Istanti d’eternità

di _Hikari
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un giorno ~ Macon/Lila. ***
Capitolo 2: *** Cucina ~ Amma. ***
Capitolo 3: *** Messaggio ~ Liv/John. ***
Capitolo 4: *** Angelo ~ Mitchell/Lila. ***



Capitolo 1
*** Un giorno ~ Macon/Lila. ***


Istanti d’eternità.
Un giorno.
#01


«Macon» sussurri ma lui non può sentirti, Lila.
Lo osservi – impeccabile come sempre – guardarsi intorno e senti la voce di Marian arrivare, da lontano, eppure non l’ascolti.
Rimani immobile, gli occhi solo per lui.
Ricordi i momenti dell’università, le paure, la consapevolezza del fatto che non potrete stare insieme a cui non puoi arrenderti, l’Arcoluce.
Tutto sembra passarti davanti agli occhi, così vivido, esattamente come i tuoi sentimenti, quelli che non sono sfumati nonostante gli anni. Nonostante tutto.
Vorresti avvicinarti di più, baciarlo, fare qualcosa ma sai che è completamente inutile.
Hai sperato, hai pregato, hai cercato con tutte le tue forze un modo per stare insieme, inutile anche questo.
Sussulti, lui si è voltato: sta per uscire da quello che una volta era il tuo studio.
Poi si ferma a metà strada, si volta.
I vostri occhi si incontrano, i suoi sono neri, neri di tenebre inesistenti.
«Jane» dice, l’espressione indecifrabile, poi increspa le labbra, quelle che non potrai mai più assaporare. «Un giorno» sussurra flebilmente ed infine se ne va.
È una promessa, un’altra. E questa volta non sei tu a idearla, è lui: un giorno sarete insieme, se non nella vita, allora, nella morte.


Note: Salve, questa è la mia prima mini- flash fic in questo fandom. C:
Allora, preciso il fatto di non aver ancora terminato la Diciottesima Luna, per cui, perdonate se ci sono imperfezioni nella trama e beh, spero che il mio scritto sia di vostro gradimento e di non essere finita in OOC. ^^
P. s. Vi invito a lasciarmi una recensione per dirmi che ne pensate e, prima di andare, vorrei aggiungere che il tutto ciò è ambientato durante la Diciassettesima Luna. ;)

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Capitolo 2
*** Cucina ~ Amma. ***


Istanti d’eternità.
Cucina.
#02

C’è chi dipinge colorando la tela immacolata di emozioni, c’è chi scrive impegnando la carta del proprio foglio di parole che si susseguono l’un l’altra creando mondi e c’è chi, come Amma, preferisce esprimersi tramite la cucina.
I gusti dei suoi cibi rispecchiano ciò che prova, i condimenti sono sfumature, quelle sfumature persistenti nel mondo, quelle sfumature applicate con tanta attenzione dai pittori, quelle sfumature fatte comprendere ed intravedere con estrema arguzia dagli scrittori.
Lei è lì che con un cucchiaio in mano, come se sia una penna, come se sia un pennello; esso è il suo strumento, è il mezzo mediante cui prepara ciò che predilige.
Solo piatti consistenti, buoni, i suoi; preziosi come pergamene vergate, intrinseche di sapere; come delle tele per il suo ragazzo, piatti che nessuna Cucina potrà mai eguagliare.



Note: allora, cosa ne pensate? È ispirata ad un pezzo della “Diciottesima Luna” che ho letto ieri ed ho deciso di scriverci qualcosa di mio sopra, per cui devo ringraziare le riflessioni di Ethan. (:
Forza, una recensione ina ina me la lasciate, vero? *Fa occhioni dolci* Avanti! D’:
P. s. Con Cucina intendevo quella della casa di Lena xD.


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Capitolo 3
*** Messaggio ~ Liv/John. ***


Istanti d’eternità.
Messaggio.
#03

Lei sventolò in aria un foglietto. – Hai lasciato un messaggio.
– Hai lasciato un messaggio? – chiesi.
– Ho scritto soltanto addio e… qualche altra cosa. Non certo dove sarei andato.
Cit. La diciottesima Luna.



Prendi una penna e scrivi.
Scrivi per lei, per Liv.
Non ti è mai piaciuto farlo, trovi impossibile che un pezzetto di carta possa essere impregnato di un qualcosa, che possa essere impregnato di emozioni.
Ma lo fai lo stesso.
Scrivi.
Scrivi che la ami, scrivi facendo una smorfia perché lo sai, lo sai che sono oltremodo stucchevoli queste cose che stai mettendo nero su bianco.
Ma le provi.
Perché sì, John, e che diamine, tu la ami!
Premi la penna più forte ed il foglio si buca. Si buca come la tua anima flagellata dalla paura.
No, basta, se continui così non ce la farai mai, ti dici.
Imponi la propria firma.
Imprechi. E vai. Per lei.

