BLEACH, riflessioni.

di Lqiorra
(/viewuser.php?uid=170309)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il timore di Hisagi, il credo di Tōsen, la volontà di Muguruma ***
Capitolo 2: *** Perché il Sacrificio non sia mai vano, Tier Harribel ***
Capitolo 3: *** Sōsuke Aizen, il bagliore ***



Capitolo 1
*** Il timore di Hisagi, il credo di Tōsen, la volontà di Muguruma ***


Il timore di Hisagi, Il credo di Tōsen, la volontà di Muguruma








“Kare… KAZESHINI!!”.
 
La doppia falce bipenne di Shūhei Hisagi si abbatté sul bersaglio: il loro proprietario, saltando, le aveva scagliate entrambe trattenendole per la catena che le legava, cosicché ritirandole verso di sé potesse farle roteare entrambe sopra la testa per tentare un secondo assalto.
 
“Tsk… Non va ancora bene. Devo migliorare la precisione…”.
 
Hisagi atterrò e richiamò il suo Shikai, quindi rinfoderò la sua Zanpakutō. Il Vicecapitano si asciugò il sudore dalla fronte e guardò fuori dalla finestra: era davvero una bella giornata. Il ragazzo sorrise: gli piacevano le giornate soleggiate e dalla finestra di quella sala d’allenamento della nona brigata si godeva di una vista splendida. Si fermò un istante ad ammirare quello spettacolo.
 
“Che cosa mi manca…?”. Il ragazzo non riusciva a smettere di pensarci. “Perché non so muovere la mia arma come vorrei?”. Ripensò al combattimento contro Findorr Calius. In quell’occasione, l’Arrancar non aveva potuto niente contro la forza devastante di Kazeshini. “Perché?”. Hisagi si arrovellava, quando una vocina parlò nella sua testa. “Sai benissimo il perché! L’Arrancar non temeva il suo potere!”. Scosse la testa, infastidito. Non voleva pensarci, non era in quel concetto che avrebbe trovato la risposta. Nemmeno lui sapeva più se crederci.
 
“Shūhei.”.
 
Il Vicecapitano si destò dai suoi pensieri e si girò di scatto.
“Muguruma-Taichō… Non l’ho sentita arrivare.”. la sua voce era lievemente corrotta.
“L’ho notato.”. Kensei sorrise inaspettatamente, quindi si avvicinò al ragazzo. “È una bella giornata. Andiamo fuori, voglio mostrarti una cosa.”.
Hisagi era stupito: non era nello stile del suo capitano essere così pacato.
 
Capitano e Vice uscirono dalla sede della nona brigata e si incamminarono. Hisagi seguiva
 a ruota il suo capitano, che procedeva a passo lento.
“Taichō… Dove siamo diretti?”. Il ragazzo era incuriosito.
“Abbi un po’ di pazienza, Shūhei.”.
Hisagi non sapeva cosa pensare. I due si diressero verso una collina deserta piuttosto distante dalla Seireitei. Una volta giunti a destinazione, Kensei si fermò improvvisamente.

“Taichō?”.

“Shūhei… Credo che tu debba fare un po’ di chiarezza tra i tuoi pensieri.”. Il Capitano si girò verso il ragazzo ed estrasse la Zanpakutō.
Hisagi era incredulo. “Taichō…”.
“Futtobase… TACHIKAZE!”. La potente folata di vento emessa dalla spada fece tremare il ragazzo, che guardò il suo Capitano. Kensei era adirato.

“CHI NON TEME LA SPADA CHE IMPUGNA NON HA IL DIRITTO DI BRANDIRLA, NON ERA COSÌ?”.

Il potere sprigionato da quel pugnale era immenso: il suo proprietario non si stava trattenendo.
“Permettimi di spiegarti una cosa… L’unica cosa di cui devi avere paura è dell’influenza negativa del tuo potere! Abbine paura per saperlo controllare! Come speri di poter proteggere qualcuno impugnando la spada che temi!?”. Kensei scagliò un fendente dal quale Hisagi non seppe difendersi: la folata di vento provocata dall’arma lo sbatté a terra. Kensei lo guardò fisso.
“Quando c’è di mezzo la vita di qualcuno, non puoi aggrapparti a certi principi. Per quanto tu possa affilare la tua filosofia, essa non potrà mai proteggere da una spada. Non sto dicendo che tu non debba avere degli ideali… Dico che dovresti fare più attenzione alle parole e alle persone che le pronunciano.
Kensei sciolse lo Shikai, si avviò verso il suo Vice e gli tese la mano.
“Shūhei… Impara a conoscere la spada che per tanto tempo hai solo temuto. Temila a causa di ciò che potrebbe fare; credi in essa quando la impugni.”.
Hisagi afferrò la mano del suo Capitano e si sollevò da terra. Quindi Kensei si avviò verso la Seireitei. Sulla collina era tornata la tranquillità.

