NOTE
DELLO SPELACCHIOTTO
Mi
scuso per il gigantesco ritardo nella pubblicazione del primissimo
capitolo di questa long, non era previsto che non avrei più
avuto
tempo per continuarla e ricopiarla al computer.
Ringrazio chiunque abbia letto il prologo ed abbia lasciato un
commento su di esso, mi ha spronato con i tempi di lavoro e mi scuso
per gli eventuali errori di datatura di alcuni elementi all'interno
della storia.
Detto questo, vi auguro un buon Rennsday e vi lascio al primo
capitolo :)
Freddo,
ai piedi. Caldo, alla testa. Luce, dietro le palpebre. Realizzazione.
Spalanco
gli occhi e quasi cado dalla sedia, sbilanciandomi. Rimetto
frettolosamente a terra i piedi, togliendoli da sopra il busto gelido
dell'armatura di metallo e mi scompiglio i capelli caldi per
l'esposizione prolungata al sole. Dovrei smetterla di addormentarmi
sul lavoro. Se i leccapiedi del duce mi avessero visto, questa
sarebbe stata la quinta volta che rischiavo un processo pubblico e la
forca nella piazza del mercato.
Dei
colpi alla porta.
-Stark?
Siete là dentro? Siete sveglio?- riconosco la voce del lecca
culo
numero uno del regno e nascondo velocemente i miei altri progetti.
Spalanca la porta e la luce mi assale, facendomi mugugnare in
lamentela.
-Delicatezza!
Ci lavoro con questi!- esclamo portando le mani a coprire gli occhi.
-Lavorare?
Non sapete nemmeno cosa voglia dire, non mi prendete in giro, per
favore- lo fulmino con lo sguardo e mi trascino ad abbassare la
temperatura dei forni.
-A
differenza sua, Rogers, lavoro per voi e per l'intero regno, quindi
porterei un po' di rispetto se fossi in lei- raccolgo dei disegni da
terra e li apro sul tavolo dove poco prima stavo beatamente dormendo.
-A
questo proposito,- poggia una mano sul petto dell'armatura –
il
duca mi ha esortato a farvi pressione per accelerare i tempi di
progettazione. Dice che si sta avvicinando una guerra.-
Sussulto.
-Una guerra? Com'è che sono sempre l'ultimo a sapere le
cose?-
storgo il naso -E poi sono a buon punto con il progetto!-
-Lo
vedo, avete solo più da aggiungere elmo, bracciali, gambali
e
calzari- incrocia le braccia davanti al petto muscoloso.
… Muscoli?
Gli
faccio il verso e lo squadro, sedendomi su uno sgabello. -Rogie, da
quando avete tutta questa massa corporea suppletiva?
-Opera
del fratello del duca, il conte Loki- osserva le vene dei suoi
bicipiti pulsare al tendersi del braccio -Sono stato scelto tra gli
uomini più valorosi e forti dell'intero esercito per
mettermi al
servizio personale del duca.- Gonfi il petto, tronfio di orgoglio.
Annuisco.
-Umh. Un esperimento, quindi. Siete una cavia- mi lascio sfuggire un
risolino.
-Stark.
Al lavoro Ora.- esce dalla porta di legno,
sbattendola dietro di sé.
-A
domani, Rogie!- lo saluto tornando al posto.
Scuoto
la testa. Rogie, Rogie... Da quando si è staccato dal
capezzolo
della madre non ha fatto altro che esser preso in giro per il suo
corpo e l'alta moralità che lo contraddistingue. Sempre
calmo,
posato, controllato. Anche troppo. A volte sembra che non abbia
personalità. Tranne quando gli spacconi lo inseguono nei
vicoli per
malmenarlo. In quelle occasioni sì che mette timore.
Trovarsi a
fronteggiare 1,48m di capelli biondi urlanti e membra flaccide
potrebbe quasi essere divertente. Peccato che il piccoletto non si
arrenda mai.
