza sconvolta da tutto quello che aveva passato. Axel fece emergere la prima risata del risveglio, non rispondendo però a tono all'amico, probabilmente per la stanchezza. La stanchezza, però, non avrebbe dovuto impedirgli di spiegare a dovere ciò che era successo ad un'infuriata Larxen, che esigette immediatamente di sapere cos'era successo: niente di più facile, seppur con voce sommessa, il rosso riuscì a dire a tutti cos'era capitato ai due, come avevano trovato la fonte e come Roxas l'avesse sconfitta, omettendo il particolare finale del " ti amo ", ovviamente.
<< E così la fonte era davvero potente, eh? Ma... vi ho allenati bene. >> Ritenne Larxen alla fine del discorso, con un sorrisetto. Xion si precipitò, dopo il discorso, accanto al letto del rosso, accarezzandogli leggermente la schiena e sorridendogli, guardata comunque male da tutti gli altri. 
<< Per un attimo ho temuto di perderti... >> Disse melodrammatica. Intanto, la porta alle spalle del folto gruppo sbattè violentemente, lasciando che la figura posata dell'unico ragazzo ancora incappucciato entrasse, andando immediatamente a sedersi in terra, accanto ad una sedia sulla quale sedeva in quel momento Zexion, che per vedere chi era la new entry alzò lo sguardo; ma pare che fu l'unico a girarsi, dato che gli altri continuarono a parlare senza dargli troppa importanza (come fece lui, comunque).
Axel, sorridendo buffo alle parole di Xion, si alzò dal letto scavalcandola e si diresse accanto a Roxas. Lo osservò, poggiandogli una mano sulla sua mano aperta, accarezzandola. Nessuno fece domande su quel gesto, né sulla reazione del rosso: anche gli occhi adesso stavano sorridendo, un po' timidi, insieme alle labbra. Probabilmente, Axel pensava che quando dormiva, Roxas fosse la cosa più tenera al mondo.
<< Ah-ah! Adesso potrà rendersi davvero indispensabile! >> Una frase velocizzata al massimo provenne dalla bocca di Zexion, che chiudette il libro che stava impugnando da più di due ore e indicò il corpo di Roxas, disteso sul letto, per poi cercare di farsi capire un po' meglio. << Ragazzi, si torna a casa. >> 
In quei pochi attimi in cui Zexion spiegò tutto, gli occhi del prescelto del keyblade, finalmente, si aprirono. Nonostante ci fosse ancora un piccolo malessere in lui, riuscì a rialzarsi a mo' di Axel, notando che il ragazzo era accanto a lui con un sorriso da ebete. Un piccolo urlo di spavento scappò dalla bocca del bell'addormentato appena svegliato, urlo che però non fece fuggire il rosso, ma soltanto fargli fare una risata di gusto.
<< Mi hai spaventato, stronzo! >> Esclamò pieno di forze, guardando male Axel, per poi rivolgere i suoi occhi anche al resto della sala: Tutti lo guardavano come se stessero pretendendo chissà cosa, ma gli unici felici del suo ritorno al mondo degli esseri umani fu colto appieno soltanto da Demyx, Vexen e Zexion (Oltre che da Axel) anche se un piccolo sorriso apparve anche sulla faccia barbuta di Luxord. 
<< Okay, andiamo allora! Spero per te che tu abbia ragione, specie di emo. >> L'insulto finale da parte della bionda non mancò contro Zexion, che deglutì, seppur sicuro delle sue azioni. Roxas, che non aveva capito niente, si limitò ad alzarsi improvvisamente e a seguire tutto il gruppo, arrivando dopo una breve camminata nella piazza in cui lui ed Axel si erano battuti con la guardia viola. Il ricordare quell'evento, sebbene fosse passato da poco, suscitò in lui un accrescere di malessere, che fu però leggermente placato non appena Zexion ebbe aperto bocca.
<< Roxas, questo è il posto dove avete battuto la fonte, no? >> Chiese, per essere sicuro che non ci fossero sbagli, tirando un sospiro di sollievo non appena il prescelto del keyblade ebbe confermato il tutto. << Allora, solo il tuo keyblade può dirci dove si trova il portale fuoriuscito al cento per cento da quel mostro - c'era scritto nel libro - e riportarci a casa. >> 
Il novizio non sapeva bene cosa avrebbe dovuto fare, ma con uno sguardo deciso fece apparire nella mano sinistra il keyblade, sapendo che era l'unica speranza dei suoi amici, di tutto il gruppo, specie di Axel, che lo guardava sorridendo con le braccia incrociate, quasi come a dire " vediamo cosa sai fare ". Il ragazzo si girò, come d'istinto, e alzando il braccio puntò la fontana distrutta, da cui penzolava ancora lo spuntone elettrico che era riuscito a uccidere l'Heartless, e un raggio bianco e veloce come la luce, fuoriuscito dalla punta dell'arma di Roxas, raggiunse in un nanosecondo proprio quel punto, lasciando che da lì un cerchio azzurro di medie dimensioni apparisse improvvisamente, lasciando a bocca aperta quasi tutti, compreso Roxas, la cui espressione decisa si mutò solo in una di stupore. Aveva trovato il portale e salvato tutti.
<< Allora si torna a casa, ahah! >> Si eccitò Vexen, gettandosi senza aspettare nemmeno un secondo nel portale e scomparendo all'istante, seguito a ruota dall'amico pazzo quanto lui, Demyx. Senza proferir parola, anche Larxen e l'incappucciato entrarono nel portale, senza ringraziare Roxas, come invece fece prima di seguirli a ruota Zexion, anche lui volatilizzato nel nulla. 
<< Ce l'hai fatta, custode del keyblade. >> Una voce profonda e fredda colpì come una lama tagliente da dietro: Leon era arrivato nella piazza seguito da Yuffie e Cid, la prima saltellante, il secondo molto meno, nonostante sembrasse anche lui felice della riuscita dell'operazione. << Non dimenticarti mai di... tre personcine che cercano di sopravvivere in un mondo ormai normale e pacifico, grazie a te. >>
<< Non lo farò. >> Fu la laconica risposta del ragazzo. Gli sembrò di vedere Leon sorridere per la prima volta, quando questo gli girò le spalle e se ne andò insieme agli altri due, che gli fecero un cenno di saluto con le braccia. Quell'esperienza gli aveva fatto anche conoscere qualcuno di saggio e amichevole, pareva, oltre ad Heartless brutti e cattivi.
<< Andiamo allora, Axeluccio? >> Disse impertinente Xion, scivolando in un attimo con un urletto nel portale, senza prima poter portare con sé il rosso, che si avvicinò in pochi istanti a Roxas. I loro sguardi si intrecciarono per qualche secondo, senza che le parole facessero capolino. Axel non poteva più fare a meno di quegli occhi, stupendi, ma soprattutto, sempre blu, evanescenti e pieni di speranza.
