Tramonto a zonzo nel meriggio lunatico di Liberty89 (/viewuser.php?uid=56500)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima parte ***
Capitolo 2: *** Seconda parte ***
Capitolo 1 *** Prima parte ***
Titolo:
Tramonto a zonzo nel meriggio lunatico
Autore:
Liberty89
Genere:
Comico-Demenziale, Sentimentale
Rating: Verde
Personaggi:
Jessie (OC), Quina,
Ursula, Ottoperotto (OC), Loony (OC), Sigmund Freud, Voce Fuori Campo
(OC), Liberty89 (OC), Riku (quindicenne e diciannovenne), Sora, Roxas,
Ventus e Vanitas (tutti quattordicenni), Xaldin, Marluxia,
Soruccio (OC), darkroxas92 (OC), Nyxenhaal89 (OC), vul95 (OC), Oma
Desala, Colui che È/Sommo Capo, la Superiora, Suor Nausicaa.
Avvertimenti:
Cross-over tra la fic “Sclero
di una notte di mezza estate” e il Loonyverso,
ambientazione tipica delle fan fiction di Ottoperotto, Spoiler
a tratti se non avete letto la fic “Sclero di una notte di mezza
estate”, possibile OOC.
Note
dell’autrice: Salve
a tutti! Sì, alla fine ho scritto anche qualcosa del
genere… un delirante cross-over tra la mia grande epopea,
“Sclero di una
notte di mezza estate” e il Loonyverso!
Vi dirò è il mio sogno da eoni e quindi eccomi
qui!
Ringrazio immediatamente tutti coloro che mi hanno seguita nella
stesura di questa follia, Ottoperotto e Darky che sono stati una fonte
inesauribile di aiuto e suggerimenti di volta in volta per migliorare
quanto avevo già scritto o dovevo ancora inserire. E
poi…
boh, sono contenta di averla finita, ma anche un po’
dispiaciuta,
mi stavo divertendo un sacco a scriverla e vi confesso che doveva
venire molto più corta e “semplice” di
così
x3 Spero che vi piaccia e che vi faccia sorridere :3 Buona lettura!
Disclaimer: i personaggi di questa
fic, esclusa Jessie, non mi appartengono e la fic non è
stata scritta a scopo di lucro.
Tramonto a zonzo nel meriggio
lunatico
Uscì dal varco di luce, tranquilla e con passo ampio,
bloccandosi l’istante seguente e guardandosi
tutt’attorno
con un sopracciglio inarcato.
-Questa non è la gummiship.- commentò Jessie,
facendo per
attraversare nuovamente il passaggio, che però, in quel
momento,
si chiuse come a volersi prendere gioco di lei. -Oh, fantastico. E
adesso?-
Sospirò, portandosi le mani ai fianchi e tornando a
osservare
l’ambiente circostante. Si trovava in un vicolo cieco tra due
palazzi alti, con diverse finestre illuminate dalla calda luce
artificiale delle lampadine; alzò lo sguardo al cielo,
trovandolo buio, privo di stelle, e fin troppo nero per essere un
banale sfondo notturno. Oltre il vicolo c’era un largo
marciapiede che anticipava un’ampia strada a due corsie,
decisamente trafficata per l’ora tarda.
Convinta che stando ferma lì non avrebbe risolto nulla, si
avviò per dare un’occhiata in giro e capire
quantomeno
dove fosse, tuttavia si bloccò, interdetta, quando vide la
moltitudine di persone che vagava per i marciapiedi per sbrigare i
propri affari tra chiacchiere, urla, risate e… pianti
disperati?
Decise di ignorare quella disperazione,
quando fu seguita dalle grida di rimprovero di un adulto, probabilmente
molto adirato con il pargolo che stava ricevendo una punizione.
S’incamminò verso destra, guidata dal proprio
istinto,
scostando il cappotto e infilando le mani nelle tasche dei jeans,
mentre studiava quel mondo bizzarro in cui tutti sembravano a loro agio
nonostante il buio opprimente che avevano sopra la testa. Quando, poi,
alzò di nuovo lo sguardo verso il cielo, si
ritrovò a
sgranare gli occhi per l’incredulità, che le
impose di
fermarsi e restare immobile a fissare ciò che si trovava al
di
là della catena di edifici che stava fiancheggiando, che
prima
non aveva potuto scorgere. Immersa in quell’inchiostro nero
privo
di stelle stava una luna grande e luminosa dalla particolare forma a
cuore, e sotto di essa, prendeva posto un’immensa fortezza di
colore opaco, uno strano miscuglio di bianco e grigio, che ne
rifletteva i pallidi raggi.
-Non è possibile…- mormorò quasi
sconvolta, per
poi ricordarsi un dettaglio che aveva letto sul diario del Grillo
Parlante. -Il Castello dell’Organizzazione XIII sorgeva poco
distante da una cittadina con un grande grattacielo…-
proseguì, tornando di corsa nel vicolo in cui era sbucata
per
poi arrampicarsi con dei rapidi balzi sopra il tetto più
alto
che aveva accanto.
Girò su se stessa come una trottola impazzita
finché non
scovò l’imponente figura del Grattacielo della
Memoria,
silente baluardo di quella cittadella che sembrava più viva
di
quanto avrebbe dovuto essere.
-Ma dove diamine sono finita?- domandò a se stessa,
sedendosi a
gambe incrociate. -Questo è senza dubbio il mondo dei
Nessuno,
eppure è diverso da quello di cui ho letto e sentito
raccontare…- rifletté. -Cosa posso fare? Non
posso di
certo piombare dentro la fortezza annunciandomi come custode del
keyblade, dato che non so come stanno le cose in questo
posto…
potrei ricorrere al caro vecchio metodo di raccolta informazioni.-
concluse, alzandosi di nuovo in piedi e dirigendosi verso il bordo del
tetto, dove prese a guardare la strada, trovando infine
l’insegna
che aveva visto di sfuggita poco prima.
Nel locale chiamato “A ra Maga e a ra Śtria”
c’era la consueta e placida vivacità.
Le due proprietarie sfacchinavano in cucina, annunciando gli ordini
pronti con un’allegra parlata dialettale, diversa per ognuna
di
loro, mentre la coppia di camerieri di turno si muoveva rapida ed
efficiente tra i vari tavoli, servendo al meglio i clienti. Al
contrario, il ragazzo che stava al bancone era preda della noia,
poiché quel giorno si erano fermate nella zona bar solamente
due
o tre persone.
Sbuffò, passando per l’ennesima volta il panno sul
ripiano
ligneo per poi dedicarsi svogliatamente all’asciugatura di
alcuni
bicchieri. Ovviamente gli stessi di cinque minuti prima che erano stati
rilavati per passare il tempo. Finché la campanella della
porta
non trillò, salvandolo da una morte lenta e tediosa e
risvegliando la sua gioia, nonché una buona dose di
curiosità quando posò lo sguardo dorato sul nuovo
avventore, che dalle forme, poté dedurre che si trattava di
una
donna. Una ragazza completamente avvolta in un cappotto nero, privo di
maniche, e il volto oscurato dal cappuccio, che mostrava solamente due
lunghe ciocche castane.
Nonostante la vista di quel vestiario gli ricordasse fin troppo
tutt’altra figura, il ragazzo sapeva di non dover giudicare
dalle
apparenze, quindi si fece coraggio e ignorò la copertina per
dedicarsi al contenuto di quel libro misterioso e pieno di segreti. Si
schiarì la voce senza farsi notare e si piazzò in
viso il
miglior sorriso accattivante di cui era capace, mentre si liberava le
mani da straccio e bicchiere.
-Benvenuta.- esordì Vanitas, attirando
l’attenzione della
visitatrice, che si accomodò su uno sgabello, dopo essersi
bloccata davanti all’entrata, come se l’avessero
fulminata.
-Non mi sembra ti averti mai vista da queste parti, ecco il
menù!- aggiunse, porgendole la lista delle bevande e degli
snack.
-Grazie.- rispose lei, sfogliando distrattamente le tre pagine di
cartoncino colorato.
Al sentire la sua voce, il moro inarcò un sopracciglio,
poiché al suo orecchio non suonò nuova e si fece
attento
quando la castana pronunciò la sua ordinazione.
-Una coca senza limone, grazie.-
-In arrivo!- esclamò lui, voltandosi per prendere un
bicchiere
alto e preparare quanto gli era stato chiesto, mentre cercava di
ricordarsi dove e quando avesse sentito quel timbro vocale.
-Scusa, potresti dirmi che ore sono?- chiese lei, distraendolo dai suoi
pensieri.
-Mh?- replicò Vanitas, gettando uno sguardo
all’orologio
appeso poco sopra la sua testa. -Sono le due di pomeriggio, anche se
non si direbbe. Da quando si è rotta la macchina del sole
artificiale la settimana scorsa, è difficile tenere conto
del
tempo che passa.- spiegò.
-È solo perché tu non sei abituato, Vanitas!-
affermò una voce proveniente dall’arcata che
conduceva
alla zona ristorante. -Prima che Vexen costruisse quella macchina siamo
sempre stati al buio, sai?-
Il moro sbuffò. -Quanto la fai lunga Ven! Ho solo risposto a
una domanda!-
Jessie si voltò verso il nuovo arrivato che aveva fatto un
nome
a lei conosciuto, ma si pietrificò proprio come quando era
entrata nel locale e aveva visto l’aspetto del ragazzo dai
capelli neri. Ven, a differenza del barista, oltre a essere vestito
normalmente e non con quella che aveva tutta l’aria di essere
una
tuta da motociclista, aveva due dolci iridi azzurre e una scompigliata
matassa di capelli biondo grano, ma molto simile -se non uguale- era il
taglio del viso e quello degli occhi. Se poi tutto quanto lo collegava
al volto del suo compagno di viaggio, la cosa si faceva assai complessa.
-Ecco la tua coca!- la risvegliò il moro, piazzandole
davanti il bicchiere con tanto di cannuccia e ombrellino.
-Grazie mille.-
-Allora…- riprese l’altro, cercando di incrociare
il suo
sguardo sotto il cappuccio. -…posso chiederti da dove vieni?
Sono curioso.-
-Vanitas!- lo sgridò il biondino, avvicinandosi con le mani
sui
fianchi. -Ma ti sembrano domande da fare? Scusalo, a volte sa essere un
vero maleducato.-
-Oh, quanto rompi! La mia era solo curiosità, non hai
clienti da servire?-
-No, Roxas sta riordinando i tavoli che si sono appena liberati.-
replicò, facendo suonare un campanello nella mente della
custode.
-Roxas? Non staranno mica parlando del Nobody di Sora?-
pensò,
osservandoli bisticciare per qualche altro secondo, prima di
intervenire. -Non litigate a causa mia.- s’intromise,
ritrovandosi sotto i loro sguardi incuriositi. -Se ti fa piacere
saperlo, vengo da lontano. Molto lontano.- disse per poi sorseggiare la
sua bibita in tutta tranquillità, poiché ormai
era quasi
certa di essere finita in un universo decisamente diverso dal suo.
Come ci
fosse finita, era ancora da capire.
-Liberty?- domandò Ven dopo qualche istante di silenzio,
guardandola con un sopracciglio inarcato.
-Prego?- ribatté lei con cauta indifferenza.
-Ecco dove avevo già sentito la sua voce!-
esclamò la
fotocopia in nero di Sora, guadagnandosi un’occhiata dubbiosa
della castana. -Liberty, che ci fai combinata così?-
-Scusate, chi sarebbe questa Liberty?- chiese Jessie di rimando,
causando un altro momento d’imbarazzante e teso silenzio.
-Dai non scherzare!- fece divertito Vanitas. -A quale tuss mannaro stai
dando la caccia stavolta?-
-Credo che mi stiate confondendo con qualcun altro.- rispose algida,
iniziando a innervosirsi.
-Facci vedere il tuo viso allora! Vedremo se sei Liberty oppure no!-
sbuffò seccato lui, rabbrividendo quando sentì
una sorta
di ringhio
provenire
dall’ombra del cappuccio e scambiandosi un’occhiata
con
l’amico per trovarlo ugualmente semi-sconvolto.
-Contento?- domandò la castana, levandosi il cappuccio e
rivelando il proprio viso contratto in un’espressione
scocciata e
sulla via della rabbia. -Io mi chiamo Jessie, non Liberty, chiaro?-
Le iridi color nocciola della ragazza, infuocate di nervosismo,
inchiodarono i due sul posto, zittendoli, come se avessero appena
ricevuto una batosta che li aveva conficcati nel terreno, lasciandoli
confusi e storditi.
-Vado a chiamare Roxas.- affermò il biondo, scattando nella
zona ristorante.
-Io, invece, chiamo Quina e Ursula, magari loro ci capiscono qualcosa.-
sospirò il ragazzo con la tuta, premendo un pulsante che
stava
nel ripiano basso del bancone.
Passarono pochi istanti e Ven fece ritorno con un ragazzo del tutto
identico a lui, fatta eccezione per gli abiti e un fattore importante
che la keyblader percepì immediatamente: egli non aveva un
cuore. Si studiarono a vicenda per qualche secondo, finché
dallo
stesso arco da cui erano arrivati i due biondi, non spuntarono altre
due persone.
La prima,
alta almeno un metro e settanta, indossava un lungo abito color rosa
antico coperto sul busto da un’ampia giacca di una
tonalità più scura, e sul petto teneva una sorta
di
pettorina azzurra, mentre sul capo portava un grande cappello da chef
provvisto di due “code”, che cadevano in avanti. La
cosa
più strana però, era il suo viso dalla pelle
tinta di un
rosa così pallido da sembrare bianco, su cui spiccavano gli
occhi rossi dalla pupilla candida, simili a una stella stilizzata a
quattro punte, e la sua lingua, che penzolava fino all’addome.
La seconda creatura si presentò come una donna-polpo, dalla
pelle violacea sul busto femminile, incoronato da una chioma bianca
avvolta all’insù, ma completamente nera sulla
parte
inferiore del corpo, provvisto di sei tentacoli sinuosi e scattanti
come serpenti. Il suo aspetto, tuttavia, non colpì
più di
tanto la custode del Tramonto, poiché in lei riconobbe
immediatamente Ursula, la terribile strega di Atlantica, che Sora,
Paperino e Pippo avevano affrontato più di una volta, stando
a
quanto aveva letto sul diario del Grillo. Invece, l’altra
creatura doveva per forza trattarsi di quella che il moro aveva
chiamato Quina.
-Liberty?- chiese infine il numero XIII dell’Organizzazione,
guardando la ragazza con occhio critico. -Perché ti sei
combinata come darkroxas92?-
-Certo che avete tutti un’estrema fantasia.-
commentò lei
con sarcasmo. -In tre mi avete chiesto quasi la stessa cosa.
Sarà perché vi somigliate? Comunque, vi ripeto
che non so
chi sia questa Liberty di cui parlate. Tantomeno questo
tizio…
darkroxas92…-
-Sa cha suceed, chi?*-
domandò la cecaelia l’attimo dopo, con un accento
del
tutto estraneo alle orecchie della castana, inarcando un sopracciglio e
fissando i tre.
-È per questo che vi abbiamo chiamate.- intervenne Vanitas.
-Questa ragazza dice di non essere Liberty, ma è la sua
fotocopia sputata!- esclamò. -Ok, io non dovrei parlare e
nemmeno loro.- proseguì, accennando ai due biondini. -Ma
forse
voi due che v’intendete di magie e sortilegi riuscite a
capire
che cos’ha, se è lei… mentre se non lo
è…- disse, lasciando la frase in sospeso,
poiché
nemmeno lui sapeva come concluderla.
-Bhé, 'a modo
pe' sapé s'èllei, 'a nostra Libberty, ce starebbe.*-
affermò Quina, attirando l’attenzione su di
sé,
compresa quella di Jessie che riuscì a capire almeno il
senso
della sua frase in romanesco.
-Ta set dree pensaa quel
cha pensi mii?*- le chiese la piovra, ottenendo un assenso.
-Nun ce resta che
pregà!*-
esclamò, muovendosi dietro il bancone per recuperare un
grosso
libro, molto simile a un gigantesco elenco del telefono con scritto a
caratteri cubitali “Almanacco delle Preghiere per
Divinità”. -È
r'urtima edizzione, quinni a dovrebbe starce anche 'a nova preghiera
pe' Libberty.*-
aggiunse, posandolo sul ripiano e sfogliandolo fino a raggiungere la
metà della lettera L. -Allora…
Lakshmi… Laran, Lei
Gong… Liber e Liberty89! Eccola accà!*-
esclamò la cuoca, passando il voluminoso elenco al ragazzo
in tuta.
-Una preghiera in latino?- fece lui. -Il latino è pane per
Ven.-
continuò, prendendo il suddetto per un polso e tirandolo
davanti
al bancone.
-D’accordo, ci penso io.- sospirò il biondo, prima
di schiarirsi la voce.
“Salve,
Libertas, Domina vaccinae,
Salus ferinarum tergarum
nostrarum, salve.
Ad te clamamus,
inverecundi filii Matris,
Ad te exululamus,
gementes et flentes,
in hac rubrarum natium
valle…”
La castana inarcò un sopracciglio, dubbiosa e chiedendosi se
la
stessero prendendo per i fondelli. -Farò finta di non star
capendo niente di quello che stai recitando.-
Ven arrossì, chiudendo gli occhi per un attimo. -Non
l’ho
inventata io.- borbottò al limite della vergogna, prima di
riprendere la lettura.
“Eia ergo,
consolatrix nostra, illos tuos
maestos oculos non ad
coelum converte.
Et auxilium tuum, ante
quam plenilunium cooriatur
et nos in pestiferas
feras vertet, dona nobis.
O patiens, o benevola, o
plena irae Licachentrechium Dea.”
Dopo la pronuncia dell’ultima frase, il silenzio
calò
sovrano nel locale, dove le proprietarie e i loro camerieri si
guardavano continuamente attorno, come in attesa di qualcuno. Jessie li
imitò per un attimo, gettando lo sguardo a destra e a manca,
dopodiché posò le mani aperte sul bancone e si
alzò dallo sgabello, dando le spalle ai presenti.
-Se avete finito con le vostre pagliacciate me ne andrei.-
esordì, prendendo i lembi del cappuccio per riportarselo sul
capo. -Potete pure pensare che io sia questa Liberty o chiunque altro,
ma non mi farete perdere altro tempo.-
-No, aspetta!- esclamò Vanitas, allungando un braccio per
stringerle il polso sinistro e guadagnandosi un’occhiata
furente
e ben poco amichevole.
-Leva immediatamente…- iniziò, interrompendosi al
brillare improvviso di una luce accecante, comparsa a pochi passi
dall’altro lato del bancone.
-Ringrazio chiunque sia stato a invocarmi.- sospirò
pesantemente
una voce di donna, perfettamente uguale a quella della ragazza vestita
di nero, che sgranò le iridi color nocciola, quando ne vide
la
proprietaria.
Una donna coperta da una veste candida, ora piena di strappi e impronte
fangose di zampe, con i capelli castani scarmigliati oltre ogni dire e
il volto identico a quello della misteriosa giovane arrivata da
chissà dove.
-…Liberty?- asserì la piovra, guardandola
preoccupata da capo a piedi. -Se
cha t'è suceduu?*-
-Oh, Ursula, ciao.- rispose la divinità, sedendosi su uno
sgabello. -Rassicurazione di gruppo ai cuccioli di licantropo nella
Categoria Twilight
per il
vaccino anti-rabbia… Non fatemi dire altro.-
spiegò,
passandosi una mano sul viso stravolto. -Ma veniamo a noi.-
proseguì, schioccando le dita per rimettersi in ordine
l’abito e i capelli, che si acconciarono in una lunga
treccia.
-Chi è stato a recitare la mia preghiera?- chiese, passando
lo
sguardo sui ragazzi che stavano dall’altro lato del ripiano
del
bar. -Roxas, Ventus, Vanitas oppure… per tutti i vaccini!
Che
cosa…?- pronunciò incredula e stupefatta,
scattando in
piedi, di fronte a quella che si era rivelata essere la sua gemella in
corpo mortale.
Le due donne si fissarono negli occhi, scoprendoli identici nel loro
color nocciola.
-Quindi sei tu la famosa Liberty con cui mi hanno confusa finora.-
constatò Jessie, liberandosi dalla presa del moro.
-Comprensibile, in effetti siamo due gocce d’acqua.-
-Posso sapere chi sei? E da quale Categoria sei uscita?-
domandò la Dea.
-Mi chiamo Jessie e non ho idea di cosa sia una Categoria.- disse,
incrociando le braccia e sentendo la pazienza ormai agli sgoccioli.
-Credo a malapena di sapere dove mi trovo.-
-Che sia l’ennesimo scherzo dell’Autore?- chiese
Roxas alla
divinità, dopo qualche istante di mutismo collettivo.
-Non mi pare che ci fossero programmi del genere in lista.-
-Sentite.- intervenne algida la ragazza. -Sono entrata in questo posto
per raccogliere informazioni su dove mi trovo e speravo di farlo senza
sollevare un polverone. Dato che il mio piano è saltato, ora
mi
farete il piacere di rispondere alle mie domande.- proseguì,
puntando il proprio sguardo su tutti. -Se non avete le risposte che
voglio, andrò a cercarle altrove.-
-E se non volessimo risponderti?- fece Vanitas, guadagnandosi la punta
di un’arma puntata al collo.
-Il fatto che siete dei ragazzini non vi salverà. Ci metto
pochi
secondi a radere al suolo tutto quanto.- informò Jessie, con
voce seria, stringendo la mano sull’elsa della Via del
Tramonto.
-Un keyblade?!- gridarono tutti, facendo un passo indietro.
-Ma si può sapere chi- tentò di dire Ventus,
sbiancando e
zittendosi all’istante quando vide comparire una sfera di
fuoco
accanto alla custode.
-Non t’azzardare a domandarmelo un’altra volta, o
non rispondo più delle mie azioni.-
-Ehm…- intervenne Liberty, deglutendo. -Non agitiamoci, ok?
Cosa vuoi sapere?-
-Che posto è questo?- rispose lei, accogliendo con piacere
la
collaborazione della sua controparte. -Per quello che so è
il
mondo in cui i Nobody avevano la loro base, ma è
completamente
diverso da quello che conosco io.-
-Bè, questo è il Mondo che Non Esiste, ma nello
specifico
ti trovi nella città di Illusiopolis.- disse il numero XIII,
sperando di far allontanare quella lama nera dalla gola
dell’amico.
-E tu sei davvero Roxas? Il Nobody di Sora?-
L’altro annuì. -Come conosci me e Sora?-
-Di te ho sentito parlare e ho letto tutte le informazioni che sono
state raccolte dal Grillo Parlante, ma non ti ho mai visto. Invece, con
Sora ci viaggio insieme da qualche settimana.- spiegò con
voce
calma, senza far svanire né l’arma né
il globo
fiammeggiante, che ancora galleggiava a poca distanza dalla sua spalla.
-Possiamo escludere che stia parlando del nostro Sora, visto che ieri
sera era con me al Castello.- rispose la Chiave del Destino.
-Ah, per quello non preoccuparti, ora ne ho avuto la certezza.- riprese
la custode. -Se prima era solo un’ipotesi altamente surreale,
ora
sono sicura di essere in un altro universo. E non osate chiedermi come
ho fatto a finire qui perché non ne ho idea.- li
anticipò, vedendoli aprire la bocca. -Quindi non sto nemmeno
a
chiedere come e, soprattutto, perché Roxas si trovi fuori
dal
corpo del suo originale.- aggiunse, per poi restare in silenzio a
riflettere sul da farsi e lasciando tutti col fiato sospeso.
Fece svanire la sfera infuocata e indietreggiò di un paio di
passi in direzione dell’uscita. -D’accordo, credo
che voi
non possiate dirmi altro di utile.-
-Aspetta!- esclamò Ventus. -Forse possiamo-
-Crisantemo di una passiflora vallesana! Cosa cactus sta succedendo
qui?!- urlò una nuova voce, coprendo lo scampanellio della
porta
del locale e attirando gli occhi di ogni presente.
Jessie osservò il ragazzo appena entrato, probabilmente suo
coetaneo, vestito con dei semplici pantaloni scuri e una camicia blu,
coperta da un impermeabile in corredo con il cappello a falda larga che
portava. Al di sotto di esso stavano delle ciocche castane, collegate a
una morbida barba e raccolte in un lungo codino che ondeggiava alle sue
spalle, e una coppia di iridi marroni e vivaci coperte da un paio di
occhiali, che scrutarono l’intero ambiente, accendendosi di
sorpresa a ogni spostamento.
