Scary Midnight di Marty_Angel (/viewuser.php?uid=106692)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1.1 ***
Capitolo 2: *** 2.2 ***
Capitolo 3: *** 3.3 ***
Capitolo 4: *** 4.4 ***
Capitolo 5: *** 5.5 ***
Capitolo 6: *** 6.6 ***
Capitolo 7: *** 8.8 ***
Capitolo 8: *** 9.9 ***
Capitolo 9: *** 10.10 ***
Capitolo 10: *** 11 ***
Capitolo 1 *** 1.1 ***
gerk
Duncan
osservava la città sotto di se, leggermente infastidito da tutte
quelle macchine che strombazzavano per via di un incidente avvenuto
proprio pochi minuti prima.
-
Stupidi umani...- sbottò scrollando la testa nervoso.
Sentì un leggero, quasi impercettibile, spostamento d'aria e
così si voltò per identificare la persona che si stava
avvicinando.
- Scott- lo salutò con un cenno della testa.
-
Duncan- rispose quello avvicinandosi all'amico e unendosi a lui nello
scrutare quei puntini che si muovevano freneticamente a qualche
centinaio di metri di distanza. Certo che il palazzo, su cui erano
appostati, era veramente alto ma per loro l'altezza non era certo un
problema.
-
Come va la caccia? Qualche segno di quei santerellini?- ghignò
Scott scoprendo i denti con canini più affilati del normale.
-
Non si sono fatti vedere ma, secondo me, qualcheduno passerà da
un momento all'altro. Sentiranno che c'è bisogno di aiuto e
voleranno come dei razzi!- sghignazzò il suo compare mentre una
leggera brezza notturna gli scompigliava la cresta verde brillante
tenuta su con dose massicce di gel. Era vestito con jeans strappati,
scarpe da ginnastica, una maglietta nera con un grosso teschio stampato
sopra e sia al naso che sul sopracciglio risplendevano due piercing
metallici.
Risero malignamente e il nuovo arrivato aggiunse:
-
Già! Non vedo l'ora! E' da un pò che non partecipo ad una
bella battaglia e mi prudono terribilmente le mani!- il suo sorriso, se
così si può definire, si allargò ancora di
più.
- Giusto. Il grande capo che dice?- chiese il punk.
Scott
scrollò le spalle con aria indifferente mentre si sistemava i
capelli rosso fuoco e si lisciava la canottiera blu notte che metteva
in risalto il suo fisico perfetto.
-
Che vuoi che dica Al? Fate buona caccia, massacrate quegli uccellacci
in massa, vado a scoparmi Heather... bah come se lei accettasse di
dargliela! - esclamò il rosso annusando l'aria in cerca di un
odore in particolare.
-
Hai ragione. Dopo che ne dici di andare a rifornirci un pò? Ho
voglia di un pò di sangue fresco e non quella robaccia surgelata
che ci rifila quel Burromuerto!- sbottò Duncan sbuffando sonoramente.
-
Ci sto, magari chiedo se vuole aggiungersi a noi Jo, con lei non
dovremmo neanche sporcarci le mani!-
-
Buona idea, dopo se la vediamo possiamo domandarglielo. Aspetta...
guarda la!- esclamò Duncan indicando un punto davanti a se ben
preciso. A distanza
di almeno tre chilometri, due punti luminosi si stavano avvicinando a
gran velocità e i ragazzi non avevano nessun dubbio su chi
potessero essere.
-
Oh oh! Un pò in ritardo ma ci sono! Chi ci capita sta volta?-
chiese Duncan scoprendo i canini che cominciavano ad allungarsi come
zanne di un leone.
-
Mmm... mi sembrano Brick e Bridgette. Siamo fortunati, abbiamo anche un
pezzo grosso: La donna del capo!- esultò il rosso accennando
alla ragazza che si dirigeva velocemente verso il luogo dell'incidente.
Si accucciarono entrambi sul cornicione, pronti a saltare qualora fosse
giunto il momento opportuno per dare il via all'assalto.
Si
poteva vedere finalmente i due chiaramente, volteggiavano
aggraziatamente sopra la città mentre grosse ali candide come la
neve che sembrava emanassero luce propria, li tenevano sospesi dal
suolo. Si fermarono avvertendo distintamente una presenza per niente
sicura che si aggirava intorno a loro, furtiva come un'ombra.
-
Sono qui...- mormorò la donna dai lunghi capelli biondi che
fluttuavano compostamente dietro di se mentre si preparava a caricare
l'arco d'oro massiccio che teneva sempre appeso dietro la schiena.
- Si, li sento anche io...- borbottò il compagno innervosito estraendo una pistola con proiettili a luce ultravioletta.
-
E' la guerra purtroppo- sussurrò tristemente lei, alzandosi di
qualche metro per non farsi vedere dagli umani, seguita a ruota dal suo
compagno.
Attesero
qualche minuti prima di sentire dei proiettili passar loro accanto,
senza però centrarli e lasciandoli quindi incolumi.
-
Ciao Santerellini! Vi siamo mancati?- esordì una voce
terribilmente sensuale, facendoli voltare di scatto. I due angeli di
fronte alla coppia che sbatteva eccitata le ali da pipistrello notarono
con orrore che sui loro visi era dipinta un'espressione di chi non
vedeva l'ora di fare a botte.
- Ora ve la prendete anche per incidenti minori?- domandò Brick prendendo senza esitazione la mira.
-
Ehi a noi non interessa di che entità sia il danno! L'importante
che ci siate voi che correte ad aiutare quei patetici esseri
inferiori!- esclamò Duncan con aria di superiorità,
impugnando meglio il suo mitra, carico come non mai.
- Solo perché non sono immortali come noi, hanno il diritto di vivere!- ribattè la bionda.
-
Bah carne da macello, ecco che cosa sono! E poi, senti pupa, ma questa
discussione è già stata affrontata migliaia di volte
quindi... addio!- sghignazzò Scott scattando velocissimo e
avventandosi contro l'angelo maschio con l'intento di buttarlo contro
il palazzo di fronte. In quel momento Bridgette scoccò la prima
freccia mirando al punk ma questo la evitò all'ultimo e
cominciò a sparare una raffica di proiettili cercando di bucarle
la pelle pallida come la luna. Da buona leader qual'era, la bionda li scansò
facilmente, volando a zig zag, per poi lanciare la seconda freccia con
la punta aguzza intrisa di luce ultravioletta contenuta in uno speciale
apparecchio costruito da B, l'angelo addetto alle armi, qualche tempo
fa. Purtroppo anche questa finì male, beh, dopotutto Duncan era
un vampiro esperto nel combattimento e non si lasciava sorprendere da
trucchetti del genere.
-
E brava la puttanella! Vediamo come te la cavi nel secondo round!-
ghignò Duncan ricaricando il mitra e riprendendo velocemente a far
fuoco mentre la inseguiva nella speranza di colpirla. Quella,
avvertendo la situazione che si faceva pericolosa, optò per
un'inversione di rotta e cominciò a volare più velocemente
possibile e, nel frattempo, cercò di ideare un piano per poterlo
mettere al tappeto. Ne elaborò uno a tempo di record,
temprata dalle sue numerose battaglie, sperando che quel punk sfacciato
ci cascasse in pieno. Cominciò a volteggiare sotto di lui di
pochi metri e, come previsto, Duncan le si posizionò sopra,
sicuro di non poter sbagliare mira questa volta, fece per premere il
grilletto ma...
-
Prendi questo!- urlò Bridgette voltandosi di scatto e scagliando
una freccia caricata proprio pochi secondi prima. Illuso, non si era
abbassata di quota solo per essere un facile bersaglio ma per
nascondere ciò che stava facendo. Difatti Duncan, colto alla
sprovvista, si scansò a malapena e la freccia si andò a
conficcare dritta nella sua spalla. Un urlo di dolore squarciò
il silenzio della notte mentre il vampiro cominciava a precipitare,
rischiando di schiantarsi al suolo. Sebbene non avesse colpito i punti
vitali, gli ultravioletti provocarono una ferita di cui poi
sarebbe rimasta la cicatrice per l'eternità: era il punto debole
di
quei esseri e i loro nemici lo sapevano fin troppo bene!
Nel
frattempo Scott aveva afferrato per la gola il suo avversario facendolo
schiantare contro le vetrine del palazzo di fronte, sfondandole e
precipitando al suo interno, come erano le sue precedenti intenzioni. Brick si
contorceva cercando disperatamente di afferrare la sua pistola caduta
poco più in la ma quello stupido vampiro lo teneva inchiodato
per terra, senza possibilità di movimento.
-
Sai potrei farti fuori con il mio fedele Bazooka ma io preferisco i
buon vecchi metodi! Il vostro sangue è davvero delizioso e io
sono un pò in astinenza! Dì le tue ultime preghiere angioletto!-
ghignò il rosso mostrando i canini alquanto aguzzi e pronti ad
avventarsi sulla preda. Il ragazzo dai capelli neri come la pece
cominciò ad agitare le ali piumate, posizionandogliele sopra la
faccia, in cerca di qualcosa che lo aiutasse a sopravvivere.
Sembrò distrarlo leggermente con tutte quelle piume sulla faccia
e per un solo secondo allentò la presa quanto bastò al
ragazzo per reagire e scagliarlo contro il soffitto. Quello un
pò sorpreso si allontanò all'ultimo e si posò di
fronte a lui del tutto incolume.
-
Bleah, stupide penne!- sbottò sputacchiandone qualcuna qua e la.
Brick non perse tempo, impugnò la sua arma e fece fuoco, quello
però fu più veloce, scartando da una parte e riparandosi
dietro le innumerevoli scrivanie presenti. Il rosso allora
caricò il suo bazooka
e, furtivamente, si sporse quel tanto per vedere il suo
avversario che lo cercava con gli occhi a pochi metri da lui. Prese la
mira e... un urlo fin troppo familiare lo fece distrarre, così
la palla di fuoco che si
generò colpì Brick solo sull'ala destra e di striscio per
giunta! Certo, bastò questo a farlo urlare di dolore
però...
-
Se Duncan non muore adesso, lo uccido io dopo! Ci vediamo soldatino di
piombo!- esclamò Scott scocciato e precipitandosi fuori in tempo per salvare il suo compare per poi
sparire tra le nuvole.
-
Brick! Tesoro, stai bene?- chiese preoccupata la bionda allarmata dai
lamenti che aveva udito e che l'avevano aiutata a rintracciare il
povero angelo ferito.
-
Mi fa malissimo...- si lagnò quello. Lei gli si avvicinò ed
esaminò scrupolosamente la ferita mentre estraeva dalla tasca del marsupio, che
aveva intorno alla sua cinta magrissima, delle bende.
-
Scusami, non sapevo che una missione così semplice si sarebbe
rivelata pericolosa. Se mi avessero informato, avrei portato qualcuno
con più esperienza, tipo Owen....- subito lo sguardo del
ragazzo si illuminò e affermò convinto:
-
No! Sono felice che tu abbia scelto me! Passerà, d'altronde
è solo il fuoco che ci può ferire, guarirà presto-
la bionda sorrise e finì di medicarlo, poi lo aiutò a
librarsi in volo e a ritornare al quartier generale per far rapporto a
Geoff, suo marito.
***
- Porca troia Jo! Fa piano!- sbraitò Duncan furibondo: quella ragazza non aveva il minimo tatto!
-
Zitto sfigato! Se non mi muovo a toglierla, attaccherà il cuore
e ci vediamo! Quindi fermo che...- un urlo ancora più forte fece
quasi tremare i muri dell'enorme villa - Voilà! Ci voleva tanto?-
sbottò lei sistemandosi i capelli biondi dietro l'orecchio.
Quello cominciò a bestemmiare in varie lingue e ad insultarla ma
fu interrotto da qualcuno che aprì la porta della stanza che
fungeva da infermeria.
-
Duncan! Fratello mio, come stai?- chiese un uomo dalla pelle ambrata,
gli occhi verdi e i capelli castani lunghi fino alle spalle.
-
Come vuoi che stia Al?- grugnì quello alzandosi dal lettino e
rimettendosi la maglia mentre la ferita già cominciava a
cicatrizzarsi. L'uomo alzò il cipiglio sentendo l'odiato
soprannome che tutti gli affibbiavano da anni ma lasciò correre.
Aveva questioni più urgenti da sbrigare ora.
- Scott mi ha raccontato come è andata questa notte...- cominciò lui incrociando le braccia al petto.
-
Si, beh se sei venuto qua a farmi la ramanzina, risparmiatela!-
ringhiò il punk scoprendo i denti sebbene non osasse sfidare il
suo interlocutore, in quanto infinitamente più potente.
-
Non era mia intenzione. So benissimo che uccidere Bridgette era
un'impresa quasi impossibile, è la moglie del boss d'altronde ma
quel ragazzino... si, quello potevate farlo tranquillamente fuori-
Jo scoppiò a ridere nel sentire il suo superiore fare la paternale al rammollito per eccellenza.
- Stai perdendo colpi Duncan!- lo incalzò aggressiva.
-
Che cazzo hai detto, trans che non sei altro? Ero a secco di sangue Al!
Quella porcheria che ci dai tu fa veramente schifo! Io ho bisogno del
liquido fresco di una persona appena morta o di una qualche sgualdrina
che si faccia succhiare senza troppi problemi!- cercò di
giustificarsi.
-
Duncan, forse non ti è chiara la situazione precaria in cui
siamo. Un solo passo falso e quei pennuti non vedono l'ora di saltarci
addosso! Nell'ultimo scontro abbiamo perso due dei nostri più
validi vampiri, Eva e Lightning, non possiamo permetterci che anche tu
venga fatto fuori! Gli altri vampiri sono ancora troppo giovani ed
inesperti per combattere e io ho bisogno di guerrieri come te-
-
Non puoi pretendere che siamo al massimo delle energie con dello
stupido sangue sintetico!- continuò il verde irremovibile dalla
sua posizione.
-
Mi spiace Al, lo sfigato qua ha ragione- intervenne Calamity. Il
vampiro più anziano sospirò, sapeva purtroppo che i
giovani non avevano per niente torto così decise di venirgli
incontro.
-
E sia. Andate domani notte a rifornirvi ma vi avverto se provate ad
uccidere qualche persona vi faccio fuori personalmente! Non voglio che
si lascino tracce che possano condurre al nostro rifugio!- e detto
questo girò sui tacchi e se ne andò pensieroso.
-
Bravo uomo metallico, per una volta ne hai combinata una giusta!-
ridacchiò Jo pregustandosi la caccia che si sarebbe svolta a
distanza di qualche ora e sentendo già il sangue, così
dolce e gustoso, colorarle giù dalla bocca.
***
- Presto,Zoey vieni qua! Brick è ferito!- urlò Bridgette
entrando nell'enorme grattacielo, loro sede principale e trascinandosi
dietro un Brick semi svenuto. Subito una ragazza dai capelli rosso
fuoco si precipitò verso i due, spuntando dal nulla.
- Che è successo?- chiese mentre esaminava la ferita.
-
Dopo, ora portalo subito a curarsi. Mi fido delle tue abili mani-
sbottò quella ritirando le ali nella schiena e assumendo
l'aspetto di una ragazza normale.
-
Va bene. Mike!- chiamò la rossa a gran voce. Un ragazzo alto e
magrissimo si avvicinò e appena vide l'amico ferito, senza
domande l'aiutò a portarlo via.
-
Ehi Bridgette, c'era tua figlia che ti cercava- mormorò Tyler
affiancandosi alla bionda che con passo spedito puntava verso lo studio
del suo amato.
- Ha problemi con l'addestramento?- chiese perplessa. Il ragazzo con un fisico da atleta le rispose:
- No, dice però che si sente pronta e io da suo allenatore lo confermo...-
-
Ne riparliamo dopo va bene? Se la vedi, dì a Dawn che l'aspetto nella
sua camera da letto, non ho intenzione di coinvolgerla in questa maledetta
guerra- e detto questo sparì in uno delle stanze lasciando solo
l'uomo.
-
Ehi piccola!- la salutò felice come sempre Geoff che
all'apparenza poteva sembrare solo un festaiolo perditempo ma quando si
impegnava riusciva a tenere tranquillamente testa a più vampiri
contemporaneamente.
-
C'è poco da sorridere: la missione è un fallimento,
Brick è stato ferito e tua figlia dice di sentirsi pronta-
sbottò lei sedendosi distrutta su una sedia da ufficio accanto a
lui. L'uomo la guardò stranito: Dawn che voleva combattere? No,
c'era qualcosa di più sotto, lei odiava le guerre e odiava le
armi!
-
C'è qualcosa che non mi convince, dopo ci andrò a
parlare- borbottò guardando fuori dalla finestra mentre un velo
di tristezza che pochi riuscivano a scorgere si posava sui suoi occhi.
Bridgette osservò il marito che conosceva fin troppo bene dopo
tre secoli di matrimonio.
- Ti manca Dj, vero?- domandò abbracciandolo.
-
Era un mio buon amico ma quei maledetti vampiri la pagheranno prima o
poi!- esclamò lui stringendo i pugni e facendo sbiancare le
nocche.
Spiegazioni capitoli:
Allora
so benissimo che Dawn non è assolutamente figlia di Bridgette e
Goeff ma mi serviva che fosse imparentata con qualcuno di potente e
quindi... eccoci qua!
Punto
secondo Geoff, secondo me, è solo in apparenza un perditempo ma
quando vuole sa tirare fuori "le palle" (citazione necessaria!) basti
pensare a quanto si danna quando la sua "piccola" è bloccata in
siberia... mi prendo la licenza poetica ^^
Spazio autrice:
Si,
devo finire le altre due storie, giuro che prima o poi le finirò
ma ieri, mentre facevo disegno mi sono illuminata e...
Duncan: Non ce ne frega un cazzo!
Scott: Giusto e poi dai noi vampiri?!
Vabbè
ma siete di quel gruppo di "vampiri super fighi tenebrosi---> sesso,
droga e Rock 'n' Roll" perdono! ^^ comunque che ne pensate? Fatemi
sapere alla prossima!
Marty Angel
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** 2.2 ***
scary 2
Alejandro
osservava perplesso i suoi tre compagni uscire dall'enorme maniero dove
abitavano stabilmente da più di trecento anni. Il suo sesto
senso era in allarme e una strana sensazione gli annodava le viscere,
sarebbe forse successo qualcosa da li a poco? Si, conoscendoli
probabilmente si, anzi no, sicuramente si. Sospirò desolato,
purtroppo, come dar loro torto? Il sangue sintetico, che arrivava per
lui da uno dei molteplici laboratori Burromuerto, faceva veramente
schifo! Sapeva di sapone liquido mischiato a vino rosso di pessima
qualità. D'altronde la loro situazione era precaria, odiava
ammetterlo ma era così e non potevano di certo permettersi dei
lussi. La guerra che imperversava tra i vampiri e gli angeli si
protraeva fin dai tempi più antichi e li stava pian pian
estinguere ma, per la miseria, che poteva farci? Niente e poi, in
fondo, amava combattere contro quegli stupidi uccelli bianchi! Inutili
e stupidi esseri tanto quanto gli umani! Ancora non riusciva a
capacitarsi del perché la loro specie mortale fosse quella
dominante. Erano inferiori, dementi e senza un briciolo di cervello
eppure... eppure gli Angeli non si facevano scrupoli nel proteggerli!
Il viso dell'uomo di chiare origine ispaniche si contrasse in una smorfia di disgusto mentre incrociava le braccia al petto.
-
Ehi Alejandro perché non ti togli dalle palle visto che sei in
mezzo ai piedi?- una voce tagliente come il rasoio lo fece voltare di
scatto. Davanti a se c'era una donna dai tratti orientali, il fisico
perfetto, i capelli lunghi e neri che lo osservava con aria di sfida,
mostrando i canini che spuntavano leggermente dal labbro superiore.
- Ehi chica,
dovresti usare un pò più di rispetto nei miei confronti,
che dici?- chiese lui ammirandola in tutta la sua bellezza. Sul viso
della vampira si dipinse un'espressione completamente beffarda e
incurante del fatto di avere di fronte uno dei più potenti
vampiri del terzo millennio.
-
Rispetto per un individuo come te? Piuttosto mi faccio catturare
spontaneamente da quelli la- come sempre Alejandro si stupì di
fronte alla sua audacia, pochi erano in grado di rispondergli
così, meno ancora coloro che erano sopravvissuti per
raccontarlo. Stranamente non mosse un dito e si limitò a fissare
i suoi occhi grigio perla perché, odiava ammetterlo, ma non
sarebbe riuscito a torcerle un solo capello.
-
Heather, per quanto ancora ti opporrai a me?- domandò sebbene
questa domanda glie l'avesse rivolta più e più volte,
ottenendo sempre la solita risposta che lo mandava gentilmente
al diavolo. Le si avvicinò con passo sensuale fino a fermare il
proprio viso a pochi centimetri dal suo, riuscendone a cogliere i
minimi particolari e sfumature.
-
Avvicinati ancora una volta a me così e giuro che ti fracasso i
coglioni- sussurrò lei con tutta calma mentre la sua immagine
cominciava ad annerirsi per poi sparire lasciando soltanto una piccola
nebbiolina nera che galleggiava pigramente nell'aria.
Alejandro
rimase li a fissare il punto in cui era sparita, immerso nei propri
pensieri. Perché non riusciva a tenerla a bada nonostante la sua
potenza? Perché continuava a trattarlo così?
Perché era così dannatamente attraente?!
-
Sono passati più di cento anni, basta rancore...- mormorò
alzando gli occhi al cielo conscio dell'ipocrisia della sue parole,
prima di dirigersi fuori e ammirare la luna che risplendeva alta nel
cielo.
***
- Ho detto che si prende la mia macchina!- ringhiò Duncan scoprendo le zanne.
-
Quella caretta più dei venti all'ora non fa! Saremo da Jimmy
all'alba!- ribattè Scott in posizione di attacco e pronto ad
aggredire il proprio compagno.
-
Se non la smettete, giuro che vi stacco la testa! Si prende la mia e
punto, se oserete ribattere ve la vedrete personalmente con me e i miei
pugni!- urlò esasperata Jo tirando fuori le chiavi della sua
Honda Civic nera. Subito i due vampiri tacquero sapendo bene che era
meglio non far infuriare la loro compagna: aveva una forza mostruosa,
in grado di farle sollevare fino a due camion di 10 tonnellate.
- Almeno fa guidare uno di noi due!- sbottò il punk guardandola di striscio mentre entrava nella vettura.
-
Salite e state zitti: volete bere questa sera o no? E allora muovete il
culo!- ordinò imperiosa la ragazza, detta anche Calamity per il
suo carattere scontroso, mettendo in moto e aspettando che i due
salissero. Appena lo fecero, partì con una sgommata facendo
sobbalzare il motore ancora freddo del veicolo.
-
A guidare fai pena...- borbottò Scott guardando fuori dal
finestrino le luci della città che scorrevano veloci. Dio solo
sapeva da quanto tempo non bevevano sangue vero! Erano arrivati al
limite e poi, oltre a tutto questo, c'era anche la voglia di una sana
scopata! Era risaputo che i vampiri quando bevevano potevano far si che
fosse una cosa stupenda per chi ne beneficiava, al contrario, negli
scontri o in qualsiasi altra occasione, diventava un'esperienza
dolorosissima tanto che era preferibile la morte ad essa ma quella sera
non rientrava di certo nel caso sopracitato!
-
Siamo arrivati- annunciò la ragazza dopo pochi minuti
parcheggiando la macchina tutta storta e completamente fuori dalle
strisce. Davanti a loro si stagliava un'enorme edificio bianco da cui
usciva musica rock a palla e luci colorate, con una fila di persone che
attendevano di entrare mentre un'enorme scritta a neon lampeggiava
riportando il nome del locale: Jimmy's Kingdom. Appena il buttafuori se
li trovò di fronte, subito li riconobbe, si fece da parte senza
indugio per agevolare il loro accesso e provocando urla di proteste tra
chi attendeva da più di un'ora.
-
Allora ci vediamo qua alle 4 del mattino e non provate a fare cazzate o
vi uccido!- esordì Jo prima di immergersi tra la folla composta
da corpi di mortali che urlavano e danzavano come scatenati. I due
ragazzi si guardarono un pò negli occhi, prima di alzare le
spalle contemporaneamente e sparire uno dalla vista dell'altro.