<< Andiamo allora, Axeluccio? >> Roxas imitò Xion, con un tono molto più dolce e angelico, che fece quasi sciogliere il cuore al rosso. Pochi passi, mano nella mano, distogliendo gli sguardi, i due si gettarono a capofitto nella luce. Per almeno pochi secondi, uno accanto all'altro, non avrebbero avuto niente da temere, perchè circondati da luce e amore.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Tradimenti ***


Il freddo di una giornata autunnale non era di certo comparabile a quello che si sentiva nel mese di Dicembre, certo, però era già un qualcosa che costringeva le persone ad indossare maglioni, felpe o quant'altro: insomma, cose abbastanza ingombranti. Gli occhi di Axel si posavano indiscretamente su un Roxas intento a scrivere qualcosa sul libro di filosofia, probabilmente un qualche compito infinito che gli avevano assegnato nei giorni precedenti; in quel preciso istante, il rosso avrebbe tanto voluto gettarsi addosso al novizio, un po' per il calore... e un po' per altro.
Erano passati un paio di giorni dal loro ritorno dalla città di mezzo: una volta fuori dal portale, quest'ultimo era stato immediatamente distrutto per evitare che gli Heartless ancora presenti nel loro mondo tornassero ad attaccare la città. 
Roxas alzò lo sguardo, notando l'individuo che lo fissava con insistenza, ed improvvisamente diventò rosso in viso, scatenando un piccolo sorriso sotto i baffi da parte dell'istrice. Non avevano parlato di ciò che era successo prima che il prescelto del keyblade sconfiggesse l'enorme fonte, ma sembrava (ecco, sembrava) che i due si intendessero alla perfezione.
<< Se mi fissi così non riesco a studiare! >> Esclamò Roxas, sbattendo una mano sul libro come ad indicare che in quel momento era una priorità assoluta. 
<< Scusa, il fatto è che... >> Cominciò il rosso, avvicinandosi pericolosamente al novizio e guardandolo dritto negli occhi, le mani che andavano a prendergli il mento con dolcezza, ma allo stesso tempo prepotenza. << ..quando cerchi di concentrarti sei troppo carino. >> In un paio di secondi, il viso di Roxas rischiava di trasformarsi in fuoco puro, e il colpo di grazia arrivò quando Axel avvicinò il suo stesso volto a quello del novizio e gli diede un bacio leggero sulle labbra, abbandonandosi ad un momento di pura estasi e lasciando per qualche secondo anche Roxas con la voglia di spingersi anche oltre; voglia che, dopo qualche attimo, andò affievolendosi e vide il biondo scuro allontanarsi velocemente dal rosso e respingerlo in malo modo.
<< S-Smettila! Non puoi prendermi così alla sprovvista, e poi siamo qui per ripetere filosofia! >> Tutte queste parole uscirono dalla bocca del prescelto come fossero qualcosa che doveva essere espulso dal corpo immediatamente, cosa che fece fare una grassa risata ad Axel. 
<< Ti saresti dovuto sentire! >> Riuscì appena a far capire quello che stava dicendo, mentre lacrimava per quanto stava ridendo. Roxas incrociò le braccia come a voler dire che si stava seccando, anche se in fondo non era realmente scocciato dal comportamento del rosso; quel pomeriggio, i due erano in effetti sopraggiunti all'interno del covo per ripetere il programma di filosofia che avanzava a passo accellerato, però, se Roxas se la cavava egregiamente con un 7 nella materia, Axel non poteva gioire altrettanto, avendo preso all'ultimo compito un magro 5 e mezzo, e studiare un po' non gli avrebbe fatto male. 
<< Okay, okay, ti lascio in pace... >> Si limitò infine a dire Axel, attaccato per pochi istanti dalle mani dell'altro, che lo stavano pizzicando dappertutto. << Per ora... >> Aggiunse immediatamente dopo, con un occhiolino che fece venire i nervi a Roxas. 
Il loro rapporto non era ben chiaro in quel momento, Roxas era quasi sicuro che il rosso avesse sentito tutto ciò che gli aveva detto quando era steso per terra, in fin di vita, ma non poteva metterci una mano sul fuoco... forse stava solo giocando con lui, e anche se avrebbe voluto chiarire ciò che il rosso sentiva per lui, non voleva rischiare di fare la figura del serio e di inibire anche un semplice rapporto... di amicizia. 
<< MUOVITI A SCENDERE, VEX! >> Un urlo, un tonfo sordo e un imprecazione tale da non poter essere riportata si susseguirono, arrivando alle orecchie dei due ragazzi nella saletta del covo e sembrando provenire dall'entrata principale, ovvero lo scivolo. Le sagome di Demyx (la cui voce aveva urlato prima), Vexen e Xion si presentarono al loro cospetto, i primi due zelanti e movimentati, salutarono animatamente, la terza con l'espressione di una morta appena tornata dall'altro mondo, si limitò ad accennare un " ciao ".
<< Roxas... come fai a studiare? >> Domandò senza preavviso Vexen, gettandosi su una poltroncina al centro del covo, mentre Demyx bighellonava qua e la per la cucina, cercando probabilmente qualcosa da mangiare o da bere. Distogliendo per un attimo lo sguardo dal libro di filosofia, il novizio assunse un'espressione interrogativa e si voltò per guardare Vexen e rispondere.
<< Cosa c'è di sovraumano nello studiare filosofia? Non è il massimo del divertimento, però... >> Le parole di Roxas furono immediatamente bloccate alla base da un velocissimo Demyx, arrivato con una corsetta scattante, un piccolo balzo ed eccolo disteso sul divano accanto alla poltroncina di Vexen.
<< No, no, no... non è per filosofia, è per domani sera! >> La frase del biondo non aveva fatto altro che far sconquassare ancora di più la mente del prescelto, il cui volto in quel momento aveva preso un'espressione davvero indefinibile e buffa. Demyx e Vexen si guardarono negli occhi, poi scossero la testa e si rivolsero ad Axel, intento a rileggere delle pagine dal suo tomo di filosofia. 
<< Ma non gliel'hai detto, rosso? >> Chiese il biondo, lasciando che gli occhi di Axel si alzassero dai lunghi capitoli di filosofia e che la sua testa simulasse un movimento a destra e a sinistra, per indicare la negazione. 
<< Oh... allora tieniti forte, Ro', perché domani sera ci sarà la nostra prima uscita dalla zona scolastica, in città! >> Dopo aver sentito queste parole, Roxas sussultò, lasciandosi sfuggire il libro dalle mani e sbarrando gli occhi. Il novizio non aveva idea che agli alunni fosse consentito di uscire dai limiti scolastici, tantomeno durante il pieno della scuola, a fine Autunno: Roxas era lì da 2 mesi e mezzo e non era potuto neanche tornare accanto al cancello d'entrata, figurarsi un po' se gli sarebbe mai venuto in mente di dirigersi verso la città, affollata di gente ed enorme.