-Tuss, vorrei una spiegazione sul perché ho davanti la
seguente
scena: la fotocopia di Liberty89…- esordì,
facendo un
cenno alla Dea, che ricambiò il saluto con un sorriso
tirato.
-…che tiene Vanitas sotto tiro con un keyblade che non ho
mai
visto. E gradirei la versione ultra ridotta!- concluse, avanzando
lentamente.
-Bè, Otto, credo di poterti dare solo quella…-
ridacchiò il moro, grattandosi la guancia con
l’indice.
-Vedi, lei è…-
-È così evidente!- esclamò una voce
allegra, alle
spalle della ragazza, interrompendo il discorso di Vanitas. -Una
custode del keyblade proveniente da un altro universo!- aggiunse,
mentre Jessie si voltava verso l’ennesima comparsa con gli
occhi
sgranati per lo stupore, che crebbe ancora di più quando lo
vide
identico al ragazzo chiamato Otto, tranne per l’essere
completamente vestito di bianco e il non portare gli occhiali.
La keyblader, però, abbandonò presto la sorpresa
e
lasciò svanire la propria arma per afferrare il tale per le
spalle, dopodiché lo superò con un salto,
trascinandolo
con sé e sbattendolo a terra. Non diede a nessuno il tempo
di
dire o fare qualcosa perché richiamò
immediatamente due
sfere fiammeggianti e la Via del Tramonto nella mano destra, puntandola
verso il suo prigioniero.
-Mi sono stancata di questo gioco dei doppioni.- dichiarò
furente.
-Ah, mademoiselle,
che fervore!- esclamò il ragazzo steso a terra,
schioccandole un bacio da lontano.
-E tu…- sibilò la castana, fissandolo quasi a
distanza
zero con gli occhi ridotti a fessure. -…chi sei? Come
diamine
hai fatto ad arrivarmi alle spalle senza che me ne accorgessi?-
-Uhm… potrei dirti che sono l’Emanazione
dell’Autore
preposta al regno della Non Esistenza venuto all’Esistenza e,
per
tanto, sciroppato come una pesca… oppure…-
spiegò
il ragazzo steso a terra, interrompendosi un istante e ricambiando
senza problemi lo sguardo della custode, che non avrebbe mai saputo
dire come, si ritrovò in piedi, avvinghiata a quel tizio con
le
rotelle fuori posto. -Sono un ballerino di tango!- esclamò
infine, recuperando una rosa da chissà dove e stringendola
tra i
denti, mentre donava occhiate maliziose alla ragazza, che confusa
più che mai non riuscì a fare altro se non
seguirlo nei
rapidi passi di un tango che terminarono con un perfetto casquet. -Una
parola e sono tuo, chérie.-
Jessie sbatté le palpebre un paio di volte per riprendersi
da
quei movimentati secondi e rinunciando a priori a capire come aveva
fatto a finire in quella situazione, dopodiché sorrise con
altrettanta malizia al ragazzo vestito di bianco, che il momento
seguente si ritrovò a volare dall’altra parte
della
stanza, impattando prima con il muro e poi con i due globi infuocati.
Dall’urto si generarono prima un’esplosione e poi
una densa
nube di caldo fumo grigio, che fece tossire i presenti, increduli di
fronte a una simile scena.
-Credo che questo sia stato troppo pure per Loony…- disse
Ventus, fissando preoccupato il polverone.
-Tu dici?- replicò Roxas, poco convinto.
“Fiamme!
Fiamme! Fiamme-fiamme-fià!
Fiamme! Fiamme!
Fiamme-fiamme-fià!
Fuochino lì,
fuochino là!
Fiamme! Fiamme!
Fiamme-fiamme-fià!
Fuochino lì,
fuochino là!”
La voce di Loony giunse chiara e forte dal residuo
dell’impatto,
come la sua figura assolutamente illesa al calare della nuvola di
polvere, cosa che non si poteva dire per la parete colpita che giaceva
a terra ridotta in macerie, dando una buona veduta sul vicolo cieco che
affiancava il ristorante.
-Non è possibile…- balbettò la
keyblader,
armandosi nuovamente. -…come ha fatto a salvarsi dalle mie
fiamme?-
Il ragazzo sbuffò un po’ di fumo, come se avesse
una pipa
tra le labbra, e gli diede una forma che ricordava vagamente un
fondoschiena. -Uh, focosa la ragazza… mi piace!-
decretò,
cercando di riavvicinarsi.
-Stai lontano da me, maledetto!- sbottò Jessie, mettendosi
in
posizione di guardia ed evocando un’altra sfera crepitante,
che
si modellò prendendo le fattezze di un serpente che
sibilò contro ogni presente.
La scena sembrò congelarsi per un lungo istante.
Meravigliati di
fronte a una simile prodezza in campo magico, gli abitanti di quel
bizzarro mondo sgranarono gli occhi, chiedendosi cos’altro
potesse nascondere quella custode arrivata da un luogo sconosciuto, ma
soprattutto, si domandarono come avrebbe reagito il loro amico a quelle
parole ricolme di astio. Reazione che non si fece attendere un secondo
di più.
-Buaaaahhhh!- gridò Loony, scoppiando a piangere per poi
correre
tra le braccia del suo gemello. -Otto! Mi ha trattato male!- si
sfogò, singhiozzando. -E io che le avevo portato anche una
sorpresa!- aggiunse, ottenendo otto sguardi dubbiosi. -È
cattiva! Buaaahhh!-
-Una sorpresa? Ma di che parli?- domandò l’altro,
cercando
di calmare quella che era diventata una fontana vivente. -Su,
Loony… non fare così…-
-Ehi capo!- intervenne l’ennesimo nuovo arrivato, attirando
l’attenzione di ogni presente.
-Oh, Sigmund! Alla buon’ora!- si lamentò il
ragazzo ancora
abbracciato dal proprio doppio, voltandosi verso l’uomo
appena
giunto, che Jessie giudicò decisamente troppo pallido per
essere
definito vivo, rivelando di essere seguito da altre persone.
All’improvviso il lunatico si riprese dal suo pianto
inconsolabile e si allontanò di un passo dal suo gemello,
prendendo a canticchiare.
“E viene un
signore,
che fu di Pribor,
che sprechen deutch,
che fuma sigari,
che sul divano
con molto garbo
la psiche studia,
che dice spesso,
che tutto è
sesso
Che a Vienna il Magister
trovò.”
-Miserere nobis Branduardi…- aggiunse Otto con un tic
nervoso all’occhio sinistro.
-Sempre che ti lamenti, Otto! Inizi a somigliare a Vexen,
sarà
mica l’età che avanza?- replicò una
bellissima
donna incorporea al pari di un fantasma. -Abbiamo fatto il prima
possibile, considerando che non sapevamo nemmeno dove andare ci abbiamo
messo anche poco!-
Otto inghiottì un’imprecazione floreale. -Poi
facciamo i
conti Voce! Almeno l’avete trovato?! La situazione qui
è
abbastanza complicata, non so perché Loony insistesse tanto,
ma
spero che serva a qualcosa!- ribatté, indicando avanti a
sé.
-Santo cielo… ma dove accidenti sono finita?-
pensò la
custode del Tramonto, guardando i personaggi appena giunti. -Quanta
altra gente salterà fuori?-
-Ehi! Ma quello è un keyblade!- esclamarono i due, notando
solo
in quel momento la ragazza che si trovava al centro della stanza
semi-devastata, circondata da un serpente di fiamme.
-Un keyblade? Dove?- domandarono altre due voci maschili, anticipando i
loro proprietari, che si fecero largo tra i quattro adulti.
-Sora! Riku!- chiamarono i tre ragazzi dall’altro lato del
bancone.
-Riku?- ripeté la castana, attirando gli sguardi di tutti i
presenti, mentre lei studiava rapidamente i nuovi giunti che aveva di
fronte, trovandoli quasi identici ai suoi compagni di viaggio tranne
per l’età, che era evidentemente inferiore di
qualche anno.
-Liberty?- dissero all’unisono il castano e
l’argenteo con un sopracciglio inarcato.
-Io, veramente, sarei qui…- fece la divinità,
salutando i due con la mano.
-Ma se tu sei lì, questa chi è?- chiese Sora,
indicando
prima l’una e poi l’altra donna. -E
perché ha un
keyblade in mano?-
-Certo che siete duri di comprendonio!- s’intromise ancora
una
volta Loony. -Lei non è Liberty! Si chiama Jessie,
è una
custode e viene da un altro universo!- spiegò con tono
categorico. -E l’unico che può salvarci dalla sua
ira
funesta è il Pelide Achille!- aggiunse con fare drammatico,
portandosi una mano al petto.
-Ma che sta dicendo?- chiese Vanitas dopo qualche secondo, portandosi
una mano alla testa.
-Se avessi un munny per ogni volta che mi sono posto questa domanda,
probabilmente sarei ricco sfondato, tuss.- rispose Otto con un sospiro.
-Loony, chi sarebbe Achille?-
L’interpellato lo guardò come se avesse appena
sentito la
più grossa delle eresie. -Quanta ignoranza! Achille
è il
protagonista dell’Iliade di Omero, soprannominato
piè
rapido o veloce…- iniziò con fare dottrinale.
-Intendevo in questa stanza!- esplose il ragazzo con
l’impermeabile, indicando il pavimento.
-Ah, ma potevi dirlo subito! Sempre a farmi perdere tempo!-
esclamò lui offeso, posando una mano sulla spalla
dell’argenteo. -Ovviamente sto parlando di Riku! La mia
sorpresa
per la nostra ospite!-
-Io? Perché?- chiese curioso il ragazzo, con un sopracciglio
inarcato.
-È molto semplice: nell’universo da cui proviene,
questa
bella fanciulla è fidanzata con te!- rivelò,
zittendo i
presenti che iniziarono a far scattare lo sguardo dal loro amico,
arrossito per l’imbarazzo, alla custode, che aveva lasciato
svanire la sua creatura fatta di fiamme.
-Come fai a sapere queste cose?- domandò lei, spostando
appena i
piedi, mascherando il movimento come un riflesso al nervosismo.
Il pazzo sorrise, diventando improvvisamente e inquietantemente serio,
cosa che parve stupire i suoi amici. -Io so tante cose, soprattutto
quelle che ancora devono accadere, che quindi non esistono…
ma
non posso di certo rivelarle tutte.-
Quella frase sibillina provocò un brivido di gelo alla
schiena
della castana, che inchiodò le iridi nocciola in quelle
marroni
di quel personaggio tanto instabile.
-Sai anche come ho fatto ad arrivare qui? E perché?-
-No.- sentenziò freddamente. -Ma so che troverai il modo per
tornare da dove vieni.-
Gli occhi della ragazza si assottigliarono come quelli di un gatto
pronto ad assalire la sua preda. -Sappi che se mi stai prendendo in
giro te la farò pagare cara.-
-Non avevo alcun dubbio, so bene di cosa sei capace.- disse Loony senza
abbandonare il proprio sorriso. -E so anche cos’hai in mente
di
fare.- aggiunse, lasciandola interdetta. -Credo che non sia una mossa
sbagliata, ora come ora, ma ti sconsiglio di usare l’altra
chiave, potrebbe rivelarsi pericoloso per te.-
A quelle parole, Jessie vacillò, sentendo la mano sinistra
prudere e pulsare. Deglutì, dandole un’occhiata
impercettibile, prima di tornare a guardare quello strano ed enigmatico
personaggio e poi quel Riku così diverso da quello a cui era
intimamente legata, ma anche così simile, che ora la fissava
con
i suoi occhi acquamarina, grandi e spalancati per un motivo a lei
sconosciuto. O forse, anche lui percepiva la sua natura di custode e ne
era attratto come il suo compagno? Da parte sua, la castana
avvertì forte e chiaro il potere della Via per
l’Alba,
certamente più debole di quello che era abituata ad avere
accanto, ma sempre caldo e luminoso.
-Dunque Jessie, cosa vuoi fare?- le chiese il pazzo, risvegliandola dai
suoi ragionamenti.
-Mi hai detto che sai che tornerò da dove vengo…
ma immagino che non mi dirai come farò, ho ragione?-
-Risposta esatta.-
-Allora non abbiamo più nulla da dirci. Troverò
altrove
le mie risposte.- affermò, piegando le ginocchia e
mettendosi in
posizione di scatto.
-Ehi no, aspetta!- intervenne il gemello di Loony. -Non vorrai mica
andartene dopo aver tirato su questo macello?!-
Lei ghignò, mettendosi il cappuccio sulla testa, che le
coprì parte del viso. -Non era nelle mie intenzioni fare
tanto
chiasso, di solito sono una persona che passa inosservata e in questo
posto così buio non dovrebbe venirmi troppo difficile.-
spiegò, per poi scattare verso la parte crollata della
parete e
fuggire verso l’interno del vicolo. -Addio!-
I presenti si catapultarono a seguirla, convinti che non sarebbe andata
lontana visto che quella era una strada chiusa, ma quando giunsero
all’esterno rimasero sorpresi nel non trovare alcuna traccia
di
quella misteriosa keyblader.
-Ma… dov’è finita?- domandò
Liberty, incredula.
-Lo sapevo che dovevo fermarla in qualche modo!- sbuffò il
ragazzo con l’impermeabile.
-Non ci saresti riuscito per molto tempo, Ottoperotto, sarebbe stato
come tenere una tigre in una gabbia troppo piccola.- spiegò
Loony, ancora all’interno del locale affiancato da Riku, che
teneva lo sguardo puntato sul pavimento, perso in un intreccio di
pensieri.
-Sai che sei inquietante quando fai così?-
ribatté l’altro, rientrando.
-Così come?- chiese confuso.
-Quando fai il serio, sei inquietante.-
-Ma io non ho fatto niente! Buaaaahhhh!- urlò Loony,
scoppiando di nuovo a piangere. -Siete tutti cattivi con me!-
Sospirando sconsolato, Otto capì che il momento di profonda
e
rara serietà del suo buffo gemello era finito.
-D’accordo
non importa, non piangere.-
-E chi sta piangendo?- fece l’altro, usando una pistola ad
acqua
per lavargli il viso. -Buon ferragosto!- augurò prima di
mettersi a girare in tondo, cantando un’allegra canzoncina.
-Io sto cercando di trattenermi dal piangere…-
mormorò
tra i denti il ragazzo, prendendo un fazzoletto dalla tasca per
asciugarsi. -Ora, tuss, spiegatemi bene cos’è
successo con
la versione lunga e dettagliata, per favore. Quella striminzita di
Loony non è stata sufficiente.-
-Capisco, quindi è proprio arrivata così di punto
in
bianco…- riassunse Ottoperotto a spiegazione ultimata,
facendosi
pensieroso esattamente come il custode della Catena Regale, che
attirò lo sguardo di Roxas.
-A che pensi?- gli domandò il suo gemello Nobody.
-Al suo keyblade…- mormorò Sora, con le braccia
incrociate sul petto.
-E a quello che non ha mostrato.- intervenne il ragazzo dai capelli
argentei, attirando l’attenzione generale. -Ricordate? Loony
le
ha consigliato di non usare “l’altra
chiave”.-
aggiunse, per poi guardare il suddetto personaggio, ora impegnato a
fare delle costruzioni con le macerie del muro. -In ogni
caso…-
riprese. -…il suo keyblade, quello che abbiamo visto, aveva
un’aura strana, ve ne siete accorti?- chiese, guardando tutta
la
cerchia di presenti, che gli rispose con un assordante concerto di
grilli. -Immagino di no…-
-Cosa intendi?- domandò, invece, Vanitas incuriosito.
-Non so spiegartelo con precisione… mi ha dato una
sensazione
insolita ma familiare…- disse lui, portandosi una mano al
mento.
-Era molto simile a…-
-A quella che avverti quando impugni la Via per l’Alba!
Ovvio!-
esclamò il lunatico, comparendo al suo fianco
all’improvviso e facendo sobbalzare tutto il gruppo per lo
spavento.
-Non mi abituerò mai a queste comparse… Cosa
intendi
dire?- chiese Ventus, con una mano sul petto, che ancora non aveva
riacquistato un normale ritmo.
Loony sbuffò. -Certo che siete dei tardoni! Bisogna sempre
spiegarvi tutto!- rispose, appoggiandosi con nonchalance alla spalla
dell’argenteo. -Jessie è la custode della Via del
Tramonto, il tuo esatto opposto.- spiegò, risollevandosi e
assumendo una posa da teatro drammatico. -Se tu sei l’acqua,
lei
è il fuoco! Se tu sei il bianco, lei è il nero!
Tu sei
Mozart, lei è Salieri! Tu sei Madre Teresa di Calcutta, lei
è Tomás De Torquemada!-
-Ecco questa poteva evitarla…- commentò Sora,
coprendosi il viso con una mano.
L’altro riprese la sua serie di esempi come se non
l’avesse
sentito. -Se tu sei l’ultimissima puntata
dell’ultimissima
serie d’un telefilm ad alta tensione, lei le interruzioni
pubblicitarie!-
-Uh, questa è proprio insopportabile!- intervenne Voce Fuori
Campo con un grugnito.
-Tu sei il concerto andato a vedere sgattaiolando dalla finestra
disobbedendo al tassativo ordine genitoriale di restare in camera tua,
lei è il suddetto parente che ti aspetta al varco con una
cintura di pelle dell’ottantaquattro doppia in mano!-
affermò, facendo gemere i cinque ragazzi presenti, che si
portarono una mano sul fondoschiena. -Se tu sei l’Italia, lei
è il Governo italiano!-
-Ok, questa rende abbastanza l’idea, Loony…-
sospirò Otto.
-E infine… se tu sei colui che porta alla Luce, lei
è la
custode che conduce all’Oscurità!-
sentenziò,
mentre dietro di lui rimbombavano tuoni e si scatenavano brillanti
fulmini usciti dal nulla. -Detto questo, volete una miniatura della
Torre Eiffel?- domandò, porgendo al gruppo una piccola
riproduzione della torre francese fatta con le macerie del muro
crollato.
-…ma questa rende ancora meglio.- riprese il gemello del
pazzo,
ignorando l’ultima frase. -Riku, tralasciando tante voci
dello
strambo elenco fatto da Loony, l’ultimo esempio
può
descrivere al meglio la sensazione che hai avuto?-
Il giovane annuì. -Direi di sì,
però…-
-Però?- chiese Ventus, piegando la testa da un lato.
-No, niente…- sospirò, chiudendo un attimo gli
occhi,
prima di essere attirato da una piccola risata. -Liberty?
Perché
ridi?-
-Sei incredibile, lo sai?- replicò la Dea, posandogli una
mano
sul capo. -Pare che le cose dette da Loony poco fa non siano assurde
come quelle che ci rifila di solito.- proseguì. -Nel suo
universo, quella ragazza è molto legata al suo Riku, per la
faccenda della Luce e dell’Oscurità, ma anche per
altri
motivi. Per quanto riguarda noi, fino a poco tempo fa, io ero la tua
Dea protettrice, quindi anche noi avevamo un certo legame.-
-E quindi?- chiese lui, non comprendendo dove volesse arrivare la
divinità.
-Quindi ti conosco abbastanza per affermare di aver capito a cosa sia
dovuto quel “però”. Vai a cercarla e
parla con lei,
io confido in quello che ha detto Loony: solo tu puoi fare qualcosa per
lei. Prima la tua presenza le ha impedito di ridurre tutto in
cenere…-
-Fiamme! Fiamme!
Fiamme-fiamme-fià!- canticchiò il
pazzo vestito di bianco, mentre si dedicava alla costruzione di un
Partenone in miniatura.
-Per l’appunto…- fece la Dea con un tic
all’occhio
destro. -Trovala e parlale, forse grazie a te riuscirà a
scoprire come tornare a casa sua senza andare a bussare
chissà
dove e ottenere un risultato simile o peggiore a quello che ha avuto
qui al locale.- spiegò ancora, trovando assensi anche negli
altri adulti del gruppo.
-Liberty ha ragione.- intervenne Ottoperotto. -Stavolta, Loony ha
tirato fuori una personalità inquietante ma utile.- disse,
voltandosi verso l’interessato che all’improvviso
era
comparso al suo fianco. -Crisantemo…!-
-Quando mai sono stato inquietante, soldato Tabellina?!-
urlò
rabbioso il lunatico. -Ti stai forse beffando di me, soldato Tabellina?
Del Sergente Maggiore Loonyrtman?!- blaterò poi, in perfetto
stile militaresco. -Esegui immediatamente cento flessioni, non una di
meno, razza di scarto di una radice cubica! Hai due minuti elevati a
potenza uno per farle! Marsch!-
-Ah no! Il Sergente Maggiore Hartman me lo sono sorbito la settimana
scorsa!- esclamò Ottoperotto, schioccando le dita.
Al sentire lo schiocco, Loony cambiò totalmente
atteggiamento.
Alzò le braccia ad arco sopra la testa, unendo i
polpastrelli,
dopodiché sollevò la gamba sinistra
all’indietro
ponendola a novanta gradi con l’altra, e si mise sulle punte,
imitando alla perfezione la posa di una figura di danza classica.
-Un, deux, trois! Coraggio fanciulli, fate un bel sorriso!-
esclamò facendo due giravolte e mostrando un largo sorriso
vagamente terrificante. -Un, deux, trois! Ora andate cari tuss e
ricordate le prove di danza: disciplina, rigore e amore!- aggiunse
continuando a fare piroette che lo portarono di nuovo verso le macerie
del muro. -Un, deux, trois…-
-Questa personalità fa venire i brividi…-
commentò Sigmund.
-Mr. Two è sempre stato un personaggio alquanto particolare…-
disse Vanitas con una risatina, poco prima che un cercapersone
iniziasse a trillare con insistenza.
-È il mio.- annunciò la Dea, prendendo
l’apparecchio dalla cintura per leggere chi fosse
l’autore
della chiamata. -Mh, sembra una cosa urgente… “CR:
F.P.P.C.P.P.D.T.U.C.D.T.M.”.-
-Che sta per…?- chiese Voce Fuori Campo con un sopracciglio
inarcato.
-“Codice
Rosso: Fai Più Presto Che Puoi Prima Di Trovare Una
Comunità Di Tuss Mannari”…
sembra che ci sia qualcuno non vaccinato che rischia di mannarizzare
altri tuss.- tradusse Liberty. -Mi dispiace, ma devo lasciarvi, il
dovere mi chiama!- esclamò, posando di nuovo la mano sui
capelli
di Riku. -Sono sicura che sarai capace di risolvere questo guaio.
Quando torno raccontatemi, eh! Bye bye!- aggiunse, prima di scomparire
nel nulla diretta chissà dove per compiere il suo lavoro.
-Quinni, che se fa?*-
domandò Quina, dopo qualche istante.
-Io voglio seguire il consiglio di Liberty.- rispose con decisione il
ragazzo dai capelli argentei.
-Allora cosa stiamo aspettando?- fece Sora con un sorriso. -Andiamo a
cercarla!-
-Ma…?-
-Che c’è? Ti aspettavi che dopo tutto quello che
è
venuto fuori ti lasciassi andare da solo?- replicò il
castano
allargando il suo sorriso.
-Sono anch’io dei vostri!- esclamò Vanitas,
posando le
braccia sulle spalle dei due ragazzi biondi. -E scommetto anche questi
due.- aggiunse, ottenendo un doppio consenso.
-Bè, tuss, non penserete di lasciarci indietro, vero?-
chiese
Otto, scompigliando i capelli di Sora, che ridacchiò.
-Forse ci conviene dividerci.- intervenne Sigmund. -Potrebbe essere
ovunque e la città è grande.-
-Per una volta il padre della psicanalisi ne ha detta una giusta.-
replicò Voce Fuori Campo, guadagnandosi una linguaccia
dall’uomo.
-A dire la verità…- s’intromise Riku,
arrossendo
leggermente. -…io ho una mezza idea di dove possa essere.-
rivelò, trovandosi fissato da tutti.
-E ti cuma ta fet a
saveel?*- domandò Ursula.
Il ragazzo si grattò la guancia con l’indice.
-È
una sensazione… come ha detto Loony, lei è il mio
opposto, forse è per questo…-
-E dove sarebbe?- domandò il moro a nome di tutti i curiosi.
