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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Primo, Secondo e Terzo ***
Capitolo 3: *** Capitoli Quarto e Quinto ***
Capitolo 4: *** Capitolo Sesto e Settimo ***
Capitolo 5: *** Capitoli Ottavo e Nono ***
Capitolo 6: *** Capitolo Dieci e Undici ***
Capitolo 7: *** Capitolo Dodici e Tredici ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
PROLOGOS
Attendo la missione
che mi ha affidato il destino,
e che un giorno dovrò
inevitabilmente
portare a compimento.
Dischiudo i miei
occhi e distendo
Le mie ali
nell’attesa di una luce,
di una strada, di una
via
nel mio urlo
disperato alla ricerca di qualcosa,
di qualcuno, di te.
Tu che mi chiedi di
allungare la mia mano
E di afferrare la
tua, travolgendomi
In un mare di sogni e
ideali.
E io continuo ad
attendere che la mia anima
trovi finalmente un
senso
Seduta a disperare
nel cielo terso
Della pioggia estiva,
leggera e delicata,
pensando alle
giornate trascorse sotto il sole caldo
della mia vita
vissuta…
e ancora resto in
attesa che tu mi tenda la mano
e mi dica:
“ECCO LA TUA
MISSIONE…”
…………
|
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Capitolo 2 *** Capitolo Primo, Secondo e Terzo ***
CAPITOLO PRIMO (L’INIZIO)
Quella mattina di fine inverno era
così tiepida e fresca che
era impossibile resistere al piacere di una passeggiata lungo i
sentieri del
parco appena fuori dal centro di quel piccolo paesino di campagna. In
terra,
con un po’ di attenzione, si poteva ancora notare qualche
piccolo cumulo di
neve bianca sopravvissuta al dolce tepore di quei primi, inattesi
giorni
primaverili.
Al numero 216 di Main Street, ancora
tutti dormivano
beatamente, mentre sotto di loro, l’intensa vita cittadina
aveva preso il via
ormai già da qualche ora.
Un piccolo negoziante ritardatario,
aprì frettolosamente il
suo stretto negozio di alimentari imprecando contro il fastidioso
cigolio delle
saracinesche; entrò sbattendo rumorosamente la porta. Fu
così che, quella
mattina, in una delle camere del 216 di Main Street, Kurapika fu
costretto a
notare la luce che filtrava dalle finestre.
Quando scese il viale centrale,
sorpassando senza interesse
le vetrine, erano ormai le undici. Attraversò la strada
lasciandosi il centro
alle spalle e proseguì verso la piazza dove ancora i
mercanti ululavano e si
scannavano per vendere la propria merce. Kurapika si
avventurò tra la folla che
trattava al centesimo e girò l’angolo subito dopo.
Saltò il piccolo steccato
ed entrò nel retro del parco,
proprio vicino ad un piccolo boschetto costeggiato da un ruscello. Si
tolse la
lunga casacca e la distese su un albero.
Rimase qualche secondo immobile, e
poi decretò finalmente
l’inizio del suo nuovo allenamento.
SECONDO CAPITOLO (LA PIOGGIA NEL
PARCO)
Fu più o meno in quel
periodo che la incontrò.
Era una domenica e pioveva a dirotto.
Il sole, in quei
giorni, sembrava proprio non volerne sapere di uscire. Kurapika si era
fermato
a riposare al riparo, nell’incavo di un albero.
Il parco era deserto, era ormai
diventato un’enorme
pozzanghera: con molta probabilità il ruscello doveva essere
rovinosamente
straripato.
Kurapika si guardò intorno
arreso; in quelle condizioni
sarebbe stato meglio sospendere l’allenamento. Si
alzò con un sospiro e diede
le spalle al piccolo boschetto.
Fece per saltare al di là
dello steccato, quando una voce
melodiosa lo bloccò. Sentì il freddo metallico
delle sue catene soffocargli il
cuore. Strinse la mano sul petto e si protese in avanti con il fiato
mozzato e iniziò
a tossire violentemente; all’improvviso un’insieme
di emozioni lo invasero e la
testa gli girò. Cadde in ginocchio. Avvertì la
terra tremare violentemente. I
suoi occhi brillarono scarlatti nel buio e rimasero aperti appena in
tempo per
scorgere un fulmine azzurro e rosso squarciare il cielo.
Poi il suo cuore non resse
più.
TERZO CAPITOLO
Quando si svegliò e
aprì la finestra della sua camera
d’albergo, la pioggia aveva cessato di cadere e il sole
spuntava timido oltre
le nuvole ancora arrabbiate. Inspirò profondamente e il
fresco le entrò nei
polmoni, bruciandole appena la gola. Rientrò, e
afferrò tra i denti una fetta
di pane del pranzo, poi gettò l’occhio
sull’ora: ormai era pomeriggio
inoltrato. E così Senritsu si vestì velocemente e
ripartì.
Non appena capì di essere
svenuto e realizzò quanto
successo, il sole era uscito da un bel pazzo e l’acqua e il
fango erano quasi
del tutto evaporati; solo il suo vestito era incrostato ancora di fango
e i
capelli sudici di foglie e terriccio.
Si ripulì al meglio e
recuperò un po’ di equilibrio. Prese a
camminare verso il boschetto alle sue spalle; una strana forza
iniziò a muovere
i suoi piedi. Cercò in qualche maniera di fermarsi, ma si
accorse che il suo
stesso cervello gli diceva che qualcosa era successo in quel boschetto.
Quando realizzò di stare
per andare ad avventurarsi in cose
più grandi di lui, era già nel sottobosco e
fissava incredulo uno spiazzo sulla
quale pareva fosse esplosa una bomba.
E quello fu il giorno che la
incontrò per la prima volta.
Si avventurò verso il
centro del cratere, mentre il cuore
era a mille. D’un tratto qualcosa gli piombò
addosso. Si ritrovò una pallida
ragazza tra le braccia che scattò nervosamente in avanti e
si nascose ansimante
e spaventata dietro un albero.
