Winhill

di Arami Heartilly
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I. Arrivo ***
Capitolo 2: *** II. Decisioni ***
Capitolo 3: *** III. Unire le forze ***
Capitolo 4: *** IV. Waltz for the Moon ***



Capitolo 1
*** I. Arrivo ***


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Nota dell'autrice: scritta per la challenge Where I Belong.

WINHILL
scritta da Arami_Heartilly, tradotta da Alessia Heartilly
I. Arrivo

Faceva freddo, più freddo di quanto si sarebbe aspettata per una notte di inizio estate, ma d'altra parte era abituata al caldo della città di Deling. Finalmente comparve all'orizzonte Winhill, e l'orologio segnava quasi l'una di notte. Mentre si avvicinava alla città, c'erano accese solo le luci all'ingresso dell'albergo, ma molte case avevano ancora una luce morbida accesa, oltre le tende, e in qualche modo questo faceva sembrare la cittadina un po' più viva.

Julia Heartilly parcheggiò in un uno dei pochi posti segnalati sul sentiero accanto all'albergo, spense il motore e tolse le chiavi. Guardò le sue figlie, Rinoa e Selphie, che dormivano sul sedile posteriore con addosso una coperta. Era rimaste sveglie entrambe il più possibile, ma la stanchezza e il sollievo avevano vinto Selphie un'ora prima, e Rinoa si era addormentata poco dopo.

Controllò le borse sul sedile del passeggero e si assicurò che ci fossero tutti i documenti che le servivano per il divorzio, così come i certificati di nascita delle ragazze e i documenti per l'adozione di Selphie. Julia fece un sospiro di sollievo una volta che si fu assicurata che c'era tutto, e si mise la borsa a tracolla, si rifece la coda di cavallo che a malapena conteneva tutti i suoi capelli, e prese le chiavi, uscendo dalla macchina.

Lasciò il finestrino mezzo aperto, chiudendo piano la portiera dietro di sé, e poi chiuse la macchina. Non sarebbe stato necessario svegliarle, a meno che potessero restare... se non potevano, beh, Julia non temeva di dormire in macchina con le sue figlie. Finché erano al sicuro e insieme, andava bene.

Il rumore dei suoi passi sul sentiero era basso, e spinse la porta dell'albergo come aspettandosi resistenza. Non ce ne fu, quindi entrò. L'albergo era ben illuminato, data l'ora, ma era vuoto, a parte due persone sedute al bancone.

Alzarono entrambi gli occhi quando lei entrò, e con un sorriso nervoso Julia richiamò la sua decisione e andò avanti.

Erano passati anni da quando aveva visto Laguna e Raine Loire, ma sembrava che - dopo un attimo - l'avessero riconosciuta. Laguna si tolse gli occhiali e posò il libro che stava leggendo. Raine lasciò cadere la penna sul libro mastro davanti a sé, e sbatté le palpebre, come se proprio non si aspettasse quello che vedeva. Julia non li biasimava affatto.

"Mi chiedevo..." Non sapeva cosa dire, e non voleva davvero dare spiegazioni. "Se avete una stanza per me e le mie figlie?"

Raine la guardò per un attimo e poi annuì lentamente. "Certo," sorrise. "Solo per stanotte? O ti serve una prenotazione più lunga?"

Julia si rese conto allora che non avevano alcuna intenzione di fare domande a cui lei non voleva rispondere. Sentì una tale ondata di affetto per queste persone che non vedeva dal loro matrimonio, diciotto anni prima, che dimenticò di rispondere per più tempo di quanto sarebbe stato opportuno.

"Non lo so, forse una settimana circa," disse infine.

Laguna e Raine si guardarono prima che lui andasse a uno scaffale chiuso a chiave dietro la reception, e prendesse la chiave per aprirlo.

Julia si sistemò al bancone mentre Raine compilava il libro mastro delle prenotazioni, e Laguna tornava con tre chiavi.

"Saranno centocinquanta guil a notte inclusa colazione e cena per la stanza, e non c'è bisogno di pagare fino a quando non andrai via," spiegò Raine, consegnandole un modulo da compilare. Lei lo fece e lo restituì. Vide di sfuggita il tabellone dei prezzi e notò che le avevano offerto la stanza a un prezzo più basso di quanto pubblicizzato.

"Sconto per amici e famiglia," spiegò Raine, prendendo le chiavi da suo marito e consegnandole a Julia.

"Grazie," disse lei sorpresa, stanca e sopraffatta.

"Nessun problema," rispose Laguna, sollevando il divisorio del bancone e mettendosi accanto a lei. "Vuoi una mano con le borse mentre chiami le ragazze?" domandò, dirigendosi già alla porta e aprendola per lei.

"Certo." E lo accompagnò fuori.

*~*~*~*~*

Rinoa si svegliò e vide la luce poco familiare di una finestra che non aveva mai visto prima, e i suoni attutiti di una conversazione sotto alla stanza in cui si trovava lei. Si voltò nel letto e vide Selphie, che ancora dormiva russando leggermente nel letto accanto a lei, e sua madre nel letto più vicino alla porta.

Ricordava di essere stata svegliata in macchina e di aver aiutato Selphie a salire le scale fino alla stanza, e quando si guardò intorno, le fu chiaro che erano stati portati su anche i loro bagagli.

"Buongiorno," disse a bassa voce sua madre, e Rinoa si voltò verso di lei.

"Buongiorno." Si tirò su e scese dal letto, lisciando le lenzuola per abitudine, prima di attraversare in silenzio il pavimento di legno e sedersi sul letto di sua madre. Fu allora che notò che a un certo punto, durante la notte, doveva aver aperto la valigia, perché indossava la camicia da notte.

Sua madre allargò le braccia e la strinse a sé, un po' più forte del normale, ma Rinoa sapeva perché, e quindi ricambiò.

"Dove siamo?" chiese, sedendosi di nuovo.

"Winhill."

Rinoa riconobbe quel nome, e si chiese dove lo avesse già sentito.

"Ho dei vecchi amici che vivono qui, e anche se non li vedo da anni sembrava il posto più sicuro in cui andare."

Rinoa annuì e sbadigliò; l'orologio sul comodino di sua madre segnava le nove e mezza del mattino. Era ancora un po' stanca, ma non voleva tornare a dormire. Sembrava il primo giorno delle vacanze estive, solo che non c'era la reazione d'odio alla paura da parte di nessuno - potevano essere se stesse. Quel pensiero era rinvigorente.

"Forse dovresti svegliare tua sorella. Servono la colazione fino alle undici, ma se la lasciamo fare dormirà tutto il giorno."

Rinoa rise, e sua madre sorrise, ma sembrava comunque cauta. Tutto era così nuovo, e non erano passate nemmeno ventiquattro ore da quando avevano lasciato Deling City, ma era un passo avanti, e quel giorno ne avrebbero fatto un altro.

Rinoa si alzò e andò al letto di sua sorella, tirando velocemente da parte le coperte. Selphie borbottò una protesta mezzo addormentata e Rinoa rise, scuotendo la spalla della sorella fino a quando si svegliò abbastanza da fare una domanda, a voce bassa e confusa.

"Dove siamo?"

*~*~*~*~*

Dopo una colazione silenziosa, Rinoa uscì ad esplorare, mentre Selphie finiva di svegliarsi e sua madre parlava con i suoi amici.

Un ragazzo della sua età era seduto lì fuori, e guardava qualcosa in lontananza. Era alto, con capelli castani più lunghi del normale, ma comunque corti. Non riusciva a vedere bene i suoi occhi da dove si trovava, ma erano a metà tra l'azzurro e il grigio. Era, si rese conto, piuttosto bello, e siccome aveva imparato che non si ottiene mai niente con la timidezza, fece un passo avanti e si presentò.

"Buongiorno," disse Rinoa, immaginando che fosse il miglior punto di partenza. Lo sconosciuto la guardò e sbatté un po' le palpebre, come rendendosi conto che parlava con lui.

"Buongiorno," rispose, e parve un po' incerto.

"Mi chiamo Rinoa Heartilly." Gli tese la mano e lui si allungò a stringerla.

"Squall Loire," le disse, stringendole la mano prima di lasciarla andare.

Rinoa riconobbe subito quel nome. "Devi essere parente dei proprietari dell'albergo, allora, sono vecchi amici di mia madre."

"Sono i miei genitori," le disse lui, anche se sembrava che non sapesse decidere se alzarsi, stare seduto o andarsene. A Rinoa non piaceva molto l'ultima opzione, quindi si sistemò lo spolverino sotto le ginocchia e si sedette accanto a lui. Poteva giurare di averlo visto sorridere mentre lo faceva.

"Fico. Beh, questo posto sembra adorabile. Molto tranquillo." Venne detto come un complimento e lui sorrise di nuovo; era solo un movimento minuscolo delle labbra, ma c'era.

Rimasero seduti in silenzio per qualche minuto; Rinoa non voleva parlare continuamente con la sua nuova conoscenza, e Squall, da parte sua, era un po' confuso.

"Quanto rimani?" le chiese lui alla fine.

"Sinceramente non lo so, mamma ha detto almeno una settimana, questa mattina, ma ho la sensazione che sarà di più." Aveva cercato di sembrare spensierata, ma poteva intuire che Squall aveva notato il leggero sbalzo d'umore. Non voleva che lui lo facesse, quindi prima che lui cercasse di dire qualcosa che mostrasse comprensione, continuò, "dato che probabilmente staremo qui un po' e tu sei del posto, che ne dici di un giro?"

Lui sembrò un po' spaventato, ma Rinoa sorrise e basta.

"O-ok." Lui annuì e si alzò, e sembrava un po' scioccato. Le offrì la mano per aiutarla ad alzarsi. "Probabilmente dovremmo cominciare da qui, e fare il giro." Si sistemò la giacca nera con il colletto di pelo sulle spalle e si ripulì.

"Mi sembra una buona idea," gli disse Rinoa, felice di aver ristabilito l'atmosfera e della compagnia. Lui era chiaramente un po' timido - il che, si rendeva conto lei, era comprensibile, dato quanto era piccola la città - probabilmente non c'era molta gente con cui fare amicizia o avere compagnia.

"Da dove vieni?" le domandò lui guardandola. Era un po' più grande di lei, con occhi grigi che ora riusciva a vedere alla luce della piazza.

Rinoa ci pensò per un attimo, poi si rese conto che probabilmente non importava se glielo diceva; lui l'avrebbe comunque scoperto dai suoi genitori, forse.

"Deling City."

"La capitale?" chiese lui. "Non mi stupisce che pensi che questo posto sia tranquillo."

Lei ridacchiò e gli sorrise; lui lo notò e distolse rapidamente lo sguardo, cosa che semmai la fece sorridere di più.

"Io e mia sorella siamo andate a scuola a Dollet, però, è più tranquilla di Deling e vicino all'oceano." Sorrise tra sé e sé, ricordando la sua vita là.

"Ti manca?" chiese lui.

Rinoa scosse la testa. "Un po', ma nulla più di volerci tornare prima o poi."

"Deling o Dollet?"

"Dollet. Non mi manca Deling - nulla da cui tornare." Fu una risposta veloce e onesta, ma lei si assicurò di mantenere il tono leggero.

Squall doveva aver capito quanto duramente lei cercasse di sembrare positiva, perché rispose allo stesso modo. "Meglio cominciare il giro, allora," le disse, e lei annuì, seguendolo.

