Alles und mehr

di _Mauna
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ich suche dich. Ich finde dich. ***
Capitolo 2: *** Essen, diese Leidenschaft. ***
Capitolo 3: *** Dritte Kapitel. ***
Capitolo 4: *** Pic-Nic ***
Capitolo 5: *** Freunde. ***



Capitolo 1
*** Ich suche dich. Ich finde dich. ***


Alles und mehr→ Ich suche dich. Ich finde dich.


Camminava, con passo svelto. I capelli dorati, raccolti in una lunga treccia, le scivolavano da una spalla all'altra, lentamente, mentre il suo sedere sculettava di continuo. Gli occhi verde prato d'estate erano molto attraenti. La maglia scollata bianca con i bordi di pizzo accentuava la perfezione dal suo seno. I jeans corti e super stretti mettevano in risalto l'incredibile e sexy rotondità del suo sedere. Le gambe (come il resto del corpo d'altra parte), quasi completamente scoperte, erano di un colorito che puntava al marroncino-beige. Gli stivali, per concludere l'abbigliamento di quel Martedì mattina, erano sul rosso scuro, tamarri, con tante borchie.

Era diretta allo studio di registrazione dei Rammstein. Non vedeva l'ora di ascoltare la loro nuova canzone, ''Spielhur'', e di rivederli. La stavano registrando in quel preciso momento. Doveva sbrigarsi, altrimenti se la sarebbe persa.

Suo fratello, l'addetto alle luci della famosissima band, era fuori dallo studio che la attendeva.

  • Ciao Michkennt! Hanno finito già?

  • Ciao. No, hanno appena cominciato! Su, entra che se no gli agenti ti scambieranno per una spietata fan!

  • Va bene fratello. Ci vediamo quando usciremo... a dopo.

 

Continuava a sculettare mentre camminava. Sembrava che dovesse sfilare da qualche parte.

Entrò nella sala. Flake stava facendo l'assolo iniziale al pianoforte della nuova canzone.

Si sedette e ascoltò fino alla fine, senza mai togliere lo sguardo da Schneider. Quest'ultimo batteva veloce le bacchette sui numerosi tamburi e piatti della batteria. Le sue braccia e le sue gambe dovevano essere muscolose per quello. I suoi occhi azzurri scorrevano veloci sui tamburi e sui piatti, senza mai alzarsi. Lo sguardo era sempre in basso. I capelli boccolosi e morbidi avevano una vita propria: ballavano di qua e di là, senza mai fermarsi. Naiymeen osservava solo ed esclusivamente lui, come se fosse l'unico bell'uomo che fosse lì dentro.

Cos'aveva Cristoph Schneider che la attraeva tanto? Boh. Non lo sapeva.

Sullo sgabello affianco a lei si accomodò Julia Kleiner, la ragazza di Till. Si salutarono con un cenno di mano, quasi non avessero voglia di parlarsi. Non si erano mai andate a genio, loro due. Anche se si conoscevano da molto tempo.

Finito di incidere la canzone, i sei uomini uscirono dalla sala acustica.

  • Ciao Niymeen! Come stai?- Ormai il chitarrista Paul le staccava il collo, tanta la potenza con cui lo stringeva.

  • Bene, grazie. Tu come stai, Landers?-

  • Non c'è di ché! Grazie. Chiedi a Kruspe, che mi sembra un po' giù oggi.-

    La giovane bionda dagli occhi verdi fece una corsetta da Richard, che come al solito era corso fuori a fumarsi una delle sue inevitabili sigarette, e come le aveva consigliato Paul, gli chiese come stava.

 

  • Ciao Richard! Complimenti, hai fatto un assolo fantasico.-

  • Grazie.-

  • Cos'hai che non va?-

  • Oh, affari miei. Ma niente di cui preoccuparsi, ok? Tu stai tranquilla.-

  • Ah certo io mica mi preoccupo. Bene... ti lascio solo, allora.-

  • No, scusa. Non volevo essere così brusco... vuoi dare un tiro?-

    Richard porse la sua sigaretta a Naiymeen. Lei la prese senza esitare e aspirò tutto quel che poteva. Sentì i polmoni riempirsi di fumo, e ciò la fece tossire. Ma le piaceva. Espirò tutto il fumo che si era racchiusa dentro, lentamente. Poi restituì la sigaretta a Kruspe.

