You'll always be my thunder.

di LittleHarmony13
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. Incontri Inaspettati. ***
Capitolo 2: *** 1. People change, but I'll love you the same. ***
Capitolo 3: *** 2. Occasioni bruciate. ***
Capitolo 4: *** 3. Cosa vuoi fare prima di morire? ***
Capitolo 5: *** 4. Viaggiare da solo. ***
Capitolo 6: *** 5. Laurearsi all'università. ***
Capitolo 7: *** 6. Cambiare la vita di qualcuno. ***
Capitolo 8: *** 7. Imparare a cucinare. ***
Capitolo 9: *** 8. Complicazioni e rimedi. ***
Capitolo 10: *** 9. Vedere il binario 9¾ ***
Capitolo 11: *** 10. I nostri cuori batteranno come se fossero uno solo. ***
Capitolo 12: *** 11. Fare un viaggio in macchina. ***
Capitolo 13: *** 12. Andare ad un Festival musicale. ***
Capitolo 14: *** 13. Vedere un'eclissi. ***
Capitolo 15: *** 14. Imparare a suonare la chitarra. ***
Capitolo 16: *** 15. Mangiare cibo cinese. ***
Capitolo 17: *** 16. Risolvere un mistero. ***
Capitolo 18: *** 17. Ringraziarti. ***
Capitolo 19: *** 18. Conserveremo questo amore in una fotografia. ***
Capitolo 20: *** 19. Dirsi addio. ***
Capitolo 21: *** Epilogo. ***



Capitolo 1
*** Prologo. Incontri Inaspettati. ***







       





Prologo.


Incontri Inaspettati
                                               
         

                                     
             

Niente può andare storto in questa giornata, niente. L'aria mi entra nei capelli, l'estate sta arrivando, e tutto, tutto va per il verso giusto.
Quest'anno la scuola è andata abbastanza bene. Ok, non avevo propriamente brillato, ma la mia media era rimasta su un livello medio-alto, che andava bene sia a me che ai miei. Binomio perfetto.
Certo, devo ancora sapere l'esito finale, lo avrei saputo due settimane dopo la fine della scuola, ma avevo già un'idea.
Presto leverò di dosso questa divisa. Tipica divisa di una scuola inglese: giacca, camicia, cravatta e gonnellina a fantasia scozzese. Nonostante tutto mi mancherà in quei tre mesi di vacanze. La adoro nel vero senso della parola.
L'aria di Londra, quel tipico misto di smog, storia e grandezza mi entra nelle narici, facendomi sentire viva, per una volta.
Non ho un bel rapporto con la vita. Nonostante i miei giovani diciassette anni sono piuttosto asociale. Non per scelta, ma per incapacità nei rapporti interpersonali.
Ho ovviamente molti amici e molte amiche, ma il senso di solitudine e di incomprensione aleggiava sempre su di me. Posso starmene chiusa in casa per ore, con la musica accesa, il computer sulle gambe, un libro sul comodino, e potete giurare che starò da Dio, ma se tutto a un tratto mi viene in mente di essere sola, è la fine. Mi piace stare da sola, ma essere sola, quella è tutta un'altra storia.
E' una cosa che mi fa sempre venire i brividi a pensarci.
Uno squillo di telefono interrompe il mio scorrere inesorabile di pensieri. Cavolo, ma quanto penso? Possibile che questo cervellino non si fermi mai?
Tiro il telefono fuori dal borsone pieno di libri di scuola, zeppo fino all'orlo, e con la mia solita grazia, paragonabile a un elefante in un negozio di cristalleria, faccio cascare tutto in terra. Fortuna che passeggio su un marciapiede e non proprio in mezzo alla strada, sennò sarebbe stata la fine.
Faccio appena in tempo a vedere che al telefono è Katie, la mia migliore amica, nonché compagna di banco, classe e vita, che anche il telefono finisce in terra, coperto da una montagna di libri e il dizionario di Latino.
Ok, è la fine, posso dire addio al telefono.
Non che sia un telefono di qualità, i miei si rifiutano di comprarmi qualsiasi cosa sopra le 100 sterline. E in realtà neanche a me interessa avere a che fare con telefoni più simili a computer portatili che ad apparecchi telefonici, la cui unica applicazione mancante è fare il caffè.
Appena mi chino per raccogliere il risultato della mia sbadataggine, mi rendo conto che altre due mani sono già impegnate a rimettere insieme tutta quella confusione.
Faccio appena in tempo a rendermi conto che quelle mani sono molto belle, nella loro sottigliezza, e con il pallore tipico di ogni inglese che si rispetti, che noto il viso del loro proprietario.
E' un ragazzo. Un ragazzo che ha più o meno la mia età, oserei dire. Ed è.. non so bene cos'è. So che i suoi occhi sono belli, azzurri e grandi. Ha le ciglia lunghe, che gli danno un'aria fanciullesca. Non il classico prototipo di bellezza, con i suoi capelli castani e un po' spettinati, ma è affascinante a suo modo.
Come risvegliata da un sogno sento una voce, che credo stia parlando proprio con me.
"Credo che questa sia roba tua.” - Ha anche una bella voce. Un tipo di voce suadente, un tipo di voce da leader. Credo che se in questo momento mi chiedesse di seguirlo in capo al mondo lo farei.
“Ivy, giusto?” - Come sa il mio nome? Poi capisco, l'etichetta sul dizionario riporta il mio nome. Che stupida che sono.
“Ehm, sì, grazie mille. Scusami se tutta questa roba ti ha intralciato il passo. So essere veramente sbadata.” - rispondo, non poco imbarazzata. Ma perché mi fa questo effetto? Ok, sono una ragazza timida con gli sconosciuti, ma non mi è mai mancata la parlantina.
“Non è un problema, tranquilla. Anzi è stato piuttosto divertente vederti in difficoltà senza nessun tipo di impedimento che non fossero le tue mani.” - aggiunge il ragazzo con un mezzo sorriso. E che mezzo sorriso. Probabilmente il mio cuore salta un battito in quel momento.
Adesso scusami, ma devo proprio andare. Ci vediamo Ivy”- mi saluta con un gesto della mano, e faccio appena in tempo a scorgere lo stemma che ha sulla divisa. Il simbolo della St. James [2]. Quindi frequenta la St. James School, non lontano dalla mia scuola, la Blake. Non che questo mi importi, probabilmente non lo rivedrò mai più in tutta la mia vita.
Guardo il telefono che tengo in mano. Va ancora.
Devo richiamare Katie. E magari cercare su Facebook amici di amici comuni che avevo alla St. James. Forse.
Comunque avevo ragione. Niente può andare male in questa giornata
.



[1] - Il titolo della storia è preso dalla canzone "Thunder" dei " Boys like Girls"
[2] - Le scuole sono di mia invenzione, non credo esistano scuole con quel nome a Londra, così come non so se si studi il Latino. Magari si studia come materia facoltativa, mi piaceva inserirlo.





Angolo dell'Autrice: 
Ciao a tutti! Se siete arrivati fino a qui vi ringrazio davvero. Questo è un esperimento di storia Originale che voglio provare. Non scrivo quasi mai storie originali, l'unica che ho scritto l'ho poi lasciata a metà (ma forse la riprenderò! Se ci sono ancora poche anime che la seguono, siete avvertiti :P). Quella storia era un Fantasy, il genere a cui sono abituata. Mi sono voluta cimentare con una storia che di Fantasy non avesse proprio niente. Questa storia si prospetta come una storia romantica, a tratti introspettiva, e anche drammatica. Ma col Fantasy non avrà niente a che fare.
 Non prometto aggiornamenti frequentissimi (certo non tutti i giorni), ma cercherò di fare del mio meglio. Se qualcuno ha voglia di seguirla è il benvenuto, sarebbe un onore per me. Ci tengo veramente molto a questa storia. Così come se volete lasciarmi una recensioncina, anche piccola. Tutto è bene accetto, davvero, anche critiche :).
Se volete farmi sapere cosa ne pensate (vi preeeeego ;) ), io sono qui! Inoltre volevo specificare che potete immaginare i personaggi come volete ovviamente, ma per non creare confusioni Ivy ha come prestavolto Alice Englert, Henry Jack O'Connell, e Chris (un personaggio che arriverà nel prossimo capitolo) Harry Styles.
Grazie ancora dell'attenzione, buona serata, alla prossima.
S. <3

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Capitolo 2
*** 1. People change, but I'll love you the same. ***






1. People change, but I'll love you the same.


                                            

"Cause when you're fifteen
and somebody tells you they love you
you're gonna believe them.
-Taylor Swift, Fifteen.
http://www.youtube.com/watch?v=Pb-K2tXWK4w

 
 



Le strade di Londra sono affollate a quest'ora del giorno. Macchine scivolano sulla strada come fossero fragile aria, i bus turistici formano lunghe code dietro di loro e il mio umore sicuramente non ne giova.
Sono costretta a prendere la metro anche oggi, cavolo.
Il mio rapporto nei confronti di quella meravigliosa invenzione che è la metropolitana, la “Tube” come viene chiamata qui da noi, è un rapporto di amore/odio. Tanti sono i pro, così come tanti sono i contro.
I pro sono visibili nei momenti come questo, in cui l'unica alternativa che avrei per tornare a casa sarebbe quella di farmi mezza città a piedi. Un altro pro è il rumore che si viene a creare dentro la metro: un vocio incessante di vite che si incrociano, unite al fischio di quel treno sotterraneo. Perfetto per quando voglio dimenticare tutto e tutti e concentrarmi solo sulle armonie create dall'unione dei due elementi sopracitati. Il contro, in realtà, è uno solo: la costante paura di venire infastidita da qualcuno. Sin da piccola ho sempre avuto paura di tutto, persino della mia ombra e il solo pensiero di montare sulla metro, sotto terra, con nessuno a proteggermi da eventuali attacchi di panico dovuti alla claustrofobia, di cui soffro, con l'aggiunta persino della paura di persone che potrebbero rapinarmi, o molto peggio ancora, è disarmante.
Sono una persona forte, ma sono anche molto vulnerabile, al tempo stesso. La minima parola storta, un gesto sbagliato, un malumore riescono sempre a turbarmi.
Perciò quando entro nella metro, come tutte le altre volte in cui sono costretta a prenderla, cerco di non pensare all'ammasso di persone che mi sono intorno.
Cerco di pensare a quando, tornata a casa, chiamerò Katie e le racconterò di come anche quel giorno sarei sopravvissuta alla metro, di come non ho potuto risponderle in quanto impegnata a far cadere, come al solito con la mia estrema grazia, il telefono per terra. Le racconterò di come, insieme al telefono dalla strada abbia dovuto raccogliere anche la mia dignità, e forse le racconterò anche di quegli occhi azzurri.
Non so dire come mai ci stia ripensando, il caso è chiuso, probabilmente non rivedrò mai più quel ragazzo e il suo labbro superiore molto più piccolo rispetto a quello inferiore, non rivedrò più il modo in cui le sue vene sporgono dalle sue mani affusolate, non rivedrò più lui.
Basta, non ci devo più pensare.


Assorta nei miei pensieri, l'inatteso tocco di una mano sulla mia spalla mi spaventa a morte. Quasi faccio un salto di venti metri da terra, prima di rendermi conto che la mano appartiene alla persona probabilmente più importante nella mia vita, dopo i miei genitori e la mia famiglia. L'unica che può considerarsi al suo livello è forse Katie.
Chris, il famigerato motivo del mio spavento, il mio migliore amico dal primo anno di superiori, si sporge in avanti e mi dà un fugace bacio sulla guancia.
Perfetto, così anche tutte le persone presenti nella stazione metropolitana in quel momento penseranno che Chris è il mio ragazzo. Tutti, tutti lo pensano. A scuola non possiamo fare due passi che tutte le ragazze cominciano a guardarmi ridendo, e parlandosi nell'orecchio l'una dell'altra. A niente servono le mie continue smentite su ogni tipo di nostra relazione che vada al di là del semplice affetto (anche se persino io mi rendevo conto di quanto poco la parola “affetto” corrispondesse al bene che ci volevamo io e Chris. Affetto era troppo poco. Una galassia di bene sarebbe stato sicuramente più appropriato.)
Dopo aver visto che i miei sforzi di negare non servivano a niente, ho cominciato a lasciare che le cose facessero il loro corso. Né io né Chris ci preoccupiamo di quello che le persone pensano di noi, e anzi, ci divertiamo un mondo a vedere le ragazzine del primo anno che fanno gli occhi dolci a lui e vorrebbero incenerire me.
Chris è oggettivamente un bel ragazzo. I capelli castani e gli occhi azzurro ghiaccio stanno bene su un colorito non troppo pallido, ma neanche abbronzato, come quello di Chris. Probabilmente, appena conosciuti, ci siamo entrambi presi una leggera cotta l'uno per l'altra, ma forse non sapevamo che quello era semplicemente un bell'inizio per una fantastica amicizia. Eravamo entrambi cambiati dal primo anno in cui ci siamo conosciuti. Siamo cambiati noi, ma non il bene che proviamo l'uno per l'altra. E' normale che le persone cambino. Dai quindici anni ai diciotto, inutile dirlo, c'è una bella differenza, anche se chi non ha la nostra età forse non può capire il divario enorme fra questi due momenti della nostra esistenza.
Ma il “Ti voglio bene” che ci siamo detti a quindici anni è sempre lo stesso spensierato, giocoso, simpatico, dolce e dannatamente serio “Ti voglio bene” che ci diciamo anche ora che di anni ne abbiamo diciassette.
Mi giro e afferro la sua faccia ancora prima che le sue labbra fossero riuscite a staccarsi dalla mia faccia e lo abbraccio forte.
“Chris, cosa ci fai qui? Oddio, quanto bene che ti voglio, sono così felice di vederti.” - dico, col volto affondato nella sua spalla.
"No, lo so che sei felice di vedermi solo perché così non devi prendere la metropolitana da sola.” Dannatamente vero. Mi conosce troppo bene.
Sento la sua risata fra i miei capelli, e staccandomi da lui, gli sorrido di rimando.
“No, la mia domanda in realtà era: perché a questa fermata? Stai dall'altra parte della città. E anche Karen.” Karen era la sua ultima nuova fiamma. Chris aveva fiamme più spesso di quanto io mi mettessi la matita per occhi. Cosa che avveniva molto spesso.
“In realtà stavo venendo da te. Ho provato a chiamarti ma il tuo telefono mi dava la segreteria.”
“Già è una lunga storia. Il mio telefono ha fatto la stessa fine del nostro progetto di fisica al secondo anno. Ti ricordi quando dovevamo misurare la velocità dei corpi in movimento e abbiamo buttato giù dal terrazzo di casa mia due angurie? Ecco, questo è quello che è successo al mio telefono. Ma adesso va. L'ho spento, perché, beh non so perché in realtà. Magari ha avuto un brutto trauma cranico e deve dormire.” - sorrido, sperando che Chris riesca a capire la mia ironia.
“Oh Gesù, Ivy, quando una persona ha avuto un trauma cranico non deve dormire. Per nessun motivo al mondo.” - Ok, la ha capita, meno male. E ride. Lo adoro quando non mi trova pazza.
Ma un pensiero mi balena subito nella mente.
“Aspetta, cosa dovevi venire a fare a casa mia? Voglio dire, ovvio che puoi venire quando vuoi, ma..”
Fortunatamente Chris sa quando interrompere il mio farneticare.
“Domani c'è il compito finale di Letteratura e mi chiedevo se potevamo studiarla insieme, e poi, beh, ho un amico alla St.James, ti ricordi di Miles?”
Certo che me lo ricordo, probabilmente è fra le persone che mi stanno più antipatiche fra quelle che conosco, la sua faccia ha sempre un che di perverso che mi turba, ma il nome della sua scuola mi riporta subito alla mente quei fottuti occhi.
“Sì, certo, perché?”
“Mi ha mandato un messaggio circa un'ora fa, dicendomi che un suo caro amico di nome Henry aveva incontrato una ragazza carina della Blake, la scuola dove guarda caso, vado anche io, e il suddetto Henry aveva inoltre chiesto giustappunto a Miles se quel suo amico della Blake, Chris, conoscesse una ragazza di nome Ivy. Considerando la particolarità del tuo nome, e che non conosco nessun'altra Ivy, ho pensato di venirtelo a comunicare di persona.
Tesoro, devi per caso dirmi qualcosa?” - mi chiede, appoggiandosi con una spalla al muro.
Boom, questo certo non me lo aspettavo. E non dovrei sentire queste “cose” nello stomaco, come se stessi per vomitare. Era davvero così poco romantico, l'amore? O semplicemente era la reazione del mio stomaco alla fetta di torta che avevo ordinato poco prima, a Starbucks, per ammazzare il tempo? No, non è quella, non credo proprio.
Appoggio le mani chiuse a pugno sul petto di Chris.
“Io devo sempre dirti qualcosa. Ma questa impiegherà un po' più tempo del solito.”



Angolo dell'Autrice:  Buon Pomeriggio a tutti!
Qualcuno di voi è riuscito ad arrivare fino a qui? Ringrazio che l'ha fatto. Tengo molto a questa storia e sapere che c'è qualcuno che la legge mi rende molto molto felice.
Voglio infatti ringraziare le due ragazze che hanno recensito, la persona che l'ha aggiunta alle ricordate e le quattro che l'hanno aggiunta alle seguite. E' pazzesco, davvero. Grazie mille!
Mi date troppo amore.
Se mai vogliate farmi ancora sapere cosa pensate di questa storia io sono qui, e sarei davvero molto molto molto molto felice di ascoltarvi. Si è capito che sarei MOLTO felice?
Vabbè, non voglio stressarvi ovviamente, ma se avete un secondino sarei davvero felice di sentirvi.
Grazie mille dell'attenzione, alla prossima, che spero non sarà così in là come questa volta, ma sugli aggiornamenti non posso promettervi molto, in quanto il tempo è quello che è. Cioè, perlomeno per me, poco.
Se c'è qualcuno ancora vi ringrazio.
Un bacione,
S. <3.

P.s: Mi sto prendendo grandi "licenze" sulla scuola superiore inglese. Non so a che età cominci, ma io sto facendo più o meno di testa mia, cercando di essere fedele alla realtà, ma anche comunque di adattare il tutto alla mia storia.
Spero mi perdoniate.

 

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Capitolo 3
*** 2. Occasioni bruciate. ***


             
 



2. Occasioni Bruciate.
 

"And I would do it for you, for you
Baby I'm not moving on,
I'll love you long after you're gone.
For you, for you
You will never sleep alone
I'll love you long after you go
And long after you're gone gone gone."
- Gone, gone, gone by Phillip Phillips.

http://www.youtube.com/watch?v=oozQ4yV__Vw
 


 

Due settimane dopo

 

Anche per quest'anno quella terribile agonia chiamata scuola è finita.
Davanti a me si prospettano tre mesi pieni di aria aperta, amici, divertimento.. e sempre il solito posto.
Sia chiaro, io amo Londra, dopotutto è la mia città natale e anche se avessi la possibilità di vivere in qualsiasi altra parte del mondo sceglierei comunque di vivere qui, ma una meritata vacanza mi servirebbe proprio. Sono una ragazza particolarmente ansiosa ed avere la possibilità di staccarmi per qualche giorno dalla routine e rilassarmi sarebbe il massimo. Ma certamente non accadrà quest'anno. I miei hanno deciso che per quest'anno sarei potuta stare benissimo a casa con loro, e in seguito da sola per quelle due settimane in cui loro andranno a trovare la nonna. Anche io sarei dovuta andare, ma diciamo che ho trovato un modo molto carino per evitare quella visita. Io adoro la nonna, e la vedo molto spesso, tutte le sette volte che viene lei a Londra durante l'anno, ma l'idea di andare in Scozia per due settimane (qui infatti è dove la cara vecchietta abita), non mi attira per niente.
La nonna infatti non abita né a Edimburgo, né a Inverness, ma in una piccola cittadina chiamata Bo'ness che vanta la bellezza di soli duemila abitanti. Dopo un anno di studio, non avevo certo intenzione di chiudermi in una piccola città per quasi un mese. I miei non hanno fatto storie, e a me va più che bene. Vedrò la nonna talmente tante volte il prossimo inverno che probabilmente basterà a farmi perdonare per la mancata visita.
Ora che l'estate è ufficialmente arrivata posso avere tutto il tempo del mondo per divertirmi, leggere, guardare film e recuperare serie tv che da tempo ho lasciato in sospeso per dedicarmi alla scuola. The Vampire Diaries, a noi due!
Posso anche scrivere, finalmente. Sì perché scrivere mi è mancato. Scrivo molto per diletto, sin da quando ero una piccola ragazzina di circa dieci anni. Non ho mai fatto leggere a nessuno le mie creazioni, neanche a Chris, sebbene sia la persona di cui mi fido di più in tutto il mondo intero. Scrivere è la mia “piccola cosa”, il mio piccolo segreto e sono estremamente determinata a farlo rimanere tale.

 

 

Questa sera però devo uscire. Chris mi ha invitato a un'uscita che hanno organizzato alcuni suoi amici della St. James. Ci sarà anche Katie, a farmi compagnia, visto che a parte Chris non conosco nessuno.
A parte lui.

Non che lo conosca alla fine. In realtà tutto quello che so di lui è che va alla St. James, ha amici che sono a loro volta amici di Chris e mi ricordo anche troppo bene il colore dei suoi occhi. Non ho più avuto sue notizie. Non so nemmeno se in realtà ci sarà stasera. Dopo quella volta in cui aveva chiesto ai suoi amici informazioni su di me non ho più saputo nulla di lui, e sebbene dica tutto a Chris, non riesco a chiedergli se anche lui sarà presente stasera. Sono sicura che Chris me lo direbbe se lo sapesse, ma a quanto pare non è così; il mio migliore amico ha capito benissimo che ho perso la testa per Henry (un'altra delle inutili cose che sapevo su di lui, il nome. Brava Ivy, grandi passi avanti), dopotutto sono un libro aperto quando si tratta di questo tipo di cose. Ogni ragazzo per cui mi sono presa una cotta è venuto a saperlo, in un modo o nell'altro, Chris compreso. Ma lì avevamo quattordici anni, non importava veramente.
Forse non mi sono mai davvero innamorata. La “storia” con Chris, che non ha mai compreso nemmeno un bacio, e neanche una dichiarazione da parte di nessuno dei due, è stata solo un dolce preludio alla nostra amicizia.

 

 

Chris mi guarda in modo strano. Siamo in camera mia, i miei partiranno fra una settimana, ma lasciano entrare Chris tranquillamente in camera mia. Sanno benissimo che non faremmo mai “niente di male” e che se volessimo farlo potremmo farlo benissimo in duemila altri luoghi o quando loro non sono a casa. Così in questo tardo pomeriggio di Giugno siamo in camera mia; Chris mi aspetta mentre mi preparo per la nostra uscita.
Sono molto preoccupata, non mi piace l'idea di dover passare una serata con persone che non ho mai visto in vita mia, la situazione mi terrorizza. Sono sempre stata un tipino molto “asociale” se così possiamo definirmi.
Mi piace stare con le persone e passare del tempo con gli altri, e so essere anche molto esuberante, ma fare il primo passo mi pesa, e non prenderei mai l'iniziativa, in quanto ho sempre paura di venire giudicata o capita male. Sì, ho molti complessi. E Chris lo sa, infatti è venuto a casa mia con ben due ore di anticipo. Forse aveva paura che scappassi sul serio questa volta, non lo so. Problemi suoi, visto che ora si dovrà sorbire la versione peggiore di me, quella “Ivy sta cercando un vestito in un mare di stracci inutili e non trova niente”, ma non sembra pesargli. Se ne sta spaparanzato sul mio letto, con il telecomando fra le mani, cambiando canale ogni due minuti. Da una mezz'ora a questa parte sembra essersi sintonizzato su MTV e mi sta più che bene. Un po' di musica ci farà solo bene.
Stanno passando “Paradise” dei Coldplay, e non potrei esserne più felice, sono uno dei miei gruppi preferiti e piacciono molto anche a Chris, che sogna un giorno di sfondare nel mondo della musica. Suona la chitarra da quando ha 10 anni e devo ammettere che sta diventato piuttosto bravo. Ha provato a far suonare anche me, ma non è andata. Sono un caso perso.

 

 

Dopo infinite e innumerevoli prove di ogni capo presente nel mio armadio mi decido per dei pantaloncini a vita alta e una canottiera bianca, infilata dentro a quest'ultimi.
“Chris, come sto?” - chiedo, uscendo dalla porta del bagno comunicante con la mia stanza. Uscendo pesto involontariamente il disco degli Arctic Monkeys che ho lasciato tranquillamente per terra dall'ultima volta che lo ho posto nella stereo. La mia solita grazia torna a farsi notare.
“Ivy!”
“Chris!” - Adesso cosa vuole con quel tono di rimprovero?
“Vuoi farmi credere che siamo stati qui due ore e ripeto DUE ORE per vederti indossare un paio di pantaloncini e una maglietta bianca?”
“Zitto, imbecille” - gli rispondo, tirandogli una pacca sulla testa. Per tutta risposta Chris mi blocca la mano e mi tira sul letto accanto a lui.
Perfetto, il ragazzino ha voglia di coccole. Lo aggiungerò alla lista di tutte quelle volte in cui avevo bisogno di affetto e lui si è limitato a farmi giocare ad un videogame, dicendomi “vedrai, ti sfogherai un sacco così.”

Mi alzo dal letto, e prendendolo per mano lo trascino fuori di casa.
La fermata della metro più vicina è a 500 metri. Controllo di avere in borsa il telefono, il caricabatterie e il portafoglio e mi avvio alla fermata della metro. Tiro fuori l'abbonamento e passo le sbarre di sicurezza.
Okay, fino a qui è stato facile. Adesso devo entrare nella confusione della metro londinese alle sette di sera. Fortuna che c'è Chris. Spero che non sia offeso per la botta che gli ho tirato, perché ho davvero bisogno di lui ora come ora. La mia fobia sta tornando a farsi sentire. Io abito vicino alla fermata di Green Park, sulla linea viola, e per arrivare a Russel Square, la nostra destinazione finale, sono solo quattro fermata sulla solita linea senza nessun cambio. Ce la posso fare. Forse.
“Chriiiiiiis!” - esclamo, vedendo che si sta dirigendo verso la metro senza aspettarmi. - “Avrei dei problemi da queste parti.”
Sospira, allunga la mano. Mi ci attacco come fosse l'unica cosa che conta in quel marasma - “Andiamo, rotta di palle che non sei altro!”
Va bene, sorride, non è arrabbiato. Mi attacco un po' troppo violentemente al suo petto e finalmente entriamo.
Il viaggio passa senza complicazioni, e dopo circa quindici minuti siamo di fronte al locale dove dobbiamo aspettare gli altri.


 

Il “The Friend At End” si trova esattamente davanti a noi, e noto che c'è già un piccolo gruppo di ragazzi ad aspettarci. E sto per tornare indietro. Perché vedo Henry. E sta parlando con Katie. E probabilmente le piace. E il mio cervello si rifiuta di pensare.. e Chris mi sta spingendo perché mi sono fermata in mezzo alla strada.
Arrivati sul posto, noto che gli occhi di Henry si spalancano per la sorpresa. Nessuno gli aveva detto che ero lì. La cosa gli dava sicuramente fastidio. Lo notavo. O come direbbe Chris “lo notava il mio cervello paranoico.” Forse; ma adesso in paranoia ci ero andata di sicuro.
“Ivy, guarda chi si rivede, come sta il telefono?” - Mi chiede Henry, con quei suoi occhi azzurri che mi scrutano.
“Il telefono? Ah sì, certo, il telefono. Sta bene, grazie, neanche un graffio” - dico, sempre più imbarazzata.
Dal locale esce una canzone dei The 1975 e io sto andando in estasi. Musica perfetta, ragazzo conosciuto da poco. Sembra uno di quei film scadenti che guardo così spesso in streaming. “Oddio, i the 1975 no, vi prego, sono un gruppo da femminucce” - grida un amico di Chris. Sto pensando ai duemila modi diversi in cui potrei ucciderlo, quando..
“Ciao tesoro!” - La voce di Katie mi riporta alla realtà e solo allora mi rendo conto che è una settimana intera che non ci vediamo. Mi giro verso di lei, e la abbraccio in una morsa da cui si libererà molto difficilmente.
“Katie! Oh mio Dio, è troppo tempo che non ci vediamo!”
Dall'altra parte del gruppo un ragazzo che avrà più o meno la nostra età chiama a gran voce Henry. Solo allora mi accorgo che mi sta ancora guardando. Il tutto comincia a diventare inquietante.


Ci avviamo tutti all'interno del locale, e optiamo chi per un fish and chips, chi per una pizza, chi per un hamburger. Io sono nel gruppo fish and chips.
Appena arrivato il cibo cerco di darmi un contegno e usare il meno possibile le mani, per non sembrare il solito uomo delle caverne mentre mangio le patate fritte. Ma mangiare le patatine con la forchetta non è il massimo, e faccio ancora più confusione che a cose normali. Chris ridacchia. Gli tiro un calcio da sotto la sedia, ma sembra non accorgersene. Anche Katie ride. Ma certo, ridete tutti delle mie disgrazie, ingrati, come no. Credo di essere diventata più rossa di un peperone, e credo che Henry se ne sia accorto perché mi fa l'occhiolino e mi sorride con uno sguardo scaltro. Bene, questo non aiuta per il mio rossore.

 

Dopo cena decidiamo di andare in una discoteca vicino al locale, ma nel tratto di strada comincio a vedere Katie impallidire, ma cerco di non farci caso. Magari non è niente, e non è giusto preoccuparla per nulla.
“Allora, Ivy, come va?” - La voce di Henry compare immediatamente dalla mia destra e anche lui si materializza dopo un secondo. - “Ho provato a cercarti dopo la prima volta che ci siamo incontrati, sai giusto per assicurarmi che tu fossi arrivata a casa sana e salva senza il tuo telefono.”
E' anche premuroso. Il mio cervello sembra sciogliersi, e non sono solita comportarmi così con i ragazzi.
“Ah, capito, grazie!” - E questa da dove mi è uscita? Cavolo Ivy tu sì che sai tirare avanti una conversazione.
“Allora....” - Menomale che Henry pensava da solo a portare avanti un discorso perché sennò era fritto con me.
“Ivy, non credo di sentirmi bene...” - Katie mi ha afferrato per un braccio e adesso mi sta trascinando all'angolo della strada. Cosa sta succedendo?
Non faccio in tempo ad accostarmi completamente alla parete a cui Katie sta disperatamente cercando di condurmi che la mia amica rigetta sul marciapiede. Bene, questa serata sta procedendo al meglio.
Ora sono ufficialmente preoccupata.
“Katie, tesoro cosa c'è?” - Non riesco a capire cosa stia succedendo.
“Ivy, devo tornare a casa, non ce la faccio a stare qui. Deve essere stato qualcosa che ho mangiato. Ora vado!”
“Non scherzare, vengo con te, non fare storie.” Non la avrei certo lasciata andare a casa sola in quelle condizioni.
“Ma sto dall'altra parte della città e tu hai una paura folle della metro!”
Giusto, a questo non avevo pensato.
“Vi accompagno io!” - Era Henry, che probabilmente spaventato si era avvicinato per controllare cosa stesse succedendo.
“No, tu no.. io mi vergono, non ti c-c-conosco.” Comprensibile, se fossi stata in Katie nemmeno io sarei stata felice di farmi vedere in quelle condizioni da un perfetto estraneo. Ma devo ammettere che mi dispiace che l'atto di gentilezza mostrato da Henry sia stato rifiutato.
“La accompagno io amico, grazie.” - Era Chris. Povero Chris, per la seconda volta oggi si sarebbe dovuto subire la mia fobia innata per la metro. Più Katie, ovviamente.
Prende Katie sottobraccio, mi mette un braccio intorno alle spalle, e dopo aver salutato tutti ci dirige verso la metro.
Girandosi verso di me e ridendo dice: “Avrai la tua occasione Ivy, solo non stasera!” E dopo avermi fatto un occhiolino malizioso mi bacia la testa, affondando il suo viso nei miei capelli.
Dopotutto aveva ragione. Avrei avuto modo di ricontattare Henry. Per adesso la priorità era riportare
Katie a casa.



Angolo Autrice: Buona serata a tutti! Sono tornata dopo quasi un anno con un capitolo della mia storia e sono molto eccitata. Tengo molto a questa creazione, e ringrazio chiunque sia arrivato fino a qui e che ha messo la storia nelle preferite, ricordate o seguite. Ci terrei davvero troppo a sentire il vostro parere. Ho specificato troppo? Questa storia ha un grande valore per me e se perdeste due minuti per dirmi cosa ne pensate sarei davvero felice. E riconoscente. In caso contrario, grazie lo stesso di essere passati.
Un bacione, e ancora buona serata.
Alla prossima,
S. <3

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Capitolo 4
*** 3. Cosa vuoi fare prima di morire? ***


 
 
       



3. Cosa vuoi fare prima di morire?
 



"But something happened
for the very first time with you.
My heart melted to the ground, found something true
and everyone's looking 'round, thinking I'm going crazy."

- Bleeding Love by Leona Lewis.
https://www.youtube.com/watch?v=7_weSk0BonM



 

Il tratto di ritorno verso casa è stato traumatico. Io e Chris abbiamo scoperto che i genitori di Katie non erano a casa quella sera, e la signorina si era “scordata” di dircelo. Perfetto.
L'unica soluzione possibile è stata allora quella di portarla a casa mia a dormire per quella notte. La mia migliore amica si era presa proprio un bel virus ed erano cominciate a salirle anche alcune linee di febbre.
Katie si era offerta di dormire sul divano, così da non infettarci tutti, ma era mia ospite e poi il bagno era molto più vicino alla mia stanza puttosto che al soggiorno, in caso di bisogno. Allora Chris si è offerto di prendere il posto di Katie sul divano, ma anche lui era mio ospite, e fino a prova contrario io sono una persona educata. Nonostante tutto quello che dice mia madre.

Alla fine ho passato una nottata orribile, con Katie che ogni cinque minuti si alzava per andare in bagno, io e Chris lo stesso perché volevamo controllare che stesse bene, il cane dei vicini che abbaiava e la povera mamma di Katie che chiamava ogni ora per sentire se la figlia stesse bene.
La mamma di Katie è un'infermiera, e quella sera faceva il turno di notte. Suo padre viaggiava molto per lavoro, e così nemmeno lui era in casa.
La povera signora è molto apprensiva, e alla nove di questa mattina è venuta a prendere sua figlia. Farei tutto per Katie, davvero tutto ma non potevo che sentirmi sollevata. Avrei potuto finalmente dormire due ore se non di più. Mia mamma era uscita alle sette per andare al lavoro, e lo stesso mio padre, quindi non avevo nessuno che mi potesse disturbare. A parte Chris. Ma anche lui aveva dormito poco o niente questa notte così dopo aver preso il lenzuolo, la coperta e il cuscino mi sono trasferita di nuovo nel letto a due piazze di camera mia con Chris.
Alle undici però, nessuno di noi riusciva più a dormire, quindi abbiamo deciso di alzarci. Dopo essere stati quasi venti minuti sul letto a fissare il soffitto, sconvolti dalla sensazione di poco sonno, Chris, con un bacio sulla fronte, se ne è andato, lasciandomi finalmente sola dopo circa 18 ore.
Lo adoro, ma stare così tanto tempo con una persona è troppo anche per me. Il mio spirito asociale tornava a farsi sentire.

 

 

Così adesso, in pace dopo quella che sembra un'infinità di tempo, sto passeggiando per le strade londinesi cariche di aria estiva.
Faccio colazione perché il mio stomaco sta davvero cominciando a brontolare. Da quel fish and chips di ieri sera il mio stomaco non ha più ingerito nient'altro. Con una ciambella in una mano, e il cappuccino nell'altra, adesso credo di essere pronta ad affrontare la giornata. O quel poco che ne rimane. Devo poter lasciar liberi i miei pensieri, è troppo che li tengo rinchiusi. Da ieri sera non ho più avuto il tempo di pensare ad Henry. Non che questo debba essere necessario, ma voglio farlo. E' troppo tempo che non mi sento così per una persona. Forse non mi sono mai sentita così per una persona. E qualcosa dovrà pur certo significare.
Mi siedo sulla prima panchina libera di Hyde Park e sorseggiando il mio cappuccino mi trovo a riflettere. I miei se ne vanno domani, ed ho davvero voglia di fare qualcosa quest'estate. Voglio provare cose nuove, vedere persone nuove, e magari anche innamorarmi. Magari di Henry, chi lo sa.

 

 

Hyde Park è un buon posto per rilassarsi, ascoltare musica, leggere. Da due giorni sto leggendo un libro, “1984” di George Orwell e mi sta davvero entusiasmando. Non smetterei mai di leggere, fosse per me.
Ma sembra che sia costretta a farlo. Un telefono sta squillando, rovinando la magia, e sembra proprio che quel telefono sia il mio. Sicuramente sarà Katie che mi accusa di essere una cattiva amica. In effetti non le ho nemmeno chiesto come stava. Povera stella, devo assolutamente rimediare.
No, non è Katie, è un numero che non conosco, e vorrei non rispondere, riprendere subito a leggere e mandare al diavolo tutta quella tecnologia.
Però potrebbe essere importante. Quindi rispondo.
E sono sicura che non me ne pentirò mai.

 

 

“Pronto?”
“Sì, pronto chi parla?” - Mi sembra di conoscere la voce dall'altra parte dell'apparecchio ma non ne sono sicura.
“Mi scusi, signore, ma ha chiamato lei!” - E che diamine, un po' di educazione!
“Sono ehm.. sono Henry, parlo con Ivy?”
Henry, quell'Henry? Non può essere. Come ha fatto ad avere il mio numero?
“Henry chi scusami?” - Un atteggiamento distaccato dovrebbe essere la miglior mossa da intraprendere.
“Henry della St. James. Henry del telefono.”

 

Ok, ok ho capito anche troppo bene di chi si tratta.
“Oh Henry, ciao! Come hai fatto ad avere il mio numero?”
“Le vie del Signore sono infinite mia cara. Tante preghiere e una buona parola dal tuo amico Chris.”
Chris, oh Dio, appena arriverò a casa gli farò le coccole per almeno due mesi.
“Henry, dimmi, quale è il perché di questa telefonata?”
“Vorrei vederti Ivy. Ho bisogno di vederti. Non so con chi parlare. Ed io ho bisogno di parlare Ivy.”
Questo ragazzo poteva essere o tutto quello che avevo sempre desiderato dalla vita, o uno stalker di prima categoria, ma la prima opzione era decisamente più romantica. Decido di lasciarmi andare.
“Certo, quando vuoi!”
“Domani va bene?”
“Che ne dici di ora?” - Ok, forse ero stata un pochino precipitosa.
“Ora? Dici sul serio?”
“Certo, non ho niente da fare. Sono ad Hyde Park a prendere un po' di sole e a leggere. Incontriamoci dove vuoi. Basta che non debba prendere la metro. Poi ti spiego.”
“Questo restringe le possibilità.” - Sta ridendo per caso? Mi sta prendendo in giro? Chris gli ha raccontato della mia fobia? - “Va benissimo Hyde Park, abito proprio qui vicino. Arrivo fra dieci minuti. A dopo Ivy.”
“A dopo Henry!”
Non so spiegare il perché ma il mio nome, detto dalla sua bocca, suona completamente in modo diverso.


 

Dieci minuti dopo, puntualissimo, arriva. Indossa una maglietta bianca e dei jeans, e mi ritrovo a pensare che sta benissimo anche così. E poi penso che nemmeno lo conosco, e che forse dovrei seriamente darmi un contegno. Non riesco nemmeno a capire il perché di quella “visita”.
Entrambi siamo molto imbarazzati. Henry si siede sul bordo della panchina, molto lontano da me. Sbaglio od ho frainteso quella telefonata di dieci minuti prima?
Dopo i saluti circostanziali decido di arrivare al sodo. Perché mi voleva vedere. Glielo chiedo, e tutto quello che ricevo come risposta è: “A volte mi piace stare solo. Tra lo stare da solo e lo stare con persone che mi feriscono, preferisco stare da solo.”
Ok, questa non era una spiegazione, ma non mi sento in dovere di farglielo notare. Questo ragazzo magari è un pazzo, e io non voglio certo contraddire un pazzo.
“Ook..” - E' tutto ciò che riesco a dire.
“So che ti sembrerò un pazzo. Posso capirlo. Ma sarà anche una delle ultime volte che mi vedrai tranquilla. Fra un mese non costituirò più un problema.”
Lo dice con un tono talmente triste che sto pensando ad una malattia terminale. Sono nel panico, ma non dico niente fino a che lui non ricomincia a parlare. E' lui che ha voluto questo incontro, e sarà lui che parlerà quando si sentirà pronto.
“Mi trasferisco, Ivy. Fra un mese. Vado a vivere in Galles.”
Cazzo. Non so se essere sollevata dalla realtà concreta che non stesse per morire o incazzata perché per una volta che credo di aver trovato quello giusto ho i minuti contati per vivere alla grande questa esperienza.
“Oh, bello, adoro il Galles. Almeno dalle foto, non ci sono mai stata.”
Ed è vero, ma all'idea che quello stupido Galles porterà Henry via da me, lo odio. Fottuto Galles.
“Io no, io lo odio. Ho vissuto qui tutta la mia vita. E Londra è la mia città. Sai quando guardi Grey's Anatomy e vedi Meredith dire a Cristina che lei è la sua persona? Ecco, io la mia persona non l'ho ancora trovata, ma sono sicuro di aver trovato la mia città. E l'idea di andarmene mi distrugge. Sono cresciuto qui, ho i miei amici qui, anche se alla notizia della mia partenza non si sono particolarmente sconvolti. Ad eccezione di Scott. Scott è il mio migliore amico, e credo di averlo distrutto con questa notizia. Ma nessuno dei miei amici ha davvero mostrato un grande dolore per la mia partenza. Sono davvero così inutile? Oddio, sembro una femminuccia mestruata.” - Ride, ma nei suoi occhi vedo solo tristezza.
Non so se essere più sconvolta da quelli stronzi dei suoi amici che non sanno cosa si lasciano sfuggire (beh, tecnicamente nemmeno io lo so. Ma questo è un altro dettaglio, la mia mente lavora in modo strano), o dal fatto che Henry, un ragazzo di diciotto anni, guardi Grey's Anatomy. Nessun ragazzo guarda quello show, solo Chris, ma Chris mi accompagna anche a fare shopping e fa le maratone di America's Next Top Model con me, quindi non conta.
Intanto Henry ricomincia a parlare.
“Lo so che è stupido Ivy, ma per una parte di me è come morire. Ci trasferiamo per il lavoro di mio padre. Ho provato a chiedere ai miei di restare qui, ma sono impassibili. Non mi reputano abbastanza maturo, anche se sono maggiorenne. Una parte di me morirà quando me ne andrò via, ne sono sicuro.”
“E allora, lasciamola morire. Ma prima facciamola divertire alla grande.”
“Cosa stai dicendo Ivy?” - Ora era lui a guardarmi come se fossi pazza.
“Hai mai fatto una lista di cose da fare prima di morire Henry?”
“Non ci ho mai pensato perché?”
“Beh, preparala per domani. Da domani i miei stanno via due settimane. Tu quando parti?”
“Il 20 di Luglio perché?”
“Ok! Un mese preciso, più o meno. Tu preparala, e noi ogni giorno esaudiremo un tuo desiderio ok? Io e te insieme. Completeremo la tua bucket list (1).”
“Oddio Ivy, mi sembra perfetto, non so come ringraziarti! Davvero”
Mi abbraccia, e per un attimo sono tentata di dire “ringraziami non partendo” ma non posso. Non ne ho il diritto.
Ma questa idea che ho avuto mi dà forza. Passerò un mese divertente, cercando di vivere appieno ogni momento che ho disponibile con una persona con cui desidererei passare ogni momento disponibile.
Dopo esserci dati appuntamento per il giorno dopo, nel solito posto, e dopo avergli ricordato di portare la sua lista, lo saluto con un cenno della mano e mi dirigo a casa.



(1) Per "Bucket List" si intende, in inglese, una lista di cose che una persona vuole fare prima di morire.


Angolo Autrice: Buona serata a tutti! Rieccomi, anche stasera, a stressarvi con questa storia. A parte gli scherzi, davvero, vi ringrazio moltissimo se siete arrivati fino a qui. Ci terrei davvero a sapere cosa pensate di questa mia creazione, nel bene e nel male. Oddio, nemmeno ci stessimo sposando. Ma davvero, ne sarei davvero felice. Ad esempio, cosa ne pensate di questa idea della "bucket list". Vi sembra folle? Vi sembra simpatica? Ci terrei ad un vostro parere. Voglio inoltre ringraziare la persona che ha messo questa storia fra le preferite, quella che la ha aggiunta alle ricordate e le cinque persone che la seguono. So che per molti saranno poche persone ma per me siete tutto, davvero.
Vi ringrazio ancora di tutto.
Un bacione, alla prossima.
S. <3

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Capitolo 5
*** 4. Viaggiare da solo. ***


          
 


4. Viaggiare da solo.



 
"You, got me caught in all this mess.
I guess, we can blame it on the rain.
My pain is knowing I can’t have you,
I can’t have you."
- Blame it on the rain, He is We.

http://www.youtube.com/watch?v=SCca1cOqnpo




E' la mattina in cui “l'avventura” avrà inizio, e mi sto dirigendo al luogo dell'incontro con Henry. Non ho detto a nessuno di questa pazza idea, né ai miei, che sono partiti questa mattina per la Scozia, né ai miei amici, nemmeno a Katie e Chris. Specialmente a Chris. Prima o poi lo verrà a sapere certo, ma sono sicura che darà di matto. Lui è il primo che dice che nella vita mi devo buttare un po' di più, ma so benissimo che non prenderebbe bene questo mio “pazzo patto con l'ignoto”. Mi farebbe un sacco di storie sul fatto che non conosco Henry (e sotto un certo punto di vista avrebbe anche ragione), e poi, con la sua potente arte retorica mi indurrebbe a rinunciare. E io non voglio rinunciare, non questa volta.

Questa volta mi butto nel vuoto. Questa è una cosa che è nella mia personale bucket list.

 

 

Arrivo ad Hyde Park dopo venti minuti di camminata. Mi sono fatta lasciare un po' più lontano dalla metro, perché sì, sono stata una brava persona, la ho presa da sola, ma dopo alcune fermate ho cominciato ad avere dei problemi. E così mi sono dovuta fare il pezzo a piedi. Tutto a causa della mia fobia. Un giorno me la farò passare. Punto 2 della mia bucket list personale.
Henry è seduto esattamente sulla stessa panchina su cui ero seduta io il giorno prima. Solo che lui ci fa la sua figura. Prima mattina, parco di Londra, ragazzo con sguardo pensieroso seduto su una panchina. Esattamente il mio tipo preferito di Lunedì mattina.
Mentre mi avvicino comincia a sorridere, e mentre sono sempre più vicina mi guarda come se avesse sospettato che non mi sarei presentata. E me lo dice anche.
“Non credevo che saresti venuta. Questa cosa è troppo pazza. Persino per me. Non posso credere che vuoi davvero farla!” - esclama.
“Pazzia è il mio secondo nome, caro. Forse è perché non mi conosci ancora. Forza, dammi questa lista.”
Avevo visto che la stava tenendo in mano prima che arrivassi e la stava spiegazzando, come incerto sul da farsi.
Ha una faccia preoccupata. La stessa espressione che faccio io quando uno dei miei professori mi chiama per prima per esporre qualche presentazione. L'espressione del terrore. Non sembra ancora pronto a porgermi quel maledetto foglio, e così decido di prendermelo da sola.
Senza che se ne accorga glielo strappo di mano, e lui, dal profondo dei suoi occhi azzurri, mi guarda con una faccia spaventata e sembra suggerirmi di non aprirla. Comincio ad avere paura di quello che vuole che faremmo. Ma la sorpresa compare il mio di volto, adesso.
Ho aperto il foglio, e non vedo altro che una scritta. “Viaggiare da solo”.
Ok, questo è solo un punto della bucket list ma dove sono gli altri? Decido di chiederglielo.
“Henry, dove sono il resto delle cose da fare?”
“Ci ho pensato, Ivy, ma voglio farti una sorpresa. Saprai tutto il giorno stesso. In caso di cose particolarmente complicate, in cui ti potrà servire qualcosa di “strano o particolare” ti informerò la sera prima, ok?”
Mi sembrava giusto. Era la sua lista e dovevo stare alle sue condizioni.
“Ok, Mister “Questa è la mia lista e si fa come voglio io” questo primo punto è già molto complicato. Cosa intendi per viaggiare? Sicuramente non possiamo andare in America senza un biglietto aereo o sbaglio?”
“In America no, ma a St. Albans, con un biglietto del treno, sì. E guarda caso, io questa mattina ne ho comprati due.” - Detto questo, tira fuori dalla tasca due biglietti rettangolari, con scritto l'ora di partenza, che sarebbe stata di qui a un'ora, e l'ora di ritorno, ovvero stasera alle otto.
Si può fare. E' una pazzia, ma scommetto che ogni cosa che dovrò fare da qui a un mese sarà una pazzia.
E poi io adoro St. Albans, perché negarmi questa piccola gita? Sono stata a St. Albans molte volte nel corso della mia infanzia, con i miei, ma non ci sono mai stata da sola. A dire la verità non sono mai uscita da Londra senza i miei, o senza contare le gite scolastiche. E scommetto che nemmeno Henry lo ha mai fatto, sennò non avrebbe aggiunto quel punto alla sua lista.
Come primo “viaggio” soli, e con poca conoscenza l'uno dell'altro come avevamo noi, poteva andare. Ci vogliono solo venti minuti di treno da Londra e St. Albans, e in caso di incidenti o cose varie, saremmo potuti tranquillamente tornare a casa anche in taxi. Non c'è niente di cui preoccuparsi. Poi però mi viene in mente una cosa. Sul biglietto c'era scritto “viaggiare da solo”. Se era con me, di sicuro Henry non era solo.
Così glielo faccio presente.
Tutto ciò che ottengo come risposta è: “Sai cosa intendo per da solo”. Sì, lo sapevo, ma volevo esserne certa. Per da solo, intendeva un viaggio senza nessuno, certo, ma senza considerare me. Ormai facevo parte di questa pazza avventura, e non poteva certo buttarmi fuori già il primo giorno. E se voleva viaggiare solo avrebbe fatto il viaggio su una carrozza del treno diversa dalla mia. Glielo dico. Gli piace come idea, è un buon compromesso. Seguire alla lettera tutto quello che Henry dice di voler fare, in questi trenta giorni, è la mia priorità. E se ciò vuol dire farmi venti minuti di treno da sola, in uno scompartimento diverso dal suo, va più che bene. Lo lascerò a ragionare su qualsiasi cosa debba ragionare, lasciandolo libero di godersi nella sua più totale solitudine il viaggio.
Non che a me dispiaccia. Mi risparmierò inutili conversazioni che non siamo ancora in grado di sostenere. Avremo tutto il tempo per conoscerci questo pomeriggio.

 

 

Arrivati alla stazione, lo saluto almeno per il momento, e salgo il primo scalino di un vagone, facendo segno ad Henry di prenderne un altro.
“Ci vediamo dopo, testarda e puntigliosa amante delle parole che non sei altro.” - mi urla, dalla porta del vagone vicino. Ride, e lo vedo che è sollevato. Un po' di solitudine è quello che gli serviva. O almeno credo. Non lo conosco così bene da dare un giudizio, ma reputo Henry una persona particolarmente solitaria. Come me. E va benissimo, almeno per me. Mi siedo e accendo il mio mp3. “Blame it on the rain” dei He is We parte subito, e rischio davvero di addormentarmi. Ma una vibrazione dal mio telefono mi sveglia. E' un messaggio, da parte di Chris.
Sono davanti a casa tua. Ho in una mano una scatola di ciambelle, e nell'altra due frappuccini. Lo so che stai dormendo. Ma vuoi farmi rimanere qui ancora per tanto? Xoxo Chris.”
Dio santo! E ora? Ma perché non mi avverte quando vuole fare queste cose? Non sono pronta a dirgli la verità, ma devo. E' il mio migliore amico, capirà di sicuro.
Chris sono su un treno. Sto andando a St. Albans. Sono desolata ma rimedieremo devi credermi. Conserva quelle ciambelle per domani. Ti voglio troppo bene. Xoxo.
P.s: Se la mamma ti chiama, IO SONO CON TE, hai capito zuccone?”.

Due minuti dopo arriva la risposta.
Cosa ci fai su un treno per St. Albans? Sei con qualcuno in particolare? Ivy, sei con Henry? IVY PARLA, testa di cavolo che non sei altro.
Va bene, comunque, ti parerò il culo in ogni caso.
P.s: TI VOGLIO BENE ANCHE IO.”

Gli rispondo che sì, sono con Henry, ma che gli avrei spiegato tutto più tardi. Di rimando mi arriva una faccina maliziosa. Ok, non si era arrabbiato sul fatto che non gli avessi detto nulla. A volte penso quasi di amarlo, per quanto è comprensivo e buono con me. Peccato che non si sceglie così facilmente chi amare. Io e Chris saremmo perfetti.
Peccato che l'amore non si sceglie. Lui sceglie te.

 

 

Venti minuti dopo scendo dal treno e vedo Henry che mi aspetta sulla piattaforma del treno. Deve essere sceso prima di me.
“Allora come è andato il tuo viaggio da solo?” - gli chiedo. - “Hai avuto il tuo tempo per pensare?”
“Tutto il tempo del mondo, e sì, è andato benissimo, grazie Ivy.”
“Ma ti pare?” - Ok, e adesso perché sto arrossendo?
Senza pensarci due volte mi dirigo fuori dalla stazione, e poi verso la città.
St. Albans è una città non troppo grande, famosa per la sua famosa cattedrale. E' inoltre una città di origine romana, e questo mi affascina. Ho sempre avuto un debole per l'antichità. Anche per i miei esami ho sempre scelto materie umanistiche.
Andiamo a sederci nel parco davanti alla cattedrale, ma non sappiamo bene nemmeno noi come comportarci adesso. Finché non ho un'idea.
Quante idee strane che ho in questi giorni, mi stupisco di me stessa.
“Henry, tu lo sai vero, che noi praticamente non ci conosciamo, giusto?”
Sembra un po' contrariato da questa domanda.
“E' per caso uno strano modo di fare amicizia questo?”
“Sì, più o meno. Facciamoci delle domande ti va? Una per uno. Ok?”
“Okay, si può fare. Prima le signore!”
“Quale è l'ultima cosa che hai visto in TV?”. Non so da dove mi sia uscita, ma è bene partire con calma. Non si possono fare domande esistenziali senza nemmeno sapere cosa guarda una persona in TV.
Henry si mette e ridere, e non posso fare a meno di notare quella fossetta che ha sulla guancia quando ride. E' molto tenera.
“Probabilmente qualche video musicale su MTV questa mattina mentre mi facevo bello per te.”
Sì, ora sono ufficialmente in imbarazzo. “Sta a te” è tutto ciò che riesco a dire.
“ Quando è stata l'ultima volta che sei uscita di casa e cosa stavi facendo?”
“Queste sono due domande in una. Non barare.”
“Le domande combinate valgono Ivy.”
“Ok, ma renditi conto che hai sprecato una domanda. L'ultima volta che sono uscita di casa è stata questa mattina, per venire da te al parco.”
“Sai che non intendevo questa mattina.”
“Allora dovevi specificarlo. Domanda sprecata. E' il mio turno.” - Gli faccio una linguaccia e proseguo. - “Quale è stata l'ultima cosa per la quale hai riso?”
“Anche questa domanda è sprecata Ivy. Due minuti fa. Alla tua stupida domanda sulla TV!”
“Le mie domande non sono stupide. Puoi capire molto da quello che una persona guarda alla TV. Io guardo un sacco Geordie Shore, ad esempio, questo cosa ti dice di me?” - Era ovvio che scherzavo. Forse. Potrei casualmente soffermarmi un po' troppo su Geordie Shore, quando lo danno alla TV. Ma Henry se l'è bevuta, perché sta ridendo come se fosse solo un semplice scherzo. Fortunatamente. Era il suo turno.
“Quale è stato l'ultimo film che hai visto?”
Questa domanda mi piaceva. Avevo adorato l'ultimo film che avevo visto.
L'attimo fuggente. Un capolavoro.”
Lo avevo visto due sere prima, lo scorso sabato sera. Katie non c'era, così io e Chris avevamo deciso di non uscire. Avevamo videonoleggiato un film ed eravamo andati a casa mia a vederlo. Avevo anche pianto un pochino, alla fine, e sono sicura che anche Chris avesse pianto, vedevo i suoi occhi lucidi. Ma da uomo duro qual era, non aveva voluto ammetterlo. Schiappa. Guardava America's Next Top Model con me, e poi si vergognava ad ammettere di aver pianto per un film in cui è praticamente raccolto tutto il senso della vita. Ma non serviva che lo ammettesse. Avevo sentito il suo petto sobbalzare, perché avevo la testa posata sulla sua spalla.
Glielo ho anche chiesto, ma in tutta risposta ha affondato il viso nei miei capelli così che non lo potessi vedere negli occhi. Mi ha fatto tanta tenerezza. Ma questo non lo dico ad Henry. Non vorrei che pensasse male.
“Wow, adoro quel film. E' fantastico.”
Ne ero felice. Condividere qualche passione era molto in una relazione. Puramente platonica, ovvio.
Sta a me.
“Se avessi la possibilità di cambiare qualcosa nel mondo, qualsiasi cosa, che non sia politica, cosa cambieresti?”- E' una domanda pesa, lo so. Ma può dirmi molto di lui. Se mi prendesse sul serio.
Ma ride, di nuovo e mi risponde: “Cambierei il fatto che gli uomini possano sentire la fame e sai perché?”
Ora ero interessata: “No, perché?”.
“Così non sarei costretto a sentire questa voglia di mettermi qualcosa sotto i denti, mentre sono qui a parlare con te.”
Ok, ha fame. Stop, fine del gioco.
Prendiamo un gelato a un negozietto ambulante e lo andiamo a mangiare su una panchina sulla strada principale per la città.

