Living Sparta – Leaving Sparta di fravgolina (/viewuser.php?uid=231270)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte I ***
Capitolo 2: *** Parte II ***
Capitolo 3: *** Parte III ***
Capitolo 4: *** Parte IV ***
Capitolo 1 *** Parte I ***
Living Sparta – Leaving
Sparta
Disclaimer:
Questi
personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di
© Stephenie Meyer.
Questa
storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
PARTE I
_
Appostamento _
“Chi è quella ragazza?”
disse James e Laurent si voltò verso la direzione indicata
dal compagno, mentre con un sogghigno intuiva le sue intenzioni. La
fanciulla che in quel momento rientrava in casa trasportando una brocca
era esile e molto pallida – non corrispondeva ai tratti
canonici di bellezza spartana, tuttavia possedeva scuri capelli castani
e labbra rosse e piene; quei grandi occhi color nocciola spalancati sul
mondo poi facevano di lei il ritratto dell’innocenza.
“È Isabella Marie,
figlia di Swan” rispose con pacatezza Laurent
per nulla sorpreso dai gusti particolari dell’altro; si
conoscevano da parecchio tempo e sapeva che James era un ottimo
cacciatore, lo spartiate aveva intuito e nessuna preda gli sfuggiva
– poco importava che fosse un animale, un ilota o una donna.
“Quello la cui moglie
è scappata con uno straniero?” chiese
James in tono divertito scostando lo sguardo dalla soglia oltre cui era
scomparsa la ragazza per guardarlo negli occhi. “Tecnicamente è stata
rapita...” rispose lui molto diplomaticamente
pur sapendo che l’altro aveva ragione.
“Bhe... se la madre assomigliava
anche solo lontanamente alla figlia lo straniero col bastone ha fatto
un gran bell’acquisto”
ammiccò James tirandogli una gomitata nelle costole, poi si
voltò e si allontanò sussurrando maliziosamente
“A presto
Bella…” e Laurent seppe che stava
pianificando la prossima battuta di caccia.
_ La preda _
“Dove sei stata?”
Bella sussultò e l’acqua strabordò
dalla brocca bagnandole il peplo, quindi si voltò irritata
verso Charlie Swan “A
prendere l’acqua, padre” rispose.
“Non
è compito tuo, manda gli iloti! Tu devi amministrare la
casa, siamo già abbastanza in rovina...”
rispose quello brusco e impacciato. Lei arrossì
violentemente e chinando il capo si morse la lingua per non sputargli
in faccia tutto il suo veleno – si, perché Bella
odiava suo padre.
L’agoghé
spartana insegnava ai giovani la fedeltà al gruppo ed alla
patria mentre la famiglia, da cui i bambini venivano separati a sette
anni, veniva relegata in secondo piano; ma lei non era mai riuscita a
integrarsi, era troppo timida e impacciata, inoltre non aveva potuto
– né voluto – dimenticare la madre.
Quando qualche mese prima, finalmente ventenne, era tornata a casa
aveva scoperto che Renée non c’era più
e la colpa era di Charlie – Bella non aveva dubbi che fosse
lui l’unico da biasimare e non l’avrebbe mai
perdonato.
Quando
risollevò lo sguardo lui si era già dileguato
– faceva sempre così: sfogava su di lei la
frustrazione per l’abbandono della moglie e poi incapace di
districarsi con le conseguenze delle proprie sfuriate spariva. Fuggiva.
Dalla figlia, dal mondo, dalla realtà: non aveva mai
accettato il fatto che lei se ne fosse andata insieme allo straniero
con il bastone.
“Bella lascia che ti aiuti”
la ragazza sobbalzò nuovamente ma questa volta fu il suo
sorriso a traboccare ed era rivolto ad un giovane alto e muscoloso, sul
cui viso abbronzato ardevano due pozzi neri e lucenti. Jacob le sorrise
a sua volta mentre scostava una ciocca dei lunghi capelli color
dell’ebano dal volto e si sporgeva verso di lei per prendere
la brocca.
Il nuovo arrivato era
un ilota, uno schiavo pubblico assegnato alla famiglia Swan
praticamente da sempre e Bella si ricordava ancora di quando erano
bambini e giocavano insieme. Gli consegnò la brocca e si
allontanò verso le proprie stanze per cambiarsi –
poteva anche indossare un peplo aperto sul lato (era imbarazzante, ma
non aveva scelta perché così voleva la tradizione
spartana) però non aveva nessuna intenzione di andare in
giro con un vestito reso trasparente dall’acqua.
_ È forse questo
l’amore? _
Edward sconvolto e paralizzato
rimase lì, gli occhi di fissi sulla soglia oltre cui era
scomparsa la ragazza, senza sapere che cosa fare. Qualcosa non andava,
non si era mai sentito così prima: il suo cuore batteva
all’impazzata – tanto che per un attimo temette che
fosse sul punto di scoppiare – sentiva il respiro venirgli
meno e il sangue pulsargli nelle orecchie, mentre qualcosa dentro di
lui si contorceva dandogli una straziante sensazione di vuoto e
leggerezza, di piacere e gioia inimmaginabile.
