Le succhiò via l'amore dalle vene

di __lovelyrita
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Il Ritorno ***
Capitolo 3: *** Confessioni ***
Capitolo 4: *** Mio fratello ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Duemilacentosedici anni.
Duemilacentosedici anni e l'amore la fregava ogni volta che si presentava, così bello e sexy.
Penelope Hunt non poteva definirsi una normale ragazza americana. Si, era una ragazza e si, viveva in America, ma qualcosa di oscuro viveva in lei. Non si poteva dire che il suo lato umano prevaleva. Assetata come un vampiro, feroce come un lupo e furba come una strega. L'ibrido perfetto che conciliava tre dei più potenti esseri soprannaturali. La vera immortale, la vera Originale.
La persona, o meglio, l'essere più cattivo e malefico che si avesse mai potuto incontrare. Crudele, sadica, vendicativa. Eppure riusciva ad avere qualche amico qua e là, ma un amore solo. L'amore della sua vita. L'amore cattivo che aveva sempre desiderato. Desiderava un amore selvaggio e senza regole, e lo ebbe. Fu così malvagio che riuscì a pugnalare il suo impenetrabile cuore, fino a che il crepacuore non la divorò. No, non morì, ma crebbe. Crebbe di potenza e di astuzia, rendendosi ancora più immune alle emozioni. Eppure...


Nota:

Questa storia parte dalla puntata 3x18 "L'uccisione di uno". E' un what if?, perciò sarà presente un nuovo personaggio, Penelope Hunt, che scombussolerà un po' la storia. Spero vi piaccia e spero che seguiate in molti questa storia. Mi raccomando, mi aspetto molte recensioni!

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Capitolo 2
*** Il Ritorno ***


«Quindi Sage e Troy sono morti perchè sono discendenti della linea di sangue di Finn» osservò Elena. Era passato quasi un giorno dalla morte dei due vampiri, e di Finn. Bonnie, Elena e i Salvatore si trovavano a casa dei vampiri. Il giorno precedente fu una giornata pesante per tutti e di certo questa nuova problematica non ci voleva proprio.

«Perciò...» disse Stefan, che però fu interrotto da un'agitata Caroline

«Oh mio Dio, quando un'Originale muore, muore anche tutta la stirpe che ha creato. E se tutti noi fossimo discendenti di Klaus?»

«C'è solo una cosa da fare, scoprire chi è il nostro simpatico antenato»
rispose Damon, tra un sorso di whisky ed un altro

«Dunque, Caroline è stata trasformata da Damon, Damon e Stefan da Katherine, Katherine da Rose, ma chi ha trasformato Rose?»

Tutti erano intenti a pensare ad una soluzione, una via d'uscita, un'ultima speranza.

«Vi serve per caso una mano?» Penelope Hunt spuntò ai piedi della scala di casa Salvatore.

«Penelope. Avvertivo un odore acre» Damon si voltò e fissò la ragazza, la squadrava da capo a piedi, con un provocante sorrisetto sulle labbra «Sempre bellissima»

«Beh grazie. Tu invece hai perso il fascino che avevi negli anni 20. Ciao Stefan»
. La ragazza sorrise con un po' troppa malizia verso Stefan. Una lunga chioma nera corvino ondeggiava mentre Penelope si avvicinava al camino. Le gambe perfettamente parallele e divise tra di loro da un sottile spazio si muovevano sensualmente e i tacchi di legno delle sue scarpe creavano un armonioso motivetto a contatto con il pavimento. Le braccia incrociate le cingevano la stretta vita e il petto, che si muovevano in base al respiro, ma a nessun battito di cuore.

«Chi è?» chiese Elena a bassa voce

«Penny. La mia cara, vecchia, malvagia amica.»

«Vampira?»
chiese Bonnie

«Esattamente. Sono un'amica di vecchia data dei Salvatore» si poggiò a spalle al muro vicino al camino, e, guardando il fuoco, sospirò
«Si, fino a che non sei scomparsa» osservò Damon un po' inacidito

«Oh su, non mettermi il broncio adesso. Avevi detto che non ti serviva una Lexi personale e tolsi semplicemente il disturbo.»

