Sulla Vetta

di SHUN DI ANDROMEDA
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Sconfitta ***
Capitolo 2: *** Al Risveglio Da Un Incubo ***
Capitolo 3: *** Il Sorriso Che Non Se Ne Andrà Mai Più ***



Capitolo 1
*** La Sconfitta ***


Fandom: Pokèmon Games (HeartGold/SoulSilver)
Rating:
Per tutti
Personaggi/Pairing:
OriginalShipping/MasaraShipping(RedxGreen), HunterShipping/PreciousMetalShipping (Hibiki/GoldxSilver)
Tipologia:
ThreeShot
Genere:
Sentimentale, Fluff, Shonen-ai, Angst
Disclaimer:
Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà di Satoshi Tajiri e Nintendo, che ne detengono tutti i diritti.
Note:
Ho un po' romanzato talune parti dei giochi e rimaneggiato la continuity, spero di non essermi presa eccessive libertà... I nomi sono quelli originali giapponesi, sia dei pg, sia delle città che dei Pokèmon. La timeline segue quella dei remake RF, GL, HG e SS.

SULLA VETTA

CAPITOLO 1

LA SCONFITTA

A proposito, Hibiki! Vedrò di farti andare al Monte Shirogane.
Si tratta di una montagna alta in cui vivono Pokemon selvatici.

Normalmente è vietato agli allenatori perchè è pericoloso.

Ma tu te la caverai alla grande!

Certo, il Monte Shirogane non era un posto accogliente neppure in estate – e c'era un motivo per cui il professor Ookido non permetteva a chiunque di vagabondare per le sue pendici o per le sue impervie grotte – figuriamoci in inverno, ma Hibiki, che per primo aveva ricevuto il permesso di andare fin lassù, sapeva che sarebbe stata un'avventura, forse la più importante, della sua vita.

Aveva sentito parlare dell'eremita sulla vetta, del ragazzo che si era tirato fuori dalla vita per trascorrere un periodo indefinito di tempo lassù, da solo, in compagnia dei suoi Pokèmon come per voler dimenticare qualcosa o qualcuno.

Hibiki poteva sembrare stupido, forse anche un po' infantile, ma era senza dubbio un buon ascoltatore: e come poteva non esserlo? Aveva attraversato due continenti affidandosi perlopiù alle voci e ai consigli di chi incontrava lungo i sentieri a lui sconosciuti, sapeva che parlare e confrontarsi con altri allenatori, con i Capipalestra e con i semplici viandanti era qualcosa di estremamente utile per andare avanti e non fare passi falsi.

Quindi, da quando aveva sentito nominare, per la prima volta, da Copiona, quel "ragazzo gentile" che le aveva regalato la PokèBambola che amava alla follia, aveva lentamente cominciato a rimettere assieme i pezzi.

Certo... Il Roketto Dan era stato fatto a pezzettini tre anni prima...

E anche lì c'era stato lo zampino di un ragazzo.

Anche Bill lo aveva nominato.

E quasi tutti i Capipalestra – tranne Nina ma era ovvio, Nina probabilmente non l'aveva neppure conosciuto – lo ricordavano con affetto.

"Quella peste mi ha annientato, you know? Sarebbe stato un ottimo soldato in guerra, what a waste. Però sorrideva troppo e sarebbe stato un peccato mortale cancellare quel sorriso con la guerra."

"Aveva una grazia senza pari. Era imbranato con le ragazze della Palestra ma che splendore con il suo Fushigibana..."

"Come posso dire... Era testardo e determinato, ma sapeva quando fermarsi. L'ho conosciuto all'inizio, sono stato la prima parete rocciosa che ha abbattuto a testate sulla sua strada verso la vittoria."

"Quel microbo! L'ho pescato che curiosava dentro la vecchia Villa abbandonata, una volta. Era alle prese con un piccolo Gadi che gli ringhiava addosso mentre le guance del suo Pikachu crepitavano scintille! Te lo dico io, quel ragazzino era una forza della natura."

Hibiki aveva catalogato religiosamente tutte le loro parole nella sua testa, parole che avevano contribuito a rimettere assieme quello strambo puzzle, coronato dalle parole della donna che aveva incontrato a Masara Town: nel vederla in viso, aveva istintivamente pensato alla sua mamma, lontana nella sua ventosa Wakaba, e si era promesso, in quel momento, di raggiungere quel ragazzo, anche a costo di rivoltare tutto il mondo, e riportarlo a casa.

Una follia?

Forse.

Ma d'altronde anche affrontare il Roketto Dan da solo lo era stato, figuriamoci la Lega e poi le Palestre di Kanto che si diceva fossero le più forti dei due continenti.

Di follie ne aveva parecchie al suo attivo, era il Campione di Johto, che diamine!

Incontrare il proprio collega di Kanto non poteva fargli che bene, no?

Eppure, in quel momento, che si trovavano l'uno davanti all'altro, Hibiki provava un'immensa tristezza nel vedere quel volto pallido, emaciato, quel corpo così sottile che abbracciava stretto il suo Pikachu privo di sensi; vederlo lì, inginocchiato in mezzo alla neve, così solo...

Così rotto e sconfitto.

Aveva vinto ma non provava la minima gioia.

Non era quella l'avventura che immaginava.

Dopo aver fatto rientrare in fretta Bakufun, Hibiki saltò giù dalla roccia piatta e s'avvicinò ai due amici stretti l'uno all'altro nella tormenta, si teneva il viso coperto col braccio per evitare la neve negli occhi e arrivò al punto di privarsi della propria giacca per offrirla al ragazzo che, fino a quel momento, non aveva neppure aperto bocca al suo arrivo.

Ricordava bene, oh se lo ricordava bene, l'accoglienza che aveva ricevuto, Hibiki si era stupito nel vederlo di spalle, in mezzo al grido del vento e al nevischio e ancora di più quando, senza neppure aver avuto modo di presentarsi, Red si era voltato, spiandolo da sotto il berretto, e aveva tirato fuori semplicemente una PokèBall.

Non aveva neppure potuto vederne gli occhi e solo in quel momento capiva perchè.

Uno sguardo più spento e vuoto non l'aveva mai visto.

Neppure quello di Silver era così: il suo rivale era sì insofferente e arrabbiato col mondo, ma questi suoi sentimenti erano quello che gli dava la forza, il carburante che alimentava il fuoco che gli ardeva dentro, lo stesso che lo spingeva a combattere, a essere il migliore, a crescere e a maturare oltre il proprio apparente disprezzo per la vita e i Pokèmon stessi.

Evidentemente, quel fuoco non esisteva più per Red.

Tra le sue braccia, Pikachu respirava appena e tremava infreddolito, al punto che Hibiki, in uno slancio, l'aveva strappato al suo allenatore per metterselo sotto la maglietta nel vano tentativo di scaldarlo un po'; nel farlo, il mancato contatto col corpo del suo più fidato amico aveva fatto cadere un paio di lacrime, subito tramutatesi in brina, dagli occhi del Campione di Kanto.

"Non possiamo restare qui fuori, congeleremo!" esclamò Hibiki, cercando di tirarlo su in piedi: "Forza, andiamo dentro!" aveva quasi il sapore di una supplica, la sua voce tremula, mentre lo scuoteva per le spalle.

Red scosse la testa, sussurrando debolmente quelle che, secondo l'impressione del nativo di Wakaba, probabilmente erano le prime parole dopo tantissimo tempo: "...Sconfitto... Fa male..."

"E' ovvio che faccia male, una sconfitta brucia sempre! Ma puoi sempre risollevarti dalla sconfitta!" la voce di Hibiki era attutita dal gemere violento della tormenta, ma la sua forza dirompente giungeva chiara al cuore di Red.

Dal canto suo, il ragazzo più giovane faticava a comprendere la velocità con cui si erano svolti gli eventi: chi l'avrebbe mai detto che si sarebbe ritrovato a cercare di portare in salvo, probabilmente da sè stesso e dalla sua testardaggine, un quattordicenne che era praticamente una leggenda?

Per non parlare del suo Pikachu stretto a sè, aggrappato testardamente con le zampine e i denti alla sua t-shirt.

La vita era ben strana ma, d'altra parte, quella era solo l'ennesima follia nel suo album.

Esasperato, Hibiki lasciò la presa con le dita intirizzite dal freddo, le sfregò energicamente contro i jeans e riagguantò per il bavero della giacchettina Red: era piuttosto leggero, nonostante tutto, da quanto non mangiava qualcosa di decente?

"Ah, accidenti! Non farmi passare per bugiardo!" gridò esasperato al vento mentre, con uno slancio di forza, era riuscito a caricarselo in spalla: "Ho promesso a me stesso che ti avrei ritrovato e ti avrei portato da tua madre giù da questo dannato monte! Se muori qui, con che faccia potrò scendere?!"

