Living Sparta – Leaving Sparta

di fravgolina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte I ***
Capitolo 2: *** Parte II ***
Capitolo 3: *** Parte III ***
Capitolo 4: *** Parte IV ***



Capitolo 1
*** Parte I ***


Living Sparta – Leaving Sparta

Disclaimer:
Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di © Stephenie Meyer.
Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

PARTE I

_ Appostamento _

Chi è quella ragazza?” disse James e Laurent si voltò verso la direzione indicata dal compagno, mentre con un sogghigno intuiva le sue intenzioni. La fanciulla che in quel momento rientrava in casa trasportando una brocca era esile e molto pallida – non corrispondeva ai tratti canonici di bellezza spartana, tuttavia possedeva scuri capelli castani e labbra rosse e piene; quei grandi occhi color nocciola spalancati sul mondo poi facevano di lei il ritratto dell’innocenza.

È Isabella Marie, figlia di Swan” rispose con pacatezza Laurent per nulla sorpreso dai gusti particolari dell’altro; si conoscevano da parecchio tempo e sapeva che James era un ottimo cacciatore, lo spartiate aveva intuito e nessuna preda gli sfuggiva – poco importava che fosse un animale, un ilota o una donna.

Quello la cui moglie è scappata con uno straniero?” chiese James in tono divertito scostando lo sguardo dalla soglia oltre cui era scomparsa la ragazza per guardarlo negli occhi. “Tecnicamente è stata rapita...” rispose lui molto diplomaticamente pur sapendo che l’altro aveva ragione.

Bhe... se la madre assomigliava anche solo lontanamente alla figlia lo straniero col bastone ha fatto un gran bell’acquisto” ammiccò James tirandogli una gomitata nelle costole, poi si voltò e si allontanò sussurrando maliziosamente “A presto Bella…” e Laurent seppe che stava pianificando la prossima battuta di caccia.


_ La preda _

Dove sei stata?” Bella sussultò e l’acqua strabordò dalla brocca bagnandole il peplo, quindi si voltò irritata verso Charlie Swan “A prendere l’acqua, padre” rispose. “Non è compito tuo, manda gli iloti! Tu devi amministrare la casa, siamo già abbastanza in rovina...” rispose quello brusco e impacciato. Lei arrossì violentemente e chinando il capo si morse la lingua per non sputargli in faccia tutto il suo veleno – si, perché Bella odiava suo padre.

L’agoghé spartana insegnava ai giovani la fedeltà al gruppo ed alla patria mentre la famiglia, da cui i bambini venivano separati a sette anni, veniva relegata in secondo piano; ma lei non era mai riuscita a integrarsi, era troppo timida e impacciata, inoltre non aveva potuto – né voluto – dimenticare la madre. Quando qualche mese prima, finalmente ventenne, era tornata a casa aveva scoperto che Renée non c’era più e la colpa era di Charlie – Bella non aveva dubbi che fosse lui l’unico da biasimare e non l’avrebbe mai perdonato.

Quando risollevò lo sguardo lui si era già dileguato – faceva sempre così: sfogava su di lei la frustrazione per l’abbandono della moglie e poi incapace di districarsi con le conseguenze delle proprie sfuriate spariva. Fuggiva. Dalla figlia, dal mondo, dalla realtà: non aveva mai accettato il fatto che lei se ne fosse andata insieme allo straniero con il bastone.

Bella lascia che ti aiuti” la ragazza sobbalzò nuovamente ma questa volta fu il suo sorriso a traboccare ed era rivolto ad un giovane alto e muscoloso, sul cui viso abbronzato ardevano due pozzi neri e lucenti. Jacob le sorrise a sua volta mentre scostava una ciocca dei lunghi capelli color dell’ebano dal volto e si sporgeva verso di lei per prendere la brocca.

Il nuovo arrivato era un ilota, uno schiavo pubblico assegnato alla famiglia Swan praticamente da sempre e Bella si ricordava ancora di quando erano bambini e giocavano insieme. Gli consegnò la brocca e si allontanò verso le proprie stanze per cambiarsi – poteva anche indossare un peplo aperto sul lato (era imbarazzante, ma non aveva scelta perché così voleva la tradizione spartana) però non aveva nessuna intenzione di andare in giro con un vestito reso trasparente dall’acqua.


_ È forse questo l’amore? _

Edward sconvolto e paralizzato rimase lì, gli occhi di fissi sulla soglia oltre cui era scomparsa la ragazza, senza sapere che cosa fare. Qualcosa non andava, non si era mai sentito così prima: il suo cuore batteva all’impazzata – tanto che per un attimo temette che fosse sul punto di scoppiare – sentiva il respiro venirgli meno e il sangue pulsargli nelle orecchie, mentre qualcosa dentro di lui si contorceva dandogli una straziante sensazione di vuoto e leggerezza, di piacere e gioia inimmaginabile.

Inspira espira, inspira espira – e mentre il suo battito lentamente si riassestava su livelli normali gli sovvenne un pensiero assurdo: e se fosse stato amore quello sconvolgimento che provava ogni volta che la vedeva? Per qualche strano gioco del fato ogni volta che si recava in città la incrociava, la scorgeva tra la folla, e perdeva completamente il controllo di sé; nell’ultima settimana era successo già tre volte. Era forse quello che provava Carlisle ogni volta che guardava Esme?

