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di Rosebud_secret
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** IV ***
Capitolo 5: *** V ***



Capitolo 1
*** I ***


Mirror, Mirror
I







- Quanto manca a Coriadan?-, domandò Jim con aria annoiata.

- Esattamente dodici minuti in meno della stima precedente, signore.-, gli rispose il primo ufficiale, sollevando gli occhi dal monitor su cui stava leggendo le specifiche sulle usanze coriadane.
Le missioni di rappresentanza erano sempre le più noiose per tutti e il capitano Kirk cercava di evitarle come la peste. Fosse stato per lui, la USS Enterprise NCC-1701 non si sarebbe occupata d'altro che delle azioni esplorative. Tuttavia, in quella circostanza specifica, Jim non aveva montato storie, né patetiche scuse e si era ben volentieri prestato ad accompagnare sino a Coriadan l'anziano Spock, reintegrato a tutti gli effetti nella Federazione e promossone ambasciatore. Il suo effettivo rango, in fin dei conti e, in quella particolare circostanza, anche facente funzioni di ammiraglio, data l'impossibilità dell'ammiraglio Archer di poter presenziare all'incontro.

E se n'era anche pentito.
Non solo era dovuto tornare indietro sino a New Vulcan, ma ora si ritrovava a dover affrontare un viaggio lungo e tediante senza poter fare soste per non ritardare l'incontro.

Coriadan  era un pianeta di classe M, dotato di una tecnologia non particolarmente avanzata e, al tempo stesso, ricco di materie prime, tra cui il dilitio.
Ma questa sua ricchezza era più uno svantaggio che un vantaggio, dato che lo rendeva spesso vittima delle razzie più spietate. Per questo motivo i coriadani si erano decisi, dopo anni di tentennamenti, a richiedere la protezione della Federazione. Appello prontamente accolto, se non altro per i benefici economici che ne sarebbero derivati.

Jim si stiracchiò e si alzò, più che intenzionato ad andarsene in camera a dormire. Tanto non avrebbe avuto nulla da fare per le successive trentaquattro ore.

- Signor Spock lascio a lei il...-, si interruppe bruscamente quando scorse un bagliore. - Che cos'era quello?!-, chiese, indicando la vetrata.

- Quello cosa, signore?-, domandò il tenente Uhura, rivolgendogli attenzione, al contrario del primo ufficiale.

Jim la ignorò.

- Sulu, l'ha visto anche lei, vero?-

- Non ne sono sicuro, signore. Ero distratto.-

- Era una nave. Qualcosa di abbastanza veloce da superarci.-

- Questo è improbabile.-, intervenne seccamente Spock, - Ci stiamo muovendo alla massima velocità. E queste coordinate sono di rado frequentate da navi che non facciano parte della Federazione e...-

- E allora cos'era?-, si fece insistente il capitano, interrompendolo.

Il primo ufficiale inarcò un sopracciglio e sospirò, abbandonando i suoi studi.

- Che ne dice di un frutto della sua fantasia annoiata? I sensori non comunicano alcun rilevamento.-

- Sta insinuando che me lo sarei immaginato?-

- Ritengo plausibile questa eventualità. Sì.-, asserì Spock.

Jim sorrise e si rivolse al timoniere.

- Signor Sulu, rallenti. Ci fermiamo.-

- Capitano mi permetta di...-, tentò il primo ufficiale.

- Tenente Uhura, comunichi al gran consiglio di Coriadan che abbiamo un piccolo guasto alla gondola sinistra e che riprenderemo il viaggio non appena possibile. Signor Sulu, inverta la rotta, velocità a impulso. Signor Spock, mi riferisca se vede qualcosa di strano.-

- Vuole mentire anche all'ambasciatore, signore?-, chiese quest'ultimo, riaccomodandosi al suo posto.

- Non credo ce ne sarà bisogno. In fin dei conti mi conosce e sono sicuro che non se ne avrà a male.-

Spock lo ignorò, incuriosito dal fenomeno che stava rilevando.

- Effettivamente c'è qualcosa...-, mormorò, - Ma non riesco a comprenderne la natura. Si tratta senza dubbio di una fonte di energia. E' localizzata otto chilometri a nord dell'equatore di H3-24M, ottavo parallelo, gradi.... -

- Possiamo sbarcare?-, domandò il capitano.

- La risposta corretta alla sua domanda sarebbe: no. Se invece si riferisce alle condizioni del pianeta: sì, è abitabile, ma non disabitato. Immagino di non doverle ricordare la prima direttiva, considerati gli avvenimenti recenti, signore.-

Kirk sorrise. - No, non occorre. Proprio per questo è nostro dovere scendere a controllare. Spock, comunichi le coordinate al ponte e venga con me. Sulu, a lei la poltrona. Chiami il dottor McCoy e gli dica di raggiungerci giù.-

Spock si alzò e lo affiancò nell'ascensore.
Quando le porte si furono chiuse lo guardò con aria di rimprovero.

- Imparerai mai la lezione, Jim?-, gli chiese.

- Oh, andiamo, ti stavi annoiando anche tu!-, gli rispose l'altro.

- Questo non è corretto: trovo le culture degli altri popoli estremamente interessanti.-

Proseguirono lungo il corridoio.

- Ma qualcosa che superi la velocità di transcurvatura è, senza ombra di dubbio, più interessante.-

- Qualunque cosa sia è da escludere che l'abbia superata, infatti. Più probabilmente è stata una tua impressione.-, tagliò corto il vulcaniano.
- Posso anche aggiungere che questa formazione è assai poco saggia? Secondo il protocollo il capitano non dovrebbe mai scendere dalla nave e, qualora fosse costretto a farlo, il primo ufficiale dovrebbe rimanere in plancia. Lo stesso discorso vale per l'ufficiale medico in carica, a sbarcare dovrebbe essere uno dei sottufficiali. Questo per non lasciare mai la nave sguarnita e in balia di se stessa.-

Jim affrettò il passo, impaziente.

- Me l'hai già detto decine di volte.-

- E per decine di volte, per la precisione ventiquattro, non mi hai ascoltato.-

- Ci sarà un motivo, no?-

- Di questo non ne dubito, ma ho delle serie difficoltà a definire il suddetto motivo "logico".-

Si fermarono sulla soglia e Kirk gli posò una mano sulla spalla.

- Se vuoi rimanere a bordo, devi solo dirlo, Spock.-, gli sorrise.

- Dovremmo rimanerci tutti e portare a termine la missione che ci è stata affidata, ma se sbarcare è proprio necessario non discuterò oltre.-

- Bene. Staremo via poco. Giusto il tempo di controllare e...-

- Perché?!-, esclamò McCoy sopraggiungendo alle loro spalle.
- Dovevamo starcene tranquilli per tre giorni! Senza mutilazioni, senza parassiti alieni! Una tranquilla crociera sino a Coriadan! Cos'è successo?!-

- Un oggetto non meglio identificato è precipitato sulla superficie del pianeta H3-24M. Riteniamo che si possa trattare di una qualche astronave in avaria. E' nostro dovrere soccorere gli eventuali superstiti e rimuovere i detriti, cosicché l'evoluzione della società autoctona prosegua senza intoppi.-, rispose Spock con tono impersonale.

- E immagino che questa brillante sia venuta a lei, negriero sangueverde!-

- I vulcaniani aborrono la schiavitù. Ad ogni modo, a chi sia venuta non ha alcuna rilevanza.-, ribatté l'interpellato, sistemandosi sulla piattaforma.

Jim scosse la testa e si lasciò sfuggire una risatina, prima di prendere posto accanto a McCoy che, per l'ennesima volta, aveva sentito il bisogno di ribadire:

- Sono un dottore, non un cowboy!-

Lo spostamento fu rapido come al solito.
La temperatura era alta su quel pianeta, sfiorava i quaranta gradi, l'aria era pesante, pregna di umidità. L'ambiente non sembrava molto diverso da quello amazzonico terrestre, se non fosse stato per le piante gigantesche e dai colori sgargianti.

- Fa un caldo d'Inferno e ho appena visto una zanzara grossa come un condor! Maledizione!-, imprecò McCoy.

- Sa una cosa, dottore? Non riuscirò mai a comprendere che soddisfazione lei provi nel lamentarsi di qualsiasi cosa.-, lo importunò Spock.

- Mi stia bene a sentire...-

- Dateci un taglio e venite a vedere!-, esclamò Jim che, sordo alle loro schermaglie, era andato avanti, - Ho trovato qualcosa!-

Il primo ufficiale lo seguì senza batter ciglio giù da un ripido pendio costeggiato da un ruscelletto rosso vermiglio. Una decina di metri sotto di loro c'erano le chiare tracce di un'esplosione e persino un cratere di piccole dimensioni, ma nessuna traccia di un'astronave.

- Questo è curioso...-, commentò Spock, confuso, avanzando sulla lunga striscia di terriccio carbonizzato.

- Ancora scettico? Dovevamo o non dovevamo scendere?-

Jim si sporse dal bordo e osservò il suo primo ufficiale saltare dentro il cratere, poi si voltò a controllare McCoy. Il dottore era chino sul ruscello a controllarne la composizione chimica.

- Abbiamo un cratere con una nave fantasma e tu guardi l'acqua, Bones?-, lo schernì.

- Scusa se mi preoccupo che le esalazioni non siano tossiche, Jim!-, borbottò l'altro.

- E le sono?-, sorrise il capitano.

- Solo se ti viene la malsana idea di berne un sorso. Per il resto è innocua. Dov'è Spock?-, domandò, non vedendolo.

- Qui sotto.-, gli rispose Jim, poi si rivolse al comandante: - Trovato qualcosa?-

- Sì. Direi di sì...-, mormorò, facendo forza per estrarre dal terreno un oggetto metallico che si staccò all'improvviso. Il vulcaniano cadde indietro, sbilanciato e si fece sfuggire un gemito. Nello scastrare quell'aggeggio si era trafitto il palmo con delle punte metalliche che sbucavano dall'estremità.

- Tutto a posto?-, si premurò Jim, raggiungendolo.

Spock scrollò la mano, lasciando colar via qualche goccia di sangue verde chiaro. L'aprì e la chiuse un paio di volte, poi si rialzò, sollevando l'oggetto ed esaminandolo. Era pesante e sembrava appartenere a un qualche strano esoscheletro.

- Non ho mai visto nulla del genere.-, commentò.

- Che, detto da te, è preoccupante. Dici che è un arma?-, gli chiese il capitano, affiancandolo.

- Credo di sì, ma non vedo alcun phaser. Chiedo il permesso di portarlo a bordo per esaminarlo con maggior attenzione, capitano.-

- Accordato. Bones, ma si può sapere che diamine stai facendo lassù?!-

- Ho trovato un corpo, per la miseria!-

- E che aspettavi a dirlo?-

Jim si issò sopra al cratere facendosi leva sulle braccia, seguito dal comandante.

- Riconosci la specie?-, chiese al dottore, accucciandoglisi accanto.

- E' un thedassiano.-, rispose Spock per lui, - Certo, il thedassiano più strano che abbia mai visto. Proviene da un pianeta a circa trentotto anni luce da qui. Ma non è questo il punto: non mi risulta affatto che abbiano sviluppato studi di tecnologie cibernetiche e, qualora l'avessero fatto, questi impianti mi sembrano decisamente troppo sofisticati per una specie che ha scoperto la curvatura da non più di un quarto di secolo.-

- Comunque è morto stecchito: polso e respirazione assenti, ferite da perforazione al collo...-, riprese l'ufficiale medico.

- E' questo l'elemento più strano di tutti. I thedassiani respirano una miscela liquida composta da anidride carbonica e metano. Difatti quelle in cui sta inopportunamente infilando le dita non sono ferite, ma branchie. Queste creature hanno un'autonomia molto limitata al di fuori della miscela e dubito fortemente che possano sopravvivere a lungo in un luogo in cui la pressione sia così poco elevata.-

- Infatti è morto, Spock. Cosa le è sfuggito?..-

- Potrebbe anche non esserlo, dal momento che sta esaminando parti erronee, dottore. Il cuore dei thedassiani si trova nella zona lombare e i polmoni...-

McCoy si voltò e lo fulminò con un'occhiataccia. Punto nell'orgoglio diede le spalle al cadavere.

- Vuole forse il mio posto, Spock?! Sono io l'ufficiale medico dell'Enterprise e se dico che questo tizio è morto, allora è...-

- BONES!-, urlò Kirk, afferrando l'amico e trascinandolo via prima che il thedessiano gli mozzasse la testa con il braccio cibernetico.

Ruzzolarono indietro di qualche metro, scivolando dentro al cratere.

- E così era morto, eh?!-, esclamò il capitano, balzando di nuovo verso il bordo.

Spock, sopra di loro, aveva estratto il phaser ed era indietreggiato, freddo per natura.

- Sono il primo ufficiale della nave stellare Enterprise. Abbiamo visto la sua navetta precipitare e, secondo il codice 456-B del protocollo di soccorso della Federazione siamo sbarcati per portarle aiuto. Non c'è alcuna ragione di essere ostili.-, disse, con calma.
- Ora abbasserò la mia arma e, se lo vorrà, ci seguirà a bordo, dove potrà contattare Thedas e...-

L'alieno si alzò in piedi e barcollò. Il visore che aveva impiantato nella parte superiore del volto squamoso si accese di una sinistra luce rossa.

- SPARAGLI, MALEDIZIONE!-, urlò Kirk al primo ufficiale.

Tirò fuori la pistola e fece fuoco, ma il raggio si rifranse contro uno schermo d'energia. Il capitano sgranò gli occhi, sorpreso e tentò di nuovo, senza risultato.

L'alieno, di per sé, non accennò nessuna azione ostile. Si limitò a inclinare il capo e ad osservare il primo ufficiale, prima di sciogliersi in una pozzanghera di viscido liquame azzurrognolo.
Spock avanzò, turbato e confuso.

- Ora è morto?-, domandò il dottore.

- Sì, direi di sì.-

- Non è sopravvissuto alla sua brutta faccia?-

Kirk ignorò ancora una volta entrambi e si chinò a terra, sollevando il visore ed esaminandolo.

- Potevi almeno farmi controllare che quel putridume non fosse tossico, prima di metterci le mani!-, osservò il dottore.

- Non lo è. Al limite può dare orticaria in soggetti particolarmente sensibili.-, osservò il comandante-

- Nascondiamo queste componenti e facciamo un sopralluogo. Potrebbero essercene altri.-, ordinò il capitano.

Ispezionarono la zona lungo un raggio di due miglia, senza trovare altro. A quel punto recuperarono gli arti cibernetici e tornarono a bordo.

- Se non ha bisogno di me in plancia, capitano, procederei immediatamente con l'analisi dei reperti.-, comunicò il primo ufficiale, una volta raggiunto il ponte di teletrasporto.

- Va bene.-

- Prima si faccia controllare quella sua mano, signor Spock!-, intervenne Bones minaccioso.

- Certamente, dottore.-

I due si allontanarono.
Il capitano, invece, ritornò in plancia.

- Ambasciatore Spock!-, esclamò con un sorriso, trovando l'anziano vulcaniano vicino alla postazione del suo corrispettivo.

