Cronaca di un matrimonio

di controcorrente
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'annuncio ***
Capitolo 2: *** PIANIFICAZIONE ***
Capitolo 3: *** Il fidanzato ***
Capitolo 4: *** Sugli imprevisti di un matrimonio e di un marito avvenente ***
Capitolo 5: *** Cavalli e selle ***
Capitolo 6: *** Lo specchio I ***
Capitolo 7: *** Tra toeletta, galanterie e trombe di fiato ***
Capitolo 8: *** Dove Aronne affabula sulle trombe di petto ed i miasmi digestivi ***
Capitolo 9: *** Sulle varietà delle specie di giardini ed i loro segreti ***
Capitolo 10: *** Di cavalier serventi e conseguenze impreviste ***
Capitolo 11: *** Tra lettere, serenate e finestre sbagliate ***
Capitolo 12: *** Di soccorsi, di accordi, di impegni scritti ***



Capitolo 1
*** L'annuncio ***


CRONACA DI UN MATRIMONIO

 

L'annuncio

 

 

Cara Penelope,

 

il sacrificio è compiuto.

No, non il mio...per il momento.

Oggi, durante il pranzo, il signor padre ha comunicato che, tra breve, i preparativi per il matrimonio di mia sorella Carlotta Albieri e Alberto Della Rovere avverranno entro la fine dell'anno.

Parole pesanti.

Parole definitive.

Parole dette con un'espressione seria e ufficiosa.

Tuoni e fulmini, cara amica!

Mia madre, udendo ciò, è esplosa in una serie di gridolini entusiastici ed orgogliosi, mentre mia sorella è scoppiata a piangere.

Io mi sono limitata a bere il mio bicchiere di latte.

Pareva di essere ad uno spettacolo di commedia d'arte.

-Oh, Madre, è giunto il momento!-esclamò, sbigottita tra le lacrime.

L'altra annuì, asciugandosi il viso con il fazzoletto di pizzo.

-Le mie preghiere sono giunte al giusto esito, mia amata figlia-mormorò compiaciuta- sarà un momento molto importante.-

Lei si limitò a rispondere con un cenno, gli occhi lucidi.

Io osservai i visi di tutti.

Il signor padre era seduto a capotavola e fissava truce tutti i presenti. Da che ho memoria, ha sempre avuto questa espressione...persino  questa mattina, quando ha dato la notizia, era serio serio.

Sembrava un gesuita.

La signora madre, invece, era il ritratto della realizzazione.

La sua secondogenita stava per sposare uno dei maggiori rampolli della zona, scelto tra una rosa di pretendenti dopo attente riflessioni. Analisi attente e prolungate, degne del migliore degli alchimisti. Per giorni, il mio augusto genitore ha discusso sulle possibili qualità dello sposo di Carlotta. Ha tenuto duro per mesi, alla stessa stregua di Sant'Antonio con le Tentazioni...ma poi ha ceduto con estremo rammarico, non appena la marchesa Della Rovere gli ha riferito che il suo amatissimo figliolo aveva una rendita di 120000 scudi. Santo Cielo! Cosa vado a pensare! Quale femmina malcreata sono io, che vedo tali malizie! E'chiaro che una tale disposizione d'animo, tendente al peccato, mal si confà ad una femmina di rango come me. Sto per piangere la partenza della mia amata sorella maggiore e mi metto a pensare cose del genere.

Verserò lacrime amare al pensiero della sua assenza...aahh, quale destino è il nostro, di dover lasciar la casa paterna, di dover abbandonare le prediche degli augusti genitori, di lasciare le altrettanto amabili carezze della bacchetta del precettore sulle nostre peccaminose mani! Sarò indubbiamente molto triste, cara Penelope...ma proverò a farmene una ragione, mangiando le frittelle destinate alla povera Carlotta quando ella se ne andrà.

 

 

Nuova prova storica. Posso dire che non ci saranno cose tristi qui, niente di tutto questo perché la protagonista non è così. Genere satirico e comico, se la cosa vi va. Non chiedetemi come è venuta fuori la cosa. Ho letto Parini e il sito di Baroque e questo è il risultato. Siamo comunque verso il 1700 o poco prima.

 

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Capitolo 2
*** PIANIFICAZIONE ***


Benvenuti a questo nuovo capitolo. Ringrazio chi legge.
 
PIANIFICAZIONE
 
Cara Penelope,
come avrete ben compreso, la notizia della trattativa per la mano di mia sorella Carlotta era stata assai problematica. Il signor padre non aveva avuto un maschio...se si escludeva il figlio naturale che aveva avuto con una giovane cortigiana veneziana.
Si chiamava Vittoria ed aveva grandi e profondi occhi neri.
Dopo tanto tergiversare, era riuscito a convincere la propria sposa ad accogliere il piccolo bastardino nella nostra dimora. La signora madre non lo voleva.
E'troppo piccolo aveva sentenziato. Così il signor padre ha accettato di mettere il bambino, che ha chiamato Paolo nelle esperte mani della nostra nutrice Agata. Scelta assai saggia, dal momento che ha cresciuto tutte le figlie degli Albieri.
Oh, non pensare che sia gelosa! La signora madre è troppo nobile per provare questi sentimenti plebei...e poi, deve obbedienza al marito, come raccomanda costantemente la badessa zia Concetta che, a suo dire, ne sa di più. Verrà anche lei al matrimonio di Carlotta.
Già me la immagino, con quell'abito scuro dell'ordine benedettino...
In ogni caso, cara amica, sono certa che le nozze di mia sorella riuniranno tutta la famiglia, per tutta la durata dell'evento. Rivedrò tutti i parenti fino al VI grado, insieme alle loro rispettive famiglie.
Ammetto di essere agitata.
Temo di fare una pessima figura e non voglio rammaricare il signor padre per le mie mancanze. Il solo fatto di dover ricorrere al figlio di una puttana onesta, anziché ad una femmina timorata di Dio è un fardello assai increscioso.
La signora Madre ha comunque preso in custodia Carlotta e, insieme alla zia Mena, la sorella nubile di mio padre, ha iniziato la lenta e difficile opera di preparazione all'abbandono del tetto familiare. In questi mesi, ella verrà educata sulle delicate operazioni di governo della casa, al fine di evitare spiacevoli episodi di cattiva convivenza tra coniugi.
Materie, peraltro, a cui entrambe siamo tutt'altro che estranee. La signora madre, però, non vuole che vengano commessi errori...ma, è comprensibile. Il sangue spagnolo è, per natura, tendente a rispettare la forma.
Ha fatto chiamare le migliori modiste del posto, per poter vedere quali modelli siano i più adatti per l'occasione. Naturalmente, la zia Mena non ha apprezzato tutto questo daffare. Deve essere una sposa, non un'attrice! aveva esclamato, dopo aver lanciato lunghe occhiate ai disegni ed essersi fatta velocissimi e incomprensibili segni della croce.
La signora madre, però, si è imposta, affermando di non poter accettare quel genere di commenti da parte di chi era sottratta dal giogo nuziale...e qui si verificò una scena pietosa. La zia Mena si è indignata per quell'affermazione ed ha replicato che parte della spesa del corredo proveniva dalla sua dote.
Una velata minaccia, tutt'altro che fuori luogo.
Il nonno, infatti, in un momento di attrito con il prozio abate, aveva disposto che lei avrebbe perso tutti i beni della sua eredità, nel malaugurato caso in cui ella avesse deciso di prendere il velo o si fosse maritata.
E Mena purtroppo lo sa...e se ne approfitta, rimanendo come ospite fissa e spesso sgradita, nella casa di famiglia, malgrado abbia ricevuto dal fratello una piccola e graziosa magione in aperta campagna. Così, in quanto erede di una parte delle sostanze paterne, con grande rammarico della signora madre, la sorella Mena tiranneggia a destra e manca, impicciandosi in tutte le faccende del caso. Temi altissimi, quali la disposizione dei tavoli per il banchetto nuziale, la decisione degli abiti da indossare per gli incontri prestabiliti con Messer Alberto, al scelta delle occasioni consone, la presenza dei testimoni che devono assistere all'evento, la discussione con il parroco della canonica del borgo, la scelta dei piatti da servire qualora Messer Alberto sia gentilmente invitato dalla madre a presenziare ad un pranzo nella nostra casa, la preparazione di un corredo apposito, la scelta o meno di un menù che eviti episodi imbarazzanti a tavola.
Il signor padre non ha mai proferito verbo in questo genere di mansioni. Pare che la disquisizione sulla scelta del damascato e del pizzo per l'abito nuziale non rientri nei suoi interessi. Temi troppo alti per un erudito mancato. L'ho visto qualche volta partire spedito verso la città, come se avesse i diavoli dell'Inferno alle calcagna.
In tutta questa tensione, mia sorella Carlotta non ha perso tempo.
Ha scritto alle sue amiche di convento soprattutto quelle destinate al chiostro, tessendo varie lodi sul fidanzato.
Non riesco a capire come faccia.
Non lo ha mai visto, a parte dieci anni fa. L'unica cosa che possiede è un ritratto che la madre di messer Alberto ha fatto preparare per lei da un noto ritrattista di cui non ricordo il nome.
Cara Penelope, ti informo che mia sorella ha apprezzato grandemente questa premura. La signora Della Rovere è, effettivamente, una persona molto ammodo e costumata, nonchè di buon cuore. Non fa che cicalare su di lui e sulle sue doti...ed è curioso,
anche perché l'autore del quadro è espertissimo nel far sembrare un adone anche il più orrido degli uomini. Nulla mi vieta di credere che il fidanzato sia brutto ma lei finge di non sentire e, lo ripeto di nuovo, mi chiedo come faccia.
Stando a quanto raccontava la mia nutrice, Messer Alberto aveva fatto, durante l'infanzia, molti incontri con mia sorella.
Se lo ricorda bene.
A cinque anni, aveva impiastricciato il viso di Carlotta con della glassa al limone.
A sei, aveva messo una biscia tra le bambole che lei teneva nella sua stanza.
A sette le aveva gettato una secchiata d'acqua sulla testa, mentre passava sotto il suo balcone, addossando poi la colpa al fratello minore.
In ogni caso, il suo entusiasmo è difficilmente sostenibile.
Non fa che parlar di lui, al punto che, adesso potrei tranquillamente scrivere una biografia di un tale esimio gentiluomo: dei suoi gusti, della sua abilità nel danzare il minuetto,  della sua adorabile r moscia retaggio del ramo materno, della sua passione per la caccia.
E'una disgrazia, mia cara amica e sono quasi giunta alla conclusione che questo matrimonio s'ha da fare il più velocemente possibile, al fine da allontanar da me il demone che ha preso possesso del corpo di mia sorella.
Il signor padre spesso passa il suo tempo rintanato nello studio o nel cortile, insieme a Gervaso, il capo della servitù. Talvolta li ho visti insieme ad un tavolo a giocare a carte, in un angolo ben rintanato del palazzo. La signora madre non apprezzerebbe mai una simile misura per via della differenza di rango ma il matrimonio di Carlotta occupa tutto il suo tempo e non può prendersi la briga di lamentarsi con lui.
Quanto a me, provo una profonda invidia per messer Padre: lui può giocare a faraone come desidera...ed una volta ho gli ho persino chiesto se potevo partecipare ma lui ha negato.
Studia e prega mi ha detto, mentre teneva in mano le carte.
E così, cara Penelope, ho passato interi pomeriggi insieme al precettore, un uomo piccino e nero, a sentire storie di femmine costumate e virtuose, martiri di sante, punizioni per le reiette...mentre mia sorella Carlotta può ciarlare sui nuovi prodotti veneziani, le vesti francesi, le commedie che verranno messe in scena per gli intrattenimenti del matrimonio e così via.
A questo punto, ti dirò, non vedo l'ora di sposarmi pure io.
 
Allora, capitolo brevissimo ma vado di fretta. Ringrazio chi mi ha letto e recensito. Prometto di rispondere in settimana. In questo capitolo, cominciano a venir fuori alcune cose. L'accordo del fidanzamento è già stato fatto tra le famiglie ma nel prossimo capitolo avremo, credo, l'incontro con il famoso futuro sposo.
Come ho detto, qui l'ironia la fa da padrone.
 

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Capitolo 3
*** Il fidanzato ***


IL FIDANZATO
 
Cara Penelope,
come avrete capito dalla precedente lettera, la situazione nella residenza del signor padre è insopportabile. Comincio ad essere stufa di sentir Carlotta cianciare del suo futuro marito e quello che davvero mi irrita è che, a parte Alberto, lei non conosca nessun altro argomento atto ad una conversazione.
Che tristezza! Che noia!
Non la sopporto più.
In ogni caso, mi tocca sostenere la cosa.
Quando vi sposerete, mia cara, anche voi nutrirete questo genere di sentimentomi ha detto un giorno la signora Madre. Io non ci credo molto, anche perché non capisco l'entusiasmo di mia sorella. Comunque, bando alle ciance e parliamo di cose serie.
Malgrado le alte pianificazioni e accordi, il futuro marito di mia sorella non si era ancora presentato. Passarono giorni ma Messer Alberto non si era fatto vivo. Secondo Messer Della Rovere, il giovane Alberto era ancora impegnato nello studio di alcune importantissime nozioni di disciplina militare ed aveva tardato nel rispetto degli accordi.
La signora si è scusata notevolmente con la mia famiglia.
La sua aria quaresimale era compita e molto sincera.
Ammetto che persino mio padre, uomo duro e severo, ne è rimasto colpito.
Madonna Della Rovere ha parlato tutto il tempo, tra lamentele rivolte al figlio e sguardi ammonitori al consorte che, con la testa incassata sulle spalle, fissava mesto i futuri suoceri. Ammetto tuttora che non so se il rincrescimento del signor padre sia dovuto alla notizia del futuro genero o alla pena per il futuro suocero...ma cosa ne posso sapere io?
In ogni caso, la persona che risentì maggiormente di una simile condizione fu mia sorella Carlotta. Udendo cotal notizia, si è ritirata per qualche momento nelle sue stanze, cominciando a strillare e gridare cose inudibili da orecchie muliebri. Immagino che il fatto che avesse indossato quel giorno un abito assai stretto e scomodo non abbia giovato per nulla al suo umore. Nondimeno la signora madre ha contenuto a stento la sua intemperanza. Immagino che, se non avesse avuto innanzi i Della Rovere, avrebbe di certo battuto con estrema dovizia la figlia ribelle.
Io rimasi in silenzio, non volendo peggiorare l'umore della signora madre, vicina alla mia nutrice.
Non avevo nessuna intenzione di partecipare a questo genere di situazione.
Passarono alcuni minuti poi la signora madre propose di recarci nella sala da pranzo per mangiare.
Mai come in quel momento le fui grata per questo.
Mi ero alzata molto presto quella mattina ed avevo fame.
La signora Della Rovere fu immensamente d'accordo e, dopo essersi complimentata con mia sorella Carlotta, si è incamminata insieme alla padrona di casa...l'assenza del figlio ormai un ricordo lontano.
Ammetto che la futura sposa ha accolto con moderato entusiasmo i suoi elogi.
Cara Penelope, non vorrei sbagliarmi ma credo che avrebbe preferito riceverli dal suo fidanzato. Un vero peccato che non si sia presentato a pranzo.
Vi comunico che la pianificazione della signora madre, malgrado questo imprevisto, non è mutata molto. Il menù è rimasto lo stesso.
Poco dopo, mentre il signor padre ed il signor Della Rovere erano intenti a discorrere intorno ad alcune faccende di confine e le donne di entrambe le famiglie stavano cicalando su temi assai più leggeri, udimmo lo scalpiccio di alcuni zoccoli, unito a urla strascicate.
Ti comunico intanto il menù:
 