***


Entri in camera tua, le trecce che raccolgono i tuoi capelli biondi sono scompigliate.
Ti dirigi spedita verso il tavolino su cui hai lasciato il tuo orologio e la vedi, è una lettera.
La prendi in mano, la leggi e tremi, Liv.
Tremi.
Tremi perché hai rischiato di perdere Marian.
Tremi perché stai rischiando di perdere John.
Anzi, no, perché l’hai già perso. NO grida la tua mente, ma la logica che possiedi ti impone di essere lucida e di ragionare.
Ragionare.
È una vita che ragioni.
Ma sai. Sai che non c’è tempo da perdere, sai che impegnarsi in conti matematici potrebbe risultare letale.
E tutto perché Cromo va, compie il proprio corso.
Ne sei consapevole: il tempo non è nelle tue mani, Liv, ed è troppo prezioso per sprecarlo.
Lasci che il foglio ti cada di mano, impedendoti di ammettere che potrebbe essere l’ultimo oggetto che lui ha toccato ma poi, non sapendo nemmeno tu perché, lo riprendi e vai.


Note: salve a tutti. C: Scusate i tempi con cui pubblico, lo so, sono una ritardataria. xD Comunque niente, avevo in mente questo già da un po', spero solo di essere rimasta nell'IC e che sia stato di vostro gradimento. Grazie di aver letto, vi invito a recensire. ;)
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Capitolo 4
*** Angelo ~ Mitchell/Lila. ***


Istanti d’eternità.
Angelo.
#04

C'è luce. Tanta, troppa luce. Non appartiene a questa terra, non appartiene al mondo. È diversa, pura. Incontaminata.
E c'è lei. I capelli chiari le incorniciano il viso; gli occhi di gemma lo osservano, le labbra fini sono incurvate in un sorriso.
Si sta bene, in quel luogo. Come se quel chiarore lo stia avvolgendo in una coperta. Morbida, confortevole.
Lì i dilemmi che l'hanno assillato, gravato sulle sue spalle per un arco di tempo eccessivamente lungo, perdono valore. Divengono effimeri, miserevolmente umani.
Lì c'è la luce. Lì nient'altro possiede importanza.
E c'è lei. E c'è l'irresistibile desiderio di pronunciare il suo nome. Lieve, come una carezza; come due labbra che si sfiorano.
Mitchell tenta, tenta di bearsi dell'inflessione naturale di quella parola, di assaporarne ogni lettera, udirne l'eco risuonare nella propria mente. Ma la gola è secca e alcun rumore ne viene emesso, alcun sentimento ne sgorga.
E la luce si fa più intensa, un bagliore accecante che intontisce le membra.
E lei sorride. Sorride ancora, sorride radiosa e serafica e lui vorrebbe raggiungerla.
Ci prova, tenta di protendere la propria mano verso la donna. No, non è una donna. È un angelo. Un bellissimo angelo, ed è suo.
Eppure l'arto non risponde. Non reagisce. Non fa, non si smuove.
E lei si ritrae e accenna un passo. Un passo indietro. Un passo per allontanarsi, un passo per andare via, avverte allarmata una voce nella sua testa.
Ma lei non può. Lei è sua. Lei deve restare con lui.
Nel frattempo il chiarore si intensifica, per l'ennesima volta. Simile a una nebbia che s'addensa, simile al pianto di un bambino, simile alla disperazione.
È questo il modo in cui si chiama, quindi. È questo il termine con cui va definito quel sentimento che sente serpeggiare lungo la schiena, annidarsi nel petto e stringere lo stomaco in una morsa ferrea.
Perché, ora, Mitchell avverte il proprio corpo. È materia. Ha consistenza, peso. Ora Mitchell cade. Ora riesce ad aprire la bocca. L'angelo però non l'attende. Continua a sorridere, si volta. E Mitchell precipita, scende in un turbinio, in uno sprazzo di colore. Una macchia, un punto nero e sporco frammezzo a quel candore.
E lei prosegue.
Ma non può. È sua, si convince l'uomo, dibattendosi.
In questo momento vorrebbe solo risalire. E basterebbe, constata, gli basterebbe solo poterla osservare; gli basterebbe quella visione. Gli basterebbe esserle accanto.
Mitchell ora può gridare. E grida. Grida perché l'angelo deve fermarsi, deve raggiungerlo. Perché lo sa. È giusto così, perché ci saranno solo lei e lui, per sempre.
Perché lei è Lila.

