Amore incancellabile

di Pozzione Polisucco
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 Capitolo. ***
Capitolo 2: *** 2 Capitolo. ***
Capitolo 3: *** 3 Capitolo ***
Capitolo 4: *** 4 Capitolo ***
Capitolo 5: *** 5 Capitolo ***
Capitolo 6: *** 6 Capitolo ***
Capitolo 7: *** 7 Capitolo. ***
Capitolo 8: *** 8 Capitolo. ***
Capitolo 9: *** 9 Capitolo. ***
Capitolo 10: *** 10 Capitolo. ***
Capitolo 11: *** 11 Capitolo. ***



Capitolo 1
*** 1 Capitolo. ***


Ciao a tuttii, chiedo ancora scusa per l'accaduto, ho preso un decisione, la storie è stata cancellata, non pensate male, non l'ho cancellata perchè sono stata scoperta, perchè io ho la coscienza a posto! Non ho rubato niente, non ho scritto niente che non fosse di mano mia, ho solamente chiesto aiuto a un account, che mi ha presa in giro. Chiaramente, le ho mandato un messaggio ma niente non mi risponde. Questa è nuova, il primo capitolo chi lo avrà già letto sicurmente noterà altri particolari e altri personaggi. I nomi sono diversi, come ho già detto il primo capitolo è uguale, come ho detto nelle spiegazioni dell'altra storia solo alcune parti. 

Ora vi lascio alla storia. 
Bacii la vostra Polisucco:))


Sono in mezzo al viale e guardo su, verso la casa. E’ color giallo zafferano, poggia su pali di legno, a tre metri da terra. Davanti, c’è una palma che ondeggia nel vento.
Sono le cinque di sera, mio padre è Torn, mio fratello, portano fuori gli ultimi scatoloni. Mio padre posa lo scatolone nel bagagliaio, ma come sempre mio fratello, né combina una delle sue. Fece scivolare lo scatolone, è il contenuto si sparse sul marciapiede.
“Vaffanculo” ecco vi presento la finezza in persona. Mio fratello Torn, diciannove anni, alto quasi un metro e novanta, biondo, occhi marroni chiari sfumati con il verde, che gira per il quartiere facendo occhiolini a ogni umano dotato di una quarta, è delle gambe chilometriche. 
“Moderai i termini, MonoNeurone” lo presi in giro, ridendo, lui mi rivolse uno sguardo truce, per poi farmi la linguaccia.
“Sta zitta Rompipalle” mi rimbeccò lui, ridendo.
Avevamo un rapporto abbastanza strano, in realtà sono molto legata a lui, siamo cresciuti insieme andando sempre perfettamente d'accordo e ogni volta che posso averlo intorno, sono al settimo cielo. Recuperato tutti gli oggetti sparsi sul marciapiede, lo caricò nel bagagliaio, col resto delle nostre cose.
“Ci siamo” dice nostro padre.
Io annuisco. Torn è io restiamo lì a guardare la casa, ascolto il vento che soffia tra le fronde delle palme.
“Questo posto mi mancherà” commentò il mio fratellone, portando un braccio intorno al mio collo.
“Anche a me”
Mio padre è già in macchina, pronto per partire.
“Ragazzi dai, dobbiamo andare”
Di nuovo, annuiamo. Mi mancherà questo posto, mi mancherà il sole, il caldo. Mi mancheranno i temporali spuntavano dal nulla, la quiete e il silenzio che regnano la mattina presto, prima che arrivino le rondini al mare. Mi mancherà lei. Chantal. La mia migliore amica, dai tempi degli asili.
Siamo state sempre unite, lei era la mia Coco, era il sopranome che le anfibia appena compiemmo sedici anni. Lei, iniziò a cambiare look, era sempre in tiro, sempre alla moda, sempre e dico sempre vestiti di Coco Chanel. Lei, che salutai il giorno prima, passammo una settimana insieme, a piangere. Non eravamo mai state lontane, scuola insieme, classe insieme, intervallo insieme, studiavamo insieme, vacanze d’estate, pasqua è Natale insieme. Facevamo tutto insieme. Ok, non esageriamo, non siamo mai andate in bagno insieme, no cavolo, lì voglio la mia privacy. Torn si era allontanato senza che me accorgessi, ed era già in macchina, nei seggiolini posteriori, con la testa appoggiata al finestrino e continuava a guardare la casa. Anche a lui mancherà Coco, non lo fa a vedere ma le mancherà. Si, quando stanno insieme, sono cane è gatto, sempre a punzecchiarsi,  avrei scommesso, che si sarebbero messi insieme.
“Dai Valerie, muoviti” mi richiamò mio padre.
Do un ultima occhiata alla casa, raggiungo la macchina, e mi siedo nei posti posteriori insieme a Torn. Mi avvicino a lui, e insieme guardiamo la casa rimpicciolirsi, finché papà non imbocca la strada principale, poi non la vediamo più.
E’ sabato. Mi chiedo che cosa stia succedendo alla festa senza di me, come sarà l’atmosfera in classe senza me. In classe mi chiamavano “la meglio” solo perché avevo sempre la battuta pronta a ogni tipo di argomento, non mi facevo mettere da nessuno i piedi in testa. Quando ieri li salutai a scuola, vidi la mia seconda famiglia piangere, e io insieme a loro. Ma, probabilmente tra qualche mese, o magari anche solo qualche settimana, nessuno di loro sentirà più la mia mancanza. Ma comunque, ci sentiremo su Facebook, Twitter, Skipey, ormai la tecnologia supera ogni distanza. Prima di metterci in strada, mio padre si ferma per fare il pieno, Torn ormai è nel suo mondo, un paio di cuffie, è quel MonoNeurone, si separa dalla realtà. Mentre mio padre armeggia con la pompa di benzina, io comincio a chiedermi in quale quartiere andremo a vivere. Mio padre rimonta a bordo. Ha comprato delle bibite, dei panini e due sacchetti di patatine. Ricordandosi che se ne avrebbe comprato uno, io e Torn avremmo litigato per tutto il viaggio. Si dirige verso l’autostrada che ci condurrà a nord.
“Dove siamo ridetti, pà?” chiedo curiosa.
Lui fa un sorriso malizioso, e mi rivolge uno sguardo dallo specchietto retrovisore. “Chelsea”
Prossima tappa, Chelsea. Sbarrò gli occhi incredula. Non è un mistero che Chelsea sia il quartiere più chic ed elegante di Londra, abitata da persone eleganti, e di buon portafoglio. Ah beh, io nemmeno quello avevo. “Pensi che Chelsea, sia un quartiere dove io e Torn, potremmo abitare tranquilli?” chiesi.
Mio padre fa una risata soffocata “Mica sono dei razzisti contro noi, di Brighton” scherzò.
Sorriso, è annuisco. Dopo trenta minuti, Torn , si sveglia. Come suo solito, un bacchetto di patatine non gli basta, quindi nostro padre sì e dovuto fermare in un’area di servizio, io e MonoNeurone siamo andati a mangiare, in tanto che c’ero, ne approfitto, ho bisogno di nutrimento, mio padre invece e fuori che fuma. Mentre mangiamo, un bel panino, Torn inizia a ridere. Appoggio il panino nel piatto, e mi pulisco il muso, pensando che stesse ridendo di me, lui però continua a ridere.
“Che hai da ridere?” chiedo, irritata.
Lui, sorride e mi indica due donne sedute qualche tavolo più in là. Poi, però l’occhio cade, su un uomo, sulla sessantina con una di loro porta una T-shirt bianca che dice in caratteri grandi in nero: SCAMBIO AUTO DA CORSA PER DONNA DI STRADA.
Faccio un risolino, e Torn iniziò di nuovo a ridere. Finimmo il panino, è tornammo in macchina.

                                                                                ****

Nostro padre guida per tutto il viaggio. Comprese le soste, Tonr dopo aver mangiato torna nel suo mondo, io passo quasi tutto il viaggio a sonnecchiare o a messaggiare con Coco. Invio l’ultimo messaggio, per poi alzare lo sguardo. Sono stanca di stare seduta. L’orologio del cruscotto segna le 8.20. Sbadiglio e mi stropiccio gli occhi. “Quando manca?”
“Siamo quasi arrivati” dice mio padre.
Faccio un risolino. “Siamo arrivati?” chiedo soffocando una risatina.
“Quasi Val” dice divertito.
“Ora?” chiedo divertita.
“Si” dice sorridendomi.
Mi s’illuminano gli occhi. “Davvero?”
“No” è scoppiò a ridere, seguito da me. Qualche minuto dopo vediamo un cartello che dice:

                                                                                      BENVENUTI A CHELSEA
                                                                                          159.000  ABITANTI


Sorriso. Finalmente, non né potevo più di stare seduta, mi faceva male il di dietro, per non essere volgari. Cercai di svegliare Torn, che stranamente si svegliò senza protestare.
“Che vuoi, RompiPalle?” chiese, togliendosi le cuffie.
“Siamo arrivati MonoNeurone” risposi sorridendo. Poi iniziano i negozi e le case, dal fascino ottocentesco e dalla fisionomia molto benestante.  I piccoli giardini antistanti sono attraversati da vialetti che conducono alla porta d’ingresso.
“Accidenti, credo di essere morto. Sono in paradiso” disse mio fratello, con occhi sognanti, mentre guardava fuori dal finestrino, facendomi sorridere. Mio fratello certe volte, sembra proprio un bambino.
Percorriamo altri quattro chilometri prima di svoltare a sinistra su una strada, infine la troviamo, nascosta dai fiori: una cassetta delle lettere in metallo arrugginito, con una scritta dipinta in nero su un lato che dice: 13 Street.Una macchina è parcheggiata, davanti alla casa, da ora, nostra.
“Di chi è quella macchina?” chiede Torn , indicando un SUV nero dietro cui abbiamo parcheggiato.
“Presumo che sia l’agente immobiliare” risponde nostro padre.
La casa è circondata da sagome di alberi. Scendo dalla macchina, mi stiracchio le gambe, e mi guardo intorno.
“Che ne pensi?” domanda Torn.
La casa è a due piani, con un rivestimento esterno di mattonelle rosse. Da qui, vediamo due finestre, tre gradini di marmo conducono a un piccolo patio con sedie. Il giardino è grande pieno di piante ben curate.
“Per una volta ti do ragione” dico.
Ci avviamo verso la casa, ma una donna mora e ben vestita, più o meno dall’età di mio padre, esce dalla porta. Indossa un tailleur e ha in mano un blocco per appunti e un raccoglitore. Porta un BlackBerry agganciato alla vita. Sorride. “Signor Miller?”
“Si” risponde mio padre. Che uomo da mille parole, certe volte mi fa così pena.
“Sono Arlene Gray, l’agente dell’Immobiliare Chelsea. Abbiamo parlato al telefono. Ho provato a chiamarla prima, ma sembrava che avesse il cellulare spento”
“Purtroppo la batteria si è scaricata per strada”
“Ah, che nervi quando fanno così” replica lei.
Ci viene incontro e stringe la mano a mio padre.
“Signorina Gray le ..” iniziò mio padre.
“Oh suvvia, non ho ottat’anni, può darci del tu, non crede?” lo interruppe lei.
“Oh, beh, anche lei Arlene.”
La signora sorrise, per poi posare lo sguardo su me e Torn.
“Beh, loro sono i miei figli, Torn e Valerie né manca una.” ci presentò.
“Wow. Che bei figli ha. Complimenti. Allora ragazzi come vi sembra Chelsea?” ci chiese.
“Una figata” sbottò mio fratello. Mi portai una mano sulla fronte, per disperazione, poteva essere più stupido?! No, non credo.
“Lo scusi, signora, alcune volte mio fratello si fa prendere troppo dall’entusiasmo” sorrisi. “Vero Torn?” posai lo sguardo su di lui.
“Oh, si scusi” si scusò lui.
“Non preoccupatevi, allora che scuola frequenterete?” ci domando sorridendo.
“Io farò l’ultimo anno di Beverly Hill School” disse fiero mio fratello.
“Beverly Hill School ha una forte reputazione, anche i mio nipote è all’ultimo anno” confessò la signora Gray.  “Tu Valerie, a che scuola andrai?”
“Oh, anch’io andrò a Beverly Hill School, devo fare il quarto anno” dissi fiera.
“Quarto anno?” disse euforica. “In tutta la scuola c’è solo una quarta, quindi è sicuro che sarai in classe che mia nipote”
“Dipende sempre dai corsi che segue” dico semplice.
Sorride è annuisce.
“Scusa Clark.” Si scuso con mio padre. “Torniamo a noi ecco a te il contratto”
Mentre mio padre, firma il contratto d’affitto, continuiamo a parlare con la signora. E’ molto calorosa, è gentile e chiaramente le piace chiacchierare. Mio padre le riconsegna il contratto, poi entriamo nella casa. Quasi tutti i mobili erano coperti da un lenzuolo bianchi. Quelli senza lenzuoli sono sepolti da uno strato di polvere. Ci sono quattro camere da letto, una cucina di dimensioni modeste, col pavimento in parquet, e due bagni. Il soggiorno è grande e si trova nella parte anteriore della costruzione. C’è un camino all’angolo. Io e Torn andiamo a vedere le camere al secondo piano, lui prende quella dove la sua visuale alla finestra è un parco giochi, ed è accanto al bagno. Io entro nella camera da letto, accanto a quella degli ospiti. Le pareti sono bianche, ci sono due letti nei lati, conoscendo mia sorella, non vorrà aver a che fare con la luce, quindi getto la borsa sul materasso vicino alla finestra.
“Ragazzi, venite a salutare Arlene” grida mio padre dal soggiorno.
Arlene è sulla soglia. Mi suggerisce di cercare suo figlio a scuola, così magari facciamo amicizia. Sperando che sia un tipo socievole. Saluta anche Torn, e se ne va.
Appena lei se ne va, cominciamo subito a scaricare tutti gli scatoloni.
“La mamma è Desiree, quando ci seguono?”
Torn sbuffa. “Senti, mi basti tu come Rompipalle non hai bisogno del sostegno della Rompicoglioni” disse annoiato.
Desiree è io siamo gemelle, siamo uguali, solo fisicamente, caratterialmente siamo diverse, io sono più socievole, ho la lingua tagliente, lei è più timida, ma se si affeziona a una persona difficile che riesca a starsene separata per settimane figuriamoci per mesi. Siamo inseparabili, è adoriamo intrometterci nella vita di Torn, per questo ci ha affibbiato questi sopranomi: Rompipalle è Rompicoglioni, all’età di tredici anni ci divertivamo a rovinargli tutti gli appuntamenti con le sue ragazze, era divertente vederlo gonfiare di rabbia nel momento in cui noi sbucavamo nel nulla quando lui le stava per baciare.
“Sta zitto MonoNeurone, non parlavo con te” dico secca, mentre mi sedevo insieme a lui sul divano a guardare la tv.
“Gne gne” ribatté lui divertito. Ma quanto sarà infantile?
Mio padre sbuca dalla cucina e si siede accanto a noi.
“Appena tua madre finisce il trasferimento di lavoro, Val” dice appoggiando la testa sul divano.
“Ma Desiree perderà la scuola” dico seria
“E’ brava a scuola, se la caverà a recuperare” mi fissa. “Poi ci sei tu ad aiutarla” sorride è mi fa l’occhiolino.
Vero, io e mia sorella ci aiutiamo per ogni cosa, siamo un’anima in due corpi. Ci vogliamo un bene indescrivibile.
“Pà, non c’è linea internet qui” si lamentò mio fratello, cercando linea con il cellulare.
“Oh suvvia, non siamo nemmeno arrivati, non avremmo accesso a Internet fino a domattina. Ma voi andrete a scuola”
“Se rimango, dovrò aiutarti a pulire la casa e a finire di mettere a posto gli scatoloni?” chiedo, sperando in una sua risposta negativa.
“Si sembra più che ovvio, Val” disse fiero.
“Beh, allora credo che sceglierò la scuola” dico sorridendo.
“Allora sarà meglio che andiate a dormire”

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Capitolo 2
*** 2 Capitolo. ***




“Vale dai svegliati” mi incita ad alzarmi una voce da me molto, troppo familiare.
“Rompicoglioni se la svegli con amore, questa la non si alza.” Torn. Chi sennò?  “Ricorda è pur sempre Valerie”
“Lo so eccome MonoNeurone. E’ ora esci immediatamente dalla nostra camera” grida la mia gemella.
Sento il letto abbassarsi, sotto il suo peso, per poi sentire delle mani sui miei fianchi, dandosi da fare a farmi
“Val ti decidi ad alzarti o devo ricorrere ai modi bruschi?”
Borbotto qualcosa, che nemmeno io riesco a capire, e sposto la testa sotto il morbido cuscino in modo da non sentire i suoi prossimi ricatti per farmi alzare.
“Dai Val, sono partita due giorni prima, per farti compagnia nella nuova scuola” iniziando a saltare sul letto. “Non possiamo far tardi”
“Non puoi semplicemente dimenticarti per oggi che hai una sorella?” mormoro sotto il cuscino.
Sento una porta sbattere. “Muoviti Valerie. Lo sai, che la mamma se non siamo tutti non mi farebbe fare la colazione e senza colazione ho lo stomaco vuoto, è con lo stomaco vuoto non riuscire a far funzionare il cervello” rispose lui lanciando le mie coperte all’angolo della stanza.
Sento una mano sulla mia caviglia, con una mossa lo blocco lanciando il mio cuscino addosso a Torn, che cade all’indietro.
“Tu non hai un cervello” urlo ancora con la voce impastata dal sonno.
 Mia sorella scoppia a ridere, io mi siedo al centro del letto ancora assonnata, ma divertita. Lo vedo alzare lo sguardo, fissandomi truce, capisco che è meglio darmela a gambe prima che mi uccida.
“Ti voglio pronta tra dieci minuti, ho bisogno di nutrimento, io” dice fissandomi truce, per poi sparire dalla camera. Meglio fare quello che dice, non vorrei morire prima del previsto.
Mi alzo dal letto è mi avvicino all’armadio.
“Cos’è ora non si salutano più le sorelle?” borbotta mia sorella, che sbuca tra l’armadio è me, con le braccia incrociate e con un broncio sul viso. Le sorrido maliziosa, per poi saltar glia addosso.
“Mi sei mancata” dice mia sorella, mentre ci stritoliamo.
“Siamo state lontano 24 ore, Desiree” le rispondo sorridendo, tra i suoi capelli.
Lei sbuffa divertita per poi scogliere l’abbraccio e sedersi sul suo letto, con la testa bassa.
Mi avvicino a lei, mi siedo accanto. Che cavolo le prende?
“Non conosciamo nessuno Val” inizia dopo un momento di silenzio. “Dovremo riconiare tutto da capo, è poi siamo a Chelsea, città dell’eleganza è ..”
“Quella che deve preoccuparsi sono io” la interrompo sorridendo. “Sono io quella che nel suo vocabolario la parola eleganza non esiste, nel tuo si”
Desiree ride, per poi abbassare la testa. “Ma non è per quello. Noi siamo di Brighton, città di mare, abbiamo altri modi di vivere, qui dovremo ricominciare da capo, nuova città, nuova scuola” fa un sospiro, per poi alzare la testa fissandomi. “Nuovi amici”
“Ci sono io. Io sono tua sorella, sono tua amica. Puoi sempre contare su di me” le sorrido. Poi mi alzo di scatto. “Che cavolo, scusa eh, ma in tutta Chelsea non ci saranno persone semplici che della moda se ne frega?” facendo una smorfia.
Lei ride divertita. “Oh, tranquilla si è trasferita una fuori dalla moda proprio ieri” dice.
Io sbarro gli occhi, curiosa. “Chi?”
“Tu, idiota” dice per poi cadere sul letto e ridere. Ma guarda come un po’, idiota mi ha chiamata. Se ne pentirà amaramente.
“Non dovevi dirlo, bionda” dico scattando sul letto e iniziando a farsi il solletico. Ci dimeniamo sul letto, per un paio di minuti, fino a quando non sentiamo uno sbuffo moooolto rumoroso e annoiato.
“Ricordatemi il motivo per il quale sono qui a sopportavi da parecchi anni, vi prego” trillo nostro fratello.
“Perché mamma è papà quando hanno avuto il primo primogenito rimasero sconvolti e quindi per far si che in famiglia ci fosse qualcuno di più bello, è che sappia far funzionare il proprio cervello decisero di riprodursi un’altra volta, ma il bello è che invece di dar nascita a una sola meravigliosa creatura di nome Desiree, diedero una vita anche a una ragazza con una lingua tagliente di nome Valerie.” Dico tutto d’un fiato.
Mio fratello mi fissa divertito. “L’hanno fatto solo perché mi sentivo solo, ma ora che siete nate credo che sarei stato meglio solo si decisamente” dice divertito per poi girarsi per uscire dalla stanza.
Io è Desiree essendo gemelle, nemmeno ci guardammo, ma gli lanciammo un cuscino dietro la schiena, lui si gira fissandoci nel solito modo, e noi scoppiamo a ridere.
“Non dovevate” borbotta per poi saltare sul letto è iniziarci a fare il solletico.
Dopo un paio di minuti ci distendemmo sul letto tutti è tre, io alla destra, con la testa sul petto di Torn, è Desiree alla sinistra con la testa sulla sua spalla.
“Ragazze” ci richiamò. Noi alzammo la testa per osservalo negli occhi, lui ci sorrise. “Nuova scuola, quindi avreste dei nuovi spasimanti”
Io e mia sorella ci guardammo e sorridemmo, nostro fratello era geloso marcio, peggio di nostro padre.
“Quindi state attente, e se qualcuno ci prova, dovete dirmelo intese?” dice con una voce seria, mai sentita in diciassette anni.
“Ti sembro il tipo, che ha bisogno della guardia del corpo?” ribatto divertita.
Lui sorride. “Vale anche per te, ma soprattutto per Desiree, vero Desi?” rivolgendo lo sguardo a lei.
Lei annuisce divertita. Per poi insieme gli scocchiamo un bacio sulla guancia, per poi alzarci.
“Che sorelle dolci, tenere, belle e …”
“La parte del leccaculo, non ti si addice” sbotto divertito e finimmo a ridere di nuovo tutti e tre.
Torn si alza ancora ridendo, si avvicina alla porta e torna fissarmi per poi puntarmi un dito contro.
“Sto morendo di fame, ho bisogno di zuccheri” dice per poi uscire dalla camera insieme a Desiree.
Decisi di mettermi una dei jeans una canottiera verde con un cardigan, e con le mie amate Converse, di cui non me ne sarei mai separata. Poi andai in bagno. Mi pettinai lasciando i miei capelli biondi lunghi sciolti. Mi truccai leggermente e misi lo zaino sulle spalle e scesi giù.
“Sei troppo lenta sorellina” sbuca mio fratello dalla cucina, già vestito e profumato. E io continuo ancora a chiedermi come faccia. Io ci metto venti minuti solo per scegliere cosa indossare.
“Evito di risponderti” rispondo.
“Amore, buongiorno. Non dai un abbraccio alla tua cara madre?” dice una voce che io adoro.
Mi giro verso di lei, e gli salto addosso, facendola barcollare.
“Val, stai crescendo è io sto invecchiando” borbotta lei divertita.
Sciolgo l’abbraccio e gli poso dei baci sulla guancia, facendola sorridere.
“Ruffiana” ribatte lei.
“Anche” ribatto io sorridendo.
Mi diressi in cucina e notai Desiree a fare colazione con la testa china. E’ preoccupata, lo capisco da ogni suo movimento è dal suo sguardo, e poi è mia sorella, riesco a capire quello che sente.
“Dai cazzo, ragazze vi muovete” sbotta Torn, appoggiato allo stirpe della porta della cucina.
Decido di non fare colazione, Desiree poggia la tazza del lavabo mette lo zaino in spalla.
“Buona giornata ragazzi” ci raccomanda nostra madre, quando abbiamo già chiuso la porta alle nostre spalle.
“Pronto per il tuo primo giorno, fratellone?” chiedo, mentre ci incamminiamo verso la metropolitana.
“Oh, sorellina, darò un po’ di animo a quella scuola” si vantò lui sorridendomi.
“Se. Non pensare di farti espellere, papà ti ammazzerebbe è lo sia” lo avverto.
“Tranquilla, cercherò di non far svenire ogni ragazza, che mi passa accanto” continuò a vantarsi. “Eh voi.” ci manda uno sguardo serio. Che noto solo io, visto che Desiree e nei suoi più strani pensieri.  “Tenete a mente, quello che vi ho detto prima”
Si. Mio fratello è un tipo abbastanza geloso.
“Ok fratellone, abbiamo afferrato il concetto” dico sorridendogli.
“Bene. Tutte le carrozze sono piene, entro in quella dietro” dice indicandoci la carrozza. “Voi prendete quella” dice indicando la nostra. “Appena arriviamo, aspettami entriamo insieme”
Annuisco. Io e mia sorella entriamo in treno e rimaniamo in piedi, essendo tutti i posti a sedere pieni, menomale siamo piccole e siamo riuscite a entrare.
Desiree continua a non aprire bocca per tutto il viaggio, fino a quando non perdo la pazienza.
“Smettila” sbotto irritata, alzando la voce, facendo girare mezza carrozza.
Lei alza lo guardo su di me. “Di fare cosa?”
“Cosa? Smettila di chiuderti nel tuo mondo, questo è anche il mio primo giorno, sono anch’io preoccupata, anche Torn è preoccupato, non sei l’unica” sbotto, abbassando di poco la voce.
Lei sbuffa alzando le braccia per poi farle ricadere sui fianchi. “Io non sono voi” sbotta irritata.
“Sei nostra sorella” sospiro. “Sei la mia gemella, non mi piace vederti così” lei abbassò la testa. “Non sei sola, ci sono io, c’è Torn, è poi cavolo non è possibile che non faremo amicizie. Ci sarà qualcuno pazzo quanto noi” dissi sorridendogli.
“Sei tu quella che fa amicizia nell’arco di due secondi, io non sono come te” dice lei.
“Ognuno ha i suoi tempi per fare le giuste amicizie” dico.
Lei non fiatò, e nemmeno io. Mi guardai intorno vidi tutti i ragazzi e le ragazze che ridevano e scherzavano, guardando quella scena mi venne nostalgia di Brighton. I ricordi di quando io, Desiree e Coco prendevamo  il treno per raggiungere la scuola.


