Cracked Mind

di Lonely soul
(/viewuser.php?uid=217883)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I will fill your emptiness ***
Capitolo 2: *** Behind your body ***
Capitolo 3: *** Inside your lust ***
Capitolo 4: *** About your past ***
Capitolo 5: *** The pain inside you madness ***
Capitolo 6: *** Beyond your love ***
Capitolo 7: *** Finding yourself ***
Capitolo 8: *** After your efforts ***
Capitolo 9: *** Your happy ending ***



Capitolo 1
*** I will fill your emptiness ***


...Cracked Mind...


1- I will fill your emptiness

 




Aveva provato di tutto per non tornare quella di prima, ma tutto era stato inutile.
Quando la disperazione chiamava era il sangue a rispondere, e il suo non era più sufficiente a soddisfare il suo bisogno.
Uscì di casa e si affrettò per le stradine del suo quartiere, non avrebbe sopportato più a lungo quella situazione… E i rimedi di Emily non le andavano troppo a genio, pensò guardando i tagli sulle proprie braccia.


Aspetta! Aspetta Sasha, ragiona un attimo! Sono io il problema, siamo noi, è sbagliato punire qualcun altro!

Taci razza d’idiota, so io quello che devo fare!

La ragazza imboccò la stradina che portava alla discoteca. Era piccola, stretta e puzzolente. I secchioni che stavano al lato destro della vietta erano stati abbandonati dall’ama anni fa, e gli unici che si preoccupavano di smaltirne il contenuto erano i numerosi barboni che si aggiravano di lì nelle ore dei pasti, e i gatti randagi.
Quella strada, tra l’altro, era in disuso da sempre, una piccola parallela di una molto più grande e popolata. Gli unici esseri umani che potevano essere percepiti in questo buco fognoso erano i barboni, gli spacciatori e i poveri Cristi che non potevano pagarsi una camera di un motel, ma non rinunciavano al piacere delle prostitute.
Ma non adesso.
Sasha si guardò attorno e i suoi occhi incapparono solo in un poveraccio, buttato a terra, dormiente.


Ti prego, fermati! Ci penso io!

No, non ci penserai tu. Tu e i tuoi fottuti metodi non servite a un cazzo, so io cosa devo fare.

La ragazza si piegò sull’uomo. Puzzava di alcol e le innumerevoli bottiglie di Peroni vuote confermavano il fatto che fosse completamente ubriaco.
Sorrise.
Dalla tasca posteriore dei jeans prese i guanti in lattice e li indossò, anche se sapeva benissimo quanto quella pratica fosse inutile, a nessuno importavano le sorti di un senzatetto buttato in quell’angolo di mondo dimenticato da Dio.
Sul volto della giovane apparve un innocente, sognante sorrisetto infantile quando i guanti entrarono a contatto con il metallo del suo coltello, e il freddo da esso trattenuto penetrò fino a bruciarle i polpastrelli. Passò il fidato aggeggio sulla propria lingua e ne assaporò il ferreo sapore, così simile a quello del sangue.
Fatto ciò aprì dolcemente la bocca della sua vittima, sicura che lo stato fisico dell’uomo non l’avrebbe fatto svegliare nel mentre mandibola e mascella si fossero separate.
Con un repentino taglio tranciò di netto la lingua dell’uomo.
La maschera d’orrore e dolore che comparve sul volto della povera preda contribuì ad allargare il fanciullesco sorriso del suo carnefice.

-Ssssssh-

La ragazza portò l’indice davanti la bocca, in segno di silenzio, come se, senza lingua, si potesse gridare.
Sasha raccolse la lingua e la lanciò ad un deperito, guercio gatto randagio nelle vicinanze, che non rifiutò l’offerta.
L’uomo avrebbe voluto scappare, ma la giovane gli fu addosso e, con mano esperta, fece penetrare la lama del coltello nella di lui pancia, facendone fuoriuscire gli intestini.
Gli occhi spaventati del senzatetto cominciarono a perdere vitalità, e subito divennero vitrei.
Quando anche l’ultimo soffio di vita ebbe abbandonato il corpo, Sasha cominciò a rifinire il suo lavoro. Prese le interiora del povero malcapitato e le gettò al randagio, tutte tranne il cuore, che tenne per sé. Dal braccialetto portaspilli che portava al polso destro estrasse ago e filo e cominciò a ricucire il profondo taglio.

-Essere vuoto e senza cuore, privo di sentimenti anche tu. Marcisci da solo e senza un’identità.

Così dicendo mangiò il cuore del barbone e ne sfigurò il volto.


Lo senti, Emily? Adesso siamo complete.

Con non poca fatica gettò il cadavere nel cassonetto e si allontanò dal luogo del delitto fischiettando allegramente.
 
 
 
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 
Salve a tutti ( si spera che qualcuno sia stato tanto paziente da arrivare a leggere fino a qui)
Inizialmente avevo intenzione di spiegarvi come sono nate Sasha ed Emily (anche se in questo capitolo la seconda viene solo introdotta) ma poi ho deciso che ai fini della storia non avrebbe senso, e non penso vi interessi come la mia mente malata abbia tirato fuori queste due personalità, quindi vi lascio semplicemente leggere di questi due personaggi apparentemente importanti nella mia vita come tutti gli altri che ho usato nei racconti precedenti u.u
Spero vi piacciano, o quantomeno vi incuriosiscano.
Ciao ciao.

P.S. Lo so, il primo capitolo è molto corto, ma non mi sento di lanciare troppe informazioni nè su Emily nè su Sasha... almeno non per ora...
P.P.S. TUTTE, ripeto TUTTE  le immagine che metto sotto i vari titoli dei capitoli sono prese da internet a caso XD
 
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Behind your body ***


2- Behind your body



 


Emily si era svegliata con un saporaccio orribile, lei lo definiva sapore “di morte”.
Sapeva cosa si nascondeva dietro quell’orribile sapore che le mordeva la gola: Sasha, alcool e forse sangue… Ne avvertiva il retrogusto di ferro.
Si mise a sedere sul letto, ma il brusco movimento le causò una fitta di dolore al cervello. Questo confermava la sua teoria sull’alcool, e a togliere ogni dubbio bastò un’occhiata attorno a sé: bottiglie di  Rum ovunque nella sua stanza.
Portò una mano alla testa e socchiuse gli occhi, cercando di ricordare qualcosa della notte precedente, ma nulla.

-Ti conosci, Emily… Vediamo stavolta dove ho lasciato gli indizi per ricostruire la mia brava nottata.- si disse alzandosi.

I muri della stanza trasudavano le sue emozioni, le sue sensazioni, i suoi pensieri. Ovunque era sparso colore acrilico e i pennelli erano da ogni parte a portata di mano. Guardò le pareti e lesse le innumerevoli frasi che vi aveva scritte, in cerca di qualche appunto lasciato la sera precedente. Non ne trovò.
Questo poteva voler dire solo due cose, o si era scordata di lasciarsi qualche indizio, cosa alquanto improbabile,  o…
Emily spostò le tele da lei dipinte e successivamente ammassate davanti al “muro di Sasha”.
Esattamente come si aspettava. Tra i volti delle vittime uccise dal suo alter ego era comparso un tizio barbuto.

-I’m so sorry…-

Le prime lacrime gemelle attraversarono le scarne gote della ragazza e si andarono a schiantare contro il parquet, sporco e incrostato di colore e Dio solo sa di quant’altro.
Emily portò una mano alla bocca, sentiva arrivare un conato di vomito.
I ricordi cominciavano ad affiorare… forse…
Velocemente aprì i bottoni della camicetta in seta e lì vide il chiaro segno che aveva lasciato la notte precedente. Un’enorme cicatrice le attraversava la pancia.
Ricordava di esserselo procurato non appena era riuscita a riprendere il controllo del proprio corpo, con una bottiglia di Rum in mano.
Ricordava di averlo fatto con lo stesso coltello usato da Sasha per uccidere il barbone.

-Oddio cos’ho fatto!- Altre lacrime si aggiunsero alle precedenti mentre il ricordo del povero barbone squartato si faceva sempre più vivido.

Non appena riuscì a ricollegare il sapore “di morte” che aveva in bocca agli eventi della sera precedente Emily non riuscì a contenersi e corse in bagno per rigettare.
L’odore del vomito contribuì ad aumentare il suo senso di disgusto e la ragazza rimase a lungo china sul water, scossa dai conati ma incapace di rigettare ancora, a stomaco vuoto.


Ma insomma, cos’è tutta ‘sta scenata?

Scenata?! Scenata?! Sei forse impazzita?

Impazzita io? Ti sentivi un essere senza cuore, no? Ti ho solo accontentata. A nessuno interessava della vita di quell’essere schifoso, se non avessi avuto i guanti non mi sarei nemmeno avvicinata a quel rifiuto umano. Che schifo!

No! No, io non volevo questo!

Con fatica Emily riuscì a tornare in piedi, scaricò e si mise davanti allo specchio, seria. Guardò l’immagine riflessa in esso. Una ragazza dai lunghi capelli corvini proprio come lei, un po’ arruffati e leggermente bagnati dal sudore portato da una notte di incubi. Gli occhi erano della sua stessa tonalità di blu ed avevano le stesse profonde occhiaie, ma questi la guardavano dall’alto in basso, con una certa sfrontatezza. La ragazza di fronte a lei era magrissima, ma non per sua scelta, per scelta di Emily, che continuava a farla rigettare, così come l’ aveva ricoperta di cicatrici.

Tu mi fai schifo… ma come ti permetti di usare il MIO corpo per fare cose simili? Esci!

Pardon? Il TUO corpo? Volevi dire il NOSTRO corpo… Tu non saresti in grado di portare avanti un bel nulla da sola. Se fosse per te staremmo già penzolando con un fottutissimo cappio al collo!

Sei un mostro! Sei un fottuto mostro! Tu meriti di morire! E adesso vai via! Sparisci immediatamente dalla mia testa!