·        antipasto: frittata di arancia e pasticcio di maiale
·        primo piatto: maccheroni alla cardinale e zuppa alla regina
·        secondo piatto: lepre arrosto e piccione selvatico in salmì, accompagnata da ossimele
·        pandolce aragonese
 
Immagino già la tua invidia.
La signora madre ha predisposto tutto in modo da soddisfare i palati dei suoi ospiti ma ammetto che avrei maggiormente goduto delle pietanze se non avesse espressamente ordinato alle mie ancelle di far stringere oltre il lecito il corsetto.
La sua insistenza mi ha angustiato oltremodo.
Adoro la frittata di arancia ma non ho potuto assaporarla come volevo e così ho finito con il comportarmi come la volpe con l'uva nell'omonima favola.
Comunque...cosa stavo dicendo? Ah sì, dello scalpiccio degli ospiti.
Il signor padre avrebbe voluto alzarsi ma aveva ecceduto con l'antipasto e, con un gesto annoiato ha mandato un valletto.
Questi si incamminò verso il balcone...salvo poi tornare indietro trafelato.
Mio signore! C'è un uomo che afferma di avere appuntamento nella vostra dimora!...Un tale Messer Alberto! ha detto, in agitazione.
Il signor Della Rovere assunse un'espressione minacciosa, insieme a quella della moglie, specchio della sua stessa indignazione.
Ha detto qualcosa alla sua sposa poi, con passo indignato, si è incamminato verso l'uscio, seguito dalla consorte. A quel punto, capirai, anche noi ci siamo uniti a quella specie di processione improvvisata.
Scendemmo a passo deciso al piano inferiore.
Il signor padre, la signora madre, la zia Mena, i coniugi Della Rovere erano davanti, mentre la nostra  balia, Carlotta ed io li seguimmo a passo decisamente più lento. Per ricevere gli ospiti ci avevano costretto ad indossare delle scarpe fatte per l'occasione, con un tacco alto e finemente decorate. Erano scomodissime, tanto che, per tutto il tragitto, non abbiamo fatto altro che inciampare sui nostri piedi.
E Agata non ha fatto altro che lamentarsi della nostra lentezza! Signorine, un po'di creanza! Messer Alberto sta arrivando...è così che intendete raggiungere un tale esimio gentiluomo? Dovreste essere grate che sia venuto fin qui! aveva cominciato a dire, strattonando soprattutto me.
Ammetto senza vergogna che avrei voluto dimostrare la mia gratitudine in quel momento...tirandogli le mie signorili scarpe nuove sulla sua servile testa.
Fortunatamente non ho fatto niente di tutto ciò...o avrei assaggiato la bacchetta.
In ogni caso, forse è meglio che ti racconti che cosa è successo dopo.
Quando arrivammo, sentimmo un silenzio assolutamente irreale. Dimmi te, cara Penelope! Hanno fatto tutti un gran baccano...e poi? Niente, silenzio. Non era molto lineare ma, come ti ho detto, cosa ne posso sapere  io?  In ogni caso, alla fine, giungemmo tutti al luogo dove avevamo sentito tutto quel trambusto iniziale.
E ti dico, in coscienza, che non era un bello spettacolo.
Un giovane uomo, leggermente in sovrappeso, vestito in livrea, teneva con passo tentennante un altro suo simile...e questo, effettivamente non avrei saputo descriverlo. Se ne stava a capo chino, franando con il suo torace sulle spalle dell'altro.
-Mia signora-mormorò il primo, con un tono imbarazzato.
La signora Della Rovere inarcò la fronte, voltando poi il viso altrove.
Confesso, amica mia, che per un momento ho temuto che fosse il primo il figlio degenere che aveva tardato al pranzo...ovviamente mi sbagliavo.
-Madre...-disse il morituro, con voce strascicata- vi prego di non fare tutto questo baccano! Ho un'artiglieria elvetica nella testa!-
Lei emise un gemito strozzato, pallidissima in viso.
-ALBERTO!-fece allora il consorte- Vi sembra questo il modo di rispondere a vostra madre!-
Questi emise l'ennesimo lamento.
Arricciai il naso, fissando lo strano essere di fronte a me. Forse i signori Della Rovere avrebbero dovuto evitare di urlare in quel modo e passare alle maniere forti, prendendo il suddetto Alberto e gettandolo nella fontana del cortile della nostra casa. Puzzava come una botte di cantina...e con quegli abiti stropicciati pareva uscito direttamente da un'osteria. Anche lo zio Ignazio, quando esce da quei posti, ha sempre quell'aspetto rivoltante.
Per un momento, guardai mia sorella Carlotta.
Era pallida in volto, con un'espressione di pietra. Non saprei dirti cosa stesse pensando in quel momento...ma non durò molto. Poco dopo si afflosciò su sé stessa, come una foglia secca.
Effettivamente non era un bello spettacolo...ma che ci vuoi fare, Penelope?
Succede così in tutti i matrimoni...mica si può stare sempre a polemizzare su cose tanto infime? L'unica cosa certa, e questo posso dirtelo, è che almeno ha smesso di starnazzare con i suoi blablabla insignificanti. Se ti pare poco, Penelope!
Non ho ancora capito cosa centri il vino con le manovre militari...Comunque il pandolce era buonissimo...e questo, almeno per me, è quello che più conta.
 
 
Non mi aspettavo di aggiornare tanto alla svelta. Avevo scribacchiato qualcosa in settimana ma non credevo di scrivere qualcosina. Ringrazio tutti coloro che mi hanno letto e, come sempre, vi informo che qui non ci saranno situazioni melodrammatiche.

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Capitolo 4
*** Sugli imprevisti di un matrimonio e di un marito avvenente ***


Benvenuti a questo nuovo capitolo. Io vi ringrazio come al solito per la cortesia con cui mi state leggendo e spero che questa storiella senza pretese continui a piacere. Perla ha una vena assolutamente ironica e non ama prendere sul serio le varie cose che accadono. Non le viene bene...ma ora vi lascio al capitolo.
 
SUGLI IMPREVISTI DI UN MATRIMONIO
E DI UN MARITO AVVENENTE
 
 
 
Mia cara Penelope,
mia sorella non ha preso molto bene la notizia del ritardo di Messer Alberto ma sembra che la cosa sia reciproca. Infatti, oggi è venuto in visita alla nostra dimora per rimediare alla maleducazione dimostrata nel precedente incontro che sai.
Ovviamente, il suo aspetto è ben diverso dalla prima volta che ci ha onorato della sua presenza.
Prima di tutto, si è lavato...ma non troppo eh! Sembra che sia qualcosa di nocivo...in compenso si è profumato. Posso garantirlo io stessa. L'olezzo che ora emana farebbe svenire anche la più dura delle dame.
Temo che abbia abbondato con le fragranze.
In ogni caso, la signora madre ha apprezzato la rinnovata cura del suo aspetto...come molte delle cameriere della nostra casa.
Non posso biasimarla, amica mia, affatto.
Messer Alberto è un uomo assolutamente alla moda e, cosa assai singolare per un marito, di aspetto gradevole. Alto, discretamente proporzionato, con gambe lunghe e muscolose. Mia sorella ha gradito, cara Penelope...anche se non ha mancato di tirar fuori una delle sue consuete sciocchezze da figlia modello.
Spero che sia un buon cristiano aveva detto, con aria sognante. guadagnandosi cenni di approvazione da parte di zia Mena.
Ripeto, non vedo l'ora che lasci questa casa.
Non ne posso più dei suoi discorsi...anche perché, visto il primo incontro tenuto in questa dimora, non credo che sia un uomo integro e lontano dai vizi. E poi è troppo bello per essere un marito. Spero che mia sorella non si faccia influenzare troppo dai romanzetti d'appendice o finirà con l'avere un matrimonio disastroso. Ultimamente ne legge davvero troppi per i miei gusti. Quelle storielle di povere damigelle in pericolo, che piangono una pagina sì e l'altra pure, che svengono e si comportano come madonnine infilzate proprio non fanno per me.
Carlotta però li adora e quel che è peggio è che, da quando ha visto il suo futuro marito, non fa altro che cicalare sulla meravigliosa vita matrimoniale che la aspetta.
Sarà...ma io non mi fido.
Hai saputo della povera Violante di Baviera? Qualche tempo fa, ho sentito dalla lingua sciolta della governante della nostra casa, la triste vicenda di questa principessa. Naturalmente, non ho origliato ma la mia cara Adelaide ha il brutto vizio di non trattenersi, quando beve lo spirito di violetta. Stava conversando con una sua amica cameriera e pensava che io stessi dormendo. Non poteva immaginare che il pessimo talento di mio padre nel suonare il clavincembalo mi avesse destato.
E'un buon musicista, il signor padre...ma quel giorno era di pessimo umore ed ha martirizzato lo strumento. Merito di una lite con zia Mena. In ogni caso, venni a conoscenza di questa povera infelice.
Pensa un po'! Era la terza candidata alla mano dell'erede del Granduca di Toscana, tale Ferdinando Medici. Lui era molto bello, se i ritratti che gli sono stati fatti sono veri. Sembrava uscito da una delle fiabe di Basile...ed era pure colto, addirittura!
Lei non era proprio una gran bellezza ma credo che sia rimasta piacevolmente colpita, quando lo vide la prima volta, al loro primo incontro ufficiale.
E poveretta, come non capirla?
Il Gran Principe possedeva ogni virtù, avendo ereditato il meglio dal pessimo matrimonio dei suoi genitori. Anche lui, del resto, rimase impressionato.
Quando aprì lo sportello della carrozza, per vedere come era fatta, rimase ben poco tempo. Le lanciò un'occhiata e subito richiuse l'uscio, partendo a gran carriera verso Firenze.
Comprenderai la delusione di una simile condotta...ma, ahimé, erano solo agli inizi.
Lei si era sentita fortunata ad avere un tale marito...lui un po'meno. Infatti, tornato nella dimora paterna, cominciò a lagnarsi con il suo genitore, un uomo sempre preso dalla penitenza e dalle preghiere, grigio come un gesuita. La madre non c'era, per lunghi e impossibili disaccordi con il marito e la suocera, personaggi lugubri e noiosi, che non si confacevano al suo carattere. Lei amava i giochi e le feste, come il giovane Ferdinando...per cui aveva deciso di andarsene in una villa in campagna, per salvare i suoi nervi.
In ogni caso la situazione fu questa.
Ferdinando, tronfio in petto, disse qualcosa come Babbo, ho visto la mia futura sposa ma non è di mio gradimento!
Cosimo arricciò il naso e rispose Nemmeno vostra madre era di mio gusto ma una moglie non deve piacere. Guarda, ci ho fatto pure tre figli!
Allora Ferdinando cominciò a pestare i piedi. Ma non riuscirei nemmeno ad assolvere il mio dovere come uomo! Che figura ci faccio!
Non è un mio problema! La fama è un'entità meschina ed ingannevole che non dovrebbe turbarvi. Voi dovete limitarvi a darmi un erede come abbiamo fatto tutti a nostro tempo. E poi Violante è una donna pia e di buon carattere, molto religiosa...una buona moglie che tutti invidierebbero.aveva risposto entusiasta, con calma gesuitica...ma tutte queste belle cose interiori non persuasero il figlio.
Ferdinando infatti cominciò a frignare...e forse aveva pure ragione. Violante non era proprio una gran bellezza e lui non aveva voglia di aspettare il matrimonio per vedere se il carattere era meglio oppure no. E insomma, tanto pianse, tanto pestò i piedi che Cosimo, stufo di vedere le intemperanze della versione maschile della sua odiata moglie, decise di scendere a compromessi. Di rispedire Violante a Baviera, non ne aveva nessuna voglia...e lo fece ben capire al figlio. Da quel punto, lui non aveva alcuna intenzione di schiodarsi...e allora Ferdinando, capita l'antifona, decise di capitolare.
Con il suo stile, ovviamente: attraverso un lungo periodo di piaceri nel Carnevale della Serenissima.
Anche il signor padre e gli zii apprezzano quel posto, soprattutto la zona delle Carampane. In ogni caso, tornando alla storia, Ferdinando amò assai quel luogo ma si ammalò...forse per il dispiacere di dover seguire il dovere, cosa alla quale non sembrava molto avvezzo.
Mi auguro che Messer Alberto sia più ligio alle cose.
Non vorrei che mia sorella Carlotta faccia la fine della povera Violante, costretta in matrimonio con un uomo malato e pazzo.
Aaah, spero che non sia così...ma questo succede quando si fanno troppi castelli per aria e si fantasticano cose belle ed ingannevoli.
Alberto è effettivamente un bell'uomo.
Non sono così cieca da non vederlo...ma avrei preferito che non fosse così, considerando la testa leggera di Carlotta. Un marito affascinante ha sempre troppe sorprese per i miei gusti ed una moglie, abituata a ricevere tutto per natura e condizione, ha più sicurezze con uno sposo meno bello. Non si crea speranze inutili e non riceve brutte sorprese.
Un marito bello può rendere una vita meravigliosa un vero strazio.
Un marito brutto evita questo inconveniente. Sai già in partenza che andrà male...mmm, forse sarebbe meglio prendere il velo. La mia zia, badessa di un convento benedettino pare molto contenta della sua vita. Ogni volta che la incontro è sempre più grassa e con le guance rosse di spirito di anice.
Lei non si lamenta tanto.
Mangia e comanda a bacchetta tutti, come zia Mena.
A questo punto, forse, è meglio farsi suora e chiudere il discorso, va.
 
Capitolo dove non succede niente.
La storia raccontata di Violante comunque è vera, tragicamente comica per molti aspetti...poveretta gli era andata male di brutto. Perla scherza su tutto ed ancora non abbiamo visto gli imprevisti. Aspettatevi delle belle, quando arriveremo al corteggiamento.

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Capitolo 5
*** Cavalli e selle ***


Benvenuti cari lettori. Questo nuovo capitolo mostra un'altro elemento della preparazione al matrimonio di Carlotta che avrà non poche reazioni isteriche. Ancora non avete visto niente.
Perla è una vera sadica in questo. Ha un umorismo tagliente e letale e, purtroppo per voi, le cose si metteranno ancora peggio.
 