 

La giornata passa veloce, fra una chiacchiera e l'altra, e prima che possa rendermene conto, dobbiamo nuovamente salire sul treno per tornare a casa. Ma stavolta saliamo nel solito vagone. Ascoltiamo musica (e devo ammettere che abbiamo dei gusti molto simili in fatto di musica) e ridiamo. Ridiamo un sacco. E questa è la cosa che mi piace di più.
Quei venti minuti passano troppo velocemente.
Al momento di salutarci si abbassa per darmi due baci sulla guancia, e il mio cuore perde venti battiti. Più o meno.
“A domani Ivy. Ti sono debitore.”
“E di cosa? A domani Henry!”
Senza aspettare la sua risposta, mi giro e mi dirigo verso la fermata della metro. Questa “piccola pazza avventura” si sta rivelando più interesante del previsto.





Angolo dell'Autrice:  Buona sera a tutti! Vi ringrazio se siete arrivati fino a qui a leggere questa pazza storia. Pazza come la persona che la scrive. Spero che vi sia piaciuto questo primo "vero" capitolo della storia. So che come storia non è troppo realistica. Due ragazzi lasciati a loro stessi, ma cercherò di rendere tutto il più fedele al vero possibile. Voglio intanto ringraziare le tre persone che hanno messo questa storia fra le preferite, la persona che la ha inserita nelle ricordate, e le cinque che la seguono. Davvero, siete il motivo che mi fa continuare questa pazzia.
Mi farebbe molto piacere sapere un vostro parere. Di chiunque. Come vi sembra questa pazzia finora? I personaggi vi piacciono? Ci terrei davvero a sapere ogni vostro parere, brutto o bello che sia.
Vi ringrazio ancora, e vi mando un bacio infinito.
S. <3


 

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Capitolo 6
*** 5. Laurearsi all'università. ***


       
 


     5. Laurearsi all'università.


 

"Now I've got you in my space,
I won't let go to you.
Got me shackled in my embrace,
I'm latching onto you,
Now I've got you in my space,
I won't let go of you.
Got me shackled in my embrace,
I'm latching onto you."
- Latch, Kodaline.

https://www.youtube.com/watch?v=5I2rm9AWSVQ


 

 

Mi sveglio questa mattina e sono piena di vita. E' il secondo giorno di questa pazza estate che ho deciso di vivere, e non riesco ancora a crederci. Ieri sera, tornata a casa, non riuscivo a pensare, tanto che mi girava la testa. La giornata di ieri è stata troppo, per una persona come me. Una persona che non si butta mai. E quando dico mai, è davvero mai.
Chris mi ha chiamato ieri sera, e sono stata pronta a spiegargli tutto. Ne parlerò anche a Katie, prima o poi, ma sono cose che hanno bisogno del loro tempo. Non voglio spargere la voce di questa nuova amicizia ai quattro venti, rischiando che vada poi a finire male. Ci rimarrei assolutamente troppo scottata, e non voglio che si sappia troppo in giro. Non è nel mio genere. Già ho dovuto fare una faticaccia per convincere Chris che tutto questo non è una pazzia. Non lo capisco, a volte. Mi dice che farebbe di tutto per me, e che mi devo buttare di più, ma una volta che lo faccio si preoccupa in una maniera assolutamente troppo paranoica per una situazione per cui non è il caso di preoccuparsi.
Gli voglio bene, ma questo è il momento di vivere la mia vita.

 

Mi vesto, e scendo per dirigermi al punto d'incontro che abbiamo deciso io e Henry. L'odore dell'estate mi piace sempre di più. Sa di novità, proprio come le esperienze che sto vivendo adesso, e ne sono estasiata.
Trovo Henry appoggiato ad un albero ad aspettarmi, e il mio sorriso si distende, quasi come se fossi sollevata. Non so perché ma ho sempre paura che un giorno si stancherà e non si presenterà, mentre io devo ancora scoprire cosa tutto questo significa per me.
Deve essere lo stesso anche per lui, perché appena mi vede, mi fa un cenno con la mano, seguito da quello che sembra essere un impercettibile sospiro di sollievo. Non potrei esserne più felice. Credo ogni giorno di più che quest'avventura sia una benedizione.
Mi avvicino e lo saluto. Mi sorride e per un secondo mi dimentico lo scopo della nostra giornata: realizzare un altro punto della sua bucket list. Ma ci pensa subito lui a ricordarmelo, passandomi il bigliettino in cui dovrebbe essere scritta la nostra “missione” giornaliera.
Voglio laurearmi all'università.
Assolutamente comprensibile, ma oltremodo infattibile. Certo, chi non vorrebbe ricevere una laurea, un pezzo di carta che conferma il fatto che i tuoi studi sono andati a buon fine e che ti dice che forse puoi fare qualcosa di concreto nella tua vita? Io di certo lo vorrei, e certamente lo farò, quando sarà il mio momento. Ma è proprio questo il punto; quando sarà il momento giusto. Sono passata all'ultimo anno di scuola superiore quest'anno, e facendo due calcoli, considerando che Henry ha appena un anno più di me, e non è mai stato bocciato, così mi hanno detto, dovrebbe andare all'università questo Settembre. E io come faccio a far laureare un ragazzo che non ha nemmeno cominciato gli studi universitari? Ho inventiva, ma non posso fare l'impossibile. E glielo dico. Ma lui sembra già avere la soluzione.
“Sai che università vorrei frequentare io Ivy?” - mi chiede, con una scintilla negli occhi.
Scuoto la testa in un cenno di diniego, sperando che non sia Harvard, o la Brown, o qualsiasi altra università oltreoceano. Non credo che riuscirei a coprire ai miei un viaggio in aereo di almeno sette ore.
“Mi ero anche iscritto, in realtà, prima di sapere di questo stupido trasferimento, ma ho dovuto ritirare la domanda di ammissione.” - Ha sempre un'espressione troppo corrucciata quando parla del suo trasferimento. - “Avrei dovuto frequentare la “Royal Academy of Music.” Ed ero anche stato accettato. Così mi hanno detto al momento del ritiro della mia domanda.” Lo dice con orgoglio, e questo mi fa salire una grande rabbia, mischiata allo stupore che provo per aver saputo questa bella informazione. La “Royal Academy of Music” è una scuola di musica molto prestigiosa che si trova qui a Londra. E' il sogno di Chris, anche lui avrebbe sempre voluto frequentarla, e penso che l'anno prossimo farà domanda. Chris è un fenomeno alla chitarra, e suonare è sempre stato il suo sogno. Ma Henry?
“Henry, non sapevo fossi un musicista. Cosa suoni di preciso?” - gli chiedo, curiosa. Sono sempre stata molto affascinata dai musicisti.
“Suono il pianoforte, e quello è lo strumento in cui avrei dovuto specializzarmi. Solo che altre cose si sono intromesse fra me e la mia passione. Cose da poco, cose come la vita. Sicuramente non smetterò di fare musica, nel Galles, ma un'occasione del genere non mi capiterà mai più.” - Lo dice con amarezza, ed ha ragione, perché la penso esattamente come lui. Ma evito di dirglielo. Mi limito a stringergli la mano, con una sicurezza che mi è sconosciuta.
Henry non mi guarda in faccia, ma si limita a ricambiare la mia stretta.
Senza lasciare la mia mano, si gira di nuovo verso di me, e sembra che il suo sorriso caratteristico sia tornato a splendere sul suo volto. I suoi occhi azzurri brillano, e senza troppi mezzi termini mi annuncia: “Ho un piano!”
Non avevo dubbi. Si era preparato.
“Oggi c'è un concerto di fine anno accademico” - mi informa - “e, sebbene di solito le cerimonie di consegna della laurea ci siano a Settembre, alcuni studenti sono spesso costretti ad andarsene prima per problemi personali, perciò vengono celebrati alla fine del concerto di fine anno. Il concerto è già cominciato, ma se ci muoviamo dovremmo fare in tempo ad arrivare là per la consegna degli attestati. Se non posso laurearmi perlomeno voglio assistere ad una cerimonia di laurea.”
Mi sembra un'ottima idea, e così ci dirigiamo a piedi verso la scuola. Non è lontana da qui, e non mi sembra il caso di prendere la metro. Non voglio rovinare tutto, e far pensare a Henry che sono pazza, soltanto per la mia piccola fobia.

 

Arriviamo davanti alla scuola, e sorrido davanti a quell'edificio di mattoni rossi. Lo ho sempre trovato molto bello nella sua classica staticità.
L'ingresso è libero, quindi io e Henry ci dirigiamo all'interno della scuola, seguendo le indicazioni che portano all'aula magna in cui si sta svolgendo il concerto, e in cui si svolgerà la cerimonia di laurea.
L'aula magna è enorme, larga e alta, in modo che il suono si possa diffondere per tutta la stanza. Io e Henry prendiamo posto nelle ultime file e ci godiamo quel poco che è rimasto del concerto. Sta finendo, e dopo un ultimo assolo di piano, il sipario si chiude.
Un uomo corpulento e pelato sulla sessantina ci informa che nell'arco di dieci minuti prenderà inizio la cerimonia vera e propria. Noto una ragazza vestita con un tailleur nero su cui sopra è attaccata una spilla con su scritto il nome dell'istituto, che si aggira per la stanza. Quando si avvicina a noi vedo che ha dei fogli in mano. Mi sporgo per guardare di cosa si tratta. L'arte di farmi i fatti miei non è mai stata una mia prerogativa, ma mi piace definirmi una persona curiosa, non impicciona. Sporgendomi, vedo che tiene in mano la lista delle persone a cui deve essere consegnato l'attestato. Ed è lì che mi giunge l'idea. L'idea più malsana e pericolosa che mi sia mai giunta alla mente probabilmente ma devo tentare.
“Signorina, mi scusi, le è cascata una forcina” - le dico.
La giovane si china per cercare la famigerata forcina, e lascia i fogli sulla sedia vuota accanto a me.
“Signorina non vedo niente.” - Mi dice lei.
“Cerchi meglio, vedrà che è lì. La ho vista chiaramente caderle dalla testa”. - Le rispondo, concisa.
Nel frattempo in cui la povera vittima della mia pazzia si dà da fare per cercare quella forcina, io tiro fuori dalla mia borsa una penna e aggiungo alla lista il nome di Henry. Fortuna che i nomi sono tutti scritti a mano, così non sarà possibile notare la differenza di un'aggiunta all'ultimo minuto. Gli occhi azzurri di Henry mi scrutano, e quando riesce a scorgere il suo nome, mi tira una gomitata.
“Ivy, cosa stai facendo?” - Mi chiede, con uno sguardo da pazzo.
“Lascia fare a me.” - gli rispondo, stizzita.
Mi chino per terra, e nel frattempo, mi tolgo dai capelli una forcina che li tiene su.
“Scusi, signorina, credo di averla trovata io!” - dico, chiamando la povera ragazza che è sempre carponi.
“Oh, grazie mille, cara!” - mi risponde, riconoscente.
Non so quanto tempo ci metterà a rendersi conto che quella forcina non è sua, ma per quel momento saremo già fuori. La ragazza riprende i fogli che aveva lasciato sulla sedia accanto alla mia, e ritorna verso il palco.
Porge al preside i fogli, e così comincia la cerimonia.
Io e Henry ce ne stiamo lì tutti nervosi mentre aspettiamo che il preside pronunci il nome del mio amico. Abbiamo deciso che per quel momento ce ne andremo, ma sicuramente il preside non si ricorda di ogni studente che è iscritto alla scuola, e sul momento, per la mancata comparsa di Henry, sarà sicuramente sorpreso. Questo ci dà un ottimo vantaggio.
“Henry Adamson!” - La voce possente dell'uomo si riversa in tutta la stanza, mentre aspetta che il ragazzo che ha chiamato si presenti e si metta in fila con tutti gli altri, per ricevere l'attestato.
Non riesco a fare a meno di trattenere il respiro, ma Henry mi ha già preso per mano, e correndo, ci trasciniamo fuori dall'istituto.
Due strade più avanti ci fermiamo, senza fiato, ed io non posso fare a meno che accasciarmi a terra per il troppo ridere. Mi fa male la pancia, credo di non aver riso così tanto da.. beh, forse dallo scorso weekend, con Chris, ma poco importa. Era da tanto che non ridevo così con qualcuno che non fosse Chris.
“Tu sei una pazza, Ivy Russ!” - mi dice, puntandomi un dito contro, ma vedo che ride, e sono contenta di averlo reso felice.
Mi prende una mano, e se la porta alla bocca, baciandomela delicatamente. Penso di non potercela fare, è troppo per un solo giorno. Allontano la mano dalle sue labbra e dico, in tono ironico: “Certo anche tu, appena finita la scuola, hai subito voglia di entrare in un'altra. Sei strano forte!”
Ride, e sono felice che non si sia offeso per il mio rifiuto. Lo ringrazio mentalmente per questo, e mi lascio aiutare ad alzarmi. La stretta sulla sua mano è forte, ed io comincio a chiedermi se è giusto affezionarmi così ad una persona conosciuta da poco. Ma mi sembra di conoscere Henry da sempre.
Pranziamo insieme, in un mercatino di Covent Garden, ed infine ci diamo appuntamento per il giorno dopo.
Mi piacerebbe passare il resto della giornata con lui, ma non posso.
Devo vedere Chris, è troppo tempo che non ci vediamo seriamente.
Okay, sono solo due giorni, ma mi manca.

 

Lo incontro ad uno Starbucks a cui ci eravamo dati appuntamento e gli salto letteralmente addosso. Mi prende al volo e comincia a riempirmi la faccia di baci. Io e Chris siamo fatti così. Non vederci anche solo per ventiquattro ore ci causa quasi un male fisico. Quarantotto ore sono davvero troppe poi.
“Tesoro! Come è andata la tua giornata?” - mi chiede, in modo malizioso, staccandosi da me. Ma io non sono pronta. Mi ributto fra le sue braccia, e sussurro sul suo petto un “ho così tanto da raccontarti”.
Chris mi dà un bacio sulla testa e accarezzandomi i capelli mi dice: “Me lo racconti a casa mia o a casa tua? Ordiniamo cinese per cena.”
“Casa mia, dai. I miei non ci sono e possiamo parlare.”
Detto questo, lo prendo per mano e ci avviamo verso la metro.
Questa giornata si preannuncia veramente come una bellissima giornata.





Angolo Autrice: Buona serata a tutti! Sono tornata con un nuovo capitolo, e voglio ringraziarvi se siete arrivati fino a qui. Davvero, grazie mille. Spero che anche questo nuovo capitolo vi sia piaciuto, così come spero vi piacciono i personaggi, e la storia che sto creando, perché io sto cominciando a tenerci davvero molto.
Se volete farmi sapere attraverso una recensione cosa ne pensate di storia, personaggi, trama, e tutto, fatelo molto liberamente. Nel bene e nel male. Sono seria quando dico che accetto tutto, davvero.
Voglio inoltre ringraziare le tre persone che hanno preferito questa storia, le due che la hanno inserita fra le ricordate, e le otto persone che la seguono. Siete la mia forza, ve lo dico con tutto il cuore.
Un grosso bacione, alla prossima.
S. <3

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Capitolo 7
*** 6. Cambiare la vita di qualcuno. ***


           
 

6. Cambiare la vita di qualcuno.
 


"I know I'm not your only
But at least I'm one
I heard a little love is better than none.
Just a little bit of your heart.
Just a little bit of your heart is all I want.
"

Just a little bit of your heart, Ariana Grande.
 



La mattina seguente, appena sveglia, capisco subito che c'è qualcosa che non va. Il letto in cui mi sveglio non è il mio, lo capisco dalla consistenza. Il mio materasso non è così morbido, né mai lo sarà. E soprattutto il mio letto non è cosparso di vestiti da uomo. Cazzo. Non sarò mica finito a letto con uno senza saperlo? Il pensiero che più mi terrorizza prende forma nella mia mente. Non sarò mica finita a letto con Henry? Ma no, ricordo chiaramente di averlo salutato e di essere andata dritta a casa di Chris, dopo una breve fermata a casa mia. In un primo momento dovevamo stare tutta la sera a casa mia, visto che i miei sono via, ma in un secondo momento Chris ha optato per casa sua, in quanto da lì si possono vedere i film in Blu-Ray. Abbiamo ordinato cinese, ci siamo guardati un brutto film sui supereroi (che io odio, e lui pure, quindi non capisco come siamo arrivati a questa scelta), e a quel punto devo essermi addormentata sul divano. E Chris deve avermi portato a letto. Ma non in quel senso. Semplicemente mi aveva accompagnata in un posto più comodo del divano. Quando finalmente tiro un sospiro di sollievo, mi rendo conto che la mia testa è appoggiata sul braccio disteso di Chris, e probabilmente devo anche avergli sbavato un po' sulla maglietta. Vabbè, è stata una sua decisione farmi dormire con lui. A suo rischio e pericolo.
A questo punto sono sveglia, e non ho certo voglia di stare ad aspettare che il mio amico si svegli naturalmente, quindi decido di svegliarlo io.
Gli do un bacio sulla guancia, ma non si sveglia, così decido di passare alle maniere forti. Una botta sul petto, poi due. Alla terza sobbalza impaurito.
“Ma che diamine..?” - esclama, ancora insonnolito.
“Credo di averti sbavato sulla camicia.” - gli dico, mentre gli tiro un braccio per farlo tirare su, ma senza successo.
“Ecco cos'era quella sensazione di saliva che sentivo addosso stanotte. Peccato, pensavo di stare baciando una bella ragazza.”
Faccio finta di essere offesa, ma non funziona, perché mentre cerco di picchiarlo mi scappa da ridere. E poi inutile, è più forte di me. In due secondi mi ha già catturato sotto di lui, tenendomi ferme le mani.
Scalcio per dibattermi ma non ce la faccio.
“Scusati per avermi sbavato sulla maglia. Ora.” - mi minaccia giocosamente, il viso a un palmo dalla mia faccia.
“No, non mi scuso.”
“Ti faccio il solletico. Sai che conosco i tuoi punti deboli.”
NO, il solletico NO. Devo cedere.
“Ok, ok.. Mi scuso. Giuro. Non lo farò mai più.”
“Bene, adesso posso lasciarti andare.”
Ma c'è qualcosa di confortante a stare così, sdraiata con lui. E non voglio ancora che finisca, così lo ritiro giù e affondo la testa fra i suoi capelli, e stupendomi della loro morbidezza.. fino a quando non mi rendo conto che la situazione potrebbe sembrare compromettente.
E allora arrossisco. Per la prima volta dopo anni, sento che il mio rapporto con Chris sta cominciando ad essere imbarazzante. E non deve esserlo.
Quindi mi alzo il più velocemente possibile, lasciandolo solo sul letto, con un'espressione sorpresa.
Il suono del mio telefono mi riporta alla realtà. Un nuovo messaggio. Da Henry. Cavolo, Henry! Ancora prima di aprire il messaggio mi passa per la testa il terribile sospetto di essermi scordata del nostro appuntamento. Ma guardo l'ora e vedo che ci saremmo dovuti incontrare fra un'ora. E allora cosa vuole?

 

Ciao Ivy, buongiorno!
Volevo informarti che la giornata di oggi sarà un po' diversa. Non ci saranno avventure, quindi, qualsiasi cosa tu stia pensando di fare, in quella tua testa ostinata, scordatela! Oggi voglio solo parlare, fare un paio di telefonate e cose così. Capirai tutto quando ci vedremo.
A fra poco. Un bacione.

Henry.

 

 

Quel messaggio criptico mi destabilizza, ed adesso la mia curiosità è lampante. Ogni giorno sono sempre molto curiosa, quando penso a quale potrebbe essere l'avventura che io e Henry dovremmo compiere il giorno successivo, ma devo ammettere che oggi me ne ero completamente scordata. Stranamente.
“Chris, devo andare.” - dico, senza girarmi, quasi avendo paura a parlare di Henry con lui. Ma perché? Io e lui ci dicevamo tutto, no?
“Vuoi che ti accompagni? Posso accompagnarti in metro, almeno non rischiamo di far venire un infarto a mezza Londra, con i tuoi attacchi di panico.” - mi dice, con un mezzo sorriso.
“Oh no, grazie. Non prendo la metro, faccio a piedi, ma grazie lo stesso.”
“Oh, okay,” mi risponde, sorpreso. “Ci vediamo presto allora, d'accordo?”
“Certo, quando vuoi.” - gli dico, ormai sulla soglia della porta.
Mi alzo sulle punte per dargli un bacio sulla guancia, proprio mentre lui si abbassa per abbracciarmi, e l'effetto è buffo, anche se sicuramente molto dolce.
“Qualsiasi cosa tu stia facendo, spero che tu sappia quello che fai..” - mi sussurra all'orecchio, mentre lo stringo forte.
Non riesco a rispondergli, perché forse non lo so nemmeno io. In risposta faccio passare un dito fra i suoi riccioli e respiro profondamente.
“Ci vediamo Chris!”
E con un profondo respiro, mi chiudo la porta alle spalle.

 

 

 

In Hyde Park trovo Henry, con un sorriso stampato sulle labbra, e nonostante tutto, non posso fare a meno di sorridergli di rimando. Appena mi vede, come di consueto, mi passa il bigliettino fra le mani. Ma prima che lo apra, Henry mette una mano sulla mia, e quasi scusandosi, mi dice: “Ho già fatto questa cosa prima che tu arrivassi, da solo. Mi dispiace, so che avevamo detto che avremmo fatto tutto insieme, ma questa era una cosa che dovevo fare solo. Leggi e ti spiegherò tutto.”
Voglio cambiare la vita a qualcuno.
Era completamente ragionevole. Chiunque avrebbe voluto una cosa del genere, nella propria vita, inutile negarlo. Lo guardo dritto negli occhi, aspettandomi una spiegazione che arriva subito.
“Dovevo saperlo da solo Ivy. Dovevo chiederglielo da solo. A mia madre, sai? Dovevo sapere se pensava che non fossi un completo disastro, se non la avevo delusa. Non sono un figlio modello, Ivy. Non mi scuso mai, e mi arrabbio un sacco. Non sono mai quello che i miei si aspetterebbero che fossi.” - parlava come se non riuscisse a fermarsi. - “Così, prima che tu arrivassi, ho alzato il telefono e ho chiamato mia madre, e le ho chiesto se per lei ero importante. La ho colta di sorpresa come è giusto che sia. Le ho spiegato quello che pensavo, che nonostante non sia d'accordo col trasferimento non vuol dire che odi lei e papà. E lei ha capito. Ha cominciato a piangere, Ivy. Mi ha detto che nonostante tutto, rifarebbe tutto da capo. E mi ha detto che le ho cambiato la vita. E stavo per piangere anche io.”
Tremava, ed ho avuto come l'impressione che non avesse mai raccontato queste cose a nessuno, ed ho realizzato che vita solitaria dovesse aver passato, senza avere qualcuno a cui raccontare i suoi pensieri o i suoi sentimenti. E allora gli prendo una mano, e glielo dico, così, senza nemmeno pensarci. Perché lo deve sapere. E io mi sento in obbligo di dirglielo.
“Hai fatto benissimo a fare come hai fatto, davvero. Ma sappi che se bastava sentirti dire da qualcuno che gli hai cambiato la vita, non occorre andare troppo lontano. La hai cambiata a me. Non ti conosco così bene, Henry, ma il modo in cui mi hai portata a mettere in gioco me stessa è sicuramente importante. Mi hai dato una forza che non credevo di avere, e per questo ti ringrazio.” Ho parlato con tutta la sincerità di questo mondo, ed adesso mi sento come nuda di fronte a lui. Non mi ero mai esposta così tanto, per nessuno. E deve saperlo.
“Sono io che devo ringraziare te, perché...”
Non fa in tempo a finire la frase che il suono di un messaggio in arrivo ci interrompe. E proviene dal mio telefono.
Di solito avrei ignorato un messaggio nel bel mezzo di una conversazione con il ragazzo di cui forse mi stavo innamorando, ma era Chris, e poteva essere urgente. 

 

Hai lasciato le chiavi a casa mia. Vieni a prenderle dopo? Xoxo, Chris.
P.s: Dovrei tornare verso le tre di oggi pomeriggio.

 

Cavolo, è vero, mi ero scordata le chiavi di casa. E adesso?
Non potevo aspettare fino alle tre, dovevo tornare a casa prima. E poi mi viene in mente che so esattamente dove si trovano le chiavi di casa di Chris, e quindi, anche se lui non è in casa, posso cavarmela lo stesso.
Apro con le sue, e prendo le mie.
Poi mi ricordo di Henry. Per la seconda volta, in questo giorno, mi ero scordata di lui. E mi sento terribilmente in colpa. Di nuovo.
“Scusami, stavi dicendo? Era una cosa importante, dovevo leggere il messaggio.”
“Certo.” - Lo sta per caso dicendo con sarcasmo? Ma poi sorride e allora i miei dubbi passano. - “Stavo, dicendo, Ivy cara, che devo ringraziarti per quello che stai facendo per me. Nessun'altra lo avrebbe fatto, e anche tu mi hai cambiato la vita. Anche se credo che ogni persona che incrociamo nel nostro cammino ci cambi un po'. Tu mi stai cambiando più di altri, tutto qui.”
Arrossisco a quelle parole, e lo ringrazio per quel discorso.
“Henry, hai ancora bisogno di me oggi? Perché ho lasciato le chiavi di casa dal mio amico Chris e devo assolutamente andare a prenderle, poi devo andare a fare la spesa e sai... Mi avvantaggio un po' visto che abbiamo svolto in fretta il nostro compito oggi.”
“Oh, vai pure. Ti accompagno per un pezzo.”

 

Per il tratto di strada parliamo, e mi stupisco sempre di quanto per me sia semplice parlare con Henry. Mi ricorda episodi imbarazzanti degli anni precedenti, come quella volta che ha mandato un messaggio ad una ragazza per chiederle di uscire, lei gli ha detto di no, e lui allora ha fatto finta che fosse stato un suo amico che, a sua insaputa, le aveva mandato un messaggio. Rido tantissimo, non riesco a farne a meno, e anche lui ride con me. E' divertente.
Vicino a casa di Chris lo saluto, e lui mi abbraccia. Profuma di buono, di estate, aria fresca e agrumi. Mi stringe forte e mi dà un bacio sulla guancia.
Ricambio ma non arrivo alla sua guancia senza alzarmi sulle punte, allora lui mi prende in braccio e allora ci arrivo. Ridiamo un po', e al momento di salutarci gli accarezzo i capelli. Mentre se ne va, però, non posso fare a meno di pensare che vorrei che fossero stati ricci.

 

 

Trovo le chiavi dell'appartamento di Chris sotto il tappetino all'ingresso, come al solito, ma poi noto che la porta è aperta.
Strano, manca ancora un'ora alle tre, Chris è tornato prima?
Senza ulteriori indugi apro la porta e quello che vedo mi stupisce non poco. Sul letto di Chris non c'è solo lui. Sono due corpi quelli che vedo avvinghiati e, se Dio vuole, ancora vestiti. Chris si gira, stupito di vedermi, e la ragazza bionda sotto di lui sogghigna, colta nel mezzo di un bacio appassionato.
Riesco ad avere un solo attimo di lucidità, e vedo le mie chiavi sul tavolino della cucina. Le prendo al volo, e sento gli occhi riempirmisi di lacrime. Sono solo vagamente consapevole della voce di Chris che mi chiama dall'inizio delle scale. Con la coda dell'occhio vedo, e sento, Chris urlare contro la ragazza bionda.
“No, non hai capito, te ne devi andare. IVY? IVY?”
Ma niente di tutto questo mi fermerà. Sto già correndo sulla strada verso casa mia, le lacrime agli occhi e il cuore spezzato.
Non so se sono più sorpresa dal fatto che Chris non mi abbia detto qualcosa o dalla mia reazione. Forse ho veramente bisogno di fare un'esame di coscienza.
Mi arriva un messaggio da Chris.
Ivy, arrivo a casa tua. Posso spiegare.


Gli rispondo.
Non provare nemmeno ad avvicinarti a me. Lasciami in pace.
Mentre quello che avrei voluto rispondergli era: “Come te lo spiego che sono innamorata di te, adesso?”




Angolo Autrice:  Buoooona Sera. Allora mi scuso in anticipo, perché so che questo capitolo è in un ritardo pazzesco, ma si sta riavvicinando la scuola, e non ho più tutto questo tempo libero, e quindi non prometto aggiornamenti troppo frequenti.
E in secondo luogo mi scuso perché so anche che questo capitolo non è quello che vi stavate aspettando. Mi dispiace, ma non è una cosa che ho deciso dall'oggi al domani. So come questa storia deve essere e questa è la piega che deve avere.
Spero di non perdere molti lettori, perché i colpi di scena saranno ancora tanti,  credetemi. Mi farebbe piacere sapere i vostri parere, quindi non tiratevi indietro, nel bene e nel male vorrei sentire un vostro feedback sulla storia.
Vi ringrazio in anticipo, e ringrazio chi continua a sostenermi capitolo dopo capitolo.
Un bacione, e stavolta più che mai, spero alla prossima.
S. <3

 

  

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Capitolo 8
*** 7. Imparare a cucinare. ***


    


7. Imparare a cucinare.

 

"A chance encounter of circumstance
Maybe he's a mantra keeps your mind entranced
He could be the silence in this mayhem, but then again
He'll never love you like I can, can, can.
"
Like I Can, Sam Smith
 

 

 

Stanotte non ho dormito. Che sorpresa.
La giornata di ieri è stata la più strana della mia vita, ed ancora non riesco a dare una spiegazione logica al mio atteggiamento. Ma tutto quello a cui riuscivo a pensare, alle due di questa notte, quando proprio non riuscivo a prendere sonno, era il corpo di Chris che si dimenava contro quello agile e snello della biondina sotto di lui. Il solo ricordo mi causava un attacco di nausea e le lenzuola non erano mai state tanto ingombranti come stanotte. Tutto quello che volevo era alzarmi dal letto, scendere le scale per uscire dal condominio in cui vivo e uscire nella notte fresca e rigenerante di Londra. Ma non lo ho fatto. E il perché non lo so nemmeno io.
Chris ha provato a chiamarmi, dopo che mi ha visto uscire piangente da casa sua, ma non ho risposto a nessuna delle sue chiamate. Cosa potevo dirgli alla fine? “Senti, scusa, sei il mio migliore amico da tutta la vita, il mio rifugio, la mia roccia e mi dà noia la sola idea di qualcun'altra nella tua vita? Forse perché sono...” . No, non dovevo nemmeno pensare a quella parola. Chris, verso le nove di sera, aveva anche suonato al campanello di casa mia, ma semplicemente non ho aperto. Ed è stato il gesto che ha richiesto più forza di volontà di tutta la mia vita.
Persino più forza di volontà di quando ho deciso di passare con voti decenti, il primo anno di scuola superiore. Lo ho visto andare via, dalla finestra della mia camera che dà sulla strada e il mio cuore si è stretto.
E poi ho passato la notte sola e arrabbiata. Ma soprattutto confusa.

 


Quindi questa mattina tutto ciò che riesco a fare è alzarmi dal letto, farmi un caffè e aspettare pazientemente Henry per la nostra avventura giornaliera. Sinceramente non me la sento di andare da sola fino ad Hyde Park, il nostro ritrovo, questa mattina. Non so nemmeno io la motivazione. Una strana e folle paura di incontrare Chris con la sua nuova ragazza si è impossessata di me, anche se so che è irragionevole.
Quindi mando un messaggio a Henry per chiedergli se oggi possiamo incontrarci a casa mia e poi partire di lì. Il messaggio di risposta arriva subito; Henry è d'accordo, quindi gli invio le informazioni necessarie per trovare casa mia. Non penso nemmeno che è il primo ragazzo che viene a casa mia a non essere Chris. E forse è proprio questo che ti turba, mi dice una vocina interna, ma la ignoro. Cerco di rendermi il più presentabile possibile. Mi metto i miei pantaloncini neri con le borchie attaccate ai lati e una t-shirt bianca oversize. Per il corpo siamo a posto, ma per la faccia non posso fare niente. Vado in bagno e dallo specchio noto le mie occhiaie che circondano gli occhi rossi. Si vede che ho pianto, e ripetutamente. Tutto il correttore del mondo non aiuterebbe, quindi decido di dare la colpa ad un'allergia, in caso Henry me lo chiedesse.
Mezz'ora dopo il campanello suona, ed apro ad Henry, felice di vederlo, nonostante tutto. Quando gli apro la porta per farlo entrare, vedo che ha in mano due sacchetti della spesa. Ma cosa?
“Buongiorno raggio di sole.” - mi saluta Henry, mentre posa le borse di Tesco per terra.
“Ciao Henry, cosa.. cosa sono quelle?” - rispondo, ancora incerta, indicando i sacchetti.
“La nostra avventura di oggi.” - E detto questo, mi passa il foglietto spiegazzato che dovrebbe contenere la soluzione del mistero.
Voglio imparare a cucinare.
Rido, sinceramente sollevata per il compito che mi si prospetta all'orizzonte. Non so se oggi sarei stata in grado di affrontare qualcosa di troppo impegnativo.
“Ridi perché sai che sarà impossibile?” - mi chiede, scrutandomi con quei suoi occhi dolcissimi.
“No, rido perché mi piace alla fine come compito. Cosa cuciniamo?”
“Un dolce va bene? Non sapevo cosa comprare e.. ehm.. potrei aver chiesto consiglio ad una mia amica su dei dolci e lei mi ha consigliato questi.. Macherons? Michiron? Non sono molto sicuro di come si pronunci quella dannata parola.” - spiega, sinceramente in imbarazzo. E' così carino quando diventa rosso come un peperone.
“Oh, mio Dio, Macarons Henry. Si chiamano M – A – C – A- R- O- N- S. Meno male che so farli!” - dico, ormai piegata in due dal ridere.
“Ho tutto l'ingrediente, giuro, ho controllato la ricetta.” - mi dice, baciandosi le dita come fanno i bambini piccoli quando devono giurare di non aver combinato niente di male.
“Portiamo la spesa in cucina, dai. Passami un sacchetto.” - gli dico, tirandolo per un braccio. Il contatto con la sua pelle nuda, lasciata scoperta dalla maglietta bianca a maniche corte deve farli uno strano effetto, perché lo vedo irrigidirsi. Cazzo, ho già fatto la mia mossa sbagliata della giornata. Ma lui, dopo avermi passato una delle due buste intreccia le dita della sua mano destra con quelle della mia mano libera e mi accompagna nella mia cucina.
“Scusami, caro, e tu come facevi a sapere dov'era?” - gli chiedo, divertita dalla sua improvvisa intraprendenza.
“Chiamalo intuito. O porta aperta. Fai tu!”
Perché faccio sempre la figura dell'idiota?
“Oh, ora tutto ha un senso.” - dico, imbarazzata, posando la busta sul bancone. Lui fa lo stesso, senza mai lasciare la mia mano. Ammetto che è piacevole, specialmente dopo che comincia a far girare il pollice con movimenti rotatori sul dorso della mia mano, ma non vorrei che fraintendesse. Non sono pratica di appuntamenti, di uomini, di relazioni, e né tanto meno di bei ragazzi che ti chiedono di aiutarli a completare la loro bucket list. Non so cosa Henry provi per me dopo questa settimana insieme, e soprattutto non so cosa provo io. Ma non lascio la sua mano. Mi dà conforto, mi ci aggrappo con tutte le mie forze.
Quasi non mi accorgo che mi ha trascinato al frigorifero e adesso sta sorridendo, mentre guarda una foto attaccata ad esso. Una foto che è stata scattata da Katie, il giorno del concerto dei The 1975 e che ritrae una me un pochino più piccola, con degli stivali alti e una coroncina di fiori fra i capelli e Chris che mi abbraccia da dietro, posando la testa sulla mia spalla. E fa male, dannazione se fa male.
“Questo è il tuo amico che era a cena con noi quella sera al 'The Friend at End' vero? Mi è rimasto davvero simpatico, avete un bellissimo rapporto.” - mi dice Henry, sorridendo.
“Sì, molto. Allora questi Macarons?” - rispondo, cercando di sviare il discorso. Chris è proprio l'ultima persona di cui voglio parlare in questo momento. Stacco la mia mano da quella di Henry e comincio a tirare meticolosamente gli ingredienti fuori dalle buste.
Henry mi guarda, cercando di capire se c'è qualcosa che non va, lo vedo dai suoi occhi, ma credo che abbia lasciato perdere, perché dopo un minuto ritorna allegro come sempre e mi dice: “Certo, capo all'opera.”

 

 

Henry non è poi così negato come vuole far credere in cucina. Non è proprio portato, ma segue i miei ordini alla lettera, anche se fa cascare la farina in terra almeno cinque volte. Alla fine nemmeno io sono questo gran portento, e ciò che penso mentre inforno i Macarons è che spero che si sia divertito. Magari i nostri biscottini non saranno alta pasticceria, ma sicuramente non saranno immangiabili. Non faccio in tempo a chiudere il forno e metterlo a 150 gradi, che Henry mi è dietro con passo furtivo. Appena mi giro per vedere cosa sta combinando una pioggia bianca mi cade in testa. Quello stronzo mi ha appena versato mezzo pacco di farina in testa. Ma come si permette?
“Oh, la pagherai molto cara per questo!” - Dico, prendendo la confettura di marmellata che abbiamo usato per farcire i Macarons. Prima che possa ribellarsi gliene spalmo un'abbondante quantità sul suo bel visino pulito e rido come una matta, felice della mia vendetta. Henry mi prende per i fianchi e mi mette a sedere sul bancone della cucina, così che possiamo vederci negli occhi.
“Questo non avresti dovuto farlo.” - mi dice, facendo finta di essere minaccioso.
“Ma hai cominciato tu!” - replico, facendo a mia volta finta di essere risentita. E poi non so cosa mi prende, ma tutto d'un colpo lo abbraccio. Così, spontaneamente. Io con i capelli color neve e lui con la faccia ricoperta di marmellata ai mirtilli. Lo stringo forte e spero che non se ne vada mai. Ho passato una giornata difficilissima e se anche magari potrei aver preferito Chris a consolarmi, con Henry non ho pensato ai miei problemi, e di questo gli sono molto grata.
Henry reagisce in maniera sorpresa alla mia stretta. In un primo momento spalanca gli occhi dalla sorpresa, ma poi, con una tenerezza disarmante, mi stringe più forte che può. Senza staccarsi da me, prende un pezzo di scottex dal bancone, si pulisce la faccia e appoggia la sua testa sulla mia.
“Cosa c'è che non va Ivy?” - mi sussurra all'orecchio.
In risposta mi stacco, e con sguardo vacuo, rialzo il muro che fino a due minuti prima era caduto.
“Niente, sono solo un po' stanca, dormo poco di recente.”
“Mi dispiace. Soffri di insonnia?” - mi chiede, ma si vede lontano un miglio che non ci crede nemmeno per un minuto.
“Così sembra.”
“Senti che ne dici se rimango qui per pranzo? Magari ci guardiamo un programma stupido in TV” - mi propone, sorridendo.
“Mi piacerebbe un sacco Henry!” - gli rispondo. E mi piacerebbe davvero. Gli sono davvero riconoscente. - “Solo lasciami un minuto per togliermi questa roba dai capelli.”
“Perché? Ti dona sai?” - mi dice, sarcastico.
“Ma che simpatico” - gli dico, avviandomi verso il bagno. Lo sento ridere dalla cucina, e mi si riscalda il cuore.

 

 

Il pomeriggio passa tranquillo, anche se Henry mi comunica che alle quattro se ne dovrà andare. Guardiamo i Simpsons insieme, anche se a me non piacciono, e sento le palpebre calarmi sugli occhi. Sono davvero stanca. Chiudo gli occhi ma non mi addormento.
Dopo pochi minuti però sento Henry accarezzarmi i capelli e quel tocco mi tranquillizza, così tanto che sento i miei sensi andarsene e il sonno prendere il sopravvento.

 

Mi sveglio quello che penso che sia un'infinità di tempo dopo e mi ritrovo con la testa su delle gambe sicuramente maschili, e ancora in stato comatoso allungo una mano verso il viso di Henry.
“Sei rimasto.” - dico, con un sorriso spontaneo.
Sento la mia mano venire presa da un'altra più grande, che se la porta alla bocca e la bacia. Non so perché ma il gesto mi causa un tremore in tutto il corpo.
“Rimango sempre, tesoro, e lo sai.”
Cazzo, ma stiamo scherzando? Io quella voce la conosco e, per tutti i santi del mondo, non è di Henry.
Mi alzo come se fossi stata punta da un'ape e mi ritrovo faccia a faccia con Chris.
“Ora mi spieghi cosa diavolo ci fai in casa mia! Esci, vattene subito. Non voglio avere niente a che fare con te, non sono stata chiara?” Le lacrime stanno rischiando di uscire e voglio evitarlo, prima di perdere definitivamente la mia dignità.
“Ivy, tesoro, ti prego spiegami il motivo per cui sei arrabbiata, okay? Posso spiegare tutto quello che vuoi. Ivy, per favore.”
Ero furiosa. “Non c'è niente da spiegare Chris. Come sei entrato?”
“Oh, ho suonato e quel tuo amico, Henry, mi ha aperto. Mi ha detto che se ne doveva andare e che sapeva che al tuo risveglio saresti stata sicuramente felice di vedermi. Che simpaticone vero?”
“Non permetterti di parlare di Henry, in nessun modo. E ESCI DA CASA MIA, PER AMOR DI DIO!”
Chris si avvicina pericolosamente alla mia faccia. “No, prima voglio sapere il motivo. E non me ne vado finché non avrò una risposta.”
“Oddio, sarà una giornata lunghissima. Quale parte di non voglio parlare con te non hai capito?”
“Sarà una giornata lunga, Ivy hai ragione.”E prendendo una birra dal mio frigo si siede sul divano e mi guarda fisso negli occhi.



Angolo Autrice: Mi vergogno veramente tanto perché praticamente è passato un anno dall'ultima volta che ho aggiornato, ma quest'anno, a livello scolastico, è stato davvero molto impegnativo. Ho fatto la maturità e mi ha davvero portato via troppo tempo.
Ma sono tornata. E sono tornata per restare. Spero che chi di voi seguiva la storia continui a farlo, e spero anche di sentire il parere di molte altre persone. Quindi se avete voglia di farmi sapere qualcosa, nel bene e nel male, fatelo, perché mi fareste davvero un grande piacere. Io sono qui.
Alla prossima,
S. <3

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Capitolo 9
*** 8. Complicazioni e rimedi. ***


       



 8.Complicazioni e rimedi.
 


"And the world will turn and we'll grow,
we'll learn how to be, to be incomplete.
This here now it's where we touch down,
you and me let's be incomplete."
Incomplete, James Bay.


 

Chris è sempre seduto sul divano a guardarmi ed io non so davvero cosa fare. Gli ho già intimato almeno dieci volte di uscire da casa mia ma lui si ostina a dire che dobbiamo parlare, l'ultima cosa che invece voglio fare io.
Il motivo principale è che non so cosa dirgli, perché anche io sono stata presa alla sprovvista dal mio comportamento del giorno prima. Voglio dire, so benissimo che Chris è un ragazzo bellissimo e soprattutto simpatico, intelligente ed educato, e che quindi di conseguenza ha sempre collezionato molte ragazze, ma nessuna di loro è mai stata ufficiale.
Non l'avevo mai visto in azione, ma sapevo sempre se aveva una ragazza con cui si divertiva. E non lo giudico per questo, neanche un po'. So che non è un tipo da storia seria, e sinceramente fino a che continuerà ad essere l'amico fantastico che è, e mi tratterà come ha sempre fatto, per me va più che bene. Non sono certo le sue scelte in fatto di donne ad etichettarlo come persona. Ma mi ha fatto male lo stesso, e non sto bene. Tutto quello a cui penso mentre lo guardo è il modo in cui si muoveva sopra quella bionda. E sinceramente non mi importa nemmeno di chi sia, o dove l'abbia trovata, tutto quello che voglio è che mi lasci in pace.
Mi guarda con quei grandi occhi da cerbiatto che si ritrova, e mi intima di sedermi sul divano insieme a lui.
“Sto bene in piedi, molto distante da te, ma grazie lo stesso.” Non mi ricordo nemmeno l'ultima volta che gli ho risposto così male, senza scherzare, e vedo che ci rimane male, ma al momento non mi importa.
“Mi dici cosa sta succedendo per favore? No, davvero, Ivy, non sto più scherzando, dimmelo perché non ci sto capendo un cazzo.” - esclama Chris, con veramente molta forza.
Cavolo, si è veramente incazzato, conosco quello sguardo. Decido che non è un problema mia e uso la tecnica dell'indifferenza.
“Niente, ma sono convinto che sei impegnato quindi perché non ti levi dalle palle per favore?” Non sono mai così volgare, ma mi sta davvero facendo arrabbiare. Non fa in tempo ad assorbire ciò che gli ho appena detto che rincaro la dose. “Sai cosa? Non mi interessa nemmeno quello che hai da dire, non voglio avere niente a che fare con te, e questo è quanto." So benissimo di essere una bambina infantile, che Chris non mi ha fatto niente, e che non gli sto dando spiegazioni, ma davvero guardarlo fa malissimo. Leggo il dolore nei suoi occhi e non conosco il metodo per fermarlo perché è lo stesso che vedo riflesso nei miei.
“Ivy, ti prego, non so più nemmeno cosa dire. Non pensi che mi meriti una spiegazione, Dio santo? Non pensi che potresti almeno dirmi il motivo della tua rabbia? Ho passato la nottata a chiedermi quale fosse il problema e ogni risposta che mi davo era sempre più improbabile della precedente. Quindi, per favore, parla Ivy. Per favore parla.”
Ha gli occhi lucidi e so che Chris odia piangere, non lo fa mai. Lo ho visto piangere solo due volte in vita mia. E non sono sicura neanche di quelle. Ho una morsa nello stomaco che mi impedisce di respirare e l'antico istinto di amicizia che mi unisce a lui mi fa venire voglia di abbracciarlo, ma non posso. Non posso perché sono arrabbiata con lui, anche se non riesco a ricordarmi il perché in questo momento. E allora me ne rendo conto.
Mi rendo conto che se aprirò bocca di nuovo scoppierò in lacrime, perché per tante altre persone questa situazione potrebbe non essere un problema grave, ma per me e Chris lo è perché se decidessi davvero di lasciar andare il mio rapporto con lui non so cosa farei.
Sto per avere una crisi isterica. Non mi capitano spesso, ma quando lo fanno sono enormi. E non voglio che Chris mi veda così, non per colpa sua. Senza rispondergli corro in cucina e mi appoggio con la schiena al frigorifero, e comincio a piangere. All'inizio è un pianto silenzioso, ma poi i singhiozzi cominciano ad uscire, e non c'è niente che possa fare per fermarli. A molti sembrerà davvero una reazione esagerata, ma la paura di dover affrontare questa situazione è molto grande. Se potessi tornare indietro a ieri mattina lo farei, almeno niente di tutto questo sarebbe successo, ed io e Chris saremmo sempre i soliti di prima.

 

 

Non mi accorgo nemmeno di aver lasciato la porta aperta,e quando sento dei passi venire verso la mia direzione, mi mando a quel paese da sola per essere così stupida. Non vedo niente oltre il velo di lacrime che mi coprono gli occhi ma davvero non mi interessa. Non voglio vedere Chris che mi guarda con pena. Presumo, perché, come ho già detto, non riesco proprio a vederlo.
“Tesoro cosa stai facendo?” C'è paura nella sua voce ed anche tanta tristezza. Non riesco a rispondere perché le lacrime sono sempre lì, bloccate nella mia gola e mi impediscono di parlare.
Sento che ha paura ad avvicinarsi, forse perché teme una mia reazione esagerata, ma probabilmente mi sbaglio, perché dopo pochi secondi di indecisione, sento le sue braccia che mi stringono. Non riesco a scansarlo e nemmeno voglio. Mi sto mettendo in ridicolo col mio migliore amico, il ragazzo più importante della mia vita, ma non mi interessa. Se non posso farlo con lui, non potrò mai farlo con nessun altro.
E allora gli dico la cosa più vera che ho detto, pensato o anche solo percepito negli ultimi tempi.
“Non posso proprio stare senza di te.”
Chris si irrigidisce in un primo momento, ma poi mi stringe così forte che ho paura che possa soffocarmi. Mi lascio cullare dalle sue braccia e lascio che la mia crisi isterica si affievolisca un po'.
“Ivy, ma cosa ti è venuto in mente? Lo sai benissimo che non potrei mai stare senza di te, non devi neanche averli questi pensieri. Mi dici di cosa hai avuto paura per favore?”
C'è così tanta dolcezza nella sua voce che potrei di nuovo mettermi a piangere. Invece gli passo una mano sulla guancia e gli accarezzo i contorni del viso, per poi passare a quelli delle labbra. Non posso ammettere di aver avuto “certi pensieri” nei suoi confronti. Non so nemmeno di che natura fossero, quindi dico la prima cosa che mi viene in mente, che è comunque vera.
“Io... io penso di essermi sentita messa da parte ieri. Mi avevi detto che non saresti stato in casa e invece ti ho visto lì con... con lei e tu non mi avevi detto niente, e mi sono sentita tradita come amica. Ho avuto una paura folle che avessi trovato una ragazza stabile e che quindi non mi avresti più dedicato molto tempo ecco.”
Penso di essere arrossita, molto, ma poco importa. Chris mi guarda con tanta serietà che non riesco a sostenere il suo sguardo.
“Ivy io... Cazzo, ma come fanno a venirti in mente certe cose? Quella una cosa seria? E' un amica di Jack, Jack che suona con me ricordi? Ed è venuta a vedere le prove del gruppo due o tre volte. E mi faceva il filo.
Dal momento che tu passi sempre più tempo con Henry non sapevo cosa fare tutto il giorno, quindi quando mi ha chiamato ho accettato ma non c'è stato niente fra noi. Voglio dire, mi ha baciato, e le ho dato corda. Ma non è stato niente di che. Non è che io ci abbia fatto...”
“Okay, Chris, davvero non mi interessa.” Non volevo proprio sapere ogni piccolo dettaglio della sua vita sessuale. Non ne avevo davvero interesse.
“No, invece devi sentire Ivy. Perché se c'è una cosa che non voglio è che tu ti senta trascurata per quella o chiunque altra. Mi sono spaventato così tanto quando ti ho visto scappare da casa mia, da me, che la prima cosa che ho fatto è stata mandare via quella ragazza. Sono subito venuto a cercarti,e non ti trovavo, non hai idea di come mi hai fatto sentire in ansia. Sei la mia migliore amica Ivy, e verrai sempre prima di ogni ragazza che conoscerò, è molto importante che tu capisca questo okay?”
Gli occhi di Chris sono grandi e seri mentre mi dice queste cose, ed io mi ci perdo.
“Non voglio più litigare con te, non così. Mai più va bene? Sono stata male, Chris.”
“A chi lo dici, tesoro. Però, la prossima volta, se qualche cosa che faccio ti ferisce, vieni subito da me d'accordo?”
“D'accordo.”
“Pace fatta allora?” Come faccio a dirgli di no? Non sono ancora certa di non provare niente per lui, ma tutto quello che mi importa, al momento, è tornare ad essere quello che eravamo, e farò di tutto perché sia così.
“Pace fatta.” - dico allora.
Chris mi prende in braccio e mi butta senza troppi problemi sul divano. In due secondi è sopra di me e mi copre il viso di baci.
“Staccati Chris, mi pesi!” - mi lamento, ma non è vero, non è così, e non riesco a smettere di ridere.
“Oh, rieccola la mia piccola Ivy insolente.” - mi risponde, alzandosi da me.
“Ehi, sono soltanto due mesi più piccola di te ok? Mantieni la calma pavone gonfiato.”
Mi siedo sulle sue gambe e poso la testa nell'incavo della sua spalla.
Mentre Chris mi accarezza i capelli sento che sussurra qualcosa che non capisco, così gli chiedo di ripetere.
“Ho detto: Ora sto bene.” Mi fa così tanta tenerezza che vorrei semplicemente che non fosse fisicamente il doppio di me, almeno potrei stringerlo talmente forte da farlo sparire fra le mie braccia.
“Anche io sto bene, Chrissy.”
“Ti voglio bene, tantissimo, ma non mi chiamare mai mai MAI più così, Vivi.”
“Vivi mi ci chiama solo mia mamma. E non lo fa più da quando avevo dieci anni ma detto da te è più carino.”
Chris sorride e sento che tutto sta per tornare come prima, o forse ci è già tornato, non lo so, ma mi sento veramente fortunata ad averlo nella mia vita. In quel momento il mio telefono squilla e mi alzo da Chris per andarlo a prendere. E' Henry che mi ringrazia per la bella giornata, ma potrà aspettare. Mi appunto mentalmente di rispondergli dopo.
“Chi era?” - mi chiede Chris, ma senza malizia, per semplice curiosità.
“Il mio nuovo ragazzo. Quello con cui mi struscerò su un letto con molta passione, come hai fatto tu con quella ragazza.” - gli rispondo, scherzando.
“Ci deve solo provare e gli taglio le mani. Se trovo qualcuno in certe condizioni con te lo picchio, non mi interessa chi è.”
“Oh, quindi solo tu hai il diritto di essere geloso. Che fregatura.”
“In realtà tu puoi essere gelosa tutte le volte che vuoi. Anzi, sei molto carina quando lo sei.” Nel mentre che lo dice mi scosta una ciocca di capelli dal viso, e mi ritrovo ad arrossire.

 

 

“Se ci guardassimo un film stasera?” Non sto assolutamente cercando di cambiare discorso, neanche un po'.
“Certo, ci noleggiamo qualcosa va bene?”
“Pigiama party come ai vecchi tempi?”
“Perfetto, panino e patatine dal Mc?”
“Aggiudicato. Mi faccio una doccia e andiamo a prendere tutto.”
“Dai, vado io mentre fai la doccia. Almeno guadagniamo tempo.”
“Ma come?!? Non vuoi restare a vedermi fare la doccia?” Adoro prenderlo in giro, davvero troppo.
“Cosa... cosa stai dicendo?” Ha perso dieci anni di vita, poveretto.
“Scherzo, vai, muoviti. E se riprendi Love Actually me ne vado.”
“Ma è il mio film preferito.” Perfetto, ora fa il finto offeso.
“NON portarmi Love Actually o ti chiami Chrissyboo davanti a tutti per tre mesi.”
“Ok, vado, ci vediamo dopo.”
Mi dà un bacio sulla guancia ed esce di casa.
Mi manca già.


Rispondo ad Henry.
Grazie anche a te. Mi sono divertita. A domani :).
Mi risponde quasi subito.
A domani Ivy. Non vedo l'ora :).
Non so se dovrei rispondere, ma per ora non lo faccio.