Eppure sapeva che avrebbe dovuto restare lontano da quella fanciulla. I Cullen e gli Hale appartenevano agli Spartiati, ma sebbene esercitassero una certa influenza – soprattutto grazie alle grandi doti mediche di suo padre – la loro situazione era perennemente in balia di un equilibrio precario. Il primo dovere di un cittadino era  verso la Patria e c’era sempre qualcuno pronto ad accusarli di non essere sufficientemente devoti alla città di Sparta. Infatti se i valori famigliari erano tenuti in scarsa considerazione il fatto che due famiglie diverse, seppur appartenenti alla stessa fratria, decidessero di convivere era, a parere di alcuni, qualcosa che sfiorava la blasfemia e l’alto tradimento.

Coinvolgersi con la ragazza avrebbe significato mettere in pericolo anche lei e se le fosse successo qualcosa Edward non se lo sarebbe mai potuto perdonare. Qualche settimana prima, quando l’aveva incrociata nella piazza del mercato, era stato scostante e si era congedato in fretta e furia ripromettendosi di starle alla larga. Poi però aveva scoperto che la famiglia di lei era in disgrazia – senza più la moglie ad occuparsi della contabilità lo Spartiate Swan si era trovato nella condizione di non poter più sostenere le spese dei sissizi e aveva così perso lo status di cittadino – a quel punto la risoluzione del giovane Cullen aveva cominciato a vacillare perché a Sparta una fanciulla nelle condizioni di Isabella non godeva di molte tutele.


_ La violenza è il mio credo _

James era sempre stato portato per la lotta, ma solo quando a diciotto anni era entrato a far parte della Krypteia partecipando per la prima volta allo sterminio degli Iloti aveva scoperto come la propria vocazione fosse la violenza. Ovviamente un unico giorno di massacro all’anno per lui non era sufficiente e si dilettava nell’arte dell’omicidio ogni volta che lo desiderava. Ben presto poi aveva allargato i propri orizzonti verso altre forme di soprusi in grado di fargli provare quello stesso piacere perverso.

Aveva iniziato con le giovani Ilote, nessuno avrebbe mai preso le loro difese, ma poi si era fatto più audace e aveva adescato anche le figlie dei Perieci scoprendo così che raramente le ragazze denunciavano le violenze subite – dopotutto sarebbe stato inutile perché ormai il danno era fatto ed esporlo pubblicamente avrebbe solo potuto avere ripercussioni negative sulle loro famiglie: quindi tacevano.

Ora James era un vero esperto del sopruso e nessuna fanciulla ilota, periecia o spartiate che fosse poteva considerarsi al sicuro dalle sue voglie. Ormai aveva perso il conto delle proprie vittime ma Bella Marie Swan sarebbe stata la prossima. Doveva solo avere pazienza, studiare le sue mosse e muovere i fili giusti: presto la ragazza sarebbe stata sua e allora si sarebbe divertito. E poi nell’attesa poteva sempre divertirsi con la moglie che la sua fratria aveva scelto per lui – la rossa e voluttuosa Vittoria.



L'angolo di frav:

Questa storia è il mio primo tuffo nel fandom di Twilight ed è nata per il contest C'era una volta indetto da Ledycullen (alias Lady.EFP). Come avrete notato la storia è ambientata nell'antica Sparta, ci tengo però a precisare che se mi sono documentata sui costumi dell'epoca mi sono anche presa molte licenze poetiche. Il titolo (è orrendo lo so ^^, ma non sono riuscita a trovare di meglio) gioca sull’assonanza dei due verbi. Lo straniero con il bastone sarebbe Phil (il bastone è un’allusione al fatto che, nella versione originale, giochi a baseball).

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Capitolo 2
*** Parte II ***


PARTE II

_ C’è posta per te _

Quella sera Bella entrando nelle proprie stanze trovò un rotolo di pergamena sul proprio giaciglio, sorpresa lo prese in mano per esaminarlo: non recava sigilli o effigi di alcun tipo. Pensò che forse era un messaggio di Jacob – i due stavano diventando amici e ogni tanto sgattaiolavano via di nascosto per passeggiare sulla spiaggia o per chiacchierare; a volte lui le raccontava delle storie, le leggende della sua gente e lei lo ascoltava incuriosita – ma poi si ricordò che il ragazzo non sapeva scrivere.

In un istante di follia fantasticò che potesse essere una missiva del giovane misterioso che aveva incrociato al mercato qualche settimana prima. Era stato scostante e freddo – un atteggiamento che l’aveva irritata – ma in lui c’era qualcosa che la attraeva irresistibilmente, come la fiamma fa con la falena. Eppure non era più riuscita ad avvicinarlo, l’aveva intravvisto tra la folla più di una volta, ma lui si era sempre volatilizzato nel nulla.