Emily diede un pugno allo specchio, che si incrinò. Glie ne diede un altro e questo si frantumò del tutto.
Il sangue scorreva copioso sulla mano della ragazza e presto sarebbero comparse nuove cicatrici sul suo corpo già da lei stessa deturpato. Fortunatamente, però, non era rimasto reciso nessun tendine e la ferita si sarebbe rimarginata senza intoppi.
Emily portò le mani alla testa, incurante del dolore al quale era ormai abituata, e si accasciò a terra.
Nella sua testa continuava a risuonare la risata malvagia di quell’essere orribile che era il suo alter ego, di quel mostro che conviveva con lei e che era la causa dei suoi sensi di colpa.
Si, era colpevole.
Era colpevole lei stessa, non solo Sasha.
Erano colpevoli alla stessa maniera e i loro crimini erano dettati dal dolore di entrambe.
Dovevano essere punite.
La ragazza si alzò e mosse qualche passo instabile fino alla sua camera. Presa dall’ira, dal dolore, dai sensi di colpa si impossessò di una bottiglia di Rum e la fracassò contro lo spigolo della scrivania. Con uno dei vetri infranti si incise il braccio destro, già territorio di numerosi altri scontri con oggetti contundenti, e fece fuoriuscire il liquido rosso che avrebbe usato come colore nella sua prossima tela.
La ragazza si mosse veloce, ormai non piangeva più. I suoi occhi erano persi in una dimensione distante e il disegno fu subito completato: una mano che stingeva un cuore pulsante.
Non appena ebbe finito lanciò a terra il pezzo di vetro e contemplò la sua opera. Una risata isterica la scosse dal profondo e le gambe cedettero sotto il peso della sua follia. Avrebbe messo il dipinto insieme agli altri, ma dopo.
Adesso aveva altro da fare.
Passò le mani sui vetri della bottiglia procurandosi numerosi tagli.

-Mani di un’ assassina. Mani sporche del sangue altrui… Lo posso lavar via con il mio sangue… Si, si… laverò il sangue delle sofferenze altrui con il mio sangue… Si… Si… Devi pagare per quello che hai fatto, lurida assassina!

Prese allora quello che restava del collo della bottiglia e si sfigurò in volto.

-Essere immondo che non sei altro, non meriti di esistere. Meriti di soffrire!

Le urla del suo dolore si mescolarono con gli schiamazzi della sua follia mentre, dentro di lei, Sasha lottava per avere il possesso di quel corpo fuori controllo. Di quel corpo già abbastanza pieno di cicatrici per averne di nuove. Di quel corpo che le causava un dolore bestiale.
Dolore che avrebbe dovuto risanare con il dolore altrui.
Cosa che avrebbe fatto non appena sarebbe riuscita a sostituirsi al suo alter ego.
 



------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Salve a tutti ^_^
Questo è il secondo capitolo di un aborto uscito dalla mia mente... bene!
Come promesso vi ho fatto conoscere anche Emily, soddisfatti o rimborsati? XD 
Certo, il secondo capitolo è arrivato in fretta, ma purtoppo non posso garantire che il terzo verrà altrettanto in fretta :(
Spero di non aver deluso le aspettative di quanti di voi ( pochi, tra l'altro)  sono riusciti a leggere non uno, ma ben due capitoli de 'sta disgrazia! 
Vabbè, ciao ciao, al prossimo capitolo, se avrete la pazienza di continuare a seguimi XD 

 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Inside your lust ***


3- Inside your lust


     


 

01:10

“Piccola mia non piangere più
C’è la luna piena che brilla su nel ciel”


Emily era sola, nell’oscurità della sua stessa mente.
Si era messa in posizione fetale, abbracciando le gambe che aveva portato al petto e poggiando la testa su di esse. Continuava a ripetere il ritornello della ninna nanna che sua madre le cantava quando era piccola, quando, prima di dormire, piangeva.
Lentamente spostava il peso in avanti e indietro, poggiandosi prima sulle punte dei piedi, poi sui talloni ed infine sui glutei, per poi tornare a ritroso fino alle punte dei piedi.
La ninna nanna non era però in grado di sovrastare del tutto le grida, i gemiti e l’ansimare dell’altra sé.
La ragazza portò allora le mani alle orecchie, alzando la voce e scuotendo vivacemente la testa.
Presto tutto sarebbe finito e lei avrebbe potuto riprendere il controllo del proprio corpo.
Presto tutto sarebbe finito, e i ricordi che le riportava alla mente sarebbero tornati di nuovo nello sgabuzzino scuro del suo dimenticatoio.



 

00:30

-Ma si può sapere dove mi stai portando?- Chiese il ragazzo, prendendo il polso della dolce compagna che lo precedeva e costringendola a girarsi.
Questa sorrise maliziosamente e avvicinò le labbra all’orecchio di lui – Se te lo dicessi perderebbe la magia, non trovi?-
Il giovane sentiva già premere sui pantaloni il segno evidente del suo eccitamento e si lasciò condurre ancora dalla ragazza, in quei quartieri sempre più malandati, dove la vita sembrava da tempo esser fuggita.
Arrivarono in una casa apparentemente abbandonata. Le finestre erano incrinate, le loro ante penzolavano pericolosamente e le tende che le coprivano erano squarciate in più punti.
L’intonaco era ormai quasi inesistente e a mala pena si riusciva ad indovinare che un tempo quella facciata era bianca.
Le scalette che precedevano la porta erano di legno ed erano state rosicchiate dai topi e dalle termiti in più punti, scricchiolando sotto i passi dei due.
La porta era socchiusa e alla giovane donna bastò un piccolo tocco per spalancarla ed intrufolarsi nella villetta, seguita dal ragazzo.
Ovunque intorno a loro c’era polvere, ragnatele e Dio solo saprebbe dire cos’altro.
-Si può sapere dove mi stai portando? Non voglio rischiare di prendermi… qualcosa… in questo maledettissimo letamaio pieno di ratti schifosi…-
-Tranquillo, non staremo qui…- Così dicendo Sasha aprì una porta e trascinò con sé il suo nuovo giocattolino.
La nuova stanza era completamente in contrasto con il resto della villa. Era una bellissima camera da letto con tanto di baldacchino e numerose candele.
-Wow…-
-Visto? Avresti dovuto fidarti di più di me.- Così dicendo lo prese per il colletto della camicia e lo trascinò a sé, e insieme si abbandonarono sul letto.



03:00

Grazie…

E per cosa?

Beh… Per  quello che fai…

Sasha ed Emily erano sedute a terra, con la schiena appoggiata alla parete.
Le due entità guardarono il corpo martoriato del giovane, ancora disteso sul letto.
Il sangue cominciava lentamente a seccarsi sulle lenzuola sporche, insieme con lo sperma ed il sudore.
Gli occhi del giovane erano ancora spiritati, in preda al suo ultimo orgasmo.
Era stato facile privare il ragazzo del suo ultimo alito di vita. Era bastato recidere un’arteria.
Mentre quello si dimenava sotto la ragazza, appagando insieme a lei il loro bisogno carnale, non si immaginava minimamente ciò che Sasha ed Emily avevano deciso per lui.
Per lui che si era lasciato sedurre in una calda notte, da una giovane sconosciuta e ne richiedeva solo i favori fisici.
Una sola, piccola arteria e il sangue era zampillato da ogni parte, causando l’ilarità del suo carnefice.
Una sola, piccola arteria e vendetta era stata fatta.
Una sola, piccola arteria ed Emily era di nuovo libera, adesso come allora.
Sasha si rigirò il coltello tra le mani.


Mi hai chiamata per questo, no? Non eri in grado di farti valere. Non eri in grado di liberarti dai numerosi soprusi che eri costretta a sorbirti. Io ho solo trovato vendetta al posto tuo.

Si… Ma grazie lo stesso. Non sarei riuscita ad arrivare fin qui se non ci fossi stata tu con me…

Cos’è, ci diamo ai sentimentalismi ora? Sei stata tu a crearmi, e mi hai creata per rifugiarti da ciò che non eri in grado di affrontare.

E a te sta bene così? Ti ho creata per farti portare i pesi che io non volevo e non sapevo portare.. Mi odierai per questo, no? Ti ho condannata per sempre ad una vita di sofferenze.. Le MIE sofferenze…

Dobbiamo liberarci del corpo.

Mentre Sasha si occupava di far sparire il cadavere del povero giovane, Emily continuava a ripensare a quel giorno, il giorno in cui la sua personalità si era sdoppiata.
Il giorno in cui era nata Sasha.
Il giorno in cui, per la prima volta, aveva ucciso una persona.
In giorno in cui aveva ucciso suo padre.

 

 

 

------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------



Ciaaaaao

Finalmente mi sono decisa a pubblicare un altro capitolo, anche se devo dire che non ne sono troppo soddisfatta :(
Il punto è che questa parte della storia mi risulta un po’ difficoltosa, devo cercare di svelare un po’ di cosucce sul passato di Sasha, ma soprattutto di Emily, ma senza entrare troppo nei dettagli… Nel prossimo capitolo sviscererò meglio quanto ho accennato qui, anche se suppongo che qualcuno (si, qualcuno tra i pochissimi lettori che mi hanno seguita fin qui XD ) abbia già capito come e perché è nata Sasha…
Chiedo umilmente scusa per questo aborto di capitolo, ma era necessario come introduzione per quelli a seguire…Spero che continuiate a seguirmi ancora *^*
Alla prossima :)

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** About your past ***


4- About your past
 



 


Emily non ricordava molto della sua infanzia prima dell’adozione.
Anche l’adozione poi… le era stata riferita da Sasha. La ragazza aveva dovuto frugare a lungo per la casa per trovare i fogli relativi ad essa.
La piccola Emily fu adottata quando aveva dieci anni. I suoi genitori erano stati uccisi da un serial killer che non venne mai trovato.
Jack l’aveva strappata dalla vita nell’orfanotrofio per renderla lo strumento delle sue entrate, per questo ne aveva adottata una già abbastanza grandicella.
Emily era quindi cresciuta con molte turbe mentali, segnata dagli abusi che il padre esercitava su di lei.
Ma era troppo debole per cercare di uscirne…
Si limitava solo a subire passivamente tutto ciò che le veniva lanciato addosso, cercando di far fuggire la sua mente dal suo corpo.
Cercando di vivere in una dimensione parallela, dove tutto quello che stava succedendo, non succedeva.
Così, quando quel giorno si risvegliò da quello che per lei era stato uno svenimento causato dalla rabbia di Jack,  si meravigliò di come la situazione fosse cambiata in sua assenza.
Era nuovamente avvolta dal sangue di “suo padre”.


Quando Sasha fece la sua prima apparizione nel mondo sapeva bene perché si trovava lì.
Quando Sasha fece la sua prima apparizione nel mondo sapeva bene cosa doveva fare.

