new life for a genius

di Mitsuko_Ayzawa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo_antefatto ***
Capitolo 2: *** Ritorno a casa ***
Capitolo 3: *** Un Lungo Soggiorno... ***
Capitolo 4: *** First Day ***
Capitolo 5: *** Il Segreto nel Dischetto... ***



Capitolo 1
*** prologo_antefatto ***


                                         Prologo_Antefatto
 

Sono passati tre mesi dalla resurrezione del giovane genio Artemis Fowl II. Nove dalla sua morte. E nessuno riesce ancora a credere che lui sia riuscito a fare una cosa tanto straordinaria. Nemmeno lui.
Artemis Fowl è magicamente tornato alla vita, ma non è più lo stesso ragazzo di prima. Anzi.
Prima di tutto lo si capisce dal suo corpo. Il ragazzo, prima della sua morte, era un 18enne nel corpo di un 15enne perché aveva perso tre anni trascorsi nel Limbo dei Demoni. Ora, Artemis, aveva veramente 19 anni in quanto Polledro aveva calibrato il clone in modo che avesse l’età giusta. Ora il ragazzo era un giovane magro e, purtroppo per il Popolo, terribilmente alto. Adesso  era alto quasi il doppio di Spinella. Con imbarazzo una volta il giovane le aveva confessato di doversi radere il pizzetto di tanto in tanto.
Dopo del corpo veniva la sua intelligenza. Aveva ancora un alto QI, ma non alto come  quello che aveva prima della sua morte. Tuttavia era ancore abbastanza geniale da irritare l’elfa e il centauro con le sue deduzioni. E per loro tanto bastava.
Al terzo posto venivano i suoi ideali. Dopo la sua resurrezione il genio aveva fatto una revisione psicologica profonda e era arrivato alla conclusione che nella sua vita aveva commesso troppi errori imperdonabili. Ora aveva deciso di sfruttare appieno la sua intelligenza per aiutare le persone. Aveva iniziato con il brevettare nuove invenzioni e emissioni zero per aiutare la società. Poi quando l’esistenza del Popolo sì era fatta troppo ovvia perché qualcuno potesse non accorgersene aveva iniziato a fare l’ambasciatore tra i Paesi umani e, più importante, tra umani e Popolo.
Per ultimo venivano i suoi ricordi. Artemis aveva scordato molte cose. A farglieli recuperare era stata Spinella che, giorno dopo giorno, gli aveva raccontato molte delle loro avventure, mostrato i filmati del suo elmetto, fatto leggere tutti i rapporti che aveva scritto dopo le loro battaglie. E, passo dopo passo, lui ricordava. C’era solo una cosa che lei non gli aveva raccontato. Ma quel segreto che Spinella custodiva nel cuore era una cosa che Artemis sapeva. E che non aveva dimenticato…..

 
Lounge del’autrice
CIAOOOO!! Grazie per aver letto fino in fondo il prologo della mia fan-fic su Artemis. So che magari era un po’ noioso ma prometto che i prossimo capitoli saranno un po’ più divertenti e con più dialoghi J
Se avete qualche cosa da dirmi, recensite! Farò del mio meglio per correggere eventuali errori.
H_T

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Capitolo 2
*** Ritorno a casa ***


Cap.1                   Ritorno a Casa
 

“. È iniziato tutto a Ho Chi Min, un’estate. Il caldo era soffocante. Inutile dirlo, Artemis Fowl non sarebbe stato disposto a sopportare un tale disagio se per lui non fosse stato in gioco qualcosa di essenziale. Essenziale per il suo piano…..”
 
Così Spinella iniziò in suo racconto mentre riaccompagnava il neo- rinato Artemis fino alle soglie di casa sua. Il ragazzo la ascoltava attenta e nei suoi occhi brillava di quanto in quanto una scintilla di riconoscimento. Iniziava a ricordare. Leale gli teneva una grossa mano appoggiata sulla schiena del ragazzo con fare protettivo. Polledro, poveretto, arrancava a fatica sotto il peso del giovane che gli gravava sulla groppa. Come vide gli scalini che conducevano al portone di Casa Fowl si sentì tremare tutte le ginocchia.
   -Se pensate che salirò quelle scale con un peso morto sulla schiena, SCORDATEVELO.- Leale lo guardò contrariato ma Artemis era già sceso dalla groppa del centauro e guardava casa sua con occhi sbarrati. Spinella gli si accostò e gli toccò gentilmente un braccio.
   -Va tutto bene, Artemis?- lui non rispose subito ma quando lo fece la guardò con gli occhi lucidi.
   -Credo di aver appena ricordato che  questo portone sia esploso per colpa di un troll, possibile?- Spinella sorrise e gli strinse la mano con più forza
   - Sì è possibile. Però è successo tanti anni fa. Lasciamo il passato dove si trova. Non vuoi rivedere la tua famiglia?- Artemis  la guardò perplesso poi ebbe un flash. Due bambini biondi in balia di spiriti fatati.
   -I gemelli! Come stanno Beckett e Myles?- senza aspettare una risposta si lanciò su per i gradini ma le sue gambe non lo ressero e il giovane  cadde in ginocchio con un gemito. Leale fu subito al suo fianco.
   -Fai attenzione Artemis, sei ancora un po’ debole. E sì, i gemelli stanno bene. Sei riuscito a salvarli.- aggiunse in fretta quando vide l’espressione preoccupata del ragazzo che poi si rasserenò. Lui e Spinella aiutarono il giovane a rialzarsi in piedi e scortarono Artemis lungo la scalinata. Arrivati davanti all’imponente ingessi il  giovane si fermò e guardò Spinella.
   - Non credo che sia una buona idea se tu….- lasciò la frase in sospeso, indeciso ma il sorriso dell’elfa lo rassicurò
   -Non preoccuparti. I tuoi genitori mi conoscono, ormai. Sono stata io a spiegargli cosa è accaduto esattamente. Non si spaventeranno vedendomi. Credo che gli spaventerà più vedere te, vivo.- gli diede un colpo leggero al braccio –Forza, entra! Dove è finito il genio temerario che si gettava incontro alla morte? non avrai mica paura di vedere i tuoi, no?- il ragazzo le sorrise. Il suo sorriso. Quello da vampiro di cui faceva sfoggio ogni volta che poteva.
  -Io paura? Quando mai?- le fece l’occhiolino, una cosa insolita per lui. Spinella, Leale, Polledro e Artemis si sorrisero e la guardia del corpo tirò fuori un mazzo di chiavi e aprì il portone di Casa.
Entrarono nell’enorme ingresso della villa come se fosse la cosa più naturale del mondo. Dal corridoio si udì un camminare leggero e una voce di donna, limpida ma con una nota di malinconia intrisa nel profondo
   -Leale, sei tu? Ero passata dal Dojo a lasciarti un bricco di caffè ma non ti ho trovato…- entrò nell’atrio e si bloccò quando vide Artemis. La tazza di caffè le scivolò dalle dita e si frantumò a terra e i cocci di ceramica di sparsero sul pavimento.
Lei e il figlio si guardarono negli occhi per un lungo istante poi le lacrime iniziarono a scorrere sul volto della donna che guardò verso Spinella e Polledro sorridendo
  -Me lo avete riportato… il mio bambino…- Artemis si liberò dalla presa di Leale e si avvicinò alla madre
  -Mamma…- sussurrò con gli occhi lucidi. Angeline Fowl si slanciò verso il figlio e lo riabbracciò dopo sei mesi in cui lo aveva creduto morto per sempre. Intanto continuava a ripetere sempre la stessa parola, come una litania: grazie.
In quel attimo Spinella ebbe l’impressione di essere di troppo così con un cenno del capo indicò a Polledro di andare nella stanza accanto. I due membri del Popolo si allontanarono temporaneamente lasciano madre e figlio al loro momento di ritrovo, vegliati dallo sguardo vigile di Leale.
 