«Penelope è una vampira di circa centocinquat'anni, una piccola e debole vampira...»
Stefan raccontò la storia della loro ospite a Bonnie ed Elena, mentre gli altri due si punzecchiavano a vicenda

«Hey, non sono debole, sono solo leggermente meno forte di voi due» lo rimproverò la ragazza.

«Era la nostra migliore amica, ma soprattutto di Damon. Era esattamente “la sua Lexi”, colei che lo tirava via dai guai. Ma non lasciatevi ingannare da queste piccolezze, Penny è il male impersonificato, la pura essenza della crudeltà...»

«Stefan, ti prego, così mi fai sembrare una cattiva ragazza.»

«Ed oltre ad essere migliori amici, questi due usavano i loro corpi come sfogo dai loro amori mancati: Katherine e...Kol»

«Grazie per avermelo ricordato»
ruggì Penelope

«Kol? Kol Michaelson?» chiese Bonnie

«A meno che tu non conosca un altro Kol Michaelson, si, proprio lui» le rispose la vampira, mentre si versava del whisky in uno dei pesanti bicchieri di cristallo dei Salvatore «Non sono ben accette critiche o commenti, grazie» e buttò il whisky giù per la gola.
Il suo volto assunse un'espressione malinconica e addolorata. Le nere e folte sopracciglia si accigliarono leggermente, le carnose labbra rosee si serrarono e la mandibola si fece più avanti, quel poco da far sembrare il suo viso già abbastanza ossuto ancora più spigoloso. I solchi che abitavano le sue guance di fecero ancora più pronunciati e i suoi occhi verdi scuri si gonfiarono e si arrossarono. Rimase così per qualche secondo, fino a che la voce di Stefan non la risvegliò dalla sua temporanea fase di trans dovuta ai flashback di una vita di dolori.

«Penny, questa è...»

«La Doppelgänger. Elena Gilbert, orfana, sorella di Jeremy Gilbert, Alaric Saltzman come tutore, ex fidanzata di Stefan, confusa, banca del sangue di Niklaus, ma certo»
Penelope guardò Elena con un macabro sorriso, strizzando leggermente gli occhi «E Bonnie Bennett, discendente della stirpe delle streghe Bennett, un'eroina, sempre presente per gli amici, abbandonata dalla madre quando era piccola, quasi più confusa di Elena. Leggo nelle menti, se non si fosse capito» La vampira iniziò a girare per la casa, sbirciando qualche libro e qualche quadro ogni tanto, soffermandosi sui più piccoli dettagli «Mi ricordo vagamente questa casa, quando ce la spassavamo qui dentro. Non mi scorderò mai quella sera dopo che...»

«Taglia corto Penny, perchè sei venuta?»
la interruppe bruscamente Damon

«Quanto sei acido, cosa c'è? Sei in crisi di astinenza?» e scoppiò a ridere. Notò la severa espressione di Damon, quindi tirò un gran sospiro e aggiunse «Rispolverare la memoria della mia Mystic Falls, salutare i miei migliori amici, trovare Kol e mandarlo a fanculo, dirvi un paio di cose che penso potrebbero esservi utili...»

«Siamo tutt'orecchi»

«E cosa mi impedisce di giocare un po' con questo mio meraviglioso vantaggio? Non so, potrei usarvi come schiavi personali, farvi morire di curiosità, cose del genere...»

«Sai benissimo che cederai»
rispose sogghignando Damon

«Dici? Altrimenti?» e subito la vampira fu interotta dal suo amico, che, dopo aver staccato la gamba ad una sedia, la scaraventò al muro e le puntò il pezzo di legno appuntito all'altezza del cuore.

«Altrimenti mi vedrò costretto a ficcarti questo paletto dritto dentro il cuore» le teneva la gola con una mano.

«Beh, sarebbe un peccato. Così non sapreste mai da chi tutti voi discendete»

«Cosa? Da chi?»
Damon allentò leggermente la morsa sul collo di Penny e lei sfoderò una forza che nessuno le aveva mai visto esercitare, scambiando le parti e portando Damon a spalle al muro: qualcosa non quadrava.

«Da me.»

