È
una mattina come tante altre, a Busto,
città del nord Italia.
Nel
liceo artistico Paolo Candiani, la
scuola che frequento c’è però molta
confusione: pare che qualcuno abbia dato
fuoco alle aule al terzo piano e alla palestra, anche se
però l’incendio è
stato spento poco dopo dai vigili del fuoco.
Io mi
chiamo Sara, ho 17 anni e frequento
questa scuola da due anni.
Ormai,
forse per abitudine, non faccio più
caso ai ragazzi che mi lanciano occhiatine maliziose davanti al portone
d’ingresso oppure a quelli che subito prima
dell’inizio delle lezioni sono
ancora nel grande cortile a fumare erba.
Non
è una novità, qui succede molto spesso,
se non sempre.
Attraverso
di corsa tutto il corridoio fino
ad arrivare ella mia classe per poi sedermi accanto alla mia migliore
amica
Elisa che mi ha tenuto gentilmente il posto giusto in tempo per
l’inizio delle
lezioni.
La
prima ora ci tocca la professoressa
Guglielmo, l’insegnante di matematica e geometria.
Io me
la cavo abbastanza bene ed ho una
media dell’8, così comincio quasi subito a farmi i
cavoli miei.
Comincio
a disegnare su un angolo del banco
e aspetto l fine dell’ora, rispondendo quando interpellata,
alle domande della
prof.
Seconda
ora, ma la storia non cambia.
Questa volta però c’è italiano, con la
prof Basso, ed io continuo a farmi gli
affari miei. Vengo disturbata da Gaia che mi picchia sulla spalla con
insistenza.
Quando
alzo la testa e sto per urlarle contro
mi accorgo della ragazza sulla porta: è alta, magra e con i
capelli rosso fuoco
legati in una coda bassa.
Non
capisco cosa stia dicendo alla
professoressa, fatto sta che la Basso mi fa uscire dicendomi che
è una
questione molto importante.
Appena
esco trovo fuori dalla porta un
signore dai capelli e la barba bianca ed un vestito alquanto strano,
due
ragazze, la prima con la pelle abbronzata e i capelli lunghi neri
legati in una
treccia, la seconda con la pelle chiara e i capelli cortissimi e
marroni ed
infine un gruppetto di ragazzi.
Appena
metto il naso fuori dalla porta
tutti si girano per guardarmi.
Solo
in quel momento riconosco l’uomo dai
capelli bianchi: è Albus Silente, il preside della scuola di
magia e
stregoneria di Hogwarts.
Quelli
attorno devono essere perciò maghi e
streghe.
Due
del gruppetto di ragazzi mi osservano e
sorridono ebeti, un altro mi guarda incuriosito e un altro ancora
proprio ha la
testa tra le nuvole.
Il
ragazzo incuriosito era molto carino,
con i capelli biondi e lisci un po’ lunghi e gli occhi
azzurri ma appena nota
il mio sguardo su di lui diventa rossissimo e si mette a osservare il
pavimento, come se sia la cosa più interessante al mondo.
Uno
dei due idioti si mette a ridere più
forte alla vista dell’amico rosso come un pomodoro e il mio
sguardo si sposta
su di lui.
Anche
lui è molto carino: ha i capelli
castani scompigliati e ribelli, gli occhi color cioccolato dietro le
lenti
tonde degli occhiali e il fisico asciutto di chi ama fare sport.
Poi,
mentre finisco di decidere come sia
quel tipo vengo interrotta da una flebile voce che fa: <<
James, hai
fatto colpo …>>
Sposto
lo sguardo sul ragazzo che ha
parlato, quello piccolo che gli stava accanto divinizzandolo e che
aveva la
testa nelle nuvole quando tutti mi fissavano. È
più piccolo degli altri, con i
capelli color topo e gli occhi piccoli e chiari. Sotto il mio sguardo
si fa
ancor più piccolo e si nasconde dietro all’amico,
l’ultimo.
Sposto
lo sguardo su quest’ultimo: è il più
alto, atletico, con i capelli neri lunghi e mossi, gli occhi grigio
fumo
contornati da lunghe ciglia nere.
Ci
fissiamo per un po’ a vicenda, lui con
un sopracciglio alzato e lo sguardo divertito, io con le braccia
incrociate e
lo sguardo di sfida.
Dopo
un po’ il Professor Silente tossicchia
e noi ci voltiamo verso di lui.
<<
Salve Sara, spero tu mi abbia
riconosciuto. Sono qui per chiederti di tornare. Devi
aiutarci.>> mi dice
in inglese, poi continua << comunque la ragazza dai
capelli corti si
chiama Alice, quella con la treccia Mary, i ragazzi sono il timido
Peter, Remus
il biondo, James il ragazzo con gli occhiali e Sirius.>>
Sirius,
dove l’ho già sentito?
