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di meandme
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo Primo, Secondo e Terzo ***
Capitolo 3: *** Capitoli Quarto e Quinto ***
Capitolo 4: *** Capitolo Sesto e Settimo ***
Capitolo 5: *** Capitoli Ottavo e Nono ***
Capitolo 6: *** Capitolo Dieci e Undici ***
Capitolo 7: *** Capitolo Dodici e Tredici ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGOS

 

Attendo la missione che mi ha affidato il destino,

e che un giorno dovrò inevitabilmente

portare a compimento.

Dischiudo i miei occhi e distendo

Le mie ali nell’attesa di una luce,

di una strada, di una via

nel mio urlo disperato alla ricerca di qualcosa,

di qualcuno, di te.

Tu che mi chiedi di allungare la mia mano

E di afferrare la tua, travolgendomi

In un mare di sogni e ideali.

E io continuo ad attendere che la mia anima

trovi finalmente un senso

Seduta a disperare nel cielo terso

Della pioggia estiva,

leggera e delicata,

pensando alle giornate trascorse sotto il sole caldo

della mia vita vissuta…

e ancora resto in attesa che tu mi tenda la mano

e mi dica:

“ECCO LA TUA MISSIONE…”

 

…………

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Capitolo 2
*** Capitolo Primo, Secondo e Terzo ***


CAPITOLO PRIMO (L’INIZIO)

 

Quella mattina di fine inverno era così tiepida e fresca che era impossibile resistere al piacere di una passeggiata lungo i sentieri del parco appena fuori dal centro di quel piccolo paesino di campagna. In terra, con un po’ di attenzione, si poteva ancora notare qualche piccolo cumulo di neve bianca sopravvissuta al dolce tepore di quei primi, inattesi giorni primaverili.

Al numero 216 di Main Street, ancora tutti dormivano beatamente, mentre sotto di loro, l’intensa vita cittadina aveva preso il via ormai già da qualche ora.

Un piccolo negoziante ritardatario, aprì frettolosamente il suo stretto negozio di alimentari imprecando contro il fastidioso cigolio delle saracinesche; entrò sbattendo rumorosamente la porta. Fu così che, quella mattina, in una delle camere del 216 di Main Street, Kurapika fu costretto a notare la luce che filtrava dalle finestre.

Quando scese il viale centrale, sorpassando senza interesse le vetrine, erano ormai le undici. Attraversò la strada lasciandosi il centro alle spalle e proseguì verso la piazza dove ancora i mercanti ululavano e si scannavano per vendere la propria merce. Kurapika si avventurò tra la folla che trattava al centesimo e girò l’angolo subito dopo.

Saltò il piccolo steccato ed entrò nel retro del parco, proprio vicino ad un piccolo boschetto costeggiato da un ruscello. Si tolse la lunga casacca e la distese su un albero.

Rimase qualche secondo immobile, e poi decretò finalmente l’inizio del suo nuovo allenamento.

 

SECONDO CAPITOLO (LA PIOGGIA NEL PARCO)

 

Fu più o meno in quel periodo che la incontrò.

Era una domenica e pioveva a dirotto. Il sole, in quei giorni, sembrava proprio non volerne sapere di uscire. Kurapika si era fermato a riposare al riparo, nell’incavo di un albero.

Il parco era deserto, era ormai diventato un’enorme pozzanghera: con molta probabilità il ruscello doveva essere rovinosamente straripato.

Kurapika si guardò intorno arreso; in quelle condizioni sarebbe stato meglio sospendere l’allenamento. Si alzò con un sospiro e diede le spalle al piccolo boschetto.

Fece per saltare al di là dello steccato, quando una voce melodiosa lo bloccò. Sentì il freddo metallico delle sue catene soffocargli il cuore. Strinse la mano sul petto e si protese in avanti con il fiato mozzato e iniziò a tossire violentemente; all’improvviso un’insieme di emozioni lo invasero e la testa gli girò. Cadde in ginocchio. Avvertì la terra tremare violentemente. I suoi occhi brillarono scarlatti nel buio e rimasero aperti appena in tempo per scorgere un fulmine azzurro e rosso squarciare il cielo.

Poi il suo cuore non resse più.

 

TERZO CAPITOLO

 

Quando si svegliò e aprì la finestra della sua camera d’albergo, la pioggia aveva cessato di cadere e il sole spuntava timido oltre le nuvole ancora arrabbiate. Inspirò profondamente e il fresco le entrò nei polmoni, bruciandole appena la gola. Rientrò, e afferrò tra i denti una fetta di pane del pranzo, poi gettò l’occhio sull’ora: ormai era pomeriggio inoltrato. E così Senritsu si vestì velocemente e ripartì.

 

Non appena capì di essere svenuto e realizzò quanto successo, il sole era uscito da un bel pazzo e l’acqua e il fango erano quasi del tutto evaporati; solo il suo vestito era incrostato ancora di fango e i capelli sudici di foglie e terriccio.

Si ripulì al meglio e recuperò un po’ di equilibrio. Prese a camminare verso il boschetto alle sue spalle; una strana forza iniziò a muovere i suoi piedi. Cercò in qualche maniera di fermarsi, ma si accorse che il suo stesso cervello gli diceva che qualcosa era successo in quel boschetto.

Quando realizzò di stare per andare ad avventurarsi in cose più grandi di lui, era già nel sottobosco e fissava incredulo uno spiazzo sulla quale pareva fosse esplosa una bomba.

E quello fu il giorno che la incontrò per la prima volta.

Si avventurò verso il centro del cratere, mentre il cuore era a mille. D’un tratto qualcosa gli piombò addosso. Si ritrovò una pallida ragazza tra le braccia che scattò nervosamente in avanti e si nascose ansimante e spaventata dietro un albero.

