Beast and the Harlot.

di ChaosReign_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** There's more than meets the eye round here look to the waters of the deep. ***
Capitolo 2: *** She's a dwelling place for demons, She's a cage for every unclean spirit, every filthy bird. ***
Capitolo 3: *** -Now if you wanna serve above or be a king below with us your welcome to the city where your future is set... forever- ***
Capitolo 4: *** I don't believe in fairytales and no one wants to go to Hell, but we made the wrong decision and it's easy to see. ***
Capitolo 5: *** There sat a seven-headed beast, ten horns raised from his head Symbolic woman sits on his thrown but hatred strips her and leaves her naked. ***
Capitolo 6: *** This shining city built of gold. ***
Capitolo 7: *** Will weep and mourn this loss with her sins piled to the sky ***
Capitolo 8: *** Fallen now is Babylon the Great. ***
Capitolo 9: *** Pieces of memories fall to the ground. ***
Capitolo 10: *** I've got to tell You a story. ***
Capitolo 11: *** In the wake of the Plague. ***
Capitolo 12: *** "I just want my phone call." ***
Capitolo 13: *** It begins. ***
Capitolo 14: *** Tears rain down from the sky. ***



Capitolo 1
*** There's more than meets the eye round here look to the waters of the deep. ***


 

Beast and The Harlot.

 

-There's more than meets the eye round here look to the waters of the deep.
A city of evil .-

 

 

INTRO:

Successe tutto per colpa di mia cugina.

Ma quando mi trasferii non sapevo a cosa andavo incontro. Quando incontrai quegli occhi così cristallini non sapevo cosa celavano. Eppure nessuno sapeva di lui. Nessuno si accorse di quello che mi stava facendo. E quando fu troppo tardi beh... La mia era solo un'altra morte come tante. Per loro, per tutti loro, ero morta per overdose. Ma nessuno seppe davvero cosa successe. Nessuno sa, ancora oggi, cosa successe dopo che entrai in quel bar.”

 

 

CHAPTER ONE:

Dopo un lungo viaggio in aereo e un altrettanto lungo viaggio in taxi ora sono qui, ad Huntington Beach, cittadina tutta sole, mare, spiagge e palme.

Si, per colpa di mia cugina mi sono dovuta trasferire da New York, la grande mela, il centro di tutto, in questo buco.

Mi chiamo Rebecca e ho ventidue anni.

E da pochi giorni vivo qua ad Huntington Beach con i miei zii e mia cugina di diciassette anni, Charlotte.

Con la promessa di un lavoro e una casa tutta mia mi hanno convinto a partire e ora sono qui senza casa e senza lavoro.

Non che mi dispiaccia vivere con i miei parenti... Però è da tanto che non sto con una famiglia e non ci sono più abituata, non parlo con i miei genitori ormai da anni e loro li vedo si e no una volta ogni morte di papa. Non sono portata per i legami familiari, non come con i legami con altre persone. Là, a New York, ho dovuto lasciare la mia migliore amica e tutti gli altri amici e colleghi.

Già, avevo anche un lavoro prima... Lavoravo in un corpo di ballo per un programma televisivo.

Avevo tutto, una migliore amica, tanti uomini, soldi e un lavoro. Perché me ne sono andata?

Perché avevo bisogno di cambiare aria per colpa di quei “tanti uomini”, in particolare uno che si chima Mike e che mi ha spezzato il cuore, sono caduta in depressione e ho iniziato a non mangiare più, bere, fumare e anche abusare di qualche sostanza stupefacente. Solo a pensarci, ora, mi si accappona la pelle.

Ora che sono qua allora non mi resta che trovare un nuovo lavoro, possibilmente da ballerina, la cosa che so fare meglio.

-Zia esco... Vado a fare un giro per la città e cerco di trovare lavoro...-

Prendo la borsa e ci infilo dentro il mio curriculum nel caso... Non si sa mai. Prendo anche gli occhiali da sole e sono pronta.

-Va bene Reb... Senti se stai fuori fino a tardi puoi passare a prendere Charly?-

-Ok, alle sei e mezza vado a prenderla a lezione di chitarra. Ciao!-

Esco di casa a facendo un respiro profondo, è arrivata l'ora di darci dentro.*

Appena metto piede fuori dal vialetto mi calo gli occhiali da sole sugli occhi, ma perché la California è così calda? Io ho sempre odiato il caldo e qui sembra di essere in un forno nonostante abbia solo una canottiera bianca con un teschio sopra e degli short di jeans sfilacciati.

Mentre cammino per le strade della cittadina mi guardo intorno in cerca di agenzie, negozi o posti interessanti dove mostrare il mio curriculum.

Zero. Niente che possa essermi utile, più mi guardo intorno più vedo spiagge, palme, mare e quel dannato sole.

Sbuffo sonoramente e mi siedo su un muretto ai piedi della spiaggia.

I bambini che giocano felici, le coppiette che passeggiano sulla spiaggia mano nella mano... Sembra tutto perfetto in questo paesino.

Allora perché non riesco a trovare quello che voglio?

Mi rialzo con ancora meno speranza di prima e mi dirigo verso un punto indefinito della città.

Il cielo cambia lentamente colore, da azzurro puffo diventa più tenue fino a trasformarsi in un giallo paglierino per diventare subito dopo arancione.

Prendo il cellulare dalla borsa e guardo l'ora: 17.03.

Sono stata fuori tutto il pomeriggio e di un misero lavoro, anche come lavandaia, nemmeno l'ombra.

Quando mi guardo intorno un'ennesima volta mi accorgo che sono in una parte della città che non avevo visitato prima, qualche metro avanti a me c'è un cartello illuminato di un pub, forse lì cercano una barista.

Appena mi avvicino un po' si inizia a sentire la musica, probabilmente heavy metal, a palla e gente parlare, ridere e urlare.

Il manifesto appeso sopra la porta mostra un teschio con le ali da pipistrello tutto nero su sfondo bianco e sotto la scritta in rosso sangue “Welcome to City of Evil”. E infatti il nome illuminato del pub è proprio City of Evil.

Non è che mi alletti molto l'idea di lavorare in un posto così però se c'è da ballare e ci sono i soldi è sempre meglio di niente.

Prendo un bel respiro ed entro nel locale, subito le narici si riempiono di fumo e odore di birra, quando la coltre di fumo di sigaretta si fa un po' meno densa e gli occhi si abituano alle luci molto tenui, il locale è quasi al buio, vedo delle ragazze ballare su palchetti allestiti con un palo e altre ballare tra i tavoli o davanti ai clienti. Che sventolano banconote. Bene, almeno una fonte di guadagno sicura c'è. Ora devo solo farmi assumere e non credo mi dispiacerà molto lavorare qui anche se troverò dei porci, la musica non mi piace e sarà molto diverso dal mio lavoro precedente.

Mi aggiro tra i tavoli tra occhiate furtive da parte degli uomini seduti come spettatori.

Vedo dall'altra parte della grande sala affollata una porta con la scritta “Staff and Workers” allora cerco di raggiungerla quando sbatto contro qualcuno e cado rovinosamente a terra.

-Ehi! Stia un po' più att...-

Appena alzo lo sguardo mi si presentano davanti due occhi fantastici. Di quelli che vedi solo nei film grazie ad effetti speciali o che immagini perché ne hai sentito parlare. Ma quelli sono veri e mi stanno scrutando. Occhi color acqua marina.

Mi riprendo e mi alzo lisciandomi la canottiera. Io non dico niente, sono come ipnotizzata da quegli occhi ma dovrei sapere che non posso lasciarmi andare così. L'ultimo che mi ha fatto questo effetto alla fine mi ha spezzato il cuore.

Eppure non mi volto, non me ne vado. Rimango a fissarlo.

-Scusami... Non so davvero dove ho la testa.-

Scuoto la testa e abbasso lo sguardo per scusarmi. Così, forse, riesco a pensare a qualcosa di sensato con quegli occhi fuori portata.

-Tranquilla... È colpa mia, volevo fermarti ma mi sono alzato in anticipo... Ti ho vista appena hai messo piede nel locale e mi sono chiesto cosa ci facesse una bella ragazza come te in un posto come questo.-

Il ragazzo, credo della mia età o giù di lì, allarga le braccia teatralmente e fa un sorriso sghembo. Ora che lo guardo bene è davvero un bel ragazzo, non è il mio tipo, no di certo. E non è nemmeno il tipico bel ragazzo californiano. Ha una bellezza misteriosa, sembra uno di quei personaggi di saghe fantasy... Ha il fascino del male, del mistero.

-Comunque io sono Zackary. Zackary Baker.-

Mi porge la mano che afferro volentieri e gli do un'altra occhiata: ha i capelli neri rasati e tinti di viola o blu, non si capisce bene, da un lato, per il resto ha i capelli nerissimi e portati in un ciuffo che gli copre una parte dell'occhio, non so se per le luci ma sembrerebbe molto pallido, quasi più di me e due anellini gli circondano le estremità del labbro inferiore mentre uno gli pende dal naso e ha anche dei dilatatori alle orecchie. Ha uno spesso strato di trucco rosso che gli contorna gli occhi facendolo sembrare ancora più dannato.

-Piacere. Io sono Rebecca Davis.-

Solo dopo avergli stretto la mano mi accorgo della presenza di altri quattro ragazzi seduti al tavolo dietro di lui che sorridono. Tutti e quattro sono belli come Zackary, forse qualcuno anche di più: in particolare mi colpiscono due ragazzi, uno molto alto anche da seduto e anche lui con i capelli tutti neri e il ciuffo. Ha gli occhi azzurri, più azzurri di quelli di Baker e l'altro anch'esso con i capelli neri o comunque molto scuri, non saprei dirlo visto l'effetto delle luci; e lunghi. Ha i tratti del viso molto morbidi forse è questo che mi ha colpito molto, ha una sorta di pizzetto che gli da l'effetto di “uomo vissuto” ma che non lo invecchia, a differenza degli altri porta un cappello in testa e anche i suoi occhi sono scuri come i capelli.

-Loro sono James, Brian, Matthew e Jonathan. Comunque cosa ci fai in un posto come questo?-

Zackary sembra accorgersi del mio interesse verso i suoi amici e me li presenta i quali alzano la mano e mi fanno un cenno di saluto quando pronuncia i loro nomi.

Quello alto è James e quello al suo fianco con il cappello è Brian, mi pare.

-Sto cercando lavoro... Come ballerina possibilmente... E pensavo che forse qui cercassero qualcosa...-

I cinque ragazzi si guardano ammiccando. No, non posso cadere ancora in trappole di questo genere, non posso cedere al primo sguardo o al primo sorriso.

-Beh... Allora sei nel posto giusto con le persone giuste. Noi siamo i proprietari di questo posto. E tu sei quello che stavamo cercando. Siediti qui con noi così parliamo un po'.-

Zackary si siede accanto a James e mi invita a fare lo stesso. Io mi guardo un po' intorno e mi siedo dal lato opposto del tavolo, vicino a quello che dovrebbe essere Jonathan.

-Dicci... Quanti anni hai?-

Mr. Occhi-Che-Più-Azzurri-Non-Si-Può congiunge le mani sul tavolo e mi sorride.

Oh, finalmente il mondo inizia a girare dalla parte giusta.

-Ne ho ventidue e faccio danza da quando ne avevo... Mhm... Sei.-

Tutti e cinque i ragazzi annuiscono soddisfatti, sono tutti vestiti di nero e con le braccia tatuate scoperte. James attira l'attenzione di una cameriera e chiede da bere.

Quando ritorna la ragazza vestita da diavoletta porta con sé un vassoio con dei bicchieri pieni di un liquido scuro.

-Questo lo offre la casa visto che sei nostra coetanea... Quasi. E speriamo che domani tornerai qui alle cinque per firmare il contratto. -

Matthew, il più muscoloso, si alza e mi porge la mano. Quando sorride mostra due fossette che gli danno un'aria tenerissima che fa a pugni con i due canini in metallo finti e con i vari dilatatori e e piercing e il trucco nero pesante.

Dopo aver bevuto quel liquido mi alzo con loro e li saluto, Zackary si avvicina al mio orecchio e mi sussurra qualcosa che mi fa molto piacere.

-Spero davvero che ritornerai... Sei... “Speciale”.-

Non so se lo fa solo per avere una nuova ballerina o perché lo pensa davvero fatto sta che mi intriga molto e mi fa provare ancora più curiosità verso di lui.

Quando li vedo sparire dietro la porta che avevo adocchiato poco prima mi convinco che è ora di uscire.

Raggiunta l'uscita guardo subito il cellulare e noto con mio dispiacere che sono già le sei e ventotto.

 

 

Dopo una corsa disperata arrivo alla scuola di musica dove va mia cugina in orario e così mi siedo sui gradoni davanti all'entrata in attesa di Charlotte.

-Ciao Reb!! Come è andata oggi? Trovato qualcosa?-

-Ciao peste... Si, credo che accetterò un posto da ballerina in un locale...-

Io e mia cugina ci incamminiamo verso casa a passo lento.

-Beh... Dai raccontami! Dov'è questo locale e come sono i tuoi datori di lavoro?-

Devo dire che io e Charly siamo abbastanza legate e lo eravamo ancora di più da piccole, ci raccontavamo i segreti e tutti i ragazzi che ci piacevano.

So che posso essere sincera con lei.

-Allooora... Si chiama City of Evil e i proprietari... Sono degli stra-fighi! Sono cinque ragazzi della mia età e c'è uno... Zackary Baker che è un ragazzo bellissimo!-

La ragazza che fino a poco fa sembrava più impaziente di me di sapere il mio nuovo lavoro perde il suo entusiasmo e guarda per terra facendo ricadere i capelli biondi davanti agli occhi.

-Mhm... Non dicono sia un bel posto, la gente che sta li non è raccomandabile... Soprattutto i proprietari. Dicono che abbiano fatto delle cose... Non molto belle. Zackary, quello che dici tu, lo chiamano “Vengeance” e nessuno sa bene il perché. Ci sono molte leggende metropolitane su quel gruppo. Però che siano belli lo so bene.-

La guardo stupita, non lo sapevo. Certo, non pensavo fosse il tipico luogo dove andrebbe a lavorare una ragazza che studia in università ma per me va più che bene.

E non pensavo che quei ragazzi un po' misteriosi fossero dei malviventi o cose così.

-Ah si? Non mi sono sembrati cattivi... Parlami un po' di loro.-

-Di Zackary ti ho già detto quello che so. Tutti hanno un soprannome alquanto sinistro... Tipo Matthew Shadows, Johnny Christ, Synyster Fuckin' Gates per Brian e The Reverend Tolohmew Plague per James. Nomi da gangster dicono... Poi hanno un gruppo metal: gli Avenged Sevenfold e la musica che si sente dentro il locale è la loro. Non so dirti altro.-

Guardo avanti a me con i pensieri che vagano al pomeriggio passato con quei cinque ragazzi.

Almeno non dicono che sono assassini, stupratori o cose simili.

Iniziamo bene.

Comunque domani tornerò lì e vedrò cosa fare. Al massimo mi licenzio o non mi faccio più vedere.

-Ok, terrò conto di queste informazioni... Ma tu come fai a essere così informata?-

-Ehm... A me piace la loro musica... Ascolto metal, ricordi?-

Le sorrido sbattendomi una mano contro la fronte.

-Ahhh è vero!! Comunque ora muoviamoci che ho fame.-

-Va beneeee cuginona!-

Per il resto del tragitto rimaniamo in silenzio e anche durante la cena con gli zii nessuno parla, è una serata tranquilla.

La sera dopo essermi fatta una doccia calda e dopo essermi infilata sotto le coperte mi rimane un'unica cosa a cui pensare: rivedere quegli occhi acqua marina che mi hanno completamente stregato.

 









*frase tratta dal programma Buddy il boss delle torte/la sfida... lo dice sempre ai concorrenti LOL

Ciao a tutti... Sono tornata con una nuova piccola long, credo ci saranno massimo 10 capitoli...
Allora... Mi è venuta l'ispirazione guardando il video della canzone Beast and the Harlot...
spero solo che nessuno abbia avuto questa idea prima di me...
Spero anche che come primo capitolo vi sia piaciuto e vi abbia incuriosito. Mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate... quindi non esitate a scrivermi qualche recensione... Accetto tutto! (commenti, critiche, consigli, complimenti... tutto)
E ringrazio tutti! cosa che farò meglio al prossimo capitolo.
Bacioni.
Alisea. <3

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Capitolo 2
*** She's a dwelling place for demons, She's a cage for every unclean spirit, every filthy bird. ***


 

She's a dwelling place for demons, She's a cage for every unclean spirit, every filthy bird.

 

-Cazzo. Cazzo. Cazzo!-

Bene, che bello essere svegliate alle sei e mezza di mattina dalla propria cugina che non smette di imprecare.

-Mhm... Charly che c'è?-

Mi tiro a sedere e appoggio la testa contro la testata del letto. Condividere la stanza con lei è un supplizio, solo ora me ne sono resa conto.

-Porca puttana, sono in ritardo.-

-E che cazzo smettila di imprecare!-

Ci fissiamo per un momento con una serietà inquietante e subito dopo scoppiamo a ridere insieme.

-Dai muoviti e non stare qui a bighellonare che farai tardi.-

Io torno a rintanarmi sotto le coperte finché non spegne la luce e appena la sento salutare sua madre sospiro. Quella ragazza è un ciclone.

Poche ore dopo, passate stesa sul letto con lo sguardo rivolto al soffitto a pensare ancora al fortunato incontro del giorno prima, mi alzo per prepararmi alla giornata.

Mi fiondo subito in bagno per lavarmi la faccia e i denti e come sempre davanti al lavandino c'è quel cazzo di specchio che odio, non mi sono mai piaciuti gli specchi... Perché non mi sono mai piaciuta io.

Non sono brutta, sono alta e snella, tipico fisico da ballerina e sono estremamente pallida. Ma quello che non mi convince è il volto: ho lunghi capelli neri e pomposi che fanno letteralmente a botte con gli occhi grigi che mi ritrovo. Eh no, non sono azzurri o verdi ma grigi. Fanno cagare.

Cerco di lavarmi il più in fretta possibile per legarmi i capelli in una coda alta e vestirmi con abiti comodi per correre.

Già, oggi corro. Pomeriggio ho un incontro importante e preferisco essere in forma.

-Zia vado a correre, ci vediamo tra due orette.-

-Va bene ma stai attenta!-

Si zia, sarò attentissima... Potrei incontrare Zackary. Esco con solo una bottiglietta in mano e inizio a correre con un ritmo serrato che man mano si fa sempre più lento.

Mi fermo in un prato di fronte alla spiaggia deserta per fare un po' di stretching quando li vedo.

Sono in quattro, appunto, manca proprio quello che mi interessa. Gli altri sono in costume e stanno seduti sulla spiaggia rivolti verso il mare. Mi fermo dal fare i miei esercizi e mi appoggio a una palma sospirando “maledetto Zackary Baker, mi hai fatto prendere una cotta bella e buona quando dovrei stare lontana dagli uomini il più possibile” penso. Vedo le schiene di tutti, e due di loro hanno rispettivamente un tatuaggio con la scritta “HANER” il più basso e “SULLIVAN 0” il più alto. Sul collo del più basso del gruppo vedo un altro tatuaggio ma non capisco cos'è.

-Buongiorno bellissima.-

Quando sento quella voce faccio un salto, è proprio alle mie spalle e mi ha augurato il buon giorno.

-Ciao Zackary, mi hai fatto spaventare! Non pensavo fossi qui.-

-Ho visto, comunque chiamami Zacky... O Zee.-

Ci guardiamo per un interminabile momento, della serie “tutto il mondo si ferma intorno a noi. Non ci siamo che io e lui e il nostro amore impossibile”. Quelle cose da film romantico di serie zeta.

Lui sorride e io sento una calma interiore pervadermi. No, non è lo stesso effetto che mi faceva Mike. È meglio, molto meglio. E la cosa brutta è che non lo conosco nemmeno, mi sono innamorata come le ragazzine di quattordici anni alla loro prima cotta.

Visto che nessuno parla e lui continua a fissarmi io arrossisco brutalmente e sulla mia pelle diafana, il rossore delle gote, si nota ancora di più.

-Allora... Ti unisci a noi? Fortunatamente ho anche una birra in più.-

In effetti solo ora che ne ha parlato mi accorgo delle sei birre che tiene in mano, ero troppo concentrata a guardargli il volto per accorgermi delle mani occupate. Infatti ho notato che avevo ragione a dire che fosse pallido.

Mentre sollevo lo sguardo noto un tatuaggio sul petto... Molto familiare.

Ma certo! Il teschio con le ali da pipistrello del locale. Torno a guardarlo negli occhi.

-Beh... Se non do' fastidio mi piacerebbe molto...-

-Fantastico! Fantastico...-

Allora fianco a fianco raggiungiamo gli altri quattro sulla spiaggia.

-Ehi ragazzi, guardate chi ho incontrato a fare stretching!-

Tutti si voltano a fissarci per poi sorridere quasi in sincrono, cavolo se hanno dei sorrisi belli.

-Ehi dolcezza... Inizio a pensare che tu sia una stolker... Lo so sono irresistibile però...-

Il moro che dovrebbe essere Brian mi fa l'occhiolino e io arrossisco un'altra volta. Mi mettono sempre a disagio queste affermazioni se sono fatte da persone che non conosco.

-Ma piantala Bri! Si sa che il più figo sono io!-

James tira un pugno giocoso al suo amico che si rovescia a terra di lato. Gli altri due invece ci vengono incontro e aiutano Zacky con le birre.

-Ma piantatela tutti e due... Lo sappiamo tutti che se è venuta per qualcuno quello sono io... Chi non cede al fascino di Johnny Christ!-

Il nan... Cioè, Johnny solleva le birre come un trofeo e si mette in una posa da culturista. Al che tutti scoppiamo a ridere.

Sono dei ragazzi normali, scherzano, ridono e parlano come ragazzi normali.

E io che mi aspettavo il peggio. Cose come pluriomicidi-stupratori, ricercati in quarantanove stati degli USA su cinquanta.

Però l'unica cosa che mi sembra un po' strana è il fatto che quello su cui ho posato gli occhi è spuntato alle mie spalle proprio nel momento in cui l'ho pensato. E mi ha invitato a unirsi a loro, come se sapesse del mio arrivo. Coincidenza?

-Ehi... Che ne dite di spostarci vicino agli scogli... Non mi piace stare al sole.-

Zacky. È. L'amore. Della. Mia. Vita.

Dopo questa affermazione ne sono sicura.