Era nella sua stanza, suo padre aveva appena finito di parlare con un signore, cercando di contrattare sui favori di sua figlia, ma qualcosa stavolta era andato storto e quello se n’era andato.
Quando gli affari non andavano come voleva lui, Jack si arrabbiava, e si sfogava sempre su sua figlia.
E questo Sasha lo sapeva benissimo. Sapeva benissimo che Emily era in grado di fuggire a tutto ciò che le capitava isolando la sua mente dal suo corpo… tutto tranne la rabbia di suo padre.
Era come se Sasha, al contrario di Emily, fosse onnisciente riguardo ciò che succedeva al loro corpo… Come se fosse sempre rimasta nella mente di Emily, ad osservare silenziosamente, in attesa di poter fare la sua comparsa.
Non si stupiva, quindi, di essere riuscita a prendere il sopravvento sul suo alter ego proprio in quest’istante.
Jack entrò nella stanza.
-Lurida sgualdrinella, non mi servi a nulla se non mi procuri dei soldi!- Il viso dell’uomo era paonazzo, e una vena sul suo collo si era gonfiata vertiginosamente. –Vieni qui che ti insegno io come deve apparire mia figlia!- Subito le sue mani callose andarono alla cinta, la tolse e la fece schioccare minacciosamente.
-Non ti viene in mente che forse è proprio a causa dei lividi che mi procuri che i tuoi clienti mi rifiutano?-
Jack rimase stupito dall’insolenza di quella che doveva essere la sua piccola, impaurita Emily. Quello sguardo di sfida poi…
-Ma come ti permetti? Stupida stronzetta, dobbiamo ripassare un po’ la tua educazione?- Jack si avvicinò ancora di qualche passo a Sasha, continuando a far schioccare la cinta.
-Non mi lascio insegnare l’educazione da un burbero schifoso come te- Rispose la ragazza sputando a terra.
Jack era visibilmente stupito dal comportamento della figlia adottiva, esitò un attimo.
Sasha approfittò del momento per fare uno scatto, superare l’uomo e dirigersi veloce in cucina.
L’uomo era sempre più stupito, si prese un attimo per accertarsi che quella fosse la verità, e non un sogno. Subito dopo si affrettò ad inseguire sua figlia.
-Ma come ti permetti? Vieni qui, ti ammazzo puttana!
Sasha sentiva i passi pesanti dell’uomo, mentre frugava nel cassetto dei coltelli in cerca di quello che suo padre usava per tagliare il prosciutto.
-Cosa cerchi di fare?-
La prima frustata di cinta arrivò veloce sul sedere della ragazza, procurandole una fitta di dolore intensa. Non aveva più tempo di cercare quel coltello, così prese il primo che le capitò a tiro, e voltandosi lo conficcò nella coscia destra di Jack. Questo fece un urlo di dolore e portò le mani alla ferita, facendo cadere a terra la cinta. Sasha le diede un calcio e la spinse sotto il tavolo, dopodiché continuò nella sua fuga.
Prossima destinazione: lo studio di suo padre.
Nel suo studio, Jack, amava collezionare coltelli, archi, spade e quant’altro.
Sasha si lanciò nella stanza, chiudendo la porta dietro di sé. Prese due coltelli e una spada. Infilò il manico del coltello più grande nei suoi pantaloni, coprendo poi la lama con la felpa, mentre il secondo lo nascose nel cappuccio della felpa. Poi si preparò ad affrontare il padre con la spada in mano.
Non appena la porta si aprì, la ragazza scattò in avanti, cercando di colpire l’uomo.
jack, ancora stupito dal comportamento di quella che credeva fosse Emily, non riuscì a schivare il colpo, che però lo perì al braccio destro.
-Che cazzo ti è preso Emily?- Chiese subito dopo aver urlato di dolore.
-Io non sono Emily, stupido carciofo lesso!- Così dicendo la ragazza cercò di estrarre nuovamente la spada per provare con un altro affondo. Ancora una volta lo stupore di suo padre giocò a suo favore.
Non appena l’uomo vide nuovamente sua figlia con in mano la spada capì che era ora di darle una lezione, senza lasciare più spazio allo stupore.
-Quando avrò finito con te non ti riconoscerà nemmeno l’FBI!-
Jack si lanciò sulla ragazza e le strappò di mano la spada.
Sasha l’aveva previsto, d’altronde si trovava di fronte ad un uomo molto più grande e forte di lei. Fu allora che portò una mano ai pantaloni ed estrasse il primo coltello. Velocemente indietreggiò per evitare che l’uomo la colpisse con la spada, e gli lanciò il coltello.
Era la prima volta che Sasha lanciava un coltello, e la fortuna sembrava assisterle. Riuscì a fiorare il polso della mano che reggeva l’elsa, ma questo bastò a far cadere la spada dalle mani del padre.
Questo era il momento decisivo.
Sasha si avvicinò nuovamente allo scaffale delle armi, e, come aveva previsto, suo  padre le si avventò addosso per evitare che la giovane attingesse nuovamente ai suoi tesori. Ciò che Jack però non poteva immaginare era che Sasha era già armata, le bastò girarsi e mettere una mano al cappuccio per impugnare nuovamente una lama. Non aveva dovuto nemmeno avvicinarsi lei a lui, il suo furore lo aveva lanciato contro una persona armata, e la sua stazza le offriva una completa vista sul suo collo.
Fu un attimo.
Sasha recise l’arteria del padre e si ritrovò il suo sangue addosso.
-Ciao ciao Jack, ti saluto Emily quando la vedo? –
Il mondo si sfocava, i rumori si ovattavano e Jack continuava a cercare dentro di sé una spiegazione a quanto era successo. I suoi occhi diventavano sempre più vuoti mentre guardavano la sua assassina.
-Io sono Sasha, e proteggerò io Emily, come avresti dovuto fare tu!-



 

------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------




Salve a tutti ^_^
Comincio con lo scusarmi per la scarsa qualità del capitolo, purtroppo il regolamento di EFP mi impedisce di approfondire la prima parte, quindi ho dovuto tagliare millemila pezzi L
Un’altra cosa importante che volevo dire è che, ora che ho fatto un piccolo break sul passato di Sasha ed Emily, posso andare avanti con la storia e tornare alle nostre protagoniste attuali… che andando avanti nel tempo sono diventate pazze e come avete potuto vedere non agiscono più per “necessità”, e posso approfondirle per come le avete conosciute nei primi due capitoli.
Non ho altro da dire stavolta… Spero che continuiate a seguirmi anche dopo quest’aborto, purtroppo non potevo fare altrimenti T.T


P.S. Ma anche a voi l'impaginazione risulta troppo larga per lo schermo? ( Non so come spiegarmi XD )
Se mi avete capita, e vi risulta, potete dirmi come ovviare al problema? T.T
Graaaazie ^_^


 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** The pain inside you madness ***


5- The pain inside your madness

 

Lo Zolpidem cominciava a fare effetto e Emily stava pian piano affondando nel mondo dei sogni. Certo, non era proprio il tipo di sonnifero che meglio si adattava a lei, visti i suoi effetti collaterali, ma né Emily né Sasha erano abbastanza ferrate in medicina da poterlo sapere, né mai se ne erano preoccupate e la dottoressa che gliel' aveva prescritto era stata ormai uccisa dal dolore di Sasha.
Se non avessero ucciso la dottoressa Meiter forse a quest’ora le due avrebbero smesso di prendere qualcosa di così deleterio per la loro psiche già problematica.
Comunque sia il sonnifero sortiva il suo effetto, ed Emily era riuscita ancora una notte ad addormentarsi.

-Emmy… Emmy…-
Emily conosce quella voce… così bella…
-Emmy, si può sapere che fine hai fatto ieri notte? Dovevamo uscire insieme, ricordi?-
Il volto del ragazzo che le si para  davanti lo conosce bene, è  Daniel, il suo fidanzato.
La ragazza scuote la testa. Dov’era stata ieri?
-Ancora questi vuoti di memoria? Secondo me dovresti farti vedere da qualcuno…-
-Sto benissimo Daniel…
-Sicura? Lo sai che mi preoccupo solo perché ti amo…
-Ti amo anch’io- Risponde Emily sorridente.


E’  così bello poter rivedere Daniel… Quant’era passato ormai?
Emily non aveva mai smesso di amare Daniel, e pensava che i due si sarebbero sposati un giorno, che avrebbero avuto dei figli e che li avrebbero trattati benissimo. Sapeva che entrambi erano nati per avere una vita felice in una casetta insieme ai loro due bambini, Dennis e Sasha, e che sarebbero invecchiati in quella casa, uno vicino all’altra.
Ma la vita aveva in serbo per lei un altro futuro a quanto pareva.
La vita aveva frapposto il suo alter ego tra lei e il suo amato.
Emily non ricordava nulla di quel giorno, d’altronde ancora non era in grado di convivere con Sasha.

Improvvisamente il volto di Daniel diventa  pallido, e i suoi occhi vuoti.
-Cos’hai fatto Emily?- Ripete in continuazione  con una voce che non gli appartiene, una voce gutturale che sembra uscita dall’oltretomba.
Daniel cerca di prendere Emily per il polso.
Il contatto ghiacciato con quella pelle gelida fa rabbrividire la ragazza, che cerca di liberarsi dal fidanzato.
-Cos’hai fatto Emily?-
Cosa aveva fatto?
Emily non se lo ricorda.
Nella sua testa risuona la risata malvagia di Sasha.
Cosa aveva fatto Sasha?
Emily guarda le sue mani.
Sporche di sangue.
Il sangue è  tutto attorno a lei.