Kurapika si alzò con estrema lentezza e si avvicinò a lei con cautela. Lei iniziò a stridere così forte, che lui fu costretto a tapparsi le orecchie e piegarsi sulle ginocchia. Con un grande sforzo, si rialzò e le tese una mano

-…amici?...- tentò con un filo di voce. Gli striduli cessarono. Ora lei sorrideva

-…come ti chiami?- continuò Kurapika. La ragazza spense il suo sorriso e abbassò lo sguardo iniziandosi a guardare intorno quasi disorientata. Cercò di dire qualcosa, ma tutto quello che uscì dalla sua bocca furono strani pigolii e guaiti. Cercò allora di farsi intendere con qualche gesto: puntò mani e sguardo al cielo poi si spostò rapidamente verso terra e infine guardò Kurapika che però capì a malapena. Di certo doveva aver fatto una faccia strana, perché lei si alzò in piedi furiosa, ma rovinò nuovamente a terra emettendo un pigolio di dolore

-…deve essere la caviglia…è solo una piccola storta…basta starci un po’ attenti…- constatò Kurapika. Lei lo guardò con due dolcissimi occhi azzurri in chiaro segno di gratitudine. Lui fu costretto ad abbassare i suoi, arrossendo. La prese per sotto un braccio e i capelli biondi lunghi di lei gli fecero il solletico. Sorrise appena e poi si avviò verso casa.

Si, fu proprio quel giorno che tutto ebbe inizio.


Purtroppo i capitoli saranno un pò corti: la storia è stata precedentemente scritta su carta perciò non sapevo ancora come sarebbe venuta al computer...commentate numerosi mi raccomando!!! Ci conto!!
A Presto!!!

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Capitolo 3
*** Capitoli Quarto e Quinto ***


CAPITOLO QUARTO

 

Quando rientrò al 216, ormai il sole era al tramonto. Il crepitio del caminetto e il dolce tepore dell’appartamento, lo sorpresero come un bel sogno. Lasciò la sua ospite sul divano e andò in camera a cambiare d’abito.

-…ciao!- lo sorprese una voce alle spalle. Sussultò appena e si voltò con la casacca pulita in mano

-ciao Sen..- disse poi guardando l’amica sorridente

-come mai torni così tardi, Kurapika?- chiese lei

-abbiamo un ospite…è di là…la lascio alle tue cure…- rispose lui entrando in bagno, mentre Senritsu lo guardava male -…non conosce la nostra lingua…- le sussurrò poi, all’orecchio. Lei fece spallucce arresa e, mentre l’acqua della doccia iniziò a scrosciare, stava già attraversando la cucina, verso il salotto.

Si concentrò qualche istante per sentire il battito della sua ospite, quando una musica la sorprese e anche il suo cuore ne fu rapito. Sussultò e ritornò in cucina versando tremante una tazza di thè.

-tieni, cara…io sono Senritsu…- disse poco dopo porgendo la tazza calda alla ragazza. Questa per tutta risposta squittì. Senritsu, sussultò nuovamente, questa volta più forte, tanto da far scivolare un po’ di liquido caldo dalla tazza sulla mano dell’ospite, che allarmata, cominciò a leccarsi freneticamente la mano.

-scusa…io…oh! Mi dispiace…- balbettò Senritsu cercando di ricomporsi davanti a quel battito così tremendamente sconosciuto.

La ragazza si calmò e prese a guardare Sen fissa negli occhi. Improvvisamente Senritsu si sentì come se non potesse più avere segreti e rabbrividì.

Abbassò lo sguardo e sentì l’acqua nella doccia chiudersi. Aspettò con ansia l’arrivo di Kurapika, sperando facesse il prima possibile: avrebbe preferito trovarsi in qualsiasi altro posto, piuttosto che affrontare nuovamente quella strana ragazza.

-…allora?- squillò la voce di Kurapika dalla cucina -…ti ha detto come si chiama?-

-…no…-sussurrò appena Sen, benedicendo quel momento. Si alzò e si sedette al piano

-…non credo capisca…- continuò -…se posso dirtela tutta, Kurapika, credo non sia nemmeno di questo pianeta…-

Il ragazzo aggrottò le sopracciglia e si lasciò cadere su di una poltrona, mentre la ragazza spostò più volte lo sguardo da Senritsu a Kurapika e ritorno, “cigolando”.

Sen iniziò a suonare il pianoforte.

La ragazza si alzò in maniera meccanica dal divano, quasi fosse ipnotizzata, e si portò le mani al petto, schiudendo le labbra in una melodia meravigliosa.

Senritsu restò allibita, ascoltando senza fiato, il battito della ragazza, un suono che in vita sua, non aveva davvero mai udito. Qualcosa di stupendo e in equiparabile.

Kurapika, invece, s’irrigidì come un sasso.

Il suo cuore iniziò a battere così violentemente che sembrava volesse esplodere. Gli occhi gli si infiammarono e cominciò a tremare. Strinse la mano in un movimento nervoso e le catene tintinnarono gelide. Si alzò in uno scatto iroso e distese il braccio. La morsa fredda gli attanagliò il cuore in una morsa di acciaio ed ebbe uno spasmo.

Sen se ne accorse. E non appena staccò le mani dai tasti, la musica cessò e il canto della ragazza si concluse più rapidamente di quanto fosse iniziato.

Ancora un turbine di emozioni travolse Kurapika. Barcollò all’indietro e non appena la testa gli cominciò a girare, un conato lo sorprese. Lo trattenne e si lasciò cadere sul divano. Senritsu lo raggiunse preoccupata

-tutto bene??- gli chiese

-…si…credo di si…- mentì lui non capendo cosa fosse successo.

Senritsu sbuffò e andò in cucina.

La ragazza invece si protese in avanti accigliata, verso il viso di Kurapika che arrossì violentemente. L’ospite inclinò appena la testa verso destra e squittì allontanandosi bruscamente. Stridette allarmata, spostando lo sguardo oltre la finestra. Scattò in piedi e si precipitò fuori.

Anche Kurapika scattò in piedi

-SEEEEEEN!!!!-urlò

In cucina, una tazza si ruppe, e subito dopo spuntò la testolina della ragazza

-CHE SUCCEDE?!!?- gridò in risposta

-è scappata!! Penso stia andando verso il parco!!- ribattè Kurapika, seguendo la fuga della ragazza dalla finestre.

Sen si precipitò alla porta e si infilò la giacca. Poi si voltò verso il ragazzo ancora alla finestra –Kurapika, allora?!?-

Lui si voltò come destatosi di colpo

-si…arrivo..- rispose con falso interesse, precipitandosi fuori insieme all’amica e iniziando a correre in direzione del parco

-cosa ti è successo prima?- chiese Sen dopo qualche minuto di silenzio

-…non lo so…- tagliò corto Kurapika, concentrato sulla corsa

-…il tuo cuore era impazzito! Non sapevo che pensare…e…e c’è stata una sola volta quando è accaduta la stessa cosa…- continuò lei

-no, Sen…non è possibile…-

-…e perché no? In fondo, non sappiano niente di lei…e il…- ebbe un momento di esitazione -…l’Organizzazione..-

-…no!- la bloccò il biondo, saltando lo steccato del parco

-…ma perchè ti ostini a…-

-…perché credo di essermi innamorato di lei…-

Sen ebbe un tuffo al cuore (forse per il troppo correre)..e rimase in silenzio senza saper cosa rispondere.