Kurapika si alzò con
estrema lentezza e si avvicinò a lei
con cautela. Lei iniziò a stridere così forte,
che lui fu costretto a tapparsi
le orecchie e piegarsi sulle ginocchia. Con un grande sforzo, si
rialzò e le
tese una mano
-…amici?...-
tentò con un filo di voce. Gli striduli
cessarono. Ora lei sorrideva
-…come ti chiami?-
continuò Kurapika. La ragazza spense il
suo sorriso e abbassò lo sguardo iniziandosi a guardare
intorno quasi
disorientata. Cercò di dire qualcosa, ma tutto quello che
uscì dalla sua bocca
furono strani pigolii e guaiti. Cercò allora di farsi
intendere con qualche
gesto: puntò mani e sguardo al cielo poi si
spostò rapidamente verso terra e
infine guardò Kurapika che però capì a
malapena. Di certo doveva aver fatto una
faccia strana, perché lei si alzò in piedi
furiosa, ma rovinò nuovamente a
terra emettendo un pigolio di dolore
-…deve essere la
caviglia…è solo una piccola
storta…basta
starci un po’ attenti…- constatò
Kurapika. Lei lo guardò con due dolcissimi
occhi azzurri in chiaro segno di gratitudine. Lui fu costretto ad
abbassare i
suoi, arrossendo. La prese per sotto un braccio e i capelli biondi
lunghi di
lei gli fecero il solletico. Sorrise appena e poi si avviò
verso casa.
Si, fu proprio quel giorno che tutto
ebbe inizio.
Purtroppo i capitoli saranno un pò corti: la storia
è stata precedentemente scritta su carta perciò
non sapevo ancora come sarebbe venuta al computer...commentate numerosi
mi raccomando!!! Ci conto!!
A Presto!!!
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Capitolo 3 *** Capitoli Quarto e Quinto ***
CAPITOLO QUARTO
Quando rientrò al 216,
ormai il sole era al tramonto. Il
crepitio del caminetto e il dolce tepore dell’appartamento,
lo sorpresero come
un bel sogno. Lasciò la sua ospite sul divano e
andò in camera a cambiare
d’abito.
-…ciao!- lo sorprese una
voce alle spalle. Sussultò appena e
si voltò con la casacca pulita in mano
-ciao Sen..- disse poi guardando
l’amica sorridente
-come mai torni così
tardi, Kurapika?- chiese lei
-abbiamo un
ospite…è di là…la lascio
alle tue cure…- rispose
lui entrando in bagno, mentre Senritsu lo guardava male
-…non conosce la nostra
lingua…- le sussurrò poi, all’orecchio.
Lei fece spallucce arresa e, mentre
l’acqua della doccia iniziò a scrosciare, stava
già attraversando la cucina,
verso il salotto.
Si concentrò qualche
istante per sentire il battito della
sua ospite, quando una musica la sorprese e anche il suo cuore ne fu
rapito.
Sussultò e ritornò in cucina versando tremante
una tazza di thè.
-tieni, cara…io sono
Senritsu…- disse poco dopo porgendo la
tazza calda alla ragazza. Questa per tutta risposta squittì.
Senritsu, sussultò
nuovamente, questa volta più forte, tanto da far scivolare
un po’ di liquido
caldo dalla tazza sulla mano dell’ospite, che allarmata,
cominciò a leccarsi
freneticamente la mano.
-scusa…io…oh!
Mi dispiace…- balbettò Senritsu cercando di
ricomporsi davanti a quel battito così tremendamente
sconosciuto.
La ragazza si calmò e
prese a guardare Sen fissa negli
occhi. Improvvisamente Senritsu si sentì come se non potesse
più avere segreti
e rabbrividì.
Abbassò lo sguardo e
sentì l’acqua nella doccia chiudersi.
Aspettò con ansia l’arrivo di Kurapika, sperando
facesse il prima possibile:
avrebbe preferito trovarsi in qualsiasi altro posto, piuttosto che
affrontare
nuovamente quella strana ragazza.
-…allora?-
squillò la voce di Kurapika dalla cucina -…ti ha
detto come si chiama?-
-…no…-sussurrò
appena Sen, benedicendo quel momento. Si alzò
e si sedette al piano
-…non credo
capisca…- continuò -…se posso dirtela
tutta,
Kurapika, credo non sia nemmeno di questo pianeta…-
Il ragazzo aggrottò le
sopracciglia e si lasciò cadere su di
una poltrona, mentre la ragazza spostò più volte
lo sguardo da Senritsu a
Kurapika e ritorno, “cigolando”.
Sen iniziò a suonare il
pianoforte.
La ragazza si alzò in
maniera meccanica dal divano, quasi
fosse ipnotizzata, e si portò le mani al petto, schiudendo
le labbra in una
melodia meravigliosa.
Senritsu restò allibita,
ascoltando senza fiato, il battito
della ragazza, un suono che in vita sua, non aveva davvero mai udito.
Qualcosa
di stupendo e in equiparabile.
Kurapika, invece,
s’irrigidì come un sasso.
Il suo cuore iniziò a
battere così violentemente che
sembrava volesse esplodere. Gli occhi gli si infiammarono e
cominciò a tremare.
Strinse la mano in un movimento nervoso e le catene tintinnarono
gelide. Si
alzò in uno scatto iroso e distese il braccio. La morsa
fredda gli attanagliò
il cuore in una morsa di acciaio ed ebbe uno spasmo.
Sen se ne accorse. E non appena
staccò le mani dai tasti, la
musica cessò e il canto della ragazza si concluse
più rapidamente di quanto
fosse iniziato.
Ancora un turbine di emozioni
travolse Kurapika. Barcollò
all’indietro e non appena la testa gli cominciò a
girare, un conato lo
sorprese. Lo trattenne e si lasciò cadere sul divano.
Senritsu lo raggiunse
preoccupata
-tutto bene??- gli chiese
-…si…credo di
si…- mentì lui non capendo cosa fosse
successo.
Senritsu sbuffò e
andò in cucina.
La ragazza invece si protese in
avanti accigliata, verso il
viso di Kurapika che arrossì violentemente.
L’ospite inclinò appena la testa
verso destra e squittì allontanandosi bruscamente. Stridette
allarmata,
spostando lo sguardo oltre la finestra. Scattò in piedi e si
precipitò fuori.
Anche Kurapika scattò in
piedi
-SEEEEEEN!!!!-urlò
In cucina, una tazza si ruppe, e
subito dopo spuntò la
testolina della ragazza
-CHE SUCCEDE?!!?- gridò in
risposta
-è scappata!! Penso stia
andando verso il parco!!- ribattè
Kurapika, seguendo la fuga della ragazza dalla finestre.
Sen si precipitò alla
porta e si infilò la giacca. Poi si
voltò verso il ragazzo ancora alla finestra
–Kurapika, allora?!?-
Lui si voltò come
destatosi di colpo
-si…arrivo..- rispose con
falso interesse, precipitandosi
fuori insieme all’amica e iniziando a correre in direzione
del parco
-cosa ti è successo
prima?- chiese Sen dopo qualche minuto
di silenzio
-…non lo so…-
tagliò corto Kurapika, concentrato sulla corsa
-…il tuo cuore era
impazzito! Non sapevo che pensare…e…e
c’è
stata una sola volta quando è accaduta la stessa
cosa…- continuò lei
-no, Sen…non è
possibile…-
-…e perché no?