Emily si svegliò di colpo.
Ancora una volta aveva sognato Daniel. Ancora una volta era incapace di ricordarsi cosa fosse successo quel giorno.
Ma adesso una cosa la sapeva, si, sapeva che qualsiasi cosa fosse successa era stata colpa di Sasha.
Per l’ennesima volta aveva la consapevolezza di aver creato un mostro.
Il ricordo di Daniel steso a terra, gli occhi vuoti, la bocca ancora semiaperta, il petto fermo, senza respiro…
-Sei solo un fottuto mostro….Esci dalla mia testa! Esci dal mio corpo!
Emily prese la sua testa tra le mani e la scosse vigorosamente.
-Che gli hai fatto? Che cazzo gli hai fatto?
Nessuna risposta da parte di Sasha.
-So che ci sei maledetto mostro! Dimmi che gli hai fatto!
Dopo aver atteso una risposta dal suo alter ego, risposta che non voleva arrivare, Emily decise che avrebbe fatto uscire allo scoperto Sasha in un modo o nell’altro visto che questa sembrava essersi chiusa in se stessa.
-Maledetta troia, mi risponderai, che tu lo voglia o no!
Così dicendo la ragazza prese un accendino e passò la sua fiammo sul palmo della sua mano.
Se c’era una cosa in cui Sasha le era inferiore, questa era sicuramente la sopportazione al dolore. Emily veniva da anni e anni di maltrattamenti e autolesionismo, Sasha invece era solita causare dolore agli altri, non a se stessa. Presto avrebbe ceduto a quella tortura alla quale il suo alter ego la sottoponeva e allora avrebbe parlato.
-Perché non vuoi rispondermi?
Sasha sapeva benissimo quanto Emily teneva a Daniel, e sapeva bene che una volta appreso cos’era successo quel giorno l’avrebbe punita… Punita seriamente. Ma lei in fondo lo aveva fatto per loro, no? Tutto ciò che faceva lo faceva solo per aiutare Emily… era per questo che era nata.
Vedendo che l’accendino non sortiva gli effetti desiderati, Emily prese il fidato coltello che l’altra se stessa usava per uccidere le sue vittime.
-Vediamo se così va meglio…
 Lentamente Emily passò la lama nel braccio sinistro, facendola affondare nella carne, attenta però a non prendere le vene. Il sangue fuoriusciva lentamente e la vista del liquido rosso le metteva sempre una certa adrenalina.
Era la prima volta che Sasha non rispondeva alle sue chiamate, ed era la prima volta che Emily usava i suoi “rimedi-infallibili-contro-il-malumore” per far uscire il suo alter ego allo scoperto. Di solito li usava per punire quell’essere immondo.
Ma Sasha non sembrava rispondere alle sue chiamate.
Dentro la sua testa Emily sapeva cosa era successo: quella troia lo aveva ammazzato così come aveva fatto con tutte le persone che avevano la sfortuna di capitarle a tiro.
Ma perché lo aveva fatto? Daniel era l’unico che le accettava per quello che erano… certo, non sapeva che effettivamente erano in due, ma le accettava…
E lei era innamorata pazza di quel ragazzo. Pazza.
I ricordi del ragazzo le fecero venire le lacrime agli occhi.
Il suo sangue era ovunque e lei eri impaurita. Poi cos’era successo?
I ricordi di Daniel affollarono la sua testa, ed Emily non aveva più nessuna voglia di parlare con Sasha, non le importava più, voleva solo affondare nel suo dolore.
I suoi occhi si velarono di lacrime e come se fosse sotto trance la ragazza prese una delle sue tele e attingendo al sangue che sgorgava dal proprio braccio cominciò a dipingere qualcosa. Le sue mani andavano veloci sulla tela e la figura cominciava a prendere sempre più forma. Erano un ragazzo e una ragazza, sdraiati sul letto. Erano Daniel e Emily prima che Sasha rovinasse tutto.
Una volta che il disegno fu terminato l’artista non si fermò. Cominciò allora a mischiare le sue lacrime con il sangue ed imbrattò la sua opera, facendo sanguinare e piangere le due figure.
La ferita, poco profonda, cominciava a rimarginarsi, ma per Emily la tortura non era ancora finita. Continuò a creare sul proprio corpo altre fuoriuscite di colore per continuare il proprio lavoro.
Ma più il dipinto diventava rosso, più la sua pelle diventava pallida.

-Smettila! Ci ammazzerai idiota!- Finalmente Sasha era uscita allo scoperto, ma ad Emily ormai non importava più.


La risata fragorosa e folle risuonò nella stanza e gli occhi della ragazza non avevano più nulla d’umano, erano persi in un'altra dimensione… Forse erano già proiettati nell’inferno che li avrebbe aspettati non molto tempo dopo… se un inferno realmente esiste…
Più Emily si agitava e più il sangue zampillava dalla sua pelle e più il sangue usciva, più Emily si eccitava.
-LAAAAAAAAAAAAA LAAAAAAAAAAAAA LA LA LAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA- Cominciò a cantare a squarciagola, mescolando le sue parole alla risata impazzita che l’aveva pervasa.

-Smettila!- Sasha non riusciva più a prendere il possesso del corpo e piano piano sentiva le sue forze svanire.

Sasha lo sapeva, stavano svendendo.
Per la prima volta nella sua vita Sasha temeva che Emily l’avrebbe fatto davvero.
Emily le avrebbe uccise.


 

-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
 
 
Salve a tutti! Questo capitolo è un po' un aborto, lo so, non mi andava nemmeno di pubblicarlo e infatti ci ho messo una vita a scriverlo!
Qui, un po' come ho fatto con la storia del padre di Emily, introduco un nuovo scorcio sul passato de 'ste du matte: Daniel.
Quindi vi anticipo che il prossimo capitolo sarà un flashback su quanto è successo a questo povero ragazzo ignaro di essere incappato nelle nostre protagoniste.
Mi scuso ancora per l'aborto che è uscito fuori come quinto capitolo e soprattutto del terribile ritardo nel pubblicarlo... Direte voi, dopo tutto il tempo che ci hai messo come minimo deve essere un capolavoro! E invece poi vi siete beccati questa roba XD
Sto rischiando di perdere anche quei pochi lettori che mi seguivano :(
Vabbè, adesso posso lasciarvi in pace, al prossimo capitolo si spera :S
 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Beyond your love ***


6- Beyond your love

 




Era ormai passato un po’ di tempo da quando il padre di Emily era morto in misteriose circostanze, ma Emily aveva perso la concezione del tempo e non sapeva dire se fossero giorni, mesi, o addirittura anni.
Ciò che sapeva era però che da quando questo fatto era successo, le cose erano andate sempre migliorando.
Innanzitutto non doveva più subire nessun tipo di abuso, ma soprattutto aveva cominciato a vivere.
Aveva cominciato ad uscire, non più solo per recarsi a scuola. L’unico problema era che spesso aveva qualche piccolo vuoto di memoria…
Era in questo periodo che aveva conosciuto Daniel.
I loro sguardi si erano incontrati per i corridoi scolastici, e lui le si era avvicinato poiché conosceva a grandi linee la sua storia. Da quel momento i due avevano iniziato a parlare ed Emily aveva trovato in lui un valido sostegno morale. Sin da quando i loro sguardi si erano incontrati entrambi avevano capito che  tra loro sarebbe nato qualcosa di importante. 
La vita di Emily sembrava aver preso la piega stile telefilm americano che lei aveva sempre sognato.
 Daniel sembrava capirla veramente, ma soprattutto, Daniel riusciva a sopportare tutte le sue stranezze.
Più di una volta il ragazzo si era precipitato a casa di Emily nel cuore della notte per confortarla da quello che la ragazza pensava essere stato solo un brutto incubo, ma che in realtà erano i ricordi di Sasha, che prepotente continuava a prendere il possesso del suo corpo.

-Amore, io sono un po’ preoccupato per te- Le disse una volta, mentre le stringeva la testa contro il suo petto e la carezzava dolcemente – I tuoi vuoti di memoria, i tuoi incubi… Non è che forse c’è qualcosa che non va e che non vuoi dirmi?
Emily aveva smesso da un po’ di singhiozzare ed era ormai in grado di parlare.
-No, che ti dovrei nascondere? Lo sai che non ti nasconderei mai nulla…-
-Allora penso che tu dovresti andare un po’ da una psicologa… Sai, non sono delle strizzacervelli… Ti aiutano a capire cosa avviene nel tuo cervello quando nemmeno tu lo sai. Io penso che il trauma di quello che è successo prima ai tuoi genitori e poi al tuo padre adottivo possa aver portato qualche problema nel  tuo subconscio…qualcosa che ti porta a questi vuoti e a questi incubi. Non pensi?- Così dicendo fece alzare la testa alla propria ragazza e la guardò negli occhi, ancora lucidi dalle lacrime che avevano versato.
-Me l’hai già detto.
-Si, lo so, ma adesso sono serio… Mi inizio a preoccupare davvero per te…
-Se pensi che mi farà stare meglio va bene. Mi accompagnerai tu?
-Ovvio.


Driiiin Driiiin
-Pronto?
-Amore, dove sei? Sono due ore che citofono, non dovevamo andare dalla psicologa oggi? – Daniel aveva aspettato pazientemente che Emily scendesse dal suo appartamento per andare insieme dalla dottoressa Meiter, ma la ragazza non sembrava essere a casa.
-Mi ero scordata. Non sono in casa. Torna un’altra volta.
-Emmy? Tutto ok? Hai una voce un po’ strana… dove sei?
-Fatti i cazzi tuoi.- Sasha riagganciò e continuò nella sua applicazione. La ragazza si chiedeva come poteva il suo alter ego, pur essendo fidanzata ormai da un po’ , a non soddisfare mai le SUE voglie carnali. Ma era normale che se le dovesse soddisfare da sola?  Non le interessava, che quel poveraccio di Daniel avesse le peggio corna, a lei non cambiava nulla.


-Si può sapere dov’eri ieri?- Daniel sembrava abbastanza arrabbiato.
-Sono stata a casa tutto il tempo, e tu non sei venuto!
-No, non è vero, io ti sono venuto a prendere e tu non eri in casa, ti ho chiamata e mi hai risposto che non eri a casa, quando ti ho chiesto dove fossi  mi hai risposto che dovevo farmi i, così hai detto tu, cazzi miei.
-Questo non è vero! Tu vuoi sempre trovare scuse perché ti scordi di passarmi a prendere quando dobbiamo uscire! Non mi ami affatto!- Emily cominciò a piangere.
-Amore… amore… Non volevo…Amore aspetta..- Daniel cercava di incrociare lo guardo della ragazza, ma invano.
Improvvisamente Emily smise di piangere e guardò il ragazzo. Nei suoi occhi c’era qualcosa di strano… una sorta di strafottenza  che Daniel non era abituato a vedere in lei. Ma fu solo un lampo improvviso. Subito tornò la piccola, fragile Emily.
-Amore, andiamo adesso dalla dottoressa Meiter, ti va?
-No, voglio andare a casa, sono stanca. Ci andiamo domani.
-Ti ricorderai domani? I tuoi vuoti di memoria mi preoccupano…
-Si, mi ricordo! Non prendermi per un’idiota!