-Anche io non amo il sole... Infatti appena arrivata qui credevo di essere l'unica ragazza pallida. Anzi, lo credo ancora.-

Tutti insieme ci spostiamo a ridosso dell'alta scogliera, all'ombra.

Da quando sono arrivata questa è la prima volta che sto in spiaggia ed è un qualcosa di strepitoso.

Non mi è mai piaciuto il mare, l'acqua, nuotare eppure il mare della California è la cosa più bella che abbia mai visto, nessun posto io abbia mai visitato ha un mare simile.

Mi siedo con la schiena contro la pietra fredda e bagnata dello scoglio e guardo gli altri cinque ragazzi che scherzano e si tirano frecciatine divertenti. “Cattivi ragazzi”, ma dove li vedono dei cattivi ragazzi? Sono buoni come il pane!

-Allora noi ti abbiamo invitato e tu stai qui da sola... Non è educato.-

Zacky si siede accanto a me. Vicino, molto vicino a me, le nostre braccia si sfiorano. Ora ha un cappello con la visiera che gli nasconde gli occhi.

-Scusa... È che siete così genuini... Mi piace vedervi scherzare. E comunque non è educato nemmeno non guardare negli occhi il proprio interlocutore.-

Lo vedo voltarsi e sorridermi per poi togliersi il cappellino nero e mostrare quello che pensavo fosse trucco rosso ma che in verità sono occhiaie rossastre che cerchiano quegli occhi da sogno.

-Ecco, così va meglio?-

Vedendo che non rispondo e rimango interdetta a fissarlo come se fosse un alieno il sorriso si allarga ancora di più.

-Scu... Scusa è che... Cosa ti sei fatto?-

Tendo una mano come per volergli sfiorare quella pelle così perfetta anche con quelle occhiaie anormali ma mi blocco con la stessa a mezz'aria. Non è una buona idea, se gli da fastidio? No, meglio non rischiare.

Ritraggo la mano e sospiro abbassando lo sguardo.

-Ehi... Tranquilla. Queste non sono niente, solo risultati di, ormai, più di una settimana passata senza dormire.-

Lui mi prende la mano che avevo posato sulla sabbia e se la porta alla guancia, vicino all'alone scuro (rispetto alla sua pelle). Come se sapesse quello che volevo fare.

Poi io faccio il resto, gli sfioro lo sfregio con la paura di fargli male anche se lui non sembra sentire niente. Mi preoccupo solo dei suoi occhi che si spostano dal mio volto alla mia mano a un punto indefinito dietro di noi.

-Non devi avere paura. Non con noi. Se ti senti di fare una cosa, falla. Ti fidi di me?-

Il suo volto si è fatto più vicino del previsto. Io indietreggio un po' e urto con la schiena la parete rocciosa che mi graffia la schiena.

Sposto lo sguardo verso l'alto, verso il cielo e vedo un'ombra oscurare il paesaggio, ma è un fenomeno durato un attimo. Rabbrividisco al solo pensiero e giuro che dopo essermi voltata a cercare conferma negli occhi di Zacky anche lui si è irrigidito.

E poi il cupo scricchiolio di qualcosa di pesante che si muove ci fa trasalire tutti e due.

Dopo essermi voltata mi si mozza il respiro: La sommità di un faraglione attaccato allo scoglio traballa sopra le nostre teste come un ramo agitato dal vento. Per un attimo pare sospeso a mezz'aria.

Io e Zacky siamo nella traiettoria del faraglione il quale si inclina leggermente verso di noi per poi iniziare a cadere , prendendo velocità. Mi sento cingere la vita con un braccio, sicuro, come se conoscesse con precisione il suo corpo. Con l'altra mano mi copre la testa , e mi spinge giù, nel momento esatto in cui il faraglione crolla su di noi, esattamente nel punto in cui ci troviamo.

Uno schianto rimbomba in tutta la spiaggia catturando, credo, l'attenzione di tutti i presenti... Nonostante ci siano davvero poche persone.

Faaamisheeeed. Più che uno schianto è sembrato un boato, un ruggito o no, meglio, un sibilo che pronunciava questa parola, che mi ha fatto venire i brividi lungo tutto il corpo. Famished, affamato.

La punta della lunga roccia è sprofondata nella sabbia: il faraglione è disteso in diagonale e nel triangolo di spazio tra questo e il terreno ci siamo rannicchiati io e Zackary.

Ansimiamo, i volti che si toccano, la paura nel mio sguardo. Tra noi e la roccia solo pochi centimetri.

-Rebecca?-

Io mi volto verso di lui. Sbianco.

I suoi occhi sono completamente neri, l'iride, la pupilla e la cornea sono dello stesso colore, del colore della notte. Nero.

Ma tutto questo dura solo un istante, il tempo di sbattere le palpebre che i suoi occhi sono tornati del solito colore acqua marina.

Annuisco solamente e quando spunta una mano che mi solleva e mi tira fuori da sotto la pietra non oppongo resistenza.

Sento qualcosa sfiorarmi la schiena, dove poco prima la roccia la graffiava. Sono tutti qui e ci guardano a bocca spalancata, tranne i nostri amici che ci guardano, per lo più Zack, seri e James che mi aiuta a rimettermi in piedi.

-Ehi... Stai bene?-

Mi domanda, squadrandomi in cerca di tagli o lesioni, soffermandosi sulla schiena graffiata.

-Cazzo... Abbiamo visto la pietra staccarsi dallo scoglio e siamo accorsi subito qui quando... Dio, sarai spaventata a morte.-

E in effetti lo sono, sono scioccata.

Sono scioccata perché tutto è avvenuto in un tempo così breve che quasi non me ne sono accorta, sono spaventata perché un attimo prima ho visto un'ombra che si allargava proprio su di noi, sono terrorizzata perché, anche se per un millesimo di secondo, giuro di aver visto gli occhi di Zacky cambiare colore, diventare due onici nere. Sono spaventata perché qui accadono cose strane. Mai, mai dopo un crollo o uno schianto ho sentito come un sibilo la parola affamato.

Riesco solo ad annuire prima che James mi stinga in un abbraccio stritolante riesco a vedere Zack che si avvicina a passo lento mentre si scambia occhiate furtive con gli altri. Ma che cazzo sta succedendo?

Le persone vedendo che stiamo bene si allontanano parlottando tra di loro.

-Mhm... Sentite... Io sono un po'...-

-Rebecca sarai sicuramente terrorizzata. Se vuoi possiamo rimandare a domani per il contratto...-

-Mhm... Se a voi non da fastidio... Cazzo che brutta storia...-

James attenua la presa e mi lascia andare solo che io appena mi stacco da lui barcollo e con le gambe ancora tremanti cado a terra.

Tutti e cinque si fanno avanti per vedere come sto e questa volta è Brian che mi porge una mano per aiutarmi ad alzarmi.

-Dolcezza... Sei sicura di stare bene?-

-Si, si. È solo spossatezza.-

Quando lo guardo negli occhi mi sento pervadere da una calma sovrumana e sembra che le gambe abbiano ritrovato la loro forza. Ripeto: che cazzo sta succedendo?

-Bene, allora... Vuoi tornare a casa?-

Annuisco poco convinta, anche se ora riesco a stare in piedi sono davvero stanca morta. Più stanca... E quasi morta.

-Ti accompagno a casa se vuoi. Sono in auto.-

Zacky si è già infilato una maglietta nera dei Pantera, dei jeans dello stesso colore e il cappellino gli copre ancora gli occhi. Questa volta non sono dispiaciuta come prima, anzi sono quasi sollevata. Ho paura di vedere quello che ho già visto anche se forse è stato tutto uno scherzo della mia mente.

-Sarebbe bello.-

Lui sembra a suo agio, sembra già essersi ripreso da tutto.

-Andiamo.-

Mi sorride e mi fa cenno di seguirlo verso l'uscita della spiaggia.

-Ciao ragazzi, ci vediamo domani e grazie di tutto.-

Non so come mai ma mi sento in dovere di ringraziarli.

Loro mi fanno salutano con la mano e mi sorridono.

Allora seguo Zacky, il mio uomo, visto che cammino a qualche metro di distanza da lui noto la sua camminata: arrogante, sicura di sé. Il tipo di andatura che assoceresti a una maglietta scolorita e a un cappello da cowboy. Zacky non indossa né l'una né l'altro. Lui è il tipo da Levi's neri, maglietta nera e Vans... Nere.

Quando arriviamo alla macchina mi fa accomodare al posto del passeggero e lui si mette alla guida.

-Senti... Per prima... Mi dispiace. Non doveva succedere.-

Anche se le sue parole sono ovvie mi creano uno stato di all'erta, il modo in cui pronuncia la frase le attribuisce un significato sinistro. Ha lo sguardo fisso davanti a sé e le nocche sono bianche, strette al volante.

-N..Non è colpa tua. Non sapevi fosse pericolante quello scoglio e poi mi hai salvato, se non ci fossi stato tu... Beh, ora sarei ancora lì spiaccicata quindi grazie, davvero.-

Lui scuote la testa senza dire niente per un po' di minuti. Il silenzio che è calato non da fastidio a nessuno dei due, nessuno dei due sente la necessità di occupare questo tempo con parole inutili.

Quando, dopo avergli dato le indicazioni, spegne l'auto davanti al vialetto di casa mia finalmente parla.

-Senti, sono davvero felice che sia andato tutto bene. Relativamente.-

Ridacchia come se il pensiero che potesse andare diversamente fosse divertente. Io rimango ferma al mio posto con ancora la cintura di sicurezza allacciata. Glielo devo chiedere, devo sapere cosa è successo. O se anche lui ha visto o sentito quello che ho visto e sentito io.

-Zacky, dimmi una cosa: hai sentito anche tu quel sibilo... Famised, diceva. E hai visto l'ombra che è passata su di noi poco prima che crollasse tutto? Dimmi, me lo sono immaginata? O sta succedendo qualcosa che non dovrebbe succedere?-

Zackary con ancora le mani sul volante sussulta. Stringe le dita ancora più forte fino quasi a lacerare la pelle sulle nocche livide per la tensione.

-No... Io ho sentito solo il rumore del crollo e ho visto la colonna di pietra crollare. Basta. Credo che il trauma ti abbia fatto dei brutti scherzi. Certo, non sarebbe dovuto succedere ma tragedie di questo genere capitano...-

Dopo questa risposta lo saluto con un bacio sulla guancia e entro in casa. Quando passo dal soggiorno, la stanza che da direttamente sulla strada, vedo la sua macchina ancora ferma lì. Lo vedo fermo immobile nella posa di poco prima, con le spalle rigide, le mani stretta al volante e lo sguardo perso nel vuoto davanti a lui.

Chissà cosa sta pensando.

Rimane nella stessa posizione senza fare niente per interi minuti al che riaccende l'auto e parte nella direzione da cui siamo arrivati.

 

 

 

Questa notte il mio sonno è disturbato, un rumore mi ha svegliato.

Rimango immobile, la faccia schiacciata sul cuscino, tutti i sensi all'erta.

Non ho mai avuto paura della notte o del buio, anzi quando ero più piccola se c'era la luce accesa o il cellulare faceva luce non riuscivo a dormire invece questa volta vorrei tanto la luce accesa.

Mi sono sempre sentita osservata o seguita durante la notte o quando mi aggiravo nei posti poco raccomandabili ma non ci ho mai dato peso, vedevo che non succedeva niente e mi andava bene così. Solo che oggi è diverso, avverto una presenza fredda come il ghiaccio.

Giro un po' la testa e vedo una forma indistinta allungarsi sul pavimento. Mi metto a sedere di scatto e guardo verso la finestra, dalla quale penetra un timido raggio di luna. Niente.

Mi rigiro e mi stendo, stretta al cuscino e dico a me stessa che si è trattato solo di una nuvola di passaggio o della mia immaginazione, dopotutto oggi ne ho viste di stranezze.

Tuttavia, ci sono voluti parecchi minuti perché il cuore ritrovasse il suo battito moderato. Quando prendo il coraggio necessario per alzarmi e di guardare fuori, la strada è deserta, tranquilla e silenziosa. L'unico rumore proviene dai rami dell'albero che striscia sul muro di casa e del mio cuore che martella nel petto.








 

 

Ciao a tutte, donzelle!
Eccomi qui con un nuovo capitolo di questa nuova long...
Innanzitutto ringrazio le nove persone che hanno recensito il capitolo precedente: SilviaMCR, saruzza67, Daisy_, Luri07, Manganese, LizLoveSyn, Mary Anto Gates, LoveLeonScottKennedy___ e Rebecca Lestrange Buki. Io vi amo!
Ringrazio anche le 2 persone che l'hanno messa nelle preferite, le 5 che l'hanno messa nelle seguite e chi l'ha messa nelle ricordate.Amo anche voi!
Ah e un ringraziamento speciale a tutte le persone che leggono.
Spero vi sia piaciuto questo capitolo e che non ci siano errori, se ce ne sono scusatemi ç___ç
Ah, e ho cambiato il tipo di scrittura perché qualcuno ha avuto problemi quindi così non ce ne dovrebbero essere. :D
Anyway...
Mi dileguo per un po' pensando ad altri modi per farvi soffrire... come un nuovo capitolo di un'altra storia.
Un bacione grosso grosso e un gelato a tutte voi *distribuisce cornetti*
Alisea. <3

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Capitolo 3
*** -Now if you wanna serve above or be a king below with us your welcome to the city where your future is set... forever- ***


 

Questa mattina mi svegliai madida di sudore, preda di un incubo.

Non bastava lo strano pomeriggio dove io e Zacky abbiamo rischiato la morte, non bastava la notte insonne e la figura scura che ho visto. Anche gli incubi dovevano mettercisi.

Il risultato?

Una faccia più pallida del solito con delle borse enormi sotto gli occhi e un sonno pazzesco. Mia sorella come sempre era a scuola e mia zia nel salotto a cucire.

Così passai la mattina nel più totale ozio, dovevo riposarmi per il provino di questo pomeriggio.

Beh, non che ora stia facendo qualcosa di più avvincente, sto preparando la tavola per il pranzo. Oggi siamo solo io e la zia, lo zio è al lavoro.

-Reb è pronto! Tu hai fatto?-

-Si, zia! Porta pure i piatti.-

Mia zia arriva dalla cucina e appoggia sul tavolo due piatti di pastasciutta al sugo, siccome abbiamo origini italiane ci piace molto questo piatto.

Appena iniziamo a mangiare mia zia Victoria inizia a parlare

-Allora Rebecca... So che per te non è stato facile tornare a vivere in un nucleo familiare... Però sono un po' preoccupata per te...-

Oh no, spero non sia la predica del “più forti insieme” o robe del genere perché se è così mi sparo, ci avevano provato i miei genitori quando ero ancora piccola e credo mi abbiano traumatizzato.

-Ecco, è da circa una settimana che sei qui ed è da tre giorni che non ti si vede più in casa e quando ci sei sei stanchissima... Non è che stai facendo...-

Lei mi guarda, con i suoi occhi nocciola, dritta in volto.

Io sorrido meccanicamente, mai nessuno si è preoccupato per me così tanto, nemmeno i miei genitori.

-Tranquilla zia, non faccio uso di niente. Ieri sono stata in spiaggia con degli amici, ci siamo stancati molto... E il pomeriggio prima ero stata a cercare lavoro. Ah, proprio oggi pomeriggio ho un provino come ballerina quindi non aspettatemi.-

Lei mi sorride di rimando un poco rassicurata. Finiamo di pranzare in silenzio, occupate a guardare il notiziario.

Finito il pranzo l'aiuto a sparecchiare e ad asciugare i piatti e le pentole.

Dopo essermi congedata mi ritiro in camera mia e di Charlotte per farmi una doccia calda prima di prepararmi per il pomeriggio.

Come vi ho già detto non mi piace l'acqua e infatti non mi rilassa fare la doccia, ci metto sempre il minor tempo possibile ma mi rilassa, invece, asciugare i capelli.

Mi piace il suono rumoroso del phon e mi piace sentire il pettine tra i capelli ancora bagnati e l'aria calda. Con quel rumore mi sembra di essere in una bolla protettiva dove posso pensare in pace.

Quando esco dalla vasca tiro fuori dall'armadio tutti i vestiti per scegliere quello più adatto.

Rimango in asciugamano, davanti al letto con il dilemma di mettermi degli shorts di jeans e una maglietta scollata nera o un top senza spalline rosso con dei pantaloncini neri.

Alla fine opto per la seconda opzione.

Quando scendo in salotto c'è mia zia che mi fissa intensamente.

-Dove vai vestita così?-

-Zia, sono vestita normalmente!-

Prendo gli occhiali da sole dal tavolino e le chiavi di casa che metto nella borsa.

-Se lo dici tu... Non fare troppo tardi e sta' attenta.-

Annuisco e sguscio fuori dalla porta e sospiro solo quando me la chiudo alle spalle.

Cammino per le strade del paese continuando a lanciare sguardi in ogni direzione, non mi sono ancora ripresa da questa notte. Sento ancora una gelida presenza al mio fianco.

Scruto ogni faccia che mi vedo passare accanto, scrupolosa che non mi salti addosso nessuno.

Quando, finalmente, scorgo l'insegna del locale tiro un sospiro di sollievo, felice che nessuno con gli occhi totalmente neri abbia tentato di uccidermi o che nessuno spuntone si sia conficcato nel mio petto.

Sembra strano ma quel locale mi sa di familiare, più della casa degli zii.

Appena entro, come la volta scorsa, l'odore di alcool e fumo si impadronisce delle mie narici.

Diversamente dall'ultima volta che ci sono stata, però, so dove dirigermi e so cosa fare.

Come sempre il locale è ghermito di uomini seduti ai tavoli, muovono la testa a ritmo di musica e guardano con la bava alla bocca le ballerine.

Io mi muovo silenziosa passando dalla parte più oscurata del locale per non dare nell'occhio.

-Buon pomeriggio Rebecca.-

Come sempre Zacky spunta senza preavviso, facendomi prendere un colpo.

È vestito davvero bene anche se quello stile non gli si addice proprio per niente. Una camicia bianca è coperta da uno smoking completamente nero e una cravatta anch'essa bianca gli circonda il collo. Solo il suo sorriso, coperto da denti finti e argentati, mostra l'attaccamento al suo solito stile.

Dietro di lui ci sono gli altri che mi salutano con un cenno del capo e un sorriso stampato in faccia.

Matt ha rimesso i suoi canini finti, Johnny si è tinto la cresta di rosso e nero, Brian si è abbigliato con catene di ogni tipo e un cappello strano e Jimmy è coperto, per così dire, solo da un gilet nero borchiato che lascia ben poco all'immaginazione, invece le mani sono coperte da guanti sfilacciati neri.

-Ciao Zack, ciao ragazzi.-

Rispondo di rimando.

Zacky mi tende la mano, come un vero gentiluomo, e mi tira a sé. Mi circonda la vita con il braccio e mi guida verso un tavolo nell'angolo più remoto del bar.

-Allora, facciamo così: tu balli, vediamo se sei abbastanza brava e poi firmiamo il contratto. Va bene? Se no... Amici come prima.-

Io sorrido annuendo convinta, questo lavoro è mio.

-Beh, vuoi che ti diamo dei nostri vestiti per ballare o sei comoda così?-

Mi chiede Matt facendomi l'occhiolino e mostrando quelle adorabili fossette che fanno a pugni con il trucco nero intorno agli occhi e quell'aria da duro.

-Nono, sto bene così. Coperta.-

Pronuncio l'ultima parola stringendomi le braccia al petto, provocando l'ilarità dei ragazzi.

Intanto la canzone che c'era quando sono entrata cambia, questa è più orecchiabile, ma sono soprattutto le parole che mi colpiscono molto. Credo parli di una bestia e di una ragazza.

-Beh, dolcezza non sarà sempre così. Se vuoi stare qui dovrai mettere un po' in mostra quel ben di Dio che ti ritrovi.-

Brian ghigna divertito battendo il cinque a Johnny, porci. Ma simpatici. Ho già fatto lavori simili, so cosa comporta il fatto di fare la ballerina in locali così.

-Tranquilli, ho già lavorato in questo ambito e non ho problemi. Ma ora come ora sono comoda così.-

-Ah, okay, allora va'. Avrai tutta la nostra attenzione.-

Io mi sposto su uno dei piccoli palchi rotondi e illuminati al centro della sala. Un palo è inpiantanto al centro e una luce bianca mi illumina.

La canzone cambia ancora, è più pesante, la voce graffiante e rauca di Matt screama per tutto il tempo*. Ma il ritmo è buono per ballare.

Inizio a fare movimenti scattanti e fluidi, il mio corpo sembra fluttuare sul palco.

Appoggio le mani sul palo e inizio a fare passi provocanti su di esso.

Mi struscio, cerco “di mettere in mostra quel ben di Dio che mi ritrovo”, mi passo le mani lungo i fianchi e le curve.

Vedo gli uomini che con la bava alla bocca che per lo stupore lasciano cadere i bicchieri sul tavolo, rimangono basiti.

Poi sposto lo sguardo sui miei datori di lavoro, sorridono e parlano fra loro. Il mio sguardo incrocia quello di Zackary.

I suoi occhi cristallini cercano di cogliere ogni particolare del mio corpo, lo vedo.

Quando finisce la canzone scendo dal palco e raggiungo il gruppo in fondo alla sala.

Brian mi offre un asciugamano che accetto di buon grado e con cui mi asciugo la fronte un po' sudata.

-Allora? Come sono andata?-

Chiedo ansiosa di sapere.

-Sei. Stata. Favolosa!-

Mi sillaba Johnny alzandosi e stringendomi in un caloroso e stritolante abbraccio. Cacchio se è forte il nano, non me lo aspettavo.

-Quindi possiamo firmare il contatto?-

-Certo!-

Zacky si alza e si mette dietro di me lasciando scivolare un foglio sul tavolo. Poi si sporge su di me e quasi le sue labbra toccano il mio orecchio. Sento il suo respiro caldo sul collo.

-Però per essere dentro noi ti chiediamo solo una cosa. Devi fidarti ciecamente di noi. Ti fidi di noi?-

Mi sussurra a pochi centimetri dal volto, sempre con un sorriso stampato in faccia. Mi volto verso di lui e vedo che il suo sorriso scintilla sotto le luci, anche con i denti di metallo è bellissimo.

-Ce... Certo che mi fido di voi.-

Rispondo un po' titubante, anche in spiaggia, prima che succedesse il finimondo mi aveva chiesto se mi fidassi di lui.

E non avevo fatto in tempo a rispondere.