CAVALLI E SELLE
 
Cara Penelope
 
vi chiedo immenso perdono per le mie assenze. Spero che questa mancanza di zelo nello scrivervi non sia fonte di dispiaceri da parte vostra. L’amicizia è una dote assai rara, soprattutto tra donne.
Mi viene inevitabile pensare alla zia Mena ed alla signora madre.
Malgrado siano più o meno coetanee, non si sopportano molto. Colpa dello zitellaggio prolungato di zia Mena, bloccata in una condizione che, a detta della signora madre, è indice dell’assoluta incuria del volere paterno e della mancanza di volontà ad adempiere all’obbedienza che una figlia deve necessariamente al proprio genitore. Curiosamente queste sagge parole vengono fuori quando le rivolgo una risposta che ritiene irriverente…ma non posso farci nulla.
Io devo ridere e irridere il prossimo…è nella mia natura. Perla di qui, Perla di là…se non agissi così, nessuno si accorgerebbe di me! Passerei inosservata come una siepe.
Ad ogni modo, parliamo di cose serie.
Parliamo del fidanzamento di Carlotta…che è qualcosa di serio ed importante.
Messer Alberto era stato condotto nuovamente all’ovile dalla mano paterna. Pare che il genitore lo avesse minacciato di privarlo di alcuni importanti cavalli della sua scuderia, qualora avesse deciso di non andare dalla sua promessa sposa. Ma che ci vado a fare? Tanto è deciso! aveva detto…quello screanzato. Non trovate che sia stato segno di maleducazione la sua? Pensa che sia divertente essere svegliate alle luci dell’alba, mangiare meno del solito ed indossare i nuovissimi e scomodissimi vestiti di fattura francese, fatti venire per l’occasione? Pensa che sia divertente vedere tutte le leccornie sul piatto e non poterle mangiare con soddisfazione per paura che il corsetto non regga il naturale regime alimentare della femmina che lo indossa? Pensa che sia altrettanto entusiasmante seguire, in perfetto silenzio, la lunga serie di raccomandazioni fatta dal signor padre, dalla signora madre e da zia Mena? No, non lo è…e spero che metta in atto velocemente il suo impegno o giuro che potrei fare una pazzia. Come gettare nel camino le preziose bambole di Capodimonte di Carlotta.
Invece mi tocca subire e soffrire.
Meschina sorte è la mia!
Comunque, dal giorno delle scuse, Alberto ha cominciato la serie d'incontri con mia sorella, sotto la severa giurisdizione di zia Mena. La signora madre non ha apprezzato molto la cosa ma l'organizzazione di questi appuntamenti, previsti dalla consuetudine, occupano tutto il suo tempo...e Mena è l'unica donna che possa assolvere a quel tedioso compito.
Un vero peccato che abbia coinvolto persino la mia persona.
Essere presenti a queste fasi di corteggiamento e ripetere costantemente sempre le stesse frasi annoia non poco. E'uno strazio, credetemi.
Ottenuto il consenso del signor padre, Alberto ha iniziato le sue visite.
Innanzitutto, ha cominciato con il saluto dalla finestra.
Ogni mattina, il giovin signore passa sotto i vetri della camera di mia sorella Carlotta, ad un'ora convenuta ovviamente. Come ben sai, la signorina deve essere sempre accompagnata da una presenza femminile che attesti l'avvenuta procedura. Di solito, se ne occupa Zia Mena.
Oh, guardate come monta con grazia il suo cavallo!oppure Oggi ha un'aria particolarmente regale! sono le parole più consuete, che devono essere rivolte alla futura moglie del corteggiatore per tutta la durata dell'evento. Le cose devono sembrare assolutamente casuali, al fine di non cadere nel cattivo gusto.
Nulla di veramente spontaneo ma è la prassi.
Quello che davvero mi ha infastidito è l'atteggiamento svenevole di Carlotta che, dopo aver visto Alberto, è ancora più melensa di quanto non lo è di solito. Se non la conoscessi, azzarderei la spaventosa ipotesi che si sia innamorata di lui...ma so che mia sorella non è così volgare.
Il suo atteggiamento è comunque assai inquietante.
Mi fa paura, sul serio.
Zia Mena guarda alla scena con sereno distacco, con il suo abito scuro che ne esalta il fisico elegante e asciutto. Ogni tanto, però, si reca nella tenuta che il signor padre ha comprato per lei. Vi soggiorna per alcuni periodi, al termine dei quali, appare assai serena e rilassata.
La signora madre dice che è dovuto all'aria salubre del mare...ma io ci credo poco. Ho saputo che l'edificio è abitato da un tale Messer Francesco che si occupa della libreria di quel palazzo. Zia Mena ha ereditato dal padre l'amore per i libri ed ha proposto a Messer Francesco di occuparsene, soprattutto ora che mio cugino Alfonso non ha più bisogno di un precettore.
Una soluzione assai comoda, in considerazione del fatto che il piccolo Paolo avrà bisogno di qualcuno che lo istruisca. Ho avuto il piacere di vederlo una volta. E'alto e ben formato...ma quello che colpisce maggiormente è il colore degli occhi: verde bosco.
Ora che ci penso, c'è un bambino nella casa di mia zia che ha gli occhi del medesimo colore di Messer Francesco. Ha pure i capelli mogano, come zia Mena...ma cosa vado a pensare? Zia Mena può assumere la condotta che desidera. Se al signor padre sta bene questa cosa, chi sono io per dire il contrario?   
In ogni caso, quel giorno, maledissi profondamente la sorella del signor padre. Aveva lasciato la residenza del fratello per via di alcune importanti commissioni, abbandonandomi al tedioso cerimoniale. Invero, Penelope, non ho nulla in contrario nel recitare la parte. Non devo pensare ma ripetere le stesse cose che dice la zia.
Mia sorella Carlotta non era però molto felice della mia opera.
Devi metterci più sentimento! mi aveva sibilato rabbiosa, sorridendo all'indirizzo del fidanzato. Buon Dio, chi me lo ha fatto fare, di nascere come sorella minore di una persona simile! Quale orribile peccato ho commesso!
Immaginati lo strazio. Io, dall'alto della mia bassezza, accanto a mia sorella, falsamente trasandata, ero costretta a tessere le lodi del mio futuro cognato...Io, pensa un po'! Sono stata obbligata a rispolverare le mie conoscenze di romanzo cortese. Il vero problema era che queste visite duravano davvero molto, tanto che, passati i primi minuti, mi ritrovavo costantemente a corto di lodi da fare all'indirizzo di Messer Alberto. Mia sorella allora sorrideva con sforzo, incalzandomi a continuare...ma non avevo fantasia e lei, non vista, mi pestava i piedi. Ed io sorridevo e soffrivo.
E Messer Della Rovere rallentava, non appena si avvicinava a noi, conversando amabilmente con mia sorella che, superato il torpore iniziale dei sensi, rispondeva, alla stessa maniera di un cavallo costantemente tenuto dal freno...rallentava, capite?
Era un autentico strazio.
Passati i primi giorni, il fidanzato di mia sorella prese ad eseguire il cerimoniale con maggiore lentezza rispetto al solito. Mia sorella gongolava, ovviamente ed anche Messer Alberto pareva apprezzare la cosa. Più volte, ho intravisto del compiacimento, quando udiva tessere lodi in suo onore.
Cara Penelope, dovresti vedere come gongola compiaciuto. Il mio precettore non fa che mettere in guardia dal peccato di superbia ma, a quanto pare, questo genere di lezione è estraneo all'indole del mio futuro cognato.
Dovresti vedere come si pavoneggia! Comunque, quel giorno la sorte non fu benevola con lui. Proprio mentre Messer Alberto si avvicinava alla finestra e mia sorella stava martoriando il mio piede senza pietà alcuna, poiché non ero capace di adulare con il giusto sentimento il suo futuro sposo come zia Mena, un orrido tarpone uscì dalla tana, proprio nel punto in cui si trovava il nobile destriero ed il suo cavaliere.
Ah, quale orribile scena fu quella!
Il plebeo roditore, nero e invidioso, forse, dello splendido farsetto del nobile cavaliere, si frappose nel cammino che lo conduceva alla sua dama. La bestia, vedendolo, si spaventò assai, scattando su due zampe, contravvenendo alle leggi di Nostro Signore. Non contento, lo stolto animale, dimentico del nobile compito che gli spettava, cominciò a saltare, per schiacciare o allontanare il reo sacrilego.
Peccato che, così facendo, anche il fidanzato di mia sorella venne coinvolto in tal singolar tenzone...perdendo miseramente. E cadde, come corpo morto cadde.
Ah, mi ero dimenticata di aggiungere una cosa.
Preso dalla paura, l'animale aveva espletato i suoi bisogni, ancora caldi, a terra...e Messer Alberto ci finì sopra, insieme al suo nobile peso.
 
 
 
Non immaginate nemmeno la sua indignazione.
La baldanza volò via, lasciando il posto ad un rossore degno di una pudica fanciulla colta in fallo.
Carlotta, per parte sua, si fece pallidissima e perse la parola, come il giovine sotto di lei.
Fu effettivamente una scena molto difficile ma, per qualche strano motivo, dopo quel fatto tristissimo, divenne incredibilmente facile per me tessere le lodi di Messer Alberto...al punto che mi trovai a parlar da sola, come una sciocca.
Mia sorella però non gradì...e, superato lo sconforto, mi dette un violento scapaccione.
Ora, dimmi te, Penelope! Prima dice che non mi complimento con lui con il dovuto entusiasmo, con lo stesso calore che lei, se le circostanze non la dicessero diversamente, farebbe personalmente...e poi, quando invece ci riesco che fa? Mi picchia! Ormai è chiaro, amica mia. Che sia contenta o meno, da queste nozze io ricaverò solo pestoni e schiaffi...carissima confidente, spero davvero di uscire integra da tutto questo! Quel che è certo è che la vicenda rese il signorino Alberto un po' meno profumato e alla moda.
 
Comincia il duro e difficile cammino verso le nozze. Preparatevi di tutto. Carlotta sarà ancora più isterica di come è adesso perché le sorprese per lei non sono finite. Ci sono tante cosette che ancora non si sanno...ma c'è tempo.
Ringrazio tutti coloro che mi hanno letto.

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Capitolo 6
*** Lo specchio I ***


 
Benvenuti, cari lettori.
Vi ringrazio per avermi letto e godetevi il nuovo capitolo. Perla è una ragazzina assolutamente e, per certi versi, il suo umorismo non ha nessuna pietà per i due promessi. La strada del matrimonio, d'altra parte, è lastricata di ostacoli difficili e inattesi.
 
LO SPECCHIO I
 
Cara Penelope,
malgrado l'incresciosa avventura di Messer Alberto, il matrimonio è comunque andato avanti. I preparativi non potevano fermarsi per colpa dell'imbranataggine del promesso.
In ogni caso, la processione sotto la finestra di mia sorella proseguì. Il figlio dei signori Della Rovere non demorse dal rispetto della convenzione e questo gesto fece riguadagnare notevoli attenzioni da parte di Carlotta. Ora i suoi sguardi sono ancora più melensi, se possibile.
Oh, come avrei voluto soccorrerlo in quel frangente!mormora, in preda ad uno dei suoi deliri.
Io ricordo benissimo l'episodio ma non mi risulta che vi fossero impedimenti ad un suo salvataggio. Lei era pure accorsa a vedere come stava ma non si è mai azzardata a muovere un ditino, sia pure stando in lacrime per la sua salute...e questa, cara Penelope, è dimostrazione dell'incoerenza e del delirio persistente di Carlotta.
Ora che ha un fidanzato, si è trasformata in un mostro di glassa davvero indigeribile...eppure non ha messo in pratica i suoi propositi di salvatrice, malgrado mi avesse riempito la testa su cosa avrebbe voluto fare e dire non appena la distanza tra loro si fosse ridotta.
Forse l'olezzo del profumo di Alberto, misto alla fragranza naturale dello sterco del cavallo non era un buon biglietto da visita...ma, d'altra parte, ci sono dei momenti in cui anche i più forti soccombono miseramente. Così è stato per Carlotta, di fronte al tanfo pestilenziale proveniente da quell'insigne gentiluomo.
 
 
Oggi è venuta a trovarmi mia nonna  Agnese, insieme al suo consorte.
E'ancora molto bella, malgrado viaggi ormai sulla cinquantina. Il suo corpo, ancora sodo e piacente, è avvolto da un abito damascato scuro che esalta il colorito sano della pelle. Non è molto alta ma ha un carisma che difficilmente trovereste in una donna. Forse è merito del suo sangue, di ascendenza spagnola.
Il signor padre non ha apprezzato questa visita, comunque.
Da quando si è risposata con un vedovo poco più grande di lei, il signor padre ha perso un po'della stima che nutriva per la madre, anche se non ricorda nulla del genitore di cui porta avanti il nome, a dispetto delle nuove nozze materne. Il mio vero nonno, infatti, morì due anni dopo il matrimonio...non prima di aver reso madre sua moglie, alla tenera età di 16 anni.
Pare che non gli sia mai andato giù questo nuovo sposalizio.
Colui che considero un nonno, Messer Massimiliano è un uomo affabile e cortese, coltissimo...ma di origini borghesi.
Più volte, il signor padre ha provato a mandare a monte queste nozze e nemmeno la nascita di Mena e delle altre sorelle lo ha fatto desistere da un simile proposito. Si racconta che abbia più volte provato ad introdursi nella casa della madre, per cercare l'atto del matrimonio...ma gli è sempre andata male.
La scaltra genitrice, infatti, ha sempre tenuto quei fogli nascosti sotto i falbalas dell'abito, un luogo notoriamente inaccessibile alla mano di un figlio...ed il signor padre si è sempre sentito offeso della cosa. Nemmeno il fatto che Messer Massimiliano sia un uomo simpatico e ammodo gli ha fatto dimenticare l'affronto.
Il matrimonio di Carlotta, tuttavia, ha spinto i due contendenti ad un ragionevole armistizio.
Lo vedo dalla serenità della signora madre che non ha mai condiviso questo clima di guerra perenne. Non fa bene alla sua salute. So che sta provando ancora a dare un erede alla nostra famiglia ma il signor padre disdegna il suo talamo. Dopo la nascita di mia sorella Maria, infatti, la signora madre ha avuto delle complicanze. A detta del medico, una nuova gravidanza metterebbe a rischio la sua vita ed il signor padre, dopo ciò, ha smesso di assolvere ai suoi doveri coniugali.
Quel gesto mi ha commosso non poco.
Pochi consorti avrebbero una simile premura ma la signora madre è comunque afflitta per non aver saputo obbedire fino in fondo al suo ruolo. Ti informo, però, che non ha badato a spese, per la cura del figlio naturale del signor padre. Pare anzi che non lo abbia in antipatia...e questo è bene.
Del resto, la signora madre è una donna molto saggia.
Comunque sia, l'arrivo della nonna aveva messo in difficoltà anche il suo stoico autocontrollo. Il signor padre era di pessimo umore e guardava malissimo Donna Agnese che, con un perenne sorriso sulle labbra, passeggiava al braccio del proprio compagno.
Per come la vedo io, Messer Massimiliano è un bravo nonno. Io lo considero come tale. Il padre di mio padre, invece, non l'ho mai conosciuto. Ho visto qualche ritratto di rappresentanza...e non posso fare a meno di notare la differenza con l'attuale compagno di mia nonna.
Ha uno sguardo duro e cattivo.
E poi è indiscutibilmente vecchio.
Quando prese mia nonna, all'epoca sedicenne, Orso Albieri era ormai sulla sessantina.
Io non so molto altro, anche perché la nonna non ne parla mai. Preferisce passeggiare con il suo attuale marito, un uomo buono e gentile e vezzeggiare i suoi nipoti. Come avrai capito, provo una considerevole simpatia per la nonna.
Oggi, per esempio, mi ha fatto visita nelle stanze dove alloggio.
L'acqua di Parma era lieve e sottile...mi piaceva.
-Buongiorno Perla- mi disse, con quel tono gentile e benevolo.
Io la salutai, con il consueto inchino, come prevedeva il protocollo...ma lei liquidò la cosa con un cenno della mano. -Ora che mio figlio non è nelle vicinanze e mia nuora sta conversando con tua sorella, preferirei che questo genere di convenevoli venisse limitato.-disse, guardandomi divertita.
Ecco cosa adoro di nonna Agnese.
Il suo ironico garbo e quella strana complicità che da sempre mi ha riservato. Come nonna Carlotta, la madre di mia madre, nonna Agnese ha una particolare sensibilità ed intelligenza...ma mentre la seconda indulge un po'sulle frivolezze, nonna Agnese è sempre stata una persona con i piedi per terra. Dopo essere rimasta vedova, ha guidato per alcuni anni la tenuta di famiglia, facendosi amare anche dai villici del posto.
Io le sono profondamente affezionata.
-Sono venuta qui per chiedervi delucidazioni in merito a vostra sorella. Ho notato che è molto presa dal suo promesso-disse, lanciandomi un'occhiata eloquente, a cui corrisposi uno sguardo altrettanto esasperato. Lei però mi ammonì. -Suvvia, cara!-esclamò- Ora è il momento di tua sorella...quando toccherà a te, vedrai che tutte queste attenzioni ti piaceranno.-
Confesso, mia cara Penelope, che quell'affermazione mi inquietò non poco. Cosa voleva dire la nonna? Che mi sarei trasformata in una sorta di doppio di Carlotta? E'un'ipotesi affascinante...no, è spaventosa.
Io non voglio essere come lei.
In ogni caso, la sua affermazione mi terrorizzò.
-So che questo tipo di discorsi non si addice al vostro carattere- osservò nonna Agnese, vedendomi- ma dovete tener conto che il matrimonio è un momento fondamentale, per ogni individuo. Sono voti sacri che si recitano di fronte a Nostro Signore e devono essere rispettati. Ora tutto questo non vi attira molto ma dovete mettervi nella disposizione d'animo che prima o poi toccherà anche a voi, Perla.-
 