L’argenteo s’incamminò, uscendo dal
vicolo per
tornare sul marciapiede. -Laggiù.- disse, indicando
l’alto
Grattacielo della Memoria.
Perché fosse andata proprio lì non lo sapeva.
Semplicemente, aveva seguito il proprio istinto. Non sapendo dove
dirigersi per riordinare le idee e progettare la mossa successiva, una
volta uscita dal locale aveva rapidamente sfruttato gli appigli della
parete per arrivare sul tetto dell’edificio,
dopodiché
aveva proceduto a piedi, in una corsa abbastanza veloce alternata a dei
lunghi balzi per passare di tetto in tetto. Si era poi fermata quando
si era ritrovata davanti al silente grattacielo, illuminato dai neon
lungo tutti i bordi e dalla luce gialla delle sue finestre. Infine, vi
si era avvicinata per poi saltare di davanzale in davanzale,
probabilmente facendo spaventare qualcuno perché le era
parso di
sentire delle urla a un certo punto, per raggiungerne la
sommità
e osservare la vivace cittadina di Illusiopolis, piena di rumori, odori
e illuminata dai raggi della luna a forma di cuore, che ora aveva tutta
la sua attenzione.
Le faceva uno strano effetto averla davanti.
Sapeva che esisteva, che era stata l’entità
presente
dietro quella grande forma a sceglierla tra miliardi di persone per
essere una custode, ma guardarla con i propri occhi era tutta
un’altra cosa. Soprattutto, perché per lei, era la
prima
volta che accadeva. Era certa, invece, che i suoi compagni di viaggio
avevano già avuto modo di ammirarla, di godere del suo
sguardo e
riempirsene il proprio.
Sospirò, allacciando le braccia attorno alle gambe, piegate
verso il petto, e serrò le palpebre, cercando di non farsi
prendere dallo sconforto e di pensare a come levarsi da quella
situazione assurda. E mai come in quel momento, sentì la
mancanza del suo compagno. Durante quei giorni passati al Castello
Disney erano stati sempre l’uno accanto all’altra e
il loro
legame, già stretto grazie al destino, s’era fatto
ancora
più saldo.
-Riku…- sussurrò, sgranando gli occhi
l’attimo seguente.
Scattò in piedi, girandosi verso il punto a cui aveva dato
la
schiena fino a poco prima, in allerta. Fissò con sguardo
gelido
le porte metalliche dell’ascensore che dal pian terreno
conduceva
fino lì e rimase in attesa di vedere chi ne sarebbe uscito.
La
campanella trillò e le porte scorsero lentamente,
permettendo al
passeggero di scendere dall’elevatore. Quando vide il
giovanissimo custode dell’Alba un po’ si
rilassò, ma
non abbassò la guardia neppure per un istante. Il ragazzo si
guardò attorno, finché non la vide, sussultando
appena, e
si avvicinò, deglutendo.
-Eri qui davvero…- mormorò, cercando di
incrociare i suoi occhi, nascosti dal cappuccio.
Jessie ghignò. -A quanto pare… come hai fatto a
sapere
che ero qui?- chiese, pur sapendo cosa l’altro gli avrebbe
risposto.
-L’ho sentito…- ammise, arrossendo.
-Cioè, ti ho
sentita, credo…- farfugliò, passandosi la mano
sulla nuca.
-D’accordo, calmati, ho capito.- disse in fretta lei, con
voce
divertita. -Ho capito cosa intendi, sento esattamente la stessa cosa,
solo all’opposto.- continuò, levandosi il
cappuccio.
-Ah sì? E cosa senti?- domandò lui, curioso,
incrociando finalmente le due iridi color nocciola.
-La freschezza dell’Alba, di una luce che nasce dal buio
notturno.- disse con un piccolo sorriso. -Certo, non è come
quella che sono abituata a sentire, ma la sostanza
c’è
tutta.-
-Come? Allora è vero?- replicò il giovane,
arrossendo di nuovo.
-Mh? Che sto con il Riku della mia dimensione? Certo.- buttò
con
nonchalance, tornando a sedersi con il viso rivolto alla luna e posato
su un ginocchio. -Per favore, evita di stare lì impalato a
fissarmi, mi innervosisci. Vattene oppure vieni qui anche tu.-
Riku deglutì a vuoto, sentendosi come se stesse camminando
sui
carboni ardenti e il pensiero di non essere troppo lontano dalla
realtà lo intimoriva non poco, perché sapeva che
quella
ragazza avrebbe potuto bruciarlo vivo. Comunque, raccolse tutto il
proprio coraggio e le si avvicinò, per poi sederle accanto e
osservarla.
Era concentrata, lo sguardo era lontano, rivolto a chissà
cosa
come i suoi pensieri. Gli occhi semichiusi, circondati dalle ciglia
scure, brillavano di una determinazione incredibile e, secondo lui,
incrollabile. Il respiro era quieto, come l’alzarsi e
l’abbassarsi del suo petto prosperoso, e l’argenteo
a
quella considerazione arrossì di nuovo. E poi,
c’era tutto
quel calore. Era un caldo bruciante, che gli ricordava
l’orizzonte arso dagli ultimi raggi del crepuscolo, che
tingevano
di rosso e arancio qualsiasi cosa toccassero, come la tempera che cola
su una tela. Sapeva che probabilmente c’era molto di
più
dietro la sua espressione seria, ma comprese comunque perché
un’altra versione di se stesso abbia deciso di avvicinarsi a
una
simile donna.
E dovette ammetterlo, pure lui, forse, ci avrebbe provato. Forse.
Sussultò quando la sentì sospirare e la
guardò con
un filo di ansia, mentre si passava una mano sul viso stanco. -Ascolta
un po’…-
-Sì, che c’è?- rispose subito con una
velocità robotica, facendo scappare una risatina alla
custode.
-Ehi, rilassati, non ho di certo intenzione di staccarti la testa.-
asserì. -Anche a volerlo, non potrei mai.-
-Gli somiglio così tanto?- chiese Riku di rimando, intuendo
il perché delle sue ultime parole.
-Sì e no. D’aspetto siete diversi, lui
è più
alto, con i capelli lunghi, ma tieni conto che ha sicuramente qualche
anno in più rispetto a te.- spiegò. -Quanti anni
hai?-
-Quindici.-
-Allora avevo ragione, è più grande di quattro
anni.-
replicò, guardandolo con occhi dolci. -A parte questo, siete
simili nell’animo e nel cuore, ma non uguali.-
-Ti manca?-
-Non immagini quanto.- rispose con un debole sospiro. -Il suo odore, i
suoi sorrisi, rari da quel che ho potuto vedere, i suoi abbracci e la
sua semplice presenza…- elencò. -Credo di aver
sviluppato
una sorta di dipendenza…- ridacchiò, guardando il
giovane
keyblader arrossire per l’ennesima volta. -Voglio tornare
indietro, ho bisogno di lui e lui starà dando di matto
perché sono sparita.-
-Hai in mente qualcosa?- le domandò, mettendo da parte
l’ondata di sentimenti che l’aveva travolto.
-Forse. I tuoi amici parlavano di Vexen prima, se non ho capito male
è una sorta di scienziato o inventore, che è
riuscito
persino a creare una macchina per un sole artificiale.-
L’altro annuì. -Qui al Mondo che Non Esiste
è
sempre notte, quindi per una volta s’è inventato
qualcosa
di davvero utile per l’intera comunità.-
-Capisco… a proposito dei tuoi amici…- riprese
lei,
voltandosi verso l’ascensore. -Potete pure uscire, sapete?-
urlò, restando girata finché
dall’elevatore non
spuntarono i quattro gemelli separati alla nascita. -Tutti quanti.-
aggiunse, causando l’uscita dei tre adulti che erano giunti
nel
locale insieme al pazzo vestito di bianco. -Un’altra cosa che
avete in comune: amici impiccioni che origliano e che credono di fare i
furbi.- concluse, rivolgendosi a Riku, che trattenne una risatina
isterica.
-Ci dispiace, non volevamo origliare.- si scusò Sora. -Non
volevamo lasciarlo solo, poteva avere bisogno di noi…-
tentò di dire, prima di ritrovarsi le iridi color nocciola a
due
dita dalle sue.
-Di’ un po’, ti sembro scema o nata ieri?-
ribatté algida.
-No, assolutamente…- balbettò il ragazzo,
ricevendo uno
sguardo severo. -Ok, ammettiamo che eravamo curiosi…-
-Bravo.-
-Ci scusiamo comunque.- intervenne Otto. -E ci scusiamo per non esserci
presentati in maniera decente.- proseguì, porgendo la mano
destra. -Ottoperotto Magretto, detective del Mondo che Non Esiste e
Avatar, è un piacere.-
La keyblader del Tramonto gli strinse la mano, guardandolo con un
sopracciglio alzato. -Avatar?-
-Storia lunga, molto lunga.- rispose lui. -Loro, invece, sono i miei
assistenti. Sigmund Freud e Voce Fuori Campo.-
-Enchanté.- disse l’uomo, facendole un leggero
baciamano.
-No, aspetta… quel Sigmund Freud?- chiese la castana,
incredula.
-Proprio lui.- rispose Voce Fuori Campo. -Dovrebbe essere morto e
sepolto, ma ci accontentiamo del morto.-
-Grazie Voce, davvero.- replicò l’uomo con
sarcasmo.
-Sempre a tua disposizione.-
-State buoni, non diamo spettacolo come al solito, su.-
s’intromise il detective. -Invece loro sono Sora, Roxas,
Ventus e
Vanitas.-
-Piacere tutto nostro!- esclamarono i quattro, sorridendo.
-Bè, il vostro amico pazzoide ha già detto
praticamente
tutto di me, quindi per quello che vale, io mi chiamo Jessie e sono la
custode del Tramonto.- rispose lei. -Mi scuso anch’io, per il
mio
comportamento. Purtroppo, nel mio mondo ho dovuto imparare a usare le
maniere forti… anche quando ho incontrato Riku e gli altri
la
prima volta ho reagito in maniera violenta…-
-Che hai fatto?- domandò l’argenteo, affiancandola.
-Ho preso Sora alle spalle e gli ho messo il keyblade alla gola, molto
peggio di come ho fatto con Vanitas.- disse, guadagnandosi
un’occhiata preoccupata da tutti e un muto perché.
-Che
volete che vi dica? Sarà la loro faccia… e a tal
proposito non domanderò nulla, perché ho altri
impegni e
immagino che sia una spiegazione a dir poco lunga e contorta.-
-Puro Vangelo.- dissero tutti all’unisono.
-Tornando quindi a noi.- esordì Ottoperotto. -Vuoi andare da
Vexen e chiedere a lui se può aiutarti a tornare nel tuo
universo?-
La ragazza annuì. -L’idea era quella. Nel mio
universo
siamo alleati, spero che il vostro non mi costringa a usare le minacce.-
-Auguriamoci che sia accomodante e che il Sommo Capo ce la mandi
buona.- affermò il detective. -Andiamo al Castello allora.-
-Dovremmo starci tutti quanti sull’ascensore.- disse Roxas.
-Tu come sei salita?-
-Ho saltato sui davanzali.- rispose, seguendoli verso
l’elevatore. -Sicuri che ci stiamo?- domandò poi,
guardando l’interno della cabina di forma cubica.
-Dobbiamo stringerci un po’, ma almeno risparmiamo un
viaggio.- asserì Ottoperotto. -Claustrofobica?-
-Nah, sono solo gli ascensori che mi danno un po’ di ansia,
ma è controllabile.-
-Perfetto, allora, prima le signore.- aggiunse il ragazzo, invitando le
due donne a entrare per prime, subito seguite dall’argenteo
che
si mise davanti alla custode, dandole la schiena e attirando gli
sguardi incuriositi di tutti quanti.
Pressati come sardine in una scatoletta, i membri del gruppo riuscirono
a far ripartire l’ascensore, senza che suonasse il campanello
per
segnalare il peso eccessivo e giunsero rapidamente al pian terreno,
attirando le occhiate curiose dei presenti nella hall, quando uscirono
in massa. Fu soprattutto la keyblader a procurarsi sguardi indagatori e
dubbiosi, visto che tutti là dentro conoscevano il detective
e i
suoi assistenti, e i cinque ragazzi che li accompagnavano. Tuttavia, il
viso della ragazza vestita di nero giunse come nuovo alla loro memoria,
e il primo a segnalarlo ad alta voce fu l’uscere del
grattacielo,
un uomo alto e robusto dai corti capelli scuri e una curata barba
sottile, che la fermò proprio davanti alle porte girevoli.
-Scusi signorina, posso sapere da dov’è entrata?-
domandò, mettendole la grossa mano destra sulla spalla e
guadagnandosi uno sguardo che avrebbe potuto incenerirlo ma che non lo
intimorì.
-Toglile la mano di dosso.- s’intromise il giovane dai
capelli
argentei, incrociando gli occhi color acquamarina con quelli castani
dell’uomo.
L’altro lo guardò con sufficienza e
superiorità.
-Riku, non impicciarti, queste non sono cose che riguardino un
moccioso.-
-Calma, calma, calma!- intervenne il detective, mettendosi fra i due
adulti e lasciando il ragazzo dietro di sé. -Fernandello,
non
è il caso di agitarsi.-
-Oh, Ottoperotto.- rispose lui. -Cosa c’entri in questa
storia?-
-Bè, davvero non riconosci Liberty89?- chiese il castano,
guardando di sfuggita la ragazza e ricevendo un impercettibile cenno
d’intesa. -La nostra Liberty, la Dea incaricata di
rassicurare e
calmare i tuss mannari che devono essere sottoposti a vaccini e
richiami di vaccini?- aggiunse con tono incisivo.
-Cosa?!- esclamò l’uscere, sollevando
immediatamente la
mano. -Io… chiedo scusa… non vi avevo mai
vista…
non vi ho vista entrare e quindi…-
Jessie rilassò il viso e donò all’uomo
un sorriso
rassicurante. -Non preoccuparti, è normale che tu non mi
abbia
vista entrare. Qualcuno dalle parti del sessantaquattresimo piano ha
recitato per errore la mia preghiera. Una coppia di idioti che non si
è accorta di aver letto la preghiera di Liberty89 invece di
quella di Liber, che è subito sopra
nell’Almanacco…- spiegò con
nonchalance, fingendosi
irritata per essere stata richiamata per nulla.
-Comprendo signorina… e, se posso permettermi, come mai
siete vestita così?-
-Rassicurazione urgente tra le popolazioni mannare del lato buio di
Deimos, la luna di Marte.- snocciolò, incrociando le
braccia.
-Ho incontrato Ottoperotto e gli altri al quarantesimo piano e stavamo
andando a bere qualcosa tutti insieme e con una certa fretta, visto che
tra poco meno di un’ora devo tornare al lavoro.-
-Oh! Sono profondamente dispiaciuto!- esclamò lui, chinando
il
capo e lasciandole lo spazio per uscire. -Prego signorina Liberty, le
auguro una buona giornata!- continuò, ricevendo un cenno
della
mano in risposta dalla castana, che uscì affiancata da Riku,
seguendo il resto del gruppo.
-Sei un genio Otto!- esclamò Sora, ridendo come gli altri,
quando ebbero sceso l’ultimo gradino che portava
all’ingresso dell’edificio.
-Troppo gentile, tuss, il merito è anche di Jessie, che
è
riuscita a calarsi perfettamente nella parte.- sghignazzò il
detective, scompigliandogli i capelli.
-Ho solo messo insieme le informazioni che ho raccolto mentre ero al
locale, però il fatto che tu abbia detto l’intero
titolo
di Liberty mi è stato d’aiuto. Senza contare che
quel tipo
non è particolarmente sveglio.- affermò lei,
gettando uno
sguardo indietro. -In più, è stata una fortuna
che
Ottoperotto sia intervenuto…- proseguì,
incamminandosi al
fianco dell’interpellato.
-Perché?- chiese lui.
Jessie sorrise, perdendosi in un ricordo di poche settimane prima.
-Sembra che Riku, quale che sia l’universo in cui vive, senta
l’istinto di proteggermi da qualsiasi cosa, nonostante
l’alto rischio di mandare a monte i piani.-
spiegò,
guardando l’argenteo, che arrossì ancora una volta.
-Ovunque sei fai danni, eh?- fece Vanitas, ridacchiando e ricavandone
un’occhiataccia. -Comunque Otto ha ragione! Ti sei calata
molto
bene nella parte!-
-A dirla tutta, non è stato molto difficile. Da quando sono
diventata custode ho dovuto mantenere il segreto con tutti e quindi
dovevo sempre inventarmi qualcosa per coprire le mie uscite notturne o
le ferite che riportavo.- disse la keyblader con voce malinconica. -In
ogni caso, spero di non aver causato problemi a Liberty, inventandomi
quella storia sulla luna di Marte…-
-Ah, per quello puoi stare tranquilla.- intervenne Voce Fuori Campo.
-In questo multiverso può verificarsi praticamente qualsiasi
cosa.-
-Mi stai dicendo che Liberty potrebbe realmente trovarsi sulla luna di
Marte?- chiese la castana incredula.
-Se non è quella di Marte, sarà una di quelle di
Giove.- replicò la donna incorporea con tono sereno.
***
Sospirò e schioccò le dita, facendo comparire una
sedia,
su cui si sedette con un nuovo sospiro di stanchezza e cercò
di
godersi cinque minuti di pace dopo quelle due misere ma intense ore di
lavoro. Per sua sfortuna, il momento non durò a lungo,
perché qualcuno le tirò la manica del cappotto
nero,
attirando la sua attenzione.
-Dimmi piccolo.- sorrise la divinità, chinandosi sulle punte
per
essere allo stesso livello del cucciolo mannaro, che aveva rassicurato
poco prima. -È andato tutto bene?-
Il tuss mannaro annuì. -Non mi ha fatto tanto male e la
dottoressa mi ha anche dato questo!- rispose, mostrandole un
lecca-lecca di colore viola.
-Bene, sono contenta.- replicò la Dea. -Allora ci vediamo al
prossimo plenilunio di Phobos, ok?-
-D’accordo Liberty! Grazie di tutto!-
-Figurati, l’ho fatto volentieri.- disse lei, accarezzandogli
il
pelo verde scuro, tipico delle popolazioni che vivevano su Deimos,
prima di alzarsi in piedi. -Molto bene, passiamo alla prossima
Categoria!- esclamò, svanendo nel nulla.
***
Al contrario di quanto accaduto nella hall del Grattacielo della
Memoria, le persone che percorrevano le strade di Illusiopolis
sembravano non fare caso al gruppo di compagni e nemmeno alla loro
ospite, che guardava distrattamente avanti a sé, seguendo il
detective, con le mani cacciate nelle tasche dei jeans.
-Scusa Jessie.- intervenne Ventus, attirando un’occhiata
sfuggente dell’interpellata. -Posso farti una domanda?-
-Certo.- rispose lei, incolore.
-Dopo che sei andata via, Riku ci ha fatto notare una cosa detta da
Loony…- esordì, incrociando lo sguardo
dell’argenteo. -Quando ti ha sconsigliato di usare
l’altra
chiave, di cosa parlava?- chiese, spostando l’attenzione sul
viso
della ragazza, che rimase in silenzio per qualche secondo di troppo,
cercando le parole giuste per spiegare la faccenda.
-Per me, in questo momento, sarebbe rischioso usare il keyblade che
impugno nella mano sinistra. Perché è
un’arma
dell’Oscurità.- disse freddamente, senza
guardarlo. -Ieri
ho terminato un allenamento che mi ha indebolita parecchio e il mio
braccio non ha ancora recuperato del tutto. Questo mondo al buio fa al
caso mio, recupererò abbastanza velocemente le energie, ma
se
ora evocassi l’Artiglio della Notte, rischierei di non
riuscire a
gestirne il potere oscuro.-
-Come sarebbe a dire?! Keyblade oscuro?!- esclamò Roxas,
guadagnandosi uno sguardo stanco. -Ma… non sei una compagna
di
Riku e Sora? Non sei una dei “buoni”?-
Lei sorrise amaramente. -Il concetto di “buono” e
“cattivo” è molto soggettivo. Io sono
una figlia
della Luce, almeno così mi hanno detto, però, i
miei
keyblade in origine erano oscuri e come tali, subiscono
l’influenza dell’Oscurità.-
-Criśpass!- esclamò il detective senza voltarsi. -Non hai
una vita facile nel tuo universo!-
Jessie alzò le spalle. -Sono abituata.-
-E chi è il vostro nemico questa volta?- domandò
Riku.
-Non sappiamo esattamente chi sia.- iniziò, puntando le
proprie
iridi sulla fortezza galleggiante che si faceva più vicina a
ogni passo. -Sappiamo solamente che si tratta dell’ultimo
Emissario dell’Oscurità, una donna senza scrupoli
che non
si sporca mai le mani direttamente.-
-Usa gli Heartless?- chiese Vanitas, incuriosito.
La castana scosse il capo. -Non solo, ma non è lei a
sfruttarli
in qualsiasi modo, anche il più impensabile, è il
suo
servitore, Marluxia, che ci manda contro orde di creature oscure, che
si fanno più potenti di volta in volta.-
-Marluxia?!- urlarono tutti quanti, fermandosi e fissando la keyblader
con tanto d’occhi.
-Che ho detto?-
-Stiamo parlando del numero XI? Del Nobody con i capelli rosa e il
pollice verde?- domandò a raffica la Chiave del Destino. -E
una
radicata attrazione per il genere maschile?-
-I capelli rosa e il pollice verde li confermo, non so quali siano i
suoi gusti sessuali, ma nel mio universo non è
più un
Nobody. Ora ha un cuore e un’anima, entrambi marci come le
bestiacce che ci rifila…- spiegò, muovendosi per
riprendere il cammino. -Mi pare di capire che il vostro sia un
simpaticone.-
-Non è cattivo…- affermò Sora.
-Ma è inquietante!- esclamò Sigmund, incrociando
le
braccia. -Ah! So già che se lo incrociamo mi
chiederà
un’altra lunghissima sessione di sedute!- si
disperò,
mettendosi le mani tra i capelli l’attimo dopo.
-Sembra che Marluxia abbia una cotta per lui.- sussurrò
l’argenteo alla ragazza, che annuì e
ridacchiò.
-Bene! Siamo arrivati!- intervenne Voce Fuori Campo, senza fermarsi e
proseguendo verso l’entrata.
-Fa un certo effetto a vederlo così da vicino.-
pensò
Jessie, seguendo il gruppo nei candidi corridoi del castello e
prendendo a guardarsi intorno con grande curiosità. -Anche
qui
è tutto bianco…-
-Qualcosa non va?- fece Riku, notando l’espressione tra la
sorpresa e il dubbio sul viso della castana.
-Tutto a posto, tranquillo.- rispose lei con un sorriso. -Dove lo
troviamo Vexen?-
-Sarà nel suo laboratorio a inventarsi un nuovo metodo per
retribuirci.- affermò Ventus, ottenendo un assenso generale.
-Retribuirvi…?-
Vanitas annuì, grave. -Per lui, tutti i ragazzi sarebbero da
mettere alla gogna e retribuirli a biott con il primo arnese che gli
suggerisce il cervello.-
Jessie inarcò un sopracciglio, capendo che anche quella era
una
questione che avrebbe richiesto una spiegazione lunga, contorta e
dettagliata. -Credo che non domanderò altro.-
-Tuss!- tuonò una voce alle spalle della compagnia, facendo
tremare i cinque ragazzi.
-Xaldin!- esclamarono loro, voltandosi assieme agli adulti.
-Non dovreste essere al locale a lavorare voi tre?- domandò
con
tono duro, guardando i due biondi e il moro, che cercarono inutilmente
di ribattere, visto che il numero III aveva già spostato
altrove
la sua attenzione. -E tu, Sora? Ti ho mandato a comprare delle spezie,
ti sembra l’ora di tornare? E dove sono le mie spezie?-
-Oh, cactus!- esclamò il bruno, sbattendosi una mano in
faccia. -Scusa Xaldin! È successo che-
-È già la terza volta del “è
successo
che”, oggi non la passi liscia.- dichiarò, facendo
impallidire il ragazzo.
-È colpa mia.- intervenne la custode del Tramonto,
richiamando
l’interesse delle iridi viola. -Sora non c’entra
nulla,
quindi se devi prendertela con qualcuno, prenditela con me.-
-Liberty?- chiese stranito il Nobody. -È colpa tua se Sora
non ha preso le spezie?-
Lei sospirò. -Sì, ma non sono Liberty.-
-Eh? Come sarebbe a dire che non sei Liberty?- ribatté,
ancora più confuso.