 

CAPITOLO QUINTO

 

Restarono in silenzio fino al boschetto. Senritsu si sentiva stranamente confusa. Si accorse solo dopo, che avevano smesso di correre. Kurapika la osservò

-…scusami…- sussurrò poi

Senritsu si distolse dai suoi pensieri, alzando lo sguardo verso l’amico. Sorrise.

-tranquillo…- fu tutto quello che riuscì a trovare

-senti…tu sai cos’è successo prima, vero?- fu una domanda a brucia pelo. Senritsu sussultò per la sorpresa

-…beh…- incespicò

-…ti prego di non mentire…-

Sen abbassò nuovamente lo sguardo

-…hai cercato di ucciderla, Kurapika…-

Lui su bloccò confuso -…cosa?!- chiese tremante in voce

-è così…- arrivarono al ruscello -…eccola…- proclamò Senritsu fermandosi. La ragazza era distesa sulla riva e seguiva con le dita pallide, il pelo della corrente…e sorrideva.

Sen avvertì il melodioso suono del cuore della ragazza e poi si mise in ascolto di quello di Kurapika, che in quel momento, mentre lui aveva gli occhi persi su quella figura in lontana, era altrettanto melodico.

-Kurapika?- chiamò Senritsu

-…si…-

-…quando fai così mi preoccupi…devi stare attento…controllati…- sussurrò riferendosi al discorso precedente.

La luna uscì da sotto le nuvole. Un raggio colpì la ragazza. Senritsu la vide scivolare dentro il torrente come un corpo morto. Restò un momento interdetta.

Fece per correre verso il ruscello, quando il rumore sordo del cuore di Kurapika, la gelò. Le girò la testa.

Il ruscello iniziò a ribollire e una luce abbagliante li travolse. Sen e Kurapika furono scaraventati indietro con violenza.

Quando Senritsu fu in grado di rialzarsi, Kurapika  fremeva e tremava a pochi passi dalla ragazza, che ora stava sospesa a mezz’aria immersa in una luce abbagliante, con due ali bianche e i vestiti lacerati.

-…NOOOOOO!!- urlò Sen disperata, non appena notò le catene disciolte sotto la mano tesa in avanti di Kurapika.

Estrasse il flauto e cercò di fermare la paurosa avanzata dell’amico. Ma fu come ci fosse stato un rumore più assordare e dal suo flauto le note uscissero mute. Disperata e quasi in lacrime, lo gettò a terra e scattò in avanti.

-FERMATI!- sbraitò aggrappandosi al braccio del ragazzo

-…lasciami…!- sibilò lui guardandola con gli occhi iniettati di sangue. Scosse il braccio e lei si ritrovò a terra, contro un albero.

La luce la abbagliò. Alzò lo sguardo verso la ragazza. I lunghi capelli, le ali...si bloccò appena sotto un’ala…il respiro le si mozzò. Il rumore sordo del cuore di Kurapika, ormai le martellava la testa. Si concentrò quanto più possibile…

Tum…Tum…Tum…

Gli occhi le si appesantirono

Tum…Tum…

L’immagine le si fece più nitida

Tum…

Un ragno.

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Capitolo 4
*** Capitolo Sesto e Settimo ***


CAPITOLO SESTO

 

Si svegliò sospesa in un regno di luce bianca. Tutto le sembrò perfetto in quel luogo, tutto così semplice.

Sorrise amaramente, perché lì, non poteva rattristarsi

-sono morta…- sospirò flebilmente

-…no…non lo sei…-disse una voce attorno a lei -…ma ho bisogno del tuo aiuto…sei l’unica che mi può comprendere…e questo è l’unico luogo dove possiamo comunicare normalmente… -

Avvertì una presenza alle sue spalle e si voltò. L’esile figura sorrise appariscente

- Benvenuta Senritsu nei tuoi sogni…- si trovò di fronte alla stessa ragazza di quello che pensava fosse pochi secondi prima.

Sen indietreggiò con il fiato mozzo.

-tu…co…cosa…-balbettò terrorizzata -…chi sei?-

-il mio nome per voi è impronunciabile…ma tu chiamami Kezia…- le forti ali sbatterono, scoprendo il tatuaggio e la figura si avvicinò a Sen

-stammi lontana- urlò Senritsu -…ho…ho visto il tatuaggio…!-

Kezia si sorprese

-parli del ragno?- disse quasi disgustata –oh! È davvero una brutta faccenda…-

-ammettilo! Sei una della Brigata dell’Illusione cercata da Kurapika…-

-oh! Caspita! Certo che no!- sussurrò –cos’è questa Brigata?! Non capisco!-

Senritsu si rilassò: era la verità.

-…ma allora quel ragno? E…e Kurapika?-

Kezia sorrise dolcemente

-…ogni cosa a suo tempo…c’è una priorità maggiore ora…tu capisci le note, giusto?- Sen annuì

-…allora aiutami a tradurle in parole!-

-…e come posso….-

-…suona…- semplificò l’angelo. Senritsu tastò le tasche: era certa di aver lasciato cadere a terra il flauto, per rincorrere Kurapika, invece lo strumento, era lì. Lo estrasse e lo portò alla bocca. Chiuse gli occhi.

Quando la melodia iniziò, un vento la travolse. Per un solo secondo ebbe la sensazione che la sua musica si trasformasse realmente in parole.

Ma quando riaprì gli occhi era di nuovo nel piccolo boschetto, appoggiata scomodamente ad un albero.

 

CAPITOLO SETTIMO

 

Aprì e richiuse gli occhi un paio di volte e restò supina, a guardare le fitte fronde degli alberi dalla quale filtrava un filo di luce d’alba. Senritsu sospirò e si tirò a sedere. I sensi si risvegliarono. Il collo indolenzito, il rumore del ruscello più in là  e il profumo dell’erba bagnata. Si alzò in piedi barcollando insicura e si guardò attorno. Era sola. Avanzò verso il torrente e si sedette alla sua riva. Per un momento pensò che tutto quello che era accaduto quella notte, fosse stato solo un sogno. Istintivamente passò la mano sulla tasca: il flauto c’era.