Inspira espira, inspira espira
– e mentre il suo battito lentamente si riassestava su
livelli normali gli sovvenne un pensiero assurdo: e se fosse stato amore quello
sconvolgimento che provava ogni volta che la vedeva? Per
qualche strano gioco del fato ogni volta che si recava in
città la incrociava, la scorgeva tra la folla, e perdeva
completamente il controllo di sé; nell’ultima
settimana era successo già tre volte. Era forse quello che provava
Carlisle ogni volta che guardava Esme?
Eppure sapeva che
avrebbe dovuto restare lontano da quella fanciulla. I Cullen e gli Hale
appartenevano agli Spartiati, ma sebbene esercitassero una certa
influenza – soprattutto grazie alle grandi doti mediche di
suo padre – la loro situazione era perennemente in balia di
un equilibrio precario. Il primo dovere di un cittadino era
verso la Patria e c’era sempre qualcuno pronto ad accusarli
di non essere sufficientemente devoti alla città di Sparta.
Infatti se i valori famigliari erano tenuti in scarsa considerazione il
fatto che due famiglie diverse, seppur appartenenti alla stessa
fratria, decidessero di convivere era, a parere di alcuni, qualcosa che
sfiorava la blasfemia e l’alto tradimento.
Coinvolgersi con la
ragazza avrebbe significato mettere in pericolo anche lei e se le fosse
successo qualcosa Edward non se lo sarebbe mai potuto perdonare.
Qualche settimana prima, quando l’aveva incrociata nella
piazza del mercato, era stato scostante e si era congedato in fretta e
furia ripromettendosi di starle alla larga. Poi però aveva
scoperto che la famiglia di lei era in disgrazia – senza
più la moglie ad occuparsi della contabilità lo
Spartiate Swan si era trovato nella condizione di non poter
più sostenere le spese dei sissizi e aveva così
perso lo status di cittadino – a quel punto la risoluzione
del giovane Cullen aveva cominciato a vacillare perché a
Sparta una fanciulla nelle condizioni di Isabella non godeva di molte
tutele.
_ La violenza è il
mio credo _
James era sempre stato portato
per la lotta, ma solo quando a diciotto anni era entrato a far parte
della Krypteia partecipando per la prima volta allo sterminio degli
Iloti aveva scoperto come la propria vocazione fosse la violenza.
Ovviamente un unico giorno di massacro all’anno per lui non
era sufficiente e si dilettava nell’arte
dell’omicidio ogni volta che lo desiderava. Ben presto poi
aveva allargato i propri orizzonti verso altre forme di soprusi in
grado di fargli provare quello stesso piacere perverso.
Aveva iniziato con le
giovani Ilote, nessuno avrebbe mai preso le loro difese, ma poi si era
fatto più audace e aveva adescato anche le figlie dei
Perieci scoprendo così che raramente le ragazze denunciavano
le violenze subite – dopotutto sarebbe stato inutile
perché ormai il danno era fatto ed esporlo pubblicamente
avrebbe solo potuto avere ripercussioni negative sulle loro famiglie:
quindi tacevano.
Ora James era un vero
esperto del sopruso e nessuna fanciulla ilota, periecia o spartiate che
fosse poteva considerarsi al sicuro dalle sue voglie. Ormai aveva perso
il conto delle proprie vittime ma Bella Marie Swan sarebbe stata la
prossima. Doveva solo avere pazienza, studiare le sue mosse e muovere i
fili giusti: presto la ragazza sarebbe stata sua e allora si sarebbe
divertito. E poi nell’attesa poteva sempre divertirsi con la
moglie che la sua fratria aveva scelto per lui – la rossa e
voluttuosa Vittoria.
L'angolo di frav:
Questa storia è
il mio primo tuffo nel fandom di Twilight ed è nata per il
contest C'era una volta indetto da Ledycullen (alias Lady.EFP). Come avrete notato la
storia è ambientata nell'antica Sparta, ci tengo
però a precisare che se mi sono documentata sui costumi
dell'epoca mi sono anche presa molte licenze poetiche. Il titolo
(è orrendo lo so ^^, ma non sono riuscita a trovare di
meglio) gioca sull’assonanza dei due verbi. Lo
straniero con il bastone sarebbe Phil (il bastone
è un’allusione al fatto che, nella versione
originale, giochi a baseball).
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Capitolo 2 *** Parte II ***
PARTE II
_ C’è
posta per te _
Quella
sera Bella entrando nelle proprie stanze trovò un rotolo di
pergamena sul proprio giaciglio, sorpresa lo prese in mano per
esaminarlo: non recava sigilli o effigi di alcun tipo. Pensò
che
forse era un messaggio di Jacob – i due stavano diventando
amici
e ogni tanto sgattaiolavano via di nascosto per passeggiare sulla
spiaggia o per chiacchierare; a volte lui le raccontava delle storie,
le leggende della sua gente e lei lo ascoltava incuriosita –
ma
poi si ricordò che il ragazzo non sapeva scrivere.
In un istante di
follia fantasticò che potesse essere una missiva del giovane
misterioso che aveva incrociato al mercato qualche settimana prima. Era
stato scostante e freddo – un atteggiamento che
l’aveva
irritata – ma in lui c’era qualcosa che la attraeva
irresistibilmente, come la fiamma fa con la falena. Eppure non era
più riuscita ad avvicinarlo, l’aveva intravvisto
tra la
folla più di una volta, ma lui si era sempre volatilizzato
nel
nulla.