In fondo, non sappiano niente di lei…e il…-
ebbe un momento di esitazione -…l’Organizzazione..-
-…no!- la
bloccò il biondo, saltando lo steccato del parco
-…ma perchè ti
ostini a…-
-…perché credo
di essermi innamorato di lei…-
Sen ebbe un tuffo al cuore (forse per
il troppo correre)..e
rimase in silenzio senza saper cosa rispondere.
CAPITOLO QUINTO
Restarono in silenzio fino al
boschetto. Senritsu si sentiva
stranamente confusa. Si accorse solo dopo, che avevano smesso di
correre. Kurapika
la osservò
-…scusami…-
sussurrò poi
Senritsu si distolse dai suoi
pensieri, alzando lo sguardo
verso l’amico. Sorrise.
-tranquillo…- fu tutto
quello che riuscì a trovare
-senti…tu sai
cos’è successo prima, vero?- fu una domanda a
brucia pelo. Senritsu sussultò per la sorpresa
-…beh…-
incespicò
-…ti prego di non
mentire…-
Sen abbassò nuovamente lo
sguardo
-…hai cercato di
ucciderla, Kurapika…-
Lui su bloccò confuso
-…cosa?!- chiese tremante in voce
-è
così…- arrivarono al ruscello
-…eccola…- proclamò
Senritsu fermandosi. La ragazza era distesa sulla riva e seguiva con le
dita
pallide, il pelo della corrente…e sorrideva.
Sen avvertì il melodioso
suono del cuore della ragazza e poi
si mise in ascolto di quello di Kurapika, che in quel momento, mentre
lui aveva
gli occhi persi su quella figura in lontana, era altrettanto melodico.
-Kurapika?- chiamò Senritsu
-…si…-
-…quando fai
così mi preoccupi…devi stare
attento…controllati…- sussurrò
riferendosi al discorso precedente.
La luna uscì da sotto le
nuvole. Un raggio colpì la ragazza.
Senritsu la vide scivolare dentro il torrente come un corpo morto.
Restò un
momento interdetta.
Fece per correre verso il ruscello,
quando il rumore sordo
del cuore di Kurapika, la gelò. Le girò la testa.
Il ruscello iniziò a
ribollire e una luce abbagliante li
travolse. Sen e Kurapika furono scaraventati indietro con violenza.
Quando Senritsu fu in grado di
rialzarsi, Kurapika fremeva
e tremava a pochi passi dalla
ragazza, che ora stava sospesa a mezz’aria immersa in una
luce abbagliante, con
due ali bianche e i vestiti lacerati.
-…NOOOOOO!!-
urlò Sen disperata, non appena notò le catene
disciolte sotto la mano tesa in avanti di Kurapika.
Estrasse il flauto e cercò
di fermare la paurosa avanzata
dell’amico. Ma fu come ci fosse stato un rumore
più assordare e dal suo flauto
le note uscissero mute. Disperata e quasi in lacrime, lo
gettò a terra e scattò
in avanti.
-FERMATI!- sbraitò
aggrappandosi al braccio del ragazzo
-…lasciami…!-
sibilò lui guardandola con gli occhi iniettati
di sangue. Scosse il braccio e lei si ritrovò a terra,
contro un albero.
La luce la abbagliò.
Alzò lo sguardo verso la ragazza. I
lunghi capelli, le ali...si bloccò appena sotto
un’ala…il respiro le si mozzò.
Il rumore sordo del cuore di Kurapika, ormai le martellava la testa. Si
concentrò quanto più possibile…
Tum…Tum…Tum…
Gli occhi le si appesantirono
Tum…Tum…
L’immagine le si fece
più nitida
Tum…
Un ragno.
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Capitolo 4 *** Capitolo Sesto e Settimo ***
CAPITOLO SESTO
Si svegliò sospesa in un
regno di luce bianca. Tutto le
sembrò perfetto in quel luogo, tutto così
semplice.
Sorrise amaramente, perché
lì, non poteva rattristarsi
-sono morta…-
sospirò flebilmente
-…no…non lo
sei…-disse una voce attorno a lei -…ma ho
bisogno del tuo aiuto…sei l’unica che mi
può comprendere…e questo è
l’unico
luogo dove possiamo comunicare normalmente… -
Avvertì una presenza alle
sue spalle e si voltò. L’esile
figura sorrise appariscente
- Benvenuta Senritsu nei tuoi
sogni…- si trovò di fronte
alla stessa ragazza di quello che pensava fosse pochi secondi prima.
Sen indietreggiò con il
fiato mozzo.
-tu…co…cosa…-balbettò
terrorizzata -…chi sei?-
-il mio nome per voi è
impronunciabile…ma tu chiamami
Kezia…- le forti ali sbatterono, scoprendo il tatuaggio e la
figura si avvicinò
a Sen
-stammi lontana- urlò
Senritsu -…ho…ho visto il tatuaggio…!-
Kezia si sorprese
-parli del ragno?- disse quasi
disgustata –oh! È davvero una
brutta faccenda…-
-ammettilo! Sei una della Brigata
dell’Illusione cercata da
Kurapika…-
-oh! Caspita! Certo che no!-
sussurrò –cos’è questa
Brigata?! Non capisco!-
Senritsu si rilassò: era
la verità.
-…ma allora quel ragno?
E…e Kurapika?-
Kezia sorrise dolcemente
-…ogni cosa a suo
tempo…c’è una priorità
maggiore ora…tu
capisci le note, giusto?- Sen annuì
-…allora aiutami a
tradurle in parole!-
-…e come
posso….-
-…suona…-
semplificò l’angelo. Senritsu tastò le
tasche: era
certa di aver lasciato cadere a terra il flauto, per rincorrere
Kurapika,
invece lo strumento, era lì. Lo estrasse e lo
portò alla bocca. Chiuse gli
occhi.
Quando la melodia iniziò,
un vento la travolse. Per un solo
secondo ebbe la sensazione che la sua musica si trasformasse realmente
in
parole.
Ma quando riaprì gli occhi
era di nuovo nel piccolo
boschetto, appoggiata scomodamente ad un albero.