Ormai seduta sul letto Bella continuò per un po’ a rigirarsi l’incarto tra le mani, mordicchiandosi nervosamente il labbro incerta sul da farsi. Quindi scrollò le spalle, prese coraggio e srotolò la pergamena – le parole erano vergate in una grafia fine ed elegante, che le sembrava vagamente famigliare e i cui tratti trasmettevano una sensazione di urgenza. Cominciò a leggere:

Mia cara Bella,

non hai idea di quanto mi dispiaccia averti abbandonato, mi sei mancata così tanto bambina mia.
Sono stata sciocca ed impulsiva, sono stata egoista – purtroppo la verità è che con tuo padre non ero più felice e ho pensato che con Phil sarebbe stato diverso. Mi sbagliavo, ho commesso un grosso errore e ora corro un grandissimo pericolo: ho bisogno del tuo aiuto tesoro.
Vieni questa notte, nel quartiere dei Perieci a nord della città c’è una stalla abbandonata: io sarò lì ad aspettarti. Vieni da sola, Bella. Non puoi fare parola di questa lettera con anima viva. Fidati di me, tua madre, non troveresti nessuno disposto ad aiutarti, per questa città io sono morta e tuo padre é ancora in collera. Devi venire da sola: è molto importante bambina mia.
A più tardi, con amore

Renée

Per un attimo rimase immobile, mentre una lacrima – non avrebbe saputo dire neanche lei se di gioia o di dolore – le scivolava sul volto, fino al mento e poi giù per il collo provocandole un brivido. Quindi risoluta si strofinò la guancia e con un’occhiata al cielo fuori dalla finestra calcolò che le rimaneva poco tempo – le stelle erano già alte nel cielo – afferrò il mantello e calatasi il cappuccio sul volto, senza pensarci due volte, sgattaiolò fuori dalla stanza.


_ Lo stolker e l’amante segreto _

Edward aveva preso la malsana abitudine, al calar delle tenebre, di appostarsi fuori da casa Swan e come tante volte prima di allora era lì, appollaiato in un angolo e infagottato in un pesante mantello che proteggeva la sua identità, quando scorse un’ombra sgusciare rapida e cauta fuori dalla porta.

La figura incappucciata era esile e un po’ goffa nei movimenti, l’avrebbe riconosciuta tra mille: quella era Bella – era così che inconsciamente aveva iniziato a chiamare Isabella Marie quando pensava a lei, con un affetto e una confidenza del tutto fuori luogo. Cosa ci faceva in giro a quell’ora di notte? E per giunta da sola? Purtroppo il giovane Cullen riuscì a trovare un’unica ragione plausibile, una spiegazione che odiava e che lo feriva profondamente: Bella doveva avere un amante. E, ovviamente, questo significava che lui non avrebbe mai avuto una chance, doveva dimenticarla e passare oltre: sarebbe stata la cosa migliore per tutti.

Scacciando quei cupi pensieri lanciò un’ultima occhiata alla strada: era deserta. Della bella Swan non c’era traccia e Edward si allontanò nelle ombre di quella notte senza luna, voltando per  sempre le spalle alla casa della donna che amava.


_ Come cacciarsi nei guai _

Bella, che era uscita da Sparta e si era addentrata nel quartiere Nord dei Perieci, finalmente dopo mezz’ora di cammino, infreddolita, spaventata e con il fiato corto raggiunse la stalla abbandonata. Dalla porta socchiusa filtrava un tiepido raggio di luce, per il resto l’edificio era immerso nel buio più totale. Nell’aria gelida della notte regnava il silenzio più assoluto.

Facendosi coraggio spinse la porta che cigolando sinistramente si aprì verso l’interno – vuoto, tranne che per un abbeveratoio di pietra, e scarsamente illuminato da un minuscolo falò che non permetteva nemmeno di intuire le dimensioni della stanza – “Mamma?” provò a chiamare: nessuna risposta. “Mamma, sono io Bella...” ripeté un po’ più convinta e con voce più piena avanzando nell’ampio stanzone deserto. Sbam! La fanciulla sobbalzò e si voltò di scatto verso il portone d’ingresso trovandolo sprangato – ora cominciava davvero ad avere paura.

Temo che Renée non verrà – sai nessuno l’ha avvertita di questa piccola riunione – ma ci sono io. Sono onorato di fare finalmente la tua conoscenza Isabella Marie figlia di Swan. Vedrai Bella – posso chiamarti Bella vero? – noi due ci divertiremo un mondo insieme” disse una voce profonda e melliflua che proveniva da un angolo buio del locale.

Solo allora la figura di un uomo cominciò a prendere forma dall’ombra, dirigendosi a passo sicuro e disinvolto verso di lei. Bella provò a indietreggiare, ma presto si ritrovò con le spalle alla porta e quella era sprangata dall’esterno. “Chi sei?” “Non ha importanza” “Cosa vuoi?” “Credo che tu lo sappia già” rispose lo sconosciuto – un sorriso crudele che si allargava sul suo volto anonimo – mentre la squadrava con occhi famelici, occhi da predatore “Stai lontano da me! Ti avverto che so combattere...” azzardò disperata sperando di apparire più sicura di quanto non fosse.