Ormai seduta sul
letto Bella continuò per un po’ a rigirarsi
l’incarto tra le mani, mordicchiandosi nervosamente il labbro
incerta sul da farsi. Quindi scrollò le spalle, prese
coraggio e
srotolò la pergamena – le parole erano vergate in
una
grafia fine ed elegante, che le sembrava vagamente famigliare e i cui
tratti trasmettevano una sensazione di urgenza. Cominciò a
leggere:
Mia cara Bella,
non hai idea di quanto mi
dispiaccia averti abbandonato, mi sei mancata così tanto
bambina mia.
Sono
stata sciocca ed impulsiva, sono stata egoista – purtroppo la
verità è
che con tuo padre non ero più felice e ho pensato che con
Phil sarebbe
stato diverso. Mi sbagliavo, ho commesso un grosso errore e ora corro
un grandissimo pericolo: ho bisogno del tuo aiuto tesoro.
Vieni
questa notte, nel quartiere dei Perieci a nord della città
c’è una
stalla abbandonata: io sarò lì ad aspettarti.
Vieni da sola, Bella. Non
puoi fare parola di questa lettera con anima viva. Fidati di me, tua
madre, non troveresti nessuno disposto ad aiutarti, per questa
città io
sono morta e tuo padre é ancora in collera. Devi venire da
sola: è
molto importante bambina mia.
A più tardi, con
amore
Renée
Per un attimo
rimase immobile, mentre una lacrima – non avrebbe saputo dire
neanche lei se di gioia o di dolore – le scivolava sul volto,
fino al mento e poi giù per il collo provocandole un
brivido.
Quindi risoluta si strofinò la guancia e con
un’occhiata
al cielo fuori dalla finestra calcolò che le rimaneva poco
tempo
– le stelle erano già alte nel cielo –
afferrò il mantello e calatasi il cappuccio sul volto, senza
pensarci due volte, sgattaiolò fuori dalla stanza.
_ Lo stolker e
l’amante segreto _
Edward aveva preso la malsana
abitudine, al calar delle tenebre, di appostarsi fuori da casa Swan e
come tante volte prima di allora era lì, appollaiato in un
angolo e infagottato in un pesante mantello che proteggeva la sua
identità, quando scorse un’ombra sgusciare rapida
e cauta
fuori dalla porta.
La figura incappucciata era
esile e
un po’ goffa nei movimenti, l’avrebbe riconosciuta
tra
mille: quella era Bella – era così che
inconsciamente
aveva iniziato a chiamare Isabella Marie quando pensava a lei, con un
affetto e una confidenza del tutto fuori luogo. Cosa ci faceva in giro
a quell’ora di notte? E per giunta da sola?
Purtroppo il giovane
Cullen riuscì a trovare un’unica ragione
plausibile, una
spiegazione che odiava e che lo feriva profondamente: Bella doveva
avere un amante. E, ovviamente, questo significava che lui non avrebbe
mai avuto una chance, doveva dimenticarla e passare oltre: sarebbe
stata la cosa migliore per tutti.
Scacciando quei cupi pensieri
lanciò un’ultima occhiata alla strada: era
deserta. Della
bella Swan non c’era traccia e Edward si allontanò
nelle
ombre di quella notte senza luna, voltando per sempre le
spalle
alla casa della donna che amava.
_ Come cacciarsi nei guai _
Bella, che era uscita da
Sparta e
si era addentrata nel quartiere Nord dei Perieci, finalmente dopo
mezz’ora di cammino, infreddolita, spaventata e con il fiato
corto raggiunse la stalla abbandonata. Dalla porta socchiusa filtrava
un tiepido raggio di luce, per il resto l’edificio era
immerso
nel buio più totale. Nell’aria gelida della notte
regnava
il silenzio più assoluto.
Facendosi coraggio spinse la
porta
che cigolando sinistramente si aprì verso
l’interno
– vuoto, tranne che per un abbeveratoio di pietra, e
scarsamente
illuminato da un minuscolo falò che non permetteva nemmeno
di
intuire le dimensioni della stanza – “Mamma?”
provò a chiamare: nessuna risposta. “Mamma, sono io
Bella...” ripeté un po’
più convinta e con
voce più piena avanzando nell’ampio stanzone
deserto.
Sbam! La
fanciulla sobbalzò e si voltò di scatto verso il
portone d’ingresso trovandolo sprangato – ora
cominciava
davvero ad avere paura.
“Temo che Renée non
verrà – sai nessuno l’ha avvertita di
questa piccola
riunione – ma ci sono io. Sono onorato di fare finalmente la
tua
conoscenza Isabella Marie figlia di Swan. Vedrai Bella –
posso
chiamarti Bella vero? – noi due ci divertiremo un mondo
insieme” disse una voce profonda e melliflua che
proveniva da un
angolo buio del locale.
Solo allora la figura di un
uomo
cominciò a prendere forma dall’ombra, dirigendosi
a passo
sicuro e disinvolto verso di lei. Bella provò a
indietreggiare,
ma presto si ritrovò con le spalle alla porta e quella era
sprangata dall’esterno. “Chi sei?”
“Non ha
importanza” “Cosa vuoi?”
“Credo che tu
lo
sappia già” rispose lo sconosciuto
– un sorriso
crudele che si allargava sul suo volto anonimo – mentre la
squadrava con occhi famelici, occhi da predatore “Stai lontano da
me! Ti avverto che so combattere...”
azzardò disperata
sperando di apparire più sicura di quanto non fosse.