 

Una doccia è proprio quello che mi ci vuole. L'acqua scorre veloce sulla mia pelle accaldata ed è rinfrescante al punto giusto. Comincio a pensare a Chris, ad Henry, al coraggio che pensavo di aver trovato a mettermi in gioco con quest'ultimo, e alla paura folle che ho avuto di perdere invece il mio migliore amico. E non ci capisco niente. La mia mente è un buco nero che mi inghiotte senza scampo o via di fuga.
Sento suonare il campanello, e affacciandomi dalla doccia urlo: “Chi è?”
“Sono io Ivy, aprimi. Il sacco del Mc pesa. Non hai idea di quanta roba ho ordinato.” E' Chris e la sua voce mi fa subito spuntare un sorriso.
“Sono sotto la doccia Chris, entra pure, è aperto.”
“Okay.” Sento i suoi passi che risuonano per tutto il salotto. “Sicura che non vuoi una mano?”
Rido spontaneamente, immaginandomi il suo sguardo scherzoso e malizioso al tempo stesso.
“Sono quasi sicura di farcela da sola, grazie mille lo stesso.”
“Se cambi idea sai dove trovarmi.”
“Non cambio idea, davvero.”
Esco dalla doccia, mi avvio in camera mia, e mi metto i pantaloncini e la maglia del pigiama. Il pigiama con Titti sopra. Sarei imbarazzata con chiunque altro, ma non con Chris.
Appena entro in sala Chris scoppia a ridere.
“Stai benissimo davvero, ti dona. Dovresti indossarlo più spesso.”
“Perché tu non sei ancora in pigiama?”
“Io il pigiamo me lo metto quando vado a dormire, di solito. Quando andremo a letto me lo metterò.”
Mi giro troppo velocemente, all'improvviso molto interessata alle foto attaccate alle pareti. Da quando sono diventata così maliziosa? Insomma Chris non voleva certo dire quello.
Una foto ritrae me, Chris e Katie l'estate scorsa, in Hyde Park, mentre siamo intenti a fare una specie di piramide umana.
“Mi piace tantissimo quella foto.” Chris si è accorto che sto guardando le cornici ritraenti le nostre foto. “Ma preferisco questa.”
Indica una foto ritraente me e lui nella mia camera. Io stavo cercando di studiare, e lui stava leggendo il libro di testo da sopra la mia spalla, spostandomi una ciocca di capelli, per provare a vedere meglio.
“Mi piace così tanto che.. Aspetta, guarda.” Chris tira fuori il suo telefono e mi mostra il suo bloccaschermo. E' esattamente quella foto.
“Oh, ma che carina, piace tanto anche a me!” Il fatto che tenga me e non lei come bloccaschermo del telefono mi fa forse troppo piacere.
Cambio argomento. “Allora questo film? Cosa hai noleggiato?”
“Shadowhunters. E' tanto che non lo vediamo.”
“Noo, lo sappiamo solamente a memoria. Poi non ci aveva fatto schifo?”
“In confronto ai libri. Questo non toglie che abbia una voglia matta di rivederlo.”
“E va bene, accendo il dvd. Anzi, perché non andiamo in camera mia? Stacca il lettore e collegalo al televisore in camera mia.”
“Mi stai chiedendo di venire in camera tua? Con te? Sul tuo letto? E' questo che stai insinuando Vivi?”
Arrossisco senza motivo. “No. Dopo ieri, l'immagine di tu che ti contorci sul letto con una ragazza mi è sufficiente.”
Lo dico ridendo, ma la sua risposta è troppo seria, e quasi mi spaventa. “Non ne parliamo più okay Vivi?”
“Okay.” Sono un po' sconcertata ma non lo faccio notare. “Vatti a mettere il pigiama, penso io a spostare il lettore DVD.”

 

 

La serata passa tranquilla. Conosco il film quasi a memoria, quindi passo una buona parte delle due ore a pensare ad altro, o alternativamente a guardare le espressioni di Chris in reazione al film. E mi piacciono tutte.
“Dormi Vivi?”
La voce di Chris mi risveglia. Non mi ero neanche accorta di essermi addormentata. “Forse un pochino.”
“Va bene, vado sul divano. Buonanotte, Ivy.” Mi sposta i capelli dalla fronte con un dolce movimento della mano.
Mi giro con troppa forza, per essere mezza addormentata.
“Non occorre, resta pure qui. Abbiamo dormito insieme infinite volte ormai. Ti va?”
“Certo che mi va Vivi. Starò dalla mia parte.”
“Bravo, ti conviene! Altrimenti la tua capacità di riprodurti si abbasserà notevolmente.”
“Ma taci, che muori dalla voglia di riprodurti con me, Vivi!”
“Ma come ti viene in mente?!? E smetti di chiamarmi Vivi.”
“D'accordo. Siamo dittatoriali, stasera.”
“Come ogni altra sera. Buonanotte Chris.”
Chris si gira a darmi un bacio sulla guancia. “Buonanotte Vivi!”
E si gira velocemente prima che posso colpirlo.
Mi addormento con un sorriso enorme stampato in faccia.

 

Angolo Autrice: Buona serata a tutti. Come va? Sono tornata con un nuovo capitolo (*parte il coro di: Ma davvero? Ce ne eravamo accorti*).
Okay, ricominciamo. Ehilà, buona serata. Non so più scrivere un angolo autrice.
Se siete arrivati fino a qui vi ringrazio. So che questa storia, specialmente negli ultimi capitoli, non è quella che vi aspettavate. Quindi voglio ringraziare quelli che sono ancora qui nonostante tutto. Voglio ringraziare in primo luogo quelle persone che hanno scritto quelle 15 recensioni che mi hanno riempito davvero di gioia.
Voglio ringraziare le 3 persone che hanno aggiunto la storia alle preferite, le 2 che la hanno aggiunta alle ricordate, e alle 11 che la stanno seguendo. Non saranno numeroni, ma per me siete tutto. Considerando anche che questa è la storia a cui tengo di più. Per questo capitolo devo inoltre fare un ringraziamento speciale: grazie mille James Bay per aver scritto la canzone che ho messo a inizio capitolo. Perché quella canzone sono Ivy e Chris all'ennesima potenza, e neanche se mi mettevo d'impegno riuscivo a scrivere una canzone così perfetta per loro. Nemmeno io che li ho creati, lol.
Inoltre, come ultima cosa, mi farebbe davvero molto piacere sapere qualche vostro commento, specialmente vorrei sapere con chi vedete meglio Ivy. La mia risposta dovrebbe essere abbastanza scontata a questo punto, ma non ha importanza. Voglio sapere le vostre idee sul capitolo, e sulla storia in generale. Nel bene e nel male. Mi farebbe davvero un sacco piacere, quindi per favoreee ;)
Ora mi ritiro che ho già scritto troppo. Un bacione enorme,  e spero alla prossima.
S. <3

 

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Capitolo 10
*** 9. Vedere il binario 9¾ ***


    


   9.Vedere il binario
9 ¾


 

"Does he watch your favorite movies?
Does he hold you when you cry?
Does he let you tell him all your favorite parts
when you've seen it a million times?
Does he sing to all your music
while you dance to "Purple Rain?"
Does he do all these things, like I used to?"
Like we used to, A rocket to the moon

 

 

Mi sveglio nel mio letto come ogni altra giorno. Solo che questa mattina è decisamente più caldo. E anche io sento molto più caldo. Per essere fine giugno ne sento anche troppo. Con un calcio cerco di spostare il lenzuolo (perché diavolo mi sono coperta?), ma il lenzuolo non ha intenzione di muoversi. Anzi, è fermamente deciso a rimanere dove si trova. Il lenzuolo profuma di buono, però. Devo chiedere a mia madre dove ha comprato l'ammorbidente con cui lo ha lavato perché ha davvero un odore stupendo. Ma fa davvero troppo caldo, quindi, anche se il lenzuolo ha un buon odore, devo spostarlo. Tiro un calcio più forte, in caso fosse rimasto impigliato in qualcosa. Il lenzuolo grugnisce. Questo non è un buon segno. Il lenzuolo mi stringe in una morsa. Ora ho paura. Il lenzuolo mi bacia una guancia. Tutto questo non è normale. Il lenzuolo si chiama Chris.


“Eri seria quando ieri sera mi hai detto che se non rispettavo il mio spazio mi toglievi la possibilità di riprodurmi. I tuoi calci potrebbero essere mortali per me.”
Aspetta... cosa? “Chris, ma cosa dici? Ho avuto paura, non me lo aspettavo.” La mia voce è ancora impastata dal sonno e non dovrei proprio parlare. Sembra che mi abbiano accarezzato la gola con della carta vetrata.
“Come non te lo aspettavi? Stanotte sei stata tu a dirmi che avevi freddo, Vivi.” Dio quanto odio quel soprannome.
“E' il 28 di giugno Chris, non posso aver avuto caldo, ma cosa stai dicendo?”
“E' inutile che ti agiti raggio di sole, dico solo la verità. Non apprezzi nemmeno i miei sforzi.” Sembra quasi offeso, il povero cavaliere che salva la donzella in difficoltà. Okay, devo decisamente essermi sognata di avere freddo. E magari lo ho detto nel sonno, perché davvero non ne ho ricordo.
E il mio lenzuolo personale non si è ancora spostato, ma anzi si diverte a scrivermi parole immaginarie sulla schiena, e adora vedere la mia reazione. So che lo adora. Si deve essere accorto per forza che mi fa piacere, l'infame. Quello che mi chiedo è perché ne è tanto felice. Sembra un bambino in un negozio di caramelle, ma non posso perdere tempo a chiedermi il perché, devo svegliarmi e devo vedere Henry. Sembra passato un sacco di tempo dall'ultima volta che l'ho visto, mentre in realtà non sono passate neanche ventiquattr'ore.
Mi alzo velocemente, e Chris si lascia sfuggire un verso di disapprovazione che non ho tempo di considerare.
“Esci dal mio letto. Velocemente.”
“Che tu ci creda o no, sei la prima ragazza che me lo chiede. Nessun'altra si è mai fatta passare per la mente un simile pensiero.” L'occhiolino che fa seguire questa sua affermazione non era davvero necessario.
“Io non te lo sto chiedendo, te lo sto ordinando. Devo vestirmi, quindi vedi di andartene in cucina a procacciarti del cibo. Ci dovrebbero essere dei donuts nella credenza.”
“Tu devi farti bella per Henry?”
La domanda mi coglie alla sprovvista.
“No, devo solo vestirmi, perché non è che posso uscire di casa con il pigiama di Titti addosso, non credi?”
“Secondo me ti dona Vivi. Molto. Ispiri molto sesso, se devo essere sincero. Sono sempre stato un feticista dei canarini.”
“Se vogliamo essere precisi sei sempre stato un gran co...”
Mi interrompe subito. “Ehi, ehi, una ragazza fine come te non deve dire parolacce. Sicuramente non davanti a Titti.”
“Sai dove puoi mettertelo Titti?”
“Okay, basta, game over, dichiaro la mia resa prima che tu cominci davvero a dare i numeri. I donuts mi aspettano.”
“Ti conviene, e vedi di non sbriciolare troppo.”
Mi sembra di sentir sussurrare un “okay mamma, d'accordo” ma non ne sono sicura, e mi ritrovo spontaneamente a sorridere.

 


Dopo essermi vestita, aver fatto colazione, ed aver tirato un piccolo schiaffo sul collo di Chris (dopotutto glielo avevo detto di non sbriciolare), mi dirigo in salotto per poi uscire ed incontrare Henry.
“Vuoi che ti accompagni? Dove ti devi incontrare con il tuo spasimante?” Non riesco a capire se è serio o sarcastico. In caso di dubbio arrossisco comunque.
“Non è il mio spasimante, siamo amici e lo aiuto a realizzare un suo desiderio. Cosa c'è di male in questo?”
“Niente, assolutamente niente. Se tu lo facessi con lo spirito da amica.
“Ti ho già detto che siamo solo amici okay? Smettila, mi stai facendo arrabbiare!”
“Okay, okay mi arrendo. Dove ti devo accompagnare?”
“Da nessuna parte Chris, ce la faccio da sola, ma grazie lo stesso.”
“Perché, viene qui?”
“No, vuole che vada a King's Cross, non so bene il perché”
Chris sembra preoccupato.
“Sicura che non avrai un attacco di panico sulla metro? Ti accompagno davvero.”
“Dai, avrai sicuramente di meglio da fare. Con la biondina.”
Questa è una delle cose che non avrei dovuto dire. La mia vita è sempre un intermezzo fra “butto qualcuno sotto a una rupe” e “mi butto sotto a una rupe”. In questo momento sto pensando all'opzione numero due.
“Dio, Ivy, quando fai così mi togli davvero di sentimento. Ti ho detto di non parlarne più, va bene? E tu cosa fai? Riparli di lei? Cosa vuoi sentirti dire? Dimmelo e te lo dico, davvero.” E' arrabbiato davvero, però mi guarda quasi con occhi imploranti.
Cosa voglio che mi dica? Non lo so nemmeno io, quindi non rispondo alla sua domanda e mi scuso. “Senti, mi dispiace va bene? Non voglio litigare, poi sai come va a finire.”
Sembra già più rilassato. “Va bene, dai ci sentiamo stasera. Buona giornata raggio di sole.” Mi fa l'occhiolino e si avvia alla porta di casa mia.
Non la scamperà tanto facilmente. E' quasi arrivato all'uscita quando, decisa a spaventarlo, prendo la rincorsa e mi butto sulle sue spalle. Circondo la sua vita con le mie gambe e lo abbraccio forte.


 

“Oddio mio Vivi, sto per perdere molti anni di vita. Vuoi forse farmi morire giovane?” Mi tira delicatamente giù e mi bacia sulla fronte. “Divertiti tesoro, te lo meriti.”
“Anche tu, Chris, davvero.”
“Dai ci sentiamo. Posso andare senza avere ulteriori attacchi da scimmia impazzita?”
“Non sembro una scimmia impazzita. Sono solo bisognosa di coccole.”
“Ah ecco perché avevi freddo stanotte. Mi sembrava strano a fine giugno.” Fa un ghigno strano e vorrei toglierlo dalla faccia con un grosso schiaffo, ma mi trattengo. Questa storia del freddo a giugno proprio non l'ho capita.
Mi sembra molto strano, ma nel sonno potrei avere detto di tutto.
“Esci da casa mia Chrissy! Subito!”
“Stai cominciando ad essere ripetitiva Vivi. Me lo hai già detto ieri. Con un tono un po' più convinto.”
Gli tiro dietro un cuscino. “Esci subito!”
“E' definitiva Vivi? L'accendiamo?”
“Ho detto adesso.”
Fa una risata adorabile e se ne va definitivamente.
Cerco di non pensare al fatto che ci sono voluti esattamente quindici minuti per riuscire a salutarci.

 

Henry mi aspetta davanti all'entrata della stazione di King's Cross. Porta una polo a righe e dei jeans chiari, ed è davvero carino.
Mi saluta agitando la mano, e gli rispondo con un grosso sorriso.
“Allora Ivy” - mi dice, sorridendo, quando mi avvicino - “come va?”
“Tutto bene, dai, tu?”
“Tutto benissimo, adesso.” Mi ritrovo a sorridere, e gli chiedo il perché dell'incontro in quel luogo. Ne rimane sorpreso.
“Eppure sei una ragazza perspicace, quando ti impegni.” Sbaglio o mi sta prendendo in giro? “King's Cross, il binario 9¾, ti dicono niente?”
Non ci credo! Non ci posso proprio credere! Henry è un nerd appassionato di Harry Potter come me? Scoppio a ridere.
“Non me lo dire, Harry Potter? Anche tu?”
“Colpevole! E sai che in diciotto anni di vita non ci sono mai stato? Non veramente voglio dire. Quando passavo di qui davo un'occhiata, ma mai davvero ho avuto il coraggio di visitarlo come si deve.”
Diventa tutto rosso quando lo dice, ed è adorabile.
“Ho capito dai! Vuoi fare il fan sfegatato con tanto di sciarpa, carrello, civetta e tutto vero?” Rido pensando a quando l'ho fatto per la prima volta. I miei mi avevano accompagnato, e non riuscivano a farmi stare ferma. Ho letto tutti i libri di Harry Potter, sin dalla tenera età e posso essere davvero considerata una fan accanita, quindi sono davvero contenta di constatare che io e Henry abbiamo un'altra passione in comune.
“Ivy, detto così sembro il peggior sfigato del mondo.”
“Perché non lo sei?” Glielo dico in tono bonario, ma dopo che vedo che si adombra gli poso una mano sul braccio e gli assicuro che scherzavo.
“Non mi ero offeso, Ivy cara, so benissimo di essere il più bel ragazzo che hai mai visto sulla faccia della terra.” Mezza verità.“Potrebbe essere quasi vero.” Il suo viso si illumina con un sorriso. “Ma non voglio darti questa soddisfazione. E poi un pochino sfigato lo sei.”
“E perché mai, sentiamo?”
“Decidi di passare gli ultimi tuoi giorni a Londra in giro con una come me. I ragazzi carini come te di solito non stanno a perdere tempo con quelle come me. Neanche come amici.” Lo dico scherzando, ma la prende molto sul personale.
“Sei una pazza se pensi che i ragazzi non vogliano passare del tempo con te, Ivy. Sei una ragazza davvero molto intelligente, vedi sempre il meglio nelle persone, e hai sempre la risata pronta. Inoltre sei davvero bellissima.”
“Sei un pazzo se pensi questo di me.” Rido, ma sono davvero a disagio e non so come comportarmi.
“Non lo penso solo io. Tutti vedono l'energia e la vita che emani. Si sta meglio quando ci sei tu d'intorno. Chiedi a Chris.”
Rischio che mi vada di traverso l'aria che respiro, quindi ci metto un po' a rispondere, e forse sono davvero troppo sulla difensiva. “Cosa c'entra Chris? Io e lui siamo amici.” Lo dico davvero molto velocemente. E forse mi sono mangiata una parola o due.
“Calmati, Ivy, ho detto qualcosa che non va? Intendo dire che lui è il tuo migliore amico e sicuramente potrà confermare quello che ho appena detto. Non volevo insinuare niente.”
Ora sono davvero arrossita.
“Bene, perché non c'è proprio niente da insinuare.”
“Mi fa davvero molto piacere.”
Oddio mio, lo ha detto davvero? Qualcuno venga a prendermi e mi porti in un posto senza ragazzi, senza sentimenti, e senza complicazioni. Un posto dove tutti bevono tè freddo, leggono libri spazzatura, e dove vengono trasmesse canzoni di Ed Sheeran dodici ore al giorno.
“Perfetto, vogliamo avviarci al binario?”
“Ma certo, andiamo.”
Mi prende per mano, e non so come reagire. Il primo istinto è di ritrarla, ma non voglio metterlo in imbarazzo, non se lo merita, quindi mi lascio trascinare, e dopo un po' è persino piacevole. Forse fisso un po' troppo a lungo le nostre dita intrecciate, ed Henry se ne accorge. Dio, che imbarazzo.
“Mi piace davvero il tuo smalto.” Ora sono spiazzata.
“Il mio... cosa, scusami?”
“Il tuo smalto, quello che stavi fissando con tanta concentrazione fino a qualche secondo fa.” Sa benissimo che non è così, e si diverte a farmelo notare.
“Oh grazie, ma non penso che tu sia un grande esperto di smalti.”
“No, ma mi piace il tuo.”
“Grazie anche a me piace la tua... maglietta?”
“E' una domanda, o non sapevi cosa dire?”
“No, no è un'affermazione. Mi piace davvero.” Non è vero, volevo solo ricambiare il complimento.
“Mi piacciono i tuoi pantaloncini, ti stanno bene.”
“Grazie, mi piacciono i tuoi capelli stamattina, spettinati ti stanno davvero bene.”
“Mi piace il modo in cui guardi in terra quando sei imbarazzata. E mi piace il modo in cui ti arricci i capelli quando sei sovrappensiero. E mi piace come sorridi spontaneamente quando mi vedi. Oddio scusa, ho detto tre cose. Dovevo dirne una per volta?”
Sono così riconoscente per questo ragazzo splendido che è capitato per caso nella mia vita, che mi alzo in punta di piedi e gli lascio un sonoro bacio sulla guancia.
Questo mi è piaciuto davvero moltissimo, Ivy.”
Se ci fosse qualcosa dopo l'imbarazzo sarebbe quello che sto provando io in questo momento. A volte sono davvero troppo impulsiva, e poi me ne pento amaramente.


 

Siamo arrivati al binario fortunatamente, quindi non devo rispondere a Henry.
“Ci siamo. Guarda quante persone!”
Indico gruppi di famiglie in fila, mentre aspettano il loro turno per farsi la foto con il magico carrello di Harry Potter.
“Mettiamoci in fila, dai.” Lo tiro per la mano ma non si muove.
“Io non ci vengo lì.”
“Perché? Sei andato fuori di testa?”
“Ivy, guarda. Sono tutte famiglie con bambini piccoli. Non credo che il tuo ragazzo ideale ti proponga di andare a fare una foto al binario di Harry Potter giusto?”
“Se c'è una cosa che il mio ragazzo ideale sicuramente non fa è quella di definire un limite di età in cui si può essere fan di Harry Potter intesi?”
Mi guarda con occhi da cerbiatto, e quindi gliene chiedo il motivo. “Cos'hai da guardare adesso?”
“Dio, Ivy, non ti rendi nemmeno conto di quanto sei fantastica!”
Gli stringo un po' più forte la mano in tutta risposta, perché non sono pratica, non so nemmeno come si dovrebbe rispondere in una situazione del genere.
Quando arriva il nostro turno ci facciamo una foto insieme, con una sola sciarpa di Grifondoro, che ci viene offerta mentre arriviamo alla postazione. Siamo come legati insieme dalla sciarpa e spingiamo il carrello contro il muro. E' divertente, e ridiamo come dei matti.
Ridiamo anche sulla strada di ritorno, finché non usciamo dalla stazione, e anche nella metro. Decidiamo di andare a mangiare un panino per pranzo, insieme, giusto per passare un altro po' di tempo insieme.
Il viaggio sulla metro scorre velocemente, e cerco di trattenere la mia paura. Qualcuno deve aver fatto a Henry una soffiata sulla mia fobia però, perché, quando ci sediamo, mi posa casualmente una mano sulla spalla. Non è niente di che, ma mi rilassa. Mi ricorda quando, questa mattina, Chris si è divertito a scrivermi una serie di parole sulla schiene. E poi mi sento in colpa, perché non devo pensarci. Non con Henry.

 

 

 

Andiamo a prenderci un panino in St. James Park e ci mettiamo a mangiarlo sull'erba. Il sole mi scalda la pelle, ma non è troppo forte, ed è una sensazione bellissima. Henry non mi forza a parlare, e insieme stiamo bene anche in silenzio. Io tiro fuori il mio libro e comincio a leggerlo, e Henry mi chiede alcune informazioni, ma non così tante da essere invadente. Mi lascia leggere, ma solo dopo essersi sdraiato ed avermi fatto appoggiare la testa sul suo petto. Si appisola quasi subito, lo sento dalla differenza del respiro. Sto per riporre il libro in borsa quando sento una voce che mi chiama.
“Vivi! Cosa ci fai qui?”
Oh no. Dio, ti prego no. No, no, no, no.
Riconoscerei quella voce anche all'inferno. E non mi sbaglio. Appena alzo lo sguardo la figura longilinea di Chris si staglia all'orizzonte.
Mi alzo velocemente, neanche mi avesse punto una vespa. Mi pulisco i fili d'erba che mi sono rimasti sugli shorts e ringrazio mentalmente che Henry dorma.
“Chris, amico, ciao, come va?” Dio, ma allora mi odi proprio eh?
“Ciao Henry, tutto bene, immagino anche tu giusto?” Si stringono la mano.
“Io tutto benissimo, grazie. Io e Ivy ci siamo fermati a mangiare uno spuntino per pranzo. Tu cosa ci fai da queste parti?”
“Oh, che cosa carina, Ivy adora questo parco. Io facevo una passeggiata in realtà, sono uscito adesso dalle prove con la band e ho pensato che sarebbe stato fantastico tornare a casa passando dal parco. Non sei d'accordo Vivi?”
Gli avevo già detto che se mi chiamava così davanti a qualcuno poteva considerarsi un uomo morto. Infame, ora la paga.
“Adorabile, Chrissyboo.” Ora chi è in imbarazzo.
“Ti lasci chiamare così amico? Devi volerle davvero bene.”
Pensavo che Chris mi avrebbe semplicemente scannato, invece mi sorprende con la sua risposta. “Davvero molto. A volte penso di volergliene anche troppo. E' un'amica viziata, mi piace trattarla bene. E mi piace molto quando anche gli altri lo fanno.” Ma cosa cavolo gli passa dal cervello? Adesso basta, è il momento di porre fine a questa situazione imbarazzante. La terza in una sola giornata.
“Okay, siamo tutti contenti quando sono contenta, abbiamo capito. Chris torni a casa con la metro?”
“Ovvio, a meno che non voglia farmi mezza Londra a piedi.”
“Ti farebbe bene, stai cominciando a mettere su un po' di pancia. Comunque vengo anche io, devo andare, mi vedo con Katie questo pomeriggio. Henry ti dispiace? Scusami ma se non vado ora sarò in ritardo.”
“Fai pure cara. Anche io fra poco ho delle faccende da sbrigare.” Mi dà un bacio sulla guancia e saluta Chris con una pacca sulla spalla.
Chris mi mette una mano sulla schiena e mi dice: “Andiamo cara.
Non mi sfugge l'allusione e gli mando un'occhiata di fuoco.

 

 

Mentre ci avviamo verso la metro, Chris si gira e mi guarda dritto negli occhi. “Non devi vedere Katie oggi, vero?”
“No, ma tu come fai a saperlo?”
“Stamattina mi hai detto che non dovevi fare altro, a parte vedere Henry oggi.”
“E' vero, ma io e te dobbiamo parlare. Posso venire a casa tua?”
“Certo, Vivi, come vuoi, ma cosa devi dirmi?”
“Ne parliamo a casa.”
“Agli ordini mogliettina cara.”
Gli faccio un gesto col dito medio che nessuna ragazza dovrebbe fare, e gli tiro anche una botta sul braccio.
Chris mi prende in braccio prima che mi possa lamentare e ci avviamo alla metro.


Angolo dell'Autrice (o quello che sono):
Buona serata a tutti! Sono tornata con un nuovo capitolo. Questa storia mi sta prendendo ogni giorno di più, e spero davvero che la stiate apprezzando anche voi, perché davvero mi ci sto impegnando molto.
Vi ringrazio se siete arrivati fino a questo angolo autrice, perché davvero non potrò mai ringraziarvi abbastanza per l'amore che mi date. Come al solito voglio ringraziare le persone che hanno lasciato le 16 recensioni alla storia, le 4 che l'hanno messa fra le preferite, le 2 che l'hanno messa fra le ricordate, e le 13 persone che la stanno seguendo. Come ogni volta ripeto che non saranno grandi numeri, ma per me siete tutto.
Inoltre vi volevo chiedere se vi va di lasciare una recensioncina, anche piccola piccola. Non voglio andare alla caccia di recensione, ma davvero mi farebbe molto piacere un vostro parere sulla direzione che sta prendendo la storia. Nel bene e nel male. Grazie in anticipo, e di nuovo buona serata.
Un bacione, alla prossima.
S.

 

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Capitolo 11
*** 10. I nostri cuori batteranno come se fossero uno solo. ***


    




10. I nostri cuori batteranno come se fossero uno solo.


 

"Darling hold me in your arms the way you did last night
And we'll lie inside, a little while he wrote
I could look into your eyes until the sun comes up
And we’re wrapped in light, in life, in love.
Put your open lips on mine and slowly let them shut
For they’re designed to be together oh
With your body next to mine our hearts will beat as one
And we're set alight, we're afire love."
Afire Love, Ed Sheeran

 

 

 

“Allora di cosa volevi parlarmi?”
Casa di Chris è perfettamente ordinata, il salotto e la cucina sono immacolati, senza nemmeno una macchia di caffellatte uscito da una tazza un po' più birichina delle altre. L'ingresso sembra non avere mai subito dei giorni di pioggia, quelli in cui le scarpe delle persone riescono inevitabilmente a incontrare una pozzanghera e a portarsi quindi dietro una quantità indefinita di acqua e fango. Dall'ingresso si vede anche la camera degli ospiti, quella in cui l'ho beccato con quella ragazza l'altro giorno. Non porta mai le ragazze con cui decide di divertirsi in camera sua. Sarebbe troppo intimo. In cinque anni che conosco Chris non ho mai visto casa sua disordinata. Ad eccezione della sua camera. Quella è tutta un'altra storia. Credo che sia bellissima, perché è circondata da finestre ed è all'ultimo piano della casa, quasi come se fosse una piccola mansarda, e quindi si riescono a vedere benissimo la città e le sue luci. Al momento è sempre giorno, e Londra si staglia in tutta la sua magnificenza dalle finestre. Chris però è un incredibile disordinato, e quindi la sua stanza è spesso coperta dai vestiti dei giorni prima che si è scordato, o non ha avuto voglia di rimettere a posto. Ed è lì che ci troviamo in questo momento. Lui è seduto sulla sedia girevole della scrivania, davanti alla luce del pc, ed io sono spaparanzata sul letto, cercando di trovarmi un posto fra i vestiti.
Piego una maglietta o due ogni tanto. Giusto per evitare di rispondere alla sua domanda.
“Vivi, ci sei? Per quanto mi piacerebbe che mettessi apposto ogni singolo vestito in camera mia, so bene che non è compito tuo. E che in qualsiasi altro momento, se te lo avessi chiesto, avresti cominciato a rifilarmi una serie di motivazioni femministe al riguardo. Quindi vuol dire che oggi c'è veramente qualcosa che non va. Cosa c'è?”
Decido di sputare il rospo, tanto non serve a niente aspettare. E' un discorso difficile da fare in ogni caso.
“Quello che hai detto prima davanti a Henry. Non lo fare più. Per favore.”
Per quanto avessi provato un certo piacere a sentirmi per una volta nella vita come un oggetto fragile che deve essere trattato con cura, devo ammettere che non è comunque nelle mie corde. Mi sono sempre difesa da sola, e voglio continuare a farlo anche adesso. Anche se Chris era in buona fede.
“Ivy, non ho detto niente di male, e lo sai anche tu. Sai benissimo che l'idea che ti tratti male mi fa stare sveglio di notte, e che se ciò dovesse succedere potrei non rispondere di me. Volevo solo mettere le cose in chiaro.” Non sembra affatto pentito di quello che ha fatto, e capisco anche io che non ce ne è motivo, ma comunque voglio fargli capire che so difendermi da sola, in ogni situazione.
“Chris, io ti voglio bene, davvero te ne voglio tantissimo,” (forse anche troppo ma questo omettiamolo) “ma credimi quando ti dico che ce la faccio. So riconoscere il pericolo quando lo vedo. E qui non c'è. Henry ha tante belle qualità, e fra queste c'è il fatto che è veramente una brava persona. E poi ti stai facendo paranoie prima del previsto. Non so nemmeno se gli piaccio.”
Ed è vero, i comportamenti di Henry spesso mi mettono in seria difficoltà. A volte sembra quasi voler provare ad essere più di un conoscente od un amico per me, però non prende mai davvero l'iniziativa, e questo un po' mi preoccupa. Se aspetta me arriva alla vecchiaia perché, uno, io non sono il tipo da fare il primo passo, mai, e due, non sono nemmeno sicura di volerlo fare. Non so se voglio una relazione con lui, se la voglio con qualcun altro, e non so cos'è questo casino che mi passa per la testa.
“Vivi, stai scherzando?” Sembra abbastanza sconvolto. “Quello non aspetta altro che infilarsi nelle tue mutande!”
Okay, ora sono davvero arrabbiata. E imbarazzata. Sono diventata più rossa di un peperone.
“Ma come ti permetti?! Non sai niente del nostro rapporto, niente. E non sai niente di lui, quindi non permetterti nemmeno di tirare conclusioni affrettate.”
Mi sono alzata dal letto, e mi sono avvicinata decisamente troppo a Chris. Un giorno o l'altro mi farà diventare violenta, ci potrei mettere la mano sul fuoco.
“Io non mi permetto di dire niente. Sono soltanto constatazioni. Si vede lontano un miglio che è cotto perso di te.”
Non faccio in tempo a realizzare l'affermazione di Chris, perché c'è qualcosa che mi preme di più al momento.
“Anche se avesse una cotta per me, e comunque ne dubito, è ben diverso dal volersi infilare nelle mie mutande. E smettila con questo linguaggio. Mi imbarazzi!”
“Oh, posso imbarazzarti molto più di così, Vivi. Solo che non vuoi che te ne dia la prova.” Mi fa un occhiolino che di casto e puro ha molto poco e allora sento che il mio cervello sta per scoppiare. Se per la rabbia o per altro sinceramente non lo so.
“E' sempre così! Non posso mai sperare di fare un discorso serio con te. Sai che c'è? Mi sono davvero stufata, Chris. Richiamami quando cresci un po'.” Detto questo prendo la borsa che avevo lasciato su una poltrona nell'angolo della stanza e mi avvio verso la porta. Non faccio in tempo ad aprirla che sento che Chris si alza e mi si avvicina.
Comincia a parlare a voce alta, e sento che si è un pochino arrabbiato per colpa delle mie parole.
“Va bene! Vuoi parlare Ivy? Allora parliamo. Ma parliamo sul serio di tutto quello che c'è da dire. L'unica che deve ancora crescere qui sei tu! E non sai quanto mi scoccia ammetterlo. Negli ultimi cinque anni ho pensato che non mi meritassi neanche un briciolo della tua amicizia. Ho sempre pensato a te come alla ragazza più sveglia, intelligente, simpatica e aperta di mente del mondo. E non capivo come facevi a perdere tempo con uno come me. Però, da quando è arrivato questo ragazzo nella tua vita, qualcosa è cambiato. Andiamo Vivi, mi hai accusato di tradire la nostra amicizia perché ho baciato una ragazza senza avertelo detto. Non ne avresti fatto una tragedia un mese fa. E poi, se invece io sento il bisogno di proteggerti, mi accusi subito di essere paranoico. Non ti sembra un po' ipocrita da parte tua?”


 

Sto per mettermi a piangere, di nuovo. Piango troppo ultimamente. E non so se questa volta è colpa delle parole bellissime che Chris ha speso per me nella prima parte del suo discorso, o di ciò che invece ha detto nella seconda parte. E' vero, aveva ragione, ero stata una completa ipocrita ed ora mi vergognavo così tanto da sentire il bisogno di andarmene.
“Hai ragione tu. Scusa davvero. Ora però devo andare.”
“Cazzo Ivy, no! Non è vero, so che non è vero. Perché hai paura a parlarmi? Ci siamo sempre detti tutto. Ed è la cosa che adoro di più di noi. So che stai per piangere, lo vedo. E ti giuro che non volevo, davvero. Non voglio farti piangere. Odio vederti piangere, Dio santo! Ma non te ne andare, non te lo permetto. Perché se esci da quella porta Vivi, vuol dire che hai deciso di rovinare il nostro rapporto. Che, guarda caso, è anche la cosa più bella che mi sia mai successa. E non ti permetto di portarmi via questo, hai capito? Non si tratta più solo di te!”
Cerco di dimostrarmi forte e di non piangere quando dico: “Non so cosa mi sta succedendo Chris, ma nemmeno io voglio rovinare quello che abbiamo. Se pensi che questa amicizia sia importante solo per te, non hai capito niente. Te l'ho detto l'altro giorno, in una situazione molto simile, che non so stare senza di te. Solo che ho troppa paura di essere cambiata. E che questo cambiamento non ti piaccia quanto l'Ivy di una volta. L'Ivy che non piangeva mai, che non aveva mai problemi e che risolveva sempre quelli degli altri. Ho paura che l'Ivy incasinata non ti piaccia per niente.”
Si avvicina un pochino di più a me, ma si tiene comunque a distanza, come se avesse paura di fare un passo sbagliato.
“Devi sapere una cosa Vivi, forse capirai dopo che te l'ho detta. Da quando ci siamo conosciuti ho pensato delle cose fantastiche su di te, come ti ho già detto, e le penso tuttora. Mia mamma all'inizio era quasi preoccupata, perché non riusciva a capire come un ragazzino di quindici anni potesse essere così amico di una ragazza. Di solito, a quell'età, i ragazzi e le ragazze non hanno davvero una profonda amicizia. Ma noi ce l'avevamo già. Siamo sempre stati avanti, noi, Vivi. E mia mamma per questo pensava che fossi ossessionato da te, che ne avessi quasi paura. Aveva paura che tu praticassi degli atti di bullismo su di me. Tu, che sei sempre stata una nana, su di me, che già a quindici anni ero un metro e settantacinque.” Si mette a ridere, e sebbene non sappia in che direzione stia andando il suo discorso o se mi piaccia quella direzione, mi perdo, perché la sua risata è perfetta.
Dopo quella pausa riprende: “All'inizio di quest'anno, mia madre si è scusata per aver pensato questo di te. Voglio dire, lo aveva pensato solo per i primi mesi, quando non ti conosceva ancora. Da quando ti ho portato in casa ti adora, l'hai completamente conquistata. Allo stesso modo in cui hai conquistato mio padre e persino quell'energumeno di mio fratello. E sai cosa mi ha detto mia madre, mentre parlavamo di te? Mi ha detto che forse è vero che sono un po' ossessionato da te, ma lo sono nel senso buono. E io mi sono stupito, perché come fai a essere ossessionato da una persona in senso buono? E allora lei mi ha detto che forse aveva sbagliato termine, non voleva dire quello. Lei voleva dire che ha capito che il mio affetto verso di te non cambierà mai. Che potranno cambiare le circostanze, i luoghi e le amicizie, ma se c'è una cosa di cui è sicura, quello è il nostro rapporto. Quindi, Vivi, cambia pure tutte le volte che vuoi, cambia colore di capelli, cambia ragazzo, cambia vestiti, cambia cantante preferito, e cambia perfino modo di essere se vuoi. Perché ti assicuro che puoi essere cinquantamila cose diverse, e mi piaceranno comunque tutte. Questo è quanto ti voglio bene. Ne sei convinta adesso?”
Sono senza parole, quasi sotto shock e non so cosa dire. Non ho più il controllo delle mie azioni. Lascio cadere la borsa per terra, tanto non ho intenzione di andarmene, non ho intenzione di andare da nessun'altra parte se non è lui a chiedermelo. Corro nella sua direzione e, con le lacrime agli occhi, mi ci butto completamente addosso. Lui mi prende al volo e mi fa sdraiare sul letto. Si stende sopra di me, ma non mi tocca, il peso è completamente appoggiato sui gomiti.
“Chris, non so davvero cosa dire, nessuno ha mai detto qualcosa di così bello nei miei confronti, davvero non me lo merito.”
E lo penso davvero. Nessuno dovrebbe dire questo di me, non sono sicura di valerne la pena.
Uno sguardo che non riesco a comprendere passa dai suoi occhi, occhi che diventano di una sfumatura perfetta di verde acqua.
“No, infatti. Tu meriti molto, molto di più, cazzo!”
Non faccio in tempo a recepire quelle parole, dette con una foga che quasi mi spaventa, che Chris scarica il peso dei gomiti su tutto il corpo, e lo fa aderire al mio. Sento una scarica di adrenalina che non ho più provato da quella volta, qualche anno fa in cui sono salita sulle montagne russe nel luna park di una fiera in un paesino sperduto vicino a dove abita mia nonna. Il mio cervello non riesce a collegare quello che sta per succedere, perché non è possibile, è tutto fottutamente perfetto. Sono sul letto della camera da letto dell'unico ragazzo davvero importante per me, e i suoi occhi si stanno chiudendo, le sue labbra si stanno avvicinando alle mie, e sento le classiche farfalle nello stomaco che tanto ho aspettato, e che fanno talmente male da sembrare una schiera di piccole balene, ma che non cambierei per niente al mondo. Poi però la paura prende il sopravvento, e quindi, quando le labbra di Chris sono a un centimetro dalle mie, lo bacio sulla guancia. Chris sembra come risvegliarsi, e la sua pelle assume un'adorabile sfumatura di rosso.


 

“Scusami, io... io non volevo, non so cosa mi sia preso Ivy scusami. Cazzo, riesco sempre a rovinare qualcosa.”
No, non ha capito la mia paura, e quindi bisogna che gliela spieghi. Non voglio che pensi che non lo voglio, per qualche strano motivo.
Vedo che sta girando il viso per non guardarmi in faccia, ed è esattamente l'ultima cosa che voglio. Quindi poso una mano sulla sua guancia e lo giro delicatamente, costringendolo a guardarmi negli occhi.
“Chris, non hai capito. Non c'è niente che vorrei di più in questo momento di quello che stavi per fare. Niente. Lo voglio di più che comprare tutti i libri di Shakespeare & Co, lo voglio di più che mangiare per dieci giorni di fila schifezze varie, Dio mio, lo voglio anche di più che vedere un concerto di Ed Sheeran! Solo che ho una paura matta. Io...” Non so davvero come dirlo, talmente mi vergogno. Eppure lui dovrebbe saperlo, è il mio migliore amico. Lo dico tutto d'un fiato: “Io non ho mai baciato nessuno prima. Sono ehm... inesperta in questo campo ecco.”
Mi sarei aspettata una risata, un'occhiata sconcertata, un rifiuto improvviso, ma non quello che effettivamente succede. Chris mi guarda con una dolcezza disarmante e gentilmente mi dice: “Vivi, lo so, sei la mia migliore amica, so tutto di te. E non ti devi vergognare per questo. Sarò onorato di essere il primo, se me lo concedi.” Mi sposta una ciocca di capelli dal viso, e si avvicina per sussurrarmi all'orecchio: “Posso?”
Annuisco, perché ormai non riesco a parlare, la mia salivazione deve essere andata in vacanza in un posto molto lontano.
Sei perfetta.” Me lo sussurra piano, prima di posare finalmente la sua bocca sulla mia. E per un momento smetto di respirare. Le labbra di Chris sono soffici e assecondano le mie, guidandomi in ogni movimento. E' dolcissimo, e quando me le schiude leggermente per inserire la sua lingua sento che potrei anche svenire. Una forza innata che non credevo di avere mi spinge ad aggrapparmi con la mano ai suoi riccioli, sempre senza staccarmi da lui. Sono consapevole di tutto. Delle sue mani sui miei fianchi, dei nostri nasi che si sfiorano, e specialmente della sua bocca sulla mia. Mi piace come bacia, è molto dolce e mi fa sentire a mio agio, ma voglio di più. Dopo aver preso il ritmo, cerco di aumentare la pressione fra le nostre labbra e il bacio diventa molto più passionale. All'inizio lo prendo alla sprovvista, poi però si adatta a me e mi solleva leggermente, cingendomi la schiena con le braccia. Rispondo poco delle mie azioni, e ho paura che potrei desiderare molto, troppo di più se non la finisco adesso, quindi stacco leggermente le mie labbra dalle sue, e poso un bacio sulla guancia di Chris. Lui però sembra non averne abbastanza, e comincia a lasciarmi una scia di baci per tutta la lunghezza del collo. Va molto lentamente e sto pensando di impazzire. Le mie mani accarezzano i suoi capelli, ed ho paura di quello che potrebbe uscire dalla mia bocca. Il mio respiro è molto accelerato, e penso si senta che il mio cuore è leggermente andato in tachicardia.
Quando Chris ha finalmente deciso di smetterla di torturarmi, mi guarda fisso negli occhi ed io non so cosa dire.


 

“Non ho mai baciato nessun'altra ragazza così, Vivi. Te lo giuro.” Me lo dice con molta serietà e comincia a tracciarmi il contorno delle labbra con un dito. Sento che sono doloranti, ma è un dolore piacevole, e gli bacio la punta del dito.
“Non ci credo, lo dici solamente perché ora sei qui con me.”
“Oh puoi giurarci Ivy, non è così. Si vede ci si sente così a provare dei sentimenti per qualcuno.”
Mi scoppia il cuore e sento che sta per mancarmi l'aria, di nuovo. Non so dove trovo il coraggio per replicare, ma lo faccio lo stesso.
“Tu... tu provi davvero qualcosa per me?”
“Penso che tu abbia frainteso questo quarto d'ora sul mio letto, se pensi che non provi niente per te. Di solito tu vai in giro a sbaciucchiarti persone a caso per cui non provi nulla?”
“Anche io provo qualcosa per te, Chris. Credo che ci sia sempre stato un sentimento da parte mia, ma è ricomparso soltanto adesso.”
“Il mio fascino è effettivamente innegabile.”
Gli tiro una botta sul petto, ma poi ci lascio la mano per una quantità imbarazzante di tempo, quindi non conta molto.
“Cretino!”
“Scherzo, Vivi. Vuoi sapere da quanto provo qualcosa per te? Almeno a livello consapevole? Ormai è quasi un anno. Da quando siamo andati alla festa di Andrew Green e quel bastardo di Victor ha cominciato a farti il filo. Non capivo quel bisogno inspiegabile di prenderlo a botte. Poi lui ti stava davvero dando fastidio, allora sei venuta da me e mi hai preso per mano. Lì ho capito. Ho capito che era così che volevo che fosse il mio rapporto con te. Tu che corri da me, anche se altri bei ragazzi ti fanno il filo.” Si mette a ridere, e capisco che quel momento è perfetto. Che è uno di quei momenti che aspetti per tutta la vita e non arriva mai. E invece è arrivato.
“Ah ho capito perché non saluti più Victor adesso.” Lo prendo in giro e sta allo scherzo.

 

 

Il resto della giornata passa velocemente. Chris accende la tv e ce ne stiamo abbracciati sul suo letto a guardarla. O meglio, la televisione sta accesa e ci fa da sottofondo mentre ci baciamo. Ci baciamo tanto e scopro che mi piace baciarlo. Mi piace sentire il profumo del suo dopobarba e mi piace il sapore quasi dolce delle sue labbra.
Non riesco ancora a capire come vorrei che andasse questo rapporto, se si evolverà o meno, ma per ora non importa.
All'ora di cena decido di tornare a casa. Chris mi invita a restare, ma devo rimanere sola. Per pensare a quello che questa giornata comporterà per la mia vita.
Lasciarci è difficile. Sembra che ora che Chris ha capito che può baciarmi ogni volta che vuole non perda occasione per farlo. Penso che il bacio della buonanotte che mi dà sia fra i più lunghi della storia ed io mi sciolgo.
Si stacca da me per abbracciarmi e mi sussurra: “Buonanotte Vivi, dormi bene.”
“Buonanotte Chris, sono stata benissimo.”
“Non dirlo a me, questa giornata va sicuramente fra le tre più belle della mia vita.” Vorrei chiedergli quale sono le altre, ma non è il momento adatto.
Intreccio per l'ultima volta le mie dita tra le sue e me le porto alla bocca per lasciarci un leggero bacio, prima di salutarlo e salire sulla metro con un sorriso da ebete stampato in faccia.
Appena mi siedo prendo il telefono e mando un messaggio a Chris.

 

Grazie per la bella giornata, non stavo così bene da tanto.”

Mi risponde quasi immediatamente: “Bella è un eufemismo, tesoro. Avrei in mente molti altri aggettivi per descrivere questa giornata.”

Ad esempio quali?”

Siamo sempre in fascia protetta Vivi, non posso ;)”

Un sorriso mi si forma sulla faccia: “Ti voglio bene, stupido

Anche io, ma è un eufemismo. Di nuovo. Ti voglio bene non racchiude minimamente quello che provo per te.”

Neanche per me. Nemmeno un po', Chris.”

Sono sicuro che qualsiasi cosa proviamo l'uno per l'altro, io ne provo di più.”

Altamente improbabile. Buonanotte Chris ♥”

Buonanotte, tesoro ♥”


Mi rimetto il telefono in tasca, preparandomi già all'idea di una notte insonne.



Angolo Autrice: Buona serata a tutti! Sono di nuovo qui per il mio aggiornamento settimanale. Ringrazio tutti quelli che sono arrivati fino a qui a leggere. Ogni settimana l'angolo autrice sembra sempre più simile a quello della settimana precedente, ma davvero ho finito le parole per ringraziarvi. Tutti. Ogni volta che vedo una nuova recensione mi sento davvero davvero grata nei vostri confronti, veramente tanto.
Questo è stato probabilmente uno dei capitoli più difficili da scrivere, perché è stato un capitolo di svolta, e non ero nemmeno troppo sicura di come volevo che uscisse, e non so come sarà il risultato finale. Quindi se volete farmi sapere io ve ne sarei immensamente grata. Nel bene e nel male, davvero. Ringrazio chiunque che ha perso anche un attimino di tempo dietro alla mia storia. Grazie davvero.
Spero di sentirvi in tanti.
Un bacione, alla prossima.
S. <3

 

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Capitolo 12
*** 11. Fare un viaggio in macchina. ***





11. Fare un viaggio in macchina.


 

"And he says, "Girls your age
never mean what they say".
I've got a renegade heart and it's screaming his name.
But then it beats like you've got time to kill.
Baby, don't go jump the gun.
Live fast while you're young, honey,
don't go chasing love, chasing love"
Girls your age, Transviolet

 




Arrivo a casa per cena, e ancora troppo sconvolta per pensare di poter mettere a punto un pasto decente chiamo il più vicino Pizza Hut per ordinare pizza a domicilio. Tanta pizza.
Il suo sapore deve riuscire a cancellarmi dalle labbra quello che mi è rimasto in bocca da due ore a questa parte. Un sapore che sa di caramelle alla fragola e di qualcosa di molto più maschile. Anzi, quasi quasi vado a lavarmi i denti.
Decido due secondi dopo che non è una buona idea. Alla fine quel sapore mi piace davvero. Sembro una tredicenne alle prese con la sua prima cotta, ma dopotutto sono sempre stata in ritardo sulla tabella di marcia, e non sono pratica di ragazzi, non sono pratica al baciarsi e al toccarsi e a chi più ne ha più ne metta. Anche se veramente non voglio pensare ad altro. Già quello che è successo oggi è abbastanza sconvolgente e difficile da accettare, meglio non spingersi oltre.
Sono seduta sul divano a fissare il vuoto e a ridere come una cretina, quando mi squilla il telefono. Lo lascio squillare almeno due volte, perché ho paura che sia Chris e non voglio che pensi che sono con il telefono in mano ad aspettare una sua chiamata, chiamata in cui probabilmente mi dice quanto è stato bene con me. Okay, sto davvero raggiungendo dei livelli imbarazzanti, quindi senza ulteriori indugi prendo il telefono.
Sullo schermo compare la scritta Henry.
Cavolo! Devo sempre ragionare su cosa è davvero successo, e ora arriva il problema numero due. Il problema numero uno sarebbe stato Chris. Lui è sempre il mio problema numero uno.
Decido di rispondere, perché alla fine cosa può succedere di male?
“Henry, ciao, dimmi tutto!”
“Ciao Ivy, ho una proposta da farti. Tranquilla niente di indecente.”
Lo sento ridere, ma ci faccio poco caso, perché sto rischiando di strozzarmi. Ho già Chris che mi fa battute maliziose ogni tre per due, e ora ci si mette anche Henry?
“Oh, fantastico, dimmi tutto. Riguarda la bucket list?”
“Diciamo di sì.” Non lo vedo, ma scommetto che ha stampato in faccia quel sorrisetto furbo che adoro. “A te piace la musica vero?”
“Io adoro la musica, Henry. Sono stata cresciuta a pane, latte e musica. Certo, non conosco molto la musica classica ma...”
Mi interrompe prima che possa finire di parlare.
“Qui stiamo parlando di musica moderna. Musica anche abbastanza commerciale. Anche se ai cantanti in questione piace definirsi indie.”
“Sembra il mio settore, spara!”
“Allora, Ivy, quello che sto per proporti è insensato, e probabilmente mi dirai di no, ma devo tentare.”
“Smettila di farmi stare in tensione, e dimmi.” Sta cominciando a darmi sui nervi, non si scherza con me quando si parla di musica!
“Mio zio lavora come manager di alcune piccole band indipendenti. Niente di spettacolare, ma abbastanza per avere almeno 8 biglietti gratis per il Glastonbury Festival. Pensavo di andarci. E oltre ad alcuni miei amici, pensavo di portare anche te, la tua amica Katie e Chris. Ci stai? I biglietti valgono tre giorni, se mi sono scordato di dirtelo.”
Sto cercando di far arrivare l'informazione al cervello, perché davvero potrei piangere. La musica è una parte talmente importante di me che anche solo descrivere come veramente mi fa sentire sarebbe alquanto banale. E andare ad un festival musicale, uno di quelli in cui stai in tenda con i tuoi amici per giorni di fila, in cui a ogni ora c'è musica commerciale ma non troppo che giunge da ogni dove, è sempre stato il mio sogno. Ma purtroppo questi festival costano tanti soldi, e non mi sono mai veramente potuta permettere di andarci. Avere i biglietti gratis è un sogno diventato realtà, io e Chris progettiamo di andare a Glastonbury da quando abbiamo scoperto di avere più o meno gli stessi gusti in fatto di musica. Ma un piccolo, minuscolo, infinitesimale problema si fa strada in me.
“Henry, come faccio a coprire un viaggio di tre giorni, in un posto a tre ore di macchina da qui, ai miei?”
“Se glielo chiedi non ti mandano?”
“Ma mai nella vita, Henry. E poi come arriveremmo là?”
“Ho la patente, almeno quella sono riuscito a prenderla. E i miei amici hanno altre due macchine, dovremmo essere a posto. Sarebbe un altro punto da spuntare nella mia bucket list. Fare un viaggio in macchina con gli amici.
Mi lascio sfuggire un gemito. “Dio, un viaggio in macchina di sconosciuti. I miei mi uccidono.”
“Una macchina è di un certo sconosciuto che ti tiene spesso per mano.”
Arrossisco, e penso che dovrò parlare con Henry prima o poi, ma per oggi lascio perdere.
“La, ehm.. la line-up in cosa consisterebbe? Cioè, quali sono i cantanti?”
“Florence and the Machine” Urlo internamente.
“Hozier” Urlo internamente di nuovo.
“James Bay” Terzo urlo.
“The 1975” Ora l'urlo non è interno, ma è vero e concreto, e credo che Henry abbia dovuto staccare il telefono dall'orecchio, a meno che non abbia il desiderio di diventare sordo prematuramente.
“Ora hai capito perché voglio portarti vero? E poi questa cosa fa parte della bucket list. Sono sempre voluto andare ad un festival.”
“A chi lo dici! Quando sarebbe la partenza?”
“Sabato, ovvero dopodomani.”
“Oddio, non convincerò mai i miei. Devo trovare una scusa.”
“Pensaci Ivy, e fammi sapere. Ci vediamo Sabato, o almeno spero.”
“Spero anche io, Henry.”
Ci salutiamo e tiro giù. Ora come esco da questa situazione?

 

 

 

Due giorni dopo.

Sono su un marciapiede con Katie, e stiamo aspettando Henry ed i suoi amici che ci vengano a prendere con le macchine per andare a Glastonbury. Ancora non ci credo. Convincere i miei non è stato facile, ma la cara signora mamma di Chris ha deciso che siamo grandi abbastanza per cavarcela da soli, ed ha messo una parola buona con mia madre. Dopo avermi chiesto almeno ottocento volte: “Chris c'è vero? Mi fido solo se vai con lui” mia mamma ha ceduto. L'unica cosa che non sa è che andremo in macchina con altre persone o impazzirebbe. Quindi abbiamo deciso di inventarle che siamo in treno.
Mia mamma adora Chris, e pensa che con lui sarei al sicuro anche all'inferno, e non penserebbe mai che potrebbe mentirle, nemmeno per me. Buono a sapersi, meno male che almeno lei la pensa così.
Solo che Chris al momento è in ritardo, dovrebbe essere già qui. Comincio a preoccuparmi che ci abbia dato buca, che si sia pentito di quello che è successo due giorni fa, alla fine non ci siamo più visti.
Ma è passato un giorno solo, e in realtà ci siamo sentiti. TANTO.
L'ho chiamato quasi subito per avvertirlo della magnifica opportunità che ci era stata concessa, ed anche lui ha avuto più o meno la stessa reazione che ho avuto io. Alla fine siamo stati al telefono per quasi due ore, prima che sentissi il mio orecchio andare a fuoco. Sembrava tutto normale, ad eccezione del fatto che ci eravamo baciati. Non ci dovevo pensare, sennò sarei impazzita. Da giovedì sera, il giorno del “misfatto”, avevo cominciato a sentire un disperato bisogno di rivederlo, e di ripetere l'esperienza, ma non volevo sembrare una ragazzina impaziente. Soprattutto non avevo ancora le idee chiare, e non volevo far soffrire nessuno. Insieme abbiamo deciso di non dire a nessuno per ora quello che è successo, un po' per scaramanzia, un po' perché non sappiamo nemmeno noi cosa sia successo davvero.
Sento il disperato bisogno di dirlo a Katie, lì, mentre lo aspettiamo, ma decido che è meglio lasciar perdere. Mi farebbe un sacco di domande, e ne sarebbe davvero sorpresa. Non sento davvero il bisogno di essere psicoanalizzata, almeno non al momento. In questi tre giorni devo provare a stare lontana da Chris il più possibile, per mantenere il nostro segreto, e soprattutto per capire in che rapporti sono con Henry, anche se al momento non ho molti dubbi su chi voglio stare.
Se non lo so a livello razionale, sicuramente lo so a livello inconscio, perché, appena Chris arriva, con i riccioli ribelli che gli incorniciano il viso, gli occhiali da sole, e quella maglietta dei The 1975 che è aderente nei punti giusti, sento un improvviso bisogno di toccarlo. Ma non lo faccio, perché è vietato. Non possiamo.
Chris e Katie si salutano con due baci sulle guance, mentre Chris saluta me con una carezza sulla testa. Sono per caso diventata un cane? Va bene essere discreti, ma non arriviamo a dei livelli maniacali, per favore. Non faccio in tempo a dire niente, che arrivano le macchinate che ci porteranno direttamente al festival.
Henry scende di macchina per salutarci, e ci fa presente che nella sua ci sono solo due posti, visto che il sedile davanti è già occupato da un suo amico. Io e Katie andiamo in macchina di Henry, anche perché non sia mai che vado in macchina con degli sconosciuti, e Chris va con gli amici di Henry. Dopotutto li conosce, sono quelli della St. James, e fra questi è presente anche l'amico di Henry che ha chiesto a Chris di me.
Ci diamo appuntamento ad una stazione di servizio di lì a due ore, giusto per sgranchirci le gambe, e il viaggio comincia.