Ma che bel caratterino… questo rende tutto più divertente!” gongolò quello sadico afferrandole un polso e trascinandola verso il fondo della costruzione. Bella tentò di opporre resistenza ma quel poco che aveva imparato durante l’Agoghé era del tutto inutile contro la forza bruta del suo aggressore. Avrebbe voluto gridare e chiamare aiuto ma sapeva che non sarebbe servito a nulla – quel quartiere era pressoché disabitato, nessuno sapeva che lei si trovasse lì, nessuno l’avrebbe soccorsa – quindi mentre si divincolava cercò di mantenere un minimo di compostezza – non avrebbe dato a quel mostro il privilegio e il piacere di sentirla urlare.

Rimpianse di non avere unghie per lasciare su quel volto ferino e sconosciuto i segni della propria rabbia impotente e pur sapendo che per lei era un istinto nervoso ed irrefrenabile pensò con rammarico a tutte le volte che Jacob l’aveva ripresa dicendole di non mangiucchiarsele. L’uomo, indifferente a tutti i suoi sforzi, le strappò il mantello per poi immobilizzarla contro il muro; lei incrociò lo sguardo del suo aguzzino e specchiandosi in quegli occhi neri come il carbone, a cui il piccolo fuoco conferiva riflessi rossastri, seppe che era perduta.

Poi improvvisamente un trambusto concitato proveniente dall’esterno dell’edificio squarciò il silenzio della notte distraendo l’uomo e Bella si divincolò riuscendo a sfuggire alla sua presa. Tuttavia prima che riuscisse anche solo ad allontanarsi, l’attenzione di lui era nuovamente concentrata su di lei e afferratala per un braccio la strattonò violentemente e la spinse facendole perdere l’equilibrio. Mentre cadeva, Bella fece in tempo a vedere la porta che si apriva e una sagoma che si stagliava contro l’oscurità della notte, poi la sua testa incontrò qualcosa di duro e mentre sentiva il freddo impossessarsi del suo corpo perse i sensi.


_ Per amore _

Neutralizzato Laurent e spalancata la porta Edward fece appena in tempo a osservare impotente, come al rallentatore, la scena di Bella che cadeva, sbatteva il capo contro il bordo dell’abbeveratoio e – Splash! – ricadeva all’interno della vasca, sparendo alla vista, poi James gli fu addosso. Lo spartiate era un vero mastino da guerra, ma Edward aveva dalla sua la velocità e la forza della disperazione – se non si fosse liberato alla svelta di quel bastardo Bella sarebbe annegata.

Si rotolarono tra polvere e paglia per un tempo indeterminato cercando di sopraffarsi a vicenda, con la differenza che mentre il giovane Cullen puntava a stordire il proprio avversario l’altro mirava ad uccidere. Poi mentre James stava per strangolarlo due ombre emersero dall’oscurità e glielo strapparono di dosso. Fu questione di un attimo: Emmett immobilizzò lo spartiate e Jasper gli spezzò il collo con un gesto rapido e secco.

Prima ancora che il suo corpo toccasse terra Edward si era alzato, precipitandosi verso il fondo della stalla, verso l’abbeveratoio dove Bella priva di sensi stava annegando. La sollevò e tiratala fuori dall’acqua la distese a terra – era pallida come un cadavere – “Bella, Bella! Forza svegliati. Bella, respira! Dannazione… respira!!” gridò disperato al corpo esanime che stringeva tra le braccia.

Ed dovresti farle un massaggio… una respirazione…” azzardò Carlisle che materializzatosi dal nulla si era avvicinato “Fallo tu” lo implorò quello “Così che se non dovesse sopravvivere potrai dare a me la colpa? No Edward, è compito tuo. So che puoi farcela”. E il giovane Cullen diede ascolto al padre e poggiò le proprie labbra sul quelle terree e gelide dell’amata – non era così che aveva immaginato il loro primo bacio, ma non importava: l’unica cosa che contasse veramente era che lei non morisse.

Uno. Due. Tre. Fff! Forza Bella, respira! Uno. Due. Tre. Fff!” “Coughf! Coughf!” una convulsione scosse il petto della ragazza mentre tossiva acqua liberando i polmoni in fiamme. “Brava Bella, così!” disse Edward con sollievo infinito sorridendole, ma lei non se ne accorse perché perse nuovamente i sensi – il suo respiro però sembrava essersi regolarizzato: forse era fuori pericolo.

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Capitolo 3
*** Parte III ***


PARTE III

_ Tu? _

Bella fluttuava in un mare di leggerezza, pacato silenzio e quiete perfetta “Sono morta” pensò “Credevo che sarebbe stato più doloroso… sono stata fortunata forse”. All’improvviso sentì una voce angelica che la chiamava “Tesoro, non ti agitare. È tutto a posto, tranquilla: qui sei al sicuro” e poi cominciò a sentire nuovamente il proprio corpo, le faceva male un po’ dappertutto. Ora era confusa, non capiva. Percepì un tocco leggero sulla propria guancia – una carezza – e un bacio sulla fronte: la sua mente fu invasa da un unico pensiero “Mamma!”.

