Sulla Vetta di SHUN DI ANDROMEDA (/viewuser.php?uid=19740)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Sconfitta ***
Capitolo 2: *** Al Risveglio Da Un Incubo ***
Capitolo 3: *** Il Sorriso Che Non Se Ne Andrà Mai Più ***
Capitolo 1 *** La Sconfitta ***
Fandom:
Pokèmon
Games (HeartGold/SoulSilver)
Rating:
Per
tutti
Personaggi/Pairing:
OriginalShipping/MasaraShipping(RedxGreen),
HunterShipping/PreciousMetalShipping (Hibiki/GoldxSilver)
Tipologia:
ThreeShot
Genere:
Sentimentale,
Fluff, Shonen-ai, Angst
Disclaimer:
Personaggi,
luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da
cui ho
elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di
proprietà di Satoshi Tajiri e Nintendo, che ne detengono
tutti i
diritti.
Note:
Ho
un po' romanzato talune parti dei giochi e rimaneggiato la
continuity, spero di non essermi presa eccessive libertà...
I nomi
sono quelli originali giapponesi, sia dei pg, sia delle
città che
dei Pokèmon. La timeline segue quella dei remake RF, GL, HG
e SS.
SULLA
VETTA
CAPITOLO
1
LA
SCONFITTA
A
proposito, Hibiki! Vedrò di farti andare al Monte Shirogane.
Si
tratta di una montagna alta in cui vivono Pokemon selvatici.
Normalmente
è vietato agli allenatori perchè è
pericoloso.
Ma
tu te la caverai alla grande!
Certo,
il Monte Shirogane non era un posto accogliente neppure in estate
–
e c'era un motivo per cui il professor Ookido non permetteva a
chiunque di vagabondare per le sue pendici o per le sue impervie
grotte – figuriamoci in inverno, ma Hibiki, che per primo
aveva
ricevuto il permesso di andare fin lassù, sapeva che sarebbe
stata
un'avventura, forse la più importante, della sua vita.
Aveva
sentito parlare dell'eremita sulla vetta, del ragazzo che si era
tirato fuori dalla vita per trascorrere un periodo indefinito di
tempo lassù, da solo, in compagnia dei suoi
Pokèmon come per voler
dimenticare qualcosa o qualcuno.
Hibiki
poteva sembrare stupido, forse anche un po' infantile, ma era senza
dubbio un buon ascoltatore: e come poteva non esserlo? Aveva
attraversato due continenti affidandosi perlopiù alle voci e
ai
consigli di chi incontrava lungo i sentieri a lui sconosciuti, sapeva
che parlare e confrontarsi con altri allenatori, con i Capipalestra e
con i semplici viandanti era qualcosa di estremamente utile per
andare avanti e non fare passi falsi.
Quindi,
da quando aveva sentito nominare, per la prima volta, da Copiona,
quel "ragazzo gentile" che le aveva regalato la PokèBambola
che amava alla follia, aveva lentamente cominciato a rimettere
assieme i pezzi.
Certo...
Il Roketto Dan era stato fatto a pezzettini tre anni prima...
E
anche lì c'era stato lo zampino di un ragazzo.
Anche
Bill lo aveva nominato.
E
quasi tutti i Capipalestra – tranne Nina ma era ovvio, Nina
probabilmente non l'aveva neppure conosciuto – lo ricordavano
con
affetto.
"Quella
peste mi ha annientato, you know? Sarebbe stato un ottimo soldato in
guerra, what a waste. Però sorrideva troppo e sarebbe stato
un
peccato mortale cancellare quel sorriso con la guerra."
"Aveva
una grazia senza pari. Era imbranato con le ragazze della Palestra ma
che splendore con il suo Fushigibana..."
"Come
posso dire... Era testardo e determinato, ma sapeva quando fermarsi.
L'ho conosciuto all'inizio, sono stato la prima parete rocciosa che
ha abbattuto a testate sulla sua strada verso la vittoria."
"Quel
microbo! L'ho pescato che curiosava dentro la vecchia Villa
abbandonata, una volta. Era alle prese con un piccolo Gadi che gli
ringhiava addosso mentre le guance del suo Pikachu crepitavano
scintille! Te lo dico io, quel ragazzino era una forza della natura."
Hibiki
aveva catalogato religiosamente tutte le loro parole nella sua testa,
parole che avevano contribuito a rimettere assieme quello strambo
puzzle, coronato dalle parole della donna che aveva incontrato a
Masara Town: nel vederla in viso, aveva istintivamente pensato alla
sua mamma, lontana nella sua ventosa Wakaba, e si era promesso, in
quel momento, di raggiungere quel ragazzo, anche a costo di rivoltare
tutto il mondo, e riportarlo a casa.
Una
follia?
Forse.
Ma
d'altronde anche affrontare il Roketto Dan da solo lo era stato,
figuriamoci la Lega e poi le Palestre di Kanto che si diceva fossero
le più forti dei due continenti.
Di
follie ne aveva parecchie al suo attivo, era il Campione di Johto,
che diamine!
Incontrare
il proprio collega di Kanto non poteva fargli che bene, no?
Eppure,
in quel momento, che si trovavano l'uno davanti all'altro, Hibiki
provava un'immensa tristezza nel vedere quel volto pallido, emaciato,
quel corpo così sottile che abbracciava stretto il suo
Pikachu privo
di sensi; vederlo lì, inginocchiato in mezzo alla neve,
così
solo...
Così
rotto e sconfitto.
Aveva
vinto ma non provava la minima gioia.
Non
era quella l'avventura che immaginava.
Dopo
aver fatto rientrare in fretta Bakufun, Hibiki saltò
giù dalla
roccia piatta e s'avvicinò ai due amici stretti l'uno
all'altro
nella tormenta, si teneva il viso coperto col braccio per evitare la
neve negli occhi e arrivò al punto di privarsi della propria
giacca
per offrirla al ragazzo che, fino a quel momento, non aveva neppure
aperto bocca al suo arrivo.
Ricordava
bene, oh se lo ricordava bene, l'accoglienza che aveva ricevuto,
Hibiki si era stupito nel vederlo di spalle, in mezzo al grido del
vento e al nevischio e ancora di più quando, senza neppure
aver
avuto modo di presentarsi, Red si era voltato, spiandolo da sotto il
berretto, e aveva tirato fuori semplicemente una PokèBall.
Non
aveva neppure potuto vederne gli occhi e solo in quel momento capiva
perchè.
Uno
sguardo più spento e vuoto non l'aveva mai visto.
Neppure
quello di Silver era così: il suo rivale era sì
insofferente e
arrabbiato col mondo, ma questi suoi sentimenti erano quello che gli
dava la forza, il carburante che alimentava il fuoco che gli ardeva
dentro, lo stesso che lo spingeva a combattere, a essere il migliore,
a crescere e a maturare oltre il proprio apparente disprezzo per la
vita e i Pokèmon stessi.
Evidentemente,
quel fuoco non esisteva più per Red.
Tra
le sue braccia, Pikachu respirava appena e tremava infreddolito, al
punto che Hibiki, in uno slancio, l'aveva strappato al suo allenatore
per metterselo sotto la maglietta nel vano tentativo di scaldarlo un
po'; nel farlo, il mancato contatto col corpo del suo più
fidato
amico aveva fatto cadere un paio di lacrime, subito tramutatesi in
brina, dagli occhi del Campione di Kanto.
"Non
possiamo restare qui fuori, congeleremo!" esclamò Hibiki,
cercando di tirarlo su in piedi: "Forza, andiamo dentro!"
aveva quasi il sapore di una supplica, la sua voce tremula, mentre lo
scuoteva per le spalle.
Red
scosse la testa, sussurrando debolmente quelle che, secondo
l'impressione del nativo di Wakaba, probabilmente erano le prime
parole dopo tantissimo tempo: "...Sconfitto... Fa male..."
"E'
ovvio che faccia male, una sconfitta brucia sempre! Ma puoi sempre
risollevarti dalla sconfitta!" la voce di Hibiki era attutita
dal gemere violento della tormenta, ma la sua forza dirompente
giungeva chiara al cuore di Red.
Dal
canto suo, il ragazzo più giovane faticava a comprendere la
velocità
con cui si erano svolti gli eventi: chi l'avrebbe mai detto che si
sarebbe ritrovato a cercare di portare in salvo, probabilmente da
sè
stesso e dalla sua testardaggine, un quattordicenne che era
praticamente una leggenda?
Per
non parlare del suo Pikachu stretto a sè, aggrappato
testardamente
con le zampine e i denti alla sua t-shirt.
La
vita era ben strana ma, d'altra parte, quella era solo l'ennesima
follia nel suo album.
Esasperato,
Hibiki lasciò la presa con le dita intirizzite dal freddo,
le sfregò
energicamente contro i jeans e riagguantò per il bavero
della
giacchettina Red: era piuttosto leggero, nonostante tutto, da quanto
non mangiava qualcosa di decente?
"Ah,
accidenti! Non farmi passare per bugiardo!" gridò esasperato
al
vento mentre, con uno slancio di forza, era riuscito a caricarselo in
spalla: "Ho promesso a me stesso che ti avrei ritrovato e ti
avrei portato da tua madre giù da questo dannato monte! Se
muori
qui, con che faccia potrò scendere?!"