<< E' fantastico! E cosa faremo? >> La curiosità e l'attenzione del prescelto si era ora spostata completamente sull'argomento uscita, che sembrava farlo tanto felice. Finalmente avrebbe potuto rivedere le strade, la gente, i negozi, la metrò... non vedeva l'ora, e dall'espressione sembrava un bambino che stava per ottenere una grande e succosa caramella. A questo punto, però, fu Axel ad intervenire, lanciando il libro di filosofia alle sue spalle e gettandosi nuovamente su Roxas, senza però infierire sulle sue labbra, probabilmente perché circondato da Vexen, Demyx e la silenziosissima Xion, posta su una poltroncina lontana da loro, ma sicuramente in ascolto.
<< Non preoccuparti, tu... ci penso io a programmare la serata. >> Gli disse, avvicinando la bocca al suo orecchio sinistro e  scatenando un altro cambiamento nel suo colorito, l'agitazione delle sue braccia e delle gambe, mosse per togliersi da dosso quel rosso materiale e, dopotutto, abbastanza sensuale in tutti i suoi movimenti. 
Vicina a loro, Xion si alzò finalmente, avendo sentito già abbastanza per i suoi gusti. Pochi attimi e la ragazza girò i tacchi, dirigendosi verso un'uscita riservata a lei a Larxene accanto alla cucina, una porta che, aperta, conduceva nel bagno sotterraneo delle ragazze nell'edificio scolastico. 
La ragazza dai capelli corvini si avvicinò con passi duri e decisi allo specchio del bagno, sopra ai lavandini, con un'espressione altrettanto dura e acida. Sbattè le braccia sulla superficie liscia e riflettente dello specchio, facendole poi scendere e graffiandolo con le unghia delle mani, i denti stretti e digrignanti, come dopo una sconfitta bruciante e impossibile da superare.
<< Stupido frocio... stupido prescelto del keyblade... stupidi Heartless! >> Sussurrò acida, sconvolta dalla discussione e ai movimenti di Axel ai quali aveva appena assistito nella sala del covo. 
<< Com'è ingiusta la vita, vero, Xion? >> Una voce maschile e profonda, all'improvviso, fece capolino alle spalle della ragazza, che alzò la testa e guardò nello specchio, non vedendo però nessuno dietro di lei, e quindi voltandosi senza perdere tempo, spaventata.
<< E tu chi sei? Questo è il bagno delle ragazze! Esci fuori! >> Ululò, facendosi sentire a gran voce e sperando che qualcuno saltasse davvero fuori, e soprattutto sperando che questo qualcuno non fosse pericoloso e malintenzionato. 
<< Io sono... una persona che sa bene cosa significa essere delusi... non avere ciò che meritiamo... mi capisci? >> La voce continuò a parlare, e la paura di Xion pian piano andò affievolendosi, mentre l'interesse crebbe. << Tu meriteresti di più... meriteresti di avere qualcuno che ti protegga... essere al comando di quel branco d'imbecilli, non è vero? >> 
<< Sì... sì, è vero... e tu... vorresti aiutarmi, per caso? >> Mentre parlava, la corvina si girò nuovamente verso lo specchio, e notò con un po' di orrore che un enorme buco nero si era venuto a creare, mentre una figura ne stava per uscire fuori, facendo finalmente denotare da dove proveniva quella voce; subito, Xion riuscì a capire che di fronte a lei c'era un uomo alto e dalla carnagione scura, con dei lunghi capelli argentati e uno sguardo demoniaco, avrebbe osato dire.
<< Io non posso aiutarti a comandarli... posso aiutarti a fare molto di più, a comandare più di un mondo, a dominare l'oscurità... loro devono essere distrutti. >> Con un sorriso, l'uomo porse una mano alla ragazza, che senza pensarci due volte ricambiò sia il sorriso che il gesto, e fu portata con entrambi i piedi in uno dei lavandini, vicini all'enorme buco nero, ancora aperto e vorticoso. 
<< Qual'è il tuo nome, visto che vedo che già conosci il mio? >> Quelle parole, quegli sguardi, quei sorrisi, erano dimostrazione che un tradimento, che un qualcosa di brutto stava per accadere. Quell'uomo non era di certo venuto in pace, e sicuramente, avrebbe portato al gruppo di combattenti dell'oscurità, soltanto problemi.
<< Xemnas. >> Rispose, mostrando i denti aguzzi in un sorriso pietrificante, entrando con Xion nel buco nero e lasciando dietro di sé soltanto una stanza che aveva assistito ad uno sporco patto ancora incompiuto, mentre un ignenuo Roxas rideva insieme ad Axel e ad i suoi amici, ignaro.


Piccolo avviso, anche se non lo dico mai, vorrei pregarvi di recensire la storia, perché mi fa capire un po' cosa ne pensate xD: qualsiasi recensione, anche critica e neutra va bene, okay? grazie mille in anticipo! Oh, e ringrazio tutti tutti tutti i recensori che mi seguono e tutte quelle persone che hanno aggiunto la storia nei preferiti e in quelle seguite! :D  

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Prime emozioni ***


<< Insomma, Demyx... >> Roxas cercò di calmare il ragazzo dai capelli a spazzola, schivando nel frattempo un paio di jeans diretti sul suo volto e cercando di lanciarsi sull'amico, in preda a una crisi di nervi. << Demyx! Fermati! Cazzo! >>
Il prescelto del keyblade, finalmente, dopo aver evitato una scarpa da ginnastica verde ed una felpa sulla quale vi era disegnato un chupa-chups, riuscì nel suo intento di cadere sulla schiena di Demyx, che stremato, si arrese sul pavimento, quasi disperato.
<< Ma... ma... io non so davvero cosa mettere stasera! >> Esclamò con tono di chi sta per andare al patibolo, sotto gli occhi esasperati di Roxas. Era da circa un'ora che quel ragazzo stava lanciando vestiti a destra e a manca nella sua stessa stanza, convinto di non riuscire a trovare l'outfit perfetto per uscire quella sera in città; forse sarebbe stato più normale per Roxas essere molto agitato alla prima uscita, essendo lì da pochi mesi - anche se considerati gli avvenimenti, nulla avrebbe potuto agitarlo più di tanto - ma invece pareva che quest'ultimo fosse assolutamente tranquillo, mentre il ragazzo col sitar era completamente in preda al panico, e quando il novizio si alzò dalla sua schiena, cominciò a girovagare a quattro zampe per la stanza, ricoperta di vestiti, alla ricerca di un abbinamento decente tra le cose che aveva già visto (Ovvero il novanta per cento del suo guardaroba).