-È una ragazza che le somiglia molto.- s’intromise
Ottoperotto. -E che proviene da un altro universo.-
-Ah…- commentò il Feroce Lanciere, zittendosi per
qualche istante. -Cosa?!-
-Storia complessa, Xaldin.- disse Riku. -Sai dove possiamo trovare
Vexen?-
-Vexen?- ripeté, portandosi una mano sotto il mento.
-È
partito ieri sera per non ho capito dove. Sembra che per riparare la
macchina del sole artificiale gli servano dei componenti che nemmeno
su eCumpra
si riescono a
trovare… roba da scienziati.- spiegò, prima di
notare le
facce afflitte dei presenti. -Perché vi serviva?-
-Fantastico.- asserì Jessie, frustrata, tirando un pugno al
muro accanto a lei.
-Ehm… potete spiegarmi…?- implorò
Xaldin.
Spiegata la situazione al Nobody, che non riuscì a
commentare in
alcun modo, calò un silenzio teso e a tratti imbarazzante,
in
cui tutti si scambiavano sguardi dubbiosi, chiedendosi come comportarsi
ora che la loro unica idea era sfumata. All’improvviso, un
lungo
e pesante sospiro riempì l’aria e tutti si
voltarono verso
la straniera, appoggiata con la schiena al muro e con le dita della
mano destra a sfregare gli occhi.
-Stai bene?- le chiese l’argenteo preoccupato.
-Sì, stai tranquillo.- rispose la castana, donandogli un
sorriso. -Stavo solo pensando a come risolvere il problema, ma non mi
viene in mente nulla…- ammise, mesta.
-Forse Nausicaa potrebbe aiutarci…- se ne uscì
Roxas,
fissando il pavimento perso in chissà quale ragionamento.
-Negativo.- intervenne il Feroce Lanciere. -È andata in
pellegrinaggio a Lourdes e quest’anno faceva le cose in
grande!
Tutte le suore in processione in moto!-
-Una processione di suore sopra delle moto…?-
domandò Sigmund con un sopracciglio alzato.
-No, ho detto in
moto. Una sola.- corresse il rasta. -Parliamo di Suor Nausicaa, non
farti domande.-
-Ok, idea scartata.- s’intromise la Chiave del Destino. -Un
congegno made in Ticino?- chiese, rivolto al detective.
-Spiacente tuss, al momento non ho creatività.-
-Come sarebbe a dire?!-
-Succede quando qualcuno mi sconquassa il cervello con il mio
Coltellino Svizzero Sonico.- replicò, guardando il Maestro
del
keyblade con falsa serietà.
-Ehm… scusa… è stato un incidente!-
esclamò Sora, chinando il capo.
-Se, se…- sbuffò Vanitas. -Intanto anche questa
idea
è andata. Congegni made in Atlantide? Con la firma del caro
Hirurogeita Lau?-
-Purtroppo nemmeno su quel fronte posso essere
d’aiuto…-
confessò Ottoperotto, trattenendo una risatina isterica.
-Insomma siamo sempre punto e a capo.- sospirò Jessie con
aria stanca.
-Non temete prodi giovani! Ho io la soluzione!- intervenne una voce che
tutti riconobbero, ma che nessuno riuscì a localizzare.
-Ehilà! È tanto che non ci vediamo!- aggiunse,
attirando
gli occhi celesti di Ventus.
-Loony? Che ci fai sul soffitto?-
-Io non ezzere Loony, io ezzere pipiztrello!- dichiarò con
uno
strano accento tipico della Transilvania. -Io ezzere Batloony!-
-Eh no.- obbiettò Sora. -Non lo sei…-
-Uhm… questo ezzere problema.- rifletté, prima di
precipitare verso il pavimento con uno strillo degno di una donna preda
di un’isteria acuta, per poi atterrare dolcemente sulla punta
del
piede destro e iniziare a compiere delle giravolte. -Allora, ragazzi vi
siete ricordati gli esercizi? Disciplina, rigore e amore! Un, deux,
trois!-
Il silenzio calò nuovamente tra i presenti con la pesantezza
di un macigno.
-Perché ho un terribile déjà-vu?- fece
la custode del Tramonto.
-Oh, chérie!
Sei ancora qui!- asserì giulivo il pazzo, avvicinandosi alla
ragazza.
-Già, razza di squinternato.- ribatté lei con un
ghigno,
incrociando le braccia al petto. -Sai, qualcuno se
n’è
uscito dicendomi che sapeva che avrei trovato il modo per andarmene, ma
non ha voluto dirmelo.-
-Non c’è più religione! Che brutta
gente!-
sentenziò lui, portandosi le mani ai fianchi e scuotendo il
capo
in segno di dissenso. -Ma sei fortunata! Il Dottor Loony ti
aiuterà a fare ritorno nelle tue praterie!-
-…ditemi che non sta succedendo quello che
penso…- mormorò Riku con un tic
all’occhio sinistro.
-Se intendi che sta per rivelarle come fare per tornare nel suo
universo, sì.- sospirò Voce Fuori Campo.
-Dovevamo
aspettarcelo…-
-Come anche il fatto che mi stia considerando una sorta di pecorella
smarrita…- aggiunse Jessie, scuotendo il capo divertita.
-Allora, Dottor Loony, come pensi di farmi tornare a casa mia?-
-Ordunquebene!- urlò il pazzo, alzando l’indice
della
mancina con fare saccente. -Cominciamo analizzando il problema in
maniera approfondita!-
-Oh no, ecco che parte con le spiegazioni alla Pico!- si
lamentò Sora, sbattendosi una mano in fronte.
L’altro lo ignorò come se non avesse aperto bocca.
-Tu non sei di qua, ma sei qui e vuoi tornare di là.-
-E questo è appurato da parecchie ore…-
commentò Voce Fuori Campo, incrociando le braccia.
-La soluzione è semplice.- proseguì Loony, con
fare serio
come se stesse esponendo la più complessa delle teorie.
-Tornaci.- concluse, girandosi verso la porta e facendo per andarsene,
lasciando tutti interdetti.
-Posso ridurlo in cenere?- chiese la keyblader del Tramonto a denti
stretti, mentre attorno ai suoi pugni serrati comparivano delle tracce
di fiamme.
-Ma dalle vostre espressioni deduco che non ne siate capaci.-
intervenne nuovamente il gemello fuori di testa del detective, tornando
in mezzo al gruppo. -Ok, per prima cosa, innanzitutto, dobbiamo
stabilire in maniera univoca, certa e indubbia, da dove il soggetto in
questione provenga.- continuò con aria da sommo cultore
della
scienza.
-Da pecorella smarrita sono passata a essere una cavia da
laboratorio… la cosa è rassicurante…-
sospirò la castana, prima di trovarsi a due centimetri dal
viso
del pazzo, che la fissò negli occhi per dieci secondi, che
parvero durare un’eternità, per poi leccarla sulla
punta
del naso. -Ma…!-
-Mmh…- commentò Loony, assaporando con impegno e
attenzione. -Interessante… Gleeee! Elaborazione in
corso…
Gleeee! Elaborazione in corso… Gleeee! Blin! Elaborazione
ultimata!- esclamò infine, con un sorriso a trentadue denti.
-Ora che so da dove Jessie proviene, mi servono…-
s’interruppe, aprendo il palmo della mano su cui apparve
scritta
in nero una lista di diversi oggetti. -Succo di melograno e vino rosso
francese possibilmente d’annata antecedente al 1950!-
-Preciso, eh…- fece Sigmund, segnando tutto sul proprio
blocco per appunti.
-Salgemma delle miniere di Bex.-
Jessie inarcò un sopracciglio. -E dove accidenti…-
-Canton Vallese.- chiarì Ottoperotto, anticipandola.
-Ah, ok…-
-Osso di Santuss minore!-
Questa volta la ragazza sollevò entrambe le sopracciglia e
sgranò gli occhi. -Cos’è che
vuole…?-
-eCumpra
risolverà i nostri problemi, non preoccuparti.- rispose
Ventus come se la cosa fosse più che ovvia.
La custode gli rivolse uno sguardo dubbioso e incredulo. -Ma voi siete
abituati a queste… ehm… uscite?-
-Oggi ci sta andando leggero in effetti…- affermò
il
detective, mettendosi a smanettare con il cellulare.
-Cos’è che voleva? Ah, sì, le ossa del
Santuss
minore…-
-Una manciata di terra rossa da campo di tennis e… ma
sì, fate anche del latte di capra cagliato!-
-Bleah…- commentarono tutti con repulsione evidente.
-Scusa un attimo Loony.- s’intromise Vanitas dopo essersi
ripreso
dal disgusto. -Te lo stai inventando sul momento, oppure…-
-Esiste questa possibilità?- domandò la custode
con timore e un principio di tic nervoso.
-È già successo che una persona esterna al nostro
universo narrativo sia giunta a Batik?- replicò il folle,
unendo
i polpastrelli delle dita.
-Ehm… mai?-
-Ecco! Per cui ovvio che devo inventarmi il procedimento!-
sentenziò lui.
-Ma chi me l’ha fatto fare?- si chiese Jessie, portandosi una
mano sugli occhi.
-Tranquilla, il più delle volte le assurdità che
dice
Loony portano al risultato che si vuole ottenere.- cercò di
rassicurarla Roxas, ottenendo uno sguardo molto poco convinto.
-E il resto delle volte?-
-Bè… solitamente esplode tutto, ma non si ferisce
nessuno
in maniera grave per motivi di rating.- spiegò il Nobody,
portandosi una mano alla nuca. -Al massimo qualche natica
arrostita…-
-Io continuo a non comprendere a cosa vi riferite quando parlate di
“universo narrativo” e
“rating”… ne
parlate come se foste dentro un libro.-
-Fan Fiction comico demenziale, prego!- esclamò Loony,
oltraggiato.
La ragazza sbatté le palpebre un paio di volte, prima di
chiuderle e prendere un profondo, esausto, respiro. -Promemoria: non
fare altre domande.-
-Ok!- disse il pazzo, battendo i palmi. -Portatemi quello che ho
chiesto e farò tornare l’esseraccio a casa.-
-Esseraccio?- ripeté Jessie con sguardo omicida.
-Era un complimento chérie,
preferisci che ti chiami sventola bruna dalle forme accattivanti?-
replicò lui, ammiccando.
-Non chiamarmi, te ne sarei grata.- rispose algida, con gli occhi
ridotti a fessure.
-D’accordo! Allora mentre voi cercate le cose che mi servono
per
rimandare al suo universo la castana infatuata
dell’albino… io mi faccio un pisolino!-
avvertì,
prima di lasciarsi letteralmente cadere sul pavimento beatamente
addormentato.
-Roba da matti…- sussurrò lei, osservando la
scena con
scetticismo, indecisa se credere o meno a ciò che stava
vivendo.
-Muoviamoci!- sentenziò Ottoperotto, richiamando
l’attenzione di tutti. -Abbiamo sì e no dieci
minuti prima
che Loony riprenda con le sue deliranti uscite.-
-Basta così poco tempo per procurarsi tutte le cose assurde
che ha chiesto?- domandò la keyblader.
-Anche meno se ci impegniamo. Xaldin!-
Il numero III annuì, incamminandosi nel corridoio da cui era
arrivato. -Vado in cucina a vedere se ho il succo, il vino e il latte
di capra andato a male.-
-L’osso del Santuss minore dovrebbe arrivare a momenti,
l’ho ordinato prima da eCumpra…-
mormorò Ottoperotto. -Cos’è che manca?-
-Il salgemma potrebbero averlo Quina e Ursula in cucina!- intervenne
Sora. -Faccio una corsa al locale!-
-Aspetta tuss, ti accompagno io.- intervenne Voce Fuori Campo,
fermandolo prima che potesse scattare verso l’uscita. -Non si
sa
mai che salti fuori un quarto “è successo
che”…- spiegò, avviandosi col castano.
-Invece la terra rossa da campo da tennis è qui al
Castello.- disse il numero XIII.
-Avete un campo da tennis?- chiese Sigmund Freud. -Da quando?-
-A Xemnas è venuta la fissa per l’esercizio fisico
e si
è scoperto amante del tennis.- rispose il biondo, facendo
spallucce per poi avviarsi lungo il corridoio. -Vado a recuperarne una
manciata!-
-Avete sempre una soluzione per tutto vedo…-
commentò
Jessie, sinceramente stupita dalle numerose risorse che tutti quanti
erano riusciti a tirare fuori.
-Oh, credimi, di solito ci capitano cose molto più
contorte.-
assicurò Vanitas. -Come quando abbiamo dovuto recuperare le
ametiste del Ticino per tutta la città, oppure quando
c’era un Demoniettuss in giro a far danni, insieme a Ven
mannarizzato.- elencò, ridendo sull’ultima.
-Non ricordarmelo per favore…- fece Ventus, con tono
afflitto.
-Oh, dai, eri adorabile in versione tuss mannaro!- ribatté
il moro, prima di essere attirato dalla risata della custode.
-Vi divertite un sacco da queste parti, eh?-
-Se escludiamo tutti i momenti in cui finiamo svestiti sul lato
B…- rispose il biondo. -Direi che sì, ci
divertiamo
abbastanza!- ridacchiò.
-Non ti piacerebbe restare?- domandò Riku, fissando le iridi
color nocciola dell’altra, che dapprima sorprese lentamente
si
tinsero di dolcezza.
-Sarebbe senza dubbio una bella vita, ma ho qualcuno che mi aspetta,
che mi manca, e un universo da salvare, qualunque sia il prezzo da
pagare.- dichiarò lei con determinazione, lasciando il
giovane
senza parole.
Dai suoi occhi sgranati, Riku fece trapelare la propria ammirazione per
la ragazza, ma non mostrò una briciola
dell’invidia che
provava, ironicamente, nei confronti di un’altra versione di
se
stesso. Lentamente, ne stava diventando geloso perché a ogni
minuto che passava accanto alla custode del Tramonto, il desiderio di
averla sempre con sé continuava ad aumentare come
l’attrazione verso di lei e il calore prodotto dalla fiamma
della
sua anima.
Perso nei suoi ragionamenti, l’argenteo non si accorse della
mano
di Sigmund Freud che scriveva velocemente su un blocco per appunti.
Fine prima parte
*Traduzioni dei dialoghi di Quina e Ursula, che parlano rispettivamente
il dialetto romano e il dialetto ticinese:
-Che succede qui?- domandò la cecaelia / -Sa cha suceed,
chi?- domandò la cecaelia
-Bè, un modo per scoprire se lei è la nostra
Liberty,
c’è.- affermò Quina / -Bhé,
'a modo pe'
sapé s'èllei, 'a nostra Libberty, ce starebbe...-
affermò Quina
-Stai pensando quello che penso?- / -Ta set dree pensaa quel cha pensi
mii?- le chiese la piovra, ottenendo un assenso.
-Non ci resta che pregare!- / - Nun ce resta che pregà! -
-È l’ultima edizione, quindi dovrebbe esserci
anche la
nuova preghiera per Liberty.- / - È r'urtima
edizzione,
quinni a dovrebbe starce anche 'a nova preghiera pe' Libberty -
-Allora… Lakshmi… Laran, Lei Gong…
Liber e Liberty89! Eccola qua!- / - Eccola accà!
-…Liberty?- asserì la piovra, guardandola
preoccupata da
capo a piedi. -Che ti è successo?- / - Se cha t'è
suceduu?
-Quindi, che si fa?- domandò Quina, dopo qualche istante. /
Quinni, che se fa?
-E come fai a saperlo?- domandò Ursula. / E ti cuma ta fet a
saveel?
Se poi siete interessati alla traduzione della preghiera di Liberty89,
non dovete far altro che dirmelo e la inserirò in fondo alla
seconda parte ù.ù
E questa era la prima parte di questa follia gratuita xD Sappiate che
la roba veramente demenziale deve ancora venire, quindi tenetevi pronti
ù.ù Che dire? La povera Jessie è
finita in un
universo parecchio fuori dagli schemi e ora si è affidata
alle
dubbie capacità di un individuo che cambia
personalità a
uno schiocco di dita oppure ogni dieci secondi, in base a quello che
gli accade intorno... oppure per puro caso xD Ce la farà a
tornare nel suo universo? Ma più importante,
riuscirà a
mantere la sanità mentale? Questo e altro lo scoprirete
nella
seconda parte che posterò nei prossimi giorni
ù.ù
Al prossimo aggiornamento!
See ya!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Seconda parte ***
tramonto a zonzo
Ed eccoci con la seconda
parte di questo delirio assurdo! Buona lettura!!!
Seconda parte
Fu lo strombettare di un clacson a destare il giovane Riku da quei
pensieri fitti e contorti, quindi si voltò verso
l’ingresso del Castello dove comparve un coyote dal pelo
marrone
e due vispi occhi scuri, che reggeva tra le braccia una cassetta di
legno su cui era impressa la scritta ACME.
-Willy!- esclamò Ottoperotto, all’indirizzo del
nuovo venuto, che lo ricambiò con un ampio sorriso.
-Ehilà Otto! Scusa se ci ho messo qualche minuto di troppo,
ma
c’era un sacco di traffico all’incrocio tra questa
Categoria e quella di Prince
of Persia.- rispose il canide, recuperando da una tasca
della pelliccia una macchinetta a cui era legata una penna.
-Oh, non preoccuparti, sei stato comunque velocissimo!-
replicò
il detective prendendo la macchinetta e impugnando la penna. -Solita
firma?- chiese, ottenendo un assenso per poi firmare con un rapido
movimento. -Ecco qua.-
-Ed ecco a te l’osso di Santuss minore!- affermò
il
coyote, scambiando la cassetta con l’apparecchio.
-È stato
un piacere! Buna giornata a tutti!- si congedò poi,
avviandosi
alla porta e andandosene com’era arrivato.
-Anche a te Willy! Buon lavoro!- dissero in coro i ragazzi, salutando
con la mano.
-Scusate un attimo…- s’intromise Jessie, indicando
con
l’indice destro il punto in cui aveva definitivamente perso
di
vista il corriere. -Quello era Will Coyote?-
-L’unico e solo! Fa le consegne più veloci
dell’intero Multiverso.- spiegò Ventus. -Nel tuo
universo
non c’è?-
-Sì che c’è, ma non
così… reale,
ecco. È solo un cartone animato…- rispose la
castana,
ancora incredula. -Questo posto è sempre più
strano…-
-Che osso hai ordinato?- chiese Vanitas, sporgendosi verso la
cassettina.
-Osso sacro di Nicodemus, tuss fatto Santo per le sue imprese eroiche e
martirizzato… non vorresti sapere come.-
-Ovviamente un osso a caso… intendi proprio…-
proseguì il moro, deglutendo.
-Sì, la vertebra sacrale.-
-…io mi astengo dal fare altre domande.- dichiarò
la ragazza, prima di trovarsi una mano appoggiata sulla spalla.
-Non c’è domanda più stupida e priva di
risposta di
“perché i tramonti son pupazzi da
levare?”.-
s’intromise Loony con fare sapiente. -E perché io
son
pupazzo da legare?-
-Abbiamo smesso di chiedercelo due secondi dopo averti conosciuto.-
rispose Voce Fuori Campo, avvicinandosi con Sora.
-Io l’esatto momento in cui l’ho incontrato.-
decretò il castano, dopodiché mostrò
il
sacchettino che teneva in mano. -Recuperato il salgemma delle miniere
di Bex!-
-Anche il vino rosso francese del 1913 e il succo di melograno, appena
spremuto, ma niente da fare per il latte andato a male…-
intervenne Xaldin, accostandosi a Sigmund.
-L’ho trovato io!- esclamò il numero XIII,
tornando di
corsa. -Sapevo che tu non avresti mai tenuto qualcosa di scaduto,
allora sono andato a rovistare nel frigorifero di Xigbar…-
-Xigbar ha un frigorifero?!- esplose il Feroce Lanciere, strabuzzando
gli occhi.
-Ehm… non dovevo dirlo mi sa…- fece il biondo,
mostrando anche il vasetto con la terra rossa del campo da tennis.
-Ce ne preoccuperemo in un altro momento. Ora, direi che abbiamo
tutto.- commentò Otto, voltandosi verso Freud.
-Confermo, c’è tutto.- annuì lui,
scorrendo la lista.
-Benissimo!- esclamò il pazzo, battendo le mani. -Ora che ci
fate con tutta questa robaccia?-
-…ma io lo sventro come faccio con gli
Heartless…-
borbottò la custode, stringendo il pugno destro in cui
comparve
l’elsa del suo keyblade.
-Oh, andiamo mademoiselle
non siate così volgare, ci sono dei bambini.- la
rimproverò Loony. -Non faccia simili indecenti proposte.-
-Sai, non credo intendesse in quel senso…-
avvertì
Vanitas, ottenendo un’occhiata indecifrabile da tutto il
gruppo,
più una decisamente interessata dallo psicanalista. -Non
dovevo
dirlo…-
-Vany, ti offro una seduta, quando vuoi.- disse Sigmund, guadagnandosi
degli sguardi dubbiosi e rassegnati. -Che c’è?-
-Se avete finito di perdervi in chiacchiere da salottino io sarei
pronto!- chiamò il lunatico che ora si trovava a un paio di
passi di distanza da tutti con gli ingredienti posati ai propri piedi e
una grossa ciotola stretta in una mano e un altrettanto grande
cucchiaio di legno nell’altra.
-E quando…- iniziò Jessie, fermandosi da sola.
-No, non chiederò.-
-Allora! Prima questo, poi quello, quest’altro…-
esordì Loony, versando abbondanti dosi degli elementi a sua
disposizione, aggiungendovi l’osso e infine,
l’intero litro
di latte di capra andato a male, compreso il cartone. -Mescola,
mescola, mescola… nah!- si lamentò
all’improvviso,
smettendo di girare l’intruglio. -Con questo affare ci metto
troppo tempo!- proseguì, buttando anche il cucchiaio dentro
la
ciotola e pescando dalla tunica una frusta elettrica. -Tuss! Vieni
qui!- disse poi, indicando Sora, che si avvicinò con un
sopracciglio inarcato.
-Come pos- ehi!- urlò il ragazzo, quando l’uomo
gli mise una mano tra i capelli. -Che fai?!-
-Fermo! Devo cercare la prolunga!- ribatté il pazzo,
lanciando
via gli oggetti più disparati che stavano uscendo dal
groviglio
di ciocche castane, tra cui uno spazzolino da denti e la versione
tascabile del dizionario latino-italiano.
-Dopo questo non metterò mai più le mani tra i
capelli di
Sora…- mormorò la keyblader, osservando la scena
con gli
occhi sgranati.
-Ah! Eccola qui la birbantella!- affermò Loony, tirando
fuori il
capo della prolunga e collegandolo subito alla spina della frusta, che
si avviò, girando velocemente.
-…e la corrente?- fece la ragazza.
-Ho due possibili spiegazioni: la prima è che i capelli
siano
talmente ispidi da risultare automaticamente carichi…-
rispose
il pazzo.
-E la seconda?-
-Energia pigoelettrica.-
-Che sarebbe?-
-Tu non vuoi sapere cosa sia l’energia pigoelettrica.-
intervenne
Freud, muovendo la mano davanti al suo viso, come per cancellare
qualcosa.
-…io non voglio sapere cos’è
l’energia pigoelettrica.- pronunciò convinta
Jessie.
-Non ho perso il mio tocco.- disse soddisfatto Sigmund, annuendo a se
stesso.
-Risolta la questione… diamoci dentro!- gridò
Loony,
cacciando la frusta elettrica nella poltiglia rossastra e facendo
volare tutt’attorno schizzi e schegge di legno, umili resti
del
cucchiaio sacrificato poco prima per la causa.
Passato un minuto, il pazzo gettò la frusta alle proprie
spalle,
lasciando che la prolunga la seguisse per i suoi tre metri di
lunghezza, abbandonando il suo rifugio tra le ciocche di Sora,
dopodiché si avvicinò alla parete, studiandola
con occhio
critico e prendendo delle assurde misure, quali la temperatura,
latitudine e longitudine, l’influsso di Saturno nella
costellazione del Cane Minore e la concentrazione di
umidità.