Un grugnito interruppe i suoi pensieri. Si voltò di scattò e saltò con lo sguardo oltre un cespuglio: Kurapika era disteso a terra, beatamente addormentato. Senritsu non riuscì a trattenere un sorriso di tenerezza. Si tolse il mantello e glielo adagiò sopra; non ebbe la forza di svegliarlo.

Sentì le campane del paese suonare: erano le otto. Tra un paio d’ore, avrebbero dovuto trovarsi in una scuola per un convegno e parlare del lavoro di Hunter. E con lei avrebbe dovuto portare Kurapika…Kurapika…improvvisamente le tornò in mente una cosa che ormai si era dimenticata. Scattò in avanti e uscì dal boschetto. Cercò ovunque, in ogni singolo angolo del parco, ma nulla: della stranza ragazza, Kezia, non vi trovò nemmeno l’ombra.

Sospirò di nuovo e tornò da Kurapika che ormai si era svegliato

-…’giorno…-salutò restituendo il mantello -...e quella ragazza di ieri? Non ricordo più nulla…- disse massaggiandosi la testa nervosamente, quasi infastidito

Senritsu fece spallucce

-non ne ho idea…se n’è andato…l’ho cercata ovunque ma sembra si sia volatilizzata…-

-…capisco…- ribattè l’altro in tono piatto, come se gli cominciasse a dar fastidio l’argomento. Sen avvertì lo strano cambiamento ma continuò

- sai, mi è apparsa in sogno…mi ha parlato…però non avrei mai pensato che se ne volesse andare…dalla sua richiesta…-

-…basta Sen…- la interruppe bruscamente Kurapika -…dovevamo andare in quella scuola, vero?-

-…si…- sbottò lei: in fondo era stato lui a iniziare il discorso!

Si avviarono verso il liceo.

-ah! A proposito!- si ricordò Sen dopo quasi un’ora di silenzi, mentre costeggiavano la via prima della scuola -…mi ha detto di chiamarsi Kezia…e aveva un ragno tatuato sulla schiena…-

Avvertì Kurapika rabbrividire, insieme al suo cuore.

-…u…un ragno?-

-si…ma non preoccuparti…non aveva niente a che fare con la Brigata…voglio che tu sappia, che di certo non era un essere terrestre…-

-…Sen…- sussurrò Kurapika, fermandosi -…non ricordo niente di ieri notte, perché l’abbiamo trovata ed è successo di nuovo, vero?- disse quasi impaurito

-…già…-

-…siamo arrivati…- cambiò lui il discorso bruscamente. Sen si portò davanti e fu la prima a vedere il cancello d’entrata. Si bloccò di colpo senza essere capace di respirare.

Kurapika la raggiunse poco dopo e si fermò alle sue spalle, guardandola perplesso

-tutto bene?- chiese notando il colore sbiadito del volto dell’amica

-…Kezia…- sussurrò lei di risposta. Kurapika alzò lo sguardo e notò una ragazza dai lunghi capelli neri, appoggiata al muretto d’entrata, vicino al cancello, in divisa scolastica

-…non credo, Sen…- ribattè non curante lui, sorpassandola

-…no no…ti dico che è lei! Lo riconosco un battito quando lo sento!-

-…andiamo…siamo in ritardo!-

-KURAPIKA!- Senritsu si sentì offesa per il disinteresse dell’amico -…se non sbaglio sei stato tu a dire che ci tenevi a lei!-

Il ragazzo si voltò arrossendo, senza sapere cosa rispondere.

Senritsu lo sorpassò a sua volta e andò dalla ragazza a grandi passi, con un gran sorriso.

Kurapika, sconvolto, la imitò.

-…allora sei veramente Kezia!- sentì dire a Sen…la ragazza annuì con un meraviglio sorriso

-…certo…!!- rispose la ragazza.

Kurapika indietreggiò sbalordito: quando aveva iniziato a parlare??

 

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Capitolo 5
*** Capitoli Ottavo e Nono ***


CAPITOLO OTTAVO

 

La campanella squillò.

-siamo in ritardo!- esclamò Kezia avviandosi verso l’entrata.

Entrarono e si sistemarono in aula magna, pronti ad accogliere gli studenti.

-come sto?- iniziò Kezia, tutto a un tratto, rigirandosi su se stessa -…sono i vestiti giusti? Perché non sapevo cosa mettere ed erano tutti vestiti così! E poi…-

-…Kezia…Kezia…- fece Kurapika per calmarla -…non sei studente di questa scuola…quella che indossi è la divisa!-

-…oh! Accidenti…-

In un battito di mani, una luce abbagliante e Kezia si ritrovò completamente cambiata: un paio di jeans e un maglioncino leggero.

-meglio?- chiese lei a Senritsu

-si ora si…- rispose lei ancora un po’ sorpresa

Kezia trotterellò all’entrata e si fermò a metà strada

-scusate…ma perché siamo qui?-

Gli altri due rimasero spiazzati

-…non lo sai?! E come mai eri davanti a questa scuola??- brontolò Kurapika

-e che ne so!-

-…dobbiamo presentare il lavoro di Hunter agli studenti di quinta…- disse Sen con dolcezza

-aaaah!- Kezia tese l’orecchio per sentire il vociare degli studenti in lontananza

-…stanno arrivando…- annunciò -…mettetevi dietro quelle tende laggiù…e lasciate fare a me…-

I due Hunter corsero sopra il piccolo palchetto, sorpassarono a grandi passi la cattedra e poi si tuffarono dietro le tende, giusto in tempo per l’arrivo degli studenti.

-…accomodatevi…prego…entrate…-

I ragazzi si accomodarono nella stanza ora in penombra.

Il silenzio calò quasi immediatamente, riducendosi a qualche sussurro.

Kezia si cambiò rapidamente, attenta a non farsi vedere.