Spinella e Polledro entrarono nel salotto e l’elfa si sedette su uno degli enormi divani. Rimasero in silenzio per un po’ poi guardandosi scoppiarono improvvisamente a ridere, forse per scaricare la tensione.
   -Alla fine Artemis aveva ragione- sussurrò Spinella – come al solito.-
   -Già. Alla fine quel dannato Fangosetto la passa sempre liscia.- sbuffò Polledro
“passarla liscia? Artemis era morto fino a un’ora fa. E ora è vivo.” Pensò l’elfa “non l’ha passata liscia. Semplicemente…” non sapeva più neanche lei cosa pensare “semplicemente è lui. È il nostro Artemis.”guardò con dolcezza in direzione della porta al di là della quale si trovava il genio in questione.
   -Ci sei mancato, Arty. – si scoprì a dire.                                                    
                                                               ***
Dopo aver stretto a lungo il figlio e averlo baciato sulla fronte, Angeline si staccò e gli sorrise con gioia immensa
  -Ma tu guarda che bello che ti sei fatto. Sembri più grande. Aspetta solo che ti veda tuo padre. Andiamo da lui!- la donna rise come una bambina e il giovane Artemis arrossì lievemente.
Angeline prese per mano il ragazzo e lo condusse, anche se sarebbe più corretto dire trascinò, su per le grandi scale in legno di quercia fino al piano di sopra dove si trovavano le stanze da notte.
Senza esitazione la donna entrò nella sua stanza e fece cenno al figlio di fare altrettanto. Quando entrò nella camera dei genitori, Artemis la osservò attentamente mentre la madre tentava di svegliare gentilmente il marito che dormiva prono nel mezzo del letto.
La camera dei coniugi Fowl era una stanza enorme. Un lato era adibito a salottino dove i coniugi amavano sedersi per leggere. Il tappeto a righe che copriva il pavimento era cosparso dei giocattoli dei bambini. Da una finestra entrava un refolo di vento che faceva muovere le leggere tende di seta del grande letto a baldacchino.
Tutto in quella stanza parlava di una vita che il ragazzo non aveva vissuto.
Lui era cresciuto in un ambiente colmo di responsabilità, aspettative da non infrangere e doveri. Per un secondo si chiese se fosse mai davvero stato bambino. Lui non ricordava niente del genere.
I gemelli invece avevano avuto quella possibilità di avere un infanzia spensierata che a lui era stata negata. Loro potevano giocare in giardino e comportansi in maniera infantile. Artemis non ricordava di essersi mai comportato così. Per un attimo ammirò il coraggio con cui i genitori avevano accettato la sua scomparsa e si erano costruiti una nuova vita. Alzò lo sguardo da terra e vide la madre, chiaramente spazientita dalla reticenza di Artemis senior ad alzarsi dal letto, che iniziò a scossare il suo uomo per le spalle.
-          Alzati immediatamente da questo letto, Timmy! È tornato Arty!- Nel sentire il nome del figlio l’uomo spalancò gli occhi e guardò la moglie tristemente
-          Arty è morto, Angeline. Non fare anche tu come Leale.-
Artemis junior corrugò le sopracciglia e incrociò le braccia sul petto, scocciato
   -Chi è che sarebbe morto, padre? Io mi sembro piuttosto vivo, a meno che non abbia delle allucinazioni. Ma se fossi morto non potrei avere la percezione di averne quindi devo essere per forza vivo.- il ragazzo non rinunciò nemmeno adesso a fare una delle sue lezioni sarcastiche. Come sentì la voce del figlio l’uomo si rigirò nel letto per guardarlo in faccia. Occhi azzurri dentro occhi azzurri. Il padre si trovò a studiare il figlio. Voleva accertarsi che fosse lui. Non poteva non essere lui. Gli somigliava così tanto. Stesso corpo slanciale e magro, stesso volto appuntito, stesse mani sottili come quelle di un pianista, stessi capelli neri come l’ebano, stessi occhi azzurrissimi. Artemis Fowl II era tornato. L’uomo si liberò delle coperte con un urlo e si gettò sul ragazzo stringendolo in un abbraccio di ferro. Tra le sue braccia il figlio si divincolò per liberare le braccia con cui abbracciare a sua volta il padre. Rimasero così a lungo poi si staccarono. Artemis senior lo guardò sorridendo poi guardò la moglie.
   - È tornato, Angeline, Arty è tornato.- la donna si avvicinò e appoggio una mano su ciascuno dei volti così simili tra loro che aveva davanti.
   -Ora siamo di nuovo tutti insieme.- si voltarono verso Leale che li guardava sorridendo, appoggiato allo stipite della porta con una spalla. Artemis senior guardò nuovamente il figlio e solo allora si rese conto di come fosse vestito.
   -Ma come sei conciato, Arty?- il ragazzo infatti indossava ancora il  camice e i pantaloni da ospedale, tutti troppo piccolo di almeno due taglie.
   -Non ne ho idea, padre.- replicò il ragazzo come se anche lui si fosse reso conto del suo abbigliamento solo adesso. Il padre lo squadrò attentamente, i vestiti che il ragazzo aveva già non gli sarebbero mai entrati adesso. Il ragazzo era visibilmente cresciuto. Come fosse possibile ciò, Artemis senior, non sapeva spiegarselo.
  -Forza prendi uno dei miei completi. Poi andiamo a svegliare i gemelli.- l’uomo si diresse verso il guardaroba e ne tirò fuori due abiti di sartoria, uno grigio per sé e uno azzurro per il figlio.
Dopo che Leale e Angeline ebbero asciato la stanza i due Fowl si rivestirono e raggiunsero gli altri nella camera dei gemelli. I due bambini dormivano tranquilli. Il ragazzo si chinò sui loro letti e gentilmente scosse Myles per un braccio grassoccio.
   - Myles, Beckett! Sono tornato. Sveglia ragazzi!- i bambini iniziarono a muoversi e lamentarsi
   - Beckett vuole dormire…- gemette il bambino biondo.
  - Chi è che parla così forte?- domandò l’altro. Artemis sorrise. Quei due erano sempre reticenti a svegliarsi alla mattina.
   - sono vostro fratello, Artemis. Sono tornato.-  Myles fu subito sveglio e sorrise al fratello
  - Artemis! Sei tu!- iniziò a scuotere violentemente il fratello – Beckett, stupido, alzati! È tornato il fratellone. – quando anche Beckett si fu ridestato Artemis li abbracciò entrambi.
   - Per fortuna state bene, piccole pesti. Per fortuna…-
                                                       ***
Il resto della giornata non fu molto diverso. I Fowl, alcuni componenti del Popolo anche in video e i Leale si riunirono nella sala che veniva usata per le riunioni.
Polledro e Spinella spiegarono il perché Artemis fosse tornato in vita. Le modalità non le motivazioni. Quelle erano scontate.
Alla fine della riunione ci fu un grande pranzo organizzato da Angeline.
Sembrava che tutto fosse tornato alla “quasi normalità” che contraddistingueva la famiglia Fowl.
Ma Spinella sentiva che c’era qualcosa che non andava. Sentiva che c’era qualcosa che turbava Artemis. Ormai lo conosceva troppo bene. Il ragazzo se ne stava un po’ in disparte, a osservarli con un sorriso tirato ma lieve, quasi impercettibile. L’elfa gli si avvicinò e gli poso dolcemente una mano sul braccio.
  - Va tutto bene, Artemis? Sembri un po’ teso.- il ragazzo la guardò e scosse la testa.
  -Non preoccuparti, Spinella. Va tutto bene. Sono solo un po’ rintronato. Non capita tutti i giorni di resuscitare, no?- le mentiva. Spinella ne era sicura. Il tono di voce cordiale era troppo falso. “lo terrò d’occhio.” Promise a se stessa “non lo perderò di vista un secondo”.
E così fece.
                                                              ***
Era passato del tempo da quel giorno ormai. Spinella era stata temporaneamente sospesa dal servizio per aver nascosto al suo superiore che stava coltivando un clone nella serra di Polledro insieme a quest’ultimo. Quindi aveva fatto le valigie e  si era trasferita a Casa Fowl dove non aveva perennemente il comandante Grana Algonzo ad alitarle sul collo per ogni cosa che faceva. E poi perché così poteva tenere sotto controllo un noto ex genio criminale recentemente tornato in vita (con lo sconforto del comandante della LEP che pensava di esserselo definitivamente tolto dalle scatole. Per non dire qualcos’ altro).
Ed erano successe molte cose interessanti nel frattempo. Molte cose e molto interessanti…
 