                                                                                                          ****


Arrivata a destinazione, uscimmo dalla stazione è mi avviai a scuola. Non sapevamo minimamente dove andare, quindi aspettammo Torn, che non arrivò poco dopo.
Dopo un quarto d’ora, arrivai. Già sapevo che il primo giorno di scuola sarebbe stato complicato, tra aule da ricordare e segreteria da trovare. Speriamo bene. Mi venne ansia, appena misi piede del cortile di Beverly Hills School, non l’avevo mai vista, si foto su internet, ma dal vivo è tutta un'altra cosa. C’ incamminammo verso l’entrata è in tanto mi guardavo in torno. Come nella maggior parte delle scuole superiori, ci sono gruppi di ragazzi radunati fuori. Sono divisi in cricche: gli atleti e le cheerleader da una parte, i ragazzi che suonano nella fanfara scolastica dall’altra, poi ci sono i secchioni – occhiali, libri e BlackBerry -, e infine i fattoni, che se ne stanno nel loro mondo, ignorando tutti gli altri. Torn rimase a guardare gli atleti, capì subito che aveva intenzione di iscriversi nella squadra. Desiree si guardava intorno con occhi sbarrai dalla bellezza di quella scuola, io notai una ragazza che scattava fotografie, spostandosi con disinvoltura tra un gruppo e l’altro. Capelli neri lisci lunghi fin sotto le spalle, con la carnagione olivastra, gli zigomi alti e occhi marroni, alta più o meno un metro e sessanta. Sembra che tutti la conoscano. Tutti la salutano e si lasciano fotografare. Ci vede. Sorride e saluta con la mano. Anche Desiree la nota è si gira per controllare se c’è qualcuno dietro di noi. Ci sono due ragazza in divisa, ovviamente sono cheerleader, che chiacchierano tra loro e nessun altro. Mi giro di nuovo e la vedo camminare verso di noi sorridendo. Mentre si avvicina, la ragazza solleva la macchina fotografica e inizia a scattare. Pensavo che le stesse facendo a noi, solo quando sento una voce.
“Verity smettila”
Lei abbassa la macchina fotografica e sorride. “Dai Oliver, non essere timido”
“Non sono timido, sto solo cercando di proteggere l’obbiettivo. Di mattina, e poi essendo anche il primo giorno di scuola, con la faccia che mi ritrovo potrebbe rompersi” scherzò lui.
Mi girai curiosa. Biondo, carnagione chiara, gli zigomi alti e occhi azzurri.
La ragazza, Verity, ride. “Be’, con un’espressione così minacciosa può anche darsi. Prova a sorridere”
Il ragazzo sbuffa “Sei una palla al piede, Ver” borbotta, per poi accennare un sorriso.
“Quello non è un vero sorriso Oliva. Quando si sorride si vedono i denti” scherza lei.
“Ripeti quello che hai detto nanetta” la rimbecca lui, divertito. Lei si irrigidisce, e posa la macchina fotografica nello zaino.
“Non sono io quella bassa, sei tu che sei troppo alto” gli risponde, facendo ridere me e mia sorella, è far spuntare un sorriso sul viso di mio fratello.
Forte la ragazza. Puntano gli occhi su di noi, è sorridono.
“Oh scusate, non volevamo intromettervi” si scusa mia sorella. Che figura.
“Voi dovreste essere quelli nuovi” dice lei, fissandoci sorridendo. “Tutti ne parlano, tutti curiosi di chi siano” poi rivolge lo sguardo al ragazzo. “Ti rendi conti, Olly? Siamo i primi a conoscerli, alla faccia di tutta la scuola” iniziando a saltellare felice.
Sbarro gli occhi, divertita, il ragazzo ci guarda, e sorride poi tende la mano a Torn..
“Voi dovreste essere i fratelli Miller, vero?” mi chiede, porgendogi la mano.
Ma che cazz …
“Si, e tu coma fai a saperlo?” chiede mio fratello.
“Sono Oliver Gray. Mia zia è la vostra agente immobiliare, e ieri a cena ha detto che probabilmente oggi saresti venuta a scuola.”
“Come hai fatto a capire che eravamo noi?” chiede ancora ‘l’intelligente di famiglia’
E’ scemo o cosa? Un figo come lui, conoscerà almeno tutta Chelsea, e voi sei nuova. Certe volte mi chiedo se è davvero tuo fratello. Mi fa proprio pena.
Entri in scena, sempre nel momento sbagliato, un paiolo di affaracci tuoi, mai eh?
Giammai. Sono la tua conoscenza, dovrai sopportarmi cara. Facci l’abitudine.
“Facce mai vista in tutta la scuola” sorridendo “E’ poi, due gemelle qui non si sono mai viste” aggiunge fissando me e mia sorella.
Rido.
Cosa ridi? Oh, santo protettore aiutami tu, questa ride e a appena fatto una figura delle sue.
Precisiamo, la figura del coglione la fatta mio fratello!
Ti ricordo appunto che è tuo fratello, se lo riterranno stupido, di conseguenza anche te e Desiree verrete ritenute tali. Che sia chiaro, non ho niente da ridere, tranne solo per quella povera di vostra sorella.
Taci che è meglio.
“Hai ragione. Abbiamo conosciuto tua zia. E’ simpatica” continua Torn.
Desiree sbuffa. “Voi. Io no”  facendo una smorfia.
“Noi si, non iniziare a fare la Rompicoglioni” sbotta mio fratello divertito.
“Non ti rispondo nemmeno MonoNeurone” ribatte lei facendogli la linguaccia.
“Comunque io sono Torn Miller” si presentò, porgendogli la mano.
Oliver svolge lo sguardo su mia sorella lei sorride imbarazzata. Ahhhhhhhh qui qualcuno è cotto a puntino.
“Oliver” ripete lui, porgendogli la mano.
“Desiree” si presenta.
Sono ancora presa a guardare mia sorella che lo fissa che non sento ciò che mi dice. Mi arriva una gomitata su un fianco, è torno alla realtà.
“Hai intenzione di stringermi la mano o no?” Oliver ha ancora la mano tesa verso di me
Io sorridi e gliela stringo. “Valerie”
“Ehi, ci sono anch’io” sbottò la ragazza accanto a noi. Oliver ride.
“Scusate, lei e Verity, una rompipalle di prima categoria”
Lei sbarra gli occhi, e gli tira un destro sulla spalla.
“Stronzo” per poi rivolgere lo sguardo su di me. “Piacere Verity Moore. Benvenuta a Chelsea. Dai vieni, ti facciamo vedere la scuola”
“Tranquilla eh, di Rompipalle c’è anche mia sorella Val, vero?” dice Torn, rivolgendomi uno sguardo malizioso.
“Taci MonoNeurone” ribatto facendo ridere i presenti.
Mentre parlavamo, i due ci condussero nel salone d’entrata in quell’imponente edificio. Un enorme scalone che si fletteva verso i due lati del piano superiore occupava lo spazio in fondo alla sala. Nel centro sul pavimento era esposta, una scritta blu con i contorni arancioni in caratteri grandi, BEVERLY HILL SCHOOL, mentre ai due lati dell’entrata c’erano due larghi corridoi con entrambi delle file di armadietti di metallo gialli e grigi. Rimasi li ferma, ha fissare la scritta. Poi mi sentii strattonare per un braccio da Verity.
Mi pilotò verso lo scalone e salimmo al piano superiore.
“Dovete andare dal preside, vero?” chiede Oliver. Annuisco.
In fondo alle scale, voltammo a sinistra e verso la metà del corridoio ci fermammo davanti una porta recante il nome  “PRESIDENZA.”
“Ecco, è qui.” Verity si girò verso noi, sorridendo.
“Vi ringrazio tanto, ragazzi, per l’aiuto che ci avete dato.”
Tuo fratello ringrazia? Oh, my good. La fine del mondo è vicina
“E’ stato un piacere conoscervi” disse Verity sorridendo a Torn. “Ci vediamo in giro. Ciao”
“Ciao ragazze” ci saluta Oliver. 
                                                                 

                                                                                               ****

 
Il preside si chiama Davis. E’ grasso e quasi calvo, gli rimangono soltanto un po’ di capelli sulla nuca e sui lati. Gli pende la pancia dalla cintura. Ha gli occhi grandi e lucenti, mi sorride da dietro la scrivania, e sembra che il sorriso inghiottisca gli occhi.
“Quindi tu sei lo studente dell’ultimo anno” dice indicando Torn. “E’ voi siete le gemelle del quarto anno?” mi chiede.
Annuiamo.
“Questo spiega l’abbronzatura. Come mai in Chelsea?”
“Mio padre ha avuto il trasferimento, per il lavoro” rispondo
Davis annuisce. “E cosa fa vostro padre?”
“E’ un avvocato.”
Il preside annuisce e socchiude gli occhi. “Hai un fisico da giocatore di Basket, vuoi i moduli?” chiede a Torn. Lui sorride è annuisce. Il preside gli porge i moduli, e lui inizia a compilarli.
“Voi avete un fisico da cheerleader. Avete intenzione di entrare in squadra?”
“Oh, no grazie. Non mi vedo in una squadra da cheerleader”
Sei una bugiarda.
Fatti gli affari tuoi, coscienza.
“Lei, invece?” chiede a mia sorella. Lei abbassa lo sguardo e scuote al testa.
Non farebbe mai la cheerleader, è timida, troppo. E’ poi quei vestiti striminziti, dove di vede ogni ben di dio, non fanno proprio a caso suo. Nella vecchia scuola, io ero capo cheerleader, ma quest’anno voglio dedicarmi allo studio, voglio passare con buoni voti, almeno avrò un’iscrizione all’università buona tra due anni.
“Ok. Se cambiasse idea, tornate a trovarmi” prende due fogli da una cassettiera accanto alla scrivania e c’è li porge.
Il primo è il mio orario, con qualche casella libera. Il secondo è un elenco delle materie facoltative disponibili. Scelgo i corsi che voglio frequentare, teatro e fotografia, compilo l’orario e riconsegno il tutto. Davis ci fa un discorsetto di orientamento. Sembra che vada avanti per ore, spiegando ogni minimi dettagli ogni pagina di manuale dello studente. Poi, sento suonare una campanella, poi un’altra.
“Ti rimane ancora metà della seconda ora, lei signor Miller, ha l’ora di Filosofia con il professor Anderson” poi volge lo sguardo su noi. “Voi avete ancora tempo per l’ora di Matematica con la professoressa Evans.”
“Fantastico” borbotta mia sorella.
Lei è la matematica non vanno d’accordo. Per nulla.
Quando Davis riesce finalmente a liberarsi della sedia, usciamo dal suo ufficio e percorriamo insieme il corridoio. Salutiamo Torn, che trova subito la classe, dandoci appuntamento fuori dalla mensa. Nell’aria c’è odore di vernice fresca e di detergenti. Passiamo accanto a varie aule comincio a contarle. In tutto l’edificio ce ne saranno una quindicina.
“Eccoci” dice il preside. “Siamo felice di avervi con noi, Miller. Sono contento di potervi dare il benvenuto”
“Grazie” replichiamo noi, stringendogli la mano.
Davis apre la mano e infila la testa nell’aula. Solo ora mi rendo conto di essere un po’ nervosa e di provare un vago senso di vertigine. Mi tremano le mani e ho le farfalle nello stomaco.
Mica ti sei innamorata nel vecchio preside Simpson, vero?
Simpson? Ma che ti fumi, coscienza?
Nulla, cara. E che assomiglia molto a Homer Simpson, grasso, capelli ne avrà almeno due o tre. Sembra la sua fotocopia.
Faccio un respiro profondo e cerco di scacciare quel nervoso.
“Professoressa Evans, perdoni l’interruzione. Sono arrivate due nuove studentesse”
“Oh, fantastico! Le faccia entrare” risponde lei entusiasta, con una voce acuta.
Il preside tiene la porta aperta e noi entriamo. L’aula è un quadrato perfetto. I banchi sono grandi più o meno come i tavoli da cucina. Tutti gli occhi erano puntati su di noi. Che c’è non hanno mai visto due gemelle?  Guardo i miei nuovi compagni, prima di rivolgermi alla professoressa Evans. E’ una signora sui quaranta, porta una maglia blu e un paio di occhiali di plastica neri, appesi a una catena attorno al collo. Hai capelli certi ricci, tendenti al nero. Ci fa un sorriso. Io ho le mani sudate e mi sento avvampare il viso. Desiree alza lo sguardo è notando tutti gli occhi puntati su di noi, arrossisce e inizia a guardarsi intorno. Io le do una piccola gomitata, e le sorrido, per tranquillizzarla.
“Bene, io vado. Buona lezione Professoressa Evans, arrivederci Signorine Miller”
Sorridiamo, e Davis chiude la porta.
“Come vi chiamiate?” domanda la professoressa.
Sono talmente agitata che quasi stavo per sbagliare il mio nome. Faccio un respiro profondo e dico: “Io sono Valerie, lei è Desiree”
“Fantastico! E di dove siete?”
“Brighton”
“Ragazzi, diamogli un caloroso benvenuto”
Tutti battono le mani, la professoressa Evans ci fa cenno di sederci in un posto libero, al centro della stanza. Vedo Desiree fare uno sospiro anche lei è sollevata, poi la professoressa non fa altre domande.
“Siete proprio uguali” continua la professoressa.
Noi ci giriamo e le sorridiamo. “A quanto pare” rispondo, facendo circolare una risata in classe.
“Non avete niente che vi distingue” continua lei fissandoci attentamente.
“Oh, tranquilla professoressa, comincerà a distinguerci nell’arco di trenta minuti” gli rispondo facendo circolare altri risa in classe.
Lei sorride. “Ho capito sai, tu sei quella che risponde senza nessun problema”
“Sagace” ribatto io facendo una smorfia.
“Ti tengo d’occhio Desiree”
Dopo questa credo che non terrà d’occhio nessuno.
Sento mia sorella che è già andata a sedersi ridere, io la guardo poi svolgo lo sguardo alla prof.
“Inizi prima a capire chi sono delle due, poi vediamo” ribatto io sorridendogli.
Lei sorride e mi rivolge un occhiolino, poi  si volta per ritornare alla cattedra e io comincio a camminare lungo il corridoio, e noto Verity e Oliver. Mi sorridono e io ricambio.
Mentre passo accanto al loro banco, una ragazza allunga un piede e mi fa sgambetto. Perdo l’equilibrio ma riesco a non cadere. Le risatine fanno il giro dell’aula.
La prof si volta di scatto. “Che cos’è successo?”
Non rispondo e lancio un’occhiata torva alla bionda. In ogni scuola c’è la così detta stronza, o come lo si vuole chiamare, ma non mi era mai capitato che si materializzasse così presto. Ha i capelli biondi, legati in una coda, pieni di l’acca fissati con cura in modo che vadano in una direzione. Ci guardiamo fisso negli occhi, e  nell’aula si diffonde un mormorio beffardo.
Cara, io sono Valerie, nessuno può mettermi i piedi in testa.
Stracciala sorellaaaa.
Svolto lo sguardo, e noto Verity e Oliver, che mi regalano un sorriso. Guardo il mio posto, tre file più in là, notando che Desiree mi guardo con occhi di supplica, come per dirmi di non fare cazzate , poi mi volto di nuovo a guardare la bionda che se la ride.
“Che cosa ti ridi?”
La bionda distoglie gli occhi e si guarda intorno. Si riassetta sulla sedia e mi fissa di nuovo. “Che c’è? Dici a me?” mi chiese a sua volta.
“Mi hai fatto lo sgambetto mentre passavo. E mi guardi con aria da superiore. Ho pensato che forse vuoi qualcosa da me”
“Che cosa succede?” chiede la professoressa Evans alle mie spalle.
Mi volto verso di lei. “Niente, ci sono persone che hanno ancora la mentalità infantile”, rispondo, poi torno a guardare la bionda. Sento delle risatine, e capisco che sono Verity e Oliver. Lei stringe le mani a pugno, ma rimane in silenzio. Continuiamo a fissarci a vicenda, finché non sospira e distoglie lo sguardo.
“Come pensavo. Chi tace acconsente” commento, guardandola dall’alto in basso. Riprendendo a camminare.
Gli altri ragazzi non sanno come reagire e quasi tutti mi stanno ancora fissando divertiti. Mentre prendo posto accanto a mia sorella, mi arriva una sberla dietro la nuca.
“Ma che cazz…” massaggiandomi la nuca. “Che cavolo ti salta in mente Desiree?” le chiedo.
“Cosa salta in mente a me?” sbotta. “Cosa salta in mente a te forse, è il primo giorno non puoi fare già scenate di questo tipo”
“Scherzi? Quella mi ha fatto lo sgambetto, dovevo dirgli grazie?” gli chiedo ironica.
“Non dovevi fare niente. Ti mettevi a sedere è basta, come avrei fatto io” ribatte lei.
“Ma io non sono te. Tu fai finta di niente, io no” ribatto.
“Non sto dicendo che non hai fatto bene, ma almeno fuori dalla classe, da domani tutta la scuola saprà che una delle due ha risposto a tono a quella, che sicuramente sarà la diva” dice lei fissandomi.
Ha ragione dovevo starmene zitta. Annuisco e sposto lo sguardo sulla professoressa che è in piedi accanto alla cattedra, ancora turbata, ma poi lascia perdere e si mette a spiegare un nuovo argomento di matematica. Iniziammo a prendere gli appunti, poi ricordo che quegli argomento li avevo già fatti nella vecchia scuola l’anno prima e così  smetto di ascoltarla e guardo gli altri, tutti attenti a seguire la lezione, il mio sguardo cade sul ragazzo di prima, nel banco davanti al mio, che ha lo sguardo perso fuori dalla finestra, e tamburella la penna sul banco, provocando un rumore snervante.
“Signorino Parker, le chiedo di smettere, se non vuole già andare a parlare con il preside il primo giorno” la prof lo richiama, senza nemmeno girarsi a guardare.
“Addirittura. Per così poco?” chiede ironico, facendo sorridere me, e tutta la classe.
La prof si gira e le regala un’occhiata truce, dal suo viso scompare il suo sorriso, e posa la penna. La bionda è tre file più avanti; si gira una volta a guardare me e mia sorella, poi sussurra qualcosa nell’orecchio della sua compagna di banco. Lei si volta. Sembra in gamba, ma il fatto che fosse sua amica e che gli sia seduta accanto mi lascia qualche dubbio.
“Sei una tipa tosta, eh?” una voce, mi fa sobbalzare. Distolgo lo sguardo dalla bionda, e lo sposto sul ragazzo.
“Si, può darsi” gli rispondo. Lui sorride e mi porge la mano.
“Piacere Max” mi sorride, e stringe la mia. “Tu devi essere Desiree” dice convinto.
Mia sorella continua a prendere gli appunti e sorride. “Errato, io sono Desiree” si presenta lei.
Lui sbarra gli occhi, poi sorride. “Oh, quindi devi essere Valerie”
Annuisco e gli sorrido. “Esatto”
“Signorino Smith, per favore, faccia star attente le Signorine Miller, può provarci con loro anche all’intervallo” disse la prof, facendo ridere tutti.
Max s’irrigidisce, si sistema sulla sedia e torna a guardare fuori dalla finestra, io e mia sorella ci scambiamo un’ occhiata è sorridiamo.
Do un’occhiata all’orologio sulla parete e vedo che la lezione è quasi finita. Tre, due, uno.
Suona la campanella. In un attimo mi alzo e mi fiondo fuori dalla classe, sorpassando i miei compagni, cerco invano un posto libero dove aspettare Desiree in bella vista
“Ehi, Miller. Dove credi di andare?” una mano mi ferma per il polso.
Mi giro. La bionda mi fissa furiosa, e le sue ancelle altrettanto.
“Che vuoi, bionda?” chiedo, annoiata.
“Prima di tutto, che tu mi chieda scusa” chiede, facendomi un sorriso finto.
Scusa? Tu? Val, questa volta, stranamente, hai ragione tu.
Ma grazie, coscienza.
“E perché, dovrei?” chiedo strafottente.
“Per la figura che mi ha fatto fare prima davanti a tutta la classe” dice, incrociando le braccia sotto al seno.
“Senti, bionda. Quella che dovrebbe chiedere scusa sei tu. Io non ho fatto lo sgambetto a nessuno. Sono cose infantili, nemmeno mio cugino, di dieci anni, lo fa più” dico, annoiata dalla situazione.
“Senti, Miller non ti conviene fare la dura con me. Non ti conviene. Tu non sai chi sono io.”
Stavo per rispondere quando Verity si para davanti alla bionda. “Lasciala in pace, Ester” mi difese.
“E’ una cosa che non ti riguarda” replica lei.
“Vedi una persona nuova e subito il primo giorno, devi rompergli le ovaie.” disse Verity, facendo irrigidire Ester, mi lascia uno sguardo truce, rivolge un cenno alle sue ancelle, per poi andare via.
“Ignorala. Fa sempre così” mi dice Verity.
Parlammo del più e del meno, Verity era davvero una ragazza simpatica. A noi si aggiunse Oliver, che appena mi vide sorrise e corse verso di me.
“Sei una grande, batti il cinque sorella” alzò la mano, e feci come aveva detto sorridendo. “Nessuno aveva mai messo a tacere quella, ma tu si. E d’ora in poi, tu sei il mio mito ragazza.”
“Cos’è tutto questo entusiasmo? Cosa mi sono persa?” chiede mia sorella uscendo dalla classe.

                                                                     
                                                                                                     ****


Tutta la giornata non ho più avuto incontri con Ester, io è mia sorella abbiamo solo due corsi insieme in tutta la giornata, Verity e Oliver anche. L’ultima campanella che suona la fine delle lezioni suona, e mi dirigo al cancello aspettando gli altri. Poco dopo noto una figura maschile che parla con un gruppo di atleti, Torn. Mi vede mi sorride e mi fa segno con la mano di aspettarlo. Due mani mi tappano gli occhi, ma non ci mento tanto a capire di chi fossero. Desiree.
“Chi sono?” mi chiede.
“Marilyn Monroe?” chiedo sorridendo.
Lei sbuffa è mi toglie le mani dagli occhi. “Indovini sempre” dice facendo una smorfia. Rido.
“Dove si è cacciato quel MonoNeurone?” chiede.
Gli indico con la mano dove si trova e lei la segue con lo sguardo. “Che cavolo sta facendo?”
“Credo che siano quelli della squadra di basket, ha detto di aspettarlo” la informo.
Dopo un po’ di minuti, Torn arriva e ci saluta. “Com’è andato il primo giorno?”
“A me bene” risponde Desiree, fissandomi. Torn se ne accorge e inizia a fissarmi anche lui.
“Che?” sbotto irritata. “Che cavolo volete?”
“Che hai combinato stavolta?” puntandomi un dito contro. “Ti conviene parlare ragazzina, non vorrai che papà venga a sapere che hai combinato qualcosa già il primo giorno”
Inclino la testa a destra e sorrido. “Tu non sai cosa ho fatto”
Lui mi fa volge uno sguardo malizioso. “Io no, ma Desiree si” per poi incamminarsi con lei verso la metropolitana. Che stronzi.
“Va bene, ti lo dico” urlo per poi correre accanto a loro.

Scendiamo dalla metropolita, e c’ incamminiamo verso casa. Arrivati, prendo le chiavi, ed entriamo. Sento dei rumori dalla cucina, Desiree è corsa in bagno, Torn è rimasto fuori in giardino al cellulare.Entro in cucina, e vedo mia madre che è in tenta a cucinare. Si accorge di me e mi sorride.
“Tesoro, com’è andata a scuola?” chiede.
“Bene” mento spudoratamente.
“Non attacca con me, Valery”
E’ l’unica insieme a tutta la famiglia, che riescono a capire la differenza tra me e mia sorella, non abbiamo mai capito come facciano ma riescono a distinguerci.
“Ho avuto una discussione con una compagna di classe” dico sedendomi a tavola.
Lei sbuffa e porta gli occhi in cielo. “Di già? Che ha combinato sta volta da farti arrabbiare”
“Mi ha fatto lo sgambetto, e io lo messa in ridicolo dicendo che era un gesto infantile” dico cercando di capire cosa pensa mia madre.
Lei sorride e alza le spalle. “Hai fatto bene”
“Cosa? Davvero?” chiedo sorpresa. Di solito era lì che iniziava a farmi discorsi sull’essere calmi in certe situazioni, di non rispondere e di non offendere.
Ride. “Si. Lei ha fatto un gesto infantile e tu glielo hai fatto capire lei si sentirà infantile ora, ma almeno sei stata l’unica a fargli capire quel gesto, non credo che i genitori gli abbiamo insegnato molto” dice mentre finisce di apparecchiare.
Desiree e Torn entrarono in cucina, seguiti da mio padre e si sedettero tutti a tavola. Desiree prese a parlare ininterrottamente con la mamma, Torn invece strafogava tutto quello che era presente sul tavolo. Io guardavo  sconsolata la carne al sangue sul mio piatto: “Detesto questa carne cruda!”
“Su, ti fa bene” mi fece Torn, mangiando voracemente. “Ti sviluppa i muscoli”
Io la misi da parte, e incominciai a mangiare la verdura. “E’ i tuoi dove sono?” dissi ironica.
Facendo scatenare risate da tutti i presenti. Mio fratello, intanto, riempito nuovamente il proprio piatto, riprese a mangiare.
“Beh, Torn, potresti passarmi un po’ di pomodori?” fece mia sorella.
“Certo. Vuoi anche un po’ di carne?”
“No” replicò. “Ho l’impressione che tu non abbia ancora finito di servirti”
“Sagace” ribatte lui, a bocca piena.
“Credi?” chiese ironica.
“Val, da quando sta tutti i santi giorni con te l’hai fatta diventare acuta come te” e poi: “Ma’ vorrei una patata ben conta se la trovi”
“Sono tutte mischiate, ero sicura fossero cotte, quando l’ho assaggiante. Ma sono mischiate .. ecco, questa però è abbastanza morbida.”
“Non stare sempre a scusarti ma’, la prossima volta cucina lui, vediamo cosa esce fuori” mi opposi irritata.
“Sta zitta, ragazza che odio la carne cruda” e poi: “Vuoi o no i muscoli come i miei?” alzando di poco la maglietta e mostrando il suo bicipite.
“Come vorrei che usassi il cervello, ti farebbe guarire dalla presunzione ..”
“Puah” m’interrupe lui sprezzante.
“ .. e non te ne staresti lì seduto a muggire come un vitello all’ingrasso” continuai.
Questa uscita sollecitò talmente mio padre, che esplose in una fragorosa risata. Mia madre accorse in apprensione, temendo addirittura soffocasse.
Finito di mangiare, lasciammo mamma è papà in cucina a chiacchierare, noi si sedemmo in soggiorno sul divano e accendemmo un film.
“Guardiamo un film?” chiede Desiree.
Io e Torn annuiamo.
“Decido io” esclama.
Mio fratello si batte una mano sulla fronte esasperato e io sbuffo, sappiamo già che film sceglierà: Titanic. E’ il suo preferito da l’era di dieci anni, eravamo a casa di Coco e nemmeno farlo a posta, giravamo canali ogni due secondi e alla fine lo trovò e ci obbligò a guardalo. Si è bello, piace anche me, ma una due tre volta, poi basta. Lei no, lo guardammo ogni giorno, la televisione era occupata solo da lei, poi con l’intelligenza di mio fratello gli insegnò a registrare il film. E’ da quel giorno, niente più partire, niente più programmi televisivi, era la sua televisione e guai a chi la toccava.
“Che c’è? E’ bellissimo!” esclama.
Il film inizia mia sorella inizia a piangere. Dopo due ore di film, eccolo che finisce.
Desiree spegne la Tv e fissa Torn che è mezzo addormentato.
“Adesso dimmi cosa hai provato guardando il film”
“Di nuovo” la corresse lui.
“Chi se ne frega. Dai cosa hai provato?”
“Niente” fece lui, soppesando la risposta come sempre.
“Te lo dico io!” dichiarò Desiree. “I casi sono due: o sei stupido o sei addormentato. Possibile tu non abbia provato nulla, guardando di nuovo il film? Ma a che cosa stavi pensando?”
Torn rise, rifletté un attimo, poi rise di nuovo:
“Pensavo a quanto e facile quella ragazza dai capelli carota, gliel’ha data tranquillamente lo conosceva a massimo da due o tre giorni”
Desiree gli diede un colpetto sulla spalle dicendo: “Non è quello che volete voi uomini?” disse facendo le virgolette alla parole “uomini”, facendomi ridere.
“Appunto, dove la trovi una ragazza che te la dica nemmeno due giorni dopo? Se la conoscete, vi prego di presentarmela” scherzò lui e iniziammo a ridere.
Desiree rimase sconcertata e tornò a sedere, poi mi rivolse uno sguardo “Tu cosa pensavi, invece sentiamo?” chiede.
Mio fratello mi guarda divertito e ulula “Uhhhhh ora voglio proprio sentire”
“Pensavo a Rose che si fa quel figo di DiCaprio, è io posso avere nemmeno un ragazzo bello quanto la metà della metà di lui”
Finimmo a ridere tutti e tre sul divano. Il pomeriggio lo passammo ognuno in camera proprio a studiare, a cena mangiammo tutti insieme scherzando e ridendo.
Alle nove dopo aver guardato la tv, io e Desiree andammo in camera.
“Buona notte geme” mi disse lei, infilandosi sotto al piumone verde.
“Buona notte bionda” gli dissi, infilandomi sotto al piumone celeste. 