Entrò a grandi passi e i tacchi scandivano l’incalzante tempo nel suo avvicinarsi. I ragazzi si voltarono quasi contemporaneamente verso la sua figura che avanzava sul tappeto rosso lungo la longitudine della stanza, verso il palchetto. Il vestito creava lucenti effetti ottici brillante, sembravano quasi polvere di stelle lasciata cadere a terra

- BENVENUTI!!!- tuonò la sua voce facendo sussultare gli studenti ammaliati dalla sua avanzata ritmica –SPERO SIATE PRONTI!- raggiunse il palchetto e si fermò sotto un filo di luce – quello che scoprirete oggi sarà qualcosa che non potete immaginare nemmeno nei vostri sogni più remoti…Tesori introvabili…Ricchezze impossibili…Vendette irraggiungibili…Poteri incontrastabili…l’irreale…si trasformerà in realtà…- sentiva gli sguardi tutti su di sé -…oggi scoprirete…L’ESSERE HUNTER!!!-

Alzò il braccio con il pugno chiuso e lo gettò subito verso il basso con forza, aprendo il palmo. Vi fu un’esplosione di fumo rosso e gli studenti trattennero rumorosamente il fiato. La luce si accese con l’esplosione e in mezzo al palchetto apparvero Senritsu e Kurapika. Kezia era tornata all’ingresso.

In fondo non era male avere un angelo con loro, pensò Sen.

 

CAPITOLO NONO

 

Era ormai sera quando finalmente ebbero il tempo di parlare tutti e tre insieme. Si sedettero a tavola e iniziarono a mangiare. Kezia decise che quello era il momento giusto per dare spiegazioni

-…sentite io…vi devo spiegare un po’ di cose…- iniziò alzandosi in piedi

- ci spiegherai il perché del tuo tatuaggio, immagino…- asserì Kurapika.

Kezia sussultò portandosi le mani al petto, e poi annuì.

-e perché ora sei cambiata e sai parlare?- aggiunse Sen

Kezia annuì nuovamente

- dunque…io sono un angelo della luce…- si bloccò abbassando lo sguardo -…cioè…lo ero…un giorno ebbi un incidente e sono caduta…-

-…si può cadere lì?-

-sì, certo! Così, improvvisamente mi sono ritrovata tra i demoni…-abbassò, se possibile, ancora di più lo sguardo mentre tentava di trattenere la voce rotta dal pianto -…mi presero, mi strattonarono e mi umiliarono…- pronunciò con rabbia –e poi mi impressero questo “voto”…- alzò la maglia e il tatuaggio con il ragno comparve. Kurapika e Senritsu si protesero in avanti.

-mi sono ribellata e fortunatamente sono riuscita a liberarmi prima che si completasse la conversione…- notò gli sguardi misti di apprensione e confusione dei due amici

-…i voti sono il tipo di potere al quale si è fedeli…il riconoscimento avviene con dei tatuaggi: un’ala per la luce e un ragno per il buio…la conversione avviene appena viene impresso il tatuaggio opposto…se viene completato, l’angelo della luce diventa demone e purtroppo, raramente avviene il contrario…- trasse un profondo respiro, per trattenere le lacrime e la voglia incalzante di piangere.

-un momento…ma allora…tu cosa sei??- chiese Senritsu

-…io sono ancora un angelo con il cuore puro…ma sia il mio aspetto che i miei poteri sono diventati oscuri-

-…ma allora è per questo che ho cercato di ucciderti…- disse Kurapika

-…uccidermi?!- trillò Kezia girandosi verso Sen in cerca di risposta

-…già…due volte…-

-perdo il controllo e poi cerco di eliminarti…-

Kezia sussultò sgraziatamente

-io credo che in un certo senso anche la tua voce sia…come dire…“convertita”- iniziò a spiegare Senritsu -…e forse, mentre canti, esprimi il massimo dei tuoi poteri, che evidentemente assomigliano molto a quelli di Quoll Lucifer e quindi, Kurapika, tu tendi ad attaccarla…-

-…non è possibile…- sussurrò Kezia spaventata, appoggiandosi al muro -…il mio canto esce dal cuore…non può essere maligno! A meno che…- scivolò a terra inorridita -…oh povera me…- sospirò appena mentre le lacrime non potevano più aspettare -…la conversione continua…-

-…ci sarà un modo per rimediare a tutto ciò…- disse Kurapika alzandosi in piedi

Kezia alzò lo sguardo e lui le asciugò le lacrime

-no…no…no e assolutamente no! Non dire una cosa del genere nemmeno per sogno...io...io non posso...io...- prese fiato e si ricompose per quanto le fosse possibile e si alzò in piedi -…se sta succedendo quello che penso…voi due siete in pericolo vicino a me…mi troveranno sicuramente…è meglio che me ne vada…- si asciugò le lacrime e si accigliò -…lascia perdere Kurapika…non mi aiutare…non puoi affrontare una cosa più grande di te…-

-ma…-

Kezia scivolò verso la porta e fece per uscire

-Aspetta…- la fermò Senritsu -…e circa ieri sera? Non ci hai spiegato nulla…-

-…ah già…- disse tirando su con il naso –io di notte mi trasformo, essendo per metà demone…e dovrei diventare tale, ma come ho già detto la mia conversione non è completa…- Senritsu avvertì un’improvvisa freddezza nella voce della ragazza -…inoltre ho dovuto intercedere nei tuoi sogni per tradurre le note della mia voce, cioè la voce d’angelo, in parole umane…- anche la stanza si fece fredda. Kezia si strinse a sé. Si sentiva strana, voleva solo andarsene da lì. Guardò fuori dalla finestra del salotto; la luna era sorta. Ebbe un tuffo al cuore.

-ora con permesso…- sparì come un siluro dietro l’angolo, verso le camere

-Aspetta…Aspetta…- esclamò Kurapika, correndole incontro, fermandola per un braccio nel corridoio.

La sentì irrigidirsi e cominciare a tremare.

-Kezia?- chiese lui preoccupato

-BASTAAA!- lei si voltò di colpo e lo prese per il collo, sbattendolo al muro. Kurapika non riusciva a respirare e aveva paura; Kezia era completamente cambiata: il suo volto era deformato in un’espressione maligna, i suoi canini allungati e gli occhi neri a causa delle pupille fin troppo dilatate.

Kurapika portò le mani alla gola e provò ad urlare, ma tutto ciò che gli riuscì non fu altro che un suono strozzato. Ma abbastanza forte per le orecchie di Sen che accorse.