 
Quella sera, amica mia, ripensai alle parole della nonna e, immersa in questo stato di riflessione, mi guardai allo specchio.
Guardai il mio viso ancora di bambina, i miei occhi neri e la chioma scura ed indomabile...e mi chiesi se ero bella.
Gli insegnamenti del precettore erano tutti sulla salute dell'anima e non miravano a questo genere di argomenti. Eppure, era l'aspetto la prima cosa che un uomo notava..e non ero tanto ingenua da non vedere questo. Lo avevo notato quando Carlotta aveva avuto il primo incontro con Messer Alberto. Costui, vedendola, si era quasi sentito sollevato.
Come se, nemmeno lui credesse che mia sorella potesse essere gradevole d'aspetto...e allora mi domandai sa anche per quel tale non fosse stata la stessa cosa della sua promessa.
Ci pensai e ci pensai...salvo poi lasciar perdere.
Era il matrimonio di mia sorella...chi me lo faceva fare di perdere tempo con tutte queste fesserie?
 
Non so come sia venuto fuori questo capitolo. Questa parentesi riflessiva non era prevista. Perla comincia a farsi delle domande, spronata dalla nonna. I vedovi non erano ben visti e questo spiega perché il padre di Perla sia così scontroso con la madre. Io non accenno niente perché non mi sembra il caso. Teniamo però conto che si tratta di una ragazzina, cresciuta con l'idea di farsi una famiglia...questi ragionamenti ci stanno.
Grazie ancora a tutti per la lettura di questa storia. 

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Capitolo 7
*** Tra toeletta, galanterie e trombe di fiato ***


TRA TOELETTA, GALANTERIE

E TROMBE DI FIATO

 
 
 
E dunque, cara Penelope,
i preparativi del matrimonio seguirono la procedura. Si, mi rendo conto del vostro sbigottimento ma questo era l’unico modo per attrarre la vostra attenzione, giacché è risaputo quanto tutti i matrimoni si assomiglino e siano naturalmente noiosi.
In ogni caso, ammetto, con una certa improvvisa magnanimità, che l’indole di Carlotta, sottoposta alla presenza di Messer Alberto, sta traendo un minimo di giovamento.
Per esempio, ha smesso di pungolarmi e di sottopormi alle sue continue lamentele per ogni minima sciocchezza…sì, comprendo il dissenso ma permettetemi di chiarire. Ha smesso di lagnarsi per nulla…ora lo fa per il suo promesso. Non trovate che sia un notevole passo avanti?
In ogni caso, ammetto che il futuro sposo di mia sorella è un uomo assai solerte. Non l’ho mai visto sbadigliare di fronte alle chiacchiere di Carlotta.
Addirittura pare interessato a ciò che dice.
E’…è inquietante, amica mia.
Nemmeno il signor padre si comporta così.
Ripeto, comincio ad aver paura di questo nuovo sviluppo dei fatti…ma andiamo per ordine.Messer Alberto ha ripreso a far visita alla sua promessa, accompagnato dalla famiglia, che ha il compito di vigilare affinché il tutto avvenga con la massima eleganza.
Lo vedo spesso passeggiare a cavallo sotto la finestraper fare il saluto a Carlotta…ma temo di avere dei difetti di memoria. La prima volta venne con un destriero marrone, ora con uno grigio perla…ma chi sono io per fare questo genere di pettegolezzi?
Cielo, rischio di diventare sgradevole…ma il fatto è che mi annoio e, come dice zia Mena, il pettegolezzo è l’attività più nobile che una gentildonna di rango può permettersi. E’bene pertanto che cominci a mettere in pratica tutto questo, non credete?
In ogni caso, lasciate che vi racconti la prosecuzione di questo avvenimento.
Messer Alberto continuò a fare la sua visita di protocollo, al braccio dei suoi genitori…manco fossero dei mastini. La signora madre approva assai questa scelta, anche perché non ci sono donne con cui conversare, nelle immediate vicinanze. Aaah, che magnifica considerazione della mia persona!
Ora, però, passiamo a narrare seriamente le vicissitudini della questione. Una delle pratiche seguite dalle convenzioni, che dicono sempre il vero, altrimenti i mortali non le rispetterebbero tanto pedissequamente, è la toeletta.
Immagino già i sospiri che stai emanando, mia gentile amica.
Anche io, in verità, mi sono atteggiata in tal maniera. Le parole impazienti e noiosamente querule di mia sorella Carlotta erano degne di cotal reazione. Zia Mena dice che è normale e che anche io mi comporterò allo stesso modo, quando arriverà il momento.
Mi vengono i brividi al solo pensiero.
IO COMPORTARMI COME CARLOTTA ! Non ci crederei nemmeno se lo vedessi con i miei stessi occhi.
Ad ogni modo, parliamo della toeletta.
E’costume, come ben saprai, che il fidanzato della giovane fortunata, partecipi alla toeletta mattutina, consuetudine sacra e insindacabile della specie muliebre. E’consuetudine che si presti alle bisogna della gentil pulzella, operando affinché la leggiadria del suo aspetto raggiunga il massimo beneficio possibile…operazione che dura delle ore, come è noto.
Aaah, che immenso sacrificio deve essere! In ogni caso, l’ufficio della toeletta del corteggiatore consiste nel partecipare a questo sacro momento, condividere il consorzio emotivo e sentimentale della propria amata, in tutte le sue sfumature…ed ovviamente sorridere.
Sorridere.
Sorridere come se dalla parola della fidanzata dipendesse la propria vita.
Come previsto, Messer Alberto si pose nella stanza del gabinetto di mia sorella. Elegantemente vestito con il suo farsetto color zafferano e profumato come una rosa.
Ho avuto un capogiro, quando è passato vicino a me.
Zia Mena quel giorno era presente nella casa e, come donna nubile della famiglia, si è accomodata su una graziosissima sedia imbottita. Io l’ho seguita a ruota, prendendo posto accanto a lei.
-Prendi nota di ciò che sta accadendo, Perla- mi ha sussurrato zia Mena- perché potrebbe succedere pure a te.-
Cara Penelope, vi prego di non scandalizzarvi. L’eccessiva confidenza di mia zia può risultare sgradevole ma il fatto era tale che non si poteva guardare a simili sottigliezze. Comprendevo io stessa l’importanza del momento. Questi incontri, sia pure disciplinati dall’etichetta, erano l’unica occasione in cui Messer Alberto e mia sorella si sarebbero incontrati prima delle nozze.
Pensa quanto possa essere avvilente non poter conoscere il proprio sposo in maniera approfondita, prima di pronunciare i voti solenni. Posso capire una monaca, ma una fanciulla, sottoposta al destino di un matrimonio mortale, ha bisogno di queste informazioni, per potersi adattare allo stile di vita del proprio compagno.
E’uno strumento di sopravvivenza…per questo motivo, non me la sento di condannare completamente Carlottae la sua irritante civetteria.
Ogni tanto, la vedevo fare delle mosse che solitamente non faceva: passarsi una mano sul collo, per mostrare la pelle nivea celata dalla chioma bruna; lanciare sguardi furtivi tramite lo specchio e chiedere, con una voce dolce, che io non ho mai sentito uscire dalla sua boccuccia. Che magnifica trasformazione genera il matrimonio nelle fanciulle…ma non so quanto possa incidere tutto questo sul candore delle spose.
Ogni volta che Messer Alberto si congeda da noi, infatti, Carlotta comincia a cicalare sull’ampiezza delle spalle di Alberto, sulla lucentezza della sua chioma, sulla luce degli occhi, sulla bocca finemente disegnata e sull’eleganza naturale delle gambe slanciate.
Che voglia far colpo su di lui, mi pare una scelta saggia e assennata.
Quel giorno, poi, indossava una piacevole veste da camera rosa pesca, che esaltava il candore della pelle. Gli occhi di Carlotta saettavano da un punto all’altro, come se fossero in preda ad un sogno…quando improvvisamente sbiancarono e lei si ammutolì.
Fissai con curiosità il pallore.
-Cosa vi succede, Mademoiselle Carlotta?-domandò Messer Alberto, tentando di avvicinarsi ma mia sorella lo fermò con una mano. Qualcosa aveva disturbato la vanesia contemplazione del suo aspetto e, per qualche strano motivo, la vicinanza di Messer Alberto non era più di suo gradimento. Il poveretto si avvicinò, sinceramente colpito da questo subitaneo pallore.
-Vi prego, messere- mormorò lei, schermendosi con la mano- sto bene, non temete per me.-
Zia Mena ed io ci guardammo, non riuscendo a capire cosa stesse succedendo. Non era da Carlotta, tenere alla larga Messer Alberto, soprattutto dopo aver smaniato su di lui per mesi.
Ora invece la situazione è assolutamente diversa.
Alberto rincorreva mia sorella e lei lo allontanava, con il terrore in viso.
Una situazione assolutamente incomprensibile, amica mia.
Per molto tempo, zia Mena ed io ci interrogammo sulla stranezza della cosa, innaturale sotto ogni punto di vista…poi giunse l’illuminazione.
Per qualche strano caso, la mia povera sorella ha una pessima disposizione nei confronti delle pesche. Malgrado ne sia golosa, l’eccessivo ingerimento di cotali frutti provoca nel suo corpo degli effetti imprevisti. Caso aveva voluto che avessimo mangiato pesche a colazione, celate come ripieno in una torta…e lei se ne stava ahimè accorgendo solo in quell’istante ed in uno slancio di amore preconiugale, aveva deciso di sacrificarsi.
Così lo teneva a distanza, coprendosi il viso, le guance leggermente arrossate.
Quale profondità di sentimento!
Quale grandezza d’animo può sorgere nel cuore di una fanciulla tanto costumata!
Alberto la guardò con un filo di perplessità, che svanì lasciando il posto ad una smorfia maliziosa…o almeno penso che volesse dire quello lo sguardo addormentato e poco sveglio che sfoderava in quel momento. Immagino che dovesse stendere tutte le gentildonne che incontrava. Anche Carlotta non ne era immune.
Lui si avvicinò a lei.
Lei lo guardò con sguardo incantato.
Lui ricambiò con occhiate intense da triglia.
Lei fece per aprire la bocca ma la tenne serrata.
-Mademoiselle- mormorò questi- sono onorato per avervi conosciuto. I vostri capelli sembrano foglie d’autunno, gli occhi, perle nere purissime di pregiata fattura…quale privilegio è per me godere della bellezza del vostro viso e dell’alito profumato dalla vostra bocca…-
Io alzai gli occhi al cielo.
Zia Mena fissava il tutto con un sorriso arcaico in volto.
Lui guardò mia sorella con fare accorato…e mia sorella?
Mia sorella ruttò.
Così la meschina rispose alla sequela noiosa del suo promesso…ed io mi congratulai con le viscere di quest’ultima. A quanto pare, se le facoltà intellettive di mia sorella non funzionano a dovere, quelle del corpo sono più che efficienti.
Meglio di niente, no?
 
Bene, il capitolo è fatto e spero che sia piaciuto. Alberto e Carlotta sembrano quasi macchiette ma vi assicuro che non è così. Sono due persone normalissime, imbrigliate tutte e due in un matrimonio combinato…e come tali sottoposte alle traversie delle nozze. Cercano di far buon viso a cattivo gioco, peccato che non sempre le ciambelle riescano con il buco.
La nostra Perla non ha nessuna pietà nel parlare di queste cose. Il suo punto di vista è cinico e disincantato. Come sempre, vi ringrazio per le recensioni e per l’interesse.
 

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Capitolo 8
*** Dove Aronne affabula sulle trombe di petto ed i miasmi digestivi ***


Scusate il ritardo. Vi lascio al capitolo, ok?
 