Soddisfatto dei risultati ottenuti, si spostò di tre passi e
compì una giravolta, mentre immergeva la mano nella ciotola
per
poi posarla sulla candida parete, iniziando a disegnare un ampio
cerchio. All’interno della circonferenza tracciò
un
triangolo e due cerchi più piccoli sui lati, contenenti
rispettivamente una stella a sei punte e una a cinque punte. Recuperata
altra poltiglia sulle dita disegnò mezzo diametro del
cerchio
grande, partendo dall’alto e chiudendolo con un simbolo molto
simile a quello della pace, lo stesso fece dal basso, tracciando
però una doppia riga e concludendo con un trapezio isoscele
privo del lato superiore. Infine, negli spazi rimasti vuoti tra il
triangolo e la prima circonferenza tracciò altri contorti e
sconosciuti simboli.
-Ecco fatto!- esordì contento e allegro, guardando il
proprio lavoro. -Non è bellissimo?-
-È meraviglioso Loony… qualunque cosa
sia…- mormorò Ottoperotto, grattandosi la barba.
-Tsk! ‘Gnorante! Non riconosceresti un’opera
d’arte
nemmeno se ci sbattessi con il naso!- ribatté il pazzo,
posando
a terra la ciotola e continuando a dichiararsi offeso.
-Perdonami Loony…- buttò a denti stretti il
detective,
ottenendo un sorriso smagliante dal suo gemello. -Ora possiamo andare
avanti?-
-Ma certamente!- esclamò l’altro, prendendo dalla
tunica
un rotolo di pergamena, che una volta aperto all’altezza del
suo
viso, si mostrò lungo fino al pavimento. -Cominciamo dalla
prima
formula!-
-Ditemi che è uno scherzo, vi prego…-
sospirò Jessie, portandosi una mano al viso, esasperata.
-Lo vorremmo anche noi.- dissero tutti all’unisono, mentre il
folle iniziava a recitare le prime frasi di quella che sarebbe stata
una lunga serie, muovendo una mano davanti al simbolo come un direttore
d’orchestra.
“Unin sula,
Jessie kassara ronen alkabat!
Unin sula, Jessie
kassara ronen alkabat!
Unin sula, unin shera,
jainsin Ian Uha!”
Urlata l’ultima parola, ci fu un piccolo scoppio seguito da
una
nube rosa, da cui uscì uno stormo di dieci colombe, che dopo
aver tubato in coro, volato in circolo sul loro evocatore e lasciato i
loro bisogni sul soprabito del numero III, fuggirono dalla porta
d’ingresso, ai cui lati si conficcarono le lance del suddetto
Nobody.
-Che schifo…- commentò rabbioso, alzando le
inferocite
iridi viola quando udì delle risatine. -Guai a chi ride.-
sentenziò algido.
-Depenniamo la prima e passiamo alla seconda!-
“Natum Adai
Batik!
Dana Intan Gayan Lanok!”
Questa volta dal simbolo fuoriuscì una fumante striscia
azzurra,
che corse verso il soffitto e si avvoltolò su se stessa fino
a
creare una piatta nuvola celeste, posizionatasi sopra lo psicanalista,
che inarcò un sopracciglio. Brontolò un tuono e
scattò un fulmine bianco, dopodiché si
scatenò un
vero e proprio temporale di polpi.
-Ops…- commentò Loony, aprendo un ombrello preso
da
chissà dove, mentre Freud veniva investito dalle creature
tentacolate, gridando aiuto e lanciando maledizioni, il tutto
ovviamente in tedesco, il che rendeva la situazione ancora
più
tragicomica.
Dopo un paio di minuti d’incredulo silenzio da parte del
resto
dei presenti, la pioggia cessò e la nube si
ritirò verso
il proprio centro, svanendo con un sonoro pop. Strisciando dapprima gli
uni sugli altri e poi sul pavimento, i polipi se ne andarono in fila
indiana, uscendo dalla porta e disperdendosi all’esterno,
proprio
come avevano fatto le colombe. Gli astanti li seguirono con lo sguardo
per un paio di secondi, per poi tornare a guardare il padre della
psicanalisi seduto per terra, ricoperto di segni di ventose e schizzi
d’inchiostro nero, che fissava avanti a sé con
occhi vacui.
-Ehm… Sig?- chiamò Voce Fuori Campo, pescando una
bustina
di salviette dalla propria borsetta e porgendola al collega, che
annuì e prese un fazzolettino umido per passarselo sul viso
inchiostrato. -Tutto…-
-Non. Una. Parola.- la interruppe l’uomo, continuando a
pulirsi.
-Andiamo con la terza formula!- esultò Loony, chiudendo
l’ombrello e gettandolo via per poi tornare a guardare la
lista
che teneva in mano.
-Comincio ad avere seriamente paura.- dichiarò Jessie,
fissandolo e pensando seriamente all’idea di barricarsi
dietro
qualcosa.
-Tranquilla, siamo abituati a simili disastri.- cercò di
rassicurarla Riku. -Non ci saranno esiti permanenti.-
-Ne sei certo?- chiese lei, mentre il pazzo vestito di bianco
riprendeva a recitare.
-Ne ho viste abbastanza per confermarlo.-
“Onam al idnet
itatsed!”
Il simbolo liberò uno sbuffo variopinto, che
investì
l’intero corridoio e tutti i suoi occupanti, che presero a
tossire, urlare improperi a tutti e nessuno e invocare bizzarre
divinità protettrici. Quando la nube figlia
dell’arcobaleno se ne andò, sgusciando
all’esterno
del castello tramite ogni fessura, e il gruppo tornò a
vedere i
propri membri, calò un silenzio pieno d’imbarazzo,
ira e
tic nervosi.
-Rettifico quanto ho detto prima.- riprese l’argenteo,
osservando
se stesso tinto di verde e la ragazza al suo fianco, ora completamente
rossa. -Mi auguro che non ci siano effetti permanenti.-
-Me lo auguro anch’io per la salute di questo mondo.-
sibilò lei, puntando gli occhi ridotti a fessure sulla causa
di
quel macello, ora di un simpatico e vivace color arcobaleno.
-Mmh… ho come l’impressione che nemmeno questa sia
quella
giusta.- costatò Loony, grattandosi la testa e guardando gli
amici, tutti di un colore diverso. -Ehi Xaldin! Bella tinta!-
esclamò all’indirizzo del Feroce Lanciere, che con
una
grande X gialla sul petto, dividendolo in quattro sezioni, due nere e
due verdi, ricordava perfettamente la bandiera giamaicana.
Il Nobody strinse i pugni lungo i fianchi e ringhiò, prima
di
spalancare la bocca e gridare tutto il suo disappunto, che avrebbe
sicuramente fatto sbiancare i peggiori scaricatori di porto, se non
fosse stato censurato.
-[CENSURA] [CENSURA]! [CENSURA] [CENSURA] [CENSURA]! E anche [CENSURA]
[CENSURA] [CENSURA] e ancora [CENSURA]!- sbraitò, fermandosi
a
causa del fiato corto.
-Otto!- si lagnò il pazzo. -Xaldin mi tratta male!-
-In questo momento non posso che dargli ragione…-
replicò
il detective, ora color ametista, mentre Voce e Sigmund, ancora seduto
per terra con la salvietta in mano, si erano tinti rispettivamente di
magenta e verde caco putrefatto.
-Non. Una. Parola.- ribadì Freud, continuando a pulirsi il
viso,
anche se non ce n’era più bisogno visto che il
colore
aveva sostituito le macchie d’inchiostro e i segni delle
ventose.
-Loony…- intervenne Sora, guardando il proprio corpo azzurro
cielo. -Ti conviene risolvere in fretta questo pasticcio…-
-Sono d’accordo.- fece Vanitas, stringendo gli occhi dorati
pieni
di irritazione. -Così conciato somiglio a un Heartless.-
proseguì, indicandosi per far notare che era completamente
nero.
-Carina questa.- commentò Ventus, tinto di un bel giallo
pulcino. -Ma anche Roxas non è da meno, con quel blu. Sembra
un
puf-
-Non osare finire la frase.- minacciò la Chiave del Destino.
-Potrei reagire in maniera scomposta.-
-Ma siete tutti così carini!- affermò il pazzo,
convinto
delle sue parole. -Siete sicuri di voler tornare come prima?-
-Certo che sì!- esplosero tutti, facendolo indietreggiare.
-Quanto siete scorbutici… vi farebbe bene una camomilla.
Veniamo a noi, formula numero quattro!-
-Sommo Capo ora pro nobis.- mormorò Ottoperotto, alzando gli
occhi al soffitto.
“Afaprifitifi
befenefedefettofo pofortafalefe!”
Pronunciata la nuova frase, il simbolo sulla parete rilasciò
una
nube gialla e numerosi petali di chissà quale fiore, e il
tutto
circondò i presenti, che si esibirono in un altro concerto
di
tosse. Tuttavia, com’era accaduto in precedenza, la nuvola se
ne
andò dopo pochi secondi, portando via con sé gli
effetti
di quella che l’aveva preceduta e lasciando i propri.
-Mh, si direbbe tutto… come non detto.- disse Sora, notando
di
essere tornato delle sue tinte originali per poi guardarsi intorno e
frenare il suo pensiero di gioia, poiché sulle teste degli
amici, e quindi anche sulla sua, c’era qualcosa di nuovo.
-Fiori?-
-Primule!- fece Loony. -Lo sapevo! Sempre colpa loro! Sono sempre in
mezzo, peggio di loro cugino prezzemolo!-
-Lo giuro, prima di andarmene, se mai ci riuscirò, io gli
darò fuoco.- dichiarò algida la custode del
Tramonto,
cercando di imporsi la calma.
-Mademoiselle
siete sempre
così focosa…- ammiccò il pazzo, mentre
la coppia
di fiori che gli erano spuntati sul capo s’intrecciava e
divideva, come una vite che gira di continuo, salvo essere incenerita
l’attimo dopo dalla suddetta ragazza. -Quelle pVimule non le
donano davveVo, no, no, no!- riprese con voce nasale. -Andiamo con la
pVossima foVmula!-
Da quel momento, nel corridoio d’ingresso del Castello che
Non
Esiste si scatenò una lunga serie di eventi, che nessuno dei
presenti avrebbe dimenticato tanto facilmente. Con il quinto tentativo,
si disperse una fumata verde che rese in pixel i corpi degli astanti,
con enorme sorpresa e sconcerto della maggior parte di loro.
-Mmh… questo mi ricorda quella birra che ho bevuto con
Ralph…- rifletté Sora ad alta voce, pentendosene
l’istante seguente. -Oh, oh…-
-Tu cosa?!- sbraitò il numero III. -Sigmund! Prendi nota sul
tuo
blocchetto: ricordami di retribuirlo alla fine di tutto questo!-
-Ehm… ok…- rispose l’uomo, dando
un’occhiata
dispiaciuta al ragazzo, che fece spallucce, accettando il proprio
destino.
La sesta formula e le due che la seguirono si rivelarono a dir poco
devastanti.
La prima delle tre fece tornare tutti alla normalità, ma dal
fumo grigio generato dal simbolo dipinto sulla parete, nacque un drago
a cinque teste, coperto di squame nere e lucide come specchi, irto di
spuntoni e con una lunga coda che frustava il pavimento.
Fortunatamente, persino il folle Loony comprese che era meglio farlo
sparire il prima possibile, evitando a chiunque fosse presente di
scontrarsi con lui, quindi recitò la frase seguente che
evocò da una nube color caramella una bizzarra creatura
quadrupede, che aveva le zampe anteriori come quelle di una gallina e
quelle posteriori equine, una corta e candida coda a batuffolo, il
corpo a strisce nere e arancioni e la testa di un coccodrillo a
completare la sua figura. La chimera saltò rapidamente sul
dorso
del drago, dopodiché ne morse il collo centrale
finché
non lo strappò. Dopodiché, il rettile si
sgonfiò
come un palloncino, accasciandosi sul pavimento.
-Che fine disonorevole…- disse il pazzo, dispiaciuto,
lanciando
un giglio bianco sulla sbattuta carcassa dell’essere.
-Non c’è dubbio su questo, ma… ora come
la mettiamo
con questa cosa?!- gridò Roxas, indicando la creatura
rimasta,
che ruggì in direzione del gruppo, coprendo la pronuncia
dell’ottava formula, che fece comparire un ragazzo avvolto in
una
mantella rossa e una lunga treccia dorata.
Battuti i palmi inguantati di bianco, il giovane li posò sul
corpo del mostro, che svanì in una scia di fumo con un
piccolo
puff. Infine, senza nemmeno voltarsi, lo sconosciuto scomparve a sua
volta com’era apparso, lasciando dietro di sé una
scia di
mute domande e sgomenti punti di sospensione.
-Bravo! Bravissimo!- applaudì Loony
all’improvviso, prima
di mangiarsi una manciata di pop-corn raccolti da un contenitore uscito
da chissà dove e chissà quando.
-Io… non domanderò.- buttò Jessie in
un lungo
sospiro, continuando a frenare una qualsivoglia ondata di
curiosità, che avrebbe potuto condurla in una discussione
complessa e senza senso.
-Ma proseguiamo con la nostra lotteria degli incantesimi!- riprese il
pazzo, che gettati via i pop-corn, aveva impugnato un microfono e si
era messo un farfallino al collo, imitando un presentatore. -Via con la
prossima estrazione!-
Al termine dell’ennesima formula, il simbolo
liberò un
fumo grigiastro a tratti bianco, molto simile a quello prodotto da un
sigaro o una pipa, che si propagò per il corridoio,
annebbiandolo come una sala da poker occupata da giocatori
professionisti e fumatori incalliti.
-Vi dirò…- iniziò Freud, prendendo un
sigaro dalla
tasca del proprio soprabito. -Mi sento quasi a casa.- concluse,
accendendolo con un fiammifero e tirando una lunga boccata.
-Sigmund, per favore, non dire altro.- sputò il Feroce
Lanciere,
ammirando il proprio corpo in bianco e nero e agghindato come un uomo
degli anni cinquanta tipico degli sceneggiati americani.
-Mi spiegate perché vi lamentate? A parte la mancanza del
colore
non mi sembrate messi così male.- intervenne il detective
che
era rimasto identico a prima, tranne appunto per la tinta e per la
cravatta scura e la camicia bianca che aveva sostituito la sua.
-Facile per te! Non ti è cambiato praticamente nulla!-
sbraitò Vanitas, che privato della sua tuta, ora si
ritrovava
con una camicia candida sormontata da un paio di bretelle che reggevano
dei pantaloni lunghi fino al ginocchio, esattamente com’era
accaduto ai suoi tre gemelli e a Riku.
-Che vuoi che ti dica? Il mio soprabito e il mio cappello sono di
moda.- disse l’altro, con fare saccente.
-No, caro, il fatto è che sei vecchio.- ribatté
Voce
Fuori Campo, che tuttavia non era cambiata molto nemmeno lei, tranne
per l’abito che aveva acquisito un po’ di stoffa e
un boa
di piume.
-Ehi! Se proprio devi dirmi qualcosa del genere, dimmi che sono Antico!
Antico, non vecchio!-
-Possiamo darci una mossa, per cortesia?- s’intromise Jessie,
con
voce gelida, anche lei con indosso un abito lungo con lo spacco sul
lato destro e un boa di piume attorno al collo.
-Chérie
siete
favolosa…- mormorò Loony, avvicinatosi
chissà
quando per prenderle la mano e baciarla appena sul dorso.
-Chérie un corno.- sputò lei, pentendosene
l’attimo
dopo, poiché il pazzo aveva preso a baciarle tutto
l’arto
fino alla spalla.
-Oh! Ma è francese!- esclamò tra uno
sbaciucchiamento e l’altro.
-Levatemelo di dosso o lo faccio a fettine.- ringhiò lei,
cercando di allontanarlo da sé, spingendolo sulla guancia.
-Ecco, muoviamoci che sento una non meglio precisata cappa
d’opprimente sensazione di minaccia pigalgica…-
fece Sora,
gettando un’occhiata poco convinta al suo nuovo vestiario.
-Eh?!- esclamò la custode, non capendo, mentre tentava di
staccarsi Loony di dosso.
-Ha paura che qualcuno gliele dia come facevano negli anni
cinquanta…- chiarì l’argenteo con un
sospiro.
-Farò finta di aver compreso e non chiederò
altro…-
-Ma perché privarti di una dimostrazione pratica?-
domandò il pazzo con un ghigno perfido, lasciando la presa
sul
suo braccio e avvicinandosi al gruppo di ragazzi, che
indietreggiò istintivamente.
-Ma per favore!- sbottò Voce Fuori Campo, schioccando le
dita.
Al sentire lo schiocco, Loony cambiò immediatamente
espressione,
mostrando un sorriso a trentadue denti. -Ma passiamo ora alla
dimostrazione pratica per l’apertura di un portale
ultra-universale!-
-Oma Desala ora pro nobis.- sospirò Ottoperotto, rivolgendo
un’altra preghiera al soffitto.
-Un’altra dea?- chiese Jessie, scostandosi da sotto il naso
un paio di piume.
-Essere asceso con la veneranda età di quattordici miliardi
e otto anni.-
-Quattordici miliardi e otto?-
-E otto.- annuì lui.
-E la poco salutare mania di apparire alle spalle quando meno te
l’aspetti, soprattutto le mie.- s’intromise Xaldin.
-Se ti rendi subito
conto che la luce della candela è il fuoco, allora il pranzo
è stato cucinato molto tempo fa.-
pronunciò una voce gentile, appartenente a
un’eterea donna
vestita di bianco, avvolta in un’aura luminosa, comparsa
all’improvviso alle spalle del Feroce Lanciere, che
saltò
letteralmente per aria.
-Oma!- sbraitò il rasta, portandosi una mano al petto
più per riflesso che per reale utilità.
La nuova venuta gli rivolse un sorriso divertito e un cenno del capo.
-Xaldin.- disse con tono amabile.
-See, see, “Xaldin”
dice lei… ogni volta a momenti ci rimetto il cuore che non
ho.-
-Un uomo alto non
può nascondersi nell’erba bassa.-
replicò lei, ottenendo in cambio una serie di sorrisi e
cenni di affermazione.
-…ma che fanno?- domandò la keyblader, guardando
Riku.
-Sorridi e annuisci in maniera saggia, non fare domande.-
spiegò l’argenteo.
-Buona sera Jessie.- asserì la donna, voltandosi verso di
lei.
-Ehm… buona sera…-
-Jessie, ti presento Oma Desala.- intervenne il detective.
-Dalle tue parti la conoscete come Madre Natura.- spiegò
Loony,
riprendendo a sfogliare la lista delle formule e depennando le ultime.
-Madre Natura?!- ripeté lei, incredula. -Voi siete Madre
Natura?-
-Forse ti occorre solo
un maiale fra
le coperte, due frutti di gallina distrutti su un mattone pallido e un
misto d'erba fradicia attorno a del latte rappreso… Ma per
il
maiale occorre aspettare…- rispose
l’essere asceso con flemma.
La ragazza si prese alcuni secondi per riflettere e sbattere le
palpebre. -Un… un maiale tra le coperte?-
-Io avrei una mia interpretazione…- fece Sigmund, fumando il
sigaro.
-…che terrai per te.- intervenne Voce Fuori Campo con voce
algida.
-Che terrò per me.- convenne l’uomo.
-Molto bene, ora devo lasciarvi.- riprese Oma. -L’Arcangelo
Michele sta nuovamente inseguendo Pit… e temo per
l’incolumità di
quell’Arcangiolettuss…-
-L’Arcangelo Michele?- chiese Jessie, inarcando un
sopracciglio. -Quell’Arcangelo Michele?-
-Cosa ho detto prima? Sorridi e annuisci in maniera saggia.-
ripeté Riku.
-Quando la mente
è illuminata, lo spirito è libero, e il corpo non
ha più importanza.- pronunciò infine
l’essere asceso, prima di svanire com’era comparso.
-E il momento dell’Aforisma ci è stato gentilmente
offerto
da Oma Desala, testimonial ufficiale
dell’Aspirina…-
commentò Ven, dopo qualche secondo di silenzio generale.
-Il fiume non dice
bugie, però, stando sulla riva, l’uomo malvagio le
sente ugualmente…- disse ancora Oma, comparendo
e scomparendo di nuovo al centro della compagnia.
-…e dei peace maker.- completò il biondo,
tenendosi il petto.
-Io, invece, voglio promuovere la divulgazione delle formule per i
portali!- dichiarò il pazzo vestito di bianco, riportando
l’attenzione del gruppo su di sé.
-Altro che strano… ‘sto posto fa proprio
paura…-
costatò Jessie, mentre Loony recitava il nuovo incantesimo,
che
riportò tutti i colori e gli abiti al loro posto con una
fumata
verde chiaro che defluì verso la parte opposta del
corridoio,
anticipando un mormorio indistinto.
-Cosa sta arrivando stavolta…?-
-Ah!- urlò il folle, mettendo le mani tra i capelli. -I
dentisti idrofobi viennesi!-
-Ehi! Come fai a saperlo?- domandò Freud, punto nel vivo del
suo patriottismo.
-Che domande… è l’accento!-
-Tutti contro la parete! Stanno per travolgerci!- gridò
Roxas,
spingendo Sora e Voce Fuori Campo verso il muro, immediatamente imitato
da tutti, tranne il numero III, che finì sotto i mocassini
degli
odontoiatri infuriati.
-Oh… quello non faceva bene…- gemette il
detective,
guardando il Nobody invocare aiuto e pietà, mentre veniva
brutalmente calpestato.
A un tratto, uno dei dentisti adocchiò i cinque ragazzi e si
fermò, puntandogli il dito contro. -Allora, razza di
monelli?
Come Zono voZtri Tenti?- chiese con fare minaccioso.
-Bianchissimi!- affermarono loro, mostrando un ampio e candido sorriso.
-Gut! VoZtro boffice per oggi li imiterà.-
terminò il viennese, riprendendo la sua corsa.
-…interessante prevenzione delle carie.- rifletté
Jessie.
Ci vollero un paio di minuti per far sì che tutti i dentisti
sparissero oltre l’ingresso del Castello, che
tornò
tranquillo e silenzioso, fatta eccezione per i lamenti di dolore del
Feroce Lanciere, che era ancora a terra contorto e ammaccato, pieno di
impronte di scarpe.
-…Xaldin?- chiamò Sigmund, avvicinandosi. -Tutto
bene…?-
-Non. Una. Parola.-
-Era da tanto che non vedevamo simili orde…
l’Autore deve essersi fatto l’appunto.-
rifletté Sora.
-Mi stai dicendo che vi è capitato di finire travolti da
orde di
gente impazzita?- domandò la custode, che continuava a non
comprendere le dinamiche di quell’universo.
-Oh sì, c’era l’intera compagnia del
circo…-
cominciò a contare il castano sulle dita. -Gli elefanti con
il
baldacchino, a volte il coro angelico, uno dei gironi delle squadre di
football americano…-
-Mi accontenterò di questa breve lista.- lo fermò
la
ragazza, tornando a guardare Loony. -Allora dannato pazzo, prima che
perda del tutto la mia infinita pazienza, cosa ci propone la tua lista
stavolta?-
Il folle ghignò e si schiarì la voce. -Lasciate
fare a
me!- esclamò prima di recitare l’undicesima
formula
segnata sul papiro.
Il simbolo s’illuminò d’una luce
accecante,
liberando una fumata bianca, in cui rombarono tuoni e brillarono lampi.
Questa si concentrò sul pavimento, davanti alla parete, e
pochi
istanti dopo si poté udire un inquietante concerto di trombe
e
archi, accompagnato da un coro di voci squillanti, che intonava parole
in latino.
-Il “Dies irae”?- domandò perplesso il
detective,
alzando un sopracciglio. -Mi sa che Loony ha fallito anche questa
volta…-
-Mh?- fece una voce maschile all’interno della nube, che
stava
iniziando a diradarsi. -Ottoperotto?- aggiunse, il proprietario della
voce incamminandosi verso il centro del corridoio e mostrandosi come un
uomo molto anziano con una fumate tazza tra le mani, dalla folta barba
bianca, avvolto in un accappatoio azzurro firmato “San
Valentino” sull’occhiello.
-Salve Sommo!-
-Oh! Allora eri proprio tu! E vedo che ci siete un po’ tutti,
quindi deduco che non sono più nell’Alto dei
Cieli…- rifletté il nuovo arrivato.