Vabbè.
Poi
mi giro verso la rossa e mi trovo
davanti ad un volto familiare, quello della mia vecchia amica Lily.
Eravamo
vicine quando ancora abitavo in
Inghilterra, poi io mi sono trasferita per motivi familiari e non
l’ho più
vista, almeno fino ad ora. Lei mi sorride e come se nulla fosse ci
abbracciamo.
Poi
mi presenta le altre due ragazze:
quella abbronzata si chiama Mary, l’altra invece è
Alice.
Silente
poi mi prende da parte per finire
il discorso iniziato prima.
<<
Allora? Cosa ne pensi? >> mi
chiede il professore guardandomi.
<<
Mi riconoscerebbero. Non credo sia
una buona idea tornare in quella scuola. >> dico sicura.
<<
Qui nessuno a parte me e la
signorina Evans sa della tua natura. Agli altri h solo detto che sei
una strega
molto potente che ci potrà aiutare nella Grande Guerra, loro
non lo sanno. Se
ti riconosceranno ci penseremo, ora abbiamo bisogno di te. Solo nelle
ultime 2 settimane
sono morti 15 babbani, di cui 9 bambini dai 2 ai 14 anni. Sei
indispensabile in
questo momento.>>
Ripenso
un po’ a tutte queste cose prima di
accettare.
***
È
ormai sera.
I
ragazzi sono a dormire in sala, Silente
nella stanza degli ospiti e le ragazze qui con me, nella mia stanza.
La
mattina, dopo l’incontro, era passata in
fretta.
Silente
era andato via lasciando tutti i
ragazzi li, dicendo di voler vedere come se la sarebbero cavata i suoi
allievi.
Così
ho dovuto annunciare alla classe dei
nuovi compagni di classe per un giorno.
Appena
i miei compagni hanno visto entrare
le ragazze si sono messi a fischiare, come al solito, facendo i
pagliacci e le
ragazze continuavano a guardare Sirius e James, che se la godevano alla
grande.
Dopo
un’intera giornata passata tra le
risate isteriche delle mie compagne di classe e i patetici tentativi di
attaccare bottone con Lily dei miei compagni finalmente è
suonata la campanella
di fine giornata ed io sono tornata a casa.
Appena
arrivata a casa mi sono buttata sul
divano stanchissima.
Dopo
qualche minuto mi è suonato il
campanello e sono andata ad aprire la porta.
Erano
Silente e i ragazzi che mi hanno
chiesto se potevano dormire lì per quella
notte,così l’indomani saremmo andati
ad Hogwarts.
Ed
eccoci in questa situazione.
Do’
un’occhiata alla stanza: è ampia e con
le pareti ricoperte completamente da graffiti fatti da me tutti
colorati, il
letto a castello in ferro con le coperte con le stampe di fumetto in
bianco e
nero e il pavimento bianco.
Per
terra quel pomeriggio avevo sistemato
dei futon, i materassi giapponesi,
per
me e Lily.
Lily
si è addormentata da poco mentre Mary
e Alice stanno dormendo già da più di un ora.
Mi
alzo, cercando di non fare rumore ed
esco dalla stanza, attraverso i corridoi della casa fino ad arrivare in
sala,
dove James e Sirius stanno parlando cercando di non far troppo casino
per non
svegliare i due amici che dormono come ghiri.
Passo
oltre per non disturbarli e cerco di
andare sul balcone.
Arrivo
lì davanti e apro la portafinestra per
poi uscire e guardare il paesaggio.
Mi
metto con le braccia appoggiate alla
ringhiera in ferro e rimango lì pensierosa per un
po’.
Poi
mi siedo su una delle quattro sedie in
ferro attorno al tavolino tondo. Fa abbastanza freddo, dato che siamo a
fine di
febbraio. Il mio pigiama poi è composto da un paio di
leggins neri felpati ed
una maglia extra large sfumata dal blu al bianco, con le maniche
morbide e
larghe.
Rimango
li e dopo un po’ mi adormento, pensando a
quello che succederà l’indomani.
NOTE DELL'AUTRICE
Non ammazzatemi vi prego!
Questa storia la voglio dedicare a Sara, una mia cara amica che mi ha
dato l'ispirazione per il la long.
Grazie mille amica mia, grazie di essere ciò che sei
veramente, senza preoccuparti di ciò che la gente pensa di
te.
Grazie mille per il sostegno e per l'appoggio.
Grazie per essere una delle poche persone vere e leali che conosco
Kira
|