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Capitolo 3
*** Confessioni ***



«Ripetimi perchè noi discendiamo da te»
Penelope se ne stava tranquillamente distesa sul divano a bere whisky, mentre tutti i presenti erano in preda a domande esistenziali.

«Sei sempre stato così capoccione Damon! Allora, te lo spiego in maniera che anche un bambino di cinque anni possa capire: io Originale, io ibrido, io strega, io origine di tutto, io vostra creatrice. Si?»

«D'accordo, si, e ora dimmi, perchè cazzo non ce lo hai mai detto?»
il tono di voce di Damon si alzò tanto da far tremare il pavimento.

«Hey non giudicarmi, le uniche persone a cui lo dissi erano affidabili e simpatiche, poi però hanno cercato di uccidermi e prendere la discendenza»

«Ti prego, dimmi che quelle persone non erano...»

«Oops»
un dolce sorriso da bambina innocente di dipinse sul volto di Penelope

«I Michaelson? Davvero? Scherzi? Beh certo, l'amore fa fare pazzie» nel tono di voce di Damon si poteva trarre un velato senso di ironia

«Già, e tu ne sai qualcosa, vero?» d'altronde se Damon era sarcastico, Penelope era sempre un passo avanti a lui

«Piacere, il mio nome è Stefan Salvatore e sono un vampiro, lei chi è?» Stefan si era intanto avvicinato alla vampira, tendendo la mano verso di lei, con un sorriso stampato in faccia

«Ma quanto sei simpatico. D'accordo» Penelope sbuffò e si tirò su, mettendosi a sedere sul divano. Tese poi la mano verso Stefan, gliela strinse e aggiunse «Piacere, il mio nome è Penelope Hunt, e sono l'abominio di Madre Natura»

Tanto tanto tempo fa.

Penelope vagava per il bosco incantato, coperta solo da alcune foglie di fico che le formavano un vestito alla meno peggio. Lunghi capelli neri che le arrivavano fin sotto l'ombelico erano ornati da una corona di fiori profumati. Era una ragazza di diciassette anni. Non aveva ne padre ne madre, come del resto tutti gli esseri che abitavano lì, erano nati tutti dal mare, dal sole, dalla pioggia, dalla rugiada. Ogni tanto incontrava qualche ninfa, qualche piccolo ometto o qualche sirena. Camminava per ore ed ore senza mai una meta, perchè sapeva già che per quanto lei avesse potuto vagare, non ci sarebbe mai stata la fine di quel bosco. Ma non era triste, affatto, anzi, quel posto era come un giardino dell'Eden popolato da esseri soprannaturali: non esistevano dolori, mali, vergogne.
Ma ecco che una mattina, Penelope fu svegliata da una brama incontrollabile, una sensazione mai provata prima. Si alzò, vide un ragazzo e subito due lunghi e appuntiti canini le spuntarono. Il ragazzo non fece in tempo a dire una sola parola che si trovò i denti aguzzi della ragazza infilati nella sua arteria carotide. Madre Natura creò il male.


-

«Quindi, duemilacento anni fa esisteva solo un infinito bosco dove Madre Natura si divertiva a creare creature magiche?»

«Esatto. Certo, non creò solo esseri soprannaturali, creò gli umani, gli animali, le piante e mazzi vari. Con il tempo scoprii che non mi aveva solo trasformata in vampiro, ma anche in licantropo e mi aveva dato i poteri di una strega. Sono l'essere supremo, immortale, l'unica persona che può uccidermi sono io stessa e bla bla bla»

«Che significa che l'unica persona che può ucciderti sei te stessa?»

«Esattamente ciò che vuole dire. La mia vita è legata ai miei poteri, per morire dovrei trasferire i miei poteri a qualcuno e così io mi spegnerei per sempre. Ma sono comunque cagionevole riguardo allo strozzalupo»

«E la verbena?»

«Da chi pensi che l'abbia imparato il trucchetto dell'assimilazione progressiva Katherine?»
Penelope sorrise con fierezza

«E fammi indovinare, il Michaelson belloccio e stronzo ti ingannò con l'amore per tirarti via i poteri e tu ci sei cascata. Mi meraviglio di te Penny, non pensavo fossi così sciocca»

«Taci Damon»

«Perciò»
interruppe Elena «i Michaelson non sono i veri Originali?»