“Ma che bel
caratterino… questo rende tutto più divertente!”
gongolò quello sadico afferrandole un polso e trascinandola
verso il fondo della costruzione. Bella tentò di opporre
resistenza ma quel poco che aveva imparato durante
l’Agoghé era del tutto inutile contro la forza
bruta del
suo aggressore. Avrebbe voluto gridare e chiamare aiuto ma sapeva che
non sarebbe servito a nulla – quel quartiere era
pressoché
disabitato, nessuno sapeva che lei si trovasse lì, nessuno
l’avrebbe soccorsa – quindi mentre si divincolava
cercò di mantenere un minimo di compostezza – non
avrebbe
dato a quel mostro il privilegio e il piacere di sentirla urlare.
Rimpianse di non avere unghie
per
lasciare su quel volto ferino e sconosciuto i segni della propria
rabbia impotente e pur sapendo che per lei era un istinto nervoso ed
irrefrenabile pensò con rammarico a tutte le volte che Jacob
l’aveva ripresa dicendole di non mangiucchiarsele.
L’uomo,
indifferente a tutti i suoi sforzi, le strappò il mantello
per
poi immobilizzarla contro il muro; lei incrociò lo sguardo
del
suo aguzzino e specchiandosi in quegli occhi neri come il carbone, a
cui il piccolo fuoco conferiva riflessi rossastri, seppe che era
perduta.
Poi improvvisamente un
trambusto
concitato proveniente dall’esterno dell’edificio
squarciò il silenzio della notte distraendo l’uomo
e Bella
si divincolò riuscendo a sfuggire alla sua presa. Tuttavia
prima
che riuscisse anche solo ad allontanarsi, l’attenzione di lui
era
nuovamente concentrata su di lei e afferratala per un braccio la
strattonò violentemente e la spinse facendole perdere
l’equilibrio. Mentre cadeva, Bella fece in tempo a vedere la
porta che si apriva e una sagoma che si stagliava contro
l’oscurità della notte, poi la sua testa
incontrò
qualcosa di duro e mentre sentiva il freddo impossessarsi del suo corpo
perse i sensi.
_ Per amore _
Neutralizzato Laurent e
spalancata
la porta Edward fece appena in tempo a osservare impotente, come al
rallentatore, la scena di Bella che cadeva, sbatteva il capo contro il
bordo dell’abbeveratoio e – Splash! –
ricadeva
all’interno della vasca, sparendo alla vista, poi James gli
fu
addosso. Lo spartiate era un vero mastino da guerra, ma Edward aveva
dalla sua la velocità e la forza della disperazione
– se
non si fosse liberato alla svelta di quel bastardo Bella
sarebbe
annegata.
Si rotolarono tra polvere e
paglia
per un tempo indeterminato cercando di sopraffarsi a vicenda, con la
differenza che mentre il giovane Cullen puntava a stordire il proprio
avversario l’altro mirava ad uccidere. Poi mentre James stava
per
strangolarlo due ombre emersero dall’oscurità e
glielo
strapparono di dosso. Fu questione di un attimo: Emmett
immobilizzò lo spartiate e Jasper gli spezzò il
collo con
un gesto rapido e secco.
Prima ancora che il suo corpo
toccasse terra Edward si era alzato, precipitandosi verso il fondo
della stalla, verso l’abbeveratoio dove Bella priva di sensi
stava annegando. La sollevò e tiratala fuori
dall’acqua la
distese a terra – era pallida come un cadavere –
“Bella, Bella!
Forza svegliati. Bella, respira!
Dannazione… respira!!”
gridò disperato al corpo
esanime che stringeva tra le braccia.
“Ed dovresti farle un
massaggio… una respirazione…”
azzardò
Carlisle che materializzatosi dal nulla si era avvicinato “Fallo
tu” lo implorò quello “Così che se non
dovesse sopravvivere potrai dare a me la colpa? No Edward, è
compito tuo. So che puoi farcela”. E il giovane
Cullen diede
ascolto al padre e poggiò le proprie labbra sul quelle
terree e
gelide dell’amata – non era così che
aveva
immaginato il loro primo bacio, ma non importava: l’unica
cosa
che contasse veramente era che lei non morisse.
“Uno. Due. Tre. Fff! Forza
Bella, respira! Uno. Due. Tre. Fff!” “Coughf!
Coughf!” una convulsione scosse il petto della
ragazza mentre
tossiva acqua liberando i polmoni in fiamme. “Brava Bella,
così!” disse Edward con sollievo
infinito sorridendole, ma
lei non se ne accorse perché perse nuovamente i sensi
– il
suo respiro però sembrava essersi regolarizzato: forse era
fuori
pericolo.
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Capitolo 3 *** Parte III ***
PARTE III
_ Tu? _
Bella fluttuava in un mare di
leggerezza, pacato silenzio e quiete perfetta “Sono morta”
pensò “Credevo
che sarebbe stato più doloroso… sono stata
fortunata forse”. All’improvviso
sentì una voce angelica che la chiamava “Tesoro, non ti agitare.
È tutto a posto, tranquilla: qui sei al sicuro”
e poi cominciò a sentire nuovamente il proprio corpo, le
faceva male un po’ dappertutto. Ora era confusa, non capiva.