  • Grazie, ne avevo bisogno. Sicuro che vada tutto bene? A me sembri un po' giù...-

  • Si, grazie. Ora vai a sautare Doom, che è da un po' che ti fissa. Mi sembra un maniaco.- Fece una breve e soffocata risata. Poi salutò Naiymeene si allontanò con passo lento da lei.

Anche Naiymeen si allontanò da Richard Z. Kruspe. Notò che poco più in là, come aveva detto il vocalist, Schneider la osservava. Gli occhi freddi come il ghiaccio, ma allo stesso tempo caldi come un pomeriggio d'estate. Questa lunga e quasi interminabile occhiata spinse Naiymeen ad avvicinarsi a lui.

La ragazza era in preda alla vergogna, alla timidezza e ad altre emozioni negative. Non sapeva cosa dirgli, se chiedergli come stava, oppure chiedergli se voleva mangiare qualcosa, ma era domande troppo banali. Allora decise di affidarsi ai complimenti. Si avvicinò e...

  • Ciao Cristoph... Complimenti, sei stato fantastico, come al solito.-

  • Grazie, ma lo sapevo già. Se tu fossi una fan rompiballe avrei già chiamato gli agenti. Dicono tutte le stesse cose... sempre, sempre. Io non avrei niente in contrario ad avere un migliaio di fan, certo, però che cazzo, sempre a volere una foto con me, il mio autografo...-

  • Ehm... si è vero.- Niymeen non stava ascoltando le lamentele di Schneider. Si era persa nei suoi occhi azzurri cielo d'estate. Ma Cristoph lo capiva quando qualcuno non lo ascoltava. Coglieva lo sguardo perso dell'altra persona, lo sguardo di una persona che era in un altro mondo con la mente, lo sguardo di una persona che non stava scoltando.

  • Non hai ascoltato quello che ho detto. Vero?-

  • Certo che sì, invece. Parlavi delle fan rompiballe.-

    Cristoph era sorpreso per la risposta di Naiymeen. Lui era certo che lei non stesse ascoltando. Ne era più che sicuro. Forse lei sapeva già la risposta perché parlava spesso di quelle spacca coglioni che volevano l'autografo da lui, il batterista. Ne parlava quasi sempre di loro.

    Ma a cosa stava pensando, doveva affrettarsi a raggiungere gli altri cinque a mangiare! Lasciò perdere Naiymeen, il quale sguardo era scivolato dagli occhi alle labbra di Schneider, e cominciò a camminare con passo svelto verso la rosticceria privata. 
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    Eccomi qua! Sono tornata, come promesso!
    Ho poco tempo quindi vi chiedo solo di leggere, recensire e farmi sapere subito cosa ne pensate!
    Sono andata molto avanti con questa storia (su Open Office ho più di 14 facciate piene piene!), quindi prometto solennemente che la porterò a termine!
    Scusate ancora se ci ho messo tanto, ma il mio computer era virussato e non andava internet... è stato via un bordello...
    Buona lettura, spero che vi piaccia!
    Bacio, F

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Capitolo 2
*** Essen, diese Leidenschaft. ***


Alles und mehr→Essen, diese Leidenschaft.

- Oliver? Passami il piatto coi crauti, per favore!- Paul aveva fame ed era esausto, perché le sue dita avevano pizzicato le corde della sua chitarra per più di un'ora di seguito, e ciò era molto stancante. Gli si era anche rovinato lo smalto nero che si era messo di prima mattina.

Oliver tese il lungo e ossuto braccio verso il piatto con i crauti. Suonare il basso elettrico non lo aveva fatto diventare muscoloso e grande come Till, il cantante. Era rimasto magro a alto un metro e ottanta. Anche se non era quello che desiderava, gli andava bene così. Si accettava per ciò che era. E era contento di vivere sapendo di essere amato e stimato da più di mezzo mondo.

Nel frattempo era arrivato il batterista ritardatario.

  • Eh, Doom... Naiymeen ti ha ipnotizzato con le sue belle bocce, eh?- Till, con la sua voce da cavernicolo resuscitato, non era un granché come comico. Solo Paul affievolò un lieve sorriso sulle labbra. Era il migliore amico di Naiymeen. La conosceva bene.