*~*~*~*~*

Julia aveva fatto del suo meglio per spiegare la situazione nell'ora e mezza in cui era stata seduta insieme a Raine e Laguna Loire. Erano gli unici nella zona bar, quella mattina, dato che la loro figlia più grande, Ellione, lavorava al negozio di fiori, e Selphie era ancora in camera.

"Da quanto andava avanti?" le chiese Laguna.

"Anni," rispose lei onestamente. "La sua carriera politica non era come la voleva lui, e io ero un obiettivo facile." Persino Julia sapeva che sembrava troppo una battuta disinvolta, ma era diventata una cosa così comune che non sapeva come altro dirlo.

"Perché adesso?" le domandò Raine, con la voce dolce e quasi allungandosi a prendere la mano di Julia, dall'altra parte del tavolo. Lei apprezzò il gesto.

"Sembrava il momento migliore. Per alcuni anni mi sono preoccupata di cosa facevo di male, e a un certo punto ho persino pensato che fosse colpa mia... ma due anni fa ho iniziato a pianificare la fuga. Mi sono assicurata che le uniche persone che avessero accesso ai soldi miei o delle mie figlie fossero me o le mie figlie. Ho raccolto tutte le carte e i documenti, così quando ce ne saremmo andate avremmo dato un taglio netto."

"Ed è stato ieri," affermò Raine nello stesso tono gentile.

"Sì," sospirò lei. "Anche se so che sembra che ci abbia pensato davvero, ammetto di non aver fatto piani oltre a questo."

Laguna e Raine si guardarono, e sembrarono concordare su qualcosa; spostarono di nuovo l'attenzione su Julia e Laguna parlò.

"Beh, qui sei la benvenuta finché ne avrai bisogno, e ti aiuteremo come possiamo. È solo una questione di capire cosa ti serve." Si fermò e sembrò pensare a qualcosa. "Le ragazze hanno finito la scuola?"

Julia sorrise un poco, felice di una domanda a cui poteva rispondere. "Sì, si sono diplomate qualche settimana fa."

"Quindi non devono tornare a scuola dopo l'estate?" Laguna era sorpreso.

"No, il sistema scolastico di Dollet termina a diciassette anni, invece che a diciotto come qui a Galbadia; se vogliono andare all'università hanno un anno per decidere."

Raine e Laguna annuirono.

"Ok, quindi hai pensato a dove vuoi fermarti? Hai considerato di vivere qui per sempre?" domandò Laguna.

Julia scrollò le spalle. "Non ho pensato a nessun posto. Ma mi piace, qui - passavo qui le vacanze con i miei genitori, da piccola. È abbastanza vicino a Timber, ma sembra anche lontanissima. Potremmo fermarci qui, dovrò chiederlo alle ragazze, ovviamente, ma non appena Selphie scoprirà che tu sei 'il' Laguna Loire di Timber Maniacs sono sicura che implorerà Rinoa per restare."

Raine sorrise. "Quindi hanno la stessa età? Se si sono diplomate nello stesso anno." Julia annuì. "Sono gemelle?"

Lei stavolta scosse la testa. "Selphie in realtà era mia nipote, ma quando i suoi genitori sono morti, siamo rimaste solo io e Rinoa come sue parenti, quindi ho deciso di accoglierla. Fury si è rifiutato di firmare i documenti - diceva che se volevo un'altra responsabilità allora sarebbe stata mia e mia soltanto. Quindi l'ho adottata. Probabilmente avrei dovuto notare questi indizi, allora, ma pensavo che fosse la pressione... comunque, dove eravamo?"

Raine la guardò in un modo che le disse che capiva, perché capiva davvero. Solo la sorprendeva trovare un'altra donna che aveva fatto la stessa sua scelta. Solo che Raine sapeva di essere stata fortunata; Laguna aveva firmato i documenti dell'adozione il giorno del loro matrimonio.

"Intendevi trasferirti a Winhill," disse Laguna, con forse più entusiasmo del necessario. Raine gli diede una gomitata e lui guardò Julia con un'espressione di scuse, ma lei non sembrava scocciata.

"Sul serio, però, ci sono case che sono state ristrutturate di recente dai nostri vicini, e cercano acquirenti. Una di queste sarebbe abbastanza grande per te e le ragazze, e rimarrebbe ancora posto," le disse Raine. "Possiamo farti avere i dettagli, così non sarai pressata a prendere una decisione."

Julia non aveva davvero bisogno di pensarci. "Mi sembra un'ottima idea. Grazie mille a tutti e due."

"Nessun problema," le disse Laguna. "Proprio nessun problema."

*~*~*~*~*

All'inizio del pomeriggio, avevano già visitato la maggior parte della città, la piazza principale e un paio di vie residenziali. Rinoa era stata felice di scoprire che c'era una biblioteca e un negozio di libri; per piccoli che fossero, sostenevano la sua convinzione che quello fosse un buon posto per ricominciare.

Squall la riportò all'albergo dei suoi genitori, e, anche se timidamente, si offrì di mostrarle il resto la prossima volta che sarebbe stata libera. Rinoa gli strinse la mano per ringraziarlo e salì in camera, trovando sua sorella stesa sul letto.

Era vestita, con un libro aperto accanto a lei, ma aveva gli occhi rossi e stringeva le coperte tra i pugni. Il buon umore di Rinoa scomparve immediatamente e chiuse la porta prima di andare al letto di Selphie, togliersi gli stivali e stendersi accanto a lei. Selphie le prese una mano e la strinse forte, ma non disse niente; per Rinoa era un altro segnale di quanto non bene stesse sua sorella.

"Ho incontrato il figlio dei proprietari stamattina," disse Rinoa, sapendo che i pettegolezzi e le novità rallegravano sempre sua sorella. "Si chiama Squall, ha la nostra età ed è davvero bello. È un po' timido, più alto di me con occhi grigi e capelli castani. Mi ha fatto fare un giro stamattina e ha promesso di farmi vedere altro presto."

"Davvero?" domandò Selphie, con la voce roca.

"Sì, non penso che potrei inventarmelo," ammise. "Che possibilità ci sono di trovare qualcuno del genere al primo giorno?"

Selphie ridacchiò; non era ancora se stessa, ma Rinoa sperò che almeno si sentisse un po' meglio.

"Ho conosciuto Ellione, sua sorella maggiore, stamattina. Lavora al negozio di fiori. Sembra adorabile - ha parlato di suo fratello - ha detto che è tranquillo ma che lo vedremo in giro. È bello sapere che l'hai trovato."

"Mmh mmh. Molto bello." Rinoa sorrise e si sentì arrossire.

Tacquero di nuovo, ma Rinoa non sapeva cosa dire per riempire il silenzio, quindi non parlò. Attese invece fino a quando Selphie infine parlò.

"Pensi che verrà a cercarci?" disse piano.

Rinoa scosse la testa. "Io non penso. Anche se volesse farlo sarebbe molto difficile trovarci, e anche se lo facesse non potrebbe farci più niente."

"E la mamma? Non voglio che lui le faccia ancora del male," disse Selphie con la voce spezzata.

"Non lo farà - gli amici della mamma non glielo permetteranno." In questo almeno Rinoa aveva assoluta fiducia.

"Io comunque... io mi sento comunque come se fosse tutta colpa mia," sussurrò Selphie.

"Come? Come potrebbe essere colpa tua?" Rinoa si voltò di lato per guardare sua sorella.

"Lui non mi ha mai voluta, se non ci fossi stata..."

"Come lo sai?" Rinoa non capiva da dove venisse tutto questo; Selphie ne sembrava così sicura.

"Lui - lui me l'ha detto. Me lo diceva ogni volta che poteva, quanto fossi di peso-"

"Basta, Sephy, basta," disse Rinoa, ferita ancora una volta dalle azioni di quell'uomo (nemmeno lei riusciva a chiamarlo padre). "Non ha voluto nessuna di noi per un po', sfogava tutto su di me, te e la mamma... ma non avrebbe mai dovuto dirtelo - mai." Rinoa lasciò la mano di Selphie per attirarla in un abbraccio. "La mamma ti vuole, io ti voglio. Tu sei mia sorella e qui siamo al sicuro. A prescindere da tutto siamo al sicuro."

Squall rimase al bar quella sera ad aiutare sua madre, anche se non c'era davvero nulla da fare. Il cibo era già stato servito alle loro ospiti, e i pochi paesani presenti bevevano e chiacchieravano tra loro.

"Julia mi ha detto che hai portato Rinoa a fare un giro, oggi." La voce e la presenza di sua madre accanto a lui lo spaventarono un poco, e sobbalzò.

"Mi ha chiesto lei un giro," spiegò senza guardarla negli occhi.

"E tu hai detto sì," sottolineò Raine; non aveva bisogno di dire non è da te - era già implicito nel suo tono di voce.

"Mamma..." Perché davvero non era il tipo di conversazione che voleva fare con nessuno.

Raine ridacchiò e gli mise sulla spalla la mano in cui non teneva l'asciugamano.

"Va bene conoscerla un po' meglio, c'è una buona probabilità che rimangano."

Squall guardò il tavolo a cui Rinoa chiacchierava e mangiava con sua madre e sua sorella, e si scoprì a sorridere appena ogni volta che lei sorrideva o rideva. La loro conversazione della serata era iniziata con un argomento serio, immaginava lui, ma sembrava molto più spensierata al momento.

"Le ho detto che le avrei mostrato un'altra parte della città quando sarebbe stata libera," ammise, felice che fosse sua madre a parlargli di questo, e non suo padre.

"Immagino che sarà libera domattina."

Squall annuì soltanto e Raine gli strinse una spalla, prima di lasciarlo andare e dirigersi all'altro lato del bar.

"Domani," borbottò Squall tra sé e sé con un sorriso. "Domani."

*****
Nota della traduttrice: come sempre, grazie a Little Rinoa per il betareading e ogni commento sarà tradotto e inoltrato all'autrice. Eventuali risposte alle recensioni saranno tradotte e inserite dove possibile come risposta nei vari siti.
Inoltre, piccolo momento di "promozione" personale: ho aperto anche una pagina Facebook mia, dove segnalo gli aggiornamenti delle traduzioni - tutte, anche di altri fandom - e delle mie storie (i cui aggiornamenti sono più rari, ma vabbè...): la pagina è questa :)
E... pochi giorni fa è stato aperto un archivio dedicato esclusivamente a Final Fantasy, Kingdom Hearts e Dissidia! Non è ancora del tutto completato e mancano i personaggi delle ultime categorie, ma intanto potete cominciare a iscrivervi e postare! Lo trovare qui: FF Archive.
Alla prossima! - Alessia Heartilly

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Capitolo 2
*** II. Decisioni ***


WINHILL
scritta da Arami_Heartilly, tradotta da Alessia Heartilly
II. Decisioni

Squall aveva incontrato Rinoa la mattina dopo e quella dopo e quella dopo ancora. Ormai cominciava a preoccuparsi che presto avrebbe finito le cose da farle vedere. In effetti le avrebbe già finite, se lei non fosse stata così entusiasta da prendersi un po' di tempo in ogni posto.

Avevano appena lasciato il negozio di fiori; Ellione aveva passato la maggior parte del tempo a fare il pollice in su al suo fratellino ad ogni opportunità. Fortunatamente Rinoa non l'aveva notato, ma Squall stava considerando un piano di vendetta se, ad un certo punto, lei avesse notato i gesti di sua sorella.

"Qui è davvero bello," gli disse Rinoa, riportandolo sulla terra.

"Lo è. Non c'è molto da fare però, non come la città."

Rinoa ridacchiò e gli colpì leggermente il braccio con la spalla, giusto quanto bastava perché lui lo notasse e volesse che accadesse di nuovo.

