Spin

di Daphne_Descends
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** On board ***
Capitolo 2: *** Boys and girls ***
Capitolo 3: *** Hogwarts sweet Hogwarts ***
Capitolo 4: *** What a crazy life! ***
Capitolo 5: *** Aim snap fall ***
Capitolo 6: *** Schools of magic ***
Capitolo 7: *** Meant to be ***
Capitolo 8: *** Falling deeper ***
Capitolo 9: *** Long way down ***
Capitolo 10: *** Crash course love ***
Capitolo 11: *** Quidditch match ***
Capitolo 12: *** Beating hearts ***
Capitolo 13: *** So much ***



Capitolo 1
*** On board ***


On board





"It was the best of times, it was the worst of times,
it was the age of wisdom, it was the age of foolishness,
it was the epoch of belief, it was the epoch of incredulity,
it was the season of Light, it was the season of Darkness,
it was the spring of hope, it was the winter of despair."

Charles Dickens, A tale of Two Cities

 

 
1° Settembre 2018.
Stazione di King’s Cross.
Binario 9 e ¾.
 
«Mamma digli qualcosa!»
«Mamma digli qualcosa!»
«Lo senti?!»
«Lo senti?!»
«Sirius adesso basta! Hai quindici anni, per Merlino!»
Un ragazzo roteò gli occhi di un incredibile blu zaffiro e borbottò qualcosa che somigliava ad un “Cocca di mamma”.
La ragazza davanti a lui si portò indietro i capelli corvini con espressione soddisfatta. Poi si sistemò la maglietta a maniche corte, fissando il fratello con un ghigno sul volto, che lui ricambiò prontamente.
«Dove sono finiti quei due?» borbottò la donna che li accompagnava, guardando corrucciata l’orologio sulla banchina «Finiranno per arrivare in ritardo».
«Se James non arriva entro le undici posso evitare di prendere l’Espresso?»
«Scordatelo».
«Dai, mamma! E’ noioso!»
«Non mi interessa, sono affari tuoi».
Sirius sbuffò, imbronciato «Lo dici solo perché vuoi farmi soffrire».
Lei sorrise sorniona «Ma cosa dici, tesoro? Sai che non lo farei mai!»
«Se fossero stati Lily o James avresti detto di sì» mugugnò.
La donna mora alzò gli occhi al cielo, esasperata «Tesoro, hai mai sentito di qualcuno che ha perso l’Espresso, a parte quel ritardatario di tuo padre?»
Sirius si rianimò «Però devi ammettere che è arrivato ad Hogwarts con stile!»
«E si è fatto sbatacchiare ben bene dal Platano» ribatté la madre.
«Senza contare che potresti far venire un colpo alla McGranitt» continuò Lily, cercando il padre e il fratello maggiore tra la folla.
«No, con tutto quello che le hanno combinato in questi anni!»
«Che le avete combinato; sei incluso anche tu nella lista, Sir».
«E vedi di uscirne presto! Non ho più intenzione di ricevere le sue lettere con la Gazzetta del Profeta! Un’altra convocazione nel suo ufficio e ti riporto a casa tirandoti per un orecchio, chiaro?!» lo rimproverò infuriata.
Il ragazzo roteò gli occhi «Dillo a James!»
«James è un angelo rispetto a te!»
Sirius fece una smorfia, mostrando la sua perplessità al riguardo, mentre la sorella rideva.
«Lo so che ti manco durante l’anno, non hai bisogno di mostrarmi il tuo affetto con atti di violenza alla mia persona».
«Tappa quella ciabatta, se non vuoi che lo faccia io!»
Lui obbedì controvoglia, deciso ad evitare una fattura ancora prima di iniziare l’anno scolastico.
«Eccoli!» esclamò Lily, agitando un braccio per richiamare l’attenzione.
 
«Finalmente» sospirò un uomo dopo averli raggiunti, passandosi una mano tra gli scompigliati capelli corvini e sistemandosi gli occhiali «C’è una ressa incredibile per oltrepassare la barriera. Gli studenti di Hogwarts diventano più numerosi ogni anno che passa».
«Ormai è quasi ora, dove diavolo eravate finiti?!»
«Abbiamo incontrato Hermione e Ron; James è rimasto indietro con Steve, ma arriva subito».
«Lo spero per lui!»
Harry Potter scrollò il capo, con un lieve sorriso sulle labbra, mentre la moglie continuava a lamentarsi.
Erano già passati vent’anni, ma non era cambiato nulla. Poteva fare la dura quanto voleva, ma non riusciva a nascondere l’affetto che provava per tutti loro.
«-e se non viene a salutare, giuro che domani riceverà una bella Strillettera!»
«Di chi stai parlando?» chiese una voce famigliare.
La donna si voltò, sbuffando a braccia incrociate, per puntare finalmente gli occhi sul suo primogenito.
James Potter sorrideva divertito, con le mani nelle tasche dei jeans sbiaditi e i capelli corvini scompigliati.
«Dove sei stato?! Mancano solo dieci minuti alle undici!»
«Mi ero fermato a salutare i ragazzi».
Lei sbuffò «Vedi di impegnarti a scuola quest’anno, a giugno hai il M.A.G.O. quindi studia e non distrarti!»
«Lo faccio sempre, mamma».
«Non dire stupidaggini!» lo interruppe la sorella «Tu non studi mai!»
Lui sorrise sornione «Però sono più bravo di te».
«Per pura fortuna» borbottò lei.
«Continuate a litigare sul treno!» li bloccò Pansy, prima che James potesse ribattere «Lily, stai attenta e tieni d’occhio questi due e Sirius» si voltò verso il figlio minore, che aveva appena assunto l’espressione più innocente del suo repertorio «Ti ho già detto cosa succede se arrivano altre lettere, vero?» chiese minacciosamente «Mi aspetto dei voti decenti al G.U.F.O., chiaro? Stai attento a quello che combini!»
«Sì, mamma» rispose lui, alzando gli occhi al cielo senza farsi vedere.
«E’ quasi ora» li informò Harry «Fareste meglio a salire».
Lily allargò il sorriso e corse ad abbracciarlo «Ciao papà, ci vediamo presto!» gli schioccò un bacio sulla guancia e saltò sulla carrozza.
James salutò la madre e diede una pacca sulla spalla al padre «Ci sentiamo!» esclamò prima di raggiungere la sorella.
Sirius si affrettò ad imitarli, leggermente imbronciato. Si lasciò stritolare dalla donna e riacquistò il solito ghigno solo quando Harry gli sussurrò «Ci penso io alle lettere».
«Ci vediamo a Natale!» esclamò Lily, una volta che furono tutti e tre sul treno.
«Non sono sicura che vogliate tornare a casa, quest’anno» le rispose la madre.
«Pansy! Non dire niente!» la rimproverò il marito.
I tre Potter drizzarono le orecchie, guardandosi di soppiatto.
«Cosa diavolo succede?» chiese James sospettoso.
«Niente, niente, non preoccupatevi!» esclamò il padre, nervoso «Ci vediamo a Natale, o forse anche prima!»
«Harry!»
Prima che potessero aprire ancora bocca, il treno emise un lungo fischio ed iniziò a muoversi.
«Divertitevi!» esclamò la coppia, con un sorriso perfido sul volto, salutandoli con la mano.
 
Quando la banchina sparì dalla loro vista, si guardarono.
«Secondo voi di cosa stavano parlando?» chiese Sirius, sollevando un sopracciglio.
James scrollò le spalle, mentre Lily alzava gli occhi al cielo.
«Ma è ovvio, no? Quest’anno ci sarà qualche avvenimento speciale a Natale. Altrimenti perché vorremmo restare ad Hogwarts, per quanto bella possa essere durante le feste?»
«E cosa?»
«Se lo sapessi ve l’avrei già detto».
«Non fare l’antipatica» borbottò Sirius.
«Non fare il noioso!»
«Smettetela di fare i bambini» li rimproverò James «Io vado da Steve e gli altri, ci vediamo!» li salutò con un cenno della mano e si avviò per il corridoio, alla ricerca degli amici.
«Vado anch’io» disse Sirius «Aaron e Caleb mi stanno aspettando».
«Io raggiungo Diana».
«Se hai problemi, chiama».
Si avviarono in direzioni opposte, salutandosi con un sorriso.
 
 
 



 
Note:
Bene.
Finalmente mi sono decisa ad intraprendere la stesura e pubblicazione di questa storia.
Dunque, per chi non lo sapesse i personaggi di questa nuova generazione sono esclusivamente miei, creati anni fa, molto prima che uscisse “Harry Potter e i doni della morte”.
Un piccolo assaggio, per chi l’ha letto, è stato in “Un salto nel futuro” e “20 Reasons for a boy to love a girl”; non che sia indispensabile averle lette, anzi, proprio per niente, visto che sono state scritte prima e i caratteri non erano ancora ben definiti.
E’ una fanfiction e, nonostante abbia cercato di adattarla al contesto del mondo di Harry Potter, non dovete aspettarvi grandi cose, quindi se vi interessa prendetela così come viene.
 
Per quanto riguarda questo capitolo in particolare, è solo un prologo. I prossimi dovrebbero essere più lunghi, se riesco a dividerli.
Sinceramente non ho idea di cosa scrivere, ci sarebbe tanto da dire, ma ora come ora non riesco a mettere in ordine i pensieri.
Non mi aspetto chissà che successo o letture o commenti favorevoli, proprio no. Sarà egoista, ma la scrivo principalmente per me stessa. Perché ormai questa generazione fa parte di me e perché li adoro tutti, indistintamente. Certo, non ci resto male se a qualcuno dovesse piacere così tanto da commentare! XD Voglio dire, chi mai ci resterebbe male?
 
Il rating che ho scelto è giallo, mi sembrava il più adatto, anche se è tutto ancora in via di sviluppo. L’AU è facilmente comprensibile e l’OOC riguarda le coppie base dei personaggi canon, anche se non compariranno poi molto.
 
Harry Potter, il suo mondo e tutto quello che riconoscete appartiene a J.K. Rowling, senza la quale questo fandom non esisterebbe nemmeno, quindi grazie!
 
Ora la smetto qui, perché queste note stanno diventando più lunghe del capitolo.
 
Se siete arrivati fin qui siete davvero masochisti, ma ve ne sono grata!

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Capitolo 2
*** Boys and girls ***


Boys and girls

 

 



Un amico è uno che sa tutto di te
e nonostante questo gli piaci.

 Elbert Hubbard



Come sempre l’Espresso era chiassoso e affollato. Dagli scompartimenti provenivano risate e voci divertite, alle volte imprecazioni e bagliori di incantesimi o alcuni scoppi e fumi colorati.
Mentre trascinava il suo baule per il corridoio, un ragazzino smilzo, probabilmente del primo anno, gli piombò addosso, cadendo poi a terra.
«Ehi» lo apostrofò, dandogli una mano ad alzarsi «Dovresti fare attenzione, qualcuno potrebbe farsi male».
Il bambino lo squadrò «Cosa ti importa? Tanto non saresti tu».
James trattenne una risata all’intraprendenza di quel primino «Perché stavi correndo?» decise invece di chiedergli.
Lui abbandonò per un attimo l’espressione accigliata e si guardò alle spalle, impaurito «Sono affari miei!»
«Volevo solo aiutarti».
«Non potresti fare niente» lo studiò di nuovo «Scusa se te lo dico, ma non mi sembri molto forte, almeno non quanto lui».
James fece finta di niente alla sua constatazione «Lui chi?» chiese curioso.
Il ragazzino scrollò le spalle «Non so se lo conosci. E’ uno grande e grosso, con i capelli corti; gira con uno alto e magro, fanno quasi ridere insieme».
Il moro trattenne a stento le risate, capendo subito di chi stesse parlando «Terrand e Glasgow?!» esclamò incredulo «E perché ti stanno cercando?»
«Chi ti ha detto che mi stanno cercando?!» allibì, spalancando gli occhi stupito.
James fece una smorfia «Sembri un coniglio in trappola».
Il bimbo ricambiò la smorfia «Scommetto che sei un Grifondoro».
«Scommetto che non lo sarai mai» ribatté il più grande, in modo decisamente infantile.
«E infatti non ci tengo. Io sarò un Serpeverde».
«Auguri allora, ti ritroverai quei due ovunque».
Lui si accigliò, ma prima che potesse trovare qualcosa con cui ribattere, dal fondo del corridoio qualcuno richiamò la loro attenzione.
«Eccolo!»
James lo vide alzare gli occhi verdi al cielo, prima di volgere la sua attenzione sul gruppo appena arrivato.
Robert Glasgow era in testa, decisamente infuriato. Dietro di lui Karl Terrand e Nicholas Nott assistevano alla scena, decisamente divertiti.
«Sebastian!»
«Sì?» chiese il ragazzino, con voce annoiata.
«Quante volte devo ripetertelo?! Ti ho detto che non devi allontanarti, razza di idiota! Se ti succede qualcosa, la mamma se la prenderà con me!»
«Affari tuoi».
Il ragazzo sbuffò e solo in quel momento si accorse dell’altro spettatore, che sghignazzava divertito.
«Potter».
«Glasgow» ricambiò il saluto James «Adesso ti sei messo a fare il babysitter?»
«Ehi! A chi hai dato del bambino?!» esclamò offeso il più piccolo.
«Indovina».
«Sei l’unico marmocchio nei paraggi, oltre a Potter».
«Ehi!» esclamò James, oltraggiato. Lui non assomigliava per niente a quel moccioso!
Robert lo ignorò «Forza Sebastian, andiamo».
Il bambino roteò gli occhi e si diresse con passo strascicato verso il biondo.
«Perché tuo padre non ti ha mandato a Durmstrang? Mi sarei goduto quest’ultimo anno, almeno».
«La mamma non voleva. Diceva che ad Hogwarts mi avresti potuto dare un’occhiata. Che stupidata» borbottò contrariato.
«La mamma deve imparare a pensare agli affari suoi» mormorò Robert.
«Quindi lui sarebbe tuo fratello?!» chiese stupito James, rimasto ad ascoltare fino a quel momento.
«Solo da parte di madre, per fortuna» si lamentò, afferrando il braccio di Sebastian «E fatti i cazzi tuoi».
«Robert, c’è tuo fratello. Potresti contenerti» lo riprese Nicholas Nott, appoggiandosi contro i finestrini del vagone.
«Me ne frego! Tanto ne conosce più di me! Forza andiamo» con un cenno del capo a James, voltò i tacchi e si portò via il fratellino e Karl Terrand, che come al solito aveva preferito non pronunciare parola.
Nicholas non lo seguì subito, ma rimase a guardare James «Hai passato buone vacanze, Potter?»
«Discrete. Tu?»
«Non male» stettero in silenzio per qualche secondo, poi il Serpeverde lo salutò con un cenno del capo e se ne andò.
James diede uno sguardo all’orologio e decise di affrettarsi a cercare i suoi amici, prima che lo dessero per disperso.
Gli bastò sentire uno scoppio più potente degli altri, per individuare il loro scompartimento.
Con un ghigno aprì la porta scorrevole, ritrovandosi avvolto da un denso fumo nero.
Tossì, agitando una mano davanti alla faccia e cercando la bacchetta con l’altra. Quando l’ebbe trovata, mormorò un incantesimo e il fumo iniziò a diradarsi.
La scena che gli si presentò davanti non era niente che non avesse già visto: tre teste rosse tossivano senza posa, completamente ricoperte di cenere; davanti a loro c’erano i resti di un mazzo di carte.
«Accidenti! Questo sì che era potente!» esclamò un ragazzo, protendendosi per aprire il finestrino. L’aria fresca gli scompigliò i capelli, tagliati appena sotto le orecchie.
«Giuro che questa è l’ultima volta che sperimento le novità di Tiri Vispi!» tossì un altro, massaggiandosi la base del naso.
«E’ colpa di Jerry! Non dovevi buttare giù quella carta, idiota!» si lamentò l’ultimo rosso, con i capelli un po’ più corti del primo, ma identico a lui sotto qualsiasi altro aspetto.
«Perché dai sempre la colpa a me? E’ stato un caso!»
«Ciao Jim!» lo salutò Steve Weasley, cercando di liberarsi i capelli folti dalla cenere. E alla fine anche gli altri due si accorsero di lui.
«Ehi Jimmy! Finalmente! Ti sei perso la prima partita a SparaSchiocco della stagione!»
«Non sai quanto sei fortunato».
James si fece largo nello scompartimento, scavalcando i vari oggetti sparsi sul pavimento e sistemò il baule al suo posto, crollando poi seduto di fronte ai gemelli.
«Sono le nuove carte?» chiese curioso, guardando i resti del mazzo riformarsi velocemente.
«Esatto! Papà ce le ha date da provare!» esclamò entusiasta Jeremy Weasley.
Suo fratello si passo una mano sulla fronte sporca, aggiungendo «Più un’intera scatola di prodotti: siamo riusciti a nasconderli senza che mamma se ne accorgesse».
«Vi è andata bene. Mia mamma ha trovato tutte le Merendine che volevo portare» borbottò Steve, affondando nel suo sedile di fianco al finestrino.
«Come mai ci hai messo tanto?» gli chiese Jeremy.
«Non ci crederete mai» cominciò James, riprendendo a ghignare «Ho conosciuto il fratellino di Glasgow».
«Perché, ha un fratello?» chiese scettico Mike Weasley, cercando di strappare di mano al gemello una Cioccorana.
«A quanto pare, ma solo da parte di madre».
«Ho sentito che i genitori di Glasgow si sono separati prima che lui entrasse ad Hogwarts, da allora sua madre si è risposata con un certo Geoffrey Arkell».
Tutti si voltarono verso Steve, a cui andarono a fuoco le orecchie.
«E tu come fai a saperlo?» gli chiese Mike, continuando a scrutarlo.
«B-beh, sono cose che si sanno» borbottò lui «E poi me l’aveva detto la Harper».
A quel nome il cugino fece una smorfia «Figurati se quella pettegola non lo sapeva».
«Com’è questo fratellastro di Glasgow?» chiese curioso Jeremy.
«Si chiama Sebastian ed è un insopportabile viziato. Sono sicuro che finirà a Serpeverde in poco meno di due secondi».
«Un seccatore in più».
«Dov’è Mark?» domandò James, guardandosi attorno alla ricerca dell’ultimo componente del loro gruppetto.
«Non lo sai?» gli chiese Mike, alzando un sopracciglio divertito.
«Cosa?»
Jeremy spinse il petto in fuori e con aria di importanza esclamò «Il signor Paciock è stato proclamato Caposcuola! E in questo momento sta assistendo ad un importante e alquanto tediosa riunione tra i rappresentanti di noi poveri e umili studenti della Scuola di Magia e Stre-»
«Non tornerà prima di pranzo» lo interruppe Steve, spazientito «Sai, Jerry, a volte mi chiedo come tu faccia a parlare ininterrottamente senza prendere fiato».
«Anni di pratica».
Prima che qualcun altro potesse dire la sua, la porta dello scompartimento si aprì di colpo e tre ragazzi si fiondarono all’interno, richiudendosela alle spalle e crollando sui sedili liberi.
«Per un pelo!» esclamò Sirius Potter, scostandosi i capelli dalla fronte sudata. I suoi compagni di malefatte erano senza fiato, accasciati in modo scomposto.
«Sirius!» lo rimproverò il fratello «Siamo sul treno da meno di mezz’ora: vergogna! Sei fortunato che non abbia penna e pergamena, altrimenti avrei già scritto alla mamma!» si fissarono seri per qualche secondo, poi James rilasciò il sospiro e tornò seduto comodo «Bene, anche per oggi ho fatto il mio dovere da fratello maggiore».
«E’ incredibile come lo prendi poco sul serio» commentò Steve, facendo una smorfia.
L’amico alzò le spalle «Non fa niente di male. E poi c’è già Lily che ci pensa».
«Cosa avete combinato?» chiese Jeremy, interessato.
I tre si guardarono e ghignarono.
«Beh» cominciò il biondo seduto vicino a Sirius «Diciamo solo che, finché non arriviamo a Hogwarts, Vanderberg dovrà sopportare il peso di un naso delle dimensioni di un melone».
«A meno che non trovi qualcuno sul treno che sappia fare uno Sgonfiotto» aggiunse l’altro ragazzo, scuro di carnagione e con ricci capelli neri.
«Ma non c’è nessuno che lo sappia fare. E poi non avrà il coraggio di mettere nemmeno la bacchetta fuori dal suo scompartimento» concluse soddisfatto Sirius.
«Volete dire che gli avete spruzzato della Pozione Dilatante sul naso?!» chiese incredulo Jeremy, trattenendo a stento le risate.
«Qualcosa del genere, sì» rispose Aaron Finnigan, scostandosi una ciocca di capelli biondi dagli occhi azzurri.
«E dove l’avreste trovata?» domandò Steve, sospettoso.
Il ragazzo dalla pelle scura, Caleb Jordan, ghignò «Ci dispiace, ma queste sono informazioni riservate».
«Sapete cosa vi succede se qualcuno dovesse scoprirlo? Soprattutto a te, Sir».
Lui sbuffò «Non preoccuparti, siamo stati attenti. Non siamo dei pivellini, Jim».
«Sperate che nessuno lo vada a riferire, piuttosto» gli consigliò Mike.
I tre scrollarono le spalle, incuranti.
«Non abbiamo paura dei Serpeverde» borbottò Aaron.
«E comunque, è tutto sotto controllo» aggiunse Caleb.
«Bene! Grazie per averci ospitato, ora rientriamo alla base!»
Li salutarono con un cenno e scomparvero, richiudendosi la porta alle spalle.
«Certo che non hanno perso tempo ad iniziare il nuovo anno scolastico» commentò James con una smorfia.
«E’ bello sapere di avere dei così buoni successori!» esclamò teatralmente Jeremy, fingendo di asciugarsi una lacrima.
La porta dello scompartimento si aprì di nuovo, ma quella volta ad entrare fu un ragazzo biondo, dal viso gioviale e il distintivo d’argento da Caposcuola appuntato sul petto.
«Mark! Finalmente!»
«Pensavamo avessi deciso di passare tutto il viaggio con quelli!»
Mark Paciock si accasciò sul primo sedile che trovò libero e chiuse gli occhi, distrutto.
«Non voglio più essere Caposcuola» si lamentò.
Gli altri quattro si fissarono.
«Perché?» si decise a chiedere Jeremy «E’ così orribile?»
Lui riaprì gli occhi e li guardò sconsolato «Non è quello» borbottò, mentre le guance prendevano fuoco, risvegliando la curiosità degli amici «E’ che…sapete, l’altro Caposcuola…cioè, lei è-» si interruppe, incapace di proseguire, ma loro capirono lo stesso e quattro identici ghigni comparvero sulle loro labbra.
«Non sarà Eveline Bradley?» esclamò James per tutti.
Mark si limitò ad annuire, ancora più rosso in viso.
«Quella Bradley?» scoppiò Jeremy «Quella per cui tu hai una cotta immensa da quattro anni?!»
«Il tuo tatto è micidiale, Jerry» commentò sarcastico il suo gemello.
«Allora questa è la volta buona, Mark!» continuò lui «Passerete un sacco di tempo insieme!»
«E’ solo lavoro» borbottò imbarazzato.
«Ma sarà comunque un sacco di tempo!»
«Sta arrivando il carrello: preparate i soldi!» esclamò James, distraendo gli amici e liberando il povero Mark da quella specie di inquisizione psicologica che stava subendo.
 
 

Le donne non sanno cosa vogliono,
ma sanno benissimo come ottenerlo.

 Anonimo

 

«E’ arrivato il carrello».
Una ragazza castana distolse lo sguardo dalle pagine del Settimanale delle Streghe, per posarlo fuori dallo scompartimento, dove una vecchia strega stava vendendo un pacchetto di Cioccorane a due ragazzini del terzo anno.
«Voi cosa prendete?» chiese alle compagne, mentre cercava qualche moneta nelle tasche dei pantaloncini che indossava.
«Credo che prenderò solo degli Zuccotti di Zucca» rispose una ragazza con lunghi e mossi capelli mori, mordendosi un labbro, mentre i suoi occhi azzurro scuro scrutavano indecisi la vasta scelta di cibo.
«Niente Cioccorane?» chiese una biondina, sistemandosi i capelli lisci, lunghi fino alla base del collo.
La mora storse il naso «No» rispose «Non fanno bene troppi dolci».
«Come se tu ne avessi bisogno» commentò una rossa, dall’aria profondamente irritata «Sei magra come un chiodo, Karen!»
Karen Zabini le sorrise, con la sua solita aria sognante «Ti senti grassa, Aggie?»
Agatha Kay emise un verso stizzito, si alzò di botto e cominciò a rovistare nel suo baule alla ricerca di soldi.
«Tu cosa prendi, Ness?» chiese ancora la castana, contando i soldi che aveva racimolato.
Vanessa Harper fece una smorfia «Niente» rispose «Odio quelle schifezze» commentò acidamente.
Lyra Bole scrollò le spalle, su cui ricaddero i suoi lunghi e perfettamente acconciati capelli color cioccolato e si apprestò a richiamare la strega del carrello del cibo, ma un’altra voce la anticipò.
«Prendo un po’ di tutto».
L’ultima ragazza del loro gruppo si era alzata in silenzio, ignorando completamente le loro discussioni e, pagando la bellezza di sei galeoni e cinque falci, si riaccomodò al suo posto, con una nutrita scorta di dolciumi.
Solo dopo qualche minuto di silenzio e diverse Cioccorane scartate e mangiate, Samantha Malfoy si decise ad alzare gli occhi azzurri su di loro, con un’espressione eloquente sul volto da bambola.
«Ebbene?»
«Ebbene? Hai anche il coraggio di chiedercelo?» sbottò Agatha.
«Come fai a mangiare quelle…cose?» chiese Vanessa, schifata.
«Avevo fame» rispose tranquilla, riprendendo il suo trattato di Antiche Rune.
Karen guardò sconsolata i suoi Zuccotti di Zucca, poi l’amica «Mi dai una Cioccorana, Sam?»
La bionda gliela allungò senza fare una piega.
«Io posso prenderti una Gelatina?» chiese Lyra, sorridendo.
«Fai pure» rispose Samantha, poi guardò le altre due con un ghigno «Volete qualcosa anche voi?»
Agatha fu la prima a capitolare e afferrò una polentina, fingendo un’irritazione ben lungi dall’essere sua.
Vanessa si voltò dall’altra parte e solo quando Samantha la informò che c’erano anche le Bacchette Magiche alla Liquirizia si decise a prenderne una, tenendoci ad informare le amiche che lo faceva solo per far loro compagnia.
«Parlando di cose serie» cominciò Lyra, prendendo una Gelatina rossa «Chi è il Caposcuola, quest’anno?»
«Perché ti interessa?» le chiese Agatha, inarcando un sopracciglio fine e curato.
Lei scrollò le spalle «Giusto per sapere se posso aggirarlo con le mie grazie» disse incurante.
«Sei sicura che sia rimasto ancora qualcuno da aggirare?» ghignò Vanessa, riferendosi poco gentilmente alle numerose avventure da una notte e via dell’amica.
«Mark Paciock» le rispose Samantha, senza alzare lo sguardo dal libro.
«Si può sapere cos’hai, Sam?» le chiese Karen, vagamente alterata «Sei di poche parole, oggi. E altamente insopportabile».
La bionda assunse un’espressione confusa «Io? Non ho niente, Karen. Davvero».
Agatha ghignò «Cos’è, il tuo principe azzurro tarda a presentarsi? Sarà impegnato».
Samantha roteò gli occhi «In compenso la strega cattiva è sempre pronta a dare aria alla bocca».
«Ehi!» esclamò offesa la rossa «La strega cattiva è brutta e vecchia! Come puoi anche solo pensare di paragonarla a me!» alzò il mento, oltraggiata «E’ come paragonare un Vermicolo ad una Fenice!»
«E chi sarebbe la Fenice?» chiese ironica Samantha.
Agatha la incenerì con gli occhi grigi «Non sei per niente spiritosa».
«Basta, non vi sembra di esagerare?» le rimproverò Karen «Sembrate due bambine».
Le due non dissero niente e ripresero a mangiare.
«Beh» cominciò Lyra «E’ davvero Paciock il Caposcuola? Che sfortuna! E’ cotto della Bradley».
«Come mai lo sanno tutti tranne lei?» chiese Vanessa, prendendo un’altra Bacchetta alla Liquirizia.
«Forse non se n’è accorta» ipotizzò Karen «Voglio dire, in amore siamo tutti ciechi».
Le altre quattro emisero dei versi di disapprovazione: nessuna di loro credeva davvero alla visione romantica dell’amica.
«E’ perché Paciock non glielo ha mai detto!» esclamò Agatha «Altro che Grifondoro, ha paura che lei gli dica di no».
«Concordo con Ag» mormorò Samantha «Basta mettere in chiaro le cose, per evitare fraintendimenti».
«E allora perché nessuna di noi è felicemente sistemata?» chiese testarda Karen «Se è come dite voi, devo comprendere che non vi interessa nessuno in particolare, vero? Altrimenti avreste già messo in chiaro le cose» le accusò velatamente.
Vanessa sbuffò «Io ho messo in chiaro le cose! E infatti adesso sono felicissima! Libera e felice!»
«Stupidaggini» commentò gelidamente la Zabini, voltandosi poi verso Lyra.
«Io ho messo in chiaro le cose con me stessa» disse lei, sistemandosi un’inesistente ciocca ribelle «Perché avere un solo ragazzo, quando posso averne molti di più? Nella vita bisogna fare esperienza» terminò con un sorrisino soddisfatto, procurandosi un’occhiataccia.
«Io ce l’ho un ragazzo, anche se non l’ho deciso io!» esclamò Agatha «Sarà uno stupido fidanzamento combinato, con il più grande idiota che ci sia a Serpeverde, ma almeno ho qualcuno, quando ne ho voglia!»
«Una specie di elfo domestico con doveri sessuali» chiosò con una smorfia la mora.
«Così è disgustoso! Anche se non lo sopporto, Robert è meglio di un elfo domestico!»
Karen sospirò esasperata. Tutte e quattro si voltarono infine verso Samantha, che aveva chiuso il libro e assisteva impassibile alla discussione.
«E tu, Sam?»
«Io cosa?»
«Hai messo le cose in chiaro con il tuo cuore? Con i tuoi sentimenti?»
Con un ghignò poco piacevole sul volto, si alzò «Che sentimenti?» chiese, strascicando le parole «Che cuore?»
In silenzio si avviò verso la porta.
«Pensi davvero che lui ti aspetterà in eterno?» le chiese l’amica, fissandola seria.
«Lui chi?» si limitò a domandare la primogenita Malfoy, prima di sbattere la porta dello scompartimento alle sue spalle.
Lasciando dietro di sé solo un nome, che aleggiava silenzioso su di loro.
 


Una famiglia unita è sempre più numerosa
di una famiglia divisa.

 Proverbio cinese


 

«Scordatelo».
«Ti prego Diana! E’ solo per poco, giusto il tempo di fare quattro chiacchiere e torniamo indietro!»
«Vacci da sola».
Lily Potter sbuffò ed incrociò le braccia stizzita. Era impossibile convincere quella dannata testarda.
Davanti a lei, con lo sguardo castano rivolto ostinatamente verso il finestrino, c’era Diana Weasley. I suoi capelli rossi quel giorno erano incredibilmente ordinati e l’abbronzatura delle vacanze appena finite faceva risaltare ancora di più le screziature verdone dei suoi occhi.
Era bella, Diana: minuta, con il viso da bambola di tutte le Weasley, sembrava piccola e fragile e le sue labbra delicate le donavano un aspetto angelico. Che veniva smentito all’istante ogni volta che apriva quella bocca di rosa che si ritrovava, usando un lessico che avrebbe fatto impallidire anche uno scaricatore di porto.
E chiunque l’avesse affrontata, anche solo una volta, avrebbe dovuto ricredersi: in lei, oltre l’aspetto, non c’era nulla di angelico. Sapeva scagliare fatture anche meglio di molti del settimo anno e dove non arrivava la bacchetta, ci pensavano le mani. E, a volte, la sua mazza da Battitrice.
Quello era il sesto anno che passavano come compagne di dormitorio, molti di più come amiche, ma Lily ancora non si era abituata ai suoi atteggiamenti scontrosi alle sue osservazioni ciniche e sarcastiche; al suo “disordine strategico”, come amava definire il caos che regnava ovunque mettesse mano; alla sua pigrizia, alla sua testardaggine; ai suoi epiteti poco gentili, sembrava ne avesse uno per chiunque, e a mille altre cose.
Ma comunque rimaneva la sua migliore amica. Nessuna poteva sostituirla. In fondo, in fondo, Diana era dolce e gentile, quando voleva. Molto in fondo.
«E’ inutile che fai quella faccia. Da quel demente di Summersby non ci vengo».
Lily sospirò. Era impossibile dissuaderla, soprattutto sull’argomento “Dustin”.
Dustin Summersby era un ragazzo del loro anno, il perfetto Tassorosso.
Lily l’aveva conosciuto poco prima dello Smistamento e da allora lui non l’aveva mollata un attimo. Quando la vedeva per i corridoi si fermava sempre a scambiare quattro chiacchiere, facendo spesso tardi a lezione, aveva sempre un occhio di riguardo per lei, erano diventati buoni amici, confidenti e spalle su cui piangere e lamentarsi. E per questo Lily conosceva la sua immensa cotta per Diana.
Durava da un paio d’anni, ormai, ma nessuno a parte lei lo sapeva. Purtroppo era un’infatuazione a senso unico, perché la rossa non se lo filava neanche di striscio. Ma la speranza è sempre l’ultima a morire. E Dustin di speranza ne era pieno.
Peccato che con quella testarda fosse del tutto inutile.
«Beh, io vado».
«Tanti saluti».
La mora scosse la testa esasperata e si alzò. Prima ancora che potesse sollevare la mano per afferrare la maniglia della porta, quella si aprì, rivelando una ragazza magra e bionda, con un cipiglio alterato sul volto.
«Ciao Sam» la salutò Lily, mentre lei la oltrepassava senza una parola e piombava seduta nel posto che si era appena liberato.
«Dev’essere una caratteristica delle Weasley, essere di pessimo umore il primo giorno di scuola» commentò la Potter, divertita, prima di lasciarsi alle spalle lo scompartimento infestato dal malumore.
«Beh?» borbottò Diana, posando gli occhi sulla cugina «Che diavolo vuoi?»
Samantha emise un verso stizzita «Gentile come al solito, vedo».
«Bla, bla, bla, smettila di sparare cazzate e dimmi cosa è successo, altrimenti di caccio fuori a calci in culo».
Samantha si limitò a fissarla, divertita «Chissà quando parlerai come una ragazza?» un ghigno si faceva largo sul suo volto «Sarà un evento da segnare sul calendario».
Diana fece una smorfia «Due secondi, Sam».
Lei distolse lo sguardo e mormorò atona «Una piccola discussione con le ragazze. Tutto qui. Ma avevo bisogno di prendere aria».
«Perché, parlate anche?» commentò acidamente la rossa «Pensavo litigaste solo per i rossetti».
«Oh, no» sibilò serafica l’altra «Sai, ognuna ha i suoi. Su quello non c’è pericolo».
Diana ghignò «Se lo dici tu».
Samantha tornò a fissarla, con una domanda silenziosa negli occhi, a cui la cugina non tardò a rispondere.
«Summersby».
Non c’era bisogno di altro: lei aveva capito.
Stettero in silenzio, semplicemente a godersi la reciproca compagnia, nonostante avessero passato la maggior parte dell’estate insieme, a casa dei nonni Weasley.
E fu proprio un’altra Weasley ad entrare fumando e lanciando maledizioni, con le guance talmente rosse di rabbia da poter rivaleggiare con i capelli ricci.
Lily Potter aveva pienamente ragione: il primo giorno di scuola per le ragazze Weasley era sempre il peggiore.
Kimberly piombò seduta accanto alla cugina maggiore e in un’unica parola espresse tutta la sua irritazione.
«Sirius».
«Cos’ha fatto quel coglione?»
«Lui, Aaron e Caleb hanno pensato bene di inaugurare il nuovo anno» berciò infuriata «Esattamente nel momento in cui i Prefetti e i Caposcuola erano in riunione! Oh, ma quest’anno dovranno vedersela con me! Non li mollerò un istante!»
Le altre due ascoltarono con la stessa espressione impassibile la sua sfuriata «Beh, ma in sostanza, cosa hanno combinato?»
«Hanno gonfiato il naso di Vanderberg! Con una Pozione Dilatante! E ora quel povero ragazzo è costretto ad aspettare di arrivare a Hogwarts per far tornare a posto il suo naso!»
Diana scoppiò a ridere «Geniale! Dov’è Vanderberg? Devo andare a vederlo».
«Scordatelo!» la bloccò Kimberly «Sta già sopportando fin troppo!»
«Ma non c’è nessuno che sappia fare uno Sgonfiotto?» chiese Samantha «Neanche la strega del carrello o il macchinista?»
«No, neanche i Caposcuola. Appena becco quei tre giuro che li faccio pentire di essere nati!» sibilò, sempre più infuriata.
«Calmati Kim» le sussurrò Samantha, lasciandosi andare tanto da accarezzarle i lunghi e ricci capelli rossi «Prima o poi dovranno farsi vedere. E tu li metterai con le spalle al muro. Sai come si dice, no? La vendetta è un piatto che va consumato freddo».
«Se te lo dice una Serpe, poi» commentò Diana, tornando a guardare fuori dal finestrino, mentre il cielo iniziava a scurirsi.
La più piccola delle tre fece un bel respiro, per cercare di calmarsi, e sorrise riconoscente «Grazie ragazze. Avevo proprio bisogno di sfogarmi» si alzò e si diresse verso la porta «Sarà meglio che vada a cambiarmi, non dovrebbe mancare ancora molto» prima di salutare ed uscire si voltò un attimo e disse «Ah, vi conviene stare attente ai gemelli: ho come l’impressione che abbiano in mente qualcosa».
«Quando mai» mormorò Diana, dopo che Kimberly ebbe chiuso la porta.
Samantha si limitò a scrollare le spalle.

 






Note:
Ed ecco il primo reale capitolo. E’ un po’ più lungo dello scorso e credo che anche gli altri saranno così.
Come avete potuto notare sono comparsi migliaia di personaggi e mi duole farvi sapere che questo è soltanto un assaggio. Ebbene sì, purtroppo dovrete avere pazienza, almeno nei primi capitoli, con tutti i nomi nuovi. Non per scoraggiarvi, ma spesso anch’io vado in confusione!
 
Comunque, ringrazio tutti quelli che hanno avuto la pazienza di leggerla, sperando che vogliate continuare.
A Jayne e sempre per averla aggiunta alle seguite.
 
Poi vorrei chiedere scusa a Miss_Slytherin perché avrei tanto voluto rispondere e ringraziarla per la recensione che ha lasciato in “20 Reasons for a boy to love a girl”, ma purtroppo (mea culpa) nello scorso capitolo mi sono dimenticata.
Sono stata davvero contenta di leggerla e soprattutto di sapere che ti sono piaciute le mie storie, i miei personaggi e come ho reso quelli originali. Davvero, mi ha fatto davvero felice; significa molto per me. E spero che leggerai anche questa storia e che ti piacerà.
 
Al prossimo capitolo!

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Capitolo 3
*** Hogwarts sweet Hogwarts ***


Hogwarts sweet Hogwarts

 
 




“You’re always so right,
it’s all a big show, it’s all about you;
you think you know what everyone needs,
you always take time to criticize me.
It seems like everyday I make mistakes
I just can’t get it right,
it’s like I’m the one you love to hate,
but not today.”
 
Simple Plan – Shut up



Quando l’Espresso si fermò alla stazione di Hogsmeade, il buio era calato da un pezzo, portando con sé una lieve nebbiolina.
Gli studenti si riversarono sulla banchina, felici di aver messo fine al lungo viaggio e di essere a poca distanza dal sontuoso banchetto di inizio anno.
L’incessante chiacchiericcio venne sovrastato dalla potente voce del guardiacaccia «Primo anno! Primo anno da questa parte!»
La sagoma gigantesca di Hagrid svettava sulle teste degli studenti e i Prefetti si assicurarono che tutti i ragazzini del primo anno lo raggiungessero per la tradizionale traversata del lago.
«Ehi Hag, come stai?!» Sirius era riuscito ad avvicinarsi, facendosi largo tra la folla.
«Oh, si va avanti. Le Lumache non mi danno tregua» il guardiacaccia scosse il testone irsuto «A casa tutto bene? Il tuo papà?» chiese con un sorriso, dandogli una pacca sulle spalle con tanto entusiasmo da fargli piegare le ginocchia.
«Sì, sì, tutto ok! Papà sta bene, è sempre il solito uomo occhialuto che conosci-».
«Sirius! Quale parola di “Tutti gli studenti dal secondo anno in su devono recarsi al castello utilizzando le apposite carrozze, senza perdere tempo in stazione o al villaggio” non ti è chiara?!»
«Ti sei studiata il regolamento della scuola a memoria, Kim?» ghignò divertito «Stavo solo scambiando due chiacchiere con Hagrid».
«Hai tutto l’anno per scambiare tutte le chiacchiere che vuoi con Hagrid» lo rimproverò, afferrandolo per un braccio «Non ti spiace, vero Hagrid? Dobbiamo proprio andare!» si scusò, leggermente dispiaciuta.
Il guardiacaccia ridacchiò «No, certo che no. Devo andare anch’io. Ci si vede alla festa!» li salutò, dando ancora una pacca sulle spalle a Sirius e si avviò verso il gruppetto di nuovi studenti.
Il ragazzo si rimise dritto, massaggiandosi il punto dove era stato colpito «Vuole uccidermi prima del banchetto» si lamentò, corrucciato.
«Per un colpetto, cosa sarà mai?» borbottò Kim, iniziando a trascinarselo dietro, verso la folla in attesa delle carrozze.
«Hai mai provato?» le chiese piccato, venendo prontamente ignorato.
Un botto rumoroso e del fumo grigiastro attirarono la loro attenzione. La rossa si fermò di scatto, rischiando di venire travolta dall’amico che si era fermato appena in tempo, e socchiuse gli occhi, puntandoli verso la fonte del trambusto, invisibile dalla loro posizione.
Gonfiandosi d’aria, riprese la marcia, fino ad arrivare sul luogo del crimine.
«Voi!» puntò il dito con aria minacciosa sul quartetto del settimo anno di Grifondoro «Articolo 16: “E’ vietato l’uso di prodotti pericolosi tra un numeroso gruppo di persone”, pena-»
«Allora è vero che ti sei studiata l’intero regolamento!» la interruppe Sirius, con aria disgustata, scostandosi da lei come se avesse la lebbra.
Kim lo fulminò con uno sguardo e aprì la bocca, prima di venire interrotta nuovamente.
«Come puoi accusarci così, senza uno straccio di prova? Il mio povero cuore non può reggere un attacco del genere dalla piccola Kimmy!» esclamò Jeremy, stringendosi il mantello della divisa all’altezza del cuore, con la solita aria melodrammatica.
Mike gli diede uno spintone «Per una volta ha ragione. Non hai prove».
«Io so per certo che siete stati voi! Il trambusto veniva da questa direzione e qui è pieno di gente che vi ha visto e che confesserà!» esclamò soddisfatta, nonostante i ragazzi attorno a lei non fossero pienamente d’accordo.
Steve roteò gli occhi «Non ti sopporto, moccios-» borbottò, prima che la mano di James gli tappasse la bocca.
Il moro le scoccò un sorriso ammaliante «Andiamo, Kimberly» iniziò accondiscendente «Tecnicamente l’anno scolastico non è ancora iniziato, quindi non puoi ancora toglierci punti o assegnarci punizioni. Giusto?»
Come risposta, bastò lo sguardo infuriato che gli lanciò.
«E comunque, non testimonierebbe nessuno per te!» aggiunse acido suo fratello.
«Cazzate».
La voce di Diana si fece sentire tra la folla, seguita dalla sua proprietaria.
«Lo faresti davvero?» le chiese Mike divertito.
«Perché no?» rispose lei ironica, incrociando le braccia «E non sarei l’unica, vero Sam?»
La Serpeverde, che era rimasta in disparte fino a quel momento, venne tirata poco gentilmente in ballo.
«Fatti gli affari tuoi, Diana» si lamentò con una smorfia.
«Sto cercando appoggio, bionda!»
«E a che ti serve, sentiamo? Tanto ha ragione James».
«Ti stai schierando con loro?» spalancò leggermente gli occhi castani, divertita.
«E’ perché, in fondo al suo cuore, ci adora!» esclamò Jeremy, posando un braccio sulle spalle della cugina del sesto anno e strizzandole una guancia.
Lei lo scostò bruscamente «Cazzo Jerry, mi fai male!» si massaggiò la parte dolente, mentre lui rideva e prendeva sottobraccio Kimberly, imitato dal gemello.
«Forza, non perdiamo tempo!» esclamò iniziando ad avviarsi «Il banchetto ci aspetta!»
Steve fece lo stesso con Diana, che, per non venire trascinata via, si aggrappò a Sirius, la cui spalla non poteva più sopportare altri colpi, così che anche lui si ritrovò trainato.
«Bene, bene. Chi abbiamo qui?» iniziò James, passando un braccio intorno alle spalle della bionda, prima che lei potesse sgattaiolare via. Samantha si limitò a sbuffare e continuare a camminare, imperterrita.
«Allora, cosa mi racconti di bello?»
«Ho perfezionato la Fattura Orcovolante. Vuoi provarla?»
«Sarei tentato, ma no, grazie».
Lei alzò gli occhi al cielo, mascherando un sorriso.
«Ah, ma allora sei umana anche tu!» esclamò lui, fingendosi sorpreso.
Sam gli tirò una gomitata «Perché, cosa pensavi che fossi?» gli chiese, senza darsi pena di attenuare il tono minaccioso.
«Sicuramente una deliziosa e leggiadra creatura» mormorò, massaggiandosi il fianco.
La ragazza lo squadrò per qualche istante e poi sorrise, scuotendo la testa «Oggi sono magnanima e ti risparmio».
«Quale onore» esclamò sarcastico «Così mi lusinghi».
«Se vuoi posso affatturarti lo stesso».
«No, grazie. Possiedo ancora un certo istinto di autoconservazione».
Lei inarcò graziosamente le sopracciglia fini «Sai, con la bocca larga che ti ritrovi, non si direbbe proprio».
Il Grifondoro alzò gli occhi al cielo «Merlino, queste settimane senza di me ti hanno davvero rovinata!» per tutta risposta ricevette un’altra gomitata.
 

“Some are like water, some are like the heat,
some are a melody, some are the beat;
sooner or later they all be gone.
Why don’t they stay young?”
 
Alphaville – Forever young


  
La Sala Grande era addobbata a festa: le candele galleggiavano, illuminando ogni singolo angolo, il soffitto era tinto di un blu profondo, puntellato da piccole stelle luminose. Era una splendida serata.
Il professor Silente assisteva all’ingresso dei gruppi di studenti, che prendevano posto chiacchierando, e si accarezzava la lunga barba bianca, ricambiando i saluti divertito, soprattutto quando un certo Sirius Potter si sbracciò per richiamare la sua attenzione, rischiando di centrare con una mano la professoressa McGranitt che proprio in quel momento si stava apprestando ad andare a recuperare i ragazzini del primo anno. Lo vide scusarsi calorosamente con la donna, che si stava trattenendo dal trasformarlo in un fermacarte: utile e silenzioso.
Una volta che la Sala si fu riempita e l’insegnante di Trasfigurazione si fu liberata dall’alunno più terribile da circa quarant’anni a quella parte, la Cerimonia dello Smistamento poté iniziare.
«Quando chiamerò il vostro nome dovrete mettervi il Cappello e sedervi sullo sgabello. Quando il Cappello proclamerà la vostra casa, andrete a sedervi al tavolo giusto» spiegò la McGranitt, srotolando una pergamena «Alberic, Sheila» una ragazzina pallida e tremante si diresse, inciampando nei gradini, verso lo sgabello; indossò il Cappello e si sedette. Dopo un attimo di silenzio quello gridò «GRIFONDORO!»
Il tavolo rosso-oro scoppiò in un boato: guadagnarsi il primo alunno dell’anno era diventata una specie di gara tra le quattro Case. Iniziarono a sentirsi anche dei fischi, che intonavano l’inno di Hogwarts, sotto lo sguardo divertito di Silente e infastidito ed indignato degli altri professori. Tanto che la McGranitt, infelice Direttrice di Grifondoro, fu costretta ad interrompere l’appena iniziato Smistamento per richiamare i colpevoli, che si scusarono, o almeno fecero finta, promettendo di non farlo più.
Scuotendo il capo, la donna riprese «Arkell, Sebastian».
Il ragazzino moro con gli occhi verdi si sedette annoiato sullo sgabello, alzandosi subito dopo che il Cappello ebbe urlato «Serpeverde!»
«Bentley, Michael» finì a Corvonero e la cerimonia continuò per un bel pezzo, sotto gli sguardi impazienti dei ragazzi, fino a «Zander, Callie», che si unì al tavolo dei Grifondoro. Finalmente la McGranitt arrotolò la pergamena, portò via il Cappello e lo sgabello e tutti si risvegliarono dal torpore che li aveva avvolti.
Silente si alzò in piedi, sorridente, e aprì le braccia come a circondare l’intera Sala «Ai nuovi studenti, benvenuti!» cominciò bonario «Ai vecchi, bentornati! Ci sarà un tempo per i discorsi, ma non è questo. Visto che siete giunti fin qui con un unico pensiero in mente, non posso fare altro che augurarvi: buon appetito!» con un gesto della mano si riaccomodò e sui tavoli e nei vassoi comparve cibo in abbondanza, provocando lo stupore dei nuovi arrivati e i sospiri soddisfatti dei più grandi.


“A philosopher once asked:
«Are we human
because we gaze at the stars,
or we gaze at the stars
because we are human?»
Pointless, really.
Do the stars gaze back?
Now, that’s a question.”
 
Stardust


 
«Non mangiarlo!»
Un ragazzo smilzo e moro si bloccò con la forchetta a metà strada dal piatto alla bocca e alzò un sopracciglio, scettico.
«Sentiamo un po’, perché non dovrei mangiarlo?» chiese annoiato.
La ragazza bionda di fronte a lui lo ammonì con i suoi grandi occhi azzurri «Se il tuo oroscopo dice di non farlo, ci sarà un motivo!»
«E da quando in qua gli oroscopi vietano di mangiare roast beef?»
«Non dice di non mangiare roast beef, dice di non mangiare carne!»
«Che cazzata!» così dicendo si portò alla bocca il tanto agognato pezzo di carne.
«Io ti ho avvertito» sibilò la Serpeverde, tornando alla sua cena.
«Tu sei tutta matta».
Quando lei si limitò ad ignorarlo, lui scosse il capo e si voltò alla sua destra, dove, silenzioso, un ragazzo biondo stava gustando il banchetto.
«Ma l’hai sentita? Non vuole lasciarmi mangiare in pace!»
L’altro scrollò le spalle e gli lanciò uno sguardo con i suoi occhi di ghiaccio «Magari lo faceva per il tuo bene» sussurrò, mascherando una nota di divertimento.
«Esatto!» scattò la biondina «Ti stavo solo dando un consiglio, Jake, non volevo obbligarti!»
«Scusa?!» allibì lui, spalancando gli occhi castani «E quel “Non mangiarlo!” cos’era?!»
«Un consiglio! Ma se tu preferisci cadere preda degli scherzi del destino, prego, fai pure!»
Il ragazzo biondo roteò gli occhi esasperato «Finitela, siamo appena arrivati».
Loro misero il broncio come due bambini e ripresero a mangiare.
«Comunque, Jasper» proseguì lei «dovresti fare attenzione alle scale, nei prossimi giorni» lo avvertì, con lo sguardo fisso sulla rivista accanto al suo piatto.
«Starò attento» rispose lui, laconico.
«Già, stai attento, potresti scivolare e spaccarti la testa» ironizzò l’altro.
«E tu, Jacob, dovresti fare attenzione alle bionde, potrebbero arrabbiarsi e spaccarti la testa» ribatté lei, facendo quasi strozzare Jasper con le sue patate.
«La tua simpatia è travolgente, Miriam, sul serio» lanciò un’occhiataccia all’amico «Attento a non morire prima del tempo, Malfoy, mi toglieresti tutto il divertimento».
Lui tossì, battendosi una mano sul petto, rosso in volto.
«Guarda che si sta strozzando sul serio, Jake» mormorò la ragazza, preoccupata «Dagli un colpetto».
Jacob picchiò la mano sulla schiena del biondo, con più forza del necessario, finché lui non lo fulminò e portò il calice alle labbra.
«Ci stavi rimanendo secco, Jazz!»
«Potevi colpirmi più piano, Grant» sibilò, mentre l’altro ghignava da vero Serpeverde.
«Ehi, Jasper» lo richiamò un loro compagno del sesto anno, seduto all’altro lato di Jacob «Tua sorella dice che sei un cretino» riferì ghignando.
«Oh, grazie Keith, questa mi mancava» cinguettò sarcastico «Dille che è una stronza».
Keith non fece una piega e si apprestò a riferire il messaggio.
Jasper spostò lo sguardo sulla sorella, a diversi posti di distanza. Quando le arrivò la sua risposta, la vide ghignare e posare gli occhi azzurri su di lui. Le restituì il ghigno e levò il calice nella sua direzione; Samantha ricambiò, con un piccolo sorriso sulle labbra perfette.

 

“Everyone’s here,
everybody’s watching you now,
everybody waits for you now.
What happens next?
What happens next?”

Switchfoot – Dare you to move


 
«Bene» esclamò Silente, alzandosi e facendo scomparire il cibo dai piatti, provocando lamenti soffocati «Prima di augurarvi un buon inizio di anno scolastico e spedirvi nei vostri dormitori è mio dovere fare qualche annuncio: Mastro Gazza ci tiene a ricordarvi i numerosi oggetti vietati all’interno della scuola e le solite regole, che troverete in una lista completa fuori dal suo ufficio. La Foresta Proibita è, come dice lo stesso nome, proibita per tutti gli studenti, dal primo al settimo anno, e qualcuno dei più grandi dovrebbe ricordarlo» rise sotto i baffi e lanciò una veloce occhiata al tavolo di Grifondoro, verso due identiche chiome corvine «Per qualsiasi ulteriore problema potrete rivolgervi ai Prefetti e ai Caposcuola, che saranno ben lieti ad aiutarvi. Infine, questo sarà un anno speciale. Sono lieto di annunciarvi che Hogwarts ospiterà il Torneo Triacademy» il boato che scoppiò nella Sala coprì il resto della frase. Silente sorrise paziente, mentre ai tavoli delle quattro case gli studenti più grandi festeggiavano la novità con fischi e urla, guardati confusi dai più piccoli.
Silente si schiarì la gola e batté le mani, per richiamare l’attenzione; il trambusto sciamò e tutti posarono gli occhi sul vecchio Preside «Sono contento di vedere tanto entusiasmo, ma trattenetevi ancora per qualche istante. Come stavo dicendo, ospiteremo per tutta la durata del Torneo le accademie di Beauxbatons e Durmstrang. Per chi non lo sapesse, il Torneo Triacademy è una competizione amichevole fra tre scuole di magia, a cui possono partecipare i ragazzi dai quindici anni in su. Le prove variano di edizione in edizione, così come la scuola ospite. La scorsa edizione Hogwarts ha ottenuto risultati eccellenti e speriamo di poter tenere alto il nostro nome. Le delegazioni di Beauxbatons e Durmstrang arriveranno verso la metà di ottobre; le date dell’evento vi verranno comunicate durante questo primo mese di scuola. I vostri insegnanti, inoltre, mi hanno pregato di ricordarvi che la partecipazione al Torneo non vi esenta dallo studio: quindi impegnatevi per i vostri esami di fine anno! Con questo ho concluso, buon inizio di anno scolastico!»
Finalmente liberi di alzarsi, gli studenti cominciarono a schiamazzare, raggruppandosi con gli amici per tornare ai dormitori.
 

“Insanity laughs under pressure we’re cracking.
Can’t we give ourselves one more chance?
Why can’t we give love that one more chance?
Why can’t we give love?”
 
Queen - Under pressure


 
«Grandi novità quest’anno! Voi lo sapevate?»
«Per niente. Lily aveva una vaga idea che ci fosse in ballo qualcosa, ma questo…»
«Beh, io lo sospettavo».
James e Jeremy si voltarono verso Mark, seguiti a ruota da Steve e Mike «Lo sapevi?!» chiesero all’unisono.
Mark sbuffò «Non ho detto questo. Lo sospettavo e basta! E’ da più di tre anni che non lo facevano!»
Gli altri si guardarono «In effetti…»
«Ma non è questo il punto!» esclamò Mike di colpo.
«Già» continuò Steve «Partecipate?»
Jeremy alzò le sopracciglia «Ce lo chiedete anche?»
«Chissà quest’anno cosa si inventeranno» borbottò James pensieroso «L’ultima volta mi ricordo che c’era una caccia al tesoro».
«Era un percorso a ostacoli da superare con la magia» lo corresse Mark.
«E ve la ricordate la premiazione? Beauxbatons ha fatto una festa incredibile!» esclamò Jeremy.
Mike fece una smorfia «Ma se non ci sei andato! Non potevamo partecipare e siamo rimasti qui».
Il suo gemello agitò una mano «Quisquilie! Me l’ha raccontata François!»
«François come François Weasley?»
«Quanti altri François conosci, Mark?»
«Io uno, ma voi potreste conoscere qualche altro François».
«Non preoccuparti, è quel François: il figlio di zio Bill e zia Fleur».
«La finite di ripetere François?!» berciò Mike.
«Ti da fastidio se diciamo François?»
«Smettila!»
James e Mark sospirarono, mentre Steve richiamava all’ordine i cugini per andare finalmente al dormitorio.
I due continuarono a stuzzicarsi, facendosi largo tra la folla che chiacchierava nella Sala, finché Mike si stufò e aumentò il passo, per distanziarsi dal fratello. Ma così facendo si ritrovò ad andare a sbattere contro un gruppo di ragazze.
«Scusate» borbottò, senza neanche guardarle in faccia.
«Stai più attento, per Merlino!» esclamò una di loro, massaggiandosi la spalla.
Non aveva intenzione di fermarsi, davvero, ma gli venne automatico, non appena quella voce gli giunse alle orecchie.
Si voltò appena, incontrando gli occhi color cioccolato di Vanessa Harper.
Entrambi fecero una smorfia, non appena si riconobbero.
«Weasley» mugugnò lei acida «guarda dove vai invece di travolgere chiunque incontri sulla tua strada!»
«Scusa Harper» rispose con lo stesso tono «ma sai, le serpi di solito strisciano per terra».
Lei strinse gli occhi e si avvicinò di un passo «Allora è dove dovresti stare tu».
Lui la imitò, digrignando i denti «Sarò comunque più in alto di te».
I suoi amici lo raggiunsero, giusto in tempo per assistere alla scena, e tutti e quattro alzarono gli occhi al cielo, esasperati.
Ma i due non si accorsero di nulla, presi com’erano ad insultarsi.
«Sam, fai qualcosa!» si lamentò Jeremy, voltando lo sguardo verso la cugina bionda, che, insieme alle amiche, assisteva imperturbabile al litigio.
«Perché io?» si limitò a chiedergli, spalancando appena gli occhi azzurri.
«E’ tua amica, no?»
«E’ tuo fratello, no?» lo imitò.
Lui sbuffò ed incrociò le braccia. Sapevano entrambi che quando quei due iniziavano c’era ben poco da fare.
Agatha soffiò esasperata «Merlino, portate via questo pazzo».
«Qua di pazza c’è solo la Harper» sibilò Steve.
«Non cominciare anche tu, Weasley».
«Per favore, non anche voi» li pregò Lyra, distogliendo l’attenzione dalle sue unghie.
I due si lanciarono un’occhiataccia e, di comune accordo, decisero di ignorarsi.
Ma Vanessa e Mike non avevano ancora finito, anzi, cominciavano a tirare fuori le carte del passato.
«-tua!»
«Mia?! Sei stata tu! E non cercare di negarlo!»
«Ma come osi?! Non sono stata io ad essere andata a letto con un altro!»
«Ero ubriaco, dannazione! Quante volte vuoi che te lo ripeta?!»
«Ubriaco?! Eri ubriaco quanto un astemio davanti ad una cassa di Whisky Incendiario!»
«Ero ubriaco marcio! E smettila di andare a rivangare sempre la stessa storia! Vogliamo parlare di quando tu l’hai fatto con Jensen?!»
«E’ stato dopo che ci sei andato con la Webster! Idiota!»
«Non chiamarmi idiota!»
«Ti chiamo idiota quanto voglio! Meriteresti di peggio!»
Sembrava dovessero andare avanti all’infinito. Avevano bloccato il passaggio e ormai mezza scuola stava assistendo alla loro accesa discussione. E tutti sapevano bene di cosa si trattasse, anche se, dopo un anno, iniziava a sembrare cosa vecchia.
Nessuno provava a fermarli: nella foga della lite, avrebbero potuto azzannare chiunque.
Ma qualcuno si era stancato di aspettare e si fece avanti a spintoni, sbucando accanto ai Grifondoro.
«Allora?!» Robert Glasgow non era mai stato un tipo molto paziente e quella sera era particolarmente stanco e desideroso più che mai di raggiungere il dormitorio di Serpeverde «Avete rotto i coglioni!» Alcuni studenti più grandi coprirono le orecchie ai piccoli che si ritrovavano accanto. Perché quando Glasgow perdeva quella poca pazienza che la natura gli aveva donato, poteva diventare decisamente scurrile, addirittura più di Diana Weasley. «A nessuno in questo fottuto castello importa qualcosa della vostra fottutissima situazione, cazzo! E’ successo più di un anno fa! E chi se ne fotte di chi si è scopato chi! Se volete litigare prendete i vostri culetti ossuti e andate a fanculo!»
Calò il silenzio, mentre tutti cercavano di riprendersi da tanta volgarità. Ma, se non altro, era riuscito nel suo intento: non volava più una mosca.
«Bravo Robert» mormorò Agatha sarcastica «tu sì che sai come calmare gli animi senza diventare sboccato».
«Me ne frego!» a passo di marcia li superò e si avviò verso i sotterranei. Quando scomparve alla vista, la circolazione si riattivò e gli studenti ripresero quello che stavano facendo prima.
«Forza Ness, andiamo» Karen tirò gentilmente l’amica per un braccio, facendo un cenno di saluto ai Grifondoro, Agatha le seguì senza una parola.
«Ci vediamo» li salutò Samantha, andando via con una sorridente Lyra.
Mike rimase immobile per un istante e poi volò via verso la torre di Grifondoro, fumando come una teiera.
Gli altri quattro sospirarono e lo seguirono.


“Welcome to the jungle,
it gets worse here everyday,
ya learn ta live like an animal
in the jungle where we play.
If you got a hunger for what you see
you’ll take it eventually.
You can have anything you want
but you better not take it from me.”
 
Guns’n Roses – Welcome to the jungle


 
«Sei solo un bamboccio, come credi di potercela fare?»
«Grazie, davvero, con il tuo appoggio arriverò proprio in alto!» cinguettò sarcastico Sirius, posandosi con aria drammatica una mano sul cuore.
Penelope Baston, cacciatrice del settimo anno, lo guardò sdegnata e accavallò le lunghe gambe, seduta sulla poltrona vicino al fuoco della sala comune.
«Non farci caso, Sirius, io sono sicura che andrai bene» gli sorrise una biondina, distogliendo per un istante l’attenzione dal libro che stava leggendo.
Lui ricambiò il sorriso, gongolante «Grazie Becky! Almeno tu mi capisci».
«Non fare la vittima, adesso» berciò Penelope, fulminandolo con gli occhi grigi.
Il ragazzo le lanciò un ghigno e appoggiò la schiena al divano, allungando i piedi sul tappeto davanti al caminetto.
«Non ci credo!»
L’esclamazione di Aaron richiamò l’attenzione del gruppetto.
«Cosa succede?» gli chiese Sirius, cercando di sbirciare la rivista che stava leggendo l’amico.
«Vogliono bloccare la produzione delle Nimbus! Ma sono impazziti?!»
«Cosa?!» Sirius gli strappò il giornale di mano e iniziò a scorrere febbrilmente le righe dell’articolo «Dicono che le prestazioni stanno calando e iniziano a verificarsi disfunzioni di manovrabilità».
«Ma non è vero!» si inalberò Penelope «La mia Nimbus è perfetta, vola meglio dei nuovi modelli di Comet! Avete visto la nuova QuattrocentoSessanta? Merlino, per manovrarla devi avere la forza di un Troll!»
Uno scoppio interruppe la discussione e i quattro si voltarono, fino a posare gli occhi su Caleb che, sdraiato sul tappeto, aveva appena fatto esplodere qualcosa.
«Cosa diavolo stai combinando?» chiese scorbutica la Baston, portandosi dietro un orecchio i lunghi capelli neri.
Lui si rimise seduto e si gratto una tempia con la bacchetta «Non mi sono esercitato in Trasfigurazione» grugnì poi «Se lo scopre la Mc vado a fare compagnia a Sir Nick».
«Trasfigurazione?» chiese Sirius, assumendo di colpo un’espressione preoccupata. Aaron si limitò ad alzare gli occhi al cielo, ormai abituato alla scena.
«Certo che siete proprio degli scansafatiche!» li rimproverò la mora, mentre al suo fianco Rebecca rideva dietro al suo libro.
«Minnie mi strangolerà!» iniziò a lagnarsi Sirius.
«Figuriamoci» borbottò Aaron, riprendendosi la sua rivista «Sarebbe più sorpresa se li avessi effettivamente fatti. E non pensare di copiarli da me!» lo avvertì alzandosi. Salutò tutti e se ne andò, seguito dopo un attimo da Sirius.
«Dai, Ronnie, solo per questa volta!»
Caleb soffocò una risata e riprese le sue esercitazioni.
«Ragazze!» una voce squillante raggiunse le loro orecchie ed entrambe si girarono verso la proprietaria, che a spintoni si face largo fino a loro, seguita da un’altra ragazza.
«La sapete l’ultima?» chiese eccitata «Mike e la Harper hanno litigato di nuovo, giù nell’Ingresso!»
«E allora?» chiese Penelope perplessa «Non vedo come possa interessarci».
L’altra sbuffò, scostandosi i capelli color mogano dal volto «E’ solo una questione di pettegolezzi» rispose, come se si trattasse di un’ovvietà «Almeno domani mattina non lo verrai a sapere da una ragazzina del secondo anno, che a malapena sa cosa significa andare a letto con qualcuno».
L’altra si limitò a scuotere la testa e tornare a sfogliare l’edizione serale del Profeta.
«Vi sedete con noi, ragazze?» chiese più gentilmente Rebecca «Dov’è Jasmine?»
Le due si accomodarono accanto a lei sul divano «L’abbiamo persa di vista in Sala Grande, penso che sia scappata via, invece di assistere al litigio» le rispose Annabelle.
L’altra, che era stata in silenzio fino a quel momento, esclamò d’un tratto «Ho voglia di budino»
Penelope roteò gli occhi, senza distogliere l’attenzione dalla pagina che stava leggendo «Hai appena mangiato, Helen» le ricordò.
Lei spalancò appena i grandi occhi chiari «Ma lo voglio!»
Annabelle si portò una mano alla fronte, chiudendo gli occhi esasperata.
«Parlando di cose serie» continuò dopo essersi ripresa «Non vedo l’ora che inizi il Torneo!»
Helen allargò il sorriso, dimentica del budino «Anch’io! Chissà che prove ci saranno».
«Secondo me metteranno qualcosa sul Quidditch» ipotizzò Rebecca.
«Quidditch?!» esclamò Penelope, buttando di lato il giornale «Se c’è il Quidditch voglio partecipare!»
«E’ solo un ipotesi» disse Annabelle.
La mora quasi la sbranò con gli occhi «Non rovinare i miei sogni, Young!»
«Placa i bollori, Baston!»
«Calmatevi tutte e due» le rimproverò Rebecca.
«Ehi, Annie» la chiamò Helen, che stava scrutando il giornale buttato di lato «Hai letto questo?» le chiese, porgendoglielo.
Annabelle lo prese curiosa e iniziò a leggere, lanciando un urletto alla fine «Non è possibile!»
«Cosa succede? Madama McClan ha chiuso bottega?» chiese ironica Penelope.
«No! Sono le Sorelle Stravagarie! Myron è stato avvistato ad Hogsmeade con una strega! Ah, per tutte le sottane di Morgana! Quanto la odio!» e continuò a lanciare improperi contro quella pover’anima.
«Chi è Myron?» chiese intanto Helen.
«Myron Wagtail, il cantante del gruppo. Quello per cui Ann ha una cotta pazzesca».
«Quale? Quello che sembra un vampiro?» chiese schifata la Baston.
«Quello con i capelli lunghi e ricci».
«Ah!» esclamò Helen «Quello del poster!»
«Esatto».
«Era meglio Stubby Boardman» commentò una voce dietro di loro.
«Jasmine!»
La bionda Jasmine Thomas si accasciò sulla poltrona di fronte a Penelope «Quella degli Hobgoblin sì che era musica. Peccato che Stubby si sia ritirato ed ora è un vecchio bacucco. Penso che l’episodio della rapa sia stato un trauma per lui».
«Di cosa stai ciarlando?!» si riscosse Anne «Gli Hobgoblin sono solo un gruppo di cantanti hippy!»
«Ritira subito quello che hai detto!» si inalberò Jasmine, sporgendosi verso l’amica, con gli occhi grigi ridotti ad una fessura.
«Non ci penso proprio!»
Un altro rumoroso scoppiò le interruppe, questa volta seguito da un denso fumo color cenere.
«Basta! Ci rinuncio!» mugugnò Caleb, alzandosi ed andandosene sconfortato.
Penelope sbuffò «Me ne vado anch’io, Merlino solo sa che razza di giornata sarà domani!»
«Vengo anch’io» borbottò Annabelle, alzandosi dal divano e stiracchiandosi. Con un veloce cenno di saluto, le due sparirono su per le scale del dormitorio femminile.
«Dove sei stata, Jas?» le chiese Helen.
Lei scrollò le spalle «Le solite raccomandazioni da sorella maggiore: non farti mettere i piedi in testa, attacca chi ti da fastidio, non fare sesso senza precauzioni…le solite cose, insomma».
Rebecca ridacchiò «Già, proprio i soliti consigli. Ti ricordi che tua sorella ha solo quattordici anni, vero?»
«E’ una Corvonero, Becky; quelli sanno scrivere un trattato sul sesso anche a dodici anni» commentò acida.
«Esagerata».
«Perché non hai sorelle Corvonero, altrimenti capiresti. E’ peggio di me ed io ho diciassette anni!»
«Non ci vuole molto ad essere peggio di te. Tu rifuggi l’amore come un Tranello del Diavolo la luce del sole».
Jasmine la guardò per un momento «Che razza di paragone! Potevi trovare qualcosa di meglio!»
«Scusa» sorrise Rebecca «Era più d’effetto».
«Oh, leggiadre fanciulle! Ancora in piedi?»
Jasmine roteò gli occhi, riconoscendo la voce, Helen e Rebecca sorrisero, voltandosi verso il gruppo appena arrivato.
«Ciao ragazzi» li salutò la bionda.
Jeremy, Mark, Steve e James si strinsero nei posti lasciati liberi, con immenso disappunto di Jasmine.
«E’ vero che Mike ha litigato di nuovo con Vanessa?» chiese Rebecca preoccupata.
I quattro annuirono.
«Come sta?»
«Come al solito» le rispose Jeremy, appena corrucciato «Se non la smettono finiranno per distruggersi».
«Hanno iniziato alla grande, quest’anno» commentò ironico Steve.
Gli altri non poterono che concordare. L’anno non poteva iniziare meglio.