 
 
 
 
Lounge dell’autrice
Ciao!  Scusate il ritardo con cui ho pubblicato il primo capitolo! Spero non mi ucciderete a pomodorate! Ho avuto un calo d’ispirazione…. ^_^ spero che vi sia piaciuto. Se avete consigli o critiche, fatemelo sapere tramite recensione! Arrivederci al prossimo capitolo – che arriverà presto, spero-.
Bye-Bye     H_T 

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Capitolo 3
*** Un Lungo Soggiorno... ***


Cap  .2                       Un Lungo Soggiorno
 
“ Artemis Fowl, il nostro soggetto, all’età di tredici anni già dava segno di possedere capacità intellettuali superiori a quelle di qualunque altro umano, dai tempi di Wolfgang Amadeus Mozart…”
 
Il ragazzo posò il dossier sulla scrivania, sbuffando. Aveva riletto quei fascicoli decine di volte e praticamente li conosceva a memoria, ma nonostante tutto quel pseudo psichiatra insisteva perché li rileggesse con regolarità. “Dannazione a lui e ai suoi rapporti” pensò Artemis incrociando le mano dietro la testa “Ho di meglio da fare che ascoltare Argon. E poi mi sono completamente ristabilito.” Ruotò la poltrona girevole perché potesse vedere fuori dalla finestra. Il cielo candido preannunciava neve, anche se non era ancora dicembre inoltrato. Il suo cellulare, posato sulla scrivania, iniziò a vibrare.
 «Vediamo un po’ chi è che mi pensa.» sussurrò il giovane sporgendosi sul tavolo per afferrare il telefono. Era una mail da Polledro. “Spinella è appena partita ora da Cantuccio. Voleva che ti avvisassi di essere puntuale. Non vuole aspettarti con questo tempo. Lei odia il freddo.” Il ragazzo guardò il messaggio con sorpresa. In che senso partita ora da Cantuccio? Spinella? ci pensò per mezzo secondo poi ebbe un flash.
 «D’Arvit, Spinella!  » il ragazzo scattò in piedi e si precipitò in camera sua sotto lo sguardo stravolto del padre che stava lavorando in studio.
 «Arty è tutto ok? » urlò l’uomo  senza che però il figlio potesse udirlo.
Il giovane si piazzò di fronte al suo armadio e lo spalancò per potersi osservare nello specchio all’interno dell’anta.
Il giovane indossava una camicia candida che si confondeva con la sua pelle altrettanto chiara. Sopra di quella un gilet e una cravatta cobalto, che faceva da completo ai pantaloni dello stesso colore. I primi bottoni della camicia erano aperti e si poteva vedere l’incavo del collo magro e la linea delle clavicole. Attorno al collo, una catenina con appesa la moneta d’oro bucata donatagli da Spinella.
Si osservò per qualche secondo ritenendosi soddisfatto da ciò che vedeva. Si passo una mano nei capelli nerissimi, che negli ultimi mesi aveva lasciato crescere e che ora gli coprivano la fronte in ciuffi ribelli. Provò a pettinarsi un minimo ma decise di rinunciare quando si accorse che i capelli non volevano saperne di stare al loro posto. Afferrò una sciarpa di lana e il cappotto e uscì dalla stanza. Assicuratosi di avere il suo preziosissimo cercapersone in tasca il ragazzo discese velocemente le scale di quercia di Casa Fowl continuando a sussurrare come una litania il nome dell’elfa. Entrò quasi correndo, cosa nuova per lui, in salotto, dove trovò la madre seduta su un tappeto a giocare con i gemelli insieme a Juliet.  La donna sollevò lo sguardo dai bambini per posarlo sul giovane.
 «Arty, va tutto bene?»
 «Dov’è Leale?» chiese il ragazzo ignorando la domanda, finendo di infilarsi la giacca.
 «È in cucina. Fino a poco fa si chiedeva dove fossi.» rispose la donna.
 «Ero in studio con papà. Ho bisogno di Leale subito.»  il ragazzo fece per infilare la porta quando venne interrotto dalla madre.
 «Sei sicuro che sia tutto a posto? » gli chiese inarcando un sopraciglio.
 «Certamente, madre. » rispose il ragazzo. Lei non parve convinta.
«Arty?» chiese con tono accusatorio « non ti sarai dimenticato che oggi dovevi andare a prendere Spinella, vero?» nella sua voce, una punta di malizia. Il ragazzo si immobilizzò, basito. Beccato in pieno. Poi le rivolse il suo sorriso da vampiro sfoderando tutto il suo fascino da genio.
 «Non lo avevo dimenticato, madre. Semplicemente avevo perso la cognizione del tempo leggendo i vecchi rapporti che Argon mi rifila di continuo. » la madre scoppiò a ridere.
 «Credici, Artemis. » i due si sorrisero con aria complice e per un attimo Artemis si chiede se la madre sapesse. Ma sapere cosa, poi? Il suo senso di inquietudine che si stava formando nel suo cuore venne spazzato via come nebbia dalle parole della donna.
 «Su, vai, non farla aspettare. E dille che le ho preparato una camera davvero graziosa.» il ragazzo le sorrise riconoscente e fece per uscire. Sorrise quando udì la madre gridargli dietro.
 «E non preoccuparti! Non dirò certo a Spinella che ti sei scordato di lei! »  Artemis corse verso la cucina dove, dopo aver chiamato Leale prese da uno sportello un paio di termos con qualcosa di caldo.
I due poi salirono sulla macchina nera e super attrezzata di famiglia che partì con uno stridore di gomma sul ghiaccio e si diresse verso Eirù.
 