CAPITOLO SETTIMO
Aprì e richiuse gli occhi
un paio di volte e restò supina, a
guardare le fitte fronde degli alberi dalla quale filtrava un filo di
luce
d’alba. Senritsu sospirò e si tirò a
sedere. I sensi si risvegliarono. Il collo
indolenzito, il rumore del ruscello più in là
e il profumo dell’erba bagnata. Si
alzò in piedi barcollando insicura e
si guardò attorno. Era sola. Avanzò verso il
torrente e si sedette alla sua
riva. Per un momento pensò che tutto quello che era accaduto
quella notte,
fosse stato solo un sogno. Istintivamente passò la mano
sulla tasca: il flauto
c’era.
Un grugnito interruppe i suoi
pensieri. Si voltò di scattò e
saltò con lo sguardo oltre un cespuglio: Kurapika era
disteso a terra,
beatamente addormentato. Senritsu non riuscì a trattenere un
sorriso di
tenerezza. Si tolse il mantello e glielo adagiò sopra; non
ebbe la forza di
svegliarlo.
Sentì le campane del paese
suonare: erano le otto. Tra un
paio d’ore, avrebbero dovuto trovarsi in una scuola per un
convegno e parlare
del lavoro di Hunter. E con lei avrebbe dovuto portare
Kurapika…Kurapika…improvvisamente le
tornò in mente una cosa che ormai si era
dimenticata. Scattò in avanti e uscì dal
boschetto. Cercò ovunque, in ogni singolo
angolo del parco, ma nulla: della stranza ragazza, Kezia, non vi
trovò nemmeno
l’ombra.
Sospirò di nuovo e
tornò da Kurapika che ormai si era
svegliato
-…’giorno…-salutò
restituendo il mantello -...e quella
ragazza di ieri? Non ricordo più nulla…- disse
massaggiandosi la testa
nervosamente, quasi infastidito
Senritsu fece spallucce
-non ne ho idea…se
n’è andato…l’ho cercata
ovunque ma sembra
si sia volatilizzata…-
-…capisco…-
ribattè l’altro in tono piatto, come se gli
cominciasse a dar fastidio l’argomento. Sen
avvertì lo strano cambiamento ma
continuò
- sai, mi è apparsa in
sogno…mi ha parlato…però non avrei
mai pensato che se ne volesse andare…dalla sua
richiesta…-
-…basta Sen…-
la interruppe bruscamente Kurapika -…dovevamo
andare in quella scuola, vero?-
-…si…-
sbottò lei: in fondo era stato lui a iniziare il
discorso!
Si avviarono verso il liceo.
-ah! A proposito!- si
ricordò Sen dopo quasi un’ora di
silenzi, mentre costeggiavano la via prima della scuola -…mi
ha detto di
chiamarsi Kezia…e aveva un ragno tatuato sulla
schiena…-
Avvertì Kurapika
rabbrividire, insieme al suo cuore.
-…u…un ragno?-
-si…ma non
preoccuparti…non aveva niente a che fare con la Brigata…voglio
che tu
sappia, che di certo non era un essere terrestre…-
-…Sen…-
sussurrò Kurapika, fermandosi -…non ricordo
niente
di ieri notte, perché l’abbiamo trovata ed
è successo di nuovo, vero?- disse
quasi impaurito
-…già…-
-…siamo
arrivati…- cambiò lui il discorso bruscamente.
Sen
si portò davanti e fu la prima a vedere il cancello
d’entrata. Si bloccò di
colpo senza essere capace di respirare.
Kurapika la raggiunse poco dopo e si
fermò alle sue spalle,
guardandola perplesso
-tutto bene?- chiese notando il
colore sbiadito del volto
dell’amica
-…Kezia…-
sussurrò lei di risposta. Kurapika alzò lo
sguardo
e notò una ragazza dai lunghi capelli neri, appoggiata al
muretto d’entrata,
vicino al cancello, in divisa scolastica
-…non credo,
Sen…- ribattè non curante lui, sorpassandola
-…no no…ti dico
che è lei! Lo riconosco un battito quando lo
sento!-
-…andiamo…siamo
in ritardo!-
-KURAPIKA!- Senritsu si
sentì offesa per il disinteresse
dell’amico -…se non sbaglio sei stato tu a dire
che ci tenevi a lei!-
Il ragazzo si voltò
arrossendo, senza sapere cosa
rispondere.
Senritsu lo sorpassò a sua
volta e andò dalla ragazza a
grandi passi, con un gran sorriso.
Kurapika, sconvolto, la
imitò.
-…allora sei veramente
Kezia!- sentì dire a Sen…la ragazza
annuì con un meraviglio sorriso
-…certo…!!-
rispose la ragazza.
Kurapika indietreggiò
sbalordito: quando aveva iniziato a
parlare??
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Capitolo 5 *** Capitoli Ottavo e Nono ***
CAPITOLO OTTAVO
La campanella squillò.
-siamo in ritardo!-
esclamò Kezia avviandosi verso
l’entrata.
Entrarono e si sistemarono in aula
magna, pronti ad
accogliere gli studenti.
-come sto?- iniziò Kezia,
tutto a un tratto, rigirandosi su
se stessa -…sono i vestiti giusti? Perché non
sapevo cosa mettere ed erano
tutti vestiti così! E poi…-
-…Kezia…Kezia…-
fece Kurapika per calmarla -…non sei
studente di questa scuola…quella che indossi è la
divisa!-
-…oh!
Accidenti…-
In un battito di mani, una luce
abbagliante e Kezia si
ritrovò completamente cambiata: un paio di jeans e un
maglioncino leggero.
-meglio?- chiese lei a Senritsu
-si ora si…- rispose lei
ancora un po’ sorpresa
Kezia trotterellò
all’entrata e si fermò a metà strada
-scusate…ma
perché siamo qui?-
Gli altri due rimasero spiazzati
-…non lo sai?! E come mai
eri davanti a questa scuola??-
brontolò Kurapika
-e che ne so!-
-…dobbiamo presentare il
lavoro di Hunter agli studenti di
quinta…- disse Sen con dolcezza
-aaaah!- Kezia tese
l’orecchio per sentire il vociare degli
studenti in lontananza
-…stanno
arrivando…- annunciò -…mettetevi
dietro quelle
tende laggiù…e lasciate fare a me…-
I due Hunter corsero sopra il piccolo
palchetto,
sorpassarono a grandi passi la cattedra e poi si tuffarono dietro le
tende,
giusto in tempo per l’arrivo degli studenti.
-…accomodatevi…prego…entrate…-
I ragazzi si accomodarono nella
stanza ora in penombra.