Percepì un tocco leggero sulla propria guancia –
una carezza – e un bacio sulla fronte: la sua mente fu invasa
da un unico pensiero “Mamma!”.
Aprì gli occhi e
non vide niente, poi pian piano la sua vista si schiarì e
dalla nebbia della sua visuale emerse una premurosa figura materna:
solo che non era sua madre. “Bella tesoro, come ti senti?”
le disse la donna – era minuta e aggraziata e soffici capelli
color caramello le incorniciavano il viso a cuore, era bellissima
– poi si voltò verso qualcuno che lei non poteva
vedere “Ed,
Edward si è svegliata”. La
sconosciuta le sorrise rassicurante prima di allontanarsi; la
sentì discutere, probabilmente con la stessa persona che
aveva appena chiamato, ma non riuscì a distinguere le parole
– la sua mente era ancora troppo annebbiata.
Poi nel suo campo visivo
comparve la figura slanciata e muscolosa di un giovane “Tu?”
esclamò Bella sconcertata riconoscendo i lineamenti dritti e
regolari di quel viso perfetto incorniciato da mossi capelli ramati,
fissando confusa lo sguardo in quegli occhi ambrati che da quel giorno
al mercato tormentavano i suoi sogni. “S-si, sono Edward Cullen”
rispose quello con qualche esitazione – sembrava in
imbarazzo, probabilmente si ricordava di quanto era stato
scortese…
Bella cercò di
tirarsi seduta facendo leva sul polso sinistro e fu trafitta da
un’improvvisa scarica di dolore “No, ferma!”
disse accorato il giovane – Edward – accorrendo in
suo soccorso “Non
devi muoverlo, te lo sei rotto cadendo”. Bella
lo guardò confusa – cadendo?
– poi all’improvviso, come una doccia fredda, tutti
i ricordi della notte precedente le investirono la mente, trafiggendola
con mille aghi ghiacciati.
_ Imbarazzo e gratitudine _
Edward era terribilmente a
disagio, non sapeva come fare – sembrava che lei non
ricordasse niente della notte precedente: come avrebbe fatto a
spiegarglielo? Poi Bella assunse un’espressione
assente e mentre i suoi occhi color nocciola si spalancavano,
colmandosi di terrore il giovane seppe che la sua memoria era tornata.
Lei restò immobile per un tempo che pareva infinito ed
Edward temette che fosse sotto shock, quindi per poco non
sobbalzò quanto Bella si voltò verso di lui e
inchiodandolo con lo sguardo gli chiese “Sei stato tu? Si, insomma, a
salvarmi…”.
“Si”
rispose, temendo di dover spiegare come mai si fosse trovato nei
paraggi proprio in quel momento, ma lei non fece domande “Grazie!”
disse solo e nei suoi occhi poteva leggere una riconoscenza sincera.
Bella si portò una mano alla testa, dove uno spesso
bendaggio le fasciava la ferita che si era procurata sbattendo il capo
sul bordo di pietra dell’abbeveratoio, ed Edward la vide
barcollare mentre sbatteva le palpebre; quindi la aiutò a
distendersi nuovamente “Ti
lascio riposare, ne hai bisogno” le
sussurrò, ma lei dormiva già – o forse
era svenuta.
_ Riunione di famiglia (con
sorpresa) _
Per la prima volta da quando i
tre ragazzi più Carlisle erano rientrati con Bella la
fratria Cullen/Hale si ritrovò al gran completo nella sala
comune: a quel punto scoppiò il finimondo perché
ognuno voleva dire la sua e tutti parlavano insieme. Fu Jasper, grazie
alle sue doti di conciliatore e su richiesta di Esme, a ricondurre
all’ordine il consesso.
Quindi Edward
raccontò di come al mercato si era imbattuto in Isabella
Marie e – mentre Emmet ridacchiava –
spiegò come si era sentito, quello che aveva provato e come
da quel momento fosse stato per lui impossibile smettere di pensare
alla ragazza. Poi con imbarazzo ammise di aver preso
l’abitudine di spiarla di nascosto.
A quel punto intervenne Jasper
confessando che lo strano comportamento del fratello non era sfuggito
né a lui né ad Emmet, così come non
erano passate inosservate le sue misteriose sparizioni. Preoccupati
avevano deciso di seguirlo per capire dove andasse e cosa facesse,
decisi a scoprire cosa provocasse i suoi sospiri e i suoi sbalzi
d’umore. Jasper rivolse poi un’occhiata ad Alice
per cederle la parola ma quella, che sembrava aver perso tutto il suo
solito brio, scosse la testa declinando l’offerta quindi
proseguì egli stesso.
Raccontò di come
quella sera la sorella, in preda all’ansia, li avesse
avvicinati affermando di avere un cattivo presentimento – gli
sguardi di tutti corsero ad Alice, sapevano per esperienza che il suo
sesto senso raramente sbagliava – la ragazza li aveva poi
pregati di portarla con loro con tale veemenza che alla fine si erano
visti obbligati ad assecondarla.
Edward intervenne nuovamente
dicendo di aver visto Bella che usciva di casa e si allontanava nella
notte. Emmet si intromise confermando la sua versione e risparmiandogli
l’umiliante compito di spiegare come mai avesse deciso di
seguirla – perché erano state la gelosia e la
curiosità di scoprire chi aveva vinto il cuore di lei a
spingerlo. Il giovane Hale raccontò poi che quando si erano
accorti che c’erano guai in vista lui e Jasper erano
intervenuti in soccorso di Edward mentre Alice era corsa a chiamare
Carlisle.