Ma da Red non giunse alcuna risposta, solo un vago mugolio sofferente che solleticava l'orecchio a Hibiki mentre, arrancando nella neve fresca, cercava di raggiungere la grotta: barcollava, faticava e più di una volta era sprofondato, ma non voleva darsi per vinto, non poteva darsi per vinto.

"Senti, Red... Io non voglio morire qui. E credo che neppure tu voglia morire..." mormorò tra sè e sè: "Ti farò un'altra promessa impossibile, riaccenderò quel fuoco che ormai si è spento in te."

Parole coraggiose, le sue, celate dentro il cuore e non pronunciate ma sufficienti per dargli la forza per lo sprint finale mentre, incespicando nei propri piedi, percorreva l'ultimo tratto della sottile striscia di terra che li avrebbe condotti al sicuro delle viscere del Monte Shirogane.

Quando, infine, privo di forze sulla soglia della grotta, Hibiki cadde in ginocchio e poi lungo disteso sul pavimento di pietra gelido, il corpo del Campione di Kanto ruzzolò per qualche metro assieme al suo Pikachu: l'impatto aveva fatto sciogliere la presa non solo di Hibiki ma anche quella che il pokèmon aveva sull'allenatore di Johto, e aveva pure sbalzato fuori dal suo alloggiamento nella cintura di quest'ultimo una piccola PokèBall traslucida, che s'aprì in una luce abbagliante.

Da essa, ruggendo, uscì Bakufun: emanava un dolce tepore, un calore che, istintivamente, anche se esausto, Hibiki aveva riconosciuto con un sorriso grato stampato sulle labbra: "Baku..." bofonchiò, alzando di poco la testa, infreddolito.

Il Pokémon gli si accucciò accanto, cercando di scaldarlo, ma subito l'allenatore lo allontanò con un cenno della mano mentre cercava di strisciare lontano dall'imboccatura della caverna: "S-Scalda lui... Salvalo..." sussurrò con un filo di voce.

Bakufun provò a protestare ma, resosi conto che, forse, sarebbe stato inutile, decretò lui stesso la linea d'azione da intraprendere: raccolto con attenzione il proprio allenatore tra le braccia, lo depositò con cautela accanto a quello che, fino a pochi minuti prima, era stato il loro avversario e che ora avrebbe dovuto proteggere alla pari del proprio partner umano.

E anche quel Pikachu aveva bisogno di essere protetto: li radunò tutti e tre contro di sé, aumentando gradualmente il tepore e l'intensità delle fiamme della propria schiena cosicchè non solo quella porzione di ambiente si scaldasse ma anche tutta la grotta: sarebbe servito tutto il calore possibile.

E difatti, quando, al proprio risveglio, Hibiki si trovò col viso premuto contro il corpo di Bakufun addormentato, pieno di energie e non più infreddolito, il ragazzo sentì un moto di gratitudine avvolgergli il petto: "Grazie amico, sapevo di poter contare su di te..." sussurrò con una lieve carezza sul muso di Baku mentre cercava di sgusciare dalla presa che il Pokémon aveva su di loro; Red e Pikachu erano ancora fuori combattimento e qualcosa gli diceva che ci sarebbe voluto ancora un bel po' prima che si svegliassero.

Con una rapida occhiata al PokéGear, si accorse di quanto tempo fosse passato.

"Accidenti, è trascorso un giorno intero!" borbottò mentre si alzava in piedi: "Dovremmo scendere di qui e alla svelta!" proseguì nelle sue elucubrazioni mentali, massaggiandosi la testa dolorante per la scomoda dormita, "Ma come facciamo?"

Volare era fuori discussione, non avrebbe messo a repentaglio la vita di Ikki, il suo Ho-Oh, in quella tormenta perenne, e sarebbe stato difficile scendere con Red privo di sensi, e questo non solo perchè non era certo di essere in grado di trasportarlo ma anche perchè aveva il sentore che spostarlo non avrebbe fatto altro che aggravarne le condizioni fisiche.

"E se provassi a chiamare qualcuno...?" borbottò tra sè e sè, scoccando un'occhiata preoccupata al ragazzo a pochi passi da lui: "Chi posso provare a convincere a raggiungerci qui...?"

§§§

Green entrò nello studio del nonno senza neppure bussare e incurante di ciò che quest'ultimo stesse facendo: "Nonno, cosa vuol dire che hai permesso a quel moccioso di salire sul Monte Shirogane?!" sbottò il giovane CapoPalestra.

Seduto alla scrivania dove teneva il computer, l'anziano ricercatore alzò la testa: "Green, ti sembra il modo di entrare?" chiese Ookido con espressione severa, "Ho sentito i guardiani per il passaggio al Monte Shirogane che hai dato il permesso a quel ragazzino di salirci!" continuò imperterrito il nipote, "A cosa pensavi quando glielo hai permesso?! Vuoi che faccia la fine di Red?!"

"Green, adesso calmati!"

Ookido-sensei s'alzò in piedi e fermò il fiume di parole con un semplice gesto della mano: "Hibiki-kun ha battuto la Lega, ha tutte le carte in regola per poterci salire e diventare più forte."

"Hai mandato quell'idiota di Red lassù per lo stesso motivo e sono tre anni che di lui non si sa più nulla!" e Green sottolineò le proprie parole frustrate con un pugno contro la parete più vicina: "Per quello che ne sappiamo, è morto! Vuoi che un altro marmocchio ci rimetta la pelle?!"

"Non ne abbiamo la certezza, Green. Anche per questo motivo ho permesso a Hibiki-kun di andare lassù ad allenarsi. Se Red-kun è ancora lassù, e ho forti speranze che sia così, lui lo troverà. E sono certo che lo convincerà a scendere."

"Come fai a esserne così sicuro?"

"Da quando sei così pessimista, Green?"

Il CapoPalestra sbuffò, infilandosi le mani in tasca: "Da quando quell'idiota ha smesso di dare notizie di sé perfino a sua madre e a Lance, rinunciando a tutto come il peggiore dei codardi."

"Ti sei mai chiesto perchè abbia acconsentito ad andare lassù? La mia era stata solo una proposta, non un obbligo, eppure lui non ha aperto bocca, ha semplicemente annuito ed è partito senza neppure salutare nessuno. Ti sei mai chiesto perchè?"

Green fece per ribattere ma, in effetti, non sapeva come rispondere: era vero, non si era mai chiesto il perchè di quella partenza così repentina.

Semplicemente, un giorno, si era svegliato e aveva trovato sua sorella alla porta della Palestra di Tokiwa con un messaggio per lui da parte di quel cretino del suo amico d'infanzia ed eterno rivale, poche righe per dire che sarebbe partito per il Monte Shirogane e che non sapeva quando sarebbe tornato.

Parole senza alcuna emozione, le sue, appuntate disordinatamente su di un foglio stropicciato e strappato sui bordi, parole e basta che sembravano voler mettere un muro altissimo tra loro.

Era vero, si erano sfidati per tutta Kanto, si erano affrontati alla Lega e lui ne era uscito sconfitto e frustrato, ma non avrebbe mai voluto che le cose finissero così.

Non era questo quello che desiderava.

Non voleva che Red se ne andasse.

Non capiva perchè avesse voluto andarsene.

E non l'aveva mai capito.

"No." ammise Green, ritornando alla realtà: "Non ci ho mai pensato."

Ookido-hakase sospirò per poi fare cenno al nipote di sedersi: "Tu e Red-kun siete cresciuti assieme, eravate entrambi orfani e, forse, anche per questo vi siete così affezionati l'uno all'altro quando eravate piccoli. Ricordo che eravate inseparabili." aggiunse l'anziano ricercatore, "Ma poi, crescendo, vi siete allontanati e siete diventati rivali. E' normale crescere e cambiare, anche maturare, ma c'è una cosa che tu non hai mai capito, Green, e non parlo solo degli inizi della tua storia come Pokèmon Trainer."

Lo sguardo triste e malinconico del nonno metteva Green a disagio ma quest'ultimo s'impose di non lasciar trasparire nulla dal proprio viso: "Cosa sarebbe?" chiese lui con tono insofferente.

"Non hai mai davvero capito i sentimenti di Red-kun."

Per un attimo, Green sentì distintamente il cuore balzargli in gola e il fiato mozzarglisi nel petto: "Cosa intendi?" domandò con voce lievemente vacillante, "Che sentimenti?!" la sua voce s'alzò di un'ottava mentre si alzava in piedi per avvicinarsi al nonno e troneggiare su di lui con gli occhi che saettavano da una parte all'altra.