Ma
da Red non giunse alcuna risposta, solo un vago mugolio sofferente
che solleticava l'orecchio a Hibiki mentre, arrancando nella neve
fresca, cercava di raggiungere la grotta: barcollava, faticava e
più
di una volta era sprofondato, ma non voleva darsi per vinto, non
poteva darsi per vinto.
"Senti,
Red... Io non voglio morire qui. E credo che neppure tu voglia
morire..." mormorò tra sè e sè: "Ti
farò un'altra
promessa impossibile, riaccenderò quel fuoco che ormai si
è spento
in te."
Parole
coraggiose, le sue, celate dentro il cuore e non pronunciate ma
sufficienti per dargli la forza per lo sprint finale mentre,
incespicando nei propri piedi, percorreva l'ultimo tratto della
sottile striscia di terra che li avrebbe condotti al sicuro delle
viscere del Monte Shirogane.
Quando,
infine, privo di forze sulla soglia della grotta, Hibiki cadde in
ginocchio e poi lungo disteso sul pavimento di pietra gelido, il
corpo del Campione di Kanto ruzzolò per qualche metro
assieme al suo
Pikachu: l'impatto aveva fatto sciogliere la presa non solo di Hibiki
ma anche quella che il pokèmon aveva sull'allenatore di
Johto, e
aveva pure sbalzato fuori dal suo alloggiamento nella cintura di
quest'ultimo una piccola PokèBall traslucida, che
s'aprì in una
luce abbagliante.
Da
essa, ruggendo, uscì Bakufun: emanava un dolce tepore, un
calore
che, istintivamente, anche se esausto, Hibiki aveva riconosciuto con
un sorriso grato stampato sulle labbra: "Baku..."
bofonchiò, alzando di poco la testa, infreddolito.
Il
Pokémon gli si accucciò accanto, cercando di
scaldarlo, ma subito
l'allenatore lo allontanò con un cenno della mano mentre
cercava di
strisciare lontano dall'imboccatura della caverna: "S-Scalda
lui... Salvalo..." sussurrò con un filo di voce.
Bakufun
provò a protestare ma, resosi conto che, forse, sarebbe
stato
inutile, decretò lui stesso la linea d'azione da
intraprendere:
raccolto con attenzione il proprio allenatore tra le braccia, lo
depositò con cautela accanto a quello che, fino a pochi
minuti
prima, era stato il loro avversario e che ora avrebbe dovuto
proteggere alla pari del proprio partner umano.
E
anche quel Pikachu aveva bisogno di essere protetto: li
radunò tutti
e tre contro di sé, aumentando gradualmente il tepore e
l'intensità
delle fiamme della propria schiena cosicchè non solo quella
porzione
di ambiente si scaldasse ma anche tutta la grotta: sarebbe servito
tutto il calore possibile.
E
difatti, quando, al proprio risveglio, Hibiki si trovò col
viso
premuto contro il corpo di Bakufun addormentato, pieno di energie e
non più infreddolito, il ragazzo sentì un moto di
gratitudine
avvolgergli il petto: "Grazie amico, sapevo di poter contare su
di te..." sussurrò con una lieve carezza sul muso di Baku
mentre cercava di sgusciare dalla presa che il Pokémon aveva
su di
loro; Red e Pikachu erano ancora fuori combattimento e qualcosa gli
diceva che ci sarebbe voluto ancora un bel po' prima che si
svegliassero.
Con
una rapida occhiata al PokéGear, si accorse di quanto tempo
fosse
passato.
"Accidenti,
è trascorso un giorno intero!" borbottò mentre si
alzava in
piedi: "Dovremmo scendere di qui e alla svelta!" proseguì
nelle sue elucubrazioni mentali, massaggiandosi la testa dolorante
per la scomoda dormita, "Ma come facciamo?"
Volare
era fuori discussione, non avrebbe messo a repentaglio la vita di
Ikki, il suo Ho-Oh, in quella tormenta perenne, e sarebbe stato
difficile scendere con Red privo di sensi, e questo non solo
perchè
non era certo di essere in grado di trasportarlo ma anche
perchè
aveva il sentore che spostarlo non avrebbe fatto altro che aggravarne
le condizioni fisiche.
"E
se provassi a chiamare qualcuno...?" borbottò tra
sè e sè,
scoccando un'occhiata preoccupata al ragazzo a pochi passi da lui:
"Chi posso provare a convincere a raggiungerci qui...?"
§§§
Green
entrò nello studio del nonno senza neppure bussare e
incurante di
ciò che quest'ultimo stesse facendo: "Nonno, cosa vuol dire
che
hai permesso a quel moccioso di salire sul Monte Shirogane?!"
sbottò il giovane CapoPalestra.
Seduto
alla scrivania dove teneva il computer, l'anziano ricercatore
alzò
la testa: "Green, ti sembra il modo di entrare?" chiese
Ookido con espressione severa, "Ho sentito i guardiani per il
passaggio al Monte Shirogane che hai dato il permesso a quel
ragazzino di salirci!" continuò imperterrito il nipote, "A
cosa pensavi quando glielo hai permesso?! Vuoi che faccia la fine di
Red?!"
"Green,
adesso calmati!"
Ookido-sensei
s'alzò in piedi e fermò il fiume di parole con un
semplice gesto
della mano: "Hibiki-kun ha battuto la Lega, ha tutte le carte in
regola per poterci salire e diventare più forte."
"Hai
mandato quell'idiota di Red lassù per lo stesso motivo e
sono tre
anni che di lui non si sa più nulla!" e Green
sottolineò le
proprie parole frustrate con un pugno contro la parete più
vicina:
"Per quello che ne sappiamo, è morto! Vuoi che un altro
marmocchio ci rimetta la pelle?!"
"Non
ne abbiamo la certezza, Green. Anche per questo motivo ho permesso a
Hibiki-kun di andare lassù ad allenarsi. Se Red-kun
è ancora lassù,
e ho forti speranze che sia così, lui lo troverà.
E sono certo che
lo convincerà a scendere."
"Come
fai a esserne così sicuro?"
"Da
quando sei così pessimista, Green?"
Il
CapoPalestra sbuffò, infilandosi le mani in tasca: "Da
quando
quell'idiota ha smesso di dare notizie di sé perfino a sua
madre e a
Lance, rinunciando a tutto come il peggiore dei codardi."
"Ti
sei mai chiesto perchè abbia acconsentito ad andare
lassù? La mia
era stata solo una proposta, non un obbligo, eppure lui non ha aperto
bocca, ha semplicemente annuito ed è partito senza neppure
salutare
nessuno. Ti sei mai chiesto perchè?"
Green
fece per ribattere ma, in effetti, non sapeva come rispondere: era
vero, non si era mai chiesto il perchè di quella partenza
così
repentina.
Semplicemente,
un giorno, si era svegliato e aveva trovato sua sorella alla porta
della Palestra di Tokiwa con un messaggio per lui da parte di quel
cretino del suo amico d'infanzia ed eterno rivale, poche righe per
dire che sarebbe partito per il Monte Shirogane e che non sapeva
quando sarebbe tornato.
Parole
senza alcuna emozione, le sue, appuntate disordinatamente su di un
foglio stropicciato e strappato sui bordi, parole e basta che
sembravano voler mettere un muro altissimo tra loro.
Era
vero, si erano sfidati per tutta Kanto, si erano affrontati alla Lega
e lui ne era uscito sconfitto e frustrato, ma non avrebbe mai voluto
che le cose finissero così.
Non
era questo quello che desiderava.
Non
voleva che Red se ne andasse.
Non
capiva perchè avesse voluto andarsene.
E
non l'aveva mai capito.
"No."
ammise Green, ritornando alla realtà: "Non ci ho mai
pensato."
Ookido-hakase
sospirò per poi fare cenno al nipote di sedersi: "Tu e
Red-kun
siete cresciuti assieme, eravate entrambi orfani e, forse, anche per
questo vi siete così affezionati l'uno all'altro quando
eravate
piccoli. Ricordo che eravate inseparabili." aggiunse l'anziano
ricercatore, "Ma poi, crescendo, vi siete allontanati e siete
diventati rivali. E' normale crescere e cambiare, anche maturare, ma
c'è una cosa che tu non hai mai capito, Green, e non parlo
solo
degli inizi della tua storia come Pokèmon Trainer."
Lo
sguardo triste e malinconico del nonno metteva Green a disagio ma
quest'ultimo s'impose di non lasciar trasparire nulla dal proprio
viso: "Cosa sarebbe?" chiese lui con tono insofferente.
"Non
hai mai davvero capito i sentimenti di Red-kun."
Per
un attimo, Green sentì distintamente il cuore balzargli in
gola e il
fiato mozzarglisi nel petto: "Cosa intendi?" domandò con
voce lievemente vacillante, "Che sentimenti?!" la sua voce
s'alzò di un'ottava mentre si alzava in piedi per
avvicinarsi al
nonno e troneggiare su di lui con gli occhi che saettavano da una
parte all'altra.