Richard, dopo aver sentito la battuta di Till, parve quasi offeso, o ancora peggio preso in giro. Piantò il suo sguardo sul suo piatto, e non lo tolse finché non ebbe finito di mangiare. Neanche un verso uscì dalla sua bocca, durante tutto il pranzo.

Dopo questo momento di imbarazzo, Oliver Riedel prese con sicurezza i crauti, e li fece passare sopra ai piatti della sua band. I crauti arrivarono a destinazione, ovvero nella pancia di Landers. Quest'ultimo li inghiottì senza neanche masticarli. Era affamato, l'aveva detto lui!

Chiese anche a Till di passargli la piadina. Ci voleva qualcosa che calmasse il forte sapore di quei giganti cetrioloni piccanti, salati e sotto aceto.

Till masticava il cibo velocemente, come se non avesse mangiato da mesi. Lo inghiottiva quasi ancora intero. Cantare per più di un'ora gli aveva fatto quasi soffocare le corde vocali e infiammare la gola. Era a pezzi. E pensare che quella sera avrebbe dovuto anche uscire con la sua morosa Julia... No no, non ne aveva voglia. Era svogliato e stanco. L'unico suo desiderio era quello di cazzeggiare, oppure di andare un po' in discoteca a ballare e divertirsi con quelle gnocche della lap dance. Voleva solo ed esclusivamente passare un'intera giornata di cazzeggio.

Altrettanto Schneider. Era annoiato, stanco, svogliato. La sua autostima era a pezzi. Non riusciva a convincersi sulla giusta risposta di Naiymeen. Perché sapeva di cosa stava parlando anche se non lo ascoltava? Non lo sapeva. E non l'avrebbe mai saputo, se non fosse corso da lei a chiederglielo.

Sapeva che era una cazzata, però d'altra parte aveva voglia di stare un po' con lei. Chiacchierare, fare due passi, magari anche dirle che forse provava qualcosa per lei e che era attirato da lei... Fino ad allora era stato indifferente perché aveva rotto da poco con la sua ragazza, una bellissima mora con un caschetto, che lo aveva tanto preso. Era anche menefreghista perché pensava che era solo una lieve attrazione, la sua verso Naiymeen. Però si rivelò ben più di una semplice attrazione. Lui la amava. E non poteva smettere o chiedersi il perché, perché quando si parla d'amore non ci si deve fare domande, ma solo ascoltare il proprio cuore.

Così pensato, si alzò dal suo posto, anche se non era pieno del tutto. Mollò il suo tovagliolo sul suo piatto, che aveva ancora del cibo, come si faceva ai vecchi tempi. Era un tipo perfettino, lui. Le aveva imparate tutte le regole e le buone maniere del Galateo, grazie a sua nonna Helene. E le rispettava, ogni giorno.

Mentre il perfettino usciva dal locale privato, gli altri cinque si diedero occhiate innocenti. Si chiedevano, ma senza aprire bocca, perché Cristoph Schneider, il loro batterista, se ne fosse andato così. Poi ci ripensarono, e capirono tutti nello stesso momento che era meglio lasciar perdere. Mai ficcare il naso negli affari di Schneider. MAI. Sennò ci avrebbero rimesso qualcosa di importante. Lo conoscevano, ormai. Era da non pochi anni che lavoravano insieme. Sapevano come avrebbe reagito se lo avessero seguito o se lo avessero spiato. Così fecero finta di non aver visto niente, e continuarono a mangiare e a chiacchierare allegramente.

 

***

 

Suonò al campanello di Naiymeen una bella ragazza. Questa aveva capelli a caschetto neri, con qualche méchès rossa e viola. I suoi occhi erano azzurri come un cielo d'estate, uguali a quelli di Doom. Era di carnagione chiara, circa sul color pesca: uguale a quella del ragazzo che amava. Indossava un abitino senza spalline blu, che terminava poco sopra le ginocchia con un risvolto. Ai piedi calzava dei sandali aperti di colore marroncino-chiaro. Le donava l'abbigliamento di quel pomeriggio. Di quello stravagante e misterioso Martedì pomeriggio.

  • Naiymeen? Sono io.- La ragazza col caschetto aveva citofonato al campanello di Naiymeen.