"La città era troppo quasi per tutto il tempo, troppe cose che succedevano e troppe persone di fretta e preoccupate per notare qualcosa," spiegò Rinoa. "Ora, non fraintendermi, mi piace fare shopping e uscire e tutto, ma Deling era tipo questo e niente altro per tutto il tempo."

"Qui però non è un po' troppo l'opposto?" chiese lui, rimpiangendo all'improvviso di averlo fatto perché non voleva che lei fosse d'accordo.

"Forse, ma non proprio." Lo sfiorò di nuovo con la spalla.

"Oh?" Lui era insieme sollevato e confuso dalla sua risposta.

Lei ridacchiò. "Sei abbastanza vicino a Timber da poter andare in città se vuoi, e comunque avere questo posto in cui tornare."

Squall la vide sorridere mentre parlava, ma qualcosa non sembrava a posto. Ebbe la sensazione che non avesse nulla a che fare con la discussione e desiderò chiederle se stava bene - se voleva parlare - ma si conoscevano davvero solo da quattro giorni, e sembrava troppo presto.

"Non ci ho mai pensato in questi termini," disse invece. "Vado a Timber con mio padre quando lui va a vedere i suoi editori ogni tanto, ma in genere rimango qui."

Rinoa ridacchiò e lo guardò.

"Continuo a dimenticare che tuo padre è Laguna Loire, romanziere ed ex soldato e giornalista. Selphie ama le sue cose, e ha tutti i suoi libri, e ha passato gli ultimi giorni a raccogliere il coraggio per parlargli."

"Mio padre ama parlare del suo lavoro - dovrebbe chiederglielo e basta. È più difficile farlo smettere di parlare una volta che ha cominciato, ma non sembra che sarà un problema."

Rinoa gli sorrise e lui non poté evitare il sorriso involontario con cui ricambiò.

"C'è un caffè davvero carino lungo questa via, mamma dice che hanno i migliori scones del continente - io non posso saperlo - ma la proprietaria è davvero gentile."

Lei sembrò pensare e sembrava (sperò lui) che volesse dire sì, ma che ci fosse qualcosa che la bloccava.

"Offro io," aggiunse, giusto nel caso fosse un problema di soldi.

"Ok," accettò Rinoa, ma sembrava comunque un po' preoccupata. Non erano i soldi allora, era qualcos'altro.

La portò al caffè e indicò un tavolo all'esterno.

"Grazie," gli disse lei sedendosi.

"Non c'è problema," la rassicurò lui. Aveva cominciato ad abituarsi alla sua natura gioiosa e allegra, e vederla cercare di mantenerla anche quando chiaramente era turbata per qualcosa non sembrava giusto.

Ordinò scones e un frullato, e anche Rinoa scelse le stesse cose. Alice, la proprietaria, sorrise a entrambi e diede il benvenuto a Winhill a Rinoa. Tornò piuttosto in fretta con gli ordini, e si occupò particolarmente di mettere davanti a Squall il suo frullato. Non era una cosa che ordinava di solito, solo sua sorella era riuscita a farglielo ordinare a forza, ma voleva che Rinoa lo trovasse un po' più eccitante di quanto era in realtà. Alice doveva esserne accorta, e gli fece l'occhiolino prima di tornare dentro.

"A mia madre piace molto questo posto, sembra molto più rilassata di quanto la vedo da tempo, e siamo qui solo da qualche giorno," gli disse Rinoa.

"Mi fa piacere, i miei genitori sono stati molto felici di vederla, nonostante le circostanze."

"Sì, lei ha detto la stessa cosa." Si fermò per bere un sorso di frullato. "Anche a me e Selphie piace davvero qui."

Lui sorrise e annuì, rassicurato sul fatto che, qualunque cosa non andasse, non riguardasse lui o qualcosa che aveva fatto o le aveva mostrato.

Mangiarono in silenzio e poco dopo tornarono indietro. Squall aveva accettato di aiutare suo padre con i libri, quel pomeriggio, e Rinoa voleva tornare da sua sorella.

Lungo la strada lo sfiorò molte volte con il braccio, e Squall alla fine colse l'occasione di fare qualcosa al riguardo. Dopo tutto, se lei fosse stata a disagio non gli sarebbe andata così vicina, né ci sarebbe rimasta. Quindi le prese la mano, senza abbassare di proposito lo sguardo, stringendola dolcemente.

Il cuore gli galoppava in petto, e lo fece ancora di più quando lei ricambiò la stretta e intrecciò le loro dita. Giunti alla porta si separarono; Rinoa sorrise di nuovo e lo ringraziò, solo che stavolta le luccicavano gli occhi ed era leggermente arrossita.

Squall rimase fuori un po' di più mentre il suo cuore si calmava e cercava di riordinare i suoi pensieri.

*~*~*~*~*

Julia portò le ragazze nello stesso caffè in cui era stata Rinoa quella mattina, solo che si sedettero a un tavolo tranquillo sul retro. Ordinarono e chiacchierarono del più e del meno per un po', fino a quando arrivarono le bevande e Alice tornò al bancone.

Julia tolse dalla borsa i documenti e le fotografie della casa che lei e Raine avevano visitato il giorno prima. L'uomo che gliel'aveva mostrata aveva riconosciuto Julia per via della sua carriera di cantante, ma Raine gli aveva velocemente detto che Julia voleva soprattutto un rifugio privato e che se non era possibile non avrebbe considerato quella casa. Lui aveva assicurato subito estrema segretezza, e Julia, in cambio, aveva accettato di cantare al pub di Raine, di tanto in tanto.

Ora però dipendeva dalle ragazze.

Selphie mise giù il suo frullato e si allungò a prendere la fotografia, guardando sua madre in attesa di una spiegazione.

"So che non siamo qui da molto, ma se siete tutte e due contente di restare qui, anche solo per un anno o due, pensavo di compare questa casa. Ci sono quattro camere da letto - più di quante ce ne servono, e da basso c'è abbastanza spazio per una stanza della musica e di scrittura." Entrambe sorrisero, e Julia fu felice di aver portato tutti gli spartiti suoi e di Rinoa, insieme al violino e al flauto delle ragazze. Anche la chitarra di Selphie le aveva seguite nel viaggio, e qualunque spartito fosse riuscita a trovare in giro per casa.

Selphie parve esaminare attentamente le foto, consegnandole una alla volta a Rinoa quando aveva finito, e Julia si chiese, non per la prima volta, se avesse fatto la cosa giusta a portarle a Winhill.

"Se non volete restare," aggiunse Julia, dato che non voleva che le ragazze si sentissero pressate, "possiamo andare dove vogliamo." Dopo tutto aveva abbastanza soldi, e intendeva mantenere la promessa se le ragazze accettavano quella proposta.

Selphie alzò bruscamente lo sguardo, chiaramente spaventata dal commento, ma Rinoa sorrise semplicemente a mo' di ringraziamento.

"Siamo al sicuro qui?" domandò Selphie, e all'improvviso fu molto più seria di quanto Julia fosse abituata a vederla.

"Siamo il più possibile al sicuro. Laguna e Raine mi stanno aiutando a inoltrare i documenti del divorzio, e voi siete legalmente abbastanza grandi da impedirgli di vincere una battaglia per la custodia, anche se ci provasse. Non ha potere, qui. Siamo al sicuro, Selphie, tanto quanto possiamo esserlo in un altro posto."

Sua figlia annuì lentamente e guardò Rinoa, che sorrise rassicurante e poi guardò sua madre. "Ok, possiamo restare ma vorrei vedere la casa prima che la compri."

"Anche io," annuì Rinoa.

"Possiamo andare domattina se volete."

"Quanto ci vorrà a sistemare tutto?" domandò Rinoa, e sembrava un po' più impaziente di sua sorella, e anche se Julia sapeva che in gran parte dipendeva da Winhill in sé, sapeva anche che una parte dipendeva da Squall Loire.

"Una settimana, forse due. Ho già parlato con la banca, e se vogliamo la casa sarà semplice."

"E poi avremo la nostra casa." Il commento di Rinoa portò infine un sorriso sul viso di Selphie, e annuì. Julia sorrise e parlò del piano e dei dettagli della casa, ma dentro di sé stava facendo un lungo sospiro di sollievo.

*~*~*~*~*

Selphie uscì con Rinoa quel pomeriggio e camminarono senza meta fino a giungere ai confini della città, dove c'era una targa commemorativa incastonata in un pilastro.

"Dato che sei tu quella che passa le mattine nei giri turistici, mi vuoi dire questa per che cos'è?" domandò Selphie, facendo girare tra le dita un pezzo di vetro.

Rinoa scrollò le spalle, poi la guardò più da vicino.

"Non lo so, Squall non mi ha portata qui." Selphie la guardò come se non le credesse. "Davvero. Abbiamo girato la città un paio di volte, ma mai qui." Passò la mano sulle parole incise sulla targa d'ottone. "Forse pensa che non valga la pena venire qui."

"Forse cerca solo il momento giusto," concordò Selphie, inarcando le sopracciglia. Rinoa alzò gli occhi al cielo e scosse la testa. Volle fare un commento sul fidanzato tira-e-molla della sorella, ma non voleva ferirla.

"È un po' timido per quelle cose, Sephy. È solo davvero gentile e sa molte cose sul posto in cui vive."

"Ti ha presa per mano questa mattina," ribatté Selphie, e all'improvviso era se stessa più di quanto non fosse da tempo.

"Vero, non vuol dire che significhi qualcosa però," disse Rinoa, arrossendo e sentendosi avvampare.

"È piuttosto timido - se ti tiene la mano significa qualcosa," insistette sua sorella, evidentemente non convinta dalle proteste di Rinoa.

"Vedremo," concesse Rinoa, e passò nuovamente le dita sulla targa.

Tacquero per un paio di minuti, Rinoa persa nei pensieri e Selphie nei sogni ad occhi aperti. Winhill era tranquilla e pacifica nel sole caldo dell'estate e nella brezza delicata.

"Mi chiedo chi erano," disse piano Rinoa. "Kiros e Ward, persi mentre difendevano le vite e la pace di Winhill."

Selphie si avvicinò a sua sorella.

"Potresti chiederlo a Squall," suggerì.

"Potrei, ma forse li conosceva, potrebbe essere troppo personale. Potrebbe essere per questo che non siamo mai venuti qui."

Selphie scosse la testa. "Era molto piccolo quando è successo, vista la data."

"Comunque..." sospirò Rinoa. "Potrei cercare in biblioteca." Ma in qualche modo non pensava che l'avrebbe fatto. Sembrava un po' un'intrusione.

"Dai," la incoraggiò Selphie. "Non ha senso scocciarsi per questo - forse vuole solo mostrarti cose che ti rendono felice. Torniamo dalla mamma."

Rinoa sorrise per l'idea più probabile della sorella, e la seguì in città.

*~*~*~*~*

"Quindi rimanete?" le domandò Squall una sera, più avanti nella settimana. Lui era venuto a sedersi vicino a lei dopo cena, una volta che Selphie era tornata in camera sua con Julia per organizzare i mobili con Raine.

Rinoa sorrise e confermò. "La mamma ha firmato i documenti e avuto le chiavi oggi pomeriggio, dovremmo riuscire a trasferisci la settimana prossima o giù di lì."

Squall sorrise a sua volta, un po' più luminoso del normale, e anche se Rinoa lo notò non volle metterlo in imbarazzo facendoglielo notare.

"Se vi serve aiuto potete contare su di me, e anche su Ellione. Sono sicuro che mamma e papà si siano già offerti."