-KEZIA!!- urlò impotente

La ragazza si fermò un momento. Mollò la presa e Kurapika rovinò a terra. Indietreggiò quasi spaventata, mentre le sue sembianze ritornavano normali. Negò più volte con la testa sussurrando parole sconnesse e rantolando. Poi, in uno scatto felino, in preda ad un pianto convulso, prese la via dell’uscita.





Forse ora cominciamo a chiarire le cose!!
grazie dei commenti!!! pazientate...tra un pò cominceremo ad entrare nel vivo!!!

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Capitolo 6
*** Capitolo Dieci e Undici ***


 CAPITOLO DIECI
 
Kurapika restò a rigirarsi nel letto tutta la notte.
Sembrava che le ore fossero infinite. Quei pochi momenti in cui riusciva a chiudere gli occhi, le immagini di quella notte lo tormentavano. Si soffermò sul volto di Kezia dopo averle offerto il suo aiuto: forse l’unico modo per ritornare angeli era davvero una missione disumana, forse implicava la morte stessa. Poi pensò alla parola “missione”: dopo aver distrutto il ragno, per lui non c’era più stata una vera e propria ragione di vita. Se n’era andato in giro per il mondo con Sen e dei suoi amici erano rimaste solo lettere consunte, chiuse in una scatola impolverata e dimenticata.
Allora non poté altro che chiedersi se il sentimento che provava per Kezia, non fosse altro che un modo per aggrapparsi a qualcosa.
Un requiem dolce, salì dalla terrazza accanto. Senritsu era ancora sveglia. Restò supino ad ascoltare. Si accorse che le coperte lo soffocavano. Le tirò da parte, s’alzò, s’infilò la vestaglia ed uscì in terrazzo. Si sedette su di una seggiola di plastica e il freddo ancora un po’ invernale gli punzecchiò le guancie, che arrossarono. Ascoltò Sen e ne rimase ammaliato.
Quando lei allontanò il flauto dalla bocca, ancora le ultime note rimbalzarono sulla via principale e scivolarono sulle facciate dormienti dei vecchi palazzoni. Si voltò verso Kurapika sorridendo dolcemente.
- Insonne??- chiese con ancor più dolcezza, perdendo lo sguardo nel cielo stellato di quella notte
-…già…- rispose il biondo cercando di nascondere la malinconia della sua voce
Senritsu si posò sulla ringhiera
-….vuoi parlarmi di qualcosa in particolare?- chiese lei maliziosamente
Kurapika si mosse nervosamente sulla sedia e sospirò
-…il punto è che…- cominciò – non so più a che pensare…-
-oh! Kurapika!!- sbottò Senritsu spazientita -…tu pensi troppo!!- mai! Mai, una volta che non usi quel tuo cervello!-
Kurapika rimase sconvolto. Sen si girò a guardarlo e sorrise divertita nel vedere la sua faccia
-…beh!? cosa dovrei fare allora…?!- domandò lui offeso
-…prova ad usare il cuore…si, insomma…il cuore cosa ti dice?-
-il mio cuore continua a domandare…Sen…ha bisogno di risposte…-
-e allora trovale queste dannate risposte…-
Kurapika si rabbuiò, abbassò lo sguardo e si diresse verso la porta della camera…
-…hai ragione Sen…se domani non dovessi tornare…non preoccuparti…- Kurapika sparì dentro la stanza. Senritsu si protese leggermente in avanti e boccheggiò a vuoto come per trovare le parole, che non arrivarono mai. Tornò a guardare le stelle mentre sentiva Kurapika muoversi per la casa.
Sorrise
-buona fortuna…- e, quando avvertì la porta d’entrata chiudersi, portò il flauto alla bocca e il Requiem ricominciò soave.
 