- Mi godevo un po' di ricordi nostalgici, capitano. Com'è andata la vostra escursione?-

- Bah, meno interessante del previsto. Una navetta thelessiana, o thedessiana, qualcosa del genere, si è schiantata sul pianeta ed è scomparsa. L'unico superstite, invece, si è liquefatto. Signor Sulu, riprenda la rotta verso Coriadan, massima curvatura.-

- ThedAssiana, Jim?-, domandò l'anziano Spock, - Sono una specie molto restia ad allontanarsi dal proprio pianeta, tanto che impiegheranno altri trent'anni prima che anche un solo esponente della loro specie entri a far parte della flotta. Il fatto che si trovassero così lontani da casa è... interessante. Avete trovato nulla?-

- Sì, alcune componenti. Spock le sta esaminando in laboratorio con la dottoressa Marcus. Può unirsi a loro, se vuole, oppure, se nella sua cabina si annoia troppo, può sempre prendere il posto del suo corrispettivo qui in plancia.-, gli propose il capitano, accomodandosi sulla poltrona.

- Ne sarei lieto.-, sorrise l'anziano vulcaniano, prendendo posizione.





La giornata trascorse tranquilla e placida. Fin troppo per Kirk che, tuttavia, non si allontanò dalla plancia solo per muovere una cortesia all'anziano vulcaniano che gli era sembrato davvero molto felice di poter riprendere il suo posto.

Spock, invece, non ricomparve. Non richiamato restò tutto il tempo in laboratorio per uscirne solo per la cena in onore dell'Ambasciatore.
Passò dalle sue stanze per rinfrescarsi ed indossare l'alta uniforme. Si sentiva strano, stanco e aveva un principio di emicrania. Diede la colpa all'alto tasso di umidità del pianeta visitato, decisamente eccessiva per un vulcaniano e non vi diede più peso del dovuto.
Superò il corridoio e stava per imboccare la via per l'ascensore, quando un sommesso trambusto attirò la sua attenzione. Svoltò l'angolo solo per scorgere due guardiamarina sudati e affaticati che saltavano da una parte all'altra senza alcun motivo logico, cercando di respingere una piccola ellisse laser con guanti rifrangenti.

- Sergenti Thompson e Madani, posso sapere cosa state facendo?-, domandò, incrociando le braccia dietro la schiena e raddrizzando il busto.

I due si voltarono di scatto ancor prima di fermarsi, e Thompson finì con l'urtare malamente la parete.

- Diamine! Ehm, mi scusi!-, sorrise, imbarazzato.

- Niente.-, rispose invece Madani, nascondendo il guanto dietro la schiena.

. "Niente" è una risposta da bambini, sergente. Ora, dal momento che è quanto meno evidente che "niente" sia una risposta erronea, e che, per altro, non siete bambini, posso sapere cosa stavate facendo?-, chiese ancora il comandante.

- Squash. Stavamo giocando a squash, signore.-

- Per squash intende il gioco terrestre in auge nel ventesimo secolo? Se non vado errato, presupponeva la presenza di una palla di piccole dimensioni, di racchette e di una stanza di forma quadrangolare. Ad ogni modo, sono sicuro che non sia un'attività atta ad esser esercitata nel corridoio di una nave stellare. Volete consegnarmi i vostri guanti, per cortesia?-

I due si guardarono, poi obbedirono all'ordine senza discutere.

- C-Ci farà rapporto, signore?-, osò domandare Thompson.

- Questo è fuor di dubbio.-, ribatté il primo ufficiale, osservando i guanti.
- Esiste un'area ricreativa per questo genere di attività...-, aggiunse, risollevando lo sguardo.

- Sì, ma noi volevamo rendere la sfida più avvincente. Il laser è più veloce della palla e il fatto che possa rimbalzare tra le due pareti strette del corridoio...-

- Non le ho chiesto delucidazioni, sergente. Ho espresso un dato di fatto. Che non ricapiti. Siete congedati.-

Date loro le spalle ritornò verso l'ascensore, ignorando le colorite imprecazioni del sergente Madani che incolpava l'amico per esser stati beccati, ma sospirò, quando Thompson ribatté che il capitano Kirk li aveva visti quella stessa mattina e non aveva detto loro niente.
A volte il suo udito vulcaniano gli sembrava quasi una maledizione.

Raggiunse la sala adibita al banchetto e superò le porte. Gli alti ufficiali e l'ambasciatore avevano già preso posto al tavolo, ma avevano atteso lui per cominciare.

- Chiedo scusa per il ritardo. Sono stato trattenuto.-, disse, posando i guanti accanto al mobile per le bevande.

- Ehi, che sono quelli? Li ho visti a due sergenti, stamattina...-, domandò Kirk.

- Ritengo che l'inizio della cena sia stato rimandato sin troppo a causa di questa faccenda di scarsa importanza. La sua curiosità puo certamente attendere, capitano.-, gli rispose il comandante con un'occhiata truce, prendendo posto a tavola.

- Oh, l'equipaggio ci gioca a squash, signore! E' una nuova moda che ha preso piede nelle ultime settimane.-, spiegò, invece, Scott, - Non mi stupirei se indicessero persino un campionato!-

- Squash? Perché non sono stato invitato?-, esclamò Jim, sorridendo.

Il Primo Ufficiale inarcò un sopracciglio.

- Perché lei è il capitano e sarebbe del tutto inappropriato da parte sua...-

- Andiamo, signor Spock, non la faccia tanto lunga! E' un gioco, partecipi!-

- E' un'attività che l'equipaggio pratica in luoghi non consoni, signore e...-

- Sì, mi ricordo di quel periodo...-, lo interruppe l'ambasciatore Spock.

Il giovane gli rivolse attenzione.

- Quindi saprà sicuramente dirmi come ha risolto la situazione.-

- Non l'ho risolta.-, rispose l'anziano.

- E sono sicuro che lui non ha mai sequestrato nulla come un maestrino.-, sogghignò McCoy

- Se il mio comportamento è stato inappropriato vi porrò rimedio e restituirò i guanti ai sergenti.-

- Domani, signor Spock. Ho tutta l'intenzione di provare questo gioco, magari con lei.-, intervenne Jim.

- Com'è che si dice sulla Terra? Ah, sì: gelerà l'Inferno, prima che io mi abbassi a tanto, capitano.-

Jim rise, poi si rivolse a Scott.

- E lei?-

- Io avrei fame. Potete decidere dopo le formazioni? Lo apprezzerei davvero molto. Certo, se per voi non è troppo disturbo, eh!-, borbottò McCoy.

- Per una volta, dottore, mi sento di concordare con lei.-, asserì Spock.

L'altro gli scoccò un'occhiata, poi scosse la testa.

- Scherzavo. Allora, chi gioca per primo?-, domandò, scatenando un moto di ilarità tra i presenti.

A discapito dello squash, la cena cominciò comunque.

- Come mai, se posso chiederlo, lei è stato promosso a facente funzioni di ammiraglio, ambasciatore Spock? Non bastava il suo ruolo per l'incontro con i coriadani?-, chiese Checov a un certo punto della serata.

- In normali circostanze sarebbe bastato, sì, ma in questo caso la situazione è più delicata. I coriadani temono un'incursione da parte dell'Impero Klingon e sperano che, ufficializzando la loro appartenenza alla Federazione, possano scongiurarlo. Per questo motivo hanno richiesto un'alta carica per portare a termine la questione. L'ammiraglio Archer è stato trattenuto e io mi sono offerto volontario per prendere il suo posto. Nonostante le mie origini, preferisco prendere il mio popolo a piccole dosi.-, rispose l'anziano.

- E' lo stesso per lei, Spock?-, chiese Jim, rivolgendosi al suo primo ufficiale.

- Non credo di volermi esprimere sull'argomento.-, rispose quest'ultimo con brusca schiettezza.

- Se l'ho messa a disagio...-

- Nessun disagio, capitano.-, l'interruppe il comandante, - Solo non credo di aver sufficienti elementi per esprimermi. Molti decenni dividono me e l'ambasciatore Spock. Sono oltremodo certo che dalla sua prospettiva sia del tutto sensato. A livello personale, invece, credo di dover ancora trovare la giusta risposta.-

McCoy passò lo sguardo dall'uno all'altro.
Gli sembrava quasi che Spock si fosse risentito per quella domanda, forse, inopportuna. Certo, risentito in termini vulcaniani, questo era ovvio, ma gli parve, comunque, molto strano da parte sua.

- E questi coriadani come sono? Cosa ci dobbiamo aspettare?-, chiese, non per reale interesse, quanto per virare il discorso su altri argomenti.

Il primo ufficiale gli scoccò un'occhiata che, al dottore, sembrò quasi di gratitudine, ma quest'ultimo si convinse, piuttosto, di essersela immaginata.
Ascoltò, quindi, annoiato venti minuti di spiegazione sulle usanze di Coriadan e sulle norme comportamentali che avrebbero dovuto tenere una volta sbarcati. Sino a che Jim, esasperato quanto lui, non interruppe lo zelo del comandante per proporre un brindisi.

Fu a quel punto che Spock si alzò.

- Se la mia presenza non è più necessaria, chiedo il permesso di ritirarmi. Confido che l'ambasciatore Spock saprà senz'altro sopperire a questa mia mancanza.-

- Certo... Ma ti senti bene?-, si preoccupò Jim, guardandolo.

- Sì. Ho solo bisogno di riposo. Buona serata, signori. Con permesso.-, si congedò, prima di lasciare la sala.

McCoy osservò la porta scorrere alle sue spalle e attese quasi un minuto, prima di rivolgersi all'ambasciatore.

- Forse è un pensiero azzardato, ma io credo sia geloso della sua presenza, sa?-

L'anziano Spock inarcò un sopracciglio.

- Mi permetta di dire che escludo questa ipotesi.-, gli rispose.

- Mah, sarà...-, borbottò il dottore.





Spock si allontanò lungo il corridoio. Una volta dentro l'ascensore si passò due dita sotto il colletto, allentandolo un poco. L'emicrania era diventata più pungente, quasi insostenibile, e aveva freddo.
Fermò la cabina e premette il tasto dell'interfono, collegandosi con l'alloggio dell'infermiera Chapel.

- A rapporto in infermeria, immediatamente.-, la richiamò.

Avrebbe potuto rivolgersi al dottor McCoy. Certo, sarebbe stato più logico, se solo non l'avesse visto bere alcolici per tutta la durata della cena.

Si appoggiò con la schiena alla parete e premette il tasto per la sua nuova destinazione.
Una volta al piano avanzò barcollando fuori dall'ascensore.

- Spock, che ci fai quaggiù? Non dovresti essere alla cena con gli altri?-

Il tenente Uhura, diretta al proprio alloggio, gli andò incontro.

- Sono andato via prima...-, rispose lui, chiudendo gli occhi e massaggiandosi le tempie.

Lei sorrise, cingendogli le spalle e avvicinando il volto al suo orecchio.

- Allora potremmo...-

Il comandante la respinse con un gesto brusco.

- No. Ho una terribile emicrania, Nyota.-

Il tenente sorrise.

- Questa è una scusa che usano le donne, di solito.-, ironizzò.

L'altro le diede le spalle e si tappò le orecchie.

- CHIAMA SCOTT! DIGLI DI FAR CESSARE QUESTO RONZIO INSOPPORTABILE, MI STA FACENDO IMPAZZIRE!-, urlò.

Nyota sussultò, guardandolo preoccupata.

- Ronzio? Io non sento nulla...-

Spock, d'improvviso, espulse l'intera cena sul pavimento del corridoio. Si appoggiò alla parete, ansimando, gli occhi che lacrimavano per il dolore.

- S-Sto male... Non so che mi succede... I-Io...-, gemette, affannato, - E' come se... se non fossi più padrone della mia mente... AH!-, urlò di dolore; e cadde in ginocchio, stringendosi la testa con entrambe le mani.
- Io non posso! NON POSSO! VA' VIA, NYOTA!-

Un ultimo ansito roco e crollò sul pavimento, immobile e con gli occhi sgranati.

- SPOCK!-

Uhura si chinò su di lui, notando con raccapriccio che non stava respirando, si avventò, quindi, sul comunicatore, collegandosi con la sala ricevimenti.

- DOTTOR MCCOY, DOTTORE! VENGA IMMEDIATAMENTE AL PONTE 5! SPOCK STA MALE, IO NON SO CHE FARE! NON RESPIRA PIU'!-





N.d.A.: Non avrei dovuto cominciare un'altra storia. No, non avrei dovuto, ma non ce l'ho proprio fatta a dir di no alle voci nella mia testa. Ci tengo a fare qualche specifica: questa storia si ambienta dopo gli avvenimenti di Star Trek XII into Darkness, ma, come avrete sicuramente evinto dalle note, prenderà in esame anche elementi di buona parte delle serie tv (TOS, TNG e VOY nello specifico, con qualche accenno anche ad ENT e DS9), ma NIENTE PANICO, è mia chiara intenzione rendere la storia comprensibile anche a chi ha visto solo Star Trek XI e XII.
Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto e vi ringrazio per esser arrivati sin qui, qualsiasi parere è ben accetto!
Un bacione,
Ros.

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Capitolo 2
*** II ***


II






Corsero giù immediatamente, ma "immediatamente" non fu abbastanza.
Quando il dottor McCoy, il capitano Kirk e l'ambasciatore Spock raggiunsero il ponte 5, la zona antistante all'ascensore era deserta.

- C'è odore di sangue, Jim.-, disse il vulcaniano, - Sangue umano.-, si sentì in dovere di precisare.

I due estrassero i phaser e avanzarono con circospezione. Svoltato l'angolo poterono vederlo quel sangue: una lunga scia lungo la parete bianca del corridoio. Pochi passi e riuscirono a scorgere anche il tenente Uhura, stesa a terra, immobile.
Il dottore si slanciò in avanti e le si inginocchiò accanto.

- Non capisco...-, gemette, - Le hanno fracassato la testa contro la parete... ma non era Spock quello che stava male?-

- E' viva?-, gli domandò Kirk, lanciando uno sguardo avanti.

- Il polso è debole. Dobbiamo portarla immediatamente in infermeria.-, rispose McCoy.

- Occupatevene voi. Io proseguo, chiunque abbia ferito lei ha preso Spock e...-

- Jim, ascoltami. Date le circostanze sarebbe più logico dedurre...-, tentò l'anziano vulcaniano.

Il capitano gli scoccò un'occhiata furiosa.

- Non ho tempo per le sue stramaledette deduzioni logiche, ambasciatore! Pensate a lei, è un ordine!-, urlò, correndo via.

Proseguì a rotta di collo per una ventina di metri, ma si fermò all'incrocio tra tre diversi corridoi, incapace di decidere quale fosse la giusta direzione da prendere. Fu uno strillo a fornirgli la risposta, uno strillo seguito dal suono raccapricciante di qualcosa di rigido che veniva compresso contro il muro.

Svoltò a destra sino a sopraggiungere di fronte al laboratorio.

La porta era aperta.

Tenendosi rasente al muro sbirciò dentro e sgranò gli occhi, agghiacciato. Spock era lì, in piedi di fronte al bancone da lavoro, ricoperto di sangue umano e vulcaniano. Il suo braccio destro era intrappolato in quella componente cibernetica che lui stesso aveva recuperato dal cratere e che, con solerzia, aveva chiesto di poter esaminare.
Indeciso sul da farsi, il capitano, lo osservò sollevare il visore e applicarselo sul volto, sopra all'occhio destro. I magli meccanici si conficcarono nella sua carne con raccapriccianti stridii, ma l'espressione del primo ufficiale non mutò: rimase inerte e inespressiva.
Solo in seconda battuta Jim notò i corpi di due guardiamarina accanto alla parete di fondo, e a quel punto gli fu chiaro quale fosse stata la logica deduzione dell'ambasciatore: era stato Spock a ferire gravemente Uhura e ad uccidere quei poveracci. I due uomini ora giacevano sul pavimento con il cranio sfondato; la loro materia cerebrale che galleggiava su pozze di sangue scuro.