Aprì gli occhi e non vide niente, poi pian piano la sua vista si schiarì e dalla nebbia della sua visuale emerse una premurosa figura materna: solo che non era sua madre. “Bella tesoro, come ti senti?” le disse la donna – era minuta e aggraziata e soffici capelli color caramello le incorniciavano il viso a cuore, era bellissima – poi si voltò verso qualcuno che lei non poteva vedere “Ed, Edward si è svegliata”. La sconosciuta le sorrise rassicurante prima di allontanarsi; la sentì discutere, probabilmente con la stessa persona che aveva appena chiamato, ma non riuscì a distinguere le parole – la sua mente era ancora troppo annebbiata.

Poi nel suo campo visivo comparve la figura slanciata e muscolosa di un giovane “Tu?” esclamò Bella sconcertata riconoscendo i lineamenti dritti e regolari di quel viso perfetto incorniciato da mossi capelli ramati, fissando confusa lo sguardo in quegli occhi ambrati che da quel giorno al mercato tormentavano i suoi sogni. “S-si, sono Edward Cullen” rispose quello con qualche esitazione – sembrava in imbarazzo, probabilmente si ricordava di quanto era stato scortese…

Bella cercò di tirarsi seduta facendo leva sul polso sinistro e fu trafitta da un’improvvisa scarica di dolore “No, ferma!” disse accorato il giovane – Edward – accorrendo in suo soccorso “Non devi muoverlo, te lo sei rotto cadendo”. Bella lo guardò confusa – cadendo? – poi all’improvviso, come una doccia fredda, tutti i ricordi della notte precedente le investirono la mente, trafiggendola con mille aghi ghiacciati.


_ Imbarazzo e gratitudine _

Edward era terribilmente a disagio, non sapeva come fare – sembrava che lei non ricordasse niente della notte precedente: come avrebbe fatto a spiegarglielo? Poi Bella assunse un’espressione assente e mentre i suoi occhi color nocciola si spalancavano, colmandosi di terrore il giovane seppe che la sua memoria era tornata. Lei restò immobile per un tempo che pareva infinito ed Edward temette che fosse sotto shock, quindi per poco non sobbalzò quanto Bella si voltò verso di lui e inchiodandolo con lo sguardo gli chiese “Sei stato tu? Si, insomma, a salvarmi…”.

Si” rispose, temendo di dover spiegare come mai si fosse trovato nei paraggi proprio in quel momento, ma lei non fece domande “Grazie!” disse solo e nei suoi occhi poteva leggere una riconoscenza sincera. Bella si portò una mano alla testa, dove uno spesso bendaggio le fasciava la ferita che si era procurata sbattendo il capo sul bordo di pietra dell’abbeveratoio, ed Edward la vide barcollare mentre sbatteva le palpebre; quindi la aiutò a distendersi nuovamente “Ti lascio riposare, ne hai bisogno” le sussurrò, ma lei dormiva già – o forse era svenuta.


_ Riunione di famiglia (con sorpresa) _

Per la prima volta da quando i tre ragazzi più Carlisle erano rientrati con Bella la fratria Cullen/Hale si ritrovò al gran completo nella sala comune: a quel punto scoppiò il finimondo perché ognuno voleva dire la sua e tutti parlavano insieme. Fu Jasper, grazie alle sue doti di conciliatore e su richiesta di Esme, a ricondurre all’ordine il consesso.

Quindi Edward raccontò di come al mercato si era imbattuto in Isabella Marie e – mentre Emmet ridacchiava – spiegò come si era sentito, quello che aveva provato e come da quel momento fosse stato per lui impossibile smettere di pensare alla ragazza. Poi con imbarazzo ammise di aver preso l’abitudine di spiarla di nascosto.

A quel punto intervenne Jasper confessando che lo strano comportamento del fratello non era sfuggito né a lui né ad Emmet, così come non erano passate inosservate le sue misteriose sparizioni. Preoccupati avevano deciso di seguirlo per capire dove andasse e cosa facesse, decisi a scoprire cosa provocasse i suoi sospiri e i suoi sbalzi d’umore. Jasper rivolse poi un’occhiata ad Alice per cederle la parola ma quella, che sembrava aver perso tutto il suo solito brio, scosse la testa declinando l’offerta quindi proseguì egli stesso.

Raccontò di come quella sera la sorella, in preda all’ansia, li avesse avvicinati affermando di avere un cattivo presentimento – gli sguardi di tutti corsero ad Alice, sapevano per esperienza che il suo sesto senso raramente sbagliava – la ragazza li aveva poi pregati di portarla con loro con tale veemenza che alla fine si erano visti obbligati ad assecondarla.

Edward intervenne nuovamente dicendo di aver visto Bella che usciva di casa e si allontanava nella notte. Emmet si intromise confermando la sua versione e risparmiandogli l’umiliante compito di spiegare come mai avesse deciso di seguirla – perché erano state la gelosia e la curiosità di scoprire chi aveva vinto il cuore di lei a spingerlo. Il giovane Hale raccontò poi che quando si erano accorti che c’erano guai in vista lui e Jasper erano intervenuti in soccorso di Edward mentre Alice era corsa a chiamare Carlisle.