"Probabilmente." Lei si avvicinò un poco a lui, scivolando sul divano. "Te l'avrei detto prima, ma volevo aspettare di esserne sicura. Non volevo illudermi troppo che saremmo rimaste e poi invece non sarebbe successo," ammise lei, dato che non c'era motivo di nasconderglielo. Sperava di essere stata abbastanza chiara nell'implicare che lui era una parte del perché sarebbe stata delusa se avesse dovuto andarsene, ma allo stesso tempo non voleva essere troppo esplicita.

"Posso capirlo - spiega perché sembravi così nervosa stamattina." Lui parve sollevato.

"Sì." Voleva davvero tanto che lui le prendesse la mano, ma non gli offrì la sua. Qualunque cosa ci fosse tra loro sembrava fragile e non confermata, e l'ultima cosa che voleva era rovinarla.

"Quell'anello è davvero bello," disse invece, indicando quello che lui aveva sempre al dito. Sembrava che una testa di leone e una lunga criniera gli si avvolgessero al dito.

"Grazie. Me l'ha dato mia madre quando avevo sedici anni, è un'eredità della sua famiglia." Se lo tolse. "Dovrebbe essere Griever, protettore e guardiano dei Leonhart. Ellione ha avuto il braccialetto di mia nonna, e io l'anello." Ci passò sopra una mano per un attimo prima di sollevarlo di nuovo e darlo a Rinoa. "Tieni, da' un'occhiata."

Lei lo prese e notò il calore del metallo per via della mano di Squall, e sorrise, esaminando la forma e le incisioni intorno all'anello.

"È bellissimo," gli disse restituendoglielo. "Avere un'eredità di famiglia del genere deve essere bello. Io ho gli orecchini di mia nonna e alcune fotografie che porto sempre con me," spiegò guardando lui che si rimetteva l'anello.

"Sì, può essere davvero speciale," concordò lui appoggiandosi ai cuscini. La guardò e sorrise, porgendole una mano; lei la prese e ancora una volta intrecciò le loro dita.

*~*~*~*~*

Due settimane dopo, il giorno seguente all'arrivo dei mobili, Julia, Rinoa e Selphie si svegliarono in un sabato mattina limpido e ventoso e iniziarono il trasloco.

Non ci era voluto molto a Rinoa o a sua madre per impacchettare le loro cose nelle loro valigie e nelle borse da viaggio, ma Selphie d'altro canto aveva passato la maggior parte della giornata per raccogliere tutte le sue cose in giro per la stanza. Le aveva lavate e alla fine le aveva impacchettate quando era quasi mezzanotte.

Nonostante questo, era riuscita a svegliarsi di umore molto entusiasta, si era messa una maglia larga gialla piena di margherite e dei pantaloncini bianchi. Rinoa aveva scelto un vestito corto e morbido azzurro, con pantaloncini neri e un cardigan che arrivava al ginocchio con le stesse ali d'angelo del suo solito spolverino. La loro madre sembrava più rilassata, con i capelli raccolti in una coda alta, jeans e maglietta. Sembrava che stessero andando in vacanza.

"Pronte ragazze?" domandò Julia voltandosi verso le sue figlie prima di aprire per l'ultima volta la porta della loro stanza.

Rinoa prese la valigia e si mise l'altra borsa a tracolla. "Pronte," confermò, e Selphie accanto a lei annuì.

"Bene, andiamo." E le tre uscirono in corridoio.

Furono sorprese, quando svoltarono l'angolo, di vedere Raine, Laguna, Squall ed Ellione in cima alle scale.

"Siamo chiusi per tutta mattina e la maggior parte del pomeriggio," spiegò Raine, prima che Julia potesse dar voce alla domanda scritta sul suo viso.

"Ma avete già fatto così tanto per noi, quando vi siete offerti di aiutarci non pensavo che avreste chiuso," disse Julia, chiaramente commossa da quella sorpresa inaspettata.

Laguna ridacchiò. "Siete nostre amiche ed è bello avere compagnia - soprattutto ora che restate. Inoltre, più siamo meno ci metteremo, giusto?"

Rinoa sorrise a Squall e salutò Ellione con la mano da dietro sua madre, che stava ancora decidendo cosa fare di quell'offerta di aiuto.

"Ok," accettò infine Julia. "Ma prima o poi dovrete venire a cena, per ringraziarvi."

Laguna rise di nuovo, e Raine sorrise.

"Laguna non rifiuta mai cibo gratis, e noi siamo felici di accettare."

Laguna prese la valigia di Julia, Squall prese quella di Rinoa ed Ellione aiutò Selphie a far scendere dalla scale la sua grossa valigia.

Julia e Raine si misero a chiacchierare e pianificare i compiti di tutti durante il tragitto di cinque minuti verso la loro nuova casa. Quando arrivarono alla porta, consegnò a ciascuna delle figlie una chiave, poi inserì la propria nella serratura, la girò ed entrò nella loro nuova casa.

Laguna e Squall avevano passato la mattina a mettere insieme tutti i mobili del piano di sotto, mentre le ragazze montavano i letti e le mensole e sistemavano gli altri mobili nelle loro stanze. Ellione e Julia erano andate a sistemare la stanza in più, lasciando Selphie e Rinoa a disfare le valigie e rendere le loro stanze più personali.

*~*~*~*~*

Rinoa si era presa il tempo di appendere le tende bianche, di rifare il letto e di mettere tutti i suoi vestiti in un armadio che era molto più grande di quanto le servisse davvero.

Squall si unì a lei non appena ebbe finito di sotto, e lei sorrise quando lo vide sulla soglia.

"Posso entrare?" chiese.

"Certo, sto solo sistemando il resto dei miei libri. Mamma non mi aveva detto di aver preso tutti quelli che ci stavano nella sua valigia e nelle borse... una sorpresa inaspettata, e significa che li ha portati tutti. Spiega anche perché mi abbia ordinato così tante librerie."

Squall annuì e si sedette sul letto, guardandola riempire una libreria che arrivava fino al soffitto, e metà della seconda, e anche una più piccola accanto alla scrivania.

"È bello anche che ci sia spazio per altri libri," gli disse, ritornando alla valigia ora vuota per chiuderla e spingerla sotto il letto.

"C'è ancora molto da fare?" domandò Squall in una maniera che suggeriva che era più che disposto ad aiutare, se serviva.

"Non proprio," disse Rinoa, sistemandosi i capelli dietro le orecchie. "Solo la roba che c'è qui dentro." Indicò la sua borsa da viaggio mezza piena, e Squall annuì prima di ricordare cosa aveva portato e infilarsi una mano nella tasca della giacca per togliere qualcosa.

"Tieni." Le allungò un pacchetto grande quanto il palmo della sua mano.

Lei guardò Squall un po' confusa e aprì la carta marrone, sorridendo e arrossendo quando vide cosa conteneva. Rinoa sollevò il portachiavi intagliato nel legno, ben levigato, con una piccola catena di metallo e un cerchio per le chiave. Era fatto a forma delle ali dei suoi vestiti.

"È davvero bellissimo - grazie mille." Andò al comodino e prese le chiavi della porta d'ingresso e sul retro, infilandole nel portachiavi e stringendolo forte.

"Nessun problema, sono contento che ti piaccia. La mamma ha detto che è tradizione comprare regali a chi trasloca, e volevo farti qualcosa che potessi usare." Sembrava timido e Rinoa lo comprese; voleva abbracciarlo, ma si chiese se non fosse troppo, e quindi rimase lì dov'era.

"Grazie." Sembrava che non riuscisse a dire altro.

"Di niente, anche se quando mia madre l'ha visto le è piaciuto così tanto che mi ha chiesto di farne uno per tua madre e per tua sorella - un fiore e una chiave di violino. Ma il tuo... il tuo è stato il primo."

Rinoa capì cosa stava cercando di dirle; voleva essere sicuro che lei sapesse che era qualcosa di speciale per lei, così che non potesse fraintenderne il significato.

"Io - io devo solo mettere via queste cose, poi possiamo andare a bere qualcosa, ok?"

Squall annuì. "Fa' con comodo." E rimase lì seduto a guardarla continuare.

Sapeva già che gli strumenti e i libri di musica erano giù, nella stanza per la musica, insieme al nuovo pianoforte di sua madre e alla chitarra e basso di sua sorella. Lei mise i peluche di un riccio e una lontra sulla scrivania, accanto alla foto di lei e Selphie circondate da quelli che sembravano compagni di scuola. Mise alcune altre cose qui e là, finché arrivò al comodino per mettere un'ultima fotografia e un piccolo portagioielli azzurro che sembrava uno scrigno del tesoro, con alcune pietre lungo i bordi.

La foto era in una cornice intagliata con roselline tutt'intorno, e conteneva una foto di Rinoa, Selphie, la loro madre e un grosso cane che Squall non aveva mai visto con loro. Erano su una spiaggia da qualche parte, ma la foto non poteva essere più vecchia di un anno, dato che nessuna di loro sembrava molto più vecchia ora. Rinoa guardò la foto per un attimo e Squall parlò, preoccupato che forse il silenzio fosse troppo lungo.

"È un cane davvero bello," le disse.

"Lo era, vero?" Rinoa parlava piano, e Squall notò che sembrava stringere i pugni, e si mordeva il labbro.

Squall si alzò, rendendosi conto di dover aver detto qualcosa che le ricordava una cosa poco felice, e le mise una mano sulla spalla.

"Sarò di sotto se hai bisogno di me," disse piano, lasciando cadere la mano e allontanandosi. Non era quello che voleva fare - voleva abbracciarla, consolarla e fare qualsiasi cosa potesse per farla sorridere di nuovo, ma non sapeva da dove cominciare. Era ancora un sentimento così nuovo, anche se in realtà cresceva da quando l'aveva incontrata, ed era quasi sicuro sul nome da dargli... Solo che ancora non sapeva cosa farne.

Ora sembrava che Rinoa stesse meglio da sola, quindi camminò lentamente, ma era arrivato solo all'altro lato del letto quando lei si voltò.

"Squall." Lui alzò gli occhi e vide le lacrime che lei rifiutava di piangere. "Non c'è bisogno che te ne vai."

Lui non riuscì a pensare a nulla da dire, quindi si sedette semplicemente sull'altro lato del letto matrimoniale.

"Si chiamava Angelo," gli disse dopo un lungo silenzio. "La mia migliore compagna e migliore amica. A mio padre non è mai piaciuta, e alla fine è andata come voleva lui."

Squall intuì dall'espressione dei suoi occhi che Angelo nel corso dell'ultimo anno era stata uccisa. Era un crimine imperdonabile e allo stesso tempo evidentemente traumatizzante.

Rinoa si sedette sul letto, respirando profondamente e cercando di darsi un contegno.

"Non voglio dimenticarla, mi sembra sbagliato respingere i ricordi dei miei amici e del mio cane solo perché sto ricominciando, ma era... Non lo so. Vedo cose, foto, libri o persino vestiti, e comincio semplicemente a ricordare tutto quello a cui sono sfuggita, e davvero non voglio farlo. Non ora, non quando ci sei tu," spiegò.

"Vorresti venire con me? C'è ancora un posto che non ti ho fatto vedere. Io ci vado quando ho bisogno di pensare," le disse lui sperando che accettasse.

"Certo." Rinoa sorrise debolmente, prendendo le chiavi, il portafoglio e una borsa mentre lui si alzava e la aspettava.

Squall le prese la mano e uscì in corridoio con lei.

