We will..

di SilVerphoenix
(/viewuser.php?uid=1872)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Convivenza Forzata ***
Capitolo 2: *** Quartier Generale ***
Capitolo 3: *** L'attacco ***
Capitolo 4: *** Rivelazione ***
Capitolo 5: *** Nottetempo ***
Capitolo 6: *** Hogwarts ***
Capitolo 7: *** Lettera ***
Capitolo 8: *** Nuove Lezioni ***
Capitolo 9: *** Agguati Sventati ***
Capitolo 10: *** Dodici rintocchi ***
Capitolo 11: *** Scherzetto! ***
Capitolo 12: *** Persuasioni e Minacce ***
Capitolo 13: *** Preparativi ***
Capitolo 14: *** Let's Have Party! ***
Capitolo 15: *** Show must go on! ***
Capitolo 16: *** Avvertimenti ***
Capitolo 17: *** Nascondersi ***
Capitolo 18: *** Una piccola Vittoria ***
Capitolo 19: *** I dolori del giovane Malfoy ***
Capitolo 20: *** Consulenza Maschile Cercasi ***
Capitolo 21: *** La Coppa d'Oro ***
Capitolo 22: *** Shell Cottage ***
Capitolo 23: *** Merry Christmas! ***
Capitolo 24: *** The Importance of Being Alert ***
Capitolo 25: *** Malfoy Manor ***
Capitolo 26: *** Un dolore che unisce ***
Capitolo 27: *** Coming Back ***
Capitolo 28: *** Una cosa sola ***
Capitolo 29: *** Indizi ***
Capitolo 30: *** La fiera delle falsità - I Parte ***
Capitolo 31: *** La fiera delle falsità - Parte II ***
Capitolo 32: *** Gioco di Specchi ***
Capitolo 33: *** Gli Enigmi di Corvonero ***
Capitolo 34: *** Scelte ***
Capitolo 35: *** I say a little Prayer ***
Capitolo 36: *** Giù per il Tubo ***
Capitolo 37: *** L'ultima Partita ***
Capitolo 38: *** En Garde ***



Capitolo 1
*** Convivenza Forzata ***



Capitolo Uno


"Valla a prendere."
"E' nelle segrete."
"Non mi interessa. Hai sentito il Lord. Ha scelto lei. Valla a prendere."
La donna esita solo un istante, poi obbedisce. Lucius Malfoy non è tipo da contraddire.

*



Il silenzio sonnacchioso di Privet Drive avvolgeva ogni cosa, quel caldo pomeriggio di luglio. L'erbetta del prato nel parco era secca, le piante ridotte ad arbusti rachitici, e scottanti le strutture in ferro dei giochi.
Un giovane dall'aria annoiata si dondolava pigramente su di un'altalena sgangherata. Non
un filo di vento si muoveva intorno a lui e l'aria immobile era difficile anche da respirare.
Si guardò attorno con fare annoiato continuando a ondeggiare.
Harry pensava alla sua vita. Ancora una settimana, precisamente sei giorni, e avrebbe finalmente detto addio a quello squallido posto. Infatti, da maggiorenne, niente e nessuno avrebbe potuto impedirgli di lasciare i Dursley per sempre.
Su cos'avrebbe fatto, aveva già una vaga idea. Sicuramente sarebbe andato a Grimmauld Place per un po', e se l'Ordine avesse avuto bisogno di lui si sarebbe messo a disposizione. Poi, verso metà agosto, sarebbe andato a fare una visita alla Tana per festeggiare con i Weasley il matrimonio di Bill e Fleur, fissato per il 15 del mese.
Infine, avrebbe avuto due settimane per decidere se tornare a scuola o meno.
Per quanto volesse cominciare la ricerca degli Horcrux sin da subito, gli impedimenti non erano stati né pochi né di facile risoluzione.
Come era stato evidente dal primo momento, non poteva mettersi al lavoro senza la magia, e con la Traccia sulla testa, quindi doveva
in primo luogo aspettare di compiere diciassette anni .
La cosa più grave, però, era che non sapeva da dove cominciare la sua ricerca.
Hermione, dall'alto della sua saggezza, gli aveva chiaramente spiegato che senza il diploma era decisamente difficile convincere i maghi adulti di non essere solo bambini petulanti, nonostante lui fosse Harry Potter; e, comunque, la biblioteca della scuola era una delle più fornite del mondo magico. Se voleva davvero riuscire nell'impresa, avrebbe prima dovuto documentarsi e, quindi, in un secondo momento, sfruttare le informazioni trovate per raggiungere lo scopo. Ovviamente la ragazza aveva aggiunto che, qualunque decisione lui avesse preso, lei e Ron sarebbero stati al suo fianco.
E c'era un'altra cosa che dava ad Harry da pensare, e poteva essere riassunta in una sola parola: Ginny.
Dopo l'entusiasmo iniziale, aveva visto prima decrescere, e poi spegnersi il suo interesse per la ragazza; durante quelle settimane non si erano più scritti né lui aveva provato il desiderio di avviare una corrispondenza.
Chiuse gli occhi per evitare che il paesaggio che lo circondava, misero e immobile, alimentasse la sua depressione.
Constatato che il suo tentativo non ebbe un successo gratificante poiché l'opprimente calura gli ricordava con forza dove si trovasse, riaprì gli occhi.

Stava commentando ancora una volta quanto fossero monotone e pallose le sue giornate, quando sgranò gli occhi per la sorpresa.
Scattò in piedi e il cuore prese a martellargli nel petto con forza inaudita, le orecchie furono invase da quel misto di paura ed adrenalina che ti prepara alla fuga.
Una figura avvolta in un lungo mantello nero, incappucciata, aveva appena svoltato l'angolo.
Harry strinse i pugni, ancora incerto sul da farsi: non aveva la bacchetta con se e non voleva girarsi ed esporre la schiena al Mangiamorte.
La creatura, comunque, non si mosse. Si inginocchiò.
Harry aguzzò la vista per cercare di distinguere i movimenti ad una dozzina di metri da lui.
La figura vacillò fortemente, quindi stramazzò al suolo.
A questo punto il ragazzo provò la forte tentazione di avvicinarsi nonostante una voce imperiosa nella testa gli urlasse di scappare.
Invece, a circa sette metri dal corpo riverso a terra, capì che il mantello che avvolgeva il malcapitato non era quello di un seguace di Voldemort, benché fosse scuro anch'esso: era un semplice mantello da viaggio.
Si avvicinò ancora al corpo. Si chinò al suo fianco e, piano, con il cuore che ancora non aveva smesso di battere a mille all'ora, lo voltò per vederne il viso.
A quel punto ebbe la forte tentazione di darsi un pizzicotto per controllare se stesse sognando.
La paura lasciò il posto alla curiosità e, pur non abbandonando il sospetto, decise che doveva aiutare chi in quel momento pareva davvero bisognoso.
Prese il corpo fra le braccia e, mentre il cappuccio calava rivelando quella che un tempo era stata una lucente chioma, si diresse verso il numero 4 di Privet Drive.

* * *

Lentamente, per evitare di peggiorare il mal di testa che l’aveva svegliata, Pansy aprì gli occhi.
Il letto morbido sul quale sentiva di giacere poteva significare solo una cosa: l’avevano trovata. E riportata a casa, o a Malfoy Manor. Era più probabile questa seconda opzione, visto che il materasso non era sicuramente quello del suo letto.
Con la morte nel cuore si guardò intorno, ma si stupì dell’arredamento babbano: certo non era un’usanza di Draco Malfoy, né di suo padre!
Niente nella stanza in cui si trovava lasciava intuire che appartenesse ad un mago, tranne forse la gabbia vuota sulla scrivania, ma poteva anche essere appartenuta ad un qualche uccello adesso defunto, aveva sentito che i Babbani allevavano pollame in casa per poi farne succulenti arrosti… un’usanza barbara, come tutte le altre, d’altronde.
Con molta cautela si mosse, per scendere giù dal letto. Sul comodino trovò una caraffa ed un bicchiere e subito decise di placare la sete che le rendeva la gola arida. Sulla stessa scrivania, vicino alla gabbia, c’erano un bacile ed una pezza: Pansy pensò che probabilmente il Babbano che l’aveva soccorsa si era preso cura di lei, e contemporaneamente si chiese per quanto tempo fosse rimasta incosciente.
Decise di esplorare la casa nella quale si trovava, così uscì dalla stanza e si ritrovò in un pianerottolo che dava l’accesso ad altre tre camere chiuse e davanti ad una scala, che pensò di scendere.
Il piano di sotto era più grande, c’erano una cucina ed un salone dignitosi per la casa, ma comunque miseri in confronto al lusso al quale era abituata.
La sua attenzione fu attirata dalla scatola che nel salone emetteva suoni e immagini. Entrò nella stanza, ma si bloccò di colpo, appena vide che c’era qualcuno. Un qualcuno sdraiato su un divano, addormentato, con un pezzo di plastica in mano sul quale stavano tanti bottoncini colorati.
Il buio di quell’ora della notte le impedì di riconoscere immediatamente chi fosse quel qualcuno, ma quando un immagine della scatola multicolore illuminò con più chiarezza il viso del ragazzo, ebbe un sussulto.
Con il cuore in gola per la sorpresa e lo spavento, indietreggiò e, come accade in ogni scena del genere, urtò lo spigolo di un tavolino che subito rispose con una serie di cristallini rumori di oggettini che tintinnano.
Ciò bastò perché Harry si svegliasse.
La vide subito. “Ben tornata nel mondo dei vivi!” esclamò, quasi con sollievo
“Potter??!” Riuscì solo a biascicare lei.
“Fino a prova contraria…”
“E che diavolo ci fai tu qui?!” Pansy reagì con forza calcando il tono aggressivo della domanda.
“Temo di doverti fare la stessa domanda, perché vedi, io ci vivo qui…” Rispose lui con una calma invidiabile.
“Certo,
solo gli animali potrebbero stare in un porcile del genere!” soffiò cattiva la ragazza.
“Senti Parkinson, io non ho voglia di litigare con gente della tua risma a quest’ora della notte! Mi sei svenuta ai piedi e non potevo lasciarti in mezzo alla strada. Adesso che a quanto vedo ti sei ripresa, non ti tratterrò certo qui! Pertanto, se vuoi dirmi che ti è successo, potrò aiutarti, altrimenti vivo lo stesso.” Rispose lui, altrettanto stizzito da quei modi vergognosi.
Gli era sembrata così fragile quando l’aveva raccolta per strada… ma era sempre la stessa velenosa serpeverde.
A quelle parole, lei reagì con uno sbuffo sarcastico. “Non sono mica scema. A che pro dirti cosa mi è successo, procurarti un nuovo argomento per riderci su con i tuoi amichetti? No grazie, non mi va che le mie cose le sappia tutta la scuola!”
“Ma fammi il piacere! Questo tipo di atteggiamenti da serpe non mi appartiene, semmai è proprio di quelli come te!” sbottò furioso Harry.
“Ti senti come parli? Ma chi credi di essere, dall’alto di quella che credi perfezione? Tu non porti dietro neanche le scarpe, a noi Serpeverde!”
“Ecco, perfetto, non è mia intenzione portarvi dietro alcunché, quindi siamo tutti d’accordo!” Sbraitò il Grifondoro.
Si sentiva decisamente colpito dalla reazione di quella ragazza. Pensava che i Dursley in quanto a maleducazione fossero imbattibili, ma evidentemente c’era qualcuno che riusciva a raggiungerli, se non superarli.
“Adesso mi hai veramente rotto!” Sbottò a quel punto la Parkinson. “Me ne vado!”
“Prego, quella è l’uscita!”
Pansy si mosse nella direzione indicata dal ragazzo con andatura altera, aprì l’uscio e venne investita da un’ondata di calura e senza neanche una parola in più si sbatté la porta alle spalle con tale forza da rimbombare in tutta la casa.
Harry sedette, ancora mezzo sconvolto dall’ineducazione della gente, e riprese il telecomando. Cambiò annoiato canale, cercando di levarsi tutta quella sceneggiata dalla testa. Una telenovela? A quell’ora della notte? Assurdo, possibile che non ci fosse un programma decente?
Scorse rapido televendite e rivelazioni scandalo delle star hollywoodiane, ma non ebbe modo di concentrarsi molto a lungo. ll campanello trillò.
Un po’ perplesso, andò ad aprire non ricordando di aver ordinato pizze a domicilio,o altro. Pensò poi che era ancora presto per la consegna del latte.
“Non fare quella faccia Potter…è che non so come rintracciare la McGrannitt, Lupin o un altro di loro, e quindi mi servi…”
“mi” aggiunse mentalmente facendosi da parte, servimi
La fece rientrare.
“Mi verranno a prendere domenica sera, potrai parlare con loro quando arriveranno per me..” le disse tranquillo richiudendo la porta.
“Domenica sera? E che giorno è oggi?” Probabilmente la Parkinson si rese conto di non avere idea della durata del suo sonno.
“Giovedì notte…cioè ormai venerdì mattina direi… Beh puoi tornare a casa e venire qui domenica, no?” Propose a quel punto il Grifondoro.
“No che non posso dannazione…” Sbraitò lei tirando un pugno al muro più vicino.
“Va bene, puoi restare qui." Si sorprese a dire lui. "Il problema sarà quando torneranno i miei zii, sabato mattina…” disse poi, mostrandosi più gentile di quanto lei si meritasse per la piazzata di poco prima.
“I tuoi zii?Vivi con i tuoi zii?”
“Certo, pensavi che questa casa fosse mia? Non vedi che è tutto Babbano?” Sbuffò ironico lui.
Al che la Parkinson fece una faccia schifata. “Babbani?!”
Harry rise. “Hai l’aria di non averne mai incontrato uno!!”
“Infatti! E non ci tenevo ad annoverarla fra le mie esperienze!” Annuì scandalizzata la serpe.
Lui era sconvolto. “Davvero non hai mai incontrato un Babbano?”
“Ovvio.”
Il Cercatore scosse allibito la testa, quindi uno sbadiglio gli salì alle labbra. “Senti Parkinson, sono le quattro e mezza del mattino e ho sonno. Questo è l’ultimo giorno di quiete prima del ritorno dei simpaticoni e me lo voglio godere, quindi ti saluto perché voglio dormire…”
“Potter!” La voce della ragazza lo bloccò al quarto scalino. Lui si voltò e inarcò un sopracciglio. “E io dove dormo?”
“In camera dei miei zii. Se ti serve qualcosa, prendi pure dal mio armadio. Non sarà il tuo genere di vestiti ma è roba pulita. A domani!”
Lei si guardò scandalizzata attorno, poi, come se fosse circondata da una mandria di esseri schifosi, si affrettò a seguirlo al piano superiore.

* * *

Il primo giorno di convivenza, ossia venerdì, trascorse stranamente tranquillo, probabilmente perché entrambi i ragazzi occuparono quasi tutto il tempo dormendo.
Venerdì sera Harry ebbe però la malaugurata idea di accendere la Tv.
“Come funziona? Cos’è?” Chiese allora Pansy, entrando nella stanza.
Lui provò per qualche minuto a costruire frasi inframmezzando i termini ‘etere’,‘pixel’, ‘immagini riflesse’, ma senza molto successo. Quindi rispose che, come lui non l’aveva mai saputo, lei avrebbe dovuto accontentarsi. Era una magia da Babbani.
Comunque, avendo capito che premendo i bottoncini colorati sulla scatoletta di plastica nera si potevano cambiare immagini anche stando sdraiati sul divano, la Parkinson sequestrò il telecomando e il dominio della televisione passò nelle sue mani.
Uno sconfortato giovane si diresse allora in cucina e preparò un paio di toast, alcuni dei quali pose poi sul tavolino davanti alla ragazza augurandosi che avrebbe trovato il tempo di mandare giù qualcosa tra uno spot pubblicitario e l’altro.
Alcune scene del nuovo shampoo pubblicizzato dall’attrice sembravano averla rapita.
Lui scelse invece di andare a letto: l’indomani sarebbero tornati i Dursley e non voleva farsi trovare dormiente, quindi aveva deciso che si sarebbe alzato presto per riassettare la casa e avrebbe poi aspettato il loro arrivo.
Così fece.
Quando scese di sotto e vide il divano vuoto si rallegrò che la sua ospite avesse avuto il buon senso di andare a letto, anche se non voleva sapere a che ora questo fosse avvenuto.
Fece una veloce colazione, rimise a posto quello che era rimasto in giro dalla sera prima, avvedendosi di non lasciare tracce della presenza di un’altra persona.
Durante l’assenza dei padroni di casa non aveva stravolto l’abitazione stile uragano, anzi aveva fatto in modo di essere il più ordinato possibile, così non aveva molto lavoro da sbrigare.
Verso le dieci si lasciò cadere sul divano godendosi la pace che presto avrebbe fatto fagotto e lasciato quella casa, chiedendosi quando la Parkinson si sarebbe svegliata. Non gliene sarebbe fregato nulla dei suoi ritmi, semplicemente avrebbe dovuto parlarle prima dell’arrivo degli zii. Loro non dovevano sapere che in casa c’era un’estranea, o li avrebbero sbattuti fuori entrambi.

Un’ora dopo cominciò ad agitarsi. Pansy non era ancora scesa e i Dursley potevano arrivare da un momento all’altro.
Alle undici e mezza capì che non poteva più aspettare, così salì di sopra con l’intento di svegliarla. Aprì la porta della stanza degli zii e notò che c’era molta luce: evidentemente, la ragazza riusciva a riposare anche con le finestre aperte.
Lei stava accoccolata all’estremo del letto più lontano dalla porta, addormentata in posizione fetale. Ad Harry sembrò piccolissima: la sua corporatura esile appariva ancora più fragile a causa della maglietta che aveva preso dal suo armadio e dei larghi pantaloncini.
Qualcosa attirò la sua attenzione: su parte delle gambe di lei vide dei lividi e gli stessi sul collo. Pensò che durante la sua fuga da casa, della quale ancora non capiva il motivo, doveva averne viste di brutte.
Improvvisamente, e senza motivo, il Grifondoro non ebbe più questo gran desiderio di svegliarla. Piuttosto le si avvicinò e delicatamente la prese fra le braccia portandola poi in camera sua. Qui la adagiò sul letto e subito tornò nell’altra stanza, rimettendo ogni cosa come la zia l’aveva lasciata. Quindi scese di sotto e preparò una colazione completa, che posò accanto al letto dove giaceva la Parkinson.
Stava per tornare di sotto quando la sentì muoversi e stiracchiarsi.
“Buongiorno, Parkinson. Mai sentito dire che chi dorme non piglia pesci?” la salutò.
Due voci risposero in contemporanea.
“Potter che diavolo ci faccio nella tua stanza??”
“Potter sei ancora a casa, dannato ragazzo?!”
“Cacchio!” Esclamò in preda al panico Harry, sentendo i passi dello zio per le scale. “Presto ficcati qui dentro!” Aprì l’armadio e fece segno alla ragazza di entrarci.
“Ma scherzi?Io…” Obiettò confusa lei.
“Vuoi incontrare la McGrannitt? Allora obbedisci!!” Appena
riuscì a richiudere le ante dell’armadio, la porta si aprì e apparve la gargantuesca pancia dello zio, e subito dopo lo zio stesso.
“Allora sei ancora qui?”
“Zio sai che potrò andarmene solo da maggiorenne, ovvero domani.” Rispose il bambino sopravvissuto.
“Io e tua zia speravamo che al ritorno dal viaggio fossi già sloggiato, ma a quanto vedo non la finirai mai di deluderci.”
Ad Harry salì in bocca una rispostaccia ma si trattenne. In quel momento, in cui per fortuna lo sguardo dell’uomo si era spostato all’esterno della stanza, si udì uno starnuto. Svelto Harry si portò una mano alla bocca e fece finta di essere il colpevole. “Scusa, zio!”
“Se sei raffreddato non scendere o l’attaccherai anche a noi!” Vernon si allontanò subito di qualche passo.
“Dirò a Petunia che sei ancora qui, così non dovrà salire a controllare.” E con queste ultime parole se ne andò.
Il ragazzo aprì subito l’armadio e ne uscì Pansy con un eccesso di colpi di tosse. “Ma quanta polvere c’è là dentro?!”
“Bene Parkinson, hai appena incontrato il tuo primo Babbano.” disse divertito lui.
“Babbano? Era un Babbano, quello?” Alla faccia che fece, Harry scoppiò a ridere.
“Sì, mio zio, come avrai capito…”
“Pensavo che per rivolgerti a te così dovesse essere un buon mago, e invece…scopro che anche i Babbani sanno trattarti come meriti…” Esclamò con una punta di cattiveria la Serpeverde.
“Ah ah molto simpatica… Parla piano che non devono sentirti.”L’avvertì ancora lui, preoccupato che al piano di sotto l’avessero udita.
“E perché non dovrebbero?” La ragazza alzò di parecchio il tono di voce, maligna.
Harry l’afferrò per un polso. “Ma sei scema? Vedi che se ti sentono, ci sbattono fuo…!”
Dovette fermarsi. Pansy lo guardava con gli occhi colmi di lacrime e divincolando il polso gemeva “Lasciami…Lasciami…LASCIAMI!!”
“Zitta!” La bloccò tentando di calmarla, prendendola per le braccia. Al che la ragazza sotto il suo sguardo allibito cominciò a singhiozzare forte, cercando al contempo di unire la frase ‘non mi toccare’, e ripetendola fino allo stremo.
La Parkinson si lasciò cadere a terra e, raggomitolata, continuò a singhiozzare e a mormorare la sua cantilena.
Harry era pressoché sconvolto, non sapeva che fare. Al massimo della confusione, decise di uscire dalla stanza e lasciarla lì, sola, perché si calmasse.

* * *

Pansy Parkinson non era mai stata una debole. Ne aveva sopportate di cose, trattamenti brutali fisici e morali.
Molti suoi compagni Serpeverde pensavano che il padre la picchiasse, come era normale per loro, ma si sbagliavano. Non era suo padre a picchiarla, lui la amava, la proteggeva quando poteva.
Era sua madre.
Lorelai era la donna più fredda e cattiva che Pansy avesse mai conosciuto e, purtroppo, la sua mamma.
Certo, la bellezza la doveva proprio a quella donna, della quale aveva preso i tratti del viso, che con gli anni si erano affinati, e gli occhi. Anzi, in molti le scambiavano ancora per sorelle. Ma tutte le lacrime che aveva versato accucciata fra le braccia del padre non si potevano contare, e sulla bilancia non valevano quanto il viso d’angelo che aveva ricevuto come compenso.
Un giorno aveva l’aveva trovata a letto con Nott, mentre suo padre era in viaggio in America, e aveva pensato che da quel momento avrebbe potuto ricattarla, ma la donna, con un gelo paragonabile solo a quello dell’uomo che giaceva nudo avvinghiato a lei, le aveva intimato “Non ti conviene, bambina, o Oscar chiederà il divorzio e io avrò l’affidamento…non ti conviene, bambina.”
L’unico al quale aveva avuto il coraggio di confessarlo era stato Draco. Draco, con i suoi occhi dolci, Draco con le sue braccia forti, Draco con il suo calore rassicurante. Probabilmente lui era la persona più importante della sua vita.
Pansy Parkinson stava pensando a tutte queste cose quando il Grifondoro più pulitino e perfettino del mondo entrò nella camera.
“Stai meglio?” Le chiese.
“Potter, se lo dici ad un’anima me la paghi.” Affermò lapidaria allora la ragazza, ottenendo uno sbuffo in risposta.
“Parkinson, come vuoi che te lo ripeta ancora? Non mi interessa dirlo a nessuno, non mi interessa spettegolare su di te!”
“Ah già dimenticavo che a te non interessa niente che non sia te stesso!” Lo aggredì subito la ragazza. Sapeva di non avere motivo di essere acida, ma non riusciva a frenarsi.
“Ma smettila…non mettermi in bocca parole che non ho detto… Ti ho portato qualcosa da mangiare.” Harry le lanciò un panino e una coca. “Non posso fare di meglio, li ho presi comunque ad un buon bar. Se i miei zii si accorgessero che manca qualcosa...”
Pansy lo interruppe e sollevò la coca dicendo “Che cos’è?”
“Coca cola… E’ buona ed è analcolica, un po’ come la Burrobirra” La vide stappare la lattina e assaggiare diffidente il liquido frizzante.
“Nacque come rimedio per il mal di testa, sai? Poi si accorsero che non aveva alcun effetto terapeutico ma un ottimo sapore…”
“Si, non è male!” Rispose allora Pansy, con la bocca ancora piena. Quando vide il suo interlocutore alzare interrogativamente un sopracciglio, si infastidì. “Beh? che c’è adesso?”
“Non credevo avresti mai detto una cosa simile...di un cibo Babbano intendo! Mi sei sembrata quasi…normale!” Harry la guardava dritto negli occhi in un modo che la mise a disagio.
“Se una cosa è buona, è buona punto e basta. Mi dai il libro di Pozioni che non ho finito il tema?” Chiese cercando di cambiare argomento.
Il Grifondoro le porse la sua copia del libro. Non volendo più avere niente a che fare con il Principe Mezzosangue, aveva nascosto nella Stanza delle Cose Perdute quella versione, e ne aveva ricomprata un’altra.
Il pomeriggio stranamente trascorse con le teste dei due ragazzi chine sulle pergamene. Avendo capito che potevano sfruttare lo studio per la convivenza pacifica avevano unito l’utile all’…utile.
Lo strillo di zia Petunia che informava il nipote che era pronta la cena li interruppe. “Appena si addormentano vedo di portarti qualcosa da mangiare.”
La ragazza annuì senza smettere di copiare il paragrafo che aveva sotto gli occhi.
Fu con enorme sorpresa che al suo ritorno, Harry la trovò addormentata, la testa poggiata sul libro, la penna ancora fra le dita.
“Praticamente passo più tempo a vederla con gli occhi chiusi che aperti… Meglio, così non sputa sentenze…!” Si trovò a pensare il ragazzo, e mentre completava il tema di Trasfigurazione assecondò la melodia che per chissà quale motivo gli era presa a risuonare in testa.
“I could stay awake just to hear your breathing, watch your smile while you are sleeping, while you're far away and dreaming... I could spend my life in this sweet surrender...I could stay lost in this moment forever...”
Harry si bloccò di colpo. Si era reso conto solo in quel momento di cosa stavano dicendo le parole della canzone, e, sorridendo per l’ironia della sorte, smise di canticchiare per concentrarsi definitivamente sull’ultimo concetto.
Mise l’ultimo punto al secondo rotolo di pergamena e guardò l’orologio: segnava le 23:53. Pochi minuti e sarebbe stato maggiorenne! Per la prima volta nella sua vita non vedeva l’ora che passassero, questi minuti, perché arrivasse la mezzanotte di quel benedetto 31 luglio. Perché, per la prima volta nella sua vita, aveva di che aspettarsi da un compleanno. La maggiore età. Il poter lasciare i Dursley. E ovviamente, neanche altre ventiquattr’ore e avrebbe rivisto Ron ed Herm!
Meno ansioso era invece di incontrare Ginny. Che diamine le avrebbe detto? La sua unica speranza era che passioni assopite si risvegliassero nel trovarsela di nuovo di fronte, ma ci sperava poco.
Con un sussultò la Serpeverde saltò su a sedere.
“Fatto un brutto sogno?” Chiese distratto il ragazzo, lo sguardo perso fuori dalla finestra, gli occhi concentrati nel distinguere la sagoma stagliata contro la luna che tendeva a farsi più grande via via che si avvicinava.
“Sì. Ma vederti una volta aperti gli occhi mi fa rimpiangere l’incubo di poco fa… Che c’è fuori?” Pansy si avvicinò e vide insieme a lui un grosso gufo fulvo planare nella loro direzione.
Harry aprì la finestra e permise alla bestiola di entrare, sciogliendo la pergamena dalla sua zampa. La lettera gliela indirizzava Lupin, che gli faceva gli auguri e al contempo lo informava che sarebbero stati lì, lui e la scorta, per le cinque del successivo pomeriggio.
Lui passò l’informazione a Pansy, che l’accolse gioiosa.
Ancora un istante di pace e poi la camera si trasformò in un serraglio. A turno un gufo bruno, un piccolissimo rapace che venne riconosciuto come Leotordo, un barbagianni e, sopra tutti loro, la bianca e fiera Edvige si accalcarono contro il destinatario.
Le lettere erano di Hagrid, di Tonks, di Ron e di Hermione.
Alla fine di quest’ultima, due righe colpirono il Grifondoro.
“Ehi ciao, sono Ginny. Innanzi tutto, AUGURI! Ti scrivo qui in fondo approfittando della lettera di Herm perché non c’erano altri gufi disponibili.. So che lì le cose vanno bene se no ci avresti scritto…Ci vediamo presto, ancora buon compleanno.”
Senza badare alle proteste della Parkinson per il casino provocato dal viavai aviario, Harry rilesse più e più volte quelle poche parole. Stranamente, nessun riferimento alla loro relazione. Nessun riferimento a niente, per essere precisi.
“…e che indecenza che piombino tutti insieme!! Mi vuoi dare retta per piacere?!?”
“Parkinson, perché dovrei?” Rispose ancora soprappensiero. “Quando darai un taglio alle lamentele e dirai qualcosa di interessante, vedrò di prestarti attenzione.”
“Spiegami almeno perché tutti questi gufi in una volta, se in questi giorni non hai ricevuto neanche la Gazzetta del Profeta!!” Sibilò furiosa lei.
“Ah niente…sono auguri…” Fece evasivo Harry.
“Auguri? E per cosa di grazia?” Domandò ancora.
“Compleanno..”
“Oggi è il tuo compleanno?” Continuò Pansy.
“Si…”
“Quanti?” Chiese, dandosi poi della stupida, considerando che erano allo stesso anno di scuola.
“17”
“Auguri.”
“Grazie.”
Silenzio.

* * *

Trema. Trema di dolore. Trema di freddo.
Lì sotto c’è freddo, nelle segrete. E c’è buio. Un buio fitto e freddo e cattivo. Freddo. Tutto sembra freddo.
Una luce gelida illumina il corridoio e la porta si apre. Entra qualcuno che, con una voce fredda come tutto il resto, dà un ordine imperioso. “Alzati, bambina.”
“Papà…” esala senza fiato lei.

“Tuo padre non c’è, bambina. Se n’è andato, e anche tu stai andando via.” Un braccio si serra sul suo polso destro e la alza di peso. E’ molto forte, quella donna. La trascina semicosciente fuori dalla cella, su per le segrete.
La ragazza era convinta che niente avrebbe mai potuto più scaldarla, ma deve ricredersi. Avverte il calore delle fiamme di un camino, e la presa di sua madre viene sostituita da una più forte che, stringendola per le braccia, la porta con se dentro le fiamme urlando qualcosa. Pansy è troppo incosciente per captare quelle parole. La tiene su soltanto quella presa.
E’ fredda, quella presa.


* * *

La Serpeverde dagli occhi blu si svegliò di soprassalto con le guance bagnate di lacrime e la fronte umida di sudore. Tentò di calmarsi con un bicchiere d’acqua, ma le tremava la mano e qualche goccia le scivolò sulla maglietta di Harry che indossava. Il cuore le batteva con intensità tale che le venne difficile anche deglutire. Come in preda al panico, uscì dalla stanza e, dimentica della prudenza, non curandosi del pericolo di essere vista dai padroni di casa, scese le scale e si fermò solo una volta giunta in salotto.
Non sapeva di stare cercando qualcosa, ma lo trovò.
Harry, sdraiato sul divano in una posizione molto simile a quando l’aveva visto la prima sera, dormiva sereno. Pansy si avvicinò e sedette su quello stesso divano. Il respiro le era tornato regolare. La mano, un po’ incerta, si levò e piano si avvicinò ai capelli spettinati del ragazzo. Si avvicinò, ma non arrivò mai a destinazione.
Pansy scattò in piedi come se si fosse resa conto solo in quel momento di ciò che stava facendo. Si diresse alla porta. Sulla soglia, si bloccò un attimo.
Si concesse di lanciare un ultimo sguardo alle sue spalle e, adesso serena, tornò al piano di sopra, nella camera che il ragazzo gentilmente le aveva ceduto.
Sdraiandosi di nuovo a letto, abbracciò il cuscino e inspirò il profumo di pulito che la avvolgeva. Lei si sentiva sporca, colpevole, infima, ma quel profumo la cullò dolcemente in un sonno senza sogni.

* * *

Note dell'autrice:
Ecco il primo capitolo!Voglio ringraziare tantissimo Nyssa per la grande collaborazione e Keira per avere le pensate più geniali che mi danno le idee migliori :P fatemi sapere che ne pensate, il prossimo capitolo l'ho già scritto e arriverà domani!Baci,
Silver

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Quartier Generale ***


Capitolo Due


Era ancora mattina presto, ed Hermione stava godendosi la pace prima del risveglio generale che avrebbe portato nel quartier Generale il solito casino.
Accovacciata sul divano della sua stanza preferita, un piccolo salottino del terzo piano che aveva eletto a suo rifugio, leggeva l'ultimo libro della sua autrice preferita, Asya Estregatta, che stavolta si era cimentata in una storia d'amore tra vampiri. Quella strega aveva un modo di scrivere così avvincente!
Girò pagina e sbuffò di disappunto, era arrivata all'ultimo capitolo. Quella era la parte che piu odiava dei libri, quando finivano.
Nella storia, la protagonista era un'umana e si innamorava del vampiro che stava seminando morte e distruzione nel suo villaggio, si faceva trovare da lui ma prima che la uccidesse lo implorava di rendere anche lei vampiro pur di stargli accanto...bah, doveva ammettere che la protagonista le sembrava una stupida. Non ci si ritrovava per niente. I vampiri sono i peggiori nemici degli umani, dei babbani almeno, li sterminano! E poi, rinunciare a tutto per un bel visino angelico...naaaa, ci voleva ben altro, secondo lei, per compiere un passo simile! D'altra parte grazie al cielo non aveva questo problema. Forse, nel momento in cui si sarebbe innamorata, avrebbe potuto pensarci, ma fino ad allora relegava il suo romanticismo alle pagine dei libri.
Fece per prendere la tazza di thè caldo che aveva poggiato sul tavolino,quando si accorse che era vuota. Uffa...adesso sarebbe dovuta scendere sino in cucina...Ma prima voleva finire il libro. Lesse l'ultimo capitolo lentamente, per gustarlo meglio, e chiuse il volume con un sospiro. Chiunque avesse detto che il migliore amico di una donna single è un libro, aveva tremendamente ragione. Lasciò il libro sul comodino della sua stanza, facendo attenzione a non svegliare Ginny e scese fino in cucina, non risparmiando un'occhiataccia a Kreatcher che si era gia rimesso al lavoro.
Si versò ancora una tazza di thè alla vaniglia e..
"Ahhh!" Sussultò, e parte del liquido bollente le si riversò sulla manica e sul polso.
"Datti una calmata, Granger...nervosetta di mattina?"
"Malfoy..ma ti sembra normale spuntare alle spalle della gente?" Lo accusò lei asciugandosi intanto dove il thè l'aveva scottata.
"Adesso non posso neanche prendermi un caffè?" Sbuffò lui.
Hermione comunque aveva ben poca voglia di una discussione di prima mattina con la serpe più acida di Hogwarts, così decise semplicemente di uscire, e gettando un'occhiata all'orologio pensò che fosse abbastanza tardi da poter svegliare Ron per ricominciare le ricerche sugli Horcrux che avevano sospeso il pomeriggio prima.
* * *
Non mancava molto all'ora di cena quando al numero 12 di Grimmauld Place trillò il campanello interrompendo al suo apice una delle solite discussioni fra Ginny, Ron ela Signora Weasley.
"...e la prossima volta che usi quel tono con me,signorina.. OH ma questi devono essere Delobel e Kingsley!Va ad aprire Ron.."
"Vedi? Mi dai ordini, come al solito! Non chiedi neanche per favore!!" Esclamò allora Ron,non muovendosi di un centimetro.
"Io non do ordini!E adesso datti una mossa,Ronald!!" Lo rimbeccò la madre.
"IO..." Cominciò il rosso ma si bloccò ad uno sbuffo della ragazza al suo fianco, che, capendo che altrimenti gli ospiti sarebbero rimasti a mettere radici fuori, si diresse ad aprire.
"Grazie Hermione..." Sospirò la Signora Weasley, e con un'ultima occhiata feroce ai suoi due figli si diresse di nuovo in cucina a terminare i preparativi per la cena.
Ma quando la ragazza aprì la porta non furono l'ex professore e l'Auror che si trovò davanti. "Cielo...Harry!!!" E saltò al collo del suo migliore amico. "Finalmente!!"
"Herm...piccola!" La abbracciò lui.
"Accidenti ti trovo in forma!" Trillò la Granger, prima di salutare Tonks e gli altri che avevano l'accompagnato nel lungo tragitto da casa degli zii. Aprì completamente la porta perchè entrassero tutti, e continuò a parlare ininterrottamente finchè, ultima della fila, dietro Bill Weasley, non vide la compagna di scuola che meno si sarebbe aspettata.
"...e dovevi vedere la faccia di Gin..Parkinson?!!"
"Precisamente io, Granger...Qualche problema?" Fece l'altra ostile.
Se fosse stata in possesso ancora della facoltà della parola, Hermione probabilmente le avrebbe risposto a tono.
In quel momento, giusto per aumentare la confusione, scese dal piano di sopra un altro Serpeverde, la cui presenza era ancor meno plausibile.
"Che cos'è questo casino che...Mio Dio Pansy!" Non appena Malfoy incrociò lo sguardo della compagna di casa si slanciò dagli ultimi scalini per correrle incontro, ma prima che potesse abbracciarla, lei fece un passo indietro. "Cielo sei viva...Non riesco a crederci..."
Alla confusione madornale che affollava la mente di Harry si aggiunse una strana curiosità. Lo lasciava perplesso l'atteggiamento di Malfoy, non più freddo, distaccato, presuntuoso di sempre, ma in ansia, preoccupato e...forse innamorato?Harry se lo chiese.
"Molly abbiamo già convocato Arthur e Delacroix...Riunione straordinaria!" disse subito Lupin non appena la signora Weasley, richiamata dalla confusione, apparve in cima ai gradini che conducevano alla cucina. Poi si rivolse ai due Serpeverde presenti. "Per favore Draco, voi venite entrambi con noi in cucina."
Ron e Ginny furono fatti salire nell'atrio poco dopo. Harry era basito.
"Temo di essermi perso qualche passaggio..."
"Parecchi amico!" Annuì Ron, poi gli sorrise e si salutarono con calore.
Ma quando Harry si trovò di fronte la sorella minore del suo migliore amico fu colto dall'imbarazzo. "Ciao Ginny..." Si scambiarono un veloce bacio in guancia ed entrambi volsero lo sguardo altrove.
"E la Parkinson che ci faceva con te?" gli chiese Hermione.
"E' venuta per parlare con l'Ordine...non ho idea però di cosa voglia dirgli...E Malfoy invece?!Ne vogliamo parlare??"
"Saliamo su in camera nostra, è un posto migliore per parlare." Suggerì saggiamente la Granger.
Harry ne approfittò anche per portare il proprio baule al piano di sopra. "Dove mi sistemo?"
"Ah già, ancora la notizia migliore non la sai...!" Rise amaramente Ron.
L'amico lo guardò interrogativamente, e per risposta lui aprì la porta della loro stanza di sempre. Due dei tre letti erano già occupati, lo si capiva dai comodini ingombri e soprattutto i bauli ai piedi.
"Va beh che vuoi che sia, non è un problema se anche Charlie dorme con noi!" Lo rassicurò Harry.
"Charlie è in Irlanda per conto dell'Ordine..." Lo informò l'altro. "Non riesci proprio ad indovinare con chi dividiamo la stanza??"
Dato il tono esasperato del suo amico, e le risatine sotto i baffi delle altre due, al Prescelto non ci volle molto. "No...non Malfoy! Malfoy no cavolo!!!"
"Precisamente..." Assentì Hermione cercando di trattenere il riso, e riuscendoci malissimo.
"Tu non te la spassare troppo che la prossima che sentiamo è che con voi viene la Parkinson!!" La zittì Ron scontroso.
"Sarebbe il colmo! Allora, adesso vuoi spiegarci come mai era con te??"
Harry raccontò ai suoi amici di come l'avesse incontrata e di quanto fosse stata dura la convivenza in quei giorni, anche se non fece parola della strana crisi isterica di quando l'aveva per sbaglio presa per le braccia e dei lividi che aveva scorto sul suo corpo. Disse solo che gli era sembrata malconcia. Al termine del breve racconto, volle invece sapere da quanto Malfoy era lì.
"Circa una settimana e mezzo...forse di meno." Rispose Ginny.
"Non sappiamo nè perchè sia qui nè cosa faccia.. E' arrivato una sera con Lupin e come oggi hanno convocato una riunione che è terminata solo a notte fonda. Da quel momento sembra che tutti lo trattino con affetto...una cosa intollerabile!!" Si lamentò Ron.
"Chissà cosa deve aver raccontato loro perchè si fidassero..." Mormorò Ginny.
Harry distolse lo sguardo. Ci aveva già pensato, ed in realtà non credeva che Malfoy stesse spiando l'Ordine per Voldemort. Voglio dire, non era certo felice di trovarsi tra i piedi quell'arrogante faccia da schiaffi, ma tutte le volte che voleva spiaccicarlo contro un muro gli tornava in mente la paura, la tristezza del suo ultimo dialogo con Silente, e come stesse abbassando la bacchetta prima dell'irruzione dei quattro Mangiamorte.
"Cosa pensi?" Gli domandò acutamente la sua migliore amica.
"Che se gli permettono di restare sicuramente l'avranno sottoposto alla Legilimanzia, e a chissà quali altre prove che non sappiamo..." Rispose lui. "E con voi come si è comportato?"
"E' un idiota!" Scattò subito Ron. "Un cretino! Quando ci sono davanti mia mamma o gli altri, con fredda cortesia... Ma se non c'è nessuno, si comporta come sempre, fa lo stronzo con tutti noi!"
Mentre gli amici aggiornavano il nuovo arrivato con tutte le novità e gli aneddoti accumulati in quelle settimane, in cucina proseguiva la riunione. E proseguì a lungo! Erano le dieci e mezza quando la Signora Weasley concesse loro di scendere per la cena. E, come Ron aveva profetizzato, le ragazze furono informate che la Parkinson da quel momento avrebbe dormito in camera con loro.
"Non ci credo..." Era sbottata Ginny, prima di andarsene. Effettivamente, non aveva tutti i torti, e ne avrebbe avuti ancor meno se avesse potuto prevedere il futuro.
Infatti, i due amici si erano appena infilati i pigiami (approfittando dell'assenza di Draco,in bagno, per esprimere il loro disappunto in termini non proprio da manuale) che una serie di improperi piovve dalla stanza accanto.
Entrambi si precipitarono dalle ragazze e le trovarono, ancora vestite, a urlarsi contro. Subito Harry si frappose tra Pansy, la più alta di loro, e Ginny, la più minacciosa.
"Levati dai piedi Potter, la cosa non ti riguarda!" Gli abbaiò contro la Serpeverde.
"Lasciami Ron che gliene devo ancora dire quattro!" Ringhiò Ginny.
"Ma insomma, che succede??" Gridò Harry per farsi valere sul frastuono.
"Queste due pretendono che dormiamo con tutto chiuso! E' estate, e c'è caldo!!"
"Questa cretina invece ha ancora paura del buio!" La accusò la minore dei Weasley.
Hermione cercava di tenersi in disparte, non volendo infuocare ancora la discussione.
Allora Harry cercando di suonare ragionevole si rivolse a Pansy, spostandola leggermente in modo che solo lei sentisse. "Per piacere, non potresti accettare per questa notte che dormiate con le imposte chiuse? E' per ragioni di sicurezza sai, per dissimulare meglio i rumori e l'apparenza a chiunque guardi la villa..."
Lei tentò di suonare spavalda, ma lui non mancò di cogliere il lampo di paura nei suoi occhi blu. "Non se ne parla!"
Nel frattempo, Ron aveva calmato leggermente la sorella. Fu un bene, perchè proprio in quel momento giunse la signora Weasley che pretese delle spiegazioni.
Forse avrebbe potuto essere più diplomatica però, perchè quando decretò "Non c'è problema, è giustissimo che l'aria circoli, c'è un fortissimo odore di chiuso qui!" sua figlia esplose di nuovo. Comunque, alla fine dovette accettare la decisione della madre e si rassegnò ad andare a letto.
Tornando in camera, Ron mormorò "E io che pensavo che Malfoy fosse il male peggiore..."
"Temo dovremo abituarci sai?Non sarà l'ultima lite..." Sospirò Harry. Si sentiva strano, come se qualcuno gli avesse ribaltato delle certezze: evidentemente, trovarsi con i due Serpeverde peggiori fra i piedi, a Grimmauld Place, gli risultava più difficile da accettare di quanto desse a vedere. E poi, una cosa era dormire con Ron, che era più che un fratello per lui, un'altra avere nel letto accanto una persona con cui si era scambiato dieci frasi l'anno, e tutte cariche di odio! Malfoy era già a letto; di sicuro non stava ancora dormendo, ma non disse una parola al loro arrivo, nè dopo.
Il bambino sopravvissuto non si addormentò subito. Resto anzi parecchio a rimuginare su quanto accaduto: era certo ormai che Pansy avesse paura del buio, non aveva dimenticato che il giorno prima a Privet Drive l'aveva trovata addormentata nel letto della zia con le imposte spalancate. I suoi pensieri poi si concentrarono sulla sua ex fidanzata. Ginny era sempre la stessa, determinata, bella, divertente...eppure se l'anno prima una sottospecie di creatura si agitava dentro di lui anche soltanto quando la pensava, adesso non riusciva più a provare lo stesso. Alla fine cadde in un sonno stranamente pacifico che lo accompagnò tutta la notte.
Il giorno dopo trascorse molto lentamente. Fu indetta un altra riunione per aggiornare i membri assenti la sera prima, e anche stavolta ai ragazzi non fu permesso di partecipare. Rimuginarono molto sull'eventuale apertura o meno della scuola quell'anno e si chiesero quanti studenti avrebbero trovato. Era difficile pensarla sicura come era stata fino all'anno prima, adesso che Silente non c'era più.
Kreatcher continuava in un certo qual modo ad occuparsi della casa, ma adesso era affiancato da Dobby, che a modo suo si riteneva alle dipendenze di Harry e questo aveva notevolmente migliorato lo stato di pulizia e ordine della villa.
* * *
"Domani ci facciamo una passeggiata a Diagon Alley, contenti ragazzi??" Trillò per cena la Signora Weasley. La notizia venne accolta bene, avevano tutti un po' voglia di uscire. "Voi avete voglia di venire??"
Malfoy e la Parkinson tentennarono. Evidentemente non volevano sembrare scortesi, ma nessuno dei due rispose affermativamente.
"Sono sicuro che potrebbe farvi bene un giro!" Rincarò Remus Lupin, seduto davanti a loro.
"Allora è deciso! Verrete con noi!" Esultò ancora Molly.
Un mormorio di disapprovazione si levò dai minori Weasley, mentre Hermione sussurrò ad Harry "Secondo me volevano restare tutti soli a casa...!"
"Pensi che stiano insieme?" Le bisbigliò di rimando lui.
"E guarda!" La ragazza indicò con un cenno del capo prima le loro braccia a contatto, poi il modo in cui parlavano, con i visi vicinissimi.
"Già già...dev'essere così!"
Quella sera andarono a letto presto, e stranamente non scoppiò nessuna lite. Forse la gita del giorno dopo aveva messo tutti di buon umore, o forse semplicemente nessuno ne aveva voglia.
Comunque, se il giorno prima Harry ci aveva messo un po' ad addormentarsi, quella volta non ci riuscì proprio. Dopo essersi abbondantemente rigirato nel lenzuolo, decise di scendere a prendere un bicchiere d'acqua. Aveva percorso meno di metà strada quando un rumore attirò la sua attenzione, veniva dal piano di sopra. Decise di controllare, più per curiosità che per altro: sapeva che c'erano delle stanze per gli ospiti ma che in quel momento erano tutte inutilizzate, così salì le scale e quando fu in cima udì di nuovo qualcosa sbatacchiare dal fondo del corridoio. Si diresse senza indugi verso l'ultima porta e quando l'aprì restò un attimo immobile dalla sorpresa.
Nella parte del letto più lontana dalla porta, raggomitolata, c'era una ragazza, inconfondibile per i lunghi capelli biondi. Il rumore che l'aveva attirato lo avevano provocato le tende della finestra che lei aveva ostinatamente lasciato aperta: ecco perchè non c'erano state discussioni quella sera! Perchè lei non si era impuntata sulle imposte, preferendo sgattaiolare via più tardi.
"Non è carino stare qui, ora vado via..." Si era detto Harry in un primo momento, ma non si decideva. Era certo che fosse successo a Pansy qualcosa, ed era curioso di scoprire cosa. Contro ogni buon giudizio, le si avvicinò. La ragazza indossava una maglietta larghissima che doveva essere di Malfoy, che le lasciava le gambe scoperte. Lui potè notare che gli ematomi stavano scomparendo dalla pelle diafana e ne fu in cuor suo felice. Le spostò una ciocca di capelli che le copriva il viso.
"Se Malfoy sapesse che sono qui mi spezzetterebbe...!" Pensò, eppure non potè fare a meno di sorriderne. Quasi come se avesse sentito il suo profumo,Pansy lasciò cadere il viso sulla sua mano, ma lui la ritrasse di scatto. Poi, terrorizzato che il movimento brusco potesse svegliarla, si allontanò in silenzio e si richiuse la porta alle spalle.
"Harry! Ma hai dormito male stanotte? Hai certe occhiaie..." Lo salutò l'indomani Hermione entrando nella loro stanza. Lui rispose con un grugnito. Non aveva dormito male, non aveva dormito proprio!
"Ragazzi oggi si va a Diagon Alley!!" Trillò Ginny piombando sul letto del fratello.
"Vattene via rompiscatole voglio dormire..." Biascicò lui.
Allora la sorella imitando alla perfezione la voce della mamma fece "Dovreste vergognarvi! Prendete esempio da Dracuccio, lui è già in piedi da un pezzo!"
A fatica Harry tirò su la testa dal cuscino e vide che effettivamente il loro compagno di stanza non c'era. Borbottò qualcosa di insensato e nascose la testa contro la coscia di Hermione, seduta sul suo letto.
"Eddai pigroni! Guardate che vi lasciamo a casa!"
Il Prescelto si lasciò andare a qualche altro borbottio prima di alzarsi e dirigersi finalmente in bagno.
Durante la colazione, Molly distribuì loro dei fagotti."Sono mantelli arrotolati.. Di questi tempi non è saggio girare scoperti,non del tutto almeno!"
Harry srotolò il suo, di un bel verde smeraldo. Il suo amico grugnì nel notare che il proprio era di lana. "In piena estate! Un mantello di lana!"
"Dai Ron, è bordeaux proprio come la tua divisa da Quidditch!" Lo rincuorò Hermione, scegliendo le parole migliori per farlo sorridere. Quello della ragazza era invece di un verde acqua molto dolce. Ginny si buttò sulle spalle il suo (arancio brillante), trillando "Come mi sta?"
Nel frattempo, la signora Weasley era arrivata ai due Serpeverde. "Tieni tesoro, ho pensato che con i tuoi occhi ci sarebbe stato benissimo questo..." Disse porgendo a Pansy un mantello blu reale. Quello che aveva scelto per Malfoy era sempre blu, ma molto scuro.
La prima sensazione che ad Harry diede quella combinazione di colori lo lasciò perplesso. Era come se cercassero di attirare l'attenzione su loro quattro, con quelle tonalità così vivaci, per distoglierla dagli altri due ammantati in vesti più sobrie. Comunque non potè rifletterci a lungo.
"E adesso, spalancate le orecchie perchè ho delle notizie da darvi!" Annunciò infatti la mamma di Ron, catturando subito i loro sguardi. "Ieri sera ho parlato con Minerva del giro che avevamo previsto e lei mi ha permesso di mettervi al corrente di alcune cose che dovrebbero essere segrete!"
I ragazzi si scambiarono sguardi stupefatti: finalmente avrebbero saputo qualcosa!
"Dunque, dopo attentissime riflessioni si è deciso che è il caso di riaprire Hogwarts quest'anno. Non starò qui a spiegarvi come e perchè, molte cose sono ancora da decidere, ma ho avuto in anteprima...questi!" Gioì tirando fuori un malloppo di fogli.
"L'elenco dei libri??" Sbuffò Ginny.
"Si cara, in modo da poter ultimare le compere oggi stesso! Ma non solo...non c'è niente altro che vi viene in mente?"
Hermione, come al solito, fu la prima a parlare. "Le nomine a Caposcuola!" Esalò.
"Precisamente!!" Annuì la Signora Weasley, e le porse orgogliosa un distintivo accompagnato dalle congratulazioni della Preside. "E Draco, ce n'è uno anche per te..." Sorrise poi al biondino in fondo al tavolo. Questi le venne incontro e prese l'oggetto con un'aria un po' rassegnata. "E adesso, tutti nel camino!"
Harry sospirò. Accidenti. La Polvere Volante...odiava spostarsi con quella roba. Quando prese la sua manciata, fece attenzione a sillabare bene le parole 'Diagon Alley',per non ritrovarsi fuori rotta per l'ennesima volta.
Il quartiere interamente non-babbano che si annidava nelle viscere di Londra era molto cambiato negli ultimi anni. Poteva ricordare come la prima volta che Hagrid lo aveva portato lì, quando aveva soli undici anni,era tutta una festa di colori, un'armonia di voci e versi bizzarri in ogni dove. Adesso, a parte i soliti venditori di amuleti falsi contro cui il padre dei suoi amici combatteva strenuamente, erano scomparsi molti dei suoi negozi preferiti, come quello di Fortebraccio. Il Ghirigoro aveva cambiato gestione, il Serraglio Stregato si era allargato di due nuovi locali e le sue insegne erano le più tetre della via. La gente girava come loro in gruppo, e tutti portavano mantelli che rendevano difficile riconoscere il viso delle persone.
"...lui. Non me ne frega nulla, se lo vedo gli spacco ugualmente il naso!" Stava borbottando Ginny, parlando con lui ed Hermione.
"Sono certa che Zacharias Smith non sia il nostro primo nemico, in questo momento.." Sorrise lei ragionevole.
"Sì ma non si doveva permettere di trattare male Neville... Per altro, c'è ancora quella cronaca della partita che devo fargli pagare!"
"Ma scusate, Smith da dove è saltato fuori?" Fece Harry perplesso.
"Sua madre lavora con noi dell'Ordine, e quando lui è venuto a sapere in qualche modo della nostra gita le ha mandato una lettera chiedendole di vedersi..."Spiegò risoluta Hermione, cogliendo il lieve imbarazzo dell'amica.
"Oh...Non penso che riuscirebbe a riconoscerci comunque, con i mantelli!" Rispose lui, segretamente deluso dell'assenza di gelosia che provava.
Pansy e Draco camminavano fra loro e la signora Weasley, e si tenevano molto vicini. Parlavano a bassa voce e lanciavano continuamente sguardi in giro.
"Hanno l'aria di due latitanti..." Mormorò Ron.
"Effettivamente è quello che sono.. Per i Mangiamorte sono traditori..." Ragionò la neo-Caposcuola.
"Secondo me sono terrorizzati di trovarsi faccia a faccia con qualche loro amichetto..." Disse Ginny.
Harry la guardò perplesso. "Pensi ancora che stiano solo fingendo di essere dalla nostra parte?"
"Uhm..non dico che mi hanno convinto ma non sono più del tutto sicura che ci stiano spiando.. No intendevo che magari trovarsi qualche loro ex-compagno Mangiamorte davanti li spaventi.."
"Girate la prossima ragazzi, abbiamo appuntamento con Kingsley e Smith al negozio dei gemelli!" Li richiamò la madre dei ragazzi da dietro.
Ron si fece poco più avanti per fare strada, ma nel movimento andò ad urtare un uomo che per tutta risposta gli abbaiò contro "Attento a dove metti i piedi moccioso!"
Harry colse con la coda dell'occhio Draco coprire Pansy con il suo corpo ed estrarre al contempo la bacchetta. In ansia, fece lo stesso mentre Ron, seccato, rispondeva "Sì, scusi.." Gli sembrò che anche l'uomo avesse notato il movimento di Malfoy, e ora lo fissava.
Molly Weasley si frappose immediatamente fra loro. "Gerardo, da quanto tempo non ti si vedeva qui a Londra! Mi avevano detto che ti eri trasferito in Svezia...!"
"E' così, Prewett." Rispose gelido l'uomo. "E questi sono tutti tuoi?Sapevo che avevi una famiglia numerosa ma non immaginavo tanto..."
"Sì loro sono i miei ragazzi...Anzi manca Percy che lavora al Ministero! Davvero un piacere vederti, adesso scappo che ho appuntamento con Arthur e alcuni amici!"
Quello sorrise freddamente e si allontanò, senza però aver prima lanciato un'ultima occhiata inquisitoria al ragazzo dal volto oscurato dal pesante mantello blu.
La donna invece riprese a camminare, verso il negozio dei figli, poggiando una mano sulla spalla di Draco con fare protettivo.
"Quello aveva tutta l'aria di non essere dalla nostra parte..."Mormorò Hermione.
"Secondo me a quei due dev'essere successo qualcosa...mamma è così premurosa con loro!" Disse invece Ginny. Harry era pienamente d'accordo con entrambe, ma non ebbe modo di dire la sua, in quanto erano ormai giunti in prossimità della soglia del negozio di Fred e George, sbrilluccicante e allegro come sempre.
Il resto della gita non fu per niente eccitante come avevano sperato i ragazzi. Comprarono tutto l'occorrente per l'anno scolastico, l'ultimo per quasi tutti loro, e poche altre cose varie. La signora Weasley era premurosa come sempre, con Harry ed Hermione, ma sembrava che cercasse di mettere a loro agio soprattutto i due Serpeverde. Questo fu ampiamente apprezzato dai suoi figli che ebbero così modo di girare un po' più liberamente nei negozi.
Per pranzo, ebbero un veloce pasto al Paiolo Magico (molto meno affollato di come i ragazzi lo ricordassero), e verso le cinque del pomeriggio la madre dei ragazzi fece loro cenno di tornare. "E' tardissimo, poi non arriviamo neanche a preparare la cena!" Aggiunse in tono di scusa.
"Che delusione, speravo in qualcosa di più divertente..."Mormorò Ron mentre aspettavano il loro turno di entrare nel camino.
"Almeno abbiamo tutto ciò che ci serve!" Fece Ginny, che aveva un'aria insolitamente allegra. Allegria destinata a svanire in fretta perchè non appena furono tutti al sicuro sul duro pavimento del Quartier Generale sua madre la invitò a restare in cucina per aiutarla a preparare la cena.
"Non se ne parla!" Tentò di opporsi lei, ma senza neanche troppa convinzione, tanto sapeva che era inutile.
"Venite in camera mia" disse Hermione quando non furono più a portata d'orecchio. "C'è una cosa che voglio mostrarvi..."
Harry si richiuse prudentemente la porta alle spalle prima di chiedere ansioso "Trovato qualcosa sugli Horcrux??"
La sua amica esitò. "Non precisamente...ma quasi!" Lui alzò un sopracciglio interrogativamente, e la caposcuola si mise a frugare in mezzo ai suoi libri. "Ecco qui!" Disse porgendo loro un tomo dall'aria ingiallita, non per la vecchiaia quanto per l'usura.
"Storia di Hogwarts?!" Fece sbalordito Ron. "Herm quando ti convincerai che questo libro non può rispondere a tutto??"
"Ah no?" Rispose la ragazza risentita. "Eppure, forse ad Harry farà piacere leggere qui..."
Il ragazzo prese il libro alla pagina indicata da lei, e scorse velocemente il testo sino al punto indicato dal suo indice.
"...questo è il motivo per cui solo pochissimi oggetti dei fondatori ci sono stati tramandati, e di questi pochissimi sono arrivati ai giorni nostri. Abbiamo notizia soltanto di un medaglione di Salazar Serpeverde, adesso perduto, di una coppa di Tosca Tassorosso, inizialmente in possesso della vedova Smith ma a lei rubata da qualche decennio, e di uno specchio di Priscilla Corvonero. Di quest'ultimo non sappiamo che dell'estistenza, poichè nessuna testimonianza scritta riporta un luogo o una data che possa aiutare il ritrovamento."
"Dunque, ammettendo che il medaglione sia stato distrutto da R.A.B., anche se non possiamo affermarlo con sicurezza.. E dando per scontato che Voldemort abbia usato la coppa..." Ragionò Harry "adesso sappiamo cosa cercare, un diadema!"
"Strano che non citi la spada di Grifondoro..." Riflettè Ron.
La ragazza annuì. "Ci ho riflettuto. Penso che sia perchè è venuta fuori soltanto quando Harry l'ha estratta per uccidere il Basilisco, e a quel punto Silente non ha voluto aggiungerla agli oggetti ritrovati per non rischiare di informare V-V-Voldemort del nuovo possibile manufatto, su cui avrebbe di certo voluto mettere le mani."
"Ma cinque anni fa Voi-Sapete-Chi non era ancora tornato!!" Obiettò il minore dei Weasley.
"Sì, ma Silente non aveva mai creduto alla sua morte." Affermò convinto Harry.
Per qualche secondo calò il silenzio, poi fu lo stesso Ron a spezzarlo. "Allora torniamo a scuola?"
"Già... Abbiamo bisogno di quel diploma per iniziare le ricerche." Rispose tetro l'amico.
"Su Harry..hai visto che le informazioni ci sono?Basta solo sapere come cercarle!" Cercò di incoraggiarlo la Caposcuola.
"Chissà chi insegnerà le materie vacanti!" Si chiese Ron. "Voglio dire...con la McGrannitt Preside, mancano Trasfigurazione, Difesa e forse Pozioni, dipende se Lumacorno è restato o no..."
"E' vero! Speriamo che chiamino Lupin per Difesa!!" Disse speranzoso il Prescelto.
"Non ci giurerei..." Commentò l'amica. "Dopo le imprese di Greyback l'avversione per i lupi mannari è decuplicata..."
In quel momento la portà si aprì e fece capolino Ginny, con un'espressione rassegnata. "La cena è pronta..."
Quella notte, Harry provò sinceramente a dormire. Ce la mise tutta, davvero. Fu solo verso l'una e mezza che, rinunciandoci, decise di dare retta alla sua curiosità. Sapeva che se non avesse seguito i suoi pensieri, non sarebbe riuscito a chiudere occhio, perciò ripercorse il tragitto della notte prima e tornò nell'ultima stanza in fondo al corridoio di sopra.
Stavolta le tende non sbattevano, non c'era un filo di vento. Le persiane erano sempre aperte, e l'aria calda di agosto permeava la stanza. Pansy Parkinson era lì, precisamente nella posizione che ricordava.
Benchè il suo cervello gli dicesse di mantenersi lontano, non riuscì a dargli retta e si avvicinò come il giorno prima. Notò che la ragazza sembrava strana, come...tesa. "Probabilmente sta facendo un brutto sogno..."
La notte seguente Harry non provò neanche ad addormentarsi. Non appena ebbe la certezza che i suoi compagni di stanza dormivano profondamente, si alzò e senza la minima esitazione risalì al piano di sopra, camminò lungo tutto il corridoio, giunse alla porta, abbassò la maniglia e...
E restò di sasso.
Pansy lo aspettava seduta sul letto, abbracciandosi le ginocchia.
"Ben arrivato Potter, oggi sei in anticipo..."
"Io...Avevo sete...ho sentito dei rumori..." Balbettò confuso lui.
La ragazza ghignò beffarda. "Ma fammi il piacere.. Sono tre giorni, anzi tre notti che vieni qui...ti prende ogni notte questa sete improvvisa?"
Capito che mentire non serviva a nulla, Harry le chiese "E tu come fai a saperlo? Pensavo dormissi..."
"Sai, la vita mi ha insegnato ad essere sempre prudente... Ogni notte, prima di addormentarmi, inserisco un capello tra la porta e lo stipite.. La prima notte mi sono accorta così che era entrato qualcuno..."
"E ieri sei rimasta sveglia apposta per vedere se sarebbe tornato..."Ragionò lui.
Pansy annuì."Esattamente, e ho fatto bene. Ammetto comunque che sono sorpresa.Perchè sei qui?"
Quella era la domanda peggiore che potesse fargli, pensò Harry. Perchè la risposta non la conosceva nemmeno lui. Già, cosa lo aveva spinto la prima sera a seguire quei rumori lontani? Cosa, il giorno dopo, a ripercorrere lo stesso tragitto? Cosa, quella notte, a tornare? "Allora?"
Harry scosse le spalle, poi scoppiò a ridere. "Stavo pensando a cosa direbbe Malfoy se sapesse che sono qui!"
Sorprendentemente, anche lei sorrise. "Probabilmente si incazzerebbe a morte!"
"Quindi è meglio che non lo scopra!" La Parkinson annuì. "Adesso vado...Sogni d'oro..."
Detto questo, lasciò la stanza con un misto di perplessità e vergogna che gli attanagliavano le viscere. Che cretino, come aveva potuto commettere una gaffe del genere?! Che avrebbe pensato la Parkinson?! Eppure non l'aveva insultato...Non si erano scontrati, come al solito... Aveva così poco sonno che decise che mettersi a letto non gli sarebbe servito a nulla, perciò pensò di scendere in cucina. Evidentemente quella era la notte delle sorprese, perchè tutto si sarebbe aspettato tranne che trovarci Lupin che si faceva una camomilla.
"Harry! L'insonnia colpisce anche te allora?" Lo salutò gioviale l'ex professore.
"E già... Ma lei quando è arrivato?"
"Proprio stanotte..un'oretta fa. Come va' ragazzo mio? Pronto per il nuovo anno?"
Harry storse il naso. "Mica tanto...Non sappiamo niente! Ma come mai avete deciso di riaprire la scuola? Siete certi che ci saranno abbastanza alunni?"
Mentre gli poneva davanti una tazza identica alla propria, Remus sembrò soppesare le parole. "In teoria, sono cose riservate, ma ritengo che nessuno come te abbia il diritto di sapere ciò che fa l'Ordine...Dunque, Hogwarts riaprirà, ma con qualche piccola modifica.. Infatti, addossata alla scuola è stata eretto un'edificio in cui si alleneranno le reclute delle forze d'attacco dell'Ordine..."
"E come si alleneranno??" Lo interruppe il ragazzo,scusandosi poco dopo.
"Sicuramente nella lotta, con e senza bacchetta, e negli stadi avanzati delle materie che voi studiate a scuola, tipo Incantesimi, Trasfigurazione e Pozioni. Prima che tu me lo chieda, Harry, non posso intercedere perchè anche tu possa farlo..."Aggiunse Lupin sorridente, come leggendogli il pensiero
"La prego!La prego posso farcela!"
"Fammi finire!" Rise il lupo mannaro. "Non posso intercedere, perchè l'ho già fatto! Ho parlato con Minerva affinchè tu e gli altri possiate frequentare le lezioni, e anche parte degli allenamenti...ma lei non mi ha ancora comunicato la sua decisione in merito!"
Harry avrebbe voluto abbracciarlo. "E'...fantastico!!!Grazie!!!"
Lupin sorrise ancora. "Molly non vorrebbe, ma lo stesso Arthur mi sostiene, come molti altri. Abbiamo bisogno di quanta più forza possibile, adesso, e allenarvi significa anche proteggervi!"
I due restarono a parlare ancora per un po', poichè il ragazzo cercò di sapere il più possibile. Remus Lupin era diventato il responsabile dell'Ordine, da quando era venuto a mancare Silente. In un primo momento si era pensato che la McGranitt potesse ricoprire entrambi i ruoli, Preside e Responsabile, ma poi era stata lei stessa a declinare il secondo.
Verso le due però l'uomo mandò a letto il suo ex alunno, che, eccitato come non gli capitava da mesi, non vedeva l'ora di raccontare ai suoi amici le novità.
* * *
"Ragazzi, stasera mangerete in salone, non è un problema vero? A noi la cucina serve per una riunione, e mi dispiace ma neanche voi potrete essere ammessi.." Disse Molly Weasley, rivolgendosi con le ultime frasi ai due Serpeverde. Appena si voltò, Ron mormorò "Almeno una soddisfazione c'è!"
La donna li aveva chiamati tutti e sei perchè la aiutassero ad apparecchiare al piano di sopra.
"Mi raccomando, non fate tardi... Però la tavola la potete lasciare com'è, ci penseranno gli elfi a ripulire!"
Hermione grugnì in segno di disapprovazione, ma aveva ormai rinunciato a combattere sui diritti di Dobby e Kreatcher contro un'irremovibile mamma Weasley. Per giunta, come Harry e Ron, era troppo di buon umore per le notizie di Lupin, per prendersela con qualcuno.
Il Prescelto era riuscito ad aggiornarli subito dopo pranzo, mentre Ginny lavava i piatti e Malfoy scompariva come sempre con Pansy Parkinson.
Adesso, mentre sistemavano la tavola, si scambiavano tutti e tre sguardi elettrizzati, contenti che mancassero solo tre settimane.
La cena comunque fu oltremodo difficile. Era come se ci fosse un muro che divideva il tavolo, da una parte i due silenziosi ragazzi biondi, dall'altra i quattro amici che cercavano di riempire l'aria di chiacchiere. Soprattutto Hermione ed Harry facevano qualche tentativo di includere gli altri nella conversazione, ma non troppo convinto. Il bambino sopravvissuto, poi, evitava accuratamente lo sguardo della bionda Serpeverde, ancora non del tutto convinto di cosa dovesse pensare di quella notte, di cui ovviamente non aveva minimamente accennato agli amici. Finire di mangiare fu quasi un sollievo per tutti, anche se minimo, perchè era troppo presto per andare a letto e avrebbero comunque dovuto trovare modo di passare il tempo.
"Ci vorrebbe una televisione..." Sospirò Harry sulla soglia dell'esasperazione.
Mentre Hermione annuiva convinta, gli altri quattro si scambiarono sguardi perplessi.
"Tele che?" Chiese Ron.
"Televisione...!" Ebbe l'illuminazione Pansy. "La scatola quadrata con le immagini dentro!!"
"E tu che ne sai della roba babbana??" Le domandò sospettoso Draco.
"Me l'ha mostrata Harry a casa sua!" Spiegò la ragazza innocentemente, e lui assunse un cipiglio risentito.
"Posso provare a Trasfigurarla! Non dovrebbe essere difficile!" Esclamò Hermione interrompendoli.
"E certo, quando mai qualcosa è difficile per la Granger..." Borbottò sarcastico il biondino.
Più diplomatico, Harry si alzò e raccattò una scatola di cartone da uno degli angoli. "Dai Herm provaci...Tanto con tutti i maghi che ci sono in questa casa non c'è modo che rintraccino che la magia proviene da te!"
Il primo tentativo della ragazza lo fece scoppiare a ridere: in effetti riuscì ad ottenere una televisione, o almeno il contorno esterno! Ma dentro era vuota e dovettero riprovare. Ci vollero venti minuti prima che la migliore studentessa di Hogwarts ottenesse un risultato soddisfacente.
"Ben fatto!" La elogiò Ron abbracciandola. "Qualunque cosa sia!"
"Era ora!" Biascicò invece Malfoy, anche se fortunatamente i Weasley non lo udirono.
"Dai Harry, la scossa elettrica vuoi dargliela tu?"
"No grazie piccola, lascio a te l'onore!" E con un fluido colpo di bacchetta la ragazza mise in moto gli elettroni dell'oggetto, e mentre i ragazzi si accalcavano sui divani le prime immagini cominciarono ad apparire.
Soprattutto Ron e Ginny erano ammirati e ammaliati dalla magia babbana, erano così buffi che Harry non poteva fare a meno di ridere...
Trovarono un film babbano di cui Hermione aveva visto la pubblicità qualche settimana prima, una sottospecie di giallo che li incollò con i visi allo schermo, anche se di tanto in tanto i due che erano cresciuti tra i babbani dovevano spiegare agli amici cosa fosse questo o quell’oggetto. Erano tutti talmente presi che sobbalzarono dallo spavento quando un urlo coprì le parole del protagonista.
"Non mi toccare!!" Aveva gridato Pansy all'improvviso attirando l'attenzione di tutti.
I quattro Grifondoro si voltarono ad osservare la scena. Evidentemente Draco l'aveva presa per farla sedere su di se ma lei, che sembrava sull'orlo delle lacrime, era purpurea in viso e sembrava trattenersi a malapena.
Harry si chiese se doveva intervenire, ma non sapeva cos'avrebbe potuto fare.
"Dai piccola smettila, sono io..." Stava rispondendo intanto, quasi seccato, Malfoy.
A questo punto, com'era successo a Privet Drive, lei si accasciò e riuscì finalmente a divincolare il braccio dalla sua presa.
"Forse non l'è andata giù la tua ultima scopata, Malfoy?!" Fece pungente Ron.
Il ragazzo lo guardò come accorgendosi solo in quel momento della loro presenza. "Te la faccio ingoiare, quella lingua pezzente!"
"Questo non cambia il fatto che la tua amica non sembra gradire le tue attenzioni, sai?" Continuò imperterrito il Portiere di Grifondoro.
"Taci se non vuoi pagarla cara! Non osare parlare di lei!" Lo sguardo del Serpeverde si era fatto cattivo.
"Ron basta..."
"Sei ridicolo.. Sembri tanto protettivo ma se te ne capita un'altra sotto mano te la fai vero? Non deve averti insegnato nessuno a trattare le ragazze!"
"Tu non sai niente di me stupido filobabbano! Non sai niente di noi, non parlare!"
"Ron stai esagerando!" Provò a fermarlo Hermione, ma nulla gli impedì di pronunciare l'ultima, decisiva frase.
"E non voglio saperne!...Ma se vuoi un consiglio, non puoi sbatterti chi vuoi e lamentarti poi perchè lei non te la da!"
Harry pensò che Malfoy l'avrebbe preso a pugni,e si preparò ad intervenire, tanto era l'odio che poteva leggergli in faccia. Ma il Serpeverde respirò profondamente e sembrò mutare la sua rabbia in fredda collera. "Non sai neanche di cosa parli,idiota... Non sai niente di noi." Quindi, porgendo una mano alla ragazza ancora seduta a terra, l’aiutò a rialzarsi ed insieme uscirono dalla stanza.
“E non ci tengo a saperlo!” concluse Ron, tardi perché i due Serpeverde potessero udirlo.
“Hai davvero esagerato Ron! Non ti avevo mai visto parlare così!” Hermione era rossa in faccia e sembrava incavolata tanto quanto lo era stato Malfoy.
“E certo! Perché qui l’unico che può fare lo stronzo è Malfoy vero? Appena uno prova a rispondergli a tono, viene subito aggredito! Povero angioletto biondo, tutti ce l’hanno con lui!”
Mentre anche il suo migliore amico se ne andava sbattendo la porta, Harry pensò che una bella camomilla avrebbe fatto bene a tutti.
“Comunque è innegabile che la Parkinson sia strana…”
Era stata Ginny a parlare.
“Si ma non c’è motivo di essere così pesanti…” Si ritrovò a difenderla Harry.
Hermione annuì. “Ci sono altri modi… Anche se probabilmente Ron ha ragione, Draco le avrà combinato l’ennesimo tradimento e lei giustamente ci sta male…”
“Anche lei però..che teatralità!” Sbuffò Ginny, che della Serpeverde non tollerava proprio il protagonismo.
Harry non rispose, evitò di dire la sua. Ciò che ipotizzavano le sue amiche era perfettamente plausibile…se non fosse stato che…
Ripensò ancora una volta a quando l’aveva toccata lui e la ragazza era andata in escandescenze. Aveva reagito esattamente allo stesso modo di quella sera, ma il rapporto che doveva avere con Malfoy era assurdamente diverso da quello che c’era tra loro due…quindi non pensava che fosse un problema di Draco. Doveva essere qualcosa che c’entrava con lei… Solo con lei…
Finirono di vedere il film babbano, ed infine andarono a nanna.
* * *



Note dell' Autrice:
Avete visto che ho fatto veramente presto stavolta??XD è che devo farmi perdonare in anticipo perchè la settimana prossima non potrò postare che sarò fuori...i'm sorry!! cmq provvederò a pubblicare i capitoli scritti sinora prima della partenza, così magari fra i monti mi verrà qualche geniale idea XD passando ai ringraziamenti, ovviamente i primi sono come sempre a Nyssa e alla sua preziosissima collaborazione!
Summer84: grazie tantissimo!!anche io adoro queste coppie, per altro, secondo me serpeverde/grifondoro sono fatti per stare insieme!;) fammi sapere che pensi del 2°chappy! baci
noekali:con questo secondo cap, i personaggi sono comparsi tutti, ma le vere sorprese arriveranno nei prossimi...intanto sono proprio curiosa di sapere se qualcuno intuisce già quali sono i segreti della nostra serpe...!;)
furbacchina:davvero apprezzi la loro caratterizzazione?sono proprio contenta!:) fammi sapere se in questo secondo cap i nostri amici si sono mantenuti all'altezza delle aspettative!
Jerada:arrossisco,arrossisco...!!grazie cara...!davvero...gentilissima!!E' anche una delle mie coppie preferite, come dicevo prima...e poi stanno così bene insieme!!(silver con gli occhi a cuoricino...!)
cougar:eccotelo sfornato subito il secondo!! Hai visto?? Se tutto va bene, domani metto il terzo..purtroppo forse sarà un po' più cortino perchè in origine questi erano sei capitoli e non 2,solo che ho pensato che troppi spezzettamenti poi davano noia...:) che te ne pare??baciiii
marygenoana: beh secondo me le storie oltre che una buona trama devono essere anche grammaticalmente soddisfacienti,se no io non riesco proprio a leggerle!cmq grazie tantissimo,sono felicissima di tutti questi complimenti..eccoti l'aggiornamento,aspetto un parere!!:D
Grazie anche a selene_90,steg94, anc, e tutti gli altri che hanno aggiunto la storia ai preferiti!;)
Torno a studiare che fra poco devo scappare ad allenamento...baci a tuttiiiiiii
Silver


Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** L'attacco ***


Capitolo Tre


Bill Weasley e Fleur Delacour celebrarono il loro matrimonio il giorno più caldo di quell’estate.La Chiesa che avevano scelto si trovava nel paesino dov’era nata e cresciuta la sposa, a due passi da Bèziers, di nome Rochelongue. Nonostante dal mare provenisse una leggera brezza che profumava di salmastro, l’afa, pensò Harry, l’avrebbe ucciso prima della fine della cerimonia. Per altro si sentiva in procinto di addormentarsi. Anche se la curiosità l’aveva spinto durante quelle notti a ripercorrere sempre lo stesso tragitto fino alla stanza in cui Pansy lo aspettava perché le dicesse ‘Buonanotte’ e se ne andasse, la stanchezza gli pesava e le palpebre non erano per niente aiutate a stare su dalla monotona voce del prete celebrante.
Mentre Hermione al suo fianco sorrideva entusiasta, Draco alla sua sinistra sembrava altrettanto a disagio. Essendo presenti esclusivamente maghi era stato necessario per loro quattro prendere qualche accorgimento di sicurezza: indossavano infatti gli stessi mantelli da viaggio che avevano usato per andare a Diagon Alley e questo giovava poco alla loro battaglia contro il sudore. Harry si chiese come facessero le due ragazze, Hermione e Pansy a rimanere così posate: lui non faceva che allentarsi la cravatta e farsi aria con la mano!
“…lo sposo può baciare la sposa!”
La fatidica frase lo riscosse dal suo torpore e gettò un’occhiata sulle prime file dove stava assiepata tutta la numerosa famiglia Weasley. Ron e Ginny avrebbero preferito mille volte stare con i loro amici, ma sarebbe parso strano agli occhi di chi non sapeva chi quegli amici fossero, e dovevano assolutamente dare l’idea di persone sconosciute.
“E datevi una mossa, cazzo!!” Borbottò Draco fra i denti, che non doveva passarsela meglio del Grifondoro al suo fianco.
“Sempre un esempio di raffinatezza, Malfoy..” Lo rimbrottò Hermione altrettanto a bassa voce, senza perdere il sorriso stampato in faccia.
“Sempre un esempio di prof rompipalle, Granger” Ribatté il biondo feroce.
Harry, che guardava sconsolato l’interminabile fila di persone che andavano a congratularsi con gli sposini, non poteva dirsi completamente in disaccordo con l’altro, ma evitò di intromettersi. Pansy invece, meno diplomatica, intervenne con un “Zitto Dra.” che chiuse la conversazione.
Aspettarono che la folla diminuisse per avvicinarsi anche loro a stringere le mani della bellissima mezza-veela e del suo raggiante marito, al fianco del quale la signora Weasley sembrava incapace di frenare le lacrime di gioia, e continuava a dire “Il primo, il primo che si sposa, il primo che mi da questa gioia, il mio William!”
Il ricevimento si sarebbe svolto immediatamente dopo in un grande parco a due passi dalla Chiesa. Finalmente liberi di staccarsi dai genitori, Ron, Ginny e i gemelli li raggiunsero.
“Questi troll di fratelli che ho…si sono lamentati per tutta la cerimonia!” Sbottò Ginny all’amica.
Hermione sbuffò “Ti sei persa allora la prima volta che Harry e Malfoy erano d’accordo su qualcosa..!”
Harry la fulminò con lo sguardo, pur non avendo niente con cui controbattere, e si avvicino al suo migliore amico, che sembrava particolarmente entusiasta. “Beh? Come mai quel sorrisone?”
“Perché del buffet si è occupato Bill, con l’aiuto di Charlie! E’ il momento che ho aspettato per mesi, amico!”
Ron non sbagliava nel credere che i suoi due fratelli maggiori avessero organizzato un buffet all’altezza dei migliori elfi di Hogwarts, avendo assoldato i più noti chef francesi per l’occasione. Ron confessò ai suoi due più cari amici che erano stati Fred e George a pagarne le parcelle, ma che ne erano stati ben felici.
Fortunatamente non erano obbligati a sedere ai tavoli, così mangiarono le squisite pietanze in piedi e poterono stare insieme.
“Mentre aspettavamo l’inizio della cerimonia” bisbigliò ad un certo punto Ron, approfittando dell’assenza dei due Serpeverde e del fatto che Ginny si stesse accapigliando con i gemelli. “ho sentito cose interessanti, Harry”
Il ragazzo, anche se intontito dalla grande quantità di cibo, si fece subito attento, mentre Hermione posava il piatto su un tavolo lì accanto e si faceva più vicina.
“Si vocifera di un prossimo colpo di stato!” Mormorò Ron talmente piano che i suoi stessi amici faticarono a capire.
“Che intendi??”
“Intendo che c’è qualcuno oltre l’Ordine convinto che il Ministero faccia troppo poco contro Tu-sai.-chi, per ottusità o per corruzione, e questo qualcuno ha intenzione di prendere in mano la situazione!” Spiegò il minore dei fratelli Weasley.
“Ma qualcuno chi??Sicuro che non parlassero di Voldemort stesso?” La ragazza era una maschera di scetticismo, mentre si controllava le spalle per controllare che nessuno stesse ascoltando.
“No no! Parlavano chiaro: contro di lui, non con lui!”
Harry riflettè. “Se così fosse, questo qualcuno pensate che appoggerebbe l’Ordine?”
“Ah beh ovvio! Voldemort è forte, dobbiamo essere uniti se vogliamo..” Hermione si interruppe non appena vide Ginny avvicinarsi. “…e quindi sono convinta che se non frequentassi più Antiche Rune non riuscirei a prendere il massimo dei voti!”
“Giuro che sto per esplodere!” Esclamò la rossa raggiungendoli,ignara della discussione che aveva appena avuto luogo. “Malfoy è un deficiente… ho sentito che se la prendeva con la Parkinson per essere dovuti venire qui!Ahh se ne fossero rimasti a casa…”
“Possibilmente a casa loro,non al Quartier Generale…” precisò il fratello.
“Si parla del diavolo…!” Li interruppe la Caposcuola per zittirli mentre si avvicinavano di nuovo anche i due Serpeverde.
“Granger quand’è che finisce sta palla?” Furono le prime dolci parole che pronunciò il biondino.
Lei guardò l’orologio. “So che il ritorno a casa è fissato per le quattro e mezza..”
“Ancora un’ora?!” Sbottò Pansy. “E che si fa in quest’ora?”
Come in risposta alla sua domanda, mamma Weasley richiamò a rapporto i suoi figli. “Forza ragazzi, tutti qui, le foto!!”
“Ecco cosa faranno in quest’ora!” Sottolineò Hermione con un sorriso.
“Bene, grandioso…e noi?” Le chiese il suo migliore amico.
“Troviamoci un tavolo e incolliamoci lì, ho le gambe a pezzi!” Propose la Parkinson.
“Perché non due tavoli?” Disse a mezzavoce Malfoy, già rassegnato mentre seguiva la compagna e gli altri due ai posti più lontani dalla folla che si assiepava sui due neosposi.
Come annunciato dalla Caposcuola, esattamente alle quattro e ventotto Lupin e Tonks si avvicinarono a loro. “Noi ci siamo scusati per dovere già andare via a causa del lavoro!”
“Ah veniamo a casa con voi??” Scattò subito in piedi Harry.
“Sì, la gente qui sa che siete i cugini svizzeri di Tonks quindi se ce ne andiamo noi…!” Gli fece l’occhiolino il suo ex professore.
“Beh corriamo a salutare e arriviamo!” Trillò Hermione.
“E Ron e gli altri?”
“Harry…”Cominciò Tonks. “loro sono la famiglia dello sposo, prima di mezzanotte non si sbrigheranno!”
E il bambino sopravvissuto non potè che compatire il suo amico. Ma evidentemente la gioia procurata dalle nozze del figlio rese la signora Weasley stranamente indulgente, così che quando vide lo sguardo estremamente afflitto del figlio salutare gli amici, decise che in fondo gli sposi avrebbero anche potuto fare a meno della sua presenza. “Vai caro, tanto è questione di un paio d’ore e torneremo tutti!”
Ginny non fu altrettanto fortunata, poiché in qualità di damigella era suo preciso dovere rimanere fino all’ultimo, e salutò i ragazzi con fare scontento.
Per tornare a Grimmauld Place, i sette maghi si smaterializzarono per riapparire, già Disillusi, nella piazzola davanti l’entrata dell’antica casa della famiglia Black. Il numero dodici, visibile soltanto a loro, attendeva quieto il rientro dei suoi abitanti.
Mentre Lupin si premurava di richiudere tutti i lucchetti, e Tonks si premurava di fare cadere la solita zampa di troll, Hermione propose un thè che alleggerisse loro la digestione…dopo il gran banchetto,era quello che ci voleva!
Così scesero in cucina tutti insieme. Se solo fossero stati meno occupati a ricordare momenti divertenti o imbarazzanti del pomeriggio, forse avrebbero prestato più peso alla mancanza degli elfi domestici…e invece, successe tutto all’improvviso.
Un forte bang risuonò fra le pareti e la porta della cucina saltò, scardinata. Harry e Lupin furono i primi ad estrarre la bacchetta, e mentre la alzavano attoniti sotto il loro sguardo marciarono Dawlish, Travers, Selwyn…i Mangiamorte ghignanti avevano i cappucci calati ma la luce della cucina li rendeva facilmente riconoscibili.
“NO!” Gridò Draco, e con un braccio spinse Pansy il più lontano possibile dai nuovi arrivati. Il suo urlo sembrò essere il segnale d’avvio della battaglia.
“Scappa Harry! Immediatamente!” Ruggì Lupin mentre schivava una fattura di Bergsson.
“Non se ne parla!” Ringhiò il ragazzo, mandando Schiantesimi contro chi gli capitava a tiro. Padelle che cadevano, piatti che esplodevano, ceramiche che schizzavano ovunque… “Expelliarmus! Protego!!”
“Harry se non vai via non possiamo Smaterializzarci neanche noi!” Gli sibilò Tonks tirandolo sotto il tavolo un momento. “Andatevene e appena sarete scomparsi ci precipiteremo dagli altri..devono sapere!”
A quel punto il ragazzo capì e afferrò con la mano libera Hermione. “Prendi Ron, prendi Ron!” Nel frattempo cercò con lo sguardo i due Serpeverde, in tempo per vedere Malfoy lanciare una fattura sconosciuta contro Selwyn e Pansy, con tempismo perfetto, emergere davanti a lui per evocare uno scudo che li protesse dalla vendetta del Mangiamorte. “Andiamo!” Gridò al loro indirizzo.
Draco parve capire e gli avvicinò Pansy, che si afferrò al suo avambraccio. Harry non aveva idea di cosa faceva, ma pensò il primo posto che gli venne in mente. E già stava formulando ‘casa di Arabella Figg’ che qualcuno appena entrato nella cucina gridò “Crucio!” verso di loro. Draco fu il più svelto, e con un balzo coprì la visuale di Ron ed Hermione. A quel punto la Smaterializzazione era già in atto e si dissolsero mentre i Mangiamorte sibilavano di rabbia.
E pochi secondi dopo apparvero nel salotto della Maganò che Harry conosceva da quando era piccolo.
Un paio di gatti schizzarono fuori dalla sala impauriti, uno rimase imperturbabile sul divano e un altro ancora soffiò feroce ai nuovi arrivati.
Draco si lasciò scivolare a terra, e Pansy fu subito in ginocchio accanto a lui. Ron aveva un’aria inebetita ed Harry non seppe dire se fosse per lo shock di essere appena stato protetto da Malfoy o per lo spavento di essersi ritrovati i Mangiamorte in casa.
“Cielo…fammi vedere!” Stava intanto sussurrando la bionda Serpeverde.
“Lascia, lascia..”Draco contrastò i suoi sforzi per poco, poi le permise di sbottonargli la camicia elegante su cui si apriva una bella bruciatura. “Non è niente, sciocchina…Un Cruciatus di striscio!”
Fortunatamente aveva ragione, perché il segno sulla sua pelle marmorea era appena visibile. Si rialzò in piedi senza guardare i due Grifondoro ai quali si era parato davanti. Che fosse solo un Cruciatus di striscio, non sminuiva l’importanza del gesto.
“Tu e la tua mania di fare l’eroe…”Sbuffò a mezza voce la bionda, mentre Arabella Figg, attirata da tutto quel rumore si precipitava di sotto.
“Che diavol…Potter?!”
Se la situazione non fosse stata tanto grave, Harry si sarebbe messo a ridere per la comicità della scena: la Figg, riccioluta donna ormai avanti negli anni, lo fissava come se fosse appena uscito dall’Oltretomba, la bocca aperta, il piede con la pantofola dal quale penzolava il feltro deceduto ancora a mezz’aria.
“Signora Figg, ci hanno attaccato a Grimmauld Place…la prego mi scusi, giuro ho pensato solo a scappare di lì e non volevo disturbarla ma…”
“Sciocco ragazzo..Hai fatto bene, ma non posso tenervi tutti qui! Dove andrete?”
Harry si lasciò cadere su una poltrona, e la vecchia donna, come avendo appena preso coscienza della presenza anche degli altri, li invitò ad accomodarsi tutti. “Sarete sconvolti, vi preparo un thè…”
“Potremmo avere un caffè, di grazia?” Chiese Ron. “L’ultima volta che qualcuno ha proposto un thè…!”
Hermione curvò le labbra in un mezzo sorriso. Draco invece si rivolse al Bambino Sopravvissuto. “Ma non ho capito perché la vecchia non ci può tenere qui..”
“Perché qui è a due isolati da casa dei miei zii, Malfoy.. Sarà uno dei primi posti che Voldemort farà controllare!”
“La Tana è da escludere..sarà già tanto se nessuno della mia famiglia è stato beccato..!” mise le mani avanti Ron.
“Ah ah..andiamo a casa mia, ragazzi…!” Fece una risata isterica Pansy, che suscitò nel biondino al suo fianco un sorriso sardonico.
Harry rivolse tutta la sua intenzione ad Hermione, che ancora non aveva aperto bocca. Come se non la conoscesse… “Spara.”
Lei sembrò risvegliarsi dalla trance. “Cosa??”
“Su piccola..Spara! Quando hai quell’espressione e ti tormenti le unghie in quel modo, la tua mente sta lavorando febbrile…Cosa pensi?” La incitò ancora il suo migliore amico.
Lei restò zitta ancora un momento. Poi disse, piano, ancora riflettendo “Io credo che dovremmo andare a casa mia.”
“Cosa?!” Esclamarono in coro gli altri due Grifondoro.
“…si.” Annuì sempre più convinta lei. “Ascoltate, i miei sono in America da mia nonna, ce li ho mandati io perché per loro è molto più sicuro là. Si sono presi una vacanza prolungata,diciamo. Beh, casa mia è vuota, e dubito che un qualsiasi Mangiamorte si prenderebbe mai la briga di controllare la casa della Mezzosangue…”
“Hermi…lo sai che è una possibilità che comunque potrebbero prendere in considerazione vero?” le fece notare Ron.
“Si, e anche se fosse? L’indirizzo dei miei genitori è irreperibile nel mondo magico, non compare negli elenchi di Hogwarts o al Ministero! E dubito che un qualsiasi Mangiamorte sappia usare un elenco telefonico..”
“Cos’è un elenco Feletonico?” Si intromise Pansy, facendo sorridere gli unici due che fra loro erano cresciuti tra i Babbani.
“Ecco appunto.” Concluse la Caposcuola.
“E anche ammesso… Riusciranno poi a trovarci i nostri?” Si domandò Harry, al quale l’idea cominciava ad andare a genio.
“Spediremo loro l’informazione tramite la Figg, che è più affidabile di un gufo..” Ragionò Ron.
Proprio in quel momento la donna entrò. “Allora, avete deciso cosa fare?”
“Si signora.” Disse Harry prendendo la sua tazza di thè caldo, esponendole i loro piani. “Potrebbe fare in modo che il padre di Ron lo sappia?”
Lei riflettè qualche minuto. “Non sembra un’idea malvagia, Potter, ma non sarà facile contattarli, lo sai vero? E non voglio neanche pensare se qualcuno di loro è stato preso…”
“La prego, ci tenga informati… E’ essenziale per noi sapere se ci sono state..perdite.” La voce di Ron tremò sull’ultima parola.
Alla fine si congedarono con un’ultima serie di ringraziamenti, e mentre si Smaterializzavano guidati da Hermione, Harry pensò a quanto sembrasse lontano quando lui e Malfoy si erano lamentati della durata della cerimonia.