<< Non ti sembra di esagerare? E' solo un'uscita... >> Facendo pentire Roxas di aver fatto uscire dalla sua bocca le suddette parole, Demyx lo fulminò con uno sguardo intriso di elettricità, scuotendo con la mano destra una camicia bianca a maniche corte.
<< Solo un'uscita? >> Gorgheggiò saltellando intorno al novizio con aria minacciosa. << Roxas, ti rendi conto di quello che hai detto? Questa è la PRIMA uscita, e la PRIMA uscita è quella che inaugura tutte le altre... quindi deve essere perfetta! >>
In un primo momento, il prescelto del keyblade pensò di aver afferrato il senso delle parole dell'amico, intento ad indossare (finalmente) la camicia che aveva scosso, quasi a volerne verificare la qualità, ma dopo qualche secondo giunse alla conclusione che quella frase non aveva alcun nesso logico, se non nella mente dello stesso Demyx; ovviamente, Roxas si era già vestito da un pezzo, optando per uno stile abbastanza semplice: una t-shirt rossa coperta da una giacchetta color indaco e un paio di jeans grigio scuro, e per quanto il suo amico modaiolo li avesse " fuori moda ", aveva deciso di indossarli perché gli piacevano.
<< Smettetela di cazzeggiare! >> Nella stanza risuonò la voce di Vexen, che sbattuta la porta di quest'ultima, si fece notare per l'abbigliamento non proprio sobrio: una camicia gialla fluo, dei jeans neri come la pece e soprattutto le mani adornate da anelli luccicanti e tempestati di perle colorate (e finte). << Dobbiamo scendere, i pullman sono pronti per partire. >> Giustificò la sua entrata improvvisa con queste parole, mentre nelle narici di Demyx e Roxas cominciava ad instaurarsi un forte odore, probabilmente dovuto a litri di profumo che Vexen aveva spruzzato su di sé perché era " la prima uscita "; annuendo, i due si incamminarono insieme all'amico ai piedi del dormitorio, dove non incontrarono nessuno di familiare, bensì tantissimi studenti diretti anch'essi ai pullman per la città.
Una volta arrivati di fronte ad una schiera di grossi veicoli azzurri, al trio fu spiegato che sarebbero dovuti semplicemente salire su uno di essi (Possibilmente senza schiacciarsi come sardine) e dopo un po' sarebbero partiti; così fu, e dopo che Roxas, Demyx e Vexen furono saliti sul veicolo segnato con il numero sette, abbastanza affollato, le porte si chiusero ed il motore si accese. Il pullman cominciò a muoversi in fila indiana con gli altri, giungendo di fronte al grosso cancello che delimitava il confine tra la scuola e tutto ciò che era fuori da quest'ultima, il mondo esterno.
I pensieri di Roxas, che neanche si degnava di dare uno sguardo al di fuori dei finestrini, si indirizzarono tutti su quello che aveva vissuto fino ad allora: non essendo un ragazzo molto socievole, non aveva mai avuto molti amici, e spesso erano anche poco duraturi; le uniche uscite serali che aveva mai fatto si erano svolte in pizzerie, in giro per i piccoli paesini di provincia e in luoghi del genere, quindi non si sarebbe mai aspettato di trovarsi in un ambiente completamente diverso, come invece successe.
Dopo un paio d'ore passate schiacciati contro le pareti del veicolo, il conducente frenò bruscamente, facendo quasi cadere tutti in avanti e borbottando qualcosa a riguardo, per poi aprire, tirando una levetta, le porte, lasciando scendere immediatamente tutti. Una folla di studenti scalmanati fuoriuscì a frotte da tutti i pullman, che si trovavano in una via abbastanza larga da contenerli tutti: alcuni fuggirono lontani dagli accompagnatori, altri invece si riversarono in piccoli locali illuminati da insegne vistose, fino a quando, infine, anche i pullman scapparono alla velocità della luce e Roxas e company non si trovarono quasi soli. Quasi.
<< Heilà. >> Fu il laconico saluto di Axel. Era incredibile, agli occhi di Roxas, che nonostante indossasse soltanto una felpa nera e dei jeans blu, i suoi rossi capelli lo facevano comunque saltare agli occhi più dei colori fluorescenti di Vexen o cose del genere. O forse ai suoi occhi era tutto diverso?
<< Hey. >> Non volle pensarci troppo, fece due piccoli passi verso il nuovo arrivato e lo abbracciò semplicemente, con un saluto ancor più breve di quello dell'istrice, scatenando in lui un sorrisetto compiaciuto. Non sapeva se era imbarazzato, instranito, aveva paura di baciarlo davanti a tutti o aveva paura di baciarlo e basta, non essendo loro una coppia... non essendo loro nulla di certo, un pensiero astratto. << Allora... cosa facciamo? >> Domandò, poi.
<< Penso che andremo da Xig, no? >> Suggerì immediato Vexen. << E' vicino... e poi credo che qualcuno del gruppo si sia già diretto lì. >> Terminò il consiglio, annuendo alle sue stesse parole insieme a Demyx, che rivolse un'occhiata a Roxas ed Axel per sapere se gli andava bene.
<< A me va bene. >> Accettò il rosso.
<< Anche a me, ma... chi è Xig? >> Gli occhi di Vexen si ribaltarono a causa dell'ennesima domanda del prescelto, a cui avrebbe voluto scrivere un bel libro sulla loro vita prima del suo arrivo, così da non essere disinformato ogni qual volta si presentasse una nuova attività.
<< Xig, o meglio... Xigbar, è un uomo che possiede una piccola discoteca qui accanto. >> Spiegò con tono sbrigativo, voltandosi poi all'unisono con il ragazzo dai capelli a spazzola e incamminandosi, seguito a ruota da Axel e Roxas verso uno stretto viottolo. 
Il viottolo era angusto e buio, puzzava di pipì di cane (Ciò causò conati di vomito da parte di Roxas, inutile a dirsi) e qua e la erano sparsi diversi secchi di spazzatura, ricoperti da piccoli ragnetti neri o sorvegliati da affamatissimi gatti randagi, alla ricerca di qualcosa da mettere sotto ai denti; l'unica cosa che probabilmente dava una funzione vera e propria a quello spazio, ovvero una porta verde scuro sulla quale era posta una piccolissima insegna lampeggiante al neon gialla sulla quale si poteva leggere esattamente " Da Xig ", nome che fece pensare al novizio più che a una discoteca ad un vecchio pub malandato.
<< Lasciate fare a me, ragazzi. >> Demyx interruppe il silenzio, avvicinandosi alla porta e bussando due o tre volte con le nocche della mano sinistra, fino a quando la porta non si aprì completamente e un uomo alto e robusto dalla carnagione scurac he indossava uno smoking nero apparve sulla soglia, squadrando dalla testa ai piedi il gruppetto.