-Bene! Allora, Jimmy vuoi ordinare da bere?-

Jimmy, da quello che ho capito colui che si dedica all'alcool, chiama la stessa diavoletta che aveva chiamato la volta scorsa che ci porta la stessa bevanda nera, con gesti molto, troppo, provocanti appoggia i sei bicchieri sul tavolo.

Con un gesto della mano Jimmy la fa allontanare e la stessa si dilegua tra la folla dopo pochi passi.

-Beh, alla salute! E alla nostra nuova, bravissima ballerina!-

Zacky solleva il bicchierino, più piccolo di quelli normai, pieno a metà, seguito dagli altri che ripetono in sincrono la stessa frase.

-Alla salute! E alla nostra nuova, bravissima ballerina!-

Anche io mi unisco a loro e sollevo il bicchierino un po' imbarazzata ma pur sempre felice.

Però al contrario di loro che buttano giù in un sorso tutto il bicchiere e si lanciano sguardi divertiti, un po' complici aspetto un attimo, prendo un bel respiro e ingurgito quello strano tipo di alcool.

Appena il liquido scuro tocca le mie labbra sento come una strana sensazione... Secco.

A fatica riesco a farlo scorrere lungo la gola che brucia come non mai, mi sembra che le fiamme siano divampate dentro di me.

Mi sembra di bruciare dentro. E anche la vista mi si annebbia.

Istintivamente mi porto le mani alla gola come per facilitare il passaggio dell'ossigeno, ad ogni respiro sento più dolore e respirare diventa quasi impossibile.

Strizzo gli occhi per vedere le facce dei ragazzi, cerco di fare capire loro che sto male.

E li vedo sorridere, si danno amichevoli pacche sulle spalle e borbottano fra loro lanciandomi occhiatine.

Poi arrivano le vertigini.

La pelle tutt'intorno alle labbra inizia a bruciare, sento il cuore iniziare a battere più forte.

Il respiro mi si spezza in gola, sento i brividi, l'affanno negli esuli respiri che riesco a fare.

E poi l'oscurità.

Sento solo le risate dei miei nuovi datori di lavoro, quei ragazzi che mi hanno intrigato e che forse mi hanno ucciso.

O forse no.

Li sento ridere, sono viva. Devo essere viva.

E poi tutto sparisce.

Sparisce come è venuto, in un attimo.

Sparisce l'affanno, il dolore, il bruciore, il buio.

E mi ritrovo davanti a cinque facce sbigottite.

Sono rigidi, con dei sorrisi gelidi e tirati stampati in volto. Mi guardano raggelati, stupiti.

-Re... Rebecca?-

Io mi guardo intorno un po' spaesata.

-Si?-

-Stai bene?-

Mi volto verso Zacky e lo vedo serissimo, quasi in difficoltà. E anche gli altri non sono da meno, continuano a lanciarsi occhiate preoccupate.

-Si... Credevo di stare per morire... Ma ora sto bene.-

Sorrido a Zacky che scoppia a ridere, da solo. Gli altri lo guardano confusi.

-Ragazzi, dai! Non vi ricordate che effetto ha fatto a noi la prima volta che l'abbiamo bevuto? Era stato devastante, ti si mozzava il respiro e bruciava. Scusa se non ti abbiamo avvertito, ci siamo scordati che per te è la prima volta.-

Sposto lo sguardo da lui che ride quasi istericamente e guarda negli occhi Matt agli altri che lo guardano a bocca aperta per poi sorridere complici della serie “sorridi e annuisci”. Boh.

-Bene... Allora, vuoi che ti accompagni a casa?-

Mi chiede Zacky donandomi un'altro dei suoi magnifici sorrisi, questa volta genuino.

-Si! Sarebbe bello...-

Esclamo per poi abbassare il tono sulla seconda frase. Certe volte, lo ammetto, mi faccio prendere dal troppo entusiasmo.

Quando Zack si alza e mi porge la mano vedo Brian, Jimmy, Matt e Johnny chinarsi verso il centro e iniziare a parlare sommessamente.

Mentre ci allontaniamo lancio loro un'ultima occhiata e mi sembra di udire qualcosa.

-... Cazzo, dite che è lei? È davvero lei la persona che stavamo cercando? Lasceremo valutare a...-

E qui si interrompe il discorso perché nel frattempo io e il mio accompagnatore ci siamo diretti verso l'uscita e la musica alta non aiuta.

-Signorina.-

Mi spalanca la porta e mi fa uscire.

-Oh, la ringrazio buon uomo.-

Cerco di stare al gioco.

Poi mentre lo seguo nel parcheggio tutto sembra farsi più serio.

-Rebecca... Allora ti fidi davvero di noi?-

I miei occhi si perdono nei suoi, cerco di trovare qualche segno di interesse, di scherno o, boh, qualcos'altro.

-Si, ciecamente.-

Mi sento afferrare la mano, è la sua stretta.

Con l'altro braccio mi prende per la vita e mi tira verso di sé facendo aderire i nostri corpi.

Così inizia a ballare un valzer improvvisato.

-È davvero uno splendore questa sera.-

Io rido.

-Anche lei non è niente male.-

Ci fissiamo ancora per qualche secondo e le sue labbra cerchiate da due anellini sono sempre più vicine.

-Mi concede un ultimo bacio?-

È quasi un sussurro arrivato alle mie orecchie per caso. Ma le nostre labbra sono già le une sulle altre e si assaporano a vicenda, sono molto più morbide di quanto credessi.

Dischiudo le labbra per approfondire il bacio e le nostre lingue si intrecciano in un rincorrersi giocoso.

Lui mi stringe forte al suo petto cingendomi per la vita e io porto le mie mani a intrecciarsi intorno al suo collo.

Quando ci stacchiamo rimaniamo abbastanza vicini per avere il respiro dell'uno sul volto dell'altro.

-Non sa quanto ho aspettato questo momento, Mylady.-

-Oh, Mylord, è dal preciso istante in cui ho incontrato i suoi occhi color azzurrina che penso a lei ma la cosa risulta alquanto imbarazzante visto che la conosco da poco.-

Ci guardiamo per poi scoppiare a ridere.

-Ha pienamente ragione, signorina... Ma deve sapere che sono pazzo di lei.-

-Vale lo stesso per me. Buon uomo.-

Mi apre la portiera dell'auto, che si è avvicinata nel mentre del nostro ballo, e appena la richiude e sale dalla parte del conducente lo sento esclamare:

-E ora si sieda comoda sulla mia modesta carrozza. La riporto alla sua dimora.-

E mi stampa un altro bacio sulle labbra.

Quanto mi piace quel ragazzo?

Durante il tragitto non parliamo, non serve. Io lo guardo di sottecchi mentre è assorto nei suoi pensieri e lo capisco perché quando pensa fa sempre un'espressione strana che vede occupate le labbra in una curva... Beh, strana.
E ci troviamo già davanti a casa mia. Lui scende e apre la portiera anche a me.
-Allora... Ci vediamo domani?-
Mi chiede lui con un sorisetto malizioso mentre mi tira verso di sé per un altro bacio.
-Mhm... Vuo... Vuoi salire? Stiamo un po' nella mia stanza, parliamo... Poi se vuoi puoi cenare con noi.-
Gli chiedo speranzaosa, so che è un po' azzardata come mossa però tentar non nuoce.
-Mi piacerebbe molto ma stasera ho le prove. però se vuoi ti faccio un po' di compagnia nella tua stanza.-
Sorride ancora di più mentre lo invito a entrare nella casa degli zii. Così ho anche l'opportunità di presentarlo. A tutti.
-Benvenuto nella mia umile dimora.-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 *La canzone su cui balla è Eternal Rest. :)


Zalve bedda Gende!
Sono sicura che ci saranno errori quindi mi scuso in anticipo ma non ce la faccio proprio a rileggere il tutto, in più penso sia un capitolo un po' insensato. PERDONATEMI!
Comunque... Voglio ringraziare tutta la gente che passa in questa pagina, chi recensice, mette nelle preferite, seguite o ricordate la storia.
Voi. Siete. Fantastiche. Sappiatelo! <3
Ah, e per chi segue le altre mie storie non vi preoccupate se non pubblico per questa settimana, sono via e tornerò. :)
E chi mi farà tanto felice, perché mi farà felice, da lasciarmi una recensioncina non si preoccupi se fino a domenica non rispondo. tornerò.
Grazie mille a tutti. e spero vi piaccia.
Bacioni.
Alisea. <3

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Capitolo 4
*** I don't believe in fairytales and no one wants to go to Hell, but we made the wrong decision and it's easy to see. ***


 

I don't believe in fairytales and no one wants to go to Hell, but we made the wrong decision and it's easy to see.


 

Mi perdo nelle sue smorfie per tutto il tragitto, non penso a niente di particolare, solamente non mi stanco di guardarlo.

Solo quando l'auto smette di rumoreggiare e le ruote non si muovono più sull'asfalto distolgo lo sguardo da quel viso perfetto e capisco che siamo fermi davanti a casa mia.

-Eccoci qua.-

Sospira e lascia la presa sul volante che fino a questo momento era stata così stretta da lasciare come delle parti cave sul volante. E più lo guardo più mi sembra impossibile che un ragazzo possa essere così forte. O forse per via del tempo le cavità si sono accentuate così tanto...

-Già...-

Tutti e due scendiamo nello stesso momento dall'auto e lui dopo avermi raggiunto fa passare un braccio intorno alla mia vita e mi accompagna fino alla porta.

-Senti... A proposito di oggi, quando ho detto che sono pazzo di te... Non scherzavo. Però, quando in spiaggia... E poi al locale, e ancora prima quando ti ho chiesto se ti fidassi di noi, di me non ho ancora avuto una risposta seria, almeno quelle di prima mi sembravano un po' ironiche... E io ho bisogno di saperlo, ho bisogno di sapere se affideresti a noi la tua vita, quella dei tuoi cari. Ne ho estremamente bisogno.-

Il suo viso si è fatto così vicino al mio che potrei vedere tutte le gradazioni dei differenti colori che compongono le sue iridi.

Il suo sguardo sembra implorante e, non so, un po' duro e sospettoso. Non so come mai sono in fissa con la fiducia ma una cosa è certa, di lui... E anche degli altri, mi fido davvero.

-Si, mi hai già salvato una volta; e comunque mi fidavo di voi dalla prima volta che vi ho visti. E credo che tu sia l'unico che potrebbe strapparmi il cuore dal petto con una scusa indicibile e io mi fiderei comunque.-

I suoi occhi sembrano addolcirsi un po' e le sue labbra sfiorano le mie un'altra volta. Le sento bruciare come un vulcano, dischiudo le labbra per lasciarlo entrare e le lingue si trasformano in fiumi in piena e io mi lascio andare ad un altro bacio passionale.

-Grazie. Non sai quanto sia importante per me saperlo...-

Io gli circondo il collo con le braccia e gli lascio un bacio a fior di labbra ancora.

-Senti... Vuoi salire un po'? Stiamo in camera mia, parliamo un po'... Boh, stiamo un po' insieme. Poi se vuoi puoi cenare con noi.-

Lo guardo speranzosa, nonostante ci siano mia zia e mia cugina non voglio lasciarlo così presto, staremo chiusi in camera dove nessuno ci disturberà fino all'ora di cena e dopo.

-Mhm... Sarebbe bello... Ma per questa volta la cena la passo, ho le prove con il gruppo... Però posso stare un po' con te e se ti va dopo vieni alle prove.-

-Si! Va bene!-*

Appena metto piede in casa sento arrivare un “ciao Reb” da mia zia che se ne sta tranquilla in cucina.

-Ciao zia, sono un un ragazzo. Noi andiamo in camera un po'.-

-Coooosa?!?! Ma...-

Non faccio in tempo a farla finire che mi catapulto su per le scale, non voglio che Zacky venga giudicato da lei.

Il risultato è che mi scontro rovinosamente contro mia cugina che cade a terra mentre si passa una mano sulla testa dolorante.

-Cazzo Charly, si può sapere che ci facevi qui?-

Lei si rialza barcollando un po' e mi lancia uno sguardo di fuoco.

-Ah, adesso è colpa mia se corri come un razzo su per le sc...-

Appena guarda oltre le mie spalle si pietrifica. Nel vero senso della parola.

Riesce solo a spostare gli occhi da Zacky alle nostre mani unite e sembra... Spaventata? No, è impossibile.

Sconcertata? Imbarazzata? Emozionata?

Non saprei dirlo.

-Tu che ci fai qui?-

Cosa? Si conoscono? Ma che cazzo sta succedendo qui? È da quando sono arrivata che succedono cose strane.

Anche Zack la guarda stranito, come se la conoscesse da una vita e da una vita la odiasse.

-Ehm... Non credo di averti mai visto prima... Scusa ma credo tu mi abbia scambiato per un altro.-

Alza le spalle a modi scuse e allunga una mano verso Charlotte che è ancora ferma e rigida come un ghiacciolo.

-Comunque sono Zackary Baker. Tu sei...?-

-Oh... Ehm, io sono Charlotte, la cugina di Rebecca. Comunque prima intendevo dire cosa ci fai tu, Zackary Baker, chitarrista degli Avenged Sevenfold, a casa mia. Cioè, io sono una vostra fan e-e-e... Mi sembra fantastico averti qui.-

Ah, i soliti modi gentili di mia cugina che fanno capire tutt'altro di quello che pensa. Io glielo dico sempre, il concetto è quello ma se non lo esprime bene...

Charly stringe la mano del mio e ripeto: MIO ragazzo, credo, non è ancora ufficiale e fa un sorriso da gatta morta a 3486573 denti. Stronza, poi io e lei facciamo una bella chiacchieratina.

-Beh, sono felice di averti conosciuto...-

-Okay, ora che son fatte le presentazioni possiamo andare?-

Lo tiro per un braccio e lui ridacchia lasciandomi un bacio sulla guancia. Oh, almeno una cosa buona è successa.

-Ah... Ma voi due...-

Mia cugina fa il segno di “state insieme o cosa?” e io lancio uno sguardo a Zacky che è ancora tutto sorridente al mio fianco e intanto passa un braccio sulla mia spalla e mi tira a sé.

-Si... Se tua cugina mi vuole... Io vorrei tanto essere il suo fidanzato.-

Cerco i suoi occhi e li trovo proprio nel momento in cui dice “fidanzato”, sono lucidi e più lucenti che mai.

-Certo che voglio che tu sia il mio ragazzo!-

Gli salto al collo e lo bacio.

-Vabbè... Noi ora andiamo in camera, dì alla zia che non mangio qui.-

-Okay.-

Io riprendo per mano il mio ragazzo e lo trascino lontano da mia cugina, davanti alla nostra stanza. Prima di entrare e chiuderci la porta alle spalle mi sembra di vedere Charly che ci guarda, anzi, lo guarda e lui ricambia l'occhiata annuendo e facendole segno di andare via. Come se fosse un pericolo averlo qui con me.

Sarà solo una mia impressione? Meglio non pensarci... Ora.

-Allooora... Simpatica mia cugina?-

Lui mi guarda sempre sorridendo mentre si avvicina con passo strano a me che mi sono seduta sul letto.

-Mhm... Si, tua cugina è fantastica... Ma tu lo sei di più!-

Detto questo annulla la distanza tra noi e mi salta, letteralmente, addosso facendomi riversare supina sul materasso con lui a cavalcioni.

Questa volta il bacio è diverso, più passionale, quasi famelico.

Le sue labbra si posano sulle mie come carboni ardenti, io dischiudo le mie per approfondire il bacio e le lingue si trovano ancora e ancora.

Ci separiamo per poco, per riprendere fiato e quella pressione che c'era sulla mia bocca già mi manca. Rimaniamo per pochi secondi a fissarci negli occhi poi gli circondo il collo con le braccia e affondo le mani nei suoi capelli.

Lui torna a baciarmi, le sue labbra si posano sul mio corpo come piccole gocce di rossa lava gelata. Piccole scosse pervadono il mio corpo. Le sento che si spostano dalla bocca allo zigomo, al collo, alla spalla.

-Zack...-

Il mio cervello è completamente andato in pappa. Sento la canottiera sollevarsi e le sue mani lisce esplorare il mio corpo snello. Percorrono i miei fianchi come seta morbidissima e fresca. Ma è quasi impossibile, lui è un chitarrista e dovrebbe avere le mani dure, callose a causa delle corde della chitarra.

-Cosa?-

Le sue labbra si posano un'altra volta nell'incavo della mia spalla. Lui inspira il mio profumo e io gli accarezzo i capelli, ci ribaltiamo di lato e rimaniamo così per un po', a farci le coccole.

-Zacky mi piaci da impazzire... Credo dovresti saperlo...-

Lui mi lascia un bacio sulla fronte e mi stringe a sé, io finisco con la testa appoggiata al suo petto e le sue braccia che mi tengono in un abbraccio.

-Tu mi piaci di più, io sono pazzo di te.-

Ci lasciamo andare ad un altro bacio e ho ancora la sensazione che quella passione sia quasi famelica.

Faaamissssheeed.

Lo sento. È quasi un sussurro ma lo sento.

È lo stesso verso che ho sentito in spiaggia, “affamato”.

Mi stacco da Zacky e mi guardo intorno spaesata. Ma non si sente niente oltre i soliti rumori del traffico o degli altri che muovono le cose in casa.

-Cosa c'è?-

Sposto gli occhi su Zacky che mi guarda serio, gli occhi fissi nei miei ma la stessa aria preoccupata che aveva sulla spiaggia.

-L'hai sentito?-

-Cosa?-

Scuoto la testa, mi crederà pazza. Di sicuro.

-Quel sussurro che c'era anche in spiaggia quando è caduto il faraglione. “Famished”, diceva.-

Lui sgrana gli occhi per pochissimo tempo e vedo ancora, come un'ombra farsi largo nelle sue iridi. Come se la pupilla si dilatasse in tutta la cornea. Ma gli occhi non cambiano colore e lui li chiude.

-No, forse quell'episodio ti ha segnato e ora senti le voci... Stai tranquilla: ci sono io con te.-

-Lo so... Ma io non sono pazza... Te lo giuro...-

Lui avvicina la testa alla mia e mi bacia sulla punta del naso, io mi lascio andare ad un sospiro di beatitudine. Forse è vero, sono molto impressionabile in questi giorni.

-Io ti credo. You're not insane. You're not insane.-

In questo preciso momento sentiamo bussare alla porta.

-Rebecca! Non mi presenti il tuo amico??-

Mia zia. Io mi alzo a malincuore e mi do una ravvivata ai capelli, giusto per non sembrare una che ha appena consumato.

-Certo zia.-

Dico rassegnata. Faccio segno a Zacky di fare lo stesso e appena si tira su in piedi apro la porta.

Mia zia all'inizio tutta sorridente e felice lancia quasi un urlo strozzato. E non scherzo, se ne avesse avuto la possibilità avrebbe urlato come una protagonista di qualche film horror di categoria Z.

Lo so, lo so che Zacky può fare paura però... Cioè questa reazione mi sembra esagerata.

Però la cosa strana, una delle tante capitate in questi giorni, è che anche Zacky sembra spaventato a morte da mia zia.

-Zackary. James. Baker. Tu cosa fai a casa mia?!-

La paura si trasforma in odio, odio puro inonda lo sguardo di mia zia verso il mio ragazzo. Io sposto lo sguardo da mia zia al mio ragazzo che si porta una mano alla gola quasi per ripararsi da un colpo.

-Mi ha invitato ad entrare sua nipote. Stiamo insieme... Rebecca, non mi avevi detto chi era tua zia.-

Zacky risponde cortesemente alla domanda poco gentile della mia parente e poi mi sussurra l'ultima frase quasi arrabbiato.

-Zackary James Baker, tu ora te ne vai subito da casa mia e vedi di stare lontano da mia nipote e da mia figlia. Non le devi toccare demonio che non sei altro. Non me le porterai via.-

Ma cosa sta farneticando mia zia?

Quando dice ancora il suo nome completo lui si porta un'altra volta la mano alla gola per poi tornare serio e calmo.

-È una loro scelta. Sono loro a decidere chi frequentare. E si da il caso che lei sia la persona che sto cercando da tutta una vita.-

Fa una pausa, ancora quella frase: “la persona che sta cercando”. L'ho già sentita al bar poco prima.

-Di lei mi sono innamorato e siamo fidanzati.-

Detto questo mi lascia un bacio sulla guancia e mi stringe forte a sé.

-Io credo di dover andare, non sono ben accetto qui. Vieni con me alle prove?-

Vedo la speranza nel suo sguardo, come potrei dirgli di no? Poi dopo il comportamento di mia zia.

-Zia, è un ospite, perché lo tratti così?-

Lei mi rivolge un'occhiata implorante.

-Fattelo dire da lui il perché... Ora Zackary vattene.-

Victoria allunga un braccio verso la porta e con l'altra mano indica Zacky.

-SUBITO.-

Lui si incammina a testa alta guardando dritto avanti a sé. Io, prima che sia troppo lontano, lo afferro per una mano e mi faccio trascinare via con lui sotto lo sguardo allibito di mia zia Vic.

Appena fuori dalla porta iniziamo a parlare.

-Perché non mi hai detto che eri la nipote di Victoria Grooel?-

Sono un po' confusa. Come fanno a conoscersi Zacky e... Mia zia?

-I-io... Non lo sapevo... Ma come fate a conoscervi e perché ti odia così tanto? E cosa voleva dire con la frase “non me le porterai via?”-

-Ehi... Frena, una domanda per volta... Ti fidi di me? Si, puoi aspettare ancora dieci minuti? Il tempo di arrivare dagli altri?-

Rimango un po' a pensare e poi annuisco un pochino delusa.

Il viaggio verso la sala prove all'interno del locale “City of Evil” lo passiamo in totale silenzio.

Quando parcheggia davanti al locale mi sento quasi sollevata, almeno ci sarebbero stati gli altri, spero, a far calare la tensione.

-Grazie.-

Lo guardo imbarazzata e ancora più confusa di prima.

-Per cosa?-

-Per non aver fatto più domande fino ad ora.-

Ah. la cosa quindi è davvero seria. Lui non mi da il tempo di ribattere che mi prende per mano e mi porta dentro al locale.

-Ehi, Zack! Era ora...Noi ti stav-

-No, Jimmy... Voi niente. Dobbiamo parlare.-

Lo sguardo e il tono di voce risoluto di Zackary mettono a tacere anche il più spavaldo dei cinque, Jimmy che si alza dalla sua postazione e lancia al mio ragazzo un'occhiata complice.