CAPITOLO UNDICI
 
I lampioni lampeggiarono fiochi, lungo le strade sterrate.
Un gruppo di bambini giocava rumorosamente sugli scivoli, mentre i genitori spettegolavano qualche metro più in là, incuranti. Nel piccolo chioschetto di gelati, una coppietta prendeva due coni enormi. Per il resto, l’aria del parco era innaturalmente statica.
Kurapika si bloccò all’imbocco per il sentiero del bosco. Avvertì un’orribile sensazione e un odore strano: Gon, una volta, gli aveva spiegato che era il cosiddetto “odore della paura”; non aveva mai capito bene che cosa in realtà intendesse con precisione, a malapena ne ebbe sentore davanti al Ragno, tanta era la rabbia.
Deglutì faticosamente e avanzò guardingo. Il cuore partì in quarta, non aveva nemmeno il tempo di concludere un respiro, che subito era costretto a riprendere aria.
Improvvisamente, sentì su sé mille occhi ed ebbe la netta sensazione che anche gli alberi si muovessero e si contorcessero in una malevola danza. Barcollò all’indietro nello stesso istante in cui i cespugli si mossero in un lieve fruscio. Kurapika perse l’equilibrio e rovinò a terra. I cespugli si mossero ancora, questa volta più forte.
Poi udì un singhiozzo strozzato. Estrasse le catene: qualunque cosa ci fosse, era meglio prevenire.
Si rialzò in piedi e le catene tintinnarono metalliche. L’aria diventò, se possibile, ancora più tesa e statica.
-KURAPIKAAAA!!!- il ragazzo si ritrovò di nuovo a terra.
Qualcosa  sbucato urlante dai cespugli e ora si contorceva tremante sopra di lui. Il biondo l’afferrò e si trasse a sedere, allarmato. La luce della luna illuminò il volto dell’aggressore. Kurapika prese un colpo.
-K…Kezia?- balbettò incredulo. Ora la ragazza era tornata normale. I suoi occhi erano arrossati dal pianto e le lacrime le rigavano il viso copiose.
- Kurapika perdonami, non volevo! Non so cosa mi sia preso…non ero in me…non ero io…non…-
-ehi! calmati!- disse lui quasi preoccupato
-ma non posso stare calma! Non capisci? Stavo per ucciderti! Un angelo che uccide!!!- lei lo prese per il colletto della tunica
-non sono arrabbiato! E poi io ho tentato di farti fuori due volte!-
Kezia sembrò riprendere un po’ di controllo di sé. Restò a fissare Kurapika tremante. Lui si alzò e si sfilò la tunica, avvolgendogliela attorno alle spalle. Lei arrossì
-grazie…- sussurrò. Kurapika le sorrise e passò una mano sulla guancia scivolando sui capelli.
-ma…ma ti sei tagliata i capelli?- chiese sbalordito lui. Lei negò e fece spallucce
-sono diventati loro così…- disse posando anche lei le mani nivee, leggere, sulle guancie di lui, scivolando verso il collo
-Ahi…!!- quando Kezia sfiorò i lividi sul collo di Kurapika, lui non poté fare altro che sussultare.
Lei balzò indietro. Kurapika si guardo intorno spaesato, poi ritornò su di lei, ma non ebbe il tempo a riconnettere il cervello: il cuore accelerò imbizzarrito e solo un secondo dopo, realizzò che le labbra di Kezia sfioravano le sue.
Arrossì più di quanto fosse umanamente possibile e restò a fissare la ragazza come un pesce lesso. Lei scivolò sul suo petto e si accoccolò tra le sue braccia.
-ho paura…- disse a voce rotta
-ora ci sono io…- rispose il biondo accarezzandole i capelli
-…oh Kurapika…vattene finché puoi…- Kezia si tirò a sedere e lo guardò supplichevole -…almeno tu…-
-…non posso lasciarti sola…-
D’improvviso Kezia scattò in piedi allarmata, trascinando in verticale anche Kurapika, al quale gli girò leggermente la testa. L’angelo cominciò a spingerlo violentemente
-…Vattene Kurapika…scappa!!! Va via! Presto!!- urlò con tutta la forza che aveva. Sembrava spaventata. Il ragazzo le prese le mani
-…cosa succede, Kezia?- chiese lui ancor più impaurito.
-…vattene ti prego…stanno arrivando…va via!!-
-chi sta arrivando…? Che…-
-…VATTENE!!- urlò ancora lei spingendolo più forte. Lui inciampò all’indietro, portando Kezia con lui.
E allora, il mondo di Kurapika cominciò a girare. Si sentì sollevare per la gola e sbattere contro qualcosa. Kezia gli scivolò via dalle braccia. Le vene del collo iniziarono a pulsare violentemente, il dolore divenne quasi insopportabile ed i suoni diventarono solo lontani bisbigli confusi. L’odore acre del sangue lo sorprese, provocandogli un conato.
Fu un urlo di Kezia a risvegliarlo. Spalancò gli occhi e la cercò fra mille ombre nere, nell’oscurità. La vide dimenarsi con un oggetto lucente simile ad un coltello, puntato al collo.
-lasciatela!- farfugliò con la bocca impastata. Una risata gli rimbombò nel cervello
-in realtà dovremo ucciderla!- gli sussurrò una voce, mentre l’odore di un alito fetido gli fece venire un altro conato.
-no…- sospirò a fatica, quasi disgustato
-ah no?! Allora se ci tieni così tanto, salvala!- un’altra risata
-KURAPIKA NO!! NON DARE LORO RETTA!!- urlava disperata Kezia. Il biondo ormai era in totale confusione: a malapena riusciva a vedere, a fatica sentiva e, ancor meno, capiva cosa stava succedendo.
-vieni al fiume Lete, entro la luna piena…vediamo…cosa sai fare…umano…- una nota di disprezzò trasparì nelle parole.
Kurapika ebbe un altro conato. Udì rumori laconici e un turbinio di movimenti. I suoi piedi toccarono violentemente a terra e fu costretto ad inginocchiarsi, per riprendere fiato. Si sentiva perso. La vista continuava ad essere solo che nebbia. Tentò di alzarsi. Barcollò e vomitò. La testa gli pulsava. Ricadde a terra. Solo una frase martellava con la stessa forza del suo cervello:
“vieni al fiume Lete, entro la luna piena…vediamo…cosa sai fare…umano”.
Riprese appena la vista, si guardò i vestiti e si sorprese in un lago di sangue…sangue che non poteva essere suo.
Allora…amore e demoni…esistevano davvero.

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Capitolo 7
*** Capitolo Dodici e Tredici ***


CAPITOLO DODICI
 
Alla porta iniziarono a bussare così violentemente che non potè fare a meno di non ascoltare. Si alzò indolenzita e percorse il corridoio barcollando nella semiluce. Quando riuscì finalmente a raggiungere l’entrata, era tornato il silenzio. Senritsu aprì la porta, che si spalancò davanti a lei con una tale velocità, che non ebbe il tempo di rendersi conto che Kurapika le stava letteralmente piombando addosso, più vivo che morto.
-KURAPIKA!!- esclamò lei sbiancando. Lo trascinò fino al divano. Una scia di sangue frenò Senritsu, che rimase inorridita
-…non è mio…- rassicurò Kurapika, rantolando -…i demoni…-
Sen lo posò sul divano, ancora più preoccupata
-demoni?? Kurapika! Che stai blaterando!!-
-…Kezia…è stata portata via da dei demoni…loro…loro mi hanno lasciato questo sangue…- aprì a fatica gli occhi. Senritsu, intanto, gli tolse la maglia, trattenendo un conato di disgusto.
Ascoltò il cuore dell’amico: il battito regolare segnava che non aveva riportato gravi ferite, a parte i lividi sul collo, ancora più scuri. Poi rimase un secondo interdetta; passò lo sguardo da Kurapika al petto e vi posò l’orecchio
-qualcosa non va??- chiese Kurapika, tossendo
-n…no…- rispose lei nervosamente, con un sorriso di circostanza abbozzato. Prese la coperta e la posò delicatamente sopra Kurapika -…ora riposa…- sussurrò. Poi prese una tazza di caffè e si sedette paziente sulla poltrona accanto.
 