Ookido-hakase restò impassibile: "Fui io ad accompagnare Red-kun fino alle pendici del Monte Shirogane, fui l'ultima persona a vederlo e fui l'ultima persona a cui parlò."

"Sei davvero sicuro, ragazzo?"

Red annuì, scoccando un'occhiata affettuosa verso Ookido-hakase mentre Pikachu gli mordicchiva giocosamente un orecchio: "Sì, grazie di tutto... Si prenda cura lei di mia madre... Da quando papà è morto... Credo le faccia piacere ogni tanto avere compagnia..."

"Sarà fatto, Red-kun... Ma, sei sicuro che sia giusto non dire nulla a Green? E' pur sempre..."

"Hakase... Green ha fatto la sua scelta, io non sono mai riuscito a dirgli nulla ed è meglio così. Sarebbe stato peggio se gli avessi parlato e mi avesse respinto..."

"Io manterrò la promessa di non dirgli nulla ma, quando sarai pronto, scendi e torna a casa. Le porte saranno sempre aperte per te, ragazzo. Lo sai, questo, vero?"

Red sorrise all'indirizzo del suo mentore poi, calcandosi meglio il berretto in testa, alzò la mano: "Arrivederci, ojiisan!" disse, prima di mettersi a correre verso la caverna più vicina.

Il filo dei ricordi del Professore s'interruppe improvvisamente per il singulto soffocato di Green, che aveva sgranato gli occhi con la mano alla bocca: "Io... Io..." balbettò, "Tu non sapevi nulla, Green, nessuno te ne fa una colpa." concluse l'uomo con uno sguardo comprensivo, "Ora capisci perchè ho permesso a Hibiki-kun di andare lassù?"

Pur comprendendolo, Green sentiva che era sbagliato.

"Perchè non lo hai permesso a me? Se davvero è così, allora avrei potuto far scendere quell'idiota all'indomani della sua partenza!"

"E tu pensi che ti avrebbe dato retta? Green, Red-kun si sentiva confuso, aveva bisogno di tempo e tradire la promessa che gli avevo fatto non mi sembrava il modo migliore per iniziare il suo processo di guarigione e di comprensione di sè. Hibiki-kun è molto simile a lui, è la persona ideale per aiutarlo."

"E perchè quell'idiota non ha mai pensato di parlarmi?! Era sempre lì a blaterare stronzate, mi stava appiccicato come uno Shellder alla coda di uno Yadoran!"

Entrambi trascorsero lunghi minuti in silenzio, poi Green gettò per terra la sedia e uscì dalla stanza sbattendo la porta.

Quando lasciò il Laboratorio, la prima cosa che fece fu precipitarsi in volo a Tokiwa, entrare in palestra e ordinare sia al custode che ai singoli allenatori presenti di sloggiare, poi salì nel proprio appartamento, agguantò il vecchio zaino che usava quando si metteva in viaggio, ci buttò dentro una manciata di cose alla rinfusa, soprattutto medicine e scorte di cibo e nel giro di una ventina di minuti era già fuori da lì, con lo sguardo fisso sulla vetta che si ergeva in lontananza.

"Pigeot!"

Dalla cintura, staccò la PokèBall corrispondente e da essa uscì il suo fido compagno, che laciò un grido al cielo ormai avvolto dal crepuscolo e stava per salirgli in groppa quando sentì lo squillo del PokèGear al polso, c'era una chiamata in arrivo; pur tentato di ignorarlo, però, non ne fu in grado nel momento in cui riconobbe il mittente con un groppo in gola.

"Ragazzino, dove accidenti sei?!" sbottò mentre rispondeva.

Dall'altra parte si udì una scarica di statico, come se la linea faticasse a prendere, poi...

"G...Green-...an. Sono Hi...iki."

"Lo so chi sei! Dove ti trovi?! Sei sulla vetta del Monte?!"

All'interno della grotta, Hibiki esultò mentalmente: "Sì, sono quassù, ma ho bisogno di aiuto! Red-san..."

Della risposta del più giovane, Green aveva capito poco e niente, tranne "quassù" e "Red-san", ma era sufficiente: "Non muoverti da lì, hai capito?! Non muovetevi e aspettami! Sto arrivando! E tieni in vita quell'idiota finchè non arrivo, sono stato chiaro?!" era preoccupato, sì, ma anche esaltato mentre saltava in groppa al Pokémon e gli dettava con urgenza gli ordini, "Portami all'inizio della Champion Road, non mi importa se il nonno non mi ha dato il permesso di salire, noi andremo lassù ad ogni costo!"

Con un ultimo grido soddisfatto, Pigeot spiccò il volo verso la gigantesca sagoma oscura del Monte.

Lassù, sollevato e rassicurato per la telefonata appena conclusasi, Hibiki si lasciò scivolare contro il muro della caverna e poggiò il mento sulle proprie ginocchia raccolte contro il petto: "Va tutto bene, Baku. Stanno arrivando i soccorsi, dobbiamo solo resistere ancora per un poco..." disse a bassa voce, rivolgendosi al proprio starter insonnolito, "Red-san, ti restituirò la voglia di vivere, è una promessa." aggiunse, sorridendo appena all'indirizzo del quattordicenne ancora privo di sensi.

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Capitolo 2
*** Al Risveglio Da Un Incubo ***


Fandom: Pokèmon Games (HeartGold/SoulSilver)
Rating:
Per tutti
Personaggi/Pairing:
OriginalShipping/MasaraShipping(RedxGreen), HunterShipping/PreciousMetalShipping (Hibiki/GoldxSilver)
Tipologia:
ThreeShot
Genere:
Sentimentale, Fluff, Shonen-ai, Angst
Disclaimer:
Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà di Satoshi Tajiri e Nintendo, che ne detengono tutti i diritti.
Note:
Ho un po' romanzato talune parti dei giochi e rimaneggiato la continuity, spero di non essermi presa eccessive libertà... I nomi sono quelli originali giapponesi, sia dei pg, sia delle città che dei Pokèmon. La timeline segue quella dei remake RF, GL, HG e SS.

SULLA VETTA

CAPITOLO 2

AL RISVEGLIO DI UN INCUBO

"Non mi importa un accidenti se non ho il permesso! Fatemi passare all'istante! Devo salire su quell'ammasso di ghiaccio, c'è una persona che ha bisogno di aiuto!"

Faticosamente, uno dei guardiani dell'accesso al Monte Shirogane cercava di spingere indietro quella furia della natura che si era rivelata essere un Green Ookido incazzato e agitato.

Soprattutto incazzato.

L'uomo si scambiò un'occhiata coi suoi colleghi che vegliavano sull'accesso alla Champion Road e a Kanto ma entrambi scrollavano le spalle, lavandosene sostanzialmente le mani delle sue difficoltà.

Certo, non poteva biasimarli...

Avere a che fare con quel ragazzo era una rogna che perfino lui avrebbe volentieri sbolognato, ma era il suo compito quello di impedire il passaggio a chiunque non fosse stato autorizzato da Ookido-hakase, perfino mettersi contro il nipote e allontanarlo con la forza, se fosse stato necessario, era uno dei suoi compiti.

E lo avrebbe eseguito.

"Ragazzo, vattene o sarò costretto a usare le maniere forti..." disse a malincuore, estraendo dalla cintura una PokèBall: "Tu sarai il CapoPalestra di Tokiwa ma posso darti del filo da torcere." decretò l'uomo, spiando l'espressione rabbiosa del più giovane.

"Ma allora non sta a sentire! C'è una persona lassù che ha bisogno di aiuto!" Green era esasperato, avrebbe voluto mollare un pugno sul naso a quel tizio ma si sarebbe messo nei guai e doveva trovare una soluzione civile per non rallentare ulteriormente i soccorsi a Red e Hibiki.

"Se parli di Hibiki-kun, non devi preoccuparti, sa cavarsela perfettamente da solo." la voce del guardiano della Champion Road suonava vagamente divertita e orgogliosa: "Riuscirà a conquistare il Monte Shirogane e a tornare giù sano e salvo."

La pazienza di Green si stava rapidamente assottigliando e ancora si chiedeva perchè non avesse fatto uscire Windie per dargli l'ordine di arrostirli tutti.

E al diavolo il regolamento!

Non avrebbe lasciato morire Red e Hibiki lassù per colpa di tre testardi!

Preso dalla rabbia, agguantò per il bavero quello più vicino dei tre e lo sbatacchiò con forza prima di sollevarselo sopra la testa: "Dillo pure al mio vecchio che ho alzato le mani, dillo pure alla Lega, non mi importa nulla ma quello che è certo è che lassù c'è l'ex Campione, la cui vita è appesa a un filo. Non so te, ma io non credo di voler lasciare morire quel grandissimo idiota." gli soffiò sulle labbra prima di gettarlo a terra con violenza, "E quel moccioso di Hibiki è con lui, volete davvero avere sulla coscienza due persone?" chiese con tono lapidario, voltandosi appena in tempo per fermare sul posto gli altri due, che avevano già sguainato la PokéBall.