*       *       *


Note dell'Autrice:
Lo so che questo è molto più piccolo del precedente, ma davvero...meglio così, che poi metto il 4 in fretta promesso! Non mi dilungo così posso rispondere direttamente ai commenti;)
vinny: ben arrivata!!:) grazie tantissimo...hai visto quanto sono veloci questi primi aggiornamenti??
Mary: che bello sono proprio contenta di essere riuscita a fare un buon lavoro..anche se molto del merito è di Nyssa!:) grazie dei complimenti...sono curiosissima di sapere cosa dirai del prox!:P
jerada: a dire il vero non amo molto il personaggio di Ron...però ci sarà una bella sorpresa anche per lui!;) dai dai dimmi,cosa pensi che sia successo??vediamo se c'hai visto giusto!!!
furbacchina: agli ordini, sissignora!ho aggiornato il prima possibile..oggi ho avuto allenamento tutto il giorno e dovrei anche trovare il tempo di studiare :s comunque che ne pensi di questo terzo capitolo??a dire il vero quello importante è il prossimo.....;)
noekali: eccotelo subito servito!!sarà all'altezza delle tue aspettative??è ciò che mi augurooooo
Nyssa:ovviamente, ci sarebbero così tante cose da dire che non sto qui a ripeterle,se no le note diventano più lunghe del capitolo!!Cmq grazie...non ci sono parole per tutto quello che fai per questa storia!!un bacio grandeeeee
Grazie anche a tutti quelli che hanno aggiunto la storia tra i preferiti, sono commossaaaa ^^
baci baci, sto crollando dalla stanchezza e se non mi sbrigo mi finisce il naso sulla tastiera..
a domani con il prox aggiornamento!!
Silver
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Rivelazione ***


Capitolo Quattro


Harry sentì i propri piedi cozzare contro il terreno. Aprì gli occhi e si ritrovò in un posto angosciante, buio, chiuso e con delle piccolissime aperture dalle quali filtravano gli ultimi raggi di sole. Aggredito dall'odore di chiuso e di muffa, mugolò "Herm ma dove ci hai portati?!"
"Non credi che sarebbe parso un po' strano per dei Babbani vedere cinque persone Materializzarsi dal nulla in una strada londinese?!" Sbuffò lei, e cominciò a fare strada. "Siamo nella cantina del mio palazzo."
"Granger la prossima volta non possiamo apparire direttamente dentro casa tua?!" Si lamentò Malfoy.
"No perchè prima di andare via l'ho protetta magicamente, vostra Altezza!" Sibilò acida lei mentre apriva la porta che dava sulle scale interne. "Comunque se a sua Maestà il disagio risulta eccessivo, può tornare a farsi coccolare dalla Figg!"
"No per carità! Con quel fetore di cavolo e di gatti..."
"Come se l'odore qui fosse meglio..." Rincarò la dose la bionda.
Al che Ron esplose. "Ma dite un po', a voi Serpeverde vi scelgono in base a quanto sapete lamentarvi?!Oppure vi procreano direttamente così, puzza sotto il naso inclusa nel pacchetto??"
Harry non potè trattenere una mezza risata, e lanciò uno sguardo di approvazione all'amico mentre seguiva Hermione su per le scale.
Da dietro sentì Malfoy rispondere "Se tu hai vissuto in un porcile, Weasley.."
"Silenzio!" Si giròla Caposcuola. "Riuscite dall'alto della vostra maturità a rimandare il battibecco a quando saremo soli in casa? Grazie..."
Mentre salivano comunque i due non la finirono di borbottarsi insulti a vicenda.
La Parkinson, che era dietro di lui, raggiunge in due balzi Harry, e prima di superarlo per affiancare l'altra ragazza, gli mormorò "Comunque bel culo, Potter."
Grazie al Cielo, la penombra della scala nascose il rossore che si diffuse sulle sue guance,mentre osservava la sua migliore amica estrarre la bacchetta e mormorare qualche incantesimo.
"Ma non hai le chiavi?" Si stupì la Serpeverde.
"No, erano insieme alle mie cose al Quartier Generale...E poi devo prima sbloccare tutti gli incantesimi.." Ci mise ancora qualche secondo, poi si rilassò e fece per abbassare la maniglia.
"Aspetta, 'Mione!" Si ricordò Harry. "E l'antifurto Babbano non l'avete?"
Lei scoppiò a ridere. "Che scema, ma certo!" In poco mise fuori gioco anche quello, quindi finalmente aprì e tenne la porta per fare entrare gli altri.
La prima stanza era una bella hall che dava su un corridoio da una parte e sul salotto dall'altra.
"Bene, conviene rimettere subito in sesto tutti gli incantesimi difensivi che avevo approntato prima, e sarebbe anche...ma insomma che avete tutti da fissare?!" Hermione si girò di scatto e la mandibola le cascò al piano di sotto. I suoi amici erano a bocca altrettanto spalancata per un'ottima ragione.
"Oh cacchio...e voi che ci fate qui?! Non era previsto questo!" Esclamò la ragazza che li fissava altrettanto sconvolta.
La padrona di casa ci mise qualche secondo a recuperare la voce. Con tutto il controllo possibile riuscì a dire. "Cho. Cho Chang. Vorresti gentilmente spiegarmi cosa diavolo ci fai a casa mia?!"
Harry, ancora stordito dall'apparizione della sua ex ragazza, non poté certo biasimare la sua migliore amica per il tono di accusa che emergeva dalle sue parole: il fatto poi che la ex Corvonero indossasse un paio di pantofole, e avesse tra le braccia una vaschetta di popcorn non gli sembrò che fosse un considerevole aiuto all'autocontrollo della Caposcuola.
"Mmh...forse è il caso di sedere un attimo in soggiorno, così magari possiamo spiegarci tante cose?" Fece timida la Chang.
"Giusto. Certo. Andiamo." Rispose risoluta Hermione, anche se Harry era quasi certo di avere captato un sussurrò che sapeva molto di 'mi ha invitato a sedere in salotto, nel mio salotto!'
Quando tutti ebbero preso posto, gli sguardi insistenti che si erano fissati su di lei indussero probabilmente la Chang a spiegare per prima la sua situazione. "Ecco...quando è scoppiato l'ultimo inferno e la fuga in massa da Azkaban, il Ministero ha pensato a usare tutti noi cadetti Auror per proteggere le famiglie più in pericolo, mentre gli Auror scelti e quelli delle squadre mobili si occupavano di dare la caccia ai veri nemici. E la tua famiglia era fra quelle sulla lista!"
"Sì...ma la mia famiglia, i miei genitori, non sono qui!" Sottolineò l'evidenza la Caposcuola.
Cho parve a disagio. "Io...Ehm...Sì, è vero ma hanno pensato ugualmente che qualcuno proteggesse la casa...ehm..."
"Ma certo!" Draco si battè una mano sulla fronte. "Chang è appena stato promosso non è vero? Tu sei la figlia di Patrick Chang, che da qualche mese dovrebbe essere a capo dell' Ufficio Regolamentazione Creature Magiche..."
Se prima la Corvonero era arrossita, adesso si accese di un bel color porpora e annuì senza guardare l'altro negli occhi.
"Allora è più che ovvio!" Concluse lui.
"Scusa Malfoy, renderesti anche noi partecipi delle tue senza dubbio interessanti affermazioni?" Lo esortò Harry.
"Non capisci Potter?Il paparino ha avuto paura che la piccola Chang si facesse male, e l'ha allontanata dalle zone calde mettendola al sicuro qui..."
"Tu non sai cosa significa!" Saltò su oltraggiata lei. "Non sai cosa significa stare tutti i giorni chiusa qui a non fare nulla!"
"Oh davvero terribile..." Sibilò a quel punto Pansy, che quel giorno pareva stranamente taciturna. "Tremendo, stare qui al sicuro a trangugiare popcorn mentre la gente là fuori muore...!"
"Comunque vorrei sapere cosa ci fate voi qui!" Cambiò discorso la Corvonero.
Gli altri spiegarono brevemente l'accaduto, poi Hermione decise che era sufficientemente tardi per preparare una cena decente e che dopo avrebbero deciso come sistemarsi per la notte e come rintracciare l'Ordine.
“Un’ultima cosa…devi dirmi come hai disinnescato le mie precauzioni, perché se ci sei riuscita tu vuol dire che non erano poi così efficaci..” Disse prima di andare in cucina.
La Chang parve non del tutto contenta della frase della sua ex compagna di scuola,ma cercò di non farlo trasparire. “Stai tranquilla, erano davvero buone, mezza squadra c’è voluta per metterle fuori gioco abbastanza da permettermi di entrare.”
“Brava ‘Mione!” La lodò l’ultimo dei Weasley, mentre scrutava fuori dalla finestra sperando forse di scorgere qualche gufo in arrivo.
“Sempre la prima della classe, Granger, anche quando non sei a scuola…” Sbuffò invece Draco.
“Harry dammi una mano, sei l’unico qui che sappia cos’è il gas suppongo…” Chiamò lei,senza dare peso alla battutaccia della serpe.
“Io so cos’è un gas!” Saltò su Ron. “E’ tipo l’aria però un po’ più solida no?”
I due cresciuti tra i Babbani si scambiarono uno sguardo divertito, poi si diressero in cucina.
“E’ paradossale...allucinante… incredibile…!” Mormorò Hermione approfittando dell’intimità con il suo migliore amico.
“Ti riferisci ad avere Cho qui o ai Serpeverde appiccicati a noi?” Chiese divertito Harry.
“Un po’ a tutto…” La ragazza gli passò una pentola da riempire d’acqua. “Dobbiamo fare alla vecchia maniera, non sono brava a cucinare con la magia…”
“Herm dobbiamo metterci in contatto con l’Ordine.” Decretò lui restituendole la pentola piena.
“E anche in fretta.” Concordò lei. “Ma non ho idea di come fare.”
Hermione Granger che non aveva idee utili era un unicum storico, si disse Harry. Ovviamente non potevano semplicemente mandare un gufo, col rischio che venisse intercettato…a parte che gufi non ne avevano. Edvige, così come Errol, Leotordo e Grattastinchi erano rimasti a Grimmauld Place e con una fitta il ragazzo pregò che stessero bene anche loro. Per non parlare degli elfi domestici! Ma non potevano rischiare di Appellarli, per paura che qualcuno potesse averli catturati e aspettasse solo questo.
“Passami il sale!” Lo distrasse dalle sue riflessioni l’amica.
“Posso aiutare?” Cho, sporgendosi in cucina, guardava la padrona di casa con un misto di scusa e speranza.
“Si grazie…potresti apparecchiare la tavola?” Fu la risposta di lei.
Harry, guardando la ex ragazza che tanto gli era piaciuta pochi anni prima, pensò che fosse meno bella di come la ricordasse, probabilmente complici la tenuta da casa e i capelli appuntati sulla testa… Si chiese se per caso lei non avesse un modo per mandare messaggi all’Ordine.
“No, certo che no.”Rispose lei quando glielo domandò. “Però in genere mio padre mi mandava messaggi con la polvere volante… Ha smesso due giorni fa, sono molto in ansia…”
“E non sai farla funzionare a rovescio?” Continuò ad insistere lui.
“No Harry! E anche se fosse, cosa vorresti scrivergli, con la possibilità che ci sia qualche spia nel suo ufficio?Se i Mangiamorte scoprono che mio padre è in contatto con te, lo faranno immediatamente fuori, o lo tortureranno non credi?”
Alla fine la ragazza stava solo cercando di proteggere la propria famiglia, e lui non se la sentì di arrabbiarsi. E comunque, a quest’ora il messaggio lasciato tramite la Figg avrebbe dovuto già essere arrivato a destinazione, non restava che aspettare una risposta da loro e pregare che stessero tutti bene.
Quando infine la cena fu pronta, si riunirono tutti nel piccolo tavolo della cucina.
“Mi dispiace, non siamo mai più di tre a mangiare qui…” Si scusò Hermione.
“Non stiamo stretti.” Disse semplicemente Malfoy. Ed era vero, perché il tavolo, omologato per quattro persone, non dava problemi ad essere occupato da sei.
“Come ci sistemiamo per la notte?Non sappiamo quanto tempo dovremo restare qui…”
Hermione fece un veloce conto. “Ci sono tre camere da letto, inclusa quella degli ospiti…il problema è che…”
Lei non finì la frase, ma era palese la sua naturale continuazione. Il problema è che se dormiamo a coppie, una coppia sarebbe mista.
Calò un secondo di silenzio, che fu rotto da Draco. “Io e Pansy possiamo dormire insieme.”
Harry istintivamente alzò gli occhi a guardare la ragazza. Lei si limitò a lanciare un’occhiataccia al compagno, ma non protestò. Beh…d’altra parte stanno insieme, si disse. E’ normale. E’ giusto così.
“Allora il problema è risolto!” Sorrise Cho. “Mi dispiace Hermione, non sapevo che saresti tornata per cui io mi ero sistemata in camera tua.”
“Non fa nulla, figurati.” Rispose la Caposcuola, anche se Harry credette che la prospettiva di dormire con la ex Corvonero non l’allettasse granché. Comunque questo lasciava lui e Ron insieme, come sempre.
Alla fine loro due scelsero la stanza degli ospiti, mentre le due ragazze come previsto si sistemavano in quella di Hermione e le due Serpi prendevano posto nella camera dei genitori di lei.
Il primo giorno di convivenza trascorse senza particolari sorprese. A turno un po’ tutti sbirciavano fuori dalla finestra,in attesa di un gufo,o magari sperando di vedere un membro dell’Ordine giù in strada o ancora, nel timore di scorgere qualche Mangiamorte di guardia al portone.
Cho ed Hermione imbottirono di qualsiasi protezione conoscessero la casa e il palazzo, poi la Caposcuola e Ron uscirono per fare la spesa (fortunatamente lei aveva parecchi soldi Babbani nascosti in casa).
Questo permise loro di preparare un ottimo pesce arrosto per cena, che era stato frutto dell’unione delle conoscenze culinarie magiche di Cho e Pansy e di quelle Babbane di Hermione ed Harry.
Quella sera il ragazzo sopravvissuto si tenne sveglio per poter guardare un po’ di tv in santa pace. Dato che nessuno di loro aveva mai avuto una televisione in casa, gli altri si erano accapigliati durante tutto il giorno per avere il telecomando per qualche ora, e lui aveva pensato bene di tenersi alla larga da quel casino. Adesso invece si rilassò davanti al primo quiz show che gli passò davanti, per poi mettere un film horror. Ad Harry i film horror babbani facevano ridere. C’era abbastanza horror nella sua vita da rendere ridicolo qualsivoglia vampirucolo con manie da serial killer!
Quando infine il film terminò, spense e fece una puntatina in cucina, non aspettandosi certo di trovare lì Malfoy.
“Uh quale sorpresa!”
“Che c’è, mai fatto uno spuntino di mezzanotte, mister Perfezione?” Lo prese in giro il Serpeverde addentando un biscotto al cioccolato.
“Lo sai che quelli sono biscotti babbani?” Rise Harry.
“Naaa il cibo buono è tutto buono, babbano o meno che sia!”
“Non credevo che ti avrei mai sentito dire qualcosa di sensato, Malfoy…” Approvò l’altro. “Prendi due bicchieri da lì, visto che ci sei.”
Draco sbuffò, ma gli porse quello che aveva chiesto. Appoggiandoli sul tavolo, Harry prese la bottiglia più vicina e ne versò per entrambi, mentre l’altro riponeva i biscotti.
“Acqua, non c’è niente di meglio” Storse il naso il Grifondoro porgendogli il bicchiere.
“Sono un salutista, Potter sai?” Ghignò Malfoy. Indugiò un attimo odorando il liquido, mentre qualcosa sembrava turbarlo.
“Ma che marca è?!” Saltò su Harry, che aveva già bevuto il suo.”Sembra salata!”
“Merda!” Sputacchiò Draco, che si era convinto finalmente a bere. “Merda! Sei un’idiota! Tu e quella Mezzosangue mezzodeficiente!”
“Che cacchio vuoi da me Malfoy?!” Si mise subito sulla difensiva il ragazzo.
Il Serpeverde lo perforò con lo sguardo. “Ma ce li hai gli occhi? Non sei in grado di riconoscere del Veritaserum neanche bevendolo?!”
Harry guardò confuso la bottiglia dove il liquido trasparente risaltava alla luce della lampada della cucina. “Non è Veritaserum!”
“Questo la dice lunga su quanto tu sia l’abile pozionista che crede Lumacorno…”
“E allora spiegami che diavolo ci fa una bottiglia di Veritaserum in una cucina babbana?!” Sbraitò il primo.
“Ah guarda, sarà la prima cosa che chiederò alla tua amichetta domani mattina…!” Rispose acido Draco. “comunque, visto che ci siamo Potter…levami una curiosità! cos’è successo ieri notte in camera da Pansy tra te e lei?”
Harry lo guardò strabuzzando gli occhi. Poi capì che Draco si riferiva alla notte prima del matrimonio, che sembrava lontana secoli,quando lui, a Grimmauld Place, come da routine era salito nella camera dove la Serpeverde si rifugiava a dormire. Avvertì che dietro il tono calmo dell’altro c’era un serio pericolo, ma non poteva mentire a causa della bevanda.
“Ero andato a darle la buonanotte…” Disse infine rassegnato. Pregò che non gli chiedesse perché l’aveva fatto, cosa alla quale non avrebbe saputo rispondere. Per distrarlo, lo provocò. “Ma non dirmi che queste cose non te le aveva già dette la tua ragazza!”
Draco lottò per qualche secondo per non farsi uscire di bocca le parole seguenti, poi, riacquistando la sua compostezza, mormorò confusamente qualcosa.
“Come?Ripeti grazie, ancora il malfoyese non me l’ha insegnato nessuno!”
“Ho detto che me le aveva già dette Pansy.”
Ma ad Harry non era sfuggito lo strano comportamento dell’altro. “Cosa c’era nella mia domanda che ti ha fatto reagire male?”
Ancora, Draco fece uno sforzo enorme, ma questa volta non poteva impedire al siero di fargli pronunciare le parole. “Hai detto ‘la mia ragazza’… Pansy non lo è. Adesso basta Potter mi ha stancato sto gioco!”
“Ahah! Troppo comodo! Non è la tua ragazza eh? E allora perché sei così protettivo nei suoi confronti?” Indagò il Grifondoro, spinto dalla curiosità ma anche da qualcosa che non riusciva ancora a decifrare.
Draco nel frattempo stava combattendo una lotta contro se stesso. Alla fine, senza guardarlo negli occhi, disse “Perché lei è la persona più importante della mia vita.”
Mentre Harry, ammutolito dalla risposta ricevuta, rifletteva su quelle parole, Draco riprese di nuovo in mano le redini e fissandolo cattivo disse “Voglio che tu mi giuri Potter che non l’hai neanche sfiorata, quella notte.”
Harry si riscosse. “Che senso ha giurare, quando grazie al siero sai che dirò comunque la verità?Non l’ho nemmeno sfiorata, sta tranquillo.” Concluse, mentre un'altra domanda gli affiorava alle labbra. “Perciò! Fammi capire, hai detto che Pansy è la persona più importante della tua vita ma non è la tua ragazza!”
“Si” Ringhiò il biondino.
“Vorresti che lo diventasse?” Harry si stava divertendo un mondo.
Con sua sorpresa, comunque, l’altro si mise a riflettere. Alla fine rispose sorridendo “Se ciò fosse possibile, probabilmente sì.”
Harry stava ancora cercando di capire cosa volesse dire quella risposta quando si ritrovò piantato in faccia uno degli sguardi omicidi del Caposcuola. “Adesso basta domande su di lei, chiaro?”
“Ehi datti una calmata! L’hai iniziato tu il discorso!” Si buttò sulla difensiva il Grifondoro.
Draco scattò su a sedere. “E per quanto ti è possibile, gradirei che dimenticassi ogni parola, grazie. Sono sotto l’effetto di quella maledetta pozione che sei tanto ottuso da non saper riconoscere…”
“La prossima volta svolgerò una ricerca accurata, professore…” Sbadigliò Harry, mentre l’altro già era sulla porta della cucina. Tutto quello che gli aveva detto l’altro l’aveva confuso, e credette di capirci sempre meno. In realtà, non aveva idea di quanto vicino fosse a scoprire la verità.
“ ‘Notte Potter.”
“ ’Notte Malfoy.”
*       *       *
L’indomani mattina Ron Weasley stava dirigendosi verso il tavolo della colazione, con al fianco la Chang appena uscita dal bagno, quando un urlò buttò giù dal letto tutti i neuroni che ancora non si erano messi in movimento. Come una belva inferocita, i capelli che le incorniciavano il volto simili ad una criniera, gli occhi furenti, Hermione schizzò fuori dalla cucina.
“Chi è stato?!” Ruggì.
Evidentemente Cho non aveva ancora mai avuto occasione di godere di quel terribile spettacolo della natura, paragonabile soltanto alle tempeste magnetiche o alle aurore boreali, e si andò a rifugiare di corsa in salotto.
Ron, che a trattare la sua amica aveva ormai una certa esperienza, cercò di essere più diplomatico, e sviò lo sguardo di lei che puntava minaccioso verso il punto in cui era scomparsa la ex Corvonero.
“Con calma, con moltissima calma, mi spieghi cosa ti turba, Hermi?” Chiese con il tono che in genere si usa davanti ad un pazzo o uno che sragiona.
Lei quasi gli schiaffò una bottiglia sul naso. “Il Veritaserum!! Il mio compito per Piton! Me l’aveva dato per l’estate, per alzarmi il voto!!!!”
Ron continuò a fissare il liquido trasparente per qualche minuto. “Ma ce n’è ancora più di mezza bottiglia!!”
“E se non dovesse bastare?!” La voce della ragazza, ancora al di sopra di qualche ottava, sembrò comunque tendere ad un prossimo abbassamento fino a tornare al suo usuale volume.
In quel momento emerse dalla stanza dei suoi genitori la figura di Pansy, che stava ancora scompigliandosi i capelli. “Granger il tuo soave risveglio aveva una ragione precisa?O funziona così per i Babbani?”
Gli unici che imperturbabili continuarono a dormire erano i due che la notte prima avevano commesso il misfatto, cosa che la Caposcuola non scoprì mai. Certo, forse se non fossero stati tutti tesi in attesa di possibili notizie e se la convivenza fosse stata più semplice, possibilmente le sarebbe venuto in mente che uno degli effetti collaterali della pozione della Verità era una profonda sonnolenza, ma per fortuna dei due, le cose non andarono così.
Trascorsero ancora due giorni, e solo la quarta mattina dal loro arrivo a casa Granger avvenne qualcosa di veramente importante. Erano tutti riuniti in cucina, e mentre Hermione e Cho preparavano il latte ed il caffè caldi, gli altri ciondolavano sbadiglianti intorno al tavolo.
Ad un certo punto la ex Corvonero lanciò uno strillo di sorpresa, e il pentolino che reggeva tra le mani le cadde e si rovesciò al suolo. Hermione ci mise un secondo a capire cosa stava succedendo. “Le fiamme! Guardate le fiamme!”
Al centro dei fornelli, nell’unico che lei aveva acceso per permettere alla Chang di scaldare il latte, il fuoco era diventato improvvisamente azzurro acceso, e sotto i loro occhi si tramutò in un tenue violetto. Quindi, sputacchiando per la fatica, spruzzò fuori qualcosa, qualcosa di incredibile, che volò nell’aria per finire nella stretta presa da Cercatore di Harry.
Il ragazzo, non appena ebbe riconosciuta la scrittura, tirò un sospiro di sollievo,e appena finito di leggere lo passò al suo migliore amico, alla sua sinistra, e lasciò che fosse lui a comunicare agli altri il contenuto del foglietto.
La famiglia sta bene. Solo lievi feriti dall’attacco a Grimmauld,e gli elfi sono di nuovo con noi. Non possiamo comunicare, ci spiano, questo è stato l’unico modo in cui siamo riusciti a scampare ai controlli. E’ cruciale che vi facciate trovare la mattina dell’1 settembre davanti il bar babbano di Piccadilly Circus, alle sette. Non potetemancare, vi porteremo all’Espresso da là. Non rispondete. Non preoccupatevi. Fate solo la massima attenzione possibile. Vi pensiamo sempre. Lunastorta.”
“Lunastorta?!” Chiese subito Draco.
“E’ Lupin…ha fatto bene, sono pochissimi a saper riconoscere quella firma..”Spiegò Hermione.
“Riesci a controllare che sia proprio opera sua, che magari non sia stato Piton a mandarcelo?” Chiese Harry alla sua amica. “Lui sapeva del soprannome.”
“La ragazza cominciò subito a mormorare tra se e sé, e dopo qualche secondo sospirò. “Non posso averne la certezza matematica, d’altra parte Piton è milioni di volte più esperto di me, ma per quello che posso capire io è autentico.”
“La comodità di avere una secchiona tra i piedi dov’è allora, se non ha la certezza matematica?” La prese in giro Pansy, ma non aveva il solito ghigno Malfoy-docet. Il sorriso con cui accompagnò le parole stemperò l’atmosfera e Hermione arrivò persino a sorridere.
Per festeggiare la sicurezza che gli altri stessero tutti bene, Harry e Ron andarono a fare la spesa per comprare qualcosa di buono che le ragazze avrebbero fatto per pranzo, e preso dall’euforia il bambino sopravvissuto,che tanto bambino non era più, aggiunse al carrello anche una bottiglia di vino rosso e due birre.
“E questa che roba è?” Esclamò Cho una volta che furono tornati a casa, mentre sistemava la spesa, tirando fuori proprio quella bottiglia.
Hermione la riconobbe al volo. “Ah i maschi…beh per una volta però si può anche fare, che sarà una bottiglia di vino rosso?”
Quanto si sbagliava la ragazza…E’ vero che bevvero tutti a stomaco pieno, ma Ron ed Harry si sfidarono a ricolmarle magicamente ogni volta il bicchiere senza che lei lo notasse, e presto, forse disinibito dall’alcol, si unì anche il biondo Serpeverde.
Quando estesero il gioco anche alla birra e passarono alla Caposcuola la sua quarta, evidentemente però fu troppo e ridacchiando disse “Eh ma mi sa che qui mi si piglia in giro!”
“E a me sa che la Granger non regge gli alcolici babbani…!” Rise Draco.
“Tu invece, Malfoy” Ron si interruppe per dar sfogo ad un singhiozzo “si vede che sei un alcolista anonimo…!”
Cho si mise a ridere in maniera sguaiata, anche lei forse vittima del gioco del bicchiere sempre pieno, ed esclamò “Questa è buona, davvero buona Ron!”
E quello tutto tronfio per risposta le versò ancora da bere.
“Ragazzi qui stiamo un po’ esagerando!” S’intromise Harry.
“Oh zitto tu per una buona volta, e bevi dai!” Continuò a ridere il suo migliore amico.
Pansy scattò in piedi. “Bah. Io me ne vado a letto.”
“Dov’è che vai tu?!” Il tono con cui parlò Draco rivelava che anche lui in quanto stabilità cominciava a vacillare, e forse per nasconderlo, bevve un altro bicchiere di birra.
“Non continuare a mischiare, scemo…Così ti ubriachi davvero!” Sbuffò lei, dirigendosi verso la porta.
Il suo compagno scattò in piedi. “Torna qui, Pansy.”
Aveva fatto il grande errore di afferrarle un polso.
Ancora una volta lei cominciò a tremare e divincolarsi. “Lasciami..Non mi toccare”
Harry fece un mezzo movimento,come per alzarsi, non sapendo quanto fosse saggio intervenire, mentre Draco rispondeva gelido. “Io non posso toccarti?Io posso.”
“Non mi toccare…Non mi toccare…” Sembrò che la ragazza non l’avesse nemmeno sentito.
“Malfoy…Draco…” Provò Hermione, piano.
“Stai zitta tu!” Sbottò lui, senza neanche guardarla.
Al che Cho fece una faccia comprensiva e disse alla padrona di casa che stava per rispondere per le rime. “Su non darci peso, sai com’è…tra moglie e marito non mettere il dito!”
Incredibilmente, Draco sbuffò e sorrise, lasciando al contempo il polso dell’altra, che lo ritrasse come se si fosse ustionata.
“Tra moglie e marito… Idiota… Pansy è mia sorella.”
 
 
*       *       *
 
 
Note dell'Autrice:
Alloraaaaa...ci siamo!rivelazione n.1! Questa storia mi è venuta in mente proprio a partire da questo piccolo, assurdo,insignificante dettaglio!giuro che non è surreale...più avanti sarà data una spiegazione anche a questo!! Però...spero che non mi ucciderete per questa ultima frase di Dracucciolo!!Passando ai ringraziamenti..
Summers84:ti dirò,carissima, che in genere tendo a riportare in vita la gente che la spietata nostra Madre Row decima!non tendo ad avere istinti omicidi però..chissà...;) non dico niente!! per quanto riguarda harry e pansy..eheh quante cose può fare l'amore!!!
Jerada:posso capire bene quello che dici, io continuo ad amare i libri della Row ma certe volte c'è davvero bisogno di personaggi un po' più grandi, un po' più svegli e pronti ad accettare le cose come lo farebbe un ragazzo della loro effettiva età!..beh in questo capitolo si che si beve!che te ne pare?baci
vinny:ciao bella!!questo è un po' draco visto da me...si è proprio premuroso con Pansy e in questo capitolo viene fuori anche la ragione di questa sua iperprotettività!vedremo però cosa succederà adesso...eheh per quanto riguarda pansy mora..si lo è...ma io la immagino bionda!!scusate...vi prego fate finta che si si fatta il colore!!!!XD
noekali: grazie tantissimo e grazie di commentare sempre!!che pensi di questo nuovo chappy?baci!
furbacchina:ciaooo che belle le tue recensioni!me con occhioni lucidi...non potevi farmi complimento migliore, io ho sempre il terrore di divagare nell'OOC, anche troppo!il mio draco a volte diventa un po' grifondoro ma...è pur sempre il principe delle serpi no?penso che questo suo lato venga fuori in questo chappy meglio che in altri...e ne arriveranno altri!nei prossimi due soprattutto sarà molto serpeverde ;) non vedo l'ora di leggere le tue fic, purtroppo ho poco tempo tra un esame all'uni da dare e l'editore che vuole che finisca un libro entro marzo :S spero di farcela!!!un bacio bella
Nyssa:la madrina- zia di questa fic è sempre presente quando scrivo e devo dire che senza di lei ben poco sarebbe venuto fuori...grazieeeeeee!!!
Volevo anche dare un particolare abbraccio alla miaKeira...lei, che è più di un'amica, più di una sorella e che adesso è addormentata dai farmaci in ospedale... Forza amica mia! Ti voglio bene!
baci a tuttiiii e grazie a tutti quelli che hanno aggiunto la fic e me tra i preferiti!siete gentilissimi;)
Silver
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Nottetempo ***


Capitolo Cinque


Hermione chiuse il libro con uno scatto secco. Era nel suo letto, che ormai da quasi una settimana condivideva con Cho Chang, e stava cercando di distrarsi con la lettura, ma non stava funzionando per niente.
Decise di ripercorrere gli avvenimenti della serata, da quando avevano cominciato a cenare, con tutte le cose buone che lei e gli altri stavano diventando sempre più bravi a preparare, a quando avevano cominciato a bere. Era evidente che lei stessa aveva esagerato, aveva un mal di testa per la miseria... Ma Harry aveva preparato del caffè per tutti, e dopo aver mangiato un po' di pane si era sentita davvero meglio. Comunque non era l'unica ad aver esagerato.. Ron era proprio cotto, quando Draco aveva detto quella cosa gli era presa una ridarella incontrollabile fin quando Cho non si era preoccupata di metterlo a letto...E poi Malfoy... Anche lui doveva essere decisamente sopra le righe, per dire una cosa simile. Ricordava benissimo come si erano induriti i lineamenti della Serpeverde nel sentire quelle parole, come non avesse negato e fosse semplicemente uscita dalla stanza. Anche lui se n'era andato, credevano che l'avrebbe seguita nella camera che dividevano ma avevano sentito la porta di casa sbattere. Non era per niente saggio quello che aveva fatto! Avevano pur sempre dei Mangiamorte alle calcagna, Lupin aveva detto di essere molto attenti, non era l'idea più geniale del mondo uscire di casa la sera tardi per giunta leggermente alticcio. Non riusciva ad addormentarsi, c'erano troppe cose a cui il suo cervello voleva pensare. Com'era possibile? Pansy Parkinson e Draco Malfoy fratelli? In quale universo parallelo?

Si mise a sedere e infilò le pantofole. Il caffè di sera non era stata decisamente una buona idea..

Andando verso la cucina, notò che in salotto c'era qualcuno e sorrise alla vista del Salvatore del Mondo Magico con gli occhiali storti, la bocca semiaperta, addormentato in una posizione che di austero aveva poco. Afferrò una coperta dalla poltrona e gliela sistemò con cura addosso, poi gli scompigliò i capelli affettuosamente e tornò alla sua meta originaria.

Si sorprese nel notare che non era la sola sveglia. C'era qualcuno fuori, nel piccolo terrazzino, affacciato e di spalle. Non che ci fosse bisogno di vederlo in faccia per sapere che era Malfoy! Si sentì un pizzico più rasserenata. Doveva essersi distratta perchè non l'aveva sentito tornare.

Prese due tazze dall'armadietto del lavantino e le riempì con la cioccolata che Harry aveva preparato mentre lei lavava i piatti. Quel ragazzo aveva una mania con le bevande calde...

Aprì la porta a vetri del balcone con il piede, come faceva quand'era piccola, e uscì.

"Tieni, è calda."

Il Serpeverde si voltò e prese la tazza. Non mostrò segni di fastidio o intolleranza, ma non le diede il benvenuto.

"Non ti ho sentito rientrare..." Provò lei.

Draco non rispose. Preferì sorseggiare la cioccolata.

Il silenzio cadde di nuovo tra loro, ed Hermione si chiese se aveva davvero fatto la cosa giusta ad uscire, ma poi lui parlò. "Sono davvero un coglione."

"Mmh... Non sai quante volte l'ho pensato!" Sorrise lei, leggermente in imbarazzo.

"Pansy non vorrà più vedermi..."

"E non avrebbe tutti i torti..." Pensò la Caposcuola, ma disse "E' questo il motivo per cui non vai a dormire? Che non vuoi affrontarla?"

Lui ci mise un po' prima di rispondere. "Non sono un codardo, Granger."

"Non era quello che volevo dire!" Sbuffò lei.

"Non doveva saperlo nessuno...Non lo sa nessuno! Sono un coglione..." Continuò ad insultarsi lui.

"Ma...allora è vero? Risulta così difficile da credere..." Mormorò la ragazza.

"Certo che è vero, dannazione." Finalmente si girò per piantarle gli occhi in viso. "E dimmi Granger, sei qui solo per morbosa curiosità vero?Vorresti che ti raccontassi tutto no? Scordatelo."

"Non essere sciocco... non più del solito, almeno." Ribattè a tono Hermione. "Certo che sono curiosa, vorrei ben dire! Tu non lo saresti se..che ne so, ora me ne uscissi dicendo che io ed Harry o Ron siamo fratelli?"

"Eh ma tu sei notoriamente mezzosangue, Granger!" Ghignò cattivo lui.

"E che palle con questa storia..." Lei fece per andarsene, non aspettandosi che lui la fermasse.

"Scusa, è istintivo...tipo un riflesso condizionato!"

"Cavolo, Malfoy che si scusa?Questa me la scrivo...!" Si burlò la ragazza, contenta però che lui ghignasse ancora. "Lo vedi che se non altro le Mezzosangue servono a fare sorridere?"

"Vero."

E restarono lì. Per parecchio tempo. Non parlarono più, ma non serviva, nessuno dei due ne aveva più bisogno.

* * *


Qualche stanza più in là, completamente ignaro della scena, Harry Potter si ridestò. La posizione sghemba che aveva preso sul divano gli aveva procurato un gran bel torcicollo e fece mettersi a sedere,preparandosi ad andare a letto, quando una figura comparve sulla soglia.

Senza dire niente, la ragazza gli si avvicinò e prese posto nel divano, accanto a lui.

Harry la guardò perplesso. Avrebbe voluto chiederle così tante cose! Ma si trattenne.

Pansy, forse pensando che una volta fatto trenta valeva la pena di fare trentuno, decise di sdraiarsi al suo fianco.

Il torcicollo di lui non ne fu propriamente contento, ma continuò a non dire nulla e a guardarla.

"Posso stare qui?" Domandò infine lei.

"Io...si."

Harry piegò un braccio a mò di cuscino sotto la testa, e l'altro...l'altro lo lasciò scomodamente poggiato su un fianco. Non credeva che toccarla fosse una buona idea, specialmente dopo quella sera. Lei nascose il viso sul suo petto, e sempre guardandola perplesso, ma con le palpebre che stanche premevano sugli occhi, il ragazzo si lasciò vincere dal sonno.

Pansy si svegliò presto, quando ancora non si sa se è notte tarda o mattina presto. Ci mise un attimo a ricordare perchè stava a così breve distanza da Potter, da Harry Potter, dal Bambino Sopravvissuto, dal Salvatore del Mondo Magico..ma non riuscì a pentirsene. Almeno fino a quando non percepì il braccio di lui che, vinto dalla forza di gravità, le era scivolato intorno alla vita. Sentì improvvisamente il solito senso di soffocamento,l'aria risucchiata dai polmoni e le terribili immagini cominciarono a riaffiorare, il respiro le si fece affannato...

"Pansy...calmati." La riportò indietro lui.

Forse svegliato dal suo attacco di panico, aveva spostato il braccio e ora la guardava rassicurante.

"Calmati, non c'è nessun pericolo, stai serena, sono qua..." Continuava a mormorare lui. Incerto, alzò una mano e le accarezzò i capelli, con fare impacciato ma tranquillizzante.

Lei fece alcuni respiri profondi.

"Mi dispiace, non è stato un gesto voluto, giuro..." Si difese Harry, quando vide che lei stava calmandosi.

"Lo so..." Rispose infine.

Il ragazzo sorrise. "Dammi una mano."

"Cosa?" Lo guardò perplessa e un po' preoccupata la Serpeverde.

"Sì, dammi una mano, dai..." Continuò lui, porgendole la propria.

Lei fece come le chiedeva e un po' insicura mise la sua mano dalle dita affusolate su quella del Grifondoro, sul quale spiccavano delle cicatrici che non riuscì a leggere.

"Ah quelle sono un regalino della Umbridge, niente di che..."

"Cosa fai Potter?" Gli chiese infine stranita.

"Voglio capire cosa ti da fastidio...perchè posso tenerti la mano e non ti senti male?" Spiegò lui. Lei fu come riportata bruscamente alla realtà e si rese conto che da settimane, forse un mese, non concedeva a nessuno quel gesto. Il ragazzo nel frattempo cambiò posizione delle dita per intrecciarle alle sue.

Per un secondo, Pansy sentì di nuovo il panico, ma lui riprese a parlare. "Vedi?Non c'è niente che non va... Va tutto bene! Non ti mangio..." E il panico cessò.

Anche lui sciolse la presa dopo poco.

"E' meglio se vado a letto, Potter..." Disse brusca, colpita da come lui era riuscito a placarle le vertigini solo parlando. Ma d'altra parte si era già resa conto che riusciva a dormire serena solo se lo vedeva prima di addormentarsi...era confusa...voleva scappare.

"Prima dimmi una cosa!" Esclamò lui.

"Cosa?"

"E' vero quello che ha detto Malfoy? Sei sua sorella? O era ubriaco?" Quegli occhi verde smeraldo la passarono da parte a parte. Non riuscì a dire niente di sprezzante. "E' vero."

Harry fece per dire qualcos’altro ma lei lo bloccò. “Zitto Potter. Stanotte ho fatto già troppe cazzate, magari quella di raccontarti tutto la lasciamo per la prossima notte…”

Il ragazzo sorrise. “E chi ti dice che ci sarà una prossima notte Parkinson?”

Lei sbuffò. “Ma dai… Se non mi avessi voluto fra i piedi, non mi avresti fatto dormire qui stanotte, quindi ho le mie buone ragioni per credere che lo farai ancora!”

“Mmm il ragionamento non è del tutto inattaccabile, ma suppongo tu abbia ragione…” Il Grifondoro la guardò alzarsi con il ghignetto ancora in viso e uscire dalla stanza, sempre nella sua tenuta notturna, la maglietta larga, maschile, e i pantaloncini cortissimi.

Prima di alzarsi a sua volta (ormai aveva rinunciato ad una veloce soluzione per il torcicollo che cominciava a dargli preoccupanti fitte) rimase a fissare il soffitto. Gli occhi blu intenso di lei erano la cosa che più lo incuriosiva… un momento prima erano arrabbiati, feroci, determinati, e dopo neanche un secondo li vedeva lucidi…Ma cosa c’era che la spaventava? Perché non accettava il tocco di nessuno? Eppure poco prima era riuscito a vincere le sue difese…Ripensò per un attimo alle loro dita intrecciate…No Harry che diavolo stai farneticando, lo hai fatto semplicemente per aiutarla! Si disse.

E poi lei aveva detto che ci sarebbe stata un’altra notte… Perché stava sorridendo??Forse perché aveva capito che Malfoy non aveva pretese da avanzare, o almeno non del tipo che temeva lui? Ma che idiozia… Stava sorridendo perché la sua coscienza era apposto, ecco tutto. Certo. Logicissimo. O no?…
* * *


L’indomani mattina, se vogliamo così definirlo, o poche ore dopo, come sarebbe più corretto, al suo risveglio trovò un paio di occhi azzurri fissarlo insistentemente.

“Finalmente!”

“Mmmm che ore sono??” Borbottò lui rigirandosi dall’altra parte.

“Appena le undici, Harry e anche se abbiam fatto nottata direi che è abbastanza tardi!” Rise Ron, poi decise che visto che le buone maniere non sortivano alcun effetto, una cuscinata in faccia avrebbe fatto bene al suo amico.

“E va bene, va bene! Ci sono, ora mi alzo!” Biascicò il minore tirandosi su.

“Parliamoci chiaro, amico” Cominciò allora Ron, che si preparava quel discorso da tutta la mattina “o la follia imperversa, o qui c’è qualcosa che non va!”

“Che vuoi dire?”S’incuriosì il primo.

“Che la Parkinson non si può! Cavolo a te non piaceva la Chang?E perché diavolo non ci provi visto che sarete sotto lo stesso tetto per ancora almeno un’altra settimana??Ma non la Parkinson, dai!” Sbottò il minore dei Weasley con così tanta veemenza che Harry temette che dovesse averlo sentito tutta la casa.

“Ma cosa dici?! Cosa ti fa pensare che io abbia mai guardato Pan…la Parkinson eh?” Harry scattò in piedi e cominciò a rovistare in cerca di una maglietta pulita per nascondere il viso.

“Mah, secondo te, il fatto che c’hai dormito insieme stanotte potrebbe essere un lieve indizio forse?”

“E tu che ne sai??” Si girò subito Potter, confermando così i sospetti dell’altro.

“No beh sai…Hermione deve avermelo accennato…” Si buttò sulla difensiva Ron.

“Pettegola…” Ringhiò piano Harry.

“Non dire così! E poi che pretendi in una casa di quattro stanze e sei anime?!!”

“Si beh appunto, due di queste anime, quella di Malfoy e di Hermione, erano insieme stanotte tanto quanto me e Pansy!” Rivelò il ragazzo sopravvissuto, per restituire il favore all’amica, e sorrise sornione dello sgomento sul volto di Ron. “E comunque, Cho, hai detto bene, mi piaceva, ma ora non provo davvero nulla.”

“Si ma…ma… meglio lei della Parkinson!” Balbettò il suo migliore amico.

“Bah…se ho capito almeno qualcosa delle donne,e di Cho in particolare, non sono io quello che le interessa ormai…!” Disse Harry enigmatico prima di andare a chiudersi in bagno.

Due stanze più avanti, mentre Hermione rifaceva il letto suo e di Cho senza staccare gli occhi dalle pagine di un libro appena recuperato dalla sua scrivania, la sua compagnia di camera non la finiva più con le domande.

“E ma almeno vi siete baciati?Ma ci provava, lui? Ma che ti diceva? E ti guardava le labbra o gli occhi mentre parlavate??”

“Cho non ne ho idea!” Sbottò lei improvvisamente. “Non ci siamo baciati, che idiozia, non c’è niente del genere! E lui non ci provava, figurati, dimentichi forse che sono una sporca Mezzosangue?” Disse con un filo di ironia. “Abbiamo parlato e basta, e non mi guardava, guardava la città illuminata..”

Inaspettatamente l’altra sospirò rapita. “Che romantico…”

“Ma dai, ridicolo…” Sbuffò Hermione riprendendo la lettura.

“No ma davvero, sai che ho sempre creduto che un giorno ti saresti messa con Weasley?” Le confessò la ex Corvonero con un risolino.

Le guance della Caposcuola si tinsero di rosso. “Ma no…c’è stato un periodo in cui credevo mi piacesse, ma in fondo siamo solo amici…”

“Eppure” continuò l’altra imperterrita “tutti avrei pensato, meno Malfoy!”

Hermione chiuse il libro e lo sbattè sul comodino. Sospirò pesantemente e cercò di riprendere la calma. “Chiariamo un paio di cose, adesso. A me non piace Draco Malfoy, a lui non piace Hermione Granger. Ci troviamo a vivere per qualche giorno sotto lo stesso tetto, è tutto qui, capisci? Cerchiamo di non mangiarci a vicenda per quieto vivere, ma basta, fine stop! E adesso cortesemente mi aiuti a portare queste lenzuola a lavare?”

L’altra scese dalla scrivania. “Sarà, ma secondo me ho ragione io.”

Per fortuna della padrona di casa, le pareti erano piuttosto spesse e la porta chiusa, perché altrimenti Draco, che si trovava dall’altra parte del muro, precisamente nel salotto, avrebbe potuto captare ogni parola… Ovviamente, a patto che fosse riuscito a riprendersi gli occhi incollati allo schermo della tv.

“Brutta droga eh?” Scherzò Ron entrando nella stanza.

“Temo di si.”

Probabilmente, si accorsero entrambi, era la prima frase civile che si rivolgevano.

Per un attimo, nel salone si respirò un profondo imbarazzo, poi il Grifondoro disse “Metti qualche quiz dai, mi divertono!”

Draco si voltò a guardarlo. Poi sorrise. “Sì divertono anche me!” E cercò sulla rete finchè non ne trovò uno.

L’unica che nella casa ancora stava dormendo era Pansy. Era sola nella sua camera, ma se qualcuno fosse stato con lei avrebbe potuto facilmente vedere il sorriso sul suo volto addormentato.

Tra l’altro, l’ingrato compito di andare a bussare alla sua porta a pomeriggio ormai inoltrato, fu delegato ad Harry. Malfoy era riuscito ad esibire una sfilza di scuse plausibili che andavano dall’aiutare Cho a fare il bucato, al lavare i piatti e ordinare la libreria, cose che probabilmente non aveva mai fatto in vita sua e sicuramente contava di non fare mai più.

Il Grifondoro diede dei leggeri colpetti alla porta, ma nessuna voce rispose, così si decise ad entrare e sorprendentemente trovò la Serpeverdeperfettamente sveglia. Era seduta con la schiena poggiata alla spalliera del letto, gli occhi fissi su un quaderno sul quale scribacchiava distrattamente. Senza alzare lo sguardo, lei disse subito “Puoi girarti e uscire grazie.” Harry stava per rispondere piccato quando lei aggiunse “Cortesemente, vai a farti massacrare da un Mangiamorte e torna in fin di vita, idiota.”

“Posso sapere con chi credi di stare parlando?!” Disse finalmente lui.

Pansy alzò gli occhi di scatto. “Oh! Ero certa che fosse Draco…scusami Harry!”

“Dovresti anche spiegarmi per quale ragione sei stata chiusa qui tutto il giorno! Forse la principessa non aveva voglia di mischiarsi alla comune plebaglia?” Fece sarcastico il Grifondoro.

“Non voglio vedere Draco.” Mormorò risoluta lei.

Lui si avvicinò. “Secondo me stai facendo una tragedia e basta.”

“Potter! Tu non capisci!” Sbottò lei. “Adesso tutti sanno che…che…”

“Io non capisco, e che palle! Dici sempre questa frase, lo dice anche Malfoy, ma forse è perché voi non volete essere capiti! E’ molto più facile fare la vittima incompresa, non credi?” Dopo essersi assicurato di averla zittita, continuò “Comunque, Ron e Cho erano talmente brilli che sono riuscito a convincerli di aver immaginato tutto…”

“Si, ma adesso tu e la Granger…”

“Io ed Hermione ci metteremo in strada ad urlarlo ad ogni passante ci capiti a tiro,sai? Anzi ora scrivo una letterina alla mia amica Rita Skeeter e le snocciolo tutto…” Il tono di Harry, offeso per la mancanza di fiducia, forse fece più effetto delle sue parole e lei non disse più niente. Il ragazzo le prese allora il quaderno dalle mani. “Fa vedere..”

“No no…veramente è una scemenza…”

Ma era troppo tardi. Lui capì che non era un quaderno, ma un album e che lei non stava scrivendo ma disegnando. E che disegno… Harry aveva tra le mani un superbo ritratto di Malfoy, un ritratto che sembrava parlare, respirare, un ritratto che solo delle mani profondamente innamorate avrebbero potuto tracciare.

“Devi accettare le scuse che sono certo vorrà farti.” Disse restituendole l’album.

“Non lo conosci come lo conosco io, lui non si scusa mai…” Mormorò triste lei.

“Beh se vedesse quello gli verrebbe una gran voglia di scusarsi, secondo me!” sorrise lui decidendo che poteva anche sedersi sul letto, ma tenendosi comunque ad una ragionevole distanza di sicurezza… con quella ragazza non si poteva mai dire.

“Bah, è solo un disegno, gliene ho fatti un centinaio…da quando siamo sca…voglio dire, da quando siamo con l’Ordine poi, praticamente non ho nient’altro da fare!”

Harry riprese l’albumetto che lei aveva messo sul comodino e fece per sfogliarlo, notando che in tutto c’erano meno di una decina di fogli usati. La maggior parte erano disegni di Draco, lui alla finestra, lui che rifletteva, ce n’era perfino uno di loro due insieme.. Ma uno lo colpì. Era un uomo, che lui non ricordava di avere mai visto, seduto su una sedia a dondolo che sorrideva da dietro occhiali di corno.

“Chi è?” Quando non ottenne risposta, alzò lo sguardo e vide che lei guardava altrove, gli occhi lucidi. “Scusami non volevo…”

“E’ mio padre…Cioè, è…si insomma, è Oscar Parkinson…”

“Io non ho ben capito un paio di cose..” Cominciò lui, ma una voce chiamò a tavola e non finì mai la frase. Entrambi si guardarono un attimo e infine decisero di rispondere e accorrere per non scatenare le ire di Cho ed Hermione, che quella sera avevano preparato lo stufato.



* * *

Note dell'Autrice:
Innanzi tutto mi devo scusare tantissimo per questa prolungata assenza!!sono stata ‘fuori sede’ e non ho potuto aggiornare per tutta la settimana, il capitolo era pronto da un pezzo e stava lì ad impolverarsi……che poi, ammetto che questo è uno dei miei preferiti ;) per questo vorrei dedicarlo alla mia chiaretta…che so che si rimetterà presto per poter tornare in pista con me.
Ebbene, devo dire che ero un po’ spaventata dalla vostra reazione alla frase ‘è mia sorella’, ma a quanto vedo non mi avete ancora coperto di insulti!!veniamo ai ringraziamenti di dovere…:P

Satanabaan: ohhh un nuovo lettore!!grazie grazie…ecco l’aggiornamento anche se con qualche leggera attesa che non credo si verificherà piu!domani stesso posto anche il sesto che sto rifinendo in questo momento!
Jerada: quando vuoi ci facciamo una bevuta insieme, ma se invitiamo anche Dracucciolo per me è ancora meglio…!!!:P cmq sono contenta che l’idea non ti sembri troppo strampalata, fammi sapere che te ne pare del nuovo chappy!
Furbacchina:eccomi di ritorno!!la tua fedeltà mi fa venire le lacrime agli occhi…mi commenti sempre, sei grande!!la fic cresce anche grazie ai commenti, da autrice potrai ben capirmi..!L’idea che ho dato della mamma di Pansy credo vada ancora rifinita, ma fondamentalmente hai capito bene il personaggio..che te ne pare della nuova situazione che va modellandosi??piaciuta la chiacchierata tra Dra ed Hermi?? Bacissimi al prossimo chap!
Summers84: aspetta ancora qualche capitolo e si spiegherà tutto ancora meglio, l’ho già scritta la scena che non vedo l’ora di inserire, devo solo scegliere bene il momento giusto! Sono curiosa di sapere che mi dici di questo capitolo che a me è piaciuto tantissimo scrivere!!!
Vinny: esattoooo!! Il ‘se fosse possibile,si’ era un indizio abbastanza nascosto, ma adesso diventa palese no?ovviamente lui era cosi protettivo perché le vuole un bene dell’anima, ma Harry non poteva capire il rapporto tra i due..Poi,immaginala pure bruna, tanto quella in errore sono io che la definisco bionda!!:P in questo chap c’è una scenetta un po’ più tenera…e anche quella del disegno mi piace tanto!!però nel prossimo…basta!non dico nulla!domani vedrai ;) baciii
Princess Malfoy: effettivamente quello che mi hai fatto è uno dei complimenti più belli ^^ grazie, è davvero emozionante leggere parole simili!!!Anche se non credo di avvicinarmi a MammaRow!Che te ne pare del capitolo?
Wolverine:eccolo l’aggiornamento!!accidenti, sono orgogliosissima!tutti i quattro capitoli di seguito, sono io che ti faccio i miei complimenti!! Si la rivelazione ci stava, pensavo di metterla al primo litigio a Grimmauld Place (quando anche Ron si mette a insultare Draco) ma poi l’ho spostata, mi sembrava piu adeguato fare passare ancora un po’ di eventi!
Scheggia94: agli ordiniiii! Anzi appena finisco di pubblicare questo, mi metto seriamente a scrivere un po’…così mi faccio perdonare l’assenza di questa settimana!
Bene, passo e chiudo che i ringraziamenti sono più lunghi del capitolo!!
Come al solito, senza Nyssa non ci sarebbe stata fic, perciò GRAZIE di tutto cara!!!!!!!!!!
Bacissimi,
Silver


Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Hogwarts ***


Capitolo Sei
 
La stanza è calda e accogliente, lei si lascia andare sul cuscino. C’è un fuoco nella stanza, scoppietta. E’ così stanca… E poi la porta si spalanca, il rumore la spaventa, quasi come un’esplosione… Ed entrano loro.
 
*       *       *
 
 
 
“No! Non hai capito!” Ridacchiò la padrona di casa. “Questa carta batte la tua!”
“Draco sbuffò. “Granger, sti giochi babbani non fanno per me!”
“E’ che sei tu che ti rifiuti, dai, non è difficile!”
I due ragazzi erano seduti in cucina ed Hermione stava provando ad insegnare a Malfoy a giocare a carte babbane. Lei era una brava maestra, ma lui continuava a dire che se aveva fatto a meno della roba babbana per diciassette anni, non vedeva buone ragioni per smettere ora.
Pansy era già andata a dormire da un pezzo, Ron e Cho guardavano un film mentre Harry si faceva una doccia.
“Hai notato che la Chang tende a stare addosso alla persone famose?” disse all’improvviso lui.
“A chi ti riferisci in particolare?” S’incuriosì Hermione, mischiando nuovamente le carte.
“Diggory, Potter….non mi stupirei se fosse tanto oca da provarci con Tu-sai-chi!”
Ridendo, lei cercò di immaginarsi la scena. “Ma perché poi ti piace così poco?”
“No, ma è carina, non dico che è brutta…ma è un’arrampicatrice sociale! Adesso pure Weasley…” Sbuffò Malfoy, sbagliando ancora una volta carta.
“Che c’entra Ron?” Chiese sospettosa la Caposcuola.
“No figurati se ti tocco Weasel! Comunque non dirmi che non hai notato come sia quasi sempre intorno se c’è lui…”
Lei riflettè. “Non ci avevo fatto caso, ma neanche lui credo!”
“Ah beh, da bravi Grifondoro ben pensanti…noi Serpeverde abbiamo fiuto per ste cose!” Draco buttò sul tavolo le sue carte e disse. “Basta mi sono stufato!”
“E il tuo fiuto ha dato altre dritte?!” Ecco, Hermione pregò di potersi rimangiare le parole. L’aveva fatto, aveva provocato Malfoy. Ma era scema?! Ok le era scappato. Prese le carte e le mischiò per tenere la mente e le mani occupate.
Il ragazzo si alzò. “Eh mi dispiace ma se tu non sei dotata come me, non posso rivelarti tutti i pettegolezzi che fiuto!”
“Vai a letto?” Chiese lei allora.
“Si mi sento stanco…E…” S’interruppe. Non disse che voleva fare pace con Pansy, sperando di trovarla ancora sveglia. Non ce n’era bisogno, la Granger non fece domande ma dubitava che non lo sapesse. “Buonanotte.”
“ ‘Notte Draco!” Sorrise lei.
Lui la guardò ancora un attimo. Perché l’aveva chiamato per nome? Beh, non era una cosa tanto insolita…due persone che vivono nella stessa casa da quasi un mese (contando anche i giorni passati al Quartier Generale) e si chiamano ancora per cognome…
Si decise infine ad andare nella stanza che divideva con Pansy. Erano riusciti a non incontrarsi per tutto il giorno, fino a cena, ma anche a tavola non si erano rivolti la parola. Non bussò, non gli serviva, ma non appena ebbe aperto la porta sentì che lei aveva il respiro affannoso. No, di nuovo! Si avventò sull’abat-jour e l’accese, così da vedere sua sorella con il volto rigato dalle lacrime in preda agli incubi. La prese immediatamente tra le braccia. “Svegliati Pansy, torna da me, svegliati piccola!”
Ci mise pochi secondi a ridestarla, e quando lei aprì gli occhi si appoggiò subito sul suo petto. Ben sapendo di non poterla abbracciare perché lei non lo avrebbe tollerato, le accarezzò i capelli dolcemente, mormorando “Va tutto bene, solo un altro incubo, è tutto finito, va tutto bene…”
“Dra sei un deficiente…” Bisbigliò lei senza staccarsi.
Lui sorrise. Deficiente? Beh se l’era cavata con poco! Temeva molto di peggio, sapeva quanto potesse essere serpe lei quando era arrabbiata! Forse per una volta i suoi incubi l’avevano aiutato... come diceva la Mezzosangue?Non tutti i mali vengono per nuocere!
 
*       *       *
 
 
 
La sera prima del ritorno a scuola i maschi furono messi ai fornelli con la forza. L’unico risultato apprezzabile fu che Cho ed Harry dovettero uscire per comprare pizze per tutti (dopo aver spiegato a chi di loro non era mai stato tra i babbani cosa fosse una pizza).
“Io c’avevo provato a fare qualcosa di decente, ma questi due sono così incapaci..” Si era lamentato Harry una volta tornato.
“Potter, non vedo perché dovrei imparare a fare un lavoro da elfi…” Si difese Draco, beccandosi uno sguardo omicida da parte di Hermione.
“Ah quindi io, Cho ed Harry siamo stati i tuoi vice-elfi queste settimane, no?!”
Malfoy ghignò. “Con la sola differenza che tu non giri per casa con un panno sudicio alla vita..”
Ron sfoderò immediatamente la bacchetta. “Come ti permetti?!Scusati subito!!”
Pansy scattò in piedi imitando il gesto. “Posala, Weasel!”
“Abbassatela entrambi piuttosto.” S’intromise Harry cercando di raffreddare gli animi.
“Stanne fuori Potter!” Ringhiò Draco fissando ferocemente Ron.
“Non osare tenere quel tono con me,furetto!” S’infuriò il bambino sopravvissuto.
“Smettetela subito!” Urlò Hermione per sovrastare le voci dei litiganti.
“Zitta Mezzosangue.” La gelò Malfoy. Aveva parlato troppo, Ron non poteva tollerarlo e gli lanciò una fattura che fortunatamente lo mancò. Per tutta risposta Pansy fece per restituirgli la cortesia ma Cho scattò tra i due ed evocò un incanto protettivo.
“Adesso andiamo tutti a riposare. La verità è che siamo tutti un po’ tesi per domani, per i rischi che correremo… andiamo a letto e dormiamoci sopra.”
“Si.” Approvò Hermione. “Sono d’accordo. Sono convinta che aiuterà tutti.”
Harry e Ron però la conoscevano troppo bene per non sapere che lavare i piatti era una scusa per non mostrare loro il viso, rosso di rabbia. Comunque,seguirono il consiglio della ex Corvonero e dopo avere velocemente rimesso a posto le cose che avevano usato per la cena e dato un’ultima occhiata ai pochi bagagli che avevano, andarono a letto.
 
*       *       *
 
 
 
L’indomani mattina, dopo aver impilato i tre zainetti preparati davanti la porta, consumarono una veloce colazione silenziosa, quindi si incamminarono verso Piccadilly Circus. Avevano deciso di non utilizzare la Smateralizzazione perché sarebbe stato più facile identificare il loro passaggio lì e fecero la strada con i mezzi pubblici babbani. Questo, assolutamente normale per Harry ed Hermione, e solo poco sorprendente per Cho (che si era sentita in dovere di accompagnarli) che tutte le estati andava dalla zia in Galles,era un’assoluta novità per gli altri tre, che riuscirono a passare ben un quarto d’ora davanti alla macchinetta dei biglietti del bus.
“Forza, non abbiamo tempo!” Sbottava Hermione ogni qualvolta questi ne perdevano davanti a qualche marchingegno babbano.
Ma la vera delizia fu in metropolitana. Ormai solo un treno li separava dalla loro meta, quando Draco e Ron piantarono i piedi di colpo. “E questa meraviglia che diavolo è??”
Harry, avvicinandosi, rise. “Un incredibile, fantasmagorico, introvabile..distributore di merendine!”
“E come funziona?”
Sospirando, il ragazzo con fare esperto si mise lì a cercare di mostrar loro il meccanismo, quando poco distante…
“Levami le mani di dosso, sudicio babbano!”
Si voltarono di scatto.
“Io penso che voi tre ora fate un giro con noi!”
I ragazzi videro che quattro tipi dall’aria stupida, pieni di piercing, stavano addosso alle loro compagne. Draco fece per tirare fuori la bacchetta, ma Harry lo fermò subito .“Non essere idiota.. Guarda come si fa!”
E così dicendo si avvicinò al gruppo. Per un attimo restò indeciso su quale ragazza puntare, ma scelse velocemente. Mise le mani sulle spalle di Hermione (che sobbalzò spaventata prima di riconoscere che era lui) e disse a voce sufficientemente alta perché tutti sentissero. “Che c’è tesoro, problemi? Devo chiamare gli altri?” E così facendo, indicò un paio di ragazzoni che stavano poco distanti, che aveva notato poco prima, due con l’aria di essere la gente sbagliata con cui mettersi a fare discussioni.
I tipi con i piercing seguirono il suo sguardo e incontrarono quello degli altri due. Decisamente, sentirono che non era il caso di insistere e si volatilizzarono.
“Ben fatto, ragazzi!” Esultò Cho guardando Ron, che si sentì un po’ confuso visto che lui non aveva fatto proprio niente.
Presero l’ultima metro ed arrivarono precisamente sotto la famosa piazza londinese.
“Adesso, con calma… Siamo in anticipo di dodici minuti ma probabilmente saranno già lì.” Annunciò Hermione che calma non era affatto.
“Ma è questa una piazza babbana?Cavolo..è squallida…” Chiese Pansy guardandosi intorno.
“No furbona…” Harry resistette all’impulso di usare un termine più incisivo, non ancora del tutto dimentico del macro litigio della sera prima. “Questa è l’uscita della metro, dobbiamo salire le scale per arrivare nella piazza!”
“Perfetto…se saliamo due alla volta…”Cominciò Cho.
“No, meglio andare tutti insieme.” Intervenne Malfoy. “Se ci attaccano, tutti insieme potremo difenderci, mentre se andiamo a coppie sarebbe come dirgli ‘ehi siamo qui, prendeteci pure!’ ”
“Andiamo allora!” Si spazientì Ron e fece strada. Con un gesto fulmineo Cho scattò ad un suo fianco ed Hermione alla sua sinistra, e gli altri tre si apprestarono a seguirli.
Il bar che dovevano raggiungere stava esattamente sul fronte opposto della piazza, per cui dovevano attraversarla tutta o allungare e costeggiarla. Scelsero quest’ultima opzione ritenendola più saggia.
“Sembriamo diventati una setta..” Bisbigliò Harry al suo migliore amico.
“Sì, la setta di Moody..vigilanza costante!” Rise lui.
“Guardate! Sono là…” Indicò la Caposcuola in testa. “Seduti al tavolino!”
E videro Lupin ed Hestia Jones, e ad un altro tavolo poco distante proprio Moody che lanciava occhiate con l’occhio magico in tutte le direzioni, spaventando i passanti che gli si tenevano ben alla larga.
“Non tutti insieme, adesso!” Esclamò la ex Corvonero. “Meglio che vada prima Harry, così lui sarà subito al sicuro, poi tutti noi..”
“Certo, una fila indiana che marcia nella stessa direzione e scompare all’improvviso non desterà attenzione vero?” Il tono di Draco era a metà derisorio a metà sarcastico. “Andiamo a coppie stavolta.”
Si decise che la prima dovesse per forza essere composta dai due Grifondoro, mentre Hermione aspettava per partire per ultima con Cho immediatamente dietro i Serpeverde.
Nel momento in cui entrò nel raggio visivo di Lupin, Harry cominciò a dare piccoli segnali cercando di attirarne l’attenzione, ma fu Malocchio il primo a notarlo. Si alzò e fece un minimo segno di seguire lui, perciò i due aggiustarono la traiettoria per andargli dietro.
A quel punto anche gli altri due l’avevano visti e si posero al termine del corteo. Alla fine dell’area pedonale li attendevano due macchine già in moto. Moody fece cenno di salire sulla prima, dove trovarono ad aspettarli alla guida Arthur, e dietro di loro presero posto Lupin e la Jones. Tutti gli altri andarono nella seconda macchina.
“Ron!” Sospirò felice Weasley abbracciando il figlio. “Harry…sono così sollevato. E’ stato un inferno, queste due settimane. La mamma era sull’orlo di una crisi nervosa…”
“Come stanno gli altri?”
“Fondamentalmente tutti bene, non avete idea di quanto siano stati in pensiero tutti… Suppongo che sia questa la ragione dell’insolitamente alto numero di volontari che avrebbero voluto scortarvi all’Espresso!”
Harry si voltò verso il suo ex professore. “E tu e Tonks?Cos’è successo quando ci siamo smaterializzati io e gli altri?”
Il lupo mannaro sospirò. “Siamo scappati anche noi due, e siamo tornati dagli altri che erano ancora lì al ricevimento. Abbiamo dato la notizia ad uno ad uno i membri dell’Ordine, e siamo tornati tutti in massa al Quartier Generale quando abbiamo potuto… Ma già non c’era più nessuno. Allora abbiamo raccattato tutte le nostre cose, le abbiamo setacciate per bene perché non fossero piene di incanti-cimici, e infine abbiamo trovato una nuova sede..”
“E quale sarebbe?” Si incuriosì il minore dei Weasley.
Fu Arthur a parlare. “Una vecchia villa nella campagna londinese che apparteneva alla famiglia di un parente di Molly e che ci ha fatto volentieri spazio.. Pover’uomo, dice che si sentiva così solo…”
“E i nostri bauli?” Chiese ancora il figlio.
“Tutto nei bagagliai delle auto, li ha preparati tua madre.” Disse Hestia.
“Gli elfi! Come stanno, sono salvi?” Saltò su Harry preoccupato.
“Kreatcher è nella nuova sede che fa del suo meglio per tenere pulita la casa, mentre Dobby è stato rimandato ad Hogwarts perché non corresse più rischi..Non sai quanto c’è rimasto male! Non se ne voleva andare…Mah, non li capirò mai quegli esserini…” Borbottò il signor Weasley.
“Non farti sentire da ‘Mione, papà…!”
“Ragazzi, pronti a scendere?Ci siamo quasi!” Intervenne Lupin con un ampio sorriso. Sembrava stanco, ma Harry credette di trovarlo più felice, più completo da quando aveva Tonks al fianco. Gli disse di salutarla, prima di scendere.
Poi cercarono di far passare inosservato ai babbani il fatto che stessero uscendo cinque pesanti bauli scolastici con tanto di gabbiette di Edvige e Grattastinchi fissate sopra dal retro di due utilitarie, infine entrarono alla stazione.
L’autista dell’altra macchina era un tipo che avevano solo intravisto a qualche riunione, ma che li salutò calorosamente.
“Arthur verrà con voi anche dall’altra parte, noi ci salutiamo qui, ragazzi!” Sorrise Hestia, mentre Lunastorta stringeva affettuosamente la spalla al suo ex alunno preferito. Malocchio li congedò con tutt’altro sistema.
“Vigilanza costante!” Ruggì mentre già loro si avvicinavano alla barriera che separava i binari nove e dieci.
Ebbero appena il tempo di sbucare dall’altra parte che mamma Weasley si avventò su di loro, mentre Ginny, più quieta, gli andava incontro. “Finalmente! Credevo che mamma avrebbe distrutto il cappellino, se non foste arrivati entro un minuto!”
“Tranquilla Molly, una volta sul treno saranno al sicuro!” La incoraggiò il marito, continuando a lanciare occhiate preoccupate all’orologio. “Non abbiamo molto tempo..Harry, una parola!”
Mentre gli amici si congedavano da Cho, con cui ormai si era stretto un bel rapporto grazie alla convivenza, il ragazzo ebbe un fortissimo flashback che lo riportò indietro di quattro anni,quando il padre del suo migliore amico lo voleva mettere in guardia da Sirius Black, lo stesso che avrebbero scoperto essere il suo padrino…E che ora non c’era più… “Mi dica.”
Ad un tono di voce appena udibile, Arthur mormorò “Non mi odiare, ma abbiamo ritenuto che fosse una misura necessaria. Per il primo mese non parteciperete alle attività della Scuola di Addestramento, comincerete da ottobre.”
Harry sbuffò. “Non è assolutamente necessario!”
“Ormai è stato deciso così. Ma non è questa la cosa che volevo chiederti, ragazzo mio.”Il signor Weasley sospirò. “Non seccarti, ma pregherei te e gli altri di restare in scompartimento tutti insieme.”
Per poco lui non scoppiò a ridere, prima che l’altro aggiungesse “Non mi riferisco soltanto a te, Ron ed Hermione..Parlo anche di Draco e Pansy.”
“Cosa???E perché dovremmo??” saltò su il ragazzo.
Il treno emise un fischio preoccupante. “E’ meglio così, fidati. Adesso corri, o lo perderai e mia moglie mi ucciderà!”
Scontento, lui si congedò dagli affettuosi coniugi e balzò sulla scaletta prima che le porte si chiudessero. Ron l’aveva aspettato, la sua migliore amica li aveva preceduti nella ricerca di uno scompartimento, mentre i due Serpeverde si stavano allontanando in direzione opposta. “Aspetta..che cavolo però!” Sbuffò, andandogli dietro. “Malfoy!”
Il biondo si voltò infastidito. “Che vuoi ancora?”
“Niente che mi renda particolarmente felice, te l’assicuro…Ordini dall’alto, dobbiamo stare insieme.”
“Cosa??No che palle!Adesso mi sono rotto!”
Ma nonostante le facce fossero poco contente, seguendo gli ordini si infilarono tutti e cinque in uno scompartimento. Ginny era stata monopolizzata dalle sue compagne, mentre non avevano ancora visto gli altri amici.
“Malfoy, noi dobbiamo andare in carrozza Caposcuola!” Biascicò scontenta Hermione una volta che ebbero sistemato i bagagli. Evidentemente la prospettiva non l’allettava granché.
“Ah puoi pure andare, io non mi muovo!” Disse lui scocciato.
“Certo, da bravo principino!Alza il culo e muoviti!” Gli ordinò la ragazza, che di vedere quel visino con l’espressione di angelica strafottenza non ne voleva più sapere.
“Granger, vai! Quella è la porta, non ti tratterrò dal compiere i tuoi sacrosanti doveri né ti leverò il piacere del tuo nuovo ruolo, ma per cortesia…non mi rompere le palle!” Malfoy si buttò a sedere e si mise a guardare indifferentemente fuori dal finestrino.
“Sei un essere così stupido e irresponsabile…” Sibilò lei. Harry, pienamente d’accordo, evitò di intromettersi mentre lei usciva seccata.
Calò per qualche secondo il silenzio.
“Dra credo che dovresti andare.” Disse ad un certo punto l’altra Serpeverde. “Daranno delle informazioni importanti che vale la pena sapere..”
“Ti ci metti pure tu adesso?!”Sbottò lui. “Tanto ce le dice la Granger.”
Pansy non rispose, ma lo fissò in un modo talmente simile al cipiglio più incazzoso della signora Weasley che senza più una parola, ma sbuffando sonoramente, anche lui uscì dallo scompartimento, magari non volendo mettere in equilibrio precario la pace appena fatta.
I ragazzi decisero allora di giocare a Sparaschiocco, mentre lei tirò fuori il suo album da disegno e si dissociò da tutto e da tutti.
Era passata poco più di un’ora quando vennero dei rumori preoccupanti dal corridoio. Ad un certo punto le voci si alzarono di tono ed udirono qualcuno esclamare “Una rissa! Wow e non siamo ancora neanche arrivati!”
Subito i due ragazzi scattarono a sedere e Ron per primo aprì la porta dello scompartimento, così che le voci prima attutite entrarono prepotentemente. Riconobbero immediatamente quella di Malfoy.
Uscirono velocemente e lo trovarono occupato a fronteggiare dei ghignanti Tiger, Goyle e Nott.
“Io ti consiglierei di abbassare la cresta! Non sei più nessuno adesso!”
“Ah beh tu non lo sei mai stato…” Ironizzò il biondino.
A quel punto, Tiger e Goyle si rivoltarono contro il loro originario capo e fecero per dargli addosso. Fecero. Perché Tiger si ritrovò il cranio spiaccicato con violenza contro il finestrino da Harry. Al contempo, una proverbiale fattura Dentofacciale riusciva a mettere fuori gioco Goyle, che non si era aspettato l’attacco di Ron.
“Patetico!” Ringhiò Nott. “Adesso ti fai pure difendere da Pott…” Non finì la frase. Draco ritenne superfluo tirare fuori la bacchetta e usò le vecchie buone maniere: Theodore restò a terra boccheggiante per un po’ dopo il suo colpo in pieno stomaco.
“Bel destro, Malfoy!” Esclamò colpito Ron.
“Non ho bisogno di aiuto.” Disse invece lui, senza tuttavia riuscire a mostrare disappunto, ma un sorriso compiaciuto.
“Non ci fare l’abitudine allora!” Nonostante cercasse di suonare scocciato, Harry non represse a sua volta un sorriso, e tutti insieme tornarono nello scompartimento, dove Pansy e la appena arrivata Hermione stavano commentando (per una volta di comune accordo) la pessima abitudine dei maschi di fare a botte.
Sedettero tutti e al passaggio della signora coi dolci, inaspettatamente, Draco decise che prendere un po’ di tutto per tutti non avrebbe potuto fare male.
“Allora abbuffiamoci, finché offre il principino…!” Scherzò Ron.
Mancavano ancora poche ore all’arrivo che l’inseparabile albumetto di Pansy, a causa di una curva improvvisa, le scivolò dal sedile sul quale l’aveva momentaneamente posteggiato. Ovviamente, per complicare un po’ la vita a dei poveri maghi già provati, andò ad infilarsi sotto un sedile, cosicché ci volle qualche minuto a recuperarlo. Harry lo prese in mano e fece per restituirlo alla proprietaria, quando si accorse che cadendo si era aperto sull’ultimo disegno. Il ragazzo restò basito a quella vista, alzò gli occhi e il verde smeraldo si perse nel blu notte.
“Chiudi la bocca Potter, non sei un merluzzo.” Sibilò piano lei, arrossendo lievemente e riprendendolo scocciata.
Harry sorrise. Poi scoppiò a ridere.
“Che c’è ora??” Gli chiese preoccupata Hermione alzando gli occhi dal suo libro.
“Niente niente…” Ma qualcosa c’era. E non era una cosa positiva il fatto che vedere il disegno delle loro due mani intrecciate lo mettesse così di buon umore…
 
*       *       *
 
 
 
Una volta arrivati a destinazione finalmente si separarono, e mentre Harry saliva in carrozza una chiamata lontana lo fece voltare.
“Harrry!Ehi…aspettatemi!”
Si girò di scatto per vedere il loro compagno ed amico Neville Paciock raggiungerli. Dietro di lui, una Luna più sognante che mai trottava allegra.
“Tutto il treno parlava dell’annuale rissa Malfoy vs Potter! E’ vero che stavolta non avete aspettato neanche di arrivare e vi siete picchiati sul treno??” Chiese una volta a bordo.
Ron sbuffò,ma il suo amico non era troppo seccato della cosa. Probabilmente presto sarebbe venuta fuori la vera versione dei fatti, ma che si spargesse pure la voce che erano stati uno contro l’altro piuttosto che dalla stessa parte, sicuramente non giovava a nessuno che si diffondesse la voce che l’aveva difeso. Che poi, sperava non dovesse succedere più, o la voglia di dargliele a quei bestioni Serpeverde avrebbe potuto prevalere sul buon senso. D’altra parte non c’era motivo di non dire la verità a Neville, suo caro amico, così lasciò che Ron spiegasse “In realtà la rissa era Malfoy vs Nott, solo che abbiamo pensato che era l’occasione giusta di suonarle a quei mutandoni ambulanti dei suoi tirapiedi!”
“Non ho capito…Eravate con o contro Malfoy?” Domandò confuso Paciock.
Il Portiere rispose con un po’ di disgusto “Con!”
A quel punto i thestral frenarono sul prato davanti l’ingresso del grande castello ed Harry avvertì la solita sensazione di casa. Guardando le ampie finestre illuminate, la luce proveniente dall’Ingresso espandersi sui gradini, lo sciamare degli studenti verso dentro provò un brivido di piacere che gli aprì un ampio sorriso.
Lo Smistamento fu rapido a causa dei pochi bambini che i genitori avevano mandato quell’anno, e la mancanza di Silente si sentiva come una ferita dolorosa nel discorso di incitamento d’inizio della McGrannitt, ben diverso e più classico rispetto a quelli del suo predecessore.
Quando ebbero terminato di cenare con le prelibatezze che anche in tempi di guerra gli elfi di Hogwarts non facevano mai mancare, i prefetti accompagnarono i primini verso i loro dormitori e Harry e Ron, insieme ad i loro compagni di dormitorio, seguirono la folla sciamante verso una delle torri del castello così da sentire la parola d’ordine per i prossimi giorni. Hermione invece era scattata su a sedere ad un minimo cenno del professor Vitious, che aveva chiamato a raccolta i Caposcuola per l’annuale riunione in Sala Professori. A dire il vero, la ragazza vi aveva partecipato anche nei due anni precedenti, in quanto venivano inclusi anche i prefetti, ma farlo in quella carica superiore la elettrizzava. I suoi colleghi di Tassorosso e Corvonero ancora non erano arrivati, ma un certo biondino li aspettava lì.
“Rischiavo di invecchiare…” Biascicò piano, perché il professore non lo sentisse.
“Per carità, non fate aspettare il principe..” Fece ironica lei, facendo spuntare il bel ghignetto made-in-Malfoy.
“Vedo che hai capito, Granger!”
La porta si aprì e la professoressa Sprite lì invitò ad accomodarsi.
“Aspettateci!” Arrivarono le voci di Hannah Abbot e Demetrius Deen.
“Alla buonora!” Sorrise il piccolo professore di Incantesimi.
All’interno della stanza stavano già aspettando Lumacorno, in rappresentanza della casa di Serpeverde, e la neoeletta professoressa di Trasfigurazione Eveline McGrannit. La preside aveva già spiegato loro a cena che la ragazza era sua nipote, ma aveva fatto intendere che questo non aveva niente a che fare con la sua nomina. Gli altri professori erano assenti, incluso quello nuovo di Difesa, Alalbert Beckett, da cui il signor Weasley li aveva già messi in guardia: a quanto pareva, era uno in pieno stile Umbridge.
“Bene.” Cominciò la McGrannitt. “Prima dell’arrivo dei prefetti, è chiaro che dobbiamo parlare apertamente di una questione: la Scuola di Addestramento.” Davanti agli sguardi sorpresi della Abbott e Deen, la donna spiegò cosa fosse e che funzione avesse, che era stata collocata sul retro della scuola e che l’unico accesso all’edificio si trovava in un corridoio al quarto piano, accanto l’aula di Babbanologia. Hermione ovviamente gran parte delle cose le sapeva già (a parte dove fosse situato l’ingresso) ma si stupì di come anche Malfoy non sembrasse sorpreso. “E’ altresì chiaro che i prefetti vi aiuteranno nel compito di sorvegliare l’entrata tutti i giorni, escluse ovviamente le ore scolastiche. Altre due guardie saranno all’estremità opposta del corridoio, all’interno della Scuola di Addestramento. Se uno studente vorrà entrare, avete l’obbligo di fermarlo. Se invece questo accadrà nei momenti di non sorveglianza da parte vostra, e lo studente sarà fermato dai sorveglianti della Scuola, verrà condotto automaticamente da me. Ora, ci sono solo sette persone alle quali l’accesso non è vietato, esclusi noi professori, e qui c’è un elenco di queste persone.”
Hermione fu la prima ad averlo in mano. Si compiacque di leggere il proprio nome sulla lista, in cima. Man mano che scendeva,però, era sempre più basita.
Hermione Granger (Caposcuola)
Ron Weasley (Allievo)
Harry Potter (Allievo)
Draco Malfoy (Caposcuola)
Neville Paciock (Allievo)
Yasmin Heatherwake (Allieva)
Pansy Parkinson (Allieva)
Recuperando il controllo, la ragazza lo passò anche agli altri e cercò di evitare qualsiasi commento.
“La dicitura ‘allievo’ sta ad indicare uno studente che seguirà le lezioni sia qui che alla Scuola. Come vedete c’è ancora un po’ di spazio libero sotto l’ultimo nome, ho pensato che sarebbe stato giusto offrire anche a voi due la possibilità di prendere parte all’addestramento.” Disse ancora la Preside rivolta al Corvonero e alla Tassorosso. Venne loro dato qualche tempo per pensarci, in modo da poter dare la risposta prima dell’inizio delle lezioni alla Scuola.
In quel momento vennero fatti entrare i prefetti, ai quali venne spiegato in cosa consisteva il ruolo di sorveglianza e che nessuno di loro, per nessuna ragione, poteva varcare la porta da tenere d’occhio. Ovviamente si lamentarono, ma poiché nessuno di loro era maggiorenne, e quindi poteva prendere parte all’addestramento, servì a poco.
Infine vennero dati loro gli orari scolastici da distribuire l’indomani mattina alle rispettive case, e furono congedati con i migliori auguri da parte dei professori.
Draco si diresse a passo svelto verso la sua sala Comune. Aveva lasciato Pansy in compagnia di Zabini, ma non era tranquillo finché non la vedeva sistemata nella sua camera. Blaise non era proprio uno stinco di santo, ma sapeva che nutriva da sempre una sorta di protettività per Pansy, forse dovuta al fatto che erano cresciuti molto vicini tutti e tre. Non lo considerava certo il suo migliore amico, un Malfoy non ha migliori amici, ma in un certo senso si fidava. D’altra parte era il massimo che potesse offrire a sua sorella: da quando il suo dominio indiscusso sui Serpeverde era terminato, il che coincideva con la sua unione all’Ordine, i suoi precedenti privilegi erano ricaduti per gran parte su Zabini, che non era incontrollato e assetato di potere quanto Nott e di certo aveva molto più sale in zucca degli altri. Per cui, avrebbe dovuto essere sufficientemente tranquillo che nessuno avrebbe osato fare del male a Pansy se lei restava sotto quella protezione. Ma quando la vide nella Sala Comune di Serpeverde comodamente accoccolata con il suo albumetto inseparabile sulle ginocchia tirò un sospiro di sollievo. Ciò che lo preoccupava era che il senso di protettività di Blaise potesse trasformarsi in un’attrazione vera e propria, e che potesse riversare su sua sorella le numerose attenzioni di cui sapeva che era capace. Ma per adesso il pericolo sembrava scongiurato: lo vide in un angolo in dolce compagnia di una del quarto.
Si avvicinò a Pansy ignorando i mormorii di Nott e Higgs al suo passaggio.
“Sei stata ammessa anche tu alla Scuola, sai?” La informò.
Lei sorrise felice. “Davvero? Lupin aveva detto che avrebbe tentato ma che non assicurava nulla!”
“Non voglio che tu frequenti anche l’addestramento, lo sai.”
“E chi lo vuole! Troppi compiti in più… Lo fanno solo per non lasciarmi sola mentre voi state là…” Assicurò lei, sempre continuando il suo disegno.
“Allora non farai le lezioni della Scuola?” Draco si sentì sollevato.
“Nein. Mi passi un bicchiere di succo di zucca?”
Il ragazzo alzò un sopracciglio. Mica era un elfo domestico, lui! Ordinò la stessa cosa ad un primino appena arrivato, che lo guardò incerto, e si chiese cosa avessero detto ai bambini prima che lui arrivasse. La risposta giunse immediata. Nott gridò al primino dall’altra parte della sala che non c’era motivo di assecondare le sue richieste perché lui non era nessuno. Peccato. Evidentemente doveva cominciare a rimarcare il suo territorio da subito. Lanciò un veloce e leggero Imperius sul bambino (che da quel giorno non esitò più ai suoi comandi), e prima di andare a letto si godette la scena di Nott che si alzava dalla sedia e capitombolava a terra. Soltanto dopo un’ora di risate Zabini si decise a rompere l’incanto Gambemolli sul suo compagno.
 
*       *       *
 
 
Note dell'Autrice:
Questo capitolo mi è venuto particolarmente lungo, sarà per rimpiazzare il prossimo che invece è un po' breve...beh, i nostri amici sono arrivati ad Hogwarts finalmente!!Grazie tantissimo dei commenti e anche di aver aggiunto la storia ai preferiti, sono onorata => Ringraziando in particolare...(scusate se sono solo poche righe!)
Nyssa: stavolta ti metto in cima alla lista..!hai visto?che pensi di questo nuovo capitolo?io sono incasinatissima tra uni e pattinaggio,ma come fai tu a trovare sempre il tempo per scrivere??sei grande ;) beh un bacio alla super madrina della fic!:P
marygenoana: allora,la tua curiosità che dice??:P soddisfatta un po'?grazie di recensire sempre cara!!baci
Jerada:era proprio a quella scena che pensavo, con quei due che di babbano non sanno niente tutti impegnati in un quiz a premi dei nostri..!!Cho a dire il vero la vedo come una un po' farfallina...vediamo se è la volta buona che si mette la testa a posto!;)
Summers84: si scoprirà presto, vedrai. Sono una che tende a non tenere i misteri troppo a lungo, capita che rendano noiosa la fic non trovi?un po' va bene, ma poi bisogna soddisfare il lettore se no...e lo dico da lettrice!;) continua pure con le tue 'illazioni', vanno benissimo, e chissà che non mi diano qualche nuova idea!;)
Wolverine: sono stata rapidissima, visto?;) certo ora che la rivelazione è stata..rivelata, non aspettatevi vita facile..anche se di sicuro c'è qualcuno che ha capito che la Serpeverde non è sentimentalmente occupata...chissà chi eh??;)
 
Beh vi do un bacio e scappo che ho allenamento fra poco :s
fatemi sapereeeee
Silver
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Lettera ***


Capitolo Sette

Harry si svegliò particolarmente allegro e carico di buoni propositi la mattina del primo giorno dell’ultimo anno di scuola.

 

 

Ovviamente, i buoni propositi durarono esattamente venticinque minuti, perché poi Ron riuscì finalmente a convincere la loro amica Caposcuola a dar loro in anticipo gli orari e a quel punto provvide al suo buon umore la vista della prima ora con Ruf, le due ore seguenti di Trasfigurazione e dopo pranzo la bellezza di un po’ di relax con Vitious prima di affrontare la classica doppia Pozioni. Da sclerare.

Mentre Ron si lamentava dell’orario, lui rifletté sul fatto che ormai le lezioni non si facevano più a case, ma con gli studenti tutti insieme. Erano pochi quelli ad ogni lezione, perciò in tutto, sommando quelli delle quattro Case, si raggiungeva il numero di una classe normale. Beh non in tutte le materie, Trasfigurazione per esempio era decimata di suo, e Pozioni risentiva ancora dello standard altissimo preteso da Piton.

“Eccolo..Eccolo che arriva, lo so che sta arrivando,lo sento dentro di me…” Borbottava Hermione mentre marciavano verso la sala grande. I due amici non chiesero cosa, lo sapevano bene: il suo proverbiale mal di testa. E chiedere equivaleva a beccarsene uno altrettanto devastante, indotto dalla reazione di lei.

La nuova professoressa di Trasfigurazione si dimostrò una McGrannit con trent’anni di insegnamento di meno, oltre che di età. Era gioviale e anche se aveva uno sguardo che si capiva bene da dove discendesse, sembrava molto più affabile della loro Preside. Invece dovettero aspettare il secondo giorno per avere a che fare con Beckett, il nuovo insegnante di difesa, che si rivelò in piena linea col metodo della Umbridge.

“Un disastro! Sarà un disastro fare Difesa 2 quando non facciamo altro che la teoria a Difesa 1 qui a scuola!” Si lamentò un giorno Harry preoccupato della loro possibile impreparazione alle lezioni che avrebbero affrontato alla Scuola.

Hermione frequentava con loro tutte le materie meno quella, ma aveva in più Antiche Rune e Aritmanzia. Tutto ciò la stressava molto, almeno quanto dover tenere d’occhio giorno per giorno quel corridoio di accesso che al momento era limitato anche per loro.

Poiché le prime due settimane erano trascorse senza alcun particolare evento, quando alla fine di un’ora di Trasfigurazione la professoressa gli disse “Un attimo, Potter, resta.” Si preoccupò non poco.

Fece segno agli amici di aspettarlo fuori e guardò preoccupato la donna chiudere la porta e fissarlo intensamente. Cercò di fare mente locale, ma l’ultimo tema non l’aveva corretto ‘Mione?sì certo, allora non potevano esserci errori…. E quindi cosa…?

“Su, non essere così teso! Non sto mica per mangiarti, sai? Volevo solo scambiare due parole con te.” Cominciò la professoressa. Certamente non servì a calmare granché il ragazzo. Lei gli fece cenno di sedere e lui obbedì, prendendo posto al primo banco. “Non credo tu sappia dell’esistenza di…ma andiamo con ordine. Forse sapevi che conoscevo tuo papà?”

Harry la guardò spaesato. “No professoressa..”

“Beh, siamo cugini. Mia sorella ha la sua età, perciò stavano spesso insieme da piccoli, così mi trovavo anche io con lui. Non subito, ma pochi anni dopo la scuola abbiamo stretto amicizia perché io mi trovavo bene con tua mamma.” Il ragazzo annuì senza sapere cosa dire. Parlare dei suoi genitori lo metteva al contempo a disagio e in preda alla curiosità. “Beh, ragazzo mio, ho una cosa per te.”

Questo fu abbastanza perché quasi cadesse dalla sedia. Per un millesimo di secondo pensò ad un Horcrux, ma quella che la donna gli tese era una busta.

“Me la diede Lily circa un mese prima che…lo sai. Disse che avrei dovuto dartela solo se fosse successo loro qualcosa prima del tuo diciassettesimo compleanno…Povera ragazza, non sapeva…” E si bloccò come per un nodo in gola.

Harry si decise a prendere la busta che lei gli tendeva. Tremavano le mani pure a lui. Una lettera per lui, da Lily? Sembrava irreale, come se quasi potesse parlarle da oltre un velo…

“Non l’ho mai aperta, non mi sembrava giusto.” Aggiunse la professoressa una volta recuperata la fermezza nella voce. “E forse ti conviene leggerla da solo, ragazzo mio…”

Lui non se lo fece ripetere, scattò in piedi e mormorando un veloce grazie sgusciò fuori dalla porta. Anche se i suoi amici erano lì in attesa, senza una parola si diresse nella direzione opposta alla Sala Grande, e forse capirono che voleva stare solo. Senza mollare un attimo la busta salì fino a quando non ebbe più scale davanti, e si ritrovò vicino alla Guferia.

Seduto in mezzo allo stormo di gufi vocianti stette a fissare il bianco della busta, le sottili lettere delle parole ‘Per Harry’, per chissà quanto tempo, con gli occhi lucidi, senza un pensiero compiuto. Quando finalmente si riscosse notò che fuori era buio pesto, e si chiese se doveva aprirla. Era terrorizzato, ma voleva leggere quello che c’era scritto, vedere la grafia di sua madre, voleva……

Accese la bacchetta e aprì con cautela la busta logorata dagli anni. Il foglio al suo interno invece, era in ottimo stato.

Caro Harry,

 

 

se leggerai questa lettera probabilmente significa che noi non ci siamo più. E’ triste pensarlo, ma è un’ipotesi che non possiamo scartare a priori: Lord Voldemort ci sta cercando, e per quanto abbiamo preso tutte le precauzioni possibili, è difficile negargli ciò che vuole. Ma se stai leggendo questa lettera significa anche che tu sei sopravvissuto,e questo è ciò che conta! Vorrà dire che io e papà siamo riusciti nel nostro intento, amore, ossia proteggerti. Se i tuoi bellissimi occhi verdi –tutti dicono che sono identici ai miei!- stanno scorrendo su queste parole, sarai uno splendido diciassettenne in procinto di cominciare il suo settimo anno ad Hogwarts. James dice che è certo che sarai un Cacciatore abile come lui, io ti vedo più come Cercatore sinceramente, mi è sempre piaciuto di più come ruolo…anche se hai solo un anno! Ma probabilmente questa è una delle cose che dicono le mamme vedendo le cose a modo loro…non importerebbe niente neanche se il Quidditch non ti piacesse! (James mi chiede di aggiungere che in quel caso dovresti trovare un altro tetto sotto cui stare, ma scherza!) Quale sarà la tua materia preferita?Io spero Pozioni, o Incantesimi, come me, mentre papà è convinto che eccellerai in Difesa, pensa! A parte tutte queste supposizioni, ricorda sempre che qualunque cosa sia successa io e James siamo orgogliosi di averti protetto, tesoro. Vorrei dirti di non cacciarti nei guai, ma se avrai il carattere di papà difficilmente ascolterai questa mia raccomandazione. (James aggiunge: “Così si fa, figliolo!”)

In questo momento tu riposi sul divano abbracciato a Ilary, quanta pazienza ha con te quella micia! Ho voglia di prenderti in braccio, ed è quello che sto per fare, tesoro, perché scriverti questa lettera mi ha un po’ messo tristezza…

Saremo sempre con te Harry, qualunque cosa accada, ovunque tu sia.

A questo punto saprai già tutto dei Malandrini, (ti dirò tutto io non appena potrai capire!) perciò non ho problemi a firmarmi

Ramoso & Lily

 

Era ormai notte inoltrata quando Harry Potter tornò al suo dormitorio, e gli occhi ancora lucidi, si mise infine sotto le coperte.


 

 

 

 

Note dell'Autrice:

 

Allora, mi scuso per due ragioni!il ritardo nell'aggiornamento(sono sotto esami, abbiate pietà!!) e soprattutto la lunghezza anzi cortezza del capitolo!!mi piaceva così :)

 

per questa ragione ne posto due di seguito.....baci baci al prossimo cap!!

 

ps non temete...almeno un paio sono già scritti ;)

 

Silver

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Nuove Lezioni ***


capitolo1

Capitolo Otto

 

I giorni di settembre si sciolsero in fretta in un ventoso ottobre, che insieme alle foglie secche portava con sé il primo ingresso dei ragazzi a cui era consentito alla Scuola.

Hermione era terrorizzata dall’idea che l’aver perso un mese di lezioni avesse creato fra loro e chi invece le aveva frequentate un baratro incolmabile, ma scoprirono che non era così perché quelle lezioni cominciavano per tutti con un leggero ritardo rispetto a quelle di Hogwarts. Ovviamente, questo non aveva placato del tutto i suoi timori ma aveva dato ai suoi amici una buona scusa per zittirla.

L’ultima sera di settembre di guardia all’accesso si trovò in compagnia di Draco. Stranamente, notò, era la prima volta: i turni li aveva condivisi indifferentemente con Prefetti e Caposcuola ma mai con lui. Non che fossero loro a decidere, visto che dovevano rispettare un accuratissimo schemino tracciato dalla Preside in persona.

Il loro turno andava dalle nove alle undici e mezza, orario al quale potevano smontare e andare a letto, lasciando che a sorvegliare rimanessero solo i misteriosi guardiani dall’altra parte del corridoio. Già alle dieci il Serpeverde cominciò a lamentarsi. Mentre lei si era portata un tema da finire, scomodamente appoggiata alle ginocchia sulle poltroncine che avevano fatto apparire, lui aveva passato l’ora a fissare il soffitto.

“Granger, te lo chiedo ancora una volta, pensi che qualcuno scoprirebbe mai che non abbiamo ultimato la sorveglianza?” Brontolò ancora.

“E smettila! Che ti cambia, ora più ora meno? Cos’hai di così importante da fare oltre rimirarti allo specchio?!” Lo rimbrottò Hermione.

“Sicuramente godere della compagnia di qualche ragazza invece della tua…!” Sibilò cattivo lui.

La Grifondoro alzò uno sguardo scocciato. “Sono mortificata di non aver ceduto il turno alla Abbott, almeno adesso io avrei finito sto benedetto tema e tu avresti avuto una ragazza con cui pavoneggiarti..”

Draco esibì una faccia inorridita. “La Abbott no, per carità! E’ quasi, dico quasi, peggio della Granger rompiscatole… Domenica scorsa avevamo il turno insieme e c’ha provato tutte e sacrosante le due ore e mezza!”

“Puoi ben star certo che con me non corri il rischio, Mafoy.”

“Eddai che sono passate quasi le dieci e mezza! Sono tutti a letto, chi vuoi che venga a controllare se siamo qui o meno?” Riprovò il Serpeverde.

“Certamente se dovesse entrare qualche studente nessuno capirebbe che è stato perché noi non facevamo il nostro dovere, non credi?” Lo punzecchiò sarcastica Hermione.

“Ma noi avremmo la scusa che domani abbiamo lezione alla Scuola e abbiamo bisogno di riposo!” Si illuminò Draco, felice di avere la risposta pronta.

La ragazza gli fece morire il sorriso trionfante sulle labbra. “Ti ricordo che la prima lezione è nel pomeriggio, non alle cinque di mattina.”

“Ma io sono in astinenza da cioccolato…” Ammise infine lui, ad un tono di voce talmente basso che la Grifondoro si chiese se l’avesse solo immaginato.

“Cioccolato?” Sillabò stupita.

“Cioccolato, sai quella cosa dolce come non sei tu, Granger.” Sbuffò Malfoy buttandosi indietro sullo schienale della poltroncina.

“Io sono dolce, con chi merita che lo sia..” Biascicò Hermione arrossendo, e parlando quasi fra se, tanto che lui non reagì forse perché non l’aveva sentita. “Comunque sono perplessa, non farà male il cioccolato alla tua sacrosanta pelle diafana?”

Il ragazzo esibì il suo miglior ghigno made-in-Malfoy. “Per chi mi hai preso? La mia pelle è perfetta, dolci o non dolci!”

Lei scrollò le spalle e si limitò ad un “Sarà” mentre tornava alla pergamena.

“Potrei gentilmente sapere cosa stai scrivendo di tanto importante?” Si decise infine a chiedere Draco, dopo un lungo silenzio.

“Tema.”

“Materia?”

“Pozioni.” Involontariamente, la ragazza arrossì di nuovo. Sapeva che era l’unica materia in cui non aveva il primato assoluto nel settimo anno. Esclusa Difesa, in cui Harry aveva le sue buone ragioni per essere il migliore della classe. Ma se a malapena poteva accettare che fosse Harry a superarla, pensare che fosse Malfoy ad avere un voto più alto del suo era…inconcepibile. Non era mai successo, ovviamente, perché lei studiava e il Serpeverde non lo riteneva necessario, e si era ripromessa che non dovesse accadere mai.

“Fa vedere,allora.”

“Non te lo farò certo copiare!”

“Ma che copiare, Granger!” S’indignò lui. Poi esibì di nuovo il ghigno. “Volevo correggertelo.”

C’era riuscito. Aveva zittito Hermione. Lei rimase a bocca aperta a squadrarlo. Correggerlo. Correggere un compito a lei. Non riusciva a formulare un pensiero coerente che non contenesse tutti gli insulti che conosceva.

“Visto che non me lo dai tu…” Sbottò Draco, agitando la bacchetta e richiamando il foglio con la magia prima che lei si riprendesse. Si mise a leggerlo e quando finì e riabbassò la pergamena trovò un insistente sguardo color nocciola fissarlo inviperito. “Non male, devo dire.. Io sarei stato meno prolisso sugli effetti collaterali, ma nel complesso dovresti prendere una A senza grossi problemi.”

Aveva esagerato, lo sapeva bene, in realtà il tema era fatto bene, ma voleva provocarla, così magari sarebbe andata via e lui avrebbe potuto scappare nelle cucine a caccia di cioccolato… O avrebbe potuto riferire alla McGrannitt che quel giorno lei non aveva fatto la guardia…le prospettive dell’idea lo stavano ancora allettando quando lei si alzò e si riprese la pergamena con un movimento brusco.

“Grazie della consulenza, Malfoy, prezioso come sempre.” Disse rigida, riprendendo a scrivere per inserire la conclusione.

“Come…ma…non sei seccata?” Adesso era il turno di Draco di essere a bocca aperta.

“No. E’ stato gentile da parte tua. Terrò conto dei tuoi suggerimenti.”

E, per colpo di grazia, Hermione alzò gli occhi e gli sorrise. Beh, in realtà avrebbe voluto squartarlo e seminare ogni pezzo del suo corpo in un aula diversa, ma non gli avrebbe mai dato la soddisfazione. E la sua faccia sconvolta valeva ben la pena della bugia.

Ma anche lui si ricompose in fretta e tornò all’attacco. “Sono le undici, possiamo andare adesso?”

“Sono le undici, ce la fai a stare zitto trenta minuti?”

“Facciamo così, andiamo nelle cucine, prendiamo delle barrette di cioccolato e torniamo su a mangiarle…perderemo al massimo cinque minuti!” Provò ancora Malfoy.

La Grifondoro alzò gli occhi esasperata. “Ma non ti arrendi mai tu? E’ una nuova tecnica di tortura cinese, sopportare te?”

E di nuovo il sorriso sghembo di superiorità. “Una tortura sottilissima.”

“Basta! Vai! Cinque minuti però…non uno di più, sia chiaro!”

Senza dire altro, il ragazzo scattò in piedi e si volatilizzò. A dire il vero Hermione sapeva bene che difficilmente sarebbe tornato, men che meno dopo cinque minuti, ma si disse che almeno così avrebbe potuto dare un’occhiata a quella parte degli effetti collaterali della pozione senza dargli sazio. Solo quando ebbe finito si accorse del fastidio che provava, di quella strana senzazione…erano fruscii quelli che si sentivano provenire da dietro la porta? Guardò intensamente…sembrava che si muovesse qualcosa? E cos’era quello zampettare così vicino…magari MrsPurr….

“Ci sono, sono stato velocissimo!”

La ragazza fece un salto di circa tre metri sopra la sedia, il cuore le esplose fuori dal petto e si voltò come una belva a fronteggiare quell’idiota biondo che l’aveva fatta saltare in aria.

Ma era impossibile urlare. E non solo perché mezzo castello l’avrebbe linciata per essere stato svegliato a quell’ora. Il sorriso, non di superiorità, non di cattiveria, il sorriso estasiato di Draco la zittì. Mentre le porgeva un involucro dorato, addentava la sua barretta con una gioia che la fece scoppiare a ridere.

“Che c’è adesso?”

“Niente…sei troppo buffo.” Continuò a ridere lei, accettando il dolce, in fondo contenta di non dover aspettare da sola che l’orologio segnasse la fine del loro turno.

 

*              *              *

 

 

La prima lezione del primo giorno di lezioni alla Scuola era Trasfigurazione Avanzata, subito dopo pranzo. Degli studenti di Hogwarts, solo in sette vi avrebbero preso parte,ed erano tutti e sette in fremente attesa davanti la porta che specialmente alcuni di loro avevano avuto modo di rimirare anche troppo a lungo.

Uno dei Prefetti di Tassorosso finì di esaminare la lista e disse “Ok, potete passare.” Riservandosi l’onore di aprire la porta.

Sorprendentemente, quello che stava davanti a loro non era un corridoio buio e tetro, ma largo e luminoso, con la calda luce solare che entrava dalle finestre disposte ad intervalli regolari.

“Pare di buon auspicio!” Constatò Yasmin Heatherwake.

“Su muoviamoci!” Disse il suo più impaziente compagno di Casa, Demetrius Deen, che alla fine aveva accettato l’invito della Preside a frequentare con loro le lezioni.

Harry proseguiva a bocca serrata. In fondo Hermione non era l’unica spaventata di cominciare quelle lezioni e scoprire di non esserne all’altezza.. Sapeva che gran parte della sua possibile ammissione all’addestramento Auror dipendeva dai voti che avrebbe preso alla Scuola e dalla preparazione che avrebbe accumulato…doveva assolutamente dare il massimo.

Percorsero il corridoio in silenzio, tutti in soggezione per una qualche ragione. Alla fine, terminava con una porta,chiusa anch’essa, e fu Ron ad abbassare la maniglia. Dopo di lui, entrarono Neville, Hermione, i due Corvonero, Draco ed infine Harry.

Si trovarono in una stanza dalle pareti bianche, alcune piante sparse, diversi posti a sedere e una scrivania con una strega giovane che li attendeva con delle carpette in mano.

“Bene arrivati! Siete in anticipo!” Sorrise. Harry lesse sulla targhetta che portava attaccata al petto Lucinda Ruth, Collaboratrice. “Avete già i vostri orari vero? Potete attendere in questa sala d’aspetto, le lezioni cominceranno tra dieci minuti.”

Mentre prendevano posto nelle panchine, cominciarono a sfogliare il contenuto delle carpette che la donna aveva dato loro. In cima c’era una piantina che li aiutasse ad orientarsi tra le aule.

La Scuola di Addestramento sorgeva alle spalle di Hogwarts,un nuovo complesso che da fuori sembrava solo una delle tante torri del castello, e che all’interno aveva una forma quadrata. Per chi non avesse frequentato la Scuola di Magia e Stregoneria fino all’anno prima, la prima impressione era che quella parte dell’edificio ci fosse sempre stata, ma i ragazzi sapevano che era lì da meno di due mesi. Si misero a studiare la sistemazione delle aule.

“Trasfigurazione Avanzata, Difesa 2, Pozioni Avanzata,e Codici sono a questo piano…” Constatò Hermione.

“Già.. Incantesimi di Secondo Livello, e la palestra sono a piano terra invece!” Controllò Yasmin.

“Mentre al piano di sotto ci sono Magia di Terzo Livello e Studio della Mente!Non vedo l’ora!” Esultò Demetrius.

“La fai anche tu?? Fantastico!” Sorrise la Caposcuola di Grifondoro.

Sorriso destinato a scomparire quando Malfoy disse “Oh no, un’altra materia con la Granger no…”

Al contempo Ron stava mostrando incredulo al suo migliore amico un puntino con la scritta piscina. “C’è la piscina! Abbiamo una piscina privata!”

Al piano sopra quello in cui si trovavano i ragazzi stavano le camere degli allievi che non abitavano ad Hogwarts, mentre una semplice scritta Accesso Vietato troneggiava sull’ultimo piano.

Erano talmente presi dallo scrutare le proprie cartine che non si accorsero subito che dal camino dalla parte opposta della stanza stavano uscendo parecchie figure. In tutto contarono una ventina di ragazzi che vennero fatti man mano accomodare al piano di sopra perché vi sistemassero le proprie cose.

Alla fine Lucinda fece loro segno di seguirla verso l’aula di Trasfigurazione. Furono i primi ad entrare, dato che non avevano l’incombenza di mettere a posto bagagli. E furono i primi a subire uno shock.

Seduta alla cattedra davanti a loro stava Minerva McGrannitt.

“Beh? Cosa sono quelle facce stupite? Il fatto che ad Hogwarts non insegni non significa che non possa farlo qui.  Prendete immediatamente posto.”

E così cominciarono. Solo altre cinque persone, quattro ragazze ed un ragazzo, si unirono a loro in Trasfigurazione Avanzata.

Harry sbirciò il suo orario per scoprire cosa avesse dopo. Palestra. Così al termine dell’ora, lui, Ron, Draco e Neville scesero al piano terra mentre gli altri andavano a Codici.

Nessuno di loro lo disse a voce alta, ma si pentirono di non avere seguito i loro compagni. Mentre Hermione raccontò di avere studiato il Morse ed un altro segnale di luci verdi simili a quelle dei lepricani, loro non raccontarono un tubo. Non ne ebbero la forza. Non c’erano parole per definire il massacro che un istruttore di nome Bennett aveva inflitto loro.

Comunque, Harry, Ron, Neville ed Hermione dovettero correre per giungere in tempo a Storia della Magia ad Hogwarts e conclusero la giornata con una più leggera ora di Incantesimi.

A cena della seconda giornata, Ron annunciò loro di volere abbandonare.

“Ma è stato solo l’inizio!!!” Protestò la sua amica.

“Appunto! Un altro giorno così e non vedrò mai il diploma!” Rispose con la bocca ancora piena lui. “Hai visto l’orario di domani mattina? Tra Pozioni e Erbologia abbiamo un’ora di Difesa 2!”

“Voi!..io invece ho Studio della Mente…” Precisò la ragazza del gruppo.

“Ah ecco..che sarebbe?” Si informò Neville.

“Beh roba tipo Legilimanzia, Occlumanzia, cose così…” Sorrise entusiasta Hermione.

“Ah allora non è cosa mia, sono ben felice di non farla..” Dichiarò immediatamente Harry.

A dire il vero, Ron non faceva sul serio, lo capirono dal fatto che prese il libro di Difesa 2 e cominciò a sfogliarlo pigramente commentando quanto fossero inutili certe cose. Avrebbe continuato l’addestramento, lo avrebbero fatto tutti, anche se in quel momento non avevano neanche la forza di tenere gli occhi aperti.

Finirono di mangiare presto e partirono per rifugiarsi in sala comune, ma erano arrivati appena ai piedi delle scale della Sala d’Ingresso quando Hermione si accorse che al suo amico mancava qualcosa.