 
DOVE ARONNE AFFABULA SULLE TROMBE DI PETTO
ED I MIASMI DIGESTIVI
 
 
Cara Penelope,
 
dopo la mia breve e improduttiva pausa di riflessione, mi accingo a narrarvi il resto della vicenda. Credo che voi siate d'accordo con me sul fatto che è disdicevole per una giovane nobile come me indulgere in questo genere di riflessioni.
In fondo, la scelta del pretendente non è un mio compito, non trovate? Con tutte le preoccupazioni che una fanciulla ha ragionevolmente, a cominciare dall'organizzazione della sua futura vita, è del tutto impensabile che si faccia anche delle idee su come deve essere il suo sposo, soprattutto considerando che la medesima, avendo rarissime occasioni di uscire, non ha nessuna esperienza del Mondo.
Tornando al matrimonio di mia sorella, posso affermare che Messer Alberto, memore delle sonore figuracce passate, ha tentato in tutto e per tutto di porre rimedio...riuscendovi.
Indubbiamente tiene in considerazione mia sorella, devo riconoscerlo.
Questo rispetto potrebbe essere fruttuoso, nel momento in cui l'infatuazione scemerà e Carlotta, assolti i suoi doveri, troverà diletto dalle sue mansioni di padrona della casa in cui andrà a stare. Quando ciò avverrà, Messer Alberto potrà andare nelle sale da gioco senza timori alcuni.
In ogni caso, gli imprevisti, come ben saprete, sono sempre dietro l'angolo.
Dopo l'indecorosa reazione corporea, mia sorella si è fatta più nervosa del solito. Ha preteso l'eliminazione totale delle pesche dall'alimentazione della nostra casa, al fine di evitare simili inconvenienti.
Mia madre ha acconsentito, facendo di più. E'andata di persona dalla signora Della Rovere per informarla che sua figlia aveva problemi digestivi a causa di questo polposo frutto.
Una mossa previdente...che tuttavia non ha salvato Carlotta dall'imbarazzo. Madre, come avete potuto! Ora tutti sanno della mia malattia!ha sbraitato, indignata ed in lacrime.
Dovevate vederla, amica mia.
In quel momento, vestita come una bambola, con le guance rosse di furia, malgrado il trucco, era davvero inquietante.
La signora madre le provò tutte, per frenare la sua agitazione ma Carlotta non si dava pace. Ora tutti sapevano che aveva problemi di digestione con le pesche...e si sentiva disonorata. Cara Penelope, non riesco a comprenderla, per nulla.
In ogni caso, dal momento che sembrava impossibile tirar via mia sorella da un tale stato di prostrazione, si rese necessaria la consultazione di un uomo di medicina.
Il signor padre non ha approvato molto questa misura ma la minaccia dei nervi di Carlotta, unita a quella della signora madre e al divertimento di zia Mena lo ha isolato. La giovanissima età di Paolo, infatti, lo rendeva privo di alleati...quale orribile disgrazia deve essere avere un erede tanto giovane!
Di conseguenza, fu ben lieto di chiamare un esperto, affinché ponesse rimedio alla questione.
Si trattava di un medico ebreo di nome Aronne, come il fratello di Mosé, che diffuse le tavole della legge al popolo ebraico. Un uomo piccino, perennemente vestito di nero e con due occhi minuscoli e leggermente strabici. La signora madre lo chiamò, giacché è un uomo di fiducia, dal momento che si è occupato della salute di tutti i membri della mia famiglia.
Anche io ne ho beneficiato...e non è un bel ricordo. Avevo preso un forte raffreddore e Aronne, per curarmi, applicò sul mio braccio delle sanguisughe. Il ricordo di quei vermi neri attorno al mio bianco arto tuttora mi disgusta.
In ogni caso, venne convocato d'urgenza dalla signora madre, con lo scopo di stornare dalla mente di mia sorella qualsiasi eccessiva paturnia.
-Vorremo avere da voi una consultazione- disse la mia genitrice, dopo aver condotto Aronne nel suo salottino privato.
Mia sorella ed io eravamo presenti.
-Sono a vostra disposizione.-rispose laconico.
Lei rimase perfettamente composta.
-Mia figlia Carlotta sta per sposarsi-lo informò brevemente-e necessito da lei di un consiglio, giacché la sua indole le impedisce di trovar sollievo dalla propria pena.-
-Ma madre...-intervenne la promessa sposa.
La padrona di casa le rivolse un'occhiataccia.
-Tacete-rispose.
Non la biasimai.
Negli ultimi giorni le lamentele di Carlotta avevano dato il tormento a tutti, tanto che zia Mena, se la presenza del signor padre non l'avesse distolta, avrebbe sicuramente battuto la nipote senza alcun rimorso. Per colpa sua, infatti, era stata costretta ad annullare una piacevole passeggiata insieme a Messer Federico.
-Vedete, signor Aronne, mia figlia soffre di una spiacevole costrizione...una fastidiosa impellenza- cominciò a dire, estraendo un ventaglio e sventolandoselo sempre più velocemente, mano a mano che si avvicinava al punto della questione.
-Mia signora, immagino che sia qualcosa di assai increscioso-proseguì il medico, intuendo la sua difficoltà- ma non riesco comunque a comprendere cosa intendiate dire. Potreste essere più chiara?-
Immediatamente mi mossi verso mia madre.
Ed ora cosa avrebbe detto? Nella sua condizione di borghese, ebreo per giunta, il povero Aronne non era naturalmente in grado di cogliere la sottigliezza del ragionamento della mia genitrice...la quale arrossì di conseguenza, non saprei dire se per vergogna o rabbia.
-Madre!-esclamò mia sorella.
Lei però la fece tacere con un'occhiata dura, la stessa che usava per ammonirci. -Mia figlia- riprese, trucidando la sua diletta con uno sguardo assassino- ha un pessimo rapporto con alcuni alimenti. Le rovinano la digestione...-
Aronne si accigliò.
-Mal di stomaco?-domandò questi.
La signora madre arrossì.
-Una specie...ma non dolorosa.-provò a dire, mordendosi le labbra come se avesse paura che le parole uscissero di bocca.
Aronne storse le labbra. -Ha un'eruttazione dovuta a certi alimenti...-ammise infine, chinando vergognosa il capo. Provai compassione per lei. La signora madre è una gran dama ed è disdicevole per lei usare un linguaggio così sboccato...ma l'amore materno porta anche a questi sacrifici.
Carlotta si nascose dietro la sua gonna, tremante per l'imbarazzo.
Io fissai mia sorella e la signora madre.
-Bhé-cominciò allora questi, massaggiandosi il collo tozzo- l'eruttazione è un fenomeno naturale, dovuto all'ingestione di certi alimenti. E'il frutto dell'attività dello stomaco, che deve trasformare il cibo in alimenti utilizzabili dallo stomaco...-
-MA IO HO COMMESSO UN'AZIONE ORRIBILE VERSO IL MIO SPOSO!-esclamò a quel punto Carlotta, con quella veemenza frutto dell'imbarazzo.
Zia Mena ed io ci voltammo verso la signora madre.
Era bianca dalla rabbia e non dubitavo che, se fosse stata sola, l'avrebbe schiaffeggiata, fino a lasciarle i segni sulle guance.
L'ebreo si stropicciò gli occhi, perfettamente padrone di sé. La reazione isterica di mia sorella non lo aveva turbato per nulla.  Doveva esserci avvezzo. -Madamigella-sospirò- lasciate che vi spieghi come funzionano le cose. Ogni cibo, immesso nel vostro corpo per provvedere al vostro sostentamento, genera delle esalazioni che devono essere smaltite dal fisico. E'quindi perfettamente naturale quanto accaduto perché è indice che vossignoria gode di ottima salute.-
Carlotta sbuffò.
-E non si potrebbe controllare questo fenomeno?-cicalò.
Aronne si massaggiò il capo.
-Co...controllare?-chiese di nuovo, fissando incredulo la signora madre che, malgrado le fesserie della figlia, continuava a mantenere un certo aplomb.  Suppongo che essere medico di aristocratici, per quanto redditizio, sia comunque una mansione molto snervante. -Madamigella, è assai arduo compiere un'azione del genere, anche perché è un gesto assolutamente naturale che il corpo espella le esalazioni in questo modo.- provò a dire.
-COME OSATE!- strillò questa, ormai fuori controllo- Voi siete solo un maledetto deicida, un bugiardo ed un imbroglione! Vi ho ordinato di porre rimedio al mio malessere...non importa quanto naturale esso sia! Anche i santi hanno controllato le peccaminose reazioni del corpo, come vi permettete di ridurre il tutto ad una spiegazione tanto puerile!-
La guardai con sincera ammirazione.
Non immaginavo che mia sorella fosse un simile pozzo di scienza. Ricordo che il precettore si lamentava con lei per il fatto che si addormentava alle sue lezioni...ma devo ammettere che aveva torto. Anche con gli occhi chiusi, anche con quel ronfare sonoro, ella apprendeva il suo sapere...e me lo stava dimostrando. Nemmeno un domenicano avrebbe saputo fare di meglio, altroché!
Quali grandi miracoli sa fare il matrimonio!
Aronne la guardò con occhi sgranati e lo stesso fece la signora madre...poi, alla fine, cedette. -Vossignoria, se permettete...se questo fatto vi angustia tanto...sono disposto a proporre per voi tale rimedio.-fece, tirando fuori una boccetta- E'un elisir per facilitare la digestione e sgonfiare lo stomaco...limiterà i danni.-
 
 
Ora, cara Penelope, io non ho una grande stima per i dottori. Nutro ancora rancore per il modo in cui sono stata curata quando ero una bambina...senza contare le odiose purghe cui il signor padre si è sottoposto per fronteggiare un fastidioso mal di stomaco. Le lunghe permanenze nella latrina e gli odiosi miasmi provenienti da quest'ultima sono ancora un vivo ricordo dentro di me.
In ogni caso, Aronne fu di parola.
Mia sorella guarì, riprendendo a cicalare come al suo solito. Quando tornò a riscuotere il pagamento ricevette ogni lode possibile da quest'ultima, trasformatasi improvvisamente in un angelo di bontà.
Anche io mi complimentai con lui ma questi scosse il capo. In verità, vossia fece questi, avvicinandosi non visto al mio orecchionessuna medicina è più efficace della convinzione di essere guariti.
Con queste parole, amica, ebbe fine il calvario delle trombe di petto di Carlotta.
 
Scusate il ritardo ma ho gli esami a breve e non avevo tempo. Non riuscivo inoltre a fare questo benedetto capitolo e quindi ho tardato un po'. Spero che il capitolo sia piaciuto. All'epoca queste uscite corporee erano ben viste ma Carlotta vuole fare bella figura con Alberto e queste sorprese non sono gradite.
Intanto, Aronne ha fatto il suo lavoro...e Perla conclude con il suo consueto sarcasmo. 

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Capitolo 9
*** Sulle varietà delle specie di giardini ed i loro segreti ***


SULLA VARIETA' DELLE SPECIE DEI GIARDINI ED I LORO SEGRETI

 

Cara Penelope,

 

i preparativi procedono ed ora che le incertezze di Carlotta sono venute meno, grazie alla saggezza di Aronne, i suoi modi sono tornati irritanti come al solito.

Si aggira per la villa insieme alla signora madre ed alla zia Mena, entrambe ligie al compito di accompagnare la futura signora Della Rovere. Dovresti vederla come cicala e si atteggia a futura dama consumata!

Non fa altro che cantare lodi di Messer Alberto...finché un giorno persi la pazienza. Sorella, me lo avete gìà detto! dissi, tentando di porre fine a quel castigo...e lei, cara Penelope, sai come ha risposto?

Voi dite così solo perché siete invidiosa di me! Io mi sposerò e voi verrete sbattuta in qualche remoto convento, a battere i ginocchi sulla nuda pietra! aveva detto, preda di uno dei suoi momenti di arroganza.

NON E'VERO! avevo strillato,. scocciata dalle pretese di onniscienza della futura sposa.

A quel punto, la signora madre è uscita dal salottino, attirata dal nostro alterco. Che sta succedendo? aveva chiesto, sventolando freneticamente il ventaglio.

Carlotta allora mi aveva preceduto. Madre! aveva detto querula Perla mi sta mancando di rispetto!

Lei ha guardato la sua primogenita con fare esasperato...prima di rivolgersi a me con un piglio duro e severo. Perla, non dovete essere irrispettosa con vostra sorella. Sta per sposarsi e dovete essere paziente. Questo atteggiamento non è degno di una donna del vostro lignaggio. Ora andate nel vostro studiolo e riflettete sulla vostra condotta.aveva detto, prima di recarsi con Carlotta al piano inferiore.

A quel pensiero mi indignai...eppure mia madre non volle sentire ragioni. Dopo avermi messo in punizione, si dileguò, insieme ad una nuvola di profumo.  Ammetto che mi dispiacque molto questa scelta. Quel giorno, zia Mena aveva fatto venire una modista nella nostra casa per poter discutere sui modelli di abito da sposa più adatti all'occasione. Grazie a mia sorella, però, non ho potuto vedere quei nuovi disegni e mi rincrebbe non poco non partecipare a questa attività.

Ho saputo che la sarta aveva avuto nuovi modelli di fattura parigina, con pizzi di Bruges e nuove tonalità di colore che vanno di moda nella corte francese. Provai così a trovare sollievo dalla lettura dei libri della biblioteca...ma non ero felice della cosa.

Così, presa dalla stizza, colpii una statuetta di legno che si trovava su un tavolino del posto. Prima che potessi afferrarla, questa sbatte con un tonfo secco contro la parete e...prodigio, amica mia! Quasi senza far rumore, come se i meccanismi di apertura fossero ben conservati e curati, la parete si aprì mostrando una nicchia.

Ammetto che non avevo mai visto niente di simile. Avevo letto qualche fiaba ma non immaginavo di trovare un anfratto segreto dentro la mia dimora. Perplessa, allungai il capo.

Era una nicchia di medie dimensioni ma quello che mi colpì, non appena ebbi modo di vederlo meglio, era il suo tesoro.

Si trattava di circa una decina di volumi di medie e piccole dimensioni, dalla copertina assolutamente anonima.

Aggrottai la fronte, chiedendomi la ragione di un simile nascondiglio e, con un vago senso di timore, guardai frettolosamente la porta. La signora madre mi aveva messo in punizione ed ora ero completamente sola. Il signor padre si era recato in città per discutere di alcune questioni con altri esimi gentiluomini e per accertarsi che gli inviti per il matrimonio di Carlotta giungessero a destinazione. Questo pensiero mi rassicurò non poco...così, presi un libro a caso.

Non sapendo quanto sarei rimasta in punizione, pensai bene di darmi alla lettura...se non altro per sapere per quale ragione quei libri fossero nascosti lì e non sugli scaffali.

Aprii il primo volume, quello più piccolo e dall'aria più anonima.

Guardai per la seconda volta verso l'uscio e poi, certa di essere sola, cominciai a sfogliare la carta...e non potei che rimanere perplessa e delusa. Il titolo diceva Memorie di giardinaggio e della coltura del fiore ma ti posso assicurare che non vi era menzione di piante e affini.

In compenso c'erano molte immagini di femmine discinte insieme ad altre loro simili e ad uomini attraenti semivestiti che cingevano i corpi muliebri in pose mai viste. Nemmeno la fontana del giardino all'italiana di zia Mena mostra pose tanto innaturali. Non capisco, Penelope. Come può la femmina aprire le gambe in tale maniera e scoprire le pudenda così svergognatamente?