 

 

 

Mi diverto un mondo a stare in macchina con Henry, è davvero divertente e ci coinvolge nella conversazione. Il suo amico, Scott, è un tipo in gamba, e si diverte a farci passare il tempo con giochi perfetti per un lungo viaggio, almeno secondo lui. Ci fa pensare a personaggi famosi, cantanti, attori e così via, e lui prova ad indovinarli. Quando io e Katie pensiamo a Chris Martin dei Coldplay lui lo indovina quasi subito e tenta quindi di fare un'imitazione di Paradise. Katie prova a non ridere e non ce la fa, la sua risata è davvero contagiosa, e scoppio a ridere anche io, cercando di nascondere la testa nella spalla di Katie.
Finita l'imitazione, Scott sembra avere qualcosa da chiedere, e la domanda mi stupisce: “Katie, cosa ne pensi del mio amico Henry?”
Rimango abbastanza stupita, perché sono io quella che passa interi pomeriggi con Henry, non Katie, ma decido di lasciar perdere, perché non è affar mio.
“Oh, penso che sia davvero un bravo ragazzo. Inoltre non mi sembra uno stupratore.” Si sporge sul sedile davanti dove è seduto Henry. “Sei uno stupratore per caso, Henry?”
Katie è una persona spontanea, e la adoro per questo.
“Non penso che te lo direbbe Kat” intervengo io.
“No infatti, non ve lo direi.” Henry le risponde scherzando. “Allora, chi vuole dormire in tenda con me?”
Scoppiamo tutti a ridere, e penso di nuovo a quanto sia semplice divertirsi con Henry.
“No, davvero, come sono le disposizioni per le tende?” Questa volta è Katie a parlare.
“Tu dormi con me, ovviamente.” - le dico, prima che chiunque altro possa parlare. “Non pensi mica che dormirei con tutti questi brutti ceffi vero?”
“Katie, non ascoltare la tua amica, dormi con me, possiamo divertirci!”
E' stato Scott a parlare, e so che lo fa giusto per fare lo scemo, senza malizia, ma lo sguardo di Henry lo blocca sul nascere.
“Tu dormi con me Scott, è deciso.” La mascella contratta di Henry mi fa quasi paura.
“Era una proposta come un'altra, Henry.”
“Ehi, io dormo con chi voglio Henry!” Mi stupisco per quest'affermazione di Katie, ma poi lei dice: “Cioè con Ivy”, e quindi mi calmo.
“Ovvio ragazze, ma siamo in otto e abbiamo solo tre tende, Liv e Aidan dormono insieme, perché, si beh, sono una coppia. Io, Scott e Miles dormiamo in un'altra, quindi credo che Chris dovrà dormire con voi. Non è un problema vero?”
L'affermazione mi avrebbe sconvolto a cose normali, se poi consideriamo il fatto che due minuti prima avevo preso la bottiglietta dell'acqua perché morivo di sete, sicuramente la situazione non migliora. Rischio di soffocare e sputare tutta l'acqua che ho in bocca, contemporaneamente, ma cerco di darmi un contegno. Forse tossicchio un po' quando rispondo: “Ma certo, nessun problema.”
Katie mi guarda con uno sguardo strano, ma non fa in tempo a dirmi niente perché siamo finalmente arrivati alla stazione di servizio.

 

 

Scendo di macchina, felice di potermi finalmente sgranchire un pochino le gambe. Mi diverto in macchina con Kat, Scott e Henry, ma ho bisogno di prendere aria per un pochino. La stazione di servizio è spersa nel nulla, e spero che mia mamma non mi chiami proprio in questo momento, perché non c'è nemmeno campo. La campagna si stende d'intorno a noi, e fa da contrasto all'autostrada su cui l'area di servizio si affaccia.
Rimango ferma a guardarmi intorno, appoggiata alla macchina, quando Henry mi chiede gentilmente di spostarmi, perché deve andare a fare benzina al distributore lì accanto.
Aggiunge anche: “Puoi venire con me, mi faresti compagnia.”
Gentilmente declino il suo invito perché ho bisogno di andare in bagno e magari comprare anche qualcosina da mangiare. Il mio stomaco sta cominciando a farsi sentire, purtroppo. E' sempre la solita storia, ho sempre fame nei momenti meno opportuni.
“Okay, Ivy, ci vediamo dopo.” Sale in macchina, non prima di avermi lasciato una pacca sulla spalla.
Entro dentro l'area di servizio, che è identica a tutte quelle che si possono trovare su ogni autostrada del mondo, e vedo Katy intenta a mangiare un cornetto, mentre parla con Scott. Mi avvicino per inserirmi nella conversazione.
“Ehi, Katie, lo sai che niente è per sempre, vero?” E' stato Scott a parlare, e Katie sembra abbastanza confusa. “Vuoi essere il mio per sempre?”
Io scoppio in una risata, ed anche Katie, seguita quasi subito da Scott. E' per questo che mi piace tanto l'amico di Henry. Cercherebbe di conquistare ogni ragazza che respira, ma ha dei metodi assurdi e fanno davvero ridere.
“Aspetta e spera, Scott. Quante ti sei portato a letto con una frase del genere?” Katie mi sorprende con questa domanda. Di solito è molto timida. Forse sta cercando di sciogliersi un po', e fare nuove amicizie, e di questo sono molto contenta.
“Molto poche. Si possono contare sulle dita di una mano. O meno forse.”
Ridiamo tutti di gusto, ed anche io ordino un cornetto ed un caffè.
Dopo aver finito tutto, mi avvio verso il bagno, e lascio Kat a chiacchierare con Scott. Le farà sicuramente bene aprirsi un po'.



 

Uscita dal bagno, mi avvio al reparto dischi, libri e dvd per dare un'occhiata, e con la coda dell'occhio, dietro la porta di vetro che si affaccia sul reparto cibo vedo Chris intento a soppesare in una mano un pacchetto di Oreo. Mi stupisce che non sia ancora venuto a cercarmi, dopo quello che è successo l'altro giorno, quindi decido di andare da lui.
Kat è intenta a parlare con Scott, e adesso anche con Henry, che si è unito a loro. In tutta onestà non ho idea di dove siano gli altri amici di Henry, ma poco mi importa. Apro la porta a vetri, e spavento Chris abbracciandolo da dietro.
“Ehi, Chris!”
Chris sobbalza sorpreso, ma si rilassa dopo essersi reso conto che sono io.
Si gira verso di me e mi sorride. “Ehi, tesoro!”
Mi prende le mani che sono intrecciate sul suo petto e me le accarezza. In tutta risposto li poso un bacio sulla maglietta, fra le scapole. Lo sento irrigidirsi di nuovo e proprio non capisco. Mi toglie delicatamente le mani dal suo petto e si stacca da me, rimettendo a posto la scatola degli Oreo.
“Chris, non capisco, ho fatto qualcosa di male?” Sono sorpresa da questo cambio di direzione. Mi sono sognata le varie scene che sono accadute in camera sua l'altro giorno? Poi arrossisco all'idea, ed arrossisco ancora di più all'idea che sto arrossendo per un semplice bacio. Okay, forse più di uno. La mia mente lavora in un modo davvero molto strano.
Chris si gira a guardarmi, quasi sorpreso. “No, tesoro, assolutamente no. Mi piaceva quello che stavi facendo.”
Sta cercando di prendermi in giro, per caso? Si è allontanato da me, cosa dovrei pensare? Alzo la voce, forse un pochino troppo, ma decido che non mi importa davvero.
“Ma cosa stai dicendo? Mi hai appena scansato, dopo avermi baciato appena due giorni fa. Che segnale dovrei ricevere da tutto ciò? Questa mattina mi hai praticamente ignorato, e mi aspettavo che tu venissi a cercarmi quando siamo scesi in questa stramaledetta area di servizio. Invece ti ritrovo a preferire gli Oreo a me. E quando provo ad essere carina con te mi eviti. Scusa se mi sono persa qualcosa.”
Chris ha una faccia a metà fra il divertito e lo scocciato. “Preferisci gli Oreo a me. Questa è buona. Vivi, non voglio litigare di nuovo, davvero perché non ce n'è motivo, ma sei stata tu a dirmi di essere discreti. E sono d'accordo ovviamente. Non sappiamo neppure quello che facciamo, dobbiamo capire molte cose da noi prima di condividerle con gli altri. E pensavo che stare lontani fosse la cosa giusta da fare per non far trasparire troppo.”
Mi sento un pochino stupida, perché sì, in effetti glielo avevo chiesto io di non far capire niente a nessuno, ma c'è una questione che mi preme al momento: “Chris, se non ci parliamo nemmeno faremo destare dei sospetti. Scherziamo sempre, siamo migliori amici, parliamo di tutto. Se da un giorno all'altro non ci consideriamo nemmeno le persone si faranno delle domande.”
“Hai ragione Vivi, ma non so come calibrare questa cosa. Qual è il confine che devo rispettare. Ma cercherò di essere più attento d'ora in avanti okay? Non voglio che pensino che abbiamo litigato o chissà cosa.”
Beh, in effetti non avevamo litigato proprio per niente.
Tuttavia c'è qualcosa che ancora non mi torna. Io e Chris siamo sempre stati molto affettuosi nei confronti l'uno dell'altro, e non capisco perché questa mattina è come se avesse paura di toccarmi.
Comincia a parlarmi di quale bibita sia migliore per lunghi viaggi in macchina, ed io gli rispondo a monosillabi.
Mi sa che si insospettisce un po', perché mi chiede: “Ivy, cosa c'è che non va?”
Non voglio sembrare una stupida, ma dobbiamo parlare se speriamo di coltivare un rapporto, se di amicizia o di altro non lo so, abbastanza dignitoso. E allora dico la cosa più stupida che ho anche solo pensato in diciassette anni di vita: “Insomma, è come... E' come se non ti fossi nemmeno mancata un po', ecco. Sembra tutto così normale per te, mentre per me è... Ehi!”
Non faccio in tempo a finire la frase, perché Chris ha intrecciato le sue dita alle mie e mi sta trascinando fuori dall'uscita posteriore dell'area di servizio.
“Chris, ehi, aspetta, ma cosa...?” Lo seguo senza esitazione, perché mi fido di lui, ma tutto questo è davvero molto strano.
Dietro all'area di servizio sono presenti dei cesti in legno impilati uno sopra l'altro, appoggiati al muro. Probabilmente servono da contenitori per la frutta e la verdura che viene portata dai camion.
Non faccio in tempo a chiedere di nuovo a Chris cosa ci facciamo lì, che lui mi prende in braccio e mi fa gentilmente sedere sulla pila di cesti.
“Chris, cosa stai facendo?” Ora sono risoluta e voglio una risposta. Le sue mani sui miei fianchi mi fanno perdere un po' il senso della realtà, ma sono determinata a farlo parlare.
“Ora ti faccio vedere quanto mi sei mancata, così in futuro non avremo più dubbi del genere.”
Sto per replicare, ma lui è più veloce e la sua bocca è già sulla mia. Ogni volta mi sento morire, come se mi mancasse l'aria. Ma anche come se in qualche modo fossi felicissima di essere in apnea. Siamo alla stessa altezza, ed il bacio è ben diverso da quello dell'altra volta.
Non c'è quasi più niente di cauto, e sento il petto di Chris premere contro il mio. Gli circondo la vita con le gambe e sento che si lascia sfuggire un gemito. Elettrizzata dal fatto che non pensi che sia un completo disastro in questo campo, aumento il ritmo del bacio fino a che non sono quasi sdraiata contro la parete dell'area di servizio. Mi stacco momentaneamente da lui per baciarlo ripetutamente sul collo. Non so da cosa mi stia nascendo questa intraprendenza, ma non è qualcosa che mi sento forzata a fare. Lo voglio davvero.
Chris avvicina la bocca al mio orecchio e sussurra: “Non hai idea di quello che mi fai.”
Detto questo ritorna a baciarmi. Gli accarezzo i capelli ricci, che si sta facendo crescere e ci passo le dita.
Ma che cazzo...? Io non ci dormo in tenda con voi, ve lo sognate proprio!”
Mi stacco da Chris sobbalzando al suono della voce di Kat. Chris sembra divertito e vorrei tirargli uno schiaffo. “Ah perché dormiamo in tenda insieme Vivi?” Mi fa l'occhiolino e sorride. Ma gli sembra il momento?
“Oddio mio che schifo, sto per vomitare.” La povera Kat sembra sul punto di svenire. “Muovetevi, dobbiamo ripartire, siamo tutti pronti. Mancate solo voi, vi abbiamo cercato dappertutto!” E fortunatamente ci ha trovato Katie. Sono così imbarazzata che potrei scavarmi una buca e morirci dentro. Scendo dalla pila di cesti e mi appoggio al muro.
“Dio, Chris, datti un contegno, ti prego! E non ti imbarazzare ci conosciamo da anni.”
E' la voce di Kat. Sta riprendendo Chris per qualcosa, e vedo lui tirarsi giù la maglietta sui pantaloni, come se volesse nascondere qualcosa. Forse si è sporcato con i biscotti, non lo so, non capisco l'argomento della conversazione, perché l'imbarazzo si è impossessato di me da quando Kat ci ha beccati.
Decido che è arrivato il momento di rientrare a far parte del mondo reale, e allora noto Chris che si pulisce con una salviettina struccante, che deve avergli dato Kat, dalle macchie di rossetto che gli ho lasciato sulla bocca e sul collo. Sto per morire di nuovo, ma sento il braccio di Chris sulle spalle che mi conforta un po'.
“Non essere imbarazzata tesoro, sto da favola anche con il rossetto.”
Mi lascio sfuggire una risata perché sono talmente tanto a disagio che tutto mi sembra ridicolo. Katie non sembra pensarla così.
Tesoro?!? Okay, ora io e te Ivy andiamo in macchina e appena arriviamo al festival mi racconti tutto. SUBITO! Ci siamo intesi?”
“Sì, sì certo, te lo giuro, davvero.”
Spero che Katie non si sia arrabbiata perché non le ho detto subito cosa è successo.

 

 

Mentre rientriamo Chris mi si avvicina, e mi prende per un braccio per chiamarmi.
“Ehi, Vivi!”
“Ehi, Chris.” Non so cosa voglia e sinceramente non so se il mio cervello riuscirà a sopportare altro.
“Quello che abbiamo fatto prima... Facciamolo più spesso.”
Arrossisco e mi giro per fargli il dito medio.
“Fai tanto la puritana, ma so che ti è piaciuto. Non ero solo contro quel muro.”
“Ti odio Chris!”
“Non mi sembra Vivi. Quello non era odio.”
Dopo avergli tirato una botta sul braccio mi allontano da lui e raggiungo Kat e gli altri in macchina. Ha ragione lei, siamo rivoltanti. Ed io sono veramente, follemente, e completamente pazza di lui.



Angolo Autrice: Buona serata! Voglio ringraziarvi veramente se siete arrivati fino a qui a leggere. Questa storia sta davvero diventando una grossa parte di me, e mi fa piacere sapere che qualcuno di voi la segue. Voglio ringraziare ogni persona che mi ha lasciato una recensione, le cinque persone che l'hanno messa fra le storie preferite, le due che l'hanno messa fra le ricordate, e le dodici persone che la seguono. Non vi ringrazierò mai abbastanza!
Mi farebbe piacere avere dei vostri pareri, positivi o negativi che siano. Vi piace la piega che sta prendendo la storia? E i personaggi? Ci terrei davvero ad avere una vostra sincera opinione.
Grazie in anticipo, un bacione e alla prossima,
S. <3


P.s: Di solito aggiorno il mercoledì, ma la prossima settimana non sarò in grado di aggiornare, poiché andrò in vacanza. Spero mi perdoniate, ci si sente fra due settimane :)

 

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Capitolo 13
*** 12. Andare ad un Festival musicale. ***


   



12. Andare ad un Festival musicale.


 

"I pick my poison and it's you
Nothing could kill me like you do
You're going straight to my head
And I'm heading straight for the edge
I pick my poison and it's you."
Poison, Rita Ora.



Il viaggio in macchina dall'area di servizio passa abbastanza velocemente, per fortuna. Katie non è troppo arrabbiata per quello che ha visto, anzi sono io che devo combattere il crescente imbarazzo per essere stata beccata in flagrante. Non stavamo uccidendo nessuno, ma queste sono cose che si presuppone una persona dovrebbe dire alla propria migliore amica.
Considerando che Kat è una persona molto intelligente ed intuitiva spero che capisca che se non gliel'ho detto è perché è stata una situazione che ci ha preso in contropiede.
Appena arrivati al festival ho la certezza che Kat non è così arrabbiata con me, perché mi tira per la manica della maglietta e mi abbraccia, urlando: “Ci siamo, è una vita che voglio venire qui!”
In effetti è una grandissima emozione. I palchi si vedono già dall'entrata, e sono imponenti, ed io non vedo l'ora di essere lì, con le mie t-shirt consumate e la mia coroncina di fiori fra i capelli, ad urlare con tutto il cuore i testi delle mie canzoni preferite.
Henry parcheggia, e dopo aver spento il motore, si gira a farmi l'occhiolino. “Carino, vero Ivy?”
Sono molto emozionata e mi manca quasi la voce, quando rispondo: “Carino è dir poco. Oddio sto per piangere.” Tutta le persone nella nostra macchina scoppiano a ridere per la mia affermazione. Bravi, continuino pure a prendermi in giro per la mia passione!
Non faccio in tempo ad aprire la portiera della macchina, ed andare ad aiutare Henry a trasportare le valigie fino alla postazione dove dovremmo avere la tenda, che Kat mi prende per mano ed esclama: “Ehi, ragazzi! Io e Ivy andiamo un attimo a cercare un bagno! Faremo presto, non preoccupatevi.”
Scott sembra un pochino perplesso: “Considerando che siete due donne non farete presto. Ma va bene, tanto dobbiamo aspettare l'altra macchina. Forse si sono persi per la strada.”
In effetti la macchina dove è anche Chris deve ancora arrivare, quindi io e Kat ce la prendiamo con calma. Troviamo un bagno vicino all'entrata dell'evento e ci appartiamo in un angolo. Non faccio in tempo a lavarmi le mani e darmi una rinfrescata, che Kat è già dietro di me per chiedere spiegazioni.
“Tutto avrei pensato nella vita, tutto, tranne che vedere tu e Chris che vi date da fare dietro ad un'area di servizio sull'autostrada.”
Cavolo, deve essere sempre così diretta? Arrossisco immediatamente e mi metto sulla difensiva.
“Kat, non ci stavamo dando da fare.
“Oh, sì, cara, quello che ho visto era proprio darsi...”
La interrompo subito, perché sono imbarazzata: “Ok, basta. Ora ti spiego un po' la situazione. E' successo tutto improvvisamente. Io l'ho trovato con una ragazza, e ho capito che forse mi dava fastidio. Abbiamo fatto una brutta litigata, dopodiché lui è rimasto a dormire a casa mia. Ci siamo abbracciati, ma niente di che. Poi il giorno dopo ci siamo baciati. Non è stata una cosa che avevo deciso o cosa. E' successo e basta. Quella che hai visto tu era solo la seconda volta.”
Mi interrompo per darle il tempo di dire qualcosa, in caso avesse ancora qualcosa da dire. Se non è troppo sconvolta.
“Ivy, tesoro, non ho niente da dire, sei tu che hai il controllo di questa situazione. Anzi, siete voi due insieme. Tu provi qualcosa per lui?”
Divento talmente rossa che giro il viso dall'altra parte.
“Okay, non serve che tu mi risponda, ho capito, non ti ho mai vista così con nessun altro. Quando ti ho vista contro quel muro, non ho pensato allo squallore di beccare due ragazzi a baciarsi dietro un'area di servizio, perché entrambi eravate talmente presi e catturati l'uno dall'altro, che per un momento non sono riuscita a credere che foste i miei migliori amici. Cioè sapevo benissimo che lui provava qualcosa per te. Non me lo ha mai detto, ma si vede lontano un miglio. O forse no, lo vedo io perché vi conosco.” Si affretta ad aggiungere quest'ultima parte, perché vede che sono sconvolta dalla paura che qualcun altro si accorga di quello che sta succedendo fra noi due.
“Tranquilla Ivy, non dirò niente a nessuno, se è questo che ti preoccupa. Ma che mi dici di Henry?”
Me lo chiede con un misto di bonarietà e rimprovero, ed io mi sento come colpita in pieno petto.
“Non sto giocando con lui, se è questo che pensi Kat. Io tengo a lui. Solo che ho capito che, al momento, tengo più a Chris. Ma non sto giocando con Henry, io gli voglio molto bene. Solo che penso che non sia necessario per costruire una relazione.”
“No, Ivy, non lo è. So che al momento tieni di più a Chris, l'ho visto con i miei occhi. Vedi solo di capire se è solo un momento, o no. Non vorrei che uno dei due rimanesse scottato.”
Mi sto un pochino arrabbiando, ma so che è solo perché so bene che Kat ha ragione. Non devo dare nessun tipo di segnale contraddittorio a Henry, non adesso. Non ora che ho finalmente ammesso ad alta voce che tengo a Chris tantissimo. Ho quasi paura a pensare a come mi sento, perché sono spaventata. Non sono mai stata così vicina a nessun altro ed ho paura di fare un pasticcio.
“Farò il possibile per non far soffrire nessuno, Kat.”
“Lo so, Ivy. Non devi nemmeno dirmele queste cose. Ti conosco, so che sei una persona buona e che non faresti soffrire nessuno per alcun motivo. Vieni, andiamo, usciamo di qui.”
Mi abbraccia velocemente, e dopo ritorniamo dai ragazzi.

 

 

Ritornati al parcheggio, vedo che anche l'altra macchina è arrivata, e noto che tutti sono occupati a scaricare i bagagli. Vado a prendere il mio borsone dalla macchina di Henry e sento che mi si avvicina.
“Lo stereotipo sulle donne che stanno una vita in bagno a quanto pare è vera.” Rido e gli tiro uno schiaffetto sul braccio.
Oltre al mio borsone, cerco di prendere anche una delle due tende, ma il suo peso mi sbilancia, e quindi Henry è costretto a mettermi una mano sulla schiena per non farmi cadere.
“Questa la porto io ok?” Ride e mi prende delicatamente la tenda dalle mani. Ci avviamo tutti alle postazioni che ci sono state assegnate, e rimango un pochino indietro per guardare tutto. Sono affascinata, e sono come in balia di un incantesimo. Niente riesce a distrarmi dalla meraviglia che provo di fronte all'immensità del festival.
Sento dei passi avvicinarsi a me, e poi qualcuno che mi sposta una ciocca di capelli per sussurrami in un orecchio: “Ti sono mancato Vivi?”
Okay, forse qualcosa c'è. Infame.
“Neanche un po'.” Bugia. “Sono state solo due ore di macchina.”
“Due ore di macchina abbastanza noiose, visto che sei stata privata della mia presenza.”
“Sei un pallone gonfiato e dovresti davvero smetterla. Le persone potrebbero non averti simpatico.”
“Oh, Vivi, per me l'importante è stare simpatico solo a te.”
Mi mette un braccio intorno alle spalle e mi chiede: “Perché ti sto simpatico, vero?”
Scoppio a ridere e scherzando gli rispondo: “Ma neanche un po' guarda.”
Chris sorride e, dopo aver guardato che non ci sia nessuno dietro di noi, mi schiocca un sonoro bacio sulla guancia.
Vorrei ricambiare, o perlomeno prenderlo per mano, ma non posso. I nostri compagni sono davanti a noi, e basterebbe che uno solo di loro si girasse per beccarci. Non mi sento a mio agio ad avere una relazione a cose normali, figuriamoci condividerla con altre persone.
Ma Chris non ha intenzione di togliere il braccio dalle mie spalle, e sinceramente mi va benissimo, è una cosa che facevamo anche prima quindi non mi preoccupo. Gli tiro leggermente i capelli e gli dico: “Un pochino mi sei mancato, ma non tantissimo. Sennò chissà come te ne vanti.”
Chris sorride e mi accarezza i capelli: “Mi sei mancata anche tu, tesoro. E mi sei mancata tanto, non solo un pochino. E ora come ora vorrei baciarti. Come fanno le persone normali.”
Lo capisco, e in tutta risposta gli stringo la mano che mi tiene sulle spalle.
“Chrissy, io e te lasciamo andare tutta la mandria ad un concerto, e noi due andiamo ad un altro. Solo io e te. Tanto abbiamo dei gusti un po' particolari in fatto di musica. Okay?” Voglio stare sola con lui. Tanto.
“Ci sto, tesoro. Al cento per cento.” Prima di lasciarmi definitivamente mi abbraccia e mi lascia un ultimo bacio sulla testa.

 

 

La piazzola che ci hanno dato non è molto grande, ma per le nostre tre tende è più che sufficiente. Chris monta quella che dobbiamo condividere con Kat, non senza rompere col martello almeno due picchetti. Penso che non l'abbia mai fatto prima, e gli sono grata per l'aiuto. Io e Kat siamo ottime assistenti, gli passiamo tutti gli attrezzi al momento giusto e lo incitiamo.
“Carino stare a guardare vero ragazze? Menomale che sono un'ottima visione.”
“Oh, sì, penso che Ivy condivida.”
Sto per prendere a pugni Kat, e forte, quando Chris ci informa che la tenda è pronta, e ci invita a portare dentro la nostra roba.
Kat è già con mezzo piede dentro la tenda, quando Chris la richiama.
“Hai ragione Kat, Ivy pensa decisamente che io sia una visione celestiale.”
Kat scoppia a ridere: “Beh, i gusti sono gusti.”
Odio profondamente tutti e due e mi avvio da sola nella tenda. Se vogliono continuare a prendersi gioco di me, lo facciano pure fuori.
Chris infila la testa nella tenda e mi bacia sul naso.
“Non ti sei offesa vero Vivi?”
“Tu dormi con Liv e Aidan stasera, Chris.”
“Kaaaaaat!” E ora cosa ha da urlare?
Sento la voce di Katie fuori dalla tenda: “Cosa c'è Chris?”
“Vivi mi sta buttando fuori dalla nostra tenda.”
“Chris, me ne vado io, mi offro volontaria come tributo!”
“Oh, Kat per me va benissimo! A te va bene Vivi?”
Odio il fatto che mi prendano in giro e voglio solo che se ne vadano tutti e due. Velocemente. “Se continuate così, dormite insieme voi due, okay? Me ne vado io!”
“Oh, sì, ti prego Vivi, vai a dormire tu con la coppietta. Magari impari molte cose. Cose che poi puoi spiegarmi. Nel dettaglio.
Sono arrossita, di nuovo, e Dio, questa cosa sta diventando davvero imbarazzante e fastidiosa. “ESCI DALLA MIA TENDA CHRIS!”
“Okay!” Mi lascia un leggero bacio sulla guancia. “Tanto lo so che mi adori.”
“Ma nemmeno un po'!” Lo sento ridere mentre esce dalla tenda. Ma chi si crede di essere? Quindi urlo, perché mi senta bene anche da fuori: “Mi hai sentito Chris? Nemmeno un po'!!”
Ovviamente è una bugia.

 

 

Abbandoniamo le postazioni delle nostre tende per immergerci nell'interno del Festival e andare ai vari concerti che si stanno svolgendo, ognuno a seconda delle proprie predisposizioni musicali.
All'inizio ci avviamo tutti insieme al concerto di Jake Bugg, posto su un palco laterale, e scopro che Henry è davvero un fan di quel giovane cantante. Io non lo conosco così bene da dare un giudizio, ma mi sembra sappia trascinare un concerto, e tutti i miei amici sono in estasi.
Henry mi mette una mano sulla spalla e sopra il frastuono mi urla: “Ivy, ti sta piacendo?”
“Molto, Henry. E' una bella scoperta!”
Henry mi sorride velocemente, ma si rigira quasi subito, impaurito di perdersi anche solo un istante della performance. Rido, perché probabilmente sta cercando di nascondere quanto davvero gli piace la musica di Jake Bugg, e vorrei dirgli che non deve contenersi, io sono anche peggio di lui nei confronti degli artisti che mi piacciono moltissimo, ma decido che non è il momento. E' davvero troppo preso e non voglio rovinargli il momento.
Due canzoni dopo decido che questo ragazzo ci sa fare, mi muovo al ritmo delle sue canzoni, e ballo anche un po'. Sto davvero cominciando a divertirmi quando sento una voce che mi sussurra all'orecchio: “Sul palco 2 sta cominciando il concerto di James Bay? Che ne dici, lasciamo tutti qui e andiamo?”
Già le parole “James Bay” mi hanno definitivamente tolto la concentrazione dal povero Jake Bugg, se poi a sussurrarmele è stato Chris, la situazione comincia a diventare davvero problematica.
Mi giro per guardarlo in faccia.
“Chris non possiamo andare senza dire niente a nessuno.”
“Eddai, Vivi, lasciati andare un po'. Lo diciamo a Kat, tanto gli altri sono talmente presi che non se ne accorgeranno nemmeno.”
Continuo a non essere molto convinta, ma voglio davvero vedere James Bay dal vivo così cedo. Chris va a dire a Kat dove stiamo andando e vedo lei fare una risatina e farmi un gesto che vorrebbe dire qualcosa come: “Divertiti e levati dai piedi.”
Sorrido e mimo con le labbra un “grazie” a Kat prima di sentire le dita di Chris intrecciarsi alle mie e cominciare a correre.
Non sono abituata a correre, per niente, e dopo tre passi sento già il cuore in gola, quindi con il fiatone chiedo a Chris: “Ehi! Dove... Dove stiamo andando?”
Chris mi guarda confuso: “Da James Bay no?”
“Serve correre?” Sì, sono una pigrona, lo ammetto.
“Se vuoi prendere un posto decente sì. Se vuoi vederlo come un puntino no, possiamo fare con calma.”
E va bene, al diavolo la mia pigrizia, l'adrenalina sta davvero cominciando a farsi sentire. “Andiamo, voglio un posto in prima fila!”
“Così ti voglio, Vivi!”

 

 

Arrivati sul posto non facciamo in tempo a prendere la prima fila, ma ci assicuriamo la quarta. Vediamo comunque benissimo, e mi rendo conto di quanto è perfetto questo momento. Sono ad un Festival musicale, come ho sempre desiderato, con i miei amici, persone a cui voglio bene e che vogliono bene a me, e con un ragazzo per cui ho perso completamente la testa. Inoltre sto per vedere live uno dei miei cantanti preferiti e non potrei essere più emozionata di così. Poi penso che in realtà, ultimamente, sto vivendo molti momenti perfetti, e sono tutti avvenuti grazie a Chris. E' lui che mi fa sentire così. Come se avermi d'intorno potesse aiutarlo ad essere più felice, quando non sa che è in realtà è lui che rende immensamente e perfettamente felice me. E' lui che sta rendendo tutto perfetto.
“Ehi, tesoro, a cosa stai pensando?” E' la voce di Chris, divertita e affabile, a riscuotermi dal mio torpore. E' sempre la sua voce a riscuotermi.
Non gli rispondo, ma mi giro verso di lui e alzandomi in punta di piedi, lo bacio. All'inizio si trova spaesato, ma in un secondo momento si piega completamente verso di me, così che non debba alzarmi troppo, e mi solleva leggermente. Cerco, con il mio bacio, di trasmettergli tutta la gratitudine, l'affetto e l'amore (anche se non voglio veramente pensare a questa parola) che provo per lui.
Potrei andare avanti all'infinito, ma sento lui che si stacca leggermente, e sempre con la fonte posata sulla mia, mi chiede: “A cosa devo tutto questo tesoro?” Con felicità noto che ha il respiro accelerato, così simile al mio.
Non gli rispondo direttamente, ma gli pongo una domanda che mi sento di dovergli fare da quando questa cosa è cominciata: “Chris, tu pensi che tutto questo sia reale vero? Voglio dire, non pensi che sia una cosa passeggera o poco seria o..?”
Mi interrompe subito con un fugace bacio sulle labbra: “Cosa stai dicendo Vivi? Ti sembra che stia scherzando?”
Le sue mani scendono sui miei fianchi e cominciano ad accarezzarmi piano, ed ho paura di perdere la concentrazione, ma non lo faccio, perché quello che devo dire è importante.
Appoggio di nuovo la mia fronte sulla sua, e in un sussurro, quasi supplicando gli chiedo un unico favore: “Ti prego, non prenderti gioco di me.” Lo dico ad occhi chiusi perché mi vergogno troppo a doverlo affrontare, mi vergogno a rendermi così vulnerabile davanti a qualcuno.
“Ivy, tesoro, guardami.” Chris mi mette una mano sotto il mento e mi fa sollevare leggermente lo sguardo, così da poterlo guardare negli occhi.
“Non sei una cosa da poco conto per me, okay? Non sei una da una notte e via, e lo sai benissimo. Sei molto più di questo per me, d'accordo? Non dubitarne mai.” Sono emozionata, perché nessuno mi ha mai parlato così, e sicuramente non una persona così tanto importante.
Chris mi prende gentilmente la mano, e non capisco cosa voglia fare, ma poi mi dice: “Anche io voglio chiederti un solo favore, okay? Solo uno.”
Lo guardo dritto negli occhi, e sono molto decisa quando gli rispondo.
“Tutto quello che vuoi, Chris.”
Chris fa un mezzo sorriso e mi posa la mano all'altezza del suo petto.
“Lo senti?” Lo sento chiaro e tondo, è il suono di un cuore umano, un cuore vero, che prova emozioni e sentimenti veri.
Rispondo un po' emozionata: “Forte e chiaro, Chris.”
Un risolino sfugge dalle sue labbra: “Bene, ti chiedo solo una cosa okay?”
“D'accordo. Ripeto, tutto quello che vuoi.”
“Vivi?”
“Sì, Chris?”
“Ti prego, non spezzarlo.”
Qualcuno dice qualcosa riguardo al fatto che il concerto sta iniziando ma non ci faccio caso. Chris mi incita a guardare verso il palco ma io, in questo momento, non vedo altro che lui.

 

 

 

Il concerto di James Bay è spettacolare. La giornata sta volgendo al termine, quindi il cielo ha assunto una fantastica sfumatura di rosa, e le canzoni che stiamo ascoltando sono uno spettacolo.
Durante “Hold Back the River” Chris mi prende in spalla per farmi vedere meglio, in “Let it Go” stiamo abbracciati tutto il tempo, e durante “Incomplete” non posso fare a meno di emozionarmi molto, perché ritrovo moltissimo di me e Chris in quella canzone. Il testo parla di due persone che crescendo, imparano ad essere incomplete insieme. Ed è proprio quello che penso della vita e dell'amore. Penso che stia tutto nel trovare una persona che capisca che non sarai mai completo, non sarai mai perfetto, ma che ti aiuterà comunque a farti sentire il più completo possibile.
Ed è proprio così. Io mi sento molto più completa quando Chris è nei paraggi. Mi sento bene e mi sento viva e in questo momento lo capisco appieno.
“Tesoro, stai per caso piangendo?” Sento come una risata nella voce di Chris, ma si fa subito preoccupata quando vede la mia espressione estremamente seria. Non sto piangendo, sono solo molto emozionata, ed ho come un groppo in gola.
Mi giro completamente per guardarlo in faccia.
“Chris io ti..” Devo urlare sopra la musica, ma non sento nemmeno la mia voce, e questa mi sta anche andando un po' via a causa del mio scarso uso di dire ad alta voce quello che provo.
“Ivy, non ti sento bene, che c'è? Dimmi tutto, tesoro, solo alza un pochino più la voce.”
Abbraccio Chris e mi aggrappo completamente a lui e tutto quello che riesco a dire è: “Chris, io ti adoro! Davvero! Grazie di venirmi sempre dietro in queste pazzie.”
Sembra un pochino sorpreso, ma mi stringe più forte quando dice: “Con te verrei anche in capo al mondo, tesoro.”

 

 

Finito il concerto, io e Chris ci prendiamo un hamburger veloce e proviamo a chiamare gli altri per chiederli dove sono, ma non risponde nessuno. Probabilmente saranno andati a vedere un altro concerto, dopotutto qui ce ne sono a bizzeffe ogni ora. Io però sono davvero molto stanca e vorrei andare verso le nostre tende a riposarmi un po'. Alla fin fine, i concerti che interessano a me, per oggi sono finiti.
“Chris, credo che andrò verso le nostre postazioni. Se vuoi tu puoi andare a cercare gli altri, e ci vediamo dopo okay?”
Chris mi guarda con uno sguardo un po' risentito.
“Non se ne parla nemmeno! Ho l'occasione di stare un po' solo con te e non me la faccio certo scappare. E non guardarmi con quella faccia sorpresa tesoro! Non devi stupirti del fatto che voglia stare con te.”
Devo aver avuto una faccia davvero sconvolta, ma non per quello che pensa Chris. Il fatto di stare da sola con lui mi piace davvero molto, ma mi spaventa anche un po', anche se non saprei dire perché di preciso.
Gonfiamo l'unico materassino gonfiabile che io, Chris e Kat dovremo condividere e io e Chris ci chiudiamo dentro la tenda a parlare. Solo parlare. Almeno per il momento.
Parliamo di musica, di progetti futuri, e della nostra vita in generale. Non è cambiato niente, è tutto uguale a prima, ad eccezione del fatto che ora posso appoggiare la mia testa sul suo petto, e lui può accarezzarmi i capelli quanto vuole. E quando rido ha la strana ossessione di toccarmi le labbra, ma è un gesto molto carino e mi piace davvero molto.
Poi ad un certo punto Chris decide che non ha più voglia di parlare a quanto pare, perché comincia a baciarmi, così dal niente, e sono contenta del fatto che ora possiamo fare anche questo, oltre alle cose che facevamo prima, ed essere comunque noi.
Sembra che stasera, comunque, Chris abbia deciso davvero di torturarmi per bene, perché fa durare il nostro bacio ben oltre il dovuto, e quando provo a staccarmi, mi mordicchia dolcemente un labbro. Non credevo che mi potesse piacere, ed invece è così. Sto imparando molte cose anche da questo punto di vista.
“Dove pensi di andare, Vivi?”
“Da nessuna parte, Chris. Assolutamente da nessuna parte.” Rido contro le sue labbra, e sento che il suono gli provoca un fremito.
“Ecco, brava! Così ti voglio.” Rido di nuovo, ed anche lui, ma poi aumento il ritmo del bacio, e nessuno di noi due ride più, siamo troppo presi dalla situazione.
Gli circondo la vita con le gambe e lui comincia ad accarezzarmi i fianchi, per poi scendere più giù, lungo le cosce. Mi alzo leggermente in modo che i nostri corpi aderiscano ancora di più, e tutto, dal movimento del respiro, a quello del suo corpo, mi stanno dicendo che gli piace quello che faccio.
Le mie mani vanno da sole sotto la sua maglietta, e sento che la pelle della sua schiena è calda.
“Vivi, ma cosa...?”
In tutta risposta gli poso un dito sulle labbra per zittirlo. So cosa sto facendo e sinceramente non è niente di che. Non è niente di scabroso o chissà cosa. Conosco i miei limiti e quando voglio fermarmi, quindi non deve preoccuparsi. “Stai tranquillo, so quello che faccio, d'accordo?”
“Oh, questo posso vederlo anche da solo! E' questo che mi preoccupa.”Mi scappa una risata mentre lui comincia a baciarmi sul collo e nel contempo mi accarezza i fianchi, mettendo le mani sotto la mia maglietta. Inarco un po' la schiena e gli accarezzo i capelli, quando sento: “Viviiiii, Chriiiiis, sono Kat, siamo arrivati!”
Chris si stacca da me con uno sguardo omicida in volto, ma mi rivolge un ultimo sguardo carico di dolcezza, prima di dire: “Dio, io Kat prima o poi la faccio fuori.”
“Eddai, Chris, smettila. Poverina mica è colpa sua se capita proprio quando...”
Dio, cosa sto per dire? Il mio viso assume ogni sfumatura del rosso mai esistita.
“Proprio quando ci stiamo divertendo? Molto? Comincio a credere che non sia così.”
“Ci saranno altre occasioni, Chrissy.” Gli lascio un bacio sulla guancia, mi tiro giù la maglietta che mi ha lasciato scoperto un pezzettino di pancia, e dopo aver fatto l'occhiolino a Chris, esco dalla tenda.




Angolo Autrice: Buon pomeriggio a tutti! Sono tornata con un nuovo capitolo! Mi dispiace se la scorsa settimana ho saltato l'aggiornamento, ma ero in vacanza. Mi è mancato molto scrivere comunque, quindi sono contenta di pubblicare questo capitolo, oggi.
Ringrazio chiunque di voi sia arrivato fino a qui, per me conta davvero molto. So che negli ultimi capitoli non sta succedendo molto, ma Ivy sta cercando di capire molte cose, e volevo darle il tempo di poter davvero ragionare.
Ci terrei davvero molto a sentire i vostri pareri, nel bene e nel male, perché per me sono davvero importanti. Tengo molto a questa storia, ed ogni parola che spendete per me è davvero un regalo.
Ringrazio inoltre le persone che hanno lasciato le 28 recensioni alla storia, le 5 che la hanno aggiunta alle preferite, le 3 che l'hanno messa nelle ricordate, e le 12 che la seguono. Non scrivo per i numeri, ma fanno sempre piacere!
Grazie ancora, e mi raccomando, se avete voglia fatemi sapere.
Un bacione, alla prossima.
S. <3

 

 

 

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Capitolo 14
*** 13. Vedere un'eclissi. ***


  



13. Vedere un'eclissi.


 

"All we do is drive,
all we do is think about the feelings that we hide.
All we do is sit in silence waiting for a sign,
sick and full of pride."
Drive, Halsey

 

 

La mattina dopo mi sveglio con un terribile mal di schiena, e sento davvero molto freddo. Se non si fosse capito odio dormire in tenda. Non sono un tipo avventuroso e non mi piace sfidare la sorte compiendo azioni spericolate. E decisamente mi piace molto dormire nel mio comodo lettino. Il materasso di Kat non è scomodo, ci stiamo bene in tre persone, ma non è comunque un letto, e di conseguenza il mio corpo ne risente. Ma sono comunque felice perché sono qui e non vedo l'ora di iniziare la giornata e partecipare a quanti più concerti possibile. Per oggi sulla mia lista sono presenti i The 1975 e chiunque altro capiti l'occasione di vedere. Sono davvero molto aperta alle novità, specialmente in campo musicale.
Do un'occhiatina al telefono per vedere che ore sono e scopro con grande irritazione che sono ancora le sei e trenta di mattina. Ci siamo dati appuntamento per le nove ed ora il mio sonno è completamente passato per colpa del freddo. Sono girata verso Kat e vedo che dorme come un angioletto, con le mani posate sotto la testa. Sorrido perché mi fa davvero molta tenerezza. Mi tiro il sacco a pelo fin sopra la testa, sperando di ricevere un po' di calore, ma è un'impresa inutile. Sapevo che non dovevo fidarmi delle previsioni che davano bel tempo e portarmi un pigiama lungo. Mi giro a pancia in giù per cercare di riprendere sonno, ma è una vana speranza.
“Vivi?” Un sussurro mi risveglia dal torpore e mi giro dalla parte di Chris.
“Oddio scusami ti ho svegliato? Non volevo, ma non riesco a prendere sonno. Questo freddo mi sta uccidendo.” Parliamo entrambi a bassa voce, per non svegliare Kat, visto che ci ha già maledetto ripetute volte per essere finita in tenda con noi.
“Tranquilla tesoro, non avevo molto sonno comunque.” So che è una bugia, perché ha la faccia di chi si è appena svegliato, con i capelli in disordine e la faccia stravolta. “Hai freddo Vivi? Sentivo che ti rigiravi nel sacco a pelo.”
“Un po'.” In realtà tantissimo, ma non voglio sempre fare la figura della femminuccia.
“Stai battendo i denti. Potresti almeno mentire in maniera un po' più convincente. Aspetta, credo di conoscere la soluzione a questo problema.”
“Ah, e quale sarebbe?”
“Aspetta solo un secondo!”
Sorpresa vedo Chris uscire da sotto la sua coperta e tirare giù la cerniera del mio sacco a pelo. Non ho capito, vuole forse farmi uscire di lì? Io ho freddo, non caldo. Ma poi sento un leggero spostamento, e il rumore di una cerniera che si richiude, e improvvisamente siamo in due nel mio sacco a pelo. Non so come facciamo ad entrarci, ma in qualche modo ci stiamo. Chris infine prende la coperta sotto la quale era sdraiato e la butta sopra il sacco a pelo. Mi scappa da ridere, perché stiamo davvero stretti, e in tutto questo Kat continua a dormire tranquillamente.
“Non dovresti starmi così vicino. Se Kat si sveglia è la volta buona che ci manda via a calci nel sedere.”
“Oh, al diavolo Kat. Le voglio bene, ma tu vieni prima di tutto. Avevi freddo ed ho semplicemente prestato aiuto.”
Chris mi circonda con le braccia e sento già che va meglio. I miei denti smettono di tremare ed un po' di calore ritorna nel mio corpo ormai destinato ad essere un ghiacciolo.
“Prova a riaddormentarti Vivi.” Chris mi scosta una ciocca dai capelli e mi stringe più forte.
“Se Kat si sveglia e ci trova così io...”
“Se ci trova così sarà solo felice per noi, perché noi siamo felici. Okay?”
“D'accordo.”
Poso la testa nell'incavo fra il collo e la spalla di Chris e lascio che le sue braccia mi cullino, ed infine mi addormento di nuovo.

 

 

Dopo quelle che mi sembrano ore mi sveglio in un torpore davvero piacevole. Le mie gambe e quelle di Chris sono intrecciate e la sua testa è sulla mia. Penso che stia dormendo, invece comincia a tracciarmi con il naso il contorno della guancia, dall'attaccatura dei capelli, fino allo zigomo, ed infine mi bacia sulla bocca. Terrorizzata mi giro velocemente dalla parte di Kat, per assicurarmi che non abbia visto niente, ma non c'è pericolo, visto che Kat pare non essere qui.
“Chris che fine ha fatto Kat?”
“Oh, si è svegliata ed è andata a fare colazione con Henry e Scott.”
“E ci ha visto così?” La mia voce è altissima, ed inorridita. Se Kat ci ha beccato un'altra volta abbracciati mi sotterro.
“Sì Vivi, ma devi stare tranquilla. Tu dormivi ma Kat ha detto che è contenta per noi, davvero, ed io ci credo. E gli altri due non sono entrati in tenda, perciò non hanno visto niente!”
“Oddio, meno male.” Faccio un grande sospiro di sollievo, ma sento che Chris si irrigidisce molto.
“Ti vergogni così tanto di me?” Lo dice in tono casuale, quasi scherzoso, ma sento un po' di irritazione nella sua voce.
Mi stringo più forte a lui e cerco di spiegargli tutto.
“Non dire mai e ripeto mai più una cosa del genere. Non mi vergogno di te. Mi vergogno di me in una relazione. Mi vergogno dei miei sentimenti esposti. Ma ripeto non mi vergognerò mai di te Chris.”
Vedo un'ombra di sofferenza sul suo viso, ed odio vederlo imbronciato. Mi si forma un blocco nello stomaco a vederlo così.
“Se lo dici tu.” Okay, l'ho ferito in qualche modo e devo rimediare, perché non voglio proprio avere una discussione con lui, e soprattutto mi spezza il cuore vederlo deluso da me.
“Chrissy, guardami okay?” Vedo che gira leggermente lo sguardo verso di me. “Senti, mi dispiace d'accordo? Non voglio nemmeno io nascondermi sempre quando sono con te, ma devi rispettare i miei tempi. Mi dispiace, ma non ho intenzione di sbandierare ai quattro venti questa relazione. E' troppo preziosa per me per venire distrutta. Tu sei troppo prezioso. Chris tu sei tutto per me. Non scordartelo mai.”
Chris mi sta fissando con un'intensità sconvolgente e quando parla la sua voce è melodiosa e dolce: “E tu non scordarti che sei la prima nel mio cuore. Sempre.”
Detto questo mi sfiora il naso con il suo e comincia a baciarmi.
Non è un bacio affrettato e passionale come quelli dei giorni scorsi, il terrore di venire beccati è completamente sparito ed adesso ci sono solo la pace e la gioia di stare insieme. E quando si abbassa un poco per mettermi le mani sotto la maglietta del pigiama, sulla pancia, sussulto, ma non riesco a vedere altro che lui. Mentre continua a baciarmi mi disegna dei piccoli cerchi intorno all'ombelico e all'improvviso capisco che il freddo se ne è completamente andato. Capisco che potrei stare qui a bearmi del calore che proviene dal corpo di Chris per tutto il giorno, quando lui si stacca, così senza preavviso.
“E' tardi tesoro, dobbiamo vestirci. E per quanto mi piacerebbe che ci vestissimo insieme e che tu potessi vedere tutto questo ben di Dio, non penso che tu sia ancora pronta” - dice ridendo ed indicandosi il corpo.
Gli tiro una leggera botta sul braccio e arrossisco. “Mi vesto prima io, esci subito dalla tenda.”
“Smettila di essere così acida, Vivi.”
“Mi dispiace, credo sia intriso nel mio carattere Chris. Ma se hai qualche rimedio in mente, sarò più che contenta di ascoltarti.”
Mi lancia un'occhiatina che non lascia spazio ad equivoci, ed io capisco di aver fatto una gaffe enorme.
“Beh, alcuni rimedi li conoscerei, ma non credo che...”
Non lo lascio nemmeno finire. “Chris, vattene adesso.”
“D'accordo, a dopo.” Mi tira giù la maglietta, non prima di avermi posato un ultimo bacio sulla pancia. Una scarica di adrenalina mi si propaga in tutto il corpo e comincio a sorridere come una cretina.

 

 

Ci troviamo con gli altri ad una caffetteria vicino al palco principale, su cui stiamo aspettando che montino i The 1975 e Henry ci saluta con un: “Ehi, dormiglioni, alla buon'ora.”
Cerco di guardare in ogni direzione tranne che in faccia di Chris, e faccio un sorriso ingenuo ad Henry. “Scusami ma ero distrutta dalla giornata di ieri, avevo proprio bisogno di dormire.”
Chris trattiene a stento una risata ma la copre fingendo un colpo di tosse. Gli scocco un'occhiata omicida e infine vado a prendere un caffè. Henry mi segue al bancone delle ordinazioni e mi si accosta mentre bevo la mia bevanda dalla tazzina.
“Che ne dici se stasera realizziamo un altro punto della bucket list?” Mi guarda con un sorrisone furbo ma allo stesso tempo implorante e mi faccio subito prendere dalla tenerezza.
“Oh, ma certo, quello che vuoi Henry. Spiegami un po'.”
“Sai cosa c'è stasera Ivy?”
“Ehm.. in realtà no.” Mi prende un pochino alla sprovvista, perché davvero non ho idea di che cosa vuole dire.
“Stasera c'è l'eclissi. Eclissi di luna. Ed un punto della mia bucket list è sicuramente vedere un'eclissi. Possiamo stenderci tutti insieme in uno degli innumerevoli prati e starcene lì a guardare. Ti va?”
“Ma certo che mi va Henry. E' davvero una grande idea, ci sto.”
Appena usciti dal locale vedo che i miei amici si sono già avviati sotto il palco, mentre Chris se ne sta con le spalle al muro del locale e ci sta aspettando. Se fa il geloso lo picchio, perché sa benissimo che non deve esserlo. Io voglio lui e nessun altro. Henry invita Chris ad unirsi a noi per andare verso gli altri e lui ci segue in silenzio. Dio, quando fa così vorrei strozzarlo.
Mi avvicino e a bassa voce gli intimo di smetterla.
“Perché, che ho fatto?”
“Lo sai cosa hai fatto. Smettila di guardare il povero Henry come se fosse un nemico mortale.”
“Non fino a che lui non smette di guardarti come se tu fossi qualcosa da mangiare.”
Scoppio a ridere, perché è un paragone talmente stupido che non si può proprio sentire.
“Chris, tesoro, lui non mi guarda così.”
“Tu non ti rendi conto.”
“Mi rendo conto della tua infondata paura però, perché ti ho detto almeno settemila volte che tu sei l'unico per me.”
Un ghigno divertito si forma all'angolo della sua bocca. “Ripetimelo un'altra volta.”
“Non voglio viziarti.”
“Sarebbe davvero molto interessante vederti viziarmi.”
“Ivyyyyyyy.” Kat mi sta chiamando da sotto il palco e mi fa cenno di avvicinarmi a lei sotto il palco.
“Vado da Kat, Chris, ci vediamo dopo.”
“A dopo tesoro.” Senza farmi vedere gli stringo leggermente la mano e vado da Kat.

 

 

“Ivy credo che mi stia venendo il diabete.” Kat ha la faccia seria, ma capisco la battuta e cerco di lasciar perdere il sottinteso.
“Smettila Kat. Sembra che tu non abbia mai avuto un ragazzo.”
“Oh, io l'ho avuto Vi, ma tu no. E si vede molto bene. Lo dico per la vostra sicurezza. Se avete deciso di non far sapere a nessuno della vostra storia non è così che dovreste comportarvi. Io ti voglio bene, ma te lo devo proprio dire: si vede lontano un miglio che flirtate Ivy. E se andate avanti così non me ne accorgerò solo io. Non capisco questo bisogno di nascondervi, davvero, visto che non ci vedo niente di male, ma volevo avvertirti.”
Abbraccio Kat perché è stata carinissima, e cerco di godermi comunque il concerto, senza il panico che le parole della mia amica mi hanno fatto venire. So che non era sua intenzione, ma sono comunque spaventata e penso a tutti i metodi in cui posso evitare che quello che Kat ha previsto accada davvero.
Il concerto dei The 1975, però, riesce a distrarmi un po' da questo pensiero. Ormai è la seconda volta che li vedo, ma è come se fosse la prima volta, perché mi fanno emozionare, divertire e sentirmi viva come l'altra volta.
Li ho già visti l'anno prima, con Kat, Chris e altri compagni di scuola, ed è stata una delle serate più belle della mia vita, e questa volta non sembra essere da meno.
Sono molto emozionata, e si deve vedere, perché Henry mi si avvicina e comincia a prendermi in giro, ma per poco, perché poi comincia a ballare con me, ed io mi muovo al ritmo delle canzoni e mi lascio trasportare dal ritmo.