Ookido-hakase
restò impassibile: "Fui io ad accompagnare Red-kun fino alle
pendici del Monte Shirogane, fui l'ultima persona a vederlo e fui
l'ultima persona a cui parlò."
"Sei
davvero sicuro, ragazzo?"
Red
annuì, scoccando un'occhiata affettuosa verso Ookido-hakase
mentre
Pikachu gli mordicchiva giocosamente un orecchio: "Sì,
grazie
di tutto... Si prenda cura lei di mia madre... Da quando
papà è
morto... Credo le faccia piacere ogni tanto avere compagnia..."
"Sarà
fatto, Red-kun... Ma, sei sicuro che sia giusto non dire nulla a
Green? E' pur sempre..."
"Hakase...
Green ha fatto la sua scelta, io non sono mai riuscito a dirgli nulla
ed è meglio così. Sarebbe stato peggio se gli
avessi parlato e mi
avesse respinto..."
"Io
manterrò la promessa di non dirgli nulla ma, quando sarai
pronto,
scendi e torna a casa. Le porte saranno sempre aperte per te,
ragazzo. Lo sai, questo, vero?"
Red
sorrise all'indirizzo del suo mentore poi, calcandosi meglio il
berretto in testa, alzò la mano: "Arrivederci, ojiisan!"
disse, prima di mettersi a correre verso la caverna più
vicina.
Il
filo dei ricordi del Professore s'interruppe improvvisamente per il
singulto soffocato di Green, che aveva sgranato gli occhi con la mano
alla bocca: "Io... Io..." balbettò, "Tu non sapevi
nulla, Green, nessuno te ne fa una colpa." concluse l'uomo con
uno sguardo comprensivo, "Ora capisci perchè ho permesso a
Hibiki-kun di andare lassù?"
Pur
comprendendolo, Green sentiva che era sbagliato.
"Perchè
non lo hai permesso a me? Se davvero è così,
allora avrei potuto
far scendere quell'idiota all'indomani della sua partenza!"
"E
tu pensi che ti avrebbe dato retta? Green, Red-kun si sentiva
confuso, aveva bisogno di tempo e tradire la promessa che gli avevo
fatto non mi sembrava il modo migliore per iniziare il suo processo
di guarigione e di comprensione di sè. Hibiki-kun
è molto simile a
lui, è la persona ideale per aiutarlo."
"E
perchè quell'idiota non ha mai pensato di parlarmi?! Era
sempre lì
a blaterare stronzate, mi stava appiccicato come uno Shellder alla
coda di uno Yadoran!"
Entrambi
trascorsero lunghi minuti in silenzio, poi Green gettò per
terra la
sedia e uscì dalla stanza sbattendo la porta.
Quando
lasciò il Laboratorio, la prima cosa che fece fu
precipitarsi in
volo a Tokiwa, entrare in palestra e ordinare sia al custode che ai
singoli allenatori presenti di sloggiare, poi salì nel
proprio
appartamento, agguantò il vecchio zaino che usava quando si
metteva
in viaggio, ci buttò dentro una manciata di cose alla
rinfusa,
soprattutto medicine e scorte di cibo e nel giro di una ventina di
minuti era già fuori da lì, con lo sguardo fisso
sulla vetta che si
ergeva in lontananza.
"Pigeot!"
Dalla
cintura, staccò la PokèBall corrispondente e da
essa uscì il suo
fido compagno, che laciò un grido al cielo ormai avvolto dal
crepuscolo e stava per salirgli in groppa quando sentì lo
squillo
del PokèGear al polso, c'era una chiamata in arrivo; pur
tentato di
ignorarlo, però, non ne fu in grado nel momento in cui
riconobbe il
mittente con un groppo in gola.
"Ragazzino,
dove accidenti sei?!" sbottò mentre rispondeva.
Dall'altra
parte si udì una scarica di statico, come se la linea
faticasse a
prendere, poi...
"G...Green-...an.
Sono Hi...iki."
"Lo
so chi sei! Dove ti trovi?! Sei sulla vetta del Monte?!"
All'interno
della grotta, Hibiki esultò mentalmente: "Sì,
sono quassù, ma
ho bisogno di aiuto! Red-san..."
Della
risposta del più giovane, Green aveva capito poco e niente,
tranne
"quassù" e "Red-san", ma era sufficiente: "Non
muoverti da lì, hai capito?! Non muovetevi e aspettami! Sto
arrivando! E tieni in vita quell'idiota finchè non arrivo,
sono
stato chiaro?!" era preoccupato, sì, ma anche esaltato
mentre
saltava in groppa al Pokémon e gli dettava con urgenza gli
ordini,
"Portami all'inizio della Champion Road, non mi importa se il
nonno non mi ha dato il permesso di salire, noi andremo
lassù ad
ogni costo!"
Con
un ultimo grido soddisfatto, Pigeot spiccò il volo verso la
gigantesca sagoma oscura del Monte.
Lassù,
sollevato e rassicurato per la telefonata appena conclusasi, Hibiki
si lasciò scivolare contro il muro della caverna e
poggiò il mento
sulle proprie ginocchia raccolte contro il petto: "Va tutto
bene, Baku. Stanno arrivando i soccorsi, dobbiamo solo resistere
ancora per un poco..." disse a bassa voce, rivolgendosi al
proprio starter insonnolito, "Red-san, ti restituirò la
voglia
di vivere, è una promessa." aggiunse, sorridendo appena
all'indirizzo del quattordicenne ancora privo di sensi.
|
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Capitolo 2 *** Al Risveglio Da Un Incubo ***
Fandom:
Pokèmon
Games (HeartGold/SoulSilver)
Rating:
Per
tutti
Personaggi/Pairing:
OriginalShipping/MasaraShipping(RedxGreen),
HunterShipping/PreciousMetalShipping (Hibiki/GoldxSilver)
Tipologia:
ThreeShot
Genere:
Sentimentale,
Fluff, Shonen-ai, Angst
Disclaimer:
Personaggi,
luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da
cui ho
elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di
proprietà di Satoshi Tajiri e Nintendo, che ne detengono
tutti i
diritti.
Note:
Ho
un po' romanzato talune parti dei giochi e rimaneggiato la
continuity, spero di non essermi presa eccessive libertà...
I nomi
sono quelli originali giapponesi, sia dei pg, sia delle
città che
dei Pokèmon. La timeline segue quella dei remake RF, GL, HG
e SS.
SULLA
VETTA
CAPITOLO
2
AL
RISVEGLIO DI UN INCUBO
"Non
mi importa un accidenti se non ho il permesso! Fatemi passare
all'istante! Devo salire su quell'ammasso di ghiaccio, c'è
una
persona che ha bisogno di aiuto!"
Faticosamente,
uno dei guardiani dell'accesso al Monte Shirogane cercava di spingere
indietro quella furia della natura che si era rivelata essere un
Green Ookido incazzato
e agitato.
Soprattutto
incazzato.
L'uomo
si scambiò un'occhiata coi suoi colleghi che vegliavano
sull'accesso
alla Champion Road e a Kanto ma entrambi scrollavano le spalle,
lavandosene sostanzialmente le mani delle sue difficoltà.
Certo,
non poteva biasimarli...
Avere
a che fare con quel ragazzo era una rogna che perfino lui avrebbe
volentieri sbolognato, ma era il suo compito quello di impedire il
passaggio a chiunque non fosse stato autorizzato da Ookido-hakase,
perfino mettersi contro il nipote e allontanarlo con la forza, se
fosse stato necessario, era uno dei suoi compiti.
E lo
avrebbe eseguito.
"Ragazzo,
vattene o sarò costretto a usare le maniere forti..." disse
a
malincuore, estraendo dalla cintura una PokèBall: "Tu sarai
il
CapoPalestra di Tokiwa ma posso darti del filo da torcere."
decretò l'uomo, spiando l'espressione rabbiosa del
più giovane.
"Ma
allora non sta a sentire! C'è una persona lassù
che ha bisogno di
aiuto!" Green era esasperato, avrebbe voluto mollare un pugno
sul naso a quel tizio ma si sarebbe messo nei guai e doveva trovare
una soluzione civile per non rallentare ulteriormente i soccorsi a
Red e Hibiki.
"Se
parli di Hibiki-kun, non devi preoccuparti, sa cavarsela
perfettamente da solo." la voce del guardiano della Champion
Road suonava vagamente divertita e orgogliosa: "Riuscirà a
conquistare il Monte Shirogane e a tornare giù sano e salvo."
La
pazienza di Green si stava rapidamente assottigliando e ancora si
chiedeva perchè non avesse fatto uscire Windie
per dargli l'ordine di arrostirli tutti.
E al
diavolo il regolamento!
Non
avrebbe lasciato morire Red e Hibiki lassù per colpa di tre
testardi!