Jo
osservava guardinga i soggetti intorno a se, valutando attentamente la
sua prossima preda. Voleva un uomo forte, con un bel fisico, che avesse
il sangue assolutamente irresistibile così da poter soddisfare
la sua sete. Dopo poco ne trovò uno che soddisfava tutti i suoi
requisiti: un ragazzo di origini forse senegalesi, con spalle larghe
quanto un armadio, i muscoli perfetti, i capelli praticamente rasati e
un grosso tatuaggio sulla spalla sinistra, sedeva compostamente su uno
dei divanetti presenti. Calamity si leccò le labbra
inumidendole, divertita dalla situazione che si sarebbe creata da li a
poco. Anche se era a qualche metro di distanza e con migliaia di odori
che la potevano confondere, si concentrò sul suo, assolutamente
più appetibile degli altri.
Pochi
secondi dopo il ragazzo di colore, sentendo chiaramente due occhi
magnetici fissarlo insistentemente si girò e la vide: una
ragazza dalla carnagione pallidissima, cadaverica quasi, con due occhi
viola a calamita e un fisico palestrato lo stava osservando con un
leggero sorrisetto strafottente. Subito si sentì accaldato e su
di giri, c'era qualcosa che lo attraeva in quella tipa e non di certo
era per la sua bellezza! Aveva intorno a se un alone di mistero, di
trasgressione, di lussuria che lo stava portando a fare sogni poco
casti su Jo, così decise di avvicinarsi e abbordarla.
-
Ehi piccola, posso offrirti da bere?- le chiese con la sua voce
più sensuale mentre le avvolgeva un braccio intorno al collo.
-
Si e credo che un malibù vada benissimo- rispose lei voltandosi
verso il bancone per ordinare. Il barista preparò il cocktail a
tempo record e li porse alla bionda, stregato pure lui dal suo fascino.
- Allora bella, come ti chiami?- continuò il ragazzo mentre sorseggiava la sua bevanda.
-
Jo. Senti qua c'è veramente troppo casino, ci spostiamo in un
privè?- domandò Calamity con un sorriso accattivante. Il
suo compagno aprì gli occhi sorpreso: ancora meglio del previsto!
- Ma certo! Lord non si tira mai indietro!- esclamò lui gonfiando il petto muscoloso e seguendola al piano di sopra.
Dopo
aver girato un poco, trovarono finalmente una stanza libera e come due
ladri si intrufolarono al suo interno, senza far rumore. Appena
chiusero la porta, Jo si avvicinò alla sua preda e senza
preavviso lo baciò sulle labbra mentre passava lascivamente le
mani sulla sua schiena. Il ragazzo non aspettò altro,
cominciò a levarle la maglietta e slacciarle i jeans aderenti.
-
Spero che non ti dispiaccia se conduco il gioco io, che ne dici?-
chiese sensuale Jo spingendolo contro il letto e sedendosi a cavalcioni
sul suo basso ventre.
-
Oh ma che brava gattina che abbiamo qua!- sghignazzò quello
convincendosi che avesse fatto la scelta migliore della sua vita.
- E spero anche che ti piaccia il sesso un pò spinto- continuò lei togliendogli definitivamente i boxer.
-
Non c'è problema- replicò lui eccitato come non mai in
vita sua. La bionda si chinò sfiorandogli l'orecchio con il naso
per poi sussurrare.
-
Perfetto...- una sola, semplice parola prima di affondare i canini,
allungati a dismisura in quel momento, nel collo dell'uomo e facendolo
gridare di piacere prima di farlo sprofondare in una specie di coma
orgasmico.
Jo si rialzò dopo due ore di sesso sfrenato, guardando con sufficienza il ragazzo sotto di se, stravolto dalla fatica.
-
Wow piccola non credevo che fossi così... beh, caparbia!-
esclamò Lord asciugandosi il sudore sulla fronte e
guardandola ammirato. Nonostante un piccolo bruciare al collo, il suo
piacere era stato tale da non essersi neanche accorto di quello che
aveva fatto la vampira. La vide alzarsi e allontanarsi senza dire una
parola, lasciandolo sfinito e nudo sul letto senza che potesse
aggiungere altro.
Scott
osservava indifferente la ragazza dai lunghi capelli ricci e castani
accanto a se che sonnecchiava tranquillamente come una gatta morta.
Solita femmina ingenua che era caduta vittima del suo fascino, solita
scopata, solita bevuta! Solito tutto per la miseria! Mai niente di
così eclatante! Perché trovava quelle azioni così
noiose seppur le bramasse con tutto se stesso? Ogni volta si eccitava
all'idea di nutrirsi, fare l'amore con una tipa, farle raggiungere
l'apice del piacere più grande della sua vita, per poi
abbandonarla. Quando finiva però, si rendeva conto che era tutto
scontato, niente cose straordinarie, il solito semplice orgasmo che non
lo soddisfava mai abbastanza. Bah, Duncan lo definiva spesso uno dai
gusti troppo difficili ma lui era un tipo raffinato, non poteva farci
niente, era nella sua natura. Si alzò, si rivestì e
guardò per un ultima volta quella mora dal volto tanto anonimo
sdraiata sul letto. Forse se ne accorse perché si svegliò
di scatto e lo guardò interrogativa.
-
Dove vai?- chiese con espressione imbronciata. Scott scrollò le
spalle e fece per aprire bocca quando un rumore particolarmente
familiare catturò la sua attenzione. Sebbene per un comune
mortale, non sarebbe stato possibile captarlo per via del frastuono che
proveniva da sotto, per il vampiro fu facilissimo così il rosso
si avvicinò alla finestra e guardò di sotto, sapendo
già cosa stesse accadendo.
-
Merda- sibilò mentre usciva a velocità della luce dal
privè per correre di sotto. Duncan, stupida testa di cazzo che
non era altro!
Uscì
dal retro e si trovò di fronte uno spettacolo agghiacciante: il
punk era in piedi con il volto insanguinato, gli occhi rosso
fuoco, le zanne scoperte e lunghe e ai suoi piedi un uomo sui trenta
anni giaceva senza vita con gli occhi spalancati e vitrei. Il collo era
aperto in due ma non c'era traccia di sangue da nessuna parte, l'aveva
bevuto tutto il verde.
-
Porca troia! Che cazzo hai fatto?!- ringhiò furioso Scott
avvicinandosi al cadavere per controllare se, per miracolo, ci fossero
ancora segni vitali.
-
Senti non è colpa mia! Stavo scopando con una ragazza, sono
sceso, questo qua mi è venuto incontro e ha cominciato a
coprirmi di insulti dicendo che mi ero fatto la sua tipa! Poi mi ha
tirato un pugno ma credo si sia slogato una mano!- ridacchiò
divertito il vampiro facendo tornare il suo aspetto normale.
-
Tu sei scemo altro che! Guarda che disastro hai combinato- urlò
il suo compare cominciando a passeggiare avanti ed indietro
nervosamente.
-
Ah beh, se è per questo mi ha visto un signore che passava e
credo sia corso a sporgere denuncia- sbottò noncurante quello
mentre posizionava il cadavere contro la parete del vicolo piccolo e
buio dove si trovavano.
-
Ti dovrei uccidere io per questo! Porca merda niente più sangue
umano! Cazzo a te Duncan! Forza usciamo e andiamo alla macchina,
aspetteremo Jo la- disse il rosso rientrando dentro seguito a ruota dal
suo amico, senza curarsi della corpo senza vita dietro di loro che li
guardava con uno sguardo sofferente dipinto sul viso.
-
COSA?! Duncan tu vuoi morire tra le mie grinfie!- gridò Jo
partendo a razzo con la povera macchina appena apprese ciò che
era successo.
-
Senti, lo so che ho fatto una cazzata ma nessuno mi può
insultare! Tanto meno un mortale!- si difese pacatamente il vampiro
scrollando le spalle.
- Al ci ucciderà! Se qualcuno ti ha riconosciuto ci sarà un processo e dovremmo chiamare nuovamente quelle la...- sbottò sottolineando le ultime due parole con disprezzo totale.
- Ah dici? A me non dispiace!- rise divertito il punk imitato a ruota da Scott.
-
Non dirlo più, soprattutto di fronte agli altri, o ci ritroviamo
ancora più nella merda di quanto non lo siamo già-
concluse Jo passando con il rosso noncurante dei richiami degli altri
automobilisti e della polizia che da più di mezz'ora li stava
inseguendo con tanto di sirene accese.
***
Bridgette, con accanto suo marito Geoff, bussò discretamente alla porta della camera della loro figlia.
-
Avanti- una vocina sottile e limpida li accolse, invitandoli ad
entrare. I due si pararono di fronte a una ragazzina, con gli occhi
chiusi, le gambe incrociate,i lunghi capelli biondissimi quasi bianchi,
un maglioncino verde bottiglia addosso e seduta comodamente sul letto.
-
Sapevo che eravate voi, ho sentito le vostre aure arrivare-
annunciò quella alzando finalmente le palpebre e rivelando un
paio di occhi color cobalto, assolutamente unici nel suo genere.
La
ragazza sospirò: sua figlia aveva questo potere strano, quello
di leggere l'anima di una persona. Sapeva cosa pensava, cosa provava,
senza bisogno di sfiorarla o vederla. Un dono prezioso per la loro
battaglia, un'arma letale se vogliamo dirla tutta ma era così
piccola, non poteva combattere contro quei barbari ignobili! I coniugi
speravano con tutto il cuore che il giorno della sua entrata in questa
guerra fosse il più lontano possibile ma...
-
So già cosa pensate e si: voglio entrare nelle vostre prime
file- annunciò Dawn squadrandoli dalla testa ai piedi.
-
Ascolta tesoro, ti conosco troppo bene: tu odi la violenza. Cosa stai
tramando?- le chiese suo padre sedendosi di fianco a lei.
-
Niente papà...- mormorò lei tormentandosi le mani
nervosa. A Bridgette questo gesto non sfuggì così disse:
-
Dawn non hai mai mentito, non cominciare a farlo proprio ora- la
costrinse ad alzare il viso e a guardarla dritto negli occhi. Vide il
dubbio farsi strada per poi abbassare lo sguardo verso il suolo.
Dawn
odiava mentire ai propri genitori, la faceva sembrare sporca e
vigliacca quindi decise di vuotare subito il sacco per tenere a bada la
propria coscienza.
-
Va bene, ho un piano per far cessare questa stupida guerra. Voglio
avvicinare uno di loro, ci parlerà e capirò, leggendogli
l'aura, come risolvere il problema degli umani. Voglio far capire loro
che è possibile una convivenza con i mortali, così tutto
questo finirà! So che non sarà facile perché sono
dei testardi ma ho dei buoni poteri psichici e poi la violenza non
è mai la soluzione giusta! Perché non proviamo a
dialogare, a...- il suo discorso fu interrotto dalla voce dura di suo
padre.
-
Basta così Dawn. I tuoi intenti sono nobili e ciò ti
porta rispetta ma tu non hai idea di che razza di individui sono i
vampiri! Sono esseri spietati, senza pietà, uccidono alla minima
provocazione! Non sei assolutamente in grado di tenere testa ad uno di
loro!- scattò su il biondo alzandosi.
-
Tuo padre ha ragione. Guarda che fine ha fatto Brick... eppure era il
migliore del corso ma è bastato una piccola battaglia per farlo
finire in infermeria. Non vogliamo perderti quindi siamo costretti a
proibirti di uscire di qua per non farti commettere pazzie-
annunciò sua madre con tono dolce con una nota dura sullo sfondo.
-
No! Mamma, papà dovete fidarmi di me! Non sono più una
bambina! Posso farcela!- cercò di controbattere la loro figlia.
-
Cosa stai dicendo che non sai nemmeno volare! No, la questione è
terminata- concluse senza possibilità di replica Geoff lasciando
le due a discutere. Dawn trattenne il fiato a quella cruda
verità: già, l'unico angelo al mondo che non riusciva a
volare. Aveva provato in tutti i modi, aiutata dai suoi genitori, dagli
istruttori ma niente... qualcosa la bloccava e non sapeva cosa di
preciso. Forse l'altezza, forse la paura di per se, non riusciva ad
individuarne la causa.
-
Scusalo, è ancora scosso per quello che è successo a Dj,
se lo vede morire davanti ogni notte ed è diventato più
protettivo. Ascolta Dawn, anche a me non piace la violenza, odio dover
uccidere, se posso non lo faccio quasi mai e... credi che non abbiamo
già provato a trovare un punto di accordo? Non c'è stato
verso, quindi, per ora, non ci resta che continuare su questa strada
per quanto essa sia brutta. Vai a dormire amore mio e non pensare
più a questa brutta storia. Domani se ho due minuti proviamo di
nuovo a volare che dici?- domandò baciandole la fronte prima di
lasciarla tra i suoi pensieri e seduta nello stesso modo in cui
l'avevano trovata.
Dawn
osservò la porta chiusa con insistenza: perché nessuno
riusciva a capirla? Perché nessuno credeva in lei? Perché
non riusciva a volare?!
Cercò
di non pensarci più o le sarebbe scoppiata la testa, si
sdraiò sul letto decisa come non mai a portare a termine il suo
piano: quella guerra doveva finire e lei doveva fare qualcosa per far
si che ciò accadesse.
Angolo autrice:
Ehila gente, come va? ^^
Duncan: Malissimo
Scott: Concordo...
Oh e come mai?
Duncan: Abbiamo letto il capitolo e indovina?
Non mi dire fa schifo? -.-
Scott: Come sei intelligente XD
Grazie beh, finalmente ho aggiornato l'importante è quello!
Duncan: No per niente!
Vabbè se il capitolo, a discapito di questi due, vi è piaciuto meglio fatemelo sapere ^^ un bacione a tutti ^^
Marty Angel
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** 3.3 ***
scary 3
Duncan
si ritrovò a pensare di quanto sarebbe stato piacevole l'inferno
in quel momento, piuttosto che ritrovarsi in quel maledetto ufficio con
la testa che doleva e il corpo completamente paralizzato. Alejandro,
appresa la notizia del suo omicidio, non aveva alzato minimamente la
voce, semplicemente, l'aveva preso e sbattuto contro il muro, cercando
di fracassargli il cranio.
-
Aspetta Al! Chiama quella la e si risolve tutto!- azzardò Scott
cercando però di non esporsi troppo per salvare la pellaccia.
L'uomo sembrò non udirlo nemmeno e continuò con forza a
stringergli il collo mentre alcuni fiotti di sangue cominciarono a
sporcare il muro completamente bianco per via delle ferite che
cominciavano a formarsi dietro il capo.
-
Sai come si uccide un vampiro, Duncan?- gli chiese con un filo di voce
lo spagnolo mentre i suoi occhi si tinsero di rosso, scintillando nel
buio della notte.
-
Si...- biascicò in risposta il punk cercando di allentare la
pressione esercitata dalla mano del suo superiore. Non aveva bisogno di
respirare ma sapeva del potere di Alejandro: con la mente, oppure con
il contatto fisico, era in grado di infliggere dolore pari a una
cannonata piena di luci ultraviolette in pieno petto. Era uno dei pochi
della loro stirpe in grado di uccidere un coetaneo e ora, il ragazzo,
sapeva di rischiare veramente grosso.
-
Sono stufo dei vostri errori, prima quel soldato e ora questo. Volete
mandare tutto in malora?- tuonò l'ispanico scoprendo le zanne
arrivate ormai quasi in fondo al mento.
- No...- mormorarono i tre all'unisono.
-
Non berremo più sangue umano, questo sarà il prezzo da
pagare per i nostri sbagli!- esclamò Jo tirando fuori tutto il
suo coraggio per pronunciare una cosa simile. Quest'affermazione
sembrò attirare l'attenzione del vampiro più vecchio, che
si girò e squadrò gli altri due profondamente, ci
rifletta un pò sopra e alla fine, con un sospiro, sbatté
Duncan per terra, lasciandolo mezzo agonizzante.
-
E sia. Alzati tu- intimò con sguardo omicida verso il verde
ancora riverso per terra ed immobile. Quello, a fatica, si mise
barcollante in piedi: era ridotto ad uno straccio, nonostante non gli
avesse inferto niente di così preoccupante! Quel Burromuerto era
una cosa incredibile, chissà se un giorno sarebbe diventato come
lui: con una sola occhiataccia, era in grado di spaventare tutti i suoi
sottoposti, aiutato dal fatto della sua pericolosa dote! Si, sarebbe
stato divertente ma non era tempo di pensare alle
futilità, dove concentrarsi al massimo per non fare più
errori.
-
Ci sarà un processo a breve e, se vogliamo che meno persone lo
vengano a sapere, dobbiamo chiamare le nostro alleate, sebbene io odi
farlo. Gli umani non devono sospettare nulla della nostra
esistenza,quindi muoviamoci in fretta o la stampa ci farà su un
letamaio gigante e quegli stupidi uccelli ci faranno la samba sopra, Madre De Dios!-
brontolò il moro andandosi a sedere sulla scrivania e prendendo
in mano il suo I-phone dalla tasca. Compose velocemente il numero e
dopo poco qualcuno dall'altro capo rispose.
-
Ciao Blaineley. Si, lo so che è tardi ma è un emergenza
devi... come? Non puoi? Senti è veramente un disastro: Duncan ha
ucciso un uomo e si, l'hanno visto e... ho capito, altre disponibili
allora?- si vedeva chiaramente che in questa conversazione l'ispanico
cominciava a perdere la pazienza e le sue zanne da poco ritratte
cominciarono ad allungarsi di nuovo - Joder, quando posso sapere se è disponibile?- ci fu una pausa abbastanza lunga finchè non ripresero a parlare - Entendido, passami il numero allora- prese a scribacchiare qualcosa su un foglio di carta per poi concludere - Muchas gracias- finalmente posò il suo costoso smart-phone davanti a se e aggiornò i presenti:
-
Blaineley non c'è, in quanto coinvolta in un maxi processo sullo
scandalo della compagnia petrolifera Ikisatashi ma la sostituirà
un'altra- i tre si guardarono l'un l'altro straniti e perplessi. Era la
loro prima udienza senza la loro famosa avvocatessa che li aveva sempre
fatti assolvere con tranquillità grazie alle sue doti persuasive.
- Chi è?- domandò curioso Scott.
-
Una certa Courtney Tua... qualcosa, ora non mi ricordo. E' nuova ma ha
già affrontato diverse prove, tutte superate con i massimi dei
voti-
- Quando arriva? Voglio proprio vedere che faccia ha...- sbottò Jo incrociando le braccia.
-
Per ora aspetteremo che vengano quegli insulsi umani con le loro
patetiche divisi per l'arresto, dopo di che la farò venire. Ora,
sparite dalla mia vista o vi uccido all'istante- li congedò
amabilmente Alejandro mentre si alzava e si dirigeva verso la finestra
cominciando a scrutare fuori immerso nei suoi pensieri.
Senza
aggiungere altro il gruppetto silenziosamente uscì dalla stanza,
senza fiatare e solo quando furono abbastanza distanti dalle orecchie
di Al, cominciarono a urlarsi contro di tutto e di più.
- Sei un vero e proprio coglione Duncan! Guarda che hai combinato!- sbraitò Scott ringhiando contro l'amico.
- Ehi, non te la prendere con me! E' stata Jo a proporre quella punizione li!- ribattè il verde in posizione di attacco.
-
Preferivi che ti facesse fuori, idiota? Ti ricordo che fine ha fatto
Taru? L'ha ucciso in meno di un secondo, eppure era il secondo miglior
guerriero disponibile! Quindi cuciti quella bocca e non fiatare!
Ringrazia che ho salvato il tuo bel culo di merda!- concluse furiosa Jo
girando sui tacchi e sparendo in uno dei molteplici corridoi li
presenti.
-
Odio dar retta al trans ma questa volta ha ragione. Sei andato troppo
oltre Duncan: l'aver ucciso Dj non ti da il permesso di trasgredire
così le regole di Burromuerto- borbottò contrariato il
rosso passandosi la mano tra i capelli folti.
-
Ah, proprio tu mi vieni a fare la paternale, Scott? Che avresti fatto
al posto mio, sinceramente? Ti saresti lasciato insultare senza dire
nulla, eh?- lo incalzò l'amico. A questo il ragazzo non rispose,
si limitò a scrollare le spalle ed ad incamminarsi verso la sua
stanza, senza degnarlo di una risposta.
***
Una
ragazza dal fisico asciutto e perfetto, la carnagione olivastra e
profondi occhi neri, valicò la porta di casa e senza neanche
togliersi le scarpe si andò a buttare sul letto distrutta. I
capelli mogano le andarono a ricoprire il viso spruzzato di lentiggini,
costringendola a sistemarseli meglio dietro le orecchie. Stava
già per abbandonarsi tra le braccia di Morfeo quando qualcosa
nel suo cappotto cominciò a vibrare e suonare, diffondendo per
la stanza la "Primavera" di Beethoven.
-
E ora chi cazzo è?- mugugnò contrariata la mora mentre, a
fatica, si sdraiava a pancia in su e prendeva in mano il suo palmare.
- Pronto?- biascicò con la voce impastata dal sonno.
-
Courtney? Sono Blaineley, prima che tu cominci ad insultarmi sul quanto
sei stanca e del perché non ti devo chiamare a casa,
risparmiatelo poiché ho un incarico per te-
-
Sai che ti dico? Mettiteli in quel posto i tuoi lavoretti, sono dietro
a sette processi di cui uno per un serial killer quindi non mi...- fu
bruscamente interrotta dalla donna dall'altra parte.
- Questa volta è qualcosa di più grosso è per quelli la...- sottolineò le ultime due parole con uno strano timbro di voce.
-
Per i vampiri?- chiese incredula Courtney scattandosi a sedere di
botto. Doveva assolutamente prestare la massima attenzione
perché quella era roba che scottava, metaforicamente parlando
ovviamente.
- Che vogliono da me?- chiese con un filo di voce.
-
Devi occuparti di uno di loro e io non posso proprio aiutarli questa
volta. Mi trovo all'estero- spiegò Blaineley trattenendo
leggermente il respiro.
-
Non mi rifilare balle. So benissimo che non ci vuoi più stare
dentro e dammi dieci buone ragioni sul perché dovrei farlo io-
-
Vuoi averli come alleati o no? Svegliati bambina piagnucolosa che non
sei altro! O accetti o il tuo cadavere, tra meno di un giorno,
sarà esposto su tutti i giornali cosa preferisci?!-
Courtney
sembrò rifletterci sopra per un pò: i vampiri non erano
loro nemici naturali ma se non ubbidivi non si facevano troppi scrupoli
a eliminarti. Però questa strana alleanza aveva sempre fruttato:
da una parte loro si impegnavano a salvarli dal carcere e a coinvolgere
la stampa e i mass media, dall'altro non si poteva dire che non si
erano arricchite con gli anni. D'altro canto rimaneva pur sempre un
persona orgogliosa e ribelle, non si sarebbe mai fatta piegare da
nessuno ma, allo stesso tempo, ci teneva alla sua vita soprattutto ora
che tutto le andava per il meglio. Era il più giovane e
promettente avvocato di New York anche senza i suoi poteri speciali,
perché infrangere tutto così?
- Katie non è disponibile vero?- domandò con un filo di voce attaccandosi all'ultima speranza.
-
No. Ti chiamerà il loro capo, non so quando, sta attenta a
quello che dici e a come gli parli o quelli fanno fuori anche me!-
detto questo mise giù, lasciando la ragazza in ascolto solo del
rumore fastidioso di un telefono staccato.
Courtney
si ritrovò allora immersa di nuovo nella penombra della sua
stanza a riflettere: non poteva tirarsi indietro ma sarebbe riuscita a
gestire questa situazione? Non lo sapeva neanche lei, così si
alzò e decise di fare un bel bagno caldo e rilassante che da
sempre l'aiutava a distendere i nervi. Attese che l'acqua raggiunse il
bordo della sua vasca e vi immersa solo le gambe dopo aver
accuratamente ripiegato i vestiti su un mobiletto bianco li accanto.
Chiuse gli occhi, inspirando profondamente il profumo provocato dai
suoi sali da bagno alla magnolia. Quando li riaprì sorrise nel
vedere che aveva ripreso la sua vera forma: una lunga coda di pesce
rosso rubino si dondolava dolcemente da una parte all'altra mentre i
suoi capelli si erano allungati a dismisura scendendo fino al sedere.