«No, erano semplici umani. Una ricca famiglia, ma ciò che mi colpì di loro era la loro estrema simpatia. Li conobbi nel 1300 più o meno. Io trasformai solo Kol in vampiro, mentre a Niklaus donai le caratteristiche di vampiro e licantropo. Il problema fu che, dopo essersi trasformato, perse il controllo. Era euforico, pieno di se, arrogante, e così decise di diventare il capo di un infinito esercito di ibridi. Ma per farlo gli servivo io. Ovviamente mi rifiutai, non ci pensavo neanche a dargli i miei poteri e morire, lasciando il mondo in mano a quel pazzo furioso. Ma per vendetta mise tutta la sua famiglia contro di me e cercarono di uccidermi. C'erano quasi riusciti, ma io ero comunque più grande di loro di più di mille anni ed ero più forte, perciò uccisi Henrik, il loro fratellino. Da quel momento fu dichiarata guerra tra me e loro, ma continuavo a frequentare Kol di nascosto, finchè un giorno non si presentò, e neanche quello dopo, e neanche quello dopo ancora»

«Ed ecco la triste storia d'amore di Penny e il motivo per cui usò il mio stupendo corpo per sfogarsi»
disse Damon, mentre si accarezzava il petto. Penelope fece una smorfia

«Cosa? 1300? Quindi non hanno mille anni» chiese Caroline

«La fama di Niklaus lo precede. So già che si fingono millenari, ma lo fanno solo per incutere più timore. In conclusione, è vero che siete stati trasformati da Nik, ma se lui muore a voi non ve ne viene niente di male. Anzi, congratulazioni, non morirete mai finchè i miei poteri non verranno ceduti a nessuno. Ovvero, se io morissi dando i poteri a qualcun'altro, voi non morireste» una commossa tranquillità si diffuse nella stanza. Penelope si alzò in piedi «Le chiacchiere stanno a zero, si fa a modo mio. E' vero che l'unico modo di uccidere i Michaelson è la quercia bianca, ma una mano in più non fa mai male. Vi aiuterò ad ucciderli, ma toccate Kol e vi ammazzo»

«Ripeto, l'amore fa fare pazzie»
disse Damon, alzando le sopracciglia come solo lui sapeva fare

«No Damon, vedi, questa volta è diverso» Penelope si fece più vicina a Damon, azzerando sempre di più la distanza fra i loro visi «è vero che Kol è l'amore della mia vita, ma è stato un grandissimo bastardo, perciò se deciderò di ucciderlo, voi non vi dovrete intromettere, è una questione tra noi due. Sfioralo solo con un dito e giuro sul mio nome che ti stacco la testa nel giro di cinque secondi.» parlava a denti stretti e la sua voce si era fatta dura e fredda come il cemento d'inverno «Adesso, se volete scusarmi, devo andare a trovare il mio caro amante e dargli una bella lezione di vita»

«Beh buona fortuna, il signorino è molto incattivito e la visita di una vipera come te non so quanto lo possa far sentire bene»
disse Damon. Penelope si voltò e gli mandò un bacio volante che lui prese al volo e fece finta di metterlo in tasca.

Penelope captò subito la casa dei Michaelson, riusciva a riconoscere il profumo inconfondibile di Kol anche a chilometri di distanza, quel profumo che le mandò in tilt il cervello dal primo momento in cui lo sentì provenire dal collo del ragazzo, quel profumo per il quale avrebbe potuto uccidere chiunque per poterlo riavere con se.
Kol se ne stava nella sua stanza a cambiarsi. Aveva appena finito di infilarsi i pantaloni e aveva ancora la camicia sbottonata. Penelope arrivò all'uscio della porta della camera con un silenzio tombale, nessuno l'aveva scoperta. Si affacciò lentamente e lo vide.