Preso
dalla rabbia, agguantò per il bavero quello più
vicino dei tre e lo
sbatacchiò con forza prima di sollevarselo sopra la testa:
"Dillo
pure al mio vecchio che ho alzato le mani, dillo pure alla Lega, non
mi importa nulla ma quello che è certo è che
lassù c'è l'ex
Campione, la cui vita è appesa a un filo. Non so te, ma io
non credo
di voler lasciare morire quel grandissimo idiota." gli
soffiò
sulle labbra prima di gettarlo a terra con violenza, "E quel
moccioso di Hibiki è con lui, volete davvero avere sulla
coscienza
due persone?" chiese con tono lapidario, voltandosi appena in
tempo per fermare sul posto gli altri due, che avevano già
sguainato
la PokéBall.
"...Cosa
vuol dire?"
La
nuova voce aveva preso del tutto alla sprovvista Green che, voltatosi
di scatto verso l'accesso di Johto, si preparò mentalmente
ad
affrontare un poliziotto o comunque un uomo di legge, non un
ragazzino dai capelli... rossi?
Il
CapoPalestra si concesse qualche istante per osservarlo: magro come
uno spaventapasseri, con grandi occhi grigi, i vestiti che sembravano
una divisa scolastica...
E
uno zaino che gli pendeva da una spalla con un Ordile che lo seguiva.
Un
allenatore che voleva affrontare la Lega?
"Cosa
vuol dire?" ripetè lui, avvicinandosi ancora: "Cosa vuol
dire che quel mollusco di Hibiki è lassù?"
"Tu
conosci Hibiki?" domandò sorpreso Green, abbassando il pugno.
Il
nuovo arrivato semplicemente annuì, poi fece un cenno e
Ordile mosse
un passo in avanti: "In che guaio si è messo?"
continuò
lui, incrociando le braccia al petto.
"Senti,
non ho proprio tempo per spiegare come stanno le cose, se vuoi
aiutarmi a passare, bene, altrimenti puoi anche sloggiare!"
esclamò Ookido con aria nervosa mentre estraeva una
PokéBall per
poi rivolgersi alla guardia ancora a terra: "Te lo dirò
un'ultima volta. Fammi passare oppure avrai sulla coscienza due
vite."
A
Silver bastò quella frase.
"Ordile,
attacca."
Un
attimo dopo, tutti e tre i guardiani erano stati messi fuori gioco e
Green si era ritrovato a venir trascinato per il polso dal misterioso
ragazzino: "A differenza tua, non mi faccio molti problemi. Ora
spiegami cosa c'entra Hibiki in questa faccenda." entrambi
correvano lungo il corridoio deserto e silenzioso con Ordile che li
seguiva, "E ti conviene dirmelo subito."
Ancora
frastornato per la rapidità degli eventi, Green non rispose
subito,
ma attese di trovarsi all'esterno, con l'ombra del monte a incombere
su di loro, vicina e spaventosa, prima di estrarre la Ball con Pigeot
e liberare quest'ultimo: "Il ragazzino mi ha chiamato e mi ha
chiesto aiuto per una persona. Tu cosa ci fai qui e perchè
ti
interessa tanto saperlo?" sbottò, scrutandolo dalla groppa
del
Pokèmon Uccello.
"Sei
qui per l'eremita, Ookido-san?"
Green
spalancò gli occhi: "E tu come...?"
"Dopo
che Red-san sconfisse il Roketto Dan, tre anni fa, era divenuto
piuttosto famoso. Anche il suo rinunciare al titolo di Campione non
è
proprio passato in sordina" notò Silver con tono acido.
Una
volta di più, Green sbuffò insofferente,
stringendo i pugni e
maledicendo ancora una volta l'amico d'infanzia mentre Silver, con lo
sguardo piuttosto basso, calciava distrattamente un sassolino;
infine, quando quest'ultimo alzò lo sguardo, prima si
soffermò sul
proprio PokèGear e infine di nuovo sull'interlocutore:
"All'inizio,
quello che volevo era una sorta di vendetta. Ma poi, mi sono reso
conto che non avevo bisogno di mio padre, non avevo bisogno di
trovare vendetta per lui perchè lui, per me, non aveva mai
fatto
nulla. Per assurdo, l'unica persona che abbia mai fatto qualcosa per
me è stato quel mollusco di Hibiki. Basta come spiegazione o
devo
continuare?" concluse, voltandosi indietro, "Anche perchè
stanno arrivando i rinforzi e non credo siano molto amichevoli."
"Sali,
recupereremo un po' di tempo così." per tutta risposta,
Green
gli allungò la mano: "Sbrigati!"
Il
viso di Silver si contrasse in una smorfia trionfante mentre si
issava da sè sul dorso del Pokèmon Uccello e
spiccarono il volo
nella notta proprio nell'esatto momento in cui le guardie malconce
erano uscite di corsa dall'edificio.
Incurante
delle loro grida, Pigeot sbatteva le possenti ali e si stagliava
contro la Luna.
Chino
su sè stesso, invece, Silver cercava di non farsi spazzare
via dal
vento mentre Green, con mano ferma e decisa, guidava il volo:
"Pigeot, sali di quota fino al limite delle nevi perenni!"
ordinò.
Questi
lanciò un alto grido e sbattè con ancora
più forza le ali: "Oltre
non possiamo andare, non in volo almeno. Dovremmo arrangiarci e farci
strada a piedi!" proseguì, non proprio sicuro che Silver
l'avesse sentito.
"Zitto
e guida..." borbottò invece il ragazzo sottovoce, aggrappato
con tutte le proprie forze: "Come sei scortese. Non avrai mica
paura!" lo sfottè Green.
Silver
s'impose di non gettare il CapoPalestra di Tokiwa giù dal
Pigeot:
sarebbe riuscito a cavarsela, in un modo o nell'altro, dalle accuse
di aggressione, ma da quelle di omicidio era tutt'altra storia.
"Pensa
a portarci sani e salvi lassù, poi potrò anche
gettarti in un
ghiacciaio."
"Come
siamo scontrosi."
"Non
è che tu sia un esempio di simpatia."
"Sei
tu quello che ancora mi deve spiegare che razza di vendetta volevi
dall'idiota lassù." replicò Green con tono il
più possibile
calmo: era mai possibile che Red avesse fatto qualcosa di male? Era
un ragazzino, era stupido ma non sembrava affatto il tipo da
danneggiare volontariamente qualcuno.
Silver,
d'altra parte, non sapeva se voleva aprirsi con una persona
così,
mai vista nè conosciuta in vita propria: in fondo, aveva
sempre
pensato di raccontare ogni cosa a Hibiki e basta, ma anche lui
desiderava sapere qualcosa dal suo inaspettato compagno di viaggio, e
quindi sarebbe dovuto scendere a compromessi.
Forse.
"Prima
vorrei fare io una domanda. Perchè accorrere da Red-san
proprio
adesso? Perchè dovresti andare a visitarlo proprio adesso
dopo tre
lunghi anni?"
Green
si morse il labbro inferiore ma non si azzardò a rispondere
al più
giovane, non subito almeno: come poteva spiegare tutto quello che gli
aveva raccontato il nonno? Come poteva spiegare l'insolita fitta di
dolore che sentiva ogni volta che pensava a Red, lontano e solo
lassù?
"Paura
di rispondere o paura di non sapere cosa rispondere?"
Green
fulminò il più giovane con lo sguardo ma non
proferì ugualmente
verbo.
§§§
"Lo
immaginavo... Mi dispiace per i problemi che quella testa dura di mio
nipote ha causato. Non si preoccupi, ci penserò io...
Sì,
arrivederci..."
Con
uno sbuffo stanco, Ookido-hakase chiuse la comunicazione al
video-telefono e s'alzò dalla scrivania, spostandosi verso
la
finestra spalancata sulla notte che ormai era calata su Masara: era
una bella serata, senza alcun dubbio.
"Stupido..."
borbottò tra sè e sè l'anziano
ricercatore: "Avresti dovuto
aspettare..."
Non
era deluso e, anzi, non era rimasto neppure troppo sorpreso dalla
piega che avevano preso gli eventi perchè Green non sarebbe
potuto
restare con le mani in mano, non dopo la loro chiacchierata, ma da
qui ad aggredire delle guardie...
Con
l'aiuto di un altro ragazzo, perdipiù, la cui descrizione
suonava
tremendamente familiare...
"Utsugi-kun
sarà contento di sapere che il Waninoko che gli è
stato rubato sta
bene." disse con un sospiro rassegnato: non avrebbe comunque
potuto fermare quei due ragazzi, non in quella situazione.
"Cercate
di tornare tutti e quattro sani e salvi a casa..."
§§§
Inquieto,
Hibiki stava accanto a Red, inginocchiato a saggiarne la temperatura:
"Non va, Baku... Ha ancora la febbre alta..." borbottò
preoccupato mentre rifaceva l'impacco di neve ormai sciolta da
mettergli sulla fronte, "Deve scendere... Ma non ho abbastanza
medicine..." aggiunse con tono frustrato mentre frugava per
l'ennesima volta nello zaino.
Bakufun,
che non si era mosso di un centimetro dalla sua posizione e
continuava a scaldare Red da ore, lanciò un mezzo grido di
disapprovazione e fissò il proprio allenatore con
espressione
severa: "Lo so, Baku, non devo darmi per vinto." replicò
questi con voce affettuosa, "Presto arriverà Green-san e ci
penserà lui a Red-san. Noi dobbiamo solo resistere."