-
E' quasi da bastardi vincere le sentenze così- commentò
ad alta voce osservando le sue non più gambe. Con i poteri che
derivavano dall'essere sirena c'era proprio questo: convincere
l'interlocutore a fare tutto quello che volevano, se il suo cliente era
innocente, veniva scarcerato, se faceva parte dell'accusa, il
condannato finiva la sua vita in prigione o sulla sedia elettrica.
Alzò lo sguardo al cielo, sorrise senza motivo e andò
sott'acqua del tutto, abbandonando, finalmente, le sue preoccupazioni.
***
Alejandro
osservava pigramente l'enorme giardino fuori dalla sua enorme tenuta
mentre un leggero sorrisetto increspava il suo volto.
Stava arrivando.
-
Heather- la salutò lui voltandosi con grazia. Davanti a se la
ragazza dai lunghi capelli corvini, lo scrutava con aria di
strafottenza.
- Allora, chica?- chiese lo spagnolo facendosi avanti di qualche passo.
-
Sono andata a controllare: manda qualcuno sulla New Jersey Turnpike,
c'è coda ed un sacco di autoarticolati. Tanti morti, poco
rischio- ordinò lei scrollando le spalle senza però mai
perdere di vista ogni singolo movimento compiuto dal suo superiore.
-
Perfetto: manderò Anne Maria e Justin che non vedono l'ora di
entrare un pò in scena anche loro- commentò avvicinandosi
ulteriormente al suo volto che subito si contrasse con una smorfia di
disgusto.
-
In questo periodo sei più insistente e rompi coglioni del
solito. Sarà che il grande capo sente anche lui la mancanza di
sangue fresco e una sana scopata con una delle sue tante puttane?-
ghignò lei.
- Mi sottovaluti come sempre, chica- ribattè prontamente lo spagnolo.
-
E allora, sta lontano da me, altrimenti ti faccio saltare le cervella!
Non mi interessa quanto tu sia forte e quanto tu faccia paura agli
altri, ma con me non attacca. Dopotutto sappiamo entrambi di che pasta
sei fatto, vero?- detto questo Heather si volatilizzò sparendo
in una coltre di nebbia nera, lasciando Alejandro nuovamente solo
con i suoi demoni che lo perseguitavano.
***
- Forza cara, provaci ancora, dai!- la voce di Bridgette si sparse per
l'enorme palestra con lo scopo di incitare la figlia. Per l'ennesima
volta Dawn spalancò le sue grandi ali bianche con i riflessi
azzurrini e cominciò a sbatterle ma niente, non si muoveva di un
solo millimetro. Eppure le sue appendici piumate erano completamente
sane e sviluppate e il suo peso praticamente minimo! Perché
allora non riusciva neanche a staccarsi dal suolo?
- Ci metti troppo poco vigore- continuò sua madre volteggiando sopra di lei aggraziata come un cigno.
- Non ci riesco...- sussurrò sua figlia sconsolata e sedendosi per terra.
-
Si che ce la fai! Ancora una volta, non ti arrendere!- vedere la sua
bambina scuotere mestamente la testa, fece stringere il cuore a
Bridgette. Planò dolcemente e l'abbracciò come solo una
madre sapeva fare.
- Tu e papà siete dei volatori professionisti: cosa c'è di sbagliato in me?- domandò Dawn scossa.
-
Non c'è niente che non vada in te! Non ci pensare più,
prima o poi ci riuscirai, è solo questione di tempo.
Perché non vai a trovare Brick così ti distrai un
pò?- la incitò sua madre.
-
Non è distraendomi che la situazione cambia ma si, andrò,
a dopo- Dawn si voltò e cominciò a percorrere il
corridoio che portava all'infermeria.
-
Oh ciao Dawn!- la salutò solare come sempre Zoey con un'enorme
siringa in mano piena di liquido giallognolo, appena la vide.
- Ciao Zoey, dov'è Brick?- chiese la bionda sebbene avesse già individuato la sua aura.
- E'...- la ragazza fu interrotta da un urlo spacca timpani che fece svegliare anche gli altri ricoverati.
- MALE, MALE, MALE!- urlò una voce fin troppo familiare.
-
Si è lui, in fondo a destra- sospirò sconsolata la rossa
scuotendo la testa. Senza aggiungere altro si diresse dove le era stato
indicato, aprì delicatamente la porta mentre un nuovo grido
faceva tremare l'intero grattacielo.
-
Oh ciao Dawn, arrivi al momento sbagliato- borbottò Mike con una
decina di bende in mano - Questo bestione non vuole stare fermo! Dai
Brick non è niente di grave su! C'è anche una donna, mica
vorrai farti vedere come un bimbo davanti a lei-
La
ragazza sorrise alla piccola ramanzina del moretto, compagno di vita di
Zoey da almeno dieci anni, sembrava un padre alle prese con un bimbo
piccolo che piangeva ed, in effetti, la situazione non era poi
così diversa.
-
Oh giusto! Signor sì Signore! Come va, Raggio Di Luna?- il
soldato era solito darle quel buffo soprannome che le si addiceva
perfettamente e, nel frattempo, cercò di mantenere un
atteggiamento maggiormente da uomo.
-
Bene, ti va di dirmi che è successo?- gli chiese sedendosi sul
letto e leggendogli l'aura per intuire i suoi pensieri. Queste fece
distrarre completamente Brick che, esaltato dalla prospettiva di poter
narrare il proprio combattimento come un eroe, non risparmiò i
dettagli e di quanto fosse stato coraggioso...
-
In conclusione ne ho battuti quattro con un mio pugno e cinque con la
mia arma! Ah, quanto sono bravo e.. AHIA! Mike fa più
attenzione!- piagnucolò il ragazzo massaggiandosi l'ala ferita.
- Fatto, vi lascio un pò da soli- annunciò il moretto congedandosi e uscendo fuori dalla stanza.
-
Questa guerra deve finire Brick...- mormorò dopo un Dawn
stringendogli la mano: erano praticamente cresciuti insieme, il loro
legame era molto forte nonostante i tempi bui che correvano.
-
Lo so Dawn ma come si fa? Noi siamo forti è vero, ma loro non
scherzano affatto. La guerra è guerra- sbottò Brick
scostandole i capelli dal viso.
-
No, qualcuno deve cambiare le cose e quel qualcuno sono io- Raggio Di
Luna si alzò, sotto lo sguardo incredulo e perplesso del
compagno e di corsa si avviò verso l'uscita mentre la sua mente
elaborava un piano per permettere la sua uscita quella stessa notte.
Angolo autrice:
Scusate l'immenso ritardo ma.. avevo degni impegni inderogabili D:
Duncan: Tipo piangere davanti al Re Leone? XD
Scott: Sei imbarazzante ^^
No! Vi pare che guardo film del genere O.o figuriamoci! Comunque spero che il capitolo sia piaciuto! Un bacione a tutti!
Marty Angel
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** 4.4 ***
scary 4
Alejandro premette
il pulsante che corrispondeva al simbolo asterisco del suo cordless e
attese che la sua segretaria personale gli rispondesse.
- Si?- la sua
solita voce svogliata lo fece irritare parecchio ma decise di non darci
troppo peso, visto la brutta piega che aveva preso la giornata.
- Chiamami Justin e Anne Maria. Comunica loro che tra dieci minuti li
voglio nel mio ufficio. Ora devo fare una telefonata, assicurati che nessuno mi disturbi fino ad allora-
riattaccò senza aspettare la sua risposta, anche se non dubitava
che avrebbe ubbidito senza fiatare. Il vampiro tornò a concentrarsi
sul biglietto dove, poco prima, aveva scritto il numero della ragazza che avrebbe dovuto nuovamente salvare Duncan dalla
galera e quindi di sollevare un polverone tra i mortali troppo sconveniente per la sua posizione.
Meditò
qualche istante se contattarla in quel preciso istante o aspettare
qualche minuto.
No, era meglio verificare subito di che pasta fosse fatto questo nuovo
difensore burocratico, così prese in mano il suo I phone e
digitò velocemente le cifre necessarie per sentire il consueto
rumore fastidioso del telefono in attesa.
- Pronto?- una voce calda e sensuale sembrò uscire dal piccolo
apparecchio ed invadere la stanza. D'altronde Alejandro era abituato a
quel tipo di timbro, anzi sapeva che poteva essere tanto bello quanto
letale, soprattutto in battaglia.
- Salve, Courtney giusto? Sono Alejandro forse Blayneley ti avrà
parlato di me...- fece una piccola attesa per far si che la sua
interlocutrice capisse perfettamente con chi stesse parlando. Ed infatti la sirena rispose prontamente e senza indugio.
- Si. Mi
ha detto che avete bisogno dei miei servizi- l'ispanico
non potè fare a meno di notare una certa strafottenza e allo
stesso tempo prudenza in ciò che aveva appena detto. Ghignò soddisfatto: la sua fama lo
stupiva ogni giorno di più.
- Esatto, ovviamente se sarai all'altezza...- disse mentre si
sedeva comodamente sulla sua poltrona di pelle. Un leggero sbuffo
uscì dalla bocca della sirena:
- Per Sua informazione non ho mai perso una sola udienza e tirare fuori
un Suo compare dai guai, sarà come bere un bicchiere d'acqua-
asserì decisa e con aria di sfida.
- Perfetto ma ne riparliamo domani sera nella mia dimora. Villa
Burromuerto, alle sette e mezza e cerca di essere puntuale- non era una
richiesta ma un ordine che non poteva in alcun modo essere contrastato:
da niente e da nessuno. Aspettò impaziente il suo lieve assenso,
dato da un "Si" molto flebile, per poi riagganciare senza troppi
preamboli. Sperò che la ragazza fosse capace come gli era stato descritto altrimenti...
beh, New York avrebbe dovuto contare un avvocato in meno e,
chissà, forse sarebbe anche stata un gran perdita.
Conclusa la telefonata, sentì bussare la porta e aprirla pochi
istanti dopo. Davanti all'ispanico comparvero un ragazzo
bellissimo, alto, con il fisico di un Dio, gli occhi azzurro mare e i
capelli mori e ribelli che ricadevano dolcemente sulla fronte, con
addosso una semplice maglietta verde militare che seguiva le linee
scolpite dei suoi addominali e una ragazza molto più bassa con
dei capelli neri, tenuti su con un quintale e mezzo di lacca, gli occhi
neri e la carnagione, incredibile per un vampiro, olivastra.
- Anne Maria, quante volte devo dirti che la tintarella non si addice
per quelli della nostra specie?- borbottò Alejandro fissandola
di sbieco.
- Oh, non la fare tanto lunga! Essere vampiri è la cosa
più figa del mondo ma essere delle mozzarelline proprio no!-
sbottò di rimando quella mentre estraeva dalla chioma una
bottiglia di lacca pronta all'uso.
- Non mi arrabbio solo per il fatto che il tuo potere di nascondere qualsiasi cosa dentro quell'acconciatura non
finirà mai di stupirmi!- esclamò divertito il vampiro
più vecchio.
- Almeno evitiamo di portarci dentro zaini assolutamente fuori moda!- asserì il ragazzo incrociando le braccia al petto.
- Anche questo è vero Justin ma... non perdiamo altro tempo:
Heather mi ha riferito che sulla New Jersey Turnpike c'è una
bella coda piena di camion e questo equivale a un bel pò di
morti- ghignò Al mostrando i canini che brillarono alla luce
pallida della luna.
- E ad un nostro aumento di potere... ma se vediamo quelli la?-
domandò Anne Maria riponendo la bombola dentro al suo insolito
nascondiglio.
- Provate ad indovinare? Li uccidete no?! Volete per caso invitarli a
cena fuori?- ringhiò l'ispanico scocciato per la
stupidità di certe sue domande.
- Si ma datti una calmata capito? Andiamo ora, forza Bello seguimi!-
incitò la ragazza a Justin che, dopo un lieve inchino, la
seguì congedandosi dal loro superiore e sparendo dalla sua
vista. Alejandro si passò la mano sulla faccia: quell'oca era
talmente stupida e sicura di se che non aveva idea con chi stesse
parlando! Se non fosse così maledettamente utile per i suoi
piani, ora la sua testa sarebbe a marcire a miliardi di distanza dal corpo!
- NON E' GIUSTO, VOGLIO VENIRE ANCHE IO!- un voce maschile
terribilmente squillante, di quelle che ti fanno saltare l'apparato
nervoso alla prima parola, lo fece destare dai suoi pensieri e... era
una cosa che odiava. Mentre i canini gli si allungava a dismisura e gli
occhi diventavano rosso sangue, un ragazzino gracile e con un buffo
berretto in testa fece irruzione nella stanza.
- Ezekiel? Che cazzo ci fai nel mio studio?- tuonò Alejandro
formando dei pugni con le mani e facendosi sbiancare ancora di
più le nocche. L'essere immonde si avvicinò alla sua
scrivania, ancora troppo giovane ed ingenuo per sapere cosa stava
rischiando e disse:
- Perché non ho ancora partecipato ad una missione?!- la sua
voce si fece ancora più stridula e l'udito fine di Burromuerto
andò su di giri ma si impose la calma, non si sarebbe sporcato
le mani per così poco e per una nullità come lui.
- Vuoi sapere il perché? Perché l'unica volta che ci hai
provato hai rivelato il nostro nascondiglio agli uccellacci, hai fatto
ammazzare quattro nostri fratelli e il laboratorio è esploso. Ti
sembra poco?-
- Ma capo! Ora sono migliorato! Mettimi alla prova!-
- Va bene: pulisci i frigoriferi della cucina, c'è sangue raggrumato da almeno tre mesi-
- No, intendevo una vera missione! Oh andiamo!- il ragazzo lo guardò supplichevole e congiungendo pateticamente le mani.
Alejandro credette seriamente che le sue mani fossero scattare
indipendentemente dalla sua volontà intorno al collo del suo
interlocutore. Vide il terrore impossessarsi dei suoi occhi e cercare
inutilmente di liberarsi dalla sua presa.
- Non. Provare. Più. A. Discutere. Un. Mio. Ordine-
scandì per bene l'ispanico prima di scaraventarlo contro il muro
senza troppi preamboli o ripensamenti -Ricordami chi ti ha
trasformato...- continuò facendo dei lunghi respiri per non
perdere la calma.
- Ha... Harold...- mormorò flebilmente Ezekiel rimettendosi in
pieni e tenendosi ben lontano da quell'uomo tanto pericoloso.
- Già, chi
sennò?- Harold, il vampiro più sfigato e più
debole di tutta la casata... una vera vergogna per la razza vampiresca
se non fosse stato per le sue invenzioni maledettamente geniali che si
erano rivelate nel corso degli anni indispensabili per la loro
sopravvivenza e vittoria. Il suo fisico era gracile e quasi
scheletrico e, nonostante la trasformazione in una creatura della
notte, continuava a rimanere miope e costretto quindi a portare gli
occhiali per l'eternità. Non aveva mai ucciso un angelo e veniva
deriso più e più volte da Duncan, Scott e Jo che gli
giocavano, molto spesso, tiri un pò troppo mancini...
- Ora sparisci o
ti uccido seduta stante. Ho affari molto più importanti di te-
grugnì Al stanco di aver davanti a se quel microbo
insignificante.
- Si!-
esclamò spaventatissimo il ragazzo prima di sparire dalla vista
senza neanche inchinarsi al suo cospetto. Una volta fuori riprese
fiato, gesto che gli veniva ancora spontaneo sebbene i suoi polmoni
avessero cessato di lavorato da un pezzo, e si impose la calma.
Perché non poteva avere una seconda chance? Solo perché
alcuni anni fa aveva combinato qualche lieve
disastro non significava che non era cambiato! Perché il suo
capo non lo capiva? Forse doveva dimostrarglielo... ma come? Certo, se
avesse ucciso un angelo, Alejandro si sarebbe finalmente accorto del
suo valore! Che idea geniale che era questa, perché non ci aveva
mai pensato prima? Semplice ed efficace! Cosa ci voleva ad uccidere uno
di quegli uccellacci? Caparbio com'era, in due minuti era fatta!
Felice come se il
suo momento di gloria fosse già arrivato, furtivamente
uscì dalla villa e si diresse correndo in città senza
sapere neanche dove stesse andando o come si facesse a rintracciare il
nemico...
***
Geoff accarezzava
dolcemente la testa di Bridgette che era distesa sul divanetto del suo
enorme studio e con la testa appoggiata sulle sue gambe.
- Geoff, te l'ho mai detto che sei veramente bravo a fare le coccole?- sorrise dolcemente la bionda beandosi il suo affetto.
- E' solo la
milionesima volta piccola, ma non mi stancherò mai di sentirlo-
mormorò l'uomo chinandosi a baciare la fronte della moglie -
Dawn dove l'hai lasciata?-
- E' andata a trovare Brick in infermeria- rispose strusciandosi contro i suoi addominali scolpiti.
- Novità sul fronte volo?- chiese lui. La vide sospirare clamorosamente ed alzarsi a sedere con aria preoccupata.
- Neanche una...
non capisco Geoff! Da due volatori come noi, non mi aspettavo nulla del
genere. Eppure è sana, ha le ossa robuste, sottili ma pur sempre
in grado di farle spiccare il volo-
- Non devi
metterle fretta. Quando arriverà il suo momento volerà!-
asserì convinto l'angelo prima di abbracciarla nuovamente per
confortarla.
Passarono pochi
minuti quando un piccolo Walkie Talkie cominciò a strillare e
una vocina stridula si diffuse per la stanza.
- GEOFF! ALLARME,
ALLARME! DUE SULLA... AH! NON MI RICORDO NEANCHE IO DOVE SIANO!!
GEOOOFFF!!- il biondo a quelle urla scattò in avanti e prese
l'oggetto tra le mani per rispondere subito:
- Cameron, calmati
immediatamente! Sai che odio le persone agitate! Non è la prima
volta che colpiscono: sai dirmi chi sono?- domandò il capo
mentre faceva cenno a Bridgette di tenersi pronta.
- Sono Justin e
Anne Maria, credo vogliano attaccare vicino la coda che si è
formata in autostrada!- esclamò preoccupatissimo il ragazzo
dalla parte opposta della comunicazione.
- Chi è rimasto in sede?- continuò Geoff.
- Gwen, Trent,
Tyler, te e Bridgette! Tu però non puoi uscire senno quelli
vengono e... e...- Cameron sembrò sull'orlo di una crisi di
nervi.
- Lo so! Lascia
stare Gwen nelle sue condizioni è meglio non farla muovere!
Manda avanti Tyler e Trent e di loro che Bridgette li raggiunge il
prima possibile-
- D'accordo, li avverto subito-
- Ora che ci penso... non ho più avuto notizie di Cody e Owen. Sono ancora in missione?!-
- Si, è arrivato il rapporto questa mattina ma mi sono dimenticato di consegnartelo: SCUSA!-
- Non urlare però! Va bene allora muoviti e avvisa quei due- detto questo riagganciò e guardò la ragazza.
- Far muovere Trent però...- mugugnò Bridgette guardandolo di traverso.
- Lo so ma non
è rimasto più nessuno. Cerca di farlo combattere nelle
retrovie- sbottò Geoff passandosi la mano tra i capelli.
- Ma è appena tornato e Gwen è...- non finì la frase che fu interrotta dal suo amato.
- Incinta? Si, lo
so e non ho comunque altra scelta- concluse lui con un sonoro
sospiro. Bridgette lo imitò e uscì senza aggiungere
altro, sperando che sarebbe filato tutto liscio, non sapendo ancora
quanto si stesse sbagliando...
***
Sul tetto
dell'enorme grattacielo, due persone era abbracciate teneramente e,
insieme, guardavano sognanti davanti a se la luna che risplendeva alta
nel cielo.
- Ahi! Credo che
il piccolino mi abbia appena tirato un calcio!- esclamò la
ragazza dalla pelle cadaverica, simile a quella dei vampiri, i capelli
lunghi fino alla vita scuri con strane meches blu e occhi profondi
neri. Si massaggiò dolcemente il pancione in modo materno mentre
il suo compagno la osservava estasiato.
- Gwen, pensi che sarò un bravo papà?- chiese il ragazzo con folti capelli neri e occhi verdi magnetici.
- Ma certo Trent!
Come ti vengono in mente certe cose?- domandò stranita la
ragazza e trafiggendolo con lo sguardo. Sul braccio e sul collo il
ragazzo era ricoperto di bende, a causa un recente scontro con i loro
nemici naturali e vicino all'orecchio c'era un livido violaceo con
piccole macchie giallastre sparse.
Lui fece per rispondere quando una voce familiare li richiamò facendoli voltare di scatto.
- Oh Bridgette,
che ci fai qua?- chiese Trent perplesso mentre una Gwen sospettosa
cominciava già a storcere la bocca all'ingiù.
- C'è un
emergenza, non ti è arrivato il messaggio di Cameron ?- Trent
scosse mestamente la testa preparandosi psicologicamente ad alzarsi e
seguire la bionda. Cavoli, non era possibile! Non poteva neanche
più stare con la sua donna per più di un giorno? Non gli
sembrava di chiedere troppo!
- No, ho lasciato il cerca persone a Mike... che succede?-
- Justin e Anne
Maria hanno attaccato e sono tutti fuori sede per stanare i grossi
complessi di vampiri giovani creati da Burromuerto. Rimaniamo tu, io e
Tyler...- a quella notizia, Gwen scattò goffamente in
piedi barcollando leggermente e puntando un dito contro la compagna in
modo accusatorio.
- Non ti ci
provare! E' appena tornato e io sono agli sgoccioli! Non voglio che si
perde la nascita di nostro figlio!- ringhiò furibonda.
- Lo so e mi
dispiace... cercherò di farlo andare prima possibile ma tu sai
come è fatto Tyler! Se è da solo combina solo casini, in
tre almeno lo teniamo sotto controllo. Appena possibile lo farò
rientrare, promesso!- esclamò la bionda alzando le mani a mo' di
resa.
- Va bene
così, Gwen! Sarò di ritorno prestissimo vedrai!- la
baciò dolcemente sulle labbra e fece per seguirla quando
qualcosa lo trattenne per un braccio. Si voltò e vide la sua
amata con le lacrime agli occhi che lo fissava triste e il che era
molto strano: Gwen non piangeva mai, neanche per il dolore. La
gravidanza la stava disturbando così tanto?
- Stai... stai
attento. Non so perché ma ho una brutta sensazione...-
sussurrò portandosi la mano sul ventre gonfio. Trent sorrise
rassicurante e la baciò nuovamente.
- Andrà tutto bene, te lo prometto- detto questo si congedò sparendo dalla sua vista.
Gwen rimase
immobile a fissare un punto morto davanti a se con lo stomaco
ingarbugliato come non mai: stava per capitare qualcosa se lo sentiva e
l'ennesimo calcio da parte di suo figlio sembrò confermare
questa tesi.
Angolo autrice:
Emh... so che non ho scuse per il mio ritardo mostruoso ma capitemi la scuola mi sta tartassando T.T
Duncan: Se se!
E' la verità!
Duncan: Ma se il capitolo è corto e fa schifo come al solito!
Oh beh non è una novità che trovi i miei capitoli orrendi -.-
Duncan: Sono adorabile! :D
Per
niente quindi spero che il capitolo sia piaciuto e soprattutto di non
essere incappata nell'OOC di Gwen o Trent perchè non ho mai
scritto niente su di loro e ho paura di aver commesso qualche errore
O.o se è così fatemelo sapere che provvederò a
mettere i dovuti avvertimenti! Un bacio a tutti!