 

 

Il concerto passa velocemente, e ci diamo appuntamento per la serata. Il pomeriggio siamo liberi di andare dove più ci aggrada. Io giro per qualche concerto con Chris e Kat, che tuttavia non sembra dispiaciuta di passare del tempo con noi, come ai vecchi tempi. Come se non fosse cambiato niente. Ed in effetti mi intimo che è così, non è cambiato assolutamente niente, io e Chris siamo sempre le persone di sempre, e Kat si diverte molto a stare con noi. Va bene, ad un certo punto Chris si china a darmi un bacio sulla guancia, e in un secondo momento io, presa dal freddo mi rifugio dentro il suo giacchetto, ma per il resto siamo sempre i soliti.
“Vorrei dire che mi fate risalire il pranzo, ma non ci riesco perché siete adorabili.” Kat mi coglie alla sprovvista, ma sono felice di questa sua osservazione, molto.
“Kat, se vuoi un po' di questo ben di Dio posso passarlo anche a te. Non credo che a Vivi dispiacerebbe.” Io scoppio a ridere, mentre Kat fa un suono di disgusto che non sembra finto o studiato a tavolino, per niente.
“Oh, Chris, capisco quando non c'è posto per me in una relazione e in questa non sono la benvenuta. Vedo che c'è posto solo per una ragazza per te, ed ovviamente non sono io.”
Abbraccio Chris un po' più forte, ma sono molto sorpresa quando dice: “Kat, per te c'è sempre Scott, ci hai mai pensato?”
Io e Kat urliamo un “Che cosa?” quasi contemporaneamente e Chris ci guarda come se fossimo pazze.
“Kat, andiamo, sono abituato al fatto che Ivy non capisca quando un ragazzo le sta dietro. Voglio dire non si era nemmeno accorta che sono pazzo di lei, cosa che mi sembrava abbastanza ovvia, ora non ti ci mettere anche tu.”
“Ehi, non era così ovvio!” Perché tutti se la prendono con me? Io non avevo proprio capito, cosa c'è di male?
“Sì, Vi, era ovvio.” Ora ci si mette pure Kat? Ed io che pensavo fosse mia amica.
“Comunque non ho capito questa storia di Scott, Chris. Stai insinuando che abbia un qualche interesse nei miei confronti? Quello ha interesse per qualsiasi essere femminile che cammini su due gambe.”
“Hai già messo dei paletti troppo alti, Kat.” La mia amica ride della mia battuta e quindi il discorso di Chris tende un po' a sfumare.
“Dio, lasciatemi almeno finire di parlare. A stare con voi sento la mia virilità andarsene lentamente e strisciando.”
Io e Kat siamo ormai in preda ad una risata isterica.
“Oh, alla tua virilità può benissimo pensarci Ivy. A quanto pare è molto brava a gestirla.”
Smetto immediatamente di ridere e guardo Kat sconvolta. Le sembra il momento di fare battute oscene? Con Chris qui? Come previsto, il mio caro amico ha già messo su uno sguardo molto furbo e mi sta squadrando dalla testa ai piedi. Con molta intensità. “Oh, mi piacerebbe molto far ritrovare a Vivi la mia virilità.”
Scuoto la testa, ormai disperata e mi rassegno al fatto di avere due amici stupidi. “Siete un caso irrecuperabile. Io volevo davvero sapere cosa pensi riguardo a Scott, Chris.”
Sempre senza smettere di squadrarmi come se fossi un animale raro Chris ci dà una spiegazione su quello che pensa. “Kat, si vede bene che Scott ha un'interesse abbastanza marcato per te. I ragazzi che vanno dietro a tutte in realtà non sanno nemmeno loro cosa vogliono, ma quando trovano quella giusta lo sentono. Fattelo dire da uno che...” Lancio a Chris un'occhiata omicida, perché so cosa sta per dire. Sta per dire che sa com'è essere nella stessa situazione perché anche lui ha avuto molte conquiste. Chris coglie il mio sguardo, ma mi sorprende con la sua risposta. “Fattelo dire da uno che ha fatto molti errori prima di trovare la persona giusta.”
“Okay, avete raggiunto il mio livello di sopportazione per oggi. Vado in bagno, torno subito.” Vedo Kat dirigersi verso i bagni e appena la vedo sparire mi giro verso Chris.
“Perché quello sguardo sorpreso, tesoro?”
“Quello che hai detto. E' stato molto carino Chris, grazie.”
“Non devi ringraziarmi, tesoro. E' solo la verità. Sono molto felice che la mia vita si sia risolta in questo modo. E per questo modo intendo con te al mio fianco.”
“Non voglio essere un errore per te, Chris. Farò di tutto per non esserlo.”
“Non lo saresti nemmeno se tu volessi, tesoro.”
Sto per baciarlo, di nuovo, quando il mio telefono squilla. E' Henry che mi chiede dove siamo perché ci sta aspettando per andare a vedere l'eclissi e ci diamo appuntamento fra una mezz'ora. Noto che Kat sta tornando dal bagno e nello stesso tempo vedo due ragazze avvicinarsi a Chris, che si è allontanato da me per farmi parlare tranquillamente al telefono. Saluto Henry e riattacco. Kat si avvicina a me e mi posa una mano sulla spalla. “Chi sono quelle, Vi?”
“Sinceramente non ne ho idea.”
Ci avviciniamo per sentire cosa stanno dicendo quelle ragazze a Chris e vedo che sono tutto tranne che vestite. E sono bellissime. Quella che sta parlando con Chris ha indosso una minigonna, un top che lascia ben poco all'immaginazione, ed è alta almeno dieci centimetri più di me. Ha il fisico di una che non ha mai assaggiato un hamburger in vita sua ed ha due occhi azzurri da far invidia.
“Ti abbiamo visto al concerto dei The 1975 e ci chiedevamo se volevi venire a mangiare qualcosa con noi e dei nostri amici stasera, per andare poi a vedere l'eclissi. Ti va di farci compagnia?”
Mi sta cascando la mascella e sento un misto di gelosia e invidia per quelle. Mi sento ancora la bambina con l'apparecchio, anche se non lo porto più da anni. Odiavo portarlo, e mi vergognavo tantissimo, visto che tutte le mie amiche avevano una bocca perfetta. Poi un giorno ho pensato che magari in un'apocalisse di zombie avrei potuto combattere i mostri con il ferro del mio apparecchio e mi sono un po' calmata. Sono sempre stata una bambina strana e il mio cervello ha sempre ragionato in un modo strano, ma anche se da lì è stato un po' meglio, ho comunque sofferto. Ho lottato per anni per non farmi intimidire da nessuno, ma ora che ho qualcosa da perdere è molto più difficile.
Vedo Chris fare un sorriso di scuse e dire: “Scusate ma stasera sono con i miei amici.”
La bionda scoppia a ridere e scuotendo una mano dice: “Scusa, ma porta anche loro, no? L'importante è che tu non abbia la ragazza.”
A queste parole qualcosa dentro di me scatta, e prima che Chris possa rispondere qualsiasi cosa mi avvicino ed esclamo: “Oh, ciao piacere sono Ivy, la ragazza di Chris.”
Vedo che alla bionda sta per cascare una mascella, e senza nascondersi nemmeno troppo mi squadra da capo a piedi. Probabilmente sta confrontando i nostri corpi ed i nostri vestiti e si starà sicuramente chiedendo come fa Chris a stare con una come me, ma sinceramente non mi importa, perché lui è mio, e lo sta facendo notare molto bene a queste ragazze. Mi circonda la vita con un braccio e mi lascia un dolce bacio sulla fronte.
“Ve l'avrei presentata io, ma ha fatto da sola. Ragazze, lei è Ivy, la mia ragazza. Mi sarebbe piaciuto cenare con voi, ma ho deciso di passare questa serata, e molte altre a venire, solo con lei. Scusate.”
Le ragazze ci lasciano un timido saluto, e girando i tacchi se ne vanno. Non faccio in tempo a vederle sparire che Chris mi stringe più forte a sé.
“Ripeti quello che hai detto.”
“Che cosa?” Sono un po' confusa dall'accaduto e non capisco al volo.
“Ti sei definita la mia ragazza.” Arrossisco fino alla punta dei capelli. “Non sentirti in imbarazzo, tesoro. Non aspettavo altro che sentirtelo dire. Vieni, andiamo da Henry, sennò quello ci uccide.”
Mi prende per mano e noto che è la prima volta che parla in modo quasi amichevole di Henry. Bastava così poco?

 

 

Io, Kat, Chris, Henry e gli altri ci troviamo in uno dei campi che circondano il festival e che non sono stati utilizzati. L'eclissi di luna è prevista per le nove e trenta. Passiamo il tempo a chiacchierare ed a conoscerci un po' meglio. Ci sediamo in centro ed io sono in mezzo a Henry e Kat. Mi sto divertendo tantissimo, e trovo che avrei bisogno di momenti del genere più spesso. Mi piace essere circondata da amici, parlare, mangiare cibo spazzatura e ridere. Ridiamo tanto e quando Henry ci racconta di alcune avventure avute con Scott durante gli anni di scuola, mi prende una tristezza incredibile all'idea che Henry se ne debba andare. Io in questo periodo sono così felice che non sto pensando a quanto deve essere dura per lui dover rinunciare a così tante cose per colpa del lavoro del padre. E poi penso che anche io dovrò rinunciare a lui. L'idea di una storia con lui è durata molto poco, perché ho capito subito che non potrebbe esserci stato niente di serio, non con quello che provo per Chris, ma Henry si è rivelato uno degli amici più leali e carini che abbia mai avuto, e il fatto che fra meno di due settimane debba salutarlo mi fa venire davvero molta malinconia.
Si deve notare, perché Henry abbassa la voce, in modo che solo io possa sentirlo e mi chiede: “Sei pensierosa Ivy, che succede?”
Questa è un'altra cosa che adoro di lui: capisce subito se c'è qualcosa che non va. Mi capisce al volo, e questo non mi succede mai, se non con Chris. Ma Chris è come se fosse l'altra metà di me, quindi non conta.
“Niente, stavo solo pensando che fra un po' te ne vai. Mi sono un po' rattristata, ma tranquillo mi passerà.”
Henry mi mette una mano sul ginocchio e mi dice: “Non hai idea di quanto mi mancherai, Ivy. Sei stata una scoperta bellissima per me.”
Accarezzo il braccio di Henry e con la voce spezzata gli dico: “Pensiamo agli addii a tempo debito d'accordo?”
“Okay, Ivy. Guarda, sta cominciando l'eclissi.”
Mi indica il cielo, e ci mettiamo subito gli occhiali da sole, e le protezioni che abbiamo portato, perché ci è stato spiegato che non si può guardare un'eclissi ad occhio nudo. Lo spettacolo è bellissimo. Intorno alla luna si forma una specie di cerchio bianco e il pianeta si oscura. Tutto è nella piena oscurità, anche se è una serata estiva, ed adoro l'effetto che fa. L'eclissi è parziale, ma è comunque bellissimo. Mi giro verso Henry e sorridendogli gli dico: “Spunta dalla bucket list!”
Mi restituisce un sorriso grandissimo e mi ringrazia nuovamente per aiutarlo a completare i suoi sogni.
“Di niente, Henry. Stavolta non ho fatto proprio niente.”
“Beh, grazie della compagnia allora.”
“Quando vuoi, davvero.”
“Potrei prenderti in parola.”
Arrossisco perché sto cominciando a capire che sta insinuando qualcosa di più profondo e cerco di farmi venire in mente qualcosa con cui svincolarmi dalla conversazione, ma mentre ci penso tutto quello che vedo è il suo viso che si avvicina al mio. La paura mi stringe lo stomaco, perché penso a quanto questo gesto mi avrebbe fatto piacere due settimane fa, mentre ora è l'ultima cosa che voglio. Capisco che non avrei dovuto dare speranze ad Henry, e capisco che tutto sta per cambiare fra di noi, che qualsiasi cosa faccia adesso, il nostro rapporto sarà rovinato.
Con le lacrime agli occhi faccio quello che mi sento di dover fare, e giro la testa dall'altra parte. Il suo respiro è sulla mia guancia, ed io mi stacco subito. Mi alzo velocemente in piedi, e mormoro uno “scusa, devo andare” ma non penso che Henry abbia capito.
Corro via, dall'altra parte del prato e sono solo vagamente consapevole dei passi dietro di me e della voce di Chris che mi chiama.



Angolo Autrice: Buona serata a tutti! Scusate il ritardo per l'aggiornamento di questa settimana, ma davvero ho avuto pochissimo tempo per riuscire a postare. Dalla prossima settimana gli aggiornamenti dovrebbero tornare ad essere puntuali.
Ringrazio come al solito chiunque sia arrivato fino a qui, mi rendete davvero felice.
Voglio ringraziare inoltre le persone che hanno lasciato le 30 recensioni, le 7 che hanno messa la storia fra le preferite, le 3 che l'hanno aggiunta alle ricordate, e le 12 che la seguono. Se continuo questo progetto è anche grazie a voi.
Sempre come al solito vi chiedo di farmi sapere qualcosa, sempre che ne abbiate voglia. Ogni vostro parere mi aiuta tantissimo nella stesura e nella riuscita del testo, e accetto sia critiche che non. Davvero mi fareste troppo piacere.
Grazie mille di nuovo, un bacione e (spero) alla prossima.
S. <3

 

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Capitolo 15
*** 14. Imparare a suonare la chitarra. ***


  


14. Imparare a suonare la chitarra.

 
 
"I'm half a man at best,
With half an arrow in my chest.
I miss everything we do,
I'm half a heart without you.
Without you, without you,
 half a heart without you."

Half a heart, One Direction


 

Corro fino a che non mi sento quasi più i polmoni, quindi tecnicamente potrei aver corso anche poco visto che non sono per niente allenata. Mi fermo al limitare di un boschetto che si trova vicino al prato in cui ci eravamo messi a guardare l'eclissi e mi appoggio al tronco di un albero. Dio, dovrei veramente mettermi a fare un po' di palestra, perché mi manca troppo il fiato per avere solo diciassette anni.
Mi siedo con la schiena contro il tronco e cerco di riprendere fiato, pensando nello stesso tempo a quello che è appena successo. Più che altro sono preoccupata per quello che può aver visto Chris. Ho sentito la sua voce quando ormai avevo già cominciato a correre, e temo che possa aver visto solo il momento in cui la guancia di Henry si è posata sulla mia. Magari potrà pensare che ho dei particolari interessi nei confronti di Henry, ma non c'è neanche bisogno di dire che non è così, il mio cuore appartiene soltanto a lui. Dall'altra parte sono totalmente dispiaciuta di aver respinto Henry, perché se Chris non fosse stato qui, e io non fossi stata completamente persa di lui, forse Henry avrebbe avuto quel bacio.
Spero che niente fra di noi sia cambiato, ma capisco anche da me che sono vane speranze. Nel momento in cui ho girato la testa ho sentito qualcosa spezzarsi dentro di me. Il legame che avevamo è stato reciso da un semplice movimento.


Cerco di fare dei grossi respiri e di smettere di piangere, cercando di capire come fare a non rovinare tutto, quando una voce mi riscuote dalle mie elucubrazioni.
“Vivi? Che sta succedendo?”
Apro leggermente gli occhi, che avevo chiuso per provare a calmare questo incessante mal di testa, e trovo Chris, accovacciato davanti a me, con le mani sulle ginocchia ed uno sguardo dolcissimo negli occhi.
“Io... niente di che. Non lo so... credo.”
Chris mi prende le mani, che stavo portando al viso per coprirmi gli occhi gonfi, e sento un grosso peso andarmi via dallo stomaco.
“Vivi, basta bugie. Credo che siamo arrivati ad un punto in cui dobbiamo essere completamente sinceri l'uno con l'altro. Ho visto quello che è successo.”
La stretta allo stomaco torna a farsi sentire. “Hai visto?”
“Ho visto tutto, tesoro. Ed ho visto anche come non hai ceduto al corteggiamento di Henry. Ci sta che un ragazzo voglia baciarti, Vivi, è più che normale. L'importante è come reagisci tu.”
La sua mano si sposta dalle mie per andarmi ad asciugare il viso umido dalle lacrime.
“Ti ringrazio Chris, mi fa piacere sapere che ti fidi di me. Non devi avere problemi in questo senso.”
Chris fa un mezzo sorriso e mi si siede accanto. Mi passa un braccio intorno alle spalle ed io mi accoccolo sul suo petto. Mi piace sentire il battito del suo cuore, perché è regolare e preciso, e calma il mio, perennemente in tumulto.
“Mi fido di te, Vivi. Veramente, tantissimo.” Mi bacia sulla fronte ed io lo stringo più forte. “Ma devo davvero chiederti una cosa.”
Mi stacco leggermente per guardarlo negli occhi. “Chiedimi quello che vuoi.”
“La mia è solo curiosità, ma devo saperlo. Sappi che non te lo chiederei mai veramente, perché nella vita bisogna poter contare su più di una persona, ma se tu dovessi rinunciare a lui per me, lo faresti?”
Mi allontano da Chris come se mi avesse punto un insetto, perché la sua domanda mi coglie totalmente alla sprovvista. Credo di arrossire anche un po', ma dalla rabbia. Non riesco a credere che mi abbia davvero fatto questa domanda. Eppure credevo di avergli dimostrato molto bene in questi ultimi giorni che per me c'è solo lui.
“Te l'ho già detto, Chris, mi sembra inutile ripeterlo.”
In tono di sfida e guardandomi dritto negli occhi mi dice: “Tu fallo comunque. Solo a livello teorico, non che tu debba scegliere davvero perché...”
Non lo faccio finire di parlare, perché monto a cavalcioni sulle sue gambe, e senza preavviso comincio a baciarlo. Voglio davvero fargli vedere quanto lui sia davvero l'unico per me. Le mie mani sono sulla sua maglietta, e si stanno facendo lentamente strada sotto, la mia bocca si stacca dalla sua, per esplorare ogni parte del suo viso, dalle palpebre fino al collo. Sento le sue mani fra i miei capelli, e sorrido perché penso che finalmente Chris sta cominciando a ricambiare il mio affetto, invece con un movimento gentile ma deciso, Chris mi stacca da lui.
Mi sento respinta e rifiutata, e mi si ferma il respiro per un attimo. Offesa scendo dalle sue gambe, aspettando una sua reazione, ma tutto quello che vedo è Chris con i pugni serrati e gli occhi chiusi che cerca di riprendere fiato.
Sono sconvolta da quello che è appena accaduta, ed anche un po' irritata dall'improvviso cambiamento di umore da parte di Chris.
“Non... non mi vuoi più?”
Mi sento una bambina che fa le bizze a chiederglielo, ma non posso fare altrimenti, ci sono rimasta troppo male.
Chris è sempre ad occhi chiusi quando mi risponde: “Non così tesoro.”
Gli prendo una mano per cercare di fargli aprire gli occhi, ma me la sposta dolcemente.
“Ti prego Vivi, non lo fare.”
Sono confusa e non capisco proprio cosa vuole dire. “Fare cosa?”
“Questo. Non fare così. Non è che non ti voglio, e lo sai benissimo, io ti voglio sempre, ma quello che davvero non voglio è che tu mi dimostri tutto il tuo affetto soltanto tramite il contatto fisico. Non è per il sesso che voglio stare con te.”
La sua risposta mi prende in contropiede, perché so benissimo che non è così, anche perché sotto quel punto di vista non abbiamo fatto proprio niente. Non ce n'è stata nemmeno l'intenzione, quindi proprio non capisco
“Chris, sai che non sono pronta per...”
Chris mi interrompe subito: “Lo so, e proprio per questo ho detto che non sto con te per quella determinata parte della relazione. Io posso aspettarti per tutto il tempo che vuoi. E sai che lo farei, lo sai benissimo. Quello che ti stavo dicendo è che tutte le volte che ti faccio delle dichiarazioni o ti faccio capire quanto sei importante per me, non mi rispondi mai veramente a parole. Ed io ho bisogno di sentirti dire cosa provi Ivy.”
Okay, ora sta cominciando ad essere ingiusto. “Chris io ti ho detto cose che non mi sarei mai sognata di dire a nessun altro. A nessuno. Ti ho detto che per me sei l'unico, che non voglio nessuno oltre a te, cosa vuoi di più?”
Credo di aver alzato la voce, e molto. Ma è la sua risposta che mi fa davvero imbestialire.
“Ho visto come guardi lui.
Mi alzo velocemente, perché mi sento accusata, e non voglio stare a sentire una singola parola di quello che ha da dire. Io ho la coscienza a posto, e se c'è qualcuno che non deve accusarmi è proprio lui. Gli ho dato la parte migliore di me, e la sta distruggendo come se niente fosse.
“Chris, non lo guardo in nessun modo. Ho riso con lui prima, ma perché siamo... cioè voglio dire, eravamo, amici, o almeno credo. Non devi essere geloso di lui.”
“Io non sarei geloso di lui, ma tu non mi lasci scelta.”
Se mi avessero tirato un pugno avrebbe fatto meno male. Mi sta facendo passare come una ragazza della quale non ci si può fidare, e questo è ingiusto. Non ha appena visto cosa ho fatto prima?
“Chris, ma stai scherzando?” Sto quasi urlando. “Non puoi davvero accusarmi di questo. Stava per baciarmi, e mi sono scansata, d'accordo? Cosa devo fare per dimostrarti che ci sei solo tu per me? Tutto questo è ridicolo.”
Poi realizzo una cosa. Non c'è niente che possa veramente fare per convincerlo. Deve venire da lui. Deve fidarsi da me, e so che al momento non lo sta facendo, perché non avrebbe questi dubbi al riguardo. E la consapevolezza di questo mi uccide, perché fino a che eravamo migliori amici, senza complicazioni di alcun genere, non avevamo di questi problemi. Ci fidavamo l'uno dell'altra senza esitazioni di alcun genere.
“Tu non devi fare niente, Ivy, ma voglio solo che tu sia sincera con me. Siete immensamente legati per esservi conosciuti soltanto due settimane fa, e la cosa mi spaventa.”
“Chris, non so più come dirti che non devi preoccuparti. Ci troviamo soltanto bene l'uno con l'altro, non devi avere nessun timore.”
Poi penso che visto dall'esterno forse è diverso, perché io e Henry siamo davvero uniti per esserci conosciuti da così poco tempo, ma questo non vuol dire che io debba voler stare con lui. Okay, a lui piaccio, l'ho potuto constatare questa sera, e forse è questo che terrorizza Chris in primo luogo, ma davvero sono idee stupide.
Certo, però, che se una ragazza avesse appena tentato di baciare Chris anche io sarei nelle sue stesse condizioni. Indecisa se Chris si fosse scansato solo perché anche io ero lì, e se se fossero stati soli lui l'avrebbe baciata. Decido di avere una conversazione civile, perché voglio calmarlo e rassicurarlo. Non c'è niente di più importante per me al momento.
Il pensiero di dover andare a cercare Henry mi si affaccia quasi subito alla mente, ma per lui avrò tempo dopo. Chris è sempre il primo.


 

“Chris, dimmi cosa ti spaventa.” Sto utilizzando il tono di voce più calmo possibile, perché non voglio che si arrabbi con me.
Missione fallita. La sua risposta mi arriva dritta e chiara. E' alterato e lo vedo. “E me lo chiedi anche? In questa relazione sono io a dover perdere qualcosa, non tu, è evidente.”
Sconvolta da quello che ha appena detto, cerco di capire cosa intende.
“Tu sei pazzo se pensi di essere quello che ci tiene di meno qui. E poi stai tanto a puntare il dito contro i miei comportamenti, ma voglio ricordarti quella bionda che ho trovato solo una settimana fa a casa tua.”
“Ti avevo detto di non tirare mai più fuori quella storia, Ivy. Ti ho già spiegato che è stato solo perché non potevo stare con te, o almeno credevo. Non lo avrei mai fatto se avessi saputo che con te avevo anche solo una minima possibilità.”
“Oh ma davvero? Anche le ragazze che ti hanno approcciato oggi mi sembravano davvero molte contente di vederti.” Ho cominciato a fare la vittima, perché ho capito che è più facile, ma so anche che sono molto immatura, e dovrei davvero smetterla.
“Ma di cosa stiamo parlando Ivy? Non bacerei mai nessuna ragazza che non fossi tu, mentre stiamo insieme. E dovresti saperlo. Non ho più sentito nessun'altra da quando ho baciato per la prima volta te. E non ho un rapporto sessuale con una ragazza da...”
“Oddio, ti prego, non voglio saperlo davvero.”
“No, cazzo, devi saperlo invece! Non vado più a letto con una ragazza da sei mesi.”
“E perché lo avresti fatto? Sei mesi fa non stavo con te.”
“Sei mesi fa ho capito che volevo te. Soltanto te. Certo ho baciato qualche ragazza, perché dopotutto tu non eri mia Ivy, non mi volevi, o almeno credevo. Ma non ho fatto altro con loro. Non sarebbe stato giusto per loro, e soprattutto non sarebbe stato reale per me. O te o niente, Vivi. Capisci perché sono io quello che ha da perdere?”
In realtà no, continuo a non capirlo. Quello che mi ha appena detto è stato bellissimo, e nonostante tutto sono persa per lui, quindi proprio non comprendo.
“No, non capisco Chris. Perché? Spiegamelo perché davvero non ci arrivo.”
“Ivy, io... ma come fai a non capirlo? Vivi, io ti amo.”
Il silenzio che segue questa affermazione mi paralizza per un attimo, e forse è quell'attimo di esitazione a rovinare tutto.
“E ovviamente per te non è così.”
“Cosa? Chris, io... per me sei così importante che...”
“No, basta. Erano queste tre parole che mi servivano Vivi. Non ho avuto risposta, e tanto mi basta.”
Sono così stupida. Dio, perché non riesco a dirlo? Sono sempre stata traumatizzata da quelle parole. Nel momento che le dici ad una persona seguono sempre problemi, complicazioni e responsabilità. Ed io non voglio tutto questo per me e Chris. Voglio poter dire tutto con i miei tempi. Chris sta spostando il peso del corpo da un piede all'altro, e ho paura che se ne possa andare da un momento all'altro.
“Chris non osare andartene. Sai che ci tengo a te. Solo a te. Non provo niente per Henry io...”
“Ivy, ora Henry non c'entra più niente. Siamo solo io e te. Sono io che ti sto dicendo che ti amo più di qualsiasi altra cosa, e ci sei tu che te ne stai impalata perché evidentemente non ti interessa.”
“Come fai a dire che non mi interessa? Sei ingiusto nei miei confronti. Sei la cosa più importante per me.” Sento che le lacrime si stanno riaffacciando e non mi importa nemmeno di ricacciarle indietro.
“Questo lo hai già detto Ivy.”
“Perché sei così cattivo con me?”
Una risata sarcastica arriva alle mie orecchie. “Ah, io sarei quello cattivo eh? Va bene, se ti piace pensarla così.”
“Non è che mi piace pensare così. E' quello che sto vedendo. Ti prego, dammi tempo, magari fra un mese, due settimane, o addirittura un giorno sarò in grado di risponderti.”
“Non vivo per quelle tre parole Ivy, ma se non le dici oggi vuol dire che adesso non le senti. E se non le senti oggi, non le sentirai nemmeno domani. Non voglio forzare questa relazione. Voglio solo che tu voglia stare con me.”
“Lo voglio, Chris, lo voglio davvero. Ti supplico Chris, io...”
“Non mi devi supplicare, Vivi. E' l'ultima cosa che voglio.
Io ci sarò sempre per te, davvero. Solo non in questo modo.”
“Mi stai lasciando per caso?” La consapevolezza mi fa quasi cedere le gambe.
“Non è mai cominciata davvero tesoro. Senti, l'ultimo treno per Londra c'è fra una mezz'ora. Prendo le mie cose e vado via stasera.”
“No! No, Chris ma cosa stai dicendo? Andiamo via domani tutti insieme, come da programma. Non si discute su questo! Tu non prenderai un treno adesso, tutto solo, per Londra.”
“Sono grande abbastanza da prendere le mie decisioni Ivy. E manderò un messaggio a Kat quando sono arrivato.”
“A Kat? Io non capisco Chris. Non devi parlarmi mai più se non vuoi, ma non andartene così.”
“Tranquilla, agli altri inventerò una scusa sul perché me ne vado. Non devi preoccuparti, non capiranno niente.”
“Non mi importa niente degli altri Chris! Niente!” Ormai sto urlando. “Ti prego resta. Non parlarmi, ma resta.”
“Non è una questione di parlarti o meno. Anche guardarti mi fa male, ora come ora.”
Si gira e fa per andarsene e allora capisco che non posso fare niente per fermarlo. Ormai in preda ai singhiozzi lo richiamo: “Ehi, Chris, mi avevi promesso che non sarei stata una cosa passeggera per te!”
“Beh, tu avevi promesso di non spezzarmi il cuore!”
Mi posa una mano sulla spalla, me la stringe leggermente, e fa per andarsene. Ma io sono più veloce. Lo prendo per le spalle e mi stringo a lui. Le sue mani mi accarezzano la schiena e per un momento penso che stia tornando tutto a posto, ma poi sento la sua voce decisa, anche se ridotta ad un sussurro: “Non rendere tutto più difficile, Vivi. Te lo chiedo per favore.”
“Non deve essere difficile. Chris, tesoro, possiamo superare tutto insieme, ti prego.”
Chris mi stringe un po' più forte, e per un momento poggia la testa sulla mia, poi all'improvviso mi lascia un gentile bacio sulla guancia, e infine mi stacca da sé.
“Ciao, Vivi! Scrivo a Kat quando sono arrivato.”
Il velo di lacrime mi impedisce di vedere qualsiasi cosa. E forse è un bene, perché almeno non lo vedo andarsene.

 

 

Due giorni dopo.

Mi fa male la pancia e sono almeno due giorni che non mi alzo dal letto. Ho saputo da Kat che Chris è tornato sano e salvo a Londra, ma per il resto non ho più avuto sue notizie. Ho provato a chiamarlo ogni giorno da quando siamo tornati dal festival, ma non mi ha risposto nemmeno una volta. Kat ha passato la nottata successiva alla sua rottura a sentirmi singhiozzare, e a consolarmi. Non ho avuto veramente la possibilità di parlare nemmeno con Henry. Ci siamo incrociati la mattina del ritorno a casa, prima di partire, ma non c'è stato il tempo per spiegazioni. Tutti devono aver capito che la partenza di Chris è stata dovuta da quello che è successo con Henry, ma hanno avuto il buon cuore di non chiedermi niente.
Ho fermato Henry prima di salire in macchina, ma sono riuscita solo a dirgli che mi dispiaceva tantissimo. Lui mi ha risposto che era dispiaciuto anche lui, ma di non preoccuparmi, perché non era colpa mia.
La verità è che ho conosciuto due ragazzi stupendi, e ho trovato il modo di deluderli entrambi.
Kat è passata da me entrambi i giorni, e insieme a lei sto meglio, ma devo assolutamente trovare il modo di chiarire con entrambi. Decido da partire dalla situazione relativamente più facile: Henry.
Così questa mattina, dopo essermi alzata, gli mando un messaggio chiedendogli se vuole continuare il progetto della bucket list o se ha deciso definitivamente di chiudere con me ogni tipo di rapporto.
La sua risposta arriva quasi subito e mi sorprende.

 

Vorrei vederti, sei disponibile in giornata?”

Certo, passi da me verso le quattro?”

“Ci vediamo lì?”

Perfetto :). Grazie mille Henry!”

 

A questo non ricevo risposta, e giustamente aggiungerei. E' stato anche troppo gentile ad avermi risposto e ad aver accettato di vedermi.
A Chris penserò dopo, e sinceramente quella è la parte più difficile. Mi sono maledetta almeno dieci volte da quando se ne è andato, ho provato a chiamare anche suo fratello, tutto per parlarci, ma non mi ha risposto nemmeno lui. Mi si è stretto il cuore in una morsa, visto che sono molto legata al fratello maggiore di Chris.
Bastava che dicessi due parole e non sarebbe cambiato nulla. Io quelle parole le sento davvero, ma non hanno nessuna intenzione di uscire dalla mia bocca e non so perché. Sono davvero un'imbranata.
Ho perso una persona a me davvero cara per colpa delle mie insicurezze e non doveva succedere. Ma piangersi addosso non serve a niente, quindi decido che risolverò questo situazione (perché la risolverò) a tempo debito.

 

 

Il campanello di casa mia suono alle quattro spaccate, e sono costretta a posare sul tavolino davanti alla tv il barattolo della Nutella da cui sto mangiando direttamente con il cucchiaino. Se qualcuno non mi fa uscire da questa casa credo che diventerò almeno centodieci chili nell'arco di ventiquattro ore.
Vado ad aprire, e faccio appena in tempo a notare che Henry porta con sé una chitarra, perché lui mi prende fra le braccia e mi solleva.
Non capisco il motivo di tanta gioia nel vedermi per... beh, per ovvi motivi.
Sono sconvolta quando mi rimette giù, mentre lui si accomoda tranquillamente sul mio divano.
“Henry io... io credevo che dovessimo parlare. Voglio dire, quello che è successo... non capisco.”
Henry fa un gesto con la mano che dovrebbe significare che niente di tutto questo ha davvero importanza, e mi fa cenno di sedermi vicino a lui.
“Ivy, quello che è successo... beh, non è stato un problema per me. Ho provato a baciarti, è vero, lo ammetto, ma non è che non sono in grado di accettare un rifiuto. Voglio dire, non mi hai mollato all'altare, e non mi hai lasciato dopo anni di relazione. In conclusione per me non è cambiato niente. Mi piacevi, cioè, voglio dire, mi piaci, ma non mi aspetto niente da noi. Mi accontento di un'amicizia. Non ci sono rimasto male. Ti voglio bene, ma non ti amo.”
Fa seguire questa affermazione da una risata e a me invece si contrae lo stomaco. Non voglio sentire quelle due parole, mai più.
Ma sono contenta che Henry la pensi così, quindi lo abbraccio forte.
“Dio, Henry, grazie! Speravo che non fosse cambiato niente fra di noi, perché voglio davvero aiutarti in questa cosa della bucket list, e la tua amicizia conta tantissimo per me.”
“Anche per me la tua Ivy. A tal proposito, spuntiamo un altro punto?”
Rido spontaneamente e gli chiedo che punto dobbiamo realizzare.
Henry mi guarda come se fossi pazza, ma io non capisco.
“Ivy, la chitarra non ti dice niente?” Mi guarda strabuzzando gli occhi ed io lo odio perché mi sta prendendo in giro. Dopo avergli tirato un pugno sul braccio gli chiedo se voglia imparare a suonarla.
“Beh, sì, il punto sarebbe questo. Se ti va, ovviamente.”
“Oh, no, certo che mi va. Posso insegnarti una canzone o due. Strimpello qualcosa, ma non molto. Mi sarebbe piaciuto farti insegnare da qualcuno che se ne intende. Chris è bravissimo, la suona anche nella sua band, ma oggi non, ehm... oggi non credo che sia disponibile.”
Henry cerca il mio sguardo e mi scosta una ciocca di capelli. “Se n'è andato perché avete litigato vero? Per quello che è successo con me?”
“Oh, Henry, no. Non se n'è andato per te. Assolutamente. E' tutta colpa mia. Questioni in sospeso.”
“E me le vuoi raccontare? Posso aiutarti se vuoi.”
“Magari più in là. Al momento non ne ho molta voglia, ad essere sinceri.”
“Ivy, ho capito che c'è qualcosa fra di voi, non sono stupido, tutti l'abbiamo capito è solo che...”
Lo interrompo alzandomi dal divano, perché davvero non ho voglia di discuterne adesso. “Vado a prendere la chitarra, Henry.”
“Va bene. Ti aspetto qui.”
Non posso fare altro che sorridere alla sua gentilezza.


 

Mi avvio e prendo la chitarra che da tanto se ne sta rintanata in un angolo. Per me, oggi, questa è come una sfida. Questo particolare strumento musicale contiene tanti ricordi, e tutti sono legati a Chris.
Mi ha insegnato lui tutto quello che so, e anche se non sono un talento naturale, i pomeriggi passati con i suoi amici nel garage di casa sua, a suonare canzoni semplici per insegnarmi, sono rimasti impressi nel mio cuore. Quindi prendere in mano quella chitarra mi richiede molta forza, ma decido di non pensarci troppo e torno in salotto da Henry.
“Ehi, Henry! Dove hai trovato quella chitarra?”
“Oh, me l'ha prestata Scott!”
“Ah, Scott suona?”
“Sì, è anche piuttosto bravo.”
Mi scappa una risata. “Beh, potevi farti insegnare da lui allora.”
“Abbiamo deciso di fare questa cosa insieme no?”
“Beh hai ragione. Fino alla fine?” Porgo il mio dito mignolo ad Henry, così che possa promettere. Ma Henry sta guardando scettico la mia mano.
“Cosa stai facendo Ivy?”
“Non hai mai fatto una promessa con il mignolo?”
“Sì, all'asilo.”
Lo guardo abbastanza offesa, perché ehi, le promesse con il mignolo sono le più vere. Almeno nella mia mentalità.
“Prometti e basta Henry!”
“Se proprio insisti.” Senza riuscire a nascondere un mezzo sorriso Henry mi prende il mignolo con il suo. “Fino alla fine allora. Anche se ormai non manca molto.”
“Cerchiamo di non pensarci d'accordo?”
“Va bene dai! Cominciamo?”

 

Il pomeriggio passa tranquillo e sono contenta di poter stare con Henry come se nulla fosse cambiato.
Gli insegno come impugnare la chitarra e le note di base. Capisce quasi subito e riesce perfino a strimpellare qualche accordo. Sono molto fiera di lui, impara anche un pezzettino di una delle tre canzoni che so suonare, ovvero “With or without you” degli U2. E' molto semplice, quindi non sembra riscontrare molte difficoltà, ma per uno che è la prima volta che suona è davvero bravo.
La canzone mi fa venire un po' di malinconia perché me l'ha insegnata Chris e la suonavamo insieme. Poi è una canzone estremamente romantica, ovvero l'ultima cosa di cui ho bisogno in questo momento.
Cerco di riscuotermi e alla fine del ritornello applaudo, perché Henry se lo merita davvero.
“Io non sono brava a suonare, e quindi il mio parere è soggettivo, ma si sente che hai l'orecchio musicale. Hai imparato alcuni accordi davvero molto velocemente.”
“Beh, suono meglio il piano. Vorrei ritirare su il mio orgoglio personale suonandoti qualcosa. Non è che per caso nascondi un pianoforte in casa?”
Scoppio a ridere. “Oh, sì, è uno strumento molto semplice da nascondere devo dire.”
“Oh, peccato allora!” Lo dice in tono dispiaciuto, ma ride anche lui.
“No, voglio davvero sentirti suonare un giorno Henry. Promettimi che lo farai.”
“Quante promesse oggi! Ma certo, d'accordo, lo prometto!”
“Ci conto eh.”
“Va bene, ora devo andare. Grazie della lezione privata. Quanto è?”
“100 sterline l'ora. Va bene?”
“Oh, credo di non potermelo permettere allora!”
“Vuoi pagare in natura?”
Mi guarda come se avessi fatto la peggior battuta del pianeta, e forse è vero, ma non sono riuscita a trattenermi.
“Mi fa piacere che tu ti senta così a tuo agio con me da fare una battuta del genere. Anche se ho cercato di baciarti due sere fa.”
Divento rossa, ma so che ha ragione. Sono stata un po' sfacciata, ma lui è tranquillo e sta al gioco.
“Ci vediamo domani Ivy.” Si sporge per darmi un bacio sulla guancia e quando fa per rialzarsi mi dice piano: “Ivy, richiamalo.”
Non aspetta nemmeno una mia risposta ed esce da casa mia.
Prendo il telefono e compongo il numero di Chris. Due squilli e scatta la segreteria.
Mi sdraio sul divano e mi metto il cuscino sulla faccia per soffocare un urlo.



Angolo Autrice: Buon pomeriggio a tutti! Eccomi con un nuovo capitolo. Ogni settimana sono sempre molto emozionata a proporvi le mie fatiche, e ringrazio con tutto il cuore tutti coloro che leggono questa storia, sia chi mi dà pareri che chi lo fa in silenzio. Un ringraziamento speciale va alle persone che hanno lasciato le 30 recensioni, alle 7 che hanno preferito la storia, alle 4 che l'hanno ricordata, e alle 12 che la stanno seguendo. Mi rendete davvero immensamente felice.
Inoltre, sarei molto curiosa di sentire i vostri pareri. Non possono fare altro che migliorarmi, quindi vi prego di lasciarmi un piccolo pensiero, se ne avete voglia. Sia positivo che negativo, accetto tutto. Ogni vostra opinione è bene accetta. Ad esempio, cosa pensate di quello che è successo in questo capitolo? Ve lo aspettavate?
Spero di sentirvi in tanti, e mentre vi aspetto, vi do appuntamento alla prossima settimana.
Un bacione, alla prossima.
S. <3

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Capitolo 16
*** 15. Mangiare cibo cinese. ***


 
  


15. Mangiare cibo cinese.

 


"Oh well I've seen you in jeans with no make-up on.
And I've stood there in awe as your date for the prom.
I'm blessed as a man to have seen you in white,
but I've never seen anything quite like you tonight."
Never seen anything "Quite like you.", by The Script.

 

 

Dovrei davvero smetterla di mangiare la Nutella direttamente con il cucchiaino.
Lo devo appuntare per i propositi per il nuovo anno, cioè fra sei mesi. Fra sei mesi va bene. Per ora mi tengo ben stretto il mio barattolo.
Sembro una di quelle ragazze che sono perennemente sole e trovano conforto solo nel cibo. Ma chi voglio prendere in giro? Io sono una di quelle ragazze.
Ieri sera ho passato almeno due ore a cercare di mettermi in contatto con Chris o con suo fratello. Dagli accessi di Whatsapp posso ben vedere che Chris ha visualizzato le mie richieste di avere almeno una conversazione, ma non ha mai risposto. Suo fratello maggiore è stato decisamente più carino, mi ha risposto dicendomi che non sapeva quello che era successo fra me e Chris (bugia, Chris gli dice tutto), ma che comunque sperava che si risolvesse tutto per il meglio. Alla mia richiesta di chiedere a Chris se potevamo parlare, mi ha detto che avrebbe riferito.
Io e il fratello maggiore di Chris, Matty, siamo molto amici. Lui ha ventidue anni ormai, e odia quasi tutti gli amici di Chris, definendoli immaturi, ma per qualche strano motivo io e lui la pensiamo in modo simile su molte cose, ed andiamo anche molto d'accordo.
Se non potrò più vedere Chris sono certa che mi mancherà Matty. Ma la persona che mi mancherà di più in assoluto sarà...
Chris. Oddio. Chris mi ha scritto un messaggio, interrompendo queste mie elucubrazioni. Immediatamente poso il cucchiaino ed il barattolo di cioccolata e mi rimetto seduta. Sto cominciando davvero a diventare una brutta caricatura di un romanzo rosa.
Apro velocemente la chat Whatsapp di Chris e trovo i suoi messaggi.

 

A quanto ho capito stasera ci dobbiamo vedere. Tranquilla, non ci saranno imbarazzi. Non devi rivolgermi la parola, se non vuoi.”
 

Chris! Che bello sentirti! Stasera ehm... cosa? Non so ancora niente.”
 

A quanto ho capito il tuo migliore amico Henry ci porta a mangiare cinese.”

 

Cosa? Henry è per caso impazzito? Vedo che sta scrivendo nell'altra chat, ma leggerò dopo, ora che Chris non sta facendo come se non esistessi, devo cogliere al volo questa opportunità. E non mi è mancato di notare le parole “migliore amico” in relazione a Henry.

Oh. Perfetto, non lo sapevo.”

Chris, lui non è il mio migliore amico. Quel posto è già preso.”

Okay. Ad ogni modo volevo solo dirti che non devi mancare alla cena solo per la mia presenza. Andrà tutto bene.”

Ti senti meglio? Per questo pensi che vedermi non sarà un problema?”

No, non sto meglio.”

Neanche io.”

Chris visualizza, ma non risponde.

 

 

Noto che Henry mi ha scritto, ma voglio che mi dica cosa sta succedendo a voce, così lo chiamo.
“Buongiorno, Ivy.”
“Buongiorno lo dici a qualcuno che non hai appena incastrato per andare a mangiare cinese.”
“Oh. Sì. Scusami per quello. E' che... sarebbe un punto della bucket list.”
Mi prende totalmente alla sprovvista e nonostante tutto mi scappa da ridere. “Non hai mai mangiato cinese in vita tua?”
“No, è così grave?”
“Beh, sì, visto che sei nato e cresciuto a Londra. Siamo una città multiculturale e c'è un ristorante cinese ad ogni angolo, bello.”
“Sei antipatica quando fai la saputella.”
“Ehi, ehi, quella che è stata antipatica qui non sono io.”
“Chi ti ha detto della cena Ivy?”
“Chris.”
“Oh.”
“Già, oh!” E' già tanto che non lo abbia preso a sberle attraverso il telefono.
“Senti, te lo stavo scrivendo, ma prima ho sentito Scott per sapere se lui poteva. Mi sembrava carino riformare il gruppo Glastonbury. E Scott l'ha detto a Miles. E Miles era con Chris. Potevo forse dirgli che lui non era invitato?”
“Sì potevi! No, scherzo, non potevi. Senti, mi dispiace di averti aggredito, davvero, ma non ero pronta.”
“Non sei ancora pronta a parlarmi di quello che è successo fra te e Chris?”
“No, scusami Henry.” So che dovrei parlargliene, almeno per rispetto, per sapere perché l'ho respinto, ma non ce la faccio proprio.
“Va bene, dai. Ivy?”
“Sì, Henry?”
“Mi dispiace per Chris.” Sento dal tono di voce che è triste per aver causato dei problemi, ma non deve sentirsi in colpa.
“Henry, non è colpa tua, davvero. Ci vediamo stasera!”
“Ti mando l'orario e il luogo per messaggio. A stasera Ivy.”
Appena riattacco il telefono sento nascere un grande mal di testa. Questi ragazzi finiranno per uccidermi.

 


 

Venti minuti prima dell'incontro mi avvio con la metro (odiosa, odiosa metro) al ristorante cinese a cui abbiamo prenotato.
E' a Soho, ed è il ristorante a cui andavo sempre con Chris. Io e lui siamo grandi fan del cibo cinese, e questo è uno dei nostri posti preferiti in cui venire a mangiare. Perfetto, così la nostalgia comincerà a stringermi lo stomaco come una morsa.
Appena arrivo trovo Kat, Scott, Henry e Chris intenti a parlare davanti alla porta del ristorante. Liv e Aidan non ci sono, è il loro anniversario o qualcosa del genere. Almeno così mi ha detto Henry. Quindi facendo due brevi calcoli, manca solo Miles. Ed io che pensavo di essere fra le prime!
In tutto il giorno il mal di testa non si è mai placato, nemmeno per un attimo. Non ho preso niente, perché sono stata abituata a non prendere medicine per tutto, ma stasera sto proprio male. Mi faccio forza e mi avvio verso il gruppo che mi aspetta.
Abbraccio Kat, saluto Henry, do un bacio sulla guancia a Scott, e poi arriva l'imbarazzo. Io e Chris ci limitiamo a guardarci e a scambiarci un breve saluto con un cenno della mano.
Sento Kat sussurrare qualcosa come “Imbarazzante” ma ci faccio poco caso, perché ho il viso in fiamme. Sono consapevole del fatto che tutti gli occhi dei presenti sono puntati su di noi, e che si stanno interrogando sul perché siamo così freddi l'uno con l'altro, ma non posso farci niente.
Miles arriva di lì a poco, e andiamo dentro a sederci. Il ragazzo che sta alla cassa saluta con allegria me e Chris, perché ormai siamo clienti fissi e ci conosce bene.
“Buonasera ragazzi! Tutto bene? Siete venuti con tutto il gruppo stasera? Di solito siete sempre soli soletti.”
Dio, che imbarazzo! Fortunatamente Chris prende in mano la situazione.
“Abbiamo deciso di cambiare routine recentemente.”
“Oh perfetto, buona serata ragazzi!”
“Buona serata anche a te Shan!”
Il cameriere ci porta al nostro tavolo e ci sediamo. Io mi ritrovo accanto a Kat e davanti a Chris. Perfetto. Ma che bella serata! Il mal di testa si sta intensificando e mi sentono anche un po' le gambe, tra l'altro.
Spiego a tutti che per Henry è la prima volta in un ristorante cinese e lui si imbarazza un po'. Scott e Kat gli spiegano cosa sono tutte le pietanze scritte sul menu, ed io provo a convincerlo del fatto che sono tutti piatti buonissimi, ma non sembra convinto.
Quando il cameriere arriva a prendere le ordinazioni vedo che Henry si è convinto per gli spaghetti di soia e gli involtini primavera.
Sorrido perché tanto so che gli piacerà tutto, ma non lo vorrà mai ammettere. Quando il cameriere arriva da me rispondo come in automatico, perché prendo sempre le solite cose.
“Allora per noi due spaghetti di soia, due Sashimi, un Donburri e un Futomaki.”
“Ordini anche per me adesso, Vivi?” Alzo lo sguardo e vedo Chris che mi guarda con un ghigno divertito. Oddio, è vero, ho ordinato anche per lui. Che figura!
“Oddio, scusami Chris, è la forza dell'abitudine. Cosa vuoi tu?”
“Esattamente quello che hai detto. Grazie mille!”
Non riesco a contenere un sorriso, e nascondo il viso, facendo finta di continuare a guardare il menu.

 

 

La prima parte della cena è molto divertente. La scena di Scott e Kat che insegnano a Henry l'utilizzo delle bacchette sarà una di quelle scene che non mi scorderò mai. Credo che mangiare gli spaghetti con le bacchette per lui sia come una tortura, ma vedo che si sta impegnando e alla fine vedo che ci ha preso la mano.
Mi sporgo verso di lui per controllare come sta andando la sua prima esperienza con il cibo cinese.
“Allora Henry, come andiamo? Ti piace questo cinese?”
“Sì, molto, grazie Ivy. So che ero un po' scettico, ma devo ammettere che mi sbagliavo.”
“Ed Ivy aveva ragione. Come al solito. Ammettilo!”
Henry mi guarda sconvolto, divertito dal fatto che abbia parlato di me in terza persona e poi comincia a ridere.
“D'accordo capo, lo ammetto! Hai sempre ragione tu!”
“Ecco, vedo che cominciamo a ragionare.”
Sono contenta che Henry abbia abbandonato i suoi pregiudizi e che si sia aperto a nuove esperienze. Io d'altro canto, che sono nota per mangiare più di un branco di lupi affamati, stasera non ho molto appetito. Non riesco a tirare giù quasi niente, e il mal di testa sta peggiorando ogni minuto di più. Cerco di riuscire a finire almeno il mio sushi, ma non ce la faccio e lo offro a Katie, che però lo rifiuta gentilmente.
So che c'è solo una persona, in questa stanza, che mangia più di me, e quindi spingo il mio piatto verso Chris.
“Ti va? Sto cercando di finire tutto, ma proprio non mi va giù.”
Chris mi guarda stupito, perché anche lui conosce bene il mio leggendario appetito, ma senza esitazioni prende il mio piatto e ne versa il contenuto nel suo.
“Non ti va? Ti senti bene?”
So che sta cercando di fare una battuta, ma dopo una breve occhiata alla mia faccia sofferente, capisce che sto male sul serio.
“Che succede Vivi? Che hai?” Noto preoccupazione nel suo sguardo e mi affretto a rassicurarlo dicendogli che è solo un mal di testa. Chris sembra tranquillizzarsi ed io sento montare la rabbia, perché se ci tiene così tanto a me, per quale motivo ci stiamo trattando da estranei?
Cerco di seguire la conversazione che si sta svolgendo al tavolo e penso che i miei amici stiano parlando di un qualche film di supereroi appena uscito, quando sento che la testa sta per scoppiarmi e il freddo comincia ad assalirmi. Mi sta salendo la febbre, riesco a percepirlo, ma non voglio rovinare la serata a nessuno, quindi mi alzo lentamente, cercando di non cascare e dico a Kat che vado in bagno.
Mi chiudo in uno dei vari bagni e mi siedo in terra, posando la testa sulle mattonelle di marmo. Ho freddo e caldo contemporaneamente, e sento anche un gran sonno. Mi impongo di non addormentarmi, perché farmi trovare nel mezzo di un pisolino, all'interno di un bagno di un ristorante cinese sarebbe imbarazzante, ma sento le palpebre pesanti. Sto un po' tremando e sto battendo anche i denti.
Combatto in tutti i modi la stanchezza e provo ad alzarmi, ma capisco che è più difficile del previsto. La febbre deve essermi salita molto.
Cavolo, ogni volta che usciamo tutti insieme qualcuno si sente male! Sembra una maledizione.
“Ivy! Ivy, sono Kat, dove sei?”
La voce di Kat mi sembra un miracolo e con voce flebile la chiamo: “Kat, sono nel bagno al centro.”
La porta si apre, e vedo Kat inginocchiarsi davanti a me.
“Dio, Ivy, ma tu stai malissimo! Perché non ce lo hai detto? Non tornavi più e stavo cominciando a preoccuparmi. Certo, mai come Chris. Mi ha praticamente implorato di venire a cercarti.”
Le parole di Kat mi arrivano distanti ed il suono è come ovattato, ma cerco comunque di capire quello che mi sta dicendo.
“Kat... Kat, quanto sono stata in bagno?”
“Almeno un quarto d'ora. Dio, mi hai spaventato Ivy”
“Scusami, credo di avere un po' di febbre.”
“Dici? Stai tremando! Vieni, andiamo. Ti aiuto ad alzarti. Abbiamo finito, ho pagato anche per te.”
“Grazie Kat. Trovi i soldi nella mia borsa.”
“Okay, a questo penseremo dopo. Andiamo.”
Kat mi prende sottobraccio e usciamo dal locale. Fuori dalla porta trovo quattro facce che mi guardano con preoccupazione.
Harry mi si avvicina e mi posa una mano sulla spalla: “Ivy, tutto okay?”
“Ragazzi, sto bene! Credo di avere solo un po' di febbre, non sto mica morendo.”
Chris mi guarda in cagnesco e mi risponde in tono irritato: “No, non stai male. Stai tremando, sei bianca cadaverica, e non riesci a stare in piedi, ma per il resto stai benissimo.”
“Io sono sempre bianca cadaverica, quindi nessun problema.” Provo a fare un battuta per spezzare la tensione, e noto che tutti ridono, ma non Chris.
Che musone. Poi però Chris mi si avvicina, e sorprendendomi davvero molto mi posa le labbra sulla fronte. Così, davanti a tutti, come se non gli importasse. Non so se essere contenta o imbarazzata.
“Hai la febbre. E anche alta. Devi tornartene a casa, Ivy.”
Sono sempre un po' sconcertata e molto irritata dal suo tono quando gli rispondo.
“D'accordo mamma. Da quando sei diventato un dottore?”
“So sentire se qualcuno ha la febbre, Vivi, non serve essere un genio!”
“D'accordo, tanto me ne stavo comunque andando. Ciao ragazzi, buona serata!” Non faccio in tempo a pronunciare queste parole che Kat, Henry e Chris sono dietro di me.
“E voi dove pensate di andare?”
Chris, con quel suo tono da saputello che sembra lo caratterizzi questa sera mi dice: “Non pensavi mica di andartene a casa da sola vero?”
“In realtà sì.”
“Tu sei pazza!”
“Vuoi offendermi un altro po' Chris?”
Kat si mette in mezzo a noi e ci intima di smettere di litigare. “Andiamo io ed Henry a casa con Ivy, d'accordo? Chris, ce ne occupiamo noi. Sai che sono in grado.”
Chris esclama un “non se ne parla” nello stesso tempo in cui io, esasperata, dico che è soltanto febbre e me la posso cavare benissimo da sola.
“Chris, davvero non mi sembra una buona idea.”
“Kat, giudico da solo le mie buone idee. Vado io. Fine del discorso.”
“Dio santo, venite tutti e tre e facciamola finita.”
Sorrido ad Henry, perché è l'unico che non ha cercato di impormi niente e che si è fatto gli affari suoi e non posso che ringraziarlo per questo.

 

 

Sulla metro fino a casa mia comincio a stare anche peggio, e i miei denti ormai hanno vita propria tanto ho freddo. Chris mi passa la sua felpa, e la infilo senza tante storie, perché sto talmente male che non posso proprio perdere tempo a discutere con lui.
La felpa di Chris è morbida e calda, ma fa comunque poco, e a metà viaggio comincio a sognare le morbide lenzuola di casa mia. Continuo a pensare che sia ridicolo che tre persone vengano a casa mia per un pochino di febbre, ma devo solo ringraziare di avere amici del genere. Continuo a tremare, e mi sa che Chris se ne accorge, perché, nonostante tutto quello che è successo fra di noi, allunga un braccio e mi stringe a sé.
“Non è necessario, veramente.” Lo dico in modo che possa sentire solo lui, e non Kat ed Henry, che sono impegnati ad ascoltare una canzone che Henry adora dall'Ipod di lui.
“Stai tremando. E' più che necessario.”
“Io capisco se vuoi tenermi il muso, Chris, ma non sentirti in dovere di fare niente. Non sono una tua responsabilità.”
“Oh, ma certo che lo sei.”
Non ribatto perché non ho forza, ma mai lo ho sentito più lontano di adesso, sebbene sia fra le sue braccia e le sue mani mi stiano accarezzando la schiena.