"Prima però devo dire a mia madre che esco," gli disse Rinoa, e lui le lasciò la mano in fondo alle scale e la aspettò alla porta.

*~*~*~*~*

Dopo aver sistemato la sua stanza Selphie era scesa e aveva trovato Ellione seduta al pianoforte nella stanza della musica.

"Ciao," la salutò Selphie dalla soglia, entrando e sedendosi sulla morbida sedia all'angolo.

"Ciao. Tua madre ha detto che potevo suonare il pianoforte... non sono molto brava, ma è bello suonare uno strumento così adorabile."

"Nessun problema, io non sono capace e Rinoa se la cava - solo che preferisce altri strumenti," rispose Selphie, indicando gli strumenti di Rinoa all'altro angolo rispetto a lei. C'era anche libri di musica su una mensola accanto a lei, e un set pronto per lei.

Selphie prese la chitarra acustica e strimpellò distrattamente seguendo quello che suonava Ellione. Si godettero entrambe la compagnia l'una dell'altra, e nonostante i loro caratteri diversi si completavano; Selphie taceva di più ed era più pensierosa, ed Ellione divenne un po' più spensierata per un po'.

Selphie sorrise tra sé e sé quando notò sua sorella e Squall che uscivano mano nella mano da casa diretti in città.

"Non so se lui glielo ha detto, ma lei gli piace davvero," commentò Ellione, intuendo quello che stava pensando Selphie.

"Anche a lei piace lui. Probabilmente è la prima volta che la vedo così presa da qualcuno," rispose Selphie. "Ha un sacco di amici, ma questo è diverso, anche con Seifer - il suo primo ragazzo - non era così."

Ellione sorrise, guardando lo spartito davanti a lei e seguendolo meglio che poteva.

"Mio fratello è sempre stato timido, è molto introverso, a meno che sia a casa. Era bravo a scuola e nessuno gli dava fastidio, ma d'altra parte non ha mai prestato attenzione a nessuno al di fuori della nostra famiglia e qualche paesano. Quindi è abbastanza serio con tua sorella - anche se non ha ancora capito cosa fare."

Selphie sorrise di nuovo ma sembrò triste, una cosa che Ellione capì senza guardarla. Smise di suonare e si voltò verso di lei.

"Non voglio impicciarmi, ma ti manca qualcuno, vero?" Parlò dolcemente e con cautela. Selphie annuì, pensando al cappello da cowboy appeso alla sua porta, la prima cosa che aveva messo in valigia.

"Sì, ma probabilmente è meglio così... non siamo esattamente... non importa."

"Va bene." Ed Ellione annuì prima di tornare alla musica.

*~*~*~*~*

Nell'ultima ora, Raine e Julia avevano terminato dettagli e documenti per il divorzio di Julia.

Laguna aveva prestato loro il suo computer e aveva installato la connessione internet in modo da non essere rintracciabili.

"Ci siamo, allora," annunciò Julia ai suoi amici. "Devo solo inviare e aspettare. Conoscendo Fury, sarà finita nel giro di un mese." Sospirò e Raine le mise una mano sulla spalla.

"Andrà tutto bene, anche se riuscisse a trovarti non può fare nulla," le ricordò con dolcezza.

"Lo so, lo so davvero... ma è comunque... c'è..." Julia fece un respiro profondo e si concentrò sulla tastiera, indugiando sul pulsante di invio. Era stata una lunga giornata, e voleva farla finita con quella faccenda, così da poter davvero ricominciare.

"Devi continuare a combatterlo," le disse Laguna sedendosi con sua moglie e la sua amica. "Sei arrivata fin qui, Julia, il resto è molto più semplice."

Julia guardò prima uno e poi l'altra, e annuì, felice e sollevata di essere lì con degli amici da cui era tornata dopo così tanto tempo. Cliccò sull'icona della casa e guardò mentre tutto veniva inviato agli uffici galbadiani competenti. Non invidiava la persona a cui sarebbero finiti i documenti, ma Laguna aveva ragione - aveva fatto la sua parte.

"Grazie," disse loro.

"Non c'è problema," le ricordò Raine. "Per niente."

Julia sorrise. "Tè?" offrì, desiderando cambiare argomento.

"Certo."

Si diresse in cucina, sentendosi molto più leggera di quanto si sentiva da tanto tempo.

*****
Nota della traduttrice: come sempre, grazie a Little Rinoa per il betareading e ogni commento sarà tradotto e inoltrato all'autrice. Eventuali risposte alle recensioni saranno tradotte e inserite dove possibile come risposta nei vari siti.
Inoltre, piccolo momento di "promozione" personale: ho aperto anche una pagina Facebook mia, dove segnalo gli aggiornamenti delle traduzioni - tutte, anche di altri fandom - e delle mie storie (i cui aggiornamenti sono più rari, ma vabbè...): la pagina è questa :)
E... pochi giorni fa è stato aperto un archivio dedicato esclusivamente a Final Fantasy, Kingdom Hearts e Dissidia! Non è ancora del tutto completato e mancano i personaggi delle ultime categorie, ma intanto potete cominciare a iscrivervi e postare! Lo trovare qui: FF Archive.
Alla prossima! - Alessia Heartilly

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Capitolo 3
*** III. Unire le forze ***


WINHILL
scritta da Arami_Heartilly, tradotta da Alessia Heartilly
III. Unire le forze

Rinoa strinse la mano di Squall e gli permise di portarla fuori dalla città, verso una delle molte colline che circondavano Winhill. Sulla sommità della collina verso cui erano diretti c'era un piccolo edificio, che sembrava sempre più una dependance man mano che ci si avvicinavano.

Non era lì che Rinoa si aspettava di andare e Squall le spiegò mentre camminavano, avendo colto la sua confusione e apprensione.

"Non è tecnicamente in città quindi non pensavo che contasse, va bene lo stesso?" le chiese, ma Rinoa annuì. Il mistero sul memoriale sarebbe rimasto ancora per un po', sembrava.

Squall la guidò verso la porta, si infilò una mano in tasca e prese il suo portachiavi con il simbolo di Griever per aprire.

La luce chiara del primo pomeriggio bastava ad illuminare la stanza senza essere troppa o troppo calda. Rinoa si sentì immediatamente più calma non appena entrarono.

Squall chiuse a chiave la porta e lei si prese un attimo per guardarsi intorno. Sembrava un posto a metà tra uno studio e un laboratorio. C'erano delle riviste su una piccola libreria e un paio di panchine con vari tipi di legno impilati in un angolo lì accanto. Sull'altro lato della stanza c'era una porta che portava a quello che lei presumeva fosse il bagno, e sul pavimento c'erano svariati cuscini grandi messi insieme con un piumone e molte coperte.

"Siediti," le offrì Squall, e lei lo fece, affondando nei cuscini morbidi dietro di lei e in quelli più grandi sotto. Squall si sistemò al suo fianco, abbastanza vicino da toccarle la gamba con la sua. "Questo posto era l'ingresso di un bunker. C'è ancora, ed è ben tenuto, ma non viene usato da anni. Vengo qui soprattutto per pensare, ma anche per lavorare su delle cose. Faccio mobili su richiesta, e qui è abbastanza silenzioso da lavorare senza distrazioni, quindi passo molto più tempo qui che altrove."

"Capisco il perché."

Lui annuì mentre il silenzio calava di nuovo.

"Se vuoi parlarne puoi farlo, se non vuoi possiamo solo restare qui per un po'."

Rinoa annuì e gli posò la testa sulla spalla, chiuse gli occhi e aspirò il profumo del legno e della calma e del silenzio. Lui le prese la mano e aspettò, ma non ci fu altro che silenzio tra loro per quasi un quarto d'ora. Squall aveva quasi rinunciato a parlarne, e anche se era stato onesto quando le aveva detto che poteva non farlo, era comunque preoccupato per lei.

Lei alla fine parlò, con voce bassa ma libera da ogni tremore o nervosismo.

"Quando ero piccola - non avevo più di quattro anni - Selphie venne a vivere con noi. Ci conoscevamo fin da piccolissime perché suo padre era fratello maggiore di mia madre. Ma i suoi genitori sono morti quando aveva tre anni, e sua nonna è morta poco dopo, quindi mia madre l'ha accolta e l'ha portata a vivere con noi.

"Allora non lo sapevo, ma anche se mia madre l'aveva adottata, mio padre non ne voleva sapere. L'ho scoperto qualche mese fa durante un litigio tra i miei genitori mentre io e Selphie eravamo a casa da scuola."

Squall fece un suono per farle sapere che la ascoltava, ma non disse niente perché non sapeva come rispondere. Fino a quel momento aveva considerato Rinoa e Selphie come gemelle eterozigote.

"Le cose sono andate bene per qualche anno, papà ci tollerava abbastanza e a volte era facile per noi credere che ci amasse. Ma la sua carriera politica ha cominciato ad andar male, e lui se l'è presa con noi, mentre in pubblico si manteneva professionale.

"Mamma ci ha mandate a scuola a Dollet non appena siamo state abbastanza grandi, quindi siamo state sei anni in un collegio d'elite, e papà ha persino pagato metà quota perché significava che per la maggior parte dell'anno eravamo fuori dalle scatole." Rinoa sospirò. "Non volevamo andare, ma la mamma disse che sarebbe stato meglio per tutti se l'avessimo fatto. Non erano ammessi animali, però, e io avevo Angelo da quando avevo dieci anni, quindi la curava mia madre mentre io ero a scuola."

In realtà, Rinoa aveva pensato che sua madre fosse più al sicuro con Angelo vicino, e alla fine probabilmente era stato vero.

"Le classi dell'ultimo anno si diplomano sempre qualche settimana prima delle altre, e anche se significava che potevamo andare a casa prima, mamma ci ha scritto chiedendoci di restare. I nostri amici Zell, Laurie e Quistis hanno deciso di restare con noi e l'hanno resa una specie di mini vacanza, e questo ci aiutava a distrarci, ma eravamo ancora preoccupate per quello che ci aspettava al ritorno."

Si prese un attimo per darsi un contegno con qualche respiro profondo e chiudendo brevemente gli occhi.

"Dopo il diploma mamma ci ha detto cosa era successo ad Angelo; mio padre ha perso le staffe una volta di troppo e il cuore della cagnetta ha ceduto. La sua carriera era, e lo è ancora, sull'orlo del fallimento, e Angelo ne ha pagato le conseguenze."

Squall le lasciò una mano, le mise un braccio intorno alle spalle e la attirò a sé.

"È stato allora che tua madre ha deciso di andarsene?" domandò, praticamente sicuro della risposta.

"Sì, penso di sì, ma so che lo pianifica da molto." Lei alzò gli occhi su di lui e continuò a parlare. "Mio padre ha negato di averci qualcosa a che fare, e l'unica cosa che ricordo di quella sera è essermi trattenuta dall'urlargli contro. Io e Selphie, quando non stava con il suo ragazzo, passavamo molto tempo fuori casa, a nuotare, fare spese o al teatro e sala musica in cui lavorava mamma.

"Sapevamo che lui picchiava mamma, a quel punto, ma eravamo così vicine ad andarcene che dovevamo per forza ignorare la cosa, per assicurarci di poter uscire." Si tirò su un pochino a sedere ma non si mosse per togliere il braccio di lui; era grata della sua presenza e del suo calore. "Non appena è andato a una conferenza, mamma ci ha fatto segno di fare le valigie, e così abbiamo fatto. Poi siamo saltate in macchina e non ci siamo fermate fin quando siamo arrivate qui."