  • Io chi?- Si udì dal microfono del citofono.

  • Il lupo mannaro. Sono Dìana, rincoglionita! -

  • Non avevo dubbi. Ti apro. -

Dopo essersi accertata che la porta si fosse aperta, Dìana entrò nel piccolo ma lussuoso appartamento di Naiymeen.

  • Ciao bella!- Apparve una ragazza bionda e sexy con lo stesso abbigliamento di quella mattina. L'unica differenza era che i capelli, invece che raccolti in una lunga treccia, erano sciolti e naturalmente mossi. C'era anche la lieve presenza di un tocco di mascara e matita verde, che la mattina non si era messa. Appena si avvicinarono, si abbracciarono e si baciarono sulla guancia.

  • Allora, come va con Cristoph?- Dìana era curiosa di sapere come andava.

  • Mah, in teoria bene, in pratica no. Lui sembra così.. così.. lo trovo così distante. Distante da me, ma anche dal resto del mondo. Lui ha le sue idee, le sue voglie, le sue passioni, ma cavoli! Com'è diverso dagli altri cinque!- Naiymeen aveva il magone. Una lacrima scese lentamente dalla sua guancia sinistra.

  • È questo il bello di una band, ognuno è unico, col proprio carattere e la propria personalità!- Dìana Spielmahr era molto brava a tirare su il morale delle persone. Anche se la situazione era molto grave. Anche se sembrava irrisolvibile. Lei ce la faceva sempre, in qualsiasi cosa si intrometteva o si impegnava. L'unico difetto era che... manteneva troppo nascosti e troppo a lungo i segreti, tutti per lei. Anche se dovevano essere svelati.

  • Ma lui è troppo diverso... e purtroppo, più me ne accorgo più lo amo...-

  • Lo ami già?- Non era molto stupita. Innanzitutto, la sua amica andava matta, ma proprio fuori di testa, per i batteristi, soprattutto che facevano parte delle band Heavy Metal. Secondo, sapeva già che Naiymeen aveva sempre avuto un debole per Schneider, fin dal primo momento in cui lo conobbe: si capiva dagli occhi con cui lo guardava. Il suo sguardo diretto a lui era colmo di stima, fascino, ammirazione e incanto. Sembrava una bambina alla quale avevano messo davanti una mela candita con lo stecco. Aveva quasi la bava alla bocca. E pensare che aveva ormai ventitré anni.

  • Perché ''già''? Lo conosco da ormai due anni, da quando mio fratello è diventato il tecnico delle luci ufficiale della band. Non è poco due anni!- Era sicura si sé. Anche se sapeva che Schneider non aveva mai dato l'impressione di ricambiare il sentimento che provava per lui Naiymeen. Se l' avesse ricambiato, sarebbero stati insieme già da un pezzo. Ma sembrava che a lui non fosse fregato niente.

Non gliene era fregato niente fino a quel giorno, nel quale una rotella del suo cervellino da batterista professionista si era finalmente sbloccata. Come mai e in quale circostanza non si sapevano. Beh, a dire il vero, nessuna delle due ragazze sapeva che gli si era accesa una lampadina... Ma lo avrebbero saputo. Eccome se lo avrebbero saputo!

Nel frattempo uscirono dal piccolo appartamento. Naiymeen chiuse a chiave la porta, fece scivolare le chiavi nella borsa e si avviò con Dìana alla sua cinquecento Beige. Il ''Parco della collina'' le attendeva per un sostanzioso e amichevole pic-nic.

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Eccomi di nuovo qua... Ho visto che purtroppo nessuno recensisce, però io aggiorno comunque, per voi... ;D

Spero che vi piaccia il continuo!

F.

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Capitolo 3
*** Dritte Kapitel. ***


I capelli boccolosi di Cristoph si spostavano da una spalla all'altra, mentre correva per le strade di Berlino. Le gambe, muscolose e abbronzate al punto giusto, si alternavano velocemete, senza rallentare. Anzi, aumentavano sempre di più la velocità. Le sue labbra erano secche, perché ansimava molto, e perché lo sforzo era parecchio. Inspirava ed espirava velocemente, come uno scoiattolo.