Come può l'uomo avere una virilità tanto accentuata al punto da non entrare nei pantaloni? Pensai e ripensai poi, non riuscendo a trovar risposta, presi un foglio e abbozzai una delle sagome. Giacché la carta non soddisfaceva il mio sbigottimento, decisi di prendere nota e imparare dal mondo, al fine da evitare simili ignoranze.

Per mia fortuna, ero molto brava a disegnare.

Feci rapidamente i miei schizzi, per poi rimettere tutto a posto. Poi, senza fare una piega, cominciai ad esplorare i piani inferiori della casa. Come dice Galileo Galilei e Bacone, è necessario verificare sul campo le conoscenze apprese teoricamente...e chi sono io per mettere in dubbio simili autorità?

Così, badando bene di non essere vista, mi incamminai verso i piani della servitù.

Lo facevo spesso, quando ero più piccola e, malgrado dovessi comportarmi in modo più accorto e raffinato, non riuscivo a togliermi di dosso il piacere di poter godere un po' dell'aria aperta.

Quel giorno, approfittando del fatto che nessuno badava a me, mi incamminai verso i piani della servitù.

Subito l'odore di cibo mi investì, come se fosse una sorta di nuvola aromatica. Le spezie raggiungevano dense il mio naso, facendomi quasi il solletico. Approfittando della mia gracile corporatura, sgattaiolai via, quasi senza far rumore. Non volevo essere vista da nessuno, giacché era una cosa davvero poco consona al mio rango...ma la curiosità era troppa per badare a quelle che allora consideravo come inezie, se confrontate con il mio desiderio di sapere.

In ogni caso, cara amica, non vi rimasi a lungo.

Il timore di essere scoperta e la consapevolezza che quel posto non faceva per me, mi consigliarono saggiamente di recarmi in giardino. C'era un'ala leggermente scostata rispetto alle altre, dove fiorivano rose di vario genere e colore. Era uno dei posti che preferivo...ma quel giorno, con mio grande sbigottimento, scoprii che non ero la sola a pensarlo.

Poco lontano, infatti, vidi zia Mena insieme a Messer Francesco. Ella indossava un abito sobrio che esaltava con grazia le forme generose. Camminava al suo fianco, sorridendo radiosa, come raramente sono solita trovarla nella dimora del fratello.

Per qualche strano motivo, provo notevole imbarazzo, quando la scopro in simili atteggiamenti. Il signor padre e la signora madre non usano una simile vicinanza, mantenendo delle maniere controllate. Non potrebbe comunque essere diversamente. La scuola spagnola è molto ligia in materia di etichetta e di certo, come potrai immaginare, nemmeno io ho apprezzato molto questa vicinanza ma non posso biasimare mia zia. Senza il signor padre nelle vicinanze, può assumere l'atteggiamento che desidera, con buona pace dei nervi del fratellastro.

Ad ogni modo, non rimasi molto a vedere i due civettare con tanta animosità.

Mi mettevano a disagio.

Così, mentre mi guardavo attorno, alla ricerca di qualcosa di vagamente interessante, mi accorsi di una scia di profumo che, difficilmente avrei scordato. Lesta, mi avviai in direzione dell'odore, chiedendomi come fosse possibile tutto questo.

Attraversai i roseti fino a giungere al labirinto che il nonno aveva fatto erigere per festeggiare la gravidanza della moglie. Era una struttura molto grande, con mura di verde alte e spesse.

Non ci passavo spesso, anche perché troppo movimento era considerato nocivo per la salute di una donna. Volendo evitare l'imbarazzante corteggiamento dei due e la furia di mia zia Mena, decisi di addentrarmi là, al fine di evitare quell'increscioso inconveniente...ma, come si dice, è inutile fuggire il Destino, quando questi propone tempesta nei tuoi confronti.

Stavo camminando tra quelle piante, quando intravidi un farsetto di pregiatissima fattura, accompagnato da una chioma ben pettinata. A quella vista, mi fermai. Era indubbiamente un nobile...ma quello che mi lasciò sgomenta fu che io lo conoscevo.

Era Messer Alberto.

Subito mi indignai.

La signora madre era una donna molto precisa e ci teneva particolarmente al rispetto dell'etichetta. Aveva disposto con severa puntigliosità tutti i passaggi del corteggiamento, in modo da non svilire il casato di entrambe le famiglie...così, quando notai il promesso di mia sorella, non potei che irritarmi.

Avrebbe comunque sposato Carlotta, a che pro disonorarla così?

L'andatura furtiva, poi, non mi rasserenava affatto...per questo, presa da uno strano desiderio di capire cosa stesse passando per la testa a quel lezioso aristocratico, decisi di seguirlo, badando bene a non farmi scoprire.

Camminai per diverso tempo, sfruttando le fronde e la mia piccola statura per nascondermi bene. Messer Alberto proseguì a lungo tra quel fogliame, come se sapesse dove si stesse dirigendo...il che era assai strano, dal momento che non era mai giunto nella mia dimora, prima del fidanzamento.

Poi si fermò, nei pressi di uno dei tanti tempietti che decoravano la costruzione e mosse la testa a destra e sinistra, come per accertarsi che non ci fosse nessuno intorno...ma, in quel momento del giorno, chi vuoi che venisse là?

Indubbiamente aspettava qualcuno...e poco dopo ne ebbi la conferma.

Era un giovane servo mulatto, dallo sguardo molle ed i lunghi capelli legati in un codino. Vedendolo, Messer Alberto gli venne incontro, a passo furioso.

Per un momento, ho creduto che volesse malmenarlo...ma venni subito smentita. Il giovin signore lo prese per il bavero della livrea e, senza attendere risposta, unì la propria bocca con la sua.

Cara Penelope, credo che fosse un modo straniero.Ho saputo che in alcune parti di questo mondo tanto vario e bizzarro, alcuni popoli sono soliti baciarsi sulla bocca per salutarsi. Non pensavo però che Messer Alberto avesse una morale tanto elastica.

Usare una singolare confidenza con qualcuno che non è un proprio pari è oltremodo disdicevole...o almeno cos' pensai.

Il servo ricambiò con ugual trasporto, cominciando a stropicciare le sue plebee mani sul farsetto del nobile e strofinandosi come un gatto alle gambe di quest'ultimo.

-Oh, Alberto, siete arrivato finalmente!-disse, con un tono affannoso.

-Già- fece questi- ora datemi sollievo.-

-Subito- mormorò il servitore, prima di inginocchiarsi come Sir Lancillotto quando divenne cavaliere. Cercò l'apertura dei pantaloni e poi avvicinò il viso...a cercare cosa poi, non ne ho la più pallida idea. Messer Alberto però gemette, con un'espressione soddisfatta e quindi credo che, qualsiasi cosa quel servo avesse fatto, dovesse essere assai piacevole.

Vidi la testa muoversi un po', fino a quando il fidanzato di mia sorella non emise un lamento strozzato.

Una volta finito, il nobile prese di nuovo il servo per i capelli, salutandolo di nuovo con quel bacio in bocca prolungato che aveva usato agli inizi e che io cominciavo a non comprendere più. Posso capire la necessità di salutare quel plebeo una volta...ma due poi e senza nessuna ragione, per giunta!

La stranezza comunque proseguì.

Il servo, per quello che potevo vedere, calò i pantaloni e le braghe...e lo stesso fece Messer Alberto, il quale compì un'azione oltremodo spudorata. Si mise carponi, come una delle tante bestie che affollano il Creato, offrendomi una visuale per nulla richiesta delle sue natiche bianche. Il negretto, per parte sua, si pose dietro alle terga di Messer Alberto e, dopo averlo avvicinato ulteriormente al suo corpo, cominciò a muovere il bacino.

Ad ogni movimento, il fidanzato di mia sorella lanciava gemiti estasiati. -Ah!-faceva, ad ogni colpo di reni dell'altro e la cosa continuò per qualche momento, fino a quando non sentii un rantolo soffocato.

Osservai la scena per tutto il suo svolgimento, senza fiatare...poi i due si rimisero in piedi. -Oh, grazie mille, Miguel...è sempre un piacere saper che siete sempre all'altezza della dote del vostro popolo-disse il promesso di mia sorella, tastandogli il cavallo dei pantaloni ed afferrandogli la parte centrale. Il neretto trattenne un gemito, simile a quello del padrone- la prossima volta, voglio vedere come cavalchi.-

Con queste parole, i due si allontanarono.

Una volta sola, uscii dal mio nascondiglio.

Mentre assistevo a quel bizzarro spettacolo, tirai fuori i bozzetti che avevo fatto delle immagini del libro contenuto nello scomparto segreto della bibloteca...e, confrontando razionalmente quanto avevo visto con le immagini ritratti, non potei che scorgere delle somiglianze non da poco, soprattutto su alcune che recavano la scritta "Sodomia"...poi scrollai le spalle. Un matrimonio è per sua natura imperfetto se basato su criteri irrazionali...se mai Messer Alberto avesse avuto queste abitudini, chi ero io per rovinare questa unione? Mia sorella non vedeva l'ora di sposarsi...per cui decisi saggiamente di tenere per me questo particolare, anche se la posizione sottomessa dell'uomo mi lasciava seri dubbi sulla sua virilità, a differenza del moro che di certo non aveva questi problemi.

Se tale era la consuetudine del mio cognato, Carlotta non avrebbe dovuto temere la concorrenza di meretrici, come è accaduto alla signora madre, per dare alla luce un erede ma impegnarsi maggiormente a spronare il futuro sposo nell'assolvere il suo compito.

E poi, in tutta sincerità, a che pro rivelare simile episodio?

Mia sorella, lasciata nell'ignoranza dell'accaduto, avrebbe avuto il suo matrimonio con tutti gli onori...poi, nel caso il vizio fosse venuto a galla, ciò sarebbe indubbiamente successo solo quando sarebbe diventata madre. In ogni caso, potevo comprendere il fidanzato di mia sorella. Per tutta la durata del coito animalesco, il servo non aveva mai aperto bocca...a differenza di Carlotta che non sta zitta un momento.

Per un momento, cara Penelope, sono stata tentata di chiedere a Messer Alberto di fare uno scambio: il suo servo nero e muto per mia sorella...ma temo che non avrebbe accettato. Con mio sommo rincrescimento, Carlotta è insostituibile.

 

Capitolo particolare. Io non mi pronuncio ma avevo in mente questa scena sin dall'inizio. Sto massacrando Carlotta ma vi garantisco che lei non è innamorata del suo fidanzato...quanto al vizietto, spero che sia piaciuta la scena.

Non sono brava con le lemon ma stranamente le slash mi vengono meglio delle etero, dove ho maggiori imbarazzi. Ringrazio tutti per la lettura ed a presto!

 

 

 

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Capitolo 10
*** Di cavalier serventi e conseguenze impreviste ***


Salve a tutti, cari lettori.Scrivere queste storielle senza pretese è un buon modo per me di evadere un po'dagli esami all'università. In ogni caso, spero di trovare un po'di tempo perché vorrei finire la storia.
 

DI CAVALIER SERVENTI E CONSEGUENZE IMPREVISTE

 
Cara Penelope,
come avrete capito, non rivelai nulla della particolare inclinazione di Messer Alberto. Se lo avessi fatto, le minacce di finire in convento potevano trasformarsi in una triste realtà e, se aggiungiamo il fatto che avrei rischiato di condividere la medesima sorte con mia sorella, ormai disonorata a quel punto, comprenderai bene il mio riserbo.
Le giornate passarono abbastanza tranquillamente e le visite del fidanzato di Carlotta contribuivano a riempire la noia che da qualche tempo riempiva il mio animo.
Qualche volta, mi dilettavo con il clavincembalo, eseguendo qualche melodia.
A volte, invece, passavo alla lettura della traduzione di Pamela di un certo Richardson, un simpatico romanzo di fantasia che raccontava l'assai curiosa e poco realistica ascesa di una servetta al rango di signora.
Ovviamente non dice il vero ma è risaputo che i libri sono menzogneri...altrimenti non piacerebbero. Ho fatto il possibile per evitare di concentrarmi sul matrimonio di mia sorella e, soprattutto, sulla scoperta che avevo fatto a proposito del mio futuro genero. Non volevo rischiare di scoppiare in una risata volgare ed inopportuna, nel malaugurato caso in cui avessi posato gli occhi su di lui.
In ogni caso, fu comunque assai difficile tenermi dentro la cosa.
Vedere quel tale aggirarsi per i corridoi era operazione assai fastidiosa che rendeva arduo il mio improvvisato voto al silenzio.
Bastava sentire l'odore.
In quel periodo, la signora madre era assai indaffarata con i preparativi e, di conseguenza, il cerimoniale del corteggiamento passò nelle caustiche mani di zia Mena la quale non apprezzò molto la decisione della nuora. Aveva infatti progettato di andare in villeggiatura con Messer Francesco ma la signora madre le aveva impedito tutto questo...o quasi.
Non potendo evitare l'onere rappresentato da Carlotta, aveva deciso di portare la nipote, il futuro marito di lei e Messer Francesco nella villetta che aveva fatto predisporre in aperta campagna.
Ovviamente, la signora madre si era rifiutata di accogliere la proposta.
Per giorni, il salotto si era trasformato in un vero e proprio campo di battaglia, nel quale le due  si erano fronteggiate a suon di ripicche, minacce e trattative nemmeno troppo velatamente ostili.
Alla fine, comunque, giunsero ad un armistizio.
La signora madre avrebbe accettato la cosa a due condizioni. La prima era che venissi insieme a loro, per vigilare sulla reputazione della promessa sposa.
La seconda, invece, la scoprimmo dopo al nostro arrivo alla villa della zia. Quando scendemmo dalle due carrozze, dopo un viaggio di qualche ora, trovammo di fronte alla splendida residenza di villeggiatura della dama un uomo che non avevamo mai visto. Aveva egli un aspetto quanto mai bizzarro. Aveva il viso sfregiato da un colpo di spada e possedeva un fisico secco secco, come se non mangiasse da mesi.
A quella vista, mi imbronciai.
Indossava uno strano farsetto color pastello che stonava malamente con il suo corpo magro. Mia zia non parve apprezzare la cosa...e nemmeno Carlotta che commentò arcigna con un quella stoffa andava di moda l'anno scorso.
-Mademoiselle Maddalena-proferì rivolto a mia zia- sono lieto che abbiate accettato la mia presenza nel palazzo.-
-Dovere, messer Enrico- rispose- ma vi informo che avrebbero dovuto provvedere meglio al vostro vestiario. E'assai antiquato.-
L'altro allora si dette in una serie di larghi e ampollosi ringraziamenti, lieto di questo improvviso donativo. Poi, con passo goffo, si avviò verso la nostra carrozza...e fu allora che Carlotta ebbe un orribile presentimento e si fece pallida di botto.
Lì per lì non compresi molto la ragione.
Mi sono sempre rifiutata di farlo giacché il suo temperamento lunatico comprometterebbe la mia salute.  -Naturalmente messere-fece-come già preventivato, vi ho fatto disporre un alloggio per passar la notte, anche se vorrei evitare di coricarmi poco dopo il tramonto, alla stessa stregua dei villici.-
-Chiedo venia per l'inconveniente ma, saputa la novella, ho dovuto lasciar frettolosamente la città. Mi rincresce non poco non essermi preparato ad una simile mansione.-disse, chinando con grazia la testa.
Mena ridacchiò...e quel gesto suscitò l'occhiata minacciosa di Messer Federico, subito mascherata dalla consueta pacatezza che lo contraddistingueva. -Zia- esordii allora, nel tentativo di smorzare la tensione- chi è questo gentiluomo?-
Lei mi rivolse un sorriso civettuolo.
-Mia cara, costui è Messer Enrico di Strettalunga, un nobile che sarà, da questo momento in poi, incaricato di essere il cavalier servente di vostra sorella.-disse.
A quelle parole, seguì un colpo secco...ed io non riuscii a trattenermi dallo sbuffare. E'mai possibile che mia sorella debba sempre svenire quando riceve notizie simili, prove della savia previdenza del signor padre e dei signori Della Rovere?
 