Il silenzio calò quasi
immediatamente, riducendosi a qualche
sussurro.
Kezia si cambiò
rapidamente, attenta a non farsi vedere.
Entrò a grandi passi e i
tacchi scandivano l’incalzante
tempo nel suo avvicinarsi. I ragazzi si voltarono quasi
contemporaneamente
verso la sua figura che avanzava sul tappeto rosso lungo la longitudine
della
stanza, verso il palchetto. Il vestito creava lucenti effetti ottici
brillante,
sembravano quasi polvere di stelle lasciata cadere a terra
- BENVENUTI!!!- tuonò la
sua voce facendo sussultare gli
studenti ammaliati dalla sua avanzata ritmica –SPERO SIATE
PRONTI!- raggiunse
il palchetto e si fermò sotto un filo di luce –
quello che scoprirete oggi sarà
qualcosa che non potete immaginare nemmeno nei vostri sogni
più remoti…Tesori
introvabili…Ricchezze impossibili…Vendette
irraggiungibili…Poteri
incontrastabili…l’irreale…si
trasformerà in realtà…- sentiva gli
sguardi tutti
su di sé -…oggi
scoprirete…L’ESSERE HUNTER!!!-
Alzò il braccio con il
pugno chiuso e lo gettò subito verso
il basso con forza, aprendo il palmo. Vi fu un’esplosione di
fumo rosso e gli
studenti trattennero rumorosamente il fiato. La luce si accese con
l’esplosione
e in mezzo al palchetto apparvero Senritsu e Kurapika. Kezia era
tornata
all’ingresso.
In fondo non era male avere un angelo
con loro, pensò Sen.
CAPITOLO NONO
Era ormai sera quando finalmente
ebbero il tempo di parlare
tutti e tre insieme. Si sedettero a tavola e iniziarono a mangiare.
Kezia
decise che quello era il momento giusto per dare spiegazioni
-…sentite io…vi
devo spiegare un po’ di cose…- iniziò
alzandosi in piedi
- ci spiegherai il perché
del tuo tatuaggio, immagino…-
asserì Kurapika.
Kezia sussultò portandosi
le mani al petto, e poi annuì.
-e perché ora sei cambiata
e sai parlare?- aggiunse Sen
Kezia annuì nuovamente
- dunque…io sono un angelo
della luce…- si bloccò abbassando
lo sguardo -…cioè…lo ero…un
giorno ebbi un incidente e sono caduta…-
-…si può cadere
lì?-
-sì, certo!
Così, improvvisamente mi sono ritrovata tra i
demoni…-abbassò, se possibile, ancora di
più lo sguardo mentre tentava di
trattenere la voce rotta dal pianto -…mi presero, mi
strattonarono e mi
umiliarono…- pronunciò con rabbia –e
poi mi impressero questo “voto”…-
alzò la
maglia e il tatuaggio con il ragno comparve. Kurapika e Senritsu si
protesero
in avanti.
-mi sono ribellata e fortunatamente
sono riuscita a
liberarmi prima che si completasse la conversione…-
notò gli sguardi misti di
apprensione e confusione dei due amici
-…i voti sono il tipo di
potere al quale si è fedeli…il
riconoscimento avviene con dei tatuaggi: un’ala per la luce e
un ragno per il
buio…la conversione avviene appena viene impresso il
tatuaggio opposto…se viene
completato, l’angelo della luce diventa demone e purtroppo,
raramente avviene
il contrario…- trasse un profondo respiro, per trattenere le
lacrime e la
voglia incalzante di piangere.
-un momento…ma
allora…tu cosa sei??- chiese Senritsu
-…io sono ancora un angelo
con il cuore puro…ma sia il mio
aspetto che i miei poteri sono diventati oscuri-
-…ma allora è
per questo che ho cercato di ucciderti…- disse
Kurapika
-…uccidermi?!-
trillò Kezia girandosi verso Sen in cerca di
risposta
-…già…due
volte…-
-perdo il controllo e poi cerco di
eliminarti…-
Kezia sussultò
sgraziatamente
-io credo che in un certo senso anche
la tua voce sia…come
dire…“convertita”- iniziò a
spiegare Senritsu -…e forse, mentre canti, esprimi
il massimo dei tuoi poteri, che evidentemente assomigliano molto a
quelli di Quoll
Lucifer e quindi, Kurapika, tu tendi ad attaccarla…-
-…non è
possibile…- sussurrò Kezia spaventata,
appoggiandosi
al muro -…il mio canto esce dal cuore…non
può essere maligno! A meno che…-
scivolò a terra inorridita -…oh povera
me…- sospirò appena mentre le lacrime
non potevano più aspettare -…la conversione
continua…-
-…ci sarà un
modo per rimediare a tutto ciò…- disse Kurapika
alzandosi in piedi
Kezia alzò lo sguardo e
lui le asciugò le lacrime
-no…no…no
e
assolutamente no! Non dire una cosa del genere nemmeno
per
sogno...io...io non posso...io...- prese fiato e si ricompose per
quanto le
fosse possibile e si alzò in piedi -…se sta
succedendo quello che penso…voi due
siete in pericolo vicino a me…mi troveranno
sicuramente…è meglio che me ne
vada…- si asciugò le lacrime e si
accigliò -…lascia perdere Kurapika…non
mi
aiutare…non puoi affrontare una cosa più grande
di te…-
-ma…-
Kezia scivolò verso la
porta e fece per uscire
-Aspetta…- la
fermò Senritsu -…e circa ieri sera? Non ci hai
spiegato nulla…-
-…ah
già…- disse tirando su con il naso –io
di notte mi
trasformo, essendo per metà demone…e dovrei
diventare tale, ma come ho già
detto la mia conversione non è completa…-
Senritsu avvertì un’improvvisa
freddezza nella voce della ragazza -…inoltre ho dovuto
intercedere nei tuoi
sogni per tradurre le note della mia voce, cioè la voce
d’angelo, in parole
umane…- anche la stanza si fece fredda. Kezia si strinse a
sé. Si sentiva
strana, voleva solo andarsene da lì. Guardò fuori
dalla finestra del salotto;
la luna era sorta. Ebbe un tuffo al cuore.
-ora con permesso…-
sparì come un siluro dietro l’angolo,
verso le camere
-Aspetta…Aspetta…-
esclamò Kurapika, correndole incontro,
fermandola per un braccio nel corridoio.
La sentì irrigidirsi e
cominciare a tremare.