Ancora una volta Squall non seppe cosa dire; non pensava che esistessero parole che migliorasse le cose, quindi la strinse e basta, appoggiando la testa sui suoi capelli.

"Mi dispiace così tanto." Lo disse perché lo pensava; Ellione era stata adottata, ma né lui né i suoi genitori l'avevano amata meno per questo, e sentire che a un genitore non importava affatto... sentì affiorare la rabbia, e giunse alla conclusione che si sarebbe incaricato di assicurarsi che Rinoa fosse al sicuro e lontana dai pericoli.

Lei annuì, e in silenzio, così in silenzio che lui quasi non se ne accorse, cominciò a piangere.

"Vieni qui," sussurrò Squall, tirandosela in grembo. Lei piegò le gambe contro di lui, e lui la tenne contro il petto stringendola con forza. "Sei al sicuro qui."

*~*~*~*~*

Un giovane uomo di non più di diciannove anni e non meno di diciassette si presentò alla reception dell'albergo di Raine. Si tolse il cappello e lo toccò a mo' di saluto; indossava un lungo cappotto marrone, maglietta e pantaloni, e aveva i capelli abbastanza lunghi da tenerli legarti.

"Cerco una stanza per la notte," le disse.

Lei sorrise come faceva di solito, prese il modulo e glielo consegnò.

"Compili questo e poi ci penso io. È per una persona o c'è qualcun altro?" chiese.

"Solo io, e solo per una notte." Prese la penna e cominciò a scrivere il suo nome, mentre Raine prendeva le chiavi. Il suo nome era familiare, solo che non sapeva perché.

*~*~*~*~*

Rinoa si sentiva molto meglio mentre lei e Squall tornavano in città; si sentiva più leggera e più tranquilla. Squall le tenne la mano da quando uscirono dalla dependance fino a quando arrivarono ai bordi della città, quando allentò la presa dopo aver visto qualcuno all'orizzonte.

Rinoa lo guardò e incontrò i suoi occhi; sembrava dispiaciuto e a disagio, quindi gli lasciò la mano, ma gli rimase vicina.

"Tuo padre?" domandò.

Squall arrossì, ma annuì. "Lui si spinge sempre troppo in là, e io... mi dispiace."

Rinoa scosse la testa e gli rivolse un piccolo sorriso. "Nessun problema."

Continuarono a camminare ma la persona davanti a loro li vide e corse loro incontro.

"Squall!" gridò. "Rinoa!" Loro agitarono una mano, ma ben presto lui era davanti a loro, si chinava e ansimava per riprendere fiato. "Abbiamo un nuovo ospite all'albergo," disse loro, guardando prima uno e poi l'altra e poi le loro mani.

Rinoa quasi rise, ma si mantenne seria perché sapeva che Laguna non sarebbe venuto fin lì solo per scoprire cosa avevano o non avevano fatto. O almeno sperava che non l'avesse fatto.

"Si chiama Irvine Kinneas, volevo chiedere a tua madre, ma Raine ha detto che era meglio chiedere prima a te." La guardò come se si aspettasse una risposta, e Rinoa annuì.

"È un investigatore privato che a volte lavora per mio padre." Sospirò. "È anche il ragazzo tira-e-molla di Selphie." Squall sembrò sorpreso, ma Rinoa scrollò semplicemente le spalle.

"Possiamo fidarci di lui?" domandò Laguna.

Rinoa ci pensò, ci pensò davvero. Sapeva che Irvine amava sua sorella, anche se Selphie non l'aveva ancora capito, ma aveva anche una reputazione, persino così giovane, di essere molto bravo nel suo lavoro.

"Non lo so," rispose onestamente. "Probabilmente sì... solo che non lo so per certo, e non vorrei rischiare."

"Capisco," la rassicurò Laguna. "Ha detto che rimane solo per stanotte, e tua madre e tua sorella sono a casa, quindi io tornerei e terrei un basso profilo fino a domani. Vi faremo sapere quanto è tutto a posto." Guardò Squall e sembrò decidere qualcosa prima di continuare. "Squall ti accompagnerà a casa usando una strada diversa, così non potrà vederti, vero Squall?"

"Certo."

"Grazie." Rinoa guardò Laguna, senza sapere come chiamarlo, ma lui capì comunque e le rivolse un enorme sorriso, e lei capì subito perché Squall le aveva lasciato la mano.

"Bene, ci vediamo dopo allora," disse Laguna, e quasi sbatté la mano sulla spalla di Squall quando gli passò accanto.

Squall si imbronciò e Rinoa ridacchiò, appoggiandosi a lui. Laguna aveva già cominciato a tornare indietro e non poteva vederli, quindi lei immaginò che a Squall non importasse. Non funzionò. Le mise invece un braccio intorno alle spalle e lo tenne lì per il resto del tragitto verso casa.

*~*~*~*~*

Squall tornò in albergo un paio d'ore dopo, essendo rimasto mentre Rinoa spiegava cosa avevano saputo da Laguna. Julia era sembrata cauta e all'improvviso felice di aver parcheggiato la macchina in garage, ma Selphie era solo rimasta seduta in silenzio per un po' prima di concordare che sarebbe stato meglio se non vedeva Irvine.

Lui se ne era andato poco dopo, ma aveva promesso a Rinoa che avrebbe mandato suo padre con una copia firmata di qualcosa per rallegrare sua sorella.

Vide sua madre quando entrò all'albergo, e le spiegò a voce bassa il piano, e lei concordò.

"Lo manderò dopo cena, ma il nostro ospite è al bar. Non è mai uscito e sembra che non faccia altro che tenere il broncio."

Squall si accigliò. "Non sembra che stia indagando molto."

"No, non lo sembra, e anche se è una buona cosa sono comunque prudente. Ed ecco perché voglio che tu ti sieda con lui. Ha più o meno la tua età e ci aiuterebbe molto." Non aveva bisogno di chiedere per favore, lo diceva il modo in cui lo guardava.

Lui sospirò e annuì, anche se si rese conto di farlo solo per Rinoa. "Va bene, ma non so di cosa gli parlerò."

"Non importa, siediti vicino a lui e basta, se vuole parlare lo farà."

Squall annuì di nuovo - una cosa che sembrava fare spesso - e si diresse al bar.

Era semplice trovare Irvine: alto e con addosso solo una maglietta color crema e pantaloni beige. Era seduto lontano dal bancone, con un drink sul tavolino davanti a lui. Sembrava, in mancanza di una parola migliore, annoiato. Ma alzò lo sguardo e fece un cenno a Squall e gli allungò una mano quando lui si sedette accanto a lui, e Squall la strinse.

"Irvine Kinneas."

"Squall Loire." Irvine lasciò cadere la mano e sorseggiò la sua birra; Squall si appoggiò semplicemente allo schienale e non disse nulla.

"So che sono qui," disse infine Irvine a Squall, che non fu esattamente sorpreso di sentirlo, e sbatté semplicemente le palpebre prima di guardarlo. "Non devi dire niente, non è una trappola o cose così." Sospirò e si strinse la radice del naso. "Caraway mi ha mandato qui come tentativo disperato di scoprire dove sono - sono stato a Dollet, Timber, qui e ad un certo punto ha voluto che andassi a Balamb. Questo è il mio ultimo compito. Gli dirò che non ho visto traccia di loro qui."

Squall continuò a tacere ma diede tutta la sua attenzione ad Irvine.

"Qui sono al sicuro, diglielo per favore. Sembra che qualcuno stia premendo molto su di lui per assicurarsi che le lasci in pace... perché mi abbia mandato qui non lo so, date le circostanze, ma conoscendolo è perché vuole ancora sentire di poterle controllare, come se sapere dove sono sia una vittoria o qualcosa del genere."

Squall si assicurò di non spostare gli occhi dove sapeva che si trovava suo padre; non lo diede a vedere, ma all'improvviso fu sicurissimo della provenienza della pressione su Caraway, o almeno di chi l'aveva richiesta. Sembrava che Esthar dovesse ancora molto a suo padre.

Irvine si mise una mano in tasca e ne estrasse una busta sigillata un po' stropicciata.

"Per favore, prendi questa e dalla a Selphie." La mise sul tavolo davanti a Squall. "Non sono abbastanza stupido da andare a cercare casa loro, ma questa è una città piccola e tu devi conoscerle." Irvine scosse la testa. "Se vuole contattarmi, ci sono i dettagli dentro, e se non vuole non deve preoccuparsi, non tornerò."

Squall annuì e prese la lettera; si fidava abbastanza di Irvine da sapere che diceva la verità.

"La avrà domani." Non vedeva più motivo di tacere, sapeva capire abbastanza le persone da sapere quando cercavano di manipolarlo, e Irvine non lo stava facendo. Era rimasto dentro l'albergo di proposito, quel pomeriggio, così non avrebbe potuto vedere Selphie e quindi non avrebbe dovuto mentire a Caraway.

Irvine a quel punto si alzò per andarsene, con un ultimo cenno del capo a Squall. "Me ne andrò come prima cosa domani mattina," disse, poi uscì dal bar e salì in camera.

*~*~*~*~*

Erano passate tre settimane tranquille a Winhill, e Squall e Rinoa avevano smesso i giri turistici della città, preferendo sedersi al pub o alla stanza della musica in casa di lei, ma ogni tanto passeggiavano ancora. Ormai Rinoa aveva deciso di lasciar perdere la questione del memoriale, dato che era chiaro che qualunque cosa fosse Squall non voleva andarci, e lei non aveva motivo di chiedere perché.

Selphie aveva detto pochissimo della lettera di Irvine, ma Julia era consapevole che sua figlia aveva già una risposta pronta, ma non sapeva cosa fare, e l'aveva lasciata chiusa nel cassetto del suo comodino.

Quella mattina però aveva portato un'idea più chiara di come procedere; Julia leggeva il giornale.

Qualcuno bussò dolcemente alla porta, distraendola dai pensieri, e si alzò mentre Raine entrava.

"Buongiorno. Squall sta dando una mano con le consegne di cibo, stamattina, quindi sono fuggita dall'inevitabile discorso sugli uccellini e le api che Laguna cercherà di fare."

Questo fece ridere Julia. "Non so, pagherei un sacco di soldi per vedere, ma povero Squall... credo che l'entusiasmo di suo padre non lo contagerà." Andarono al tavolo e si sedettero.

"No, non proprio." Raine però stava sorridendo. "Non ho mai visto Squall più felice e aperto di così, però. Sorride più spesso, ride ed è se stesso più di quanto pensi di averlo mai visto."

"Vale la stessa cosa per Rinoa, non era così felice da moltissimo tempo." Il sorriso di Julia era dolce e leggermente malinconico. "Ora mi manca solo far arrivare qui in qualche modo Irvine Kinneas, e tutte e due le mie ragazze saranno amate e al settimo cielo."

"In parte è il motivo per cui sono qui. Laguna mi ha dato i rapporti stamattina, e mi ha chiesto di portarteli in giornata." Julia fece una smorfia mentre Raine toglieva i documenti dalla borsa. "Non mi preoccuperei, sai," disse per rassicurare l'amica.

"Non è quello," le disse Julia. "Ecco." Spinse la posta sul tavolo e attese, mentre l'amica leggeva la lettera in cima.

"Il divorzio è stato accettato e concluso." Raine sembrava confusa, senza davvero capire perché queste non erano buone notizie, ma continuò a leggere. "E ha rinunciato a qualsiasi pretesa che potesse avere sulla custodia."