Cullen padre
confermò con un cenno del capo e concluse descrivendo la
scena trovata al suo arrivo: James morto, il collo spezzato, ed Edward
chino su una Bella in fin di vita. Quindi si complimentò con
il figlio per aver salvato la fanciulla.
Esme, che essendo molto
materna in quelle poche ore si era già affezionata alla
giovane Swan, espresse il proprio sollievo per il fatto che alla
ragazza fosse stato risparmiato l’oltraggio di subire una
violenza carnale. Fu a quel punto che Alice scoppiò in
lacrime, scossa da singhiozzi convulsi.
Subito Jasper accorse per
cercare di calmarla, ma con scarsi risultati; dopo parecchi minuti,
all’improvvisò – la voce tremante e gli
occhi vuoti fissi nel nulla – la ragazza parlò
“Credo…
credo che stesse per succedere anche a me. Ero piccola, avrò
avuto undici massimo dodici anni, ero uscita di nascosto dalla casa
comune per guardare le stelle quando un ragazzo più grande
mi ha avvicinato. Da come mi guardava ho capito subito che non aveva
buone intenzioni e mi sono messa a urlare, l’unico ad
accorrere in mio soccorso è stato un vecchio Ilota. Io ho
colto al volo l’occasione e sono scappata senza voltarmi
indietro. Il giorno dopo ho scoperto che il mio anziano benefattore era
stato trovato sventrato come un animale nel cortile sul retro: era
morto.”
Esme si precipitò
accanto alla figlia e stringendola dolcemente a sé, le
accarezzò i capelli, cullandola “Tesoro…
perché non ce l’hai mai detto?”
Alice la guardò – gli occhi offuscati dalle
lacrime – “Io…
non lo so. Credo di averlo rimosso; prima di questa sera non avevo
nessun ricordo di quella notte”.
“Bhe ritieni fortunata!”
sbottò Rosalie aspra e collerica – il viso
perfetto trasfigurato da un velo di pazzia – “Non tutte sono state salvate da
uno stupido vecchio”. Accanto a lei Emmett si
tese improvvisamente – i pugni contratti, le vene sul collo e
sulle tempie che pulsavano come se fossero sul punto di scoppiare
– “Rose,
che cosa...? Non starai dicendo che… che quel
bastardo…” disse con la voce che gli
tremava di rabbia “Mi
ha violentata? Si, esatto!”.
“Ma perché non ci hai
detto niente, Rosalie?” chiese Carlisle pacato
come sempre “A
cosa sarebbe servito?” domandò la
ragazza mentre scoppiava in lacrime collassando su se stessa “Di certo non mi avrebbe
restituito quello che avevo perduto! E poi non potevo permettere che
Emmett o qualcuno di voi si facesse del male per difendere il mio onore
guastato: lui sarebbe stato più che contento di massacrarvi!”.
Tacque per alcuni minuti, poi, sollevando il capo, aggiunse con lucida
ferocia “Sono
contenta che sia morto. Spero abbia sofferto: se lo meritava. Se ne
fossi stata in grado l’avrei ammazzato io stessa”.
_ Il risveglio del
voltagabbana _
Quando Laurent riprese
conoscenza era steso a terra, nella polvere, e ci mise un po’
a rammentare come ci fosse finito – James, la sua ossessione
per la giovane Isabella Marie, la trappola… Edward Cullen.
Ringraziò gli dei di essere ancora vivo; sapeva benissimo
che un qualsiasi altro spartiate l’avrebbe ucciso senza
pensarci due volte, ma quel ragazzo l’aveva risparmiato. Ora
aveva un debito d’onore con lui e a Laurent non piaceva avere
debiti.
Guardandosi attorno si rese
conto di non essere davanti alla stalla abbandonata –
qualcuno si era preso la briga di spostarlo, ma perché? Si
alzò e si incamminò verso il luogo
dell’agguato; prima sentì un odore acre, poi vide
il fumo e quel punto capì. Quando arrivò la
stalla era ridotta ad un ammasso incoerente di cenere, braci e travi
annerite. Non si addentrò tra le macerie, ma sapeva che se
l’avesse fatto accanto all’abbeveratoio in pietra,
avrebbe trovato un corpo carbonizzato, irriconoscibile: tutto
ciò che restava di James. Voltò le spalle a quel
devasto e si diresse verso Sparta.
Mezz’oretta dopo
raggiunse la sua destinazione, ma indugiò in strada ancora
indeciso sul da farsi. Ormai stava albeggiando quando varcò
la soglia. Appena l’ilota lo introdusse nella sala comune
parecchie paia di occhi ostili si fissarono su di lui – se lo
aspettava ma non poté fare a meno di sentirsi in soggezione.
“Vengo in pace”
disse a scanso di equivoci “Sono dispiaciuto per la parte
che ho avuto negli eventi di questa notte –
scorse Rosalie – di
questa e di altre notti” aggiunse schiarendosi
la voce “Non
voglio guai e non dirò niente, ma sono venuto ad avvisarvi
che qualcun altro sapeva dove fosse James: Victoria”.