E'
difficile per me ammetterlo, ma ci sono quasi affezionato. Sembra il
cucciolo a cui tutti vogliono bene. Anche se le ragazze lo evitano o
gli cospargono il viso di cipria e cosmetici, vezzeggiandolo tutto il
tempo. Tuttavia lui non si ribella, non a loro. Preferisce subire
credendo di mostrarsi superiore, ma in realtà sembra solo un
codardo.
Codardo
che in una notte mi ha superato in altezza e in massa muscolare.
Sapevo ci sarebbe stato lo zampino del conte Loki. Non ho mai visto
in faccia quell'uomo, ma dalle voci che corrono sul suo conto non
dev'essere un grande rappresentante amato della nobiltà.
Dicono che
sia viscido e manipolatore, oltre ad avere certi gusti ambigui che
suo fratello, il duca Thor, condanna aspramente. Mi incuriosiscono
queste persone e sono perfettamente a conoscenza del mio interessa
morboso per le novità, ma vorrei incontrarlo. Ho la fama di
saper
leggere nelle persone, chissà cosa potrei leggere in lui.
Scuoto
la testa. Adesso devo concentrarmi sul mio lavoro. Voglio stupire il
duca con queste nuove armature di mia esclusiva creazione, per adesso
le più moderne ed innovative secondo il mio modesto parere.
Anche se
a stupire il duca non ci vuole un genio, voglio assicurarmi un posto
fisso a palazzo come ingegnere militare, proprio come mio padre prima
di me. Peccato che quel bastardo abbia avuto una relazione di uno
schizzo con la concubina preferita del precedente regnante e non mi
abbia riconosciuto come suo figlio.
Quasi
mi taglio un dito a definire gli scompartimenti interni del busto
dell'armatura, quelli destinati alle monodosi di veleno paralizzante.
Vengono azionati da un minuscolo bottone sull'interno del braccio
destro collegato con un filo di alluminio al piccolo sacchetto, che
rilascia una quantità di veleno sufficiente a bloccare il
nemico per
dieci minuti buoni. Applico il filo e chiudo il busto vuoto alla
schiena dell'armatura. Ora mi serve qualcuno su cui provare il mio
lavoro? Rogers? No, scapperebbe a raccontare l'accaduto al duca,
ovvero a piangere sulle sue ginocchia. Un mendicante per strada?
Meglio di no, potrebbe morire perchè troppo debole e non ho
voglia
di ristorarlo perchè sia forte abbastanza. E inoltre puzzano
di
sterco di cavallo...
Mi
batto un palmo sulla fronte. Ma certo! Un cavallo! Come ho fatto a
non pensarci prima?
Mi
precipito fuori, venendo di nuovo travolto dalla luce e barcollo fino
alla piazza del mercato, osservando intanto gli esemplari di oche
ammiccanti con cui passare la notte. Una di queste mi afferra la
manica della maglia, strattonandola.
-Ehi,
stallone...- è ubriaca -Che ne dici di cavalcarmi tutta la
notte,
fino in Cina?-
La
scrollo via da me e mi incammino nuovamente verso il settore
orientale del mercato, dove di solito sono tenute le aste dei
cavalli. Mi serve un esemplare non particolarmente forte, non posso
usare la dose per paralizzare un cavallo di 400kg, forte e sano, su
un uomo, lo ucciderei sul colpo. E anche se forse sarebbe
più utile
e vantaggioso quest'ultima opzione, non è lo scopo per cui
ho
inserito le fialette. La voce roca e sporca del battitore d'aste si
fa sempre più vicina ed accelero leggermente il passo, un
po' per
l'ora tarda un po' per la crescente curiosità. Mi fermo di
fronte
alle palizzate che delimitano il luogo della sfilata, appoggiandomi
con i gomiti al legno. Cerco un esemplare adatto al mio fine,
individuando un ronzino baio dallo sguardo spento e dalle tempie
scavate, segno della sua età avanzata. Attendo pazientemente
il mio
turno, osservando le splendide creature che sfilano prima del mio.