“Dove hai lasciato le cose,Harry?”

“Oh cavolo!” Il ragazzo si batté una mano sulla fronte. “Devo aver dimenticato la borsa in Sala Grande…Andate avanti, vi raggiungo.”

Fece il percorso inverso e recuperò la sua roba in fretta, ed aveva già riattraversato le grandi doppie porte che immettevano nella Sala d’Ingresso che una voce lo chiamo.

“Harry..”

Il Grifondoro si voltò di scatto per trovarsi a pochi passi Pansy, appoggiata ad un muro che lo aspettava.

“Ehi… che ci fai qui?”

Erano giorni che non riuscivano a parlare. Più o meno da quando era cominciata la scuola non avevano avuto modo di scambiarsi più di qualche veloce saluto di circostanza, entrambi sempre attorniati da amici che si aspettavano piuttosto che si aggredissero.

“Sono riuscita a scampare alla Draco-sorveglianza per qualche minuto…ti va di fare due passi?”

Ovviamente uscire fuori dal castello era escluso, così si diressero verso uno dei corridoi del piano terra, di quelli che ospitavano soltanto aule e che a quell’ora erano praticamente deserti.

Le torce alle pareti erano sporadiche, il che li avvolgeva in una quasi penombra. Per questo, il ragazzo si accorse delle occhiaie ormai simili quasi a bruciature sotto gli occhi di lei solo quando passarono sotto un cono di luce.

“Non dormi? Ci sono problemi con i tuoi compagni di Casa?” Le domandò preoccupato e quasi protettivo.

“I problemi ci sono, ma Draco fa in modo che mi pesino il meno possibile..Non è colpa di nessuno se non dormo,d’altra parte… Al massimo tua!” Pansy gli fece l’occhiolino e lui arrossì, fortunatamente occultato dalla scarsa visibilità. “Non fraintendere, intendevo che non passi mai a darmi la buonanotte!”

Harry rise. “Oh sono certo che Malfoy sarebbe entusiasta di aprirmi ogni sera la porta d’ingresso dei sotterranei per permettermi di venire a salutarti..!”

Anche la Serpeverde sorrise. “No, non credo che farebbe i salti di gioia..!”

“Come sei riuscita a sfuggire al tuo amabilissimo sorvegliante? Non credo tu gli abbia detto che venivi a parlare con me!” S’informò lui.

“Ah beh, non credere, so che non sembra ma Draco si fida di te… Un pochino.” Pansy si fermò per avvicinarsi ad una finestra. “Ho sfruttato la scusa più comune per ogni ragazza!Bagno!”

“Beh ma le ragazze in bagno non ci vanno in comitiva?”

“Oh certo, sono sicura che Millicent sarebbe stata affidabilissima se le avessi chiesto di accompagnarmi a parlare con San Potter…!” Ironizzò la ragazza. “Come vanno piuttosto le lezioni alla Scuola?”

“Pesanti, non c’è altro che dire…” Harry la studiò attentamente. I capelli raccolti su una spalla, i profondi occhi concentrati fuori dalla finestra, una mano chiusa intorno a qualcosa intorno al suo collo… “Cos’è quello?”

La Serpeverde aprì il palmo per mostrargli un ciondolo a forma di cristallo di neve che vi stava attaccato. “Me l’ha regalato mio papà il mio primo giorno di scuola… non lo levo mai. Diceva che c’era una certa somiglianza tra me e il fiocco di neve…”

“Entrambi leggeri, entrambi fragili…” Entrambi belli, pensò Harry, ma non lo aggiunse agli altri aggettivi.

Lei lo guardò intensamente. Infine disse “Erano le stesse parole che diceva mio padre…”

Un lieve silenzio calò tra loro, e alla fine fu il Grifondoro a spezzarlo. “Si starà chiedendo dove ti sei cacciata, conoscendolo è capace di mettere in allarme l’intero Ministero se non ti trova…”

“Eh eh concordo!” Rise Pansy, tornando verso le voci degli studenti ancora a tavola che nonostante la lontananza arrivavano fin lì. “Sbaglio o domani hai allenamento di Quidditch?”

“Si, ma perché me lo chiedi?” S’incuriosì il ragazzo. Ottenne in risposta solo una scrollata di spalle. Erano giunti alla fine del corridoio, svoltato il quale si sarebbero trovati nell’ Ingresso, esposti ai possibili sguardi di chiunque.

Lei fece per allontanarsi, ma lui, guardandosi bene dal toccarla, la richiamò indietro. Le prese una mano con molta cautela e come aveva fatto parecchie settimane prima intrecciò le loro dita, quindi, guardandola negli occhi, mormorò imbarazzato “Fa sogni d’oro, stanotte.”

Pansy si aprì in un bellissimo sorriso. “Buonanotte Harry…”

 

 

*              *              *

 

 

 

 

 Note dell'Autrice:

perfetto, anche il secondo è andato..o meglio, l'ottavo!il nono arriverà presto, sempre che un prof non mi stermini prima...oggi ho visto degli esami allucinanti, con il professore che parlava al tel e quando chiudeva era solo per prendere a insulti quello sotto esame!!terribile...mi sono spaventata tanto che mi sono chiusa in casa a ripetere di nuovo tutto il libro!!

Grazie a vinny,wolverine e nyssa per le loro parole...troppo gentili..!! a proposito, anche se è leggera pubblicità occulta, (e mica tanto occulta nd tutti) io suggerirei di leggere le storie di nyssa che sono stupendeeee!!

bon,lascio la parola a voi!

grazie a tutti

baci,

Silver

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Agguati Sventati ***


capitolo1

Capitolo Nove

Nonostante il suo sguardo fosse spesso calamitato da qualcosa al tavolo verde-argento, Harry ci mise poco a scordarsi dell’insolita richiesta che gli aveva fatto Pansy, ossia se il venerdì fosse per lui un giorno di allenamento di Quidditch. Evidentemente, non credeva che fosse qualcosa di importante, non quanto il fatto che lei si fosse liberata per venire a parlargli, non quanto il disegno che aveva visto quel giorno sul treno…

Ma si sbagliava. Esattamente una settimana dopo la loro conversazione serale nel corridoio del primo piano, il venerdì successivo per la precisione, uscendo dallo spogliatoio insieme a tutta la squadra notò due figure sugli spalti. In un primo momento non ne riconobbe nessuna, ma quando pochi minuti dopo, a riscaldamento già iniziato, fece una picchiata in quella direzione, si rese conto che erano due volti ben conosciuti.

Deviò con forza e andò ad atterrare sulla fila di poltroncine immediatamente sotto i due Serpeverde.

“E voi che diavolo ci fate qui?!”

Draco sembrava l’apoteosi del fastidio, e la sua compagna gli scoccò un’occhiataccia prima di rispondere angelica “Lui è qui per fare i suoi doveri di capitano della nostra squadra e spiarvi per vedere se siete migliorati dall’anno scorso!”

Era inutile che cercasse una rispostaccia, Harry era troppo allegro di quel piacevole inconveniente per arrabbiarsi della situazione. Il meglio che riuscì a fare fu “Ma io credevo che tu avessi Studio della Mente, come Herm!”

“Si infatti comincia tra mezz’ora…” Malfoy fu subito in piedi e si avvicinò pericolosamente al Capitano della squadra avversaria. Ma quello che gli intimò non aveva niente a che vedere col Quidditch. “Bada che se le succede qualcosa mentre sono via…”

Non completò la frase. Non ce n’era bisogno. Harry lo interruppe con un lapidario “Con me è al sicuro.” Prima di volare via e riprendere ad allenarsi con i suoi compagni.

Che tra l’altro erano parecchio innervositi dalla presenza dei due spettatori. Il loro Capitano sembrava invece caricato, e volò talmente bene che presto li contagiò. Quando poi Malfoy scomparve dagli spalti fu un sollievo per tutti, che si misero davvero sotto.

Due ore e molte Pluffe dopo, Harry decretò che per quel giorno era abbastanza. Spedì i suoi compagni a farsi una doccia calda, ma lui andò a raggiungere la ragazza che aveva pazientemente aspettato fino ad allora.

“Sono ammirato, Pansy.”

“Da cosa, di grazia?” sorrise lei quando il Grifondoro le prese posto accanto.

“Beh…”Cominciò lui. “Sei riuscita a trascinare Malfoy qui! E a farti lasciare sola con me! Ammettilo, era sotto Imperius!”

Pansy rise. “Non nego di aver preso in considerazione l’ipotesi in questi giorni, ci ho messo una settimana a convincerlo.. Ho dovuto fare di tutto, perfino completargli un compito per Difesa 2!”

“Ma tu non frequenti Difesa 2!Come hai fatto a farlo..?” Si stupì lui.

“Infatti ho detto completargli, non completargli correttamente!” Ammiccò la Serpe perfida. “Ho una cosa per te, fra l’altro.”

Harry la guardò sempre più perplesso, poi scorse l’album aperto nella poltroncina accanto. Lei gli fece cenno e lo prese. Vide che c’era un disegno dello stadio, lui era vicino alle porte e aveva un braccio teso in avanti per prendere una piccola pallina d’oro posta su un lato del foglio.

“Che bello!”

“Puoi tenerlo, se ti va…!” Mormorò la ragazza.

Lui annuì convinto e lo infilò in una tasca della divisa. La scopa era ancora appoggiata lì accanto. “Non è che per ringraziarti posso portarti a fare un giro su quella?”

Pansy aprì la bocca per assentire, ma la richiuse subito. Bastò un attimo pensare che, fosse stata davanti o dietro di lui, avrebbe avuto così poco spazio, così stretta, così vicina… le vennero le vertigini ma le represse. “Magari un’altra volta.”

Harry capì con un attimo di ritardo. “Oh già…Scusa.”

“Fa niente!”

Restarono per un po’ in silenzio. Il ragazzo rifletteva sull’assurdità della situazione. Se fino a qualche mese prima qualcuno gli avesse raccontato che si sarebbe ritrovato a parlare con la Parkinson, davanti ad un sole che era ormai quasi tramontato, sugli spalti del campo, e soprattutto a sentire quel senso di pace dentro…beh gli avrebbe riso dietro. E adesso… Adesso si girò a studiare i lineamenti regolari delle vene sotto la pelle chiara del polso di lei, che intravedeva sotto qualche strato di maglioni, e questo bastò a fargli andare il pensiero altrove..

Aveva già provato qualcosa di simile, anche se era stata una cosa un po’ meno inaspettata, per Ginny, circa un anno prima. A quel tempo non aveva riconosciuto subito i segni dell’attrazione, a causa dell’inesperienza forse, ma adesso gli sembravano più che evidenti. E non riusciva a rammaricarsene, lei sembrava così…vicina…così…

“Che ne dici se cominciamo a tornare? Si fa freddo, qui…” Disse Pansy avvolgendosi più stretta nel maglione della divisa.

Lui annuì e si mise in piedi. Erano arrivati alla base dei gradoni che con fare quasi casuale, lui buttò lì “Non è che ti ricordi della sera in cui Malfoy ha deciso di comunicarci del vostro..mmm…rapporto?”

Lei si bloccò immediatamente. “Ricordo ogni cosa di quella sera.”

“Beh…mi avevi detto che ci sarebbe stata un’altra notte…!” Scherzò Harry. In realtà non scherzava tanto, ci aveva pensato spesso a quella mezza promessa, però adesso che aveva pronunciato quelle parole gli sembrò di essere un’idiota totale.

“Chi ti dice che facessi sul serio, Potter?” Rise la Parkinson. Ma prima che lui potesse ancora accorgersi del battito che aveva perso, tornò seria. “In realtà dicevo davvero… Però è difficile, qui…”

“Difficile?” Chiese Harry avvicinandosi un poco.

“Difficile, ma non impossibile…” Sorrise lei civettuola.

“Dannazione Potter!” Sbottò una voce che li fece sobbalzare. Si voltarono in tempo per vedere un Draco livido di rabbia raggiungerli a grandi falcate. “Ti avevo chiesto ti stare attento a lei, non di…”

Grazie al cielo, non finì la frase perché Pansy lo precedette con tono gioioso “Mi stava riaccompagnando da te, Dra! E’ stato molto cortese!” E prima che il fratello potesse riprendere l’invettiva, salutò il Grifondoro “Grazie della compagnia, Harry, ci si becca a lezione…!”

 

La domenica dopo i Grifondoro del sesto e settimo anno scesero a colazione tutti un po’ svampiti…quelli che scesero. Infatti erano reduci da uno dei festini che il Club del Sorriso (così si erano denominati Dean, Seamus e Ron) ci tenevano tanto ad organizzare ogni mese. Seduti a tavola ridacchiavano delle scene della sera prima, in cui Dean era riuscito a riconquistare Ginny, Seamus aveva ballato su un tavolo cantando a squarciagola e a petto nudo, e Ron era stato torturato da una miagolante Lavanda Brown. La stessa che prese posto accanto a lui insieme all’amica Calì.

Hermione, che con le compagne di Casa aveva un rapporto minimale, lanciò ad Harry uno sguardo infastidito quando quelle cominciarono a ciarlare degli ultimi pettegolezzi scolastici.

“E ci credereste che la Heatherwake ha lasciato Morag?? E’ folle quella…Morag dicono che ci sa fare da matti!”

“Non esiste solo il saperci fare..” Sbuffò la Caposcuola di Grifondoro contrariata. “Yasmin frequenta parecchie lezioni con me, e non è affatto una stupida!”

“Scusa scusa...” Fece Calì per nulla pentita, poi si riaccese. “La migliore però non l’avete ancora sentita!”

“E non potremo mangiare senza sentirla…?”Sussurrò Hermione a beneficio del solo Harry che sorrise divertito da quei battibecchi. Quando udì le successive parole della Brown però il sorriso gli morì sulle labbra.

“Pare che i loro genitori abbiano intenzione di rompere il fidanzamento della Parkinson con Malfoy per prometterla a Nott!”

Harry sgranò gli occhi e istintivamente lanciò uno sguardo al tavolo verde argento. Lei non c’era. E neppure Draco.

Calma. Calma… Non  è niente, non sono affari tuoi, chissenefrega della Park…

Certo che erano affari suoi per la miseria!Nott… No! Non poteva tollerarlo. Non lei!

Comunque ancora c’era tempo. Avrebbe chiesto spiegazioni a Pansy… il problema più urgente erano le nuove affermazioni dei suoi compagni, che stavano dicendo che lei era carina.

“In fondo, che se la pigli Malfoy o Nott è una perdita per il resto del genere maschile…!” Asserì convinto Seamus.

“Sarebbe così bello avere Malfoy ad un festino…” soffiarono insieme le due Amiche del Pettegolezzo.

Cinque paia di occhi si puntarono improvvisamente sulla Caposcuola.

“Che…che c’è adesso?”

“Heeeermioooone!” La adulò Lavanda. “Tu fai i turni, le lezioni, tutto con Dracucciccino!!! Potresti invitarlo tu!”

“Potremmo organizzare qualcosa la prima settimana di novembre!” Saltò su Dean.

“Harry non parlavi con la Parkinson l’altra mattina??”Se ne uscì Seamus. “Invita pure lei, non penso che si farà problemi, sembra una alquanto disinibita…!”

Il Cercatore non gli aveva mai rivolto uno sguardo più stralunato.

“State scherzando vero?”

“Ovviamente no!” Cinguettò sbattendo le ciglia Calì. “Cavolo, essere ad una festa con te e Malfoy insieme..le mie amiche Corvonero schiatterebbero!Mia sorella inclusa!!”

“Perché, cos’abbiamo io e Malfoy di diverso dagli altri?”

“Accidenti a te, Harry…Ron copriti le orecchie, per me esisti solo tu.” Si battè una mano in fronte la Brown, cambiando tono per un attimo. “Dicevo, che devi essere l’unico a non sapere che tutte le ragazze di Hogwarts sognano a notti alterne un Serpeverde e un Grifondoro..due a caso, per intenderci…!”

Harry assunse un colorito che capitava di vedere solo nei peggiori momenti di incazzature ziovernonesche, tanto fu l’imbarazzo che lo investì come un treno in corsa. Cercò anche di non mettersi a ridere per la faccia del suo migliore amico all’affermazione che Lavanda aveva occhi solo per lui, un’espressione che induceva molto a pensare come possibile risposta ‘me ne rammarico profondamente’.

Comunque, la prima a reagire fu la Caposcuola. “Certe idiozie sono veramente difficili da sentire tutte insieme… Sappiate, care le nostre Amiche del Pettegolezzo, che non tutte le ragazze di Hogwarts mettono al primo posto farsi indifferentemente Potter o Malfoy.”

Detto questo, si mise la borsa in spalla e fece per andarsene, non prima di aver aggiunto con estrema noncuranza “Harry, vado in Biblioteca, vuoi venire con me?”

Il ragazzo finì in fretta il suo porridge, non abbastanza però da non udire i commenti che l’affermazione dell’amica scatenò non appena lei fu a debita distanza.

“Solo perché quella non riesce a levarsi dalla testa Ronnino tesorino..”

“Beh, in realtà ha detto indifferentemente!” Calì strizzò l’occhio alla sua amica e al resto dei presenti.

Harry sbuffò sonoramente di tutte quelle cretinate e si accinse a seguirla. Hermione aveva detto indifferentemente solo per evidenziare il carattere frivolo e sciocco delle altre, mica quella unica parolina poteva avere dei sottintesi…

 

…Sottintesi per i quali la ragazza si stava già fustigando.

Era stato un errore, un terribile errore. In realtà quando aveva pronunciato la frase, non aveva pensato al senso in cui l’avrebbero travisata quelle due oche, ma una volta detta non poteva più correggersi o sarebbe parso sospetto.

Tutta colpa di quel maledetto sogno…

No peggio!

Tutta colpa di quel maledetto alcol che avevano portato i suoi deficienti amici dalle cucine!

Era stato l’alcol della sera prima a indurle quello stupido, stupido sogno…E dire che era una che ci andava piano! E meno male!

Fu raggiunta dal suo amico e insieme scelsero un tavolo, il più lontano possibile dagli altri studenti. Pochi, tra l’altro. Chi si metteva a fare i compiti la domenica mattina? Ma loro erano lì per un’altra ragione.

Oddio, la ragione di Harry in realtà era precisamente un compito di Incantesimi di Secondo Livello, nel quale la sua amica lo aiutava con molta discrezione.

Lei invece, stava seguendo una traccia. Una traccia sugli Horcrux.

 

Passò ancora qualche settimana senza che il Club del Sorriso riuscisse ad organizzare il suo festino di novembre…Un carico incredibile di compiti (che qualche perfida mente attribuì ad una soffiata della Granger per ostacolarli), un pesantissimo incremento dello stress a livello fisico per tutti coloro che si dedicavano non solo agli allenamenti di Quidditch ma anche a quelli nella Palestra della scuola, resero i ragazzi troppo stanchi anche solo per pensarci.

Un freddo martedì mattina Hermione fu raggiunta, mentre da  Codici si dirigeva verso Studio della Mente, già col cervello proiettato verso la successiva ora di Storia della Magia, da Pansy Parkinson.

“Ciao…” Disse cercando di suonare fredda la serpe.

“Ciao!” Rispose la Caposcuola gettando al contempo un furtivo e mascherato sguardo all’orologio. Ancora un quarto d’ora prima dell’inizio della lezione…

“Vai di fretta eh?” Notò la bionda. “Non temere, non ti faccio perdere molto…”

“Beh non preoccuparti…C’era qualcosa che volevi dirmi?” Si mostrò disponibile la Granger.

Pansy si guardò intorno. Sembrava incerta. Alla fine sospirò. “Io… dì a Paciock di fare attenzione.”

“Sembri la Cooman!” Rise l’altra ricordando la loro prima lezione di Divinazione. “A cosa dovrebbe fare attenzione?E’ già così sbadato, povero…”

“Non hai capito, Granger.”Sbuffò impaziente Pansy. “Deve fare molta attenzione. Pare che abbia toccato territorio proibito. I miei compagni progettano di fargliela pagare…”

Adesso Hermione era davvero attenta. “Cosa intendi per fargliela pagare?”

“Pensano di intimidirlo, in modo che…si tenga alla larga.”

“Perché me lo stai dicendo?” Si fece subito sospettosa la Grifondoro.

Domanda sbagliata.

Gli occhi blu della serpe si indurirono di collera.

“Non devi essere il genio che dicono, se non hai capito niente, Hermione.”

E con quell’ultima frase un po’ ermetica se ne andò svelta.

La ragazza rimase un attimo a riflettere su quelle parole, e si disse che doveva parlarne ai suoi amici prima di sera. A quel punto le cadde l’occhio sull’orologio. Accidenti, solo tre minuti per arrivare in classe! Alla Scuola c’era il regime della tolleranza zero!!

Si mise a correre per giungere in tempo.

 

Per tre giorni da quel momento ci fu un insolita concentrazione di Serpeverde e Grifondoro negli stessi corridoi. Sembrava quasi che si fosse improvvisamente arrivati alla partita decisiva dell’anno!! In realtà, i ragazzi si muovevano a gruppi compatti, sibilando insulti quando non c’erano professori nelle vicinanze.

Una sera che Neville tornava dall’allenamento in Palestra con Ron, Harry e Draco, trovarono ad aspettarli alla fine del corridoio che divideva la Scuola da Hogwarts, Nott, Tiger, Goyle e Montague.

“Levati di torno Malfoy o mettiti dalla nostra parte, così sistemiamo la faccenda con i nostri amici..” Aveva intimato minaccioso Theodore.

Non fu sistemata nessuna faccenda perché grazie al sistema di spie e informazioni escogitato dalla Caposcuola entro tre minuti (in cui erano soltanto volati insulti e qualche sporadico spintone) la McGrannitt, Lumacorno e Vitious si erano precipitati là.

 

Il giorno dopo gli studenti assistettero all’ultimo scontro di quella  settimana, che aveva visto la rivalità Serpi-Grifoni certamente più infuocata del solito: stavano scendendo a Pozioni quando Potter urtò malamente Pansy.

“Fa attenzione a dove metti i piedi, Parkinson.”

“Tieni le tue cellule ben lontane dalle mie, Sfregiato!”

Nessuno aveva avuto modo di notare né che l’urto era stato assolutamente indolore, né che un sottile pezzo di pergamena era scivolato nella mano della bionda.

Stasera davanti le cucine alle 11?HP

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Dodici rintocchi ***


Capitolo dieci

Un piede cha batteva ritmicamente a terra, le labbra serrate per il fastidio, la ragazza buttò ancora una volta lo sguardo all’orologio.
“Sarà la millesima volta che lo fai, Granger… Abbiamo fretta?”
“Tecnicamente, non avrei fretta di andare da nessuna parte se non a dormire. Ma se tu continui a parlare non finirò mai questo quiz.”
“Ma lo fai apposta a portarti i compiti solo quando hai il turno con me, o è proprio naturale, è così che ti diverti?”
“Non si parla di divertimento, Malfoy!” Sbottò Hermione. “Si parla di studio, anche se dubito che tu sappia a cosa mi riferisco.”
Il biondo si alzò dalla sua poltroncina e sbirciò tra i fogli nelle sue mani. “Sì, effettivamente quello l’ho finito stamattina. Vuoi copiare? Ce l’ho in borsa, eh..”
La Grifondoro alzò lo sguardo sconvolta. “Tu hai fatto il test di Studio della Mente, facoltativo, e per giunta prima di me?!”
Draco scrollò le spalle. Poi scoppiò a ridere. “Ok lo ammetto… Me lo sono fatto fare da Pansy!”
Al che Hermione alzò un sopracciglio. “Quindi secondo te, a parte per il principio che io non copio, dovrei fidarmi delle risposte di Pansy, che non frequenta neanche le lezioni?”
“Eh no non sarebbe da Granger vero? Manca ancora mezz’ora! Andiamo via dai, così tu puoi finirlo in camera e io mi faccio gli affari miei.”
“ No Draco! Io sto qui e ci stai pure tu. Sono le undici. Sta zitto, siediti e non osare andare via o lo dico alla McGrannitt.” Tecnicamente, la reale conclusione della frase avrebbe dovuto essere “…o scoprirai che Pansy è fuori con Harry e mentre tu squarti lei, lui se la prenderà con me.” Ovviamente, Hermione tenne per se le sue considerazioni e si ripromise che si sarebbe fatta restituire il favore dal suo amico. Con l’ennesimo sguardo all’orologio, si disse che probabilmente quei due, alcuni piani più in basso, si dovevano già essere incontrati.
E infatti era così. Davanti alle cucine, era appena arrivato col fiato corto il Capitano della squadra di Grifondoro.
“Mi dai un appuntamento e arrivi in ritardo?” Lo aggredì subito Pansy.
“Diciamo che.. sono stato trattenuto. Lavanda e Calì facevano la posta all’ingresso della Sala Comune e se mi avessero visto uscire, stai certa che avrebbero fatto di tutto per scoprire con chi dovevo vedermi!”
Pansy scrollò le spalle. “Come dici tu.”
“Nervosa oggi?” Harry le si avvicinò. Anche lei si staccò dal muro al quale stava appoggiata per fissarlo.
“Andiamo al dunque. Che c’è?”
“Ok, decisamente nervosetta.” Il ragazzo si fermò un secondo pensando a come dire quello che aveva in mente. “Volevo ringraziarti, per il discorso di Neville. Se non ci avessi detto che il fatto che si vede con una di Serpeverde ha messo sul piede di guerra i tuoi compagni, non saremmo riusciti a evitare che gli facessero del male.”
“Tutto qui? Bene. Punto e basta. Se si scopre che sono stata io, sarà molto peggio di quanto non è adesso.” La bionda fece un gesto stizzito del capo ed Harry non capì se ce l’aveva con lui o con i suoi compagni.
“Non è tutto qui. Voglio parlarti anche di altro.” Pansy gli fece un cenno come per dirgli di continuare. “Ovviamente non qui, non in mezzo al corridoio! C’è l’aula di Aritmanzia qualche porta più avanti.. vieni?”
Camminarono vicini, ma senza sfiorarsi. Harry pensò che avrebbe potuto prenderle la mano, ma considerando il suo umore in quel momento, rischiava che gli staccasse un paio di dita a morsi, per cui decise di evitare.
Entrarono e lui si mise a cavalcioni del banco più vicino. Stranamente, anche lei imitò quella posa poco femminile e, una volta che fu davanti a lui, lo invitò nuovamente a parlare.
“Girano voci sul conto di te e Nott…” Cominciò, senza sapere bene come continuare. Si sentì uno stupido. Cos’era, una scenata di gelosia?
“Che tipo di voci?” Si allarmò subito lei.
“Pare che….beh, ti abbiano promessa a lui, adesso.” Sputò tutto d’un fiato. Sorprendentemente, lei si mise quasi a ridere.
“Temevo peggio! Non è una novità che Malfoy mi usi per rinsaldare i legami dove più gli serve! Prima Draco, perché sapeva che lui non mi avrebbe mai toccata, e per tenermi sotto controllo il più possibile… Adesso Nott, sai che bellezza.”
Harry era scioccato. “Come può permettersi, Malfoy, di fare una cosa simile? E i tuoi?!”
Lo sguardo della ragazza si spostò sul pavimento e non provò neppure a rialzarlo quando affermò sarcastica “Pensavo fossi più sveglio per aver messo nel sacco Il Signore Oscuro tutte quelle volte. Io e Draco siamo fratelli. Fai due più due, Harry.”
“Lucius è anche tuo padre?!”
“La risposta è esatta…!” Disse lei, imitando il tono dei presentatori dei quiz televisivi babbani che aveva imparato ad amare a casa di Hermione. Dopo un silenzio decisamente prolungato dallo stupore del ragazzo, lei continuò “Mio padre…Cioè, Oscar Parkinson, a cui voglio bene come ad un padre, è andato via di casa l’inverno scorso. E mia madre non negherebbe mai qualcosa a Lucius.”
Improvvisamente, ad Harry balenarono in mente le ferite che aveva visto sul suo corpo quell’estate, quando l’aveva raccolta a Privet Drive. “Eri scappata di casa, giusto? Perché ti aveva picchiato, quel bastardo…”
“Non mi aveva picchiata.” Disse semplicemente Pansy.
“Non dirmi che i lividi che ti ho visto addosso te l’eri procurati giocando a cricket!” Quasi ruggì lui.
“Non ho detto questo, ho detto che non mi aveva picchiata.”
E in quel momento, forti come se fossero reali, le immagini le tornarono alla mente con più forza che mai…Il freddo dentro, la stanza calda, soffocante, la porta che si apre con un rumore simile a uno scoppio, le loro voci, le risate, la coperta strappata via…
Guardandola sbiancare e serrare gli occhi, anche Harry, lentamente, cominciò a comprendere. “No…”
Lei si strinse le braccia al petto, e le sfuggì un singhiozzo mentre istintivamente serrava gli occhi.
Harry la avvicinò a sè, e senza stringerle le braccia intorno, ma tenendole vicine al suo corpo per sorreggerla se ne avesse avuto bisogno, cercò di consolarla, mentre una rabbia cieca, bruciante, gli urlava dentro spaccare qualcosa, qualcuno…
Dopo qualche istante lei si calmò, e lasciò la testa appoggiata al suo petto. “E’ il tuo profumo che mi fa questo effetto, ho scoperto. Quando sento il tuo profumo, mi tranquillizzo…”
“Ma io non uso nessun profumo.” Disse a denti stretti il Grifondoro. Non riusciva a levarsi dalla testa quelle scene che gli faceva senso perfino immaginare..
“Non intendo un profumo chimico.. Intendo l’odore della tua pelle, sa di buono…”
Testardamente, lui non si fece distrarre. “Perché Draco non l’ha impedito?”
“Non era a casa, non sapeva nulla. Quando è tornato, quando ha capito, è venuto subito e…”
Ancora, il ricordo della voce rotta e furibonda del fratello, le luci degli incantesimi, la sua presa intimorita mentre la risollevava e il suo sussurro, “scappa, scappa più lontano che puoi, io ti ritroverò”… la fecero sussultare. Ma inspirò con forza e continuò “Mi ha coperto la fuga, poi si è Smaterializzato anche lui. Il resto lo sai. Mi hai trovata pochi giorni dopo.”
“Come sei sopravvissuta quei giorni?” Chiese ancora il ragazzo.
“Non so bene.. Ho ricordi troppo confusi di quei momenti. Avevo la bacchetta, stavo nascosta meglio che potevo e mi procuravo quello di cui avevo bisogno…” Pansy sbattè più volte le palpebre, come ritornando alla realtà. “Non voglio parlarne più. Fa male.”
Harry rimase a riflettere mentre lei giocherellava con una sua mano. Si era scostata leggermente.
“Hai paura del buio, ecco perché non vuoi dormire con le serrande chiuse… E hai paura delle porte, te ne tieni lontana.. E non vuoi che qualcuno ti tocchi..” Ragionò piano. Adesso si chiedeva come non avesse intuito tutto sin dall’inizio. Tutti quegli indizi puntavano in un’unica direzione. Avrebbe potuto capire tutto molto prima.
Lei non gli rispose e non lo guardò.
E, all’improvviso, facendoli sobbalzare entrambi, l’orologio rintoccò la mezzanotte.
“Oh merda” Fece un po’ scocciata e un po’ rassegnata Pansy.
“Draco sarà già tornato da un pezzo, gli verrà un colpo, non trovandoti…” Esclamò Harry.
Nessuno dei due aveva però lasciato le mani dell’altro.
Lei sorrise, tornando finalmente a incrociare il suo sguardo. “Sta tranquillo, sarà felice di avere un nuovo motivo per prendersela con te!”
“Andiamo dai, prima che il tuo ritardo lo induca a chissà quali conclusioni trasversali...” Harry scese dal banco, porgendole una mano per aiutarla, ma lei fece da sé evitando il contatto. Poi gli lanciò un fulmineo sguardo di scusa.
Uscirono piano dall'aula di Aritmanzia e tornarono verso la Sala d'ingresso, dove si sarebbero separati diretti ai rispettivi dormitori.
Harry si sentiva il cervello in preda ad un incantesimo potente, che gli faceva galleggiare i pensieri senza che riuscissero ad agganciarsi tra loro, ancora scioccato da quanto aveva appreso.
Purtroppo, proprio al termine del corridoio che stavano percorrendo, furono gelati da un sibilo malvagio.
“Studenti fuori dai dormitori di notte! Studenti fuorilegge!” Gazza si parò davanti a loro talmente subitaneamente che non fecero nemmeno in tempo a darsela a gambe. Il Magonò in un eccesso di zelo, afferrò poi Pansy, gongolando “Ah, vi punirò per questo, e anche i vostri professori, e voi sarete espulsi!”
Pansy intanto aveva avuto la solita reazione. “Lasciami andare, lasciami andare subito!”
Harry rincarò la dose. “Non la tocchi!” cercò di avvisarlo.
Gazza, pensando che fosse solo un modo per ribellarsi, rinsaldò la presa, e il colorito della Serpeverde divenne cereo, mentre veniva scossa dai brividi.
L'adrenalina fece reagire Harry più per istinto che per riflessione, tirò fuori la bacchetta e la puntò su Gazza. “Confundus!”
Preso alla sprovvista, quello lasciò andare la ragazza, che si accasciò a terra, e con poche parole il Grifondoro gli fece dimenticare l'avvenimento.
Poi si accovacciò accanto a Pansy e la prese in braccio. “E ora che faccio? Malfoy mi farà la pelle. Ma devo provare a portarla in camera sua!”
Fece la strada fino ai sotterranei con molta cautela, cercando di camminare il più possibile nelle zone d'ombra, e una volta lì si chiese cos'avrebbe potuto fare. Chiamare Malfoy a squarciagola sembrava alquanto inappropriato.
Uscì proprio in quel momento il Barone Sanguinario, il fantasma di Serpeverde.
“Barone, la prego di voler scusare il disturbo, ma necessito urgentemente della vostra regale presenza!” Cercò di suonare il più melenso possibile per non urtare la sensibilità di quel rabbioso ectoplasma. “Sarebbe così gentile da suggerirmi come poter chiamare il Caposcuola Draco Malfoy?”
Il barone lo scrutò un istante, poi, forse notando la divisa con lo stemma verde argento di Pansy, decise di poterlo aiutare. “Il Caposcuola non è rientrato ancora, stanotte.”
Harry ringraziò e si beò della buona sorte che aveva indotto Hermione a trattenere Draco più a lungo del solito e fece il più velocemente possibile il percorso fino alla porta che conduceva alla Scuola, dove era certo che li avrebbe trovati. Quando però vide il luogo deserto venne preso dallo scoraggiamento. Il peso di Pansy non era eccessivo, ma dopo averla trasportata fra le braccia su e giù per mezza scuola sentiva i muscoli dolergli. Che fare? Dove diavolo era andato a cacciarsi Malfoy, quando serviva?!
Sicuramente non poteva portare Pansy nella Sala Comune di Grifondoro. Gli sembrò di sentire le articolazioni delle braccia cigolare dalla fatica.
Maledetto Malfoy, ecco, scomparire quando c'è la necessità...
Necessità? La stanza delle necessità! Si riscosse per l'ultimo sforzo e si catapultò al settimo piano, eseguendo velocemente il rituale per l'apparizione della stanza.
Aprì a fatica la porta e finalmente si trovò in una comoda camera da letto, dove si affrettò ad adagiare Pansy sui cuscini e a stiracchiarsi per rimettere le braccia al loro posto.
Poco dopo, mentre lui studiava l'arredamento della stanza, la sentì muoversi e le si avvicinò.
Pansy aprì gli occhi e vedendolo fece per parlare, poi evidentemente il ricordo di cosa l'aveva fatta svenire la riportò alla realtà e impallidì nuovamente, zittendosi.
“Va tutto bene. Gazza non ricorda nulla.”
“Siamo in camera tua?” Chiese allora lei, guardandosi intorno.
“No, condivido la camera con gli altri del mio anno, non credo che l'avrebbero presa benissimo. Siamo al sicuro, qui.”
Pansy sospirò, gli occhi bassi. “Un'altra delle mie reazioni esagerate. E' che non ci ho visto più quando mi ha afferrata..”
“Beh, non volevi un'altra notte insieme?” Harry si pentì subito di quello che aveva detto quando la vide sollevare lo sguardo spaventata, e capì cosa potevano lasciare intendere le sue parole. Si affrettò a giustificarsi cominciando a balbettare idiozie, ma lei lo bloccò. Non disse nulla, aveva capito, ma si richiuse ugualmente nel suo silenzio.
Al Cercatore non rimase che guardarla con il cuore pesante.
“Senti.. facciamo un gioco.” Disse all'improvviso Harry, preso da un'idea.
“Che tipo di gioco?” Chiese lei circospetta.
Il ragazzo salì sul letto, si mise a gambe incrociate e posò le mani davanti a sé.
“Avanti. Io ti giuro che non muoverò un muscolo, tu metti le mani sulle mie.”
Pansy lo guardò come fosse un po' matto, ma mise con circospezione le mani sopra i suoi palmi aperti. “Scopo del gioco?”
“Dobbiamo superare il trauma del contatto fisico, no? Guarda, mi stai tenendo le mani e non stai tremando. E' un passo avanti!” Sorrise incoraggiante.
Pansy si rese conto di cosa volesse dire. Guardò intensamente le proprie mani, più piccole e affusolate di quelle forti di lui, a contatto con la sua pelle chiara. Si morse un labbro temendo di poter sentire di nuovo le voci nella sua testa, ma non accadde nulla. Presa dalla scoperta, come a voler saggiare i limiti della sua nuova sopportazione, cominciò ad accarezzare il palmo di quelle grandi mani maschili, intrecciando ogni tanto le proprie dita a quelle del Grifondoro. Tracciava piccoli cerchi con le unghie, salendo ogni tanto verso il polso, poi... ma lo sentì trattenere il respiro. Era stato un secondo solo, ma l'aveva avvertito. Facendo finta di niente, risalì di nuovo con l'indice verso il polso del ragazzo e di nuovo lo vide chiudere gli occhi e mordersi un labbro. Salì ancora di qualche centimetro per vedere cos'avrebbe fatto, ma lui la bloccò espirando tutta l'aria accumulata e ritraendosi gentilmente.
“Ok, forse non il gioco migliore del mondo...” Deglutì nervosamente Harry, il quale non aveva considerato la sua particolare sensibilità ai grattini sulle braccia. Temendo di vederla ritrarsi infastidita, si stupì nel vedere che Pansy sorrideva.
“Che c'è?”
Lei si buttò all'indietro sui cuscini ridendo più forte. “Sei arrossito.”
Il ragazzo si alzò leggermente urtato. “Aspetta!” Placando le risa, Pansy lo richiamò indietro con un gesto. “E' stato davvero gentile, da parte tua, scostarti. Ma perché lo fai, Potter?”
“Siamo ancora ai cognomi?” Si alterò il bel Cercatore. Poi, probabilmente ancora in preda al nervosismo, aggiunse “Perché credi che io lo faccia?” Tornò a sedere accanto a lei. “Perché mi piace starti vicino. Perché il solo pensiero di cosa ti hanno fatto mi fa indemoniare, e perché voglio che tu stia meglio.”
Pansy lo guardò intensamente. “Tutte queste cose un amico le può fare.”
“Tu pensi che io voglia essere per te più di un amico?”
“Questo sei tu a dovermelo dire.”
Harry trasse un profondo sospiro. E poi sentì dentro la certezza delle parole che stava per pronunciare. “Io voglio essere per te tutto ciò che tu vuoi che io sia.”
“Smettila.” Sbottò la bionda.
“Smettila di fare cosa?” Chiese lui sorpreso, che non aspettava precisamente quel tipo di reazione.
“Smetti di crearti illusioni. Guardami. Sono io, sono Pansy Parkinson. Non potrà mai esserci nulla tra me e te.” Disse con freddezza.
Harry si sentì colpito in pieno stomaco. Un rifiuto di quel genere, così secco, così netto, appena dopo aver capito cosa provava era letale. La guardò spaesato.
“E smettila di fare quello sguardo da cucciolo!” Alzò la voce lei.
Lui si alzò in piedi. “Non volevo impietosirti, ero solo sorpreso. Allora, per avere chiare le idee, cosa c'è stato tra noi in questi mesi? Una simpatica amicizia, giusto?”
“Non mi comporto così con gli amici.” Disse lapidaria Pansy. “E' stata una follia, una sciocchezza, qualcosa che prima dimentichiamo meglio sarà.”
“Capisco.” Il cuore di Harry non doveva ancora aver realizzato quello che le orecchie sentivano, perché era troppo tranquillo ancora. Batteva, ancora. No, non gli era per niente chiaro.

“E invece non capisco affatto.” Esplose. “Spiegami almeno perché non ci sarà mai niente. Dimmi che puoi fare tranquillamente a meno di me, e mi metterò l'anima in pace. Dimmi che te ne freghi della mia esistenza, e non ti disturberò più.”
Si voltò per affrontare la durezza delle risposte e la trovò invece con il viso tra le mani. Pentito della propria brutalità, tornò vicino a lei.
“Vai via, prima che non riesca più a scacciarti!” Singhiozzò Pansy senza guardarlo.
“Va bene.” Disse lui, sedendosi nuovamente accanto a lei e prendendole con dolcezza le mani per scostargliele dal viso. “Va bene, me ne vado non appena tu mi dici perché non può funzionare.”
“Sei uno sciocco! Sei un sentimentalista idiota!” Sussurrò a mezza voce la bionda, poi tornò di nuovo aggressiva “Come puoi anche solo pensarlo? Io sono una Serpeverde, figlia di Mangiamorte e del più fedele di loro, del braccio destro del Signore Oscuro!”
“E io sono un Grifondoro, e bla bla bla. Cosa vuoi che me ne importi di chi sono i tuoi genitori, se io voglio stare con te? Perfino tuo fratello ogni tanto riesce a dire qualche frase simpatica!” Cercò di sdrammatizzare Harry, che si sentiva più leggero. Sentiva dentro di sé che il problema non era quello che temeva, cioè che lei non corrispondesse i suoi sentimenti, e che qualsiasi altro problema sarebbe stato facilmente affrontabile. Insieme.
“Come puoi stare con una ragazza che non puoi toccare?!” Scoppiò sempre più arrabbiata lei.
“Ma io ti sto toccando..” Sorrise il Grifondoro, indicando le mani che ancora si intracciavano, senza che lei se ne fosse ancora accorta.
“Sai cosa intendo...” lo liquidò lei senza guardarlo.
Harry si sentì per un attimo scoraggiato. Che cosa avrebbe potuto fare perché lei si lasciasse semplicemente andare, senza porre mille questioni? Sapeva che si stava giocando il tutto per tutto, e a quel punto, a quell'ora di notte, riuscì a violentare la sua naturale timidezza solo con una dose massiccia di coraggio da grifone. Si inginocchiò a terra davanti a lei, tenendole le mani.
“Pansy Parkinson, vuoi essere la mia ragazza?” Le chiese, cercandone lo sguardo, ancora basso.
“Non posso.”
“Ti prego.”
“E se poi ti stufi?”
“Ti prego.”
“Te ne faranno pentire, i tuoi compagni.”
“Ti prego.”
“Quando te ne andrai, mi farà male da morire.”
“E Draco mi ucciderà per vendetta. Vuoi vedere quante altre volte riesci a farmi dire 'ti prego'?”
Questo le strappò un sorriso. “Potter...Harry...Le cose non sono così semplici...”
“Vuoi essere la mia ragazza?”

*

Ciao a tutti!! Dopo ben cinque anni riprendo questa storia che amo moltissimo… Wow, sembra ieri che ho postato il nono capitolo.. eccolo, è arrivato il decimo, e sono in trepidante attesa della vostra reazione… Grazie a tutti per aver letto sino a qui, comunque! A presto, spero davvero vi piaccia!
Silverphoenix





















Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Scherzetto! ***


Capitolo undici
 
Se Draco avesse saputo dov’era sua sorella in quel momento, di certo non avrebbe tenuto così comodamente le gambe distese davanti a se, e ancora più certamente non avrebbe avuto quell’espressione così beata e soddisfatta sul viso.
Hermione lo guardava perplessa. “Sai che in questo momento hai l’aria di una persona normale?”
“Intendi che non sembro regale e irraggiungibile come al solito?”
La Grifondoro si batté una mano sulla fronte. “No, cretino. Intendo che non sembri un prepotente patentato, un petulante presuntuoso egoista.”
“Quanti complimenti, Granger. Sembra quasi che ti sia innamorata di me.”
La sentì esitare. “Ecco... è così.”
Quella risposta era talmente inaspettata che Draco spalancò gli occhi e la fissò, per vederla scoppiare a ridere. “Ti piacerebbe!” Riuscì a dire Hermione, tra una risata e l’altra.
“Ma ti sembrano battute da fare?!” s’inviperì il biondino, sentendosi oltraggiato.
“Data la faccia che hai fatto? Potrei continuare da qui a domani mattina! E’ stato impagabile!” Asciugandosi due lacrimucce che per il gran ridere le stavano per sfuggire dalle ciglia, finalmente lo guardò e si accorse che il ragazzo si era imbronciato. “Che hai adesso?”
“Lo dici come se fosse una cosa improbabile. Come se nessuna potesse mai innamorarsi di me.”
“Beh, se può consolarti, ho scoperto che molte mie compagne di casa darebbero il braccio destro per una sola uscita con te.” Disse, quasi per cercare di tirarlo su.
Draco sbuffò. “Sono oggettivamente irresistibile, che vuoi farci?”
“Ma fammi il piacere!” Ricominciò a ridere Hermione, buttandogli addosso il tovagliolino con cui si era asciugata le mani quando aveva finito la propria cioccolata. Alla fine del loro turno di sorveglianza, aveva temuto che Harry non avesse ancora riportato Pansy al suo dormitorio, e per guadagnare tempo aveva chiesto a Malfoy se gli andasse una cioccolata calda nelle cucine. Non si era aspettata che lui accettasse.
“Non mi credi?” Le chiese, di nuovo con quello sguardo di sfida.
“Non ti credo perché conosco almeno una persona al mondo che non avrebbe alcuna difficoltà a resisterti, Mr. Irresistibilità.” Rispose spavalda, pensando al contempo che stava giocando col fuoco. In un attimo, le immagini del sogno fatto qualche sera prima, le balenarono in mente, e le scacciò con forza.
“E chi sarebbe, questa donna imperturbabile?”
“Io, mi sembra ovvio.”
“Mi stai sfidando, Granger?” La voce di Draco si era abbassata di un’ottava, il suo sguardo era diventato intenso mentre il ghigno made-in-Malfoy compariva sul suo viso.
“Non potrei mai sfidare qualcuno, in qualcosa che ho vinto in partenza.” Rispose Hermione, pregando di essere la sola ad aver udito la nota d’incertezza nella propria voce. Stupida stupida stupida che diamine stai facendo?! Stai flirtando con Draco Malfoy? Lo stai sfidando a farti cadere ai suoi piedi?! Hermione, seriamente… MALFOY?!?!?!   
Draco si lanciò uno sguardo distratto intorno. Gli elfi li avevano lasciati soli, in quella zona delle cucine vicino al grande camino. Nascosti dalle sagome dei tavoli, nella stanza praticamente deserta, nessuno avrebbe potuto vederli a meno che non fosse a meno di un metro da loro.
Si sporse piano verso la poltrona nella quale sedeva l’altra Caposcuola e vide un lampo di timore attraversarle per un attimo gli occhi. Poggiò entrambe le mani suoi braccioli della sua poltrona e si sporse ancora, verso il suo viso, sfiorandole quasi il naso con il proprio, respirando la sua stessa aria, per qualche secondo.
“Malf…” Iniziò lei, ma il Serpeverde le pose un dito sulle labbra.
Tracciò con la punta del naso aristocratico il profilo della sua mandibola, inspirò il suo profumo, forte in quel punto, nell’incavo del collo, e la sentì espirare con forza. Riportò il viso a pochi millimetri e le soffiò sulle labbra “Cosa dicevi, Granger?”
La mano della ragazza lo stupì, con decisione gli si poggiò sul petto e lo spinse via. “Che con me non attacca, Malfoy. Puoi fare tutti i giochini che vuoi, non tutte le donne cadono ai tuoi piedi come fossi Dio in terra.”
Scioccato, le permise di spingerlo via e di alzarsi in piedi. “Sta tranquillo, non dirò a nessuno di questo tuo tentativo, così la tua fama non subirà scossoni. E’ ora di andare a letto. Notte, Malfoy.”
Porca miseria Granger, magari la mia fama ne uscirà intatta ma il mio ego no! Eppure ero certo di averla turbata… Avrei giurato di averla avuta alla mia mercé… Come diavolo è possibile?!
Come diavolo è possibile che gli abbia permesso di arrivare a tanto!?,Si stava intanto chiedendo Hermione, le guance in fiamme, il passo svelto, quasi una corsa verso la Sala Comune. Harry avrebbe dovuto farle un favore grosso, oh si, molto grosso, per rimediare a quella serata.
A chi vuoi darla a bere, si disse poi. Harry ti ha chiesto di tenere d’occhio Malfoy durante il vostro turno di sorveglianza, non di scendere con lui nelle cucine, prendere una cioccolata, provocarlo e farti quasi baciare da lui. Qualcosa le guizzò di nuovo nello stomaco. Le sembrava che il profumo di Draco, quell’odore della sua pelle, quel tocco di acqua di colonia appena percettibile, le fosse entrato nel naso per sempre…se lo sentiva addosso, le sembrava che se fosse entrata in Sala Comune, tutta la Torre si sarebbe svegliata solo sentendo quell’odore e capendo che proveniva da lei e… Fandonie, ovviamente. Così come era stata una sciocchezza tutta quella conversazione davanti al camino. Cosa stava cercando di dimostrare, Hermione? Voleva forse conquistarlo, per provare il suo fascino? Quasi scoppiò a ridere. Draco era l’antieroe per eccellenza, l’antitesi di tutto ciò che lei trovava desiderabile in un ragazzo. Così come lei era l’esatto opposto della ragazza ideale di Malfoy: non era bella, non era eccitante, non era aristocratica…non era Purosangue, per la miseria, come scordare questo dettaglio fondamentale!
Aprì il ritratto della signora Grassa e praticamente ci si tuffò dietro. La Sala Comune era deserta, grazie al Cielo, e nessuno si svegliò sentendo il profumo di Draco Malfoy addosso a lei. Sprofondò in una delle sue poltroncine preferite, e prese a guardare le fiamme.
Dio, quant’era stato eccitante…
Hermione! No!, urlò una vocina dentro di lei.
No, non lo penso, giuro che non ci penso più, solo un istante ancora fammi ricordare cos’ha fatto…
Hermione! Sbraitò quella vocina, furibonda.
Lo so, lo so, ora me lo dimentico. Ma le sue labbra erano così vicine…il suo naso dritto, appuntito, quasi un coltello freddo sulla mia guancia in fiamme…
Hermione… miagolò quella vocina, ormai sconfitta.
In quel momento, il ritratto si aprì. La vista di Harry Potter, del Bambino Sopravvissuto, non fu mai tanto piacevole come in quel momento.
Gli fece segno e lui la vide subito, e venne a sprofondare nella poltrona accanto alla sua.
“Che ci fai ancora sveglia, tu?”
“Ho cercato di tenerti lontano Malfoy il più possibile!” Fortunatamente, la penombra dissimulò il rossore che andava propagandosi sulle sue guance.
“Grazie, hai fatto un ottimo lavoro, anche se c’è stato un momento in cui avrei avuto bisogno proprio di voi due..!”
“Che è successo? Aspetta…tutto bene?” Aggiunse l’amica, notando la sua aria scossa.
“Non lo so.” Le rispose il ragazzo, guardando intensamente le fiamme.
“Avete litigato?”
“No, non si tratta di questo. Ha detto delle cose che… mi fanno male.”
“Credevo ti fossi abituato ai loro insulti…”
Harry si girò a guardarla. “No, lei non ha detto nulla contro di me. E’ che ho capito alcune cose di lei, del suo passato, di quando è arrivata a casa mia..”
Hermione capì. Sospirò, e gli posò una mano sul braccio. “Mi spiace. E’ terribile, lo so.”
Harry spalancò gli occhi. “Tu lo sapevi?!”
L’amica scosse le spalle. “Non so quando l’ho capito, a poco a poco la convinzione che dovevano averle fatto del male, molto male, si è fatta strada in me. Quando Draco ha detto di essere suo fratello, e ho capito che non sopportava più il contatto fisico, ci ho rimuginato sopra a lungo. All’inizio pensavo l’avessero solo picchiata, o Cruciata, o torturata, o quello che è… Però non si spiegava perché nonostante fosse tanto legata a Draco, non gli permettesse di avvicinarla. Dopo un po’, credo, la convinzione ha cominciato a farsi strada dentro di me.”
“Perché non mi hai detto nulla?” L’aggredì il ragazzo.
“Cosa dovevo dirti? Che la ragazza che ti piace è stata violentata?” Gli rispose dura. “Te lo avrebbe detto lei quando fosse stata pronta. Non spettava a me farlo.”
Calò un lungo silenzio.
“Si nota così tanto?”
“No, credo di averlo capito perché l’abbiamo avuta in casa per parecchio tempo, e anche perché sono particolarmente perspicace io. Non credo che Ron si sia mai accorto di nulla.”
Harry abbozzò un sorriso. “Ron non si accorgerebbe di un Ippogrifo che gli balla nel piatto vestito da Madama Chips neanche se ce lo avesse davanti, ma non mi riferivo a questo, ‘Mione.”
“Ah!” Comprese la Caposcuola, poi sorrise anche lei. “No, da quando siamo a scuola siete stati discretamente bravi. Ma ogni volta che entriamo in Sala Grande, la prima cosa che fai è lanciare uno sguardo al loro tavolo, queste cose la tua migliore amica le vede. E non ho potuto ignorare come lei si faccia toccare solo da te. Non credo che qualcun altro all’in fuori di Draco possa averlo notato.”
Harry sbuffò. “Mi fa quasi tenerezza, Malfoy. E’ così protettivo verso di lei. L’ha salvata lui, sai?”
Hermione rispose con un grugnito.
“A me non fa nessuna tenerezza. Lo odio e basta.”
Detto ciò, si alzò e scomparve lungo la scala che portava ai dormitori delle ragazze, lasciandolo solo con i suoi pensieri.
 
- - - - - -
 
Non ho resistito e ho postato anche questo, questa storia mi piace un sacco e ho voglia di continuare insieme a voi^^ Lasciatemi qualche commentino, mi farebbe molto piacere e mi aiuterebbe ad andare avanti!
Grazie a tutti^^
Silver
 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Persuasioni e Minacce ***


Capitolo dodici
 
Pansy si svegliò molto presto quella mattina, si sentiva completamente riposata dopo aver trascorso alcune ore in un rilassante sonno senza sogni.
La sveglia che aveva fatto apparire nella Stanza Delle Necessità aveva trillato alle cinque in punto, come desiderava lei, ed era sgusciata silenziosamente nel castello fino alla propria Sala Comune.
Era convinta di trovarla deserta, così, quando scorse la sagoma di un certo Caposcuola addormentato su un divanetto, provò una fitta al cuore. Chissà che paura doveva avergli fatto prendere…
Si avvicinò e si sedette accanto a lui, gli accarezzò i capelli e gli diede un bacio sulla fronte per svegliarlo. Draco spalancò gli occhi di scatto e la fissò furente. Aprì la bocca, la richiuse, la riaprì e questa volta dominando la rabbia riuscì a sillabare “Dove ti eri cacciata?”.
“Ero nella Stanza delle Necessità.” Rispose con semplicità lei.
“A fare cosa, di grazia?!” Sibilò irato lui.
“A dormire, solo questo. Sai che qui dormo malissimo. Mi è piaciuto.”
“Tu hai solo una vaga idea di quanto io sia stato in ansia?” Le disse allora, calmatosi appena, ma infuocando i sensi di colpa della ragazza. “Se non avessi svegliato Zabini, e lui non mi avesse detto di averti vista uscire da sola e di tua spontanea volontà, avrei già allertato tutto l’Ordine, gli Auror, il Ministero e…”
“Sì, e anche CSI. Dai, Draco datti una calmata. Sono qui e sto bene.”
“CSI? Parli anche come nei film babbani adesso? La prossima che sento qual è, che ti sei fidanzata con San Potter dei Miracoli?”
Pansy arrossì violentemente e abbassò lo sguardo. “E anche se fosse? Che ci sarebbe di male?”
Al Caposcuola della nobile casata di Serpeverde, cadde la mandibola di un piano. Per quasi un minuto non riuscì a parlare, poi cominciò a balbettare mezze frasi sputacchiando dalla rabbia. Alla fine sembrò recuperare una parvenza di autocontrollo.
“Mi stai prendendo in giro.”
“Ho detto soltanto che non vedo cosa ci sarebbe di male!”
Il fratello la prese per le spalle e cercò di ignorare l’allarme nei suoi occhi, ma anche quello lo colpì con una stilettata e la lasciò andare. “E’ assurdo. Lui può toccarti e io no. E mi chiedi anche cosa ci sarebbe di male.”
“Ascolta, Dra: il Signore Oscuro già ci odia; i Mangiamorte di tutto il mondo già ci vogliono morti. Sulle nostre teste pende una spada di Damocle grossa quanto questo castello. Già passiamo più tempo con il loro gruppo che con i nostri compagni di casa… E vorrei ben dire, sono tutti pronti a ficcarci una bacchetta su per il sedere appena abbassiamo la guardia! Perché no?”
Draco la guardò intensamente. Alla fine, sospirando, si prese la testa tra le mani e guaì “No Pansy, Potter no…”
Cogliendo i primi segnali di una vittoria, lei si esibì nella sua particolarissima versione del ghigno made-in-Malfoy. “Avresti preferito Paciock?”
Altro guaito del fratello. “E’ come chiedermi di scegliere tra un Cruciatus e una notte di sesso con Lavanda Brown! Sono entrambe prospettive orripilanti!”
“Beh, spero paragonerai Potter al Cruciatus, che so bene sceglieresti in una simile evenienza!” Rise Pansy.
Draco si riscosse e tornò a guardarla. “Te l’ha chiesto lui?”
“No. E’ venuto Gazza, mi ha chiesto di andare da Hagrid, e lì, un Thestral mi ha portato direttamente al Malfoy Manor, dove Lucius mi ha gentilmente informata di aver ricevuto la richiesta della mia mano, scritta da Potter, e di essere propenso ad accettarla. Voleva prima sentire come la pensassi, però. Sai che ci tiene ai miei sentimenti.”
Il fratello quasi rise. “Sii seria, stronzetta.”
“Certo che me l’ha chiesto lui, deficiente. E sa essere molto persuasivo.”
“Non voglio saperlo! Non darmi altri motivi per andare a spezzargli le gambe e usarle per giocarci a golf!” La bloccò lui. “E tu? Gli hai giurato amore eterno?”
“No. Gli ho detto che volevo pensarci e volevo parlarne con te. Prospettiva che l’ha un po’ demoralizzato, temo.” Confessò lei.
“Perché ancora non sa quanto sappia essere persuasiva tu, suppongo.” Draco sospirò.  “Mi stai chiedendo la mia approvazione? Non ce l’hai. Ci metterà nei guai questa cosa. Più di quanto siamo già, intendo. Ma ho visto come ti guarda, e ho visto che in fondo, è abbastanza affidabile. E ho visto anche come stai tu, quando c’è lui intorno. Se ti fa stare bene, non posso fermarti. Ma sappi che sono pronto a Cruciarlo a morte. Basta solo che tu apra bocca.”
Pansy gli si lanciò tra le braccia, poi realizzò il gesto e fece marcia indietro, però il sorriso tornò ad affiorare sulle sue labbra dopo pochi secondi. “Fantastico! Non vedo l’ora di dirglielo!”
“Va a dormire, oca che non sei altro!” La prese in giro il Caposcuola. Lei gli scoccò un bacio in guancia, e si avviò verso la sua stanza. Aveva fatto pochi passi che lui aggiunse. “Questa cosa del contatto fisico, non fartela passare troppo presto. Almeno con lui. Mi piace.”
*
Che nottata di merda,pensò Draco, mentre il getto caldo d’acqua gli scioglieva i muscoli indolenziti per aver dormito sul divanetto della Sala Comune.
Prima, il noiosissimo turno davanti al corridoio della Scuola; poi, il rifiuto della Granger.. Della Granger, per l’amor di Dio! E gli aveva dato il più sonoro due di picche a memoria d’uomo.
Con me non attacca, Malfoy.”
La sua voce gli risuonò in testa ancora una volta.
Puoi fare tutti i giochini che vuoi, non tutte le donne cadono ai tuoi piedi come fossi Dio in terra.”
No! Non era vero! Le cose non funzionavano così!
Le cose funzionavano che Draco Malfoy provocava, e la ragazza in questione, qualsiasi ragazza, guaiva e gli mostrava il pancino, come un cucciolo di cane bisognoso di affetto. Sapeva cosa dire, sapeva quali punti toccare, sapeva perfino come abbassare la propria voce in modo che vibrasse dentro…
Con lei non attacca.
Stupida Mezzosangue.
Gliel’avrebbe fatta vedere lui, se con lei non attaccava.
E poi, per coronare quella fantastica nottata di merda, tornato nei sotterranei, non aveva trovato Pansy nel suo letto, come a volte capitava, né nella stanza delle ragazze, né in nessun posto.
Ma era questo il peggio? Oh no…. La ciliegina sulla torta doveva ancora arrivare, perché Pansy non solo era in giro quella notte, ma era in giro a farsi fare proposte di matrimonio. E da chi?? DA POTTER!
Quasi quasi preferivo Paciock, pensò amareggiato Draco avvolgendosi un asciugamano in vita. Almeno lo avrei fatto vivere nel terrore della mia ombra. Potter è più difficile da tenere buono. Pansy non ha affatto bisogno di qualcuno che le spezzi il cuore. Pansy non ha bisogno proprio di nessun Potter del cazzo!
Poi però gli tornò in mente la sua aria estasiata. Non la vedeva felice da mesi, forse anni. Davvero felice, intendo. Perché sarcastica, altera, presuntuosa, arrogante come una Serpeverde perfetta, lo era sempre. Ma non significava esserne felice.
Pensò a come trasaliva quando non ricordava i suoi problemi e per sbaglio la toccava.. come avrebbe fatto, perfino San Potter, a sopportarlo? Doveva parlargli. Doveva fare in modo che quello lì non potesse mettere strane idee in testa a sua sorella, per poi piantarla in asso e farla stare ancora peggio.
*
Harry, Ron, Hermione e Neville entrarono tutti insieme in Sala Grande per la colazione. Avevano un’ora di Pozioni con Lumacorno quella mattina, poi sarebbero dovuti correre alla Scuola per i vari impegni, e si sarebbero rivisti un’ora prima di pranzo, per Trasfigurazione con la McGrannitt Junior.
Sedettero accanto a Ginny e Dean e lo ascoltarono blaterare sul festino che stavano organizzando per quel sabato sera.
“E l’invito vale anche per le altre Case, Thomas?”
“Certo che val…” Il ragazzo rimase interdetto, vedendo chi gli aveva porto la domanda. “Parkinson? Ti interesserebbe?”
Lei, con il migliore dei ghigni made-in-Malfoy presente nel suo repertorio, prese posto tra Harry e Neville. “Dipende.”
Harry era rimasto con la forchetta a mezz’aria da quando aveva sentito la sua voce. “Chiudi la bocca, Potter. Mi pare di averti già detto che non sei un merluzzo.”
“E tu che ci fai qui?” Chiese Ginny, con un pizzico del rituale disgusto.
“Faccio compagnia a questi santarellini. Secondo me vi serve un po’ di brio Serpeverde ai vostri festini. Vi farebbe bene.”
“Saresti la benvenuta, Parkinson!” Intervenne Seamus.
“Non ne sono sicuro.” Ringhiò Harry, con la tentazione di fare ingoiare al suo compagno non solo il porridge nel suo piatto, ma anche gli occhi che stavano letteralmente spogliando la Serpeverde. Poi si girò a guardarla, confuso. Le aveva detto di prendersi tutto il tempo del mondo, che non aveva alcuna fretta, che non le avrebbe fatto pressioni. Pensava ci sarebbero volute settimane. Erano passate neanche otto ore, e ce l’aveva seduta accanto, in mezzo ai suoi amici. Lanciò uno sguardo al tavolo verde-argento, e incrociò gli occhi di Malfoy che dardeggiavano maledizioni.
Intanto Dean e Seamus, cercavano di convincere gli altri che non ci sarebbe stato niente di male a coinvolgere anche qualche Serpeverde. Le altre due Case spesso partecipavano, sotto rappresentanza di qualche loro membro.
La Parkinson si godeva la scena, e soprattutto si godeva la confusione di Harry.
“Che ti salta in mente?” Le sussurrò lui in un momento di confusione generale.
“Non mi vuoi? me ne vado? La scenetta di stanotte era tutta per ottenere qualcosa, o meglio ancora preferisci tenermi nascosta così nessuno saprà mai che gentaglia frequenti?” Sibilò allora lei.
“Che sciocca. Mi stai solo prendendo alla sprovvista.. Sai che non sono uno che ama attirare l’attenzione.”
Pansy inarcò le sopracciglia. “Non l’avrei detto, Potter.”
“Lui che ha detto?” Chiese Harry, con un cenno verso Draco, che intanto si stava alzando per venire verso di loro.
“E’ molto contento della cosa. Credo voglia stringerti la mano e congratularsi con te.” Sorrise serafica la Serpeverde.
“Immagino.” Fu l’unica cosa che commentò Harry, prima che il Caposcuola gli dicesse “Tu, fuori. Dobbiamo parlare.”
“Le lezioni iniziano tra dieci minuti, Malfoy.”
“Sì, e ci andiamo insieme.” Ribatté lui piccato.
“Ma che c’è oggi a questo tavolo? Miele per serpi?” esplose Ron. Si alzò, girandosi verso Malfoy. “Si da il caso che stiamo andando a Pozioni tutti quanti, se vuoi parlargli, puoi benissimo farlo davanti a tutti noi.”
“E certo. Come fare a meno della scorta. Bene, vedremo di trovare un’altra occasione… Pansy, vieni con me?” Finì il  Caposcuola, e fissandola intensamente, la convinse che non era dell’umore per ricevere un rifiuto.
 
*
Alla fine, Draco riuscì a beccare Potter dopo pranzo. Avevano circa un’ora buca prima di una lezione di Incantesimi, mentre la Granger era impegnata ad Aritmanzia, e Weasley aveva deciso di levarsi dai piedi, in un non più preciso luogo.
Trovò il ragazzo sotto una quercia, nel parco, a studiare qualcosa sotto il sole tiepido di fine ottobre.
“Possiamo parlare o devo pensare che il tuo fan club sia annidato in qualche cespuglio qui intorno?” Chiese freddamente.
Harry levò lo sguardo dal libro. “Nessun fan club in vista. Cosa c’è?”
“Pansy mi ha detto.” Disse soltanto il biondino.
“Lo so. O meglio, lo immagino dal modo schifato in cui mi guardi,  e dal fatto che oggi si sia seduta con noi a colazione. L’hai legata in camera per pranzo? Non l’ho vista.”
“Era con la McGrannitt. L’ha convocata per parlare di una cosa dell’Ordine.” Spiegò Draco.
“La McGrannitt vuole parlare a Pansy di qualcosa dell’Ordine??” Si stupì il Grifondoro.
“Quanto sei ottuso, non capisco cosa possa vederci di buono in te mia sorella. Siamo informatori, a questo ci sei arrivato? Abbiamo passato loro più informazioni noi in un mese che Piton in vent’anni. Mi segui? Probabilmente vuole chiederle qualcosa sui Mangiamorte.” Illustrò con precaria pazienza l’altro.
“E perché non lo chiedono a te?”
“Non lo so! Perché ho più lezioni di lei forse, e mi convocheranno subito dopo! Cosa vuoi che ti dica? Non è questo il punto!” Sbottò Malfoy inviperito.
A quel punto anche Harry si rabbuiò. “Allora sputa il rospo, arriviamo al punto. Cosa vuoi?”
Draco sospirò. “ Devi lasciarla stare. Non mi interessa se ora lei cinguetta come un canarino, non voglio che tu la illuda.”
Harry aggrottò le sopracciglia. “Ti è passato per l’anticamera di quel cervello piccolo come una nocciolina che forse non è mia intenzione illuderla?”
“Ma certo che no!” Esclamò il Serpeverde sempre più arrabbiato. “San Potter non farebbe mai del male ad una mosca! Ora forse ti sembrerà attraente, perché ha il gusto del proibito, perché magari non hai mai avuto vicino una come lei, o perché tu devi aiutare sempre tutto e tutti, devi fare uscire il buono che c’è in noi, giusto?…ma quando sentirai il bisogno di toccarla, e non potrai farlo? E quando ti renderai conto di quant’è difficile starle vicino senza poterla abbracciare? Quando la vedrai singhiozzare di dolore e non potrai stringerla per confortarla, per non farla stare peggio? Quando ti renderai conto che sotto la sua rabbia, trema di paura, e non c’è niente di affascinante in tutto ciò? Te ne andrai. Magari col pretesto di salvare qualcun altro, o il mondo intero. Le spezzerai il cuore. Non ti rendi conto che si sta aggrappando a te per dimenticare cosa le è successo?”
Harry scosse il capo e quasi sorrise. “C’è un sottile fattore di cui non stai tenendo conto, Malfoy.”
“Sarebbe?”
“Stiamo parlando di me, non di te.”
Detto ciò, prese la sua borsa, e se ne andò. Lasciandosi alle spalle un sempre più frustrato e nervoso Draco Malfoy.
*
- - - - - - -
Ok ok, lo so, avevo detto che avrei aggiornato stasera, e invece non ho resistito e ho già postato anche questo…è che ne ho troppi pronti in cantiere e non vedo l’ora di sapere cosa ne pensate!
Grazie mille BluFlame, e grazie per il commentino arrivato in privato, mi fanno un sacco di piacere e mi danno tanta voglia di continuare… Spero che anche questo vi sia piaciuto, anche se era un po’ un capitolo di transizione… Fatemi sapere! Ricordatevi che a volte, a noi writer, le migliori idee nascono da un semplice commento!!
Comunque, ci sono pronte alcune scene interessanti, presto su questi schermi ;)
A prestissimo, e mentre che ci siamo, buon pranzo (ho una fame!)
Silver
 ps. mi spiace aver cambiato mille volte font- e dimensione..devo un attimino rivedere tutta quella parte, perchè sono una vera frana...abbiate pazienza!

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Preparativi ***


Capitolo tredici
 
Non appena finita l’ora di Aritmanzia, Hermione scattò su a sedere come punta da uno spillo. Si precipitò per i corridoi per arrivare in tempo a Studio della Mente, alla Scuola. Per la fretta, ovviamente, finì addosso a qualcuno. E ovviamente, questo qualcuno, non poteva che essere quello che meno di tutti sperava di incontrare.
“Che diamin…Granger!” Rimettendosi in piedi, Malfoy sbottò “Ci mancavi solo tu per coronare questa giornata!”
“Scusa, sono di fretta.” Rispose lei senza guardarlo.
“Aspetta un attimo.” Costretta a fermarsi, a quel punto dovette rivolgergli lo sguardo, e quello che vide non le piacque affatto. Il Serpeverde le si avvicinò e le sibilò “Non è ancora chiuso il discorso di stanotte. Vedremo chi vincerà questa dannata sfida.”
Quindi, la superò e si diresse alla Scuola col solito passo indolente.
Hermione rabbrividì. In che diavolo di guaio si era cacciata?
*
La rabbia per tutti gli avvenimenti della giornata, il sonno perduto, i muscoli doloranti, lo avevano fatto straparlare. Maledizione. Che gli era saltato in mente di dire alla Granger, Miss Perfettina non mi toccare sono in ritardo a lezione?
Che gliene fregava a lui se lei era insensibile al suo fascino. Santarellina del cazzo, come il suo amichetto che magari in quello stesso momento stava facendo il cascamorto con Pans… no, almeno quello poteva escluderlo, visto che se la trovò davanti all’aula di Studio della Mente.
“Che ci fai qui? E la McGrannitt?” Le chiese, ancora freddo.
“Penso che salterai la lezione. Deve parlare anche a te. Pare che le cose si stiano facendo dure là fuori… Vieni.” Rispose con voce mesta.
“Che sta succedendo?” Si preoccupò Draco.
“Te lo spiego strada facendo.” Iniziarono ad incamminarsi. “A quanto pare, il Ministro della Magia è stato assassinato poche ore fa. Degli esaltati l’hanno fatto fuori convinti che non stesse facendo abbastanza contro il Signore Oscuro… E così facendo gli hanno solo reso il compito più facile. Adesso, sta prendendo il controllo anche del Ministero.”
“Tutto ciò è allarmante, ma noi cosa c’entriamo?”
“Lucius ha mandato una lettera alla McGrannitt. Vuole che ci consegni, altrimenti verranno a prenderci loro. Con la forza.” Sputò fuori lei tutto d’un fiato.
“Siamo diventati una priorità per papino, finalmente!” Sorrise sarcastico il Caposcuola.
“Non solo io e tu… Vuole anche Harry per la precisione. Lui per il Signore Oscuro, noi due per i suoi giochini di potere.”
“Servizio completo, quindi. Tre piccioni con una fava.”
Pansy si bloccò un attimo, inarcò le sopracciglia, poi riprese a camminare. “E questa? Te l’ha insegnata la Granger?”
Draco sbuffò. “Fammi il piacere. Devo averla sentita in uno di quegli stupidi film. Comunque, la Mc che ne pensa?”
Pansy scrollò le spalle. “Ovviamente, dice che ci proteggeranno. Ma sono ugualmente preoccupata.”
Malfoy annuì. “Ti capisco. Andrà tutto bene, vedrai.”
*
Elettrizzati all’idea che Pansy Parkinson e qualcun altro dei Serpeverde potesse partecipare ad uno dei loro festini, in quei giorni i ragazzi del settimo anno diedero il meglio di sé, organizzando praticamente tutto quello che ci voleva per rendere la serata indimenticabile.
Harry, Ron ed Hermione generalmente partecipavano, ma quella volta, nello sguardo di almeno uno di loro era presente una notevole preoccupazione. L’idea che Pansy sarebbe stata con loro lo metteva tremendamente a disagio. La Sala Comune si riempiva di gente, e quella gente beveva litri e litri di qualsiasi cosa gli capitasse davanti, e temeva che qualcuno avrebbe potuto fare o dire qualcosa che avrebbe scatenato un putiferio.
E ancora non aveva idea di quanto dovesse preoccuparsi.
Sabato, il giorno della festa, a pranzo, Pansy venne di nuovo a sedersi accanto a lui, sorridendo serafica al resto della tavolata. Erano circolate voci sullo strano atteggiamento di qualche giorno prima della Serpeverde, ma niente di conclusivo. Quel secondo atto sembrava voler dare cibo ai pettegoli voraci.
“Potter sembra sempre che ti si sia seduto un fantasma sulle ginocchia, quando vengo a farvi compagnia. Che sia colpa della mia presenza?” lo prese in giro quel giorno.
“Lascialo stare, Pansy, tu pensa a stasera! Vedrai come ti facciamo divertire noi!” S’intromise Seamus.
“Non credo proprio che lei voglia divertirsi ad annegare nel Whisky Incendiario, sai.” Disse tra i denti Harry. Guardando la Serpeverde, si accorse di quanto la sua gelosia malcelata la faceva gongolare e aggiunse sottovoce “Ti diverte fare la stronza, vero?”
“Parecchio.” Confessò lei. Poi gli si avvicinò di più. “Mi passi il pollo?”
“Vale anche rovesciarti la ciotola in testa?” S’informò gentilmente il Bambino Sopravvissuto.
“Vorrai scherzare?” Sembrò indignarsi la Parkinson. Poi, più piano, gli disse ammiccando “Non vorrai sporcarmi i capelli? Mi sto facendo bella per te!”
Un guizzo all’altezza dello sterno zittì il ragazzo per qualche istante, poi non poté fare a meno di sorriderle. “Meglio evitare. Poi ti guardano tutti.”
Lei sembrò rifletterci un secondo. “Hai ragione.” Si girò verso Hermione, che intanto stava parlando con Ron di qualcosa sulla Biblioteca, e le comunicò che sarebbe passata in camera sua alle sette.
“Prego?” Si voltò la Granger, confusa.
“Mi hai capita. Alle sette. Anzi vediamoci nella Sala D’Ingresso dopo cena, che non mi ricordo mai come si arriva alla vostra Sala Comune.”
“Ma.. perché?” Fece la Grifondoro, sempre più perplessa.
La Parkinson esibì il Malfoy-smile. “Fidati di me, mi ringrazierai.”
E davvero, anche se non lo avrebbe ammesso neanche sotto tortura, Hermione l’avrebbe voluta ringraziare. Neanche quando si era presentata all’appuntamento, Pansy aveva voluto spiegarle cosa aveva in mente, ma quando si furono chiuse nella camera che lei divideva da anni con Lavanda, Calì, e le altre, finalmente comprese.
“Ma perché tutto questo??” Sbottò la Caposcuola dopo circa due ore della compagnia di Pansy, che l’aveva massacrata abbondantemente con incantesimi di ogni genere.
“Te l’ho detto, mi ringrazierai. E poi sono così nervosa, che non avrei saputo come passare il tempo prima della serata. Non vedo l’ora che cominci la festa!” Rispose l’altra.
“Mi sembri Lavanda…” Sospirò Hermione.
“Non offendere, Granger. Con tutto quello che sto facendo per te…” Alla fine, le girò uno specchio davanti. “Beh? Che ne pensi?”
Hermione inarcò le sopracciglia. I suoi ricci, da sempre ribelli e indomabili, scendevano in morbide onde sulla schiena, il color cioccolato intervallato qua e là da qualche riflesso ambrato. Le sopracciglia, che da sempre sistemava con poca fantasia, adesso erano due linee non troppo sottili ma perfettamente identiche che le incorniciavano gli occhi. E gli occhi! Sarà stata una stronza di prima categoria, ma Pansy ci sapeva fare con il trucco. Sembrava fosse appena appena una spruzzata, ma lei sapeva quanto c’era voluto per ottenere quell’effetto… ed era meraviglioso: il suo viso emanava luce e radiosità.
“Wow! Non c’è che dire. Bel lavoro, mi hai resa presentabile!” Esclamò.
“E’ stata dura.” Rispose con noncuranza la bionda, frugando nella propria borsa, e sempre un po’ persa in altri pensieri aggiunse “Ma hai un bel viso davvero, era normale che il risultato fosse splendido. Ecco qui!”
Con orrore, Hermione la vide tirare fuori dalla borsa un vestito rosso, a collo alto, con una minigonna vertiginosa.
“Scordatelo. Quello non lo metterò mai.”
“Ma che hai capito? Questo è per me. So che non è il tuo genere. Ma visto che sono qui, posso prepararmi nella tua stanza, no?”
“Certo.” Annuì la Caposcuola, decisamente sollevata. “E’ bene che anche io pensi a cosa mettere, allora.”
“Macché. Ho pensato anche a quello.” Riprendendo a frugare nella borsa, questa volta, Pansy tirò fuori un paio di jeans. “Credo tu abbia la mia taglia. Prova questi.”
Con un po’ di fatica, Hermione riuscì a strizzarcisi dentro. “Sei matta?” Esalò. “Non sono pantaloni, sono una seconda pelle! Guarda come mi stanno!” Si voltò e trovò Pansy con un broncio chilometrico.
“Lo vedo come ti stanno. Meglio che a me. Uffa. Tienili, a me non donano così tanto.”
“Ok, adesso fermiamo tutto. Stop, regia, grazie, abbassiamo le luci.” Hermione fece per prenderla per un braccio ma si bloccò, e le chiese semplicemente di sedersi sul letto con lei. “Sei stata davvero gentile oggi, sul serio. Ma… è troppo strano. Cosa succede? Aspetta” aggiunse, vedendo l’aria della ragazza mutare verso il nero temporalesco e un prossimo accesso d’ira in arrivo “prima di urlarmi addosso che sono una sporca Mezzosangue che non apprezza le tue premure, sto solo dicendo che ci siamo odiate per anni. Capisci che non è facile cambiare radicalmente le cose?”
Pansy chiuse la bocca e guardò in basso. Fece qualche mugugno, poi rimase semplicemente in silenzio a fissare il copriletto con i colori di Grifondoro.
“L’abito rosso deve starti divinamente. Ad Harry piacerà.” Cercò di incoraggiarla Hermione.
“Non posso dargli molto. Non ho quasi niente da offrirgli. Per questo, quel poco che posso, voglio farlo. Ho pensato che avvicinarmi ai suoi amici potesse fargli piacere, solo ora mi rendo conto di essere stata stupida, come al solito.” Si sfogò tutto d’un fiato la Parkinson.
Hermione sorrise dolcemente. “Va bene. Se è per Harry, posso anche sopportare di farmi truccare e pettinare qualche altra volta, dai.” Le tese la mano. “Pace? Per tutti i litigi, gli insulti, le sfuriate e via dicendo?”
“Pace mi va bene.” Pansy le strinse la mano, poi precisò. “ ‘Scusa’ non te lo avrei mai chiesto.”
“Non oso aspirare tanto, credimi!” Rise Hermione, e anche l’altra si unì dopo poco. “Ora posso slacciare i jeans? Credo di essere in apnea da dieci minuti!”
“No. Tienili. A Draco piaceranno.”
“Ah ben… No ferma aspetta, che significa? Drac..Malfoy? Sta venendo qui? Al festino?” Boccheggiò scioccata la Grifondoro.
“Temo proprio di si. E so che non ha buone intenzioni nei tuoi confronti.” Ghignò la Serpeverde. “Vuoi un consiglio? L’unico modo di salvarti è fargli girare la testa tu, più di quanto possa farla girare lui a te.”
“Ma io…”
“E un altro consiglio? Non bere. Una goccia, e sei spacciata.”
La Granger tremò visibilmente, ma questo, Pansy a Draco non l’avrebbe detto. Segretamente, gongolava da quando quella mattina lui le aveva detto che quella sera la Mezzosangue avrebbe pregato di essere sua.
- - - - - - -
Come promesso, l’aggiornamento serale!! Spero vi sia piaciuto, grazie delle recensioni e anche a tutti voi che avete aggiunto la storia tra quelle che seguite, mi lusinga moltissimo!
Fatemi sapere, mi raccomando! Ci tengo tanto!
A presto,
Silver
Ps. Non vedo l’ora di farvi leggere i due capitoletti che ci aspettano.. ve li posto insieme, (sarebbe troppo crudele separarli!) domani sera!

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Let's Have Party! ***


Capitolo quattordici
 
Harry, Ron e Neville raggiunsero i due compagni di Casa dietro il bancone allestito in un angolo della Sala Comune, con le bevande. Da un’altra parte della Sala, invece, due del quinto si sarebbero occupati della musica: si trattava di un’accoppiata vincente, poiché erano cresciuti uno tra i maghi e uno tra i Babbani, quindi avevano l’intero mondo musicale ai loro piedi. Negli anni, grazie a tutte le canzoni Babbane che si erano sorbiti da coloro che avevano vissuto nel mondo non magico, le orecchie dei Grifondoro avevano imparato ad apprezzare anche quei generi lì, che adesso non mancavano mai alle loro feste.
Godendo del beneficio di anzianità, a loro tre venne dato subito il cocktail richiesto. Harry avrebbe preferito una Burrobirra, ma Ron era stato di diverso avviso. “Sono circa due ore che deglutisci a vuoto come un pesce, prendi qualcosa che ti aiuti a calmare i nervi.”
“Non dirmi anche tu che non sono un merluzzo! Penso che potrei Schiantarti!” Ribatté piccato l’amico, mentre lo seguiva verso le loro poltroncine storiche, dove si accomodarono tutti e tre.
Ron rise. “Va bene che la Parkinson ha il suo fascino, stando a vedere che effetto ti fa, ma non c’è motivo che lei lo sappia, no? Fa il duro!”
Per poco Harry non si affogò con la bevanda. “Non è solo per il fatto che ci sarà Pansy, qui…”
“Devo essermi perso un passaggio.” Intervenne Neville. “Da quando siamo passati da Parkinson, a Pansy?”
“Da quando… beh… Direi da quando, quello.” Se grammaticalmente, la frase di Ron non aveva alcun senso logico, quando seguirono il suo sguardo, anche gli altri fecero fatica a far lavorare i neuroni preposti alle connessioni sintattiche.
Dalla scala che portava ai dormitori delle ragazze, stavano scendendo Calì e Lavanda, per una volta non eccessive nelle loro mise, ma molto provocanti. Dietro di loro, Ginny e altre due del suo anno davano agli occhi dei fortunati spettatori, un assaggio di una generosa porzione delle proprie gambe. Quindi, altre due ragazze più piccole, e dietro di loro, le due chiudevano che il corteo. Aspetta un attimo, ma quelle due…
“Quella non è Hermione.” Decretò Ron.
Il suo migliore amico non era in grado di dargli una risposta di senso compiuto.
Perché se la Caposcuola di Grifondoro, mai vista in abiti tanto femminili, sembrava leggermente a disagio per quegli sguardi e i commenti che fioccarono al suo indirizzo, accanto a lei Pansy era semplicemente deliziata. Deliziata dall’effetto che aveva suscitato Hermione nella Sala, deliziata dal fatto che Harry non l’aveva neanche notata, perché non aveva ancora staccato gli occhi dai suoi, e deliziata da quell’espressione ebete che gli era spuntata sul volto.
Si avvicinarono a loro.
“Chiudi…”
“…la bocca, Potter. Non sei un merluzzo.” Conclusero in coro Ron, Neville, Hermione e Ginny, non appena lei cominciò la frase. Scoppiarono tutti a ridere, ed Harry si riprese.
“Comincio a credere di esserlo davvero, per colpa tua!” Disse all’unica Serpeverde presente.
Lei gli rispose con un ghignetto, poi rivolse la sua attenzione ad Hermione. “Mi sembra che abbiamo fatto un buon lavoro anche con le tue compagne di stanza, che ne dici?”
“Intendi che per una volta non sembrano pronte ad aprire le gambe ad ogni alito di vento che spira? Alleluja.” Concordò Ron.
“La Caposcuola qui presente ha asserito di avere il diritto di controllare come si vestissero, e non si sa come, hanno abboccato.” Li informò Ginny, ridendo. “Però fortunatamente la Parkinson ha mitigato le sue decisioni.”
“Non mi avrebbe dato retta, se tu non mi avessi aiutata, Weasley.” Confermò Pansy. “Fosse per lei, dovremmo essere tutte in divisa nera anche la sera!”
“Un momento.” Interruppe Ron. “Io posso anche sopportare che una Serpeverde partecipi ai nostri party, visto che il mio migliore amico sembra uscito di zucca. Ma che vada pure d’accordo con mia sorella, è escluso. Forza, insultatevi.”
Le due ragazze si guardarono in cagnesco per qualche secondo, poi scoppiarono nuovamente a ridere. “Sei uno scemo, Ron. Io e la Parkinson non andiamo affatto d’accordo. Abbiamo solo deposto l’ascia di guerra in vista di un comune obiettivo!”
Pansy intanto aveva rivolto la sua attenzione ad Hermione, che si guardava nervosamente intorno. La prese leggermente da parte, e le sussurrò “Non è ancora qui, tranquilla. Fosse stato in questa sala, starebbe già cercando di coprire quanta più porzione possibile delle mie gambe, o starebbe maledicendo Harry, o semplicemente starebbe sbavando sulla tua scollatura.”
La Granger fece un sorrisino per niente sincero. “Smettila, non c’è niente in me che possa attirare l’attenzione di tuo fratello. Si è messo in testa che ogni singola ragazza debba cadergli ai piedi, e quando ho provato a fargli capire che non è così, ha deciso di darmi prova del contrario. Tutto qui.”
“Ricordi i due consigli che ti ho dato?” Le disse, questa volta seriamente. Hermione annuì. “Tienili bene a mente. E adesso smetti di fare quella faccia, questa cosa non deve mandarti in ansia, o lui ha già vinto. Ti aiuterò io in questa sfida. Contro me e te, non ha nessuna chance.”
Harry si girò verso di loro. “Posso portarvi qualcosa da bere?”
“Andiamo, facci strada. Voglio vedere cos’avete di decente, santarellini.” Lo prese in giro la Serpeverde.
Hermione, intanto, aveva deciso di seguire il consiglio della sua nuova amica. Ragionando per logica, se a lei Draco non piaceva, non c’era alcun motivo di stare in ansia per qualsiasi cosa lui potesse fare per conquistarla. Se non le piaceva, non avrebbe funzionato, no? Anche se le avesse portato la luna in braccio. Se non le piaceva, non c’era motivo di temere nulla. Già. Infatti.
Sorrise con rinnovato coraggio e ringraziò uno del sesto per i complimenti ricevuti, mentre un’altra voce le urlava dall’altra parte della Sala, sovrastando la musica “Granger, c’è modo di appartarsi con te stasera?”
“Certo!” Rispose a tono lei. “Vedrai come saremo soli soletti durante il tragitto da qui alla Presidenza!”
Harry scoppiò a ridere e la Parkinson le fece un occhiolino.
“ Ma, fatemi capire” chiese il ragazzo, “avete bevuto qualcosa di forte, oggi pomeriggio? Mi hai drogato la migliore amica??” Accusò la Serpeverde.
Le due ragazze si scambiarono uno sguardo. Fu Pansy a rispondere “Tutto coaching mentale, direi. Le basi c’erano, ho solo rifinito un po’ la convinzione!”
Harry sospirò, passando loro due Burrobirre, ma prima che Hermione prendesse la propria, più veloce di lei, Pansy la afferrò e la assaggiò. Rimase un attimo pensierosa, poi gliela restituì e tornò alla propria bevanda.
“Che ti prende, adesso?” Chiese sorpreso il ragazzo.
“Sto salvaguardando la tua amica, Potter.” Poi si rivolse a lei. “Ricorda quello che ti ho detto. Niente di alcolico, e niente che qualcuno non abbia già assaggiato.”
Lo sguardo di Hermione si accese di un lampo di paura. “Ma certo! Lui è un abile pozionista!”
“Vedo che cominci a capire.” Annuì Pansy.
Harry passava lo sguardo dall’una all’altra senza invece avere capito un accidenti, e stava per chiedere spiegazioni, quando l’arrivo dei suoi amici troncò sul nascere la conversazione. Dimenticò in fretta la faccenda, e cercò di concentrarsi sulla ragazza vestita di rosso, lievemente poggiata al suo braccio destro. Un arto immobile ovviamente, perché non avrebbe mai rischiato di abbracciarla lì, davanti a tutti, con il timore di farle avere una crisi nel bel mezzo della festa. Quando lei gli lanciò uno sguardo di sottecchi, comunque, fece un tentativo, appoggiandole con delicatezza una mano su un fianco, pronto a ritrarla al minimo segnale negativo. La vide trasalire leggermente, ma lei dominò bene la propria reazione.
“Come ti senti?”
“Bene. Sul serio. Avevo davvero bisogno di una serata così, di staccare un po’ la spina.” Rispose Pansy.
“Ti va di sederci su un divano? Odio stare a lungo in piedi.” Le propose.
“E non ti darà fastidio che tutti vedano che parli con la schifosa Serpeverde?” Lo prese in giro, seguendolo però verso un divanetto lontano dalla confusione.
“Mi auguro che tutti lo vedano, invece. Così smetteranno di radiografarti. A proposito, si può allungare un po’ la gonna?”
Pansy rise, e mentre prendeva posto accanto a lui, accavallò provocatoriamente le cosce. Harry sorrise nervoso, e bevve qualche sorso di cocktail per non deglutire a vuoto.
“Sei davvero una stronza.” Le disse infine.
“Io non sono stronza, è che mi disegnano così!” Rispose, quindi scoppiò a ridere per la faccia scioccata del ragazzo. “Ho visto Roger Rabbit a casa di Hermione. E’ semplicemente geniale!”
“E tu sei semplicemente stupenda. Posso prenderti la mano?” Le domandò, avvicinando la propria a quella libera della ragazza. Nell’altra, stringeva ancora la Burrobirra. Notò le nocche sbiancare quando lei strinse con forza il collo della bottiglia, e si arrestò. Pensava che la cosa non le desse più fastidio, ma evidentemente non era così immediato.
“Non fare quella faccia,” lo ammonì lei, improvvisamente nervosa. “Te l’avevo detto che non era una passeggiata.”
“Non ho mai pensato che lo sarebbe stata.” La rassicurò. Poggiò la propria mano nello spazio del divano che li divideva. “Quando ti senti pronta, io sono qui.”
Il respiro di Pansy tornò regolare, pian piano. “Non so per quanto lo sopporterai.” Confessò, ma intanto, cominciò a disegnare dei piccoli cerchi con le unghie smaltate di rosso, sulla mano del ragazzo.
“Non è un problema solo tuo.” Le rispose allora lui. “Intendo dire, che non sei l’unica ad avere paranoie.”
Lei sbuffò. “Che paranoie dovrebbe mai avere San Potter, il Prescelto, il Bambino che da solo salvò il mondo…”
Harry sospirò. “Fidati, che le paranoie le abbiamo tutti. E io posso dire di averne parecchie. Comunque,” continuò poi con tono accusatorio, “non mi rendi affatto facili le cose. Provocandomi così, intendo.”
Lo sguardo della ragazza si accese di un pizzico di malizia. “E ancora non hai visto niente.”
“E sarà il caso che continui a non vedere niente.” Ringhiò una voce accanto a loro. Si girarono di scatto, per trovare Malfoy dietro il divano, appoggiato allo schienale, che si stava levando la giacca.
“Ciao fratellino, che bello vederti qui. Pronto per la grande serata?”
“Vogliamo mettere i cartelloni, Pansy? Lo scriviamo direttamente sul Profeta, che siamo fratelli? Cosa stai bevendo?” Draco le strappò la bottiglia di mano e la assaggiò, poi, soddisfatto, le ripassò la Burrobirra, che non era stata corretta con niente di pericoloso. Si rivolse ad Harry. “Non farla ubriacare, chiaro? Non voglio avere un altro motivo per ficcarti un manico di scopa su per le chiappe, potrebbe essere quello decisivo.”
“Stai tranquillo, Malfoy. Non ho nessuna intenzione di ubriacarmi neanche io, se è per questo.” Sorrise conciliante Harry. Non riusciva a trovare fastidiosa la preoccupazione da fratellone maggiore del suo rivale storico. Tante cose lo mandavano in bestia di quel ragazzo, ma quell’aspetto proprio no.
Draco li scrutò attentamente, quindi decise che anche per quella sera, sua sorella sarebbe sopravvissuta senza la sua protezione, prese la giacca che aveva poggiato sullo schienale del divano e gliela buttò sulle gambe. “Copriti. E tienimela. Io ho da fare.”
“Divertiti, fratellino!” Rise Pansy mentre sistemava la giacca al suo fianco, per niente incline a privare Harry dello spettacolo delle sue gambe accavallate. Il ragazzo sospirò. “Sai, forse Malfoy non aveva tutti i torti sul doverti coprire…”
Lei gli diede un leggero buffetto sul petto, poi gli posò un dito sulle labbra. “Ora fa silenzio. Lo spettacolo sta per cominciare, e voglio proprio godermelo tutto.”
“Che intendi?” Fece appena in tempo a chiedere il Grifondoro, prima di capire a cosa alludesse la ragazza.
*
Hermione rise per una battuta di Neville, che da quando era arrivata la sua nuova ragazza, una moretta del quarto di Serpeverde, era improvvisamente diventato molto più spigliato e a suo agio. Incredibile come certi sentimenti cambino le persone.
Due mani si posarono sui suoi fianchi, e un sussurrò la fece trasalire.
“Abbacinante, Granger.”
Si voltò di scatto.
“Malfoy! Non avrei mai pensato di vederti ad un festino di noi poveri pezzenti Grifondoro.” Lo salutò freddamente, mentre il suo cuore segretamente accelerava per recuperare i battiti persi poco prima.
“Sono un Caposcuola,” spiegò a lei e al resto della combriccola, sorridendo angelico. “è mio dovere tenere d’occhio i membri della mia Casa, quando escono dalla Sala per attività extra-curriculari.”
“Questa cosa dei Serpeverde tra i piedi mi comincia a dare sui nervi.” Borbottò Ron. “Qualcuno può correggere il cocktail del Caposcuola qui presente con del cianuro? Giuro che non lo dico alla Mc!”
“Molto divertente Weasley. Beh, uniamo l’utile al dilettevole, chi viene a ballare?” Propose Malfoy, sempre con quell’aria serafica.
“Ballare?” Si sorprese Hermione. “Tu balli?”
“E anche discretamente bene, se mi perdonate l’immodestia.” Le rispose ammiccando lui.
“Non credo che nel tuo DNA sia presente una sola goccia di modestia, Malfoy.” Lo pungolò la ragazza. Quindi, sorridendo, aggiunse “Sono curiosa di vedere come te la cavi sui ritmi Babbani, Mr. Purosangue.”
Facendo un cenno a quello dei Dj che conosceva la discografia non-magica, gli sillabò un paio di titoli e lo vide annuire entusiasta.
Il Serpeverde le si era intanto avvicinato. Le sussurrò, perché solo lei sentisse, “Vuoi condurre tu il gioco, Granger? Non te lo permetto.”
Quindi si allontanò per tuffarsi in mezzo alla gente che aveva intanto affollato l’area lasciata libera al centro della sala, per ballare sulle note della musica appena messa, che tutti avevano riconosciuto, essendo tra i pezzi forti dei loro party.
Hermione espirò con forza. Ok, calma adesso. Va tutto bene. Forse.
Cercò con lo sguardo Pansy, e la trovò seduta ad un divanetto poco distante, con gli occhi che saettavano tra lei e suo fratello. Appena la vide guardare nella sua direzione, Pansy le fece l’occhiolino e annuì, poi mimò con le labbra le parole “Ben fatto, continua così.”
Rassicurata, cominciando a riprendere il controllo dei battiti del proprio cuore, Hermione tornò a guardare verso la pista da ballo. Quasi ogni ragazza presente si era buttata nella mischia, mentre Malfoy, la camicia bianca con le maniche arrotolate, la cravatta sparita, si teneva al centro dell’attenzione ballando molto meglio di quanto Hermione avesse mai potuto pensare.
Si muoveva a ritmo, sensuale, mordendosi talvolta il labbro, chiudendo ogni tanto gli occhi per lasciarsi andare alla musica. I capelli, di solito sempre in ordine, gli ricadevano leggermente scompigliati dandogli un’aria estremamente sensuale….
Pessimo errore, Granger, si disse lei allora. Non avresti dovuto guardarlo.
In quell’istante, Malfoy rivolse gli occhi a lei. “Non vieni?” disse, ma dato il frastuono della musica, lei poté solo intuirlo dal movimento delle sue labbra. Stava per dirgli che non aveva voglia di ballare, quando lui aggiunse “Hai forse paura?”
Questo mai!
Saprai anche ballare meglio del previsto, presuntuoso Serpeverde dei miei stivali, ma questo è il mio territorio, e questa è la mia musica Babbana.
Finì d’un fiato la sua bevanda, poggiò il bicchiere su un tavolino, e si buttò anche lei in mezzo alla confusione.
Ripensò alle parole di Pansy.
“L’unico modo di salvarti è fargli girare la testa tu, più di quanto possa farla girare lui a te.”
Va bene, cerchiamo di fargli vedere con chi ha a che fare allora.
Draco la raggiunse subito, la trascinò nel mezzo della pista e riprese a ballarle davanti, cercando di farle seguire i suoi movimenti, ma lei non aveva nessuna intenzione di lasciarglielo fare.
Gli diede le spalle, afferrò la mano di un ragazzo del settimo di Corvonero con cui ogni tanto scherzava ai festini, quando lei si decideva a lasciare la postazione dei divani, e cominciò a ballare con lui. In meno di un secondo Yasmin, la loro compagna di lezioni alla Scuola, la raggiunse e le sussurrò “Balliamo insieme, non c’è niente che mandi i ragazzi più in visibilio”, e dopo pochi istanti furono raggiunte da Ginny, che le fermò un istante solo, per elevare una piattaforma di qualche centimetro con uno sventolio di bacchetta.
Per un attimo, Hermione pensò che quello era troppo, che fare la cubista non era decisamente da lei, ma poi incrociò lo sguardo di Malfoy. Gli occhi spalancati, la bocca aperta, che faticava a mantenere la sua indifferenza. E subito dopo incrociò lo sguardo altrettanto scioccato di Pansy, che le sillabò, sempre dal suo divanetto con Harry, “Così si fa, sorella!”
E allora, raggiunse Yasmin e Ginny sulla piattaforma e al diavolo tutto, guarda qui Malfoy, vediamo chi fa girare la testa a chi, adesso.
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Show must go on! ***