Cullen padre confermò con un cenno del capo e concluse descrivendo la scena trovata al suo arrivo: James morto, il collo spezzato, ed Edward chino su una Bella in fin di vita. Quindi si complimentò con il figlio per aver salvato la fanciulla.

Esme, che essendo molto materna in quelle poche ore si era già affezionata alla giovane Swan, espresse il proprio sollievo per il fatto che alla ragazza fosse stato risparmiato l’oltraggio di subire una violenza carnale. Fu a quel punto che Alice scoppiò in lacrime, scossa da singhiozzi convulsi.

Subito Jasper accorse per cercare di calmarla, ma con scarsi risultati; dopo parecchi minuti, all’improvvisò – la voce tremante e gli occhi vuoti fissi nel nulla – la ragazza parlò “Credo… credo che stesse per succedere anche a me. Ero piccola, avrò avuto undici massimo dodici anni, ero uscita di nascosto dalla casa comune per guardare le stelle quando un ragazzo più grande mi ha avvicinato. Da come mi guardava ho capito subito che non aveva buone intenzioni e mi sono messa a urlare, l’unico ad accorrere in mio soccorso è stato un vecchio Ilota. Io ho colto al volo l’occasione e sono scappata senza voltarmi indietro. Il giorno dopo ho scoperto che il mio anziano benefattore era stato trovato sventrato come un animale nel cortile sul retro: era morto.

Esme si precipitò accanto alla figlia e stringendola dolcemente a sé, le accarezzò i capelli, cullandola “Tesoro… perché non ce l’hai mai detto?” Alice la guardò – gli occhi offuscati dalle lacrime – “Io… non lo so. Credo di averlo rimosso; prima di questa sera non avevo nessun ricordo di quella notte”.

Bhe ritieni fortunata!” sbottò Rosalie aspra e collerica – il viso perfetto trasfigurato da un velo di pazzia – “Non tutte sono state salvate da uno stupido vecchio”. Accanto a lei Emmett si tese improvvisamente – i pugni contratti, le vene sul collo e sulle tempie che pulsavano come se fossero sul punto di scoppiare – “Rose, che cosa...? Non starai dicendo che… che quel bastardo…” disse con la voce che gli tremava di rabbia “Mi ha violentata? Si, esatto!”.

Ma perché non ci hai detto niente, Rosalie?” chiese Carlisle pacato come sempre “A cosa sarebbe servito?” domandò la ragazza mentre scoppiava in lacrime collassando su se stessa “Di certo non mi avrebbe restituito quello che avevo perduto! E poi non potevo permettere che Emmett o qualcuno di voi si facesse del male per difendere il mio onore guastato: lui sarebbe stato più che contento di massacrarvi!”. Tacque per alcuni minuti, poi, sollevando il capo, aggiunse con lucida ferocia “Sono contenta che sia morto. Spero abbia sofferto: se lo meritava. Se ne fossi stata in grado l’avrei ammazzato io stessa”.


_ Il risveglio del voltagabbana _

Quando Laurent riprese conoscenza era steso a terra, nella polvere, e ci mise un po’ a rammentare come ci fosse finito – James, la sua ossessione per la giovane Isabella Marie, la trappola… Edward Cullen. Ringraziò gli dei di essere ancora vivo; sapeva benissimo che un qualsiasi altro spartiate l’avrebbe ucciso senza pensarci due volte, ma quel ragazzo l’aveva risparmiato. Ora aveva un debito d’onore con lui e a Laurent non piaceva avere debiti.

Guardandosi attorno si rese conto di non essere davanti alla stalla abbandonata – qualcuno si era preso la briga di spostarlo, ma perché? Si alzò e si incamminò verso il luogo dell’agguato; prima sentì un odore acre, poi vide il fumo e quel punto capì. Quando arrivò la stalla era ridotta ad un ammasso incoerente di cenere, braci e travi annerite. Non si addentrò tra le macerie, ma sapeva che se l’avesse fatto accanto all’abbeveratoio in pietra, avrebbe trovato un corpo carbonizzato, irriconoscibile: tutto ciò che restava di James. Voltò le spalle a quel devasto e si diresse verso Sparta.

Mezz’oretta dopo raggiunse la sua destinazione, ma indugiò in strada ancora indeciso sul da farsi. Ormai stava albeggiando quando varcò la soglia. Appena l’ilota lo introdusse nella sala comune parecchie paia di occhi ostili si fissarono su di lui – se lo aspettava ma non poté fare a meno di sentirsi in soggezione. “Vengo in pace” disse a scanso di equivoci “Sono dispiaciuto per la parte che ho avuto negli eventi di questa notte – scorse Rosalie – di questa e di altre notti” aggiunse schiarendosi la voce “Non voglio guai e non dirò niente, ma sono venuto ad avvisarvi che qualcun altro sapeva dove fosse James: Victoria”.