-Kezia?- chiese lui preoccupato
-BASTAAA!- lei si voltò di
colpo e lo prese per il collo,
sbattendolo al muro. Kurapika non riusciva a respirare e aveva paura;
Kezia era
completamente cambiata: il suo volto era deformato in
un’espressione maligna, i
suoi canini allungati e gli occhi neri a causa delle pupille fin troppo
dilatate.
Kurapika portò le mani
alla gola e provò ad urlare, ma tutto
ciò che gli riuscì non fu altro che un suono
strozzato. Ma abbastanza forte per
le orecchie di Sen che accorse.
-KEZIA!!- urlò impotente
La ragazza si fermò un
momento. Mollò la presa e Kurapika
rovinò a terra. Indietreggiò quasi spaventata,
mentre le sue sembianze
ritornavano normali. Negò più volte con la testa
sussurrando parole sconnesse e
rantolando. Poi, in uno scatto felino, in preda ad un pianto convulso,
prese la
via dell’uscita.
Forse ora cominciamo a chiarire le cose!!
grazie dei commenti!!! pazientate...tra un pò cominceremo ad
entrare nel vivo!!!
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Capitolo 6 *** Capitolo Dieci e Undici ***
CAPITOLO DIECI
Kurapika restò a rigirarsi nel letto tutta la notte.
Sembrava che le ore fossero infinite. Quei pochi momenti in cui riusciva a chiudere gli occhi, le immagini di quella notte lo tormentavano. Si soffermò sul volto di Kezia dopo averle offerto il suo aiuto: forse l’unico modo per ritornare angeli era davvero una missione disumana, forse implicava la morte stessa. Poi pensò alla parola “missione”: dopo aver distrutto il ragno, per lui non c’era più stata una vera e propria ragione di vita. Se n’era andato in giro per il mondo con Sen e dei suoi amici erano rimaste solo lettere consunte, chiuse in una scatola impolverata e dimenticata.
Allora non poté altro che chiedersi se il sentimento che provava per Kezia, non fosse altro che un modo per aggrapparsi a qualcosa.
Un requiem dolce, salì dalla terrazza accanto. Senritsu era ancora sveglia. Restò supino ad ascoltare. Si accorse che le coperte lo soffocavano. Le tirò da parte, s’alzò, s’infilò la vestaglia ed uscì in terrazzo. Si sedette su di una seggiola di plastica e il freddo ancora un po’ invernale gli punzecchiò le guancie, che arrossarono. Ascoltò Sen e ne rimase ammaliato.
Quando lei allontanò il flauto dalla bocca, ancora le ultime note rimbalzarono sulla via principale e scivolarono sulle facciate dormienti dei vecchi palazzoni. Si voltò verso Kurapika sorridendo dolcemente.
- Insonne??- chiese con ancor più dolcezza, perdendo lo sguardo nel cielo stellato di quella notte
-…già…- rispose il biondo cercando di nascondere la malinconia della sua voce
Senritsu si posò sulla ringhiera
-….vuoi parlarmi di qualcosa in particolare?- chiese lei maliziosamente
Kurapika si mosse nervosamente sulla sedia e sospirò
-…il punto è che…- cominciò – non so più a che pensare…-
-oh! Kurapika!!- sbottò Senritsu spazientita -…tu pensi troppo!!- mai! Mai, una volta che non usi quel tuo cervello!-
Kurapika rimase sconvolto. Sen si girò a guardarlo e sorrise divertita nel vedere la sua faccia
-…beh!? cosa dovrei fare allora…?!- domandò lui offeso
-…prova ad usare il cuore…si, insomma…il cuore cosa ti dice?-
-il mio cuore continua a domandare…Sen…ha bisogno di risposte…-
-e allora trovale queste dannate risposte…-
Kurapika si rabbuiò, abbassò lo sguardo e si diresse verso la porta della camera…
-…hai ragione Sen…se domani non dovessi tornare…non preoccuparti…- Kurapika sparì dentro la stanza. Senritsu si protese leggermente in avanti e boccheggiò a vuoto come per trovare le parole, che non arrivarono mai. Tornò a guardare le stelle mentre sentiva Kurapika muoversi per la casa.
Sorrise
-buona fortuna…- e, quando avvertì la porta d’entrata chiudersi, portò il flauto alla bocca e il Requiem ricominciò soave.
CAPITOLO UNDICI
I lampioni lampeggiarono fiochi, lungo le strade sterrate.
Un gruppo di bambini giocava rumorosamente sugli scivoli, mentre i genitori spettegolavano qualche metro più in là, incuranti. Nel piccolo chioschetto di gelati, una coppietta prendeva due coni enormi. Per il resto, l’aria del parco era innaturalmente statica.
Kurapika si bloccò all’imbocco per il sentiero del bosco. Avvertì un’orribile sensazione e un odore strano: Gon, una volta, gli aveva spiegato che era il cosiddetto “odore della paura”; non aveva mai capito bene che cosa in realtà intendesse con precisione, a malapena ne ebbe sentore davanti al Ragno, tanta era la rabbia.
Deglutì faticosamente e avanzò guardingo. Il cuore partì in quarta, non aveva nemmeno il tempo di concludere un respiro, che subito era costretto a riprendere aria.
Improvvisamente, sentì su sé mille occhi ed ebbe la netta sensazione che anche gli alberi si muovessero e si contorcessero in una malevola danza. Barcollò all’indietro nello stesso istante in cui i cespugli si mossero in un lieve fruscio. Kurapika perse l’equilibrio e rovinò a terra. I cespugli si mossero ancora, questa volta più forte.
Poi udì un singhiozzo strozzato. Estrasse le catene: qualunque cosa ci fosse, era meglio prevenire.
Si rialzò in piedi e le catene tintinnarono metalliche. L’aria diventò, se possibile, ancora più tesa e statica.
-KURAPIKAAAA!!!- il ragazzo si ritrovò di nuovo a terra.
Qualcosa sbucato urlante dai cespugli e ora si contorceva tremante sopra di lui. Il biondo l’afferrò e si trasse a sedere, allarmato. La luce della luna illuminò il volto dell’aggressore. Kurapika prese un colpo.
-K…Kezia?- balbettò incredulo. Ora la ragazza era tornata normale. I suoi occhi erano arrossati dal pianto e le lacrime le rigavano il viso copiose.
- Kurapika perdonami, non volevo! Non so cosa mi sia preso…non ero in me…non ero io…non…-
-ehi! calmati!- disse lui quasi preoccupato
-ma non posso stare calma! Non capisci? Stavo per ucciderti! Un angelo che uccide!!!- lei lo prese per il colletto della tunica
-non sono arrabbiato! E poi io ho tentato di farti fuori due volte!-
Kezia sembrò riprendere un po’ di controllo di sé. Restò a fissare Kurapika tremante. Lui si alzò e si sfilò la tunica, avvolgendogliela attorno alle spalle. Lei arrossì
-grazie…- sussurrò. Kurapika le sorrise e passò una mano sulla guancia scivolando sui capelli.