Ogni tanto sbatteva le sue possenti spalle contro qualcuno, che prima sembrava incazzato, ma poi urlava “Ma è il batterista dei Rammstein!”. Dopo aver sentito questa frase per più di quattro volte, decise che non era stata una grande idea correre in giro per Berlino senza neanche una guardia del corpo o un agente con lui. Così, da solo senza nessuna protezione, poteva essere rapito da chiunque. Oppure semplicemente una folla di spietate fan poteva circondarlo e costringerlo a firmare mille e mille autografi... Era meglio prendere una scorciatoia. Si girò per vedere quanta gente lo stava seguendo. Non aveva il coraggio di guardare. Ma lo fece: erano una centinaia di uomini e donne che correvano verso di lui, e che ormai gli erano addosso!

''Mi devo dare una mossa se non voglio morire seppellito da quei matti.'' Mantenne la calma, come suo solito, e non si lasciò impressionare.

Imboccò la prima stradina che gli capitò alla sua sinistra. Stava correndo dalla parte opposta da dove voleva arrivare: l'appartamento di Naiymeen.

Dopo un quarto d'ora abbondante di corsa si fermò. Girò la testa indietro, per controllare la situazione. Erano rimaste solo due ragazze bionde con un foglio e una penna ciascuna. Schneider le osservò. Semravano sfinite dalla corsa. Avevano la linguazza fuori dalla bocca. Le loro gambe tremavano, sembrava che si dovessero spezzare da un momento all'altro. A Cristoph facevano pena. Non ne aveva voglia di autografare ancora. Però una dignità ce l'aveva. Allora si avvicinò a loro.

  • Oh mio Dio! È veramente lei, signor Schneider?!? Oh mio Dio, non ci credo!-

  • La prego, mi faccia un autografo!!! Incredibile, incredibilee!-

''Oh no. Ancora fan, fan sempre fan... basta! Faccio solo due firme e bona.''

  • Va bene signorine, ma velocemente che ho fretta.-

Cristoph scazzò le firme, salutò le due rompicoglioni e riprese a correre. Doveva raggiungere al più presto l'appartamento di Naiymeen. Perché poi non lo sapeva. Perché stava correndo da Naiymeen? Cos'era che lo spingeva a correre per lei? Chissà. Se lo chiedeva anche lui.

La viottola in cui si era infilato era deserta. Non c'era nessuno. Ovviamente non era quella la strada che doveva percorrere. C'erano dei pioppi dappertutto e qualche macchina antica parcheggiata qua e là. Non sapeva proprio in che parte di Berlino era finito. Non c'erano né cartelli nè indicazioni dalle quali avrebbe potuto capire almeno il nome della via o della strada in cui si trovava. Probabilmente non avrebbe dovuto imbucare una via a caso. Ma l'aveva fatto, inconsciamente. Rallentò la corsa, fino ad arrivare ad un passo svelto. Quel passo svelto ben presto diventò una camminata lenta. Poi si fermò del tutto. Non ci credeva. Per una volta, in tutta la sua vita, non sapeva dov'era. Era triste e sottomissivo ammetterlo da parte sua, ma... Cristoph Schneider, il famoso batterista della band Heavy Metal tedesca, si era PERSO.

 

***

Richard prese il suo bicchiere pieno fino all'orlo, se lo portò velocemente alla bocca e deglutì l'acqua tutta d'un fiato. Non voleva sembrare particolarmente colpito, né tantomeno offeso dalla battuta di Till, voleva solo non dare nell'occhio. Era agitato e sudava, sudava come non mai. Perché se l'era presa così per la battuta di Till? Perché? Doveva trovare una risposta al più presto. Anzi, subito. Alzò il suo sedere sodo e muscoloso (insomma, perfetto) dalla dura sedia di legno, salutò con un cenno gli altri quattro e uscì dalla rosticceria.

Si incamminò verso la sua lucida moto, comprata una settimana prima, sfilò le chiavi dalla tasca dei suoi jeans, le incastrò nel buco fatto apposta per esse, le girò e subito si sentì un rombo, che da subito gli fece fare un salto di eccitazione.

Montò sopra alla sua ''fantastica creatura'', come la chiamava lui, e la fece partire con un'impennata. Andava con un filo di gas, gli sembrava quasi di volare, di essere stato catapultato più veloce della luce. Era tutto così perfetto, fina a quando...