“Muguruma-Taichō.”.

Kensei si voltò verso il ragazzo.
“Grazie... Ora ho capito.”. Hisagi stringeva con forza l’elsa della sua spada. I suoi occhi brillavano di una luce nuova.
“Piantala. Piuttosto, dimostrami di aver inteso le mie parole!”. Kensei ribatté in modo brusco, quindi si voltò e s’incamminò, in fretta e con un sorrisetto stampato sulle labbra.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Perché il Sacrificio non sia mai vano, Tier Harribel ***


Perché il Sacrificio non sia mai vano, Tier Harribel








“Ehi, dov’è che stiamo andando!?”.
“Sta’ zitta! Non puoi sbraitare sempre!”.
“E chi sbraita!? Ho solo chiesto!”.
“Non rompere!!”.
“Datti una regolata! Vuoi morire!?”.
“Calmatevi.”.
“Dai, forza! VIENI QUI!”.
“NON ASPETTO ALTRO!”.
“Calmatevi.”.
“Non mi hai ancora risposto!”.
“E non ho intenzione di farlo! Chiedilo a Harribel-sama!”.
“E dov’è!? Rispondimi tu, dannata!”.
“Calmatevi…”.

Tier Harribel si era allontanata dal gruppo, aveva preceduto le ragazze. Era sicura che non ci sarebbero stati problemi.

“…Eccolo.”. Sussurrò, com’era solita fare.

Las Noches si stagliava di fronte a lei, enorme e imponente. Harribel lo fissò per qualche minuto. Voleva del tempo per sé, doveva decidere con calma come procedere… Almeno finché le ragazze non l’avessero raggiunta: loro avrebbero preso LA CALMA e l’avrebbero fatta brutalmente a pezzi. Le conosceva bene... L’Arrancar bionda sospirò, diede le spalle alla fortezza e si mise in ascolto.

“Muori, maledetta!”.
“E quelli li chiami pugni, vacca!?”.
“Calmatevi, stupide scimmie.”.
“STA’ ZITTA, SUNSUN!!”.

Dietro il colletto alto che le copriva la bocca, Tier sorrise lievemente. Si girò ed estrasse la Zanpakutō.

“Ute… Tiburón.”.

La Zanpakutō produsse un enorme vortice d’acqua: La Tier Harribel che ne uscì aveva le idee molto chiare. Si girò e guardò le sue Fracción.

“Voi tre, ragazze… Per me, per questo posto, per questo mondo… Siete indispensabili. Riplasmiamo questo posto… Insieme.”.

Le Tres Bestias la fissarono: lei era la luce, il loro orgoglio, il loro punto di riferimento.
Apacci era incredula. Prima guardò Harribel, poi Mila Rose. Aprì la bocca ma non emise alcun suono.
Mila Rose fece un passo avanti. “Ora hai capito?”. Disse, sorridendo ad Apacci. Quindi si inchinò.

“Lunga vita a Tier Harribel, Reina del Hueco Mundo.”.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Sōsuke Aizen, il bagliore ***


Sōsuke Aizen, il bagliore








-Ottavo livello detentivo, “Mugen”-


Buio.

Il buio più totale avvolgeva il suo corpo: eterno, perenne, senza sosta.

“Vero. Senza sosta è il termine adatto.”. Questo era il pensiero di Sōsuke Aizen che, seppur circondato dalle tenebre, vedeva. Vedeva qualcosa prendere forma, delinearsi lentamente, incessantemente, senza freni. Diretto verso il suo apice.
Vedeva tutto ciò di cui aveva bisogno.

“Kurosaki Ichigo…” Sussurrò.

Aizen distese i muscoli, respirò profondamente e piegò leggermente la testa indietro.


…Tutto andava secondo i piani.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1856224