Qualche ora prima
L’elfa trascinò i suoi bagagli dal taxi fino allo sportello di deposito del navettiporto, dove lasciò in custodia la sua valigia al un bizzarro incrocio di spiritello e folletto con i capelli tinti di rosa shocking. “le mode” pensò Spinella mentre percorreva a passo marziale i corridoi fino alla sua navetta. A lei non avrebbero mai permesso di portare un taglio del genere nella polizia, fissati come erano con l’ordine e l’eleganza delle uniformi. Con passo svelto arrivo fino al suo mezzo di trasporto. Lo guardò con occhio critico. Un rottame del genere non avrebbe retto neanche a metà della forza di una vampa. Ma le comuni navi passeggere non sono fatte per cavalcare il magma. “I passeggeri sono troppo delicati per le vampe.” pensò ironica l’elfa. Ma quello era veramente troppo. Sembrava tenuto insieme da sputo di nano e preghiere. Si ripromise di dare una lavata di capo a Polledro sullo stato delle sue navette quando e, più importante, se fosse atterrata viva a Eirù.
Una Hostess in divisa fece accomodare i passeggeri ai propri posti. E dopo che tutti si furono seduti, anche lo gnomo isterico con il panico da viaggio che aveva causato un ritardo di mezzora, finalmente la navicella partì. Spinella guardò fuori dall’oblò e attese che il viaggio finisse.
Dopo un quarto d’ora di viaggio iniziava veramente a non poterne più. Proprio quando partiva lei doveva trovarsi nella navetta di una scalmanata combriccola universitaria in vacanza?! Facevano più baccano di un troll in una cristalleria.
Furono pochi i momenti in cui Spinella fu più contenta di vedere i neon del navettiporto E1, a Tara.
 
Artemis si calò ancora di più il berretto sulle orecchie. Quell’inverno era dannatamente gelido. Cambiò nuovamente posizione sul sedile dell’auto. Leale, che stava leggendo un’ articolo sulle armi a lunga gittata, gli lanciò un occhiata.
 «La smetteresti di agitarti per cinque minuti. Mi metti l’ansia.-
 «Scusa Leale. Ma questo tempo mi fa impazzire. »  sbuffò il ragazzo. Leale gli rivolse un sorrisetto mentre alzava il riscaldamento.
 «Sicuro che sia il tempo a farti impazzire?» Artemis sapeva benissimo dove Leale volesse andare a parare. Arrossì violentemente e nascose i volto dietro la prima rivista che gli capitò sotto mano. Leale lo guardò di sottecchi per un secondo poi sospirò.
 «Ti sei accorto che stai leggendo la rivista a rovescio?» con una punta di soddisfazione udì il giovane borbottare e raddrizzare il giornale. Artemis guardò l’orologio e decise che era ora di muoversi.
 «È ora. Spinella dovrebbe arrivare a momenti.» senza aspettare risposta spalancò la portiera dell’auto e scese, seguito poco dopo da Leale.
Si avvicinarono al navettiporto di Tara. Artemis lo guardò soddisfatto. I suoi progetti stavano procedendo a gonfie vele.
 
I navettiporti sono costituiti da tre livelli.  Il primo, quello più superficiale, era la cosiddetta Fortezza delle Fate. Quel livello era stato in seguito smartellato e abbandonato dopo la sconfitta di Taitlle e la conseguente ritirata nel sottosuolo del Popolo.
Il secondo livello era la pista di atterraggio delle navette che venivano da Cantuccio.
Il terzo livello, situato a parecchi kilometri di profondità, all’altezza di Cantuccio, era il navettiporto vero e proprio, con i moli di partenza, negozi di souvenir e tutto l’immaginabile.
Ma ora le cose erano cambiate. Gli ultimi due livelli erano stati completamente rinnovati quando le tecnologie Koboi erano esplose, per essere sostituite da altre  tecnologie al 100% di Polledro. Il quale si rifiutava ancora di pronunciare il nome della folletta. Diceva che portava male.
Ma il cambiamento più radicale era avvenuto nella Fortezza. Dopo la scoperta ufficiale del Popolo Artemis e Polledro avevano riprogettato l’intera struttura, adattandola e apportando parecchie modifiche.
Ora si potevano trovare, oltre ai duty free ristrutturati da commercianti volenterosi, un distaccamento della LEP, un albergo, vari ristoranti, una clinica, un molo di atterraggio di emergenza per le navette LEP e le ambasciate, quella umana e quella del Popolo.
Era come una città in miniatura. Da Tara il progetto “Little City” si era ampliato anche agli altri navettiporti maggiori. Ora c’erano sette nuove Fortezze.
Praticamente c’era tutto il necessario perché turisti, umani e non, potessero vivere tranquillamente. Ovviamente si contavano più appartenenti al Popolo che umani ma l’idea di fondo era quella.
 
Artemis si guardò intorno per nulla intimorito dalla situazione. In fin dei conti era l’ambasciatore ufficiale. Stava per dirigersi verso l’ascensore collegata alla pista di atterraggio quando una vocina lo chiamò. Si voltò per vedere chi fosse e un lieve sorriso gli stirò appena le labbra. Leale e il giovane aspettarono che lo spiritello li raggiungesse.
 «Ehilà, Fangosi! Da quanto tempo che non ci vediamo!» salutò allegramente Cicca Verbil. Artemis strinse la mano verde della creatura. Leale decise che non era il caso. La sua mano era almeno cinque volte quella di Cicca.
 «Salve Cicca. Come stai?» chiese il giovane cortesemente.
 «Si tira avanti. Il lavoro di certo non manca. Soprattutto qui nella Fortezza. Non hai idea dei catorci che abbiamo trovato dopo il Big Bang. Abbiamo dovuto fare la pulitura del millennio, sì signore.»  era così che alcuni definivano il Grande Crollo. Ad essere sinceri Artemis lo trovava decisamente appropriato. Il Big Bang. La nascita di un nuovo universo.
I tre rimasero a chiacchierare ancora per un po’, per lo meno fino a che uno gnomo scorbutico non minacciò Cicca di “strappargli le ali se non avesse mosso il suo fondoschiena verde e non fosse tornato al lavoro entro due secondi”. Parole testuali. I due umani lo guardarono andare via scuotendo le ali con aria sconsolata.
 «Che sagoma, eh?» sospirò Leale. Artemis annuì. Improvvisamente una voce li distrasse dai loro pensieri.
 «Non si saluta, ragazzi?» una voce allegra. Artemis sentì il proprio cuore accelerare i battiti mentre si voltava. I suoi occhi azzurrissimi incontrarono quelli eterocromi di Spinella, che li guardava sorridendo. Un sorriso, grande e genuino, si fece strada sul volto di Artemis. Agli occhi di Leale il ragazzo parve improvvisamente più vispo.
 «Ciao Spinella!» salutò il giovane avvicinandosi all’elfa. Il giovane si chinò e i  due si abbracciarono. Anche l’euroasiatico abbracciò l’amica, facendo attenzione a non stritolarla.
 «Leale, che piacere rivederti! Come state?» i tre erano veramente felici di essere di nuovo insieme. Artemis prese il bagaglio di Spinella e si diressero verso l’uscita.
A quel punto fu Leale a prendere il trolley dell’elfa. Il giovane genio non era capace di trascinarlo sull’erba ghiacciata senza inciampare.
I tre salirono in macchina, Leale alla guida e Artemis e Spinella sui sedili posteriori. Il giovane le passo un thermos tenendo per sé l’altro.
 «The verde.» disse il ragazzo. L’elfa lo ringraziò e iniziò a sorseggiare la bevanda con calma.
 «Mmm, che bello bere qualcosa di caldo. Senza uniformi termoisolanti della LEP mi sto congelando.»
 «Lo immaginavo.»  sottolineò Artemis con un sorrisetto. Spinella sbuffò sonoramente alzando gli occhi al cielo.
 «Non rinunci mai a fare il so tutto io, eh?!» gli domandò.
 «Ovviamente no. Altrimenti che divertimento c’è?» rispose il giovane appoggiando il mento appuntito sul dorso della mano. Spinella spalancò gli occhi con finta sorpresa.
 «Oh mamma! Leale prendi un termometro, presto! Artemis che parla di divertimento? Devo di certo sentirsi male.» Artemis la fulminò con lo sguardo mentre lei rideva allegramente.
 «Potevi anche evitarla questa, sai…»
 «“Ovviamente no. Altrimenti che divertimento c’è?”» disse lei citando le parole  esatte del ragazzo. Lui sbuffò. Si preannunciava un lungo soggiorno di Spinella del tutto privo di noia. Anzi, pieno di continui punzecchiamenti.
“Ma” pensò guardandola ridere, “forse ne valeva la pena”.
Ne valeva decisamente la pena.
 