Sono sotto casa, scendi che andiamo dalla dottoressa”
Questo era il messaggio che Daniel aveva inviato ad Emily, prima di scavalcare il cancelletto di casa. Ancora una volta la sua ragazza si rifiutava di rispondergli, ma stavolta la luce della sua camera era accesa e Daniel era intenzionato a capire cosa stesse succedendo. La porta non era chiusa a chiave, così il ragazzo entrò e salì le scale diretto verso la camera di Emily.
Da sotto la porta della ragazza usciva una sostanza rossa. Daniel si piegò e cercò di capire di cosa si trattasse. Era sangue.
Avendo paura che Emily avesse fatto qualcosa di tremendamente stupido, spaventato per le condizioni mentali della giovane, aprì la porta ed un tanfo indicibile si insinuò nelle sue narici.
Odore di morte.
Nudo, sul letto, c’era un ragazzo, il ventre completamente squartato, e stranamente vuoto. Non ci voleva una laurea in medicina per capire che degli organi interni erano stati asportati. Il suo sangue era ovunque sulle pareti , sul letto e sul pavimento. Daniel si avvicinò a lui e poté notare sul letto macchie di sperma unito al sangue e chissà cos’altro. Il viso del ragazzo era coperto dai capelli, anch’essi impregnati di sangue e Daniel non osava toccarli, anche se avrebbe voluto vedere la faccia del poverino. Sul comodino c’era ancora l’arma del delitto, un pugnale insanguinato e vicino ad esso il cuore del ragazzo.
-Che caz… Emily!
-Tu non dovresti essere qui, non ti hanno insegnato a bussare?- Sulla porta comparve Sasha, anche lei ancora nuda e sporca del sangue della sua vittima. Nei suoi occhi brillava quella luce che il suo fidanzato aveva visto raramente… quel lampo che scompariva subito per poi lasciare il posto al solito sguardo da cucciolo di Emily.
-Che cos’è successo qui?- Chiese Daniel portandosi una mano al naso, non riusciva più a sopportare quel tanfo.
-Nulla… Mi sono un po’ divertita visto che tu sei un idiota.- Rispose questa con semplicità.
-Ma che… che diamine hai fatto?
-Non ne fare un dramma… tanto ti stava anche antipatico, no? Non dirmi che non l’hai riconosciuto…- La vocetta di Sasha si fece stridula e canzonatoria mentre si avvicinava al cadavere per spostare i capelli da davanti al viso.
Daniel la guardò muoversi con tanta semplicità davanti alla morte, poi si concentrò sul volto del malcapitato, un misto di piacere e dolore insieme era l’espressione che aveva colto il poveraccio nel momento della morte. Almeno era morto godendo.
Le lacrime si affollarono nei suoi occhi non appena riconobbe quel viso, era un suo compagno di classe.
- E’ stato difficile convincerlo del fatto che non ti avrei mai detto che mi sbattevo i tuoi amici, sai, lui non voleva avere rogne con te per essersi scopato la tua ragazza. Ma alla fine l’ho convinto. Ed è stato qualcosa di epico. E non mi sembra si sia fatto troppi problemi, poi, all’atto pratico, mentre si dava da fare con la ragazza di un suo amico.
Daniel prese allora la faccia di Emily tra le mani e la guardò attentamente negli occhi.
-Tu chi diamine sei?- Le chiese, più preoccupato che altro.
-Piacere, Sasha.
-Che ne hai fatto di Emily?
-Non lo so dov’è, adesso. Ma presto tornerà… E non voglio che tu le dica di me.
-Sei matta? Io la porterò dalla dottoressa Meiter e tu sarai solo un brutto ricordo!
Daniel era preoccupatissimo per Emily. Lui l’amava davvero, lui l’amava sinceramente e non era spaventato da quell’essere disumano che si ritrovava davanti, no…  Daniel voleva solo aiutare Emily.
-Non lo puoi fare! Lei ha bisogno di me! Se tu l’amassi davvero te ne renderesti conto. Lei ha bisogno che io la difenda!
-No… tu sei una psicopatica, ci penserò io a difenderla. E la difenderò da te!
-Da me? Dov’eri quando doveva essere difesa dal padre? Dov’eri quando aveva bisogno di qualcuno che la sostenesse perché non faceva altro che auto lesionarsi?
-Il padre…. Che hai fatto a suo padre?
-Quello che sto per fare a te, non mi dividerai mai dalla mia Emily!
Così dicendo Sasha allungò un braccio e prese il coltello. Con mano sicura avvicinò la lama al collo del ragazzo e prima che questi potesse realizzare cosa fosse successo, si ritrovò con la giugulare recisa.
Il suo sangue zampillò veloce e andò ad imbrattare la diafana pelle di Sasha, in alcuni punti già insozzata del sangue della vittima precedente.
-Pensi che dopo tutte le persone che ho ucciso Emily non andrà in carcere? Pensi che una persona debole come lei possa sopravvivere in un posto come quello senza di me? PENSI CHE LEI POSSA SOPRAVVIVERE SENZA DI ME!?- Sasha sputò sull’inerme corpo di Daniel e lo guardò con disprezzo mentre la morte lo portava con sé.
Daniel si abbandonò alla calma eterna della pace, mentre dentro di lui si agitava ancora quell’amore protettivo che voleva riversare sulla ragazza che amava, ma che non poteva più proteggere in nessun modo.




 
----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Ciao a tutti!
Ho cercato di riversare su Daniel tutto il miele che il mio arido e gelido cuore poteva partorire e il risultato forse è un po’ irrealistico ed esagerato… Bah, non mi interessa, tanto doveva solo essere altra carne da macello u.u
Mi scuso di nuovo per l’irregolarità con la quale pubblico questi capitoli, ma purtroppo ho sempre meno tempo per scrivere e anche la qualità degli scritti ne risente, sono costretta a scrivere brevi paragrafi e quindi riprendere il capitolo più volte, e questo purtroppo rende il tutto più sconclusionato…
Spero comunque che il risultato finale vi piaccia comunque, e soprattutto segnalatemi gli errori che trovate, mi fareste un grande favore visto che io non ho più troppo tempo da dedicare alla revisione del tutto.
Ciao ciao

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Finding yourself ***


7- Finding yourself

 
 


Sasha era confusa.
La ragazza era andata in discoteca, quel luogo che puzzava di alcool e sudore le faceva ricordare quanto odiasse il genere umano e la portava a desiderare di uccidere qualcuno, di dedicarsi a quel sottile passatempo che l’aiutava a distendere i suoi nervi tesi.
Ma stavolta qualcosa non andava. Stavolta guardare quei corpi sudati che scompostamente si muovevano, fingendo di ballare al ritmo di una musica che altro non è che una scansione in quarti mal riuscita, non accendeva in lei la sua solita vena omicida.
Stavolta guardare quei giovani che si divertivano la riportò al suo peccato: lei aveva fatto soffrire Emily uccidendo Daniel, e ora non sapeva come aiutarla.
Sasha sapeva che ciò che aveva fatto era giusto, sapeva che se non avesse ucciso quel ragazzo a quest’ora lei ed Emily non sarebbero più state una cosa sola, che Emily avrebbe dovuto affrontare il dolore e lo schifo che la vita le offriva da sola. Sasha sapeva che se non avesse ucciso Daniel a quest’ora Emily si sarebbe suicidata, ma non sapeva come farglielo capire.
-Fanculo… Quell’idiota non doveva entrare nella nostra vita, come si è permesso?- Così dicendo gettò a terra la sigaretta che si era fatta dare da un branco di nullafacenti fuori dalla discoteca. Di solito Sasha non fumava, non pensava che quella robaccia potesse tranquillizzarla, ma stavolta aveva deciso di provare i rimedi tradizionali, visto che il suo non sembrava essere funzionale.
Si avvicinò al bancone, facendosi largo a suon di gomitate tra quella massa di carne puzzolente.
-Dammi qualcosa di forte per favore…-
-Come scusi? Vuole un cocktail? O uno shot?-
-Non lo so, dammi qualcosa però!-
Il barman, che di gente ne aveva vista, capii subito la situazione della giovane e le offrì un cocktail a base di rum, eccezionalmente senza ghiaccio, l’avrebbe solo annacquato.
-Questo lo offre la casa carina, se hai bisogno d’altro vieni da me.
-Lo farò senz’altro- Rispose Sasha, buttando giù tutto d’un fiato il suo cocktail.
“Che schifo, ma che sto facendo? Non è nel mio stile ‘sta merdaccia…” Pensò la ragazza disgustata da quel gusto orribile che le era rimasto in bocca.
“Che schifo… mi sembro Emily.. Ma che cazzo sto facendo?”
Subito si diresse verso il bagno e, senza esitare, si spinse due dita in gola decisa a rigettare quello schifo che aveva permesso entrasse nel suo corpo.
-Alle prese con la prima bevuta? O abbiamo qualcosa da dimenticare?- Fuori dalla porta un ragazzo la guardava, con aria divertita.
-Scusa, ti dispiace? Sono in bagno!- Rispose secca lei.
-Sì… sei in quello dei maschi e la porta era aperta.. Vieni, che ti do una mano ad alzarti.
Così dicendo il ragazzo si avvicinò, ma Sasha lo spinse via bruscamente.
-Non mi toccare sacco di merda, non sono ubriaca e sono in grado di farlo da sola.
Il giovane la guardò. Certo che era proprio un bel tipetto…
-Fammi indovinare, non sei solita frequentare discoteche, eh?
-Ma perché non ti fai una vagonata di cazzi tuoi? Non sono qui per fare amicizia e non ho voglia di scopare, okay?
-Se non sei qui per scopare, né per fare amicizia, né per ballare, né per bere… che ci sei venuta a fare in una discoteca?- Il giovane la guardava con aria incuriosita, quella ragazza era davvero un tipo particolare, e a lui piacevano i tipi particolari.
-Infatti, me ne sto andando, se me lo permetti. Levati dalla porta e fammi uscire.- Sasha diede una spallata al ragazzo e cercò di uscire da quel bagno, che puzzava di vomito e di escrementi, ma il giovane la bloccò.
-Scusami, magari non siamo partiti col piede giusto. Io sono Danny, e tu?
Sasha lo guardò in cagnesco.
-Se ti dico il mio nome mi lasci andare?
-Non penso…
-Allora vaffanculo.- Sasha si guardò intorno, non c’era nessuno. Portò la mano al fianco, decisa a prendere il coltello, ma con suo stupore non lo trovò al solito posto.
“Cazzo… devo averlo scordato a casa, eppure ero così sicura di averlo preso… come posso averlo scordato?”
-Mi chiamo Sasha.- Si arrese alla fine.
-Bene, Sasha, ti va di farti un giro?
Dieci minuti dopo Danny e Sasha si ritrovarono nella macchina di Danny, lui alla guida e lei seduta sul posto del passeggero. Il ragazzo si fermò in un vicolo disabitato.
-Posso sapere che ci eri andata a fare in una discoteca, con un coltello come questo?- Così dicendo Danny tirò fuori dalla felpa il coltello di Sasha.
-Quando me l’hai preso?
-Perché non rispondi alla mia domanda?
-Quello lo uso come difesa, sono una ragazza che va in giro di notte per questo quartiere di merda. Ne ho bisogno.
-Non raccontarmi cazzate, lo volevi usare anche contro di me.
-Mi stavi infastidendo, non vedo dove sia il problema.
-E ti sto infastidendo anche ora?
-Direi di sì… sì.
-Quindi se io te lo dessi adesso, lo useresti?
-Probabilmente sì.
-Vediamo.
Danny consegnò nuovamente il coltello nella mani della legittima proprietaria e questa  lo guardò incuriosita.
-Chi diamine sei tu?- Gli chiese.
-Sono Danny, te l’ho detto.
-Non rifilarmi queste battute da film di serie B. Chi sei, e cosa vuoi da me?
-Non sono nessuno e non voglio nulla. Difficilmente in questa città di merda si incontrano persone interessanti, ho solo pensato che tu potessi essere una di quelle. Allora Sasha, vuoi dirmi che ci facevi in quella discoteca?
-Avevo perso me stessa. Penso di non essermi ancora ritrovata, in realtà.
-Allora trovati. Dove pensi di poter essere?
-Come, scusa?- Sasha cercò con gli occhi lo sguardo di Danny, ma questo guardava avanti a sé, verso il nulla.
-E’ semplice, quando perdiamo una cosa, questa si trova in uno dei luoghi che frequentiamo di solito, l’abbiamo solo lasciata lì.- si voltò verso la ragazza – Quindi Sasha, dove pensi di aver lasciato Sasha? Ho il serbatoio pieno, posso aiutarti a ritrovarla.
I due giovani vagarono per tutta la notte, rivisitando tutti i posti che Sasha era solita frequentare, ed infine, approdarono nella vecchia casa di Emily. Quella dove erano stati consumati i due omicidi di Daniel e di Jack.
-Dove siamo?- Chiese Danny, guardando con diffidenza i muri pieni di ragnatele.
-Nella mia vecchia casa, è da qui che è cominciato tutto.
-Perché pensi di essere ancora qui? Fossi in te me ne sarei scappato. C’è un odore orribile, ci deve essere qualche animale morto qua nei dintorni. E questo posto mette i brividi…
Sasha percorreva quei corridoi sporchi con gli occhi chiusi, poggiando una mano sul muro come guida.
-Li senti, Danny?- Chiese.
-Sentire cosa?-
-Gridano il mio nome… Sono al piano di sopra…- Sasha salì le scale di fretta e Danny le corse dietro. Il ragazzo cominciava a sospettare di aver fatto una cavolata a dare ascolto a quella sconosciuta un po’ picchiatella.
Una volta salito al piano superiore Danny trovò Sasha nella camera da letto.
-Ti sei ritrovata?- Le chiese, sperando di porre fine a quello stupido gioco che lui stesso aveva cominciato.
-Forse…Magari tu potresti aiutarmi, non pensi?- Così dicendo Sasha si sdraiò sul letto e lentamente cominciò a spogliarsi.
Danny era eccitato all’idea di essere riuscito nella sua impresa, stavolta era stato un po’ difficile, ma dentro di sé sapeva che quella ragazza sarebbe valsa tutta la fatica che aveva dovuto fare. Trovava eccitante anche il luogo, così macabro, così strano… Certo, questa sarebbe stata da raccontare!
La raggiuse sul letto.