Capitolo quindici
 
“Confessa. Cosa le hai fatto oggi pomeriggio?” La accusò ancora Harry. E ancora, Pansy scoppiò a ridere.
“Puoi vederlo da te, è bastato un po’ di trucco e pettinarla meglio di quanto faccia lei di solito. Il resto è tutto suo, te lo assicuro.”
“Non credo che Hermione abbia mai indossato un top scollato, prima d’ora.” Continuò poco convinto il ragazzo.
“Ok, forse anche quello è mio, ma è semplicemente leggermente scollato, non mi avrebbe permesso di metterle niente di più succinto addosso. Anche se gliene avevo proposti di più interessanti.”
“Non oso immaginare cosa ci sia nel tuo guardaroba!” Espirò il Grifondoro, sempre meno convinto.
“Tutte cose che spero di poter sfoggiare in qualche occasione.” Gli sorrise. “Ti da fastidio che io sia qui?”
“No.” Rispose sinceramente lui. “Mi mette un po’ in imbarazzo, non posso negarlo, ma sono contento di poter passare del tempo con te.”
Pansy rimase un po’ in silenzio, limitandosi a guardare le tre ragazze che, in maniera estremamente provocante, ballavano sulla piccola piattaforma al centro della Sala. Non era molto rialzata, forse una decina di centimetri, perché se lo fosse stato di più, nessuna con la gonna avrebbe potuto salirci sopra. Eppure bastava perché svettassero sugli altri, calamitando l’attenzione. Anche Draco non ne era immune, e lei sorrise perfidamente quando vide la sua aria stralunata. Non avevano ancora vinto, ma questo era un buon punto per lei ed Hermione. Alla fine, tornò a concentrarsi su Harry. Ci pensò ancora un po’, poi lo mise in guardia. “Stai fermo ok? Non ti muovere per nessuna ragione.”
Il ragazzo la guardò preoccupato, avendo intuito forse le sue intenzioni, quindi annuì. Lei inspirò forte il suo profumo, perché le desse coraggio, quindi gli si avvicinò, spostò di poco il suo braccio, e si appoggiò lentamente con la testa sulla sua spalla. Lo sentiva rigido come una panchina, probabilmente timoroso che un qualsiasi respiro troppo profondo avrebbe potuto farla scappare via. Ed era così, perché Pansy stava lottando contro il cuore che sembrava volerle scoppiare, e contro le immagini che prepotenti si facevano strada nella sua testa, le orecchie che si otturavano mentre sentiva i rumori di quella maledetta porta, di quelle maledette risate...
“Stai calma. Stai serena, sono qui, sono io. Non c’è niente che possa farti del male, anche perché, in quel caso, Draco sarebbe già qui con il manico di scopa che mi ha promesso su per il sedere… Fidati di me, rilassati, sono qui.”
Lei respirò profondamente, cercando di sciogliere poco per volta i muscoli tesi, e sentendo che anche lui si stava rilassando. Le immagini, pian piano, sparirono, e il frastuono della festa riprese il posto dei suoi odiosi ricordi.
“Posso poggiarti il braccio sul fianco?” Le chiese Harry. Lo stava tenendo rigidamente teso sulla spalliera del divano, doveva essere scomodissimo. Lei annuì, e si preparò ad un nuovo attacco di panico, ma quando il braccio si appoggiò con leggerezza sul suo, sfiorandole il fianco, non sentì niente… o almeno, niente di negativo. Stette per un po’ così, godendosi la posizione, il suo calore, il suo profumo intenso.
 “Beh, in fondo è questo che fanno due persone quando stanno insieme, no? Passano il tempo insieme.” E sbirciò il viso del ragazzo per vedere che reazione avrebbe avuto.
Lui spalancò un attimo gli occhi, poi abbassò quei due smeraldi incandescenti su di lei. “E’ questo che siamo, allora?”
Pansy finse un broncio. “Non me l’hai proposto tu? Te ne sei già pentito?”
Harry sorrise. “Che scema che sei. Sempre pronta a vedere il lato negativo di ogni frase. Fammi capire bene… Stai dicendo che sei la mia ragazza?”
Pansy scrollò leggermente le spalle, e senza guardarlo, rispose. “Se non ti va, no.”
Harry, con una leggera pressione sul braccio, la indusse a rivolgergli lo sguardo. Stava sorridendo felice, e dopo poco, ne fu contagiata anche lei. “Hai finito di dire sciocchezze? Sono contento. Se volevi che questa festa mi piacesse, direi che ci stai riuscendo alla grande.”
“Che vuoi farci, Potter. Te l’avevo detto che senza i Serpeverde, qui dentro era un mortorio!” Scherzò lei allora. Si guardarono ancora per qualche istante negli occhi, poi tornarono a rivolgere la loro attenzione alla soap opera che andava in onda sul palchetto al centro della stanza.
Draco era passato al contrattacco.
Con un sorriso galante aveva offerto una mano a ciascuna delle ragazze che facevano compagnia alla Granger sulla pedana, e le aveva aiutate a scendere. Per nulla infastidite, perché anche loro volevano vedere cosa sarebbe successo, loro lo avevano assecondato e gli avevano lasciato il posto sul palchetto.
A quel punto, i due cubisti d’eccezione, stavano facendo a gara a chi riusciva a provocare di più l’altro, mandando in visibilio la folla che ballava con loro, che tutto si aspettavano quella sera, meno di vedere la loro Caposcuola perfettina e l’odiato Serpeverde darsi battaglia a suon di pop Babbano.
“C’è una cosa che non mi è del tutto chiara…” Cominciò Harry, parlando all’orecchio della ragazza tra le sue braccia, perché lo sentisse nonostante il volume della musica. “E’ a Malfoy che piace Hermione, o a lei che piace lui?”
Vide il ghigno marca Malfoy aprirsi per un attimo sul volto di Pansy.
“Che ingenuo che sei, Potter.” Lo prese in giro lei. “Davvero non lo vedi? Non ha niente a che vedere con il piacersi. Quei due stanno duellando da settimane, solo che in questi ultimi giorni la battaglia si sta facendo più serrata.”
“Grazie, Pansy. Adesso sì che ho le idee molto più chiare.”
La ragazza sbuffò qualcosa che somigliava molto a ‘maschi ottusi’, poi spiegò “Draco è furioso con la Granger, perché lei gli resiste, gli da filo da torcere, gli tiene testa, e non si smiela davanti a lui solo perché ha un bel faccino. E la Granger, Miss Perfezione, non ha mai pensato che il brivido del pericolo, potesse piacerle. Invece le piace, eccome. Ma sta facendo di tutto per resistere alla tentazione, per non venirne assorbita completamente.”
“Quindi ad Hermione piace Malfoy.” Dedusse Harry.
Pansy si batté una mano sulla fronte. “E pensi forse che a mio fratello lei sia davvero indifferente? Non ti viene in mente che per capire che lei non ci stava, lui deve averci almeno provato? Tu ci proveresti con qualcuno che non ti fa né caldo né freddo?”
Harry rifletté, poi rispose “Beh, non stiamo parlando di me, stiamo parlando di Draco-devo-piacere-a-tutte-ci-provo-perché-ce-l’ho-nel-sangue-Malfoy.”
Pansy scosse il capo. “Che idiozie.”
“E quindi? Chi vincerà la sfida?”
Lo sguardo della ragazza si riaccese di entusiasmo. “Di questo non ne ho idea, per questo non voglio perdermi una battuta! Lui adesso è furioso, lei è spaventata a morte, ma se li guardi da fuori pensi solo che si stiano divertendo da matti. Draco ha trovato qualcuno in grado di fargli torcere le budella più di te, mi sa.”
Pansy Parkinson conosceva il Caposcuola di Serpeverde meglio di chiunque altro, e nonostante questo, faceva fatica a vedere quanto fosse alterato lui. La sua maschera di divertimento, e di serenità era sempre al suo posto, ma dentro, era come se stesse urlando da ore. Che diavolo aveva la mezzosangue che non andava? Perché invece che boccheggiare, chiedendogli pietà, era lì che gli lanciava sguardi divertiti, a tratti invitanti? Che avesse bevuto qualcosa di particolare?
Bere. Aveva bisogno di bere. E questo gli fece venire un’idea. Con un mezzo sorriso, si scusò con la folla e fece cenno di volersi riposare un attimo, poi la guardò. “Bevi qualcosa?”
Grata di potersi fermare, lei accettò. Gli si avvicinò e sussurrò “Una cioccolata calda, magari?” Rise, e lo superò, diretta al regno di Seamus. Gli chiese una spremuta d’ananas e lo guardò mentre la versava dalla brocca, per essere certa che nessuno potesse infilarci dentro niente di imprevisto. Per maggior misura, quando il compagno le porse il bicchiere, lei lo offri a Malfoy. “Vuoi assaggiare?”
Pessima mossa. Lui ghignò, e questo già avrebbe dovuto metterla in allarme.
Draco si avvicinò in maniera preoccupante, cinse il bicchiere con una mano, poggiandola su quella di lei, e nell’avvicinare il viso alla cannuccia, arrivò ad un centimetro dal suo naso.
I battiti del cuore di Hermione, che ancora non si erano stabilizzati dopo la danza sul palchetto, accelerarono nuovamente e per un istante le mancò il fiato. Ma non gliel’avrebbe lasciato fare così facilmente.
Con la mano libera prese la fetta di ananas che Seamus aveva incastrato su un lato del bicchiere. Diede un morso al frutto, lo rimise al suo posto, quindi, senza staccare gli occhi da quelli di lui, si leccò le dita, lentamente. Quindi prese la cannuccia in bocca e succhiò un po’ di bevanda, come aveva fatto lui.
E quello fu un brutto momento per Draco Malfoy. Perché quel gesto non lo lasciò indifferente, né mentalmente, né… fisicamente.
“A che gioco stai giocando, Granger?” Sibilò lasciando trasparire la sua rabbia.
“Credevo stessimo giocando al tuo, Malfoy… mi sbagliavo?” Rispose lei, avvicinando di nuovo il proprio viso, sorridendo, e poi tirandosi indietro per sorseggiare ancora il suo succo di frutta.
In quel momento la rabbia era tanta che il ragazzo avrebbe voluto volentieri sbatterla al muro e … E fare cosa? E cancellarle quel dannato sorrisino superiore dalla faccia. In qualsiasi modo. Baciandola, ecco come. L’avrebbe fatto fino a farle chiedere pietà, fino a farle girare la testa per la mancanza d’aria nei polmoni, fino a farle male.
“Mi sa che qui qualcuno sta perdendo le staffe…” Ammiccò Hermione, e fece per girarsi e tornare alla festa.
Quando è troppo è troppo.
Draco la bloccò con una mano sul braccio. Lei si girò, e nel vedere i suoi occhi, tornò quel lampo di paura. Capì di avere esagerato.
Il ragazzo le prese il bicchiere di mano e lo poggiò dove capitava prima, quindi, un po’ trascinandola, un po’ portandola, tornò tra la gente che ancora ballava, questa volta ritmi più lenti. Stavolta evitò il palchetto, preferendo mischiarsi in mezzo a tutti gli altri.
“Cosa..?” Chiese lei, adesso finalmente preoccupata.
“Shhh…”
Quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare.Pensò Draco. E poi pensò anche che fortunatamente, nessun altro poteva vedere che, in quel momento, non era solo il suo carattere ad essere ‘duro’.
Stavolta non le avrebbe permesso di tenersi a distanza. Stavolta le avrebbe imposto la propria vicinanza, l’avrebbe tenuta sotto controllo lui stesso. Cominciò a strusciarsi addosso a lei, facendosi passare le braccia della ragazza intorno alle spalle, tenendola per la vita, in modo che non solo non potesse sfuggirgli, ma dovesse assecondare i movimenti del suo bacino, dei suoi fianchi, della sua schiena…
Di nuovo, come alcune sere prima, inspirò il profumo della ragazza direttamente dall’incavo del suo collo, poi le poggiò il naso sulla guancia, e con le labbra le sfiorò il lobo, impreziosito da un piccolo brillante.
“Malfoy…”Questa volta, indubbiamente, la sua voce non era più tanto ferma. Il ragazzo sorrise tra se.
Scese leggermente e questa volta le sue labbra si posarono sul collo della ragazza, che intanto, più docilmente, aveva preso a seguire con il proprio corpo i movimenti del suo. Schiuse le labbra, le baciò la pelle morbida, calda, profumata di.. non lo sapeva. Un profumo caldo, corposo, pieno, come lei. Spostò di poco le labbra e le baciò ancora il collo, mentre con le mani la stringeva più forte, sentendo che lei si stava lasciando andare tra le sue braccia, completamente persa, completamente in sua soggez…
Colpo di tosse.
“Fossi in te, mi staccherei da lei. Subito.”
Draco aprì gli occhi di scatto, trovandosi davanti la persona che meno avrebbe voluto. “Potter?!”
Hermione fu bruscamente riportata alla realtà. Si riscosse e si slanciò via da lui. Lo guardò furente e si allontanò, raggiungendo Ginny e Neville vicino al camino.
“Che diavolo vuoi, tu?”
Harry non si fece minimamente intimorire dal suo sguardo assassino. “Non sei l’unico geloso qui. Quella è la mia migliore amica, quanto di più simile ad una sorella abbia al mondo. Non sarà un’altra tacca sul tuo comodino.”
“Non mi sembrava molto dissenziente, la tua amica.” Ribatté con un pizzico di malizia il Serpeverde.
“Non la penso allo stesso modo. Vogliamo chiedere a lei?”
Sapendo che la ragazza avrebbe negato spudoratamente ogni cosa, Draco rinunciò. “Stavo solo cercando di movimentare un po’ la festa, che noia.”
“Non lo farai a spese di Hermione.” Decretò il ragazzo deciso.
“Dov’è Pansy, comunque?” Chiese a quel punto preoccupato il Serpeverde.
“Era stanca. Ha detto che le era venuto sonno e come sai, è cosa rara. L’ho accompagnata poco fa alla vostra Sala Comune.” Mentì Harry.
“Allora vado anche io, non ho più nulla da controllare qui. La mia giacca l’ha presa lei?” Quando Harry annuì, Malfoy grugnì, lo superò e attraversò la Sala verso il ritratto.
Harry sperò che Pansy non avesse alcun problema a tornare nei sotterranei da sola, e soprattutto che non si facesse vedere. Avrebbe davvero voluto accompagnarla, e invece l’aveva lasciata fuori dal ritratto ed era tornato di corsa a fermare Malfoy, prima che la situazione gli sfuggisse di mano.
Si diresse verso Hermione, che praticamente gli buttò le braccia al collo. “Tu oggi mi hai salvato la vita! Grazie, Harry, grazie!”
Lui ammiccò incoraggiante, chiedendosi intanto, dentro di se, come diavolo avesse fatto Pansy a capire che quello era il momento giusto per intervenire.
- - - - - -
ogni promessa è debito, e avendo finito stanotte anche il 18 capitolo, ho pensato che potevo anticipare a stamattina l'uscita di questi due..che sono indubbiamente i miei preferiti!! Che ne pensate?? Grazie a tutti,  per i commentini (un cuoricino per la mia BluFlame, non vedo l'ora di sapere che ne pensi!), per tutti quelli che hanno aggiunto la storia ai preferiti e alle seguite^^ mi fate taaaanto commuovere!
Vi lascio..oggi devo vedere il 'mio' Draco e mi sto tirando insieme in pieno stile Pansy! Speriamo che mi lanci qualche segnale positivo...ma questa è un'altra storia ;) buona giornata! A voi la parola!!!! ^^



  

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Avvertimenti ***


Capitolo sedici
 
E’ stato bellissimo.
No, assolutamente. E’ stato un errore, gli hai fatto vincere un punto, ti sei lasciata andare completamente!
Ed è stato bellissimo.
NO! E non deve capitare mai più. A quest’ora, quella serpe se la starà già ridendo coi suoi amici. Dirà loro che la tanto puritana Granger, si è sciolta come neve al sole non appena si è avvicinato un po’ di più, non appena l’ha sfiorata.
E meno male che aveva fatto tanto la spocchiosa, tutta la sera! Era riuscita a mantenere un invidiabile controllo, per un po’, ma poi, quel profumo, quelle mani forti sulla vita, quel naso freddo che le lasciava scie incandescenti sulla guancia, quelle labbra morbide…
Era stato bellissimo.
Sparati, Hermione!Si disse da sola. Non poteva neanche dare la colpa a qualcosa che aveva bevuto, perché aveva seguito scrupolosamente i consigli della Parkinson. Più o meno. Quelli sul bere, per lo meno.
Avrebbe dovuto ridarle i vestiti. Aveva un segno dove il bottone dei jeans, troppo stretti per lei, le aveva premuto sulla vita tutta la serata, ma doveva ammettere che le avevano fatto un sacco di complimenti. Il top azzurro era scollato, sì, ma niente di tragico, e le maniche larghe, a campana, che le erano tanto piaciute, mascheravano un po’ l’effetto leggermente in trasparenza.
Si alzò dal letto. Era meglio andare a far colazione.
Si guardò allo specchio. Al di là dello sfacelo mattutino, rivide la ragazza della sera prima, quella con le sopracciglia perfettamente identiche, con morbidi boccoli invece dei soliti ricci, con gli occhi luminosi.
Avrebbe dovuto chiedere a Pansy uno o due di quegli incantesimi del giorno prima, pensò, pettinandosi con più cura del solito.
*
La Serpeverde, intanto, stava dormendo beatamente nel suo letto, ignara di ciò che l’attendeva.
Qualcuno infatti, aspettò che fossero uscite tutte le sue compagne di stanza, prima di sgattaiolare dentro.
Si avvicinò al suo letto con pessime intenzioni, e un’aria omicida stampata sul volto, ma quando la vide dormire così serenamente, non riuscì a svegliarla.
“Maledizione Pansy!” Le inveì contro mentalmente, poi si accomodò su una sedia lì accanto, afferrò un libro dal suo comodino, e aspettò che si svegliasse da sola.
Cosa che avvenne dopo un bel pezzo. Sbadigliando, la ragazza meditava se continuare a sognare o decidere ad alzarsi, quando si accorse di una presenza ai piedi del suo letto.
“Draco?! Che fai qui?” biascicò con la voce impastata.
“Ti sorveglio, stronzetta.” Rispose gelido, lui. Pansy mugugnò. “Sei stata molto sleale ieri sera.”
Altro mugugno.
“Non fare finta di non sentirmi! Pensi che non sappia che hai avvertito tu la Granger?”
Finalmente lei riuscì ad articolare una risposta. “Non so di cosa tu stia parlando.”
“Lo sai benissimo invece!” Sibilò infuriato lui. “Chi altro avrebbe potuto avvertirla che ci avrei provato con lei? Sei l’unica a saperlo!”
“Ti sbagli.” La sorella si tirò su a sedere. “Se non erro, sei stato tu stesso a metterla in guardia, no? La mia unica mossa è stata darle una pettinata… ha dei ricci davvero indomabili.”
Draco sbuffò, incerto se crederle o meno. “Mossa sleale ugualmente.”
“E qui ti sbagli nuovamente… L’ho fatto per te.” Mentì la ragazza con un sorriso angelico, “Perché nessuno possa dire che tu vai in giro con ragazze sciatte o poco attraenti. Perché obiettivamente, ieri era molto attraente la Granger, vero?”
“Anche troppo.” Convenne lui sovrappensiero. Poi si scosse, “no, nel senso, troppo truccata per i miei gusti!”
“Ma se non aveva un filo di trucco addosso! Non arrampicarti sugli specchi, sento stridere le unghie.” Rise Pansy, esultando mentalmente. “Beh raccontami! Vi ho visti giocare tutta la sera… alla fine? C’è stata?”
Draco le lanciò uno sguardo al vetriolo, quindi sospirò e ammise “No, non posso dire che ci sia stata. Anche se c’ero quasi riuscito, quando il tuo amichetto ha pensato bene di interromperci!”
“Harry? Oh, mi spiace… Da oggi cercherò di tenertelo più impegnato, allora!” Scherzò lei, facendolo scattare su.
“Non ci provare! Stagli lontano!” Quasi urlò Draco, ma vedendo quanto si stava sbellicando la sorella, fece retromarcia. “Che piccola oca stronzetta, ora te la faccio vedere io!” e cominciò a prenderla a cuscinate in pieno viso finché non si buttò sul letto a ridere anche lui.
Quel pomeriggio, Pansy andò a cercare Hermione, e non si stupì affatto di trovarla nel posto più ovvio del mondo: la Biblioteca. Era in compagnia dei suoi inseparabili amici.
Mise le mani sulle spalle di Harry e si chinò per sussurrargli in un orecchio “Mi hai pensata oggi?”, poi prima che lui potesse rispondere, salutò gli altri due, e si rivolse alla Granger. “Fai due passi? Devo chiederti una cosa di Incantesimi.”
“Certo! Dimmi pure!” Rispose pronta lei, iniziando già a cercare il libro nella borsa. Pansy sospirò, e ripeté, con tono più incisivo “Due passi, Hermione, così non disturbiamo questi qui!”
“Tranquilla, figurati, al massimo imparano qualcosa pure…” In quel momento, la Caposcuola colse il suo sguardo eloquente, e capì. “Ah, certo, facciamo due passi. Torno subito.”
Pansy si batté una mano sulla fronte, ma la precedette fuori dalla Biblioteca. “Cosa studiavate?”
“Uhm… Trasfigurazione Avanzata.” Rispose la Granger evasiva.
“Ah… Per questo vi siete premurati di coprirmi la visuale sui libri, quando sono arrivata? Tutti e tre contemporaneamente?” Fece lei perspicace.
Hermione accusò il colpo. “Mi dispiace. E’ una ricerca particolare, non ha a che fare con i compiti, ma è importante.”
“Immagino tu non possa dirmi altro. Sopravvivrò. Bene, passiamo ad argomenti più eccitanti!” Elettrizzata, la Parkinson le fece strada verso un bagno lì vicino e dopo aver controllato che fossero sole, continuò “Sei stata grandiosa ieri sera! Draco era tramortito! Sono così orgogliosa di te… Sei stata fantastica!”
Hermione arrossì. “Ma che dici.. Solo perché eri già andata via quando abbiamo ballato la seconda volta! Ho fatto un disastro!”
Pansy sospirò affranta. “Siete così ingenui… Dimmi, secondo te chi ha detto ad Harry di venire a fare quella scenata di gelosia?”
L’altra spalancò gli occhi. “L’hai mandato tu?”
“Ovvio! Te l’avevo detto che vegliavo su di te!” Le fece l’occhiolino la Serpeverde.
“E perché non hai impedito che mi trascinasse sulla pista da ballo? Ci è voluto un po’ prima che Harry arrivasse! Mi avresti risparmiato una figuraccia colossale!”
Pansy esitò. “Secondo me era quello il momento giusto. Dai, Granger, non puoi negare che Draco balli bene! Almeno vi siete un po’ goduti la festa, invece che stare sempre lì a battibeccare!”
Per niente convinta, Hermione mugugnò qualcosa.
“Fidati di me, quello che è successo ieri sera non è una sconfitta. Però adesso non pensarci più, o lui lo capirà. Fai finta che non sia mai successo.”
“La fai facile.” Grugnì la Caposcuola, conscia di aver rivissuto quei pochi istanti almeno tremilanovecentocinquantadue volte, nella propria mente.
“Un’ultima cosa, Granger.” Hermione si preoccupò vedendo che le si avvicinava parecchio, per sussurrarle qualcosa all’orecchio. “Il punto debole di mio fratello è la schiena. Fai buon uso di questa informazione.”
La Parkinson ghignò, nel vedere che i suoi piani procedevano a meraviglia e fece per andarsene, quando la voce della Caposcuola la richiamò.
“Aspetta… Anche io volevo dirti una cosa.”
Davanti allo sguardo interrogativo dell’altra, la Grifondoro continuò “Harry mi ha detto di te e lui, sì insomma, che state insieme.”
“E…?” Fece leggermente preoccupata la bionda.
Hermione si avvicinò, e sorrise. “Sono felice per voi, e per te. So del problema che hai, con il contatto fisico –e non te ne voglio assolutamente parlare, tranquilla” aggiunse, in risposta al suo sguardo allarmato. “Volevo solo dirti che lui non è quel tipo di ragazzo, come avrai già capito, che vuole tutto e subito. Ieri era felice come un bambino. Non sentirti pressata, non forzarti, prenditi i tuoi tempi, e andrà tutto bene.”
Pansy annuì, poi il solito ghignetto ricomparve “E sarà meglio per lui, o mio fratello manterrà una certa promessa su un certo manico di scopa!”
E se ne andò, lasciando l’altra a guardare confusamente la porta, non capendo cosa c’entrasse il Quidditch in una situazione del genere. Ma c’era un’altra cosa che aveva colpito Hermione. Quel sorrisetto, quella smorfietta divertita e maliziosa, era esattamente identica a quella di Draco Malfoy, e il suo cuore perse un battito.
C’era un pensiero che non riusciva a scacciare dalla mente, da ormai parecchie ore. Un pensiero impensabile, un pensiero che doveva scomparire, un pensiero senza senso!
Ma era lì, non poteva ignorarlo, non riusciva a scacciarlo…  Draco Malfoy, la sera prima, quando aveva ballato con lei la seconda volta, tenendola stretta a sé, era stato sensuale ed eccitante, e questo era anche normale, non si sarebbe aspettata niente di meno. Ma non era stato arrogante. Non era stato prepotente. Era stato dolce.
*
“Uno solo!”
“No!”
“Uno piccolo!”
“Ti ho detto di no!”
“Per favore!”
“Smettila di fare quella faccia! E’ tardi, non c’è alcun motivo per andare a prendere un cioccolatino adesso!” Sbuffò Draco, e si rimise a leggere.
“Dra… uno soltanto e non ti disturbo più!”
“Sant’Iddio Pansy, sei veramente una rompipalle.” Esplose, lanciando il libro sul tavolino della Sala Comune e mettendosi in piedi.
Ovviamente, non l’aveva lasciata uscire di notte da sola, e per tutta risposta, lei gli aveva chiesto di andarle a prendere lui il cioccolatino che voleva. Sbuffando come una ciminiera, il Caposcuola si diresse verso le cucine.
Non aveva lasciato la Sala Comune da neanche tre minuti, che anche Pansy sgattaiolò fuori, e subito Harry si levò il mantello dell’Invisibilità. Si misero a ridacchiare come due bambini che avevano combinato una monelleria.
“Draco sembrava fuori di se dalla rabbia!”
“E lo era!”
Si guardavano negli occhi, nella penombra rischiarata solo da una torcia poco lontana, e stavano vicini, non tanto da toccarsi, ma abbastanza da sfiorarsi.
Quando l’accesso di risa si placò, lei gli chiese come fosse andato l’allenamento di Quidditch.
“Tutto bene, mi è dispiaciuto non fossi sulle scalinate come al solito, sai?”
“Che esibizionista, che sei.. Vuoi che ti guardi sempre?” Lo prese in giro allora lei.
Harry sorrise, ma non le rispose. Era troppo perso nel grigio argento dei suoi occhi, così simili a quelli del fratello. Adesso che sapeva del loro legame, non capiva come avesse fatto ad ignorarlo per tutti quegli anni.. le somiglianze tra i due erano sorprendenti.
“Sabato vieni a Hogsmeade con me? Mi piacerebbe portarti da qualche parte, a bere qualcosa di caldo…”
Lei annuì, poi fece un sorrisetto malizioso. “Potter, però non farmi proposte indecenti!”
Anche lui ammiccò. “Non potrei mai, lo sai! Ne andrebbe della mia fama!”
In quel momento sentirono dei rumori. Subito Harry le fece segno di rientrare nella Sala Comune, e si nascose sotto il Mantello, ma quando realizzò che era proprio da lì che arrivavano le voci, la coprì con il proprio mantello e le intimò di stare zitta.
“Ne sei sicuro, Goyle, vero?”
“Si Theo, davvero. E’ uscito poco fa. Cucine, ha detto.”
“Spero che tu abbia ragione. Un’occasione del genere è proprio quella che aspettavamo.”
Harry sentì la sua ragazza trattenere il fiato, e le fece segnò di seguire i Serpeverde che, usciti dalla Sala Comune, si stavano allontanando lungo uno dei corridoi.
Fortunatamente era molto buio, perché per paura che la vicinanza forzata, sotto il mantello, mandasse in crisi Pansy, Harry non osava stringersi a lei, e i loro piedi erano scoperti.
Pochi corridoi più avanti, il gruppetto capitanato da Nott trovò il Caposcuola che stavano cercando.
Draco si immobilizzò immediatamente, e con fare aggressivo domandò “Che significa tutto questo? Cosa ci fate fuori dalle vostre stanze?”
“Ma sentitelo, parla come un professore… Chi ti credi di essere, eh, Malfoy?” Ribatté Nott divertito.
“Vi ho fatto una domanda.”
“Abbiamo un messaggino per te da papino!” Soffiò Tiger cattivo, poi indicò Nott. “Diglielo tu, dai”
Quello rise, quindi sollevò la bacchetta, e nello stesso istante anche Draco fece lo stesso.
“Harry fa qualcosa, ti prego!” Bisbigliò Pansy atterrita.
Avvenne tutto in un istante.
“Crucio!”
“Expelliarmus!”
“Protego!”
Lo scoppio fu assordante.
Harry, con la presa da Cercatore, afferrò al volo la bacchetta di Nott, scivolando fuori dal mantello, piroettando su se stesso per fronteggiare i due rimasti in piedi.
Nott, colpito dalla forza del suo stesso incantesimo, era volato a terra, e la stessa sorte era toccata a Draco, che si stava già rialzando con la bacchetta puntata.
“Accio!” Gridò il Caposcuola, e anche le bacchette di Goyle e Tiger gli volarono tra le mani. “Viscidi voltagabbana, adesso fate tanto i leccapiedi di Nott, ma siete pronti a rigirarvi dove il vento tirerà più forte domani, vero?!”
Poi guardò Harry, che era ancora alle spalle di tutti gli altri, e gli fece cenno di andarsene, rimanendo stupito quando lo vide scomparire nel nulla. Gli avrebbe chiesto spiegazioni in seguito.
“Chi c’è con te, Malfoy?” Gridò Nott alzandosi in piedi.
“Vedi qualcuno con me, Theo? A me pare solo che se non siete in grado in tre di scalfirmi, non ha senso cercare altre spiegazioni.”
“E la mia bacchetta dov’è?”
“E devo preoccuparmene io?!” Lo schernì Draco divertito. Vide la bacchetta in questione poco distante, a terra, e con uno svolazzo della propria, la richiamò in mano.
In quel momento arrivò Gazza trafelato. “Che è successo qui, che state facendo?”
“Signor Gazza, Pix stava facendo confusione in un’aula qui accanto e io e  i miei compagni siamo corsi a vedere cosa stesse succedendo, preoccupati che si trattasse di un festino fuorilegge. Il casino l’ha creato Pix, ma ora che se n’è andato, ce ne torniamo nel nostro dormitorio.”
Disse il Caposcuola. Ci mise poco a convincere Gazza, che ripartì alla ricerca del poltergeist, mentre lui precedeva i suoi compagni in Sala Comune,ma prima di entrare, riconsegnò loro le bacchette e disse “Vi ho coperti una volta, in segno dei nostri vecchi buoni rapporti. Non succederà ancora. Salutatemi papino.”
Quando entrò, e vide Pansy sul divano, un sospiro di sollievo gli sfuggì dalle labbra. Sedette accanto a lei che subito gli si avvicinò scrutandolo bene in viso, e con gli occhi grandi di preoccupazione, gli chiese come stava.
“Bene. Pretendo spiegazioni.”
Lei arrossì. “Li ho visti uscire, con quel fare minaccioso, e ho chiamato Harry, preoccupata che qualcosa…”
Draco sbuffò. “Stronza. E bugiarda. Pretendi che io creda che hai fatto tutte le scale da qui alla torre, avanti e indietro, nel tempo in cui loro hanno fatto quattro corridoi? Senza che nessuno di noi ti abbia vista? Stasera non ho voglia di altre frottole. Poi mi spiegherai, se ne avrai il buon cuore. Notte.”
Era quasi arrivato a metà strada verso la sua stanza , quando tornò indietro e le lanciò una barra di cioccolata in grembo. Senza dire altro, si voltò nuovamente e se ne andò.
 
 

- - - - - -
E di questo che ne dite???
Fatemi sapere^^
Vi abbraccio e corro in aula studio... oggi devo mettere l'attack sulla sedia e ficcare il naso nel libro di Diritto Penale, e ho minacciato la mia amica di Cruciarmi ogni volta che alzo lo sguardo... Sigh. Speriamo bene.
Buona giornata!

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Nascondersi ***


Capitolo diciassette
 
Quali che fossero i loro programmi, quel sabato, Harry non avrebbe portato Pansy ad Hogsmeade.
Perché venerdì sarebbe successo qualcosa che avrebbe completamente stravolto i loro piani e quelli dei loro amici.
Tuttavia questo, mercoledì non potevano ancora saperlo. Quella sera, dopo parecchi giorni che non capitava più, a fare la guardia davanti la porta della Scuola si trovarono nuovamente i Caposcuola dell’accoppiata vincente Serpeverde-Grifondoro.
Stavolta, però, a differenza delle precedenti, l’aria era molto più tesa tra i due. Per la prima ora, praticamente non si rivolsero la parola. Hermione si era portata il libro che stava leggendo sulla vita di Priscilla Corvonero, della quale stavano cercando di rintracciare il fantomatico specchio. Dovevano assolutamente scoprire se si trattava di un Horcrux e se avrebbero dovuto distruggerlo. In realtà, comunque, in quell’ora era riuscita a leggere a stento due pagine. Ogni suo senso era teso a captare qualsiasi movimento del suo compagno, del quale da una parte temeva un agguato alla sua sanità mentale, dall’altra temeva la totale indifferenza.
Verso le dieci, comunque, riprese il solito copione.
“Granger? Possiamo staccare prima stasera?”
“No, Malfoy, e potrai chiedermelo tutte le sacro sante volte che abbiamo il turno insieme, la mia risposta sarà sempre la stessa.”
Lui sbuffò. Circa venti minuti dopo riattaccò. “E se andassi a prendere due barrette di cioccolata in cucina? Dai, sai che torno, l’altra volta sono tornato.”
Ma questa volta, la ragazza era pronta. Con un sorriso furbo, estrasse dalla borsa una manciata di barrette e gliele passo. “Tieni. Mastica. Tieni la bocca impegnata, così non mi disturbi.”
Lui le accettò con sguardo sorpreso, ma durò pochi istanti, perché un luccichio malvagio gli colorò le iridi argentate, e sfortunatamente per lei, Hermione, tornata a concentrarsi sul libro, non lo vide e non fu in grado di fiutare il pericolo.
“Quindi vuoi che tenga la bocca impegnata a fare altro, giusto?” Chiese Draco, con tono casuale.
“Sarebbe cosa gradita, te l’assicuro.”
“Immagino. Molte ragazze me lo dicono.”
Hermione tirò su di scatto la testa. “Ma che hai capito!? Intendevo mangiando!”
L’apparizione del ghigno made-in-Malfoy non preannunciava niente di buono, e un fremito nelle viscere avvertì la ragazza di essere nei guai.
“Beh, non mi sembravi dispiaciuta l’altra sera, che le mie labbra fossero impegnate su di te…”
Hermione arrossì violentemente, ma rispose solo con uno sbuffo e tornando ostinatamente a leggere (non-leggendo) il suo libro.
Il Serpeverde si avvicinò. “Non ti va per caso di riprovare? Sono certo che renderebbe più interessante quest’ora che ci resta… Credimi.”
Il suo tono basso, la voce vibrante le attorcigliarono lo stomaco.
Sta attenta, ‘Granger!Le urlò la voce di Pansy dentro la testa. Sta solo giocando con te, come un serpente con un gattino! Tira fuori gli artigli, presto!
Sempre senza staccare lo sguardo dalle pagine del tomo che aveva in grembo, cercò di dare un tono noncurante alle sue parole. “Beh, sempre che tu riesca a fare di meglio dell’altra sera, altrimenti guarda, preferisco mille volte il libro.”
Draco poggiò il palmi sul muro, ai lati della sua testa. “Scommettiamo?”
Mentre una parte di lei credeva di svenire, l’altra (che fortunatamente era alla guida, in quel momento) sollevò la testa e sempre con lo stesso tono distratto rispose “Non abbiamo già una scommessa in corso, una che tu stai clamorosamente perdendo?”
“Che io sto.. Che… Cos.. Ma che dici?” Rimase scioccato il Serpeverde, e in quel momento, nella testa della ragazza, risuonò nuovamente la voce della sua nuova amica, che di recente le aveva dato una preziosa dritta.
“Non è forse così? Tu che ci provi con me, ed io che continuo a trovarti assolutamente resistibile?” Con fare casuale ed un sorriso sarcastico sulle labbra, Hermione chiuse il libro e lo fece scivolare a terra, poi gli passò le braccia intorno alla vita.
Sperando di non stare commettendo il più grande errore della sua vita, e sperando contemporaneamente che nessuno passasse di là proprio in quel momento, la ragazza fece scivolare le dita sotto il maglione e la camicia della divisa verde-argento.
“Granger… cosa stai facendo?” Esalò lui, troppo scioccato per opporsi.
“Shhh” Lo imitò lei, facendogli il verso di quando l’aveva zittita al festino.
Fa che Pansy non mi abbia detto una sciocchezza, e fa che non mi abbia preso in giro, e fa che io non abbia capito male, pregò nella sua testa. Intanto, le sue dita gli tracciavano leggeri disegni sulla pelle della schiena, salendo verso le scapole, fermandosi ogni tanto a seguire qualche particolare ghirigoro nella mente della ragazza. Per alcuni secondi, Hermione temette che lui l’avrebbe spinta via ridendo, ma poi sentì il suo respiro mozzarsi, e la pressione della testa bionda sulla clavicola.. Si stava lasciando completamente andare, lo sentiva da come il suo peso cominciava a gravarle addosso. Senza mollare la presa su di lui, cercò il sostegno del muro e vi si appoggiò, quindi riprese ad accarezzarlo, talvolta con i polpastrelli, altre volte con le unghie.. e si accorse che in questi momenti lui rimaneva in apnea. Era entrato in una specie di trance, totalmente perso tra le sue mani, e quasi c’era dentro pure lei, che avrebbe continuato ad accarezzarlo, avvolta nel suo profumo, per ore. Ma poi si disse che doveva chiudere la partita fin tanto che era in vantaggio.
Ritrasse di scatto le mani e gliele appoggiò sul petto, spingendolo leggermente indietro. Lui riaprì gli occhi e la fissò sconvolto.
Mentre lei si apriva in un sorriso trionfante, la rabbia gli stravolse i bei lineamenti.
“Tu… Tu! Tu e lei! Te l’ha detto lei! Io ti odio, stupida Mezzosangue!” Le ringhiò addosso, quindi si voltò, e furioso, afferrò la borsa e si allontanò.
E per Hermione, quel trionfo fece schifo. Non era la conclusione che si aspettava, e per di più, le restò un’ora di turno da finire da sola.
*
 
Venerdì pomeriggio, Harry, Ron, Neville e Draco erano nella Scuola, in palestra, impegnati insieme ad alcuni altri loro compagni, in una delle loro massacranti sessioni di allenamento, quando la porta della stanza letteralmente esplose verso l’interno.
“Che cos…Minerva! Che succede?” S’informò subito Bennett, l’istruttore.
“Potter, Weasley, Paciock, Deen, Malfoy, con me. Subito.”
Stralunati, I ragazzi presenti nel suo appello la seguirono di corsa.
“Che sta succedendo, professoressa?” Provò a chiederle Harry, ma lei lo zittì con un brusco cenno della mano. Si fermarono nella stanza davanti agli spogliatoi. “Se avete delle borse qui, prendetele velocemente.”
Tutti i ragazzi obbedirono, e quando tornarono di nuovo da lei, la ritrovarono in compagnia di Hermione, Pansy e Yasmin Heatherwake, l’altra ragazza che frequentava la Scuola con loro.
“Professoressa…” Provò di nuovo Harry.
“Non ora Potter, tra un minuto!”
Ai ragazzi non restò che guardarla mentre li contava mentalmente, quindi si voltava verso un muro alla propria destra e cominciava a borbottare formule strane, lunghissime.
Alla fine, apparve una porta.
“Tutti dentro. Veloci. Scendete le scale, aprite la porta.”
La Preside aspettò che fossero entrati tutti, quindi li seguì.
I ragazzi si stavano guardando intorno meravigliati. Oltre una lunga rampa di scale illuminata da sporadiche torce, avevano trovato un’altra porta e l’avevano varcata leggermente esitanti. Si trovavano in uno stanzone enorme, il cui perimetro era segnato da una fila interminabile di separèe, con le tendine tutte aperte, che contenevano un letto, una cassettiera, e un tavolo ciascuno.
Al centro, file di tavoli e di librerie. In fondo alla sala, poi, videro che si aprivano due porte.
“Ascoltatemi bene, abbiamo pochi minuti. Sta arrivando una combriccola di Mangiamorte a Scuola, e non voglio che ci trovino impreparati.”
Sebbene per motivi diversi, gli otto ragazzi sussultarono tutti.
“Paciock, Deen, ho bisogno che sorvegliate questa porta come se ne andasse della vita di tutti noi. Perché in parte è così. Starete qui fuori, in palestra, con il professor Bennett. Schianterete qualsiasi cosa si muova che non si tratti di me. Qualsiasi. Chiaro?” I due annuirono.
La Preside si rivolse agli altri. “Voi sarete sigillati qui dentro. Si tratta di 24 ore, nelle quali nessuno di voi dovrà aprire questa porta per nessun motivo. Granger!” Hermione saltò in aria come se l’avessero frustata. “Sigilleremo questa porta, io da fuori, tu da dentro, in modo che solo noi due, esattamente alle 17 di domani, potremo aprirla. Qualora dovesse succedermi qualcosa, lo farà mia nipote per me.”
“Sì, professoressa!”
“Ancora una cosa. Come sapete, il cibo non può essere trasfigurato. Vedete quelle porte là in fondo? Quella di destra sono i bagni, quella di sinistra è collegata alle cucine del castello. Solo gli elfi con la loro particolare magia possono inviare le vivande lì. Troverete comunque tutto ciò di cui avete bisogno nelle dispense.”
“Professoressa, ma cos’è questa stanza? A cosa è adibita?” Chiese allora la Corvonero, turbata.
“A casi come questi. Se dovesse presentarsi la necessità di nascondere qualcuno. O, peggio, molte persone.” Rispose con aria triste la McGrannitt. Poi, tornando pratica, aggiunse “Vorrei che due di voi piantonassero a turno questa porta, durante la notte. Si tratta di poche ore, ma vi prego di farlo ugualmente. Siete sei, non vi costerà troppa fatica.”
“Sì, professoressa.” Annuì ancora una volta Hermione.
La McGrannitt tentò un sorriso. “Andrà tutto bene.”
Per la prima volta, Pansy aprì bocca. “Anche lui? Sta arrivando anche lui?”
La Preside esitò un secondo, quindi annuì. “Sì, alla testa dei Mangiamorte, c’è Lucius Malfoy.”
Dopo qualche secondo di gelo, la donna riprese “Alle 17 di domani aprirò questa porta e ci spiegheremo meglio. State sereni ragazzi, non accadrà nulla di male. Buona giornata.”
Detto ciò, fece cenno a Neville e Demetrius di seguirla, e si richiuse la porta alle spalle. Hermione scattò in avanti e cominciò a pronunciare frasi strane, altrettanto lunghe di quelle della loro Preside, della quale sentivano la voce poco lontano.
Harry cercò con lo sguardo Pansy, ma vide che lei aveva gli occhi puntati in quelli di Malfoy. I due si guardavano intensamente, come se potessero comunicare anche solo senza aprire bocca, e lui non osò intromettersi. Yasmin, intanto, era crollata su una sedia poco distante e si teneva la testa tra le mani.
Il primo ad avvicinarla fu Ron.
“Ehi, tutto bene?”
“No, non è niente, ora mi passa. Sono solo preoccupata.” Confessò lei, con voce triste.
Hermione, finito con la porta, prese una sedia e si mise accanto a lei. “Di che si tratta? Vuoi parlarne?”
“Preferisco di no. Che ne dite se ci sistemiamo in qualcuna di queste stanzette e poi prepariamo la cena?” Propose la Corvonero.
“Mi sembra una buona idea.” Assentì Ron. Le ragazze scelsero tre stanzette vicine, separate solo da quelle spesse tende bianche. Chiusero le porte e scomparvero per un po’.
Draco si sistemò poco lontano, ed Harry e Ron occuparono due stanze vicine non troppo distanti dal resto del gruppo. Quindi, tutti e tre decisero di farsi a turno una doccia, per levarsi di dosso il sudore della palestra.
Quando si riunirono per la cena, le ragazze si lamentarono tutte di non avere niente di comodo da mettersi.
“Non siamo in villeggiatura.” Ringhiò nervoso Draco.
“Per una volta sono d’accordo. Diamoci un taglio, e vediamo di mangiare in fretta, così cominciamo con i turni di sorveglianza.”
Yasmin rise. Tutti si voltarono verso di lei. “Scusate, è che non credevo che avrei mai visto il giorno in cui Malfoy e Weasley sarebbero stati d’accordo su qualcosa.”
Anche Harry sorrise. “Detto onestamente, anche io stento a crederlo.”
“Ma no”, rispose Ron.  “Dopo aver visto mia sorella confabulare con la Parkinson, e il mio migliore amico mettercisi addirittura insieme, direi che posso anche fare questo grande passo. Anche se tutta questa Serpeverdite, mica l’ho capita io… Prima Neville, con la tipa del quarto; poi questo scemo con la biondina qui presente… La prossima che sento è che pure ‘Mione si mette con un Serpeverde!”
Di nuovo, risero tutti. Ron non si accorse però, che di risate sincere, c’erano solo la sua e quella di Yasmin. Le altre avevano tutte un leggero tono isterico.
*
Il primo turno di sorveglianza volle farlo Malfoy, e la Corvonero si offrì di fargli compagnia. Avevano stabilito che ogni coppia avrebbe vegliato per quattro ore, e dopo di loro si resero disponibili Ron ed Harry. L’ultimo turno, quello dalle 4 alle 8 del mattino, sarebbe toccato ad Hermione e Pansy.
Harry si sistemò a letto irrequieto. Sentiva il bisogno di parlare alla sua ragazza, ma l’eccessiva vicinanza con tutti gli altri non gli permetteva di farlo liberamente. Avrebbe volentieri voluto andare a trovarla, ma per farlo sarebbe dovuto passare davanti alla porta d’ingresso, e quindi al suo sensibile fratellino. Aveva l’impressione che Draco non sarebbe stato molto felice di vedere dove stava andando.
“Ehi!” La voce della ragazza attirò la sua attenzione, mentre la vedeva spuntare dalla tenda che lo separava dalla stanzina accanto.
“E tu che ci fai qui?” Sussurrò piano. “Draco non ti ha vista?”
“No.” Ghignò la ragazza. “Ho fatto il giro largo, ed è troppo grande lo stanzone perché al buio possa vedermi in fondo alla sala. L’unico rischio era che andasse in bagno o in cucina proprio in quel momento, ma sono stata attenta.”
“Piccola serpe, guarda come sgattaiola in giro…” La prese in giro il Grifondoro, facendole spazio nel letto. “Sono felice che tu sia qui. Come ti senti?”
Lei aggrottò le sopracciglia e si abbracciò le ginocchia. “Male. La sua vicinanza mi fa sentire un peso sul cuore. Lo odio, con tutta me stessa, e odio tutti quelli come lui, tutti quelli che…” Si bloccò.
Harry la guardò senza sapere cosa fare. Avrebbe tanto voluto stringerla a se, ma non era il caso di tentare. Alla fine pensò che parlarle era l’unica soluzione. “Ehi, è finita. E’ stato brutto, ed è finito. Non succederà mai più. Adesso sei con me, ok? Non può succederti nulla.”
Lei tornò a guardarlo e fece un mezzo sorriso. “Rimaniamo barricati qui dentro tutta la vita?”
“E’ un’idea!” Sorrise anche lui. “Il cibo c’è, le bevande pure…portiamo Seamus, Dean e un po’ dei loro congegni, e facciamo un festino ogni sera!”
“Mi sembra un piano perfetto!” Convenne lei.
Harry le fece ancora più spazio e poi le chiese “Ti andrebbe di dormire qui?”
Pansy annuì, e si accucciò su un fianco, distesa, dandogli le spalle. “Mi auguro solo che non sia Draco a venirti a chiamare, tra quattro ore, o ci squarterà vivi.”
Il Grifondoro si posizionò dietro di lei, cercando di incastrare il braccio dove non potesse scivolarle addosso, ma la ragazza lo sorprese.
“Harry?”
“Dimmi.”
“Ti andrebbe di provare ad abbracciarmi? Piano però.”
Il suo sorriso si allargò, ma si mosse con estrema lentezza. Appoggiò piano il proprio braccio su quello di lei, e lentamente, abbassò anche il polso, sfiorandole le dita. Pansy cominciò a giocherellare, intrecciando e sciogliendo le loro mani, risalendo fino ad accarezzargli il polso, scendendo nuovamente, graffiandolo con dolcezza con le lunghe unghie perfettamente smaltate..
Con un movimento brusco, Harry si stacco e si girò dall’altra parte. Turbata, la ragazza si sollevò su un braccio, cercando di vedere cosa gli fosse preso.
“Potter? Che è successo?”
“Torniamo ai cognomi?” Ringhiò il ragazzo.
“Scusa, abitudine. Che hai? Ho fatto qualcosa di sbagliato? Ti sei già stancato?” Si preoccupò lei.
Quando si voltò a guardarla, Harry aveva uno sguardo mezzo sconvolto. “Fammi capire, non ti accorgi di niente, non capisci cos’è successo, e poi saremmo noi Grifondoro gli ingenui?”
Lei inarcò le sopracciglia ancora più stupita.
Harry sospirò. Prese la bacchetta e disse “Muffliato” in modo che nessuno potesse sentire cosa stava per dire, perché se Malfoy lo avesse in un qualche modo captato, poteva già vedere il famoso manico di scopa nel posto in cui aveva minacciato di metterglielo. E non avrebbe nemmeno potuto biasimarlo, sinceramente.
“Pansy, non sono fatto di legno.”
“Stavi scomodo?”
“Per la miseria, no! Non posso farci niente, mi piaci da morire, sei bella, siamo a letto insieme, e mi provochi pure! Sono un essere umano, il mio corpo reagisce!”
Finalmente la ragazza capì il motivo per cui lui si era scostato così bruscamente.
“Oh.”
“Mi spiace.”
“Non è colpa tua.” Rispose meccanicamente lei. Quindi si raggomitolò su se stessa e rimase immobile.
“Ehi…” Il bel Grifondoro, calmati i bollenti spiriti, tornò ad avvicinarsi. “Sei tranquilla?”
“Harry, bisogna smetterla.” Sussurrò in un filo di voce lei.
Lui sospirò. “Ti ho già detto che mi dispiace, non lo faccio volontariamente, te lo giuro. Cercherò di controllarmi meglio, ma cerca di prenderlo anche come un segnale di quanto mi piaci..”
“Non intendevo quello. Dicevo questa cosa. Me e te.”
Harry si tirò su di scatto. “Cosa? Ma che stai dicendo?” Le premette una mano sulla spalla fino a farla voltare, e lei rimase lì, sdraiata, con gli occhi lucidi. “Non posso darti quello di cui hai bisogno, è tutto sbagliato. Ti sto privando di troppe cose… Devi stare con una ragazza che possa fare con te.. tutto.”
Harry sbuffò. “Sì, infatti prima di conoscerti facevo una scopata al giorno. Smettila.”
“Tu non capisci! Io non so se sarò mai pronta a…a…” le tremò la voce, e non completò la frase.
Harry le sorrise. “Vacci piano. Non mi interessa farlo adesso, te lo giuro. Ma oggi mi hai permesso di abbracciarti. Una settimana fa, hai passato mezza serata appoggiata a me. Dacci tempo, che in questo momento sei tu, tra noi due, quella che vuole tutto subito.”
Lei lasciò andare un sospirone affranto. “Non lo so.”
“Non c’è niente che non sai, smettila di fare tragedie. Avanti, rimettiamoci a dormire.”
“Perché non hai fretta di farlo con me? Non ti piaccio?” Gli chiese d’un tratto la Serpeverde.
Harry sprofondò la testa tra i cuscini per soffocare un urlo d’agonia. “Sant’Iddio! Trenta secondi fa il problema era che temevi potessi voler fare l’amore con te adesso, e ora il problema è che non voglio? Sicura di stare bene? Secondo me oggi hai le tue cose.”
“Rispondimi.”
“E’ ovvio che mi piaci, deficiente. Poco fa ne hai avuto una prova. Mi piaci come sei, e mi piaci anche fisicamente, moltissimo. Ma non ho fretta, perché so che farlo quando non sei pronta potrebbe distruggere questa cosa tra di noi, come dici tu. E farlo quando invece lo sarai, sarà bellissimo. Ecco perché non ho nessuna fretta.”
Dopo un lungo silenzio, in cui a poco a poco Harry aveva ripreso la posizione di prima, pregando che il suo amico del piano di sotto stesse sotto controllo, lei parlò di nuovo. “Allora niente giochini sulle braccia.”
“No, sono leggermente sensibile.”
“Va bene.  Buonanotte, Potter.”
Lui quasi rise. “Buonanotte, Parkinson.”
*
Hermione aveva gli occhi chiusi, ma non riusciva a dormire. Il pensiero dei Mangiamorte nella scuola era a dir poco orripilante, non riusciva ad accettarlo. Sicuramente, avrebbero minacciato qualcosa di brutto… Volevano qualcosa, ma cosa? Harry, si rispose prontamente. Sicuramente volevano mettere le mani sul suo migliore amico, per portarlo a Voldemort. Sperò che la McGrannitt avesse detto il vero, che sarebbe andato tutto bene, che le cose si sareb…
Una mano le si posò sulla spalla.
Lei fece un balzo di venti metri e stava per mettersi ad urlare quando la stessa mano gelida le tappò la bocca.
“Shhhhhh! Sono io, Granger!!”
Mentre il cuore le tornava in una posizione più normale, e smetteva di sfondarle la gabbia toracica, si tirò a sedere in maniera più composta e guardò il luccichio della chioma bionda alla luce delle sporadiche torce della grande sala.
“Dio, Pansy, sono quasi morta dallo spavento.”
“Lo vedo!” Ridacchiò l’altra.
“Che ci fai qui?” Le chiese allora la Grifondoro.
“Harry e Weasley sono di turno alla porta, e io non riuscivo a dormire e… beh, ho pensato di doverti parlare.”
“Di che si tratta?” Cercò di capire allora la Caposcuola.
“Ecco… Draco ha appena smontato il turno. Credo che sia parecchio nervoso, la visita di Lucius lo manda fuori dalle grazie del Signore.” Confessò Pansy.
“Questo mi dispiace. Fa stare male anche te?” Chiese preoccupata Hermione.
L’altra annuì, ma aggiunse, con voce triste “Io ho Harry. Lui non ha nessuno.”
“Ha te.” Cercò di incoraggiarla Hermione, ma si guadagnò solo uno sguardo lungo e intenso dell’altra.
“Lo vai a trovare?”
Hermione per poco non cadde dal letto. “Cos.. Io… Come… Dove???”
“Il suo letto è a pochi passi da qui…solo tre o quattro stanzini vuoti. Ti da fastidio? Vai a vedere come sta?” La Caposcuola stava per rifiutare, quando si accorse che l’altra era quasi sull’orlo delle lacrime.
“Perché non ci vai tu, Pansy?”
“Con me deve fare sempre quello forte, la roccia. Non mi dice se è preoccupato o cosa pensa, non si lascia andare, si tiene tutto dentro. Non si sfoga con nessuno.” Confessò la Parkinson.
“Cosa ti fa pensare che con me lo farebbe? Mi odia. Sono la sporca Mezzosangue, ricordi?”
Pansy non le rispose, ma insistette. “Puoi fare solo un tentativo? Uno solo? Per favore?”
Hermione sospirò. “E’ una pazzia, ragazza. Quello mi schianta appena mi vede.” Ripensò all’ultima volta che si erano parlati, due sere prima, a come le aveva detto che la odiava, e rabbrividì.
Ma la Serpeverde non disse altro, le mise solo una mano sulla spalla e strinse, per un instante, poi scomparve oltre la tendina che separava i loro due letti.
La tentazione di ributtarsi sul cuscino e coprirsi con un lenzuolo per le prossime quattro ore, fino a che il suo turno non fosse arrivato, era fortissima. Ma le parole della sua nuova amica continuavano a risuonarle nella mente.
“Io ho Harry. Lui non ha nessuno.”
Sospirando, si decise, e si tirò su a sedere. Si chiese se fosse il caso di uscire dalla tendina sul davanti, poi pensò di passare da quelle laterali, per non rischiare che Ron o Harry potessero vederla… Non voleva dover rispondere alle loro domande.
Contò tre stanzine, e davanti alla quarta si fermò. Doveva bussare?, si chiese indecisa.
“Entra, su.” La voce del ragazzo la precedette, facendola trasalire. Ma come…? Si guardò alle spalle. Una torcia, in linea dritta, proprio ad illuminare il cono d’ombra dove si trovava lei. Malfoy doveva aver visto la sua sagoma stagliata contro il telo chiaro. Respirò profondamente per farsi coraggio, quindi scostò la tenda.
Draco era seduto sul letto, le spalle al muro, a guardare il vuoto. Sbuffò, ma non distolse lo sguardo dall’interessantissimo telo bianco davanti a lui. “Tu?! Credevo fosse Pansy.”
“Volevo solo vedere come stavi.” Esitò lei, già pentita di aver dato retta alla nuova amica.
“Che te ne frega?” Ribatté gelido lui.
“Perché devi essere sempre così insopportabile? Non potresti essere più cortese, giusto per una volta?” Sbottò Hermione.
“La cortesia sarebbe tua, se ti levassi dai piedi e mi lasciassi dormire.”
“Lo vedo come stai dormendo.” Spinta dalla collera, gli si avvicinò, e sempre sussurrando, riprese “Me ne frega, ok? So che la storia che tuo padre è, o è stato qui, ti fa male. Non so come siate stati abituati voi, Malfoy, ma ormai sono mesi che siamo praticamente a stretto contatto, e mi sono affezionata a tua sorella, e mio malgrado in un certo senso anche a te, e io non ti odio, anzi! E a me interessa sapere come stai, e aiutarti, se posso. Chiaro?!”
Draco si girò finalmente a guardarla. Non disse nulla. La guardò e basta.
Esasperata, Hermione decise che aveva fatto anche troppo per quello stronzo arrogante. “Ma vaffanculo.” Si girò e fece per scostare la tenda per andarsene, quando una mano le si serrò sul braccio, non fece in tempo a voltarsi che lui le fu addosso, le sue mani gelide sul viso, le sue labbra, premute sulle proprie.
Non c’era dolcezza nei suoi movimenti, stavolta. Non c’era sensualità. C’era solo urgenza. Dolore. Paura. Rabbia.
Durò un’eternità, e pochi secondi. Quando Hermione pensò che i suoi polmoni sarebbero scoppiati per la mancanza di aria, lui si staccò, ma non si allontanò, rimase con la fronte appoggiata sulla sua, mentre un respiro affranto, troppo simile ad un singhiozzo, gli sfuggiva dalle labbra. “Vattene via, via, ti odio, lasciami stare!” sussurrò il ragazzo, senza mollare la presa sul suo viso, senza fare un solo gesto che le potesse fare credere a quelle parole. Le mani di lei, ancora inerti lungo i fianchi, gli cinsero le spalle, e con una leggera pressione, senza fare nulla per allontanargli il viso dal proprio, lo fece abbassare, piano, a terra, dove continuò a tenerlo stretto. Draco, il viso nell’incavo del collo della ragazza, le mani letteralmente aggrappate alle spalle di lei, sussurrò di nuovo “Vai via, Granger, io ti odio…”
Hermione non si prese la briga di rispondere. Continuò a cingergli le spalle, tenendolo stretto, ancorato a sé, proteggendolo, accucciati sul freddo pavimento della grande sala dove erano rinchiusi, conscia soltanto dei suoi respiri rotti che le ferivano il cuore.
Credette di restare in quella posizione per ore. Alla fine, sentì che il respiro del ragazzo diventava più regolare. Osò guardarlo e trovò quei fieri occhi grigi ancora fissi nel vuoto.
“Va meglio?”
Ci mise un’eternità a rispondere. Alla fine le disse “Non significa niente. Mi sentivo sotto pressione.”
Hermione inarcò un sopracciglio. Poi sospirò. “A cosa ti riferisci, Malfoy?”
Stavolta lui si tirò su, allontanandosi dal suo petto, ma non la guardò. “Prima, il bacio. Non era niente di serio, non so cosa mi sia preso.”
“Quale bacio?”
Draco sbuffò spazientito. “Quando sei entrata qui, stanotte, e ti ho baciata.”
“Io non sono entrata qui, stanotte.” Rispose lei, il tono estremamente pacato. “Io stanotte non mi sono mossa dal mio letto, giusto?”
Malfoy aggrottò un attimo le sopracciglia. Alla fine annuì. “Hai ragione, tu stanotte non ti sei mossa dal tuo letto, e io dal mio.”
“Bene, dormi adesso.” Hermione, sperando di avere ancora qualche muscolo in grado di fare il suo dovere, dopo la permanenza in quella posizione astrusa per chissà quanto, si alzò in piedi e fece per andare.
Di nuovo, lui la trattenne, solo a voce, stavolta. “Hermione?”
Stupita che, forse per la prima volta, avesse usato il suo nome, lei si voltò a guardarlo, e trovò che anche lui la stava fissando. Aveva un’espressione strana, combattuta, quasi dolorosa.
“Si?”
“Visto che non sei mai stata qui stanotte, prima che te ne vada, posso baciarti di nuovo?”
Reprimendo un sorriso, lei tornò accanto a lui, a terra. Questa volta, non ci fu alcuna violenza. Draco le accarezzò la guancia, poi la attrasse a se, e con delicatezza, la baciò. Le aprì le labbra con le proprie, le cinse la lingua, la assaggiò, e continuò così per parecchi minuti. Almeno finché un leggero rumore proveniente dalla stanza centrale non li indusse a separarsi. Si guardarono ancora per un istante, un sorriso colpevole gemello sulle loro labbra, quindi, senza più una parola, tornarono entrambi ai propri letti.
 
 
 - - - - - - - - -
Ciao a tutti!!!! oggi questo capitolo più lungo del solito è frutto dell'unione tra il 17 e il 18, spero vi abbia fatto piacere^^ Grazie a tutti per aver letto sin qui, per chi ha aggiunto la storia tra i preferiti, le seguite, le ricordate, e via dicendo...e per i commenti, soprattutto a b_sharon, sunny, prettysquirrel, a_lena,  e BluFlame che spero si faccia sentire presto!^^ siete fantastiche.. mi date un sacco di energia per continuare!!
Dunque, a voi la parola, che ne dite?? vi abbraccio, a presto!!!!
Silver

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Una piccola Vittoria ***


Capitolo diciotto
 
Quando Pansy la chiamò perché iniziassero il loro turno, trovò Hermione profondamente addormentata. Le bastò scuoterla leggermente, comunque, perché si ridestasse e la seguisse nella sala centrale, per dare il cambio a Ron ed Harry, che sbadigliando andarono a sprofondare nei loro letti.
La Serpeverde riuscì a trattenersi circa quarantadue secondi. Poi esplose.
“Allora??? Com’è andata? Come sta?”
“Meglio.” Rispose laconica la Caposcuola, e venendo subissata da un fiume di altre domande, alzò una mano. “Aspetta. Sono turbata. Non posso parlarne adesso.”
Le sopracciglia di Pansy si sollevarono fin quasi a scomparire tra i suoi capelli.
“Devo metabolizzare delle cose. Più o meno.”
A quel punto, un sorriso di proporzioni enormi si andò lentamente disegnando sul volto della ragazza bionda, che non disse più una parola e lasciò l’amica alle proprie riflessioni.
Il suo piano stava davvero, davvero funzionando.
*
Le ragazze che per ultime avevano fatto il turno, dormirono fino a tardi. Yasmin, invece, si era alzata molto presto e aveva preparato la colazione per tutti. La McGrannitt non aveva mentito, nella dispensa c’era davvero qualunque cosa potessero desiderare, e gli elfi mandavano in continuazione altra roba, giusto per sicurezza.
Anche Malfoy si era alzato presto, e dopo aver controllato il letto della sorella, aver borbottato in cinquantasei idiomi diversi tutti gli insulti che conosceva, non trovandocela dentro, si era seduto accanto alla porta d’ingresso.
“Non dobbiamo piantonarla solo di notte?” Si stupì la Corvonero.
“Così hanno detto. Ma non ho niente di meglio da fare.”
Quando si alzò Ron, e poco dopo uscirono Harry e Pansy dalla stanza del fantomatico San Potter, l’umore di Draco peggiorò notevolmente. La sorella, però, accorgendosene, gli si avvicinò per dargli un bacio in guancia.
“Buongiorno. Dormito bene?”
“Affatto. Non fare quel sorriso. Ho ancora voglia di spaccargli la faccia. E anche a te.” Brontolò il ragazzo.
Pansy lo scrutò per qualche istante. Poi sospirò. “Come dici tu. Vado in cucina a prendermi un succo di frutta.”
Era nella dispensa da qualche minuto quando lui la raggiunse, sbattendo la porta e cominciando a girare in tondo nel piccolo spazio.
La sorella, che lo aveva aspettato, stava pazientemente seduta su un armadietto, giocherellando con una cannuccia e un bicchiere di succo d’arancia.
Ci vollero almeno altri cinque minuti di passeggiata in tondo perché lui si decidesse a parlare.
“Non la sopporto.”
“Lo vedo.”
“La detesto. Sempre così saccente, così pulitina, così pronta a salvare il mondo. Sembra tanto San Potter.”
“E’ la sua migliore amica.”
“Non significa niente!”
“Hai ragione. Hanno molto in comune, comunque, l’ho notato anche io.” Il tono di Pansy era basso, chiaro, e molto, molto, prudente… come quando si parla ad un animale feroce. Era profondamente concentrata. Era fondamentale che non sbagliasse una parola.
Draco fece ancora una volta il giro della stanza. “Non capisco perché ti faccia così tanto piacere che lei mi stia intorno!”
“A me? Io sono sempre dalla tua parte, fratellino. Lo sai.”
“Come no… Infatti stai facendo di tutto per mettermi i bastoni tra le ruote!” L’aggredì il ragazzo.
“Sai benissimo che non è così. Forse mi è sfuggita qualcosa con lei, ma mai per farti un torto, Draco.” E mentì talmente bene, che lui non la attaccò nemmeno più. Un altro punto segnato.
“Cosa dovrei fare?” Le chiese infine, dopo quella lunga, estenuante, chilometrica passeggiata in una stanza di tre metri quadrati.
“Dipende da quello che vuoi tu…” Sorrise la sorella enigmatica.
“Sicuramente non voglio la Granger tra i piedi!” Sbottò il bel Caposcuola. “Non so per quale ragione mi sia messo in questa situazione. Spero non si sia fatta strane idee.”
“Allora potresti andare a dirglielo, no? Chiarirle la tua posizione. A proposito di posizione, perché tieni la spalla rigida?” Gli chiese a quel punto Pansy, avendo notato come muovesse il braccio sinistro con evidente difficoltà.
“Ho dormito male stanotte. Deve essersi accavallato qualcosa.” Rispose, massaggiandosi la parte indolenzita e sussultando nel toccare qualche nervo in crisi.
“Mmmh. Ho sentito da Harry che la Granger è molto brava a sciogliere i muscoli, li sistema sempre lei, quando lui e Weasley si scatafasciano a Quidditch.”
Sempre bevendo il suo succo di frutta, la sorella lo lasciò lì da solo ai suoi pensieri, per tornare nella sala centrale e decidersi a svegliare la sua amica Grifondoro… non avevano assolutamente nulla da fare per le prossime ore, e non voleva annoiarsi da sola.
*
L’ora compresa tra le quattro e le cinque di quel pomeriggio, sembrò che fosse scoppiata una tempesta elettrostatica nella grande stanza. Nessuno parlò, a stento qualcuno osò muoversi, e tutti, dalle varie postazioni, tennero gli occhi fissi sulla porta d’ingresso. Non un rumore che provenisse da fuori turbò il silenzio irrequieto di quei ragazzi.
Allo scoccare dell’ora prestabilita, Hermione saltò su come una molla e raggiunse la porta, la bacchetta in una mano sempre più sudata.
Solo quando sentì la chiara voce della professoressa Minerva McGrannitt dall’altra parte, si rese conto di essere stata in apnea per un tempo dolorosamente lungo, e buttò fuori l’aria con sollievo, prima di cominciare a sciogliere gli incantesimi che avevano bloccato la porta.
Ci misero pochi minuti, poi sentì i passi sulle scale e la professoressa bussò.
“Sono io, ragazzi. Potete aprire.” Quando lo fece, la donna la guardò dritta negli occhi, ed Hermione credette di scorgere in fondo al suo sguardo un luccichio d’orgoglio. “Eccellente, Granger. Sentivo dall’altra parte lo sbarramento prodotto dai tuoi incanti. Notevole davvero. Per quanto sia leggermente fuori luogo, permettimi di assegnare 20 punti alla tua Casa per questa prova.”
“Grazie, Preside.”
Se non fosse stato tanto nervoso, Draco avrebbe sicuramente lanciato qualche frecciatina, ma il ragazzo in quel momento non levava gli occhi di dosso alla vecchia professoressa di Trasfigurazione.
Nel frattempo, Neville e Demetrius erano scesi dietro di lei, e adesso, con estrema curiosità, anche loro la fissavano con profonda intensità.
La donna sorrise rassicurante. “E’ andato tutto bene. Vogliate perdonare le forse eccessive precauzioni che ho voluto prendere, ma c’è una spiegazione per tutto questo. Sedetevi un momento con me, così potremo parlare di quello che è successo.”
Senza farselo ripetere, si accomodarono tutti nel lungo tavolo che occupava la parte più centrale della stanza, e le lasciarono il posto a capo tavola, che lei prese volentieri.
“Erano davvero i Mangiamorte?” Chiese con voce stanca Demetrius.
“Sì. Malfoy, Nott, Dawlish e Travers. Con loro c’era anche Piton, e…” La donna si fermò un attimo.
“E l’ispettrice Heatherwake.. mia madre. Vero?” Completò Yasmin.
“Sì. C’era anche lei.”
Gli occhi di tutti si voltarono verso la Corvonero, che si limitò a crollare il capo e abbracciarsi le spalle.
“Li ho incontrati in Sala d’Ingresso, dopo aver fatto chiudere tutti gli studenti nei loro dormitori. Mentre parlavamo, Piton e la Heatherwake hanno borbottato incantesimi per tutto il tempo. Come pensavo, se non vi avessi chiusi qui, avrebbero cercato di portarvi via con la forza.” Raccontò la professoressa. “Hanno chiesto in particolar modo del signor Potter, e dei loro figli.”
“Cosa ha detto loro? Sicuramente sanno che siamo a scuola, gli altri Serpeverde non si saranno fatti problemi a raccontargli ogni nostra mossa.” Chiese Draco, la voce leggermente incrinata dalla rabbia.
Harry teneva una mano accanto a quella di Pansy, sfiorandole il mignolo con il proprio, cercando di trasmetterle il suo calore, ma lei aveva lo sguardo inchiodato nel tavolo, ed era scossa da leggeri sussulti improvvisi, come se non riuscisse a dominare i brividi.
“Ho detto loro la verità. Tutti voi, e tutti gli studenti di Hogwarts sono sotto la protezione dell’Ordine della Fenice. Inoltre, siete tutti maggiorenni. Nessuno potrebbe costringervi a lasciare la scuola contro la vostra volontà. La discussione si è protratta per alcune ore, perché immagino sappiate quanto possano essere insistenti certi individui e quante minacce siano in grado di tirare insieme, ma alla fine siamo riusciti a convincerli ad andare via.”
“Siete certi che siano andati via tutti? Che non ne sia rimasto nessuno nascosto in giro?” Chiese Neville preoccupato.
La McGrannitt sorrise compassionevole. “Sì, Paciock, sappiamo con chi abbiamo a che fare. La scuola è pulita, non avete nulla da temere. Finché resterete qui, niente potrà nuocervi.” Quindi si alzò. “Se non avete altre domande, potete tornare nei vostri soliti dormitori. Mi dispiace che abbiate dovuto sopportare tutto ciò, e di avervi privato inutilmente di un giorno del vostro weekend. Sappiate solo che ho cercato di prendere ogni precauzione possibile per proteggervi.”
“Lo sappiamo professoressa. Le siamo grati di questo.” Sorrise Hermione.
“La solita secchiona leccaculo.” Le sibilò Draco, a voce troppo bassa perché la Preside potesse udirlo.
Hermione non lo degnò di uno sguardo, facendo finta di non aver sentito. Segretamente, pensò che se era tornato a punzecchiarla, significava che la tensione si era un po’ alleviata, e le fece perfino piacere.
 
 - - - - -

Perdonate il capitoletto breve, vi assicuro che il prossimo è più lungo di così!! Vorrei ringraziare tutti voi, che leggete e mi seguite, ed in particolare BluFlame, Sunny, PrettySquirrel, Cate394rina, SlytherinsQueen, b_sharon, perchè soprattutto voi mi date una voglia incredibile di continuare a scrivere!!! Grazie ragazze... un saluto ad Albezack, che sta leggendo pian piano i capitoli, e prima o poi arriverà anche a queste righe ^^ "buttami una belva, mentre ci sei, albe!!"
A domani per il prossimo aggiornamento!! Bacini,
Silver

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** I dolori del giovane Malfoy ***


Capitolo diciannove
 
Il mese di novembre non poté dirsi il migliore della vita di Harry Potter, sebbene fortunatamente neanche il peggiore.
L’imminenza dell’incontro con Tassorosso aveva reso gli allenamenti di Quidditch più frequenti e più pesanti del solito, rendendo lui e Ron perennemente spossati. Hermione dovette farsi carico di un lavoro extra, per aiutarli a star dietro a tutto. A differenza degli anni passati, infatti, le ore spese alla Scuola d’Addestramento si facevano sentire, rendendo tutti e tre più taciturni e nervosi del solito. La Caposcuola aveva anche i turni di sorveglianza, a rendere le cose più complicate, e certo il suo umore ne risentì profondamente.
A fare le spese di tanta carenza di tempo libero, fu anche il rapporto con Pansy. La ragazza cercava sempre di andare a vederlo agli allenamenti, ma gli spalti erano all’aperto, e il tempo spesso era troppo impervio per permetterglielo. Era anche riuscita a convincere Draco a studiare in Biblioteca, per mettersi nel tavolo accanto a quello dei tre Grifondoro, in modo che anche se non potevano certo farsi lunghe chiacchierate, lei ed Harry riuscivano a scambiare almeno qualche sguardo.
L’ultimo sabato del mese, Hermione prese una decisione molto importante. Da settimane ragionava sui pro e i contro di una simile proposta, e non riusciva più a tenersela dentro. Aspettò che la Sala Comune si fosse almeno parzialmente svuotata, quindi chiese a Ron di attendere il rientro di Harry insieme a lei. Sapeva che era andato a dare la buonanotte a Pansy (grazie all’immancabile Mantello lasciatogli dal padre), e non ci avrebbe messo molto a tornare.
Erano da poco passate le dieci quando il Bambino Sopravvissuto varcò il ritratto della Signora Grassa. La sua migliore amica lo chiamò con un cenno, ed un’espressione molto seria sul viso.
Harry cercò lo sguardo di Ron, per capire, ma quello gli rispose con un’occhiata più spaesata della sua.
“Ci ho pensato a lungo. Alla fine, credo che sia l’unica possibilità che abbiamo davanti… Ma è una cosa grossa.” Esordì la Caposcuola, a bassa voce, anche se difficilmente i pochi compagni sparsi per la Sala Comune l’avrebbero mai potuta udire.
“Mi fai paura.” Confessò Ron.
“Ascoltate, ci restano un sacco di Horcrux da trovare… E io credo che alcuni di loro possano essere custoditi dai Mangiamorte. Chi più di loro potrebbe averne ricevuto il compito da Voi Sapete Chi?” Ragionò la ragazza.
“Fin qui, c’eravamo… Lo abbiamo già ipotizzato, ‘Mione.” Le fece notare Harry. “Continua a non sembrarmi una buona idea passare di casa in casa, e quando troviamo Marchi Neri sugli avambracci della gente, chiedergli dove sia un pezzo di anima del loro signore.”
“Non era quello che avevo in mente.”
“E allora cosa? Avanti, non fare la preziosa!” La incitò Ron.
Lei sospirò. “Io credo che Harry dovrebbe chiedere a Pansy.” Le facce degli altri due divennero basite. “O a Draco. Insomma, sono figli di Mangiamorte, hanno vissuto nella corte di Voldemort per anni, conoscono molte più cose di noi sicuramente! E’ possibile che abbiano qualche informazione.”
“Non se ne parla.” Esclamò Harry. “Non deve essere coinvolto nessun altro, men che meno Pansy. Ne ha già passate abbastanza.”
“Io credo che potrebbe farle piacere, aiutarci. In fondo, non serve che le diciamo esattamente le cose come stanno.. Basterebbe spiegare, in linea generale, cosa stiamo cercando.” Convenne Ron, per una volta d’accordo con l’amica.
Harry si porto l’indice e il pollice sul setto nasale. Rifletté un po’, poi disse “Non lo so. Fatemici pensare. Mi serve un po’ di tempo.”
“Certo.” Sorrise Hermione. “Tutto il tempo che vuoi, è giusto. Adesso andate a letto, se no domani farete schifo alla partita.”
*
Draco sospettava fortemente che qualcuno avesse parlato con la McGrannitt, anche se non riusciva a capire cosa potessero averle detto per far sì che non gli capitassero più turni di sorveglianza con la Granger.
Non che gli dispiacesse, sia chiaro. Andava benissimo. Mica voleva stare con lei… O passarci del tempo insieme. Ovvio. Quindi tanto meglio.
Per un attimo, gli tornò in mente la notte in cui l’aveva… No. Non era mai successo. Aveva deciso di rimuovere ogni cosa. Non poteva aver perso il controllo davanti a qualcuno, non poteva permettere che qualcuno vedesse quella parte di lui… Non la Granger. Era stato un brutto sogno. Niente era mai avvenuto.
Tra l’altro, già era un supplizio dover accompagnare Pansy in Biblioteca praticamente tutti i giorni, quando aveva un momento libero. Da quando lei frequentava Potter, era sicuramente più serena e felice di quanto non fosse mai stata, ma stava prendendo un’insopportabile abitudine: studiare. Lo faceva solo per stare vicino a quei tre sfigati, chiaro, e forse per questo gli dava ancora più fastidio.
Oh andiamo… Ma perché Potter? Con tutti i bravi ragazzi del mondo, giusto quello. Si trovava sempre più spesso ad osservare Paciock con desiderio. Glielo avrebbe chiesto perfino lui stesso, piuttosto che vederla con Potter!! Ok, forse questo no, però… rendeva l’idea delle dimensioni del suo fastidio.
E decisamente non era l’unico a pensarla così. Praticamente mezza Casa Serpeverde aveva rinnegato sua sorella. O quantomeno, i peggiori di loro.
“E che vuoi che me ne freghi, gente del genere meglio perderla che trovarla.” Era la risposta di Pansy ogni volta che lui cercava di difenderla da qualche battuta cattiva.
Comunque, tornando ad Hermione, che ormai era immancabilmente presente nel suo campo visivo grazie alle frequentazioni della sua adorata sorellina, non aveva dimenticato quello che gli aveva suggerito Pansy. Avrebbe dovuto parlarle e chiarirle la propria posizione.
Non l’aveva fatto perché… perché non aveva avuto tempo, ecco tutto.
La botta lo colse totalmente alla sprovvista, rischiò quasi di farlo cadere a terra.
“Vedi Malfoy, ecco cosa succede quando sogni ad occhi aperti durante una sessione di allenamento. Riprendiamo!” Gli sbraitò addosso l’istruttore Bennett.
Maledizione. Tutta colpa della Granger. Doveva smettere di pensarci.. Che poi, mica stava pensando a lei, stava pensando solo a come dirle che…
Sbam!
Il sacco contro il quale stava facendo a pugni di santa ragione, gliene suonò un paio, prima ancora che riuscisse a riprendere fiato.
“Basta così. Per oggi, meglio che ti fermi.” Bennett lo aiutò ad alzarsi, e Draco avvertì un dolore lancinante alla schiena, e il riacutizzarsi di quello alla spalla, che da qualche settimana non gli dava tregua.
Borbottò un saluto e si trascinò fino agli spogliatoi, dove si infilò sotto la doccia calda, convinto che questo sarebbe bastato a scioglierli i muscoli e fargli passare il dolore. Povero illuso.
*
La settimana si stava concludendo, quando, vedendo i turni di sorveglianza, ad Hermione venne un tuffo al cuore.
Pansy sbirciò dalla sua spalla. “Ma sei con mio fratello stasera… Uhm, non so se verrà. Può essere che si faccia sostituire.”
“Come mai?” Chiese la Grifondoro, cercando di ignorare quel palloncino bucato che si andava sgonfiando nel suo addome.
“Qualche giorno fa si è massacrato in palestra ed è mezzo rotto. Spero proprio che eviti di fare sforzi inutili.” Le spiegò la biondina.
“Capisco.”
Hermione non l’aveva mai cercato, nemmeno con lo sguardo, e aveva sepolto ogni tipo di pensiero molesto sotto una montagna di studio, che quello decisamente non le mancava. Solo, ogni tanto, una piccola, innocente frase, si faceva strada nella sua testa, e vi aleggiava per ore, finché non riusciva di nuovo a ficcarla nel cassettino dei ricordi e chiuderlo a chiave.
“Visto che non sei mai stata qui stanotte, prima che te ne vada, posso baciarti di nuovo?”
Anche quella volta, la prese, se la rigirò tra i pensieri per qualche ora, poi la richiuse al suo posto, e scelse uno dei temi più impegnativi per quella sera, da fare durante il turno. Si proibì di pensare a chi sarebbe stato il suo compagno al posto di Malfoy, perché non le sarebbe interessato comunque… A lei interessava il tema di Aritmanzia.
Ma Draco Malfoy non si era fatto sostituire. Il suo broncio strascicava a terra, ma era lì, quando lei arrivò davanti alla porta della Scuola d’Addestramento. Si salutarono con un cenno, come da un mese a quella parte, ed evocarono le loro solite poltroncine da sorveglianza… comode, ma non troppo, onde non conciliare il sonno.
“Visto che non sei mai stata qui stanotte, prima che te ne vada, posso baciarti di nuovo?”
Il tema. Sì. Il numero 3 e la sua ambivalenza semantica. Sì. Il tema. Ripetendosi queste parole come un mantra, la ragazza riportò la propria attenzione sui libri e cominciò a redigere accuratamente la pergamena.
Draco stava accanto a lei a guardare il soffitto in silenzio quasi totale. Sentiva qualche gemito basso solo quando lui si spostava leggermente sulla poltrona, cercando posizioni più comode, poi ritornava il silenzio.
“Oggi è più noioso del solito.” Disse ad un certo punto.
“Vuoi un libro?” Gli chiese Hermione senza nemmeno alzare lo sguardo.
“Per carità!”
Il silenzio si riabbassò su di loro come un piumone in una sera invernale.
“Come mai oggi non rompi con la storia del cioccolato?” Chiese ad un certo punto Hermione, turbata dalla mancanza della strana domanda di routine.
“Perché non avrei la forza di scendere in cucina e tornare.” Confessò lui stancamente.
Di nuovo, il piumone si abbassò.
Alle undici e mezza, incredula di aver finito il tema in tempo, e della totale assenza di conversazione di quel turno, Hermione ripose tutto nella borsa e fece sparire la poltrona.
“Bene, Malfoy, è un piacere vederti così silenzioso. Fammi sapere se è brevettabile. Buonanotte.” Lo salutò, con la delusione che le assaliva la mente ad ondate.
Ma non era ancora finita.
No, perché Draco ci aveva rimuginato, tutto quel tempo. Stava in silenzio sì, ma la sua mente lavorava a mille!
Ecco l’occasione giusta, il momento perfetto per far capire alla Granger che tra loro non c’era nulla. Non era capitata una situazione adatta, ecco perché aveva aspettato tanto. Ma gliel’avrebbe detto adesso, così si sarebbe levato quel peso dallo stomaco e avrebbe potuto continuare tranquillamente a fare la sua vita, senza pensare continuamente a quella specie di conto aperto.
“Granger?” Chiamò, prima che lei si fosse allontanata. “Aspetta, volevo parlare un attimo.”
La ragazza tornò indietro. “Cioè, siamo stati più di due ore insieme e hai giocato alla statua, e ora, alle undici e mezza, vuoi parlarmi? Cosa c’è, Malfoy?”
Glielo doveva dire. Alzò gli occhi. Lei si era avvicinata. Il profumo. Glielo doveva dire, per forza, così non avrebbe più avuto problemi.
“Pansy mi ha detto che… sei in grado di sciogliere i muscoli contratti.”
La faccia scioccata della Granger era paragonabile solo a quella del suo ego. CheccazzostaidicendoMalfoy?!, inveì contro se stesso. Direi che come modo per farle capire che tra di voi non c’è niente, è un’ottima partenza.
“Hai dei muscoli contratti?” Chiese lei perplessa.
“Temo di sì. La spalla non la smette di farmi male da un po’, e la schiena mi assilla da due giorni.” Le spiegò.
La ragazza aggrottò le sopracciglia. “Fa vedere.” Posò di nuovo la borsa a terra, e con sorpresa del Serpeverde, non tirò fuori la bacchetta. Gli si avvicinò e girò alle sue spalle, quindi gli posò le mani sul braccio sinistro e premette qualcosa che gli fece vedere le stelle in meno di due secondi, e a stento represse un urlo, che tramutò in una serie di insulti sibilati.
“Per la miseria!” Esalò Hermione, “altro che contrattura. Qui hai un disastro muscolare in piena regola!”
“Sei in grado di fare qualcosa?” grugnì lui, ancora turbato dal dolore.
“Sì, senza dubbio. Non so se posso risolverlo del tutto, ma alleviarti la tensione di certo.” La ragazza sospiro affranta. “E va bene, non posso certo lasciarti in queste condizioni. Seguimi.”
“Dove?” Strabuzzò gli occhi Malfoy.
“In infermeria, no? Ho bisogno di un punto dove farti sdraiare.”
“No, aspetta.” Esitò il ragazzo. “Non vorrei che si sappia in giro… E poi conosci Madama Chips, mi farebbe restare lì tutta la notte, senza motivo. Lascia stare.”
Hermione lo guardò ad occhi spalancati. “Ti ho sfiorato e ti sei appeso al soffitto ululando, hai bisogno di sistemare quella roba!” Quindi tacque un attimo. “Non posso certo venire in camera tua…O viceversa. Non saprei proprio dove portarti.”
Diglielo. E vattene. Subito, non peggiorare le cose!,Pensò Draco. Aprì la bocca, ben deciso a mettere in chiaro le cose, e quello che gli uscì fu “Pensi che la Stanza delle Necessità andrebbe bene ugualmente?”
La Granger si batté una mano sulla fronte. “Ma certo! Andiamo.”
Preso dallo sforzo di camminarle dietro senza lasciarsi andare ad una valle di lacrime per la fatica di sopportare il dolore alla schiena, di gran lunga il più fastidioso, Draco smise di pensare. Si concentrò con tutto il suo essere sull’istruttore Bennett e su quanti modi esistevano per ucciderlo in maniera sufficientemente sanguinolenta.
Quando raggiunse il muro dietro il quale si apriva la Stanza, Hermione aveva già compiuto il rituale. Aprì la porta, e si ritrovarono in una versione soft dell’Infermeria della scuola.
“Originale.” Sbuffò Draco.
“Preferivi una suite dell’Hyatt?”
“Non so cosa sia, ma sarebbe stata più simpatica sicuramente.” Convenne il ragazzo.
Scuotendo la testa per il disappunto, Hermione gli fece un cenno verso il letto che era apparso. Pur essendo più comodo e più grande di uno da infermeria, era altrettanto spartano.
“Cosa dovrei fare?” Chiese preoccupato il biondino.
“Sdraiarti, Draco. A pancia in giù. E possibilmente, dovresti levare almeno il maglione.” Spiegò la Grifondoro esasperata.
Malfoy tentennò. “Cosa vuoi farmi, Granger?”
“Frustarti a morte. E poi farti a pezzi e servirti domani per colazione agli studenti della nostra amata scuola. Cosa pensi voglia farti deficiente? Un massaggio, così vediamo di sistemarti quella spalla.”
“Pensavo ti bastasse qualcuno dei tuoi incantesimi!”
“Malfoy!” Quello di Hermione stavolta era quasi un urlo. “E’ quasi mezzanotte, sto morendo di sonno, domattina ho lezione alla Scuola alle otto, e non ho nessuna voglia di farlo. Hai trenta secondi per farmi vedere la tua buona volontà, o ti lascio qui agonizzante e me ne vado!”
“Ed è così che la signorina Granger si aggiudica il titolo di Miss Simpatia dell’Anno!” La prese in giro il ragazzo, ma stavolta si sfilò il maglione (con qualche fitta di dolore che fece finta di ignorare) e si sdraiò dove aveva detto lei.
Hermione gli si sedette accanto. In realtà, farlo da sopra la camicia era scomodissimo, ma non aveva il coraggio di chiedergli di levarla. Con molta delicatezza, comincio a massaggiare la parte dolorante del suo nemico storico, cercando di evitare i punti peggiori, per capire quanto potesse fare per lui.
“Allunga il braccio, e rilassati, sei una corda di violino.” Gli chiese dopo qualche minuto.
Mentre le sue mani compivano quei gesti che ormai, dopo anni passati a sistemare i suoi migliori amici, le venivano tanto semplici, i suoi occhi non potevano fare a meno di vagare sul suo dorso, dal collo, scendendo giù fino a dove la camicia, ormai fuori dai pantaloni, le lasciava intravedere qualche centimetro della sua pelle diafana.
“Quanto ci vuole, di solito?” Le chiese lui dopo un po’.
“Se me lo avessi detto quando ti ha cominciato a fare male, pochi minuti. Ora non saprei… Hai fretta?”
“No. Spero tu non faccia troppo tardi.” Ammise Malfoy.
Lui non poteva vederla, ma lei sorrise.
Fu solo un po’ dopo che la ragazza parlò di nuovo. “Temo di aver fatto il possibile, per adesso. Se vuoi, posso rifarlo in questi giorni, dovrebbe passarti in poco tempo.”
“Va bene così.” Draco si mise a sedere e lei lo vide sussultare lievemente.
“Tutto ok?” Gli chiese.
Il Serpeverde annuì. “Sì, il braccio fa molto meno male. Questa era la schiena. Sono un rottame, eh?”
Hermione buttò uno sguardo all’orologio. Mezzanotte e venti. Sospirò. “Torna giù. Vediamo cosa posso fare.”
Malfoy la scrutò. “Sicura?”
“Dai, veloce.”
Anche questa volta, seduta accanto a lui, la ragazza prese a saggiargli la schiena con le mani, notando che quella dolorante era la zona lombare. La camicia non le facilitava assolutamente il compito, e alla fine si esasperò al punto da esclamare “Non riesco a fare nulla così!”
A fatica, il Serpeverde si girò a guardarla. “Che succede? Che ho fatto?”
“Non tu.” Hermione arrossì. “E’ la camicia. Normalmente, dovrei farlo direttamente sulla pelle.”
Draco aggrottò le sopracciglia. Poi si rassegnò. “La levo?”
“Basta che non pensi male, Malfoy.” Rispose la ragazza.
Stavolta lui non poté trattenere il suo ghignetto con tanto di marchio di fabbrica. “Coda di paglia, Granger?”
“Non direi proprio!” No, infatti non ho il cuore in gola per questa camicia maledetta che dovresti smettere di sfilarti così lentamente o perdo tutto il briciolo di autocontrollo che mi resta…
Draco si sdraiò nuovamente. “Va meglio così?”
Fortunatamente, lui era di spalle, e non vide il rossore propagarsi sulle gote della ragazza, che non si aspettava che gli allenamenti alla Scuola, misti a quelli di Quidditch, gli avessero definito così bene la muscolatura.
“Visto che non sei mai stata qui stanotte, prima che te ne vada, posso baciarti di nuovo?”
Cercò di riprendere il controllo della propria voce quel tanto da mormorare “Grazie.”
Finalmente libera di muovere le mani a suo piacimento, intervenne subito ai lati della colonna, sciogliendogli i nervi che gli facevano male ogni volta che torceva il busto, per poi passare alla parte più esterna, subito sopra le anche…
E si accorse che lui stava mordendo il cuscino. Con forza. Gli guardò le braccia e trovò le sue mani strette a pugno.
Sorpresa, perché non avrebbe dovuto avere dolore, gli chiese “Ti sto facendo male?”
“Non direi.” Il suono le arrivò ovattato. Draco stava ancora stringendo il cuscino coi denti.
“Il punto debole di mio fratello è la schiena.”
Capì.
“Vuoi che smetta?”
Lui non rispose.
“Draco..?”
“No..” Mugugnò lui.
Cosa significava ‘no’? Non fermarti? Non continuare? Non mi fa male? Non voglio? Santo Cielo.
Il cuore prese a batterle fortissimo, le avvamparono le guance, e le sembrò di avere il cervello paralizzato. Doveva riprendere o no?
“Perché hai smesso?”
Il tono da bimbo deluso del biondino ebbe la meglio su qualsiasi sua resistenza. Le sue mani ritrovarono la pelle del Caposcuola, e di nuovo, con metodo e un pizzico di coraggio, riprese il suo lavoro. Sentiva i muscoli allentarsi sotto le sue mani, le resistenze diventare meno pressanti, le tensioni abbandonare quella schiena così provata… e non riusciva comunque a pensare. Aveva la mente completamente piena di ovatta.
Draco Malfoy è sdraiato accanto a me mezzo nudo e gli sto massaggiando la schiena. E l’unica cosa a cui riesco a pensare è quanto è stato bello quando mi ha baciata. Qui c’è qualcosa di molto sbagliato.
Scosse la testa. Doveva riprendersi. Riprendersi e fuggire il prima possibile.
“Draco? Adesso dovrebbe andare meglio. Me lo confermi?” Gli chiese mormorando, timorosa che la voce potesse tremarle per le emozioni represse.
Lui mugugnò un assenso, senza aprire gli occhi. Poi aggiunse “Altri cinque minuti… Per favore…”
Draco Malfoy mi ha chiesto per favore!!! Questo suona ancora più sbagliato di tutto il resto!,pensò la ragazza, ma continuò ancora un po’, come le aveva domandato.
Alla fine, vedendo che si era fatta l’una, per quanto dovesse ammettere di non voler lasciare quella stanza per nessun altro posto al mondo, Hermione si staccò da lui.
“E’ davvero tardi, Malfoy. Devo proprio andare..”
Lui sembrò riscuotersi. “Certo, hai ragione.”
Sembrava quasi ragionevole… quasi normale.
“Fammi sapere se migliora.” Lo esortò, prendendo la borsa dal comodino sul quale l’aveva poggiata.
Draco intanto si stava rialzando, e vide un’espressione perplessa dipingersi sul suo viso. “Va decisamente meglio! Posso muovermi senza duecento spilli nella schiena!”
“Ne sono felice. Buonanotte.”
Si era quasi richiusa la porta alle spalle, quando udì il suo debole “Comunque, grazie.”
Probabilmente perché era stanca morta, il suo cervello non si attivò subito, anzi, soltanto parecchi minuti dopo , quando ormai era arrivata nel suo letto, si era infilata il pigiama e si era tirata le coperte fin sul mento, il pensiero la colpì con forza.
Aveva visto Draco Malfoy a torso nudo.
E fin qui, c’eravamo.
Ma… Aveva visto Draco a torso nudo, e… il suo avambraccio sinistro era pulito. A differenza di quanto lei, Ron ed Harry avevano sempre pensato, Malfoy non aveva il Marchio Nero.
 