 
 
 
 
Lounge dell’autrice

*entra in scena in armatura medievale* per piacere non odiatemi se ci ho messo un secolo a scrivere ma, come alcuni forse sapranno, nella mia testa si era formato un buco-nero-risucchia-idee.
Spero che Arty non divenga troppo OCC. Se così succedesse fatemelo sapere che lo metto come avvertimento.
Questo capitolo lo dedico interamente alla carissima  Nanù_san che mi ha incoraggiato tantissimo con le sue recensioni di entrambe le storie che sto scrivendo alla mia adorata Andreea M Jonson perché mi sopporta con pazienza quando ho i miei scleri inutili su idee altrettanto inutili. Grazieeeee!!! <3
Grazie anche a chi segue/ricorda/preferisce. E anche a chi recensisce! ^^
Grazie per l’attenzione! Al prossimo capitolo!
H_T
P. S : questi dovrebbero essere i link di un paio di disegni (fatti da me). Spero vi piacciano, a me parecchio, perché a mio parere Artemis è venuto dannatamente figo. *^*


http://oi42.tinypic.com/332nnlc.jpg
http://oi40.tinypic.com/m7u91g.jpg

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Capitolo 4
*** First Day ***


Cap. 3                       First Day
 
Un lieve raggio di sole penetrò attraverso le tendine della finestra e illuminò appena la stanza.
Spinella si destò dal suo sonno e lentamente si alzò a sedere. Giaceva in un letto decisamente troppo grande per un essere minuto come lei. Un letto a misura d’uomo.
L’elfa si stiracchiò come un gatto e scalciò via le trapunte.
Scese da quel letto e si guardò intorno. La sua nuova stanza era perfettamente pulita e ordinata. Con passo felpato raggiunse un mobile in legno che le faceva da armadio. Si spogliò del pigiama per indossare vestiti più comodi.
Calzò le deliziose babbucce che Angeline le aveva dato il giorno prima, al suo ingresso a Casa Fowl. Con passo allegro uscì da camera sua e percorse in corridoio. Era quasi arrivata alle scale quando sentì un rumore di acqua che scorreva da una delle camere alle sue spalle.
Spinella sorrise diabolicamente. Quello era il bagno personale di Artemis. Si appostò silenziosamente dietro un angolo e aspettò che il giovane uscisse dalla stanza. Indossava un cardigan porpora con lo scollo a V che faceva risaltare la linea delicata delle clavicole. Il ragazzo si avvicinò al punto dove Spinella era appostata senza sospettare di nulla. Non appena si fece abbastanza vicino l’elfa saltò fuori con un enorme sorriso.
 «Buon giorno Artemis! Passato una buona nottata?» il ragazzo sobbalzò dalla paura non riuscendo a trattenere un gemito.
 «Spinella! Santo cielo che paura…. Si può sapere che pensavi di fare?»
Il giovane si appoggiò ad una parete portandosi una mano all’altezza del cuore. L’elfa rise di gusto.
 «Volevo augurare il buon giorno al padrone di casa.» rispose facendogli l’occhiolino.
Il giovane si passò le dita tra il capelli corvini.
 «E pensavi di farlo facendomi perdere un mezzo infarto?» lei sorrise con aria furba.
 «Ma certo! »
 «Si può sapere da quanto sei li appostata?» disse il giovane guardandola con espressione accigliata.
 «Poco.» ammise lei. Artemis la guardò e con un sospiro si sciolse in un lieve sorriso. Scosse la testa e le poso una mano sulla sottile spalla di lei.
 «Hai già mangiato?» le chiese cercando di cambiare argomento. Spinella scosse la testa.
 «Mi sono appena svegliata.» disse solo. Allora Artemis annuì e scortò gentilmente l’amica al piano di sotto.
I due fecero colazione allegramente con te e biscotti integrali. Tutta la famigli Fowl, sapendo che i membri del Popolo erano per lo più vegetariani, avevano adeguato tutta la cucina alle esigenze di Spinella. Così, per lo sconforto di Myles e Beckett Fowl, si mangiava frutta e verdura e roba integrale tutti i giorni.
Ma torniamo a noi.
I due amici stavano, per l’appunto, facendo colazione quando Juliet entrò in cucina con Beckett in braccio e Myles aggrappato al maglione verde.
 «Buongiorno, Juliet. Buongiorno fratelli.» salutò cordialmente il maggiore dei tre «Cosa volete per colazione?» aggiunse.
 «Espresso e melassa.» mugugnò un assonnato Beckett.
 «Scordatelo.» disse perentorio Artemis prendendo il sorriso. L’ultima volta che il bambino aveva bevuto quella roba aveva passato tre giorni a saltellare per casa senza poter addormentarsi. E di conseguenza nessuno aveva poi dormito.
Una tazza di caffeina nel corpo di una bambino di quattro anni erano un arma letale.
Altro che Neutrino 3000. Artemis si era trovato spesso a un soffio da strangolarlo. O venire strangolato. Dipendeva da chi dei due stesse allattando l’altro.
 «Buon giorno Spinella. Buon giorno Artemis.» disse in vece Myles con un sorriso. Sgambettò fino al tavolo e si sedette al solito posto, accanto al gemello e di fronte ed Artemis.
«Voglio il the! E della frutta per il Tecnico.» il Tecnico era un animale di peluche di non meglio identificata specie. Artemis lo aveva regalato al fratello dopo la “misteriosa sparizione” del precedente compagno di laboratorio di Myles, Professor Primate. In realtà il pupazzo se ne stava probabilmente ad ondeggiare mollemente sul fondo del mare, al largo della costa di , dove Artemis lo aveva usato per ingannare l’Opal del passato che voleva Geigei. “Ma questa è una vecchia storia.” pensò Artemis con un vago sorriso sulle labbra. Mentre Juliet preparava la colazione dei gemelli il giovane genio si ritrovò a pensare a tutte le avventure che aveva passato. O  meglio, che il suo vecchio io aveva passato.
Il vecchio Artemis Fowl II aveva pianificato strategie geniali, sventato attacchi, salvato specie da estinzione certa, deposto megalomani assetati di sangue. Aveva gioito al fianco dei suoi amici, pianto con loro nelle sventure, li aveva sostenuti nel momento del bisogno e loro avevano sostenuto lui. Era morto per salvare ciò che amava e, come una fenice, era risorto dalle sue stesse ceneri. Le ceneri di una civiltà distrutta dalla brama di potere. Era cresciuto e maturato, comprendendo meglio se stesso e ciò che lo circondava. Aveva dei compagni fedeli e una famiglia.
Non poteva desiderare di meglio.
 “Sono arrivato fino a qui anche grazie a loro.” pensò. Socchiuse gli occhi per non far vedere come essi stessero diventando lucidi. Aveva certamente commesso molti errori. Ma ora era lì. Circondato da affetto. Se avesse potuto rivivere la sua vita, modificarne il corso, si rese conto, non avrebbe cambiato nulla. Avrebbe vinto le stesse battaglie, commesso gli stessi sbagli. Non poteva cambiare il passato, poteva solo cambiare il futuro. Ma non l’avrebbe fatto comunque, era felice di come le cose si fossero concluse.
E quella fu, probabilmente, la prima volta in cui Artemis Fowl II si rese conto di essere davvero felice, coma non lo era mai stato in vita sua.
 