Mitchell grida, e il suo grido riecheggia nella notte. Nel buio, nelle tenebre; riecheggia fra gli spettri di un movimento celere del suo corpo, che trema. Sussulta, urtando contro un pezzo di legno.
E gli occhi di Mitchell dardeggiano per il locale.
Quella è la sua casa, quel luogo è Gatlin e la luce, la luce è scomparsa. Svanita. Mitchell adesso è in piedi, sta barcollando.
E attorno a lui c'è la scrivania e la finestra sbarrata – peccato che non si possa serrare anche la porta del proprio essere, tenere fuori il dolore – e innumerevoli fogli di carta sparsi sul pavimento.
“Papà? Papà, sei tu?”
E c'è Ethan, il quale sta ancora aspettando un romanzo, un epilogo ancora inesistente.
Ma come può esserci un epilogo per una vicenda senza prologo né trama?
Per una vicenda che non è nient'altro se non un'illusione.
Mitchell sospira, e si prende il capo fra le mani, lo sguardo che s'abbassa, che segue le venature del pavimento in legno.
L'angelo se n'è andato, non ci sono parole da sussurrare né periodi da vergare. L'angelo se n'è andato, laddove dimorava attualmente c'è solo un grande e immenso vuoto. L'angelo se n'è andato, lasciando il poeta senza più niente da celebrare. L'angelo se n'è andato e mentre l'artista s'affligge, lo scrittore muore, l'uomo dimentica. Dimentica che, forse, quell'angelo non c'è mai stato, veramente. Dimentica che, forse, le loro non sono mai state altro se non due anime aggrappate l'un all'altra, senza completarsi.
Dimentica, piange, si appoggia alla porta. Ormai Lila non c'è più.
E, per un istante, pondera l'idea di ruotare la maniglia. Uscire. Andare incontro all'unica reliquia di una storia conclusasi eccessivamente presto. Lei lo vorrebbe.
Poi però la paura s'insinua, molesta pervade la stanza, scaccia i propositi, come un soldato che protegge la propria patria.
E Mitchell non ci riesce. Non ci riesce a tentare, a rischiare di vedere la delusione negli occhi di suo figlio.

...E, da qualche parte, sulla gota dell'angelo scivola una lacrima.



Note: è stato annunciato, promesso e adesso è finalmente giunto, quel momento. Sì, signori, sono tornata!
Purtroppo non è la Riley/Rinko che speravo di presentarvi, ma non nego il fatto che prima o poi potrebbe giungere, eh. Tuttavia non vi assicuro niente.
Anzi, confesso di non essere nemmeno nelle condizioni di assicurarvi se ci sarà o meno un seguito per la raccolta in questione. Semplicemente, è nato il desiderio di scrivere di Lila. Così, dal niente.
Mitchell (l'ho mantenuto sufficientemente IC? No? Personalmente nutro qualche dubbio al riguardo) non era previsto, si è inserito e nominato protagonista della fanfic di sua spontanea iniziativa. E ne sono felice.
Comunque, lo so: nel libro si chiarifica che Jane amava il marito, ma ho preferito restare sul “vago”, lasciar intendere che la presenza un'altra possibilità. Nel complesso potete interpretarla come più vi aggrada.
Prima di interrompere i miei sproloqui vorrei ringraziare sab per aver inserito “Istanti d'eternità” fra le seguite, creaturesstories, ChiaraLilianWinter, Drachen per aver recensito, e specificare un fattore: a mio parere Mitchell si era reso conto che qualcosa non andava, che nel cuore di Jane c'era/c'era stata un'altra persona, pertanto potrebbe aver avuto qualche... Non dico dubbio, ma sensazione. Sensazione che “non fosse completamente sua”.
In ogni caso spero che l'aggiornamento sia stato di vostro gradimento; grazie di essere arrivanti fin qui, vi invito a recensire. A farmi sapere le vostre opinioni, per la sottoscritta sono importanti. :)
Baci, Dream.

P. s. Dimenticavo, sto ponderando l'idea di sottoporre le prime OS/flashfics/drabbles a qualche correzione. Non ho intenzione di modificarle eccessivamente, pertanto è una notizia abbastanza inutile fatta eccezione – forse – per coloro che l'hanno appena aperta. Sempre che ci siano. xD

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