-Eh già, per sbaglio Loony ti ha invocato con una formula,
credo… è da quasi un’ora che sta
tentando di aprire
un portale per un altro universo. Con scarso successo come puoi ben
capire.-
-Un altro universo?- replicò lui stupito, bevendo un sorso
dalla
sua tazza. -E per quale motivo state facendo una cosa simile?-
-Per rimandare a casa lei.- spiegò semplicemente
Ottoperotto,
indicando la custode del Tramonto, che riservò uno sguardo
dubbioso all’uomo che aveva di fronte. -È finita
qui a
Batik chissà come e perché… Jessie ti
presento
Colui che È, Sommo lei…-
-Ma certo! Jessie!- esclamò il divino, avvicinandosi per
darle una paterna pacca sulla spalla.
-Colui che È?- ripeté lei, sgranando gli occhi
quando
capì chi fosse realmente la persona che aveva davanti. -Oh
mio…-
-Esattamente.- rispose lui, divertito dall’espressione di
puro stupore della ragazza.
-Questa è vecchia, Sommo, lo sai?-
-Non cavillare Ottoperotto, non cavillare…-
ribatté il Sommo Capo. -A che punto siete con il portale?-
-Al punto che Loony farà bene a sbrigarsi…-
s’intromise Roxas. -Ha già rischiato
più volte di
finire incenerito…-
Colui che È scoppiò in un’allegra
risata più
che mai divertita. -Ma no, ma no. Non accadrà niente di
tutto
questo, ne sono certo.-
-L’onniscienza è tornata a funzionare?- chiese il
detective, maligno.
-Divertente, Ottoperotto.- commentò imbronciato il divino.
-Ora
scusate, vi lascio. Mi piacerebbe restare a vedere cosa combinate, ma
devo andare… visto che Lassù Oma e Michele si
stanno
malmenando, ma non c'è nemmeno tutta questa
fretta…
finisco prima il tè.- rifletté ad alta voce,
sorseggiando
la bevanda dalla tazza.
-Ehm… devi tornare per impedire che l'Arcangelo Michele
faccia troppo male a Oma Desala?- chiese Jessie incuriosita.
-No, per impedire che Oma faccia troppo male al povero Michele.
Dovrò ribadirgli di smettere di prendersela con gli
Arcangiolettuss, non possiamo mica andare avanti così per i
secoli dei secoli…-
-Ah… è così terribile?-
-E tu non l'hai vista quando aveva il ciclo mestruale.-
-Tu invece l'hai vista?- domandò ancora la custode, sempre
più incredula.
-Sono un anno più giovane di Oma, ma sono più
antico di lei, quindi sì l'ho vista.-
-No, aspetta…- lo fermò lei. -Sei più
giovane e allo stesso tempo più antico di Oma Desala?-
-Hai afferrato il concetto Jessie, brava!- esclamò, facendo
comparire un biscotto in mano alla castana. -Piccolo premio.-
La keyblader guardò allibita il dolce che era magicamente
apparso nella sua mano destra. -Ho appena ricevuto un biscotto da Colui
che È…-
-Mi dispiace, mele non posso darne per motivi di copyright. Sai
com'è… le mele-
-Tsk! Lo sanno tutti che le mele una volta costavano tantissimo!-
s’intromise Loony, continuando a guardare la lista delle
formule.
-Ho paura a chiederlo, ma perché?- fece Roxas, inarcando un
sopracciglio.
-Una misera mela costava l'ira di Dio!-
-Questa battuta è più vecchia di me e Oma messi
assieme…- asserì il Sommo Capo, interrompendo il
lungo
silenzio provocato dall’uscita del pazzo vestito di bianco.
-Allora vi saluto ragazzi! Non fate troppi danni, mi raccomando!-
esclamò Colui che È, prima di svanire
semplicemente nel
nulla, senza replicare tutti gli effetti speciali che si erano
materializzati al suo arrivo.
-Ok…- fece Jessie, mangiandosi il biscotto. -Questo davvero
non me l’aspettavo.-
-E il resto?- rise Riku.
-Anche il resto, ovvio, ma questo seriamente…-
-Io non parlerei troppo presto.- s’intromise Vanitas. -Qui a
Batik può accadere qualsiasi cosa, te l’ha detto
Voce
quando siamo usciti dal Grattacielo della Memoria…-
-Ho già detto che questo posto inizia a farmi paura,
sì?-
-Avete finito di disquisire?! Io starei cercando di concentrarmi!-
brontolò il lunatico, battendo nervosamente un piede a terra.
-Scusaci Loony, vai pure con la prossima formula!- rispose Ottoperotto,
facendo un largo sorriso al suo gemello.
-Tsk! Guarda te che gente!- borbottò ancora, prima di
pronunciare il nuovo incantesimo, che diede inizio a un tracollo
incalcolabile.
Il simbolo liberò una fumata giallognola che odorava di uova
marce e pesce rancido, che si sparse per l’intero corridoio,
fino
al soffitto, impregnando i muri e appestando completamente
l’aria. Nel frattempo, insieme ai colpi di tosse e alle
lamentele
dei presenti, nell’etere contaminato
s’alzò una voce
profonda dall’accento grave e spigoloso.
-Ehi! Dove eZZere finito qVello yaoiZta da qVattro Zoldi di Lucas Ross?
Lui deve ancora finire di fare pedicure a piede ZiniZtro!- si
lamentò la suddetta voce, dal timbro vagamente femminile.
-Funghi che Ztare Zopra avere iniziato a imputridire loro medesimi!-
sbraitò poi, facendo impallidire e tremare tutti gli
abitanti
del Mondo che Non Esiste, che sgranarono gli occhi quando la nube si
dissipò, mostrandone la figura. -E voi coZa fate in mio
ConFento?-
La custode del Tramonto sbatté le palpebre un paio di volte,
dopodiché si girò verso il padre della
psicanalisi. -Tua
parente?- chiese, accennando alla suora incartapecorita appena comparsa.
-Pest und Hörnen!- strillò Sigmund. -Non dire mai
più una cosa del genere!- aggiunse poi, offeso.
-Scusa, scusa… ma quindi, chi sarebbe?-
-Bè, lei è…- cominciò
Xaldin.
-QVesto non eZZere mio ConFento…- commentò a un
tratto la
donna, interrompendo il numero III e avanzando di un passo, che
produsse un bizzarro quanto preoccupante “click”
sul
pavimento. -Mh? CoZa eZZere qVesto bottone?-
Gli astanti seguirono lo sguardo della suora e notarono una sorta di
pulsante, prima di udire un inquietante cigolio sul soffitto. Alzarono
quindi gli occhi, trovando un contorto dispositivo fatto di rami.
-Rubinia?- chiese la donna, venendo letteralmente investita da
un’enorme ancora nera con stampata sopra in bianco la
dicitura
“tre quintali”.
-A terra! I crucchi ci attaccano!- gridò Loony, venendo
ampiamente ascoltato, almeno per la prima parte del suo breve
intervento.
L’ancora ondeggiò lungo il corridoio come una lama
sospesa
in un mortale percorso a ostacoli e scaraventò la suora fino
alla parete in fondo, dove sbatté con violenza per poi
cadere
sul pavimento, producendo un grosso tonfo. Il pesante oggetto, invece,
esaurito il suo compito svanì con un
“puff” insieme
a tutta la rete di corde e rami che la reggevano, e fu sostituita da un
registratore molto simile a quello delle segreterie telefoniche. Esso
pronunciò un suono acuto, dopodiché il nastro
partì per far conoscere ai presenti il suo messaggio.
-‘Gnoranta!-
gracchiò con severità una voce femminile.
-Nausicaa non si smentisce mai.- sentenziò Xaldin,
rialzandosi
imitato da tutti, da cui ottenne un assenso. -Comunque, Jessie, lei
è…- proseguì, interrompendosi quando
vide in che
condizioni si trovava la donna travolta. -Ehm, diciamo era la Superiora
del convento di suor Nausicaa.-
-Nausicaa?- ripeté lei. -La suora che in questo momento
è in pellegrinaggio con tutte le sorelle sulla moto?-
-Proprio lei.- annuì il Nobody, guardando la Superiora
scomparire nel nulla grazie alla stessa nube gialla che
l’aveva
condotta lì. -Ne sa una più del-
-Non provare a finire la
frase giamaicano! Che ti sento!-
declamò ancora il registratore prima di spegnersi e restare
al
suo posto, come se stesse tenendo sotto torchio il numero III.
-…quella donna mi fa paura.-
-Ok, io mi arrendo. Ho capito che se anche restassi a vivere qui,
questo posto continuerebbe a sorprendermi in maniera sfibrante.-
commentò Jessie, osservando con occhio dubbioso il Feroce
Lanciere che, tremante, fissava il registratore come se da un momento
all’altro potesse saltargli addosso e staccargli un orecchio.
-Possiamo andare avanti con la speranza che questa sia la volta buona?-
-Ma certamente mademoiselle!-
esclamò Loony, recitando rapidamente la nuova formula che in
un
primo momento non comportò nessuna conseguenza fumogena o
nebbiosa.
Fu dopo qualche istante che manifestò il proprio devastante
effetto, facendolo con un sonoro ed epico rimbombo che
attirò
gli sguardi di tutti sulla figura del rasta, che ora si trovava steso a
terra sotto il dolce peso di una grande cassa di legno, che avrebbe
tranquillamente potuto ospitare una persona.
-[CENSURA] [CENSURA] [CENSURA] [CENSURA]!- sbraitò il
suddetto con la faccia premuta contro il pavimento.
-Oh, una cassa di Bibbie rilegate in ferro, suppongo.- disse Sigmund.
-Era da parecchio che non ne cadeva una, questo dev’essere un
segno dell’Autore…-
-E se questa non ti
è bastata quando torno ti do il resto, hai capito giamaicano?-
pronunciò la voce registrata -almeno così
volevano
credere tutti- di suor Nausicaa, prima che l’apparecchio si
zittisse per poi smontarsi in mille pezzi senza che nessuno
l’avesse toccato.
-Oppure no.-
-Dev’essere un personaggio mica male ‘sta suora che
sembra
avere una particolare simpatia nei confronti di Xaldin.-
costatò
la custode del Tramonto, contribuendo ad aiutare il Nobody a liberarsi
dalla cassa.
-Sa il fatto suo, questo è certo.- asserì Voce
Fuori Campo. -Ed è sempre piena di risorse.-
-Mi siete sembrati un po’ tutti con qualche risorsa in
più.-
-Lei più di tutti, tranne Loony, ovvio.-
-A me non mi batte nessuno!- esclamò il diretto interessato,
esibendo una coccarda d’oro appuntata sul petto. -E ora ho
anche
la formula giusta!-
-Doveva esserlo già la prima, sai?- replicò la
castana
con tono duro e spazientito. -Vedi che sia davvero quella buona, o sul
serio, stavolta ti amputo un arto.-
-Suvvia chérie non essere
così prevenuta! Fidati di me!-
-Facciamo finta che ti ho detto di sì e vai avanti.-
-Perfetto! Allora via con la nuova formula, che è pure
l’ultima a dire il vero.- osservò il pazzo.
-Ah, ottimo. Questo mi fa sentire più tranquilla.-
-Sempre meglio!- esultò Loony, convinto che quello della
giovane fosse una sorta di complimento. -Dunque, via!-
“Nihil-o-nix
Nem-o-nam
Avam-a-gor
Loon Sisim!”
Recitata la formula, nel corridoio calò un silenzio carico
di
tensione e di attesa, in cui nessuno osò dire o fare
qualcosa,
tranne respirare. Solamente Xaldin s’arrischiò a
gettare
una rapida occhiata sopra di sé, pronto a buttarsi in
qualsiasi
direzione se una nuova cassa di Bibbie rilegate in ferro o qualsiasi
altra cosa minacciasse di cadergli addosso.
Quel lungo momento di apprensione fu interrotto bruscamente dal simbolo
dipinto sulla parete che s’illuminò di bianco
lungo tutto
il disegno per poi concentrare la luce al proprio centro e puntare la
parete di fronte con un fascio accecante. Non appena il raggio luminoso
toccò il muro opaco, quest’ultimo
brillò
intensamente, costringendo tutti a proteggersi gli occhi con un
braccio. Quando, poi, la luminosità tornò
normale, i
presenti poterono ammirare un candido varco dai bordi morbidi e
traballanti, che si ergeva dal pavimento in su per due metri circa di
altezza. Lo osservarono tutti con meraviglia e curiosità,
eccetto due persone.
Loony, più indietro rispetto a tutti, continuava a far
saltare
lo sguardo dal simbolo alla lista e poi al passaggio, per poi tornare
sul suo capolavoro d’arte moderna. Invece, Jessie fissava il
portale con occhi speranzosi, cercando quasi di vederci attraverso per
scorgervi la prova che le assicurava che sarebbe tornata a casa.
Deglutì appena, avvicinandosi lentamente alla parete che
aveva
innanzi, sotto lo sguardo attento del resto della compagnia, e quando
ebbe di fronte la soglia che avrebbe dovuto ricondurla da
dov’era
venuta, allungò la mano sinistra per verificare che potesse
passare. E sussultò, quando il suo palmo sembrò
incontrare un semplice muro freddo e anonimo, come se il varco vi fosse
solamente dipinto sopra.
Incredula sgranò le palpebre e strinse i denti, prima di
allontanare la mano per posarla di nuovo sulla parete, in
corrispondenza del portale, ottenendo il medesimo risultato.
Riprovò ancora, con entrambi i palmi e poi con i pugni,
manifestando la sua rabbia e la sua amarezza per quel pessimo tiro
mancino del fato, e a fatica trattenne un pianto e un grido di
frustrazione.
Dietro di lei, tutti tacevano, guardandola con sguardo triste e
dispiaciuto, specialmente Riku che si tenne il petto con la dritta,
quando avvertì una breve ondata dei sentimenti della
ragazza.
Vide un’ira cieca e una sofferenza senza pari e solo in
quell’istante riuscì a comprendere davvero quanto
la
keyblader fosse legata all’altro se stesso. Fece un passo
verso
di lei, cercando di avvicinarsi con cautela per poterla sostenere con
la sua presenza, ma si bloccò quando la castana si
girò,
rivelando uno sguardo omicida e gelido, che avrebbe potuto congelare
l’inferno.
Nessuno osò muoversi quando s’incamminò
con passi
pesanti in direzione dell’Emanazione, ancora intenta a
cercare di
capire qualcosa, per poi spingerla contro il muro con il braccio
destro, mentre il sinistro restava indietro con la mano pronta a
impugnare la sua arma.
-Ma che…!- esclamarono in molti a vedere quella scena,
indecisi
però se intervenire o meno, poiché sapevano
quanto la
ragazza potesse essere pericolosa.
-Dammi una buona ragione per non ammazzarti, maledetto.-
sibilò,
fissandolo dritto negli occhi marroni, che la ricambiarono con
tranquillità, come se non fosse accaduto nulla.
-Mmh… bè, siamo in una Fan Fiction comico
demenziale, il
rating giallo non ti permette di uccidere o ferire qualcuno, ma credo
che questo non ti fermerebbe, quindi devo pensare a
qualcos’altro… Mmh…- ponderò
Loony,
risvegliandosi quando notò la chiave nera, sormontata da tre
candidi artigli, comparsa nella mancina della ragazza. -Oh, quello non
deve fare bene.-
-Questa volta Loony non la scampa…- commentò
Ventus, guardando la scena a occhi sgranati.
-Se l’è cercata, ma non possiamo permettere che-
iniziò Ottoperotto, interrompendosi quando notò
il
ragazzo dai capelli argentei muoversi.
-Jessie! Fermati!- urlò Riku, correndo dalla custode e
afferrandole il braccio sinistro. -Non è prendendotela con
Loony
che tornerai a casa!-
-Forse no, ma almeno ragionerò meglio.-
-Ragionare è bello e fa bene!- esclamò il pazzo,
alzando
l’indice come per puntualizzare il concetto. -È
proprio
quello che stavo facendo…-
-L’unica cosa che devi fare è star zitto.
È da
quando ci siamo incontrati che non fai che prendermi in giro, ma ora
sono stufa.-
-Ti prego fermati!- ripeté il ragazzino, stringendo la presa.
-Oh, pare che stia arrivando qualcuno!- disse ancora Loony, indicando
il portale e facendo voltare tutti.
Ancora una volta, il corridoio si fece privo di suoni o rumori,
permettendo così a tutti di poter udire l’eco di
una
corsa. Al sentire quella cadenza, la castana fece svanire il keyblade e
lasciò la presa sul suo prigioniero, venendo anche lei
liberata
dalla mano del ragazzo che la guardò incuriosito.
-Non è possibile…- mormorò, compiendo
un paio di
passi verso il varco e sgranando gli occhi, pieni di rinnovata speranza.
-Jessie?!-
chiamò qualcuno a gran voce. -Jessie dove sei?!-
chiese la voce maschile, lievemente distorta.
-Riku!- urlò la ragazza di rimando, sorprendendo tutti gli
astanti, che fecero saettare lo sguardo da lei al passaggio, curiosi di
scoprire cosa sarebbe accaduto.
Non dovettero aspettare che qualche secondo per vedere un ragazzo alto
e dai lunghi capelli d’argento correre fuori dal portale, che
si
richiuse alle sue spalle, e guardarsi rapidamente in giro con ansia,
per poi fermarsi quando trovò la persona che cercava.
-Jessie…-
Le iridi color nocciola della giovane si illuminarono di gioia e le sue
labbra si stesero in un largo sorriso, mentre il suo corpo di muoveva
istintivamente in direzione del nuovo arrivato, che le andò
incontro per stringerla in un abbraccio dolce e possessivo.
-Ti ho trovata…- sospirò lui, affondando il viso
tra i suoi capelli. -Mi sono spaventato a morte.-
-Lo so…- rispose Jessie con voce tremante, serrando le dita
sulla sua schiena.
-All’improvviso non ti ho sentita più…
pensavo che… l’Emissario o Marluxia…-
-Lo so…- ripeté lei per fargli capire che aveva
avuto le
sue stesse riflessioni e paure, aumentando la stretta e beandosi di
quel contatto che le era mancato come l’aria. -Credevo che
non
sarei più riuscita a tornare…-
-Ti avrei raggiunta e riportata indietro.- dichiarò con
decisione il ragazzo, allontanandola di poco da sé per
poterla
guardare in viso e posandole una mano sulla guancia. -Non posso stare
senza di te.-
-Lo so.- mormorò ancora, gettandosi nelle iridi acquamarina
del
suo compagno, che si chinò verso il suo viso per baciarla
con
dolcezza e urgenza al contempo, ignorando qualsiasi altra cosa o
persona ci fosse lì attorno.
A pochi passi di distanza, tutti gli adulti li osservarono inteneriti e
lieti della loro ritrovata unione, mentre Sora e i suoi tre gemelli
erano arrossiti, per poi guardarli ognuno con un’espressione
diversa, andando dall’imbarazzato al malizioso. Poco
più
indietro, ancora vicino al muro, il giovane Riku fissò la
coppia
con sentimenti contrastanti. Era contento per loro, per Jessie
soprattutto, perché alla fine aveva compreso quanto quel
ragazzo
fosse importante per lei e quanto profondo fosse il legame che li
univa, vederla così felice non poteva che scaldargli il
cuore.
La gelosia, però, occupava l’altra faccia della
medaglia.
In quelle poche ore si era affezionato alla keyblader e si sentiva in
qualche modo collegato a lei e alla sua natura. Quando, poi, ne aveva
scorto il viso illuminato dalla speranza al sentire la voce del
compagno, aveva sentito qualcosa rompersi dentro di sé, come
se
un filo troppo teso si fosse spezzato.
Fu Loony a fare scempio di quel momento di serenità e
romanticismo, cominciando a saltare attorno ai due giovani e lanciando
del riso per aria come se fosse a un matrimonio.
-Evviva! Evviva!- esclamò allegro. -Tutto è bene
ciò che finisce bene!- continuò, prima di
schivare una
sfera infuocata della castana, con una rapidità incredibile.
-Woah! Non mi sconfiggerai mai, io sono Bruce Loony!-
La custode del Tramonto ringhiò, digrignando i denti e
stringendo il pugno sinistro. -Io ti faccio a pezzi…-
sibilò algida, placandosi l’attimo dopo quando
avvertì le mani del compagno sulle spalle.
-Jessie, calmati e spiegami dove siamo e cosa sta succedendo,
soprattutto…- esordì il prescelto
dell’Alba,
spostando lo sguardo su tutti i presenti, fermandosi un secondo di
più su i due Nobody, Sora, i loro gemelli e la versione
ringiovanita di se stesso. -Loro.-
La ragazza sospirò, imponendosi di non lasciarsi andare a
colpi
di testa. -Posso solamente dirti che siamo in un altro universo, al
Mondo che Non Esiste, completamente differente dal nostro e pieno di
cose e personaggi strani…- rispose, dando una rapida
occhiata al
pazzo vestito di bianco, che abbandonate le vesti del lottatore era
passato a quelle del monaco zen in meditazione.
-C’è una
donna, pardon, una divinità che mi somiglia,
c’è il
tuo doppio, quelli di Sora e Roxas e tutta l’Organizzazione
al
completo, in versione Nobody, per quanto ne so. Il resto mi sono
rifiutata di capirlo e ti conviene non fare domande, io l’ho
imparato a mie spese.-
L’argenteo sbatté le palpebre un paio di volte,
dopodiché annuì. -D’accordo.-
-Così tu sei Riku.- s’intromise il detective,
andando
incontro ai due. -È un vero piacere conoscerti, anche se in
teoria ti conosciamo già, ma non cavilliamo su dettagli
insignificanti.-
-Chiamalo insignificante…- commentò Voce Fuori
Campo,
guardando il nuovo venuto da capo a piedi con tanto d’occhi,
per
poi spostarsi sul Riku più giovane. -Sbrigati a crescere,
eh.-
mormorò al suo indirizzo, facendolo arrossire.
-Io sono Ottoperotto Magretto, detective del Mondo che Non Esiste.-
riprese l’altro, ignorando l’uscita della donna
incorporea.
-Gli altri che non conosci in un breve riassunto: Voce Fuori Campo e
Sigmund Freud, i miei assistenti…- disse, mentre i due
interpellati rispondevano al richiamo alzando una mano. -Vanitas e
Ventus.- continuò, posando le mani sulle teste dei ragazzini
che
sorrisero e salutarono. -E lui, infine, è Loony.- concluse,
accennando alla sua controparte che ora stava rotolando per terra con
tutta l’aria di divertirsi un mondo.
-Ehm… piacere mio, per tutti.- affermò il ragazzo
un
po’ titubante, soffermandosi sul suo alter ego e
incrociandone lo
sguardo, in cui colse una sfumatura di astio che inizialmente non
comprese.
-Prima che arrivassi tu…- ricominciò Jessie.
-…quel soggetto instabile stava cercando di aprire un varco
per
farmi tornare indietro, e finalmente sembrava esserci riuscito, dopo
non so quanti tentativi…-
-Quattordici per la precisione!- specificò Loony, tornando
in
piedi e dirigendosi verso il simbolo disegnato sulla parete. -E
l’ultima formula era corretta, infatti il varco si
è
aperto, ma solo in entrata!-
-E puoi gentilmente spiegarmi il perché?- chiese lei,
incrociando le braccia e riservandogli uno sguardo gelido.
-Non lo so ancora, ci devo ragionare!- rispose il folle. -Ecco
perché mi ritirerò per deliberare.-
annunciò,
prima di mettersi in posa da pensatore, stando in equilibrio sulla
testa.
-Non gli farà male stare così?-
domandò il nuovo arrivato, con un sopracciglio inarcato.
-L’ho gettato contro un muro e gli ho tirato due sfere di
fuoco, ma si è rialzato senza un graffio, cantando.-
Riku sgranò gli occhi, incredulo. -Ma chi… ah,
già, niente domande e ora capisco perché.-
-Però hai ragione! Questa posizione è scomoda!-
intervenne Loony, mettendosi nella posizione del loto, sempre a testa
in giù. -Così va meglio! Om…
Om…-
Tutti sospirarono rassegnati, comprendendo che per sapere cosa fosse
accaduto avrebbero dovuto attendere che l’Emanazione tornasse
dalla sua meditazione.
-Come sono andate le cose durante la mia assenza? Mi sono persa
qualcosa?- chiese Jessie al compagno, che scosse il capo in segno
negativo.
-No, nulla di importante. Axel e Kairi non erano ancora tornati ed
eravamo ancora in viaggio.- iniziò a spiegare lui.