«Artemis?» il giovane distolse lo sguardo dalla finestra rivolgendolo poi su Spinella. Era inginocchiata sul tappeto, intenta a spiegare ai gemelli Fowl la dinamica di comportamento di una squadra LEP in caso che un qualche gnomo fuggitivo si avventurasse in superficie.
 «Sì, cosa c’è?» l’elfa lo guardò con aria tra il perplesso e il preoccupato, aggrottando le sopracciglia.
 «Ti senti bene?» chiese.
 «Ma certamente, capitano. Perché me lo chiedi?» domandò a sua volta Artemis, vagamente sorpreso. Un ghigno si dipinse sul volto di Spinella.
 «Perché è tutto il giorno che giri per casa con quel sorriso ebete stampato in faccia.» Myles scoppiò a ridere.
 «Artemis con un sorriso ebete, mai visto!» i due fratelli scoppiarono a ridere con Spinella mentre Artemis li fissava con il suo migliore sguardo torvo.
Non ci volle molto prima che questi tacessero. Il ragazzo sbuffò passandosi una mano tra i capelli.
 «Mi farete dannare voi tre, me lo sento…» tornò a rivolgere la sua attenzione al libro posato sulle ginocchia incrociate o al panorama fuori dalla finestra. Quella notte aveva nevicato appena e un lieve velo di neve si era posato sul giardino di Casa Fowl.
Intanto i tre alle sue spalle si guardarono con sguardo complice, ridacchiando sotto i baffi, per quanto nessuno dei tre li avesse.
 
 L’elfa entrò in cucina, si guardò intorno, sbuffò e fece per uscire ma parve ripensarci.
Juliet, che era lì a preparare la cena, la guardò perplessa.
 «Juliet, hai per caso visto Artemis? Non lo vedo in giro …» Juliet indicò il piano di sopra.
 «Hai già guardato nel suo studio?» le chiese. Spinella annuì.
 «Ho appena controllato ma non c’era. Nemmeno in biblioteca.» Juliet inclinò la testa, pensierosa.
 «Hai controllato in camera sua?» le chiese poi tornando a tagliare verdure.
 «No. Lì non l’ho visto …»
 «Di solito, se non è nello studio o in camere si trova in terrazza. Su in mansarda. Ha aperto un muro e ci ha messo un terrazzo. Non so perché.» Spinella annuì e si voltò per andarsene.
 «Va bene, grazie. Vado a vedere.»
 «Spinella!» la chiamò. L’elfa tornò indietro.
 «Già che ci sei, dì ad Artemis che tra mezz’ora si mangia.»
 «Glielo riferirò.» disse Spinella allontanandosi.
 
Il vento gelido della sera sferzava crudele sul volto del giovane irlandese. Con una mano guantata sollevò ancora la sciarpa per coprirsi la bocca e il naso. Gli piaceva stare lì, anche se rischiava l’assideramento.
C’era un silenzio quasi innaturale e ciò permetteva alla mente del giovane genio di schiarirsi come non accadeva in altre situazioni.
Dietro di lui la porta che dava sul balcone si spalancò, cigolando appena. Il giovane udì dei lievi passi felpati schiacciare la neve alle sue spalle. La creatura si avvicinò al giovane e salì in piedi su un piccolo sgabello al fianco del ragazzo, per essere alla sua altezza. Rimasero in silenzio per qualche attimo.
 «Come hai trovato questo posto?» chiese allora Spinella. Il ragazzo le rispose senza distogliere gli occhi dal paesaggio immacolato che si estendeva davanti ai suoi occhi.
 «Qualche mese fa, per caso. Stavo facendo delle ristrutturazioni in soffitta e, consultando i piani architettonici della casa ho notato che questa stanza era più piccola di come doveva essere. Così ho fatto bucare il muro e ho scoperto che era stata ridotta la dimensione della stanza per creare questo balcone.»
 «Lo stai facendo di nuovo, sai?» disse Spinella con un sorrisetto sulle labbra, mentre si stringeva attorno al collo la sciarpa di lana. Il ragazzo la guardò meravigliato.
 «Di che parli?» Spinella allungò una mano e sfiorò dolcemente il volto del ragazzo. Artemis, con sua sorpresa, non si ritrasse al contatto.
 «Quel sorriso scemo che avevi oggi.» ridacchio appena togliendo la mano. Il ragazzo rise pure lui. Spinella rimase a guardarlo per un attimo…. Incantata. Artemis che rideva era uno spettacolo raro da vedere e il sorriso che in quel momento gli illuminava il volto lo rendeva ancora più bello.
Gli occhi socchiusi le impedivano di scorgere quel azzurro mozzafiato di cui Spinella sapeva gli occhi del giovane avevano il colore. Una mano affusolata, da pianista, portata davanti alla bocca per coprire il sorriso in cui le labbra rosee del ragazzo si erano aperte. La pelle nivea delle guancie leggermente imporporata a causa del freddo.
Nonostante l’elfa misurasse la bellezza esteriore con canoni diversi non poteva certo negare che, in quegli ultimi anni, Artemis Fowl fosse diventato davvero un bel ragazzo.
Il giovane, quasi sentendosi osservato, aprì gli occhi e li puntò in quelli eterocromi di Spinella. Il sorriso spontaneo ora si trasformò nel suo solito ghigno vampiresco.
 «Sai, capitato, ora sei tu ad avere un espressione ebete.» Spinella ringraziò il fatto di avere la pelle scura e che la parziale oscurità impedissero ad Artemis di capire che lei fosse arrossita. “Dolce vendetta, eh Fangosetto?” pensò. Fece uno sbuffo teatrale.
 «Espressione ebete, io? Ti sarai di certo sbagliato. Si chiama paralisi facciale da congelamento. Si rischia di morire assiderati, qui fuori a quest’ora.» gli fece notare tirandogli una manciata di neve presa dal parapetto. Il giovane ne scanso la maggior parte e poi si spazzolò via il resto dalla giacca con uno sbuffo.
 «Non è colpa mia se voi del Popolo non sopportate le temperature medie invernali Irlandesi.» Spinella rise saltando giù agilmente dallo sgabello.
 «Ne parli come se la colpa fosse mia!» sorrise. Il ragazzo alzò le mani, portando la destra all’altezza del cuore.
 «Ma quando mai?!» Spinella sospirò, questa volta per davvero.
 «Non costringermi a farti l’elenco delle volte che mi hai presa in giro Fangosetto, potresti pentirtene.» Artemis scosse la testa con un lieve sorriso, affiancandosi all’amica che stava rientrando in casa.
 «Su amica mia, andiamo dentro a mangiare. Ho fame così come quanto tu hai freddo.» disse il giovane posando una mano sulla spalla dell’elfa e conducendola dentro casa.
 