Marty Angel
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** 5.5 ***
scary 5
Dawn camminava velocemente, a testa bassa, per le strade di New York,
ancora incredula per ciò che aveva appena fatto. Aveva da
poco disobbedito agli ordini dei più potenti angeli del terzo
millennio, Geoff e Bridgette, nonché suoi genitori, per seguire i
propri ideali considerati da tutti insignificanti. Deglutì sonoramente e si strinse ancora di
più nel suo giubbotto bianco a causa dell'aria pungente che si
insinuava repentina sotto i suoi vestiti, mozzandole il respiro. Alzò gli occhi al
cielo mentre un sospiro di sconforto uscì involontariamente
dalle labbra: casa cavolo le era saltato in mente?! Era una diciottenne
sola, sperduta nei quartieri più malfamati della città, all'una e mezza di notte e
completamente disarmata. Certo, sapeva difendersi grazie alla tecniche
di combattimento imparate nel corso negli anni ma si era sempre
rifiutata di combattere utilizzando armi e in questo caso, gliene sarebbe servita una con urgenza! Era in grado di utilizzarle
ma il solo pensiero di ferire o addirittura uccidere un essere vivente,
la faceva vomitare disgustata quindi anche se ci avesse pensato prima non sarebbe cambiato alcunché.
Captava intorno a
se un sacco di auree grige, nere oppure rosse, il che
significava che gli unici sentimenti che provavano le persone a lei
vicine erano:
vendetta, rabbia, rancore, violenza e lussuria. Che razza di individui!
Sperava di passare
inosservata, mantenendo un profilo basso e muovendosi silenziosamente
e, per ora, sembrava stesse funzionando. Il suo piano era semplice:
cercare un vampiro, parlarci, se era il caso difendersi e infine
ritornare trionfante a casa. Poteva sembrare sciocca Dawn ma non lo
era, semplicemente detestava la guerra, il sangue e i morti e credeva
che il suo potere unico del suo genere l'avrebbe aiutata nel suo scopo.
Sapeva anche
riconoscere i vampiri perché Tyler un giorno l'aveva fatta
assistere ad uno scontro che si era tenuto a pochi chilometri dalla
base
e vedeva come combattenti Owen contro la vampira Dakota. Aveva subito
notato che le aure dei loro nemici era differenti rispetto a quelle
degli umani: sembravano essere molto più grandi e perennemente
avvolte da una strana nebbiolina
grigio perla, come per nascondere i propri sentimenti. Doveva solo
trovarne uno e il resto era fatto o almeno... così credeva.
Era da più
di un'ora che vagava senza meta per i vicoli malfamati e ancora nessun
vampiro. Cominciava a sentirsi parecchio scoraggiata e la tentazione di
mollare tutto si stava rafforzando nella sua mente. Teneva la mente
aperta il più possibile, in modo che riuscisse a percepire un
numero maggiore di auree e finalmente sembrò averne trovata una
che corrispondesse ai suoi requisiti. Dapprima le era parsa un puntino
grigio in lontananza che si poteva confondere con un aura qualsiasi di
quelle che le circondavano ma pian piano, sentiva che si stava
avvicinando una specie di barriera che non poteva assolutamente essere
eretta da nessun essere umano. Si fermò di scatto e
attese: stava venendo proprio verso di lei! Era l'occasione
giusta! Si
appostò in un vicolo stretto e aspettò che si avvicinasse
per
identificarlo definitivamente. Forse quella notte non era andata del
tutto
sprecata!
***
Ezekiel quasi non credette al proprio olfatto quando sentì quel
profumo.
Un profumo dolce ma allo stesso tempo delicato che poteva
corrispondere soltanto ad un angelo. Sorrise, compiaciuto per se
stesso perché finalmente avrebbe ucciso uno dei suoi nemici e
sentì
una scarica di adrenalina scorrergli nelle vene. Tutti gli avrebbero
portato rispetto e già si figurava Alejandro complimentarsi
con lui, stringergli la mano mentre quegli stupidi di Duncan e Scott
morivano dall'invidia! Grazie alla vista potenziata da vampiro,
riuscì a vedere una figura vestita di bianco che si appostava
dietro l'angolo del terzo vicolo davanti a se. Ingenua! Credeva
forse di non essere vista? Però... perché non l'aveva
attaccato? Certamente aveva intuito con chi aveva a che fare!
Spalancò le ali da pipistrello, lacerando il maglioncino
marrone/verde e si
librò in aria, pregustando la sua vittoria imminente.
Si alzò di qualche metro sfoderando i canini e pentendosi solo
adesso di non aver portato con se nessuna arma... però se
l'avesse fatto Harold probabilmente lo sarebbe andato a dire a
Burromuerto, meglio essersi arrangiato così.
Virò ad angolo retto e puntò la preda
immobile sotto di lui, con gli occhi color cobalto spalancati che lo
fissavano con determinazione.
Ezekiel rimase qualche secondo a riflettere: perché non scappava
o non si trasformava? Forse si era sbagliato? No, l'odore era giusto e
allora...
- Ehi santarellina, sei pronta a morire sotto le mie grinfie?-
domandò cercando di spaventarla ma quella... continuava
insistentemente a fissarlo, senza muovere un muscolo!
- Perché invece di lottare non parliamo?-chiese lei guardandolo
con tranquillità, nonostante il suo cuore avesse cominciato a
pompare a mille. Era riuscita a incontrarne uno! La parte più
facile era andata, ora arrivava il difficile...
- Parlare?- borbottò stranito il vampiro grattandosi la testa
confuso. Che strana bambinetta era quella? Perché non prendeva
le sue armi e non ingaggiavano uno scontro all'ultimo sangue? - Tu devi
essere matta! In guardia! Ora morirai per il merito del grande Zeke, il
principe del ghetto!- urlò a squarcia gola prima di scendere in
picchiata e sfoderare i denti.
Raggio Di Luna rimase paralizzata: che si aspettava? Che ubbidisse
senza fare storie? Ovviamente no, doveva in qualche modo farsi
ascoltare! Si concentrò a fondo e chiuse gli occhi, ricercando
dentro di se il potere che tanto la contraddistingueva. Attinse
più forza che poteva da esso e lo liberò, come aveva
imparato durante i suoi anni di addestramento. Intorno al suo
corpo fragile e minuto si creò una specie di campo di forza che
impediva a chiunque e a qualsiasi cosa di entrare, recandole
così danno. Il suo nemico infatti rimase li, sospeso a mezz'aria
con aria sia stupita che frustrata.
- Ragazzina, togli immediatamente questa barriera!- sbraitò furibondo mentre tentava invano di avvicinarsi.
- Solo se prima mi ascolterai!- ribattè impassibile Dawn, regolarizzando il respiro.
- Piantala con questa storia e combatti!- esclamò Ezekiel
continuando a tirare ganci che finivano inevitabilmente a vuoto.
- Senti, non pensi
che questa guerra sia inutile? Perché avete
bisogno di dimostrare la propria superiorità agli umani? E'
vero, non sono immortali come noi ma che importa! Tutti hanno il
diritto di
vivere in questo mondo! Se avete bisogno di sangue sono sicura che
saranno ben felici di collaborare con voi e donarvene un poco
così...- la bionda fu interrotta bruscamente.
- Tu non hai capito niente di noi! Non parlare come se fossi una
vampira e soprattutto non dare ordini a me! Sai con chi stai parlando?
Con il grande Zeke! A noi serve la morte degli umani, solo così
il nostro potere aumenterà! Così come la loro
felicità e roba simile aumenta il vostro! Quindi poche
chiacchiere e togli questa stupida fortezza invisibile che non ne posso più
di colpire a vuoto...- sbottò irritato il moretto stringendo i
pugni fino a farsi sbiancare, se fosse stato possibile data la carnagione cadaverica, le nocche.
Dawn si morse il labbro nervosa: perché non voleva ascoltarla?
C'è sempre una soluzione per tutto e se solo quei testardi si
decidessero a collaborare era sicura che la guerra sarebbe finita...
sembrava quasi che ci godessero a farla proseguire! Beh, mica poteva
arrendersi così facilmente, così riprese a parlare nel
tentativo di farlo ragionare ma a nulla sembrava portassero i suoi
sforzi.
Dopo più di
un quarto d'ora di stallo, il vampiro diede segni di
profonda incazzatura e cominciò a scagliarle addosso tutti gli
oggetti che li circondavano. Staccò un tubo del gas che passava
nel palazzo accanto a loro e cominciò a prenderla a randellate.
Raggio Di Luna cominciava a sentirsi veramente spossata: un conto era
respingere pugni, un altro oggetti! Il suo potere la stava lentamente
lasciando
senza forze e anche solo parlare le costava fatica. Eppure non smise,
continuò a cercare il dialogo nonostante il suo interlocutore
avesse smesso di ascoltarla da un bel pezzo. Purtroppo la scena,
cambiò mutevolmente quando Ezekiel prese l'ultima cosa rimasta
li vicino, un bidone per riciclare la carta e lo scagliò contro
il suo bel faccino. Il cassonetto rimase
alcuni decimi di secondi sollevato per aria, finchè non si
sentì diffondersi un sonoro CRACK! E un attimo dopo Dawn era
stesa
per terra, sbattuta violentemente contro il muro con una ferita estesa
sulla fronte, all'attaccatura dei capelli, apparentemente svenuta.
- Finalmente...-
mormorò distrutto il ragazzo prima di
avvicinarsi e completare l'opera. Piegò le ginocchia e si
abbassò per guardarla meglio... sembrava una bambina, i
lineamenti erano delicati e dolci, i capelli morbidi e setosi e il
corpo perfetto. Perché non l'aveva ucciso? Perché non si
era difesa? E perché ora non riusciva a fare altro che
guardarla?! Le scostò una ciocca di capelli dalla fronte,
indeciso sul da farsi... la sua vittoria era li su un piatto d'argento
eppure... eppure c'era qualcosa che lo frenava. Non riusciva ad
uccidere una persona a sangue freddo, odiava ammetterlo ma era
così. Era da poco diventato vampiro, circa cinquant'anni o
giù di li e mai nella sua vita aveva ammazzato la sua fonte di
sangue. Si nutriva regolarmente quando Alejandro ancora lo permetteva,
e lasciava sempre nelle sue vittime una traccia di vitalità,
così che potessero un giorno riprendersi del tutto. Attribuiva
questo difetto alla sua giovinezza e alla presenza ancora forte del suo
essere mortale, deceduto da poco ma purtroppo tutti i suoi compagni lo
sapevano, così veniva costantemente deriso da tutti. E poi tutti
quei discorsi... la guerra doveva veramente finire? O meglio: poteva
veramente finire? No, non erano problemi suoi! Si
mordicchiò il labbro e alla fine prese la sua decisione:
portarla alla base e giustificarsi con fatto che fosse troppo stanco
per il colpo di grazia. Che ci pensasse Duncan o quella iena di Scott a
finire il lavoro! Lui di quell'angelo ne aveva le palle piene,
soprattutto delle sue storielle! Se la caricò in spalla e
spiccò il volo, immerso nei suoi pensieri.
***
- Evvai non vedo l'ora di lottare contro qualche vampiro!-
esultò Tyler cercando di compiere qualche piroetta in aria e
perdendo visibilmente quota. Trent e Bridgette si guardarono, facendo
segni d'intesa e sospirarono sonoramente.
- Non capisco perché Geoff mi abbia messo a fare da allenatore
alle nuove matricole! Io sono un soldato, un guerriero da prima linea!-
sbottò il ragazzo dai capelli marroni e una fascia rossa in
testa.
- Un esperto come te è l'angelo più idoneo per insegnare- cercò di sviare la bionda.
- Ha ragione, Tyler. Nessuno ci riuscirebbe, neppure io-
disse sorridendo Trent. La compagna si voltò a guardarlo e
pensò che, oltre a suo marito, sarebbe stato un compagno ideale
di vita quel ragazzo dai capelli neri come la pece e
gli occhi di un verde brillante che le volava accanto. In combattimento
riusciva ad essere deciso e caparbio, mantenendo comunque una
tranquillità quasi irreale. I suoi consigli veniva sempre presi
di grande considerazione ed era considerato il guerriero più
forte dopo Geoff, grazie alle sue lunghe esperienza in fatto di
battaglie.
- Sapete che vi dico? Avete perfettamente ragione! Però ora
è necessaria la mia competenza in fatto di battaglie!
Muoviamoci!- esclamò tutto felice prima di accelerare il passo.
- Speriamo solo che non combini troppi pasticci- mormorò sconsolata Bridgette.
- Ce la caveremo come al solito, vedrai. Ora rilassati e concentrati,
di confusionario me ne basta uno. Saremo di ritorno prima dell'alba- la
tranquillizzò lui. Lei annuì convinta e poi sorrise.
- Anche perché Gwen è agli sgoccioli, non vorrai perdere la nascita di tuo figlio!-
- Bella questa! Non sono io che mi sono auto reclutato per questa
missione, eh?- scherzò Trent dandole una leggera gomitata sulla
spalla.
- Scusa! Ma eravamo davvero a corto di personale e sinceramente Cameron
è meglio lasciarlo stare in laboratorio con B- detto questo
finirono la conversazione e seguirono il loro compagno, salendo di
quota e tentando di salvarlo dall'entrare dritto, dritto nelle pale del
motore di un aereo di linea...
***
Ezekiel
ripensò per la seconda volta nel giro di un giorno del
perché Harold l'avesse trasformato in vampiro. Forse per
pietà nei suoi confronti? Ma no, era solo uno dei tanti
ragazzini trasferitosi dalla campagna in città, attratto da una
prospettiva di vita migliore ma poi rimasto pesantemente deluso, lui
passava di li ed era affamato. Fine della storia . Non aveva
trovato lavoro, ne una sistemazione e purtroppo nell'inverno del 1967,
si abbatté sulla città di New York un enorme bufera che
paralizzò l'intera città e per un ragazzino che viveva
sotto i ponti, senza possibilità di rifugiarsi da nessuna parte,
fu fatale. Poco prima di morire assiderato, una figura esile e dai
capelli rossicci, gli si avvicinò incuriosito e... lo
annusò! Disse cosa che Zeke in quel momento non poteva capire ma
distinse chiaramente un:
- Vuoi continuare
a vivere?- incredulo e con le poche forze rimaste aveva annuito
stancamente e, dopo pochi secondi, il ragazzo si era avventato sul suo
collo, colorando la sua vista di nero.
Realizzò in
quel momento quanto il suo odio per Harold fosse sconfinato, quello
stupido topo da laboratorio! Se non fosse per lui ora non starebbe
urlando di dolore ai piedi di Alejandro che da più di dieci
minuti urlava fuori di se su quanto fosse grave aver portato un angelo
ancora vivo nel loro covo!
- E se avesse
mandato messaggi ai propri compagni, eh?! Piccolo insetto
insignificante potrò finalmente sbarazzarmi di te!-
ringhiò Burromuerto con zanne lunghe fino al mento e i poteri
fuori controllo.
Jo osservava a
distanza la scena mentre si chiedeva cosa aspettasse il capo a far
fuori quella dannata colomba dai capelli bianchi! Era talmente
concentrato a punire quel povero sfigato che non si rendeva conto che
aveva compiti più urgenti da fare... bah, stava perdendo colpi
in assenza di sangue puro, non c'era niente da fare! Girò sui
tacchi e andò a chiamare quei due, questa scena non potevano
comunque perdersela!
- Se ti calmassi
leggermente, scopriresti, mio caro Alejandro, che il nanerottolo ha
fatto qualcosa di sensato- una voce gelida e tagliente interruppe le
agonie di Zeke che venne liberato dalla morsa invisibile di
dolori che lo tormentavano. Il vampiro sospirò a quel suono e si
voltò.
- Chica,
non è il momento- sbottò incrociando le braccia al petto.
Lei lo superò a gran passi e si chinò sul corpo inerme di
Dawn che riportava una grossa ma non mortale ferita sulla fronte.
- Non mi dire che
non la riconosci- sussurrò la corvina scoprendo le zanne in un
sorriso ironico. L'ispanico per poco non lanciò un fischio di
ammirazione per quella volpe di Heather ma riuscì a trattenersi
all'ultimo. Non doveva in alcun modo averla vinta lei!
- La figlia di Geoff e Bridgette!- esclamò sorpreso esaminandola meglio.
- Esatto, anche se
non è mai scesa sul campo di battaglia, le nostre spie l'hanno
descritta molto bene e io direi che, per il momento, ci serve viva-
disse tranquillamente lei prima di alzarsi.
- Perfetto! Se
riusciamo a ricattarli la guerra è nostra! Chiama Noah, digli di
portarla nelle segrete e di curarla- ordinò imperioso Al. Vide
la compagna girarsi e ucciderlo con lo sguardo.
- Fottiti, non
sono una dei tuoi galoppini- e detto questo sparì lasciando come
al solito un Alejandro perplesso con una sottile nebbiolina nera che
gli galleggiava intorno.
Spazio autrice:
Ehila!
Lo so, sono in ritardo pauroso ma... l'ispirazione non mi aiuta molto
in verità -.- ne ho poca e niente ma spero comunque che il
capitolo sia piaciuto! Preparatevi nel prossimo capitolo finalmente
entrerà in scena Courtney e ci sarà il fatidico scontro
tra Trent, Bridgette e Tyler contro Anne Maria e Justin! :D Quindi alla
prossi...
Duncan: Eh te ne vai senza neanche averti fatto insultare? :D
Scott: Mica puoi farlo :D
Invece
posso! Mhuahaha! Alla prossima :D ovvimante se sono caduta nell'OOC
segnalatemi! Non sono pratica con alcuni personaggi :P baci!
Marty Angel
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** 6.6 ***
bn
- E' proprio sicuro, signor Barry?- ripetè per la terza volta il
capo del laboratorio di criminologia del Dipartimento di Polizia di New
York, Mark Steel, con aria impaziente e allo stesso tempo incredula.
- Vi dico di si, per la miseria! Non so come abbia fatto a
sollevare quell'energumeno e a spaccargli la testa contro il muro ma,
vi ripeto, che se lo vedessi lo riconoscerei subito! Un aspetto
così stravagante non si dimentica facilmente!- sbottò
infastidito il signor Barry, un uomo con pochi capelli brizzolati sulla
testa e occhietti piccoli e vispi, simili a quelli di un topo. Venuto in centrale poche ore prima, urlando che
"uno strato tipo con i capelli verdi aveva ammazzato un tale tutto
muscoloso spappolandogli il cranio", dopo l'agitazione iniziale, alcuni poliziotti erano riusciti a calmarlo e a
farsi raccontare cosa fosse successo. Quando conseguirono che
la vittima, designata dall'uomo, sembrava corrispondere proprio al cadavere trovato quella mattina,
nel retro della discoteca Jimmy Kingdom, capirono di aver di fronte un
testimone dell'omicidio.
- Dalla descrizione sembrerebbe trattarsi di nuovo di Duncan...-
sussurrò Bianca, il nuovo acquisto del dipartimento, al suo
superiore.
- Così pare. Vai dal capitano Jones e digli di emettere un
mandato di arresto. Abbiamo il suo indirizzo e sappiamo i locali
che frequenta, non dovrebbe essere difficile portarlo qui- disse
soprappensiero il capitano e facendole segno di muoversi. Quella
annuì decisa e si avviò alla porta, senza accorgersi
dell'involontaria occhiata del suo collega alle sue gambe perfette.
Mark si riscosse subito, non erano cose a cui pensare sul lavoro!
Però molte volte, ciò era inevitabile: la nuova ragazza
era davvero mozzafiato con un fisico da modella e una mente brillante e
lui era un uomo di quarantacinque anni, single e attraente. Perché
non farci un pensierino? Decise che ci avrebbe rimuginato su dopo, ora
doveva concentrarsi sul caso. Questo ragazzo, Duncan, era già
noto alle forze dell'ordine per rissa, rapina a mano armata (nonostante
quando l'avessero incastrato non aveva con se alcun soldo rubato,
dichiarando che l'aveva fatto solo per divertimento), atti osceni in
luogo pubblico e vari atti di vandalismo. Nonostante tutti i reati a
suo carico, non aveva scontato un solo giorno di galera! Quella maledetta
avvocatessa, Blayneley, era inspiegabilmente riuscita sempre a tirarlo
fuori! Mark avrebbe venduto la sua pelle pur di sbatterlo dentro e vederlo
marcire dietro alle sbarre ma il suo compito si fermava all'accusa.
Però l'omicidio era un'altra pasta... molto più grave di
tutti i suoi precedenti crimini! Doveva solo accumulare più
prove possibili che conducessero a lui e il gioco era fatto! Voleva
proprio vedere come quella biondona pompata sarebbe riuscito,
anche questa volta, a tirarlo fuori!
Accompagnò il testimone all'uscita, raccomandandogli di
chiamarlo in caso gli fosse venuto in mente qualche altro dettaglio e
si congedò. Era assolutamente necessario mettersi al lavoro, dopotutto non era
uno dei migliori della polizia solo per i suoi grandi e affascinanti
occhi blu, giusto?
***
- Muoviti a tirare fuori quella stupida bomba, mi sono già stancato
di svolazzare sopra questi vermi. Le loro vetture con i loro gas
così sporchi rovinano la mia pelle!- abbaiò furioso
Justin, volando a zig zag intorno alla sua collega.
- Stai calmo
moretto, hai capito? Non mettermi fretta! E soprattutto
smetti di agitarti o ti verranno le rughe!- esclamò Anne Maria
continuando a frugare svogliatamente tra la sua folta capigliatura. Le
sue mani continuavano ad urtare spazzole, lacche per capelli, pistole
di piccolo calibro, piccole lame ma niente che potesse assomigliare
alla bomba costruita da Harold.
- Le rughe non
possono venire ai vampiri, stupida oca che non sei altro! Avevi detto
di averla presa!- ringhiò sempre più spazientito il
giovane.
- Infatti, eccola
qua!- urlò con la sua voce stridula la vampira, estraendo una
piccola sfera con un singolo bottone rosso alla sommità.
- Perfetto!-
Justin non perse tempo, gliela strappò di mano, premette il
pulsante e la fece cadere senza troppi cerimonie - Addio
vermiciattoli!- sghignazzò con un sorrisetto beffardo
stampato in faccia.
- TRENT, PRENDILA!- una voce femminile e familiare si sparse per i cieli di New York, facendo voltare i due immortali.
- Maledizione sono
già qui?- imprecò la donna - Non avevo proprio voglia di
battermi, ho fatto la tintarella l'altro ieri!-
Due angeli si
pararono di fronte ai loro nemici naturali con le armi in pugno e un
espressione di disgusto stampata in faccia mentre un terzo, dai capelli
corvini, si era tuffato in picchiata per prendere il piccolo ma
devastante ordigno prima che cadesse sulla lunga fila autoarticolati
praticamente fermi sotto di loro.
- Oh guarda
c'è la puttana e l'incapace di turno! Siamo fortunati!-
ghignò Justin estraendo una pistola dalla tasca dei suoi jeans.
- Incapace a chi?!
Ti farò vedere io altro che!- Asserì deciso Tyler
estraendo un piccolo lancia razzi e facendo fuoco senza neanche
prendere la mira. Inevitabilmente, il grosso proiettile salì
verso l'alto ed esplose a 50 metri da dov'era il gruppetto, provocando
le risate dei vampiri.
Trent con la punta
delle dita era riuscito con molta delicatezza ad afferrare la piccola
palla metallica, pronta ad esplodere appena avesse toccato il suolo e a
lanciarla in aria, scoppiando a pochi metri dal missile del suo
compagno.
Senza aggiungere
altro, Bridgette scoccò velocemente una freccia mirando alla
donna proprio mentre quest'ultima estraeva un'altra pistola simile a
quella del proprio collega. Il dardo la mancò e lei non
perse tempo a passare al contrattacco cominciando a sparare due colpi,
evitati con facilità dalla bionda. L'angelo cercò di
avvicinarsi il più possibile all'avversaria in modo da non
sbagliare mira ma il continuo susseguirsi di proiettili rendeva
difficile farlo. Cambiò tattica, virò a sinistra cercando
di coglierla di spalle quando...
- ARRIVO IO!-
quell' imbranato di Tyler si precipitò con le mani protese in
avanti contro Anne Marie cercando di strozzarla ma lei, per nulla
spaventata, lo prese per la gola e lo scaraventò proprio contro
Bridgette che perse l'equilibrio e precipitò di alcuni metri.
Forse portarlo con se non era stata la sua idea più brillante...
Trent
sfoderò le sue due fruste e liberò con facilità il
suo potere segreto, nonché sua arma vincente:
l'elettricità. Subito forti scosse invasero le due armi,
costruite con del materiale altamente conduttore, che divennero letali
al solo tocco e il suo corpo cominciò ad essere attraversato da
forti scariche con voltaggio superiore a 280 volt. Justin per nulla
impressionato sparò tre volte alle ali, cercando di ferirle
cosicché sarebbe stato più facile ucciderlo una volta
appiedato ma il suo avversario, sebbene ancora provato dalla scorsa
battaglia, era agile e veloce e riuscì a cavarsela.