 
 

 

 

Note:
 
Ed ecco qua il nuovo capitolo. Lo so ci sono un mucchio di altri nomi e immagino che vogliate uccidermi per questo (coughnonsonofiniticough), ma su col morale! Pensate che un giorno mi sono messa a creare nomi per tutti gli studenti di Hogwarts nell’epoca di Spin! Facendo una media di dieci ragazzi per anno, cinque maschi e cinque femmine. Grifondoro l’ho completato, Serpeverde mi mancano alcuni nomi, le altre due case sono molto incomplete. Credetemi, è davvero difficile creare nomi, secondi nomi e cognomi per centinaia di persone che suonino bene affiancati!
 
Anyway.
Ecco che viene introdotto il torneo Triacademy, le prove non si sanno ancora e dovrete aspettare. Ho cercato di continuare a presentare alcuni personaggi, senza esagerare, e da qui si dovrebbero aprire le varie parentesi “relazioni”. Una si è giù vista, finita male, purtroppo.
 
Se avete riconosciuto qualcosa è perché non è farina del mio sacco (vedi smistamento o discorso di Silente), ma estratto direttamente dai libri della saga e rielaborato.
 
Le frasi tra uno stacco e l’altro sono state terribilmente difficili da trovare! E’ la cosa che richiede più tempo, a volte. Però ci tengo a farlo e continuerò di sicuro!
 
Piccola informazione:
Ho intenzione di  pubblicare una raccolta di oneshot, drabble, eccetera su Spin. Se siete curiosi di saperne di più sui personaggi, su quello che è accaduto, su quello che potrà accadere, sulle relazioni tra uno e l’altro, beh provate a leggerla. Si intitolerà “Life’s drops”, non so quando la pubblicherò, ma state all’erta se vi interessa!
 
E ora passo alle recensioni! Devo dire che sono stata molto contenta di averne trovata qualcuna!
Finleyna 4 ever: Aaah! Ma guarda un po’ chi si ritrova! Sono contentissima che ti piaccia, cara! Eccoti il seguito! ^.^
shikon93: Dopo questo capitolo probabilmente mi vorrai uccidere. Sono troppi nomi lo so, ma in fondo devono esserci per forza! Spero continuerai a leggerla e sono contenta che ti piaccia come scrivo. A volte fa davvero bene sentirselo dire! XD
Penny Black: L’importante è che alla fine tu l’abbia trovata e che continuerai a leggerla! Continua a seguirla mi raccomando, siamo solo all’inizio! E coi nomi, vedrai, sarà più facile man mano che andiamo avanti!
 
Infine, un grazie a Ladym perché deve avere davvero una grande pazienza. Si è messa a leggere tutto “Un salto nel futuro” e “20 Reasons for a boy to love a girl”, sul serio, devi essere pazza. Ma sono contenta che tu lo sia! XD Grazie per i complimenti, faccio del mio meglio per rendere i miei testi non pesanti, anche se non so se sempre ci riesco. Sono contenta che ti siano piaciuti i nuovi personaggi, come puoi vedere qui (se mai leggerai Spin) hanno grande importanza. Infondo è la loro storia! Per quanto riguarda “Un salto nel futuro” sono d’accordo con te. I capitoli erano effettivamente corti e i tempi di attesa troppo lunghi. Mi giustifico solo dicendo che a volte dovevo per forza far finire il capitolo in un certo modo altrimenti ci si inoltrava in altri meandri che dovevo lasciare per il seguente. Per quanto riguarda i nuovi personaggi: sono felice di sapere che ti sarebbe piaciuto leggere di più su di loro, ma non sapevo se altri fossero stati d’accordo e inoltre avevo già intenzione di scrivere qualcosa su di loro! In “Spin”, forse, la tua curiosità potrà essere soddisfatta! Comunque mi è davvero piaciuto leggere le tue recensioni. Ti ringrazio!
 
E ovviamente un grazie enorme a chi legge e alle anime pie che hanno messo questa storia tra le seguite!
 
Alla prossima!

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Capitolo 4
*** What a crazy life! ***


Nota: Sotto richiesta, ho deciso di fare uno schema con tutti i personaggi della storia, per aiutarvi ad orientarvi e rendere più leggera la lettura. Ma ho bisogno di sapere cosa esattamente volete che inserisca nello schema.


 

 

What a crazy life!





 

“I wake up in the morning,
put on my face
the one that’s gonna get me
through another day,
doesn’t really matter how I feel inside,
this life is like a game sometimes.”

Avril Lavigne – Naked

 

Penelope Baston non credeva ai suoi occhi.
Rilesse più e più volte la pergamena affissa sulla bacheca della Sala d’Ingresso, la bocca che ad ogni riga si spalancava sempre di più.
«Ma che diavolo sta succedendo in questa scuola?!» abbaiò irritata, spaventando un gruppetto di Corvonero che si stava dirigendo in Sala Grande per la colazione.
«Non ci posso credere!»
«Ehi, Penny!»
Lei alzò gli occhi al cielo, riconoscendo all’istante la voce che l’aveva interrotta. Nessuno ad Hogwarts che ci tenesse alla vita osava chiamarla Penny. Nessuno. Ma era evidente che, dopo sei lunghi anni, Brian Corner non l’aveva ancora capito.
Penelope si voltò di scatto, con le mani sui fianchi e l’espressione assassina, ritrovandosi a fronteggiare il Capitano della squadra di Quidditch di Corvonero, al settimo anno come lei.
«Beh, che succede?» le chiese avvicinandosi.
Ma lei non si lasciò incantare dal suo sorriso abbagliante e, corrucciata, gli indicò con un dito l’avviso che aveva rovinato la sua giornata.
Scorrendo le poche righe, gli occhi verdi di lui si spalancarono esattamente come quelli della Baston un minuto prima e l’esclamazione che si fece sfuggire non fu poi tanto diversa.
«Per tutte le mutande rosa di Merlino!» si avventò sulla bacheca, il naso a pochi centimetri dalla pergamena, ed iniziò a colpire le scritte con la bacchetta.
Penelope roteò gli occhi infastidita e mugugnò «Credi davvero che cambieranno, Corner?»
«E’ uno scherzo! Lo so, non può essere altrimenti!» esclamò disperato, ma vedendo che nessun incantesimo sembrava cambiare la triste verità e l’unico risultato che aveva ottenuto era stato quello di bruciacchiare l’angolo destro del foglio, si arrese e ripose la bacchetta.
«Non può essere vero» borbottò scoraggiato, scuotendo la testa senza staccare gli occhi dall’avviso.
La Grifondoro aggrottò le sopracciglia e lo imitò senza aprire bocca.
Rimasero in contemplazione per qualche minuto, finché un’altra voce li riscosse.
«Ehi, che succede qui?»
Si voltarono entrambi, spalancando appena gli occhi alla vista che si presentava dinnanzi a loro.
Sirius Potter li fissava tranquillo, con un’espressione innocente che non gli si addiceva affatto, soprattutto quando portava a spasso, buttata quasi negligentemente sulla spalla destra, una Kimberly Weasley a dir poco infuriata. Le sue gambe, così come l’orlo della gonna della divisa, erano fisse saldamente sotto il braccio di lui, la testa penzolava nel vuoto alle sue spalle, con i lunghi capelli rossi che ricadevano in una massa informe.
«Non ne voglio sapere niente» annunciò Penelope, guardandolo stranita.
Sirius ghignò, ignorando i pugni che la sua compagna gli tirava; anche perché se voleva davvero fargli male avrebbe dovuto impegnarsi di più.
«Non ti preoccupare perché non ho intenzione di dirtelo. E’ un segreto tra me e Kimmy Timmy».
In risposta, lei agitò le gambe e, se non fosse stata ammutolita da un Silencio ben piazzato, gli avrebbe di certo urlato talmente tanti improperi da spedirlo come Schiantato in Infermeria. Ma, fortunatamente per Sirius, dalla sua bocca non usciva un solo misero suono. Tanto sapeva già con esattezza quello che la irritava…e non si premurava affatto di evitarlo.
«Come dici, Kimmy Timmy?» scoppiò a ridere, mentre un’altra serie di innocui pugni gli veniva scaricata sulla schiena «Allora, cosa succede?» chiese di nuovo ai due del settimo anno.
Fu Brian a rispondergli «Hanno cancellato tutte le partite di Quidditch! Tutte!» esclamò, con un velo di disperazione nella voce.
«Oh, beh. E’ per il Torneo, no? Per un anno ne vale la pena».
«Non capisci niente, Sirius!» si irritò Penelope «Questo è il nostro ultimo anno! Ci tenevamo a giocare per un’ultima volta!»
«Già, ha ragione Penny!»
«Non chiamarmi Penny, idiota!»
«Perché? Ti sta bene».
«Lo odio!»
Brian le sorrise «Beh, se vuoi che io continui a parlarti dovrai sopportare quel nome, perché non ho intenzione di chiamarti in nessun altro modo».
«Per quello che mi riguarda puoi anche sparire per sempre dalla mia vista!» ribatté acida la Baston.
«Questo fa male, tesoro».
«Non chiamarmi tesoro!»
Sirius roteò gli occhi «Oltre a questo? C’è qualcos’altro?»
«Cos’altro ci può essere di più terrificante?» berciarono all’unisono i due, con la stessa espressione sconvolta.
Erano proprio fatti l’una per l’altro. Chissà quando si fosse decisa, Penelope, a dargli una possibilità…stavano diventando decisamente irritanti.
«Ah, non so» cominciò ironico «Forse hanno deciso di– e smettila di agitarti Kim! Tanto non ti mollo!» esclamò all’indirizzo della compagna buttata sulla sua spalla. Ma lei non aveva intenzione di arrendersi e continuò ad agitarsi, imprecando mentalmente, visto che era impossibilitata a farlo in altro modo. Almeno finché Sirius non le mollò una pacca sul sedere, ricambiata da una gomitata nella schiena.
«Merlino, rossa, sei sfiancante!»
“Allora perché non la lasci andare?” pensarono Brian e Penelope.
Ma, fortunatamente per Kimberly, l’ora della liberazione era arrivata. Sottoforma di una sdegnata professoressa McGranitt.
«Potter!» esclamò, avvicinandosi velocemente al gruppetto «Che cosa hai intenzione di fare?!»
Lui ridacchiò divertito «Oh, non si preoccupi, prof! Niente che possa scandalizzare i primini!»
L’anziana donna sembrò aspirare tutta l’aria dei dintorni, tanto si allargarono le sue narici «Per Merlino, Potter metti subito giù la signorina Weasley!»
Sirius sospirò, ma ubbidì senza aggiungere altro, facendo scendere gentilmente Kim dalla sua spalla e trattenendola per un gomito, mentre lei riacquistava l’equilibrio e la testa smetteva di girarle.
«E da lei non me lo sarei mai aspettata, signorina Weasley» continuò irreprensibile la McGranitt «Farsi portare in giro in maniera così…indecorosa; davvero, cosa avevate in mente di fare?»
Kimberly scosse energicamente la testa, terrorizzata al pensiero che la Vicepreside la ritenesse partecipe di quella sceneggiata.
La McGranitt la guardò confusa, mentre la ragazza continuava a gesticolare «Può anche parlare, sa? La bocca è fatta anche per quello».
«In realtà» cominciò Sirius, deciso per una volta che confessare era la scelta più giusta «le è stato lanciato un Incantesimo Tacitante».
La professoressa serrò gli occhi, invocando tutta la pazienza dei maghi per non incenerire una volta per tutte l’ultimogenito dei Potter, poi con un veloce contro incantesimo ridiede la voce alla sua alunna migliore «Mi dispiace dover cominciare così l’anno scolastico, ma cinque punti in meno a Grifondoro per il tuo comportamento assolutamente fuori luogo, Potter. E ringrazia che non ti abbia già dato una punizione!»
«Oh, ma prof, lei ha sempre tutta la mia ammirazione e gratitudine!» cinguettò Sirius, con un’inimitabile faccia tosta.
La donna alzò gli occhi al cielo «Filate subito in Sala Grande e guai a voi se vedo ancora qualcosa del genere!» poi se ne andò, decidendo che era meglio affogare le sue disperazioni nel the.
«Sei un idiota!» fu la prima cosa che si sentì, dopo che l’insegnante di Trasfigurazione fu sparita dietro le grandi porte.
«Andiamo, Kimmy Timmy, almeno ti ho salvato dalla Mc!» cominciò Sirius, arretrando lentamente.
«Non chiamarmi Kimmy Timmy, caccola di Troll! Se non fosse stato per te, non ci sarebbe stata nemmeno occasione di essere rimproverati dalla McGranitt!» gli urlò lei inviperita, con le guance rosse per l’umiliazione.
«Però non puoi dire che non sia stato diverten-» ma dovette interrompersi per scappare via dall’infuriatissimo Prefetto di Grifondoro.
Brian e Penelope li guardarono correre su per le scale, impassibili.
«Almeno hanno rallegrato la giornata» fu l’unico commento del Corvonero.
«Cos’è tutto questo baccano?»
I due si voltarono verso la voce fredda e irritata che si era appena fatta sentire, ritrovandosi davanti una biondissima Serpeverde, appena sbucata dalle profondità dei sotterranei di Hogwarts.
Penelope sbuffò «E’ solo Sirius. Quell’idiota si è portato in braccio tua cugina a spasso per il castello e ci ha fatto già perdere cinque punti».
La bionda e Brian ghignarono compiaciuti «Grifondoro comincia bene, quest’anno».
«Sta’ tranquilla che vi batteremo lo stesso, raggio di sole».
Lei roteò gli occhi, mentre James Potter le posava un braccio sulle spalle, ghignando divertito.
«Dormito bene bambolina?»
«La finisci di darmi tutti questi stupidi soprannomi? Potrei iniziare ad irritarmi».
Lui si limitò a sorridere, i capelli spettinati e la faccia ancora assonnata; poi, senza staccarsi dalla bionda, si voltò verso gli altri «Beh, oggi è il giorno dei cuori solitari? Prima Sirius e Kimberly, adesso voi due-».
«Non osare» lo interruppe Penelope sibilando, prima di girarsi e marciare dritta in Sala Grande.
Brian sospirò «Prima o poi accetterà di uscire con me» ma non sembrava convinto nemmeno lui.
James gli diede una pacca sulla spalla con la mano libera «Prendila per sfinimento, vedrai che accetterà».
«Tu sì che sai dare degli ottimi consigli, James» mormorò ironica Samantha, studiandosi le unghie.
Lui scrollò il capo «Cosa stavate facendo qui, comunque?» chiese ancora al Corvonero.
Se possibile la sua espressione si fece ancora più abbattuta «Hanno annullato tutte le partite di Quidditch dell’anno».
James spalancò occhi e bocca «Tutte?!»
Brian annuì «Più niente, neanche una misera partitina, niente di niente».
«C’è il Torneo» obbiettò la Serpeverde, come se fosse la cosa più logica del mondo, cosa che in effetti era. Ma i due ragazzi non le prestarono molta attenzione, almeno finché lei non pronunciò le parole magiche «Nel Torneo ci sarà il Quidditch».
«E tu come fai a saperlo?!» boccheggiò il Grifondoro.
«Ho le mie fonti» ghignò lei sibillina, scivolando via dalla presa del ragazzo.
Ma lui capì al volo e la squadrò con i suoi incredibili occhi verdi «Tuo padre parla troppo».
Samantha si limitò a scrollare le spalle con un mezzo sorriso e girare sui tacchi, diretta in Sala Grande, lasciando dietro di sé due diciassettenni decisamente sollevati.

 

“Is everybody going crazy?
Is anybody gonna save me?
Can anybody tell me what’s going on?”

Simple Plan – Crazy


 

«Dico, si può essere più stronzi?»
Lia Davies sbatté con foga il suo nuovo orario sul tavolo dei Corvonero, facendo alzare appena le sopracciglia brune al suo vicino, che continuò a fare colazione, indifferente.
«Un bell’Avada non glielo toglie nessuno!»
«Azkaban non è il posto migliore dove passare il resto della tua vita, zucchero» le fece notare il ragazzo al suo fianco, che finalmente alzò gli occhi azzurri dal suo piatto e li posò sulla compagna.
«Me ne frego, Jonathan! Guarda dove mi hanno piazzato la doppia lezione di Pozioni! Subito dopo quella doppia di Trasfigurazione! Il lunedì!» continuò a lamentarsi lei, gli scuri occhi a mandorla che lampeggiavano d’irritazione «Si può sapere chi è l’incompetente che ha fatto gli orari?» berciò, sbattendo un pugno sul tavolo.
«Andiamo, Lia, anche per i professori è difficile riuscire a combinare le lezioni per tutti e sette gli anni».
«Non  cominciare con il tuo solito discorso da spocchioso Prefetto, Eve! Non lo tollero, non oggi!»
Eveline Bradley sospirò e con invidiabile calma prese un’altra cucchiaiata di cereali, scuotendo la lunga chioma corvina.
«Ma cosa ti importa del lunedì!» berciò la bionda alla sua sinistra «Guarda piuttosto il giovedì! Storia della Magia, Erbologia e Divinazione, mai visto un giorno più noioso di questo!»
«Allora perché hai deciso di continuare quelle materie per il M.A.G.O.?» le chiese il ragazzo davanti a Jonathan.
«Devo mantenere un certo status, Goldstein! Sono una Corvonero!»
«Non cominciare Amanda» mugugnò Cornelia Upton davanti a lei, con il viso quasi affondato nella tazza di the.
«Notizia bomba!» come un fulmine, Brian Corner piombò in mezzo ai suoi compagni del settimo, con un sorriso che andava da orecchio a orecchio.
«Sentiamo» lo incoraggiò Jonathan Milton, senza però prestare molta attenzione a quello che era il suo migliore amico.
Ma Brian era troppo contento per accorgersene «Nel Torneo ci sarà il Quidditch!» esclamò spalancando le braccia.
«E allora?» borbottò Amanda Randolf, riprendendo la lettura del suo librone di Antiche Rune.
«Ma non capite? Potrò ancora giocare per un’ultima volta!»
«Affascinante» cinguettò Miranda Lester, appena arrivata con gli ultimi componenti del gruppetto. Scostando Brian, si accomodò al tavolo.
«Sul serio, Brian, trovati un altro hobby. Sei sempre lì a parlare di Quidditch» gli consigliò il ragazzo biondo arrivato con Miranda.
«Non capite niente!» ribatté lui piccato, facendosi spazio tra Jonathan e Lia «Cosa c’è di più importante?»
«Forse questi schifo di orari?» ribatté la mora accanto a lui, la voce grondante di sarcasmo.
«E poi come fai a saperlo?» gli chiese Jason Taylor, con i capelli così rossi da poter essere scambiato per un Weasley.
«Me l’ha detto Samantha».
«La Malfoy?» chiese Lia con espressione infastidita, abbandonando il suo orario.
Jonathan ridacchiò «E lei come fa a saperlo?»
Brian agitò una mano, dando un morso ad una fetta di pane tostato «A quanto ho capito da James, deve averglielo detto suo padre» rispose con la bocca piena, sputacchiando qualche briciola.
Eveline e Cornelia, davanti a lui, fecero una smorfia schifata e la seconda gli sibilò «Tieni la bocca chiusa quando mangi, Brian. Per Merlino, sei disgustoso».
Lui si limitò a roteare gli occhi verdi.
«Credo che dovreste recuperare i vostri orari, ragazzi. Vitious è da quelli del quinto» consigliò Emerson Goldstein ai ritardatari, per poi sbadigliare.
Checché Hogwarts ne dicesse, i Corvonero non erano sempre pronti e svegli di mente. O almeno, non la mattina del primo giorno di scuola. Infatti, a parte Brian Corner, il settimo anno era in coma profondo.
E niente e nessuno avrebbe potuto risvegliarli dal torpore mattutino.
Tranne ovviamente i casinisti del Grifondoro.
«Weasley, Thomas! Per tutti i maghi, smettetela subito! Dieci punti in meno a Grifondoro!»
«Ma prof, ce ne ha già tolti cinque!»
«Stia zitto signor Potter! Ringraziate che non vi metta tutti quanti in punizione!»
Una scarmigliata professoressa McGranitt si diresse a passo di marcia verso il tavolo dei professori, con le labbra serrate e migliaia di rughe sulla fronte.
Al tavolo rosso-oro Jasmine Thomas iniziò a picchiare la Gazzetta del Profeta in testa a Jeremy Weasley.
«Brutto Schiopodo col cervello di Vermicolo!» lo insultò la bionda, intervallando ad ogni parola un colpo di giornale.
«Ahi! E smettila, pazza isterica!» ribatté lui, cercando invano di coprirsi con le braccia.
Annabelle Young passò accanto a loro, strappando il Profeta di mano all’amica.
«Che si dice di bello nel mondo magico?» chiese, accomodandosi accanto ad Helen Fenton e aprendo il giornale davanti a sé.
«Si dice che siamo già sotto di quindici punti. Che schifo di inizio anno» biascicò Penelope Baston con una guancia su una mano e il cucchiaino nell’altra.
«Peggio di così non poteva iniziare» le fece eco Mike Weasley, nella stessa identica posizione e lo sguardo che ogni tanto saettava verso il tavolo di Serpeverde.
«Per Godric, siete peggio dei Dissennatori! Mi state succhiando via tutta la felicità» borbottò Steve Weasley, tirando un biscotto al cugino.
«Quando mai sei felice, Steve?» gli chiese James Potter al suo fianco, interrompendo per un attimo la sua conversazione con Mark Paciock e Paul Coleman, del sesto.
«Ogni volta che sto lontano dalla vostra idiozia» rispose sarcastico l’amico, lanciandogli un’occhiataccia.
«Morgana, spero di non diventare come voi, l’anno prossimo!»
«Oh, ma taci Paul!» berciò irritata Penelope «Sei già peggio di noi!»
«Già, chi è che lo scorso anno ci ha fatto perdere centoventi punti in una sola giornata?» rincarò Mike.
«Ehi, non è stata solo colpa mia! Sirius e Caleb erano responsabili quanto me!»
«Siete stati tre idioti» disse Mark, versandosi il the «I Serpeverde non ce l’hanno fatta passare liscia».
«Come diavolo avete fatto ad entrare nel loro dormitorio, poi?» chiese curiosa Rebecca, sporgendosi oltre la Baston.
Paul si scostò i capelli scuri dalla fronte e lanciò un’occhiata veloce a James, che iniziò a fischiettare e guardarsi attorno, con la grazia di un Troll in gonnella.
«No!» esclamò all’unisono tutto il gruppetto.
«Sei stato tu?!» chiese Steve con una smorfia.
«E come facevi a saperlo?» domandò malizioso Jeremy, interrompendo per un attimo il suo litigio con “la donna della sua vita”.
James ghignò «Segreto professionale. Non penserete che ve lo venga a dire».
«Se hai una tresca con mia cugina preferirei saperlo» mormorò ironico Mike.
Potter roteò gli occhi «Non me l’ha detto lei. Lo sapevo e basta».
Gli amici lo guardarono scettici.
«Grazie tante, Paul» continuò lui, tirando dei pezzi di bacon al ragazzo.
«James! Non lanciare il cibo!»
«Sì, mamma».
Lily Potter fulminò il fratello, con uno sguardo identico a quello della madre e si sedette accanto a Paul con una Diana Weasley che continuava a lamentarsi di chissà cosa.
«-e devi smetterla di parlargli!»
Lily alzò gli occhi blu al cielo, esasperata «E’ mio amico, Diana! Esattamente come te o Paul».
«E’ un Tassorosso sfigato!»
L’amica la ignorò e cominciò la sua colazione.
«State parlando di Summersby?» si intromise Paul e bastò la smorfia disgustata della rossa per avere la risposta «E’ un tipo a posto, Dustin».
«Tappati quella fogna, Coleman» ringhiò la Weasley.
«Prova a farla ragionare, questa testarda!» si lamentò Lily «Ce l’ha sempre con lui, che è l’unico che la sopporta senza battere ciglio. Io l’avrei mandata al diavolo già da tempo!»
«Chi odia, ama» sibilò il moro, prima che una forchetta gli piombasse addosso.
«Taci!» gli urlò Diana, alzandosi di botto e mollando il piatto appena toccato «Mi avete rotto tutti e due!» e se ne andò, fumando come una teiera. Senza badarci diede una spallata a Jasper Malfoy, che la guardò con un sopracciglio biondo alzato, mentre lei spariva imprecando.
Il Serpeverde scrollò le spalle e si diresse a passo strascicato verso il suo tavolo.
«Tua cugina è pazza» lo informò Jacob Grant, con il naso fisso nelle pagine del Profeta.
Davanti a lui Miriam Smith abbassò appena il suo Settimanale delle Streghe, aperto sulla pagina dell’oroscopo, per squadrarlo divertita.
«Come mai in ritardo? Hai trovato qualche ammiratrice per strada?»
Jacob fece un verso stizzito, senza smettere di leggere «Figurati se presta attenzione alle sue ammiratrici. Potrebbero ballargli nude davanti e lui continuerebbe a farsi i fatti suoi».
Jasper si sedette accanto a lui, ignorandolo e cominciando a riempirsi il piatto.
«Tieni le mani a posto, Keith!»
Una ragazza castana piombò seduta accanto a Miriam, lanciando uno sguardo assassino a Keith Carson poco più in là.
«Ci ha provato ancora?» chiese la bionda, poco interessata.
L’altra annuì irritata e prese a sbocconcellare una brioche «Solo perché ogni tanto ci baciamo e stiamo insieme non significa che può farmi quello che vuole» borbottò.
«Tesoro, dopo che l’avete fatto ti fai ancora questi problemi?»
«Oh, taci Miriam, non ricordarmelo!» sbottò lei, prendendosi la testa tra le mani «Non so proprio perché l’ho fatto!»
«Perché ti piace da impazzire nonostante sia un porco?» disse Jacob, senza neanche guardarla.
«Ti odio Jake» gli sibilò astiosa.
Lui sbuffò e finalmente ripiegò il giornale «Andiamo Edith, sei tu quella che continuava a ripeterlo alla fine dell’anno scorso».
«Evidentemente non ero consapevole delle mie azioni!»
«Già, come quando vi siete praticamente lanciati sul mio divano con le bocche appiccicate. Lo sai che per poco mia madre non vi beccava?»
Edith fece una smorfia «Come se avesse potuto vederci, tra noi e la zia c’erano decine di ragazzi esagitati».
«E intanto avete pensato bene di sparire per un po’ dalla circolazione!» berciò Jacob, guardandola male.
«Si può sapere perché ce l’hai su con questa storia?» sbuffò, scostandosi una ciocca di capelli dal viso.
«L’avete fatto nel mio letto! Secondo te come dovrei sentirmi? Merlino, il solo pensiero mi disgusta» sibilò con una smorfia, scostando il piatto di lato.
«Almeno qualcuno ci fa qualcosa, lì dentro, a parte dormire» mormorò lei sarcastica, facendo sputare a Miriam il succo di zucca in faccia a Jacob.
Le due attaccarono a ridere e persino Jasper stirò le labbra, ma Grant non era dello stesso avviso. Con forzata calma si asciugò con il tovagliolo, incenerendo con gli occhi castani la cugina e l’amica.
«Siete simpatiche come una scopa infilata nel culo».
Miriam strinse le labbra, ancora divertita «Sei sempre così volgare!»
«Vuoi una predizione, Smith? Eccola: verrai presto uccisa da colui che ti sta di fronte».
Lei si imbronciò all’istante. Mai toccarle l’oroscopo «Ne vuoi una tu, Grant? Eccola: neanche l’inferno potrà salvarti dalle ire di colei che ti sta di fronte».
«Finitela, siete peggio dei Grifondoro» borbottò Edith con una smorfia schifata.
I due incrociarono le braccia e presero ad ignorarsi.
«Allora, tu cosa mi dici, Jasper?»
Lui le puntò gli occhi grigi addosso «Quello che succede a me non è neanche lontanamente divertente quanto quello che succede a te» rispose con un ghigno.
Lei serrò la bocca «Mi prendi in giro, Jazz?»
«Non oserei mai» si squadrarono per qualche istante, poi lui continuò «Credo che dovresti tornare da Keith, prima che ti venga a prendere lui. Avete circa mezz’ora prima dell’inizio delle lezioni».
Edith si alzò di scatto e senza una parola se ne tornò al suo posto. Jasper continuò a ghignare, anche quando lei gli fece un gestaccio, mentre passava trascinandosi dietro un confuso Keith Carson.
«Sarà una giornata proficua per te, sai Jazz?» gli disse Miriam, richiamando la sua attenzione «Soprattutto in amore».
Lui si limitò ad alzare scettico un sopracciglio, mentre Jacob scoppiava a ridergli in faccia.


 

“Non esiste una vita trasparente, Ana.
Ogni donna ha un segreto,
per piccolo che sia.
Tutte ne hanno almeno uno.”

Marcela Serrano

 

Agatha Kay si rigirò la lunga penna d’aquila tra le mani, osservandone i riflessi dorati. Era di una sfumatura strana e doveva ammettere che i galeoni sborsati per acquistarla erano stati spesi bene.
Abbassò lo sguardo sulla sua pergamena immacolata. Forse doveva utilizzarla per qualcosa, quella penna.
La voce della McGranitt risorse da quel brusio in cui si era trasformata nel suo cervello e divenne talmente fastidiosa da obbligarla ad alzare la testa.
Qual era l’utilità di quel discorso noioso? Lo sapevano tutti che il settimo anno era il più faticoso, che il M.A.G.O. era importante, eccetera eccetera. Non avevano bisogno che una vecchia carampana li stordisse blaterando a più non posso, specie quando quello stesso discorso l’avrebbero ascoltato ad ogni singola lezione per l’intera settimana.
Nell’aula si potevano contare sulle dita di una mano le persone interessate; la maggior parte dormiva, mandava bigliettini, si sistemava le unghie e altro.
Distolse lo sguardo da Potter e Weasley che giocavano a tris qualche banco più in là e lo posò alla sua destra.
China su un foglio di pergamena coperto dalla sua calligrafia ordinata, Samantha Malfoy continuava imperterrita a scrivere, i lunghi capelli biondi raccolti in una coda bassa.
Come diavolo riusciva a non cadere addormentata, era un mistero.
«Ehi, Aggie» sussurrò Lyra dietro di lei. Agatha si voltò, scostandosi una ciocca rossa da davanti agli occhi e con un cenno del capo la invitò a continuare.
«Secondo te è meglio rosa caldo o rosa antico?» le chiese, dondolando a pochi centimetri dalla sua faccia due boccette di smalto di una tonalità quasi identica di rosa.
Agatha fece una smorfia e poi rispose «Rosa antico» anche se sembrava più una domanda.
Lyra storse le labbra pensierosa «Ero più decisa sul rosa caldo».
«Allora perché diavolo me l’hai chiesto?» sibilò, tenendo la voce bassa.
L’altra la ignorò e, con uno svolazzo di capelli castani, si voltò alla sua destra «Tu cosa ne pensi, Nessie?»
Vanessa Harper alzò gli occhi color cioccolato dalla rivista aperta sul libro di Trasfigurazione «Sono le tue unghie, Lyra, fanne quello che vuoi. Anche se io preferisco il rosa antico».
«Visto?» sussurrò Agatha trionfante, stendendo le labbra rosse in un ghigno. Ma Lyra non si lasciò abbattere e, testarda, si rivolse alla bionda davanti a Vanessa.
«Ehi, Sammy» sussurrò abbassandosi sul banco «Rosa caldo o rosa antico?»
Lei alzò la testa e si voltò per un istante «Perché non rosso?» rilanciò, tornando ad occuparsi dei suoi appunti.
«Ce l’hai su con il rosso» le sibilò Agatha, dando le spalle a Lyra che aveva cominciato a ripetere “Rosa caldo, rosa antico o rosso?”.
Samantha agitò vagamente una mano, senza smettere di scrivere «E’ il colore migliore: elegante e sensuale».
«Dovresti dirlo ai Grifondoro allora. Anche se si vestono di rosso, loro non sono né eleganti né sensuali» mormorò ironica.
Samantha ghignò, lasciando andare la penna e accomodandosi meglio sulla sedia «Tu dici?» le chiese divertita «Io non credo. Quando vogliono, lo sanno essere. Forse anche meglio di noi» ridacchiò alla faccia sconvolta dell’amica.
«Stai scherzando, vero?!» berciò lei, alzando di qualche tono la voce e attirando alcuni sguardi.
Samantha roteò gli occhi azzurri, lanciando un’occhiata veloce verso la McGranitt prima di risponderle «Non fare la prevenuta. Sai benissimo che, se vogliono, possono conquistare anche un Serpeverde».
Entrambe diedero uno sguardo veloce a Vanessa, concentrata su un articolo dal titolo “Piante magiche per il benessere” e poi si fissarono.
«Una su cento, Sam».
«Non ne sarei tanto convinta» ribatté lei, iniziando a giocherellare con la sua semplice penna d’oca «Lo sai meglio di me che alcuni segreti è meglio tenerli per sé» le fece un sorrisino sarcastico, per poi riprendere a seguire il discorso della McGranitt, con un’aria così angelica che nessuno avrebbe mai potuto pensare che si fosse distratta per qualche minuto.
Agatha appoggiò la guancia su una mano, sbadigliando, e riprese a guardarsi attorno annoiata. Almeno finché una pallina di carta non rimbalzò sulla sua massa di capelli fulvi e cadde sul banco.
La prese, guardandosi attorno infuriata. Chi aveva osato?
Incontrò lo sguardo nocciola di Steve Weasley che gesticolava nella sua direzione, indicandole Samantha. Al suo fianco James Potter tratteneva a stento le risate, nascondendosi dietro le sue mani e la schiena di Brian Corner, seduto davanti a lui.
Con un ultimo sguardo assassino, Agatha passò poco delicatamente il messaggio all’amica.
Lei lo prese, vagamente confusa, ma non appena riconobbe la calligrafia del cugino roteò gli occhi esasperata e gli scribacchiò una risposta. Con un colpo di bacchetta fece volare il biglietto fino a Weasley, riprendendo a seguire come se niente fosse.
Steve riaprì il foglietto, trovando la sua risposta decisa.
"Potete scordarvelo. Se ci tenete agli appunti prendeteveli da soli."
Lui scosse la testa, fulminando la cugina bionda, mentre James ridacchiava.

 
“Le parole sono indizi per arrivare al cuore.
E i sentimenti non possono dirsi,
si sentono.”

Arina Tanemura
 

 

Ripose l’orario nella borsa, dopo essersi assicurato che la lezione successiva sarebbe stata quella di Incantesimi. Fortunatamente.
Con tutta la calma che possedeva, si fece largo tra la folla di ragazzini che affollava il corridoio del quarto piano.
Molti di loro lo guardavano intimoriti e Jasper ghignò tra sé. Si spaventavano solo a vedere un Serpeverde più alto di loro.
«Ehi Jasper!»
Spostò lo sguardo più avanti, verso un gruppetto del quinto anno, in attesa di entrare in un’aula.
Kimberly Weasley stava agitando un braccio nella sua direzione, chiamandolo.
Con un lieve sorriso, si diresse verso la cugina, che non ci pensò due volte a correre ad abbracciarlo, sotto gli sguardi invidiosi della maggior parte delle ragazze presenti nel corridoio.
«Ciao Jazz!» cinguettò nel suo orecchio, stritolandolo nella presa “nonna Molly”. Lui si limitò ad accarezzarle i capelli ricci, cercando di allentare la morsa.
«Ciao Kim» disse, una volta che lei si staccò e lo portò verso il gruppo «Che lezione hai?»
«Storia della Magia! Tu invece, dove stavi andando?»
«Incantesimi».
«Sono così contenta di averti visto! Ieri non ci siamo neanche incrociati! L’avevo detto a papà di raggiungervi al binario, ma sai com’è» disse con una smorfia «non voleva parlare con tuo padre. Mia mamma lo stava per Pietrificare!»
Jasper sorrise, facendo sciogliere tutte le ragazze nel raggio di qualche metro. Kimberly era la sua cugina preferita, l’unica che riusciva a rallegrarlo con una sola parola.
«Come stanno gli zii?» gli chiese ancora, con occhi brillanti.
«Bene. Mia mamma sperava di incontrare i tuoi a King’s Cross, ma a quanto pare non c’è riuscita. Anche se devo ammettere che è stata tutta colpa di mio padre» vedendo il suo sguardo curioso, continuò trattenendo a stento un ghigno «L’ha Confusa».
Kimberly spalancò la bocca «Se la zia lo scopre, tuo padre è un uomo morto».
Lui scrollò le spalle, infilando le mani in tasca «Affari suoi. La conosce meglio di noi».
«Ehi, Jazz!» con un’esclamazione che avrebbe battuto persino un Sonorus, Sirius Potter piombò tra loro, posando un braccio sulle spalle del biondo «Che ci fai da queste parti?»
Jasper ghignò divertito «Quello che fai tu per una volta: vado a lezione».
«Merlino, cos’hai mangiato a colazione, pane e simpatia?»
Il Serpeverde alzò elegantemente un sopracciglio «Pensavo non ci fossi in Sala Grande» biascicò ironico «Non stavi giocando con Kim in giro per il castello?»
Sirius si picchiò sul naso, con aria saputa «Sono informazioni riservate, amico, lo sai meglio di me».
Jasper Malfoy e Sirius Potter erano un’accoppiata che poteva far scoppiare le coronarie a tutte le ragazze di Hogwarts.
Entrambi alti, prestanti e bellissimi.
Il primo, un Serpeverde biondo, occhi grigi e menefreghista.
Il secondo, un Grifondoro moro, occhi blu ed esuberante.
Erano diversi in aspetto e modi, ma tutti e due avevano qualcosa che ammaliava e stregava. E Hogwarts se n’era accorta da tempo. E malgrado cercasse di accalappiarli in ogni modo, nessuno dei due sembrava interessato ad una relazione.
«Sirius! Dove ti eri cacciato?» esclamò Kimberly, fulminandolo con lo sguardo.
«Un po’ qui, un po’ là» rispose agitando una mano, poi ghignò malizioso «Ti manca essere portata a spasso per la scuola, vero?»
Lei strinse i pugni e si trattenne dal tirarglieli in faccia.
«Per quanto mi piaccia sentirvi litigare, ora devo proprio andare» disse Jasper, scostando il braccio di Sirius e salutandoli con un cenno del capo «Ci si vede in giro».
«Ciao Jasper!» lo salutò la rossa con un sorriso, dimenticando per un attimo la voglia di affatturare il compagno Grifondoro.
«Ciao Jazz» esclamò Sirius «Non preoccuparti, te la controllo io Kimmy Timmy!»
«Non ho bisogno di essere controllata! E non chiamarmi così!»
«Così come? Kimmy Timmy?»
Jasper se ne andò scuotendo la testa e rifiutandosi di assistere all’ennesima discussione.
Rischiava di fare tardi e, nonostante Vitious fosse un vecchio accomodante, a lui piaceva arrivare in orario.
Prese le scale per scendere al terzo piano, ma, quando si trovò più o meno a metà discesa, quelle cambiarono direzione all’improvviso.
Mentre si attaccava al corrimano, per evitare una caduta poco dignitosa, un oggetto piuttosto pesante gli piombò sul capo, stordendolo.
Rimase fermo in quel punto anche quando le scale finalmente si fermarono, continuando a massaggiarsi la testa. La parte colpita pulsava talmente tanto che non riusciva nemmeno a vedere chiaramente.
Sentì solo una voce esclamare dalla cima della rampa di scale su cui si trovava «Per Morgana! Scusa!»
Si sforzò di rimettersi dritto ed inquadrare la persona che, evidentemente, aveva attentato alla sua vita.
Lo sguardo di ghiaccio che era pronto a lanciare si attenuò un po’, riconoscendo gli occhioni blu che lo guardavano preoccupati.
Lily Potter lo fissava dispiaciuta, mordendosi un labbro, solo poco più in alto di lui, nonostante i due gradini di differenza.
«Scusami tanto, Jasper» cominciò ansiosa «Le scale hanno cambiato direzione così bruscamente che ho perso l'equilibrio e mi è caduto il libro. Mi dispiace davvero tanto! Stai bene?»
Lui abbassò lo sguardo, trovando un tomo vecchio e decisamente pesante aperto ai suoi piedi. Poi posò gli occhi di nuovo su di lei, che spostò il peso da un piede all’altro, a disagio, e sibilò «Massa, più velocità, più forza gravitazionale, cosa dà secondo te?»
La Grifondoro fece una smorfia e ci pensò per un istante «…un bernoccolo?» tentò.
Il silenzio calò su di loro, mentre il ragazzo spalancava gli occhi, stupefatto. Un bernoccolo? Ma da dove le era uscita?
Aprì e chiuse la bocca un paio di volte, senza sapere esattamente cosa dire, mentre lei si mordicchiava un labbro.
Alla fine borbottò «Anche» prima di riscuotersi ed esclamare «Ma non è questo il punto-»
Lily lo interruppe «Senti Jasper, mi dispiace davvero tanto, lo giuro!» lo pregò con foga «E' tutta colpa mia! Ti prego, lascia che ti accompagni in Infermeria!»
«Non ne ho bisogno» berciò lui, tremando mentalmente al pensiero di presentarsi da Madama Chips il primo giorno di scuola. Si abbassò e raccolse il libro, incenerendola con lo sguardo non appena sentì il peso di quell’arma letale. Glielo ridiede bruscamente, prima di voltarsi e continuare a scendere le scale.
Ma lei non si arrese e lo seguì «Magari ti sei fatto male seriamente!» esclamò preoccupata.
«Dovevi pensarci prima di andare in giro con quel tomo di mille pagine più copertina di cuoio!» esclamò esasperato, senza neanche voltarsi.
Ma Lily non demorse e, testarda come poteva essere solo una Grifondoro, gli rimase alle costole.
«E' stato un caso!» dichiarò con impeto, iniziando ad irritarsi. Che colpa ne aveva se quelle stupide scale avevano deciso di cambiare direzione così all’improvviso?
«Già, certo» borbottò lui sarcastico, infilando le mani in tasca.
«Stai affermando che io ho volontariamente lanciato un libro sulla tua testa?» allibì lei, afferrandolo per una manica della camicia bianca.
Jasper non si fermò neanche «Spero per te che non sia così» biascicò irritato, con la testa che ancora pulsava.
Lily lo strattonò per un braccio, finché lui non fu obbligato a bloccarsi, se non voleva trascinarsela fino all’aula di Incantesimi.
«Cosa c’è ancora? Vuoi pugnalarmi con la penna d’oca e farlo passare per un incidente?» domandò ghignando.
La ragazza si imbronciò «Ti ho chiesto scusa, anche a sufficienza mi pare, mi sono persino offerta di accompagnarti in Infermeria e sto facendo tardi ad Incantesimi. Potresti anche smetterla di trattarmi come un disgustoso Vermicolo!»
Jasper alzò appena le sopracciglia, divertito, ma così facendo la parte colpita riprese a pulsare. Con una mano si massaggiò la testa, scompigliandosi, senza accorgersene, i capelli biondi. Poi sospirò «Va bene, ti chiedo scusa per essere stato scontroso e maleducato» recitò apaticamente «E non importa del libro caduto a velocità mortale sulla mia testa, davvero Lily, non mi ha fatto male, anche se adesso è come se fosse spaccata in due» terminò con un ghigno.
Lei storse il naso, arrossendo improvvisamente, mentre il Serpeverde le prendeva la mano che ancora lo tratteneva e la scostava gentilmente «Magari era scritto nel tuo oroscopo» commentò ironica.
A quelle parole Jasper si bloccò di colpo, stringendo la presa sulla mano di Lily, ricordandosi improvvisamente di un cosa.
«Ma porca-» sbuffò, non terminando neanche l’imprecazione.
Prima che Lily potesse chiedergli qualcosa, lui la interruppe «Andiamo, Vitious avrà già iniziato» e iniziò a trascinarsela dietro, verso l’aula di Incantesimi.

“Dovresti fare attenzione alle scale, nei prossimi giorni”.

 

“Something’s wrong
with your mind.”

Default – All she wrote



James Potter cercava di ignorare i crampi allo stomaco, mentre si dirigeva con Steve in Sala Grande per il pranzo.
«E’ un vecchio pipistrello pazzo! La mia pozione non era neanche lontanamente disgustosa come quella di Dreyfus! Però a lui l’ha fatta passare, perché è un Serpeverde!»
«Era gialla, Steve. E doveva essere color perla».
«Color perla?! Da quando usi color perla in una frase? E poi non è che la tua fosse tanto meglio, sai? Rosa! No, dico, rosa?!»
James alzò gli occhi al cielo, ma decise di non rispondere, mentre l’amico continuava a sproloquiare su colori e professori di Pozioni.
Una volta raggiunte le porte della Sala Grande, si ritrovarono la strada bloccata da un annoiato Paul Coleman, che ascoltava esasperato una ragazza minuta, con un gran fiocco giallo tra i capelli neri.
«…e non va più di moda, Alfred, fidati. Dovresti cambiare totalmente colore».
I due Grifondoro fecero una smorfia e cercarono una via di fuga, ma Paul li adocchiò e con un ghigno bloccò ogni loro possibile iniziativa.
«Ehi, guarda un po’ chi c’è!»
La ragazza, Tassorosso del sesto anno, si voltò e li salutò con una mano.
«Ciao Elvie» disse James con un sorriso forzato, mentre al suo fianco Steve pregava che un fulmine lo abbattesse all’istante. O abbattesse la Tassorosso davanti a loro.
«Quante volte ti ho detto di non chiamarmi così, Edward?» domandò lei, socchiudendo gli occhi scuri.
«Così come?» si intromise Steve, non riuscendo più a stare zitto «Elvendork?»
I genitori della ragazza non dovevano essere per niente normali, se avevano chiamato la figlia Elvendork. Suo padre voleva un maschio e la madre adorava quel nome, perché era unisex. Peccato che la figlia non fosse d’accordo e, da quando divenne capace di intendere e di volere, si rifiutò di essere chiamata Elvendork, preferendo il secondo nome, sicuramente più femminile: Nerissa.
E non ci sarebbe stato niente di male, sul serio, se la cosa si fosse fermata lì. Evidentemente, però, la piccola Elvendork Nerissa Orson aveva subito un trauma, o almeno, quella era la versione più accreditata ad Hogwarts, perché la sua ostinazione per i secondi nomi si era estesa a qualunque persona incontrasse. Invece di usare il primo nome, come qualunque essere umano normale, lei chiamava tutti col secondo.
Il mistero era come facesse a conoscere il secondo nome di tutti gli studenti.
«Esattamente così, William» sibilò, fulminando Steve.
«Beh, scusa Elvendork» continuò il rosso ironico «Ma se ti chiami Elvendork, ti chiami Elvendork e bas-» James tappò prontamente la bocca all’amico e sorrise alla ragazza.
«Lascialo perdere, Nerissa. Non andate a pranzo?» chiese, cercando di trovare una scusa per allontanarsi.
«Esatto!» esclamò Paul «Oh, guardate un po’! C’è Lily che mi sta chiamando! Ciao!» con un saluto frettoloso scappò verso il tavolo di Grifondoro, dove non c’era nessuna Lily che lo stava chiamando.
Nerissa scosse la testa «Poteva almeno ringraziarmi».
«Fate passare o intendete stare qui ancora a lungo?» chiese una voce fredda e sarcastica dietro i due Grifondoro.
Agatha Kay fissava il gruppo a braccia incrociate e l’espressione irritata, accompagnata da una sorridente Karen Zabini.
Steve roteò gli occhi e scostò la mano di James «Guarda chi è arrivata. La vipera».
La rossa fece una smorfia disgustata «Weasley. Mi sorprendo ancora che tu sappia parlare».
Karen le tirò una leggera gomitata, mantenendo l’aria divertita «Ciao ragazzi, cosa state facendo?»
«Stavamo parlando con Nerissa» rispose James, facendo un passo indietro pronto a svignarsela.
Agatha ghiacciò, accorgendosi solo in quell’attimo della Tassorosso, il sorriso di Karen si incrinò appena.
«Oh» fece la mora «Ciao Nerissa».
La Orson le sorrise tranquilla «Ciao Laura».
Nessuno sopportava davvero Elvendork Orson. A parte la brutta abitudine di pronunciare gli imbarazzanti e, spesso orribili, secondi nomi degli altri, quando ci si metteva era davvero una ragazza petulante.
«Beh, io e Steve dobbiamo proprio scappare» annunciò James, mentre al suo fianco l’amico annuiva convinto.
«Andate già via, Potter?» chiese Agatha, bloccandogli la fuga «E’ scortese da parte vostra, non trovi?»
«Affatto».
«Invece io penso di sì».
«No, non credo».
«Sì».
«No».
«Sì».
«No».
«Sì».
«No».
«Finitela».
Samantha Malfoy era appena arrivata con il resto delle compagne del settimo anno. Scrutò i due storcendo il naso, poi si rivolse alla Tassorosso, salutandola con un cenno del capo «Nerissa».
«Ciao Jessica» cinguettò la ragazza con un sorriso smielato.
Il sopracciglio di Samantha scattò in preda ad un tic nervoso e la superò senza indugi, seguita all’istante da tutti gli altri, che finalmente riuscirono ad entrare in Sala Grande.
Dopo essersi distanziati di parecchi metri dalla terribile Elvendork, James e Steve si incollarono addosso alla bionda, mugugnando una serie di frasi incomprensibili.
«Mollatemi, stupidi. E voi sareste Grifondoro? Avete addirittura paura di affrontare una Tassorosso» esclamò schifata.
«E’ un mostro!» si lamentò il cugino, con una smorfia.
«Mi chiama Edward!» si lagnò invece l’altro, sotto lo sguardo di compatimento delle ragazze.
«Patetico» sibilò Agatha, avviandosi con le amiche al tavolo verde-argento.
Samantha li degnò di un’ultima occhiata e, mascherando un sorriso divertito, seguì le amiche.

 


 
 

Note:

Come ho chiesto all’inizio del capitolo, ho bisogno di sapere cosa volete che inserisca nello schema, perché io proprio non ne ho la più pallida idea e dopo questo capitolo inizio a pensare seriamente che uno schema serva. Soprattutto con l’entrata in scena di Elvendork Orson.
Per chi ha letto il prequel della Rowling, il nome non è stata una scelta casuale. E’ un po’ un tributo all’avventura di James e Sirius sulla moto volante.
Il capitolo in sé non è per niente ricco di colpi di scena o simili, semplicemente mostra qualche personaggio, le varie relazioni e conoscenze e la classica giornata ad Hogwarts. Ma spero vi sia piaciuto lo stesso!
 
mayetta: Ciao! Sono felicissima che ti piaccia la storia! Come puoi vedere ho deciso di seguire il tuo consiglio e fare uno schema, ma ho bisogno di idee! Se riuscite a farmi sapere cosa volete esattamente, probabilmente per il prossimo capitolo sarà pronto e non avrete più problemi con i nomi! A volte faccio fatica anch’io a ricordarli tutti! XD
 
Grazie a tutti quelli che hanno letto, a chi l’ha inserita tra le seguite.
 
E, mi raccomando, se volete lo schema dei personaggi, fatemi sapere che informazioni volete che inserisca!

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Capitolo 5
*** Aim snap fall ***


Aim snap fall




 
 

“There is a door deep inside my heart
and someone has been knocking at it.
That is the sound that I hear.
The one who knocks so violenty at my chest…
Who is it?”

Arina Tanemura


 
«Capisco che per te sia troppo difficile anche solo leggere le indicazioni alla lavagna, Potter, ma da quella che non mi azzarderei mai a chiamare pozione dovrebbe sprigionarsi un lieve vapore argentato. Non questo fumo nero e nemmeno questo odore disgustoso» Piton fece una smorfia, allontanando la testa dal calderone del Grifondoro davanti a lui.
«Lo so, prof! Ma non capisco davvero come sia possibile!» esclamò Sirius, osservando corrucciato la sua pozione «Eppure ho fatto tutto quello che c’era scritto!»
L’uomo alzò gli occhi al cielo, ormai rassegnatosi alla totale incapacità dei Potter «A volte mi domando se il tuo cervello non sia stato immerso in una Pozione Restringente, Potter, ma poi realizzo che non hai mai provato il piacere di possederne uno».
Un lampo divertito passò negli occhi blu del ragazzo, che cinguettò «Oh, prof! Lo sa che parla proprio come mia madre?»
Piton si trattenne a stento dal nascondersi la faccia tra le mani.
Con l’arrivo dell’ultimogenito di Harry Potter, le sue lezioni erano diventate un inferno: Sirius Potter. Già il nome gli faceva fremere le viscere e i suoi atteggiamenti, il suo modo di parlare, tutto quanto, gli ricordava il suo omonimo. Era talmente insopportabile che avrebbe fatto impazzire persino Tosca Tassorosso in persona. E il suo aspetto e i suoi capelli erano uguali a quelli del nonno. James Potter e Sirius Black insieme: il suo incubo personale.
Se a tutto questo si sommava la sua totale incapacità nel preparare una semplice pozione, ereditata senza dubbio dal ramo paterno della famiglia, si poteva compatire facilmente il Capocasa di Serpeverde. Dopo cinque anni, ormai, si era rassegnato.
«Terza riga, Potter. Per una volta stupiscimi: leggila».
Sirius strizzò gli occhi, cercando di distinguere la lavagna tra il vapore che riempiva l’aula e lesse «“Aggiungere la pietra di luna in polvere, mescolare tre volte in senso antiorario, lasciar bollire per sette minuti, poi aggiungere due gocce di sciroppo di elleboro.” Dunque?»
Piton lo fissò gelidamente «Hai mai visto un orologio, Potter? Sai cosa vuol dire senso antiorario? E sai quanto sono sette minuti?»
Sirius gli sorrise nervosamente, grattandosi la nuca «Devo aver sbagliato a girare».
«Credo proprio di sì, Potter. E credo proprio che questa sarà un’altra T. Evanesco» con un colpo svogliato di bacchetta fece svanire la pozione di Sirius.
«Non può darmi un’altra T, prof!» lo pregò lui, prendendo a seguire l’uomo nel suo giro e saltellando qua e là per evitare gli ostacoli e non farsi lasciare indietro «Mia madre mi ucciderà! E mi manderà una Strillettera!» esclamò, chinandosi al suo fianco verso il calderone di Meissa Blackwood, con una perfetta Bevanda della Pace che bolliva al suo interno.
«Molto bene signorina Blackwood, cinque punti a Serpeverde. Se non torni immediatamente al tuo posto, Potter, sarò costretto a penalizzare la tua Casa. E mi sembra che Grifondoro abbia già perso punti a sufficienza in un solo mese di scuola» ghignò Piton, chiaramente soddisfatto.
«Per tutte le mutande di Merlino, prof! Se vengo ucciso da mia madre lei si annoierà da morire!»
L’uomo tentò di ignorarlo, nonostante gli stesse urlando nell’orecchio, e passò oltre la pozione di Michael Thompson, di un tenue color vinaccia.
«Cinque punti in meno a Grifondoro, per l’uso di imprecazioni poco consone al luogo in cui ci troviamo. E sparisci, prima che te ne tolga altri!»
Alle sue spalle, Kimberly strattonò il compagno e gli tirò il volume di Pozioni in testa, sibilandogli improperi che si dispersero nel rumore del sotterraneo.
«Chi ha terminato la pozione è pregato di riempirne una fiaschetta, scrivere chiaramente il proprio nome e lasciarla sulla mia scrivania. Poi sparite tutti quanti» Piton fece finta di niente, come tutti del resto, troppo esasperato per poter sopportare ancora quella piaga, tanto che si dimenticò persino dei compiti.
Una volta fuori dall’aula, Aaron e Caleb cominciarono a ringraziare Sirius, stritolandolo e scompigliandogli i capelli, mentre il quinto anno Grifondoro e Serpeverde si riversava in corridoio.
«Niente tema! Sei il mio idolo Sir!» esclamò Caleb, stringendogli la testa con un braccio.
Il moro cercò di liberarsi, cosa resa ancora più difficile da Aaron che gli sfregava con forza le nocche sul capo.
«Lasciatemi! Giuro su Godric che vi faccio fuori!»
«Allora perché dovremmo farlo?» gli chiese il biondo, ghignando.
«Per una volta il tuo teatrino è servito a qualcosa, Potter» gli disse Michael Thompson, mentre passava lì vicino con i suoi compagni.
«Visto? Almeno io servo, in tutti i sensi. Voi?» chiese, rimettendosi dritto, le labbra leggermente piegate in un sorriso sghembo.
«Già» rincarò Aaron «Ho sentito che la tua ragazza ti ha mollato Bletchley, è vero? Dice che con te non si è mai sentita realizzata» gli altri due Grifondoro scoppiarono a ridere, vedendo l’espressione ghiacciata sul volto di Tobiah Bletchley.
«Pensate per voi» sibilò Anthony Vanderberg, con stizza.
«La Thomas ancora non te la da, Finnigan?» rincarò Zachary Montague.
Aaron alzò le sopracciglia «Ma chi?» chiese perplesso «La nana? Non vedo come possa interessarmi la mocciosa».
«Allora non ti spiacerà se le facciamo provare noi cosa vuol dire veramente divertirsi» ghignò Micheal, scostandosi altezzosamente le ciocche scure dal viso pallido.
Il biondo scrollò le spalle «Personalmente no. Ma non so se sua sorella apprezzerà. E avere contro tutto il settimo anno di Grifondoro non mi sembra una grande idea» lo informò apaticamente.
«Ha solo quattordici anni, Michael» disse l’ultimo Serpeverde del gruppo, rimasto in disparte fino a quel momento; i suoi occhi neri brillarono maliziosi, posandosi sui Grifondoro «Perché non la Weasley?» mormorò.
Ma prima che chiunque potesse aprire bocca, la suddetta Weasley comparì in mezzo al gruppo, che senza accorgersene aveva bloccato il corridoio.
«Allora? Cosa sta succedendo qui?» chiese sospettosa, scrutandoli uno per uno «Devo ricordarti che sei un Prefetto, Thompson? Dovresti evitare gli scontri, non istigarli!»
Lui fece una smorfia «Che palle, Weasley. Non farti saltare le coronarie, era solo una discussione amichevole».
«Esatto» disse Sirius «Altrimenti qualcuno sarebbe già andato a far visita a Poppy».
Lei gli puntò lo sguardo addosso «Sai che con te non ho ancora finito, vero?»
Sirius ghignò, passandole un braccio sulle spalle «Sei davvero insaziabile, tesoro» cinguettò maliziosamente.
Kimberly boccheggiò per qualche istante, rossa in volto, prima di tirargli una gomitata «Ma brutto maiale! Mollami, schifoso!»
Il moro scoppiò a ridere e la trascinò via, salutando con una mano i Serpeverde.
«Ci vediamo perdenti» Aaron fece al gruppo un cenno col capo e se ne andò con Caleb e i compagni di Casa.
«Siete proprio degli stupidi» la voce gelida di Meissa Blackwood si fece sentire nel relativo silenzio, mentre li superava con la sua camminata elegante e l’atteggiamento distaccato.
Michael Thompson si lasciò scappare un lieve sorriso e, infilando le mani nelle tasche dei pantaloni, le si affiancò nel tragitto.
«Non hai bisogno di stare sempre sulle tue, Meissa. Puoi divertirti anche tu, ogni tanto».
«E come? Stressando gli altri?» chiese sarcastica, sistemando i libri che aveva tra le braccia.
«E’ uno dei tanti modi» rispose lui semplicemente.
«Grazie tante, Michael, ma preferisco evitare».
«Sei sempre così fredda» la scrutò con attenzione «Le ragazze mi dicono che non parlate mai».
Lei fece un verso stizzito e si morse un labbro rosso «Avere rapporti umani con quelle quattro non è tra le mie priorità».
«Non ce li hai con nessuno» ribadì il moro, leggermente contrariato.
Meissa alzò un sopracciglio biondo, perfettamente arcuato «Sto parlando con te, no?»
Il Serpeverde scosse la testa «Sì, ma noi ci conosciamo da anni. Intendo qualcun altro, qualcuno con cui parli volentieri».
«Con la Weasley ci parlo».
Michael roteò gli occhi scuri «Solo perché lei è logorroica».
Meissa gli lanciò un’occhiata «Non è logorroica. Ha solo molti pensieri per la testa. Non è male».
Lui non rispose.
Salirono gli ultimi gradini e si ritrovarono nell’ingresso dove gruppi di studenti si dirigevano chiacchierando in Sala Grande. Uno di fianco all’altra arrivarono alle grandi porte, pronti a gustarsi il pranzo, ma un goffo fulmine biondo uscì di corsa dalla Sala, andando dritto contro Meissa e facendole cadere i libri che si mischiarono ad un gran numero di pergamene ordinatamente compilate.
«Maledizione! Scusa Blackwood, ero di fretta» si giustificò il ragazzo davanti a lei, chinandosi a raccogliere i fogli caduti e sparpagliatisi sul pavimento di pietra.
Lei non rispose, rimase ferma e in silenzio, con lo sguardo di ghiaccio fisso sul biondo.
«Stai più attento Cooper! A voi Tassorosso non insegnano ad usare gli occhi?» berciò al suo posto Michael.
Eric Cooper alzò le iridi scure dalle pagine ingiallite che aveva in mano «Non stavo parlando con te, Thompson! Ho già chiesto scusa, più di così non posso fare, dannazione!»
Entrambi i Serpeverde si stupirono al suo scatto, perché il Prefetto di Tassorosso era sempre stato un ragazzo pacato ed era difficile sentirlo imprecare.
Lui sbuffò, passandosi una mano sul volto stanco «Scusate».
Meissa si abbassò e, sotto lo sguardo sorpreso dei due, cominciò ad aiutarlo «Vai pure, Michael, ti raggiungo tra poco» disse con voce pacata.
Il Serpeverde scrollò le spalle ed entrò in Sala Grande.
Il biondo continuò a fissarla, finché lei non gli lanciò una breve occhiata, facendogli abbassare lo sguardo, mentre il volto assumeva una calda tonalità infuocata.
«Sei di fretta?»
«C-cosa?» boccheggiò Eric stupefatto. Meissa Blackwood non era una che rivolgeva spesso la parola di sua iniziativa. Anzi, non lo faceva quasi mai. Nonostante fossero entrambi Prefetti e avessero fatto la ronda insieme un paio di volte, si erano limitati alle formule base di cortesia. Quindi, il fatto che lei, in quel momento, avesse deciso di avviare un conversazione di propria volontà, lo lasciava piacevolmente stupito.
«Ti ho chiesto se sei di fretta?» gli ripeté con un lieve sorriso alla sua espressione imbambolata.
Il Tassorosso arrossì maggiormente e biascicò veloce «Un po’, la McGranitt mi ha chiesto se, in quanto Prefetto, potevo mettere a posto questi documenti nello schedario di Gazza. Non potevo dirle di no, è un mio compito. Però ho un sacco di temi da fare e devo esercitarmi in Incantesimi e non ho ancora mangiato e-»
La lieve risata della ragazza lo interruppe e lui alzò di nuovo lo sguardo, spalancando gli occhi. Non l’aveva mai sentita ridere.
«Scusa» fece lei, portandosi una mano alle labbra e riassumendo la solita espressione «Non volevo mancarti di rispetto, se vuoi posso darti una mano» si offrì, finendo di raccogliere le ultime pergamene e rialzandosi fluidamente.
Lui la imitò con un po’ più di fatica. Voleva aiutarlo sul serio?
«Sono un Prefetto anch’io, no?» gli porse i fogli, mentre Eric lievemente imbambolato le ridava i libri.
«C-come vuoi» balbettò, iniziando ad avviarsi verso l’ufficio di Gazza.
Meissa lo seguì senza un parola, stringendosi i libri al petto.

 

“I’m floating, I can feel it,
higher and higher.
I’m floating, I can feel it,
seventeen inches off the ground.”