1307

Lo vide. Appena incrociò lo sguardo di quel misterioso ragazzo, Penelope capì che quello sarebbe stato l'amore della sua vita.
Capelli castani e occhi color nocciola. Ma ciò che colpì veramente il cuore di Penelope fu il suo sorriso. Denti bianchi come perle illuminavano il cielo grigio di quel giorno d'autunno. La ragazza si trovava in Italia per una breve vacanza e qualche affare in sospeso, ma diciamo che quello non fu il momento più adatto per recarcisi, infatti era da poco scoppiata la peste nera. Vedeva gente morente ad ogni angolo della strada, i lazzaretti che pullulavano di cadaveri, si sentiva perennemente una puzza acre che invadeva l'aria e, ad ogni passo che faceva, i conati le si facevano più frequenti. Tutta quella plebe che chiedeva aiuto e si attaccava ai vestiti, era nauseante. L'unica fascia di persone ancora sane e vive era quella più ricca, e, data la bella cera del ragazzo, si doveva trattare di qualche aristocratico o ricco borghese.

«Cosa ci fa una bella donzella come lei in un posto così malandato come Milano di questi tempi?» il ragazzo parlava inglese

«E lei come fa a sapere che io...»

«Che lei è americana? Beh, diciamo che se vedo una persona che mi interessa non mi aggrada farci brutte figure»
il ragazzo afferrò con prontezza la mano della ragazza e se la avvicinò alle labbra «Il mio nome è Kol. Kol Michaelson»

«Penelope Hunt»
gli sorrise. Un sorriso provocante e malizioso. Lui lo colse e lo ricambiò

«Lei è qui perchè...?»

«Affari. E lei?»

«Io e la mia famiglia abbiamo una tenuta qui, poco fuori Milano, e venendo a conoscenza della morte dei custodi, ci siamo precipitati per dare un'occhiata alla situazione, che, devo ammettere, non è una delle migliori che io abbia mai visto. Ma lei perchè se ne va in giro tutta sola, rischiando di beccarsi questa terribile malattia?»
Kol colse Penelope impreparata, che non sapeva cosa dire

«Beh, io veramente...mi sono già ammalata ma ringraziando Dio sono guarita. Perciò ormai sono immune»

«Che disgrazia sarebbe stata perdere una bellezza come lei, oramai se ne trovano poche nel mondo»
lo sguardo ammiccante di Kol si insinuò negli occhi di Penelope, che data la terribile illuminazione causata dalle nuvole, erano di un marrone profondo. Lui le cinse la vita con il braccio e la portò via con se.


-

Penelope piombò all'entrata della stanza di Kol. Lui la vide attraverso lo specchio

«Penelope...» la sua voce era incredula ma sfacciata

«Ciao tesorino» rispose lei sorridendo. Il ragazzo non fece in tempo ad aprire bocca, che un paletto di circa mezzo metro gli trafisse il busto «Questo è per avermi lasciata» il corpo di Kol cadde in ginocchio e poi completamente steso a terra, privo di forze e conoscenza «La stronza è tornata» disse Penelope, prima di abbandonare a gran velocità la casa.

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Capitolo 4
*** Mio fratello ***


Penelope se ne stava tranquilla nella sua camera a casa Salvatore, mentre sistemava i vestiti negli armadi. A casa c’erano solo lei e Damon, il quale era intento a fare uno dei suoi bagni rilassanti. Improvvisamente suonò il campanello e lei si vide costretta ad andare ad aprire. Scese le scale con calma, facendo attendere l’ospite, e quando arrivò alla porta, la spalancò annoiata. Si trovò Kol, bello come il sole, con una mano dietro la schiena, che sorrideva.

«Come mai hai suonato il campanello invece di piombare improvvisamente nel salotto di casa?»

«Volevo solo essere cortese…»
un malizioso sorrisetto comparve sul volto di Kol «…con la mia ragazza» e da dietro la schiena tirò fuori un meraviglioso tulipano giallo. Il giallo era un colore che aveva sempre donato molto a Penelope, e Kol lo speva. Lo sguardo serio e freddo della ragazza si posò sul fiore che immediatamente si appassì. Kol lo guardò un po’ deluso e lo lasciò cadere. Incrociò poi le braccia poggiando la spalla allo stipite della porta e incrociando anche le gambe «Riusciremo mai ad uscire senza che uno di noi pugnali l’altro?»