Abbassò lo sguardo sul phaser e ricontrollò che fosse impostato su stordimento, prima di distaccarsi dal muro e piazzarsi di fronte alla porta.

- Spock...-, lo chiamò, - Ascoltami, non so cosa ti stia succedendo, ma risolveremo tutto. Devi stare calmo. Mi hai capito? Calmo.-
In altre circostanze gli sarebbe sembrata assurda anche solo l'idea di suggerire proprio a Spock di restare calmo, ma non in quel momento.

Avanzò di un passo, sempre tenendo la pistola puntata.
- Posa quell'affare.-, gli ordinò, accennando all'ultima delle componenti.

Il primo ufficiale non gli diede ascolto e sollevò il braccio.

- Ti ho detto di posarlo! E' un ordine!-, urlò ancora Kirk.

Ancora nessuna reazione. Il comandante terminò il movimento e la componente si saldò al lato sinistro del suo volto che si screziò di innumerevoli rigagnoli di sangue verde.

- Per l'amor del cielo, Spock!-

Il visore che copriva l'occhio destro del comandante si accese di luce rossa e solo a quel punto Jim si convinse a sparare. Ma, come avvenuto quella mattina con il thedassiano, il raggio si rifranse contro una barriera di energia, non diversa da uno scudo deflettore in miniatura.
Quel che avvenne dopo il capitano non riuscì a prevederlo. Spock si era mosso con estrema rapidità. L'aveva colpito in pieno volto e afferrato per il collo. Sentì con dolore la spina dorsale scricchiolare all'impatto con il robusto tavolo metallico e ne rimase tramortito.
Riaprì gli occhi solo una frazione di secondo dopo. Il suo primo ufficiale lo teneva saldamente ancorato al piano, comprimendogli la trachea con la stretta d'acciaio della sua mano sinistra. Lo scorse sollevare il braccio cibernetico con un movimento meccanico, innaturale.
Vide gli aculei sbucarne fuori, acuminati e minacciosi. Puntavano al suo viso.

- S-Spock!..-, rantolò Jim.

Scalciò e si divincolò, ma a niente valsero i suoi tentativi: non poteva nulla contro la forza superiore di un vulcaniano.
Chiuse le palpebre, sfiorando con le ciglia la punta di quelli che ora, con vista appannata, riconosceva come aghi.

S-Sp... Ah!-

Prima che potessero trafiggergli la cornea dell'occhio sinistro, l'ambasciatore Spock afferrò il suo corrispettivo per le spalle e lo spinse lontano, dall'altra parte della stanza.

Jim scivolò a terra e strisciò sul pavimento, ancora incapace di respirare a causa dei danni riportati alla trachea. Annaspò, allungando una mano in direzione dell'amico che l'aveva quasi ucciso: avrebbe voluto ordinare all'ambasciatore di non fargli del male, di stordirlo, magari, ma non ne ebbe la forza.
Inerme e sconfitto scorse l'anziano vulcaniano muoversi con una repentinità sorprendente, data l'età avanzata. Estrasse qualcosa dalla cintura: un phaser, il suo, proveniente dal futuro.

- Nh... hhh!-, gemette.

Il raggio partì in direzione del giovane primo ufficiale, ma non colse il bersaglio perché quest'ultimo, all'improvviso, si teletrasportò lontano.
Questa fu l'ultima cosa che il capitano riuscì a vedere, prima di crollare nel buio.





"Jim!"

"JIM!"

"Aiutami!"

"JIM!"

"AIUTAMI, TI PREGO!"

"JIM! JIM!"






Le palpebre gli parvero pesanti come macigni quando, finalmente, le risollevò. La voce dell'amico risuonava ancora nella sua testa, pressante ed insistente. Invocava il suo nome, lo faceva impazzire.
Impiegò qualche secondo per riconoscere gli arredi spartani dell'infermeria e richiamare alla memoria gli avvenimenti recenti.

- SPOCK!-, urlò, scattando a sedere.

McCoy si scagliò su di lui come un falco, costringendolo a ridistendersi per impedirgli di alzarsi dal letto.

- Sta' giù, maledizione!-

- Lasciami!-, urlò il capitano, divincolandosi, - Ti ho detto di lasciarmi!-

Colpì l'altro con spietata brutalità, levandoselo di dosso. A quel punto si rialzò, ma dovette reggersi al letto per non finire a terra.
Il dottore si rimise in piedi, tamponandosi il labbro sanguinante con il dorso del braccio.

- Ho detto giù!-, sbraitò, ma, in cuor suo, già sapeva che non sarebbe stato ascoltato.

Aveva passato un brutto quarto d'ora, McCoy. Uno dei peggiori che riuscisse a ricordare: aveva dovuto stabilizzare il tenente Uhura (salva per miracolo), occuparsi dei due morti e assistere Jim (che, a sua volta, non era messo bene).
Il tutto con la consapevolezza che Spock era scomparso.

- No.-, rispose, infatti, il capitano, raddrizzandosi.
- Perché siamo fermi?-

- Per... JIM!-

L'altro non aveva atteso la risposta. Rapido, si era avventato alla porta ed era corso fuori. L'ufficiale medico lo seguì imprecando e colpì le porte del turbo ascensore con un pugno, quando non riuscì ad infilarvisi dentro in tempo.

Giunto in plancia, Jim si stupì non poco nel trovare l'ambasciatore Spock seduto sulla sua poltrona.

- Si alzi immediatamente.-, ordinò.

Il vulcaniano gli lanciò un lungo sguardo, prima di decidersi a rispondere:

- Temo di non poterlo fare.-

- Che accidenti significa?! Questa è la mia nave sono io che comando! Lei non può...-

- A dire il vero, posso.-, lo interruppe l'altro, alzandosi e fronteggiandolo, - In qualità di facente funzioni di ammiraglio sono autorizzato a prendere il comando dell'astronave.-

- Questo... è inammissibile! Forse crede di star rivivendo qualche bel ricordo, ma sono io il capitano e...-

- Jim, non hai idea della minaccia che abbiamo di fronte, io sì. Pertanto l'azione più logica che posso compiere è quella di occuparmi della faccenda personalmente.-

- E intende farlo su una nave ferma?!-

- Jim, non sei in grado di prendere delle decisioni, non in queste condizioni. Siamo fermi perché...-

McCoy sopraggiunse, trafelato.

- Jim, vieni via. Sei sotto...-, gli disse, afferrandolo per un braccio.

Il capitano si liberò con uno strattone.

- NON SONO SOTTO SHOCK, BONES! SPOCK HA BISOGNO DI AIUTO! STA GRIDANDO NELLA MIA TESTA ANCHE IN QUESTO MOMENTO!-, tuonò, prima di tornare a rivolgersi all'ambasciatore: - E LEI E' UN INFAME! SAPEVA CHE SAREBBE SUCCESSO QUESTO E NON HA DETTO NIENTE! DUE UOMINI SONO MORTI!-

Ma si zittì, incapace di parlare, quando il vulcaniano gli posò le dita sulla fronte e mise a tacere la voce insistente del primo ufficiale una volta per tutte.

- Interessante...-, commentò, riprendendo posto sulla poltrona di comando, - Dottor McCoy, allontani il capitano dalla plancia. Mi sembra evidente che non è in grado di governare la nave, per molteplici motivi che non starò ad elencare.-

L'ufficiale medico deglutì, abbassando lo sguardo.

- Mi dispiace, Jim.-, si lasciò sfuggire, prima di insufflargli un sedativo nel collo a tradimento.

Il capitano si afflosciò a terra, addormentato.

- Sicurezza, che venga scortato nei suoi alloggi e controllato.-, ordinò l'ambasciatore.

Due uomini eseguirono l'ordine, allontanando Kirk dalla plancia. McCoy, tuttavia, indugiò e non li seguì.

- Faccia la sua domanda, dottore, coraggio.-, lo spronò il vulcaniano.

- Jim ha ragione: perché non ha detto niente?-

- La risposta è evidente: a me non è mai successo.-

- Ah. Quindi ora che facciamo?-

- Troviamo il primo ufficiale Spock e lo eliminiamo, dottore. Prima che sia troppo tardi.-, rispose l'ambasciatore con freddezza.





Nel frattempo, Spock era riapparso molto lontano, rispetto a dov'era partito.
Si trovava sulla base che il generale Marcus aveva fatto costruire segretamente. Voltò lo sguardo verso il cantiere che si stava occupando della ricostruzione della USS Vengeance e proseguì, inosservato, nell'hangar.
In silenzio sopraggiunse alle spalle di un sottuficiale tecnico, intento a controllare i valori della base. Lo trafisse al collo a tradimento e si fermò di fronte alla console. Grazie al visore impiantato sopra al suo occhio lesse le informazioni inerenti alla struttura con estrema velocità. Una volta terminato aprì i circuiti di collegamento e vi inserì una piccola componente cilindrica.

- Chi è lei?! Cosa sta facendo?! Si identifichi immediatamente!-, urlò un guardiamarina, sopraggiungendo.

Spock si voltò con lentezza, inespressivo. Si avvicinò a passo lento.

- Si identifichi o sparo!-, esclamò il giovane.

E sparò, ma fu inutile.
Il comandante lo raggiunse e lo costrinse a terra. Non ebbe pietà né esitazione alcuna, e trafisse anche lui con gli aculei.

Ebbe a ripetere la procedura con una decina di uomini, tutti quelli che riuscì a trovare. Poi li trascinò nel buio dell'hangar e attese pazientemente il loro risveglio, mantenendo interrotte le comunicazioni interne attraverso il collegamento mentale che aveva con il dispositivo apposto nel computer.
Ci vollero ore, ma Spock non mostrò alcun sengo di impazienza. Non si espose neanche quando le prime squadre di ricerca cominciarono a imperversare per l'hangar alla ricerca dei loro compagni.

Gli uomini che aveva contaminato si rialzarono uno dopo l'altro, apatici e inerti tanto quanto lui. Gli si disposero attorno per proteggerlo, poi il gruppo si mosse all'unisono, sincronizzato da una sola subroutine.
Lungo il loro cammino incontrarono altri membri dell'equipaggio, ma, senza che Spock dicesse neanche una parola, li stordirono con i phaser. Anche alcuni dei loro caddero e furono lasciati indietro. L'unica disposizione che venne sempre mantenuta fu la formazione: il primo ufficiale doveva rimanere al centro, protetto.
Qualsiasi altro elemento era sacrificabile.

Percorsero l'hangar nella sua totalità, sino a raggiungere i teletrasporti delle stive di carico. Solo a quel punto Spock si distaccò dal gruppo e si fermò di fronte alle console. Impostò delle disposizioni e poi si pose sulla piattaforma.
Delle componenti meccaniche vennero materializzate in base ai codici che lui stesso aveva inserito. Serpeggiarono sul suo corpo, stracciando e sfilacciando i suoi vestiti sino a ricoprire la sua pelle da collo a piedi con una rigida superficie nera, opaca, e a sua volta costellata da decine e decine di circuiti.

Dopo di lui fu la volta degli altri uomini, a cui vennero impiantati altri circuiti, bracci, magli e visori meccanici.

Nonostante la complessità il processo fu molto rapido.

Spock rimase nelle vicinanze della piattaforma di teletrasporto, mentre gli altri uomini, ormai divenuti droni, avanzavano lungo la nave, settore dopo settore, inarrestabili. Armati degli stessi aghi del loro creatore, contaminarono sino all'ultimo uomo della base. Ogni vittima venne progressivamente potenziata e trasformata in un nuovo drone in un'infezione virale inarrestabile, fino a che tutti i millequattrocento membri dell'equipaggio non furono altro che una sofisticata formazione di macchine immobili, in attesa di comando.

Spock si sollevò sulla piattaforma centrale, al di sopra delle file ordinate formate dai suoi droni. Solo a quel punto, al sicuro, modificò la subroutine.

Le settantadue bare criogeniche stoccate nell'hangar, trasportate lì da San Francisco, si aprirono una dopo l'altra. I superuomini, frastornati da secoli di sonno, si destarono con lentezza e in nessun modo furono in grado di prevedere l'attacco, né, tantomeno, di respingerlo.
Si ritrovarono sopraffatti dai droni.
Alcuni di loro provarono persino a difendersi, ma l'effetto sorpresa e la superiorità numerica dei loro avversari li sbaragliarono. Vennero contaminati tutti con meccanica precisione.

Solo Khan riuscì a divincolarsi dai suoi aggressori, restando gravemente ferito, ma non contagiato. Con un disperato urlo di rabbia riuscì a balzare verso l'alto e ad arrampicarsi sopra alle lamiere destinate alle riparazioni della USS Vengeance.
Da quella posizione osservò, agghiacciato e impotente, gli uomini e le donne del suo equipaggio cadere uno dopo l'altro sotto l'attacco sincronico di quegli uomini meccanici, così simili ad insetti nel loro comportamento.
Sollevò lo sguardo e, in lontananza, sulla piattaforma centrale dell'hangar, riconobbe il vulcaniano.

Non ebbe il tempo di porsi domande: una mano gli afferrò la caviglia. Scalciò lontano il drone, sbattendolo addosso ai suoi simili, poi strappò un pezzo di lamiera dal cumulo e saltò giù. Agitandolo come uno scudo riuscì a tenerli lontano da sé mentre, disperato e rabbioso, correva verso il lato ovest.
Riuscì a raggiungere una delle scialuppe e, nel chiudere il portello uno dei bracci meccanici di quei mostri vi rimase incastrato in mezzo. Glielo strappò con brutalità e premette il pulsante di espulsione rapida.
Il distacco brusco lo sbalzò indietro, facendolo cadere. Strisciò sino ai comandi e pilotò la scialuppa lontano dalla base. Con sua somma sopresa, nessuno lo stava inseguendo e i mostri che si era lasciato alle spalle non sembravano neanche intenzionati a sparargli.
Si levò la maglia intrisa di sangue e controllò la ferita che aveva riportato al fianco. Colpì i comandi e urlò di rabbia: la perforazione era grave, con tutta probabilità la milza era stata lesionata, il che significava che non gli restava molto tempo, prima di morire dissanguato.

Quando fu abbastanza lontano dalla base si arrischiò a lanciare un messaggio di emergenza.





Jim si risvegliò diverse ore dopo.

Si rigirò sul letto, cercando di placare i capogiri, ultimo strascico del potente sedativo che il dottore gli aveva iniettato. La nave aveva ripreso a muoversi, ma non aveva idea della rotta. Si massaggiò le tempie, cercando di placare l'emicrania feroce.
Non aveva mai ricordato i sogni, se non in rarissime occasioni; e in quella circostanza era quasi certo che Spock l'avesse cercato e gli avesse chiesto ancora aiuto. Ma ora la sua voce taceva, zittita dall'intervento dell'ambasciatore.

- Con calma, mi raccomando. Vuoi che ti ordini anche la colazione?-

Balzò sul letto, allarmato da una voce improvvisa. Abbassò una mano per afferrare il phaser, ma, come prevedibile, gliel'avevano tolto dalla cinta.

- Tranquillo, tranquillo, mon captain! Oh, no, giusto...-

Dal nulla un uomo comparve di fronte a lui, con indosso una divisa della Federazione che Jim non aveva mai visto. Teneva in mano un fascicolo olografico e lo sfogliava con fare annoiato.