Che ve ne pare?? :D 
Vostra Polisucco:)

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Capitolo 3
*** 3 Capitolo ***





Ormai era passata una settimana, dall’inizio della scuola, io avevo stretto molto con Oliver è Verity, sono due ragazzi molto simpatici, è pazzi.
Come da una settimana, Torn è Verity riescono a prendere il primo treno, è come al solito io, sfigata che sono, perdo il treno proprio quando ho alla prima ora il professor Robinson di F Storia, che mi odia dal primo giorno che ho varcato la porta della sua classe.
Scesi dalla metropolitana, il cortile era vuoto, deserto, iniziai a girarmi in torno come ogni mattina per inizia a capirci qualcosa, e nel facendo girovagare gli occhi sulle finestre della scuola, mi soffermai quando vidi la mia ‘migliore amica’. Ester. Che mi guardava minacciosa, e prima che mi dirigevo all’entrata di classe mi regalò uno dei suoi gesti poco infantili, alzai gli occhi al cielo, e per pura casualità incrociarono dei pozzi verdi. Non riuscì a distinguere la figura, neanche a capire se lo conoscevo, distolsi lo sguardo nel momento che Ester diede una spinta al ragazzo davanti, che distolse lo guardo, tornato ad ascoltare la lezione.
Sbuffai nuovamente, ed entrai a scuola cercando la mia aula di Storia, dopo averla trovata, l’aprì è ricevetti uno sguardo fulminante dal Professore.
“Lei deve essere Desiree Miller, giusto?”
Soffocai una risatina, di cui si aggiunse un’altra, volsi uno sguardo all’aula e intravidi Oliver, che mi scroccò un occhiolino. Tornai a guardare il professore è sorrisi sornione.
“Errato, sono Valerie. Desiree oggi non ha lezioni con lei” dico con tono tranquillo. “Fortunatamente” borbottai, sento delle risatine così capisco di aver detto ad alta voce. Cazzo!!
Sei una deficiente, Val, fattelo dire!
Inizia a far girovagare lo sguardo tra i miei compagni, cui con mio dispiacere trovai una Ester seduta porno graficamente nei due banchi accanto a Oliver, il ragazzo degli occhi verdi che fissava un punto indefinito della parete davanti a lui.
“Come mai in ritardo signorina Miller?”
Era il momento di far capire alla classe che non avevo paura di niente, e nessuno. Fissai gli studenti, che talvolta mi fissavano, poi posai il mio sguardo verso.
“Mi piace distinguermi dalla massa” spiegai sarcastica, alzando gli occhi al cielo sorridendo.
Tutti i presenti, tranne il prof ed Ester, si coprirono la bocca cercando di nascondere un sorriso, e gli occhi del pro mi fulminarono nuovamente, strinse gli occhi fino a farle diventare due fessure.
“Miller solo perché è qui da poco, è suo padre ha un lavoro molto impegnativo come sua madre, è non vorrei aggiungere altre preoccupazione, non la mando dal preside” dichiarò. “Ora se mi farebbe il favore di trovarsi un posto, e di continuare la lezione, gliene sarei grata” continuò.
Scrollai le spalle e sbuffai. “Se proprio devo” dissi, mentre cercavo un posto libero, mi soffermai su Oliver che mi fece segno di sedersi accanto a lui. Poggiai lo zaino sul banco e feci cadere la testa poco delicatamente sullo zaino, facendo ridere il biondino accanto a me.
“Ehilà, ogni giorno che ti vedo, nei tuoi occhi c’è molta felicità di trascorrere le tue ore in classe” dice sarcastico.
Alzò il viso, cui casualmente mi ritrovo i miei capelli biondi sul viso, alzo gli occhi al cielo, mi sbarazzo dei capelli e appoggio la testa sulla spalla del mio compagno di banco, che se la ride divertito.
“Sei impossibile, Val” borbotta divertito, cercando di allontanare il mio viso dalla sua spalle, facendo si che attaccassi stile koala al suo braccio muscoloso.
“Fai troppa ginnastica, biondo! Il mio cuscino deve essere morbido” farfuglio.
“Credevo di essere il tuo amico sexy, no il tuo cuscino” dice con tono offeso, sorrido divertita e gli lascio un bacio sulla guancia che lo fa sorridere.
“Questo è un buongiorno, cara Val” dice, spettinandomi i capelli, gesto che io odio a prescindere.
“Stronzo” borbotto, cercando di sistemarmi i capelli alla meglio.
Sorridemmo per poi iniziare ad ascoltare la lezione, sempre nella mia posizione koala, se devo proprio specificare è Oliver che ascolta, io avevo gli occhi chiusi, non amavo storia ma quell’argomento lo avevo già affrontato nella mia vecchia scuola.
“Signorina Miller, invece si starsene comodamente appoggiata al braccio del Signor Gray, dovrebbe ascoltare” mi portò alla realtà lo stronzo.
Feci una smorfia annoiata, e svogliatamente sciolsi la presa al braccio di Oliver.
“O è così intelligente, da saper ascoltare anche a occhi chiusi?” precisa.
“Francamente? No” risposi fissandolo. “Di solito quando ho gli occhi chiuso, sogno di essere ancora nel mio lettone a dormire, ma l’ironia della sorte a voluto che venissi in questa classe ad ascoltare una noiosissima lezione di storia” dico sarcastica, facendo circolare risatine in classe.
Mi restituì lo sguardo, appoggia la penna sulla cattedra e fece un respiro profondo e si alzò per mettersi davanti alla mia fila.
“Signorina Miller, non le permetto di rispondermi così. Come pensa di passare l’anno se non ascolta la lezione?” disse.
Sorrisi maliziosa. “Non ascolto la sua lezione per vari motivi, primo è noiosa, secondo ho già studiato questo argomento” sorridendo. “Terzo, ho sonno quindi usufruisco del braccio di Oliver, per dormire” dissi osservando la faccia sconvolta del prof e ascoltando le risatine soffocate dei miei compagni di classe.
“Bene quindi saprebbe dirmi, cosa sa dell’illuminismo?” chiese soddisfatto.
Sbuffai annoiata, non poteva chiedere cosa più semplice.
“Per illuminismo s’intende quel vasto movimento della ragione. La Francia fu il centro maggiore di diffusione ma le sue origini sono rintracciate nella Tradizione culturale inglese. Nonostante sono presenti nell’illuminismo orientamenti molti diversi, è possibile individuare alcune caratteristiche unificanti, l’uso critico della ragione, è lo strumento fondamentale di cui gli uomini sono dotati e si servono di governare il mondo” mentre parlavo avevo rivolto lo sguardo Oliver che mi guardava sorridendo, e poi al prof che mi rivolse uno sguardo tra il sorpreso e il soddisfatto. “Devo continuare, o le basta?” chiesi ironicamente.
Il prof mi fissò per qualche secondo. “Può bastare, grazie” disse svolazzando una mano per aria per poi sedersi alla cattedra fissando i registro di classe personale. “Le metto una A” disse, poi mi puntò contro una penna. “Ma si riprovi ad avere quel tono sarcastico con me e la mando dal preside. Intesi?” chiese fissandomi.
Annuii sorridendo, Oliver mi tirò una gomitata nel fianco distraendomi, voltai lo sguardo verso di lui confusa.
“Sei una grande Val, nessuno aveva mai risposto a tono al professor Robinson” disse posando la punta della penna sulla mia guancia con fare scherzoso.
“Signor Gray, non credo che lei possa permettere di parlare durante la mia ora, visto che deve recuperato” la informò il prof.
“Verrò volontario, la prossima volta” rispose sorridendo.
“L’ha detto anche la volta scorsa” lo riproverò il prof.
“E quella prima e quella prima ancora” dissi divertita, lui mi rivolse uno sguardo sbalordito.
“Tu da che parte stai, stronzetta?” domandò incredulo della mia costatazione.
Feci una smorfia, e gli presi le guancia tra le mie dita dicendo divertita: “Dalla tua caro piccolo è indifeso Olly”.
Fatto sta che la classe scoppiò a ridere, è anche il prof. Wow, ho fatto ridere, Robinson. Sono davvero simpatica.
No. Sei davvero …. uno spasso sorellaaaa!!!
Il prof stava per ribattere, ma proprio il quel momento in cui aprì la bocca per parlare, il suono della campanella lo distrasse, e tutta la classe si dileguò.
Olly mi si affiancò e mi sorrise, il suo sorriso era davvero contagioso. Poi una voce la richiamò, la riconobbi subito, Verity, ci voltammo verso di lei che ci guardava sorridendo.
“Ci vediamo dopo a mensa, prendo i posti, belli miei” la informò, per poi incamminarsi dalla parte opposta della nostra.
“Prendi posto anche per Desiree” urla divertito Oliver.
Lei non si era girata, aveva solamente alzato un pollice all’insù per poi sparire fra la folla degli studenti.
Olly mi sorrise. “Cara Valerie, amica mia, ti ho mai detto che sei gentile, simpatica, bella e ..” iniziò, alzai gli occhi al cielo.
“Senti biondino, non fare il lecchino con me, vai al dunque”
ribattei.
Sbarro gli occhi, poi senti le sue mani che tiravano verso di lui la mia povera testa e iniziò a lasciarmi baci sulla guancia. Scoppiai a ridere, cercando di liberarmi dalla sua presa.
“Mi aiuterai a studiare storia, vero? Che io sinceramente non ci capisco un cazzo” disse infine, lasciando la mia povera testa. Fine il ragazzo, cazzo! Per questo lo adoro! Annuii sorridendole “ Io mi chiedo ancora perché dobbiamo studiare i cazzi di persone che ormai sono morte è sepolte? Perché dovrei rovinarmi il pomeriggio, per passarlo a memorizzarmi date, nomi dei morti? Perché???”
Ok. Lo ammetto, ora lo adoro più di prima, seriamente credo che lui sia l’unica a pensarla come me.
“Ti aiuterò, tranquillo”
“Anche se mi farai studiare 24 ore di seguito quella cazzo di materia, non riuscirai a farmi arrivare all’interrogazione preparata. Potrò anche ricordarmela con te, poi arrivo in classe davanti a quello stronzo e non mi ricordo niente”
mi fece notare lui, fermandosi davanti al suo armadietto, che era poco lontano dal mio.
“Che c’è non ti fidi?” lui mi sorrise “Ho i miei metodi” posai il mio libro di storia e presi quello di matematica, chiusi l’armadietto e gli feci un occhiolino.
“Ah si? E’ quale sarebbe? Farmi battere il libro in testa?” chiese ironico “Se è quello, mi dispiace ma c’ho già provato, non è servito a niente, tranne che a farmi venire una macchia rossa sulla fronte” fece una smorfia divertita, per poi scoppiare a ridere. Mi unì a lui, la sua risata era contagiosa cazzo!
“Ehi ragazzi, che materia avete?” ecco mia sorella che sbuca all’improvviso alle spalle di Oliver, che sobbalza, io e la mia gemella ce la ridiamo tranquilli, le risate cessano quando Oliver poggia il suo braccio intorno al collo di Desiree che arrossisce irrigidendosi sul posto.
“Sei una cattiva bambina, non si spaventano i bei ragazzi” scherza lui.
“Chiedo perdono, mio umile amico” scherza lei.
A dire il vero sono ancora sorpresa, da come abbia fatto così velocemente amicizia con Oliver, credevo che legasse prima con Verity, invece va a legarsi con un umano dell’altro sesso.
Bhè, si ok Desi è timida, ma …cazzo Val hai visto Oliver? Lui è jinceruicecr figo, tua sorella ha una logica contorna, non mi calcoli nelle conversazioni, bene io mi isolo. Oliver non è il tipo che isola le persone.
Wow. Conosci meglio tu mia sorella che io!!
Certo che sei cogliona forte, sono la tua coscienza, io esprimo, traduco i tuoi pensieri contorni in lingua originale.
Sta zitta, che se non ci fossi io, non credo che ti divertiresti più di tanto.
Ohh, tranquilla. Di questo non mi son mai lamentata.
“Allora che materia avete, ora?” chiede, mentre mette le distanza da Oliver, avvicinandosi al suo armadietto dalla parte opposta alla nostra.
“Francese” rispose il biondo.
Tu Val?” lasciandomi un’occhiata, per poi tornare a mettere a posto i libri nell’armadietto.
Stavo giusto per rispondere a mia sorella, quando qualcuno, la urtò facendole sbattere la testa conto lo sportello del suo armadietto.
“Scusami tanto, piccola Miller”
Una ragazza bionda, tecnicamente era bionda tinta, sì fermò davanti a noi, il suo profumo mi otturava il mio olfatto, il suo viso era ricoperto di trucco, troppo, aveva una gonna abbastanza corta, una maglietta corta bianca, scollata, dove si intravedeva il reggiseno celeste imbottito –naturalmente. Indovina indovinello: la bionda tinta in questione è … rullo di tamburi: Ester. Eheheh non ci avreste mai pensato eh?!
“Che cazzo fai, bionda tinta?” sbotto, allontanandola da Desiree.
Ester, posa lo sguardo su di me sorpresa.
“Cavolo, scusa Miller, ho sbagliato gemella” rise.
Digli di cambiare spacciatore, per favore!
“Mi cercavi, mia cara amica?” dico sarcastica “Eccomi, cosa volevi?”
“Ero venuta a dirti che devi smetterla di rispondermi con quel tono da superiore” disse con tono duro. Pfff a confronto con il mio mi fa un baffo. “Tu qui non sei nessuno”
Accidenti, non mi sarei mai aspettata un linguaggio così duro da Ester, a quanto pare non gli vado molto a genio, che peccato, credevo nel più profondo del mio cuore che saremo diventante migliori amiche. Stavo per ribattere a tono, quando intravedo lo sguardo supplichevole di mia sorella del tipo ‘non fare cazzate’.
“Non scassarmi i coglioni, Ester. Io non ti ho fatto nulla, sei tu che mi cerchi a ogni cambio di lezione. Inizio a crede che tu abbia una cotta per me” dico sarcastica facendo ridere Desiree è Oliver.
“Ma scassarti i coglioni, è il mio hobby preferito” disse con aria superiore, avvicinandosi al mio viso.
Voleva per caso spaventarmi, no perché si da il caso che io stia cercando di non scoppiargli a ridere in faccia. Feci di tutti per trattenere le risate, ma ahimè, iniziai a ridere divertita, e lei mi fulminò è si allontanò di poco da mio viso, mi appoggia con una spalla al mio armadietto, con un sorriso strafottente sul mio viso.
“Sai, pensavo che il tuo hobby fosse passare la giornata a gambe aperte nel cessi della scuola” volsi uno sguardo in torno, è molti guardavano noi tre. Notai anche occhi verdi che fissava la scena, Oliver insieme a mia sorella cercavano a stento di non scoppiare a ridere. Molti risolini si sparsero in corridoio, e io sorrisi soddisfatta.
“Che cazzo hai detto?” sbottò irritata, per poi prendermi per le spalle facendomi combaciare la schiena all’armadietto. Nel momento esatto, incontrai gli occhi di mio fratello Torn, poco distante da occhi verdi, che mi fissava furioso.
Feci una smorfia, per poi allontanarla da me. “Senti ha capito bene, non fare la santarellina del cazzo. Puoi fare quello che ti pare, a me non importa un emerito cazzo di te. Quindi se mi faresti il favore di farmi raggiungere la classe, ti ringrazierei, è tu potrai andare a soddisfare i tuoi bisogni da puttana nei cessi” dissi soddisfatta. Le risatine di prima si trasformarono in risate, lei senza distogliere lo sguardo dai miei, tirò i libri per terra.
“Uuu. Davvero vorresti picchiarmi? Con quelle braccine?” disse sempre con il sorriso sul mio volto indicandogli le braccia esili. “Senti, è l’ultima ora di scuola” dissi sbuffando “ vorrei andarmene in classe, seguire una maledetta lezione di matematica, andare a mangiare è farmi una sana dormita fino a domattina. Rimandiamo la tua umiliazione a domani, che dici?” dissi incrociando le braccia sotto il seno.
“Ascoltami bene, brutta puttana, non ti permetto di usare questo tono con me, intesi?”
A quelle parole, la mia bocca si spalancò e i miei occhi si sgranarono. Ahhh benee, ma questa se le cerca proprio.
“Ah bene” dissi buttando i libri per terra, facendo una smorfia per poi prenderla per le spalle e spingendola verso gli armadietti. “Ascoltami tu brutta cuccia cazzi, azzardati a darmi di puttana un'altra volta, e dico solo un’altra volta, e ti stacco tutti quei capelli che ti ritrovi. Intesi?”
Lei sbiancò, poi raccolse i suoi libri e se né andò, mi volta verso Oliver, che mi guardava sbalordito, mentre Desiree mi corse incontrò è mi saltò addosso abbracciandomi.
“Tu sei la mia idola, cazzo!” mentre mi sbaciucchiava io scoppiai a ridere.
Vidi Torn è occhi verdi avvicinarsi, il primo con occhi chiusi in due fessure, come fa sempre quando è incazzato, l’altro gli camminava accanto con sguardo spento (?)
“Valerie” Mi richiamò con tono minaccioso il mio carissimo fratellone.
Sciolsi l’abbraccio con Desi, è gli sorrisi.
“Ehi bel fratellone, che si dice?” domandai cercando di sviare l’argomento che voleva aprire.
“Non ci casco, Valerie. Con me non funziona” disse. “Che cazzo ti passa per la mente? E una settimana che siamo in questa scuola, ed è una settimana che si parla di una piccola bionda che umilia tutte le volte la capo cheerleader. Devi smetterla di umiliarla, lasciala perdere. Non voglio che tu ti metta nei guai per colpa di quella. Intesi?”
Avevo gli occhi sbarrai e la bocca spalancata. Come poteva dire una cosa del genere? Mi conosce cazzo!
“Non è colpa sua Torn” mi difese Desiree, prendendo le mie parti.
“Non metterti in mezzo” sbotta senza togliere lo sguardo da me “Non devi sempre metterti dalla sua parte, solo perché è la tua gemella. Deve capire che questo atteggiamento la metterà nei guai, è nostro padre, se la prenderà con me”
“Non dici sul serio” farfuglio ancora incredule delle sue parole! Lui mi rivolse uno sguardo ancora più furioso. “Tu non sei con me quando lei e nei paraggi. Deve sempre rompermi i coglioni, io faccio finta di non calcolarla ma è lei che viene a cercarmi, ed è sempre lei a iniziare rompermi i coglioni. Se venivi dieci minuti prima, avresti visto che aveva sbattuta la mia gemella con la testa all’armadietto. Cosa dovevo dirgli, ohoh che simpatica, sicuro che diventeremo amiche per la pelle?” dico, usando poi un tono simile a Ester calcando le ultime parole. “Dovevo star a vedere come umiliava mia sorella, la mia gemella davanti a me?” dico alzando la voce. “Credevo che mi conoscessi Torn, lo sai che non mi piacciono le persone che fanno le superiori le ho sempre odiate, ma vedo che a te importi solo di far bella figura con papà, ma a me non me né può fregare di meno, Torn. Non deve sentirsi superiore a noi, solo perché è una cheerleader” sbotto incazzata.
“Tu invece potevi sentirti superiore nella vecchia scuola” disse, per poi sbarrare gli occhi, pentendosi a ciò che aveva detto. Quelle parole furono un colpo troppo forte per me, che sbarrai gli occhi incredula, sangue del mio sangue che …
“Che cazzo ti prende Torn? Levati di mezzo, và a farti un giro è non farti vedere finché non torni in te” sbradipa mia sorella, furiosa verso mio fratello.
Torn abbassò gli occhi, prima di rivolse uno sguardo di scuse a mia sorella, che non gli degnò di uno sguardo, uno a Oliver che lo guardava ancora confuso da tutto quello che era successo, e uno a occhi verdi che rimase lì, prima di andarsene.
Gli occhi mi bruciavano, volevo piangere, ma no! Non devo, io non devo piangere, non devo piangere!
Ti farà bene piangere Val! Sfogati! Non devi tenerti tutto dentro.
Sentii due braccia muscolose, stringermi a sé,Oliver mi stava abbracciando, non me lo feci ripetere due volte, mi strinsi a lui cercando di trattenere le lacrime.
Iniziò a calmarmi, nel momento che la sua mano mi accarezzava i capelli.
“Che succede qui?” una voce, mi arrivò forte a chiaro. “Signorina Miller, sta bene?”
Sciolsi l’abbraccio da Oliver, è asciugai le poche lacrime che erano uscite dopo aver perso il controllo.
“Nulla professoressa, ci scusi” dissi con la poca voce che mi ritrovavo. “Loro stavano andando in classe” continuai rivolgendo uno sguardo a Desiree , Oliver è a occhi verdi che non mi ero nemmeno accorta che era rimasto a guardare la scena.
“Signorina Miller, anche lei a lezione”
“Oh, è che non mi sento molto bene, andrò in cortile a prendere un po’ d’aria fresca”
“Va bene. Se ha qualche problema, in fondo al corridoio c’è l’infermeria”
m’informò. “Ora andate tutti in classe, signori miei” disse riferendosi ai tre.
I tre sé ne andarono, la preside mi fece un sorriso tranquillo è sé né andò. Presi un respiro profondo è uscì nel cortile.