L'affare si conclude in fretta, il cavallo è mio per poco
più di un
denaro.
-Coraggio,
bello, oggi è il tuo giorno fortunato- gli do due pacche
incoraggianti sul collo, mentre lentamente ritorniamo insieme alla
mia bottega. Lo osservo camminare. Fortunatamente ha ancora le gambe
forti ed il suo passo è costante e deciso.
Quasi
non mi accorgo del vociare crescente attorno a me ed al mio ronzino e
dall'accorrere dispersivo della gente, in maggior parte bambini. Alzo
la testa appena in tempo per evitare una bimba dai capelli biondi
corti e da profondi occhioni marroni che corre dove si vanno
radunando tutti e decido di seguirla. Il suo zampettare concitato,
quasi maschile, tradisce la sue esile ed aggraziata figura, che viene
nascosta dal corpo di un mercante molto ben in carne. Sbuffo
infastidito per aver perso la mia piccola guida, ritrovandola qualche
metro più in là, intenta ad accarezzare il muso
di un bellissimo
Andaluso bianco. Mi avvicino maggiormente e scorgo le cinque figure
più conosciute ed da me odiate della città. Il
luogotenente
Fandrall tira pigramente le redini di un sauro bruciato che scalpita
impaziente, mentre il suo cavaliere è intento a parlare con
il
maggiore Hogun, su un Hokkaido palomino dalle balzane zebrate. Il
maggiore Volstagg sta facendo mostra dei suoi nuovi bracciali,
agitandosi pigramente su un pezzato abbastanza robusto da poter
reggere il suo corpo voluminoso. Mi sposto di lato ed intravedo il
suo interlocutore. E' sua arrogante idiozia, il duca Thor in persona,
che accarezza inconsciamente il collo del suo Andaluso. Il maggiore
Volstagg viene fatto spostare quasi con prepotenza dalla marchesa
Sif, in groppa ad un elegante Asrabo morello dalle balzane bianche e
una stella bianca che si frappone tra le cavalcature del maggiore e
del duca.
Inorridisco
letteralmente di fronte a quello sfoggio inutile di ricchezza e
superbia. I cavalli ben nutriti e dal mantello lucido, gli abiti
sicuramente della seta più preziosa che ci sia in
circolazione, il
profumo... Salvo forse la marchesa Sif, sembrano i sodomiti peggio
mascherati dell'intero regno. Scuoto la testa soffocando una risata e
torno sui miei passi.
All'improvviso
uno scalpiccio di zoccoli di fronte a me mi distoglie dalle possibili
conseguenze dell'esperimento sul mio ronzino ed evito a malapena
divenire investito da un Frisone che mi sfreccia a lato. Soffoco
nuovamente un'imprecazione, cercando di calmare il mio animale, e
cerco quello sconsiderato.
Ci
avrei scommesso l'intera bottega che fosse stato lui.
Il
conte Loki, intento a provocare fastidio e bordello tutt'intorno a
sé, mentre il suo Frisone si agita irrequieto tra la folla.
Il duca
Thor gira la testa nella sua direzione, facendo svolazzare le
delicate treccine a cui mezzo regno darebbe fuoco, e volta l'Andaluso
nella sua direzione, ridendo ed ignorando bellamente la marchesa Sif.
Mentre affido il mio animale ad il primo bottegaio che vedo mi
avvicino furioso per ricevere delle scuse.
-Ehi-
esordisco e mi pento subito dopo. Si girano tutti nella mia
direzione, noto con un certo piacere il conte squadrarmi con occhio
critico ma curioso. Posso iniziare la mia opera di analisi.
-Buongiorno,
suddito- mi saluta il duca, facendo un gesto ampio con la manona.
-Vorreste
dire buonasera, duca- lo corregge il maggiore Volstagg, muovendo il
suo pezzato più largo che alto per avvicinarsi a me.