-ma…ma ti sei tagliata i capelli?- chiese sbalordito lui. Lei negò e fece spallucce
-sono diventati loro così…- disse posando anche lei le mani nivee, leggere, sulle guancie di lui, scivolando verso il collo
-Ahi…!!- quando Kezia sfiorò i lividi sul collo di Kurapika, lui non poté fare altro che sussultare.
Lei balzò indietro. Kurapika si guardo intorno spaesato, poi ritornò su di lei, ma non ebbe il tempo a riconnettere il cervello: il cuore accelerò imbizzarrito e solo un secondo dopo, realizzò che le labbra di Kezia sfioravano le sue.
Arrossì più di quanto fosse umanamente possibile e restò a fissare la ragazza come un pesce lesso. Lei scivolò sul suo petto e si accoccolò tra le sue braccia.
-ho paura…- disse a voce rotta
-ora ci sono io…- rispose il biondo accarezzandole i capelli
-…oh Kurapika…vattene finché puoi…- Kezia si tirò a sedere e lo guardò supplichevole -…almeno tu…-
-…non posso lasciarti sola…-
D’improvviso Kezia scattò in piedi allarmata, trascinando in verticale anche Kurapika, al quale gli girò leggermente la testa. L’angelo cominciò a spingerlo violentemente
-…Vattene Kurapika…scappa!!! Va via! Presto!!- urlò con tutta la forza che aveva. Sembrava spaventata. Il ragazzo le prese le mani
-…cosa succede, Kezia?- chiese lui ancor più impaurito.
-…vattene ti prego…stanno arrivando…va via!!-
-chi sta arrivando…? Che…-
-…VATTENE!!- urlò ancora lei spingendolo più forte. Lui inciampò all’indietro, portando Kezia con lui.
E allora, il mondo di Kurapika cominciò a girare. Si sentì sollevare per la gola e sbattere contro qualcosa. Kezia gli scivolò via dalle braccia. Le vene del collo iniziarono a pulsare violentemente, il dolore divenne quasi insopportabile ed i suoni diventarono solo lontani bisbigli confusi. L’odore acre del sangue lo sorprese, provocandogli un conato.
Fu un urlo di Kezia a risvegliarlo. Spalancò gli occhi e la cercò fra mille ombre nere, nell’oscurità. La vide dimenarsi con un oggetto lucente simile ad un coltello, puntato al collo.
-lasciatela!- farfugliò con la bocca impastata. Una risata gli rimbombò nel cervello
-in realtà dovremo ucciderla!- gli sussurrò una voce, mentre l’odore di un alito fetido gli fece venire un altro conato.
-no…- sospirò a fatica, quasi disgustato
-ah no?! Allora se ci tieni così tanto, salvala!- un’altra risata
-KURAPIKA NO!! NON DARE LORO RETTA!!- urlava disperata Kezia. Il biondo ormai era in totale confusione: a malapena riusciva a vedere, a fatica sentiva e, ancor meno, capiva cosa stava succedendo.
-vieni al fiume Lete, entro la luna piena…vediamo…cosa sai fare…umano…- una nota di disprezzò trasparì nelle parole.
Kurapika ebbe un altro conato. Udì rumori laconici e un turbinio di movimenti. I suoi piedi toccarono violentemente a terra e fu costretto ad inginocchiarsi, per riprendere fiato. Si sentiva perso. La vista continuava ad essere solo che nebbia. Tentò di alzarsi. Barcollò e vomitò. La testa gli pulsava. Ricadde a terra. Solo una frase martellava con la stessa forza del suo cervello:
“vieni al fiume Lete, entro la luna piena…vediamo…cosa sai fare…umano”.
Riprese appena la vista, si guardò i vestiti e si sorprese in un lago di sangue…sangue che non poteva essere suo.
Allora…amore e demoni…esistevano davvero.
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Capitolo 7 *** Capitolo Dodici e Tredici ***
CAPITOLO DODICI
Alla porta iniziarono a bussare così violentemente che non potè fare a meno di non ascoltare. Si alzò indolenzita e percorse il corridoio barcollando nella semiluce. Quando riuscì finalmente a raggiungere l’entrata, era tornato il silenzio. Senritsu aprì la porta, che si spalancò davanti a lei con una tale velocità, che non ebbe il tempo di rendersi conto che Kurapika le stava letteralmente piombando addosso, più vivo che morto.
-KURAPIKA!!- esclamò lei sbiancando. Lo trascinò fino al divano. Una scia di sangue frenò Senritsu, che rimase inorridita
-…non è mio…- rassicurò Kurapika, rantolando -…i demoni…-
Sen lo posò sul divano, ancora più preoccupata
-demoni?? Kurapika! Che stai blaterando!!-
-…Kezia…è stata portata via da dei demoni…loro…loro mi hanno lasciato questo sangue…- aprì a fatica gli occhi. Senritsu, intanto, gli tolse la maglia, trattenendo un conato di disgusto.
Ascoltò il cuore dell’amico: il battito regolare segnava che non aveva riportato gravi ferite, a parte i lividi sul collo, ancora più scuri. Poi rimase un secondo interdetta; passò lo sguardo da Kurapika al petto e vi posò l’orecchio
-qualcosa non va??- chiese Kurapika, tossendo
-n…no…- rispose lei nervosamente, con un sorriso di circostanza abbozzato. Prese la coperta e la posò delicatamente sopra Kurapika -…ora riposa…- sussurrò. Poi prese una tazza di caffè e si sedette paziente sulla poltrona accanto.