"...Cosa vuol dire?"

La nuova voce aveva preso del tutto alla sprovvista Green che, voltatosi di scatto verso l'accesso di Johto, si preparò mentalmente ad affrontare un poliziotto o comunque un uomo di legge, non un ragazzino dai capelli... rossi?

Il CapoPalestra si concesse qualche istante per osservarlo: magro come uno spaventapasseri, con grandi occhi grigi, i vestiti che sembravano una divisa scolastica...

E uno zaino che gli pendeva da una spalla con un Ordile che lo seguiva.

Un allenatore che voleva affrontare la Lega?

"Cosa vuol dire?" ripetè lui, avvicinandosi ancora: "Cosa vuol dire che quel mollusco di Hibiki è lassù?"

"Tu conosci Hibiki?" domandò sorpreso Green, abbassando il pugno.

Il nuovo arrivato semplicemente annuì, poi fece un cenno e Ordile mosse un passo in avanti: "In che guaio si è messo?" continuò lui, incrociando le braccia al petto.

"Senti, non ho proprio tempo per spiegare come stanno le cose, se vuoi aiutarmi a passare, bene, altrimenti puoi anche sloggiare!" esclamò Ookido con aria nervosa mentre estraeva una PokéBall per poi rivolgersi alla guardia ancora a terra: "Te lo dirò un'ultima volta. Fammi passare oppure avrai sulla coscienza due vite."

A Silver bastò quella frase.

"Ordile, attacca."

Un attimo dopo, tutti e tre i guardiani erano stati messi fuori gioco e Green si era ritrovato a venir trascinato per il polso dal misterioso ragazzino: "A differenza tua, non mi faccio molti problemi. Ora spiegami cosa c'entra Hibiki in questa faccenda." entrambi correvano lungo il corridoio deserto e silenzioso con Ordile che li seguiva, "E ti conviene dirmelo subito."

Ancora frastornato per la rapidità degli eventi, Green non rispose subito, ma attese di trovarsi all'esterno, con l'ombra del monte a incombere su di loro, vicina e spaventosa, prima di estrarre la Ball con Pigeot e liberare quest'ultimo: "Il ragazzino mi ha chiamato e mi ha chiesto aiuto per una persona. Tu cosa ci fai qui e perchè ti interessa tanto saperlo?" sbottò, scrutandolo dalla groppa del Pokèmon Uccello.

"Sei qui per l'eremita, Ookido-san?"

Green spalancò gli occhi: "E tu come...?"

"Dopo che Red-san sconfisse il Roketto Dan, tre anni fa, era divenuto piuttosto famoso. Anche il suo rinunciare al titolo di Campione non è proprio passato in sordina" notò Silver con tono acido.

Una volta di più, Green sbuffò insofferente, stringendo i pugni e maledicendo ancora una volta l'amico d'infanzia mentre Silver, con lo sguardo piuttosto basso, calciava distrattamente un sassolino; infine, quando quest'ultimo alzò lo sguardo, prima si soffermò sul proprio PokèGear e infine di nuovo sull'interlocutore: "All'inizio, quello che volevo era una sorta di vendetta. Ma poi, mi sono reso conto che non avevo bisogno di mio padre, non avevo bisogno di trovare vendetta per lui perchè lui, per me, non aveva mai fatto nulla. Per assurdo, l'unica persona che abbia mai fatto qualcosa per me è stato quel mollusco di Hibiki. Basta come spiegazione o devo continuare?" concluse, voltandosi indietro, "Anche perchè stanno arrivando i rinforzi e non credo siano molto amichevoli."

"Sali, recupereremo un po' di tempo così." per tutta risposta, Green gli allungò la mano: "Sbrigati!"

Il viso di Silver si contrasse in una smorfia trionfante mentre si issava da sè sul dorso del Pokèmon Uccello e spiccarono il volo nella notta proprio nell'esatto momento in cui le guardie malconce erano uscite di corsa dall'edificio.

Incurante delle loro grida, Pigeot sbatteva le possenti ali e si stagliava contro la Luna.

Chino su sè stesso, invece, Silver cercava di non farsi spazzare via dal vento mentre Green, con mano ferma e decisa, guidava il volo: "Pigeot, sali di quota fino al limite delle nevi perenni!" ordinò.

Questi lanciò un alto grido e sbattè con ancora più forza le ali: "Oltre non possiamo andare, non in volo almeno. Dovremmo arrangiarci e farci strada a piedi!" proseguì, non proprio sicuro che Silver l'avesse sentito.

"Zitto e guida..." borbottò invece il ragazzo sottovoce, aggrappato con tutte le proprie forze: "Come sei scortese. Non avrai mica paura!" lo sfottè Green.

Silver s'impose di non gettare il CapoPalestra di Tokiwa giù dal Pigeot: sarebbe riuscito a cavarsela, in un modo o nell'altro, dalle accuse di aggressione, ma da quelle di omicidio era tutt'altra storia.

"Pensa a portarci sani e salvi lassù, poi potrò anche gettarti in un ghiacciaio."

"Come siamo scontrosi."

"Non è che tu sia un esempio di simpatia."

"Sei tu quello che ancora mi deve spiegare che razza di vendetta volevi dall'idiota lassù." replicò Green con tono il più possibile calmo: era mai possibile che Red avesse fatto qualcosa di male? Era un ragazzino, era stupido ma non sembrava affatto il tipo da danneggiare volontariamente qualcuno.

Silver, d'altra parte, non sapeva se voleva aprirsi con una persona così, mai vista nè conosciuta in vita propria: in fondo, aveva sempre pensato di raccontare ogni cosa a Hibiki e basta, ma anche lui desiderava sapere qualcosa dal suo inaspettato compagno di viaggio, e quindi sarebbe dovuto scendere a compromessi.

Forse.

"Prima vorrei fare io una domanda. Perchè accorrere da Red-san proprio adesso? Perchè dovresti andare a visitarlo proprio adesso dopo tre lunghi anni?"

Green si morse il labbro inferiore ma non si azzardò a rispondere al più giovane, non subito almeno: come poteva spiegare tutto quello che gli aveva raccontato il nonno? Come poteva spiegare l'insolita fitta di dolore che sentiva ogni volta che pensava a Red, lontano e solo lassù?

"Paura di rispondere o paura di non sapere cosa rispondere?"

Green fulminò il più giovane con lo sguardo ma non proferì ugualmente verbo.

§§§

"Lo immaginavo... Mi dispiace per i problemi che quella testa dura di mio nipote ha causato. Non si preoccupi, ci penserò io... Sì, arrivederci..."

Con uno sbuffo stanco, Ookido-hakase chiuse la comunicazione al video-telefono e s'alzò dalla scrivania, spostandosi verso la finestra spalancata sulla notte che ormai era calata su Masara: era una bella serata, senza alcun dubbio.

"Stupido..." borbottò tra sè e sè l'anziano ricercatore: "Avresti dovuto aspettare..."

Non era deluso e, anzi, non era rimasto neppure troppo sorpreso dalla piega che avevano preso gli eventi perchè Green non sarebbe potuto restare con le mani in mano, non dopo la loro chiacchierata, ma da qui ad aggredire delle guardie...

Con l'aiuto di un altro ragazzo, perdipiù, la cui descrizione suonava tremendamente familiare...

"Utsugi-kun sarà contento di sapere che il Waninoko che gli è stato rubato sta bene." disse con un sospiro rassegnato: non avrebbe comunque potuto fermare quei due ragazzi, non in quella situazione.

"Cercate di tornare tutti e quattro sani e salvi a casa..."

§§§

Inquieto, Hibiki stava accanto a Red, inginocchiato a saggiarne la temperatura: "Non va, Baku... Ha ancora la febbre alta..." borbottò preoccupato mentre rifaceva l'impacco di neve ormai sciolta da mettergli sulla fronte, "Deve scendere... Ma non ho abbastanza medicine..." aggiunse con tono frustrato mentre frugava per l'ennesima volta nello zaino.

Bakufun, che non si era mosso di un centimetro dalla sua posizione e continuava a scaldare Red da ore, lanciò un mezzo grido di disapprovazione e fissò il proprio allenatore con espressione severa: "Lo so, Baku, non devo darmi per vinto." replicò questi con voce affettuosa, "Presto arriverà Green-san e ci penserà lui a Red-san. Noi dobbiamo solo resistere."