The Spill Canvas – Catching sparks



Diana Weasley infilzò un’altra fetta di carota e se la portò alla bocca con aria assente.
Avevano ricominciato i corsi solo da un mese e mezzo e già non vedeva l’ora che arrivassero le vacanze di Natale.
Davanti a lei, Lily chiacchierava allegramente con Alexandra McKinley, loro compagna di stanza schifosamente gentile e intelligente.
«La finisci?» domandò Kimberly al suo fianco, senza staccare gli occhi dal suo mattone di Trasfigurazione.
Diana si voltò appena, mangiando un’altra fetta di carota e inarcando un sopracciglio.
«Questa tua insana passione per le carote ha un ché di inquietante, sai? Non me ne preoccuperei se mangiassi dal tuo piatto, una volta ogni tanto. Nella mia dieta è compreso anche il Betacarotene e, guarda caso, le carote lo contengono» la fulminò con gli occhi nocciola.
«Betache?» chiese Diana con una smorfia, infilzando un’altra carota dal piatto della cugina.
Lei sbuffò esasperata e finalmente chiuse il libro «Smettila di rubarmi il cibo dal piatto» le sibilò infuriata.
Diana ghignò e tornò alla sua occupazione, infischiandosene allegramente.
Kimberly alzò gli occhi al cielo e, prima che potesse riprendere la sua lettura, il grosso tomo le venne strappato di mano.
«Kimmy! Fa male leggere a tavola, lo sai. Pensa cosa direbbe la nonna se lo sapesse» Jeremy Weasley, arrivato dietro di loro, si portò una mano sotto il mento e sventolò il libro «Non credo che sarebbe felice di sentirsi dire che la piccola Kimmy usa la pausa pranzo per leggere invece di mangiare. Penserà che vuoi dimagrire e quest’estate ti riempirà di cibo».
«Ridammelo» gli ordinò Kimberly.
«Chi è che vuole dimagrire?» chiese curioso Mike, sbucando all’improvviso di fianco al fratello.
«Kimmy! Si rifiuta di mangiare per via della sua dieta!»
«Cos’è, sei malata?»
I due gemelli cominciarono a bombardarla di domande assurde, pensando che fosse davvero disperata e volesse diminuire il suo peso.
«Dee, falli smettere!» implorò Kim, rivolta alla cugina seduta al suo fianco.
«Con le buone o le cattive?» chiese lei, studiando i due che continuavano a ciarlare di cose senza senso, attirandosi gli sguardi degli studenti più vicini.
«Come ti pare, basta che li fai stare zitti!»
Diana ghignò e tirò fuori la bacchetta: con due rapide stoccate ammutolì entrambi.
«Perché oggi mi sento buona» li informò con un sorriso sadico sulle labbra.
«Grazie Merlino, grazie» borbottò Kimberly, massaggiandosi le tempie.
«In realtà sono Diana, ma va bene lo stesso. Puoi anche chiamarmi “Vostra sublime maestà”, se vuoi».
Kim la fulminò e riprese a mangiare, mentre Jeremy e Mike le si sedevano affianco e cominciavano a riempirsi i piatti con tutto quello che si trovavano davanti. Il primo fece un gesto a Diana, che roteando gli occhi agitò la bacchetta e restituì loro la voce, non mancando di denigrarli.
«Cazzo, siete al settimo e ancora non sapete fare un contro incantesimo. E’ roba del quinto questa, siete proprio delle schiappe!»
Entrambi si esibirono nella stessa smorfia e preferirono continuare a mangiare in silenzio.
«Kim!» Rose Corner raggiunse veloce l’amica e si fece spazio tra lei e Jeremy, con un’espressione agitata «Kim!»
Lei alzò un sopracciglio confusa «Che succede?»
Gli occhi verdi di Rose brillarono di lacrime «Andrew» sussurrò con voce spezzata «Stavo venendo qui e lui stava uscendo dalla Sala Grande, non mi ha neanche salutata e sai con chi era?» chiese tutto d’un fiato e, senza lasciarle il tempo di rispondere, continuò «Sai con chi era? Era con Alissa Coote! Quella smorfiosa! Ed erano abbracciati! E lei continuava a ridere e mi ha guardato in un modo! Oh, cosa devo fare?!» scoppiò a piangere, sotto lo sguardo ghiacciato e sofferente di Kimberly.
Ogni volta che capitava qualcosa del genere, Rose scoppiava sempre. Era troppo emotiva e la cotta che aveva per Andrew Paciock era terribilmente insana. Lei era innamorata persa dal primo anno, lui anche. Ma nessuno dei due aveva il coraggio di farsi avanti, quindi da quattro anni continuava quell’estenuante succedersi di fatti: lei vedeva lui vicino a qualcun’altra e soffriva come una disperata. Lui la vedeva sempre scappare via ed evitare le conversazioni e pensava che l’odiasse, quando invece era solo timidezza.
Ma quelli che pativano di più erano senza dubbio i loro amici, che, anche provando migliaia di volte, non riuscivano a fare entrare in quelle teste dure un po’ di buonsenso.
«Ehm, ma non era con Eric, poco fa?»
Rose scosse i riccioli biondi «Eric se n’è andato con la Blackwood, così-».
«Cosa?!» esclamò Kimberly presa alla sprovvista «Eric è andato con Meissa?»
«Sì, ma non è-».
«Ti rendi conto?! Meissa è andata con Eric!»
Gli occhi verdi di Rose, lampeggiarono infuriati «Ok! Eric probabilmente in questo momento si trova con la Blackwood, per cui ha una cotta pazzesca, ma stavamo parlando di me e Andrew!»
La rossa sbuffò «Cosa c’è da parlare? Te l’ho detto migliaia di volte, Andrew è innamorato pazzo di te, punto! Conoscendo la Coote, si sarà appolpata a lui e, conoscendo lui, gliel’avrà lasciato fare perché è troppo gentile per dirle quello che si merita!»
«Alissa Coote è proprio esasperante quando ci si mette. Per di più quando ti si attacca addosso non ti molla più. Mi ricordo che l’anno scorso mi ha lasciato addirittura dei graffi sul-».
«Sirius!»
«Che c’è, non vuoi sentirlo?» domandò lui, con fare innocente, mentre Diana rideva divertita e gli faceva spazio sulla panca.
«Non ce ne importa uno Schiopodo arrostito di quello che hai fatto con la Coote!» gli sibilò Kimberly, dandogli una manata sul braccio.
«Oh, ammettilo che sei gelosa!» ghignò lui, circondandole le spalle con un braccio «Non preoccuparti, quando arriverà il tuo momento potrai vederli da sola».
Lei arrossì di botto e gli tirò una gomitata nel fianco, facendolo ritrarre ridendo.
«Stavamo parlando di Andrew e Rose!»
«Che c’è da parlare?» chiese lui, impadronendosi del suo piatto e cominciando a mangiare «Sono cotti uno dell’altra».
Kimberly si riprese il piatto con un’occhiataccia «Grazie, grande genio! Io lo so! Sono loro che non se ne sono ancora accorti!»
«Merlino, Rosie» Sirius si sporse oltre la rossa e fissò Rose, che si stava asciugando gli occhi con un fazzoletto «Si può sapere cosa ci fai ancora qua? Se fossi in te, sarei già corso dietro a quei due e mi sarei preso quello che mi spetta. Se glielo lasci ancora un po’, quella te lo mangia!»
Rose impallidì e si alzò di scatto «F-forse dovrei…» esitò, cercando le parole giuste.
«Digli che hai bisogno di una mano nel compito di Erbologia» le consigliò l’amica, allontanando con un colpo la mano del ragazzo al suo fianco, che si stava pericolosamente avvicinando di nuovo al suo piatto.
«Sì, giusto, Erbologia!» un po’ intontita, scappò fuori dalla Sala Grande, scontrandosi quasi con James e Samantha che stavano entrando in quel momento.
«Erbologia?» chiese Sirius alzando eloquentemente un sopracciglio.
«Pensa al tuo discorso: “Mi sarei preso quello che mi spetta”» fece un verso stizzito e si riappropriò della sua forchetta, che era ancora in mano a Sirius.
«Beh, io lo farei. Se qualcuno mi portasse via qualcosa che voglio, non esiterei a riprendermela. E farla pagare al colpevole, ovvio».
Toccò a Kim inarcare le sopracciglia, mentre metteva in bocca un pezzo di roast beef «Tanto poi te ne stuferesti subito».
Lui sorrise «Dipende!»
«Fate spazio, gente! Abbiamo un ospite».
«Non ho detto che avrei mangiato con te».
«Oh, andiamo, non farti pregare! C’è metà della tua famiglia, qui! E poi ci sono io. Sirius se vuoi puoi ignorarlo».
«Ehi!»
Samantha inarcò le sopracciglia fini e squadrò il tavolo del Grifondoro.
«Hai paura, bionda?» ghignò Diana, voltandosi per osservare la cugina.
Lei ricambiò lo sguardo «Di voi? O della scarsa igiene che c’è al vostro tavolo?»
«Mom bare la bob, Mabby!» si lamentò Jeremy, continuando ad ingurgitare cibo, sotto lo sguardo schifato di Samantha.
«E tu non parlare con la bocca piena, Jerry. Non so tradurre il cavernicolo».
«Puoi ignorare anche lui, se vuoi» continuò James, piazzandosi davanti a lei con sguardo implorante «Cosa ti costa pranzare con me, una volta ogni tanto?»
«Non era anche con “metà della mia famiglia”?» chiese ironica, poi si morse un labbro indecisa e tamburellò con il piede sul pavimento, cercando di guardare qualsiasi altra cosa che non fossero gli occhi dannatamente insistenti di James. Ma, come al solito, non riuscì a resistere a lungo.
«E va bene. Ma solo per questa volta!»
Il ragazzo davanti a lei sorrise estasiato, come se avesse appena scoperto che Natale sarebbe stato il giorno dopo, e fece posto sulla panca, spintonando Jeremy e Kimberly.
Samantha si sedette accanto alla cugina e si guardò attorno, prima di prendere la caraffa del succo di zucca e riempire due calici.
James fece incetta di tutto il cibo salvatosi all’avvento dei gemelli Weasley e cominciò a mangiare, in pace con il mondo intero.
«Che lezione hai avuto?» chiese Kim alla bionda, riprendendo a mangiare la sua carne.
«Trasfigurazione umana. E’ abbastanza complessa» rispose, prevenendo la domanda successiva.
«Dopo ho un’ora buca» continuò la rossa «Tu e Diana venite con me a scrivere la lettera alla nonna? Non gliene abbiamo ancora mandata una dall’inizio dell’anno».
«Probabilmente si sarà affogata per la disperazione» ironizzò Diana, insofferente agli abbracci soffocanti della donna, nonostante le volesse un bene dell’anima, come tutti i  cugini Weasley.
«Per me va bene» rispose Samantha, rovesciando i peperoni nel piatto di James e prendendosi i suoi pomodori fritti. Lui continuò a mangiare e parlare con gli amici come se niente fosse.
«Sì, anch’io. Piuttosto che passare il pomeriggio a studiare Storia della Magia, vi aiuto a scrivere tutte le lettere che volete».
«Bene!» Kim sorrise contenta, per poi sospirare quando Sirius le mise nel piatto della verdura «Sul serio, Sirius, la verdura fa bene, dovresti mangiarla».
Lui fece una smorfia «Sono cavoli e pomodori fritti» si lamentò «Io odio i cavoli e i pomodori fritti!»
Samantha borbottò «Tale e quale a suo fratello».
Kimberly roteò gli occhi «Allora voglio anche le tue braciole di maiale!»
Sirius la guardò oltraggiato «Prenditele dal vassoio!»
«No, voglio le tue! Tu potevi evitare i prendere i cavoli e i pomodori, se non ti piacciono».
«Mi sono capitati per caso!»
«Non mi interessa, dammi le tue braciole!»
«Scordatelo!»
«Sirius» lo ammonì, puntandogli la forchetta contro.
Lui tentò con l’ultima carta «Poi ingrassi!»
«Dammele, razza di screanzato!» lo afferrò per la manica della camicia già spiegazzata.
Il ragazzo tentò di divincolarsi, ma senza successo «No! Prendile dal vassoio!»
«Non ce n’è più!»
«Finitela, cazzo!» esclamò Diana, mentre i due continuavano ad agitarsi, colpendo tutti coloro che stavano intorno.
«Ehi, Sirius!» lo richiamò il fratello «Fai il gentiluomo e dalle quelle benedette braciole! E non disturbate Sam, altrimenti non mangia più con noi!» li fulminò con un’occhiataccia.
«Non ho mai detto che sarei tornata» ribatté la bionda, per niente toccata da tutto quel trambusto.
«Per favore!» esclamò James con la migliore espressione implorante del suo repertorio.
Samantha tentennò appena, poi si voltò dall’altra «Vedremo».
«Grande Jim!» esultò Jeremy.
«Sam ha un debole per lo sguardo da cucciolo di James» ghignò Mike.
La cugina lo fulminò «Non ho nessun debole per nessuno sguardo» sibilò, socchiudendo gli occhi.
«Allora hai un debole per James e basta» continuò Jeremy, scambiandosi uno sguardo complice col gemello.
«Se non chiudete subito quel becco, mi assicurerò di farlo personalmente. E non sarà una cosa indolore».
James ridacchiò e le strinse una spalla «Lasciali stare! Cosa ti importa di loro, quando puoi concentrarti su di me?»
«Ehi, questa è cattiva! Vorresti portarci via la nostra cuginetta?» esclamò Jeremy impugnando la forchetta.
James ghignò «E anche se fosse?»
«Altro che principe azzurro, tu sei l’orco cattivo!»
Il moro scrollò le spalle e tornò a mangiare.
«Cosa ci fai qua?!»
«Sam! Ti stavo cercando!»
Steve Weasley e Karen Zabini, appena arrivati dietro la bionda, parlarono all’unisono.
Samantha si voltò, alzando un sopracciglio «Che succede?» chiese impassibile.
Karen si sedette su un angolo libero di panca «Sei sparita all’improvviso dopo Trasfigurazione! Dovevamo incontrarci fuori dall’aula!»
La bionda la guardò leggermente dispiaciuta «Scusa Ren, è stata colpa di James».
La mora scrollò le spalle e prese a spiluccare dai vassoi al tavolo «Non importa. Per fortuna ho incontrato Steve e siamo venuti qui insieme».
Il suddetto Weasley aveva iniziato a parlare con James e i gemelli, con la solita espressione annoiata.
«Sai» cominciò Karen, con una guancia appoggiata sul palmo della mano e gli occhi celesti fissi sul gruppetto «Penso che mi piaccia» ammise candidamente.
A Samantha andò di traverso un pomodoro, Kimberly spruzzò il succo di zucca dal naso ed entrambe si batterono una mano sul petto. Poi esclamarono «Cosa?!»
La mora sorrise «Sì, credo proprio che potrei innamorarmi di lui!»
«Tu sei pazza» sibilò l’amica, bevendo un sorso di succo di zucca.
«Completamente pazza» ribadì Kim «Come fa a piacerti uno così?» chiese schifata.
Karen alzò le spalle e sospirò, senza staccare gli occhi dall’oggetto dei suoi pensieri «C’è qualcosa in lui…è così affascinante…» il suo tono di voce era normale e non capivano come i ragazzi non la sentissero. Forse perché erano troppo presi a discutere di Quidditch.
«Ti ho detto che vinceranno i Tornados! I Cannoni non vincono una partita dal 1892!»
«Non capisci niente! Sai chi è il nuovo Cercatore? Michael Jones! E dico Michael Jones! Il migliore Cercatore della classifica di “Quidditch Live”! Quest’anno il campionato lo vincono i Cannoni!»
«Steve, sei proprio un idiota! Continua a sperare, Michael Jones non è nulla rispetto ad Adrian Paine!»
«Ma sta’ zitto Mike! Sei tu che non capisci niente!»
«Andiamo, lo sanno tutti che il Puddlemere United batte tutti, vero Jim?»
«Giusto, con Oliver Baston come Portiere la vittoria del Puddlemere è più che sicura».
«Già, finché Stanford Humphrey delle Arrows non prende il Boccino nei primi dieci minuti di gioco» ribatté ironico Steve.
«Ehi, è capitato una sola volta!» esclamò Jeremy.
«Già! E solo perché gli si era infilato nella manica!» ribadì James «Altrimenti se la potevano scordare la vittoria!»
I quattro continuarono il loro battibecco per tutta la durata del pranzo e avrebbero proseguito ancora, se un annuncio improvviso di Silente non li avesse fatti fermare.
«Solo due brevi parole, prima che ricominciate le lezioni del pomeriggio» si schiarì la voce e, con un sorriso caloroso, annunciò «Le delegazioni di Beauxbatons e Durmstrang arriveranno verso le quattro di pomeriggio del 31 ottobre. Le lezioni termineranno alle tre, in modo tale che abbiate del tempo a disposizione per prepararvi ad accogliere i nostri ospiti. Il punto di ritrovo è la sala d’ingresso. Per ora è tutto, buone lezioni».


“And her soul walks beside her,
an army stands behind her,
Lyra, Lyra.
And her face full of grace,
two worlds collide around her,
the truth lies inside her,
Lyra, Lyra.”

Kate Bush – Lyra



«Non me ne importa un cazzo di quella pazza!»
«Robert, non essere così volgare!»
«Non rompere anche tu! Non la sopporto! “Non ho voglia”, “devo studiare”, “magari domani”. Deciditi, donna!»
Lyra Bole sospirò, stringendo un libro al petto e aumentando il passo per riaffiancarsi a Robert Glasgow, che camminava spedito verso i sotterranei con un diavolo per capello.
«Parlatene, no? E’ la cosa migliore».
«Stai scherzando spero! Quella lo fa apposta!»
«E perché mai?» chiese Lyra, inarcando le sopracciglia.
«Adora farmi soffrire! Oh, ma se crede che io ceda per primo se lo può scordare! Alla fine sarà lei a venire da me» ghignò da vero Serpeverde e rallentò il passo, pregustando il momento della vittoria.
Lyra scrollò le spalle: per quanto fosse amica di entrambi, non voleva entrare nelle loro irragionevoli discussioni. Agatha non voleva andare a letto con lui? Pazienza, prima o poi ci sarebbe ricaduta. Lyra lo sapeva, così come la stessa Agatha e Robert. E tutto Serpeverde, ovviamente.
Persa nei suoi pensieri, non si accorse di svoltare l’angolo e andare dritta a sbattere contro un ragazzo.
«Ehi, tutto bene?» chiese lui, trattenendola istintivamente per le spalle.
Lyra sbatté le palpebre, appena frastornata, e annuì, mentre quello rilasciava la presa.
«Rowland, Macmillan» salutò Robert, con un cenno del capo.
Il ragazzo davanti a Lyra sorrise «Ciao Glasgow, stavate tornando al dormitorio?»
Il Serpeverde annuì, appena diffidente: non amava far sapere agli altri cosa avesse intenzione di fare e, se quei due non fossero stati Tassorosso e non avessero avuto la sala comune nei sotterranei come loro, sicuramente non l’avrebbe ammesso.
«Noi stavamo andando in Biblioteca» disse Rowland, accennando a se stesso e il suo compagno biondo «Comunque abbiamo visto Pix che si aggirava più giù, verso Serpeverde. Aveva degli strani palloncini, non so cosa ci fosse dentro, però».
Il ragazzo al suo fianco roteò gli occhi castani «Sono quasi sicuro che fosse inchiostro. Ormai si è fissato» borbottò.
Robert fece schioccare la lingua «Quello stupido Poltergeist» sibilò «Se soltanto ci prova, lo riduco in briciole».
«Beh, fate attenzione» disse Rowland, passandosi stancamente una mano tra i capelli castano chiaro e lanciando un’occhiata anche a Lyra «Certo che non capisco come mai sia venuto giù di qua, con il Barone in giro. Di solito se ne sta ai piani alti».
«Ieri si è appostato vicino a Grifondoro» li informò Alan Macmillan con una scrollata di spalle.
«Staremo attenti» disse Robert e con un cenno di saluto iniziò ad avviarsi verso Serpeverde, subito seguito da Lyra.
L’ultima cosa che la ragazza vide prima di voltarsi furono gli occhi grigi di Travis Rowland.
Per il resto del tragitto regnò uno strano silenzio. Finché Robert non si fermò e guardò Lyra con un ghigno.
«Non ci credo» disse «Travis Rowland».
Un lieve rossore affiorò sulle sue guance. Robert la conosceva troppo bene.
«Fatti gli affari tuoi» borbottò imbarazzata.
Ma lui non desistette «Sul serio? Ti piace Travis Rowland?»
«La finisci?!»
«E’ esilarante, sai?»
«Giuro che se non la pianti dico ad Aggie che ti piace quando ti accarezza i capelli!»
Il biondo arrossì leggermente «Non lo farai! E poi non è vero!»
Lei incrociò le braccia «E’ vero e lo farò! Quindi smettila!»
«Come vuoi» alzò le mani in gesto di resa, ma non riuscì a trattenere una risatina divertita.
Lyra sospirò e si arrese, sapendo bene che non avrebbe smesso finché non avrebbe detto tutto quello che voleva. Quindi appoggiò la schiena al muro e lo squadrò «Avanti» borbottò.
Robert imitò i suoi movimenti dall’altra parte dello stretto corridoio «Con tutti quelli di cui potevi innamorarti, hai scelto proprio Rowland?»
«Primo, non ho scelto niente» rispose irritata «Secondo, è inutile che fai lo snob, Travis piace persino a te!»
Lui arricciò il naso «Travis» ripeté sussurrando «E’ divertente che lui sia uno dei pochi che non ti sei portata a letto».
Lyra fece una smorfia «Lo dici come se tutta Hogwarts fosse passata tra le mie gambe».
«Perché, non è vero?» chiese lui, con fare innocente.
«Sei uno stronzo» berciò lei.
«Dico solo la verità» scherzò, per poi fermarsi quando vide le lacrime scendere dagli occhi verdi dell’amica «Ehi, Lyra, non c’è bisogno di prendersela tanto. Stavo scherzando» le si avvicinò, non sapendo bene cosa fare.
Lei scosse il capo «Tanto è quello che pensano tutti» mormorò con voce rotta dal pianto «Lyra la puttana. Quando mi guardano vedono solo quello e vedranno sempre solo quello. Non importa se i miei voti sono migliori di molti altri, non importa se cerco di essere sempre gentile con tutti o se è dall’anno scorso che non vado a letto con nessuno. Sarò sempre una facile, una stupida oca» lasciò andare una risata amara «Nessuno mi vedrà mai in modo diverso, men che meno lui. Perché dovrebbe, poi? Lui è perfetto e ha una ragazza perfetta e probabilmente si sposeranno e vivranno in un cottage con i loro tre bambini e invecchieranno insieme, raccontando storie ai nipotini. Mentre io sarò diventata alcolizzata e magari mi avranno chiusa in un ospizio e nessuno si ricorderà più di me!»
«Non fare la melodrammatica! Sono un mucchio di cazzate!» la interruppe irritato. Lyra era abilissima a piangersi addosso, ma quando arrivava il momento di cambiare e darsi da fare si crogiolava nell’apatia «Solo i coglioni credono che tu sia una puttana! Quelli di cui ti importa sanno che non è vero, quindi cosa te ne fotte degli altri? E se Rowland ti rifiuta per stare con quell’oca della Vince, allora è un idiota!»
Lyra forzò un sorriso tra le lacrime che le avevano bagnato le guance «Grazie, Rob» mormorò tirando su col naso «Scusa, è stato solo un attimo di debolezza».
Lui le porse bruscamente un fazzoletto, senza guardarla «I veri Serpeverde non piangono mai. Vergogna».
Lyra lo abbracciò velocemente «Grazie» gli sussurrò all’orecchio.
«Sì, sì» la liquidò imbarazzato «Comunque tu sei milioni di volte meglio della Vince. Scommetto che Rowland la molla prima di San Valentino».
«Cinque galeoni che usciranno da Hogwarts ancora felicemente fidanzati» ribatté Lyra abbattuta.
«Cinque galeoni che quella che uscirà da Hogwarts felicemente fidanzata con lui sarai tu. E allora mi rotolerò per terra dal ridere» le porse una mano, che lei strinse prontamente.
«Se vinco io, oltre ai galeoni, dovrai chiedere ad Agatha di sposarti».
Robert allibì e fece una smorfia schifata «Scherzi?! Io non la voglio sposare quella pazza!»
Lyra inarcò le sopracciglia «Tanto, prima o poi…»
«Meglio poi che prima!» berciò lui, prima di voltarsi e proseguire per la sala comune.
Lyra sorrise. Robert era brusco nei modi e poco incline alla dolcezza, ma, in fondo, anche lui aveva un cuore, quando si trattava degli amici. Lo seguì con l’animo più sollevato e nuova determinazione.
A pochi metri di distanza dal dormitorio di Serpeverde, due palloncini pieni di inchiostro piombarono sulle loro teste, imbrattandoli completamente.
La risata acuta di Pix si sentì fino alla sala d’ingresso.
Dannato Poltergeist!

 

 

 
 

Note:
Eccomi di ritorno con un capitolo leggero, ancora di introduzione ad alcune relazioni e, ahimè sì, nuovi personaggi.
Non l’ho riletto bene come al solito, ma spero non ci siano errori o altre cose strane.
Comunque, per quanto riguarda il capitolo in sé, dalle vostre recensioni mi è sembrato di capire che Sirius vi piaccia molto e ne sono decisamente contenta, perché piace molto anche a me! XD E penso che in questo capitolo sia apparso abbastanza, no?
Proseguendo, è stato davvero facile trovare le frasi, o meglio canzoni, adatti al capitolo e credo che anche il titolo, se analizzato a fondo, sia appropriato. Niente di cui lamentarmi quindi.
 
Due avvisi:
 
Ho pubblicato una raccolta, legata a questa storia, composta da shot di varia lunghezza, da drabble a one shot. Credo che non sarebbe male seguirla, perché lì caratterizzerò meglio i personaggi, o almeno è il mio intento, e se siete curiosi di leggere su uno qualsiasi dei personaggi, magari anche secondario, o su alcuni rapporti o su “What if” quello è la raccolta giusta. Se volete leggere di qualcosa o qualcuno in particolare non avete che da chiedere.

Secondo punto, che tutti stavano attendendo con ansia: lo schema!
Dunque, inizio col dire che più che uno schema è una lista. Mi è venuta come potrete vedere ed è provvisoria; ovvero, se volete che aggiunga altro o scriva qualche informazione in particolare, ditemi pure, vedrò di accontentarvi!
Il forum su cui è postata è una specie di mio portfolio personale, se volete darci un’occhiata fate pure, ho postato anche qualche lavoro grafico. Ma, ehi! Non aspettatevi chissà cosa! XD

Passando a qualcos’altro di piacevole: le recensioni!
Sono stata felicissima di leggerle, sul serio! Sono tutte piuttosto lunghe e io adoro sentire quello che avete da dirmi sulle mie storie, quindi they have really made my day!
Quindi rispondo più che volentieri, sperando di riceverne molte altre!
 
mayetta: Innanzitutto grazie per i complimenti! E ti chiedo immensamente scusa per tutti i nomi e personaggi che ho sfornato e sfornerò! XD Però per me è impossibile non pensare a Hogwarts e tutto il suo bel gruppo di studenti, pensa che la mia mente contorta è anche arrivata a pensare di creare tutti i nomi di tutti gli studenti, contando dieci studenti per anno di ogni Casa, per un totale di duecento ottanta studenti. Fortunatamente per i miei poveri neuroni, sono arrivata a completare solo l’elenco di Grifondoro e quasi Serpeverde (completo di primo e secondo nome più cognome). Ma stai tranquilla, di sicuro non compariranno tutti! XD
 
Finleyna 4 ever: Grazie mille! Il prologo l’ho letto e James e Sirius sono stati fantastici! Mi ha fatto venire una voglia incredibile di leggere molto altro su di loro e non fanfiction, che sono incredibilmente belle e interessanti, ma qualcosa scritto dalla Rowling e quindi il loro vero carattere e comportamento! Sarebbe bellissimo!
 
Miss_Slytherin: Grazie dei complimenti! Sono contenta che tu stia leggendo anche questa fiction e che, soprattutto, ti piaccia. Per quanto riguarda lo schema, per il momento l’ho fatto così, diciamo che è una prova. Sirius ormai è il beniamino di tutti! Sa come farsi amare, eh? XD Samantha io l’adoro, è il mio personaggio femminile preferito, quindi non posso che concordare con te.
 
Penny Black: Per fortuna che c’è Sirius! XD Lo so, i personaggi sono tantissimi e io cerco di fare sul serio del mio meglio per non farvi perdere troppo in tutti questi caratteri. Penso che l’elenco e la raccolta “Life’s drops” possano aiutare, comunque fai benissimo a farti un elenco personale, almeno puoi inserire tutte le informazioni che sai ti possono servire per capire! Poi però sono curiosa di vederlo! XD
 
shikon93: La parentela che pensi è l’unica possibile. Ti dirò, inizialmente, all’epoca di “Un salto nel futuro” ero abbastanza fissa sulla coppia Draco/Ginny, ora mi sono completamente innamorata delle Draco/Hermione. Però se avessi cambiato mi avrebbe scombussolato tutta la storia e, sinceramente, l’unica madre possibile per Samantha secondo me è Ginny. Non riesco a vederne altre. Comunque la coppia Draco/Ginny non so se si vedrà, ma penso che le probabilità siano molto basse; ti conviene concentrarti su altre coppie… una possibile James/Samantha? Mah, non so! XD
Per rispondere alle tue domande: strategicamente, tutti i personaggi di “Spin” hanno un secondo nome (l’unica ragione è che a me piacciono i secondi nomi) e se continua così, Grifondoro non arriverà proprio alla classifica di fine! XD «Ultimo posto, Grifondoro con… cinque punti!»… oh, potrebbe davvero succedere!

 
Grazie a tutti quelli che hanno letto, chi l’ha aggiunta tra preferite, seguite e ricordate.
Spero vi sia piaciuto questo capitolo!
Alla prossima!

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Capitolo 6
*** Schools of magic ***


Elenco personaggi: Spin's characters


Schools of magic

 



“How does it feel to know
you’re everything I need?
The butterflies in my stomach,
They could bring me to my knees.
How does it feel to know
You’re everything I want?
I’ve got a hard time saying this.”
 
The Spill Canvas – So much

 

«Che palle».
«Mi sono rotta».
Mark Paciock e Rebecca Pearson alzarono gli occhi al cielo per l’ennesima volta, James Potter starnutì, Samantha Malfoy gli passò un altro fazzoletto, continuando a chiacchierare con Karen Zabini, Steve Weasley diede una gomitata a Mike Weasley, facendolo scostare dalla sua spalla e cozzare contro Jasmine Thomas.
«Che palle».
«Mi sono rotta».
Jeremy Weasley e Penelope Baston, in piedi uno accanto all’altra, ripresero la loro monotona cantilena.
«Tappatevi quella cazzo di bocca» berciò Diana Weasley, dalla fila davanti.
Lily Potter sospirò esasperata.
«Quanto sei sboccata, Weasley» borbottò Jacob Grant, riscaldando le mani di Miriam Smith con aria assente.
«Ha parlato bocca di rosa» disse ironica la rossa, lanciandogli un’occhiataccia.
«Non vi azzardate a cominciare» li ammonì Jasper Malfoy, più annoiato che mai.
«Ragazzi, vediamo chi riesce a lanciare più fatture ai Tassorosso?» propose allegro Sirius Potter, scrutando entusiasta la parte destra del gruppo in piedi davanti all’ingresso.
«Idiota!» esclamò Kimberly Weasley, stringendosi la sciarpa rosso-oro intorno al collo.
L’aria fredda di fine ottobre si infiltrava tra le pieghe dei loro mantelli, facendoli rabbrividire. Molti avevano lasciato le sciarpe nei dormitori, preferendo evitare di accogliere gli ospiti stranieri imbacuccati come eschimesi. Ma alla fine se n’erano pentiti amaramente.
Stretti in file ordinate, divisi per Casa e per anno, da venti minuti aspettavano poco pazientemente l’arrivo delle delegazioni di Beauxbatons e Durmstrang, supervisionati da professori scocciati e un Silente sempre sorridente.
«Io ci sto» disse Aaron Finnigan, scrollando il capo biondo. Caleb Jordan, al suo fianco, annuì convinto, iniziando a individuare le prede tra la marea di teste simili.
«Cinque punti a persona» stabilì Sirius «Ci state anche voi?» chiese vagamente ai Serpeverde.
«Cosa si gioca?» si informò Michael Thompson interessato.
«Cosa te ne frega? Basta colpire qualche idiota e passare il tempo» disse Rupert Wilkinson, con gli occhi neri che brillavano di malizia.
«Non ci provate neanche!» esclamò Kimberly «Mark diglielo tu, che sei Caposcuola!» pregò, voltandosi indietro.
«Oh, andiamo!» soffiò Diana «E’ giusto per divertirsi. Trenta punti a chi becca Summersby».
«Non sarebbe intelligente con i professori praticamente dietro di noi» li informò James, prima di starnutire di nuovo.
«Il primo che fa perdere punti a Serpeverde può considerarsi morto» sibilò Robert Glasgow, lanciando un’occhiata glaciale ai suoi compagni di Casa.
Quelli scrollarono le spalle e ripresero l’attesa, lanciando occhiate in giro.
«Se non si sbrigano me ne torno dentro. Fa più caldo a Serpeverde che qui» mugugnò Samantha, stringendosi di più al braccio di James.
«Pazienza, tesoro. Ci vuole pazienza» replicò lui, baciandole una tempia.
«Pazienza!» sputò con astio Diana «La pazienza mi si è congelata con tutto il resto del corpo! Cazzo, ho persino le tette ghiacciate!».
Lo sguardo della maggior parte dei maschi che avevano sentito si spostò sul suo seno, Jeremy si sbatté una mano sulla fronte, Jasper roteò gli occhi esasperato, Steve e Mike fulminarono i guardoni. Qualcuno rise, Lily e Samantha sbuffarono e Sirius disse allegro «Ma davvero? Dai, fa’ vedere!» guadagnandosi un scappellotto da Kimberly.
«Maniaco!» berciò lei «Ma non hai il minimo senso del pudore?!»
Lui ghignò «Non te la prendere così tanto, Kimmy Timmy. Se vuoi guardo le tue».
Lei arrossì e gli tirò uno schiaffo, coprendosi il seno con l’altro braccio. Le risate di Diana furono sentite dall’intera scuola.
«Certo che voi Grifondoro siete proprio degli schifosi» mormorò Agatha Kay con una smorfia.
«Allora? Cos’è tutta questa confusione?» li sgridò la McGranitt arcigna, in piedi accanto ad un divertito professor Silente.
«Scusi, prof» cinguettò Sirius, salutandola con un braccio «Stavamo approfondendo le nostre relazioni!»
Tutti dovettero trattenere le risate, sotto lo sguardo sospettoso della vicepreside «Non importa, vedete di stare tranquilli finché non arrivano. E guai a chi osa procurare anche un solo motivo di vergogna per Hogwarts» fulminò il minore dei Potter, che fischiettò allegramente un motivetto, con gli occhi blu che brillavano maliziosi.
«La vostra attesa non durerà ancora molto, a quanto pare» annunciò il Preside, con gli occhi azzurri scintillanti puntati verso il cielo che iniziava a scurirsi «Stanno arrivando».
Un’enorme carrozza blu polveroso si avvicinò velocemente al suolo, trainata da grandi e forti cavalli bianchi.
Si fermò a diversi metri dall’ingresso e un valletto corse a mettere una pedana davanti alla porta.
La prima a scendere fu Olympe Maxime, alta e possente come sempre. Con un movimento incredibilmente aggraziato per una donna della sua taglia, fece un cenno agli studenti all’interno della carrozza e si avviò verso Silente, che le stava già andando incontro.
Mentre si scambiavano i soliti convenevoli, gli studenti di Beauxbatons si strinsero nelle loro vesti leggere e si guardarono ammirati intorno.
«Ehi» esclamò Jeremy «Avete visto? C’è anche Céline!»
La famiglia Weasley allungò il collo per distinguere la ragazza tra le tante teste simili.
Samantha sbuffò «Tanto verrà a cercarvi dopo».
«Mica male quelle» fischiò Paul Coleman, studiando un gruppo di francesi.
«Non cominciate, vi prego» mugugnò Diana «Non voglio stare nel bel mezzo della fiera degli ormoni».
«Saremo circondati da carne fresca, non dirmi che non ti andrai ad imboscare con qualche straniero in uno degli sgabuzzini» ghignò lui, dandole di gomito.
Lei lo fulminò «Quello che faccio sono affari miei. Ma di sicuro non sono così disperata da correre dietro al primo ca-» Lily le tappò la bocca con una mano, guadagnandosi un’occhiataccia.
«Non dirlo, per favore» la pregò con una smorfia.
«Già. Per una volta parla come una donna» rincarò Jasper ghignando.
«Vaffanculo».
«Come non detto» sospirò lui, tirando nel frattempo un piccolo calcio a Jacob, che chiuse di scatto la bocca, continuando a fissare con sguardo penetrante una morettina prosperosa.
«Smettila di sbavare!» berciò Miriam, pestandogli un piede e staccando le mani dalle sue «Sembra che non vedi una ragazza da anni! Porco!»
Lui la ignorò e continuò a fissare la francese. Ma non era l’unico a darsi da fare.
«Cinque».
«Non è possibile! Sono appena arrivate!» si lamentò Aaron, allungando qualche moneta verso la mano tesa di Sirius.
«Non hai contato la potenza del mio fascino».
Al suo fianco, Kimberly represse una risatina. Ma lui la sentì e si voltò all’istante, con un’espressione angelica sul volto affascinante «Sì, Kim? Volevi forse dire qualcosa?»
«La potenza del tuo fascino?» ripeté lei ironica «Chi pensi di essere, Casanova?»
Sirius ghignò, passandole un braccio sulle spalle «Ovvio che no» rispose sincero «Sono molto meglio!»
«Guarda che perdi quotazioni, Sir» lo informò Caleb ammiccando verso di loro «Penseranno che sei già occupato».
Il moro scrollò le spalle «Non importa. Ho tutto l’anno per dimostrare il contrario».
Kimberly gli tirò una gomitata «Mollami, maniaco» esclamò risentita «Potrebbe esserci l’uomo della mia vita lì, sai? E così non mi aiuti di certo!»
Sirius ghignò e si abbassò alla sua altezza, avvicinando il viso al suo «Oh, ma non lo sai? Sono io l’uomo della tua vita».
Lei arrossì e si voltò di scatto, frustandolo inavvertitamente con i lunghi capelli rossi e facendolo così indietreggiare.
«Sei uno schifoso pervertito, Weasley!» strillò Jasmine due file più indietro.
«Ho detto solo la verità» si difese Jeremy «Quella ha due tette da urlo, certo non quanto le tue-» la bionda gli mollò uno schiaffò infuriata.
«Non osare parlare mai più delle mie tette o di qualsiasi altra parte del mio corpo!»
«Oh, andiamo Jas, ti ha fatto un complimento» borbottò Penelope.
«Complimento?! Stava parlando delle mie-».
«Fate silenzio!» esclamò la McGranitt infuriata, interrompendo il loro battibecco.
«Certo che non capite niente» iniziò James divertito «Le inglesi sono le migliori» fece un occhiolino complice a Samantha, che alzò gli occhi al cielo, ma poi rafforzò di più la presa sul suo braccio e nascose un sorriso nel suo mantello.
«Tu sei di parte, James!» esclamò Mike con un ghignò.
«Ma ha perfettamente ragione» concordò Sirius «Le inglesi sono molto più sexy!».
«Ma se a te va bene chiunque!» lo riprese Kimberly con una smorfia.
Lui ammiccò «Sì, ma se dovessi scegliere, sta’ certa che nel mio letto ci finirebbe un’inglese».
Lei scosse il capo, ma prima che qualcuno poté dire altro, un rombo assordante si propagò per il parco.
Dalle acque del lago Nero emerse un grande veliero spettrale.
Anche Durmstrang era arrivata.


“Do I have to spell it out for you?
Or scream it in your face?
Oh, the chemistry between us
could destroy this place.
Do I have to spell it out for you?
Or whisper in your ear?
Oh, just stop right there,
I think that we’ve got something here.”

The Spill Canvas – Staplegunned



«Bulla che?»
«Bouillabaisse, idiota».
«Non c’è bisogno di insultarmi sempre, sai?»
Jasmine Thomas si voltò con un verso stizzito e riprese tranquillamente la sua cena.
Jeremy Weasley alzò le spalle e le lanciò un’occhiata dubbiosa, riempiendosi il piatto di specialità straniere.
«Jerry, sul serio» cominciò Mike, scuotendo il capo «Abbiamo una zia francese e non sai ancora come si pronuncia Bouillabaisse?»
«Sì che lo so» rispose lui leggermente offeso «So perfettamente come si dice Bullabess!»
Steve ridacchiò, ricevendo una gomitata da Mark.
«Non preoccuparti Jerry» lo rassicurò allegramente James «Neanche io so come si pronuncia».
«Avete assaggiato la Ratatouille? Merlino, quanto vorrei essere uno di questi pomodori» mormorò Annabelle estasiata.
«Non sapevo avessi il desiderio di essere un ortaggio» disse ironica Penelope, guardando schifata il pesce nel vassoio davanti a lei «E poi, cosa sarebbe questa cosa?»
«Baccalà alla Biscaïenne» la informò Rebecca «E’ molto buono, ma io preferisco il Kavarma, anche se il fegato non mi piace» aggiunse, indicando una specie di zuppa di carne.
«Karma? Come diavolo conoscete tutti questi piatti?» chiese Steve, disgustato dall’aver sentito parlare di fegato.
Rebecca scrollò le spalle «Sono andata in Bulgaria con i miei, l’estate scorsa».
«Sarà, ma io preferisco di gran lunga il pasticcio di Yorkshire» disse allegramente James.
«Tradizionalista» mormorò Mike.
Lui scrollò le spalle «Che ci posso fare? Amo l’Inghilterra!» esclamò, esibendosi in un’espressione sognante.
Steve schioccò la lingua «Tu non ami l’Inghilterra, tu ami le inglesi e basta».
«Touché» ammise l’amico con un sorriso.
«Sì, beh, credete che stasera ci diranno quale sarà la prima prova?» chiese Mike, servendosi distratto una porzione di patate.
«Penso di sì» rispose Rebecca «O almeno ci daranno qualche altra informazione».
«Ma sarà davvero sul Quidditch?» domandò Penelope sospettosa «L’avrà pure detto Samantha, ma non so se crederci o meno».
«Se l’ha detto Sam allora è vero!» esclamò Jeremy, beccandosi un’occhiataccia da Steve.
«Non è la verità fatta in persona, sai? E’ una Serpeverde!»
«Beh, cosa vuol dire? Non è che tutti i Serpeverde mentono!»
«E invece sì» rispose lapidario Mike.
«Karen Zabini dice sempre la verità» ribatté Helen, studiando un pezzo di carne.
«E come fai ad esserne così sicura?» chiese Annabelle con una smorfia «Io ci credo poco».
«No, lei è davvero così» rispose Steve, scrutando il tavolo in cerca di chissà cosa «Ehi Kitty, passa un po’ quelle braciole!»
Kimberly si voltò verso il fratello con un’espressione infastidita e gli allungò il vassoio «Non chiamarmi Kitty, scemo!»
«Scusa Kitty» disse lui con un ghigno, ricambiato da un’occhiata che avrebbe potuto incenerire persino Piton, prima che la proprietaria venisse distratta da un fagiolino volante.
«Caleb! Cosa diavolo stai facendo?!»
«Niente, niente!» esclamò il ragazzo, alzando le mani, mentre Aaron al suo fianco continuava placidamente a mangiare.
Con un’ultima occhiata sospettosa, riprese a chiacchierare con Rose e Sophia Morris, loro compagna di stanza.
Caleb aspettò qualche secondo e lanciò un pezzo di pane a Sirius, seduto poco più in là con Lily. Il moro ghignò e gli tirò un altro fagiolino, colpendo per sbaglio la testa bionda di Aaron, che lo guardò e sillabò un “Sei morto”.
«Sirius, smettila di fare il bambino» lo riprese Lily con una gomitata «Potevi anche sederti con loro, invece di venire qui».
«Ma come, non apprezzi che il tuo fratellino si sia seduto accanto a te?» esclamò melodrammatico, con una mano sul cuore e lo sguardo da cucciolo, uguale a quello di James.
Lily lo fissò con gli stessi profondi occhi blu «Lo sappiamo entrambi che sei qui solo per fare casino».
«Sono qui perché ti voglio bene, Lils!» la corresse lui, posandole un braccio sulle spalle e tirandosela contro «Sei la mia sorellina preferita!»
«E l’unica che hai» aggiunse Diana, tirando verso di sé la forchetta infilzata nell’ultima fetta di bistecca, mentre dall’altra parte del tavolo Paul faceva lo stesso.
«Molla l’osso, Coleman, o giuro che ti stacco la mano a morsi» sibilò la Weasley, digrignando i denti.
«L’osso te lo puoi tenere, io mi accontento della carne» ribatté lui con lo stesso tono di voce.
«Sei un coglione».
«E tu un maschiaccio».
Si fulminarono e, prima che potessero mollare le forchette per darsele di santa ragione, Lily decise di intervenire e prendersi l’ultima bistecca.
«Finitela di litigare» li rimproverò, mettendo la fetta di carne nel piatto di Sirius, che iniziò a mangiarla con gusto «E’ solo una bistecca».
«No! E’ una questione di principio!» esclamò Diana, cercando di rubare il piatto di Sirius, che prontamente lo allontanò dalla sua portata.
«Sembri uno dei tuoi cugini, razza di ingorda!» esclamò Paul, ancora piccato per essere stato abilmente fregato; per tutta risposta, Diana gli face un gestaccio.
«Excusez-moi» li interruppe una voce femminile «Avete della Buillabaisse?»
Una ragazza con ordinati capelli castani stava in piedi alle loro spalle, vestita della leggera divisa azzurra di Beauxbatons; i suoi occhi chiari aspettavano pazientemente una risposta.
«No, mi dispiace» rispose gentilmente Lily «Puoi provare più in là» indicò il gruppetto del settimo anno a diversi posti di distanza «Mi sembra che ne abbiano ancora».
La francese piegò le labbra rosee in un sorriso cordiale «Merci» disse, lanciando un’occhiata a Sirius e Paul, prima di girarsi e proseguire di qualche metro.
«Quella sì che è un bel bocconcino» mormorò Paul, tenendo gli occhi puntati sul suo sedere; Sirius annuì appena, distogliendo lo sguardo dopo pochi secondi per puntarlo sul fratello e i compagni.
La videro raggiungere il gruppo e rifare la domanda; Rebecca Pearson annuì e si allungò verso la zuppiera, mentre le sue amiche fissavano la nuova arrivata, chi con astio chi con indifferenza, ma fu James Potter, più vicino di Rebecca, a porgerle la specialità francese. Lei gli sorrise, lo ringraziò e fece per andarsene, venendo però fermata da Jeremy che iniziò a parlare, probabilmente a vanvera, sotto lo sguardo arreso degli amici. La francese ridacchiò, guadagnandosi un’occhiataccia da Jasmine Thomas, e rimase a chiacchierare per qualche minuto, lanciando continue occhiate a James e congedandosi solo quando qualcuno dei suoi compagni la chiamò.
«Non era per niente interessata, quella tro-»
«Diana!» la interruppe Lily, prima che potesse finire la parola.
«Andiamo, hai visto come l’ha guardato?» le chiese con una smorfia «Sembrava dicesse: “Prendimi, sono tua!”».
«Bene, una conquista facile!» esclamò Paul soddisfatto.
Diana fece un verso stizzito «Tra te e James non c’è paragone».
Il ragazzo ghignò «Potrai anche avere ragione, ma tanto James è fuori gioco già dall’inizio» accennò con il capo verso il tavolo di Serpeverde «L’hai vista tua cugina? Con tutto il rispetto per la francese, ma chi mai sceglierebbe lei, quando può avere Samantha Malfoy?»
«Come puoi anche solo metterle sullo stesso piano, idiota? Mia cugina è un gran pezzo di-».
«Diana» la richiamò Lily per l’ennesima volta, alzando gli occhi al cielo.
«Sei una maniaca» l’accusò Kimberly Weasley, appena arrivata vicino a loro.
Sirius ghignò «Ma ha ragione, Sam è una bomba. Anche se io preferisco le rosse» aggiunse, facendole un occhiolino complice.
Lei arrossì e gli tirò una pacca sulla testa «Smettila! E non lanciare più cibo, razza di troglodita!»
Lui fece una smorfia ed esclamò a Caleb «Traditore!» a cui l’amico rispose con un’alzata di spalle sconfitta.
«L’ho obbligato a dirmelo» lo informò Kim, incrociando le braccia «E guai a te se continui. La prossima volta ti tengo a portata di bacchetta, chiaro?»
«Sì, capo» cinguettò Sirius, sbattendo le ciglia e guadagnandosi un altro scappellotto.
«Ci vediamo» salutò il Prefetto, prima di voltarsi e tornare al suo posto.
«Ha detto che se continuo mi obbliga a sedermi vicino a lei?» chiese Sirius per avere una conferma, senza staccarle gli occhi di dosso.
«Non ci provare» lo ammonì Lily, mascherando un sorriso.
Diana si servì una fetta di crostata e Paul osservò Sirius attentamente «Non lancerai sul serio qualcosa, vero? Kimberly fa una paura folle quando è arrabbiata».
Sirius cominciò a riempirsi il piatto di dolci «No, per oggi va bene così. Se stiamo troppo insieme poi si lamenta di non trovare l’uomo della sua vita».
«Chi?» chiese Diana, inarcando un sopracciglio minacciosamente. Era sempre stata molto protettiva con la cugina minore, nonostante spesso la mandasse fuori dai gangheri.
«Non ne ho idea, ma sono sicuro che non esiste. Però lei ci tiene…» terminò con un’alzata di spalle, mettendosi in bocca una forchettata di torta marmorina.
«Non dirmi che vuoi aiutarla a cercarlo» fece Lily con una smorfia poco convinta.
Sirius sorrise candidamente «Aspetto soltanto il momento giusto per approfittarne».
«In che senso?» ringhiò Diana.
Il ragazzo non si scoraggio dalla sua espressione inquietante, che fece rabbrividire Paul, e rispose «Diciamo che quando avrò bisogno di qualcosa non propriamente giusto potrò sempre ricattarla con la storia dell’uomo della sua vita» concluse soddisfatto.
Diana lo osservò ancora per qualche istante «Facciamo un patto, Sirius Potter» cominciò stranamente seria «Tu aiuterai Kimberly in questa assurda ricerca e hai il mio permesso per affatturare chi la fa soffrire-».
«Non ho bisogno del tuo permesso per affatturare la gente» la interruppe roteando gli occhi.
Ma lei riprese come se niente fosse «In cambio, io non ti manderò in Infermeria la prossima volta che la farai incazzare».
Sirius alzò un sopracciglio divertito «Quando mai mi hai mandato in Infermeria?»
«Potrei iniziare adesso».
«Va bene, va bene, ci sto» si arrese velocemente, alzando le mani.
«Bene» terminò soddisfatta Diana «Io e Jasper non possiamo seguirla sempre, mentre tu già lo fai, quindi non sarebbe un problema».
«Io non la seguo» si lamentò Sirius «E’ lei che segue me!»
«Jasper?» chiese Lily «Anche lui segue Kim come fai tu? Merlino, Dee, è terribile!» esclamò con una smorfia «Ora capisco perché è sempre all’erta».
«Veramente Jazz si limita a controllarla quando ce l’ha davanti o la vede per caso» spiegò la rossa, per niente turbata «In realtà è abbastanza inutile».
Paul e Lily si scambiarono uno sguardo esasperato, mentre Sirius continuava a mangiare.
Ma in quel momento i piatti dell’intera Sala si svuotarono e Silente si alzò in piedi, facendo istantaneamente calare il silenzio, rotto soltanto da lievi mormorii di disapprovazione.
«Il momento che tutti voi stavate aspettando è finalmente giunto» cominciò con un sorriso amichevole, guardando l’intera Sala «Il Torneo Triacademy sta per cominciare. Qualche parola prima dell’inizio effettivo: come molti di voi già sapranno, il Torneo si sviluppa in tre sfide, distribuite nell’arco dell’anno scolastico. Può partecipare chiunque abbia compiuto quindici anni, senza altre limitazioni; i giudici dell’evento saremo io, Madame Maxime, il professor Wasmut e altri due professori scelti da noi. Ci teniamo a ricordarvi che il Torneo è un momento di aggregazione tra le nostre tre scuole di magia, all’insegna della sportività e dell’unità; provvedimenti verranno presi per qualsiasi caso di slealtà o liti tra gli studenti. Detto questo, passo ad illustrarvi la prima prova» la Sala Grande non era mai stata così silenziosa e nell’aria si poteva facilmente percepire la tensione e l’eccitazione «La prima prova servirà a valutare la vostra prontezza di riflessi, la vostra agilità e precisione, nonché la vostra capacità nel lavorare in squadra» Silente sorrise, guardando i volti di quelli che iniziavano a capire «Ebbene sì, la prima sfida riguarderà il Quidditch!»
Un boato si propagò per tutta la stanza, obbligando il preside di Hogwarts a sospendere il discorso e aspettare pazientemente che l’entusiasmo sciamasse. I professori, inglesi e stranieri, si guardarono a disagio, trattenendosi dal portare le mani alle orecchie e lanciare un Silencio sull’intera Sala.
Silente alzò un braccio, per richiamare l’attenzione e, molto lentamente, gli studenti si azzittirono, curiosi di saperne di più.
«Come stavo dicendo, nella prima sfida le tre scuole dovranno affrontarsi sul campo da Quidditch. La prima partita si svolgerà l’ultimo sabato di Novembre e l’ordine con cui vi sfiderete sarà del tutto casuale. Da domani potranno iniziare i provini per le squadre; il campo da Quidditch di Hogwarts è a disposizione di tutti, basta contattare Madama Bumb» accennò verso l’anziana ed energica professoressa di Volo, che fece un gesto con la mano «Con questo concludo, per qualsiasi informazione, potrete rivolgervi ai vostri insegnanti. Buonanotte a tutti voi e possiate divertirvi durante il Torneo».
 

“Now we’re finally home,
it feels good not to be alone;
just remember you must tend to it
for it to really grow.
A garden of broken friendships
reminds you you survived.
Click your heels three times
and pray that you will make it out alive.”

The Spill Canvas – Homesick

 

Non avrebbe voluto incontrarla quella sera: aveva troppe cose da chiarire con se stessa, prima di trovarsi faccia a faccia con lei. Eppure fu quello che inevitabilmente successe.
Si era appena allontanata dal tavolo di Serpeverde con Karen, diretta verso il dormitorio, quando, facendosi largo tra la calca di studenti che affollava la Sala, se la ritrovò davanti.
Così, senza il minimo preavviso, senza nemmeno potersi preparare psicologicamente.
Non era cambiata per niente: sempre gli stessi lunghi e fluenti capelli biondi, lo stesso viso dolce, il sorriso caldo e gli occhi azzurri. E il suo stesso volto da bambola.
Da piccole le avevano sempre scambiate per sorelle, tanto erano simili, ma c’era qualcosa di Céline Weasley che Samantha Malfoy non era mai riuscita ad eguagliare.
E riusciva a vederlo, mentre Céline si voltava verso di lei, ridendo per una battuta. Riusciva sempre a vedere quel qualcosa che le mancava.
Quell’aria fresca e sbarazzina che la avvolgeva.
Perché Céline, a differenza di Samantha, aveva sempre un sorriso per tutti.
Si fermarono, ad un paio di passi di distanza, e si fissarono in quegli occhi così simili tra loro. Non si salutarono, non ne avevano bisogno.
Era difficile stare una di fronte all’altra, quando per tutta l’estate dell’anno precedente avevano cercato di evitarsi il più possibile.
Il loro legame era sempre stato molto forte, da bambine stavano spesso insieme, erano davvero come due sorelle, ma poi, circa tre anni prima, Céline si era allontanata all’improvviso, senza una parola o una spiegazione. E alla fine Samantha aveva capito.
Aveva semplicemente deciso di andare avanti senza di lei.
Avrebbe voluto odiarla, per essersi allontanata, ma sapeva che Céline aveva perfettamente ragione. Come avrebbero potuto crescere davvero, se fossero sempre dipese una dall’altra? E allora non gliene aveva fatta una colpa, non aveva più nessun rimprovero da farle.
Era semplicemente felice di vederla di nuovo.
«Come stai?» chiese Céline, leggermente a disagio.
Samantha continuò a studiarla con attenzione «Io bene. Tu?»
«Bene» le sorrise lievemente e calò il silenzio.
Le ragazze accanto a Céline le sussurrarono qualcosa in francese, a cui lei rispose con un cenno del capo e poi se ne andarono.
Karen si era allontanata in silenzio, dopo averle stretto una mano, capendo perfettamente lo stato d’animo di Samantha.
Ed ora c’erano soltanto loro due.
«Sono contenta di essere venuta qui in Inghilterra» cominciò Céline, incrociando le braccia dietro la schiena «Almeno posso salutare tutti quanti».
Samantha annuì e si portò una ciocca bionda dietro l’orecchio «Saranno tutti contenti di vederti».
Céline accennò un sorriso e puntò lo sguardo sulla punta delle sue scarpe.
Gli studenti passavano loro accanto, proseguendo senza badare a loro.
L’aria di imbarazzo e disagio venne rotta dall’arrivo di un gruppo di ragazzi dai capelli rossi, che sciolsero la tensione in pochi secondi.
«Line! Che bello vederti!» esclamò Jeremy, abbracciandola forte, seguito a turno da Mike e Steve.
Céline scoppiò a ridere e ricambiò i saluti «Sono felice di vedervi! E’ stata un’estate così noiosa senza di voi!»
«Tutto è noioso senza di noi!» disse allegro Jeremy, scompigliandole i capelli.
«Come stanno a casa tua?» chiese Steve, mentre Céline si pettinava con le dita.
«Papa e maman stanno bene, François è molto impegnato con il lavoro e Jacqueline è rinchiusa a Beauxbatons, tremendamente arrabbiata. Avrebbe voluto venire anche lei, ma purtroppo non ha ancora compiuto i quindici anni».
«Verranno alla Tana per Natale, no?» chiese Mike, infilando le mani in tasca.
Céline annuì «Credo di sì. O almeno, quella è la loro intenzione».
«Ehi, non si saluta più?» chiese Diana, appena sbucata con Kimberly e Jasper di fianco a Samantha.
Céline sorrise e abbracciò i cugini rimasti, facendo le solite domande di rito.
Chiacchierarono tutti insieme per diversi minuti, cercando di ignorare la leggera tensione ancora presente tra le due bionde, ma era difficile fare finta di niente.
«Io e Samantha torniamo in dormitorio, ci vediamo in giro. Buonanotte a tutti» disse Jasper, con la solita voce pacata.
Nessuno fece domande, perché lo avevano già capito. E tutti speravano che, alla fine, sarebbero potute tornare amiche come prima.
 
 

“There is a part in every day,
when I lie to myself and say that it’s ok,
‘Cause if I don’t I think I’ll go insane,
but the truth is I only have myself to blame.
Time doesn’t wait for anyone.”

The Spill Canvas – The truth


 
«Cosa hai intenzione di fare?» chiese Jasper alla sorella, mentre camminavano per i corridoi dei sotterranei.
«Lo sai» rispose laconica.
«Sì, ma voglio sentirtelo dire».
Samantha si fermò e lo guardò fisso negli occhi «Rispetto i suoi spazi. Se vuole tornare a parlarmi, come quando eravamo Sam e Line, a me va bene. Se invece pensa di non essere cresciuta abbastanza, posso darle ancora del tempo» distolse lo sguardo dagli occhi grigi del fratello, troppo penetranti, e lo rivolse verso il muro di pietra «Io sarò sempre pronta ad aspettarla e lei lo sa. Lo sappiamo entrambe».
Jasper non disse niente, perché non c’era nulla di più da dire, e allungò la mano verso di lei.
Samantha la fissò per un istante, per poi alzare gli occhi sul suo volto e sorridere.
Perché era vero che Samantha non sorrideva a tutti, come Céline. Ma, proprio per quello, i sorrisi di Samantha erano speciali. E solo alcune persone erano talmente fortunate da poterli guardare.
Senza dire niente, allungò la mano e afferrò quella di Jasper, che la strinse e riprese a camminare, conducendola lungo il corridoio.
Da bambini, era sempre stata Samantha a guidarlo e sostenerlo, mentre ora era lui a poterlo fare e per lei ci sarebbe sempre stato, finché ne avesse avuto bisogno.

 

 

 


 
Note:
Ed eccomi di nuovo qua! Capitolo all’insegna degli Spill Canvas, se avete notato, l’unico motivo è che io gli adoro e le loro canzoni sono fantastiche.
Anyway, passando al capitolo: finalmente inizia il Torneo! Ve n’eravate dimenticati, vero? XD Alcuni dettagli sono ripresi da “Harry Potter e il calice di fuoco”, riadattati liberamente all’occasione. L’unica cosa che mi sento di sottolineare è questa: Samantha e Céline. Dunque, probabilmente la parte non è venuta perfettamente come volevo io, ma ci si avvicina parecchio. Loro erano molto attaccate da bambine, davvero troppo, e Céline per prima, con una maturità davvero impensabile per una bimba ora che ci penso, l’ha capito. Per crescere avrebbero dovuto separarsi e prendere ognuna la propria strada. Ora c’è molto imbarazzo e tensione tra di loro, perché entrambe vorrebbero tanto poter tornare amiche, ma non sono sicure di essere cresciute abbastanza (Céline, perché in realtà Samantha ha già tutto molto più chiaro). In realtà è sempre stata Céline ad appoggiarsi alla cugina, Samantha è sempre stata più forte, come ricorda perfettamente Jasper (altro passaggio che mi piace parecchio). Quindi è Céline che doveva crescere e Samantha l’ha capito e la giustifica, solo che il percorso non sempre è facile e tornare unite come prima, dopo tanti anni, è piuttosto difficile.
Non so se mi sono spiegata meglio o ho fatto più confusione che mai, o magari a voi non importava nulla di queste due, però spero che abbiate letto e compreso questi miei deliri da pseudo scrittrice insicura! XD
Il rapporto tra Samantha e Jasper è come avete potuto leggere: si capiscono perfettamente e sanno affidarsi una all’altro, senza bisogno di parole.
Ora la smetto, altrimenti le note diventano più lunghe del capitolo, e passo alle recensioni! Tra l’altro sembrate tutte convinte che Kim ucciderà presto Sirius… beh, non posso darvi torto. Quando ci si mette è davvero insopportabile!
 
Penny Black: Grazie mille per la recensione! Bene, parliamo un po’ dei personaggi: Sirius è terribilmente irritante e nessuno ha la pazienza per sopportarlo! XD Sta’ sicura che prima o poi qualcuno gli farà uno sgarro e poi vedremo come reagirà. Per Samantha e James, c’è qualche allusione in questo capitolo, ma non stanno insieme o altro, anche se tutti sembrano pensarlo! Karen è fuori di testa, ma l’adoriamo così com’è. Per Meissa bisognerà aspettare, ma si scoprirà, anche se la sua offerta di aiuto a Eric è stata mossa da semplice solidarietà tra Prefetti. Non so se ne ho parlato, di Agatha e Robert, ma loro non si odiano affatto. Sono fidanzati per volere delle loro famiglie purosangue e tutto sommato fanno le cose che fa qualsiasi coppia, il loro disprezzo e antipatia è più una maschera per fingere di non starsi legando troppo. Spero di aver risposto a tutte le tue domande, se vuoi chiedermi ancora qualcosa fai pure, perché adoro parlare dei miei personaggi! ^.^
 
ClaireAnn_M: Hai cambiato nick e quasi non ti riconoscevo! XD Comunque, sono contenta che ti sia interessata alla coppia Robert/Agatha, sei la prima che lo dice e mi fa davvero piacere! Non so quanto dovrai aspettare, ma prima o poi verrà fuori qualcosa di nuovo. Per quanto riguarda Lyra sono d’accordo con te: freghiamocene dei pettegolezzi! Deve comportarsi come meglio crede, senza dare ascolto alle malevoli voci di corridoio, perché chi le fa girare è di sicuro peggio di lei! Sirius come alunno è traumatico per tutti! XD
 
Finleyna 4 Ever: Bene, spero ti sia piaciuto anche questo! Personalmente adoro far relazionare i personaggi di Case diverse, perché in fondo dopo anni che vivono nello stesso posto un minimo di rapporto devono pur averlo, anche tra Serpeverde e Grifondoro!
 
mayetta: Jasper/Lily? C’è anche a chi piace Paul/Lily. Beh, vedremo chi la spunterà, personalmente ho già la mia idea! XD Rose è molto insicura e ottusa, è perfettamente inutile dirle che la sua cotta per Andrew è totalmente ricambiata, visto che entrambi non lo capiscono. E’ tutto il contrario del fratello: Brian Corner non si tira indietro nemmeno affatturato e prova e riprova… finché Penelope non lo manda in Infermeria! XD Spero non ti sia dimenticata i nomi! XD

Jaily: E’ ufficiale: io ti adoro! Cioè, hai davvero avuto una pazienza incredibile nel leggere tutta Spin e recensire ogni singolo capitolo! Quindi non posso non rispondere ad ogni recensione, che mi ha fatto un piacere incredibile ricevere. Innanzitutto mi dispiace non aver pensato che non tutti sapessero cosa fosse Spin, però visto che l’hai capito velocemente da sola non era poi così incomprensibile! XD
Sono al settimo cielo nel sapere che ami Sam, è il mio personaggio preferito perché, sotto sotto, è la più complicata di tutte. Quando pensi di averla capita perfettamente, ecco che fa qualcosa che ribalta tutte le tue sicurezze. Jasper la conosce bene e James anche. Kimberly e Sirius sposati e con tanti marmocchi? Ah, non farmi venire strane idee! XD Il futuro di alcuni personaggi l’ho già creato, ma non si dice! XD Comunque, questi due non si smentiscono nemmeno in questo capitolo! Spero ti sia piaciuto! Non so se essere contenta o meno che vuoi leggere anche le mie altre storie della serie, perché se le rileggo mi viene una voglia matta di cancellare tutto e mi chiedo “Ma cosa diavolo ho scritto?!” e soprattutto “Come ho scritto?!”.
 
Grazie a chi ha letto, inserito tra le preferite, seguite o ricordare.
E soprattutto a chi recensisce, perché mi fa davvero felice e mi viene voglia di continuare a scrivere! Davvero grazie!

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Capitolo 7
*** Meant to be ***


Elenco personaggi: Spin's characters


Meant to be





 

“Al mondo non esistono
persone buone e persone cattive,
le persone o sono interessanti
o sono noiose.”

Oscar Wilde



«Certo che sei proprio un coglione» mormorò placidamente Robert Glasgow, appoggiato con una spalla all’ingresso degli spogliatoi.
«Ehi, piano con le offese!» si lamentò Brian Corner, abbacchiato per l’ennesimo rifiuto ricevuto da un’irata Penelope Baston.
«Forse dovresti darle un po’ di respiro» tentò Travis Rowland a braccia incrociate. Accanto a lui, James Potter si limitò ad annuire, senza staccare gli occhi dalle pergamene che aveva tra le mani.
«Ma lei mi piace!» continuò il Corvonero, con voce lamentosa e una smorfia depressa sul viso.
«Finiscila, deficiente».
«Lo so che non mi sopporta, ma non riesco ad ignorarla!»
«Se non la smetti ti affatturo».
«E poi è così bella e sexy!»
«Cazzo, vuoi chiudere quella fogna?!»
«E mi fa impazzire come si muove!»
«Mi hai rotto i coglioni, Corner!»
«Dai Robert, lascialo stare» cercò di placarlo Travis, con poco successo, visto che Brian continuava a blaterare melensaggini sulle grazie della Baston, senza accorgersi di essere sul punto di venire Schiantato.
Fu solo la voce tranquilla dell’unico Grifondoro del gruppo a riscuoterli «Potete fare silenzio? Non siamo di certo qui per una scampagnata».
«Come se io potessi effettivamente andarmene a spasso con voi tre per libera scelta» borbottò Robert.
Brian ghignò divertito «Tanto lo sappiamo che ci adori!»
Lo sguardo di ghiaccio che gli venne lanciato fu abbastanza per farlo finalmente tacere.
«Bene» disse Travis sollevato «Possiamo riprendere il nostro compito? Ho promesso a Sheila di studiare insieme prima di cena».
Robert fece una smorfia disgustato «Studiare. Siete talmente innocenti, voi Tassorosso».
«Già. Dovete proprio studiare» continuò malizioso Brian.
«La finite?» chiese James esasperato «Potrete parlare dopo delle vostre abitudini sessuali. Occupiamoci di cose serie: chi facciamo entrare in squadra?»
Le selezioni per la squadra di Quidditch che avrebbe rappresentato Hogwarts al Torneo si erano svolte quella mattina, ma ancora nessun nome era uscito fuori. La scelta era stata affidata ai quattro Capitani, che avrebbero avuto un posto sicuro nella squadra, ma trovare gli altri tre giocatori si stava rivelando piuttosto difficile, visto che Hogwarts era piena di giovani talenti.
«Dunque, ricapitolando» cominciò Travis, l’unico da cui James si potesse aspettare un minimo di serietà «Abbiamo già il Cercatore, un Cacciatore e i due Battitori».
«Partiamo dal Portiere» disse Brian «Secondo i dati delle selezioni, chi è stato il migliore?»
«Steve Weasley, senza dubbio» rispose Travis «Ha parato i tuoi tiri con una facilità assurda».
Il Corvonero fece una smorfia «E’ stato solo un caso».
«Weasley para quasi tutto» ammise Robert controvoglia, per poi borbottare tra sé «Quella dannata carota».
James alzò gli occhi al cielo, fingendo di non sentire, e disse «Allora mettiamo Steve come Portiere?»
Gli altri annuirono e lui scrisse il nome dell’amico su una pergamena con la sua calligrafia disordinata.
«Bene! Ci mancano i due Cacciatori».
«Credo che dovremmo scegliere anche in base al possibile lavoro di squadra che potrebbero fare con Brian» rifletté Travis.
«Intendi l’affinità che potrebbe crearsi?»
«Penelope! Voglio Penelope!»
«Taci, idiota! Piuttosto che giocare con te si ritirerebbe dalla squadra».
«Già, non credo sia una buona idea» il Tassorosso si grattò la testa, pensieroso «Che ne dite di Sirius e Jasmine Thomas? Mi sembra che lavorino bene insieme».
«Perché tutti Grifondoro?!» berciò Robert «Perché non Serpeverde?!»
«Beh, se vinciamo la Coppa da quattro anni di seguito ci sarà un motivo» osservò James, con un ghigno soddisfatto.
Prima che potessero iniziare a discutere su quale tra le due Case fosse la migliore, Brian intervenne «Allora facciamo un Grifondoro e un Serpeverde, per me è lo stesso e non penso che Trav abbia problemi» lanciò un’occhiata al compagno, che rispose con una scrollata di spalle e un sorriso.
«Ok. Tu chi proponi per Serpeverde?»
Robert ci pensò su per un solo attimo, prima di pronunciare «Jasper Malfoy».
James annuì concentrato «Sì, può andare. Allora direi Sirius, quei due insieme sono davvero formidabili».
«Perfetto!» esclamò Brian «Hanno un buon gioco e l’occhio allenato, vedrete che stracceremo gli stranieri» ghignò soddisfatto.
«Secondo voi chi giocherà nella prima partita?»
«Con la fortuna che ci ritroviamo, noi».
«La tua allegria è così coinvolgente, Robert».
«Taci Brian, o ti stacco la lingua a mani nude».
«Occupatevi di informare i nuovi acquisti e Madama Bumb, piuttosto» osservò Travis, alzando gli occhi al cielo.
«E tenetevi pronti per il primo allenamento!» esclamò James eccitato, ricevendo in cambio solo delle smorfie depresse.
 


“L’amore vero né può essere trovato
dove non esiste,
né può essere nascosto
dove esiste.”

François De La Rochefoucauld

 

«Spiegatemi di nuovo cosa ci facciamo qui».
«Siamo venute a farci un paio di risate».
«Siamo venute a vedere il primo allenamento di Hogwarts e se la smetteste di lamentarvi mi fareste un grande favore».
Kimberly Weasley si imbronciò e voltò il capo dall’altra parte, evitando di guardare il campo da Quidditch davanti a lei.
Diana Weasley, invece, non staccava gli occhi dai sette giocatori a terra, con un ghigno poco rassicurante sul volto.
Lily Potter sospirò per l’ennesima volta e riportò la sua attenzione sui due fratelli, ignorando le risatine e il chiacchiericcio che faceva da sottofondo.
La maggior parte degli studenti di Hogwarts, specialmente ragazze, era seduta sugli spalti tutto intorno al campo, impaziente di vedere in azione gli elementi migliori della scuola.
«Non mi interessa uno Schiopodo arrostito del Quidditch!» continuò a lamentarsi Kimberly «Per di più tutto questo starnazzare mi fa venire mal di testa» lanciò un’occhiataccia al gruppetto di ragazze a qualche metro di distanza, che continuavano a urlare complimenti e altre cose impronunciabili ai sette ragazzi.
«Credete che qualcuno si farà male? Sarebbe una goduria».
I giocatori presero finalmente il volo, iniziando con piccoli giri di assestamento e passaggi con la Pluffa, per migliorare la loro sintonia.
«Sembrano abbastanza affiatati, no?» chiese Lily, osservando attentamente il gioco.
Diana fece una smorfia «E’ ancora presto per dirlo. Spero che quei tre deficienti riescano a fare gioco di squadra».
«Sirius e Jasper hanno già giocato insieme, ma Corner?»
«Ha la strana capacità di creare un gioco con chiunque» rispose l’amica, studiando i sette «Hanno formato una squadra davvero forte».
«Chi sarebbe il Capitano?» chiese Kimberly, fingendosi poco interessata.
Le altre due si guardarono e scrollarono le spalle e fu qualcun altro a rispondere alla domanda della Weasley.
«James» disse Lyra Bole, appena arrivata con Samantha Malfoy e Karen Zabini «Robert ha continuato a lamentarsi per più di un’ora in sala comune».
«James?» ripeté Lily alzando un sopracciglio «Perché lui?»
Lyra alzò le spalle «Non so, forse perché è il più bravo».
«Come mai siete qui?» chiese Samantha, stringendosi la sciarpa bianca intorno al collo e sedendosi di fianco a Lily, subito imitata dalle due amiche.
«Questa qui voleva vedere i suoi adorati fratelli» rispose Diana con una smorfia disgustata «Voi invece?»
«Io sono qui per Steve!» esclamò Karen sorridente, senza staccare gli occhi dall’unico rosso della squadra.
«Io sono venuta per Robert, visto che Agatha si è rifiutata di mettere piede in “quello stupido campo da Quidditch”» rispose Lyra, sistemandosi una ciocca di capelli castani.
«Saggia ragazza» borbottò Kimberly.
Samantha lanciò un’occhiata penetrante alla Serpeverde, che distolse prontamente lo sguardo, ben decisa a nascondere la sua bugia. Perché non era Robert l’unico per cui aveva deciso di andare ad assistere agli allenamenti.
«Quando iniziano?» chiese Samantha, accavallando le gambe e infilando le mani nelle tasche del cappotto nero «Odio tutto questo freddo».
«Non fa così freddo, scema».
Samantha si limitò a liquidarla con un gesto vago della mano e continuare ad osservare il campo.
«Ho sentito che in molti si sono lamentati per non essere entrati in squadra» disse Lyra dopo un attimo.
Lily si girò verso di lei, interessata «E’ vero che Terrand se l’è presa con Glasgow?»
«Sì, ma meglio così. L’ho sempre detto a Robert di lasciarlo perdere, è solo una palla al piede. Le Grifondoro come l’hanno presa?»
Diana ridacchiò «Penelope dopo aver saputo che avrebbe dovuto giocare con Corner si è ritirata. A Jasmine non interessava particolarmente».
«E tu?»
Lei ghignò «Io preferisco insultare gli avversari».
Kimberly le tirò una gomitata «Mike?»
«Non ha nemmeno partecipato alle selezioni. Tu invece, Sam?»
La bionda lanciò un’occhiata alla cugina «James è molto più bravo di me».
«Oh» fece Diana con voce melliflua «Potevi dirlo subito che volevi tifare per lui».
Samantha si voltò verso di lei, ghiacciandola con lo sguardo «Se non taci vado a dire a Summersby che ti piace».
«Ti piace Summersby?» chiese Lyra, puntando gli occhi sul volto trasfigurato dal disgusto di Diana.
«No che non mi piace, quel coglione!»
«Diana, finiscila! Dovresti dargli una possibilità, anche se non lo meriteresti affatto!» esclamò Lily arrabbiata.
«Tienitelo tu Summersby, visto che ti piace così tanto!»
«Lo farei, se non mi piacesse già qualcun altro!» si lasciò scappare, prima di serrare le palpebre e morsicarsi la lingua. Cavolo.
Tutte si voltarono verso di lei, improvvisamente interessate.
«Ti piace qualcun altro? Ti piace qualcun altro?!» esclamò Diana, spalancando gli occhi.
«Chi?!» chiese Kimberly, sporgendosi oltre la cugina.
«N-non ve lo dico!»
«Perché no?» chiese Samantha, inarcando un sopracciglio biondo.
Lily arrossì e guardò qualunque cosa che non fosse il campo da Quidditch o le cinque ragazze sedute vicino a lei.
«Non sarà uno di loro?» chiese Sam, dando un’occhiata ai giocatori.
«NO!» esclamò Lily velocemente. Troppo velocemente.
«Non è Steve, vero?» chiese Karen rabbuiandosi.
«Assolutamente no!»
«Corner?»
«No».
«Rowland?»
«No!»
«Robert?!»
«Finitela!»
«Jasper?!»
«Ho detto basta!» strillò esasperata, rossa come un peperone. Fortunatamente, in suo soccorso, arrivò un ignaro fratello maggiore, che si avvicinò agli spalti per afferrare al volo la Pluffa, provocando incitazioni ed esclamazioni varie da parte dei gruppetti di ragazze che assistevano all’allenamento.
«James ti amo!»
«Sei bellissimo!»
«Ti prego, sposami!»
«No, sposa me!»
«Me!»
«Ho detto me!»
«James!»
«Sopprimetele» borbottò Diana.
«Merlino, che oche» disse disgustata Kimberly.
«Come se a James potessero interessare quelle sceme» osservò Lyra, guardando il ragazzo in questione lanciare la Pluffa con più forza del dovuto ad un ghignante Sirius Potter.
«Dopo di te non ha mai avuto una ragazza fissa e di certo non ha bisogno di cercarla» disse candidamente Karen.
Lyra fece una smorfia «Non stavamo insieme, ci usavamo soltanto per soddisfare i nostri istinti naturali e dimenticare qualcuno» diede un’occhiata a Samantha, seduta con la schiena dritta e lo sguardo puntato sul campo.
«Cioè, sei andata a letto con James?!» chiese Kim, sorpresa.
«Qualche volta due anni fa, ma non era niente di serio» rispose lei, studiandosi le unghie «Io non lo amavo e lui era troppo innamorato. Come adesso».
Diana fece un verso stizzito «A James è sempre piaciuta una sola ragazza».
«Che male c’è?» lo difese Lily «Io lo trovo romantico!»
«Già, peccato che questa sola ragazza faccia la preziosa. Non ce l’hai d’oro, sai, Sam?»
«Taci Diana, non ne voglio parlare» sibilò la Malfoy, iniziando a dondolare nervosamente un piede.
«Perché non gli dai una possibilità?» chiese Lyra, imbronciandosi.
«Sono affari che non vi riguardano».
La Serpeverde fece una smorfia «Qualcuna potrebbe portartelo via, prima o poi».
«Noi stiamo bene così. Pensate ai vostri, di problemi» le lanciò un’occhiata profonda e Lyra decisa di tacere, perché lei era decisamente l’ultima a poter parlare. E Samantha lo sapeva.
«Con chi avete perso la verginità?» chiese all’improvviso Karen, staccando gli occhi turchesi da Steve.
«Perché ti interessa?» domandò Diana sospettosa.
La mora non rispose e Kimberly impallidì «No! Dimmi che non stavi pensando di fare… quella cosa co-con… mio fratello!»
Lei si limitò a sorridere e fare un cenno del capo per incoraggiarle a rispondere.
«Thomas Flint, alla fine del quarto anno» rispose Lyra senza fare una piega.
«Grazie a Merlino, ancora con nessuno» rispose Diana.
«Vai Sirius!»
«Sei il migliore!»
«Fai l’amore con me!»
«Oddio, che schifo!» berciò Kimberly, con la stessa espressione disgustata di Lily.
«E’ il mio fratellino! Brutte maniache!»
Diana ghignò «Oh, andiamo, Sirius è proprio da scop-».
«Diana!»
«Ha ragione lei» disse Lyra «Se solo fosse più grande…»
«E non fossi già innamorata di Rowland» continuò in un sussurro Samantha, facendo gelare l’amica.
«Coma fai a saperlo?» le chiese Lyra, chinandosi verso il suo orecchio, mentre Lily e Kim cercavano di evitare che Diana dicesse altre sconcezze su Sirius.
«Si capisce» rispose lei, fissandola con i suoi occhi azzurri «E non dovresti nasconderlo».
Lyra strinse le labbra amaramente «Peccato che abbia già una ragazza».
«Chi, la Vince?» si intromise Karen, facendole sobbalzare. Entrambe pensavano fosse ancora persa nella contemplazione di Steve Weasley «Non penserai che a Rowland piaccia sul serio la Vince? Lui crede di amarla e si accontenta di questo. C’è una buona possibilità che staranno insieme anche una volta usciti da Hogwarts e sembra la coppia perfetta, ma vi assicuro non lo è. Se entrasse in gioco qualcun altro, allora forse le carte in tavola potrebbero cambiare e quel qualcuno potresti essere tu».
«Come fai a saperlo?» chiese Lyra, mordendosi un labbro pensierosa.
Karen si diede un’occhiata attorno velocemente, assicurandosi di non essere udita da orecchie indiscrete «Ho visto la Vince baciare qualcuno che non era Rowland, qualche giorno fa».
«Lo tradisce?» chiese Samantha aggrottando le sopracciglia.
«Non lo so» ammise l’amica «Lei l’ha allontanato e se n’è andata di corsa, ma non sembrava la prima volta».
Stettero un attimo in silenzio, prima che Sam disse «Non farti scrupoli, Lyra. Lo vuoi? Allora vai a prendertelo».
Era decisamente più facile a dirsi che a farsi.
«E’ inutile che parli tanto» la rimproverò la castana «Non mi sembra che tu sia messa tanto meglio».
Samantha la guardò impassibile e si alzò, sistemandosi le pieghe del cappotto «Ci vediamo più tardi» annunciò, dirigendosi giù verso il campo, dove i sette giocatori stavano atterrando, dopo aver finito il primo allenamento.
Lo vuoi, allora vai a prendertelo? Non era l’unica a dover seguire quel consiglio.
 