 
 
 
 
Lounge dell’autrice

Signore e signori ho un annuncio da fare.
Prima di tutto non mi scuserò mai abbastanza per il ritardo di TRE mesi della pubblicazione del precedente capitolo.
Poi volevo dire che, finalmente, ho ripreso la voglia di scrivere.
Aveva iniziato questa storia senza un idea di base precisa ma ora ho le idee molto più chiare e voglio continuare a scrivere seriamente.
Questo vale sia per “New life for a Genius” sia per la seconda storia che sto scrivendo in questo periodo.
Di genere Fantasy si chiama “Stones’ War”. Se vi va di passare siete i benvenuti.
Inoltre volevo avvisarvi che probabilmente cambierò nick name per ragioni personali. Farò la richiesta non appena avrò raggiunto la ventina di visualizzazioni, così sono certa di avervi avvisati per tempo. Il nuovo sarà Mitsuko_Ayzawa.
Vorrei ringraziare infinitamente VeroHolly16, ragazza gentilissima e autrice meravigliosa. Grazie a te ho capito di non poter lasciare Artemis in sospeso, anche se non riuscirò mai a scrivere come te. <3
Grazie ancora a chi segue e recensisce.
H_T
p.s. se Myles parla quasi come un adulto non preoccupatevi, è normale. Conosco bambini che a due anni pronunciano parole come “disubbidienti” (4 sillabe!!!) o frasi come “la baby dance è adatta ai bambini”. E questi sono i bambini di due anni che frequentano l’asilo di mia mamma. A voi le conclusioni. Io non ci credo ancora! ;D

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Capitolo 5
*** Il Segreto nel Dischetto... ***


Cap. 4                         Il Segreto nel Dischetto… 
 
Oramai erano due settimane che Spinella viveva nella villa della famiglia Fowl.
Tuttavia quel pomeriggio lei era da sola in casa. Artemis era stato chiamato in ambasciata a Dublino per un piccolo disguido diplomatico cha aveva a che fare con aerei internazionali e “hotel di infima categoria”.
Era stata una telefonata decisamente divertente. Il ragazzo aveva tenuto il ricevitore leggermente distaccato dall’orecchio e, mentre con la sinistra reggeva il cellulare, con la destra scimmiottava il suo interlocutore, facendo sbellicare dalle risate i due gemelli.
Così Leale aveva accompagnato il suo protetto in città. Fowl Senior e la moglie erano usciti quella mattina per partecipare ad un convegno del loro circolo di magnati per il progetto “Potere alla Terra.”
Così Spinella era rimasta a casa da sola fino a quando i gemelli non erano riusciti a convincere Juliet a portali allo zoo.
Ma a lei non era dispiaciuto. Le piaceva per una volta, potersi muovere libera per casa senza inciampare in qualche trappola malefica dei bambini. Le piaceva quel silenzio ovattato che era caduto sulla villa.
Stava percorrendo silenziosamente i corridoi della villa. Senza fretta si guardava intorno, osservando i quadri che una volta odiava. Tuttavia ora le era difficile non affezionarsi a quei volti scarni, con i loro vestiti pregiati e i modi di fare altezzosi. Ormai erano parte della sua vita quotidiana. Giocava con i bambini sotto quegli occhi azzurro ghiaccio, e quegli sguardi seri. Ma, se li osservava attentamente, in ognuno di loro brillava una scintilla. La stessa scintilla che brillava negli occhi di Artemis, il suo Artemis. La scintilla di chi vive sul filo del rasoio e se ne frega. La scintilla di chi trova la vita solo come una avventura da vivere. Come un avventura stimolante. Un gioco di ruolo, in cui attendi con trepidazione la messa dell’avversario. Come se tutto non li riguardasse e loro potessero sfidare la sorte al limite del possibile. E, nel caso di Artemis, anche dell’impossibile. Spinella, sotto quegli occhi arcigni, si sentiva quasi come al sicuro. Loro erano antenati di Artemis e con lui, qualunque cosa stesse accadendo, Spinella si sentiva viva, come le capitava solo in poche occasioni.
Passava silenziosamente in rassegna il corridoio, rivolgendo un cenno del capo ad ognuno di loro, sfiorando le cornici raffinate con le punte delle dita affusolate. Prima che potesse accorgersene ecco che Spinella si ritrovò di fronte alla porta dello studio di Artemis. Indugiò pochi secondi di fronte ad essa ma poi entrò. Lo studio era un sorprendente mix di antico e moderno. Spinella passava molto del suo tempo libero lì, a chiacchierare con Artemis del più e del meno. Il giovane aveva fatto portare apposta una poltrona a dimensione di elfo perché lei potesse essere più a suo agio.
Spinella sorrise appena. Quando voleva Artemis era anche in grado di essere gentile con qualcuno. Leale (e lei) avevano fatto un buon lavoro in quegli anni.
Spinella si abbandonò sulla poltrona con un sospiro. Volse lo sguardo verso la scrivania del ragazzo e quasi le parve vederlo lì seduto ad armeggiare sul suo portatile. Si alzò e si avvicinò al tavolo. Era una grande scrivania in legno scuro, elegante come il suo proprietario. Su di essa sovrastavano due computer e una quantità industriale di scartoffie.
In effetti poteva proporgli di adottare il nuovo metodo di archiviazione virtuale di Polledro, se ci pensava.
Uno dei due computer era il solito ed inseparabile portatile da viaggio di Arty mentre il secondo era una macchina brevettata da lui e da Polledro. La particolarità era, anzi erano, le tastiere. Infatti al monitor, oltre al mouse ovviamente, erano collegate due tastiere, una con caratteri latini e l’altra con caratteri elfici. Dato che Artemis parlava fluentemente lo gnomico quella tastiera gli serviva per comunicare con il Popolo senza fargli ricorrere al dono delle lingue.
 “Pazzo di un Fowl.” Pensò l’elfa scuotendo la testa “Sempre a immischiarti con le nostre cose…”
Spinella non l’avrebbe mai ammesso davanti a lui, e a nessun altro, ma la verità era che si sentiva terribilmente in colpa. Era un sentimento che le si era instaurato nel cuore e che, per quanto lei provasse a reprimerlo, tornava sempre a galla. Spinella si sentiva in colpa per la morte di Artemis. In fondo l’aveva ucciso lei.
Il ragazzo era morto perché non era riuscito ad uscire in tempo dal circolo magico. Non lo aveva fatto perché il suo occhio fatato, l’occhio di Spinella, lo aveva bloccato dentro. Artemis era morto di fronte a lei e non era riuscita a fare niente.
Artemis era morto con un sorriso sul volto. Sorrideva perché Spinella, Leale e gli altri erano salvi. L’elfa ricordava con precisione macabra la luce della vita svanire dagli occhi eterocromi del giovane. E quel giorno, un pezzetto del cuore di Spinella era morto con lui.
Poi era tornata a Cantuccio e aveva scoperto le intenzioni di Artemis di ritornare in vita. Ma neanche questo le era bastato. Non voleva illudersi. Non voleva sperare di rivedere quegli occhi scaltri guardare il mondo perché poi lui non tornasse più. Sarebbe stato ancora peggio. Più in alto si vola, più dolorosa sarà la caduta.
Come Icaro. Artemis una volta le aveva raccontato del mito di Icaro. Era il nipote di Dedalo, colui che costruì il labirinto del Minotauro. Tuttavia il re Minosse, colui che aveva commissionato il lavoro, rinchiuse zio e nipote nel labirinto perché non potessero rivelare a nessuno i segreti della costruzione. Allora Dedalo, da grande inventore quale era, costruì delle ali con le piume di metallo tenute insieme dalla cera e con esse i due volarono via. Ma Icaro, inebriato dalla sensazione del volo, si alzò ancora e ancora e il calore del sole sciolse la cera. Le piume si staccarono e Icaro cadde e perse la vita.
Spinella era come Icaro. Era imprigionata in un labirinto di pregiudizi nei confronti degli umani. Poi era arrivato Artemis e le aveva mostrato un nuovo modo di vedere l’umanità. Avevano volato fianco a fianco. Ma poi Artemis era caduto, era caduto per salvare tutti loro. Allora il fuoco della rabbia aveva bruciato la cera delle ali, e Spinella era caduta con lui.
 