- Tu sei James T. Kirk, il capitano che prima spara e poi passa alle presentazioni. Forse dovrei fare lo stesso, ma poi dovrei rinunciare a finire il mio album di figurine. Ecco, fermo così...-, disse, prima di abbagliarlo con un flash.

- Ma che diamine?!?-





N.d.A.: Secondo capitolo, spero che vi sia piaciuto! Grazie per essere arrivati sin qui!
Un bacione,
Ros.

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Capitolo 3
*** III ***


III






- Ambasciatore...-

- Sì, dottore?-, l'anziano Spock rivolse attenzione all'ufficiale medico che, per l'ennesima volta, si era ripresentato in plancia.

L'altro chinò il capo, cercando di placare il suo nervosismo. La nave aveva ripreso a muoversi alla massima velocità e stava facendo rotta verso la Terra.  Il motivo, l'ambasciatore, non l'aveva spiegato. Né, per il momento, si era curato di esplicare quale fosse la minaccia

- Vorrei conferire con lei in privato.-

- Comprensibile.-

L'ambasciatore si alzò e si rivolse al personale di plancia:

- Informatemi su qualsiasi rilevamento, anche il più insignificante.-, ordinò, prima di precedere McCoy all'interno del turbo ascensore.

- Le concederò solo pochii minuti. Sia breve con le sue domande.-

- Cos'è successo a Spock? Perché dobbiamo ucciderlo? Non c'è un'altra via? Jim non lo accetterà mai!-

- E questo è uno dei motivi per cui l'ho sollevato dal comando. Per quel che riguarda Spock è come se fosse già morto: è stato assimilato da una razza aliena che non avrebbe dovuto ripresentarsi in questo quadrante ancora per decenni. Una razza che ha spezzato e distrutto navi e sistemi molto più avanzati del nostro. La nostra fortuna, se tale può essere definita, sta nel fatto che è un elemento isolato. Ci vorrà del tempo prima che la sua nave madre lo raggiunga. Dobbiamo trovarlo e interrompere il segnale. Un drone solo può fare ben poco. Non dispone delle informazioni, né dei mezzi necessari ad intraprendere un piano di conquista.-

- Ma... ma io sono un dottore!-, esclamò McCoy, affranto, - Posso provare a curarlo, posso...-

- Non questa volta. Le sue nozioni mediche sono primitive. Non c'è alcuna possibilità.-

- Ma con lei! Lei sicuramente è in grado di coadiuvarmi, ambasciatore!-

Le porte del turbo ascensore si aprirono.

- Ora, dottore, le consiglio di andare a riposare. E' sveglio da troppe ore e potrebbe servirmi in qualsiasi momento, in futuro.-

- Ma, maledizione! Come diavolo può uccidere Spock?! Uccidere se stesso e non provare niente?! Lei la sua vita l'ha vissuta, perché vuole impedire a lui di farlo?! Dovrebbe tentare il tutto per tutto, sino alla più infinitesimale delle possibilità!-

- Se la nave madre dovesse raggiungerci, nulla sarebbe in grado di fermarla, allo stato attuale. Miliardi di vite verrebbero estinte e tutto lo sviluppo del quadrante sarebbe arrestato per non riprendersi mai più. Comprendo il suo sconvolgimento e non posso dire di non condividerlo, ma devo fare ciò che è necessario, per quanto spiacevole possa essere.

- Spiacevole?! Prendersi un parassita alieno è spiecevole, questo...-

- Il primo ufficiale Spock era a conoscenza dei rischi che l'arruolamento nella Flotta Stellare poteva comportare, lei stesso li conosce, pertanto comprenderà il mio operato.-

- No, questo non lo farò mai!-, sbottò l'ufficiale medico, rifiutandosi di muover passo fuori dall'ascensore.

- Non importa. Non sto cercando la sua approvazione. Le ordino di raggiungere il suo alloggio, McCoy. La farò chiamare, all'occorrenza.-

Il dottore stava per uscire, furioso, quando una comunicazione dalla plancia li raggiunse.

- Ambasciatore, la USS Replisal chiede di parlare con il capitano. Sembra urgente, signore..-

- Arrivo subito. Dottore, la prego...-

- Sì, me ne vado! Me ne vado!-

L'ambasciatore lo osservò allontanarsi a grandi passi dal turbo ascensore. Comprendeva davvero il suo stato d'animo, ma non poteva farci nulla. Quella era davvero una situazione senza via d'uscita. Una volta che il dottore fu scomparso premette il tasto di risalita.





- Oh, pefetto. Un altro capitano è andato!-

Con uno schiocco di dita lo sconosciuto fece sparire l'album di figurine.
Incrociò le braccia dietro la schiena e si guardò intorno.

- Però, più si va indietro nel tempo più queste navi sembrano delle bagnarole. Ho una mano scadente, su questo non ci piove, ma tu sei leggenda. Sempre meglio di nulla. Allora, John Wayne, cosa conti di fare?-

Jim, ancora seduto sul letto, lo guardò, confuso e irritato.

- Ma tu chi accidenti sei?!-, esclamò.

- Puoi chiamarmi Q.-

- Che razza di nome è Q? Come hai fatto a entrare? Ti ha mandato l'ambasciatore?-

- Che razza di nome è Jim?-, lo scimmiottò l'altro, per poi riprendere: - Il vulcaniano incartapecorito in plancia? Oh, no. Non perderei tempo con lui per nessun motivo nella galassia. La sua razza è così tediante! Per il resto sono entrato e basta. Io vado dove voglio quando voglio.-

- Sei umano?-

- No, per niente, grazie al cielo.-

Il capitano si alzò in piedi e lo fronteggiò.

- C'entri qualcosa con quel che è successo a Spock?-, domandò, scrutandolo con sospetto.

- Non direttamente, ma un mio simile, sì. Poco più di un bonario screzio a cui, volente o nolente, dovrò porre rimedio. Ma questo è un problema mio, non tuo. Tu sei solo la pedina che mi è toccata. Se questa fosse una partita a scacchi, tu saresti il mio re; il tuo primo ufficiale, invece, la regina di qualcun altro.-

- Non mi interessano i tuoi vaneggiamenti. Devo uscire da qui.-

Jim si avvicinò alla porta e provò a premere il tasto per l'apertura, ma, come prevedibile, non funzionò.
Si fermò un attimo a riflettere, poi, con un calcio, buttò giù una delle suppellettili cercando di fare più rumore possibile. Tossì forte e si abbatté sulla porta, aprendo le comunicazioni con il corridoio tramite l'interfono.

- AIUTO... N-NON RESPIRO! I-IL TRANQUILLANTE!..-, urlò, rantolando.

Le due guardie della sicurezza poste di fronte alla porta si precipitarono dentro. Il capitano fu rapido: colpì la prima con la lampada, le sfilò il phaser dalla cinta e stordì l'altra con il raggio.

Q lo osservò, divertito.

- Avevo sentito parlare del tuo spirito di iniziativa, ma non pensavo saresti arrivato addirittura a ferire i membri del tuo stesso equipaggio!-, commentò.

Jim lo ignorò e sbirciò fuori dal corridoio.

- Se vuoi raggiungere la plancia devi solo chiederlo.-, aggiunse l'altro.

- Tu non mi piaci.-

- Voi capitani tendete ad essere razzisti, ve l'ha mai detto nessuno?-, si stizzì Q.
- E dove stai andando?!-, urlò, vedendolo cominciare a correre dalla parte opposta rispetto al turbo ascensore principale.

Jim proseguì rapidamente, lasciandosi lo sconosciuto alle spalle ed evitando opportunamente il contatto con qualsiasi membro dell'equipaggio. Stava per infilarsi in uno dei turbo ascensori, quando la più che nota voce di McCoy lo fece sussultare:

- Oh, no! Non ci posso credere! Come sei uscito?! Stavo per l'appunto venendo a vedere se ti fossi svegliato.-, esclamò a bassa voce, ma con tono minaccioso.

L'altro non si perse in spiegazioni. Lo afferrò per un braccio e lo trascinò dentro all'ascensore.

- Rapporto.-, si limitò a dire, premendo il tasto per il Ponte 19.

- Jim, non dovrei esser io a ricordartelo: sei stato destituito.-

- Rapporto, Bones.-

- Ma sì... in fondo chissene frega! Siamo in rotta verso la Terra.-

- Ci sono notizie di Spock?-

Il dottore sbuffò e si guardò i piedi, prima di risollevare gli occhi sul capitano.

- Se te lo dico, prometti di non fare pazzie?-

- No.-

- Proprio la risposta che volevo sentirmi dare...-, borbottò McCoy con tetro sarcasmo.
- Non ci sono notizie di Spock, no.-, si arrese, poi, - Ma sono più le intenzioni dell'altro Spock a preoccuparmi, Jim.-

- Quali?-

- Jim...-

L'altro lo mise con le spalle al muro.

- Prendi una decisione, Bones: o stai con me, o contro di me.-

 - E levami queste mani di dosso!-, lo spintonò indietro.
- L'ambasciatore è stato molto criptico. Ha parlato di una razza aliena che non avrebbe dovuto presentarsi ancora per molto tempo. Una razza in grado di distruggerci tutti e che ha contagiato Spock. I suoi ordini sono di trovarlo ed eliminarlo.-

- Cosa?! Ma è impazzito?!-

Le porte si aprirono. Jim non attese un'ulteriore risposta e si affrettò all'interno della sala macchine.

Scott, intento a tenere sott'occhio il computer principale, pensò di aver avuto un abbaglio, ma, a una seconda occhiata, lo riconobbe e indietreggiò.

- Oh, no, no, no! Lei non può stare qui, capitano! L'ambasciatore è stato molto chiaro e...-

- Vuole uccidere Spock.-, si limitò a dire Jim.

Approfittò del momento di sconforto del secondo ufficiale per impadronirsi del computer e fermare, di colpo, i motori.

- Ma che sta facendo?! Così rischia di danneggiarli!-, urlò il tenente, mettendosi le mani nei capelli.

Jim lo ignorò ed aprì le comunicazioni, di modo che tutti i ponti potessero udirlo, compresa la plancia:

- Qui è il capitano Kirk. La situazione è la seguente: senza alcuna spiegazione l'ambasciatore non solo ha usurpato il posto di comando dell'astronave, abusando del suo potere di facente funzioni di ammiraglio, ma ha in progetto di raggiungere il primo ufficiale Spock e ucciderlo, senza considerare altre alternative. Ora io mi muoverò dalla sala macchine sino alla plancia, disarmato. Chiunque di voi sarà in grado di fermarmi. Non opporrò resistenza. Lascio a voi la scelta se rendervi colpevoli di un'insubordinazione che, con tutta probabilità, porterà tutti noi a venir espulsi dalla Flotta Stellare, o se macchiarvi dell'omicidio di un compagno e di un amico. Kirk chiude.-

Si tolse dalla cinta il phaser che aveva sottratto ad uno dei due guardiamarina della sicurezza e lo buttò a terra, prima di guardare con espressione granitica Scott, McCoy e gli altri ufficiali della sala macchine.

- Per quanto riguarda la sala macchine, capitano: non l'abbiamo neanche vista.-, gli comunicò il tenente.

- La ringrazio, signor Scott. Vuole accompagnarmi sino alla plancia?-

- Sì, signore.-, e si rivolse al suo personale: - Nessuno faccia ripartire questa nave sino a nuovo ordine.-

- Bones?-

- Ah, maledizione!-, imprecò quest'ultimo, affiancandoli e procedendo con loro sino al turbo ascensore principale.

L'ambasciatore ordinò all'equipaggio di fermare il capitano e di rinchiuderlo in cella, ma nessun uomo e nessuna donna ebbe il coraggio, o la forza d'animo per farlo, sapendo, ora, cosa ciò potesse voler dire per le sorti del primo ufficiale.
Giunti di fronte al turbo ascensore principale incontrarono i due sergenti a cui Spock aveva sequestrato i guanti per lo squash.

- Signori...-, disse il capitano, attendendo una loro mossa.

I due si guardarono, poi si fecero da parte lasciando libero il passo e si accodarono a loro durante la salita.
Quando raggiunsero la plancia, tutti gli ufficiali si alzarono, passando lo sguardo dal capitano all'ambasciatore, intimiditi ed incerti. L'ambasciatore, invece, rimase seduto.

- Immagino tu sappia cosa questo tuo gesto comporti.-, disse, rivolto al capitano.

Niente più Jim, niente più paternale affetto. C'era solo durezza nelle sue parole.

- Ne sono più che consapevole, ambasciatore.-, rispose Jim con altrettanta freddezza, - Ma un folle un volta mi disse che il suo equipaggio era come la sua famiglia e non potei proprio non trovarmi d'accordo. Pensavo che questo valesse anche per lei e, probabilmente, lo è. Solo che c'è un piccolo dettaglio che, sino a questo momento, ho trascurato con stupida ingenuità: questa non è la sua nave, non è il suo equipaggio. Gli uomini che ha attorno non sono suoi amici. Come li considera? Una brutta copia? In fin dei conti non ha importanza. E' chiaro che la loro vita non ha valore per lei, la loro come quella del suo corrispettivo!-

- Se pensi che io...-, tentò l'ambasciatore.

- SILENZIO!-, tuonò il capitano, per poi riprendere: - Non m'importa della sua discutibile etica vulcaniana, ambasciatore. Io non mi sporcherò le mani del sangue del mio più caro amico. Lasci la poltrona. Non mi costringa a usare la forza.-

L'ambasciatore non si mosse e lo scrutò con occhi colmi di raggelante severità.

- I sentimenti offuscano il tuo raziocinio. Ti stai comportando come un bambino, senza comprendere che quello che ti sto muovendo non è un sopruso. Se ci fosse un'altra possibilità sarei il primo a muovermi in quella direzione...-

- S-Signori...-, il sottufficiale posto alle comunicazioni al posto del tenente Uhura prese timidamente la parola, - La USS Reprisal sollecita per una risposta.-

- Sugli schermi.-, risposero all'unisono Jim e l'ambasciatore Spock.

Il capitano Morrison dell'USS Reprisal comparve, il volto tetro e grave.

- Dica, capitano.-, lo sollecitò l'anziano Spock.

- Stavamo facendo rotta verso Berellian, quando abbiamo captato un messaggio di soccorso da parte di una navetta. Immaginerete la nostra sorpresa quando abbiamo scoperto che l'unico occupante era il Potenziato Khan Noonien Singh, gravemente ferito. Lo abbiamo soccorso come da regolamento e curato. Delirava sul primo ufficiale Spock e su dei robot. Non siamo riusciti a fargli dire altro. Ora è chiuso in cella e ha richiesto di parlare con il capitano dell'Enterprise.-

- Che parli con me. Sono io al comando della nave.-, intervenne l'ambasciatore.

- No signore,-, rispose il capitano Morrison, - Ha detto che parlerà solo con il capitano Kirk.-

- Resti in attesa.-, gli disse Jim, avanzando e ponendo in standby la comunicazione.
- Questo chiude i giochi, ambasciatore. Sicurezza, accompagnatelo al suo alloggio.-

A quel punto, l'anziano Spock cedette e, spodestato, si alzò dalla poltrona.
- Stai fecendo un grave errore.-

Jim riprese posto, ma sussultò, come tutti, quando un applauso ruppe il silenzio teso della plancia e Q riapparve con un rapido bagliore.

- Questo sì che si definisce avere polso! E io che pensavo di doverti aiutare in tutto, data la tua arretratezza. Sorprendente, Kirk, davvero sorprendente! Un vero maschio alfa!-, si complimentò, giocoso.