L'angelo
volò a zig zag, cercando di confonderlo. scartò da un
lato, si abbassò di qualche metro, fece una finta e, infine,
scagliò la prima frusta, riuscendo a colpirlo di striscio.
- Maledetto figlio
di puttana!- urlò il vampiro tenendosi una mano sul fianco
danneggiato. Un dolore acutissimo gli trapassò il corpo e
la ferita cominciò a tingersi di viola: quelle stupide armi
dovevano essere anche intrise di luce ultravioletta! Parte della
coscia, dell'ala e della spalla cominciò ad addormentarsi a
causa del forte voltaggio subito. Furioso come non mai, esplose altri
tre colpi che andarono nuovamente a vuoto ma mentre Trent ripeteva
l'azione precedente e alzava il braccio pronto per colpire, Justin
esplose l'ultimo colpo.
In una frazione di
secondo, una miriade di sensazioni invasero Trent. Il primo pensiero fu
che era stato uno sciocco. Il secondo era che era stato colpito. Mai
contro quei pipistrelli si doveva ripetere la stessa azione per due
volte consecutive, possibile che dopo duecento anni di battaglie non
l'avesse ancora imparato? No, Trent era saggio, intelligente e
perspicace ma anche molto stanco... nell'ultimo anno le perdite nelle
loro schiere erano state ingenti e Geoff cominciava a razzolare il
fondo. Di conseguenza, non era quasi riuscito a godersi la gravidanza
della sua compagna di vita, la dolce Gwen. Rimase sospeso a mezz'aria,
senza emettere un solo urlo di dolore, nonostante il bruciore
insostenibile dovuto al proiettile penetrato e poi uscito dallo stomaco.
- Va all'inferno
angioletto!- sghignazzò il suo nemico mentre ricaricava la
pistola, girava i tacchi e andava in soccorso della sua coetanea.
All'angelo venne quasi da sorridere: era considerato così debole
che sebbene fosse ancora vivo, era paragonabile a un cadavere?
Sentì il sangue sgorgargli dalla ferita e gocciolare fino sulla
statale mentre un intesa bruciatura cominciava ad espandersi fino ad
arrivare allo sterno. L'aveva centrato proprio bene, non c'era niente
da dire ma ci voleva ben altro per metterlo KO e Bridgette e Tyler
avevano disperato bisogno di lui. Faticosamente riprese un pò di
quota e lasciò che le correnti d'aria lo facessero avvicinare ai
propri compagni. Chiuse gli occhi e pregò... pregò
perché suo figlio non conoscesse gli orrori di questa stupida
guerra che erano costretti a combattere da più di mille anni.
***
La spia del telefono fisso posto sulla scrivania di Alejandro si
illuminò, annunciando che qualcuno desiderava parlare con il
potente vampiro. Burromuerto alzò la cornetta pensieroso mentre
scrutava fuori dalla finestra, ripensando agli avvenimenti della
giornata.
- Si?- biascicò di malavoglia.
- Salve capo, sono
Harold. Le volevo dire che la polizia sta per entrare nell'appartamento
di Duncan e forse sarebbe meglio spedirlo là...- la voce del
topo di laboratorio era molto cauta e soppesava ogni parola detta.
Troppe volte aveva dovuto subire le ire del suo superiore e ogni giorno
che lo lasciava vivere, ringraziava la sua buona stella per averlo
fatto sopravvivere per un altro giorno.
- Cosa? Sono già arrivati quei vermi schifosi? Joder!-
grugnì riagganciando e formando subito il numero di Duncan.
Questo rispose dopo cinque lunghi squilli e senza che potesse dire
niente, Al gli ordinò di recarsi subito alla sua abitazione.
Senza aspettare risposta, riattaccò, sicuro che avrebbe obbedito
se non avesse voluto beccarsi un altra punizione. La storia delle varie
case satelliti sparse in giro per la città, per non far
scoprire il loro vero covo, era una vera menata ma assolutamente
necessario. La villa era protetta con un incantesimo vecchio di
cinquecento anni che la rendeva invisibile ai più ma sapeva che
Geoff, una volta scoperta l'esatta posizione, sarebbe stato in grado di
spezzarlo. Quindi meglio non rischiare, soprattutto in questi tempi
bui. Ripensò alle ultime due parole "tempi bui", davvero
erano così oscuri? Beh, fino a poche ore prima credeva che fosse
così ma ora, con la figlia di quei due, vedeva finalmente la via
per la vittoria! Li avrebbe ricattati, ingannati e poi sterminati, uno
dopo l'altro, sotto le sue zanne! Doveva preoccuparsi soltanto di
tenerla in vita perché un sacco dei suoi guerrieri non avevano
gradito la notizia di avere un ostaggio: si doveva uccidere, non avere
prigionieri! Per questo era stato costretto ad innalzare una barriera
intorno all'ignobile piccione che si sarebbe attivata al minimo accenno
di ostilità, in modo da garantirle l'incolumità.
Alejandro sorrise rilassato e sorseggiò il suo cocktail di sangue: la guerra era tutta nelle sue mani.
***
Scott varcò la soglia di Villa Burromuerto, giungendo da uno dei
canali sotterranei che collegavano l'edificio con le industrie di
sangue sintetico del capo. Era appena tornato da una bevuta ma
l'orribile sapore di candeggina continuava a tormentargli le papille
gustative. Bleah! Tutta colpa di quel coglione di Duncan!
Compì a
malapena due passi quando sentì qualcosa di strano nell'aria...
un odore tutto particolare, dolce ma delicato allo stesso tempo. Che
diamine era?! Si immobilizzò e cercò di individuare da
dove provenisse. Sembrava quasi l'aroma di quei colombi, ne era forse
entrato uno? No, impossibile, c'era troppa calma in giro...
- Oh volpino,
eccoti qua!- la risata di Jo lo fece voltare di scatto - E ritira
quelle zanne idiota! Si, ne abbiamo catturato uno: è la figlia
di Geoff e Bridgette-
Scott non si
accorse dei canini allungati e delle ali che premevano per uscire,
così scrollò le spalle e cercò di darsi un
controllata.
- Perché è ancora viva?- chiese con uno strano timbro di voce.
- Così
vuole Al e se fossi in te non proverei a farla fuori per vari motivi:
uno è protetta da un incantesimo di Burromuerto e due sai che ti
succederebbe se ci provassi- la ragazza parve essere divertita nel
vedere il proprio compagno in queste condizioni. Forse perché
lei sapeva...
- Ah se fossi in
te non proverei neanche a fare quell'altra cosa a cui stai pensando...
non credo che Al sia d'accordo!- sghignazzò la vampira. Il suo
compagno ringhiò:
- Sta zitta! Sai che non è vero!-
- Certo Scott,
certo- e con un ennesima risata lo superò e si diresse verso la
sua stanza lasciando il rosso assorto nei suoi pensieri con ancora le
zanne che arrivavano quasi fino al mento.
Angolo autrice:
Emh...
allora veramente non so da dove cominciare! E' quasi un anno che non
aggiorno eppure... eccomi qua! Non so il motivo per cui io abbia smesso
di scrivere ma sono arrivata ad un punto in cui non volevo neanche
più vedere la tastiera! Non volevo più saperne di storie
o racconti e così ho lasciato perdere tutto! Nonostante
ciò molti di voi hanno continuato a scrivermi messaggi privati e
a chiedermi dove fossi finita (qualcuno mi ha addirittura chiesto se
Duncan o Scott mi avessero sequestrata ;D) e vi RINGRAZIO! Senza i
vostri bellissimi messaggi e recensioni non sarei MAI e dico MAI
riuscita a rimettermi in carreggiata!
Duncan: Noooo sei tornata? D: disastro!
Mi dispiace Duncan ma direi che ti sei annoiato abbastanza senza la sottoscritta!
Duncan. I lettori facevano conga quando te ne sei andata :D e io ero a capo del trenino!
Perfido
come al solito! Volevo ringraziare particolarmente WhitneyVanity e
Madame Butterfly! Grazie ragazze, ho letto i vostri messaggi e non
volevo rispondere perchè non sapevo veramente che scrivervi...
non volevo deludervi e spero di non deludere coloro i quali leggeranno
questo nuovo capitolo! Buon divertimento e grazie ancora!
Marty Angel (ritornata dopo una lunga vacanza ;D Scott: E' finita la pacchia!)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** 8.8 ***
8
Geoff sedeva sconvolto alla sua scrivania, pallido come un vampiro con
gli occhi rossi e gonfi. Non era possibile: la sua bambina era
scappata! E se uno di quei subdoli vermi
senza pietà l'avesse uccisa? No, anni di battaglie gli avevano insegnato che
Alejandro non si sarebbe mai fatto sfuggire un occasione del genere!
L'avrebbe ricattato, in modo da farlo cedere poiché sapeva benissimo che Dawn era il suo punto
debole. Ecco perché non l'aveva mai e per nessun motivo fatta
uscire di casa, combattere o anche portare a termine le missioni
più facili. Certo, il tutto era stato agevolato dal fatto che,
per quanto ogni giorno si sforzasse, non riuscisse in alcun modo a
volare e con questa scusa era riuscito a tenerla al sicuro per un
pò. Purtroppo, si era da tempo messa in testa l'idea di poter
comunicare con il nemico per poter porre fine a questa interminabile
guerra. Bridgette sosteneva che fosse il suo modo per proteggerli: non
voleva più vederli varcare quella porta e non sapere se
avrebbero mai fatto ritorno.
L'angelo biondo
aveva pattugliato per tutta la mattina ogni singola via
della città e aveva sguinzagliato i suoi guerrieri in periferia
in quanto era consapevole del fatto che non poteva essere andata
lontano ma era stato tutto inutile: di Dawn non c'era neanche l'ombra.
Geoff si
aggrappava come un disperato alla convinzione che se l'avessero uccisa,
avrebbero dovuto come minimo trovare il cadavere e, per ora, non
avevano ancora
scovato nulla, nonostante avessero messo sotto sorveglianza anche tutti
gli obitori della città.
- Capo! E' successa
una cosa tremenda! Sua moglie è tornata
ma...- la voce stridula di Cameron si diffuse per l'enorme
ufficio ma si incrinò dal pianto e l'angelo non fu in grado di
continuare o fornirgli informazioni più precise. Geoff appena
sentì il nome della sua compagna, non perse tempo in spiegazioni
e si precipitò giù all'entrata.
Quel che vide lo pietrificò: la sua amata era
ridotta in condizioni pietose con ferite sparse per tutto il corpo e
gli occhi gonfi dal pianto. Tyler sembrava stesse meglio e reggeva la
bionda aiutandola ad avanzare ma qualcosa non tornava...
- Dov'è Trent?- chiese con un filo di voce mentre sentì
chiaramente le viscere ingarbugliarsi. La ragazza non rispose e
lasciò che Zoey e Mike cominciassero a curarla e a portarla via.
Geoff si sentì morire dentro: uno dei suoi migliori guerrieri
era stato ucciso, sua moglie viva per miracolo e sua figlia
scomparsa... con che coraggio poi glielo avrebbe detto? Per non parlare che
si aggiungeva Gwen che stava partorendo proprio in quel momento.
Il capo cominciava
a prendere in seria considerazione che la guerra stesse volgendo al
termine ma non con loro vincitori. Alejandro lo teneva
alle strette sempre di più ma poteva ancora contare un
paio di assi nella manica. Aveva
perso parecchi dei suoi guerrieri migliori negli ultimi anni ma nessuno
sapeva che nel covo dei vampiri vi era un suo infiltrato camuffato
perfettamente, grazie a
un dispositivo ideato da B. Sarebbe stata la sua arma vincente ma anche
l'unica speranza che aveva di recuperare tutta intera sua figlia anche
perché proprio pochi giorni prima la spia era finalmente
riuscita a localizzare l'esatta posizione della villa di Burromuerto,
difficile da stabilire in quanto dovevano uscire non dalla porta
principale ma da cunicoli che rendevano il tutto più complicato.
Sembrava però che i suoi sforzi fossero stati ripagati...
***
Alejandro non prese
bene la morte di due suoi validissimi guerrieri:
Anna Marie era sempre stata estremamente utile grazie alla sua
abilità
innata che permetteva di nascondere interi armamenti dentro alla sua
folta chioma e Justin poteva vantarsi di aver fatto fuori un sacco di
angeli negli ultimi quattro anni. Tutta la sua lussuosa e immensa villa
tremò quando il boss
apprese la notizia, a causa del suo potere che involontariamente
si sprigionò dal suo corpo.
Quando si fu calmato chiamò Noah ordinandogli di portare qualcosa
da mangiare alla prigioniera affinché non perisse,
girò la sua poltrona verso la finestra con le tapparelle
abbassate per filtrare la luce del sole e si mise ad osservare un punto
fisso davanti a se con aria distratta.
- Se fossi in te mi muoverei...- una voce beffarda lo fece sobbalzare e
voltare dietro. Una figura snella e sexy era appoggiata al muro e lo
guardava con aria di superiorità.
- Heather, non è il momento: Anna Marie e Justin sono morti e io
non sono in vena di sentirti parlare- sbuffò l'ispanico
guardandola di sbieco - A che ti riferisci, comunque?-
- Al piccione.
Troppo tempo in uno scantinato non fa bene a quei colombi, più
la tieni sotto e più si indebolirà, fino a morire sotto
ai tuoi occhi- affermò la moretta soppesando il suo
interlocutore.
- Non mi interessa
che sia in forma, voglio solo che respiri. Questa sera stessa
manderò un video messaggio a quell'angelo biondo e
detterò le regole per concludere la partita quindi non
dovrà attendere molto laggiù- sbottò
soprappensiero Alejandro mentre leggeva un messaggio di Harold, appena
arrivato, in cui lo informava che tra poche ore avrebbero
interrogato Duncan e che necessitava di un avvocato. Senza badare alla
presenza femminile che continuava a fissarlo, compose il numero di
Courtney e attese spazientito. Dopo tre squilli, lo voce melodiosa
della sirena giunse al suo orecchio.
- Pronto?- Al non potè fare a meno di sentire una punta di arroganza nel suo tono.
- Sono Burromuerto.
Duncan è dentro, ho bisogno che tu vada a fargli da difensore.
Ti passo a prendere io tra poco, dammi il tuo indirizzo- le
ordinò.
Dopo che glielo
dettò, il capo dei vampiri riattaccò e si diresse
giù verso il parcheggio della villa, in cui era parcheggiata la
sua adorata Lamborghini Veneno. Erano passati quasi quattro mesi
dall'ultima volta in cui aveva messo piede fuori dal loro covo ma era
veramente stanco di starsene rintanato nel suo ufficio senza far
niente. Per non contare quanto fosse impaziente di vedere questa nuova
sirena che, a primo avviso, sembrava essere ancora più in gamba
della sua maestra Blaineley, a discapito della sua giovane età.
Inoltre, doveva assolutamente tirare fuori Duncan da quegli stupidi
edifici umani chiamati prigioni, perché sapeva che il suo
guerriero non avrebbe resistito più di un giorno la dentro prima
di compiere una strage. Questo,però, avrebbe significato che gli
angeli lo avrebbero facilmente individuato e accortosi che pezzo di
vampiro fosse, avrebbero mandato un intero battaglione pur di
sconfiggerlo. Il verde era sì uno dei vampiri più forti
della sua casata ma non avrebbe avuto scampo contro un'intera squadra
di colombi, specialmente se tra questi vi era Geoff.
Questi stupidi
avevano pensato bene, conoscendo la indole poco paziente della sua
specie, di sorvegliare strettamente tutti i carceri degli Stati Uniti,
consapevoli che prima o poi uno di loro sarebbe finito dentro.
Ciò portò l'ispanico a stringere un patto con altre
creature sopranaturali: le sirene che grazie al loro canto persuasivo,
vincevano facilmente ogni loro udienza.
Sapeva che
controllavano anche i tribunali ma vigeva la regola di non interferire
con gli esseri inferiori da entrambi le fazioni. Molti vampiri erano
stati processati e più di una volta gli era giunta voce che
Geoff avesse dovuto impedire personalmente che i suoi si precipitassero
al palazzo di giustizia e distruggessero tutti pur di uccidere il
nemico. Ma gli umani non dovevano essere toccati. Purtroppo il potere
di entrambi dipendeva da essi: più nei loro cuori era presente
l'oscurità più i vampiri diventavano forti; viceversa,
più speranza essi avevano più gli uccellacci erano
potenti. Ecco perché provocavano incidenti, istigavano
all'omicidio o suicidio, finanziavano la guerra (Alejandro stesso
riforniva di armi i soldati in Afghanistan) o ancora si divertivano a
rapinare le banche e creare panico in città.
Gli angeli, invece,
aiutavano la gente in difficoltà, donavano case ai senza fissa
dimora, aprivano tantissimi centri d'assistenza per i più
bisognosi, contribuivano all'apertura di nuovi ospedali,
salvaguardavano la natura ed elargivano una buona parte dei loro
profitti nella ricerca.
Alejandro sognava
il giorno in cui li avrebbe sconfitti definitivamente e allora
più nessuno gli avrebbe impedito di ridurli in schiavitù
gli umani, poiché il loro patto sarebbe andato a farsi fottere!
Sorrise mentre percorreva a gran velocità le vie di New York
dirigendosi verso il luogo prestabilito.
Appena si accostò all'enorme grattacielo che ospitava lo studio legale Cleary
Gottlieb Steen & Hamilton LLP*, notò subito una figura
snella dalla carnagione scura, dai tratti ispanici, vestita
elegantemente con un tailleur firmato e tacchi neri che stava
aspettando qualcuno; la descrizione combaciava con quella fornitagli da
Blaineley. Ad Alejandro piaceva la puntualità e questo
segnò un punto a suo favore, prese gli occhiali da sole con
spesse lenti scure e si diresse verso di lei.
- L'avvocato Courtney presumo- si presentò il vampiro tendendo la mano verso la sirena.
-
Il magnate dell'industria bellica e metallurgica, il signor
Burromuerto, piacere di conoscerla- lo sfidò Courtney
stringendogli a sua volta la mano. Il vampiro non potè fare a
meno di stupirsi di fronte al suo coraggio: parlava con una della
creature più potenti del mondo con assoluta nonchalance, anzi
addirittura con un briciolo di arroganza!
-
Vogliamo avviarci?- le chiese indicandogli la sua macchina lussuosa che
attirava l'attenzione di molti passanti. Quella annuì ed
elegantemente lo seguì senza timore, ondeggiando sinuosamente i
fianchi e consapevole della propria bellezza.
Una
volta in macchina, un dolce profumo di mare si diffuse in tutta la
vettura e mentre guidava, Alejandro buttò un occhio verso
l'avvocato. Era una bella ragazza, con lunghe gambe sinuose ed
affusolate, i capelli castani lisci che le arrivavano fino alle spalle
e il viso leggermente truccato. Se la sarebbe volentieri fatta se
non fosse appartenuta ad un'altra specie. Era un fervente sostenitore
che i vampiri dovessero consumare l'atto riproduttivo solo ed
esclusivamente con i loro coetanei ma non poteva biasimare chi lo
facesse con gli umani, Il loro morso poteva rivelarsi un potente
afrodisiaco e perché non approfittare della situazione?
L'importante era che non nascessero sentimenti: anche lui, dopotutto,
aveva compiuto uno strappo alla regola qualche volta, sebbene un sacco
di vampire fossero desiderose di andarci a letto. Però le
sirene erano un'altra questione: non si dovevano toccare, ne mordere e
Su questo non ammetteva repliche. Nessuno aveva mai protestato per
ciò: un conto erano gli umani, un altro delle creature con
poteri. Pensavano fosse impossibile fare sesso con loro, in quanto
erano senz'altro incantevoli, degne di ammirazione ma rimanevano di un
altra specie, considerata quasi all'altezza della propria. Si poteva
paragonare questo rapporto come un uomo alle prese con un cane:
l'animale poteva anche essere bellissimo ma, per quanto lo fosse, una
persona sana non avrebbe mai consumato nessun atto insieme.
Arrivati
a destinazione furono accolti da parecchi agenti che avvertirono il
detective Mark Steel che l'avvocato per Duncan era arrivato e poteva
procedere con l'interrogatorio.
Il capo del dipartimento di criminologia di New York apparve sulla soglia e andò loro incontro.
-
Signor Burromuerto, vedo che anche questa volta è giunto in
soccorso a quel delinquente del suo amico- affermò freddamente
stringendo la mano ai due.
-
Vede detective, Duncan è sempre stato un ragazzo con molti
problemi ed è mio dovere tirarlo fuori dai guai, essendo suo zio
ed unico parente in vita. Non farebbe questo anche lei?- chiese con
aria falsamente amichevole il boss dei vampiri.
- No se mio nipote fosse un assassino. Lo lascerei marcire in cella per il resto dei suoi giorni- rispose tranquillamente Mark.
-
Stia attento detective, potrei considerare queste sue parole come un
accanimento nei confronti del mio cliente- lo riprese immediatamente
Courtney, sorridendogli come una leonessa pronta a sbranare una
gazzella. Alejandro le sorrise a sua volta, contento di averla
assoldata: la ragazza era in gamba, niente da recepire.
Mark
rimase di sasso alla risposta di lei: aveva ragione, mai esprimere i
propri commenti personali su un caso! Purtroppo quel delinquente
l'aveva fatta franca più e più volte e il desiderio di
buttarlo dentro lo ossessionava da un bel pezzo. Si impose di
controllarsi e accompagnò l'avvocato nella sua interrogatori
dove l'accusato era stato portato.
***
Scott
sfondò una parete della sua stanza con un solo pugno. Era
rabbioso, le zanne gli arrivavano fino al mento, le pupille erano rosso
rubino e le ali bluastre spalancate. Non riusciva a controllarsi, era
più forte di lui. Quell'odore di angelo non lo abbandonava per
un istante! Perché Alejandro non l'aveva uccisa appena l'aveva
vista?! Imprecò per l'ennesima volta, cercando di calmarsi ma fu
tutto inutile, l'istinto di distruggere qualsiasi cosa lo attanagliava
come una morsa. Sentì la porta spalancarsi ed una figura entrare.
- Ehi volpino, finito di fare baccano?- sghignazzò Jo sedendosi sulla sedia della scrivania del compagno.
- Vattene Jo o ti stacco la testa!- ringhiò Scott guardandola di sbieco.
- Provaci e ti divido in due!- continuò ridendo la bionda - Senti il suo odore che sei così agitato?-
-
Sai già la risposta- sbottò lui. Aveva uno dei migliori
fiuti di tutta la casata e la ragazza lo sapeva bene. Come Scott sapeva
bene il perché fosse venuta: sebbene facesse la dura e la sua
abilità nel combattimento l'avesse fatta entrare
nell'elité dei guerrieri scelti di Burromuerto, insieme a lui e
Duncan, li considerava due fratelli. Forse perché erano
stati marchiati insieme, cresciuti insieme e combattuto insieme. Era
venuta lì per farlo distrarre in quanto era a conoscenza del suo
passato e temeva che commettesse qualche cazzata che Al non gli avrebbe
perdonato.
- Datti una calmata o finisci male- replicò questa volta seria lei.
-
Credi che mi sia facile?! Conosci il mio passato, sai cosa significa
per me!- gridò rabbioso il rosso. Jo si alzò e senza che
potesse dire niente lo prese per un braccio minacciandolo di
staccarglielo grazie alla sua immensa forza.
-
Non riesci a tenere il tuo istinto omicida sotto controllo? Benissimo,
vieni con me!- lo trascinò a forza giù, vicino allo
scantinato dove era tenuta prigioniera Dawn. Scott cercò di
ribellarsi e sfuggire alla sua presa ma fu tutto inutile.
L'odore
divenne per lui sempre più insopportabile e alla fine smise di
combattere: lasciò che lo piazzasse proprio di fronte alla porta
della stanza della prigioniera con una piccola fessura in modo che i
vampiri di guardia potessero tenerla d'occhio.