"Lo so, ed è tutto quello che volevo, siamo al sicuro, siamo fuori dalla sua vita e lui è fuori dalle nostre per sempre, eppure... eppure." Deglutì, cercando di parlare nonostante il nodo alla gola e le lacrime agli occhi. "Mi sento solo così devastata. Lui è sparito ed è tutto quello che volevo, ma... io... solo..."

Raine si alzò dalla sedia e girò intorno al tavolo in pochi secondi, e strinse l'amica tra le braccia.

"Va tutto bene," la consolò mentre Julia ricambiava l'abbraccio. "Andrà tutto bene."

Selphie e Rinoa avevano sentito abbastanza per capire cosa era successo, e uscirono di casa in silenzio. Raine le aveva viste uscire, quindi sapevano che la loro madre non si sarebbe preoccupata.

"Il caffè di Alice?" suggerì Selphie, chiudendo la porta e girando la chiave.

"Certo." Rinoa prese per mano sua sorella e si incamminarono lungo la strada.

*~*~*~*~*

Più tardi, dopo che Selphie era tornata a casa, Rinoa aveva deciso di fare una passeggiata, e finì di nuovo al memoriale. Non ci era andata apposta, ma era semplicemente successo.

"Rinoa?" Si voltò, sorpresa di vederlo, e Squall le sorrise dolcemente. Lei gli allungò una mano ma lui invece la attirò a sé e la tenne stretta a lungo. Quando la lasciò andare, prese la mano che lei gli aveva offerto, ma non si mosse per andarsene.

"Grazie," disse piano Rinoa. "Come facevi a saperlo?" C'erano due domande, lì dentro, ma Squall scelse di rispondere alla seconda.

"Mia madre ha detto qualcosa stamattina quando è tornata, e ho visto Selphie con Ellione alla fontana in piazza. Vuoi rimanere qui per un po'?" le chiese, e lei annuì. "Allora sediamoci."

Si sedettero sulla panchina accanto al pilastro con la targa, e Rinoa si mise in braccio a Squall senza pensarci. Cercò di muoversi non appena se ne accorse, ma Squall le strinse le braccia intorno e le baciò la fronte.

"Non c'è bisogno che ti sposti." E Rinoa seppe che era il suo modo di chiederle di rimanere. "Vuoi sapere per che cos'è?" domandò Squall, guardando il punto che stava già guardando lei.

"Sì, ma solo se vuoi raccontarmelo."

"Ti dirò cosa ricordo e cosa so, ma non avevo più di tre anni quando è successo."

Rinoa annuì e si sistemò contro il suo petto; lui non aveva portato la giacca, quindi aveva le braccia nude, e la pelle di lei fremette al saperlo ogni volta che si toccavano.

"Un anno e mezzo prima che nascessi arrivò un gruppo di uomini da Esthar, volevano Ellione - non hanno mai detto il perché, solo che lei serviva. I suoi genitori si rifiutarono e furono uccisi, ma Ellione venne tenuta nascosta, al sicuro. Mia madre la accolse, e poco dopo arrivò mio padre. Lui e mia madre si innamorarono e si sposarono nel giro di tre mesi.

"Le forze di Esthar però non avevano finito, e tornarono qualche anno dopo. Mio padre a quel punto non era più un soldato, e viveva qui con mia madre. Guadagnava scrivendo, e stavamo abbastanza bene.

"I suoi migliori amici, Kiros e Ward, quelli con cui aveva viaggiato quando era arrivato qui, tornarono dicendo che le truppe di Esthar erano in arrivo, c'era una guerra civile interna, allora, e una delle fazioni credeva che Ellione fosse la chiave per vincere, non so perché. Mio padre e i suoi amici raccolsero più persone possibile, alcune di Timber, per fermare le truppe prima che arrivassero in città, e ci riuscirono, ma ad un forte prezzo." Si fermò un attimo per raccogliere i pensieri.

"So che la battaglia è arrivata abbastanza vicina. Io ed Ellione eravamo nascosti in casa - un altro bunker - e sentivamo gli spari e le urla. Mamma era vicina, ma davvero non ricordo molto.

"Il memoriale è stato creato per onorare i due eroi che quel giorno hanno perso la vita - non furono gli unici, ma c'è un altro memoriale più in là sulle colline, dove si è combattuto di più. Papà ne voleva uno più vicino, e tutti erano d'accordo perché senza di loro non avremmo avuto alcuna difesa."

Rinoa tacque, ma non si mosse.

"Questo ha mandato un messaggio piuttosto chiaro, e poi non tornarono più. Mio padre indagò tramite i suoi contatti, e il gruppo che voleva Ellione o era stato ucciso o imprigionato dai nemici ad Esthar. Penso che papà sappia perché volevano mia sorella, ma quella volta che gliel'ho chiesto sembrava così serio, e ha detto che non importava, e allora non l'ho chiesto più. Se diventa così serio, significa che dice la verità, quindi ho lasciato perdere."

"Non ne avevo idea, pensavo che Esthar fosse una nazione chiusa, i loro ambasciatori rifiutavano sempre tutti gli inviti quando ero piccola," commentò Rinoa, volendo dire qualcosa. "E qui è così pacifico, è così triste pensare a quello che è successo."

"Sì. Ma sono tutti grati per come è finita, e per chi finalmente ha messo fine a tutto. Prima quelle persone non erano molto felici di avere stranieri, ma ora li accolgono, e io non posso lamentarmi," le disse Squall, a voce bassa, ma senza tristezza.

"E se tu non me l'avessi detto, non avrei mai capito di Ellione."

A questo Squall sorrise. "Come dovrebbe essere, proprio come quando io ho incontrato te e tua sorella. Tua madre la amava abbastanza da renderla parte della vostra famiglia, e chiaramente vi ama così tanto che ha passato due anni a programmare una fuga per voi tre."

Lei si tirò su un poco per guardarlo, e lui mosse un braccio per accarezzarle una guancia. Era nervoso, ma era chiaro che qualsiasi cosa volesse dire era importante per lui. Probabilmente lei non aveva un aspetto molto diverso, ma tacque e aspettò che Squall continuasse, cercando di ignorare il battito frenetico del suo cuore e il calore che le formicolava sulla pelle.

"Volevo solo dirti che ci sono altre persone che scelgono le loro famiglie in base all'amore, e non sempre in base alla biologia. Ci sono anche persone che non amano chi dovrebbero, ma non sono importanti."

Rinoa annuì, ma sentì che le si riempivano gli occhi di lacrime. Lei, come sue madre, era stata ferita nello scoprire che Caraway era scomparso, perché anche se in realtà lo aveva perso anni prima, non era sembrato reale fino a quel momento che suo padre potesse esserci e non amarla.

"Ci sarà sempre un posto in cui sarai voluta, e non solo con tua madre e tua sorella, e ci sarà sempre gente che ti ama anche se... non lo capisco, non ti rifiuterò mai." Disse le parole con voce quasi strozzata, ma Rinoa lo sapeva, sapeva davvero che lui le pensava sul serio, ma la voce le era mancata non appena si era accorta di provare le stesse cose per lui.

Rinoa non pianse, ma aveva comunque gli occhi pieni di lacrime. A Squall non sembrò dar fastidio quando lei sorrise e annuì prima di chinarsi a baciarlo, facendogli scivolare le braccia intorno al collo quando le loro bocche si incontrarono. Fu esitante e imbarazzante, all'inizio, ma a Rinoa non importava perché questo era quello che lei - loro volevano. Non li guardava nessun altro, quindi non c'era nessuno a giudicarli, e lei seppe che finalmente, finalmente poteva cominciare a sentirsi ben inserita nella sua nuova vita, e che quel posto era assolutamente quello in cui doveva stare.

*****
Nota della traduttrice: come sempre, grazie a Little Rinoa per il betareading e ogni commento sarà tradotto e inoltrato all'autrice. Eventuali risposte alle recensioni saranno tradotte e inserite dove possibile come risposta nei vari siti.
Inoltre, piccolo momento di "promozione" personale: ho aperto anche una pagina Facebook mia, dove segnalo gli aggiornamenti delle traduzioni - tutte, anche di altri fandom - e delle mie storie (i cui aggiornamenti sono più rari, ma vabbè...): la pagina è questa :)
E... pochi giorni fa è stato aperto un archivio dedicato esclusivamente a Final Fantasy, Kingdom Hearts e Dissidia! Non è ancora del tutto completato e mancano i personaggi delle ultime categorie, ma intanto potete cominciare a iscrivervi e postare! Lo trovare qui: FF Archive.
Alla prossima! - Alessia Heartilly

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Capitolo 4
*** IV. Waltz for the Moon ***


WINHILL
scritta da Arami_Heartilly, tradotta da Alessia Heartilly
IV. Waltz for the Moon

Il festival di mezza estate si avvicinava velocemente a Winhill, e la gente stava già preparando la piazza principale. I negozianti decoravano le vetrine e preparavano qualsiasi offerta di cibo o divertimento avrebbero portato con sé. Mancava esattamente una settimana, e Squall e Rinoa avevano colto l'occasione di allenarsi a ballare per il grande evento ogni volta che erano liberi.

Raine aveva permesso loro di spostare la maggior parte dei mobili dalla sala di lettura, quindi ora molti tavoli erano contro i muri e le sedie erano impilate.

Avevano il lettore CD in ripetizione continua, ma le canzoni erano abbastanza lunghe perché Raine le considerasse rilassanti invece che una distrazione, e la vista di suo figlio che ballava volontariamente era il miglior divertimento che aveva avuto in tutto l'anno.

Rinoa ballava con i calzini e un prendisole blu, e Squall per una volta era in jeans e maglietta. Fino a quel momento avevano passato la maggior parte della mattina a ridere e cadere, ma c'erano stati momenti in cui (dalla soglia) li aveva visti ballare - ballare davvero, con i passi a tempo ed eseguiti meravigliosamente. Quasi non vedeva l'ora che arrivasse il festival.

"Ha preso da te, sai," disse piano Laguna dietro di lei, e lei sobbalzò un poco per quella comparsa inaspettata.

"Oh, lo so," affermò, e Laguna si accigliò, mettendosi accanto a lei. "Cosa? Non è nulla che non abbia detto - o comprovato - tu stesso," aggiunse lei, con le dita dei piedi che si ritraevano al solo ricordo.

"Ma comunque..."

Raine rise, tenendo la voce più bassa possibile così che Rinoa e Squall non si accorgessero che li stavano guardando.

"Ti fai perdonare quello che ti manca in capacità di danza in quasi tutto il resto."

"Quasi tutto il resto?" chiese lui, stavolta con un sorriso, mettendole un braccio intorno e appoggiando la testa alla sua.

"Hai sempre qualcosa in cui migliorare," gli disse lei con un sorriso. "Così le cose non si fanno noiose."

Laguna capì cosa intendeva e sorrise contro i suoi capelli, abbassando la mano. Raine gli diede una gomitata, non abbastanza forte da far male ma di certo abbastanza da fargli capire il messaggio.

"Dopo?"

"Esattamente."

"I tuoi genitori ci stanno guardando," sussurrò Rinoa prima di girare e tornare volteggiando tra le braccia di Squall. Era più facile con i tacchi, ma non voleva indossarli per allenamento; sarebbero stati troppo scomodi e sembrava che prendessero la cosa molto sul serio se li indossava.

"Lo so," le disse Squall, facendole fare un leggero casqué e poi tornando alla parte normale del ballo. Non era la sua canzone preferita; il Waltz for the Moon sì, ma questo era un pezzo tradizionale galbadiano, e soprattutto significava ballare di più con Rinoa e questo - almeno per lui - era il fulcro di tutte quelle prove.