Spinella si rialzò in piedi, scossa. Le faceva male pensare a quei momenti. Non si era nemmeno accorta di essere caduta sul freddo pavimento dello studio. Si aggrappò al bordo del tavolo per aiutarsi a tirarsi in piedi ma per sbaglio si aggrappò invece ad un mucchio di fogli, tirandoli a sé.
Tutte le carte e dei quaderni di appunti le si rovesciarono quindi addosso. Spinella imprecò in gnomico.
 «D’Arvit!» e si mise a raccogliere tutto alla meno peggio sperando che Artemis non si accorgesse di nulla. Cercava di mettere i fogli nello stesso ordine di come erano caduti ma lo sguardo le cadde su una piccola custodia quadrata, come quelle dei CD. Le orecchie a punta dell’elfa le prudevano. Di solito erano un brutto segno ma quella volta Spinella sentiva che era diverso. Si sentiva come attratta da quella custodia. La prese in mano con la stessa delicatezza con cui si tratta una reliquia sacra. Se la rigirò tra le mani affusolate. Nulla vi era riportato sopra così Spinella posò il dorso della custodia sul grembo e la aprì.
E, in quel momento, il cuore di Spinella si congelò.
Con un pennarello nero ed una calligrafia appuntita ed appena sbavata, tipica dei mancini, vi erano riportate due cose.
La prima era una semplice frase “Ad Artemis Fowl II”.
La seconda era una data. Il cuore di Spinella riprese a battere furiosamente nel suo piccolo petto. La data riportata era quella in cui Artemis era morto.
 
L’elfa era seduta davanti alla scrivania, sulla sedia di Artemis. Mentre attendeva che il fisso a due tastiere si accendesse si mise a ciondolare le gambe nel vuoto. Il suo cuore non si era ancora calmato. Non riusciva a spiegarsi quel dischetto. La calligrafia era evidentemente quella di Artemis stesso, ma la data era quella della sua morte. Che fosse come il filmato che il ragazzo aveva fatto per recuperare i suoi ricordi dopo lo Spazzamente? Spinella non sapeva spiegarselo. L’unica soluzione a quel punto era guardarne il contenuto. Il computer si avviò e Spinella infilò il dischetto.

 
Il video partì tremolando, con un primo piano sull’incavo di un collo pallido. Artemis Fowl, finito di sistemare la webcam, si sedette sulla sedia dietro di lui e rivolse lo sguardo al computer.
 «Salve, me stesso.» fece una pausa. Il ragazzo, che dimostrava circa quindici anni, sembrava stanchissimo. Stava appoggiato con i gomito al tavolo e teneva le spalle incurvate. La fronte era contratta ed era attraversata da una lieve ragnatela di rughe, inusuali per uno di quell’età. «Questo sarà, molto probabilmente, il mio ultimo video. Spinella è al piano di sotto e mi aspetto che da un momento all’altro scopra il mio piano. Quindi cercherò di fare il più in fretta possibile, onde evitare che mi scopri.» si passò stancamente una mano tra i capelli. «Prima di tutto voglio chiarire una cosa. Io tra non molto forse morirò e questo video è stato realizzato perché il mio nuovo me stesso possa vederlo. Non ho intenzione di rimanere morto. Farò di tutto pur di ritornare indietro. Ma non so in che condizioni sarà la mia mente. Non so se ricorderò o meno. Gli altri spiriti magici rievocati mantengono i loro ricordi ma io sono solo un semplice umano con un occhio da elfo.» sospirò profondamente e di premette le palme delle mani sugli occhi «Questo filmato l’ho realizzato solo per chiederti un favore» riprese. «Non è nulla che riguarda il denaro o le finanze o altre cose di poco conto. Non so se ricorderai o meno, se ricorderò o meno, quindi te lo lascio detto in ogni caso.» fece una pausa come se stesse radunando tutto il coraggio che aveva in corpo «Prenditi cura di Spinella.»

 
Il cuore di Spinella perse un battito.
 

 «È molto importante. Lei non sa cosa ho intenzione di fare e, nel caso, sarò costretto a fermarla con la forza.» gli scappò una risatina nervosa, come se avesse detto chissà quale battuta. «Lei ha sofferto abbastanza. Non farla soffrire di più. Non se lo merita. Lei ha sempre fatto tutto per me mentre io non faceva altro che ingannarla. E la ingannerò anche questa volta. Spinella mi odierà di sicuro. Qualunque cosa accada promettimi che non la cercherai, se lei non vorrà più vederti. Promettimi che farai il possibile per dimenticarti di lei. Non voglio che, per colpa mia, stia più male di come non starà tra poche ore.» sembrava come se dagli occhi eterocromi di Artemis scendessero lievi delle lacrime «So che sarà difficile. Se tu ricorderai, sarà ancora peggio. Perché ti ricorderai che, in fondo, tu la ami.» una nuova pausa e questa volta raddrizzò la schiena guardando dritto verso la webcam. «Io Amo Spinella. me ne sono reso conto da un bel po’, ormai, ma ho preferito non dire nulla. Ho preferito lasciare le cose come stavano anche se mi faceva soffrire. Anche quando Polledro la prendeva in giro sui suoi appuntamenti falliti con Grana io tacevo. Ho sempre taciuto. Non volevo farle male. Avevo paura di farle male. E ho paura anche adesso.» il suo sguardo si fece di nuovo stanco. «Ecco il perché di questo messaggio. Se tu ricordi, saprai che sarà difficile dimenticare. Se non ricordi, cosa di cui dubito, imparerai che quello che io provo adesso per lei, non è così facile da cancellare. Ti sto chiedendo una vita di sofferenza, lo so. Ma purché la sofferenza non sia di Spinella io sarei disposto a tutto. E se tu hai la mia anima, anche tu lo sarai. Io Amo Spinella e per questo amore, per lei, io sono disposto anche a morire. Ma tu lo sarai?» improvvisamente il ragazzo si irrigidì di scatto «Spinella sta arrivando, devo chiudere. Dico solo un ultima cosa. La colpa di tutto questo ricade solo su Opal Koboi. Se sopravvive, per qualche astruso motivo, voglio che tu la trovi e la uccida. Non permettere che faccia del male a Spinella. Ora devo proprio andare, la mia ora è arrivata. Tutti prima o poi devono cadere. E come Icaro, cadrò anche io.» il giovane allungò una mano e spense la webcam.






Lounge dell’autrice
È arrivato… il momento che tutti voi temete…  lo sclero di fine capitolooooooooooooo!!!!!!!!!!
Bene, amiche e amici miei, torniamo seri…
Inizio scusandomi per il ritardo e bla bla bla le solite cose
Lo schifoso latino mi consuma tutto il tempo T-T  e non riesco mai a scrivere
Ma quando scrivo, scrivo cose così empiriche che me ne sorprendo pure io O.O
che ne pensate del capitolo??? Siete rimasti shockati, eh?!?!?!? XD
Finito di dire questo, vorrei ringraziare per l’ennesima volta VeroHolly e i nostri viaggi mentali in coculonia (tu sai di cosa parlo ;D ) <3
Poi vorrei ringraziare anche tutti quelli che seguono/preferiscono e recensiscono (quando capita) ma anche a chi legge in silenzio.
E poi vorrei proporvi, per chi di voi ha facebook, di passare a vedere la pagina gestita da me ed un'altra ragazza sul nostro amato genio. Se metterete “mi piace” mi renderete molto felice e vi intaserò la bacheca di post assurdi come ricompensa <3
Link in fondo alla pagina.
Con affetto <3
H_T
p.s. se desiderate diventare admin ATTIVI della pagina su citata contattatemi via mp! Al momento siamo solo in due e vorremmo almeno un altro admin ad aiutarci. :D





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