-C’è stata parecchia confusione quando non ti
abbiamo
vista uscire dal varco… Demyx ha fatto avanti e indietro
dalla
gummiship al Castello per vedere dove fossi finita, mentre io e gli
altri… bè…- s’interruppe,
distogliendo lo
sguardo da quello della ragazza.
-Cos’è successo?- domandò lei
preoccupata,
prendendolo per mano e riacquistando l’attenzione delle sue
iridi.
Riku sospirò, intrecciando le loro dita. -Stavo
impazzendo…- confessò. -Mi stavo sforzando per
trovare
una traccia, ma senza ottenere risultati e Sora e gli altri stavano
cercando di tenermi tranquillo… poi s’è
aperto quel
varco e quando ho sentito il tuo potere, mi ci sono gettato senza
pensarci.-
La castana sorrise appena, stringendo la presa delle dita. -Povero
Sora, gli sarà venuto un infarto a vederti sparire sotto i
suoi
occhi.-
-Se mi somiglia anche nel carattere, confermo.- s’intromise
il
giovane prescelto. -Dovrai scusarti come si deve quando torni!-
-Lo farò.- rispose il keyblader dell’Alba. -Tu
piuttosto
come stai?- chiese a sua volta alla ragazza, sfiorandogli il braccio
sinistro con la mano libera. -Stamattina era a malapena
tiepido…-
-Non preoccuparti, sto decisamente meglio.- asserì
tranquilla,
sorridendogli. -Questo mondo è quasi l’opposto del
Castello Disney e al mio braccio non può fare altro che
bene.-
Riku sorrise a sua volta e tentò di dire qualcosa, ma fu
interrotto dal grido acuto di una voce in falsetto.
-Ucci, ucci sento odor di fusti!- esclamò il Leggiadro
Sicario
che comparve dal fondo del corridoio e puntò gli occhi sul
compagno di Jessie. -Cosa vedono le mie pupille! Oh, dolcezza, fatti
guardare!- aggiunse, lanciandosi in una corsa a braccia aperte con
l’evidente intenzione di abbracciarlo.
La sua impresa, tuttavia, ebbe termine dopo una decina di passi,
poiché fu travolto da una violenta onda d’acqua,
che lo
trascinò indietro, gettandolo contro la parete.
Dopodiché, il liquido retrocedette per fermarsi davanti al
custode dai capelli argentei, prendendo la forma di una grande fenice
trasparente, che restò in volo in attesa di ricevere nuovi
ordini.
-Stai lontano da me.- sibilò il ragazzo, assottigliando lo
sguardo e portandosi davanti alla compagna.
-Per tutti i crisantemi…- mormorò Ottoperotto,
sollevando
la tesa del cappello per vedere meglio. -Ma dalle vostre parti siete
tutti così violenti?-
-Eh?-
-La tua ragazza ha quasi fatto la stessa cosa con noi, solo che al
posto dell’acqua c’era il fuoco.- chiarì
il
detective, voltandosi verso di lui una volta appurato che il numero XI
non avrebbe avuto danni permanenti. -Comunque, a titolo informativo, il
nostro Marluxia non somiglia quasi per niente al vostro…-
-Mi dispiace… ho reagito d’istinto…- si
scusò il ragazzo, congedando mentalmente la fenice che si
tramutò in una scia di gocce per confluire
nell’orecchino
che il suo padrone portava al lobo sinistro, sotto gli sguardi ammirati
e sbalorditi dei cinque più giovani.
-Colpa mia che non ti ho parlato di questo dettaglio… certo
non
pensavo di incontrare proprio lui…- disse la castana,
grattandosi la guancia con l’indice.
-Ma no, fallo ancora. È stato divertente!-
esclamò il Feroce Lanciere, ridacchiando.
-Xaldin!- gridarono in tanti con falsa serietà, ad eccezione
del
Nobody dai capelli rosa, che si rialzò grondando acqua e con
uno
sguardo che non prometteva nulla di buono.
-Ehm… dai Marly, scherzavo!-
-Tu!- sbraitò il rosato, avanzando con passo pesante e
puntando
il dito contro l’argenteo. -Sai quante ore ci siano volute
per
farmi la permanente?!- lamentò, prima di fermarsi a un passo
dall’altro. -Ora devi…- aggiunse, fermandosi
l’attimo dopo aver osservato per bene il viso del suo
interlocutore. -…ma che… Riku? Sei proprio tu?-
-No, sono io il Riku che conosci, lui viene da un altro universo.-
spiegò l’argenteo quindicenne, affiancando il suo
doppio.
-Oh, capisco…- commentò Marluxia, guardandoli
entrambi
con le mani sui fianchi. -Allora vedi di muoverti a crescere! Sei
davvero un bel fusto, ma l’avevo già capito
perché
io non sbaglio mai!-
-Ma cosa stai dicendo?!- esplosero i due, arrossendo fino alle orecchie.
-Almeno per una volta non tormenta me…- sussurrò
Freud a Voce Fuori Campo, che annuì divertita.
-Eureka!- urlò Loony, saltando in piedi e attirando
l’attenzione degli astanti. -Ho capito cosa
c’è di
sbagliato!-
-Alla buon’ora.- sospirò Vanitas. -E che sarebbe?-
-Mio giovane e oscuro amico, tra pochi secondi colmerò la
tua
lacuna.- rispose il pazzo, prima di mettersi le dita sulla fronte con
fare melodrammatico. -Ahimè, l’ignoranza
è una
bestia che non sarà mai sconfitta.-
-Credo che ti abbia appena dato dell’ignorante…-
sghignazzò Ventus, ricevendo un’occhiataccia dal
moro.
-D’accordo la smetto!-
-Ebbene non era la formula a essere sbagliata, essa era più
che
corretta! Era perfetta oltre ogni dubbio, ma l’ho inventata
io,
quindi non dobbiamo stupirci.- proseguì
l’Emanazione
camminando lentamente avanti e indietro.
-E tu saresti?- domandò Ottoperotto, intuendo che il suo
gemello era sintonizzato su una nuova personalità.
L’altro scosse la testa. -Quanti ignoranti… io
sono Modestia Loony, un nome una garanzia.-
-Non ne avrei mai dubitato…-
-Perfetto, ora gentile signore vorrebbe lasciarmi proseguire?- chiese
per poi ignorarlo come se fosse una mosca insignificante. -E neanche la
sublime opera d’arte moderna prodotta dal mio incalcolabile
talento artistico è sbagliata o toccata
dall’impronta del
tarocco e del falso, anch’essa è perfetta!-
-Se è tutto così perfetto cosa abbiamo
sbagliato?- domandò Roxas, incrociando le braccia.
-Ahimè, qui non c’è da chiedersi cosa
ci sia di
sbagliato, bensì cosa manca!- rispose il lunatico,
continuando
con il suo atteggiamento teatrale. -Ebbene lo confesso! Ho avuto una
dimenticanza, nella mia lista mancava un ingrediente per la miscela
magica!-
-Quell’orrida poltiglia in cui hai buttato un intero cartone
di
latte andato a male ha bisogno di qualcos’altro?- intervenne
Xaldin. -E cosa manca?-
-Un ingrediente fondamentale amico di terre lontane!-
-Terre lontane?- ripeté il rasta, inarcando un sopracciglio
scuro.
-Buon giamaicano…- riprese, chiarendo il dettaglio della
provenienza del numero III. -In quella ciotola manca il sangue di una
divinità!- annunciò, indicando il recipiente che
era
rimasto accanto alla parete, mentre dietro di lui rombavano tuoni e
comparivano fulmini.
-Certo che Loony si sta affezionando a questi effetti speciali, eh?-
commentò Sora con una risatina.
-Bè, Otto, ci pensi tu a pungerti il dito o dobbiamo farlo
noi?-
domandò Voce Fuori Campo, pescando un ago da lana ben
appuntito
dalla sua borsetta.
-Io? Che c’entro io?!- replicò il detective,
guardandola
molto male, mentre i cinque ragazzini si nascondevano dietro ai due
stranieri, tremando e con gli occhi spalancati.
-Ma che vi prende?- chiese Jessie incredula.
-Ago…- mormorarono all’unisono, stringendosi tra
loro.
-Ignoreremo questo attacco di belonefobia e torneremo al nostro
discorso…- disse la donna incorporea, tornando a guardare il
suo
capo. -Devo ricordarti che sei un Dio Incarnato?-
-Giusta osservazione…-
-Giusta ma inutile, ohimè!- pronunciò Loony.
-Perché mai?-
-Perché ciò che serve a noi è
sì il sangue
di una divinità, ma dobbiamo ottenerlo con un metodo
preciso.-
specificò, alzando l’indice e raccogliendo la
ciotola con
la mistura. -Ora, permettetemi di richiamare la divinità che
ci
interessa… Tuss, per favore, venite qui.-
I cinque si guardarono l’un l’altro, dubbiosi e
incerti se
fidarsi o meno del loro strambo amico, ma alla fine alzarono le spalle
e si allinearono davanti a lui.
-Cosa dobbiamo fare?- domandò Roxas, mettendosi le mani sui
fianchi.
-Nulla di complicato, caro, ma mi servono solo due di voi…
ci
sono volontari o scelgo io?- chiese, infine, con un ghigno inquietante
ad allungargli le labbra.
-Io mi offro.- dichiarò Riku, deciso a dare il suo
contributo in
quella faccenda, dando un’occhiata alla custode del Tramonto,
che
gli sorrise riconoscente.
-Anch’io!- esclamò Sora, facendo un passo avanti.
-Perfetto.- annuì il pazzo. -Voi altri fatevi da parte,
sicuramente ci sarà bisogno di voi più tardi.-
-Sto cominciando a preoccuparmi, sapete?- fece Vanitas ai due biondi
rimasti accanto a lui, fermandosi a guardare il numero XIII, che pareva
assorto in pensieri contorti. -Roxas? A che pensi?-
-Mh? Oh, nulla… solo, ho un sospetto, ma è troppo
assurdo.- rispose, scuotendo il capo. -Vediamo che succede.-
Nel frattempo, Loony aveva posizionato i due ragazzi uno di fronte
all’altro a qualche passo di distanza, calcolando la
posizione
ottimale come aveva fatto in precedenza per decidere su quale punto
della parete dipingere il simbolo.
-Molto bene! Siete pronti?- domandò, battendo i palmi.
-Pronti!- dissero i due in coro, prima di ritrovarsi una mano sulla
nuca ed essere spinti l’uno contro l’altro,
provocando un
contatto tra le loro labbra sigillate, identificabile come un bacio a
stampo.
L’istante seguente fu attraversato da un silenzio profondo e
imbarazzante per alcuni e colmo di interesse e curiosità per
altri.
I tre gemelli del castano erano rimasti a bocca e occhi sgranati, per
poi arrossire fino alle orecchie. Gli adulti invece reagirono in modi
diversi. Marluxia, ovviamente, rimase estasiato a quella vista e si
portò le mani sulle guance, mentre gli occhi prendevano a
brillargli, come quelli di una persona accanita di shopping davanti a
degli sconti imperdibili. Sigmund Freud, da bravo psicanalista qual
era, stava prendendo rapidamente appunti sul suo blocco, segnandosi
anche di prenotare una seduta ai due protagonisti della scena. Voce
Fuori Campo stava ammirando la scena con tanto d’occhi per
non
dimenticarla mai più, mentre frugava nella borsetta alla
ricerca
di una macchina fotografica a sviluppo istantaneo, sicura della sua
presenza. Xaldin e Ottoperotto erano rimasti leggermente scioccati alla
scena, ma mai quanto il Riku maggiorenne che aveva sollevato la mano
per indicare il suo doppio e l’amico in quel mentre ancora
con le
labbra a contatto, che si fissavano pietrificati e sconvolti.
-Dimmi un po’…- cominciò la castana,
osservando la
cosa con un interesse che apparve inquietante al suo compagno.
-…sì?-
-Tu non hai mai baciato Sora, vero?-
-Ma no! Perché mai avrei dovuto farlo?!- esplose
l’argenteo, guardandola allibito.
-Oh, peccato…-
-Come…?-
-A me sembrano carini, a te no?-
-Oh, concordo alla grande sorella!- proferì una voce
comparsa
dal nulla accanto alla ragazza, accompagnata dal rumore di una serie di
scatti da macchina fotografica digitale.
-Soruccio!- esclamarono gli abitanti di Batik eccetto Loony, impegnato
ad applaudire chissà cosa, e Sora e Riku che finalmente
resuscitati dallo stato di profondo shock si erano girati sputacchiando
e passandosi il braccio sulla bocca.
-Oh, già finito… che peccato.- si
lamentò la donna
vestita alla greco-romana e dai capelli castano scuro, acconciati in
un’ampia frangia laterale e lisci fino alla nuca dove erano
chiusi in due codini ricci e voluminosi. -Ciao a tutti! Anche a te
tizia che non sei Liberty, ma che le somigli un casino, e a te Riku
più grande e ohmestessafattifotografare!-
dichiarò, cominciando a girare attorno al custode
dell’Alba, scattando alla velocità della luce.
-Non
potresti spogliarti? Faresti un figurone sulle pareti del- Ahia!-
gridò infine, quando la keyblader la prese per un orecchio,
trascinandola lontano dal ragazzo e fissandola con gli occhi ridotti a
fessure.
-Vedi di smetterla, chiaro? Lui non si spoglia e questa la prendo io.-
sentenziò, strappandole di mano la fotocamera.
-Gneeeehhhh!- pianse la donna, cercando di allungarsi per recuperare il
prezioso oggetto. -Uffa! Non sei Liberty, ma sei suscettibile e
possessiva quanto lei!-
-La cosa mi lusinga, ora vuoi dirmi chi accidenti sei tu e
perché sei venuta qui? Bada che sto finendo la pazienza e
questa
fotocamera potrebbe pagarne le conseguenze.- minacciò la
ragazza.
-Che cipiglio chérie!-
s’intromise il pazzo, ora vicino al compagno di Jessie a cui
picchiettò il fianco con un gomito. -Abbiamo capito chi
porta i
pantaloni tra voi due…- sussurrò, ignorando la
faccia
sconvolta del giovane per riprendere il suo discorso. -Per rispondere
alla tua domanda, ti presento Soruccio, la Dea dello Yaoi, e si trova
qui perché l’ho invocata io!-
-E non c’era un altro modo per farla venire qui?!-
sbraitarono i
due ragazzi che erano stati “costretti” a baciarsi.
-Mmh… ora che ci penso sì!- affermò
Loony.
-C’era la sua preghiera sull’Almanacco delle
Preghiere per
Divinità! Ne ho sempre una copia in tasca!- disse poi,
tirando
fuori dall’abito il suddetto almanacco molto simile a un
elenco
telefonico e iniziando a sfogliarlo. -Ah, eccola qui!-
“Ibi celeriter
adveni,
Dea amorum aequalium;
Domina rerum quis sunt
sine climace nec conclusio nec sensus,
Regina subiectorum quam
supplicant:
"Retine, dolet mihi
nates meas",
Amen”
-Bella, no?-
-E non potevamo usarla?!- urlarono ancora.
-Non sarebbe stato altrettanto magico.- rispose il lunatico. -Ma ora
che c’è qui la nostra Dea possiamo procedere al
recupero
dell’ingrediente mancante!-
-Temo che il mio sospetto stia per rivelarsi reale…-
mormorò il numero XIII, attirando gli sguardi terrorizzati
dei
due amici.
-Di cosa avete bisogno?- chiese la divinità, massaggiandosi
l’orecchio finalmente libero.
-Di sangue divino da epistassi a effetto manga.- annunciò
serio
come non mai il folle vestito di bianco. -È questo
ciò
che aprirà il portale in entrambi i sensi!-
-Epistassi a effetto manga?- ripeterono dubbiosi e incerti i due
stranieri.
Gli occhi di Soruccio brillarono come diamanti, ingrandendosi a
dismisura. -Questo significa che…-
-Esatto! Potrai ammirare il boffice a biott di uno di questi tre
signorini! O due, o tutti quanti, come preferisci tu!- riprese Loony,
indicando con un ampio gesto del braccio il moro e la coppia di biondi
che gli stava accanto, impalliditi al sentire le sue parole.
-E che razza di scelta sarebbe?!- tuonò Vanitas.
-C’è pure da chiederle cosa preferisce?!- aggiunse
Roxas.
-Ovviamente tutti e tre!- decretò la Dea, portandosi le mani
sulle guance.
-Ecco, lo sapevo…- commentò invece Ventus,
sbattendosi un palmo sulla fronte.
Jessie e Riku sbatterono le palpebre un paio di volte,
dopodiché si girarono verso il resto della compagnia.
-Scusa, Otto…- disse lei, attirando l’attenzione
del detective. -Io temo di non aver capito un accidente…-
-Mi associo…- mormorò il suo compagno, oltremodo
sconvolto per ciò che aveva visto e sentito in pochi minuti.
Il ragazzo sospirò. -Detta in parole povere: ci serve che
Soruccio perda sangue dal naso come un idrante impazzito e per
scatenare questa reazione i nostri tre tuss devono mostrarle il loro
lato B.-
-Ah.- dissero all’unisono i due.
-Il lato B! Non il lato A!- affermò Loony, mettendo in mano
alla
Dea dello Yaoi la ciotola con la mistura. -Tsk! Razza di pervertiti!-
-Vorrei solo far notare una cosa…- s’intromise il
moretto,
attirando nuovamente lo sguardo di tutti quanti. -Come faccio con la
tuta?-
Il pazzo sorrise. -Tranquillo, ci penso io!- esclamò,
tirando
fuori dal suo abito una gomma formato gigante. -Con questa la tua tuta
sarà presto un ricordo! Almeno per quanto riguarda la zona
boffice.-
-Ma come hai fatto?- chiese il compagno di Jessie, osservando da capo a
piedi l’instabile soggetto, che gli si avvicinò
pericolosamente con uno sguardo ambiguo e un’espressione sexy.
-Sono Loony, baby. Loonyco e solo!-
-Noi stesse siano lodate!- giubilò Soruccio con gli occhi
puntati sui due uomini, sbavando in maniera indecente.
-No, no, no!- civettò Loony, all’indirizzo della
Dea.
-È sangue che ci serve, non bava! Coraggio signorina, un
po’ di contegno!-
-Come hai resistito per tutto il tempo che sei stata sola?-
domandò Riku alla compagna, sospirando di sollievo per
l’allontanamento del pazzo.
-Non lo so, davvero.- sospirò stancamente la castana.
-Possiamo procedere con… quello che bisogna fare?-
-Ah, certo, tanto non è il tuo boffice che prende aria!-
fece
Vanitas, contrariato, prima di ritrovarsi affiancato da Voce Fuori
Campo. -Mh?-
-Andiamo tuss, non essere così scontroso… ho
trovato
questa nella mia borsetta, sapevo di averla.- disse la donna, mostrando
una bomboletta spray.
-Spray per bio-armature! Grazie Voce, almeno mi risparmio la gomma di
Loony. Ehm, potresti?-
La donna incorporea annuì con un sorriso. -Spruzzo io,
tranquillo.-
-Tutti in posizione, prego!- esclamò il pazzo, battendo le
mani
come per richiamare l’ordine, prima di tirar fuori dalla
tunica
una bomboletta spray e investì Soruccio con una nuvola di
gas
giallo fluorescente.
La Dea fu scossa da alcuni colpi di tosse, dopodiché
s’immobilizzò con le braccia piegate e la ciotola
con
l’intruglio posizionata esattamente sotto il naso.
-Che succede?!- pronunciò a labbra strette, come se facesse
fatica a muoverle.
-Del semplice fissatore spray, per evitare che durante
l’epistassi violenta ti cada di mano la nostra preziosissima
mistura.- spiegò Loony con aria professionale. -Tutti
pronti?-
-Non sarò mai pronto per sbiottarmi in pubblico, ma andiamo
avanti, se no si fa notte.- brontolò Roxas, slacciandosi la
cintura, imitato da Ventus che stava alla sua destra.
-E allora… tre… due… uno!-
esclamò il
pazzo, spostandosi per liberare la visuale della Dea dello Yaoi, che
fissò con occhi larghi e brillanti di luce propria i due
ragazzi
biondi che si abbassavano pantaloni e boxer, mentre il moro riceveva
un’ampia spruzzata di spray che sciolse la sua armatura nella
zona dei glutei, rivelandoli nella loro interezza. -BIOTT!-
gridò Soruccio, cominciando a perdere un’ingente
quantità di sangue dalle narici, come se fosse acqua da un
rubinetto.
-Non mi abituerò mai a una cosa del genere…-
borbottò Vanitas, schiaffandosi una mano sul viso.
-Riku… posso sapere perché mi stai coprendo gli
occhi?-
domandò stranita la custode del Tramonto al proprio
compagno,
attirando l’attenzione di tutti tranne quella della
divinità e di Marluxia perché svenuto a causa di
un’emorragia molto simile.
L’argenteo si schiarì la voce, arrossendo appena e
serrando la mano sugli occhi della castana. -La cosa è
imbarazzante. Non ti permetterò di guardare il sedere di
Sora
moltiplicato per tre.-
-Come se potessi scandalizzarmi alla vista di sei chiappe.-
ribatté lei scocciata.
-Delle gran belle chiappe oserei dire…- disse Soruccio con
quel
poco movimento concessole dalle labbra, mentre continuava nella sua
epistassi.
-Mmh…- fece Loony, guardando l’interno della
ciotola con
occhio critico. -Bene, direi che può bastare. Rivestitevi o
qui
ci sarà bisogno di una trasfusione d’urgenza.-
-Nuuuuu!- gnaulò la divinità, a cui fu strappata
di mano
la scodella, prima che le sue lacrime di disperazione cadessero nella
mistura.
-Grazie Loony.- replicarono invece i tre in coro, chi rivestendosi e
chi girandosi, in attesa che la bioarmatura tornasse integra.
-Tieni.- esordì il Nobody, togliendosi la giacca a maniche
corte
e porgendola al moro. -Prova a legarla in vita finché
l’armatura non… ricresce?- proseguì
dubbioso.
-Qualcosa del genere, sì. Grazie, comunque.- rispose
Vanitas,
coprendosi il fondoschiena e agganciando l’indumento alla
cintura.
-Perfetto!- esclamò il pazzo, attirando
l’attenzione
generale, tranne quella del suddetto numero XI che era ancora a terra
svenuto e quella di una disperata Dea dello Yaoi, che svanito
l’effetto dello spray, era caduta in ginocchio, piangendo
tutte
le sue lacrime. -Ora bisogna solo mescolare!-
-Io la prolunga non ce l’ho più, eh!-
avvertì Sora,
mettendosi una mano in testa e indietreggiando di un passo.
-Tranquillo tuss, non serve!- lo tranquillizzò
l’altro,
tirando fuori dalla tunica un coperchio. -Basterà shakerare
per
bene!- spiegò, chiudendo la ciotola e cominciando ad
agitarla
cantando la cucaracha e saltando avanti e indietro vicino al muro.
Si fermò poco dopo, all’improvviso, intonando
l’ultima nota della canzone come solo un tenore avrebbe
saputo
fare.
-Grazie, grazie.- disse, inchinandosi a degli applausi che non stava
ricevendo, al contrario di alcune rose rosse che parvero piovere
letteralmente dal soffitto. -Troppo gentili, suvvia.-
-Andrà avanti ancora per molto questa operetta?- chiese
Jessie,
sbattendo un piede a terra e fulminando il pazzo con gli occhi.
-Non essere impaziente mademoiselle,
hai aspettato fino a ora, un minuto in più non
cambierà
nulla.- la riprese Loony, prima di mettersi a osservare il muro e fare
tutti i calcoli necessari per disegnare nuovamente il simbolo.
A quel punto, la custode prese un respiro profondo e si
massaggiò le palpebre con le dita. -Pazienza, devo avere
pazienza.-
-Scusalo… lui purtroppo è fatto così e
oggi siamo pure fortunati.- ridacchiò Ottoperotto.
-Perché di solito è peggio?- domandò
il prescelto dell’Alba, inarcando un sopracciglio.
-C’è una parola nel vostro mondo per indicare la
tredicesima potenza del peggio?-
-Ehm, no…-
-Ecco, da noi sì: Loony.-
-Ah, capisco…- rispose il ragazzo, tornando a guardare il
lunatico che nel frattempo aveva messo su un’impalcatura e
aveva
iniziato a dipingere un simbolo identico al precedente, il tutto a
occhi bendati e cantando qualcosa come: “Dipingi i tuoi sigilli
esoterista!”. -Questo mondo è
preoccupante.-
-Lo ripeto da ore.- sospirò sconsolata la castana.