-Andiamo di là.-

-Cazzo, Zacky non vorrai mica dire che...?-

-Si, Matt. È arrivato il momento.-

Okay, è ufficiale. Io non ci sto capendo più niente. Non lo so, loro sono così avanti che non devono nemmeno finire di dire una frase per capirsi. È terribile non sapere di cosa stanno parlando.

I ragazzi dopo l'affermazione di Zacky si alzano di fretta e si muovono con noi lanciando occhiate furtive a destra e a sinistra.

Una volta chiusi nello studio, se così si può chiamare una stanza un po' più illuminata con un tavolo rotondo al centro e sette poltroncine intorno ad esso, degli armadi sistemati di qua e di là e un mini-frigo-bar in un angolino della stanza, i ragazzi tirano un sospiro di sollievo e prendono posto.

-Allora, Rebecca... Tu volevi sapere perché tua zia mi odia così tanto, giusto? E in questi giorni ti sarai anche chiesta che cos'era quella voce che hai sentito, le ombre prima che il faraglione cadesse e tutti questi segni... Dico bene?-

Siamo tutti seduti intorno al tavolo e ci guardiamo in faccia, cioè: loro hanno gli occhi puntati su di me e io li guardo uno ad uno.

-S-si... Allora li avete visti anche voi!-

-Si, certo... Forse è colpa nostra di tutto quello che è successo... Beh, non nostra nostra ma della nostra specie, se così si può chiamare.-

Cazzo dice? La sua specie? Come un cane o un gatto? Cioè ma stiamo impazzendo tutti o è solo una mia impressione?

Lo guardo negli occhi e lo vedo serissimo, come tutti gli altri quattro. Sfortunatamente non è uno scherzo. Me lo sento.

-Vedi... Tu non potevi saperlo- e ti prego non odiarci- ma noi... Siamo un po' diversi da voi umani... Veniamo da lì, dalle ombre, dal fuoco e dal dolore.-

Fa un cenno con la testa verso il pavimento. Ora si che inizio a preoccuparmi, sta dicendo che è Satana?

Cazzo, non ci credo. Non posso crederci. È uno scherzo.

Porto le mani sul tavolo e inizio a torturarmele, loro sono seri e impassibili come se stessero parlando di lavoro, di una cosa normale e seria. Ma questo è tutt'altro che normale. Vedendo che non rispondo continua a parlare Brian.

-Sai, io so che ci hai visti, lo so che ora come ora non ci credi ma dentro di te sai che è vero. Ci hai visto. Hai visto Zacky... In spiaggia, con gli occhi neri. Le nostre vere sembianze non sono molto diverse dalle vostre ma c'è qualche piccola differenza...-

Alla parola “piccola” ammicca e mi sorride in modo molto malizioso.

-Wo wo wo. Fermi tutti. Voi mi state dicendo che... Che non siete umani e che... Venite dall'inferno?-

Scoppio in una fragorosa risata che si spegne man mano che guardo le facce serie e un po' scocciate dei miei interlocutori.

-Ma voi mi state prendendo per il culo, vero?-

Questa volta è Matt che dopo un sospiro prende parola.

-Ti sembra forse uno scherzo questo?-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Zalve donzelle e donzelli! (?)
Visto? Non sono morta!! Anzi, vi ho portato un un nuovo capitoletto... l'asterisco(*) è dovuto al fatto che il capitolo precedente l'avevo scritto di fretta e ho descritto male l'ultima parte di quando arrivano a casa di lei... Quindi qui c'è una versione meglio prodotta. Mi scuso anche perché non so come mai ma non mi legge il titolo, nel chap. Precedente, intendo. Perdonatemi.
Ora voglio ringraziare tutte le anime pie che hanno recensito quel capitolo, che hanno messo la storia nelle preferite, seguite, ricordate e voglio ringraziare anche te. Si, proprio TU che stai leggendo ora. Io vi adoro tutti, sappiatelo. <3
Spero non ci siano gravi errori e se ce ne sono mi scuso... E spero vi piaccia.
I commenti, consigli, critiche sono sempre accetti. Ci vediamo al prossimo chap.
Bacioni.
AlisGee. <3

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Capitolo 5
*** There sat a seven-headed beast, ten horns raised from his head Symbolic woman sits on his thrown but hatred strips her and leaves her naked. ***


 

There sat a seven-headed beast, ten horns raised from his head Symbolic woman sits on his thrown but hatred strips her and leaves her naked.

 

 

“Si. State decisamente scherzando, secondo me” vorrei rispondere, ma le parole muoiono in bocca dopo aver visto le loro facce.

Tutti mi fissano con un po' di rimprovero nello sguardo, tutti tranne Zacky. Lui è a testa bassa e non mi guarda. Quasi mi sembra di vedere una lacrima sfiorargli la pelle.

-Cazzo... Chi siete? Cosa siete?-

-Rebecca... Ti dobbiamo delle spiegazioni, prima di andartene, però, promettici che ascolterai tutto.-

Zacky mi prende per mano e i suoi occhi impalano i miei in una stretta che non so come mi spinge ad annuire.

-Vuoi davvero sapere chi siamo e da dove veniamo?-

Silenzio. Annuisco.

-In ogni secolo, in ogni nazione ci chiamano con nomi differenti. Dicono che siamo fantasmi, angeli, demoni, spiriti elementari, e darci un nome non aiuta nessuno. Quando mai un nome ha cambiato la vera natura di qualcuno?-

Zacky continua a tenere la mia mano come se fosse la cosa più preziosa che avesse mentre gli altri annuiscono convinti delle sue parole.

Io devo essere scioccata, scommetto che la bocca è spalancata, sono più bianca che mai e fredda come il ghiaccio. Apro la bocca per dire qualcosa ma subito la richiudo. Certe volte sono così... Enigmatici. Ma questa è una cosa che capisco. Loro sono il tutto e il niente, è questo che vogliono dirmi.

-Noi siamo il male. O il bene, dipende dai punti di vista. Uccidiamo, ma non lo facciamo per divertimento o per pazzia. Dobbiamo.-

E mi hanno detto che uccidono per vivere... O una cosa simile. E stranamente io non sono spaventata.

Nonostante mi abbiano appena confessato che sono degli assassini ultraterreni io mi fido di loro. Ed è questo che mi spaventa, sospetto fortemente della mia sanità mentale. Ora come ora.

-Dio vi odia?-

Non mi rispondono subito.

-Non sappiamo dirtelo, proprio no. Forse, o forse no.-

Bene. Non so da dove mi sia uscita quella domanda, forse perché la mia famiglia è molto religiosa o forse solo perché per un millesimo di secondo ho pensato fossero angeli. Buoni.

-E perché siete qui? Cosa centro io? Ma chi siete davvero?-

Si scambiano sguardi d'intesa. Occhiatine veloci che sperano io non colga. Sono indecisi.

-Siamo cinque cavalieri dell'apocalisse. Si, lo so che in teoria dovrebbero essere quattro ma la Bibbia non è sempre precisa, noi saremo coloro che apriranno i sette sigilli... Perché i sette sigilli siamo noi. Siamo coloro che metteranno fine a tutto e tutto faranno rinascere, dobbiamo mantenere l'equilibrio sulla terra. E negli inferi. E talvolta anche in Cielo. E tu... Tu sei il sesto cavaliere. E... Prima che ce ne accorgessimo pensavamo, avevamo intuito, fossi... Una delle guardiane. La più potente.-

Zacky alza improvvisamente lo sguardo e cerca di fare un sorriso che non ricambio.

-E qui entra in scena tua zia. Vedi, di solito quando una guardiana si avvicina a noi succedono brutte cose, tua zia è stata l'ultima guardiana quindi pensavamo che la prossima fosse sua figlia, Charlotte. Invece no, sei tu. E beh, dovevi morire. Il compito delle guardiane è di ostacolarci... Talvolta anche ucciderci. Non potevamo permettercelo... Dovevamo fare qualcosa, fermarti.-

Un colpo al cuore. Forte e deciso. Che mi strappa via ogni capacità di intendere o di volere.

Loro mi volevano uccidere. Mi hanno tenuta solo per questo. Loro volevano uccidermi solo per ristabilire l'equilibrio tra il mondo degli inferi e il mondo celeste.

Mi alzo barcollando, tutte queste notizie mi hanno fatto male, in tutti i sensi.

-Rebecca, ci avevi promesso di rimanere fino alla fine.-

-NO! VOI VOLETE UCCIDERMI... MI AVETE USATO!-

Urlo loro contro con tutto il fiato che mi rimane in gola.

Ma loro non sembrano scomporsi, non scattano verso di me sventolando qualche arma venuta dagli inferi o non cercano di farmi smettere di urlare.

-No, non hai capito. Se volevamo ucciderti l'avremmo già fatto. Ti prego, siediti.-

Zacky mi raggiunge in un baleno, un attimo prima era seduto distante da me e un attimo dopo mi è accanto e mi stringe la vita.

-Tu! Tu sei uno stronzo, mi hai usato... Io che ti ho dato il mio cuore... E tu che te lo sei mangiato come fosse una caramella gommosa!-

-No, no... Non fare così, per favore. Io sono davvero innamorato di te. Te lo giuro. Ma facci finire, ti prego.-

Io sono scoppiata in lacrime e lui mi tira verso di sé, fa aderire il mio viso al suo petto e mi culla dolcemente accarezzandomi i capelli.

Mi fa sedere ancora sulla sedia e lui torna sulla sua.

-Quando abbiamo iniziato ad avere dei sospetti su di te come guardiana abbiamo, non possiamo mentire, escogitato un piano per sistemare le cose anche con il tuo aiuto, seppur senza il tuo consenso. Poi, dopo aver firmato il contratto, ti abbiamo offerto il bicchiere con il liquido nero, quella cosa uccide... Ma solo chi si fida di noi, sai ci servono molte anime per vivere in armonia con il mondo, e non ha effetto solo su due specie: le guardiane e i cavalieri. Stavi morendo, lo sai? Cioè ti avrebbe fatto morire sicuramente ma non è successo. E questo vuole dire solo una cosa.-

Quindi è vero: mi volevano uccidere. Anche prima. Zacky, il mio Zacky mi voleva uccidere. Non è possibile. Mi guardo intorno e li vedo, tutti e cinque sono seduti composti con le braccia incrociate o poggiate dietro la testa. Sono tranquilli come se avere appena dichiarato di aver tentato di uccidermi fosse una cosa normalissima.

-Zacky... Tu... Tu volevi uccidermi?-

-Non l'ho mai detto. Non l'ho mai desiderato. In spiaggia quando per la prima volta ho creduto che tu fossi la guardiana ci sono stato malissimo e tu in fondo sai che tengo a te perché nonostante sospettassi che eri la guardiana ti ho salvato. Non volevo perderti. Ma ora è tutto risolto.-

Lo vedo alzarsi e venire verso di me. Anche gli altri lo guardano ammutolendo. L'unico che ha sorriso per tutto il tempo è Brian.

-Rebecca, tu sei la nostra salvezza. È la prima volta che capita da più di mille anni... L'unica altra volta in cui è successo risale ai tempi di Sodoma e Gomorra... Ma comunque tu non sei solo la guardiana. Sei anche l'eletta, il sesto cavaliere. Il che ti porterà a fare una scelta. La scelta più difficile di tutta la tua vita. La scelta che abbiamo dovuto fare noi anni e anni prima. Ai tempi della caduta. Quando Dio cacciò Lucifero dal Paradiso creando così l'Inferno. E quando sceglierai, quando avrai la consapevolezza della tua scelta verrà il tempo dell'Apocalisse.-

Gli altri sgranano gli occhi e anche Brian che nel frattempo aveva preso un bicchiere di birra sputa fuori tutto e tossisce.

-Cosa?!? Zacky... Allora è vero? Ne sei sicuro?-

-Si... Avete visto anche voi. Ha bevuto tutto ed è ancora qui. È l'eletta... Spero solo scelga noi, scegli me, Rebecca.-

L'ultima parte della frase la dice guardandomi negli occhi. Come se fosse una supplica, occhi incantevolmente verdi acqua. Se rimango a fissarlo riesco a vedere le ombre nel suo cuore. Mi sento bruciare dentro, come se quegli occhi di tenebra travestiti da cristallo potessero trafiggermi e scrutare i miei pensieri. Vedo che non c'è più speranza, non c'è più salvezza in lui.

-Che... Che cos'è l'eletta... O il sesto cavaliere?-

-Non cosa ma chi. L'eletta sei tu, in questo caso. L'eletta è una persona che è destinata a noi. Si fida ciecamente di noi non perché lo vuole ma perché è costretta. Non può scegliere. È destino. Ma tu sei diversa. Sei la guardiana e il potere divino non infierisce sulle tue scelte ma sei contemporaneamente l'eletta e quindi le nostre vite dipendono da te... Se sceglierai noi sarà perché davvero ti fidi e.. Beh, sarebbe fantastico. Ma se non ci sceglierai capiamo benissimo la tua scelta. Tu non lo sai ma sei una delle creature più potenti a questo mondo. Il compito del sesto cavaliere è di guidare le schiere angeliche, sia buone che cattive, verso la distruzione della terra e dell'uomo. E alla fine sarai tu a giudicare tutti. Se fai le scelte sbagliate potresti far tornare Lucifero Lassù.-

Dice mandando un'occhiata verso il soffitto scuro della stanza.

Io? Io sono una delle creature più potenti di questo mondo. Da me dipendono milioni di vite. Da me dipendono cinque esistenze in particolare: quelle di Brian, Matt, Johnny, Jimmy e Zacky.

La vita del mio Zacky dipende da me.

-M-ma... Voi siete im-immortali?-

Zacky sorride quasi compiaciuto.

-Cioè... Noi ti abbiamo detto che stavamo per ucciderti, che dalla tua scelta dipendono milioni di vite e tu... Ci chiedi se siamo immortali? Sei pazzesca, per questo mi piaci.-

Fa per alzarsi e abbracciarmi ma ritrae le braccia appena prima di sfiorare la mia pelle.

-Io... Ehm, si. Ma cos'è quella storia della scelta? Cosa devo scegliere, di preciso?-

-Devi scegliere da che parte stare. Con noi come l'eletta o contro di noi come la guardiana. Sta a te decidere.-

Mi alzo in piedi e a passo lento molto lento raggiungo Zacky ritrovandomelo di fronte. È alto poco più di me e quindi ci guardiamo in faccia. Faccia a faccia. Cuore contro cuore.

-Rebecca... Se ti serve tempo per immagazzinare tutte queste informazioni... Noi te lo diamo, sicuro. Ah, e comunque... Tua zia sa che noi siamo “demoni”, come dice lei. Sa che sei la guardiana e sa che sei l'eletta. Essendo lei l'ultima guardiana percepisce i suoi successori e i successori dei suoi nemici. Sappi che io sono con te. Ti sosterrò anche se sceglierai l'altra parte.-

Al che mi butto tra le sue braccia e affondo il viso nell'incavo tra la sua spalla e il collo. Lo sento rigido all'inizio ma poi mi circonda con le sue grandi braccia tatuate e mi stringe forte ma delicatamente.

Potrebbe essere il diavolo in persona ma per me, in questo momento, è la creatura più dolce del mondo e sì, ne sono sicura: sceglierò lui. Sempre.

-Zacky...-

-Dimmi.-

Alzo lo sguardo e mi ritrovo davanti due occhi neri come la pece. Ma ora so perché e non ho paura, sotto quei buchi neri che risucchiano e nascondono un sacco di cose riconosco ancora i due smeraldi che mi hanno fatto innamorare.

-Non mi lasciare... Mai.-

-Oh, ma lo sai. Non posso. Non voglio.-

-Ma che carucci...-

Aggiunge Brian con un sorriso, ancora, stampato in faccia.

Si, avrei scelto loro. Non importa sia giusto o sbagliato. Ma c'è qualcos'altro ancora che non mi è chiaro, Zacky ha parlato di Apocalisse, Sodoma e Gomorra... Sono temi biblici. Qua si tira in ballo la nostra esistenza dopo la morte. Si tira in ballo anche Colui che sta Lassù.

-Ma scusate... Cos'è la storia di Sodoma e Gomorra? Dell'Apocalisse? Cosa centra tutto questo con me? Con voi?-

Li vedo sorridere, forse rievocano i bei, si fa per dire, vecchi tempi.

-Allora piccola lezione storica... La sai la storia di Lucifero, vero? Che una volta caduto Dio lo fece sprofondare sottoterra creando così l'inferno... Con lui caddero altri angeli che scelsero di regnare negli Inferi piuttosto che essere servi in Paradiso. Ecco da quegli angeli ne sono stati scelti sei e quei sei sono coloro che porteranno la fine del mondo. Quei sei siamo noi. Una volta, milioni di anni fa, il sesto cavaliere ha fatto le scelte sbagliate e ha rischiato di ucciderci tutti, anche noi. Questa volta non vogliamo che accada lo stesso.-

Io annuisco. Sono angeli caduti, sono demoni, sono divini... Eppure non ho visto cicatrici, di solito gli angeli caduti hanno le ali tagliate.

-Ecco e una profezia dice che la prossima venuta di un'altra eletta/guardiana provocherà l'Apocalisse. Le sorti del mondo sono in base alle sue scelte. Tu hai mai letto l'Apocalisse? Sei mai andata in chiesa?-

Il mondo nelle mie mani. E questa volta non in senso figurato. Johnny che è sempre stato il più taciturno sembra il più informato su queste cose.

-No, non sono stata battezzata e non ho mai fatto religione a scuola. Certo ho fatto qualche ricerca per mio diletto personale ma non ne so molto...-

Johnny si sfrega le mani e sorride divertito. Ora capisco perché sono così belli, belli da mozzare il fiato. Sono angeli. Angeli caduti per la precisione e sono le creature più belle che abbia mai visto.

-Allora... L'Apocalisse è il giorno del giudizio, quando tutte le creature verranno giudicate in base alle loro azioni. E tu sarai una delle creature da cui dipenderà il giudizio supremo. Ma non possiamo dirti cosa devi fare, quello dovrai scoprirlo da sola. Stando con noi o contro di noi.-

Rimango un po' basita. Sarò la causa, una delle cause, dell'Apocalisse. Della fine del mondo.

Bello.

Ma il problema è questo, dopo la fine... Io dove finirò?

-Ma... Le mie scelte che conseguenze avranno... Beh, sulla mia vita dopo la morte?-

Loro si guardano spaesati. C'è chi scuote la testa come Matt, chi alza le spalle come Johnny e chi sorride inebetito come Jimmy e Brian. Ma che cazzo hanno sempre da ridere quei due?

-Mhm... Non lo sappiamo. E comunque dipende da te.-

Ecco, ancora una frase così. Le scelte dipendono da me, le sorti di milioni di persone dipendono da me. Dipende tutto da me.

Da me che non ho mai pensato a niente se non alla mia felicità e ai miei bisogni. Io che non ho mai fatto qualcosa per qualcun altro mi ritrovo a dover compiere una scelta che cambierà il mondo come lo conosciamo ora.

-Okay... Pfff... Okay...-

-Reb, noi crediamo che sia meglio se vai a casa, ti riposi, parli con tua zia e poi ci vediamo e decidiamo cosa fare. Okay?-

Sospiro e mi passo una mano sul volto.

-Si, si... Meglio così. Ma... Un'ultima cosa: perché?-

Già, perché mi stanno lasciando andare pur sapendo che potrei non tornare più o peggio, tornare per ucciderli? Cosa che non credo di poter fare.

Perché?

-Cosa?-

-Perché mi lasciate andare così?-

-Perché ti amo.-

È la prima risposta da parte di Zacky.

-Perché ti amo e ti amerei anche se dovessi ucciderci. E non voglio condizionare le tue scelte, non ti voglio far del male e non voglio rovinare la tua vita. Voglio che tu faccia la scelta giusta. E se sceglierai noi voglio che sia perché ne sei convinta non perché hai paura di noi.-

Sento le lacrime salirmi agli occhi, mai nessuno mi ha detto qualcosa di così... Romantico, un po' strano e unico ma pur sempre romantico.

-Gr-grazie, davvero.-

Loro sorridono e uno ad uno vengono ad abbracciarmi. Faccio attenzione a tutto quello che sento mentre li stringo. La pelle è calda, quasi bollente. Sento i loro muscoli del torace flettersi a ogni respiro.

-Ci fidiamo di te. Ti vogliamo bene.-

A questa affermazione scoppio a piangere senza ritegno, stringendoli più forte a me.

-Dai, ora ti riaccompagno a casa... Così ti schiarisci le idee per bene.-

Zacky mi prende per mano e mi fa strada verso l'uscita del locale e poi verso la macchina.

Ora devo solo tornare a casa e pensare.

Pensare. Pensare. Pensare.

Pensare a tutte le scelte che devo fare, a tutte le cose che ho scoperto in poche ore, alla cosa giusta da compiere, al peso che una sillaba può avere sul mondo.

Ad un eventuale si e ad un eventuale no.

Io ora torno a casa...

Anche se la scelta più importante l'ho già fatta da un pezzo ormai e fatta questa scelta tutto è più chiaro.

Io ho scelto di amare Zack...

Fino alla fine.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Sono viva!
E sono tornata, avete temuto fossi morta, vero? :3
Allora, scusate per il ritardo di circa un mese (?) ma sono stata via e il pc è rimasto a casa... Da solo ç__ç
Spero che con questo capitolo appena sfornato mi possiate perdonare.
Che dire? In montagna mi è venuta l'ispirazione.
Ehm... So che i cavalieri dell'apocalisse sono 4 e non 6 però diciamo che sono un misto tra i cavalieri (guerra, morte, pestilenza e carestia) e i sigilli: (guerra, crisi economica, persecuzione dei cristiani, terremoti, pestilenze e carestie e la venuta di qualcuno che guiderà tutti verso la fine, se non ricordo male sono queste) praticamente i nostri Sevenfold sono coloro che porteranno queste cose e quindi ho deciso che saranno i cavalieri nonostante il numero errato.
Perdonatemi. ç______ç
Ringrazio con tutto il cuore le 35 persone che hanno recensito i precedenti capitoli, grazie davvero.
e ringrazio le 11 persone che l'hanno messa nei preferiti, la persona che l'ha messa nelle ricordate e le 15 persone che l'hanno messa nelle seguite. Mi date la forza e il coraggio per continuare a scrivere.
non smetterò mai di ringraziarvi. <3
E soprattutto ringrazio te, persona che stai leggendo (spero) queste note inutili.
Con taaanto amore.
AlisGee. <3

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Capitolo 6
*** This shining city built of gold. ***


 

- This shining city built of gold,

a far cry from innoncence.-

 

 

Avrei dovuto pensare in questi tre giorni.