- - - - - - -
 
Eccoci qui!! vi scrivo con le braccia ingessate, la dentiera nuova e un po' di fasciature sparse..le vostre maledizioni per la striminzitezza dell'ultimo capitolo vi rendono degne dei migliori Mangiamorte!!! Ahahahah a parte gli scherzi.. qui potete vedere come mai non volevo unirlo a questo, sarebbe stato senza senso...e non volevo neanche attaccarlo alla fine del 17, che doveva finire con il bacio!! Insomma, per farmi perdonare, questo è arrivato presto ed è più corposo!!!
Grazie a tutte ragazze, siete veramente meravigliose, i vostri occhi critici mi permettono di aggiustare i dettagli a cui non avevo pensato o di aggiungere con sicurezza dei passaggi su cui avevo dei dubbi!!! Una recensione può fare molto...davvero... :) vi auguro una buona giornata, a presto ;) (ps. anche il prossimo capitolo è lungo..lo giuro!!! ahahah)




Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Consulenza Maschile Cercasi ***


Capitolo venti
 
Harry guardò l’orologio. Era domenica, fuori nevicava, c’era un freddo bestiale ed erano in Biblioteca da almeno quattro ore. Aveva in cervello in pappa. Non ne poteva più, vedeva ogni riga doppia e a stento riusciva a recepire ciò che leggeva.
“Faccio una pausa.” Annunciò ai suoi amici.
Si alzò, e raggiunse in un paio di falcate il tavolo di Pansy.
“Buonasera signorina, posso disturbarla?”
La ragazza sussultò, come colta alla sprovvista, ma vedendolo sorrise. “Scusami, ero assorta e non ti ho sentito arrivare! Sai, i rumori da dietro non sono i miei preferiti..”
“Mi spiace, non volevo spaventarti. Cosa stavi leggendo?”
La Serpeverde gli mostrò il libro che aveva davanti, e lui vide un grande albero genealogico. “Stavo gironzolando tra gli scaffali, quando ho visto questo, una specie di genealogia dei maghi. E’ abbastanza recente, manca solo la nostra generazione.. Arriva fino ai nostri genitori.”
Harry si piegò su di lei e vide che stava guardando la famiglia Malfoy, e nella pagina accanto c’era la famiglia Black.
“Sai, non è che mi importi molto, ma stavo pensando che io non entrerò mai in questa pagina… Draco sì, ma io no.”
“Questo ti fa solo guadagnare punti ai miei occhi!” La incoraggiò il Grifondoro.
Lei sorrise tristemente. “Le nostre origini, in realtà, non ci appartengono. Non possiamo sceglierle, o modificarle. Sono così e basta.”
“Accidenti Parkinson, ma sei anche una filosofa! E io che stavo con te solo per quelle curve da sballo…” La prese in giro il suo ragazzo, facendola ridere.
Sollevò il capo verso di lui, e si accorse che gli occhi di Harry si erano inchiodati a qualcosa sulla pagina. Li seguì, e vide che stava fissando la parte più bassa dei rami della famiglia Black.
“Sì, quello è Sirius. Era il tuo padrino, vero? Mi dispiace molto. So tutto, me l’hanno raccontato. Mi dispiace davvero, Harry…”
Lui non parve sentirla, cominciò a mormorare tra sé qualcosa di incomprensibile, quindi si portò le mani ai capelli con un’aria sconvolta.
“Cosa c’è? Che ti prende adesso?”
“Hermione.” Il tono del ragazzo tremò. “Hermione, Ron…”
“Shhhhhh!” Il sibilo della bibliotecaria, Mrs. Pince, lo zittì, ma lui non parve udire nemmeno lei. Si voltò verso il tavolo dove ancora studiavano ignari i suoi compagni.
“Ron, Hermione! Venite subito qui!”
Non appena la Caposcuola colse l’urgenza nel suo tono, si lanciò verso di lui, seguita da uno stupefatto Weasley.
“Harry, cosa…?”
“Non lo so, sto cercando di capirlo ma è andato in trance…” Rispose per lui, Pansy.
Il ragazzo non disse nulla, ma puntò il dito sulla pagina, non sul nome di Sirius, ma accanto ad esso.
Regulus Arcturus Black.
R. A. B.
…R. A. B. !!!!!!!!
“Oh mio Dio.” Esalò Hermione.
Ci volle un istante, ma anche Ron capì. “Non ci credo.”
“Neanche io ci credo!” Esplose Pansy. “Non ci capisco nulla!! Volete spiegarmi?”
Questo era troppo per la signora Pince, che sbraitando li buttò letteralmente fuori dalla Biblioteca.
Harry finalmente si riscosse. “Tu sei un angelo. Hai appena risolto un problema che ci assillava da un anno. Meriteresti un bacio.”
“E dammelo no?”
Pensando che il mondo era davvero un posto meraviglioso, Harry la avvicinò e le diede un casto bacio sulla fronte, ma non era esattamente quello che intendeva la ragazza, che invece, con una mano dietro la sua nuca, lo costrinse a piegarsi verso di lei e lo baciò sulle labbra.
“Ehm. Sì. Di Regulus ne parliamo dopo. Ti aspettiamo in Sala Comune, Harry!” Fece Hermione diplomatica.
Diviso tra l’importanza della loro scoperta e gli occhi che brillavano della sua ragazza, lui decise per quest’ultima. Le prese le mani.
“Mi hai baciato!”
Il sorriso della ragazza si aprì nel suo ghignetto preferito. “Tu non ti decidevi a farlo…”
“Sai com’è, mi vai in crisi con una stretta di mano, volevo evitare di farmi cavare gli occhi… Pansy, tu mi hai baciato!” Ripeté sconvolto.
“E ti dispiace?”
Harry rise. “No, vorrei sapere se potrei riprovare, così da essere sicuro che mi piaccia!”
Pansy lo baciò di nuovo, stavolta incontrando molta meno sorpresa, e molta più tenerezza. Non si sentiva di aprirsi a lui, ancora, ma… era un passo avanti. Un bellissimo passo avanti.
*
L’indomani mattina, quelli che entrarono in Sala Grande per colazione erano tre amici con le occhiaie fin sotto le ginocchia.
Harry, Ron ed Hermione avevano passato tutta la notte a discutere di cosa fare con quella sigla, quel nome che finalmente avevano svelato… O almeno credevano.
Sapevano che Regulus, il fratello di Sirius, era stato ucciso da Voldemort. E questo poteva essere un buon segno che fossero sulla buona strada. Ma come averne una prova, una conferma?
Alla fine avevano pensato di chiedere all’unico che fosse rimasto vicino e fedele ai Black anche dopo tutti quegli anni: Kreatcher. Dopotutto, mancavano poco meno di due settimane al Natale, e avrebbero potuto cercare di vederlo durante le vacanze.
La decisione era presa: avrebbero parlato quel giorno stesso alla McGrannitt per chiederle se potevano trascorrere il Natale con la famiglia di Ron, e poi, magari dopo capodanno, avrebbero trovato il modo di andare a Grimmauld Place, o di scoprire dove si fosse cacciato Kreatcher nel frattempo.
Pansy finì in fretta la sua colazione e si alzò per raggiungerli, seguita dagli occhi di ghiaccio del fratello. Non appena fu certo che lei non potesse più udirlo, il Caposcuola si rivolse a Zabini, che stava trangugiando il suo pasto come se fosse l’ultimo della sua vita.
“Blaise, hai un minuto?”
Il ragazzo finì la scodella di yogurt, si pulì gli angoli della bocca, ripiegò il tovagliolo, ed infine lo guardò. “Dimmi, Malfoy.”
E il biondo si fermò. E ora? Come continuare? Non si era mai trovato in una situazione del genere. Decise comunque di provare, aveva bisogno di un parere maschile. “Mettiamo caso, per pura ipotesi s’intende, che uno si renda conto che gli piace una ragazza. E che non voglia assolutamente averci a che fare. Tu che faresti?”
Mentre lo guardava, a Zabini si disegnò un’espressione furba e divertita sul viso. Finse di riflettere, poi rispose “Mi farei pochi problemi. La ragazza in questione è carina?”
“A modo suo.”
Zabini rise. “Beh, allora me la farei, così mi passerebbe la voglia, e poi la lascerei rosolare nel suo brodo, fino a quando non mi torna la voglia. Ecco cosa farei io. Così non mi sentirei impegnato, ma potrei comunque passarci del tempo.”
Quella risposta non andava troppo a genio a Malfoy. “Ecco, mettiamo che volessimo evitare anche questo aspetto, non c’è un modo per non farsi più piacere qualcuno, secondo te?”
Draco si accorse della lieve nota di supplica nella sua voce, e pregò di essere stato il solo ad udirla.
“No, sarebbe la fine. Più cerchi di rifiutarlo, più una persona ti prende, è inutile negarlo. Bisogna accettarlo e anzi assecondare la cosa. E’ l’unico modo per uscirne.”
Il Caposcuola sospirò rassegnato, e raccolse la borsa per andare a Pozioni. Anche Blaise seguiva quell’ora, e s’incamminarono insieme, senza più parlare, almeno finché il moro non gli disse, attento a non farsi udire dal resto del mondo “Draco, un consiglio: non pubblicizzare la cosa. A me non me ne frega niente di chi frequentate tu o Pansy, ma se in giro si sa che ti fai la Mezzosangue, rischi grosso. Perderesti quel poco che ancora ti resta, ed è molto pericoloso, nella tua posizione. Stammi bene, amico.”
La chiacchierata con l’amico non gli era servita a molto, rifletté Draco durante la lezione. Decisamente, la soluzione proposta non andava. Zabini poi, sosteneva che se ti piace qualcuno, cercare di non pensarci rende solo le cose peggiori. Su questo, lui non poteva certo dire la sua… Tutte le ragazze che gli erano piaciute, le aveva avute, e tanti saluti. Non gli era mai capitato che qualcuna facesse la preziosa, al massimo il contrario.
Chiedere un parere a Pansy? Impossibile. Si era reso conto che la sorella, evidentemente innamorata, vedeva cupidi e cuoricini ovunque, sebbene nel suo modo un po’ dark. Gli avrebbe risposto di dichiararsi alla Granger con un anello e avrebbe fissato il giorno delle nozze.
No, l’idea migliore, concluse dopo qualche ora di riflessione, era fare finta di nulla. Gli sarebbe passata, ne era certo.
Aveva finito le lezioni per quel giorno, e si stava dirigendo verso i sotterranei, che un richiamo lo fece sobbalzare.
Parli del diavolo…
“Dimmi, Granger.”
Lei lo raggiunse con qualche rapida falcata. “Mi chiedevo come stesse la spalla… e la schiena.”
“Ah! Meglio, grazie.” Fece per roteare la spalla, per dargliene prova, quando una fitta lancinante lo bloccò. Hermione inarcò un sopracciglio. “Beh, ho detto meglio, non in perfetta forma.” Si giustificò.
La ragazza sospirò. “Fammi sapere se hai bisogno di aiuto. Buona serata.”
“Aspetta, hai da fare stasera?” Gli uscì di bocca. Il suo ego riprese ad inveirgli contro in almeno otto o nove lingue.
“No, non ho il turno di sorveglianza, se era quello che intendevi. Vuoi che ti faccia un altro massaggio?”
“Shhhh Granger per la miseria! Vuoi che ti senta tutto il mondo?? Chissà cosa penserebbe la gente!”
La Caposcuola ghignò beffarda. “Stai sereno, Malfoy, a nessuno verrebbe in mente niente di preoccupante. La gente non ha dubbi su ciò che pensiamo l’uno dell’altra, fidati.”
La gente, no. Io qualcuno invece sì. Le rispose mentalmente il ragazzo. La sua voce, fortunatamente, disse. “Dopo cena, Stanza delle Necessità?”
“Considerando le motivazioni, direi Stanza delle Tue Necessità..” Lo prese in giro lei.
“Devo dedurre che preferisci forse scoprire le magie del dormitorio di Serpeverde?”
Oh cazzo. Sto flirtando con la Granger.
“La Stanza delle Necessità, andrà benissimo. A dopo.”
“Non fare tardi, Mezzosangue!” Disse Malfoy, e cercò di infondere quanto meno sarcasmo possibile nel vecchio insulto che da sempre le riservava.
*
Draco ed Hermione continuarono a vedersi, a giorni alterni, per quasi una settimana.
La domenica sera successiva, però, la ragazza si rese conto che le condizioni del suo ‘paziente’ erano migliorate al punto che non avrebbe più avuto bisogno di lei.
Qualche giorno prima, quando le aveva raccontato delle loro sedute di ‘fisioterapia babbana’, Pansy l’aveva spronata a fare qualcosa, a lanciargli qualche segnale. Ormai aveva capito perfettamente che suo fratello le piaceva, nonostante lei cercasse ancora di negarlo. Ma cosa fare? Non è che lei fosse proprio esperta di questo genere di approcci. Non credeva che se gli avesse iniziato a parlare dell’ultimo tema di Codici, lui si sarebbe esaltato. Né era tipo da zompargli addosso.
“Sii te stessa, ed un pizzico me stessa, cioè osa quel briciolo di più.” Aveva detto Pansy. Bella risposta, ma che significava, in pratica?
“Granger?” La distrasse dalle sue riflessioni lui. Aveva un tono assonnato. Come al solito quando era il momento del massaggio alla schiena, teneva gli occhi chiusi e un leggero sorriso gli increspava le labbra.
“Sì?”
“Hai mai fatto qualcosa di folle in vita tua?”
Hermione quasi scoppiò a ridere. “Sapessi…”
“Raccontamene una.”
La prima che le venne in mente fu quando, infastidita per il comportamento insopportabile di Ron con Lavanda, l’anno prima aveva evocato uno stormo di uccellini e glieli aveva scagliati addosso.
Anche Draco si mise a ridacchiare. “Dio quanto avrei voluto vedere la sua faccia!”
“Ammetto che ne è valsa la pena, anche solo per quello. Al primo anno, invece, ho mandato in fiamme il mantello di Raptor. Ti ricordi? Alla partita di Quidditch.” Gli raccontò ancora. E poi gli disse di quella volta che aveva intrappolato Rita Skeeter in un barattolo per punirla del suo giornalismo non proprio veritiero.
“Santo Cielo Granger, e io che ti credevo una santarellina!” Se la rise Malfoy.
Lei fece un sorriso furbetto. “Vedi? Sarò una sporca Mezzosangue, ma una sporca Mezzosangue in grado di stupirti.”
“Non sai quanto.”
Arrossendo, la ragazza non rispose. Si concesse un ultimo minuto per prolungare il più possibile la possibilità di toccarlo in quel modo così intimo, poi si decise a smettere. “Direi che ho finito. Dovresti essere a posto, così. Non fare movimenti troppo bruschi ancora per qualche giorno, comunque.”
Draco si tirò su a sedere, e prese la camicia che lei gli porgeva.
“Senti, ti va una cioccolata calda? Ce la meritiamo! E tu sei stata veramente gentile. Sì che voi Grifondoro vi sentite completi solo quando potete fare il vostro dovere per il prossimo, quindi in realtà dovresti essere tu a ringraziare me, che te l’ho lasciato fare con il mio buon cuore, però…”
Hermione sorrise. “Vada per la cioccolata calda. Non straparlare, poi affatichi quei due neuroni che ogni tanto ti si incontrano nel cervellino.”
Draco pensò che effettivamente, stava straparlando. Era nervoso. Era nervoso e straparlava. Non gli era mai successo.
Come già qualche tempo prima, i due Caposcuola, una volta raggiunte le cucine, si diressero nell’angolo più riservato, quello accanto al camino. Hermione prese posto sul sofà, e Draco, dietro di lei, esitò un attimo.
“Penseresti male se mi sedessi sul divano con te?”
“Dipende. Hai una buona giustificazione?”
“Assolutamente sì.” Affermò lui, accomodandosi intanto di fianco a lei. “L’ultima volta che sono stato su queste poltroncine, il mal di schiena mi ha afflitto per giorni. Non vorrai dover ricominciare le sedute, vero Granger?”
L’arrivo di una piccola elfa che consegnò loro due enormi tazze di cioccolata fumante, evitò alla ragazza di dover rispondere subito.
Hermione si sentiva leggermente a disagio. Una vocina dentro di lei (pericolosamente simile a quella di Pansy) sembrava sussurrarle che il biondino ci stava decisamente prendendo gusto con quelle frecciatine equivoche… Ma poi, la sua parte razionale rispondeva che non era assolutamente verosimile. Tuttavia, non vedeva perché privarsi del gusto di rispondergli a tono.
“Non è poi una prospettiva raccapricciante, a quanto pare ho scoperto un modo per farti stare zitto e totalmente in mio potere, e la cosa ha un suo fascino…”
Draco inarcò un sopracciglio, sorseggiando la sua bevanda. “E così, ti piace vedermi in tuo potere, eh? Comincio a credere che tu abbia una spiccata vena Serpeverde, Granger, lo sai?”
“Vorrai scherzare? Il mio sangue non è mica puro!” Sbuffò lei.
“Tu-Sai-Chi è un Mezzosangue ed è l’erede di Salazar, capirai…” Malfoy scrollò le spalle. “Mi piaceva di più l’argomento di prima. Quindi, abbiamo scoperto l’anima nera della Granger...”
“Oh ti prego. Nessuno può rimanere impassibile davanti a quella tua bocca che non smette un attimo di dire fesserie. Non si tratta di anima nera, si tratta di pazienza agli sgoccioli.” Puntualizzò la Grifondoro, bevendo un sorso di cioccolata.
Il ragazzo le puntò le iridi grigio argento addosso, quindi chiese con quel suo solito tono beffardo “Quindi, dici che la mia bocca non ti lascia impassibile?”
Decisamente no, la trovo una fonte inesauribile di sciocchezze.Fu la risposta che formulò lei, ma dalla bocca le uscì solo la prima parte… “Decisamente no...”
“Interessante.” Draco poggiò la propria tazza a terra, quindi si sporse verso di lei per sottrarle la sua, che depose accanto alla prima. Hermione fissava come ipnotizzata i suoi movimenti pigri, lenti, felini.
Le si avvicinò, le scostò un boccolo scivolatole sulla guancia, e lo rimise al suo posto, dietro l’orecchio.
La ragazza si sentiva completamente in trance, come se non potesse staccare gli occhi dai suoi, ma lui la riscosse con la successiva domanda, che le soffiò a fior di labbra.
“Posso?”
Draco Malfoy le stava chiedendo il permesso di baciarla. Lui. A lei. Nessuna sceneggiata da prepotente. Nessuna battutina sarcastica. Glielo stava domandando.
Hermione sorrise, adesso perfettamente in possesso delle proprie facoltà mentali. “Devi.”
A differenza del loro primo bacio, non ci fu alcuna traccia di rabbia o di paura o di violenza.
E a differenza del loro secondo bacio, questa volta non avevano un pretesto per fare finta che non fosse successo.
Il terzo bacio, in realtà, fu davvero perfetto.
Draco le passò una mano intorno alla vita, e con delicatezza, la appoggiò sul divano, quindi si stese accanto a lei, e continuò a tenerla stretta, e baciarla per così tanto tempo da non sapere nemmeno quanto.
Solo una volta lei provò a interromperlo, ma lui non era dell’umore di dare spiegazioni. “Non chiedermi niente, e non farmi ragionare… Sappi solo che pensavo a questo momento da tempo e che non so cosa tu mi abbia fatto, ma qualcosa mi hai fatto. Non voglio rifletterci, ho rimuginato troppo a lungo… Voglio solo continuare a godermi questo momento.”

- - - - - - - - - - -

Ragazze mie che ansia!!! Non mi ha funzionato la linea per tutto il pomeriggio... oggi ho avuto una giornata del genere Una serie di sfortunati eventi... Tra i quali un tamponamento (colpa mia per giunta!), un agguato da parte di un tipo che si crede Dio sceso in terra e io non sopporto, e un mal di testa lancinante per tutto il dì! Va beh, sono qui, è questo l'importante!
Una comunicazione: sto partecipando ad alcuni contest, in uno dei quali ho iscritto questa fic... facciamoci l'in bocca al lupo! Sono sicura che con voi al mio fianco darò il meglio!!! Se i capitoli subiranno qualche leggero ritardo (tipo non aggiorno ogni giorno-scusate il gioco di parole- ma ogni due, robe così!) sarà anche per dare conto ai contest -oggi mi vengono tutte ste allitterazioni!
Tornando a noi, un grosso abbraccio a BluFlame, Cate, Sunny, Isabella, CsebaJ, Bimba e Sharon! Siete fantastiche!! Vi devo tutta la mia motivazione a postare oggi!!!!
Altra annotazione: oggi Albezack mi ha fatto presente che gli risultava James fosse Cercatore, come Harry, non Cacciatore. Io ho preso l'info da una intervista di Zia Row, dovrebbe essere attendibile ;)
Basta, ho detto tutto, passo e chiudo e attendo con ansia i vostri pareri su questo capitoletto che ho atteso per tantissimo tempo *-*
sogni d'oro!
(sussurra 'nox' e spegne la bacchetta)

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** La Coppa d'Oro ***


Capitolo ventuno
 
Camminava per il castello al ritmo di marcia che i suoi stessi tacchi scandivano, la bacchetta in pugno, fremente, pronta a scagliare una Maledizione Senza perdono. Il mantello, che schioccava severo ad ogni suo movimento, sembrava una minaccia per chiunque l’avesse incrociata.
Pansy Parkinson era pronta ad uccidere.
Come sempre, del resto, in quel periodo del mese, ma… diamine, non era colpa sua se la gente la faceva incazzare!
Perché in quel momento era profondamente, visceralmente incazzata.
Ce l’aveva con il suo caro fratellino, sempre così preoccupato di far funzionare tutto tra loro e i compagni di casa. Ma chissenefrega! Tanto, non cambia nulla. Morti siamo e morti restiamo, se ci beccano gli amici di papino. O papino stesso. Pansy non credeva che Lucius sarebbe stato molto clemente con loro, se l’Oscuro Signore gli avesse chiesto di farli fuori. Ma Draco ci teneva tanto alle apparenze, era sempre lì a controllare che nessuno pensasse troppo male, che nessuno pensasse troppo bene, che nessuno credesse qualcosa che lui non voleva. Non le interessava che lo facesse anche per il suo bene, era semplicemente insopportabile.
E ce l’aveva anche con la sua amica, Hermione. Ma forse non l’aveva già imparato che l’amicizia non è che un nome diverso da dare al cinico utilitarismo? Ecco, appunto, quindi perché stupirsi. Hermione ci aveva messo una settimana a dirle che con Draco si erano baciati. Una settimana, Cristo! Era gravissimo!!! Avrebbe meritato un Cruciatus, anche solo per quello. Dopo tutto ciò che stava facendo per loro! Sì che non gliel’avevano chiesto, ma voglio dire, lei l’aveva capito da mesi che quei due si stavano a pennello! Quasi come una minigonna rossa stava a lei, e parliamone, è tutto dire.
E ce l’aveva con Harry, dannazione, che tra compiti, Scuola d’Addestramento, Quidditch, salvataggi del mondo magico, era sempre troppo stanco, o troppo distratto, o troppo nervoso, o troppo preso per stare con lei.
E ce l’aveva pure con la McGrannitt! Sapeva che Harry voleva andare a Grimmauld Place per Natale, ma lei l’aveva dichiarato assolutamente impossibile, e aveva detto che tutti loro sarebbero andati in un posto sicuro. Ma dove fosse questo posto sicuro, era un mistero, e si rifiutava di dirglielo. Già se lo vedeva, Pansy, un Natale sotto terra in un bunker senza nemmeno una presa d’aria.
A lei sarebbe piaciuto andare a Grimmauld Place. Quel posto aveva un sacco di stanze, in cui potevi rifugiarti se non avevi voglia di compagnia… E poi le piaceva l’idea di stare a casa di Harry. Le avevano detto che il padrino gliel’aveva lasciata in eredità, ed era confortante sapere di essere a casa sua.
Mentre continuava ad elencare tutte le persone che sarebbero passate dalla sua bacchetta non appena le avesse incontrate, vide il Terzetto dei Miracoli uscire dalla Biblioteca.
Non appena la scorsero, le vennero subito incontro. Pansy fu tentata di Schiantarli e cambiare strada, ma poi notò i loro sguardi seri e decise di sentire cosa fosse successo.
“Dobbiamo parlare.” Esordì Harry.
Ecco. Il nervoso, già ad un livello paurosamente alto, aumentò. Odiava quando qualcuno diceva che ‘bisognava parlare’. Voleva dire brutte notizie, e lei in quel momento non voleva sentire brutte notizie, di nessun genere.
La sua unica risposta fu inarcare un sopracciglio.
“Vieni, andiamo. Hermione, cerca Malfoy e raggiungeteci.” Harry le fece un sorriso, che lei non ricambiò. Per un attimo. Poi, controvoglia, si ammorbidì leggermente. Era pur sempre il sorriso che la faceva stare bene…
“Lo trovi allo stadio, finisce tra qualche minuto l’allenamento di Quidditch.” Suggerì all’amica, che la ringraziò riconoscente.
Quindi, si decise a seguire i due ragazzi dovunque avessero in mente.
*
Hermione non trovò Draco allo stadio, e non osò chiedere agli altri Serpeverde dove o da quanto se ne fosse andato, ma tornando al castello intravide una figura seduta sotto una quercia in riva al lago. Se non fosse stato per quell’inconfondibile biondo platino, non l’avrebbe riconosciuto.
Lo raggiunse.
“Ciao. Posso?”
Draco annuì senza girarsi, ma quando prese posto accanto a lui,  si scambiarono un veloce sguardo imbarazzato.
“Sembri nervosa.”
“Mi mette un po’ a disagio doverti parlare… Non so mai come stiano le cose tra noi.” Confessò la ragazza. Da quando si erano baciati nelle cucine, non avevano assolutamente fatto chiarezza. Lui le aveva detto che preferiva non si sapesse, e lei aveva rispettato questo aspetto della cosa. Ciò però non aveva impedito al Serpeverde di trascinarla nel Reparto Proibito della Biblioteca in pieno giorno, per baciarla di nascosto. Né aveva fermato lei, d’altra parte. Ma a parte quei momenti, era tutto molto confuso.
“Se vuoi chiedermi cosa fare del nostro rapporto, non ho alcuna risposta. Sai di piacermi. E sai che non voglio stare con te.”
Hermione aprì la bocca per rispondere, ma si bloccò. Non era quello di cui doveva parlare, in quel momento.
“No. C’è un’altra cosa che ti volevo chiedere.”
Lui si volse a guardarla interrogativamente.
“Io, Harry e Ron siamo sempre stati convinti che tu fossi un Mangiamorte, soprattutto dopo l’anno scorso. Ma io so che non hai il Marchio. Perché l’hai fatto, allora?”
Draco sospirò. “Avrei dovuto essere marchiato quest’estate.”
“Ma…?”
“Ma, stavano facendo del male a Pansy, io l’ho protetta, ed è saltato tutto.” Il silenzio della ragazza lo indusse a spiegare meglio. “Poche ore prima che iniziasse la cerimonia, ho realizzato che non sapevo dove fosse, cosa strana, perché io so sempre dov’è lei. Mentre la cercavo, sentivo l’inquietudine crescere. Poi l’ho trovata. Ho realizzato che tutto quello che avevo fatto per proteggerla, non era mai servito a nulla. E siamo scappati. Il resto lo sai, c’eri anche tu.”
Seguì un lungo silenzio. Fu di nuovo lui a spezzarlo, alla fine.
“L’anno scorso, hanno tenuto lei e i miei genitori sotto minaccia costante. Ogni mio errore, ed uno di loro veniva punito. Le vacanze di Natale sono state un inferno, non sapevo come fare a realizzare il compito che mi era stato assegnato, e per spronarmi, ci hanno letteralmente torturati.”
“Anche i tuoi genitori?” Chiese sorpresa Hermione.
“Non mia madre. Lei subiva solo le angherie psicologiche. Noi quelle fisiche. Beh, mia madre, in realtà, soffriva moltissimo quando vedeva i Cruciatus che ci infliggeva il Signore Oscuro.” Raccontò il Serpeverde.
“Deve tenere molto a te e Pansy, allora.” Ragionò la ragazza.
“No, tiene solo a mio padre. E un po’ a me, credo. Ma odia Pansy, la ucciderebbe, se ne avesse l’occasione.” L’espressione sbalordita di Hermione lo spronò ad aggiungere “Lei ha sempre amato mio padre, e Pansy è la sua vergogna ambulante. Non è difficile capire che mio padre l’ha tradita, e Pansy, anche solo esistendo, è come se glielo ricordasse in ogni istante.”
“Quindi, il fatto che siate fratelli, è.. come dire, risaputo.”
“No.” Scosse la testa lui. “Lo sa soltanto Tu-Sai-Chi. Gli altri, lo immaginano, alcuni lo sospettano, ma non hanno prove.”
Il silenzio, stavolta, durò ancora di più.
“Ti saresti fatto marchiare, nonostante tu non creda minimamente negli ideali di… Voldemort?” Alla ragazza tremò la voce, la prospettiva le sembrava nauseante, ma Draco sbuffò.
“Per te è tutto così semplice. Giusto, sbagliato, nero, bianco, buoni, cattivi… Sei nata dalla parte giusta, Granger.”
“Perché non sei andato da Silente, lo scorso anno? Avrebbe potuto proteggervi.”
“Ti sembrerà strano,” confessò lui con un mezzo sorriso triste, “ma non mi ero reso conto di avere questa possibilità. Ero convinto che nessuno avrebbe mai mosso un dito per un Malfoy, figuriamoci il più grande fan di San Potter. Ho capito che avrei dovuto farlo, solo quando me l’ha detto lui, sulla Torre. Ed era troppo tardi.”
“E adesso da che parte stai?” Gli chiese a bruciapelo la Grifondoro. Lo scrutava con occhi intensi, ardenti.
Di nuovo, quel mezzo sorriso triste gli incrinò le labbra. “Sto dalla parte che mi permette di salvarmi la pelle, e salvarla a lei. Ho detto all’Ordine tutto ciò che sapevo, e loro ci proteggono. Quando il Signore Oscuro li spazzerà via, non lo so, cercherò di restare a galla in qualche modo.”
“E se invece ci fosse un modo per sconfiggerlo?” Insinuò la ragazza.
Draco si lasciò sfuggire una mezza risata, che di divertito non aveva nulla. “Credi forse a tutte quelle sciocchezze sul Prescelto?”
Il silenzio fu una risposta più che eloquente. Per la prima volta, Malfoy si voltò e la guardò sconvolto. “Aspetta. Stai dicendo che è vero? Che Harry ha un’arma che gli permetterà di vincere?”
“Sto dicendo” procedette con molta cautela lei, “che potrebbe averla. Ma bisogna trovarla. E ci serve una mano. Ci aiuterai?”
Draco fissò il lago per alcuni minuti. Ad un certo punto, aggrottò le sopracciglia, e presa una decisione, si alzò in piedi. “Andiamo.”
*
Quando Hermione entrò in Biblioteca, seguita da Draco, sul volto dell’altra Serpeverde si dipinse un sorriso trionfante.
“Lo sapevo, lo sapevo che avresti accettato.”
“Non ho ancora detto nulla. Non sono sicuro di poter fare qualcosa, devo prima sapere cosa c’è sotto. Se volete il mio aiuto, dovete spiegarmi tutto.” Disse lui, prendendo posto al tavolo più lontano dai pochi studenti presenti.
Hermione sedette tra lui e Ron, mentre Harry scuoteva la testa. “Non ti diremo tutto. Ti diremo quello che ti serve sapere.”
“Allora non vi aiuterò con tutto quello che so, ma solo con quello che mi serve dire.” Sibilò arrabbiato Malfoy.
“Smettila.” Lo zittì Hermione.
Ron si batté una mano sulla fronte ed espirò sconsolato, mentre Harry gli spiegava le loro motivazioni.
“Ci sono delle ragioni per le quali non possiamo dirvi tutto. In primo luogo, nonostante abbiate la nostra fiducia, perché io metterei la mano sul fuoco sul conto di Pans…”
“Farò ogni cosa in mio potere per vendicarmi!” Lo interruppe Pansy con uno sguardo pieno d’odio. Poi, solo leggermente imbarazzata da tutti gli sguardi su di lei, gli fece cenno di continuare.
“Dicevo, di Pansy sono sicuro, e di te, Malfoy, è sicura Hermione. Altrimenti non ti avrebbe portato qui, oggi.”
“Quindi la chiacchierata di prima, era un test?”
La Grifondoro annuì. “Sì. Dovevo essere certa che tu fossi dalla nostra parte.”
Draco assentì.
“Insomma, avete la nostra fiducia. Ma per riuscire in questa cosa, noi dobbiamo compiere dei passi, e se Voldemort scopre quello che stiamo facendo prima del dovuto, potremmo non essere in grado di portare a termine il compito.” Spiegò Harry, che aveva provato e riprovato mille volte quelle frasi. Doveva essere sicuro di dire abbastanza, ma non troppo. “Per cui, chiunque sappia qualcosa, di questa faccenda, è un potenziale pericolo, perché se la sua mente venisse letta da Voldemort, lui sarebbe al corrente di tutto. E in più, chiunque sappia qualcosa verrà eliminato su due piedi dal nostro simpatico amico, perché nessuno che sia al corrente di questi… ehm… passaggi, verrà risparmiato.”
“Allora voglio che Pansy ne resti fuori.” Si impose Malfoy.
“No!” Scattò la ragazza. “Sono maggiorenne, e posso decidere da me! E non puoi impedirmelo!”
Harry alzò una mano per placarli. “Voglio proteggerla tanto quanto te. Hermione voleva coinvolgervi già da tempo, ma io ho esitato per questo. Adesso capisci perché ci andremo molto cauti, negli elementi che vi sveleremo?”
Draco grugnì un assenso. “Allora, la nostra parte quale sarebbe?”
Harry esitò. Ecco, quello era il momento catartico. Si decise, finalmente, e parlò, con il tono più basso possibile. “Ci sono degli oggetti, di cui dobbiamo entrare in possesso. Dovreste pensarci bene, perché potreste averli visti da qualche parte, e sarebbe fondamentale ricordarlo.”
“Di che si tratta?” Chiese Pansy preoccupata. “La sua bacchetta?”
“No, nulla del genere. La cosa che in questo momento più ci preme ritrovare, è una coppa. Piccola, d’oro… Vi ricorda niente?”
Sbuffarono entrambi, e lei spiegò “Quale delle tremila quattrocento ventisette che avrò visto in vita mia, vuoi che ti descriva?”
“Andiamo Pansy! E’ d’oro! Non potranno essercene così tante…” Cercò di ragionare Ron, ma l’altro Serpeverde scosse la testa.
“Non capite. Siamo abituati ad avere intorno oggetti d’oro. Coppe, coppette, coppine… personalmente, ne ho la casa piena. Non so davvero come aiutarvi, se dovete trovarne una in particolare, tra quelle nostre e di tutti i Mangiamorte, sarà come cercare un ago in un pagliaio.”
Il rosso mugugnò qualcosa che sapeva molto di “Ecco. Mai una volta che ci caschi qualcosa dal cielo.”
“Momento!” Esclamò Harry. “Ho un’idea. Un disegno vi aiuterebbe?”
“Probabile.” Assentì Draco.
“Ma non siamo riusciti a trovarne nessuna rappresentazione, Harry! E tu sei l’unico ad averla vista.” protestò Hermione.
“Vero. Ma Pansy è una disegnatrice fantastica. Se io te la descrivo minuziosamente, pensi di poterci riuscire?”
Lei annuì e tirò fuori dalla borsa il suo albumetto, e le matite.
“Bene. Mettetevi ad un altro tavolo e lavorateci. Io, Ron e Draco passeremo al punto numero due.”
“Che sarebbe?” Chiese Malfoy preoccupato.
“Una tiara. Dobbiamo cercare una tiara, di Priscilla Corvonero.” Lo informò la ragazza, quindi gli porse un libro alto quanto un cucciolo di orca assassina e inarcò un sopracciglio. “Non ci volevi aiutare?”
“Me ne sto già pentendo, Granger. Ci puoi giurare.”
*
“E’ abbastanza fedele?” Chiese Pansy, porgendo al suo ragazzo il disegno finito.
Lui lo scrutò a lungo. “Sì, credo di sì.”
Raggiunsero gli amici, ed Harry diede il disegno al Serpeverde.
Draco lo guardò, lo rigirò, chiuse gli occhi, sospirò, e alla fine disse “Mi dispiace, non mi viene in mente nulla.”
Un mormorio sconsolato accolse le sue parole.
“Andiamo a cena, adesso.” Concluse Hermione. “Per stasera direi che abbiamo fatto abbastanza. Meritiamo un po’ di riposo.”
Mentre mettevano nelle borse le loro cose, ad Harry venne in mente un particolare su cui aveva taciuto. “Ah, considera anche che in questo punto ci dovrebbe essere lo stemma di Tassorosso. Per quello che può servire…”
“Va ben…” Malfoy si bloccò. Tornò a fissare il disegno. “Tassorosso?”
L’attenzione si catalizzò su di lui, che stringeva gli occhi cercando di ricordare qualcosa. “Ne sei sicuro, Potter?”
“Al mille per mille.” Rispose eccitato il ragazzo.
“Forse allora ho visto questa roba, quest’estate. Mio padre l’ha ricevuta da zia Bella… Lei voleva che lui la nascondesse, sosteneva che era preziosa.”
I tre Grifondoro si scambiarono eccitati uno sguardo. “Potrebbe quadrare!”
“E’ stato lo stemma a farmici pensare. Ricordo che presi quella coppa e chiesi cos’avesse di speciale una tazza di Tassorosso, ma zia Bella me la strappò di mano dicendo che era un cimelio importante per lei, le ricordava di quando aveva ucciso il suo primo…” Si fermò, davanti al loro shock. “Insomma, un macabro trofeo. Ma ricordo che non mi aveva convinto.”
“Dove si trova adesso?” Domandò Ron, speranzoso.
“Se l’ha nascosta mio padre, nella cassaforte del Manor.” Scosse le spalle lui.
“Quindi un posto proprio facile facile da raggiungere…” Sospirò Hermione.
“Troveremo un modo!” Sorrise combattiva l’altra figlia di Lucius Malfoy, che non vedeva l’ora di farla pagare ai suoi aguzzini.
“Io vado. Adesso.”
Un silenzio sconvolto seguì le parole di Harry. Quindi, Malfoy si rivolse direttamente al suo acerrimo nemico, e guardando il più piccolo di casa Weasley, gli disse “Spiegami come fai a sopportarlo. Io ho già voglia di sbattergli la testa al muro.”
“Me lo chiedo anche io, fidati. Non è il momento di pazzi piani suicidi, fratello.” Cercò di farlo ragionare Ron.
“Non si tratta di pazzi piani suicidi! Dobbiamo trovarlo al più presto! E’ la pista migliore che abbiamo da mesi!” Sbraitò il ragazzo, infastidito.
“Punto primo,” intervenne la Serpeverde “abbassa la voce. Punto secondo, vai lì, Lucius ti schianta, arriva Tu-Sai-Chi, Avada Kedavra, ciao ciao Harry Potter e speranze del mondo magico. Fare il cretino non è fare l’eroe. Dammi tempo, ho già una mezza idea. Dammi solo modo di elaborarla.”
Controvoglia, Harry assentì, e con mille pensieri in testa, si decise a seguire i compagni verso la Sala Grande.
Nel vedere la sorella dirigersi verso il tavolo rosso-oro, Draco la richiamò. “Vieni con me, è l’ultima sera al castello, domani ripartiamo. Fai uno sforzo e mangia con noi umili Serpeverde, Pansy.”
“Non vedo perché dovrei. I professori sono più contenti quando vedono che interagiamo con le altre Case.” S’impuntò la ragazza.
“E le voci su di te aumentano esponenzialmente ogni momento che passi con loro.” Il Caposcuola indicò con il capo il Terzetto dei Miracoli che prendeva i soliti posti.
Lei lo guardò ostile, ma si decise a seguirlo verso il tavolo con i colori della loro Casa. “Invece che rimproverare me, dovresti sederti anche tu con loro. So che è dove vorresti stare.”
“Non sempre nella vita si può fare ciò che si vuole, piccola.” Se lui non avesse avuto una voce così triste, probabilmente la sorella avrebbe replicato pungente. Ma si trattenne e sospirando, sedette tra lui e Blaise, il suo posto di sempre.
“Siete arrivati tardi.” Fece notare con il solito acume Vincent Tiger.
“Stavano studiando…” Ridacchiò la McNair acida. “Da quando frequentano certa gente, devono fare bella figura!”
Draco pestò un piede alla sorella per evitare che rispondesse a tono alla compagna, quindi disse “Se abbiamo aspettative più alte delle tue, dal nostro futuro, non è colpa di nessuno Stephanie.”
“A proposito di futuro,” intervenne Nott. “Ci sarete a Capodanno a casa mia? Sai, sarebbe alquanto strano non vedervi… Ci conto, eh.”
Il Caposcuola stava per dargli una risposta diplomatica, ignorando il tono acido del compagno, quando colse lo sguardo di Pansy, che lo fissava intensamente. Cosa voleva dirgli? Ci avrebbe pensato dopo.
“Vedremo, Theo.”
“Ma voi due ci siete sempre stati.” Arguì Goyle con profonda acutezza filosofica.
“Eh, Greg ma che vuoi farci… Quest’anno Dracuccio ha avuto qualche discussione con papà. Bisogna vedere come verrà riaccolto..” Sghignazzò Nott.
“E tu, Pansy cara? Cosa metterai per la festa, qualcuno dei tuoi soliti vestiti vedo tutto- non vedo la stoffa?” Chiese pungente la Bullstrode.
“Non vedo perché non dovrei, Milly… Quando uno se lo può permettere…” Sorrise serafica la ragazza. Quindi, rivolta al fratello, “non ho più fame. Vado a letto.”
Draco sospirò. “Mi sa che tra poco vengo anche io, devo ancora finire di preparare i bagagli.”
 
 - - - - - - - -
Ciao a tutti!!!!!
Allora, innanzi tutto, grazie a tutti quelli che seguono, che ricordano, che 'preferiscono' questa fanfic ^^ Ma soprattutto grazie a BluFlame, Cate, Sunny,Baby, CsebaJ, bimba, Gyugyka, ValeryStar, e al recensore-in-privato Albezack! ahah siete una forza, tutti quanti!!! grazie a voi riesco a tenere sempre l'occhio sveglio e capire gli errori che inavvertitamente faccio o dove aggiustare un po' il tiro, o cosa invece mi è riuscito!!! grandi <3
Ora, una comunicazione meno simpatica, temo di non riuscire ad aggiornare domani, perchè mi sono dedicata ad una OneShot per un contest e non ho il prossimo capitolo pronto...ma sabato sarà su questi schermi, e la one shot già stasera credo!!!! Promesso!!!!
Vi abbraccio forte...grazie di tutto...Sunny non odiarmi se il capitolo è troppo corto per i tuoi gusti ahah <3
bacioni!!!!
Silver

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Shell Cottage ***


Capitolo ventidue
 
La McGrannitt aveva fatto sapere ai due Serpeverde che sarebbero partiti poco dopo pranzo, tramite Passaporta. Li avrebbe scortati il Professor Lumacorno fino ai Tre Manici di Scopa.
Harry, Ron, Hermione e gli altri, invece, sarebbero tornati con l’Espresso.
Il Prescelto, comunque, doveva tenere fede ai loro programmi, e aveva cercato di fare capire alla Preside che, per portare a termine ciò che gli aveva chiesto Silente, avrebbe avuto bisogno di libertà di movimento. Se all’inizio la donna era stata poco propensa, dopo qualche riflessione aveva detto soltanto che avrebbe fatto del suo meglio per aiutarlo in tal senso.
“Io però non capisco.” Disse Ron, ad un certo punto del viaggio. “Se, a quanto hanno detto, anche loro staranno con noi a Natale, perché non sono sul treno?”
Hermione sospirò. “Non è ovvio? Se noi scendiamo dal treno e ci vengono a prendere quelli dell’Ordine, è un conto. Se Draco e Pansy ignorano completamente le loro famiglie e abbracciano entusiasti Lupin e tuo padre… è leggermente diverso.”
“Ma verranno con noi alla Tana?”
“Chi ti dice che andremo alla Tana?” Gli chiese Harry. La loro Preside era stata molto vaga su questo punto, e non erano ancora riusciti a capire dove sarebbero finiti. Almeno, era parso chiaro che avrebbero condiviso il Natale con i nuovi amici.
Quando scesero dal treno non si trovarono davanti mezzo Ordine pronto ad accoglierli, come si sarebbero aspettati, quanto una sorridente e molto allegra mezza Veela.
“Arrì, Ron, Ermiòn! Qui!” Li salutava sventolando la mano.
“Fleur??!”
Accanto a lei, i coniugi Weasley, molto più riservati, cercavano di dare poco nell’occhio. E dire che avevano scelto come accompagnatrice la nuora, perché attirasse meno l’attenzione!
Ma quando vide i suoi figli venirgli incontro, Molly si lasciò andare e corse ad abbracciarli tutti. Effettivamente, rifletté Harry, non vedeva il figlio minore da quando erano fuggiti da Grimmauld Place per l’attacco dei Mangiamorte. Doveva essere stata molto in ansia.
Dopo i saluti, Arthur spiegò loro che sarebbero andati con Fleur, senza lasciarsi scappare la destinazione.
“Perché io non posso andare con loro?” Chiese Ginny scocciata.
“Ci rivedremo per Natale. Per adesso, è meglio che loro non stiano con noi. Minerva è stata molto chiara su questo punto.” Le disse la madre sbrigativa.
Si strizzarono tutti e quattro in un bagno delle donne, e guidati dalla cognata di Ron, si Smaterializzarono per riapparire chissà dove.

*

“Stai tranquilla, stanno arrivando!” Rise Bill, vedendo Pansy scattare per l’ennesima volta dal divano alla finestra del soggiorno.
“Eccoli!” Esclamò lei.
L’odore del mare, della sabbia, del sole, doveva aver appena accolto i tre amici, che lei spalancò la porta.
“Benvenuti a Shell Cottage.” Gridò Bill andando loro incontro. Baciò la moglie, e strinse il fratello minore e i due amici. “Minerva ha preferito sistemarvi da noi, per queste due settimane.”
“Ma è fantastico, qui!” Sorrise Hermione allegra, lo sguardo perso sulla riva.
Harry nel frattempo abbracciò con delicatezza la sua ragazza e la baciò sulle labbra, lasciando un attimino turbato Bill, che però non fece commenti.
Camminarono insieme verso la piccola costruzione che era da qualche mese la casa del maggiore dei Weasley e della sua compagna.
In salotto li aspettava ancora una sorpresa. Accanto a Draco, sul divano, sedeva una compagna di scuola che ancora una volta era stata affiancata loro quando meno se l’aspettavano.
“Yasmin?” Chiese perplesso Ron.
Lei rispose con un saluto imbarazzato.
“Come mai anche tu, qui?” Domandò Hermione diplomatica.
“Su, su. Sci sarà tempo doppo per le spiegasioni. Adesso, sistemotevi nele stanze che vi ho preporoto, le trovate al piono terà.” Le esortò Fleur, facendo loro strada verso due stanzette vicine alla cucina.
Hermione prese posto nel letto di mezzo, tra quello di Pansy (letteralmente spiaccicato sotto la finestra), e quello di Yasmin, più vicino alla porta.
Harry e Ron si sistemarono nella stanza accanto, insieme a Draco.
Non appena ebbero finito, i padroni di casa li esortarono a fare un giro nei dintorni, per godere degli ultimi raggi di sole.
Passeggiando, ebbero finalmente modo di parlare.
Sentendo di dover loro delle spiegazioni, Yasmin cominciò a parlare senza che nessuno glielo chiedesse.
“Quest’estate Voi-Sapete-Chi ha chiesto ai miei genitori di unirsi a lui. Mio padre era a capo dell’ Ufficio del Trasporto Magico, e mia madre della Cooperazione Magica Internazionale. Insomma, papà ha rifiutato. E’ riuscito a spedirmi un gufo, io mi trovavo da un’amica in vacanza in quel momento… Poi loro… Lui…” Le mancò la voce.
Ron le batté goffamente una mano sulla sua, mentre Hermione le passava un braccio intorno alle spalle. “E’ terribile. E ora hanno preso tua madre in ostaggio? Era ad Hogwarts con gli altri Mangiamorte, se non ricordo male…”
“La tengono sotto Imperius. Non posso tornare a casa, non da una madre mezza Mangiamorte… La McGrannitt dice che so troppe cose del loro lavoro, perché entrambi parlavano molto a casa. Loro erano… dei bravi genitori.”
Le sfuggì un singhiozzo e qualche lacrima scese dai begli occhi nocciola.
“Così hai deciso di fare le lezioni per vendicarti?” Chiese un po’ più pratico Malfoy.
“Non si tratta di vendetta… Voglio essere in grado di aiutare, quando sarà il momento. E di liberare mia madre.”
Harry procedeva poco dietro di loro, tenendosi per mano con Pansy. Quella storia gli metteva i brividi. Quei mostri andavano fermati. Stavano distruggendo famiglie, vite, speranze, sogni di troppe persone.
Avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per arrestare l’ascesa di Voldemort. Qualunque cosa questo significasse.
Tornarono verso il cottage con l’umore un po’ peggiorato, ma Fleur stava già preparando la cena, e solo il buon odore che proveniva dai fornelli sarebbe bastato a risollevarli. Quando poi Ron e Draco videro la televisione, andarono letteralmente in visibilio.
“Ma cosa ci fa una TV nella casa di due maghi?” Rise Harry divertito, vedendo come i due facevano a gara ad indovinare le risposte di un quiz a premi. Su argomenti babbani, tra l’altro. Era come osservare due T-Rex mettersi lo smalto…
“Secondo papà, è bene tenerci informati su cosa succede nel mondo dei Babbani. Inoltre, ti insegna un sacco di cose!” Replicò allegro Bill.
Un urlo squarciò il momento di pace, e li zittì tutti. Dopo pochi istanti, ne capirono la ragione.
“Hermionelevailtuogattodaimieivestitipuliti!” Gridò allarmata Pansy.
“Grattastinchi?” Replicò scioccata lei. “E’ qui?”
“Sì, è stato con noi in queste ultime settimane! Casa di zio Bob stava cominciando a diventare troppo affollata, e Fleur ha pensato di portarlo qui.” Spiegò Bill.
La Caposcuola si precipitò a stringere il micione rosso che non vedeva dall’estate a Grimmauld Place. Sapeva che lo stava accudendo Molly, e glielo aveva lasciato solo perché nella loro ricerca degli Horcrux avrebbero potuto non avere modo di portarselo dietro, ma adesso rimpiangeva la decisione di essersene separata così a lungo. I suoi amici, almeno, avevano sempre i loro gufi, ma quella grossa palla di pelo le era proprio mancata…
“Bill, a proposito di permanenze a casa di tuo zio… Kreatcher è ancora lì? Sono mesi che provo a chiamarlo, ma non mi risponde.” Chiese Harry.
“Sì, Kreatcher è al nuovo Quartier Generale. Minerva l’ha incantato in modo che non possa rispondere ai richiami dei padroni, sai? Devi ricordarti che serve i Black, e Bellatrix Lestrange e Narcissa Malfoy lo sono. Possono chiamarlo tanto quanto te.”
Il ragazzo grugnì. “Devo parlargli urgentemente.”
“Potrai vederlo domani, andremo a trovarli. Mamma su questo è stata intransigente, per il pranzo di Natale ci vuole tutti insieme.”
“Bene, questa è un’ottima notizia.” Harry, pensieroso, uscì a prendere un po’ d’aria, e sedette poco lontano dalla casa, su una panchina naturale formata da alcuni scogli. Passò appena qualche minuto, prima che Pansy lo raggiungesse.
“Non sai che fatica levare tutti quei peli di gatto dai vestiti… Sembravano appiccicati!” Borbottò scocciata, poi si accorse del suo umore. “Che hai?”
Il ragazzo non rispose, ma aprì il braccio, invitandola ad accucciarsi contro di lui. Posizione che lei fu ben lieta di prendere.
“Parlami. Non voglio pensare.”
Pansy rifletté un attimo su quell’affermazione. “Cosa vuoi che ti dica?”
“Non lo so. Qualsiasi cosa.”
“Da bambina sognavo di diventare una cantante.”
Harry sbuffò. “Davvero?”
“Sì. Adoravo le Sorelle Stravagarie… Sognavo di formare un gruppo come il loro, di girare il mondo cantando nei Pub e alle feste di maghi ricchi e facoltosi. E che un giorno, uno di questi si sarebbe innamorato di me e… non lo so. In genere i miei filmini mentali si fermavano a questo punto.” Raccontò la ragazza. “Poi, quando ho cominciato a capire che non avevo un gruppo, e che difficilmente la figlia illegittima di un Malfoy avrebbe mai potuto fare una cosa del genere, ho iniziato a pensare più seriamente al mio futuro.”
“E cosa hai pensato?”
“Di diventare un astronauta.” Harry scoppiò a ridere, e lei rise con lui. “Ok, stavo scherzando. Ho sentito questa parola alla Tv e mi piaceva, ma non ho voglia di andare a zonzo per l’universo.”
Stavolta lui si voltò a guardarla e, con serietà, le chiese “Cosa vorresti fare, una volta finita la guerra?”
Con un sorriso sarcastico, Pansy rispose “Ammettendo di essere sopravvissuta? Non lo so. Qualcosa che c’entri con il disegnare. E’ l’unica cosa che so fare bene… E tu?”
“Voglio diventare un Auror.” Ammise lui.
“E stare con me.”
Harry ridacchiò. “Sì, anche quello, lo ammetto.”
“Sai cos’ho pensato la prima volta che ti ho visto?” Lui scosse la testa, e la Serpeverde confessò “Mi ricordo di essermi detta‘Tutto qui? E io che mi aspettavo un super eroe!’ …Eri così piccolo e mingherlino!”
“Beh, sai, in realtà lo pensavo anche io… Tutti conoscevano  tutto di me, e io sapevo a stento il mio nome, e neanche tanto bene.”
“Però avevi l’aria determinata già da allora… Per la miseria, avevi undici anni e già la menavi con la storia del salvatore del mondo magico…” Pansy scosse la testa fingendosi disgustata. “Se non avessi avuto tutte quelle manie di protagonismo, l’avremmo vinta noi la Coppa quell’anno!”
“Brucia ancora, eh Parkinson?” La prese in giro il ragazzo.
“Moltissimo. Ho intenzione di fartele pagare, una per una, tutte quelle che ci hai combinato.” E il ghignetto made-in-Malfoy sul suo viso non prometteva nulla di buono.
“Posso sapere in che maniera?” S’informò con aria preoccupata il Grifondoro, ridendosela sotto i baffi.
Pansy si scostò da lui e gli diede un bacio veloce, alzandosi. “No. Sorpresa. Andiamo in casa, comincio a sentire freddo.”
“Aspetta, c’è una cosa che volevo fare, prima.”
Anche lui si rimise in piedi, solo per accarezzarle una ciocca di capelli, e sondare il suo sguardo, cercando di capire di che umore realmente fosse… Sperando di non sbagliare, le diede un bacio sulla punta del naso, saggiando il territorio. La ragazza chiuse gli occhi, come avendo capito dove lui volesse arrivare… ed Harry non si fece pregare. La baciò, su quelle labbra leggermente rosate, appena colorate di un filo di rossetto, con delicatezza, quindi le schiuse le labbra, e la sentì sorridere sulle proprie, giocò con la sua lingua, la rincorse, sussultò quando lei gli morse un labbro.
“Non lo sai che i serpenti hanno i denti, Potter?”
“Sono felice di averlo scoperto così.” Si scostò un momento per guardarla. “Come stai?”
Lei sorrise, e solo un’ombra le offuscò per un attimo i begli occhi azzurri. “Mai stata meglio.” Mentì.
Harry fece finta di non notarlo, ma non la riavvicinò, le prese invece la mano e fece per tornare verso il cottage. Lei non si mosse.
La guardò interrogativamente.
“Ti amo.”
La spavalderia scomparsa, le maschere svanite, Pansy indossava solo uno sguardo impaurito, quasi sofferente. “Ti amo. Non mi lasciare.”
Harry la strinse forte a sé. “Sarei un folle. E tu una sciocca, anche solo a pensarlo. Ho bisogno di un’astronauta accanto.”
La Serpeverde ridacchiò in qualche punto vicino al suo sterno, e solo dopo diversi minuti, si decise a scostarsi, e rientrare in casa con lui.

*

La cena trascorse tranquilla, anche perché, troppo occupati a riempirsi le bocche con i meravigliosi piatti di Fleur (che in questo cercava di tenere testa alla signora Weasley), non parlarono molto. Quando finirono, Bill si dovette assentare per un po’, per andare a casa dello zio a prendere accordi per l’organizzazione del giorno dopo.
Mentre gli altri ragazzi giocavano a scacchi, e Yasmin chiacchierava con Fleur sparecchiando, Draco bussò con delicatezza sulla porta della stanza delle ragazze. Pansy, impegnata in una difficile operazione cosmetica, gli rivolse appena uno sguardo. Lui le lanciò un pacchettino, che atterrò sul copriletto a pochi centimetri da lei.
“E’ più un regalo a San Potter dei Miracoli, che a te, ma… Dovrebbe essere il tuo genere. Buon natale.”
Subito l’attenzione della sorella venne attratta dall’oggetto, e con gli occhi che brillavano d’eccitazione, lo prese con reverenza. Poi prese un pacco grande e sottile dal proprio baule e glielo porse.
“Buon natale a te! Posso aprirlo??”
“Tra un minuto. Granger, possiamo parlare?” Si rivolse intanto lui alla Caposcuola, che aveva cercato di farsi gli affari suoi. Adesso, alzò la testa di scatto.
“Certo, dimmi.”
Il Serpeverde le fece un cenno col capo, per indicarle di uscire. Sapeva cosa gli aveva regalato Pansy, sperava che non si sarebbe offesa se lo avesse aperto dopo, ma lei era troppo elettrizzata dal pacchettino che le aveva lanciato per darsene pena.
Hermione, intanto, lo aveva raggiunto, e s’incamminò con lui verso la spiaggia.
Sorprendentemente, Draco si trovò a corto di parole. Cosa si diceva ad una ragazza, che non fosse tua sorella, per darle un regalo?
Lei lo precedette. Tirò fuori dalla tasca quella che sembrava una busta contente un oggetto rotondo, e gliela porse.
“Aprilo pure, devo spiegarti come funziona..” Gli sorrise.
Incuriosito, scartò il pacchetto e vi trovò un biglietto d’auguri con una frase scritta sul davanti, in verde su uno sfondo argentato… I colori della sua casa! Sorrise. Poi lesse la frase e qualcosa dentro di lui sobbalzò.
Are you gonna be like your father was, and his father was?
Do you have to carry what they've handed down?

No, this is not your legacy,
This is not your destiny,
Yesterday does not define you.
No, this is not your legacy,
This is not your meant to be.

All’interno, un oggetto rotondo con un lato opaco, e l’altro di mille colori cangianti, copriva un’altra scritta.
“E’ un CD. Lo usano i Babbani per sentire la musica. Nel tuo caso, basta che gli dai un colpetto con la bacchetta, così…”
Delle note cominciarono a diffondersi nell’aria, e Draco sedette sulla riva del mare, ad ascoltarle. Hermione prese posto accanto a lui.
“Cosa c’è scritto, dietro?” Chiese, indicando le parole che si intravedevano sotto al CD.
“Le parole della canzone che stiamo sentendo, considerala una dedica.”
Il Serpeverde fece per scostare il disco e leggerle, ma lei gli fermò la mano. “Dopo, per favore. Mi imbarazzerebbe, se lo facessi davanti a me.”
La ragazza aspettò che la canzone finisse, accontentandosi di guardarlo negli occhi, che la scrutavano, perplessi, turbati, emozionati. Quindi, quando l’ultima nota smise di riecheggiare, si alzò.
“Aspetta, tieni..”
Sgranò gli occhi, Draco stava porgendole un pacchettino simile a quello che aveva lanciato alla sorella.
“Un regalo? Per me?”
“No, per Bill, saresti così gentile da portarglielo?” Scherzò lui.
Hermione prese il pacchettino e lo scartò mentre i battiti le acceleravano, ed una catenina le scivolò tra le mani. Un ciondolo, completamente bianco, divenne oro intenso non appena lo sfiorò.
“E’ un cristallo di rocca incantato. Cambia a seconda dell’umore di chi lo possiede, però i colori sono soggettivi… Cioè, se sei arrabbiata, su di te potrebbe essere rosso e su qualcun altro, nero. Qualcuno dice che si colora dell’aura della persona che lo porta.”
La ragazza guardò intensamente la pietra che aveva in mano, che emanava tanta luce da poter quasi brillare. Quindi sollevò lo sguardo su di lui, e gli tese la catenella.
“Non lo vuoi?” Lo sguardo di Malfoy era talmente ferito che le fece tenerezza.
Sorrise. “Sciocco, certo che lo voglio. Ma voglio vedere cosa succede se lo prendi tu.”
“No.”
“Si. Adesso.” S’impose.
Sospirando, come se stesse afferrando una vipera, il ragazzo lo prese e trattenne il fiato. La pietra, però, non cambiò colore, anzi brillò più intensamente.
Corrugando le sopracciglia, incerta su cosa pensare, Hermione tese la mano per riprenderla, ma lui non volle. “Posso?” le chiese, e senza aspettare una risposta, si mise alle sue spalle per allacciargliela al collo. Quindi, la abbracciò da dietro.
“Così almeno quando sei nervosa so di doverti stare alla larga.”
Hermione sorrise. “Hai fatto lo stesso regalo a Pansy, vero? Ecco perché hai detto che sarebbe stato più utile ad Harry, che a lei!”
“Sì, ma è utile solo se conosci la persona che lo indossa. Pochi capiranno perché porti al collo una pietra viola, o verde, o bianca, in certi momenti…” Spiegò il ragazzo.
Si girò a guardarlo. “Grazie, è bellissimo. Torno in casa, adesso.”
Draco stette a guardarla camminare sulla sabbia per un po’, quindi si ricordò del biglietto che ancora teneva in mano, e staccando il CD, lesse la dedica.
Tu non avevi chiesto questa vita... nessuno l'avrebbe chiesta, preso nel bel mezzo di questo casino... E' la tua triste realtà, il tuo albero genealogico incasinato, e tutto quello che ti viene lasciato è questo... Sarai come tuo padre, e come suo padre? Devi portare sulle tue spalle quello che loro ti hanno lasciato?
No. Non è questa la tua eredità. Non è questo il tuo destino. Il passato non ti definisce, non è la tua eredità, non è quello che sei costretto ad essere... Io posso rompere le tue catene.
Ho fatto un sogno su di te... Molto meglio di quello che hai vissuto, molto più grande di ciò che puoi immaginare... Tu troverai il vero amore, e abbraccerai i tuoi figli, cambierai il corso delle generazioni.
Perché tu sei il mio tesoro, tu sei chi ho scelto…E riparò ogni cosa che è stata spezzata.
Proprio come le stagioni che passano, come l'inverno diventa primavera, porterai nuova vita al tuo albero genealogico, lo farai... E sarà questa la tua eredità, sarà questo il tuo destino, perché il passato non ti definisce: questa sarà la tua eredità, questo ciò che diventerai, io posso rompere quelle catene...

*

Mentre Pansy riponeva il bigliettino con cui Draco aveva accompagnato l’anello che le aveva regalato, provò un moto di affetto per il fratello. L’anello non era prezioso, ma era bellissimo, circondato da spire di metallo che ricordavano la sagoma di un serpente. Appena l’aveva indossato, era diventato verde elettrico, così decise di preparare un maglione dello stesso colore per il pranzo dell’indomani.
Sul biglietto, sempre laconico, Draco aveva scritto poche parole, eppure molto intense. Everything I do, I do it for you, diceva.
Sperava tanto che il disegno che gli aveva incorniciato, gli sarebbe piaciuto. Lo aveva ritratto in una versione un po’ bucolica, sdraiato accanto ad un unicorno in una radura… Non si era infastidita che non l’avesse scartato subito, dopo tutto Natale era il giorno dopo, e poi aveva visto quant’era teso all’idea di parlare con Hermione. Sperava almeno che gli piacessero la canzone e il CD che la sua amica gli avrebbe regalato, lei li aveva trovati perfetti, quando glieli aveva mostrati.
Ad Harry invece aveva fatto un disegno di loro due insieme, in cui lui era in tenuta da Quidditch, e lei lo abbracciava da dietro scompigliandogli i capelli.
Se le cose tra noi non dovessero funzionare, almeno, gli resterà un ricordo di me..Pensò, rattristandosi per un momento. L’anello virò verso un verde cupo, quasi nero.
“Ehi…” La voce del ragazzo la distolse dai suoi pensieri.
“Ehi.” Rispose, mentre l’anello tornava a schiarirsi almeno un po’.
Harry sembrava pensieroso. “Hermione è tornata dalla passeggiata con tuo fratello leggermente turbata, ma quando è rientrato anche lui, si è seduto sul divano e l’ha abbracciata. Mi sono perso qualcosa?”
Lei ridacchiò. “Davvero? Finalmente si apre un po’, quel musone!”
“Ma… stanno combinando qualcosa? Hermione e Malfoy? E io che speravo di aver frainteso…” Il suo ragazzo si batté un palmo sulla fronte.
Lei gli si avvicinò. “Perché ? Qualcosa in contrario all’accoppiata Serpeverde-Grifondoro?”
“Mai.” Rispose lui, prima di baciarla.
“Posso darti il tuo regalo?” Gli chiese dopo qualche minuto.
“No. Me lo dai domani, insieme agli altri.” S’impose Harry, che da quando era entrato nel mondo dei maghi, guardava al Natale con rispetto reverenziale, e non voleva anticiparsi il piacere dell’indomani mattina.
“Uff, va bene. Stasera ce lo lasceranno guardare un film?”
Il ragazzo sospirò. “Non credo proprio… C’è la fila davanti alla TV. Però, se accettiamo di sottostare alle decisioni di chi ha lo scettro del comando, potremmo raggiungerli.”
“Sì, si può fare. Mal che vada mi addormento e mi porti in braccio a letto, giusto?” Gli fece l’occhiolino Pansy.
In salotto, Fleur e Bill occupavano lo stesso divano di Draco ed Hermione, mentre c’era uno spazio libero vicino a Yasmin e Ron, nel quale si incuneò la coppietta.
“Weasley, dammi la mano.” Esclamò qualche minuto dopo la Corvonero.
“Eh? Io? Come?” Cadde dalle nuvole Ron.
“Ma sì, guardali! Tra tutti questi piccioncini, siamo gli unici esclusi! Almeno così ci omologhiamo!” E così dicendo, Yasmin gli prese la mano e la strinse con la propria. 


- - - - - - - - - - -

Ciao ragazze! Scusate l'attesa un po' più lunga del solito, ho deciso di unire i capitoli 22 e 23 per fare questo più lungo! (così Sunny mi odia meno! :P) Dunque ho capito che se questi non si rotolano come pantegane un paio di volte a capitolo, voi non siete contente ahah spero di avervi accontentate!! loro sono ben felici eh... =P così ho risposto anche al perchè Kreatcher non veniva evocato da Harry chiamandolo... cate mi hai fatto soffrire con quella domanda!!
Beh, che ve ne pare?? aspetto pareri eh!! mi raccomando!!!
A proposito, approfitto del commento di Csebaj per ricordare a tutti che io vi rispondo alle recensioni!!lo giuro!!
Ultima cosa, per chi volesse leggere la OneShot del contest che vi dicevo (sempre Draco/Herm) la trovate qui:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1760077&i=1
Un abbraccio grande grande enorme a Cate, bimba, Cseba e Sunny!!!! e un saluto a tutti quelli che leggono!!!
vostra Silver
dimenticavooooo la canzone che 'regala' Hermione a Draco è Family Tree, di Matthew West! La trovavo perfetta per lui <3 l'ho dedicata anche io a mio fratello, anni fa, per ragioni completamente diverse (nessun genitore Mangiamorte, giuro!:P)

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Merry Christmas! ***


Capitolo ventitré
 
La mattina di Natale, Harry si svegliò a causa di un leggero peso che deformò il materasso. Non appena la causa di quel peso si accorse del suo risveglio, gattonò fino a lui e si accucciò tra le sue braccia, accolta da un mugugno soddisfatto.
“Buongiorno…” Biascicò lui con voce impastata.
“Ciao! Auguri!” Trillò la ragazza, scompigliandogli i capelli (già di per se sufficientemente in crisi). “Allora? Ti alzi? Eh? Dai, chi dorme non piglia pesci! E nemmeno regali!”
Il Grifondoro si coprì la testa con il cuscino. “Cinque minuti.”
“Ok.” Pansy contò cinque secondi, quindi esclamò “Oh! Passati! Ti alzi adesso??”
“Gnuoo..” Mugugno lui cominciando però a sorridere.
“E se provo a convincerti io?”
“Ti gonfio di botte.” Rispose un'altra voce maschile al posto di Harry. “Pansy hai tre secondi per uscire da quel letto, e ne sono appena passati quattro.”
Lei si tirò su a sedere e non perse il buon umore. “Buongiorno anche a te, fratellino! E tanti auguri!”
“Shhhhhh! I Weasley non sanno di noi!” La zittì lui, con uno sguardo omicida. “Vedo che sei ancora dentro al letto sbagliato. Vuoi delle indicazioni segnaletiche? O preferisci un disegnino di cosa faccio alle tue gambine se ti vedo ancora lì con lui?”
“Malfoy, sta sereno, non sono neanche lontanamente sveglio, non sono una minaccia per lei…” Sospirò Harry scocciato, tornando a coprirsi la faccia con il cuscino.
“Vale anche per te, Potter. Scommettiamo che riesco dove il Signore Oscuro ha fallito? Pansy, sei ancora su quel letto, ti faccio notare.”
Lei per tutta risposta si ancorò al materasso e lo sfidò “Prova a staccarmi, se ci riesci!”
Draco si batté una mano sulla fronte, quindi controvoglia si alzò, e l’aveva quasi raggiunta, quando lei fece una cosa che non si sarebbe aspettato… una mossa sleale, cattiva, anzi, perfida: levò le mani come due artigli e lo minacciò con lo sguardo. Il ragazzo iniziò a indietreggiare, ridacchiando nervosamente. “No Pansy no… no… Sta buona… Non oserai… No…”
Come un felino la ragazza balzò giù dal letto e in pochi passi gli fu addosso, cominciò a fargli il solletico e ridendo sempre più istericamente lui si lasciò cadere a terra, mentre la sorella non smetteva di infierire.
Perfino Ron si era svegliato con tutto quel baccano, e scambiò un’occhiata sconvolta con il suo migliore amico.
“Non credevo che avrei vissuto abbastanza per vedere una scena del genere… con protagonisti questi due, intendo!” Fu Yasmin a dare voce ai loro pensieri, mentre lei ed Hermione, attirate dal fracasso, li raggiungevano. Presero entrambe posto sul letto di Ron, in mezzo ai regali dell’amico.
“Lascialo respirare, Pansy! Sta raggiungendo una preoccupante tonalità di viola!” Rise la Caposcuola, guardandoli teneramente.
Finalmente la perfida Serpeverde si decise a smettere di massacrare il fratello e riprese il proprio posto, tra le braccia del suo ragazzo. “Ecco. E non osare mai più dirmi che non posso stare qui.”
Ancora sconvolto dall’accesso di risa, mentre cercava di riprendere fiato, lui disse soltanto “Me la paghi, stronza.”
“Non vedo l’ora, furetto!”
“Sai Harry,” si intromise Ron. “La tua ragazza comincia a piacermi.”
“Allora, li aprite questi regali o no?” Sbottò Pansy, e porse il proprio al ragazzo. L’espressione felice da bimbo la intenerì, mentre lui scartava il disegno incorniciato. Rimase a bocca aperta a fissarlo come un pesce. “Chiudi la bocca, Potter.”
“Non sei un merluzzo!” Completarono in coro gli amici, che ormai avevano imparato la solfa, e risero tutti insieme.
“E’ bellissimo!” Esclamò poi lui, appoggiandolo sul comodino e ringraziandola con un bacio che fece ringhiare profondamente il fratello, riuscito finalmente a riprendersi.
“Dobbiamo ricominciare, Dra?” Lo minacciò di nuovo Pansy, alzando le mani ad artiglio come pochi minuti prima… e a lui sfuggì di nuovo quella risatina isterica. “Bene. Non farmi diventare cattiva.”
Ron ed Harry si erano fatti aiutare da Hermione per la realizzazione di un regalo che sarebbe stato utile a tutti loro: per le ragazze delle borsette, e per i ragazzi dei borselli, che potessero portare sempre con se, incantati con l’Adduco Maxima, che rendeva loro possibile stivarci dentro praticamente qualsiasi cosa. Dato che nessuno aveva immaginato la presenza della Corvonero tra loro, Hermione si era scapicollata per realizzare una borsetta anche per lei, che ne fu quasi commossa.
Ai suoi due migliori amici, invece, la ragazza regalò nuovo set di penne e inchiostri (che era certa sarebbe stato loro utile, con l’avvicinarsi degli esami e dei M.A.G.O.), e una montagna di dolcetti (sarebbe stata una montagna più alta ancora, se non ne avesse levati una parte per preparare un regalo anche a Yasmin). E, con sua grande sorpresa, ricevette da loro un libro. Un libro ciascuno, quindi due libri. Li guardò scioccata.
“L’idea è stata di Ron…” Si giustificò il Bambino Sopravvissuto.
“Ma ad Harry è piaciuta subito!” Si discolpò l’altro.
Lei si gettò su entrambi e li strinse forte. Benché avesse sentito parlare di Beda il Bardo, non credeva che avrebbe mai letto le sue storie, che per i maghi erano quello che la Disney è per i Babbani. Ora i suoi amici le avevano regalato i volumi I e II delle sue raccolte, e non vedeva l’ora di leggere le fiabe in essi contenuti.
Mentre ognuno di loro scartava poi l’immancabile maglione-Weasley, quell’anno in cui aveva potuto sbizzarrirsi più del solito con i colori, Fleur e Bill li chiamarono a tavola, dove augurarono loro un buon Natale con una colazione portentosa.
“Aspetta, c’è ancora una cosa che volevo darti.” Harry trattenne la sua ragazza nella stanza. “Non mi andava di fare molta pubblicità.”
“Di che si tratta?” Chiese Pansy curiosissima, osservando il pacco dalla forma insolita che lui le porgeva. Al tatto, avvertì qualcosa di morbido all’interno.
“Spero non giudicherai un affronto un regalo babbano!” La prese in giro il ragazzo. “Ci ho pensato a lungo, volevo che fosse qualcosa in particolare… E alla fine ho avuto questa idea.”
Non potendo resistere oltre, la Serpeverde lo scartò, e al culmine della sorpresa si trovò davanti due enormi occhi verdi.
“E’ un peluche. Un cerbiatto, per la precisione. Si chiama Bambi, è il protagonista di una storia di quelle che le mamme babbane raccontano ai bambini… Ma non è questo il punto. Ho pensato che quando non hai me, sul letto, può confortarti lui.”
Le brillarono gli occhi e non disse niente, ma l'anello al suo dito divenne di un verde acceso, dello stesso colore degli occhi del cerbiatto… e anche di quelli di Harry. Si tuffò tra le sue braccia, e lo sentì esitare, ma alla fine la strinse, forte. E lei provò un brivido, sentì quelle voci in lontananza, ma passò, perché il profumo del suo ragazzo, e la sua vicinanza, e i suoi sentimenti, li scacciarono via.
“Ti amo anch’io, piccola.” Le sussurrò lui all’orecchio, incespicando leggermente sulle parole, e se avesse potuto, il cuore di Pansy avrebbe brillato come la pietra dell'anello che portava all'anulare.
*
La casa di zio Bob era abbastanza grande, ma il giorno di Natale fu comunque talmente invasa, che in ogni stanza c’erano almeno una dozzina di occupanti.
La prima cosa che Harry notò, quando arrivarono, fu come tutto sembrasse ricordare l’atmosfera calda e familiare della Tana. La signora Weasley sarebbe riuscita a rendere ospitale persino una caverna…
Mille visi intorno a loro si avvicendarono in una serie infinita di saluti: Fred, George, Charlie e i loro genitori, Dedalus Lux, Kingsley Shacklebolt, Hestia Jones, Lupin, Tonks (con un bimbo dai capelli verde mela in braccio)… C’erano perfino Neville, con sua nonna e qualche altro parente.
“E Ginny dov’è?” Chiese Ron guardandosi intorno.
“Oh arriverà a momenti, ne sono certa.” Rispose sua madre con uno sguardo sfuggente, che non riuscirono a capire finché la ragazza non si fece vedere. Li salutò appena con un cenno del capo, andando poi a raggiungere il gruppo di persone più lontano da loro.
“Che diamine le prende?!” Domandò Ron alla sua migliore amica, che poté solo scuotere le spalle, altrettanto sconcertata.
Escludendo lo strano comportamento della piccola di casa Weasley, fu un pranzo perfetto per i ragazzi. Harry ricevette le occhiate maliziose dei gemelli, che evidentemente sapevano della sua nuova relazione, e se così non fosse stato, avrebbero potuto equivocare ben poco, dato che lasciò poche volte il fianco della sua ragazza. Gli sguardi con cui invece furono notate le attenzioni che Malfoy rivolse ad Hermione, in molti casi rispecchiarono la sorpresa e lo shock, ma nessuno osò proferire parola in merito. Per il resto, niente di diverso dai soliti festeggiamenti made-in-Weasley: casino, tanto cibo, pance strapiene, bocche voraci, e un sacco di risate.
“Proprio come il Natale a casa nostra, eh?” Sussurrò Pansy al fratello, ad un certo punto.
“Sì, proprio la stessa cosa.” Ghignò lui.
“Mi sa che preferisco questa versione, sai?” Confessò la ragazza.
“Sappi che non ammetterò mai di averlo detto, quindi non provare a farmelo ripetere davanti a qualcun altro. In fondo, anche io preferisco così.”
 
*
Harry riuscì ad avvicinare Kreatcher soltanto nel pomeriggio inoltrato, con la complicità di Ron, che aveva fatto in modo di coprire l’assenza sua e di Hermione con qualche scusa plausibile.
Trovarono l’elfo sotto i lavelli della cucina, rannicchiato in un mucchio di stracci sudici, che borbottava tra sé.
Da quando si erano trasferiti in quella casa, aveva loro raccontato Remus, non era praticamente uscito da lì. Lo avevano costretto a restare, altrimenti sarebbe tornato di corsa a Grimmauld Place, dove ovviamente non potevano lasciarlo: sapeva troppe cose dell’Ordine, e sarebbe stato un perfetto informatore per i nemici, se fosse stato catturato. Per lo stesso motivo, l’ex-professore lo pregò di non dare all’elfo ordini diversi da quelli che avevano dovuto impartirgli con la magia… Era un rischio troppo grande.
Ma non erano quelle le intenzioni di Harry. Non gli serviva spedirlo in giro, gli bastava sapere tutto ciò che era in grado di dirgli su Regulus.
“Kreatcher? Ti va di parlare?” Gli chiese con molta cautela. L’elfo non parve nemmeno sentirlo.
Lui guardò dubbioso Hermione, e lei provò “Kreatcher, tu conoscevi Regulus Black?”
Come se una scarica elettrica potentissima l’avesse attraversato, il piccolo elfo scattò in piedi. “Sudicia Mezzosangue non osare nominare il padroncino tu..”
Harry era già intervenuto. “Non rivolgerti mai più così ad Hermione! Non insultarla, non chiamarla Mezzosangue, non alzare la voce con lei, trattala come fosse tua padrona.”
“No!” Sbottò lei. “Non è giusto!”
Il ragazzo la zittì con uno sguardo, e al contempo cercò di ignorare gli occhi fiammeggianti dell’elfo.
“Adesso, parlando di Regulus, devi dirci se hai mai visto una cosa del genere.” Gli chiese, tirando al contempo il medaglione fuori dal borsello straordinariamente capiente che avrebbe sempre portato con sé, da quel momento in poi.
L’atteggiamento di Kreatcher cambiò completamente.
I suoi occhi si riempirono di paura, e sembrò che stesse per scoppiare a piangere. “Dove l’avete preso? Avete rubato il più grande tesoro di Kreatcher!”
Turbato, Harry non seppe cosa rispondere, e fu Hermione a parlare al posto suo. “Non l’abbiamo rubato, te lo giuro. Può essere che Regulus te ne abbia dato uno uguale? Questo è un falso…”
L’elfo la guardò dubbioso, quindi tese una mano tremolante, come a chiedere l’oggetto. Altrettanto insicuro, ad Harry servì l’occhiata d’incoraggiamento della sua migliore amica, prima di consegnarglielo. Ma la piccola creatura non aveva in mente niente di malvagio. Studiò a lungo l’oggetto, quindi lo restituì al suo attuale padrone, e si rincantucciò nel sudicio spazio che aveva eletto sua tana, dando loro le spalle.
“Kreatcher, tutto bene? Hai visto che non te l’abbiamo rubato? Puoi dirci qualcosa dell’altro medaglione, quello vero?”
Non arrivò nessuna risposta, e dovettero attendere parecchi minuti prima che l’elfo, scosso da un sospiro di sollievo, si voltasse nuovamente verso di loro. Videro che teneva le mani dietro la schiena, e si scambiarono uno sguardo perplesso.
“Tu sai dove sia il medaglione, quello vero?”
“Padron Regulus si fidava di Kreatcher.” Rispose soltanto la creatura.
“Vuoi dire che ti ha chiesto di custodirlo?” Chiese Harry, mentre una nota d’eccitazione gli colorava la voce. Certo tutto si sarebbe aspettato, meno che l’elfo cominciasse nuovamente a piangere, mettendosi alla ricerca di qualche oggetto contundente con cui percuotersi.
“Kreatcher non ha eseguito gli ordini! Kreatcher è un elfo cattivo! E’ stato un pessimo elfo con il suo padrone buono! Povero padroncino Regulus, Kreatcher non ha potuto obbedire!”
“Fermo, fermo!” Dopo qualche minuto di panico in cui Harry dovette cercare di bloccare le sue manie auto lesioniste con parecchi ordini diversi, finalmente riuscirono a riconquistare la sua attenzione.
“Puoi dirci tutto quello che sai sul medaglione, e cosa c’entra Regulus con esso?”
E allora, il piccolo elfo si raggomitolò tra le sue coperte, quasi invisibile agli occhi dei ragazzi, e con una voce appena udibile, cominciò a raccontare in tono cantilenante la sua storia.
Raccontò di come il padroncino Regulus fosse andato da lui un giorno, dicendogli che Voldemort aveva bisogno di un elfo, e che era stato scelto lui, e gli aveva raccomandato di fare tutto quello che il Lord avesse detto e poi di tornare a casa. Raccontò di come Voldemort lo avesse condotto in una cava, gli avesse fatto bere tutta la pozione contenuta in un bacile su un isolotto al centro di un immenso lago nero, e dopo aver messo il medaglione e altra pozione nel bacile, lo avesse abbandonato lì, praticamente morto, ridendo della sua condizione pietosa. Raccontò di come fosse tornato a casa, perché padron Regulus gli aveva ordinato di tornare a casa. Raccontò di come qualche mese dopo, lo stesso padron Regulus gli avesse chiesto di portarlo in quella cava, di cui si era fatto dire tutto, e di come questa volta aveva accompagnato il suo adorato padroncino verso quell’isolotto e quel bacile, tremando in cuor suo, ma incapace di contravvenire un ordine.
La voce gli si spezzò, e si abbassò di qualche ottava, quando raccontò che era stato padron Regulus a bere tutta la pozione, e lui aveva dovuto costringerlo, fino all’ultimo bicchiere, perché così gli era stato ordinato. E non si era potuto fermare neanche vedendo le lacrime che scorrevano sul viso del suo amato padroncino, neanche sentendo le sue suppliche, perché il padroncino aveva ordinato diversamente. E gli aveva ordinato anche di scambiare i medaglioni, mettendo quello che ora Harry aveva in mano al posto di quello vero, e poi di distruggere quello vero. E di lasciarlo lì.
La voce di Kreatcher era ormai praticamente indistinguibile in mezzo ai singhiozzi quando disse di aver dovuto guardare mentre gli Inferi lo trascinavano giù, sul fondo di quel lago nero, dal quale lo smilzo Cercatore non sarebbe mai più potuto risalire, e di essere rimasto inerte… perché così gli era stato ordinato.
Calò il silenzio.
“Santo Cielo…” Riuscì solo ad esalare Hermione, diversi minuti dopo, con le lacrime che bagnavano anche il suo viso.
Harry rispettò il dolore dell’elfo e non parlò finchè non credette che avesse riacquistato un minimo di controllo, quindi gli chiese, incapace di trattenersi. “E ci sei riuscito, Kreatcher? A distruggere il medaglione?”
“Harry!” Lo rimproverò l’amica, quando il piccolo esserino cominciò di nuovo a darsi botte da solo, biascicando che non aveva obbedito agli ordini, che aveva fallito, che tutto quello che aveva tentato non era bastato. Non appena furono riusciti a calmarlo, gli disse “Sai almeno dove si trova, Kreatcher? E’ importante. Regulus non deve essere morto in vano… Dobbiamo portare a termine quello che lui desiderava.”
Per la prima volta, l’elfo la guardò con i profondi occhi pieni di un sentimento nuovo. E poi si raggomitolò su se stesso, dando nuovamente loro le spalle. Harry sospirò, ma lei gli fece cenno di aspettare, ed infatti, poco dopo, Kreatcher si volse di nuovo verso di loro. Aveva uno sguardo solenne, mentre porgeva il medaglione di Salazar Serpeverde. E lo porse ad Hermione, che lo accettò commossa.
“Tu… Ecco, tieni questo. Credo che Regulus avrebbe voluto che lo avessi tu.” Disse allora il ragazzo, dandogli il falso creato dal vecchio padrone. Per un attimo pensò a quanto gli era costato ottenerlo, ma poi, di fronte alla commozione dell’elfo, pensò che Silente avrebbe approvato.
Una gioia selvaggia gli invase il cuore.. Avevano un Horcrux! Avevano ottenuto un Horcrux!!! Ce l’avevano fatta!!!
Una gioia che subì appena un piccolo mancamento quando Ron fece loro notare che non sapevano come distruggerlo, ma alla fine decise che ci avrebbero pensato dopo. Kreatcher aveva loro fatto il più bel regalo di Natale possibile, e non avrebbe permesso a nessun dubbio, a nessuna incertezza, di intaccare quella meravigliosa sensazione di vittoria.
*
Forse non avrebbe più avuto la possibilità di rimanere sola con lui in un clima così tranquillo, quindi Pansy decise di sfruttare l’occasione della momentanea complicità, per parlare con il fratello.
Harry ed Hermione erano andati a fare non aveva capito cosa, Ron stava con i suoi fratelli e gli altri ragazzi, gli adulti erano per i fatti loro, e lei e Draco si erano rifugiati in giardino a prendere un po’ d’aria.
“Allora, tu e la Granger?” Provò, con fare malizioso.
Draco sbuffò. “Stai gongolando? Pensi sia tutto merito tuo, vero?”
“Un po’.” Ammise lei.
“Non funzionerà. Stasera lo ribadirò anche a lei, ma gliel’avevo già detto. Non sono tanto stupido da negare che mi piaccia, ma non voglio stare con lei.” Rispose lapidario il ragazzo.
Pansy perse un passo, quindi lo recuperò con due veloci falcate e lo guardò come fosse matto. “Stai scherzando? Io non ti capisco! Lo fai perché pensi di metterla in pericolo? C’è già, in pericolo! Per la miseria, è una Mezzosangue, ed è la migliore amica di Harry Potter, e hai sentito cos’ha detto lui, no? Chiunque conosca certi segreti del Signore Oscuro, sarà eliminato ugualmente!”
“E’ ovvio che il motivo non è questo.” Disse soltanto lui.
“E allora? Qual è? Pensi seriamente che lei non sia alla tua altezza?” La ragazza non riuscì a nascondere una nota disgustata nel suo tono, che scomparve quando lui scosse la testa.
“E’ la strega migliore che conosca. E’ potente, è furba, ed ha anche un gran cuore. Non si tratta di sangue, per una volta.”
“E allora cosa?!”
Draco si fermò e la guardò dritta negli occhi. “A che pro?”
“Come?”
“A che pro, stare con lei? Arrivi a un punto nella vita in cui ti manca qualcosa, già, ti senti proprio incompleto e quel qualcosa sai solo che non c’è, ma non puoi che percepirne l’assenza, è completamente diverso da tutto ciò che hai provato finora. Poter contare su qualcuno che sia in grado di garantirti una certa stabilità, qualcuno che possa soddisfare i tuoi sbalzi ormonali e i tuoi slanci di libidine, con cui poter parlare, confrontarti. Perfetto. A questo punto immagini che sia questo ciò che manca alla tua vita, riassumibile proprio in quel fantomatico amore di cui tutti parlano e che vedi, così palese, intorno a te. E allora trovi qualcuno. Ma non è come speravi, come credevi, come il mondo ti aveva convinto che fosse. Non lo è affatto. E allora le cose sono tre: o tutti intorno a te hanno sempre e solo mentito, non fanno altro che recitare e recitare la parte degli innamoratini, oh sì, loro sono la coppietta perfetta, e poi litigano, sia ammazzano magari, o lasciano che l’indifferenza e il silenzio riempia i vuoti fra di loro, oppure più semplicemente mentono proprio a loro stessi, non a te, chi sei tu? Nessuno di così importante da meritare una recita. E allora le cose sono tre: la seconda, è che l’amore non esiste. No, non esiste proprio e per quanto ci provi, ancora e ancora, a innamorarti, non ci riesci se non di coloro che non puoi avere. Ma quello non è amore, è più capriccio, desiderio spasmodico di un altro giocattolo, l’ennesimo, questa volta lo tratterò bene mamma, lo giuro. E poi via, appena – finalmente - ce l’hai, ci giochi un po’. Ecco questo cambia di persona in persona: per quanto tempo ci giocherai. Ma inevitabilmente arriverà il momento in cui il bambolotto sarà vecchio e brutto e – mamma ma se non mi è mai piaciuto! Non l’ho mai voluto così tanto - e pensa a tutti quelli che non hanno avuto la fortuna di averne uno, sì ma a me che importa non lo voglio più. Non lo amo più. Ma il dubbio, lecito, – l’hai mai davvero amato? - si fa strada inesorabilmente tra pensieri e confusione. E allora le cose sono tre: e la terza, è che l’amore esiste e gli altri non fingono. Il problema sei solo tu, e il tuo stupido cercare l’amore a tal punto da finire per accontentarsi. Ci provi, ti stai dicendo, ma in realtà ti accontenti. Ti auto convinci, con la triste consapevolezza di mentire a te stesso, che potresti davvero innamorarti di quella persona, perché no, è una così brava persona. Non ha nulla che non va. E tutto sta in quel momento: cederò? Sei pienamente conscio del fatto che, se deciderai di cedere, di arrivare a decidere di innamorarti, dimenticherai ogni dubbio, entrerai finalmente nel club esclusivo delle coppiette felici. Ma inevitabilmente rimarrà sempre nascosto, in un recesso della tua mente, nel limbo della lucidità assopita, la consapevolezza che no, non è questo quello che stavi cercando, quello che definiresti “amore”. E allora, pensi, magari me ne dimenticherò, di quello che volevo, e vivrò di quello che ho. Del resto, il pensiero di vivere accanto a qualcuno che ti voglia bene, è poi così terribile? I tuoi pensieri scalpitano e si ribellano, come degli innocenti condannati da una giuria troppo bigotta, loro non sono ancora pronti per rinunciare alla libertà, semplicemente hanno ancora troppe altre cose da fare, da vivere. E allora le cose sono tre, che poi in realtà è solo una: non esiste una scelta giusta. E allora io mi chiedo, a che pro dovrei stare con lei? Tra un po', quando passerà il gusto della novità, sarà come è sempre stato, finirà tutto e io sinceramente non ne ho voglia. E' faticoso, stare con qualcuno, e io ho troppi altri pensieri, per badare anche a questo. E lei non merita, tutto ciò.. Lei merita qualcuno che non si accontenti, se mai questo qualcuno esiste. Quindi, a che pro? Nessuno.”
Draco si girò e fece per andarsene, lasciandola lì, paralizzata, scioccata dal suo discorso, sicuro di aver vinto con il suo ragionamento impeccabile, ma lei lo sorprese quando era quasi giunto alla porta della grande casa.
“Ti sbagli, Draco. C’è anche una quarta opzione.”
La guardò. “E sarebbe?”
“Sarebbe che tutto ciò vale per un po’, all’inizio, o se fai come hai fatto tu, che hai scelto ragazze solo perché stavano bene per la recita che hai sempre portato avanti. Poi però arriva una persona che mette in discussione tutto, che ti stravolge l’universo, una persona vera, con cui i sentimenti sono veri, e non devi accontentarti, perché lei già è tutto quello che puoi desiderare. Perchè con quella persona le cose non finiscono per noia. Non finiscono e basta! Perché forse tra quelle mille coppiette che si accontentano, ce ne sono due o tre che non si sono accontentate, che sono felici. Ma se tu sei troppo cieco per vederlo, non sarò io ad importelo.”

- - - - - - - - - -

Lo so che vi ho fatto aspettare un sacco, lo so! Scusatemi.. Un paio di giorni lavorativamente e ‘studiamente’ molto intensi… E questo capitolo è stato un’agonia da scrivere!!! Spero però di esserci riuscita e che mi perdonerete dell’attesa… Colgo l’occasione per abbracciare tutte voi, BluFlame, Cate, CsebaJ, Sunny, Albezack, SlytherinsQueen, sharon, bimba, baby… siete fantastiche! Fatemi sapere di questo capitolo!!!
Ps.troverete che alcune cose hanno punti in comune con il 7 della zia Row, e altre scene che sono quasi prese di sana pianta.. erano irriunciabili *-* ho deciso di seguire il suo tracciato per quanto possibile, adattandolo a questa trama leggermente diversa! Shell Cottage come avete intuito tutte, è Villa Conchiglia.. vi chiedo scusa, non ho un’edizione in italiano sotto mano, e non ricordavo che il nome fosse stato tradotto, essendo cresciuta con le versioni inglesi! Mi Crucio da sola, tranquille !XD
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** The Importance of Being Alert ***


Capitolo ventiquattro
 
La sera di Natale, quando tornarono a Shell Cottage, erano tutti talmente pieni di cibo e di chiacchiere e di sazi di compagnia, che non riuscirono neanche a cenare. Harry si addormentò di botto non appena ebbe toccato il cuscino, felice che tutto andasse bene. Sì, Voldemort stava riprendendo sempre più potere e sì, mancavano ancora parecchi Horcrux, ma aveva il medaglione al sicuro nel nuovo borsello, e avevano anche una traccia per la coppa di Tassorosso, e soprattutto, aveva Pansy.
Avrebbero potuto farcela. Si sentiva sereno come non gli succedeva da tempo, e sprofondò in un sonno senza sogni che lo accompagnò per buona parte della nottata.
Almeno fin quando una leggera pressione sulla bocca non lo disturbò, e aprendo gli occhi, si trovò una mano che gli impediva di parlare.
“Non dire nulla.. Se Draco ci sente, siamo morti. Vieni!” Gli sussurrò la sua ragazza, e prendendogli la mano, lo trascinò fuori dal letto.
Un po’ intontito dal sonno ma soprattutto dalla sorpresa, la seguì.
“Dove…?”
Pansy gli indicò il divano in salotto, e ci si sdraiò facendogli segno di raggiungerla. Sempre alquanto perplesso, lui la accontentò. “Adesso mi vuoi spiegare?”
“Cosa c’è da spiegare?” Sbuffò lei. “Avevo voglia di stare un po’ con te. E’ illegale?”
“Avevi voglia di stare con me… alle, che ore sono? Le quattro del mattino?” Ridacchiò lui.
Le leggeva qualcosa negli occhi, una reticenza maliziosa, c’era un luccichio che non riusciva ad interpretare.
“Non si riesce mai a stare da soli, in pace, durante il giorno…” Rispose evasiva lei, baciandolo sul collo, ed indugiando ancora, ed ancora…
“Aspetta.” La fermò Harry, avvertendo già il tremito nella propria voce.
“Cosa c’è?” Soffiò la ragazza, senza staccarsi da lui, accarezzandogli la schiena e facendosi sempre più vicina.
“Cosa vuoi fare?” Cercò di dirle ancora, la voce sempre più esitante.
“Mmmm vuoi un disegnino, San Potter? Voglio fare l’amore con te.”
Harry non reagì subito a quelle parole, inizialmente troppo preso dalle sue carezze e dai suoi morsi sul collo per farlo. Ma poi, compreso il significato di quello che gli stava dicendo, le prese il viso tra le mani e la baciò con un’intensità nuova. Preso dal trasporto, la strinse, e si portò sopra alla sua esile figura, ma non aveva neanche completato il gesto che si accorse che lei era praticamente in apnea. Si fermò, paralizzato e vide che aveva serrato gli occhi.
Pansy li riaprì subito, e lo attirò a se. “Non è niente. Com’era il discorso? Mi stava piacendo.”
“No.”
Harry si poggiò totalmente su un fianco, liberandola dalla sensazione di averlo addosso, e si limitò a giocare con i suoi capelli biondi sparsi sul cuscino del divano.
“Smettila, vieni qui.” Provò di nuovo la Serpeverde, cercando di attrarlo a se per le spalle, ma lui non si mosse di un centimetro.
“No. Non è il momento.”
“E’ stato un attimo di panico! Passa velocemente! Posso sopportarlo!” Sbottò lei, sentendo la rabbia invaderla.
“Non significa nulla, evidentemente non sei pronta… Non c’è alcun motivo per accelerare i tempi.” Harry cercò di addolcire il tono e fece per darle un bacio, ma fu lei ad allontanarlo.
“Io lo voglio.”
“Io no.”
“Perché? Io so quello che provo, e voglio darti tutto ciò che meriti.” Cercò di convincerlo Pansy, ma lui era irremovibile.
“Non voglio che accada così, di nascosto, con il timore che qualcuno si svegli per andare in bagno, nel salotto di casa di Bill. E soprattutto, non voglio che sia così, con te che cerchi di sopportarlo… Non è così che dev’essere, e ti assicuro che non mi divertirei granché, vedendoti in quello stato.”
“Immagino che tu te ne intenda, di come dev’essere, no?” Sibilò arrabbiata lei, sentendo la gelosia superare perfino la rabbia del rifiuto.
“Sinceramente no, ma a intuito, così mi sembra sbagliato.” Confessò allora il ragazzo.
“Eh già. Immagino che nessuna delle precedenti ragazze che ti sei portato a letto avesse uno stupro nel suo passato.”
Harry sussultò come se avesse preso la scossa. “Non dirlo. Sto male solo al pensiero.”
Lei si mise a sedere e si abbracciò le gambe, in silenzio. Lui, cercando di reprimere la rabbia che a ondate lo investiva anche soltanto pensando a cosa le era successo, non mosse un muscolo, e rimase con lo sguardo fisso sulla spalliera del divano.
“Era la prima volta?” Chiese alla fine, quasi mordendo le parole mentre gli uscivano dai denti.
“No.” Lei sospirò, quindi si accinse ad aggiungere “Fortunatamente, no. Sarebbe stato ancora peggio.”
Combattuto tra la gelosia che lei avesse condiviso qualcosa di così importante con qualcun altro, e il sollievo che almeno il trauma che aveva subito non era legato anche a quello, Harry ci mise un po’ a domandarle “E’ stata bella? La prima volta, intendo.”
“Perché vuoi saperlo?” S’incuriosì Pansy, mentre l’ira per il rifiuto subìto poco prima, ormai scemava del tutto.
“Così. Curiosità suppongo. Morbosa, aggiungerei, visto che mi fa anche un po’ male. Ma vorrei sapere tutto di te, e immagino questo ne faccia parte. Qualcuno a scuola?”
“No.” La ragazza rimase un po’ in silenzio, quindi riprese. “Non lo conosci, si chiama Christian. E’ il fratello maggiore di Blaise. E’ successo l’estate del quinto anno, e anche se non è stato bello, perché ho sentito un dolore atroce, almeno è stato dolce.”
Harry grugnì in risposta. “E’ stato l’unico? A parte… voglio dire…”
“Sì. E tu?”
“Io cosa?” Chiese lui, perplesso.
“Fammi indovinare. Ginny Weasley.” Insinuò lei, cercando di nascondere come meglio poteva il fastidio.
“Ginny.. cosa? Non capisco.”
“Oddiosantissimo, Potter. Vuoi un disegnino? E’ stata lei, la prima?”
“Ah!” Harry quasi rise. “No, ovviamente no. Cioè, qualcosa c’è stato, ma niente del genere.”
“Eppure ero convinta che lei fosse la prima che frequentavi… e chi allora?” Domandò lei, sempre più curiosa.
“In quel senso, non c’è stata una prima… ancora.” Confessò il Grifondoro, sperando che al buio non notasse quanto fosse arrossito.
Alla sua ragazza cadde la mandibola di un piano, ma quando si fu ripresa dallo shock, si sdraiò di nuovo accanto a lui, e con un tono tra il divertito e l’intenerito gli chiese “Dici sul serio? San Potter dei Miracoli, il Prescelto-da-mezza-Hogwarts… non ha mai fatto l’amore?”
Altro grugnito come risposta. “Vieni qui, adesso.” La prese e la abbracciò con delicatezza, misurando ogni gesto per capire quando qualcosa le potesse dare fastidio, ma stavolta non la sentì in difficoltà.
Quando la guardò, vide che aveva gli occhi chiusi e si stava facendo cullare dal suo respiro, addormentandosi. “Cos’è quel sorrisino scemo che hai in faccia, Parkinson?”
Lei rise senza aprire gli occhi. “Niente, Potter. Lasciami almeno sognare quello che non vuoi fare.”
“Lo sai perché non voglio.”
“Sì. Dormi un po’ con me?”
Lui annuì, anche se lei non poteva vederlo, e la tenne così, con il viso tra i suoi capelli, di cui amava il profumo, finché non capì dal respiro più regolare che si era addormentata.
Non si assopì. Restò invece a guardarla, rapito. Pensò a quando, solo pochi mesi prima, l’aveva trovata in strada, vicino Privet Drive, e si chiese come fosse stato possibile per lei arrivare lì… E pensò al momento in cui l’aveva portata dentro quella casa la prima volta, in braccio. Non avrebbe mai pensato che un giorno, e neanche troppo lontano, avrebbe discusso con lei sull’opportunità di fare l’amore… o anche soltanto di baciarla. Sorrise. Adesso gli sembrava che fosse nata solo per stare tra le sue braccia.
 
*

Hermione era confusa, e come sempre, quando era confusa, era anche nervosa. I suoi migliori amici l’avevano spesso presa in giro sostenendo che soffrisse di manie di controllo, e anche se li aveva sempre brutalmente zittiti, pensava che in fondo avessero ragione.
E stavolta, la situazione le era completamente sfuggita di mano.
Inspirò profondamente, poggiando la piuma con la quale stava sottolineando il libro di Codici, e chiuse gli occhi. Si costrinse a pensare con ordine.
Draco Malfoy mi piace.
Ok, inutile girarci attorno, questo era un dato di fatto. Disturbante, alquanto fastidioso, in realtà, ma innegabile.
A Draco Malfoy io piaccio.
Secondo dato di fatto, meno fastidioso del precedente.
Io e lui ci siamo baciati. A parte quella sera, sotto la Scuola, anche nelle cucine e nell’aula di Aritmanzia e fuori, vicino alle serre e … Basta credo.
Terzo dato di fatto. Molto, molto meno fastidioso dei primi due. Ma anche inquietante.
E poi? Poi boh. Da quel momento, partiva la confusione.
Attimi di infinita dolcezza, come quando le aveva preso la mano davanti a tutti, la sera della vigilia di Natale, e avevano guardato la TV come una vera coppia, quasi abbracciati, senza vergognarsi di nulla. O come quando, il giorno di Natale, le aveva spostato la sedia per farla accomodare a tavola, e l’aveva servita con tutto ciò che lei aveva chiesto, per tutto il pranzo. Bello. L’aveva fatta sentire desiderata, osservata, vista come qualcuno da compiacere con attenzione… Una sensazione unica.
Attimi di sconforto totale. Indifferenza, tutta la sera di Natale, quasi riservatezza. Quella mattina, poi, non l’aveva nemmeno salutata. Non capiva, ma non gli avrebbe permesso di andare avanti così.
Piuttosto niente, si disse.
Non si sarebbe fatta trattare come un oggetto, come la ragazza con cui giocare ogni qual volta ne sentisse la voglia. Anzi, visto che si sentiva molto convinta e decisa su quel punto, meglio dirglielo subito, prima che il ricordo di quelle labbra sottili, di quelle mani grandi, dalle lunghe dita affusolate e pallide… ecco, no. Glielo avrebbe detto immediatamente, finché aveva la determinazione necessaria.
Si alzò, posò il libro e la piuma sul comodino, e si affacciò alla finestra. Yasmin e Pansy osservavano Harry e Ron giocare a pallavolo contro i padroni di casa, ma lui non c’era.
Provò allora nella stanza dei ragazzi, e lo trovò concentrato sul disegno della sorella, quello con la coppa di Tosca Tassorosso. Picchettò con le nocche sulla porta, per annunciargli la propria presenza. “Posso?”
“Certo.” Il Serpeverde posò il disegno e le fece cenno di accomodarsi sul letto, ed Hermione prese posto davanti a lui, cercando di ignorare i capelli che gli ricadevano scomposti sulla fronte, i pantaloni della tuta neri così aderenti, la magliettina grigia a maniche corte che metteva così bene in mostra quelle braccia dalle quali si sarebbe fatta stringere per ore…
Per la miseria, ragazza mia, è Malfoy. Dacci un taglio.
“Draco, credo sia meglio finire questa…”
“Hermione, scusami per quello che…”
Si interruppero e sorrisero, imbarazzati. Avevano cominciato nello stesso istante. Lui alzò una mano, chiedendole di poter parlare per primo, e riprese. “Evidentemente, siamo giunti alla stessa conclusione. Mi dispiace molto per quello che c’è stato… O meglio, non mi dispiace che ci sia stato, ma che non sia come dovrebbe essere.”
“Bene, ora riprovaci, però un po’ meno criptico, furetto.” Lo prese in giro lei, sentendo allo stesso tempo l’intestino diventarle di piombo.
Ti eri aspettata che ti pregasse di stare con lui? Che facesse qualcosa per trattenerti? L’hai solo battuto sul tempo, ragazza mia. Prenditi almeno questa consolazione.
“Non sono il tipo che può innamorarsi, o fare il fidanzato, o tutte quelle cose. Non sono come il tuo amico, Potter, che per quanto mi pesi ammetterlo, è davvero un bravo ragazzo con mia sorella.” Confessò lui, evitando il suo sguardo. “Ho sbagliato a portare avanti le cose con te, avrei dovuto pensarci prima. Tu non sei come le altre che frequento, non ti accontenteresti di quello che io posso dare, e io non sono come quelli che dovresti frequentare tu, non posso darti quello che meriti.”
La Grifondoro annuì. Non parlò, per evitare che la voce tradisse le emozioni che non avrebbe rivelato per nulla al mondo.
“Io devo salvare la pelle a me stesso, e a mia sorella.” Sospirò. “E per farlo, non posso avere altro per la testa. Non voglio avere altro per la testa.”
Lei non disse nulla, continuò ad osservarlo. Era stupita, non si era certo aspettata quel monologo, non si era certo aspettata che lui si aprisse in quel modo!
“D’altra parte” ridacchiò il ragazzo “tra noi due mi sa che sei tu quella con le idee più chiare, e che non si farà problemi a lasciarsi questo pasticcio alle spalle. Mi fa piacere, sai? Non mi va che tu stia male per qualcuno. Neanche se quel qualcuno sono io.”
Hermione sorrise. E in quell’istante, capì.
Non c’era Malfoy davanti a lei, c’era Draco. Pensò che, probabilmente, quella era la persona che vedeva Pansy, quando intorno non c’era nessun altro. C’era un ragazzo che aveva dovuto fare i conti con le scelte sbagliate per troppo tempo, e che ne avrebbe pagato le conseguenze per sempre, e che cercava di fare la cosa giusta. Per quanto assurdo potesse sembrare, la stava proteggendo. Da sé stesso e dal suo mondo, ma era comunque un tentativo di proteggerla.
Non riuscì ad odiarlo.
“Bene. Sono contenta che possiamo chiuderla in maniera tanto pacifica.”
“Già. Nemici come prima?” Le fece l’occhiolino lui.
“Più di prima, se no che gusto c’è?” Ammiccò lei, fece per alzarsi, poi ci ripensò. “Che ne dici se per.. come dire, siglare l’accordo… Un bacio?”
Draco la guardò sorpreso per un istante, poi il suo sorriso divenne più ampio. Buttò uno sguardo fuori dalla finestra e vide che tutti gli altri erano ancora fuori, impegnati nella partita. La trasse a sé, portandole le gambe a cavalcioni sulle proprie, e la baciò, grato che lei gli desse quell’ultima possibilità per sentire ancora una volta quel sapore così dolce e deciso, quel profumo fruttato della sua pelle, quelle sue piccole mani spesso sporche d’inchiostro, sul suo petto. La baciò senza poter evitare di sorridere, ed Hermione lo percepì, e sorrise anche lei e lo sentì sulle labbra, sulla bocca, che non avrebbe mai voluto staccare dalla sua. Le accarezzò la schiena, conscio che non avrebbe avuto un’altra occasione, rimandando la tristezza al dopo e godendosi il momento.
E all’improvviso, le sue certezze vacillarono. E se avesse provato…? E se forse, come diceva Pansy, ci fosse stata una quarta opzione? Cosa costava, in fondo, un tentativo?
Stava per dirglielo, quando lei per prima si allontanò. I suoi begli occhi castani erano velati di tristezza, e sorridendo amaramente, gli disse “Proprio come temevo. Hai deciso con il cervello, e hai ignorato il cuore.”
Si alzò, e se ne andò, senza voltarsi indietro.
 
*
 
Lui balzò giù dal letto, le corse dietro e la fermò, quando lei era già con la mano sulla porta di casa, pronta a raggiungere gli amici sulla spiaggia.
“No. Hai ragione, avete ragione tutt’e due, tu e Pansy. Non ha senso rinunciare a questa cosa, solo perché ho paura di non esserne all’altezza. Tu non sei come le altre con cui sono stato, e forse questo significa qualcosa, significa che le cose non devono andare sempre e solo in un modo!”
Hermione lo guardò fisso e si buttò tra le sue braccia, e disse…
…nulla. Non disse nulla.
Era inutile anche solo pensarci.
Draco smise di sognare ad occhi aperti e continuò a fissare la porta che la ragazza si era chiusa alle spalle. Non l’avrebbe rincorsa, non le avrebbe detto niente del genere. Era giusto che lei facesse la sua vita, lui non sarebbe mai stato in grado di darle qualcosa di più. Doveva pensare a Pansy, e se mai avesse deciso di legarsi a qualcuno, sarebbe stato qualcuno per cui non provava assolutamente niente. Molto più facile, molto più sicuro.
Sei un codardo.
No, si rispose, non sapendo però come andare avanti.
Sì, lo sei. Sei solo un codardo e non meriti una come lei, è questa la realtà.
Draco afferrò il primo oggetto che gli capitò sotto tiro e lo scagliò con forza verso il muro, uscì dalla stanza, uscì di casa, e camminò sulla spiaggia fin quando non sentì più le voci degli altri alle sue spalle, finché non sentì più nulla, solo le onde del mare, e non pensò più a nulla.
 