Sciaooooooooooooooo belleeeee *____________*
Mi scuso per il ritardo :3
Avviso: Domani inizio la scuola, è visto che sono stata bocciata è dovrò ripetere l'anno mio padre mi da la possibilità di usufruire del computer solo il sabato è la domenica, cercherò in tutti i modi possibile di postare!! GIURO!! Tanto i capitoli sono già scritti, quindi dovrò solo postarli ... prima di lasciarvi al capitolo ...rigrazione le 10 persone che l'hanno aggiunta nelle seguite, 14 nelle preferite, e le 8 nelle seguite, e tutte coloro che hanno recensitoooo *__* GRAZIEEE!!
Bene vi lascio al capitolo, spero che vi piacciaaaaaaaaaaaa >.<


BACI BACIETTI BACIONI ... LA VOSTRA POLIIIIIIIII :3

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Capitolo 4
*** 4 Capitolo ***


Sciaoooooooooooo belleee, visto che il mio pc stasera fa gli affari suoi, e non voleva farmi scrivere questa nota in fondo al capitolo, la scrivo qui. Beh, sono riusciuta a postare il 4 capitolo molto prestooo VIVA MEEE oook ...dovrò cambiare spacciatore! Visto che lo postato, e stanotte alle quattro mi devo svegliare per andare a scuola, vi lasciooo leggere il capitolo tranquilli tranquilli!! Ciaooooo belliii, spero che vi piacciaaaaaa ... fatemi sapere ;) GRAZIE A TUTTI PER LE RECENSIOENI :3

BACIII POLIII! :3


Uscita nel cortile, un silenzio mi avvolse, la pioggia accompagnava i mille pensieri ha ritmato lo scendere delle lacrime, ha preso per mano il mio sorriso e ha fatto compagnia ai miei respiri. Gocce dopo gocce, cadevano su di me, dandomi quel senso di essere bagnata dall’acqua. In mezzo al vuoto quel ticchettio riempiva silenzio, emozioni, e facevano compagnia alle mie lacrime. Da piccola, quando pioveva, mi chiudevo in camera, a contare quante gocce cadevano, ascoltando quel rumore, cercando di capire se era in arrivo una pioggia lieve o un temporale. E quando ero arrabbiata potevo cedere tutta la mia energia alla pioggia, affinché piangesse con me. Mi sedetti sotto un albero nel cortile della scuola, ancora in lacrime. Torn che mi ha rinfacciato tutto quello che ogni santissimo giorno cercavo di dimenticare. Poggiai la schiena al tronco dell’albergo è rimasi da sola ad occhi chiusi a piangere. Quando li riaprì, trovai l’ultima persona che credevo potesse venire. Occhi verdi.  
Era davanti a me, posava il suo telefono in tasca e con l’altra si portava la sigaretta alle labbra.
“Arrabbiata?” chiese buttando fuori il fumo, che scomparve nell’aria. Mi asciugai in fretta le lacrime e alzai le spalle, mi fissò poi si sedette accanto a me. Lui sospirò, prendendo boccate dalla Malboro che aveva appoggiato alle sue labbra. Rimanemmo in silenzio, io continuavo a cercare di reggere le lacrime, con il viso rivolto verso di lui, che osservava gli altri alberi. Quando aprì del tutto gli occhi, dopo aver cacciato via le lacrime, lo osservai immerso nei suoi pensieri, rimasi a studiare i particolari del suo viso così bello. Gli occhi, di un color verde, capelli castani scuri erano assolutamente perfetti, sistemati con la gelatina sui lati e folti sul davanti, tirati su in un ciuffo che lo rendeva incredibilmente sexy. Mi fa venir voglia di immergerci una mano, per sentire se fossero così morbidi come sembravano. Le sue labbra erano la tentazione, in persona, erano fatte per essere baciate. Erano semiaperte, quasi come volessero invitarmi ad entrare con la lingua, si girò verso di me con un sorrisetto tra lo sghembo e il malizioso. Portò la sigaretta alle labbra, ma prima che potesse aspirare, la portai alle mie labbra e aspirai, sentendo il sapore delle sue labbra. Dopo aver fatto tre o quattro tiri, mi tolse la sigaretta dalla bocca, spegnendola per poi lanciarla poco più lontano da noi. Si avvicinò e fece sfiorare le mie labbra con le sue. Erano morbide e calde, ma volevo di più. Mi schiacciò al tronco dell’albero, puntando le mani ai lati dei miei fianchi, mi toccò il labbro superiore con la lingue, chiedendomi il permesso. Non so cosa mi successe ma lo assecondai. Sarei morta, dio baciava così bene! Chiusi gli occhi per godermi il bacio, portai una mano sulla sua nuca, infilandosi tra i suoi capelli bagnati. Sento il suo corpo avvicinarsi, sentendo i nostri vestiti bagnati premere con più forza sul mio, facendomi sorridere. La pioggia cadeva su dio noi, mentre la sua lingua giocava con la mia, mentre le sue mani dai lati dei miei fianchi si spostano tra i miei capelli bagnati, che stringe con forza spingendo il mio viso verso il suo per approfondire di più il bacio. Gli morsi il labbro e lo sentii gemere, sorrisi sulle sue labbra. Cavolo stavo baciando un perfetto sconosciuto! Ma che mi salta in mente. Il bacio venne interrotto per un mio morso troppo violento. Gemette di dolore, distaccandosi la bocca dalla mia portandosi una mano al labbro, ove era evidente una macchia rossa.
“Che cavolo ti è preso?” sbottai, tastandomi le mie labbra gonfie, alzandomi.
“Che c’è non ti è piaciuto, il mio bacio da maestro?”  ammicca, rimanendo seduto con le spalle al tronco che sorrideva tranquillo.
“Da maestro, non esagerare. Ne ho avuti dei migliori” lo sfotto e inarca un sopraciglio, scettico alla mia costatazione.
“Non ti è dispiaciuta baciarmi, mi sembrava” ammicca con il suo solito sorrisetto malizioso.
“Nemmeno a te, a quanto ho potuto costatare” ammiccai, strafottente.
 Si alzò tranquillo, accendendosi una sigaretta.
“Non ho mai detto il contrario”
“Cosa intendeva Torn?”
chiese d’un tratto, facendomi irrigidire, gli tolsi la sigaretta dalle labbra e feci un tiro.
“Non sono affari tuoi” dissi con tono tagliente, fissandolo.
Mi restituì uno sguardo sorpreso, poi scrollò le spalle. L’osservai per pochi secondi e senza nemmeno salutarlo iniziai a incamminarmi per il vialetto del cortile. Tempo pochi minuti, me lo ritrovai a camminare al mio fianco.
“Che vuoi da me? Non so nemmeno il tuo nome!” sbottai furiosa, girandomi verso di lui.
“Oh, è vero. Piacere sono Matthew” disse tendendomi la mano. 
Inclinai la testa, e strinsi la mano, poi inizia a comminare con lui al mio fianco. Rimase in silenzio tutto il tempo.
“Sin da piccola, ho sempre sognato di entrare in un gruppo di cheerleader” iniziai a raccontare rivolgendo lo sguardo a Matthew che mi rivolse un sorriso. “Arrivata in seconda superiore, riuscì a entrare nel gruppo, ero su di giri non potevo crederci, era tutto quello che avevo sempre voluto, iniziai a frequentare le ragazze del gruppo, iniziai ad avere un atteggiamento poco corretto a scuola, a casa, e per essere adorata dalla capo cheerleader iniziai a fare ciò che voleva lei” trovai una panchina ove mi sedetti seguita dal moro. “Iniziò a dirmi che per essere una vera e propria cheerleader, dovevo smettere di studiare, eliminare i miei jeans e le mie felpe sostituendole con divise striminzite o con magliette scollate e jeans attillati, sciolsi i buoni rapporti che avevo con mia sorella, non volevano che le parlassi, visto che lei è molto più timida, perfetta, precisa, sa quello che è giusto è quello che non è giusto. Io sono quella che prende tutto alla leggera, non penso a cosa potrebbe succedere dopo. Così iniziai a non parlare più con mia sorella, l’uniche cose che dicevamo erano buonanotte è buongiorno, inizia a dover uscire con loro in discoteche, mi presentarono un giocatore di football, Kayl, con cui mi fidanzai, era un bel tipo, mi affezionai è”
T’ispira così fiducia, questo perfetto sconosciuto, che sei decisa a raccontargli quell’altro?
“è nulla! Poi lo lasciai perché ..mi tradì. Si” dissi infine, sotto il suo sguardo interrogativo. Mi osservò per dei secondi poi annui è si lasciò sfuggire .. noo non farlo! No! Un sorriso. Ok, il mio cervello ora è da cambiare!
“Deduco che tu non mi voglia dire la verità, ma apprezzo che tu ti sia fidata di me, fidata un perfetto sconosciuto!” specifica.
“Perfetti conosciuti, prrr” dissi, facendo una smorfia. “Non so molto, ma so che ti piacciono i morsi” ammiccai, ridacchiò debolmente lui. Io risi e mia volta, poi sospirai.
“E tuo fratello cosa centrava in tutto questo?” chiese all’improvviso.
M’irrigidii, è lui sé né accorse. “Lui, mi avvertiva ogni giorno dei miei cambiamenti, cercava in tutti i modi di farmeli notare, ma io ero troppo ammaliata da questa nuova me che non ascoltavo nessuno, per me era tutto giusto, mia sorella non mi rivolgeva la parola, e i miei” presi un respiro profondo. “Mia madre, sapeva che prima o poi avrei capito cosa era davvero giusto, mentre mio padre, beh, lui era troppo impegnato a pagare le mie cazzate” dissi infine, ricevendo uno sguardo confuso dal moro. “Sono stata più volte portata in caserma, per stronzate che facevamo, ecco!” dissi sbuffando sorridendo.
Per un momento mi guardò sorpreso, poi il suo volto si trasformò in un ghigno divertito.
“Ci mancava una ragazza come te, in questa scuola” affermò sorridendomi.
“Dovrei prenderlo come un complimento?” domandai scettica.
Non potrai mai saperlo” E sorrise soddisfatto.

Continuammo a camminare per il cortile della scuola, sotto la pioggia, senza una meta precisa, fregandocene altamente di essere bagnati fradici, e rischiando di avere una terribile influenza, poi iniziò a piovere molto più forte, e decidemmo di tornare nei corridoi della scuola. Una gomitata su un fiancò mi fece sussultare, girai di scattò lo sguardo verso Matthew che se la rideva, in risposta gliene tirai una nelle costole che lo fece gemere di dolore.
“Che cazz … mi ha sfracassato una costola, ragazzina” farfugliò, lanciandomi un occhiata omicida.
Feci un misto tra una smorfia e di uno sbuffo divertito.
“Oh, come sei delicato, caro”scherzai ridendo, facendogli spuntare un ghignò malizioso sul viso.
Guai in vista Val. Scappa. Mettiti in salvooo!
Non feci in tempo a fare un passo, che una mano mi afferra per il polso trascinandomi con sé, nel bagno dei ragazzi.
Guardo Matthew con gli occhi sgranati liberandomi dalla sua presa.
“Che diavolo hai in mente, moretto?” esclamo divertita.
Tempo di finire la frase che mi ritrovo con le spalle al muro, portando una mano sul mio fianco, che stringe con forza, mentre l’altra la appoggia nelle mattonelle al lato della mia testa, schiacciando il suo corpo sul mio, facendomi sussultare. Dio, non può avere questo effetto su di me! Sento le sue labbra, calde è morbide, muovesi sensuali sul mio collo. Oh, cazzo!
Potrei perdere, il poco autocontrollo che mi è rimasto, insomma, sentire il suo torace forte stretto al mio seno fa un certo effetto, per non parlare del movimento febbrile della mano che raggiunge l’altra sui miei fianchi, facendo scontrare i nostri bacini con forza. Lascia dei baci umidi, nell’incavo nel mio collo, perdendo completamente il controllo, porto le mani corrono sulla sua nuca, infilandosi nei suoi morbidi capelli.
“Ma..tthew”  ansimo come se fossi un’adolescente alle prime armi, facendogli schiacciare ancor di più il suo corpo al mio. Merda, Valerie riprenditi, cazzo! Inizia a lasciare dei baci dal mio collo all’angolo delle mie labbra. Porta una mano sulla fine della mie schiena, facendomi poi allacciare le gambe ai suoi fianchi, non riesco nemmeno a capire ciò che stesse succedendo che si tuffa sulle mie labbra, schiacciando la mia schiena al muro. Inizia dapprima, un bacio passionale, nel quale le nostre labbra si cercano, ansima sulla mia bocca, nel momento in cui porto le mani sotto alla sua maglia accarezzandogli i muscoli.
“Non saprò controllarmi, se continui” ansimò sulle mie labbra, portando le sue mani ad afferrare i miei polsi e togliendole da sotto la sua maglietta, per poi rituffarsi sulle mie labbra, giocando con la mia lingua in una corsa erotica.
“Signorino Walker.” Una voce ci portò alla realtà.
Sbarriamo gli occhi terrorizzati, cazzo con tutti i professori che ci sono in questa scuola, doveva venire per forza il professor Robinson!?
“Si, professor Robinson?” chiese ancora ansimante il moro, mentre mi trascina velocemente in un bagno, facendomi sedere sul water.
“Walker, è già trenta minuti buoni che la professoressa Hall la sta cercando” la voce del professore era ormai in bagno.
Matthew mi cercò con lo sguardo, come per chiede aiuto, io alzai le spalle.
“Oh, è che credo di aver magiare qualcosa di ..” lasciò la frase in sospeso.
Vederlo così, come se fosse in imbarazzo, mi divertiva, così portai le mani sotto la sua maglietta, accarezzandogli i muscoli, lasciando dei piccoli baci nell’incavo del suo collo facendolo ansimare. “Credo ..qualcosa .. che mi ab..abbia fatto ..male, ecco” ansimò cercando di allontanarmi con le mani.
“Non sarebbe meglio andare in infermeria?” chiede innocente il professore.
Rido divertita sul suo collo, disegnando cerchi con le dita su i suoi addominali, facendolo nuovamente ansimare.
“Ho la … mia … medicina” ammicca in fine, facendo incontrare le nostre bocche.
“Beh, si rimetta presto Signor Walker” si preoccupò il professore.
Gli morsi il labbro, facendolo gemere di dolore, poi tornò a cercare le mie labbra.
“Spero il più tardi possibile” ammicca nuovamente, leccandomi il labbro inferiore.
Sentimmo il professor chiudersi la porta dietro, ciò portò Matthew ad approfondire il bacio, che io non gli permisi.
Mi staccai lentamente, come se fosse una tortura, dalle sue labbra, cercai di allontanarmi del tutto da suo corpo, ma le sue mani mi tennero stretta al suo corpo, cercando invano di avvicinare il suo viso al mio.
“Te ne stai approfittando un po’ troppo, non credi?” dico, facendo segno con l’indice e il pollice.
“Tanto quanto te, cara” ammiccò, cercando ancora di avvicinare il suo viso al mio, e avendo molta più forza di me, mi schiacciò dall’altra parte della parete del bagno, e fece incontrare di nuovo le nostre lingue in una danza-corsa erotica.

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Capitolo 5
*** 5 Capitolo ***




SCIAOOOOOO *_____* MUAHAHHAHAHHAAH ANCORA NIENTE COMPITI IN VISTA, QUINDI FINCHE' LA TORTURA NON INIZIA DEL TUTTO, IL PC E' ANCORA IN MIO TOTALE POSSESSO. IL MIO TESSOOOORO! Oooook, basta, la smetto! Capitolo 5 aggiuntooo, spero che vi piacciaaaa tanto tantoo :3
GRAZIE A TUTTE PER LE RECENSIONI, E TUTTE COLORO CHE LE HANNO AGGIUNTE NELLE PREFERITE/SEGUITE/RICORDATE! 
1...2...3....VIA CON LE RECENSIONI ...IT'S GO!!

VI SALUTO BELLEZZE,  MI FIONDO NEL MI LETTINO, CHE MI STA RICHIAMANDO!! NOTTE NOTTUCCIA!!

Baci _Poli! :3




Tornati a casa, io è Desiree non rivolgevamo parola a Torn, che se né stava sul divano a guardare il soffitto, assorto da chi sa quali pensieri.
“Che faccio? Glielo chiedo?” la voce, di mia sorella mi porta alla realtà.
“Cosa?” farfuglio confusa alzando un sopracciglio.
“Che hai Val, sei strana oggi” osserva lei. “Dove sei stata tutto il tempo, l’ultima ora? Ho chiesto alla professoressa Evans, di andare in bagno per venirti a cercare, ma non ti ho trovato da nessuna parte” continua.
Era a pomiciare, la signorina qui tutta tranquilla!
Tutta tranquilla? Scherzi? Dimmi quando mai ho baciato qualcuno senza nemmeno sapere il suo nome?!
Devo ricordarti cosa facevi in discoteca, nella vecchia scuola?
No, grazie!
Ma non ti ho mai vista assecondare ogni movimento con un ragazzo così spontaneo e sensuale, se no con Matthew.
Oddiooo!! Ma tu non hai niente da fare, invece di tormentarmi?
Ho sempre voluto fare la psicologa, sai? Ma tu sei un cliente, da richiudere è buttare la chiave, cara. Hai dei pensieri, che sembra giocare al sudoku.
Non commento!
“Valerie?” mi riporta nuovamente alla realtà mia sorella, alzò lo sguardo verso lei, sorridendo sforzatamente. “Ti sei rinchiusa nei tuoi pensieri, contorti è ti ci sei persa?” rise lei.
Ma che cavolo hanno tutti con i miei pensieri? Ma che ne sanno?
“Scusa, pensavo a mamma è papà” mentì ricevendo un’occhiata indagatoria dalla bionda. “Quando tornano da lavoro? Sai, io vorrei mangiare” continuai sorridendo, cercando di cambiare argomento.
Ma una voce, arrivò alle mie orecchie che mi fece irrigidire.
“Se volete, cucino io stasera” annunciò, sorridendo debolmente.
Venni presa da una rabbia improvvisa, chiusi il libro di Biologia e mi alzai.
“Dove vai Val?” chiese con tono pacato Torn, fermandomi per il polso.
“Valerie” dissi soltanto. “E’ non mi toccare” continuai, dimenandomi dalla sua presa, che non esitava a lasciare.
“Possiamo parlare?” chiese.
“No” con tono secco, con un movimento a lui sfuggito riuscì a liberarmi dalla sua presa, posai il libro di Biologia nello zaino all’entrate, presi la felpa che era sull’attaccapanni, e feci per uscire.
“Dove vai, Val?” domandò mia sorella.
“Non avevi fame?” domandò Torn, posando lo sguardo su di me e sul pavimento.
“Mi è passata improvvisamente la fame, qualcuno ha un comportamento a me, assai rivoltate” dico fissandolo con rabbia.
Afferrai  felpa, chiavi della macchina e cellulare, è senza ascoltare le proteste di mia sorella, uscì di casa.
In macchina, mandai un messaggio a Olive.

Ehi biondino, hai tempo libero per la tua biondina preferita? xoxo


Nemmeno il tempo di posare il cellulare sul sedile accanto che s’illuminò.

Meglio che studiare storia, sicuramente. <3 vengo a prenderti?


Misi in moto, e parti verso casa di Oliver, mandandogli un messaggio per avvertirlo.
 
Eravamo al parco, da ben venti minuti buoni, è Oliver non faceva altro che leccare il contorno del gelato che ogni due per due gocciolava.
“Val possiamo sederci? Non posso fare due cose contemporaneamente! E’ logicamente impossibile per me” esclamò, facendomi ridere.
Ecco perché l’avevo chiamato, sapevo che è l’unico a trasmettermi tranquillità. Lo seguii verso una panchina, in silenzio.
“Stamattina volevo seguirti in cortile, ma tua sorella mi ha violentemente trascinato in classe dalla Evans” raccontò, facendosi sfuggire un sorriso, puntando il suo sguardo su una pallina di carta vetrata che si trovava davanti ai nostri piedi.
“Ti piace?” domandai seria.
Lui alzò lo sguardo è scrollo le spalle. “No” rispose. “Cioè avrà più di quarant’anni” continuò poco dopo, scoppiando a ridere, con me di seguito.
Mi piegai in avanti, da quanto stavo ridendo, è si sa, appena Valerie Miller inizia a ridere è difficilmente difficile farla smettere, ma dopo aver preso un paio di respiri profondi, gli diedi un piccolo schiaffo sulla spalla.
“Dai, lo sai di chi parlo” dissi infine, tornando con immensa difficoltà seria.
Ma stiamo parlando della mia gemella, farei di tutto.
Oliver mi sorrise, poi tornò con lo sguardo sulla pallina di carta vetrata.
“Si. Credo di si” rilevò facendomi sorridere. “Ma ho paura” esclamò, facendo sparire quel sorriso che mi contagia tanto dal suo volto, ora perso tra i suoi pensieri.
“Di cosa hai paura? Desiree non è cannibale” la buttai sul ridere.
“Con lei faccio un passo avanti, è lei ne fa cento indietro. In classe alcune volte senza farlo a posta, rimango a fissarla per i suoi modi di fare, è così perfetta in tutto. Il suo modo, di cercare in tutti i modi di non essere al centro dell’attenzione, quel suo modo di evitarmi” prende un respiro profondo. “Non lo so, è l’unica ragazza che mi evita, con ciò non voglio dire che me la voglio spassare, ma se do attenzioni a una ragazza, quella fa di tutto per venirmi incontro, ma invece Desiree, è impossibile. Non le interesso” disse serio, portando il suo sguardo sul parco davanti.
L’osservai per pochi secondi poi scossi la testa. “Gli interessi” confessai, facendolo sobbalzare sul posto, ciò mi fece sorridere ancora di più. “Conosco mia sorella. Fa finta che ti è indifferente, ma tu non la vedi in classe come ti osserva è ..”
“Io la osservo, lei neanche mi guarda”
m’interrompe lui.
“Non quando la guardi tu” dico incrociando i suoi occhi illuminati. “L’altra volta sono dovuta stare cinque minuti buoni a picchiettargli su una spalla di smetterla di fissarti, ma era troppo assorta dal tuo sexy appeal” continuai facendo una risatina.
Lui mi sorrise è afferrò il mio viso tra i palmi delle sue mani, ricavando le mie labbra a forma di pesciolino.
“Non mi prendi per il culo, vero?” domanda, sorridendo.
Cerco di scuotere la testa, ma la sua presa era davvero di ferro.
“No” farfuglia facendolo sorridere, ancora di più.
“Oddio, io ti adoro Val” disse sciogliendo la presa da mio viso, sobbalzando in piedi.
Oliver aveva confessato chiaramente quello che provava con mia sorella, così decisi di confessare anch’io qualcosa, che di raccontarlo a mia sorella non se ne parlava, si lei sa tutto delle mie pomiciate, ma di uno che si presenta dopo? Mai.
“Ho baciamo Matthew” dichiarai.
Il suo entusiasmo sparì in un paio di secondi, rimanendo in piedi immobile a fissarmi sconcertato.
“Ben quattro volte” continuai.
Dopo non so quanto tempo, Oliver sbatte le palpebre poi torno a sedersi accanto a me, ancora sotto shock.
“Tu hai baciato Matthew Walker?” domandò ancora incredulo, indicandomi.
“Cioè lui mi ha baciata, ma il problema è che io non lo respinto nemmeno una volta, è come se lui riuscisse a saltare dall’altra parte del muro che mi sono costruita in un anno” inizia a parlare senza guardarlo negli occhi, lasciando infine un respiro profondo. “Non riesco a controllarmi, è così mi ritrovo ad assecondarlo, è la cosa stranamente mi piace!” puntai infine gli occhi sul biondo.
Il suo sguardo erano puntati su di me, poi prese un respiro profondo è parlo:
“Non conosco molto Matthew, ma so che reputazione ha nella scuola. E’ il classico sono-figo-solo-io-e-me-la-posso-tirare Walker” dice con tono di voce pacato, facendomi sentire usata. “Ma ha quanto ho visto è molto amico di tuo fratello è puoi ..”
“No” lo interruppi seccata. “Non ci pensare nemmeno, preferisco non sapere niente che parlare con quello stronzo”
Oliver sospirò esasperato, è sbuffò. “Sei testarda” osserva nuovamente.
“Testarda, permalosa, lunatica, ostinata .. me lì hai già detti tutti” dichiarai tra il serio è il divertito.
Rise. “Tuo fratello ti vuole bene, lo sai. Ha detto quelle cose perché era arrabbiato, non voleva di certo far riaffiorare il tuo passato oscuro”
“Si certo” dissi sarcastica. “Possiamo cambiare argomento, sai sono le sette è mezza” osservando l’orologio.
“Sette è mezza? Cazzo!” urlò isterico.
“Che cazzo urli? Non avrai dimentico un appuntamento con l’estetista?” risi alla mia battuta squallida.
Il biondo mi fulminò sul posto. “Peggio, avevo dimenticato che alle sette dovevo andare a fare da baby-sitter a mio cugino. Mia madre potrebbe uccidermi” esclamò. “Beh, io vado. Ci vediamo domani a scuola” urlò correndo via dal parco. Restai pochi minuti a guardare il parco vuoto, poi decisi e m’incamminai verso il parcheggio, dove era parcheggiata la macchina mia e di mia sorella. Entrai in tenta a tornare a casa, ma la macchina sfortunatamente non partii, guardai dove segnava la benzina ed era con ancora mia sfortuna rosso. Merda! Il parco è dall’altra parte della città. Merda! Un ticchettio al mio finestrino, mi fece sussultare, è l’ultima persona che avrei avuto vedere era lì che mi sorrideva malizioso. Scesi dalla macchina, con una smorfia che lo fede sorridere di nuovo.
“Ha problemi con il tuo giocattolino, dolcezza?” domanda fissandomi da capo a piedi, soffermandosi sulle mie gambe. Abbassai lo sguardo sul mio corpo, ricoperto da dei jeans chiari attillati, e una maglia di lana color acqua, non avevo nulla di strano.
“La smetti di fissarmi? Mi dai su i nervi!” sbottai, incrociando le braccia sotto al seno.
“ Hai delle gambe da urlo, è impossibile smettere di fissarle” se ne esce fuori, bello come l’estate, facendomi spalancare gli occhi abilita
“Che vuoi da me?” domandai seccata.
Lui alzò lo sguardo, facendo incrociare i nostri occhi.
“Non eri così scontrosa stamattina, anzi mi sembravi molto vogliosa” fece una pausa, soffermando il suo sguardo nuovamente sulle mie gambe. “E’ ti facevi fare molto di più che guardarti solamente” ammicca spudoratamente.
“Un attimo di debolezza” farfugliai.
Non dirmi che sei imbarazzata! Non può essere, amica mia tu sei Valerie Miller, la ragazza che non arrossisce.
“Momenti di debolezza, dici? Mah, forse nel cortile, ma nel bagno dei ragazzi eri tutto forche debole, dolcezza
“Tu mi sei saltato addosso”
ribattei, innervosendomi.
“E tu non ti sei tirata indietro” ribatte lui, sorridendo soddisfatto. “Dai andiamo, ti riporto a casa” continua, fissandomi per pochi secondi, poi s’incammina, poco più lontano dal parco.
Guardo la macchina, poi rivolgo lo sguardo al moro, anche se mi sta alquanto antipatico, ma è così tremendamente sexy io …
Che cazzo stai dicendo? Torna in te, Val! Lui è il nemico. Lui è come Kay, stagli alla larga.  
“Allora, vieni o no? Ringrazia che ti voglia accompagnare a casa è che non ti lasci qui, quindi usa quelle gambe da dio, che ti ha fatto madre natura ed entra in macchina”
Che vuoi che sia, è solo un passaggio a casa!
Le ultime parole, famose!