Inclino
la testa leggermente di lato per osservare il conte, che sta facendo
lo stesso con me. Posso leggere superiorità mal celata nei
suoi
occhi acquamarini, ma anche una strana sfumatura di diffidenza.
Chissà verso chi, voglio scoprirlo. I suoi movimenti
irrequieti sono
più facili da analizzare, dato che il Frisone si agita sotto
di lui
cercando di sviare ai suoi comandi, ma viene subito rimesso a posto
con un gesto stizzito delle redini. Questo rivela un desiderio di
potere recondito ma non soddisfatto, che il soggetto vuole
sperimentare su esseri inferiori a lui, come animali o eventualmente
la servitù presente a palazzo. Il continuo sbuffare indica
un'esasperazione crescente, specialmente nello stare in compagnia
degli altri. E lo capisco, poverino.
-Non
fa differenza- interrompo per un momento la mia analisi, voltandomi
per parlare con il mio esperimento. -Conte Loki,- lo chiamo e lui
gira il capo, i capelli corvini che scorrono sulle spalle al
movimento, -splendido il suo esemplare di Frisone- meglio cominciare
con dei complimenti, la nobiltà li ama.
Infatti
le sue iridi si accendono e posa una mano sul collo dell'animale, che
si calma leggermente. Interessante. Sembra provare meno odio verso
gli animali che verso le persone. -Svedivoeri è la miglior
cavalcatura che si possa desiderare. Fedele, docile, ma anche veloce
e terribile-
-Ma
certo, zampe forti, tendini e legamenti resistenti, tollerante delle
interperie, ma anche obbediente e dal comportamento posato e audace.
Ottime qualità per una razza abituata alla guerra- termino
sorridendo, unendo le mani dietro la schiena e compiendo un giro
intorno al cavallo.
Il
duca Thor si fa avanti, interrompendo il gioco di sguardi tra me e il
conte. -Sembrate esperto di cavalcature, suddito, cosa ne dite del
mio Bunsen?- Se mi chiama ancora una volta 'suddito' giuro che spezzo
una gamba al suo caro Bunsen.
-Vi
prego, chiamatemi Anthony- alzo la testa sorridendo falsamente. Con
la coda dell'occhio noto il conte alzare l'angolo delle labbra
divertito. -Un Andaluso, vero?-
Annuisce
in risposta. -Direttamente dalla regina di Spagna con i suoi
ossequi.-
Oh,
ma per piacere, sapeste che splendido animale vi ha
donato. Si
è radunata una piccola folla attorno a noi. -Avete
controllato i
suoi intestini e il mangime che gli date?-
Mi
fissa confuso e io e il conte roteiamo gli occhi.
-Gli
Andalusi, oltre per la peculiare criniera riccioluta, sono famosi
anche per i costanti problemi gastrici,- il conte alza un
sopracciglio, un sorrisino critico appare sul viso dai lineamenti
fini -A meno che non vogliate continuare a circolare con il puzzo di
sterco sotto il naso come fate sempre voi, lo farei controllare
spesso da un veterinario-
I
suoi compagni ed il conte ridono, il duca che non capisce la ragione
si aggiunge a loro.
-Suddito
Anthony,- soffocando un insulto in fondo alla gola mi volto verso il
mio interlocutore, il conte Loki -Oltre ad essere un esperto di
cavalli, qual è la vostra occupazione?-
Resto
quasi ammaliato dal tono della sua voce, dolce ma profondo, sebbene
non quando quella del suo fratello, il duca.
-Sono
un inventore ed un ingegnere meccanico a tempo perso, vostra
signoria- mi esibisco in un piccolo inchino.
Annuisce,
un'ombra maliziosa gli attraversa l'espressione rilassata e
divertita. -Ed è vostro l'animale che avete affidato a quel
bottegaio?
-Sì,
vostra signoria, mi servirò del mio amico equino per un
esperimento-
spiego incrociando le mani dietro la schiena e spostando il peso da
un piede all'altro.