-
Salve ragazzi! Vi spiace se Scott prende un attimo a testate quella
porta? Forse riusco così a farlo calmare- disse la ragazza dagli
occhi viola alle due guardie, Ryan e Pai. Quelli risero nel vedere un
loro compagno così "agitato" e in presa agli istinti seriali.
- Ma certo, lascialo pure fare. Ci divertiamo un pò così!- esclamò Ryan facendosi da parte.
Scott
non sentì i loro discorsi, aveva spento il cervello da un pezzo:
voleva solo uccidere, dilaniare, massacrare e maciullare chiunque si
trovasse li dentro. Appena sentì la presa di Jo allentarsi,
scattò in avanti e sfoderò le zanne in modo da far volare
via la porta. A pochi centimetri da essa però... si
schiantò e volò indietro! Atterrò contro un muro e
sembrò che la botta in testa lo fece rinsavire.
- Che raz...- borbottò non capendo che fosse successo.
-
Su volpino, riprovaci che è la volta buona!- rise sguaiatamente
insieme ai due vampiri Jo. Scott si rialzò cercò di
controllarsi e si avvicinò alla gruppo, ancora scosso
dall'accaduto e allo stato di trance in cui era caduto appena
l'odore si era fatto più forte.
-
E' uno degli incantesimi più potenti che Burromuerto abbia mai
creato! Mai vista una roba simile in 400 anni che sono qua!-
commentò Pai - In pratica noi facciamo solo bella presenza!-
Scott
non potè fare a meno di lanciare un'occhiata alla sua vittima
attraverso la fessura: era una ragazzina pallida, con un ferita curata
in malo modo sulla fronte, una camicetta bianca che faceva intravedere
le sue forme sode e i lunghi capelli biondi quasi bianchi che le
arrivavano fino al sedere.
- Non...- deglutì sonoramente in preda a emozioni contrastanti - Sembra una di loro...-
- E' la figlia di Geoff e Bridgette- lo informò Ryan alzando le spalle.
Il
vampiro sentì che una strana calma lo invase inspiegabilmente e
pian piano fece rientrare zanne e ali, rimanendo li immobile a fissare
l'esile figura. Jo sapeva che il suo intento era andato a buon fine ma
rimase stupita della sua innaturale calma. Voleva solo fargli capire
con i fatti che era inutile arrovellarsi il cervello, massacrandosi dal
desiderio di ucciderla perché era tutto inutile ma... qualcosa
di strano stava succedendo nella mente del suo compagno e lei non aveva
idea di che potesse trattarsi.
Neppure
Scott sapeva il motivo per cui l'istinto da serial killer era
improvvisamente scomparso e andò nel panico. Uno dei serial
killer più spietati della villa a cui improvvisamente mancavano
tutte le forze?! Indietreggiò di qualche passo e con gli occhi
spalancati tornò di sopra con gli altri che lo guardavano
sorpresi per un così repentino cambio di umore.
La
vampira lo seguì a distanza di qualche metro e dopo qualche
passo, giurò di aver visto qualcosa cadere dalla figura ma
sembrò che il ragazzo non se ne fosse neanche accorto
perché proseguì imperterrito. Incuriosita, si
avvicinò e quel che vide la fece balzare indietro. Prese
l'oggetto in mano per pochi secondi prima di ributtarlo a terra come se
scottasse. Sentì il corpo tremare e una strana angoscia
invaderla: il passato di Scott stava venendo inspiegabilmente a galla e
la colpa era tutta di quello strano piccione...
* Studio legale realmente esistente.
Angolo autrice:
Duncan: Brava invece di studiare, scrivi! Non ho parola sei S-C-A-D-A-L-O-S-A! (provocare senso di colpa: mode off).
Ma ti credi simpatico?!
Duncan. terribilmente :D
Quanto un clistere-.- saranno cavolacci miei se studiare o no!
Scott: Per sfornare questo capolavoro era meglio se lo facevi!
E
basta per la miseria >.
Duncan: Quando vuoi :D
Domanda ma perchè non andate a molestare belle fanciulle invece di importunare la sottoscritta?
Scott: Tu sei più divertente e attenta altrimenti ti lego di nuovo come un salame a testa in giù!
Mmm,
meglio di no :D comunque concludendo spero sia piaciuto e che la parte
finale vi abbia lasciato con un pò di "grattacapi" e
curiosità ;) alla prossima ragazzi!
Marty Angel
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** 9.9 ***
9
Duncan, con indosso una tuta da carcerato di un vivace color arancione,
era spaparanzato su una delle due sedie presenti nella stanza e stava
aspettando impazientemente che arrivasse il suo avvocato. L' attesa non durò
a lungo in quanto dopo pochi minuti la porta si spalancò ed
entrò una figura alta e snella vestita molto elegantemente. Sul
volto del vampiro si delineò subito una fantastica espressione
da ebete, con tanto di bocca spalancata.
Il
ragazzo si ritrovò alquanto
confuso: le sirene solitamente erano donne belle, è vero, ma
anche estremamente truccate e appariscenti perché corrispondeva
a una delle molteplici sfaccettature della loro nature. Lei invece
aveva soltanto un pò di matita marroncina e del lucida labbra
che risaltava le sue labbra morbide. Che fosse una semplice umana e che
il suo fiuto si fosse sbagliato? No, l'odore di
brezza marina era leggero ma presente. Allora perché il suo
cervello cominciò ad elaborare fantasie erotiche che gli
smuovevano il fratellino, calmo fino a pochi secondi prima?!
I vampiri si erano sempre divertiti a guardare quelle femmine
così "pompate", lanciando commenti più o meno pesanti sul
loro aspetto ma il tutto finiva li. Com'era possibile allora che lui la
trovasse così dannatamente sexy? Loro non potevano
esserle per quelli della sua specie! Era semplicemente... innaturale!
Deglutì perplesso: era solo stanco e scocciato, forse la carenza
di sangue umano gli aveva provocato solo una piccola allucinazione e
soggezione...
- Duncan, giusto?- le domandò mentre gli porgeva educatamente la
mano. Quello si riprese al suono della sua voce così calda e
sensuale e riassunse il suo atteggiamento da impertinente spaccone.
- Esatto principessa! Posso avere l'onore, Onorevole, di conoscere il
suo di nome?- sghignazzò il vampiro mentre aggiungeva - Piaciuto
il gioco di parole?-
La ragazza sembrò non apprezzare la sua battuta di spirito e assunse un'espressione ancora più severa.
- Sono Courtney Grant e ti pregherei fin da subito di evitare di
chiamarmi con quel nomignolo ridicolo in quanto poco
rispettoso. Veniamo al dunque che non ho tempo da perdere, Ho letto le
accuse a tuo carico: sono pesanti e apparentemente con solide basi ma riuscirò a
smontarle una dopo l'altra con facilità. Ho una mia opinione su
come sia andata ma, per formalità e routine, ti chiederò
che cosa sia successo- la ragazza alzò gli occhi dalla
cartellina che reggeva in mano e osservò il suo interlocutore che continuava a guardarla con aria beffarda.
- Indovina
principessa?- rise Duncan incrociando le mani dietro la testa - L'ho
preso, aperto il cranio sfracellandolo al muro, squarciato la gola e,
infine, mi sono rifocillato! Sai com'è, ero un pò a
secco!-
Courtney non
sembrò minimamente sorpresa dalla leggerezza con cui il suo
cliente gli raccontò l'accaduto, di come avesse
semplicemente ucciso un essere umano, neanche fosse la cosa più
semplice del mondo. Sapeva perfettamente di che pasta erano fatti e si
era promessa di non mostrarsi mai debole nei loro confronti. Sebbene le
considerassero inferiori, si era prefissa l'obiettivo di dimostrare
quanto questa convinzione fosse errata! Era conscia di poterli
manipolare grazie ai suoi straordinari poteri persuasivi, quel teppista
con quella ridicola cresta alla moicana poi sarebbe stato facile
piegarlo come un ramoscello. Non sopportava il modo in cui la guardava,
sembrava volesse mangiarla ma decise, per ora, di non dire nulla per
non tirarla per le lunghe in quanto al pomeriggio aveva un'altra
udienza in cui faceva parte dell'accusa e non poteva assolutamente
tardare.
- Immaginavo- commentò gelida mentre prese due appunti su un foglio.
- Ma come
principessa? Non ti scandalizzi neanche un pò di avere un
assassino a pochi centimetri dalla tua bella faccia?- chiese con aria
maliziosa il ragazzo alzando il sopracciglio con il piercing.
- Sono a
conoscenza della vostra natura violenta quindi no, non mi scandalizzo
per così poco- ribattè pronta l'avvocato e lasciando
così cadere il discorso.
- Non ci sono microfoni qua? Avrei appena confessato- osservo Duncan guardandosi attorno.
- No,
c'è la questione della privacy. Allora ci aspettano di là
per l'interrogatorio quindi ascolta che cosa dovrai fare: negherai,
ovviamente, l'omicidio mentre confermerai la tua presenza in discoteca.
Nel resto delle domande ti avvalerai della facoltà di non
rispondere. Al processo farò in modo che tu venga subito
scagionato. Hai capito tutto?- domandò la sirena squadrandolo e
chiedendosi se dentro la scatola cranica ci fosse almeno un qualche
residuo di materia grigia. Lo vide annuire ed alzarsi - Bene, andiamo-
Courtney si
avviò con il vampiro alla calcagna. Sul volto di quest'ultimo,
nel frattempo, si dipinse un sorriso a 32 denti mentre faceva scorrere
lo sguardo dalle spalle al fondo schiena della figura davanti a se:
aveva proprio un culetto niente male!
***
Gwen stringeva
un fagottino di coperte al suo petto e lo cullava dolcemente mentre
cantava una dolce ninnananna mentre l'orologio batteva le nove e mezza
di sera.
- Assomigli
proprio a Trent, sai Lory?- domandò con una punta di malinconia
la ragazza. Il suo aspetto era terribile: occhiaie profonde e bluastre,
viso più pallido di un cadavere, le labbra secche e screpolate,
i capelli neri con le meches blu completamente spettinati e le mani
tremanti.
La bambina
addormentata sembrò agitarsi al suono della voce della madre,
alzando i piccoli pugni al cielo e sbattendo una piccola aletta
spennacchiata che ancora non riusciva a far rientrare. Aveva già
folti ciuffi di capelli neri e occhi di un verde scuro che, secondo
Zoey, nel giro di pochi mesi si sarebbero sicuramente schiariti,
diventando il tutto e per tutto uguali a quelli di Trent.
Gwen non
riuscì a trattenersi, strinse ancora più forte sua figlia
e scoppiò a piangere: non riusciva a capacitarsi che il suo
Trent fosse morto... sentì un dolore insopportabile al petto,
simile a un buco nero che tutto risucchiava mentre immagini di loro due
si susseguivano veloci nella sua mente.
Lory, forse
avvertendo già il dolore della madre, si svegliò di
soprassalto e cominciò a piangere a sua volta disperatamente. La
ragazza sembrò ridestarsi al piagnisteo e subito si impose di
calmarsi: non voleva che si spaventasse! La cullò di nuovo e
appena si fu calmata chiamò Zoey.
- Dimmi Gwen, hai bisogno di qualcosa?- chiese premurosa la rossa facendo capolino nella stanza.
- Si, mi
tieni Lory per dieci minuti? Devo andare a parlare con Geoff...-
annunciò l'angelo mentre la sua voce assunse un tono duro e
gelido.
- Ma certo,
aspetta che...- l'infermiera si avvicinò ma non fece in tempo a
prenderla che Brick irruppe a sua volta nella stanza, quasi guarito
dalla sua "profondissima ferita di guerra contro quaranta vampiri super
cazzuti".
- Uh! Che
tenera! Posso occuparmene io? Sarà un onore per me Signora!-
esordì il cadetto mettendosi sull'attenti. Quel ragazzone
muscoloso aveva un debole per i bambini! Sia grandi che piccoli,
trovava sempre il modo per farli divertire, forse a causa della sua
adorabile goffaggine!
- Ma certo Brick, mi raccomando però- disse Gwen addolcendosi un pò mentre le passava delicatamente la piccola.
- La
proteggerò con la mia stessa vita Signora!- esclamò Brick
mentre già cominciava a fare le smorfie a Lory che in tutta
risposta si mise a succhiarsi rumorosamente la mano..
- E' in buone mani- sospirò divertita Zoey mentre vide i due allontanarsi.
- Lo so. Portami cortesemente della roba decente da mettermi- sbottò Gwen mentre si metteva a sedere sul letto.
- Sei ancora
debole, sei sicura di voler andare? Posso prenderti una sedia a rotelle
e Mike potrebbe...- la rossa non finì il discorso.
- No! Solo un
paio di pantaloni e una maglietta. Non voglio che nessuna mi aiuti: ce
la faccio da sola!- concluse lei senza neanche guardarla in faccia.
L'altra sospirò e si affrettò ad ubbidire ai suoi ordini.
Meno di
cinque minuti e Gwen si trovava in ascensore che saliva all'ultimo
piano dell'enorme grattacielo. Mentre la macchina saliva, una miriadi
di sensazioni diverse la invase: prima fra tutte la rabbia. Bridgette
sapeva perfettamente che Trent era stanco e un'altra battaglia
l'avrebbe o sfiancato o riportato morto, eppure non si è fatta
scrupoli a mandarlo in prima fila! Perché non era morto quello
stupido di Tyler? Oppure direttamente lei?! Strinse i pugni fino a far
sbiancare le nocche: la sua morte non sarebbe rimasta impunita.
***
Geoff non si
stupì quando Gwen spalancò la porta del suo ufficio e
marciò dritto verso di lui. Non disse una parola, ne la
fermò quando l'angelo gli sferrò un pugno violentissimo
sul setto nasale, rompendoglielo. Non emise un solo lamento e attese
che la sua furia si placasse.
- E' tutta
colpa vostra!! Tua e di quel mostro di tua moglie!! Come avete potuto
come...- Gwen fu travolta dai singhiozzi e si accasciò ai suoi
piedi esausta. Non era neanche riuscita a trasformarsi e a picchiarlo
come si deve... faceva veramente pena.
Il capo degli angeli si
ritrovò a pensare che forse si meritasse davvero la morte.
Dopotutto aveva mandato a morire uno dei suoi migliori amici... la
aiutò a sistemarsi sul divanetto della stanza e si decise,
finalmente, a prendere parola.
- Mi
spiace... potrò ripeterlo mille volte e so che non servirebbe a
niente ma ci tenevo comunque a dirtelo- sussurrò mortificato il
biondo. Perdere un guerriero era già dura ma perdere un amico...
beh, era tutto un altro discorso.
- Vai a
fanculo Geoff. Sappi che non ti perdonerò mai e ringrazia che io
sia così provata altrimenti ti avrei ucciso seduta stante- fece
una piccola pausa - Sai che l'avrei fatto- sbottò lei
asciugandosi le lacrime e riprendendo fiato.
- Ne avresti
avuto tutto il diritto- disse semplicemente Geoff alzando le spalle.
Per alcuni minuti nessuno dei due parlò finchè la ragazza
non si decise a finire ciò che aveva incominciato.
- So quanto
Trent tenesse alla nostra causa e se ti uccidessi ora, gli angeli non
avrebbero scampo. Combatterò ancora nelle vostre file, solo per
assicurare a mia figlia un futuro migliore, appena mi sarò ripresa ma quando questa
maledetta guerra sarà finita, stai pur certo che ti
uammazzerò e se non sarò io a farlo...- Gwen prese il polso
del ragazzo e glielo strinse con forza.
Geoff
urlò dal dolore a quel contatto, venendo improvvisamente
travolto da una forza devastante simile ad un' enorme lama rovente conficcata in pieno petto mentre la ragazza pronunciava strani frasi
in una lingua antichissima senza staccarsi da lui.
- ...
sarà questo a porre fine alla tua vita- finalmente si decise a
mollare la presa, lasciando Geoff agonizzante e piegato in due dal male
sul divano in pelle mentre uno strano tribale con un teschio si andava
a delineare sul suo arto. Boccheggiando, la vide uscire barcollante a
causa della fatica ma con un espressione molto soddisfatta in viso e
pronunciare le ultime parole prima di congedarsi.
- Appena
tutto sarà finito, morirai senza che nessuno possa salvarti. La
mia filosofia è sempre stata: occhio per occhio, dente per
dente- aprì la porta - Sapevate benissimo che non dovevate
mettervi contro un angelo della morte. Ora sono cazzi vostri-
***
Tutto era
silenzioso nella villa di Burromuerto. Ogni vampiro si era oramai
abituato al costante odore del nemico in casa e sembrò quasi non
farci più caso. Si sentiva solo Scott che, alcune volte, cominciava ad urlare per la frustazione e
distruggere qualche muro ma bastava l'intervento di Jo per farlo
calmare.
Una figura
alta e snella ticchettava velocemente i tasti di un computer mentre il
suo sguardo scorreva velocemente sullo schermo. Dopo cinque mesi era
riuscito finalmente ad elaborare un programma che riuscisse a farlo
infiltrare nella banca dati dei vampiri e le informazioni che
trovò lo lasciarono di stucco. Memorizzò tutto e
così com'era entrato si volatilizzò all'istante.
***
Quando Bridgette
entrò nell'ufficio di Geoff e vide l'anatema lanciatogli
dall'angelo della morte, urlò terrorizzata. A nulla valsero le
parole dolci di suo marito, non smise finchè non ebbe più
fiato in gola. Poi fu la volta del pianto e il capo non potè
fare altro che abbracciarla e consolarla.
- Tranquilla
piccola... va tutto bene, non sono ancora morto. Non sappiamo ancora
quando terminerà il conflitto e se terminerà mai, quindi
tranquilla. Non corro alcun pericolo...-
- Come puoi
essere così rilassato!?- gridò con quella poca voce
rimasta - E sai meglio di me che sta per terminare tutto! Quella
maledetta strega io la...-
- E' giusto
così Bridgette. Sapevamo cosa comportasse avere un angelo della
morte nelle nostre file e dopotutto è stato un mio errore
mandare Trent a battersi, eravamo consapevoli che, molto probabilmente,
non ce l'avrebbe fatta ad affrontare un nuovo scontro. Glielo abbiamo
praticamente ammazzato: occhio per occhio, dente per dente-
Bridgette
sapeva che la calma del suo amato derivava dal fatto che da troppi anni
conviveva con dei sensi di colpa che avrebbe indotto al suicidio un
qualsiasi umano. Comandare un battaglione sparso in tutto il mondo ed
avere in mano le sorti di esso, lo stava logorando. L'inizio della fine
era stata la morte del suo braccio destro Dj.
Bridgette
ricordava ancora perfettamente la vicenda: due squadroni di venti
angeli ciascuno erano stati annientati presso Cuba e il capo del terzo
era riuscito a malapena a lanciare un SOS a Geoff stesso, implorandogli
di volare li il prima possibile, prima di venire annientato. Grazie
alla fitta rete di telecamere poste sotto il controllo di Cameron,
scoprirono che gli artefici di quella strage erano soltanto cinque
vampiri: Alejandro in persona (il quale non scendeva sul campo di
battaglia da parecchio), Duncan, Heather, Scott e Jo.
A causa della
presenza del boss dei vampiri, Geoff fu costretto a combattere e
partire insieme a Dj, Trent, Owen e Mike. Purtroppo uno di loro non
fece più ritorno... nessuno a parte i cinque angeli sapeva come
fosse stato possibile che un vampiro della potenza di Dj potesse essere
sconfitto ma sembrò che la causa di tutto fosse stata Scott. A
detta di Mike era "uno dei vampiri più pazzi che avessi mai
incontrato. Una furia cieca, l'Hannibal Lecter dei vampiri", nessuno
ricordava che il rosso fosse così potente e rimasero
completamente spiazzati. La strategia di Trent risultò
inadeguata e una finta di Alejandro su Dj, permise a Duncan di
coglierlo impreparato e colpirlo con il bazooka e due centimetri dal
suo petto.
Dopo lo
scoppio del proiettile e la caduta dell'angelo, Geoff scatenò i
suoi antichi poteri e riuscì a contenere la strage che stava per
compiersi e a salvare l'intera squadra, costringendo i nemici alla
ritirata.
Geoff non si riprese mai più dall'accaduto.
- Abbassa le
tapparelle, tra poco Alejandro si metterà in contatto con noi,
come mi ha informato X. Ricordati che non sappiamo ancora che Dawn ce
l'hanno loro- annunciò il biondo mentre accendeva il computer e
il gigantesco monitor incassato nella parete. X era il nome con cui era
identificato l'infiltrato e che il giorno prima era riuscito a
confermargli che Raggio Di Luna era prigioniera nella villa. Bridgette
eseguì distrutta e svuotata da ogni sentimento: sua figlia
rapita e suo marito condannato a morte. Perché non era nata
semplice umana? Tutti questi problemi non sarebbero esistiti.
Verso le
dieci e mezza, senza che i due toccassero nessuna applicazione,
un'enorme interfaccia si aprì sullo schermo e apparve Alejandro
in persona.
- Buonasera
adorabili piccioni, com'è l'aria là su?- chiese ironico
il vampiro incrociando le mani sulla scrivania.
- Maledetto
figlio di puttana, se hai ucciso mia figlia sappi che sarò io ad
ammazzarti, con le mie stesse mani! Sarà meglio per te che sia
ancora viva!!- gridò aggressiva Bridgette guardandolo con odio
mentre grosse lacrime le spuntavano dagli occhi verdi..
- Oh, chi ti
dice che non l'abbia già fatto? Non le avete insegnato a non
parlare con gli sconosciuti? Forse non sapeva che in giro ci sono dei
tipi poco raccomandabili come noi?- sghignazzò divertito dalla
situazione.
- Falla finita sanguisuga, ti conosco e so che un'occasione del genere non la perderesti mai!- ringhiò il biondo.
Il vampiro
rise alla sua affermazione pensando a quanto fosse assurda la
situazione: due nemici che a forza di battersi si conoscevano meglio di
due amanti. Bel paradosso, vero?
- Non si può giocare con voi due! Ebbene si, è qui a tenermi compagnia- affermò tranquillamente.
- Faccela vedere subito!- ordinò Bridgette.
- Sta bene,
stupida troia che non sei altro. Ascoltami bene Geoff, la terrò
in vita ma non so ancora per quanto. Vedi alcuni miei guerrieri non
vedono l'ora di smembrarla pezzo per pezzo e buttare la sua adorabile
testolina in qualche ghetto della città quindi ti conviene
giocare alle mie regole. Devo essere sincero, forse sarò un
pò stanco ma non ho ancora deciso come sfruttare al meglio
questa succulenta occasione quindi ci rivedremo domani sera alla stessa
ora che qualcosa, nel frattempo, mi sarò sicuramente
inventato. Ciao coglioncelli, buona notte!- si congedò ridendo
dall'espressione terrorizzata dei due.
Passarono alcuni minuti a fissare lo schermo nero finchè...
- Mi sembra strano che non abbia ancora deciso che fare... non è da lui...- commentò Bridgette.
- E' per via
di Duncan. Cameron mi ha informato questa mattina che è finito
dentro, non vuole muoversi senza di lui. Questo però ci
dà un enorme vantaggio- sorrise l'angelo sedendosi sul divano.
-
Perché mai? Ogni minuto che nostra figlia passa nelle loro mani
c'è un possibilità in più che muoia!-
esclamò rabbrividendo al sol pensiero.
- X mi ha
informato su alcuni dettaglia alquanto interessanti. Domani è un
altro giorno e come ha detto Gwen: occhio per occhio, dente per dente-
concluse Geoff calandosi il suo adorato ed inseparabile cappello da
texano sulla fronte, gesto che sanciva inesorabilmente la fine
della discussione.
Bridgette
rimase a guardarlo con lo stomaco sottosopra. La situazione era
degenerata e ora il sangue del suo sangue era in mano a quegli esseri
abominevoli. Non poteva crederci. La sua figura era sempre stata
associata alla poiché sapeva incitare le sue truppe al meglio,
portava la luce dove c'era il buio ma... cosa sarebbe successo se lei
stessa l'avesse persa?
Angolo autrice:
Ehila! Come è?
Duncan: Benissimo prima che tu arrivassi!
Oh ma sai che mi sono fatta un vaccino contro i tuoi insulti? :D
Duncan: E sai che io sono come il virus dell'influenza? :D
Cioè?