 

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Capitolo 6
*** 6 Capitolo ***





Ancora per un non so quale arcaioco motivo, il mio pc non mi faccia scrive a fine capitolo è un mistero!!!!
Comuuunqueeee ... SCIAOOOOOOOOOOOOOOO!! Eccomi di nuovo ad aggiornare un nuovo capitolo, la mia opinione? Bah, potevo fare di meglio, ma per oggi avevo pocaaa fantasia!! Ma spero che a voi vi piaciaaa e che recinsieate!! GRAZIE A TUTTE COLORO CHE HANNO RECENSITO, E SCUSA A COLORO CHE NON HANNO AVUTO UNA RISPOSTA. Non ho molto tempo quindi entro solo per aggiornare, ma state sicure che le vostre recensione le leggo è mi rendono incredibilmente HAPPY :3 Scusate, se ci sono errori ortografici!!
Beh, io scappo a letto, che senno domani nemmeno con le cannonate alle cinque mi sveglioo!! Parlando di scuola, com'è andato il vostro?!?!?! :D


Alla prossima, baciiii _Poli:3



Lo segui fino alla sua auto, mi accorgo di essere di fronte a un suv bmw nuova di zecca, nera.
“Beh, ti fa tanto ragazzo cattivo, mi aspettavo più una ferrari, una posh, né sono alquanto delusa” dissi sarcastica.
Lui ridacchiò è molto galantemente mi aprì lo sportello dell’auto.
Cazzo, l’interno era molto bella, esattamente come mi l’ero immaginata. Tutto intonato al color nero.
“Ma tu guarda che bel giogliellino”
Ridacchiò, rimanendo per qualche secondo appoggiato allo sportello aperto, poi salì dalla parte del guidatore. Poggiai le piedi sul cruscotto, aprì il finestrino per far entrare aria, appoggiai la testa al seggiolino respirando l’aria pulita, è fresca. Voltai lo sguardo verso il guidatore, che oggi era particolarmente silenzioso, così decisi di stuzzicarlo. Accessi la radio, iniziando a far zapping con la radio, cercando la canzone che sicuramente lo avrebbe fatto infuriare.
Quale uomo, non si infurierebbe ad essere obbligato ad ascoltare I Tokio Hotel? Nessun problema contro quel gruppo, anzi se hanno fan vorrà dire pur qualcosa, sarà che io non ci capisco niente della loro musica, ma io non giudico. Ognuno ha i suoi gusti. Continuo a far zapping, sotto lo guardo curioso di Matthew, trovata schiacciai play per dar inizio a una nuovo battibecco. No, che mi piaceva battibeccare con lui, ma non sono il tipo che ama molto il silenzio, dovrò pur far qualcosa durante il viaggio.
“Certo che hai dei gusti al quanto strani, dolcezza spiegò facendo una smorfia disgustata.
Ridacchiò. “Oh, ma allora parli. Credevo che ti avessero mangiato la lingua” scherzai.
Mi rivolse un ghignò malizioso. “Non ti darei mai questo dispiacere, dolcezza ammiccò spudoratamente lo stronzo, con tono provocante.
Spalanco la bocca sorpresa, poi tiro fuori un sorriso furbo. Sa stare al gioco, sarà molto divertente.
“Che gesto ammirevole” esclamò divertita. “A me faresti solo un favore” 
Vidi il suo sguardo chiudersi in due fessure, poi sorrise. “Farò finta di crederti, dolcezza dice, sottolineando l’ultima parola.
Alzai gli occhi al cielo, feci per ribattere, ma Walter aveva preso la direzione opposta a casa mia, girando a destra.
“Non posso credere che tu non sappia ancora distinguere la sinistra dalla destra!” esclamai.
“Non ti sto accompagnando a casa, dolcezza” mi svelò.
Spalancai gli occhi, furiosa. “Dove cazzo mi stai portando, di grazia?” dissi, cercando di avere un tono amichevole.
“Ho fame, quindi andiamo dal McDonald”
Sbuffai. “La cosa è al quanto semplice Walter, potevi accompagnarmi a casa è poi potevi andare tranquillamente a mangiare, senza far incazzare la sottoscritta” dissi, cercando ancora di avere un tono tranquilli, ma la risata del moro, mi fece ricredere. “Dai fammi scendere, casa mia è qui vicino, posso andare a pieni”
Il moro sembrava non ascoltarmi nemmeno. Continuava a guidare con il suo sorriso divertito, che era tremendamente sexy.
“Cazzo, Walter sei sordo? Fammi scendere” urlai esasperata.
“Guarda” esclamò ad un certo punto indicando il Mc. “Siamo arrivati”  
Parcheggio, e scese dall’auto, io rimasi seduta comodamente sul sedile del passeggero. La porta si spalancò, il che mi fece incazzare di più.
“Non entrò con te in un McDonald. Ora va dentro ordina cosa ti piace, e mi riporti immediatamente a casa” sbottai, sotto il suo sguardo divertito.
“Non credo proprio. La serata si svolgere molto diversamente.” Spiegò con tono provocante. “Io e te entreremo al Mc, mangeremo, farai finta di apprezzare la mia presenza, e se hai fatto la brava forse, è sottolineo forse, avrai un mio passaggio fino a casa” continua, facendomi saltare i nervi.
Sorrisi. “A una condizione. Paghi tu” lo minacciai sorridendo soddisfatta.
“Solo se ti muovi” disse entrando al Mc, gli corsi immediatamente dietro.
 
Cercai di fare far finta che fossi felice di entrare al Mc, con accanto Walter, che sorrideva soddisfatto. Lasciai vagare il mio sguardo all’interno del negozio, dove incrociai lo sguardo di un gruppo di ragazze che mi stavano fulminando, è ricordai che frequentavamo la mia stessa scuola. Merda! Ora tutti penseranno che ci provi con Walter!
Da quando ti interessa, quello che dicono gli altri?
“Walter” sussurrai, facendolo voltare verso di me. “Il tuo fan club mi sta fulminando, potrei …”
“Potresti lasciarle perdere, è parlare con me”
m’interruppe lui, sorridendo, mente ci sedavamo in un tavolino, poco distante dai membri del fan club. Sorrisi a mia volta. E’ vero, non me ne deve fregare niente degli altri.
“Ok, le lascerò perdere. Ma non parlerò con te, inteso?” dissi minacciosa, incrociando le braccia al seno.
“Voglio fare conversazione con te” disse semplicemente.
“La cosa non è reciproca, se l’invito è una minaccia” ribattei ridacchiando. Walter fece cenno al ragazzo che serviva ai tavoli. Un gran bel pezzo di ragazzo, avrà al massimo vent’anni?! Wow.
“Cosa vuoi mangiare?” chiese Walter, mentre mi mangiavo il ragazzo con gli occhi.
“Cosa vi porto?” domando, sorridendomi. E che sorriso, cazzo!!
“Io prendo un Mc chicken” ordinò per se.
“Certo” disse scrivendo sul block notes. “Per te, cosa porto?” mi chiese sempre con quel sorrisetto. Ora mi sciolgo!
Scossi la testa, per riprendermi e gli sorrisi. “Un Big Mc, grazie tante” sorrisi, è lui segno la mia ordinazione sul block.
“E’ due coche, grazie” ordinò Walter.
“Arrivano subito” disse, poi si diresse al bancone.
Rimasi a fissarlo, ma una mano mi fece tornare alla realtà.
“Sei a cena con me, se non erro” disse con la mascella serrata.
“Sono venuta, sotto minaccia. Se non erro” lo scimmiottai, facendolo ridacchiare.
“Mangi sempre così abbondantemente?” domandò fissandomi.
“Minacci sempre tutte le ragazze, con cui vuoi mangiare?” lo sfottei, ridacchiando.
“Oggi eri molto più simpatica”
Ridacchia, è lui mi segui a ruota. Il gran bel pezzo di ragazzo si avvicinò al tavolo è mi appoggio un vassoio con il mio bel Bag Mc è una coca grande, stessa cosa con Walter.
“Grazie” dissi soltanto.
Aprì il mio Bag Mc, è gli dieci un morso che agli occhi degli altri potrebbe essere intrapreso che io non mangiassi mai. Alzi lo sguardo è notai Walter che mi fissava con occhi spalancati, e il un Mc chicken a metà percorso dalla sua bocca.
“Wow. Sempre un affamata” osservò infatti, lui.
“Ho fame, che vuoi?” dissi, dando un altro morso al panino.
Abbassai lo sguardo, è notai un piccolo foglietto sotto alla mia coca cola.
Presi il pezzo di carta tra me mie mani e lessi una serie si numeri. C’era scritto il suo numero di telefono, è il suo nome: Ryan.
“Cos’è quello?” domandò il moro, facendomi saltare sul posto.
Alzai lo sguardo, cercando Ryan nel locale, è lo trovai appoggiato alla parete, intento ad aspettare le prossime ordinazioni, da portare, che mi fissava sorridendo. Gli sorrisi, è mi scrocchiò un occhiolino, per poi continuare a fare zapping tra i tavoli.
“Ti ha lasciato il suo numero?” disse con tono sbalordito, Walter.
Piegai il foglietto e me lo misi in tasca, poi tornai a mangiare il mio panino.
“Non sei l’unico che ha un fan club, Walter.” Continuando a mangiare, lanciando un’occhiata a Walter che aveva appena alzato gli occhi al cielo.
“Rimorchia ragazze già occupate, però” borbotta, bevendo la sua coca cola, senza togliere lo sguardo dai miei occhi.
Feci una smorfia contrariata. “Non sono occupata, è posso fare ciò che mi pare” misi in chiaro.
“Dico soltanto, che ci ha visto insieme, ma ti ha lasciato il suo numero. E’ se fossimo fidanzati? Non sarebbe uno squallido modo di rimorchio?”
“Ma non siamo fidanzati, quindi è un tenero modo di rimorchio”
lo punzecchiai, lui alzò gli occhi al cielo e gli sorrisi. Presi un altro sorso di coca cola, e diedi un morso malizioso, provocante al panino. Lo vidi spalancare gli occhi e poi scuotere la testa. Prese il mio panino e ne mangiò più della metà, lasciando a me gli ultimi due morsetti.
“Ehi” protesta, riprendendomi il panino. “E’ mio” dissi dando gli ultimi morsi e mettendo il broncio.
“Tanto pago io” rise, facendomi ridacchiare. “Che facevi al parco con Gray?” domandò poi serio.
L’osservai per pochi secondi, e notai il suo sguardo sul mio come se volesse sapere qualcosa che nemmeno io so.
Che cazzo stai dicendo? Poi dici che i tuoi non sono pensieri contorni.
“Cosa dovrebbe importarti?” domandai prendendo un sorso di coca.
Alzò le spalle è tornò a mangiare il suo panino. “Semplice curiosità” disse soltanto.
Annuii, poi m’illuminai. “Come fai a sapere che ero con Oliver? Se ti ho incontrato fuori dal parco?” domandai curiosa. “Mi stavi spiando? Potrei denunciarti, sai?” sbottai.
Matthew scoppiò a ridere, tanto che iniziò a tossire.
“Spiare?” domandò dopo essersi ripreso. “Ho di meglio da fare”
Sorrisi. “Sfacciato” farfugliai. “Avevo soltanto bisogno di parlare con lui” ammisi infine.
“Ah” uscì dalle sue labbra.
“Così ho scoperto i suoi sentimenti” dissi prima di dare un ultimo morso al panino.
“I suoi sentimenti?” domandò il moro, posando il panino è fissandomi.
“Sai, quel sentimento che ti cambia la vita, che ti fa passare giorni brutti e belli, che ti rende felice, emozionata, diversa, triste, silenziosa, completa .. qu …”
“Certo che lo so, cosa credi ragazzina?”
sbottò divertito.
“Complimenti! Non ti facevo così aggiornato” scherzai.
Sbuffò divertito. “Quindi? State insieme?” domandò serio.
Alzai lo sguardo, incrociando il suo sguardo serio, scoppiai a ridere senza ritegno, non riuscì nemmeno a trattenere qualche lacrima.
“Che cavolo ridi?”
“Tu credi che lui ..che lui ..io” dissi cercando di non ridere, così presi un respiro profondo. “Tu credi che lui, si sia dichiarato a me?”
“A chi sennò?”
disse lui, facendomi ridacchiare ancor di più.  
“Mi ha solo detto i sentimenti che prova per Desiree”
ammisi.
Sbarrò gli occhi è sorrise. “La tua gemella?
Annuii sorridendo, è lo vidi sorridere di sbieco.
“Siete maledettamente uguali” rivelò, masticando con gusto il panino.
“Guarda caso, si chiamano gemelle, certo che sei scemo forte” lo punzecchiai.
“Cretina” scherzò sorridendo. “Siete anche gemelle, ma vi i distingue a vista d’occhio” spiegò serio.  
Lo guardai sbalordita per qualche secondo, poi sorrisi. “Ritirati, gli unici che ci distinguono sono i miei genitori, mio .. Torn” mi corressi subito, ricevendo un’occhiata da Walter. “Oliver, è i miei due migliori amici. Quindi ritirati, sul serio” spiegai seria.
“Aggiunge anche me alla lista, allora” spiegò lui.
Piegai la testa curiosa. “Spiegami la tua teoria, poi saprò se aggiungerti alla lista o meno” scherzai.
Ridacchiò mentre si alzava, seguito da me. Ryan era alla cassa, appena mi vide mi sorrise è ricambiai.
“Ti va un milk-shake, amore?” disse con un ghigno malizioso.
Sbattei le palpebre incredulo, poi ritornai in me, rivolsi uno sguardo a Ryan che mi fissava rassegnato alla falsa evidenza.
“Al cioccolato” dissi fulminando sul posto Walter, è lui sorrise soddisfatto, prima di rivolgersi al biondo.
“Un milk-shake a cioccolato è uno alla vaniglia, grazie” Ryan annuii e andò a prendere le ordinazioni.
“Sei uno stronzo” farfugliai, ricevendo una risatina da parte sua.
Non fece in tempo a ribattere che Ryan arrivò con i due milk-shake, lì posò sul banco. Walter pagò è uscimmo dal Mc.
Appena varcato la sogna, gli diedi una piccola spinta.
“Sei uno stronzo di prima categoria, cazzo” esclamai, mentre lui se la rideva tranquillo. “Che cazzo ridi stronzo?” sbottai.
“Potrai venirlo a trovare quando vuoi, Miller. Ma ti ricordo che stasera sei con me” spiegò sorridendomi sornione.
Ahhh quanto cazzo è odioso!
“Sai che culo” borbottai, facendolo ridacchiare.
“Allora che ti va di fare?” domandò.
Alzai le spalle. “Entreremo in macchina è ...”
“E’ darci alla pazza gioia?”
esclamò sorridente.
Cazzo, ma non gli fanno male le labbra a sorridere ogni due secondi?
“Potrebbe essere un idea, si” dissi stando al gioco. Ora mi diverto io, cari.
Vidi la sua espressione sorpresa dalla mia costatazione.
“Mi stai prendendo per il culo, per caso?” disse tenendo il suo sguardo fisso nel mio. Iniziò a camminare per un viale, è lo segui.
“Sagace, cazzo!” scherzai, facendolo nuovamente ridacchiare.
“Seriamente, cosa vuoi fare?” domandò di nuovo, serio.
“Sdraiarmi su un letto è dormire per una settimana intera” confessai, lo vidi ridacchiare. “Sarebbe un sogno” continuai.
“Concordo, ma questo tuo sogno, è logicamente improbabile” disse. “Possiamo giocare alle dieci domande, che dici?” chiese lasciandomi un’occhiata.
Annuii sorridendo. “Se non hai idee migliori” borbottai.
“Possiamo farci dieci domande per ognuno, è le domande possono essere di qualunque cosa” spiegò, è io annuii divertita.
Si promette una serata interessante!
“Inizio io” continuò. “Colore preferito?”
Senza riflettere risposi: “Verde” è lo vidi sorridere.
“Ovviamente” esclamò ridacchiando.
“Mi piaceva, da prima che conoscessi te” lo punzecchiai. “Il tuo?” domandai.
“Azzurro” esclamò, fissandomi.
Ehm bel colore, si.
Ti droghi? I tuoi occhi sono az…
E’ solo una coincidenza!
“Primo bacio?” domandò. Lo sapevo, che avrebbe iniziato a far domande di questo tipo, che ragazzo impiccione, cazzo!
“Ehmmm” farfugliai, cercando di ricordare. Pochi secondi è nel mio volto si trasformò una smorfia. “Cazzo non me lo ricordo” esclamai.
Walter scoppiò a ridere. “Non ci credo” borbottò.
Risi. “Giuro. Credo sia stato …” continuai a girovagare lo sguardo. “Ahh, ecco” esclamai entusiasta. “Lo diedi in terza media” risposi. “Tu?” domandai.
“In seconda media” rispose. “Il tuo primo ragazzo?” domandò.
“Ehm .. Kayl in seconda superiore” ammisi, abbassando lo sguardo.
“Mai avuta” rispose.
Risi divertita. “Immaginavo” ridacchiai, seguita da lui.
“Perché ti sei trasferita?” domandò a un certo punto, facendomi gelare sul posto. Walter se ne accorse e si fermò accanto a me.
“Non sono cazzi tuoi” sbottai incazzata. Ma si facesse un cesto di cazzi sua! “Voglio andare a casa” dissi all’improvviso, lasciandolo confuso. “Ora” continuai con tono seccato.
Tornammo alla macchina, è percorremmo il viaggio in totale silenzio, il mo sguardo vagava fuori dal finestrino, cercando di trattenere le lacrime. Walter parcheggiò sotto casa, e senza nemmeno salutarlo scesi dalla macchina. Non feci in tempo a entrare nel vialetto di casa, che una mano mi afferrò il polso, spintonandomi allo sportello della macchina. Tempo nemmeno di mandarlo a fanculo, che le sue labbra morbide erano sulle mie. Iniziò con un bacio passionale, dove la sua lingua cercava la mia, pochi secondi risposi al bacio. Le nostre labbra s’incastravano come a volersi conoscere meglio, ansimò leggermente sulla sua bocca, nel momento in cui lo stringo maggiormente a lui, ed il bacio si fa più bramoso, più passionale, più profondo.
Una finta tosse mi arrivò forte è chiaro, ci staccammo come se avessimo preso una scossa. Guardai davanti a me, è vidi un Walter che mi guardava cercando di sapere da me, chi ci fosse alle sue spalle. Voltai lo sguardo, dietro la sua nuca, è vidi l’ultima persona che avrei voluto assistesse alla scena.
“Papà” mormorai.

 

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Capitolo 7
*** 7 Capitolo. ***






“Papà” mormorai.
Senti Walter irrigidirsi, si girò verso mi padre, e gli sorrise.
“Ti sembra l’ora di tornare a casa Valerie?” è quando mi chiama con il mio nome intero, è incazzato. Molto.
“Scusa, ero..”
“Scusa, cosa? Ci hai fatto preoccupare, sono tornato a casa è tua sorella mi ha detto che sei uscita senza dire dove andavi, tuo fratello è in giro a cercarti da ore, ma a di te neanche una chiamata, un messaggio. Niente!” mi urlò, guardandomi. Piantai gli occhi nei suoi, avevo le lacrime in arrivo, abbassai lo sguardo in segno di scuse.
“Ero al parco con Oliver, poi ho incontrato Wa ..Matthew è mi ha offerto di andare a mangiare insieme” dissi, cercando di dargli una ragione in meno per odiarmi, alzando lo sguardo.

Vidi l’espressione di mio padre, rilassarsi per pochi secondi, poi rivolse lo sguardo a Walter, che era stato zitto tutto il tempo, osservando la scena, confuso. (?)
“Tu chi sei?” domandò mio padre, con tono glaciale.
“Matthew Walter, un amico di sua figlia” si presentò, porgendo la mano a mio padre, che non ricambiò.
“Iniziamo bene Valerie” disse in fine mio padre, ponendo lo sguardo su di me. “Vai subito in casa, ne riparliamo con tua madre. Che non so come faccia a girare per casa, tranquilla, insieme a tua sorella.” continua, poi tornò a guardare Walter. “Tu ragazzo, tornatene a casa. E sta lontano da mia figlia”
Merda! Sicuramente, in casa inizierà a farmi la scuola sul mio comportamento inadeguato. Walter, annuì confuso, poi mi salutò con un gesto della mano, prima di salire in macchina è uscire dalla mia visuale.
“Sei in punizione!” la voce di io padre, mi fece tornare alla realtà.
“Cosa? Perché?” domandai contrariata, entrando in casa.
“Perché? Sei fuori casa da sei ore, senza aver detto niente a tua sorella o a tuo fratello. Abbiamo provato a chiamarti, ma eri troppo impegnata a quanto vedo” disse, entrando in cucina.
Lo seguii, trovai mia madre in tenta a cucinare la cena, tranquilla.

“Ma chérie” mi salutò in francese, con un sorriso vero.
“Mamma” salutai, ricambiando il suo sorriso.
Si, avete capito, mia mamma è di origine francese, ha conosciuto lì mio padre è li si sono sposati, è hanno vissuto buona parte della loro vita, prima di trasferirsi in Inghilterra dando alla luce un idiota e due bellissime gemelle.
“Cara, come fai a essere tranquilla? Tua figlia, non ha avvisato è uscita a divertirsi senza dire dove e quando tornava” iniziò mio padre con tono severo.
“Mi fido di mia figlia” lo interruppe mia madre con il accento francese, facendo irrigidire mio padre, e sorridere a trentadue denti me. “Si una volta ha sbagliato, ma sono sicura che Val, non vorrà ripetere quello che è già successo una volta. Ha fatto molto, per tornare la nostra Val di una volta, è non si farà condizionare da nessuno” rivelò mia madre continuando ad avere quel sorriso che tanto amo.
Lei. Unica ad avere gran fiducia in me, unica a capire come mi sento, unica a capire che posso fare qualunque cosa, come è giusto fare. L’unica che mi capisce. L’unica che mi tramanda coraggio, coraggio che io ho.
Mio padre sbuffa. “Ok, capito!” si arrende in fine. “E’ come la vuoi mettere, che era avvinghiata a un ragazzo, quando sono uscito?” domanda fissandomi negli occhi.
“Caro, lasciala stare. E’ una ragazza, può fare quello che vuole, non è più una bambina. Non è più la tua bambina!” scherzò mia madre, facendo ridere mio padre.
“Ok, va bene” sorridendo a mia madre, poi torna su di me. “Solo due settimane di punizione” dice, facendo ridere mia madre.
“Una settimana, va più che bene” dice mia madre.
Mio padre sbuffa. “Ok, una settimana. Attenta, la prossima due mesi!”
Va alla leggera tuo padre!
Nel mio volto, scappa un sorriso enorme. Inizio a saltellare, felice, e corro ad abbracciare mio padre, che ricambia l’abbraccio ridendo.
“Grazie, ti voglio bene” gli sussurrò all’orecchio, ricevendo una stretta più forte da parte sua.
“Je t’aime aussi, moi aussi”.
Libero la presa, e do un bacio enorme a mia madre, facendola ridere.
“Ti devo un favore” gli sussurrò all’orecchio, facendola ridacchiare.
“Secondo te, perché ti avrei aiutata sennò” scherzò lei, sbuffando divertita, tornando a cucinare.
“Io vado su da ..”
“Di a quel ragazzo, ti tenere la meni apposto” m’interruppe mio padre serio. “Avviso Torn, che sei tornata a casa” continua, armeggiando con il suo cellulare.
Annuisco, è salgo in camera. Dove mi trovo una Desiree intenta a scrivere su un quaderno, con sguardo infuocato. Sicuramente, starà cercando di fare matematica.
“Hai bisogno di aiuto, per matematica?” domandai, chiudendo la porta alle mie spalle, è tempo due minuti che mi ritrovo Desiree addosso.
“Sono stata al cellulare con Oliver, ma alla fine ha perso le speranze” rivela ridendo. “Mi ha letteralmente detto che faccio schifo” continua facendomi ridere. Prendo il mio zaino, recupero il quaderno di matematica, e glielo lancio accanto a lei, che alza lo sguardo confusa.
“Già fatti, copiali” dico facendola sorridere.
“Per questo ti voglio bene” scherza, iniziando a copiare. “Allora dove sei stata?” domanda, continuando a scrivere.
“In giro” dico, facendogli alzare lo sguardo.
“Val, siamo gemelle. So come ti senti, è si da il caso che io non ero per niente preoccupata, perché sentivo che eri al sicuro, che non stavi facendo nessuna cazzata. Non prendermi per il culo, è dimmi con chi cazzo eri” dice seria, per poi scoppiare a ridere, seguita da me.
“Non è utile, avere una gemella, ora che penso. Sai sempre come mi sento, non è giusto” borbotto facendola ridere.
“Non attacca, non cercare di cambiare argomento. Ti conosco” dice puntandomi una penna nera contro. “Dai, con eri e dov’eri?” domanda curiosa, tornando a copiare gli esercizi.

“Sono stata con Oliver, al parco. Poi è dovuto andare via, è ho incontrato Matthew” dissi buttandomi a pancia sotto, a peso morto sul mio letto, togliendo le scarpe con l’aiuto della punta dei piedi, lanciandoli non so dove.
“Matthew?” domandò mia sorella, smettendo di scrivere. “Chi è?”
“L’amico di tuo fratello”
spiegai, chiudendo gli occhi.
Sentì mia sorella sbuffare. “E’ anche tuo fratello, è ..”
“Fino a stamattina era mio fratello” la interruppi aprendo gli occhi, la vidi che stava per ribatte“Argomento chiuso” re, ma l’anticipai. dissi con tono duro.
Sbuffò nuovamente, poi torno a copiare gli esercizi.
“Allora? Cosa avete fatto tu è l’amico di mio fratello?” domandò sarcastica.

“Mi ha obbligata a mangiare con lui al Mc. Il cameriere mi ha lasciato il suo numero. Mi ha offerto un milk-shake. Ha voluto fare il gioco delle dieci domande, ma non è arrivato a farmene più di quattro.” Elencai annoiata, sempre con gli occhi chiusi.
“Ti ha fatto quella domanda?” domandò con voce seccata.
Sapeva ogni cosa, sapeva che non raccontavo a chiunque, tutta la storia.
Rimasi in silenzio, lei sicuramente avrà capito. Una suoneria più una vibrazione mi fece sussultare. Presi il cellulare dalla mia tasca. Un messaggio: Verity.

-Ehi stronzetta, questa settimana ci sono le olimpiadi dei ciclisti, è le strade per scuola sono tutte chiuse. YEAHH. Cosa fare? Muahhahhahhaahha IO SONO UN FOTTUTO GENIO BIONDINA. I miei hanno una casa al mare, ho chiesto il permesso, è hanno detto che va bene, basta che non diamo fuoco alla casa. Allora, venite? Il messaggio è anche per Desiree, naturalmente anche per Torn. Ho già chiesto a Oliver, è ha accettato. Fatemi sapere al più presto così domani partiamo. Xoxoxoxo


Mare! *_* Oh my good. Una settimana. Da soli.
“Vado a chiedere a Torn se vuole venire”
Non mi ero nemmeno accorta che Desiree era accanto a me a leggere il messaggio.
“Io non vengo” dissi seccata.
Desiree sbuffò sonoramente. “Cazzo, Val. Non puoi continuarlo ad evitarlo, viviamo sotto lo stesso tetto, lo incontrerai non so quante volte. Tu sei forte, anche se staremo insieme questa settimana, ti conosco lo so che lo eviterai”
Scossi la testa. “Tranquilla. Non vengo perché c’è Torn, solo perché papà mi ha messo in punizione” spiegai.
Mia sorella sbarrò gli occhi. “No” urlò. “Non puoi lasciarmi sola una settimana con Oliv.. Verity è Torn”
Sorrisi divertita. “Mhh. Può darsi che quella settimana tu apra quei cazzo di occhi”
“Che vorresti dire?”
domandò innocente.
“Oliver” dissi alzando lo sguardo verso il suo che s’irrigidì all’istante.
“E’ mio amico” sussurrò.
“Certo, è io sono una piccola bambina innocente” dissi sarcastica, facendola ridacchiare. “Non prendermi per il culo. Ti piace” continuai seria.
“Vado a convincere papà a spostarti dalla punizione” cambiò argomento lei, uscendo dalla camera.
“Tanto lo so che ti piace” urlai ridendo. Presi il cellulare è iniziai a digitare in risposta di Verity.


-Ehi scimmia:P ... Desiree è Torn, sicuro che vengono. Io ti faccio sapere!! Xoxox


Inviai. Nemmeno il tempo di bloccare la tastiera che s’illuminò nuovamente.



-Che cazzo mi stai dicendo, stronza che non sei altro? Tu devi venire, No Val, no party cazzo! Daiiiiiiii, dammi un buon motivo del perché non puoi venire! ;(
Ps: Scimmia a chi? Stronza che non sei altro!!


Risi. La mia Verity, avevamo legato subito. Aveva un carattere molto simile al mio, eravamo toste, non ci facevamo mettere i piedi in testa da nessuno.
-Vuoi un motivo? Eccolo: Sono in punizione! Contenta? :P

Inviai, immaginando l’espressione divertita di Ver. Il cellulare si illuminò di nuovo. Credendo fosse di Verity lo aprì già divertita. Lessi il mittente: Kay.