Baku annuì, appoggiando la testa sulle ginocchia di Hibiki.

"Vorrei solo capire cosa ha portato a tutto questo..." disse il ragazzo tra sè e sè: "Vorrei solo capire perché si sia ridotto così..."

Bakufun scosse la testa.

"Vorrei che Red-san si svegliasse e stesse bene e mi spiegasse..."

Ma Hibiki era consapevole che questo suo desiderio era ben lungi dall'essere realizzabile: poteva solo continuare a fare del suo meglio per curare Red-san e poi ci sarebbe stato tempo in futuro per parlare; chinandosi per sistemare il cuscino del sacco a pelo in cui era riuscito, faticosamente, a distendere il Campione, Hibiki pregò in cuor suo che i soccorsi non tardassero ad arrivare e aveva fiducia in Green-san perchè ciò non avvenisse.

Poi, esausto, si rannicchiò a terra, accanto al corpo caldo del proprio partner, e chiuse gli occhi: aveva bisogno di riposare altrimenti sarebbe crollato.

Il suo fu un sonno agitato, popolato da incubi: si vide entrare alla Lega, col cadavere di Red-san tra le braccia, e scrutato dagli occhi disgustati dei Superquattro, di Lance e da quelli degli altri Capipalestra.

Tra due ali di folla silenziosa e sbigottita, con i visi duri e schifati, attraversava la Hall Of Fame gremita.

In fondo alla sala, Hibiki vide con il cuore in gola che la madre di Red-san piangeva, sorretta da Ookido-hakase.

I borbottii e i bisbigli dei presenti gli facevano venire mal di testa: erano accuse, accuse di aver lasciato morire Red-san per prenderne il posto, per invidia e cattiveria.

"Non avresti dovuto promettere cose che non eri in grado di mantenere, ragazzino." il tono di Ookido-hakase era freddo mentre si rivolgeva a lui: "Hai lasciato morire una persona per il tuo tornaconto personale."

"Assassino!" gridò Kasumi-san da qualche parte della sala.

Lo sguardo di Matsuba al suo fianco era furente.

Si era svegliato gridando, con negli occhi ancora l'immagine del volto senza vita di Red, e subito la prima cosa che fece fu di assicurarsi che respirasse ancora: ma il giovane ammalato era ancora vivo, pur se immerso nell'incoscienza di una febbre ancora troppo elevata per dichiarare che si sarebbe ripreso.

Bakufun, che non aveva perso un movimento dell'allenatore, lo fissava attentamente col muso a pochi centimetri dal viso di Hibiki, che lo accarezzò con mano tremante e le lacrime agli occhi, lacrime che vennero asciugate dal pelo morbido e caldo di Baku che si sfregava contro di lui per rassicurarlo.

"Sei davvero un amico, Baku..." mormorò il ragazzino, stringendosi a lui con tutta la forza che aveva: "Grazie..."

Il Pokemon lanciò un piccolo grido di approvazione mentre leccava via le ultime gocce salate dalle guance del proprio compagno umano.

Hibiki era stanco, aveva paura, ma non avrebbe permesso che quel sogno, quell'incubo, diventasse una tremenda realtà, invivibile e inconcepibile.

"Acqua..."

Il rantolo di Red, inaspettato e improvviso, colse di sorpresa il giovane nativo di Johto, che sobbalzò sulla pietra tiepida prima di rotolare fino al sacco a pelo, spiando febbrilmente il volto del Campione nella speranza che quella voce non fosse stata frutto di una speranza indotta dall'intimo desiderio che l'aveva accompagnato e sostenuto in quelle lunghe ore lassù.

Ma non era così, perchè quel che Hibiki vide furono occhi velati ma indiscutibilmente aperti e una bocca arsa che implorava refrigerio e sollievo.

Con l'aiuto di Baku, che teneva sollevato Red, Hibiki gli avvicinò la borraccia alle labbra: "Bevi piano, mi raccomando..." mormorò con tono il più possibile rassicurante, "Presto i soccorsi saranno qui." aggiunse ottimista.

Red bevve, lentamente, qualche sorso, poi allontanò la mano del più giovane per ridistendersi senza forze sul giaciglio; era rosso in viso, ansimava, ma era cosciente, si guardava intorno come alla ricerca di qualcosa.

"...Pikachu?" chiese lui in un sussurro.

Baku, alle sue spalle, lanciò un grido e raccolse tra le braccia il piccolo topo elettrico addormentato sul suo grembo, depositandolo con attenzione sul sacco a pelo.

Red lo strinse a sè, lasciando che una lacrima cadesse sulla testolina del Pokemon.

"Sta bene, l'abbiamo curato..." disse il più giovane, avvicinandosi ancora: "E anche tu starai bene. Abbiamo chiamato aiuto e presto saranno qui."

Red lo squadrò con espressione confusa, ancora mezzo addormentato e intontito dalla malattia: "...Il tuo nome... è Hibiki... giusto?" domandò infine.

"Sì," confermò lui: "Mi sei svenuto davanti, Red-san."

"C-Come fai a conoscere...?"

"Il tuo nome?" concluse per lui Hibiki: "Beh, ho viaggiato a lungo, ho attraversato Johto e Kanto e ho sentito tanto parlare di te. Ti aspettano tutti, devi tornare indietro con me. Ho promesso che ti avrei ritrovato, non farmi passare per bugiardo."

Red lo guardò ma non rispose, sembrava pieno di domande ma privo della forza per porgliele.

"Ho conosciuto tutti. Kasumi-san, Takeshi-san, Ookido-hakase e..."

"...Green ti ha parlato di me?"

Hibiki annuì: "Lui... Lui sta arrivando... Ho chiamato lui perchè era l'unico che poteva aiutarci... Ookido-hakase... Ookido-hakase mi ha detto che siete cresciuti assieme, non sapevo chi altro chiamare." ammise a bassa voce.

"Perchè sei qui...?" chiese all'improvviso il maggiore con voce roca: "Mi avevi sconfitto, potevi andartene e lasciarmi qui... Sei tu il Campione adesso..."

"Cazzate!" sbottò Hibiki: "Non potevo lasciarti morire! Molte persone ne avrebbero sofferto, senza contare che portarmi addosso per tutta la vita il peso di aver lasciato morire qualcuno non è nei miei programmi! E poi, essere il Campione di Johto mi basta, non sono qui in cerca di gloria, sono qui per te."

"Perchè lo stai facendo...?" chiese ancora Red, tossendo violentemente.

"Sei un eroe, non puoi mollare tutto. Non così. Cosa hai ottenuto in questi tre anni? Avevi tanti amici, eri rispettato e amato, benvoluto. Tutti ti ricordano con affetto. Perchè andartene?".

Poi Hibiki abbassò lo sguardo stringendo un lembo della coperta tra le mani: "Tua madre continua ad aspettarti. E' sempre lì; ogni tanto, quando la vado a trovare, la trovo che piange. Anche io ho una mamma, a Wakaba. La sento, la vado a trovare, anche se viaggio molto penso sempre a lei. So che, se sparissi come hai fatto tu, ne morirebbe. Ma la tua è forte, resiste e ti aspetta con fiducia. Sono qui per tenderti una mano e riportarti a casa."

Red chiuse gli occhi, stanco, e Hibiki temette per un attimo che l'incoscienza fosse sul punto di ghermirlo di nuovo, ma poi il giovane si riscosse e si mise faticosamente seduto, con la schiena poggiata contro il petto caldo di Baku: "Io... Io non volevo... Ma Green non capiva, non si accorgeva di quanto avevo bisogno..."

"Qualunque cosa sia, hai mai provato a parlargliene?"

"Sì... Ma è stato tutto inutile. Green... Green..."

"Red-san... Calmati. Non sei tenuto a parlarmene se non te la senti ma Green-san sta venendo a prenderci, era spaventato e preoccupato quando l'ho chiamato. Non è cattivo," aggiunse, prendendogli le mani bollenti tra le proprie: "Io credo che nessuno dei due sia riuscito a farsi capire e a capire l'altro."

Poi, d'istinto, Hibiki gli gettò le braccia al collo: "Io sono dalla tua parte, Red-san. Ricordalo."

Faticosamente, Red ricambiò l'abbraccio.