Baku
annuì, appoggiando la testa sulle ginocchia di Hibiki.
"Vorrei
solo capire cosa ha portato a tutto questo..." disse il ragazzo
tra sè e sè: "Vorrei solo capire
perché si sia ridotto
così..."
Bakufun
scosse la testa.
"Vorrei
che Red-san si svegliasse e stesse bene e mi spiegasse..."
Ma
Hibiki era consapevole che questo suo desiderio era ben lungi
dall'essere realizzabile: poteva solo continuare a fare del suo
meglio per curare Red-san e poi ci sarebbe stato tempo in futuro per
parlare; chinandosi per sistemare il cuscino del sacco a pelo in cui
era riuscito, faticosamente, a distendere il Campione, Hibiki
pregò
in cuor suo che i soccorsi non tardassero ad arrivare e aveva fiducia
in Green-san perchè ciò non avvenisse.
Poi,
esausto, si rannicchiò a terra, accanto al corpo caldo del
proprio
partner, e chiuse gli occhi: aveva bisogno di riposare altrimenti
sarebbe crollato.
Il
suo fu un sonno agitato, popolato da incubi: si vide entrare alla
Lega, col cadavere di Red-san tra le braccia, e scrutato dagli occhi
disgustati dei Superquattro, di Lance e da quelli degli altri
Capipalestra.
Tra
due ali di folla silenziosa e sbigottita, con i visi duri e schifati,
attraversava la Hall Of Fame gremita.
In
fondo alla sala, Hibiki vide con il cuore in gola che la madre di
Red-san piangeva, sorretta da Ookido-hakase.
I
borbottii e i bisbigli dei presenti gli facevano venire mal di testa:
erano accuse, accuse di aver lasciato morire Red-san per prenderne il
posto, per invidia e cattiveria.
"Non
avresti dovuto promettere cose che non eri in grado di mantenere,
ragazzino." il tono di Ookido-hakase era freddo mentre si
rivolgeva a lui: "Hai lasciato morire una persona per il tuo
tornaconto personale."
"Assassino!"
gridò Kasumi-san da qualche parte della sala.
Lo
sguardo di Matsuba al suo fianco era furente.
Si
era svegliato gridando, con negli occhi ancora l'immagine del volto
senza vita di Red, e subito la prima cosa che fece fu di assicurarsi
che respirasse ancora: ma il giovane ammalato era ancora vivo, pur se
immerso nell'incoscienza di una febbre ancora troppo elevata per
dichiarare che si sarebbe ripreso.
Bakufun,
che non aveva perso un movimento dell'allenatore, lo fissava
attentamente col muso a pochi centimetri dal viso di Hibiki, che lo
accarezzò con mano tremante e le lacrime agli occhi, lacrime
che
vennero asciugate dal pelo morbido e caldo di Baku che si sfregava
contro di lui per rassicurarlo.
"Sei
davvero un amico, Baku..." mormorò il ragazzino,
stringendosi a
lui con tutta la forza che aveva: "Grazie..."
Il
Pokemon lanciò un piccolo grido di approvazione mentre
leccava via
le ultime gocce salate dalle guance del proprio compagno umano.
Hibiki
era stanco, aveva paura, ma non avrebbe permesso che quel sogno,
quell'incubo, diventasse una tremenda realtà, invivibile e
inconcepibile.
"Acqua..."
Il
rantolo di Red, inaspettato e improvviso, colse di sorpresa il
giovane nativo di Johto, che sobbalzò sulla pietra tiepida
prima di
rotolare fino al sacco a pelo, spiando febbrilmente il volto del
Campione nella speranza che quella voce non fosse stata frutto di una
speranza indotta dall'intimo desiderio che l'aveva accompagnato e
sostenuto in quelle lunghe ore lassù.
Ma
non era così, perchè quel che Hibiki vide furono
occhi velati ma
indiscutibilmente aperti e una bocca arsa che implorava refrigerio e
sollievo.
Con
l'aiuto di Baku, che teneva sollevato Red, Hibiki gli
avvicinò la
borraccia alle labbra: "Bevi piano, mi raccomando..."
mormorò con tono il più possibile rassicurante,
"Presto i
soccorsi saranno qui." aggiunse ottimista.
Red
bevve, lentamente, qualche sorso, poi allontanò la mano del
più
giovane per ridistendersi senza forze sul giaciglio; era rosso in
viso, ansimava, ma era cosciente, si guardava intorno come alla
ricerca di qualcosa.
"...Pikachu?"
chiese lui in un sussurro.
Baku,
alle sue spalle, lanciò un grido e raccolse tra le braccia
il
piccolo topo elettrico addormentato sul suo grembo, depositandolo con
attenzione sul sacco a pelo.
Red
lo strinse a sè, lasciando che una lacrima cadesse sulla
testolina
del Pokemon.
"Sta
bene, l'abbiamo curato..." disse il più giovane,
avvicinandosi
ancora: "E anche tu starai bene. Abbiamo chiamato aiuto e presto
saranno qui."
Red
lo squadrò con espressione confusa, ancora mezzo
addormentato e
intontito dalla malattia: "...Il tuo nome... è Hibiki...
giusto?" domandò infine.
"Sì,"
confermò lui: "Mi sei svenuto davanti, Red-san."
"C-Come
fai a conoscere...?"
"Il
tuo nome?" concluse per lui Hibiki: "Beh, ho viaggiato a
lungo, ho attraversato Johto e Kanto e ho sentito tanto parlare di
te. Ti aspettano tutti, devi tornare indietro con me. Ho promesso che
ti avrei ritrovato, non farmi passare per bugiardo."
Red
lo guardò ma non rispose, sembrava pieno di domande ma privo
della
forza per porgliele.
"Ho
conosciuto tutti. Kasumi-san, Takeshi-san, Ookido-hakase e..."
"...Green
ti ha parlato di me?"
Hibiki
annuì: "Lui... Lui sta arrivando... Ho chiamato lui
perchè era
l'unico che poteva aiutarci... Ookido-hakase... Ookido-hakase mi ha
detto che siete cresciuti assieme, non sapevo chi altro chiamare."
ammise a bassa voce.
"Perchè
sei qui...?" chiese all'improvviso il maggiore con voce roca:
"Mi avevi sconfitto, potevi andartene e lasciarmi qui... Sei tu
il Campione adesso..."
"Cazzate!"
sbottò Hibiki: "Non potevo lasciarti morire! Molte persone
ne
avrebbero sofferto, senza contare che portarmi addosso per tutta la
vita il peso di aver lasciato morire qualcuno non è nei miei
programmi! E poi, essere il Campione di Johto mi basta, non sono qui
in cerca di gloria, sono qui per te."
"Perchè
lo stai facendo...?" chiese ancora Red, tossendo violentemente.
"Sei
un eroe, non puoi mollare tutto. Non così. Cosa hai ottenuto
in
questi tre anni? Avevi tanti amici, eri rispettato e amato,
benvoluto. Tutti ti ricordano con affetto. Perchè
andartene?".
Poi
Hibiki abbassò lo sguardo stringendo un lembo della coperta
tra le
mani: "Tua madre continua ad aspettarti. E' sempre lì; ogni
tanto, quando la vado a trovare, la trovo che piange. Anche io ho una
mamma, a Wakaba. La sento, la vado a trovare, anche se viaggio molto
penso sempre a lei. So che, se sparissi come hai fatto tu, ne
morirebbe. Ma la tua è forte, resiste e ti aspetta con
fiducia. Sono
qui per tenderti una mano e riportarti a casa."
Red
chiuse gli occhi, stanco, e Hibiki temette per un attimo che
l'incoscienza fosse sul punto di ghermirlo di nuovo, ma poi il
giovane si riscosse e si mise faticosamente seduto, con la schiena
poggiata contro il petto caldo di Baku: "Io... Io non volevo...
Ma Green non capiva, non si accorgeva di quanto avevo bisogno..."
"Qualunque
cosa sia, hai mai provato a parlargliene?"
"Sì...
Ma è stato tutto inutile. Green... Green..."
"Red-san...
Calmati. Non sei tenuto a parlarmene se non te la senti ma Green-san
sta venendo a prenderci, era spaventato e preoccupato quando l'ho
chiamato. Non è cattivo," aggiunse, prendendogli le mani
bollenti tra le proprie: "Io credo che nessuno dei due sia
riuscito a farsi capire e a capire l'altro."
Poi,
d'istinto, Hibiki gli gettò le braccia al collo: "Io sono
dalla
tua parte, Red-san. Ricordalo."
Faticosamente,
Red ricambiò l'abbraccio.
Grazie a tutti per le
recensioni. Vi voglio bene <3
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Capitolo 3 *** Il Sorriso Che Non Se Ne Andrà Mai Più ***
Fandom:
Pokèmon
Games (HeartGold/SoulSilver)
Rating:
Per
tutti
Personaggi/Pairing:
OriginalShipping/MasaraShipping(RedxGreen),
HunterShipping/PreciousMetalShipping (Hibiki/GoldxSilver)
Tipologia:
ThreeShot
Genere:
Sentimentale,
Fluff, Shonen-ai, Angst
Disclaimer:
Personaggi,
luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da
cui ho
elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di
proprietà di Satoshi Tajiri e Nintendo, che ne detengono
tutti i
diritti.