E l'ho fatto, da quando Zacky mi ha lasciato davanti a casa mia non ho fatto altro che pensare.

Ho pensato a Zacky, alle sue stupende, carnose, rosee labbra, a come sarebbe stato baciarle ancora. E ancora. Per sempre.

Si perché io sono uno dei sei cavalieri dell'apocalisse. Sono un mostro, sono umana.

Sono in pericolo, sono un arma. Perché io sono il numero sei, sono la più potente e la più temuta.

Le sorti del mondo intero pesano sulle mie spalle e sulla mia scelta.

Mentre rifletto sui pensieri che ho fatto in questi giorni oltre alle labbra di Zacky sento come una scossa che mi percorre la schiena e per un attimo mi è sembrato di pensare a tutt'altro, più pensieri insieme e una calma mi ha pervaso.

Sento bussare la porta e senza aspettare il mio okay vedo entrare mia zia.

-Ciao Rebecca... Possiamo parlare? Non rimane molto tempo...-

La guardo in un misto tra rabbia e non lo so, sicuramente non le avrei detto “Massì zia, facciamoci quattro chiacchiere sulla fine del mondo, sul fatto che amo quello che per te è un demone e che io stessa sia un demone, sempre secondo te.”

-Zia se vuoi farmi la predica ti dico già che so tutto, e per tutto intendo proprio tutto. Sono la guardiana e l'eletta, cioè il sesto cavaliere. So che devo scegliere e so che tu sei l'ultima guardiana. So tutto e so già cosa scegliere.-

-NO CHE NON LO SAI! Loro ti vogliono solo usare, ti uccideranno appena potranno e ci sarà la fine del mondo, i demoni domineranno la Terra. Ti rendi conto che stai facendo la scelta sbagliata? STAI SCEGLIENDO IL MALE!!-

Mia zia mi urla contro, forse pensa di farmi paura? Non lo so.

Inizia a singhiozzare come una bambina, sedendosi sul mio letto cerca di asciugarsi le lacrime.

-Non c'è più molto tempo... Morirò a breve, mi uccideranno. È inevitabile.-

-Zia... Chi ti ucciderà? Zacky? Chi?!?-

Lei guarda oltre di me, gli occhi le si fanno trasparenti, vedo riflesso dentro i suoi bulbi un vortice grigio, delle persone, dei paesaggi.

-Non lo so. No, non sono loro. Ma loro vogliono te. Ti prego, scegli il bene.-

-Zia, certe volte il bene e il male non sono così diversi. Nel mondo non c'è una vera distinzione tra bianco e nero, è tutto grigio. Quello che può essere bene per te potrebbe essere male per milioni di altre persone e viceversa. Io faccio la scelta che per me non è ne bene ne male. Sono il grigio. Il bene e il male dipendono dalle convinzioni degli uomini.-

Mia zia sospira e scuote la testa. Si è rassegnata, sa che non demorderò mai.

-Lo ami davvero?-

-Tantissimo, è il primo ragazzo per cui provo dei sentimenti così forti.-

Lei punta i suoi occhi nei miei e mi costringe a sostenere lo sguardo, poi mi passa una mano dietro la testa per accarezzarmi.

-Okay, se questa è la tua scelta... Solo: sta' attenta. Mi mancherai tantissimo.-

Mi abbraccia e fa per andarsene.

-Zia, non si può fare niente? Deve succedere per forza?-

-Si, mi dispiace tantissimo. Non voglio lasciarvi. Ma ti prego, non dirlo ne a Charly ne allo zio.-

Io mi stringo a lei ancora per un po', come farò senza di lei? Come farà Charly? E lo zio?

-Va' da loro, cerca di passare più tempo possibile con la tua famiglia. Ti voglio bene nonostante non condivida il tuo pensiero, te ne voglio molto.-

Lei tira su con il naso e si asciuga frettolosamente le lacrime.

-Anche io.-

Si allontana da me per poi sparire dietro la porta della mia stanza.

Rimango sola un'altra volta.

Mi butto sul letto con tanto di sospiro alla “che palle, e ora che faccio? Sembra tutto così surreale”

e affondo la testa nel cuscino.

-Reeeeeeeeeeeeebeeeeeccaaaaa!!!-

Vedo la mia biondissima cuginetta entrare come un ciclone in camera per poi mettersi a saltellare per la stanza come una bambina di cinque anni davanti a un cono gelato.

-Che c'è?-

Proprio non riesco a fare anche solo finta di essere felice. Sapendo quello che accadrà non riesco a stare tranquilla.

-Mamma ha detto che oggi ci porta al concerto dei Sevenfold!!-

Okay, non me lo aspettavo.

Un sorriso, questa volta sincero, mi si apre sul volto. Non ho mai visto Zacky suonare ma dev'essere fantastico nonostante io non ascolti Heavy Metal.

-Ah, si? E dove suonano? Spero non nel loro pub perché quello non è davvero consigliabile per una famigliola felice.-

-No, no. Suonano alla festa del paese. Non hai visto tutti i volantini? Sono gli headliner della serata!!-

Oh certo. Come se essere headliner della festa di Huntington Beach sia una cosa importantissima.

Comunque è sempre meglio di niente per dei cavalieri ultraterreni. Cioè, Gesù sarà anche riuscito a convertire un milione o più di persone ma non è mai stato capace di riempire intere sale solo con il potere della sua voce.

Beh, si potrebbe anche fare.

-Ma come, Zack non te l'aveva detto? Comunque, vieni o no?-

-Mhm potrebbe avermelo accennato, ma non parliamo di queste cose quando usciamo. Beh, se me lo chiedi così allora ci sto.-

Lei sorride e torna a saltellare per la camera in cerca di una maglietta da mettere.

-Eh se, se, se... Tu ci vieni solo per vedere lui, dì la verità!-

Sghignazzo sotto i baffi scuotendo la testa ma subito il sorriso muore sul nascere. Adesso la vedo così sorridente, felice ma domani... Domani come farà? Sarà spezzata dal dolore, crederà che non ci sia un posto per lei nel mondo. Senza la sua mamma si sentirà persa.

E io lo so. La consapevolezza che domani vedrò due delle persone che più mi vogliono bene spezzate dai singhiozzi e dal pianto mi distrugge.

E non si può fare niente per evitarlo.

Oppure si.

Io sono l'essere più potente del mondo, dell'universo, del paradiso e dell'inferno. Io sono il numero sei, cazzo!

Io posso salvarla!

E ci sarà un domani per tutti, per me che non avrò questo peso sulla coscienza, per Victoria che abbraccerà ancora i suoi cari e per lo zio e mia cugina che riusciranno ad apprezzare il sole della California senza rimpianti.

 

 

Victoria, Charly e Alfred* sono usciti a cena, io invece mi sono rintanata in camera mia a pensare al modo di salvare mia zia. Li avrei raggiunti alle dieci in piazza, all'inizio del concerto.

Ora siamo solo io, il mio computer e un trancio di pizza farcita che sta per finire nel mio stomaco.

Mi sono ripromessa che avrei salvato mia zia, ma come? Come?

Non so nemmeno come faccio a fare uso dei miei poteri, fino a tre giorni fa non sapevo nemmeno di averli, dei poteri.

Cioè non credo che basta che schiocchi le dita per far apparire una spada infuocata stile Star Wars.

Do un'occhiata all'ora e mi accorgo che è già passato un bel po' di tempo, sono le nove meno dieci.

Così decido di spegnere il pc e iniziare a prepararmi con una bella doccia che non è raccomandabile fare appena si ha mangiato un bel trancio di pizza ma fa niente. Non morirò mica, sono immortale.

Rido persino da sola delle mie squallide battute che non potrei mai fare di fronte a persone normali.

Mi infilo sotto la doccia velocemente e cerco di fare più in fretta possibile, quando esco mi metto un asciugamano intorno al corpo e lascio i capelli ancora bagnati sciolti sulle spalle.

Quando rientro in camera sento che c'è qualcosa di strano.

È inquietante come una stanza, la tua stanza possa cambiare da un momento all'altro.

Il computer che avevo lasciato sul letto ora è sulla scrivania e i vestiti sono piegati bene.

Ma sono pazza o li avevo spostati prima?

Il cervello inizia a farmi brutti scherzi, è impossibile che qualcuno sia entrato, (poi da dove?) sia uscito e non abbia fatto il minimo rumore.

Dio, sto diventando paranoica.

-Pazzesco...-

Scuoto la testa e torno a frugare nell'armadio in cerca di qualcosa di carino da mettermi.

Shhhhh.

Aaammhhssssd

Faaaaamisshedd.

Ma che cazzo?

Mi volto di scatto, ancora quel sibilo. Quando lo sento vuol dire che sta per capitare qualcosa di brutto.

BUM.

Perdo un battito al cuore, mi volto di scatto verso la provenienza del rumore e vedo la finestra aperta che sbatte.

Era già aperta?

Oddio, oddio, oddio. Qualcuno è entrato dalla finestra. E se volesse uccidermi? No, improbabile. E se volesse uccidere la zia? Ma lei non c'è.

Forse è solo uno scherzo della mia mente, la paura di essere sola, il computer spostato, i miei dubbi... Forse sono solo molto molto nervosa.

-Dio...-

Tiro un sospiro per calmarmi. Respira, Rebecca, respira. Era solo una coincidenza.

Ecco, prendo una maglietta azzurra con sfumature blu scure molto carina, con le maniche larghe che scendono sulle braccia lasciando scoperte le spalle.

-Mhm... Quella sarebbe perfetta.-

Non penso nemmeno a cosa, o meglio chi, potrebbe essere e mi metto a urlare, lanciando tutto quello che mi capita sotto mano tra cui una scarpa, dei vestiti e qualcos'altro di non identificato.

Mi fermo solo quando la figura che ha parlato mi afferra per i polsi così bloccandomi contro l'armadio.

Io chiudo gli occhi e mi divincolo cercando di morderlo o di scalciare lì dove non batte il sole.

-Ehi... Ehi, calma. Sono io. Brian, vengo in pace.-

Brian? BRIAN?!?

Dio, io lo ammazzo, appena capisco come usare i miei poteri lo ammazzo.

-Cazzo fai a casa mia? Ti diverti a farmi morire d'infarto?-

Lui ride, sento il suo respiro sfiorarmi la pelle da quanto è vicino. Io non lo guardo in faccia, tengo lo sguardo basso, sui miei piedi e sulle sue Vans nere e grigie.

-Pensavo ti saresti fatta qualche risata, non pensavo di terrorizzarti. Comunque avevo voglia di fare quattro chiacchiere con te. È vietato?-

-Dio, farmi impazzire non è divertente. E sì, è vietato se irrompi in casa mia dalla finestra facendomi venire un colpo. Ora mollami o ti spacco in due.-

Lo strattono un po' per farmi lasciare ma lui sembra non voler collaborare.

Così, immobilizzata e intrappolata dalla sua massa di muscoli mi sento impotente, ora si che mi inizia a far paura.

-Br-Brian... Lasciami, dai.-

Dico quasi in un sussurro.

E lui lo fa, improvvisamente mi molla le mani e si volta verso la finestra da dove è venuto passandosi una mano tra i lunghi capelli castani.

Una volta libera mi stringo nell'asciugamano come se solo con l'aiuto della stoffa potessi proteggermi dal male che c'è fuori. O vicino a me. Brian.

-Senti... Io lo so, hai paura di me. Lo sento. Non ti sono mai andato a genio, vero?-

Si siede sul davanzale della finestra con le spalle curve e le mani strette convulsamente al marmo scuro.

-No, non è vero. È che sono stressata, sono quasi morta un po' di giorni fa, poi ho scoperto di non essere umana e ora so che mia zia deve morire a breve. Cioè, tu non saresti un po' scosso? Mhm, evidentemente no.-

Lui con un balzo torna vicino a me e mi prende il mento tra le mani così che possa guardarlo negli occhi. Neri. Neri e profondi come un pozzo, come se quel pozzo fosse una barriera che non fa trapelare nulla.

-Tu pensavi fossi venuto per uccidere tua zia? Comunque non morirà per opera di qualcuno che conosci. Muore perché quando una guardiana scopre di essere tale il suo predecessore non ha più uno scopo e quindi se ne va.-

Punto i miei occhi grigi, così freddi nei suoi tornati castani, roventi. Non sono come quelli di Zacky: dolci, calorosi ma sono più selvaggi, instabili.

-No, non pensavo nemmeno fossi tu e comunque non ho mai pensato foste voi a volerla morta. Ma tu non hai un concerto tra poco? E Zacky sa che sei qui?-

-Zacky non è il mio padrone, non deve sapere ogni mia mossa. Perché lui?-

Mi risponde e successivamente chiede con tono freddo. Come se parlasse di uno sconosciuto e non di un suo amico.

Si siede sul letto e si mette a giocare con una pallina di spugna trovata su un mobile vicino.

-Perché lui cosa?-

-Perché hai scelto lui e non... Boh, Jimmy, Matt...?-

Prendo i vestiti che avevo scelto e mi sposto in bagno senza pormi il problema di un Brian coglione che entra mentre sono mezza nuda. Stranamente sento come un legame che mi unisce sempre di più a loro. Ma non una cosa tipo magia o robe simili è proprio emotivo, creato da me e da loro non da dei poteri mistici di dubbia provenienza.

Però la sua domanda si che mi lascia a bocca aperta. E a lui che gliene frega del perché io abbia scelto Zacky, che poi non l'ho scelto. È stato... “amore a prima vista”, diciamo.

Mentre mi pettino e finisco di sistemarmi la maglietta azzurra penso a cosa rispondergli.

-E tu perché me lo chiedi? Non sarai mica geloso?-

Chiedo mentre faccio la mia entrata nella mia stanza. Lui sbatte velocemente le palpebre e incrocia le braccia al petto mettendo in mostra i suoi bicipiti.

-E certo, come faccio a non essere geloso di uno splendore come te?-

Si alza e mi raggiunge, visto che mi supera in altezza devo guardare verso l'alto per vederlo in faccia. Sorride malizioso.

Ecco, adesso anche questa ci voleva.

-Brian... St-stai scherzando, vero?-

Lui scoppia a ridere portandosi le mani agli occhi per raccogliere le lacrime che versa per la risata.

-Oh, guarda: sei una delle ragazze più belle che abbia mai visto, davvero. Sei uno splendore... Ma non sei il mio tipo, decisamente.-

La sua frase mi lascia un po' delusa e non so nemmeno perché, lui non mi piace. Io amo Zack. Solo lui. Allora perché?

Detto questo torna a ridere come un matto per poi tornare serio. Io lo guardo con un misto di rabbia, felicità, simpatia e irritazione nello sguardo.

-Però devi sapere una cosa, da quando hai scelto noi...-

-E chi ti ha detto che ho scelto voi, io non ve l'ho ancora detto.-

-Se mi fai finire ti spiego. Quando ci hai scelto davvero non c'era bisogno che tu lo ammettessi a te stessa o a noi perché l'hai sentito, pace, amore e tanti... Tantissimi pensieri. Se te ne sei resa conto è stato in quel momento che ci hai scelti davvero. I pensieri che hai sentito erano i nostri. Comunque in quel momento, infatti, si è creato un legame tra te e noi cinque. Ero venuto solo per dirti questo e per avvertirti.-

Lo guardo stranita, adesso si spiega tutto.

Lui mi prende la mano e mi fa piroettare in mezzo alla stanza, questo gesto mi fa scoppiare a ridere, lui è divertente. E bello.

Anche se ha gli occhi completamente neri per via della sua natura, che non si disturba a nascondere, è decisamente bello.

No, ma che cazzo dico? Lui è Brian Haner, non è bello. Cioè, si, è un bellissimo ragazzo e tutto ma non è quel tipo di bello. Quel bello è solo ed esclusivamente Zacky. Il mio Zacky.

-Per avvertirmi di cosa?-

-Di te. Di quello che potresti provare. Il legame ci unisce come mai tu ti sia legata prima ad una persona. Se non lo sai controllare potrebbe mandare a monte la tua storia felice con Vee. Attenta a non innamorarti di me, dolcezza. Beh, la cosa positiva è che ha effetto anche su di noi, il legame.-

Detto questo sparisce in un soffio di vento.

Non mi da il tempo nemmeno di chiedergli che voleva dire.

Se ne va e mi lascia con un dubbio atroce.

Lo odio, lo odio con tutta me stessa.

Ti sento. Non dire bugie, non mi odi... Se no non sorrideresti come un ebete come stai facendo ora.”

Lo sento nella mia mente, mi ha parlato nella mente. E in effetti ha ragione, sto sorridendo come un ebete.

Mi riscuoto e dopo aver preso tutto il necessario per uscire mi avvio verso l'ingresso con le chiavi di casa in mano, pronte a chiudere la porta.

Questo legame dev'essere davvero forte.

E se volessi rispondergli? Devo solo fare un pensiero e indirizzarlo a lui?

Mi dovranno insegnare ogni singolo trucchetto e intanto gli indirizzo un solo pensiero: “scemo.”

Essere cavaliere inizia a piacermi.

 

 













 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*Anche se all'inizio non l'ho chiamato così ora si chiama Alfred perché non riesco a trovare il primo nome. Scusate. xD



Eccomi...
Scuuuuusatemi per il ritardo, vi prometto che non dirò più che aggiornerò presto.
Però con l'inizio della scuola e tutto... Dio, sono in una classe di imbecilli -______-
Comunque... Spero che questo capitolo vi piaccia, non ho il tempo di ricontrollarlo ma spero non ci siano molti errori...
Voglio ringraziare tutte le persone che hanno recensito e hanno inserito la storia nelle liste, io vi adoro e un giorno, uno dei prossimi capitoli, vi ringrazierò una ad una. Prometto. Io vi adoro!
Okay, credo di avervi detto tutto...
Uh uh uh... Vi piace questo Brian così... Ehm... Si, come sempre... Quanto adoro quell'uomo...SPOILER TIME#  Comunque diciamo che nei prossimi capitoli parlerò un po' delle storie dei ragazzi... Credo inizierò da Jimmy... Aspettatevi di tutto!
Con tanto amore
La vostra Alis. <3

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Will weep and mourn this loss with her sins piled to the sky ***


 

-Will weep and mourn this loss

with her sins piled to the sky.-

 

 

 

Appena metto piede nella piazza il suono si fa più nitido e la gente si va ammassando verso il palco allestito per il concerto.

Gente che beve, gente che mangia, gente che fuma e gente che va a ritmo di musica, sono tutti stretti nello spazio davanti al palco.

Poi sposto lo sguardo lì e li vedo. Vedo lui, il mio Zacky che suona... Divinamente.

Mi tengo abbastanza in disparte, lontana da loro così che possa vederli meglio senza essere spintonata da quei caproni che pogano come pazzi.

Una canzone abbastanza energica finisce e nel silenzio temporaneo creatosi nella piazza si riesce a sentire meglio tutto il casino fatto dalla gente.

Matt se la cava benissimo, oltre a cantare intrattiene con energia e simpatia il pubblico che lo ama.

Finisce la battuta e annuncia la prossima canzone: Seize the Day.

Questa è per te, amore.”

Anche se siamo lontani riesco a sentire i suoi occhi chiari puntati su di me, sorrido commossa.

Oltre che a dedicarmi una canzone mi ha chiamata amore, è la prima volta.

Solo per questa canzone mi faccio spazio tra la folla per essere più presente.

Syn e Vee attaccano con la chitarra e Jimmy e Johnny con la batteria e il basso.

La melodia non è potente come la canzone precedente, anzi, è molto dolce e leggera.

-Seize the day or die regretting the time you lost. Is empty and cold without you here, to many people to ache over.-

La cosa più strana è che questa prima strofa non la canta Matt ma bensì proprio Zacky.

Ha una voce molto meno nasale e più “normale” di quella di Matt ma è comunque bellissima.

La canzone è fantastica... Romantica, una di quelle che se la senti dal vivo vedi tutti i fans che si abbracciano, non importa chi hai vicino, e con l'accendino o il cellulare si mettono a ondeggiare da destra a sinistra e viceversa mentre intonano tutti insieme la canzone.

Poi arriva il momento dell'assolo di chitarra e Matt fa cenno a Brian che si mette al centro del palco per iniziare a muovere le mani sulle sei corde della sua chitarra nera a strisce bianche.

-So, what if I never hold you, yeah, or kiss your lips again?-

Canta Matt con voce graffiante e tutti gli altri che ripetono le sue urla.

Poi finisce anche questa canzone ma non fanno un'altra pausa, attaccano subito con un'altra più potente e veloce.

-This shining city built of gold, a far cry from innocence...-

L'avevo già sentita, è quella che parlava di una ragazza e della bestia, mi pare. No, questa non mi piace, fa troppo casino anche se il ritmo è buono, è ballabile.

Torno al mio posto, appoggiata al muro abbastanza lontana dal resto della gente quando un ragazzo mi urta facendomi quasi cadere.

-Ehi! Sta' più attento... Coglione!-

Dico quasi tra me e me sicura che non mi possa sentire.

Invece il biondo vestito con una maglietta nera e dei pantaloni corti di jeans torna da me e mi prende per il collo sollevandomi da terra e appendendomi al muro.

-Che cosa hai detto, puttanella? Come mi hai chiamato? Non ho sentito.-

Mi stringe così forte che non riesco quasi a mandare giù la salvia.

-Ho... Ho detto che sei un coglione!-

I suoi occhi si fanno gialli, rossi e arancioni, color del fuoco e delle fiamme. Cerco di spingermelo via ma non riesco, è troppo forte. Chi è davvero? Cosa vuole da me?

-Chi sei?-

-Oh, non importa chi sono io. Importa chi sei tu. E ora se verrai con me tutti saranno felici e non succederà niente di male. A nessuno, nemmeno alla tua famigliola felice. Ma se no...-

Si mette a ridere come un pazzo mentre il gruppo continua a suonare, mentre Zacky continua a suonare ignaro di quello che sta succedendo.

E se non lo seguo, ha detto, farà del male alla mia famiglia. Non posso permetterlo.

-Che fai, non mi insulti più? O sei troppo presa dalla tua canzone, quella che ti hanno scritto i tuoi amichetti?-

-Ma di che parli?-

-Non senti? La bestia, la puttana, babilonia che cade e tutti i peccatori moriranno. Parlano di te, di loro e dell'apocalisse. Non lo sapevi? Sei solo la loro puttana.-

E qua m'incazzo. Voglio solo ridurlo a brandelli con le mie mani. Ma lui mi tiene stretta nella sua presa mortale.