<< Altri studenti? Puah... sono cinque dollari a testa, bamboccioni. >> Informò tutti, aspro. A Demyx e Vexen non fecero proprio piacere quei toni, mentre, almeno agli occhi di Roxas, Axel sembrò abbastanza divertito, anche mentre sganciava i soldoni all'omaccione e si apprestava ad entrare all'interno della " discoteca ".
<< Ora sì che ci si diverte! >> Esclamò il ragazzo dai capelli a spazzola lanciandosi immediatamente verso l'unica porta che andava oltre ad una piccola entrata, sorvegliata unicamente dall'omaccione visto dapprima. Vexen, ovviamente, lo seguì a ruota, lasciando dietro soltanto l'istrice e il novizio, che procedettero a passo meno spedito, rilassati. In quel momento, però, Roxas si sentì osservato, anche troppo per i suoi gusti. Non voleva, soprattutto se era Axel a fissarlo.
<< Stasera sei più carino del solito. >> Si lasciò sfuggire dalla bocca il rosso, leggiadro, mentre il novizio si voltava e finalmente scopriva che le sue supposizioni non erano affatto infondate. I suoi occhi verdi lo inebriarono per qualche secondo, lasciando che il suo corpo si immobilizzasse e non pensasso ad altro se non a quanto erano belli e a come ci si sarebbe voluto tuffare.
<< Ehm... grazie. >> Fu tutto ciò che ne uscì in risposta, mentre l'istrice, ancora con un piccolo sorrisetto incorniciato sul volto, si apprestava ad aprire la porta che li avrebbe portati alla pista da ballo, dalla quale si sentivano già alcuni rumori fastidiosi che per alcuni erano considerati " musica ". 
La stanza che videro lasciò per qualche istante a bocca aperta il prescelto del keyblade. Era proprio il caso di dire che un libro non doveva essere giudicato dalla copertina: la sala era enorme, sovrastata da luci di tutti i tipi che colpivano i corpi danzanti di tutti i presenti, compresi due incapacissimi Vexen e Demyx; la macchina del fumo faceva bene il suo lavoro, alcune gabbie penzolavano dal soffitto, con alcune ragazze che si divertivano a ballarci dentro. Infine, per chi non amava ballare, in fondo alla sala vi erano diversi tavolini con delle sedie, dei pouf e un enorme bancone nel quale servivano vari drink, evitati accuratamente anche solo nello sguardo da Roxas.
<< Non ho voglia di scatenarmi stasera... che ne dici di andarci un po' a sedere lì? >> Disse Axel, afferrando per un braccio il novizio e indicando con l'altro un grosso divano posto di fronte ad un tavolino di vetro trasparente. Roxas annuì, per niente a malincuore dato che odiava stare al centro dell'attenzione, e si andò a sedere insieme al rosso, convinto di poter stare un po' tranquillo, magari a mangiucchiare qualcosa di non proprio sano come arachidi o patatine.
<< Axeeel! Axeeel! >> Già, tranquillo. Se non fosse che la voce da oca di una certa ragazza dai capelli corvini, al seguito di un'altra dai capelli però biondi, giunse alle loro orecchie, per poi prostrarsi con il suo vero e proprio corpo. Xion quella sera non era affatto male: indossava una maglia viola scollata, una cintura di pelle nera e una minigonna del medesimo colore, mentre Larxene aveva preferito un lungo vestito azzurro. Entrambe, ovviamente, erano truccate.
<< Basta urlare, altrimenti ci prenderanno per delle cretine. >> La calmò la compagna, sedendosi insieme a lei sul divano di fronte a quello di Roxas ed Axel. Xion inarcò un sopracciglio e si ammutolì per qualche secondo, poi guardò il rosso dritto negli occhi.
<< Oh, mi sei mancato! Come mai non ti sei proprio fatto vedere oggi?! >> Si lamentò esasperata, sotto lo sguardo scandalizzato di Larxene e sotto quello che sarebbe voluto fuggire via di Axel. << Mi hai fatto preoccupare. >>
<< Non dovresti preoccuparti... insomma, era una giornata pesante... dovevo studiare, e poi prepararmi per stasera, no? >> Si giustificò, omettendo l'esistenza della parte in cui probabilmente lui non aveva alcuna voglia di parlare o semplicemente di respirare la stessa aria che respirava la ragazza dai capelli corvini, da qualche giorno a quella parte. Questa volta fu Roxas a sorridere sommessamente, senza farsi notare da nessuno.
<< Hai ragione, Axeluccio. >> Trillò Xion, facendo salire un brivido sulla spina dorsale a Roxas. Non sapeva perché, o forse lo sapeva troppo bene, ma il fatto che quella li avesse chiamato l'istrice in quel modo gli aveva dato irrimediabilmente fastidio, più di quando lo aveva fatto fuori dal portale della città di mezzo. << E' stato faticoso anche per me... sopratutto il make up! >>
<< Scusate, vado a prendermi qualcosa da bere. >> Roxas, momentaneo terzo incomodo, fece finalmente sentire la sua voce, in quel momento abbastanza seria, davanti allo sguardo investigativo di Axel, strafottente di Larxene e addirittura un po' contento di Xion. Il novizio girò i tacchi e arrivò accanto al bancone in pochi secondi, appoggiando le braccia su di esso, ma voltando la testa verso i tre, come per fare da telecamera di sicurezza. L'unica cosa che notò in quel momento fu una risatina da parte della bionda, mentre invece Axel era abbastanza serio in quel momento e non sembrò gradire qualunque cosa quest'ultima avesse detto.
Improvvisamente, il viso della ragazza dai capelli corvini assunse una bruttissima espressione, quasi come se stesse guardando o sentendo qualcosa di estremamente sgradevole, sotto lo sguardo adesso, più che serio incazzato di Axel; anche Larxene smise di essere divertita. Preso un po' troppo da ciò che stava osservando, Roxas si vide toccare la spalla da una manaccia vecchia e grinzosa.
<< Ragazzino, se non prendi niente non sdraiarti sul bancone! >> Lo rimproverò in malo modo un uomo alto e snello, con una benda sull'occhio destro, l'altro occhio giallo come l'ambra e i capelli grigiastri rilegati in un codino. Il novizio barcollò all'indietro, inizialmente spaventato dalla figura che gli era appena apparsa davanti agli occhi, per poi urtare contro qualcosa, o meglio contro qualcuno.
<< Oh, eccoti. >> Era Axel. << Andiamo a ballare, sono stufo di stare ad annoiarmi. >> Gli disse semplicemente, senza sé e senza ma, afferrandolo per un polso e trascinandolo sulla pista da ballo, senza neanche passare né degnare di uno sguardo il posto in cui era seduto con Xion e Larxene, ma soprattutto senza attendere una risposta che comunque non arrivò dal prescelto del keyblade.