“I want you to know,
with everything I won’t let this go,
these words are my heart and soul,
I hold on to this moment, you know,
‘cause I’d bleed my heart out to show
and I won’t let go.

Thoughts read are spoken,
forever in doubt,
and pieces of memories fall to the ground.
I know what I didn’t have
so I won’t let this go
‘cause it’s true, I am nothing without you.”

Sum 41 – With me

 

James Potter sbadigliò e abbassò lo sguardo sui collant scuri che ricoprivano le gambe magre di Samantha Malfoy, seduta sull’erba accanto a lui.
Il primo allenamento non era andato tanto male, a parte lo schiamazzare del pubblico e le distrazioni sugli spalti: Jasper si era imbambolato più volte, Sirius aveva continuato ad ammiccare alle ragazze vicine e Robert aveva imprecato per quasi tutto il tempo. Eppure erano andati bene, la squadra era forte e motivata e, stranamente, facevano un ottimo gioco.
Si passò una mano tra i capelli corvini, ancora umidi per la doccia fatta, e alzò gli occhi verdi sul viso di Samantha.
«Sei sicura di non voler provare da riserva? Sei brava come Cercatrice».
Lei distolse lo sguardo dal tentacolo della Piovra Gigante che sbucava dall’acqua del lago e lo posò su di lui, piegando le labbra in un lieve sorriso «No, grazie. Sai che non impazzisco per il Quidditch».
«Speravo cambiassi idea».
Scosse il capo biondo e si strinse le gambe al petto, appoggiando il mento sulle ginocchia. Stettero in silenzio per qualche minuto, ognuno perso nei propri pensieri, finché lei non aprì bocca, sebbene non molto convinta «Stai bene, James?»
Non rispose subito, perché quella domanda era molto più difficile di quanto sembrava. Stava bene? Era felice?
Appoggiò le mani dietro di sé, alzando lo sguardo verso il cielo, chiazzato da nuvole tinte di rosso e arancio, e sospirò.
Doveva risponderle sinceramente, oppure poteva fingere di non aver capito bene la sua domanda? Se l’avesse fatto, era sicuro che lei l’avrebbe guardato con una smorfia infastidita e non gli avrebbe più chiesto niente.
Era pensierosa e probabilmente preoccupata, vista la quantità di volte che l’aveva sorpresa a mordicchiarsi la guancia, ma non sapeva il perché e quello lo distruggeva.
Samantha non aveva mai avuto segreti per lui, l’aveva sempre capita meglio di chiunque altro, fin da quando erano piccoli, ma nell’ultimo periodo gli sembrava sempre più distante.
Era come se lui si fosse fermato lungo la strada a riprendere fiato e lei avesse proseguito la sua passeggiata, guardandosi ogni tanto indietro per vedere dove fosse rimasto, ma senza fermarsi ad aspettarlo. E lui avrebbe voluto correre e raggiungerla, ma per quanto le si avvicinasse, non riusciva mai a prenderla per mano e riadattare il passo al suo.
Qualcosa era cambiato tra di loro, non avrebbe saputo dire quando o perché, ma era successo ed era come ricominciare tutto da capo. Con la differenza che, questa volta, starle vicino era troppo difficile.
Soffiò una brezza leggera e si voltò a fissarla, desiderando più che mai di poterle tirare indietro le ciocche dorate che le coprivano il volto.
Probabilmente si sentì osservata, perché anche lei distolse lo sguardo dall’orizzonte e lo posò su di lui.
Le parole uscirono senza che ci pensasse su ancora «Credo che mi manchi qualcosa».
Lei abbassò per un attimo le palpebre e tornò a fissarlo, portandosi indietro i capelli lunghi con un colpo lieve della mano «Hai mai pensato di non essere all’altezza? Che forse qualcuno si aspetta troppo da te, qualcosa che tu non sei pronto a dargli?»
Le labbra di James si piegarono in un sorriso «Spesso» ammise.
«A volte ho paura dei cambiamenti. E desidero che tutto resti così com’è, ma mi rendo conto che non è possibile» stese le gambe di fronte a sé e appoggiò le mani dietro la schiena.
Lui rilasciò il respiro e si buttò sull’erba, chiudendo gli occhi «E’ normale avere paura. Ma se non cambia nulla come pretendi di poter crescere? E’ affrontando le difficoltà che si migliora».
«Alcune cose è meglio lasciarle come sono» disse Sam freddamente «Almeno non si rischia niente».
James fece una smorfia «Preferisci rischiare di perdere l’occasione? Che vita monotona!»
«Taci» ribatté lei, sdraiandosi accanto a lui, con le mani appoggiate sullo stomaco e lo sguardo fisso nel cielo che stava diventando sempre più scuro «Preferisco evitare di soffrire».
«Hai mai pensato che potresti soffrire di più sapendo di aver perso un’opportunità che magari ti avrebbe resa felice?»
Samantha arricciò le labbra «E’ inutile che parli tanto, quando sei il primo che evita di rischiare troppo».
«E’ inutile che tiri su il muro, quando sai di avere torto» ribatté irritato dal suo atteggiamento.
Era sempre così Sam, preferiva scappare piuttosto che combattere. L’aveva sempre fatto, si era sempre nascosta dietro uno scudo e aveva lasciato il campo ancora prima che il nemico se ne accorgesse.
Era lui che la spronava e l’attaccava, cercando invano di bloccarle la fuga, semplicemente perché i suoi pensieri erano troppo importanti per rimanere intrappolati in quell’armatura che indossava.
«Credi che noi cambieremo?» le chiese, voltandosi verso di lei «Credi che la nostra… amicizia rimarrà sempre la stessa?»
Samantha lo guardò a lungo e i suoi occhi azzurri sembravano voler arrivare fino alla sua anima, ma lui continuò a fissarla. Perché quella era Sam e lui non riusciva ad abbassare lo sguardo.
«Chissà» rispose in un debole sussurro.
Rimasero immobili a fissarsi, finché lei non si mise a sedere di scatto, senza guardarlo, e si riavviò i capelli, rialzandosi e scrollandosi il cappotto nero.
James la imitò, chiudendo gli occhi per un attimo. Come poteva pensare di ingannarlo in quel modo?
«Andiamo?» le chiese, mettendosi in piedi e passandosi una mano tra i capelli.
Lei annuì e prese un bel respiro, iniziando ad incamminarsi lentamente verso il castello.
La guardò: credeva davvero che non si fosse accorto dei suoi occhi lucidi?
Sospirò e la raggiunse, adattando il passo al suo e prendendole una mano.
C’erano tante cose non dette tra di loro, forse troppe, ma potevano aspettare, fino a quando entrambi non fossero stati pronti.
Samantha gli strinse la mano e sorrise.
C’era ancora tempo, lei si sarebbe fermata ad aspettarlo e lui avrebbe aumentato il passo, finché non sarebbero stati una di fianco all’altro e allora avrebbero proseguito insieme.

 
 

 

 

Note:
 
Non è esattamente il capitolo che volevo, considerato che avrei voluto allungarlo, ma già scrivere queste otto pagine è stato difficile. Ci ho messo molto e non si dice niente di nuovo, sembra più un intermezzo che altro. Si può facilmente dividere in tre parti: nella prima, ho voluto mostrare i rapporti tra i quattro Capitani di Quidditch. Io penso che, nonostante l’appartenenza a Case diverse e i loro caratteri così differenti, quei quattro abbiano formato un’amicizia strana, ma abbastanza importante. E mi piace questo pensiero, oltre al fatto che adoro far relazionare le Case di Hogwarts, perché dopo nove mesi l’anno per sette anni passati nello stesso posto, frequentando gli stessi luoghi, sono sicura che si formi un certo rapporto.

La seconda parte è stata la più scorrevole da scrivere e mi sono accorta che adoro queste scene, potrei farle durare all’infinito! E ne è stata buttata di carne sul fuoco! Innanzitutto la cotta di Lily per qualcuno (non si sa bene chi, è tutto da scoprire!) e poi la storia di James e Lyra. Probabilmente qualcuno vorrà uccidermi, ma io penso che possa essere abbastanza verosimile; una mia amica mi aveva detto che era strano e che l’unica Serpeverde con cui James potesse stare era Samantha, ma ragionandoci su non mi sembra una coppia tanto improbabile: entrambi non hanno pregiudizi nei confronti della Casa dell’altro e la loro storia non era per niente basata sull’amore, erano solo due ragazzi alla scoperta della sessualità, che davano sfogo ai propri ormoni e, nel caso di James, per dimenticare qualcuno di troppo importante per un ragazzo non ancora maturo. E da qui posso passare tranquillamente al terzo argomento: James e Samantha.

Non è per niente la scena che volevo venisse fuori, ma senza accorgermene mi è uscita così e tutto sommato credo che spieghi il loro rapporto alla perfezione.
Il fatto è che loro sono sempre stati molto amici, talmente legati da potersi capire all’istante, anche dopo anni, e il fatto che provino qualcosa che va oltre la semplice amicizia li turba e li rende insicuri. Hanno paura di rompere la stabilità del loro rapporto, sebbene sappiano che si è evoluto troppo per rimanere quello di sempre, e di conseguenza non riescono a fare passi in avanti, non si sentono pronti. Non so neanch’io come spiegarlo esattamente, ce l’ho inciso in testa, ma non riesco a formare una spiegazione comprensibile. Immagino che sia tutto da scoprire, poco a poco, seguendo la storia!
A volte Samantha può sembrare fredda, scostante e brusca, ma è solo il suo modo di proteggersi, perché in realtà non è per niente così.
 
Ho scritto davvero troppo, quindi passo ad altro. Uno: finalmente sono riuscita ad inserire un pezzo di una delle mie canzoni preferite! L’avrei messa tutta, ma mi sembrava decisamente esagerato!

Due: molti di voi se ne saranno già accorti, ma ho modificato tutti i capitoli precedenti per inserire delle immagini di inizio capitolo, cosa che personalmente adoro in una storia! Sono tutte fatte da me, quindi se avete lamentele fatele pure, ma ricordatevi che non sono una maga del fotomontaggio e quello che è venuto fuori da photoshop per me è un risultato eccellente! Preparatevi perché ne vedrete una in ogni capitolo, d’ora in poi! (Almeno finché non finisco i personaggi già scelti!)
 
Altra cosa: fossi in voi leggerei anche “Life’s drops”, se volete capire qualcosa di più dei personaggi o leggere scene che in “Spin” non ci sono!
 
Ora passo a rispondere alle recensioni! Questa volta siete stati ben sette! Spero che andremo avanti così e anche meglio!
 
ClaireAnn_M: Beh, ora che ti ho preso non ti mollo più, dovrai rassegnarti! XD E’ davvero una conquista sapere di riuscire a coinvolgere il lettore e sono contenta di sapere che ritrovi un pezzettino di te in qualche personaggio. Devo ammettere che Diana mi piace parecchio e nei miei momenti peggiori sono praticamente uguale a lei, meno le parolacce, però! XD Spero che questo capitolo ti sia piaciuto, niente Sirius/Kimberly, ma in compenso molto James/Samantha!
 
Jaily: Sinceramente Céline è ancora un carattere non pienamente definito, il suo rapporto con Sam è quello che hai potuto leggere, ma io credo che possa prendere una piega positiva, in fondo, in parte è anche per lei che Samantha è quella che è… anche se detta così non so se è un bene o un male! XD
 
mayetta: Grazie, sono contenta ti sia piaciuto lo scorso capitolo! Sai, tutti i personaggi mi sembrano pazzi e fuori di testa, però li sento anche molto vivi, quasi reali! Qui, hai potuto leggere un po’ delle sparate di Diana e una novità su Lily, che sta’ tranquilla finirà insieme a quello giusto!
 
gemellina_93: Ah! Ti ho riconosciuta solo adesso, Fede! Ti chiedo scusa, come ho potuto! T^T Spero di farmi perdonare con James e Samantha! XD
 
JaneA88: Per Merlino! Non sai quanto sono felice per la tua recensione! Sul serio, un immenso grazie per la tua infinita pazienza nel leggere le mie storie, sono contenta di essere riuscita a farti piacere quelle coppie così assurde (soprattutto Harry/Pansy, che personalmente amo)! Purtroppo non succederanno le stesse cose di Un salto nel futuro, perché è come se quella storia fosse una delle innumerevoli possibilità del destino e Spin invece è un’altra ancora! Spero continuerai a seguirmi!
 
Penny Black: Innanzitutto ti ringrazio per la super mega recensione di Life’s drops a cui risponderò a tempo debito (non preoccuparti perché l’ho semplicemente adorata!). Qui passo a scioglierti altri dubbi (e chiedimi pure altro se vuoi ^.^): dunque, diciamo che Jeremy è interessato a Jasmine, ma lei non se lo fila proprio (sembra che in quella scuola i maschietti siano un po’ sfortunati in amore! XD); come hai potuto vedere c’è solo una squadra, più le riserve (che sono sempre utili); Kimberly è la cugina più piccola e quella a cui entrambi sono più legati, è normale che vogliano difenderla, anche se a dire la verità è più Diana che si mette a escogitare tutti questi sotterfugi! Ma ne avrà di tempo per trovare l’uomo della sua vita, anche se, diciamocelo bene, con Sirius vicino a chi mai verrebbe in mente di mettersi a cercare qualcun altro, a meno che non sia James… quanto adoro James! *.*

Miss_Slytherin: Spero che la tua maturità sia andata bene! Sono contentissima che ti piacciano i miei personaggi, Diana per me è un mito, così schietta e particolare… Lily avrà i suoi momenti, non ti preoccupare, è uno tra i personaggi principali quindi non rimarrà in disparte a lungo! Nello schema in effetti non ho messo i genitori, ma se li vuoi sapere posso dirteli qui: in definitiva, François, Céline e Jacqueline sono figli di Bill; Charlie ha un bambino di circa dieci anni (non ancora apparso) Adrian; Percy ha una figlia uscita da due anni da Hogwarts, Loreen; Jeremy e Mike, più la loro sorellina Melissa, sono figli di Fred; Gabriel (come Loreen) e Diana sono figli di George; Steve e Kimberly di Ron e Samantha e Jasper di Ginny. Penso di aver sciolto i dubbi sulla famiglia Weasley! Ma se vuoi chiedimi pure altro, non è un problema!

Grazie infinite a tutti quelli che hanno letto, sperando che troviate qualche minuto di tempo per farmi sapere la vostra opinione anche su questo capitolo!

Alla prossima!

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Capitolo 8
*** Falling deeper ***


Elenco personaggi: Spin's characters


Falling deeper




 

“When we live between so many walls
that I can barely breathe,
you say that you just want someone
but I’m the only one you need.”

The All-American Rejects – Back to me

 

Jasper Malfoy era il tipo di persona che non parlava molto e si faceva gli affari suoi, eppure, inspiegabilmente, si ritrovava sempre ad ascoltare i problemi della gente e sfornare consigli e opinioni.
Così come era accaduto quella mattina con Miriam Smith, che l’aveva letteralmente acciuffato mentre andava a fare colazione e aveva cominciato a riempirlo di chiacchiere, non fermandosi nemmeno durante le lezioni, tanto che il Serpeverde era stato obbligato ad ignorarla per non perdere completamente la testa.
Sospirò esasperato, sentendo per l’ennesima volta il nome di Jacob e si fermò, decidendo di mettere fine a quel supplizio.
«-con quella stupida, solo perché ha una quarta e le labbra carnose! Pensa che la loro affinità non arriva nemmeno al dieci per cento! Ma cos’ha al posto del cervello, scarafaggi in polvere?! Io davvero non-».
«Miriam» la interruppe nel bel mezzo della filippica, facendola fermare «Ti rendi conto che hai passato tutta la mattina a parlarmi di Jake e del suo presunto appuntamento con una francese? Non ti sembra ci sia qualcosa che non va?» le chiese alzando eloquentemente un sopracciglio.
Ma lei non colse l’allusione e spalancò gli occhi azzurri, annuendo convinta «Esatto! Perché mai vorrebbe uscire con quella?!»
Per tutti i serpenti di Salazar!
Le posò una mano sulla spalla, spazientito «Quello che intendevo era un’altra cosa».
Miriam aggrottò le sopracciglia pensierosa e gli fece cenno di continuare.
«Non ti sarai innamorata di Jacob?»
A quella domanda seguì il silenzio, rotto solo dal vociare degli studenti che li superavano per andare a mangiare. Miriam deglutì e le sue guance si tinsero lentamente di rosso.
«No!» esclamò con voce tremante «Non è assolutamente vero! Come ti è venuta un’idea simile! Io e q-quello?! La nostra affinità è al novant’otto per cento, ma non significa niente! Non mi piace, non mi piace per niente! Io e lui?! No! Voglio dire- è solo uno stupido oroscopo, co-come può piacermi uno così?!»
«Con chi hai l’affinità al novant’otto per cento?» chiese una voce curiosa alle sue spalle.
Miriam ghiacciò e il suo volto divenne cereo, per poi tornare color pomodoro maturo; Jasper salutò il nuovo arrivato con un cenno del capo, mentre ghignava sotto i baffi.
Jacob Grant incrociò le braccia e inarcò le sopracciglia, riportando l’attenzione sull’amica, completamente ignaro del suo imbarazzo «Allora? Chi è questo poveretto che ti fa perfino insultare il tuo amato oroscopo?»
«Non sono affari tuoi!» urlò nervosa, per poi correre via il più lontano possibile.
Lui fece una smorfia «Ma che le prende? Questa volta non le ho fatto niente!» si lamentò corrucciandosi.
«Semplicemente non vuole dirti il nome del ragazzo che le piace» rispose Jasper, divertito dalla scena. Ah, immaginava già quanto sarebbe stato divertente da lì in avanti.
«Le piace qualcuno?» chiese Jacob, seguendo il compagno verso la Sala Grande «Che grande novità. Pensavo avesse intenzione di sposarsi con la pagina dell’oroscopo del Settimanale delle Streghe».
«E’ una ragazza anche lei, prima o poi doveva succedere».
«Parli come un padre che si è reso conto che sua figlia sta crescendo» disse l’amico con una smorfia.
Jasper si limitò a lanciargli un’occhiata impassibile e riportare l’attenzione davanti a sé, intravedendo per sua sfortuna la chioma rossa di Diana.
«Tu!» esclamò lei a qualche metro di distanza, puntandogli un dito contro «Perché cazzo non fai mai quello che devi fare?!» berciò avvicinandosi a passi pesanti.
Jasper roteò gli occhi esasperato «Cosa vuoi adesso?»
Diana gli si piantò a pochi centimetri dal volto, guardandolo corrucciata dal basso, ma incutendo comunque terrore, tanto che Jacob si distanziò di un passo.
«Cosa ti avevo detto, eh?» cominciò con un sibilo «Controllare la Rossa! E invece sai dove me la ritrovo?» chiese senza aspettarsi nemmeno una risposta «Stava parlando allegramente con uno di Durmstrang! Uno alto con la faccia da porco! Capito?! E quando sono andata a recuperarla mi ha guardato facendo finta di non capire e mi ha detto che Klaus voleva solo un’informazione! Klaus! Un’informazione! E sai dove la stava cercando l’informazione quello stronzo, eh?! Nelle sue tette! E quella non gli ha detto niente, magari era anche contenta! Oh, ma l’ho sistemato io! Ci penserà due volte prima di avvicinarsi ancora, se non vuole che le palle gliele stacchi definitivamente! Devo sempre fare tutto da sola! Non ci si può fidare più di nessuno! E dove cazzo è finito quell’altro idiota di Sirius? Avevamo fatto un patto, porca puttana!»
Jasper alzò un sopracciglio, traducendo mentalmente la lagna di Diana «Penso che Kimberly sia abbastanza grande per badare a se stessa e tu come al solito sei saltata subito alle conclusioni. Magari questo Klaus le ha chiesto informazioni solo per attaccare bottone, ma non credo avesse intenzioni più esplicite. E non vedo come avesse potuto guardarle le tette, visto che è sempre coperta fino al collo» disse pacatamente, mentre la cugina era impegnata a riprendere una respirazione normale «E poi cosa c’entra Sirius? Non avrai coinvolto anche lui, spero».
«Certo che l’ho coinvolto! Mi serviva un aiuto in più visto che tu sei inutile, ma a quanto pare lo è anche lui! Quello l’ha quasi rinchiusa in uno sgabuzzino e voi non c’eravate!»
«Che esagerata» mormorò Jasper, alzando gli occhi al cielo.
«Sembra quasi che non ve ne freghi nulla di lei!» digrignò i denti e incrociò le braccia.
«Diana, il fatto è che tu esageri. Sa badare a se stessa e se continui così, arriverà il momento in cui non ti sopporterà più».
Lei distolse lo sguardo, imbronciandosi, e si buttò indietro una ciocca di capelli rossi «Non voglio che qualche bastardo la faccia soffrire».
«E va bene» le concesse Jasper «Ma deve anche fare le sue esperienze, quindi lasciala vivere un po’».
Nonostante fosse una tra le persone più testarde di Hogwarts, Diana Weasley voleva davvero bene a sua cugina e quindi decise di arrendersi, perché sapeva perfettamente che Jasper aveva ragione.
«Bene, andiamo a pranzo?»
I tre si avviarono finalmente verso la Sala Grande, finché Diana non si fermò all’improvviso, socchiudendo gli occhi irritata.
«Non ci credo, ancora lui?»
Poco distante, Lily stava chiacchierando allegramente con un ragazzo alto, con una folta chioma di capelli castani e un sorriso che gli illuminava piacevolmente il volto.
«Stanno sempre insieme, “Dustin di qui, Dustin di là”, non lo sopporto!»
Jacob la fissò scettico «Non sarà che in realtà ti piace?»
Lei si voltò verso di lui con un’espressione agghiacciante, tanto che il Serpeverde desiderò non avere mai aperto bocca «Piacermi? Spero tu stia scherzando, Grant, altrimenti potrei usarti come cavia per nuove fatture» sibilò gelidamente.
Il moro deglutì e si congedò velocemente con una scusa, lasciando i due cugini uno accanto all’altra.
«Dobbiamo salvarla» disse decisa Diana, avviandosi verso l’amica e trascinandosi dietro uno Jasper riluttante.
Lily Potter e Dustin Summersby stavano ridendo quando li raggiunsero e, prima ancora che potessero accorgersi di loro, Diana si era messa davanti alla ragazza, facendo sobbalzare entrambi.
«Diana!» esclamò Lily, facendo un passo indietro per non respirare i suoi capelli rossi, ma la Weasley non le rispose, troppo intenta a fulminare il Tassorosso, che la guardava tranquillamente con i suoi occhi azzurri.
«Finiscila di girarle attorno, chiaro?» sibilò lei «Non può sempre prestarti attenzione!»
«Ciao anche a te, Diana. E’ una bella giornata, non trovi?»
«Cos’è, fai finta di non sentirmi?!»
«Io sto bene, grazie per avermelo chiesto».
«Smettila, Summersby! Non ti sopporto, stupido! Ti odio, ti odio, ti odio!»
Tutti e tre sospirarono e Lily si fece da parte, affiancando Jasper, entrambi rassegnati alla seguente discussione.
«Devi finirla di seguirla, non è possibile che tu sappia sempre dov’è e ti ritroviamo sempre tra i piedi! “Oh Lily, senti questa!”, “Lily, sai cosa è successo?”, “Ho bisogno di un consiglio, Lily!”, “Lily”, “Lily”, “Lily”! Sempre Lily! Non ti sopporto, smettila! Se ti piace diglielo e basta e poi sparisci per sempre! Tanto a lei non piaci, perché è già innamorata di un altro! Quindi rassegnati e vai a rompere i coglioni da un’altra parte!»
Lily arrossì, portandosi le mani sugli occhi. Tipico di Diana spifferare i segreti degli altri ai quattro venti.
«Era quasi riuscita a fare un discorso completo senza nemmeno un’imprecazione» osservò Jasper disinteressato.
«Lo sapevo già» disse candidamente Dustin, per nulla turbato «E non preoccuparti, non ho intenzione di rubarti Lily».
Per la prima volta, in tutte le loro discussioni, Diana rimase senza parole. Balbettò un attimo, mentre le orecchie diventavano rosse e Lily e Jasper spalancavano gli occhi stupiti.
«Io non- non è che… cioè…» si morse un labbro e poi esclamò infuriata «Lily è la mia migliore amica, non la tua, capito?!» facendogli una linguaccia infantile, afferrò una Lily stupita, e soprattutto divertita, per un braccio e la trascinò verso la Sala Grande.
Dustin sospirò abbacchiato, seguendole con lo sguardo.
«Ti piace mia cugina, vero?» gli chiese Jasper, facendolo sobbalzare.
Le guance del ragazzo divennero rapidamente rosse, mentre tentava di negare «No! Non è che mi piace, è solo che-!» si interruppe non sapendo bene come continuare, mentre Jasper lo osservava divertito «Sì, mi piace» mormorò arrendendosi.
«Auguri, allora. E’ completamente fuori».
«Me ne sono accorto».
Sospirarono entrambi, pensando a Diana Weasley e la sua testa calda, poi Dustin parlò soprappensiero «Sai, a volte vorrei essermi innamorato di Lily. Sarebbe stato tutto più semplice, probabilmente».
«E forse Lily si sarebbe innamorata di te» sussurrò Jasper, appoggiandosi con la schiena al muro e infilando le mani nelle tasche dei pantaloni.
Dustin piegò le labbra in un sorriso «Non credo» rispose «Sono sicuro che Lily si sarebbe innamorata comunque di lui, sarebbe sempre stato solo lui».
Avrebbe tanto voluto sapere chi fosse quel lui, ma non era da Jasper impicciarsi dei fatti degli altri e quindi si limitò a chiedere qualcosa per lui molto più importante «E’ contenta con lui?»
Dustin lo fissò attentamente, studiando la sua espressione seria, e rispose «Sì. Ha detto che è sicura che lui sia quello giusto, spero solo che venga ricambiata presto. Ho paura che rischi di soffrire troppo».
«Perché non dovrebbe essere ricambiata?» scrollò le spalle «Lily è unica e lui dovrebbe esserne felice» alzò gli occhi grigi sul Tassorosso e fece un piccolo sorriso «Potrebbe soltanto avere bisogno di una spinta» considerò, staccandosi dal muro.
Dustin sospirò «Spero che lo capisca da solo. E che finisca tutto bene».
«Vedremo» lo salutò con un cenno del capo e si avviò con passo calmo verso la Sala Grande.


“I know you never meant to do
everything you put me through.
It’s ok, I forgive you,
just know that
when you see me cringe sometimes
I’m trying to rid the poison from my mind.”

The Spill Canvas – Your evil soul

 

Jasmine Thomas alzò lo sguardo all’ennesimo sospiro di Rebecca Pearson, che fissava il vuoto con un sorriso e la forchetta sospesa tra il piatto e la bocca.
Aggrottò le sopracciglia, chiedendosi il perché di quella faccia da ebete, mentre Rebecca sospirava di nuovo.
«Si può sapere cos’hai?» le chiese bruscamente, lasciando perdere la sua salsiccia.
«Niente» soffiò senza guardarla, con gli occhi castani che brillavano.
Jasmine fece una smorfia, ma decise di lasciar perdere. Mentre riprendeva il suo pranzo, una Corvonero minuta le si sedette accanto, portandosi indietro i lunghi capelli castani con un gesto studiato.
«Ciao Susie» cinguettò allegra, accavallando le gambe coperte da collant velati.
«Non chiamarmi Susie» mormorò irritata, lanciandole un’occhiataccia; l’altra sorrise e tirò fuori dalla borsa una pergamena stropicciata, facendo schioccare la lingua alla Grifondoro «Scordatelo».
Arricciò le labbra lucide e aggrottò le sopracciglia curate «Ma Jasmine-».
«“Ma Jasmine” un corno! Non ti faccio i compiti, Fay, questa volta ti arrangi da sola!»
Fay Thomas lasciò da parte le moine, che con la sorella maggiore non avevano alcun effetto, e sibilò «Mi serve aiuto. Dopo le lezioni mi vedo con George Prost e non ho tempo di fare Incantesimi, ho bisogno solo di una traccia da cui prendere ispirazione».
Jasmine inarcò un sopracciglio «Ispirazione? Diciamo che ti serve un tema da cui copiare spudoratamente! Perché mai dovrei perdere il mio tempo per fare i compiti di Incantesimi del quarto anno, quando potrei studiare per il mio M.A.G.O.?»
«Perché adori la tua sorellina?» tentò Fay, sbattendo le ciglia scure.
L’espressione scettica di Jasmine rispondeva per lei.
«Per favore, Jas! Non so a chi chiedere!»
«Scommetto che i tuoi ammiratori si farebbero in quattro per aiutarti».
«Sì, ma poi vorrebbero qualcosa in cambio e temo di non riuscire a sopportare un altro appuntamento con Bruce Flint».
«Allora non uscire con Prost! Che poi, cosa ci trovi in uno come lui?»
Fay fece un gesto annoiato con la mano «E’ carino e forse oggi si conclude qualcosa».
«Non voglio altri dettagli, grazie» la interruppe ironica «E trovati qualcun altro».
La Corvonero si imbronciò e con uno scatto si voltò verso Rebecca che, di fronte a loro, non aveva seguito nemmeno una virgola di quella discussione e continuava a sospirare sorridendo.
«Mi aiuti tu, Becky?» cinguettò Fay spalancando gli occhi castani, ma la bionda non rispose, persa nel suo mondo «Cos’ha?»
«Vorrei saperlo anch’io, è da qualche giorno che si comporta così. Avrà studiato troppo» disse Jasmine con una smorfia.
Fay la studiò attentamente per un minuto buono, per poi concludere con «E’ innamorata!»
La sorella quasi si strozzò con l’insalata «Che diavolo dici?»
«Non vedi? E’ innamorata sul serio! Chissà chi è il fortunato… glielo chiediamo?»
L’altra iniziò a tamburellare il piede a terra e osservare l’amica che decise proprio in quel momento di arrossire e voltare lo sguardo, ridacchiando come una stupida.
«Senti, tornatene al tuo tavolo e cerca qualcun altro che ti possa aiutare. Qui ho da fare!» raccattò le cose di Fay e la fece alzare senza la minima delicatezza. Lei le lanciò un’occhiataccia e se ne andò col naso per aria.
Ma Jasmine tornò a concentrarsi su Rebecca, che stava giocherellando con la verdura che aveva nel piatto «Chi è?» sibilò, dandole una pacca sul braccio.
La Pearson balzò sulla sedia, risvegliandosi finalmente da quello stato di trance, e puntò la sua attenzione sull’amica «Oh, ciao Jasmine!»
Lei digrignò i denti «E’ da quasi mezz’ora che sono seduta qui» sibilò fulminandola.
Rebecca spalancò gli occhi «Oh, davvero? Scusa ma stavo pensando ad altro» sorrise arrossendo e abbassò lo sguardo.
«Lo so a cosa stavi pensando! Chi è?» chiese bruscamente.
«“Chi è” chi?»
«Lui!»
Becky sbatté le ciglia, senza capire, e scosse appena la testa «Cosa stai dicendo?»
Spazientita, esclamò «A chi stavi pensando?!»
L’altra spalancò la bocca, in un lampo di comprensione, e il suo volto si accese di imbarazzo «Nessuno!» urlò velocemente «Proprio nessuno!»
Prima che Jasmine potesse iniziare il suo interrogatorio, che sarebbe inevitabilmente finito con la resa disperata di Rebecca, arrivarono James e Mark, che si sedettero a tavola affamati.
«Cosa si dice di bello?» chiese allegramente il moro, riempiendosi il piatto.
«I Battitori di Durmstrang sono degli armadi» rispose Jasmine, lasciando perdere la discussione e infilzando una foglia di lattuga.
«Avevo detto “di bello”!» si lamentò lui con una smorfia «E comunque lo sapevo già: Brian ha organizzato una squadra d’osservazione».
«Vuoi dire “di spionaggio”» specificò Mark, alzando gli occhi al cielo.
«E’ lo stesso» lo liquidò con la mano libera «Sta di fatto che i Weasley si stanno divertendo da morire».
«Sono tutti con Brian?» chiese curiosa Rebecca.
James annuì «Sono al campo a spiare i loro allenamenti, ma si faranno scoprire subito: nessuno di loro sa tenere la bocca chiusa».
«Chi ci sarebbe esattamente?»
«Brian, Jonathan Milton, Steve, Jerry, Mike, Paul, Sirius, Aaron, Caleb, Joe Sandford, Thompson e Vanderberg» elencò.
«Merlino, Milton è l’unico che potrebbe passare inosservato» osservò Jasmine con una smorfia «E perché la maggior parte sono Grifondoro? Se li scoprono ci levano tutti i pochi punti che abbiamo!»
James alzò le spalle e Mark disse sconsolato «Rowland è andato a riprenderli con Penelope e Kimberly».
«Penelope e Kimberly?» chiese Rebecca stupita «Come mai?»
«Ha pensato che, se glielo dicesse Penelope, Brian non ci penserebbe due volte ad ascoltarla. Milton c’è andato solo perché Brian l’ha obbligato» iniziò a spiegare, scegliendo con calma il cibo nei vassoi davanti a lui «Joe se ne andrebbe con Rowland e agli altri ci dovrebbe pensare Kimberly».
«E la ascolterebbero?» chiese scettica Jasmine.
«I Grifondoro sicuramente, Thompson e Vanderberg non rimarrebbero mai da soli, quindi sarebbe tutto sistemato, sperando che nessuno si accorga di niente».
In quel momento la “squadra d’osservazione” entrò con un trambusto in Sala Grande, disperdendosi per raggiungere i propri tavoli.
Kimberly Weasley, con le guance e le orecchie rosse come i suoi capelli, stava rimproverando i Grifondoro, che l’ascoltavano, chi più chi meno, pazientemente, finché lei li lasciò perdere e tornò dalle sue compagne, lasciando che gli stupidi andassero a pranzare.
«Beh, sembra sia andato tutto bene» osservò titubante Rebecca.
«Corner è un completo idiota!» esclamò Penelope, sedendosi infuriata accanto a Mark «Spiare quelli di Durmstrang! Vuole proprio mettersi nei guai e trascinarsi dietro tutto Grifondoro!» fulminò i Weasley, che avevano già iniziato a rimpinzarsi allegramente, per nulla preoccupati dei punti che avevano rischiato di far perdere alla loro Casa.
«Almeno siete arrivati in tempo» cercò di rabbonirla la Pearson.
Lei fece un verso stizzito e cominciò a mangiare «Già e meno male che erano troppo occupati per notare quegli imbecilli!»
Sopra il chiacchiericcio della Sala, la voce di Annabelle Young riuscì ad arrivare alle orecchie dei compagni «Ragazzi, ho una notizia bomba!» esclamò arrivando al tavolo con Helen Fenton.
Penelope roteò gli occhi annoiata «Cosa sei, il gazzettino di Hogwarts?» chiese ironica, versandosi dell’acqua.
Annabelle le lanciò un’occhiataccia e si infilò tra lei e Mark, piegandosi in avanti verso il resto del tavolo «Stavamo scendendo dopo essere passate in dormitorio a cambiare i libri, perché stamattina avevo messo nella borsa soltanto-».
«Puoi darci la versione breve?» la interruppe Jasmine, per niente in vena di ascoltare il racconto della sua giornata.
Annabelle la guardò con disapprovazione «Non avete la minima pazienza, ci stavo arrivando!»
«No, stavi per raccontarci la storia della tua vita! E per quanto faccia del mio meglio per sopportarti, non penso di essere in grado di ascoltarla per la quarantasettesima volta!»
La ragazza castana spalancò la bocca inorridita «Che razza di amica sei?!» esclamò con aria melodrammatica «Io ti ho sempre sostenuta e tu mi tratti così? Quando ti chiedo un po’ di attenzione mi dici di stare zitta! Jasmine Thomas, sei la peggiore di tutte le ragazze che io abbia mai conosciuto!»
Jasmine alzò gli occhi al cielo con una smorfia «E’ la cinquantaduesima volta che me lo dici, possiamo andare avanti?»
«Qual è questa notizia bomba?» chiese Mark, sperando che Annabelle si decidesse a lasciar perdere Jasmine e parlare.
Lei chiuse gli occhi, come se si stesse concentrando, e con uno sforzo immane si limitò a rivelare «Sabato prossimo c’è la prima uscita ad Hogsmeade».
«Visto?» fece Jasmine sarcastica «Breve ed efficace!»
Annabelle la liquidò con una mano «Sì, ma ti sei persa i dettagli più interessanti. Come la mia reazione, la mia espressione, i commenti di Helen sulla pettinatura della Webster, la faccia della Webster quando l’ha sentita e la mia abilità nel metterla a tacere. Siamo state fenomenali Nellie».
Helen inarcò un sopracciglio «Se lo dici tu» si limitò a commentare «Certo che l’orribile smorfia che hai fatto quando l’hai sentita parlare di O’Sullivan e della sua bravura a letto è stata la parte migliore della mattinata».
Annabelle arrossì «Helen! Certe cose non si dicono!»
«O’Sullivan? Cosa c’entra O’Sullivan?» chiese Penelope curiosa.
«E’ evidente che quell’idiota e la Webster hanno fatto sesso. Che donna di facili costumi!» esclamò infervorata la Young.
«Potreste evitare l’argomento?» le zittì Rebecca, accennando verso Mike, che le fissava con sguardo assassino.
«Ops» mormorò Annabelle, sorridendo nervosamente e salutandolo con la mano. Lui fece una smorfia e riprese a mangiare, infilzando con più forza del necessario il cibo che aveva nel piatto.
«Ce l’ha ancora su con la Webster?» sussurrò Helen, chinandosi verso le amiche con fare cospiratorio.
Le altre la imitarono, cominciando la loro sessione di pettegolezzi giornaliera.
«Certo che ce l’ha ancora con quella!» sibilò Penelope «Se non fossero andati a letto insieme, probabilmente starebbe ancora con la Harper».
«Ma non capisco» continuò Helen, corrucciandosi «Si amano ancora, allora perché non tornano insieme?»
«E’ questione di orgoglio» rispose Jasmine «Vanessa continua a credere che lui avesse deciso di tradirla perché avevano litigato, ma sappiamo tutti quanti che era ubriaco marcio e la Webster ne ha approfittato».
«Tutti meno la Harper» aggiunse Penelope «Tra l’altro non vuole sentire ragioni, non ha ascoltato neppure Samantha. Che stupida!»
«Poi, per ripicca, lei è stata con Jensen. Mike era infuriato nero» ricordò Rebecca «E’ stata la litigata dell’anno».
«Lo sapevate che la Harper e la Webster erano amiche?» rivelò Annabelle, ricevendo quattro sguardi sorpresi, che la invitarono a continuare, cosa a cui lei acconsentì di buon grado «Erano abbastanza amiche, non di quelle che vanno a fare compere insieme o si spiattellano tutti i loro segreti, però erano amiche. Ma quando la Webster è andata a letto con Mike e la Harper l’ha scoperto, hanno rotto tutti i ponti. E se devo essere sincera, la Harper è stata anche fin troppo buona: io l’avrei spedita in Infermeria per tutto l’anno se solo si fosse avvicinata al mio ragazzo!»
«Era sconvolta, poverina» disse Rebecca «Hai visto com’erano insieme, no? Sembrava potessero durare anche dopo Hogwarts e poi lei scopre che il suo ragazzo è andato a letto con una sua amica. E’ come se il tuo ipotetico ragazzo andasse a letto con… non so, con Miranda Lester!»
«Appunto, io ucciderei entrambi! Ma loro si sono mollati e adesso la Harper odia con tutta se stessa la Webster e lei e Mike litigano come pazzi. E nessuno è ancora finito in Infermeria!»
«Io penso sia solo un modo per stare ancora vicini» sussurrò Helen «Per parlarsi ancora e vedersi ancora. Sono sicura che si amino ancora».
Si voltarono verso Mike, studiandolo chi con pietà, chi con mera curiosità. Lui alzò lo sguardo dal piatto, sentendosi fissato, e quasi rabbrividì ritrovandosi addosso gli occhi delle cinque ragazze.
«Ma cosa vogliono da me?» mugugnò rivolto a Steve, che divorava senza pensieri il cibo che aveva davanti.
«Lo sai come sono: completamente fuori di testa» gli rispose, riservando solo un’occhiata annoiata alle compagne «Probabilmente staranno parlando di te».
«Non è che così mi rassicuri, sai?»
Steve scrollò le spalle e infilzò l’ultima fetta di roast beef, prima che potesse farlo James.
«Ehi, quella è mia!» si lamentò lui.
«Mi spiace, l’ho presa prima io» ghignò divertito, mentre sul volto dell’amico compariva un broncio alquanto infantile.
«E tu saresti il mio migliore amico?»
«La fame non guarda in faccia a nessuno».
«Ehi!» li chiamò Jeremy, con l’aria di chi avesse appena ricevuto un’illuminazione divina «Perché oggi pomeriggio non andiamo a fare amicizia con qualche francese?»
«Amicizia?» sibilò ironico Mike «E’ da quando sono arrivate che non aspetti altro che trovarne una che sia disponibile!»
«Ma non avete lezioni?» chiese Mark, accigliandosi.
«Non fare il Caposcuola!» si lamentò Jeremy «E comunque non ho niente da fare questo pomeriggio. Vieni anche tu o sei troppo preso a sospirare dietro la cara Eveline?»
Il biondo arrossì e distolse lo sguardo «Ho Antiche Rune».
«Con Eveline?» ghignò Jerry, godendosi l’espressione imbarazzata dell’amico.
«Antiche Rune?!» esclamò James, elaborando solo in quel momento la frase; alzò gli occhi al cielo, sbuffando «Grande! E io che volevo farmi un giro con Sam».
«Puoi sempre chiederle di saltare» osservò Mike, scrollando le spalle.
«Sì, così mi uccide e non mi parla più».
«Tanto se sei morto non la puoi ascoltare».
«Grazie Steve, tu sì che sai come farmi stare meglio».
«Prego, amico».
Si fissarono scettici, con le sopracciglia inarcate, poi scoppiarono a ridere nello stesso istante.
«Ci facciamo una partita a scacchi?» chiese Steve con un ghigno.
James fece una smorfia «Ma questa volta non si scommette niente. Non ho intenzione di ritrovarmi chissà dove a fare chissà cosa davanti a chissà chi».
«Vi consiglierei di non passare per il corridoio di Boris il Basito, questo pomeriggio, sempre che non vogliate finire nei guai» avvertì Sirius a bassa voce, facendo saltare sulla panca Mark e i tre Weasley.
James, abituato alle continue apparizioni improvvise del fratello, non ci fece molto caso e si limitò ad aggrottare la fronte curioso «Cosa avete intenzione di combinare?»
Sirius ghignò soddisfatto «Segreto. Sappiate soltanto che il bagno dei Prefetti sarà inagibile per parecchio tempo, ma io non vi ho detto nulla» li salutò con un cenno del capo e si affrettò a raggiungere Aaron e Caleb, che stavano uscendo dalla Sala in quel momento, senza però mancare di afferrare dal piatto di Kimberly un pezzo di pasticcio della Cornovaglia, procurandosi un’occhiataccia e un’esclamazione infuriata, a cui rispose con un gesto della mano e un ghigno divertito.

 

“It seems that I lost track of time
and I can’t believe my mind,
would you save me
if I reached out to you?
I’m waiting, watching, standing,
I am reaching, climbing closer.”

Lifehouse - Anchor



«Penso che farò la traduzione di Rune in Biblioteca. Tu vai direttamente in sala comune?»
Karen Zabini non rispose subito, persa nei suoi pensieri. Samantha Malfoy aggrottò appena le sopracciglia, non sopportando di essere ignorata, e allungò un braccio per scuotere l’amica.
«Mi stai ascoltando?»
Lei alzò la testa e spalancò gli occhi celesti «Sì, sì, ho capito!»
«Non mi sembrava».
«Vengo anch’io in Biblioteca. Sono soltanto un po’ preoccupata» ammise, mentre scendevano le scale per arrivare al quinto piano.
«Per cosa, esattamente?»
Karen si fermò mordendosi un labbro, imitata dalla bionda, che la studiò attentamente «Sono preoccupata per Nessie e Lyra» disse, mentre si portava indietro una ciocca di capelli mori «A volte sembrano un po’ tristi e vorrei fare qualcosa per loro, anche se non so cosa».
Samantha annuì accigliata: ogni tanto sembrava si perdessero nel loro mondo, costruito probabilmente su rimorsi e rimpianti.
«E poi ho visto Nick uscire molte volte di notte, in quest’ultimo periodo».
«Nick?»
«Non so dove vada, ma lo fa spesso e la mattina è sempre più stanco».
«Probabilmente si sarà trovato una ragazza» Samantha scrollò le spalle. Da uno come Nicholas Nott se lo potevano tranquillamente aspettare.
«Forse hai ragione» disse Karen con un sospiro, poi alzò lo sguardo limpido su Sam ed espresse la sua ultima inquietudine, perché lei diceva sempre la verità, anche se spesso non era piacevole «E poi sono preoccupata per te, Samantha».
La bionda puntò gli occhi azzurri nei suoi ed inspirò nervosamente. Si trattenne dal liquidarla con una frase, perché non avrebbe mai potuto farlo, non a Karen. Non alla sua migliore amica.
«Tutta la storia con Céline e le ripercussioni che può avere su di te in questo periodo» continuò la mora, cercando di scegliere le parole migliori «Ho paura che ti richiudi nel tuo guscio e non lasci entrare più nessuno. Nemmeno me. E tu lo sai come la penso: sarà anche tua cugina, ma se ti fa soffrire non ne vale la pena» disse duramente «Se per colpa sua tornassi a comportarti come anni fa, non gliela perdono. Non questa volta».
Samantha si scostò una ciocca bionda dal viso «Non succederà, Karen. Io sono cambiata; so che ho voi e questo mi basta, non ho intenzione di cadere in depressione proprio l’ultimo anno di Hogwarts» le sorrise come sapeva fare solo lei, quel suo sorriso speciale che non mostrava quasi a nessuno, ma che era semplicemente bellissimo. Le illuminava il volto, facendo brillare gli occhi azzurri e colorando di rosa le guance solitamente pallide.
Karen ricambiò, addolcendo l’espressione seria «Non è solo quello» continuò più tranquilla «So che molto probabilmente non vorrai rispondermi e mi dirai di farmi gli affari miei, ma devo dirtelo, altrimenti scoppio» prese un bel respiro e la fissò negli occhi e Samantha capì all’istante cosa voleva dirle. Ma non c’era più tempo per scappare, non c’era più tempo per tirare su il muro o nascondersi dietro il suo scudo. Quella volta si ritrovava disarmata, ad affrontare il nemico.
«Cosa stai combinando con James?»
Ecco. Il momento che voleva a tutti i costi evitare era arrivato, cogliendola alla sprovvista, senza che fosse riuscita ad ergere alcuna difesa davanti al suo cuore.
«E’ complicato-».
«Non provarci, Sam» la interruppe lei, aggrottando la fronte «Questa volta non lascio correre, esigo sapere cosa ti passa per la testa ed esigo saperlo adesso. Ogni volta che si parla di lui, diventi scontrosa e ti chiudi in te stessa e io non riesco a sopportarlo!»
Samantha si morse un labbro e si arrese, davanti allo sguardo penetrante di Karen.
«La verità è che non lo so nemmeno io» ammise in un sussurro, appoggiandosi con la schiena al muro, improvvisamente senza forze. Si aspettava che fosse difficile parlare di lui, ma non così tanto. Era quasi impossibile riuscire ad esprimere i suoi pensieri senza venire travolta dai sentimenti, eppure doveva provarci.
«Lo sai come siamo, io e lui. Sempre insieme, fin dall’inizio. Forse da piccola sono addirittura stata più con lui che con te. E’ sempre stato il mio punto di riferimento, lo sai. Quando non sapevo cosa fare, guardavo lui; quando mi sentivo triste o arrabbiata andavo sempre a cercare lui. E poi, non so… è tutto cambiato, ma allo stesso tempo è rimasto uguale» si passò una mano tra i capelli, chiaramente a disagio nel dover esprimere le sue sensazioni, esitò e fece vagare lo sguardo su tutto il corridoio, stranamente deserto, per poi continuare tentennante «E’ ancora sempre lui che vado a cercare. Anche se non me ne rendo conto, mi ritrovo sempre vicino a lui. Come se fosse una dannata calamita! E non hai idea di quanto lo odi per questo! Non riesco a sopportare l’influenza che ha su di me, sulle mie azioni e i miei pensieri, non riesco a sopportare di dover scrutare sempre la folla nell’attesa di trovarmelo davanti, sperando di trovarmelo davanti! E fa male, capisci? Mi fa male da impazzire! Poi c’è lui, che fa finta di essere sempre sicuro, di avere tutto sotto controllo, di sapere esattamente quello che vuole! Ma in realtà va avanti senza nemmeno pensarci, perché anche lui non sa dove stiamo andando! Camminiamo, camminiamo, ma non arriviamo da nessuna parte e non so nemmeno se voglio arrivare da qualche parte! Perché se davvero ci arriviamo, poi non potremo più tornare indietro e se qualcosa dovesse andare storto, cadremo tutti e due. E cadere tutti e due significa andare a fondo, senza possibilità di risalire. Significa perdere tutto e non voglio. Mi fa scoppiare il cuore e mancare l’aria, ma non voglio perderlo, dannazione!»
Appoggiò la testa al muro, chiudendo gli occhi stremata, lasciando che la verità vagasse libera, sollevandole quel peso di dosso. Era imbarazzata dall’aver infranto il suo solito contegno, dall’avere, per una volta, buttato da parte l’armatura e rifiutato di lasciare il campo.
Sentì Karen affiancarla e accarezzarle una spalla, trasmettendole talmente tanto affetto da farle salire le lacrime agli occhi. Perché non gliene aveva mai parlato prima?
«Parti dal presupposto che finirà male» osservò con un sussurrò «E’ questo che ti blocca. Hai paura di soffrire, ma se non ti metti in gioco come pretendi di essere felice? E’ amore, Sam, e dovresti dargli una possibilità».
«Amore» sputò fuori tremante «L’amore ti cattura, ti sfinisce, ti fa impazzire e tu ne sei felice e glielo lasci fare. Ti uccide e ti lascia a terra sanguinante. Prende il tuo cuore in mano, la tua anima e li lacera, li fa a pezzi e tu resti a guardare, mentre te li ributta addosso ridendo. E non sei più libera e provi quello che non hai mai provato prima, diventi un’altra persona e l’unica cosa che ti rimane è lui. Lui e basta. E sei contenta, così contenta che faresti di tutto perché non finisca. Odio l’amore, odio pensare solo a lui e guardare solo lui. Odio sapere che farei di tutto per lui, se me lo chiedesse io gli darei qualunque cosa, senza nemmeno pensarci, qualunque cosa. Odio sapere che il mio cuore è suo e che potrebbe romperlo in un istante, senza accorgersene. Ma la cosa che odio più di tutte è che sono felice! Felice di essere in bilico tra l’inferno e il paradiso e, nonostante sappia benissimo che basta un attimo per crollare, io mi sento viva!» si interruppe per sfregarsi velocemente una guancia, su cui era rotolata una lacrima, l’unica lacrima sfuggita al rigido controllo che si era sempre imposta «Non so cosa fare, Karen».
Karen Zabini non poté fare altro che sorridere dolcemente e abbracciare la sua migliore amica.
«L’amore è molto più di come lo dipingi, Samantha. E’ emozione, è volergli sempre stare vicino perché ti rende felice, è voler anche solo tenergli la mano, perché toccarlo ti fa battere forte il cuore, è pensarlo e sorridere senza motivo. E’ come vivere in un mondo a parte, dove quello che hai ti basta perché hai lui. E non vuoi nient’altro. Devi viverlo come viene, senza pensieri. Non ha importanza se adesso non ti senti pronta, non c’è nessuno che ti mette fretta. Ma provaci, provaci e basta. Sai come si dice, no? Carpe diem».
Samantha alzò la testa e le sorrise, prendendo un bel respiro «Grazie. Io so quello che provo per James, ma non posso rischiare senza aver prima messo ordine dentro di me».
«Basta che ne sei convinta» le sussurrò in risposta, staccandosi dall’abbraccio.
«Sì».
Si staccò dal muro e ripresero a camminare in silenzio, dirigendosi verso la rampa di scale che le avrebbe portate ai piani inferiori.
Ma, appena prima di voltare l’angolo, un scoppio rumoroso arrivò alle loro orecchie; si guardarono negli occhi, le sopracciglia inarcate, e girarono nel corridoio del bagno dei Prefetti, ritrovandosi immerse in una densa nuvola di fumo nero.
Le pareti erano piene di schizzi di una sostanza melmosa, che faceva storcere il naso agli abitanti dei dipinti, che esprimevano la loro ira urlando a più non posso. Il pavimento di pietra sembrava essersi trasformato in una palude, tanto era il fango che lo ricopriva, e la puzza che si sentiva avrebbe asfissiato anche il più raffreddato tra gli sventurati che passavano di lì.
«Che diavolo è successo?» esclamò Samantha, tappandosi il naso, mentre Karen attaccava a tossire disgustata.
«Piccoli, maledetti combina guai!» strillò Argus Gazza, comparendo dall’altro lato del corridoio, con una scopa tra le mani e Mrs. Purr alle calcagna. La gatta tentò di resistere stoicamente all’olezzo nauseante, ma dopo pochi secondi dovette scappare in ritirata, lanciando probabilmente uno sguardo di scuse al suo padrone.
«Cosa avete fatto?! Questa volta me la pagate, vi appenderò al soffitto per i pollici e Silente non dovrà dire niente!» era talmente infuriato che sputacchiava saliva dappertutto, con gli occhi che quasi gli uscivano dalle orbite «Voi!» puntò il dito sulle due ragazze ancora immobili e si avvicinò zoppicando «Siete state voi! Adesso ve la faccio pagare!»
«In realtà siamo arrivate quando era già successo tutto, pochi secondi prima che arrivasse lei» disse Samantha con una smorfia «Non può accusarci soltanto perché ci troviamo qui».
«E poi dobbiamo passare per andare in dormitorio» aggiunse Karen, respirando attraverso un fazzoletto «Che schifo, mi si attaccherà addosso tutta la puzza!»
«E allora chi è stato?!» berciò Gazza, irato come non lo era mai stato. Un lampo di consapevolezza gli passò sul volto rugoso e digrignò i denti gialli che gli erano rimasti «Quei tre! Sono sempre loro! Appena li trovo, li do tante di quelle frustate che se le ricorderanno per l’eternità!» si girò e se ne andò velocemente, tanto quanto la sua andatura zoppicante gli consentisse, borbottando di torture medievali e affini.
«Temo di sapere chi è stato» sibilò Samantha.
«Ti prego andiamocene, prima di venire dissolte da questa schifezza» mugugnò Karen ed entrambe attraversarono il corridoio, stando bene attente a non scivolare su niente.
Una volta girato l’angolo, si riempirono i polmoni di ossigeno pulito e si avviarono velocemente verso la sala comune, agognando una bella doccia profumata, ma dopo pochi metri un fulmine rosso quasi le travolse.
«Cosa hanno combinato?!» berciò Kimberly Weasley infuriata «Giuro che questa volta non la passano liscia!» si bloccò all’improvviso, fiutando l’aria, poi storse il naso e assunse un’espressione disgustata «Cos’è questa puzza?!»
«No, mi si è già attaccata addosso!» si lamentò Karen annusandosi «Adesso tutti penseranno che puzzo!»
«Ti consiglio di non voltare l’angolo» disse Samantha schifata «E’ ancora peggio».
Ma Kimberly non si lasciò scoraggiare e diede un’occhiata al corridoio devastato. La sua bocca si spalancò e le guance si tinsero velocemente di rosso «Questo è troppo» sibilò, voltandosi e marciando via, con un solo nome sulle labbra.
«Se non altro non ci si annoia mai» osservò Karen, con un’espressione sofferente sul volto solitamente allegro.
Samantha non si degnò nemmeno di risponderle.
E tornare in sala comune con addosso quell’odore nauseabondo fu una sofferenza immane.




 
Note:
Dunque, è una delle poche volte che non so davvero cosa dire, quindi immagino di dover partire dall’inizio.
Innanzitutto questa volta abbiamo un’immagine di Jasper (ovviamente i volti sono indicativi, non è che io me li immagino esattamente così, diciamo che sono quelli che ci assomigliano un po’ di più).
Questo capitolo è il più lungo che abbia mai scritto fin’ora e il bello è che mi è venuto così, senza che aggiungesse qualcosa alla trama, si può tranquillamente affermare che è più riflessivo/informativo.
Per di più sono comparsi un paio di personaggi nuovi e il ritorno di fiamma del caro vecchio Argus Gazza.
Come si può intuire dal titolo, è incentrato particolarmente sulle questioni amorose (falling inteso come falling in love).

-      Questione numero uno: Miriam Smith ha chiaramente una cotta per Jacob Grant, checché ne dica lei.
-      Questione numero due, appello agli studenti di Hogwarts: Jasper Malfoy non è il vostro analista.
-      Questione numero tre: Diana Weasley è completamente pazza, ma adora sua cugina.
-      Questione numero quattro: finalmente è comparso Dustin Summersby! Con conseguente furia della suddetta Diana Weasley.
-      Questione numero cinque: chi di voi si è chiesto del perché Lily non avesse parlato a nessuna delle sue amiche della sua cotta per qualcuno, qua ha avuto la sua risposta. E poi almeno a Dustin l’ha detto.
-      Questione numero sei: Rebecca Pearson è innamorata (chiaramente) e nasconde qualcosa.
-      Questione numero sette: Fay Thomas è un bel tipino, non vorrei mai essere sua parente. Se non altro, Jasmine sa tenerla a bada.
-      Questione numero otto: Brian Corner è davvero fuori come un balcone. Anche se avrei voluto vedere la “squadra d’osservazione” all’opera. Secondo me hanno passato il tempo a discutere.
-      Questione numero nove: le ragazze sono davvero delle pettegole, ma almeno ci hanno informato sulla storia di Mike e Vanessa. Chi vuole uccidere Rosalind Webster alzi la mano!
-      Questione numero dieci: (non avrei mai pensato di arrivare fin qui, penso che ora mi odierete profondamente) un solo nome… Samantha Malfoy. Non dirò nient’altro perché voglio sentire cosa mi dite voi, ma penso di aver svelato un po’ più di quello che si cela sotto la sua armatura. Parlare dei suoi sentimenti è difficile, perché ho sempre timore di sfociare nella contraddizione, ma in realtà è lei che è così. E’ la parte che mi piace di più dell’intero capitolo.
-      Questione numero undici: Sirius Potter, Aaron Finnigan e Caleb Jordan prima o poi distruggeranno Hogwarts, Argus Gazza e le coronarie di Kimberly Weasley.
 
Bene, avevo detto di non avere nulla da dire e così sembrerà il contrario, ma in realtà è solo una sequenza di punti, perché voglio sapere cosa avete voi da dire! Dopo ben otto capitoli mi state ancora seguendo, quindi vuol dire che la storia vi piace e sarei curiosa di sapere cosa vi piace e cosa non vi piace con esattezza, perché oltre a scrivere per me, adesso lo faccio soprattutto anche per voi, che mi date la forza e la voglia di continuare.
Ormai la trama si sta elaborando, ho fatto un bel calendario con tutti gli eventi e i momenti più importanti e non vedo l’ora di scrivere quelle scene!
Quindi questo capitolo è per voi tutti!
 
Il grazie più enorme che si possa ricevere a chi recensisce sempre! Vi adoro, ragazze!
 
Penny Black: Ireneee! Sono contenta che sei tornata dalle vacanze, mi mancava proprio il tuo commento in “Life’s drops”! I ragazzi sono un po’ sfortunati adesso, ma vedrai che più avanti la situazione si ribalterà! I posti in squadra purtroppo erano quelli che erano e i quattro Capitani dovevano per forza esserci, perché se sono Capitani un motivo ci sarà! Possiamo soltanto contare sulle riserve, nel caso servano. Purtroppo niente Sirius/Kimberly in questo capitolo, a parte quella breve frase a metà (tra l’altro il pasticcio della Cornovaglia sembra squisito!). Ma c’è qualche chiarimento sui sentimenti di Sam, spero soltanto si sia capito! T^T Ho avuto un po’ di difficoltà in quella parte! Per Travis e Sheila (tra l’altro sono contenta di aver istigato la tua curiosità con una semplice frase! XD), loro si amano, come possono esserne sicuri due ragazzi qualunque di diciassette anni. Ma già il fatto che lei si baci con un altro (ti giuro non so chi esattamente, ma non penso nessuna delle tue ipotesi, sorry!), sembra ipotizzare l’inizio di una crisi. Quindi diciamo che il loro amore non è solido come un “vero” amore, ma piuttosto traballante e un’ondata più forte delle altre potrebbe distruggerlo. Paul e Alexandra? Ma lo sai che mi hai dato un’idea interessante? XD E continua pure con le recensioni chilometriche, mi piacciono da impazzire!
 
mayetta: Carissima! Anche in questo capitolo ti serve l’elenco, soprattutto per i nuovi personaggi (già inseriti!). Anche in questo capitolo un po’ di gossip, che non fa mai male! Lily, Lily, anche Jasper vuole sapere di chi è innamorata! Samantha invece è titubante solo per prendere l’iniziativa, perché mi sembra che sappia perfettamente quello che prova. Allora io mi chiedo, ma cosa aspetti, ragazza mia?!
 
JaneA88: Ciao cara! Hai fatto bene a ripassare i personaggi, anche perché per me è praticamente impossibile scrivere senza inserirne tanti! Andiamo, Hogwarts è una scuola e gli studenti ci sono e ce ne sono anche un bel po’! Samantha si è espressa parecchio in questo capitolo e spero di non aver deluso nessuno. Lei ama James, lo ama davvero, ma non tutte quelle sensazione la travolgono e si scontrano con la ragione che le dice di non fare stupidaggini, che James è suo amico, la sua ancora, e che perderlo sarebbe troppo doloroso. Da qui la contraddizione: lo ama, ma non si sente pronta a fare un passo in più. E anche se non potrebbe sembrare, anche per James è lo stesso, ma lui è un Grifondoro e questo influenzerà tutto quanto. Perché per quanto lui abbia paura di soffrire, ha anche il coraggio di rischiare.
 
Miss_Slytherin: Le sfumature di Samantha si sono viste bene nell’ultima parte del capitolo, no? E’ difficile scrivere di lei, perché si è così contraddittoria, pensa una cosa, ma ne fa un’altra! Davvero, a volte mi trovo un po’ in difficoltà! XD Kimberly per il momento non è innamorata di Sirius, certo sa che è un bel ragazzo e si imbarazza per quello che le dice, ma non lo ama… ancora. A Lily piace Jasper (molto probabilmente), ma a Jasper?
 
Jaily: Giorgia! Devo ammettere che aspettavo una tua recensione allo scorso capitolo! XD Bene, Sirius e Kimberly faranno apparizioni sporadiche come coppia, quindi non aspettatevi troppo, solo qualcosa ogni tanto perché sono troppo adorabili per lasciarli da parte, ma il momento vero arriverà decisamente più avanti. So che quella di Lyra e James è una notizia bomba, ma non così improbabile. Lei era una che non si faceva problemi ad andare a letto con qualcuno e lui non cercava di certo una storia seria, perché il suo cuore era già impegnato. Il rapporto di James e Sam non è semplice e sereno come può sembrare e il fatto che siano legatissimi non fa che rendere tutto più difficile, nonostante sappiano bene quali sono realmente i loro sentimenti. Esternarli a volte è più difficile di ammetterli con sé stessi. Spero che con lo sfogo di Sam ti sia tutto un po’ più chiaro, perché voglio davvero sapere cosa ne pensi!
 
Grazie a tutti voi lettori e chi ha inserito nelle Preferite o Seguite!
Spero mi facciate sapere cosa ne pensate.

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Capitolo 9
*** Long way down ***


Elenco personaggi: Spin's characters
 


Long way down




 

“Everyone has a secret.
Oh, can they keep it?
Oh no, they can’t.”