Non so come, non so perché ma l'unica cosa che mi viene da fare è urlare nei pensieri aiuto a Zacky, Brian, Matt, Jimmy e Johnny.

E non so come ma sembrerebbe esserci riuscita, non passa nemmeno un minuto quando la terra inizia a tremare.

Colpo di fortuna? Che proprio in questo momento la linea di faglia si sia alterata e abbia colpito Huntington Beach? Non credo proprio.

La gente si dispera, corre a destra e a manca in cerca di un rifugio ma la linea di faglia sembra squarciare in due la piazza e per molta gente non c'è più salvezza, non c'è più speranza.

Anche il palco sembra cedere sotto le scosse del terreno.

Ma dei ragazzi nessuna traccia, loro si saranno già messi al riparo.

-Cosa... Cosa succede? Smettila. Falli smettere subito!-

Il pazzo mi lascia andare e cerca di coprirsi le orecchie con le mani ma il dolore che prova non si ferma così.

Un' ombra passa velocissima vicino a me e, quasi mi sento sfiorare una guancia, scaraventa verso uno degli squarci il biondo che ci cade dentro urlando vendetta.

C'è disperazione tra la gente che corre, eppure io sono così calma.

Urla, sangue, paura.

Potrei fermare tutto questo... Se solo lo volessi.

Non sono cattiva ma giusta. Chi di questa gente, di quella presente in questa piazza si merita davvero un'altra possibilità?

Probabilmente nessuno, tutti sono peccatori qui, in questa città del male.

E ora è giunta la resa dei conti, sono piegati in ginocchio e si strappano i capelli dalla disperazione, le loro preghiere, le loro urla si elevano verso il cielo in cerca di clemenza.

Ma non sanno che non troveranno niente.

E poi tutto finisce di colpo.

Il silenzio è padrone.

Come se il mondo messo a conoscenza di questo segreto taccia per non urlare di paura.

La gente si rialza abbattuta, disperata. Gente che si guarda intorno e vede la propria casa distrutta, il lavoro di una vita mandato al diavolo.

Gente che si abbraccia e si sussurra parole dolci, che danno la forza di andare avanti.

Perché non c'è disperazione senza speranza.

Mi aggiro per la piazza attenta a dove metto i piedi, in cerca della mia famiglia.

Trovo Charly e Alfred che si abbracciano. In lacrime.

Corro da loro e senza dire niente, so cos'è successo, mi stringo tra le loro braccia.

-Re... Rebecca, ma... Mamma è, non lo so. Un attimo fa era qui e... E... E... È caduta. È morta!-

Mi confessa Charly tra i singhiozzi.

Io lo sapevo e non ho fatto niente per impedirlo. Io lo sapevo.

-Lo so, non è colpa tua, vedrai: andremo avanti.-

È il massimo che riesco a dirle per consolarla. Lei mi si butta tra le braccia e inizia a piangere.

È strano, riesco quasi a sentire come si sente e non è come pensavo.

È strano.

-Ora devo andare. Vai a casa e state lì tranquilli, sia tu che lo zio.-

Li lascio soli e mi aggiro intorno al palco in cerca dei cinque ragazzi.

Una volta fatto il giro completo mi rassegno e mi siedo con la schiena contro un muro di un palazzo lì vicino.

Il respiro si spezza nel momento in cui mi sento tirare di lato, in una strada poco illuminata e molto stretta.

-Shhh.-

Due occhi azzurri pastello mi fissano intensamente. Una mano la tiene premuta sulla mia bocca e con l'altra mi fa segno di fare silenzio e di seguirlo.

-Jimmy mi hai fatto spaventare.-

Sussurro con un filo di voce mentre ci muoviamo veloci per le vie della città.

-Scusa. Dammi la mano.-

Per il resto del tragitto non parliamo, non vedo molto, solo i profili dei palazzi. Ma la mano di Jimmy mi stringe forte dandomi la sicurezza di andare avanti.

-Vieni, entra. Come ti senti?-

Appena arriviamo davanti a un portone in legno di una villetta abbastanza vecchia il più alto mi regala un sorriso splendido, che ti mette allegria anche in momenti come questi.

-Ho avuto momenti migliori...-

Mi da una pacca sulla spalla e mi invita ad entrare.

-Ciao, dolcezza! Felice di vedermi?-

Mi accoglie subito Brian con il suo sorriso sghembo.

Dopodiché anche gli altri mi salutano e Zacky in un secondo mi raggiunge e mi stringe tra le sue braccia.

-Ti amo.-

-Anche io.-

Questo è uno dei motivi del perché ho scelto loro.

Non ho scelto il male, né l'inferno... No. Io ho scelto semplicemente le persone di cui mi sono fidata al primo sguardo.

-Ehm... Non vorrei interrompervi ma... Ecco, dobbiamo parlare.-

Mi volto e vedo Johnny abbastanza imbarazzato che si gratta un lato rasato della testa.

Sono ancora truccati e vestiti per il concerto, cioè non molto diversamente dal solito e sono piuttosto agitati.

-Okay. Ditemi tutto.-

-Bene, tua zia è morta.-

-BRIAN!!! Cazzo, avere un po' più tatto no, eh?-

Sia Matt che Zacky ammoniscono Brian per la sua semplicità nel dire le cose, non mi da fastidio che me l'abbia detto così. Ormai è successo, non posso tornare indietro.

-Allora, quel tipo che ti ha toccato, che ha osato toccarti è un... Beh, un nemico. Sai, il potere che hai lo cercano molte creature. Buone e... Cattive, sì.-

Sembra di tornare indietro, al giorno in cui mi hanno confessato che erano quello che sono.

-E quello era cattivo. Ma è finito, marcirà nelle fiamme dell'inferno per sempre. Sai, il terremoto l'ha causato proprio Brian. Ti ricordi dei sigilli? Ecco Brian è il padrone del primo sigillo.-

Sposto lo sguardo sul moro che mi guarda sorridente come se mi avessero detto che ha fatto una torta al cioccolato buonissima.

-Ma... Ma quindi ognuno di voi è padrone di una calamità, sigillo o quel che è?-

Johnny annuisce convinto.

-Esatto, Brian è il cavaliere portatore del primo sigillo, cioè dei terremoti e delle calamità naturali. Io sono quello della persecuzione dei cristiani. Matt è il cavaliere della guerra. Zacky è addetto alle epidemie, carestie e varie crisi economiche e Jimmy è la morte. Tu, come ti abbiamo già detto sei il settimo sigillo, il sesto cavaliere, colui che guiderà la fine dei tempi.-

Okay, man mano che ci incontriamo capisco sempre di più. Poi Johnny è un ottimo insegnate. Solo, mi chiedo come un ragazzo come lui, bassino, un po' fragile, possa essere proprio il sigillo della persecuzione dei cristiani, uno dei più crudeli e brutti. Bene o male gli altri rispecchiano i loro sigilli, Zacky si vede dalla sua pallidezza, dal rossore intorno agli occhi che sembra quasi una malattia che si occupa delle carestie ed epidemie. Matt con la sua massa di muscoli rispecchia perfettamente la guerra, la fisicità. Brian e la sua instabilità, che ho visto poco prima nella mia stanza, dimostra come la terra si può spaccare sotto i nostri piedi. Jimmy... No, Jimmy non può essere la morte.

Solo guardandolo negli occhi vedi in lui la voglia di vivere che molto probabilmente nessun altro ha, i suoi occhi ti parlano.

Beh, forse anche nella loro “specie” ci sono delle eccezioni.

-Ah... Okay. Solo, io imparerò a usare i miei poteri con il tempo o devo allenarmi o cose simili?-

-Tranquilla, ti aiuteremo noi ad usarli e... Ah, mi sono dimenticato di dirti che nell'apocalisse ci sono anche le sette trombe e le sette coppe con dentro l'ira di Dio, seh vabbè... Comunque sono dei poteri secondari che abbiamo per alterare la terra dopo i sette sigilli, e sono tutti simili: muore un terzo degli animali nel mare, nei laghi e nei fiumi, sulla terra, oscuramento del sole e della luna... Cose così. L'unica cosa importante è il suono della settima tromba. La tua. Quando un essere divino scenderà sulla terra per sterminare un terzo dell'umanità. Tu.-

Oh ma che bello.

Oggi è una giornata davvero bella, devo dire.

Prima muore mia zia, poi Brian mi fa venire un infarto, un tizio mi vuole uccidere o cose simili, un terremoto creato da Brian devasta la città e ora sono anche destinata ad ammazzare un terzo della civiltà terrestre?

Ma bene. Salto di gioia, non vedo l'ora!

Stai tranquilla. Finché non sarai pronta non dovrai fare niente. E per il resto... Ci pensiamo noi, ti proteggiamo noi e ti aiuteremo noi. Tranquilla.”

Guardo Zacky che mi fa un cenno di assenso come per marcare di più il suo “ordine”.

Io gli sorrido in rimando, quando ci sono loro nei paraggi, tutti loro, mi tranquillizzo. Si, mi danno un senso di pace quei cinque.

-Scusate... Solo una cosa che sono impaziente di capire e usare: il pensiero, come fate? La mia voce la sentirete uguale a quella che ho adesso?-

-Allora, in teoria basta che dirigi intensamente un pensiero a una persona in particolare. La tua voce rimarrà invariata. Però devi stare attenta perché funziona anche con gli umani e se vuoi... Che ne so... Far paura a qualcuno è meglio se mascheri la voce pensando ad un timbro che non ti appartiene. Per motivi di sicurezza, ovviamente. Ah, e c'è anche uno scudo nel caso non voglia far sentire i tuoi pensieri a orecchie indiscrete. Basta che pensi a una corazza e tutto rimarrà tra te e la persona con cui... Pensi.-

Okay, almeno questo dovrebbe essere facile.

Johnny sorride raggiante ogni volta che mi spiega qualcosa di nuovo, dovrà fargli piacere. Beh, non credo abbiano rivelato molte volte la loro natura. Ne andranno orgogliosi.

Mentre provo a pensare qualcosa a uno dei ragazzi sento il campanello suonare, ma chi cazzo è a quest'ora? Qui poi...

Matt va ad aprire ma subito richiude la porta con un tonfo sordo e Brian e Zacky si alzano nello stesso momento.

-Che c'è? Chi è? Che succede?-

-Niente... Un imprevisto, ce ne occupiamo noi, Jimmy la porti a casa?-

-Okay, Vieni piccola.-

Jimmy mi raggiunge e mi cinge la vita guidandomi per le stanze malmesse dell'abitazione fino a raggiungere un'uscita secondaria che da sul parcheggio vicino alla piazza. Noto subito la bella macchina di Zacky e Jimmy mi fa cenno di salire.

-Che sta succedendo, Jimmy?-

Lui mi rivolge un'occhiata veloce e poi torna a concentrarsi sulla strada che scorre veloce sotto le ruote dell'auto.

-Sono venuti a cercarti, gli amici di quello che ti ha bloccato al concerto. Un imprevisto, niente che non si possa risolvere.-

E mi regala uno dei suoi soliti sorrisi bambineschi che fanno a botte con lo sguardo serio e un tantino corrucciato.

È un bel ragazzo anche lui, potrei dire bellissimo: alto, occhi chiari e capelli scuri, fisico asciutto.

Ed è la morte fatta a persona, letteralmente.

-Jimmy... Tu sei nato così?-

-Così come?-

-... Morto... Cioè, sei nato già con i tuoi poteri e tutto il resto?-

Lui parcheggia davanti a casa mia ma non scende e non fa scendere nemmeno me, solo, si slaccia la cintura.

-Mhm... No. All'inizio, quando tutto fu creato, ai tempi dell'Eden, noi eravamo là. Vivevamo in sintonia con l'universo, amavamo il Signore più di ogni altra cosa, tutto era bello e puro e nessuno si lamentava di niente. Era tutto perfetto.-

Vedo una lacrima scorrergli lungo la guancia per poi finire sul mento e infrangersi sui suoi pantaloni, lasciando dietro di sé una scia lucida e bagnata.

-Mi... Mi dispiace. Eri felice là?-

-Si... Eravamo tutti felici. Io ero biondo all'inizio, sai? Biondo, con gli occhi azzurri e tanta voglia di vivere. Ma a Dio non piaceva il mio comportamento, per Lui ero troppo attaccato alla vita, alle persone e ai sentimenti che provavo per esse.-

Fa una pausa seguita da un respiro profondo, si volta verso di me e riprende a parlare.

-Così quando ci fece cadere mi punì dandomi il compito di vivere sulla Terra, quel posto arido e pieno di odio e peccati, togliendo la vita a chi se lo meritava che per me è la cosa più assurda e atroce. Dopo millenni non ci ho ancora fatto l'abitudine. Essere la Morte è la mia punizione.-

Sentire la sua storia è stato qualcosa di atroce. Lui era un angelo, certo, questo era ovvio, c'è qualcosa in lui di angelico. Si vede.

Le sue lacrime si fanno copiose e non intende fermarle, ha ancora le mani strette intorno al volante quando mi avvicino a lui e lo stringo in un abbraccio.

-Mi dispiace... Mi dispiace tantissimo. Dev'essere terribile.-

Lui mi circonda la schiena con le braccia e appoggia il volto sulla mia spalla stringendomi forte e continuando a piangere.

È strano vedere quel ragazzone alto due metri, muscoloso e tatuato... Così fragile ma nello stesso tempo così forte, così forte da riuscire a sopportare millenni di atroce sofferenza senza mai cedere.

-Scu... Scusami, io non dovrei proprio... Mi dispiace. È meglio che vai dalla tua famiglia. Io ti sorveglierò da fuori nel caso... Beh, lo sai. Se hai bisogno di qualcosa affacciati alla finestra.-

Detto questo si asciuga in fretta le lacrime e in un nanosecondo si ritrova appoggiato al cofano dell'auto con le braccia incrociate.

Lo raggiungo e mi metto davanti a lui nella sua stessa posizione: rigida con le braccia incrociate.

Punto i miei occhi nei suoi che sono ancora arrossati per il pianto.

-Jimmy... Trasformati.-

Lui sgrana gli occhi blu cristallo e mi guarda storto scuotendo la testa.


























 

Ciao gentaglia...
Mi scuso subito se ultimamente aggiorno le mie storie dopo anni... Ma la scuola è davvero sfiancante, torno a casa alle 3.15 e mi metto subito a fare i compiti...
Comunque... Che ve ne pare di questo capitolo?
Ehm... E si, lo so che dovevo iniziare a parlare del passato di ogni personaggio.... A partire da Jimmy, ma se lo facevo ora diventavano capitoli troppo lunghi... Allora li ho divisi ma tranquilli, non tarderà ad arrivare.
Ringrazio tutti utti utti...
Siete la mia GIUOIA <3
Soprattutto ringrazio chi legge, le anime pie che trovano il tempo di recensire e le adorabili persone che mettono/hanno messo questa storia nelle liste.
Spero di postare presto.
Bacioni.
Alis. <3

 

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Capitolo 8
*** Fallen now is Babylon the Great. ***


 

Fallen now is Babylon the Great.

 

 

 

 

Lui scoppia quasi a ridere dalla sorpresa, ma non la solita risata. Una risata isterica.

-Cosa?!? No. No, no, no.-

-Per favore.-

-No. Perché vuoi vedere un mostro?-

Lo fisso quasi implorante. Vedere Matt trasformato potrebbe essere inquietante, vedere Brian trasformato potrebbe sembrare mostruoso. Vedere Zacky in altre sembianze potrebbe farlo sembrare più minaccioso.

Ma Jimmy, no, lui non può essere un mostro nemmeno se trasformato.

-Tu non sei un mostro. Per favore, se sono una di voi devo vedere come siete davvero.-

Lui annuisce sconfitto, si toglie la maglietta e me la lancia.

In meno di un attimo la visione cambia, non è più il Jimmy che c'era sulla spiaggia... È la Morte.

Mi ritrovo davanti un ragazzo a petto nudo, capelli corvini e pallore disumano.

Ha ancora tutti i tatuaggi ma sono un po' più sbiaditi.

Cosa cambia, allora?

È come se il suo spirito fosse cambiato. Non so è qualcosa di strano.

Lui si avvicina a me e mi prende il viso tra le mani costringendomi a guardarlo negli occhi.

Ecco cos'è. I suoi occhi sono cambiati, come quelli di Zack... Ma non sono neri. Sono blu, completamente blu.

Quasi blu metallici, quasi come elettrici.

La pupilla si perde nell'iride e viceversa.

Con sfumature più chiare e più scure che si mischiano in un vorticare di colori bellissimi, ci sono anche scagliette gialle che fanno contrasto con il colore predominante.

Sembra uno squarcio di cielo dopo una tempesta, è un portale che mostra un piccolo pezzo di paradiso.

È bellissimo.

Non bello come potrebbe essere giudicato “figo” dalle ragazze di oggi. È di una bellezza etera, quasi divina, la maggior parte delle persone qua sulla terra non la capirebbe nemmeno perché non è una bellezza solo fisica ma c'è qualcosa di più, che nemmeno io ora come ora riesco a riconoscere.

-Guardami, sono un mostro...-

-Non... Non è vero, sei bellissimo.-

Lui mi guarda sconsolato e con un sospiro si volta e si piega in avanti, quasi formando una gobba, per tirare la pelle e mostrare bene la schiena.

Un grande sfregio, come una cicatrice ormai vecchia è padrone della sua pelle, si espande su quasi tutta la parte superiore della schiena formando una “V” rovesciata e coprendo il tatuaggio rosso.

D'istinto allungo una mano verso quell'orrore e appena la sfioro mi sento precipitare.

 

Urla.

Vedo un posto che non ho mai conosciuto, gente che non ho mai visto.

Altre urla, riconosco la voce di Jimmy e quella di Zacky, il mio Zacky che urla disperato.

Vedo un cielo squarciato a metà. E poi il fuoco, le fiamme. Il dolore della perdita di una parte di sé.

Il terrore, persone dilaniate dal terrore, la loro bellezza è sparita per lasciare posto a smorfie di paura.

Poi un tuono... E la caduta, tutti precipitano nel buio, lontano dalla luce e così anche io mi sento cadere ne più buio e profondo dei meandri. E ancora urla, piume bianche che si perdono al vento, urla di ragazze e ragazzi la cui voce dovrebbe essere cristallina come poche.

E Poi il dolore. Tanto dolore.

Un dolore che mai prima d'ora avevo provato.

Un dolore antico che non mi appartiene.

 

Poi tutto finisce.

Jimmy mi sorregge tra le sue braccia e mi guarda severo. Non è ancora tornato normale.

-Non. Farlo. Mai. Più. MAI!-

Mi dice a denti stretti a un centimetro dal volto. I suoi occhi sono più brillanti del solito, accecati dalla rabbia e dal dolore.

-Cosa hai visto?-

Il mio sguardo è perso dietro di lui, le sue ali...

Dalla cicatrice sulla schiena sono spuntate come due ossa, non so come definirle, sembrano due rami nodosi e vecchi, quasi rovinati.

Non sono molto ampie e non... No, non sono per niente come le si descrive nei libri, candide e bianche o, in caso di demoni, nere e lisce come quelle dei pipistrelli. No, queste sono il dolore, la distruzione.

È impossibile descriverle.

Sono scure e logore, le poche piume che sono rimaste attaccate sono nere o marroni e sporche di sangue come il resto delle ali.

Come... Come se gliele avessero tagliate.

-Rebecca... Cosa hai visto?-

-Non lo so... C'erano urla, fuoco, terrore... Era orribile. E... E urla, tutti urlavano mentre precipitavamo, stavamo cadendo... Poi tutto è finito.-

Lui sospira quasi sollevato ma sempre con un'ombra nello sguardo.

-Era la caduta. Hai visto un pezzo del mio passato. Credo uno dei pezzi più devastanti.-

-Cosa è successo alle tue ali?-

Lui si guarda le spalle e, quasi sorpreso di vederle, le ricaccia dentro lasciando sulla cicatrice una striscia di sangue fresco.

-Me le hanno strappate, per un angelo è una delle cose più terribili. Per questo sono un mostro. Ora va'. Per favore.-

Me lo dice quasi implorandomi di lasciarlo in pace, allora annuisco e gli passo una mano sul braccio come per fargli sapere che per lui ci sarei stata.

Mentre mi incammino per il vialetto lo penso.

“Non sei un mostro Jim. Non per me. Per me sei ancora un angelo, lo dimostrano i tuoi occhi.”

Mi volto per vedere se ha sentito e lo vedo annuirmi mentre una lacrima, una sola, si fa lentamente strada sulla sua guancia.

Ma sorride, tristemente. Ma è comunque un sorriso.

E questo è un bene.

Appena entro in casa mia sorella mi salta addosso piangendo, affonda il viso nell'incavo della mia spalla e piange.

Piange, piange, piange.

Mio zio Alfred ci raggiunge e ci abbraccia sussurrandoci che andrà tutto bene, che andremo avanti.

Io e lui ci scambiamo uno sguardo e riesco a leggere nei suoi occhi che non è vero, non riusciremo ad andare avanti. Sarà devastante.

-Sono stanca... Che ne dite se andiamo a dormire? Eh, Charly? Vedrai che domani ti alzerai e sarà tutto okay, ti accorgerai che era solo un incubo.-

Lei tira su con il naso e mi circonda la vita, mentre io le circondo le spalle.

-Non sono una bambina, non credo a queste stronzate... Ma grazie comunque.-

Detto questo, abbracciate, ci ritiriamo in camera nostra per cercare di dormire.

-Ti voglio bene Charly.-

-Anche io.-

Vedo un piccolo sorriso affiorare sul suo volto, mi sento fortunata, sarà difficile vederne altri in questi giorni.
 

Passato: Parte Uno.

Zia Victoria Pov*

 

Mia nipote ha scelto i cavalieri, i demoni, gli angeli caduti. Mia nipote ha scelto il male.

Fino a poco tempo fa non credevo nemmeno potesse essere lei la guardiana, pensavo fosse Charlotte. Ne ero sicura. E invece no, è arrivata lei ignara di tutto ed è caduta nella trappola di quel demone di Baker.

Beh, almeno mia figlia è al sicuro... Anche se...

Il fatto che sia la sua band locale preferita non mi piace, Rebecca non li deve portare a casa, da mia figlia. La metterebbe solo in pericolo.

“Ahahahah finalmente ti farà fuori... Eheheh tu morirai. Era ora che scegliesse da che parte stare. Anche lei è una figlia del male... Ahahahah”

La voce nella mia testa mi deride, si fa beffa di me.