La musica in quel momento era particolarmente frenetica ed Axel cominciò ad agitarsi, invece che a ballare più che altro altrettanto freneticamente accanto al novizio. Roxas, goffamente, cercava di alzare i pugni al cielo per non sentirsi escluso (o meglio per non fare la figura del babbeo), quando per un attimo non rischiò di cavare un occhio al rosso e decise quindi di cambiare movimento, optando per quello di bacino, più rapido ed essenziale.
Pochi minuti e il ritmo, le melodie e tutto ciò che c'era cambiarono completamente. Una dolce canzone lenta cominciò a penetrare nella mente di tutti quelli che erano presenti sulla pista da ballo e Roxas sentì che il sudore gli imperlava la fronte... non era preparato anche a quello, era disorientato. Axel, invece, sembrò cogliere subito il punto della situazione e gli afferrò la mano sinistra e il fianco destro, lasciandolo ondeggiare avanti e indietro. Il cuore di Roxas batté forte, mentre quest'ultimo cercò di distogliere lo sguardo dal viso del rosso e di rivolgerlo piuttosto dietro di lui, fino a quando il suo mento non fu afferrato e portato sulla spalla del ragazzo.
<< Mi ricordi tanto una persona. >> Gli sussurrò all'orecchio il rosso. Il cuore batté ancora più forte. 
<< C-Chi...? >> Pose un'altra delle sue domande, che lasciò sorgere un altro, ennesimo sorriso sulla faccia dell'istrice.
<< Una ragazza... >> Quale ragazza avrebbe potuto ricordargli, lui? << Era un po' gelosa, ma tutto sommato... credo di averla amata. >> Furono le semplici e concise parole che uscirono dalla sua bocca.
Il cuore smise per un attimo di emettere alcun battito.
Axel aveva preso nuovamente il mento di Roxas e gli aveva portato le labbra sulle sue, lasciando che il prescelto chiudesse gli occhi e assaporasse di nuovo, cosciente, ciò che la sua bocca soffice e la sua lingua invasiva, barbara, volenterosa di entrare in lui e di conoscerlo aveva da offrirgli. L'attimo fu prolungato, Axel portò la mano sinistra, dolcemente, dietro la nuca di Roxas, e quest'ultimo non fece altro che godere il momento, l'attimo di felicità che gli stava regalando.
Cosa gli succedeva? Non importava affatto se erano di fronte a tutti. A lui andava bene così. Si era ricordato una cosa che aveva detto perfino allo stesso rosso. Lo amava.
Axel mollò la presa, poi guardò il suo complice dritto negli occhi. Stava lacrimando. Allora, fece l'unica cosa che la sua mente gli suggerì: lo strinse a sé, più forte che poteva, senza pensare a ciò che succedeva intorno a loro, senza pensare che dopo poche ore sarebbero dovuti andare via di lì e magari la loro situazione non sarebbe ancora stata troppo chiara. Ma come avrebbe fatto a non esserlo? C'era davvero bisogno di due semplici parole, pronunciate questa volta però dall'istrice?
Non lo sapevano, era un'altra di quelle cose che in quel momento non interessò nessuno dei due. Roxas, con il cuore ricolmo di emozioni, non sapeva esprimersi. Si limitò a rimanere avvinghiato al rosso, al suo corpo, ma soprattutto alla sua anima.
...
Le ore passarono e loro rimasero in quella posizione, fino a quando il locale non cominciò a svuotarsi, le luci a spegnersi e qualcuno toccò la spalla del novizio, spaventandolo a morte.
<< CHI E'?! >> Urlò, con il viso ormai rigato da lacrime ascutte. Si voltò e vide che una nevrotica Larxen , sola senza Xion, si era apprestata ad andarli a chiamare.
<< La tua fata madrina, oh oh oh... la mezzanotte è passata, e la carrozza è venuta a prenderti, quindi alza il culo e vedi di non perdere scarpette che si torna a casa. >> Lo prese in giro, acida, spingendolo e facendolo scogliere dall'abbraccio con il rosso, per poi spintonare anche quest'ultimo e far rigare i due dritti verso l'uscita della discoteca, fuori dalla quale notarono che i pullman si erano già tutti radunati per il ritorno a scuola. << E insomma, Axel, ti eri incazzato così tanto perché ti ho chiesto se stavate insieme e vi fate ritrovare così? Cos'è, una risposta alternativa? >> Aggiunse la bionda, sarcastica, provocando un improvviso rossore sul volto di Roxas, che fu subito, nuovamente afferrato da Axel per un braccio.
<< Sta' zitta, Larxen >> Tagliò corto il rosso, mentre la ragazza dai capelli corvini raggiungeva a tutta velocità il nuovo trio, guardata malissimo dalla bionda e indifferentemente da Roxas ed Axel.
<< Eccoti, dove cazzo ti eri cacciata? >> Larxen chiese spiegazioni per l'apparente allontanamento momentaneo e passato di Xion, che mosse si aggiustò la scollatura della maglia viola, stranamente troppo abbassata e che quindi lasciava guardare un po' troppo.
<< Ero un attimo al bagno... avevo un problemino. >> Rispose, con l'aria di chi non vuol dire qualcosa. Roxas la osservò dritto negli occhi, e per un secondo vide in quei due tunnel neri un fumo grigio e mortale, qualcosa che sarebbe riuscito a spazzare via delle vite innocenti. Forse un'impressione.. data dall'antipatia? Comunque sia, le due girarono i tacchi senza salutare e si diressero verso il pullman numero 5, mentre Axel e Roxas salirono sul numero 9,  senza essere stati neanche raggiunti da Vexen e Demyx.
Per tutto il tragitto di ritorno verso la scuola, nessuno dei due si disse una parola. Si limitarono a guardarsi uno negli occhi dell'altro, senza però dirsi nulla neanche con lo sguardo. Neanche in quel momento, dopo che un lungo momento in cui le emozioni di Roxas avevano quasi trafitto il suo cuore ripetutamente avevano voglia di chiarire la loro identità, neanche dopo che Axel l'aveva paragonato ad una ragazza avevano voglia di discutere. 
Avevano paura.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Inizio? ***


Il sole, quel giorno, sembrava essere di compresenza.
Durante le giornate precedenti era completamente svanito, invece, in quel momento si faceva perlomeno notare; non era il sole giallo e splendente che di solito appare di prima mattina, no, emetteva solo raggi dal colore arancione che potevano essere ammirati in quel momento da Roxas, mentre attraversavano una delle finestre di vetro dell'aula e cadevano infine sullo sguardo assente di Demyx.