Sua moglie sapeva che andava in giro a stuprare delle povere ragazze innocenti?” chiese Esme sbigottita. “Nomi e affiliazioni” rispose lo spartiate senza battere ciglio “E vorrà la sua vendetta: se rimane a Sparta Isabella Marie non avrà vita lunga” fece per andarsene, poi però si voltò nuovamente ed aggiunse “Victoria potrà anche essere solo una donna, ma se fossi in voi non la sottovaluterei: è la degna compagna del suo defunto marito” quindi varcò la soglia e lasciò Sparta seduta stante.

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Capitolo 4
*** Parte IV ***


PARTE IV

_ Papà ti odio (però ti voglio bene) _

Non posso” ripeté Bella esasperando Edward “Ma non puoi restare… è troppo pericoloso” “E non resterò” ribatté lei “Però prima devo assicurarmi che mio padre starà bene – lo odio perché ha fatto scappare mia madre, ma è pur sempre mio padre. E poi…” si morse il labbro perché le costava veramente molto ammetterlo “…e poi mi vuole bene. Se sparissi nel nulla verrebbe a cercarmi: non posso permetterglielo”.

Era inutile discutere con lei: non avrebbe mai cambiato idea, mai. Decisero di attendere la sera, per poter godere del favore delle ombre, e si procurarono degli ampi e pesanti mantelli che potessero celare il loro aspetto e la loro identità. Quindi al calar delle tenebre si incamminarono verso casa Swan; Emmett e Jasper li precedettero di poco per assicurarsi che la via fosse sgombra e sicura.

Quando Bella mise piede nella sala comune si assicurò che suo padre la scorgesse, ma tenne sollevato il cappuccio in modo che Charlie non potesse accorgersi delle tumefazioni violacee e delle escoriazioni presenti sul viso di lei. Edward osservava il tutto da dietro una tenda pronto ad intervenire se si fosse reso necessario – e comunque non aveva intenzione di perdere di vista Bella nemmeno per un secondo.

L’ex-spartiate Swan la aggredì non appena la scorse “Dove sei stata? Cosa credevi di fare? Vivi sotto il mio tetto: non puoi fare quello che ti pare e piace, signorina!” era sconvolto fuori di sé e la mazzata doveva ancora arrivare – per un attimo Edward si chiese se Bella ne sarebbe stata capace, se sarebbe riuscita a ferire deliberatamente il padre dopo averlo visto in quello stato.

Non più vecchio” disse lei con voce flebile quasi a confermare i suoi sospetti, poi però prese un bel respiro e rincarò acida e tagliente “Ho detto non più, vecchio. Non sono una tua proprietà! Ora capisco perché la mamma ti ha lasciato… nessuna persona sana di mente potrebbe sopportare di vivere con te: me ne vado! Da oggi non sono più tua figlia, mi hai capito? Tu: non sei niente per me, niente. Ti odio”.

Charlie avvampò e sbiancò e divenne livido. Aprì la bocca per parlare e la richiuse e la riaprì. Infine completamente incapace di gestire la situazione, distrutto e profondamente ferito dalla storia che ancora una volta si ripeteva, si voltò meccanicamente verso il braciere e rimase lì immobile, lo sguardo fisso sui carboni ardenti. Prima che potesse cominciare a singhiozzare – le lacrime già scendevano copiose sulle sue guance – il giovane Cullen prese premurosamente Bella per le spalle e sostenendola la condusse fuori.

Edward?” “Si?” “Io gli ho mentito. Non è vero che lo odio, credevo fosse così ma mi sbagliavo” “Lo so” rispose in un sussurro stringendola più stretta per darle conforto – anche lui aveva dovuto dire addio alla propria famiglia. Non aveva dovuto raccontare loro bugie, ma questo non aveva reso le cose più facili. Soprattutto con Rosalie, la moglie di Emmett era convinta che Edward stesse commettendo un errore, che stesse gettando via la sua vita per colpa di quella ragazza. Ma Rose non capiva che ora Bella era la sua vita.


_ Lui, lei & l’altro _

Sgattaiolando via dal retro si imbatterono in Jacob che rientrava in quel momento. “Bella! Apollo sia lodato, stai bene!” esclamò il giovane abbracciandola con entusiasmo ed Edward pensò irritato che quell’ilota si prendeva un po’ troppa confidenza. “Aih” gemette Bella facendo spaventare entrambi i giovani “Jacob, mi stai stritolando… e sono piena di lividi” aggiunse a mo’ di scusa “Ho perfino un polso fratturato” scherzò poi sollevando il braccio.

Il ragazzo si ritrasse guardandola preoccupato poi si rivolse minaccioso verso Edward “Cosa le hai fatto?” sibilò e lo strattonò in malo modo, ma il giovane Cullen non si degnò nemmeno di rispondergli “Bella dobbiamo andare”. “Lei non viene da nessuna parte con te!” ingiunse minaccioso Jacob mettendosi tra lui e la fanciulla “Deve, qui non è più al sicuro” “Al sicuro? La riporti a casa piena di lividi e ferite e poi ti preoccupi della sua sicurezza? Sei solo un’ipocrita”.