''Ma dove cazzo sto andando? Manco so dov'è Naiymeen adesso! Vaffanculo, dovevo pensarci prima.'' Così pensato, decise che non sarebbe andato da Naiymeen, tanto non avrebbe saputo cosa dirle e come dirglielo, quindi sarebbe andato a trovare un suo amico, la quale casa si trovava a pochi chilometri di distanza rispetto a dov'era in quell'istante.

Aumentò la velocità, e il motore parve apprezzare quella decisione. Rombava più di quanto non avesse mai rombato, e non faceva neanche qualche bizza.

''Mi devo dare una mossa, sennò Klutz uscirà di casa. Me l'aveva detto che lui dopo l'una non è più disponibile per nessuno... Anzi, quasi quasi vado a trovare quella mia amica bomba del Night Club... chissà se il prezzo è calato o se vuole di più. Non mi resta che andare a dare un'occhiata. Tanto non ho di certo problemi economici.''

La moto con a cavallo il famoso chitarrista sfrecciò via velocemente, e diventò un puntino sempre più lontano...

 

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Capitolo 4
*** Pic-Nic ***


Naiymeen percheggiò la sua cinquecento beige all'ombra di un piccolo olmo, vicino al bar ''Cullicù''. Lei adorava quel bar, che fosse il nome molto dolce o le cose buone che facevano, boh. Ci andava spesso con i suoi amici. Dìana scese per prima dalla macchinina. Chiuse la portiera e si avviò verso l'imponente collina che era davanti a loro. Naiymeen? Io intanto vado a cercare un posticino all'ombra degno per un pic-nic. Ti aspetto su!- Ok, intanto io tiro fuori il cesto e la tovaglia. Te vai che io ti raggiungo.- Naiymeen spense il motore, scese dal basso ma comodissimo sedile e aprì il porta-bagagli; prese la tovaglia e il cesto con gli alimenti. Chiuse il porta-bagagli e la macchinina, si tirò giù gli occhiali da sole, si sistemò il cappellini in paglia e si avviò verso la collina. Dìana si era posizionata non molto lontano, all'ombra di un'imponente quercia. Era rilassante e tranquillo lì sotto: si udivano i cinguettii degli uccellini, i picchiettii dei picchi e gli squittii degli scoiattoli, e oltretutto l'erba aveva appena germogliato, quindi era verde chiara e morbida. Era il posto perfetto per un pic-nic. Eccomi qua Didi.- Hai preso tutto?- Naiymeen fece segno di si con la testa. Visto che bel posticino che ho scelto? Così non stiamo al sole, che oggi brucia un sacco. Poi qui c'è solo quella coppia laggiù, e nessun altro scocciatore. È o non è perfetto?- Si, è proprio fatto apposta per noi! Dai dammi una mano a stendere la tovaglia e a metterci la roba sopra.- Jaa. Ti devo dire una cosa.- Dimmi.- Perhé tu sei così sexy? Come fai ad essere così attraente? Davvero, ti si nota da chilometri di distanza! Io non riuscirei a diventare così neanche se mi rifacessi tutta!- Beh Didi, prima di tutto grazie per le belle osservazioni. Seconda cosa, io sono fatta così, non ci posso e non ci voglio fare niente! Ognuno è unico e ha qualcosa che lo rende diverso dagli altri. Mi hai detto la stessa cosa quando parlavamo di Schneider, no?- ''Cristoph... prima o poi dovrò dirle la verità. Non posso nasconderle ancora a lungo che lui è...- Mi hai sentita?- Oops, Naiymeen si era accorta che Dìana si era persa nei suoi pensieri, ma quest'ultima si riprese di scatto e tornò attenta alla sua amica. Certamente!- Ah, va bene. Mangiamo, che il mio stomaco ormai si mangia da solo!- Ja!!- ''… Che Cristoph è...'' Dìana, c'è qualcosa o qualcuno che ti turba? Mi sembri pensierosa...- Si... vedi, c'è una cosa che devo dirti da tanto tempo... e che per me è importante... credo che lo sia anche per te.- Dimmi! Sono qui che ti ascolto volentieri.- Ecco... Schneider, si, lui... lui è...- Lui è? È cosa?- Dìana inspirò per diffondere nel suo corpo almeno un po' di buona tranquillità, poi riuscì ad aprire bocca. …Cristoph è… il mio ex fidanzato, e io... io lo amo ancora! *** Cristoph ''Doom'' Schneider stava girando in tondo da più di venti minuti. Quel maledetto posto lo stava facendo impazzire. Non ce la faceva più a guardarsi intorno senza trovare una strada che lo conducesse da Naiymeen, oppure che semplicemente lo potesse riportare all'edificio di incisione della band. Era assonnato, tutto il suo corpo lo pregava che facesse anche solo una piccola pausa, non ce la faceva più davvero. Imboccò una delle tante stradine uguali e deserte. Sembrava abbandonta, quella parte di Berlino. Neanche una sola fan rompiballe! Wow, per lui era un enorme sollievo non avere nessuno che lo tartassasse di domande assurde o che gli chiedesse autografi. Era da solo! Però... si era perso. E questa cosa non era affatto da sottovalutare. Non aveva neanche il cellulare dietro, se lo era dimenticato sul tavolo della rosticceria privata. Chissà seuno degli altri cinque si era fatto vincere dalla curiosità dando una sbirciata ai messaggi. Udì dei rumori provenire da una villa poco distante. Si fermò e tese l'orecchio in direzione dell'enorme casa. Sembravano... si, erano dei gemiti. ''Qui qualcuno si sta divertendo eh?'' Decise di andare a dare un'occhiata a chi poteva fare così baccano. Vabè che era un posto deserto, però i gemiti si sentivano anche a cinquecento metri di distanza, ragazzi! Cristoph si avvicinò alla villa. Era molto grande, sembrava lussuosa e ospitale all'interno. Aprì il cancello, che non aveva la serratura, e si chiuse con uno ''schreek'' assordante. Chi era dentro alla vila però non doveva aver sentito, perché il rumore dei gemiti non cessava. Schneider bussò alla porta: niente. Allora la aprì lui. Non c'era n'è catenaccio né chiave. La porta lentamente si aprì, e Schneider vide...