<< ... Dunque le lingue come il francese, l'italiano e lo spagnolo sono chiamate neolatine poiché provengono appunto dal latino. >> La professoressa continuava a blaterare; parlava di cose che non riuscivano minimamente a sfiorare il cervello del prescelto, né, a quanto pareva, di Demyx, a cui rivolse un'occhiataccia di puro sprezzo. << Mio caro Signor Lewis, non creda che dopo aver preso un sette e mezzo all'ultima interrogazione lei abbia finito di studiare e di ascoltare la lezione! >> Gli urlò dalla cattedra, alzando l'indice tozzo verso la sua persona.
<< Mi scusi professoressa, stavo semplicemente pensando a quanto fosse interessante la sua lezione e così mi sono perso in un altro mondo... >> Si giustificò il ragazzo col sitar in quattr'e quattr'otto, ricevendo sguardi di odio da parte del resto della classe e , stranamente, anche dalla stessa professoressa.
<< Ah sì? Spero proprio che in quel mondo lei venga promosso, Lewis, perché se continua a non ascoltarmi sarà in questo che passerà i suoi peggiori guai! >> Rispose con una voce velenosa, voltandosi, mentre Demyx imprecava silenziosamente verso di lei, con sottofondo le risate generali della classe. 
Tranne che di Roxas, ovviamente. Oh, e di Axel.
Il novizio era ancora scombussolato da ciò che era accaduto il sabato precedente (La domenica era stata un giorno nullo, dato che l'aveva passata tutta nel suo letto) e ancora non si capacitava del fatto che lui e Axel non avessero parlato assolutamente di nulla. Insomma, si poteva dire che avevano una relazione? 
" Che sciocchezze... " Pensava lui, rinnegando i suoi stessi pensieri in due secondi, quando erano stati appena concepiti; Roxas sapeva bene che anche se forse non c'era proprio una relazione, tra lui e il rosso doveva esserci qualcosa: aveva letto tra le righe delle sue parole, dei suoi gesti, quella sera in discoteca, eppure, forse, non voleva sapere.
Tutto ciò che stava accadendo intorno a lui era nuovo, strano, inimmaginabile... non avrebbe mai pensato di poter arrivare a doversi battere con delle pericolose creature, né di poter rischiare la vita, e forse innamorarsi non era molto in confronto a tutto quel popo' di roba, forse era meglio andare avanti e continuare ad impegnarsi per le cose per le quali valeva davvero la pena di lottare, forse era meglio studiare e combattere... e basta.
Eppure, una voce dentro di lui, gli diceva che l'amore doveva avere il suo spazio. 
Una voce che aveva provato a soffocare, ma che era impossibile mettere a tacere. 
La voce del suo cuore.
Per un istante, poi, alzò lo sguardo e lo rivolse al diretto interessato, Axel, che con ben poca nonchalance si fece scoprire subito: lo stava fissando già da prima, e cominciò, con il labiale, a dire qualcosa, qualcosa che sembrò agli occhi del prescelto più o meno un " Dobbiamo parlare ". Un brivido gli salì lungo la schiena.
Subito, Roxas abbassò nuovamente lo sguardo, questa volta sul suo libro di letteratura. Il cuore cominciò ad aumentare la velocità del battito, e lui cominciò a pensare sempre di più. Pensava che forse il rosso avrebbe voluto finalmente chiarire tutto ciò che avevano passato, e questo lo spaventava, sì, lo spaventava, perché lui non era per niente certo di quello che avrebbe voluto fare. 
La campanella, poi, riuscì a donargli altro tempo, suonando freneticamente e colpendo quindi senza volerlo il cuore della professoressa, che si vedeva costretta ad interrompere la sua lezione.
<< Ouch! >> Si fece sfuggire la donna, arrabbiata. << E va bene... ricordate che per la prossima volta voglio un riassunto scritto di tutto ciò che ho spiegato oggi, e soprattutto comincerà la seconda ondata di interrogazioni... Arrivederci! >> Esclamò, quasi consolandosi con il fatto che presto avrebbe potuto mettere nuovi votacci a tanti alunni, girando i tacchi e dirigendosi verso il corridoio, già in parte invaso dalle persone riversatesi da tutte le aulee.
Axel si alzò dal suo posto, camminando lentamente alla volta del banco del prescelto, che vedendosene bene dal non voler affrontare alcun discorso in quel momento, accellerò il passo e si mise dietro a degli studenti, fuggendo momentaneamente dall'aula. 
Roxas, una volta seminato Axel, si diresse tranquillo verso una delle fontanelle poste vicino agli armadietti degli studenti e si abbeverò, rinfrescandosi. L'ora successiva avrebbero avuto una noiosissima lezione di matematica con il professor Leaxeus, e lui avrebbe fatto di tutto pur di scansarla normalmente, ma i pensieri non lo lasciavano stare e a causa loro aveva dimenticato anche il dolore e la sofferenza che una disequazione di secondo grado poteva causare a un povero alunno. 
Il novizio pensò che forse sarebbe stato meglio parlarne a quel punto, poiché avrebbe risolto una grossa faccenda e sarebbe stato più libero... però, purtroppo, pensò anche che lui quella grossa faccenda non era in grado di affrontarla. Probabilmente si sarebbe fermato di fronte all'istrice con la bocca spalancata e le braccia dritte e immobili come quelle di una statua, e alla fine Axel si sarebbe scocciato anche solo di parlare con lui e se ne sarebbe andato a priori. 
<< Roxas... >> Non ebbe il tempo di continuare a pensare che proprio la voce del rosso, apparso accanto a lui non si sa quando, lo fece sobbalzare. La reazione del prescelto fu uno sguardo tanto, troppo sorpreso, che fece quasi saltare via anche Axel, che però si limitò a continuare a fissarlo con aria seria. 
<< AXEL... >> Una parola. << OH, CERTO, DOBBIAMO... SI', TORNARE IN CLASSE! >> Disse molto velocemente, non facendo capire quasi niente e schizzando via alla velocità di un fulmine, gettandosi prima che poteva nella sua aula e precipitandosi a sedere al suo posto, mentre invece gli altri entrarono con molta calma e serenità; alla fine, arrivarono anche Axel, scosso, e il professor Leaxeus.
<< Buongiorno a tutti, ragazzi... quest'oggi, come sapete, comincerò a farvi esercitare per il test di venerdì. >> Fece con voce annoiata il professore, aprendo la sua valigetta e tirandone fuori un libro di proporzioni indefinibili, per poi lasciarlo schiantare sulla sua cattedra ed aprirlo ad una pagina apparentemente a caso. 
Demyx iniziò a gongolare, mordicchiando la penna che aveva nella mano destra e non prestando alcuna attenzione ad uno dei prof che odiava di più, mentre invece Roxas non fece molto... più che altro, la testa stava per esplodergli completamente.