Morirò, lo so.

Ma per mano di chi? Non sono quei dannati a volermi morta, non l'hanno ordinato a Rebecca.

E allora perché?

Si, a lei ho detto che è inevitabile, deve succedere... Ma non è vero. Non è normale che una guardiana muoia per mano di qualcuno mortale.

E la persona che vuole ammazzarmi è mortale al cento per cento.

Guardo la mia famiglia, il mio splendido marito che è sempre stato all'oscuro di tutto, che ha deciso di prendermi così, senza fare domande e senza dirmi che non si fidava quando uscivo di notte.

E la mia adorata figliola che ho dovuto proteggere per diciassette anni, essendo io guardiana il Male ha provato a strapparmela di mano, la volevano morta.

Ma io non l'avrei permesso. Mai a nessuno.

Ci ritroviamo nella piazza insieme a centinaia di altre persone, tantissima gente balla a ritmo di musica ai piedi del palco ignara del fatto che se solo ne avessero voglia potrebbero ucciderli in men che non si dica.

Per loro è un gruppo metal come un altro, forse un po' più dotato ma comunque un semplice gruppo musicale. Non si rendono conto di avere davanti a loro la fine del mondo.

E nemmeno mia figlia sa.

-Mammaaaaaaaaa!! Ti prego, ti prego, ti pregooo!! Posso andare sotto il palco?-

Sospiro, se mia nipote dice la verità e quei mostri provano davvero simpatia per lei allora non toccheranno sua cugina. Posso stare tranquilla.

Almeno per un po'.

-Vai... Ma sta' attenta.-

-Ohhhhkay! Grazie ma', sto solo due o tre canzoni poi torno con voi.-

Prendo a braccetto mio marito e mi stringo forte a lui, questi sono gli ultimi momenti che passerò con lui, voglio godermeli.

-Alfred... Devo dirti una cosa...-

Lui mi guarda interessato, un po' preoccupato ma non vuole darlo a vedere.

-Sai... Ti ho amato dal primo momento che ti ho visto. Ti amo adesso e ti amerò sempre, qualunque cosa accada. E ti ringrazio per essermi sempre stato accanto nonostante i segreti o le spiegazioni mancate. Grazie.-

Lui sgrana gli occhi come fa di solito quando è sorpreso.

-Mhm... Come mai mi dici questo?-

-Così... Mi sono resa conto che non te l'ho mai detto direttamente, volevo metterti al corrente di come mi hai cambiato la vita.-

Lui continua a guardarmi con quei suoi occhi scuri che mi hanno fatto innamorare, stranito.

-Anche io ti amo, tantissimo... Non so come farei senza di te.-

A questa affermazione gli occhi mi si riempiono di lacrime ma cerco di trattenermi, non devo farlo preoccupare. Non devo farlo soffrire.

Ci allontaniamo un po' dal palco sempre abbracciati. Prima di sederci ad un tavolo lancio un'occhiata al palco cercando di scorgere la mia bambina.

La scossa arriva inaspettata.

Una.

Due.

Molteplici.

Si ripetono in continuazione, ad intervalli regolari.

Non vedo più niente se non la gente che scappa da una parte all'altra della piazza in cerca di salvezza.

Ma non sanno che così non concludono niente.

-Vic, vieni. Presto, corri!!-

Mio marito mi strattona per un braccio ma io non faccio altro che pensare a loro: Charlotte e Rebecca.

Corro verso il palco in cerca delle mie due bambine.

-Charly!! Charly!! Rebecca?!? Dove siete?!?-

Nessuno si volta verso di me, nessuno mi sente, nessuno mi vede... Ma non per questo smetto di cercarle.

Lancio un occhiata al palco e vedo che i demoni sono già spariti, almeno Rebecca è al sicuro.

-CHARLYYY?!?!?-

Non la trovo, forse si è già messa al riparo.

Poi arriva il fuoco, il terrore.

Si aprono delle voragini lungo tutta l'area della piazza e, solo Dio sa come, io non ci finisco dentro.

La gente corre urlando, chiede perdono a Dio, l'unica cosa che può fare ora è sperare che il paradiso esista.

Vedo ragazze che cadono in questi squarci e ogni urla mi sembra quella di mia figlia, della mia dolce e innocente Charlotte.

Cerco di ricordare come ci si comporta in casi come questi, sono comunque addestrata per questo.

Chiudo un attimo gli occhi per visualizzare mia figlia e quando li riapro quasi mi viene un magone.

Cerco di cacciare un urlo ma la voce si incrina per poi spezzarsi e lasciare vagare un mezzo sospiro a vuoto.

Occhi rossi, iniettati di sangue.

Indietreggio spaventata.

Non mi dimenticherò mai il suo sorriso. Il sorriso maniacale che ha sul volto la persona che mi ucciderà.

-Ciao cara...-

La sua voce, voce gracchiante, dura come il ferro.

Stride come due lamine sfregate l'una con l'altra.

La voce del demonio.

-Io... Io...-

-Oh... Lo so, non hai parole. Ma stai tranquilla non sarà doloroso. Io ci tengo a te.-

Tira fuori le mani dalle tasche della felpa e si avvicina a me ridendo. Una risata pazza, inascoltabile.

Io rimango pietrificata al mio posto.

Un essere umano doveva uccidermi. Ora ho trovato questa persona e non posso, non voglio combatterla.

Cerco di urlare ma nessuno mi vede, nessuno mi sente... Devo lottare.

Non dimenticherò mai il suo ghigno, i suoi occhi, il suo volto contornato da capelli dorati, ora così orrendi da far paura.

-Addio cara...-

Mi da una semplice spinta e io cado nel vuoto.

Precipito nel buio, muoio divorata dalle fiamme dell'inferno.

E ora, l'unica cosa che posso fare è sperare che il paradiso esista.

E che il Signore mi salvi.

 

 

 

 

 

*È passato relativamente, è nel momento del terremoto dalla visione della zia.  

Ciao a tutti!
Ebbene sì, sono tornata con un nuovo capitolo *fischiano bu e lanciano pomodori marci*
Lo so che è da millenni che non aggiorno ma il liceo è decisamente pesante...
Cooomunque spero vi piaccia, il prossimo capitolo sarà un altro passato, indovinate di chi... :3
In questo capitolo i misteri si infittiscono, vero?
Non ci capirete nulla... Lo so... Ma a tempo debito tutto sarà rivelato... Muahahah*risata malefica*
Ringrazio tutte le anime pie che passeranno a leggere, recensire o che inseriranno la storia nelle liste (e ovviamente ringrazio chi l'ha già fatto.) Siete FIGHE! <3
Ora me la squaglio a studiare storia...
Ah, a chi piacciono i Trivium? Io li andrò a vedere a Trezzo, il 12... Sono felice :)
Okay, se ci sono errori ditemelo e spero in qualche vostra recensione.
Grazie per sostenermi in questa mia passione.
Vi adoro.
Bacioni.
Alis. <3
  

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Capitolo 9
*** Pieces of memories fall to the ground. ***


 

Pieces of memories fall to the ground.

 

Passato: parte due.

Jimmy Pov.

 

 

 

-Allora? Mi darai una mano, Azrail*?-

Io guardo il mio amico, bellissimo come sempre.

Come si fa a dire di no a una creatura così splendente? Anche solo guardandolo negli occhi, guardando quella luce e quella voglia di vivere che ha ti verrebbe voglia di dargli tutto quello che vuole nonostante sia contro i tuoi ideali.

-Va bene, Raaziel*. Dopotutto è amore.-

Si, mi ha chiesto di aiutarlo ad attirare l'attenzione di Shymien*, una delle nostre sorelle, una figlia di Dio. L'angelo della luna.

Dice che la ama, che la ama più di ogni altra cosa.

Secondo me l'amore non si deve frenare.

E comunque il Signore non si arrabbierà per questo, Lui sa benissimo che Lo amiamo sopra ogni cosa e ogni sua creatura di conseguenza.

-Grazie fratello. Ti sarò debitore a vita.-

Mi bacia tutte e due le guance e poi vola via, felice come una Pasqua.

È così luminoso, è bellissimo: con i capelli lunghi e castani intrecciati con fiori che esaltano la sua luminosità, il corpo perfetto che fluttua nell'aria e le ali immacolate. Bianche come la neve.

Lo amo.

Questo è sicuro. Amo lui come amo ogni mio fratello. E soprattutto amo Lui, il mio Signore.

Alzo lo sguardo per porgere omaggio al Trono che ogni giorno ci grazia della sua presenza.

-Ehilà, Azrail. Come ti sembra la giornata?-

-Come sempre Eligor*, perfetta come Lui l'ha creata. Tu hai qualche novità?-

L'angelo della guerra mi stringe in un abbraccio stritolante, uno dei suoi soliti.

Abbandona la spada di fuoco nel terreno e sospira soddisfatto.

-Niente di nuovo, qua intorno è tutto pacifico, ho solo sorvegliato le porte e fatto un po' di allenamento, quello non guasta mai.-

Si porta dietro l'orecchio una ciocca di capelli biondo scuro e si passa una mano sulla fronte accaldata.

Le ali sbattono regolari al ritmo del respiro, noi angeli non ci stanchiamo facilmente.

-Beh, un giorno dovrò allenarmi con te, anche io voglio un po' di muscoli.-

Dico guardandomi il braccio asciutto. Invece mio fratello ha molti muscoli, certo, se solo volessi potrei avere un fisico bestiale in un battito di ciglia, un fisico come il suo, ma noi angeli non amiamo fare queste cose, amiamo il nostro fisico, la nostra essenza, come nostro Padre ce l'ha donata.

Lui sorride sornione. Anche lui è perfetto, come tutto e tutti in questa splendida giornata.

-Certo, quando vuoi amico. Hai visto, per caso, Munkar* e Arseyaleyor*? Quei due si vanno sempre a imboscare nei posti più disparati. Non li trovo mai.-

-Mhm... No, però ho visto Raaziel...-

Lui sbarra gli occhi e scoppia in una risata fragorosa dandomi pacche sulle spalle.

-Dì la verità, è preso da nostra sorella vero? Ci scommetto la spada che è così.-

Io abbasso lo sguardo imbarazzato, non mi piace svelare i fatti altrui ma non potrei mai mentire a un mio fratello, è come se mentissi a Lui, se Gli disobbedissi.

-Esatto... Mi ha chiesto di aiutarlo a conquistarla.-

Lui scuote la testa e fa per andarsene felice.

Rimango solo con la natura, a pensare all'immensità della vita.

'È fantastico vivere, davvero fantastico. Grazie'

Penso, guardando una calla bianca davanti a me.

I capelli biondi mi ricadono davanti agli occhi in tutto il loro splendore, non mi ero mai accorto di avere capelli così luminosi. Istintivamente volto lo sguardo sulle mie ali e ringrazio il Signore che siano ancora lì.

Ogni volta ho il terrore che qualcuno me le strappi, che il male si impossessi di me.

Invece sono proprio attaccate alla mia schiena, del color delle nuvole celesti, irradiano luce scintillante.

-Fratello...-

Raaziel interrompe i miei pensieri appoggiandomi una mano sulla spalla. Non so quanto tempo sia passato dall'ultima volta che ci siamo visti, per noi angeli il tempo è tutta un'altra cosa.

-Raa... Che è successo?-

Lui mi guarda spaesato, con le lacrime agli occhi.

-L'ho baciata. Ci siamo baciati.-

Non capisco, dovrebbe essere felice.

-Beh, è fantastico. Il vostro legame ora è più forte, no?-

-Azrail, non capisci! Il Signore non deve saperlo! Quando ci siamo baciati abbiamo sentito entrambi una voglia così carnale. Siamo quasi andati... Oltre.-

'Oltre', mio fratello ha quasi tradito nostro Padre.

-Dio, Ra...-

-Non pronunciare il Suo nome invano, per piacere.-

-Ma tu... Voi... Io ti avrei aiutato ma... Non credo di poter ancora farlo, se saprà qualcosa di questo fatto...-

-Non dobbiamo farglielo sapere.-

Io annuisco contrariato, ci perdonerà mai se lo verrà a sapere? Lo verrà a sapere?

Si, Lui sa tutto.

Ci abbracciamo come se non ci fosse un domani.

Poi arriva il tuono.

Un grosso, fragoroso tuono spezza in mille pezzi il nostro cuore. Un tuono dalle mille voci, sembra il pianto di un bambino, si sentono tutte la tristezza e la rabbia che cela quel rumore disumano.

No, non disumano... Soltanto... Suo.

È la prima volta che succede da quando... Dall'inizio di tutto.

-Fratello...-

-Ti prego, perdonami Azrail. Perdonami.-

-Lo sai che io non mi metterei mai contro di te. Ma è a lui che dobbiamo chiedere perdono.-

Non facciamo in tempo a fare niente se non stringerci per mano e pregare.

-Fratelli che succede? Perché siete così disperati? E perché Lui è così arrabbiato?-

Munkar con al seguito gli altri due ci abbraccia sornione.

Ed è in quel momento che Raaziel si lascia andare ad un urlo disperato seguito da un pianto ininterrotto mentre tutto intorno a noi si dissolve come se finora fosse stato tutto un sogno.

Tutto trema dall'Alto dei Cieli, nulla più è sicuro, nemmeno la nostra esistenza.

-Il Signore è... È arrabbiato con noi... Perché l'abbiamo tradito.-

-Ma che..?-

-No, Azrail, io l'ho tradito. Vi prego fratelli perdonatemi.-

Munkar, Arseyaleyor e Eligor ci guardano sbigottiti, quasi impauriti ma non lasciano l'abbraccio, anzi, ci stringono più stretti.

-Nostro Padre ci ha insegnato a perdonare, siamo convinti tu l'abbia fatto per amore e non per odio.-

Abbiamo solo il tempo per un ultimo sorriso che un altro tuono, seguito da un lampo di oscurità, ci catapulta al Suo cospetto.

Ci siamo tutti.

Tutti gli angeli sono qui, a capo chino di fronte alla potenza del Trono.

Anche colui che sta sempre alla sua destra, Lucifero, questa volta è al suo cospetto inginocchiato.

È impossibile che si sia arrabbiato per così poco. Ha solo amato la vita di un'altra sorella. Non ha fatto un torto a Lui, non l'avrebbe mai fatto.

-È arrivato il momento di farvi sapere. Oggi un vostro fratello mi ha fatto un torto. Ma io so che infondo non è l'unico, so cosa provano molti di voi e non sono felice. Vi ho dato la vita per amare, per portare amore tra di voi e al mio cospetto. Non è ciò che state facendo, questo mi ha molto deluso. E per tutti gli sbagli c'è una punizione. È così che si impara.-

Non ci posso credere, siamo tutti condannati perché Raa ha amato? Perché ha fatto quello per cui è stato creato?

-Ci hai anche insegnato il perdono, perché tu non lo fai con noi?-

Sento dire dal fondo, che non so bene dove sia.

-Hai ragione Gabriel, e io vi ho già perdonati ma siete voi che dovete imparare che non tutto è bene. Non tutto vi è concesso e il perdono non è così scontato. Però vi darò un' ultima possibilità. Visto che la colpa non è di tutti. E sarete voi a scegliere.-

Un mormorio si leva dalle schiere angeliche, mi guardo attorno e vedo che siamo proprio tutti a essere messi a giudizio, ci sono i Cherubini, gli Arcangeli... Tutti. E tutti sono imputati... Per una colpa di due amanti.

E mia, che li ho aiutati.

Sospiro rassegnato di aver contribuito alla fine di un era felice quando si alza in volo l'angelo più bello mai visto, con ali dorate che irradiano luce in tutte le direzioni, il suo corpo perfetto, la sua anima pura e il suo splendore oscurano la Sua presenza.

-No, non credo sia giusto che tutti paghiamo per un errore di due persone. Io non lo accetto, ti sono sempre stato fedele, ti ho sempre servito con umiltà sono il tuo fedele confidente e mi riservi un trattamento così? Io non lo accetto.-

Lucifero si volta verso di noi e ad alta voce prosegue.

-Sono stato tuo servo fin dall'inizio, non c'è motivo che Tu mi punisca. E allora io me ne andrò. Sono abbastanza lucente da mettere in ombra anche il Tuo Trono. Preferisco andarmene ed essere il Re di chi ha osato tentare piuttosto che continuare ad essere schiavo per un Padre che non ci ha mai mostrato il suo volto.-

Molti angeli si guardano intorno spaesati, cercano un appiglio di salvezza, dopo questa sfida nessuno sa più cosa fare.

-Bene. Allora è questa la tua scelta, Lucifero? Vuoi davvero uscire e diventare Re dell'ignoto? Benissimo, avrete tutti questa possibilità, potrete decidere se rimanere sotto il mio comando e guadagnarvi il perdono oppure se andarvene per sempre dai Cieli e regnare con Lucifero nel più oscuro dei paesaggi.-

Tutti i miei fratelli iniziano a versare lacrime, la perdita di un membro della famiglia è sempre dura da accettare.

Dio inizia a chiamare uno ad uno ogni angelo, gli chiede da che parte vuole stare. Inizia dalle schiere più vicine a lui e più potenti, gli Arcangeli.

Noi ascoltiamo ogni singolo voto.

È la prima volta che abbiamo la possibilità di scegliere, è la prima volta che abbiamo la responsabilità di scegliere.

E mentre uno dopo l'altro molti angeli accettano la condizione di guadagnare il perdono, e molti altri accettano di lasciare il Paradiso io e i miei fratelli più stretti diventiamo sempre più nervosi.

-Shimyen, tu cosa vuoi fare?-

Manca solo lei... E noi cinque.

-Io me ne vado, non perché non ti ami più, ti amo e lo farò sempre ma non accetto di non poter amare un mio fratello per un tuo capriccio. Credo sia sbagliato. L'amore è giusto... Nonostante non sia rivolto a Te.-

Bene, ora sarebbe toccato a noi.

La scelta più difficile della mia esistenza è a un passo.

-Mancate voi. Il Peccatore e i suoi fratelli fidati. Raaziel, non mi stupirò della tua scelta.-

-Lo so benissimo...-

No, Raa cosa stai facendo? Non puoi davvero volere abbandonare il nostro Signore.

-... E sai benissimo che non accetto le condizioni che ci hai imposto. Io non ho potuto amare per colpa tua, Tu che ci hai insegnato a farlo, Tu che ci hai imposto di farlo.-

Raaziel fa una pausa e poi ricomincia a parlare.

-Voglio andarmene, andare in un posto dove posso amare senza restrizioni. Chiunque e come voglio.-

Perché?

-Accetto la tua scelta. Ma sappi che sarai condannato agli Inferi, come molti tuoi fratelli e sarai padrone di tutte le disgrazie che capiteranno alla terra arida che c'è fuori di qui per colpa del tuo odio, della tua rabbia verso di me. Questa è la tua punizione, accetti?-

-Si.-

Ommiodio. O. Mio. Dio.

Sento la mia anima e il mio cuore spezzarsi, sento che una parte di me viene trascinata via con lui e la sua scelta.

Non posso fare altrimenti che seguirlo, lui ha bisogno di me. Come, in fondo, io di lui.

-Azrail.-

-Io... Io seguo mio fratello, non lo posso abbandonare. La mia vita non sarebbe più la stessa.-

-Okay, lo comprendo. Sei stato troppo attaccato alla vita, ragazzo. Lo sei sempre stato. Ed è per questo che vagherai in cerca di vita sulla Terra Arida che sta al di fuori del Cielo. Sarai il portatore di morte e disperazione, Giocherai con le vite altrui e le spezzerai. Questa è la tua punizione, accetti?-

No, non accetto questa cazzo di regola. Non accetto per niente. Io non posso mettermi ad ammazzare delle persone così, da un giorno all'altro.

-Si.-

E me ne vado, o meglio, vengo catapultato da qualche parte e non faccio in tempo a sentire cosa decidono di fare i miei fratelli. Non li biasimerei se scegliessero di stare con Lui, per niente.

È questo l'ultimo mio pensiero, un pensiero rivolto a loro, i miei amici, la mia famiglia.

E poi sento un dolore lancinante al petto che si dirama in tutto il corpo.

Cerco di volare ma ho perso la mobilità delle ali, non le sento più. Mi volto a guardarle ma non le vedo. Cioè, vedo delle ali, ma non sono le mie.

Sono grigiastre e ossute, le piume candide cadono a raffica insieme a me, sento solo dolore.

E vedo sangue, sangue sporco che mi bagna la schiena, si posa sull'attaccatura delle piume e le tinge di rosso.

Brucia come acido sulla mia pelle.

E continuo a cadere, senza sosta, non vedo più niente, non sento più niente se non il dolore e l'affanno della perdita.

E questo cielo così azzurro sembra chiudersi su di me, incurante della mia sofferenza.

 

 

Continuo a cadere. Sembra passata un infinità.

Sento le urla, sento i pianti dei miei fratelli. Tutta la disperazione che provano è come la mia.

Sento che a ogni istante che passa la speranza di toccare terra è sempre più remota.

E le mie ali, il simbolo della mia purezza, della mia appartenenza a Lui sono tutte spennate e nere come la pece, con sangue stantio che a ogni secondo che passa riapre una ferita che sanguina con più insistenza.

Saranno il segno della mia scelta, la conseguenza inevitabile.

E poi cominciano le urla di terrore, si vedono fuoco e fiamme, le persone urlano, ma non le vedo.

Sono tutte troppo lontane da me. E io sento solo il mio dolore, la mia disperazione... Il mio terrore, la consapevolezza di non poter tornare più indietro.

E le mie ali... Non sono più niente, cerco di guardarle ma non riesco, fa troppo male. Lancio un urlo di rabbia, un sentimento mai provato prima, ed è orribile.

Sangue, paura, la velocità della caduta libera.

Il male.

Dopo nove giorni e nove notti finalmente arriva il cambiamento.

Tutto si fa buio e un tuono ci percuote gli animi.

Mi sento afferrare per le spalle e poi il dolore. Mi sento squarciare l'anima, sento la pelle srapparsi e lasciare spazio alla desolazione.

Mi porto una mano sulla scapola e tutto quello che sento è il vuoto che Lui ha lasciato. E il sangue che cola dopo che quello che mi stava più a cuore è stato strappato. Le mie ali.

Quando tocco terra, tutto quello che vedo è un terreno arido, il buio, e i corpi stesi di mille e mille angeli caduti.

E poi vedo i miei fratelli, ammassati vicino a me.

Anche loro senza ali, senza più dignità.

Ma alla fine io lo sapevo, l'ho sempre saputo.