-Una volta ho fatto una cosa… Io so che è giusta, ma non riesco a farlo capire alla persona che più mi è cara al mondo. Alla persona che amo…- Sasha era ancora distesa sul letto, con lo sguardo perso nel vuoto.
-Se è la cosa giusta, sono sicuro che questa persona capirà.- Rispose il giovane, mentre continuava ancora a carezzare il corpo nudo di quella strana creatura che era riuscito a trovarsi affianco.
-No, io so che non capirà… le farà male.. soffrirà… io non voglio che soffra, per niente al mondo…
-Ma di cosa e chi si sta parlando?- Danny alzò lo sguardo cercando di incrociare quello di lei, ma non ci riuscii. Sasha era persa in chissà quali ricordi.
-Sasha.. ci sono io con te… Ti aiuterò io, se dovesse essere necessario… dimmi cosa c’è che non va. Sono qui per te…-
Queste parole le erano così familiari…
Nella mente di Sasha si affollarono le immagini di Daniel.
Anche Danny voleva intromettersi tra lei ed Emily? Ma chi era ‘sto tipo? Chi gli aveva chiesto di intromettersi nella sua vita? Che voleva da lei?
-Grazie, mi hai aiutata a ritrovare me stessa. Adesso so che cosa devo fare.- Il sorriso di Sasha aveva qualcosa di diabolico, qualcosa che Danny non riuscì ad interpretare. Quella luce nei suoi occhi…
Subito il giovane cercò con lo sguardo il coltello, ma era sul comodino affianco a Sasha, non avrebbe mai fatto in tempo a prenderlo prima di lei.
Prima che potesse fare qualcosa per impedirglielo, Sasha prese la sua fidata lama e gliela infilò nel petto.
Il sangue veloce uscì dallo squarcio profondo e la ragazza muoveva velocemente il coltello, provocando altre lacerazioni nella carne.
Danny sentiva il dolore lancinante arrivargli fino al cervello e le forze cominciavano ad abbandonarlo lentamente.
Sasha tirò fuori il coltello e fece un secondo affondo. Poi lo tirò fuori di nuovo e ne fece un terzo, e un quarto, e un quinto.
-Chi credevi di essere? Ho già tutto l’aiuto che mi serve. Ho già tutto l’amore che mi serve. Non mi distoglierai dalla mia Emily!
Il sangue schizzò sul letto e sui muri. Più il sangue schizzava e più Sasha sentiva pervadersi da quella mistica eccitazione che la prendeva durante ogni omicidio. Il suo sorriso continuava ad allargarsi sempre di più e i suoi occhi quasi schizzavano dalle orbite. Ad ogni affondo corrispondeva un gemito di piacere e Sasha non riusciva più a contenere tutto il suo eccitamento. Il sangue che zampillava fuori da un corpo che perdeva via via colorito, gli occhi che lentamente si fissavano in un’oscurità abissale, gli arti che piano piano calmavano i loro spasmi per rimanere nell’immobilità della pace eterna… o dell’eterna dannazione.
Con le mani imbrattare di sangue Sasha prese il cuore del giovane, che ormai aveva smesso di battere.
Lo leccò lentamente, assaporando quel sapore ferroso proprio del sangue.

-Vedi Emily? Vedi questo? E’ esattamente come quello di Daniel. Lui… lui voleva frapporlo tra me e te! Non posso accettarlo. Non posso! Credi forse che mi faccia male? Credi che a me dispiaccia per questo stupido essere? No… No… Lui si è avvicinato a me come Daniel si era avvicinato a te.. Ma loro vogliono solo dividerci! Emily, non lo capisci? Io ti amo. Non posso permettere che gli altri mi dividano da te, non posso! Io, ed io sola ti ho aiutata per tutti questi anni, tu hai bisogno di me, Emily! Non mi rinnegare…


-Capisco...Sasha non voglio nemmeno io che la gente si frapponga tra me e te. Forse hai ragione tu... io non ho bisogno di Daniel. Ho bisogno di te, e di te sola.
 
 


-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------



 
Saaaaaaaaaalve ^_^
Lo so, lo so, con questo capitolo mi sono un po’ troppo sbilanciata con la personalità di Sasha, ma che ci volete fare, è un personaggio complesso e a tutti capita ogni tanto di perdere se stessi. u.u
La cosa importante è che Sasha si sia ritrovata, no?
Quell’idiota di Danny voleva cambiarla, ma gli è andata male u.u
Che posso dire? Si meritava quello che gli è successo e anche peggio u.u Non mi pento di nulla XD
Spero che questo piccolo capitoletto vi sia piaciuto, quanto meno questo piccolo viaggio alla riscoperta di se stessa ha permesso a Sasha di rivelare ad Emily quanto accaduto. E a quanto pare Emily sembra averla presa anche abbastanza bene… O è solo l’enfasi del momento?
Ah… Emily, Emily, Emily… Sasha ti ha davvero convinta, o tornerai a tormentarti perché combattuta per i tuoi sentimenti nei confronti di “quel mostro che hai creato”?
Ci sentiamo al prossimo capitolo, ciao ciao ^_^


 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** After your efforts ***


8- After your efforts





 


-Salve-
-Ciao… Dunque… Tu dovresti essere Emily, giusto?-La donna aveva le gambe accavallate, e la corta gonna nera lasciava intravedere una gamba tornita. In mano aveva una cartellina e dal modo in cui la guardava attraverso i piccoli occhialetti dalla montatura semplice, era chiaro che fosse leggermente astigmatica.
-Emily, esatto…-
-Ciao Emily, io sono Dana. Allora, di cosa vuoi parlarmi?- poggiò la cartellina sulla scrivania e si tolse gli occhiali, tenendoli nella mano destra, mentre con la sinistra si sosteneva il mento, poggiando il gomito sul ginocchio della gamba accavallata.
-Non ce la faccio più, ho bisogno d’aiuto. Io ho una doppia personalità e lei…lei è molto pericolosa.

Dopo quanto era accaduto a Danny e dopo aver appreso la verità su quanto era successo a Daniel, Emily aveva impiegato molto tempo a pensare. Alla fine era arrivata alla conclusione che aveva bisogno di aiuto. Che Daniel aveva ragione, ma soprattutto che voleva essere una persona normale e voleva per sempre liberare il mondo da quella terribile assassina che viveva in lei.
Inizialmente Emily era spaventata dalle possibili conseguenze che avrebbe potuto portare il parlare con una psicologa, ma poi si era decisa. Avrebbe trovato il modo di tener nascoste le sue intenzioni a Sasha.
Così, una settimana dopo quanto accaduto nella sua casa d’infanzia, Emily prese appuntamento con una psicologa, Dana Marys.