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Capitolo 5
*** Freunde. ***


La porta si aprì lentamente con un leggero schricchiolio; la faccia di Doom apparve appena dall'uscio. Richard fermò il suo movimeto costante, e anche i suoi gemiti. Guardò in direzione dell'entrata. La sua partner guardò prima il chitarrista poi il batterista: ''Ma chi è 'sto qua e che cazzo vuole mentre mi diverto con questo figone?'' stava pensando.

  • Richard?- Doom era stupitissimo di ritrovarsi un compagno di band che trombava in una villa disabitata in una parte di Berlino che non aveva mai visto né sentito parlare. Richard poi era nudo e stava cavalcando una giovane ragazza bionda dagli occhi color cioccolato fondente, anche lei nuda.

  • Schneider??- Richard era altrettanto sorpreso di vedere il suo amico batterista davanti a lui, nudo. Era andato lì perché sapevache non c'era nessuno, come aveva fatto a raggiungerlo?? -Che cazzo ci fai qui, sei venuto a insegnarmi come si scopa? Oppure intendevi spiarmi? Eh?!?-

  • I-io... stavo scappando dai fan, e... m-mi sono perso... mi sono ritrovato qui, e... ho s-sentito i gemiti, allora sono venuto a dare un'occhiata...-

  • Tu credi che io sia nato ieri? Secondo te dovrei bermi questa cazzata?-

  • Calmati amico, non è un dramma, dopotutto ti ho visto nudo un sacco di volte e...-

  • Non me ne frega un cazzo! Ci hai interrotti proprio nel momento migliore, figlio di...- - Eh no non insultare che sennò qua finisce male!!- -... Di quella puttana vacca di tua madre.-

  • Eh no, caro mio, ora hai superato il limite.- Schneider era al massimo dell'incazzatura. Offendere lui ci poteva anche stare, ma recare offesa alla sua cara mamma, proprio no! Entrò del tutto dalla porta, si tirò su le maniche e si scaraventò contro il chitarrista, che sembrava non aspettasse altro.

Gli tirò un pugno così forte da farlo sobbalzare sul divano, macchiato di varie sostanze azurrine e trasparenti. Kruspe non si fece problemi. Si alzò e diede indietro un cazzotto altrettanto forte al batterista, che tremò all'indietro, instabile sulle sue deboli e stanche gambe.