-Et voilà!- esclamò Loony, saltando
giù con un
triplo carpiato e una piroetta dall’impalcatura, che
l’istante dopo si ridusse a un ammasso di polvere verde.
-Polvere
istantanea tutto fare, cosa farei senza?-
-Non lo so, ma temo che lo scopriremo prima o poi.- disse Sigmund,
portandosi una mano al viso.
-Io credo più prima che poi…- si
accodò Voce Fuori Campo.
Il folle si schiarì la gola e riprese la sua pergamena,
srotolandola e andando subito a leggere l’ultima formula.
–Bene, silenzio in sala, per favore. Il Maestro Loonyghieri
si
esibirà per voi.-
-Sono tutta un fremito per questo…- fece con sarcasmo la
custode del Tramonto, levando gli occhi al soffitto.
“Nihil-o-Nyx
Nem-o-nam
Avam-a-Dar
Loon Sisim!”
Terminata la lettura, il simbolo produsse una fitta e scura nube
temporalesca, crepitante di fulmini e borbottante come un vulcano in
attività pronto a eruttare tutto il suo magma. La nuvola
crebbe
a dismisura, coprendo il soffitto dell’intero corridoio e
gettandolo in una semi-oscurità che non preannunciava nulla
di
buono.
-Che diavolo succede ora?- domandò Jessie, evocando
l’Artiglio della Notte, imitata da Riku che
richiamò il
suo keyblade.
-Non ne ho idea…- asserì il detective, prendendo
una barra metallica da una tasca interna del suo cappotto.
-Sbaglio, o la formula era un po’ diversa rispetto a prima?-
intervenne l’argenteo quindicenne, avvicinandosi ai due
ospiti.
-Non sbagli tuss!- esclamò giulivo Loony. -Questa
è la
quindicesima formula della lista! Era questa l’ultima, ma
indubbiamente la quattordicesima era quella giusta!-
La castana ringhiò. -Ho già detto che gli do
fuoco prima di andarmene, vero?-
-Ehm… sì, l’hai detto.- rispose Roxas,
guardandosi attorno con ansia.
-Bene, se dovessi malauguratamente dimenticarmene, mi farai il
promemoria.-
-Ok…-
Nel frattempo, la nuvola s’era ormai stesa come un soffice
tappeto, aumentando l’intensità delle sue
scariche,
finché tutta l’elettricità non si
concentrò
in un unico punto per poi liberarsi in un fulmine d’un bianco
accecante che si schiantò sul pavimento, accompagnato da un
assordante tuono che fece tremare l’intera fortezza.
-Cosa comparirà ora?!- urlò Xaldin, proteggendosi
gli occhi dalla luce e indietreggiando di un passo.
-Qualcosa di spettacolare!- replicò Loony, godendosi la
scena grazie a un paio di occhiali da sole.
L’attimo seguente, tutto terminò.
La luce si spense e le nubi svanirono con un piccolo
“pop”,
riportando tutto alla pace originaria e lasciando dietro di
sé
solamente due figure.
-Ma voi…- iniziò Ventus, guardando la coppia con
occhi sgranati. -Che ci fate insieme?-
-Mi piacerebbe saperlo, tuss.- pronunciò indignato oltre
misura
l’uomo ammantato di nero che al momento ne stava tenendo in
braccio un altro che al contrario era avvolto da una tunica bianca e
reggeva tra le mani una bottiglietta di tè alla pesca.
-Anche a me…- disse quest’ultimo, guardandosi
attorno
spaesato. -Fino a un attimo fa ero nel mio Sancta Sanctorum…-
-E questi due chi accidenti sono?- chiese Jessie, inarcando un
sopracciglio e lasciando svanire il keyblade. -Li conoscete?-
-Sfortunatamente sì.- rispose algido il tizio in nero,
mollando
la presa sull’altro, che cadde senza la minima grazie sul
pavimento, impattando col fondoschiena.
-Darky! Un minimo di delicatezza!-
-Stai parlando con la divinità sbagliata.- sputò
lui,
spolverandosi il soprabito e voltandosi per guardare attentamente i due
sconosciuti che aveva davanti. -Uh? Che state combinando stavolta?
Questa qui somiglia a Liberty e lo spilungone… una versione
cresciuta di Riku?-
-Mi chiamo Jessie, veniamo da un altro universo.- chiarì
lei, mettendo una mano sul fianco.
-E per la cronaca, io sono un altro Riku.- aggiunse il ragazzo,
incrociando le braccia.
-Davvero?- s’interessò il nuovo arrivato. -E
quanti anni hai?-
-Troppi perché tu possa retribuirlo.- s’intromise
Sora, avendo intuito il pensiero dell’altro.
-Tuss non dovresti impicciarti dei discorsi dei grandi, potresti finire
male per tanta insolenza.-
-Che granduomo, prendersela con un ragazzino.- disse Jessie, attirando
l’attenzione di tutti che la guardarono allibiti.
-Sbagliato il piano dell’esistenza, ti prego di non
confondermi
con dei miseri mortali. Comunque, grazie per il complimento.-
-Posso sapere con chi ho l’onore di parlare?-
-Darkroxas92, Dio della Devastazione e padrone indiscusso di Orissa
Phacap, la luna su cui i tuss indisponenti pagano per le loro colpe.-
si presentò la divinità.
-Ma che bel titolo…- commentò la ragazza. -E
l’altro?- chiese ancora, dando un’occhiata
all’altro
individuo che s’era finalmente messo in piedi.
-Io sono Nyxenhaal89, Dio dei Niubbi che bevono tè alla
pesca
nella Terra di Mezzo.- rispose l’interpellato, mostrando un
gran
sorriso.
-Sì… mi sembri simpatico, ma perdonami,
farò finta
di aver capito.- replicò lei, ben poco convinta, prima di
vedere
il volto della divinità preso in pieno da una torta di
panna,
lanciata dal lunatico. -E non chiederò nulla su questo.-
-Te ne sono grato.- disse il Dio, pulendosi lentamente il viso.
-Oh, Nyx! Mi sei mancato tanto!- esclamò Loony, correndo ad
abbracciare la divinità.
-Anche tu Loony…-
-Posso tirarti un’altra torta?-
-No, grazie. Con questa ci faccio tutta la giornata.-
-Oh…- concluse il pazzo con aria triste.
-Mi dispiace interrompere, ma non è che si potrebbe
provvedere
alla lettura della formula giusta?- chiese Jessie, attirando lo sguardo
dei due. -Per noi sarebbe ora di tornare al nostro universo…-
-Ma che fretta c’è?- s’intromise
darkroxas92,
avvicinandosi e mettendole un braccio attorno alle spalle. -Mia cara,
pensavi forse che non mi sarei accorto? Hai un potenziale distruttivo
che è una vera rarità…-
proseguì.
-Perché non resti? Potrei farti acquisire poteri che neanche
immagini…-
Il tempo parve congelarsi mentre il silenzio calava come una coltre di
nebbia tra i presenti, ansiosi di conoscere la risposta della ragazza,
che non lasciava trapelare alcuna emozione sul suo viso. Al contrario,
il suo compagno mostrò una strana tranquillità,
l’esatto opposto dell’ansia che traboccava dal
volto del
giovane Riku, che fissava la prescelta con occhi larghi e preoccupati.
-Voi malvagi siete completamente privi di fantasia, dite sempre le
stesse cose.- esordì la castana con uno sbuffo. -Levami le
mani
di dosso, non vorrei testare sulla tua pelle quel famoso potenziale
distruttivo…-
L’uomo sospirò con un sorriso amaro. -Ecco,
finisce sempre
così. Quando trovo un possibile candidato per sostituire
Sidious, questo rifiuta.- disse, liberando un altro sospiro. -Se
potessi userei i miei poteri per dimostrarti che saresti
un’ottima apprendista ma ahimè, non posso!-
aggiunse,
staccandosi dalla custode.
-Meno male…- soffiò il Riku più
giovane, attirando l’attenzione del suo omonimo.
-Pensavi che avrebbe potuto accettare?-
-Eh? No, certo che no, però… conosco Darky e mi
sono
preoccupato…- rivelò, mandando
un’occhiataccia alla
divinità.
-Tuss, piuttosto che preoccuparti per gli altri, dovresti farlo per te
stesso.- replicò il Dio della Devastazione. -Sulla mia Luna
c’è sempre una stanza riservata per te, sappilo.-
-Prego?- domandarono Jessie e il keyblader dell’Alba
all’unisono.
-Bè, il qui presente tuss non ha un passato da santo,
sapete?-
ribatté la divinità con un ghigno, facendo
abbassare lo
sguardo al diretto interessato.
-A tutti capita di commettere degli errori e la maggior parte delle
persone si pente e cerca di porvi rimedio.- disse Jessie, posando una
mano sulla spalla del ragazzo. -E scommetto che Riku ha già
pagato ampiamente per i suoi errori.-
-E allora? Mi stai dicendo che non dovrei più trovare anche
il
più piccolo motivo per portarlo nella sua stanza sulla mia
Luna?- fece Darky, guardandosi la punta delle dita.
-Te lo consiglio vivamente.- rispose lei, algida. -Se davvero hai
percepito il mio potere, ti conviene non darmi motivo di usarlo.-
proseguì, guadagnandosi un’occhiata ben poco
rassicurante
dal Dio e un silenzio carico di tensione dal resto dei presenti.
-Sta davvero sfidando darkroxas92?- domandò Vanitas in un
sussurro.
-Ha del fegato.- asserì Xaldin.
-Oppure è solamente fuori come un balcone!-
suggerì Loony, spuntato da chissà dove.
-Oppure entrambe le cose.- intervenne Freud, prendendo rapidamente
appunti sul suo blocco.
Il Dio della Devastazione sospirò. -Bah, le donne. Ne trovi
una che potrebbe essere il tuo braccio destro…-
-Ma Darkuccio Puccio ci sono io!- urlò una donna comparsa
praticamente dal nulla alle spalle della divinità, che
saltò letteralmente per aria.
-Ah! La pazza con manie matrimoniali!- gridò lui, scappando
lungo il corridoio. -Stammi lontano!-
-Oh, caro, non sa quello che dice! Vieni dalla tua Vul! Sarò
il
tuo perfetto braccio destro e anche il sinistro!- continuò,
saltandogli addosso.
-Ma anche no! Piuttosto mi amputo le braccia con una limetta per
unghie!- replicò darkroxas92, schioccando le dita e sparendo
nel
nulla un istante prima che la nuova arrivata lo catturasse, causandone
il fragoroso e rovinoso schianto sul pavimento in piena faccia.
-Sto bene! Sto benissimo!- annunciò la poveretta,
sollevandosi
da terra e rimettendosi a posto in qualche modo vertebre e anche. -Ma
qualcuno, uno a caso Isaac Newton, non starà così
bene
tra un po’!-
-E questa adesso chi è…?- domandarono insieme
Jessie e
Riku, guardando la donna con esasperazione lei e con timore lui.
-Vul95, Dea dell’Enigmistica, innamorata persa del vecchio
Darky…- rispose Ottoperotto. -Cosa ci trovi in lui, ce lo
chiediamo da molto tempo tutti quanti…-
-L’amore è cieco…?- tentò il
custode dell’Alba.
-Mi preoccuperei anche per gli altri sensi.-
-Certo che avete divinità per ogni cosa, qui…-
costatò la castana.
-Oh sì, ultimamente ci sono state diverse new entry
Lassù.- spiegò Nyxenhaal89, bevendo il suo
tè alla
pesca. -Ma Vul è una Dea di vecchia data.-
-Scusate se non mi fermo a chiacchierare.- s’intromise la
suddetta divinità. -Ma se non mi sbrigo perderò
le tracce
lasciate da Darkuccio. Buona fortuna per qualsiasi cosa stiate facendo,
bye!- esclamò, svanendo l’istante seguente.
-Ok, visto che Vul se n’è andata, la imito e torno
a Minas
Tirith…- riprese il Dio dei Niubbi, prima di trovarsi
affiancato
da Loony impegnato a suonare una chitarra.
-Vul se n’è andata e non ritorna
più… tu invece resti qui!- cantò il
lunatico.
-P-Perché?- chiese l’altro, con una sfumatura di
paura nella voce.
-Mi serve un assistente…-
-P-Per cosa?-
-Oh, non ho ancora deciso… ma penderei per un esperimento di
chirurgia invasiva…- borbottò il pazzo vestito di
bianco.
-Pensavo a una appendicectomia con delle torpedini elettriche!-
annunciò, tirando fuori da una tasca una coppia dei suddetti
animali.
-Ih! No, grazie!- gridò Nyx. -Ragazzi, è stato
bello
vedervi e voi due è stato bello conoscervi! Ora, ho delle
incombenze! Ciao!- pronunciò a razzo, svanendo
l’attimo
dopo esattamente come aveva fatto la sua collega.
-Oh, è andato via…- mugugnò Loony. -E
ora che ci
faccio con queste?- chiese a se stesso, guardandosi attorno e mostrando
poi un sorriso a trentadue denti. -Ehi Marluxia! Prendi!-
-Eh?- fece il numero XI, appena ripresosi dalla perdita di sangue,
agguantando ciò che il lunatico gli aveva lanciato. -E
queste
cos- AAAAAHHHH!-
Sotto gli sguardi inorriditi dei presenti, salvo quello di Loony che
applaudì divertito, il Leggiadro Sicario divenne una sorta
di
parafulmine vivente, che illuminò a giorno tutto il
corridoio,
tanto che se ci fosse stato il sole sarebbe fuggito in lacrime per la
vergogna. Quando si spense, circa dieci secondi dopo, il Nobody dal
pollice verde perse la presa sulle torpedini e restò in
piedi
per un attimo, per poi barcollare e cadere a terra di faccia, fumante
come un pezzo di carne arrostito.
-Ehm…- intervenne la Dea dello Yaoi, attirando
l’attenzione su di sé. -Visto che non avete
più
bisogno di me, me ne vado anch’io! Ci sono alcuni signorini
che
necessitano urgentemente del mio sguardo! Tante care cose a tutti,
Chu!- salutò, prima di svanire nel nulla diretta
chissà
dove.
-Continuo a pensare che tutto questo non abbia senso…-
mormorò Jessie, passandosi una mano sul viso.
-Qui da noi è raro trovare qualcosa che ne abbia, fidati.-
affermò Voce Fuori Campo, posandole una mano sulla spalla.
-Già.- concordò Ottoperotto, prima di voltarsi
verso il
proprio gemello, al momento impegnato a guardarsi allo specchio.
-Loony, che ne dici di pronunciare la formula giusta e rimandarli a
casa?-
-E smettere di guardare questa meraviglia? Neanche per sogno!- si
oppose il pazzo con ostinazione.
-La personalità del vanitoso questa settimana non
s’era ancora vista…-
-Ora che facciamo?- chiese il prescelto dell’Alba. -Non dico
che
abbiamo fretta, i nostri compagni sapranno cavarsela senza di noi anche
in caso di emergenza, ma sarebbe meglio che tornassimo il prima
possibile.-
-Tranquillo, abbiamo una soluzione più che efficace per casi
come questo.- assicurò il detective, mettendo una mano in
tasca.
-Ehi! Loony!- chiamò, ottenendo uno sguardo seccato, mentre
tirava fuori un osso e lo mostrava all’altro. -Guarda
cos’ho qui!-
Come se fosse stato folgorato da un colpo di fulmine, il lunatico
lanciò via lo specchio e si gettò ai piedi del
Dio
Incarnato, con la lingua penzoloni e le braccia raccolte al petto,
nella perfetta imitazione di un cane.
-Lo vuoi l’osso?- chiese, agitando l’oggetto.
-Wouf!- abbaiò in risposta, lasciando interdetti i due
stranieri.
-Sarà tuo se leggerai la formula giusta, ci stai?-
domandò ancora, osservando come Loony fosse passato a una
posa
da pensatore borbottante, tutto preso a valutare i pro e i contro di
quella proposta.
Dopo qualche secondo si girò, seduto a gambe incrociate.
-Tsk!
Tu pensi di potermi comprare con un misero osso?- rispose con tono
offeso, prima di mostrare una faccia felice e contenta come quella di
un bimbo davanti ai regali di Natale. -Mezzo è
più che
sufficiente!-
-See see… Siñur… Dam la pazienza,
parché se
ta ma det la forza, mi ‘al mazzi…-
biascicò,
lanciandogli comunque tutto. -L’altro mezzo è di
mancia.-
-Grazie!- esclamò il lunatico, acchiappando il premio al
volo tra i denti.
-Per un attimo ho creduto di perdere almeno cinque anni di vita.-
sospirò Jessie.
Riku sorrise, posandole una mano sui capelli. -Dai non pensarci, quando
torneremo sulla gummiship potrai andare a riposare.-
-Hai ragione…- concordò lei, ricambiando il
sorriso per
poi tornare a guardare Loony che nel frattempo aveva iniziato a
pronunciare la formula corretta, che come la prima volta,
generò
un raggio di luce bianca che quando colpì la parete opposta
al
simbolo, dove creò un varco candido dai bordi ondulati.
-Ecco fatto!- dichiarò il pazzo. -Un portale per un altro
universo, nello specifico quello dei nostri ospiti, aperto sia in
entrata che in uscita!- aggiunse, per poi avvicinarsi al numero III e
battergli il gomito sul fianco. -Sono un genio, vero?-
-Indubbiamente…- lo assecondò il rasta,
trattenendo una risatina isterica.
Avendo però poca fiducia in quel soggetto dalla dubbia
sanità mentale, la custode del Tramonto si piazzò
davanti
al passaggio e allungò la mano per controllare se avrebbe
realmente funzionato. Fortunatamente, il suo braccio
proseguì
lungo un invisibile tunnel e tornò indietro senza incontrare
ostacoli.
-Sembra che stavolta sia davvero quella giusta.- asserì
serena,
girandosi verso gli astanti. -È ora di tornare a casa.-
-Allora arrivederci e in bocca al lupo.- disse Ottoperotto, stringendo
la mano a entrambi i ragazzi. -Vi auguro che la vostra battaglia si
concluda presto e che ne usciate tutti sani e salvi.-
-Crepi e grazie.- rispose la castana. -Per quanto sia stato mentalmente
stancante, è stato un piacere conoscervi tutti.-
-Eh?!- esplose Loony, attaccandosi al braccio libero del suo doppio.
-Andate via?!- chiese già con i lacrimoni agli occhi.
-Sì, Loony, ma- tentò di dire il detective, ma fu
interrotto dall’esplosione del pianto dell’altro,
che con
il suo urlo di tristezza probabilmente gli aveva fatto saltare entrambi
i timpani.
-Buaahhhhh! No, non voglio!- si lamentò, soffiando il naso
sulla
manica dell’impermeabile di Otto, che mostrò
un’espressione schifata.
-Dai Loony…- riprese la custode. -Questo non è
per forza un addio, no?-
-No? Significa che tornerete ancora?- chiese lui, abbandonando le
lacrime e guardando entrambi con un sorriso enorme.
-Bè, se mi capiterà di attraversare un altro
varco
spazio-temporale, mi assicurerò che porti qui.- rise Jessie,
per
poi guardare i quattro gemelli separati alla nascita. -Mi dispiace per
il macello che ho combinato al locale, e, Vanitas, scusa per il
keyblade.-
-Oh, tranquilla.- rispose il moro. -Loony s’è
sintonizzato
sulla personalità carpentiere e ha rimesso in piedi la
parete
esattamente com’era prima, quadri compresi. E per la faccenda
del
keyblade, ormai è acqua passata.-
-Keyblade?- ripeté il compagno della ragazza, incuriosito.
-Che hai combinato?-
-Ecco… ricordi quando vi ho incontrati la prima volta nel
mio mondo?-
-Aha. Hai preso Sora alle spalle e hai minacciato di tagliargli la
testa.- rammentò l’argenteo. -Non dirmi che
l’hai
fatto anche con lui!-
-Ehm, quasi?- ridacchiò lei, imbarazzata.
-Sei senza speranze…- sospirò il ragazzo. -Chiedo
scusa
anch’io e vi ringrazio per l’aiuto che le avete
dato.-
-È stato un piacere!- esclamarono i quattro a nome di tutti.
Dopodiché il custode dell’Alba si rivolse al se
stesso
più giovane, donandogli un’occhiata intensa e
penetrante,
a cui ottenne una risposta identica.
-Grazie davvero.- esordì. -La tua presenza, forse,
è
stato l’aiuto più grande che Jessie potesse avere.-
Il minore arrossì, voltando lo sguardo. -Non ho fatto nulla
di
speciale…- rispose, prima di sgranare gli occhi quando
avvertì un bacio posarsi sulla sua fronte.
-Ci sei stato, ed è la cosa più importante.-
disse la
custode del Tramonto, donandogli un sorriso e un altro bacio, stavolta
sulla guancia. -Promettimi una cosa.-
-C-Cioè?- balbettò lui, rosso come un pomodoro
maturo.
-I capelli lunghi come vedi ti stanno bene, ma la frangia tienila
corta, ok?- gli sussurrò all’orecchio, attenta a
non farsi
sentire dal suo compagno.
-D’accordo.- annuì Riku con un sorriso, che
lentamente si
spense, quando la vide allontanarsi e avviarsi al varco insieme
all’altro keyblader, con le mani unite e le dita intrecciate.
-Arrivederci e grazie ancora!- salutò la ragazza, girandosi
un’ultima volta, per poi correre nel passaggio, che si chiuse
alle loro spalle, riportando la parete al suo stato originario.
-È andata…- mormorò
l’argenteo, sentendo
un’improvvisa tristezza nel suo cuore, perché
sapeva che
non avrebbe percepito con nessun altro le sensazioni che gli aveva dato
la vicinanza di quella ragazza.
-Su con la vita!- gridò Loony, spuntato al suo fianco da
chissà dove, facendogli venire un colpo. -Vuoi sentire un
segreto sulla tua bella?- gli chiese all’improvviso, senza
però attendere una risposta, accostò le labbra al
suo
orecchio per sussurrargli qualcosa. -Pissi pissi bau bau…-
-Che cosa?!- esplose il ragazzo, diventando rosso fino alle orecchie e
al collo, attirando l’attenzione di tutti. -Mi stai dicendo
che… io… che loro…-
tartagliò.
-Esatto.- annuì convinto il lunatico. -E non è
l’unica cosa che è successa…- aggiunse
con
nonchalance, guardandosi le unghie.
-Cos’altro c’è?!-
-Bè… vedi…- iniziò, per poi
tornare a
bisbigliargli all’orecchio. -Pissi pissi bau bau…-
Terminato di rivelare le sue conoscenze da Emanazione, Loony si
allontanò, facendosi aria con un ventaglio uscito da
chissà dove e lasciando Riku a occhi e bocca spalancati.
-Ah, giusto… Congratulazioni!- aggiunse, continuando a
camminare fino alla parete e salendovi come se nulla fosse.
-Riku?- chiamò Sora, avvicinandosi. -Che ti ha detto?-
-Io… loro… lei…- farfugliò,
portandosi una mano alla fronte. -Oh mie Dee…- disse, prima
di
crollare a terra svenuto e bianco come un cencio.
-Riku!-
Il lunatico guardò la scena scuotendo il capo in segno
negativo.
-Bè, è davvero il momento dei saluti!-
esclamò
poi, rivolto a un probabile pubblico. -Larga la foglia, stretta la
via… E questa è tutta per voi! Ci si vede
fessacchiotti!!!- aggiunse, prendendo una torta di panna dal vestito
per tirarla davanti a sé, ma bloccandosi quando si accorse
di
qualcosa di grosso che stava accanto al suo piede. -Marluxia! Che fai
lì per terra?- domandò.
-…come?- fece il numero XI con aria confusa e terrorizzata
insieme, sollevando il capo dal pavimento, recando ancora i segni della
fulminata.
-Zuccheri! Sono gli zuccheri quelli che ti servono!- concluse,
tirandogli la torta per poi prenderne un’altra e scagliarla
in
avanti.
Ed eccoci alla fine!
Spero che questo delirante cross-over vi abbia divertiti!
La maggior parte delle formule dette da Loony non hanno senso
né significato xD L'unica che si traduce è la
preghiera di Soruccio ù.ù Non ho nient'altro da
dire, quindi vi saluto :3
Alla prossima!
See ya!
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=1970610
|