“Sua moglie sapeva che andava in
giro a stuprare delle povere ragazze innocenti?”
chiese Esme sbigottita. “Nomi
e affiliazioni” rispose lo spartiate senza
battere ciglio “E
vorrà la sua vendetta: se rimane a Sparta Isabella Marie non
avrà vita lunga” fece per andarsene,
poi però si voltò nuovamente ed aggiunse
“Victoria
potrà anche essere solo una donna, ma se fossi in voi non la
sottovaluterei: è la degna compagna del suo defunto marito”
quindi varcò la soglia e lasciò Sparta seduta
stante.
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Capitolo 4 *** Parte IV ***
PARTE IV
_ Papà ti odio
(però ti voglio bene) _
“Non posso”
ripeté Bella esasperando Edward “Ma non puoi restare…
è troppo pericoloso” “E non resterò”
ribatté lei “Però
prima devo assicurarmi che mio padre starà bene –
lo odio perché ha fatto scappare mia madre, ma è
pur sempre mio padre. E poi…” si
morse il labbro perché le costava veramente molto ammetterlo
“…e
poi mi vuole bene. Se sparissi nel nulla verrebbe a cercarmi: non posso
permetterglielo”.
Era inutile discutere con lei:
non avrebbe mai cambiato idea, mai. Decisero di attendere la sera, per
poter godere del favore delle ombre, e si procurarono degli ampi e
pesanti mantelli che potessero celare il loro aspetto e la loro
identità. Quindi al calar delle tenebre si incamminarono
verso casa Swan; Emmett e Jasper li precedettero di poco per
assicurarsi che la via fosse sgombra e sicura.
Quando Bella mise piede nella
sala comune si assicurò che suo padre la scorgesse, ma tenne
sollevato il cappuccio in modo che Charlie non potesse accorgersi delle
tumefazioni violacee e delle escoriazioni presenti sul viso di lei.
Edward osservava il tutto da dietro una tenda pronto ad intervenire se
si fosse reso necessario – e comunque non aveva intenzione di
perdere di vista Bella nemmeno per un secondo.
L’ex-spartiate Swan
la aggredì non appena la scorse “Dove sei stata? Cosa credevi di
fare? Vivi sotto il mio tetto: non puoi fare quello che ti pare e
piace, signorina!” era sconvolto fuori di
sé e la mazzata doveva ancora arrivare – per un
attimo Edward si chiese se Bella ne sarebbe stata capace, se sarebbe
riuscita a ferire deliberatamente il padre dopo averlo visto in quello
stato.
“Non più vecchio”
disse lei con voce flebile quasi a confermare i suoi sospetti, poi
però prese un bel respiro e rincarò acida e
tagliente “Ho
detto non più, vecchio. Non sono una tua
proprietà! Ora capisco perché la mamma ti ha
lasciato… nessuna persona sana di mente potrebbe sopportare
di vivere con te: me ne vado! Da oggi non sono più tua
figlia, mi hai capito? Tu: non sei niente per me, niente. Ti odio”.
Charlie avvampò e
sbiancò e divenne livido. Aprì la bocca per
parlare e la richiuse e la riaprì. Infine completamente
incapace di gestire la situazione, distrutto e profondamente ferito
dalla storia che ancora una volta si ripeteva, si voltò
meccanicamente verso il braciere e rimase lì immobile, lo
sguardo fisso sui carboni ardenti. Prima che potesse cominciare a
singhiozzare – le lacrime già scendevano copiose
sulle sue guance – il giovane Cullen prese premurosamente
Bella per le spalle e sostenendola la condusse fuori.
“Edward?”
“Si?”
“Io gli ho
mentito. Non è vero che lo odio, credevo fosse
così ma mi sbagliavo” “Lo
so” rispose in un sussurro stringendola più
stretta per darle conforto – anche lui aveva dovuto dire
addio alla propria famiglia. Non aveva dovuto raccontare loro bugie, ma
questo non aveva reso le cose più facili. Soprattutto con
Rosalie, la moglie di Emmett era convinta che Edward stesse commettendo
un errore, che stesse gettando via la sua vita per colpa di quella ragazza. Ma
Rose non capiva che ora Bella era la sua vita.
_ Lui, lei &
l’altro _
Sgattaiolando via dal retro si
imbatterono in Jacob che rientrava in quel momento. “Bella! Apollo sia lodato, stai
bene!” esclamò il giovane
abbracciandola con entusiasmo ed Edward pensò irritato che
quell’ilota si prendeva un po’ troppa confidenza.
“Aih”
gemette Bella facendo spaventare entrambi i giovani “Jacob, mi stai
stritolando… e sono piena di lividi”
aggiunse a mo’ di scusa “Ho perfino un polso fratturato”
scherzò poi sollevando il braccio.
Il ragazzo si ritrasse
guardandola preoccupato poi si rivolse minaccioso verso Edward
“Cosa le hai
fatto?” sibilò e lo
strattonò in malo modo, ma il giovane Cullen non si
degnò nemmeno di rispondergli “Bella dobbiamo andare”.
“Lei non viene
da nessuna parte con te!” ingiunse minaccioso
Jacob mettendosi tra lui e la fanciulla “Deve, qui non è
più al sicuro” “Al sicuro? La riporti a casa
piena di lividi e ferite e poi ti preoccupi della sua sicurezza? Sei
solo un’ipocrita”.
“Jacob… no aspetta.