Gli ufficiali della sicurezza sfoderarono i phaser, pronti a colpire, ma Jim li fermò con un cenno.

- No. Metteteli via. Al tempo ascolterò anche te, Q.-, disse in seguito.

- Q?!-, esclamò l'ambasciatore.

- Vi conoscete?-, domandò il capitano.

- Oh, solo di fama reciproca.-, rispose il misterioso alieno. -Mandalo via, non ci è di nessuna utilità. Posso dirti io tutto quel che lui crede di sapere e molto, molto di più.-

Jim scrutò l'ambasciatore, animato da gelido rancore.
- Portatelo via.-

- Qualcuno qui l'ha presa proprio male...-, commentò Q, per poi aggiungere: - Guai a chi ti tocca la nave, eh?-

- JIM! Non puoi fidarti di quella creatura!-, lo avvertì l'ambasciatore, mentre i due uomini lo costringevano ad entrare nel turbo ascensore.

- Non do credito alle parole di un assassino.-, rispose il capitano, un istante prima che le porte si chiudessero.

Riaprì le comunicazioni con la USS Reprisal.

- Sto per raggiungervi.-, comunicò prima di rialzarsi.
- Sulu, a lei il comando.-

McCoy, che, in silenzio, aveva ascoltato lo scontro verbale, fece per raggiungerlo al turbo ascensore.

- No. Tu resti a bordo.-, sentenziò il capitano.

- Jim...-

- E' la mia ultima parola.-





- Alzare gli scudi e procedere in rotta d'intercettazione. Aprite un canale.-

Contemporaneamente
 il falco pesante romulano Gnorex, al comando del capitano T'Kal riscontrava la presenza di una nave della Federazione ben al di là della barriera invisibile della zona neutrale.

- Ma il confine è stato violato: questa è una dichiarazione di guerra!-

- Ne sono consapevole, quartiermastro, ma in qualità di membro del Thal Shiar mi prendo la responsabilità di questa scelta.-, rispose seccamente la donna.

- Non rispondono.-

- Nave nemica sugli schermi.-
- Ma che... che cos'è?-, esclamò, quando il suo ordine venne eseguito.

Secondo i sensori la nave che avevano di fronte corrispondeva in parte ai parametri tecnici appartenenti alla Federazione, ma l'aspetto era del tutto diverso. Solo a fatica il capitano riuscì a riconoscere la classica struttura a disco della USS Vengeance, quasi del tutto occultata da un intricata struttura cuboidale di piloni metallici e circuiti elettronici.

- Richiamateli.-

- Ancora nessuna risposta, signora. Ci stanno analizzando.-

- Armare i siluri a singolarità. Pronti a sparare al mio comando.-

E fu in quel momento che la voce del primo ufficiale Spock proruppe attraverso il loro sistema di comunicazione con una sola, semplice frase:

Noi siamo i Borg. Le vostre peculiarità biologiche e tecnologiche verranno assimilate. La resistenza è inutile.-

- Fate fuoco.-, ribatté T'Kal.

Due siluri vennero lanciati. Contro ogni aspettativa, non si rifransero contro alcuno scudo e andarono direttamente a danneggiare la struttura cuboidale. Il capitano del Gnorex sorrise, confortata da una situazione apparentemente a loro favore, ma prima ancora che potesse dare l'ordine di sparare di nuovo, un raggio di incredibile potenza scosse il falco. Le luci lampeggiarono e si spensero per poi riaccendersi con esitazione.
Buona parte dell'equipaggio di plancia era finito a terra e molte strumentazioni erano in avaria.

- I nostri scudi hanno ceduto!-, esclamò il quartiermastro.

- Manovre evasive! Lanci un messaggio di emergenza e...-, si interruppe quando il bagliore di un teletrasporto precedette la comparsa di un piccolo gruppo di droni direttamente in plancia.

Come i suoi addetti alla sicurezza, il capitano fu più che rapida ad estrarre il phaser e a sparare per uccidere. Il primo nemico cadde, ma gli altri, registrate le frequenze delle armi romulane, furono del tutto invulnerabili.
Mentre i suoi uomini cadevano di fronte alla forza dei droni in un vano e disperato tentativo di contrastarli nel corpo a corpo, il capitano riuscì a mandare un messaggio al quartier generale dell'Impero Stellare Romulano, prima di venir a sua volta sopraffatta.

La battaglia era persa.





- Signore, la prego. Non vogliamo ulteriori problemi...-, esitò uno dei due sergenti alle porte dell'alloggio dell'ambasciatore Spock.

Il dottor McCoy incrociò le braccia al petto, minaccioso.

- Non devo chiedere il permesso a nessuno per parlare con l'ambasciatore.-, sentenziò.

- Ci vuole un ordine più alto del suo, signore, trattandosi di un prigioniero.-

- Punto primo: il capitano non è a bordo. Il comando è stato affidato al tenente Sulu. Questo mi rende, di fatto l'ufficiale in comando con il grado più alto dopo di lui. Pertanto sono autorizzato a ordinarvi di farmi entrare. Punto secondo: ero in plancia tanto quanto voi, poco fa, e sono oltremodo sicuro che il capitano non abbia mai definito l'ambasciatore con il termine "prigioniero". Eseguite l'ordine.-

I sergenti Madani e Thompson si guardarono e, convinti della sensatezza delle affermazioni dell'ufficiale medico, aprirono le porte.

- Grazie per avermi fatto perdere tempo prezioso.-, borbottò il dottore procedendo nella stanza.

Le luci erano soffuse e molte candele erano accese. L'ambasciatore era immobile, in ginocchio su un cuscino al centro della stanza. Teneva gli occhi chiusi e le mani giunte con solo la punta delle dita in congiunzione.
Stava meditando e questo McCoy lo sapeva. Aveva potuto osservare il primo ufficiale Spock trascorrere molto del suo tempo libero in meditazione, durante quei primi mesi di missione esplorativa.
Si schiarì la voce per annunciare la sua presenza.

- So che è qui e posso anche intuirne il motivo, dottor McCoy. La domanda è: perché ha appoggiato l'ammutinamento ordinato dal capitano Kirk, se non era convinto che fosse la scelta più saggia?-, disse il vulcaniano, senza accennare a muoversi o ad aprire gli occhi.

- Per dover di chiarezza: non l'ho impedito, ma non l'ho neanche appoggiato.-

- Ha disobbedito espressamente al mio ordine di fermarlo. Quindi lo ha appoggiato.-

- Si sarebbe ripreso la nave comunque.-

- Lei è combattuto, dottore. Perso tra il decidere se seguire i sentimenti che porterebbero lei, la nave e l'intero quadrante al disastro, o la logica che, al contrario, potrebbe salvare tutti noi, ma non il giovane Spock.-

McCoy inspirò profondamente, muovendosi, nervoso, per la cabina.

- Il riassunto calza. Sono qui per saperne di più.-, disse, costringendosi ad una temporanea calma e accomodandosi a sedere sul letto.

L'ambasciatore aprì gli occhi per poterlo guardare in faccia: comprendeva il suo stato d'animo e tutte le sue esitazioni. In quel momento, fu certo che il dottore rappresentasse l'unica speranza di salvezza.
Lo vide sfilare una fiaschetta dalla tasca dei pantaloni e trangugiare un lungo sorso.

- Mi permetta di dirle che bere è davvero inopportuno.-

- Oh, mi sono già macchiato di ammutinamento, quindi che differenza fa? Mi farà rapporto comunque, Spock. Un'effrazione in più che differenza vuole che faccia? E poi mi ha fatto chiaramente capire che moriremo tutti. L'ha detto lei. Tanto vale morire sbronzi.-

- Il suo disfattismo non è di alcuna utilità.-

- Neanche la sua dannata morale vulcaniana!-, sbottò McCoy, prima di lanciare la fiaschetta in un angolo della cabina.
- Ha parlato di una razza aliena. Chi sono? Da dove vengono? Quali sono i loro punti forti e quali i deboli?-, riprese, poi.

Spock si alzò e gli diede le spalle, appoggiandosi alla parete. Era vecchio, l'ambasciatore: vecchio e stanco.

- Si chiamano Borg e provengono dal quadrante Delta...-

- Dal Delta?! Andiamo, vuole scherzare?! Ci vorranno centinaia di anni prima che riescano a raggiungerci, anche se si muovessero alla massima velocità di curvatura! Abbiamo tutto il tempo di trovare Spock e interrompere il suo segnale senza ucciderlo!-

- La sua stima sarebbe corretta se parlassimo di una velocità pari a curvatura sette. Diventerebbero settant'anni a curvatura nove, ma ho modo di pensare che anche i Borg siano a conoscenza della formula di transcurvatura.-

L'ottimismo di McCoy si sgonfiò, e con esso la speranza di convincere l'ambasciatore a cercare una via alternativa per salvare il primo ufficiale.
- Prosegua...-

- Non ho mai incontrato i Borg personalmente, ma ho letto molto su di loro. Sono una razza semisconosciuta, molto aggressiva. Non hanno una struttura sociale, vivono e agiscono come una sola entità. Abbiamo ragione di credere che su ogni nave madre vi sia una regina Borg. Non sappiamo come nasca una nave madre, ma, probabilmente, essa viene originata dalla regina stessa. Solo lei, infatti, detiene le informazioni di contagio e di organizzazione.-

- Ed è ad una di queste navi madre che Spock sta mandando il segnale?-

- Sì. I Borg sono parassiti, assimilano tutto ciò che si rende funzionale al loro perfezionamento. Sia esso biologico o tecnologico. Hanno distrutto intere civiltà.-

- Siamo sicuri che ci sia sempre una regina?-, domandò il dottore, riflettendo.

- Non possiamo esserli al cento per cento, ma stando ai dati riscontrati, sì. A cosa sta pensando?-

- Mmmh... niente, mi sembra solo strano che nessuna delle nostre strumentazioni riesca a captare un messaggio tanto potente da giungere addirittura nel quadrante Delta. Dovremmo sentirlo anche noi, conviene?-

- I sistemi di comunicazione dei Borg ci sono ignoti, ma posso con certezza asserire che essi non si basano sulla comunicazione verbale.-

Il dottore si grattò la nuca.

- E Spock, in tutto questo, cosa sarebbe?-

- Un drone. Milizia esplorativa sacrificabile.-

- Grandioso, è sacrificabile sia per noi che per loro... Immagino, quindi, che negoziarne la restituzione per salvargli almeno la vita sia da escludere.-

- Esattamente.-

Spock si voltò e lo raggiunse.

- E' di vitale importanza che lei riesca a convincere Jim. Ammesso che l'abbia mai avuto, ho perso ogni ascendente su di lui e sull'intero equipaggio, ma lei può fare la differenza, McCoy. Parli con lui. Lo costringa ad ascoltarla.-

L'altro si alzò, e sospirò, scuotendo la testa.

- Le sembra una cosa semplice?-

- Semplice o no, come ho detto: è vitale.-

- Io sono solo un dottore, dannazione! Non voglio questa responsabilità! Perché i Borg sono qui se non dovrebbero esserci?!-

- Questo può spiegarlo solo Q. Ritengo che sia lui il responsabile, per questo Jim non può fidarsi di lui.-

- Oh, per l'appunto: chi è quel tizio?-

- Un'entità proveniente dal continuum Q. Il loro livello evolutivo superiore gli conferisce capacità straordinarie. Egli è in grado di cambiare il corso degli eventi e di modificare le linee temporali a suo piacimento. Ignoro il motivo per cui sia venuto qui, ma la sua presenza non preannuncia nulla di buono.-

- Un altro problema da risolvere, grandioso! Secondo la sua descrizione è praticamente un dio!-

Spock si sedette e si versò da bere.

- C'è altro che vuole chiedermi?-

- Niente. Anzi, no... Cos'ha fatto a Jim prima che io lo sedassi? Quella cosa con le dita...-

- Il giovane Spock grida nella sua mente, cavalcando la scia della fusione mentale che io ebbi con il capitano quando gli mostrai ciò che mi aveva portato in questo universo. Mi sono limitato a mettere a tacere la sua voce.-

- Perché? Avrebbe potuto darci le sue coordinate, maledizione!-, sbottò McCoy.

L'ambasciatore lo guardò con una rassegnazione talmente palese da travalicare anche la sua solita inespressività vulcaniana.

- Peché, dottore, mi conosco e, conoscendo me stesso, conosco anche il giovane Spock. Mi creda se le dico che, in una circostanza come quella presente, chiedere aiuto sarebbe l'ultima cosa che farei.-

- Come nel vulcano...-

L'anziano Spock sollevò un sopracciglio.

- Il vulcano, certo!-, esclamò McCoy, - Spock avrebbe preferito morire, piuttosto che veder violata la Prima Direttiva! Non chiederebbe aiuto rischiando di mettere in pericolo l'intera nave! Ha ragione, come ho fatto a non pensarci?!-

- I sentimenti sono pessimi consiglieri in situazioni di crisi, dottore. Deve convincere il capitano, o togliergli il comando, prima che sia troppo tardi.-

- Va bene... Non so ancora come, ma lo farò.-

McCoy si avvicinò alla porta, più che intenzionato a raggiungere Jim.

- Per quello che vale...-, aggiunse Spock, - I sentimenti che provo per questo equipaggio non sono dissimili da quelli di quello che lasciai molto tempo fa.-

- Non ne dubitavo. Grazie, ambasciatore.-






Jim venne trasportato sulla USS Reprisal, ma fu costretto ad appoggiarsi alla parete quando la voce di Spock esplose nella sua testa senza che lui potesse prevederlo in alcun modo. Da principio fu solo un grido confuso in mille fruscii meccanici. Solo dopo qualche secondo le sue parole diventarono comprensibili:

 

"Jim! Non so per quanto ancora riuscirò a mantenere il contatto!"

"Devi aiutarmi, non posso farcela da solo!"

"Vieni da me, aiutami!"

"JIM!"

"So che l'ambasciatore vuole uccidermi, lo leggo nella tua mente. Non permetterglielo!"



- Dimmi dove sei!-, disse il capitano, mentre una goccia di sudore gli colava giù dalla tempia.

Q, in quella circostanza, non si fece corporeo, né entrò in contatto. Si limitò ad interrompere quell'inopportuna fusione mentale, commentando con un:
- Lo studente è brillante ma non si applica.-, senza venir udito.

- Capitano Kirk, si sente bene?-, domandò l'addetto al teletrasporto della Reprisal.

Jim si riscosse.

- Io... sì. Capitano Morrison, è una giornata pesante. Mi conduca dal prigioniero.-

Gli uomini della Reprisal lo guardarono con blanda perplessità, ma non chiesero ulteriori delucidazioni.

Il capitano Morrison condusse Kirk sino alla cella.
Khan era in piedi, il petto scoperto e l'addome celato da una fasciatura. Si voltò, non appena sentì i passi.

Jim raddrizzò la schiena, teso.

- Lasciateci soli.-, ordinò, lanciando un rapido sguardo a Morrison e alla squadra di sicurezza che li aveva raggiunti.

- Ma, capitano...-

- So bene di non trovarmi sulla mia nave, capitano, ma non sono solito ripetermi.-, ribadì Kirk.

- E sia. Per qualsiasi evenienza, saremo qui fuori.-, acconsentì l'altro capitano.





N.d.A.: Eccoci qui con la fine di questo lungo capitolo ^^!
Come sempre, ringrazio tutti coloro che sono arrivati sin qui! Spero che la storia continui ad interessarvi.
Un bacione,
Ros.