*
 
I cinque amici scelsero un giorno in cui Bill era fuori, per conto dell’Ordine, e Fleur e Yasmin stavano preparando da mangiare, per riunirsi nella stanza delle ragazze.
“E’ il tuo momento, Pansy. Cosa volevi dirci?”
La Serpeverde li guardò uno per uno, indecisa se andare avanti ed esporre il suo piano, o rinunciare, e lasciare che si facessero ammazzare in qualche altro modo che non avesse ordito lei stessa. Alla fine, quando per la seconda volta Harry la spronò, lei sospirò e disse quello su cui aveva riflettuto per parecchio tempo.
“La notte del 31 Dicembre, ogni anno, i Nott organizzano una festa nella loro tenuta in campagna. Si trova in Scozia.” A Draco bastarono quelle poche parole per capire tutto, e si batté una mano sulla fronte, dandosi dello stupido per non averci pensato prima. “Generalmente, è una festa molto frequentata. Saranno presenti tutte le famiglie Purosangue, e praticamente tutti i Mangiamorte. Sicuramente anche i Malfoy, che non ne perdono una da decenni.”
“Quindi la casa sarà vuota!” Esclamò Hermione colpita.
“Precisamente. Se dobbiamo entrare al Manor, non penso che possa capitarci occasione migliore di questa. Sarà un suicidio comunque, ma se voi dite che quella coppa è indispensabile, dobbiamo cogliere la palla al balzo.”
Ron rifletté un attimo, poi le chiese “Non pensi che potrebbe esserci anche la tiara di Corvonero, lì a casa vostra?”
“No. L’avrei vista di certo. E’ molto più riconoscibile, di quella coppa.” Rispose convinto Draco.
“Alla tiara di Corvonero pensiamo in un secondo momento, adesso concentriamoci sulla Coppa. Se vogliamo sconfiggere Voldemort, ci serviranno entrambe, ma non ha senso confonderci le idee.” Intervenne Harry. “Allora, dovete spiegarci tutto. Come, quando, dove e perché.”
“Non ce n’è bisogno. Vi faremo strada noi, dentro casa.” Disse Draco, scrollando le spalle come se fosse un dettaglio insignificante.
“No.” La voce di Harry era ferma come il granito. “Andrò solo io.”
“Così sarai morto prima ancora di vedere le pareti del Manor!” Sbuffò la sua ragazza.
“Non ha senso rischiare tutti quanti!” Esplose lui.
“Se siamo insieme,” intervenne Hermione diplomatica “abbiamo qualche possibilità di salvarci la vita, a vicenda. Se vai da solo, troppe cose possono andare storte e nessuno di noi può rimediare. Comunque, penso che dovremmo essere solo io, te e Ron.”
Harry sbuffò, ma poi assentì. “Ok, voi conoscete i rischi, e siamo abituati a lavorare in squadra.”
“Andremo tutti, non diciamo idiozie.” Affermò risoluto Malfoy.
“Non è il caso. Voi dovete restare qui al sicuro. Basteremo noi.” Cercò di intermediare la Grifondoro.
“Ma non capite?!” Sbottò Pansy. “Senza di noi non potete entrare! Serve il nostro sangue!”
Basiti, i Grifondoro dovettero allora ascoltare le loro spiegazioni, e a quel punto, assodato che sarebbero andati tutti e cinque, si misero ad organizzare il piano come potevano.
Nessuno di loro si accorse che dietro la porta della stanza, qualcuno, passando di lì per caso, aveva udito ogni singola parola.

- - - - - - - - - - - -

Eccomi qui!!grazie a tutti voi, che leggete, preferite, seguite...e soprattutto a chi recensisce!! Un abbraccio a Cate, bimba, Aregilla, Sharon e Marianne! Questo capitolo lo dedico a tutte voi! (e anche a Sunny e BluFlame, Gyugika, CsebaJ e baby.... vi aspetto al prossimo ragazze eh!)... fatemi sapere e mi raccomando, tenetevi pronte, che arrivano capitoli molto intensi ;-) a prestissimo <3 Silver
ps. Il titolo del capitolo rimarca "the importance of being earnest', e significa "l'importanza di essere pronti"... ringrazio Albezack per l'idea geniale!

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Malfoy Manor ***


Capitolo venticinque
 
Si Materializzarono ai margini di un grande giardino, coperti dall’ombra del maestoso castello che era il Malfoy Manor.
“Perché fuori?” Bisbigliò Ron.
“Perché non volevo rischiare di apparire in salone e trovarmi in braccio a mio padre, Weasley.” Ringhiò Draco in risposta.
“Dovrebbero essere già usciti tutti, a quest’ora!” Disse Pansy.
“Dovrebbero. Non è mai troppa, la prudenza.” Le soffiò il fratello. “Fermi qui.”
Misurando ogni passo come se camminasse su un pavimento di bicchieri di cristallo, il Serpeverde si mosse verso la porta della cucina, distante solo pochi metri.
Provò ad aprirla quasi senza sperarci, ma quella si piegò verso l’interno. La perplessità durò solo un attimo, poi capì il motivo per il quale la porta si era aperta così facilmente… Una figura, piccola, dai grandi occhi lucenti, lo fissava dietro di essa.
La sorpresa lo paralizzò, ma Pansy fu più veloce di lui. Sgusciò in casa e con un buffetto saluto l’Elfa. “Grazie Lilli. Ti prego, non dire a nessuno che siamo qui.”
“Padroncini! Fate piano! Li ho sentiti parlare… Se vi trovano, sono guai!” Pigolò in risposta la piccola creatura.
“Non è nostra intenzione farci trovare.” Rispose Draco, quindi fece entrare gli amici. “Seguitemi, non toccate nulla, respirate il meno possibile. Fate finta di non esistere.”
Sotto il Mantello, nessuno dei tre Grifondoro fiatò durante il tragitto. Scesero due rampe di scale, e la temperatura, già di per se rigida, divenne gelida. Un tintinnio sinistro li fece sobbalzare.
“Siamo nelle segrete. Non fate rumore. Se ci scoprono, ci finiamo noi dentro quelle catene.” Bisbigliò Pansy.
Qualche corridoio dopo, si trovarono in una piccola stanza che dava su una porta inquietante. Due serpenti intagliati la incorniciavano con le loro spire di pietra, e i due musi affilati si congiungevano nel punto in cui normalmente sarebbe stata la serratura, le lunghe zanne esposte.
Draco sospirò. “Pronta, sorellina?”
“Come no…” Rispose lei, talmente poco convinta che questo fece scattare un campanello dall’allarme nella mente del suo ragazzo.
“Cosa dovete fare?” Si preoccupò.
“Hai presente quella storia del sangue? Ecco, qui inizia il divertimento.” Il ragazzo si stava intanto scoprendo un avambraccio. Lo stesso, accanto a lui, Pansy. “La porta deve.. assaggiarci, per aprirsi. Solo il sangue di due Malfoy farà scattare la serratura.”
Fortunatamente, Hermione era ancora sotto il Mantello, o lui avrebbe visto il disgusto per quell’usanza barbara dipingersi sul suo viso. “Cosa succederebbe se i serpenti non vi riconoscessero? Se tuo padre li avesse incantati diversamente?”
“Se dovessero catalogarci come estranei, le zanne si conficcherebbero nel nostro braccio per tutta la lunghezza, intrappolandoci qui. Ma sono fiducioso. Ciò che funziona col sangue, funziona sempre.”
Con fermezza, il ragazzo pose il polso tra le fauci dell’animale di pietra, mentre, con il braccio che tremava appena, la sorella lo imitava.
Con un fremito, osservarono le zanne affilate calarsi sulla loro pelle, pungerla superficialmente, e ritrarsi non appena qualche stilla rossa ebbe macchiato il candore delle loro braccia pallide.
I serpenti cominciarono a snodarsi su se stessi, rivelando la maniglia con la quale la porta andava aperta. Senza esitare, Draco la spinse, e si trovarono in un piccolo caveau, con alcune mensole, e su di esse, disposti ordinatamente, diversi cimeli di famiglia.
“E dire che mi aspettavo un tesoro sconfinato.” Esclamò Ron, sorpreso.
Malfoy ghignò. “Non è finita, Weasley. Questa è la parte che vede chi viene a perquisire la casa.”
Li scortò verso una teca sotto la quale giaceva una mano, putrefatta da tempo. Un arto di Brutus Malfoy, che per tutta la sua vita inseguì e propugnò la teoria della difesa dei Purosangue, recitava la targa appena al di sotto.
“Che stai facendo?” Gli chiese Hermione con una vocina tanto stridula da sembrare in falsetto, appena lo vide sollevare la teca.
“Sta serena, è finta. E’ di gomma.” La tranquillizzò lui, quindi, letteralmente, strinse la mano al vecchio antenato, e una delle mensole poco distanti scivolò sul pavimento, rivelando una scala che scendeva per qualche gradino ancora più giù. “Ci siamo quasi.”
Li precedette per i pochi gradini e si fermò. Davanti a loro, una distesa di gioielli, quadri, manufatti, tappeti… Ad Harry ricordò la Caverna delle Meraviglie, della trasposizione Disney di Aladdin.
“Adesso, non toccate assolutamente nulla.” Li avvertì Draco, voltandosi quando un tintinnio attirò la sua attenzione. Ron aveva urtato con il piede una moneta, che si stava… riproducendo. “Ecco, appunto. E’ tutto protetto dall’incantesimo Gemino. Per ogni cosa che toccate, ne spunteranno altre dieci.”
“Come faremo a prendere la coppa, allora?” Chiese allarmato Harry.
Pansy sollevò il polso su cui ancora si intravedevano i piccoli puntini dovuti al morso dei serpenti di pietra. “Sangue, Potter. Noi possiamo toccarli.”
“Accio Coppa Tassorosso.” Provò Draco, ovviamente senza ottenere alcun risultato. Sospirò. “Ci ho tentato, almeno. Bene, tu cerca a sinistra, io a destra. Voi, fermi.” Ripeté ancora, dando un ultimo sguardo alla coppa del disegno e poi passandolo alla sorella.
Harry, che di stare fermo a guardare, proprio non ne voleva sapere, fece scivolare il mantello dalle loro spalle per muoversi più agevolmente, e cominciò a cercare con gli occhi l’emblema di Tassorosso, o qualsiasi cosa potesse somigliare all’oggetto che aveva visto nel Pensatoio l’anno prima.
La sua ragazza, intanto, rovistava tra i cassetti, tra le mensole, tra le centinaia di cimeli che riempivano quel sotterraneo, odiando con tutta se stessa quella quantità di cianfrusaglie che le scivolavano tra le dita come fossero spazzatura, non appena capiva che non erano ciò che cercava. Stava per demoralizzarsi, dopo svariati minuti di ricerche infruttuose, quando la sua attenzione fu attirata da un cassetto che non si apriva. Provò a tirare in ogni modo, ma niente. Estrasse la bacchetta, sussurrò “Alohomora”, e quello scattò. Al suo interno, un oggetto avvolto in un panno nero. Lo scostò mentre il cuore le martellava nel petto, e la prima cosa che vide fu un tasso. “L’ho trovata!” Esclamò soddisfatta, prendendo la coppa e voltandosi, un’espressione di gioia selvaggia sul viso. Che si congelò completamente.
“Brava, bambina mia. Adesso, dalla a mammina.”
Pansy vide il suo peggiore incubo prendere forma.
Bellatrix Lestrange teneva Harry contro di sé, con un piccolo pugnale puntato sulla gola, dalla punta del quale già scendeva un rivoletto rosso, e con la bacchetta tesa, teneva sotto tiro Ron.
Sua madre puntava Hermione, ma guardava lei con una gelida soddisfazione sul viso.
Lucius Malfoy, invece, teneva sotto controllo Draco.
“Avvicinati, molto lentamente, e posa la coppa.” Le ordinò con voce gelida.
Lei si accostò al fratello, cercando di incontrare il suo sguardo, ma quello di Draco era piantato in quello del padre, e viceversa.
“Il piccolo Draco è stato bravissimo, non trovi paparino?” Cinguettò Bellatrix con la voce in falsetto. “L’anno scorso Silente, questa volta ci ha consegnato Potterino e i suoi amichetti… Meraviglioso!”
“Ero certo che avreste avuto bisogno di soldi, Draco. Tenevo sotto controllo i sotterranei.” Spiegò Lucius. “Ma non avrei mai sperato in questo. Sei stato bravo, figliolo. Il Lord Oscuro perdonerà tutti i tuoi… dubbi, con quello che hai fatto stasera. Mirabile, davvero.”
Non un suono sfuggì dalle labbra dei tre Grifondoro presenti, ma tutti videro lo sguardo del ragazzo illuminarsi.
“Davvero padre? Tu pensi sul serio che, dopo stasera, io e Pansy potremmo essere perdonati?”
“Perdonati?” Sorrise malignamente Lucius. “Altroché. Il Signore Oscuro sa essere molto generoso con i suoi seguaci, figliolo, anche quando sbagliano. Chi torna a lui, è sempre il benvenuto. Dopo stasera, potreste tornare da vincitori. Potreste avere cose che non avete osato nemmeno sognare.”
Hermione vide negli occhi di Draco un luccichio che le riportò alla mente le sue parole, quando l’aveva interrogato vicino al lago, e quando avevano parlato nella stanza dei ragazzi a Shell Cottage. “Sto dalla parte che mi permette di salvarmi la pelle, e salvarla a lei.” Sentì le gambe tremarle dalla paura.
Il ragazzo si voltò verso la sorella. “Dammi la coppa.”
“No…” Esalò lei, come se le forze le venissero meno.
“Dammi la coppa, stupida ragazzina! Non capisci proprio nulla?!” Le urlò lui addosso, e forse questo fu peggio di tutto il resto, perché la ragazza capitolò, gli porse l’oggetto, e come se a quello fossero ancorate tutte le sue speranze di un futuro, si sentì mancare appena il fratello glielo strappò dalle mani.
Lucius la afferrò per un braccio, abbassando intanto la bacchetta, incurante delle lacrime che solcavano il volto della figlia illegittima, che con lo sguardo perso nel vuoto, si accasciò contro di lui. “Sapevo che ti saresti comportato da uomo, figlio mio.”
Il biondo sostenne fieramente lo sguardo del padre. “Sono un Malfoy.”
Quindi, sempre giocherellando con la coppa, si avvicinò al terzetto dei nuovi amici, si portò di fronte ad Hermione, proprio davanti alla bacchetta che le puntava contro Lorelai Parkinson. “Davvero pensavi che provassi interesse per te, sporca Mezzosangue? Davvero? Quanto può essere ingenua una piccola Grifondoro?”
E poi, accadde tutto in un istante.
Mentre Lucius ghignava, Bellatrix rise sguaiatamente per il trionfo, e perse per un attimo Ron di mira, e Draco, che già si stava voltando, scagliò una fattura a Lorelai, facendola rovinare a terra, e lanciò la coppa ad Hermione urlandole “Smaterializzati! ORA!”
Sconvolta, lei afferrò la coppa ma non si mosse, e fu Ron, letteralmente tuffatosi verso di lei, a compiere l’incanto.
“Nooooooo!” Gridò Bellatrix, lanciando l’unica cosa che potesse verso le due figure che stavano per sparire… il pugnale con cui aveva tenuto sotto tiro Harry.
Questi, approfittando della confusione, le ruggì contro “Elettro!”, e si precipitò a sollevare Pansy in piedi.
Lucius intanto mormorava qualcosa con la bacchetta alzata, e contemporaneamente, con il dito sul Marchio, chiamava Voldemort.
“Maledetto!” Urlò Lorelai, ripresasi, puntando la bacchetta verso il traditore. “Dolohofer..”
“Non toccare mio figlio! Confrigo! ” La voce tesa di Narcissa Malfoy, accorsa in quell’istante, accompagnò il gesto con cui la donna scagliò a terra la rivale.
“Stupida!” Le gridò contrò Lucius, inseguendo i due ragazzi che, sorreggendo Pansy, ancora sotto shock, si precipitavano su per le scale. “Prendeteli! Il Lord sta arrivando! Il castello è Sigillato, presto!”
Il terzetto aveva appena raggiunto le cucine, quando la porta di esse saltò in aria e videro Fenrir Greyback e Alecto Carrow piombare su di loro, e si congelarono, troppo terrorizzati per pensare a qualcosa di coerente.
“Griffendo!” Gridò in quell’istante Pansy, che ritrovò tutta la sua forza d’animo solo nel pericolo di quei denti giallastri che stavano per abbattersi sulla gola del suo ragazzo. Il lupo mannaro, sbalzato indietro, ululò per l’acido che lo corrodeva mentre, riscossosi, Harry sistemava Alecto con uno Schiantesimo, e correva dietro agli altri verso l’atrio.
“Perché non possiamo Smaterializzarci?” Ringhiò il Bambino Sopravvissuto-ancora-per-poco.
“Mio padre ha bloccato il castello! Dobbiamo uscire in giardino!”
“Draco!” Una porta si spalancò e una figura li trascinò dentro di malo modo. “Il Lord è arrivato!”
“Severus!” Esalò il biondo, con un misto di sollievo e paura.
“Potter è mio! Nessuno lo tocchi!” La voce di Voldemort, tanto vicina quanto terrificante, li fece sobbalzare tutti e quattro.
“Lo tratterrò come posso. Saltate fuori dalla finestra.” Disse Piton.
Draco annuì e con la sorella si accinse ad eseguire, ma l’ex Professore di Pozioni pose una mano sulla spalla dell’allievo che aveva odiato più di ogni altro. “Prendi. E’ importante.” Disse ad un confuso Harry, porgendogli una boccettina bianca. “Hai gli occhi di tua madre, Potter.”
Senza neanche attendere una risposta, lo lanciò letteralmente fuori dalla portafinestra che dava sul giardino, ed Harry finalmente sentì sparire quel peso dalle spalle che gli impediva la Smaterializzazione e la familiare sensazione dell’incanto gli avvolse le membra… L’ultima cosa che percepì, prima che l’odore del mare rimpiazzasse quello del giardino del Malfoy Manor, fu un lampo di luce verde.
 
*
 
Aprì gli occhi, incredulo, e vide il cielo stellato.
Siamo vivi.
Si mise a sedere faticosamente, e si guardò intorno: a pochi passi da lui, Pansy si stava rialzando in piedi… Bastò che i loro occhi si incontrassero, ed in un attimo furono l’uno tra le braccia dell’altro.
Harry la strinse a se, e l’emozione stava per sopraffarlo quando un suono terribile giunse alle loro orecchie.
Non fu forte, anzi, appena udibile.
E non fu lungo, solo qualche decimo di secondo…Ma il gemito che uscì dalle labbra di Draco fu talmente inumano che ghiacciò ogni stilla di sangue nelle loro vene.
Harry pensò che il ragazzo dovesse essere in punto di morte, eppure quando lo trovò, anche lui distante solo pochi metri, gli parve illeso.
Seguì il suo sguardo, ed allora anche il suo mondo andò in frantumi.
Sulla sabbia, poco distante da loro, i suoi migliori amici: un corpo accovacciato a terra e le spalle scosse dai singhiozzi, l’altro inerme.
“No.” Gli sfuggì dalle labbra, mentre si precipitava verso di loro, ma da vicino non era affatto meno grave di quanto avesse temuto… Quel pugnale spuntava come una croce nel mezzo del petto, la sabbia già di quel colore rosso bruno del sangue che la impregnava, e cosa più atroce di ogni altra, il viso di Hermione, talmente sereno che sembrava fosse soltanto addormentata.
 
 
- - - - - - - - -

Momento momento momento!! Posate le bacchette, datemi un attimo!!! Pensate che se mi Avadakedavrate tutti insieme, non posso postare il prossimo, che vi giuro arriverà domattina! Il tempo degli utlimi controlli ed è vostro!
So già che Sunny mi Crucerà dicendo che è corto, ma mi faccio perdonare postando velocemente, cara! Ne approfitto come al solito per un abbraccio a tutte, BluFlame, Cate, CsebaJ, HermioneRiddle, Rosaspina, IsabellaMalfoy, ValeryStar, Aregilla, bimba e baby! E un saluto a sharon! Aspetto di sentire che ne pensate, ma non siate crudeli... a domani!! baci baci ps! ho scritto questo capitolo con queste due musiche di sottofondo, entrambe suonate da edvin marton: bittersweet memories simphony (la prima parte) e Tosca Fantasy (la seconda)...se vi va, vi consiglio di ascoltarle!!

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Un dolore che unisce ***


Capitolo ventisei
 
La prima a riprendersi fu Pansy.
“Poggiala a terra, Ron.” Disse, con voce tremante. Come un automa, il ragazzo eseguì, e lei le prese il polso. “E’ debole. Va subito a chiamare Bill e Fleur, Harry! Bisogna estrarre il pugnale, curarla, fare qualcosa! Prima che sia troppo tardi!”
Il suo ragazzo era inebetito, non riusciva a comprendere cosa lei stesse dicendo, ma sgomitando qualcosa si fece strada dentro di lui.
E’ ancora viva.
Gli sembrò che ogni muscolo pesasse dodici tonnellate, quando si volse, e con sollievo vide che già Yasmin e i padroni di casa stavano correndo verso di loro.
“Che cosa…?”
“Levotevi.” Ordinò Fleur, la voce tesa. Si chinò subito su Hermione e cominciò a mormorare qualcosa, e poco dopo, estrasse il pugnale di Bellatrix dal suo corpo inerme.
“Ho fermoto momentaneamonte l’emoroggia. Bill, porta lei dontro, presto! Sce bisogno di chiamare tua madre, e Lupìn, e… non lo so!”
Draco non lo permise, e fu lui a prenderla tra le braccia, reggendola come fosse la cosa più preziosa mai esistita al mondo, per portarla in casa. Se avesse avuto ancora voce, o capacità di pensiero, forse Ron si sarebbe opposto, ma non disse nulla. Yasmin lo sollevò di forza per scortarlo verso il cottage, così come Pansy resse Harry, che con lo sguardo perso, non riusciva nemmeno a parlare.
La adagiarono nel suo letto, e mentre Fleur non smetteva di mormorare incantesimi alla sua bacchetta, cercando di arrestare il sangue che si andava coagulando al centro del petto della ragazza, la Serpeverde buttò fuori i ragazzi, giusto il tempo di cambiarla.
“Sembrano come inebetiti dal dolore…” Sussurrò Yasmin, aiutandola a sfilare la maglietta della loro amica.
Pansy non poteva rispondere. Anche lei, che andava avanti col pilota automatico, tutto quello a cui riusciva a pensare era salvare la vita di Hermione. Non avrebbe tollerato di perdere nuovamente qualcuno, e sapeva che se lei fosse morta, sarebbe morto qualcosa anche dentro suo fratello. Non poteva permetterlo.
Molly e Remus arrivarono in quell’istante, seguiti dalla McGranitt. Attorniarono immediatamente il letto della ragazza, e a loro non restò che lasciarli lavorare. Pansy decise che era inutile la sua presenza lì, e andò in salotto dagli altri.
Fu letteralmente aggredita dalle loro occhiate.
“Non so nulla. Stanno facendo il possibile, suppongo.”
Draco si alzò e fece per entrare nella stanza, ma lei lo fermò. “Non ti faranno passare. Non è vestita.”
“Pensano veramente che in questo momento potrebbe mai interessarmi?” Ringhiò lui, ma con talmente poca forza che non suonò nemmeno minaccioso.
“Torna sul divano. Andremo da lei quando sarà il momento, adesso rischieremmo solo di essere d’intralcio.”
Lei sedette accanto ad Harry, e gli prese la mano, e lui la strinse con forza. Pansy si preparò alle immagini che sempre l’attaccavano quando qualcuno la sfiorava, perfino quando la toccava lui, anche se con lui passavano subito… e non venne nulla. Spalancò gli occhi. Provò ad abbracciare il suo ragazzo, che reso incosciente dal dolore e dalla preoccupazione, dimenticò i suoi problemi e la cinse completamente, come non aveva mai osato fare… e di nuovo, non successe niente. Pansy si abbandonò tra le sue braccia. Le voci di quella notte erano sparite, i suoni non l’assordavano più…
Yasmin uscì dalla stanza di Hermione. “Hanno quasi finito. E’ grave, ma può farcela.”
“Cosa significa? E’ viva, no?” La voce di Ron suonò strana, come se provenisse da un’altra persona. Lo shock gli stravolgeva i lineamenti.
“Sì, è viva.” Rispose soltanto la Corvonero, sedendogli vicino e ponendo un braccio sulle sue spalle.
Passò almeno mezz’ora, ma alla fine anche la McGranitt, Lupin e Fleur uscirono, e Draco si fiondò letteralmente dentro la stanza.
La signora Weasley aveva appena finito di sistemarle una camicia da notte addosso, e la stava coprendo con un lenzuolo bianco.
“Ce la farà?” Chiese il ragazzo, correndo verso di lei.
Molly sospirò. “Lo spero con tutta me stessa. E’ in bilico, in questo momento… Le abbiamo rimarginato la ferita, abbiamo evitato che il veleno si propagasse ancora, ma ha già un’infezione molto estesa e… non lo so. Dipende tutto da come reagirà alle cure.”
“Sta scherzando? Veleno? Com’è possibile?”
“La lama di quel pugnale era intrisa di qualcosa, Lupin ha capito di che si trattava ma non ricordo il nome esatto.”
Draco si portò le mani ai capelli mentre fissava la ragazza inerme nel letto, i cui tratti del viso erano sereni, e in quel momento lo sguardo gli cadde sul ciondolo che le aveva regalato.
Era nero come la notte più buia.
“No…” Si accovacciò accanto a lei. “Devi tornare, non puoi lasciarmi ora. Devi svegliarti assolutamente Hermione, torna qui… Torna da me…”
Con molto tatto, Molly gli strinse una mano su una spalla, e poi fece una cosa che lui non si sarebbe mai aspettato: gli diede un bacio sulla fronte.
La donna andò ad aprire la porta, così che anche i figli e gli altri ragazzi potessero attorniare l’amica che nessuno di loro avrebbero tollerato di perdere.
 
*

La signora Weasley era rimasta a Shell Cottage per prendersi cura di Hermione, mentre la McGranitt e Lupin erano dovuti ripartire. Avevano fatto loro mille domande su cosa fosse successo, dove fossero stati… e non avevano ottenuto nemmeno una risposta. C’era stata anche l’idea di portare la ragazza al San Mungo, che venne però scartata quasi subito: avevano già tristemente scoperto quanto fosse facile per i Mangiamorte infiltrarsi nell’ospedale, e non ci tenevano a correre il rischio.
Draco non mangiò nulla tutto il giorno, e non fu il solo. Anche se la sedia accanto al letto della ragazza era occupata da lui, Harry e Ron passarono ogni singolo minuto nei due letti accanto.
Verso sera, Fleur cercò di farli sedere a tavola, ma desistette quasi subito. Preparò dei vassoi e li portò nella stanza, ben sapendo che probabilmente non se ne sarebbero nemmeno accorti.
Trascorsero la notte tutti insieme, sistemati alla ben e meglio su quei letti, nervosi, stanchi, preoccupati.
Solo quando già i colori dell’alba tingevano l’orizzonte di rosa, Pansy si decise a costringere Harry a mangiare, per poi passare il vassoio a Ron. Quindi, in un momento in cui gli altri si erano assopiti, prese il fratello e lo sollevò letteralmente dalla sedia.
“No.. Devo restare qui…” Obiettò debolmente lui.
“Sei inutile se svieni dalla fame, o dal sonno. Vieni, dobbiamo parlare.”
Lo trascinò in cucina, lontano da Bill e Fleur che si erano addormentati in salotto, e gli mise un bicchiere di succo di zucca davanti.
“Bevi, ti preparo un panino intanto.”
“Non ho fame.”
“E tu mangi lo stesso.” Gli impose la sorella. “Non sappiamo cosa succederà adesso. Se il Lord ha capito i piani di Harry, e ha realizzato che ci siamo impadroniti della coppa, potrebbe anche venirci a cercare fin qui. E tu non vuoi essere uno scheletro mezzo morto di stenti, se dovesse arrivare, solo perché non volevi mangiare, vero?”
In realtà, per Pansy era tanto remota quella possibilità, da non esserne nemmeno preoccupata veramente. Ma aveva bisogno di qualcosa per convincerlo a fare colazione. Sapeva cosa stava succedendo a suo fratello, adesso che aveva avuto seriamente la paura di perdere Hermione. Era sconvolto, e forse stava anche facendo i conti con ciò che non voleva ammettere.
“Piton ci ha salvato la vita, incredibile! Alla fine era davvero dalla parte dei buoni!” Cercò di distrarlo mentre finalmente lui addentava il panino.
“Sarà già morto per questo.”
“Oh. Non ci avevo pensato…” Pausa, tensione. “Pensi che…anche Narcissa…?”
“No, non credo.” Draco sospirò. “Sai bene quanto il Signore Oscuro abbia a cuore il sangue puro dei Black. La puniranno, ma non la uccideranno. Non mi aspettavo che mi proteggesse, comunque…”
“Neanche io.” Ammise lei. “Sai, ci ho davvero creduto, quando hai finto di cedere a Lucius.”
“Lo so, sei praticamente svenuta! Che sciocca.” Il ragazzo abbozzò un mezzo sorriso. “Niente potrà mai farmi tornare indietro, dopo quello che ti hanno fatto.”
Pansy rimase un momento in silenzio, come per mettere insieme le parole e il coraggio per dirle, quindi, prendendo fiato per farsi forza, tirò fuori quello che pensava ormai da tempo. “Non devi più proteggermi.”
Lui alzò gli occhi stranito. “Come?”
“Hai capito bene, fratellino. Basta farmi scudo da tutto e tutti. Sto diventando una donna, e non ho bisogno di stare sotto una campana di vetro. Posso fare le mie scelte e correre i miei rischi da sola.” Cercò verso la fine di addolcire il tono come possibile, perché sapeva che lo stava ferendo, e infatti vide qualcosa nei suoi occhi indurirsi.
“Ah certo. Adesso c’è San Potter che ti difende, giusto? Non è neanche in grado di badare a se stesso e dovrebbe tenere al sicuro te…” Sbottò lui.
“Sì beh, non che per lui sia una novità difendere deboli, oppressi e salvare il mondo, ma non era questo che intendevo. Non puoi privarti di qualcosa con la scusa che devi badare a me. Capisci cosa voglio dire?” Draco non rispose, continuò a guardarla. “Non è me che devi mettere al centro del tuo universo. E’ te stesso.”
“Mi stai dicendo di diventare ancora un po’ più egoista? Praticamente di passare le giornate davanti allo specchio?” Chiese lui alzando le sopracciglia incredulo.
“No. Sto dicendo che non puoi mettere i tuoi desideri sempre in secondo piano, con la scusa di pensare ai miei, perché saresti infelice per sempre. Io ho fatto una scelta. Tu questa scelta ti stai rifiutando di farla, ma sappiamo benissimo chi è la persona che devi mettere accanto a te, quando riorganizzerai il tuo mondo.”
Draco sospirò. “A patto che sopravviva.”
“Sì, ma lo farà. E’ molto più forte di quanto credi, fidati.”
Lui scosse la testa. “Non lo so… Non sono sicuro di quello che provo.”
Pansy sbuffò. “E queste sono balle.” Il fratello la guardò interrogativamente e lei riprese. “Perché pensi di essere stato quello seduto accanto a lei tutto il tempo? Sai chi c’è in quella stanza, Draco? Ci sono i suoi migliori amici, che vogliono a lei lo stesso bene che tu vuoi a me. Eppure hanno lasciato a te il posto d’onore, no? Ti sei chiesto perché? Perché hanno capito. Lo sanno tutti, perfino la McGranitt suppongo! Sei l’unico che faccia ancora finta di niente! Ma se sono quasi otto ore che sei immobile su quella sedia a tenere la mano di una persona, non credo ci siano dubbi che non sia per amicizia.”
Draco distolse lo sguardo. “No, non è amicizia, è ovvio. Ma come fai a dire che cos’è, di preciso?”
“L’amore c’è, o non c’è. Una persona semplicemente ama un’altra. O non l’ama. Non esistono sfumature, gradazioni o mezze tinte.” La sorella gli prese la mano, e continuò in tono più dolce “E questo in barba a tutti i tuoi discorsi filosofici, Dra. Andiamo adesso, c’è la sedia che ormai ha preso la forma del tuo culone grasso, che ti aspetta.”
 
*
 
La prima giornata dell’anno non fu a Shell Cottage molto diversa dalla notte precedente.
Harry, accovacciato sul letto di Pansy, giocherellava con la coppa di Tosca senza guardarla veramente, perso tra i propri pensieri. La sua ragazza era sdraiata accanto a lui e stava finalmente riposando un po’, dopo la nottata insonne, ma lui non riusciva più a chiudere occhio o a pensare ad altro che non fossero quei maledettissimi Horcrux e quello che gli stavano facendo.
Forse era questo il loro modo di proteggersi: eliminavano chiunque li cercasse. Ripensandoci, qualche anno prima il diario di Tom aveva quasi ucciso Ginny, Silente aveva recuperato l’anello dei Gaunt dalle rovine di una casa distrutta, di una famiglia ormai morta… e anche il medaglione di Serpeverde, aveva preteso prima la vita di Regulus Black, e poi quella dello stesso Silente. E adesso, Hermione. Sacrificata per la coppa. Per la tiara di Corvonero chi sarebbe dovuto morire allora? Lui stesso? O magari Ron, o Pansy?
No.
Non era disposto a pagare questo prezzo.
Che senso aveva salvare un mondo, se in quel mondo non ci sarebbero state le pacche sulle spalle del suo migliore amico, le risposte saccenti della sua Hermione, o il sorriso sarcastico di Pansy, o gli scherzi stupidi dei gemelli Weasley… Come poteva pensare di usare come monete di scambio le vite delle persone che amava di più?
Aveva davvero senso, continuare in quel modo? O forse era solo colpa sua, troppo inetto per sbrigarsela da solo, troppo incapace per proteggere le persone che amava, o anche solo per portare a termine il compito che Silente gli aveva lasciato.
“Smettila.”
La voce di Ron lo riscosse dai suoi pensieri, e lui alzò lo sguardo verso gli occhi blu del migliore amico.
“So cosa stai pensando. Smettila.”
Frustrato, Harry si alzò ed uscì di casa. Aveva bisogno di prendere un po’ d’aria.
L’altro però gli andò dietro. “Non evitarmi, solo perché vuoi crogiolarti in pensieri autodistruttivi da solo. So perfettamente che ti stai colpevolizzando per quello che le è successo, è ora di darci un taglio.”
“Avrei dovuto proteggerla.”
“Sì, anche io, se è per questo. Senti un po’, io ed Hermione sappiamo a cosa andiamo incontro, non abbiamo preso la cosa sotto gamba, quando abbiamo deciso di venire con te, di essere al tuo fianco anche in questa cosa. Sinceramente, lo sappiamo dal primo anno, dopo aver scoperto che stando vicino a te a soli undici anni abbiamo dovuto affrontare un cane a tre teste, un Tranello del Diavolo, scacchiere giganti matte, pozioni assassine… Fa parte del pacchetto. Ti prendi la gloria di aver contribuito a salvare il mondo, e rischi la vita.”
“E non vi è bastato? Tu sei stato sul punto di morire parecchie volte, e lei… Anche adesso…” Sbottò Harry, senza poi riuscire a continuare la frase.
“La conosci tanto quanto me. Io non ho dubbi che ne verrà fuori… E’ troppo cocciuta perfino per la Nera Signora!” Ron gli mise una mano sulla spalla, e a quel punto si strinsero in un abbraccio fraterno.
“Andremo fino in fondo, Harry. Tutti e tre insieme.”
Lui, troppo commosso per rispondere, si limitò solo a stringere più forte il migliore amico di sempre.  
Un colpetto di tosse li indusse a separarsi.
“Pardon.”
Malfoy era appoggiato ad una parete, le occhiaie profonde come bruciature sulla pelle diafana, ma gli occhi attenti. “Permettete due parole?”
“Prego.” Rispose rigido Ron.
“Temo che il nostro intrepido eroe, San Potter dei Miracoli, stia facendo del futile protagonismo, senza nemmeno rendersi conto che si sta fustigando senza motivo.”
“Non credo di aver capito bene.” Disse a denti stretti Harry.
Draco sbuffò. “Ti comporti come se tutto quello che stiamo facendo, lo facessimo per te. Come se distruggere il Lord Oscuro fosse affar tuo, e noi ti stessimo solo dando una mano. Sveglia, Potter! Pensi che se tu fuggissi in un eremo in Siberia a giocare con le foche, noi qui ce la spasseremmo? Prendi Hermione. Lei è Mezzosangue di nascita, è brillante ed è una tua amica, e sa cose che tu stesso hai detto che valgono la sua morte. Sarebbe uccisa immediatamente! E qui, Weasley.” Fece un cenno verso il rosso. “Figlio di un importante membro dell’Ordine, più tutte le stesse cose che ho appena detto. Spacciato. Così come tutti gli altri componenti dell’Ordine. Penso tu sappia bene che sterminio c’è stato, prima che con qualche abracadabra che tutt’ora non mi è chiaro, tu facessi sparire il Signore Oscuro, vent’anni fa. E me e Pansy? Siamo dei traditori, lo eravamo già da prima che lei si prendesse una del tutto deprecabile cotta per te. Hai sentito mio padre? Non aveva capito cosa stessimo cercando nella cassaforte, pensava volessimo prendere del denaro… Sarebbero stati lì anche se io e Pansy fossimo stati soli!” Prese fiato un attimo, quindi continuò. “Se tu non ci fossi, faremmo la stessa cosa, capisci? Devi smettere di pensare che ti stiamo facendo un favore, aiutandoti. Sei tu che stai cercando di farne uno a noi, togliendo di mezzo Tu-Sai-Chi.”
Ron sospirò. “Mi brucia ammetterlo, ma stavolta potrebbe anche aver detto una cosa sensata. E quando ‘Mione si sveglierà, perché si sveglierà, te lo dirà lei stessa.”
“Bene, sono contento che siamo tutti d’accordo. Torno dentro.” Annunciò il Serperverde.
Il minore dei Weasley rimase un momento interdetto, come se fosse indeciso su qualcosa, quindi cercò un oggetto nel borsello che aveva indosso.
“Malfoy.” L’altro tornò indietro. “ ‘Mione, Ginny, Seamus e Dean, hanno tutti la fissa per questi cosi Babbani. C’è la torre a scuola che ne è piena… Questo contiene le sue canzoni preferite, me l’ha dato qualche mese fa. Prendilo tu.”
Così dicendo, Ron gli porse un CD, apparentemente identico a quello che lei stessa aveva regalato per Natale al Serpeverde, e sorrise esitante.
Anche Draco sorrise. Certo, un sorriso di mezzo secondo, ma era sufficiente ad essere intravisto dai due Grifondoro.
 
*
 
“ Un giorno, sai, per noi verrà la libertà di amarci qui, senza limiti… E fiorirà il sogno a noi negato, si svelerà l’amor celato ormai…Un giorno sai, per vivere la vita che ci sfugge qui…L’amore in noi supererà gli ostacoli e le maree delle avversità, e ci sarà anche per noi nel mondo un tempo in cui l’amore vincerà…”
Click, cambio.
“Come to me, come to me… My body’s longing to hold you so bad it hurts inside, time is precious and it’s slipping away and I’ve been waiting for you all of my life… Can you hear my voice, do you hear my song? It’s a serenade, so your heart can find me… And suddenly you’re flying down the stairs into my arms, baby… Before I start going crazy run to me, run to me cause I’m dying… I need you here in my life…”
Click, cambio.
“Stai con me, di pioggia o di sole… Stai con me, nel bene e nel male… Stai con me, che a volte mi perdo senza te in questo deserto… Stai con me perché mai come adesso ho bisogno di te…Quanta vita che corre via, augurandomi che non sia tardi ormai per ritrovare in te me stesso… Stai con me nell’alto dei cieli, stai con me tra questi veleni.. Stai con me in tutti i miei giorni, quelli no, di quelli bastardi… Stai con me nei giorni sereni, mai così passeggeri, mai come adesso… Quanta vita che scorre via, tra gli ostacoli della via, e lo sai che puoi salvarmi solo tu… Tutto ormai è meno di niente, solo tu il mio presente, adesso stai con me…”
Click. Stop.
Non riusciva ad ascoltare ancora.
Non riusciva a pensare ancora.
Perché aveva esitato? Non gli veniva in mente nemmeno una ragione, adesso.
Svegliati, Hermione. Devo dirti un sacco di cose. Devo dirti tutto. Me l’avevi promesso, avevi detto che avresti spezzato le mie catene, avevi detto di avermi scelto. Apri gli occhi, piccola, torna da me, stai con me.
 
 
- - - - - - - - - - - - - - - - - -

Ok, ok, adesso potete riporre le bacchette, sentivo tutti i vostri incantesimi (vari Cruciatus qui e lì, e un Sectumsempra di BluFlame) fremere sulla loro punta pronti a finirmi addosso! mi perdonate? posso scrivere il 27 senza rischiare una morte precoce e ingiustificabile ai miei genitori Babbani?? ok,veniamo a noi..innanzi tutto, dedico il capitolo ad Albezack, che l'ha definito il suo preferito (*-*) e che mi sopporta in tutti i miei sproloqui harrypottereschi..anzi, mi da pure corda! Dove andremo a finire?!
Secondariamente, spero che la lunghezza sia di vostro gradimento!:) Le canzoni del CD di Hermione sono, nell'ordine, Josh Groaban- Un giorno per noi, Romeo&Juliet; Ricky Martin& Christina Aguilera- Nobody wants to be lonely; Raf- Stai con me.
Un saluto a tutti voi che leggete, e un abbraccio a Sunny, sharon, Hermione, bimba, baby, SlytherinsQueen, rosaspina, anny (benvenuta^^), BluFlame (ho schivato il Sectumsempra??), Aregilla e CsebaJ! Cate il tuo silenzio mi intimorisce, ho paura del tuo sguardo sempre troppo vigile!!!! aspetto commenti sull'evoluzione della faccenda ;-) baci baci baci

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Coming Back ***


Capitolo ventisette
 
Hermione Granger, nata da genitori Babbani, Caposcuola di Grifondoro della prestigiosa Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, nonché studentessa più brillante che tale scuola avesse mai avuto, danzò come un’equilibrista su una corda tesa nel vuoto, come sul filo di una lama, quella lama sottile che divide la vita e la morte. Piroettò su quel pericoloso confine per poco più di due giorni.
Il veleno che aveva impregnato il pugnale di Bellatrix Lestrange si era diffuso con velocità allarmante nel suo esile corpo, bruciandole buona parte dei globuli bianchi, prima dell’arrivo delle cure che avevano cercato di porre rimedio. Aveva perso moltissimo sangue, per la profondità della ferita: l’arma, entrando nella carne appena sotto il cuore, le aveva graffiato un polmone, e per poco non l’aveva lacerato. Se così fosse stato, non avrebbe avuto neanche quelle quarantott’ore in più di speranza.
Ad un certo punto, in quel sonno senza sogni, in quel limbo nel quale aveva indugiato, ignara di cosa stesse succedendo attorno a lei, della preoccupazione dei suoi amici, delle loro voci rotte dall’emozione accanto al suo letto… un dolore aveva fatto breccia e aveva sovrastato ogni altra cosa. Un dolore acuto, infinito, straziante.
Ancora semi incosciente, aveva pregato di morire, purché quel dolore si fermasse...
…ma non era successo. Una sensazione forte, un’ àncora legata alla mano, una morsa implacabile, l’aveva tenuta attaccata alla vita.
E poi, solo poche ore dopo, aveva aperto gli occhi per la prima volta, da quando era tornata a Shell Cottage.
La prima cosa che aveva visto, nell’oscurità rischiarata solo da una flebile lampada sul comodino di Yasmin, era stato il viso di un ragazzo dai capelli scuri, con gli occhiali storti, addormentato, ancora seduto, la faccia contro la parete. Senza muovere la testa, per il dolore pulsante alle tempie, aveva spostato gli occhi, e aveva trovato il familiare volto lentigginoso di un ragazzo rosso, anche lui assopito, la bocca aperta e un leggero russare che gli faceva vibrare il petto. Accanto a lui, una mora si era addormentata con la testa sulla sua spalla.
Una lacrima le scese su una guancia. Erano lì per lei.
Poi Hermione avvertì un’altra sensazione. La morsa che ricordava, che eral’unica cosa che ricordava degli ultimi due giorni, le incatenava ancora la mano. Stavolta dovette girare il viso verso il lato destro del corpo, per vedere cosa fosse, lottando contro il dolore sparso in tutto il corpo… e una sensazione di calore le si propagò dal centro dello stomaco.
Lui. I capelli biondi scarmigliati, gli occhi chiusi, le labbra serrate, una mano intrecciata alla sua.
Una seconda lacrima discese lungo il percorso tracciato dalla prima. Questa però venne fermata da una morbida carezza di stoffa.
“Bentornata, Granger.”
Hermione, con un po’ di fatica, dovette voltare il capo ancora più a destra per accorgersi che c’era un’altra persona nella stanza, in piedi di fianco alla testata del letto. Una giovane bionda teneva una pezza umida in mano, e la usò per asciugarle il sudore sulla fronte.
“Hai i capelli che fanno schifo, gli occhi gonfi e sei pallida come mio fratello, il che è tutto dire. Fidati che se ti è rimasto accanto nonostante tutto questo, ormai è tuo per sempre. Adesso rimettiti a dormire. Se si accorge che sei tornata dal regno dei morti giusto negli undici minuti in cui si è appisolato, ti ci rispedisce di corsa.”
Troppo stanca per rispondere, lei obbedì, richiuse gli occhi, e subito il torpore arrivò. Un sonno inquieto, perché quel dolore al petto era atroce, ma c’era la sua àncora che non le avrebbe permesso di scivolare di nuovo nel limbo tra la vita e la morte.
Hermione Granger era viva, irrinunciabilmente e definitivamente viva.
 
*
 
Draco Malfoy si era ridestato turbato, con la sensazione che non avrebbe dovuto chiudere gli occhi, ma non era cambiato nulla, in fondo, intorno a lui.
Gli altri, tutti sparsi nei due letti intorno, come ormai era abituale, stavano dormendo. Sua sorella stava abbracciata a Potter, ovviamente. Ormai quasi non gli dava più fastidio, doveva ammettere che lui era meglio di quanto potesse sperare.
Anche Ron e Yasmin stavano vicini. Probabilmente c’era qualcosa tra quei due, ma al momento non poteva interessargli di meno.
Passò la mano libera tra i capelli, cercando di sistemarli secondo la loro naturale piega, con notevole caparbietà. La mano destra, invece, non aveva nemmeno pensato di muoverla: doveva tenere quella di Hermione. In quei due giorni non le aveva districate che per pochi minuti per volta, e gli era diventata così familiare la sensazione delle loro dita intrecciate, che gli pareva quasi che anche quella di lei fosse una parte del proprio corpo.
Si perse sui lineamenti della ragazza. Non aveva mai notato quanto quel naso piccolo e leggermente all’in su, potesse donarle. E in quell’istante, un minuscolo movimento lo fece sobbalzare.
Era una sua impressione, o la mano di Hermione si era mossa? Gli era sembrato di avvertire una leggera pressione contro le dita…
Risalì con lo sguardo verso il viso della Grifondoro, e l’emozione gli strinse la gola quando le vide le palpebre tremare leggermente, e sollevarsi, e quegli occhi, così caldi, così intensi, che in alcuni momenti aveva temuto non lo avrebbero più guardato in quel modo…
Respirò profondamente, e si schiarì la gola. “Ce ne hai messo di tempo.”
Lei batté una volta le palpebre. Doveva considerarla una risposta?
“Mi hai fatto aspettare un sacco. E poi, ho un mal di schiena allucinante, per colpa tua. Sai quanto ti ci vorrà a rimettermi in sesto, questa volta?”
Le accarezzò il palmo della mano con le dita, senza smettere di guardarla, e si accorse che lei aveva alzato leggermente un angolo della bocca, in un minuscolo sorriso.
Si portò quella piccola mano alle labbra e la baciò teneramente. “Ben svegliata. Mi sei mancata.”
Hermione fece per dire qualcosa, ma si bloccò, riprovò, e un colpo di tosse ed una smorfia di dolore la fecero desistere. Dove però non erano bastate le parole del Serpeverde, era riuscito quel lieve rumore: Harry spalancò gli occhi ed in un istante era già accanto a lei, e Ron tardò solo qualche momento.
Lei resistette un paio di minuti, giusto il tempo di salutare anche gli amici con lo sguardo più commosso che le avessero mai visto, poi il sonno vinse.
Chiamarono subito la signora Weasley, e lei li buttò letteralmente fuori dalla stanza per visitarla, ma quando ne uscì aveva un’espressione più serena.
“L’infezione regredisce, e ha ripreso a produrre globuli bianchi ad un ritmo quasi normale. La ferita si sta richiudendo, credo le faccia male, ma ce la farà. E’ fuori pericolo.”
 
*
 
Il quarto giorno dell’anno poté definirsi decisamente molto meno ansiogeno dei precedenti. Adesso che Hermione non rischiava più la vita, l’atmosfera si era rasserenata, e si era visto perfino Malfoy lasciare la stanza per più di tre minuti per volta. Non spesso, ma era già qualcosa.
Le ferite ai polmoni avevano fatto sì che per la ragazza fosse doloroso ogni respiro, per cui non riusciva ad abbinare anche la fatica di parlare, a quella già notevole di espirare. Per questo, sotto istruzione della signora Weasley, prese degli antidolorifici potenti, e quando finalmente fecero effetto, riuscì a schiarirsi la gola senza sobbalzare dal male.
I suoi amici erano tutti intorno a lei, e li abbracciò con lo sguardo.
“Siete stati così carini…” Disse, incespicando ogni tanto su qualche sillaba, per la voce roca dal poco utilizzo.
“Che sciocca!” Sorrise Ron, sfiorandole una mano.
“C’è una cosa che però vorrei chiedervi.” Sussurrò lei arrossendo.
Pansy la incoraggiò con un cenno, curiosa.
Hermione esitò appena un istante, quindi, imbarazzata, domandò. “Ma voi… chi siete?”
A Ron cadde la mandibola di un paio di piani, alla Serpeverde, invece, finì il vassoio con il brodo di pollo a terra.
Yasmin si portò le mani a coprire la bocca, affranta.
A Draco le gambe non ressero, e si accasciò sulla sedia più vicina, gli occhi chiusi.
…Ma c’era qualcuno lì, che la conosceva meglio. Qualcuno che resistette appena venti secondi, poi scoppiò a ridere.
“E dai, Harry! Potevi reggermi il gioco!” Ridacchiò piano lei.
“Che piccola vipera… altro che Grifondoro!” La prese in giro il migliore amico, pulendo a terra il brodo di pollo con un colpo di bacchetta.
“TU!” Soffiò Draco allucinato. “Augurati di non uscire presto da quel letto, perché finirò dove gli altri hanno fallito!” Poi però lei gli sorrise quel sorriso saccente, di cui si era accorto di essere dipendente…e non poté fare altro che avvicinarla, e baciarla appena sulle labbra, lì, davanti a tutti.
“Malfoy, non ho ancora detto che questa cosa mi sta bene.” Grugnì Ron scocciato, facendoli scoppiare a ridere.
“Così la gelosia fraterna è pari. Ah, ci mancava solo questa.” Si batté una mano in fronte Pansy.
A quel punto, Hermione tornò seria per qualche minuto. “Voi state tutti bene? E la coppa?”
“E’ al sicuro, sta serena.” La confortò Harry, battendo con la mano sul borsello che portava addosso, al cui interno si trovavano tutti gli Horcrux in loro possesso.
“Lasciotela riposore adesso, deve essere in forse. Molly disce che può tornare a scuola con voi, dopo domani, ma solo se sta bene.” Intervenne Fleur, portando una pila di lenzuola pulite.
 
*
 
Minerva McGranitt e Remus Lupin studiarono a lungo la soluzione migliore per il rientro dei ragazzi a scuola. Ginny, Neville e Luna, potevano tornare con l’Espresso, ma per i ragazzi a Shell Cottage il problema era maggiore.
L’unica cosa che avevano lasciato trapelare dalla notte in cui la Granger era stata ferita a morte, e sopravvissuta per miracolo, era che avevano avuto a che fare con Bellatrix Lestrange, e presumibilmente anche altri Mangiamorte. Nessuno aveva spiegato la ragione di quella pazzia, adducendo come scusa che avevano un compito da portare a termine.
Harry aveva poi detto loro che avevano mancato Voldemort per un soffio, e che Piton gli aveva coperto la ritirata, probabilmente morendo per questo. Ai vertici dell’Ordine era ancora molto oscura la posizione che l’ex Professore di Pozioni aveva avuto nella guerra: era stato contro di loro? O aveva sempre e solo agito sotto ordine di Silente, come questi sembrava credere?
Il problema fondamentale era poi, quanto avevano suscitato le ire dei Mangiamorte, e quanto erano disposti a fare questi per prenderli?
Alla fine, per i ragazzi, la soluzione più sensata sembrò essere quella della Passaporta, che li avrebbe portati a scuola la sera prima della ripresa delle lezioni.
Hermione, ancora troppo debole per andare in giro, sarebbe tornata con loro, ma soltanto per stare nella Torre a studiare, almeno per la prima settimana. Si era fatta promettere dai suoi amici che sarebbero stati molto diligenti nel prendere tutti gli appunti delle lezioni tradizionali e di quelle della Scuola d’Addestramento. Aveva perfino chiesto a Pansy se non volesse frequentare al posto suo, giusto per avere qualcosa da fare, ma lei aveva mimato il suicidio, puntandosi una bacchetta alla testa.
Si congedarono con affetto da Bill e Fleur, che si erano dimostrati degli ottimi padroni di casa, e anche dalla spiaggia, dal sole, e dall’odore salmastro a cui si erano quasi affezionati, quindi toccarono tutti e sei insieme la ruota che era stata incantata appositamente per loro e sparirono con un buffo POFF.
Fortunatamente, non avevano dovuto portarsi dietro i bauli, dei quali si era proposto di occuparsi Dobby.
Apparvero nel territorio di Hogsmeade, dove li attendeva il professor Vitious per scortarli a scuola.
Draco portò Hermione in bracciò per tutto il tragitto fino alla camera delle ragazze, nella Torre di Grifondoro. Pansy li accompagnò più per noia che per altro, mentre Yasmin, nell’istante esatto in cui posarono i piedi sulla scalinata di marmo della Sala d’Ingresso, si congedò sbrigativamente e sparì per i corridoi.
“Sembrava avere parecchia fretta, eh?” Notò Ron, stupito.
“Già, chissà dove doveva andare.” Concordò la Caposcuola, riprendendo poi a martellare il petto del suo cavaliere con dei pugni infastiditi. “Adesso fammi scendere, dai, è imbarazzante!”
“Zitta, Granger. Hai sentito la signora Weasley, no? Nessuno sforzo!” Continuò a camminare lui, ignorandola del tutto.
Harry li guardò sorridendo. Si sentiva bene.
Sapere che i suoi amici erano sani e salvi, e felici, e insieme a lui, era quanto di più potesse chiedere. Oltre a ciò, anche se in maniera confusionaria e approssimativa, stavano portando avanti la missione che gli aveva lasciato Silente! Adesso che avevano recuperato anche la coppa, erano a ben quattro Horcrux… ne mancavano solo due! Uno dei quali, probabilmente era Nagini, il serpente da compagnia di Voldemort. L’altro… La tiara di Corvonero?
Sperava di sì.
“Succo di mela” Esclamò davanti alla Signora Grassa, e il ritratto si aprì lasciandoli entrare tutti.
La Sala Comune era completamente vuota.
La maggior parte degli studenti non era ancora tornata, visto che il treno sarebbe partito da Londra il mattino successivo, e i pochi che erano rimasti, probabilmente erano in Sala Grande. Quell’anno, a causa forse della mancanza di Silente, forse dei pericoli che correvano le famiglie di quasi tutti gli studenti, in pochi avevano rinunciato al Natale a casa propria, ed Harry sentì di capirli dal profondo del cuore.
“Però… sembrava più grande durante il festino.” Commentò Malfoy, seguendo Pansy verso la camera di Hermione, sempre senza degnarsi di prestare orecchio alle proteste della Caposcuola.
“La Sala viene Estesa, quando facciamo i party.” Spiegò Ron, che di quelle cose ne aveva fin sopra le orecchie, da quante volte ne avevano parlato i suoi compagni di stanza.
Arrivarono a destinazione e con delicatezza, finalmente, Draco depositò il suo prezioso carico sul letto che gli venne indicato dalla sorella.
“Era ora!” Sbottò Hermione, non senza un pizzico di compiacimento però. “Mentre siamo tutti qui, c’era una cosa di cui volevo parlarvi. Al Cottage non siamo riusciti a rimanere soli, da quando… sì, insomma, da quando siamo tornati dal Malfoy Manor!”
“Cosa c’è, Herm?” S’incuriosì Harry, timoroso di aver dimenticato qualche dettaglio importante.
“Sinceramente, mi aspettavo che Voldemort facesse qualcosa, a questo punto. Voglio dire, siamo entrati nella loro cassaforte e abbiamo preso solo la coppa, possibile che non abbia capito…?”
Pansy sbuffò. “E’ davvero importante per lui quell’oggetto?”
“Più di ogni altra cosa.” Rispose Harry, senza però rivelare loro il motivo.
“Allora, conoscendo i miei e gli altri, non avranno avuto il coraggio di dirgli nulla.” Concluse Draco. “Sicuramente sarà stato furioso per essersi fatto sfuggire la possibilità di catturarti, Potter, e si sarà sfogato su chi gli stava attorno. Non avrebbero mai potuto dargli qualche altro motivo per prendersela con loro, fidati.”
Lui rifletté, quindi chiese “Credete sul serio che non sia stato informato del furto, allora?”
La sua ragazza annuì con convinzione. “Ne sono praticamente certa.”
“E’ un bene.” Concluse Ron. “Significa che abbiamo più libertà di movimento di quanto mi fossi aspettato.”
Anche Hermione si disse d’accordo.
“Bene, a questo punto, visto che manca più di un’ora alla cena, che facciamo?” Trillò Pansy allegra.
La Caposcuola sbadigliò istintivamente. “Io mi sa che mi riposo un po’.”
Altrettanto istintivamente, Draco prese una sedia e la avvicinò al suo letto, suscitando le proteste di Ron. “Qui non siamo al Cottage, Malfoy. Non credo tu possa restare a tempo indeterminato in questo dormitorio.”
Pansy sospirò, precedendo una rispostaccia del fratello. “Iniziamo ad andare, sono certa che ci raggiungerà per cena. Vero, Dra?”
Lui grugnì un assenso e aspettò che fossero usciti, prima di voltarsi nuovamente verso la ragazza.
“Come ti senti, allora?”
Hermione sorrise. “Solo un po’ stanca. Sai che Ron ha ragione, vero? Non che alle mie compagne di stanza dispiacerebbe averti come nuovo inquilino, ma ho l’impressione che la McGranitt non sarebbe proprio pienamente d’accordo…!”
Il ghigno made-in-Malfoy apparve repentinamente. “E tu lo saresti?”
Un sorrisetto saccente in risposta. “Dipende.”
“Da cosa?”
“Da quanto potresti essere servizievole!” La ragazza gli strizzò l’occhio.
“Sai, Granger…” Cominciò allora lui, portandosi al contempo più vicino al suo viso, e soffiandole sulle labbra. “Se lo volessi, potrei essere ben più che servizievole…”
“Ouch!” Una fitta al costato e l’incantesimo si ruppe. Anche se Hermione provò comunque un brivido di soddisfazione nel vedere l’aria lasciva del Serpeverde tramutarsi in preoccupazione per le sue condizioni. “Magari aspettiamo che abbia levato queste bende!”
“Magari sì.” Sospirò lui. “Ce la fai a restare buona, mentre vado a cena con gli altri?”
“Guarda che io so badare a me stessa!” S’incupì la ragazza.
Draco alzò un sopracciglio e indicò significativamente un lembo delle fasce che le avvolgevano il costato, che si intravedeva da sotto il maglione. “Lo vedo.”
“Che c’entra! Mica vado tutti i giorni a fare un salutino a tuo papà nella vostra cassaforte di famiglia!”
“Me lo auguro. Ci vediamo più tardi.”
“Torni?” S’informò stupita la Caposcuola.
Lui si indicò il distintivo speculare che portava sulla divisa, sorridendo malizioso. “Ti ricordo quale ruolo ricopro, ragazza. Ho accesso a tutta la scuola.”
Era quasi arrivato sulla soglia, quando lei gli chiese “Perché lo fai? Hai cambiato idea?”
“Su cosa?”
“Su di me. Su di…noi.”
Hermione arrossì.
Draco tornò verso il suo letto. Non disse una parola mentre la guardava negli occhi, e il castano si perse nell’argento (*), e le sembrò di affogare nella profondità di quelle iridi così intense. Le prese una mano e se la portò alle labbra. “Non lo so. Ho bisogno di rifletterci ancora, non ti ho mentito quando ti ho detto che non sono fatto per fare il fidanzato, e non lo sono mai stato prima d’ora. Adesso, a differenza di prima, ho solo una certezza in più.”
“Quale?” Domandò lei con voce esitante.
“Che non posso perderti.”
 
*
 
La cena fu deliziosa come al solito, anche se dopo le prelibatezze di Fleur, era difficile mantenere uno standard all’altezza.
Data la scarsa popolazione della scuola, i quattro tavoli delle case erano vuoti, e tutti gli studenti furono invitati al lungo tavolo dei professori.
Ron ed Harry, con Pansy al fianco, sedettero ad un’estremità. Draco prese il posto accanto alla sorella.
“Avete visto Yasmin? Secondo voi dovremmo tenerle il posto?” Chiese Ron, leggermente preoccupato.
“Non c’è. Magari a fine cena possiamo chiedere alle sue compagne se sta bene.” Propose il suo migliore amico conciliante.
Non fu necessario.
Erano quasi arrivati al dolce, quando la videro entrare trafelata nella Sala, e salutare con un breve cenno educato i vari professori. Non li degnò di un istante più del dovuto, però, perché il suo obiettivo era il quartetto con cui aveva passato il Natale.
“Vi devo parlare.” Disse col fiato corto, sedendosi accanto a loro. “Ho una cosa che credo vi serva.”
“Di che si tratta?” Chiese Harry, continuando a mangiare la crostata di mele che aveva davanti. La successiva risposta lo lasciò con la forchetta a mezz’aria, incredulo.
“So dove si trova la tiara di Priscilla Corvonero.”
 
 - - - - - - - -
(*) ebbene sì, ho dovuto farlo! questa è per voi, mie care ragazze: almeno una volta dovevo, dovevo!, scriverlo...sono affogati l'uno negli occhi dell'altro! quasi sghignazzavo mentre digitavo queste parole!!!!! :P
Allora, che ve ne pare?? ;-)
Fatemi sapere!!!Un saluto a tutti, ma ne approfitto per abbracciare le mie Sunny, Hermione, CsebaJ, anny, rosaspina, SlytherinsQueen, Isabella, e benvenuta Olivataggiasca!!^^ a presto! bacini

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Una cosa sola ***


Capitolo ventotto
 
“So dove si trova la tiara di Priscilla Corvonero!” Ripeté Yasmin, delusa dall’assenza di reazioni dei suoi nuovi amici. Non si era resa conto che il loro silenzio era causato dallo shock, invece che dal poco interesse.
Il primo a riaversi fu Ron. “Cosa ne sai tu, della tiara?”
La ragazza arrossì. “Mi dispiace, stavo portando la biancheria pulita che mi aveva dato Fleur, in camera, e vi ho sentiti parlare qualche settimana fa. Non volevo origliare, ma… ho capito che state cercando quella tiara. Credo di potervi aiutare.”
“Non parliamone qui.” Soffiò Harry. “Dopo cena, in camera di Hermione. Non voglio correre il rischio che qualcun altro lo senta.”
“Andiamo adesso, allora!”
Quasi come fossero coordinati da un’unica mente, i cinque ragazzi si alzarono ed uscirono dalla Sala Grande compatti, ma silenziosi.
Raggiunsero la Sala Comune di Grifondoro quasi correndo.
“Presto, approfittiamo dell’assenza di tutti gli altri.” Bisbigliò Ron, facendo subito strada verso la camera della Caposcuola.
Hermione, vedendoli entrare tutti insieme, inizialmente sorrise, poi recepì i loro sguardi turbati e con una certa preoccupazione li osservò prendere posto vicino a lei.
“Che diamine succede?”
Harry, Ron e Pansy sedettero nel letto di Lavanda, alla sua destra, mentre Draco prendeva la sedia più vicina e si piazzava accanto a lei, e Yasmin sedeva sul suo letto.
“Questa è grossa, ‘Mione.” Non riuscì più a trattenersi il rosso. “Yasmin ha sentito della tiara.”
“Cosa?!” Saltò su la Grifondoro.
Percependo di dovere delle spiegazioni, la Corvonero cominciò a parlare. “Ho saputo della sua esistenza pochi mesi fa. Ho passato davvero un brutto periodo, dopo che i Mangiamorte hanno fatto quell’incursione a scuola. Continuavo a pensare a mia madre, soggiogata dall’Imperius, e a quanto mi manchi mio padre, e dovevo studiare come non mai… solo che tra i compiti delle lezioni e quelli per la Scuola d’Addestramento, ho rischiato un tracollo.”
“Herm ci va vicino ogni anno, ma ne è sempre uscita viva!” Sorrise Ron, incoraggiante.
“Non capisci… Ero davvero a pezzi. Il dolore era così grande, e lo sconforto mi assaliva di continuo, e non riuscivo neanche a dare il meglio di me nello studio… Ho seriamente pensato di farla finita.” Arrossendo, Yasmin ringraziò mentalmente gli amici per non commentare questa sua confessione sussurrata. “Una sera, in cui ero particolarmente demoralizzata… Era il compleanno di mio papà, o meglio, lo sarebbe stato, se lui fosse stato ancora vivo… Cercate di capirmi, ero a pezzi…”
“Coraggio.” Hermione le strinse la mano. “Cos’è successo, quella sera?”
“Sono salita sulla Torre. La nostra Sala Comune si trova in cima alla Torre Ovest. Ho seriamente pensato di buttarmi giù, ma poi la Dama Grigia è venuta su, e mi ha trovato lì, e abbiamo parlato a lungo.”
“La Dama Grigia? Il fantasma?” Si stupì Pansy.
“Sì. E’ stato così che ho scoperto che il suo vero nome è Helena Corvonero, la figlia della fondatrice. Ad un certo punto mi ha detto che quello che mi sarebbe servito era il diadema di sua madre, un oggetto meraviglioso che permetteva di concentrarsi unicamente su un obiettivo, e di aprire notevolmente il cervello del mago che lo avesse indossato.”
“E’ quello che dice la leggenda della tiara. Ma la Dama sa anche dove si trova?” Chiese Hermione, sentendo il familiare moto di speranza illuminarle le guance.
“Non me l’ha detto, quella sera. Mi ha confortata e basta, e da quel giorno non ne abbiamo più parlato.” Yasmin prese fiato. “Ma quando vi ho sentito parlare della coppa di Tassorosso e della tiara di Corvonero, ho capito immediatamente a cosa vi riferivate. Davvero questi oggetti possono aiutarvi a distruggere Voi-Sapete-Chi?”
“Non possiamo farne a meno.” Rispose conciso Harry. “E’ dalla Dama Grigia che sei corsa oggi, appena arrivati a scuola?”
La ragazza annuì. “Prima di parlarvene volevo avere conferma di quanto sospettavo. E avevo ragione, la tiara si trova qui a Hogwarts.”
“Ma è fantastico!” Esclamò Ron colpito. “Prendiamola subito!”
“Non sarà così facile. Helena non può rivelarci dove sia, e migliaia di maghi l’hanno cercata nel corso dei secoli… Dev’essere davvero ben nascosta.”
“Però uno che l’ha trovata, c’è…” Ragionò Hermione. Gli altri la guardarono confusi. “Per fare quello che ha fatto, Voldemort deve averla avuta in mano…”
“Giusto!” Esultò Harry. “La troveremo, non c’è dubbio, anche a costo di rivoltare il castello come un calzino!”
“Non siete seccati? Perché ho sentito quello che avete detto?” Si preoccupò a quel punto la Corvonero.
Hermione sorrise. “Se solo tu sapessi quanto ci stai aiutando, con queste informazioni.. No, non siamo seccati. Ti siamo grati.”
 
 
Yasmin andò via poco dopo le dieci, e i due Grifondoro fecero per scendere in Sala Comune qualche minuto dopo.
“Mia madre ha detto che ‘Mione deve riposare…” Tentò Ron, sperando che i Serpeverde capissero che era ora di lasciarla dormire.
Non aveva considerato Pansy però, che in quel momento stava inchiodando il suo ragazzo con uno sguardo azzurro ghiaccio. Harry resistette qualche decina di secondi, poi capitolò.
Sbuffando, tirò fuori da sotto la divisa il Mantello lasciatogli dal padre, e controvoglia lo porse a Draco. “Prendi. Non farmene pentire.”
Il Caposcuola sollevò un sopracciglio interrogativamente.
“Io resto con Harry stanotte. Tu puoi usare quello per non farti scoprire, se vuoi tornare più tardi.” Spiegò la Serpeverde serafica, quindi seguì i due che erano già scesi verso la Sala Comune.
“Tua sorella è diabolicamente spaventosa. Pensa ad ogni cosa.” Ridacchiò Hermione divertita.
“Lei crede che sia merito suo di quello che c’è tra te e me!” Rise anche lui, poggiando il Mantello sul letto di Calì, e sedendo invece su quello della giovane strega.
“Quindi c’è qualcosa tra me e te!” Lo pungolò lei, gongolando in cuor suo.
Draco sbuffò. “Perché ci tieni tanto a farmelo pesare? Ti diverte?”
“No. Mi fa piacere.” Confessò allora la ragazza, arrossendo leggermente. “Mi fa anche paura, visto il modo in cui ti comporti con Pansy, ma sono pronta ad affrontarlo!”
“Paura? Cosa ci sarebbe di sbagliato nel modo in cui mi comporto con mia sorella, scusa?” Si alterò il biondo.
“Beh, sei leggermente asfissiante e iperprotettivo!” Rise Hermione. “Giusto un attimino, eh!”
Lui scattò subito. “Non ci vedo nulla di male nel proteggere ciò che si ama!”
La ragazza si intenerì. “No, certo.” Uno sbadiglio le impedì di continuare, ma recuperato il controllo aggiunse “Trovo molto dolce il tuo modo di prenderti cura di lei.”
“Devi dormire, Granger. A Lenticchia prenderebbe una crisi epilettica dal nervoso, sapendoti ancora sveglia.”
Lei annuì. “Mi racconti qualcosa di te?” Domandò poi, prendendogli la mano e chiudendo gli occhi.
E Draco cominciò a parlare, come non aveva mai parlato a nessuno. Le raccontò la sua infanzia, dorata e dannata. Le disse dei suoi genitori, e di Pansy, e di Blaise, e di tutti gli altri che conosceva da sempre. Le parlò delle punizioni e dei cliché di famiglia, le descrisse minuziosamente le stanze che preferiva del Manor, quelle che per ovvie ragioni, lei non aveva mai avuto modo di vedere… Quando il respiro della ragazza gli fece capire che si era ormai addormentata, poggiò la guancia sul suo stesso cuscino, ispirando il suo profumo che l’impregnava, e rimase semplicemente a guardarla.
Non si accorse di scivolare nel sonno, accanto a lei, mezzo seduto sulla sedia e mezzo sdraiato sul suo letto.
 
 
Diversi metri più in basso, Ron Weasley si era addormentato sul divano di fronte al camino della Sala Comune.
Harry e Pansy ne approfittarono per andare verso il dormitorio maschile, che in quel momento era tutto per loro.
Il ragazzo pescò dal baule una maglietta particolarmente larga, e sentì un moto di compiacimento quando la Serpeverde uscì dal bagno con solo quella indosso. Sua, non di Malfoy… né di nessun altro. E non era certo di riferirsi solo alla maglietta.
Le fece spazio sotto le coperte, e allora, in quel mondo che era solo loro, finalmente soli, mentre i piedini freddi della ragazza cercavano il calore delle sue gambe, lei gli confessò la novità, che ancora non aveva avuto modo di dirgli.
Era finito il tempo degli incubi, delle voci che le risuonavano in testa, del tremore quando la sfioravano. Era finito il tempo della paura, dell’ansia, degli attacchi di panico.
Era iniziato il loro tempo.
Harry la strinse forte, come non aveva mai fatto, e la baciò.
Un bacio dapprima gioioso, divertito… poi più lento, più dolce, più intenso… E di nuovo urgente, appassionato, quasi confuso…
Un leggero fruscio accolse le due magliette del ragazzo quando scivolarono a terra, e con un rumore ancora più lieve, pochi indumenti le raggiunsero.
Qualche lieve momento di imbarazzo fu semplicemente assorbito dalla loro complicità, dall’intimità che in quei mesi si era instaurata come un manto, che li univa, e in un momento, mentre azzurro ghiaccio e verde smeraldo si incatenavano, lei divenne sua, e seppe che anche lui era suo, totalmente.
Pansy Parkinson non lo avrebbe mai ammesso, ma qualche minuto dopo si ritrovò a pensare che il suo ragazzo aveva avuto ragione ad aspettare a fare l’amore, perché quella sensazione non l’aveva provata mai… la sensazione che niente al mondo potesse essere più importante di quel momento, di quel battito di cuore in cui erano diventati una cosa sola.
“Mi fai sentire diverso.” Le sussurrò lui, prima di addormentarsi.
“Diverso come?” Bisbigliò lei, il viso nell’incavo del suo collo, le gambe intrecciate, gli occhi già chiusi.
“Completo.”
Pansy sorrise. Era la stessa cosa che sentiva lei.
 
*
 
L’indomani mattina, per colazione, la Sala grande si riempì di tutti gli studenti che erano tornati a casa per le vacanze.
Pansy, per la prima volta accompagnata dal fratello, occupava un posto al tavolo Grifondoro. Nessuno se ne stupì più di tanto. Ormai, non era più in cima alla top ten dei pettegolezzi di corridoio.
Le occhiaie sul suo viso, comunque, erano dovute esattamente a ciò che le malelingue andarono a dire in giro. Approfittando dell’assenza di quasi tutti gli studenti della Casa, lei e Draco avevano dormito dai Grifondoro… e per lei era stata probabilmente la notte più bella della sua vita. Stare abbracciata ad Harry, fare l’amore con lui, e addormentarsi poi serena, senza alcun pensiero al mondo… aveva un sorriso ebete stampato sul viso e non riusciva in alcun modo a fare a meno di guardare il mondo con occhi luminosi.
Di suo fratello e della Granger non era altrettanto certa, ma non avrebbe mancato di fare un adeguato terzo grado all’amica, non appena possibile.
Numerosi sguardi maligni le facevano alzare spesso lo sguardo sul tavolo Serpeverde, giusto per rispondere con un sorriso serafico ai suoi compagni. Solo Blaise non la squadrava disgustato… Anzi. Nei suoi occhi lesse qualcosa di inaspettato. Una provocazione? O… un invito…? O…
Pansy scattò in piedi.
“Ehi! Tutto ok?” Le chiese il suo ragazzo.
“Io… Scordato… Dopo.” Balbettò confusamente, alzandosi e afferrando la borsa, precipitandosi fuori dalla Sala Grande. Percorse quasi correndo i corridoi che portavano giù nei sotterranei, ma non arrivò mai a destinazione.
“Dove va una giovane Serpeverde così di fretta, di prima mattina?”
Pansy scattò come una molla. Si era aspettata che l’avrebbe seguita. Ne era certa.
“Cosa diavolo ci fai tu, qui?!” Lo aggredì.
Il ragazzo le si avvicinò con passo misurato. “Avevo voglia di vederti.”
“Allora adesso che mi hai visto, puoi andare!” Sibilò furiosa lei. “Dov’è Blaise?”
“In camera, probabilmente. Appariremo un po’ a turno, per questi giorni in cui sono qui. Non vogliamo certo attirare l’attenzione.” Rispose lui con un sorriso.
“Giorni? Tu devi sparire nell’arco di un paio di secondi!”
“E’ questo il modo di accogliermi dopo tutto questo tempo, amore?”
La Serpeverde sussultò come fosse stata colpita da una scarica elettrica. “Non hai più il diritto di chiamarmi in questo modo. L’hai perso un anno fa.”
Christian Zabini, così simile al fratello da poter tranquillamente essere scambiato per lui, accolse quell’affermazione con uno sguardo triste. “Hai ragione. Ma adesso voglio rimediare a quello che è successo tra noi.”
“Hai perso anche questo diritto, Chris, il giorno in cui hai permesso… questo!” Sbottò lei, afferrandogli il polso e tirando con violenza la manica della camicia, per scoprirgli l’avambraccio. “Un Mangiamorte a Hogwarts! Se ti scoprono, sei morto.”
“Ma la mia Pansy non lo dirà a nessuno, mi auguro…” Insinuò lui sottile, inchiodandola con lo sguardo blu cobalto.
“Non sono più tua. Scordatelo, Chris. Non c’è niente che tu possa dire o fare per farmi cambiare idea!” Gli soffiò in risposta lei con veemenza.
“E’ per Potter? Mi hanno detto di voi due.” Il moro corrugò le sopracciglia, un fastidio evidente sul volto.
La ragazza scosse la testa. “Potter? No, è una cosa tra me e te. Anzi, me, te e chissà chi altri, questa volta. Vedi ancora la tua amichetta Annette?”
Zabini accusò il colpo. “Mi dispiace! Quante altre volte dovrò ripetertelo? Non era mia intenzione fare soffrire nessuna delle due!”
“Immagino. Per questo sei andato a letto con entrambe per un circa un anno, giusto?” Quante volte Pansy aveva immaginato quella discussione, quando l’aveva lasciato. Quante volte aveva sognato di rigettargli addosso tutto il suo disprezzo, tutta la sua delusione…
“Sai bene che non è andata così. Tu eri a scuola, non ci vedevamo da mesi, e tra noi era successo un sacco di tempo prima, in estate. Mi sentivo solo.” Cercò di difendersi lui, provando ad accarezzarle una guancia.
Lei gli scostò la mano con rabbia. “Mi fai schifo.”
“Pansy…”
“Sparisci. Non esisti più per me. Non ci sono margini di manovra, non hai modo di cambiare le cose. Se davvero provi qualcosa per me, lasciami andare.” Detto ciò, la ragazza si girò e si diresse verso l’aula di Incantesimi, nella quale solo pochi minuti dopo avrebbe dovuto seguire la prima lezione della giornata.
“Non capisci, piccola? Proprio per quello che provo per te, non posso lasciarti andare.”
Sussurrò tra se il moro, ma lei queste parole non le sentì mai.

 
- - - - - - - - - - - - - -

Ciaooo! ho avuto un febbrone da cavallo ma sono viva!!! Ed eccomi qui, con un annuncio: la storia sarebbe dovuta finire in altri pochi capitoli, avevo già tutto in testa...ma poi ho ceduto ad un'idea che mi ha fatto venire una di voi (chissà chi...:P) e quindi...dovrete sopportarmi ancora per un po' ^^ ringrazio tutti voi che leggete, e in particolar modo, Aregilla, Sunny (mi odi o mi ami oggi??XD) BluFlame, Hermione, Isabella, Marianne, bimba, baby, valery e bsharon!!! grazie ragazze siete una forza^^ che mi dite di questo?? un abbraccio, a prestissimo! ps. ho una nuova fic in mente... a breve potreste vederla su questi schermi, vi terrò aggiornate!

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** Indizi ***


Capitolo ventinove
 
Pansy non riuscì a rilassarsi prima di una decina di giorni dall’apparizione del suo ex fidanzato. Non aveva parlato con nessuno dell’incontro, e quando vide che Chris sembrava essere sparito dalla circolazione, pensò di aver fatto bene.
Evidentemente lui aveva capito che non c’era alcuna speranza per loro, era stata brava a reagire come un muro di cemento. Non voleva avere problemi con Harry, a causa di Christian.
Blaise, si comportò con il solito distacco con lei e Draco, forse leggermente più accentuato del solito. Gli altri compagni di Casa, invece, li trattarono alla stregua di traditori del loro stesso sangue, cosa che probabilmente, ed effettivamente, erano.
Ma a lei, di questo, non poteva fregare di meno.
Aveva Harry, e da quella notte in camera sua, il loro rapporto aveva superato quell’ultimo gradino che la impensieriva, e non c’era niente di più perfetto che guardarlo negli occhi e sapere cosa stava pensando, sorridere per qualche battuta che solo loro avrebbero potuto capire o accennare una smorfia che nessun altro avrebbe saputo tradurre. Solo con Draco aveva avuto un rapporto simile, ma appunto perché era suo fratello, c’era una lunghezza d’onda diversa… Con Harry era quello di cui si parla nei peggiori romanzetti di serie B, un’anima divisa in due corpi… E quasi non riusciva a credere di aver meritato, dopo quello che aveva passato, una benedizione simile.
Non avrebbe permesso a nessuno di frapporsi fra loro. Per nessuna ragione.
E non era neanche questo, l’unico suo motivo di gioia! Finalmente quel bacchettone di suo fratello si era dato una mossa! Lui ed Hermione non stavano ancora insieme, ma ormai era evidente che avevano smesso di negarselo a vicenda… c’era qualcosa che stava nascendo tra loro. E non era nemmeno vero che Pansy credeva che il merito fosse solo suo, come andava asserendo Draco… lei aveva solo dato una spintarella qui e lì, dove erano troppo imbranati e ciechi per muoversi. Ma la base era tutta loro.
Anche Weasley non le dispiaceva più di tanto. Era certa che prima o poi avrebbe capito che poteva provarci con la loro amica Corvonero, ma al momento, sembrava che il rapporto con Yasmin gli andasse bene com’era.
L’unica cosa che un po’ la scocciava era dover passare ore infinite sui tomi che Hermione tirava fuori in continuazione dagli immensi scaffali della Biblioteca. Nonostante ancora soffrisse di qualche acciacco dovuto alla batosta presa al Malfoy Manor, sembrava che l’eccessivo riposo a letto l’avesse caricata a molla, e ora sprizzava energia e determinazione da tutti i pori. A lei non sembrava una buona idea investire tutta quella buona volontà nello studio, però, si arrese, non tutti possiamo avere gli stessi hobby, e decisamente lei e la Granger avevano idee parecchio diverse sul concetto di passatempo.
Pansy era convinta che ormai ne sapessero più loro, sulla vita di Priscilla ed Helena Corvonero, di quanto si ricordasse la stessa Dama Grigia!
Harry era riuscito ad incontrarla grazie alla collaborazione di Lunatica Lovegood, quella loro stramba amica che però sembrava stare tanto simpatica al fantasma di Corvonero.
Grazie all’intercessione della Lovegood, Helena si era sbottonata un po’ di più di quanto avesse fatto con Yasmin: anche se non era al corrente di dove sua madre avesse nascosto la tiara, e non poteva rivelarlo proprio perché non aveva idea di dove cercare, sapeva che sua madre aveva previsto un percorso segnato da alcuni indizi all’interno della scuola stessa, che avrebbero condotto ad essa.
“Mia mamma apprezzava l’ingegno in ogni sua forma, e risolvere enigmi ne è sicuramente una pregiata elaborazione.”
In tutte le milioni di pagine che avevano sfogliato in quelle prime due settimane, comunque, non era saltato fuori nulla, e gennaio stava ormai volgendo al termine.
Pansy sospirò e chiuse l’ennesimo tomo.
Cercò di incontrare lo sguardo di Harry senza che Hermione se ne accorgesse, inutilmente. Lui sembrava così concentrato… Strappò un pezzettino di pergamena e ci scrisse qualcosa sopra, per poi farglielo atterrare sul tema di Trasfigurazione Avanzata.
Sorpreso, il suo ragazzo lo aprì, e sorrise nel leggerlo.
Lei gli fece l’occhiolino, si alzò e se ne andò.
Harry riprese il bigliettino e lo lesse ancora una volta, quindi lo infilò in tasca accarezzandolo come fosse una cosa preziosa.
Ripensò tutto il pomeriggio a quelle parole…
Stasera davanti alle cucine alle 11? PP
 
*
 
Il primo di febbraio si annunciò gelido come pochi altri giorni dell’anno. Rabbrividendo e stringendosi nel mantello, Harry batté i piedi per terra per scaldarli.
Voleva parlare con Hermione, ma lei era ad Aritmanzia, e stava aspettando ormai da dieci minuti buoni fuori dall’aula, congelandosi.
Cercò di distrarsi studiando gli arazzi alle pareti, ma non ce n’era uno che fosse più interessante di una tela vuota. Guardò paesaggi bucolici per un altro paio di secondi prima di sbuffare stizzito, poi cominciò a misurare a grandi passi il corridoio, lo sguardo fisso a terra, e si ritrovò a pensare che perfino il suolo era più interessante di quei quadri. Non si era mai reso conto che c’erano i simboli delle case incisi sulla pietra del pavimento.
Anzi, a dire il vero, non li aveva proprio mai notati.
Si fermò.
Beh, se c’era il classico corvo dello stemma di Corvonero, probabilmente, c’erano anche tutti gli altri, in giro per il castello.
Un pensiero gli attraversò fugace la mente.
L’incisione del disegno era talmente vasta che solo misurando tutta la lunghezza del corridoio, si era accorto che non si trattava di crepe casuali. Uno studente diretto a lezione, con mille cose per la testa, non ci avrebbe mai fatto caso. D’altra parte lui non frequentava nemmeno quella materia, e non era praticamente mai passato per quella zona.
Il corvo di Corvonero.
L’idea si fece più pressante.
Si girò intorno, cercando un punto sopraelevato da cui guardare, e in quel momento la campanella segnò la fine della lezione, e con lo sciamare degli studenti fuori dall’aula, gli fu impossibile perfino distinguere ancora i contorni del disegno.
Afferrò la sua amica al volo. “Mione, devi vedere una cosa.”
“Di che si tratta?” S’incuriosì la ragazza, ma lui le fece cenno di aspettare.
Quando il corridoio si fu svuotato, mentre lei ancora protestava sostenendo che tra meno di un’ora doveva correre alla Scuola, e doveva finire un tema, Harry, cogliendola totalmente impreparata, la fece levitare.
“Ossantiddiosantissimochediamine…!”
“Guarda a terra! Guarda il disegno! Cosa vedi?”
Lanciandogli un’occhiataccia, Hermione si decise a seguire poi il suo dito, e si illuminò improvvisamente di comprensione.
“Potrebbe essere uno degli indizi che stiamo cercando, Harry!”
“E cosa stavo cercando di dirti, secondo te?”
“Ok, mettimi giù adesso.”
Con più delicatezza possibile (ben conscio che se l’avesse fatta cadere, la feroce ira della ragazza sarebbe potuta esplodere in un massacro), la sciolse dall’incanto.
“Dobbiamo verificare se è un caso o se ce ne sono altri. Corro subito in Biblioteca!” Asserì convinta la Caposcuola, prima di sparire verso la sua meta.
Harry sorrise intenerito. Probabilmente, se avesse ricevuto un galeone per ogni volta che l’aveva sentita fare quell’affermazione, sarebbe stato più ricco di ogni singolo altro mago al mondo.
 
*
 
Hermione era nervosa, quella sera. Era il primo turno di sorveglianza che divideva con Malfoy da quando erano tornati a scuola. Da quando gli sguardi si erano andati moltiplicando, e le battute sussurrate tra una lezione e l’altra pure.
Arrivò con dieci minuti di anticipo e si morse un labbro, pentendosi subito di quell’impazienza. Non voleva che lui pensasse che aveva guardato l’orologio tutta la sera non aspettando altro che quel momento per stare sola con lui. Perché effettivamente era stato così… ma non vedeva perché lui dovesse saperlo.
Probabilmente, con suo sollievo, Draco non seppe mai del suo anticipo, visto che alle nove non si fece vedere. Dieci minuti dopo, Hermione cominciò ad innervosirsi.
Per quanto controvoglia, petulante, scocciato, lui si era sempre presentato in orario. Cosa voleva dire quel ritardo? Che non sarebbe venuto affatto? Che gli era successo qualcosa, e non ne sapeva niente?
Stava ancora ragionando su questa inquietante eventualità, che lo vide affrettarsi verso di lei, mentre i rintocchi di una pendola lì vicino battevano le nove e un quarto.
“Alla buon’ora. Non ve l’insegnano la puntualità, a voi Purosangue, tra tutte quelle raffinate regole di bon ton?” Lo accolse con un pizzico di acidità.
Poi si rese conto che lui sorrideva… no, di più, sembrava proprio che se la stesse spassando. Aveva stampato sul viso una specie di ghignetto divertito e non lo abbandonò nemmeno per un momento.
Poggiò la borsa accanto al muro. “Chiedo scusa, Granger, ho trovato traffico!”
“Traffico?”
“No? Proviamo con ‘ho beccato uno Knarl in Sala Comune e me ne sono dovuto liberare’? Ti piace di più?” Provò lui, avvicinandola, quello sguardo malizioso che gli faceva brillare gli occhi.
“Mi prendi in giro?”
“Un po’.” Rise il Serpeverde, circondandola con le braccia e spingendola contro il muro. “E’ un problema?” Mormorò, prima di sfiorarle le labbra con le proprie, morderle con delicatezza, assaggiarle.
Le bastò sentire il sapore di lui per rilassarsi tra le sue braccia e perdere qualsiasi proposito di fare guerra…almeno per qualche secondo. Poi si riscosse, e con una leggera pressione dei palmi sul suo petto, lo allontanò. “Momento, momento, momento. Che significa tutto ciò?”
Sempre sorridendo, lui sospirò e si rassegnò. “Sono solo di buon umore.”
“Questo lo vedo.” Convenne lei. “Motivo?”
Draco le baciò con dolcezza una guancia, e le sussurrò all’orecchio “Avevo voglia di vederti.”
“Poco credibile.” La Granger si appoggiò alla parete e incrociò le braccia al petto, battagliera. “Sei perfino arrivato in ritardo.”
Si morse un labbro, pentendosi della propria affermazione. Dannazione, sperò profondamente che lui non avesse notato quel tono petulante e offeso.
Malfoy sembrò però non farci caso. Si strinse nelle spalle. “Avevo delle cose da fare.”
“Cioè?”
“Devo renderti conto di ogni mio movimento, adesso? Sei diventata la mia carceriera?” La frase, che avrebbe potuto essere una frecciata velenosa, venne pronunciata con talmente tanta provocazione e malizia che non riuscì nemmeno a farla arrabbiare.
Finalmente, Hermione alzò le mani in segno di resa. “Ok, hai ragione, non sono affari miei. Non riporterò il tuo ritardo, per questa volta.”
Nemmeno l’allusione alla possibile soffiata sul suo comportamento intaccò quell’aura di gioia che circondava il Serpeverde. La ringraziò con un cerimonioso cenno del braccio, quindi fece apparire un largo divano invece delle solite due poltroncine che usavano per i turni di sorveglianza. Si accomodò e la invitò nel posto lasciato libero.
Il cipiglio-Mc-Granitt della Caposcuola si ingigantì nuovamente, mentre lo osservava scioccata con le sopracciglia talmente corrugate da averle praticamente unite. “Stai comodo? Ma perché non fare direttamente un letto a baldacchino, quattro piazze? Facciamo venire anche un paio di elfi domestici e due odalische, signor Malfoy?”
Lui sembrò considerare seriamente l’ipotesi. “Se te ne assumi tu la responsabilità, per me non è un problema!”
Lei si batté una mano sulla fronte e lui sbuffando si alzò e fece sparire il divano. “E va bene, donna rompipalle. Volevo aspettare, ma a questo punto…”
“A che ti riferisci?” S’incuriosì subito la Granger.
Draco non le rispose. Neanche stavolta scelse le poltroncine a cui si erano abituati: con un lieve movimento del polso, fece apparire due sedie in legno, intarsiate. Un altro sventolio di bacchetta e un tavolino di vetro si frappose tra le sedie.
Il ragazzo gliene scostò una, e la invitò a prendere posto.
Un sopracciglio alzato in maniera interrogativa, Hermione decise di assecondarlo.
Lui sedette nell’altro posto. “Nessun tema oggi? Ho pensato che con un tavolino saresti stata più comoda.”
“Fai sul serio?”
“Dipende il senso che vuoi dare a questa domanda…” Nella penombra del corridoio, Hermione vide brillare quello che ormai aveva identificato bene come il ghigno made-in-Malfoy.
“Intendo dire, hai realmente fatto apparire un tavolino solo perché io potessi studiare più comodamente?” La sorpresa nella voce della ragazza era tangibile.
“Sì.” Draco scrollò le spalle, come fosse una cosa da nulla. Quindi sembrò decidersi. “Non solo per quello a dire il vero.”
“Ah, ecco. Volevo ben dire.”
“Anche per questo. Accio Vassoio!” Ulteriore richiamo della bacchetta, e con somma sorpresa della Grifondoro, qualche momento dopo un oggetto non meglio identificato arrivò veleggiando verso di loro.
“Ero sceso nelle cucine a farlo preparare, per questo ho ritardato un po’. Spero non si sia versato nulla in giro…” Commentò il ragazzo, afferrandolo al volo. Lo poggiò sul tavolo e lo girò in modo che avessero ognuno una tazza davanti. Nello spazio al centro, un piatto conteneva alcuni dolcetti indubbiamente provenienti dalle cucine.
“Cioccolata calda?” Hermione spalancò gli occhi per la sorpresa.
“In memoria di qualche altra serata in cui l’abbiamo bevuta?” Draco alzò la tazza a mo’ di brindisi.
Ridendo, stupita, divertita, totalmente spiazzata, lei assentì.
E poi, qualche minuto dopo, mentre continuavano a prendersi in giro, la ragazza capì quello che le sfuggiva.
Draco non era abituato a prendersi cura degli altri, se non di Pansy. Non conosceva quella sensazione di piacere che ti coglie quando qualcuno è felice per qualcosa che hai fatto tu. Per lei era normale, compiacere i genitori, o i suoi amici… Era cresciuta abituata a quei sorrisi soddisfatti per un gesto che potresti non fare, ma scegli di fare, solo per la gioia di qualcun altro. Lui probabilmente no.
E poi si rese conto di un’altra cosa.
Draco Malfoy la stava corteggiando.
E non nel modo in cui era abituato! L’aveva visto fare il prepotente, il seducente, l’arrogante… Certo, aveva un fascino indiscusso. Perfino con lei, aveva usato tutte quelle pose… Ma per la prima volta, adesso, stava cercando di conquistarla solo facendola felice.
Sentì il cuore scaldarsi, e anche se lei non poteva saperlo, il ciondolo al suo collo brillò di nuovo del colore dell’oro fuso, particolare che saltò subito agli occhi del ragazzo.
Anche in seguito, Hermione dovette ammettere che quel turno fu il più piacevole che avessero mai trascorso. Non toccò libro, ma passò tutte le due ore restanti a battibeccare scherzosamente con il Caposcuola di Serpeverde, e se qualcuno avesse potuto ascoltarli, sentire i loro toni, contare le pause e le risate trattenute… Avrebbe capito che stavano indubbiamente flirtando.
 
Il buon umore di Draco non poté che aumentare, dopo la bella serata trascorsa con la Granger. Sorrise sarcastico, mentre scendeva verso i sotterranei. Gli avessero detto una cosa del genere, soltanto un mese prima, e si sarebbe fatto la migliore risata della sua vita.
Aveva insistito per accompagnarla fino dalla Signora Grassa, ma prima di arrivare davanti al quadro più pettegolo di Hogwarts, l’aveva bloccata in un angolo buio e l’aveva salutata a modo suo. Non aveva aspettato altro per tutto il tragitto! E lei, stavolta, non si era preoccupata di chi avrebbe potuto vederli, e non l’aveva bloccato per una qualsiasi delle sue ragioni con cui gli dava in genere addosso… si era completamente lasciata andare, stretta tra le sue braccia e la parete, gli aveva permesso di baciarla appassionatamente, forse come non aveva mai fatto. Aveva ricambiato con trasporto le sue attenzioni, e solo quando l’orologio della scuola aveva battuto i dodici rintocchi, lui si era deciso a darle infine la buonanotte.
Draco era talmente su di giri, quella sera, che non si accorse nemmeno di quell’individuo, acquattato nell’ombra della sua stanza, in attesa che lui cadesse profondamente addormentato, per agire.
 
*
 
Febbraio già mieteva le proprie vittime, e Ron si era preso un raffreddore talmente potente che la mattina successiva, a colazione, Ginny si era imposta perché andasse in infermeria.
Da quando era tornata dalle vacanze, la piccola Weasley era di nuovo allegra e solare come al solito. Aveva superato il fastidio di avere i Serpeverde tra i piedi, che in un primo momento l’avevano indotta ad allontanarsi dai suoi migliori amici. Quella mattina, poi, come a rinsaldare i nuovi rapporti, propose anche a Pansy di andare da Madama Chips con loro.
Benché la forma virale contratta dalla ragazza fosse più leggera di quella di Ron, anche lei sembrava cotta dal raffreddore, e accettò di buon grado.
Harry si sarebbe chiesto più volte, in seguito, se le cose sarebbero andate diversamente se lui avesse voluto accompagnarla personalmente. O se Ginny non avesse proposto di andare in Infermeria, o se insomma lui ed Hermione non fossero stati soli nel momento in cui arrivarono i gufi del mattino.
Due grossi barbagianni scuri si posarono davanti a loro, lasciando cadere due missive proprio sui piatti.
“Ma di chi sono?” Si stupì Hermione.
Gli uccelli erano già volati via quando lui prese la propria lettera in mano. La carta era ingiallita, vecchia. La aprì, e gli bastarono poche parole perché il terrore l’attanagliasse.
Vide Hermione sbiancare, e con uno sguardo si rese conto che le due missive erano identiche, solo che una parlava al maschile e l’altra al femminile.
L’unica altra leggera differenza era quella ciocca di capelli, posta quasi come una firma alla fine del foglio: biondo scuro in quello di Harry, biondo chiarissimo in quello della sua amica.
Rilesse ancora una volta le parole della lettera, poi il suo sguardo si levò ad incontrare quello atterrito di Hermione.


Questa volta è inchiostro rosso, la prossima userò il sangue di un cuore che non batterà più.
Devi lasciarla.
Hai tre giorni di tempo, poi la uccido appena vi vedo vicini. La uccido se parli ad anima viva di questa lettera. La uccido se provi a scoprire chi sono.
Posso arrivare a lei in qualsiasi momento, l’ho fatto stanotte, lo farò quando voglio. La prossima volta non mi limiterò a tagliare un ciuffo di capelli, ma ti basti come dimostrazione.




- - - - -

Eccomi!!! Ok, innanzi tutto delle scuse: se non rispondo subito alle recensioni è perchè tra questa fic, la nuova (Stella Cadente, appena pubblicata! il link è http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1803965&i=1 ) lo studio, il lavoro e tutto... rischio di diventare matta!! Se vi va, date un'occhiata anche alla nuova: prometto che non ritarderò gli aggiornamenti di questa per fare spazio a quella, ho già alcuni capitoli pronti e non vi deluderò!!
Un avviso: posterò ancora domani, spero, poi giovedì parto per Lourdes 5 giorni (non vedo l'ora!!) e al mio ritorno dovrò stare un pocolino in ospedale, ma penso di potermi portare il PC quindi passerò il tempo scrivendo..yuhuu!:) non devo fare niente di particolare, nessuna emozionante storia tragica.. Soltanto, nella prossima settimana potrebbe essere causa di qualche ritardo, ma è solo per queste contingenze :P
Ringrazio come al solito le mie adorate compagne in quest'avventura.. tutte voi che mi sostenete con i vostri messaggi! Sunny (che oggi, già lo so, mi odia), BluFlame, Hermione, Cate (Pansy ha risposto bene??), CsebaJ, Anny, baby, Isabella, Valery, Argilla.. tutte voi, siete una potenza!!
A prestissimo, un bacio, Silver

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** La fiera delle falsità - I Parte ***


Capitolo trenta

“Harry!”
Hermione gli strinse un braccio con uno sguardo terrorizzato. “Harry!” Ripeté, la voce stridula.
Lui cercava di pensare velocemente. Si guardò intorno. C’era qualcuno che li stava guardando, tra i Serpeverde? Qualcuno che li fissava in modo sospetto al tavolo dei Corvonero, o di Tassorosso? E tra i professori?
Non notò nulla di strano..
Scattò in piedi. “Vieni.”
Se la trascinò dietro praticamente correndo fino in Sala Comune, e di lì nel dormitorio maschile. Controllò che non ci fosse nessuno dei compagni e chiuse a chiave la porta, quindi si lasciò cadere sul letto.
La sua amica era rimasta in piedi al centro della stanza, senza riuscire a staccare gli occhi dal foglio che aveva ricevuto.
“Pensi che facciano sul serio?” Le chiese il ragazzo, guardando il proprio, pregando in cuor suo di vederlo autodistruggersi.
“Non lo so!” Esalò lei.
“Dobbiamo dirglielo immediatamente.” Asserì Harry convinto.
“No! Non hai letto cosa dice questo folle?” Finalmente l’amica riuscì a riprendere il controllo del proprio corpo e lo raggiunse sul letto. “Se glielo diciamo, li uccide.”
Harry scosse la testa. “E tu ci credi?”
“Non lo so, ma saresti veramente disposto a rischiare?”
Il ragazzo rifletté un attimo. “Possiamo tenerli sotto controllo, proteggerli. Possiamo fare qualcosa!”
“Controllarli ventiquattr’ore al giorno? Harry, non sappiamo da dove arrivi la minaccia. Finché non capiamo da cosa dobbiamo guardarci, non possiamo neanche prevederlo! L’unico modo per proteggerli veramente, da tutto e tutti, sarebbe quello di portarli via da scuola, o chiuderli a tempo indeterminato nei sotterranei sotto la palestra…” Hermione ragionava in fretta, cercava di pensare ai risvolti della situazione. “Ci pensi, a come starebbero? E magari senza motivo! Tu vuoi questo per Pansy?”
“No.” Qualche momento di silenzio, nel quale al ragazzo sembrò di aver immerso il cervello nell’ovatta. “Ma se avessero voluto ucciderli, non l’avrebbero già fatto? Voglio dire, hanno tradito le loro famiglie… Sono in pericolo a prescindere dal nostro rapporto con loro, no?”
Hermione rifletté a lungo prima di rispondere. “Forse no. Hai visto come la signora Malfoy ha protetto Draco? E Lucius, che ha subito cercato di convincerlo a tornare dalla loro parte? Forse, se non vengono più visti come minacce, potrebbero non essere in pericolo di vita… Ricordati che non possiamo essere certi che la minaccia arrivi dalle loro famiglie.”
“Ma sanno degli Horcrux!”
“Non è esatto. Non gli abbiamo detto perché stiamo cercando la coppa e la tiara, e di tutti gli altri non sanno nulla.” Ragionò la Caposcuola. “Inoltre, neanche Lucius ne è al corrente, dato che non ha riconosciuto la coppa quando l’abbiamo rubata. L’hai sentito, pensava che i suoi figli cercassero denaro.”
“Quindi potrebbero non venire puniti per questo, se nessuno trova il coraggio di dirlo a Voldemort.” Concluse Harry. Ci pensò un po’. “Non voglio lasciarla. Lei deve saperlo.”
Hermione spalancò gli occhi. “Hai letto anche tu quelle parole! Ha detto che non possiamo dirlo a nessuno! Anzi… pensi che il fatto che ne stiamo parlando, potrebbe essere pericoloso?”
“No, non credo.” Ci aveva già pensato. “Le lettere uguali, recapitate a colazione? Era praticamente ovvio che lo avremmo saputo entrambi. Probabilmente si riferiva al resto del mondo.”
“Harry,” Dopo un lungo momento di silenzio, Hermione prese fiato, “mancano otto minuti all’inizio delle lezioni. Non possiamo prendere una decisione così su due piedi. Riflettiamoci un attimo, ok? E stasera ne parliamo con più calma. Ti va?”
Lui annuì. “Sì, per forza. Per adesso, facciamo finta di nulla. A mente lucida, cerchiamo di ragionarci meglio.”