Rinoa spalancò gli occhi. "E a te sta bene?" Era sorpresa; anche in quel poco tempo che erano stati insieme, lui non era stato abbastanza a suo agio da starle vicino quando c'era suo padre. Con sua madre, sua sorella e la famiglia di Rinoa andava tutto bene, ma l'entusiasmo di suo padre sembrava metterlo più in imbarazzo che incoraggiarlo.

"Dovrò abituarmici," le disse e lei annuì; le diceva tutto quello che le serviva sapere, anzi, Rinoa cominciava a capire che lui era molto bravo in questo. Lei in cambio raramente doveva preoccuparsi di dargli un'impressione sbagliata. Sua madre le aveva detto che era perché si parlavano con onestà - una lezione che Selphie e Irvine non avevano mai imparato a Deling o Dollet. In ogni caso rendeva Rinoa indicibilmente felice.

"Tua madre gli ha appena dato una gomitata," sussurrò di nuovo lei.

"Per qualunque cosa fosse se l'è meritata." Il suo tono era piatto, e Rinoa rise mentre lui la faceva volteggiare di nuovo.

*~*~*~*~*

Selphie era seduta nel giardino sul retro su una delle sedie in legno intagliato che aveva scelto prima che si trasferissero. Laguna la aveva dato una copia in anteprima del suo ultimo romanzo, e lei aveva passato le ultime mattine a leggerla.

"Ti dispiace se mi unisco a te?" chiese sua madre dalla porta, e Selphie scosse la testa, infilò un segnalibro tra le pagine e posò il romanzo sul tavolino accanto a lei.

"Che c'è?" chiese a sua madre, sapendo che non sarebbe uscita senza un buon motivo, o un libro suo. Sua madre si sedette e sembrò prepararsi prima di parlare.

"Raine mi ha dato gli ultimi dettagli su una cosa, stamattina. Laguna ha fatto ricerche su Irvine, cercando di scoprire se quello che ha detto a te e Squall era vero, e lo è. Ha lasciato il lavoro con il Colonnello Caraway e se n'è andato del tutto da Deling City."

Selphie annuì speranzosa, ma voleva vedere cosa sua madre avrebbe detto dopo.

"Dovresti spedire quella lettera che gli hai scritto, l'indirizzo che ti ha dato è valido come tutto il resto che ti ha detto. Non fingerò di capirlo, Selphie, ma è degno di fiducia e un ragazzo discreto." Sembrava mirare a qualcosa. "Probabilmente dovresti scrivergli un biglietto per invitarlo a stare qualche giorno a Winhill. Raine ha detto che gli terranno libera una camera per quando gli servirà, quindi chiedigli di venire al festival."

Selphie annuì, sapendo che sua madre era ancora cauta come lo sarebbe stata ogni madre con una figlia coinvolta da qualcuno in così giovane età. Selphie voleva rassicurarla che aveva ragione a fidarsi di lui, che nonostante il suo modo di affrontare le cose lui agiva con onore e attenzione, ma si rese conto che questo poteva preoccupare di più sua madre.

"Grazie." Diceva davvero sul serio, ma non poté trovare altre parole, quindi si allungò ad abbracciare forte sua madre.

Se avesse potuto riaverlo nella sua vita, sapeva che l'avrebbero fatto per bene stavolta: basta pasticci, basta giochi. Irvine aveva mostrato la sua mano, ed era ora che lei mostrasse la sua.

*~*~*~*~*

Il giorno del festival arrivò, e Julia si era offerta di aiutare la mattina e cantare durante la serata. Ora però aveva fatto tutto il possibile, e si stava prendendo un attimo per rilassarsi e respirare.

"Ecco." Raine le allungò una tazza di tè e si sedette accanto a lei.

"Grazie. Rinoa insegna a ballare a Selphie da due giorni, sai; guida bene quasi quanto si lascia guidare." Raine ridacchiò. "Mi è appena venuto in mente che Irvine probabilmente non sa ballare affatto." Julia rise del suo commento e l'amica si unì a lei.

"Avendo incontrato Selphie sono sicura che andrà bene," la rassicurò Raine, e poi aggiunse, "sono davvero contenta che tu sia qui, so di averlo detto prima, ma è così bello avere qualcuno con cui parlare e passare del tempo. Per quanto sia felice qui, non avevo una migliore amica da anni." Si voltò a guardare Julia, che la fissava con qualcosa che somigliava a un leggero shock. "Se ho oltrepassato un limite-"

"No, affatto... è solo che... per quanto sembri strano, non me ne ero accorta. Tu sei l'amica più stretta che penso di aver mai avuto - tu e Laguna."

Raine sorrise. "Bene." Posò la tazza vuota accanto a sé e si stiracchiò. "Quindi adesso cosa farai?"

"Cantare ancora forse, ma soprattutto scrivere canzoni. Non ho bisogno di fare nulla, finanziariamente, ma devo fare qualcosa con il tempo libero."

"Puoi sempre fare un paio di turni da me." Era seria solo a metà in quell'offerta, e Julia capì.

"Lo terrò a mente, ma per adesso sono abbastanza a mio agio per vedere semplicemente come vanno le cose. È passato così tanto tempo da quando sono riuscita a farlo che voglio godermelo finché dura."

*~*~*~*~*

Rinoa non aveva mostrato a Squall il vestito che aveva deciso di indossare per il ballo, e l'espressione sul suo viso fu impagabile quando uscì di casa quella sera. Non che fosse vestita troppo elegantemente - il ballo in teoria era un evento formale nonostante l'atmosfera rurale - solo che non era qualcosa che Squall si era aspettato.

L'abito color crema era stato un regalo di diploma di sua madre, e anche se era corto non rivelava troppo e si abbinava bene alle scarpe e agli orecchini di sua nonna.

"Dovresti vedere com'è vestita Selphie," gli disse con un enorme sorriso prendendolo sottobraccio.

"No, no, sto perfettamente solo a vedere come sei vestita tu." Lui sembrava un po' strozzato e senza fiato, ma era quello che sperava lei quando si era messa quel vestito.

"È anche la prima volta che ti vedo con un abito da sera," commentò lei. Sembrava più grande - osava dire raffinato - e qualunque problema avesse lui a non fissarla costantemente, di certo l'avrebbe avuto anche lei finché lui indossava quel vestito.

"Mio padre ha finto di sceglierlo, ma in realtà è stata Ellione," ammise Squall.

"Dovrò ringraziarla dopo." Immaginò che portarla a prendere un frullato o un tè potesse bastare.

Arrivarono in piazza prima che Squall potesse rispondere; i musicisti si stavano preparando e Rinoa vide sua madre tra loro.

"Dovremmo prendere qualcosa da bere prima che cominci la musica e tutto il resto."

Rinoa annuì e lasciò che lui la guidasse al bar esterno dove li aspettavano Raine e Laguna.

*~*~*~*~*

Selphie fece un profondo respiro e fece i primi passi verso la fontana dov'era seduto Irvine. Era felice di aver indossato un cardigan lungo al ginocchio sopra al vestito, perché nascondeva quanto stesse tremando.

Irvine non l'aveva ancora vista, e se l'aveva fatto era stato abbastanza cortese da non dire nulla e darle il tempo di arrivare da sola.

Lei continuò a ripetersi la sua lettera in testa, camminando; era la cosa più seria che gli aveva sentito dire, e la più sincera. Aveva detto che se lei lo avesse scelto, lui l'avrebbe lasciata in pace con la sua vita, ma che se lei lo voleva, se lo amava come si era accorto di amare lei, allora avrebbe preso il lavoro a Timber e avrebbe considerato seria la loro coppia. A convincere Selphie era stato il fatto che lui aveva lasciato il lavoro da Caraway comunque e si era preso una vacanza fino a quando avrebbe avuto sue notizie.

Lui alzò lo sguardo quando lei gli fu davanti, e chinò la testa come avrebbe fatto se avesse indossato il cappello. Il suo preferito (ma di certo non l'unico) al momento era appeso alla porta della sua camera da letto e non aveva intenzione di restituirglielo; d'altra parte lui non l'aveva mai rivoluto.

"Ho accettato il lavoro a Timber, comincio tra un paio di settimane," le disse, e il solo sentire la sua voce dopo così tanto tempo la fece sorridere. "Stessa cosa di prima, solo posto e clientela diversa. Sarò abbastanza vicino da venire a trovarti abbastanza spesso, e i Loire ha detto che sono sempre il benvenuto nel loro albergo."

Selphie annuì. "Mamma approva, vuole solo che sappia dove sto andando, dove sono - solo i dettagli importanti," spiegò Selphie, con le mani strette davanti a sé per evitare di giocherellare con le unghie o i capelli o qualsiasi altra cosa avesse l'abitudine di fare quando era nervosa.

Lui si alzò e la abbracciò, stringendola forte, e lei ricambiò. Selphie sentì il suo naso tra i capelli, e l'alzarsi e abbassarsi del suo petto.

"Mi sei mancato," disse contro la sua maglietta, ma sapeva che lui poteva sentirla; il suo udito era acuto quanto la sua mira.

"Mi sei mancata anche tu, amore." Non la lasciò quando lei cercò di guardarlo. "Sul serio, te l'ho detto."

"Anche io," confermò lei. "Ma volevo togliermi questo cardigan e portati a ballare." Lui la lasciò andare e Selphie si tolse il golfino, sistemandolo su un braccio.

"Non penso di poter dire di no," annunciò Irvine, senza sapere dove guardare, e Selphie sorrise radiosa - l'intento era quello.

*~*~*~*~*

"Il vestito di tua sorella non è tanto corto quanto sfida la gravità," sussurrò Squall all'orecchio di Rinoa mentre ballavano più vicini di quanto fosse strettamente necessario.

"Bustino, Squall. Ecco cosa lo tiene su. Mamma non glielo avrebbe lasciato indossare senza, penso che ci sia del fil di ferro nelle maniche per farle stare su così e per tenere fuori la parte davanti della gonna."

Squall scrollò le spalle, il che sembrava strano durante il ballo, ma Rinoa si morse semplicemente il labbro per nascondere la risata. Fecero un giro lento e lei guardò sua madre che suonava il pianoforte.

Per un attimo Rinoa aveva di nuovo cinque anni, seduta con Selphie accanto alla loro madre mentre insegnava loro a suonare.

"Mio padre continua a farci gesti," le disse Squall, riportandola al presente.

"Con il tempo diventerà meno entusiasta," gli disse Rinoa, cercando di sembrare rassicurante anche se non era convinta lei stessa.

"Potrebbero volerci anni." Lui la guardò negli occhi, e si accorse delle implicazioni di ciò che aveva detto.

Rinoa sorrise prima che lui potesse dire altro. "Ci dà comunque un sacco di tempo," disse lei dolcemente e lui si chinò a baciarla per un attimo, assaporando il calore tra loro. "Altrimenti sono sicura che dovremo solo chiedere a Irvine e Selphie di aumentare un po' il passo e avremo tutta la privacy che ci serve."

Sembrò che Squall stesse per rispondere, ma le prime note del Waltz for the Moon iniziarono, e allora si sporse più in avanti e si mise in posizione.

"Dai, questa è la nostra canzone."

Rinoa rise, e calda e felice si mise in posizione con Squall e aspettò che partisse la musica.

Fine

*****
Nota della traduttrice: come sempre, grazie a Little Rinoa per il betareading e ogni commento sarà tradotto e inoltrato all'autrice. Eventuali risposte alle recensioni saranno tradotte e inserite dove possibile come risposta nei vari siti.
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