-Dolcezza, come stai? Mi manchi, sai? Qui non è più come una volta senza te. Anche se siamo lontani, so che mi ami, è che il tuo cuore è MIO.
Ti troverò a ogni costo. Tu sei mia!
Ti amo, tuo Kay!



Trattenni il respiro, avevo bisogno di qualcuno, è quel qualcuno era Torn. Non m’importava quello che era successo, avevo terribilmente bisogno di mio fratello. Scattai in piedi, è corsi in camera di Torn, lasciando il cellulare in camera. Lo trovai disteso sul letto, a petto nudo, intento ad ascoltare la musica, con un braccio sotto la nuca. Mi avvicinai al letto, è piano mi accucciai al suo petto. Sentii Torn, sussultare, non si era accorta della mia presenza prima, mi strinse a lui, è non riuscì a trattenere le lacrime, iniziai a piangere.
“Val, che succede?” domandò, alzando la testa, cercando di capire cosa mi stesse succedendo.
“Vai, mi stai facendo preoccupare, che cazzo è successo?” domandò con tono duro, questa volta.
Cercai di prendere respiri profondi, per calmare i singhiozzi, alzai lo sguardo nel suoi occhi azzurri.
“Mi è arrivato un altro messaggio” sussurrai infine, riprendendo poi a piangere più forte. Lo sguardo di Torn si indurii, è mi strinse più forte a lui. Iniziò ad accarezzarmi la schiena, il che sapeva che mi tranquillizzava, così mi accoccola di più a lui.
“Shh. Non ti succederà niente, finché ci sono io” mi sussurrò all’orecchio.
Si allontanò da me, tutto la calma che mi aveva trasmesso con le sue carezza, era sparita, inizia a piangere ancora più forte,
il che fece girare Torn, è accorciare i tempi di ciò che doveva fare. Lo vidi frugare nell’armadio, prese due coperte, si distese nuovamente vicino a me, non aspettai nemmeno che sistemasse le coperte, che mi fiondai su di lui, con fatica riuscì a sistemarci sotto le coperte, poi senti un braccio infilarsi sotto la mi testa, è uno afferrarmi con dolcezza il fianco, facendomi avvinghiare maggiormente a lui. Iniziò con dolci e tenere carezza, la sua mano tra i miei capelli mi fece chiudere lentamente gli occhi, lasciandomi andare tra le braccia di Morfeo.


“E’ davvero carino qui” Fischia io, entrando nella casa al mare di Verity.
“Ricordati che sei in punizione, quindi non potrai divertirti più di tanto” mi riportò alla realtà il mio caro fratellone. Rimasi un momento in silenzio poi scoppiai a ridere, conoscendomi mi sarei divertita anche a guardare uno squallido film in tv, mi diverto con poco.
“Almeno posso andare a farmi un bagno al mare o sono venuta a guardavi mentre vi divertite? No, ditemelo prima di disfaccio le valigie, che chiamo il taxi e torno a casa” esclami ironica, facendoli ridacchiare.
Un fischiò mi fece voltare ancora sorridendo.
“Val, devi vedere assolutamente quanto è figo il ragazzo che abita a tre ville da qui” fischiò di nuovo, maliziosa la mai Varity, facendomi spalancare gli occhi.
“Davvero?” domandò. “Oh, fa vedere dai” esclamai, prendendola di spalle e tirarla fuori casa. Mi girai in torno, alla ricerca di un figo, ma non trovai nessuno.
“Eccolo” esclamò la mia amica, indicandolo. Seguii il suo braccio è sorrido divertita.
Il cameriere del Mc, stava passeggiando tranquillo nel parco davanti a noi, con un bel Golden Retriever, a suo fianco, la razza di cane che ho sempre amato. Lo vidi, frugare nella sua tasca, mente il cucciolo gli era seduto davanti come in attesa, poco dopo una bambina gli corse in contro, attaccandosi alla sua gamba facendolo ridere.
“Non ci posso credere, sarà sua figlia” esclamò delusa la mia amica.
“Sarà sua sorella, dai. Io vado a salutarlo” esclamai entusiasta, facendo spalancare gli occhi a Verity che mi guardava sbalordita.
“Lo conosco” mi difesi, sorridendole.
Stava per ribattere quando senti la porta dietro di noi aprirsi, è far uscire mio fratello al quanto incazzato e il suo caro amico Walter, che aveva un guardo al quanto divertito. Ebbene si, alla fine Torn aveva chiesto alla mia amica se poteva portare un amico, che anche contro le mie disapprovazioni, aveva approvato entusiasta. L’avrei uccisa, se solo non era in custodia delle chiavi di questo paradiso.
“Dai amico, su con la vita, non è la fine del mondo. Te ne ricompro un altro” lo sentii dire tra le risate.
Li fissai incredula, ricordandomi che Walter per tutto il viaggio aveva giocato con il cellulare di Torn, facendolo saltare da una mano all’altra.
“Vorrei ben vedere, quella era l’ultimo panino rimasto” esclamò indignato, facendomi scoppiare a ridere, per lo stupido pensiero che mi era passato per la testa, mio fratello non si sarebbe mai incazzato se il suo telefono decedesse anzi, avrebbe festeggiato.
Ricevetti un’occhiata infastidita da mio fratello, è un’occhiata divertita dall’amico.
“Sei il peggio” borbotto, riprendendomi dalle risate.
“Cazzo, quanto è tenero con la piccola” sento dire da Verity, con tono amorevole.
Mi giro di nuovo verso Ryan, che giocava con la bambina tirando il giocattolo del cane, che a sua volta lo riportava di nuovo a loro. Che carini.
“Vado a salutarlo, addio” esclamò, facendo ridacchiare la mai amica, ricevendo uno sguardo infuocato dal mio fratellone, e uno sbuffo dall’amico.
“Che ci fa quello qui?” chiede serrando la mascella.
Non gli rispondo nemmeno, che già sono diretta verso di lui. Lo vedo sedersi sull’erba tranquillo sorridendo, mentre la bimba gioca con il Golden.
“Eilà, ci vediamo di nuovo” mettendomi davanti a lui. All’inizio vedo il suo sguardo confuso, poi mi sorride.
“Ehi, che ci fai qui?” chiede, facendomi segno con la mano si sederci accanto a lui. Non me lo feci ripetere più volte mi sedetti, piegando le gambe e poggiandomi suoi gomiti.
“Scuola chiusa per una settimana, così sono in vacanza con i miei amici e i miei fratelli” spiegai, sorridendogli, che mi ricambiò. “E’ tu, che ci fa qui?”
“L’asilo di Eveline è così lo portata dai miei genitori”
spiegò, facendomi un piccolo sorriso.
Lo fissai per alcuni secondi. “E’ tua figlia?” chiesi.
Per un momento calò il silenzio.
“Si” bisbiglio, girando lo sguardo verso il mio per poi abbassarlo.
Non capivo, il perché del suo comportamento, cosa c’era di male a essere padri a vent’anni? Gli posai un mano sulla spalle, che gli fece alzare il viso, che mi sorrise notando il mio sguardo.
“E’ davvero molto bella” esclamai, sorridendogli.
Ridacchiò. “Ovviamente ha preso da me” facendomi ridere.
“Oh, non lo metto in dubbio” scherzai, facendolo ridere. “Quanti anni ha?” chiesi.
“Tre, è una bambina molto sveglia” disse osservando ogni movimento della piccola.
“Beh, io non mi sono ancora presentata. Io sono Valerie” mi presentai, porgendogli la mani, che strinse subito dopo.
“Piacere mio”
“La madre? E’ rimasta a Chelsea?” domandai curiosa, facendolo irrigidire.
Il silenzio calò di nuovo su di noi, facendomi sentire una merda.
Perché non mi faccio i cazzi miei, ogni tanto?
Me lo chiedo anch’io ogni tanto!
“Ho detto qualcosa che non va?” domandai titubante, posandogli una mano sulla spalla, come per dargli conforto.
“Dopo che ha partorito, ha lasciato me ed Eveline da soli, se né è andata senza nemmeno darmi una spiegazione. Non ha saputo dirmi altro che “non sarà mai una brava mamma, mi fido di te” poi è scomparsa dalle nostre vite” spiegò, cercando di trattenere le lacrime.
Mi alzai, e mi misi in ginocchio davanti a lui.
“Ehi” lo richiamai alzandogli il viso. “Scusa, non dovevo farti questa domanda, avrei dovuto farmi gli affari miei, ma ascolta, sé se né è andata a mia giudizio è perché non era abbastanza matura da crescere una bambina. Ma a tuo favore, posso dirti che hai fatto davvero un bel lavoro, guardala” dissi indicandogli la bambina che correva insieme al cane ridendo. “Si diverte, ti ama come tu ami lei, sei il suo eroe, è lei sicuramente è la tua principessina” dissi sorridendogli, per poi abbracciarlo. Non rispose subito, ma poi senti le sue braccia stringermi a sé, sussurrandomi un “Grazie” nell’orecchio.
“Papà” un urlò, ci fece staccare immediatamente. Una bambina, con un vestitino verde è giallo, bionda con i capelli a caschetto, e due occhi marroni chiaro, mi fissavano sorridendo.
“Io sono Eveline, come ti chiami?” chiese sedendosi davanti a noi, con il cane che la segui distendendosi sul prato stanco.
“Io sono un Valerie, un amica di tuo padre” dissi, stringendo la piccola mano che mi aveva teso poco dopo la mia presentazione.
“Che bello, sei francese? Anche la mia maestra è francese” esclamò entusiasta la piccola.
Risi. “Oh, no non sono francese, ma inglese. Però mia madre è francese” dissi sorridendogli, per poi rivolgere uno sguardo a Ryan che guardava la scesa sorridendo.
“Anche a me piace” esclamò battendo le mani.
“Quanti anni hai?” mi chiese, alzandosi e sedendosi sulle gambe del padre.
“Diciassette, tu?” domandai, anche se sapevo già la risposta.
“Tre, né devo fare quattro tra dodici mesi” disse, facendo ridacchiare me e il padre.
“Cazzo” sbottò Ryan
“Papà” richiamò la piccola il padre.
“Oh, scusa piccola mia. E’ tardi dobbiamo andare a fare la spesa, è tra poco i negozi chiudono e i nonni non sono in casa stasera” spiego facendo alzare la piccola e poi lui.
“Beh, non voglio imbarazzarti o cosa, ma se vuoi puoi venire a cena da noi, una cena tra amici” feci uscire le parole dalla mia bocca, accorgendomi alla fine che il Golden Retriever che mi leccava la mano, lo accarezzai dandogli poi un enorme bacio sulla testa, ricevendo da lui una leccata sulla mia guancia. Ellino!
“Allora? Venite?” domando a Ryan, che era rimasto in piedi davanti a me, senza sapere cosa fare.
“Sii, ti prego ti prego ti prego. Andiamo a mangiare da Valerie, ti prego papi” urlò entusiasta Eveline tirando per una manica suo padre, che le sorrise.
“Sempre se non disturbiamo” disse.
“Certo che no, senno non te lo avrei chiesto. Vorrei solo che non portasti questo amore di cane, mio fratello è allergico al pelo” rilevai sorridendo ai due, e accarezzando il cane, che scodinzolava felice.
“Va bene, accettiamo” disse infine, tempo due secondi che la piccola era a saltellare per il parco. “Però andiamo prima a farci una bella doccia, eh? Che dici, Eve? Contenta?” disse ridacchiando, osservando la piccola, cui il sorriso scomparve dal suo piccolo volto.
“No la doccia no!” esclamò con tono terrorizzato.
Ridacchiai. “Oh si la doccia si, a Valerie non piacciono le bambine che puzzano, vero?”
Annuii divertita. “Oh, no. Non vado d’accordo con le bambine che non si lavano, no!”
“Allora noi andiamo, vi vediamo fra un’ oretta. Dove abiti?” chiese poi.
Indicai la villetta davanti al parco. “Lì, caro. Ci vediamo stasera allora, ciao piccola” salutai la piccola con un bacio sulla guancia che ricambiò, e Ryan mi salutò con un tenero sorriso. Ma quanto è carino!
Il cane segui i padroni scodinzolando, mi alzai dal prato pulendomi i pantaloncini con le mani, e tornai a casa.
“Che cazzo fai, rendimi quel cazzo di telecomando, stavo guardando un film” senti straripare da mia sorella, sul divano mentre Walter gli fregava il telecomando dalle mani.
“Tuo fratello mi ha detto che hai visto quel film un milione di volte, quindi non scassarmi” Rivolsi lo sguardo alla tv, e intravidi Rose e Jack, oh bene stava riguardando per la millesima volta il Titanic, per una volta sono dalla parte di Walter.
“Tu non saresti nemmeno dovuto venire, quindi dammi subito il telecomando” allungò il braccio verso di lui, aspettando che le lasciasse il telecomando. Lui sorrise e sbuffo.
“Sei fastidiosa” borbottò, per poi lasciargli il telefono.
“Dove sono gli altri?” domandai, dopo essere entrata già da dieci minuti abbondanti.
Tra i due l’unico che si girò era Walter, la mia gemella era troppo impegnata a guardare il film.
“Guarda guarda, chi è tornato. Buonasera, signorina!” dissi con tono sarcastico il moro.
“E’ bello essere ignorati dalla propria gemella” scherzai, ridacchiando e facendo spuntare un sorriso sul viso del moro, che rivolse uno sguardo a mia sorella per poi passargli una mano davanti agli occhi, che non gradii molto il gesto che gli tirò una gomitata nello stomaco facendolo gemere di dolore, facendomi scoppiare a ridere senza ritegno.
“Fanculo” borbottò dolorante il moro.
Presi un respiro profondo, e mi sedetti nella poltrona accanto al divano dove erano seduti la bionda e il moro.
“Gli altri?” domandi nuovamente togliendomi le scarpe lanciandole sotto al camino dove c’erano le altre scarpe.
“Torn è Oliver sono andati a fare la spesa, mentre Verity, credo sia andata a riposare” spiegò il moro, mentre l’altra annuiva sempre con lo sguardo su la tv.
“Come mai non sei andato con i ragazzi?” domandai, legandomi i capelli in una coda disordinata, rivolgendogli uno sguardo. Lui lanciò un’occhiata a Desiree, come se dovessi capire. Feci una smorfia alzando gli occhi al cielo.
“Doveva parlare con Oliver” bisbigliò senza farsi sentire dalla diretta interessata.
Mimai un “ahhhh”, povero Oliver, dovrai subirsi i discorsi di mio fratello.
“Bene io vado a farmi una doccia” avvertii alzandomi dalla poltrona. Mi girai per andare al piano di sopra, ma mi ricordai di avvertire degli ospiti stasera. Mi girai di scatto verso i due, e senza volere intravidi lo guardo di Walter fissarmi il culo e passarsi la lingua sulle labbra. Maniaco!
“Stasera abbiamo ospiti” rilevai, per poi correre per le scale dirigendomi in camera.
Entrai in camera, dove trovai la mia valigia poggiata sulla panca ai piedi del letto. L’aprì, presi la biancheria, una maglietta a maniche corte dell’Hard Rock bianca, abbastanza lunga, e un pantaloncino bianco. Presi il tutto, e usci di camera catapultandomi in bagno.
Mi spogliai è mi infilai nella doccia, aprii il getto d’acqua che mi fece distogliere da tutti i miei pensieri. Tirai i capelli indietro, dopo aver eliminato tutto lo shampoo, e mi affacciai fuori dalla doccia, cercando l’accappatoio. Lo cercai con lo sguardo, per poi rendermi conto della realtà: non avevo preso l’asciugamano. Merda!
Uscì dalla doccia, e cercai nei cassetti, dove trovai un asciugamano abbastanza grande, e me lo avvolsi intorno al corpo, mi arrivava poco più giù nel sedere, né presi un altro è me lo avvolsi nei capelli. Presi i vestiti e la biancheria, aprii la porta del bagno guardai se non ci fosse nessuno e corsi in camera mia. Buttai i vestiti sul letto, e sciolsi l’asciugamano dai capelli pompando i capelli per asciugarli poi meglio. Mi vestii veloce, è continuaia pompare i capelli, mentre cercavo invana di infilarmi i pantaloncini con una mano.  Una porta chiusa alle mie spalle mi fece girare di scatto, trovandomi un Matthew che mi fissava malizioso.
“Esci immediatamente” straripai indicandogli la porca con una dico, e con l'altra mi tiro su il pantaloncino.
 “Sta zitta” sospirò acido il moro.
“Ma com..” Non feci in tempo a finire la frase che le sue labbra erano sulle mie.
Senza nemmeno accorge mene ricambiai il bacio senza esitare, portai le mani dietro la sua nuca che si lasciò sfuggire un gemito. Mi morse il labbro inferiore, lo fece con tata voracità che sentii il sapore del sangue. Ci staccammo per riprendere fiato, tempo un secondo che lo trovai con la testa tra il mio collo. Mi stavo accaldando e non riuscii a far altro che a riavvicinare il viso al suo baciandolo con più foga. Le sue mani erano sui miei fianchi che teneva stretti a sé. Senza accorgemene senti le sue mani scivolare sulle cosce nude. Pochi minuti mi ritrovai sdraiata sul letto e una mano che mi saliva su in fianco, stringeva stretto l’altra cosca, facendo combaciare il suo bacino al mio, mentre io ero ancora avvinghiata ai suoi capelli. Non riuscivo a capire il piacere che stavo provando, dio come bacia bene! Si staccò dalle mie labbra e appena guardai il suo viso costatai che era davvero un gran bel pezzo di ragazzo, pochi secondi me lo ritrovai a dedicarsi al mio collo, i suoi capelli erano ormai scompigliati per colpa mia e potei sentire il forte odore del suo shampoo.
“Profumi di cocco” mi soffiò sulle labbra. “Io adoro il cocco” soffiò per poi tuffarsi nuovamente sulle mie labbra, facendo scontrare le nostre lingue. Non opposi resistenza e ricambiai il bacio con foga, e a malincuore lasciai i capelli, incrociando le braccia dietro la sua nuca, in quel preciso istante le nostre intimità si scontrarono e lasciammo un gemito.
Pochi secondi, ritornai alla realtà, che cavolo perché ogni volta mi faccia questo effetto? Porto le mani al suo petto, allontanandolo.
Iniziò a baciarmi, con più foga di prima, con tutte le forze e i richiami mentali che cercavo di tornare in me, non ci riuscii, diedi di nuovo modo di far entrare la sua lingua invadendo la mai bocca. Pochi secondi, ci staccammo per riprendere fiato, ma non esitai a baciargli il collo, lasciandogli un succhiotto tra il collo e la spalla, non perse del tutto il controllo di se stesso che sentii la sua mano scorrere sul cavallo dei miei pantaloncini.
“Walter” mugugnai in un gemito.
“Matt” disse portando una mano che saliva sulla gamba sui per i miei pantaloncini sfiorando la mia intimità, facendo una leggera pressione. Compresi che stavamo andando troppo oltre, così lo allontani di scatto, alzandomi dal letto, aggiustandomi i pantaloncini e la maglia.
“Che succede?” domandò poggiandosi con il gomito al letto osservandomi.
“Che succede?” sbottai. “Mi prendi per il culo? Eravamo sul punto di scopare!” esclamai, ricevendo uno sguardo tranquillo da parte del moro.
“Beh, si me n’ero accorto!” disse distendendosi sul letto con le braccia dietro alla nuca osservandomi. “Non puoi biasimare, che tra di noi c’è attrazione” esclamò indignato.
La mascella stava per cascarmi a terra. “Dici quindi che dovremo andare a letto insieme?”
Alzo le spalle. “Non per forza sul letto” che sfacciato!
“Io non sono attratta da te” esclamai infastidita dal suo atteggiamento sfacciato.
Saltò dal letto, schiacciandomi al muro. “Sicura?” soffio nel mio orecchio.
Pregai tutti i santi di cercare di avere una voce più seria che mai. “Sicura” ma mi tradii.
“Forse ti stai innamorando di me? Dopo il mio bacio perfetto?” ammiccò.
“Forse ti stai innamorando tu di me, dopo il mi bacio perfetto?” risposi con un sorrisetto.
“Oh, io non mi innamoro” esclamò.
“Siamo in due”
“Ma scommetto che ti innamorerai di me”
“Io scommetto che tu ti innamorerai di me”
dissi ripetendo le sue parole da parte mia.
“Mhh, vuoi davvero scommettere?” domandò iniziando a lasciarmi dei baci lungo il collo, poco castri, lasciandomi senza respiro. Ritornai in me, poco dopo.
“Adoro le scommesse” esclamai, ridendo con lui.
“Perfetto. Io direi di siglare questa scommessa. Vale tutto, chiaro? Senza esclusioni di colpi” Ben che dire ogni
tanto sbircio su un sito che usa mia cugina per leggere delle fan fiction, è Your love is my drug di Giulia_Choppers, me la sono riletta e riletta, ricordandomi quasi tutte le battute che adoro di più. Io ed Emily dovremmo stringere amici, si!
Torno alla realtà e osservo lo sguardo malizioso di Matt.
“Allora? Scommettiamo?” domani e stesi la mano davanti al suo viso che era poco distante dal mio.
“Scommettiamo” accettò in fine, stringendomi la mano.
Speriamo bene!
Le ultime parole famose!


Ssciaooooooooooooooo belleeeeee :)
Beneeee dopo che oggi ho perdo ben due treni per scuola, sono rimasta a casa a finire il capitolo, trovando ispirazioni dal mio bel pacchetto di haribo :Q__ ok si lo ammetto lì adoro!!
Bene passiamo al capitolo..vi è piaciuto?? Come vi sembra Ryan? Eveline? o meglio il nostro figo di cui nome fa Matthew? Bene io vi rivelo una cosa ...credo di essermi innamorata di lui!! *_*


Beh, vi lascio leggere il capitolo! Recensiete recensiete recensite!!! Ahhhhh dimenticavooo...GRAZIE A TUTTE PER LE RECENSIONI!! :D e un grazie anche a coloro che la visitano!!
Ciaoooooo alla prossimaaa!!


Baciii _POLI:3

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Capitolo 8
*** 8 Capitolo. ***