*

Che ingenuo, Potter. Si era guardato intorno, cercando di capire se qualcuno stesse spiando le loro reazioni, e non aveva guardato nel posto più ovvio. Pensava forse che la minaccia sarebbe arrivata vestita come la Morte, con la Falce in mano? Aveva scrutato gli studenti delle altre Case e perfino i professori.
Non gli era nemmeno venuto in mente di controllare al suo stesso tavolo, a pochi passi da lui.
Rise.
Era fin troppo facile così.

*

Leggermente in ritardo, i due Grifondoro arrivarono comunque un istante prima dell’entrata della professoressa, alla lezione di Difesa contro le Arti Oscure.
Pansy fece subito per spostare la borsa, in modo da far posto al suo ragazzo, ma lui, senza neanche farci caso, sedette con Hermione in ultima fila.
Potter in ultima fila a Difesa? E la Granger pure?,la bionda restò un attimo interdetta, ma poi scrollò le spalle. La classica eccezione che conferma la regola.
Al trillare della campanella, sgattaiolò subito tra i banchi per raggiungerli.
“Babba bia. Mi sento uno straccio. Sapete che Madama Chips ha detto che Weasley ha l’influenza e ha deciso di tenerlo lì?”
“Davvero?” S’incuriosì Hermione.
Harry scattò subito verso la porta. “Allora vado a trovarlo, ci vediamo a pranzo, che dopo sono in palestra!”
Pansy sollevò le sopracciglia. “Devo avere proprio un aspetto orribile oggi.”
“Ma no, che dici.” La consolò la Caposcuola, distrattamente. “Vado ad Aritmanzia. Vuoi venire?”
Pansy scosse la testa. “Ho un’ora buca. Andrò a fare tappezzeria in Sala Comune, non mi reggo in piedi.”
Magari il suo ragazzo era ipocondriaco e aveva paura che gli contagiasse il raffreddore, pensò divertita, mentre raggiungeva il fratello e scendeva con lui verso i sotterranei. Lo convinse a farle compagnia e si sdraiò sul divano con la testa sulle sue gambe, mentre lui leggeva un libro.
“Sai che stai diventando sempre più… Grangeresco?” Lo prese in giro.
Indossando il ghigno made-in-Malfoy, lui rispose “Comincerò a preoccuparmene solo quando mi si arricceranno le punte e mi diventeranno crespi i capelli.”
“Che inguaribile vanesio che sei…”
Si guardarono un momento, poi scoppiarono a ridere entrambi. Andava tutto bene, e non c’era niente che potesse rannuvolare il loro orizzonte. Pansy chiuse gli occhi e si lasciò andare a fantasticherie su cosa avrebbero potuto fare quel pomeriggio con Harry, o cosa gli avrebbe detto se lui avesse fatto questo o quello o quest’altro ancora……

… Ma quella sera, il suo umore era peggiorato al punto da avere completamente scordato quelle fantasticherie: si era ormai resa conto che qualcosa non stava andando per il verso giusto. Stavano insieme da poco meno di sei mesi, ma aveva imparato a conoscere il suo ragazzo, almeno un po’.
L’aveva evitata per tutto il giorno, su questo non ci pioveva.
A pranzo era arrivato tardi, aveva sbocconcellato qualcosa, ed era stato sfuggente per tutto il tempo, finché non era letteralmente schizzato via appena gli era stato possibile farlo. Aveva passato il pomeriggio in Infermeria con Weasley, facendole gentilmente capire che non c’era bisogno che rimanesse con loro, e per cena, ancora, si era presentato tardi e non l’aveva guardata negli occhi nemmeno una volta.
Che stava succedendo?
Pansy si rigirò nel letto. Non era una stupida. Era ovvio che un pensiero lo assillava… Che le stesse nascondendo qualcosa?
Chiuse gli occhi, cambiando di nuovo posizione. L’indomani lo avrebbe inchiodato al muro e l’avrebbe scoperto.

*

Il mattino dopo, a differenza del giorno precedente, il tavolo Grifondoro era parecchio affollato. I due Caposcuola sedevano vicini, e Draco stava versando del succo di zucca ad Hermione, nel momento in cui lei notò qualcosa di strano sulla sua mano.
“Che hai fatto, al polso?” Si stupì. Un taglio sottile, lungo almeno dieci centimetri, partiva dalla base del pollice e scendeva perpendicolare al solco tra l’ulna e il radio.
“Non lo so.” Sbuffò lui. “L’ho notato stamattina. Ieri sera ho avuto allenamento di Quidditch, penso di essermi graffiato con una scheggia della scopa.”
“Che strano!” Intervenne Pansy, notando anche lei la lieve ferita del fratello. “Ne ho una praticamente uguale!”
La ragazza porse loro il braccio, scoprendolo, e videro che la stessa linea appena arrossata correva sul suo polso.
Draco sorrise. “In simbiosi, noi due, eh?”
“Come sempre!” Gli fece l’occhiolino lei. Quindi lanciò il novecentesimo sguardo alla porta della Sala, dalla quale Harry non era ancora passato. Sobbalzò non appena lo vide.
Lui perse tempo a chiacchierare con alcuni compagni della squadra, quindi sedette tra Pansy e Ron. Le sorrise, e innegabilmente era un sorriso forzato.
Hermione provò una stretta al cuore. Avevano passato tutta la notte a parlare di quello che avrebbero dovuto fare in quella terribile situazione in cui si trovavano, senza riuscire ad arrivare ad una conclusione, e lui era letteralmente a pezzi.
Il Cercatore aveva appena afferrato una caraffa di succo d’ananas, che un pacchettino nero caduto dall’alto rischiò di piombarci dentro.
Un frullio d’ali sopra la testa di Hermione la fece sobbalzare come se avesse preso una scarica elettrica, e un oggetto identico le cadde nel piatto.
I due amici si scambiarono un veloce sguardo teso.
“Che roba è?” Pansy scattò in avanti a raccogliere quello del suo ragazzo, e aprì la scatolina in pochi abili movimenti, per poi lasciarla cadere non appena visto al suo interno. “Bleah, ma che schifo di scherzo è?!”
Con il cuore che batteva all’impazzata, Hermione scartò il proprio, e fu quasi rasserenata quando vi trovò all’interno solo un fazzoletto. Poi vide le macchie rosse su di esso.
Istintivamente, lo sguardo le cadde di nuovo su quella sottile ferita al braccio dei due Serpeverde, e capì.
Lo stomaco le si contrasse e seppe che non sarebbe più riuscita a deglutire un solo boccone.

*

“Non ce la faccio. Vado là e le dico tutto.”
“So come ti senti...” Hermione gli strinse una mano. “Ma pensa a cosa potrebbe comportare… Sei davvero pronto a correre questo rischio?”
Harry tacque. “No.” Disse alla fine.
Si erano rifugiati di nuovo in camera sua, liquidando la storia dei pacchettini davanti agli altri ed eclissandosi con una scusa banale. Ma lui sentiva di essere vicino al punto di esplosione.
L’amica sospirò. “Nemmeno io. Sarebbe egoistico, rischiare la loro vita perché abbiamo paura di lasciarli andare. E sembra che questo faccia sul serio… Stavo quasi svenendo quando ho capito che ci aveva mandato gocce del loro sangue.” Fece una lunga pausa, per riprendere il controllo della voce e dei pensieri. “Prendiamoci del tempo, adesso. Magari riusciremo a vederci chiaro, ma non possiamo ignorare una minaccia del genere solo per paura di crederci.”
Il ragazzo annuì. Lei aveva ragione.
Se Pansy venisse uccisa perché tu sei stato troppo codardo per separarti da lei, come ti sentiresti? Se non la vedessi entrare in Sala Grande una mattina, e ad accoglierti ci fosse solo l’aria cupa da cattiva notizia, sul volto della McGranitt? No. Non era pronto a correre quel rischio.
Si prese il volto tra le mani. “Non lo capirà mai… Cosa posso dirle perché lo accetti?”
Hermione non aveva una risposta, questa volta. Si limitò ad abbracciarlo. Stava per poggiare, affranta, la testa sulla spalla di lui, che l’amico si tirò su. “Potremmo dire di esserci innamorati l’uno dell’altra!”
“Certo, come no.” Quasi rise lei. “Ci crederebbero di sicuro.”
Harry scrollò le spalle, sconfitto, e stava per ripiombare nella disperazione quando l’amica esclamò “Ginny!”. Il ragazzo si voltò in cerca della piccola Weasley, ma Hermione continuò “No, intendo, la soluzione è Ginny.”
“Cosa vuoi dire?”
“Tu e lei siete stati insieme. Vi conoscete bene, e siete ottimi amici. Non ti negherà questo favore.” Asserì la Caposcuola convinta.
“Mione, non ti capisco. Cosa potrebbe fare, Ginny?”
“Fingere un ritorno di fiamma. Lascerai Pansy per lei. E’ la cosa più credibile che mi venga in mente.”
Sconfortato, il ragazzo si lasciò ricadere la testa tra le mani. “No… Io…”
“Non vedo altre soluzioni, Harry.” Cercò di consolarlo lei, stringendolo forte.
“Lasciamici almeno pensare…” Implorò lui.
Gli concesse qualche minuto di riflessione, quindi provò a scuoterlo. “Dobbiamo andare, adesso. Abbiamo tre minuti per arrivare da Vitious.”
“E tu come farai?”
“Che intendi?” Domandò la ragazza, cercando al contempo di farlo alzare.
“Con Draco. Cosa farai con lui?”
Hermione si paralizzò. Poi scrollò le spalle. “Non è importante, mi verrà in mente qualcosa. Non stiamo nemmeno insieme, noi. Stai tranquillo, pensiamo a Pansy adesso.”
“Certo che è importante! Il fatto che non siate ufficialmente fidanzati o prossimi al matrimonio, non significa che tu possa fingere che la cosa non t’interessi. Non con me.” Concluse lui, guardandola severamente. Durò un attimo, poi si sciolse. “E’ brutto da dire, ma credo tu debba umiliarlo.”
Lei sgranò gli occhi. “Cosa?”
“Se ho imparato un po’ a conoscerlo, l’unico modo per allontanarlo, è colpirlo nell’orgoglio. Solo così rinuncerà a te senza nemmeno combattere, anche adesso che ha capito di tenerci veramente.” Harry le strinse le mani, quindi si lasciò nuovamente cadere sul letto.
“Alzati, per favore. E’ già tardissimo.”
“Non me la sento di venire a lezione. E di incontrarla, fare finta di nulla… Non ce la faccio, ‘Mione.”
La Caposcuola sospirò. Il suo migliore amico sembrava a pezzi. “Salta la prima ora, allora. M’inventerò qualcosa, non preoccuparti. Ma per Pozioni, pretendo di vederti in aula. Devi essere forte, Harry. Se Pansy ti vede così, capirà immediatamente che c’è qualcosa che non va… Fallo per lei. Ci sono io con te. Ce la faremo, insieme.”
Lo strinse in un abbraccio fraterno, gli diede un bacio sulla fronte, e se ne andò. Doveva aiutarlo, non l’avrebbe abbandonato. Così, forse, sarebbe anche riuscita ad ignorare quel dolore sordo al centro del petto al pensiero di cosa avrebbe dovuto fare con Draco.

*

Quella sera, Harry addusse un forte mal di testa e si congedò dagli amici appena finita la cena, salutando Pansy con un bacio veloce, senza nemmeno guardarla negli occhi.
Cosa che lei non mancò di notare.
Hermione seguì la scena con sguardo preoccupato. “Ehi,” bisbigliò alla ragazza seduta accanto a lei. “Harry ti ha parlato di qualcosa, oggi?”
“No, avrebbe dovuto?” Si stupì Ginny.
“Sì. Ti va di accompagnarmi da lui?”
La piccola Weasley annuì convinta, e anche loro due si alzarono con scuse poco probabili per dileguarsi alla volta della Torre di Grifondoro.
Trovarono l’amico in stato praticamente catatonico, sprofondato nella poltrona che preferiva, davanti al camino della Sala Comune.
“Che ha?” Sussurrò preoccupata la rossa.
Hermione non rispose alla domanda. “Meglio andare in soccorso.” Quindi, raggiungendolo, gli si accovacciò davanti. “Non hai parlato con nessuna delle due, vero?”
“Non ce la faccio.” Mormorò lui, affranto. “Non riesco a dirglielo.”
“Di che si tratta?” S’incuriosì l’altra, sempre più stupita.
“Harry deve lasciare Pansy.”
“Non ha proprio l’aria di uno che non vede l’ora di farlo…” Sottolineò Ginny, perplessa. “Sembra più quella di un condannato a morte.”
“No, non vuole farlo, ma deve.” Spiegò la Caposcuola.
“Per quale ragione?”
“Questo non posso dirtelo, e non deve saperlo nemmeno la diretta interessata.”
Ginny tacque per qualche minuto, osservandoli in silenzio. “Se non vuole farlo lui, potrebbe farsi lasciare.”
“E come?” Spalancò gli occhi la Granger.
“Esasperandola. Riempendola di attenzioni fastidiose, o facendogliele mancare del tutto. Dopo un po’ lei si stuferà, probabilmente, e romperà per prima.” Enucleò la rossa.
“Non abbiamo tempo!” Esclamò Harry, afferrando un cuscino del divano e scagliandolo direttamente contro le fiamme del camino.
Le due ragazze sobbalzarono. Non l’avevano mai visto tanto teso e arrabbiato.
Hermione cercò di placarlo, quindi riprese a parlare con l’amica. “Deve farlo entro domani sera.”
“Mmmh. E non volete ugualmente dirmi la ragione di questo gesto insano?”
“Non possiamo.” Sospirò la Caposcuola. “E lui non riesce nemmeno a discuterne con lei.”
Il silenzio calò nuovamente, ma qualche minuto dopo, Ginny si alzò in piedi, e iniziò a parlare lentamente. “Posso farlo io. Ho capito cosa hai in mente, vuoi farle credere che sia successo qualcosa tra me e lui. E’ plausibile.”
Harry la guardò. “Plausibile?”
Lei scrollò le spalle. “E’ il timore di ogni ragazza innamorata: che il suo fidanzato torni con la ex. Sarà proprio questo a farle credere alla menzogna… Quando abbiamo paura di qualcosa, ci sembra di vederlo ovunque. Mi spiace che tu debba fare qualcosa che non vuoi, ma se è così importante, io posso aiutarti.”
Lui annuì. Provò a parlare, ma le parole gli morirono in gola. Tossì per schiarirsela. “Grazie, Gin. Scusatemi, vado a letto.”
Le due amiche si scambiarono uno sguardo preoccupato mentre lui si allontanava.
“Non è mai stato un grande attore, lo sai vero?” La mise in guardia Hermione.
“Digli solo di non andarmi deliberatamente contro. Ci penserò io a guidare le danze.” Ginny la inchiodò poi con lo sguardo dorato. “E’ proprio necessario, Hermione? Sai che non sono la prima delle fan della Parkinson ma.. passerà un inferno, dopo questo.”
“Lo so. E’ l’unico modo.”
La piccola Weasley annuì. “Se lo dici tu, va bene, così sia. Indosserò i panni della signora Potter ancora una volta.”
“E’ molto generoso da parte tua, sai?”
“Se c’è una cosa che ho imparato, in sei anni in questa scuola, è che gli amici ti salvano la vita. Sempre. E’ un dovere, non sempre un piacere, essere un’amica vera, e io voglio rispettarlo.”

*

Il terzo giorno a disposizione dei due Grifondoro per adempiere all’obbligo impostogli, vide anche l’inizio del teatrino di Ginny.
Lei ed Harry scesero a colazione insieme, stupendo sicuramente la Serpeverde, che come ogni mattina, li aveva preceduti al loro stesso tavolo.
Ginny la salutò con freddezza, e si mise all’altro lato del ragazzo, continuando a parlargli ininterrottamente di Quidditch. Lui, per nulla infastidito, degnò Pansy di appena uno saluto distratto, prima di concentrarsi con dedizione alle chiacchiere sulle nuove strategie di gioco che avrebbero potuto provare con la squadra.
Hermione e Ron li raggiunsero poco dopo, e quando il Caposcuola di Serpeverde si unì a loro, Pansy era già nello sconforto più totale.
Aspettò che Ginny si allontanasse per le proprie lezioni, e che i ragazzi sparissero alla volta della palestra nella Scuola d’Addestramento, per prendere la Caposcuola da parte.
“Che sta succedendo ad Harry? Sono giorni che si comporta in modo strano, e oggi sembrava non riuscire a staccare gli occhi dalla Weasley!”
Hermione si strinse nelle spalle. “Non so davvero cosa dirti. Ultimamente si sono riavvicinati, ma sono sempre stati uniti, quindi non è una cosa strana.”
“Non è successo nulla di particolare negli ultimi giorni?” Domandò inquieta la bionda.
“Non mi viene in mente niente di rilevante.” Mentì la Grifondoro. “Probabilmente sono tesi per la partita contro di voi. Sarà per questo che ieri sono rimasti tutta la sera a parlare in Sala Comune.”
Pansy spalancò gli occhi dalla sorpresa. “Ma Harry non aveva detto di avere sonno?”
“Sì, ma lo sai com’è fatto. Mette al primo posto gli interessi degli altri, specialmente se gli altri, sono la sua Squadra di Quidditch.”
“Ron era con loro?” Chiese ancora la Serpeverde.
Hermione finse di rifletterci su. In realtà, considerando che stava inventando tutto di sana pianta, scusandosi mentalmente con la povera vittima delle sue menzogne, non ci mise molto. “No, non mi pare. L’influenza lo sfinisce al punto che si è schiantato a letto prima ancora di toccarlo. Ti spiace accompagnarmi alla Scuola? Ho Codici, tra pochi minuti.”
“No.” Pansy inchiodò. “Scusami, io devo… Ci vediamo dopo.”

*

Quella sera, lo sconforto di Pansy Parkinson era sparito. Si era tramutato in una furia cieca.
Harry non si era presentato a cena.
E nemmeno la Weasley.
Fuori di sé dalla rabbia, percorse quasi divorandoli i piani fino alla Sala Comune di Grifondoro. Sarebbe entrata a qualsiasi costo e gli avrebbe parlato e gl… Si bloccò.
Non doveva nemmeno entrare. Lui era lì fuori, con lei, e stavano parlando. No, stavano ridendo.
Lei aveva fatto qualche battuta e lui si stava tenendo la pancia dal gran ridere.
Già. Proprio un gran ridere,pensò la Serpeverde.
Poi il sangue le si ghiacciò nelle vene.
Lei si era sporta in avanti e gli aveva poggiato una mano sul petto. Sorrideva, la piccola Weasley. Harry alzò una mano e la accarezzò dolcemente su una guancia.
Adesso che era abbastanza vicina, poteva udire anche le loro parole.
“Mi sei mancata, Gin.”
Il suo mondo andò in frantumi, mentre sentiva le orecchie riempirsi di un rumore sordo e la vista annebbiarsi. Serrò gli occhi e riprese il controllo.
Non si erano nemmeno accorti di lei, da quanto erano presi e compresi nel loro mondo fatto di cuoricini e chissà quali ricordi…
Lacrime di rabbia minacciarono di traboccarle dagli occhi, ma non avrebbe dato loro anche questo sazio.
Si girò e tornò sui suoi passì, e non si fermò mai, finché non raggiunse il suo letto.
Non poteva sapere che nel momento esatto in cui lei si era voltata, Harry si era quasi accasciato a terra, incapace di reggere la sofferenza per il dolore che le stava infliggendo.

Contemporaneamente, qualche piano sotto di lui, anche Hermione non se la passava benissimo: dopo che per quasi un mese non aveva avuto nemmeno un turno con Draco, adesso gliene erano capitati due nell’arco della stessa settimana.
Per giunta, quella sera non avrebbe potuto sbagliare. Era l’ultima che aveva a disposizione per rompere qualsiasi cosa ci fosse tra loro.
Proprio adesso che lui cominciava ad aprirsi. Adesso che lui iniziava a lasciare andare quel buio dentro che si era sempre portato dietro, e sembrava voler provare qualcosa di nuovo, qualcosa di vero… Lei avrebbe dovuto spezzarlo.
E soprattutto doveva farlo prima che lui le chiedesse spiegazioni dello strano atteggiamento di Harry… Cosa che sicuramente avrebbe fatto, considerando quant’era protettivo verso la sorella. E in quel caso avrebbe dovuto mentire anche su quella storia.
Il groppo in gola che aveva cercato di ignorare tutto il giorno tornò a farsi sentire, e nuovamente tentò di ricacciarlo giù.
Arrivò anche questa volta con qualche minuto di anticipo, ma a differenza della precedente, il suo compagno non si fece aspettare.
“Buonasera.” Le sorrise, avvicinandola.
Hermione schivò il suo sguardo chinandosi, fingendo di cercare qualcosa nella borsa, e approfittandone per trovare un po’ di autocontrollo.
Lo stai facendo per lui. Ne va della sua vita.
Si tirò su con un sorriso tirato. “Ciao!”
“Che espressione finta.” Arricciò il naso il Serpeverde.
Lei scrollò le spalle, quindi fece apparire dal nulla il tavolino e le sedie dell’altra volta. Più formali delle poltroncine.
Si ricordò di cosa le aveva suggerito Harry. Doveva umiliarlo. Respirò profondamente per farsi coraggio.
“Ti va di parlare un attimo?”
Lui le scostò la sedia, e poi prese posto davanti a lei, come la volta precedente. “Sappi che se vuoi affrontare il discorso matrimonio o quello figli, non mi sento ancora pronto, Granger.”
Lei storse il naso. “Ecco, è proprio questo il punto.” Sospirò teatralmente. “Credo che tu stia prendendo questa cosa un po’ troppo sul serio, Draco.”
Stavolta davvero sorpreso, lui inarcò le sopracciglia. “Prego?”
“Sì, ecco.. Non ti credevo tipo da prendere una storia seriamente. Avevo sentito che eri molto più… diciamo… Alla mano.” Provò lei. Doveva essere perfetta. Doveva studiare anche le pause, o un artista della menzogna come il rampollo dei Malfoy, avrebbe mangiato subito la foglia.
“Mai fidarsi delle voci, possono rivelarsi tremendamente esatte.” Sorrise nervoso lui. “Qual è il punto?”
Altro sospiro teatrale. Hermione sperò di non avere esagerato. “Non prenderla a male, ok? Avevo pensato di avvicinarmi a te perché mi sarebbe stato più facile così raggiungere il mio obiettivo ma… Non voglio giocare con i sentimenti di nessuno. E’ meglio se ti dico subito la verità, così non rischiamo di farci male inutilmente.”
Obiettivo?” Avvertì una nota pericolosamente bassa nella voce del Serpeverde.
Annuì. “Sì beh, chi meglio di te avrebbe potuto avvicinarmi a Zabini?”
Draco sembrò aver ricevuto una secchiata d’acqua gelida in piena faccia. “Zabini?” Ripetè.
“Yes!” Lei osò addirittura fargli un occhiolino, ma se fosse stata meno tesa, avrebbe di certo capito che in quel momento, se gli avesse ballato nuda sul tavolo, lui non lo avrebbe nemmeno notato, talmente era scosso. “E’ sempre stato il mio pallino, quel ragazzo. Mi piace un sacco. Dici che riusciresti, non so, magari a portarlo al prossimo festino che organizziamo in Sala Comune?”
“Fammi capire, volevi avvicinarti a me, per arrivare a Blaise?” Soffiò il biondino.
Lei si strinse di nuovo nelle spalle. “Scusa. Te l’ho detto, pensavo la prendessi molto più alla leggera. Non voglio mentire a nessuno, quando ho realizzato che la cosa per te stava diventando più impegnativa, ho deciso che dovevo mettere le carte in chiaro.”
“Molto…” Schiarimento di voce “onesto, da parte tua. Da vera Grifondoro. Va bene, non ti preoccupare.”
“Davvero, non ci sono problemi tra noi?” Chiese Hermione, con la morte nel cuore, e un sorriso tanto finto quanto sollevato.
“Certo.” Draco sembrava aver già riguadagnato il pieno controllo di se. “Assolutamente. Anzi, parlerò io stesso con Blaise, tranquilla. Non mi da fastidio che qualcuno prenda i miei vestiti smessi.” Concluse gelidamente, prima di alzarsi in piedi e prendere la borsa da terra.
“Dove vai?”
“Non ho voglia di finire il turno. Fattelo da sola. O vuoi che ti mandi Zabini, a tenerti compagnia?”
Senza nemmeno voltarsi, Malfoy se ne andò.
Non aveva mai disertato il suo compito serale per pigrizia, né per golosità. Non l’aveva fatto nemmeno quando era tanto acciaccato da riuscire a tenersi in piedi a stento. Ma quella sera l’aveva lasciata sola.
Hermione si deconcentrò al punto che il tavolino e le sedie svanirono, e lei cadde a terra, dove si raggomitolò, e lacrime silenziose, ma roventi sulle sue guance fredde, scesero per un tempo che le parve infinito.



- - - - - - - - -

Buongiorno! L'aereo parte tra poche ore ma ce l'ho fatta, pronta per l'aggiornamento: vi lascio con qualcosa da gustare in questi giorni di assenza, un capitolo che mi è venuto lungherrimo! (Sunny, oggi amami! ahah) In mia assenza, comunque, non sarete abbandonate, Albezack veglierà su di voi con i capitoli nuovi in mano, ed è pronto a pubblicarli...forse...cioè... parliamo di Albe, non lo so cosa succederà a dire il vero..potrei anche trovare tutto demolito, e lui con aria serafica beatamente ignaro! ;) Tenete il Cruciatus in punta di bacchetta, mi raccomando!! Vi abbraccio tutte, mi collegherò il prima possibile per cercare di rispondervi, fatemi sapere cosa ve ne pare di questo capitolo che vi assicuro mi ha messo parecchia ansia!!!Baci baci baci, soprattutto a Cate, Hermione, Marianne, Isabella, bimba, anny, gyugyka, martyevans, stregattomatto... ciao ragazzi a prestissimo!^^
Silver
Ps. E' in uscita anche il terzo capitolo di Stella Cadente! :)

Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** La fiera delle falsità - Parte II ***


Capitolo trentuno
 

I due fratelli Weasley dovettero scortare il Capitano della loro squadra quasi di peso a colazione, il giorno dopo.
“Devi ricordare che tu non sai che lei ci ha visti, ieri sera. Devi essere sorpreso, qualunque sia la sua reazione!” Cercò di scuoterlo Ginny.
“Non riesco ancora a capire come facessi a prevedere che Pansy sarebbe venuta a cercarlo alla Torre. Mi fai paura.” Le ripeté per la quarta volta Ron.
“Era ovvio!” Sbottò lei. “Non vedendo nessuno dei due a cena, era matematico che volesse capire cosa stava succedendo. E noi abbiamo realizzato la peggiore scena che si potesse essere immaginata.”
“Sei diabolica. Ricordami di non mettermi mai contro di te.” Scosse la testa il fratello maggiore.
Lei si strinse nelle spalle, quindi afferrò un braccio di Harry e gli diede un altro strattone. “Ci siamo. Pronto?”
Lui prese un respiro profondo e annuì. Si stampò un espressione tranquilla in viso e varcò insieme ai due amici l’ingresso della Sala Grande.
Per la prima volta da settimane, il posto che i Grifondoro ormai avevano riservato alla bionda Serpeverde, era vuoto. La cercò con lo sguardo, e vide che era tornata sotto gli stendardi verde argento. Sola.
Gli si strinse il cuore.
Lei nemmeno levò lo sguardo, presa nella lettura di IoStrega.
“Va da lei.” Lo spinse Ginny.
“Adesso?!”
“Certo. Sei un ragazzo sorpreso di non trovarla al proprio tavolo ad aspettarlo, e un po’ sollevato forse. Vai.” La sua coach mentale e presunto ritorno di fiamma, gli diede un ultimo colpetto tra le scapole e lui si avviò verso quella che era la persona che meno di ogni altra, avrebbe voluto ferire.
Per il suo bene, si ripeté, per il suo bene.
Si appoggiò al tavolo proprio davanti a lei, ma Pansy non lo degnò di uno sguardo, limitandosi a girare pagina.
“Ehi, buongiorno!” Nessuna risposta. “Come mai non sei seduta al nostro tavolo?”
Lei sbuffò. “Mi è venuto a noia.”
“Sei nervosa?” Si finse stupito lui. Pregò che continuasse a non guardarlo, o avrebbe visto immediatamente il suo palese disagio.
“Io? Affatto.” Rispose lei acida, prendendo una fetta di pane e cominciando ad imburrarla.
“Vuoi che ne parliamo dopo?”
Lei scosse le spalle. Non sapendo cos’altro aggiungere, lui si allontanò, cercando lo sguardo di Ginny. Avrebbe voluto anche Hermione accanto, ma non l’aveva ancora vista quella mattina. Si chiese cosa fosse successo la sera prima con Malfoy, sperò fosse filato tutto liscio.
“Perfetto, sta sereno, andrà tutto bene.” Gli sorrise incoraggiante Ginny.
Il suo migliore amico, invece, gli batté una pacca sulla spalla. A dispetto della minaccia della lettera, non erano riusciti a tenergli nascosta la verità, e almeno a Ron, solo a lui, avevano confidato tutto.
 
*
 
Pansy non ascoltò una parola che fosse una, della lezione di Trasfigurazione, quel giorno. Teneva gli occhi puntati sulla schiena di quello che ancora, ufficialmente, era il suo ragazzo. Ancora per poco, aggiunse mentalmente.
Poi si ricordò cos’aveva pensato pochi giorni prima.
Non avrebbe permesso a nessuno di frapporsi tra loro.
Vero, ma probabilmente era l’unica tra loro due a volerlo. Quando le si era ripresentato il suo ex, grande amore della sua adolescenza, lei l’aveva respinto con un muro di ghiaccio. Harry, invece, con sole due sviolinate della Weasley le era tornato ai piedi… Evidentemente, non provava quello che aveva sempre sostenuto.
Però, un’altra vocina intervenne dentro di lei, magari è una debolezza momentanea.
Al suono della campanella scattò in piedi e si precipitò fuori per i corridoi. Cercò con lo sguardo qualcuno della sua Casa del sesto anno, e ci mise solo una dozzina di minuti prima di trovare Burton.
“Craig!” Lo chiamò. Il ragazzo le si avvicinò stupito.
“Parkinson?”
“Mi serve sapere qual è la prossima ora dei Grifondoro del tuo anno.” Accompagnò la frase con uno sguardo fermo, di ghiaccio. Suo fratello sarebbe stato fiero di lei.
“Dev’essere Incantesimi, con noi. Tutto bene?”
“Sì, grazie. A più tardi.”
Le mani che le formicolavano per il nervosismo, si fiondò in Infermeria chiedendo alla Chips un permesso per assentarsi alla prossima ora (che sarebbe stata Erbologia), a causa di un fortissimo mal di pancia.
“Hai le tue cose, ragazza mia?”
Le mie cose. Sì, certo, come no. Lo spargimento di sangue ci sarà, ma non quello che pensi tu, vecchiaccia.
Quali che fossero i suoi pensieri, all’infermiera confermò l’ipotesi del ciclo. La donna allora le diede una pozioncina per lenire il dolore, il permesso richiestole, e la congedò.
Pansy guardò un istante con interesse la fialetta, e la conservò nella borsa che portava sempre con se sotto gli abiti, quella che poteva contenere mezza Hogwarts senza appesantirsi, pensando che quella pozione avrebbe potuto tornarle utile qualche altra volta. Ripose con cura anche l’autorizzazione ottenuta, che più tardi avrebbe consegnato alla Sprite, e mentre una calma gelida scendeva su di lei, si avviò verso l’aula di Vitious.
Aspettò poco meno di mezz’ora prima che la campanella trillasse. Non appena la Weasley uscì dall’aula, la inchiodò con lo sguardo.
“Aspetta un attimo. Dobbiamo parlare, noi due.”
La rossa fece cenno alle amiche di andare pure, e aspettò che il corridoio fosse vuoto, prima di indurla a spiegarsi.
“Lascia stare Harry. Lui sta con me, adesso.”
Ginny si aspettava un attacco diretto, e non si fece cogliere impreparata. Sospirò. “Ascolta, non è che sono andata da lui e gli ho detto di lasciarti e tornare con me. E’ che quel feeling che abbiamo, non te lo so spiegare... Non riusciamo ad evitarlo. Mi spiace, non ho mai voluto essere una sfascia coppie, ma in questo caso sei tu l’ultima arrivata, Parkinson.”
Il cuore della bionda sembrò perdere qualche battito. “Lui non vuole te, lui ama me. Lo so.”
Un sorriso compassionevole distese le labbra della Weasley. “Sai, mi fanno sempre tenerezza le storie che uno si racconta, per non ammettere di essere stato usato. Fa male, è vero, ma è meglio guardare in faccia la realtà.”
La rabbia stravolse i lineamenti della Serpeverde. “Usata?! Harry ha fatto con me cose che non ha nemmeno pensato, con te!”
Ginny spalancò gli occhi dalla sorpresa. “Ti ha detto così? Davvero?” Sbuffò a ridere. “I maschi sono proprio stronzi. Farebbero di tutto per intenerirci. Mi spiace, Parkinson, anche quel primato, con Harry, resta mio.”
Per completare il tutto, la rossa si strinse nelle spalle e le fece un sorriso dispiaciuto, con una lieve traccia di scherno. La salutò e se ne andò, e l’unica cosa che pensava mentre camminava lontano dall’aula di Incantesimi, era che avrebbe voluto tornare indietro e abbracciare quella Serpeverde che per anni aveva odiato, rimasta a fissare il vuoto come inebetita dallo shock. Nessuna donna meritava questo, nessuna.
 
“Tu le hai detto cosa?!” Harry sembrava fuori di se dalla rabbia, mentre gli raccontava la scena, negli spogliatoi della squadra. “Ma che ti salta in mente?”
“Se lei si fosse convinta che la colpa era mia, e non tua, avrebbe fatto di tutto per riprenderti! Bastava che credesse che ero stata io a circuirti, perché si attaccasse a te con tutte le sue forze!” Sbottò Ginny esasperata. “Solo se ti crede il più grande stronzo della terra, ti lascerà andare, come tu vuoi. Spero.”
Harry crollò sulla panca. “Questa cosa sta distruggendo tutto quello che avevamo costruito in questi mesi…”
Lei gli si avvicinò e gli posò le mani sulle spalle. “Ma è davvero necessario, Harry? Non c’è un altro modo, per risolvere il problema, qualunque esso sia?”
Lui scosse le spalle. “Non lo so. Non me ne viene in mente nessuno. E intanto l’ho persa.”
Si interruppero per l’arrivo degli altri membri della squadra, e non ebbero più modo di parlarne.
Stavano tornando in Sala Comune dopo l’allenamento, quando un richiamo li fece voltare, poco dopo aver attraversato la Sala d’Ingresso.
“Potter.”
Più un ringhio che un richiamo, in effetti.
Harry si voltò a fronteggiare Malfoy, certo che non sarebbe stata una discussione facile, ma si ritrovò afferrato per il colletto e schiacciato alla parete del corridoio. Paralizzati dalla sorpresa, nessuno dei suoi due amici intervenne.
“Mi avevi detto che eri diverso da me, e avevi ragione. Sei molto peggio. Mi fate schifo, voi Grifondoro… Professate tanto bene, ma poi vi comportate di merda!” Gli sibilò addosso, una furia cieca nello sguardo.
“Draco, non…”
“Zitto!” Il biondo lo sbatté con più forza contro la parete. “Non osare mai più avvicinarti a lei, chiaro?!”
Harry stava per rispondere, quando un “Malfoy!” tuonò nell’aria, ed entrambi videro una scioccata professoressa Vector dirigersi verso di loro.
“Signor Malfoy! Un Caposcuola che fa queste cose! Le risse sono proibite, ad Hogwarts! E proprio voi che dovreste dare l’esempio…!” La strega era sul punto di esplodere, e li separò con un gesto brusco. “Farò rapporto immediatamente alla Preside, e può star certo che il suo distintivo…”
“L’ho provocato io.” S’intromise Harry.
“…Come?” Si stupì la professoressa di Aritmanzia.
“Sono stato io, signora. Ho insultato la sua famiglia, mi dispiace.”
Lei li fissò un attimo turbata, forse chiedendosi perché mai uno che insulta la famiglia del rivale, dovrebbe poi costituirsi per evitargli una punizione. “Sono comportamenti sbagliati entrambi, sia la provocazione che la reazione. In questo caso, la Preside verrà messa al corrente anche del suo atteggiamento, Potter. Filate nei vostri dormitori, immediatamente.”

Con un ultimo sguardo al vetriolo, Draco li fulminò e si diresse verso i sotterranei, mentre il Capitano dei Grifondoro affiancava gli amici per tornare verso la loro Sala Comune.


----------------


Ok, come sapevate già Silver è in Francia, quindi questo capitolo ve lo pubblico io, sperando di non sbagliare qualcosa. ò.ò
Differentemente da lei io sono brutto, antipatico e cattivo, quindi non saluto nessuno. Ma SOPRATTUTTO non metto alcun cuoricino e bacino come lei mi aveva 'ordinato' di fare. No dai, saluto sia voi che lei, scherzavo. ò.ò
Commentate e recensite numerosi/e e sappiate che il vero Harry Potter sono io.
 

dalla francia recupero un pc giusto per dirvi che uquesto capitolo non era ancora completo ma QUALCUNO l'ha postato primache ci aggiungessi un pezzo...ormai ve lo tenete così... a domani ^^ bacini, Silver

Ritorna all'indice


Capitolo 32
*** Gioco di Specchi ***


Capitolo Trentadue
 
Hermione Granger sparì dalla circolazione.
O meglio, sparì dalla circolazione per quanto consentito dai suoi impegni scolastici, dalla Scuola di Addestramento e dal suo ruolo di Caposcuola. Uno degli aspetti positivi che aveva avuto la punizione che la McGranitt aveva inflitto ad Harry e Draco, per la loro rissa nel corridoio, era stato il ritiro dei rispettivi distintivi da Caposcuola e Capitano della squadra di Grifondoro. Questo le aveva risparmiato il rischio di avere turni di ronda o di sorveglianza con il biondo Serpeverde, che dalla loro ultima conversazione, in cui era troppo intontito dallo shock per rendersi conto di quanto povera fosse la recita della ragazza, non le aveva più rivolto un solo sguardo.
Nemmeno le battutine, le frecciate velenose o gli insulti degli anni precedenti: per Draco Malfoy, lei era diventata invisibile.
E per lei?
No, decisamente per Hermione, lui non era diventato improvvisamente invisibile. Si era scoperta in grado di avvertire il suo ingresso in Sala Grande, in una maniera quasi telecinetica: sapeva sempre quando lui si avvicinava. Che fosse una questione legata al profumo che aveva imparato a conoscere e desiderare addosso, o che coinvolgesse sue misteriose qualità telepatiche sinora rimaste sempre latenti, questo non poteva dirlo. Una specie di scarica elettrica l'avvertiva della sua presenza, e basta. Le venne in mente un verso di Tolstoj che sembrava rispecchiare abbastanza bene quel suo stato d’animo…diceva,  evitava di guardarlo come si evita di guardare il sole, ma lo vedeva come si vede il sole anche senza guardarlo.
Eppure si trovava a condividere ancora almeno una cosa con Draco: sentiva di vedere se stessa invisibile, almeno quanto lui. Non voleva più esserci, sentirsi, percepirsi.
Il pulsare sordo all’altezza del petto che avvertiva quando il ricordo delle parole che gli aveva detto per troncare le cose tra loro, faceva male quasi quanto la sensazione di vuoto dentro. Lui aveva silenziosamente riempito una parte della sua mente, prima ancora che del suo cuore… Sorridergli furtivamente con la sua espressione saccente in classe, quando indovinava una risposta, o incontrare il suo sguardo per una battuta muta tra loro, che non serviva esprimere a voce alta per capire, erano diventate delle costanti delle sue giornate. E per assurdo, non se n’era resa conto se non adesso, che tutto ciò non c’era più.
Si era innamorata di Draco Malfoy?
No. Si.
Non lo so, diamine! Come faccio a sapere se amo qualcuno, quando non ho veramente altri termini di paragone? Certo, era la sensazione più forte che avesse mai provato per qualunque ragazzo, ma bastava a definirlo amore?
E, comunque, aveva importanza ormai?
Dopo quello che gli aveva detto, probabilmente era sfumata qualunque possibilità di avere nuovamente a che fare con lui, se mai la minaccia di quel misterioso mittente delle lettere fosse cessata.
Tutti quei pensieri le facevano male, alla testa e al cuore, per cui per cercare di scacciarli in un anfratto poco frequentato della sua mente, aveva deciso di rifugiarsi nella sicurezza dei suoi libri: c’era qualcosa che le aveva fatto accendere un campanello nella testa, una specie di elemento poco chiaro che non riusciva ad afferrare completamente ma che sentiva, poteva rivelarsi un punto di svolta nella loro ricerca.
E quindi, libri, libri e appunti, interi rotoli di pergamena consumati per non perdere nemmeno un capo del filo del ragionamento che cercava di seguire, come un Teseo nel labirinto del Minotauro con solo il suo filo rosso di Arianna in mano.
Si trovava proprio in Biblioteca, immersa in un tomo sulle antiche leggende dei maghi, quando Ron le si presentò davanti affannato.
“ ‘Mione! Devi venire subito a vedere!”
“Di che si tratta? Non possiamo rimandare, sto finendo quest…”
“Non capisci, io e Yasmin abbiamo trovato qualcosa sulla tiara!” Sbuffò lui, chiudendole il libro in un gesto che poteva anche risultare mortale, in presenza dell’amica. Ron l’aveva imparato a proprie spese nel corso degli anni, e per essere ricorso a tale espediente per attirare la sua attenzione, doveva essere davvero sicuro di avere il carico da novanta in mano.
“L’avete trovata?” Spalancò gli occhi Hermione.
Lui scosse la testa. “Non proprio. Ma devi vedere una cosa. Harry è già lì con Yasmin. Andiamo!”
Finalmente colta dall’urgenza, la Caposcuola ficcò le proprie cose in borsa con pochi gesti bruschi e seguì l’amico per i corridoi, fino all’aula di Aritmanzia davanti alla quale Harry aveva visto il corvo inciso sulle enormi mattonelle di pietra del pavimento.
 
*
 
Pansy era sdraiata sul divano della Sala Comune davanti al fuoco. Erano andati a letto quasi tutti, ma lei non aveva completamente sonno.
Draco le aveva detto di avere un incredibile mal di testa, ed era andato a dormire dopo aver preso una pozione analgesica. A quell'ora doveva essere in piena fase Rem.
Da quando le cose tra lei ed Harry erano bruscamente finite, e si era sparsa la voce che lei si fosse annoiata del Grifondoro al punto da lasciarlo, era lievemente calato il livello di astio dei suoi compagni di Casa. Si era stupita che nessuno avesse neanche provato a smentire quelle voci o a diffondere notizie contrarie… Ma d’altra parte, perché curarsene? A conti fatti, il risultato non cambiava: lei ed Harry non stavano più insieme.
Quando non era riuscita a trattenersi, aveva sbirciato il suo ex ragazzo da lontano. Parliamo di poche volte davvero, troppo orgogliosa per cedere facilmente all’impulso, ma il risultato era sempre stato lo stesso: Harry sembrava troppo preso da mille pensieri come al solito, per essersi anche solo accorto della sua assenza. Probabilmente quella maledetta tiara, o quelle lezioni che come suo fratello gli portavano via un sacco di tempo, o magari la sua ex-non più ex- ragazza… Non lo sapeva e non le interessava.
Stupida.
Solo una stupida…
Bloccò quei pensieri autolesionisti. Non aveva senso rimpiangere cosa era successo con lui, si era trovata in un momento di debolezza ed aveva ceduto alle illusioni di una bella fiaba. La cosa che più di tutto la faceva infuriare era che non ci credeva fino in fondo, a quella rottura… non riusciva a trovare i segnali di qualcosa che non andasse tra loro, se pensava a tutti i loro momenti insieme... E questo la faceva sentire una vera sciocca! Ci aveva sperato davvero!!
Ma dopotutto, una Serpeverde e un Grifondoro, era davvero credibile? Pensò per un attimo a Neville e alla sua compagna di Casa.
Ok, anche lasciando stare i discorsi relativi all’appartenenza ad una Casa… Pansy Parkinson e Harry Potter? Aveva seriamente creduto che sarebbe andato tutto bene, avrebbero finito i M.A.G.O. e sarebbero usciti da Hogwarts mano nella mano, per magari poi sposarsi e avere tanti bei bambini dagli occhi verdi?
Se avesse potuto, si sarebbe schiaffeggiata da sola.
Che stupida.
E persa nelle sue fantasticherie amorose, si era persino convinta che le cose potessero funzionare tra suo fratello ed Hermione. Ci aveva davvero creduto, miseria ladra. Era stata lei a cercare di parare tutti i disastri che quei due avrebbero di certo combinato frequentandosi, spingendoli l’uno verso l’altra… Bel risultato, Pansy, complimenti. Draco adesso è a pezzi e non lo ammetterà mai, odia l’unica persona oltre te con cui si fosse mai aperto e difficilmente permetterà mai a qualcuno di riprendere un simile posto. Davvero ben fatto.
Chiuse gli occhi, e persa nella propria mente, non si accorse dei passi soffici che piegarono il tappeto del salottino sotto delle grandi suole scure.
“Ciao, Parkinson. Ti vedo un po’ giù di corda, non mi dirai che passi troppo tempo a pensare a me?”
Spalancò gli occhi e già una risposta acida stava per fuoriuscirle dalle labbra, che la sorpresa la paralizzò.
“Che diamine ci fai tu, qui? Come sei entrato?”
Keith Garner, Tassorosso del quinto anno diventato discretamente noto quell’anno per l’indiscussa capacità di Battitore della propria squadra, si aprì in un familiare sorriso beffardo, e subito Pansy si rese conto che qualcosa non andava.
Davanti ai suoi occhi stupefatti, i lineamenti duri del giovane si sciolsero e rimescolarono, mentre i capelli castano chiaro si scurivano sempre di più.
“Chris!”
Il grande di casa Zabini sorrise ancora più sornione. “Ciao piccola. Contenta di vedermi?”
La ragazza saltò su e lanciò uno sguardo alla stanza, nella quale Stephanie McNair, poco lontano, leggeva un libro, e Tiger e Goyle giocavano a qualche passatempo sicuramente intellettualmente impegnativo. Due del sesto, invece, chiacchieravano in un angolo.
Perché nessuno reagiva alla presenza di un estraneo, perché nessuno scattava turbato in piedi?
“I figli dei nostri.. amici, sanno che io sono qui. Almeno alcuni.” Rispose lui al muto interrogativo. “Agli altri non interessa ficcare il naso negli affari di mio fratello, che sta tranquillamente dormendo in camera sua. Ma questo non tutti possono saperlo, no?”
“Per questo vai in giro per la scuola sotto le spoglie di qualche altro ignaro studente?? O li hai direttamente eliminati dalla piazza, per non rischiare di farti sbugiardare?!” Accusò Pansy.
“Sta serena, piccola, ho solo preso in prestito qualche capello, ma non voglio attirare l’attenzione su di me in maniera particolarmente evidente. Stanno bene, non si sono accorti di nulla.”
“Cosa fai ancora qui?” Sibilò lei nervosa. Si sentiva dell’umore peggiore per discutere con il suo ex.
“Mi sembrava di averti fatto capire che voglio stare un po’ con te, Pansy. Abbiamo tante cose da chiarire.” Sussurrò lui avvicinandosi. “Ho saputo di Potter. Mi spiace… No, non è vero, non mi dispiace affatto. Ma spero di poterti stare accanto in questo momento, credo tu abbia bisogno di una spalla…”
“Sicuramente non della tua.” Soffiò lei acida, scostando la mano che si stava avvinando alla sua guancia. “Vattene, Chris, te l'ho già detto. Non c'è alcuna possibilità che tra te e me succeda ancora qualcosa.”
“Quando ti passerà questa cotta per Potter..” Cominciò il moro, ma lei lo interruppe bruscamente.
“Ti ho già detto che non c'entra nessun altro! Non è certo perché stavo con lui, che provavo disgusto per te. Sparisci, Christian.”
Il ragazzo le afferrò il polso in un gesto che solo pochi mesi prima l'avrebbe fatta delirare dal terrore, e lei non poté evitare di farci caso. Provò a divincolarsi senza successo.
“Adesso stai esagerando, piccola. Devi darmi almeno una possibilità per...”
“Fosse stato solo per il tradimento, forse! Ma non darò mai una possibilità ad un Mangiamorte!” Gli soffiò addosso, furiosa.
“Sai bene che non avevo poi molta scelta. Si è sempre saputo che lo saremmo diventati, tutti noi, non capisco perché la cosa adesso ti faccia storcere il naso così tanto.” Ringhiò lui, rinsaldando la presa sul braccio della ragazza.
E a quel punto, Pansy gli sputò in faccia. “Mi fate schifo, tu e tutti gli altri Mangiamorte. Mi fanno schifo quelli che lo sono diventati bramando il potere del Lord Oscuro, e mi fanno schifo quelli come te che non hanno mai visto altra scelta nella propria vita solo per pigrizia, e mi fanno ancora più schifo quelli che non condividono le vostre idee e lo fanno solo per paura!”
Lo schiaffo la centrò in pieno viso, e lei cadde a terra, sbattendo contro lo spigolo del tavolino di legno.
Pansy non riusciva a dire se ad aver fatto scattare la mano del suo ex ragazzo erano state le sue parole, il tono con cui le aveva dette, o il gesto sprezzante con cui le aveva sottolineate, ma non le importava. Lacrime roventi di rabbia le scivolarono sulle guance, una delle quali rossa per il colpo ricevuto, contro il pallore diafano della sua pelle.
“Sei proprio come tutti gli altri, Christian.”
La ragazza si alzò in piedi e si tastò la testa dove la sentiva dolorante. Ritrasse le dita sporche di qualche goccia di sangue.
L'atteggiamento di Zabini mutò improvvisamente. “Mi dispiace, piccola. Ho perso il controllo. Ci penso io...”
Lo gelò con uno sguardo e se ne andò nella sua stanza, senza nemmeno voltarsi una volta. Solo quando, passando oltre i letti silenziosi delle sue compagne, si fu chiusa in bagno, lasciò finalmente che un fiume di lacrime seguisse le prime che si erano avventurate sul suo viso. Singhiozzando si lasciò scivolare sul muro, sfogando tutta quella tristezza che portava chiusa dentro da quando aveva capito che le cose con Harry non si sarebbero risolte, e la rabbia, e il disgusto per il suo ex fidanzato, e il dolore fisico e mentale per quell'umiliante schiaffo in piena Sala Comune...
Toc toc.
Sussultò come se avesse preso la scossa. Cercò di schiarirsi la voce, ma non ebbe il tempo di mandare via la persona dall'altra parte, che quella parlò.
“Sono Stephanie. Posso entrare, per favore? Ti ho portato un unguento per quel brutto graffio alla nuca.”
“Va via. Non sono dell'umore per altri battibecchi, McNair.” La freddò.
Per favore, Pansy...”
La voce dell'altra la colpì. L'usuale tono spocchioso sparito, per un attimo ebbe la sensazione che la sua compagna stesse per piangere.
Si asciugò le guance bruscamente e socchiuse la porta. Stephanie teneva gli occhi bassi e aveva un barattolino tra le mani. Aveva le nocche bianche, da quanto lo stringeva forte.
“Stephanie...?”
Lei deglutì. “Posso?”
Pansy aprì di più la porta e le permise di entrare nel bagno, prima di richiuderla a chiave. “Che diamine ti prende?”
L'altra abbassò la tavoletta del gabinetto e le fece cenno di accomodarsi. “Dai, siediti, ti metto questa cosa su quella roba in testa. E' proprio un animale, quel Chris.”
Pansy non si mosse.
Tre secondi di silenzio furono sufficienti. Stephanie si sciolse in lacrime e si accucciò tra il gabinetto ed il lavandino, abbandonando la testa contro le ginocchia. E a quel punto, la curiosità aveva preso il sopravvento nella biondina. Si accovacciò accanto a lei e le toccò un braccio.
Il fiume di parole traboccò dalla bocca della McNair tutto in una volta, tra un singhiozzo e l'altro. “Mi hanno fatto quello che hanno fatto a te, è stato terribile, è stata la cosa più brutta che si possa immaginare... Io non avevo idea, non potevo pensare che tu avessi passato questo... Sono stata una stronza con te... Loro mi hanno preso, mio padre non ha detto niente, è stato dopo Capodanno, e non so neanche perché a me, perché nessuno mi abbia difeso, e...”
Era sufficiente. La stretta sul braccio della compagna si fece più forte e le guance di Pansy si tinsero di un rosso acceso, mentre la rabbia le ruggiva dentro. “Non cambierà mai. I figli maschi sono solo altre bacchette pronte a servire il Lord, le figlie femmine servono a soddisfare i bisogni dei seguaci fedeli e rinsaldare matrimoni di comodo! Non riesco a credere di aver pensato potesse non capitare più...” Poi il dubbio la colse. “Come hai saputo che... ci sono passata anche io?”
“Ho sentito Nott dirlo a Cougan... 'Più facile che con la figlia di Oscar, eh? Me l'ha fatta vedere dura', o una cosa del genere.”
“Nott?” Qualcosa nella testa di Pansy scattò. Lei non aveva mai saputo chi l'avesse presa, quella notte. “Nott?!”
“Non lo sapevi?”
“No. Ero stordita.” Confessò la bionda, cercando al contempo di ricordare qualcosa di quei fatti che con tutta se stessa si era sforzata di dimenticare. “Mia madre era arrabbiata con me, mi rifiutavo di andare alla cerimonia del Marchio di Draco e le avevo detto che non mi sarei mai piegata a loro. Mi ha chiuso due giorni in cantina, senza cibo. Quando mi hanno tirata fuori, ero praticamente incosciente... Ricordo solo la voce di mia madre e di Lucius Malfoy,  e poi quella violenza, che pensavo non sarebbe mai finita...”E alla fine la voce di Draco, la cosa più bella che avessi mai sentito, pensò.
Stephanie tirò su con il naso, e riuscì a ricomporsi. “Mi dispiace.”
“Anche a me.”
Un sorriso passò tra le due. Solo loro sapevano cosa avevano passato. Pansy strinse la mano dell'altra per un istante. “Quando ne vuoi parlare, conta su di me.”
Stephanie annuì. “Adesso sta buona e lascia che pensi a quella ferita. Potrebbero chiederti come te la sei fatta e dovresti dire di Chris... e non credo tu voglia farlo.”
“Sono tentata.” Ringhiò a bassa voce la bionda. “Ma in fondo, mi auguro che non lo prendano. Che si consegni da solo, se ha le palle di farlo, o qualcosa del genere... Ahia!” Sobbalzò quando l'unguento le bruciò sul graffio. Poi, riconoscente, pensò che almeno non avrebbe dovuto raccontare quella serata a suo fratello. Lo avrebbe fatto stare troppo male.
Nott... Maledetto... L'avrebbe pagata. Lui e tutti gli altri.
 
*
 
Yasmin aveva chiamato Ron non appena si era resa conto che un disegno simile a quello del pavimento davanti all'aula di Aritmanzia si trovava su una parete poco distante. Anche questo molto grande, ed inciso tra le crepe della roccia, così che a colpo d'occhio non si scorgeva facilmente.
Seguendo la traiettoria dello sguardo del primo corvo si giungeva al secondo.
Dal secondo erano arrivati ad un terzo, in un soffitto più distante, ed infine ad un quarto, di nuovo in verticale su un muro, e gli indizi si interrompevano lì.
Harry sbuffò scocciato, mentre rigirava un bicchiere di succo di zucca in Sala Comune. “Siamo praticamente al punto di partenza. E ora?”
“L'hai già detto dalle trenta alle trentacinque volte, amico.” Gli fece notare altrettanto scocciato Ron. “Sei diventato insofferente, alterato, e pesante, da quando tu e Pansy avete rotto.”
“Possiamo evitare di parlare di lei?” Borbottò lui, come ogni volta che il nome della ragazza scivolava per caso nel discorso.
Ginny ed Hermione si alzarono per andare a dormire, e aspettarono che sparissero su per il loro dormitorio, prima che il rosso parlasse nuovamente.
“Allora da domani ti restituisco la spilla da Capitano, eh?”
Harry si strinse nelle spalle, mai stato meno entusiasta della sua squadra di Quidditch.
“Riprenditi Pansy. Stai uno schifo da quando avete fatto questa sceneggiata, tu ed Hermione. Li proteggeremo.”
Il ragazzo che tante volte aveva sfidato Voldemort in persona, non era però pronto a mettere in pericolo Pansy finché non avesse scoperto cosa c'era sotto la minaccia che avevano ricevuto... e non c'erano più vicini in quel momento di quando avevano letto per la prima volta le missive.
“Non posso rischiare.”
Ron provò con un tono incoraggiante. “Domani sarà pronta la pozione che Mione ha preparato per analizzare il tipo d’inchiostro con cui è stato scritto il foglio, vedremo se darà qualche risultato.”
L’amico, per tutta risposta, si alzò in piedi. “Faccio un giro. Ho bisogno di fare due passi.”
Tirò fuori da sotto la divisa il Mantello dell’Invisibilità, e scivolò fuori dal ritratto della Signora Grassa sotto la sua protezione. Istintivamente, i suoi passi si diressero direttamente alla parete con il quarto corvo. Rifece due volte il percorso da lì all’aula di Aritmanzia e viceversa, ma nessuna folgorante illuminazione lo colse.
Stava quasi per tornarsene rassegnato in camera, che un movimento attirò la sua attenzione. Una sagoma scura, bassina, si avvicinò sotto i suoi occhi attenti al disegno sulla parete, dalla parte della testa. La vide toccare qualcosa, e un repentino baluginio argentato saettò tra le piccole mani.
Non successe nulla.
La figura sospirò, si appoggiò alla finestra di fronte al corvo, e alla luce della luna finalmente Harry la riconobbe. Si tolse subito il mantello.
“Yasmin! Cosa fai qui?”
“Oh, Harry, miseriaccia! Mi hai fatto prendere un colpo!” Saltò su lei, turbata. “Anche tu non riesci a levarti dalla mente questo graffito?”
“Puoi ben dirlo. Cosa stavi facendo?”
La ragazza gli porse un oggetto sottile. Quando lo prese in mano, Harry si accorse che si trattava di uno specchio. Lo studiò attentamente, non trovandoci niente di particolare. Al suo sguardo interrogativo, la Corvonero si decise a spiegarsi. “Non ha senso che delle indicazioni così chiare portino ad un punto morto. E’ chiaro che quella parete deve in qualche modo celare qualcos’altro, un ingresso o un altro indizio. Hai notato gli occhi? Sono due buchi. Dentro, se infili le dita, si possono sentire due palline dure.”
Lui andò subito a controllare, scocciato di non averci fatto caso prima. Proprio come sosteneva Yasmin, appena dentro le cavità oculari dell’uccello, profonde al massimo un centimetro, si sentiva una resistenza tondeggiante.
“Cosa pensi che sia?”
“Non lo so. Ma mi sono ricordata che una delle materie predilette dalla nostra fondatrice era l’Astronomia. Ho letto in un libro che gli antichi egizi facevano attivare alcuni meccanismi con particolari giochi di luce, e ho voluto provare a riflettere dentro gli occhi del corvo, la luce lunare. Ovviamente, come hai visto, non è cambiato nulla.” Yasmin si strinse nelle spalle con aria abbattuta. “Era solo un’idea.” Si giustificò.
“Stai facendo tantissimo per aiutarci. Non ti preoccupare, era una bella pensata.” La rassicurò Harry, senza però riuscire a smettere di rimuginare su quanto lei aveva detto.
E continuò a pensarci mentre tornavano verso i rispettivi dormitori, oltre che tutta quella notte.
L’indomani mattina, doveva per forza parlarne con Ron ed Hermione. La sua amica, non appena appresa la notizia, si precipitò a controllare di persona, e tornò con aria estasiata. “Yasmin ha ragione! Sono certa che sfruttando una particolare angolazione della luce, succederà qualcosa!”
“Bene. Bisogna solo capire quale angolazione e come ottenerla!”
Hermione sorrise fiduciosa. “Abbi fede.”
Ed effettivamente, anche se per quasi tutta la settimana successiva passarono il tempo libero che avevano a rigirare specchi, fiotti di luce di bacchetta, fuocherelli e similari intorno agli occhi del corvo disegnato, alla fine, l’idea venne.
“Le quattro!” Esclamò la Caposcuola folgorata, nel bel mezzo di un’ estenuante lezione di Studio della Mente, guadagnandosi un’occhiataccia del professore. Si scusò immediatamente con il docente, dandosi intanto della sciocca per non averci pensato prima.
Quattro corvi avevano condotto i loro passi a quello con gli occhi incavati. Perché non provare con lo stesso numero?
Avevano già provato alle quattro di pomeriggio. Quella notte avrebbero potuto provare allo stesso orario, sfruttando ancora una volta la luce della luna invece di quella artificiale o di quella solare. Sentiva un senso di trionfo dentro: sapeva che era l’idea giusta, aveva preso il suo posto come un pezzo di puzzle in un enorme disegno.
Non appena udì la campanella, uscì come un fulmine dall’aula, troppo entusiasta per tenere la notizia per se. Riversò il suo ragionamento addosso agli amici, che uscivano in quel momento dalla palestra, e vide le loro espressioni accendersi, speculari alla propria.
“Stanotte allora?” Bisbigliò eccitato Ron.
“Stanotte.” Assentì Harry.
 
 
 - - - - - - - -

Sono tornata!!! Viaggio fatto (indimenticabile..incredibile.. davvero), noie mediche fatte pure (Filato tutto liscio!!!), e sono carichissima per continuare insieme a voi queste due storie! Intanto ecco qui il 32, non vedo l'ora di sapere cosa ne pensate!! Tra poco arriva anche il 4 di Stella ;) passiamo al mio angolo preferito: i primi ringraziamenti sono per Albezack che ha fatto le mie veci in mia assenza (con qualche pasticcio che fingerò di ignorare u.u), e poi un abbraccio fortissimo ad Hermione, Sunny, IllySmolder, BlablaBliss (benvenuta!! grazie per le tante recensioncineee sono bellissime^^), valery, bimba, Isabella, baby, Aregilla, e cate (facciamo a turno a consolare il nostro biondino??:P)...ragazze vi stringo e aspetto di sentire il vostro parere! un bacione, una rinata Silver

Ritorna all'indice


Capitolo 33
*** Gli Enigmi di Corvonero ***


Capitolo Trentatré
 
Come un prestigiatore avvezzo ad eseguire il proprio numero preferito, Draco compì i gesti in modo familiare ed efficiente. Approfittò della distrazione di Lumacorno, intento a redarguire Paciock, per far apparire dal nulla due caraffe vuote; con un lieve sventolio di bacchetta le riempì della propria pozione, svuotò il calderone di Pansy con un solo incantesimo, e versò il contenuto delle caraffe al posto di quella roba senza né capo né coda che aveva messo insieme sua sorella.
Chi era che aveva detto che nei sotterranei di Piton, la bacchetta non serviva a nulla? Dilettante.
Le passava i propri intrugli da anni. Aveva visto poca gente negata in Pozioni quanto Pansy. Lei, per ripagarlo della cortesia, spesso gli faceva i temi. Non benissimo, ma dopotutto, a lui cosa importava? Bastava consegnare. L’unica materia che gli interessasse era quella di Severus, e per quella, non aveva bisogno dell’aiuto di nessuno.
La lezione terminò senza intoppi.
“Che lezione hai, adesso?” Gli chiese Pansy, iniziando a riporre le proprie cose.
“Palestra. Ci vediamo direttamente in Sala Grande per cena, ok?”
“E così voi due siete tornati insieme?” Insinuò la Bullstrode, passando vicino al loro tavolo. “Parkinson, ogni tanto potresti provare l’esperienza di tenere chiuse le gambe.”
“Ci proverò quando ti vedrò provare l’esperienza di tenere chiusa quella fogna.” Ribatté acida la bionda.
Draco invece sorrise compiaciuto. Che pensassero pure quello che volevano, su lui e Pansy. Tanto meglio. Magari sarebbe servito a tenerle lontano i corteggiatori.
Perché, diciamocelo chiaro e tondo, non era disposto a tollerarne altri, dopo Potter. Non dopo quello che le aveva fatto, e soprattutto non dopo che lui si era fidato!
“Smetti di digrignare i denti, so a cosa stai pensando.” Gli sussurrò Pansy, mentre uscivano dall’aula. “Ricordi? Io sono grande, posso sbagliare da sola. Sta sereno. Va a sfogarti in palestra.” Gli schioccò un bacio in guancia e si allontanò con passo deciso verso la loro Sala Comune.
Draco rimase a guardarla solo per qualche istante, pensando che alla fine, era ritornato tutto come prima. C’erano solo loro due. Di nuovo.
L’errore era stato permettere a qualcuno di insinuarsi nel loro rapporto, provare ad allargare la cerchia delle persone importanti. Ma no, non l’avrebbe più permesso. C’erano solo loro due, e se lo sarebbe fatto bastare.
Nessuno, pensò dirigendosi verso la Scuola d’Addestramento, nessuno potrà più farmi sentire come la Mezzosangue.
Umiliato.
Non rivolse nemmeno uno sguardo ai Grifondoro, negli spogliatoi. Salutò brevemente Demetrius e qualche altro ragazzo con cui aveva scambiato una o due parole in quei mesi, ma non perse tempo prezioso. Il suo obiettivo era il sacco magicamente incantato. Aveva bisogno di sfogarsi, doveva riversare da qualche parte la frustrazione e il nervosismo che accumulava ogni giorno, per non vederla, per non sbatterla al muro e urlare quello che pensava di lei, della sua aria da santarellina, che nascondeva l’animo di una…
Il sacco lo colpì in pieno volto. Si era lasciato distrarre, di nuovo. Si rimise in posizione, pensando che non le avrebbe permesso più nemmeno questo.
Va al diavolo, fottuta Faccino Pulito.
Continuò a scaricare la sua rabbia sul sacco e non abbassò più la guardia, così che quel colpo preso fu l’unico della serie. Ciò gli fece guadagnare una pacca soddisfatta dell’istruttore Bennett.
Si fece una veloce doccia nello spogliatoio e si affrettò verso la Sala Grande. Quel giorno aveva il turno di sorveglianza con la Abbott, e voleva potersi riposare un po’ prima di raggiungere l’ingresso della Scuola per presidiarlo. Che poi, non capiva proprio a cosa servisse. Nessuno aveva mai provato ad intrufolarsi di nascosto, quindi, avrebbero potuto anche darci un taglio con quell’inutile sceneggiata.
Dopo cena, in Sala Comune, sedette accanto ad un fuoco acceso e si rilassò completamente sul divano, mentre Pansy, recuperata una rivista di moda in camera sua, gli si sdraiava con la testa sulle ginocchia.
Rimasero così a lungo, in silenzio, mentre il resto dei loro compagni di Casa cicalecciava intorno a loro.
“Pensi a lei?” Chiese all’improvviso la sorella.
“No.” Nonostante la domanda l’avesse colto totalmente alla sprovvista, Draco rispose di getto, brusco.
“Mi dispiace.” Disse soltanto Pansy.
Già. Mi dispiace. E a lei, era dispiaciuto? Scusa Draco, volevo solo avvicinarmi a Blaise.
Per qualche istante aveva anche pensato di parlare con Zabini e farle qualche brutto scherzo, per vendicarsi. Poi si era detto che magari, coinvolgendolo, avrebbe solo fatto il loro gioco e forse avrebbe ottenuto l’effetto di avvicinarli davvero. E vederla tra le braccia di Blaise, per merito suo per giunta… No, sarebbe stato troppo. Se voleva avere qualcosa a che fare con Zabini, Draco non voleva saperne nulla.
D’altra parte, avevano un che di somigliante, quei due. Magari si sarebbero piaciuti sul serio. Zabini e Granger suonava sicuramente molto meno assurdo di Malfoy e Granger.
Ma, per Merlino, ci aveva davvero creduto? Lui, e la Mezzosangue?!
Scacciò quei pensieri con forza. No, era stato un caso, si erano avvicinati per delle stupide coincidenze e gli ormoni avevano fatto il resto. Avrebbe trovato modo di sfogarli altrove.
Guardò la pendola della Sala Comune. Mancavano dieci minuti all’inizio del suo turno di sorveglianza.
“Devo andare. Va a letto presto, che se no domani mattina sei uno zombie per le prime due ore.” Disse a sua sorella, mettendole al contempo un cuscino sotto la testa, dove poco prima c’erano state le sue gambe.
 
*
 
Forse per le lezioni del pomeriggio troppo noiose e stancanti, forse per le mille preoccupazioni che ormai attanagliavano la sua mente, Harry quella sera era stanco morto.
E fu proprio per questo motivo che dopo la solita prelibata cena, che aveva appena spiluccato, il Grifondoro liquidò con un semplice “Ciao” i suoi amici e si diresse verso la Sala Comune, col solo obiettivo di tuffarsi sul divano. La stanchezza aveva vinto sulla fame, una volta tanto.
A Ron questo non sarebbe mai capitato, pensò tra sé e sé, facendosi scappare un sorriso… sorriso che però gli morì immediatamente sulle labbra, ripensando a cosa avrebbero dovuto fare quella notte. Sarebbe potuto essere o un grande passo avanti, o una terribile ulteriore delusione.
“Ehi Harry! Ti va una partita a scacchi magici??” lo investì Seamus appena lo vide solo sul divano più appartato.
“No grazie…stasera penso proprio che andrò a dormire con le galline, non mi reggo davvero in piedi.” Gli rispose con voce piatta, “Sarà per un’altra volta”.
“Non ho mai visto Harry così, nemmeno prima del torneo TreMaghi… Dev’essere distrutto per la rottura con la Parkinson…” Lo sentì dire sottovoce a Dean mentre ormai aveva quasi raggiunto la camera che divideva con loro, Neville e Ron.
“Già, meglio lasciarlo stare…”.
Entrato in camera si buttò sul letto ancora vestito e fissò il soffitto per qualche minuto prima di addormentarsi.
 
*
 
“Harry…Harry!!!”
Una voce familiare turbò il suo sonno.
“Svegliati!!! Sono quasi le tre e mezzo, dobbiamo andare o Hermione ci ucciderà!”
Un verso indecifrabile uscì dalla bocca del ragazzo mentre si metteva a sedere sul letto e allungava la mano sul comodino, che trovò vuoto come la testa di Goyle.
“Ron, gli occhiali! Dove sono?! Non posso venire così!” sbraitò sottovoce mentre iniziava a svegliarsi. “Se è uno scherzo non è divertente!”
“Ehm, li hai sul naso, amico…” ridacchiò Ron.
Sto proprio messo male, pensò il Bambino Sopravvissuto mentre tirava fuori il Mantello dell’Invisibilità dal baule.
“Andiamo”.
Hermione li stava aspettando appena fuori dalla Sala Comune e stava già per redarguirli, quando un rumore improvviso gelò loro il sangue nelle vene. In un tempo che parve loro immensamente lungo ma che in realtà fu un istante, i tre amici si strinsero, mentre Harry si buttava addosso il prodigioso Mantello del padre, che tante volte li aveva salvati. Stettero così per un minuto buono, prima di veder sbucare dall’angolo Mrs Purr, con tanto di miagolata sgraziata come solo lei sapeva fare.
“Un giorno lo faccio secco questo gatto!” Sbuffò Ron quando se ne fu andata.
“Non lo dire nemmeno per scherzo, zucca vuota, rimane comunque un essere più intelligente di te!” Lo punzecchiò l’amica.
Ron stava per partire al contrattacco, ma Harry ed Hermione si erano già messi in moto lasciandolo privo della protezione dell’invisibilità. “Aspettatemi!” Sibilò, mentre si precipitava di nuovo al riparo.
Trovarono Yasmin già di fronte al corvo, intenta a fissare il suo orologio per non perdere il momento che aveva aspettato tutta la giornata. Il trio scivolò fuori dal Mantello a debita distanza, per non spaventarla, e la Corvonero, appena li vide, li salutò impaziente.
“Non sono riuscita a chiudere occhio, ragazzi! Voi non siete eccitati??” Disse loro appena le furono vicini.
“Anche Harry non ha chiuso occhio!” Scherzò Ron, dando una gomitata al suo migliore amico, forse un po’ più forte di quanto avrebbe voluto.
“Ehmm, già…” Rispose lui, sfoderando un sorriso tanto finto quanto l’ottavo nano.
“Diamoci da fare, mancano due minuti.” Sentenziò Hermione. “Pronta con lo specchio?” Continuò guardando Yasmin.
“Certo”.
Alle quattro in punto posizionò con mani tremanti l’oggetto in modo tale da riflettere la luce lunare nell’occhio del corvo.
Nulla.
“Beh??” sbottò Ron.
“Ci siamo sbagliati un’altra volta, mi sa…” Sospirò deluso Harry, pensando che quello non era decisamente il suo periodo fortunato.
“Non è possibile.” disse Hermione, “Sono convinta che l’idea sia giusta, passami lo specchio.” Continuò, strappando il piccolo oggetto dalle mani della Corvonero, “Magari se lo inclini un po’ di più… Così…”
Un rumore secco li fece sobbalzare.
“Andiamocene, se Gazza ci trova qui, ci appende per i pollici per una settimana!” Sibilò Ron, cominciando ad allontanarsi, ma in qualche istante fu evidente che quel rumore non era certo stato causato da una persona.
La parete che ospitava il corvo stava scivolando lateralmente, in modo molto lento.
“Lo sapevo!” Trillò entusiasta Yasmin, mentre abbracciava d’impeto il rosso, cogliendolo alla sprovvista. Da dietro la spalle della Corvonero stretta a lui, Ron lanciò un’occhiata ingenua ai suoi amici e le sue labbra mimarono un Boh, sarà impazzita.
Sorridendo, Hermione indicò loro un passaggio molto stretto che la parete aveva rivelato. “Bingo”, sussurrò.
Uno alla volta i ragazzi si infilarono nell’apertura.
“Com’è buio, qua dentro!” Si lamentò Ron, ancora imbarazzato per l’abbraccio improvviso ricevuto, “Ci vorrebbe una torcia…”
“Lumos” Bisbigliò Hermione, chiedendosi intanto come il suo amico fosse riuscito a non farsi bocciare per tutti quegli anni.
Si parò davanti a loro un corridoio, alla cui estremità si notava un bivio.
“E ora da che parte andiamo?” chiese Yasmin, visibilmente turbata. A quanto pareva, il lavoro di decrittazione degli indizi non era ancora terminato.
“Mmm, boh…” Rispose Ron, “Hermione?” aggiunse, guardando interrogativamente la sua amica.
“Io andrei a destra, ma sarebbe puro istinto.” Fu la risposta. Fidandosi del sesto senso della ragazza, il quartetto si mosse in quella direzione.
“Un altro bivio!” Esclamò deluso Harry. “E adesso cosa si fa?” Continuò demoralizzato.
“Mi pare evidente che siamo in un labirinto,” Ragionò la Grifondoro, “dev’esserci un qualche indizio nascosto da qualche parte”.
“Dove?? Non c’è niente qui!” Si affrettò a far notare il rosso, “Solo pareti, soffitto e pavimento!” E mentre pronunciava l’ultima parola, vide delle figure incise nelle piastrelle della pavimentazione rocciosa. “Ma sono corvi!” Gridò, capendo di avere in pugno la risposta all’enigma, “Ecco la nostra chiave!”
“Chiave un cazzo!” Irruppe Harry, arrossendo istantaneamente per la parolaccia appena detta, “Sono messi completamente a caso!”
 “Seguiamo lo sguardo, come abbiamo fatto per arrivare fin qui.” Suggerì la Corvonero.
“Ma lo sguardo di ognuno di questi corvi punta in direzioni completamente diverse…” Notò Hermione. “Non mi sembra una buona idea…”
“Sta iniziando a stancarmi, tutta questa storia. Maledetti Corvonero e i loro giochetti cervellotici!” sbottò Ron, mordendosi subito la lingua, ricordando di averne una con loro. “Ehm, volevo dire… Non tutti sono intelligenti come voi…” Aggiunse speranzoso, per evitare una figuraccia con la ragazza che solo pochi minuti prima lo aveva abbracciato con tutto quel trasporto. Ma Yasmin non parve averlo nemmeno sentito.
“Ora che ci penso… Qual è il timone di volo di un uccello?” Chiese più a se stessa che a qualcuno in particolare.
Harry, che per troppi anni aveva accudito Edvige con cura quasi maniacale, rispose senza pensare. “Le piume caudali.”
“Beh, guardate qui! Gli sguardi, le ali, le zampe puntano nelle direzioni più disparate, ma le piume della coda sono tutte dalla stessa parte!”
“Sembra quasi una freccia!”
“Per la barba di Merlino! Sei un genio!” Esultò Ron, guardando la ragazza, “Ritiro quello che ho detto sui Corvonero.”
“Detto cosa?” Lo guardò interrogativa Yasmin.
“Ehm, nulla.” Si affrettò a rispondere lui, improvvisando un sorrisone da orecchio a orecchio. “Era riferito ad una vecchia di zia di Hermione” Provò, dandosi immediatamente del cretino data la ben nota provenienza Babbana della famiglia della Grifondoro. “Vero Herm…Dov’è Hermione??”
“Seguitemi! Svelti.” Udirono la sua voce proveniente dalla parete dietro l’ultimo bivio.
“Aspettaci!!!”
Sotto la guida della ragazza più brillante del loro anno, l’improbabile gruppetto di amici si trovò davanti ad uno stanzone fiocamente illuminato da alcune vecchie torce appese alle pareti.
Harry rimase a bocca aperta.
Una statua di dimensioni enormi stava al centro della stanza. Alla base, piccoli passerotti, fringuelli, colibrì ed altri uccellini tendevano i becchi verso l’alto, protetti dalle ali di animali più grandi, come corvi, falchi, starne, e quella scala culminava nella figura di un’imponente albatros a dimensione naturale, che non la sua apertura alare di quasi tre metri, dava un aspetto cruciforme all’intera scultura. Il becco del magnifico esemplare era anch’esso volto verso il soffitto, a pochi centimetri dagli artigli di una gigantesca aquila, ai lati della quale, un gufo e un barbagianni sorvegliavano dall’alto il complesso scultorio, e congiungevano anche l’animale centrale al soffitto.
Tra gli artigli dell’aquila e il becco dell’albatros, la tiara di Priscilla Corvonero.
Ron fece per lanciarsi verso di essa, ma Harry tese le braccia per bloccarli tutti dietro di se.
“Attenti! Ricordatevi cos’è. Ricordatevi cosa ci è costato, l’ultimo.” Non disse la parola Horcrux, per evitare che Yasmin capisse, ma gli altri due la udirono chiaramente sottintesa. Hermione rabbrividì al ricordo dell’incursione al Malfoy Manor, dalla quale era uscita viva per miracolo. “Probabilmente, agli enigmi di Corvonero, Voldemort avrà aggiunto il suo personalissimo tocco letale.”
Le due ragazze iniziarono immediatamente a borbottare tra loro ogni genere di incantesimo di rivelazione, senza sortire apparentemente nessun effetto.
“Non sembra esserci alcuna protezione.” Esclamò il rosso avvicinandosi alla scultura. “Basta salire e prendere quella tiara infernale!”
Mentre iniziava ad arrampicarsi sentì chiaramente un punto della scultura cedergli sotto un piede. “Ma che cazz…” Iniziò a dire, prima che Harry lo strattonasse indietro, facendolo rovinare malamente a terra. Con un sibilo sinistro, delle lance fuoriuscirono dalle pareti laterali della stanza e fendettero l’aria a velocità impressionante, andando a conficcarsi proprio nel punto dove un attimo prima stava il ragazzo.
“Vacca porca…”
“Già.”
“Grazie Harry, ti ho mai detto che benedico i tuoi riflessi da Cercatore?”
“Prego.” Rispose nervosamente l’amico.
“Pare proprio che qui finiscano gli indizi di Priscilla, ed inizino le trappole di Vold…” biascicò il rosso mentre si rialzava, massaggiandosi il sedere.
“Voldemort.” Finì Hermione, “Aver paura di un nome non ha senso, ormai dovresti averlo capito, Ron”. Proprio mentre spiegava quanto fosse stupido agire così impulsivamente, con la coda dell’occhio scorse un movimento. “Harry che fai?!” strillò la ragazza con voce acuta, vedendo il suo amico arrampicarsi sulla costruzione. “Vuoi rischiare come quest’altro cretino?”
“Vai tranquilla, so quello che faccio. Basta evitare le zone più chiare, vedi?” spiegò lui, indicando il punto che aveva fatto scattare la trappola. “Fammi luce, piuttosto.”
Dopo qualche minuto di “A destra”, “Più giù”, “Ancora un pochino”, Harry si arrese all’evidenza.
“Inizio a sospettare che arrampicandoci, non arriveremo mai così in alto…” Sbuffò appeso a mezz’aria come una scimmia.
“Ci sei quasi!” Lo incoraggiò ancora Yasmin, “Manca poco.”
“Ce la posso fare.” Si disse a denti stretti il ragazzo, mentre spostava il piede su una rientranza.
Click.
Certo ormai di essere investito da non sapeva quale diavoleria mortale, Harry si stupì quando non accadde assolutamente nulla. “Testabolla!” Gridò Hermione sollevando repentinamente la bacchetta contro di lui, che colto alla sprovvista, perse la presa e cadde rumorosamente a terra.
Crack.
Un grido lacerò l’aria che era stata immobile fino a quel momento.
Uno squarcio nei pantaloni di Harry rivelava il femore spezzato di netto, mentre il sangue iniziava a colare copiosamente dalla ferita. “Testabolla!” Ripeté la Grifondoro altre tre volte, su di se, e sugli altri due, prima di correre verso l’amico svenuto, che stava pericolosamente assumendo un colore più bianco di uno spettro.
Parole e formule totalmente sconosciute a Ron e Yasmin proruppero dalla bocca della Caposcuola, che pareva recitare una preghiera in quella posizione inginocchiata di fianco al Bambino Che Di Sopravvissuto In Quel Momento Aveva Poco. Il sangue iniziò a fuoriuscire più lentamente, fino a fermarsi del tutto, il femore si ricoprì di una pelle rossastra apparentemente spuntata fuori dal nulla.
“L’emorragia è fermata.” Esultò orgogliosa Hermione davanti allo sguardo esterrefatto dei suoi amici, “Che c’è? Nel tempo libero studio magia curativa, non guardatemi come se fossi un alieno!”
Come fa ad avere del tempo libero?!”, sussurrò scioccato Ron alla Corvonero, che soffocò un risolino nervoso.
“Se non ve ne siete accorti, l’aria si è riempita di un agente velenoso.” Continuò la Caposcuola, facendo finta di non aver sentito, vedendo che i due iniziavano a realizzare di avere la testa avvolta in una bolla. “Dovrebbe trattarsi di un sonnifero molto potente, credo,” spiegò, “che però assunto in dose massiccia, può causare paralisi o addirittura la morte.”
“Ma come fai a sapere tutte queste cose?!” La incalzò Ron con tanto di occhi sporgenti. “Io ho solo sentito un leggero profumo di Burrobirra!”
“Mentre tu sei a poltrire, mangiare o passare il tempo senza far nulla, io studio, Ronald.” Rispose lei con un sorriso saccente.
“Ho perso il conto delle volte in cui ci hai salvato la vita…”
“Un giorno mi ripagherai in galeoni sonanti.” Scherzò la ragazza, notando poi il rossore che si insinuava nelle guance dell’amico, mentre tirava fuori il risvolto delle tasche a mostrarle che erano innegabilmente vuote. “Fortunatamente il gas ha una bassa diffusività, quindi non c’è pericolo per gli altri ragazzi a scuola.” Sentenziò infine con sicurezza. “Non andrà oltre il secondo bivio a partire da qui”.
Passarono i successivi minuti in silenzio, a fissarsi reciprocamente, e a lanciare occhiate preoccupate a Harry steso sul pavimento, privo di sensi.
“Che facciamo ora?” Buttò lì timidamente Yasmin. “Dovremmo portarlo subito in Infermeria…”
“No, prima la tiara, lo vorrebbe anche lui.” Decretò Hermione. Quindi, con un movimento repentino della bacchetta, urlò: “Accio tiara!”
Nulla, come prevedibile. Anzi, non proprio nulla, solo una leggera vibrazione del diadema.
E poi, tutto accadde all’improvviso.
Tre sbarre metalliche luminescenti sbucarono cigolando dal pavimento e si innalzarono per tutta l’altezza della stanza, andandosi a conficcare nel soffitto.
Fu così rapido che i ragazzi rimasero per qualche istante a bocca aperta, a fissarsi senza proferire parola. Preoccupati guardarono Harry, che si trovava a nemmeno dieci centimetri da una di esse.
“Ministero ladro! Io me ne vado!” disse Ron, avvicinandosi però per osservarle meglio. “Qua finisce che restiamo impalati. Chiamiamo la McGranitt e facciamo sbrigare a lei questa grana.” Borbottò, mentre saggiava con la nocca la consistenza dell’asta.
Altro grido lacerante.
Non solo la nocca, ma l’intera mano del ragazzo aveva preso fuoco. Lui cominciò a correre qua e là come un pazzo, agitandola forsennatamente.
“AGUAMENTI!” Strillò Hermione, cercando di prendere la mira, e un getto d’acqua scaturì dalla punta della sua bacchetta e centrò in pieno Ron, spegnendo il piccolo incendio e inzuppandolo da testa a piedi.
“Fa vedere.” Disse con un filo di voce, preoccupata, una volta che l’ebbe raggiunto, e iniziò a pronunciare nuovamente parole e formule simili a quelle che aveva recitato poco prima per medicare Harry. “Ritornerà quasi come nuova, ma qualche segnò rimarrà… Più di così non posso fare, mi spiace…”
“Hai fatto anche troppo, ‘Mione.” le rispose Ron, guardandola con occhi pieni di riconoscenza. “Mi hai salvato un’altra volta… Incredibile.”
“Dieci galeoni in più.” Sorrise la ragazza, ammiccando.
“Forse è davvero il caso di ritirarsi…” Piagnucolò Yasmin, non vedendo ormai altre vie d’uscita, “Torneremo con la McGranitt, e…”
“No.” Disse Ron con decisione, stupendo entrambe le ragazze. Molto lentamente puntò la sua bacchetta verso la statua. “Al diavolo le buone maniere.”
“Cosa hai intenzione di fare?!”
“Bombarda Maxima!”
Un botto assordante risuonò fin nelle viscere del castello e un buon quarto della statua fu letteralmente spazzato via. Il diadema era ancora lì in alto, beffardo.
“BOMBARDA MAXIMA!!!”
Un’altra esplosione mando in mille pezzi quello che rimaneva della base della statua, che collassò su se stessa grazie alla forza di gravità. Il diadema di Priscilla Corvonero rotolò fino ai piedi del rosso, che lo guardò intontito per una manciata di secondi prima di raccoglierlo.
“Si!!!” esclamarono le ragazze, correndo verso di lui raggianti.
Un lamento prolungato. Il trio si voltò verso un punto imprecisato ai piedi di quello che rimaneva della scultura.
“Harry, bentornato da noi!!” Proruppe Ron, correndo verso il suo amico, sventolando la tiara.
“Con quel casino avreste risvegliato anche i morti…” Scherzò il Bambino Ancora Una Volta Sopravvissuto, mentre cercava invano di mettersi in piedi.
“Non affaticarti, Harry.” Lo rimproverò Hermione, mentre sia lei che il suo amico lo issavano di forza passandosi le sue braccia attorno alle spalle. “Ti ho riparato un po’ alla bell’è meglio, ma dovrai passare del tempo con Madama Chips, prima di tornare come nuovo, penso…”
“L’importante è che abbiamo la tiara, un Hor…uno in meno da trovare.” Si corresse, lanciando di sottecchi uno sguardo a Yasmin, la quale però aveva occhi solo per Ron.
“Sei stato semplicemente favoloso!” Trillò, prima di finirgli addosso, rischiando di far capitombolare tutti e tre.
Stavolta però non solo gli passò le braccia attorno al collo, ma gli stampò un bacio sulle labbra così violentemente che le bolle che avvolgevano le loro teste si fusero in una sola con uno schiocco, rendendo tutta la scena abbastanza comica.
Incerto ed imbarazzato inizialmente per la subitaneità del fatto, Ron dopo qualche secondo si lasciò andare e ricambiò con passione il bacio, circondando con l’unico braccio libero la ragazza.
Harry e Hermione si scambiarono uno sguardo, piacevolmente sopresi dall’iniziativa della Corvonero, e sollevati che quell’avventura fosse finita tutto sommato in modo positivo.
Ritornarono sui loro passi, verso l’uscita del labirinto, e non si stupirono più di tanto di trovare la scuola in fermento. Dovevano aver fatto parecchio rumore per tirare giù la statua.
“Venite sotto il Mantello.”
Passarono silenziosamente in mezzo ai professori, che guardarono increduli la parete nascosta nel muro aprirsi e richiudersi alle loro spalle, troppo turbati per notare i piedi dei ragazzi, che il Mantello non arrivava a coprire.
“Ron, lascia me ed Hermione alla Sala Comune, e poi riaccompagna Yasmin alla sua. Non può muoversi da sola per il castello adesso, o la beccheranno.”
Fu solo quando il ritratto della Signora Grassa si fu richiuso alle spalle sue e dell’amica, che riuscì a tirare fuori quello su cui aveva rimuginato per tutto il tragitto.
“Sai, credo che non rinuncerò a Pansy.” Sussurrò Harry ad Hermione, improvvisamente serio. “Se devo rischiare continuamente la vita, voglio farlo anche per poter tornare da chi amo.”
 
 
 -

Ciao a tutti!!! So che vi ho fatto aspettare più del solito, ma a mia discolpa posso dire che questa settimana mi sono concentrata un po' di più su Stella (avete già visto i nuovi capitoli?? :D), e per questo 33esimo ero in panne: avevo tutto nella testa, ma non riuscivo a renderlo nero su bianco! Ho dovuto chiedere aiuto ancora una volta al nostro prode Albezack, che si è rimboccato le maniche e..non ha fatto nulla. No scherzo, davvero, questo capitolo è in gran parte merito suo! Grazie :) (l'unico meno contento è Harry, che nella mia versione ne usciva fresco come un galletto, ed è invece stato gambizzato da Albe, ma si riprenderà. Credo.)
E grazie in particolar modo a voi, mie adorate! Hermione, Aregilla,
Cate, BlablaBliss, Sunny, Gyugyka, Nutelfrog, valery, Isabella, bimba... siete preziose! Senza di voi, che vi fermate un attimo e mi fate sapere cosa ve ne pare, sarei in alto mare...grazie, mi date la forza di mettere un capitolo dietro l'altro questa storia che mi piace sempre di più! Tenetevi forte perchè le montagne russe continuano con il prossimo capitolo...
Un abbraccio! Silver & Albezack (si, firmo anche per lui stavolta, vedremo cos'avrà da blaterare)

Ritorna all'indice


Capitolo 34
*** Scelte ***


Capitolo Trentaquattro
 
Harry entrò nell’aula di Trasfigurazione, la prima lezione pomeridiana, scandagliandola preoccupato. La Chips l’aveva tenuto in Infermeria tutta la mattina, per occuparsi della sua gamba, ma gli amici avevano riferito di non aver visto Pansy a nessuna delle lezioni, e Draco era stato letteralmente inavvicinabile.
Dov’era lei?
Sulla soglia, incapace di muovere un passo, sentiva le rotelle girare a mille nel suo cervello.
Dov’era Pansy?
“Harry? Facciamo la muffa qui?”
Dov’è?!
Afferrò il polso di Ron con una mano e il braccio di Hermione con l’altra.
“Andiamo.”
Gli altri non fecero obiezioni, turbati dal brusco retro front dell’amico.
Lui, completamente appoggiato a loro, cercava di affrettarsi come più poteva verso il suo obiettivo, l’unica porta di tutto il castello che gli interessava, l’unica persona che avrebbe dovuto vedere. Era stato uno stupido. Uno stupido codardo.
Perché non aveva agito prima?! Perché aveva permesso che le cose arrivassero a quel punto? Cosa l’aveva bloccato?
La paura per lei. La paura ci fa fare cose sciocche, si rispose da solo.
Inchiodò. Erano troppo lenti.
“Accio Firebolt.”
La scopa arrivò sibilando, solo pochi istanti dopo. Ron capì cos’aveva in mente e richiamò anche la propria, sulla quale salì con Hermione, e ripartirono in un volo spericolato per i corridoi, facendo urlare professori e studenti.
Ma Harry non poteva fermarsi. Non adesso.
E se non l’avesse trovata? Se lei non fosse stata lì? Cos’avrebbe fatto?
No. Lei ci sarebbe stata. Non c’erano dubbi.
Avrebbe dovuto parlarle molto prima. Aveva preso una decisione infantile, tenersi tutto per se, ma non l’aveva forse imparato negli anni che i segreti, le bugie, le mezze verità non portano mai niente di buono? Evidentemente no. Aveva sbagliato di nuovo.
Il pensiero di Sirius e dell’Ufficio Misteri lo folgorò per un attimo, ma lo scacciò con forza. Non sarebbe caduto ancora in un tranello, non avrebbe permesso che facessero a Pansy nulla di male.
Spronò la scopa perchè volasse ancora più velocemente su per le scale.
 
*
 
La ragazza aveva lo sguardo perso nelle fiamme. Una calda coperta di pile sulle spalle ed una enorme tazza di thè tra le mani completavano il deprimente quadretto.
Certo che devo sembrare molto sexy, vista così, pensò sarcastica.
Si trovava nelle cucine. Una leggera influenza l’aveva tenuta sveglia tutta la notte, e quella mattina non si era sentita di andare a Pozioni e Incantesimi, le uniche due lezioni previste dal suo programma. Era al settimo anno e non frequentava la Scuola di Addestramento: non poteva certo dire di avere un orario pieno.
Sospirò, chiudendo gli occhi e beandosi del calore della tazza, quando un rumore alle sue spalle la fece voltare.
“Ciao.” Sussurrò Christian, facendo per sedere vicino a lei. “Ti ho vista venire qui. Parliamo?”
Pansy si alzò in piedi, infastidita. “No. Perché ti ostini a starmi dietro? Non ti sopporto. Tornatene a nasconderti sotto la veste del Lord Oscuro.”
Gli occhi del moro brillarono di una luce pericolosa. “Se tornassi da lui, non sarebbe una cosa buona per te.”
“Cosa intendi?”
“Lascia stare.” Le si avvicinò, fronteggiandola. “Andremo insieme. Subito. E’ il momento di smettere di fare i bambini e prendere decisioni importanti, Pansy. Sono qui per questo.”
“Ho già preso la mia decisione.” Gli soffiò lei in faccia. “Adesso, quindi, vai per la tua strada.”
“Se è per Potter…”
“Ancora con questa storia!” Sbottò lei furibonda. Batté la tazza sul tavolo e un po’ del liquido traboccò dall’orlo. “Avevo rifiutato il Marchio prima ancora che io ed Harry avessimo scambiato una sola parola che non fosse un insulto!”
“Ci passeremo sopra. Adesso capirai meglio come funzionano le cose, ne sono certo. Allora eri solo una ragazzina…”
“Ero solo una ragazzina!” Urlò Pansy, interrompendolo nuovamente. “Questo non ha impedito ai tuoi degni compari di farmi quello che mi hanno fatto! Lo sapevi, Chris? Sapevi cosa mi stavano facendo?”
La faccia del ragazzo si contrasse in una smorfia. “Sì.” Ammise. “Ma poi avevano promesso che saresti stata mia, e non ti sarebbe più accaduto. Era una specie di prezzo da pagare.”
Pansy si trattenne a stento dal puntargli la bacchetta contro. “Mi fai schifo. Sei un verme.”
Fece per andarsene, ma la voce, improvvisamente vibrante di rabbia del ragazzo, le procurò un brivido lungo la schiena. “Smetti di offendere. Stai alzando troppo la cresta, piccola.”
Si voltò come una iena. “E allora?! Pensi che mi importi, portarti rispetto? Per cosa, poi? Sei ripugnante!”
La mano del suo ex ragazzo saettò verso di lei mentre la afferrava per entrambi i polsi e la spingeva verso il basso. “Stai esagerando, ragazzina. Adesso noi due andiamo a casa, e prendiamo anche il tuo fratellino, chiaro?!”
Lo sguardo di Christian si era acceso di una scintilla che lei non aveva mai visto. Sembrava fuori di se. In quel momento, per la prima volta, Pansy ebbe davvero, davvero paura.
 
*
 
La porta del suo studio esplose verso l’interno con un tonfo assordante.
“Potter! Weasley, Granger… Ma che…?”
“Preside, abbiamo bisogno di aiuto.”
 
*
 
“Mi fai male, Chris… Ti prego… Lasciami andare…”
La stretta intorno alla sua gola si faceva più forte per ogni parola che lui le sputava addosso. “Adesso torni a casa con me, chiaro, piccola?!”
 
*
 
Le parole scorrevano sulle pagine come se neanche le vedesse, ma non gli interessava. Voleva farsi vedere impegnato in qualcosa, dai suoi compagni di stanza. Non poteva farsi scoprire con lo sguardo perso verso il vuoto, non avrebbero capito cos’avesse, o se lo avessero capito, sarebbe stato ancora peggio.
Non alzò lo sguardo dal libro nemmeno quando la porta della sua stanza batté.
“Draco, devo parlarti.”
Blaise. Lo avrebbe ignorato. Se ne sarebbe andato presto.
“Draco, è importante.” Insistette invece il compagno.
“Dopo.” Lo freddò.
“No, adesso! Si tratta di Pansy.”
Quelle parole magiche e il tono d’urgenza nella voce di Zabini ebbero finalmente l’effetto di attirare la sua attenzione.
“Che c’entra lei?”
“Mio fratello è al castello da quando siamo tornati dalle vacanze di Natale. Non mi ha spiegato cosa ci è venuto a fare, ma so che è qui per conto di tuo padre. Ha a che fare con voi due.”
“Christian è qui?!” Saltò su il Caposcuola.
“Ha pedinato Pansy per settimane e… oggi non riesco a trovarlo. E nemmeno lei.”
“Cosa voleva da Pansy?!” Ringhiò, infilandosi le scarpe il più in fretta possibile.
“Non lo so. L’ultima volta che l’ho visto mi è sembrato arrabbiato. Non vorrei…”
Draco non stava più ascoltando. Si era già precipitato fuori dalla stanza, con un unico pensiero in testa, opprimente, assordante…
Fa che non sia troppo tardi.
 