Note:
Ho
un po' romanzato talune parti dei giochi e rimaneggiato la
continuity, spero di non essermi presa eccessive libertà...
I nomi
sono quelli originali giapponesi, sia dei pg, sia delle
città che
dei Pokèmon. La timeline segue quella dei remake RF, GL, HG
e SS.
SULLA
VETTA
CAPITOLO
3
IL
SORRISO CHE NON SE NE ANDRA' MAI PIU'
Scrollandosi
di dosso la neve e sistemandosi meglio la sciarpa, Green
richiamò
Pigeot nella Monster Ball dall'interno della grotta in cui avevano
trovato fortuito rifugio, grotta che era collegata al cuore della
montagna da un intrico di gallerie.
Chissà,
magari da lì sarebbero riusciti ad arrivare fino in vetta.
"Tutto
bene, ragazzino?" chiese il Capopalestra, rivolgendosi al suo
torvo compagno di viaggio che era seduto su di una larga roccia con
un PokèGear in mano.
"Ho
un nome, signor Capopalestra dei miei stivali." borbottò con
voce roca Silver: "Sto cercando di contattare Hibiki ma il
segnale non c'è."
Green
sbirciò lo schermo del dispositivo: "Dove l'hai preso quello?"
chiese curioso.
"Affari
miei..." ribattè secco il rosso.
"L'hai
rubato?" incalzò Ookido con un sorrisetto cattivo sulle
labbra;
l'attimo dopo, dovette evitare per un pelo una pietra lanciata contro
di sè: "Solo perchè l'ho fatto una volta non vuol
dire che lo
faccio abitualmente!" gridò l'altro, alzandosi in piedi.
Poi,
calmatosi, Silver si risedette: "Me lo ha regalato Hibiki dopo
aver battuto la Lega. Quel mollusco ha voluto farmi questo regalo con
parte del premio in denaro che ha ricevuto." disse, riponendolo
in tasca.
Green
scrollò le spalle e raccolse il proprio zaino: "Andiamo, la
strada da fare è ancora lunga." concluse, recuperando dalla
tasca una torcia elettrica.
§§§
Quando
i due ragazzi si staccarono, Bakufun fu veloce ad avvolgerli in un
abbraccio caldo: "Grazie Baku." disse Hibiki con
riconoscenza mentre anche Red, visibilmente stanco, si lasciava
avvolgere dal calore del Pokemon di fuoco, "Red-san, ho bisogno
di chiederti ancora alcune cose. Posso?" domandò titubante
il
più giovane.
Red
aprì debolmente gli occhi, tra le braccia aveva ancora
Pikachu, e
annuì.
Facendosi
coraggio, il nativo di Wakaba si avvicinò ancora:
"Perchè te
ne sei andato? Devo saperlo, so che ho promesso di non forzarti ma
devi dirmelo."
Sapeva
che quella domanda doveva nascondere una risposta estremamente
dolorosa, da dire e da sentire, ma Hibiki voleva spingere Red a
parlare perchè sentiva che aveva bisogno di sfogarsi, di
sfogare in
qualche modo quei tre anni di solitudine.
"Io...
Io non volevo..." iniziò Red a voce bassa: "Io volevo
restare, sul serio. Avevo... Avevo realizzato il mio sogno."
sembrava così piccolo e fragile, notò Hibiki, "Ma
poi..."
"Green,
cosa stai facendo?"
Red
era stupito: entrando nella Palestra di Tokiwa, aveva trovato l'amico
e rivale di sempre intento a fare i bagagli.
"Non
lo vedi, tonto?" l'aveva apostrofato Green da dietro una pila di
vestiti sparsi sul pavimento: "Sto partendo."
Red
sbuffò: "Questo l'ho capito ma per dove?"
"Sono
stato incaricato dalla Lega di effettuare alcune indagini. Non so
quando tornerò." continuò il ragazzo, chiudendo
infine la zip
dello zaino ormai pronto.
"Che
tipo di indagini?" chiese ancora il Campione, vedendosi però
rivolgere un'occhiata di fuoco da parte dell'altro: "Non lo so,
devo andare a prendere servizio per ricevere le istruzioni tra tre
ore e tu mi stai rallentando." aggiunse.
Red
fremette ma si spostò e fece un passo indietro: "Posso
parlarti
un attimo? Prima che tu parta?" precisò.
Green
sbattè per terra il piede: "Red, ho un sacco di preparativi
da
fare, probabilmente starò via per parecchi mesi, se non
perfino un
anno. Se non è qualcosa di vitale importanza, parla,
altrimenti
sparisci." sbottò.
Red
fece un respiro profondo: doveva dirglielo ora, altrimenti non
avrebbe più avuto la possibilità di farlo.
"Green,
io... Io devo confessarti una cosa... Ne ho parlato anche con
Nana-neesan e..."
Green
lo fissò intensamente, in attesa.
Per
un attimo, a Red mancò il fiato nei polmoni.
"Allora?
Ti ho detto che sono di fretta!" incalzò nervosamente il
Capopalestra: " Non tutti sono come te, che ozi in attesa che
arrivi un qualche sfidante! Io ho un sacco di lavoro da fare e non ho
tempo da perdere!"
Non
ce la faceva...
"Sc-Scusami..."
disse debolmente Red: "Ho scordato di avere un appuntamento...
Fai buon viaggio..." mormorò prima di voltarsi e uscire
dalla
porta.
Non
si guardò mai più indietro.
§§§
"Sei
sicuro, Red-kun?"
Nanami
guardava il ragazzino che era come un secondo fratellino per lei
mentre, con lo zaino sulle spalle, aspettava suo nonno nella casa in
cui lei abitava.
"Sì,
Nana-neesan, sono sicuro." disse con una voce atona, monocorde,
e gli occhi privi di luce: "Ho parlato con Lance-san e ha
accettato di sostituirmi per tutto il tempo che mi occorre."
"Io
non parlo della Lega!" la ragazza più grande
lanciò per terra
lo strofinaccio con cui stava asciugando i piatti: "Io parlo di
quell'idiota di mio fratello! Sei sicuro che non vuoi parlargliene?"
"E
a cosa servirebbe? Lui è partito e non ha avuto tempo di
ascoltare."
"Non
puoi aspettarlo?" chiese speranzosa lei.
Red
scosse la testa: "Un anno intero? Per poi ricevere una cocente
delusione?" chiese lui: "Preferisco andare lassù. Se mai
vorrà parlarmi, dovrà salire lui. Sono stanco di
inseguirlo..."
aggiunse, dandole un foglietto: "Quando tornerà, dagli
questo,
per favore."
Nana
annuì, riponendo il foglietto nella tasca del grembiule, poi
lo
abbracciò di slancio: "Sicuramente il nonno te lo
dirà, ma
voglio che tu sappia che, quando tornerai, troverai sempre questa
porta aperta. Ti aspetterò, otooto." sussurrò,
nascondendo il
volto nell'incavo della spalla del ragazzino più giovane,
"Anche
per quello stupido di mio fratello."
"E
io l'ho aspettato a lungo, per tutti questi anni. Speravo sempre che
sarebbe comparso a sfidarmi e a portarmi via di qui.”
Una
volta concluso il racconto, Hibiki restò a bocca aperta:
quanto era
tardo Green-san?
Red
non disse più nulla, socchiuse gli occhi e si
abbandonò
semplicemente alla stanchezza ma, e Hibiki lo sapeva, era senza
dubbio più leggero il peso che gravava sul suo animo adesso
che si
era aperto un po' con lui; il più giovane
rimboccò la coperta al
Campione e si rannicchiò in un angolo a fissare il fuoco
scoppiettante: "Ah, accidenti!" borbottò tra sè e
sè,
"Green-san, non pensavo fossi così stupido..." disse
amaramente a bassa voce, il volto di Red era emaciato e stanco, forse
troppo.
"Spero
che tutto si risolvi..." mormorò mentre una lacrima scendeva
lungo la sua guancia.
§§§
"Nonno,
sono Nanami, posso entrare?"
Vedere
la maggiore dei suoi nipoti era sempre un toccasana per l'anziano
ricercatore: la ragazza era tranquilla, affettuosa, premurosa e
soprattutto ci teneva particolarmente a entrambi i suoi pestiferi
fratellini, "Certo cara, entra pure." disse lui, seduto
alla scrivania del suo studio.
Lei
entrò, nella luce soffusa della lampada da tavolo sembrava
più
adulta che mai: "Come mai qui?" chiese l'uomo.
"Ho
saputo che mio fratello, sai, quello tonto, ha aggredito i custodi
del Monte Shirogane e che alla Lega sono partite le scommesse sulle
probabilità di successo nel tirare giù da
lassù il mio fratellino
intelligente." disse lei con un sogghigno prima di riprendere
una parvenza di serietà: "Credi che ce la farà?
Red-kun era
abbattuto, molto. Non ho sue notizie da tempo e sono preoccupata..."