Si accoccolò su di un angolo, al buio. Il muro di roccia era freddo e il fetore di quel carcere era insopportabile. Un mostro grugnì destandosi dal sonno. Avanzò attraverso le prigioni, lasciando una scia di sangue nero, ad ogni suo passo. Si fermò davanti alle sbarre dell’ultima cella e sogghignò perfido
-…tu devi essere quella nuova…- borbottò verso l’angolo buio –Keiziria, vero?- rise malignamente. Kezia uscì alla luce: i capelli neri corti, sporchi, due grandi occhiaie rosse e lo sguardo di pietra. Il mostro rise -…chissà se il tuo amico verrà…!- disse ancora -…oppure ti lascerà marcire negli inferi…-
Kezia scattò in piedi furiosa
-lui non deve venire!!- sprezzò –preferisco restare qui a vita piuttosto che lui faccia di me un nuovo angelo…in quel modo…- si girò verso la finestrella claustrofobica, verso il fiume. Il mostro sputò in terra e bestemmiò. Kezia sussultò, cadendo seduta. Il demone ritornò verso la sua sudicia seggiola e riprese a dormire, mentre Kezia si ritirò nuovamente nell’angolo e in silenzio prese a singhiozzare
-…non venire Kurapika…-sussurrò –ti prego…non rischiare così tanto…-
 
Si svegliò tirandosi seduto, ansante. I lividi erano scomparsi e si sentiva stranamente meglio. Il corpo ci mise un po’ a riacquisire il pieno controllo dei propri sensi. Kurapika guardò attorno confuso. Si trovava nel salotto di casa sua. Vide Senritsu alzarsi dalla poltrona e avvicinarsi a lui.
-va meglio?- chiese con estrema dolcezza, porgendogli un bicchiere d’acqua
-…si…si…grazie…-
-…ti ha baciato, vero?- chiese lei a bruciapelo (quasi con un tocco di malinconia)
Kurapika sussultò sorpreso, quasi soffocandosi
-ma come…?- chiese ancora tossendo
-…il tuo cuore…- intervenne Sen -…ha cambiato suono…credo…credo sia stato liberato dai vincoli…-
Kurapika abbassò lo sguardo sulle increspature dell’acqua
-…l’hanno presa e mi hanno detto che se voglio salvarla devo andare presso il fiume Lete entro la luna piena…ma lei…lei ha continuato a ripetermi di non seguirla…-
-…beh è una tua scelta…- rispose per tutto punto Sen
-tu cosa faresti?-
-io non sono te!-
-…così mi aiuti molto!!- borbottò scocciato -…il problema è che ho già perso i miei cari una volta…e ora, non voglio che la cosa si ripeta…-
Senritsu non rispose. Prese il bicchiere vuoto e andò in cucina
-ricordati che la perderai comunque…anche se supponiamo che tu la riesca a salvare…non potrà restare sulla terra…-
-…ma saprei che è felice…- tagliò corto Kurapika. Sen sospirò arresa
-la prossima volta, se hai già preso una decisione…non chiedermi consiglio…- si sedette accanto all’amico e sospirò ancora una volta -…anche se so che me ne pentirò…comunque sarà la tua scelta, sappi che io ci sarò…-
Nella stanza calò il silenzio. Kurapika si alzò e iniziò a camminare avanti e indietro. L’orologio scandiva i secondi inesorabile. La luna cominciava ormai a sorgere. Si fermò alla finestra e guardò il cielo
-…quanto manca alla luna piena?- chiese
-tre giorni-
Non c’era tempo per decidere. Si girò verso l’amica
-Sen…-
-si?...-
-tu sai cos’è il Fiume Lete?- ora dalla risposta, dipendeva la sua decisione. Lei lo fissò dritto negli occhi e ascoltò il suo cuore accelerare. Capì qual era la sua posizione. Chiuse gli occhi e sospirò. Alla fine annuì.
La loro missione era iniziata.
 
CAPITOLO TREDICI
 
Kurapika sedette sul tavolo in cucina, aspettando Senritsu che era sparita nello studio. Riapparve dopo dieci minuti con un enorme volume consunto in mano. Lo lasciò cadere sul tavolo, sbuffando.
-qui…- esordì soffiando via la polvere -…ricordo c’era qualcosa a proposito del Fiume Lete…- Senritsu aprì il grande volume con un gran fracasso e lo sfogliò.
-EUREKA!- squillò premendo il dito sulle pagine giallastre
-trovato?-
-si, eccolo!- prese a scorrere –Fiume Lete: porta di passaggio tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Il passaggio obbligato per la via degl’inferi: qualsiasi essere lo attraversi, cade nell’oblio della vita terrena…- alzò lo sguardo -…sembra che questa leggenda sia oggetto di molti studi classici…-
Kurapika deglutì
-…beh questa definizione non promette nulla di buono…c’è altro?-
-si…c’è scritto che sfocia in un altro fiume, anche conosciuto con il nome di Ade…-
-cioè?-
-è un fiume particolare, a forma di cono, per così dire…le anime vengono mosse per un movimento vorticoso e vengono spinte verso il fondo: un essere mortale lì morirebbe immediatamente…-
-…ha il potere di invecchiare, quindi…- concluse Kurapika alzandosi. Sen si alzò a sua volta, annuendo.
L’orologio segnò le sei e mezzo.
-non so come farò…- iniziò il biondo -…ma andrò da Kezia costi quel che costi…- osservò il parco buio dalla finestra e restò un momento a pensare.
-…Sen…-
-si?-
-non venire…tu aspettami qui…-
-ma…- fece lei tra lo sbalordito e lo scandalizzato
-no…niente storie…non voglio che tu metta a rischio la tua vita…e poi…i demoni sono esseri terrificanti…tu stessa hai visto come mi hanno ridotto…-
-no, Kurapika, non posso accettare!-
-non mi costringere…!!-sibilò lui
-no!-
Il ragazzo si voltò improvvisamente verso Senritsu, gli occhi gli si infiammarono. In uno scatto, alzò la mano e lanciò le catene, avvolgendo la ragazza che gemette di dolore.
-…Kurapika non farlo…e se mi fossi sbagliata?? Se non fossi libero dal vincolo?-
-taci…mi ci hai costretto…- sibilò lui
 
-è ora di andare a prenderlo?-
-vuole venire?-
-sembra di sì-
-allora che stiamo aspettando?-
 
-ti prego Kurapika…lasciami venire con te!!-
-il vincolo è…-
-non farlo!-
-non puoi seguirmi negli inferi qualunque sia il tuo proposito…-
-no!- Sen venne lasciata cadere e sentì un dolore atroce al cuore. Poi, d’improvviso, ci fu un lampo di luce abbagliante. Senritsu sentì il peso di Kurapika a terra.
-NOOOO!!!- il suo cuore perse un colpo. La luce sparì.
Non appena Sen riuscì a riprendere la vista, Kurapika era mollemente appoggiato allo schienale dalla poltrona, i suoi occhi vuoti, il suo viso terreo. Iniziò a tremare e si buttò sul muro di fronte al corpo. Le lacrime iniziarono ad uscire invadenti. Si strinse in sé stessa, colpevole solo della sua testardaggine.
E intanto fuori, nella notte senza luna, iniziò a piovere.
 
 

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