Grazie a tutti per le recensioni. Vi voglio bene <3

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Capitolo 3
*** Il Sorriso Che Non Se Ne Andrà Mai Più ***


Fandom: Pokèmon Games (HeartGold/SoulSilver)
Rating:
Per tutti
Personaggi/Pairing:
OriginalShipping/MasaraShipping(RedxGreen), HunterShipping/PreciousMetalShipping (Hibiki/GoldxSilver)
Tipologia:
ThreeShot
Genere:
Sentimentale, Fluff, Shonen-ai, Angst
Disclaimer:
Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà di Satoshi Tajiri e Nintendo, che ne detengono tutti i diritti.
Note:
Ho un po' romanzato talune parti dei giochi e rimaneggiato la continuity, spero di non essermi presa eccessive libertà... I nomi sono quelli originali giapponesi, sia dei pg, sia delle città che dei Pokèmon. La timeline segue quella dei remake RF, GL, HG e SS.

SULLA VETTA

CAPITOLO 3

IL SORRISO CHE NON SE NE ANDRA' MAI PIU'

Scrollandosi di dosso la neve e sistemandosi meglio la sciarpa, Green richiamò Pigeot nella Monster Ball dall'interno della grotta in cui avevano trovato fortuito rifugio, grotta che era collegata al cuore della montagna da un intrico di gallerie.

Chissà, magari da lì sarebbero riusciti ad arrivare fino in vetta.

"Tutto bene, ragazzino?" chiese il Capopalestra, rivolgendosi al suo torvo compagno di viaggio che era seduto su di una larga roccia con un PokèGear in mano.

"Ho un nome, signor Capopalestra dei miei stivali." borbottò con voce roca Silver: "Sto cercando di contattare Hibiki ma il segnale non c'è."

Green sbirciò lo schermo del dispositivo: "Dove l'hai preso quello?" chiese curioso.

"Affari miei..." ribattè secco il rosso.

"L'hai rubato?" incalzò Ookido con un sorrisetto cattivo sulle labbra; l'attimo dopo, dovette evitare per un pelo una pietra lanciata contro di sè: "Solo perchè l'ho fatto una volta non vuol dire che lo faccio abitualmente!" gridò l'altro, alzandosi in piedi.

Poi, calmatosi, Silver si risedette: "Me lo ha regalato Hibiki dopo aver battuto la Lega. Quel mollusco ha voluto farmi questo regalo con parte del premio in denaro che ha ricevuto." disse, riponendolo in tasca.

Green scrollò le spalle e raccolse il proprio zaino: "Andiamo, la strada da fare è ancora lunga." concluse, recuperando dalla tasca una torcia elettrica.

§§§

Quando i due ragazzi si staccarono, Bakufun fu veloce ad avvolgerli in un abbraccio caldo: "Grazie Baku." disse Hibiki con riconoscenza mentre anche Red, visibilmente stanco, si lasciava avvolgere dal calore del Pokemon di fuoco, "Red-san, ho bisogno di chiederti ancora alcune cose. Posso?" domandò titubante il più giovane.

Red aprì debolmente gli occhi, tra le braccia aveva ancora Pikachu, e annuì.

Facendosi coraggio, il nativo di Wakaba si avvicinò ancora: "Perchè te ne sei andato? Devo saperlo, so che ho promesso di non forzarti ma devi dirmelo."

Sapeva che quella domanda doveva nascondere una risposta estremamente dolorosa, da dire e da sentire, ma Hibiki voleva spingere Red a parlare perchè sentiva che aveva bisogno di sfogarsi, di sfogare in qualche modo quei tre anni di solitudine.

"Io... Io non volevo..." iniziò Red a voce bassa: "Io volevo restare, sul serio. Avevo... Avevo realizzato il mio sogno." sembrava così piccolo e fragile, notò Hibiki, "Ma poi..."


"Green, cosa stai facendo?"

Red era stupito: entrando nella Palestra di Tokiwa, aveva trovato l'amico e rivale di sempre intento a fare i bagagli.

"Non lo vedi, tonto?" l'aveva apostrofato Green da dietro una pila di vestiti sparsi sul pavimento: "Sto partendo."

Red sbuffò: "Questo l'ho capito ma per dove?"

"Sono stato incaricato dalla Lega di effettuare alcune indagini. Non so quando tornerò." continuò il ragazzo, chiudendo infine la zip dello zaino ormai pronto.

"Che tipo di indagini?" chiese ancora il Campione, vedendosi però rivolgere un'occhiata di fuoco da parte dell'altro: "Non lo so, devo andare a prendere servizio per ricevere le istruzioni tra tre ore e tu mi stai rallentando." aggiunse.

Red fremette ma si spostò e fece un passo indietro: "Posso parlarti un attimo? Prima che tu parta?" precisò.

Green sbattè per terra il piede: "Red, ho un sacco di preparativi da fare, probabilmente starò via per parecchi mesi, se non perfino un anno. Se non è qualcosa di vitale importanza, parla, altrimenti sparisci." sbottò.

Red fece un respiro profondo: doveva dirglielo ora, altrimenti non avrebbe più avuto la possibilità di farlo.

"Green, io... Io devo confessarti una cosa... Ne ho parlato anche con Nana-neesan e..."

Green lo fissò intensamente, in attesa.

Per un attimo, a Red mancò il fiato nei polmoni.

"Allora? Ti ho detto che sono di fretta!" incalzò nervosamente il Capopalestra: " Non tutti sono come te, che ozi in attesa che arrivi un qualche sfidante! Io ho un sacco di lavoro da fare e non ho tempo da perdere!"

Non ce la faceva...

"Sc-Scusami..." disse debolmente Red: "Ho scordato di avere un appuntamento... Fai buon viaggio..." mormorò prima di voltarsi e uscire dalla porta.

Non si guardò mai più indietro.

§§§

"Sei sicuro, Red-kun?"

Nanami guardava il ragazzino che era come un secondo fratellino per lei mentre, con lo zaino sulle spalle, aspettava suo nonno nella casa in cui lei abitava.

"Sì, Nana-neesan, sono sicuro." disse con una voce atona, monocorde, e gli occhi privi di luce: "Ho parlato con Lance-san e ha accettato di sostituirmi per tutto il tempo che mi occorre."

"Io non parlo della Lega!" la ragazza più grande lanciò per terra lo strofinaccio con cui stava asciugando i piatti: "Io parlo di quell'idiota di mio fratello! Sei sicuro che non vuoi parlargliene?"

"E a cosa servirebbe? Lui è partito e non ha avuto tempo di ascoltare."

"Non puoi aspettarlo?" chiese speranzosa lei.

Red scosse la testa: "Un anno intero? Per poi ricevere una cocente delusione?" chiese lui: "Preferisco andare lassù. Se mai vorrà parlarmi, dovrà salire lui. Sono stanco di inseguirlo..." aggiunse, dandole un foglietto: "Quando tornerà, dagli questo, per favore."

Nana annuì, riponendo il foglietto nella tasca del grembiule, poi lo abbracciò di slancio: "Sicuramente il nonno te lo dirà, ma voglio che tu sappia che, quando tornerai, troverai sempre questa porta aperta. Ti aspetterò, otooto." sussurrò, nascondendo il volto nell'incavo della spalla del ragazzino più giovane, "Anche per quello stupido di mio fratello."


"E io l'ho aspettato a lungo, per tutti questi anni. Speravo sempre che sarebbe comparso a sfidarmi e a portarmi via di qui.”

Una volta concluso il racconto, Hibiki restò a bocca aperta: quanto era tardo Green-san?

Red non disse più nulla, socchiuse gli occhi e si abbandonò semplicemente alla stanchezza ma, e Hibiki lo sapeva, era senza dubbio più leggero il peso che gravava sul suo animo adesso che si era aperto un po' con lui; il più giovane rimboccò la coperta al Campione e si rannicchiò in un angolo a fissare il fuoco scoppiettante: "Ah, accidenti!" borbottò tra sè e sè, "Green-san, non pensavo fossi così stupido..." disse amaramente a bassa voce, il volto di Red era emaciato e stanco, forse troppo.

"Spero che tutto si risolvi..." mormorò mentre una lacrima scendeva lungo la sua guancia.

§§§

"Nonno, sono Nanami, posso entrare?"

Vedere la maggiore dei suoi nipoti era sempre un toccasana per l'anziano ricercatore: la ragazza era tranquilla, affettuosa, premurosa e soprattutto ci teneva particolarmente a entrambi i suoi pestiferi fratellini, "Certo cara, entra pure." disse lui, seduto alla scrivania del suo studio.

Lei entrò, nella luce soffusa della lampada da tavolo sembrava più adulta che mai: "Come mai qui?" chiese l'uomo.

"Ho saputo che mio fratello, sai, quello tonto, ha aggredito i custodi del Monte Shirogane e che alla Lega sono partite le scommesse sulle probabilità di successo nel tirare giù da lassù il mio fratellino intelligente." disse lei con un sogghigno prima di riprendere una parvenza di serietà: "Credi che ce la farà? Red-kun era abbattuto, molto. Non ho sue notizie da tempo e sono preoccupata..."