«Mh, non ne sarei tanto sicura»
rispose Penelope, incrociando a sua volta le braccia al petto. In quel momento fece capolino Damon coperto solo da un’asciugamano

«Kol, il mio Michaelson meno preferito, a cosa devo il piacere?»

«A niente»
rispose Kol serio.

«Va tutto bene?»bisbigliò Damon all’orecchio di Penelope

«Si tranquillo, ci penso io» bisbigliò lei, accarezzando la spalla a Damon, che se ne andò con un sorriso. Penelope tornò poi a guardare l’amato, ma senza mai dargli la soddisfazione di un sorriso.

«Dicevamo?»

«Tu dicevi. Io stavo zitta»
rispose la vampira, facendo spallucce

«Dai, andiamo a berci qualcosa, come ai vecchi tempi» disse Kol, con uno sguardo quasi implorante. Lei lo guardò, strizzando gli occhi

«E che cosa mi dice che non mi pugnalerai alle spalle con una qualche imboscata, come ai vecchi tempi?» dopo che Penelope pronunciò queste parole, una risatina scappò a Kol che, facendo un passo in avanti, azzerò la distanza tra loro e, avvicinando le labbra al suo collo, le sussurrò

«Perché io non voglio farlo» e a quelle parole, Penelope si sciolse come un ghiacciolo sotto il sole. Chiuse gli occhi e sospirò pesantemente. Non voleva cedere, ma in quel momento ogni angolo del suo corpo la stava pregando di andare con lui, non avrebbe sopportato il rimorso di essersi lasciata scappare un’occasione del genere.
Kol si allontanò da lei, ma le rimase abbastanza vicino da poter vedere il suo riflesso negli occhi della ragazza. Si morse il labbro e sorrise, il sorriso che fece innamorare Penelope di lui. Ma anche in questo caso Penelope riusciva a rimanere tutta d’un pezzo, come sempre. Perciò sbuffò scocciata e disse

«Va bene, verrò» detto questo, lasciò Kol alla porta e salì in camera a prendere la borsa e ad avvertire Damon, rassicurandolo con un ”stai tranquillo”. Scese poi le scale per tornare da Kol che, alzando lo sguardo e vedendola, sorrise maliziosamente, per poi prenderla sottobraccio e portarla via.

Intanto in casa Michaelson c’era aria di tempesta.
Klaus stava seduto a bere del buon brandy quando Rebekah piombò come un tornado

«Nik abbiamo un problema» disse leggermente preoccupata. Klaus bevve un altro sorso e quando lo buttò giù aggiunse

«Invecchiato al punto giusto, proprio come piace a me»

«Mi vuoi stare a sentire?»

«Cosa vuoi Rebekah? Sbrigati, ho altre cose a cui pensare»

«Penelope è tornata»
lo sguardo di Klaus di fece immediatamente serio. Si alzò e si avvicinò alla sorella

«Come fai ad esserne sicura?»

«Beh, sai com’è, ho trovato Kol impalato e quando si è svegliato mi ha detto “Penelope è tornata”. Diciamo che non mi ci è voluto tanto»

«Dov’è ora Kol?»

«Penso che sia andato da lei»

«Bene»
sorrise Klaus «chiamalo e digli di portare Penelope qui così potremo finalmente mettere fine a questa storia» Rebekah corrucciò la fronte

«Non fare lo sciocco Nik, lei è molto più forte, troverebbe il modo di ucciderti in ogni momento, se ancora non l’ha fatto è perché tiene troppo a Kol per uccidere un suo familiare» l’espressione di Klaus divenne furiosa

«D’accordo» ruggì «ma facciamo in modo che nostro fratello non se ne innamori come fece ai tempi»

«Mi dispiace contraddirti Nik, ma lui è già innamorato. Lei fu, è e sarà per sempre l’unica donna della sua vita»

«Stronzate»

«Come mai non accetti l’amore Nik? Forse perché la piccola Caroline ti ha rifiutato?»
le parole di Rebekah irritarono Klaus a tal punto la farlo scagliare contro la gola della sorella, afferrandola e sbattendola al muro

«Dillo un’altra volta e non ci penserò su due volte a rinchiuderti nella bara» poi si staccò e se ne andò in camera sua.