-Che
tipo di esperimento?- domanda curioso.
-Oh
nulla di pericoloso, un'armatura dai molteplici utilizzi e...
trucchi.- A quell'ultima parola gli si illuminano gli occhi-
-Spiegatevi
meglio-
Sorrido.
-Un'attrezzatura in grado di coprire ogni lembo di pelle con uno
spesso strato di titanio, un metallo ancora poco conosciuto in queste
zone perchè scoperto da poco. Ha la peculiarità
di essere molto
leggero e tanto malleabile quanto resistente.-
-Sì,
sì, ma avete parlato di 'trucchi'.- Il mio sorriso si
allarga.
Analisi terminata. Risultato: affascinato dalla oscure e
dall'occulto.
-Oh
s', certo, trucchetti. Come una piccola lama estraibile dalla coscia,
un'altra dal gomito, un pugnale a serramanico adatto per il corpo a
copro nascosto nel petto e piccole fiale di veleno paralizzante.-
-Sembra
geniale- azzarda il duca intromettendosi nel discorso.
-Lo
è- rispondiamo all'unisono io ed il conte.
-E
l'animale a cosa vi serve?- riprende il conte.
-A
sperimentare se tutto andrà bene e se l'armatura
sarà
utilizzabile.-
-Quindi
è pronta?- alza un sopracciglio.
-Pronta,
ma non ultimata.-
-Potreste
fare la prova finale a palazzo, non è vero, fratello?- di
nuovo il
duca.
Prima
che il conte possa rispondere, alzo la mano. -In verità,
vostre
signorie, preferirei lavorare da solo nella mia bottega.-
Gli
occhi di tutti si spengono -Come desiderate- dice secco il conte e,
spronando il cavallo al galoppo, riparte per la sua strada. Il duca
mi guarda quasi a volersi scusare e lo segue, quindi gli altri
quattro gli sono dietro, lasciandomi solo.
Scrollo
le spalle e dopo aver ripreso il animale e ne torno alla mia bottega.
Preparo tutto l'occorrente per l'esperimento, legando il ronzino
all'anello predisposto, abbastanza lontano perchè non mangi
i miei
appunti e disegni.
Vado
ad indossare l'armatura con quanta più cautela possibile
visto che è
un prototipo ed il metallo non è dei più
resistenti. Assemblo
l'ultimo pezzo del torace e mi avvicino al mio cavallino, che mi
guarda curioso e leggermente spaventato. E' un bene che sia turbato,
così non dovrò impiegare più di molto
per farlo agitare in modo
che mi colpisca.
Mi
fermo davanti a lui. Mi osserva. Lo osservo. Muovo qualche passo
verso di lui, ancora girato con il muso verso il muro e le gambe
posteriori puntate verso di me. Scuoto un braccio, producendo un
forte rumore metallico, spaventandolo. Istintivamente mi verrebbe da
alzare un braccio per coprirmi il petto che sta per essere colpito
con un calcio, ma non lo faccio. Mi serve la potenza piena del colpo.
Mi sferra una zoccolata proprio al centro dell'addome e sento il
leggero meccanismo delle boccette di veleno iniziare a mettersi in
azione. Quello che non avevo previsto era che l'animale si girasse
verso di me, sciogliendo il nodo con un colpo secco del muso, e mi
venisse incontro. Senza neanche darmi il tempo di accorgermi delle
sue mosse, mi tira una testata al centro del petto, ma l'esatto
momento in cui si allontana per colpirmi un'altra volta o scappare
cade a terra. Cado anch' io, ma per la reazione alla testata
dell'animale e dopo essermi rialzato mi avvicino a quest'ultimo.
Sembra privo di sensi. Poggio una mano sul suo addome e constato
l'ovvio. Il meccanismo funziona.
Mi
lascio scappare un'esclamazione di sincera gioia e mi sfilo
l'armatura, notando un'ombra verde dietro la porta che si allontana
appena i miei occhi cadono su di essa.
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