Jacob… no aspetta. Non è come sembra: Edward mi ha salvato la vita!” intervenne Bella implorante “Ho ricevuto una lettera. Pensavo che mia madre fosse tornata, ma… era una trappola di James. Lui…” al sentire il nome dello spartiate Jacob sbiancò vistosamente “T-tu… stai bene? Lui non...?” Bella pallidissima – tanto che Edward pensava potesse svenire da un momento all’altro – si mordicchiò il labbro e scosse il capo in segno di diniego.

Dobbiamo andare. Ora” le disse e lei annuì debolmente “Cosa? Dove? Come? Perché? Bella, non puoi…” si intromise ancora l’ilota “Jacob, io… mi dispiace. Non…” azzardò lei ma non riuscì a proseguire. Stavano perdendo tempo – tempo prezioso, era un lusso che non potevano permettersi – ed Edward decise di farla finita “James è morto. Vittoria sa che era con Bella e vuole vendicarsi: la ucciderà se la trova. Capisci? Bene! Noi ora andiamo” e prima che l’altro potesse reagire portò via Bella. La fece uscire, salì a cavallo e la issò in arcioni davanti a sé quindi spronò la bestia al galoppo e scomparve nell’oscurità della notte.


_ Per te ci sarò, sempre _

Jacob troppo sconvolto da quello che stava succedendo rimase impietrito sul posto e non fece in tempo a fermarli, tutto quello che gli riuscì fu vedere il cavallo che spariva nelle ombre della notte portando con sé la donna che amava e l’uomo che gliel’aveva portata via. Ma non si sarebbe arreso così facilmente.

Si precipitò nell’ala della casa destinata agli iloti dove raccolse i suoi pochi averi, poi passò dalla dispensa dove sottrasse alcune provviste e dall’armeria scegliendo un pugnale affilato e maneggevole che infilò alla cintura. Quindi si diresse alla stalla per compiere il furto più grave della sua vita: avrebbe preso il cavallo – era l’unico che Swan potesse permettersi dopo aver perso lo stato di cittadino, ma aveva un valore inestimabile e la sua sparizione avrebbe avuto sicuramente delle gravi ripercussioni su tutta la casa. Ma senza quell’animale non aveva nessuna possibilità di rintracciare Bella ed era disposto a qualunque sacrificio pur di riuscirci.

Jacob” lo fece sussultare una voce roca mentre sellava l’equino – era suo zio Billy – “Che cosa vuoi fare? Non puoi seguirla: ormai è perduta” “N-non lo dire!” ribattè il giovane con rabbia e disperazione “Figliolo se ne è andata con quello spartiate, con quel Cullen” “Ma lui non la merita!” urlò “È solo un ricco viziato e prima o poi si stuferà di lei e la getterà via come uno scudo spezzato… quando accadrà io sarò lì per lei. Ci sarò sempre per lei: non l’abbandonerò” dichiarò, quindi ignorando le proteste del vecchio montò a cavallo e nei primi bagliori dell’alba ormai nascente galoppò verso l’ignoto.

- fine -


Il giudizio di Ledycullen:

Il primo posto va a: fravgolina

Lo stile: molto pulito e scorrevole nelle parti in cui è presente Bella, si capisce bene il pudore e i valori presenti ai tempi. Un po’ elementare nei discorsi, non molto in linea con l'epoca scelta, all'inizio sei partita meglio soprattutto nel discorso di James e Laurent ma poi ti sei persa per la strada e mancano un po’ di virgole.
Il punto in meno è dovuto all’errore nello scrivere “Famigliari/e” invece di “Familiari/e”.
Voto 13/15.

Sviluppo della trama
: La trama si svolge in maniera leggermente frettolosa, sei arrivata troppo in fretta dal punto in cui James vede Bella per la prima volta a quando le manda la finta lettera. La rabbia di Rosalie per quello che le è successo è ben inserito nel racconto, anche dal punto di vista della storia originale, ho apprezzato molto l’utilizzo del corsivo nei dialoghi che ha reso la storia più leggibile.
Tolgo un punto per la scelta del rating, la scena svoltasi nel granaio abbandonato non è tanto forte da giustificare l’arancione, credo che il rating verde sarebbe andato bene.
Un altro punto per non essere stata più attenta nei dialoghi adattandoli al tempo storico in cui è ambientata e per essere arrivata in determinati punti troppo in fretta.
Voto 18/20

Caratterizzazione dei personaggi: I personaggi sono perfettamente centrati: ce la vedo Rosalie che dice la verità a tutti piena di rabbia ed Emmett che s’infuria. Sia Emmett che tutti gli altri personaggi sono perfettamente in linea con il carattere tracciato dalla Meyer. Le parole di Edward quando ha raccontato di come aveva iniziato a seguire Bella e del perché mi hanno fatto sorridere anche perché sono state subito rallegrate dal sorrisino compiaciuto di Emmett.
Voto 20/20

Originalità: Ho trovato molto originale l’idea di ambientare la storia nell’altica Grecia. Molto originale anche il modo in cui James attira in trappola Bella.
Voto 23/25
Punti bonus per il gradimento personale:
+ 3 punti da parte mia
+ 2 da parte di Yumeami.
Per un totale di: 79/80

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