*
 
Era riuscita a scappare.
Gli aveva versato la tazza di thè in piena faccia e aveva approfittato della distrazione per divincolarsi e correre via, il più lontano possibile da quelle mani muscolose e da quegli occhi blu che mai aveva visto fuori dalle orbite come quel giorno.
Poi lui l’aveva ripresa: era bastato un lieve movimento di bacchetta perché il terreno le mancasse sotto i piedi e vedesse il muro del corridoio appena fuori dalla cucina venirle incontro a velocità inaudita.
Era riuscita a fare solo qualche metro, in tutta la sua fuga, perché da quella botta, che le aveva lasciato tutte le ossa intorpidite, lui non l’aveva più mollata.
Le mani del ragazzo si erano strette di nuovo intorno alla sua gola.
“Adesso torniamo a casa. Io, tu e Draco. E tu starai con me.” Sibilò Christian, quella rabbia cieca ancora in viso. “Altrimenti ti devo uccidere, lo capisci, ragazzina? Hai capito quali sono i miei ordini?”
Pansy riuscì a racimolare tutto il fiato che aveva conservato nei polmoni per mettere insieme le parole con cui gli rispose. “Preferisco morire in mille modi atroci, che vivere un giorno solo al tuo fianco.”
Christian strinse la presa. “Ho fatto di tutto per farti cambiare idea. In questo caso, non mi resta che accontentarti.” Un ringhio animalesco si disegnò sul suo bel viso mentre le avvicinava la faccia. “L’unico rimpianto è non poterlo fare davanti al tuo fratellino.”
La gola, ormai praticamente serrata in quella morsa d’acciaio, le faceva un male atroce, e sentì i polmoni dolerle per la privazione d’aria. Il campo visivo della Serpeverde si riempì di mille puntini neri, e sentì improvvisamente le forze abbandonarla, mentre scivolava giù, giù… E poi l’urto.
…Ma nell’incoscienza non dovrebbero esserci urti, no?
Con un fiacco tentativo, i suoi polmoni compressi si aprirono verso l’aria, e con sua sorpresa non trovò ostacoli all’altezza della gola. Tossì. La vista le si schiarì leggermente.. si trovava a terra. Era scivolata lungo la parete alla quale la teneva inchiodata Christian, e aveva urtato il pavimento.
Draco
Suo fratello era fuori di sé. Lo vide poco lontano, stravolto, trattenuto da una ragazza bassina, riccia, e da… Blaise.
Era sicuramente Blaise. Lei era sempre riuscita a distinguerli chiaramente.
Christian era.. dov’era?
Da quell’angolazione non riusciva a vederlo.
E poi, un’immensa massa scura, con un profumo che avrebbe riconosciuto anche dopo mille anni, anche in mezzo a tutti gli odori del mondo, si abbatté su di lei.
Era stanca, voleva solo lasciarsi andare al torpore, così che il dolore di tutte quelle botte sparisse almeno per un po’, ma c’era ancora qualcosa che doveva fare, che doveva capire
“Sono qui.”
La voce di Harry era vicina, sembrava quasi dentro la sua testa. Doveva avere le labbra ad un centimetro dal suo orecchio. Avrebbe voluto dirgli di fare piano, che le rimbombava tutto, ma non parlò… Nel suo sguardo azzurro c’era già tutto, tutta la disillusione, il rancore, la tristezza, la rabbia…
“Non ti lascio più. Te lo prometto. Mai più. Sono qui, amore.”
E stupidamente, incredibilmente, scioccamente, gli credette, e si lasciò trasportare da quelle braccia ovunque avessero voluto, perché era di nuovo sua, e non le interessava nient’altro.
L’anello al suo dito brillò di un bellissimo verde smeraldo, di nuovo, dopo tanto tempo.
 
*
 
Draco fremeva di rabbia. Sedeva con una mano di Blaise su una spalla e una di Ron sull’altra, mentre Hermione, in piedi poco distante, continuava a lanciargli sguardi preoccupati, pronta a bloccarlo con qualche incantesimo della Pastoia se avesse di nuovo fatto cenno di alzarsi.
Era già successo due volte.
Il fatto è che non riusciva ad impedire alle sue mani di tremare dalla rabbia. Voleva stringere tra le dita la gola del maggiore dei fratelli Zabini, e soffocarlo come poco prima lui aveva provato a fare con Pansy.
Per poi riservare lo stesso trattamento a Blaise, che per quanto affermasse di non essere a conoscenza dei piani di Christian, non meritava certo pietà per avergli nascosto del suo arrivo ad Hogwarts.
Pensava forse che un Mangiamorte in veste di esecutore degli ordini di Lucius Malfoy fosse venuto a scuola e distribuire cioccolatini agli studenti?
Altro fremito di rabbia.
Era successo tutto talmente velocemente che non aveva avuto modo di lanciargli nemmeno una delle tante maledizioni che gli venivano in mente. Quando era arrivato alle cucine, e l’aveva visto con le mani intorno alla gola di sua sorella, il primo pensiero era stato levarglielo di dosso, e l’aveva scagliato lontano con una fattura. E in quell’istante erano sopraggiunti Potter e i professori. La prima reazione di Potter era stata quella di Disarmarli entrambi, sia lui che Christian, per evitare il peggiorare dello scontro… di tutto il resto aveva un ricordo un po’ confuso. Harry che si buttava su sua sorella, e la teneva tra le braccia mentre correva in Infermeria, e lui, la sua furia cieca, tenuta a stento a bada, mentre altri mettevano le mani su quel pezzo di merda, e lo legavano come un salame.
“Adesso, per cortesia, se abbiamo finito con le sfuriate del signor Malfoy,” cominciò la McGranitt.
“…del tutto giustificate…” Aggiunse sottovoce Hermione, arrossendo poi per aver interrotto l’insegnante.
La Preside finse di ignorarla e riprese. “…Potremmo quindi procedere a chiarire la vicenda. Horace, hai già somministrato il Veritaserum al ragazzo?”
Il professore di Pozioni annuì, alzando una boccetta vuota come a dimostrazione del proprio gesto.
“Signor Zabini, mi pare di aver capito che lei fosse a Hogwarts per conto di Lucius Malfoy?” Chiese allora la McGranitt, asciutta.
Christian fece qualche tentativo di mordere le parole prima che gli sfuggissero dalla bocca, poi rinunciò. Le bacchette della Preside, del professor Vitious, e di Hermione probabilmente fungevano da deterrente sufficiente. Il siero della verità fece il resto. “Gli ordini mi venivano comunicati da Malfoy, ma partivano dal Lord.”
“Quali erano questi ordini?”
“Cercare di riportare Pansy e Draco dalla nostra parte con le buone. Questa era la parte di Lucius. Al Lord interessava soltanto averli al Malfoy Manor, o ucciderli.”
“Perché?” Domandò secca la Preside.
Il giovane si strinse nelle spalle. “Cosa vuole che ne sappia io dei piani del Signore Oscuro.”
Hermione sbuffò. “Mi sembra ovvio. Non appena fossero entrati al Manor, noi avremmo fatto di tutto per portarli via. Harry sarebbe andato personalmente a prendere Pansy… è scontato che Voldemort fosse al corrente della loro storia. Ma non capisco perché farci lasciare! Non riesco ad immaginare mossa peggiore!”
Zabini posò lo sguardo su di lei e la scrutò intensamente. “Pensi fossero davvero questi i piani del Lord?”
“Mi sembra logico. Per questo non mi capacito di che senso avesse mandarci quelle lettere. Se, dopo essere stata mollata, Pansy avesse accettato di buon grado di tornare con voi, Harry si sarebbe probabilmente rassegnato a lasciarla andare.” Ragionò Hermione calma. “Soprattutto se Draco fosse stato al suo fianco.”
Il biondino emise un verso che somigliava ad una risatina tetra. “Questo idiota non aveva idea di cosa il Lord volesse fare con me e Pansy al Manor. E nemmeno mio padre. Pensavano rivolesse due seguaci, non si erano resi conto che gli servivamo come esche, altrimenti papino non avrebbe detto a questa capra di portarci a casa con le buone.”
La Caposcuola di Grifondoro annuì. “Ha senso.”
“Ne convengo anche io.” Assentì la McGranitt. “Se poi non fosse riuscito ad attirarli nel castello e servirsene come aveva in mente, rappresentavano solo un intralcio e sarebbero stati eliminati. Voldemort ha corso uno dei peggiori rischi di non spiegare ai propri sottoposti il motivo di un ordine diretto, e si è ritorto contro di lui. Per nostra fortuna, aggiungerei.”
“Avrebbe addirittura ammazzato Pansy se non lo avessimo fermato in tempo!” Ringhiò feroce Draco, facendo ancora un tentativo di scagliarsi contro il maggiore degli Zabini, e venendo di nuovo respinto indietro dai due body guard improvvisati.
Hermione ringraziò il cielo che almeno Harry fosse in Infermeria con Pansy, o avrebbero avuto un altro demonio inferocito da tenere a bada.
“Solo che non capisco perché, se Voldemort ha detto di prenderli o levarli di mezzo, ti ha permesso di stare qui per più di due mesi.” Intervenne Ron. “Voglio dire, conoscendolo, non sembra tipo da gradire ritardi.”
“Lui non è qui.”
“Prego?” Chiese la McGranitt, turbata. “Dove si trova allora?”
“Non ne abbiamo idea. Da qualche parte in Europa, in Bulgaria, Germania, Russia… Giù di lì. Non è che manda un gufo ogni sera con le specialità del luogo, eh.” Sbottò Zabini infastidito. “Finché non ricevevo contro ordini, andavo avanti per la mia strada.”
Hermione lo fissò turbata. Poi, inspiegabilmente, tirò fuori un paio di rotoli di pergamena e cominciò a consultarli febbrilmente, prima di riporli senza dire una parola. Aveva lo sguardo perso, pensò Ron, di tutte le volte che la sua mente seguiva una traccia come un segugio.
L’interrogatorio continuò per quasi un’ora, chiarendo alcuni aspetti della faccenda ancora confusi. I ragazzi vennero fatti uscire a poco a poco, per permettere loro di tornare ai propri dormitori. Erano tutti molto scossi.
L’ultimo ad essere lasciato andare fu Draco, con il quale la Preside parlò a lungo. C’erano tante decisioni da prendere per l’immediato futuro, per lui e per la sorella, di cui dovevano discutere.
Quando uscì dall’ufficio della McGranitt e scese giù per le scale sorvegliate dai grandi gargoyle, l’ora di cena era passata da un pezzo.
Hermione lo stava aspettando.
Il ragazzo si bloccò.
Non riusciva a capire come si sentisse in mezzo a tutte quelle emozioni, quella rabbia, quella frustrazione… Non sapeva cosa pensare, non voleva affrontarla. Lei aveva cercato di proteggerlo, questo lo capiva, ma lo aveva ferito, e bruciava ancora. Non voleva che nessun altro potesse mai fargli il male che quella ragazza bassina, riccia, dall’espressione saccente, era riuscita a procurargli con brevi frasi ben assestate…
La sentì prendere fiato, e restò un momento interdetto nel fissare le sue iridi castane, così calde, proprio come le ricordava. Come una cascata di cioccolato fuso, si ritrovò a pensare.
“Scusa.”
Draco grugnì una risposta poco chiara. Qualcosa dentro di lui gli urlava di scappare da lì, almeno finché non avesse capito cosa c’era davvero nella sua testa, e urlava, urlava… e poi lei parlò di nuovo.
“Non abbiamo cenato. Ti va di passare da Pansy, e poi magari di accompagnarmi in cucina? Magari riusciamo a trovare una cioccolata calda.”
E quella voce dentro di lui non urlò più, perché l’unica cosa che sentiva, era l’eco delle parole della ragazza, e quello della propria risposta.
“Sì.”
 
*
 
Harry era seduto accanto al letto di Pansy da almeno due ore, quando i suoi amici passarono a salutarlo. Lei non si era ancora svegliata, ma la Chips l’aveva rassicurato che le medicine stavano funzionando a meraviglia.
Anche Draco aveva dovuto arrendersi all’evidenza, e, rassicurato sulle condizioni della sorella, con suo grande stupore, l’aveva lasciato solo con lei.
Il nervosismo di Harry cresceva di minuto in minuto.
Sapeva che avrebbe dovuto essere molto convincente, se voleva avere una speranza di poterle stare ancora vicino. Quando lei gli aveva rivolto quello sguardo, pieno di disillusione e tristezza, si era reso conto che non sarebbe stato facile tornare a farla credere nella loro storia. Ma ci avrebbe provato, anche per anni, se necessario, finché lei non avesse capito quello che provava davvero.
Sobbalzò quando vide le palpebre tremarle, e le prese subito una mano. “Amore, sono qui.”
La ragazza aprì gli occhi, e lo guardò inespressiva. Girò lo sguardo intorno, realizzò dove si trovava, e tornò su di lui. “Draco? Chris?”
“Draco sta bene, è passato poco fa, adesso è andato a mangiare qualcosa. Christian,” Si fermò un attimo, colto da un moto di rabbia, che si costrinse a placare. “Lui è con la McGranitt. E’ tutto a posto.”
“E tu che vuoi?”
“Stare con te.” Affermò Harry deciso.
Lei spostò il viso di lato, sbuffando. Fece una smorfia a causa di un lieve dolore al collo, poi rispose. “Non sembravi dello stesso avviso fino a qualche giorno fa. La tua ex ti ha mollato di nuovo?”
“Ginny è un’abile attrice.” Disse il Grifondoro. Voleva che lei capisse subito che niente di ciò che aveva creduto di vedere, era reale. “Ha dovuto mettere in scena tutta quella recita perché io non ero in grado di lasciarti da solo. E prima che tu inizi a pensare a chissà quale motivo per cui volessi farlo, qui c’è la spiegazione.”
Lasciò la sua mano solo il tempo di tirare fuori dalla borsa la lettera minatoria ricevuta qualche settimana prima, e gliela porse.
Pansy sgranò gli occhi quando vide un ciuffo dei suoi capelli sul foglio, e rabbrividì leggendo le parole scritte con l’inchiostro rosso.  “E’ la scrittura di Chris.” Sospirò poi.
“Lo so. L’ha ammesso lui stesso. Eseguiva ordini interpretati male.” Harry fece una pausa. “Mi dispiace. Ho pensato di proteggerti, e invece ti ho solo ferita. Mi dispiace. Ma credimi, non c’è stato niente più tra me e Ginny. Mi ha solo aiutato a fartelo credere, perché io non riuscivo a dirti in faccia che dovevamo lasciarci.”
Quando posò lo sguardo su di lui, la Serpeverde sembrava meno ostile, così lui riprese.
“Ogni singolo giorno che siamo stati lontani, mi sembrava che i secondi non passassero mai. Volevo correre da te in ogni momento, mostrarti quello schifo di lettera e spiegarti tutto, pregarti di perdonarmi. Poi però i dubbi mi assalivano. Non mi sarei mai potuto perdonare se per l’egoismo di averti accanto, ti fosse successo qualcosa.”
Le prese la mano tra le proprie. Se la portò al viso e la baciò. “Puoi perdonarmi?”
"Cosa ti ha fatto cambiare idea?"
Harry la fissò intensamente, inchiodandola con lo sguardo più sincero che lei avesse mai visto. "Non riuscivo più ad andare avanti senza di te. Sei la mia forza, sei il motivo per cui non vedo l'ora di alzarmi al mattino. Niente aveva più senso, se non c'eri tu accanto a me. Te lo ripeto, puoi perdonarmi?"
Lei lo guardò con tristezza. Scosse il capo, e chiuse gli occhi, coprendosi il volto con le mani, per non fargli vedere le proprie lacrime. Harry pensò di sentire il proprio cuore spezzarsi.
E in quel momento, Pansy levò le mani dal viso e lui vide che stava sorridendo. “Mi avevi già convinto alla prima parola. Sei un demente. Ma ti amo.”
La gioia li investì come un treno in corsa mentre si abbracciavano, felici di essere tornati dove dovevano essere, al loro posto nel mondo. Insieme.
 
 
-

Ciaooo!! Eccomi, non vedevo l'ora di postare questo capitolo, ma come avrete visto ho dato un po' di precedenza a Stella, la cui trama prende sempre più forma...avete già dato un'occhiata? A me sta entusiasmando moltissimo scriverla!!
Dunque, finalmente un po' di spiegazioni. Che ve ne pare? Avete visto che Christian finalmente le ha prese?? :P aspetto con ansia di sapere se vi è piaciuto anche questo capitolo!!
Grazie infinite alle mie adorate CsebaJ, Hermione, BlablaBliss, baby e cate, che continuano a sostenermi!!! Le altre, dove siete finite?? Mi mancate!...
Un abbraccio anche a tutti voi che seguite questa storia in silenzio, mi piacerebbe sentirvi, ma capisco che spesso manchi il tempo! A presto!!!
(ps. il prossimo capitolo è una specie di allucinazione notturna..mi è venuto in mente mentre non riuscivo a prendere sonno e ho iniziato a ridere da sola, e ho dovuto scriverlo -sempre ridendo- subito... preparatevi!!!! Ahahah)

Ritorna all'indice


Capitolo 35
*** I say a little Prayer ***


Capitolo Trentacinque


Hermione occupava, senza saperlo, lo stesso posto che poche ore prima era stato di Pansy, davanti al camino delle cucine. Draco, invece, aveva preferito il divano.
Mangiarono la zuppa quasi in completo silenzio.
“Sai, ieri notte abbiamo recuperato il diadema di Corvonero.” Disse ad un certo punto la ragazza, non sopportando più la tensione nell’aria.
“Bene.”
“Harry ci ha quasi rimesso una gamba.”
“Sarei stato più felice senza il quasi.”
E di nuovo, silenzio.
“E’ stato Blaise a dirti dove trovare Pansy?” chiese ancora la Caposcuola, in un altro fiacco tentativo di fare conversazione.
“Non lo sapeva. Mi ha solo messo in allarme.” Rispose secco il Serpeverde, e dal suo tono nervoso, Hermione pensò che non fosse stata una buona idea aprire il discorso. “Vi siete comportati come due stupidi Grifondoro del cazzo. Ci avete trattato da idioti.”
Quelle accuse la spiazzarono. Tutto si aspettava, fuorché questo. “Che intendi?”
“In tutta questa faccenda,” cominciò lui sempre più arrabbiato, “vi è forse venuto per un attimo in mente che lasciarci all’oscuro delle minacce, significava esporci al pericolo a nostra totale insaputa? Una persona dimostra di poter arrivare a noi in qualunque momento, nel sonno, e sembra non avere problemi a toglierci di mezzo. E voi che fate? Invece che metterci in guardia, vi tenete per voi l’informazione e ci lasciate nella totale ignoranza!”
Hermione restò interdetta. “Noi… A-abbiamo pensato..”
“Avete pensato, con lo spirito di sacrificio tipico degli idioti senza cervello che siete, che bastasse calare la testa e fare come diceva Christian, lasciandoci al nostro destino. Vi siete messi al centro dell’attenzione, pensando che il dramma lo stavate vivendo voi due! Anche noi avevamo diritto di sapere.”
“Draco… non è certo stato facile per me ed Harry…” Ricominciò la ragazza, sempre più spaesata.
“E certo. Per me e Pansy invece è stato come andar a cogliere margherite nel prato.” Sbottò lui, quasi lanciando il piatto sul tavolo che li divideva.
“Mi dispiace!” urlò Hermione, scattando in piedi. Cercò di calmarsi, e, recuperato il controllo, andò a sedersi accanto a lui. Tentò di parlare con un tono conciliante. “Ti ho detto che mi dispiace. La colpa è mia. Harry avrebbe voluto venire a dirvi tutto, ma io ho avuto paura. Altro che coraggio Grifondoro! Sono stata una vigliacca, se vuoi prendertela con me per questo, ne hai tutti i motivi. Ma l’ho fatto perché piuttosto che farti succedere qualcosa, preferivo rinunciare a te.”
“Lo so.” Disse lui, sorprendendola. Sembrava più pacato. “So quali sono le tue ragioni. Per quanto possa suonarti strano, ormai ti conosco meglio di quanto io stesso credessi possibile.”
Hermione trattenne il fiato.
“Questo non cambia il fatto che non posso perdonarti. A causa tua, mia sorella è arrivata ad un passo dalla morte. Se avessi saputo prima di quelle lettere, avrei potuto proteggerla.” Terminò lui, un tono stranamente triste che la ferì più delle parole stesse.
Mentre un nodo cominciava a stringerle la gola, lei cercò di prendergli una mano, ma Draco la ritrasse. “Non puoi darmi un’altra possibilità di guadagnarmi la tua fiducia?”
“Non è una questione di fiducia. So benissimo che non avevi cattive intenzioni, e se sei stata sciocca, non riesco nemmeno ad odiarti per questo. C’è un’altra cosa.”
“Di che si tratta?” Chiese lei, sussurrando, con il timore che se avesse provato a parlare, non le sarebbe venuto fuori niente di meglio del tremore che sentiva in gola.
“Quello che hai fatto, non posso permettere che capiti di nuovo. Nessuno, tranne forse Pansy, era arrivato così vicino da potermi ferire con un paio di frasi, come hai fatto tu. E ci sei riuscita perché ti ho permesso di avvicinarti più di quanto io stesso mi fossi reso conto.” Anche la voce del Serpeverde, adesso, era poco più di un mormorio. Se da una parte, non avrebbe voluto ammettere ad anima viva quei pensieri, dall’altra sentiva di doverle almeno la verità.
“Allora, è una questione di fiducia.” Ribatté lei con un pizzico del vecchio tono saccente made-in-Granger. “Se le cose stanno così, non ti fidi di me. Significa che temi che io possa ferirti di nuovo.”
“Non lo so, va bene?!” Sbottò il Caposcuola, adesso a disagio. “Chiamala fiducia o come ti pare. Non voglio.”
Hermione fece un altro tentativo di prendergli le mani tra le proprie e questa volta riuscì nell’impresa. “Non sei costretto a portare il peso del tuo senso di colpa da solo. Non devi affrontare la vita rimuginando sui mille modi in cui potresti proteggere Pansy e su quando non l’hai fatto. Quello che le è successo la scorsa estate, non è stata colpa tua!”
La sorpresa saettò negli occhi del ragazzo. Come faceva lei a capire…
“Non fare quella faccia. E’ ovvio che ti stai ancora fustigando per questa storia. Gli anni passati, tu e Pansy eravate sempre insieme, ma solo quest’anno ti vedo così iper protettivo. Non puoi riparare a quello che è successo, mettendola sotto una campana di vetro. Però puoi aiutarla a superare la cosa. E così facendo, puoi renderla felice.”
“Come?” Si trovò a chiedere Draco, turbato da quell’analisi.
“Facendole vedere che sei pronto anche tu a ricominciare a vivere. Lei lo sta facendo. Ma finché vede quello spettro nero aleggiare sulla tua testa, continuerai a ricordarle cosa ha passato.” Sussurrò la Grifondoro, commossa. “Stai con me. Ricominciamo da zero.”
Draco la guardò negli occhi. Quegli occhi caldi, che lo facevano sentire sempre come se potesse leggervi le emozioni intense che lei provava. Voleva lasciarcisi cadere dentro. Voleva lasciarsi andare a quella sensazione di abbandono, voleva sentire l’abbraccio caldo della sua presenza addosso…
“No. Non ce la faccio.” Scosse il capo. E poi udì se stesso bisbigliare delle parole che mai si sarebbe aspettato, e che uscirono dalle sue labbra prima che potesse trattenerle. “Ho paura.”
Lasciarsi andare… significa poter cadere. E lui non poteva permettersi di cadere. Non più, senza una famiglia alle spalle pronta a difenderlo, con il Lord determinato a levarlo di mezzo se si fosse trovato sulla sua strada, e nessun futuro davanti.
Hermione scattò in avanti e lo abbracciò. “Il coraggio non è non avere paura. E’ averla, e andare avanti lo stesso.”
Lui affondò il viso nell’incavo del collo della ragazza, chiuse gli occhi e per un istante pregò di poter rimanere in quella posizione per sempre… Poi si riscosse. Non aveva senso. Non poteva dipendere da lei, non poteva darle quel coltello dalla parte del manico, o prima o poi lei l’avrebbe affondato. Lo fanno tutti, in un modo o nell’altro.Anche lei. Aveva avuto modo di sperimentarlo poche settimane prima.
Si scostò. “Devo andare a vedere come sta Pansy. Scusa.”
Sì alzò e senza voltarsi indietro, uscì dalla cucina.
Scusa.
Avrebbe capito, lei, per cosa si stava scusando?
Scusa perché non ho avuto la forza di dirti no, non voglio scendere giù in cucina a mangiare qualcosa con te.
Scusa perché non mi sono accorto di cosa stava nascendo tra noi, prima di poterlo fermare.
Scusa perché non ti sono riuscito a mandare via dai miei pensieri.
Scusa per non avere il coraggio di provare. Io non sono un Grifondoro. Io sono un Serpeverde. Scelgo la strada facile. E stare con te non è facile. Al contrario. E’ troppo per me.

*

Madama Chips, che a quell’ora sicuramente era in piena fase Rem, non chiudeva mai a chiave l’Infermeria, la notte. Era troppo rischioso, qualora ci fosse stata un’emergenza. Era rimesso al buonsenso degli studenti non farsi sgamare lì fuori orario, pena una consistente perdita di punti per la propria Casa.
Ovviamente, quella notte, al Caposcuola di Serpeverde fregava della propria Casa quanto della crescita dei Bubotuberi nella stagione primaverile in Guatemala.
Appoggiato alla parte inferiore del lettino di sua sorella, la osservava attentamente. Sembrava non avere subito danni considerevoli, tutto sommato. Certo, qualche cerotto sparso c’era, e la Chips aveva dimenticato un paio di provette di pozioni vuote sul comodino, ma Pansy sembrava stare bene.
Anche troppo, sbuffò infastidito.
La mano di sua sorella era strettamente intrecciata a quella di Potter, che, bocca aperta come un pesce (un merluzzo!) fuor d’acqua, s’era addormentato in una posizione contorta, con la testa mezza appoggiata al letto e il corpo arrotolato in maniera strana sulla sedia. Il Mantello dell’Invisibilità, che doveva aver indossato per non farsi buttare fuori dalla Chips, gli era scivolato leggermente di lato, creando il curioso e un po’ inquietante effetto di un busto appoggiato sul nulla.
Il lieve russare del ragazzo sembrava non turbare minimamente il sonno della bionda Serpeverde.
Ma possibile che gli avesse perdonato tutto in un attimo?! Voglio dire, lui aveva addirittura finto di aver avuto un ritorno di fiamma con la Weasley! Una cosa intollerabile!
E nonostante questo, Pansy adesso dormiva profondamente con la mano incollata alla sua e un sorriso appena accennato sulle labbra. Serena.
Effettivamente, pensò il ragazzo, anche quando si erano lasciati, lei l’aveva presa in modo diverso da come lui stesso avesse subito la rottura con la Granger. Pansy ci era sicuramente stata male, ma in una maniera differente. Perché lei, che con Potter aveva una storia a tutti gli effetti, e ammetteva di essere sinceramente innamorata di lui, aveva accettato quella cosa con più forza d’animo di quanto avesse fatto lui, che con Hermione non aveva neanche cominciato a parlare di stare insieme.
Perché?
Perché Pansy non aveva rimpianti. La conclusione gli balzò agli occhi lampante, come un faro al neon nella notte.
Aveva dato tutto quello che aveva, per quella storia, e se qualcosa era andato storto, poteva accettarlo. Starci male, sì, ma accettarlo. Non aveva niente da rimproverarsi. Perché sua sorella riusciva a lasciarsi andare proprio in quel modo che per lui sembrava impossibile?
Lasciarsi andare significa poter cadere,aveva pensato poco prima. Eppure sembrava che Pansy non stesse cadendo. O che, se fosse caduta, sarebbe stata pronta a rialzarsi… insieme ad Harry.
Draco aggrottò le sopracciglia.
Istintivamente, gli occhi gli caddero nuovamente sul leggero sorriso che curvava appena le labbra della sorella. Corsero poco più giù, sulle mani intrecciate dei due.
Sospirò.
“Potter.”
Nessuna risposta. Lo scosse senza troppi complimenti, ed Harry sobbalzò così bruscamente, che il Mantello dell’Invisibilità gli scivolò del tutto di dosso. “Uh- eh?”
“La parola d’ordine della vostra Sala Comune.”
“Magnolia…” Borbottò confusamente il Prescelto, totalmente addormentato, gli occhi aperti solo per metà.
“Bene. Torna pure a dormire.” Draco afferrò il Mantello da terra e glielo ributtò addosso senza troppa cura, quindi scattò fuori dall’Infermeria, ovviamente senza accorgersi che il sorriso sulle labbra di Pansy si era allargato di un buon centimetro.
Su per le scale, di corsa per i lunghi corridoi.
Ansimò la parola suggerita da Harry, sperando che in quella sorta di dormiveglia si fosse almeno ricordato quella giusta, e si sentì sollevato nel vedere il ritratto della grassa signora vestita di rosa, spostarsi per rivelare il passaggio segreto.
E poi, non appena si trovò davanti la sala rosso-oro, si sentì assalire dallo sconforto. Come avrebbe fatto a trovare la stanza di Hermione? C’era stato un paio di volte, ma era sempre stato accompagnato, e le porte sembravano tutte uguali.
Si diresse verso la zona che portava ai dormitori delle ragazze, sperando in un’illuminazione divina, ma si trovò ad osservare frustrato la scala correre su per la torre, sulla quale si aprivano svariate porte.
Mi sarei dovuto portare il Mantello di Potter, per provarle tutte senza farmi vedere, sbuffò.
Tirò fuori la bacchetta. Vediamo se questo funziona.
Segugium duxere.” Bisbigliò, pensando intensamente all’odore della ragazza che cercava. Scoprì che gli veniva stranamente molto semplice.
Una scia di puntini luminosi, dorati, guizzò dalla sua bacchetta e tracciò un percorso lungo i gradini, fino a fermarsi davanti ad una delle porte. Non appena Draco la raggiunse, i puntini sparirono.
Il Serpeverde prese fiato ed abbassò la maniglia.
Trovò una stanza quasi identica a quella di Pansy. Guardò i letti.
Il primo, il più vicino alla finestra, sembrava vuoto. In quello accanto, la Patil, poi la Brown, la Joyce e nell’ ultimo… Corton o Courtney, qualcosa del genere. Non ricordava mai il cognome di quella ragazza.
…Ma Hermione?
In quell’istante, un rumore attirò la sua attenzione. La porta del bagno si aprì.
La Caposcuola di Grifondoro indossava un pantalone da tuta, scuro, e tutto sommato accettabile… e una felpa rossa talmente grande che ci si sarebbero potute tranquillamente accomodare dentro anche tutte le sue compagne di stanza. Proprio il genere di tenuta sexy che ci si sarebbe potuti aspettare da lei! Rimase con lo spazzolino in una mano e un’asciugamani rosa nell’altra.
Lo fissò sconvolta.
Draco coprì in due falcate la distanza che li separava e la baciò. Però provò contemporaneamente a tirare fuori le parole che gli premevano sulle labbra da troppi minuti ormai, e ne venne fuori un mix esilarante.
Hermione gli posò divertita una mano sul petto. “Non mi è chiaro, Malfoy.”
“Scusa.” Ripeté allora lui, arrossendo lievemente. La ragazza lo guardò con aria interrogativa. “Scusa, mi sono innamorato di te.”
“Ce ne hai messo di tempo.”
Questa volta fu lei a sporsi in avanti e catturare le sue labbra.
Quando sembra che non succeda più, ti riporta via, come la marea, la felicità…

*

Grazie al cielo, nessuna delle ferite riportate da Pansy a causa dell’aggressione di Christian era particolarmente grave. Una notte in Infermeria bastò a rinsaldare le ossa incrinate e fare sparire i segni delle botte ricevute.
Harry era ancora al suo fianco, quando Madama Chips la dimise, e scesero insieme a fare colazione.
Il loro ingresso in Sala Grande, mano nella mano, fu salutato al tavolo di Grifondoro quasi da un boato di approvazione, che Pansy non si sarebbe mai aspettata.
Venne subito fatto spazio nel loro solito posto, accanto ad Hermione e Draco, Ron e Yasmin (ormai anche lei ospite a buon diritto), Neville e Sylvia (la piccola quartina Serpeverde che aveva seguito l’esempio dei due compagni di Casa più grandi)… e Ginny.
La Weasley le rivolse uno sguardo di scusa. Sapeva che Harry doveva già averle spiegato tutto, ma questo non la faceva sentire meno in colpa.
In quel momento Pansy sarebbe stata in grado di perdonare chiunque. Più o meno. Le concesse l’assoluzione con un brusco cenno del capo.
Avevano appena attaccato le deliziose pietanze, che Seamus balzò in mezzo a lei ed Harry, travolgendo quest’ultimo con una pacca che gli fece andare di traverso il succo di zucca. “Parkinson, la Casa di Grifondoro deve rivolgerti un appello.”
Lei inarcò un sopracciglio interrogativamente.
“Ti preghiamo, dal profondo del nostro cuore, di non lasciare più questo deficiente. Capiamo che è difficile da sopportare, ma fidati, quando non sta con te è moooolto peggio!”
Tutti coloro che avevano sentito scoppiarono a ridere, confermandole la tesi, ma la Serpeverde mantenne un cipiglio scuro. “Capito, Potter?” Si rivolse direttamente a lui. “Vedi di comportarti bene, allora. E prega che io sia di buon umore, sin dal tuo primo pensiero al mattino!”
Harry, ormai affetto da una ridarella incontenibile, incrociò lo sguardo di Hermione e la trascinò in un’altra salva di risate. A quelle parole, avevano pensato la stessa cosa.
“Che avete da sbellicarvi, voi due?” Chiese Ron, mettendo seriamente in dubbio la loro lucidità.
L’amico riuscì a recuperare un contegno quel tanto che bastava per canticchiare, guardando la Caposcuola, “The moment I wake up…”, prima di tornare preda di un accesso di risa.
Lei riuscì a dominarsi solo il tempo di aggiungere, con la bella voce da soprano “…before I put on my make up!”
E, con grande sorpresa, Dean Thomas si accodò. “I say a little prayer for you!”
Stavolta, la risata si propagò per tutti coloro che, cresciuti tra I Babbani, avevano riconosciuto la celeberrima canzone di Dionne Warwick.
“While combing my hair now,” Sospirò Yasmin estasiata, stupendo Ron.
“…And wondering what dress to wear now…” Continuò una biondina del quinto anno, arrossendo poi per aver attirato l’attenzione.
Padma Patil, che aveva ormai sentito chiaramente cosa stava accadendo al tavolo della sorella, si precipitò accanto a lei per intonare, insieme, “I say a little prayer for you!”
Nessuno tra i Grifondoro riuscì più a trattenere quella massa di gente uscita fuori di testa, mentre si univano nel ritornello.
“Forever, forever, you’ll stay in my heart, and I will love you!
Forever, and ever, we never will part, oh how I’ll love you!
Together, forever, that’s how it must be, to live without you….”
“…Will only mean heartbreak for me!” Concluse Neville con una profonda voce baritonale, che nessuno si sarebbe mai aspettato.
Momento di silenzio.
“Vai così, Neville!” Urlò Ron, alzando il calice di succo di zucca in suo onore.

La Preside era letteralmente scioccata. Fece per alzarsi dal suo posto, ma Eveline McGranitt mise una mano su quella stretta a pugno della donna. “Aspetta, zia. Guarda. Stanno solo cantando.”
Davanti ai suoi occhi attoniti, intanto, il celebre motivo era stato ripreso a gran voce dal tavolo di Tassorosso, Casa che contava sicuramente il più alto numero di nati Babbani, e che aveva con gioia preso parte alla seconda strofa.
I Corvonero risposero a tono, mentre le risate ed il buon umore si diffondevano di pari passo con la canzone.
E con immenso stupore probabilmente soprattutto dei compagni di Casa, anche alcuni Serpeverde si unirono al coro. Dopotutto, non erano tutti figli di Purosangue ed estranei al mondo Babbano!
In breve, anche i maghi che non l’avevano mai sentita capirono il ritmo della canzone e si lasciarono trasportare dall’euforia generale.
Per un attimo, alla McGranitt si strinse il cuore.
Ci vedi, da lassù, Albus? Li vedi i tuoi studenti, che si divertono a cantare tutti insieme un motivo Babbano? Uniti? Avresti pianto, se fossi stato qui, vecchio mio.
Li lasciò concludere la canzone, prima di alzarsi e richiamare la loro attenzione. "Il corpo docenti fa agli alunni i suoi più calorosi complimenti per l’eccellente prestazione canora. Adesso sareste così gentili da andare a lezione, prima che levi cinquanta punti ad ognuno dei solisti, e cento ad ogni Casa?”
Tuttavia, il sorriso con il quale accompagnò queste parole le svuotò da ogni minaccia. Ciò non significa che i ragazzi non si affrettarono ad obbedire.

“Tu sei matto…” Soffiò Pansy all’orecchio del suo ragazzo.
“Io?! Ma se ho solo canticchiato mezza frase di una canzone!”
“Sei matto lo stesso.”


-

Ciao a tutti!!! Ve l'avevo detto che questo capitolo aveva un che di delirante, e mi riferivo ovviamente alla scena finale, quella di I say a little Prayer, a cui ho dedicato anche il titolo... Sono certa che già molti di voi avranno riconosciuto il film da cui è tratta, o almeno l'immensa Dionne, ma dato che ho scoperto che c'è qualcuno (tipo Albezack ò.ò) che non sapeva di cosa stessi parlando, vi do il video di questa scena: http://www.youtube.com/watch?v=CxFvz0pvq0Y !! consiglio a tutti di dare un'occhiata, rende bene il concetto della mia follia nel volerla parodiare in questo capitolo...ahah Tra l'altro, il film è uscito nel '97, anno in cui è ambientato il settimo dei ragazzi, quindi ci può stare ^^
Detto ciò, devo davvero ringraziare tutti voi!
Marianne, BluFlame, BlablaBliss, Nutelfrog, Hermione, Cate, Gyugyka, Anny e Aregilla...siete voi a mandarmi avanti, lo sapete, e ve lo ripeto anche questa volta!!! un abbraccio, non vedo l'ora di sentire cosa ne pensate di questa boccata di smielataggine dopo tanto patire! Se lo meritavano, dopotutto, i nostri!!! ;)

ps. i nomi delle due compagne di Hermione, che la Row nei libri non ha mai nominato (non so se sono venuti fuori nelle interviste successive), li ho inventati di sana pianta.

Tenetevi pronti che dopo pranzo arriva anche il 9 di Stella... un capitolo a cui vale la pena dare un'occhiata ;) besitos

Ritorna all'indice


Capitolo 36
*** Giù per il Tubo ***


Capitolo Trentasei
 

La Caposcuola di Grifondoro era tesa come una corda di violino sulla sedia. La schiena rigida, gli occhi fissi davanti, le orecchie pronte ad udire un suono ben preciso.
La campanella.
Scattò su come punta da uno spillo e ficco i libri di Incantesimi in borsa, aspettò che Vitious congedasse la classe e si precipitò fuori dall’aula.
“Ehi, ehi.” Una mano si serrò sul suo polso. “Cos’è tutta questa fretta?”
“Io… Codici… Cinque minuti…” Balbettò la ragazza, già col fiatone.
“Appunto. Cinque minuti.” Sorrise Draco. E poi la baciò. Nel corridoio, in mezzo a tutti, mentre gli studenti uscivano dalle proprie classi e si dirigevano a quelle dell’ora successiva, suscitando risatine e commentini tutto intorno. E lei rimase come paralizzata dalla sorpresa. “Vedi? Si trova sempre il tempo per un bacio.”
Hermione tossì imbarazzata. “Già. Scusami, ci vediamo per pranzo?”
“Sì, ma possiamo andare alla Scuola insieme. Io sto andando in palestra.”
E poi, il Serpeverde, deciso probabilmente ad ucciderla con uno shock dietro l’altro, le prese la borsa. Sì, incredibile ma vero, Draco Malfoy le sollevò la pesante borsa con i libri dalla spalla e la mise accanto alla propria. “Andiamo?”
La ragazza annuì, incapace di commentare quel gesto.
Decisamente, qualcuno doveva tenerlo sotto Imperius. Anzi, aveva anche una mezza idea di chi potesse essere… Qualcuno di biondo e perfido quanto lui, probabilmente.
Come evocata dai suoi pensieri, Pansy Parkinson venne loro incontro proprio nel corridoio del quarto piano sul quale si apriva la porta che conduceva alla Scuola di Addestramento. Harry la teneva per mano.
“E tu che ci fai qui?” Le chiese sorpreso il fratello.
“Niente di che. Io ho un’ora buca. Devo finirti qualche tema?” Domandò lei con un sorrisino perfido.
Draco si frugò in borsa, esitando solo un attimo per porgere ad Hermione la sua, e ne trasse un appunto. “Sì. Quello di Trasfigurazione Avanzata. Due rotoli e mezzo, qui c’è la consegna.”
La Grifondoro seguì lo scambio con lo sguardo sempre più furente, e strappò l’appunto di mano all’altra. “Ma stiamo scherzando? Assolutamente no.”
Sopraggiunsero Neville, Yasmin e Ron proprio in quell’istante, e il futuro tema di Draco fu salvato proprio da quest’ultimo. “Mione, non fare la rompiscatole.” Intervenne, riprendendo il foglietto e restituendolo alla Serpeverde. “Sono sopravvissuti sei anni senza che tu vegliassi sulla regolarità dei loro compiti, continueranno a farlo senza problemi.”
Mentre l’amica borbottava arrabbiata, Draco guardò il Portiere di Grifondoro con un’aria divertita. “Non credevo che l’avrei mai detto, ma mi stai cominciando a fare simpatia, Lenticchia.”
“Mi restituirai il favore alla partita di sabato, furetto platinato.” Sorrise allegro il rosso, prima di salutare la sua nuova ragazza ed avviarsi con i compagni giù per le scale che portavano alla palestra.
“Oh cavolo. La partita.” Sospirò rassegnata Pansy.
“A cosa pensi?” Le chiese preoccupata Hermione.
“Che ci aspetta una settimana molto lunga, Granger. Moltissimo.”
In quell’istante, alla Caposcuola cadde l’occhio sull’orologio e per poco non le venne un infarto. Con poche frasi sconnesse salutò le amiche e corse fino all’aula della successiva lezione.
Non che seguire le parole del professor Garbing fosse poi facile, in quel momento. Nonostante il primo banco, e nonostante facesse di tutto per non distogliere gli occhi dalla lavagna, dove il piccolo ometto continuava a scrivere complesse formule matematiche, la testa della ragazza tornava a qualche minuto prima. Non al bacio. Per quanto sentisse ancora un buffo guizzo dalle parti dell’intestino ogni volta che le sue labbra e quelle del suo collega Serpeverde s’incontravano, cominciava a fare l’abitudine a quel piacevole contatto.
Era stato un altro gesto ad averla colpita. Draco le aveva preso la borsa. Draco era stato galante, con lei. Che, abituata a girare da sette anni portandosi dietro due capre come Ron ed Harry, quasi non riusciva a capacitarsi di quella piccola attenzione nei suoi confronti.
Era cambiato molto, perfino da quando erano tornati dopo Natale. Infatti, dopo le vacanze, anche se in privato le aveva dato modo di vedere quanto cominciasse a tenere a lei, davanti al resto della scuola aveva mantenuto una certa ritrosia. Adesso, invece, sembrava voler sbandierare a tutti cosa ci fosse tra loro. Sembrava sentisse il dovere di far sapere al mondo che lei era sua.
Un timido sorriso ebete cominciò a formarsi sulle sue labbra.
Io piaccio a Draco Malfoy.,pensò, come per voler gustare quelle parole. Lui fa gesti dolci per compiacermi. Draco Malfoy ha detto di essersi innamorato di me!
“Signorina Granger? Trova divertente la mia lezione?”
Arrossendo fino alla punta di ogni singolo riccio della sua chioma, Hermione scosse il capo e si affrettò a ricopiare quel che il professore aveva scritto alla lavagna.
 
*
 
Quando Draco raggiunse Pansy in Biblioteca, quel pomeriggio, rimase turbato.
“Dov’è quel prolungamento del tuo corpo che si fa chiamare Potter?” Le chiese, sarcastico.
“Quidditch.” Rispose distratta lei, continuando a scrivere. “Questo tema mi ha portato via ore, Dra.”
“Mi sembra ovvio.” Intervenne Hermione, poggiando i propri libri sul tavolo e prendendo posto. Yasmin, accanto a lei, sorrise e salutò i due Serpeverde. “Mi chiedo come possa fare il tema di una materia che non ha mai frequentato. A te sarebbe venuto fuori in un attimo!”
Lui si strinse nelle spalle. “A che serve avere una sorella, allora?” Disse, prima di mordersi le labbra.
Yasmin aveva alzato su di loro i profondi occhi scuri. “Sorella..?”
“Sorella un corno.” Intervenne Pansy. “Se tu mi volessi davvero bene come se fossi tua sorella, e mi vedessi come tale, non mi daresti questi malloppi da fare al posto tuo!”
La Corvonero però non si lasciò fuorviare così facilmente. Scrutò attentamente i due ragazzi. Stava per aprire bocca, e chiedere qualcos’altro, quando il miracoloso arrivo di Harry e Ron la distolse da quel pensiero.
“Allora, com’è andato l’allenamento?” Chiese subito Hermione, per spostare l’attenzione del gruppo.
Il Portiere si strinse nelle spalle, ma il Capitano gli batté una mano sulla spalla con fare entusiasta. “Tutto alla grande. Siamo prontissimi per sabato.”
Il ghigno made in Malfoy guizzò per un attimo sul volto di Draco. “Lo vedremo, Potter. Lo vedremo.”
“Allora,” sussurrò Pansy, quando anche i due nuovi arrivati ebbero preso posto intorno al tavolo. “adesso cosa dobbiamo cercare?”
“Come, scusa?” Le chiese Harry, incuriosito.
“Beh, avete detto che vi servono degli oggetti per far fuori il Lord. Avete la coppa, la tiara… Che altro, ora? Io e Draco ne abbiamo parlato. Vogliamo ancora aiutarvi.” Spiegò lei sorridendo.
“La ricerca, per il momento, è terminata.” Rispose secca la Caposcuola, timorosa di dove quella discussione avrebbe potuto portarli.
Ron sembrava essere più loquace. “Non ci servono altri oggetti. Ci serve distruggere quelli che abbiamo.”
Yasmin spalancò gli occhi. “Distruggere? Io credevo voleste utilizzarli! Non pensavo doveste rovinarli…”
Il Prescelto si prese solo un secondo per lanciare un’occhiata letale al suo migliore amico, prima di spiegare meglio quale fosse il loro compito. “Purtroppo no, dobbiamo eliminarli. Il problema è che in questi mesi abbiamo provato qualsiasi incantesimo ci venisse in mente, e niente è riuscito a scalfirli.”
Draco aggrottò le sopracciglia. “Com’è possibile? Capisco che siano oggetti antichi e particolari, ma… Deve esserci un modo. Non esiste niente di indistruttibile, al mondo.”
“Silente c’è riuscito.” Sussurrò Ron, come aveva spesso fatto notare quando lui e gli amici ne avevano parlato, riferendosi a quando il loro defunto Preside aveva distrutto l’anello dei Gaunt.
“Silente è Silente.” Decretò acida Hermione. “Non credo che nessuno di noi potrebbe mai paragonarsi a lui.”
“No, è vero. Ma ha usato uno strumento del tutto normale, che anche Harry ha brandito!” Obiettò il rosso, infervorandosi. L’occhiata di Madama Pince bastò a zittirlo.
“Di che state parlando?” S’intromise Pansy, curiosa.
“Della spada di Grifondoro. Se solo potessimo averla… Ma l’abbiamo chiesta alla McGranitt, e ha detto che non l’ha vista più nessuno dalla morte di Silente.” Spiegò Harry.
“Il fatto è che anche avendola, non siamo sicuri che possa bastare! In fondo, te l’ha spiegato lui stesso che la spada assorbe solo ciò che la potenzia.” Continuò la Grifondoro, esasperata. “Potrebbe essere stata in grado di fare quello che ha fatto, solo grazie al veleno del Basilisc…”
I primi a rendersi conto del subitaneo mutamento nel viso della Caposcuola furono Harry e Ron, che subito si fecero attenti. La conoscevano abbastanza da sapere cosa quello sguardo significasse.
“Hai visto un fantasma, Granger?” La prese in giro Draco, agitandole una mano davanti al viso. Non ottenendo la minima reazione, si voltò confuso verso gli altri. “Che le prende?”
“Shhhh!” Lo zittì il rosso. “Quella è la faccia da Idea-Geniale-In Arrivo!”
“Il Basilisco…” Bisbigliò la ragazza, sempre con lo sguardo perso nel vuoto. “Il veleno di quel serpente è letale...”
“Ehm.. Mione, non per essere pessimista,” cominciò Harry con tono cauto, “ma io non conosco allevatori di Basilischi in Gran Bretagna.”
“Ma a noi ne basta uno. Quello che c’è nella Camera dei Segreti.” Hermione sbatté le palpebre e scattò in piedi. “Muoviti.”
“Cosa?”
“Muoviti, ho detto. Mi servi. Non lo so parlare, il Serpentese.”
“Mione…?” cercò di attirare la sua attenzione Ron, mentre anche lui si affrettava a seguirla.
Con uno sguardo confuso, gli altri tre si accodarono, e senza un’altra spiegazione, la ragazza corse con quel suo bislacco seguito fino al secondo piano, e da lì al bagno di Mirtilla Malcontenta, che in quel momento, Merlino ti ringraziamo, doveva essere altrove.
“Aspetta!” Riprovò Ron.
“Cosa c’è?” Scattò lei, infastidita.
“Ci servono delle scope, se vogliamo scendere laggiù.” Finì Harry turbato. “Ma ci vorresti spiegare, prima? Non è un posto ameno in cui fare una scampagnata.”
“Ammetto che una spiegazione sarebbe alquanto gradita.” Convenne l’amica Corvonero. “Non ho dimenticato quello che è successo al secondo anno. Mi fa paura la Camera dei Segreti.”
“Suvvia!” Quasi rise Hermione. “Ormai non c’è più nulla là sotto. Il Basilisco è stato fatto fuori da Harry, e non penso che ci viva più che qualche topolino. Giusto?”
Il ragazzo si strinse nelle spalle. “Non mi è comunque chiaro cosa tu ci voglia fare.”
“Non è assolutamente ovvio?” Sbottò la ragazza. “La spada di Grifondoro ha distrutto l’anello dei Gaunt, no? La spada era imbevuta del veleno del Basilisco. Cos’altro è imbevuto di quel veleno? Le zanne! E sono certa che nessuna impresa di pulizie è andata laggiù a rimuovere il corpo del cucciolo da compagnia di Voldemort!”
Ignorando i vari trasalimenti dei compagni, Harry rifletté su quelle parole. “Ha senso. Possiamo provare. Accio Firebolt!” Gridò, puntando la bacchetta verso la Torre di Grifondoro. “Avanti, ragazzi. La mia da sola non basterà per tutti.”
Ron fu il primo ad imitarlo. Draco, ancora perplesso, reagì solo qualche istante in ritardo.
Le scope arrivarono quasi simultaneamente.
“E adesso? Che si fa?” Chiese Pansy eccitata. L’idea di vedere la camera segreta di Salazar Serpeverde l’esaltava.
“A te la parola, amico.” Sorrise Ron, rivolto all’unico in grado di aprire la stanza, tra loro.
Harry si chinò sui tubi dello scarico, e ci mise pochi secondi a trovare il rubinetto che gli interessava. L’incisione del serpente, minuscola come la ricordava, era ancora lì.
“Apriti.” Sussurrò, immaginando di vederlo snodare le sue spire davanti ai suoi occhi. Funzionò subito. Una vivida luce bianca illuminò il rubinetto mentre questo cominciava a girare, e presto anche il lavandino si mosse. Sprofondò e scomparve per lasciare il posto ad un enorme tubo, abbastanza grande da permettere loro di passare.
“Cosa c’è lì dietro?” Chiese Yasmin, la voce incrinata dalla paura.
“Sta serena. Ci sono qui io.” La rassicurò Ron, passandole un braccio intorno. “E’ solo uno scivolo. Un po’ sporco magari, ma uno scivolo. Se non vuoi venire, puoi anche aspettarci qui.”
“Io vado dove vai tu.” Rispose lei, cercando di nascondere la leggera titubanza. Riuscì perfino ad abbozzare un sorriso.
Hermione voleva entrare per prima, ma Harry non glielo permise. “Vado io.”
Il tubo era più lungo di quanto ricordasse. Scivolò per un tempo che gli parve infinito, sfrecciando accanto ad altre diramazioni più piccole, e infine, quando cominciava a credere che qualcosa fosse andato storto e stessero per finire direttamente al centro della terra, vide allargarsi un puntino meno scuro e si ritrovò presto con il sedere per terra su quel pavimento umido e sporco che attendeva all’uscita.
Il tunnel era più buio di quanto ricordasse.
Si spostò subito, per non essere d’intralcio all’uscita dei suoi compagni, che vennero fuori con degli splash sempre meno sonori, man mano che l’umido finiva sui vestiti degli altri.
Non appena furono tutti riuniti, appoggiarono le scope accanto all’entrata del buco, pronte per riportarli su quando avessero finito là sotto.
“Non si vede un tubo!” Bisbigliò Pansy.
“Direi che mai commento fu più appropriato.” Rise allegra Hermione, ancora tronfia per la sua scoperta. “Lumos.”
La imitarono in fretta. Alla luce delle sei bacchette, tutto cambiò forma, ed acquistò contorni molto meno paurosi.
“Avanti.” Li spronò Harry, facendo strada lungo il tunnel. I loro passi rimbombavano secchi sul pavimento bagnato. Presto gli scheletri dei primi animali cominciarono a comparire ai bordi del loro campo visivo, e le ragazze emisero una vasta gamma di suoni disgustati.
“Adesso non spaventatevi, c’è la pelle morta del serpente. E’ solo un involucro innocuo.” Avvertì Ron, non appena cominciò a scorgere l’enorme massa tutta spire stesa di traverso nel tunnel.
“Caspiterina!” Sussultò Yasmin. “Questa roba doveva essere lunga almeno sei metri.”
“Noi Serpeverde siamo famosi per le nostre cose lunghe.” Ghignò Draco, beccandosi una gomitata divertita dalla sua ragazza.
“Proseguiamo.” Disse Harry, aggirando la gigantesca pelle verde fiele arrotolata su se stessa, e superandola. Continuarono a camminare, ma non per molto. L’ammasso di pietre che era franato quando Gilderoy Allock aveva provato a cancellar loro la memoria, sbarrava ancora la strada.
“Accidenti. E ora?” S’interruppe Hermione. “Questo non me l’avevate detto.”
Il Prescelto studiò a lungo il passaggio, nel quale solo Yasmin, la più bassina e minuta delle ragazze, sarebbe potuta entrare. “Ehi Ron, guarda. E dire che cinque anni fa, io e Ginny siamo sgattaiolati qui dentro. Eravamo dei nani.”
“Tu lo sei ancora.” Lo prese in giro l’amico, dall’alto del suo quasi-metro-e-novanta, guadagnandosi un pugno sulla spalla dall’altro.
“Se abbiamo finito con queste scene patetiche,” Intervenne Draco, spostandoli con una mano, “io provvederei a liberare il passaggio. Defodio!”
Subito i primi massi cominciarono a sgretolarsi, e non appena anche gli altri unirono le loro forze all’incanto del Serpeverde, la via venne sgombrata.
“Figo.” Commentò Ron. “Queste cose a dodici anni non le sapevamo fare!”
“E nemmeno quel damerino di Allock.” Sospirò Harry, prima di riprendere il cammino. Gli avrebbe fatto comodo affrontare il Basilisco adesso. Era certo che avrebbe fatto una figura migliore di quanto era successo quando era solo al secondo anno.
Dopo l’ennesima curva, si trovò davanti la parete con i serpenti di pietra che sembravano vivi. Quegli occhi di smeraldo lo fecero rabbrividire, ancora una volta.
Si avvicinò, e come tanti anni prima, li guardò intensamente e ripeté “Apriti.”
I corpi aggrovigliati dei due animali cominciarono a svolgere le loro spire e spalancare le due metà della porta davanti ai loro occhi attoniti.
“Fa un po’ Malfoy Manor, eh…” Notò Hermione, la cui baldanza era andata diminuendo.
“Effettivamente…” Concordò Pansy in un soffio.
La sala lunga, fiancheggiata dai pilastri di pietra raffiguranti altri serpenti aggrovigliati, li attendeva.
Gli occhi di Draco, a differenza di quelli di tutti i compagni, che si erano inchiodati alla sagoma del serpente immobile a terra, erano invece stati catturati dall’immensa statua nella parete di fronte a loro.
Il volto antico e scimmiesco del vecchio mago li scrutava con gli enormi occhi di pietra, la barba scendeva fino all’orlo della veste, scolpita così bene che pareva quasi che si potesse muovere al primo alito di vento.
“E così, questo era Salazar Serpeverde…” Bisbigliò il ragazzo affascinato.
“Un po’ ti somiglia, fratellino…!” Cercò di scherzare in un sussurro Pansy, attirando un’occhiata incuriosita di Yasmin, che non aveva dimenticato il discorso sulla loro parentela. La Corvonero però non disse nulla.
“Avanti, sbrighiamoci.” Tagliò corto Hermione. “Questo posto mi da i brividi. Fate attenzione alle zanne. Ricordatevi che il veleno è letale.”
“Quante ne servono? Due?” Chiese Draco, cercando di riportare l’attenzione al loro compito.
“Tre.” Rispose Ron, poi, scrutando nella bocca del serpente, continuò. “E’ incredibile, non sembra affatto morto. Ti da la sensazione che possa risvegliarsi da un momento all’altro. Perché non si è putrefatto?”
“E io che ne so.” Sbottò Harry, anche lui innervosito dal luogo sinistro che li circondava. “Mione, che ne dici del Recido?”
“Dovrebbe funzionare. Animali Fantastici: Dove trovarli, dice chiaramente che serve a tagliare via parti del corpo degli animali in modo indolore. Le zanne sono una parte del corpo no?”
Stava ancora parlando, che l’amico aveva già provveduto. Con l’incanto, era riuscito a staccare la zanna dalla bocca del rettile senza nemmeno toccarla. Lei si affrettò a tenerla sollevata con la bacchetta per poi appoggiarla a terra. Ripeterono l’operazione altre due volte, quindi fissarono il risultato del lavoro giacere ai loro piedi.
“Ben fatto!” Li lodò Pansy. “E ora?”
“E ora… Usiamole!” Esclamò Ron. “Hai qui gli Horcrux?”
Gli altri due Grifondoro si guardarono con un misto di esasperazione e disperazione.
“Hor… che?” Chiese dubbiosa Yasmin.
“Lascia perdere. Sì, li ho qui.” Harry si frugò un attimo nel borsello incantato che si portava sempre dietro e cominciò a tirarli fuori. Il medaglione, la coppa, la tiara. Pensò, guardandoli, a quanto fosse costato ottenere ognuno di essi. Non vedeva l’ora di distruggerli.
Li poggiò a terra, e impugnò una delle zanne. “A me il medaglione. Ho un conto in sospeso con questo oggetto.”
Hermione si aprì in un sorriso di sfida. “Lasciami il piacere di occuparmi della coppa, allora.”
“E non privatemi dell’onore di avere a che fare con i Corvonero, vi prego!” Disse Ron, portandosi accanto al diadema, e prendendo una zanna anche lui.
Pansy li guardò un momento interdetta, quindi esclamò “Allora tutti insieme, liberiamoci di questa roba. Al mio tre.” Inspirò e incontro per un attimo lo sguardo deciso del suo ragazzo, capendo che doveva essere un momento importante per lui. Espirò.
“Uno… Due… TRE!”
Come mossi da un'unica mente, i tre Grifondoro calarono le loro armi come fossero pugnali, dritti al centro dei pericolosi oggetti tra le loro mani.
Harry colpì il medaglione nel punto in cui si congiungevano le due parti.
Hermione colpì la coppa al centro del calice.
Ron colpì la tiara nella gemma centrale dell’incastonatura.
E un urlo squarciò l’aria talmente forte che sembrò vibrare dentro ognuna delle loro cellule, crescendo d’intensità man mano che un liquido nero, simile a sangue, sgorgava dagli oggetti e imbrattava il pavimento sudicio della Camera dei Segreti.
Dal liquido nero cominciò a trasudare un vapore sinistro, che li avvolse tutti e sei, un puzzo atroce aggredì le loro narici.
“Che sta succedendo, Potter?!” Sbraitò il Serpeverde, stringendosi più vicino ad Hermione e Pansy.
Il fumo cominciò a condensarsi in forme spaventose intorno a loro.
“Non mollate la presa!” Ruggì Harry, cercando di sovrastare l’urlo che li assordava, mentre una forza disumana sembrava voler spingere via la mano con cui stava premendo sul medaglione.
“Harry! Sembra voglia scacciarmi!” Gridò la sua migliore amica, in preda al panico. Draco si accorse della fatica sul volto della ragazza e posò la propria mano sulla sua, aiutandola a tenere fermo l’oggetto al centro della coppa.
L’urlo crebbe ancora d’intensità.
Mentre si stringeva contro Ron, Yasmin pensò che il suo udito, se fosse sopravvissuta, non sarebbe mai più stato lo stesso.
E poi, in quell’istante, le forme animalesche che erano emerse da quel vapore miasmatico, si gettarono su di loro.
Harry ebbe solo un istante per reagire, e nemmeno uno per pensare. Sollevò la bacchetta con l’altra mano e tuonò con quanto fiato aveva in gola “Expecto Patronum!”
Il cervo uscì splendente, parandosi come baluardo di luce davanti a quelle creature nere come la morte.
Anche Hermione provò ad imitarlo, ma lanciò un piccolo strillo di sorpresa quando il suo Patronus guizzò fuori dalla bacchetta. Pansy, incredibilmente, rise, e Draco accanto a lei si aprì in un sorriso di gioia selvaggia. Anche lui evocò il proprio, ed un secondo falco si unì al primo.
Ron richiamò il suo Jack Russel Terrier, e i quattro animali si piazzarono ai loro lati come guardiani contro le tenebre.
E, quando in un ultimo, disperato assalto, le creature infernali si schiantarono contro la luce dei loro Patronus, tutto cessò.
Il silenzio dopo quel terribile urlo prolungato fece quasi più male alle orecchie del rumore stesso.
I tre oggetti, spaccati, giacevano innocui a terra.
Harry fu preso da una ridarella incontrollabile, e Pansy gli andò dietro immediatamente, abbracciandolo con trasporto.
Yasmin si accucciò tra le grandi braccia protettive di Ron.
Draco guardava Hermione a occhi sbarrati, mentre lei arrossiva.
“Perché il tuo Patronus è uguale al mio?”
“Non lo so.” Mugugnò lei, evitando il suo sguardo. “Rivoglio la mia lontra.”
Il Serpeverde la prese ridendo da sotto le ascelle e quasi la lanciò in aria, prima di abbracciarla. “Secchiona dei miei stivali. Io so cosa significa quando un Patronus cambia forma!”
 


-

Eccomi anche qui!! Aggiornato in contemporanea sia questa che Stella...che fatica ragazzi! Abbiate pazienza, gli esami incombono!
Mi avete COMMOSSA!!!! Davvero...Grazie a tutte.. Ad Albe, a cui dedico il capitolo, per aver detto che gli è piaciuto più del'originale di zia Row (E in quel momento avresti anche potuto chiedere la mia mano, avrei accettato!!!ahahahah), ma grazie soprattutto a tutte voi!!! Acqua di Cristallo, Nutelfrog, Hermione, Marianne, BlablaBliss, Aregilla, Gyugyka, JustSay, Cate, Isabella, Olivataggiasca, Anny, CsebaJ,Baby, SubjectoChange... mamma miaaaaa T_T Piango...davvero! Se non ci foste voi, questa storia non esisterebbe!!! Siete meravigliose!!!!
Basta chiacchiere, non vedo l'ora di pubblicare questo, quindi lo lancio e poi corro a rispondervi alle recensioni!:P Mi raccomando fatemi sapere che ve ne pare di questo!!!! Ci conto!!! Bacioni a tutti, anche a chi segue, ricorda e preferisce, mi stupisce ogni giorno il numero di voi!!!:) GRAZIE!

Ritorna all'indice


Capitolo 37
*** L'ultima Partita ***


Capitolo Trentasette

 
Falco Linnaeus, un genere della famiglia dei Falconidi. Costituisce da solo la sottofamiglia dei Falconini (Falconinae) e comprende una molteplicità di specie, alcune delle quali diffuse in tutto il globo. La struttura corporea e il piumaggio di questi animali dimostrano che essi sono perfettamente atti a catturare prede vive, sia in aria sia su territori aperti.


Hermione sbuffò. Tutti i libri dicevano la stessa cosa. Lei voleva sapere di più! Perché il suo Patronus era diventato un falco? Cosa c’era in questo animale di particolare?
E perché quello di Draco era proprio quello? Cosa rappresentava per lui?
Respirò profondamente.
Innanzi tutto, doveva capire di che specie si trattasse, per avere le idee più chiare. Lo evocò con un sussurro e guardò per un istante in quegli occhi perlacei fieri, così altezzosi e sicuri da ricordarle senza alcun dubbio quelli del Serpeverde. Beh, ok, un punto per lui. I suoi occhi e quelli del falco avevano molto in comune. Ma erano quelli del Serpeverde ad avere quella particolare espressione perché dietro le iridi si nascondeva la personalità di un falco? O erano quelli del falco, del suo falco, ad essere così alteri, perché rispecchiavano la personalità di Draco?
Il Patronus svanì, ma il ricordo del suo corpo longilineo, dalle lunghe code, e delle ali appuntite, rimase come inciso nella memoria della giovane studentessa. Ricominciò a sfogliare uno dei libri che aveva trovato tra gli scaffali.
Ci mise poco ad individuare la pagina giusta: falchi di medie dimensioni.
Non i più grandi dei rapaci e nemmeno i più veloci, ma non per questo meno letali, recitava la didascalia sotto il titolo del capitolo.
Trovò subito l’immagine di un falco gemello a quello che era appena uscito dalla sua bacchetta, con la stessa gola chiara, e i segni scuri sotto gli occhi. Falco nobile, specie: Falco della Regina.
Sorrise. Era un animale bellissimo.
Poi una frase attirò la sua attenzione.
A differenza di molti altri animali, il falco sceglie una compagna per la vita, e le sarà fedele fino alla fine dei suoi giorni.
Un secondo timido sorriso esitante stava aprendosi sul suo viso, quando due mani gelide si posarono sulle sue spalle, facendola rabbrividire.
“Granger, buonasera.”
La Caposcuola chiuse con un colpo secco il libro e si affrettò a coprirlo con un rotolo di pergamena. “Cosa vuoi?”
“Come siamo acide, oggi.” Soffiò il ragazzo, ad un centimetro dal suo orecchio, accrescendo il fastidio della giovane, che fece per alzarsi in piedi. Con una leggera pressione delle mani sulle spalle, lui glielo impedì. Le posò un bacio sul collo, prima di continuare. “E così stavi cercando informazioni sul mio Patronus? O dovrei dire sul tuo?”
“Non stavo cercando proprio nulla!” Scattò su Hermione, così repentinamente che stavolta lui non ebbe la prontezza di tenerla. “Mi da fastidio quando sei così congelato!” Lo aggredì. “Mi fai entrare il freddo nelle ossa! Non potresti riscaldarti prima di venirmi vicino, dopo gli allenamenti di Quidditch?”
“Siamo a fine aprile, Hermione.” Le fece notare lui, sempre più stranito dall’atteggiamento della ragazza. Cercò di non badarci e le posò le mani sui fianchi. “Guarda che mi lusinga moltissimo la storia dei falchi. A me piace, il mio Patronus.”
“A me no.” Ringhiò combattiva lei, schivando le sue labbra. “Rivoglio la mia lontra.”
Con un sorriso sarcastico, Draco smise di cercare un contatto più intimo e si limitò a darle un buffetto sul naso, rischiando quasi che lei gli strappasse un dito con un morso. “Potresti semplicemente dirmi quello che vorrei sentirmi dire, no? Non capisco perché l’idea ti trovi così recalcitrante.”
“Mai.” Abbaiò la ragazza, maledicendo al contempo di aver scelto un angolo così protetto dagli scaffali. Fossero stati in vista, Madama Pince sarebbe intervenuta da tempo. Afferrò la borsa, spedì i libri che aveva preso nei ripiani di provenienza con un solo colpo di bacchetta, e se ne andò, borbottando tra se arrabbiata.
Draco, basito, rimase a fissarla per qualche istante prima di tornare nella zona più affollata della Biblioteca. Si lasciò cadere sulla sedia accanto a quella della sorella.
“Ti ha baciato un Dissennatore, Malfoy?” Lo prese in giro Ron, notando la sua aria turbata.
“Peggio. Non mi ha baciato una creatura molto più pericolosa. Ma che le prende, oggi?” Mugugnò lui, offeso.
“Non farci caso. Ha queste fasi, di tanto in tanto. In genere in prossimità di un’interrogazione, ma non sempre… Mione è fatta così.” Lo consolò Harry, comprensivo. Sette anni accanto alla studentessa più brillante della scuola, servivano a fargli compatire perfino il suo ex acerrimo rivale.
Pansy si batté una mano sulla fronte. “Certo, in prossimità di un’interrogazione… Come siete sciocchi.”
“E allora che le prende? Perché all’improvviso mi odia?” Domandò arrabbiato il Caposcuola.
“Draco… tra due o tre giorni le sarà passata. Per adesso, fidati, odia il mondo intero.” Cercò di spiegargli la sorella. 
Yasmin sollevò lo sguardo dal proprio tema e scoppiò a ridere. “Come sono ingenui!”
Al che, Ron la guardò come fosse un mostro pronto a sbranarlo. “Vuoi dirmi che capita anche a te?”
La Corvonero annuì con un sorriso per nulla rassicurante, prima di rivolgersi di nuovo a Pansy, un luccichio scaltro nelle iridi scure. “Ma tuo fratello lo facevo più furbo di questi qui.”
La Serpeverde si strinse nelle spalle. “Sono tutti uguali.”
Draco si coprì gli occhi con le mani. Harry passò lo sguardo velocemente tra le due ragazze, mentre Ron fissava a bocca aperta lo scambio di battute.
Yasmin saltò su allegra. “Lo sapevo. L’avevo capito già da tempo!”
“No beh sai… veramente…” Cominciò a balbettare confusamente il Caposcuola, a disagio. La sorella lo liquidò con un gesto della mano.
“E dacci un taglio, Dra. E’ palese, no? Offenderemmo la sua intelligenza a negare ancora. Errore mio, lo ammetto, non ci ho pensato. Però sta diventando naturale parlarne davanti agli altri, sai?”
La Corvonero le sorrise rassicurante. “Non temete, il segreto è al sicuro con me. Voi conoscete la mia storia, dopotutto.”
Anche Draco sembrò rilassarsi leggermente. “E va bene. Confermo. Ma sappi che fosse per me, mi libererei di Pansy buttandola nel lago. Anzi no, sono certo che perfino la Piovra la troverebbe indigesta.”
 
*
 
Nonostante sembrasse tutto essere rientrato nella solita routine, Harry quel mattino si svegliò teso.
Come sempre, pensò, il derby dei derby fa questo effetto. L’ultima partita del mio ultimo anno a Hogwarts. Sorriso. Nulla può andare storto, pensiamo a divertirci e fare il culo a Draco.
Furono questi i pensieri che lo accompagnarono per tutto il tragitto fino alla sala grande, dove lo aspettava una colazione luculliana.
Appena vide il gruppetto di amici già intenti a lavorare di mandibole, li raggiunse e si andò a sedere tra Pansy e Ron.
“Buongiorno!” esclamò agguantando un cornetto ripieno, “Siamo pronti??”
“No.” Ron lo guardò con aria affranta. “Faccio schifo, non riesco nemmeno a mangiare dalla nausea!” Disse addentando una ciambella. “Poi questo qua pare terribilmente su di giri da quando è tornato con Hermione!” Aggiunse tirando un’occhiataccia a Draco, che ormai aveva preso l’abitudine di fare colazione al tavolo dei Grifondoro.
“Non mi pare che ti manchi l’appetito, Weasley, anzi. Mi sembra che tu ti stia ingozzando come al solito.” Disse serafico il biondo abbracciando Hermione, che, colta di sorpresa, assunse una colorazione rossastra. Passata la fase incazzatura-con-il-mondo, i rapporti tra loro erano tornati sereni.
“Non siate stupidi, divertitevi e basta.” Asserì Pansy passando con lo sguardo da Draco ad Harry. “Soprattutto voi due, niente bravate.”
“Posso sempre pregare Lumacorno di darmi un’altra boccetta di Felix Felicis, Ron.” Gli sussurrò il Capitano facendogli l’occhiolino. “Basta che tu non lo dica ad Hermione! Sarebbe capace di annullare la partita, soprattutto ora che…” aggiunse, lasciando la frase in sospeso e indicando con la testa la loro amica, avvinghiata a colui che fino ad un anno prima era stato secondo solo a Voldemort nella scala delle persone detestabili.
Quando tutti ebbero finito di mangiare, il terzetto di ragazzi si avviò negli spogliatoi mentre le tre compagne si dirigevano verso l’entrata degli spalti.
“Facciamo vedere al biondino di che pasta siamo fatti, Ron!” Lo incoraggiò Harry, mentre indossava la tenuta da Quidditch. “Capito squadra??” Continuò alzando la voce e guardando i suoi compagni, ad uno ad uno.
“SI!!!”
“Sia chiaro che se vincono i Serpeverde, dovremo sopportare la boria di Malfoy direttamente al nostro tavolo, ormai! E credo che nessuno di noi ci tenga particolarmente!”
“Basta che tu non regali niente alla squadra della tua dolce consorte…!” Lo provocò Ginny maliziosa.  Il Capitano si limitò a sbuffare divertito.
“Voglio vedervi giocare come mai prima d’ora! E’ la mia ultima partita qui, e voglio che sia memorabile, per tutti noi! E il festino che faremo stasera alla Torre, lo sarà ancora di più, perché al centro della Sala Comune metteremo una coppa nuova di zecca!” Li spronò. Le sue parole vennero accolte da un boato di approvazione, e tutti insieme uscirono nel campo.
Era una giornata splendida, il sole alto e la temperatura ideale, il cielo limpido. Il buonumore non solo dei giocatori, ma anche degli spettatori, che si affrettavano verso gli spalti delle rispettive Case, era tangibile.
Harry riconobbe Pansy, vicino ad Hermione. Le mandò un bacio, mimando il gesto di lanciarlo. Lei lo vide, fece finta di prenderlo e si strinse le mani sul petto.
La amo.
Inforcate le rispettive scope, i giocatori iniziarono a fare dei giri di riscaldamento e Draco ne approfittò per atterrare vicino alla Caposcuola della squadra avversaria.
“Dammi l’in bocca al lupo, Granger!” Le disse mentre la baciava. “Anche se non ne avrò bisogno.”
“Ragazzi, prendete posto!” Il grido di Madama Bumb richiamò la sua attenzione.
“Festeggiamo dopo, piccola?” Le sussurrò spiccando il volo, talmente in fretta che la ragazza non ebbe il tempo di proferire parola.
I Capitani si strinsero la mano.
“Paura, Potter?”
“Ti piacerebbe.”
“Mi raccomando, gioco pulito e vinca il migliore! Che la partita abbia inizio!” Tuonò la Bumb, sfrecciando verso il bordo del campo.
La Pluffa passò subito in mano a Ginny che, scartando facilmente i due Serpeverde che le vennero incontro, si ritrovò davanti agli anelli.
Non sbagliare, Gin, pensò Harry mentre deviava per evitare un Bolide.
La ragazza lanciò con precisione chirurgica, mirando all’anello più lontano da sé.
“Dieci a zero per Grifondoro!” Urlò Dean Thomas, ormai sostituto riconosciuto del celeberrimo Lee Jordan, ex studente veterano della cronaca sportiva. “Vai così, Ginny, che stasera ti chiedo di uscire! Pare proprio che oggi sarà un bagno di sangue!” Proseguì facendo sfoggio della leggendaria imparzialità dei cronisti Grifondoro, guadagnandosi un’occhiata al vetriolo della Preside. La McGranitt, nonostante il suo cambiamento di ruolo, non aveva rinunciato al suo posto d’onore sulle tribune.
Eppure, né lei né il gasatissimo cronista sapevano quanto fossero vere le parole appena dette.
L’entusiasmo dei Grifondoro venne quasi subito spento da venti punti segnati magistralmente dai Serpeverde, che così riacquistarono un po’ di fiducia in se stessi.
“Forza ragazzi!!” Tuonò Draco che, sorvolando le parti alte del campo in cerca del familiare brilluccichio dorato, aveva una visuale completa dell’intera situazione di gioco. Guardò colpito una manovra dei compagni che non avevano mai provato in allenamento. Una fastidiosa sensazione gli fece accendere qualcosa nel cervello, ma si decise a scacciarla per non distrarsi dal suo ruolo.
Mentre i due Cercatori scrutavano con attenzione, il vantaggio tornò ad essere della casa del Prescelto.
“Vai così!” Gridò Harry, quasi cadendo dalla sua adorata Firebolt per l’esaltazione. “Oggi mi sa tanto che andrai in bianco, Malfoy, eh?” Sogghignò sfrecciando vicino al Capitano avversario.
“Vedremo, Potter… Io starei attento ai Bolidi piuttosto.”
Il sentore che qualcosa di insolito stava accadendo iniziò a infastidire il Capitano dei Grifondoro quando ormai il vantaggio della sua casa era tale da risultare incolmabile, anche con un eventuale presa del boccino da parte di Draco.
Hanno qualcosa di strano, pensò Harry guardando i giocatori avversari. Beh, Draco è il solito stronzo, ma gli altri…
Scansò un Bolide lanciato talmente malamente da uno dei Battitori avversari, che gli venne da pensare che quello non avesse mai visto una mazza prima d’ora.
Ok che noi siamo forti, ma loro non sono mai stati così scarsi, continuò allora, non pensando nemmeno lontanamente a cercare la pallina d’oro.
Fu proprio una picchiata di Draco a scuoterlo dalle sue elucubrazioni aree. Era appena partito all’inseguimento, quando l’intera squadra Serpeverde sfoderò le bacchette. I sei Morsmordre risuonarono contemporaneamente, lasciando tutti, compresi gli spettatori, attoniti.
Sei marchi neri apparvero nel cielo a deturpare la giornata fresca e soleggiata. I colori passarono da allegri e brillanti a spenti ed opachi.
Non sono loro! Dannazione! Pensò Harry col cuore in gola, volando più veloce che poté verso Hermione e Pansy. “Scappate!!”.
Intanto la battaglia era iniziata, i professori momentaneamente a terra in attesa che le loro scope arrivassero dopo essere state Appellate e quelli che parevano essere i soliti alunni di Serpeverde in sella alle loro Nimbus 2001 che scagliavano Maledizioni tutt’intorno.
I loro volti stavano mutando sotto i loro occhi, prendendo sembianze più mature, più adulte.
Pozione Polisucco, pensò Draco, merda, come ho fatto a non accorgermene?
“Prendete Potter! Prendete il ragazzo!” ringhiò Doholov mentre scagliava una fattura alla cieca contro gli spalti.
“Vivo o morto!”
Tre Mangiamorte virarono e partirono in picchiata verso Harry che, ancora sotto shock, era immobile davanti alle due ragazze, incapace di muovere un muscolo. I suoi occhi incontrarono quelli di Pansy.
Erano occhi che dicevano tutto, senza bisogno di una sola parola.
Dicevano ti amo.
Dicevano scappa.
Dicevano addio.
Mentre raggiungevano il Prescelto, i tre uomini in divise da Quidditch lanciavano maledizioni su chiunque intralciasse loro la strada.
“Ginny!” Strillò Ron, vedendo la sorella che precipitava dalla scopa, dopo aver fatto un tentativo di pararsi di fronte al Bambino Sopravvissuto ed essere stata centrata in pieno viso da un fascio di luce rossa.
“Arresto momentum!” squittì Vitious qualche secondo prima dello schianto, ma la velocità era talmente elevata che la rossa investì il suolo con un urto comunque considerevole.
Quando Harry si riscosse dall’intorpidimento in cui era scivolato, era ormai troppo tardi, un lampo lo centrò in pieno petto e fu letteralmente sbalzato via dalla scopa.
Mentre precipitava, vide i professori accorrere verso di lui, e poi la botta, così forte che l’aria venne sbattuta fuori con forza dai suoi polmoni, e un dolore atroce lo assaliva, ma solo per un attimo, perché poi il buio iniziò ad avvolgerlo.
Doveva proteggere Pansy…
 
*
La ragazza era sdraiata all’estremità del letto. Lui era lì, sull’uscio della porta a guardarla, incapace ancora di rendersi conto di quanto fosse bella. Si avvicinò, per accarezzarla, e la testa di lei scivolò inavvertitamente sulla sua mano. I capelli biondi si sparsero sul cuscino. Una sensazione piacevole, bella, pura.
 
*
Al suo risveglio Harry trovò il letto circondato da tutti i suoi amici.
Non riesco a muovere un muscolo, pensò mentre provava ad alzarsi.
“Si sta svegliando! Oddio Harry!” La sua ragazza gli gettò le braccia al collo, provocandogli una fitta di dolore immensa.
Il Grifondoro si trattenne dal gridare. Non devo spaventarla…
“Potter,” disse la McGranitt, “temo proprio tu sia abbonato a questo letto, stavolta c’è mancato davvero poco. Dovresti ringraziare la tua amica Granger.”
Con occhi interrogativi Harry cercò Hermione, che trovò abbracciata a Draco.
“E’ solo un Arresto Momentum, Preside…” Sussurrò arrossendo la ragazza.
“Non tutti hanno il sangue freddo di fare l’incanto giusto al momento giusto, Granger.” La elogiò frettolosamente l’anziana donna.
“Ben fatto”.
Harry cominciava a rientrare in possesso del proprio corpo, e la sensazione non era affatto piacevole, anzi ogni movimento gli procurava un dolore insopportabile. Cercò di mettersi a sedere.
“Io non lo farei Potter, hai più ossa rotte in corpo di quelle sane.” sentenziò la McGranitt.
“Qualche giorno in Infermeria non te lo leva nessuno, Madama Chips ti rimetterà in sesto, vedrai, anche se qualche brutta cicatrice rimarrà. Quando ti abbiamo soccorso, la tua tibia e il tuo perone erano più fuori che dentro alla tua gamba…”
“Cos’è successo?” Chiese il ragazzo, confuso e dolorante. “Come hanno fatto ad entrare i Mangiamorte? La scuola non è protetta?”
“Non lo so, Potter, ci stiamo lavorando.” Rispose la Preside incupendosi in viso, “Probabilmente un altro armadio svanitore, una Passaporta più potente… forse con Albus tutto ciò non sarebbe accaduto.”
Per la prima volta Harry vide la professoressa più severa di Hogwarts fragile, indifesa, delusa.
E’ anche lei un essere umano, dopotutto.
“Lei è la strega più brillante e potente che io conosca, Preside, e le ricordo che un anno fa ci sono già riusciti, con il professor Silente.” Le disse Hermione, con tono fermo. “Senza di lei non avremmo mai respinto sei Mangiamorte esperti.” Continuò, abbassando la voce.
“Dove sono ora?” chiese Harry, preoccupato, la voce ridotta a un sussurro.
“Azkaban, riceveranno il bacio a breve.” Rispose la McGranitt, incontrando il suo sguardo.
“Ginny è quasi morta, Harry.” Riuscì a dire allora Ron, che era rimasto in silenzio fino ad allora. “Madama Chips dice che ce la farà, ma non si è ancora svegliata”.
Confuso com’era il ragazzo non si era accorto che il letto vicino al suo non era vuoto.
La guardò.
Ginny...
La sua ex ragazza era immobile, il leggero movimento del torace che testimoniava il fatto che fosse ancora in vita.
“Sono certo che ce la farà, Ron.” mormorò Harry, sull’orlo delle lacrime. “Sai quanto è tosta.”
Un brusco cenno del capo dell’amico accolse la sua affermazione. Legato com’era alla sorellina minore, Ron di certo si sentiva terribilmente in colpa per non averla protetta a dovere.
“Ci sono stati altri feriti?” Domandò con il cuore in gola il Bambino Sopravvissuto Ancora Una Volta.
“Fortunatamente no. Siamo riusciti ad avere ragione degli avversari in breve. E’ stato folle da parte loro tentare un’incursione solo in sei.”
Il ragazzo annuì. “Grazie. Volevano me, li ho sentiti chiaramente. Tutti i casini che succedono, sempre tutto a causa mia…” Cominciò a biascicare confusamente.
Un minuto di silenzio colse il gruppetto di persone. Fu poi la Preside a riscuotere tutti dalla catalessi momentanea.
“Ah, Potter, non credo che Serpeverde abbia qualcosa in contrario nell’attribuirvi la vittoria della partita, anche se andrebbe annullata.” Aggiunse, “Vero signor Malfoy?”
“Per questa volta, va bene…” Sorrise tristemente il biondo, sempre tenendo stretta Hermione.
“Dove sono i ragazzi della squadra? Intendo, cosa gli hanno fatto, per prendere il loro posto?” Si preoccupò il Capitano di Grifondoro.
“Erano stati rinchiusi in una camera del loro dormitorio. Se n’è occupato il giovane Nott. E’ già stato espulso, per questo.” Rispose secca la Preside.
Dopo qualche chiacchera di sollievo per attutire la tensione, la piccola folla che accerchiava Harry iniziò a scemare e lui cominciò a sentire le palpebre pesanti, tanto che scivolò in un sonno profondo nemmeno cinque minuti dopo che la porta dell’Infermeria si era richiusa alle spalle degli amici. Solo Pansy rimase con lui, la testa appoggiata al suo cuscino, tenendogli la mano tra le proprie. Perché è questo che succede in una coppia. Si sta vicini, sempre. Nel bene e nel male.
Harry non le disse cosa aveva sognato quando era incosciente. Non ce n’era bisogno. Però sorrise a quel ricordo, prima di lasciarsi trasportare nel mondo dei sogni.
 
 

 
 
 
 -

Ci siamo!!! Anche questo va in onda... Ovviamente, non c'è bisogno che sia io a dirvi che morti feriti mutilati e via dicendo sono colpa di Albezack.. prendetevela con lui!!! ;)
Doppio aggiornamento anche oggi, trovate il 12 di Stella Cadente già postato! Visto che vi penso sempre??
Passiamo ai ringraziamenti, così posso dedicarmi alle vostre recensioncine... Grazie a BlaBlaBliss, AcquadiCristallo, Hermione, Nutelfrog, Gyugyka, Isabella, Justsay, Marianne e Cate!!! Siete meravigliose...la mia forza <3
Per il Patronus, lo confesso, la lontra di Hermione non mi ha mai dato pace, e finalmente i suoi sentimenti per Draco mi hanno dato modo di cambiarla! L'animale che ho scelto ha anche una sua valenza... Il Falco della Regina prende il nome da Eleonora D'Arborea, che proibì la caccia di questi animali considerati fino a quel momento una specie 'impura'... non trovate che sia azzeccato, considerando la storia di quei due??
Fatemi sapere che ne pensate del capitolo, mi raccomando!!!;) Ci tengo!!! Grazie a tutti i lettori silenziosi, mi fa piacere vedere quanti siete... Se trovate il tempo, lasciatemi un commentino! A presto!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 38
*** En Garde ***


 
Capitolo Trentotto


 
“I Mangiamorte sono allo sbaraglio, in assenza di Voldemort.” Esalò Hermione con un filo di voce. Non per la paura. Per lo sforzo.
Draco osservò quello spettacolo pietoso ancora per un istante, quindi si decise a prendere il suo posto sotto il braccio di Potter.
Weasley, dall’altro lato del celebre Prescelto, faceva fatica a stare chinato per sorreggere l’amico, essendo più alto di almeno una spanna.
“Non c’è bisogno, davvero… Faccio da solo…”
“Già, e invecchiamo prima di arrivare alla Torre. Non capisco quest’urgenza di uscire dall’Infermeria.” Soffiò Pansy, arrabbiata.
Yasmin annuì con vigore. “Per camminare davanti a Madama Chips, Hermione ti ha dovuto praticamente fare levitare.”
“Non posso stare a marcire lì dentro.” Borbottò Harry, rosso in viso per lo sforzo di reggersi con le braccia alle spalle degli altri ragazzi.
“Io lo capisco.” Convenne Ron. “Mia madre e Madama Chips insieme sono decisamente pesanti. Anche Ginny è esausta delle loro premure, ma lei non potrà uscire prima di sabato.”
“Meno male che si sta riprendendo velocemente.” Sospirò Hermione. “E’ stata davvero una brutta caduta.”
Harry non rispose. Si sentiva tremendamente in colpa per quanto successo all’ex ragazza.
Erano nel bel mezzo di un corridoio del sesto piano, nel loro viaggio verso la Torre di Grifondoro, che in mezzo agli studenti videro farsi largo Zabini, un’espressione truce sul volto.
Blaise puntò direttamente contro Draco, e lo spintonò indietro con forza, rischiando di far cadere il barcollante terzetto.
“Ma cosa..” Fece per reagire Hermione, turbata. Tra tutti i Serpeverde, proprio dal tranquillo moretto non si sarebbe mai aspettata un azione del genere.
“Bastardo traditore!” Sibilò questo, puntando la bacchetta contro il Caposcuola. “Non ti è bastato fare arrestare mio fratello, eh?! Adesso hanno pure espulso Theo! Sarai contento immagino!”
“Dacci un taglio.” Sibilò arrabbiato il biondo.
“No, sei tu a dover tagliare qualcosa: la corda. Vattene. Tu e la tua combriccola di supereroi non siete più benvoluti a scuola… Vattene prima che sia troppo tardi.” Minacciò l’altro.
Le ragazze si guardarono nervosamente, mentre Ron, impotente nel compito di reggere il migliore amico, scalpitava per intervenire.
Draco estrasse la propria bacchetta. “Non costringermi a levare alla mia stessa Casa più punti di quanti saremmo mai in grado di recuperare.”
“Sei uno sciocco!” Sbottò Blaise. “Come se questa fosse una storia di punti, o di Coppa delle Case! Non ti rendi conto che stiamo parlando di questioni di vita o di morte? Vattene, Malfoy. Prima che la colomba pasquale ti venga infilata dove non vorresti.”
Con un ultimo sguardo furente, Zabini se ne andò.
Ron fece per corrergli dietro, ma il Caposcuola lo fermò serrandogli il braccio in una presa di ferro. Draco riprese posto accanto ad Harry, sorreggendolo.
“Andiamo. Non qui.”
“Ma l’hai sentito, quell’idiota?!” Esplose il rosso. “E a me stava perfino quasi simpatico, fino all’anno scorso!”
“Era una pagliacciata.” Soffiò il biondo, a mezza voce, quando fu certo che nessuno degli altri studenti potesse sentirlo. “Blaise ci stava mettendo in guardia.”
“Che intendi dire?” Si allarmò Yasmin.
“Tutta quella sceneggiata aveva un chiaro messaggio. Ci vogliono fare qualcosa di male, ci stava suggerendo di andare via…” Ragionò Pansy, che aveva capito quasi subito la recita del compagno di Casa. “Non poteva dirlo più chiaramente, o se la sarebbero presa con lui.”
“Ma ci hanno già provato!” Disse Hermione, il tono leggermente troppo alto a causa dell’ansia. “Nemmeno una settimana fa! E guarda com’è finita… Sei arresti e un espulso da Hogwarts. Oltre ai controlli aumentati, s’intende.”
“Credo che abbiano in mente qualcosa per Pasqua.” Mormorò Draco, sovrappensiero. “Non capisco che altro avrebbe potuto significare il riferimento alla colomba.”
Si fermarono. Erano arrivati davanti al ritratto della Signora Grassa.
“Bene, da qui in avanti sbrigatevela da soli.” Decretò il Serpeverde. “Granger, dalla McGrannitt. Subito.”
Lei alzò un sopracciglio.
“Va bene, Hermione.” Sbuffò lui, ancora a disagio a chiamarla per nome. “Muoviamoci, però. E voi due,” si indirizzò alla sorella e a Yasmin “fate attenzione se andate in giro da sole. Bacchette sempre alla mano.”
“Sembra Moody, eh?” Scherzò Ron, prima di attraversare il ritratto con Harry.
 
*
 
La McGranitt prese in seria considerazione le parole di Blaise.
“Quel ragazzo ci sta aiutando.” Disse, riflettendo. “Ci ha dato una mano a prendere suo fratello, e anche adesso, sono d’accordo sul fatto che il suo fosse un avvertimento.”
“Sta rischiando grosso.” Mormorò Draco, pensando a quanto il suo amico stesse esponendosi per salvargli la pelle.
“Appena sarà possibile, cercheremo di convincerlo a passare dalla nostra parte.” Decise la Preside. “Almeno potremo proteggerlo.”
“Ma intanto, noi cosa faremo?” Sussurrò Hermione, spaventata. “Se è vero, quello che ha detto, i Mangiamorte potrebbero tentare un nuovo assalto per Pasqua…”
“Sparire.” Ragionò il Serpeverde, preoccupato. “Pasqua è questa domenica. Mancano tre giorni. Dobbiamo sparire.”
“Tutti e sei?” Inarcò le sopracciglia la McGranitt.
“Tutti e sei. Siamo sempre insieme, è risaputo. Se si nascondesse solo qualcuno di noi, gli altri sarebbero in pericolo.” Spiegò lui.
“Potremmo andare di nuovo a casa di Bill e Fleur…” Propose speranzosa Hermione.
“Temo di no. Shell Cottage è stato raso al suolo in un recente attacco.” Si incupì la Preside, lasciandoli turbati e sorpresi. Sospirò, poi tirò fuori una copia della Gazzetta del Profeta di quel giorno dal cassetto e gliela porse. “E’ comprensibile che non l’abbiate ancora saputo. I ragazzi erano al quartier generale, fortunatamente, e stanno bene. Ma la casa è completamente distrutta."
La ragazza prese il giornale e lesse l’articolo d’un fiato, gli occhi sempre più lucidi. “Come faranno, adesso?”
“Staranno a casa di Bob ancora per un po’, Molly è molto felice di poterli tenere sott’occhio. Nel frattempo, daremo loro una mano a ricostruire Shell Cottage.”
“Potremmo tornare al problema principale? Che faremo noi, adesso?” Insistette Draco.
“Voi resterete qui.” Decretò la Preside. “Stiamo approntando protezioni sulla scuola come non ce ne sono state mai. Il consiglio degli insegnanti si riunisce ogni giorno per valutare la situazione e decidere cos’altro poter fare. Non c’è luogo più sicuro di Hogwarts, al momento.” La donna fece un respiro profondo, poi riprese. “Non voglio dover impegnare le difese su due fronti. Dover già proteggere tutti gli alunni, e sapervi da qualche parte, e pensare alla difesa anche di quel luogo, potrebbe solo indebolirci.”
Hermione assentì. “Va bene, professoressa. Possiamo essere utili in qualche modo?”
“Sì. Non cacciatevi nei pasticci.” La McGranitt li fulminò con il suo miglior sguardo made-in-Mc, quindi si alzò. “Cercate, almeno.”
Draco, nient’affatto contento della soluzione trovata, avrebbe voluto provare a discutere ancora, ma la Grifondoro gli strinse un braccio, guidandolo di malo modo fuori dall’ufficio della Preside, che salutò calorosamente. Solo quando furono scesi dalle scale e i gargoyle si furono richiusi alle loro spalle, riprese l’argomento.
“Hai sentito cos’ha detto? Non c’è luogo più sicuro di questo, al momento.”
“Lo pensavano anche prima della partita.” Sbuffò lui, poco convinto.
“Senza la loro guida, non riusciranno a trovare un buon modo per entrare, ne sono certa. Finché Voldemort è in giro per il mondo a fare non sappiamo cosa,  possiamo stare tranquilli. Credo.” Cercò di placarlo lei.
“Sarà.”
Inaspettatamente, il Serpeverde le prese la mano e fece per andare verso la Sala Grande. Era quasi ora di cena.
Con un leggero movimento del polso, la ragazza oppose resistenza.
“Cosa c’è, adesso?” S’indispose Draco.
“Lo so che il momento non sembra il più adatto, ma… Le cose a metà non mi piacciono. O sono bianche, o nere.” Iniziò lei, non sapendo come arrivare al punto.
Il ragazzo, perplesso, rispose alzando un sopracciglio.
“Ecco… Cosa siamo?” Chiese Hermione, arrossendo.
“Intendi naturalisticamente? Due esseri umani, suppongo.” La prese in giro il biondino. Aveva capito perfettamente adesso, dove lei volesse arrivare, ma non le avrebbe certo reso più semplice il compito.
“Che stronzo…” Soffiò lei, avendo capito perfettamente il suo gioco. “Sai benissimo cosa voglio dire.”
Draco valutò un momento la situazione. “Possiamo fare un patto.”
Stavolta fu il turno di Hermione di trovarsi spiazzata. “Un patto?”
“Un patto. Io ti dico cosa siamo, e tu mi dici quello che voglio sentire.”
Un sorriso divertito le illuminò il volto. “Sei proprio una serpe. Bene. E quindi?”
“E quindi, suppongo che siamo una schifosamente banale squallida e smielata coppietta, tra le tante di questa scuola.” Fece lui, una smorfia disgustata in viso, palesemente finta. “E’ così, Granger? Sei la mia ragazza?”
“Sì.” Il sorriso le si aprì ancora di più. “Adesso possiamo andare a mangiare.”
“Aspetta. La tua parte del patto è ancora in aria.” La bloccò il Serpeverde.
La ragazza sorrise serafica. “Chi ha mai detto che avrei accettato, Malfoy?” Rispose ridendo, prima di precederlo nella Sala Grande.
Lui rimase un momento interdetto, poi sbuffò scocciato, scuotendo il capo. Quella ragazza sapeva sempre come fregarlo, dannazione…
La raggiunse al tavolo ormai d’obbligo, quello rosso-oro, e prese posto tra lei e Pansy.
“Potter ha tirato le cuoia?” Chiese beffardo.
“Non se la sentiva di scendere a cena.” Gli rispose la sorella con un sibilo. “Sai che sabato sera c’è un festino alla Torre? Bisogna ancora festeggiare la loro vittoria. Non l’hanno fatto, con Capitano e Cacciatrice fuori gioco.”
“Fatemi capire.” Spalancò gli occhi il ragazzo. “Mi state invitando ad una festa per celebrare la vittoria di questi rompipalle? E’ uno scherzo o cosa?”
“Malfoy, non sei nemmeno credibile, ormai.” Lo prese in giro Ron, schiaffandogli due mestoli di zuppa nel piatto. “Mangia, così non dici stronzate.”
“Comunque questo è l’ultimo festino dell’anno.” Decretò secca Hermione. Alle facce stupite dei suoi amici e compagni, rispose “Mancano due mesi ai M.A.G.O., ve lo siete forse scordato?”
“Scusa se ho avuto un paio di Maghi Oscuri da tenere a bada, pezzi di Voldemort da cercare, e qualche amico a cui fare psico terapia perché non uscisse di testa, ‘Mione.” Sbuffò il rosso infastidito.
“Beh, il nostro compito non influenzerà in alcun modo il voto agli esami, quindi dalla prossima settimana cominceremo il ripasso.” Fece lei, saccente. “E fate presto a mangiare. Devo ancora finire il tema di Studio della Mente.”
“Io l’ho fatto, vuoi copiare?” La punzecchiò il suo ragazzo, beffardo.
Lei assunse un’aria oltraggiata. “Neanche morta.”
In quel momento, Tiger e Goyle si alzarono dal tavolo verde argento. Draco non ci fece caso più di tanto, finché non vide, con la coda dell’occhio, che si stavano dirigendo proprio dalla loro parte.
“Qualche altro avvertimento?” Soffiò Pansy ironica, avendoli notati anche lei. Lui si strinse nelle spalle, e si voltò sulla panca pronto a fronteggiarli.
I due ex amici però gli passarono davanti con un sorriso stolido, andando invece ad appoggiare le mani sulle spalle di Pansy. Il fratello ebbe la tentazione di ringhiare, ma cercò di trattenersi.
“Parkinson, ci manchi dalle nostre parti.” Attaccò Tiger.
“Già. Theo avrebbe apprezzato che fossi carina con noi, sai?” Aggiunse Goyle.
“Non approfittate dell’assenza di Harry.” Borbottò Ron. “Bastiamo noi a tenervi a bada.”
“Basto da sola, a tenerli a bada.” Sottolineò la Serpeverde acida.
Goyle si allungò sul tavolo, oscurandolo con la sua mole, per prenderle il calice e vuotarlo. “Andiamocene, Vincent. Sento troppa puzza di buonismo inutile.”
“Addirittura conosci la parola buonismo?” Rise Draco. “Questa sì che è una sorpresa, te l’ho insegnata io?”
Ignorato da entrambi i due compagni, non ottenne risposta, e li scrutò attentamente mentre se ne andavano. Che diamine di senso aveva tutto ciò?
Draco spostò lo sguardo sul tavolo. I suoi nuovi amici erano tornati a chiacchierare come nulla fosse.
Però… Tiger e Goyle erano due bestioni, ma innocui. Erano troppo stupidi per poter pensare a come fregare qualcuno… o anche a prendersene gioco. E dato che quella scenetta non aveva alcun senso, era probabile che qualcuno li avesse spediti. Ma a fare cosa?
Ripassò mentalmente i gesti dei due Serpeverde, analizzandoli uno per uno, e scattò in piedi, nell’istante in cui realizzò cosa avevano fatto. Si lanciò sul Portiere di Grifondoro e gli fece volare il calice di mano.
“Che caz…”
“Non bevete!”
Pansy spalancò gli occhi. Afferrò la caraffa che aveva accanto e ci guardò dentro. Aveva capito perfettamente.
“Che ti prende, Draco?” Lo interrogò Hermione, mentre lui strappava la caraffa di mano alla sorella.
“E’ avvelenato. Non so con cosa, ma ci hanno messo dentro qualcosa. Vedi che è più torbido? Quando Greg si è sporto sul tavolo, ha coperto i movimenti di Vincent.” Rispose lui brevemente, dirigendosi verso il tavolo dei professori. Puntò direttamente da Lumacorno, con l’altra Caposcuola ancora dietro.
“Professore,” cominciò, “potrebbe analizzare il contenuto di questo succo di zucca? Sono certo che ci troverà qualcosa di alquanto sgradevole.”
“Oh, signor Malfoy!” Sussultò il docente di Pozioni, con la bocca piena di bistecca allo Stroganoff. “Cosa glielo fa pensare?”
“Non ho le prove per accusare nessuno, purtroppo, ma la prego, potrebbe farmi sapere cosa ci troverà di strano?”
“Senza dubbio, certo ragazzo mio.” Assentì Lumacorno, guardando la caraffa come se si trattasse di uno scorpione velenoso pronto ad attaccarlo. Fece ai ragazzi un gesto di saluto, e loro ne approfittarono per tornare dagli amici.
“E’ assurdo.” Sussurrò Hermione. “Non si pongono più alcuno scrupolo. I figli dei Mangiamorte stanno diventando pericolosi tanto quanto loro.”
 “Sai Malfoy,” disse Ron, quando gli fu accanto, “non che fosse difficile, visti i precedenti, ma non mi hai mai fatto simpatia come oggi.”
 
 
 
 

*
 
 
 
 
 E anche questa è aggiornata!!! Che fatica... Ma in una sera, tre aggiornamenti, sono decisamente un record... :)
Lo so che il capitolo è breve, e chiedo perdono, ma sono tornata a scrivere a tempo (quasi) pieno e prestissimo posterò il 39 ;)
Grazie a tutti voi che non avete smesso di seguirmi, la nuova Drabble è dedicata anche e soprattutto a voi!!!!
In particolare a Nutelfrog, Justsay, BlablaBliss, Hermione, Marianne, Gyugyka, Cate, SalicePiangente, Sookie, ChocolatePudding... perdonatemi se vi ho fatto attendere così tanto: domani rispondo a tutte le bellissime recensioni... SIETE UNA FORZA! la mia <3
baci baci,
Silver

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=196240