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Capitolo 4
*** IV ***


IV






Giunto al turbo ascensore il dottor McCoy fece dietrofront e tornò agli alloggi dell'ambasciatore.

- Ha dimenticato qualcosa, signore?-, gli chiese il sergente Madani.

- Fammi entrare e basta.-, ribatté aspro.

I due lo fecero passare e si guardarono, scrollando le spalle rassegnati.

- Non mi aspettavo un'altra sua visita in meno di dieci minuti, dottore.-, borbottò l'ambasciatore, distogliendosi una nuova volta dalla sua meditazione.

- Oh, la faccia finita! Ho avuto un'idea che non le piacerà e che, senza ombra di dubbio, non piace neanche a me.-

L'anziano vulcaniano si rimise in piedi per poi sedersi sul letto.

- Il preambolo non è affatto logico, ma l'ascolto, McCoy.-





Jim e Khan si scrutarono per lunghi istanti, prima che uno dei due si decidesse a parlare. Gli occhi di Khan erano rabbiosi e tradivano la forzata espressione sfingea che stava cercando di mantenere. Colpì la paratia con un pugno, ma il capitano non si mosse.

- Hai fatto la tua mossa, Kirk! Sappi che non avrò pace finché non avrò ucciso te, il tuo equipaggio e quel cane del tuo Primo Ufficiale!-, urlò.

Jim gli diede le spalle, trascinò una sedia di fronte alla cella e si sedette. Il sedativo gli aveva lasciato uno strascico di stanchezza e sonnolenza che sapeva di non potersi permettere. Si guardò le mani, poi di nuovo Khan.

- Non ho idea di cosa tu stia dicendo. E, prima che tu possa portare avanti le tue folli conclusioni fuorviate, lasciami dire che, qualunque azione abbia compiuto Spock, non è avvenuta per mio ordine e neanche per sua volontaria iniziativa. Abbiamo avuto un incidente, ieri, e il mio primo ufficiale è stato contagiato da qualcosa che ha risvegliato in lui un'aggressività incontrollabile...-

- Aggressività, eh? Non hai idea di cosa sto dicendo, ma non sai neanche di cosa parli tu, Kirk.-, lo interruppe il prigioniero.
- Ciò che io ho visto non è frutto di una mente instabile. Si trattava piuttosto di un piano di conquista ben congeniato con logica freddezza. Una cosa che solo un vulcaniano può mettere in pratica. Un vulcaniano o un potenziato.-

- Dimmi che cos'hai visto e come sei sopravvissuto. Vieni dalla base del generale Marcus? Cosa o chi ti ha risvegliato?-

- Ho visto uomini che si muovevano come macchine ed erano macchine loro stessi. Difficile discernere dove finisse l'uno e cominciasse l'altra. Sapevano cosa fare e come farlo. Hanno risvegliato me e il mio intero equipaggio all'improvviso e ci hanno attaccati. Hai mai osservato un gruppo di vespe scagliarsi contro un bersaglio, Kirk? Erano centinaia. I miei uomini non erano pronti, dopo così tanti secoli in ibernazione non avevano neanche idea di dove si trovassero. Non hanno avuto scampo, sono caduti uno dopo l'altro. Uccisi.-
Il tono roco del potenziato rendeva più che chiaro il suo stato d'animo disperato e furibondo.
- Al contrario di loro io sapevo, io intuivo. Sono riuscito ad evitare i loro colpi, a respingerli, persino. E' stato a quel punto che l'ho visto: il tuo primo ufficiale, vestito di nero e di circuiti cibernetici, con il volto seminascosto da un visore ma, comunque, perfettamente riconoscibile. Si trovava su una posizione rialzata da cui aveva osservato l'intera carneficina. Era lui a comandarli.-
Gli scoccò un'occhiata umida e colma d'odio.
- Ha ucciso tutti i miei uomini e voleva farlo! Forse voleva persino che vedessi per vendicarsi di quel che io avevo fatto a te! Ti conviene uccidermi adesso perché fin quando avrò respiro il mio unico scopo di vita sarà strappargli quel cuore verde dal petto!-

Jim si rialzò, frastornato più dalle informazioni ricevute che dalle minacce fatte da un uomo in cella.

- Spock non aveva uomini con sé. E' fuggito da solo!-

- MENZOGNE DETTE DA UN BUGIARDO O DA UN IDIOTA!-, urlò Khan, colpendo di nuovo la parete di contenimento, - NE AVEVA A CENTINAIA!-

Il capitano indietreggiò di qualche passo.

- Questo non è possibile...-, mormorò.

Si voltò di scatto e guadagnò la porta senza curarsi ulteriormente di Khan. Voleva e doveva affrontare un problema per volta.

- Qui ho fatto. Riportatelo sulla Terra, che venga rimesso in ibernazione. La ringrazio, capitano.-, disse a Morrison, prima di tirar fuori il comunicatore.
- Sono pronto a rientrare, tenente Checov.-

Con sua sorpresa fu McCoy a rispondergli con una domanda:
- Che ti hanno detto, Jim?-

- Che ci fai lì, Bones? Ad ogni modo pare che Spock abbia raggiunto la base del generale Marcus e abbia ucciso tutti i potenziati per... vendetta, anche se mi è difficile crederlo. Khan ha parlato di un esercito, ma credo che la sua testimonianza non sia del tutto attendibile, date le circostanze. Ne riparliamo tra due minuti. Il tempo di raggiungere la sala teletrasporto della Reprisal. Tenetevi pronti a portarmi su. Kirk chiu-          - No. No, aspetta un attimo!-, lo interruppe bruscamente il dottore, - Io devo parlarti e tu devi ascoltarmi. Quindi fermati per due dannati secondi!-

- Non li abbiamo due secondi! Spock potrebbe allontanarsi dalla base, o potrebbe aver bisogno di aiuto! Sono nella sala teletrasporto, fammi risalire.-

- No.-

- QUESTO E' UN ORDINE!-, tuonò Jim, fuori di sé.

- Un ordine dato da un capitano che si è macchiato di insubordinazione? E che valore vuoi che abbia, me lo spieghi?-, sbottò il dottore.

- E' sollevato dal suo incarico con effetto immediato e confinato nei tuoi alloggi! Checov, mi faccia risalire. Sono pronto.-, ordinò il capitano, prendendo posizione sulla piattaforma.
Se c'era una cosa che Kirk non aveva mai tollerato questa era sicuramente veder la sua leadership messa in discussione. Apprezzava l'intraprendenza dei suoi sottoposti. No, dei suoi amici. Ma l'unico che doveva avere l'ultima parola era lui, senza discussioni di sorta. Trovato Spock, ci sarebbe andato da Bones e avrebbe persino ascoltato cos'aveva da dirgli. Forse gli avrebbe persino permesso di visitarlo con qualche settimana di anticipo sul checkup mensile.

- Mi dispiace, Jim. McCoy chiude.-, fu l'ultima comunicazione che ricevette.




- S-signore ma lei è proprio sicuro?-, esitò il tenente Checov, lanciando uno sguardo a McCoy, in piedi accanto a lui.

- Che il diavolo mi porti se lo sono!-, sibilò l'altro, uscendo dalla sala teletrasporto.
Raggiunse l'ambasciatore Spock che, in plancia, aveva illustrato la situazione agli ufficiali proprio come l'aveva descritta a lui. Lanciò uno sguardo al tenente Sulu che, annuendo brevemente, si alzò e liberò il posto.

L'ambasciatore guardò il dottore e prese un respiro profondo, combattuto nell'incertezza. Il piano di McCoy era davvero molto poco logico, ma era anche l'unico a disposizione, o l'unico su cui McCoy stesso volesse scendere a compromessi. La verità era che, nel profondo, forse si sentiva persino in colpa.
Aprì le comunicazioni con tutta la nave.

- Parla Spock, facente funzioni di ammiraglio. La situazione è la seguente: in seguito ad un accurato consulto con l'ufficiale medico capo, siamo giunti alla conclusione che il capitanto James T. Kirk non è in grado di governare la nave. Ben consci dell'avversione dell'equipaggio nei miei confronti, siamo scesi ad un compromesso: sollevo Leonard McCoy dal suo ruolo di ufficiale medico...-, fece una breve pausa ed osservò il viso del giovane amico, pallido e teso per la tensione, -... e lo nomino capitano dell'Enterprise con effetto immediato. D'ora in avanti sarà lui a prendere le decisioni.-

McCoy non lo ringraziò. Era tutto meno che felice di accollarsi quella responsabilità. Non aveva mai avuto brame di comando, ma con Jim su di giri e preoccupato solo per le sorti di Spock da un lato, e l'ambasciatore pronto ad uccidere il primo ufficiale alla prima occasione utile dall'altro, si era reso ben presto conto di rappresentare l'ago di una bilancia che oscillava impazzita verso due soluzioni insoddisfacenti.
Si accomodò sulla poltrona e la trovò scomoda. Premette un pulsante del controllo comandi e si rivolse al tenente Scott che, in sala macchine, attendeva l'ordine per sbloccare i motori.

- Rimetta in funzione tutto, Scott. Ce ne andiamo.-, ordinò con tono lugubre.

- Cosa?! Ma, dott... ehm, capitano, il capitano Kirk è ancora a bordo della Reprisal.-

- Ne sono consapevole. Sblocchi quei dannati motori, Scott!-

- S-Sì, signore...-, esitò l'ufficiale, per poi aggiungere: - Motori pronti all'uso.-

McCoy si voltò verso Sulu.

- Timoniere, faccia rotta verso la base del generale Marcus. Massima velocità di curvatura.-, ordinò.
- E che il cielo ce la mandi buona...-, borbottò, poi, a bassa voce.




- Allora?! Perché non mi hanno ancora portato a bordo?! Lo faccia lei!-, berciò Jim, infastidito dall'attesa.

L'addetto al teletrasporto della Reprisal lo guardò costernato e un po' smarrito.

- Non posso. Hanno gli scudi alzati e... stanno andando via, signore...-, spiegò confusamente.

Jim lo raggiunse e quasi si avventò sul monitor, solo per vedere l'Enterprise che, con un lampo di luce, spariva a curvatura.

Colpì la console con un pugno ed imprecò. Stava per uscire dalla sala per raggiungere il capitano Morrison ed ordinargli di inseguire la sua nave, quando una rimbombante risata riecheggiò nell'ambiente, precedendo la comparsa di Q sulla piattaforma, piegato in due per il gran ridere.

- Ah! Ah! Ah! Ho sbagliato tutto nella vita! Dovevo venire così indietro nel tempo prima! Ah Ah Ah!-, ululò.

Jim gli rivolse uno sguardo truce.

- Lo trovi divertente?!-

- Cos'è? Una domanda retorica? Ti hanno lasciato a piedi! Certo che lo trovo divertente! Che fegato quel dottorino alcolizzato! Voi umani di questo tempo siete incredibili. Permettetimi di riassumere la situazione: prima l'ambasciatore Spock solleva te dal comando; tu te lo riprendi con un sollevamento popolare; poi, tronfio della tua vittoria, ti allontani dalla nave e il tuo grande amico Bones te la soffia da sotto il naso. Stupendo, Kirk! Superbo, oserei aggiungere! Ah! Ah! Ah!-

L'altro lo raggiunse e lo fissò con ostilità.

- Sono oltremodo convinto che la decisione non sia partita da lui.-, disse con tono inequivocabile.

- Oh, la fiducia, che grande svantaggio. E' stato proprio lui ad avere l'idea, ti dico!-

- Usciamo di qui.-
Jim lo procedette in corridoio, camminando a grandi passi. Prima di parlare ancora si lanciò un furtivo sguardo attorno.
- Devo prendere il comando della Reprisal. E, sebbene tu non mi piaccia, ogni suggerimento è ben accetto.-, disse a bassa voce.

Q si limitò a schioccare le dita.

- Fatto.-

- Come sarebbe a dire: "fatto"? Non sono in vena di esser preso per i fondelli ulteriormente, Q!-

Il capitano Morrison sopraggiunse con aria scocciata.
- Allora, ha intenzione di far muovere la mia nave, oppure vuole che restiamo qui in eterno?! Già l'idea che qualcun altro sia al comando non mi va a genio, se poi è per rimanere fermi, con il dovuto rispetto, trovo la cosa insopportabile. Solo perché lei è il capitano dell'Ammiraglia della Flotta ciò non significa che può farmi perdere tempo!-

Jim rimase a bocca aperta per qualche secondo, sorpreso. Guardò Q alla sua sinistra e poi il capitano Morrison.
Si schiarì la voce.
- Sì, certo, la comprendo benissimo, capitano. Mi creda se le dico che, se la situazione non fosse così delicata, mai avrei...-

- Sì, sì... tutto sommato non sono io quello che si è fatto rubare la nave dal dottore di bordo.-

Un brivido di bruciante fastidio serpeggiò lungo la spina dorsale di Kirk, che tuttavia, non ribatté.
- Mi accompagni alla plancia, allora.-

Lo seguì a distanza e si rivolse a Q.
- Come hai fatto?-, gli chiese.

- Oh, niente di che! Qualche interferenza sul piano della realtà qui e là ed eccoti servita la USS Reprisal su un piatto d'argento.-

- Suppongo di doverti ringraziare...-

Questa volta fu Q a rimanere interdetto.
- Oh, beh... Non ci sono molto abituato.-

- Abituato o no, non importa. Non so perché tu mi stia aiutando né, al momento attuale, mi importa. Devo raggiungere Spock prima che lo faccia l'Enterprise.-

Il capitano Morrison li introdusse in plancia e Kirk si accomodò sulla poltrona. Q gli si pose accanto e incrociò le braccia dietro la schiena.

- Uhm, questo è possibile. Visto e considerato che il capitano McCoy sta andando dalla parte opposta...-

Il modo sardonico in cui Q aveva sottolineato "capitano McCoy" gli era piaciuto molto poco, ma soprassedette.

- Puoi darmela tu la direzione?-, gli chiese, piuttosto.

- Per potere, posso, ma tu sei davvero convinto che sia la scelta più saggia? Non hai idea di chi ti trovi di fronte.-

A quel punto Jim esplose: si alzò di scatto, furibondo e con i nervi a fior di pelle.
- NON MI INTERESSA CHI HO DI FRONTE! NON ESISTE NESSUNO CHE IO NON POSSA AFFRONTARE CON IL MIO EQUIPAGGIO AL COMPLETO E IL MIO PRIMO UFFICIALE AL FIANCO! SAPPI CHE, SE SCOPRO CHE CI SEI TU, DIETRO A TUTTO QUESTO, LA PAGHERAI!-

- Oh, la metti così?.. Molto bene, se sei così intenzionato a sbattere la testa contro la realtà in modo così brutale, così sia.-
Q sospirò e sorrise, enigmatico.
- E' il tuo Spock che vuoi? Allora lo avrai. Ti darò una spintarella.-

Scomparve e, d'improvviso, la USS Reprisal cominciò a vorticare su se stessa a folle velocità, tanto che Jim dovette reggersi alla poltrona per non finir sbalzato via.

- Dove siamo?-, domandò allo sconosciuto ufficiale scientifico, una volta che la nave si fu finalmente fermata.

Quello, un giovane denobulano, guardò il monitor, sconvolto.

- N-Non è possibile!..-

- Lasci decidere me cosa è possibile e cosa non lo è, primo ufficiale. Le ripeto la domanda: dove siamo?-

- Siamo al confine con la zona neutrale romulana, signore. Avremmo dovuto impiegare giorni per percorrere una tale distanza...-

Jim si prese le tempie pulsanti tra le dita, cercando di mantenere un minimo di lucidità. La fastidiosa emicrania che lo aveva accompagnato da quando Spock era fuggito dall'Enterprise lo stava facendo lentamente impazzire.
Cercò Q con lo sguardo, ma non lo vide.