Ookido
si levò gli occhiali e fece cenno alla ragazza di
avvicinarsi,
accogliendola sulle sue ginocchia come quando era piccola:
"Nana-chan, ricevo continuamente da Red-kun brevi messaggi sulle
sue condizioni e lo monitoro costantemente con le forniture che gli
faccio avere lassù. Ho mandato Hibiki perchè
anche io sono molto
preoccupato per lui e sono certo che lui e Green riusciranno a
riportarlo a casa. E poi non sono soli."
"In
che senso?" domandò lei confusa.
"Ho
saputo che Green-kun non ha aggredito materialmente i guardiani ma
è
stato un altro ragazzo, con un Ordile." precisò.
"Che
sia...?" chiese lei stupefatta.
"Sì,
è lo stesso ragazzo. " confermò l'uomo.
"Allora
dal marcio del Team Rocket può venire fuori anche qualcosa
di
buono!" notò lei con un scorriso: "Silver-kun,
vero?”
Ookido
annuì, confermando le parole della nipote: “Dalle
mie ricerche,
quel ragazzo è stato abbandonato dal padre criminale tre
anni fa,
dopo una vita di continui abusi. Anche per questo motivo abbiamo
deciso di lasciargli Waninoko: la nostra scommessa era che forse
qualcosa di buono sarebbe successo e Hibiki ci ha dato conferma di
questo. Ordile adesso è un Pokemon che ama il suo
allenatore, e sono
certo che quel ragazzo gli è affezionato allo stesso modo.
Sono
certo che si stia lasciando alle spalle il suo passato
travagliato.”
Nana
si alzò dalle ginocchia del nonno e lo abbracciò:
“Credo che
anche Hibiki-kun ne sia felice.” trillò lei,
uscendo dallo studio.
§§§
Col
cuore in gola, Green s'inerpicò su per l'ultima, ripida
parete che
li separava dalla fioca luminescenza proveniente da quella grotta in
alto, irraggiungibile in apparenza ma non per lui: lassù
c'era Red e
avrebbe fatto qualunque cosa per gridargli addosso quanto idiota era
stato.
E
quanto idiota era stato il proprio comportamento.
Dietro
di lui, Silver si arrampicava agilmente e in silenzio, mordendosi il
labbro inferiore e ugualmente frustrato e in ansia: a breve avrebbe
visto faccia a faccia colui che era stato il responsabile, almeno era
quello che aveva sempre pensato, della sconfitta del padre e del suo
conseguente abbandono.
Ma
il suo cuore cominciava a pensarla diversamente: forse era solo la
sconfitta di Sakaki l'unica responsabilità che Red aveva ma
l'abbandono... No, quello era solo colpa di suo padre e della sua
incapacità nell'essere un buon genitore.
Dopotutto,
i soprusi erano stati continui fin dalla sua nascita, quella era
stata solo la conseguenza naturale delle cose.
Forse...
era stata unicamente la sua rabbia...
Silver
scosse violentemente la testa e accettò di buon grado la
mano che
Green, già in cima, gli tendeva per tirarsi oltre il bordo
del
burrone e poi lo seguì lungo lo stretto e corto sentiero:
infine,
sbucarono in una grotta tiepida, illuminata, col fiato corto e i
battiti cardiaci considerevolmente accelerati.
Bakufun,
percepito il loro arrivo, alzò la testa e, lanciato un basso
verso
di approvazione, col muso cercava di svegliare i due ragazzi stretti
nel tepore del corpo del pokemon di fuoco.
Green
rabbrividì: Red era dimagrito tantissimo, a malapena
riusciva a
distinguerlo nel mucchio di pelliccia e braccia; era pallido come un
morto e sembrava avesse pianto, e lui non l'aveva mai visto piangere
dal giorno in cui suo padre era venuto a mancare.
Svelto,
abbandonò lo zaino a terra e cominciò a frugarci
dentro: le sue
dita si strinsero attorno ai blister di medicinali che vennero tirati
fuori con espressione trionfante, “Ragazzino, occupati di
Hibiki,
io penso a Red.” disse mentre alzava lo sguardo.
Ma
era evidentemente inutile perchè Silver, con attenzione,
aveva preso
tra le braccia il rivale, spostandolo in un angolo per lasciare
spazio al maggiore, che lo sorpassò rapidamente; Green si
chinò sul
Campione, accarezzandogli la guancia e facendosi colpire dalle
piccole scossette elettriche di Pikachu, svegliatosi al loro arrivo,
che non sembrava molto felice di vederlo.
Oh
beh, era un pokemon intelligente, dopotutto.
Red
venne preso in braccio senza tante cerimonie e portato presso il
sacco a pelo, totalmente ignorato da Silver che aveva fatto
distendere Hibiki sulle proprie ginocchia: “Nel mio bagaglio
ce n'è
uno di riserva, prendilo e usalo per tenerlo al caldo.”
Il
rosso non se lo fece ripetere due volte.
A
causa di tutto quel trambusto, ancora assonnato, lo stesso nativo di
Wakaba aprì infine gli occhi; la sua vista annebbiata non
gli
permise di distinguere granchè ma la capigliatura color
rubino che
gli danzava davanti era inconfondibile:
“S-Silver...” bofonchiò
emozionato.
“Fai
ancora una cosa del genere e ti riporto giù da questo monte
a
calci.” replicò secco questi, aiutandolo a
stendersi al caldo.
Hibiki
sorrise sollevato: “Green-san è con te?”
chiese a bassa voce.
“Si
sta occupando dell'altro tizio.”
“Grazie
di essere venuti...”
“Umpf...
Non ringraziare me.”
“Ma
sei venuto qui con lui...”
“Ma
certo non per quell'eremita.”
“E
allora perchè...?”
Silver
sbuffò frustrato: possibile che quel mollusco non capisse
fino a
quel punto?
“Non
ti riguarda adesso.” replicò con tono seccato:
“Ne riparleremo.”
Hibiki
annuì e si rannicchiò al caldo, addormentandosi
nuovamente quasi
subito; Silver gli si sedette accanto e non si mosse più.
Con
la coda dell'occhio, Green aveva osservato il concitato scambio di
battute tra i due ragazzi ma non l'aveva toccato particolarmente,
concentrato com'era sulle condizioni di Red, sulla sua febbre e sugli
incubi che parevano tormentarlo senza che lui potesse fare nulla per
alleviarli: la temperatura era troppo alta, e malgrado avesse trovato
dei pezzi di stoffa ancora umidi e freddi, segno inconfondibile degli
impacchi di neve fatti dal più giovane, non erano stati
sufficienti.
“Idiota,
se muori qui giuro che vengo a prenderti a calci fino
all'inferno.”
ringhiò tra sé e sé mentre scioglieva
nella borraccia una
polverina argentata: “E ora bevi.”
ordinò, avvicinandogliela
alle labbra.
Con
le pupille dilatate e appannate, Red sollevò leggermente le
palpebre, confuso e ancora per metà addormentato:
probabilmente non
lo aveva riconosciuto, perchè Red l'aveva chiamato
“Hibiki-kun...”
e ciò poteva solo significare che le cure costanti del
più giovane,
oltre ad essere state in qualche modo efficaci per non farlo
peggiorare, erano anche state un balsamo per l'anima del Campione.
In
quel momento, Green sentì distintamente il cuore creparsi
mentre si
faceva strada in lui la consapevolezza di quanto significasse la
presenza di Red nella sua vita e di quanto tenesse a lui e quanto non
volesse perderlo.
Ma
perchè si era giunti fino a quel punto?
Perchè
non lo aveva voluto ascoltare quel giorno?
Perchè
si era comportato così?
D'accordo,
Red gli aveva rubato il sogno di diventare Campione ma aveva lavorato
a lungo per diventare ciò che era diventato, e comunque
erano sempre
stati uniti, amici, come erano arrivati a quello?
Nel
giro di qualche ora, complici anche le nuove e adeguate cure portate
dal rissoso duo di soccorritori, la febbre era scesa
considerevolmente, facendo tirare un sospiro di sollievo al
Capopalestra di Tokiwa, che si era ritrovato a tenere stretta nella
sua la mano di Red.
“E'
bello vederti.”
La
voce impastata di sonno di Hibiki lo fece sobbalzare: il ragazzo gli
si sedette accanto e lui non fece neppure in tempo a ritirare la mano
che questi, vedendola, sorrise.
“Red-san
aveva davvero bisogno di parlare con qualcuno, questi ultimi anni
sono stati difficili per lui.”
Green
non rispose.
“Ha
detto di averti aspettato, Green-san. Perchè non sei mai
venuto
qui?” domandò il più giovane con
espressione questa volta molto
più seria, “Avresti potuto farlo in ogni
momento.”.
“Io...
io non lo sapevo.” ammise Green con lo sguardo basso:
“Sono
rimasto lontano da casa per parecchio tempo e, quando sono tornato,
credevo fosse stato solo un suo capriccio quello di andarsene. Mia
sorella non mi ha detto nulla sulle motivazioni e non ho mai ricevuto
altre notizie, quasi mi ero convinto che fosse morto.” disse
con un
filo di voce.
“E
perchè non sei mai venuto sin qui a sincerartene di
persona?”
incalzò ancora Hibiki, sedendosi al suo fianco accanto al
fuoco.