Non è come sembra: Edward mi ha salvato la vita!”
intervenne Bella implorante “Ho ricevuto una lettera. Pensavo
che mia madre fosse tornata, ma… era una trappola di James.
Lui…” al sentire il nome dello
spartiate Jacob sbiancò vistosamente “T-tu… stai bene? Lui
non...?” Bella pallidissima – tanto
che Edward pensava potesse svenire da un momento all’altro
– si mordicchiò il labbro e scosse il capo in
segno di diniego.
“Dobbiamo andare. Ora”
le disse e lei annuì debolmente “Cosa? Dove? Come?
Perché? Bella, non puoi…”
si intromise ancora l’ilota “Jacob, io… mi
dispiace. Non…” azzardò
lei ma non riuscì a proseguire. Stavano perdendo tempo
– tempo prezioso, era un lusso che non potevano permettersi
– ed Edward decise di farla finita “James è morto.
Vittoria sa che era con Bella e vuole vendicarsi: la
ucciderà se la trova. Capisci? Bene! Noi ora andiamo”
e prima che l’altro potesse reagire portò via
Bella. La fece uscire, salì a cavallo e la issò
in arcioni davanti a sé quindi spronò la bestia
al galoppo e scomparve nell’oscurità della notte.
_ Per te ci sarò,
sempre _
Jacob troppo sconvolto da
quello che stava succedendo rimase impietrito sul posto e non fece in
tempo a fermarli, tutto quello che gli riuscì fu vedere il
cavallo che spariva nelle ombre della notte portando con sé
la donna che amava e l’uomo che gliel’aveva portata
via. Ma non si sarebbe arreso così facilmente.
Si precipitò
nell’ala della casa destinata agli iloti dove raccolse i suoi
pochi averi, poi passò dalla dispensa dove sottrasse alcune
provviste e dall’armeria scegliendo un pugnale affilato e
maneggevole che infilò alla cintura. Quindi si diresse alla
stalla per compiere il furto più grave della sua vita:
avrebbe preso il cavallo – era l’unico che Swan
potesse permettersi dopo aver perso lo stato di cittadino, ma aveva un
valore inestimabile e la sua sparizione avrebbe avuto sicuramente delle
gravi ripercussioni su tutta la casa. Ma senza quell’animale
non aveva nessuna possibilità di rintracciare Bella ed era
disposto a qualunque sacrificio pur di riuscirci.
“Jacob” lo
fece sussultare una voce roca mentre sellava l’equino
– era suo zio Billy – “Che cosa vuoi fare? Non puoi
seguirla: ormai è perduta” “N-non lo dire!”
ribattè il giovane con rabbia e disperazione “Figliolo se ne è
andata con quello spartiate, con quel Cullen”
“Ma lui non la
merita!” urlò “È solo un ricco viziato e prima o
poi si stuferà di lei e la getterà via come uno
scudo spezzato… quando accadrà io sarò
lì per lei. Ci sarò sempre per lei: non
l’abbandonerò”
dichiarò, quindi ignorando le proteste del vecchio
montò a cavallo e nei primi bagliori dell’alba
ormai nascente galoppò verso l’ignoto.
- fine -
Il
giudizio di Ledycullen:
Il primo posto va a: fravgolina
Lo stile:
molto pulito e scorrevole nelle parti in cui è presente
Bella, si capisce bene il pudore e i valori presenti ai tempi. Un
po’ elementare nei discorsi, non molto in linea con l'epoca
scelta, all'inizio sei partita meglio soprattutto nel discorso di James
e Laurent ma poi ti sei persa per la strada e mancano un po’
di virgole.
Il punto in meno è dovuto all’errore nello
scrivere “Famigliari/e” invece di
“Familiari/e”.
Voto 13/15.
Sviluppo della trama: La trama si svolge in maniera
leggermente frettolosa, sei arrivata troppo in fretta dal punto in cui
James vede Bella per la prima volta a quando le manda la finta lettera.
La rabbia di Rosalie per quello che le è successo
è ben inserito nel racconto, anche dal punto di vista della
storia originale, ho apprezzato molto l’utilizzo del corsivo
nei dialoghi che ha reso la storia più leggibile.
Tolgo un punto per la scelta del rating, la scena svoltasi nel granaio
abbandonato non è tanto forte da giustificare
l’arancione, credo che il rating verde sarebbe andato bene.
Un altro punto per non essere stata più attenta nei dialoghi
adattandoli al tempo storico in cui è ambientata e per
essere arrivata in determinati punti troppo in fretta.
Voto 18/20
Caratterizzazione dei personaggi:
I personaggi sono perfettamente centrati: ce la vedo Rosalie che dice
la verità a tutti piena di rabbia ed Emmett che
s’infuria. Sia Emmett che tutti gli altri personaggi sono
perfettamente in linea con il carattere tracciato dalla Meyer. Le
parole di Edward quando ha raccontato di come aveva iniziato a seguire
Bella e del perché mi hanno fatto sorridere anche
perché sono state subito rallegrate dal sorrisino
compiaciuto di Emmett.
Voto 20/20
Originalità:
Ho trovato molto originale l’idea di ambientare la storia
nell’altica Grecia. Molto originale anche il modo in cui
James attira in trappola Bella.
Voto 23/25
Punti bonus per il
gradimento personale:
+ 3 punti da parte mia
+ 2 da parte di Yumeami.
Per un totale di: 79/80
|
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