Intanto Penelope e Kol erano arrivati al grill. Si sedettero ad un tavolo e chiamarono il cameriere

«Due bourbon» disse Kol al cameriere che, guarda caso, era Matt

«Impressionante, ti ricordi anche quello che bevo»

«Avevi dubbi?»

«Si, qualcuno»
Kol rise, poi disse

«Allora, dimmi, perché sei tornata a Mystic Falls?»

«Beh, sono comunque una delle fondatrici, anche se il mio nome è stato cancellato. E poi volevo venirti ad uccidere, se vogliamo essere sinceri»

«Uh, bene, si, penso di meritarmelo»
e lì Penelope cedette e sorrise, un sorriso vero, non un sorriso ironico, sarcastico o maligno, un sorriso di allegria «Finalmente» disse Kol, ricambiando il sorriso «Ah, sappi che Nik è ancora disposto a darti la caccia ed ucciderti per prendere i poteri»

«Ah il caro vecchio Niklaus, mi manca la sua cattiveria, mi somigliava in un certo senso»
sospirò Penelope, bevendo un sorso di bourbon

«Forse è anche per questo che vi odiate»

«No, io lo odio perché ti ha portato via da me»
lo disse, ma appena se ne rese conto arrossì e abbassò la testa. Kol spalancò gli occhi. Era felice, glielo si leggeva sul volto. Sorrise ma non parlò.
Erano uno il punto debole dell’altra: due esseri così cattivi e malvagi che erano però legati dal sottile filo dell’amore. Nessuno l’avrebbe mai detto, ma Kol avrebbe ucciso chiunque per poter salvare Penelope, e Penelope avrebbe ucciso chiunque per poter salvare Kol, perfino se stessa.

«Wow. Emh, quindi…» Kol non sapeva che dire, aveva soltanto quel magnifico sorriso dipinto in faccia che parlava da sé

«No, io non ho detto niente»

«Ah l’orgoglio fotte»
sospirò Kol, sorseggiando il suo bourbon. Dopo qualche secondo di silenzio, Penelope aggiunse con tono maligno

«Vuoi sapere come avevo pensato di fartela pagare?» Kol rispose semplicemente corrucciando la fronte e scuotendo la testa. A quel punto il volto di Penelope di illuminò di perfidia «Risvegliando il mio fratellino» Kol sbiancò. Spalancò gli occhi e posò con forza il bicchiere sul tavolo. Si avvicinò a Penelope sporgendosi sul tavolo e disse a denti stretti

«Non puoi farlo»

Tanto tanto tempo fa.

Penelope se ne stava seduta su una roccia, con le gambe poggiate sul cadavere di un uomo che aveva appena ucciso nutrendocisi. Improvvisamente sentì dei passi provenire alle sue spalle, si voltò e vide un ragazzo. Non le somigliava, ma aveva anche lui una terribile crudeltà che traspariva dagli occhi color oceano.

«Penelope?»

«Chi sei? Non ti ho mai visto»

«Sono nuovo»
Penelope si alzò e si avvicinò

«Quale strano potere ti ha appioppato Madre Natura?»

«Mi ha detto che sono uno stregone, e che sono tuo fratello»
Penelope rimase scossa. Un fratello? E perché mai avrebbe dovuto avere bisogno di un fratello? Si rivolse verso il cielo e gridò

«Perché a me?»sbuffò scocciata. Pf, fratello, non aveva bisogno di un compagno di malefatte, lei, e solo lei, aveva il diritto di fare del male «E sentiamo “fratello”, come ti chiameresti?»

«Silas»


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Salve a tutti! Mi chiamo Claudia e sono la vostra dolce (mmh) scrittrice :D
Spero che questa storia vi appassioni come appassiona me. Sono onorata di ricevere commenti così positivi e vi ringrazio di cuore!
Domandina: qualcuno di voi andrà alla convention a Perugia? Io purtroppo sono di Roma e non sono riuscita a trovare i biglietti ç.ç ci sarebbe stato anche Nathaniel! Mi viene da piangere :(
Al prossimo capitolo!

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