Silver
stava dormendo, notò Ookido.
Green
quindi rimase a lungo in silenzio, con le dita ad accarezzare la
guancia tiepida di Red; quando poi alzò lo sguardo, i suoi
occhi
erano lucidi alla luce del focolare: “Forse non volevo averne
la
conferma o forse non volevo affrontarlo.” sussurrò.
Il
Campione addormentato si mosse nel sonno ma non si svegliò.
“E
ora cosa hai intenzione di fare?” indagò il
più giovane.
“Appena
sarà in forze, scenderemo da questo posto anche a costo di
legarlo.
Poi decideremo il da farsi una volta tornati a casa. Non
resterà
ancora qui.”
Compiaciuto
dalla risposta del Capopalestra di Tokiwa, Hibiki sorrise:
“Io
credo che prima dovreste parlare tra voi e chiarirvi. Secondo me non
aspetta altro che poterti parlare col cuore in mano. Green-san,
Red-san prova molto per te, cerca di non deluderlo ancora o potresti
anche perderlo definitivamente.” lo avvertì prima
di alzarsi
nuovamente e raggiungere Silver nel suo angolo.
Il
silenzio cadde nuovamente nella grotta ma l'unico sveglio rimase, per
molte ore, Ookido che non sarebbe comunque riuscito a prendere sonno
in nessun caso: troppo preoccupato, troppo frustrato e soprattutto
voleva sorvegliare personalmente le condizioni del Campione.
Fu
solo verso l'alba che sentì Red muoversi sulle sue ginocchia
e ne
vide gli occhi aprirsi lentamente, sentendosi il cuore in gola
battere forsennatamente.
Il
giovane sbattè più volte le palpebre, confuso e
stanco, poi allungò
una mano tremante che venne afferrata da quella forte e ferma di
Green: “Ciao...” sussurrò con voce
arrochita e un vago sorriso a
increspargli le labbra arrossate; l'altro frugò febbrilmente
nella
borsa ed estrasse la borraccia contenente la medicina rimasta,
avvicinandogliela alle labbra, “Bevi, su.”
ordinò lui con voce
perentoria.
Red
obbedì, bevve, poi si lasciò ricadere
all'indietro: “Grazie...”
rispose fievolmente: “Dov'è
Hibiki-kun...” rantolò poi,
cercando di mettersi seduto; Green lo bloccò e lo
sguardò
torvamente, “Alzati e ti picchio.”
ribattè con voce furente,
“Hibiki è là che dorme.”
replicò, allungando il braccio per
alimentare il focolare.
“Quando
sei arrivato...?” domandò il ragazzo.
“Stanotte.”
“Ti
ha chiamato Hibiki-kun...”
“Chi
altri? Non è che tu abbia mai dato tue notizie.”
lo rimproverò
Green, stringendo la presa sulla sua mano: “Sei stato un
autentico
idiota a venire quassù, mi verrebbe voglia di prenderti a
calci.”
ribatté il Capopalestra mentre gli sistemava il cuscino e lo
copriva
meglio, “Scenderai con noi e non fare storie!” si
sentiva come se
stesse avendo a che fare con un bambino capriccioso e poco
collaborativo.
Red
restò in silenzio per qualche minuto, Green si era convinto
che si
fosse addormentato, ma poi la sua voce roca si fece sentire, anche se
il viso era nascosto, voltato su di un fianco: “E' quello che
veramente vuoi?” chiese il Campione con voce bassa ma seria,
“Non
sei costretto a fare nulla, lo sai.”
Green
sentiva la rabbia sostituirsi al panico e alla preoccupazione per i
suoi errori: “Non è una costrizione, idiota! Non
puoi restare
ancora quassù!”
“L'hai
deciso tu?”
“Sì.”
“Non
mi sembra che tu ne abbia il diritto.”
“Ah!
Ma cosa vuoi ancora?!” sbottò il Capopalestra,
alzando la voce:
“Sono salito fin quassù per cercarti, cosa devo
fare di più?!”
Red
lo scostò e si mise faticosamente seduto per poi alzarsi in
piedi.
Green
lo imitò, allungando istintivamente le braccia per
sorreggerlo, data
la sua visibile debolezza; ma il Campione si spostò e,
alzando lo
sguardo, col fiato corto, lo fissava ansimando: “Cosa vuoi
tu?”
chiese con aria estremamente seria, “Vuoi che io torni
davvero
oppure è solo un tuo capriccio. O ancora ti senti colpevole
per
qualcosa? Cosa vuoi che io faccia?” proseguì.
Coi
pugni stretti e le braccia lungo il corpo, Green strinse i denti per
bloccare la furia, purtroppo senza troppo successo: il pugno che
colpì Red giunse inaspettato, mandandolo a cozzare contro i
due più
giovani, che ne attutirono lo schianto.
Hibiki
e Silver si svegliarono di botto ma Green fu più veloce,
afferrando
il Campione per il bavero della maglietta e sollevandolo alla propria
altezza: “Non è un mio capriccio, razza di
idiota!” ringhiò
lui.
“E
allora cos'è?”
Silver,
che aveva aiutato Hibiki a mettersi in piedi, lo fissava con aria
truce: “Cos'è, Ookido-san? Un tentativo di
azzittire i tuoi sensi
di colpa?” disse con voce seria e arrabbiata, “Non
serve a nulla,
e lo sai.” ribattè il Campione di Johto,
avvicinandosi di un
passo, “Prendertela con Red-san, intendo.”
aggiunse, poggiando la
mano su quella di Green, che mollò la presa.
Il
Campione di Kanto si accasciò a terra tossendo.
“Ammettere
le cose è troppo difficile?” intervenne Silver con
il pugno
stretto al fianco.
Red,
ancora a terra, teneva lo sguardo ostinatamente basso e tremava.
Frustrato,
Green si inginocchiò al suo fianco e gli mise sulle spalle,
in un
moto di compassione, la coperta che Hibiki stesso gli passava:
“Senti...” iniziò, mordendosi il labbro
inferiore, “Mi
dispiace, è solo che non...”
Red
scosse la testa: “A-Avrei dovuto aspettare... P-Parlarti...
E' solo
che mi s-sentivo...”
borbottò
tra un accesso di tosse e un altro.
Green
sospirò, allungando le braccia per stringerlo a
sé: “Possiamo
parlarne adesso...” tentò, sentendo Red annuire
nella sua stretta;
sciolse l'abbraccio e gli fece sollevare il viso, lo vide piangere e
si sentì il cuore a pezzi.
“V-Volevo
parlarti prima c-che tu partissi...” sussurrò il
Campione,
cercando di asciugarsi gli occhi: “M-Ma me n'è
mancato il
coraggio...”
Green
ricordò il suo atteggiamento in quella giornata di tre anni
prima e
capì dolorosamente che l'occasione di impedire tutto quello
era
stata in mano sua e lui non l'aveva capita: “Cosa volevi
dirmi?”
chiese ancora a voce bassa.
Red
scosse la testa, rintanandosi nelle spalle.
Non
sapeva cosa pensare, Ookido, se non che...
“Red,
devo saperlo...” disse, con la mano poggiata sulla sua
spalla;
forse cominciava a capire quel che intendeva Hibiki e a fare luce in
sé stesso.
Il
timido bacio che Red usò come risposta semplicemente
accecò la sua
consapevolezza.
Green
lo strinse a sé, ricambiando il bacio e il tempo parve
congelarsi
attorno a loro per parecchi secondi; anche quando si staccarono, non
dissero nulla, rimasero semplicemente a fissarsi negli occhi con le
mani intrecciate.
§§§
Pigeot
e Ho-Oh, ognuno dei quali portava le due coppie di allenatori,
scesero dolcemente verso Masara Town, percorrendo le correnti
ascensionali con estrema leggerezza; ambedue lanciarono un alto grido
di approvazione mentre i rispettivi allenatori li guidavano agilmente
verso il loro obiettivo: “Ormai ci siamo!”
gridò allegro Hibiki:
“Ehi, Red-san! Siamo arrivati!”.
Il
Campione alzò la testa, assonnato, e gli sorrise mentre si
sporgeva
dal dorso di Pigeot e osservava, col cuore in gola, la città
dove
era nato e dove era cresciuto: “Mamma...”
singhiozzò,
riconoscendo il cortile di casa.
Green
annuì, sorridendo.
I
due Pokemon atterrarono infine nel bel mezzo della piazza principale
della cittadina, suscitando non poco stupore: e non solo
perché
Green e Red erano balzati giù dalla schiena del volatile
assieme ma
soprattutto per la comparsa dell'imponente fenice.
Ookido-hakase
era in testa alla folla di curiosi che si era assiepata attorno a
loro e, al suo fianco, c'era la nipote.
E
ancora, alla sinistra del professore, c'era sua madre, con gli occhi
lucidi e il grembiule ancora sporco di salsa; Hibiki e Green
affiancarono Red, che venne spinto in avanti tra le braccia della
donna in trepidante attesa.
Da
quel momento in poi, tutti ne erano certi, il sorriso non sarebbe
più
andato via dal volto di Red.
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