Ookido si levò gli occhiali e fece cenno alla ragazza di avvicinarsi, accogliendola sulle sue ginocchia come quando era piccola: "Nana-chan, ricevo continuamente da Red-kun brevi messaggi sulle sue condizioni e lo monitoro costantemente con le forniture che gli faccio avere lassù. Ho mandato Hibiki perchè anche io sono molto preoccupato per lui e sono certo che lui e Green riusciranno a riportarlo a casa. E poi non sono soli."

"In che senso?" domandò lei confusa.

"Ho saputo che Green-kun non ha aggredito materialmente i guardiani ma è stato un altro ragazzo, con un Ordile." precisò.

"Che sia...?" chiese lei stupefatta.

"Sì, è lo stesso ragazzo. " confermò l'uomo.

"Allora dal marcio del Team Rocket può venire fuori anche qualcosa di buono!" notò lei con un scorriso: "Silver-kun, vero?”

Ookido annuì, confermando le parole della nipote: “Dalle mie ricerche, quel ragazzo è stato abbandonato dal padre criminale tre anni fa, dopo una vita di continui abusi. Anche per questo motivo abbiamo deciso di lasciargli Waninoko: la nostra scommessa era che forse qualcosa di buono sarebbe successo e Hibiki ci ha dato conferma di questo. Ordile adesso è un Pokemon che ama il suo allenatore, e sono certo che quel ragazzo gli è affezionato allo stesso modo. Sono certo che si stia lasciando alle spalle il suo passato travagliato.”

Nana si alzò dalle ginocchia del nonno e lo abbracciò: “Credo che anche Hibiki-kun ne sia felice.” trillò lei, uscendo dallo studio.

§§§

Col cuore in gola, Green s'inerpicò su per l'ultima, ripida parete che li separava dalla fioca luminescenza proveniente da quella grotta in alto, irraggiungibile in apparenza ma non per lui: lassù c'era Red e avrebbe fatto qualunque cosa per gridargli addosso quanto idiota era stato.

E quanto idiota era stato il proprio comportamento.

Dietro di lui, Silver si arrampicava agilmente e in silenzio, mordendosi il labbro inferiore e ugualmente frustrato e in ansia: a breve avrebbe visto faccia a faccia colui che era stato il responsabile, almeno era quello che aveva sempre pensato, della sconfitta del padre e del suo conseguente abbandono.

Ma il suo cuore cominciava a pensarla diversamente: forse era solo la sconfitta di Sakaki l'unica responsabilità che Red aveva ma l'abbandono... No, quello era solo colpa di suo padre e della sua incapacità nell'essere un buon genitore.

Dopotutto, i soprusi erano stati continui fin dalla sua nascita, quella era stata solo la conseguenza naturale delle cose.

Forse... era stata unicamente la sua rabbia...

Silver scosse violentemente la testa e accettò di buon grado la mano che Green, già in cima, gli tendeva per tirarsi oltre il bordo del burrone e poi lo seguì lungo lo stretto e corto sentiero: infine, sbucarono in una grotta tiepida, illuminata, col fiato corto e i battiti cardiaci considerevolmente accelerati.

Bakufun, percepito il loro arrivo, alzò la testa e, lanciato un basso verso di approvazione, col muso cercava di svegliare i due ragazzi stretti nel tepore del corpo del pokemon di fuoco.

Green rabbrividì: Red era dimagrito tantissimo, a malapena riusciva a distinguerlo nel mucchio di pelliccia e braccia; era pallido come un morto e sembrava avesse pianto, e lui non l'aveva mai visto piangere dal giorno in cui suo padre era venuto a mancare.

Svelto, abbandonò lo zaino a terra e cominciò a frugarci dentro: le sue dita si strinsero attorno ai blister di medicinali che vennero tirati fuori con espressione trionfante, “Ragazzino, occupati di Hibiki, io penso a Red.” disse mentre alzava lo sguardo.

Ma era evidentemente inutile perchè Silver, con attenzione, aveva preso tra le braccia il rivale, spostandolo in un angolo per lasciare spazio al maggiore, che lo sorpassò rapidamente; Green si chinò sul Campione, accarezzandogli la guancia e facendosi colpire dalle piccole scossette elettriche di Pikachu, svegliatosi al loro arrivo, che non sembrava molto felice di vederlo.

Oh beh, era un pokemon intelligente, dopotutto.

Red venne preso in braccio senza tante cerimonie e portato presso il sacco a pelo, totalmente ignorato da Silver che aveva fatto distendere Hibiki sulle proprie ginocchia: “Nel mio bagaglio ce n'è uno di riserva, prendilo e usalo per tenerlo al caldo.”

Il rosso non se lo fece ripetere due volte.

A causa di tutto quel trambusto, ancora assonnato, lo stesso nativo di Wakaba aprì infine gli occhi; la sua vista annebbiata non gli permise di distinguere granchè ma la capigliatura color rubino che gli danzava davanti era inconfondibile: “S-Silver...” bofonchiò emozionato.

Fai ancora una cosa del genere e ti riporto giù da questo monte a calci.” replicò secco questi, aiutandolo a stendersi al caldo.

Hibiki sorrise sollevato: “Green-san è con te?” chiese a bassa voce.

Si sta occupando dell'altro tizio.”

Grazie di essere venuti...”

Umpf... Non ringraziare me.”

Ma sei venuto qui con lui...”

Ma certo non per quell'eremita.”

E allora perchè...?”

Silver sbuffò frustrato: possibile che quel mollusco non capisse fino a quel punto?

Non ti riguarda adesso.” replicò con tono seccato: “Ne riparleremo.”

Hibiki annuì e si rannicchiò al caldo, addormentandosi nuovamente quasi subito; Silver gli si sedette accanto e non si mosse più.

Con la coda dell'occhio, Green aveva osservato il concitato scambio di battute tra i due ragazzi ma non l'aveva toccato particolarmente, concentrato com'era sulle condizioni di Red, sulla sua febbre e sugli incubi che parevano tormentarlo senza che lui potesse fare nulla per alleviarli: la temperatura era troppo alta, e malgrado avesse trovato dei pezzi di stoffa ancora umidi e freddi, segno inconfondibile degli impacchi di neve fatti dal più giovane, non erano stati sufficienti.

Idiota, se muori qui giuro che vengo a prenderti a calci fino all'inferno.” ringhiò tra sé e sé mentre scioglieva nella borraccia una polverina argentata: “E ora bevi.” ordinò, avvicinandogliela alle labbra.

Con le pupille dilatate e appannate, Red sollevò leggermente le palpebre, confuso e ancora per metà addormentato: probabilmente non lo aveva riconosciuto, perchè Red l'aveva chiamato “Hibiki-kun...” e ciò poteva solo significare che le cure costanti del più giovane, oltre ad essere state in qualche modo efficaci per non farlo peggiorare, erano anche state un balsamo per l'anima del Campione.

In quel momento, Green sentì distintamente il cuore creparsi mentre si faceva strada in lui la consapevolezza di quanto significasse la presenza di Red nella sua vita e di quanto tenesse a lui e quanto non volesse perderlo.

Ma perchè si era giunti fino a quel punto?

Perchè non lo aveva voluto ascoltare quel giorno?

Perchè si era comportato così?

D'accordo, Red gli aveva rubato il sogno di diventare Campione ma aveva lavorato a lungo per diventare ciò che era diventato, e comunque erano sempre stati uniti, amici, come erano arrivati a quello?

Nel giro di qualche ora, complici anche le nuove e adeguate cure portate dal rissoso duo di soccorritori, la febbre era scesa considerevolmente, facendo tirare un sospiro di sollievo al Capopalestra di Tokiwa, che si era ritrovato a tenere stretta nella sua la mano di Red.

E' bello vederti.”

La voce impastata di sonno di Hibiki lo fece sobbalzare: il ragazzo gli si sedette accanto e lui non fece neppure in tempo a ritirare la mano che questi, vedendola, sorrise.

Red-san aveva davvero bisogno di parlare con qualcuno, questi ultimi anni sono stati difficili per lui.”

Green non rispose.

Ha detto di averti aspettato, Green-san. Perchè non sei mai venuto qui?” domandò il più giovane con espressione questa volta molto più seria, “Avresti potuto farlo in ogni momento.”.

Io... io non lo sapevo.” ammise Green con lo sguardo basso: “Sono rimasto lontano da casa per parecchio tempo e, quando sono tornato, credevo fosse stato solo un suo capriccio quello di andarsene. Mia sorella non mi ha detto nulla sulle motivazioni e non ho mai ricevuto altre notizie, quasi mi ero convinto che fosse morto.” disse con un filo di voce.