Duncan: Che il tuo vaccino si può andare a farsi fottere :D
Staremo a vedere! Comunque
passando al capito: 1) Spero sia piaciuto! 2) Piaciuto il "colpo di
scena" di Gwen? ;) 3) Spero di avervi incuriosito su chi sia quaesto
fantomatico inflitrato chiamato X (fantasia portami via... Scott: Magari ti portasse via veramente),
4) Secondo voi perchè Geoff ha concluso il discorso riprendendo
la citazione di Gwen? 5) preparatevi perchè nel prossimo
capitolo vi sarà un breve ma importate scorcio su Tyler e
Lindsday e un altro colpo di scena sconvolgente! :D 7) L...
Duncan: 7) Quando te ne vai? :D
Scott: 8) Per sempre?
9) La piantate?
Duncan: 10) perchè mettiamo ancora i numerini?
11) Non ne ho idea, è divertente ;) alla prossima!
12) Marty Angel
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** 10.10 ***
10
Tyler entrò trascinando i piedi nel suo lussuoso
appartamento dove la sua amata moglie Lindsday lo stava aspettando.
Appena aprì la porta, la voce squillante ed acuta della sua compagna si
diffuse per tutto il grattacielo, stordendo il povero angelo.
- Tyler, tesoro sei tornato! Come sono felice di vederti!-
esclamò tutta felice precipitandosi ad abbracciarlo, inciampando
diverse volte nell'unico tappeto presente in casa. Il ragazzo dai
capelli
castani, ricambiò l'affetto e sospirò mentre Lindsday
cominciava a porgli, come al solito, mille domande a cui faticava
rispondere.
- Li hai uccisi quelle stupide bestiacce? Erano tanti? Come sto con questo nuovo trucco? Sai che
Gwen ha partorito? Trent lo sa? C'era anche Bridgette? Sai che mi
sono fatta la manicure? E...- la ragazza continuò ininterrotta a
parlare, sotto lo sguardo rassegnato di Tyler che si limitava a
fissarla senza dire una parola.
L'angelo si chiese per l'ennesima volta come fosse arrivata a quel
punto. Lindsday non era sempre stata così sciocca e fuori di
testa anzi... quattrocento anni fa, quando si erano conosciuti, era
l'angelo più bello che si fosse mai visto sulla faccia della
terra. Si mormorava che fosse la figlia di Venere,
la Dea Greca, ma oltre che meravigliosa era anche un incredibile
combattente, tanto da essersi guadagnata
il soprannome di "Guerriera Amazzone", proprio per queste sue
peculiarità. Il suo aspetto non era cambiato affatto da allora:
era
alta, con un fisico perfetto, aveva i capelli lunghi e biondi e due
profondi
occhi color azzurro mare ma qualcosa nel suo spirito si era da tempo
rotto in lei.
Anche Tyler rimpiangeva speso gli anni d'oro della sua vita, quando era
un guerriero forte e coraggioso che con un solo pugno era capace di stendere due
vampiri contemporaneamente. Erano perfetti insieme. Inevitabile era, quindi, che da cotanta perfezione nascesse
una bellissima figlioletta con il significativo nome di Psiche,
rifacendosi alla favola di "Amore e Psiche" di Apuleio. Difatti come la
protagonista della storia, Psiche divenne un bellissimo angelo, con
lunghi capelli lisci castani e gli occhi uguali a quelli della madre.
Cresceva forte e stupenda, scoprendo di avere una spettacolare
abilità innata: uno straordinario potere curativo, in grado di
guarire le ferite più profonde al solo tocco. Una dote rara e
speciale, proprio come lei.
Inizio flashback
Psiche era sempre stata uno spirito ribelle e, sebbene i suoi le
avessero categoricamente proibito di andare a cercare i vampiri, decise
comunque di disobbedire ai suoi vecchi, eccitata come i suoi coetanei
di poter
dimostrare quanto fosse abile nel combattimento. Mica poteva essere
meno della leggendaria Guerriera Amazzone! Era sicura che presto si
sarebbe guadagnata un soprannome altrettanto significativo come quello
di sua madre.
Una notte di plenilunio, intorno a mezzanotte, insieme ai suoi compagni
di addestramento, si addentrò nei meandri più bui della
città, armata fino ai denti e contenta di poter emulare le gesta
dei genitori. Com'era inevitabile incrociarono bel presto tre vampiri,
usciti per potersi nutrire di prede facili, che appena notarono il
gruppetto inesperto di angeli non esitarono ad attaccarli, sicuri di
poterli sconfiggere e ricoprirsi di gloria agli occhi del loro capo.
Nonostante ciò, l'incontro subì una piega inaspettata:
Alejandro stesso giunse sul campo di battaglia e ordinò ai suoi
uomini di non ucciderli ma solo di catturarli tutti quanti.
Psiche fu una delle ultime ad essere presa e, anche se legata con
spesse catene, continuava a dimenarsi come un leone, non capacitandosi
di come avessero potuto perdere così facilmente. Urlava ai suoi
compagni di riprendersi e combattere ma lesse perfettamente negli loro
occhi del sano terrore. Due sue amiche si misero
sonoramente a piangere, pregando i loro carnefici affinché le
lasciassero libere ma ottennero in risposta due sonori calci nello
stomaco per far zittire il loro piagnisteo. Un altro si era
letteralmente pisciato addosso dalla paura e un altro ancora era
svenuto. Patetici! Lei non si sarebbe mai piegata a quei mostri, era
forte e avrebbe trovato il modo di fuggire!
I vampiri fecero in tempo a scomparire nella notte, grazie ai migliaia
di cunicoli e passaggi segreti creati da Burromuerto stesso, prima che
Lindsday e Tyler insieme a Geoff, Trent e Owen, giungessero sul posto
per aiutarli, avvisati precedentemente da Cameron che si era accorto
troppo tardi della loro scappatella.
A nulla valsero le continue ricerche per riuscire a scovare il covo
delle sanguisughe e salvare i giovani. X, purtroppo, non era ancora riuscito ad individuare l'esatta
collocazione del maniero e gli angeli si trovavano alle strette, continuando a lottare contro il tempo. I
genitori di Psiche erano a dir poco disperati, pattugliavano loro
stessi tutta l'America, in particolare la città, sperando di
trovare qualche indizio ma niente... tutto fu inutile. Da quel momento
iniziò uno dei periodi più bui di tutta la storia degli
angeli, che rimarrà per sempre impresso nelle menti di coloro
che l'hanno vissuto.
Pochi giorno dopo l'accaduto, Geoff chiamò a raccolta i suoi
guerrieri più fidati e senza avvisare niente e nessuno si
avviarono verso la periferia della città, sulle sponde del fiume
Hudson. Molti, incuriositi che il loro capo si muovesse, lo seguirono e
tra questi vi erano i due coniugi distrutti dalla fatica delle ricerche. Ciò che si presentò ai
loro occhi fu uno degli spettacoli più strazianti che si potesse
vedere: sulla riva vi erano esattamente cinque cadaveri di angeli,
dilaniati da ferite, con interiora fuori, uno addirittura con la testa decapitata
e tutti con le ali strappate. Urla di genitori si sparsero per tutta la
città, grida disperate per lo spettacolo agghiacciante le seguirono a ruota, angeli
svenuti e lacrime che sgorgavano dagli occhi di ognuno di loro furono il passo successivo.
Lindsday si aggrappava al braccio di Tyler con tutta la forza che
aveva, non riuscendo a distogliere lo sguardo dallo scempio che aveva
di fronte. Sentì Geoff avvicinarsi a loro e aspettare che
dessero voci ai loro pensieri.
- Psiche non c'è...- sussurrò con un fil di voce il
moretto. Geoff annuì calandosi il cappello da texano sulla
fronte.
- Lo so. Ne mancano ancora sette all'appello- rimase qualche secondo in silenzio - Faremo il possibile-.
Il tempo passava ma di Psiche non vi era traccia. I giorni degli angeli
erano scanditi dal terrore che un nuovo corpo potesse essere ritrovato.
Dopo cinque giorni, ne furono trovati altri due, in un ghetto
periferico della città, senza più una sola goccia di
sangue in corpo e le consuete ali recise ma neanche questa volta la
ragazza era una di loro. Una settimana passò e ne furono trovati
altri tre, ridotti sempre peggio ma ancora niente. Psiche e un altro
ragazzo continuavano a non trovarsi.
Lindsday e Tyler erano sempre più stanchi e angosciati. La
moglie era diventata completamente silenziosa, non riusciva più a parlare.
La sua voce, un tempo così melodiosa e dolce, sembrava non
esserci mai stata. Si rannicchiava ogni giorno nello stesso angolino del
letto e vi rimaneva fino a sera, non partecipando neanche più alle
ricerche per sua figlia. Il suo cervello rimaneva spento per tutto il
tempo, si rianimava soltanto quando le giungeva voce che altri cadaveri
erano stati ritrovati. Allora riprendeva vigore e si precipitava fuori
per poter vedere di persona che non si trattasse di Psiche, per poi
ritornare alla sua solita routine quotidiana.
La loro agonia crebbe ulteriormente quando Geoff venne e bussare
alla loro porta. Appena Tyler aprì e se lo trovò di
fronte con la faccia buia, non ebbe più nessun dubbio e grosse
lacrime cominciarono a sgorgargli dagli occhi. Fece per chiamare
Lindsday ma scoprì che li stava già superando e si stava
dirigendo nell'atrio. Appena la videro tutti si ammutolirono, Trent le
andò incontro e fece segno di seguirlo. Si addentrarono due
piani nel sottosuolo nell'obitorio dove Cameron li attendeva con uno
sguardo tristissimo in volto.
- Lindsday, Tyler non potete immaginare quanto mi dispiaccia...-
mormorò con le lacrime agli occhi il topo di laboratorio mentre
toglieva un lenzuolo bianco dalla barella. Fece attenzione a scoprire
solo il volto, in quanto al corpo mancavano sia le ali che un braccio,
completamente reciso da zanne potenti come il diamante e per non
parlare di come era stato completamente smembrato.
In quel momento una parte dei genitori di Psiche si ruppe completamente e niente fu più come prima.
Fine flashback.
Cameron aveva visitato più volte Lindsday e ne aveva dedotto che
questo suo "rimbambimento" era una conseguenza del trauma subito. Cure?
Non ce n'erano, solo farla stare tranquilla e assecondarla in tutto e
per tutto ma soprattutto, non pronunciare mai, in sua presenza, il nome
Psiche o si sarebbe rischiato di mandarla all'altro mondo.
Quanto a Tyler era passato da "Tyler la Tigre nel Cielo" a "Tyler il
Babbuino Incapace". Non era stato capace di salvare sua figlia,
come poteva sperare di salvare l'umanità?
***
- E' tutto pronto?- chiese impaziente Geoff esaminando il jet davanti a
sé. Erano le cinque di mattina e il sole non era ancora sorto a
New York, eppure la città era già in fervente
attività con auto che strombazzavano a tutto volume.
- Si! Il motore è a posto, l'ha controllato B l'altro ieri e
carburante ce n'è a sufficienza. Non vi resta che partire!-
confermò Cameron leggendo i suoi appunti. Gli occhiali da vista
giganti gli tremavano sul naso a causa del forte vento che si era
levato proprio poche ore prima e sembrava che il suo fisico così
piccolo e gracile potesse farlo volare via da un momento all'altro.
- Ah proposito di B... dove si è cacciato?- chiese Mike guardandosi attorno.
- E' già al posto del pilota che vi attende- gli rispose
l'occhialuto - Geoff non sono comunque sicuro del tuo piano! Io non sono
capace ad impersonificarti e soprattutto non so per quanto ancora
riuscirò ad ingannare Harold con il mio nuovo programma! Forse
è più bravo di me nei computer! Cavoli, sto andando in
iperventilazione!!-.
- Rilassati Cam! Sei troppo agitato e Zoey ha già abbastanza
pazienti a cui badare senza che ti ci metta anche tu. Fai due respiri
profondi!- rise divertito il moretto.
- Giusto piccoletto! Mangiare comunque aiuta a rilassarsi, dovresti
farlo più spesso!- esclamò Owen. L'angelo era infatti da
poco rientrato da una sua missione di perlustrazione insieme a Cody ma
aveva subito accettato di ripartire insieme al suo migliore amico
Geoff. Nonostante l'enorme stazza, era un guerriero temibile: nessun
vampiro, neanche Alejandro stesso, era mai riuscito a ferirlo
gravemente. La sua massa adiposa era talmente elastica e allo stesso
tempo impenetrabile che rendeva difficile mandarlo KO. I suoi capelli
biondi sbarazzini riflettevano molto il suo animo allegro e
spensierato, una vera manna per le truppe.
- Non devi fare niente di che Cam. Travestiti e lascia che sia
Bridgette a condurre la conversazione con la sanguisuga, ok? Noi
massimo
due giorni e dovremmo tornare- detto questo Geoff si diresse insieme ai
suoi fidati compagni sul veloce mezzo, prima di partire velocemente
verso ovest con B esaltato di poter finalmente entrare in azione.
***
- Pai?- chiamo il vampiro di guardia a Dawn con profondi occhi grigi e capelli biondo cenere.
- Dimmi- biascicò l'altro sbadigliando sonoramente.
- Mi sto rompendo i coglioni a stare qui a non fare un cazzo-
sbuffò Ryan guardando di striscio l'angolo con le gambe
incrociate che sembrava stesse meditando.
- Anche io ed ho pure sete- sbottò il compagno sistemandosi il ciuffo di capelli neri che gli scendeva sugli occhi.
- Se la lasciassimo qui per andarci a fare un drink?- ghignò il primo mentre pregustava l'aroma del sangue in bocca.
- Se Al ci scopre ci uccide, dobbiamo dirlo a qualcuno prima- il suo amico sbuffò sonoramente.
- Sei proprio una colomba va! Stiamo via per dieci minuti, nessuno se
ne accorgerà!- continuò imperterrito Ryan.
- No io...- Pai fu bruscamente interrotto da una voce che conoscevano bene.
- Andate pure. Sto io di guardia- una figura snella si parò di fronte ai due.
- Scott? Che ci fai qua? Vuoi per caso riprovare a uccidere il
piccione?- sghignazzò divertito il biondo ripensando alla scena
del giorno precedente. Il rosso non rispose e si limitò a
fissarli.
- Andate, ripeto. Sto io qua e di sicuro Al non se la prenderà
con me- si limitò ad affermare il ragazzo dai capelli rossi -
Inoltre tra poco mi raggiungerà Jo, non dovete preoccuparvi-
I due si guardarono per un pò prima di annuire all'unisono
e sparire nei corridoi della villa. Scott li scrutò allontanarsi
finché non svoltarono verso il passaggio che collegava la
residenza alle industrie di sangue e si rilassò soltanto quando
li vide sparire. Con lentezza inaudita si avvicinò alla porta,
prese un bel respiro e guardò dentro. Il suo cuore, che
erroneamente si crede fermo e privo di vita, accelerò i battiti
e il respiro gli venne meno. Il vampiro non riusciva a capire il
perché di quelle strane reazioni, erano forse quegli stranissimi
occhi color cobalto che tanto lo mettevano in soggezione? Non ne aveva
idea ma sentiva chiaramente l'anima dividersi in due: la parte
più bestiale e cruenta lo incitava a sfondare quella maledetta
porta e a ucciderla; l'altra invece più calma e indifferente gli
suggeriva di osservare il nemico e starsene buoni, per ora.
Dawn si era subito accorta che la strana aure percepita il giorno prima
era tornata. Notò che era diversa, non più un vorticoso
ciclone nero ma solo un nuvolone scuro, apparentemente calmo. Dalla
fessura sulla porta poté vedere due grandi occhi grigio topo che
la stavano osservando.Sembravano particolarmente interessati alla
ferita che aveva sulla fronte che era ancora infetta e pulsava. In
altre circostanze avrebbe approfittato della situazione rivolgendogli
la parola per poterlo "portare sulla retta via", invece rimase
inspiegabilmente muta, scoraggiata dal tentativo fallito con quel
piccolo vampiro che l'aveva messa KO pochi giorni prima. Aveva forse
già mollato? Tutte le sue convinzioni e credenze erano
evaporate? Forse si... dopotutto i suoi genitori l'avevano avvisata
quanto fossero ottusi e crudeli quegli esseri spietati e ne aveva avuto
la dimostrazione sulla propria pelle.
Stanca di essere esaminata voltò la testa verso il muro,
sfuggendo a quegli occhi inquisitori e provocando una leggera
frustrazione al vampiro. Raggio Di Luna non voleva mostrarsi in alcun
modo una debole: potevano averla catturata ma non si sarebbe arresa
senza aver almeno provato a difendersi, anche se questo voleva dire
ferire o, Dawn rabbrividì, uccidere qualcuno. Il ricordo
però dell'aggressione si fece nuovamente vivo nella sua mente e
da un occhio dell'angelo una piccola lacrima scivolò giù
lungo il grazioso viso. No! Non doveva piangere! Lei era la figlia di
Geoff e Bridgette i più potenti angeli del mondo non doveva,
non...
Scott sussultò: l'angelo stava piangendo. Sebbene per un
orecchio umano fosse impercettibile, sentì chiaramente piccoli
singhiozzi provenire dall'esile figura. Era forse crollata
psicologicamente? Dopotutto sembrava molto giovane e l'essere tenuta
prigioniera in un covo di vampiri beh... non era proprio il massimo per
una colomba. Il ragazzo non si chiese come mai questo tipo di pensieri
gli andassero ad ingarbugliare la mente, era così e basta.
- Scott! Porca puttana!- la voce anzi l'urlo di Jo lo fecero balzare.
- Che cazzo hai da gridare trans?- ringhiò di rimando
fulminandola con lo sguardo. Odiava essere interrotto mentre pensava!
Calamity si limitò ad indicare il pavimento dietro la sua
figura. Vide chiaramente il volto dell'amico contrarsi e un espressione
terrorizzata delinearsi sul viso.
- Che ti succede?- chiese a bassa voce la ragazza dai capelli biondo cenere.
- Non lo so... è...- non finì la frase e si limitò ad indicare la stanza della prigioniera.
- Devi piantarla di venire qui!- esclamò decisa Jo.
Scott sfoderò le zanne e si mise in posizione di attacco.
- Fanculo, non prendo ordini da nessuno!- grugnì furibondo - Sai
che non è colpa mia! Tu sai che lo sento, maledizione! Tu non
puoi capire, non hai patito ciò che ho patito io! Credi sia
facile starmene in questo letamaio e sentire il suo cazzo di odore
ovunque? Eh? Rispondimi!-
Ma la vampira non poteva farlo perché conosceva il passato di
quel suo "fratellastro". Si limitò a scrollare le spalle per
niente intimorita dai suoi artigli a pochi centimetri dalla faccia.
- Non resisterà a lungo comunque e forse è meglio
così. Prima sto piccione muore e meglio sarà per te-
sbottò Jo prima di voltarsi e andarsene.
Scott rimase perplesso all'affermazione dell'amica e una strana
angoscia si impossessò delle sue viscere. Guardò per
l'ultima volta dentro la cella prima di seguirla.
- Che intendi dire? Al la vuole forse uccidere?- le chiese affiancandola.
- Non sarà nessuno di noi a farlo ma perirà lei stessa.
Sai qual'è la loro fonte di energia principale? Il loro
nutrimento?- il rosso scosse la testa - Sono degli strani raggi divini,
non so bene come siano fatti ma so per certo che chiusi in uno
scantinato, senza una fessura sul mondo esterno che faccia filtrare un
pò di luce con quegli strani raggi, periscono. Secondo Heather
può resistere una settimana non di più, quindi ancora sei
giorni, ora più ora meno-
Scott si fermò in mezzo al corridoio: sei giorni, sei giorni soltanto...
Nota autrice:
Ed eccomi qua con il decimo
capitolo! Allora come promesso dal precedente ecco il famoso passato di
Lindsday e Tyler! Forse molti di voi vi starete chiedendo il
perché io mi sia addentrata nei ricordi di questi due personaggi
secondari, ebbene sappiate che... ahah non ve lo dico :D vi rovinerei
la sorpresa :D
Duncan: Ti credi simpatica?
Un sacco :D
Duncan: Quanto un clistere :D
Senti chi parla! Comunque, beh
lo scoprirete più avanti! Spero che il capitolo sia piaciuto e
preparatevi perchè il prossimo sarà uno dei capitoli
più movimentati della storia: finalmente compariranno Alejandro
ed Heather che sveleranno parti dei loro segreti; Scott compirà
una scelta che si potrà definire fatale ed infine ecco Duncan e
Courtney, finalmente comparirà per bene questi due bellissimi
personaggi!
Duncan: Io sono bellissimo :D
Scott: Megalomane!
Bene, non vi dico altro
perchè altrimenti vi rovinerei la sorpresa. Spero come sempre
che sia piaciuto e fatemi sapere secondo voi quali potrebbero essere
gli sviluppi della vicenda :) un bacione a tutti alla prossima!
Marty Angel
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** 11 ***
11
Courtney
esaminava i fogli firmati dal giudice Coryn in cui la
informava che
tra due giorni esatti si sarebbe tenuto il processo per direttissima a
carico del suo cliente Duncan Evans con l'accusa di omicidio
volontario.
Sorrise tra sé, smontare tutte le accuse a danno del vampiro
sarebbe stato un giochetto da ragazzi e un avvocato del suo calibro non
avrebbe neanche dovuto ricorrere a sporchi trucchetti.
***
Geoff, B, Owen e Mike scesero dal jet appena atterrato all'aeroporto
di Tokyo e furono immediatamente accolti da una squadriglia di tre
subordinati locali.
- Youkoso*,
Geoff sensei- lo accolse l'angelo più alto con
strani capelli blu a spazzola, occhi neri come la pece e fisico
perfetto che avrebbe fatto girare la testa a parecchie ragazze. Il suo
viso
era sereno e rilassato, emanava calma da tutti i
pori ma Geoff sapeva perfettamente quanto poteva essere letale
quell'angelo con quei toni tanto pacati. Non per niente era il suo vice
sul fronte nipponico.
- Youkoso anche a te Misaki chan! E ti prego non chiamarmi sensei,
potresti darmi tranquillamente dei punti!- scherzò il capo
dandogli un buffetto sulla guancia. Quello sorrise e annuì,
facendo segno di seguirli.
Fuori dall'aeroporto li attendevano due Mitsubishi Outlander bianchi pronti a partire non appena fossero saliti.
- Sei
riuscito a scoprire qualcosa Misaki?- chiese Geoff tornando serio e
guardando l'amico dritto negli occhi mentre il grosso suv sgommava per
le strade illuminate della capitale del Giappone.
- Si, qualcosa forse si e ti assicuro che non è stato per niente
facile. Il file contenente la foto e le descrizioni sul suo conto
non accennava a nessun potere speciale e sebbene non è nella
nostra natura sottovalutare i nemici, ha fatto fuori uno dei nostri con
facilità prima di scomparire nella notte nonostante tutta la nostra prudenza- spiegò con un
tono di voce cupo il giapponese.
- L'avete per caso allarmata?- domandò preoccupato il biondo.
- No, abbiamo inscenato un finto attacco contro lei ma anche a tutta la sua banda.
Il nostro fine era quello di inserirle sotto pelle, senza che se ne
accorgesse, il chip costruito da Cameron san e Sasuke kun. Sembra abbia
funzionato, Nao- e indicò con la testa il compagno seduto
accanto a lui con i capelli quasi rasati fatta eccezione per un lungo
ciuffo che gli copriva l'occhio sinistro - è riuscita a ferirla alla spalla con la sua katana dove aveva applicato il
minuscolo chip che si è subito insinuato sotto pelle. Secondo i rilevatori, è ancora li, non deve averlo notato-
- Bene,
avverti i tuoi uomini che questa sera stessa si apriranno le
danze.Voglio un'azione rapida e precisa, senza errori di alcun
genere. Dopo che l'avremo catturata, ho bisogno che il jet sia
già in moto
pronto a partire per l'America con il serbatoio pieno. Prima
riuscirò a beccare questa famigerata Jade e prima quel bastardo
di una sanguisuga
libererà mia figlia, se non vuole che io faccia la pelle alla
sua...-
***
Per molti
aspetti Sasuke era simile a Cameron: entrambi super intelligenti, in
grado di costruire tecnologie avanzatissime anche con pochi materiali
disponibili ma con un fisico minuto ed esile, non adatto ai
combattimenti. La carnagione del topo di laboratorio giapponese era
candida come la neve, i capelli lisci e neri gli scendevano fino al
naso, comprendo completamente gli occhi sebbene si potesse intravedere
le pupille che si muovevano freneticamente per leggere i dati che
scorrevano sullo schermo del computer.