Maroon 5 – Secret



«Non avrei mai pensato che potessi avere delle idee così banali».
Agatha Kay fulminò Samantha Malfoy che si pettinava svogliatamente davanti allo specchio della loro camerata.
«Non oso immaginare quando toccherà a te» ribatté la rossa, finendo di truccarsi. L’altra scrollò le spalle e puntò l’attenzione sul riflesso di Karen che con la bacchetta tracciava allegramente un serpente sulla pancia piatta di Lyra.
«Ma davvero questa volta c’è un bonus?» chiese quest’ultima, seguendo con attenzione il lavoro dell’amica.
Vanessa ridacchiò, uscendo dal bagno «Figuriamoci, se lo sarà inventata».
«Non me lo sono inventata» borbottò Agatha «Malfidate».
«Beh, di solito dici sempre un sacco di cazzate» disse candidamente Lyra, sostituendo Samantha davanti allo specchio e ammirando da tutte le angolazioni il disegno del serpente «Wow, Carrie! Sembra quasi vero!»
«Se vuoi posso farlo muovere» disse Karen, puntandole la bacchetta addosso.
Lyra esitò «Ehm… no, ma grazie lo stesso».
La mora scrollò le spalle e tornò ad infilarsi i collant color smeraldo.
«E tu Nessie?» chiese Agatha, studiandola attentamente.
La bionda si limitò a scostare il maglione e mostrare la spallina del reggiseno verde «Niente serpente. Posso sapere perché ci ostiniamo a continuare a fare questa cosa?»
«E’ una tradizione!» esclamò Agatha «E’ il settimo anno che va avanti, è un modo per distinguerci dal resto della massa!»
Vanessa alzò un sopracciglio, scettica «Quindi organizziamo giornate a tema ogni mese per rafforzare il nostro spirito di solidarietà e non per divertirci delle penitenze altrui, giusto?» chiese ironica.
«Certo che ci divertiamo delle penitenze altrui, è la parte migliore del gioco!» rispose Agatha, lisciandosi le pieghe della gonna verde scuro «Comunque, noi non ne dovremo subire nessuna: indossiamo tutte qualcosa di verde o dalla forma di serpente, o tutte e due. Possiamo andare» annunciò, studiando le amiche, prima di dirigersi verso la sala comune.
«Ma quale sarebbe il bonus?» chiese Samantha, inarcando un sopracciglio.
«Semplice: vi comprerò qualsiasi cosa vogliate in qualunque negozio di Hogsmeade, senza limiti di prezzo».
«Davvero?!» esclamò Lyra deliziata «Ho visto una sciarpa magnifica da Stratchy&Sons! Che fortuna!»
«A me piacerebbe una confezione di SuperPallaGomma di Drooble!»
«Non ci pensare nemmeno, Karen!» esclamò Vanessa «L’ultima volta abbiamo sopportato quegli stupidi palloni per più di una settimana! E uno ha incollato la porta del bagno! E’ stato un incubo!»
«Beh, sei stata tu a farlo scoppiare» ribatté Karen prima di sospirare «Allora dovrò accontentarmi delle Cioccorane».
«Tu, Sam?» le chiese Agatha, sulla strada per la Sala Grande.
«Non lo so, ci devo ancora pensare» rispose lei, giocherellando con l’anello a forma di serpente.
«Beh, vedi di sbrigarti, hai tempo fino ad oggi pomeriggio. Poi ci troviamo per pranzo, giusto?»
«Tu stai con Robert stamattina?»
«Per forza» fece una smorfia «Dobbiamo incontrarci con i nostri carissimi genitori» sibilò ironica «Non li sopporto, è colpa loro se mi ritrovo fidanzata con quello!»
«Quindi rimaniamo solo noi quattro?» chiese Karen, rivolta alle altre.
«Veramente io vado a fare un giro con Nick» le informò Vanessa «Ci vediamo a pranzo».
«Con Nick? Perché?» chiese Lyra curiosa «Non avrete deciso di iniziare a frequentarvi?»
Vanessa scrollò le spalle, tentando di mascherare il nervosismo «E’ solo un’uscita. Mi ha chiesto se stamattina facevo un giro con lui e io gli ho detto di sì».
«Perfetto» borbottò Samantha, al suo fianco Karen assunse un’espressione preoccupata.
«Fantastico» commentò Agatha, roteando gli occhi al cielo.
La Harper si irritò, sotto tutti quegli sguardi «Scusate, ma ho tutto il diritto di uscire con qualcuno, se ne ho voglia!»
«Certo, ma-» Lyra si interruppe, prima di farsi uscire di bocca un nome che avrebbe scatenato l’ira dell’amica.
«Ci hai stupito, tutto qua» intervenne Sam «Ora andiamo a fare colazione».
La Sala Grande era in fermento, compresi gli studenti stranieri, alla loro prima visita del famoso villaggio.
«Allora? Qualcuno deve scontare la penitenza?» chiese Agatha sedendosi al tavolo di fianco ai ragazzi del settimo anno.
«Era facile questa volta» obbiettò Julius Dreyfus, continuando a mangiare la sua fetta di pane.
«Parla per te» bofonchiò Clive O’Sullivan, scrutando con odio il suo bicchiere di succo di zucca.
«Gli ho dovuto prestare la giacca» spiegò Julius alle ragazze.
«E perché tu hai un giaccone verde pistacchio?» chiese Lyra, guardando disgustata il giubbotto adagiato sulla panca tra i due.
«Mi piace il verde».
«Probabilmente era il più contento di tutti, stamattina» commentò Nicholas, distogliendo l’attenzione dal punto della Sala che stava fissando svogliatamente.
«Ci ha svegliato alle sei, questo idiota!» berciò Robert da dietro la Gazzetta del Profeta, infuriato nero «Se Karl non gli avesse tirato una scarpa addosso, l’avrei affatturato!»
«Siete peggio di un branco di primini di Tassorosso» mugugnò Vanessa.
«Ehi, è vero che esci con Nick, oggi?» le chiese Robert con un ghigno, per poi aggiungere «Weasley lo sa?»
Se non fosse risultato ridicolo,tutti si sarebbero sbattuti una mano sulla fronte.
«Scusa?» sibilò Vanessa «Perché mai dovrei dirgli i fatti miei, eh? Più stiamo lontani, meglio è! Non voglio più averci niente a che fare!» sbatté i pugni sul tavolo e si alzò di scatto, andandosene dalla Sala Grande a passi pesanti.
«Certo che sei proprio un coglione» disse Nick con un sospiro arreso.
«Già, idiota! Lo sai che non devi toccare quel tasto, testa di Vermicolo!» si infuriò Agatha, tirandogli una sberla sulla nuca.
«Ehi!» esclamò lui, tenendosi la parte colpita e lanciandole un’occhiataccia.
«Non dovresti nominarlo, Rob. E lo sai perfettamente» lo rimproverò Lyra, scuotendo la testa con disapprovazione.
«Sì, ma da un certo punto di vista ha ragione» aggiunse Samantha «Vanessa deve smetterla di prendersi in giro. Non l’ha dimenticato e non credo che lo farà mai, perché continuare ad arrabbiarsi se gli altri tirano fuori questa storia? Non serve a niente».
«Beh, state sicuri che prima della fine dell’anno la Webster la mando in Infermeria, magari insieme a Weasley» sibilò Agatha «Quel coglione».
«Mike avrà anche sbagliato, ma non l’ha fatto consapevolmente» lo difese Karen «E forse neanche la Webster».
«Dimmi che non l’hai detto sul serio» borbottò Agatha.
«Karen, io non farei mai sesso con il tuo ragazzo. Proprio perché sei mia amica» disse Lyra, lasciandosi riempire il piatto da Karl Terrand.
«Lo so, ma non mi sembra giusto farle ricadere tutta la colpa addosso, nonostante quello che ha fatto».
«Se l’è meritato» disse Sam «E le è andata fin troppo bene. Se avesse fatto sesso con il mio ragazzo, in questo momento si sarebbe trovata al quarto piano del San Mungo. Nel reparto fatture ineliminabili, per la precisione».
«O direttamente al cimitero, giusto?» aggiunse ironico Clive.
«Sì, è un’opzione da prendere in considerazione».
«La solita violenta» borbottò Nicholas, con lo sguardo puntato lontano.
«Però tu avresti potuto evitare di chiederle di uscire» osservò Lyra.
Lui scrollò le spalle, prima di venire gelato dalla voce di Karen «O avresti potuto chiederlo alla ragazza con cui ti vedi di nascosto» disse, attirando l’attenzione di tutto il gruppo.
«Lo sapevo!» esclamò Robert trionfante.
«Allora c’è davvero una ragazza, sei un bugiardo» rincarò Julius.
«Chi è questa volta?» chiese Lyra, sporgendosi verso di lui.
«Non c’è nessuna ragazza» rispose Nick dopo un attimo, alzando gli occhi al cielo.
«E’ un ragazzo?» chiese innocentemente Karen, sbattendo le ciglia lunghe e facendo andare di traverso il caffè a Clive «Perché lo so che ti vedi con qualcuno».
«Non sono affari vostri» rispose Nicholas, mangiando impassibile una forchettata di uova.
«E’ davvero un ragazzo?!» esclamò O’Sullivan, tossendo.
«Ovvio che no, è una ragazza e non ho intenzione di presentarla a voi quattro maiali».
I suoi compagni di stanza lo fissarono stupiti.
«Quindi ti piace sul serio» osservò Julius «E’ la prima volta che non ci fai conoscere la tua ragazza».
«Perché allora oggi esci con Vanessa?» chiese Karl accigliandosi.
«Già, questa fantomatica ragazza non sarà gelosa?» disse ironico Clive.
«No e poi abbiamo deciso di tenerlo nascosto».
«Nascosto» sbuffò Robert «Figurati se quella non l’ha detto a tutte le sue amiche. Le ragazze sono tutte delle pettegole».
«Scusa?!» berciarono Agatha e Lyra, fulminandolo.
«Che c’è, ho detto la verità!» si lamentò lui, con fare innocente.
«Quali sono i vostri programmi, oltre a vederci per pranzo?» chiese Julius, tentando di fare il punto della situazione.
«Stare il più possibile lontano da lei!» esclamò Robert, indicando Agatha.
Lei lo fulminò «Me lo ricorderò, la prossima volta che vorrai fare sesso».
«Cos’è, vuoi mandarmi in bianco?»
«Esattamente!»
Lui fece un verso stizzito «Tanto non ce la fai».
«Scommettiamo?» fece lei, stringendo gli occhi grigi.
«Noi pensavamo di fare un giro fino alla Stamberga e poi tornare al castello» le informò Julius, ignorando la coppia di litiganti.
«Verremo anche noi, penso» disse Lyra, cercando una conferma da parte delle amiche.
Samantha scosse il capo «Io mi vedo con i miei cugini nel pomeriggio».
«Io vado con lei!» esclamò Karen, lanciando uno sguardo veloce al tavolo dei Grifondoro.
«Come vuoi, ma sappi che cercherò di defilarmi il prima possibile».
«Va benissimo, almeno posso stare con Steve» mormorò, giocherellando con un braccialetto rovinato. Samantha lo fissò per un attimo, poi distolse lo sguardo con un sorriso divertito sulle labbra.
Se quella era la strategia di Karen, Steve Weasley sarebbe ben presto caduto nella rete.
 

“There must be something else behind all the lies
that you have lead me to believe.
Now everyone is saying that I should find a way
to leave it all behind.”

Lifehouse – Good enough



James Potter non aveva niente contro gli stranieri, assolutamente. Non gli importava che le vie di Hogsmeade fossero più affollate del solito, che a mala pena si riuscisse ad entrare a Mielandia e che ad ogni passo rischiasse di perdersi nella ressa. Davvero. Quello che non sopportava era essersi ritrovato a fare da guida ad un gruppo di ragazze di Beauxbatons, che Jeremy aveva gentilmente invitato a girare con loro per il villaggio.
Sbuffò annoiato, sentendo l’amico chiacchierare con le due che aveva a braccetto.
«Vorresti ucciderlo, vero? Sappi che io sono con te».
«Perfetto. Come lo facciamo fuori?» chiese James, voltandosi verso Steve che camminava seccato accanto a lui.
«Io direi di stordirlo con uno Schiantesimo, strappargli le corde vocali e abbandonarlo nella Foresta, senza bacchetta» propose l’altro, infilando le mani in tasca.
«Sì, così per l’ora di cena ce lo ritroviamo al tavolo».
«Allora potremmo strappargli le corde vocali, farlo a pezzi e seppellire i resti nelle serre di Erbologia».
«Questo è disgustoso».
«Già».
Stettero in silenzio per un paio di minuti «Però la parte delle corde vocali non era male» borbottò Steve seriamente.
«Sì, ma dovremo usare la bacchetta. Io le mani in bocca non gliele metto».
Si scambiarono uno sguardo e scoppiarono entrambi a ridere.
«Merlino, come ha fatto ad incastrarci?» borbottò James, tirando su il colletto del giaccone.
«Semplicemente non ci ha informato del programma».
Si fermarono davanti a MondoMago, con la voce di Jeremy in sottofondo che raccontava aneddoti inventati sulla storia dei vari negozi, sotto lo sguardo esasperato di Mark.
«Ormai è quasi ora di pranzo, perché non andiamo a mangiare e lasciamo Casanova qui con le sue donzelle?» propose Steve con aria annoiata.
«Non è una cattiva idea».
«Non osate» sibilò Mike spuntando alle loro spalle e facendo sobbalzare il cugino «Non ho intenzione di sopportarlo da solo, né lui né il suo gruppetto di oche».
«Sbaglio o sei più nervoso del solito?» gli chiese Steve con una smorfia, ricevendo in cambio solo un’occhiataccia.
«Voi mangiate con noi?»
Una delle ragazze francesi aspettava pazientemente la loro risposta, circondata dalle tre amiche. Sbatté le ciglia chiare e si portò una ciocca di capelli biondo cenere dietro l’orecchio.
«Non penso» rispose Steve, alzando le spalle come per scusarsi.
«Perché no?» chiese quella più alta, arricciando le labbra piene, imitata dalle altre.
Jeremy, alle loro spalle, ridacchiava in silenzio; Steve lo fulminò, Mike pregò con lo sguardo Mark, che scrollò la testa abbattuto. James si guardò attorno in cerca di una scusa qualsiasi che gli avrebbe permesso di svignarsela.
«Dai, ci divertiremo!» li pregarono le ragazze.
Steve alzò gli occhi al cielo, non trovando una giustificazione adeguata «Va bene. Dove volete andare?»
Le francesi sembravano abbastanza soddisfatte, ma la biondina non staccava gli occhi da James, dal quale non avevano ancora ricevuto risposta «Tu vieni?» gli chiese, sfiorandogli appena il braccio per attirare la sua attenzione.
Lui si schiarì la gola, fissandola solo per un istante «Ecco, in realtà…» riprese a guardarsi attorno velocemente, finché non trovò la scusa giusta, arrivata sottoforma della persona che aveva cercato per tutta la mattina. Sorrise trionfante, lanciando un’occhiata soddisfatta a Jeremy «In realtà avevo promesso alla mia ragazza che avremmo pranzato insieme. Mi dispiace, ma sarà meglio che vada, prima di fare tardi» accennò verso un punto in mezzo alla folla e salutò tutti con un gesto veloce della mano. Mentre si allontanava sentiva il loro sguardo puntato sulla schiena, ma in quel momento non gli importava, visto che la sua attenzione era fissa su una figura ben conosciuta.
Le arrivò alle spalle e le mise le mani sugli occhi, facendola sobbalzare «Chi è?»
Lei sbuffò, riconoscendolo all’istante «Un idiota» rispose sarcastica, scostandosi le sue mani dal volto e girandosi.
«Come hai fatto ad indovinare?!» le chiese falsamente stupito, prima che lei scuotesse la testa, lanciandogli un’occhiataccia.
«Ciao James» lo salutò Karen, smettendo un attimo di ridere.
«Ciao Karen, tutto bene?»
«Sì, stavamo andando ai Manici, vieni con noi o hai da fare?»
«Ha da fare» rispose Sam, nello stesso momento in cui James diceva «Speravo proprio che me lo chiedeste».
«Perché?» gli domandò la bionda voltandosi di scatto con aria sospettosa.
Ma a risponderle ci pensò Steve, appena raggiunto l’amico «Perché per svignarsela dalle francesi ha detto che andava a pranzo con la sua ragazza».
James alzò gli occhi al cielo e si voltò verso il rosso «E tu cosa hai detto?»
«Semplicemente che venivo con te».
«Ricordami allora di portarti al mio prossimo appuntamento, visto che ti piace tanto fare il terzo incomodo» disse sarcastico l’altro.
«Non potete venire con noi» si intromise Sam «Pranziamo con gli altri e non penso vogliate trovarvi tra l’intero settimo anno di Serpeverde».
Steve rabbrividì, mettendo in dubbio la sua decisione sullo scappare dal gruppo di turiste francesi, James ghignò e passò un braccio intorno alle spalle di Samantha «Vuoi scommettere, raggio di sole? E poi non posso certo tornare indietro e dire a tutti che la mia ragazza mi ha dato buca, no?»
«E la tua ragazza sarei io?» chiese lei ironica, incrociando le braccia.
«Lo sapevo che eri intelligente» sorrise James, pizzicandole una guancia con due dita.
Sam gli scostò la mano e si massaggiò la parte indolenzita «Solo per questa volta» sibilò, puntando gli occhi azzurri su di lui.
«Grazie!»
Le guance di Samantha si tinsero appena di rosa e lei fece bene attenzione a distogliere lo sguardo dal Grifondoro e a non incontrare assolutamente quello divertito di Karen.
«E ovviamente direte ai vostri amici che siete occupate, vero? Conoscendo Jerry, porterà le francesi a mangiare ai Manici» ragionò James, iniziando a guidare, o forse sarebbe stato meglio dire trascinare, Samantha verso il locale; Steve si guardò distrattamente alle spalle e sbuffò.
«Forse i piani omicidi non erano totalmente da buttare».


“Could this be out of line?
To say you’re the only one
breaking me down like this.
You’re the only one
I would take a shot on,
Keep me hanging on,
so contagiously.”

Acceptance – So contagious


 
«Invece hai già fatto il tema per Vitious?»
«Non ancora. E’ per mercoledì giusto?»
«Già».
«Mmh».
Kimberly Weasley ed Eric Cooper sospirarono nello stesso momento, cercando qualcos’altro da dire per rompere l’atmosfera nervosa che si era creata.
Camminavano uno accanto all’altra, affiancati rispettivamente da Rose Corner ed Andrew Paciock, entrambi zitti come non lo erano mai stati.
Era tutta la mattina che tentavano di farli parlare, ma i risultati erano stati incredibilmente deludenti e ormai i due Prefetti avevano terminato gli argomenti a disposizione.
«Emh, facciamo un salto da Scrivenshaft?» propose Kim disperata, adocchiando l’insegna del negozio qualche metro più a destra.
 Eric la guardò riconoscente, Andrew e Rose annuirono, evitando accuratamente di scambiarsi una sola occhiata.
Ma prima che raggiungessero la vetrina, vennero fermati da un Serpeverde che purtroppo conoscevano abbastanza bene.
«Weasley, proprio la persona che mi serviva» esclamò Michael Thompson, facendo voltare Kimberly con una smorfia.
«Che cosa vuoi, Thom- Ma cosa avete combinato?!» gli chiese, sbarrando gli occhi di fronte all’aspetto scarmigliato del ragazzo e di Anthony Vanderberg; Meissa Blackwood era in piedi accanto a loro, fresca come una rosa e impassibile come sempre, stretta nel suo cappotto grigio scuro.
«Sono stati quei coglioni dei tuoi compagni di Casa e questa volta ce la pagano!» rispose Anthony, profondamente risentito.
Kimberly sbuffò esasperata, decidendo per una volta di lasciar correre, perché non aveva intenzione di rovinarsi l’uscita ad Hogsmeade.
«Quindi aspettiamo che sbuchino fuori, prima di spedirli in Infermeria» terminò Michael, facendo roteare gli occhi a Meissa.
«Buona fortuna» gli augurò Kim, ben decisa a proseguire la gita infernale, ma i suoi piani vennero guastati dalla risposta del Serpeverde.
«Ci servi, quindi non te ne andrai».
«Ditemi che state scherzando, perché non ho alcuna intenzione di stare a sentire le vostre assurdità» iniziò ad innervosirsi Kim, tamburellando con un piede sul terreno selciato.
Michael la guardò trionfante «Sappiamo per certo che Potter non mancherà di farti una visita, quindi non ti spiacerà se stiamo con te, vero?»
«Certo che mi dispiace, razza di Troll!» esclamò la rossa «E poi, scusa se te lo dico, ma la tua teoria non è buona nemmeno per lavarsi i piedi!»
«Scusami, Weasley» si intromise Meissa «Ho cercato di fermarli, ma non mi hanno ascoltata».
«Figurati, Meissa» le sorrise l’altra «Non è certo colpa tua se questi sono due imbecilli!» sibilò scoccando un’occhiataccia ai Serpeverde, che fecero finta di non rabbrividire.
Alla fine la Weasley si arrese e si voltò verso gli amici «Voi andate pure avanti, io sistemo questa faccenda e vi raggiungo».
«Resto con te» si offrì Eric velocemente, desiderando più che mai non stare da solo insieme a quei due.
Kimberly si rivolse agli altri amici, mascherando un ghigno «Allora andate avanti voi? Ci vediamo più tardi, va bene?»
Rose spalancò gli occhi, pregandola con lo sguardo di non lasciarla sola; Andrew si limitò a mugugnare qualcosa ed iniziare ad avviarsi, con il volto rosso e la testa bassa. Rose lo imitò, mentre le guance le diventavano rapidamente scarlatte.
«Che amici perfidi» commentò divertito Michael.
«Prova a starci insieme tutta la giornata» rabbrividì Eric, ancora provato dall’esperienza.
«Riprendiamo il discorso? Vorrei evitare che muoiano di autocombustione» fece Kim, richiamando su di sé l’attenzione.
«Stiamo con te finché non sbuca Potter, poi lo affatturiamo e siccome siamo buoni lo portiamo in Infermeria, una volta finito il giro per Hogsmeade».
«Carino il programma. Era un pacchetto viaggio o l’avete richiesto su misura?»
Si voltarono tutti verso Sirius, appena comparso alle spalle dei Serpeverde, stranamente solo.
«Potter, proprio la persona che stavo cercando» esclamò Michael ,puntandogli un dito contro.
«Sicuro? E io che pensavo fosse Kimberly quella che stavi cercando!» sospirò con aria melodrammatica, scrollando le spalle.
«Fai poco lo spiritoso, lo sapevamo che saresti sbucato fuori. Non riesci a stare lontano dalla Weasley» ghignò Michael.
«Accidenti, mi avete scoperto! Mi dispiace luce dei miei occhi, ma non possiamo più nascondere il nostro amore!» esclamò teatralmente, portandosi una mano al cuore e guardando Kimberly con aria sofferente.
Lei roteò gli occhi, imbarazzata dal suo spettacolino, che aveva attirato gli sguardi curiosi dei passanti.
«Smettila Potter, adesso imparerai a prenderti le tue responsabilità» sibilò Anthony, mentre lui e il compagno iniziavano a tirare fuori le bacchette.
«Non che il vostro programma di viaggio non mi piaccia, ma prima di essere costretto a Schiantarvi vorrei farvi sapere che questa volta io non c’entro nulla con qualsiasi cosa vi sia capitata» ammise a malincuore, alzando le mani e beccandosi degli sguardi stupefatti.
«Scusa?» chiese Kim, pensando di aver capito male «Vuoi dire che sei innocente?!»
Lui le scoccò un sorriso angelico «Esatto. Sono stato fino ad adesso ad un appuntamento ed è dalla colazione che non vedo Aaron e Caleb, quindi non sono stato io. Anche se ovviamente ho prestato loro il mio genio creativo».
Michael lo guardò indeciso «Immagino che dovremo trovare Finnigan e Jordan, allora» si scambiò un’occhiata con Anthony ed entrambi decisero di andare alla ricerca dei due colpevoli, così girarono sui tacchi e sparirono tra la folla che passeggiava, senza nemmeno salutare.
«Davvero non sei stato tu?» chiese di nuovo Kimberly, spalancando gli occhi incredula.
Sirius alzò lo sguardo al cielo «Potresti fare finta di non essere così sorpresa. Mi offendi, sai?»
Con quella frase lei si riscosse «Perché, anche tu hai un orgoglio? Da come ti comporti non si direbbe» disse acidamente.
«Certo che ce l’ho» ribatté lui ironico, infilando le mani in tasca «E il più delle volte te lo lascio calpestare allegramente».
Kimberly chiuse la bocca e lo scrutò imbronciata.
Eric si schiarì la gola, leggermente a disagio «Cosa facciamo?»
«Io devo andare sul serio da Scrivenshaft, ho bisogno di comprare un paio di cose. Tu cosa fai, Meissa?»
La bionda Serpeverde puntò lo sguardo sui tre «Pensavo di tornare al castello. Ero venuta con Michael e Anthony, ma non ho più intenzione di seguirli nelle loro pazzie».
«Perché non resti con noi?» le propose Kim con un sorriso.
Lei scrollò le spalle «Va bene» acconsentì senza cambiare espressione.
«Su, un po’ di vita Blackwood!» esclamò Sirius dandole delle pacche sulla spalla «Sei ad Hogsmeade, non al cimitero».
«La tua sensibilità mi commuove Potter» rispose lei, portandosi indietro i capelli biondi.
«Sei il solito incivile» borbottò la rossa, voltando sui tacchi per entrare nel negozio. Sirius sorrise candidamente ai due e la seguì in un istante.
Eric si schiarì la gola, iniziando a sudare per il nervoso «Entriamo anche noi?» le chiese leggermente agitato. Meissa lo fissò per un attimo e poi annuì.
Ci misero poco a trovare gli amici, nonostante il negozio fosse pieno di ragazzi, perché bastò seguire la voce squillante della Weasley.
«Cosa stai facendo?! Mettila subito giù!» esclamò la rossa, strappando una piuma scarlatta di mano a Sirius.
Lui la squadrò alzando un sopracciglio «E se volessi comprarla?»
«Perché, sai scrivere?»
«Ti adoro quando fai così» ribatté lui ammiccando divertito.
Kimberly roteò gli occhi annoiata e decise di ignorarlo, per godersi almeno quella giornata. Ma ben presto dovette rendersi conto che con Sirius Potter accanto l’impresa diventava impossibile.
«Smettila!» berciò per l’ennesima volta, tentando di colpirgli la mano che continuava a stuzzicarla «Sirius!»
«Ma mi annoio!» mugugnò lui, continuando a farle il solletico con la piuma.
«Nessuno ti ha invitato».
«La Blackwood sì e l’uomo della tua vita no? Sei crudele, Kimmy Timmy!»
«Se non la finisci, giuro che ti affatturo» sibilò strappandogli di mano l’oggetto fastidioso e fulminandolo con lo sguardo «Perché per una volta non puoi comportarti come una persona matura?»
«Kim?»
I due si voltarono verso il ragazzo che aveva appena parlato, trovandosi davanti uno studente di Durmstrang alto e sorridente.
«Klaus! Ciao, come stai?» gli chiese Kimberly, recuperando il sorriso.
«Bene, grazie. Io e i miei amici siamo venuti a visitare Hogsmeed» tentò in un inglese un po’ stentato.
«Ti piace? Sai, è l’unico villaggio totalmente magico della Gran Bretagna!»
«E’ molto bello».
Sirius li scrutò, mentre chiacchieravano animatamente, o meglio, mentre Kim chiacchierava animatamente e il bulgaro la fissava.
Se non aveva capito male doveva chiamarsi Klaus e conosceva già Kim, ma c’era qualcosa che non aveva ben compreso.
«Chi diavolo è questo Klaus?!» borbottò seccato.
Eric alzò lo sguardo da una boccetta di inchiostro verde e lo guardò corrugando la fronte «Non dirmi che non lo sai» disse stupito «Ho sentito che Diana si lamentava di lui perché ci aveva provato con Kim, anche se ho i miei dubbi riguardo alla sua versione» concluse riprendendo la sua accurata osservazione della tonalità d’inchiostro.
«Ma è vero che la Weasley ha minacciato di staccargli gli organi riproduttivi?» chiese Meissa, osservando la coppia poco distante.
Eric e Sirius si scambiarono uno sguardo terrorizzato, come se Diana potesse spuntare all’improvviso e prendersela anche con loro, in quanto spettatori dell’accaduto. E fu in quel momento che il Grifondoro si ricordò di un discorso che gli aveva fatto Diana qualche giorno prima, di cui lui non aveva ascoltato nemmeno la metà, e che quasi sicuramente volgeva intorno ad un porco col nome da montanaro austriaco.
«Non mi sembra un maniaco, certo ci sta provando spudoratamente, ma non ha cattive intenzioni» continuò la bionda, studiando interessata la scena.
Sirius si voltò di scatto, socchiudendo gli occhi blu nell’esatto istante in cui Kimberly smetteva di ridere e Klaus le portava dietro l’orecchio un riccio rosso.
«Si vede lontano un miglio che è tutta una finta» bofonchiò, cercando di ascoltare quello che si stavano dicendo.
«Se ti dà fastidio fai qualcosa, no?» gli consigliò Eric, nascondendo il ghigno compiaciuto che stava nascendo sulle sue labbra.
«Se faccio qualcosa sarà perché altrimenti Diana sarebbe capace di-» Eric e Meissa non scoprirono cosa sarebbe stata in grado di fargli Diana Weasley, perché in quel momento Kimberly arrossì, Klaus si chinò impercettibilmente verso di lei e Sirius si catapultò tra i due, quasi schiacciando la compagna contro uno scaffale.
«Ciao!» esclamò con un sorriso forzato, che il ragazzo davanti a lui ricambiò.
«Non ho potuto fare a meno di notare quello che avevi intenzione di fare» cominciò dopo un attimo, riacquistando la solita parlantina fluente «Lascia però che ti dia un consiglio, amico: non è per niente saggio da parte tua. Hai presente Diana Weasley? La rossa fuori di testa che vuole castrarti?» un lampo terrorizzato passò negli occhi chiari di Klaus e Sirius continuò, ormai certo di averlo in pugno «Beh, ha occhi ovunque. Ti conviene starle ad una certa distanza» accennò a Kimberly, che diventava sempre più rossa ogni secondo che passava «Altrimenti potresti finire davvero nei guai».
«Oh» si limitò a dire il bulgaro, grattandosi una tempia a disagio.
«E poi lei è già occupata» continuò il moro in un momento di ispirazione «L’uomo della sua vita è un tipo davvero molto geloso, ti consiglio di stare attento» terminò con aria cospiratoria.
«Ehm, grazie?» tentò Klaus, prima di congedarsi dispiaciuto con una scusa veloce, lasciando, a sua insaputa, il ragazzo che pensava l’avesse salvato da morte certa in balia della tempesta.
«Sirius» sibilò Kimberly, mandando all’aria tutti i buoni propositi di non arrabbiarsi con lui «Come diavolo ti sei permesso?»
E Sirius ebbe solo il tempo di pensare che una Kimberly che sussurrava era ancora più spaventosa di una che urlava, prima di dover scappare fuori dal negozio per evitare di essere picchiato a sangue.

 

“I shouldn’t love you, but I want to,
I just can’t turn away.
I shouldn’t see you, but I can’t move,
I  can’t look away.”

Jesse McCartney – Just so you know



Era una ragazza comprensiva, lo era davvero, ma spesso la sua pazienza raggiungeva il limite. Casualmente succedeva sempre in compagnia della sua migliore amica, che in realtà non faceva proprio nulla per essere migliore delle altre. Piuttosto era il contrario: Diana Weasley era la ragazza più petulante che potesse esistere sull’intero pianeta e quando si metteva in testa qualcosa non c’era verso di farle cambiare idea. Ma Lily la testardaggine ce l’aveva nel sangue e in quel campo nessuno poteva competere con un Potter.
Esasperata dalle continue lamentele della pazza, altresì chiamata affettuosamente Dee, aveva deciso per una volta di fare quello che voleva lei, senza ascoltare nessuno. Così si ritrovava ad Hogsmeade in compagnia di due persone diverse tra loro come il giorno e la notte: la suddetta Diana Weasley e il suo fedele innamorato Dustin Summersby, che aveva l’incredibile pazienza di sopportare lamentele e insulti ed esserne addirittura felice.
Lily sapeva perfettamente che l’unico motivo per cui Diana era ancora con lei era per timore che il Tassorosso potesse prendere il suo posto e sinceramente Lily non capiva cosa ci fosse da avere paura, visto che per Diana molto spesso rinunciava a stare con Dustin.
Sospirò e si guardò sconsolata attorno, cercando di non ascoltare la voce brusca della rossa «-e anche un idiota!»
«Non hai idea di quanto apprezzi la tua capacità di insultarmi per ore. Significa che ci tieni e mi pensi!»
«Ma cosa hai fumato, coglione?!»
«Sempre così fine, cugina. La tua femminilità non ha limiti».
La testa di Lily scattò di lato, procurandole un leggero strappo al collo, che dimenticò non appena incrociò gli occhi grigi di Jasper Malfoy. Grazie, Merlino, grazie!
L’unica cosa che stonava in quel quadretto idilliaco era la presenza di Miriam Smith al fianco del Serpeverde.
«La tua invadenza non ha limiti, cugino. Perché non ti fai i cazzi tuoi, una volta ogni tanto?» ribatté a tono Diana.
«Qualcuno dovrà pure salvare le orecchie di Lily, una volta ogni tanto» la scimmiottò lui, accennando un sorriso «Dev’essere impossibile sopportarti tutto il giorno. Pover’uomo quello che ti sposerà».
Lily poté giurare di averlo visto lanciare un’occhiata di compatimento verso Dustin e si chiese velocemente cosa esattamente sapesse Jasper, prima di riportare l’attenzione su Diana, che aveva risposto con un elegante «Vaffanculo! Cosa saresti, una specie di fallito cavaliere dall’armatura splendente?!»
Lui si limitò a scrollare le spalle e Miriam intervenne all’improvviso «Che segno sei, Diana?»
Lei la guardò accigliata e Jasper le lanciò uno sguardo ammonitore, che la cugina però non colse.
«Toro, perché?» chiese sospettosa.
«Lo sapevo!» esclamò la bionda, soddisfatta del suo sviluppato istinto astrologico «Il tuo oroscopo oggi diceva che d’ora in avanti molte cose diventeranno più chiare e che qualcuno ti stupirà» non si curò dell’espressione confusa assunta da Diana, perché passò subito a Lily «Invece il tuo diceva di non essere impulsiva e non prestare attenzione alle voci di corridoio, perché ti potrebbero far soffrire».
Lily aggrottò le sopracciglia «Come fai a sapere il mio segno?»
Lei sorrise apertamente e sussurrò «Segreto! Però non sai quanto ti invidio: la tua sorte in amore è una delle migliori che abbia mai letto!»
Gli occhi blu della Grifondoro si accesero e in un istante mise da parte quel piccolo risentimento che aveva provato nei confronti di Miriam «Cosa dice?» chiese curiosa.
«Non ascoltarla, sono solo un mucchio di stupidaggini» le consigliò Jasper contrariato, venendo però ignorato da entrambe.
«Dice di credere nelle tue possibilità e cogliere le occasioni senza aspettare. E che, se riuscirai a farlo, quella persona è destinata a stare con te per sempre!» rilasciò un sospiro estasiato «Quanto vorrei che il mio fosse uguale!»
«Perché, com’è il tuo?» non riuscì a non chiederle Lily.
La Serpeverde esitò «Diciamo che la mia ricerca del vero amore sarà un po’ più complicata» rispose amaramente.
Lily arricciò le labbra e cercò qualcosa da dire, qualunque cosa, che avrebbe portato di nuovo un sorriso sulle labbra di Miriam, perché vederla così era… triste.
Ma non servì spremersi le meningi, perché in quel momento la voce acuta e insopportabile di Elvendork Nerissa Orson si fece sentire chiaramente «Dorian, eccoti qui, finalmente ti ho trovato!»
Dustin si stampò in faccia un sorriso, che di allegro non aveva niente, e si voltò verso la compagna di Casa «Ciao Nerissa, avevi bisogno di me?»
Lei ridacchiò civettuola, sotto lo sguardo disgustato degli altri, e lo prese per un braccio «Ma certo» cinguettò, facendo rabbrividire il Tassorosso «Io ho sempre bisogno di te».
«Merlino, è la cosa più orribile che abbia mai sentito» mugugnò Diana schifata, attirando su di sé l’attenzione di Nerissa.
«Oh, ci sei anche tu, Weasley?» domandò con aria di sufficienza.
«Purtroppo sì, a differenza del tuo cervello» ribatté Diana, procurandosi un’occhiataccia.
«Cosa ci fai con una come lei, Dorian? Proprio non ti capisco».
Dustin sospirò «Stavamo facendo un giro con Lily».
Nerissa puntò gli occhi scuri sulla Potter, studiandola così attentamente da farla rabbrividire. Lily aveva sempre avuto l’impressione di non piacerle, forse perché stava spesso con Dustin e si sapeva perfettamente che Nerissa aveva una cotta per lui, ma non l’aveva mai guardata con così tanto astio.
«Ecco-» cominciò a disagio, cercando di trovare invano le parole adatte a rabbonirla.
«Lily è con me. Spero non ci siano problemi, Nerissa» la voce calma e profonda di Jasper le tolse anche quell’incombenza e il suo braccio le sfiorò appena la spalla, mentre si faceva avanti per affiancarla.
All’istante, Nerissa si sciolse «Certo che no, Daniel, se per te va bene» lanciò un’occhiataccia alla mora «Non sei certo il primo a farsi incantare dai suoi occhi blu» spuntò fuori con odio.
Quello era troppo.
Lily spalancò la bocca e corrugò la fronte, pronta a dirle tutto quello che pensava del suo atteggiamento da odiosa oca petulante, ma fece appena in tempo a pronunciare «Senti un po’-» che le parole le morirono in gola, sentendo la mano fredda di Jasper chiudersi intorno al suo gomito.
«Miriam voleva mostrare a Lily un negozio, quindi credo che ci vedremo più tardi» disse il biondo, come se Nerissa non avesse nemmeno parlato. Miriam cercò di far scomparire all’istante la sua espressione confusa e di annuire partecipe, come se fosse stata tutta una sua idea.
Ma Dustin si era accigliato e fissò con disapprovazione la Orson «Ti prego di non parlare male dei miei amici, Nerissa, lo sai che non mi piace. E poi io credo che gli occhi di Lily siano davvero belli. Tu no, Jasper?» gli chiese, osservando candidamente il Serpeverde, che alzò un sopracciglio, chiedendosi dove volesse arrivare.
Alla fine scrollò le spalle, borbottando «Sì, sì. Ora possiamo andare?»
Non gli importò che Dustin avesse alzato gli occhi al cielo, che Diana e Miriam lo avessero fulminato o che Nerissa avesse sorriso compiaciuta. L’unica cosa che gli fece attorcigliare spiacevolmente lo stomaco fu l’espressione offesa e malinconica nei bellissimi occhi di Lily. E, per una volta, si rese conto di aver detto la cosa sbagliata.
«Perché non andate avanti voi?» propose Miriam, con un leggero ghigno vendicativo sulle labbra «Io devo finire di parlare con Diana riguardo al suo oroscopo» diede una lieve gomitata alla rossa, che la guardò confusa.
«Sicuro, basta che non mi porti sfiga».
«Come fa a portarti sfortuna un oroscopo?» esclamò oltraggiata la Smith.
«Sei tu la pazza, dovresti saperlo!» ribatté in risposta l’altra.
«L’unica pazza qui sei tu!»
«Calliope ha perfettamente ragione!»
«Tu sta’ zitta, Elvendork!»
«Non chiamarmi così, Weasley!»
«Perché non ti piace, Elvendork?»
«Pensavo fossi più intelligente, Smith!»
«Pensavo fossi una ragazza, Orson!»
Dustin e Jasper si lanciarono uno sguardo veloce e il primo fece un cenno del capo, per poi sospirare e farsi avanti per ristabilire un po’ di pace tra le tre litiganti. Jasper, senza staccare la presa dal suo braccio, trascinò Lily lungo la strada principale di Hogsmeade, il più lontano possibile dalla scena, intorno a cui si erano radunati diversi curiosi.
Lei non fiatò e cominciò ad ignorarlo, sicuramente ancora offesa dalla risposta che aveva dato a Dustin.
Jasper sospirò e alzò gli occhi al cielo, deciso a rimediare al suo errore. Non che pensasse che volersi liberare in fretta di Elvendork Orson fosse un errore.
La fece fermare, spostandosi di lato per non intralciare il traffico dei passanti «Non te la sarai presa sul serio» soffiò.
Lily continuò a fissare ostinatamente la vetrina del negozio vicino a loro.
Il Serpeverde borbottò tra sé contro la testardaggine delle ragazze, ma alla fine si decise a sussurrare «Mi dispiace di averti offesa, ma non ha senso chiederti scusa per come ho risposto. Lo sai cosa penso dei tuoi occhi».
A quel punto Lily si voltò verso di lui «So cosa pensavi dei miei occhi, Jasper, non cosa pensi» disse impassibile, senza distogliere lo sguardo.
Lui sospirò «Hai proprio bisogno che te lo ripeta?»
«Sì».
La studiò per un attimo, cercando nella sua espressione qualcosa che gli dicesse che stava scherzando, ma non trovò nulla. Inspirò profondamente, mettendo insieme tutto il coraggio che poteva racimolare e alla fine pronunciò le parole che lei tanto desiderava sentire «Penso che i tuoi occhi siano i più belli che abbia mai visto».
E finalmente Lily gli sorrise.
Jasper non gliel’avrebbe mai detto, ma credeva fermamente che anche il suo sorriso fosse il più bello che avesse mai visto.

 

“And how can I stand here with you
and not be move by you?
Would you tell me how could it be
Any better than this?”

Lifehouse – Everything



«Questo è il colmo!»
«Andiamo, Aggie, non c’è niente di male».
«Niente di male? Spero tu stia scherzando, Lyra!»
«Merlino, Kay, non c’è bisogno di fare l’arpia».
«Taci Weasley!»
Non era stata una buona idea portare James e Steve a pranzo con i Serpeverde, come Agatha continuava a ribadire. Eppure le uniche persone d’accordo con la Kay erano Clive O’Sullivan, che borbottava tra sé improperi contro Grifondoro impiccioni e pettegoli, e Vanessa Harper, che probabilmente avrebbe accettato qualunque Grifondoro tranne i ragazzi del settimo anno.
Karl, Julius, Robert e Nicholas stavano giocando a SparaSchiocco con James, infilato tra Steve, che discuteva con la rossa Serpeverde, e Samantha, che assisteva alla partita da sopra la sua spalla.
Karen e Lyra cercavano di rabbonire Agatha e Vanessa, mentre aspettavano che qualcuno portasse loro il pranzo.
«E’ un’idea del cavolo, non capisco come tu abbia potuto acconsentire, Sam!»
La Malfoy si voltò verso l’amica con espressione innocente «E’ solo un pranzo».
Agatha sbuffò infuriata ed incrociò le braccia, tirando per sbaglio una gomitata a Robert, sedutole accanto.
«Per Salazar, fai attenzione, donna!» esclamò lui, cercando di non far cadere le carte.
«Taci! Pensavo che almeno tu avessi un briciolo di cervello! E invece ti sei messo a giocare a carte con loro!»
Steve la fulminò, a differenza di James che si limitò a guardarla divertito.
«Cosa ti dà precisamente fastidio, Kay?» le chiese pacato.
«Solo vedervi mi fa infuriare» sibilò la ragazza.
«Allora girati dall’altra parte» ribatté Steve, ormai esasperato fino alla punta dei capelli e mancando il suo turno, tanto che Karen, che approfittando dello scarso spazio disponibile gli si era attaccata affianco, giocò per lui, troppo preso a lanciarsi occhiatacce con Agatha.
«Ammirate signori, il sottoscritto vince ancora» annunciò beatamente Nicholas.
«Non è possibile!» si lamentò Karl, buttando le carte sul tavolo.
«Mi stai derubando, Nick» mugugnò Julius.
Finalmente arrivò il pranzo e si affrettarono a mettere via il mazzo e cominciare a mangiare.
«C’è Jerry che continua a guardarci» borbottò Steve, giocherellando con un pezzo di bistecca «E’ leggermente inquietante».
«Ignoralo» gli consigliò James, mangiando le sue patate tutto contento, nonostante riuscisse a malapena a muovere il braccio, schiacciato com’era contro Samantha.
«Con le francesi? Siete scappati, per caso?» chiese Robert divertito, dando uno sguardo veloce ad un tavolo diversi metri più in là, intorno al quale erano accomodati i gemelli Weasley e il Caposcuola Paciock, insieme alle quattro ragazze di Beauxbatons. Mike e Mark non sembravano entusiasti quanto il compagno.
Al tavolo sovraffollato si sentì un rumore secco, che fece voltare tutti gli occupanti «Stronzo» sibilò Vanessa, lanciando occhiate di fuoco al suo ex ragazzo, che da parte sua cercava di scostarsi il più possibile da una riccia intraprendente.
James e Steve si lanciarono un’occhiata veloce, ma vennero zittiti da quella gelida di Samantha.
«Ignoralo, Nessie. Sei qui per divertirti» le sussurrò velocemente Lyra.
Lei fece un verso stizzito «Sai quanto me ne frega di lui! Può fare quello che gli pare, non sono più fatti miei e non hai idea di quanto ne sia felice!»
Nessuno ribatté, nonostante sapessero che di vero non c’era nulla. Persino i due Grifondoro si accorsero che stava mentendo, perché la sua espressione era la stessa che assumeva Mike quando parlava di lei. E Mike la amava ancora, benché dicesse sempre il contrario.
Julius si schiarì la gola e Lyra si affrettò a riempire il silenzio «Cosa avete intenzione di fare dopo pranzo?»
«Noi faremo un giro, visto che questa mattina sono stato impegnato» disse sarcasticamente Robert, guardando Agatha con la coda dell’occhio.
Lei alzò la testa e schioccò la lingua «Noi ce ne andremo il più lontano possibile da te. Dopo questa mattinata mi ci vuole proprio una ventata di intelligenza».
Steve dovette mordersi la lingua per non dire una cattiveria e si limitò ad ascoltare i due che iniziavano a litigare, ignorati da chi era ormai abituato.
«Ma fanno sempre così?» chiese James curioso.
«Quando non sono nascosti in camera o in uno sgabuzzino» gli rispose Lyra, alzando le spalle «Voi due cosa fate, invece?»
«Io vi devo rubare Sam e non posso dire che mi dispiaccia» rispose lui, posando una mano sul ginocchio della bionda, visto che gli era impossibile fare ogni altro movimento.
Lei roteò gli occhi annoiata «E se io avessi altri progetti?» ipotizzò.
James la guardò supplicante «E mi lasceresti al mio destino? Ti prego!»
«Non ho detto che non va bene. E’ solo che non mi va che decidi per me. E poi, viene anche Karen» disse, incrociando le braccia.
«Ovvio» disse Steve con una smorfia «Non ho intenzione di reggervi il moccolo».
Karen sorrise soddisfatta e le sue amiche potevano giurare di aver visto un luccichio astuto passarle negli occhi.
«Perfetto. Allora andiamo?» chiese James, cercando di alzarsi.
«La smetti di toccarmi?» sibilò Samantha, allontanandosi il più possibile.
«Scusa, ma non so dove appoggiarmi» si lamentò lui in risposta «Ma perché non avete lanciato un Engorgio su questo stupido tavolo?»
Il silenzio calò all’improvviso, mentre tutti si guardavano negli occhi per distogliere subito lo sguardo.
«Non ditemi che non ci avevate pensato?!» esclamò stupefatto il Grifondoro.
«Oh, taci! Perché non l’hai fatto tu, allora?!» brontolò Robert, punto nel vivo.
James scosse la testa, incredulo, e tentò di nuovo di rialzarsi, facendo spinta sulla gamba di Sam, che schioccò la lingua stizzita e imbarazzata, prima che Karen e Steve decidessero di rimettersi in piedi per primi e lasciargli spazio per fare le sue stupide manovre.
«Inizio a credere che tu l’abbia fatto apposta» gli sibilò la bionda, riallacciandosi il cappotto.
James alzò gli occhi al cielo, tirando su la cerniera del giaccone «Credimi, quando vorrò toccarti sul serio lo capirai».
«Parli al futuro con cognizione di causa?» gli chiese Lyra, ghignando nel suo calice di Succo di zucca.
Le guance rosate del ragazzo non passarono inosservate a nessuno «Oh, taci!» borbottò, prima di afferrare Samantha per una mano e trascinarla fuori dal locale, senza nemmeno degnarsi di salutare.
«Beh, non posso dire che sia stato un piacere» disse Steve ironico, prima di fare un cenno del capo «Ci si vede in giro, vipere».
Karen agitò una mano, sorridendo contenta, e si affrettò a seguirlo verso la porta, che da gentiluomo lui le tenne aperta.
Peccato che James e Samantha sembravano essere spariti tra la folla.
«E adesso?» borbottò Steve, tirandosi su il colletto e scrutando la strada.
Karen lo imitò stringendosi nelle spalle. Non che lei non volesse stare da sola con Steve, anzi forse era davvero il momento migliore per dargli una scossa.
«Ti andrebbe di fare un giro con me?» gli chiese con un sorriso.
Lui scrollò le spalle «Certo» rispose, infilando le mani in tasca e cominciando a camminare.
Karen lo seguì, esultando mentalmente e ripetendosi di andarci piano, nonostante dovesse mordersi la lingua per non rivelargli che si era innamorata di lui «Sai, mi piacerebbe passare del tempo con te, ogni tanto» sussurrò, distogliendo subito lo sguardo, mentre sentiva le guance riscaldarsi. In realtà, arrossire non era nei suoi piani, ma sembrava che non avesse voce in capitolo nelle decisioni prese dal suo corpo vicino a Steve.
«Oh, sì, beh, perché no?» tentennò lui, voltandosi di scatto dall’altra parte.
Lei gli lanciò un’occhiata da sotto le ciglia lunghe e riuscì a distinguere chiaramente le sue orecchie rosse, che la fecero ridacchiare allegramente come una stupida «Bene, allora!» esclamò senza riuscire a trattenersi, per poi decidere di riportare la discussione su binari più tranquilli «Se potessi comprare un solo prodotto da Mielandia, quale sarebbe?»
Steve la guardò divertito, dimenticandosi dell’imbarazzo provato pochi istanti prima «Non so, probabilmente i Fildimenta Interdentali, sarà colpa dei miei nonni: li adorano. Tu immagino sceglieresti le Cioccorane».
Karen lo guardò piacevolmente stupita «Come fai a saperlo?»
«Me lo ricordo. Di solito mangiavi le mie» disse lui con una smorfia, facendola scoppiare a ridere.
«E’ vero! E tu facevi finta di non volermele dare!» rammentò, spalancando gli occhi divertita.
«Non facevo finta!» ribatté Steve «Sai che fatica per farmele comprare da mia mamma? Continuava a ripetere che mi sarebbero venute le carie e i nonni mi avrebbero dovuto togliere tutti i denti. Alla fine te le davo per paura che succedesse sul serio» ammise con un ghigno.
La mora lo guardò oltraggiata «Ma che razza di amico!»
Steve scoppiò a ridere «Eri tu che le volevi!»
«Sì, ma potevi pensare a salvare anche i miei, di denti!»
«Beh, non mi sembra che te li abbiano tolti» osservò lui, trattenendo a stento le risate.
Karen scrollò la testa con un sorriso e si portò dietro un orecchio una ciocca di capelli.
Fu in quel momento che lo sguardo nocciola di Steve si posò sul suo polso.
«Lo porti ancora?» chiese con voce più bassa, tornando serio d’un colpo.
Lei si fermò e diede un’occhiata al vecchio braccialetto di fili intrecciati, seguendone la trama con dita leggere «Sì» ammise sorridendo «Mi piace e mi ricorda il passato».
Steve strinse le labbra, non sapendo cosa dire, perché quel braccialetto poteva significare niente, come poteva significare tutto.
Per fortuna Karen non gli diede il tempo di rispondere e riprese a camminare. L’imbarazzo sceso col silenzio stava diventando davvero troppo pesante, quando, fortunatamente, la Serpeverde lo ruppe con una semplice frase «Cosa stanno combinando quei due?»
Steve alzò lo sguardo per posarlo sulla figura della sorella che, come al solito, rincorreva Sirius infuriata.
«Che cos’avrà combinato questa volta?» si chiese esasperato, senza poter ricevere risposta, perché in quel momento i due sfrecciarono accanto a loro, uno divertito da morire, l’altra infuriata nera.
«Certo che non cambiano mai» osservò Karen.
«A volte vorrei che lo facessero, almeno le mie orecchie potrebbero riposare un po’. Non hai idea di cosa significhi averli nello stesso dormitorio ed essere imparentato con una di loro. Pensa che a volte litigano via gufo!»
Karen rise «Se sono come d’estate alla Tana non fatico a crederci!»
«Già».
Camminarono ancora per qualche metro, quella volta in un silenzio piacevole, finché non intravidero finalmente i due amici e non poterono fare a meno di scambiarsi uno sguardo preoccupato.
Perché James Potter e Samantha Malfoy, agli occhi del mondo, erano già una coppia. L’unico problema era che loro non sembravano ancora pronti ad ammetterlo. E non importava che camminassero troppo vicini per degli amici, né che il braccio di lui le circondasse le spalle o che il suo naso finisse spesso tra i capelli biondi di lei; non importava che la sua mano gli stringesse il giaccone, né che i suoi occhi brillassero quando incontravano quelli verdi e altrettanto luminosi di lui. E cosa importava se continuassero a sorridere, discutere e scherzare, ignorando il resto del mondo? Niente. A loro non importava niente.
«Sai, Sam ha paura di perderlo» gli rivelò Karen, mordendosi un labbro, senza staccare gli occhi dalla coppia.
Steve, fermo accanto a lei, fece la stessa identica cosa «Anche lui ha paura» le confidò «Non l’ha mai detto esplicitamente, ma si capisce. Sono il suo migliore amico e certe cose le vedo, anche se pensa di nasconderle bene. Solo che la metà di lui il rischio lo correrebbe volentieri e non sa a che parte dare ragione».
«L’unica cosa da fare è aspettare» mormorò Karen, mentre più lontano Samantha spalancava la bocca, indignata e divertita allo stesso tempo, e si staccava da James per tirargli una pacca sul braccio e continuare a camminare da sola. James rise e la raggiunse in un paio di passi, accostandola e sussurrando qualcosa a cui lei non rispose a parole, ma soltanto prendendolo sottobraccio.
Steve e Karen si guardarono e sperarono intensamente la stessa cosa: che tutto si risolvesse per il meglio.
«Ti va di fare un salto a Mielandia?» le propose cercando di nascondere la preoccupazione.
Lei sorrise maliziosa «Solo se mi compri delle Cioccorane!»
Lui acconsentì, scuotendo la testa divertito, iniziando a dirigersi verso il negozio, la ragazza lo fissò per un attimo con occhi brillanti, prima di affrettare il passo e affiancarlo, prendendolo per un braccio.

 

 


 
Note:
Come avevo anticipato è un capitolo piuttosto lungo e abbastanza importante per quanto riguarda le quattro coppie “base”. I personaggi che compaiono non sono tantissimi e molti non fanno nemmeno un’apparizione, ma forse è meglio così, per non confondere troppo le cose.
Non c’è molto da dire, perché mi sembra che si spieghi già da sé, è stato difficile scrivere la parte di Karen e Steve, perché lei è un personaggio complesso ed incomprensibile anche per me!
Spero che vi siano piaciuti i momenti romantici e dovete scusarmi se avete trovato qualche errore, ma non l’ho ricontrollato, perché avevo fretta di postare prima di partire. Quindi vedete di farmi trovare un bel po’ di commenti, quando torno! XD
 
Adesso vi consigliere caldamente di leggere anche “Life’s drops”, perché lì verranno spiegati alcuni dettagli che qua vengono solo accennati, come il braccialetto di Karen, che chi ha letto il capitolo 8 avrà riconosciuto di sicuro!
 
E anche quello del mio forum, per qualsiasi domanda e ipotesi, Penny Black (alias Irene) l’ha già scoperto e mi sembra si sia divertita da pazzi a strapparmi informazioni! XD E io la voglio ringraziare calorosamente per avermi tenuto compagnia virtualmente durante la stesura di questo capitolo! Sei stata fantastica!
 
Ed ora passo alle recensioni, che mi ha fatto un piacere immenso leggere! Come al solito! XD

Miss_Slytherin: Certo che i tuoi complimenti sono sempre graditi! Sinceramente è un sollievo sapere che la parte di Sam dello scorso capitolo andava bene; io non credo che l’amore sia esattamente così, né che sia tutto rosa e fiori, ha le sue luci e le sue ombre, bisogna solo vedere da che parte guardarlo. Come hai potuto leggere Jasper si è svelato un po’ e non è stato l’unico. L’immensa mole dei personaggi è per farvi calare di più nella storia, anche gli studenti di Hogwarts hanno problemi a far coincidere i pettegolezzi! XD Purtroppo non conosco beta e non mi è mai capitato di farlo, ma se vuoi consigli od opinioni io sono sempre disponibile!

ninasakura: Non sai quanto sono felice allora che hai recensito! Ti ringrazio molto per i complimenti, è sempre un piacere sapere che i miei personaggi entrano nel cuore di chi legge! Perché senza di loro Spin non esisterebbe. Mi dispiace che qui Brian non sia apparso, ma davvero non c’era più spazio! Vedrai che tornerà di sicuro, perché è uno dei personaggi secondari-principali. Il pezzo sull’amore l’avevo scritto diverso tempo prima, apposta per Sam, perché lei è l’unica che potrebbe dire una cosa del genere e quando lo rileggo mi fa venire i brividi, in alcuni punti, soprattutto perché io so con esattezza quello che prova per James. Spero di sentire cosa ne pensi anche di questo capitolo!

Penny Black: Non so cos’altro dirti che non ti abbia già detto! XD Cercherò di rispondere agli argomenti di cui non abbiamo parlato! Miriam nega di essere innamorata di Jacob, non perché non l’accetta (nonostante abbia fatto fatica), ma perché non vuole che nessun’altro lo sappia. Kim è “la Rossa”, perché oltre a Diana è l’unica ragazza Weasley con i capelli rossi tra le mura di Hogwarts. Sinceramente non ho deciso chi sia la madre di Jasmine e Fay. Samantha ha una paura folle di soffrire (sicuramente dovuta anche ad esperienze passate) e sa che James è troppo importante, ma non si accorge che continuando così, rischia di perderlo lo stesso. In questo capitolo invece hai un bel po’ di risposte su Jasper e Lily, i tuoi adorati Sirius e Kimberly, i mai descritti Steve e Karen (una mia amica dice che li bistratto perché non scrivo spesso di loro!) e ovviamente James e Samantha, che mi fanno innamorare sempre di più! Voglio assolutamente un’altra mega-recensione, mi raccomando!

Jaily: Beh, secondo il tuo ragionamento, se sono in ritardo questo capitolo dovrebbe assolvermi da tutti i peccati, data la dimensione e il contenuto! XD Non ho lasciato da parte Sirius e Kiki (soprannome fantastico! Prima o poi te lo ruberò! *.*); Lily ha qualche risposta (grazie al cielo, altrimenti Jasper sarebbe morto molto giovane!) e James e Samantha sono sempre più adorabili (almeno a mio parere), spero solo di non aver reso nessuno troppo zuccheroso, perché non lo sopporterei! Ah, e chiamami pure Marzia! ^.^
 
JaneA88: Ciao Mia, mi ha fatto davvero piacere ricevere la tua recensione! Dunque, passo subito a risponderti: per quanto riguarda Jasper, mi sembra che qui si sia svelato qualcosa in più! Da una parte, lui è sicuro di non poter essere il “lui”, ma dall’altra non pensa ci sia qualcun altro. Samantha soffre parecchio per questa storia, ma al tempo stesso non riuscirebbe a vivere senza il dolore e la gioia che lo stare con James le porta. E per James è lo stesso, ha paura anche lui, ma cerca di reagire e trovare una soluzione. Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo!

S1a3m: Allora questo capitolo dovrebbe esserti piaciuto! Hai anche avuto uno stralcio di quello che pensa James, anche se visto dalla parte di Steve. Sono contenta di essere riuscita ad esprimere i sentimenti di Sam (un po’ ti invidio per avere il suo stesso nome!), anche perché immedesimarsi in tutti questi personaggi non è semplicissimo! Fammi sapere cosa ne pensi!

Ringrazio tutte le persone che hanno letto e aggiunto da qualche parte!
Spero davvero tanto di leggere presto le vostre opinioni, perché è un capitolo su cui ho lavorato parecchio e che è stato abbastanza difficile da scrivere!
Alla prossima!

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Capitolo 10
*** Crash course love ***


Elenco personaggi: Spin's characters

 

Crash course love




 

“In my good graces you’re a bad influence,
keep my heartbeat shy of an ambulance;
little mischevious, remain devious,
keep my heartbeat shy of an ambulance.”
 
The Spill Canvas – Good graces, bad influence

 

Se c’era una cosa che Agatha Kay sapeva fare meglio di chiunque altro era comandare.
Con pugno di ferro dava ordini e li faceva rispettare, persino da chi la odiava; peccato che spesso fosse fin troppo irascibile.
«Non fatemi incazzare, porca Morgana!»
La Caposcuola Eveline Bradley strinse le labbra, chiaramente infastidita dalle imprecazioni poco fini della Serpeverde, al suo fianco Amanda Randolf continuava a lamentarsi.
«La tua idea è così orrida che il solo pensiero mi fa vomitare!»
«Prego, il gabinetto è proprio lì!» ribatté ironica la rossa, indicando uno dei cubicoli.
Diverse ragazze di Hogwarts si erano riunite nel bagno femminile del quinto piano, su insistente passaparola, subito dopo che Silente e la commissione del Torneo avevano annunciato che nella prima partita, programmata per l’ultimo sabato del mese, si sarebbero scontrate Hogwarts e Durmstrang.
Mentre i ragazzi avevano sbraitato come scimmioni e iniziato ad assaltare il campo da Quidditch o scambiarsi insulti con i bulgari, le ragazze - o meglio, Agatha Kay - avevano deciso per un altro piano d’attacco.
«Io non vado in giro mezza nuda per distrarre quelli di Durmstrang!» esclamò Penelope Baston stizzita, mentre Jasmine Thomas annuiva con aria disgustata.
«Beh, se preferisci puoi dare la carica a Corner. Uno sguardo alle tue tette e vedrai come gioca» Agatha, infida organizzatrice dell’evento, teneva banco, ricevendo complimenti per quel folle piano - pochi - e critiche distruttive - tante.
«Vaffanculo!»
«Perché non ti scopri le tue?!» berciò Jasmine, sempre più rossa dalla rabbia.
«Smettetela di fare le pudiche, tanto non vi crede nessuno!»
«Solo perché non siamo più vergini non significa che siamo delle troie!»
«Potete smetterla?» esclamò scocciata Eveline, incrociando le braccia con un inaspettato cipiglio alterato.
«A me non sembra una cattiva idea» rispose una ragazza castana, dandosi un’occhiata allo specchio.
«A te basta che si scopi e ti va bene, Webster» soffiò stizzita Lyra, mentre Vanessa stringeva le labbra e voltava lo sguardo.
Rosalind Webster fece schioccare la lingua «Non è colpa mia se i ragazzi ci stanno» ribatté innocentemente.
«Stronza!» esclamò Jasmine, stringendo un pugno.
«Sei proprio una puttana!» rincarò Agatha, per una volta d’accordo con una Grifondoro.
«Ragazze, per favore!» le interruppe Eveline, che iniziava seriamente a spazientirsi «Rimanderete a più tardi le vostre beghe personali. Ora, non so come ti sia venuta in mente un’idea del genere, Kay, ma la trovo assolutamente ridicola. Sedurre quelli di Durmstrang con… le vostre grazie, per farci vincere la partita! E’ completamente antisportivo! Senza contare che va contro i valori del Torneo stesso!»
«Seriamente Eve, chi se ne frega?» disse Lia Davies «Tutti vogliamo che vinca Hogwarts e se noi possiamo fare qualcosa per aiutare la squadra, ben venga. Io ci sto».
«Sono d’accordo con la Davies» annunciò chiaramente Diana Weasley, rimasta fino a quel momento in un angolo con le cugine e le amiche.
«Sei fuori?» le chiese Kimberly sconcertata.
«Tesoro, ti dimentichi che io adoro queste cose».
«Non mi sembra una grande idea, Dee» mugugnò incerta Lily Potter, mentre vicino a lei Alexandra McKinley annuiva partecipe.
«E’ un po’ come se non avessimo fiducia nella squadra» osservo Karen Zabini, mordendosi un labbro.
«Diciamo che è una garanzia in più» ribatté Annabelle Young.
«Garanzia in più o no, la cosa non mi piace per niente» disse Penelope.
«Siete patetiche» sibilò Agatha, alzando la testa stizzita «Avete paura di farvi vedere le tette o le gambe? Per Salazar, siete peggio di quello che pensavo».
«Non abbiamo paura, vipera!» esclamò la Baston «Noi non abbiamo paura di niente!»
Povere ingenue Grifondoro, cadute dritte tra le spire del serpente.
«Ci stiamo».
Agatha Kay ghignò, quando l’ultimo tassello del suo piano si mise al suo posto: era stato più facile del previsto convincerle.
«Bene, le regole sono queste e tutte coloro che sono presenti dovranno seguirle, chiaro?» osservò con occhi gelidi l’intero gruppo, venendo ricambiata da sguardi di fuoco «Gonne corte, calze velate, camicie slacciate, cravatte allentate e labbra truccate. Vi basta questo, e ovviamente mettervi in mostra senza distrarre i nostri giocatori».
«E’ una cosa stupida, Agatha. E non funzionerà» si decise a parlare Samantha Malfoy, facendo voltare tutte quante nella sua direzione, mentre rimaneva appoggiata mollemente con i fianchi al lavandino.
Agatha la fulminò «Hai intenzione di rovinarmi il piano, Sam?»
Lei alzò le spalle «Facciamo un esempio: credi davvero che se, non so… Penelope dovesse provarci con uno di Durmstrang, Brian non si distrarrà, tentando in tutti i modi di controllarla?» disse, lanciando uno sguardo di scuse alla Baston «L’unico obiettivo che raggiungerai sarà far perdere la nostra squadra».
In molte annuirono partecipi e tirarono un sospiro di sollievo, pensando di averla scampata grazie alla razionalità della bionda. Ma era evidente che non conoscessero molto bene Agatha Kay.
«Perfetto, cambio di strategia, allora. Dovremo esentare qualcuna: direi tu, la Baston e la Vince» fece una smorfia, imitata, sebbene per motivi diversi, da tutte le altre.
«Tu invece?» chiese Vanessa.
La rossa schioccò la lingua «Nessuno mi può impedire di fare quello che voglio, tanto meno un fidanzato» sembrava avesse inghiottito una Caccabomba, tanto era disgustata, ma si riprese all’istante ed esclamò «Bene, si dia il via alla missione “Distruggiamo Durmstrang”!»
Con mormorii di protesta ed espressioni infuriate, le ragazze iniziarono a sciamare fuori dal bagno. Quasi nessuna approvava il piano, ma Agatha Kay aveva un’innata capacità nel farsi obbedire.
«Mollami, Agatha!»
«Andiamo Nessie, non fare la santarellina!»
«Toglimi le mani di dosso!»
Agatha stava cercando in tutti i modi di slacciare i primi bottoni della camicia bianca di Vanessa, che si agitava stizzita.
«Io non ho alcuna intenzione di conciarmi in quel modo, sia chiaro!» esclamò Kimberly, accennando verso una fischiettante Lyra, che non aveva nessun problema a mettere in mostra la scollatura e tutto il resto del pacchetto.
«E non lo farai!» chiarì subito Diana «Già ti mangiano con gli occhi quando sei vestita come una suora, figuriamoci con le tette di fuori!»
Lily e Alexandra alzarono gli occhi al cielo, purtroppo abituate a quei discorsi da papà apprensivo della Weasley.
«Voi lo farete, ragazze?» chiese Karen, studiandosi allo specchio.
«Non credo».
«Non ci penso nemmeno! Senza contare che i miei fratelli mi chiuderebbero in camera senza farmi più uscire per almeno dieci anni» Lily fece una smorfia «Perché ogni tanto non si fanno gli affari loro?» chiese a nessuno in particolare.
«Ti vogliono bene, è normale che si preoccupino per te» rispose Samantha, aspettando annoiata che le amiche finissero di prepararsi «E non ascoltate Agatha, non vi può certo obbligare. Le basta trovarne una per giocatore, se vuole davvero continuare con questa assurdità».
«Tu però sei stata esonerata» ghignò Lily, assomigliando incredibilmente agli altri due Potter di Hogwarts «Per caso la Kay ha paura delle ripercussioni?»
Samantha sbuffò divertita «Non è molto coraggiosa, in effetti».
«Visto, non sei uno schianto? Chi non crolla ai tuoi piedi non appena ti vede è chiaramente cieco!» esclamò Agatha con aria soddisfatta, ammirando una Vanessa Harper più affascinante che mai.
«Non ho intenzione di partecipare al tuo stupido gioco, Ag» sbuffò la bionda, incrociando le braccia con aria contrariata.
«Non sei fidanzata e sei una delle mie amiche, quindi sei obbligata» ribatté l’altra con un sorriso gelido; poi si voltò, ignorandola bellamente, e i suoi occhi si posarono sul gruppetto vicino ai lavandini.
Le Grifondoro si strinsero vicino a Samantha che aprì bocca senza timore «Loro non lo fanno, Agatha».
«Questo lo dici tu» sibilò lei, studiandole attentamente.
«Weasley, sbottona quella camicia, tra poco soffochi, per Morgana. McKinley allenta la cravatta e sciogliti i capelli e Potter» esitò un istante «non fare nulla».
Lily aggrottò la fronte confusa «Mi stai esonerando o è un modo velato per dirmi che sembro già una poco di buono?»
Agatha fece un verso stizzito «Ho escluso Sam per non trovarmi addosso un Potter, non sono così stupida da rischiare di trovarmene addosso due» ghignò «Anche se in altre circostanze non mi dispiacerebbe».
«Che schifo» mormorò Vanessa con una smorfia «Non sei tu quella che supporta la filosofia del “I Grifondoro sono portatori di malattie infettive”? E ora dici che ci andresti a letto insieme, complimenti per la coerenza!»
Lily assunse un’espressione nauseata, mentre Agatha liquidò la faccenda con un gesto distratto della mano «Se le circostanze lo dovessero richiedere, sarei in grado di passarci sopra. E poi il mio era solo un giudizio, non fare la noiosa».
«Andiamo?» chiese Sam, roteando gli occhi annoiata.
«Sì, sì» prima di uscire con le compagne, Agatha balzò in avanti, strappò via le cravatte e qualche bottone a Kim ed Alex, che si ritrovò anche con qualche capello in meno, e filò via con un ghigno soddisfatto.
«Non ci credo, come ha osato?!» berciò la rossa, osservando infuriata il danno che aveva fatto la Serpeverde, mentre Alexandra cercava di richiudersi la camicia «E non posso nemmeno usare il “Reparo” perché quella maledetta si è portata via i bottoni!»
Diana scoppiò a ridere sguaiatamente, guadagnandosi tre occhiatacce.
«Non c’è niente da trasfigurare in bottone?» chiese Lily, guardandosi attorno.
«Io non ho intenzione di dare la caccia agli scarafaggi» commentò la McKinley con tranquillità «Forse si fa prima ad andare in dormitorio a cambiarci, tanto abbiamo un’ora libera».
Kim gemette sconsolata «Io ho Incantesimi! Non farò mai in tempo!»
Lily le accarezzò un braccio con un sorriso «Mi dispiace, ma dovrai resistere. Se vuoi possiamo portarti un’altra camicia alla fine della lezione».
«Grazie, ti adoro!» esclamò la riccia, abbracciandola velocemente, prima di darsi il più possibile una sistemata, salutare e correre verso l’aula di Vitious.
Arrivò appena in tempo, con il fiatone e l’aria sconvolta, e scivolò seduta accanto a Rose, che la fissò ad occhi spalancati.
«Che cosa hai fatto?»
«Storia lunga» borbottò, appoggiando la testa alle braccia incrociate e mugugnando pateticamente.
Il suo aspetto non sfuggì praticamente a nessuno e non appena suonò la campanella, tanto attesa e agognata salvatrice, Kimberly scattò in piedi come tutti gli altri e si fece largo a spintoni fuori dall’aula, cercando con gli occhi le amiche del sesto anno.
Ma prima che le potesse trovare, una mano si posò sulla sua spalla, facendola voltare bruscamente e trovarsi faccia a faccia con uno sconvolto Sirius Potter, sull’orlo di una crisi di nervi.
«Come diavolo ti sei conciata?!» berciò lievemente isterico, passandosi le mani tra i capelli, che a giudicare dallo stato in cui si trovavano avevano subito più volte quel trattamento nell’ultima ora.
«Non mettertici anche tu!» esclamò Kim esasperata, massaggiandosi la fronte e ignorando stoicamente gli sguardi che venivano lanciati alla sua scollatura.
«Posso sapere perché sei così… così… svestita?!»
«Non sono affari tuoi!» ribatté lei, incrociando le braccia e mettendo inconsciamente in risalto il seno, poi iniziò a tamburellare con un piede sul pavimento, guardandosi attorno impaziente.
Lo sguardo di Sirius, incluso quello di tutti i ragazzi presenti nei paraggi, si calamitò in quella zona e lei se ne accorse.
«Maniaco!» esclamò, stringendosi la camicia al collo e diventando rossa quanto i suoi capelli «E’ tutta colpa della Kay! Se si fosse fatta gli affari suoi non avrei rischiato di venire… guardata così!» fulminò gli studenti lì attorno, che si affrettarono a distogliere lo sguardo e allontanarsi.
Sirius riacquistò il solito ghigno «Cosa avrebbe fatto la Kay?»
«Mi ha strappato la cravatta e ben due bottoni! Solo perché secondo lei dovremmo sedurre quelli di Durmstrang per vincere la partita! Quella è malata!» esplose, rivelando tutto ad un divertito Grifondoro.
«E tu chi dovresti sedurre, Kimmy Timmy? Sono curioso».
Lei lo fulminò e iniziò a picchiarlo, lasciando perdere la camicia «Non ho intenzione di partecipare a quest’idea idiota! E non chiamarmi così!»
«Intendi Kimmy Timmy?» chiese lui, divertendosi come un pazzo.
«Smettila!» berciò la rossa, alzando la mano intenzionata a mollargli un bello schiaffo, prima che Sirius le afferrasse il polso e si chinasse su di lei, allargando il ghigno.
«Non c’è bisogno di sedurre nessuno. Li faremo a pezzi noi».
Si fissarono negli occhi, quelli nocciola di lei ancora più scuri dall’ira, quelli blu di lui brillanti di malizia, finché il Grifondoro lasciò la presa e la salutò con un cenno del capo, dirigendosi verso Aaron e Caleb che avevano assistito alla scena, ridendo come dei pazzi.
«Ah!» esclamò d’un tratto Sirius, mentre se ne andava «Complimenti per il panorama!»
Kimberly spalancò la bocca indignata, prima che una scia di luce colorata la sfiorò per infrangersi dove, fino a pochi secondi prima, c’era la testa di Sirius, che per sua fortuna era riuscito a scappare in tempo.
«Cosa hai detto, maniaco?!» berciò infuriata Diana, appena arrivata «Non ci si può più fidare di nessuno!»
Lily scrollò la testa divertita e porse la camicia nuova e la cravatta a Kim, che le afferrò con foga e, ringraziando a malapena, corse a chiudersi nel bagno più vicino.
«Tuo fratello è un cadavere che cammina» annunciò cupamente Diana.
«Andiamo, Dee, non ha fatto nulla di male. Stava solo flirtando un pochino» lo difese Lily, alzando gli occhi al cielo.
«Flirtando? Non ci deve provare nemmeno di striscio, chiaro?! Altrimenti glielo stacco!»
La mora strinse le labbra con disapprovazione e scosse la testa «Non le ha fatto niente».
«Le ha guardato le tette!»
«L’avranno fatto tutti, visto com’era conciata. Mi sarei stupita del contrario, piuttosto».
«Lo uccido! Se prova di nuovo ad aprire bocca lo uccido!» strepitò Kimberly, uscita dal bagno finalmente in ordine.
Lily sospirò: le Weasley erano sempre incredibilmente melodrammatiche. Sirius aveva dato una sbirciata nella scollatura di Kim? Pazienza, non aveva fatto nulla di male, infondo. Era un ragazzo e si era trovato davanti il seno mezzo scoperto di una, un’occhiata era normale che gliel’avrebbe data. Senza contare che si trattava di Kimberly e Lily lo sapeva, l’aveva capito, l’ascendente che lei aveva sul fratello minore. Non che ci volesse un genio, visto che era l’unica persona capace di farsi ascoltare da quel combinaguai.
Racimolando tutta la pazienza che aveva, riuscì a farsi seguire da Diana verso l’aula di Storia della Magia e a spedire Kimberly alla sua lezione successiva.
Era davvero impossibile sopportare quelle teste calde dei Weasley.
 