E perchè non sei mai venuto sin qui a sincerartene di persona?” incalzò ancora Hibiki, sedendosi al suo fianco accanto al fuoco.

Silver stava dormendo, notò Ookido.

Green quindi rimase a lungo in silenzio, con le dita ad accarezzare la guancia tiepida di Red; quando poi alzò lo sguardo, i suoi occhi erano lucidi alla luce del focolare: “Forse non volevo averne la conferma o forse non volevo affrontarlo.” sussurrò.

Il Campione addormentato si mosse nel sonno ma non si svegliò.

E ora cosa hai intenzione di fare?” indagò il più giovane.

Appena sarà in forze, scenderemo da questo posto anche a costo di legarlo. Poi decideremo il da farsi una volta tornati a casa. Non resterà ancora qui.”

Compiaciuto dalla risposta del Capopalestra di Tokiwa, Hibiki sorrise: “Io credo che prima dovreste parlare tra voi e chiarirvi. Secondo me non aspetta altro che poterti parlare col cuore in mano. Green-san, Red-san prova molto per te, cerca di non deluderlo ancora o potresti anche perderlo definitivamente.” lo avvertì prima di alzarsi nuovamente e raggiungere Silver nel suo angolo.

Il silenzio cadde nuovamente nella grotta ma l'unico sveglio rimase, per molte ore, Ookido che non sarebbe comunque riuscito a prendere sonno in nessun caso: troppo preoccupato, troppo frustrato e soprattutto voleva sorvegliare personalmente le condizioni del Campione.

Fu solo verso l'alba che sentì Red muoversi sulle sue ginocchia e ne vide gli occhi aprirsi lentamente, sentendosi il cuore in gola battere forsennatamente.

Il giovane sbattè più volte le palpebre, confuso e stanco, poi allungò una mano tremante che venne afferrata da quella forte e ferma di Green: “Ciao...” sussurrò con voce arrochita e un vago sorriso a increspargli le labbra arrossate; l'altro frugò febbrilmente nella borsa ed estrasse la borraccia contenente la medicina rimasta, avvicinandogliela alle labbra, “Bevi, su.” ordinò lui con voce perentoria.

Red obbedì, bevve, poi si lasciò ricadere all'indietro: “Grazie...” rispose fievolmente: “Dov'è Hibiki-kun...” rantolò poi, cercando di mettersi seduto; Green lo bloccò e lo sguardò torvamente, “Alzati e ti picchio.” ribattè con voce furente, “Hibiki è là che dorme.” replicò, allungando il braccio per alimentare il focolare.

Quando sei arrivato...?” domandò il ragazzo.

Stanotte.”

Ti ha chiamato Hibiki-kun...”

Chi altri? Non è che tu abbia mai dato tue notizie.” lo rimproverò Green, stringendo la presa sulla sua mano: “Sei stato un autentico idiota a venire quassù, mi verrebbe voglia di prenderti a calci.” ribatté il Capopalestra mentre gli sistemava il cuscino e lo copriva meglio, “Scenderai con noi e non fare storie!” si sentiva come se stesse avendo a che fare con un bambino capriccioso e poco collaborativo.

Red restò in silenzio per qualche minuto, Green si era convinto che si fosse addormentato, ma poi la sua voce roca si fece sentire, anche se il viso era nascosto, voltato su di un fianco: “E' quello che veramente vuoi?” chiese il Campione con voce bassa ma seria, “Non sei costretto a fare nulla, lo sai.”

Green sentiva la rabbia sostituirsi al panico e alla preoccupazione per i suoi errori: “Non è una costrizione, idiota! Non puoi restare ancora quassù!”

L'hai deciso tu?”

Sì.”

Non mi sembra che tu ne abbia il diritto.”

Ah! Ma cosa vuoi ancora?!” sbottò il Capopalestra, alzando la voce: “Sono salito fin quassù per cercarti, cosa devo fare di più?!”

Red lo scostò e si mise faticosamente seduto per poi alzarsi in piedi.

Green lo imitò, allungando istintivamente le braccia per sorreggerlo, data la sua visibile debolezza; ma il Campione si spostò e, alzando lo sguardo, col fiato corto, lo fissava ansimando: “Cosa vuoi tu?” chiese con aria estremamente seria, “Vuoi che io torni davvero oppure è solo un tuo capriccio. O ancora ti senti colpevole per qualcosa? Cosa vuoi che io faccia?” proseguì.

Coi pugni stretti e le braccia lungo il corpo, Green strinse i denti per bloccare la furia, purtroppo senza troppo successo: il pugno che colpì Red giunse inaspettato, mandandolo a cozzare contro i due più giovani, che ne attutirono lo schianto.

Hibiki e Silver si svegliarono di botto ma Green fu più veloce, afferrando il Campione per il bavero della maglietta e sollevandolo alla propria altezza: “Non è un mio capriccio, razza di idiota!” ringhiò lui.

E allora cos'è?”

Silver, che aveva aiutato Hibiki a mettersi in piedi, lo fissava con aria truce: “Cos'è, Ookido-san? Un tentativo di azzittire i tuoi sensi di colpa?” disse con voce seria e arrabbiata, “Non serve a nulla, e lo sai.” ribattè il Campione di Johto, avvicinandosi di un passo, “Prendertela con Red-san, intendo.” aggiunse, poggiando la mano su quella di Green, che mollò la presa.

Il Campione di Kanto si accasciò a terra tossendo.

Ammettere le cose è troppo difficile?” intervenne Silver con il pugno stretto al fianco.

Red, ancora a terra, teneva lo sguardo ostinatamente basso e tremava.

Frustrato, Green si inginocchiò al suo fianco e gli mise sulle spalle, in un moto di compassione, la coperta che Hibiki stesso gli passava: “Senti...” iniziò, mordendosi il labbro inferiore, “Mi dispiace, è solo che non...”

Red scosse la testa: “A-Avrei dovuto aspettare... P-Parlarti... E' solo che mi s-sentivo...”

borbottò tra un accesso di tosse e un altro.

Green sospirò, allungando le braccia per stringerlo a sé: “Possiamo parlarne adesso...” tentò, sentendo Red annuire nella sua stretta; sciolse l'abbraccio e gli fece sollevare il viso, lo vide piangere e si sentì il cuore a pezzi.

V-Volevo parlarti prima c-che tu partissi...” sussurrò il Campione, cercando di asciugarsi gli occhi: “M-Ma me n'è mancato il coraggio...”

Green ricordò il suo atteggiamento in quella giornata di tre anni prima e capì dolorosamente che l'occasione di impedire tutto quello era stata in mano sua e lui non l'aveva capita: “Cosa volevi dirmi?” chiese ancora a voce bassa.

Red scosse la testa, rintanandosi nelle spalle.

Non sapeva cosa pensare, Ookido, se non che...

Red, devo saperlo...” disse, con la mano poggiata sulla sua spalla; forse cominciava a capire quel che intendeva Hibiki e a fare luce in sé stesso.

Il timido bacio che Red usò come risposta semplicemente accecò la sua consapevolezza.

Green lo strinse a sé, ricambiando il bacio e il tempo parve congelarsi attorno a loro per parecchi secondi; anche quando si staccarono, non dissero nulla, rimasero semplicemente a fissarsi negli occhi con le mani intrecciate.

§§§

Pigeot e Ho-Oh, ognuno dei quali portava le due coppie di allenatori, scesero dolcemente verso Masara Town, percorrendo le correnti ascensionali con estrema leggerezza; ambedue lanciarono un alto grido di approvazione mentre i rispettivi allenatori li guidavano agilmente verso il loro obiettivo: “Ormai ci siamo!” gridò allegro Hibiki: “Ehi, Red-san! Siamo arrivati!”.

Il Campione alzò la testa, assonnato, e gli sorrise mentre si sporgeva dal dorso di Pigeot e osservava, col cuore in gola, la città dove era nato e dove era cresciuto: “Mamma...” singhiozzò, riconoscendo il cortile di casa.

Green annuì, sorridendo.

I due Pokemon atterrarono infine nel bel mezzo della piazza principale della cittadina, suscitando non poco stupore: e non solo perché Green e Red erano balzati giù dalla schiena del volatile assieme ma soprattutto per la comparsa dell'imponente fenice.

Ookido-hakase era in testa alla folla di curiosi che si era assiepata attorno a loro e, al suo fianco, c'era la nipote.

E ancora, alla sinistra del professore, c'era sua madre, con gli occhi lucidi e il grembiule ancora sporco di salsa; Hibiki e Green affiancarono Red, che venne spinto in avanti tra le braccia della donna in trepidante attesa.

Da quel momento in poi, tutti ne erano certi, il sorriso non sarebbe più andato via dal volto di Red.

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