Intanto la puttanella chiese: -Io qui ho finito? Me ne posso andre alla mia cazzo di casa?- -Stai zitta, troia!- le risposero in coro, e le arrivò un cazzotto sul naso, da parte di colui che prima si divertiva con lei. Il naso di lei cominciò a sanguinare: piangendo la bionda dagli occhi di cioccolato prese i suoi indumenti e scappò da quella deserta e deprimante casa, che odorava di sesso e di fumo.

I due vocalist continuarono a picchiarsi per un tempo che pareva interminabile.

Distrutti, si accasciarono uno per terra e l'altro sul divano. Erano pieni di lividi già ben evidenti, e il sangue colava dalla bocca e dal naso di entrambi. ''Ne avevo proprio bisogno'' ammise Schneider.

  • Una bella menata, èh collega?-

  • Ja amico, proprio una gran menata! Ci voleva in fondo, no?-

  • Certamente.- Richard accese la sua inmancabile sigaretta, e subito la stanza si riempì di fumo.

Schneider storse il naso appena sentì la puzza del vizio, ma non disse niente. Non aveva voglia di bisticciare ancora. Era a posto così.

  • Ascolta fratello, non mi va di ascoltare come e perché sei finito qui, quindi ti faccio un'unica domanda: vuoi un passaggio, ovunque tu debba andare?-

  • Sicuro! Grazie mille, Kruspe. Non sapevo e non so dove sono e sono a piedi. Non sono neanche più in grado di camminare, sono stanchissimo!!-

  • Ja ja, ti porto a casa io, c'ho la moto qua fuori. Non l'hai vista?-

  • Mmh... nein. Mi sa che non ci ho fatto caso.-

  • Ah beh. Andiamo, che gli altri quattro deficenti ci staranno cercando.-

  • Ja.-

Richard si rivestì velocemente sotti gli occhi sbarrati del boccoloso Cristoph, prese le chiavi della moto e il casco che erano appoggiati su di un tavolino e fece strada al batterista, che era ancora un po' sconvolto.

Uscirono dalla casa abbandonata, attraversarono il vialetto e il cancello ancora socchiuso e saltarono sulla moto, che era a pochi metri di distanza da loro.

Mentre si infilava il casco, Richard volle togliersi una curiosità.

  • Ehi Schneider, ascolta: tu per caso provi qualcosa per Naiymeen?-

Cristoph rimase immobile alla domanda di Kruspe, come paralizzato o congelato da qualcosa di invisibile ma potente.

  • Perché me lo chiedi? Ti interessa così tanto?-

  • è per togliermi la curiosità. Allora, ti piace si o no?- ''Ma che curiosità?! Cosa gli importase io amo o non amo Naiymeen? Sarà comunque meglio dirgli di no, potrebbe tranquillamente andarlo a riferire a lei a tutti gli altri della band. Non voglio correre alcun rischio.''

  • No, non mi importa niente di lei. Ora dimmi il vero motivo della tua domanda.-

  • Lei è così attraente, è così sexy e bella e... insomma, le voglio chiedere di uscire con me un giorno di questi, perché io... diciamo che provo qualcosa per lei, vorrei portarla a casa mia e magari farci qualcosa insieme.-

Cristoph a questo punto rimase davvero paralizzato. Provava dentro un sacco di cattivi sentimenti ed emozioni negative, tra i quali rimosro, responsabilità d'errore, consapevolezza di aver sbagliato a dirgli di no... si sentiva morire dentro.

Richard mise in moto il suo gioiellino, quest'ultimo fece un rombo assordante e partirono con un filo di gas.

  • Allora, dove vuoi andare? Non me l'hai detto prima.-

  • I-io? Ehm... portami alla collina, ho bisogno di stare un po' da solo con la natura.- Già parlava con la voce bassa, più con il rumore del motore e del vento che gli sfregava la faccia, non si sentiva niente.

  • Èh?-

  • AL PARCO DELLA COLLINA!!-

  • Ah, ok. Arriveremo tra una decina di minuti. Tieniti forte-

Schneider si strinse alla tartaruga del chitarrista e socchiuse gli occhi.

Richard amava Naiymeen, e anche lui. E come avrebbero fatto? Lui avrebbe avuto il coraggio di dirglielo?

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