 

Arrivati al portone del mio condominio la situazione è davvero tragica, perché per arrivare al mio appartamento dobbiamo ancora fare una rampa di scale, e il mio corpo sta cominciando a cedere completamente.
Mentre Chris richiude il portone Henry mi vede fare un misero tentativo di salire le scale, e subito arriva per reggermi.
“Ivy, ti serve una mano.” Non è una domanda, ma non mi sento di smentirlo, questa volta.
“Sì, in effetti sì.”
Prendendomi per un braccio Henry prova ad aiutarmi, ma le mie gambe fanno comunque fatica a seguire quelle del mio amico.
“Aspetta Ivy, vado dall'altra parte.”
Mi appoggio al braccio di Kat, che si è messa alla mia destra, e mi sto ormai rassegnando a dormire nell'ingresso, quando sento Chris che si avvicina a Henry e dice: “Scusami, amico, ma penso che dovremo passare alle maniere forti.”
Non faccio in tempo a provare a capire cosa stia dicendo, che sento qualcuno che mi solleva da terra come se non pesassi niente (cosa decisamente falsa).
Sento Henry ridere e tirare una pacca sulla spalla a Chris.
“Tu sì che sei intelligente bello. Avrei dovuto pensarci io.”
La risata di Chris risuona nel suo petto e la sento forte e chiara, e nonostante sia più moribonda che viva, non posso fare a meno di sorridere.
Arrivati in cima alle scale chiamo Chris per dirgli che le chiavi di casa sono nella tasca laterale della mia borsetta, ma noto che è inutile, perché lui le ha già in mano.
“Hai per caso frugato nella mia borsetta?”
“Tranquilla, non ho trovato gli assorbenti... o peggio.
Sento salire un calore alla faccia che non è in nessun modo legato alla febbre.
“Oddio Chris, sei irrecuperabile. Devi punzecchiarla anche quando ha la febbre?” Meno male che c'è Kat a difendermi.
“Eddai Kat, il povero Chris non ha detto niente di male!” Henry invece difende Chris. Ma da quando? Devo avere delle allucinazioni legate alla febbre probabilmente.

 

 

Entrati in casa Chris mi posa delicatamente sul letto e mi si siede accanto. Kat va a cercare un'aspirina e Henry, seguendo le mie indicazioni, mi va a prendere il termometro in bagno. In tutto questo Chris sta seduto accanto a me e seppur a debita distanza, mi accarezza i capelli. Sono convinta che quelle carezze mi faranno di più di tutti i medicinali messi insieme, ma sto bene attenta a tenere la bocca chiusa, perché la febbre potrebbe anche farmi straparlare.
Henry torna con il termometro fra le mani e me lo passa.
“Vediamo come stai, raggio di sole, anche se penso che il responso non sarà molto positivo.”
Cercando di rispondere come posso al sorriso di Henry, gli prendo il termometro dalle mani e lo posiziono in modo che mi misuri la febbre.
“Kat!” - urla Henry, che si è seduto accanto a me - “Per favore, puoi controllare quando sono passati cinque minuti?”
“Certo, Henry, guardo dal telefono!” - risponde Kat a sua volta.
Chris continua a rimanere in silenzio, e mi sembra che stare con noi gli costi. Gli prendo la mano con cui continua a spostarmi nervosamente i capelli dal viso, e sorprendentemente non me la lascia andare.

 

 

Passati i cinque minuti, guardo il termometro per vedere quanto è alta la febbre. 39,5. Cavolo!
La febbre così alta mi ha sempre portato molti problemi, tra cui quello di non riuscire a dormire per più di due ore di fila e l'incapacità di alzarmi da sola. Prendo in considerazione l'idea di chiamare mia mamma e chiederle di chiamare una sua cara amica che vive sola per farla venire qui stanotte. Ma poi mi rendo conto che non sono più una bambina, che è quasi mezzanotte, e che la metro sta per chiudere. E che se i miei amici vogliono tornare a casa, devono veramente andare adesso.
“State per perdere l'ultima metro. Vi consiglio di tornare a casa, ragazzi. Grazie mille per l'aiuto, ve ne sono davvero grata!”
“Tu pensi che io ti lasci qui con quasi quaranta di febbre?!? Sei ufficialmente impazzita.” Chris stacca improvvisamente la mano dalla mia, ed io decido che non ho proprio voglia di litigare. Guardo i miei amici ad uno ad uno, e quando parlo cerco di mettere su il tono più deciso che riesco a trovare.
Nessuno di voi rimane qui stanotte, nessuno. Siamo intesi? So cavarmela da sola!”
Vedo Henry che lancia un'occhiata eloquente a Chris, e percepisco che Chris annuisce, ma ho la mente annebbiata, quindi non riesco a captare bene il significato. E' Henry a prendere la parola e a calmarmi.
“Va bene, Ivy. Rimaniamo un altro quarto d'ora e poi ce ne andiamo. Promesso. Però tu adesso prova ad addormentarti, okay? Giuro che fra un quarto d'ora, se vediamo che riesci ad addormentarti, ce ne andiamo tutti. Tutti. Capito Chris?”
Vedo Chris annuire e cercare di trattenere un sorriso, mentre Henry mi fa l'occhiolino. Non capisco niente, ma va bene così. Le mie palpebre stanno davvero cedendo.
Kat mi sistema i cuscini, e mi aiuta a mettermi il pigiama, mentre io cerco di mandarla via, dicendo che non è davvero necessario (odio tutte queste attenzioni), ma lei è impassibile.
Dopo averla ringraziata, mi sdraio e chiudo gli occhi, anche se è imbarazzante provare a dormire quando tre paia di occhi ti stanno osservando come se fossi un caso clinico.
“Ragazzi siete inquietanti. Se proprio volete vedere se mi addormento, perlomeno andate a chiacchierare di là e tornate fra poco. Così mi spaventate.”
Henry prende in mano la situazione, di nuovo, e comincio a pensare che sarebbe un buon leader.
“Hai ragione Ivy. Katie, Chris, andiamo in salotto.”
Kat si avvia con Henry, ma Chris non ha intenzione di andarsene.
“Bell'imbusto, tu non vieni?”
“No, Kat, penso che farò un sonnellino anche io. Chiamami quando ve ne... ehm, quando ce ne andiamo.”
“Tu vai via con loro Chris, puoi giurarci.”
“Sì sì vado, tranquilla, capisco quando non sono voluto.” Lo dice ridendo, e questo mi rassicura un po'. Pensavo che non saremo mai più stati in grado di scherzare insieme.
“Ecco, bravo, vedo che hai capito.”
Sempre ridendo Chris mi circonda la schiena con le braccia e mi fa posare la testa sul suo petto. Sono così felice che penso che la febbre mi sia passata tutto d'un colpo, poi però capisco che quello che stiamo facendo non è giusto. Ci siamo lasciati tre giorni fa e risiamo al punto di partenza.
“Io e te dobbiamo parlare.”
“Domani. Ora dormi. Domani ti chiamo.”
“D'accordo. Chris?”
“Sì, Vivi?”
“Tu fra dieci minuti te ne vai va bene?”
Mi addormento col suono della sua risata.

 

 

Ad un certo punto mi sogno Henry che trova me e Chris abbracciati.
Henry sussurra qualcosa come: “Voi siete pazzi. Due stupidi, ecco cosa siete.”
Chris gli risponde in modo cordiale, cosa che mi capire che sto proprio sognando: “Sono d'accordo. Henry, non riesco a lasciarla andare.”
“Sospettavo qualcosa del genere. Cosa è successo?
“L'ho lasciata andare. Vorrei non averlo fatto.”
“Lo so, ma nessuno ti impedisce di rimediare. Buona notte Chris!”
“Buona notte, Henry! Mi prenderò cura di lei.”
“Lo so, lo fai sempre.”
“Ehi, Henry!”
“Sì, Chris?”
“Mi stai molto simpatico, lo sai?”
Risata di Henry.
“Anche tu amico, anche tu!”
Silenzio.
“Ehi, Chris?”
“Sì, Henry?”
“Lei è un'amica per me.”
“Buono a sapersi.”
“Chris, per me lei è un'amica, ma tu la ami.”
“Questo lo so.”
“E lei ama te.”
“Non è vero.”
“Sai anche tu di mentire a te stesso.”
“Ribadisco che sei una brava persona, Henry.”
“Ribadisco che siete due stupidi, Chris. Ma siete persone fantastiche. E' stata una benedizione incontrarvi.”
Dio, la febbre mi fa fare davvero dei sogni molto strani.

 

 

Mi sveglio dopo quelle che mi sembrano almeno due ore, ma potrei aver dormito anche di più, e mi preparo a passare una nottata bruttissima e a combattere da sola con la febbre.
Solo che non sono sola.
Oddio, quello stronzo è rimasto!

Niente è cambiato da quando mi sono addormentata, ad eccezione del fatto che adesso la luce di camera mia è spenta. Chris mi tiene sempre fra le braccia e mi sta guardando con occhi apprensivi.
“Vivi, come stai?”
Oh, se pensa di cavarsela così ha torto marcio.
“Io ti avevo detto di tornartene a casa!”
“Questa non è una risposta alla mia domanda!”
“Vattene, non voglio trattenerti.”
“No. Non potrei nemmeno se volessi. Sono le due e mezzo di notte e la metro è chiusa. Il bus per casa mia più vicino è a un chilometro di distanza.”
“Dio, ti sei addormentato vero? Lo sapevo! Perché Henry e Kat non ti hanno svegliato? Io li uccido.”
“Calmati Vivi! Eravamo già d'accordo che io sarei rimasto con te. Io ed Henry ne avevamo già parlato mentre arrivavamo a casa tua. Solo che non te lo abbiamo detto. Sapevamo che non ne saresti stata felice.”
Alzo un pochino la testa per riuscire a guardarlo meglio negli occhi.
“Non è che non ti voglio qui, è che non voglio che tu ti senta obbligato. E poi magari i tuoi si staranno preoccupando.”
“Non sei un obbligo, Vivi, ma se pensi che ti avrei lasciato sola si vede che di me hai capito proprio poco. E i miei non si stanno preoccupando. Ho chiamato mia madre prima e mi ha praticamente ordinato di stare qui con te. Mi ha detto che se me ne fossi andato vuol dire che mi aveva proprio educato male. Ed io sono un ragazzo rispettoso, seguo gli ordini di mia madre alla lettera.” Mi fa l'occhiolino e mi stringe di più a sé.
Rido, nonostante tutto. “Sì, certo, come no!"
“Vivi? Ci sarebbe una cosa che mia madre mi ha detto di mandarti da parte sua.”
Lo guardo incuriosita e noto che è divertito. “Cosa?”
“Questo.” E senza preavviso Chris si abbassa e mi lascia un bacio sulla guancia. Ho desiderato così tanto riavere Chris in questi giorni, che questi contatti improvvisi mi lasciano senza parole. E credo che lui se ne accorga, perché senza dire niente mi si avvicina e mi bacia di nuovo sulla guancia.
“E questo?”
“Questo era da parte mia.”
E mi bacia di nuovo, questa volta sulla guancia opposta. E di nuovo, e di nuovo, e di nuovo.


 

Mi riaddormento un po', cullata dalle braccia di Chris, fino a che non comincio a sentire un gran caldo, e capisco che la febbre mi sta scendendo.
“Sei caldissima tesoro, credo che dovresti staccarti da me.”
Ma non ci pensare neppure, Chris. “No, sto bene, non preoccuparti, credo che la febbre stia un pochino scendendo.”
“Vado a prenderti un po' d'acqua.”
“Non occorre.”
“Vivi, non me ne vado. E' solo un po' d'acqua.”
Chris torna dalla cucina con una bottiglietta d'acqua e un pezzo di Scottex bagnato. Si siede con le spalle appoggiate alla testata del letto, e mi fa sedere fra le sue braccia, così che la mia schiena sia appoggiata al suo petto, e mi fa bere un po' d'acqua dalla bottiglietta che mi ha portato.
“Aiuta ad abbassare la febbre!” - mi rassicura.
Poi comincia delicatamente a passarmi il pezzettino di Scottex bagnato sulla fronte, e in seguito sulle braccia, per farmi abbassare la temperatura corporea.
“Posso fare anche da sola, tranquillo.”
“Non preoccuparti, mi piace prendermi cura di te.”
So che non dovrei, ma gli do un leggero bacio sulla guancia e lui mi stringe più forte.
“Chris, perché abbiamo lasciato che succedesse?” Non specifico, tanto so che sa benissimo di cosa sto parlando.
“Ne parliamo domani, tesoro. Ora hai la febbre alta, e non mi sembra il momento.”
Chris mi fa sdraiare e mi sfiora il naso con il suo. Per un attimo penso che stia per baciarmi, ma non lo fa. Credo di esserne un pò delusa.
“Per stanotte va tutto bene, Vivi. Siamo solo io e te.”
“D'accordo.” Gli sfioro una guancia, e provo a riprendere sonno.


Angolo Autrice: Buona giornata a tutti! Eccomi con un altro capitolo!
Come sempre voglio ringraziarvi se siete arrivati fino a qui, per me è sempre molto importante. Sono grata ad ognuno di voi per rendere questa storia possibile e per darmi la carica per andare avanti.
In particolare ringrazio le persone che hanno lasciato le 31 recensioni, le 7 che hanno preferito la storia, le 5 che la hanno inserita nelle ricordate, e le 11 che la seguono. Grazie. Davvero, solo un enorme grazie!
Inoltre questa volta voglio anche ringraziare la persona che evita che scriva delle grandissime cavolate, e che mi dà tanti consigli, anche se a volte non li seguo (okay, è successo una volta sola, perdonami). Lei sa chi è e non occorre dire altro. Non so come definirla, ma lei è la mia Bae e lo sa.
Inoltre volevo informarvi che mancano circa cinque capitoli (uno più, uno meno) alla fine della storia. Siamo in dirittura d'arrivo, sono così triste :(.
Come sempre, sarei davvero grata di sentire il vostro parere sulla storia e sul capitolo. Mi fareste davvero felice, e accetto tutto, sia critiche che complimenti.
Tutto è bene accetto.
Vi auguro una bella giornata e alla prossima.
Un bacione,
S. <3


 

 

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Capitolo 17
*** 16. Risolvere un mistero. ***



  


16. Risolvere un mistero.

 

"I still remember the look on your face.
Lit through the darkness at 1:58.
The words that you whispered, for just us to know.
You told me you loved me,
so why did you go away?"
Last Kiss by Taylor Swift

 
 


Il mattino dopo mi sveglio con un gran mal di testa, e il bisogno disperato di prendere un'aspirina. Sono piacevolmente sorpresa di scoprire che Chris è sempre qui vicino a me. Non che pensassi che sgattaiolasse via senza salutarmi proprio mentre sono malata, ma la sensazione di svegliarsi accanto a qualcuno è comunque piacevole. La sua mano è sempre intrecciata alla mia, così come ci siamo addormentati la notte prima. Mi dispiace per il fatto che ho fatto dormire Chris davvero poco, ma la febbre mi è aumentata di nuovo verso le quattro e sono stata davvero malissimo. Chris è rimasto sveglio con me, e oltre a sussurrarmi parole dolci e tenermi stretta ha potuto fare ben poco. Alla fine, verso le sei, mi sono sentita meglio, e sono riuscita ad addormentarmi.
Chris sta continuando a dormire beato, e non voglio certo svegliarlo.
La confezione delle aspirine è sul tavolo del salotto e conto che non devo fare tanta strada per arrivarci. Mi alzo e in punta di piedi arrivo a prendere la scatola. Sono felice, perché sono riuscita ad alzarmi da sola per la prima volta dopo otto ore ed è comunque una conquista. Quello che non avevo considerato però, è il freddo che mi assale le ossa appena fuori dalle coperte, ora che sono senza il conforto del corpo caldo di Chris.
Sarà anche luglio, ma io ho la febbre alta e l'aria mattutina sulle mie gambe nude lasciate scoperte dal pigiama corto non è proprio il massimo.
Prendo velocemente l'aspirina e ritorno al caldo sotto le coperte. Chris non si è svegliato, e cercando di fare meno rumore possibile mi accoccolo di nuovo sul suo petto. Chiudo gli occhi, cercando di addormentarmi di nuovo, quando sento una voce che mi rimprovera.
“E' inutile che tu faccia finta di non esserti alzata Vivi. Sento se una bella ragazza si stacca da me. Anche se sto dormendo.”
Sorrido, continuando a tenere gli occhi chiusi. Non voglio guardarlo in faccia, potrebbe confondermi più del necessario.
“Avevo bisogno di un'aspirina.”
“Potevi svegliarmi. Sai che vivo per servirti.”
Rido, costringendomi sempre di più a tenere gli occhi chiusi, perché se li apro tutto questo potrebbe non essere più reale. Io e Chris saremo costretti ad affrontare i problemi che ovviamente abbiamo, e probabilmente litigheremo di nuovo. Molto meglio starsene a occhi chiusi.
“Mi dispiace, hai dormito pochissimo per colpa mia.”
“Non dirlo neanche per scherzo, sono stato felice di essere rimasto e di averti potuto aiutare.”
“Per quello che conta sono felice anche io.”
Tanto. Per me conta tanto renderti felice Vivi.”
Non rispondo, perché se tirassi fuori quello che penso veramente sarebbe un problema. Questo ragazzo ha dei seri problemi di personalità multipla. Prima mi lascia, e poi sta con me tutta la notte come se non fosse cambiato nulla. O forse anche io sono pazza, dal momento che nel profondo so benissimo di amarlo, ma che per qualche strano motivo non riesco a tirarlo fuori e a dirglielo in faccia.
“Hai intenzione di ignorarmi e startene con gli occhi chiusi anche se non dormi ancora per molto?” Le dita abili di Chris mi stanno accarezzando la guancia e davvero vorrei spostarle, ma non ho così tanto autocontrollo.
“Sì, in realtà sì, è più facile così.”
Il suo dito è pericolosamente vicino alle mie labbra. “Sono così brutto che non vuoi nemmeno guardarmi?”
E' proprio il contrario. “Beh, tanto carino non sei.”
“Oh ti pentirai di averlo detto, e credimi ti farò aprire gli occhi.”
“E come avresti intenzione di farlo, di grazia?”
“Oh è molto facile in realtà tesoro.” La sua mano si sposta dal mio viso e si posiziona sul mio collo. Salto almeno cinque battiti. “Si chiama solletico.
Infame che non è altro! Non faccio nemmeno in tempo a spostarmi che lui è sopra di me. Il problema di quando una persona che conosci benissimo ti fa il solletico, è che conosce alla perfezione i punti in cui lo soffri di più.
Le mani di Chris sono sui miei fianchi in un attimo, e allora sono costretta ad aprire gli occhi, un po' per il contatto improvviso, un po' per l'odiato solletico. Non riesco a smettere di ridere e scalcio per mandarlo via, ma lui sembra evitarmi benissimo.
“Te l'avevo detto che ti avrei fatto aprire gli occhi.”
“Sì, però tu adesso giochi sporco.” Non riesco quasi a parlare dal troppo ridere e lo imploro di smetterla.
“Ma se stavo appena cominciando a divertirmi!”
“Stai dando fastidio ad una ragazza malata, ricordatelo!”
Ringrazio di aver pronunciato queste parole perché lo fanno calmare. Anzi, ora mi sembra quasi preoccupato.
“Hai ragione, scusami, devo prendere il termometro, non ci siamo ancora misurati la febbre stamattina!”
Si sta alzando per perlustrare la stanza e sembra quasi spiritato. Mi scappa una risata e lo fermo posandogli una mano sul braccio.
“Intanto stai calmo. Uno: mi sento meglio. Due: non parlarmi mai più al plurale. Non ci siamo ancora misurati la febbre lo dici a tua figlia, quando ne avrai una. Ti sembro per caso tua figlia?”
“Oh, non sono ancora pronto a fare il padre Vivi, ma mi piacerebbe provare a diventarlo.” Ne segue un fastidioso occhiolino indesiderato.
Chris mi posiziona il termometro sotto un braccio, ma ci faccio poco caso, visto che la mia mente sta vagando ad immaginare i modi in cui io e Chris potremmo procreare un figlio. Arrossisco talmente tanto che ho paura che Chris possa pensare che mi sia risalita la febbre.
“Non hai ascoltato una parola di quello che ho detto, vero Vivi?” Eh? No, mi sa che me lo sono proprio perso.“Scusa, no. Mi è preso tutto d'un colpo un gran mal di testa. Di nuovo.”
Chris scuote la testa e i riccioli gli cascano sugli occhi. Con un sorriso malizioso mi dice: “Sì, certo, come no!”
Assumo la faccia più innocente che posso. “Scusa, cosa vorresti insinuare?”
“Oh niente, ma quando ti perdi così di solito o stai pensando al cibo o stai pensando a me. Visto che non penso che con la febbre tu abbia molto appetito, anche se con te non si può mai dire, propendo per la seconda opzione.”
“Tu sei veramente un presuntuoso Chris. Smettila immediatamente. Non stavo certo pensando a te.”
Chris si abbassa su di me e posa la testa fra la mia spalla e il mio collo, sfiorandomelo con il naso. “Scusa Vivi, perdonami, ho delle manie di protagonismo non indifferenti. Dovrei provare a contenermi in effetti.”
“Sì, dovresti proprio ad essere sinceri! Staccati da me. Velocemente.”
Alzo una mano per spostargli il viso, ma la sua mano è più veloce ed è già sul mio polso.
“Non puoi muoverti, perché ti stai misurando la febbre. Devi stare ferma con il termometro, non te lo ha mai insegnato nessuno?”
“Fanculo il termometro!”
Chris assume una faccia sconvolta, ma gli scappa da ridere. E in tutto questo non si muove di un centimetro, ma anzi, mi circonda la vita con un braccio. “Le brave ragazze non dicono parolacce, Ivy.”
“Chi ti ha detto che sono una brava ragazza?”
“Vuoi per caso dimostrarmi il contrario? Perché sono sicuro che conoscerei vari modi in cui potresti farlo...”
Chris mi fa un sorriso larghissimo e non ce la faccio proprio a tenergli il muso. Rido con lui e gli passo una mano fra i capelli.
“Stupido!” Chris mi ridacchia sul collo e sento dei brividi che non hanno niente a che fare con la febbre.



 

“Quanto tempo è passato, posso togliermi questo termometro?”
“Se te lo tolgo, prometti di non muoverti?”
“Ovviamente no. Appena me lo tolgo ti tiro un calcio.”
“Allora non è passato ancora un minuto. Se invece posso rimanere qui anche dopo, sono passati cinque minuti.”
Sbuffo, ormai esasperata e guardandolo davvero male, mi tolgo il termometro da sotto il braccio.
37,5. Le medicine hanno aiutato, ed in effetti mi sento molto meglio.
“Okay, la febbre è scesa Chris. Sto bene. Adesso parliamo di cose importanti. Me lo devi.”
Senza alzare le labbra dal mio collo Chris sussurra: “E quali sarebbero?”
“Beh, questo tanto per cominciare. Sono un tantino confusa Chris.”
Chris si alza su un gomito e mi guarda dritto negli occhi.
“Hai ragione, perdonami. A quanto hai detto che ti è scesa la febbre?”
“Trentasette e mezzo. Ma questo cosa c'entra?”
Chris si china a darmi un frettoloso bacio fra i capelli e si alza dal letto.
“Ho mandato un messaggio ad Henry prima. Viene lui fra un'ora. Devo tornare a casa.”
Sono sconvolta da questo repentino cambio di rotta e mi alzo per seguire Chris. Appena mi vede in piedi si gira e mi prende per un polso.
“Torna a sdraiarti, Vivi. Non devi stare in piedi.”
“Quello che non devo fare è impazzire. E guarda caso, è esattamente quello che sto facendo. Per colpa tua. Chris siamo stati insieme stanotte. Tutta la notte. E non mi è sembrato che non ti importasse di me. Quindi perché scappi adesso?”
“Mi importa sempre di te e lo sai.”
“Non stai rispondendo. Chris, perché te ne stai andando?” E chi se ne frega se i vicini dormono, non posso fare a meno di alzare la voce.
“Ci ho ragionato. Credo che il fatto che tu mi abbia spezzato il cuore sia stata la cosa migliore che potesse succederti, Vivi.”
Non capisco cosa sta dicendo, e sono leggermente sorpresa da questo cambio di direzione.
“Ma di cosa stai parlando?”
“Non ti merito Ivy.”
“Tu sei pazzo, ecco cosa sei. Chris, tu sei perfetto per me, e stanotte me lo hai dimostrato. Se proprio vogliamo essere sinceri sono io che non merito te. Non troverò mai nessuno dolce, intelligente e che riesce ad abbracciare ogni mio difetto come fai tu.”
“Vivi, mi stai idealizzando. Non sono un santo, non lo sono mai stato. Chiedilo alle varie ragazze con cui ho avuto una relazione in passato.”
“Sei sempre stato diverso con me. So che non sei così. Ti conosco meglio di tutte loro messe insieme.”
Un sorriso triste si dipinge sul suo viso. “Perché tu sei la mia debolezza, Vivi.”
“E vorrei rimanerlo se non ti dispiace.” Cerco di sorridere e mi avvicino ulteriormente a lui.
“E' proprio questo il problema Vivi. Non voglio farti soffrire. E so che potrei farlo.”
“Continuo a non capire Chris. Fino a pochi giorni fa ero io ad aver fatto soffrire te.”
Chris mi accarezza i capelli, sempre stando a debita distanza. “Posso passare sopra a queste cose, tesoro. Far soffrire te, invece è un'altra storia. A questo sì che non posso passare sopra. Ho paura di come, tornati a scuola, a Settembre, se le ragazze della nostra scuola vedessero che stiamo insieme, ti prenderebbero di mira con commenti o battutine. Non voglio vederti soffrire per me, nemmeno un po'.”
“Le ragazze a scuola?!? Chris, hai per caso preso alcune delle mie medicine e hanno avuto degli effetti collaterali? Posso sopportare le tue ex conquiste Chris, davvero.”
Non riesco a credere che Chris abbia così poca autostima da non riuscire a vedere che lui è la persona che preferisco al mondo, e l'unica che può farmi sentire viva.
“Non credo che sia una buona idea, tesoro.”
“Preferirei scegliere da me quali sono le decisioni giuste da prendere per la mia vita, se non ti dispiace.” Incrocio le braccia e lo guardo dritto negli occhi, sfidandolo a rispondermi.
“Ma certo. Ma le decisioni che mi coinvolgono sono tutta un'altra storia.”
Chris non mi guarda negli occhi mentre mi dice queste cose e allora capisco. Capisco che c'è qualcosa che non mi sta dicendo, e allora sento come un nodo nello stomaco e all'improvviso nella stanza fa più freddo.
“Chris, guardami.” I suoi occhi vagano ancora per la stanza, colpevoli. “Cosa non mi stai dicendo?”
“Niente. Solo che ho un brutto carattere. E che sarebbe meglio se tu non mi avessi intorno.”
“Sappiamo entrambi che quelle che stai dicendo sono bugie! Una dopo l'altra. E vorrei sapere il vero motivo di questo tuo improvviso cambiamento di umore. E perché da un momento all'altro non mi vuoi più.”
Chris sospira come se dovesse togliersi un peso dallo stomaco, e in quel momento mi è chiaro che tutto quello che avevamo non c'è più, anche se non so ancora il motivo. Le lacrime mi salgono agli occhi ancora prima di sapere cosa ha da dirmi.
“Ivy, io... io ho baciato una ragazza ieri. Una ragazza che chiaramente non sei tu.”
Chiunque altro al posto mio avrebbe urlato, imprecato, probabilmente lo avrebbe anche picchiato, ma io non ne ho le forze. Mi sento come prosciugata, e sento che niente al momento ha senso.
Fissando un punto indefinito sulla parete di camera mia sussurro: “Ti prego, vattene.”
Chris fa per avvicinarsi, ma mi sposto per formare ancora più distanza fra noi. “Ivy, senti, mi dispiace. Davvero.”
Non sembra nemmeno convinto dal tono che usa. Come se gli facesse male, ma non per i motivi che potrei pensare, e non capisco. E sono arrivata ad un punto in cui sinceramente non mi interessa.
“Chris, non ho così tanto autocontrollo. Esci immediatamente da qui.”
Sembra che non se lo faccia ripetere due volte, e dopo avermi guardato un'ultima volta con uno sguardo pieno di tristezza, esce da casa mia senza voltarsi indietro nemmeno una volta.

 

 

Quando Henry bussa alla porta capisco solo vagamente che dovrei andare ad aprire. Da quando Chris se ne è andato credo di non aver versato nemmeno una lacrima, semplicemente perché non riesco a metabolizzare davvero quello che è appena successo. Mi sono seduta sul letto ed ho provato perfino ad accendere la tv per cercare di staccare la mente da quello che Chris mi ha detto, ma non riesco a sentire niente, sono come in uno stato di incoscienza.
Quando vado ad aprire ad Henry, il mio amico deve vedere subito che c'è qualcosa che non va perché mi guarda con preoccupazione e mi chiede: “Ehi, Ivy, è tutto okay? Sempre la febbre?”
Potrei provare a mentire, ma non mi sforzo nemmeno e per qualche strano motivo le parole mi escono da sole.
“Niente è okay, Henry, sono distrutta.”
Credo che Henry pensi davvero che mi riferisca alla febbre perché mi guarda con uno sguardo curioso e comincia a ridere.
“Sono quasi sicura che quelle siano parole di una canzone, Ivy.”
Gl rispondo sovrappensiero: “Boh, sì, probabile, l'ottanta per cento del mio cervello contiene testi di canzoni.”
“Benvenuta nel mio mondo.” Henry ride, ma appena vede che non mi unisco alla risata, mi guarda di nuovo serio e senza preavviso mi prende fra le braccia. Mi aggrappo a lui come se fosse l'unica cosa importante in quel momento, e forse lo è, non saprei dire, ma anche quando, sempre stringendomi, mi fa sedere sul divano, tutto quello a cui riesco a pensare è comunque Chris.
“Cosa ti ha fatto?” Non occorre che specifichi di chi stiamo parlando, tanto lo sappiamo benissimo entrambi.
“E' una lunga storia.” Henry mi sposta una ciocca di capelli dal viso e mi guarda dritto negli occhi.
“Ho tempo. Veramente.”
E per qualche strano motivo decido di dirgli tutto, senza tralasciare niente.

 

 

Un'ora dopo io ed Henry siamo sempre seduti sul mio divano, e lui mi scruta con fare indagatore per capire cosa può dirmi e cosa no, ma lo invito ad esprimere un'opinione in merito, tanto ormai è tutto finito. Non mi posso più offendere.
“Ivy, io penso che voi due vi amiate. Non so cos'altro dire onestamente. Sono sconvolto quanto te da questa situazione.”
“Henry, a quanto pare quello che pensi è sbagliato, altrimenti non si spiegherebbe quello che è successo.”
“Io capisco che tu sia stata delusa dal suo atteggiamento, Ivy, ma ti posso assicurare che, seppur non conoscendovi, non ho mai conosciuto nessuno che tiene così tanto ad una persona come voi due. Quando c'è lui tu ti illumini, e quando lui è con te sembra il ragazzo più felice del mondo. So che può non sembrare molto, ma una persona che porta gioia nella tua vita conta moltissimo. E sono davvero stupito da quello che ti ha detto, ma devi anche contare che ti ha praticamente urlato in faccia che ti ama e tu non hai risposto.” Lo guardo con fare assassino e Henry cambia un po' quello che stava per dire. “Con questo non lo giustifico, anzi, per niente. Proprio perché ti ama tantissimo, e di questo sono sicuro, avrebbe dovuto regolarsi in modo diverso. Ma devi sapere, Ivy cara, che noi maschietti siamo persone estremamente orgogliose. E il tuo Chris non mi sembra da meno, anzi. Probabilmente si è sentito ferito nell'orgoglio e ha voluto rimediare. Dio, io ho imparato ad apprezzarlo, ma vorrei picchiarlo per quello che ti ha fatto.”
Ringrazio Henry con un mezzo sorriso e gli stringo la mano. “Quello che non capisco è perché mi abbia voluto far soffrire così. Mi sembra solo una cattiveria bella e buona.”
Henry mi stringe più forte la mano. “Mi dispiace tanto, Ivy.”
Lo guardo dritto negli occhi e gli dico una cosa che ho sempre voluto dirgli, e che penso sia assolutamente vera. “Henry, se non ci fosse stato lui io...”
Henry mi interrompe prima che possa finire di parlare. “No. Sono cosa stai per dire Ivy, e la risposta è no. Fra noi non avrebbe funzionato comunque.”
“Questo non puoi saperlo.”
“No, lo so e sai perché?”
“No, perché?”
“Perché tu sei una forza della natura, ed io non sarei riuscito a starti dietro. E soprattutto perché il nostro non sarebbe stato un amore tormentato. Io avrei esaudito ogni tuo desiderio, tu mi avresti presentato ai tuoi genitori e loro mi avrebbero considerato il ragazzo perfetto. Pranzi di Natale, ultimo dell'anno, Pasqua e chi più ne ha più né metta, e dopo un anno tu mi avresti mollato.”
“Sembro un mostro per come mi descrivi.” Sto male all'idea che Henry pensa che io possa stancarmi di lui, perché gli voglio davvero molto bene.
“Ivy, diciamoci la verità, tu hai bisogno di qualcuno che ti sconvolga la vita. Mentre a cose normali sei tu che la sconvolgi a me.”
So che ha ragione, che non saremmo mai stati un'accoppiata perfetta, che tutto questo non ha senso, ma ho appena saputo che il ragazzo che voglio davvero non ha nessun interesse verso di me, e mi sento sola, ferita, e soprattutto vulnerabile. E voglio credere di poter essere felice di nuovo. Anche se al momento mi sembra improbabile. E quello che sto per fare è infantile e stupido, ma devo provare. Tutto per alleviare il dolore. Tutto per sentirmi meglio.
“Henry, posso chiederti un favore? Oggi puoi realizzare tu un mio desiderio?”
“Tutto quello che vuoi, Ivy cara.”
Prendo un grosso respiro e guardandolo negli occhi gli faccio una sola richiesta. “Baciami.
Henry spalanca gli occhi e mi guarda come se gli avessi appena chiesto di andare sulla luna.
“Tutto ma non questo. Questo non lo faccio. Non voglio essere la seconda scelta. E pensavo che fossimo stati chiari che non provo questo nei tuoi confronti.”
“Ma lo provavi.”
“E' durato poco Ivy. E' stata quasi un'illusione dovuta al fatto che tu fossi una bella novità nella mia vita.”
“Senti, non voglio usarti come seconda scelta. Voglio credere che sia possibile un futuro alternativo per me. E questo non deve includerti. Voglio soltanto avere la possibilità di essere felice di nuovo.”
“Ivy, io fra tre giorni mi trasferisco. E non so nemmeno quando torno.”
“Facciamo finta che non sia vero. Oggi siamo io e te. Io e te in un presente alternativo. Facciamo finta che tu non te ne vada. Io sono in uno Starbucks, e sto scrivendo al computer portatile. E tu entri ed ordini un Frappuccino. Ti siedi accanto a me e mi chiedi a cosa sto lavorando. Io ti rispondo che sono soltanto pensieri sparsi. La conversazione continua. E tu mi chiedi il numero. Ci vediamo, usciamo, e in una serata d'inverno, fuori dal cinema in cui siamo andati per vedere un film di cui nessuno dei due ha capito niente, mi baci. Facciamo finta che sia quella sera.”
“Tu sei pazza Ivy.” Sembra sconvolto, ma un secondo dopo si avvicina a me e posa le labbra sulle mie.
Il contatto mi spaventa, perché soltanto un paio di labbra hanno sfiorato le mie, ma cerco di non pensarci. Quando Henry aumenta il ritmo provo a ricambiare e a pensare a quei due ragazzi che si sono conosciuti per caso in uno Starbucks, ma non lo sento reale, e capisco quanto mi sono sbagliata. Per me chiodo non scaccia chiodo, e se Chris la pensa così tanto peggio per lui, perché io, anche quando ho le labbra di un ragazzo fantastico sulle mie, non riesco a pensare ad altro che a lui.
Henry si stacca da me e, dopo aver posato le sue mani sui miei fianchi, mi bacia sulla guancia.
“Ivy, scusami ma per me tutto questo non è...”
Finisco la frase per lui: “reale.
“Esattamente Ivy, scusami.”
Gli poso una mano sulla guancia e lo guardo dritto negli occhi: “Grazie per avermi assecondato in questa sciocchezza.”
Henry mi prende la mano che ho sul suo viso e me la bacia dolcemente, senza malizia, ma come una persona che a me ci tiene davvero.
“Ehi, Ivy, mi sarebbe tanto piaciuto che quei due ragazzi da Starbucks fossero davvero esistiti.”
Gli poso la testa su una spalla e gli sussurro: “Anche a me.”

 

 

Per un po' stiamo in silenzio, ma non è quel tipo di silenzio imbarazzante, anzi, è un silenzio che non mi fa sentire sola, ed è proprio quello di cui ho bisogno. Henry mi accarezza distrattamente i capelli, e il movimento ripetuto mi fa quasi addormentare (e Dio solo sa quanto avrei bisogno di un po' di riposo), quando mi viene in mente una cosa.
“Henry! La Bucket List! Quale era il punto di oggi?”
“Oh, lascia perdere, niente di serio in realtà.”
“Non lascio perdere. Sono gli ultimi giorni insieme, e voglio fare il possibile perché tu te li ricordi.”
“Oh me li ricorderò tranquilla.” Fa un mezzo sorriso e riprende ad accarezzarmi i capelli. “In realtà era una cosa che ho in mente da quando ero piccolo, ma è impossibile. Io, ecco... vorrei risolvere un mistero.”
Scoppio a ridere nel momento stesso in cui il telefono di Henry suona.
“Rispondi, intanto penso a come risolvere questo punto.”
Henry prende il telefono e da dove sono riesco a vedere che è Miles. Probabilmente dovranno mettersi d'accordo per vedersi prima che Henry se ne vada. Il pensiero mi intristisce oltre misura.
“Pronto, amico, dimmi tutto.”
Non riesco a sentire cosa dice Miles dall'altra parte, ma c'è un nome che Henry pronuncia che cattura appieno la mia attenzione.
“Chris? No, non l'ho sentito, perché?”
Fortunatamente Henry mette in vivavoce prima che io possa chiederglielo, così riesco a sentire anche Miles.
“Henry, penso che non stia molto bene. Non mi risponde né ai messaggi, né alle chiamate, e non capisco cosa sia successo. Ieri siamo stati tutto il giorno insieme, e mi sembrava tranquillo.”
Sobbalzo e sebbene all'improvviso Henry ne sembri sorpreso, vedo subito dopo uno sguardo di consapevolezza sul suo volto.
“Miles, stai dicendo che ieri siete stati tutto il giorno insieme? Non lo ho hai mai mollato di vista un attimo?”
Miles sembra confuso. “No, mai, sono passato a prenderlo a casa alle nove e mezzo del mattino e siamo stati in giro tutto il giorno, fino a che non siamo venuti insieme al cinese. Io l'ho mollato con voi, mentre sono andato a comprare le sigarette. Perché?”
“Nessun segno di una ragazza quindi?”
“Ragazza? Di cosa stai parlando?”
“Sono qui con Ivy, Miles. Chris le ha detto che ieri è stato con una ragazza.”
Sento solo vagamente Miles che impreca dall'altra parte del telefono.
“Stupido, stupido Chris. Per quella ragazza si farà uccidere un giorno. Mi ha parlato, dicendomi che non si sentiva molto adatto a lei, e so più o meno tutta la storia, ma mai avrei pensato che avrebbe raccontato ad Ivy una storia del genere per tenerla lontana e per fare quello che lui considera il suo bene. Ora è tutto chiaro.”
Henry ha messo su un tono pratico. “Quindi sei sicuro che ieri non ci sia stata nessuna ragazza?”
“Nemmeno l'ombra. Né ieri, né l'altro ieri, né nell'ultimo mese. Le vuole davvero bene. Ad Ivy intendo.”
“Okay, grazie mille Miles. Ci sentiamo amico.”
“Grazie a te. Ciao Henry.”
Henry si gira di verso di me e mi dice: “Ehi, Ivy, sembra che abbia appena risolto un mistero.”
Mi guarda come se dovessi essere felice, ma si stupisce quando mi alzo dal divano e in fretta e furia prendo i primi vestiti che trovo e me li metto.
“Dovevo saperlo. Non mi ha guardato negli occhi. Chris non mi guarda mai negli occhi quando mente.”
“Ho capito, ma ora calmati! Ehm.. Ivy, cosa stai facendo?”
Vorrei tanto rispondergli, ma la rabbia si sta impadronendo di me come mai prima d'ora. Se Chris pensa che io sia una persona che può prendere per i fondelli si sbaglia di grosso. Al momento sono talmente arrabbiata che penso di odiarlo.
“Ivy, devo ripeterlo... Dove stiamo andando?”
Ho già aperto la porta quando dico: “Non hai mai visto una Ivy infuriata, Henry.”
Il poveretto sembra spaventato e cerca un modo per fermarmi. “Credo di starla vedendo adesso. Ivy, avevi la febbre alta stanotte. Non mi sembra il caso di uscire.”
“Adesso io vado da Chris, Henry. E tu non mi fermerai.”
“Non ne avevo intenzione, ma non mi sembra una buona idea.”
Non mi interessa quello che pensa e fremo per chiudere la porta e andare a prendere a calci nel sedere un po' di persone. Anzi, una persona.
“Allora, Henry, vieni o no?”
Henry sembra essersi rassegnato. “Certo che ti accompagno, andiamo.”
“Perfetto, ci sarà da divertirsi.”




Angolo Autrice: Buona giornata a tutti! Allora, eccomi di nuovo qui con un capitolo nuovo di zecca! Come al solito ringrazio chiunque sia arrivato fino a qui e tutte quelle persone che mi supportano con recensioni, messaggi privati, o che semplicemente mi fanno capire che tengono alla mia storia! Non è ancora momento per i sentimentalismi, ma la storia sta giungendo al termine, e comincio a sentirmi molto triste. Ma non è ancora il momento di pensarci, perché ne deve ancora passare di acqua sotto ai ponti, tranquilli :).
Come sempre vorrei sapere cosa ne pensate, se la storia vi piace, se cambiereste qualcosa, e se sì cosa, se vorreste uccidermi per questi spazi autrice interminabili, o semplicemente per mandarmi a quel paese. Davvero accetto tutto.
Vi ringrazio di nuovo, e vi do appuntamento alla prossima settimana.
Un bacione, e alla prossima.
S. <3

 

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Capitolo 18
*** 17. Ringraziarti. ***


Avvertenze: Come forse avrete notato, ho cambiato il rating della storia da giallo ad arancione. Non dovrebbe cambiare molto, ma visto che nei prossimi capitoli (a partire da questo) verrano trattate delle tematiche che possono contenere allusioni sessuali, preferivo avere la coscienza pulita. Non scriverò niente di scabroso o esplicito, solo riferimenti o accenni, ma magari qualcuno potrebbe non sentirsi a proprio agio, quindi ho preferito avvertire.
 



       


 
  17. Ringraziarti.

 
"I'm pushing through bodies,
avoiding me and talking 'bout you.
And you're cold and I burn,
I guess I'll never learn.
'Cause I stay another hour or two.
For crying out loud, settle down!
You know I can't be found with you.
We get back to my house, your hands, my mouth.
Now I just stop myself around you."
Settle Down, The 1975

 
 


Forse Henry aveva ragione. Forse non sarei dovuta uscire di casa alle cinque di un pomeriggio londinese, non dopo una nottata in cui ho avuto la febbre alta. Ma non mi interessa al momento. Sono determinata a ricevere delle spiegazioni da una certa persona, e spero vivamente che sia a casa, altrimenti dovrò aspettarla fuori dalla porta o peggio con i suoi e suo fratello in casa.
Io e Henry arriviamo a casa di Chris con la metro, ed Henry mi chiede ogni cinque minuti come sto. Alla quarta volta che lo fulmino con lo sguardo, il mio amico capisce che non è aria, e smette.
Arrivati alla fermata della metro dico ad Henry che casa di Chris dista solo tre minuti da qui, ma lui mi dice che voleva solo che arrivassi sana e salva, e che questa è una cosa che devo fare da sola.
Saluto Henry con un bacio sulla guancia.
“Domani mattina ci vediamo vero?” So benissimo che è l'ultima volta che avremo l'opportunità di realizzare uno dei punti della sua bucket list, perché Henry fra due giorni parte, e vuole usare dopodomani come il giorno per salutare le persone care e finire i preparativi. Mi prende già un grande mal di pancia all'idea di doverlo salutare di lì a due giorni, ma cerco di nasconderlo, visto che non voglio farlo soffrire più del dovuto.
“Certo che ci vediamo, Ivy. Se non ti riammali di nuovo.”
“Tranquillo, Henry, non c'è pericolo, so badare a me stessa.”
“Questo posso vederlo! Dio, ci pensi Ivy? Domani è l'ultimo giorno di questa pazza avventura. Sembra ieri che è cominciata.”
“Ci pensiamo domani, d'accordo Henry? Non mi vorrai mica fare intristire ora? Voglio lasciare le lacrime a domani. E a dopodomani, quando ti verrò a salutare alla stazione.”
Henry mi accarezza gentilmente la guancia, e mi guarda negli occhi quando mi dice: “Niente lacrime, altrimenti non ti faccio venire.”
Sono ancora più convinta quando gli rispondo: “Provaci!”
“Oh, no, davvero, non voglio metterti alla prova. Solo non voglio vederti star male per me.”
Le stesse parole che mi ha detto anche Chris. “Oh, ma smettetela di dirmi per chi devo stare male! Decido io!”
Henry scoppia a ridere e mi lascia un bacio sulla guancia, prima di dirmi: “Va bene, a domani Ivy.”
Lo saluto con la mano, mentre lo vedo salire sulla metro che lo riporterà a casa. “Ciao Henry! Scrivimi quando sei tornato.”
“Certo, Ivy!” Le sue parole vengono inghiottite dal rumore della metro che parte, ed io esco dalla fermata, avviandomi verso casa di Chris.

 

 

Sono sul marciapiede davanti a casa di Chris, e sembra che non mi decida a suonare il campanello. Non perché non sia decisa ad affrontarlo, o arrabbiata abbastanza, perché lo sono, davvero, ma qualcosa mi blocca dall'altra parte della strada che dà su casa sua.
Mi stringo nel golfino che sto indossando perché ho davvero freddo, e mi sente anche un po' la testa, ma non mi importa.
Sono immersa miei pensieri, quando sento una voce che mi riscuote.
“Ivy, cosa ci fai qui sola soletta davanti a casa mia?”
Sobbalzo, perché non mi aspettavo nessuno, ma quando mi giro e vedo Matty, il fratello maggiore di due anni di Chris, faccio un sorriso talmente grande che non mi sembra nemmeno reale. Non vedo Matty da almeno quindici giorni (da quando è cominciato tutto questo casino) e mi è mancato.
Matty è una delle mie persone preferite al mondo, e lui lo sa. Assomiglia terribilmente a Chris. Hanno il solito senso dell'umorismo, anche se Matty è decisamente più intellettuale e malinconico, ed entrambi condividono quei bellissimi capelli ricci e un po' lunghi. Matty li ha più scuri, e nell'ultimo periodo li sta portando più corti di Chris, ma tutti al momento portano i capelli più corti di Chris, visto che quel ragazzo fra un po' avrà li avrà lunghi quanto me.
Sono sempre stata l'amica di Chris che sta più simpatica a Matty, me l'ha sempre fatto notare. Penso che mi abbia preso sotto la sua ala protettiva e che mi consideri un po' come sua sorella minore. Ed io, essendo figlia unica, lo considero un po' come il mio fratellone, quindi siamo pari.
“Matty, Dio, che bello vederti!”
Matty mi abbraccia, quasi sollevandomi ed io scoppio a ridere. Quando mi rimette a terra,sempre con la mano sul mio braccio mi chiede: “Sei qui per Chris?”
“Beh, sì, più o meno.”
“Allora perché te ne stai sotto un lampione, sul marciapiede? Aspettavi che tornassi io a casa, per entrare?”
“E' una lunga storia Matty.” Il sorriso scappa dalle mie labbra, e il fratello di Chris sembra notarlo.
“Quanto è stato stronzo da uno a dieci?”
“Ventimila, Matty.”
“Oh, ora capisco il caratteraccio di Chris di questa mattina. Che dici, entriamo in casa? Almeno vai a parlargli? I miei non ci sono, stai tranquilla.”
“Entriamo, almeno posso fargli il culo!”
Matty mi guarda sconvolto, ma poi alza la mano per farmi battere il cinque. “Io l'ho sempre detto che sei la mia preferita.”

 

 

Appena entrati in casa Matty mi dice di andare pure in camera di Chris, visto che lui si trova lì, ma io mi sono già avviata su per le scale prima che lui possa dirmi qualsiasi cosa.
“Oh, vedo che conosci la strada. Perfetto. Ivy?”
Appena Matty mi richiama mi giro. “Dimmi!”
“Mi raccomando, arrabbiati veramente!”
“Tranquillo, non c'è rischio Matty. Sono determinata.”
Continuo a salire le scale con la risata di Matty nelle orecchie, fino a che non arrivo davanti alla porta chiusa della camera di Chris. Non busso nemmeno, tanto sono arrabbiata, ed irrompo nella stanza come una furia.
Chris sta ascoltando la musica, vedo che ha le cuffie, ed è davanti al portatile, seduto alla sua scrivania. Appena sente il rumore della porta che sbatte sobbalza e si gira a guardarmi. Si toglie in fretta e furia le cuffie e si gira verso di me.
“Vivi, cosa ci fai qui? Tu avevi la febbre ieri!”
Mi guarda con fare accusatorio ed allora perdo davvero la testa, perché non dovrei essere io a farlo arrabbiare, ma l'opposto.
Mi avvicino e cerco di mantenere un contegno per un secondo, ma è troppo difficile, e allora lascio che la rabbia mi prenda completamente e gli tiro un pugno sul petto (leggero, perché non sono in grado di picchiare nessuno seriamente).
Chris si porta una mano dove lo ho picchiato e mi guarda con gli occhi spalancati. “Ahi! E questo per cos'era?”
“TU, CHRISTOPHER DOUGLAS CAMPBELL SEI IL PIU' GRANDE STRONZO CHE ABBIA MAI INCONTRATO IN TUTTA LA MIA VITA.”
Chris sembra che abbia appena preso un pugno in faccia, forte, non come quelli che tiro io. “Ivy, mi dispiace, ti ho già spiegato stamattina che...”
Lo interrompo subito, perché questa farsa deve finire.
“Chris so tutto. Smettila subito!”
“Non so di cosa stai parlando, Ivy.”
“Oh, tu puoi non saperlo Chris, ma Miles lo sapeva perfettamente.
Vedo la consapevolezza farsi strada sul volto di Chris, come se avesse appena realizzato che il suo piano perfetto è andato in fumo.
“Io quello lo uccido.”
“Non serve, Chris. Quello che mi serve davvero è una spiegazione. E tu me la darai subito!”
Chris si rilassa un po', e fa un lungo sospiro prima di parlare.
“Sotto un certo punto di vista mi sono pentito subito di quello che ti ho raccontato, ma come ti ho detto questa mattina, io non ti merito. E dovevo convincerti di questo.”
Ma davvero? Ancora con questa storia? “Chris, questa è una bugia bella e buona. Non si misura l'amore per merito. Tutti facciamo degli errori.”
“Io ne ho fatti sicuramente più di te, tesoro.”
Ed è allora che capisco che devo parlare, che il grande elefante nella stanza deve manifestarsi. Non che mi senta in colpa per quello che è successo questo pomeriggio, dopotutto è stato Chris il primo a fare un passo falso, ma devo comunque rivelargli tutto.
“Oh non credo proprio! Chris io... io ho chiesto ad Henry di baciarmi oggi. E lui lo ha fatto, sebbene controvoglia.”
Chris sbianca, e si siede sul bordo del letto, ma nonostante tutto mi fa segno di sedermi accanto a lui. Io rimango in piedi.
“Me la sono proprio cercata, Vivi. Però devo chiedertelo. Ti è... ti è piaciuto?” Non lo ho mai visto così insicuro nei propri confronti, e sebbene sia arrabbiata con lui, voglio rassicurarlo.
“Nemmeno un po'. E' stato come baciare un fratello. E per lui è stato lo stesso. Dio, avrei quasi preferito baciare tuo fratello.”
Lascio andare una risata, così da spezzare la tensione, ma non sembra servire.
“Ci manca pure mio fratello in questo casino!” Questa volta però scappa da ridere anche a lui, e un po' mi rilasso.
Mi siedo finalmente accanto a lui, anche se continuo ad essere arrabbiata. Non mi piace per niente quello che mi ha fatto, ma anche io, con il mio comportamento l'ho fatto soffrire, e lo posso vedere sul suo viso.
Non sono meno arrabbiata di prima, anzi. So benissimo che Chris ha sbagliato ad inventarmi quella bugia, e so che non me lo meritavo, ma devo dirgli una cosa, perché ho paura che rimanga nell'aria fra noi, e che magari incrini un possibile futuro rapporto. Futuro, perché per ora deve passarmi la rabbia.
“Chris, io... Devi sapere che quel bacio con Henry non è contato nulla. Ero arrabbiata, e so che non mi giustifica, ma volevo dirti che non è stato per vendetta che l'ho fatto. E' stato solo perché volevo mandare via il dolore. Mi dispiace, davvero. Non volevo renderti infelice. Volevo rendere solo meno infelice me.”
Chris mi prende la mano e mi mette un dito sotto il mento, così da farmi alzare lo sguardo ed avere gli occhi alla stessa altezza.
“Vivi, tesoro, lo so. Vorrei poter arrabbiarmi per questa situazione, davvero, ma non posso. Sono stato io che ho sbagliato in primo luogo, e vorrei cancellare il passato ma non posso.”
“Non sono contenta per quello che mi hai detto, Chris, anzi. Al momento sono particolarmente arrabbiata, ma non ce l'avrò con te per sempre. Devi solo lasciare che mi passi un po'.”
Come se Chris non avesse ascoltato una parola di quello che ho detto mi abbraccia, così, all'improvviso, e non me la sento di staccarmi, perché è nelle sue braccia che voglio stare. Anche quando sono arrabbiata. Anche quando mi racconta delle bugie perché pensa di non meritarmi.
Chris mi fa sedere sulle sue gambe, senza lasciarmi andare, ed io affondo la testa nel suo collo.
“Senti, Vivi, io aspetterò tutto il tempo che vuoi. Aspetterò tutto il tempo che vuoi perché ti amo. E so che non me lo dirai adesso, non dopo la bugia che ti ho raccontato, perché so che sei arrabbiata e perché so che magari hai bisogno di tempo. Ma voglio stare con te. Voglio stare con te anche se non mi ami come ti amo io, perché sei la parte migliore di me, e ho deciso che non ti lascerò andare mai più.” Si sposta per guardarmi negli occhi.
“E ti prometto che ti farò passare l'arrabbiatura. Fosse l'ultima cosa che faccio.”
Scoppio a ridere, perché è la cosa più naturale per me in questo momento, e gli accarezzo una guancia.
“Sono sicura che ci riuscirai, Chrissy.”
“Ci sto già riuscendo un po' adesso?” Mi guarda in modo malizioso e mi metto di nuovo a ridere.
“No. Sono arrabbiata Chris, davvero. Ed ho il controllo della situazione. E deciderò io quando dirti quelle due parole. Un po' di vendetta non fa mai male!”
Chris mi guarda strabuzzando gli occhi, ed io capisco di aver fatto una gaffe. Gli ho praticamente rivelato quello che provo, d'accordo, sotto forma di uno scherzo, ma comunque gliel'ho detto.
Non gli ho detto “non te lo dirò mai” ma solo “aspetta che mi passi e ti dirò tutto quello che sento”. Sono una perfetta idiota. Non riesco nemmeno a nascondere quello che provo, nemmeno se sono arrabbiata.
Ma forse non lo sono davvero. Forse qualcosa dentro di me si è spezzato, perché all'improvviso non ho nemmeno più voglia di litigare. Realizzo che da quanto ci siamo confessati i nostri sentimenti non abbiamo fatto altro che litigare, senza apprezzare davvero quello che abbiamo costruito. Ed adesso non voglio litigare. O almeno non seriamente. Mai più.
“Sai che non ti metterei mai fretta. Lo sai vero? Puoi dirmi tutto quello che vuoi quando sarai più pronta.” La voce di Chris mi risveglia dai miei pensieri. Faccio girare i suoi riccioli intorno alle mie dita.
“Lo, so. Non dubito di te. Mai fatto e mai lo farò.
Avvicino il viso al suo e lo giro verso la sua guancia, per dargli un bacio, ma tutto a un tratto lui mi mette una mano sul viso e mi fa girare.
“Basta baci sulle guance, Vivi. Non siamo più due amici che hanno dei dubbi sui propri sentimenti. Tu sei sulle mie gambe, ed io ti sto stringendo fra le mie braccia perché ti amo. E sempre lo farò. Ti voglio molto di più di così.” Chris mi accarezza il viso e posa la mano vicino alle mie labbra. Non so cosa dire, perché non sono più sicura di avere un battito cardiaco regolare. Anzi, non sono più sicura di avere un battito cardiaco, punto.
“Posso baciarti, tesoro?”