-Ah… è molto grave quello che affermi, ne sei sicura?- La dottoressa Marys inforcò nuovamente gli occhiali e prese un block notes. Guardava Emily un po’ stupita, teneva poggiato sul palmo della mano destra il blocchetto, mentre con la sinistra teneva la penna, con la punta poggiata su di esso.
-Si. Non ho dubbi. Anzi, ho aspettato anche troppo a venire qui, ma avevo, e ho tuttora, paura di lei.
La dottoressa portò la penna alla bocca e ne mordicchiò il tappino.
-Credi nell’ipnosi, Emily?
-No! Niente ipnosi!- Si affrettò a rispondere Emily – Lei non deve sapere che sono venuta qui, o la ucciderà!
-Okay… Senti Emily… Come hai scoperto di lei?
Emily guardò in basso, si morsicò le labbra.
-Se non vuoi dirmelo per me va bene… Capisco che parlarne non sia facile, prenditi il tempo che ti serv..-
-No! Non ho tempo, devo sbrigarmi e lei deve liberarmi di Sasha entro la fine di questa seduta, o lei la ucciderà!-
-Sai, il disturbo dissociativo della personalità non è una cosa che si possa risolvere così, non credo che…-
-Lei non capisce!-
Emily sembrava impazzita. I suoi occhi erano spiritati e il suo volto esprimeva tutta la paura che la ragazza provava per il suo alter ego, la preoccupazione per la dottoressa Marys e soprattutto il senso di colpa che mai l’abbandonava. Poggiò le mani sulle ginocchia e le strinse in pugni, strinse così tanto da far sbiancare le nocche.
-Emily…- Dana si alzò e le poggiò una mano sulla spalla. –Stai tranquilla, io farò del mio meglio e sono sicura che Sasha non farà del male a nessuno…- Cercò di confortarla.
Dopo aver scosso ripetute volte la testa, Emily sembrò calmarsi.
-Mi scusi.. mi scusi…-
-Bene, allora ti va di parlarmi di lei?

La prima seduta sembrava essere andata bene, ed Emily era soddisfatta dei risultati. La dottoressa le aveva insegnato un metodo che avrebbe dovuto allontanare da lei Sasha, almeno per un po’, ma soprattutto l’aveva molto rassicurata e calmata. Se avesse perso il controllo sarebbe stato molto più facile per Sasha approfittarsene. 
Il giorno seguente Emily avrebbe avuto un altro incontro con Dana.
Quando si mise a letto, il sonno non tardò ad arrivare, finalmente la ragazza si sentiva sicura e presto sarebbe finito tutto, Sasha non aveva pretesti per uscire fuori.
L’indomani Emily si sentiva riposata, non ricordava più da quanto tempo non dormiva così profondamente e tranquillamente. Il suo riflesso sullo specchio le sorrideva felice, non c’era traccia del ghigno malefico di Sasha.
Canticchiando Emily uscì di casa.
Ripensandoci, forse non era stata un’ottima idea chiedere alla dottoressa di vedersi così presto in mattinata. Non pensava avrebbe dormito così bene e così profondamente, le dispiaceva aver chiesto alla donna di alzarsi così presto ora che aveva riscoperto quanto fosse bello dormire.
Citofonò appena arrivata al cancello, ma dall’altra parte non ci fu risposta.
All’interno era tutto buio, così Emily decise di aspettare un po’, forse la dottoressa era solo un po’ in ritardo, forse lo studio non era ancora aperto.
Passata una mezz’oretta, un pensiero tanto spiacevole quanto incredibile si insinuò nel piccolo cervelletto della ragazza.
Non è possibile… Pensò.
Scavalcò il cancelletto di ferro e andò a piazzare la faccia contro le finestre dello studio, ma dentro era tutto buio e non riusciva a vedere nulla.
-Dottoressa Marys? Sono arrivata! Dottoressa?-
Dall’altra parte nessuna risposta.
Tolse una forcina dai capelli ed abilmente cercò di forzare la serratura della porta.
-Dottoressa? – Chiamò ancora prima di aprire la porta – Entro, okay?-
Non appena fu dentro, Emily non dovette accendere la luce per capire cosa fosse successo.
Quell’odore… Quell’odore lo conosceva benissimo.
Portò le mani al naso, ma non servì a nulla. Quel lezzo aveva ormai fatto il suo corso e la nausea era troppa per evitare di vomitare.
Com’era possibile? 
Accese la luce.
Sdraiato a terra c’era il cadavere della dottoressa, con un enorme squarcio sulla pancia. Gli organi interni erano sparsi qua e là intorno a lei. La testa  era appesa al muro con un coltello piantato tra occhi, e vicino ad essa c’era una scritta di sangue,“ Non ti libererai mai di me” , diceva.
Emily cominciò a piangere. Era completamente scossa dai singhiozzi e quello spettacolo raccapricciante l’avrebbe fatta rimettere nuovamente, se solo il suo stomaco non fosse stato già svuotato in precedenza.
-Cos’hai fatto?!- Chiese ad alta voce.

Che c’è, non ti piace il mio lavoretto?

-
Io… io avrei dovuto tenerti a bada…

Tenermi a bada?! Sono io che tengo a bada te, ricordatelo! Il trucchetto di questa donna è stato molto interessante, sai? Davvero, non ti sei accorta proprio di nulla!

Fu allora che nella mente di Emily riaffiorarono le immagini della notte precedente.
Ricordava Sasha che andava direttamente allo studio della dottoressa Marys… ma come mai la dottoressa era lì? 

Durante la notte si era svegliata e il suo alter ego l’aveva chiamata chiedendole di incontrarsi lì perché “Sasha” si era fatta viva, perché aveva bisogno di lei…
Quanto bene doveva aver simulato Sasha, per far sì che quella donna si alzasse nel pieno della notte per incontrarla? Non molto. Si ricordava benissimo il finto pianto, ma ricordava ancora meglio la disponibilità che la dottoressa aveva mostrato sin da subito… 
Aveva preso il coltello e lo aveva nascosto nella felpa. Era andata allo studio e lì si era incontrata con la signorina Marys. Ancora aveva le lacrime agli occhi e simulava tremori e agitazione.
Dana l’aveva invitata ad entrare, e si era offerta di prenderle un thè caldo alla macchinetta che si trovava nel suo studio e Sasha aveva accettato.
Dana l’aveva fatta entrare per prima e non appena si era girata per chiudere la porta, l’assassina l’aveva accoltellata alle spalle.

Emily si girò subito.
Sulla porta c’erano ancora gli schizzi di sangue secco.
Poi? Poi cos’era successo?

La dottoressa aveva urlato, ma il sangue che le riempiva la bocca aveva impastato il suono.
-Tu non sei Emily, vero?- Le aveva chiesto, accasciandosi a terra, cercando di fermare il sangue.
-Acuta osservazione, ci sono voluti molti anni di studio per sviluppare questo spirito osservativo?-  Emily sentiva la voce di Sasha risponderle in questo modo… la sua voce.
-Emily! Puoi riprendere il controllo!- Aveva detto la donna. Cercando di arrivare dritta a lei… ma lei non l’aveva sentita.
Nella sua mente Emily si vide prendere la poveretta per i capelli e trascinarla addosso al muro. Nella sua mente Emily vide la psicologa scalciare, tenendo le mani sui capelli, cercando di liberarsi dalla forte presa del suo alter ego.
Nella sua mente Emily vide affondare il pugnale più e più volte nel ventre della donna. 
Nella sua mente Emily vide gli organi interni fuoriuscire mentre gli occhi si perdevano in una dimensione lontana dalla nostra. 
Nella sua mente Emily la sentiva urlare di dolore. Solo quando anche il più piccolo soffio di vita lasciò la donna, Emily si vide scrivere sul muro con il sangue di Dana Marys. 

Allora te ne ricordi?

Sasha scoppiò in una sonora risata, che si interruppe bruscamente.

Avevi detto che non volevi si frapponesse nessuno tra me e te… Avevi detto di aver bisogno di me… invece hai cercato di tradirmi… Perché l’hai fatto? Perché?

Il tono di Sasha era terribilmente cupo, ed Emily era leggermente spaventata dal suo alter ego… Sasha sembrava completamente uscita di senno, non che prima ne avesse molto, ma adesso Emily non riusciva più a prevedere nessuna sua mossa. Non si trattava più di uccidere per sfogare il proprio dolore, Sasha era totalmente impazzita e lei non aveva il ben che minimo controllo sulle sue azioni.

Non pensi di essere andata leggermente oltre? 

Cosa intendi?

Sicura che ciò che fai lo fai per proteggermi? Sei davvero sicura che ciò che fai possa in qualche modo proteggerci?

Emily andò davanti alla finestra e guardò il suo riflesso.

Guardaci… Ho passato anni e anni a maltrattare il nostro corpo per i sensi di colpa di quello che tu facevi. Ho passato anni a star male per colpa tua… Ti ringrazio di avermi salvata da mio padre, ti ringrazio per la forza che mi hai dato. Ma non mi sento protetta da te. 

Dal riflesso Emily vide una lacrima solcarle il viso.

E’ davvero colpa mia se soffri?

Emily si sarebbe aspettata un tono triste, un po’ singhiozzante, ma quello che avvertì in Sasha era ben diverso. Un ruggito proveniente dalle più scure profondità dell’inferno. Un tono basso e spaventoso che non poteva appartenere a Sasha.

Stai davvero dicendo che è colpa mia? Piccola sudicia sgualdrinella che non sei altro! Ingrata! 

Tu hai bisogno d’aiuto… non te ne accorgi?

Aiuto? Aiuto di chi? Di una psicologa del cazzo? Tu vuoi liberarti di me e basta! Perché sei un’ingrata! Dopo tutto quello che ho fatto per te!

Emily era spaventatissima, non sapeva che fare.. Tutte le speranze che aveva nutrito, tutto il coraggio che aveva trovato, tutti gli sforzi che aveva fatto… Nulla. Non avevano portato a nulla.
L’immagine riflessa nella finestra la guardava con un’aria feroce, un’aria che Emily non aveva mai sognato nemmeno nei suoi incubi più neri. Non si sarebbe mai liberata di quel suo alter ego. Non si sarebbe mai liberata della pazzia che c’era dentro di lei, della rabbia repressa, delle delusioni che quel mondo le aveva trasmesso. Questo era Sasha. Tutta la negatività che Emily aveva raccolto in questi anni aveva trovato la forza di uscire prepotentemente e adesso era lì, a fissarla dall’altra parte della finestra.
Quanto ancora mancava perché Mister Hyde prendesse il sopravvento sul povero dottor Jekyll? 
Sasha, dal canto suo, non poteva che provare un odio profondo per quella parte di lei che la stava tradendo, che la stava rinnegando, e che era debole. Si, Emily era debole ed ingrata, cosa la stava spingendo ad aiutarla?  A proteggerla? Non stava ricavando nulla dall’aiuto che le stava dando, nemmeno la sua riconoscenza.