Si accoccolò su di un angolo, al buio. Il muro di roccia era freddo e il fetore di quel carcere era insopportabile. Un mostro grugnì destandosi dal sonno. Avanzò attraverso le prigioni, lasciando una scia di sangue nero, ad ogni suo passo. Si fermò davanti alle sbarre dell’ultima cella e sogghignò perfido
-…tu devi essere quella nuova…- borbottò verso l’angolo buio –Keiziria, vero?- rise malignamente. Kezia uscì alla luce: i capelli neri corti, sporchi, due grandi occhiaie rosse e lo sguardo di pietra. Il mostro rise -…chissà se il tuo amico verrà…!- disse ancora -…oppure ti lascerà marcire negli inferi…-
Kezia scattò in piedi furiosa
-lui non deve venire!!- sprezzò –preferisco restare qui a vita piuttosto che lui faccia di me un nuovo angelo…in quel modo…- si girò verso la finestrella claustrofobica, verso il fiume. Il mostro sputò in terra e bestemmiò. Kezia sussultò, cadendo seduta. Il demone ritornò verso la sua sudicia seggiola e riprese a dormire, mentre Kezia si ritirò nuovamente nell’angolo e in silenzio prese a singhiozzare
-…non venire Kurapika…-sussurrò –ti prego…non rischiare così tanto…-
Si svegliò tirandosi seduto, ansante. I lividi erano scomparsi e si sentiva stranamente meglio. Il corpo ci mise un po’ a riacquisire il pieno controllo dei propri sensi. Kurapika guardò attorno confuso. Si trovava nel salotto di casa sua. Vide Senritsu alzarsi dalla poltrona e avvicinarsi a lui.
-va meglio?- chiese con estrema dolcezza, porgendogli un bicchiere d’acqua
-…si…si…grazie…-
-…ti ha baciato, vero?- chiese lei a bruciapelo (quasi con un tocco di malinconia)
Kurapika sussultò sorpreso, quasi soffocandosi
-ma come…?- chiese ancora tossendo
-…il tuo cuore…- intervenne Sen -…ha cambiato suono…credo…credo sia stato liberato dai vincoli…-
Kurapika abbassò lo sguardo sulle increspature dell’acqua
-…l’hanno presa e mi hanno detto che se voglio salvarla devo andare presso il fiume Lete entro la luna piena…ma lei…lei ha continuato a ripetermi di non seguirla…-
-…beh è una tua scelta…- rispose per tutto punto Sen
-tu cosa faresti?-
-io non sono te!-
-…così mi aiuti molto!!- borbottò scocciato -…il problema è che ho già perso i miei cari una volta…e ora, non voglio che la cosa si ripeta…-
Senritsu non rispose. Prese il bicchiere vuoto e andò in cucina
-ricordati che la perderai comunque…anche se supponiamo che tu la riesca a salvare…non potrà restare sulla terra…-
-…ma saprei che è felice…- tagliò corto Kurapika. Sen sospirò arresa
-la prossima volta, se hai già preso una decisione…non chiedermi consiglio…- si sedette accanto all’amico e sospirò ancora una volta -…anche se so che me ne pentirò…comunque sarà la tua scelta, sappi che io ci sarò…-
Nella stanza calò il silenzio. Kurapika si alzò e iniziò a camminare avanti e indietro. L’orologio scandiva i secondi inesorabile. La luna cominciava ormai a sorgere. Si fermò alla finestra e guardò il cielo
-…quanto manca alla luna piena?- chiese
-tre giorni-
Non c’era tempo per decidere. Si girò verso l’amica
-Sen…-
-si?...-
-tu sai cos’è il Fiume Lete?- ora dalla risposta, dipendeva la sua decisione. Lei lo fissò dritto negli occhi e ascoltò il suo cuore accelerare. Capì qual era la sua posizione. Chiuse gli occhi e sospirò. Alla fine annuì.
La loro missione era iniziata.
CAPITOLO TREDICI
Kurapika sedette sul tavolo in cucina, aspettando Senritsu che era sparita nello studio. Riapparve dopo dieci minuti con un enorme volume consunto in mano. Lo lasciò cadere sul tavolo, sbuffando.
-qui…- esordì soffiando via la polvere -…ricordo c’era qualcosa a proposito del Fiume Lete…- Senritsu aprì il grande volume con un gran fracasso e lo sfogliò.
-EUREKA!- squillò premendo il dito sulle pagine giallastre
-trovato?-
-si, eccolo!- prese a scorrere –Fiume Lete: porta di passaggio tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Il passaggio obbligato per la via degl’inferi: qualsiasi essere lo attraversi, cade nell’oblio della vita terrena…- alzò lo sguardo -…sembra che questa leggenda sia oggetto di molti studi classici…-
Kurapika deglutì
-…beh questa definizione non promette nulla di buono…c’è altro?-
-si…c’è scritto che sfocia in un altro fiume, anche conosciuto con il nome di Ade…-
-cioè?-
-è un fiume particolare, a forma di cono, per così dire…le anime vengono mosse per un movimento vorticoso e vengono spinte verso il fondo: un essere mortale lì morirebbe immediatamente…-
-…ha il potere di invecchiare, quindi…- concluse Kurapika alzandosi. Sen si alzò a sua volta, annuendo.
L’orologio segnò le sei e mezzo.
-non so come farò…- iniziò il biondo -…ma andrò da Kezia costi quel che costi…- osservò il parco buio dalla finestra e restò un momento a pensare.
-…Sen…-
-si?-
-non venire…tu aspettami qui…-
-ma…- fece lei tra lo sbalordito e lo scandalizzato
-no…niente storie…non voglio che tu metta a rischio la tua vita…e poi…i demoni sono esseri terrificanti…tu stessa hai visto come mi hanno ridotto…-
-no, Kurapika, non posso accettare!-
-non mi costringere…!!-sibilò lui
-no!-
Il ragazzo si voltò improvvisamente verso Senritsu, gli occhi gli si infiammarono. In uno scatto, alzò la mano e lanciò le catene, avvolgendo la ragazza che gemette di dolore.
-…Kurapika non farlo…e se mi fossi sbagliata?? Se non fossi libero dal vincolo?-
-taci…mi ci hai costretto…- sibilò lui
-è ora di andare a prenderlo?-
-vuole venire?-
-sembra di sì-
-allora che stiamo aspettando?-
-ti prego Kurapika…lasciami venire con te!!-
-il vincolo è…-
-non farlo!-
-non puoi seguirmi negli inferi qualunque sia il tuo proposito…-
-no!- Sen venne lasciata cadere e sentì un dolore atroce al cuore. Poi, d’improvviso, ci fu un lampo di luce abbagliante. Senritsu sentì il peso di Kurapika a terra.
-NOOOO!!!- il suo cuore perse un colpo. La luce sparì.
Non appena Sen riuscì a riprendere la vista, Kurapika era mollemente appoggiato allo schienale dalla poltrona, i suoi occhi vuoti, il suo viso terreo. Iniziò a tremare e si buttò sul muro di fronte al corpo. Le lacrime iniziarono ad uscire invadenti. Si strinse in sé stessa, colpevole solo della sua testardaggine.
E intanto fuori, nella notte senza luna, iniziò a piovere.
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