“Io ho fame” sentii urlare da mio fratello, entrando in casa con le buste delle spesa, abbandonandole vicino all’entrata.
“Tu hai sempre fame” urlo di rimando facendo ridacchiare tutti i presenti. Alza una mano come per chiudere il discorso e si butta a peso morto sul divano, accanto a Desiree.
“Non ci penso nemmeno a cucina, l’unica volta che l’ho fatto ho bruciato il latte” sento urlare Oliver, uscendo dalla cucina, seguito da una Verity annoiata, facendo tornare alla realtà anche la mai cara gemellina.
“Come se non me lo ricordassi” sbuffò facendomi ridacchiare. “Devi solo aiutarmi ad apparecchiare, cazzo. Non ti ho chiesto una tavola allestita di cristalli, devi mettere solo dei bicchiere delle forchette, acqua e coca-cola. Fine” esclamò una Verity esasperata.
“Ma perché devo aiutarti io?” domandò il biondo sedendosi dall’altro lato accanto a mia sorella, che s’irrigidii.
“Sei il primo che ho visto, quanto la fai lunga. Mi aiuterà qualcun altro tranquillo” esclama alzando le braccia al cielo. “Chi vuole aiutarmi ad apparecchiare?” portando le braccia sotto al seno.
Tutti i presenti si voltarono a guardarla, ma nessuno si annunciò nuovo aiutante. Verity spalancò la bocca, facendo cadere la braccia ai fianchi.
“Ma che bei amici, che ho! Davvero molto gentili” esclamò per poi dileguarsi in cucina. Sorrisi.
“Very” urlai.
“Che c’è biondina?” urlò lei di rimando dalla cucina.
“Stasera abbiamo due ospiti in più” annunciai, ricevendo occhiate dai presenti. “Ho invitato Ryan e sua figlia” spiegai portandomi le gambe accanto al sedere sulla poltrona, appoggiandomi con un gomito sul bracciolo. Tempo due secondi che senti un urlo provenire dalla cucina.
“Che cazzo stai dicendo? Quel figo della madonna sta per venire a mangiare a casa mia? Si siederà su una delle mie sedie? Mangerà con una delle mie forchette? Berrà con un dei miei bicchieri?” urlò senza prendere fiato, facendomi spalancare gli occhi divertita. “Quando cazzo volevi dirmelo? Io devo farmi una doccia, truccarmi, vestirmi per bene, non può vedermi così” urlò ancora facendo ridere i ragazzi.
“Volevo dirtelo dopo aver fatto la doccia ma poi ..” iniziai per poi sentii uno sguardo che mi fissava, girai lo sguardo verso Walter, che sorrideva tra il divertito e il malizioso. “Beh, poi .. me ne sono dimenticata, ecco” borbottai, guardandomi le mani.
“Ma poi chi se ne frega, deve solo venire a mangiare, dai. E poi sei vestita bene, e non hai bisogno di trucco” dissi osservando la sua maglietta verde a maniche corti, dei jeans corti chiari, e i suoi capelli sciolti lungo la schiena.
La vidi sbuffare, per poi rifugiarsi di nuovo in cucina, borbottando qualcosa che mi fu incomprensibile da comprendere, facendomi sorridere. Ritornai a guardare la tv, sentendo mio fratello e Oliver chiacchierare di cose a me sconosciute, mi voltai a guardarli, ma incontrai gli occhi del moro che erano su di me, una scarica di adrenalina mi pervase, facendomi rabbrividire. Seduto comodamente sul divano con la testa appoggiata di lato allo schienale, con i capelli scompigliati per colpa del nostro momento incontro riavvicinato, gli occhi chiusi in due fessure, che lo rendeva tremendamente sexy.
“Che cazzo hai sul collo Matt?” domandò il mio amico, portandomi alla realtà, facendomi irrigidire.
“Sei stato con una ragazza è non hai detto niente al tuo migliore amico?” straripò mio fratello, indicando il segno violacee sul collo. Cazzo gli avevo fatto un succhiotto. Il moro boccheggiò qualche secondo, lanciandomi delle occhiate di sbieco.
“Sono stata io” esclamai, facendo spalancare gli occhi a tutti i presenti. Mia sorella che in quel momento aveva staccato gli occhi dal suo film preferito per bere dell’acqua, il suo bicchiere era rimasto a mezz’aria, Oliver seduto accanto a mia sorella mi guardava sbalordito, Walter fissava mio fratello preoccupato della sua reazione a questa situazione, mentre gli occhi di mio fratello era puntati dei miei, seguiva ogni mio movimento, uno sguardo tra il furioso e lo sbalordito.
“Che cavolo stai dicendo, Valerie?” domandò Torn, cercando di avere un tono tranquillo, portando lo sguardo su di me e sul suo amico, che era ancora seduto accanto a lui, divertito dalla situazione che si era creata.
Ma non era preoccupato, prima?
Sarà bipolare.
“Abbiamo siglato una scommessa, che lui ha già perso in partenza” borbottai, allungando un braccio per prendere un bicchiere d’acqua, rivolgendo poi uno sguardo a un moro più che divertito, mi regalò uno dei suoi sorrisi super sexy, e un occhiolino che mi fece ridacchiare. Credeva davvero che con poco sarei caduta ai suoi piedi? Ritirati, fai più figura!
“Una scommessa!” fu il sussurrò di Torn. “Una scommessa” sussurrò nuovamente. “Ma che cavolo avete in mente voi due? Valerie, sei stata legata a Kay in una relazione di solo sesso, e ti ha fatto soffrire, mi vuoi spiegare perché cavolo hai fatto questa scommessa? Vuoi soffrire di nuovo?” sbottò d’un tratto, facendomi sobbalzare.
Cavolo, aveva ragione, non ci avevo pensato proprio, e che Matt mi aveva scombussolata e poi cavolo, con Kay avevo accettato la nostra relazione solo perché io provavo davvero qualcosa per lui, con Matt è solo un gioco per dimostrargli che non sono una delle solite ragazzine con gli ormoni a mille. Ho accettato perché non ci sono sentimenti in mezzo, solo due adolescenti che vogliono divertirsi, niente di più niente di meno.
“Voglio solo fargli provare la delusione che lo porta ad innamorarsi della persona sbagliata, non ci sono sentimenti Torn” spiegai facendo ridacchiare il mio compagno di scommessa, che venne subito fulminato da mio fratello.
“Mi stai dicendo che pomicerete, scoperte per quale dannato motivo?” chiese cercando di mantenere la calma.
“Non sono una puttana Torn. Abbiamo una scommessa solo perché il tuo amico, qui presente crede che visto che lui è attratto da me, lo sia anch’io di lui” dissi divertita.
“Voi siete pazzi, pazzi, pazzi” intervenne Oliver. “Rischiereste di farvi entrambi con questa scommessa di mezzo” esclamò alterato. Lo vidi fare un respiro profondo per poi avvicinarsi a me. “Non voglio che tu soffra di..”
“Non soffrirò. Vogliamo solo divertirci. Fine. Punto.” Sbuffai, facendo annuire Torn e Oliver. “Des, che hai?” domandai a mia sorella che mi fissava sbalordita, ancora con il bicchiere a  metà strada dalle sue labbra. “Ti si è addormentato il braccio?” scherzai, ciò la riportò alla realtà, sbatte più volte le palpebre, la vidi posare il bicchiere sul tavolino davanti al divano, poi sparì al piano di sopra, sparendo dalla mia visuale.
Girai lo sguardo, trovandomi sei occhi puntanti nei miei confusi.
“Che ha?” domandò Oliver, preoccupato.
Non feci in temo a rispondere, che il campanello suonò, facendo spuntare una Verity in salotto che sfrecciò subito al piano di sopra, urlando un “Biondina, fossi in te dormire con un occhio aperto in questi giorni” facendomi scoppiare a ridere seguita dagli altri.
Mi alzai dalla poltrona, intuendo che nessuno dei tre presenti si sarebbe scomodato e mi diressi ad aprire alla porta, dove trovai la piccola Eveline con una maglietta verde chiaro e una gonna bianca, che mi sorrideva felice, e Ryan con dei jeans chiari e una camicia blu, è una giaccia di jeans sopra, e capelli sistemati bene con il gel.
“Ciao Val” mi salutò lui, sorridendomi, porgendomi un bacio sulla guancia, che ricambiai.
“Ciao piccola” salutai la bimba che appena vide i tre ragazzi dietro di me avvicinarsi si nascose dietro la gamba del padre. “Tranquilla, abbaiano ma non mordono. Sono uno più scemo dell’altro” scherzai facendola ridacchiare, e facendo borbottare qualcosa di incomprensibile ai tre. “Entrate pure” dissi facendo un piccolo inchino. Eveline entrò sempre dietro la gamba del padre,  con gli occhi puntanti sui tre scemi.
“Allora lui è Torn, il mio fratellone” dissi indicando il biondo appoggiata alla spalla di Oliver. “Lui è Oliver un mio amico” dissi indicando il mio amico. “E’ lui è Matthew un amico di mio fratello” dissi ancora indicando il moro che era appoggiata alla stirpe della porta che portava alla cucina, ma verso il salotto, con lo sguardo fisso su Ryan che sorrideva. “Poi abbiamo su mia sorella è una mia amica, che sono a cambiarsi” spiegai. “Ragazzi lei è Eveline” presentai loro la piccola che fece spuntare un piccolo sorriso per i tre scemi, sempre nascosta. “E’ lui è Ryan suo padre” presentai infine, facendo sorridere il ragazzo accanto a me. “Io vado a chiamare le altre due, Eveline vieni con me?” chiesi alla piccola, porgendole la mano, mi sorrise e rivolse lo sguardo al padre, che ricambio il gesto.
“Non combinare guai, mi raccomando” l’avviso, portando una mano nei capelli della piccola.
Sbuffai divertita. “Oh, lasciala stare questa povera bambina, da ti porto in camera di mio fratello, lì puoi rompere tutto quello che vuoi” scherzai facendo ridacchiare tutti i presenti, e ricevere uno sguardo sbalordito dal mio fratellone.
“Non ci provare nemm..” iniziò.
“Stavo scherzando Torn” lo interruppi. “Bene noi donne vi lasciamo alle vostre solite chiacchierate, fate i bravi e non combinate guai” dissi scimmiottano le ultime parole di Ryan, facendolo ridacchiare, cui si aggiunse anche il mio amico biondo e mio fratello. Notai che il moro era andato a sedersi dove era prima sul divano intento a fare zapping.
“Simpatica, si” borbottò Torn, seguendo l’amico. “Ehi Ryan vieni amico”
Sentii infine, prima di salire le scale con la piccola Eveline, che sorrideva.
Mi avvicinai alla porta che dovrebbe essere stata di Verity e bussai, non aspettai risposta entrai tranquilla. La trovai indaffarata a progettare la terza guerra mondiale con il suo armadio, almeno lei era riuscita a disfare le valigie.
“Very” la chiamai, senza ricevere risposta. “Very ti devo presentare una persona” a quello parole si girò immediatamente. I suoi occhi si posarono subito sulla piccola, che le sorrise, a cui la mia amica non resistette e ricambio, tranquillizandosi.
“Io sono Verity, un’amica di Valerie” disse piegandosi sulle ginocchia, porgendole la mano.
“Io sono Eveline, un’amica di Valerie” disse stringendogli la mano sorridendogli. “Quindi anche tu sei mia amica?” domandò poi.
Verity sorrise intenerita. “Certo, le amiche di Val sono mie amiche” rispose dolcemente.
“Eve, posso lasciarti un attimo con Very? Dovrei parlare un attimo con mia sorella, dopo te la presento” gli dissi.
La piccola annuii, sorridendo a Very, che le porse una mano.
“Da vieni, mi serve un aiuto per vestirmi, e tu cara amica, hai davvero buon gusto” disse dolce, facendo illuminare gli occhi alla piccola.
“Ti aiuto più che volentieri” disse la piccola.
Sorrisi, e usci dalla camera, dirigendomi nella camera di Desi. Bussai ma non ricevetti risposta, così aprì la porta. Quello che mi ritrovai davanti non mi piacque per niente, trovai mia sorella rannicchiata sul letto a piangere, aprì di più la porta facendo scricchiolare la porta, ciò fece alzare lo sguardo di mia sorella su di me, che appena mi vide si asciugò le lacrime. Senza esitare, mi avvinai al sul letto e mi sedetti davanti a lei asciugandogli le lacrime. Vederla così mi faceva non male, di più.
“Ehi, Desiree cos’è successo? Perché prima sei scappata?” le domandai dolcemente, asciugandogli un'altra lacrima.
“Ho paura” farfugliò tra i singhiozzi, portandosi i capelli che le erano andati avanti dietro l’orecchio.
“Paura, di cosa? Che succede Desi? Non capisco sei scappata all’improvviso” dissi sempre dolcemente accarezzandole un braccio.
“Paura che tu torna come prima” borbottò infine dopo aver fatto un respiro profondo.
Sbattei le palpebre confusa. “Perché dovrei?” domandai.
Incrociò le gambe e si asciugò definitivamente le lacrime, facendo dei respiri profondi cercando di terminare le lacrime.
“Quella scommessa che hai fatto con Matthew” farfugliò. “So che con Kay non era una scommessa, ma lui ti usava a suo piacimento, e tu lo assecondavi solo perché provavi qualcosa per lui, ma con Matt non ci sono sentimenti, ma ho sempre paura che lui proverà a farti del male come te lo ha fatto Kay, e tornerai quella che eri, è che mi eliminerai di nuovo dalla tua vita, ignorandomi” spiegò, tale confessione mi fece piangere, ma anche ridere.
Gli alzai le braccia al collo abbracciandola.
“Sei una scema. Sono stata cattiva, antipatica, è chi più né ha più né metta, certe volte mi stavo antipatica anche da sola” sdrammatizzai facendola ridacchiare sciogliendo l’abbraccio, e facendo posare la sua testa sulle mia gambe, appoggiandomi con la schiena allo schienale del letto. “Sono stata una cattiva sorella, ma ora sono cambiata, sono quella che ero una volta, sarà sembrato che in quei giorni ti odiavo, ma io ti volevo bene comunque, ma ti odiavo perché tu sapevi sempre quell’era la cosa giusta o sbagliata da fare, mi irritava il tuo modo di saperne sempre una più di me. Ma ora come ho detto sono quella che ero una volta, ma con Matt è diverso. Con lui non ci sono sentimenti di nessun tipo, ci divertiamo solo a battibeccare, io non lo sopporto nemmeno, ma lo dico a te perché mi fido, forse, sottolineo forse mi attrae” dissi, facendo scattare in su la testa di mia sorella. “No, non è quello che pensi, è solo attrazione fisica. E’ poi cavolo ho diciassette anni voglio divertimi, è penso di non aver fatto niente di male. Voglio solo fargli provare il dispiacere di innamorarsi di una persona che non ricambia. Solo questo” dissi accarezzandole i capelli, sorridendole. “Pensi che sia una stupida?” le domandai.
Mi sorrise. “Lo sempre pensato, Val” scherzò facendomi ridacchiare. “Ma credo che tu abbia ragione, alcune volte vorrei avere il coraggio che hai tu, con gli uomini. Io sono davvero una povera verginella che si vergogna per ogni cosa” mi disse, con un tono malinconico.
“Devi solo avere più autostima di te stessa, Desi. Sei una bella ragazza, divertente, dolce, romantica, intelligente, sei tutto quello che ogni ragazzo vorrebbe ma non te né accorgi. Prendiamo per esempio Oliver” appena sentii quel nome la sentii irrigidire, ciò mi fece ridacchiare. “Lui ti sbava dietro, ti fissa come ogni ragazza vorrebbe essere fissata dal proprio ragazzo. Con amore, dolcezza. Ma tu non te ne accorgi nemmeno, hai dei prosciutti al posto degli occhi, cavolo! Appena vedi che ti si avvicina più del dovuto, non parlo solo fisicamente, tu ti allontani come se ti avesse scottata, e lo vedo nei suoi occhi il dispiacere, ma si rassegna. Sai quel giorno quando usci di casa perché ero arrabbiata con Torn, ci trovammo al parco e lui mi raccontò tutto. A lui piaci Desi, è non poco” le confessai, sorridendole dolcemente, trovando il suo sguardo sorpreso e le sue guancie colorate. “Dai una possibilità a Oliver, Desi. Gli piaci, me lo ha detto lui, ma lo avrebbe capito chiunque anche quello stupido di Torn.” Dissi infine, continuando ad accarezzarle i capelli.
“Ci proverò” mi rispose sorridendomi raggiante.
Una porta si spalancò facendo entrare Val è la piccola Eve, sorridenti.
Desi sobbalzò dal letto, mettendosi a gambe incrociate sul letto sorridendo le due arrivate.
“Ma siete uguali? Chi è la mia amica Val?” chiese dolcemente Eve, confusa.
Le sorrisi e alzai una mano. “Io sono Val, lei è la mia gemella Desiree”
“Cosa ti è successo? Hai pianto? Sembri un panda”
chiese dolcemente, riferendosi al trucco di Desi tutto colato, è scoppiammo a ridere, seguite dalla piccola.






Sciaoooooooooooo belleee!!
Scusate il ritardo, ma tra compiti interrogazioni non sono riuscita ad aggiornare.
Allora? Avete vistoo???? Ho allungato i capitoliiiii ziiiiiiii :3 ... che ve ne pare? Vi piace?
Avete visto quanto è tenera la nostra piccola Eve? E' la scena di Val è Desi? Okey lo ammetto quando lo scrivevo qualche lacrima è scappata anche a me.
Beh che dire, è l'una di notte è io sono a pezzi. Vi lascio al capitolo.
Spero che vi piaccia e che mi lasciare tanteee taaantee recensioni.
E prima che me ne dimentichi, GRAZIEE A TUTE COLORO CHE HANNO RECENSITO, COLORO CHE L'HANNO AGGIUNTA NELLE PREFERITE/SEGUITE/RICORDATE. GRAZIE, DAVVERO. MI FATE OGNI GIORNO PIE' FELICE! *---------------*

Beh, vado. Notteee a tutteee!
Baci _Poli:) u.u

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Capitolo 9
*** 9 Capitolo. ***








Avevamo appena finito di mangiare, ci eravamo messi d’accordo sul programma che avevamo questo pomeriggio, noi ragazze a fare shopping e i ragazzi ci facevano da facchini privati, ma un fenomeno atmosferico ci ha distrutto i piani. Eravamo tutti pronti per uscire, avevo anche convinto Ryan a venire con noi, che scoppio un temporale, non era la solita pioggerellina, ma era un vero e proprio temporale, il cielo era cupo di un colore che ti metteva angoscia, e fulmini a più non posso.
“Cazzo” urlò Desi, nascondendosi definitivamente dietro mio fratello. Ha sempre avuto il terrore dei temporali, fin da piccola. Quando c’era un temporale si rifugiava solo da nostro fratello, una volta era uscito con degli amici e la trovammo nella stanza di Torn, nel suo letto coperta fin sopra la testa.
“Chi è che voleva uscire?” domandò divertito Oliver, spostando la tenda dalla finestra del salotto. “No, perché a me questo tempo non promette niente di buono” continuo ridacchiando.
Sbuffai annoiata, e mi buttai a peso morto sul divano occupandolo tutto. Faci un respiro profondo, e chiusi gli occhi, rimango così finché  non mi sento sollevare le gambe, facendomi spalancare gli occhi dalla sorpresa. Guardo Matt sorridente, mentre si siede sul divano con i miei piedi in grembo.
“Ti annoi?” mi chiese tranquillo, mentre appoggiava la testa sullo schienale, e con le mani mi accarezzava le gambe che mi rilassò, ciò mi fece scappare un gemito. “Cos’era quello, un gemito?” domandò con tono malizioso il mio massaggiatore.
“Sei un bravo massaggiatore, te l’hanno mai detto?” domandai sorridendo sornione, aprendo un occhio osservandolo, vidi spuntare un sorriso sul suo viso.
“Mi dicono che sono bravo in altro ammiccò, facendomi spalancare la bocca. Aveva trovato il doppio senso in una mia frase innocente, cavolo! Mi ripresi e ridacchia, seguita da lui. Chiusi di nuovo gli occhi e tornai in un momento di rilassamento formidabile, le sua mani calde accarezzavano dolcemente le mie gambe fredde, ricoperte da dei pantaloncini lunghi fino a metà coscia. Spalancai gli occhi di colpo, sentendo la sua mano scivolare sotto i pantaloncini, cominciando a sfiorarmi l’intimità che mi fece gemere.
“Matt, ci sono gli altri. Fermo” sibilai cercando di trattenere i gemiti.
Come ripreso dalla realtà, tolse immediatamente la mano e tornò ad accarezzarmi le gambe.
“Togli immediatamente le mani da mia sorella” urlò isterico Torn, spuntando in salotto. Spalancai gli occhi, cazzo menomale non è arrivato due minuti prima, senno saremo morti entrambi.
“Non sto facendo niente di strano, amico. Rilassati” disse tranquillo il moro, continuando ad accarezzarmi le gambe.
Mio fratello alzò gli occhi al cielo, e si sedette sulla poltrona accanto al lato dove avevo appoggiato la testa. In salotto ci raggiunsero anche gli altri, facendo smettere Matt di accarezzarmi le gambe, così mi alzai sistemandomi meglio sul divano, con le gambe al petto e la testa appoggiata sul bracciolo vicino la spalla del moro. Desi si sedette accanto a me, prendendo Torn per un braccio, che sbuffò sonoramente. Verity si posizionò sul divano accanto a Ryan che teneva Eve in braccio, addormentata, che occupava un posto con i piedini.
“E io dove cavolo, dovrei sedermi?” domandò il biondo tornando dalla cucina con un pacco di pop-corn.
“Per terra biondo” scherzai, poggiando definitivamente la testa sulla spalla del moro. “Dammi i pop-corn” ordinai allungando una mano verso di lui, che mi regalo un sorriso vendicatore, e portò il pacco nell’altra mano.
“Scordatelo” sibilò, facendomi ridacchiare.
“Che palle” sbuffai. “Prendi in braccio Desi, almeno lei sta accanto a mio fratello, può stritolarti una mano, e io mi mangio i miei pop-corn senza ucciderti” dissi scherzando, lanciando un occhiata a Desi che spalancò gli occhi. Oliver spostò lo sguardo verso Desi, che abbassò lo sguardo, che lo fece sospirare rassegnato.
“Val ti siedi sulle mie di gambe, e puoi mangiare i pop-corn” disse Oliver, sempre con tono rassegnato.
Non feci in tempo ad annuire, che senti due mani afferrarmi per i fianchi e portandomi a sedere sulle sue gambe, girai lo sguardo su Matt che mi sorrise malizioso, che ricambiai, mi sistemai meglio sulle sue gambe, portando il fondoschiena appoggiato al bracciolo del divano, la testa sulla sua spalla, e le gambe al suo fianco.
“Ho la mia poltrona umana, tranquillo” dissi sorridendo. “Ora dammeli” ordinai indicando il sacchetto, ricevendo dal proprietario un pugno di palline mal formate bianche addosso.
“Ma che cazz..” sbottai, facendo ridere i presenti, Oliver si sistemò divertito accanto a noi, prendendo una manciata di pop-corn e portandoseli alla bocca.
“Spero ti vadano di traverso” scherzai tenendo sempre un tono minaccioso, mente cercavo di raccattare tutti i pop-corn addosso. “Lo spero davvero” continuai, facendo ridere i presenti.
“Val, nei hai un po’ nei capelli” mi avvertii Vary, ridacchiando.
Sbuffai, non feci in tempo a sistemarmi i capelli, che mi ritrovai con la testa girata verso la televisione, e una mano di Matt tra i miei capelli.
“Faccio io, sta ferma” mi disse continuando la sua ricerca.
Ridacchiai. “Matt l’esploratore di pop-corn, ti si addice sai” scherzai, facendo ridere tutti i presenti, e il diretto interessato.
“Val la combina guai, ti si addice sai”  scherzò di rimando lui, facendomi ridacchiare. In quel momento non capì cosa successe che mi senti tirare la testa all’indietro.
“Sei impazzito? Non voglio rimanere pelata a diciassette anni” poggiando le mani su i suoi ginocchi per non cadere.
Scoppia a ridere. “Un pop-corn si era affezionato a una ciocca dei tuoi capelli, dovevo eliminarlo in qualche modo” si giustifica, portandomi l’alimento davanti agli occhi.
“E così avevi in mente, di annientare i miei capelli? Toccami i capelli, e potrai avere l’onore di essere donna” lo minaccia, puntandogli un dito sul petto, che lo fece ridere ancor di più.
“Ragazzi la tv, non fa. Che facciamo?” annunciò mio fratello, sbuffando e buttando il telecomando sul tavolino, facendo scattare in piedi Verity.
“Non ti prendo a parole, perché c’è una bambina, è non voglio svegliarla. Ma riprova a fare quello che hai fatto è anche tu avrai l’onore di essere donna” lo minacciò la mia amica, puntandogli uno sguardo assassino, facendomi scoppiare a ridere sonoramente, tanto che mio fratello mi fulminò. Cercai di riprendere fiato, ma non riuscivo proprio a smettere, vedere mio fratello con uno sguardo terrorizzato davanti a una mia amica, è la cosa più esilarante che avessi mai visto. Rifugiai il mio viso nel collo di Matt, sentendo il suo profumo su tutte le narici. Quel profumo mi annebbiò la mente, tanto che le urla, le minacce di Verity si trasformarono in sussurri, che mi fecero ridacchiare comunque.
“Non è possibile, ci siamo trasferiti allontanandomi da Coco è ora mi ritrovo una piccola ninja, peggio di quell’altra. Val, le trovi solo tue queste amiche?” sbuffò divertito mio fratello, ricevendo un altro sguardo fulminatore dalla mia amica.
Cavolo, Coco. Era ormai un mese che non la sentivo, sarà arrabbiata da far schifo, e posso capirla.
“Cavolo mi ero dimenticata di dirti che prima ha chiamato Kevin, voleva parlarti” mi annunciò  entusiasta Desi, mentre pescava pop-corn dal sacchetto di Oliver.
“Oh mio dio! Sei ancora amico di quell’essere antipatico?” domandò Torn, sentendo quella domanda lo fulminai all’istante.
“Sei solo geloso, che ti abbia soffiato la ragazza che ti piaceva” ribattei ridacchiando, avendo gli sguardi confusi di tutti su di noi.
Mio fratello alzò gli occhi al cielo, sbuffando. “Gli ho lasciato strada libera, solo perché capì dopo la seconda uscita che non  la dava facilmente” disse fiero delle sue parole.
Scoppiai a ridere ancor di più, poggiando la testa sul petto del moro, cercando di riprendere fiato, seguita da mia sorella che senza accorgersene appoggio la testa sulla spalla di Oliver, a cui comparve un enorme sorriso.
“Se vuoi saperlo, gliel’ha data dopo nemmeno una settimana, è stanno ancora insieme” gli comunicò mia sorella divertita, ancora appoggiata alla spalla del biondo.  Tutti i presenti scoppiarono a ridere, mentre mio fratello rimase sbalordito dall’annuncio.
“Ma se quella era una ragazza casa è chiesa?” si domandò più a se stesso che a noi, facendo aumentare le risate. “Ok, posso ammettere che forse non ho avuto buon occhio, ma ora ditemi stronzette che non siete altro, Coco è fidanzata?” domandò serio. “No, perché se lo è, devo chiamare il poveretto per dargli buone motivazioni di lasciarla all’istante. E’ insopportabile” continuò, facendo ridere me e Desi.
“Certo che è fidanzata che ti credi?”domandai divertita. Era il momento che Torn, scopra gli è il ragazzo in questione. “Con Daniel” dissi ricevendo un’occhiata da mia sorella.
1…2…3.. CHE ABBI INIZIO LA GUERRA.
“Dimmi che è Daniel Hill?” domandò fissandomi, scossi la testa. “Daniel Smith” scossi ancora la testa. “Non dirmi che è …”
Annuii già sapendo la fine della domanda. Daniel Herol, suo amico dal primo giorno di asilo, suo amico di giochi all’elementari, suo amico di scherzi alle medie, e amico spezza cuori alle superiori. Non sopportavano Coco, non erano mai andati d’accordo. Avete presente l’amore che c’è nei miei confronti con Ester? Beh, diciamo che è lo stesso amore che c’è tra lei e qui due coglioni. Ma fine terza superiore Daniel cambiò atteggiamento con lei, quando c’era mio fratello non le rispondeva più come una volta, ma se ne stava zitto da una parte, fingendo di essere d’accordo con mio fratello, invece si incontravano tutti i giorni, e alla fine si misero insieme.
“Io lo uccido” sbottò il coglione. “Da quanto?” domando poi.
“Un anno è mezzo” rispose Desi, appollaiandosi al braccio di Oliver, impaurita dalla reazione del fratello.
“Mi prendete per il culo? Oh, dio mio! Quello è un coglione” sbottò.
“Non più, ha messo la testa a posto, dovresti seguire il suo esempio” scherzai, facendo ridacchiare il moro.
“Amico, mi cadi in basso” esordi il moro. “Ti sei fatto scappare una che l’ha data dopo una settimana, il tuo migliore amico si mette con il tuo nemico giurato, che intenzione hai adesso? Ti iscrivi alla facoltà per diventare prete?” scherzò ricevendo uno sguardo fulminante da mio fratello.
“Sta zitto Walter” lo rimbeccò, facendolo ridacchiare.
“Ehi, solo io posso chiamarlo Walter” lo minacciai, facendo ridere ancor di più il moro.
“Sta zitta anche tu traditrice” scherzò mio fratello. “Va bene, se Daniel non è ancora morto sono felice per lui. Ecco perché da un giorno al l’altro era così pimpante e allegro, aveva la sua scopata del giorno, oh bravo. Il mio piccolo Daniel è cresciuto” disse divertito, facendo scoppiare a ridere tutti i presenti.
“Se continuiamo così, rischieremo di svegliare Eve” ci avverti Verity.
“Ryan, vuoi portarla di sopra? Almeno stai comodo anche tu” gli dissi, vedendolo muoversi ogni tanto per sgranchirsi le gambe.
“Posso? Perché, giuro mi si sono addormentate le gambe” disse mentre cercava di sentirsi nuovamente il corpo.
Annuii alzandomi, aiutandolo in qualche modo a spostare la piccola senza svegliarla, in mondo che Ryan si alzasse dal divano.
“La portiamo io è Val, tu puoi rimanere qui” esordii all’improvviso il moro alzandosi dal divano e prendendo dolcemente la piccola che si accoccolò subito al suo petto, facendolo ridacchiare. Si girò verso di noi, e mi fissò.
“Dove la porto?” sussurrò poi, tranquillo, in modo di non svegliare la piccola.
“Vieni, ti accompagno” dissi tranquilla, facendogli strada su per le scale.
Salimmo le scale insieme in silenzio.
“Mi sta sbavando sulla maglietta” disse schifato il moro, facendomi ridacchiare divertita. “Non dovresti ridere, te né pentirai” disse malizioso.
Aprii la porta di camera mia, e mentre Matt appoggiava Eve sul mio letto, io mi diressi a prendere dall’armadio una coperta. Non feci in tempo a girarmi, che mi ritrovai le sue labbra sulle mie.
Sento la sua lingua picchiettare sulle mie labbra, che gli lasciarono subito accesso, ci immergemmo nei nostri baci, facendomi contorcere lo stomaco per il troppo piacere. Porto le sue mani tra i suoi capelli morbidi, una sua mano sotto la mia maglietta accarezzandomi la schiena con l’intento di spingermi meglio verso di lui e l’altra tra i miei capelli, cercando di aver un miglior accesso alla mia bocca. Trasportati dal bacio non mi rendo conto di aver morso anche troppo forte, il suo labbro interiore. Mi allontano qualche secondo, per riprende fiato, tempo due secondi che mi ritrovai di nuovo le sue labbra sulle mie in un altro bacio bramoso. Istintivamente avvicino di più il mio corpo al suo, per sentirlo più vicino, facendo gemere Matt che aumentò l’intensità del bacio.
“Sei insaziabile” sussurrai, tra un bacio e l’altro. Sento due mani prendermi per le natiche , che mi fece gemere, portandosi poi le mie gambe ai lati dei suoi fianchi, ciò mi fece aggrappare di più ai suoi capelli.
“E tu, ti ecciti molto facilmente” non lo permisi di ridacchiare, che con un gesto gli sfiorai l’erezione coperta dai jeans.
Lui si lasciò sfuggire un gemito, e io sorrisi maliziosa sulle sue labbra.
“Tu non mi sembri da meno” sussurrai tra il suo collo, ripetendo il gesto, facendolo gemere nuovamente, per poi staccarmi definitivamente da lui, prendendo la coperta che mi era caduta e posandola addosso alla piccola.
Feci per uscire quando sentii due mani prendermi per i fianchi, facendomi scontrare con il petto del moro.
“Giochi sporco, molto sporco” mi sussurrò nell’orecchio, facendomi rabbrividire. Andarci a letto sarebbe stato un calmante per i miei ormoni, ma cavolo voglio vincere la scommessa, e lui sarà il primo a cedere.
Vuole la guerra? E guerra sia!!