- Cosa dicono i sensori? Ci sono altre navi nelle vicinanze?-

- Non rileviamo niente, capitano.-, gli rispose una graziosa biondina che, in altre circostanze, avrebbe ben attirato le sue attenzioni.

Prese un respiro profondo, ben conscio di cosa la sua scelta scellerata avrebbe potuto comportare per l'intera Federazione dei Pianeti Uniti. Si ritrovò a chiedersi se la vita di Spock valesse addirittura una guerra contro Romulus.
La logica gli diceva di no, ma si rifiutava di prender per buona la decisione dell'ambasciatore. Si domandò se lui avrebbe violato il confine pur di uccidere il suo primo ufficiale e la risposta fu un laconico sì.
Fu abbastanza per fargli prendere una decisione.

- Entriamo.-, avrebbe voluto dirlo con convinzione, ma la sua voce fu un sussurro incerto.

Il capitano Morrison si riscosse dalla sua rancorosa apatia e avanzò di gran carriera.

- Ordine ritirato, timoniere!-, esclamò, - Torniamo indietro, immediatamente.-

- Le ricordo che sono io al comando della sua nave, capitano. Ci troviamo di fronte ad una minaccia che potrebbe compromettere anche Romulus. In caso di incontri con i loro falchi, comunicherò loro le nostre motivazioni. Entriamo, timoniere. Curvatura tre, massima potenza agli scudi.-




L'ambasciatore sedeva al suo vecchio posto in plancia. Di tanto in tanto guardava McCoy per sincerarsi delle sue condizioni. L'aveva già visto capitano in passato e, tutto sommato, era stato anche un buon capitano, ma sarebbero trascorsi ancora decenni, prima di poterlo dire pronto ad assumere quel ruolo.
Nonostante questo, l'approccio del dottore era stato impeccabile: abbandonata la Reprisal, si era subito preoccupato di nominare un nuovo ufficiale medico e di informare delle sue intenzioni l'intero equipaggio. In qualità di capitano non sarebbe stato tenuto a giustificarsi, ma con il potere decisionale così instabile sulla nave, era stato costretto a spiegare ogni cosa sin nei minimi dettagli, così da evitare che qualcuno potesse avanzare la pretesa di tornare indietro a prendere Kirk.
Già, Jim...
L'ambasciatore intuiva con disarmante chiarezza come il giovane amico dovesse sentirsi in quel momento: solo, smarrito, abbandonato e tradito. Conosceva la psiche dell'altro e sapeva che le ferite che lui e McCoy gli avevano inflitto quel giorno sarebbero guarite con molto tempo e molta fatica. Perdere la leadership, perdere la nave e perdere il controllo erano le più grandi paure di Jim e, in un modo o nell'altro, si erano avverate tutte in poche manciate di ore.

Si infilò le cuffie e, per l'ennesima volta, provò a comunicare con la base stellare. Senza ricevere alcuna risposta.

- Ancora nulla, capitano.-

McCoy, ancora non abituato a quel ruolo e a sentirsi definire tale, parve non dargli alcuna attenzione.
L'ambasciatore si schiarì la voce.
- Dottore...-, lo chiamò.

- L'ho sentita ambasciatore, ma se non rispondono non posso farci un accidenti! Avviciniamoci ancora.-

- Entro pochi minuti dovremmo riuscire a vedere la base, signore.-, lo informò Checov.

- Bene.-, rispose McCoy, anche se non lo pensava.

Niente andava bene da quando Jim aveva avuto l'infelice idea di scendere su quel maledetto pianeta! Maledì lui e la sua innata, infantile curiosità. L'essere abbandonato dall'altra parte del quadrante se l'era meritato. Ma, più che con Jim, ce l'aveva con Spock, quello giovane. Lui più di tutti avrebbe dovuto conoscere le direttive e le procedure di recupero di manufatti alieni. Invece cos'era successo? Si era tagliato come l'ultimo degli imbecilli, facendosi infettare dai Borg!
La sua posizione rimaneva sul voler provare a salvarlo e a curarlo, non ne aveva fatto mistero con l'ambasciatore, tuttavia era pronto a prendere anche la difficile decisione di ucciderlo, in caso di estrema necessità. Una decisione che, lo sapeva, Jim non avrebbe mai osato prendere e che lui non si sarebbe mai perdonato.

- Ci siamo, signore.-

- Sugli schermi. Ingrandimento del 50%-, ordinò.
- Oh mio Dio...-, gemette, sgranando gli occhi.

Della base non rimaneva altro che una minima parte della piattaforma di base e qualche pilone. Era stata quasi del tutto cannibalizzata.
Lanciò uno sguardo all'ambasciatore in attesa di spiegazioni e barcollò indietro, come schiaffeggiato. In un altro momento sarebbe stato ben felice di esprimere qualche battuta sarcastica, ma riconoscere con estrema chiarezza il terrore negli occhi scuri del vulcaniano gli fece perdere qualsiasi fiducia avesse ancora in se stesso e in quella folle situazione.

- E' troppo tardi...-, lo sentì mormorare, - Sono già qui.-

McCoy si riscosse e fece l'unica cosa logica che un uomo è portato a fare in una situazione di pericolo imminente.

- SULU CI PORTI VIA! SUBITO, MASSIMA VELOCITA'!-, urlò.





Ormai avanzavano nella zona neutrale da ore e ancora non avevano incrociato alcun falco romulano.
Se, da principio, Jim aveva creduto nella fortuna, si era ben presto convinto che fosse impossibile non aver incontrato nessuno. La tensione in plancia si tagliava con il coltello, Q non si era curato di ricomparire a dare spiegazioni e il capitano Morrison aveva sentito il bisogno di ribadire il suo disappunto più e più volte.

- Facciamo rotta verso Romulus. Io scendo da Khan.-, disse, alzandosi dalla poltrona.

Raggiunse la cella.

- Che ci fai ancora qui?-, gli chiese il prigioniero.

- Il mio equipaggio mi ha abbandonato.-, glielo confessò senza rigiri di parole.

Khan aggrottò appena le sopracciglia, confuso.
- Perché?-

- Ritengono che io non sia ingrado di guidare la nave... che io sia troppo coinvolto emotivamente.-

- Allora l'uomo che ti ha tolto il comando è un uomo saggio.-

A Jim sarebbero venute in mente molte definizioni per descrivere McCoy in quel momento e "saggio" non ne faceva di certo parte.

- Dove siamo?-, gli domandò Khan.

- Entro la zona neutrale dell'Impero Romulano.-

L'altro gli diede le spalle e passeggiò nella cella come una belva in gabbia.

- Vuoi scatenare una guerra, Kirk?-

- No. Ed è proprio questo il problema: siamo qui da ore e non siamo ancora stati intercettati da nessuno. Converrai con me che questo non solo è strano, è impossibile.-

Khan lo scrutò dall'alto in basso e sorrise, glaciale.

- Ma guardati! Ti rendi almeno conto di quanto tu sia patetico? Non ci riesci proprio a prendere decisioni senza esser affiancato ad una mente superiore. Non sei nulla senza il vulcaniano! Non avrai i miei consigli per andare a farti uccidere dal tuo numero uno e, men che meno, li avrai per salvarlo!-

Questa volta fu Jim a colpire con violenza il pannello divisiorio.
- TU NON CAPISCI! SPOCK GRIDA NELLA MIA MENTE! MI STA CHIEDENDO AIUTO! QUESTO SIGNIFICA CHE PUO' ESSERE SALVATO!-
Prese un respiro profondo e si costrinse ad un passo indietro.

- Un vulcaniano che chiede aiuto? Interessante. Le grida che senti non saranno nulla in confronto a quelle che strillerà quando l'avrò preso!-

Kirk lo ignorò e cominciò a passeggiare, nervoso.
- Hai parlato di centinaia di uomini. Stando ad una logica deduzione, essendo Spock stato contagiato o contaminato da qualcosa, è possibile che abbia ripetuto la procedura su altri...-

- Dove vuoi arrivare?-

- Oh, ad una soluzione molto semplice:
il fatto che si siano nascosti nella zona neutrale ha un senso. Nessuna nave della Federazione sarebbe mai venuta a cercarli qui. Ad ogni modo se Spock può essere salvato, allora anche i tuoi uomini non sono morti. Mi impegno formalmente a soccorrerli.-, spiegò il capitano, ritornando alla porta.

- In cambio di cosa, Kirk?!-, tuonò Khan, avventandosi contro la paratia.

- A questo devo ancora pensare.-, gli rispose, prima di lasciare la stanza.

Ritornò in plancia e sugli schermi poté osservare Romulus.

- Ancora nessun contatto?-

- Nessuno, signore.-

- Apra una linea di chiamata con il pianeta, allora.-

Jim attese trepidante una risposta che non arrivò. Si sedette, attanagliato dal panico e pensò a quel che non aveva detto a Khan, ovvero che forse Spock e i suoi uomini avevano fatto piazza pulita dei falchi romulani. Non credeva neanche lui a quell'eventualità: un'intera flotta spazzata via da una sola nave era un concetto troppo assurdo per potervi dare credito. Con tutta probabilità i romulani stavano affrontando altri problemi di cui lui non era a conoscenza.

- C'è qualcosa in avvicinamento!-, esclamò d'improvviso il primo ufficiale denobulano, rompendo il silenzio tombale della plancia.

- Definisca "qualcosa"!-, ordinarono all'unisono i due capitani.

- Non lo so! A tratti i parametri sembrano romulani, subito dopo della federazione! Non ho idea di cosa sia!-

- Sugli schermi.-

Il cubo Borg apparve in tutta la sua straordinaria potenza, ma nessuno a bordo della USS Reprisal era in grado di identificarlo.
D'improvviso un raggio verde raggiunse la nave e si spostò con rapidità sia all'interno che all'esterno dello scafo. Jim sobbalzò quando si fermò ed indugiò su di lui per quasi trenta secondi.

- Armare i phaser. Sparare al mio comando.-

Ma quell'ordine non fece in tempo a darlo. Con una precisione che aveva del sovrannaturale il nemico attaccò per primo, abbattendo i loro scudi, prima, e distruggendo le loro armi, poi. La Reprisal si ritrovò così in balia dell'ignoto, incapace di difendersi e di attaccare.
In plancia regnava di nuovo un silenzio tombale. Il capitano Morrison si avvicinò a Kirk e, pieno di rabbia, lo colpì al volto.

- Ci ha portato a morire! Sarà soddisfatto! Mi riprendo la mia nave con effetto immediato! Timoniere ci porti via, massima velocità di curvatura!-

Ma la nave non riuscì ad intraprendere il salto a causa del raggio traente del nemico che li aveva agganciati, cominciando a trascinarli con lentezza verso di sé.

Il loro messaggio giunse disturbato:
- Noi crshhhhh... biologiche e tecnologiche verranno assimilate. La resistenza è inutile.-

- Come diamine hanno fatto i romulani ad impadronirsi di una tecnologia tanto superiore?! Chiamateli! Comunicate la nostra resa incondizionata!-, urlò Morrison che, se proprio non poteva salvare la Reprisal, almeno voleva mettere in salvo il proprio equipaggio: trecentonovantadue uomini che erano sotto la sua diretta responsabilità e che Kirk aveva portato a morire per capriccio.

- Non credo proprio che siano romulani e dubito che risponderanno. Hanno degli scudi, tenente?-, si intromise Jim.

La verità era che, agghiacciato, aveva riconosciuto la voce di Spock.

La graziosa biondina si riscosse dall'apatico terrore che l'aveva soggiogata.
Controllò i parametri.

- N-No, signore. Nessuno scudo.-

- Io vado là, allora.-

Jim si avventò alle porte, ma Morrison lo afferrò per un braccio.

- Si dimentichi che le dia una squadra di sbarco!-

- Non gliel'ho neanche chiesta, Morrison! Voglio un solo uomo e, mi creda, le sto facendo un favore a levarglielo di torno! Ci faccia portare delle armi in sala teletrasporto!-

Non aggiunse altro e, una volta sceso con il turbo ascensore, corse a rotta di collo sino alla prigione di Khan. Il potenziato era in piedi al centro della cella e aveva reindossato la sua maglia nera. Jim non dovette neanche chiedergli nulla.

- Sono pronto.-, lo udì dire.

Gli aprì la cella e, per qualche secondo, si scrutarono con sospetto reciproco.

- Stiamo andando verso morte certa?-, chiese il potenziato.

- E' possibile.-, ribatté Kirk, mentre  si incamminavano verso la sala teletrasporto.

- Se non potrò salvare i miei uomini, almeno ucciderò il tuo e ucciderò anche te, se ti intrometterai.-

Jim non rispose e afferrò il phaser che un sottufficiale gli stava porgendo. Khan prese il proprio dall'uomo al suo fianco e lo guardò con rassegnazione.

- Ma dove vogliamo andare con questi giocattoli?..-, bisbigliò, prima di raggiungere Kirk sulla piattaforma.




N.d.A.: Eccomi qui, nuovo capitolo ^^. Allora, per dovere di cronaca: il cuore dei vulcaniani non si trova nel petto, ma all'altezza del (nostro) fegato. Io lo so, ma ho supposto che Khan potesse ignorare questa nozione sulla biologia dei nostri alieni "orecchia-puntuti" preferiti.
Importante: sto per partire per un mesetto e siccome non potrò portare con me il computer non credo che riuscirò ad aggiornare per un po'. Non ho abbandonato la storia, ci risentiamo verso la seconda metà di Agosto.
Grazie a tutti per esser arrivati sin qui!
Un bacione,
Ros.

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Capitolo 5
*** V ***


V






Un battito di ciglia e Kirk e Khan si ritrovarono sulla nave Borg. Schiena contro schiena e con i phaser puntati si guardarono intorno. Un intricato reticolo di corridoi tutti uguali si estendeva a perdita d'occhio, ma, con loro sorpresa, nessuno giunse a fermarli.

- Forse siamo riusciti a teletrasportarci senza che loro lo notassero...-, disse il capitano.

- Di questo non ne sarei affatto sicuro.-, ribatté Khan, avvicinandosi alla balaustra.
- Non siamo affatto soli.-

Kirk mise a fuoco cosa il potenziato gli stava facendo notare. C'erano centinaia di uomini su ogni corridoio che riuscivano a scorgere: immobili, inerti, del tutto disinteressati alla loro presenza.

- Allora, da che parte andiamo?-

La voce di Khan gli arrivò lontana e ovattata.
Deglutì, sconfortato. Anche se la situazione fosse rimasta invariata, cosa in cui non credeva, trovare Spock in quella nave gigantesca cominciava a sembrargli un'impresa sempre più disperata.

- Non lo so...-

- Allora una parte vale l'altra.-

Khan si mosse verso sinistra, tornando indietro e imboccando uno stretto corridoio. Le pareti della nave erano ricoperte da un'infinità di circuiti cibernetici. Jim stava per superare la soglia successiva di quel labirinto, quando il potenziato lo trattenne indietro.

- Guarda.-, gli sussurrò.

Due uomini si stavano muovendo in loro direzione. Ad ogni passo si potevano chiaramente udire i tetri tintinnii delle loro componenti robotiche.
Jim e Khan si slanciarono nel corridoio attiguo e si appiattirono contro la parete. I Borg raggiunsero la soglia e si limitarono a tornare indietro, senza notarli o senza volerli notare.