“All that I’m asking for
is that you need nothing more
and nothing comes
in between our love
and it’s fragile, see,
all that I’m asking for,
you’re all that I’m asking for.”

Lifehouse – All that I’m asking for



Mark Paciock teneva molto ai suoi amici ed era sempre pronto ad aiutarli, ogni volta che ne avevano bisogno. Ma c’erano momenti in cui era contento di star loro lontano e di poter tirare un sospiro di sollievo, libero da ogni preoccupazione che li riguardava.
Per questo era felice di essere diventato Caposcuola e di avere l’obbligo di presenziare a tutte le riunioni.
Il fatto che l’altro Caposcuola fosse Eveline Bradley non c’entrava nulla.
Quel giorno era nervosa e non aveva smesso un attimo di giocare con il plico di pergamene che aveva davanti: le sistemava, dava un’occhiata agli appunti, scartabellava un po’, mettendo di nuovo tutto in disordine, e poi le sistemava di nuovo. E non avevano ancora detto una sola parola.
Quando la vide far cadere la penna d’oca sul pavimento di pietra, si decise ad aprire bocca, sforzandosi di non arrossire come un idiota.
«Stai bene?»
Eveline alzò gli occhi azzurri su di lui, riscuotendosi dalla trance, e tentò un paio di volte di dire qualcosa, finché non rinunciò e distolse lo sguardo, arrossendo lievemente.
Mark la osservò con attenzione perché era chiaro che ci fosse qualcosa che non andava «Se hai qualche problema e vuoi parlare con qualcuno…» tentò imbarazzato, prima di interrompersi a causa dei due fari azzurri che si ritrovò puntati addosso.
«Mi fa infuriare!» esclamò lei, facendolo sobbalzare e spalancare gli occhi «Come si può pensare di usare il proprio corpo in quel modo?!» sbatté una mano sul tavolo e qualche goccia d’inchiostro uscì dalla boccetta.
«Ehm-».
«E tutta colpa della Kay! E le altre le vanno dietro, anche se nessuna è d’accordo! Perché non possono semplicemente dire di no?!»
Mark non capiva assolutamente di cosa stesse parlando, ma era la prima volta che vedeva la collega così irritata e non aveva alcuna intenzione di interrompere la sua sfuriata, quindi si limitò ad ascoltarla ad occhi spalancati.
«-con un aspetto indecente! Dovrei metterle in punizione per aver infranto il codice del buoncostume! Hanno anche il coraggio di chiamarle gonne! E tutto per cosa?! Per una stupida partita di Quidditch! Come se quelli di Durmstrang stanno lì a sbavare e perdere per quelle oche! Scommetto che si stanno anche divertendo!» si alzò di scatto, facendo sobbalzare Mark, seduto di fronte a lei, e sguainò la bacchetta «Oh, ma adesso mi sentono! Ci penso io a far tornare tutto alla normalità!»
«Aspetta!» esclamò il Grifondoro, bloccandola per un braccio prima che potesse uscire dall’aula e infestare i corridoi come una furia vendicatrice «Perché non ragioniamo?» Eveline lo squadrò truce, Mark deglutì e tentò di fermare i brividi, da vero Grifondoro «Intendo dire, invece di costringerle con la forza, si può cercare di convincerle e di evitare che la Kay se la prenda troppo, no?» forzò un sorriso, che sembrava più una smorfia, sotto gli occhi cupi della Corvonero.
Dopo qualche secondo lei sospirò e si lasciò cadere pesantemente sulla sedia «Scusa» mormorò, massaggiandosi le tempie «E’ che questa storia mi fa infuriare».
Mark rilasciò mentalmente il respiro, ringraziando Merlino e tutti i maghi per quella grazia ricevuta «Senti, lasciamo perdere tutte queste scartoffie e andiamo a risolvere la faccenda» propose «Almeno non avrai più niente di cui preoccuparti».
Eveline gli sorrise grata, facendolo arrossire, e si alzò in piedi con rinnovato vigore «Bene, andiamo!»
Nonostante tutto, pensò Mark, quello doveva proprio essere il suo giorno fortunato.
Il problema fu che ci ripensò immediatamente, una volta trovatosi di fronte ad Agatha Kay, in tutto il suo splendore.
«Non se ne parla proprio! Non quando il mio piano sta già avendo successo!» dichiarò irremovibile «Vanessa ne ha già fregato uno, la Davies sta andando bene e, se quel cretino di Corner non si fosse intromesso, la Baston si sarebbe occupata di un altro, senza nemmeno provarci, per di più!» li informò compiaciuta, incrociando le braccia e facendo roteare gli occhi a Lyra Bole.
«Non mi interessa del tuo stupido piano, Kay» sibilò Eveline, iniziando ad arrabbiarsi di nuovo «Fai smettere all’istante questa pagliacciata! State rovinando l’immagine di Hogwarts! Penseranno tutti che siamo delle poco di buono!»
Agatha la fulminò «E lascia pure che lo pensino! L’importante è che parlino di noi, no?»
«No! Tu, razza di-».
Mark la interruppe con una mano, decidendo di intervenire prima che iniziassero a lanciarsi insulti «Ascolta, Kay, se la questione è vincere lo faremo anche senza utilizzare questo tipo di inganni. La nostra squadra è forte e non verrà di certo battuta da Durmstrang e poi non è cortese nei confronti delle ragazze: usare il loro corpo per un fine del genere. Quindi, come Caposcuola ti chiediamo di smetterla di terrorizzare la gente per i tuoi comodi».
Le tre ragazze rimasero a fissarlo stupite, perché era la prima volta che lo sentivano parlare così a lungo e con tale autorità. Eveline e Lyra gli sorrisero, la prima grata e la seconda incoraggiante, Agatha invece si imbronciò «Io non terrorizzo la gente» borbottò scontrosa «E poi non capisco tutto questo astio nei confronti della mia magnifica idea».
«Se fosse stata ragionevole e non contro le regole, non si sarebbe nemmeno creato» sospirò Mark, alzando gli occhi al cielo «Siamo fortunati che i professori non si siano ancora accorti di niente».
Agatha storse le labbra rosse, mandò indietro i capelli con un colpo della mano e se ne andò impettita, senza nemmeno salutare.
«Non preoccupatevi, non darà più fastidio» li rassicurò Lyra con un sorriso, prima di voltarsi e seguire la compagna.
«Grazie, Mark» disse Eveline con un grande sorriso «Se non fosse stato per te, a quest’ora sarei impegnata a lanciare fatture nei corridoi. Questa volta non sono stata all’altezza del mio compito: ho proprio perso la testa».
Lui iniziò ad incamminarsi verso l’aula in cui tenevano le riunioni, per nascondere il rossore che era spuntato sulle sue guance «Capita a tutti, la Kay questa volta ha proprio esagerato».
«Già, per fortuna che c’eri tu» disse Eveline seguendolo «Fosse stato per me, saremmo finite entrambe in Infermeria!» scoppiò a ridere, contagiando anche il Grifondoro.
«Avresti fatto la cosa migliore, probabilmente. A volte è tremendamente difficile sopportare le teste calde, credimi, ne so qualcosa» sospirò esasperato, non appena i suoi pensieri si concentrarono sui compagni di stanza.
Eveline lo guardò con un sorriso «Ma, d’altra parte, non puoi vivere senza di loro».
Mark ricambiò il sorriso allegramente «Esatto».
Le teste calde erano una vera grana, ma senza di loro sarebbe stato tutto diverso.
 

“Antipatie violente sono sempre sospette
e tradiscono una affinità segreta.”

William Hazlitt

 

Jeremy Weasley starnutì, prima di far comparire dal nulla un fazzoletto per soffiarsi il naso «Ho come l’impressione che qualcuno stia parlando di me».
«Egocentrico» borbottò Jasmine Thomas, seduta davanti a lui, nascosta dal Settimanale delle Streghe.
«Non sei il centro del mondo Jerry» disse invece suo fratello, sfogliando distrattamente un catalogo di scope e addentando nel frattempo una salsiccia.
«Lo so che il mondo non mi apprezza come dovrebbe».
«Ma taci» borbottò Steve soprappensiero.
«Amore della mia vita, dove sono le tue-ahia!»
Jasmine alzò un sopracciglio, ghignando soddisfatta da dietro il giornale, mentre Jeremy si massaggiava uno stinco con una smorfia.
«Sai, ho come l’impressione che dovresti imparare a stare zitto» lo informò candidamente James Potter, tutto preso dal piatto stracolmo che aveva davanti.
Jeremy si limitò a mugugnare qualcosa e tornare a fare quello che stava facendo, ovvero riempirsi lo stomaco e assillare i compagni.
«Comunque ha ragione lui» cominciò Mike, alzando per un attimo lo sguardo dalle pagine stropicciate «dove sono finite le altre?»
«Sono con Penelope a farla calmare da qualche parte» Jasmine scrollò le spalle, come se la questione non le importasse affatto.
«Perché?»
«Cosa vuoi che ne sappia, io? So solo che c’entra Corner, come sempre».
«Brian?» James alzò le sopracciglia «Cos’ha combinato adesso?» chiese esasperato, desiderando di poter sopprimere il suo Cacciatore.
«E’ nato, quel coglione!» berciò Penelope Baston, piombando seduta vicino all’amica con le altre Grifondoro «Quel cretino deve farsi i cazzi suoi, o giuro che lo affatturo!»
Rebecca sospirò, mentre Helen si riempiva il piatto con aria tranquilla e Annabelle si controllava le unghie.
«A ben guardare, ti ha fatto un favore» ragionò la bionda, prima di venire trucidata da un’occhiataccia.
«Favore? Ha praticamente detto a quell’idiota che sono la sua ragazza! Per Merlino e Morgana, ti sembra un favore?! Mi ha rovinato la vita!»
Jasmine roteò gli occhi, disgustata da quell’aria drammatica, e Penelope la colpì su un braccio, offesa.
«E menomale che la Kay mi ha esclusa da questa cazzata! Ne ho più addosso io di lei, ma certo, chi vuole stare con una vipera?» strepitò irritata, guadagnandosi l’attenzione della parte maschile.
«Cosa c’entra la Kay?» chiese James, aggrottando la fronte con aria pensierosa.
«Niente di che, un’altra delle sue idee malsane» borbottò Jasmine.
«Io credo che sia una cosa intelligente!» ribatté Annabelle, sfidandola con lo sguardo «E la mia parte penso di averla fatta egregiamente» accennò lievemente verso un ragazzo robusto, seduto al tavolo di Durmstrang.
«Io penso che serva solo a far uscire allo scoperto qualcuno» osservò Helen assorta «Ha escluso soltanto le coppie ovvie».
«Stai insinuando che io e quell’idiota di Corner siamo una coppia?!» berciò di nuovo la Baston, che non sembrava essersi accorta di aver assunto un tono di voce decisamente più alto del normale.
«Sto solo esprimendo la mia opinione. Lo sai che gli piaci, così come lo sa tutta Hogwarts» disse, venendo fulminata dalla compagna, che però non aprì più bocca, così Helen continuò con la sua spiegazione «Secondo me qualcuno verrà fuori entro la fine della settimana».
«Ma di cosa state parlando esattamente?» chiese Jeremy, dando voce ai pensieri degli altri.
«La Kay ha proposto di boicottare Durmstrang» iniziò a spiegare Rebecca, mentre gli amici pendevano curiosi dalle sue labbra «e le ragazze devono distrarli, prima e forse anche durante la partita. Personalmente non approvo, ma-».
«Distrarli in che modo?» chiese Steve sospettoso.
«Non ditemi che non ve ne siete accorti» Jasmine fece una smorfia divertita «Non vedete come si sono vestite alcune cretine?»
I quattro si guardarono attorno, iniziando a notare qualche leggero cambiamento, ma i loro occhi si aprirono davvero quando Annabelle esclamò allegramente «La Kay crede che se guardano le nostre tette e tutto quello che le accompagna, non riusciranno a giocare bene e vinceremo noi! E io sono d’accordo con lei!»
«Sei stupida come lei, vorrai dire» mormorò ironica Jasmine, ignorando le espressioni sbigottite dei ragazzi.
«Perché tu non l’hai fatto?» le chiese invece Jeremy contrariato, venendo palesemente ignorato.
«La Harper è stata l’unica delle altre ad aver raggiunto l’obiettivo» continuò Annabelle, come se niente fosse, lanciando un’occhiata a Mike, che però sembrava aver accusato il colpo meglio delle altre volte, visto che il suo bicchiere era ancora integro.
James si guardava attorno come uno spiritato, facendo scorrere gli occhi dal tavolo dei Serpeverde a quello dei Grifondoro e viceversa.
«Lily e Samantha sono state esonerate» lo rassicurò Rebecca con un luccichio divertito negli occhi, senza però commentare alcunché, e James si rilassò visibilmente.
«Tu non sei preoccupato?» chiese Helen a Steve, che aveva ripreso a mangiare con gusto il suo pranzo.
«Perché dovrei?» ribatté lui alzando un sopracciglio «Nessuna che mi interessa farebbe mai una cosa simile, mia sorella non sa nemmeno cosa vuol dire scollatura e le mie cugine sanno difendersi da sole» scrollò le spalle e riabbassò lo sguardo, seguito poco a poco da tutti gli altri.
Ci fu un silenzio tranquillo per diversi minuti e tutti lo gustarono appieno, almeno finché non venne rotto dalla voce squillante di Kimberly.
«James!» esclamò raggiungendolo, senza preoccuparsi di spintonare qualche studente sulla via, che non osò lamentarsi per paura della figura minacciosa che la seguiva «Fai qualcosa, per Merlino! Digli di smetterla di seguirmi, è diventato insopportabile!»
La figura minacciosa che la seguiva, alias Sirius Potter, fece una smorfia incomprensibile e cominciò a lagnarsi allo stesso modo della rossa «E’ colpa tua che te ne vai in giro con le tette di fuori! Cosa credi che-».
«Tu fai cosa?!» esclamò Steve, strozzandosi con una salsiccia, mentre James gli dava dei colpetti sulla schiena, divertito.
Kimberly fece una smorfia a disagio, non prima di aver fulminato Sirius, che gongolava soddisfatto «E’ stata colpa della Kay: mi ha strappato via un paio di bottoni» borbottò, abbassando lo sguardo imbronciata, per poi raddrizzarsi in un moto d’orgoglio e ribattere «E poi non me ne sono andata in giro “con le tette di fuori”! La camicia era appena slacciata e per un’ora soltanto, finché Lily non mi ha portato quella di ricambio» si difese incrociando le braccia, tuttavia ancora lievemente imbarazzata.
«Sì» cinguettò Sirius sarcastico «e oggi mezza Hogwarts sa che reggiseno indossi».
Kimberly lo colpì con una manata, mentre il fratello cercava di riprendersi, ancora troppo scioccato, poi si voltò verso James con aria decisa «Ti prego di togliermelo di dosso: non ha fatto altro che seguirmi per tutta la mattina! Anche dopo che Diana l’ha minacciato di morte!» si lamentò, mentre Sirius ghignava compiaciuto.
James osservò attentamente il fratello, cercando di capire cosa gli stesse passando per la mente, e alla fine si limitò a scuotere la testa con disapprovazione «Certo che come maniaco faresti proprio pena. Devi seguirla senza farti vedere e poi spuntare fuori al momento più opportuno. Non hai imparato niente!»
Sirius allargò il sorriso, Kimberly sbuffò e fulminò James, che si scusò con un occhiolino «Dai Kim, alla fine ti fa comodo. Meglio avere lui alle calcagna, che un branco di maschi affamati, no? Non che stia mettendo in dubbio la tua virilità, Sir».
L’altro ghignò «Nessuna offesa» poi sorrise diabolicamente a Kim, dopo che Steve si mostrò perfettamente d’accordo con James; lei tremò di rabbia repressa e con un turbinio di capelli rossi volò al tavolo di Serpeverde.
Sirius si accomodò tra i due e fregò il piatto al fratello, cominciando a mangiare con la foga di uno che non vedeva una bistecca da mesi.
James e Steve invece guardarono il Prefetto di Grifondoro lamentarsi con la cugina bionda, che la stava ad ascoltare impassibile.
«Qualunque cosa faccia non assecondarla, chiaro?» sibilò Steve «Se c’è tuo fratello almeno posso stare tranquillo che nessuno la disturbi».
«Già» concordò Sirius con la bocca piena «Ne ho affatturati due, venendo qui» esitò un attimo e poi continuò «Solo che lei non lo sa».
In quel momento gli occhi di Samantha Malfoy si posarono su di loro, che iniziarono a sudare freddo.
«Resistete» sussurrò Steve, con la faccia contratta come se stesse facendo un grande sforzo «E James, non farti fregare».
Il ragazzo in questione fece una smorfia, lagnandosi «Ma se poi mi guarda in quel modo non ce la faccio!»
Kimberly abbracciò veloce la cugina, fece una linguaccia ai tre Grifondoro e scappò fuori dalla Sala Grande, mentre la suddetta Serpeverde si alzava e li raggiungeva.
«E’ la fine» piagnucolò Sirius, un istante prima che Samantha arrivasse alle loro spalle.
«Kimberly mi ha raccontato cosa è successo» iniziò tranquilla, facendoli voltare «e le ho detto che vi avrei parlato» i tre si esibirono nella stessa espressione disperata e Samantha piegò le labbra compiaciuta «Non diteglielo, ma io sono d’accordo con voi. Non mi va che sia disturbata da persone sgradite» fece un cenno verso Sirius, che riacquistò il sorriso soddisfatto che aveva prima, restituì il piatto al fratello e si alzò, sparendo dalla Sala con un occhiolino.
«Come mai?» chiese Steve sospettoso, squadrando la cugina a braccia conserte.
Lei si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e si lasciò scappare un ghigno inquietante «E’ divertente» disse, per poi voltarsi e tornare al suo posto, senza nemmeno salutare.
«E’ pazza» commentò Steve, dando un’occhiata a James. Alzò gli occhi al cielo e gli schioccò le dita davanti alla faccia, facendolo sobbalzare e distogliere lo sguardo dalla ragazza, che era appena tornata al tavolo.
«Che c’è?» chiese confuso. Steve alzò le sopracciglia eloquentemente e James sospirò «L’ho fatto di nuovo?»
L’altro annuì e tornò al suo pranzo, ma dovette presto sputarlo, perché si vide passare davanti Diana Weasley, con un grande ematoma sotto l’occhio sinistro.
«Che diamine hai combinato?!» gracchiò, attirando l’attenzione degli altri Grifondoro.
Diana si fermò davanti a loro, accompagnata da Lily e Alexandra e si sfiorò il livido con la punta delle dita, senza sforzarsi di trattenere le imprecazioni «Un fottuto coglione di Durmstrang ci ha provato con me; gli ho tirato uno schiaffo e lui mi dato un pugno - stronzo - così non ci ho visto più e gli ho tirato un calcio nelle palle» finì soddisfatta, con un’espressione sadica dipinta sul volto.
I ragazzi rabbrividirono «Com’è che sembra che nessuno sappia trattenere gli ormoni?» chiese Jeremy accigliandosi «Siamo in una scuola, per Merlino! I professori non ci sono mai quando ti servono».
«Per caso stai trattando i professori con il dovuto rispetto?» chiese Jasmine, spalancando gli occhi grigi.
«Non me ne faccio niente dell’aiuto di un gruppo di vecchi!» berciò Diana contrariata «Quella scorbutica della Chips voleva cacciarmi a pedate dall’Infermeria!»
«E non avrebbe avuto tutti i torti» si intromise Lily «Non dovresti fare a botte con gli ospiti».
«Ospiti un cazzo!Sono i primi a trattarci da schifo!» i suoi occhi saettarono verso i due tavoli di stranieri e si socchiusero in modo preoccupante «E quelle oche di francesi, poi! Merlino, solo a vederle mi viene l’urticaria!»
Alexandra diede un colpo di tosse «Forse dovremmo andare» accennò, Lily annuì ed insieme tentarono di trascinarsi dietro Diana, che non aveva smesso un attimo con le sue lamentele.
«“Mia sorella non sa nemmeno cosa vuol dire scollatura e le mie cugine sanno difendersi da sole”, eh?» sorrise Annabelle divertita, lanciando un’occhiata a Steve.
«Beh, non si può dire che Diana non si sia difesa» disse Rebecca con le guance arrossate, tornando a prestare attenzione alla discussione, dopo essersi distratta per un attimo.
«E intanto il suo zigomo ha le dimensioni di un boccino! E sì che ha un viso così carino!» esclamò Annabelle, con un broncio infantile, poi si rivolse a Steve, cambiando totalmente espressione «Direi che adesso manca solo quella che ti interessa» disse sadicamente, mentre Steve sgranava gli occhi e sobbalzava, sperando con tutto se stesso che la previsione della compagna non si avverasse.
Di sorprese ne aveva già ricevute fin troppe.
 

“Il cuore è una ricchezza
che non si vende e non si compra,
ma si regala.”
 
Gustave Flaubert


 
«Mi dispiace allora, ma non possiamo uscire insieme. Lo capisci, no? Io sono dei Gemelli» Miriam Smith fece un sorriso tirato al ragazzo davanti a lei, che la fissava con aria confusa, girò sui tacchi e raggiunse i suoi amici.
«Perché hai rifiutato?» le chiese Jacob con una smorfia, pensando chiaramente che fosse pazza «Quando mai ti capiterà un’occasione simile?»
Miriam si morse un labbro e voltò il capo dall’altra parte «E’ del Cancro» rispose, come se quello chiarisse tutto quanto «Non ho tempo da passare dietro ad un cancro cercando di ammorbidirlo e lui non sarebbe in grado di capirmi. E’ meglio così».
Jacob non cambiò espressione, anzi la sua smorfia si accentuò «E, tanto per la cronaca, che segno staresti aspettando?» chiese ironico, sicuro di venire fulminato da un’occhiataccia ed essere costretto a subirsi l’ennesima dissertazione sulle affinità tra i segni.
Ma Miriam, a dispetto delle sue aspettative, arrossì e balbettò qualcosa su un libro che aveva dimenticato, prima di volatilizzarsi in direzione della sala comune, sotto gli occhi sbarrati del compagno.
«Cos’ho detto?!» chiese voltandosi verso Jasper, che aveva ascoltato in silenzio, continuando a scartabellare con le sue pergamene.
Il biondo alzò gli occhi e lo guardò con pietà «Sei proprio ottuso» disse con voce strascicata, continuando a camminare.
«Ehi!» esclamò offeso «Se quella è tutta pazza che colpa ne ho io?!»
«Se non te l’ha detto ci sarà un motivo» si limitò a dire Jasper, oltrepassando le alte porte della Sala Grande, con l’amico alle calcagna.
«Grazie, quello l’avevo capito anch’io» sibilò sarcastico «Ma qual è questo motivo?»
«Non pretenderai che te lo dica io, vero?» alzò un sopracciglio nella sua direzione e si sedette al tavolo, vicino a Edith e Keith, mentre qualche posto più in là i loro compagni del sesto stavano spettegolando su un povero sventurato che aveva fatto esplodere il suo calderone durante l’ora di Pozioni.
«E’ solo un segno, non cambia nulla se me lo dice o no».
«Allora puoi anche continuare a non saperlo».
Jacob fulminò l’amico, che lo ignorò con una semplicità disarmante, e al suo posto si mise in mezzo Edith.
«Di cosa state parlando?» chiese curiosa, cacciando la mano di Keith.
Jacob aggrottò la fronte imbronciato e cominciò a riempirsi il piatto con le prime cose che si trovava sottomano «Miriam non vuole dirmi qual è il segno con cui ha più affinità» scrollò la testa con disapprovazione, prima di venire riscosso dalla grossa risata della cugina «Beh, cosa c’è di divertente?» sibilò digrignando i denti.
Lei lo guardò con aria di sufficienza, senza smettere di divertirsi a sue spese e rispose «Certo che sei proprio ottuso!»
A quelle parole Jasper si lasciò scappare un ghigno, che non passò inosservato al Serpeverde «E tu non ridere! Vi siete messi d’accordo, vero?»
Entrambi alzarono le sopracciglia e arricciarono le labbra.
«Per Salazar, non riesco a capacitarmi di come tu possa essere mio cugino» borbottò Edith, roteando gli occhi.
«Ditemelo e basta!»
«Ciao, scusate il ritardo!» esclamò Miriam, spuntando alle loro spalle con l’espressione di sempre, come se niente fosse successo.
Edith scoppiò nuovamente a ridere, ricevendo un’occhiata confusa da parte dell’amica, e Jacob si voltò con uno scatto fulmineo, sibilando «E’ tutta colpa tua! Mi fai fare la figura del cretino anche quando non ci sei!»
Miriam alzò le sopracciglia e si sedette accanto a lui «Non hai mai pensato che forse è perché lo sei?» chiese con un sorriso sulle labbra, che di innocente aveva ben poco.
«Vaffanculo!» berciò Jacob, tornando contrariato al suo pasto e lasciando cadere la questione.
«Sapete che siamo primi nella Coppa delle Case?» domandò Edith dopo qualche minuto «Abbiamo superato Corvonero di venti punti! Meissa Blackwood ha risposto prima della Clarence a Trasfigurazione!»
«Se non fosse per i Corvonero, la Coppa sarebbe di sicuro nostra» commentò Keith soprappensiero, dando un’occhiata al tavolo accanto al loro.
«Almeno siamo sicuri di stracciare quegli sfigati di Grifondoro» sogghignò Jacob, riacquistando il suo buonumore «Mi stupirei se raggiungessero i cento punti prima di Natale».
Jasper scrollò le spalle «Lo spero per loro, altrimenti mia cugina sarebbe capace di andare in escandescenza» fece scorrere gli occhi lungo il tavolo dei Grifondoro, fermandosi sulle figure di Kimberly e Sirius che stavano discutendo animatamente vicino al settimo anno.
«Beh, la colpa è di Potter, Finnigan e Jordan» chiarì Edith «Se loro la finissero di fare i cretini, in questa scuola si starebbe molto meglio!»
«Sì, ma poi non potremmo battere Grifondoro alla Coppa delle Case» ribatté Jacob «E già ci battono a quella del Quidditch».
«Che importanza ha? Dovreste preoccuparvi del vostro oroscopo! Questa è una settimana orribile per tutti i segni! Merlino, non ho mai letto delle previsioni così catastrofiche!» esclamò Miriam, che aveva tirato fuori l’ennesimo numero del Settimanale delle Streghe.
«Ti prego, evita» borbottò Jacob, continuando a mangiare «L’ultima volta che ci hai letto l’oroscopo sono finito in Infermeria con una contusione e un dito rotto».
«Te l’avevo detto di tenere la bocca chiusa e non fare battute sulle Vergini, ma tu come al solito non hai voluto ascoltarmi» gli lanciò un’occhiataccia e immerse di nuovo il naso tra le pagine, ignorando volutamente la smorfia dell’amico «Edith, stai lontana da qualsiasi Scorpione» continuò scorrendo velocemente le righe «E Jasper, tu evita le correnti d’aria, potresti ammalarti».
Jasper si limitò ad alzare un sopracciglio ed Edith si allontanò da Keith, guardandolo oltraggiata, mentre lui restava a bocca aperta e quasi strappava il giornale dalle mani di Miriam, che se avesse potuto l’avrebbe azzannato.
«Dev’esserci un errore!» esclamò disperato «Guarda bene, sei sicura che ci sia scritto Scorpione?!»
«Assolutamente» rispose Miriam con un cipiglio contrariato, seccata che potesse dubitare della sua competenza.
«Tanto sono tutte cazzate. Porti soltanto sfiga, Smith» mormorò Jacob annoiato.
Miriam lo fulminò con i grandi occhi azzurri «Vedremo se la penserai allo stesso modo quando il tuo appuntamento di oggi sarà un disastro».
Lui spalancò la bocca «E tu come fai a saperlo?! Non l’ho detto a nessuno!»
La ragazza si limitò a sventolargli sotto il naso la rivista, con un ghigno poco rassicurante «“I nati sotto il segno della Bilancia devono assolutamente evitare qualunque tipo di appuntamento, perché si rivelerà non solo inconcludente, ma anche una perdita di tempo.”» recitò soddisfatta, mentre il volto di Jacob diventava sempre più pallido.
«Se mi porti sfiga giuro che ti verrò a cercare in qualsiasi buco tu ti vada a nascondere» sibilò, stringendo gli occhi minacciosamente.
«Non ce ne sarà bisogno perché sarò la prima che vedrai farsi quattro risate! Potrebbe andarti bene soltanto se lei fosse dei Gemelli, ma ho qualche dubbio che lo sia. O che tu sappia il suo segno» fece schioccare la lingua divertita, prima di riabbassare lo sguardo sul Settimanale «Se lei ti piace davvero, dovresti conoscere il suo segno zodiacale. Guarda Jasper, lui sa qual è quello di Lily».
Un attacco di tosse seguì quelle parole e tutti e quattro si voltarono verso Jasper Malfoy, che si batteva freneticamente il petto, con il volto quasi totalmente rosso.
«Ops, scusa Jazz» esclamò Miriam, posandosi una mano sulla bocca, mentre Jacob e Keith scoppiavano a ridere senza ritegno e Edith prendeva a dargli dei colpi decisi sulla schiena.
Riprendersi fu un calvario, ma quando ci riuscì tirò due calci ben piazzati agli amici e fulminò Miriam, trattenendosi dall’affatturarla.
«Beh, dai, non c’è bisogno di prendersela in questo modo» disse candidamente Edith «Tanto lo sapevamo già tutti».
Jasper si prese la testa tra le mani ed evitò di rispondere, prima di pentirsene amaramente.
La gente non sapeva proprio quando fosse meglio starsene zitta.

 


 

 
Note:
Inizio col dire che questo capitolo non mi piace particolarmente. La sua funzione è ovviamente di passaggio, soltanto questo, e non mi sembra ci siano cose particolarmente importanti da sottolineare. Praticamente non ho fatto altro che scrivere fesserie per tredici pagine. Purtroppo non sono particolarmente ispirata e non avevo idea di cosa inserire nel capitolo, perché la partita di Quidditch sarà ambientata nel prossimo (e sarà un calvario scriverla, visto che non l’ho mai fatto!), comunque spero che almeno a voi sia piaciuto. Mi ero ripromessa che la prima storia che avrei aggiornato nel nuovo anno sarebbe stata “Spin” e così eccomi qui! Spero soltanto che la stiate ancora seguendo. Nell’immagine possiamo ritrovare Agatha, che in questo capitolo ha fatto la sua parte!

Vedrò di aggiornare anche “Life’s drops”, magari una volta finiti questi cavolo di esami.
 
Alla prossima (sperando che l’attesa non sia lunga come per questo capitolo!)

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Capitolo 11
*** Quidditch match ***


Elenco personaggi: Spin's characters


Quidditch match





“It’s cold beyond the sun,
have you ever been there?”
 
Shinedown – Beyond the sun


 
Samantha Malfoy era una ragazza abbastanza paziente, non al livello dei Tassorosso, certo, ma sapeva come ignorare le persone o le situazioni sgradite. Generalmente lasciava scorrere via tutto ciò che non le interessava, mantenendo un contegno invidiato dai più. Lei era una ragazza di classe, una purosangue, una Malfoy.
Era questo che continuava a ripetersi quella mattina di fine novembre, stretta nel suo cappotto rosso, con il sedere ghiacciato quanto il naso, e l’umore che peggiorava di minuto in minuto.
Non aveva niente contro la giornata di per sé, ma piuttosto mal sopportava l’aria fredda che le scompigliava i capelli e le faceva lacrimare gli occhi, le chiacchiere inutili delle amiche e le urla stridule delle galline poco più in basso.
Stava perdendo la pazienza e la partita non era ancora iniziata.
«Se quelle quattro baldracche non si tappano la bocca, tiro fuori la bacchetta e gliela ficco su per il-».
«Diana!»
Samantha Malfoy aveva anche una cugina in grado di leggerle nel pensiero e forse quella era la cosa migliore di tutta la giornata. Anche se ci ripensò in un istante, non appena il gomito della suddetta cugina le colpì un fianco, conseguenza del suo continuo agitarsi, e la costrinse a lanciarle un’occhiataccia.
Diana arricciò il naso, dando un colpo indietro ai lisci capelli rossi, scappati dalla stretta della sciarpa di Grifondoro, e si decise a ripuntare lo sguardo sull’entrata del campo.
«-giuro, si è leccato le labbra! Viscido schifoso! Crede di interessarmi sul serio? Sfigato!» Agatha alle sue spalle alzò la voce, chiaramente irritata «Spero che Hogwarts stracci Durmstrang, altrimenti li affatturo tutti!»
«Ti ricordo che ti sei cacciata tu in questa situazione» Vanessa roteò poco gentilmente gli occhi e si voltò dalla parte opposta, posando lo sguardo su Lyra che si stava sistemando i capelli con l’aiuto di Karen, seduta nella fila davanti vicino a Samantha, e il suo specchietto colorato.
«Com’è invece che la tua vittima è scomparsa dalla circolazione? Non l’ho visto più girarti intorno, dopo settimana scorsa» insinuò Agatha, sporgendosi in avanti e scrutandola con sospetto.
«Cosa vuoi che ne sappia?» disse Vanessa con una smorfia e una scrollata di spalle, ben lieta che quel bulgaro appiccicoso le fosse stato alla larga.
«Cinque galeoni che Mike gliene ha dette di tutti i colori» ghignò Diana, rivolta alla cugina maggiore.
Samantha ricambiò il ghigno «Dieci che gli ha regalato un giro turistico in Infermeria».
«Affare fatto, bionda».
«Cazzate» sibilò Vanessa, mentre le due si scambiavano una stretta di mano «Si deve fare gli affari suoi, non ha il diritto di impicciarsi nella mia vita, altrimenti ne avrei io da dire su di lui e le francesi!» puntò gli occhi cioccolato a diversi metri di distanza, oltre un gruppo di Corvonero e Serpeverde, fino a posarli sulla testa rossa di Mike Weasley, che discuteva svogliatamente con i suoi compagni di Casa.
«Se proprio volete saperlo, gli ha tirato solo un pugno, oltre alle minacce, ma la Chips ha dovuto riaggiustargli il naso» le informò Kimberly, seduta con Rose e Meissa Blackwood davanti alle cugine.
Samantha ghignò e allungò una mano verso Diana, che la fulminò e prese a controllare in tutte le tasche, mugugnando infastidita, fino a quando non mollò in mano alla Malfoy alcune monete dorate, che quella intascò senza battere ciglio.
«Per curiosità» fece Lily, riemergendo dalla conversazione che stava avendo con Alexandra «tu come faresti a saperlo?»
La riccia si voltò incrociando le braccia «L’ho visto di persona e sono anche stata costretta a togliergli punti».
«Ma sei deficiente?!» berciò Diana «Ne abbiamo solo settanta e tu continui a levarceli?! Sei una disgrazia per Grifondoro!»
«Cinquantacinque, per l’esattezza, e non è certo colpa mia» sibilò Kimberly, ricambiando lo sguardo irritato della cugina.
«Già, è la vostra Casa ad essere piena di idioti» ribatté malignamente Agatha.
«Concordo» esclamò Kim «E saprei anche farne i nomi».
«Ma non mi dire» insinuò maliziosamente Diana, venendo prontamente ignorata.
«Secondo voi perché Nick e gli altri sono vicino ai Grifondoro?» chiese di punto in bianco Lyra, che come Karen aveva lo sguardo fisso sul gruppo misto del settimo anno diverse teste più in là.
Tutte puntarono lo sguardo in quella direzione, constatando con non poco stupore che Nicholas, Julius, Clive e Karl erano seduti vicino a Mike, Mark e le ragazze di Grifondoro.
«Scommetto che Clive starà disturbando la Young, quel cretino» fece Vanessa con una smorfia.
«Quello strano è Nick» disse Karen «Da quasi un mese ormai».
«Beh, allora è un bene!» esclamò Lyra «Se è da un mese che va avanti significa che si è trovato una ragazza seria!»
«Ragazza?» chiese Agatha stringendo le labbra in una linea sottile.
Lyra si sporse verso le amiche con fare cospiratorio «L’ho visto con una macchia di rossetto sul collo».
«Per di più ha ripreso a rientrare tardi in dormitorio» aggiunse Karen.
Agatha e Vanessa non riuscirono a dire nient’altro, perché in quel momento una conosciuta voce amplificata riempì il campo da Quidditch, mandando in estasi tutti gli studenti.
«Buongiorno Hogwarts!»
Diana gemette disperata e fece finta di vomitare, non appena la voce di Jeremy Weasley diede il via alla tanto attesa sfida.
«E buongiorno anche ai nostri ospiti! Quest’oggi avrete l’onore di avere il sottoscritto come commentatore della prima partita della sesta edizione del torneo Triacademy! E qui con me un aiutante d’eccezione: Cord Dankmar, che ha gentilmente accettato di prestarci la sua voce per questo evento e di pronunciare i nomi incomprensibili al mio posto!»
La McGranitt, seduta vigile accanto al palco del cronista, gli riservò un’occhiataccia, ricevendo in risposta soltanto un gran sorriso, mentre il tale Cord Dankmar, uno scricciolo capelluto, sorrideva imbarazzato.
«Comunque non ci gingilliamo e diamo il via alla sfida! Non c’è bisogno che vi spieghi nuovamente le regole del gioco, visto che il nostro Preside Silente è stato così esaustivo durante la colazione, e se voi ve le siete perse perché troppo occupati con le vostre uova e il bacon, che oggi era particolarmente squisito, non ci interessa e potete pure arrangiarvi o farvi una vita sociale usando questa scusa per chiedere a qualc-».
«Weasley!» nonostante la McGranitt avesse cercato di mantenere un tono basso, l’intero stadio l’aveva sentita perfettamente.
«Scusate, a causa di forze maggiori il vostro cronista preferito è costretto ad accorciare- Prof, ma lo sa che così sta sopprimendo la mia fantasia? Io davvero non-»
«Weasley, taci e vai avanti!» era chiaro che la donna non volesse sopprimere la fantasia di nessuno, ma direttamente il suo alunno.
«Ok, ok! Bene ragazzi, siete pronti? Siete carichi? Vi conviene esserlo perché stanno per entrare i protagonisti di questa giornata! Dal gelo dell’est, da una località pressoché sconosciuta, da un castello terribilmente inquietante, ecco a voi… Durmstrang!»
La squadra entrò in campo salutando gli studenti, che risposero con applausi e urla, mentre la voce pacata di Cord Dankmar si faceva largo a fatica per dare qualche informazione sui compagni, che si posizionarono a centrocampo in attesa degli avversari.
«E ora» riprese la parola Jerry, catturando tutta l’attenzione del pubblico in fremente attesa «Dai quattro angoli del nostro bellissimo castello, dopo scelte difficili e allenamenti al limite dell’umana sopportazione, la squadra che stavamo tutti aspettando, i nostri campioni… gente, fatevi sentire per… HOGWARTS!»
Un boato che fece addirittura tremare gli spalti accompagnò l’ingresso in campo dei sette giocatori di Hogwarts, che raggiunsero gli avversari con un’invidiabile calma.
«E Hogwarts non smette mai di stupirci, così come nemmeno le maniere brusche di Robert Glasgow, che dovrebbe usare la mazza per colpire i bolidi e non Sirius Potter che almeno per oggi ci serve!» esclamò divertito Jeremy, procurandosi un gestaccio dal Serpeverde e un ghigno divertito dal Grifondoro, che di sicuro ne aveva detta un’altra delle sue.
«Le due squadre sono a centrocampo, la cara Madama Bumb ad arbitrare in compagnia di Madame Fantine di Beauxbatons. Solita stretta di mano tra i capitani, tutti si preparano in sella alle scope e… il fischio d’inizio! E’ iniziata! Finalmente è iniziata! Malfoy ha immediatamente intercettato la Pluffa e vola via ad una velocità impressionante, seguito da tutti i Cacciatori!»
«Staykov lo affianca a pochi metri dagli anelli».
«Passaggio perfetto a Corner».
«Bloccato da un Bolide lanciato da Dogan».
«Passa indietro a Potter, Glasgow rilancia il Bolide!»
«Ivanov schiva e perde la traiettoria, lasciando solo Lechev a difendere gli anelli».
«Potter tira… che sfiga, Merlino! Quel tale, Lechev, ha parato con facilità… Durmstrang ora in possesso di palla».
«Rapidi passaggi tra Staykov e Kubrat…»
«Rowland blocca con un Bolide, che Glasgow rilancia!»
«Staykov passa a Ivanov-».
«Intercettato da Corner, che con una manovra letteralmente mozzafiato inverte la rotta e schizza via verso l’altra parte del campo!»
«Schiva Kubrat, un Bolide, ma viene disturbato dall’altro-»
«Passa a Potter, che schiva il Battitore…».
«Malka».
«Schiva Malka, effettua un passaggio perfetto a Malfoy, solo di fronte a Lechev! Malfoy tira, il Portiere si tuffa e… sì! Manca la Pluffa! HOGWARTS SEGNA IL PRIMO PUNTO! Vai Jasper! Yuhuh!»
Le esclamazioni di Jeremy si persero nel boato della folla, che per diversi secondi stordì i giocatori e chiunque si trovasse nel raggio di tre miglia. I due cronisti si alternavano perfettamente, riempiendo ognuno le mancanze dell’altro; Durmstrang era molto brava e la Pluffa continuava a passare di mano in mano, così come i Bolidi viaggiavano impazziti da una parte all’altra del campo, rischiando più volte di disarcionare i ragazzi o spaccare le ossa a qualcuno, ma per il momento era tutto sotto controllo.
Il tifo non si sprecava, così come i commenti di Jeremy mano a mano che i minuti passavano: non era fatto per essere imparziale, così come invece lo era Cord, ma la sua cronaca era quasi più coinvolgente della stessa partita e ormai non si contavano più le volte in cui gli spettatori erano scoppiati a ridere e la professoressa McGranitt aveva strillato o tentato di affatturarlo. C’era da dire che si era sforzato di essere neutrale per i primi dieci minuti di gioco e che davvero Ivanov sembrava una scimmia e i due Cercatori degli annoiati gentiluomini davanti ad una tazza di the, visto che il Boccino sembrava essersi volatilizzato dal fischio d’inizio.
Il punteggio era abbastanza equilibrato, con Hogwarts in vantaggio di soli venti punti e nessun fallo commesso.
«Certo che quello Staykov non è niente male» osservò Diana con un binocolo tra le mani e l’aria assorta «Però tende di pochi gradi a destra, se ci fossi io lassù saprei perfettamente dove colpirlo».
«E’ quasi impercettibile e c’è da dire che viene compensato dal gioco con Kubrat» ribatté Samantha, nella stessa posizione della cugina «Staykov è sicuramente il più veloce e ne approfittano per effettuare passaggi rapidi, per poi lasciare il tiro a Ivanov. Non è male come strategia, però ha un sacco di lacune».
«Sì, se Ivanov non può tirare il problema è serio» aggiunse Lily «Gli altri due non sembra abbiano una grande mira».
«Ivanov invece è meno agile e ha un ritardo di qualche millesimo di secondo tra la ricezione e il tiro» rifletté Alexandra, dando prova della sua conoscenza in materia di Quidditch.
«Beh, sembra che lo abbiano capito anche i ragazzi» continuò Lily, mentre Robert Glasgow spedì un Bolide contro Ivanov, facendogli perdere la Pluffa che venne abilmente recuperata da Brian.
«Finalmente fa qualcosa di utile!» esclamò Agatha, fingendo indifferenza, quando in realtà aveva seguito con minuziosa attenzione ogni mossa del suo ragazzo.
Vanessa scosse la testa, mentre in campo i Cacciatori di Hogwarts si passavano velocemente la Pluffa, avvicinandosi agli anelli avversari.
«Ed è Potter che tira… e quella cos’è, una finta? Lechev si tuffa a sinistra e la Pluffa entra nell’anello di destra! Sirius, stai diventando il mio preferito!»
Sirius ghignò e alzò i pollici in direzione di Jeremy, prima di fiondarsi di nuovo dietro la palla rossa, tenuta saldamente da Kubrat.
«Il punteggio è di ottanta a cinquanta per Hogwarts!» strillò Jerry al microfono, delirante quanto gli altri tifosi «Kubrat passa a Staykov, che passa di nuovo indietro a Kubrat, prima di venire sfiorato da un Bolide lanciato da Rowland! Kubrat effettua un passaggio puntuale in avanti ad Ivanov, nell’area di tiro… lancia la Pluffa, parabola perfetta, gente!… Ma Weasley para! Ennesima parata del mio cugino preferito! Steve ti amo!»
Il suddetto cugino rilanciò la Pluffa a Jasper, prima di fingere di ficcarsi le dita in bocca e accompagnare il tutto da un gestaccio in direzione di Jeremy.
«Merlino, ma non si vergogna?» mugugnò Kimberly con una smorfia, seppellendo il volto nelle mani guantate, chiedendosi cosa avesse fatto di male per dover sopportare dei parenti simili.
A diversi metri di distanza, Mike aveva la stessa espressione disgustata del Portiere di Hogwarts e continuava a ripetere «Non lo conosco, non lo conosco, non lo conosco».
Nel frattempo l’attacco di Hogwarts continuava speditamente, Jasper aveva percorso mezzo campo schivando Bolidi e avversari, prima di essere costretto a lanciare la Pluffa a Brian, che tirò con forza, ma venne bloccato da Lechev, che non perse un solo istante e passò a Staykov, che si lanciò all’attacco, ma venne quasi buttato giù dalla scopa, quando due fulmini, uno grigio e uno rosso, gli passarono accanto.
«E finalmente il Boccino si è fatto vedere! A meno che i due Cercatori abbiano deciso di far finta di darsi una mossa, invece di stare sospesi in aria come due dementi!»
«Staykov ha ripreso l’attacco, schiva due Cacciatori e un Bolide, viene intercettato da Corner che gli sottrae la Pluffa-».
«L’ho visto! Il Boccino è a pochi centimetri da terra, verso l’area di Durmstrang! Potter e Krum sono testa a testa, in picchiata, e nessuno dei due sembra voler cedere!»
Nonostante la partita stesse continuando e Brian avesse fatto un altro punto, l’attenzione degli spettatori era fissa sui due Cercatori, che si avvicinavano sempre di più al terreno, inseguendo il brillio dorato del Boccino.
«Si schianteranno!» esclamò Lily, osservando terrorizzata il fratello e il bulgaro, appiattiti sui manici di scopa, concentrati solamente sulla pallina dorata.
«Spero che James non faccia cazzate» mormorò Diana, col binocolo fisso sulla coppia, come tutti gli altri studenti.
«Malka lancia un Bolide, costringendo i Cercatori a scansarsi e, grazie a Merlino, ad interrompere la discesa! Per Godric, quello sì che era pericoloso! Quasi quasi li preferivo quando stavano sospesi in aria come due dementi… lei no, prof? Suvvia, non mi guardi così!»
«Ivanov ha segnato di nuovo per Durmstrang, portando il punteggio a novanta a sessanta per Hogwarts. Il Boccino è scomparso di nuovo e i due Cercatori hanno ripreso a scrutare il campo. Malfoy ora in possesso di Pluffa».
«Ho creduto di morire» sussurrò Lily, portandosi una mano al petto «Quando finisce questa maledetta partita, giuro che mi sente, quel cretino!»
«Concordo» mugugnò Samantha, seguendo con attenzione il gioco. Un colpo secco fece sussultare gli spalti e strillare qualche ragazza, seguito da un fischio di Madama Bumb, che interrompeva il gioco.
«Fallo, fallo! Incredibile gente, il primo fallo della partita! Per voi Troll che non avete visto, Dogan ha tirato la mazza contro il braccio di Jasper Malfoy, che tra l’altro aveva passato la Pluffa a Corner da almeno due ere geologiche, invece che contro il Bolide che continua a proseguire per la sua strada! Una svista? Non credo proprio, schifoso!»
«Weasley!»
«Prof! Ha quasi ucciso mio cugino!»
Samantha, balzata in piedi all’istante, tremò di rabbia nel vedere distintamente la smorfia di dolore del fratello, mentre le due professoresse cercavano di sistemargli il braccio, circondate da tutti i giocatori.
Lo vide dare uno strattone, in completo disaccordo con quello che gli stava abbaiando Madama Bumb, e risalire sulla scopa, ignorando chiunque. James gli posò una mano sulla spalla e gli disse qualcosa, Jasper annuì con un sorriso leggero e tornarono in aria.
«Sembra che la povera vittima di quest’orribile violenza gratuita se-»
«Weasley, per Merlino e Morgana, basta!»
«Ok, ok! Malfoy ha deciso di continuare a giocare, nonostante abbia chiaramente il braccio rotto… rigore per i Grifondoro ovviamente, battuto da Potter che… no Sirius, la Pluffa deve centrare gli anelli, non la testa del Portiere! Comunque, dopo il tiro magnifico di Potter, Lechev rilancia a Ivanov, che passa a Staykov che viene bloccato dal Bolide lanciato da Rowland… Malfoy afferra la Pluffa e passa a Corner, prima di schivare Kubrat!»
«Brutto stronzo!» berciò Diana, trattenuta a fatica da Alexandra e Rose «Appena scende gliele spacco io le ossa a quel coglione! Come cazzo ha fatto a mancare il Bolide, eh?!»
«Dee, per favore!» la pregò Alex «Datti una calmata e- per le mutande di Merlino! Metti via quella bacchetta!»
Samantha si decise a smettere di fulminare Dogan e a puntare lo sguardo sulla cugina «Mettiti in fila, Diana» disse freddamente «Ci sono prima io».
«Quell’infido imbroglione!» stava esclamando invece Kimberly dalla fila davanti «Che razza di comportamento! Ritirati, fallito!»
Lily se ne stava seduta con le mani strette a pugno e le labbra serrate, senza staccare gli occhi spalancati dalla faccia di Jasper: aveva paura che il suo cuore avrebbe smesso di battere se l’avesse perduto di vista un solo istante.
Alexandra le strinse la mano solidale e le fece un sorriso, debolmente ricambiato, mentre Samantha era riuscita a far sedere Diana, che però aveva ancora la bacchetta in mano e lo sguardo da folle.
«Lo uccido o lo lascio agonizzante?»
«Ti ho detto di metterti in fila, nessuno lo può toccare prima di me».
«Smettetela di fare le chiocce!» disse Agatha alle loro spalle «Figuriamoci se l’ha fatto apposta, davanti a mezza comunità magica, poi! Circondato da nemici! E’ stato un idiota, ma mi duole ammettere che non è stata un’azione premeditata».
«Tu staresti difendendo qualcuno?» chiese Vanessa inarcando le sopracciglia curate.
Agatha assunse un’espressione disgustata «Non dirlo troppo in giro».
Durmstrang segnò di nuovo, Steve passò la Pluffa a Sirius che sfrecciò verso gli anelli avversari, schivando un Bolide e il Boccino, seguito all’istante dai due Cercatori che scendevano nuovamente in picchiata a tutta velocità.
«Ecco di nuovo il Boccino, anche se personalmente non riesco a vederlo! Potter e Krum sono testa a testa! Vi ricordo che il punteggio è di novanta a settanta per Hogwarts e chiunque prenderà il Boccino vincerà la partita… James, fai volare quella scopa!»
Con un ghigno sulle labbra, James Potter si appiattì sulla sua Firebolt Z6, guadagnando un metro più di Krum e allungò la mano, a diversi centimetri di distanza dalla pallina dorata. Il bulgaro fece lo stesso e lo affiancò di nuovo, mentre sfrecciavano lungo le tribune, verso gli anelli di Hogwarts, sempre più vicini al Boccino. Ma quello si abbassò di nuovo e i due Cercatori dovettero scendere con uno scatto due metri più in giù, incuranti del silenzio piombato sugli spalti e dei bolidi che sfrecciavano intorno a loro.
Quando la distanza si accorciò a pochi centimetri, James allontanò la mano di Krum con un colpo secco, un istante prima che il bulgaro lo facesse con lui, e staccò l’altra dal manico, allungandosi il più possibile per serrare le dita intorno al metallo gelido del Boccino, che ormai sbatteva impotente le piccole ali.
«L’ha preso! James Potter ha preso il Boccino! Hogwarts vince per-» il resto della frase venne sovrastato dal boato che scoppiò sugli spalti. Gli studenti di Hogwarts strillavano, fischiavano, saltavano su e giù, si abbracciavano e lanciavano scintille di luce colorate, rischiando di mandare a fuoco gli spalti, ma i professori non ci facevano nemmeno caso, troppo occupati a trattenersi per evitare di fare lo stesso.
Le squadre atterrarono per scambiarsi strette di mano e complimenti, i giocatori di Hogwarts soffocarono il loro Capitano, facendo nel frattempo urlare di dolore Jasper, per una stretta un po’ troppo disattenta al suo braccio rotto.
Jeremy continuava a strillare nel microfono, elogiando chiunque gli capitasse a tiro, dai giocatori, alla professoressa McGranitt, a Cord Dankmar, che cercava di sfuggire alla sua presa invadente, mentre alcuni studenti si riversavano in campo.
Diana tirò un pugno sul naso di Dogan e l’avrebbe conciato peggio se Alexandra e Kimberly non l’avessero fermata, nonostante quest’ultima avrebbe voluto tanto affatturarlo.
Samantha afferrò il fratello per il braccio sano, trascinandoselo dietro senza una parola, diretta in Infermeria e seguita dai tre fratelli Potter, con Sirius che continuava a blaterare preoccupato, perché il volto già pallido del Serpeverde aveva assunto una spiacevole tonalità giallastra.
Karen riuscì ad agguantare un braccio di Steve e accompagnarlo dietro ai cugini, sommergendolo di chiacchiere e complimenti.
Robert e Brian iniziarono a discutere su qualcosa di imprecisato, prima che Agatha e gli altri Serpeverde arrivassero e si portassero via il compagno.
Lyra rischiò di inciampare nei suoi stessi piedi, dopo essersi incantata a fissare il sorriso di scuse di Travis, che l’aveva urtata per sbaglio mentre raggiungeva Sheila e i suoi amici di Tassorosso.
Diana si calmò soltanto una volta che Mike le ebbe ficcato un’Ape Frizzola in bocca e si lasciò portare via dai cugini, sicuramente diretti in Infermeria, mentre Jeremy correva loro dietro, urlando di aspettare.

 

“And all I think about is
how to make you think of me
and everything that we could be.”

Taylor Swift – Invisible



«Sei proprio un’idiota».
Il candido insulto che le rivolse la sua presunta migliore amica, perché iniziava a chiedersi come potesse essere lei la persona in cui riponeva la sua piena fiducia, risvegliò Lily Potter dal suo stato di depressa cronica, facendole finalmente scostare gli occhi dalla chioma bionda di Jasper Malfoy, seduto al tavolo di Serpeverde con i compagni.
«Sì, sei la più grande cretina in tutta la storia dei cretini» infierì senza pietà, continuando a sfogliare con disattenzione un vecchio numero del Cavillo.
Lily appoggiò la fronte sul tavolo di legno con un colpo, lasciandosi scappare un gemito sofferente.
«Non c’è bisogno di rigirare il coltello nella piaga» disse pacatamente Alexandra da sopra il suo tema di Trasfigurazione.
«Scherzi? E’ una deficiente, la più grande deficiente che abbia mai conosciuto!» continuò Diana, perfettamente a suo agio nell’insultare la ragazza «A volte mi chiedo perché sono ancora tua amica» borbottò aggrottando le sopracciglia.
Lily alzò la testa e la fulminò con gli occhi blu «Credimi, è la stessa cosa che mi chiedo sempre anch’io» ribatté ironica.
Diana la colpì in testa col giornale, prima di buttarlo svogliatamente in mezzo al tavolo, rischiando nel frattempo di far rovesciare una boccetta di inchiostro, che Alexandra afferrò con uno scatto mosso dalla disperazione.
«Avresti potuto approfittarne, fare qualsiasi cosa, ma no! Hai preferito lasciarti sfuggire l’occasione migliore della tua vita! Scema!»
«La finisci?» sibilò Lily, rimettendosi dritta «Non avrei certo potuto sbatterlo al muro e baciarmelo davanti a tutti!»
«Perché no?»
Lily sbuffò irritata «Gli sarebbe venuta una sincope e mi avrebbe evitata fino alla fine dei suoi giorni!»
Diana roteò gli occhi castani e appoggiò la guancia sul palmo della mano «Cazzate. Certo che sei più ottusa di quello che pensavo: non hai ancora capito che quello non aspetta altro? E’ innamorato pazzo di te, da anni! Solo un’idiota non lo capirebbe!»
Lily arrossì e arricciò il naso, nascondendosi dietro le braccia incrociate «Non è vero» mugugnò pateticamente «Lo dici solo per farmi stare meglio».
Diana e Alexandra la fissarono con le sopracciglia inarcate.
«Per chi mi hai preso?» fece offesa la rossa «Secondo te direi balle solo per farti stare meglio? Che perdita di tempo! Per quello che me ne importa potresti startene rannicchiata in un angolo del dormitorio a deprimerti sulla tua inesistente vita sentimentale!»
«Lo so!» berciò Lily «Lo dicevo soltanto per sentirmi meglio, visto che questo sarebbe il compito di una migliore amica e tu, in quanto tale, lasci alquanto a desiderare».
«Nessuno è perfetto» disse soprappensiero Diana «Comunque, se non vi decidete a darvi una mossa, invece di girovagare come due Dissennatori, giuro che vi chiudo in uno sgabuzzino e non vi lascio uscire finché non fate qualcosa di indecente!»
Lily sospirò: non le sarebbe di certo dispiaciuto se Diana l’avesse fatto sul serio.
«Non ci hai più parlato, da dopo la partita?» chiese curiosa Alexandra, asciugando la pergamena con la bacchetta.
«No, è come se il destino non volesse farci incontrare» mugugnò abbattuta.
«Cazzate» disse Diana attraverso i denti serrati «Non starai diventando come la Smith, vero? E’ una pazza».
«Però a lui piace. Stanno sempre insieme».
«Idiota!» scoppiò Diana esasperata, piegandosi su di lei «Cerca di ficcartelo una volta per tutte in quella testolina vuota che ti ritrovi: a lui. Piaci. Tu. Punto. Chiaro il concetto? Se non si facesse paranoie ti avrebbe già baciata da un pezzo! E non solo quello».
Gli occhi di Lily si illuminarono leggermente e lei alzò appena la testa «Davvero?» chiese con una nota speranzosa.
«E poi» aggiunse Alexandra «alla Smith piace Grant».
Le altre due allungarono le orecchie, interessate all’ultimo pettegolezzo del momento.
«Ma va?» chiese Diana con un ghigno «E tu come fai a saperlo?»
«Bagno delle ragazze».
«Dovrebbero cambiargli il nome in “Mercato della chiacchiera”» disse ironica Lily.
«E cos’altro hai sentito?» la incalzò Diana interessata.
Alexandra si prese il suo tempo, riponendo con ordine nella borsa i libri e le pergamene, finché sul tavolo non ci fu più nulla, poi si chinò verso di loro e chiese divertita «Dipende da che genere di notizie volete conoscere».
«Di gente che conosco, degli altri me ne frego» rispose concisamente la Weasley.
Alexandra ci pensò per qualche istante, poi prese a raccontare «Giusto ieri ho sentito che la Orson ha baciato Dustin, nel corridoio fuori da Tassorosso».
«Cosa?!» esclamò Lily, balzando sull’attenti all’istante «Dustin? E lui non mi ha detto niente!»
Diana fece una smorfia, ma non aprì bocca.
«In realtà l’ha letteralmente messo con le spalle al muro» continuò Alexandra «Lui era appena uscito dalla sala comune con alcuni amici, non so esattamente chi, e ad un tratto lei è sbucata fuori dal nulla e gli si è lanciata addosso! A quanto pare non è stato uno spettacolo piacevole e, appena la Orson l’ha mollato, lui è scappato a gambe levate e non si è fatto più vedere in giro».
«Non ci posso credere» esalò Lily, indecisa se ridere od essere sconvolta.
Diana in compenso aveva optato per quella che sembrava un’espressione di puro disgusto «Quella è completamente malata».
«Oh, ti dispiace per Dustin?» insinuò Lily, pronta a riprendersi una piccola rivincita.
La rossa la fulminò «Me ne frego di Summersby! Vai avanti, Alex!»
Sotto lo sguardo minaccioso dell’amica, Alexandra non poté fare a meno di accontentarla «Beh… poi non so quanto sia vero, ma a quanto pare Rebecca ha una relazione segreta».
Le altre due boccheggiarono «Rebecca?! Rebecca Pearson?!»
«Esatto! Figuratevi che ne stava parlando Jasmine!»
Si guardarono tutte e tre, con le rotelle che giravano impazzite nei loro cervelli.
«Chi può essere secondo voi?» chiese Lily curiosa.
«Sarà un Corvonero, oppure un Tassorosso» ipotizzò Alexandra «Uno simile a lei, credo».
«Ma va!» esclamò Diana, agitando una mano «Che motivo ci sarebbe allora per tenerlo nascosto? Sarà uno che non ci si aspetterebbe mai! Ci scommetto che è un Serpeverde, o uno già impegnato!»
«No, Rebecca non farebbe mai l’amante di nessuno!» disse Lily convinta «Un Serpeverde forse sì, ma il ragazzo di un’altra no».
«Già, non è mica come quella troia della Webster».
«A proposito di Webster!» esclamò Alex, portandosi dietro un orecchio una ciocca di capelli mori «La sapete l’ultima? Ha detto di essere stata a letto con Staykov, il capitano della squadra di Durmstrang. Più di una volta».
«Da una come lei c’era da aspettarselo» disse Lily con una smorfia.
«Che schifo! Ha anche il coraggio di raccontarlo in un bagno?» berciò Diana «Come se quello Staykov fosse da invidiare!»
«Beh, devi ammettere che è carino» osservò Alexandra pacatamente, mentre Lily annuiva distratta.
«Bah!» la rossa incrociò le braccia, abbandonandosi sulla panca «Non vedo cosa abbia di così bello».
«Non capiresti, a te piacciono quelli con gli occhi azzurri».
«Esatto!»
Le due ghignarono, lanciandosi uno sguardo, e Lily disse innocentemente «Anche Dustin ha gli occhi azzurri».
Diana la fulminò con un’occhiataccia e sibilò «Summersby non ha gli occhi azzurri».
La Potter roteò gli occhi annoiata «Sì che ce li ha».
«No!»
«Sì».
«Ho detto di no!»
«E invece sì!»
Alexandra si affrettò ad interromperle, prima che iniziassero a litigare «Poi c’è un’altra cosa, ma non penso ti piacerà, Diana» cominciò, guadagnandosi l’attenzione delle due.
La rossa aggrottò le sopracciglia «Cosa?»
«Ci sono delle scritte nel bagno dei maschi… su Kim».
«Cosa?!»
«Non è niente di cattivo» si affrettò a spiegare, sotto lo sguardo di fuoco dell’amica «Le solite cose da ragazzi».
«Cosa c’è scritto?» domandò Diana con un sibilo e la mano che tendeva a scatti verso la bacchetta.
Alexandra deglutì e si morse un labbro, cercando le parole adatte «Non so con esattezza, ma qualcosa che riguarda le sue presunte capacità a letto. Risale al giorno della riunione nel bagno delle ragazze; è qualcosa sul fatto che non è una santarellina come può sembrare, ma-».
«Chi è stato?! Giuro che appena trovo quel bastardo lo mando al cimitero!» Lily riuscì ad afferrare la bacchetta di Diana prima che lo facesse lei e la nascose nel mantello, insieme alla sua. Fortunatamente per lei, la rossa venne distratta dal nome che pronunciò Alex.
«Si dice sia stato Davis Baldwin, di Corvonero».
«Baldwin?» chiese Lily, un istante prima che lo facesse Diana. Quando la McKinley annuì, si massaggiò le tempie, rilasciando un sospiro esasperato, poi si decise a rispondere alla domanda silenziosa delle due amiche «Un certo Baldwin è in Infermeria da almeno un paio di giorni, ridotto piuttosto male. E indovinate chi è stato?» roteò gli occhi, borbottando qualcosa sul fatto di avere una famiglia totalmente irresponsabile.
«Kim lo sa?» chiese Alexandra divertita.
«Penso di no, altrimenti Sirius si sarebbe già ritrovato a fargli compagnia» sospirò la Potter, scuotendo la testa.
L’altra sorrise, arrotolandosi una ciocca di capelli con aria pensierosa «Beh, dovrebbe essere contenta di avere sempre qualcuno pronto a difenderla, no? Magari questa volta avrebbe lasciato correre».
Diana scoppiò a ridere, soddisfatta che qualcuno si fosse occupato della faccenda prima di lei «Kim? Anche se fosse stata contenta, non l’avrebbe fatto vedere. Non rinuncerebbe mai a litigare con Sirius: è una delle poche cose che le piacciono sul serio».
«Se fossi in lei, comunque, io non ci litigherei di certo con uno come Sirius» osservò Alex, scoppiando poi a ridere insieme alle amiche.
«Tu non litigheresti con nessuno, Alex!» esclamò Diana con un ghigno, corrucciandosi subito dopo «Nemmeno con un idiota come Coleman!» disse a voce più alta.
Paul Coleman, che stava passando in quel momento alle spalle di Alexandra, si voltò inarcando un sopracciglio «Dicevi a me, Weasley?»
Lei socchiuse gli occhi nocciola «Secondo te? Mi hai fottuto il tema di Trasfigurazione, brutto stronzo!»
Paul ghignò soddisfatto «Oh, quello! Non è certo colpa mia se non hai scritto il nome. Io ho solo trovato un tema già fatto su un tavolo in sala comune e ne ho approfittato» con agilità scavalcò la panca e si sedette vicino ad Alex, che se la rideva insieme a Lily.
Diana fremette di ira repressa «E intanto io mi sono beccata la punizione, coglione!» gli lanciò addosso il giornale, desiderando più che mai di avere la sua mazza da Battitrice tra le mani.
«Almeno la prossima volta ti ricorderai del nome. Che poi, per Merlino, come si fa a dimenticarsene? E’ la prima cosa che dovresti scrivere!» alzò le spalle, ma decise di ignorare Diana, che stava aprendo bocca per riempirlo sicuramente di insulti, e si voltò verso le altre due «Comunque, vero che una di voi mi fa prendere spunto dal suo tema di Pozioni?» chiese angelicamente, sbattendo le ciglia.
«Prendere spunto? Semmai copiare spudoratamente» disse Lily con una smorfia, tirando verso di sé le sue pergamene, ben decisa a non cedere di un millimetro.
Alexandra sospirò e gli porse la sua, dopo averla trovata velocemente tra le altre «Evita di copiare pari passo, almeno» si limitò a dire.
Il viso di Paul si illuminò e lui afferrò il tema, sprizzando gioia da tutti i pori «Grazie!» cinguettò, rialzandosi e schioccandole un bel bacio sulla guancia «Te lo riporto appena finisco!» salutò e scappò via, lasciando una ragazza pietrificata e due piegate dalle risate.
«E’ la cosa più esilarante che io abbia mai visto!» esclamò Diana, riprendendo fiato.
«Non trovate anche voi che Paul sia un tipo molto espansivo?» infierì Lily.
Alexandra non rispose e si limitò a nascondere il volto in fiamme tra le braccia piegate.
Diana e Lily si scambiarono uno sguardo incuriosito e la mora chiese maliziosa «Non è che ti piace Paul, Alex?»
In risposta ricevette un singulto soffocato, che non fece altro che provocare altre risate.
Non era certo colpa sua se si era presa una cotta per Paul Coleman!
 

“You never ask why it’s all a big lie
whatever you do.
You think you’re special
but I know and I know
and I know and we know
that you’re not.”
 