 
La scoperta dell'identità del cicisbeo che la signora madre, il signor padre ed i signori Della Rovere avevano disposto per lei, in quel momento, non andò a genio a Carlotta.
Una volta giunta nella dimora della zia e nella stanza per lei disposta, rimasta insieme a me, cominciò ad inveire e sbraitare come una forsennata. E'un'indecenza che venga ammesso un tale pezzente alla mia persona! Non hanno alcun decoro! cominciò a dire, percorrendo a passi di marcia avanti e indietro per la stanza.
Cara Penelope, non so cosa mi trattenne quel giorno dall'aprir bocca. Forse, aver saputo della viziosa predilezione del suo promesso per un servo mulatto, le avrebbe messo un filo di giudizio e magari avrebbe smesso di essere così civettuola.
Non ho detto comunque niente in proposito di Messer Enrico. A me è sembrato una persona garbata e molto socievole...eppure temo di essere in minoranza.
Oltre a mia sorella, infatti, c'è un'altra persona che non ha apprezzato la galanteria di questo gentiluomo...e la sento tutt'ora lamentarsi con la padrona di casa, in un'altra stanza, con una stizza non da poco. Trattasi di Messer Federico che non è riuscito a soprassedere sulle occhiate insistenti che il cavalier servente rivolge a mia zia. Quest'ultima lo lascia fare, spronandolo alla pazienza ma lui non sembra dello stesso avviso.
Ad ogni modo, ho avuto  il piacere di osservare che Messer Enrico è gentilissimo, dalle maniere pulite, capaci, discretissimo.. come ho avuto modo di vederlo stasera a tavola quando tagliava la carne alla padrona di casa, l'accompagnava nelle passeggiate, le raccontava gentili aneddoti e cose così. Un validissimo cavalier servente, senza dubbio...speriamo solo che lo sia per la dama giusta.
 
 
 
Ovviamente, prima di congedarmi, vorrei raccontarti com'è la villa di zia Mena. E'un piacevole edificio in stile palladiano, decorato con gusto e raffinatezza. Ha piacevolissimi suppelletili ed i mobili provengono dalle botteghe di artigiani più rinomate.
Le fontanelle che decorano il giardino all'italiana sono di un gusto sopraffino ed occorre dire che il clima salubre del posto gode indubbiamente della vicinanza con il mare. Zia Mena mi ha promesso che andremo a fare una passeggiata sulla riva, qualora il tempo lo consenta...ma ho come l'impressione che l'alterco con Messer Federico possa rendere tutto assai arduo.
Poco prima di congedarsi per andare a letto, l'ho sentita discutere animatamente con il futuro precettore di mio fratello Paolo, come ti ho detto. Messer Francesco ha biasimato la sua condotta, giudicando la cortesia della sorella di mio padre un atto valido a giustificare le azioni indiscrete di quell'uomo.
Ha poi avanzato la possibilità di cacciarlo...ma la zia, con una gran risata, lo ha messo a tacere dicendo perentoria che non è possibile, dal momento che egli è stipendiato dalla famiglia dei Della Rovere, anche perché sembra che sia un loro parente molto alla lontana, caduto in ristrettezze a causa di qualche sfortunata calamità che non ho avuto cuore d'indagare.
E'certo che sia comunque qualcosa di disdicevole perché i cicisbei sono, di norma, persone poverissime.
In ogni caso, mia sorella è stata immeritatamente fortunata.
Malgrado si lamenti, poteva andarle peggio. Ad una sua amica, maritatasi un anno fa, è toccato un cavalier servente anziano e malmesso, con il passo tremolante e avvezzo a sputare tra una parola e l'altra.
Messer Enrico, malgrado abbia il tremendo difetto della povertà, è comunque esteticamente piacevole e Carlotta non dovrà vergognarsi quando si farà vedere in giro con questo appresso. E'comunque vero che le occorrerà del tempo per abituarsi...con gran dispiacere dei miei nervi.
Prima ho dovuto sopportare le sue fisime con Messer Alberto ed ora mi toccano quelle per il suo cavalier servente! Che sfortuna!
 
Capitolo breve, di passaggio. La villeggiatura improvvisa di Carlotta e Perla potrebbe essere un momento di passaggio. Perla assiste all'incontro con il cicisbeo della sorella ed ovviamente con le sue lamentele. L'umorismo della ragazza è assai affilato ma spero che piaccia.
Io continuo a dirlo, ripeterlo e giurarlo.
Non ci saranno tragedie in questo racconto. Nulla di nulla.
L'arrivo di Messer Enrico porterà del movimento forse. Il precettore ne ha già pagato parte del prezzo, con un bel litigio con la zia della protagonista. In ogni caso, vi ripeto che il corteggiamento non è ancora finito e che molte cose, almeno una, devono ancora avvenire.

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Capitolo 11
*** Tra lettere, serenate e finestre sbagliate ***


 Benvenuti cari lettori. Spero che la storia continui a piacere. Nel precedente capitolo, abbiamo conosciuto il cicisbeo Enrico ed ora avremo un nuovo sviluppo della storia. A presto!
 
 
TRA LETTERE, SERENATE E FINESTRE SBAGLIATE
 
 
 
Cara Penelope,
la situazione sta precipitando, me lo sento. Ho a volte il presentimento che questo matrimonio non avverrà mai ed il timore di avere mia sorella alle costole è un futuro che io non desidero certo avere.
Carlotta, per il momento, non sa niente. A quanto pare, la collezione di maioliche di zia Mena la sta distraendo non poco ma non posso abbassare la guardia. Quando la sua vanità troverà una soddisfazione, lo spirito tornerà a dare il tormento e, per me, si attenderà un nuovo ed imprevedibile castigo.
Avevo sperato di poter passare questa villeggiatura giocando a biribissi con quel simpatico garzone che zia Mena tiene in gran conto e che somiglia tanto a lei e Messer Francesco. Ha due anni meno di me ma gioca molto bene.
Si chiama Pietro ed è molto simpatico. Quando posso, vado a fargli visita e spesso giochiamo alla ruzzola e ad altri giochi nel cortile della casa...ma capita assai raramente. La signora madre ed il signor padre disapprovano tutto questo perché, per quanto apprezzato, Pietro è pur sempre un servo.
In ogni caso, se speravo di approfittare della villeggiatura per svagarmi con lui, venni presto smentita. Il mio compito di vigilare su Carlotta occupava tutto il mio tempo.
Mia sorella, infatti, non ha apprezzato il cicisbeo che la sorte le ha offerto.
Non gli piace come si muove.
Non apprezza i suoi tentativi di compiacerla.
Non fa che criticare tutte le volte che tenta di assolvere il suo conto.
E'chiaro anche ad una mente innocente come la mia che vuole le attenzioni del fidanzato. Ovviamente.
Lo vedo da come si muove, da come guarda con disperazione Messer Alberto...e lui che fa?
Lui va fuori ad uccellare, a pescare accompagnato da Pietro, a montare a cavallo di uno dei castroni tenuti nella stalla della villa della zia. Tutte attività piacevolissime...che hanno lo spaventoso difetto di essere prettamente maschili.
E così, mia sorella rimane in compagnia del cicisbeo ma non è contenta della cosa...e nemmeno io lo sarei. Posso capire Messer Alberto ma non lo approvo. Anche io trovo insopportabile mia sorella ma non vengo meno all'onere di accompagnarla mentre lui, lontano dagli occhi degli Albieri e dei Della Rovere, ha preso a disertare la procedura del corteggiamento.
Ovviamente, questo particolare non è affatto piaciuto a zia Mena che, dopo aver rimbrottato mia sorella, ha preso in mano la situazione.
Ha fatto chiudere le stalle, adducendo come scusa la necessità di riparare alcuni interni.
Ha portato i fucili ad una manutenzione improvvisa ed ingiustificata ed ha fatto misteriosamente sparire tutte le canne da pesca di un addoloratissimo e indignato Messer Federico, appassionato di quel genere di attività.
A quel punto, le cose sembravano migliorate...ma niente andò secondo le aspettative. Lontano dal giogo dei genitori. Alberto non voleva perseguire comunque la nobile arte del corteggiamento, malgrado i tentativi infruttuosi di mia sorella di compiacerlo.
Per un momento, venni presa dalla tentazione di riferire al mio futuro genero quanto sapevo, oppure chiedere consiglio a Zia Mena...ma non sapevo come fare.
Temevo di non essere creduta e, ancora di più, paventavo il rischio che la mia reputazione stava correndo.
Eppure, si rendeva necessario un rimedio.
Mia sorella cominciava a scontentarsi e sarebbe stato terribile se Alberto avesse scoperto la sua odiosa indole prima della firma delle carte...non potevo permetterlo. Così presi il coraggio a due mani e feci visita a mia zia.
Signora Zia, il comportamento di Messer Alberto mi preoccupa. Mia sorella è sempre più inquieta, dal momento che il primo sta disertando il cerimoniale del corteggiamentoriferii, mentre passeggiavo con lei nel giardino. Poco dopo pranzo, Carlotta, non sopportando il caldo della zona, è solita fare una pennichella ed io ho approfittato della sua debolezza per avvicinare la padrona di casa e parlare lontano dalle sue orecchie sospettose.
Ho notato anche io, cara nipote e pavento che prima o poi mio fratello e le famiglie di entrambi avranno da ridire sulla cosa, scaricando le colpe su di memormorò, agitando il ventaglio tra le mani.
Temo che la signora madre sarà in collera anche con memormorai sconsolata
Mia zia scrollò le spalle.
Sarà scontenta in ogni caso, soprattutto se dovrà sentire le lamentele di vostra sorellaribatté, con un piglio deciso Messer Alberto non ha garbo alcuno verso di lei. Nemmeno la minaccia di essere diseredato è valsa a farlo recedere dai suoi propositi. Ugualmente dobbiamo risolvere il problema.
Discutemmo a lungo, fino a quando non vedemmo mia sorella passeggiare nel parco, accompagnata da Messer Enrico e Messer Alberto. Istintivamente ci bloccammo, osservando con un certo timore, quello strano terzetto. Il futuro sposo di Carlotta pareva insofferente alla presenza della sua fidanzata che invano tentava di attirare la sua attenzione. Messer Enrico, invece, provava in ogni modo a farsi piacere da Carlotta la quale si limitava a rivolgergli sguardi sprezzanti e malevoli. Malgrado questo, il cicisbeo non demordeva...e, per un momento, mi parve di scorgere in questi quella scintilla d'interesse che non ho veduto mai nel viso liscio di Messer Alberto.
Dobbiamo assolutamente risolvere il problemaproferì zia Mena...ma quello che la donna non immaginava era che la situazione rischiava di diventar assai peggiore di ogni nostra più rosea aspettativa.
 
 
 
 
 
 
 
Avvenne tutto due notti dopo la nostra passeggiata. Dopo aver passato un'altra giornata fastidiosa e logorante, al seguito di Carlotta, mi godevo il sonno dei giusti...non senza qualche perplessità iniziale.
Mia sorella, dopo cena, quando tutti si stavano rintanando nelle proprie alcove, mi aveva avvicinato e, dopo essersi lamentata di alcuni fastidi dovuti alla scelta della camera che le era stata assegnata dalla zia, mi aveva costretto a fare a cambio con lei.
Non mi feci domande allora, benché trovassi strano questo suo lamentarsi. Di tutte le cose che non le andavano a genio, era la prima volta che la udivo lagnarsi del sonno. In ogni caso, mi disposi ai suoi capricci, ben decisa a non farmi prendere dal nervosismo. Molte cose erano accadute.
Messer Alberto aveva ricevuto una lettera da parte del signor Della Rovere e, da quel momento, aveva principiato a mostrar segni d'insofferenza sempre più pressanti, cosa che non era sfuggita a mia sorella la quale, notando la differenza di atteggiamento tra il prima ed il dopo, aveva continuato a scontentarsi. I modi burberi e sgradevoli del fidanzato, che pareva avercela con il Mondo, avevano però portato a delle conseguenze inattese.
Improvvisamente, le maniere di Messer Enrico, caramellose ma meno scorbutiche del fidanzato, non le sembrarono più così fastidiose...o almeno così supponevo. Ne chiesi la ragione a mia sorella...che mi stupì, per l'ennesima volta. Ho osservato che Messer Alberto fa troppo affidamento sul mio amore, pertanto ho deciso di farlo penare un po'...e Messer Enrico si presta al mio disegno con non poco entusiasmo. Chissà che non serva a qualcosa.
Su questo punto, mia cara, non vi erano dubbi di sorta...ma l'apatia di Messer Alberto, privato dei divertimenti e del vigore, lasciavano molto a desiderare sulle capacità strategiche di mia sorella e sulla riuscita del suo tentativo d'ingelosirlo.
E qui mi sbagliai assai.
Quella notte, come ti dicevo, stavo dormendo saporitamente, dopo una prodigiosa scorpacciata di pesci fritti e salsine appetitose, frutto della plebea attività dei borghi vicini. Improvvisamente, il mio sonno ristoratore venne bruscamente interrotto da un suono strano e terribile, simile ad un lamento, così denso e penetrante da farmi saltar giù dal letto di colpo.
Immaginati la paura...essere svegliata così, in piena notte!
Mi guardai attorno con il cuore in gola, cercando nel buio la causa di quel rumore. Quando il velo del sonno venne scostato, mi resi conto che si trattava di una musica, per quanto lamentosa e orrenda potesse essere. Stizzita, mi avvicinai alla finestra...prima di fermarmi.
Ero nella camera di Carlotta e lei mi aveva raccomandato di rimanere lì. La lagna comunque proseguiva ed io non sapevo come risolvere il problema. Alla fine mi avvicinai, non vista, per vedere chi era lo scocciatore, salvo poi pentirmene.
Era Messer Alberto che, con un impegno che non si accompagnava minimamente alle sue capacità effettive, cantava una serenata a mia sorella.
Peccato che non fosse lì.
Ammetto che la Sorte è assai ingiusta.
Il promesso di mia sorella non aveva mai osato un'azione tanto temeraria e, di certo, dopo l'iniziale fase di disinteresse, mai mi sarei immaginata una mossa del genere. Pareva un Orfeo che cantava l'amore della sua Euridice...un Orfeo molto stonato invero.
Rimasi a sentirlo una buona pezza, non sapendo come fare.
Sembrava che volesse vedere la sua amata ad ogni costo...e compresi abbastanza velocemente la gravità della situazione. Qualora Messer Alberto avesse scorto la mia sagoma, riconoscendola, sarebbe venuto fuori l'inganno di Carlotta...ed io mi chiesi dove quella scriteriata si fosse nascosta, lasciandomi in un simile impiccio.
A quel punto, senza indugio alcuno, raggiunsi il corridoio per andare a svegliare mia sorella e mostrarle quanto il suo fidanzato dimostrasse amore nei suoi confronti. Bussai decisa all'uscio, badando bene a non attirare troppo la situazione...ma mia sorella non rispose e quando provai a guardar dentro mi avvidi che non c'era nessuno.
Ma dove è finita?mi chiesi, non senza preoccupazione.
La zia aveva un buon rapporto con i villici del posto ma la sparizione di mia sorella era un evento tutt'altro che tranquillizzante. Feci quindi per raggiungere la sua camera...quando uno strepito, proveniente da fuori, mi spinse ad affacciarmi.
E vidi Messer Alberto zuppo dalla testa ai piedi, con il liuto in mano e la faccia sbigottita.
Sgomenta fissai il cielo ma le stelle della volta smentirono ogni possibile idea di temporale.
Così imparate a disturbare il sonno!disse una voce maschile palesemente arrabbiata, prima di rinchiudersi di nuovo nella casa.
Ci misi un po' prima di venire a capo del mistero...ed ora posso darvene una spiegazione.
Il mio futuro cognato aveva ricevuto una lettera da parte dei Della Rovere e degli Albieri, nella quale si diceva che presto avrebbero fatto visita alla casa di Zia Mena. Per sincerarsi della nascita dello splendido legame tra i due futuri sposi era stata la spiegazione.
Ovviamente Messer Alberto si era spaventato, dal momento che, essendo il matrimonio inevitabile, non vi vedeva necessità di alcun impegno. Poiché però mancavano pochi giorni al loro arrivo, aveva preso la decisione di andare a far una serenata a mia sorella, confidando nei suoi modi svenevoli e ingenui.
Purtroppo non è mai stato un buon cantante né, tantomeno, un musicista eccelso e, per dei motivi a me ignoti, mia sorella era andata a dormire altrove. Messer Alberto, all'oscuro di tutto questo, aveva così cantato alla finestra giusta senza sapere che era quella sbagliata, strepitando per diverso tempo.
Il suo lamento aveva finito con lo svegliare anche Zia Mena e Messer Federico il quale, angustiato dalle carinerie del cicisbeo, aveva scambiato Messer Alberto per Messer Enrico e, prima che la padrona di casa lo vedesse bene, aveva pensato di vendicarsi del comportamento pressante che quest'ultimo aveva tenuto con la zia, rovesciandogli sulla testa il contenuto del vaso da notte.
 