- E' vicina
al quartiere di Shibuya, sembra sia entrata in un locale a fare
"rifornimento". Se vi muovete la potete cogliere di sorpresa- li
informò Sasuke.
- Forza Geoff! Entriamo in azione!- esclamò tutto felice Owen mentre finiva di mangiare la sua mega porzione di sushi.
- Si, direi
che è ora. Ci muoviamo noi quattro e ne voglio cinque di voi:
due mi seguiranno e tre sparsi entro un raggio di duecento metri dalla
zona in cui si trova in formazione triangolare, ok? Inoltre, dì
agli altri tuoi guerrieri di tenersi pronti in caso ci sfuggisse.
Voglio prenderla oggi ma mi serve assolutamente viva, i tuoi non le
devono torcere un solo capello. Abbiamo un solo tentativo, non si
possono commettere errori- concluse Geoff guardando dritto negli occhi
Misaki. Quello annuì tranquillo e prima di congedarsi, sorrise
dicendo:
- Se
c'è una razza che è precisa è proprio quella
nipponica e tu lo sai meglio di me. Siete voi americani che combinate
un pò troppi disastri- i quattro risero e si diressero sul
tetto, pronti a spiccare il volo appena fossero arrivati i compagni.
Dopo pochi
minuti li raggiunsero Misaki, Nao il terzo dell'aeroporto e altri due
angeli completamente identici tra loro. I loro capelli erano di rosso
rubino tanto vivace da risplendere nella notte ed entrambi avevano un
occhio simile a quello di un serpente con la pupilla a spirale: uno il
destro e l'altro il sinistro.
- Allora io e
Nao vi seguiremo, invece Go e i due gemelli, Eishi ed Eizo, saranno
nelle vicinanze- i tre annuirono confermando quanto detto dal loro capo
- Inoltre se ci dovesse sfuggire state pur certi che non
scapperà a loro due- ed indicò i fratelli - Il loro
potere è straordinario. Sono giovani è vero ma molto
potenti: possono fondersi e trasformarsi in un unico drago e una volta
mutati niente può sfuggire alla loro vista o al loro olfatto-
- Mitico!- esclamò Owen entusiasta. Mike sorrise alla sorpresa dell'amico: bastava così poco per farlo emozionare!
- Perfetto, andiamo allora- ordinò Geoff librandosi in volo e seguito a ruota da tutti i suoi guerrieri.
Raggiunsero
il quartiere di Shibuya dopo neanche cinque minuti di volo e aggiornati
da Sasuke, tramite gli auricolari, sul palazzo preciso dove l'obiettivo
si trovava, cominciarono a scendere di qualche metro mentre Go, Eishi
ed Eizo si dividevano e appartavano nelle vicinanze.
- State
attenti, tre vampiri sembrano avervi visto e si stanno dirigendo verso
di voi. Jade è ancora in camera con l'uomo di cui si sta
nutrendo- li informò il topo di laboratorio.
- B, Owen
state qui con Nao e cercate di tenerli a bada. Create un diversivo
mentre noi andiamo a prenderla. Tra poco avremo visite- ordinò
il biondo.
B estrasse
tutto felice la sua ultima invenzione: un'arma simile per dimensione a
una mitragliatrice ma in grado di lanciare piccole catene fatte di
diamante, talmente sottili da sembrare invisibili che una volta
agganciate al nemico sarebbero state percorse da raggi ultravioletti
potenziati. Cameron poteva anche essere un genio informatico, un
biologo professionista, un matematico e un fisico eccellente ma chi
inventava le armi era lui. Poteva sembrare debole per via della sua
stazza simile a Owen ma Geoff non lo teneva in panchina per quel motivo
ma bensì per ragioni opposte: era terribilmente letale. Non
poteva parlare con nessuno, non perché non ne fosse capace ma
perché proprio la sua voce era la sua arma di distruzione di
massa. Un suo grido avrebbe tranquillamente spazzato via città
grandi quanto New York e solo negli ultimi tempi aveva imparato a
controllare le sue potenti onde sonore ed indirizzarle verso un nemico
ben preciso. Sarebbe stato quello il giorno in cui avrebbe verificato i
suoi progressi?
Tre puntini
dapprima molto distanti si fecero sempre più vicini
finché non si sentì uno scoppio proprio vicino al
gruppetto: una delle sanguisughe doveva aver lanciato una granata.
Quando furono
abbastanza in alto, B fece fuoco e un lungo filo si andò a
conficcare contro il petto di uno di loro che subito urlò
dal dolore prima di precipitare velocemente al suolo. Troppo facile
così! Owen calò in picchiata contro un altro e questo,
preso alla sprovvista nel trovarsi di fronte un gigante simile,
esitò per qualche momento e il ragazzone ne approfittò
per dargli una sonora panciata, stordendolo e facendogli perdere quota.
Nao invece
rimase immobile e aspettò che il vampiro gli si parò di
fronte e cominciò a far fuoco con la sua calibro 38.
Sebbene fosse terribilmente preciso, neanche un colpo andò a
segno, sembravano oltrepassare la figura di fronte a sé. Eppure
l'angelo era immobile davanti a lui o meglio così credeva...
Senza perdere
tempo estrasse un'altra pistola e ricominciò a sparare ma la
scena si ripeté; quando l'ultimo colpo venne lanciato Nao
sparì. Il vampiro con le braccia ancora tese che reggevano il
revolver non riuscì ad elaborare in tempo la situazione e
perciò non vide che il nemico era proprio alla sua destra con la
katana alzata. Due secondi dopo e un altro urlo si diffuse per tutta
Tokyo mentre due avambracci con una rivoltella attaccata precipitavano
al suolo.
- Hai mai
sentito parlare di super velocità? Può essere molto
utile- gli sussurrò Nao prima di conficcare la spada dritta nel
petto e porre per sempre fine alla sua vita.
Nel frattempo
i tre erano riusciti ad evitare l'attacco preventivo e a irrompere nel
privè di una discoteca dove c'erano un uomo svenuto e pallido
come un cencio sul letto e una ragazza bellissima molto alta con un
fisico da dea, la carnagione che ambrata, gli occhi neri profondi come
la notte dal taglio orientale e dei lunghi neri capelli mossi che le
arrivavano fino alla vita. Non sembrava sorpresa dal loro arrivo, anzi
sorrise in modo strafottente.
- Oh ma
guarda quante nuove colombe che abbiamo qua! Un vampiro ora non
può neanche più bere un buon cocktail che subito voi
piccioni vi mettete in mezzo!- esclamò quasi divertita.
- Arrenditi e giuro che non ti farò del male- ringhiò Geoff a quell'impertinente.
- Stai fresco, chico!-
rise prima di emettere un forte fischio assordante. Subito due vampiri
scardinarono la porta e si avventarono sul gruppo mentre Jade tentava
di attivare la sua abilità innata.
- INIBISCI
ORA SASUKE!- urlò il capo degli angeli nell'auricolare e senza
aspettare risposta si scagliò contro uno di quelli prima di
atterrarlo con facilità con un solo pugno. Lasciò
che i suoi compagni si occupassero degli invasori mentre lui si
concentrava sulla vampira che aveva un'espressione confusa in faccia.
- No Jade,
hai un dispositivo dentro di te che non ti permette di dissolverti e
sparire come tua madre. Come vedi non siamo così sprovveduti-
disse con calma l'angelo piazzandosi di fronte a lei.
- Joder- sibilò
quella estraendo una pistola dalla tasca della minigonna ma non fece in
tempo a puntarla che strani fasci di luce sbucati dal pavimento e
simili a liane le avevano bloccato i polsi impedendole ogni movimento.
- Ah, no
tesoro. Papà Alejandro non ti ha detto che i bambini non
dovrebbero giocare con queste armi pericolose?- le chiese ironico Geoff
mentre creava una strana gabbia di luce intorno alla vittima che,
sebbene tentasse di fuggire, non riusciva neanche a scalfire quella
strana bolla in cui era stata racchiusa. L'angelo si voltò verso
i suoi compagni e vide che Misaki aveva steso il suo avversario con la
sua abilità nel far crescere le ossa del proprio corpo,
staccarle e usarle come armi micidiali; Mike invece aveva
semplicemente, sfruttando la sua capacità nel rendersi
invisibile, mirato al cuore che aveva diviso in due grazie ad una
speciale lama del suo bisturi, in grado di tagliare anche il diamante.
- Molte bene.
Avverti la base di portare l'aereo nel tuo covo. Partiamo
immediatamente- esordì Geoff. Misaki annuì e si mise in
comunicazione via radio con la centrale con una Jade che bestemmiava in
tre diverse lingue dentro la sua gabbia.
***
Alejandro, se
avesse potuto, impallidì dopo aver sentito ciò che aveva
detto Harold. Non aveva neanche la forza di reagire alla notizia. In
altre circostanze lo avrebbe sicuramente già ucciso ma ora no...
l'occhialuto se ne stava tremando in piedi di fronte a lui e appena lo
vide accasciarsi sulla poltrona, ne approfittò per fuggire.
Il boss dei
vampiri non poteva credere a ciò che era successo: qualcuno
aveva violato il sistema, apparentemente inespugnabile di Harold e
aveva deviato i segnali delle telecamere e trasmettitori del Giappone
in modo che le immagini riprodotte fossero sempre le stesse. Fece
chiamare Heather dalla segretaria e si preparò alla sua reazione.
- Che cosa
cazzo vuoi Al? Sono già andata in ricognizione l'altro giorno e
non ho intenzione di rifarmi un altro giro senza essermi prima nutrita-
cominciò la vampira con il suo consueto tono acido. Al la
guardò, incurante di tutto il suo veleno e riuscì solo a
pronunciare una parola:
- Jade...- Heather indietreggiò di qualche passo mentre il terrore si impossessava di lei.
- Che
è successo a mia figlia?- sussurrò guardandolo con occhi
spalancati - CHE E' SUCCESSO A MIA FIGLIA?- ripeté gridando
prima di scaraventarsi contro l'uomo e assestargli un potente calcio
all'addome che gli mozzò il respiro.
- Ti conviene
sperare che non le sia successo niente Burromuerto altrimenti ti uccido
io con le mie stesse mani- ringhiò come una belva la moretta con
le narici dilatate, le zanne completamente fuori e le ali spalancate
sulla schiena.
- La sua
scorta è stata trovata morta questa mattina e di lei non
c'è traccia... stanno provando a rintracciarla ma credo che
l'abbiano presa- cercò di spiegarle.
- Chi l'ha
presa?! Chi? Rispondi cazzo!- il mondo di Heather le crollò
addosso: aveva giurato sulla sua stessa vita che avrebbe protetto sua
figlia ad ogni costo ed ora...
- Chi vuoi che sia chica?!
Geoff, porca puttana! Non capisco come abbia scoperto di nostra figlia,
nessuno lo sapeva a parte noi due e pochi intimi!- grugnì
contrariato Alejandro riprendendo un pò di vigore che tanto lo
contraddistingueva.
- Non me ne
fotte un cazzo del come e del perché! Hanno Jade e questo mi
basta! E' tutta colpa tua bastardo che non sei altro! E' stata tua
l'idea di mandarla a vivere in Giappone tutta sola! Se fosse rimasta
qua io l'avrei difesa e protetta! Se muore Alejandro, sappi che faccio
saltare in aria tutto: non me ne frega che io sia un vampiro o meno,
hai capito? Sai che sono in grado di farlo- e detto questo si dissolse
nel nulla lasciando come al solito una leggera nebbiolina nera che
galleggiava in aria.
Alejandro
osservò il pavimento dove pochi attimi prima c'era Heather. Una
piccola lacrima risplendeva alla luce dei primi raggi mattutini. Al
sapeva che la moretta non aveva mai pianto per niente o per nessuno e
non credeva che si sarebbe mai potuta affezionare veramente a
qualcheduno. Invece la nascita di quell'essere tanto meraviglioso e
bello avevano portato alla luce una sfaccettatura della ragazza che
nessuno conosceva. Sarebbe stata ancora così se lui non si fosse
comportato da vigliacco tanto, tanto tempo fa...
***
Tre giorni
erano passati in fretta e Courtney quel giorno si sentiva pronta e
piena di energie. Aveva già delineato la sua strategia per
scagionare Duncan. Il punto forte dell'accusa era il testimone che
aveva visto il vampiro uccidere il giovane uomo e una telecamera che
inquadrava parzialmente la sua figura. A favore del vampiro invece
c'era il fatto che nessun indumento sporco o arma del delitto era stato
ritrovato. Inoltre, il cosiddetto testimone era un ex- alcolista
violento che, stando ai servizi sociali, era da poco migliorato e la
telecamera inquadrava solo parte del vialetto. Quindi, primo punto: far
passare il testimone per un ubriacone non attendibile e far notare che
la telecamera non inquadrava mai la faccia di Duncan ma solo la sua
schiena e la sua cresta ma... quanti ragazzi portavano una maglietta
nera e avevano strane creste in testa? Migliaia! Sorrise, prese la
macchina e si avviò in tribunale.
Dopo aver
giurato, presentato la corte ed esposto le accuse, venne subito
chiamato dall'accusa il testimone al banco che dichiarò
quanto precedentemente affermato: Duncan era l'assassino che aveva
visto uccidere Josh Leder.
Quando fu il turno di Courtney ad interrogarlo, si piazzò di fronte all'uomo e con tono dolce gli chiese.
- Allora
Signor Stock, posso chiederle se è sposato?- l'uomo esitò
per la strana domanda e negò con la testa.
- Ma lo è stato?- continuò la sirena.
- Si ma mia moglie mi ha lasciato dieci anni fa...- sussurrò debolmente, non capendo dove volesse andare a parare.
- E posso sapere il motivo per cui la vostra relazione si sia interrotta?- subito l'accusa si alzò dalla sedia.
- Obiezione Vostro Onore! Le domande dell'avvocato Grant non sono pertinenti!-
- Accolta- annunciò il giudice - Si attenga ai fatti avvocato- Courtney annuì ma non demorse.
- E' vero che
Lei ha avuto parecchi problemi con l'alcool? Se non mi sbaglio è
stato fermato diverse volte per guida in stato di ebbrezza giusto?
Inoltre è seguito anche dai centri sociali-
- Obiezione
Vostro Onore! L'avvocato Grant continua a formulare domande non
pertinenti!- strillò l'avvocato dell'accusa, un ometto piccolo e
tarchiato con spessi occhiali da vista neri.
- Giudice Coryn, se il testimone risulta inattendibile la giuria dovrà tenerne conto!- ribadì Courtney testarda.
- Respinta ma
non entri nella sfera personale e si attenga ai fatti avvocato. Non
voglio ripeterglielo più- disse deciso il giudice.
- Potrebbe rispondere alla domanda?- continuò la sirena rivolgendosi di nuovo al testimone.
- Ecco io... si...- balbettò rosso in viso quello.
- Bene. Posso
chiederle cosa ci facesse in giro alle quattro di mattina in un
quartiere non proprio dei migliori? Eppure casa sua, per quanto mi
risulta, si trova dall'altra parte della strada- lo incalzò.
L'uomo rimase in silenzio.
- Prego Signor Stock risponda alle domande che le sono poste- lo incitò il giudice.
- Ero andato
a farmi una birretta con gli amici al Night Bar...- mormorò
abbassando lo sguardo. Courtney aspettava questa risposta, andò
al suo banco ed estrasse dalla cartellina una ricevuta piuttosto lunga
che la sera prima si era premunita di andare a cercare nei tre bar
delle vicinanze. Dopo aver chiacchierato con ogni barista era riuscita
ad avere una copia della ricevuta e farsi confermare che il testimone
era passato di lì a farsi qualche drink.
- Da quanto
risulta dalla ricevuta si è fatto più di una birretta!
Vedo qua che si è preso un Malibù, una Pigna Colada, un
Gin lemon, un Fata Cubana e un Long Island! Però niente male,
sono un bel pò di gradi se non mi sbaglio e anche se fossero
passate un pò di ore, così tanto alcool sarebbe rimasto
ancora in circolo! -
- Obiezione!- ringhiò l'avvocato capendo dove volesse andare a parare la difesa.
- Respinta- annunciò solennemente Coryn. La sirena continuò decisa:
- Ora vorrei
sapere: un uomo con tutto questo alcool in corpo si può
considerare un testimone attendibile? Chi ci dice che non si sia
immaginato tutto o non abbia scambiato il signor Evans per qualcun
altro?- tutti in sala tennero il fiato sospeso - Formulo quindi la
domanda definitiva: è sicuro di aver visto chiaramente il mio
cliente- e accennò a Duncan dietro di sé - uccidere Josh
Leder?-
L'uomo
sembrava sconvolto: voleva passare come un eroe agli occhi di tutti ma
ora quella donna così giovane aveva rivelatola sua vera natura
in poche semplici battute.
- No...- la semplice sillaba scese come un coltello sull'accusa che non seppe come ribattere.
- Non ho
altro da aggiungere- concluse soddisfatta Courtney prima di andarsi a
sedere accanto al vampiro che la guardava gongolante. Era stato a un
sacco di processi ma tra lei e Blaineley c'era un abisso! Blaineley il
più delle volte ricorreva a sporchi trucchetti per vincere, lei
invece aveva semplicemente usato la testa. Figa e intelligente,
sembravano due realtà inconciliabili, eppure ecco l'eccezione
che confermava la regola!
Courtney
smontò brillantemente anche la prova della telecamera e dopo le
aringhe finali, in cui sottolineò come il suo cliente fosse un
personaggio con turpe vicende familiari alle spalle e un fisico
impossibilitato ad atterrare un tipo alto e robusto come la vittima, la
giuria si ritirò per il verdetto.
***
- Principessa
non so come tu abbia fatto a non utilizzare il tuo potere!-
esclamò divertito Duncan spaparanzato sul sedile dell'Evoque
bianco di Courtney.
- E' stata
una cavolata.Giù quei piedi dal cruscotto!- esclamò
Courtney tirando uno schiaffo alle sue gambe e suscitando la sua risata.
- Ne hai di fegato sirenetta!- continuò divertito stuzzicandola.
- Piantala! Se non la smetti giuro che accosto e ti faccio scendere!- ringhiò lei.
- Non sto
facendo niente! E sei stata tu a propormi di riaccompagnarmi a casa!-
gongolò Duncan tirandogli un pizzicotto sul fianco asciutto.
Subito l'avvocato reagì mollandogli un altro schiaffo che venne
però bloccato a mezz'aria dalla mano del vampiro. Si era pentita
di averglielo chiesto nello stesso istante in cui aveva formulato la
domanda. Era sicura che avrebbe rifiutato ed invece...
- Ah, mai colpire un vampiro, Onorevole! Potrei farti male- le sussurrò sensualmente.
-
Figuriamoci! Se stai cercando di mettermi paura caschi male! Sappi
che...- improvvisamente il ragazzo la zittì con un gesto.
Aprì il finestrino e annusò l'aria con una Courtney che
protestava al suo fianco.
- Accelera
principessa. Metti la sesta e premi quel pedale- le ordinò il
vampiro con voce ferma mentre scrutava il cielo. Erano sopra ad un
ponte che attraversava un piccolo fiume di periferia che scorreva pigro
sotto di loro e l'orologio segnava le quindici e venti. Per la stradina
secondaria che portava a uno dei passaggi segreti per arrivare alla
villa, non c'era anima viva eppure sembrava che il verde avesse
scrutato qualcosa.
- Si può sapere che succede? Esigo una spiegazione!- sibilò l'avvocato guardandolo di sbieco.
- Slacciati
la cintura e preparati a dire addio al tuo suv nuovo- ghignò
quasi divertito il vampiro mentre liberava le ali, lacerando
completamente la maglietta. Courtney fece per aprire nuovamente bocca
quando qualcosa esplose violentemente davanti a loro, facendo sbandare
il veicolo.
- Ci sono tre
colombe qua sopra che vogliono farmi la pelle e siccome sono in troppi
e uno di loro è quella pericolosa di Izzy direi di levare
il disturbo!- esclamò ora serio.
- Ma cosa me
ne frega! Uccideranno te mica me! Sono angeli non...- un altra granata
esplose vicino al fianco destro dell'auto sbalzandola fuori dal ponte e
facendola precipitare nel fiume.
- Ah, ah, ah,
ah! Colpiti! Esplosivo non fallisce mai!- esultò una ragazza con
capelli riccioluto rosso fuoco e ogni verdi malachite. In mano aveva
una granata pronta ad esplodere da un momento all'altro ma sembrava non
curarsene - Possiamo ritornare alla base, missione compiuta!-
esultò zigzagando in aria.
- Non dovremo scendere a controllare che non si siano salvati?- chiese un ragazzino con capelli a caschetto castani e occhi blu.
- Figuriamoci
Cody! Sono morti! Esplosivo lo sa!- e dopo un'ultima risata da pazzoide
si allontanò dall'accaduto seguita dai due compagni riluttanti.
***
Courtney
era aggrappata come una disperata al collo di Duncan, ancora
terrorizzata e sotto shock per la morte appena scampata.
- Zitta
avvocato. Ci dobbiamo allontanare silenziosamente. Una parola e ti
lascio qui in mezzo al nulla- le sussurrò il vampiro mentre
volava rasoterra e si inoltrava nel boschetto li vicino. Per quando
detestasse ubbidire a chiunque, questa volta lo fece e si tappò
la bocca, lasciando che il vento le scompigliasse i bellissimi capelli.
Dopo aver
volato per una decina di minuti, Courtney si rese conto in che
posizione imbarazzante era! Arrossì mentre l'istinto di urlare e
di prenderlo a calci si faceva spazio in lei ma cercò di tenerli
a bada per non rischiare che i tre ritornassero. Si accorse di quanto
fosse piacevole il profumo del delinquente. Si sarebbe aspettato puzza
di cadavere, di marcio, di sporcizia ed invece... sapeva di muschio di
montagna e i suoi vestiti erano perfettamente puliti, seppur
inquietanti. Il suo viso era concentrato e due grosse zanne bianche gli
spuntavano dalle labbra: quante persone aveva ucciso con quelle armi
letali? Deglutì, poteva ammazzare anche lei se non gli fosse
andata a genio... decise di non pensarci e di continuare ad esaminarlo:
le sua ali scure squamate si alzavano e abbassavano a ritmo regolare e
alla luce del sole poteva quasi vedere i tendini contrarsi.
-
Perché mi hai salvato? Non sono una di voi...- mormorò
improvvisamente la moretta. Duncan non rispose subito all'affermazione
e si limitò a roteare gli occhi guardandola di sbieco con le sue
grosse iridi rosso sangue.
- Non lo so
principessa ma se non ti va bene, ti scarico qua- sbottò
sbrigativo lui. Quella subito negò con la testa e si strinse
maggiormente al suo collo. Qualcosa dentro di lei, una piccola
minuscola parte, la incitava a fidarsi di quel mostro e di non
contraddirlo troppo se voleva sopravvivere. Ma l'avvocato Grant
rimaneva sempre l'avvocato Grant.
- Comunque
sappi che mi devi un Suv nuovo!- sibilò velenosa ripensando alla
sua povera macchina ridotta ormai simile ad una sottiletta. Duncan non
poté fare a meno di scoppiare a ridere.
* Benvenuto in giapponese.
Nota autrice:
Wa
eccomi con un bel capitolo lungo! Spero che questo piaccia a tutti
perchè io personalmente mi sono divertita un mondo a scriverlo!
Spero che il colpo di scena tra Alejandro ed Heather vi sia piaciuto:
chi di voi si aspettava che avessero la figlia? :D Ora bisogna scoprire
cosa sia successo però! Inoltre quanto sono belli
quell'adorabile coppietta? :D
Duncan: Perchè ci sono io :D
Si come no! :D ringrazio tutti quelli che mi seguono e fatemi sapere che ne pensate! Un bacio!
Marty angel
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=1029845
|