Simple Plan – Shut up

 

Certe volte Aaron Finnigan passeggiava da solo per i corridoi, con le mani in tasca e la testa tra le nuvole, per una volta lontano dai suoi migliori amici – che adorava, certo, ma che sapevano essere esasperanti come nessun altro. Gli piaceva prendersi una pausa, ogni tanto, e stare per conto suo e loro lo sapevano e lo lasciavano fare. Anche perché poi tornava con magnifiche idee.
Peccato che qualcuno non avesse ancora capito il suo bisogno di silenzio e solitudine.
«Dai, Aaron, non ti sto chiedendo di svaligiare la Gringott senza bacchetta!»
Fay Thomas continuava a seguirlo e pregarlo da almeno dieci minuti e lui aveva una gran voglia di Tacitarla e spedirla a calci nel suo stupido dormitorio. Come facesse ad essere una Corvonero era ancora un mistero, sarebbe stata meglio a Serpeverde.
«Sei una rompicoglioni, lo sai? Ti ho detto di no, fatteli da sola i compiti».
«Andiamo, è solo un piccolo tema di Incantesimi che tu hai sicuramente già fatto l’anno scorso. Puoi anche solo copiarmi il tuo, figurati se Vitious se ne accorge!»
Aaron si fermò e si massaggiò nervosamente la base del naso, mentre Fay lo guardava con la sua migliore espressione supplicante.
«Senti un po’» iniziò bruscamente, incrociando le braccia «Uno, te lo puoi fare da sola. Due, figurati se io mi tengo i compiti degli anni passati!»
A quel punto la ragazzina serrò la bocca e strinse gli occhi castani «Sei proprio un idiota» sibilò infuriata «Ho un appuntamento, non ho tempo per scrivere uno stupido tema!»
Aaron ghignò, soddisfatto di averla fatta venire allo scoperto «Non mi interessa. Arrangiati, nana» la salutò con un gesto della mano e si girò per andarsene.
Non credeva di aver chiuso lì la questione – la conosceva da troppo tempo, ormai – ma non si aspettava certo che gli si aggrappasse alla schiena e iniziasse a tempestarlo di pugni e schiaffi – che obiettivamente non gli fecero niente.
«Mollami, pazza isterica!» esclamò esasperato, cercando di scrollarsela di dosso.
Ma lei non demorse e continuò imperterrita, aggiungendo qualche colpo del piede, per quanto possibile, senza però rischiare di perdere la presa sui suoi fianchi «Fammi il tema di Incantesimi!»
«Scordatelo!»
«Egoista!»
«Senti chi parla!»
«Sei uno stronzo!»
«E tu una troia!»
«Come osi?!»
Continuando a malmenarsi e spingersi, andarono a sbattere contro un muro e travolsero un paio di studenti più piccoli, uno dei quali diede uno spintone ad entrambi, facendoli momentaneamente bloccare.
«Ma dovete sempre litigare? Mi vergogno a dire che vi conosco».
Un biondino del secondo anno li osservò con un sopracciglio inarcato e l’espressione disgustata, mentre accanto a lui, una bimba con due codine color miele li osservava leggermente spaventata.
Aaron sbuffò e fulminò il bambino «Taci, ho già la nana che rompe, non metterci pure tu».
«Nana?! Credi di essere tanto più alto?»
«Sì!»
«Ti odio!»
«Anch’io!»
Kevin Finnigan osservò infastidito il fratello maggiore «Potreste evitare di occupare tutto il corridoio, almeno. La gente ha paura» osservò, accennando col capo ai curiosi che assistevano allo scontro ben lontani e al sicuro da qualsiasi possibile colpo «per di più, io e Nell dobbiamo passare».
Eleanor Paciock si aggrappò alla manica del compagno, guardandoli con i grandi occhi azzurri e provocando loro dei dannati sensi di colpa. Era impossibile non provarli quando si guardava Eleanor, lei era talmente adorabile che sembrava una bambolina; non parlava spesso, ma ci pensava Kevin a farlo per lei.
Borbottando, Fay scese dalle spalle di Aaron, senza dimenticarsi di lanciargli un’occhiataccia, e forzò un sorriso in direzione dei due «Lo stavo solo convincendo ad aiutarmi con i compiti».
Kevin la guardò scettico «Sicura che non fosse una scusa?» ghignò sadicamente.
Lei lo fulminò e gli sarebbe sicuramente saltata al collo, se non ci fosse stata Eleanor con lui «Andrò a cercare qualcun altro. Sicuramente ne verrà fuori un tema migliore».
«Finalmente l’hai capito, nana».
Con un’ultima occhiataccia ai due fratelli Finnigan ed un sorriso alla piccola Paciock, Fay se ne andò, probabilmente a cercare di accalappiarsi l’aiuto di uno dei suoi ingenui ammiratori.
«Non cacciatevi nei guai» si limitò a dire Aaron, salutandoli con un cenno del capo e andandosene nella direzione opposta.
Kevin sospirò e si voltò verso Eleanor «Forza, Trevor e Josh ci stanno aspettando».
Era un bambino sveglio e aveva capito che Fay nascondeva qualcosa, per quanto cercasse di non darlo a vedere, e lui voleva sapere cosa.
Con un ghigno, iniziò ad elaborare il suo piano.

 

 

 
Note:
Ed eccoci di nuovo qui! Sono riuscita a finire il capitolo senza problemi, ma ho aspettato fino ad oggi perché, beh oggi è il compleanno di “Spin”! E’ passato esattamente un anno da quando ho pubblicato il primo capitolo, quindi mi è sembrata una cosa carina pubblicare nello stesso giorno quello nuovo! Cavolo, in un anno si è sviluppata la storia, almeno nella mia testa e spero che non vi siate ancora stufati, perché ne devono succedere ancora parecchie di cose, considerato che non siamo ancora arrivati a Natale!
Per quanto riguarda il capitolo vero e proprio: la partita è stata divertente da scrivere, soprattutto grazie a Jerry (per questo l’immagine è dedicata a lui) e la parte del gossip ovviamente non poteva mancare! E ne sono uscite parecchie di notizie! Per ultimo, un po’ di interazione tra Aaron e Fay e la comparsa di due nuovi personaggi (ammettetelo, proprio quando non vi aspettavate di trovarne altri! XD). Più avanti li inserirò nell’elenco.


Spero di leggere i vostri commenti su questo capitolo e anche su “Spin” in generale, prendetelo come un regalo per il primo compleanno della storia! XD Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate, anche chi non ha mai recensito e si è limitato a leggere in silenzio, mi basta una frase o una parola, giusto per sentire che ci siete davvero e non che avete aperto per puro caso la pagina. Grazie!

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Capitolo 12
*** Beating hearts ***


Elenco personaggi
 

 

Beating hearts

 
 



“There are many things that I would like to say to you,
but I don't know how.”

Oasis - Wonderwall

 
 
«E’ da una settimana che continua a seguirmi e sto per impazzire! Finirò al San Mungo prima di Natale!» Dustin Summersby gemette per l’ennesima volta, prendendosi la testa fra le mani e accucciandosi ancora di più sul pavimento freddo «Ho paura anche ad andare da solo in bagno, ti rendi conto? Mi sta rendendo la vita un inferno!»
«Ma perché non le dici chiaramente che non ti interessa?» sussurrò Lily Potter con forza.
«Pensi che non lo abbia già fatto? Non è cambiato niente!»
«Immagino come tu l’abbia fatto» storse il naso in una smorfia «Sei troppo gentile, Dustin, e la gente se ne approfitta».
Dustin le lanciò un’occhiataccia e fece schioccare la lingua «E’ divertente che me lo venga a dire proprio tu! Chi è che mi ha obbligato ad accompagnarla nella sua missione da psicopatica? Sono due giorni che spii Jasper! Due! E’ contro la legge, sai?»
Lily agitò distrattamente una mano nella sua direzione, senza staccare gli occhi da Jasper Malfoy che, ignaro di tutto, continuava ad ascoltare pazientemente le lamentele di Miriam Smith ed Edith Crysler.
«Perché mai lo stai spiando, poi? Non sarebbe meglio se fai finta di incontrarlo per caso?»
«Non sarebbe la stessa cosa» bisbigliò Lily «Non si comporterebbe come sta facendo adesso».
Dustin gattonò fino alla fine del muro e spiò nel corridoio accanto «Intendi fare finta di ascoltarti?»
Lily gli tirò una pedata, non forte quanto avrebbe voluto, ma non poteva certo rischiare di venire scoperta «Intendo che non sarebbe naturale. Sembra sempre sulle sue quando è con me» borbottò pensierosa.
Dustin le lanciò un’occhiata dal basso, alzando un sopracciglio e piegando la bocca in una smorfia: Lily era proprio un’idiota. Scosse la testa esasperato e tornò a guardare i tre Serpeverde, giusto in tempo per vedere Miriam Smith voltare lo sguardo nella loro direzione e trattenere una risata quando si accorse di loro.
«Oh, cazzo» si lasciò sfuggire Lily, arretrando di colpo e iniziando a correre via.
Dustin si rialzò goffamente e la seguì, chiedendosi perché continuasse ad assecondarla nelle sue pazzie.
Nella sua corsa disperata, la Grifondoro quasi travolse Diana Weasley, che la squadrò con un sopracciglio inarcato, prima di assumere un’espressione infastidita nell’istante in cui si accorse di Dustin alle sue spalle.
«Che diavolo state combinando?» chiese bruscamente, mentre accanto a lei Alexandra McKinley studiava il loro aspetto scompigliato.
«Niente!» esclamò Lily frettolosamente «Stavamo solo facendo un giro!»
Diana socchiuse gli occhi sospettosa «Non stavi spiando ancora mio cugino, vero?»
Lily deglutì rumorosamente e scosse la testa disperata «NO! No, assolutamente no! Vero Dustin? No!»
Diana espirò ad occhi chiusi e poi la afferrò per un braccio «Se vuoi combinare qualcosa non puoi continuare a spiarlo! Vai lì da lui e comincia una conversazione! Stupida cretina!»
Lily puntò i piedi testarda, usando tutte le sue forze per evitare che l’amica la trascinasse da Jasper. Aveva deciso di iniziare a fare qualcosa per conquistarlo, certo, ma non in quel momento e non in quel modo!
«Ti prego, Diana! Non voglio! No, per favore!» si aggrappò al braccio di Dustin, strattonandolo e pregandolo con gli occhi. E Dustin, come qualsiasi altro ragazzo, non poteva resistere agli occhi di Lily.
«Forse è meglio aspettare che sia pronta» tentò, guadagnandosi un’occhiata grata e una infuriata.
«Se aspettiamo che sia pronta, saremo già nella tomba!» berciò Diana.
Dustin tirò Lily dalla sua parte «Sì, ma non riuscirebbe a fare niente in questa condizione. Prima di tutto, deve essere sicura di se stessa, altrimenti è inutile».
Diana lo squadrò con una smorfia «Procrastinare? E’ questa la tua strategia negli affari di coppia? Adesso capisco perché l’unica che ti fila è la Orson» sibilò acidamente.
Il ragazzo trattenne un gemito disperato al pensiero di Elvendork «Solo perché non sto insieme a nessuna non significa che non sappia cosa provi Lily. Se non si sente pronta non bisogna forzarla».
Lily gli rivolse un sorriso grato, Diana si corrucciò e Alexandra annuì con forza. Prima che la rossa potesse trovare qualcosa con cui ribattere, dal fondo del corridoio arrivarono delle voci litigiose e, per una volta, tra di loro non c’era quella di Kimberly Weasley.
«-credere! Perché non prendi mai niente sul serio? Paul, torna qui, accidenti a te! Guarda che ti affatturo!»
«Fossi matto! Non ti impicciare, Oliver, sono affari miei!»
«Sono affari di tutti, deficiente!»
Paul Coleman e Oliver Scott, Prefetto di Grifondoro del sesto anno, sbucarono da dietro l’angolo, continuando a bisticciare.
«Come pensi di recuperare tutti quei Troll in Trasfigurazione, eh? Perché non ce l’hai detto, potevamo darti una mano!»
«Ma la smetti? Sei peggio di mia madre! Sono i miei Troll, non i vostri!»
«Ma tu sei nostro amico, quello che è tuo è anche nostro!»
«Cos’hai bevuto stamattina?» esclamò Paul, lanciandogli un’occhiata stranita, prima di accorgersi del gruppetto fermo in mezzo al corridoio e di scattare tra di loro.
«Salvatemi, vi prego! E’ da un’ora che non fa che seguirmi dappertutto!»
«Mi ricorda qualcuno» sussurrò Diana, fissando Lily, che ebbe la decenza di arrossire e abbassare lo sguardo.
«Qualcuno dovrebbe salvarti da te stesso, altroché!» strepitò Oliver, con gli occhi spalancati dietro le lenti e i capelli castani sparati in aria, raggiungendoli.
«E smettila, non siamo mica stati invasi dai Dissennatori. Sono solo un paio di Troll!»
«Un paio?! Magari fossero solo un paio, razza di imbecille!» berciò Oliver, sfondando i timpani a tutti i presenti e facendo nascondere Paul dietro Alexandra, la cui statura, però, non riusciva a coprire la sua testa piena di ricci neri «Devi farti aiutare, Paul! Se continui così, la McGranitt non ti ammetterà nemmeno all’esame!»
«Siamo solo a Dicembre, testa di Vermicolo! Cosa cazzo me ne frega dell’esame?!» strillò Paul in risposta, sporgendosi sopra la testa di Alexandra, tenuta ferma dalle sue mani sulle spalle.
Oliver si lasciò scappare un ruggito frustrato e si massaggiò le tempie «Stai diventando irritante».
Capendo che Oliver stava per scoppiare del tutto, lanciando imprecazioni, maledizioni e fatture, Lily si affrettò ad intervenire «Ha ragione Oliver, se hai dei problemi in Trasfigurazione possiamo aiutarti noi» disse, puntandogli lo sguardo addosso.
Paul trattenne una rispostaccia e strinse le labbra, perché, davvero, se Lily lo guardava in quel modo non aveva il cuore di trattarla male.
«Dai Lily, non è neanche Natale, fatemi divertire!» si lamentò alzando gli occhi al cielo.
«Appunto. Dovresti metterti subito al lavoro, almeno farai meno fatica dopo» osservò Alex pacatamente, guardandolo di sfuggita, impossibilitata a muoversi.
Paul fece una smorfia «Ma non voglio!» si lamentò come un bambino.
«Magari se studi insieme a qualcuno ti sembrerà meno pesante» gli consigliò Dustin.
«E’ quello che dico anch’io!» esclamò Oliver «Ma figurati se mi ascolta!»
Mentre Paul e Oliver riprendevano a litigare, il lato Serpeverde di Lily si mise in moto. Paul aveva problemi in Trasfigurazione e c’era qualcuno lì che aveva le conoscenze e la pazienza necessarie per aiutarlo. Fissò lo sguardo su Alexandra che, presa in mezzo ai due litiganti, sfoggiava delle guance talmente rosse che avrebbero fatto invidia alla chioma di un qualsiasi Weasley, e ghignò, facendo preoccupare Dustin e ridacchiare Diana, che molto probabilmente aveva già intuito cosa stesse per fare.
«Ehi!» li interruppe ad alta voce, attirando l’attenzione su di sé «Perché non lo fai tu, Alex? Quando mi hai aiutato per i G.U.F.O. l’anno scorso, sono riuscita a prendere una O!»
Alexandra, se possibile, diventò ancora più rossa, quando gli occhi di tutti si posarono su di lei «M-ma io n-non sono in grado di-».
«Cazzate» la interruppe Diana, con un ghigno identico a quello di Lily «Sei un’insegnante fantastica».
«Non è vero» mormorò imbarazzata «E poi non credo che Paul voglia il mio aiuto» gli lanciò un’occhiata veloce da sopra la spalla, prima di distogliere lo sguardo.
Paul alzò le spalle «Finché si tratta di una ragazza, mi sta bene» disse inaspettatamente, ghignando in direzione di Oliver «Almeno ho qualcosa di interessante da guardare quando mi annoio».
Quello scosse la testa esasperato «Basta che recuperi, poi non mi interessa con chi lo fai- e non cominciare di nuovo con i doppi sensi!» aggiunse non appena si accorse che Paul stava aprendo bocca.
«Ok, ok!» acconsentì, prima di abbassare lo sguardo su Alex e sorridere soddisfatto «Allora sono nelle tue mani, prof!» esclamò allegramente, scompigliandole i capelli, prima che lui e Oliver li salutassero e se ne andassero, litigando ancora per qualche stupidaggine.
Quando scomparvero dietro l’angolo, Alex si accovacciò a terra, nascondendo il volto scarlatto tra le braccia.
Lily e Diana si scambiarono un’occhiata soddisfatta, mentre Dustin alzava gli occhi al cielo.
«Beh, direi che è andata bene, no?» commentò la Potter.
«Vi odio» mormorò Alexandra. Solo lei poteva avere delle amiche così sadiche.
 

“You always have my unspoken passion,
although I might not seem to care.”

Barrie White - Just the way you are

 
 
Minerva McGranitt era sempre stata un’insegnante seria e impegnata; aveva sempre pensato al bene dei suoi studenti, anche se questo, molte volte, aveva significato assumere un atteggiamento duro e intransigente. Ma negli ultimi anni si era chiesta più volte se non fosse il caso di ritirarsi e andare in pensione. Aveva dedicato tutta la sua vita all’insegnamento, aveva seguito generazioni e generazioni nel loro percorso di crescita, aveva affrontato guerre e climi di tensione, ma aveva sempre continuato imperterrita nella sua missione di inculcare nozioni di Trasfigurazione nella mente vuota dei suoi alunni. Il problema era che stava iniziando a diventare troppo vecchia per sopportare i nuovi maghi e le nuove streghe. Soprattutto quelli che si trovavano ad Hogwarts in quegli anni.
«-uno stupido procione! Io odio i procioni! Ero sicura che sarebbe diventato un tasso, la formula era giusta, il movimento del polso anche! Non so proprio come sia potuto accadere!»
«Signorina Young, se ha trasformato il suo gatto in un procione invece che in un tasso, significa che ha sbagliato qualcosa. Rifletta e si eserciti. Ora, non le ho chiesto un riassunto della lezione di Trasfigurazione di oggi, alla quale, se per caso le fosse passato di mente, ero presente anche io, le ho chiesto se ha intenzione di fermarsi ad Hogwarts per Natale».
Iniziava a capire perché Piton fosse sempre così acido: era il solo modo per sopravvivere tra elementi del genere.
Ad Annabelle Young brillarono gli occhi e la McGranitt era sicura che di lì a poco avrebbe iniziato a saltellare come una bambina davanti a Mielandia.
«Certo! Resto fino al ventisette! Se posso permettermi, quest’idea del ballo è fantastica, sono tutti entusiasti! Non facciamo mai balli, qui ad Hogwarts! C’è solo la festa d’addio dopo il M.A.G.O. e non possono partecipare tutti, quindi io approvo! Approvo pienamente!»
Ma l’anziana insegnante di Trasfigurazione era scappata dopo la prima frase, diretta verso qualche altro studente per completare il suo dovere, anche se il suo istinto le diceva di fuggire nella direzione opposta stracciando l’elenco che aveva in mano.
Annabelle scrollò le spalle e proseguì con passo leggero verso il proprio dormitorio.
La notizia del ballo di Natale si era diffusa a macchia d’olio e non c’era nessuno che non ne parlava. Ad Hogwarts l’ultimo ballo ufficiale risaliva al Ballo del Ceppo del Natale 1994, escludendo la festa di fine anno per gli studenti del settimo, a cui però quelli degli anni inferiori non potevano partecipare. Gli stranieri erano ugualmente eccitati e, sommando a questo l’atmosfera natalizia che si iniziava a diffondere per tutti i corridoi, non poteva esserci un momento migliore di quello per vivere al castello.
Annabelle aveva già adocchiato qualche vestito e qualche accompagnatore, ma prima di decidere voleva vedere come andavano le cose per gli altri. Fu per quel motivo – e assolutamente non per la sua vena pettegola – che si ritrovò a nascondersi dietro un’armatura, pronta a tendere un agguato alla coppia che si stava avvicinando.
Perché sorprendere Steve Weasley nella sua vita privata era un evento sensazionale.
Steve era sempre stato piuttosto riservato, non parlava quasi mai di sé e non si faceva mai beccare con le difese abbassate, nonostante le amiche ci avessero provato più volte, arrivando addirittura a pedinarlo ai pochi appuntamenti che aveva concesso una volta ogni tanto.
Così Annabelle non ci aveva pensato due volte a nascondersi, quando lo aveva intravisto in compagnia di Karen Zabini.
Stavano semplicemente chiacchierando, ma erano talmente vicini che ad ogni passo i loro corpi si sfioravano; Steve aveva un lieve sorriso sulle labbra, di quelli che non faceva quasi mai, e lanciava occhiate indecifrabili a Karen, che parlava e gesticolava, con le guance rosse e gli occhi brillanti, e persino Annabelle riusciva a vedere quello che c’era tra di loro.
Quasi si pentì di spuntare fuori dal suo nascondiglio, facendoli sobbalzare e terrorizzando un gruppetto del primo anno che si trovava a passare di là. Quasi era la parola chiave. Perché non poté non notare come Steve si allontanò di un passo dalla ragazza al suo fianco, lanciandole un’occhiataccia infastidita. Il solito timidone.
«Ciao, ragazzi! Che fate di bello?» chiese con un ghigno ben mascherato dall’espressione innocente che aveva deciso di indossare.
Karen sorrise «Stiamo facendo una passeggiata, visto che fuori non si può andare» le rispose cordiale.
Annabelle lanciò uno sguardo alla finestra, completamente bagnata dalla pioggia che cadeva incessantemente da un paio di giorni, poi tornò velocemente a guardare la coppia davanti a lei, di sicuro molto più interessante del tempo atmosferico.
«Ci siete al ballo di Natale?»
«Certo!»
«Non ci penso proprio!»
Entrambe le ragazze si voltarono verso Steve, che si sentì improvvisamente a disagio. Era vero, non aveva intenzione di andare al ballo, odiava quelle feste e odiava vestirsi elegante. L’avrebbe sopportato solo se avessero potuto combinare qualcosa, ma Mark li avrebbe uccisi – quella volta sul serio –, Mike sarebbe stato impegnato a rodersi il fegato, guardando la Harper ballare con qualcun altro perché erano troppo orgogliosi e testardi per ammettere di essere due imbecilli, Jeremy avrebbe passato la serata a far ballare tutta la fauna femminile della Sala, facendosi schiaffeggiare almeno un paio di volte per palpatine indesiderate e James sarebbe stato attaccato a Samantha per tutto il tempo, cercando di tenere a freno gli ormoni per paura di chissà cosa. Steve non sapeva quale fosse la cosa più stupida.
«Non vieni al ballo?» gli chiese Karen, alzando la voce e girandosi a fissarlo con uno sguardo talmente penetrante che lo fece tremare. Annabelle si limitò ad assistere alla scena, interessata ai risvolti che poteva prendere la discussione.
«Lo sai che non-»
«Non vuoi venire al ballo con me?»
Steve spalancò gli occhi e tentò di trovare la risposta più adatta. Sapeva di essersi fregato con le sue mani, ma non aveva proprio idea di come uscirne. Per di più Karen sembrava avere frainteso ed era tutta colpa di Annabelle e della sua incapacità di stare zitta e farsi gli affari suoi.
«Non ho detto questo! Non mi piacciono i balli!»
Karen lo fissò per qualche istante, poi si morse un labbro e abbassò lo sguardo «Mi odi così tanto?»  mormorò con voce spezzata.
In quel momento, Steve Weasley andò nel panico più totale «No!» esclamò agitato «Certo che non ti odio, come puoi pensare una cosa simile!»
Ma Karen sembrava essere sorda alle sue scuse e, quando si portò le mani a coprire gli occhi e le sue spalle iniziarono a tremare e sobbalzare, Steve si sentì un Vermicolo. E si rese conto di essere nella cacca di Drago fino al collo.
Karen Zabini stava piangendo. Karen Zabini, che non aveva mai versato una lacrima in vita sua se non nei primi mesi di vita, stava piangendo in mezzo al corridoio. Ed era tutta colpa sua.
«Stai piangendo?! No, Karen, dai, non piangere! Scusa, scusami, mi dispiace, per qualsiasi cosa abbia fatto o detto, ma non piangere, ti prego!» se avesse potuto sarebbe scoppiato anche lui per la disperazione. Lanciò uno sguardo sconfortato ad Annabelle, in cerca di aiuto, e lei riuscì a mimare una sola parola con le labbra, completamente presa alla sprovvista.
Così Steve si giocò l’ultima carta «Se smetti di piangere ti porto al ballo!» e avvenne il miracolo.
Le spalle di Karen smisero di tremare «Davvero?» mormorò con la voce soffocata dalle mani che le coprivano ancora il volto.
Steve fece un sospiro di sollievo, lieto di essere sulla buona strada «Sì, sì, promesso!»
Allora Karen abbassò le mani, alzò il volto candido e gli fece un sorriso con gli occhi che brillavano di gioia.
«Bene!» esclamò allegramente, prendendolo sottobraccio «Allora ti faccio vedere che vestito voglio comprare!» fece un occhiolino alla Grifondoro, che li fissava ad occhi spalancati, e trascinò via Steve, leggermente confuso e senza più la forza di liberarsi.
Guardandoli andare via, Annabelle Young si rese conto che c’era un motivo se Karen Zabini era finita a Serpeverde: nonostante le apparenze era proprio una vipera.
E fu così che, con una magistrale interpretazione artistica, la suddetta Karen Zabini si accaparrò il cavaliere per il ballo. E proprio quello che voleva.
 
 

“Take a walk an’ I tail behind you,
range your thoughts, look over your life”.

Sandra - Loreen

 
 
Samantha Malfoy superò l’ennesimo capannello di chiacchieroni che affollava lo scalone nella sala d’ingresso, ignorando gli stralci di conversazione sull’argomento più discusso dell’ultimo periodo. Sbadigliò, portandosi una mano a coprire la bocca, e si asciugò gli occhi con un dito, mentre continuava a scendere le scale con la borsa che le sbatteva contro un fianco. Il settimo anno iniziava a farsi sentire con il suo carico di compiti e sempre più spesso si era ritrovata a studiare in sala comune ben oltre l’orario di coprifuoco, riducendo drasticamente le sue ore di sonno, cosa che non giovava per niente né al suo umore, né alla sua pazienza. Senza contare le continue ciarle sul ballo e sul Natale e tutto quello che la gente che conosceva tentava disperatamente di tenere nascosto.
C’era Lyra, che passava sempre più tempo in biblioteca, ma si ritrovava comunque indietro con i compiti – e che spariva o voltava lo sguardo quando incrociavano Travis Rowland e i suoi amici per i corridoi.
C’era Vanessa, che usciva dal bagno di Mirtilla dopo ore, con gli occhi rossi e l’aria stanca – e che guardava Mike con un misto di emozioni sul volto, tanto intense da stringerle lo stomaco.
C’erano Agatha e Robert, che continuavano a litigare, si ignoravano, andavano a letto insieme e poi tornavano ad ignorarsi – e che si ostinavano a negare che quello non fosse più soltanto sesso.
C’era Nicholas, che rientrava sempre tardi, senza accorgersi nemmeno dei suoi amici ancora svegli, e se ne andava in dormitorio con un sorriso sereno – lo stesso che aveva quando a tavola si perdeva a fissare qualcosa, o qualcuno, dall’altra parte della Sala.
Poi c’era Karen, che non le aveva mai nascosto niente e che, se avesse potuto, avrebbe gridato a tutto il castello che ormai Steve Weasley stava per diventare finalmente suo – ma in realtà delle loro uscite, sempre più frequenti, Samantha non sapeva quasi nulla.
C’era Lily, che ogni tanto si fermava a chiacchierare come aveva sempre fatto – con le guance che diventavano all’improvviso più rosate quando Jasper capitava nei paraggi ed era impossibile non notare il brillio che compariva negli occhi di lui quando la guardava.
E infine c’era James. Con i suoi sorrisi e i suoi sguardi penetranti. C’era James con il suo modo di parlare, James con i suoi gesti e i suoi sussurri. Con tutte le frasi non dette e le parole nascoste negli occhi. C’erano i brividi che le percorrevano la pelle quando lui la sfiorava e i battiti accelerati del suo cuore quando lei gli stava vicino. C’erano i respiri mozzati, i tocchi appena accennati e quelle occhiate brucianti che entrambi fingevano di non vedere, ma che entrambi non riuscivano ad ignorare. E sarebbe bastato così poco – un cenno, un gesto diverso, un “ti amo” che nessuno dei due era intenzionato a pronunciare. Sarebbe bastato così poco per abbandonarsi a quello che avrebbero dovuto essere, ma che non avevano il coraggio di diventare. E nonostante fingessero che andasse bene così, la realtà non poteva essere più diversa.
 
Una voce squillante richiamò la sua attenzione, rischiarando l’espressione cupa che le era comparsa sul volto.
Si fermò, girandosi e aspettando che Kimberly si facesse largo tra i gruppi di studenti che affollavano l’ingresso e la raggiungesse, salutandola con un sorriso e un abbraccio veloce.
Aveva sempre ritenuto Kimberly una persona particolare e, in un certo senso, l’aveva sempre invidiata. Lei viveva con il cuore in mostra, con i sentimenti offerti agli occhi di tutti; non aveva paura di far vedere quello che provava, non aveva paura delle sue emozioni o delle sue sensazioni. Lei rincorreva gli studenti per i corridoi, urlava, rideva, si arrabbiava, ma in tutto quello che faceva non nascondeva mai se stessa. Kimberly era sempre Kimberly, in qualunque situazione, e per questo le voleva ancora più bene. Aveva i suoi lati negativi, come tutti, e Samantha proprio non riusciva a sopportare la sua testardaggine o la sua mancanza di spirito di osservazione, ma era sua cugina e ormai aveva imparato ad accettare anche i suoi peggiori difetti.
«Hai sentito che la nonna vuole organizzare un cenone per l’ultimo dell’anno?» le stava dicendo allegramente, con i disordinati ricci rossi che molleggiavano ad ogni passo.
«Non l’ha fatto anche l’anno scorso?» chiese Samantha, inarcando un sopracciglio, mentre oltrepassavano le porte della Sala Grande e si fermavano poco più avanti, ignorando la folla che entrava e usciva.
«Sì, ma quest’anno ci saranno anche zio Bill e zia Fleur! Vengono per Natale e rimangono per tutte le feste. Speriamo solo che i ragazzi non ce le rovinino come sempre» si accigliò appena ed entrambe ripensarono all’anno precedente e i disastri che ne erano conseguiti.
«Ne dubito» disse la maggiore con una smorfia «Considerando che gli zii vorranno di sicuro approfittarne per provare qualche nuovo prodotto, io mi preparerei una via di fuga a portata di mano».
Kimberly si imbronciò e aprì la bocca per aggiungere altro, quando una voce femminile, con un lieve accento francese, la interruppe.
«Ragazze, vi devo parlare!»
Céline Weasley le raggiunse con il suo passo aggraziato e, se non fosse stato per l’espressione preoccupata che aveva dipinta sul bel volto, sarebbe sembrata appena uscita da una rivista di moda.
«Che succede?» chiese Kimberly, aggrottando la fronte preoccupata.
Samantha non disse niente, ma abbassò lo sguardo sul foglio che la cugina teneva stretto in un pugno. Era per quello che Kimberly non poteva essere considerata un’attenta osservatrice.
Céline strinse le labbra e porse loro la pergamena stropicciata «Leggete» si limitò a dire, con voce insolitamente stridula.
Entrambe obbedirono curiose e se Samantha si limitò a sollevare le sopracciglia ed esalare un lieve «Oh», Kimberly spalancò invece gli occhi ed esclamò «Incinta?!»
La Serpeverde le lanciò un’occhiataccia e Céline si affrettò a tapparle la bocca con una mano e spingerle frettolosamente lontano dalle porte, verso il muro, in modo da non essere notate.
«Loreen è incinta?» sibilò di nuovo Kimberly, una volta che la sua bocca fu lasciata libera dalla presa nervosa della cugina.
Samantha spostò lo sguardo su Céline, che annuì, e poi chiese «Da quanto?»
Lei sospirò e la fissò con occhi appena lucidi «Non lo so. Non mi ha detto niente prima di questa» disse ansiosa, accennando alla lettera.
«Ma lei e Jason non si sono lasciati?» chiese Kimberly confusa.
«Non proprio» le rispose Céline, mordendosi un labbro «lui si è trasferito per lavoro e stanno provando una relazione a distanza, ma è da agosto che non si vedono e lo sapete come sono i Babbani. Il mezzo più veloce che hanno è quel… raero».
«Aereo» la corresse automaticamente Kimberly.
Céline si limitò ad agitare una mano e proseguire imperterrita «Il problema è che non può certo Materializzarsi all’improvviso davanti a lui! E non gliel’ha ancora detto».
Samantha fece una smorfia «Questo perché si è scelta un Babbano».
Kimberly le lanciò un’occhiata risentita «E questo cosa vuol dire? I Babbani sono uguali a noi».
«I Babbani sono inutili» commentò la Serpeverde, studiandosi le unghie con espressione annoiata.
«Tuo padre ti ha rovinata!» sbottò Kimberly, incrociando le braccia con un broncio irritato.
Céline sospirò impaziente «Non siamo qua per parlare dei Babbani, ma di questa!» le richiamò, agitando la lettera per enfatizzare il concetto.
Samantha scrollò le spalle e alzò lo sguardo su di lei «Quindi?»
«Lo sa qualcun altro?» chiese invece la più piccola.
«Oltre agli zii, credo che siamo le uniche. Zio Percy si è infuriato e non oso pensare a cosa farà Gabriel».
Loreen e Gabriel Weasley avevano la stessa età ed erano cresciuti insieme. Avevano curato i cugini più piccoli durante i pomeriggi passati alla Tana dai nonni, avevano frequentato Hogwarts insieme, erano quelli che dispensavano consigli e opinioni, che avevano sempre la frase giusta al momento giusto, che sapevano rispondere alle loro numerose domande ed erano come due fratelli su cui si poteva contare in ogni occasione. Loreen era un po’ più severa e ligia alle regole rispetto a Gabriel, che aveva invece il difetto di fidarsi troppo del suo istinto. Gabriel non aveva molto tatto, si buttava a capofitto negli eventi e aveva la mania di ergersi a difesa delle cugine anche quando la situazione non lo rendeva necessario. Considerando poi che Loreen era come una sorella per lui, anche più di quella vera, Diana, non serviva essere veggenti per prevedere la sua reazione.
«Lo ucciderà» borbottò Kimberly, scuotendo la testa «Si Materializzerà a casa sua e gli lancerà talmente tante fatture che nemmeno un Oblivion potrà cancellargliele dalla memoria».
«Per favore, dovrebbe pensare ai fatti suoi invece di ficcare il naso in faccende che non lo riguardano. Jason non sa ancora nulla e Loreen dovrebbe dirglielo. Se poi lui non vuole più avere niente a che fare con lei, allora si può passare all’affatturarlo senza pietà» commentò caustica Samantha.
Céline alzò gli occhi al cielo, per niente stupita dall’atteggiamento delle cugine «Bien, noi non possiamo farci niente, ci deve pensare Loreen. Verrete al controllo?»
«Sì, certo!» esclamò Kimberly, mentre Samantha si limitò ad annuire con una scrollata di spalle.
Céline sospirò, visibilmente più tranquilla rispetto all’inizio della conversazione «Appena vedo Diana lo dico anche a lei e poi rispondo a Loreen. Mi sa che queste feste saranno un disastro».
Le salutò con un cenno della mano e un lieve sorriso, prima di tornare tra le sue compagne di Beauxbatons.
«Beh, io vado a mangiare» disse Kimberly, quasi sgonfiata «Se riesco a mandare giù qualcosa, dopo questa notizia».
Samantha inarcò un sopracciglio «Non vedo come la cosa dovrebbe chiuderti lo stomaco. Non sei certo tu quella incinta» le fece un cenno del capo e si diresse verso il tavolo di Serpeverde, ignorando l’espressione esasperata della cugina.
 

“There are two kinds of secrets:
those we keep from others
and the ones we hide from ourselves”

Anonimo

 
 
Quel pomeriggio la sala comune di Grifondoro era particolarmente affollata e chiassosa, con grande dispiacere dei pochi coraggiosi che avevano deciso di restare a studiare in dormitorio. Non che questo avesse scoraggiato Kevin Finnigan dall’attraversare la stanza e dall’avvicinarsi di soppiatto alle ambite poltrone vicino al caminetto, per poi sporgersi da dietro lo schienale di una di quelle per fissare il ragazzo che se ne stava spaparanzato lì di traverso, con gli occhi chiusi e la bocca leggermente aperta.
Kevin lo studiò con attenzione e arricciò il naso nel vedere il nodo mezzo sfatto della cravatta e il colletto sgualcito della camicia, senza contare l’assenza di cintura e la pelle dello stomaco che si intravedeva tra il bordo dei pantaloni e l’orlo della camicia spiegazzata; alzò lo sguardo sul suo viso, scrutando la sua espressione rilassata e i capelli scompigliati e confermò quello che aveva sempre pensato su di lui: Sirius Potter era la personificazione del disordine.
Si schiarì la gola, ma l’unico effetto che ricavò fu un mugugno e una leggera ruga tra le sopracciglia, così decise di girare intorno alla poltrona, evitando accuratamente i piedi che sporgevano da un bracciolo e si sedette a gambe incrociate lì davanti, dando le spalle al fuoco che ardeva allegramente nel caminetto.
«Sirius?» lo chiamò a voce più alta, venendo completamente ignorato. Era anche vero che se Sirius riusciva a dormire con quel caos intorno, non sarebbe riuscito a svegliarlo nemmeno se gli avesse strillato nell’orecchio. Così si guardò attorno in cerca di ispirazione e, dopo un istante, un ghigno si fece largo sul suo volto.
«Sirius» disse divertito, avvicinandosi al suo orecchio «C’è Kimberly che sta baciando Vanderberg».
Con un sobbalzo che prese Kevin alla sprovvista e lo fece allontanare con il busto, Sirius spalancò gli occhi blu e si mise a sedere di scatto, guardandosi attorno nervosamente «Ah? Cosa succede?» chiese con voce strascicata e ancora assonnata.
Kevin scoppiò a ridere, tenendosi lo stomaco e attirando l’attenzione di Sirius, che non appena lo notò, fece schioccare la lingua e si ributtò a peso morto sulla poltrona, posando un braccio sugli occhi.
«Non ci posso credere!» esclamò il ragazzino tra le risate «Funziona sempre!»
«Dovresti smetterla, mi fai venire gli incubi» commentò Sirius scocciato. Quel bambino era troppo scaltro per i suoi gusti «Che diavolo vuoi, adesso? Stavo dormendo così bene!»
Kevin smise di ridere e lo squadrò con un sopracciglio inarcato «In mezzo a questa confusione? Certo che non sei per niente normale».
Sirius si grattò lo stomaco e sbadigliò, senza curarsi di mantenere un minimo di contegno.
«Comunque volevo chiederti una cosa» continuò poggiando i gomiti sulle ginocchia e il mento sulle mani.
Sirius gli lanciò un’occhiata fugace e piegò le labbra in un ghigno «Se è ancora su Aaron e Fay te lo puoi scordare».
«Ma io lo so che si piacciono!» esclamò lui, imbronciandosi «Lo vedrebbe anche uno Snaso!»
«E come l’hai capito, di grazia?» gli chiese ironico «Dagli insulti che si lanciano come saluti?»
«Lo so e basta! Non mi trattare come un bambino!» esclamò offeso.
A Sirius era sempre piaciuto Kevin. Era un tipo sveglio per la sua età e molto attento a quello che gli succedeva intorno, un po’ come una piccola versione di se stesso, ma più diligente e affidabile. Sapeva capire una persona con un solo sguardo e se Sirius non fosse stato così abile a nascondere i suoi pensieri, non aveva alcun dubbio che Kevin sarebbe riuscito a strapparglieli con un’occhiata. Cosa che non poteva permettere che accadesse, dato che il numero di segreti che amava nascondere era decisamente più alto di quello che tutti si aspettavano.
Quindi non si era stupito particolarmente quando un pomeriggio si era visto piombare davanti Kevin, che gli aveva chiesto se ad Aaron piaceva Fay.
L’aveva detto che era troppo sveglio per la sua età.
«Non ti tratto da bambino» gli disse, piegando un braccio dietro la testa «Semplicemente non hai prove a conferma della tua tesi, punto».
«Però non hai mai negato, quindi significa che ci credi anche tu» ribatté lui, lanciandogli un’occhiata saputa.
Sirius sorrise e lo guardò divertito «Ma non l’ho mai nemmeno affermato».
«Chi tace, acconsente».
«Spesso chi tace è perché non ha niente da dire. E poi non capisco come la cosa ti possa interessare» lo squadrò curioso. Perché mai avrebbe dovuto interessarsi agli affari di cuore di suo fratello? A lui non importava nulla di sapere chi piaceva a James. Anche perché ormai lo sapevano tutti. Quindi che motivo aveva Kevin per interessarsi alle tresche di Aaron?
«E’ perché non sei obbligato a passare pomeriggi interi nella stessa stanza con loro! Sono insopportabili!»
Sirius scoppiò a ridere «Preferisci stare a guardare mentre limonano sul divano?»
«Almeno posso girarmi dall’altra parte. E’ difficile ignorarli mentre ti urlano nelle orecchie» ribatté Kevin con spirito pratico, appoggiando le mani dietro di sé e stendendo le gambe.
«Dovresti lasciare perdere, fidati» gli consigliò con aria seria «Aaron non sopporta Fay. Quando imparerà a guardare al di là del proprio naso allora potrai elaborare tutti i piani che vuoi. Sei ancora troppo piccolo per giocare a fare il Cupido».
Kevin rifletté in silenzio sulle sue parole, giocando con i fili del tappeto morbido su cui era seduto, poi alzò lo sguardo su Sirius e ghignò «E Fay?»
Il ragazzo ricambiò il ghigno e gli strizzò l’occhio «Per lei non posso parlare, non la conosco abbastanza» disse soprappensiero, ma Kevin intese perfettamente il messaggio nascosto e per quel giorno decise di chiudere il discorso. Sapere che Sirius la pensava come lui era già un grande traguardo.
«Trevor mi ha detto che suo fratello è senza sopracciglia! E’ vero?» gli chiese, cambiando discorso.
Sirius scoppiò a ridere divertito «Sì! Quel cretino di Caleb se l’è bruciate durante Pozioni. Ha fatto casino con gli ingredienti e ha fatto esplodere la pozione. Piton era infuriato nero, se avesse potuto l’avrebbe ucciso, gli ha messo una T e ci ha tolto cinquanta punti!» gli raccontò tra le risate «Il bello è che non vuole andare dalla Chips per farsele ricrescere, dice che al ballo farà un figurone. Ma aspetta che lo becchi la Mc!»
Continuarono a ridere e Sirius dovette mettersi a sedere per evitare di soffocare. Ma così facendo la sua attenzione venne presto attirata da una conosciuta chioma riccia e lui si sbracciò per chiamare il compagno, attraverso la confusione della sala.
«Caleb! Vieni qua, stavamo giusto parlando di te!»
Quando Caleb Jordan li raggiunse, Kevin dovette tapparsi la bocca con le mani, per evitare di avere un attacco isterico di risa. Oltre ad alcune ciocche bruciacchiate di capelli, al posto delle sopracciglia il ragazzo sfoggiava qualche corto peletto scuro, che Sirius era sicuro di non aver visto quella mattina.
«E quelli?» chiese infatti, senza togliersi il ghigno dalla faccia.
Caleb assunse un’espressione quasi affranta, come se quei pochi peli avessero distrutto il sogno della sua vita «La Mc mi ha obbligato ad andare in Infermeria, ma Poppy ha detto che ormai era tardi per farle ricrescere tutte insieme perché la pelle ha assorbito la pozione e ha potuto soltanto velocizzare il processo. Devo aspettare che ricrescano da sole e adesso mi ritrovo con questi peli antiestetici!» si lamentò come un bambino e se fosse stata una ragazza di sicuro sarebbe scoppiato a piangere «Come se non bastasse, ho incontrato Kim e mi ha riso in faccia! Capite? Sono talmente disgustoso che persino Kimberly Weasley il Prefetto Intransigente ride di me, invece di rimproverarmi per tutti i punti che abbiamo perso!»
Dopo quelle parole Sirius riprese a ridere come un disperato, ignorando le lagne dell’amico e facendo voltare più di una persona.
«Per Merlino, questa avrei voluto vederla!»
«Non ridere! E’ talmente umiliante!»
«E’ meglio così, fidati. Almeno adesso riesci a trovare un’accompagnatrice per il ballo!»
«Scherzi? Chi mai vorrebbe andarci con uno con queste sopracciglia! Era meglio senza!»
«Tu non sai proprio cosa vuol dire la parola “stile”, vero Caleb?»
La voce divertita di Paul Coleman attirò la loro attenzione e Caleb assunse un’espressione offesa.
«Tutto in me urla “stile” a miglia di distanza!» esclamò risentito, mentre Sirius continuava a ridere «Pensa per te, piuttosto! Hai i capelli che sembrano un cespuglio, sono ancora peggio di quelli di Sirius!»
La parte chiamata in causa tornò seria di colpo e squadrò l’amico «Scusa? Guarda che i miei capelli sono perfetti!»
«Ma per favore! Posso contare sulle dita di una mano quante volte ti sei pettinato in questi cinque anni!»
«Allora devi avere una mano malformata!» commentò Sirius, mentre Paul si buttava a sedere sul tappeto e Kevin spostava lo sguardo dall’uno all’altro, trattenendo le risate. Tra tutti e tre era evidente che non si fossero mai visti in uno specchio.
«E comunque alle ragazze piace!» continuò con un ghigno e gli occhi blu che brillavano maliziosi. Su quel punto nessuno poteva ribattere, perché sapevano il fascino che Sirius esercitava sulla maggior parte della popolazione femminile, cosa che non riuscivano a comprendere del tutto.
«Ho sentito in giro che un po’ di tipe vogliono invitarti al ballo» commentò Paul, sdraiandosi sul tappeto con le mani dietro la nuca.
Caleb sbuffò «Figuriamoci! Dovrebbe essere il contrario, comunque. E’ l’uomo che deve prendere l’iniziativa!»
«Credo che andrò da solo» disse Sirius soprappensiero «Non vorrei che litigassero per me» aggiunse con un ghigno.
«Vanitoso» borbottò Caleb, dandogli una spinta per farsi spazio e sedersi sul bracciolo della poltrona.
«Sei solo invidioso» lo punzecchiò l’amico «Dovresti sbrigarti ad invitare qualcuna, altrimenti ti ritroverai a volteggiare da solo sulla pista da ballo».
Caleb fece una smorfia, poi sbatté le ciglia e cinguettò «Perché, mi lasceresti solo soletto, Siriuccio caro?»
Sirius rabbrividì «Se mi chiami così un’altra volta, giuro che ti chiudo in bagno per tutta la durata delle vacanze».
«Almeno fanno in tempo a ricrescergli le sopracciglia» aggiunse Paul, ridacchiando.
«Avete tutti qualcuna che volete invitare, però» commentò Kevin ad un certo punto, studiandoli con occhi attenti. Se Sirius e Paul si limitarono a ghignare, Caleb si mosse a disagio, attirando la loro attenzione.
«Non ci credo!» esclamò Paul, mettendosi a sedere di scatto e fissando il ragazzo.
«Chi è la fortunata?» chiese Sirius con un ghigno poco rassicurante.
Caleb era ben deciso a non pronunciare una sola parola, ma improvvisamente si rese conto di chi aveva di fronte. Sirius non si sarebbe fatto scrupoli a strappargli il nome di bocca e allora perché resistere e guardarsi le spalle fino a quando non ci sarebbe riuscito? Tanto valeva rivelarlo subito.
«Ok, ve lo dico, ma muti come sotto Incanto Fidelio» sussurrò agitato, guardandosi attorno con foga per evitare che ci fosse qualche orecchio indesiderato in ascolto. Poi fece un respiro profondo e borbottò «Sophia Morris» prima di coprirsi la faccia con le mani e annegare nell’imbarazzo.
Sirius gli diede una pacca sulle spalle «Approvo!»
«Non ho bisogno della tua approvazione!» esclamò con voce stridula.
«Dai? E’ carina forte!» esclamò Paul «Non ci ho mai combinato niente, ma è proprio…» fischiò appena in apprezzamento e Caleb gli lanciò un’occhiataccia.
«Provaci e sei morto» sibilò con furia.
Paul alzò le mani in segno di pace «Tranquillo, amico, non te la tocco. Ho qualcun’altra a cui pensare, adesso» terminò con un ghigno.
«Tipo?» chiese Sirius curioso, inarcando le sopracciglia.
Paul si limitò ad appoggiare le mani dietro di sé e ghignare soddisfatto «Diciamo che ho un debole per le insegnanti».
«Che schifo! Ti piace una prof?» esclamò Caleb, spalancando gli occhi scuri «Sono tutte vecchie bacucche! Dimmi che non è Minnie!»
Sirius gli diede uno scappellotto e scosse la testa «E’ per dire! Non intendeva le prof. E’ una preferenza a livello sessuale, qu-» non poté continuare perché Caleb gli tappò la bocca con una mano.
«Ci sono dei bambini, qui! Stai attento a quello che dici!» esclamò, accennando con il capo a Kevin, che se ne stava a fissarli silenzioso.
Lui roteò gli occhi e fece una smorfia «So cosa vuole dire e so anche di chi sta parlando Paul» disse sorprendendoli.
Sirius si liberò dalla presa di Caleb e sorrise compiaciuto «Non è geniale? Capisce tutto, questo qui!» si piegò appena verso il ragazzino del secondo anno «Dicci chi è, Kev»
Ma Paul lo interruppe, fissando Kevin con aria interessata e per niente preoccupata «Come fai a saperlo?» chiese curioso.
«Vi ho sentiti parlare qualche giorno fa in corridoio. E vi ho visto ieri in Biblioteca».
Paul gli scompigliò i capelli «Cazzo, lo voglio anch’io un fratellino così. Dite che Aaron si arrabbia se glielo rubo?»
«Vai a rubare i fratelli degli altri, Coleman» rispose Aaron, arrivato giusto in tempo per sentire l’ultimo scambio di frasi. Diede un’occhiata agli amici e al fratellino, che ricambiò con un sorriso innocente «Spero per te che non stai continuando a rompere le palle alla gente con quella storia della nana» lo avvertì, scrutandolo con gli occhi socchiusi.
Kevin si rialzò, sbattendo i pantaloni con un paio di pacche «Certo che no! Stavamo chiacchierando sulle loro ragazze» indicò il gruppetto, facendo fare una smorfia a Caleb.
Aaron li fissò sospettoso e poi agitò la mano, indicando qualcosa alle sue spalle «C’era Trevor che ti stava cercando. Pare che una mocciosa ha detto qualcosa ad Eleanor. Non ho capito bene».
Kevin aggrottò le sopracciglia e, senza nemmeno salutare, marciò a passi decisi verso un punto imprecisato della sala comune.
Aaron si voltò verso gli amici e si andò a sedere al posto del fratello «Cos’è questa storia delle ragazze?»
Fu Sirius a rispondergli, lanciando un’occhiata divertita a Caleb «A Caleb piace Sophia».
«Finalmente l’ha ammesso?» si limitò a dire Aaron, guardando l’amico con un ghigno «Si vede lontano un miglio».
Caleb spalancò gli occhi terrorizzato «Vuoi dire che l’ha capito?»
«Cosa vuoi che ne sappia» rispose annoiato «Vai a chiederglielo».
«E approfittane per dichiararti» aggiunse Paul divertito.
«Pensa per te!» berciò l’altro «Cos’è questa storia dell’insegnante?»
Si voltarono tutti verso di lui, che si limitò a scrollare le spalle «Diciamo solo che ho trovato un nuovo interesse, ma scoprirete presto chi è, perché non ho certo intenzione di starmene a gingillarmi come una ragazzina. Per Merlino, se vi piace qualcuna diteglielo e basta! Che uomini siete?» scuotendo la testa, si rialzò e si stirò, alzando le braccia sopra la testa e lasciando che la camicia gli scoprisse lo stomaco «Ora vado, devo recuperare il maglione. Non ho idea di dove l’ho lasciato, ci vediamo a cena» li salutò con un cenno e se ne andò con le mani in tasca, per niente preoccupato dalla sparizione dei suoi vestiti.
«Hai sentito, Caleb?» disse Sirius, dandogli una gomitata «Diglielo e basta».
«Dovresti anche farlo in fretta» aggiunse Aaron «Sophia è carina e, per tua informazione, le hanno già chiesto in molti di andare al ballo insieme. Se non ti sbrighi, prima o poi dirà di sì».
Caleb si dondolò sul bracciolo con una smorfia sofferente «Non posso! Non abbiamo mai scambiato più di un paio di parole all’anno, come posso andare da lei e dirle “Mi piaci da impazzire, sposiamoci e facciamo tanti bambini”?»
Sirius e Aaron si scambiarono uno sguardo tra il confuso e il divertito.
«Infatti non devi farlo» iniziò il primo «Devi andare da lei e dirle soltanto “Ti va di venire al ballo con me?”. Per i tuoi progetti di vita sarà meglio aspettare ancora un po’, che ne dici?»
«La fai facile tu! Chi mai ti direbbe di no?»
Aaron trattenne una risata e lanciò un’occhiata saputa all’amico «Io un’idea ce l’avrei» mormorò divertito, guadagnandosi un cuscino dritto in faccia.
Caleb spostò lo sguardo dall’uno all’altro, cercando di capirci qualcosa «Che significa? C’è qualcuna a cui non piace Sirius?»
Quello alzò gli occhi al cielo «So che non si direbbe, ma non è che tutte le ragazze di Hogwarts sono innamorate di me, sai?»
«Qualcuna non lo sopporta pure» aggiunse Aaron, schivando un altro cuscino.
«Comunque non stavamo parlando di me» disse Sirius per chiudere quell’argomento scomodo «Caleb, secondo me una possibilità ce l’hai. Buttati e basta!»
«Poi se non funziona, penseremo ad un piano per conquistarla» concluse Aaron.
Caleb fece una smorfia «Non è che mi fidi molto dei vostri piani» borbottò tra sé.
Gli altri due spalancarono gli occhi e la bocca, fissandolo offesi.
«Traditore!» berciò Sirius, portandosi una mano sul cuore e accasciandosi sull’altro lato della poltrona.
«Questo non dovevi dirlo!» rincarò Aaron, tirando fuori la bacchetta.
E da lì esplose il caos.
 
 

“It's all right, just wait and see,
your string of lights is still bright to me.
Oh, who you are is not where you’ve been,
you're still an innocent”.

Taylor Swift - Innocent

 
 
Se nella sala comune di Grifondoro c’era più confusione che in tutto il resto del castello, in quella di Serpeverde si respirava un’altra aria, nonostante gli argomenti di discussione fossero sempre gli stessi.
«Secondo quello che mi dicono le stelle, è l’occasione giusta per farti avanti».
«Sì, certo, è proprio scritto in cielo. “Jasper invita Lily Potter al ballo, che ti dirà di sicuro di sì”. Ma per favore!»
«Quindi tu credi che gli dirà di no?»
«Non dico questo, ma non gli dirà certo di sì perché tu l’hai letto per caso in uno stupido oroscopo!»
«Non è uno stupido oroscopo! Per tua informazione, ha una percentuale di precisione del novantasette per cento! E’ il migliore in circolazione e ha sempre ragione!»
«Ma tu sei completamente ammattita! Dammi quel giornale!»
«No, scordatelo! Mollalo!»
«Qualcuno deve metterti in testa che sono tutte cazzate!»
«Lascialo! Sei tu che non capisci niente!»
«Per Salazar, dammelo! Ahia! Mi hai morso?!»
«Così impari! E non ti avvicinare!»
«Sei una cannibale! E poi hai il coraggio di dire di essere normale?»
«Sei tu quello non normale! Razza di Troll col cervello di Vermicolo!»
Nella sala comune di Serpeverde si sarebbe respirata tutt’altra aria se non si fosse stati nei pressi di Jacob Grant e Miriam Smith. Ma, sfortunatamente, costoro erano i migliori amici di Jasper Malfoy e il povero sventurato non sarebbe stato in grado di liberarsene facilmente. Quindi si limitava a stare seduto sul divano a sfogliare il libro di Incantesimi, cercando di ignorare le urla e gli insulti che si lanciavano i due. Ancora non capiva perché continuassero a frequentarsi, visto che non si sopportavano per niente; certo, a Miriam piaceva Jacob, ma il più delle volte non si sarebbe mai detto.
E tutto quello era nato da una semplice domanda che aveva chiesto loro di sfuggita Edith Crysler, fuggita poi con Keith Carson: “con chi ci andate al ballo?”
Jasper sapeva con esattezza con chi avrebbe voluto andarci, ma non era sicuro di volerglielo chiedere. Poi ci si era messa Miriam con il suo oroscopo e la situazione era degenerata, tanto che non si sarebbe stupito se di lì a poco si fossero saltati addosso strappandosi i capelli e mordendosi a vicenda. A meno che non avessero deciso di liberare tutta quella tensione tramite pratiche sessuali; se così fosse stato, avrebbe potuto andarsene senza trovare una giustificazione. Ma Miriam era troppo pudica per fare una cosa simile in sala comune e Jacob non l’avrebbe sfiorata neppure con un dito, considerato il rispetto che provava per lei – anche se non l’avrebbe mai ammesso nemmeno sotto tortura.
Allora l’unica opzione possibile rimaneva farli smettere, ma, dopo anni di esperienza, Jasper sapeva che non l’avrebbero ascoltato, così tirò fuori la bacchetta e, con due abili stoccate, li Tacitò.
E finalmente la sala comune di Serpeverde tornò alla tranquillità abituale.
Ignorare le occhiatacce non era un grande problema per lui, ma quando a quelle si unirono i calci di Jacob, Jasper si decise ad alzare gli occhi dal libro e fissarli su i due.
«Se vi faccio parlare, la smettete di litigare?»
Miriam annuì con foga, mentre Jacob lo scrutò infuriato, incrociando le braccia con stizza.
Jasper sospirò e sussurrò il contro incantesimo, agitando la bacchetta.
«Potevi anche evitare!» berciò Jacob.
«Stavate dando fastidio. E adesso non ricominciate» disse impassibile, tornando al suo libro.
«Comunque non avevamo finito» si intromise Miriam «Dovresti davvero invitarla al ballo!»
Era evidente che quel pomeriggio non avrebbe potuto leggere in pace, così chiuse il libro e alzò lo sguardo sulla compagna «Perché mai?» chiese ironico.
«Perché ti piace da talmente tanti anni che non ti ricordi nemmeno quando ha iniziato a piacerti!» esclamò lei con enfasi «Senza contare che ti direbbe di sicuro di sì!»
«E poi non puoi venire da solo, cosa fai per tutta la serata?» aggiunse Jacob con un ghigno.
«La mia partecipazione non è obbligatoria» rispose lui con il solito tono tranquillo.
«Sì, certo, e se lei ci andasse con qualcun altro? Se glielo chiedesse quel maiale di Prost?» rincarò Miriam, cercando di smuoverlo «Oppure Coleman. Si vede che ha un debole per lei, per di più sono anche amici e non gli direbbe mai di no».
Jasper si mosse leggermente a disagio, cosa che non passò inosservata alla compagna.
«Negli ultimi tempi ho notato che passa sempre più tempo con lei e il suo gruppo» insinuò con un leggero sorriso beffardo «E poi Coleman è proprio carino, senza contare che è della Bilancia e Scorpione e Bilancia hanno una buona affinità sessuale. Ah, e c’è anche Dustin! Lui è proprio un tesoro, mi sta simpatico, ma è dei Pesci, non potrebbe funzionare tra di noi. Invece con la Bilancia-»
«La smetti? Stavamo parlando dei pretendenti della Potter, non di chi ti piacerebbe frequentare» la interruppe Jacob con un’occhiataccia, per poi riportare lo sguardo sull’amico «Chiediglielo e basta, non hai nemmeno bisogno di sotterfugi. Hai più probabilità tu che gli altri messi insieme».
«Non voglio andare al ballo e non voglio obbligare Lily a stare in mia compagnia per tutta la serata» disse Jasper, appoggiando gli avambracci alle ginocchia e piegandosi appena in avanti con gli occhi fissi sul tappeto elegante ai loro piedi «E’ da più di una settimana che mi evita».
Miriam alzò gli occhi al cielo, mordendosi la lingua per non rivelargli quello che aveva fatto davvero Lily Potter in quella settimana. Non erano affari suoi se lo spiava, davvero. Ci sarà stato un motivo valido, anche se in quel momento non riusciva a trovarne nemmeno uno, e la cosa migliore sarebbe stata aspettare e vedere come si sarebbe evoluta la situazione. Oppure spingere Jasper nella direzione giusta, nonostante tutti i tentativi già fatti fossero risultati vani.
«Se fosse davvero così, stamattina non ti avrebbe salutato» puntualizzò la ragazza.
«Per di più con quel sorriso smielato» borbottò Jacob con una smorfia.
Jasper sollevò un sopracciglio «Era un sorriso normale» obiettò «E chiudiamo l’argomento, non ne voglio parlare».
Entrambi lo accontentarono, perché lo conoscevano abbastanza per sapere che se non aveva intenzione di sbottonarsi, non l’avrebbe fatto nemmeno sotto Cruciatus.
Per fortuna il silenzio non durò a lungo e ci pensò Lyra Bole a portare un po’ di vivacità al gruppetto.
«Ehilà!» esclamò una volta che li ebbe raggiunti «Tutto bene? Avete delle facce…» fece un sorriso appena divertito, mentre si sedeva sul divano accanto a Miriam.
«Sì, ci stiamo solo rilassando prima di cena» rispose quella, evitando accuratamente di menzionare qualunque cosa riguardasse una certa Grifondoro «Da dove arrivi?»
«Sono stata in biblioteca!» rispose allegramente l’altra, facendo sollevare lo sguardo a Jasper, che inarcò un sopracciglio e continuò a fissarla «Abbiamo talmente tanto da studiare, quest’anno! Godetevi la libertà, finché potete. Comunque, ero venuta per sentire il mio oroscopo».
A quelle parole Miriam si illuminò e sfogliò il giornale «Di che segno sei? Sagittario, vero?»
Lyra annuì e Jacob fece una smorfia «Per Salazar, eravamo riusciti a farla stare zitta e adesso arrivi tu a mandare a monte tutto».
La ragazza ghignò e gli fece un occhiolino «Scusa, ma è sempre meglio essere pronti e poi lo trovo interessante, basta prenderlo con filosofia».
«Eccolo!» li interruppe Miriam, con il dito puntato a metà pagina «“Ti aspetta una settimana effervescente e ricca di novità. Mercurio sarà nel tuo segno a partire dal giorno 18, portandoti tanta voglia di socializzare e la possibilità di espandere il giro delle tue conoscenze.” Complimenti, è proprio una bella settimana! Vuoi sapere anche quello sull’amore?»
Jasper notò l’attimo in più che impiegò a rispondere e la linea forzata che prese il suo sorriso, ma Lyra proseguì come se niente fosse, lasciandosi scappare una risatina «No, questa settimana no, grazie lo stesso. Ma voglio assolutamente sapere quello di Natale! Chissà cosa mi aspetta sotto l’albero!»
Miriam chiuse il giornale e si accomodò meglio sul divano, con l’aria di chi aveva intenzione di spettegolare «Hai già deciso con chi andare al ballo?»
Lyra si mosse a disagio, ma fece un sorriso abbagliante «No, credo di andarci da sola. Almeno posso ballare con tutti i ragazzi che voglio!»
Risero entrambe, poi la maggiore si voltò verso i due ragazzi, seduti sul divano vicino «Voi tenetemi un ballo, ok? Sempre che le vostre dame siano d’accordo».
«Io posso trovare spazio per chiunque» rispose Jacob con un ghigno «Potrei persino far ballare tutte le ragazze di Serpeverde. E al massimo Corvonero».
«Niente Grifondoro o Tassorosso?» chiese Lyra divertita.
«Scherzi? Sono degli straccioni, proprio non li sopporto!»
«Dai, non dirmi che non faresti quattro salti con la Orson».
Jacob quasi rabbrividì «Quella è la più insopportabile di tutte. Preferirei ballare con la Weasley piuttosto che con lei!»
«Guarda che, a dispetto delle apparenze, Diana balla bene» rivelò Jasper con un sogghigno, facendoli stupire «Da piccola ha preso lezioni, prima che decidesse di liberare la sua ira repressa a colpi di mazza da Battitore».
«Sì, peccato che tenda a staccare la testa a morsi al primo che ci prova con lei. Scommetto che verrà da sola, sempre se verrà» disse ironico Jacob.
Jasper scrollò le spalle «Verrà di sicuro per dare un’occhiata a Kimberly. E’ molto protettiva con lei, dev’essere una cosa di famiglia, dato che suo fratello è uguale».
Jacob fece una smorfia «Non oso pensare al coraggio che ci vuole per poter anche solo tenere per mano una delle tue cugine. La tua famiglia è tutta matta».
Era vero, la sua famiglia era completamente fuori di testa, ma Jasper non avrebbe cambiato nulla, perché era perfetta così.
«Scommetto che tutte le cugine Weasley finiranno con un Grifondoro, o con qualcuno con una forte personalità» esclamò Lyra divertita e Jasper non si diede pena a confermare, perché per come la vedeva lui, i risultati erano già decisi. Dopotutto, era un discreto osservatore ed erano poche le cose che gli sfuggivano di vista.
«E’ meglio che i Grifondoro se ne stiano tra di loro» sibilò Jacob, che proprio non li sopportava «Abbiamo già il nostro settimo anno che sembra aver sviluppato una “Grifondofilia” acuta. Manca solo che contagino altri innocenti».
Lyra scoppiò a ridere, scuotendo la testa «Che esagerato! Ce ne saranno giusto un paio».
«Un paio uno Schiopodo! Fatevi un esame di coscienza, traditori di Salazar!»
«Sei sempre il solito esaltato!» esclamò Miriam, incrociando le braccia contrariata «Sembri quasi un fanatico del culto di Serpeverde! Guarda che i Grifondoro non hanno niente che non va, anzi, la maggior parte di loro sono persino simpatici».
Jacob la fulminò con lo sguardo «Taci, non hai il diritto di parlare, Tassorosso mancata!»
Miriam spalancò la bocca «Razza di Vermicolo! Sei proprio un incivile! Basta, mi sono stufata di litigare con te, me ne vado in camera» così dicendo, si alzò di scatto, raccolse le sue cose e con un ultimo sguardo infuriato si allontanò.
«Sei proprio ottuso» commentò Jasper con voce strascicata.
Lyra sorrise più indulgente «Jake, non puoi sempre trattarla così, siete amici, no?»
Jacob continuò a fumare di rabbia, ma non rispose, perché quella volta sapeva di avere torto e di essere stato più impulsivo che razionale. Ma cosa poteva farci se aveva un vero e proprio ribrezzo per i Grifondoro? Tanto valeva ammetterlo, invece di fingere diversamente.
 
 

“A guy and a girl can be just friends,
but at one point or another,
they will fall for each other…
Maybe temporarily, maybe at the wrong time,
maybe too late, or maybe forever.”
 