- Proseguiamo per di qui.-

Kirk riprese a camminare, senza soffermarsi ad osservare gli uomini che, più simili a statue, erano disposti in piccole celle sulla sua sinistra. Tutti apparivano vulcaniani, o, più probabilmente romulani, ma i loro volti erano estremamente pallidi e ricoperti di impianti cibernetici.

- Perché non fanno nulla?-, si chiese a voce alta.

- Tu daresti la caccia ad una mosca per tutta la nave, o attenderesti con pazienza che essa giunga vicina alla tua mano?-

Il capitano lanciò uno sguardo a Khan che, lento, lo seguiva.
- Non siamo mosche, siamo armati e potremmo anche uccidere questi uomini uno per uno.-

Il potenziato sorrise.
- Ma non lo stiamo facendo e, a livello personale, non mi arrischierei. Nonostante sia convinto che per Spock quelli che vedi non siano altro che fanteria sacrificabile.-

- Spock non ragiona in questi termini.-

- Non fingere di comprendere il suo modo di ragionare, Kirk. Quel che mi preoccupa è che lui conosca il tuo con nitida chiarezza. Per di qua.-

Svoltarono verso destra, evitando altri due droni Borg attivi.

- Ci stanno guidando dove vogliono loro.-, constatò Jim, cercando senza molto successo di tenere a mente il percorso labirintico che stavano seguendo.

- Sei ancora così convinto di riuscire a portare in salvo i nostri uomini?-

- Lascia che io parli con Spock.-, fu la risposta secca di Kirk, ma doveva ammettere che, nel profondo, neanche lui era più molto convinto della buona riuscita del loro piano.

Scesero di diversi livelli, fino a raggiungere un ampio spazio libero di forma circolare. Alti piloni di componenti meccaniche li circondavano. Ricordavano, in un certo qual modo, le tetre colonne di un'antica cattedrale gotica. Piccoli lampi di cariche elettrostatiche illuminavano l'ambiente con sinistri crepitii.
Jim sollevò il capo, come richiamato da un istinto inspiegabile e fu allora che lo vide, Spock, seduto, immobile su una poltrona di comando metallica.





- Voglio una spiegazione!-, urlò McCoy.

Una volta portata la nave in una posizione sicura, aveva chiesto all'ambasciatore Spock di seguirlo nell'ufficio del capitano, facendo orecchie da mercante di fronte alla legittima richiesta di Scott e Sulu di saperne qualcosa di più.

- Mi aveva garantito che avevamo tempo, che Spock era un caso isolato, che potevamo risolvere la situazione!-, proseguì.

- Ho commesso un errore di valutazione...-, mormorò l'altro a bassa voce.

- Mi dica qualcosa che non so!-, abbaiò il dottore, sbattendo una mano sulla scrivania per poi passarsela sul viso stravolto dalla stanchezza e dalla preoccupazione.
Prese un respiro profondo.
- Cominci con un quadro specifico della situazione. E, già che c'è, faccia anche qualche ipotesi su dove possa trovarsi quella dannata nave!-

- Non ho idea di dove sia il cubo Borg, dottore, ma posso suggerirle di non perdere tempo e allertare immediatamente la federazione. Tutte le navi da combattimento dovranno essere pronte allo scontro. Devo essere onesto, capitano, potrebbe non essere sufficiente.-

- Ne è sicuro? E non mi chiami capitano, lo detesto!-

- E' il ruolo che lei stesso ha voluto assumere.-

- Perché mi ero fidato della sua analisi preliminare! Che era completamente errata! Mi aveva assicurato che una nave non può crearsi se non vi è una regina, ma ha visto con i suoi occhi come hanno cannibalizzato quella base! No, ambasciatore, non chiamerò il consiglio per preparare una flotta alla battaglia, lo farò per organizzare un piano d'evaquazione totale! Mi dica solo come posso rallentarli.-

- I Borg non hanno fretta. Inseguiranno le navi da carico fino a che non le avranno raggiunte. E' solo questione di tempo e loro ne hanno più di noi.-

- La decisione è presa. Farò evaquare quante più persone possibile e, una volta trovato quel dannato cubo, cercherò con ogni mezzo di rallentarlo.-

McCoy uscì dall'ufficio come una furia e tornò in plancia, premette il pulsante per aprire le comunicazioni con tutta la nave:
- Signori, come avrete sicuramente potuto intuire, la situazione è peggiore di quanto ci aspettassimo...-
Spiegò con precisione quanto aveva evinto dalla conversazione con l'ambasciatore, senza abbandonarsi a blandi tentativi di indorare la pillola.
- Siamo l'ammiraglia della flotta ed è nostro preciso dovere proteggere il nostro pianeta e la Federazione. Chiamerò il consiglio e prego che mi diano ascolto. McCoy chiude.-

- Cosa vuole fare con Jim?-
Spock lo interpellò al termine del comunicato.

L'altro gli scoccò un'occhiata fugace e infastidita.
- Che ci creda o meno, ambasciatore, Jim è l'ultimo dei miei problemi!-

- Non abbandonerà la ricerca, e lei lo sa.-

- Ho miliardi di persone di cui occuparmi, al momento, ambasciatore!-

- Ma Spock vuole che Jim lo raggiunga, non è un dettaglio da trascurare, allo stato attuale dei fatti, capitano!-

McCoy si alzò di scatto e lo fronteggiò:
- Se vuole aiutarmi a far comprendere al consiglio la gravità della situazione, è il benvenuto, ambasciatore. In caso contrario le ordino di lasciare la plancia immediatamente!-

Il vecchio vulcaniano si sedette al posto del suo corrispettivo, senza più provare ad insistere.
Ascoltò con estrema attenzione lo scambio tra McCoy e l'ammiraglio Roys e non si stupì affatto dell'incredulità con cui il piano di evaquazione del capitano era stato accolto. Per non parlare, poi, di quella nell'apprendere che Jim era stato destituito e abbandonato.
Si alzò in piedi e prese la parola, appoggiando McCoy e sottolineando con sconcertante chiarezza la gravità della situazione. Come prevedibile la naturale reazione dell'ammiraglio fu quella di radunare una flotta per distruggere la minaccia. La semplice idea che una sola nave potesse mettere a repentaglio l'interea Federazione dei Pianeti Uniti era inaccettabile.

- Mi meraviglio della sua posizione, ambasciatore Spock. Un vulcaniano non dovrebbe lasciarsi andare ad atti di incontrollato allarmismo.-

Il neo-capitano stava per rispondere in malo modo, ma il vecchio vulcaniano lo anticipò con serafica calma:
- Non è allarmismo, ammiraglio, ma un concreto timore. Io conosco questa razza e deve credermi se le dico che la loro presenza nel quadrante non solo non è normale, ma potrebbe avere esiti terribili.-

- Così ho deciso, ambasciatore. Non abusi ulteriormente del suo ruolo di facente funzioni di ammiraglio. Dottor McCoy, le ordino di recuperare immediatamente il capitano Kirk dalla USS Reprisal. Una volta risolto il problema Borg, conferirò con lui per comprendere a pieno la gravità della sua insubordinazione.-, detto questo, Roys interruppe il collegamento.

- Maledetto imbecille!-, urlò McCoy, colpendo il bracciolo della poltrona di comando.

Sulu lo guardò con triste comprensione.
- Che facciamo adesso?-, chiese.

L'altro sospirò e ordinò al sostituto di Uhura di mettersi in contatto con la Reprisal, poi si rivolse al timoniere.
- Cerchiamo di scoprire dov'è finito quel dannato cubo!-, ringhiò.

- Non riuscirete a contattarli. Sono troppo lontani da voi. Il vostro messaggio sub-spaziale li raggiungerebbe tra tre giorni e, no, non hanno tutto quel tempo.-
Q comparve all'improvviso alle loro spalle, di fronte alle porte del turbo ascensore.

McCoy lo raggiunse e, afferratolo per la giubba, lo schiantò con violenza contro la parete.
- Mi sono davvero stancato di te! Voglio delle risposte! ADESSO!-

L'entità sorrise, divertito.
Se fosse stato umano, probabilmente avrebbe provato compassione per il dottore. Ma era ben lontano dal poter comprendere davvero il terribile smarrimento e il senso d'impotenza del suo inferiore interlocutore.
Sgusciò via dalla sua presa e passeggiò per la plancia con aria pensosa, prima di decidersi a rispondere.

- Non considerarmi un nemico, Bones, non lo sono. Di fatto non esiste creatura nell'intero universo che vi apprezzi più di me, allo stato attuale.-
Si accomodò con leggerezza sulla poltrona di comando e ne accarezzò i braccioli con lasciva non curanza.
- E' forte la pressione qui sopra, vero? Non appare più così confortevole una volta che ci si è seduti a livello definitivo.-

- Q!..-, lo chiamò Spock con tono basso, quasi minaccioso.

- Dimmi, vulcaniano.-

- Cosa intendevi dire? Perché la USS Reprisal non ci risponderà? Dove li hai mandati?-

- Come dicesti in un tempo ormai remoto: una volta eliminato l'impossibile, ciò che resta, per quanto improbabile, dev'essere la verità. Voleva vedere Spock ed io l'ho accontentato.-

- Dove?!-, urlò McCoy.

Q sorrise ancora.
- L'ultima volta che ho controllato, sia la Reprisal che la nave Borg erano poco lontani dall'orbita di Romulus. Ma non temete, la partita è tutt'altro che conclusa.-

Il capitano stava per avventarsi contro l'alieno, ma l'ambasciatore lo trattenne.

- Perché lo hai mandato lì?-

- C'è un unico modo per riuscire a far ragionare Kirk: farcelo sbattere di muso. Non è diverso dall'educare... come si chiamano quei vostri animali da compagnia?.. un cane. Voglio che sia pronto per affrontare ciò che lo attende. Mi correggo: ciò che attende tutti voi.-
Fece un pausa.
- Non diversamente dal vostro consiglio, anche Jim ha preso la questione Borg decisamente sottogamba, ma sono oltremodo convinto che non commetterà più lo stesso errore.-





Deglutì, atterrito, nel vedere il ben noto volto del suo primo ufficiale straziato da quegli innesti cibernetici. La sola luce rossastra del visore sull'occhio destro gli conferiva un aspetto minaccioso e spettrale.
Khan, al suo fianco, non si fece cogliere dallo stesso smarrimento. Sfoderò il phaser e fece fuoco, per poi lanciarlo via come un inutile giocattolo. Il raggio era rimbalzato su un deflettore.
L'arma era inutile.
Spock di per sé non batté ciglio, del tutto disinteressato a ciò che stava avvenendo.

D'improvviso un piccolo gruppo di Borg sbucò dai corridoi alla spalle dei due uomini e si avventò su Khan.
Il potenziato lottò con tutte le sue forze, ma esitò quando riconobbe i suoi stessi uomini. Abbassò la guardia, e si lasciò abbattere proprio dalla mano di Marla, sua moglie. Ormai ridotto in ginocchio, si voltò verso Kirk, che, paralizzato, osservava la scena incapace di muovere un muscolo.

- Scappa!-, gli ordinò, in un gesto estremo di misericordia.
Il primo e, forse, l'ultimo della sua esistenza.

Jim parve riscuotersi.
Provò a trascinare via uno dei Borg che tenevano Khan, ma un semplice gesto di quest'ultimo bastò a schiantarlo al suolo.

- Spock, fermali!-, gridò, ancora a terra, - So che puoi farlo! Per l'amor del cielo, lo uccideranno!-

L'urlo di battaglia di Khan lo fece sobbalzare. Contro ogni aspettativa lo vide rialzarsi e spezzare il collo della donna-Borg con brutale compassione. Allontanò un secondo nemico, scaraventandolo contro uno dei piloni.

- Corri, idiota! Chiama la Reprisal e fatti riportare a bordo!-

Jim barcollò indietro. Aveva appena messo mano al comunicatore, quando la voce di Spock esplose dirompente nella sua mente:



 
"Jim!"

"Jim!"

"Jim!"

"Jim!"

"Jim!"


 
Martellò tra le pareti della scatola cranica, violenta e ripetuta come un eco fragoroso che lo costrinse in ginocchio.
Urlò di dolore senza neanche percepire il sangue che, lento, cominciava a fluire fuori dalle sue orecchie. Si schiantò sul gelido pavimento di metallo e annaspò, frastornato e con il cervello prossimo all'esplosione.
Con occhi sbarrati osservò Spock scendere dal suo trono con passi lenti e misurati.

- T-ti... prego...-, rantolò.

Il vulcaniano lo ignorò e si fermò di fronte a Khan, di nuovo costretto in ginocchio. Lo afferrò per i capelli, sollevandogli il capo.

- Tu non servi ai Borg.-, disse.

Non gli diede il tempo di rispondere. Distese il braccio non ricoperto dal maglio meccanico e gli perforò il torace. Con altrettanta meccanica freddezza lo ritrasse, stringendo tra le dita grondanti sangue il cuore del potenziato.
I suoi droni lasciarono Khan che, gli occhi ancora sgranati, si abbatté al suolo con un tonfo.

Jim, libero dalla fusione mentale, ma ancora stordito, strisciò indietro, più inorridito che spaventato. Vide Spock disfarsi del cuore di Khan con un rapido gesto.

- Questo... questo non sei tu!-, gli gridò.

Le labbra dell'altro si piegarono in un debole sorriso.
- Ti sorprenderesti.-, gli rispose, avvicinandosi.

L'altro si fece ancora indietro, ritrovandosi con le spalle contro un pilone. Il suo primo ufficiale ormai lo sovrastava.

- Ucciderai anche me?-

- Ucciderti? E perché mai dovrei? Una mente non è perfetta se operativa solo al 50%. I Borg hanno bisogno di te, Jim. Per questo ti ho chiamato qui. Ti ringrazio per essere venuto.-

Spock lo afferrò per la casacca, tirandolo in piedi.
Parve non sentire affatto il dolore del pugno di Jim.

- Non resistere, amico mio. Presto sarai assimilato e potrai comprendere anche tu la perfezione dei Borg. Non farà male, te lo prometto.-

Gli posò le dita sul volto, come l'anziano Spock aveva fatto prima di lui e il capitano non seppe più opporsi in alcun modo.

- La mia mente nella tua mente, i miei pensieri nei tuoi pensieri...-

Jim non udì neppure il suono metallico del gancio che scattava fuori dall'altro braccio di Spock. Tutto appariva ovattato e distante. I suoi stessi pensieri non erano più suoi, destinati a perdersi in codici di programmazione che ancora non poteva comprendere.
L'ago aveva appena sfiorato il suo collo, quando Q apparve alle spalle del vulcaniano.

- Non ancora, sangueverde!-, esclamò.

Lo afferrò per un braccio e lo lanciò indietro di una decina di metri. Kirk gli crollò tra le braccia a peso morto, affannato e perso. Subito dopo l'entità lo trascinò via con sé, lontano dal cubo Borg e, soprattutto, lontano da Spock.




N.d.A.: Eccomi, eccomi, non sono morta, ma appena tornata ho dovuto portare il computer dal tecnico per sostituire in toto la testiera e sul netbook non mi trovo altrettanto a mio agio! Chiedo scusa per il ritardo! Mi dispiace per le fan di Khan. Per Khan, in sincerità, un po' meno. L'ho sempre sofferto poco. Mi aspetto di essere linciata per averlo ucciso!
Grazie a tutti e scusatemi ancora!
Un bacione,
Ros.

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