Vorrei avere la forza di allontanarlo, vorrei potergli dire di no, ma non lo faccio, perché ha ragione lui. Il ragazzo di cui sono innamorata è qui davanti a me, ed è inutile perdere tempo in discorsi futili.
Non gli rispondo, perché sono io a prendere l'iniziativa. Lo bacio con dolcezza, e lui ricambia, accarezzandomi i capelli. Posa le mani sui miei fianchi e aumento il ritmo del bacio. Quando sono sicura che sia completamente concentrato, mi stacco un attimo per riprendere aria, ma lui è più veloce di me e riappoggia quasi subito le labbra sulle mie. Prima che me ne accorga siamo entrambi in piedi, e Chris mi sta tenendo in braccio. Quasi come mossa da una forza superiore allaccio le gambe intorno alla sua vita e in men che non si dica sono appoggiata alla parete della camera di Chris. Io e lui siamo alla stessa altezza adesso, e posso guardarlo dritto negli occhi, e lo vedo emozionato tanto quanto me. Le sue mani sono fra i miei capelli e mi rendo conto di quanto è bello, così, sotto la luce fioca della sua camera e il suo corpo sotto il mio.
Chris mi bacia sulla bocca, per poi passare alle palpebre, alle guance, ed infine al collo, il mio punto debole. Credo che lo sappia, perché i suoi baci sono delicati e terribilmente lenti, e le sue labbra morbidissime. Sebbene sia inesperta in questo campo sono ben consapevole del fatto che il mio corpo sta reagendo alla sua vicinanza e al suo tocco. Molto.
Muovo i fianchi verso Chris per avvicinare ancora di più i nostri corpi, e lo sento gemere, ancora con la bocca sul mio collo.
Sotto un certo punto di vista ne sono felice, perché in un certo senso voglio fargli provare fino in fondo cosa si perderebbe a stare senza di me.
Finalmente Chris alza il viso e guardandomi negli occhi con molta serietà, mormora: “Dio, Vivi, vuoi forse farmi impazzire?”
Sì, forse è proprio quello che voglio. Forse voglio che tutti e due ci perdiamo l'una nell'altra, fino a dimenticarci tutto il male che ci siamo fatti a vicenda.
“Sì, penso proprio di volerlo, Chris.”
Rido, ma nessun tipo di sorriso gli attraversa gli occhi quando mi risponde deciso: “Beh, ci stai riuscendo, amore mio.”
Amore mio. Non mi aveva mai chiamata così. Certo, Chris mi ha sempre chiamato con soprannomi particolari, come Vivi o tesoro, ma quelli esistevano già da prima. Questo era nuovo. Ed era immenso, intimidatorio e bellissimo. E forse è proprio questo a darmi nuova forza. Riprendo a baciarlo, e mossa da una forza che non conosco poso le mani sotto la sua maglietta e passo un dito intorno al suo ombelico. Sento il sangue ribollirmi nelle orecchie, e affluirmi copiosamente alla faccia, e sono solo vagamente consapevole del corpo di Chris che si irrigidisce sotto il mio.
Poi tutto d'un tratto, con delicatezza ma anche con decisione, stacco il viso dal suo e smetto di baciarlo. Capisco che se non smetto ora, non smetterò più. Non per molto tempo almeno. E non voglio che la nostra prima volta sia così. Non che non sia pronta, ma sento ancora troppa frustrazione e risentimento. E soprattutto voglio che sia una cosa romantica per entrambi, non semplice sesso riparatore contro il muro della sua camera.
Chris appoggia la fronte alla mia e riprende fiato. Sempre con le mani sui miei fianchi mi rimette in piedi e mi bacia in fronte.
“Basta, Chris! Credo che per oggi la temperatura nella stanza si sia alzata anche troppo.”
Chris ride e mi bacia il palmo della mano. “E non è nemmeno l'unica cosa, tesoro.”
All'inizio non capisco, credo di essere ancora un po' sottosopra da questo eccessivo attacco di affetto che abbiamo condiviso.
Ma poi realizzo.
Oh.
Oh.
A Chris è piaciuto stare con me, questo è quello che sta cercando di dirmi. Gli è piaciuto non solo emotivamente. Non sono sicura di voler andare avanti in questa conversazione, ad essere sincera, perché il mio viso sta andando in escandescenze.
Chris però sembra divertito, e mi sfiora la guancia in fiamme con le nocche della mano. “Guarda, stai andando a fuoco, Vivi. Ti ho messo in imbarazzo?”
“No, no tranquillo. Per niente.” Bugia.
Chris non se la beve e mi bacia dolcemente su una guancia. “Perché ti stupisci che ti voglia anche in quel senso? Mi sembra naturale. Amo ogni aspetto di te. Questo è solo un altro dei tanti.”
“Non mi stupisco. Mi stupisco solo che siamo riusciti a fermarci. O almeno che ci sia riuscita io.”
“Credimi, non è stato facile, tesoro. Ma non volevo che fosse così. Mai così. Sarà speciale. Te lo giuro, Ivy.”
Ho quasi le lacrime agli occhi e penso anche di non essere più tanto arrabbiata con lui, anzi. “Chris, certo che sarà speciale, perché tu sei speciale.”
Mi avvicino per lasciargli un dolce bacio sulle labbra, e lui reagisce subito, avvicinandosi a me. Lì, fra le sue braccia, capisco che è arrivato il momento di dire quello che provo. E al diavolo l'orgoglio, devo parlare adesso e non perdere altro tempo. Contro le sue labbra sussurro: “Chris, io ti...”
La porta di camera di Chris si apre senza troppa gentilezza. E soprattutto senza bussare. Mi giro e vedo Matty sghignazzare appoggiato allo stipite della porta.
Senza staccare le braccia dal mio collo Chris lo guarda con occhi omicidi.
“Cazzo, Matty, ma ti sembra il momento?”
Io, nel frattempo, nascondo il viso fra le mani e scoppio a ridere. L'imbarazzo non si affaccia nemmeno questa volta, perché mi viene solo da sorridere. Non mi voglio più nascondere, nemmeno da Matty, né da chiunque altro. Sono solo dispiaciuta che abbia interrotto quello che stavo per dire. Sembra esserci sempre qualcosa a fermarmi.
Matty mi strappa dalle braccia di Chris e mi mette un braccio sulle spalle.
“Oh, è sempre il momento per una bella scena d'amore, fratellino. Solo che Ivy è mia, quindi se la fai soffrire dovrai vedertela con me.”
Chris lo guarda con tanto d'occhi: “Ma sei mio fratello, Matty!”
“Continuo comunque a preferire lei. Sai, Ivy, io avrei potuto farti divertire di più.” Dio, io adoro Matty, davvero!
Appoggio la testa sul suo petto e lui mi bacia fra i capelli. “Sai, credo anche io di preferire Matty a te, Chris.”
Chris sembra quasi offeso. “Potete andare a fare i piccioncini fuori da camera mia?”
“Certamente, Chris, stavo appunto tornando a casa. Mi fa piacere esserci chiariti.”
Chris sembra tornare a sorridere: “Anche a me, tanto. Perché ci siamo chiariti vero?”
Matty sembra impaziente e si inserisce nella conversazione, sbuffando: “Oh, ma certo che vi siete chiariti. L'ho sentito io dall'altra stanza, quanto vi siete chiariti.”
“Ma cosa stai dicendo, Matty?” Okay, sono di nuovo arrossita.
“Scherzo, Ivy. Ti riporto a casa io, tanto devo andare da quelle parti. Almeno ti faccio anche il discorsino sugli anticoncezionali.”
“Oh, fantastico, non aspettavo altro. Va bene, Matty, andiamo.” Raccolgo la borsa e mi giro per salutare Chris.
“Ci sentiamo domani, d'accordo?”
Lui si sporge per baciarmi velocemente sulle labbra. “D'accordo. Se mio fratello ti dà fastidio dimmelo d'accordo?”
Matty alza gli occhi al cielo. “Ma per favore! Ivy non ha fratelli, io faccio solo quello che devo fare. Mi raccomando ragazzi, sempre il preservativo, perché è l'unico anticoncezionale che protgg...”
Un cuscino si abbatte sulla folta chioma di Matty e dopo che lui e Chris si sono fatti a vicenda il dito medio, finalmente ci decidiamo ad andarcene. Sorrido per tutto il tragitto verso casa.

 

 

Il giorno dopo.

Henry mi dà appuntamento ad Hyde Park, come le prime volte, quando avevamo appena cominciato questa avventura insieme. Nel tragitto a piedi da casa mia non posso fare a meno di pensare a quante cose sono cambiate in un solo mese, e mi stupisco. Ma la vita è così. Va più veloce di noi, e siamo noi che dobbiamo stare dietro a lei, non il contrario. La vita ha questa capacità di stupirci, e di farci trovare sempre il meglio da ogni situazione.
Anche se io, questa mattina, il lato bello della partenza di Henry non riesco proprio a trovarlo. Appena lo vedo, lì, appoggiato all'albero accanto alla panchina dove ci siamo messi d'accordo per la prima volta per questa pazzia mi si stringe il cuore. Appena arrivo vicino a lui lo abbraccio e lui mi stringe delicatamente.
“Se comincia a piangere già da oggi me ne vado subito, Ivy.”
Lo stringo un ultimo momento, e poi mi stacco.
“Ehi, io sono una ragazza sensibile!”
Vado a sedermi sulla panchina e Henry si siede accanto a me. “Allora, ultimo giorno, Ivy.”
“Ti prego, non lo dire!” Una fossetta si forma all'angolo della sua bocca.
“Va bene, non lo dirò. Se tu prometti di non piangere per tutto il tempo.”
“Non sto piangendo.” E' vero, ma ho già gli occhi lucidi, e non so per quanto tempo mi tratterrò.
“D'accordo, farò finta di crederci. Allora, come è andata ieri da Chris?”
Gli racconto tutto, beh, quasi tutto, ma poi mi fermo perché voglio che questa giornata sia solo per me e lui. Come quando ci siamo conosciuti. Per un po' voglio fare finta che non sia cambiato nulla.
“Allora, oggi che facciamo?”
Henry mi guarda, cercando di trattenersi dal ridere. “Niente.”
“Cosa vuol dire niente?”
“Vuol dire che purtroppo non ho molto tempo per trattenermi oggi. Devo andare con mamma in diversi posti, e devo preparare le valigie. Siamo un po' indietro. Ma non potevo evitare di vederti, e di darti una cosa. L'obiettivo di oggi è ringraziarti. Non avrei passato un'estate così bella senza di te, Ivy.”
“Mi avevi detto che non dovevo piangere.”
“Non devi, infatti. Per quello ci sarà tempo dopodomani.”
“Dopodomani posso piangere?”
“Definitivamente. L'importante è che tu non faccia piangere me.”
Henry tira fuori dalla giacca una specie di agenda, ma noto in seguito che è un piccolo quaderno, e me lo posa sulle gambe, aperto.
Sulla prima pagina c'è scritto “La mia bucket list.” E poi sotto “Con l'aiuto prezioso di Ivy Russ.”
Giro le pagine velocemente e trovo un resoconto dettagliato di tutto quello che abbiamo fatto, giorno per giorno, e quando è possibile, tutto è corredato da foto, come per esempio quelle al Glastonbury Festival.
Sull'ultima pagina vedo che Henry ha scritto “Niente di tutto questo sarebbe stato possibile senza di te. Volevo ringraziarti e lasciarti questo pensiero. Affinché tu ricordi. Io lo farò. Ti voglio bene e ti auguro il meglio, il tuo Henry.”
Una morsa mi stringe lo stomaco e mi stringo forte ad Henry, cercando di nascondere il viso sul suo petto, perché sto piangendo.
Henry posa il viso sulla mia testa e mi stringe senza dire niente.
Poi però rompo il silenzio, perché ho bisogno di non sentire quel peso aggravante sullo stomaco, e la sensazione di perdere un amico.
“Pensavi veramente che senza questo quaderno io non mi sarei ricordata di questa estate?”
“So che non lo avresti fatto, Ivy, ma volevo qualcosa di materiale a ricordartelo.”
“Ci sentiamo su Skype, vero Henry?”
“Tutte le sere se vuoi!” Mi metto a ridere e lo bacio sulla guancia.
“Non è un addio Henry.”
“No, infatti, perché anche se ora me ne vado ci vediamo fra due giorni alla stazione, no?”
Lo guardo storto. “Sai cosa intendo. Tornami a trovare.”
“Certo che lo faccio, Ivy. Certo che lo faccio.”
Mi tira di verso di lui e ce ne stiamo un po' abbracciati a guardare lo stagno davanti a noi. Non voglio rovinare il momento con parole inutili.

 

Arriva il momento in cui Henry mi deve salutare, e seppur con reticenza mi stacco da lui.
“Ci vediamo dopodomani, d'accordo? Fai venire anche Chris, mi farebbe piacere salutarlo.”
“Verrà con piacere Henry. Alla fine gli sei rimasto davvero simpatico!”
“Ci conto. E vi auguro tutte le belle cose possibili, ragazzi.”
“A dopodomani, Henry.” Mi lascia un ultimo bacio sulla guancia, e si avvia verso casa sua.

 

Anche io me ne torno a casa, sempre triste, ma decisa a non piangere. Le cose belle della mia vita devono darmi la forza di affrontare quelle brutte.
Faccio velocemente le scale che danno alla porta del mio appartamento, perché tutto quello che voglio fare è mangiare gelato e guardare Netflix in questo momento, ma appena arrivo noto una busta bianca che giace solitaria davanti alla porta.
La prendo in mano, pensando che sia una delle bollette, ma sul retro vedo scritto il mio nome, e la calligrafia è sicuramente quella di Chris, la conosco bene. Sotto il mio nome vedo scritto “Anche se cambiassi strada, i tuoi occhi mi porterebbero sempre a casa. E se tu mi conosci, come ti conosco io, dovresti amarmi e dovresti sapere che gli amici dormono in letti diversi e gli amici non mi trattano come fai tu. So che c'è un limite per tutto, ma i miei amici non mi ameranno mai come fai tu.”1
Con mani tremanti sto impalata a fissare la busta, perché ho un sospetto su quello che potrebbe contenere. E se la mia supposizione è giusta, allora giurerò amore eterno a Chris fino alla morte.



1. Traduzione della canzone Friends di Ed Sheeran.





Angolo Autrice: Buona serata a tutti! Eccomi con un nuovo capitolo! Spero che vi sia piaciuto! Vi ringrazio se siete arrivati fino a qui, come ogni volta, perché per me vuol dire tantissimo. Non ho mai tenuto a nessuna storia come tengo a questa. Purtroppo mancano solo tre capitoli alla fine (escluso questo) e mi viene già da piangere all'idea. Ma lasciamo perdere ;).
Voglio ringraziare tutte le persone che hanno recensito, o hanno inserito la storia fra le preferite, le ricordate o le seguite. E' anche grazie a voi se sono arrivata a questo punto. Un altro ringraziamento speciale va alle mie amiche del gruppo FB (voi sapete), che mi aiutano ogni giorno ed ascoltano i miei scleri. Siete speciali e lo sapete
.
Inoltre, in questo capitolo, ho alzato il rating, come ho scritto. Le motivazioni sono a inizio capitolo, e spero che non vi provochi nessun problema.
Sarei molto felice di sentire qualsiasi parere in merito abbiate da darmi, sarebbe davvero importante per me. Vi ringrazio in anticipo, di nuovo.
Un bacione, alla prossima.
S. <3

 


 

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Capitolo 19
*** 18. Conserveremo questo amore in una fotografia. ***


   



18. Conserveremo questo amore in una fotografia.


 


"We keep this love in a photograph,
we made these memories for ourselves.
Where our eyes are never closing,
hearts are never broken,
and time's forever frozen, still.
So you can keep me, innside the pocket
of your ripped jeans.
Holdin' me closer 'til our eyes meet.
You won't ever be alone."

Photograph, Ed Sheeran




I secondi che seguono mi sembrano irreali. Sto guardando questa busta da almeno cinque minuti, senza trovare il coraggio di aprirla, e la situazione sta diventando particolarmente imbarazzante.
Mi costringo ad aprire la porta, entrare in casa, e sedermi sul divano. Faccio un respiro profondo e finalmente apro quel pezzetto di carta. Al suo interno trovo quello che speravo, ma che mai avrei avuto il coraggio di immaginare. Per qualcuno non sarà molto, ma per me è un gesto d'amore immenso. Due rettangolini sono fra le mie mani, e al momento non riescono a stare fermi, perché le mie mani stanno tremando.
I biglietti per il concerto di Ed Sheeran mi stanno guardando, ed io sto guardando loro e non potrei essere più felice. Non sarà una promessa d'amore colossale, ma il fatto che Chris mi conosca abbastanza da sapere che voglio andare ad un concerto di Ed da una vita rende questa sorpresa decisamente speciale.
Poi il mio cervello si collega, e mi ricordo che avevo provato anche io a prendere quei biglietti, nel momento che uscirono, ma non feci in tempo perché l'affluenza di persone sul sito era davvero troppa ed avevo rinunciato. Questo vuol dire che Chris ha comprato i biglietti quel giorno, ed ha tenuto il segreto per quanto? Cinque mesi? Probabilmente non sapeva cosa sarebbe successo in questo arco di tempo, ma ha comunque pensato a volermi rendere felice. Amore mio.
Okay, adesso sto veramente sembrando una stupida ragazzina innamorata.
Forse perché lo sei”, mi sussurra una vocina antipatica nella mia testa, ma la zittisco. Il concerto è domani e tutto quello a cui riesco a pensare è quanto tengo a Chris? Deve davvero essermi caduto qualcosa di pesante in testa. Con le mani ancora un po' tremanti raggiungo il cordless e compongo il numero di Chris. Risponde Matty.
“Pronto?”
“Pronto, Matty? Sono Ivy! Tuo fratello è in casa?”
“Ivy, ciao! Sì, è in camera sua. Ma sei sicura di aver scelto il fratello giusto?” Sento il suo sorriso derisorio dall'altro lato della cornetta.
“Passami Chris, Matty.”
“D'accordo, considerando la differenza di età fra noi due penso che tu abbia fatto la scelta migliore. Chiamami fra due anni.”
“Sarà fatto, Matty!” Ormai ho un sorriso a trentadue denti.
“Mi raccomando, nel frattempo ricordati il discorsino che ti ho fatto l'altro giorno in macchina.”
E chi se lo scorda? Matty mi ha deliziato per tutto il viaggio in macchina con discorsi su metodi anticoncezionali vari.
Arrossisco solo al ricordo. Ho dovuto rassicurarlo che conoscevo ogni genere di protezione possibile, prima che si decidesse a lasciarmi scendere.
“Mi ricordo, Matty, tranquillo.”
“Perfetto, allora posso passarti Chris a cuore leggero. Chriiiis? C'è la tua ragazza al telefono.”
La sua cosa? Solo sentirmi definire come la ragazza di Chris mi provoca le farfalle nello stomaco. Se per gioia o per una folle paura, non lo so dire. Sento che la voce dall'altro lato non è più quella di Matty.
“Ciao tesoro, che si dice?”
“Come che si dice Chris? Mi stai prendendo in giro?”
Sento una risata soffocata. “Hai ricevuto il mio regalo?”
“Tu che dici?!? Dio, Chris andiamo davvero? Non mi sembra ancora vero!”
“Andiamo? Vengo anche io?”
Rimango un attimo basita, e con voce incerta chiedo: “Perché chi dovrebbe venire altrimenti?”
“Oh, Vivi, mi fa piacere che tu porti me, molto. Ma non devi sentirti obbligata, lo sai vero?”
Ho quasi le lacrime agli occhi per la dolcezza della persona che ho la fortuna di avere accanto. “Chrissy, ma è ovvio che porto te. Dio santo, chi dovrei portare? Sarà uno dei concerti più belli del mondo, mi sembra naturale che voglia andarci con la persona più importante per me. Sai che lo sei.”
Un sospiro e poi una risata. “Tu non hai idea di quanto ti amo. E devi sapere che ora tirerò giù il telefono, perché non mi dovrai dire per la prima volta che mi ricambi al telefono, e certamente non perché ti ho comprato i biglietti per Ed Sheeran. Penso che quel ti amo sarebbe riferito più a lui che a me.”
Non riesco a capire. “Chris... ma cosa?”
Tu. Tu. Tu.
L'infame mi ha tirato veramente il telefono in faccia, ed io non riesco a smettere di ridere.

 

 

Il giorno dopo

Mi sveglio beandomi dell'idea che oggi sarà uno dei giorni più belli della mia vita. Il pensiero che domani dovrò salutare Henry e che i miei tornino a casa mi rattrista e mi fa sentire come se avessi un macigno nello stomaco, ma per oggi cerco di non pensarci, perché oggi è dedicato esclusivamente a me e Chris. Solo a noi due.
Rimango un po' nel letto a rilassarmi e a pensare a tutto quello che abbiamo conquistato in questo mese. O meglio, in questi anni. Perché il nostro rapporto è esploso tutto d'un colpo, ma ha bruciato a fuoco lento per fin troppo tempo.
Chris fa così tanto per me, e non parlo soltanto di questo biglietto, ma delle piccole attenzioni che mi riserva ogni giorno e che mi fanno sentire viva.
Pensavo di non potermi innamorare veramente di lui, e invece l'ho fatto. Ed è inutile girarci intorno, non ho mai amato nessuno come amo lui.
Mi tocco le labbra, sentendo ancora il sapore della sua bocca sulla mia. Quello che abbiamo fatto ieri rischiava di sfociare in qualcosa di molto più grosso, ma non ne avrei avuto paura. Non più.
Il mio rapporto con Chris è cresciuto talmente tanto che mi sembra naturale arrivare anche a quel punto. Quando sarà il momento non mi tirerò sicuramente indietro. Non voglio avere più paura. Di niente.
E più nello specifico del mio rapporto con Chris.
Ci siamo dati appuntamenti per pranzo, verrà anche Katie. Dopo però la mia amica deve andare a sbrigare delle commissioni, quindi io e Chris avremo il pomeriggio tutto per noi, in attesa di andare al concerto.
Io e Chris ci siamo dati appuntamento alla fermata della metro sotto casa mia, dove lui scenderà, visto che abbiamo deciso di andare a mangiare in un posto lì vicino, così da poter andare a piedi.
Aspetto Chris fuori dalla fermata e appena lo vedo salire le scale sorrido. Anche lui ricambia il mio sorriso, ma nel momento in cui è un pochino più vicino a me, mi solleva da terra. Così, in mezzo al traffico londinese, e alle persone che ci stanno mandando a quel paese perché stiamo bloccando il viavai. Mi stringo alle spalle di Chris per non cadere, anche se so che non lo farebbe mai. Non mi farebbe mai cadere.
“Mettimi subito in terra, Chris.” Sto ridendo come una pazza, ma siamo in mezzo ad un passaggio pedonale e non vorrei davvero che qualcuno ci mandasse a quel paese per così poco.
“Agli ordini, tesoro.”
Dopo avermi fatta scendere Chris mi prende per mano e ci avviamo al ristorante in cui abbiamo dato appuntamento a Kat. Alla vista della mia mano intrecciata a quella di Chris sorrido come una stupida, e non provo nemmeno a trattenermi.
“Va tutto bene Vivi? Sembra che tu stia per scoppiare a ridere da un momento all'altro.”
Decido che la sincerità è la risposta migliore. “Sei tu, Chris.”
“Ah, io ti faccio ridere? Buono a sapersi. Ed io che pensavo tu mi considerassi molto sexy, non buffo.”
Gli passo una mano fra i capelli. “Sei un po' un misto di entrambe, se devo essere onesta. Ma io volevo dire che sei tu a rendermi felice, non a farmi ridere.”
Chris si blocca davanti al porticato di una casa da cui probabilmente, con la fortuna che ho, sta per uscire una vecchietta arrabbiata che ci manderà via per uso di proprietà privata, e mi bacia. In modo molto dolce, ma comunque deciso. Alla fine si stacca e posa la fronte sulla mia.
“Dimmi qualcosa che mi faccia desistere dall'idea di chiamare Kat, dirle che abbiamo avuto un impegno improrogabile, e in seguito portarti a casa tua e stare solo con te tutto il pomeriggio. E quelli a venire.”
Mi piacerebbe davvero molto seguire questo suggerimento, ma non posso fare questo a Kat. “Voglio bene a Kat più che a te. Questo ti fa desistere?”
“Ma Kat non può fare certe cose con te... Sai cosa intendo no?” Occhiata maliziosa non richiesta.
“Oh, ma sei nato nella preistoria? Certo che può!” Scherzo volentieri con lui, anche su questi argomenti e mi sento fortunata ad avere accanto qualcuno che accetta tutte le mie stranezze come fa lui.
“Aspetta, Vivi, sei bisex?”
Scoppio a ridere. “No, ma cosa ti viene in mente?”
“Ah. Peccato. L'idea di te e Kat mi eccita un po'.”
Gli tiro una botta sul braccio. “In questi giorni sto sentendo parlare un po' troppo spesso di cosa ti eccita Chris. Per un po' basta eh!”
“L'argomento sei sempre tu.”
Credo non solo di arrossire, ma di assumere ogni colore dell'arcobaleno.
“Andiamo da Kat. E non parlare fino a che non siamo arrivati.”
“Mi eccita anche quando mi dai gli ordini.”
“Prendi una strada diversa dalla mia, ti prego.”
Andiamo avanti così fino all'arrivo al ristorante, e capisco che preferisco discutere con lui che ridere con qualsiasi altra persona.

 

 

Il pranzo con Kat va alla grande, ma la mia amica sembra avere la testa da un'altra parte. Non si diverte neppure a fare battute su quanto siamo diabetici io e Chris (e oggi lo siamo davvero più del solito), il che mi preoccupa.
Chris si sta divertendo a giocare con le mie mani sotto il tavolo e non è molto attento, quando chiedo a Kat: “Ehi, cosa c'è che non va?”
Kat sembra sorpresa dalla mia domanda. “Niente, Ivy, perché?”
“Sei totalmente assente, non mentirmi.”
Interviene anche Chris. “Ha ragione Vivi, Kat. Oggi è come se tu non ci fossi.”
Kat sembra riprendersi un po'. “Tu dai ragione a Vivi solo perché stai puntando alla parte sud del suo corpo.”
Non mi aspettavo un'uscita così maliziosa, nemmeno da Kat, e rischio di strozzarmi con il panino che sto mangiando.
Chris invece sembra davvero molto divertito. “Come denigri con poco il nostro amore, Kat.”
Questo mi strappa un sorriso, perché ogni volta che sento la parola “amore” associata a me e Chris avrei voglia di mettermi a ballare come una pazza per tutto il lungo Tamigi. Ma mi contengo, perché mi sembra che Kat oggi non richieda.
“Tu hai qualcosa che non va, quindi o me lo dici adesso o me lo dici adesso, Kat.” Non sono disposta ad accettare un no come risposta, e penso che si capisca dal mio tono di voce.
“Dio, Kat, non ti eccita quando ti dà degli ordini?” Io e Kat guardiamo malissimo Chris, all'unisono.
“No, Chris, ma cosa ti viene in mente?”
Chris assume una faccia innocente. “No, così per curiosità.”
Io e Kat ci guardiamo con aria sconvolta. La mia amica prova a cambiare argomento. “Comunque, dicevamo? Ah, sì. No, Ivy, non sto male. Sto benissimo, davvero e sono contenta di vedervi. Ho un po' di mal di testa, ma niente di che, davvero.”
Non sono ancora convinta. “Se lo dici tu...”
“Ivy, ti prego, sta tranquilla. Chris, secondo me questa ragazza non si sfoga abbastanza.”
“Per me può sfogarsi ogni volta che vuole, Kat. Con me, però.
Adesso mi sono davvero stufata di tutti questi doppi sensi che in realtà hanno un senso solo. “Dio, questa è una congiura contro di me!”
Il suono delle risate dei miei migliori amici mi circonda, e nonostante tutto non riesco a trattenermi dal sorridere.


 

Il resto del pomeriggio passa velocemente. Ad un certo punto Kat ci dice che deve salutarci, perché deve andare ad aiutare sua madre con qualcosa per il lavoro, anche se non capisco bene cosa. La abbraccio forte, perché, sebbene mi dica il contrario, la vedo davvero molto turbata, e la conosco bene, quindi sono sicura di non sbagliarmi. Ricambia la stretta con un po' troppa forza, come fa quando sta male, e se ero sicura che mi avesse mentito a voce, sicuramente il suo corpo mi sta dicendo un'altra cosa.
“Ci vediamo domani mattina alla stazione per salutare Henry, Kat?”
“Sicuro, divertitevi al concerto. Ciao ragazzi!”
Dà un bacio sulla guancia a Chris e prima di andarsene definitivamente mi sussurra all'orecchio: “Mi raccomando, fai attenzione. Sai a cosa.. ehm.. a cosa mi riferisco!”
Non faccio in tempo a ribattere che se ne è andata. Ma basta!
“Stavate per caso parlando di me, Vivi?”
“Oh, assolutamente no! Non è che sei il centro del mondo, scendi dal piedistallo. Mi stava dicendo... beh... cose da donne.”
“Non voglio davvero sapere!”
Sorrido soddisfatta, e insieme ci avviamo verso casa mia.

 

 

 

Il pavimento di camera mia è disseminato di vestiti, e fra mezz'ora dobbiamo cominciare ad avviarci all'arena in cui si svolgerà il concerto. Chris è seduto a gambe incrociate sul mio letto, e mi sembra che stia silenziosamente chiedendo pietà per quello a cui deve assistere.
“Vivi, hai tirato giù tutto il tuo armadio. Potessi andrei a comprarti ogni vestito che vuoi, ma, uno, sono povero, non prendo la paghetta dal 2011, e due, non ne abbiamo davvero il tempo.”
Lo incenerisco con lo sguardo, perché lui è un uomo e non capisce. “Non ho niente da mettermi, e sono molto irritabile al momento. Vuoi cercare tu qualcosa che mi possa star bene in questo casino?”
Chris si alza dal mio letto, mi mette le mani sui fianchi e si china per parlarmi all'orecchio. “Per me potresti anche non metterti niente, ma non voglio condividerti con Ed Sheeran, quindi vediamo come posso fare.”
Mi bacia dolcemente sul collo, all'attaccatura dei capelli, e tutto a un tratto i vestiti per il concerto sono l'ultima cosa che mi interessa. Anzi i vestiti in generale sono l'ultima cosa che mi interessa, punto.
Ma prima che possa finire anche solo il pensiero, Chris si gira e mi passa un paio di pantaloni corti (i più corti che ho) e un top bianco.
“Io non ci vado con questi pantaloni al concerto. Non li metto da anni, Chris, mi saranno diventati piccoli.”
“Potrebbero starti davvero bene, sai?” Mi fa l'occhiolino e io gli do indietro i vestiti che mi ha passato, e mi chino a raccogliere una gonna nera, un paio di calze del solito colore, e un giacchetto di jeans. Il top bianco che mi ha passato lui può andare.
Vado in bagno a cambiarmi e truccarmi e mentre mi guardo allo specchio faccio un respiro profondo. Oggi sono disposta a dire a Chris quelle due parole, e non perché mi sento costretta, ma perché lo voglio. Devo solo trovare il momento giusto.

 

 

La linea della metropolitana è intasata, e capisco che Chris ha fatto bene ad insistere per partire presto, sennò non saremo mai arrivati in tempo.
Lo stadio è pieno di gente, ma fortunatamente noi abbiamo i posti assegnati in tribuna, quindi non dobbiamo fare le corse per la prima fila. Una signorina ci accompagna ai nostri posti, e Chris mi chiede se ho fame. In effetti sono un po' affamata, e glielo dico.
“Non mi sembra una novità.”
“Vammi a prendere qualcosa da mangiare, e smettila!”
“Ricordi come mi sento riguardo agli ordini che mi dai?”
Ripensando a quello che mi ha detto prima gli faccio il dito medio, e lui, ridendo, si avvia a prendermi qualcosa da mangiare.
Faccio una foto all'arena e sento qualcuno seduto alcuni posti vicino a me fare qualcosa come un fischio di apprezzamento.
Mi giro e vedo un ragazzo che avrà più o meno la mia età che mi sta squadrando da capo a piedi.
“Ehi, bella, se vuoi ti faccio io una foto. Hai delle gambe che vanno immortalate.” Ma che cafone!
Sto per aprire la bocca e dirgliene quattro (facciamo cinque), quando sento una voce alle mie spalle che mi fa sobbalzare.
“Senti, amico, non ho nessun problema con te, ma se ti sento fare un altro commento del genere sulla mia ragazza, allora dovrai vedertela con me. Ti suggerisco di andare a fare un giro.”
Il ragazzo balbetta qualcosa come: “Oh.. m-ma c-certo, s-scusami, non pe-pensavo che avesse un ragazzo.”
Mi inserisco nella conversazione. “Un commento del genere non lo dovresti fare a nessuno a prescindere, pervertito.”
Il ragazzo si alza e se ne va con la coda fra le gambe.
Mi giro e vedo Chris con una vaschetta di patatine ricoperte di ketchup in mano, ed in un secondo mi sono già scordata di quello che è appena successo. Gli prendo le patatine dalle mani e comincio a mangiare. Nel frattempo noto però che Chris si è zittito e ha la mascella contratta.
“Sai, io ti sono grata per quello che hai fatto con quel ragazzo, ma me la so cavare da sola.” Probabilmente sto parlando a bocca piena, ma sono davvero affamata.
Vedo che il viso di Chris si rilassa, e prendendo un fazzolettino mi pulisce un angolo della bocca.
“Lo so, ma non mi piace comunque che un tipo a caso, o chiunque altro, ti parli in questo modo.”
“Perché tu sei una brava persona, mentre molti altri non lo sono. Ti prego, non farti rovinare la serata per questo.”
Chris mi bacia una spalla e mi dice: “D'accordo. Siamo qui per divertirci dopotutto!”

 

 

Il tempo passa velocemente, e poco prima che il concerto inizi un fotografo dell'evento passa per la nostra tribuna e ci chiede se vogliamo una polaroid. Sono entusiasta dell'idea, e accetto subito. Chris mi fa sedere sulle sue ginocchia ed io mi posiziono meglio per far sembrare la foto più carina, ma nel momento dello scatto Chris mi dice una cosa all'orecchio che è meglio non ripetere e scoppio a ridere.
Il fotografo si scusa dicendoci che la polaroid è venuta un po' mossa, ma a Chris piace tantissimo, ed insiste per tenerla. In effetti è molto carina. Ci sono io che scoppio a ridere, con una mano sulla bocca, e Chris che sorride contro il mio collo.
Sempre tenendomi sulle sue ginocchia Chris mi chiede se ho un pennarello e anche se non so cosa vuole farci, gli passo quello che tengo sempre in borsa. Lo guardo incuriosita, ma prima che possa chiedere, Chris scrive sulla parte bianca della polaroid la data di oggi, e sotto a questa le parole “We keep this love in a photograph”, seguite dai nostri nomi. E' la cosa più romantica che qualcuno abbia mai fatto per me (certo, dopo avermi comprato a sorpresa dei biglietti per Ed Sheeran) e sento che il momento è arrivato. Non mi sento obbligata, mi sento solo felice e soprattutto innamorata. E glielo devo dire. E' come una forza che mi fa soltanto andare avanti, senza ripensamenti.
Chris si gira a darmi un bacio, e ricambio con quanta più forza che posso. Mi stacco da lui e guardandolo dritto negli occhi, lo dico. Così, senza abbellimenti, né incertezze, né dubbi.
“Dio, Chris, ti amo, tantissimo.”
Gli occhi di Chris si fissano nei miei, e sono così intensi e profondi che penso che potrei perdermici, ma poi, dal nulla, mi bacia. Con così tanto amore che penso che potrei sciogliermi in questo preciso istante.
Non c'è niente di affrettato, niente di animalesco, niente di tutto ciò. Le sue labbra sulle mie sono dolcissime, e quando si stacca mi abbraccia talmente forte che penso che potrei soffocare.
Mi sposta i capelli per sussurrarmi nell'orecchio: “Ti amo più di qualsiasi cosa, Vivi. Di qualsiasi cosa. E' stato bellissimo sentirtelo dire, finalmente.”
“Ti ringrazio per non avermi messo fretta, ma ora che l'ho detto posso ripetertelo tutte le volte che vuoi.”
“Mi piacerebbe molto, ad essere sincero.”
E glielo ripeto un'altra volta, poi due, e tante altre fino a che non sento che inizia il concerto.

 

 

Lo spettacolo è magnifico, e mi diverto davvero molto. Ed Sheeran è conosciuto per le sue canzoni d'amore strappalacrime, e stasera posso constatare che qualche lacrima la fanno scendere davvero. Io e Chris siamo proprio come due stereotipatissimi adolescenti innamorati e penso che le persone nel nostro settore ci abbiano anche un po' antipatici, tanto che siamo dolci l'uno con l'altro. Chris non prende in giro le mie reazioni esagerate quando partono le mie canzoni preferite, ma anzi, mi incoraggia a divertirmi e canta a squarciagola con me.
Purtroppo la fine del concerto arriva molto in fretta e anche questo bel momento è finito. Mi rassicura però il pensiero di averne ancora molti altri davanti a me, con questa fantastica persona con cui ho la fortuna di condividere tutto.
Ci avviamo verso la metro, e appena siamo dentro Chris mi passa un braccio intorno alle spalle e io mi accoccolo sul suo petto.
“Ti riaccompagno a casa, e poi torno a casa mia. Spero che il concerto ti sia piaciuto.”
“Oh, mi è piaciuto tantissimo, Chris, grazie davvero!”
Poi ho un'idea, e non so da dove mi venga questo coraggio, ma chiedo a Chris: “Ehi, ti andrebbe di rimanere a dormire da me? E' l'ultima sera che i miei non sono a casa e... beh... potresti farmi compagnia.”
Appena finisco mi rendo conto di quanto mi sia uscita male, ma forse non mi importa. Forse voglio cogliere il momento, per una volta.
“Amore mio, per me va benissimo, tanto i miei non si preoccupano se sanno che sono con te. Sei sicura che a te vada bene?”
“Ma certo, sennò nemmeno te lo chiederei.”
“Va bene, allora rimango. Rimango tutto il tempo che vuoi, tesoro.”
Lo bacio dolcemente sulle labbra, e quando mi stacco vedo una signora ormai su di età che ci guarda con occhi sognanti.
“Devo dirvelo ragazzi, siete assolutamente adorabili. Mi ricordate tanto me e mio marito quando avevamo la vostra età.”
Io rischio di soffocare alla parola marito, mentre Chris ringrazia la signora con i suoi soliti modi gentili che fanno innamorare tutte le mamme, nonne e zie dell'universo.
Alla nostra fermata, prima di scendere, Chris saluta la cara signora e lei fa una faccia che mi dice che è pronta a mollare il marito per prendersi il mio ragazzo. Le mando uno sguardo che dovrebbe voler dire qualcosa come “lo so, signora, la capisco” e scendo dalla metro.

 

 

Arrivati a casa mia, dopo aver chiuso bene a chiave (ho una specie di fobia che entrino i ladri) mi siedo sul letto. Chris si ferma davanti a me e si batte una mano sulla fronte.
“Cazzo, non ho il pigiama!”
“Vuoi un paio di pantaloni della tuta di mio padre?”
“Ma non ci penso nemmeno, dormo così piuttosto.”
Scoppio a ridere e mi alzo per andarmi a struccare. Appena torno dal bagno trovo Chris intento a guardare la mia immensa collezione di libri. Gli metto le mani sui fianchi e lo sento sobbalzare.
“Mi piacciono i tuoi libri Vivi.”
“D'accordo.” Sinceramente al momento non ho proprio voglia di parlare di questo e comincio a baciargli la schiena da sopra la maglietta. Chris si irrigidisce, ma si gira e mi bacia. Mi bacia con tanta passione che mi fa girare la testa, e in quel momento capisco.
Capisco che la nostra relazione si è evoluta tanto e che io ho bisogno di molto più di così.
“Ti amo, Chris, te l'ho mai detto?”
Chris sorride contro le mie labbra. “Mi pare di averlo sentito dire, sì. Ti amo anche io, Vivi, così tanto che mi sembra di scoppiare.”
Ormai quasi senza respiro dico in un soffio: “Chris, ho bisogno di te.”
“Mi hai completamente amore mio.”
“Chris io... io ti voglio.” Per rafforzare il concetto poso la mano sul bottone dei suoi jeans stretti. Chris sembra aver visto un fantasma, e con delicatezza posa la mano sulla mia, senza spostarla.
“Ivy, non devi farlo per forza, lo sai. Ti aspetto, veramente, ti aspetto anche tutta la vita se necessario.”
Lui può aspettare, ne sono sicura, ma il suo corpo mi sta dicendo qualcosa di completamente diverso. Sorrido, e cerco di mostrarmi sicura, perché lo sono. “So che lo faresti Chris, ma lo voglio davvero. Sono pronta. Amo tutto di te, e amo tutto della nostra relazione. Voglio poter apprezzare completamente questo momento. Lo voglio davvero.”
Chris mi prende il viso fra le mani. “Guardami e dimmi che non te ne pentirai, ti prego.”
Lo guardo con tutta la determinazione di cui sono capace. “Ti amo, e voglio solo te. Adesso. Non me ne pentirò, te lo giuro.”
Qualcosa nel mio sguardo sembra convincerlo, ed allora comincia a baciarmi teneramente dalle tempie fino allo zigomo, per poi passare alla bocca. Mi fa stendere sul letto e mi posa una mano sotto la schiena, sempre senza smettere di baciarmi. Quando mi posa le labbra sul collo sussulto, e gli accarezzo i capelli. Fra di noi ci sono esattamente quattro strati di vestiti e li sento tutti.
Con decisione gli alzo la maglietta, e lui, capendo cosa voglio fare, se la toglie. E' bellissimo, nella luce fioca della mia camera, e passo un dito sul suo petto fino all'attaccatura dei jeans, e con una forza che non pensavo di avere gli apro il bottone. In men che non si dica i jeans sono a terra, così come il mio giacchetto e il mio top. Non sono mai stata in reggiseno davanti ad un ragazzo e mi sento in imbarazzo, ma Chris mi guarda come se fossi l'unica cosa che conta al mondo e questo mi rassicura. Tre strati.
Chris riprende a baciarmi e in men che non si dica della mia gonna e delle mie calze non c'è più traccia. Ma come fa? Perfetto, due strati.
Adesso arriva la parte difficile. Chris mi prende le mani e le intreccia alle sue, perché vede che mi stanno tremando come una foglia.
Mi muovo contro di lui, e sento quello che la nostra vicinanza fisica gli provoca, ed è bellissimo. Non ero mai stata fisicamente tanto attratta da un ragazzo, e pensavo che ci fosse qualcosa di sbagliato in me. Adesso sono sicura che non è così.
In men che non si dica fra di noi non ci sono più strati. Nemmeno uno.
Mi sento così insicura del mio corpo che cerco il lenzuolo per coprirmi, ma Chris mi blocca la mano.
“Cazzo, Vivi, sei perfetta. Perché vuoi coprirti?”
Gli poso una mano sulla guancia. “Giurami che mi ami. Prima di tutto questo. Giuramelo, Chris.”
Chris si stacca momentaneamente da me per guardarmi negli occhi. “Non c'è cosa più vera su cui potrei giurare. Ti amo infinitamente, amore mio.”
Mi sciolgo alle sue parole, e da lì in poi diventa tutto più semplice.
Chris mi guida ogni momento, e nei momenti di incertezza prende in mano la situazione. Non sono mai stata così vicina a nessuno. Mi bacia e mi tocca in posti in cui nessuno lo ha mai fatto, e mi sento così innamorata di lui che penso non sia possibile amare qualcuno più di così.
Seguiamo i consigli di Matty sulla prevenzione, e quando sento il rumore della stagnola che si strappa, mi viene quasi da ridere all'idea del discorsino del fratello di Chris.
“Trovi divertente il fatto che voglia proteggerci dall'avere prematuramente un mini Chris o una mini Ivy, Vivi?” Chris pensa che stia ridendo di lui, ma non è così.
“No, pensavo a Matty in realtà.”
Chris mi guarda sconvolto. “Vivi! Non devi mai dire al tuo ragazzo che stai pensando ad un altro, e certamente non in situazioni come questa. Soprattutto se l'altro è mio fratello. Dio, tesoro, tu sì che sai come farmi passare la voglia.”
Imbarazzata, ma divertita, guardo in basso, per constatare che quello che dice sia vero. E beh, non lo è. Assolutamente.
“Uno, stavo pensando a Matty per il discorso che mi ha fatto l'altro giorno, e due, non mi sembra proprio che ti sia passata la voglia, amore, devo proprio dirtelo.” Lo guardo in modo malizioso e lui capisce al volo.
“Amo il fatto che tu sia impertinente e logorroica anche in questa situazione, davvero, ma non sei divertente.”
Mi strappa una risata, ma questa si affievolisce quando arriva il momento in cui non potremmo essere più vicini. Non posso dire di non provare dolore in un primo momento, ma è subito seguito dal piacere.
“Vivi, ti prego, dimmi se qualcosa non va bene, d'accordo? So che è la tua prima volta e...” Chris mi sembra quasi preoccupato e lo bacio sulla fronte corrugata.
“E' tutto perfetto, sei bravissimo, amore.”
“Sei bellissima e ti amo. Ricordatelo.”
“Cercherò di non scordarmelo.” Mi scappa una risata e poi per un po' non rido più.
Anzi per un po' non sono nemmeno consapevole di dove mi trovo. Non sarei nemmeno consapevole del mio nome, se non fosse che Chris me lo sussurra all'orecchio come una preghiera, fino a che entrambi non ci mostriamo a vicenda quanto è immenso il nostro amore.

 

 

 

Angolo Autrice: Buonasera a tutti! Eccomi qui di nuovo. Non ne potrete più di me. Dai, mancano solo due capitoli (*piange internamente*). No, dai, scherzo, mi fa davvero piacere se siete arrivati fino a qui. Senza di voi questa storia non sarebbe mai andata avanti.
Questo è stato uno dei capitoli più difficili da scrivere, non ve lo nascondo, non sono pratica di certe tematiche ed è la prima volta che le affronto. Ergo, ho paura di aver fatto un pasticcio, quindi vi prego, rassicuratemi ahahah ;).
Al di là degli scherzi, vi ringrazio davvero per il supporto e per quello che fate, per ogni recensione e per ogni feedback che mi lasciate.
Ringrazio inoltre Martina, Anita e una mia cara amica (di cui non metto il nome perché non so se vuole, ma lei sa ahahah), perché le ho stressate talmente tanto per questa scena che devono. Regalo ad ognuna un Chris personale (tanto so che lo vogliono. Chris + il prestavolto ahahaha).
Grazie mille per l'appoggio a tutti. Mi piacerebbe sapere i vostri commenti, se ne avete.
Un bacione, alla prossima.
S. <3

P.s: Poiché non sarò in Italia alcuni giorni della prossima settimana, probabilmente l'aggiornamento sarà spostato a Sabato 10 Ottobre.

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Capitolo 20
*** 19. Dirsi addio. ***


   
   


19. Dirsi addio.


 

"It’s been a long day without you my friend
And I’ll tell you all about it when I see you again
We’ve come a long way from where we began
Oh, I'll tell you all about it when I see you again."
See you again, Wiz Khalifa ft. Charlie Puth


 

 

Mi sveglio con una piacevole sensazione sulla pelle. In camera mia c'è un tepore gradevole, ma non fa nemmeno estremamente caldo.
Sento sulla pelle l'aria fresca che entra dalla finestra, e noto il braccio di Chris che mi circonda la vita.
Arrossendo ricordo quello che è successo la sera prima, e con un sussulto mi rendo conto di non indossare vestiti. Mi irrigidisco fra le braccia di Chris e provo ad uscire da sotto le coperte, ma un braccio decisamente più forte di me mi ritira al mio posto.
“Dove stai pensando di andare Vivi?”
La voce ancora assonnata e un po' roca di Chris risuona nella stanza, ed anche dentro di me. La trovo molto bella, e devo smettere di pensarci, sennò uscire dal letto sarà l'ultima cosa che farò questa mattina. So che per Chris non ci sarebbero problemi, ma per me sì, visto che fra due ore Henry parte, e io devo assolutamente andare alla stazione per salutarlo.
Non che due ore non siano necessarie per... no, basta. Mi impongo di smettere di pensare a quello che è successo ieri sera ma Chris continua a far passare il naso sul mio collo, e quando ha finito comincia a lasciarmici dei piccoli baci. Perfetto, la mia forza di volontà sta andando in vacanza. In un luogo lontano. E probabilmente non tornerà ancora per molto tempo.
“Buongiorno Chris, dormito bene?”
“Buongiorno, tesoro. Beh, direi che meglio di così non potevo proprio dormire.”
“Mi fa piacere, perché adesso dobbiamo proprio alzarci, prepararci ed andare da Henry. Poi oggi pomeriggio tornano anche i miei, e non vorrei proprio che ci trovassero così.”
Indico i nostri corpi intrecciati e Chris ride contro la mia schiena, dove in seguito lascia un bacio.
“Henry parte fra due ore, i tuoi tornano nel pomeriggio, ed io ti amo.”
Sorrido contro il cuscino. “Sono tre affermazioni vere, o almeno spero che anche l'ultima lo sia, ma completamente scollegate fra loro. Cosa vorresti dire con questo?”
“Ti posso giurare su quello che vuoi che anche l'ultima affermazione è vera, anzi la più vera di tutte, se devo essere onesto. E con questo voglio dire che ho tutto il tempo per dimostrartelo per bene.”
La sua mano si sposta dalla mia pancia, e comincia ad accarezzarmi la gamba, partendo dal ginocchio, per poi arrivare alla coscia, ed avvicinandosi pericolosamente a dove è stata anche alcune ore prima.
Con un libero arbitrio che non pensavo nemmeno di avere, la sposto gentilmente.
“Non adesso, amore.”
Come se non avessi nemmeno parlato, Chris comincia a baciarmi sulle guance, ripetutamente.
“Non hai ascoltato una parola di quello che ti ho detto, vero Chris?”
“Quando le dirai con convinzione lo farò, Vivi.”
“Sono convintissima, come ti permetti di dire il contrario?” Cerco di dire questa bugia nel modo più convincente possibile.
“Riparliamone quando ricominci a respirare, d'accordo?”
Non mi sono nemmeno resa conto di trattenere il respiro, ma a quanto pare è così. Tiro fuori il fiato che mi è rimasto impigliato in gola e decido di essere sincera.
“Chris, hai ragione, ho mentito. Ti voglio, e ti voglio subito, ma adesso non possiamo, perché so che se cominciamo a stare da soli non smetteremo per un bel po'. E io devo andare da Henry, e sicuramente devo rivestirmi prima che arrivino i miei.”
Chris adesso sembra preoccupato, e mi guarda negli occhi in una maniera che mi spezza il cuore. “Non è che c'è qualcos'altro sotto vero?”

Il cambiamento di direzione mi sorprende, e sbarrando gli occhi, gli chiedo: “Cosa intendi dire?”
Chris si sposta da accanto a sopra di me e mi guarda negli occhi: “Vivi, non è che io... che ho fatto qualcosa di male ieri sera? O non sono stato alla tua altezza?”
Quello che dice mi sembra così stupido che non so nemmeno come rassicurarlo. “Ma come ti viene in mente? Chris, ti amo, non so come ripetertelo. E se proprio vuoi che sia onesta beh... ieri notte è stata la più bella della mia vita. Decisamente.”
Ammettere questa cosa per me è stata decisamente dura, perché di base sono una ragazza molto timida, quando si tratta di parlare dei miei sentimenti. E soprattutto di questi sentimenti, che involvono anche una sfera fisica. Di questi non ho davvero mai parlato con nessuno, neanche con Kat, che è la mia migliore amica. Credo di essere giusto un po' arrossita, come al solito.
Mi aspetto che Chris mi guardi col suo solito sguardo malizioso e convinto di se stesso, ma non lo fa.
“Non stai mentendo per rendermi felice vero?”
Non riesco a capire da dove gli sia uscita questa insicurezza, e sempre rimanendo sotto di lui, gli accarezzo una guancia.
“Non ti mentirei mai. Se per qualche assurdo motivo tu mi avessi fatto male, o non mi fosse piaciuto, puoi star certo che non sarei qui con te. O almeno non così.”
Chris sembra rilassarsi un po', ma tuttora non lo vedo convinto.
“Chris, ti prego, dimmi cosa devo fare per convincerti che sei perfetto per me. Mi sto un pochino innervosendo, veramente.”
In risposta lui mi bacia dolcemente e posa la fronte sulla mia. “Non devi dire niente, perché io ti credo. Credo a tutto quello che mi dici, e mi fido di te. E mi fido di te perché ti amo.”
Lo bacio in risposta, e cerco di mettere in quel bacio tutto quello che ho provato in questi mesi, anzi, in questi anni insieme a lui: amore, passione, rabbia, dolcezza, gratitudine e tanta, tantissima felicità.
“E io amo te, e lo sai.” Ho quasi le lacrime agli occhi quando glielo dico, e sento che il petto sta per scoppiarmi per la gioia che sto provando.
Chris mi guarda fisso negli occhi e mi chiede: “Vivi, stai per caso piangendo?”
“No, Chris, sono solo felice di essere qui con te.”
Senza smettere di scrutarmi si sdraia e mi prende fra le braccia.
“Anche io sono felice di stare con te, Vivi. Sei la cosa più importante per me in questo momento. E sarai la cosa più importante anche domani, e dopodomani e per tutti gli altri giorni a venire.”
Mi bacia la fronte ed io mi appoggio al suo petto. Per un po' ce ne stiamo sdraiati a coccolarci, e sto così bene che non ho nessuna intenzione di alzarmi. Sto per mandare al diavolo ogni mio progetto futuro di qui a tre anni, ma poi è Chris a prendere la soluzione in mano e ad alzarsi per primo. Si avvicina alla porta del mio bagno, affiancante la mia stanza, e non posso fare a meno di notare che è ancora senza vestiti. Inevitabilmente arrossisco.
“Ti prego, mettiti qualcosa addosso”, gli dico, passandogli i pantaloni che giacciono solitari sul pavimento della mia camera dalla sera prima.
“E cosa dovrei farci con questi?”
“Mettiteli addosso. Non voglio guardarti girare nudo per casa mia.” In tutta risposta mi copro gli occhi con una mano.
“Ma smettila, ti prego. Stavo appunto andando a farmi una doccia. Vieni con me?”
“Come, prego?”
“Vivi, smettila e togli quella mano dagli occhi. So che ti piace quello che vedi. E se pensi che con quella mano nasconderai il tuo imbarazzo, mi dispiace, missione fallita. Vedo da qui quanto sei rossa.”
Gli faccio una linguaccia, ma la mano resta dov'è.

“D'accordo, vedo che hai rifiutato la mia offerta. Peccato. In ogni caso penserò a te, tranquilla.”
Non capisco dove vuole andare a parare, e ne segue un breve silenzio imbarazzante. Decido di togliermi la mano dagli occhi e vedo che lo sguardo di Chris è rivolto verso il basso. Anche a me cadono gli occhi lì. E capisco cosa vuol dire quando dice che “penserà a me”.Anzi, da quello che vedo, credo che ci stia già pensando. O almeno spero. In caso contrario sarebbe imbarazzante. Decido di darmi un contegno.
“Oh Dio, Chris, ti prego!” Rimarco bene le ultime parole, anche se il mio imbarazzo ha raggiunto livelli sconosciuti. “NON IN CASA MIA. Hai capito bene?”
“Tu non vuoi farmi compagnia, quindi...”
Prendo un cuscino, per tirarglielo addosso, ma non faccio in tempo perché lui si è già chiuso la porta alle spalle.