Non ti meriti nulla. Sei come il resto del mondo. 

Dicendo ciò diede un pugno alla finestra, che si frantumò, e lasciò Emily da sola, col sangue che le colava dalla mano.
La ragazza si accasciò e pianse. Pianse di terrore, di tristezza, di colpevolezza… Pianse per tutto quello che stava succedendo, che era successo, e che sarebbe continuato a succedere.
Emily pianse, perché adesso non sapeva cosa aspettarsi da Sasha.









 
----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------



 
Ciao a tutti! 
Lo so, mi davate per morta, ma non è così... o almeno non fisicamente XD 
Il mio "talento" per la scrittura però è morto :( 
Siccome continuando a leggere e rileggere quello che scrivo mi sembra sempre che invece di migliorare peggioro, ho deciso che va bene così, voglio mandare avanti la storia, al diavolo la mia scarsa autostima.
Meno scrivo e meno ci riprendo la mano, meno ci riprendo la mano e meno scrivo....
Mi scuso tanto per il ritardo incredibile con il quale pubblico questo capitolo, ma primma di pubblicarlo ho dovuto trovare una forza che non pensavo di avere XD 
Spero che siate clementi con questo piccolo sgorbio... 
Ciao ciao ^_^


P.S. L'editor mi fa muro, come avrete potuto notare :( 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Your happy ending ***


9- Your happy ending






Occhiaie pronunciate, capelli arruffati e ginocchia strette al petto, Emily stava chiusa in casa, all’angolo, spalle appoggiate ai due muri.
Ciondolava avanti ed indietro e guardava freneticamente le finestre, sprangate. Il suo viso, rimasto ormai tutto occhi, era scarno, incavato, triste. Il suo cuore batteva ancora all’impazzata e muoveva tutto quell’esile corpo insieme con il rapido alzarsi ed abbassarsi della cassa toracica.
Il coltello lo aveva lasciato fuori dalla casa, prima di chiudercisi dentro e sprangare bene porte e finestre. Si era poi ritirata in quell’angoletto, con le ginocchia strette al petto, abbracciando le gambe.
Accanto a lei i colori acrilici che aveva usato per tappezzare quei piccoli pezzi di muro che erano alla sua portata.
Quando Emily avvertiva che Sasha era in procinto di prendere il sopravvento, scaricava la rabbia scrivendo, disegnando, imprimendo se stessa sui muri circostanti, per ricordare a se stessa chi lei veramente fosse.
E’ il mio corpo. È la mia vita, lei non può portarmela via. Sono io che l’ho creata.
Continuava a rassicurarsi del fatto che sarebbe riuscita a controllare Sasha da sola, non voleva più coinvolgere nessun altro.
Le immagini della dottoressa Marys erano ancora vivide nella sua memoria ed il senso di colpa la divorava dall’interno.
Nuove lacrime affiorarono sul volto della ragazza, ma non aveva più nemmeno la forza di asciugarle, e le guardò infrangersi a terra, come le sue speranze di tornare una persona normale.
Sasha non si era più fatta viva da quando l’aveva abbandonata in mezzo al sangue della psicologa.
Sasha non si era più fatta viva da quando aveva deciso di smettere di aiutare Emily.
Ma Emily temeva una sua vendetta. Verso di lei.
Dentro la sua testa sentiva rimbombare la voce del suo alter ego, ma sapeva che era solo un’impressione. Ogni volta che quella voce rideva, con quella sua risata così malvagia, le mani di Emily correvano alla testa e scuoteva quest’ultima vigorosamente, arruffando ancora di più i capelli sporchi, che non curava più da ormai due settimane.
Per ogni passo avanti che Emily pensava di fare, ecco che poi ne faceva due indietro.
Ormai la sua non era più vita, presto le sue scorte di cibo sarebbero finite ( non che ne attingesse più di tanto…) e sarebbe morta di fame.
Non era mai stata particolarmente forte, e l’idea di suicidarsi invece che morire di fame le sembrava troppo difficile.
Che devo fare?
Chiedeva a volte, non sapeva più se a se stessa, ad un qualche dio in cui non credeva, o, quello che temeva di più, alla persona che fino ad adesso aveva preso le decisioni più importanti per entrambe, la stessa Sasha.
Sul suo corpo c’erano i segni del suo autolesionismo, ma stavolta non si trattava più di tagli netti fatti col coltello, no, quello lo aveva lasciato fuori, lontano dalla portata di Sasha, si trattava di graffi profondi fatti con le poche unghie che le erano rimaste. Se le strappava, se le mordeva, le raschiava sui muri come fosse un gatto.
Ormai la concezione di tempo era andata a farsi benedire e Emily non sapeva più quanto tempo fosse passato dall’ultima volta che aveva dormito, che aveva mangiato… non sapeva più da quanto tempo fosse chiusa in casa.

Si può sapere che ci stai facendo?

Eccolo. Terrificante. Orribile. Spaventoso ai limiti del possibile.
Emily non aveva dubbi, questa era Sasha. Si era rifatta viva. Stavolta non era un’illusione.
-Vai via!
La poveretta prese la testa fra le mani e la scosse vivamente.

Si può sapere che diamine stai facendo?

Chiese ancora l’altra.
Emily cercò di muovere la mano verso i colori, ma aveva già perso  il potere su di essa.
-Vai via ti prego…
Già le lacrime cominciarono a scendere.

Sei patetica… Avevo quasi intenzione di vendicarmi del tuo tradimento, ma a vederti così… Come ti sei ridotta. Mi fai abbastanza schifo…

-Allora vai via! Lasciami in pace…
Senza fatica, Sasha prese il controllo del corpo e cominciò a mangiare.

Pensi forse che mi possa andar bene, l’idea di morire di fame?

Emily non sapeva più cosa rispondere. Sasha sembrava aver ripreso completamente il controllo di se stessa. Non era più la Sasha impazzita che voleva ad ogni costo salvarla da tutto e tutti.

Sai, in questi anni ho imparato ad odiare il genere umano. Ho vissuto con la convinzione che noi, io e te sole, fossimo diverse da questo ammasso di merda che abbiamo il coraggio di chiamare umanità. Ma non è affatto così, e ora l’ho capito. Noi facciamo parte di questo complicato mondo.. Di queste complicate, patetiche, ridicole e schifose pustole che popolano il pianeta Terra, e siamo come loro.
Mi sono resa conto che per tutta la durata della mia vita non ho fatto altre che cercare insistentemente di permettere ad una pustola patetica come te, di continuare a popolare il pianeta. Poi mi sono resa conto dell’errore. Ho preso del tempo, sai, per calmarmi.. per pensarci un po’ su… e mi sono calmata, e ci ho pensato. Il genere umano è solo un ammasso di opportunismo. Ti ho fatto comodo per un po’ di tempo, ed ero felice di aiutarti, ma poi ti sono venuta a noia e hai cominciato ad odiarmi. Sono cresciuta dentro di te, vivendo in un ambiente ostile, vivendo in simbiosi con l’odio. E quest’odio si è ribaltato su di me. Sulle mie azioni. Inizialmente non avevo altro scopo se non quello di aiutarti, ma poi mi sono sobbarcata tutto il TUO odio e ho iniziato a fare cose sbagliate. Cose delle quali in fin dei conti nemmeno mi pento, perché ho solo contribuito a liberare il mondo dalla terribile feccia che lo popolava, ma che comunque non avevano nessun fine pratico, se non quello di liberarmi dal terribile fardello che Tu avevi fatto sì che portassi. Poi mi sono chiesta, perché? Perché dovevo scaricare il TUO odio? Perché non lo facevi da sola? E mi sono resa conto che la risposta era molto semplice: Tu non lo sapevi fare.
Ora, come allora e come sempre, tu non sei in grado di fare nulla senza di me.
Nonostante tutto, io ti amo ancora.
So cosa vuoi, e so come ottenerlo.

Sasha smise di mangiare e si avvicinò alla finestra. Tolse le spranghe di legno e guardò il suo riflesso. Emily piangeva, tanto per cambiare.
Diede un pugno alla finestra e questa si infranse in tanti pezzettini più piccoli, lasciando sulle sue nocche del sangue rosso vivo.
Emily sussultò.
Sasha scavalcò ciò che rimaneva della finestra e si avvicinò al coltello che ancora giaceva vicino alla porta.
Era un po’ arrugginito e sporco di terra.

Guarda che gli hai fatto…

Lo prese comunque, e tornò in casa.
Emily piangeva.
Sasha provò a passare l’indice sulla lama.
Una stiletta di sangue uscì dal dito della ragazza.

Oh, che meraviglia, la lama funziona ancora!

 Emily piangeva.

Sai, una volta qualcuno disse che amare una persona vuol dire mettere la sua felicità prima della propria. Pensare prima ad essa che a noi stessi… Concordi?

Emily piangeva.

Va bene, ho capito, fai anche la muta, non fa niente… Ci penso io.

Sasha portò la lama al collo.
Con un colpo secco la ragazza recise la giugulare ed il sangue cominciò a zampillare fuori.
Solo una cosa riuscì a percepire prima che tutto diventasse buio.

Grazie… sapevo che avrei sempre potuto contare tu di te…




----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------



Saaaaaaaaaalve a tutti ^_^
Come potete ben vedere l'editor continua a farmi storie e per questo son diiiiispeeeeeraaaataaaaa!!!! T.T
Se qualcuno sa come mai questo coso si rifiuta di farmi rimettere il carattere come quello delle storie precedenti, per favore let me knowwwwwwww!!!!
Detto ciò, la storia è finalmente finita, finale banale? Scontato? Penso proprio di si purtroppo :( ma è inutile portarmela troppo per le lunghe, questo è il solo ed unico finale che questa storia poteva avere.. ma chissà...non mi sento ancora pronta a lasciare Sasha ed Emily per sempre, magari.....
Vabbè, io vi saluto ^_^
Spero che anche questo ultimo capitolo sia stato di vostro gradimento :D
Ciao ciao <3








Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1940501