(500)  Days of Summer

 
 
«I tuoi occhi sono brillanti come le stelle. Ti sei fatta male quando sei caduta dal Paradiso?»
La ragazza castana davanti a lui ridacchiò sbattendo le ciglia e si allontanò scuotendo la testa divertita.
Jeremy Weasley smise di sorridere e si voltò annoiato «Abbiamo finito?»
Helen Fenton, a qualche passo di distanza, abbasso lo sguardo sulle pergamene che aveva tra le mani e scribacchiò un appunto «Ancora un paio, Jerry, e poi posso passare alle statistiche».
La Grifondoro aveva il pallino dei sondaggi e degli studi sociologici. Capitava spesso di incrociarla per i corridoi con i suoi plichi di pergamene colme di scritte e tabelle, una piuma di riserva che le teneva raccolti i capelli corvini e uno sbuffo di inchiostro sulla guancia. In quelle occasioni era meglio abbassare lo sguardo, accelerare il passo e fingersi impegnati, per evitare di essere fermati e sottoposti a domande scomode. Se invece era un giorno sfortunato, insieme ad Helen si trovava anche Jeremy Weasley, sua cavia preferita e assistente part-time, e allora diventava impossibile fuggire.
Quella volta stavano facendo una ricerca sul modo migliore per attaccare bottone con una ragazza – studio di cui non si capiva l’utilità – e il ragazzo si trovava nel suo elemento, a saltare da una fanciulla ad un'altra senza che la sua coscienza trovasse necessario rimetterlo in riga.
Jeremy si appoggiò al muro vicino ad Helen, spiando da sopra la sua spalla i dati che avevano ricavato fino a quel momento «Ehi, questa non era negativa!» esclamò sopra il chiacchiericcio del corridoio del primo piano – luogo con la percentuale più elevata di passaggi in una sola giornata – «Ha sbattuto le ciglia e ha sorriso».
«Non sarebbe mai venuta ad un appuntamento con te» commentò tranquillamente Helen.
«Per saperlo avrei dovuto chiederglielo».
«Avrebbe detto di no».
Jeremy non commentò perché sapeva che Helen aveva ragione. Dopo anni passati a studiare le reazioni della gente, sapeva capire meglio di lui se una era bendisposta o meno.
«Cosa state facendo?»
Entrambi si voltarono verso James Potter, che li stava fissando con le mani nelle tasche dei pantaloni e un sopracciglio inarcato.
«Ehi, Jim!» lo salutò Jeremy con il solito sorriso allegro «Stiamo facendo un’indagine».
Helen gli porse i fogli e James diede un’occhiata a quello che avevano raccolto in quelle due ore.
«Sei stato rifiutato trentasette volte su quarantotto?» esclamò, spalancando gli occhi verdi, per poi alzarli su Jeremy e ghignare «Sei proprio una schiappa».
«Ehi!» disse offeso l’amico «Perché non guardi le undici volte che sono andate bene?»
«Perché ti sei limitato a degli approcci tranquilli» rispose Helen al suo posto, riprendendosi le pergamene «Tutte le volte che ti sei spinto più in là, hai fatto cilecca».
James scoppiò a ridere, mentre Jeremy si imbronciava, scoccando un’occhiata infastidita alla compagna.
«Grazie, chi mai direbbe di sì ad uno che dice: “Sei la cosa più eccitante che ho mai visto, ci vieni a fare un giro sulla mia scopa”? Persino io non ho mai detto nulla di simile! La Randolf mi ha schiaffeggiato!» si lamentò, indicandosi una guancia.
«L’hai detto alla Randolf?» esclamò James incredulo, tra le risate.
Jeremy fece una smorfia «Ha un tempismo, quella. Quando ci ho provato con Miranda Lester, lei mi ha riso in faccia e Peakes mi ha quasi schiantato. E tutto perché questa qua se ne viene fuori con gli approcci più stupidi che io abbia mai sentito» concluse, lanciando un’occhiataccia ad Helen. Essere rifiutato trentasette volte era troppo anche per lui.
«E’ un caso. Pensa che lo facciamo per il bene della scienza» commentò lei, alzando lo sguardo su di lui e trattenendo una risatina.
«E’ una scemenza!» berciò esasperato il ragazzo «Lo sai persino tu!»
Helen scrollò le spalle e diede un’occhiata alla pergamena «Dai, ne mancano solo due e sono anche più tranquilli. Se vieni rifiutato anche con questi, allora sei davvero una schiappa».
Jeremy strinse i denti, ignorando le risate di James e l’occhiata divertita di Helen «Ride bene chi ride ultimo» borbottò, strappandole di mano il foglio per leggere gli ultimi due approcci. Poi si voltò verso la fine del corridoio, incrociando le braccia e aspettando la prima ragazza che avrebbe svoltato l’angolo.
«Questa proprio non voglio perdermela» ghignò James, appoggiando le spalle al muro e studiando la scena al fianco di Helen.
Per un curioso caso del destino, la prima ragazza a comparire da dietro l’angolo fu una Serpeverde con lunghi capelli biondi e il cuore di James mancò un battito.
Era occupata a rovistare nella borsa, quindi non si accorse subito di loro e Jeremy ebbe anche il tempo di brontolare un «Ma dai, è mia cugina!» – ricevendo una spinta da Helen, a cui evidentemente non importavano i legami di parentela – prima di doverle bloccare la strada.
Samantha si fermò e alzò gli occhi azzurri su di lui con un’espressione così adorabilmente confusa, che James si ritrovò con la gola secca e un voglia lacerante di afferrarla per un braccio e baciarla fino a restare senza fiato. Ma non poteva. Non aveva la forza di superare quel limite che si era imposto anni prima, quei centimetri che facevano la differenza e lo aiutavano a mantenere il controllo. Non ancora, almeno. Quindi restò a guardarla, stringendo le mani a pugno dentro le tasche dei pantaloni, e non pensando a quanto era contento che Jeremy fosse suo cugino.
«Scusa, ma non riesco più a trattenermi, devo dirtelo» stava mormorando imbarazzato, mentre Samantha inarcava un sopracciglio «Oggi sei davvero bellissima».
Intorno a loro calò il silenzio, nonostante il resto del corridoio fosse più rumoroso che mai, e la Serpeverde sbatté un paio di volte le palpebre «Ehm… Grazie?» esitò, cercando di dare un senso a quell’assurda situazione, almeno finché Jeremy non si lasciò andare in un gemito sofferente, coprendosi la faccia con le mani.
«Merlino, è stata la cosa più imbarazzante della mia vita! Helen, ti odio! Non ti aiuterò mai più!» esclamò, marciando verso i due amici.
«Dai, te lo tengo come riuscito. Sei stato bravo» ridacchiò Helen, segnando il risultato sulla pergamena.
«Cosa state facendo?» chiese Samantha sospettosa, avvicinandosi con una smorfia sul volto, ancora leggermente scossa.
I suoi occhi incrociarono quelli verdi di James ed entrambi dovettero fare forza per distogliere lo sguardo e puntarlo su Helen, che aveva iniziato a risponderle.
«E’ una ricerca sul modo migliore per provarci con una ragazza».
Samantha non si chiese nemmeno quale fosse l’obiettivo finale, perché sapeva che le indagini di Helen Fenton erano a scopo puramente statistico, quindi si limitò a domandare «Non potevate saltarmi e passare alla ragazza successiva?»
«Già!» rincarò Jeremy «Sam sarà anche bella, ma è mia cugina. Non posso provarci con lei, è troppo strano!» rabbrividì, come a sottolineare il punto.
Samantha alzò gli occhi al cielo e diede una scrollata di spalle «Comunque, l’ho trovata una frase carina. Non era troppo pesante e credo avrebbe potuto avere del potenziale» disse con tono distaccato, facendo fare una smorfia a Jeremy.
Helen annuì d'accordo e si affrettò ad appuntare quel giudizio «Vero, lo penso anch’io. Grazie della collaborazione, fa sempre piacere quando i soggetti di un indagine non scappano via» le fece un sorriso grato, che Samantha ricambiò con un cenno del capo, prima di incrociare le braccia e appoggiarsi con le spalle al muro, di fianco a James «Se continuate, vorrei assistere al prossimo».
La Grifondoro annuì e Jeremy iniziò a lamentarsi, anche se si vedeva lontano un miglio che non era per niente imbarazzato dal pubblico che si era formato.
Ma Samantha lo ignorò e posò lo sguardo su James.
«Ha beccato anche te?» gli chiese, stringendo nervosamente la stoffa del maglione tra le dita.
James sorrise divertito e voltò il capo nella sua direzione «Se fosse così, sta sicura che non sarei qui».
Lei trattenne una risata e guardò avanti, verso Jeremy che stava aspettando impaziente la prossima vittima.
James continuò a fissarla, indugiando sul suo profilo, dalle ciglia lunghe alle labbra appena incurvate, e deglutì, dicendo la prima cosa che gli venne in mente per potersi distrarre.
«Quindi aveva del potenziale?»
Samantha si voltò di nuovo verso di lui con un lieve ghigno «Sì, penso di sì. Perché, vuoi provare ad usarla?»
Quella volta fu lui a dover distogliere lo sguardo, anche se ci riuscì per poco e i suoi occhi tornarono a guardarla avidamente «Chissà. Se funziona, perché no?» disse, fingendo una serenità che in quel momento era sicuro di non possedere.
E poi lei gli sorrise e si portò una ciocca di capelli biondi dietro l’orecchio. E lì il cervello di James si spense, lasciando che il suo cuore prendesse il sopravvento e gli riempisse le orecchie con i suoi battiti accelerati. Perché era quel sorriso che le illuminava lo sguardo e che, per un attimo, la faceva sentire sua. Era quello che non gli avrebbe fatto desiderare altro se non guardarlo ogni giorno della sua vita, che gli faceva tremare le ginocchia, le viscere e l’anima e gli faceva desiderare di poterlo catturare per sempre. Era lo stesso sorriso che gli aveva fatto capire di essersi innamorato di lei.
E, davanti a quel sorriso, James non esisteva più.
Per quello non si stupì quando si ritrovò ad appoggiare una mano al muro accanto alla sua testa, non si stupì di sentire il suo corpo chinarsi verso di lei e non si sarebbe stupito se le sue labbra avessero trovato da sole la strada giusta verso quelle di lei. Ma quel limite invisibile, che si era imposto dalla prima volta che il suo sorriso l’aveva lasciato senza fiato, era troppo forte da superare in un attimo di incoscienza, allora si limitò a fermarsi e sorridere al suo sguardo indecifrabile, per poi sussurrarle «Vieni al ballo con me?»
Samantha socchiuse gli occhi, lasciando che il suo fiato caldo le riscaldasse la guancia. Per un attimo aveva creduto – sperato – che ci sarebbe stato qualcosa in più nel suo avvicinamento. Che i suoi occhi le avessero detto la verità, quando si erano posati sulle sue labbra. Ma quello era James e James si ingannava da solo con quel limite che credeva di tenerle nascosto. Come se non se ne fosse accorta.
Deglutì e socchiuse le labbra, puntando gli occhi nei suoi, mentre solo una parola usciva dalla sua bocca e la risposta era talmente ovvia che avrebbe anche potuto non domandarglielo. Rimasero a fissarsi, senza riuscire a distogliere lo sguardo e senza nemmeno sapere se volevano davvero farlo, perché cosa importava del resto del mondo se lì erano insieme?
Ma la realtà tornò prepotentemente a farsi sentire, facendoli allontanare e terminare quel gioco silenzioso di scambi.
Si voltarono giusto in tempo per assistere all’appassionata dichiarazione che un imbarazzato Jeremy Weasley fece ad un’altrettanta imbarazzata Jasmine Thomas e, nonostante lo schiaffo energico che lei gli tirò, le sue guance rosse dicevano tutt’altra cosa, mentre li superava velocemente, ignorando qualunque richiamo, così come diceva tutt’altra cosa il risultato che Helen Fenton appuntò con un sorriso.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
N/A: Lo so, sono passati quasi due anni interi dall’ultimo capitolo e non ho proprio scuse. Non so nemmeno se qualcuno continua a seguire questa storia oppure no, ma come potete notare io non l’ho abbandonata. Sono lenta e mi perdo l’ispirazione per strada, ma non ho alcuna intenzione di abbandonare questa storia, perché per me è troppo importante. Quindi, per chi come me non l’ha abbandonata, posso solo sperare che abbiate il cuore di perdonarmi per avervi lasciato aspettare tanto per questo nuovo capitolo. E’ la quarta stesura, a dire la verità, dato che l’ho perso per ben tre volte, ma forse è stato il destino, perché questa versione mi piace più delle altre messe insieme. Adoro come è venuta.
Ho cercato di scrivere il più possibile, proprio per regalarvi un bel capitolo lungo e ho tentato di far progredire la storia, perché dal prossimo capitolo iniziano a muoversi le cose. Dal ballo di Natale in avanti succederanno parecchie cose e alcune saranno integrate dai capitoli di "Life's drops" che consiglio vivamente di seguire per avere una visione più dettagliata d’insieme.
Detto questo, passiamo al capitolo, anche se non ho molto da dire in proposito: sono contenta delle coppie di cui sono riuscita a parlare e sono contenta di aver inserito Kevin Finnigan. Inizialmente avrei dovuto solo nominarlo di sfuggita, o comunque farlo diventare un personaggio di contorno, ma cosa posso dire? Mi ha preso la mano. E sono contenta che l’abbia fatto.
Spero di aver reso giustizia alle coppie comparse nel capitolo e spero che qualcuno voglia lasciarmi una recensione, giusto per farmi capire che non avete abbandonato “Spin” e per dirmi cosa ne pensate della piega presa dagli avvenimenti. Sarei proprio contenta di sentire le vostre opinioni.
Il link dell’elenco dei personaggi è un collegamento al mio portfolio, lì tengo aggiornato lo status dei nuovi capitoli e posto le immagini dei personaggi e qualche spoiler. Se volete avere delle news tenetelo sott’occhio.
Il prossimo capitolo non so quando arriverà, ma di sicuro non vi farò aspettare altri due anni!

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Capitolo 13
*** So much ***


Elenco personaggi


So much





“Staring at the blank page before you,
open up the dirty window,
let the sun illuminate the words that you can not find,
reaching for something in the distance
so close you can almost taste it.”


Natasha Bedingfield - Unwritten




Mancava una sola settimana alla Vigilia di Natale e Kimberly Weasley era ormai convinta che quegli ultimi giorni sarebbero passati senza troppo scalpore. Certo, nell’aria era sempre presente l’agitazione per il Ballo e la disperazione per la mole di compiti con cui i professori avevano deciso di seppellire i loro alunni, ma a parte quello tutto il resto scorreva con normalità. Almeno fino a quel lunedì.
Quella mattina si era svegliata alla solita ora, si era alzata e aveva iniziato a prepararsi per scendere a fare colazione, mentre fuori dalla finestra il cielo era del grigio uniforme di sempre. Non si aspettava molto dalla giornata: imparare un nuovo incantesimo, finire il tema di Erbologia, togliere qualche punto a qualcuno, arrabbiarsi con qualcun altro. Le solite cose, insomma.
Ma dovette ricredersi quando Rose Corner le si piantò davanti, con i pantaloni del pigiama sotto la camicia della divisa, i capelli castani scompigliati e le labbra strette in un’espressione tra il deciso e lo sconvolto, e disse «Ho deciso di chiedere ad Andrew di accompagnarmi al ballo».
Kimberly era sempre stata una ragazza sveglia, ma quel mattino era un lunedì e la persona che aveva pronunciato quella frase era la sempre imbarazzata – e imbarazzante – Rose Corner, quindi ci mise diversi secondi ad elaborare il tutto, per poi limitarsi ad esalare un «Cosa?» cadendo seduta sul letto sfatto.
Quella fiammella di coraggio nel cuore di Rose continuò imperterrita a bruciare, indifferente alle bocche spalancate delle amiche e alle risate dei compagni, quando si incontrarono per caso in sala comune. Continuò a bruciare, nonostante tutto, perché Rose era innamorata di Andrew dal primo anno e per una volta, invece di scappare, si era decisa ad affrontarlo. Almeno finché non lo intravide fuori dalla Sala Grande.
«No, non ce la posso fare!» esclamò, nascondendosi il volto tra le mani e spiando dalle fessure delle dita, mentre Sophia Morris cercava di tranquillizzarla.
Kimberly alzò gli occhi al cielo, perché sapeva che sarebbe andata a finire così – non perché non avesse fiducia in Rose, ma piuttosto perché se erano cinque anni che quella storia andava avanti, non c’erano grandi possibilità che si smuovesse presto qualcosa.
Caleb spalancò la bocca «Ma che-! Non puoi mollare adesso! Ho scommesso su di te, io!» esclamò, posando le mani sulle sue spalle e agitandola avanti e indietro.
«Oh, sembra che tu abbia perso. Di nuovo» commentò Sirius con aria innocente, pregustandosi il bottino.
Kimberly lo fissò con disapprovazione, ma, a quanto pareva, anche Sirius non credeva che Rose potesse farcela e quello non era affatto un buon segno, perché, per quanto le desse fastidio ammetterlo, Sirius era un ottimo osservatore e se lui non pensava che ci sarebbero stati sviluppi in tempi brevi, molto probabilmente avrebbero dovuto soffrire tutti ancora un po’.
«Che novità» disse ironico Aaron «Quand’è stata l’ultima volta che ha vinto una scommessa? Ah, sì, ora ricordo. Mai».
Caleb gli lanciò un’occhiataccia «Merlino, sei irritante come uno Schiopodo nel letto».
«Avete scommesso? Avete scommesso sulla mia vita privata?» esclamò Rose, abbassando le mani imbarazzata.
«Perché ti agiti tanto? Tu hai scommesso su quella di Kim!» ribatté Caleb, facendo mugugnare Aaron.
«Scusa?!» berciò Kimberly, posando le mani sui fianchi e gonfiandosi d’aria «Scommettete su di me, adesso?!»
Caleb agitò le mani davanti al volto «No, assolutamente no!» Non aveva abbastanza coraggio per ammetterlo davanti a lei, ma se avesse estratto la bacchetta, molto probabilmente le sarebbe caduto ai piedi rivelando ogni cosa, così gli amici si affrettarono a rimediare.
«E’ solo un business» cercò di spiegare Aaron, mascherando l’espressione terrorizzata «Sai, qualche scommessa per guadagnare qualcosa, ma roba innocua».
Kimberly lo scrutò in silenzio per qualche secondo e, quando stava per aprire bocca e ricoprirli di insulti, Sirius le passò un braccio intorno alle spalle e le sorrise con aria spensierata «Vuoi partecipare anche tu? Ne abbiamo parecchie che vanno avanti, su chiunque». Se fosse stato un qualunque altro studente, sarebbe già stato fulminato dall’occhiataccia che lei gli lanciò, ma Sirius non si era mai fatto problemi ad irritarla, quindi continuò a fare bellamente finta di niente. «Come “quanto ci metterà la Webster ad andare a letto con tutti gli studenti di Durmstrang”, oppure “riuscirà Summersby a conquistare Diana”, o “Piton mi darà mai una A”-»
Kimberly inarcò un sopracciglio «Ne dubito fortemente» lo interruppe con una smorfia.
Sirius le sorrise gioviale «Visto che piace anche a te?»
«Quanto punti, Kim? E’ molto quotato come risultato» disse Aaron, con voce da affari.
«Com’è che nessuno ha fiducia nelle mie capacità?» si lamentò Sirius.
«Perché Piton ti odia e sei una schiappa come pozionista».
«Parla quello che si è bruciato le sopracciglia».
«Argh, perché devi ricordarmelo!»
Kimberly sbuffò e si divincolò da sotto il braccio di Sirius, lasciando che si insultassero come meglio credevano. Era stanca di cercare di farli rigare dritto e per una volta decise di ignorarli, nonostante sapesse perfettamente che tutta quella sceneggiata era solo per evitare che li affatturasse.
«Per oggi vi ignoro. Non ho voglia di discutere con voi e tra una settimana è Natale» disse, incrociando le braccia «quindi fate quello che volete, ma non scocciatemi».
«Anche noi ti vogliamo bene» cinguettò Sirius, guadagnandosi immediatamente un’occhiataccia, prima che Kimberly si decidesse ad aiutare Sophia a convincere Rose che andava tutto bene e non era la fine del mondo se non era riuscita a parlare con Andrew, perché tanto aveva ancora tempo e forse era meglio andare a fare colazione prima che finisse tutto il pane tostato che le piaceva tanto.
In fondo alle scale rimasero solo i tre ragazzi – più gli altri gruppi di studenti che si trascinavano malvolentieri in Sala Grande – e Aaron incrociò le braccia, fissando Caleb con un sopracciglio inarcato.
«Scusate, non volevo dirlo!» si lamentò lui «Mi è scappato!»
«Non mi riferivo a quello, idiota» lo interruppe il biondo «Perché non hai chiesto niente a Sophia?»
Caleb spalancò gli occhi, mentre Sirius sogghignava sotto i baffi «Non posso farlo! Mi dirà di sicuro di no!»
«Come fai a saperlo se non ci provi?»
«Per te è facile parlare, non devi farlo tu!»
«Quanto ci vuole a chiedere a qualcuna di uscire?» disse Sirius con un sospiro esasperato, senza capire perché Caleb si facesse tanti problemi. Al massimo gli avrebbe detto di no, mica affatturato e riempito di insulti.
«Non capite! A me Sophia piace davvero e se mi dicesse di no sarebbe terribile!» esclamò Caleb, passandosi le mani tra i capelli ricci, con un’espressione disperata.
«Ma se non glielo chiedi non saprai mai cosa ti dirà» commentò Aaron, alzando gli occhi al cielo.
«Non sono pronto! Non posso andare lì e chiederle “Vuoi venire al ballo con me”!»
Prima che uno dei due potesse rispondere, un’altra voce si intromise.
«Certo che puoi, come vuoi fare se no?»
Si voltarono a fissare Paul Coleman che si grattava una tempia con aria confusa. Era appena sceso, diretto in Sala Grande, e non aveva fatto in tempo ad avviarsi verso la colazione che la discussione tra i compagni del quinto anno aveva catturato la sua attenzione.
«Non dirmi che non hai il coraggio di chiederglielo?» insinuò con un ghigno, appoggiandosi con un braccio alla sua spalla.
Caleb non rispose, ma la sua smorfia valeva più parole di quante sarebbe riuscito a dirne il professor Rüf in un’ora.
«Ah, siete ancora così piccoli!» sospirò Paul con aria esperta.
Sirius inarcò un sopracciglio, trattenendosi dal ricordargli che lui aveva solo un anno in più di loro. Aaron, invece, alzò gli occhi al cielo.
«Ti darò una dimostrazione, caro mio» continuò Paul, guidandolo verso il portone della Sala Grande e scansando abilmente i ragazzini del primo anno «Guardate e imparate».
Gli altri lo seguirono curiosi e tutti e quattro si fermarono sulla soglia, mentre Paul scrutava lungo i tavoli alla ricerca di qualcuno.
«Hai intenzione di invitare qualcuna al ballo?» chiese Aaron, provando a seguire il suo sguardo.
«Dovresti farti vedere da Rose, o da Andrew. Magari imparano davvero qualcosa» commentò Sirius, infilando le mani in tasca e sbadigliando.
«Tranquillo, mi vedranno anche loro» rispose Paul con un ghigno, fissando un punto ben preciso, prima di cominciare a camminare in quella direzione. Direzione che portava dritti al tavolo di Grifondoro e, più esattamente, davanti al gruppo del sesto anno.
Oliver si posò esasperato una mano sulla fronte, per poi scambiarsi un’occhiata con Logan Keats, che sorrise divertito, sapendo esattamente dove volesse andare a parare l’amico.
«Buongiorno!» salutò ad alta voce, richiamando l’attenzione di tutti quelli che avevano sentito.
Diana fece una smorfia e tornò a imburrare il suo pane tostato, mentre Lily e Alexandra ricambiarono allegramente il saluto.
Paul non perse un attimo e si sedette nel primo posto libero disponibile, sporgendosi poi sul tavolo e incrociando gli occhi scuri di Alexandra «Ehi, Alex, ci vieni al ballo con me?»
Lily sputò il suo succo di zucca nel bicchiere e Diana si voltò verso Paul con gli occhi spalancati, ma lui non ci prestò attenzione, troppo preso a sorridere sotto i baffi all’espressione sconvolta della compagna.
Alexandra rimase in silenzio, con la bocca che si apriva e chiudeva senza emettere alcun suono e le guance scarlatte. Era possibile che avesse sentito bene? Paul le aveva chiesto davvero di andare al ballo con lui? Forse era solo un sogno. Ma bastò la pedata che le diede Lily sotto il tavolo a riscuoterla e ridarle il contegno necessario per balbettare un «O-ok» e guadagnarsi un sorriso allegro, che, se possibile, la fece arrossire ancora di più.
«Grande» commentò Paul, prima di voltarsi verso i compagni del quinto anno, riservando loro un’occhiata compiaciuta, e cominciare poi a riempirsi il piatto.
E se Sirius si limitò a sorridere, avendo finalmente ben chiara la storia dell’insegnante, e Aaron a scuotere la testa divertito, Caleb rimase a fissare come un ebete i due, che non potevano avere due reazioni più opposte. Mentre Paul mangiava come se non fosse successo niente di eccezionale, Alex sembrava voler scavare una buca e sotterrarsi per sfuggire alle risatine delle amiche.
I tre si sedettero lì vicino e quando Sirius alzò lo sguardo quasi scoppiò a ridere nel vedere la bocca spalancata di Kimberly.
«Non ci credo! Hai visto com’è stato facile per lui? Perché io non ci riesco? Sono una fallita!» sussurrò Rose, con le lacrime agli occhi.
Sophia, accanto a lei, le accarezzò la schiena con un sorriso «Tranquilla, ognuno ha i suoi tempi».
Caleb la fissò come un imbecille, probabilmente rincuorato dal fatto che la sua bella giustificasse la timidezza nelle faccende sentimentali. Aaron gli diede un calcio nello stinco e lo incalzò a farsi avanti con un cenno della testa, a cui lui rispose scuotendo il capo da una parte all’altra con forza, facendo alzare gli occhi al cielo a Sirius, che decise di prendere in mano la situazione.
«Ehi, Sophia» chiamò ad alta voce, facendo voltare le compagne «ci andresti al ballo con Caleb?»
Il ragazzo chiamato in causa serrò le mani intorno al bordo del tavolo, spalancando gli occhi e immobilizzandosi come se qualcuno gli avesse lanciato un Petrificus, mentre Aaron cercava di mascherare le risate, chinato verso la panca su cui erano seduti. Dall’altra parte del tavolo Sophia aveva un’espressione a metà tra lo stupito e il confuso, ma non fu lei a parlare.
«Perché glielo stai chiedendo tu?» esclamò Kimberly con la fronte aggrottata e la forchetta stretta in mano, pronta a brandirla minacciosamente.
«Perché lui si vergogna» rispose candidamente Sirius, prima che la bocca gli venisse tappata con impeto da una mano di Caleb, che si era ripreso giusto in tempo per evitare che l’amico decidesse di spifferare qualcosa di più imbarazzante, tipo la sua immensa cotta.
«Scherzava!» esclamò con una risatina stridula e la voce più acuta del normale, sotto gli sguardi indecifrabili delle ragazze.
Kimberly si sporse verso di loro, sempre con la forchetta ben stretta «Davvero?» indagò stringendo gli occhi e facendo sudare freddo Caleb.
Sophia le appoggiò una mano su una spalla «Lascia stare, Kim, non è il caso che ti agiti» cercò di tranquillizzarla con un sorriso.
Kimberly si tirò indietro e riprese la colazione con un sbuffò «Non posso credere che l’unico Grifondoro che ha il coraggio di invitare qualcuna al ballo sia Paul» borbottò lanciando un’occhiata in direzione del ragazzo, che stava chiacchierando con i suoi compagni del sesto anno.
Al ché Sirius ghignò, in un modo che non lasciava presagire niente di buono «Oh, ma se volevi essere invitata al ballo da qualcuno potevi dirmelo!»
Kimberly alzò lo sguardo dal piatto e lo fulminò «Non osare proseguire la frase» sibilò minacciosa, con le guance appena tinte di rosso.
«Perché? Cosa pensi che voglia dire?» chiese lui con finta aria innocente.
«Non ci voglio nemmeno pensare!» rispose, infilzando con forza un pezzo di pancetta.
«Per Godric, siete sempre a flirtare come due piccioni» commento Aaron, che finalmente si era dato una calmata.
Kimberly saltò sulla panca, come se fosse stata morsa da un Doxy, ed esclamò «Non stiamo flirtando!» con così tanta forza che forse avrebbero anche potuto credere di averla offesa, se non fosse stato per la tonalità scarlatta che avevano assunto le sue guance.
«Così mi uccidi, Kimmy Timmy» commentò Sirius con aria melodrammatica.
«Non chiamarmi Kimmy Timmy!»
E mentre ricominciavano a litigare come ogni singolo giorno, Caleb ringraziò mentalmente Sirius per aver cambiato argomento e distolto l’attenzione da lui e Sophia, senza accorgersi che nel frattempo proprio lei lo stava fissando con attenzione.



“All of the things that I want to say
just aren't coming out right,
I'm tripping on words, you got my head spinning,
I don't know where to go from here.”


Lifehouse – You and me




Quando Kimberly Weasley aveva intuito che quella giornata non sarebbe stata come le altre, aveva avuto perfettamente ragione. E anche Lily Potter se ne sarebbe accorta presto, sempre che la scena di Paul a colazione non l’avesse già messa sulla buona strada.
Infondo, non era roba da tutti i giorni assistere dal vivo al sogno di una ragazza innamorata. Perché sì, Alexandra McKinley era innamorata di quel buono a nulla di Paul Coleman e, sì, aveva sognato più volte di essere invitata al ballo, ma non aveva mai creduto potesse succedere davvero.
Così Lily poteva giustificarla se per una volta non prestava attenzione alla lezione di Trasfigurazione. Certo, la McGranitt forse non sarebbe stata contenta di vedere la pergamena di Alex piena di cuoricini invece che di appunti, ma era un dettaglio irrilevante di fronte all’espressione trasognata della McKinley.
Lily si azzardò a lanciare un’occhiata verso il fondo della classe, dove Paul giocava a tris con Logan come se niente fosse, come se quella mattina non fosse successo niente di straordinario. Non poteva fare a meno di chiedersi che intenzioni avesse e perché avesse invitato proprio Alex, considerato che non si era mai azzardato a provarci con una di loro. Che avesse intenzioni serie?
Lily fece una smorfia, bocciando subito l’ipotesi. Non sarebbe stato da Paul.
Si voltò di nuovo in avanti, per fingere di seguire la spiegazione, e per un istante incrociò gli occhi grigi di Jasper. Fu solo un attimo, talmente veloce che non avrebbe saputo dire chi era stato a distogliere lo sguardo per primo, ma bastò perché il suo cuore iniziasse ad aumentare i battiti e le sue guance diventassero rosse. Perché non potevano essere anche i suoi sogni a venire esauditi?
Peccato che Jasper non fosse Paul. Jasper non l’avrebbe mai invitata al ballo davanti a tutti, e probabilmente non l’avrebbe mai invitata comunque. Lui non era il tipo da chiedere cose simili. Jasper era sempre stato piuttosto passivo e le volte in cui aveva preso l’iniziativa, in quei suoi sedici anni di vita, si potevano contare sulle dita di una mano. Forse avrebbe dovuto chiederglielo lei. Ma se le avesse detto di no?
Lily sospirò, guadagnandosi un’occhiata accigliata da Diana, che le diede una gomitata per riscuoterla.
«Beh? Non provi l’incantesimo?»
Solo in quel momento Lily si ricordò di essere ancora a lezione e che i compagni del sesto anno avevano cominciato tutti ad esercitarsi in chissà che magia. Non aveva seguito nemmeno la metà della spiegazione, quindi sapeva a malapena l’argomento del giorno, ma, a vedere Alex e buona parte della classe, non era l’unica a non aver capito nulla.
«Cosa stiamo facendo?» sussurrò a Diana, che agitava la bacchetta con attenzione.
«Trasfigurazione umana» borbottò lei in risposta.
«Questo lo so, è l’argomento dell’anno!»
«Allora perché me lo chiedi?»
«Intendevo adesso!»
«Se stessi attenta invece di pensare ad altro!»
«Ah! Una non può distrarsi un attimo?»
«Ma se dopo cinque minuti che abbiamo cominciato ti stavi già facendo i cazzi tuoi!»
«Abbassate la voce» sussurrò Alex, interrompendo la loro discussione. Per fortuna in aula c’era un brusio tale da coprire i loro bisbigli, altrimenti la McGranitt sarebbe calata su di loro come un falco sulla preda e Grifondoro si sarebbe trovato con qualche altro punto in meno, non che fosse una novità.
Diana sbuffò e si decise ad informare quelle due ingrate «Dobbiamo cambiare colore alle nostre sopracciglia. Pagina centosedici».
«Strano che sei stata attenta» commentò Lily, andando alla pagina giusta e leggendo velocemente l’incantesimo.
«Una di noi doveva pur esserlo» commentò acidamente Diana, per poi agitare la bacchetta con un elegante movimento del polso e pronunciare correttamente la formula. Le sue sopracciglia divennero bionde all’istante, cosa che non stupì particolarmente le amiche, che conoscevano bene la sua abilità con gli incantesimi.
Diana e Jasper furono gli unici a riuscire perfettamente nell’incantesimo, mentre il resto della classe si ritrovò chi con un sopracciglio blu, chi con una massa di lunghi ricci a coprire tutti gli occhi, chi senza più nemmeno un pelo. Ma, come disse la professoressa McGranitt mentre sistemava quegli orrori, la trasfigurazione umana era la branca più difficile della Trasfigurazione, quindi era normale che non riuscissero subito e l’unico modo per migliorare era esercitarsi. Fu per quello che diede loro un tema di trenta centimetri per la lezione successiva, provocando quelle che sarebbero state delle lamentele infinite, se ciò che successe pochi minuti dopo non le bloccò sul nascere.
Mentre quasi tutto il sesto anno usciva dall’aula di Trasfigurazione con l’aria di volersi Schiantare pur di trascorrere qualche giorno in Infermeria ed essere così esentato dai compiti, Lily si bloccò pochi metri fuori dalla porta, con gli occhi fissi su quello che non avrebbe mai e poi mai voluto vedere in vita sua.
Poco più avanti, vicino ad una statua lungo il corridoio, c’era Jasper Malfoy insieme ad una ragazza di Corvonero.
Lily non riusciva nemmeno a pensare, con i battiti del cuore che le rimbombavano impazziti dentro le orecchie, riusciva solo a vedere lei, troppo carina, che parlava con lui – perché la stava ascoltando? – e poi lo sguardo preoccupato di Alex, le labbra di Miriam Smith che formavano la terribile parola “ballo” e la mano di Diana che la spingeva in avanti con forza, mentre Jacob Grant inspirava a labbra strette e le faceva un cenno con la testa. E prima ancora che potesse accorgersene, si ritrovò a pochi passi da Jasper, mentre lui abbozzava un sorriso e si preparava a dare quella risposta che, ne era certa, l’avrebbe distrutta.
Ma Lily non l’avrebbe permesso. Anche a costo di Tacitarlo o ricevere un’occhiataccia o venire insultata, non gli avrebbe mai permesso di accettare. Non finché non fosse stata presente per evitarlo.
E fu così che in quella fredda giornata di metà dicembre, davanti a quasi tutto il sesto anno di Hogwarts, Lily Potter pronunciò le parole che finalmente avrebbero risolto quella faccenda.
«No!»
La sua esclamazione attirò l’attenzione di chi ancora non si era accorto della situazione e, soprattutto, fece richiudere la bocca a Jasper, che si voltò verso di lei insieme alla ragazza di Corvonero che Lily riconobbe come Abigail Steeval - troppo carina e gentile per poterla insultare senza sentirsi in colpa subito dopo.
Lei arrossì, rendendosi conto di essere al centro dell’attenzione, e iniziò a torturarsi le dita, abbassando lo sguardo sul pavimento.
La parte razionale di Lily capiva quanto coraggio le fosse servito per prendere in disparte uno come Jasper e si sarebbe affatturata da sola pur di non metterla ulteriormente in imbarazzo, ma la parte razionale di Lily era stata soffocata da quella impulsiva e l’unica cosa che le importava in quel momento era di non farsi portar via Jasper.
«Non andare al ballo con lei! Ti prego!» esclamò senza curarsi del resto dei compagni «Non farlo!»
Jasper spalancò gli occhi e fece per rispondere, ma Lily lo interruppe di nuovo «Per favore!» disse, questa volta rivolta ad Abigail Steeval, stringendo i pugni per farsi coraggio «Lo so che è imperdonabile da parte mia, ma chiedilo a qualcun altro! Per favore, farò tutto quello che vuoi!»
La Corvonero alzò lo sguardo imbarazzata e deglutì, timorosa «Ehm… ecco non-»
Ma Lily aveva troppa paura di sentire la verità per lasciarli parlare, quindi la interruppe ancora e si voltò verso Jasper, afferrandolo con forza per le braccia.
«Ti prego, non andare al ballo con lei» disse con voce velata, abbassando il tono, mentre gli occhi le si inumidivano e le palpebre cominciavano a sbattere senza controllo «Vieni con me» strinse la presa e se non avesse avuto paura di essere respinta si sarebbe attaccata a lui con tutte le sue forze. Non voleva essere lasciata. Non voleva che la lasciasse per un’altra. Non erano mai stati insieme, certo, ma il legame che avevano era sempre stato forte, anche se non erano abituati a dimostrarlo.
Jasper deglutì e fece un respiro tremante, poi alzò le braccia e con le dita le asciugò le poche lacrime scese lungo le guance. In quel momento non gli importava degli spettatori che avevano involontariamente raccolto, né di tutto il resto. L’unica cosa che gli importava era Lily, che stava piangendo per colpa sua.
Lanciò uno sguardo ad Abigail, che si stava mordendo un labbro in preda all’agitazione, poi abbassò di nuovo gli occhi su quelli blu e liquidi di Lily. Forse era giunto il momento della verità.
«Lily» cominciò a bassa voce, ignorando i compagni impegnati a tendere le orecchie per captare qualcosa «guarda che ti sei sbagliata» esitò, non sapendo come proseguire senza ferirla ulteriormente «Non mi ha invitato al Ballo».
Lily tirò su col naso, mentre altre lacrime le rigavano le guance «E-eh?»
Jasper si schiarì la gola e lanciò un’occhiata alla Corvonero «Mi stava solo chiedendo un aiuto in Incantesimi».
«Esatto» confermò la ragazza, con un filo di voce e l’aria imbarazzata «E al ballo ci vado già con il mio ragazzo».
Lily spostò lo sguardo dall’uno all’altra, mentre le lacrime si fermavano, lasciando dietro di loro solo delle guance incredibilmente rosse «Eh?» esclamò imbarazzata, facendosi sentire dall’intero corridoio «Non gli stavi chiedendo del ballo?»
Quando Abigail scosse la testa, mordendosi un labbro, e dopo i pochi secondi in cui Lily elaborò la frase e si rese conto della situazione, la Grifondoro scoppiò di nuovo a piangere, quella volta per l’imbarazzo e la figuraccia fatta, e nascose il volto contro il petto di Jasper, stringendo tra le dita la stoffa del suo maglione.
Lui rimase immobile senza sapere cosa fare e senza sapere cosa fosse successo realmente. Il solo fatto che Lily stesse piangendo tra le sue braccia dopo averlo supplicato di andare al ballo con lei lo faceva sentire Confuso. Cos’era successo?
Si riscosse solo quando incrociò lo sguardo di Miriam che si agitava come un’ossessa e cercava di dirgli qualcosa, insieme a Jacob e Diana, mentre gli altri studenti non fingevano nemmeno di non stare guardando la scena con un’attenzione morbosa e Abigail cercava di allontanarsi il più possibile senza farsi notare.
E Jasper finalmente capì. Non aveva mai creduto al Destino o alla Fortuna, così come ci credeva Miriam, ma sapeva che per uno strano caso il Destino gli aveva mandato un’occasione e lui sarebbe stato uno stupido a non approfittarne. Persino quell’idiota di Jacob l’avrebbe capito in una situazione simile e Jasper si era sempre ritenuto più attento di lui.
Così, ignorando i battiti impazziti del suo cuore, il groppo alla gola e gli occhi della gente, abbracciò Lily, accarezzandole piano i capelli per cercare di calmarla, mentre trovava il coraggio di aprire bocca.
Lei smise di piangere, anche se le sue spalle venivano scosse ogni tanto dai singhiozzi, e tirò su col naso.
«Scusa» mormorò con la voce soffocata dal suo maglione.
Jasper deglutì e fece vagare lo sguardo in cerca di qualcosa che potesse dargli forza. Trovò gli occhi di Diana e dalla sua espressione era chiaro che l’avrebbe affatturato se non si fosse dato una mossa. Così si decise «Dicevi sul serio?» cominciò, Schiantandosi mentalmente per il poco tatto. Ma ormai aveva iniziato, tanto valeva continuare «Che vuoi venire al ballo con me?»
Lily strinse di più la presa sul maglione, tanto che Jasper credeva potesse strapparglielo da un momento all’altro, poi, dopo cinque interminabili secondi, annuì.
Jasper rilasciò un sospiro che non si era accorto di aver trattenuto e fece un lieve sorriso, mentre la tensione si scioglieva come neve al sole.
Lily voleva andare al ballo con lui. Era l’unica cosa che gli interessava ed era l’unica che contava.
«V-va bene» balbettò appena, con le guance pallide che iniziavano a tingersi appena di rosa «Mi piacerebbe se venissi al ballo con me».
Lily si allontanò e alzò la testa, asciugandosi velocemente le guance, prima di posare lo sguardo su di lui «Davvero?» chiese con un filo di voce.
Quando lui annuì, lei si morse un labbro e poi si accigliò, colpendolo con una manata sul petto «Lo dici solo per consolarmi!» esclamò alterata.
«Eh?» fu l’unica cosa che gli uscì di bocca, troppo stupito dalla piega che aveva preso la discussione.
«Solo perché mi sono comportata come una pazza! Non ho bisogno della tua pietà, se non vuoi venire con me non sei obbligato!» strillò, provocando dei bisbigli confusi e la chiara imprecazione di Diana, seguita da un “La Schianto, quella rincoglionita”.
Jasper continuava a fissarla ad occhi spalancati, cercando di capire cosa avesse detto di sbagliato e per quale motivo Lily se la stesse prendendo così tanto. Un attimo prima lo pregava di non andare al ballo con Abigail, poi scoppiava a piangere e adesso gli urlava contro. Non sembrava nemmeno più lei.
«Non-»
«Lo so che non mi sopporti! Sono solo un peso per te e non ti accorgi nemmeno quando non ci sono!»
«Lily-»
«E probabilmente non vuoi nemmeno andarci al Ballo!»
«Ascol-»
«Ma io voglio lo stesso andare con te! Voglio che mi aspetti all’Ingresso e che mi dici che sono bellissima! Voglio che mi inviti a ballare e poi a bere qualcosa e di nuovo a ballare! Voglio passare la serata con te! Voglio che mi accompagni fino al dormitorio e mi dai la buonanotte!» Stava dicendo tutto quello che le passava per la testa, tutte le cose che aveva trattenuto per paura che lui non provasse lo stesso, e per una volta non le importava. Non le importava se non fossero da soli, se sembrasse una pazza o se lui continuasse a fissarla in silenzio. Semplicemente non ce la faceva più. Non voleva più fingere di non provare niente. Faceva troppo male ed era troppo difficile. Gli avrebbe detto tutto e si sarebbe tolta quel maledetto peso che portava da anni, e alle conseguenze ci avrebbe pensato dopo.
Fece un respiro profondo, ma continuò non appena vide che lui aveva aperto la bocca. L’avrebbe lasciato parlare solo una volta detto tutto «Voglio passare il tempo con te! Voglio che mi parli, mi sorridi e mi abbracci! Voglio piacerti così tanto che non riesci a trattenerti, che ogni volta che mi vedi vorresti baciarmi! Voglio che diventi pazzo di me, così pazzo d’amore che non ti importa di comportarti come sto facendo io adesso! Ma tu non lo capisci! Non capisci mai niente! Pensi di essere tanto attento, ma sei solo un idiota! Perché non ti sei mai accorto di come ti guardo? Perché non ti sei mai accorto di quanto mi piaci? Perché non hai mai pensato, anche solo una volta, che potessi essere innamorata di te? No, certo che no, perché sei un-»
E quella volta fu lei a venire interrotta. Perché Jasper poteva anche non essersi accorto di niente, aver confuso i suoi sentimenti per amicizia, aver avuto paura, ma era da tempo che ogni volta che la vedeva aveva voglia di baciarla. E se la ragazza che gli piaceva da quando era bambino gli stava dicendo che lo amava, allora significava che aveva finalmente il permesso di farlo.
Così smise di preoccuparsi e la baciò.
Non fu lungo, né profondo, perché dopotutto non poteva proprio dimenticarsi di essere sotto i riflettori; premette le labbra contro le sue, un po’ per farla tacere, un po’ perché era l’unico modo per comunicarle tutto quello che aveva dentro.
Le sue labbra erano morbide proprio come le aveva sempre immaginate e solo in quel momento, sentendo le sue spalle sotto le mani, si rese conto di quanto in realtà Lily fosse esile. Era sempre così pronta a difendere le proprie idee con le unghie e la bacchetta che Jasper non si era mai reso veramente conto di quanto fosse fragile.
Forse l’aveva idealizzata un po’ troppo, ma dopotutto era innamorato di lei e non gli importava di averla messa su un piedistallo e adorata come se fosse perfetta. Per lui lo era e quello gli era sempre bastato.
Almeno fino a quel momento, fino a quando aveva capito che sentire il calore della sua pelle, il suo profumo nelle narici e averla così vicina da non riuscire quasi a respirare era la cosa migliore che ci fosse al mondo.
E veloce come era iniziato, così finì, proprio mentre lei si era decisa a staccare le dita dal suo maglione per portargli le braccia intorno al collo e premere le labbra contro le sue. Si allontanò di un passo, lasciando che le sue mani le scivolassero lungo le braccia, in un gesto distratto dal rossore sulle sue guance e dalla luce nei suoi occhi blu.
La fissò, ignorando le esclamazioni, i fischi e il baccano nel corridoio alle sue spalle – che quegli impiccioni facessero pure quello che volevano – e cercò di far tornare il suo cuore ai battiti regolari.
Aveva agito impulsivamente e non sapeva come comportarsi di conseguenza: lui non era mai riuscito a scoprirsi totalmente, a dire quello che davvero pensava e provava, a lasciarsi guidare dall’istinto. Quella era la prima volta e solo perché era Lily.
Ma, proprio perché era Lily, l’avrebbe capito.
«Anche tu sei un’idiota» mormorò imbarazzato. Non era la cosa più romantica che potesse uscirgli e avrebbe voluto Schiantarsi da solo per essersi dichiarato in quel modo patetico, dopo tutti quegli anni.
Ma Lily l’avrebbe capito lo stesso.
E infatti, dopo un istante, il suo viso si aprì in un sorriso e davanti a lui c’era la Lily di sempre, forse solo più brillante.
«Vuoi dire che mi accompagnerai al ballo e che sei pazzo di me?» domandò con quella espressione felice che – si rese conto con un tuffo al cuore – era e sarebbe stata solo per lui.
Non le rispose, ma non riuscì a mascherare il sorriso che lei aveva provocato.
E a Lily bastò quello. Perché l’aveva perfettamente capito.
E non importava che lui se ne fosse andato salutandola solo con un cenno del capo, che la folla si fosse dispersa sicuramente per andare ad informare il resto di Hogwarts, o che le sue amiche la stessero riempiendo di chiacchiere.
Non importava, perché sapeva che anche Jasper era innamorato di lei.
E quello le sarebbe sempre bastato.



“Cause no one's taking me out
and nothing's pulling me down,
I turn my head to the crowd:
this love is big and it's loud.
This is a car in the crash,
this is the light in the flash,
this is the answers you know
but you're just too scared to ask.”


My favourite highway – Bigger than love




«Hai finito?»
«Sto ancora cercando di assimilare la notizia».
«Chi l’avrebbe mai detto».
«Merlino, pensate ai fatti vostri, una volta ogni tanto».
Jasper Malfoy incrociò le braccia e si appoggiò con le spalle al muro dell’Ingresso, cercando di ignorare il modo in cui James Potter lo stava fissando da almeno dieci minuti, ovvero tutto il tempo che aveva passato lì.
A volte, Jasper mal sopportava la scuola di Hogwarts: centinai di adolescenti rinchiusi in un solo posto per nove mesi all’anno risultavano essere soltanto frustrati e la loro frustrazione si sfogava o litigando nei corridoi o scambiandosi pettegolezzi. Per cui si era stupito poco che all’ora di pranzo del lunedì precedente tutto il castello sapesse quello che era successo tra lui e Lily. Le reazioni erano state le più disparate, ma lui non ci aveva fatto caso – a differenza di Lily, che ormai andava in giro con le guance perennemente rosse -, l’unica cosa che gli dava fastidio era il non poter avere una vita privata. Per una settimana ogni loro mossa era stata controllata da occhi curiosi, nonostante quello che facevano insieme si limitasse a studiare in Biblioteca o passeggiare per il castello. Poi, per fortuna, il pensiero del Ballo che si avvicinava aveva catturato di nuovo l’attenzione di tutti e loro due erano improvvisamente diventati acqua passata. Non che Jasper si lamentasse, anzi, sarebbe stato meglio che fossero stati acqua passata per tutti quanti. Invece i suoi cugini continuavano a prendevano in giro; James lo studiava ancora con attenzione, come se fosse una specie rara in via d’estinzione; Sirius gli ripeteva continuamente che era ancora in tempo per scappare, almeno finché non veniva schiaffeggiato da Diana. Le donne della sua famiglia erano state molto più comprensive: le sue cugine si erano congratulate che finalmente, come espresso delicatamente da Diana, avesse “tirato fuori le palle”; sua sorella gli aveva sorriso e quello era bastato.
I suoi amici, d’altro canto… Miriam non faceva altro che sventolare il suo giornale dell’oroscopo sotto il naso di Jacob, strillando “te l’avevo detto, l’oroscopo del Settimanale delle Streghe ha sempre ragione”, mentre lui si sforzava di ignorarla. Così, tra una litigata e l’altra, Jasper era contento di non doverli stare a sentire perché troppo occupato a passare il tempo con Lily.
E proprio lei era quella che stava aspettando lì nell’Ingresso, elegante come nessun altro, lì dentro, poteva essere. Perché chi era vestito di tutto punto sembrava un pinguino e chi invece sarebbe stato bene anche in mutande non si era degnato di vestirsi in modo decente. Spostò lo sguardo su James e Steve, che ancora discutevano di lui e Lily, e inarcò un sopracciglio, chiedendosi cosa avrebbe fatto la McGranitt quando li avesse visti così, dopo aver raccomandato a tutto Grifondoro di non gettare vergogna su Hogwarts con un discorso che doveva essere stato piuttosto noioso se nessuno ci aveva prestato attenzione. Non che Jasper l’avesse ascoltato – a lui era toccato sentire Piton che insultava mezza scuola -, ma Sirius gli aveva ripetuto le parti salienti con un’espressione sofferente, perché lui non aveva “alcuna intenzione di indossare qualcosa di più elegante di una maglietta”. E a quanto pareva non era certo l’unico, considerato che James aveva i primi due bottoni della camicia slacciati e la cravatta allentata, mentre Steve non aveva nemmeno la cravatta. Jeremy, che era passato prima facendogli un occhiolino, si era fiondato in Sala Grande per cominciare le sue conquiste della serata, vestito con colori sgargianti, in modo da poter essere notato anche a miglia di distanza in caso di nebbia fitta; Mike, molto più sobrio, l’aveva seguito con le mani nelle tasche dei pantaloni e un’espressione poco felice sul volto, mentre si guardava attorno come in cerca di qualcuno. Ma l’Ingresso era talmente pieno di gente che persino la giacca di Jeremy faceva fatica ad essere notata e Jasper non poté fare a meno di chiedersi perché nessuno l’avesse fermato prima che uscisse dal dormitorio in quel modo osceno. Ma se Jeremy aveva scelto dei colori che nemmeno un clown avrebbe avuto il coraggio di indossare, qualcuno avrebbe dovuto direttamente affatturare Julius Dreyfus e bruciare la sua orrida giacca verde pistacchio. Perché così tanta gente non aveva il benché minimo senso estetico? Persino Elvendork Orson sembrava disgustata da alcuni abbinamenti e lei indossava un vestito che la faceva assomigliare ad un palloncino color vinaccia.
«Non che sia sorpreso, chiaro» la voce di James gli fece distogliere l’attenzione dagli orrori che affollavano l’atrio, per riportarla su di lui, che si stava massaggiando la mandibola «me lo aspettavo da quando ho trovato il diario segreto di quando era piccola. Era pieno di “Jasper ti amo”, “Lily Malfoy” e robaccia simile».
Jasper sentì le guance andare a fuoco e Steve ghignò divertito «Sei segnato, ormai. Ti tocca sposarla sul serio».
Lui gli lanciò un’occhiataccia e cercò di ignorare l’imbarazzo «Non dovresti leggere il diario di tua sorella» disse a James, giusto per spostare l’attenzione su qualcun altro.
Il Grifondoro si strinse nelle spalle con aria innocente «E’ un mio dovere come fratello. Non dirmi che non hai mai letto il diario segreto di tua sorella» insinuò, inarcando un sopracciglio.
Ma prima che Jasper potesse rispondere, ci pensò proprio la diretta interessata «Ovviamente no. Non ho mai avuto un diario segreto».
Samantha, appena arrivata con Karen, gli sorrise con un cenno di apprezzamento che Jasper ricambiò in silenzio. Era il loro modo per dire “Stai bene e andrà tutto bene” e nonostante la loro relazione non fosse mai esplicita come quella di molti altri fratelli, erano sempre stati in grado di capirsi alla perfezione, anche senza pronunciare una parola. Non aveva bisogno di dirle che era bellissima e che avrebbe passato una serata perfetta, perché lei l’aveva già capito con quello scambio di sguardi e perché, in realtà, non era più suo compito farlo.
«Dai? Non hai mai avuto un diario segreto? Che infanzia infelice» disse James, mascherando un sorriso, ma non preoccupandosi affatto di mascherare anche l’occhiata intensa che le lanciò.
«Era Karen il mio diario segreto» ribatté lei, scambiandosi un’occhiata complice con l’amica.
James si chinò verso la mora e sussurrò in un tono facilmente udibile a tutti «Scommetto che parlava solo di me».
Karen sorrise con aria imperturbabile e lo superò, arrivando di fianco a Steve e prendendolo sottobraccio «Chissà» disse sibillina, prima di alzare lo sguardo verso il suo accompagnatore «Sono contenta che hai deciso di venire».
Steve distolse lo sguardo, mentre le orecchie raggiungevano la stessa tonalità di rosso dei suoi capelli e borbottò «Solo perché hai insistito».
Karen si limitò a stringersi di più al suo braccio e a stampargli un bacio sulla guancia, facendolo voltare di scatto con le guance in fiamme e gli occhi spalancati.
«Andiamo!» disse lei ignorando la sua sorpresa, prima di trascinarlo via verso la Sala Grande.
E se James scoppiò a ridere, Jasper non se la sentì di prenderlo in giro perché sapeva perfettamente come ci si sentiva ad essere nei suoi panni. Evidentemente James non aveva mai provato imbarazzo in vita sua, così come suo fratello, e si chiese come lavorassero i geni della famiglia Potter.
«Smettila di ridere» lo rimproverò Samantha, roteando gli occhi con aria esasperata.
«Hai visto la sua faccia?» continuò lui cercando di placare le risate «Merlino, quanto avrei voluto fargli una foto!»
«Non saresti stato così divertito se fosse successo a te» osservò lei, incrociando le braccia e alzando un sopracciglio.
Il riso di James si trasformò in un ghigno e i suoi occhi brillarono maliziosi «Perché, tu avresti mai fatto come Karen?»
Lei non rispose e gli si avvicinò, portando le mani verso il colletto della sua camicia e tirandolo appena verso di sé, per poi cominciare ad allacciargli i bottoni e stringere la cravatta «La McGranitt non vi ha detto di vestirvi in modo decente?» chiese con una smorfia ironica, sistemandogli la giacca.
«No, stavo aspettando che ci pensassi tu» disse lui, portandole dietro l’orecchio una ciocca arricciata per l’occasione. Poi le fece un sorriso indecifrabile, osservandola con una luce particolare negli occhi «Sei incantevole, come sempre» le sussurrò senza vergogna, indifferente a chiunque potesse sentire.
Samantha alzò lo sguardo dal suo colletto e ricambiò il sorriso e, in quel momento, Jasper dovette distogliere lo sguardo perché, anche se si stavano guardando e basta, quella sembrava una scena così intima che si sentiva quasi un intruso.
«Noi andiamo avanti. Ci vediamo dopo?»
La voce di sua sorella gli fece posare di nuovo lo sguardo su di loro e annuì, salutandoli con un cenno del capo. James gli diede una pacca sulla spalla e porse il braccio a Samantha, alzando in modo eloquente le sopracciglia; lei sorrise al fratello e afferrò il braccio di James con un’espressione esasperata, per poi dargli una lieve gomitata e tirarlo leggermente verso le porte della Sala Grande.
Jasper rimase a guardarli scomparire tra la folla, chiedendosi il perché non si decidessero ad ammettere i loro sentimenti, dato che ormai erano chiari a tutti e, ci avrebbe scommesso, persino a loro due.
L’Ingresso sembrava si stesse svuotando un po’, nonostante gruppi di studenti e coppie varie continuassero a sbucare da ogni angolo; il portone era aperto e un continuo soffio di aria gelida accompagnava l’entrata degli stranieri. Le ragazze di Beauxbatons si stringevano nelle loro stole, ridacchiando e affrettandosi verso la zona più calda della Sala Grande, gli studenti di Durmstrang, invece, non sembrava avessero problemi con il freddo, avvolti nei loro mantelli di pelliccia fino al collo. Quelli di Hogwarts si agitavano come Snasi impazziti e c’era da chiedersi perché la McGranitt non fosse ancora comparsa a rimproverare tutti quanti per quella evidente mancanza di decoro.
Dal suo posto vicino al muro dello scalone, Jasper aveva una buona visuale su tutta la stanza, anche se non riusciva a vedere chi scendeva. Ma non era un problema perché era sicuro che quando Lily fosse arrivata se ne sarebbe accorto, non tanto per qualche stupido collegamento mentale di quelli che piacevano tanto a Miriam, quanto piuttosto per la confusione che il suo seguito avrebbe di certo fatto.
E infatti non ci volle molto perché la voce di Diana si facesse sentire al di sopra del chiacchiericcio, facendolo sorridere divertito e avvicinare ai piedi della scalinata.
«Chi ti ha detto che avevamo bisogno di un accompagnatore? La tua presenza è totalmente inutile!»
«E’ bello sentirsi apprezzati» commentò Dustin Summersby con voce pacifica. Come facesse a sopportare i continui insulti di Diana Jasper non lo sapeva, però doveva ammettere che era dotato di una pazienza infinita.
Ma non prestò loro molta attenzione, perché i suoi occhi si posarono automaticamente sulla figura di Lily che scendeva le scale accanto a loro, lasciandosi scappare un sospiro, prima di alzare la sguardo e scrutare l’Ingresso. Quando i loro occhi si incrociarono lei gli sorrise e aumentò il passo, lasciando indietro i due amici.
Lo raggiunse velocemente e lo fissò con le guance rosse e gli occhi brillanti «Ciao» disse in un sussurro.
Jasper le sorrise e ricambiò il saluto «Ciao» la fissò divertito, mentre giocherellava con le dita con aria imbarazzata. Sapeva perfettamente come voleva che andasse la serata, così come lo sapeva il resto del sesto anno dopo che lo aveva praticamente urlato nel corridoio, così la accontentò, anche se gliel’avrebbe detto in ogni caso «Sei bellissima».
E lei gli sorrise felice e gli passò le braccia intorno al collo, baciandolo con slancio. Jasper la abbracciò per la vita e ricambiò il bacio, ignorando il resto del mondo, giusto perché finalmente lo poteva fare davvero.
Ma quel momento idilliaco fu presto interrotto dalla voce insopportabile di Diana.
«Sono contenta di non avervi dovuto rinchiudere in uno sgabuzzino, ma adesso siete proprio disgustosi».
Si staccarono e Jasper roteò gli occhi, mentre Lily la fissava con la fronte aggrottata.
«Perché non vai a goderti la serata, Diana? Non c’è bisogno che mi accompagni».
Lei fece una smorfia «Come se avessi intenzione di guardarvi amoreggiare come due piccioni» lanciò loro un’occhiataccia, come se l’avessero offesa in qualche modo «Per vostra informazione, stasera ho intenzione di divertirmi per fatti miei e fare sesso con qualcuno a fine serata!» chiarì ad alta voce, prima di girarsi di scatto e marciare verso la Sala, con la gonna corta che ad ogni passo le lasciava scoperte le gambe snelle.
Dustin spalancò gli occhi, quasi disperato «Cos’ha detto?» chiese con un filo di voce e prima che qualcuno potesse rispondergli era già schizzato via, chiamando la sua bella a gran voce e attirando l’attenzione di Elvendork Orson, molto probabilmente lì appostata fuori dalle porte per non farselo scappare. Per chissà quale miracolo – probabilmente perché a Natale sono tutti più buoni, o perché se c’era una persona che odiava con tutto il cuore quella era proprio la Orson – Diana decise per una volta di aiutarlo e lo afferrò per un braccio, ringhiando in direzione del palloncino color vinaccia, e trascinandoselo dietro con forza.
Lily ridacchiò, guardandoli sparire oltre le porte «Hai notato che quando c’è Dustin Diana dice meno parolacce?» gli chiese, guardandolo dal basso con un’espressione compiaciuta.
Jasper alzò un sopracciglio divertito «Non dirmi che vuoi fare da cupido».
Lily scosse la testa, ancora abbracciata a lui «Non stasera» rispose «Stasera ci siamo solo noi due» gli stampò un altro bacio sulle labbra e lo lasciò andare, prendendolo però per mano.
«Andiamo?»
Jasper ricambiò la stretta «Andiamo» disse, per poi voltarsi e guidarla in Sala Grande.
Sì, anche tra centinaia di altre persone, quella sera ci sarebbero stati solo loro due.



“Talk to me softly,
there's something in your eyes;
don't hang your head in sorrow
and please don't cry.
I know how you feel inside I've
I've been there before,
somethin's changin' inside you
and don't you know”.


Guns ’n’ roses – Don’t cry




Agatha Kay non era per niente impressionata da come era stata preparata la Sala Grande. Essendo un evento di così grande importanza aveva creduto che si sarebbero impegnati maggiormente, ma a quanto pareva il livello dei comuni mortali era solo quello. Le feste che organizzavano i suoi genitori erano molto più eleganti.
I lunghi tavoli delle quattro Case erano scomparsi e al loro posto numerosi tavoli rotondi di varie dimensioni occupavano la Sala, circondando la pista da ballo posizionata sotto il palco dei professori, occupato quella sera dalla banda ingaggiata per fare da accompagnamento. Decine di grandi abeti si alternavano lungo le pareti, decorati da cristalli e fatine luminose. Tutta la Sala era illuminata quasi a giorno da candele e se si alzava lo sguardo sul soffitto si potevano vedere le numerose stelle che brillavano in cielo quella notte. Le tovaglie erano candide e il cristallo dei bicchieri risplendeva nella luce delle candele che galleggiavano al centro dei tavoli, occupati da vari studenti, professori e altri invitati, tutti impegnati a leggere i menù e gustare le leccornie preparate dagli elfi domestici.
Agatha aveva visto come sembravano tutti piacevolmente stupiti da quello splendore, ma lei non era affatto colpita. Avrebbe dovuto lamentarsi con gli organizzatori.
In quello squallore il suo lungo abito da sera era terribilmente inadatto.
«Non ti starai ancora lamentando, vero?» chiese Lyra, seduta al tavolo vicino a lei «Hanno fatto un lavoro eccezionale!»
Agatha fece una smorfia, bevendo un sorso di succo di zucca.
«Lasciala stare» borbottò Robert, seduto dall’altro lato della rossa per cortesia degli amici – che avrebbero potuto farsi gli affari loro. «E’ lei che è una schifosa snob».
Agatha lo fulminò con un’occhiataccia «Sei un villano. Scordati di venire a letto con me dopo questa penosa serata».
Robert digrignò i denti «Senti tesoro, il solo fatto che mi hai costretto a venire qui mi da diritto ad una settimana di sesso sfrenato».
Nicholas sorrise divertito, mentre Clive e Julius ridacchiarono.
Agatha inspirò con forza e pestò un piede al suo fidanzato «Cafone. Non si parla di queste cose a tavola».
Robert trattenne a stento un’imprecazione e per fortuna Lyra ebbe la prontezza di spirito di cambiare argomento, prima che iniziasse l’ennesima discussione «Avete provato l’arrosto? E’ diverso rispetto al solito, vero Ness?»
Vanessa puntò lo sguardo su di loro e annuì con forza «Sì, proprio squisito» disse, dandole corda, nonostante nei loro piatti non ci fosse nemmeno l’ombra dell’arrosto.
«Beh, comunque stasera ho intenzione di divertirmi» continuò Lyra, affrettandosi a cambiare di nuovo discorso, prima che Agatha si accorgesse della questione arrosto «Ho comprato questo rossetto lilla. Miriam mi ha detto che sarebbe stato il mio colore fortunato per la serata».
«Per Salazar, vuoi dire che tutti questi colori osceni sono per colpa sua?» chiese Agatha con una smorfia, puntando lo sguardo sulla giacca di Julius.
«Ehi, a me piace il verde» si difese lui, continuando a mangiare imperterrito.
«Anch’io ho intenzione di godermi la serata» si intromise Clive «E, cazzo, stanotte non ho intenzione di dormire nel mio letto!»
«Siete degli schifosi» commentò Vanessa con aria disgustata «Non c’è bisogno di andare per forza a letto con qualcuno per divertirsi». Per quanto la riguardava, non aveva intenzione di godersi la serata perché quelle feste le riportavano alla mente soltanto brutti ricordi, ricordi che ci teneva a dimenticare una volta per tutte.
I Serpeverde continuarono a mangiare, guardando gli altri tavoli e scambiandosi qualche chiacchiera e pettegolezzo.
Lyra passò metà cena a salutare amici e conoscenti, agitando le mani, alzandosi di persona e volteggiando qua e là con il suo corto vestitino nero, tanto che sembrava quasi che la festa l’avesse organizzata lei.
Ma Robert notò facilmente il modo in cui stava ben attenta a non passare di fianco al tavolo occupato dal settimo anno di Tassorosso e, guardando Agatha e Vanessa, non era l’unico ad averlo visto. Nessuno fece commenti, perché non era da loro e perché Lyra era ben consapevole di ciò che era più giusto fare, ma quando Travis Rowland si chinò a baciare una divertita Sheila Vince, Robert avrebbe voluto Schiantarlo per non accorgersi di come Lyra lo guardava. Oggettivamente non aveva nulla contro Travis Rowland e nemmeno contro la Vince, che nonostante fosse una Tassorosso era almeno sopportabile, ma non gli piaceva vedere quell’espressione sofferente nascosta negli occhi di Lyra. E sembrava che dopotutto non piacesse neppure ad Agatha, visto che, una volta terminata la cena e aperte le danze, lo obbligò a chiedere a Lyra di concedergli il primo ballo. Giusto per farle dimenticare che Rowland aveva trascinato la sua ragazza sulla pista alle prime note della canzone.
Agatha non l’avrebbe mai ammesso, ma le avrebbe fatto piacere aprire le danze con Robert, perché, benché non lo sopportasse la maggior parte delle volte, non le dispiaceva del tutto averlo come fidanzato. Almeno non doveva preoccuparsi di rimanere zitella.
Eppure aveva ceduto quel privilegio a Lyra. Sì, era una Serpeverde e i Serpeverde non amavano mostrare i loro sentimenti, però anche loro sapevano essere dei buoni amici. E Agatha odiava vedere Lyra con quell’espressione triste che non le si addiceva per niente. Così aveva spinto Robert a farla ballare per tirarla un po’ su di morale e farle dimenticare quel mentecatto di Rowland. Ed entro fine serata ci sarebbe riuscita di sicuro, dato il numero di ragazzi già in fila per ballare con lei.
I suoi pensieri però vennero interrotti da una voce famigliare.
«Hai visto Robert?»
Si voltò, trovandosi davanti Sebastian Arkell, vestito con un completo elegante che non stonava per niente col suo aspetto da ragazzino. Dopotutto condivideva metà dei suoi geni con Robert.
«Sta ballando con Lyra» gli rispose, accavallando le gambe «Perché?»
Sebastian le si sedette accanto con espressione infastidita «Non c’è mai quando serve» borbottò, guardandosi corrucciato i piedi. Poi alzò gli occhi verdi come quelli del fratello e li puntò su di lei «Vorrà dire che chiederò a te».
Agatha inarcò un sopracciglio e si lasciò scappare un sorriso compiaciuto «Tesoro, lo sai che quell’idiota di tuo fratello è del tutto inutile. Quante volte ti ho ripetuto che se hai bisogno di consigli devi venire da me? Ignora quell’incapace».
Il ragazzino alzò gli occhi al cielo, lasciando perdere gli insulti che sapeva le piaceva lanciare a suo fratello e disse «Ho bisogno di un consiglio».
«Sentiamo».
Lui esitò, spostando lo sguardo verso un punto preciso della Sala Grande e facendo una smorfia, per poi voltarsi verso di lei «C’è una stupida Grifondoro che non fa che darmi fastidio. Come faccio per farla smettere di impicciarsi?»
Agatha ghiacciò e lo squadrò con attenzione. Cos’era quella storia dei Grifondoro? Erano diventati una piaga, si attaccavano e rosicavano fino a non lasciare più nemmeno le ossa. Mezza casa di Serpeverde doveva i suoi problemi ad un Grifondoro, se fossero scomparsi dalla faccia della terra sarebbero stati tutti meglio. E ora spuntava fuori anche Sebastian: dopo solo quattro mesi di scuola era già stato segnato.
«Ti piace?» chiese senza tatto, sperando che almeno lui fosse stato risparmiato.
«No!» rispose oltraggiato, con una smorfia talmente disgustata che le fece tirare un sospiro di sollievo. Grazie Salazar, per proteggere ancora i nuovi Serpeverde dai Morbodoro.
Decisamente più rassicurata, fece un respiro sollevato «Chi è?»
Sebastian le indicò con un cenno della testa la direzione in cui si trovava la fantomatica scocciatrice «Quella là in fondo, vicino alla pista da ballo dall’altra parte della Sala. Quella brutta, con i capelli color topo e il vestito da meringa».
Agatha fece vagare lo sguardo lungo il bordo della pista, cercando la ragazzina che assomigliava alla descrizione di Sebastian. La trovò soltanto perché era l’unica più piccola vestita con un abito chiaro, e non perché la sua descrizione fosse accurata.
Si voltò verso di lui con un’espressione di disappunto, scuotendo la testa, per poi tornare a guardare la scocciatrice.
Nonostante fosse una Grifondoro e lei odiasse i Grifondoro, Agatha faceva pur sempre parte del mondo femminile e come ragazza Agatha si sentiva offesa da quella descrizione offensiva. Perché Sebastian aveva proprio bisogno di un paio di occhiali e di un paio di schiaffi.
Quella ragazzina era vicino alla pista da ballo, sì, ma l’attendibilità della descrizione si fermava lì. Perché il suo vestito era di un bellissimo color avorio, con la gonna appena gonfia e una decorazione di pizzo sul corpetto, i suoi capelli erano di un castano brillante e non color topo e lei non era affatto brutta. Anzi, entro qualche anno avrebbe di sicuro fatto perdere la testa alla maggior parte dei ragazzi di Hogwarts.
Spostò di nuovo lo sguardo su Sebastian e mascherò un ghigno. Oh, gliel’avrebbe fatta pagare, così forse avrebbe imparato a comportarsi da gentiluomo e la prossima volta ci avrebbe pensato due volte prima di insultare una ragazza.
«Facile» disse, guadagnandosi tutta la sua attenzione «Invitala a ballare».
Sebastian strabuzzò gli occhi e quasi si strozzò con la sua stessa saliva «Sei pazza?!» esclamò con aria disgustata.
La ragazza roteò gli occhi, esasperata da tanta stupidità «Lei cosa pensa di te?»
Lui fece un verso stizzito «Non mi sopporta, tanto quanto io non sopporto lei. Quell’odiosa oca impicciona-»
Agatha lo fermò prima che andasse avanti ad insultare quella povera bambina «Proprio perché non ti sopporta, se la inviti a ballare e mostri interesse per lei, cercherà di evitarti il più possibile».
Sebastian la fissò con una smorfia, riflettendo in silenzio per qualche istante. Nonostante quell’idea non gli andasse per niente a genio, si fidava ciecamente dei consigli di Agatha, che più di una volta l’avevano tirato fuori dai guai in cui l’avevano cacciato quelli del fratello. Così alla fine si convinse a seguirli.
«Va bene, ma spero vivamente che funzioni» borbottò, alzandosi con aria scettica.
Agatha ghignò e si sporse per sistemargli i vestiti «Funzionerà, fidati» poi agitò una mano per cacciarlo via e lui se ne andò con un sospiro.
Lo seguì con lo sguardo, mentre attraversava la Sala e si avvicinava alla ragazzina, che non appena lo vide arrivare fece una smorfia infastidita e incrociò le braccia, mostrando chiaramente il suo disappunto nei suoi confronti. Si godette la scena, mentre lui le diceva qualcosa, probabilmente la stava invitando a ballare, e anche da lontano riuscì perfettamente a distinguere l’espressione sbalordita e poi subito irritata della Grifondoro, che afferrò una bambina bionda per un braccio, gli urlò qualcosa – sicuramente un insulto – e scappò via, trascinandosi dietro l’amichetta.
Sebastian sembrò stupito che il piano avesse davvero funzionato e incrociò il suo sguardo da lontano, alzando le spalle con espressione soddisfatta, prima di sparire tra la folla.
Quello che però nessuno poteva prevedere era che quello stesso piano in futuro gli si sarebbe rivoltato contro.
Ma Agatha non poteva certo immaginarlo e per quella volta era pienamente soddisfatta.
«Che voleva Sebastian?» le chiese Robert, piombando seduto con poca grazia sulla sedia da cui il fratello si era alzato pochi minuti prima.
«Niente, abbiamo solo fatto quattro chiacchiere» rispose lei, osservandosi distrattamente le unghie.
Robert non sembrava convinto, ma preferì non dire niente e lasciar cadere la questione.
«Lyra?»
«Sta ballando con Nick».
«Bene. Allora adesso tocca a me».
Agatha si alzò e si portò indietro la coda arricciata che le ricadeva delicatamente su una spalla, prima di girarsi verso di lui e fissarlo eloquentemente.
«Sto aspettando».
Robert le lanciò un’occhiataccia e si alzò, esprimendo tutto il suo disappunto con l’espressione che aveva dipinta in viso «Merlino, spero per te che ci sia una ricompensa per tutto quello che mi stai facendo passare».
Lei non rispose e si lasciò guidare verso la pista, mascherando un sorriso. Forse quella sera la ricompensa avrebbe potuto concedergliela.








N/A: Questa volta non vi ho fatto aspettare quasi due anni, anche se i tempi sono stati piuttosto lunghi. Ma è stato un periodo intenso e questo capitolo non era per niente semplice da scrivere, come avrete notato. Sinceramente sono un po’ timorosa per la vostra reazione perché non ho idea se la parte di Jasper e Lily (che sono una delle coppie principali) sia all’altezza di quello che ci aspettavamo. E sì, includo anche me.
In realtà non l’avevo programmata in quel punto, ma un paio di mesi dopo. Jasper e Lily sarebbero dovuti andare al ballo insieme, ma come amici e basta, invece mentre scrivevo si è stravolto tutto e Jasper e Lily sono finiti insieme prima del previsto, per la gioia degli amici. Non so se sia venuta bene come scena, o sia tutto troppo veloce, non lo so, quando l’ho scritta mi sembrava carina. Spero mi possiate dare una vostra opinione.
In quanto al resto, beh, ci sono molte coppie in questo capitolo: Paul/Alexandra e Steve/Karen stanno praticamente quasi insieme, James/Samantha praticamente sembrano una coppia sposata, Robert/Agatha pure. Compaiono molti personaggi e molte coppie diverse, vi consiglio di aprirvi sempre l’elenco per essere più sicuri (cerco sempre di aggiornarlo con quelli nuovi). Quelli del primo anno (Sebastian e le due Grifondoro) sono quelli nominati nel capitolo con lo Smistamento, pensate che quando ho scritto il loro nomi mi sono già preparata diversi filmini in testa! E Arkell Sebastian e Zander Callie sono i protagonisti della maggior parte di questi.
Il prossimo capitolo sarà incentrato tutto sul ballo (almeno credo) e ho intenzione di dare spazio a molti personaggi, quindi se c’è qualcuno in particolare che volete vedere comparire ditemelo e vedrò di accontentarvi! Comunque succederanno diversi disastri a livello romantico, di questo ne sono sicura.
Spero che vogliate lasciarmi una recensione per farmi sapere cosa ne pensate di questo capitolo, ne sarei molto felice.
Alla prossima!

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