 

 

Alla fine, dopo esserci finalmente vestiti, siamo pronti ad andare alla stazione di Liverpool per salutare Henry. Mentre ci incamminiamo all'interno sento la mano di Chris stringere più forte la mia, e gliene sono estremamente grata, perché oggi non saprei davvero come fare senza di lui. Il mal di pancia sta degenerando, e penso che proprio non mi piace dire addio. Per niente.
Mi fermo davanti ad un bar e prendo un respiro profondo. Chris mi guarda preoccupato. “Va tutto bene, Vivi?”
“Non proprio, ma andrà meglio, tranquillo. Solo non mi piace salutare le persone.”
Chris mi stringe forte fra le braccia e poggia la sua testa sulla mia. “Non dovrai mai dire addio a me, di questo voglio che tu sia sicura.”
Mi sposto e gli poso le mani sul petto. “Potrei reagire male, Chris. Ma voglio che tu sappia che è te che amo. Solo sto perdendo un amico, voglio che questo tu lo capisca.”
Chris mi posa una mano sulla guancia, e si abbassa per guardarmi negli occhi. “Lo capisco benissimo, amore, e sappi che anche a me dispiace che Henry se ne vada. Ma sappi anche che non devi preoccuparti, io sono qui apposta per raccogliere i pezzi, d'accordo?”
Mi dà un veloce bacio sulle labbra, e mi accompagna alla piattaforma. Mi aggrappo a lui come se fosse l'unica cosa che conta.
Appena arrivati, scorgo i miei amici che stanno aiutando Henry a caricare i bagagli. Sento già che sto per piangere.
Penso che i genitori di Henry siano già sul treno, ma non ci faccio troppo caso, perché in questo momento sento che sto per avere una crisi nervosa.
Non mi sono nemmeno accorta di trattenere il respiro, fino a che Henry non viene vicino a me e mi abbraccia.
“Ehi, Ivy, so che avevo detto che potevi piangere, ma adesso non ne sono tanto sicuro.”
Scott ride e mi si accosta. “Tranquilla, piccola, lui se ne va, ma io non me ne vado da nessuna parte.”
Noto che Kat se ne sta in un angolino, tutta appartata, e mi saluta con un cenno della mano. Io ero troppo occupata a pensare a tutti i miei problemi, ma in tutto questo anche lei si è affezionata molto ad Henry, e i due sono diventati molto amici, quindi è normale che anche lei sia triste per la sua partenza.
Mi faccio forza e chiedo ad Henry quello che devo chiedere: “Fra quanto parte il treno?”

“Esattamente fra quindici minuti.”
“Così poco?”
Henry mi prende delicatamente per un braccio ed io e lui ci appartiamo un secondo. Abbiamo bisogno di fare questa cosa da soli, io e lui, come abbiamo sempre fatto. E' lui a rompere il silenzio: “Senti, se ti metti a piangere finisce che mi metto a piangere anche io, quindi evitiamo d'accordo?”
Cerco di mandare giù il groppo che mi si è formato in gola.

“Senti tu, amico bello! Anche tu non puoi pretendere che io sia così gioiosa nel momento in cui devo dirti addio, d'accordo?”
“Addio?!? Ma questo non è un addio, Ivy. Pensalo solo come l'ultimo punto della bucket list. L'ultimo punto è dirti arrivederci. Arrivederci, mai addio.” Perfetto, se voleva trovare un modo per farmi aprire i rubinetti ci è proprio riuscito. Le lacrime cominciano a scorrermi sul viso e non c'è verso per fermarle.
“Mi prometti che ti fai sentire?” Ormai la mia voce è coperta dalle lacrime, e vedo qualcosa spezzarsi sul volto di Henry, come se fosse un riflesso del mio. Henry mi prende fra le braccia e mi lascia un bacio fra i capelli.
“Anche tutti i giorni se vuoi. Ci sentiamo su Skype d'accordo?”
“Sì ma tu me lo devi promettere, Henry.” La mia voce è soffocata dal suo petto, a cui sono ancora attaccata.
“Te lo prometto, Ivy, veramente. Solo che ora devo veramente andare. Ti voglio bene, Ivy, davvero.”
Credo di sussurrare qualcosa come un ti voglio bene anche io ma non andare, ma poi due braccia forti mi spostano, e le riconosco subito come quelle di Chris. Assume anche in questo momento il ruolo di mia ancora personale, ed io mi stringo forte a lui. Vedo attraverso il velo di lacrime Henry che abbraccia tutti gli altri, partendo da Scott per poi passare a Miles, Kat, ed infine a Chris.
Chris gli lascia una pacca sulla spalla, perché potrebbe essere difficile abbracciarlo con me fra le braccia, ma dimostrandosi sempre la cosa migliore che potesse capitarmi, non smette un attimo di tenermi stretta e di cullarmi. Henry si avvicina a Chris ed in modo che lo sentiamo soltanto io e lui, dice al mio ragazzo: “Trattala bene, amico, lei è importante per me, d'accordo?”
Chris lo guarda con quella che credo che sia riconoscenza e gli risponde: “Lo farò, lei è davvero importante anche per me se non si fosse notato.”
Sbuffo sonoramente perché è l'unico suono che posso rischiare di fare senza piangere. “Smettetela voi due!”
Entrambi ridono, Henry mi stringe nuovamente la mano, mi lascia un ultimo bacio sulla guancia, e un secondo dopo sento Chris che mi sussurra all'orecchio: “Vivi, ti fidi di me?”
Mi giro a guardarlo. “Infinitamente.”
“Allora chiudi gli occhi.”

Mossa da una forza che nemmeno io so spiegare, lo faccio. E quando li riapro, Henry se ne è andato.

 

 

Sono solo vagamente consapevole del fatto che Kat mi sta abbracciando, perché credo che mi manchi un po' il respiro. Chris non mi lascia mai andare, nemmeno quando gli altri provano a parlarmi, e cerco di riprendere le forze per lui, perché non voglio che pensi che dietro alla mia tristezza ci sia dell'altro, ma lui, continuando ad essere l'angelo che è sempre, mi sussurra: “Adesso andiamo a casa, vieni.”
Intreccia le dita alle mie e mi accompagna alla stazione della metro, ma io mi fermo e lo guardo dritto negli occhi.

“Non sto così perché provo dei sentimenti con lui. E' solo che non mi piace dire addio.”
Qualcosa dentro Chris sembra rompersi, perché mi si avvicina e mi posa entrambe le mani sulle guance. Sono di un calore piacevole, sopra alle mie lacrime. “Vivi, ma cosa pensi? Lo so. Hai appena lasciato andare un amico, so come ci si sente.”

Il fatto che lui mi comprenda, e che non mi giudichi, mai, lo rende ancora più speciale. Le parole fanno fatica ad uscire dalla mia bocca, ma ci provo.
“Chris, io amo te.”
Chris mi stringe in un abbraccio così forte che ho paura di soffocare, ma è un dolore che mi piace, e per qualche minuto non voglio fare altro che perdermici. “Vivi, amore, lo so. E so come ti senti, e sono qui per te. Sono qui con te perché ti amo. E adesso, vieni, andiamo a casa.”

Questa volta gli do retta e lo seguo, fino a che, in qualche modo, ci ritroviamo a casa mia. Non ho prestato molta attenzione al viaggio, ma so che Chris si è preso cura di me per tutto il tempo.


 

Adesso siamo sul mio letto, sdraiati ad abbracciarci. Solo ad abbracciarci. E Dio solo sa quanto ne avessi bisogno. La giornata è diventata uggiosa e la temperatura si è rinfrescata, ma Chris ha buttato una vecchia coperta su di noi e ha preso un pacchetto di biscotti dalla mia dispensa, e come sempre mi mostra che sa cosa voglio anche prima che lo sappia io.
In tv stanno passando degli stupidi film, e ci fermiamo a guardarli un po'. La mia mente non riesce davvero a seguirli, ma la presenza di Chris mi è più che sufficiente per farmi sentire a mio agio e al sicuro. Quando è pomeriggio inoltrato ci trasferiamo in cucina per mangiare qualcosa, anche se io non ho molta fame.
“Vivi, tesoro, devi mangiare qualcosa.”
“Mi sembra che mangi già tanto a cose normali, non mi farebbe male diminuire un po' le dosi. Almeno forse per una buona volta dimagrisco.” Lo dico con aria assente, non credendoci davvero, ma a Chris non è piaciuta questa battuta, e in due secondi posa il pane che aveva trovato nella credenza, e mi prende il viso fra le mani.
“Questo non lo devi dire più. Vai benissimo così! Anzi, sei perfetta per me. E adesso mangia, per favore.” Conclude il discorso lasciandomi un dolce bacio sulla fronte.
“Chris, voleva essere una battuta, non voglio smettere di mangiare, è solo che non ho molta fame oggi.”
Chris si irrigidisce e mi circonda con le sue braccia. Non dice niente, perché non serve, e mi ritrovo a pensare che lui sa sempre cosa fare.
Mi lascia andare e con noncuranza, come se non ci avesse pensato a lungo prima di decidere di dar voce a quel pensiero, mi dice: “Ehi, Vivi, che ne dici se stasera chiamiamo Henry su Skype? Giusto per sapere se è arrivato e se si è sistemato nella nuova casa. Sono sicuro che gli farebbe molto piacere.”
Guardo Chris come se avesse detto una cosa assurda, e un po' lo è, perché non me lo sarei mai aspettato da lui. Non dopo tutto quello che è successo fra noi tre. E invece lui, per l'ennesima volta, si rivela essere la persona più fantastica che conosca e non riesco proprio a concepire la fortuna che ho avuto. “Dici sul serio, Chris?”

Sembra che abbia capito anche lui da dove viene il mio sconcerto, ma non lo dà a vedere. Anzi, scrolla le spalle e ridendo divertito, mi risponde: “Ehi, bella, è amico anche mio, fammi il favore di non monopolizzarlo, d'accordo?”
Le lacrime rischiano di salirmi agli occhi di nuovo, ma stavolta le blocco, perché non è il momento. Mi avvicino a Chris e lo bacio con tutta la forza di cui sono capace. Nel primo momento il mio ragazzo si spaventa e perde un po' l'equilibrio, ma poi mi mette un braccio dietro la schiena, per sostenermi e mi trascina sul divano. Mi fa sdraiare sulla schiena e poi si posa sopra di me.
Il bacio è dolce, ma la posizione è decisamente compromettente, e quando sentiamo il rumore di una porta che si apre, non facciamo nemmeno in tempo a separarci. Cazzo. Mi ero scordata che i miei tornavano questo pomeriggio. Chris si alza da me e si mette a sedere così velocemente che penso che se ci fosse una medaglia olimpica per questa disciplina, oggi l'avrebbe sicuramente vinta. Insieme a tante altre medaglie.
Non ci posso credere, sto pensando a certe cose con i miei nella stessa stanza. I soliti miei che ci hanno appena beccato a farle, certe cose. O almeno ad esserci vicini. Mi maledico internamente per star continuando a pensarci, e cerco di prendere la parola, ma non ce la faccio. Per fortuna interviene Chris.
“Salve, signori Russ. Andato bene il viaggio?” Ma cosa...? Ma come fa ad essere sempre così sicuro di sé? Io continuo a non parlare.
“Dammi quelle 20 sterline, Rob.” Mia madre allunga una mano verso mio padre, ed io li guardo a bocca spalancata. Non capisco, e forse è questo è darmi la forza di aprire bocca per la prima volta.
“Mamma? Papà? Cosa state dicendo?”
Mia mamma si gira verso di me, e per la prima volta da quando i miei sono tornati sembra mettermi davvero a fuoco. “Oh niente, tesoro. Io e tuo padre avevamo scommesso su quale ragazzo ti avrebbe fatto battere il cuore, sai. Io ho sempre puntato su Chris. Chris, caro, sono tre anni che faccio il tifo per te.”
Ho già detto che mia mamma adora Chris?
Chris, in risposta, alza le mani in un segno di vittoria, ma noto che anche lui è imbarazzato, e mormora un “grazie, signora Russ” ma è poco convinta.
“Chris, ti prego, chiamami Karen.”
“Oh, grazie, d'accordo Signor.. ehm, Karen.”
Mi tiro su per guardare in faccia mio padre, e con un filo di voce, gli chiedo: “Papà? Ehm... cosa avevi scommesso tu?”
Con mia grande sorpresa mio padre si rivolge a Chris. Ehi, sono davvero così invisibile?
“Chris, non fraintendermi, io ti voglio bene, e mi sei sempre stato simpatico, davvero. Ma pensavo che ormai, dopo anni, se doveva succedere qualcosa, doveva già essere successo. Poi io e tua madre, Ivy, abbiamo visto delle foto su Facebook. E c'era un ragazzo, penso si chiamasse Henry, e quindi ho pensato...”

Non so se sono più sconcertata dal fatto che mio padre abbia pensato alla mia vita privata, che abbia pensato a me ed Henry in un certo modo, o che i miei si siano messi a guardarmi il profilo Facebook. Lo sapevo che dovevo bloccarli!
Sono totalmente imbarazzata, ma Chris sembra divertito, e quando i miei vanno a mettere le valigie in camera loro, mi prende per mano e mi rassicura. “Ti ho già detto che io i tuoi li adoro?”
“Io un po' meno. Sanno sempre come mettermi a disagio.”
“Una cosa che io e i tuoi abbiamo in comune.”
“Tu non mi metti a disagio, Chris.”
Lui mi si avvicina, e mi lascia un bacio sul mento, poi su una guancia e infine pericolosamente vicino alle mie labbra. “Tu dici?”
Okay, sono decisamente a disagio. Poso la fronte sulla sua. “Okay, lo ammetto, un po' sì. Ma è piacevole.”
“CHRIIIIIIS? RIMANI A CENA STASERA?”
Mia madre è tutto il contrario di una persona calma e fine, anzi è piuttosto rumorosa, ma a Chris non sembra importare, ma anzi, urla in risposta.
“MA CERTO KAREN, VOLENTIERI.”
“Mi fa strano il fatto che chiami mia mamma Karen. Davvero.”
“Beh, sono io il suo nuovo preferito se non si fosse capito. A me fa strano sapere che ha scommesso su di me, invece.”
“Oh, ma per favore. Mia mamma ti ama più di quanto faccia io.”
“Beh, dille pure che è reciproco.”
Faccio una faccia offesa e gli punzecchio un braccio.”Oh, bene, divertiti con lei, la prossima volta, allora.”
“Questa conversazione mi mette un po' a disagio ad essere sincero, Vivi.”
“Benvenuto nel club.”
Chris si avvicina e mi scosta i capelli dal viso, per poi sussurrarmi all'orecchio: “Specialmente se penso a quello che abbiamo fatto stanotte.”

“Chris, non mi sembra il momento, davvero. Ti sembra il caso di pensare ad una cosa del genere mentre parliamo di mia mamma?” Ormai sto parlando per sussurri.
La sua bocca non si stacca dal mio orecchio. “Beh, non è facile dimenticarlo. Mi ricordo tutto alla perfezione. I tuoi sospiri, le tue mani su di me, il modo in cui ti muovevi, la consistenza della tua pelle...”
Quando mi rendo conto che sono divisa fra mandarlo a quel paese, saltargli addosso o morire in questo preciso istante, gli do una leggera spinta. “Confermo quello che ho detto prima. Tu ti diverti proprio nel mettermi a disagio.”
Mi lascia una scia di baci sul collo. “Potremmo divertirci in altri modi.”
Lo prendo per i capelli e lo allontano. “Ci sono i miei nell'altra stanza, cretino.”
“Beh, è eccitante no?” Capisco che scherza, e per un attimo torno a respirare.

“Basta, fine del gioco, Chris!”
“Ti do retta solo per oggi. Giusto perché ci sono i tuoi in casa. Ma sappi che mi divertirò molto a punzecchiarti, in futuro.”
“Credo che potrò sopportarlo.”

Chris scoppia a ridere e posa il viso nell'incavo della mia spalla.

 

 

La cena è meno imbarazzante del previsto, ma anzi, è divertente vedere mia mamma che cerca di conquistare la simpatia di Chris con battute che non fanno ridere. Chris, dal canto suo, è troppo educato per non ridere.
Per tutta la cena mi stringe la mano sotto il tavolo, e credo che i miei se ne accorgano, ma non mi interessa troppo, dal momento che non stiamo facendo nulla di male.
Alla fine della cena Chris aiuta mio papà a sparecchiare, e mia mamma mi tira da parte, mettendomi un braccio sulle spalle. “Sono così felice per te, Vivi.”
“Oh, ti prego, non chiamarmi Vivi anche tu!”, dico, alzando gli occhi al cielo.
Mia mamma sembra spaesata. “Perché, chi altro ti chiama Vivi?”

Scorgo Chris che mette a posto i piatti in casa mia come se ci vivesse da sempre, e sorrido. “Oh, no, niente mamma. E' una lunga storia.”
Dopo aver finito di sparecchiare Chris mi prende per mano e mi porta in camera mia. Si siede sul letto e mi fa sedere fra le sue gambe, facendomi appoggiare la testa sul suo petto. Mi stringe forte e mi dice: “Ehi, Vivi, che ne dici, chiamiamo Henry?”

Annuisco e prendo il portatile. Sono un po' tesa, ma non ho il tempo di realizzare, perché il mio amico risponde subito. Chris mi posa la testa sulla spalla per farsi più vicino alla telecamera del mio portatile.
“Ehi, amico, come va l'adattamento?”
Henry risponde con il suo solito sorriso a trentadue denti. “Ragazzi! Ma che bello sentirvi. Qui il tempo fa schifo, ma ho una camera davvero molto grande, e i miei ci hanno sistemato anche il pianoforte.”
Gli brillano gli occhi mentre parla del suo strumento preferito. Sto per piangere, di nuovo.

“Ivy, se piangi interrompo la telefonata.”
Mi aggrappo alle mani di Chris, che sono intorno alla mia vita, e faccio un respiro profondo.
“Un giorno se ti chiamo, mi suoni qualcosa, d'accordo?”
“Affare fatto!”

Parliamo un altro po' del più e del meno, e Chris si inserisce bene nella conversazione. Mi sento sempre triste per la sua partenza, ma un altro sentimento mi si insinua nelle vene. Forse... forse sono anche felice. Si può essere felici e tristi allo stesso tempo? Non lo so, dopotutto sono sempre giovane, ma sono determinata a scoprirlo. Henry sta ridendo dall'altra parte del telefono per una battuta che ha fatto Chris (probabilmente a mie spese) e che mi sono persa, e io sono fra le braccia del mio ragazzo, che non fa altro che dimostrarmi che mi ama. Ogni giorno di più.
In quel momento ho speranza che tutto possa andare bene.

 

 

Angolo Autrice: Ebbene, ci siamo! Tecnicamente questo dovrebbe essere l'ultimo capitolo della storia, ma... sorpresa, sorpresa, non lo è. Settimana prossima pubblicherò l'epilogo, e spero che vi piacerà. Ormai c'è poco da dire, la storia sta svolgendo al termine, e settimana prossima piangerò come una fontana. I ringraziamenti ufficiali li lascerò a quel momento, per adesso voglio solo ringraziarvi per aver reso tutto questo possibile. Chiunque abbia aggiunto la mia storia alle preferite, ricordate o seguite, o chiunque l'abbia anche solo letta ha contribuito a tutto questo, e non so come ringraziarvi.
Come sempre mi farebbero piacere dei pareri, quindi non siate timidi e fatevi sentire per favore. Per l'ultima volta posso dirvi "alla prossima."
Grazie ancora di cuore e ci sentiamo la prossima settimana,
S. <3

P.s: Scusate il ritardo ma sono stata all'estero, e poi è cominciato l'uni e poi... è diventato tutto complicato. Ma grazie davvero della pazienza :).

 

 

 

 

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Capitolo 21
*** Epilogo. ***






Epilogo.



 

"But if you like causing troubles up in hotel rooms.
And if you like having secret little rendez-vous,
If you like to do all the things you know we shouldn’t do.
Baby, I’m perfect, baby, I’m perfect for you.
And if you like midnight driving with the windows down,
and if you like going places we can’t even pronounce,
if you like to do whatever you’ve been dreaming about.
Baby you're perfect."
Perfect, One Direction

 

 



 

3 anni dopo, Dicembre.



L'acqua mi scorre velocemente addosso e penso che una bella doccia calda è proprio quello che mi serviva in questo momento. La temperatura fuori è sotto lo zero, ma fortunatamente ho avuto la brillante idea di far mettere un condizionatore nel nostro appartamento, quindi in casa fa abbastanza caldo.
Nostro. Mi fa ancora strano l'idea di vivere con Chris, anche se sono esattamente 3 anni e mezzo che stiamo insieme, come una coppia.
Okay, tecnicamente la casa è mia, ma lui sta sempre qui, quindi...
In realtà la vera casa di Chris è due piani sotto la mia, nel condominio che l'ULC, l'università che frequentiamo, offre ai suoi studenti. Io e lui ci siamo trasferiti qui, anche se siamo di Londra, e quindi non lontani dalla sede, perché volevamo crearci un po' di indipendenza. Col tempo sto cominciando a pentirmi di aver preso due appartamenti separati, perché, dal primo anno, Chris è praticamente sempre stato in casa mia. Non c'è stato un vero motivo per cui abbiamo scelto la mia invece della sua, forse perché la vista da casa mia dà su una strada più bella. Fatto sta che dobbiamo anche fare più scale per arrivare qui, quindi non capisco la nostra scelta. Credo che sia stata una cosa naturale, come tante fra le altre cose che abbiamo fatto.
Penso che ad anno nuovo Chris lascerà definitivamente le sue stanze per venire a stare da me, visto che paghiamo già praticamente l'affitto a metà, quindi continuare a mantenere un appartamento in più è solo una perdita di tempo.
Entrambi siamo al secondo anno, anche se con indirizzi diversi. Io ho scelto, come tutti prevedevano, lettere e mi trovo molto bene, sono contenta della scelta che ho fatto. Chris invece, sorprendendoci un po' tutti, si è dato alla storia dell'arte. Pensavamo che si sarebbe dedicato alla musica completamente, magari seguendo dei corsi di vari strumenti, oltre alla chitarra, per ampliare il suo panorama musicale. Invece, il mio ragazzo ci ha spiegato che, seppur continuando a suonare con la sua band per locali vari, vuole comunque terminare il suo percorso di studi con una laurea.
Quindi entrambi ci siamo ritrovati qui. Siamo una coppi di umanisti, come a mia madre piace definirci.
Siamo entrambi in pari con i nostri studi, e tutti e due speriamo di riuscire a laurearci per il prossimo anno. Cosa succederà dopo è un quesito che non voglio ancora pormi, perché il futuro mi spaventa.
Per fortuna che ho Chris, la mia certezza.
Molti dei miei amici mi chiedono se non mi sono ancora scocciata di lui, dopo tre anni e dopo essere cresciuti così tanto. Di solito quando mi fanno questa domanda rispondo un po' scocciata, perché per me è impensabile l'idea di scocciarmi di lui. E' vero, ci siamo messi insieme a diciassette anni, ma abbiamo fatto le cose con calma, e in più la nostra storia è diversa dalle altre, in quanto siamo stati due semplici amici per molto tempo.
E' una parte enorme della mia vita, ed è indispensabile. Non sto con lui per abitudine, come molti potrebbero pensare, ma perché lo amo ogni giorno di più. E sono abbastanza sicura che anche per lui sia lo stesso.
Ricordo ancora l'estate in cui ci siamo messi insieme come una fra le più strane della mia vita, ma anche come una delle più belle.
Henry, il ragazzo che ho conosciuto proprio quell'estate, purtroppo si è dovuto trasferire solo dopo un mese che ci eravamo conosciuti, e mi piacerebbe dire di essere rimasta in contatto con lui, ma sfortunatamente non posso farlo, ed è uno dei più grandi rimpianti della mia vita.
Per il primo anno ci siamo sentiti costantemente su Skype, mi ha anche detto che era entrato in una buona scuola di musica, dove avrebbe potuto affinare le sue tecniche nel pianoforte, lo strumento che suona come se fosse fatto d'aria, ma poi, come la vita ha l'abitudine di fare, è andata avanti, e ognuno ha preso la sua strada. Ci mandiamo un messaggio per i compleanni, o per Natale, ma niente di più. Vorrei dire che mi manca, e a volte penso davvero che sia così, ma poi mi rendo conto che ci siamo frequentati troppo poco per dire di esserci davvero conosciuti, e per sentire l'uno la mancanza dell'altro. Mi manca come mi può mancare una persona che ha fatto una breve apparizione della mia vita, e che spero di poter rincontrare un giorno, se il destino ce lo permetterà.
Ricordo però la nostra estate insieme con tanto affetto, tanto che il libro dei ricordi che mi ha regalato è esposto, aperto, sulla mia libreria, e mostra a tutti i miei ospiti le nostre facce felici.
Ed Henry, così come il libro, è diventato solo un bel ricordo.

 


 

Esco dalla doccia e penso ai programmi per questo pomeriggio. Fra poco è Natale, e quindi io e Chris avevamo pensato di andare a comprare qualche decorazione per l'albero (ovviamente finto) che per la prima volta abbiamo deciso di addobbare nel nostro appartamento. In seguito Kat ci ha chiesto di vederci per un caffè, visto che vuole presentarci la sua nuova conquista. Sorrido all'idea. I ragazzi di Kat sono sempre molto buffi e quasi mai alla sua altezza, infatti durano davvero poco, generalmente.
Io e lei siamo rimaste migliori amiche, come sempre, e per sempre. Ci vediamo meno, visto che io frequento l'università, e lei ha cominciato dei corsi per designer, che è sempre stata la sua passione segreta, ma troviamo sempre il tempo per riuscire a dedicarci almeno un giorno a settimana. Ogni tanto è un caffè, ogni tanto è una cena a casa nostra, ma sicuramente non passa molto tempo fra una visita e l'altra. Mi mancherebbe troppo.
So molto poco di questo nuovo ragazzo, fatto che mi conferma che Kat è restia a parlarne perché molto probabilmente lui è un cretino. Un altro che non la merita. So che escono da circa un mese, ma che lei si è decisa a presentarcelo soltanto adesso. Forse non era sicura nemmeno lei.
Non so nemmeno come si sono incontrati. Quando l'ho chiesto alla mia amica ha borbottato qualcosa riguardo alla fermata di una linea della metro ma non ha specificato, quindi ho deciso di non insistere. Il tempo mi darà delle risposte. E il tempo in questione si riduce a due o tre ore ormai.
Uscita dalla doccia mi asciugo e mi volto per prendere i vestiti che ho portato in bagno. Solo che il mio cambio non c'è. Mi affaccio dalla porta e vedo che ho lasciato i vestiti asciutti impilati sul letto matrimoniale, in camera, e per quanto possa fare caldo non ho proprio voglia di girare nuda per casa in pieno dicembre. Non credo che a Chris dispiacerebbe, ma io sono una persona troppo freddolosa. Sto per chiamarlo e chiedermi di passarmeli dalla porta, ma all'improvviso vedo una delle sue magliette che giace solitaria vicino al lavandino e me la metto. Mi arriva alle ginocchia e mi fa un po' da vestito, quindi va benissimo. Mi raccolgo i capelli in uno chignon alto, ed esco dal bagno.
Trovo Chris in cucina, intento a preparare il thè. Quanto siamo inglesi!
Mi avvicino e gli circondo la vita con le braccia. “Ne fai una tazza anche a me per favore?”
Chris si gira a guardarmi e mi mette le mani sui fianchi. “Sicuro! Ehi, per caso quella è una delle mie magliette, Vivi?”
“Sì, scusami, è la prima cosa che ho trovato appena uscita dalla doccia.”
“Oh! Tranquilla, sta comunque meglio a te che a me.”
Non direi proprio visto che mi arriva più o meno alle ginocchia e sembro un sacco di patate, ma mi fa piacere che lo pensi.
Con una mano mi scosta una ciocca di capelli che mi è sfuggita dallo chignon e io colgo l'occasione per baciargli l'interno del polso, dove è presente quello stupido tatuaggio.
Chris ha avuto la brillante idea, l'anno scorso, di tatuarsi una V all'interno del polso sinistro, e non c'è stata decisione su cui io sia stata più in disaccordo. Decisione che non abbiamo condiviso, visto che lui non me ne ha parlato. Un giorno è semplicemente tornato a casa con questo “coso” sul braccio, con la giustificazione che “tanto non sarei stata d'accordo.” Ed aveva ragione. La V sta per Vivi, il soprannome con cui mi chiama praticamente solo lui (se non contiamo mia mamma nei momenti di nostalgia e di “oh mio Dio, quanto sei cresciuta!”). In realtà la V può anche essere letta come un cinque in numeri romani, e quindi assume anche il significato della data di nascita di Matty, suo fratello, che è nato il cinque di Aprile. Ma io so che il motivo principale è perché è la mia iniziale. Non sono così egocentrica da pensare di essere il centro del mondo, ma lui me lo ha confermato.
“Hai cominciato a scendere a patti con il mio tatuaggio, Vivi?”
Lo guardo malissimo. “Diciamo che sto iniziando a farci l'abitudine. Questo non vuol dire che penso che sia una bella idea.”
“Decido io cosa mettermi sul corpo, Ivy.”
“Sì, ma questo riguarda anche me.”
“Sei un'egocentrica, amore.”
Sono sconvolta e gli tiro una botta sul petto. “Ehi, ma come ti permetti?”
“Sei egocentrica a pensare che questo ti riguardi. Cioè, è ovvio che riguarda anche te, ma non devi essere d'accordo. Il mio tatuaggio è la rappresentazione del mio amore e di quello che provo io. C'è la tua iniziale, perché il mio amore è rivolto a te, ma quello che decido di marchiarmi a vita sulla pelle è una decisione mia. E poi mi sembra che anche tu porti sempre in giro un pezzo di me.”
Chris indica il ciondolo che porto sempre al collo, senza mai toglierlo. Il ciondolo rappresenta un cuore, e me lo ha regalato Chris per il nostro primo anniversario. Solo che il cuore non ha la forma di un cuore convenzionale, ma di uno umano. Il mio ragazzo sa benissimo che non sono una persona molto normale e ha pensato di regalarmi qualcosa di particolare. Io, il giorno dopo, dietro a quel cuore, sono andata a fare incidere le iniziali di Chris. Almeno una parte di lui sarebbe sempre stata con me. Ma questo non vuol dire che me la sono tatuata, la sua inziale.
“Non è lo stesso, e lo sai anche tu!”
“Oh, davvero? Spiegami qual è la differenza? Che se ci lasciamo tu hai una collanina da poter gettare, mentre io avrò il tuo nome marchiato a vita, letteralmente?
Non riesco a credere che lo abbia detto. “Non ho mai preso in considerazione questa ipotesi, e lo sai.”
Chris mi guarda risoluto. “Beh, nemmeno io, quindi nessun problema.”
Sbuffo in maniera molto sentita. “Non pensare di aver vinto su questo argomento.”
“Vivi, tu mi mandi fuori di testa!” Ho paura che si sia arrabbiato, ma ride quando dice queste parole, quindi sto tranquilla.
Si va a sedere sul nostro letto e mi fa segno di andare accanto a lui. Al contrario, mi siedo a cavalcioni sulle sue ginocchia.
“Mi piace la piega che sta prendendo questo pomeriggio.”
Mi chino per lasciargli un bacio sulle labbra. “Pensa che sono ancora solo le quattro...”
“Ripeto: mi piace davvero la piega che sta prendendo questo pomeriggio.”
Questa volta è lui a baciarmi e certamente non è un bacio leggero. Ricambio con molta passione muovendo i fianchi verso di lui. Sento la sua vicinanza fino all'ultima fibra del mio essere, e lo voglio.
Sono cresciuta, in questi tre anni, ed ovviamente è cresciuto anche il nostro rapporto, dal punto di vista dell'intimità.
Dopo la prima volta che abbiamo fatto l'amore, io ho avuto un periodo di crisi per quanto riguardava il mio corpo e la mia sessualità. Non mi piacevo a livello fisico, ma non era tanto questo il problema, quanto le sensazioni che provavo e che mi vergognavo di sentire.
Da parte della mia famiglia non ho mai avuto quella che si potrebbe chiamare “educazione sessuale” e tanto meno dalla scuola, quindi quello che provavo a livello fisico, per me, oltre ad essere nuovo, era anche totalmente ignoto. E non mi sembrava giusto. Avevo l'idea che ogni volta che il mio corpo reagiva a quello di Chris ci fosse qualcosa di profondamente sbagliato, e per questo motivo, dopo la nostra prima volta, non abbiamo avuto un rapporto intimo per tre mesi.
Solo grazie all'amore e alla pazienza di Chris sono riuscita a capire che non c'era nulla di sporco o sbagliato in quello che provavo, ma anzi, poteva solo portarmi a molte gioie. Da lì la strada è stata tutta in discesa, e anche sotto quel punto di vista siamo una normale coppia di ventenni che ha rapporti frequenti. Okay, molto frequenti, ma questo, come ripeto, per me non è più un problema. Lui è mio, io sono sua, e ci amiamo. Sotto ogni punto di vista.
E oggi pomeriggio voglio amarlo sotto tutti i punti di vista possibili.
Chris recepisce al volo la mia intraprendenza e mi posa le mani sulla schiena, sotto la maglietta. Penso che sia lì che si rende conto che indosso solo quella, perché lo sento lasciarsi sfuggire un gemito.
“Dio santo, Vivi!” Sento il suo respiro che si accorcia.
“Dimmi, Chris.”
“Non giochi pulito, oggi, tesoro.”
Gli passo una mano fra i riccioli ribelli che sono sfuggiti all'elastico. Chris adesso porta i capelli abbastanza lunghi, o almeno, tanto da poterseli raccogliere in un codino. Inutile dire che lo trovo molto sexy.
“Mai detto di volerlo fare.” La mia mano è già sul bottone dei suoi pantaloni, ma lui, con un movimento delicato ma deciso, me la sposta e mi ci lascia un bacio. “Non oggi, Ivy.”
Lo guardo scioccata. Chris non si rifiuta. Mai. “E per quale motivo? Se posso chiedere, ovviamente.”
“E' inutile che ti metti a fare il tono da saputella con me. La motivazione è seria.”
Con un braccio mi circonda la vita, per non farmi perdere l'equilibrio, mentre con l'altro apre il cassetto dove teniamo i medicinali e... le protezioni. Mi passa con aria eloquente un pacchetto di anticoncezionali. Vuoto. Merda.
“Non ci credo!”
“Beh, credici, perché così stanno le cose.”
“E non ne hai altri?”
Chris mi guarda e scoppia a ridere. “Dio, Ivy, oggi sei proprio incontentabile. La risposta è no, comunque. Finiti.”
“Tutti?”
“Tutti.”
Chris comincia a baciarmi lentamente sul collo.
“Così non aiuti, se è quello che stai cercando di fare.”
“Vivi, amore, possiamo comunque fare varie cose.”
Lo guardo scettica. Sono sempre scocciata per l'imprevisto.“Dubito fortemente.”
“Scommettiamo?”
Faccio per rispondere, ma in due secondi la mano di Chris sparisce sotto la mia maglietta (cioè la sua, ma fa lo stesso). Il bello di stare con una persona da tanti anni è anche avere sviluppato una sintonia sotto certi aspetti dell'intimità, e sapere benissimo cosa piace all'altro.
Chris con me mette il pilota automatico, perché, oltre a saperci fare, sa cosa voglio e in poco tempo mi ha già portata al limite. Cerco di non fare troppo rumore, perché, beh... ho un vicinato, ma è molto difficile. Dio, se è bravo.
La mano di Chris ritorna sul mio ginocchio ed io mi chino a lasciargli un bacio sulla guancia. “Sei un infame, te l'ho mai detto?”
“Sì, esattamente 2190 volte. E questo solo da quando stiamo insieme. E ho considerato una media di solo due volte al giorno. Senza mettere in conto tutti gli anni prima. Con quelli credo che potremmo tranquillamente arrivare alle 3000.”
Gli tiro i capelli. “Smettila, cervellone. Mi stai sicuramente mentendo, perché sai che sono una schiappa in matematica. Stai facendo la vittima.”
“No, sto facendo l'infame, Vivi.”
Scoppio a ridere e lo bacio con trasporto. “Sì, ma sei il mio infame preferito.”

 

 

Il centro di Londra è colorato e vario e io mi perdo ad ammirarne i colori. Mi rendo conto soltanto del fatto che io e Chris ci siamo fermati perché, tenendoci per mano, vado quasi a sbattergli contro.
“Ehi, ma cosa...?”
Alla fine mi accorgo perché si è fermato. Nel senso opposto a noi stanno camminando Matty e la sua nuova ragazza, e Chris si è fermato a salutarli.
Appena vedo Matty gli sorrido contentissima. Io e lui ci adoriamo, è ufficiale, lo sanno tutti.
Matty mi abbraccia e mi lascia un bacio sulla guancia. Con tanto di schiocco. “Ciao cognatina!”
Chris guarda la ragazza di Matty e alza gli occhi al cielo. Io mi scosto velocemente da quello che si definisce mio cognato.
“Io e Chris non siamo sposati.” Chris puntualizza un fastidiosissimo “non ancora” ed io vorrei picchiarlo, ma scelgo di ignorarlo. “Ti prego, non diamoci rapporti di parentela prima del tempo.”
Matty fa quello che definisco il suo “sorriso strappamutande” e mi dice: “Ho capito, furbetta, vuoi riservarti ogni possibilità di scegliere il fratello più bello alla fine.”
“Piantala, Matty, sei fidanzato!” Guardo la sua ragazza, sperando che sappia che fra noi c'è questo tipo di rapporto, e fortunatamente la poveretta deve esserne consapevole, perché, sospirando mi dice: “Oh, tranquilla, Ivy, so che mi lascerebbe per te!”
Matty le si avvicina, le mette un braccio sulle spalle, e le lascia un timido bacio fra i capelli. “Oh, ci puoi giurare Ali!”
“Siete adorabili, voi due!” E lo sono davvero. Nonostante gli scherzi mi sembrano davvero molto innamorati.
Chris si intromette. “Terra chiama Ivy! Mio fratello le sta dicendo che la tradirebbe per te, se tu non avessi capito. A me questa conversazione sta facendo venire il mal di testa. Voi due siete assurdi. E' come se io ti dicessi che ti lascerei per Alison!”
La bionda si mette a ridere, e guarda Chris con uno sguardo che mi fa presupporre che le piacciano molto i fratelli Campbell, ma dopotutto anche io penso che siano entrambi bellissimi ragazzi, quindi non ne faccio un problema.
“Quando vuoi, pasticcino, anche se sono un po' più grande di te. Nessun problema comunque, potrei insegnarti varie cose.”
Chris arrossisce violentemente.
Ooookay, la conversazione è finita. Prendo Chris per un braccio. “E' stato bello incontrarvi ragazzi, se non ci si rivede buon Natale!”
Matty mi lancia un bacio, e poi i due riprendono a camminare.
Io punto un dito sul petto di Chris. “Quindi ti eccitano le donne vissute eh?”
“In realtà mi ecciti tu che fai la gelosa. Mi piace davvero molto, te l'ho mai detto?”
“Non sono gelosa, era una curiosità.”
“Dopo tre anni insieme, in cui mi ascolti dirti che ti amo ogni momento possibile, e in cui tu me lo ripeti all'infinito, hai ancora dei problemi ad ammettere che sei gelosa?”
“Non sono gelosa, Chris.”
“Quindi potenzialmente potrei anche avere altre storie, per te?”
“Quello che mi hai fatto prima. D'ora in avanti te lo scordi.”
“Peggio per te.”
“Ci sono parti di me che non vedrai nemmeno con il binocolo, bello, ricordati quello che ti ho detto.”
Chris assume un'espressione sconvolta e melodrammatica. “Non credo di poterlo sopportare.”
“Così va la vita, Chris.”
“Tutto questo solo perché ti ho fatto notare che sei gelosa, Vivi.”
“Non sono gelosa. Andiamo da Kat, siamo in ritardo.”
Mi prende per mano, ma gliela scosto. Pochi secondi si china per baciarmi sulla guancia a tradimento. “Ti amo anche se sei gelosa.”
Non replico, ma involontariamente sorrido.

 


 

Il posto in cui Kat ci ha dato appuntamento è un bar non molto lontano dal nostro condominio. Chris spinge la porta e si scosta per farmi entrare. Appena mi si affianca, gli dico: “Ehi, come te lo immagini che sia questo?”
Mi riferisco alla nuova fiamma di Kat, ma non specifico, perché so che Chris ha capito.
“Coglione. Come gli ultimi tre!”
Purtroppo Chris ha dato voce alle mie paure e prego qualsiasi divinità che questa volta Kat abbia trovato uno che la merita.
In quel momento noto la mia amica che sventola una mano nella nostra direzione, per farci vedere a che tavolo sono lei e il suo ragazzo ed io mi avvio con Chris.
Il famoso pretendente è di spalle, quindi da lontano vedo solo dei capelli sul castano chiaro e due spalle larghe. Non sembra male. Spero solo che il fisico corrisponda alla sua personalità.
Solo che poi il ragazzo si gira, un po' imbarazzato, e mi saluta. Mi congelo sul posto e sento che Chris mi mette le mani sulle spalle.
Cazzo, ma quello è Henry.
Il mio cervello non recepisce tutte queste informazioni insieme. Cosa ci fa Henry con Kat? Ma lei non doveva essere con il suo ragazzo? Non può essere...
Sento le labbra di Chris vicino all'orecchio: “Vivi, tutto bene?”
Deglutisco rumorosamente e mi avvio verso di loro.
“Kat, ciao!” Abbraccio la mia amica, che si paralizza, forse non aspettandosi questa reazione.
Henry si alza per stringere la mano a Chris e poi mi si avvicina per darmi due baci sulle guance. “Ehi, Henry, come va?”
“Tutto bene, Ivy, tu? Dio, mi sembra passata una vita.”
Anche a me.
“Diciamo che me la cavo.”
Chris sbuffa sonoramente. “Vi rendete conto di essere ridicoli vero? Kat, spiegaci un po' tutto questo. Non che non siamo contenti, ma... beh, è strano. Uscite da un mese. Non pensavi che potevi dircelo anche un po' prima?”
Kat si mette sulla difensiva: “Ehi, calmi! Ho incontrato di nuovo Henry un mesetto fa, quando è tornato a studiare a Londra, e poi ci siamo cominciati a sentire. E avevo paura a dirvelo, perché beh, Ivy, non sapevo come avresti reagito. Henry ha insistito a combinare questo incontro. Mi ha detto che ero ridicola.”
Io scoppio a ridere e circondo Kat con le braccia. “Avevi paura della mia reazione?” Lancio un'occhiata a Chris. “Kat, io sto con lui da tre anni e lo amo. Ma come ti è saltato in testa?”
Vedo le spalle di Chris rilassarsi. Non posso credere che fosse preoccupato. Mimo uno stupido nella sua direzione. Mima a sua volta un ti amo. Sorrido di rimando e rivolgo di nuovo l'attenzione alla nuova coppia.
“Henry, tu hai aspettato un mese per dirmi che eri tornato? Cavolo, lo sai che mi manchi.”
Il mio amico assume una faccia colpevole. “Lo so, sei mancata tanto anche a me! Dai la colpa a questa qui.”
Scocco un'occhiataccia a Kat, ma la perdono. Capisco il suo punto di vista.
“Come mai sei tornato qui?”
“Suona nella London Philharmonic Orchestra.” E' Kat a rispondere, e nella sua voce sento orgoglio.
“Santo cielo, amico, è stupendo.” Chris si congratula con Henry e i due cominciano a parlare del più e del meno.
Mi metto a chiacchierare con Kat. “Non ci credo. Un bravo ragazzo! Mi sorprendi.”
“Mi trovo bene con lui, Ivy. Davvero molto.”
“So che ti tratterà benissimo, ne sono sicura! Kat, non farlo soffrire!”
Kat si gira a guardare Henry e Chris che scherzano e in quel momento capisco che no, non lo farà stare male, perché lo sguardo che rivolge ad Henry mi è familiare. E' lo stesso con cui guardo Chris da tre anni ormai.
“Oddio, tu sei innamorata!” Mi porto le mani alla bocca e guardo la mia amica con sguardo eccitato.
Kat mi prende per un braccio. “Dio, Ivy, parla piano. Ma cosa dici? E' ancora presto.”
“Diciamo tutte così, tesoro, ma in realtà sappiamo che nel profondo proviamo qualcosa. Fammi un favore: diglielo subito, appena credi di sentirlo, okay?”
Kat sorride. “Cercherò di seguire il tuo consiglio!”

 

 

Il resto del pomeriggio passa velocemente, e verso le sette decidiamo di andare a casa. Saluto Kat ed Henry con la promessa di rivederci presto. E lo spero davvero. Sono così felice che non riesco a smettere di sorridere.
Chris mi circonda le spalle con un braccio. “Chi lo avrebbe mai detto, eh Vivi?”
“Sono ancora sconvolta. Ma ne sono davvero felice.”
Si china per baciarmi sulla fronte. “Anche io.”
Dopo due minuti che camminiamo il cielo si inscurisce e tutto a un tratto comincia a piovere. La fermata della metro è ancora lontana.
“Cavolo, Chris, dobbiamo muoverci.”
Il mio ragazzo non sembra averne intenzione, ma anzi, mi tiene per un braccio e mi stringe a sé.
“Quante volte ti ho detto che ti amo oggi?”
“Ma ti sembra il momento? Ci prenderemo un malanno.”
Quante Vivi?”
“Non lo so, penso una o due. Tu sei pazzo!”
“Sono troppo poche.”
Non faccio in tempo a rispondere che Chris poggia le sue labbra sulle mie e le schiude dolcemente. Penso che i passanti ci stiano o mandando a quel paese, o guardandoci come se fossimo due fuori di testa, ma sinceramente non mi importa molto. Potessi, starei sotto la pioggia a baciare Chris per l'eternità.
Quando si stacca mi scappa un gemito di disapprovazione.
“Vieni, tesoro, andiamo a cercare un posto sotto cui ripararci.”
Troviamo rifugio sotto la tettoia di una farmacia e ci fermiamo lì fino a che la tempesta non deciderà di calmarsi.
Chris apre la porta del negozio. “Ehi, dove vai?”
“Già che siamo qui devo comprare alcune cose.”
Lo guardo sorpresa. “Adesso?!? Cosa?”
Ma non mi risponde, perché è già sparito dentro.
Torna dopo pochi minuti con in mano un sacchettino trasparente, da cui riesco a intravedere una scatola di aspirine e... precauzioni.
“Non ci credo, Chris. Non puoi aver pensato a questo adesso! Sei irrecuperabile.”
“Disse quella che mi ha chiesto se ne avevo alcuni di riserva.”
Arrossisco al ricordo. “Era un momento particolare.”
“Dici sempre così.”
“Ti odio.”
“Anche io, Vivi. Non ti sopporto. Anzi, mi fai proprio schifo.”
“Ah io ti faccio schifo eh? Sono io quella che dovrebbe averti antipatico: mi hai fatto bagnare tutta.”
Chris cerca di trattenere una risata, e allora mi rendo conto della gaffe che ho fatto. “Ora, se tu fossi un bravo ragazzo, staresti zitto e lasceresti correre.”
Chris si avvicina e mi morde il labbro inferiore, facendomi sfuggire un gemito. Forse ha fatto a comprare quello che ha comprato. “Mai detto di essere un bravo ragazzo, tesoro.”

 

 

Arrivati a casa chiudo velocemente la porta e mi spalmo sul termosifone. Dio, sto morendo di freddo. Chris si avvicina e mi abbraccia. Il calore che mi arriva dal suo petto mi fa stare un po' meglio, ma mi sento comunque umida e il freddo mi pervade le ossa.
“Devi toglierti quei vestiti, tesoro. E stavolta non lo dico perché voglio spogliarti.”
Anche mentre batto i denti sono comunque in grado di mandargli un'occhiata tagliente, e comincio a sfilarmi la maglietta.
“Dio, quanto sei lenta, fai venire freddo anche a me.”
Chris prende in mano la situazione e in men che non si dica, mi ha tolto i vestiti bagnati e me ne ha passati altri. Li poso sul letto.
“Scusa, ma ho bisogno di una doccia. Calda. Quasi bollente. Devo togliermi questa sensazione di freddo.”
Chris si avvicina e mi passa le mani sulle braccia, per scaldarmi.
“Va bene, ma fai presto che dopo vado io!”
“Scusa, perché non vieni con me?” L'ho preso in contropiede, lo vedo dall'espressione. “Togliti quelle porcate dalla testa, Chris, voglio solo fare una doccia.”
“Agli ordini, Vivi!”

 

 

 

Alla fine stiamo sotto la doccia un po' più del previsto, perché siamo come dei bambini piccoli e ci divertiamo a tirarci addosso il bagnoschiuma e a schizzarci a vicenda. E poi beh... perdiamo tempo anche in altro modo. In entrambi i casi è molto divertente.
Quando esco mi metto il pigiama (di lana, visto che soffro moltissimo il freddo) e mi siedo sul divano. Sorrido guardando la foto che teniamo sul comodino lì accanto. E' di quando io e Chris siamo andati a vedere Ed Sheeran, tre anni fa. La sera in cui gli ho detto ti amo, la sera della nostra prima volta.La felicità mi pervade tuttora, solo al ricordo.
Accendo la tv e mi sintonizzo sul canale della musica. Per poco non mi prende un colpo. Stanno passando Ed Sheeran. A volte uno pensa alle coincidenze della vita.
“Non ci posso credere.”
Chris torna dalla cucina. “Che succede Vivi?”
“Stavo guardando la foto, quella sul comodino, e guarda chi passano su MTV. Inquietante è dir poco e... Ehi, Chris cosa stai facendo?”
Chris mi si è posizionato davanti e mi porge una mano.
“Ehi, Vivi, vuoi ballare con me?”
Gli guardo la mano, scettica. “Io non so ballare.”
“Ti guido io, amore.”
“Non mi sembra una buona idea.”
“Senti, vuoi farmi stare qui in piedi come un cretino ancora per tanto?”
“Ma sono in pigiama!”
“Non mi importa, siamo a casa nostra. E poi mi piacciono i tuoi pigiami.”
Quello di oggi ha come scritta la frase “I don't need a boyfriend.” E' un pigiama molto vecchio.
“Oh d'accordo.” Gli prendo la mano e lui mi conduce nel piccolo salottino. La musica ci arriva bene, e Chris mi mette una mano dietro la schiena, attirandomi a lui. Non sappiamo ballare benissimo, ed il nostro è più un abbraccio che un ballo, ma poco mi importa.
Io e Chris siamo così, siamo imbranati, rompiamo un vaso ogni due giorni, facciamo cose che non dovremmo fare, come uscire dalle lezioni per vederci anche quando non dovremmo o prendere la macchina a mezzanotte e fare un giro con i finestrini abbassati e la musica a tutto volume, ci piace viaggiare e andare a visitare posti di cui non riusciamo nemmeno a pronunciare il nome, ma questi siamo noi. Lui è perfetto per me, ed io sono perfetta per lui, e siamo perfetti insieme.
Ed, nell'altra stanza, sta cantando di come le persone si innamorino in modi strani, che forse fa tutto parte di un piano ed io credo che sia vero. Credo che fosse scritto che Chris dovesse entrare a far parte della mia vita, e mi piace come adesso stare insieme sia diventato spontaneo.
“Dio, Chris, ti amo così tanto!” Non posso credere di averlo detto ad alta voce, ma ormai “il danno” è fatto e Chris mi guarda con talmente tanta intensità che penso che se il mondo finisse adesso, sarei comunque contenta.
“Vivi, ti prometto che faremo tutto insieme. Ogni cosa. Tutto quello che hai sempre sognato. Se posso cercherò di realizzarlo, te lo giuro. Ti amo Vivi, ti amo così tanto che a volte non credo nemmeno che sia possibile amare così tanto qualcuno.”
Mi stringo al suo petto, sento che lui mi accarezza i capelli e spero di poter rimanere così per sempre. Vorrei che il tempo si fermasse adesso, perché non ho la certezza di quello che il futuro ci riserverà. Sicuramente non sarà tutto rose e fiori, sicuramente litigheremo, sicuramente passeremo momenti difficili, ma saremo comunque sempre presenti l'uno per l'altra e finché avremo questo, avremo tutto.
Chris mi sta baciando una spalla, lasciata scoperta dal pigiama, ed io alzo il visto per guardalo.
“E' possibile, Chris. E' possibile amare qualcuno così tanto.”
“E tu come fai a saperlo?”
“Perché ti amo allo stesso modo e con la stessa intensità.”
Chris si china a baciarmi e in quel bacio c'è tutto, e per una volta nella vita non ho paura. Lui ha me ed io ho lui. Non ci serve nient'altro.

Fine.




Angolo Autrice: Buonasera a tutti! Questo angolo autrice sarà un pò triste, perché, beh, è l'ultimo, ed io sono una persona che si emoziona facilmente. Vedremo cosa ne verrà fuori.
Non so nemmeno io cosa dire, con questo si chiude il sipario. E' stato un onore per me scrivere questa storia, e ci ho investito così tanto tempo ed energie, che arrivare alla fine per me è come chiudere un capitolo importante della mia vita. Forse potrei scrivere una raccolta di one-shot sul periodo che non viene narrato dalla fine dell'ultimo capitolo all'epilogo, ma non so, sono solo supposizioni. A voi piacerebbe? Fatemi sapere.
Ovviamente tutto questo non sarebbe stato possibile senza di voi. Vi ringrazio per avermi fatto sentire il vostro supporto in ogni momento, ed in ogni modo. Questa storia non ci sarebbe stata senza di voi, quindi voglio ringraziarvi singolarmente.
Ringrazio myfiftyshades22, cuffiette, heydreamygirl, coccinella_, Lady Moonlight, Gloria Bennet, Music is my soul, Demon1901, DelilahAndTheUnderdogs (te devo ringraziarti anche per il supporto durante gli scleri ahahah), sfiorisci, _Fire, Aleeeeeeeety, Sofja Ivanovna e Marti Lestrange  (per te i ringraziamenti veri arriveranno dopo ahaha) per aver lasciato una recensione. Sappiate che i vostri pareri sono stati tutti apprezzati ed ascoltati.
Ringrazio Ale_X_andra, andry15, Be_My_Friend, Be_Strong_Girl, ChiarettaL12, Ganbatte Kudasai, Giovybella, insegnamiadamare, Jamessa Bond, Momimomo81 e myfiftyshades22 per aver messo la storia fra le preferite (pazzi).
Ringrazio Beezy_Yuuki, cuffiette, Hina chan e Stefy2001 per aver messo la storia fra le ricordate.
Ringrazio Be_My_Friend, coccinella_, DelilahAndTheUnderdogs (di nuovo grazie per le recensioni e la pazienza ahah), dem68, Gloria Bennett, Loreparda, Marti Lestrange, Power Lolly, Scelm_4everUS, sfiorisci, Sofja Ivanovna e _Eugenia per aver aggiunto la storia alle seguite.
Ringraziamento speciale va a Marti, Miky, Ani e Fabi per aver ascoltato i miei scleri su Ivy e Chris per giornate intere, per aver letto snippet e per avermi sopportato. Siete speciali e lo sapete. Vi ano ogni giorno di più.
(P.s: gli effetti del banner li ha fatti Marti. Ogni credito va a lei
❤).
Ringrazio Delilah perché mi ha supportato in questa storia per tutto il percorso. Grazie anche a te :).
E per ultima, ma non per importanza, ringrazio Marianna, una delle mie amiche più care, senza il cui parere, probabilmente avrei lasciato questa storia al capitolo 5.
Ho ascoltato ogni suo consiglio, e mi ha fatto piacere che la storia le sia piaciuta (soprattutto Chris, so che ti è piaciuto lui principalmente, Mari. ;) ).
Io sono una persona estremamente agitata e perennemente eccitata, mentre lei, con la sua calma, mi riporta alla realtà e mi controbilancia. Baby we're perfect
❤.
Love you ❤.
Adesso vi lascio, perché questo sta diventando l'angolo autrice più lungo della storia, ma dovevo farlo.
Io, Ivy, Chris, Henry e Kat vi salutiamo e vi ringraziamo.
E' stato davvero un piacere.
S. <3

 

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