Sciaoooooo belleeee bimbeeee *--------------* ^.^  

Visto che sono mancata per un po' di tempo, e avendo poche coose fa fare oggi, mi sono dedicata al 9 Capitolo! Spero che vi piaccia*-* u.u Grazie per tute le recensioni, e tutte coloro che hanno aggiunto la mia FF tra le preferite/ricordate/seguite!!! Grazie davvero!!! *_* :3
Vi lascio al capitolo!!! :)

Alla prossima BACI _POLI:3  >.<    




 

 

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Capitolo 10
*** 10 Capitolo. ***





“Val, alza quel culo che ti ritrovi è vieni subito in cucina” urlò una voce a me, -purtroppo-  familiare, mio fratello dall’altra parte della porta, bussando continuamente tenendo un certo ritmo, a me fastidioso.
“No.n. Rom.per.mi. il cazzo” mugugnai ad alta voce scandendo bene ogni parola, per poi nascondermi sotto al cuscino cercando di tornare a dormire.
“Muoviti Rompipalle” urlò, iniziando a bussare ripetutamente alla porta.
Sbuffai rassegnata. Perché? Sono in vacanza, perché non posso svegliarmi quando voglio?
Alzai il busto, per osservare l’ora che segnava  sulla sveglia, poggiata sul comodino. Sbarrai gli occhi incredula, segnava le 7.40. Sbarrai gli occhi. Perché, una persona deve essere svegliata a quest’ora del mattino? Perché? Perché sveglia ME, a quest’ora? Che ho fatto di male? Odio essere svegliata prima di mezzogiorno, già devo svegliarmi per andare a scuola, ma non lo ammetto nei giorni festivi.
“Ti sei addormentata un’altra volta?” urlò il biondo, nuovamente.
“Torn William Miller” strillai il suo intero nome alzandomi dal letto controvoglia. “Prima o poi ti uccido, lo giuro” dissi aprendo la porta ritrovandomelo davanti che sorrideva divertito, a petto nudo con dei pantaloncini con lo sguardo assonnato.
“Dai muoviti, quella moretta cui dovrebbe essere la tua amica, ha deciso di andare in spiaggia, sono tutti a fare colazione, mancate solo tu è Matt” spiega, suscitando in me l’istinto omicidio verso la mia amica. “Lo svegli te, io ho troppa fame” disse, sparendo giù per le scale, lasciandomi perplessa.
Cosa? IO, Valerie Miller dovrei svegliare Walter? Dovrei entrare nella sua camera, dovrei svegliarlo, e sé è sua abitudine dormire in boxer? Oddio, gli sarei saltata addosso e non saprei se riuscire a fermarmi. Dopo aver fatto, un paio di respiri profondi, mi avvicinai alla camera di Matt distante due camere dalla mia. Bussai, duo o tre volte senza nessuna risposta. Sbuffai, ed entrai, la finestra aperta ove entravano i pochi raggi di sole che cadevano su un corpo con solo dei boxer.
Oddio! Ormoni? A cuccia.
Chiusi la porta e mi avvicinai lentamente dalla parte destra del letto.
“Walter” lo chiamai. “Matthew Walter” lo chiamai con tono più duro, senza risultato.
Poggiai una mano sulla schiena, spingendolo piano.
“Alzati, dai” sbuffai.
Cavolo è peggio di me! Stavo per ripetere il gesto, quando mi ritrovai distesa su di lui, che aveva ancora gli occhi chiusi. Osservai i suoi lineamenti, soffermandomi sulle sue labbra, erano perfette, erano fatte essere baciate. Erano già passati due giorni da quella scommessa, ed erano due giorni di provocazioni continue, era impossibile resistergli.
“Buongiorno Honey” bisbigliò ancora assonnato, sorridendomi. Aveva iniziato a chiamarmi in questo modo, per non so quale arcaico motivo, è la cosa mi piaceva.
“Buongiorno Walter” dissi lasciandogli un bacio sul mento, uno sulla guancia destra, e uno nella sinistra, uno sulla fronte, e uno sul naso. Anche se le sue labbra richiamavano le mie, avevo un buon autocontrollo, posai le miei labbra sulle sue lasciandogli un bacio a stampo.  Le sue labbra calde, umide mi scatenavano una lotta di ormoni, approfondendo il bacio. Senza staccarmi dalle sue labbra che iniziarono a muoversi in sincronia, mi sistemai meglio portandomi a cavalcioni. Mi strinse più stretto a lui e infilai una mano fra le ciocche dei suoi capelli che tanto mi piacevano, un movimento che lo fece ansimare contro le mie labbra.  Men di un secondo mi ritrovai sotto di lui, le nostre labbra di nutrivano, la sua mano afferrò improvvisamente la mia coscia, -facendomi gemere di dolore- sollevando leggermente la mia gamba ciò mi fece reagire, allacciando le gambe intorno al suo bacino, permettendogli di premere i nostri corpi ancora più vicini così da poter sentire i muscoli del suo torace con la mia pelle coperta da una maglia usata come pigiama. A quel contatto non potei far altro che gemere, il suo corpo era stretto al mio, facendo sfiorare i nostri bacini. Ci staccammo qualche istante, i miei occhi si aprirono trovando davanti ciò che doveva essere una delle cose più sexy che avessi mai visto. Lo sguardo di Walter, due occhi verdi chiuse in due fessure, che mi fissavano e le sue labbra socchiuse.
Era così bello osservarlo che non mi accorsi che aveva incollato di nuovo le sue labbra sulle mie, all’istante si chiusero al contatto, rispondendo immediatamente al bacio che pian piano diventava sempre più dolce. Senti le mani del moro trovare i bordi della maglia, facendole scivolare lentamente sotto il tessuto per sentire la mia pelle. Iniziò a farmi il solletico all’improvviso facendomi distaccare dalle sue labbra, facendomi ridere.
“S.met smettila” ansimai, continuando a ridere, cercando di togliere le mani del moro dalla maglietta, che rideva divertito al mio fianco.
“Perché dovrei?” domando con voce roca, continuando a farmi il solletico sotto la maglietta.
“Basta, ti … ti.. ti pre .. ti prego” gridai cercando di liberarmi dalla sua presa.
 “Come desidera” disse ridacchiando continuando a farmi il solletico sui fianchi.
Tipico. Mai fidarsi.
Mi alzai sul gomito vero di lui, per poi fulminarlo con lo sguardo dopo di che mi alzai in piedi sul letto prendendo il cuscino.
“Non ci provare Miller” ordinò lui guardandomi spaventato.
Ridacchiai per poi buttarmi letteralmente addosso a lui prendendolo a cuscinate in faccia. Iniziai a ridere come una matta osservando le espressioni che faceva ad ogni colpo che riceveva.  Continuammo a ridere come dei matti, eravamo proprio dei bambini pur avendo 17 e 18 anni, persi l’equilibrio all’ennesimo cuscinata che mi dette, cadetti su di lui, e continuammo a ridere. 
“Su, alzati Miller, non sei poi così tanto leggera” disse accennando una risata, prendendomi in giro.
Gli tiro un cazzotto sulla spalla, facendolo gemere di dolore, gli lascia due baci sulle labbra e mi alzai da lui.
“Dai andiamo a fare colazione” dissi aprendo la porta, seguito da lui che si massaggiava ancora dolorante la spalla. “Fatto male, cucciolotto?” scherzai, ridacchiando.
Non ebbi il tempo di iniziare a scendere le scale che mi senti prendere per i fianchi, e mi trovai sulle sue spalle come sacco di patate.
“Mettimi giù Walter” urlai tra le risate, mentre mi stringevo a lui annusando il suo profumo da uomo che tanto adoravo. Ridacchiò, ma non mi diede ascolto.
Entrando in cucina dove sentii delle risatine divertite di coloro che dovrebbero essere i miei amici. Quando sentii il pavimento freddo sotto ai miei capii che Walter si era deciso a mettermi giù, dove vidi una Desiree assonnata appoggiata con un gomito sul tavolo e con il mento appoggiato mentre mangiucchiava e inzuppava un biscotto nel latte, senza alzare lo sguardo nemmeno un secondo, rivolsi lo sguardo al biondo davanti a lei è capii, un Oliver a petto nudo sedeva tranquillo sorseggiando il suo latte, lasciando in tanto in tanto occhiate a quella sorella cretina che mi ritrovavo. Una Verity appoggiata con la schiena sullo schienale della sedia che era allontanata di qualche centimetro dal tavolo che inzuppava una brioche nel latte sporcandosi tutta. Che bambina la mia amica.
“Buongiorno bella gente” dissi sorridendo, lasciando un bacio sulla guancia di Very, che mi sorrise, uno sulla guancia di mia sorella che fece un sorriso tirato e un bacio sonoro sulla guancia del biondo che rise divertito.
“Di buon umore, mia umile amica?” scherzò lui, riempiendosi di nuovo la tazza di latte. Senza volere alzai lo sguardo, è vidi l’orologio cui le lancette segnavano le sei e quaranta.
Ridacchiai. “Ragazzi quell’orologio va cambiato!” annunciai, prendendo una tazza di latte per poi sedermi vicino al moro che si stropicciava gli occhi ancora assonnato, portandomi poi le gambe in grembo.
“Perché mai?” domandò Vary, mettendosi seduta educatamente.
“Torn è venuto a svegliarmi alle 7.40, il tempo non torna indietro” dissi con tono ovvio, gustandomi un saporito biscotto al cacao, con gesti poco castri sotto lo sguardo del moro.
“Val sono le ora le sette, non vengo qui con la mia famiglia da due anni, mi ero dimenticata di dirvi che le sveglie erano messe con un ora avanti” mi spiegò Val, facendomi spalancare gli occhi.
“Perché cavolo mi avete svegliata a quest’ora? Voi sapete che odio essere svegliata presto quando non ho scuola” urlai rivolgendomi a mio sorella e a mio fratello, sentendo la risatina del moro, che lo fulminai con gli occhi. 
“Dai Val, siamo in vacanza divertiamoci, andiamo al mare rimaniamo li tutto il giorno e poi torniamo a casa e puoi dormire quanto vuoi” Mai svegliare Valery Miller a questa tarda notte. Mai.
“Ci divertiremo, dai” cercò d’incoraggiarmi Val.
Abbassai lo sguardo. “Non vengo in spiaggia” mormorai, tornando alla mia tazza di latte.
“Cosa? Mica ti vergogni di metterti il costume? Vale hai un fisico da far invidia” sbottò Vary.
Vergogna del mio fisico no, ma vergogna di tutti i lividi e cicatrici che avevo si, mio fratello non sapeva dei miei lividi, non sapeva che il ex ragazzo mi picchiava senza timore di farmi male.
“Ho le mie cose” mentii, tenendo sempre lo sguardo basso.
“Non dire cazzate, ti sono venute una settimana fa” disse mio fratello.
Perché mio fratello doveva sapere cose nemmeno io ricordavo fra poco?! Perché?
“Ok, vengo. Ma il bagno non lo faccio” annunciai senza alzare lo sguardo, sentendone uno fisso su di me, l’alzai di poco e incrociai due occhi verdi fissarmi, come se avesse capito che qualcosa non andava.
“Beh, è già un passo avanti” disse mia sorella. Senti Torn ribattere ma lo interruppe. “Se non vuole fare il bagno non lo farò, non puoi costringerla Torn
Lei sapeva.


Alla fine andai in spiaggia, erano tutti in acqua a divertirsi. Ero seduta su un telo con le gambe in grembo osservando il mare. Era in continuo movimento e non sai mai quello che ti regala, e questo mi fa scoprire sempre nuove cose poi è una cosa che insegna a vivere per questo è collegato al mio modo di vivere oggi, credo il mare collegato al vento sia un ulteriore situazione di crescita, nel senso che sono due forze della natura che ti costringono a convivere con lei. Prima di mettermi con quello stronzo di Kay,amavano fare windsurf e la vela, mi regalavano sensazioni uniche, il fato di veleggiare e muoversi col vento è unico al mondo e non si sono sensazioni uguali e paragonabili, in nessun altro sport. Soprattutto nel windsurf si ha un contato puro la natura. Il mare è sentimento, esprime i miei sentimenti, li stimola e li amplifica, è amore, profondo come l’oceano, è passione, ma ora per me è solo paura, terrore. Terrore di tornare al mio vecchio modo di vivere, terrore di mostrarmi in costume davanti alla mia famiglia, ai miei amici, al ragazzo di cui sono attratta. Molto attratta.
Mi alzai di poco la maglia, scoprendo uno dei tanti lividi che avevo, sfiorandolo appena, facendomi gemere di dolore. Potrei sembrare stupida, ti fanno male e le tocchi? Beh, sono una parte della mia vita, mi ricorda tutto il dolore che ho provato in quei momenti.
“Honey” sentii chiamarmi con tono allegro, facendomi alzare lo sguardo, trovandomi Walter con il suo costume rosso tutto bagnato davanti agli occhi, mente faceva schizzare i suoi capelli ovunque. Abbassai immediatamente la maglia, sorridendogli. Il suo sorriso spari meno di due minuti. “Che cavolo è quello?” disse con tono duro puntando un dito sul mio addome ormai coperto dalla maglia.
“Non coprirlo, ho visto tutto. Che cavolo è quello?” ripete puntando il suo sguardo su di me.
“Non è nul…” non finì di rispondere, che mi interruppe.
“Vieni con me” disse soltanto prendendomi per il polso, portandomi verso le cabine.
Mi spinse nella sua cabina. Imprecai quando sbattei la testa contro qualcosa e rischiai di cadere per colpa di una panca.
“Dio, che male!” Mi massaggiai la testa e quando provai a dire qualcos’altro, lui mi zitti premendo una sua mano sulle mie labbra.
“Non cambiare discorso. Voglio subito sapere cosa sono quei segni Miller” disse con tono duro, un tono che non gli avevo mai sentito.
L’unica cosa che mi ripetevo era: “sono nella merda”.

 


SCUSATE SCUSATE SCUSATE SCUSATE PER L'ENORME RITARDO.
La scuola mi ha tenuta abbastanza impegnata, la conessione ogni tanto non andava, e la fantasia andava e veniva.
Ma oggi mi sono messa sotto e ho scritto il 10 capitolo. Spero che vi piaccia ...lo spero tantoo!!
Allora che ne pensate nel capitolo? Vi piace?
Grazie ancora a tutte coloro che l'hanno messe nelle segutie/preferite/ricordate e grazie per tutte le vostre recensioni e grazie per tutte coloro che la visitano. GRAZIE.


Baci _Poli *______*

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Capitolo 11
*** 11 Capitolo. ***





Dopo l’infuriata di Matthew, riuscì a convincerlo ad andare a casa. Eravamo nella sua stanza, girovagavo per stanza cercando le parole giuste per dirgli la verità su i miei lividi. Walter se ne stava appoggiato alla stirpe della porta, osservando ogni mio movimento.
“Sto ancora aspettando” ruppe il silenzio, facendomi irrigidire. Mi sedetti a peso morto sul letto dalla parte opposta in modo da non vederlo. Feci un respiro profondo e trovai il coraggio.
“Come già sai, un po’ di tempo fa stavo insieme a Kay, all’inizio eravamo la classica coppia, il più popolare della scuola e la nuova cheerleader, passavamo giornate intere insieme eravamo inseparabili, ci amavano” ridacchiai nervosa “Almeno io lo amavo, con lui ero cambiata caratterialmente, ero diventata egoista, sfacciata, non me ne fregava di niente, non pensavo alle conseguenze. Dopo un mese, stando insieme a lui e i suoi amici iniziai a fumare, a fare cazzate di tutti i tipi, passavo sere in cella aspettando mio padre che venisse a pagare la cauzione. Alcune volte veniva la sera stessa, altre veniva la mattina per insegnarmi la lezione, ma a me poco importava. Era già un mese che stavamo insieme e lui, voleva di più, non un semplice bacio, ma io a quel tempo ero vergine, così andammo a letto insieme” mi fermai facendo un respiro profondo. Sentii il letto abbassarsi sotto un peso, mi girai e vidi Matthew con la schiena appoggiata allo schienale del letto e con la mano mi faceva segno di avvicinarmi. Alzai lo sguardo e incontrai i suoi occhi verdi, non me lo feci ripetere due volte che mi avvicinai a lui, mantenendo sempre le distanze. “E dal quel giorno ogni volta era sempre più violento, così iniziai a cercare di allontanarmi da lui, dopo quei giorni capi che mio fratello aveva ragione, ero cambiata, e dovevo tornare la Valerie che ero una volta. Mi feci forza e lo lasciai, lui non la prese bene iniziò a dire che io avevo un altro, che lo stavo tradendo, così iniziò a seguirmi, mi mandava messaggi, era sempre nel posto in cui mi trovavo, iniziò a minacciarmi dicendomi che se non fossi tornato da lui avrebbe fatto del male a mia sorella. Desiree è fragile come una bambola di porcellana, non sarebbe mai uscita da una situazione del genere, e non volevo assolutamente che lui la toccasse, era pur sempre mia sorella. Così mi rimisi con lui, era violento, mi picchiava, mi palpava il seno nei corridoi senza ritegno, non reggevo più quella situazione, una volta venne a casa mia sapendo che in quei giorni non c’era nessuno a casa, e così saremo rimasti soli, inizio a baciarmi io lo respingevo, e lui s’incazzò così iniziò a picchiarmi senza ritegno.” Dissi trattenendo dei singhiozzi, alzai di poco la maglia e sotto lo sguardo attento di Matthew gli mostrai i segni violacei sul tutto il mio addome. “Dopo avermi picchiata se ne andò dicendomi che non sarebbe finita così, e continuammo così per un anno, poi un giorno trovai il coraggio e mi decisi a farmi aiutare da Torn”dissi in fine, socchiudendo gli occhi, un lieve tocco mi asciugò le lacrime che scorrevano lungo il mio viso. “Scusa per prima, in spiaggia. Sono stato troppo violento, e solo che ho visto questi lividi ed ero fuori di me. Mi dispiace” mi disse con tono dolce, lasciandomi un bacio sulla guancia. “Mi sento uno schifo, non mi ero mai accorto di questi lividi. Torn come la presa?” chiese, portando una mano sull’addome massaggiandomi dolcemente.
Risi nervosa. “Torn non sa che mi picchiava, non sono riuscita a dirglielo non ne avevo il coraggio, sei il primo a cui racconto il tutto. Torn si sarebbe incazzato e avrebbe commesso qualche cazzata e ci sarebbe andato di mezzo, non volevo metterlo nei guai. Gli dissi solo che Kay non accettava che lo avevo lasciato e continuava a importunarmi, niente più” dissi tirando fuori un sospiro, voltando lo sguardo verso Matt. Era lì accanto a me, con un espressione che non saprei spiegare, i suoi occhi verdi incastrati nei miei occhi azzurri, la sua mano che continuava a lasciami carezze facendomi sfuggi in tanto in tanto alcuni gemiti di piacere. Posai le mani sul suo viso cercando un suo bacio, che non si fece attendere. S’impossessò del mio labbro superiore tra le sue labbra. Automaticamente mi aggrappai al collo con le braccia, portando una mano tra i suoi capelli. In un attimo approfondì il bacio, dischiudendomi le labbra con lingua e infilandomela lentamente nella bocca. Ricambiai quel bacio con foca, dimenticandomi di tutto il resto, Matt senti le sue mani sul mio volto, facendo in modo di aprire ancora di più la mia bocca per avere un maggior accesso mentre i nostri corpi si attaccavano pericolosamente. Ci staccammo per riprendere fiato, gli lasciai un bacio sul collo. Ci sdraiammo sul letto e appoggiai la testa sul petto di Matt che mi cinse i fianchi con un braccio. Lasciava dei piccoli baci sui capelli facendomi rabbrividire.
“Quindi non potrò vederti con quel costume sexy bianco, che hai messo in valigia?” domandò, ridacchiando per la mia faccia sconvolta.
“Come fai a sapere che ho un costume bianco?” chiedo tirandomi su, portando un mano sul suo petto.
Fa spallucce e ridacchia. “Era sulla scrivania, non lo avevi ancora nascosto alla mia vista” rispose sorridendo. Gli lasciai un pungo giocoso sul braccio, ridacchiando.
“Non avevi diritto di dargli una sbirciatina” scherzai.
“Oh, la tentazione ha preso il sopravvento su di  me, e non ho resistito” rispose sorridendo. “Allora? Potrò vedere come ti sta quel bel costumino bianco?” domando sorridendomi malizioso, accarezzandomi un braccio lentamente e lasciando dei piccoli baci sul l’incavo nel mio collo.
“Non adesso” risposi, lasciandomi travolgere dai suoi baci. Lo allontanai a malincuore, continuando a lasciargli dei piccoli baci a stampo sulle sue morbide labbra, facendolo sorridere.
Con un movimento a me inaspettato mi ritrovai a cavalcioni su di lui, con il mio bacio sul suo, una sua mano scivolò alla fine della mia schiena e avvicinò le nostre labbra. Mi feci prendere dalla foga, tanto che morsi il suo labbro inferiore. Senti le sue mani sui fianchi, facendo scontrare i nostri bacini, facendomi sentire tutto il suo desiderio. Una mia mano arrivò al suo petto, cercando di allontanarlo per prendere un po’ d’aria.
“Matt” farfugliai da un bacio all’altro “Io ho fame” continuai sorridendo a ogni bacio sulle sue labbra.
“Io c’è l’ho duro” borbottò malizioso sulle mie labbra facendomi scoppiare a ridere. “Se vuoi andare a mangiare ti conviene toglierti immediatamente da sopra il mio amico. Ma toccarmi mentre c’è l’ho alzato” confesso malizioso, facendomi eccitare maggiormente.
Volevo farlo impazzire, è impazzirà. Sicuro. Sicuro come mi chiamo Valerie Miller. Lasciai una scia di baci sul suo collo, soffermandomi su un punto e iniziando pressione con la lingua, le sue mani si allacciarono alle mie gambe, facendole vagare al di sotto dei pantaloncini, sospirando pesantemente a ogni mia spinta sul suo bacino.  
Matthew prese in mano la situazione e si sdraiò su di me in modo da non pesarmi troppo, posizionandosi tra le mie gambe. Non ci pensai due volte circondai la vita del moro con le gambe e lasciai vagare le mie mani sul suo corso, soffermandomi più volte sugli addominali. Le sue mani vagavano sotto la mia canotta, e mi alzai dal letto da facilitare la sua missione, togliermi la maglia, lasciandomi in reggiseno, alzai lo sguardo trovandomi gli occhi nel moro sulle mie forme erano desiderosi. Iniziai a baciarlo foga, mi diede modo di far entrare la mia lingua nella sua bocca che non aspettava altro. Sentii un mano scorrere verso il cavallo dei miei pantaloncini, premendo leggermente.
“Oddio..” gemetti, allacciando le braccia dietro al suo collo, e strinsi di più le gambe intorno alla sua vita.
“Mi farai impazzire” sospirò sul mio collo, dove stava creando un succhiotto, portando un mano dentro ai pantaloncini facendo una leggera pressione sul mio clitoride.
“Di più” sospirai sulle labbra del moro.
A quelle parole le sue mani si fermarono sui fianchi e il suo bacino spinse contro il mio.
“Cazzo..” gemetti portando le mani sulle sue spalle. Potevo sentire la sua erezione pulsare, e dei sospiri uscire dalle sue labbra, che continuava a lasciare dei baci umidi sulla mia spalla. Inizio a strusciarsi contro di me, causando il piacere più bello che avessi mai provato. Ero al limite, sarei venuto tra non poco, un colpo deciso e venni lasciando un gemito poco silenzioso sulle sue labbra che immediatamente racchiusero le mie, in un bacio focoso. Terminata la poca aria che mi rimaneva, ci allontanammo esausti, il moro si sdraiò accanto a me, appoggiai la testa sulla sua spalla e ci guardammo ognuno negli occhi profondi dell’altro. Erano l’unica cosa che l’un l’altro potevano capire le sensazione che avevano provato. Prima di abbandonarmi tra le braccia di Morfeo, sentii un bacio umido dietro il collo, poi caddi in un sonno profondo, felice come non mai. 


VI DEVO DELLE SCUSE. DAVVERO. MA TRA LE FESTE DI VACANZE, ERO ANDATA A NAPOLI DAI MIEI PARENTI E A CASA AVEVO UNA CONESSIONE MOOLTO SCARSA. NON E' UNA GIUSTIFICAZIONE, ANZI. MA VI CONFESSO CHE MENTRE ERO A CASA DOPO AVER FATTO I COMPTI MI SONO MESSA SOTTO E HO CONTINUANDO CON CAPITOLI QUINDI AGGIORNERO' APPENA HO TEMPO. SPERO MOLTO PIU' FREQUENTEMENTE. 

Passiamo al capitolo, che ve ne pare della storia di Vale? E di come si sono divertiti in quel lettuccio?? ahahahahah sono troppo teneriiii ... li amoooo!! 
Passiamo ai ringraziamenti GRAZIE per tutte le vostre recensioniiii *-------* GRAZIE per tutte coloro che l'hanno aggiunta nelle preferite/seguite/ricordate. GRAZIE PER TUTTE COLORO CHE L'HANNO VISITATA. 


Bacii _Poli:3

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