 
 
Così ebbe fine lo strazio di Messer Alberto...ma una domanda sorge ugualmente: in tutto quel pandemonio di equivoci e travisamenti, degno di una novella d'avventura, che fine aveva fatto mia sorella?
 
Bene, questo capitolo è venuto fuori senza problemi.
Lo avevo in mente da un po' ed ora finalmente è nato. Ci sono delle domande nell'aria e vi informo che ho snellito la trama, togliendo qualcosa. La storia si concluderà a breve comunque. Intanto ringrazio tutti coloro che mi hanno letto e recensito.
 

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Capitolo 12
*** Di soccorsi, di accordi, di impegni scritti ***


 Cari lettori, voglio informarvi che questo è l'ultimo capitolo. La ragione è che la storia tendeva a ripetersi e, come se non bastasse, il matrimonio dell'epoca non è come quello attuale per cui occorre realismo, cosa che ho voluto mantenere.
 
DI SOCCORSI, DI ACCORDI E DI IMPEGNI SCRITTI
 
 
 
 
 
Cara Penelope,
 
mia sorella comparve magicamente il giorno dopo, giungendo in ritardo per la colazione. Zia Mena non approvò quella scelta e non mancò di farglielo notare. Aveva un'aria sbattuta, come mai le avevo visto.
Perdonatemi, zia, ma ho avuto difficoltà a dormire. Solo sul tardi ho ceduto al sonno, quando l'afa mi ha dato un po'di treguaaveva detto, con un rammarico quasi spontaneo.
Per poco non mi cadde il cucchiaio di mano.
Non avevo detto a nessuno che era scomparsa dalla sua camera mentre il signor Alberto aveva fatto la sua serenata ma quella risposta mi insospettì.
Non avete udito il canto del vostro promesso?chiesi, guadagnandomi l'imbarazzo dell'interessato ed il sorriso, a stento trattenuto, di Messer Francesco.
Mi dispiace, sorella ma ho usato dei tappiaveva detto, serafica, prima di voltarsi verso Messer Alberto per farmi perdonare della mancata creanza, dovremo fare una passeggiata nel giardino della zia, non credete?
Lui accettò, come sollevato di poter rimediare alla figuraccia...ed il sospetto crebbe in me in modo quasi inaccettabile.
 
 
 
Approfittando del buonumore della zia, ho passato parte del pomeriggio in compagnia di Pietro, giocando a carte e alla ruzzola. Mentre facevo questo, però, non smettevo di fissare mia sorella e non riuscii a togliermi dalla testa l'idea che fosse strana.
Si faceva portare al braccio ora dal fidanzato ora da Messer Enrico che, vedendo il promesso, cominciava a prendere nota di come muoversi con mia sorella...e lei si lasciava vezzeggiare, gongolando in maniera abbastanza odiosa...persino con Messer Enrico, a lei odioso fino a nemmeno il giorno prima.
Vedendomi distratta, Pietro si avvicinò a me.
Sapete, signorina Perla, che ho visto vostra sorella Carlotta sgattaiolare nel corridoio ieri notte?fece, con aria circospetta.
Subito schizzai il capo verso di lui che, alzando le spalle, come se ne avesse viste di ogni tipo, cominciò a raccontare l'accaduto.
Ieri notte aveva lasciato la sua camera per andare nella latrina per espletare i propri bisogni. Per fare questo doveva scendere le scale...ed è stato in quel momento che ha visto una sagoma svolazzante.
Probabilmente, se fossi stata una povera femmina debole e sciocca, mi sarei messa ad urlare...ma non lo feci. La scoperta dell'arcano di mia sorella necessitava di tutte le facoltà razionali proprie del mio debole sesso. Ben misera cosa, ad essere onesti.
E'vero, signorina Perla. L'ho vista uscire dalla camera dove dovevate esserci voi e poi, con fare sospettoso e bizzarro, si è intrufolata nella stanza che era stata preparata per Messer Enrico.
A quel punto, cominciai a preoccuparmi.
Il mistero della strana euforia di mia sorella e la sua scomparsa aveva un che di bizzarro ma non era la sola stranezza...e me ne avvidi nel momento in cui scorsi l'espressione accigliata e inquieta di zia Mena la quale, senza farsi vedere da mia sorella mi chiamò dentro.
Rapida andai da lei.
Zia è successo qualcosa di strano?dissi.
Lei mi guardò, con un'espressione granitica.
Alludete alla testa leggera di vostra sorella o all'inettitudine del vostro futuro cognato?chiese gelidamente.
Io la guardai senza capire e lei, notando la mia assoluta mancanza di reazione, mi prese per mano conducendomi verso la stanza destinata alla stiratura, al piano della servitù. Lì c'era una vecchia serva che guardava con preoccupazione un mucchio di lenzuola.
Zia Mena me ne mostrò un paio, dove campeggiava una macchiolina di sangue.
Guarda!fece con aria furente.
Obbedii, preda del timore che l'ira che campeggiava sul viso di mia zia mi procurava...ma per quanti sforzi facessi, era assai difficile per me comprendere cosa angustiasse tanto la padrona di casa. Questo è il lenzuolo della camera di Messer Enrico e, sicuramente, quell'esimio gentiluomo non è soggetto a questo genere di perdite né, tantomeno, è rimasto ferito disse, fissandomi seria...ed un ricordo mi sovvenne, facendomi sbiancare.
Avevo sentito dire da un'amica di Carlotta del dolore che ella aveva provato la prima notte di nozze, un dolore necessario a suo dire, tanto da macchiare di sangue le lenzuola, a testimonianza della purezza perduta.
Venni colta dal panico a quella notizia.
Quella sciagurata aveva svenduto la sua virtù nella maniera più sciocca possibile.
Se mai qualcuno avesse scoperto quel particolare...subito scossi il capo. Non è necessariamente un guaio, nipote disse zia Mena, vedendomi pallida con i decotti giusti, anche una meretrice può tornare a sembrare una vergine ma dobbiamo risolvere questo inconveniente o il matrimonio non si farà. Se Messer Alberto lo scoprisse, potrebbe trovare una valida scusa per annullare tutto..l'ho visto che non aspetta altro per venire meno ai suoi doveri...ma dobbiamo agire velocemente perché i vostri genitori e quelli del futuro marito di Carlotta stanno per venire.
Io la guardai, ancora più angosciata.
Cosa sarebbe successo se la signora madre e la signora Della Rovere avessero scoperto tutto questo? Non riuscivo minimamente a  figurarmelo...poi ebbi l'illuminazione. Cara zia, forse non tutto è perduto. Ho scoperto una cosa assai strana su Messer Alberto e confido nella vostra discrezione dissi, prima di narrare il turpe spettacolo che avevo visto quel giorno nel giardino della mia dimora.
Lei ascoltò con attenzione, senza interrompermi mai...per poi sorridere malefica. A questo punto, allora, la situazione cambia ma dovremo agire con intelligenza e mantenere le apparenze. Se è vero quello che dici, Messer Alberto non avrà interesse ad annullare tutto. Possiamo tirare un sospiro di sollievo. disse, con una tranquillità inquietante e bizzarra...e poi mi disse il suo piano.
Quel pomeriggio giunsero il signor padre, la signora madre ed i coniugi Della Rovere. La ragione era molto semplice. Occorreva firmare il patto di promessa matrimoniale, cosa che non era stata fatta per via della villeggiatura improvvisa di Zia Mena.
Il signor padre aveva approvato questa scelta, come i  genitori di Messer Alberto. Lo ritenevano una dimostrazione della serietà del giovane che, approfittando del clima tranquillo del posto, aveva suggerito di sottoscrivere l'accordo in quel luogo.
Carlotta ne era rimasta sorpresa ma non aveva avuto nulla da ridire, a patto che le clausole prima stabilite fossero rispettate.
Tutti sorrisero...ma qualcuno pareva non essere d'accordo.
Io vorrei però fare una propostaesordì mia zia, rompendo quel clima di accordo.
Il signor padre l'aveva guardata male e lo stesso feci io. Cosa aveva intenzione di fare, però, lo seppi presto. Vorrei che fosse condotto nella dimora dove questi fortunati giovani andranno a vivere quello schiavo negretto di nome Miguel. Ho notato che è molto abile nei lavori manuali. disse, fissando il lievissimo rossore sul viso di Messer Alberto.
Concordo con voi, cara ziafece Carlotta, che non aveva capito il messaggio nascosto nelle sue parolela sua solerzia potrebbe essere utile...e poi ha delle belle maniere.
Io tacqui, studiando le varie mosse dei presenti, con i nervi a fior di pelle. La signora madre non ci vide niente di strano, né i coniugi Della Rovere. Il signor padre stette qualche momento in silenzio, come sulle braci...prima di cedere pure lui.
E poi la firma calò come la grandine sulla sassaia.
 
 
 
E le cose sono andate a finire come previsto.
Mia sorella Carlotta ed il Messer Alberto si sono sposati, andando a vivere nella dimora predisposta per loro. Sono passati nove mesi da quel giorno...nove mesi da quando sono diventata zia del futuro erede dei Della Rovere, al secolo Filippo.
Mia sorella è oltremodo felice di passare il suo tempo nella casa dove ora vive. Comanda a bacchetta la servitù alla stregua di un generale prussiano, dispensando ordini a destra e sinistra. Messer Alberto passa buona parte del tempo a gestire gli affari, seguito da un Miguel di cui il signor padre ancora ignora lo scopo. A che gli serve quel moro, visto che è bravo esclusivamente nelle faccende domestiche? è solito dire, accigliato.
A quelle parole, solitamente bevo un bicchiere di latte.
Sono una fanciulla onesta, non mi impiccio di questo genere di cose. Mia sorella è ora una femmina onorata e pare perfettamente serena. Ogni tanto mi racconta delle prodezze di Messer Enrico in materia d'arguzia ma ho come l'impressione che siano parole ambigue e falsamente limpide....ma non mi interessa.
Le cose sono andate come stabilito ed io mi godo questa pace momentanea...e so che durerà poco.
Pochi anni mi separano dall'età che aveva mia sorella quando si è sposata e non so chi sarà il mio promesso. Confesso che questo pensiero mi rende malinconica. Non faccio premesse, non mi figuro il suo viso nella mente. Ho paura di avere delle delusioni, rischiando così di non godermi la piacevole serenità in cui ora si trova Carlotta.
Per cui non ci penso.
Ero bambina, fino a questo matrimonio...e sarò fanciulla per un arco di tempo ancora inferiore. Non voglio riempirmi la testa di simili patemi. Comunque vada, se avrò ingegno, potrò comunque ritagliarmi la mia serenità, fortuna permettendo.
Nel frattempo, continuerò a giocare, a ridere, a prendere garbatamente in giro chi desidero...per il resto, si vedrà.
Cara Penelope, con queste parole mi congedo e spero di avere in futuro il vostro stesso buonsenso e di non perdere la mia capacità di ridere su tutto...perché è questo che fa la differenza. Saper ridere e scherzare non è forse la miglior dote del mondo?
Io penso dì sì e continuerò a perseguirla nei limiti della creanza e del buonsenso.
 
A presto
 
Perla
 
Questa è la conclusione. Forse affrettata ma l'unica che davvero mi soddisfi. La colpa forse è della villeggiatura di Goldoni che sto studiando per un esame e che ha portato la storia per questa china. Alla fine, il matrimonio ha avuto luogo e la firma rappresenta un impegno scritto. Perla può tirare un sospiro di sollievo, grazie anche alla saggezza della zia che riesce a rimediare a questa deriva nella maniera più discreta possibile, facendo contenti entrambi gli sposi.
E Perla ride della sorte della sorella ma non può non pensare alla propria.
Ad ogni modo, uscendo dalla storia non posso fare a meno di ringraziare chi mi legge. Ho scritto di getto questo racconto, tenendo presente il clima dell'epoca. Mi sono chiesta se fosse possibile scrivere qualcosa senza rendere il tutto strappalacrime o melenso...e questo è il risultato. Detto questo, passerei a ringraziare chi mi ha messo tra i preferiti, i seguiti e le ricordate e, naturalmente chi ha recensito. Siete stati molto gentili ed io non posso che ringraziarvi per questo.
Buone vacanze
 
controcorrente

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