Da un lato il professore con i suoi paroloni e le sue frasi, e dall'altro, purtroppo, il prescelto del keyblade non poteva fare a meno di notare con la coda dell'occhio sinistro che Axel continuava a fissarlo. 
Un'occhiata al professore, un'occhiata ad Axel.
Un'altra occhiata ad Axel e quest'ultimo intensificò lo sguardo, lasciando che esso parlasse per lui, lasciando che Roxas capisse che dovevano assolutamente discutere, con o senza la paura e l'ansia, con o senza persone intorno e con o senza l'autorizzazione o l'approvazione di nessuno.
<< PROFESSOR LEAXEUS! >> Un fulmine giallo, o meglio, una ragazza dalle sembianze di un fulmine giallo entrò precipitosamente nell'aula, sbaragliando la porta e lasciandola sbattere rovinosamente contro il muro, beccandosi lo sguardo attonito di tutta la classe.
<< Ehm... mi scusi, ma è davvero molto importante: il vicepreside ha assolutamente bisogno di vedere tre alunni di questa classe... >> Larxen espresse le suddette parole, lanciando poi degli sguardi a Roxas, Axel e Demyx, che si alzarono immediatamente e si avvicinarono alla cattedra, senza che Leaxeus avesse avuto neanche il tempo di dire nulla.
<< E' così indispensabile? La lezione che sto tenendo è molto importante... >> Il professore cercò di convincere Larxen a non portare con sé quei tre, ma ovviamente non vi erano né santi né madonne e alla fine la ragazza ebbe la meglio.
<< Vitale. >> Assicurò a Leaxeus. << La ringrazio infinitamente, professore! >> Infierì poi falsamente ed aspramente alla fine, uscendo con i tre fuori dall'aula e chiudendosi la porta alle spalle, per poi subito cominciare a camminare verso le scale che portavano al pianterra, seguita a ruota, senza alcuna spiegazione, dal trio delle meraviglie.
<< Allora... cosa succede? >> Domandò Demyx, rivolgendosi con serietà alla bionda, che subito sorrise fiera di non si sa cosa.
<< Zexion è riuscito a trovare un altro portale! >> Rispose, lasciando che un po' di allegria si accendesse nei volti dei tre ragazzi, oltre che paura aggiuntiva. I mondi dietro ai portali erano sì fonte di speranza, dato che una volta sconfitte le fonti degli Heartless sarebbero state delle grane in meno, ma erano anche abbastanza pericolosi, come dimostrato alla città di mezzo, nella quale sia Roxas che Axel si erano salvati per miracolo.
Senza parlare per dieci minuti, poi, il quartetto arrivò in un area dell'enorme giardino della scuola che il prescelto non aveva mai visto prima: sembrava un grosso labirinto fatto di cespugli intagliati: una volta entrati lì dentro, Larxen condusse tutti verso un " vicolo cieco " che finiva con un grande cespuglio di rose bianche, dove si erano raccolte alcune persone del gruppo: Luxord, Xion e l'incappucciato.
<< Zexion e Vexen rimarranno alla base per elaborare filtri e pozioni curatrici, dato che quando torneremo potremmo... ehm... potreste essere ridotti davvero male. >> La bionda spiegò l'assenza di due componenti, mentre Xion fingeva un sorriso compiaciuto e Luxord si avvicinava al grosso cespuglio di rose bianche posto alla fine del vicolo cielo, sotto lo sguardo vigile di tutti.
<< Andiamo? >> Chiese il barbuto, laconico.
<< Direi di sì, mostra pure a tutti il portale! >> Esclamò positivamente Larxen, lasciando che in quell'istante Luxord potesse magicamente, grazie ad una carta da gioco che aveva fatto apparire nelle sue mani, dividere in due il grosso cespuglio e far scivolare le due parti separate a destra e sinistra, lasciando che al centro un enorme cerchio nero con riflessi violacei si lasciasse contemplare in tutto il suo terrificante splendore dal gruppo.
<< Siamo solo al secondo mondo, cari ragazzi... allora... forza! >> Ululò ai quattro venti la bionda, gettandosi subito nel portale, seguita poi da Luxord, Vexen, l'incappucciato, Demyx e Xion.
Non sapevano dove sarebbero apparsi... come la volta scorsa... eppure erano sicuri, sicuri di quello che stavano facendo, in un altro mondo.
Invece, nel mondo ancora stante, c'erano i veri problemi. Axel era fermo e immobile davanti al portale, silenzioso, e Roxas era esattamente dietro di lui, altrettanto silenzioso, con lo sguardo basso e le mani strette in due pugni che in quel momento non avrebbero picchiato nessuno.
<< A-Axel... >> Un leggero sussurro uscì poi come uno spiffero d'aria dalle labbra del novizio, lasciando che il rosso alzasse almeno la testa ed aguzzasse le orecchie, incrociando le braccia. << Allora... dobbiamo proprio parlare, vero? >> Continuò il prescelto, facendo allora anche voltare l'istrice, sempre più interessato.
La situazione era critica: finalmente erano faccia a faccia, e sembrava che non ci fosse assolutamente via di fuga per Roxas... finalmente avrebbe dovuto affrontaere anche questa sua paura, e nella sua mente, pian piano, quest'ultima cominciò ad affievolirsi. 
E poi niente, lui si gettò con le braccia intorno al corpo del rosso.
<< F-Forse non so cos'è giusto o cosa lo è... forse non dovremmo stare insieme, perché siamo due ragazzi... ma adesso, durante questi giorni... non m'importa niente di ciò che è giusto o non è giusto, e io... io non posso avere soltanto doveri. >> Sussurrò, quasi singhiozzando. << E ancora forse... questo è un altro dovere, amarti... ma è un dovere che mi piace... è un dovere al quale non voglio rinunciare, anche se non è nell'etica... quando sto con te... io sento di poter uccidere tutti quei maledetti mostri da solo, di poter scalare una montagna senza aiuti, di poter fare tutto. E' per questo che io adesso, dopo... ancora... forse troppo tempo, ti chiedo di provare a stare con me, seriamente. >> 
La stretta si era fatta sempre più forte, quando improvvisamente Axel si scollò di dosso Roxas.
Il prescelto del keyblade ebbe inizialmente un sussulto, e le lacrime che già stavano scendendo sul suo viso, le vide anche su quello del rosso; Axel... gli prese la mano sinistra e si portò le sue labbra alla bocca, baciandolo, dandogli una risposta senza aver bisogno di usare parole, poi gli strinse quella mano ancora più forte, e con lui, con un (forse...) nuovo lui, attraversò il portale che li avrebbe condotti a un nuovo mondo.
Mondo rinnovato, amore rinnovato.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1845888