Devo solo spazzare via ogni dolore, anche se vorrei morire ora che so di essere un mostro.

Io sono nato per cadere.

Nato per cadere.

 

 

 

 

*Munkar: Johnny – angelo che punisce i peccatori.

Azrail: Jimmy – angelo della morte.

Raaziel: Brian – principe dei terremoti, angelo.

Arseyaleyor: Zacky – angelo che farà perire la terra.

Eligor: Matt – angelo guerriero.
Questi nomi esistono davvero e sono davvero i nomi degli angeli che ho associato sopra...
Boh, volevo fare qualcosa di più o meno realistico...
Però sappiate che questo capitolo non mi convince per niente... NIENTE!
Non so, mi sembra scritto male, poco scorrevole e boh, speravo uscisse meglio... In queste settimane ho avuto pochissima ispirazione, ero e sono tutt'ora incasinatissima con la scuola e ho visto che molte persone hanno troncato le loro ff, io non voglio lasciarla incompleta però cercate di capirmi se non aggiornerò in tempi brevi.
Detto questo, sappiate che vi adoro, adoro tutti voi che leggete!
Bacioni a tutti e buon Natale! <3
AlisGee. <3

P.S. Fatemi sapere che ne pensate del capitolo, ora più che mai ho bisogno dei vostri pareri... Grazie in anticipo a tutti :3

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Capitolo 10
*** I've got to tell You a story. ***


  

I've got to tell You a story.

 

 

 

Sono passate settimane da quando è morta la zia, al funerale c'era gran parte della città, tutti l'amavano e la rispettavano. Vidi anche i miei genitori. Non ci parlammo.

Zacky e gli altri non vennero, non potevano calpestare luoghi consacrati come la chiesa o il cimitero.

Ma non li vidi per altre settimane, vedevo solo Jimmy o Matt fuori dalla finestra, scambiavamo quattro chiacchiere, ma nessun discorso serio. Dicevano che mi dovevano sorvegliare, che prima o poi avrei capito.

Con Jimmy non ho più affrontato il problema-ali, ci siamo scambiati solo qualche saluto, degli accertamenti sulla mia salute, il mio morale... Niente di più.

Di Zacky, Brian e Johnny nemmeno l'ombra.

Non ho più sentito Zacky.

Non so dov'è, cosa fa, con chi è... Non so nemmeno se è reale.

Però c'è di buono che le cose in casa vanno migliorando, Charlotte sembra più serena e lo zio qualche volta sorride.

Io ho ripreso, o meglio, iniziato seriamente a lavorare. Ballare mi distrae, riesco a non pensare a tutto il casino dell'apocalisse e cazzate varie (anche se è un po' difficile vedendosi girare per casa due bisonti che mi scortano perfino dal bagno alla cucina, a momenti), Matt e Jim sono sempre con me, ma non parliamo.

Mi portano al bar e mi fanno fare il turno, poi torniamo a casa e uno o l'altro si piazzano davanti a casa e fanno avanti e indietro, avanti e indietro.

Ora vedo James seduto di spalle in cortile. Strappa fili d'erba con aria annoiata e si guarda intorno di tanto in tanto.

'Che cos'era tutto quel dolore che ho provato toccandogli le ali' penso guardandolo.

'Come ha fatto a sopportarlo? E per quanto tempo ha dovuto soffrire? Milioni e milioni di anni...'

Scuoto la testa e cerco di scacciare quel ricordo e quei pensieri.

Proprio mentre accendo il computer la porta si spalanca e mio zio entra con la solita smorfia triste stampata sul volto.

-C'è qualcosa che non va, zio?-

-Si, in effetti si... Senti, in questi giorni ho visto... Ho visto dei ragazzi, sono sempre i soliti due o tre, aggirarsi intorno a casa nostra. Ci sono problemi? Ti stanno molestando, ti prego Rebecca, dimmelo se sta succedendo qualcosa. Non voglio perdere anche te.-

La prima cosa che penso è: perché cazzo non si sono resi un po' meno visibili quei due coglioni?

La seconda è: e adesso cosa mi invento?

Rinuncio ad andare su internet e interrompo l'avvio del programma, mi volto verso Alfred che sembra davvero preoccupato. Mi guardo in giro, in cerca di indizi, non so, qualcosa da dirgli.

-Ehm... No, zio stai tranquillo. Credo che loro siano le persone più affidabili che conosca – non è del tutto vero – Di loro non ti devi preoccupare, se vuoi te lo presento anche, Jimmy, oggi. In verità sono proprio lui e Matt, l'altro ragazzo, che stazionano qui giorno e notte per conto di Zacky, sai, il mio ragazzo... Perché dopo quello che è successo non si fida a lasciarmi sola mentre lui è via per lavoro.-

La mia spiegazione sembra rasserenarlo almeno un poco, visto che non è completamente sereno da settimane.

-Okay. Ma se c'è qualcosa non evitare a chiamarmi che li faccio fuori tutti. Ti voglio bene.-

-Okay, zio. Ti voglio bene.-

Esce com'era entrato, in silenzio.

E io resto sola, ma solo per poco perché poco dopo, con un balzo, entra Jimmy dalla finestra.

-Cosa ti ha detto?-

Ma che hanno tutti oggi?! Sono tutti preoccupati per me, sono troppo preoccupati per me. Dopotutto sono la più potente tra loro, è a causa mia che l'apocalisse potrebbe aver luogo, no?

Solo questi pensieri mi fanno rabbrividire... Io, io che a momenti so badare a me stessa potrei far finire tutto con un gesto, una scelta.

-Chi siete tu e Matt e cosa ci fate intorno a casa nostra. Niente di grave, ma potevate rendervi un po' meno visibili, eh!-

Lui sembra turbato. Si siede sul letto e se ne sta zitto a fissare il vuoto, pensante.

-Chiamo gli altri, dobbiamo parlare.-

La cosa mi lascia perplessa, ma acconsento e dopo poco arriva Matt affiancato da Brian che mi saluta con un bacio sulla guancia e un occhiolino.

Passa mezz'oretta e di Zacky e Johnny nessuna notizia.

-Ma Zacky?-

Chiedo, questa volta io, un po' allarmata.

-Dolcezza, noi tre non ti bastiamo, mhm? E poi non ti sono mancato in questi giorni?-

È l'uscita ammiccante di Brian. Quel porco.

Sbuffo e cerco di ignorarlo mentre il tempo passa e Zacky non si fa vivo.

Solo dopo una buona mezz'ora la finestra da accostata si spalanca e Johnny e Zacky fanno capolino nella stanza.

-ZACK!-

Urlo e senza dargli il tempo di ribattere, mi butto tra le sue braccia.

Lui mi stringe forte in vita e affonda la testa nei miei capelli. Rimaniamo così finché non sentiamo Johnny tossire apposta e Brian fare un verso schifato tipo “bleeeh”.

Lo sguardo di Zacky è caldo e travolgente passa in rassegna ogni parte del mio corpo come se mi stesso studiando.

Non è cambiato molto anche se ha le occhiaie più pronunciate e lui è più pallido del solito.

-Mi sei mancata da morire. Davvero, sei stata il mio unico pensiero. Sempre.-

-Anche tu. Dove sei stato?-

Lui tace e abbassa gli occhi.

Nella stanza cala un silenzio di tomba. Nessuno parla per un paio di minuti buoni poi Jimmy prende parola.

-Alfred ci ha visto. Ha detto che ha visto me e Matt pattugliare davanti a questa casa.-

A questa frase tutti si voltano di scatto verso il più alto che alza le spalle.

Io non capisco perché sia così importante, cioè... Ho detto che ho sistemato tutto. Devo dire che si fidano, troppo direi.

-Si, ma ho già sistemato tutto... Ho detto che vi ha mandati il mio ragazzo perché con quello che è successo non si fida a lasciarmi sola mentre lui è via.-

Il mio ragazzo si volta a guardarmi con un fievole sorriso accennato sulle labbra. Vuole rassicurarmi, ormai lo conosco.

-Non è questo il punto. Il punto è che lui non li avrebbe dovuti proprio vedere, come non li ha mai visti tua cugina che ha la tua stessa stanza e sta alla finestra per molto tempo. Perché loro li puoi vedere solo tu. Non credermi pazzo, sai che noi, tutti noi, non siamo umani e per questo possiamo fare cose... Inusuali. E ci è concesso farci vedere solo dai nostri simili, quando ne abbiamo la necessità. È quello che abbiamo fatto, eppure tuo zio è umano. E ci ha visti.-

Questa rivelazione mi lascia a bocca aperta, senza parole. E sono sicura che non sono finite le sorprese. Non capisco come sia possibile anche se un dubbio raggiunge le mie labbra prima ancora che capisca quello che dica.

-Ma era il marito di mia zia, possibile che lei...-

-Gli abbia lasciato qualche possibilità di “redimerti”. Possibile, anzi più che probabile. Solo che noi ora siamo scoperti di fronte a lui, anche ora se entrasse qui potrebbe vederci e chiedere spiegazioni.-

Perfetto. A mia zia non è bastato avvertirmi che sarebbe morta e che non ci sarebbe stato nulla da fare, non le è bastato ostacolare la mia storia con Zack, ma doveva anche lasciare allo zio il divertimento di farci finire nei cazzi.

Davvero molto, molto gentile da parte sua.

-Ma Rebecca... Questa non era la cosa più importante che dovevamo dirti. Era solo un pretesto per parlarti di cose più serie.-

Ancora una volta l'attenzione di tutti è focalizzata su James. Ma questa volta sono facce angustiate, come se stesse per rivelare un segreto.

-Credo sia venuta l'ora di parlargliene, ragazzi.-

Durante il tempo che ho passato con loro ho notato che se non me l'avessero rivelato mai avrei pensato che fossero così... Così... Antichi.

Beh, dall'inizio ho dubitato della loro sanità mentale, della loro reputazione, ma mai avrei creduto che venissero dall'inizio dei tempi.

Perché hanno adoperato il linguaggio moderno, si comportano come gente normale del ventunesimo secolo.

Tra di loro si chiamano “ragazzi” pur sapendo che non lo sono.

-Parlarmi di cosa?-

Jimmy sospira e fa per parlare, ma Zacky lo zittisce con un gesto.

-Lo faccio io. Reb... Vedi, tua zia non è morta per caso. Credo tu l'abbia intuito, credo tu lo sappia, ma vedi, ecco quando sei venuta a conoscenza della tua natura, quando hai iniziato a scoprire il nostro mondo gli altri l'hanno sentito. E sono disposti a tutto per averti dalla loro parte. E finché sei così ignara e innocente è più facile per loro portarti dal lato sbagliato. Quel terremoto... Quello dove è morta tua zi-

-Cosa, cosa, COSA?!? Mia zia è morta nel terremoto di Brian?!?-

Lancio un'occhiata furente contro il moro e avanzo di un passo, lui alza le mani in segno di resa, io mi avvicino di più. Alzo le mani sul suo petto e lo spingo contro la parete.

-È. Colpa. Tua.-

-No, aspetta, è proprio questo di cui volevamo parlarti, calma. Allora, Zacky stava dicendo che ci sono questi altri “immortali” come il tizio che ti ha aggredito, che ti vogliono per i loro scopi, o meglio, per averti dalla loro parte quando ci sarà la fine del mondo così che tu li guidi verso la salvezza e per tornare a, forse, spodestare Dio da lassù. Per averti hanno minacciato tua zia, lei ti ha protetta fino all'ultimo, ma non è bastato, l'hanno scaraventata giù negli inferi. Brian ha cercato di chiudere il crepaccio... Sfortunatamente non ha fatto in tempo.-

Allora è stata assassinata. Per colpa mia. Lei sapeva che ero in pericolo se avessi scelto di stare da questa parte. Lei mi ha salvato e io non ho potuto fare niente per salvare lei.

E Brian ha cercato di salvarla.

-Br-Brian...-

-Eh già, qualche volta cerco di fare qualcosa di buono anche io...-

Le lacrime salgono senza che me ne renda conto, inizio a singhiozzare davanti a tutti e se non ci fossero stati loro a sorreggermi sarei crollata a terra.

-Io non volevo... Non volevo morisse. È tutta colpa mia...-

Zacky, Jimmy, Brian, Matt e Johnny mi si fanno subito vicini e mi sussurrano parole dolci, di conforto.

-No, non è colpa tua. Non assumerti colpe di altri, ti fa solo male. Devi essere forte. Tu sei forte, noi lo sappiamo.-

Alle parole di Matt mi alzo, cerco di alzarmi, e facendo una promessa a me stessa mi pronuncio in queste parole:

-Io troverò quel bastardo assassino e lo ucciderò. E ucciderò tutti quelli come lui perché non si meritano nemmeno la mia sofferenza. Io lo troverò, lo giuro.-

-Rebecca... Sei sicura che sia un uomo?-

No. Non lo sono, ma non mi è nemmeno passato per l'anticamera del cervello che l'assassino possa essere una donna.

Una donna come me, come lei. Tra di noi, umane, non umane, immortali o mortali, ci dovrebbe essere cameratismo, cazzo.

-No... Ma...-

-Niente ma. Potrebbe essere chiunque, ora che ci penso. Devi tenere gli occhi aperti, amore. Fra una settimana partiamo, ti spiegheremo meglio nei prossimi giorni, intanto sta' attenta e guardati da chiunque. Noi ci siamo per qualunque cosa tu abbia bisogno.-

Partire... Partire, ma per dove? Perché? Non ci capisco più niente.

La stanza si è fatta improvvisamente stretta, voglio solo passare un po' di tempo con il mio ragazzo tenebroso e fare come se questa chiacchierata non ci fosse mai stata.

Da piccola ho sempre voluto avere i super poteri, volevo essere diversa da tutti, unica...

E ora vorrei solo che la mia vita fosse normale, che la mia famiglia fosse normale e che il mio ragazzo fosse normale.

Purtroppo non è così, perché le cose non vanno mai come desideri.

-Io... Io non lo so. Possiamo parlarne domani, con più calma. Voglio sapere tutto per filo e per segno, ma ora proprio la mia testa non ne vuole più sapere di assimilare notizie.-

-Certo, tutto quello che vuoi dolcezza.-

Con il suo solito tatto, pudore, discrezione, chiamatelo come volete, Brian mi regala un altro occhiolino dei suoi per poi alzare il sopracciglio e sorridere.

-Brian va' al diavolo... E per favore, potreste seguirlo? Vorrei passare un po' di tempo con il mio ragazzo, se non vi dispiace.-

-Ci ho già fatto un giro, è simpatico... Però a me dispiace un po', eh.-

-Brian sta' zitto e lascia in pace i piccioncini.-

L'intervento di Matt è come una manna dal cielo. Ha guadagnato la mia stima.

Gli sorrido e lui ricambia mentre da uno spintone al moro che esce dalla finestra e con un balzo atterra in giardino, senza procurarsi un graffio né una storta. Niente.

Ancora mi ci devo abituare a questo aspetto.

Lo seguono Johnny e lo stesso Matt, Jimmy rimane ultimo.

-State nei paraggi... Non si sa mai.-

Il ragazzo dagli occhi blu annuisce e balza fuori anche lui, facendo alzare una folata d'aria, per lo spostamento d'aria, che muove tutte le tende.

Io e Zack rimaniamo soli.

Da quando ho visto, o sentito, quell'emozioni provate da Jimmy, mi preme sapere qualcosa del passato dei ragazzi, di Baker in particolare.

In fin dei conti, io non so niente di lui. Non so chi è stato in passato, che cosa ha fatto... Con quante donne è stato.

Vuoto totale.

-Allora...-

E poi c'è anche da pensare a questo nuovo viaggio, come farò a dirlo ad Alfred? Come farò a lasciare Charlotte in un momento così?

-Zacky... Ho paura.-

Lui con una falcata annulla lo spazio che ci divide e fa scontrare le nostre labbra.

È proprio una collisione, così potente da far saltare in aria la casa.

-Non devi averne. Tu sei più forte di tutto questo.-

E ci baciamo ancora.

Le sue mani percorrono il mio corpo come se lo conoscesse a memoria, ma nello stesso tempo lo esplorano.

Le sue labbra si posano su ogni parte di pelle scoperta. Guance, mento, collo...

Come tizzoni ardenti mi fanno bruciare.

E non so come ci ritroviamo sul letto.

-Za... Zacky...-

-Mhm?-

Non smette di ustionarmi la pelle con le sue labbra.

Cerco di usare quel minimo di lucidezza che mi rimane e quando apro gli occhi per fermarlo quasi non caccio un urlo.

I suoi occhi sono completamente neri. Neri come... Come il nero, come quando spegni la luce in una stanza senza finestre.

Famisheeed.

Quel sibilo. Ancora.

La vocina dice “affamato”. Qualunque cosa sia vuole cibarsi di me e vuole farlo da quando sono qui ad Huntington Beach. Ormai è ovvio che in questo paese c'è qualcosa di strano.

-Zacky! L'ho sentito ancora, quel sibilo... E tu... Hai gli occhi neri. Ancora.-

Lui si alza di scatto, volta la testa dalla parte opposta in cui sono io e si scuote un po'.

-Cosa diceva?-

Sussurra senza voltarsi.

-Di... Diceva “famished”, affamato. Ma tu, tu l'hai sentito?-

-No, non ho sentito niente... Non è che forse sei un po' stressata, mhm? Non escludo il fatto che qualche altro essere interessato a te possa farti questi scherzi, tranquilla, ti insegneremo a dominarli. Però mi sembra strano che lo faccia mentre ci sono io.-

Adesso, finalmente, mi prende in braccio, guardandomi negli occhi e mi circonda con le sue braccia tatuate che, chissà per quanti secoli sono state pulite o marchiate, o perfino di un altro colore.

-Ora che ne dici di rilassarti un po' con me, non pensi più a queste cose, solo noi due.-

Mi sorride e senza darmi il tempo di obiettare qualcosa mi bacia con tale foga da farmi ricadere sul materasso che che scricchiola sotto i nostri pesi.

E io torno della mia idea, il miglior modo di passare un pomeriggio insieme è passarlo a conoscersi.

A conoscere il suo passato.

-Zacky... Sai, io vorrei che mi raccontassi di te, del tuo passato.-

Lui aggrotta le sopracciglia, sorpreso e nello stesso tempo si fa cupo.

-Non credo sia una buona idea. Potrebbe non piacerti quello che ho da dire.-

-Lo sai che non mi interessa, io praticamente non so niente di te, mentre tu sai tutto. Voglio sapere da dove vieni, chi sei, che cosa devi fare. Dobbiamo fare. Voglio sapere che vita hai fatto, per tutti questi secoli, che persone hai incontrato... Raccontami di te, Zack. Per favore.-

Lui tace, per svariati minuti, resta in silenzio e contempla il vuoto.

-Va bene, ma sappi che sono cambiato, ti racconterò un episodio, ma non sono più quello che ero in quegli anni.-

-Mi fido di te.-


















Sciauuu giovani marmotte :3
Come ve la passate?
Alla fine ce l'ho fatta... Mi sono sbloccata e ho aggiornato. Chiedo venia per l'assenza.
Io devo dirvi che non sono molto fiera di questo capitolo, non succede molto però era di introduzione al prossimo che parla del passato di Zacky :3
Non avevo voglia e tempo di rileggere quindi per favore: se ci sono errori fatemelo notare, ditemelo, urlatemelo... Così che possa correggerli.
Beh, io dovrei davvero ringraziare le 19 (*O*) persone che hanno messo la storia nei preferiti, le 90 (*O*) che hanno recensito, le 27 (*O*) che l'hanno messa nelle seguite e le 5 (*O*) nelle ricordate.
Vi amo tutte/tutti. Davvero, questa storia era nata come una OS ed è finita tra le long più popolari del sito.
Mi riempite l'animo di GIUOIA E AMMMORRRRE.
Spero continuate a leggere questa ff e spero di non deludervi mai. Per chi iniziasse a leggerla adesso, ringrazio anche te lettore/lettrice. <3
Pace e amore.
Bacioni.
Alis. <3

P.S. Se vi va, fatemi sapere che ve ne pare. Viva la mia autostima sotto lo zero. :3

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Capitolo 11
*** In the wake of the Plague. ***


  

In the Wake of the Plague


 

Ahhh, questa volta mi sono ricordata di mettere i nomi all'inizio! Che brava personcina che sono.
Comunque volevo dirvi che ogni capitolo che racconta una parte di passato sarà diverso dagli altri per geografia, anni e culture.
Ah, in questo capitolo c'è un tema un po' macabro, ma spero che non vi faccia vomitare!
Buona lettura, ci vediamo sotto! <3

Giovanni da Milano = Jimmy.
Ugolino del Prete = Johnny.
Vitale da Bologna = Matt.
Tommaso da Modena= Brian.
Giusto de' Menabuoi= Zacky.

 

Passato parte tre.

Zacky Pov.

 

 

Siamo nell'ottobre del 1347.

A Messina, in Italia, le voci corrono veloci.

Io le vedo, si, vedo tutte quelle persone che bisbigliano tra loro, sussurrano cose truci e credono di non essere sentite.

La gente si chiude in casa, quando esce si guarda attorno con aria circospetta, spaventata.

Ecco cos'è: paura.

Loro hanno paura, io la sento. Sento l'odore del loro terrore che cercano di nascondere...

… Per ora.

Mi guardo indietro, vedo le navi attraccate che trasudano di morte, della mia morte.

Una folla di gente si è radunata al porto e aspetta con ansia che i marinai, figli, mariti, fratelli, familiari, inizino a scendere per tornare a casa, ma lo spettacolo che si presenta ai loro occhi è orrendo.

Per me è solo magnifico.

Quando aprono gli sportelli in legno, gli uomini razzolano dal ponte, accasciandosi uno sull'altro, cadono a terra davanti agli occhi dei loro cari.

Le prime donne che si rendono conto di quei corpi si mettono a urlare, urlano a più non posso.

Gli uomini ammassati a terra sono ricoperti da macchie nere, sul viso, sulle braccia, sulle gambe.

Ovunque.

Sotto le ascelle si possono vedere bubboni schifosamente orrendi, protuberanze nere che trasudano sangue e pus.

Alzo il cappuccio sui lunghi capelli castano scuro e sorrido tra me e me. Ottimo lavoro.

Con grande soddisfazione, lascio il porto e mi dirigo in città, non vedo l'ora di sapere che il morbo della Morte Nera sia sulla bocca (e su inguini e ascelle) di tutti.

 

***

 

 

Ormai la peste è ovunque, l'hanno chiamata così, i marinai.

Io, Tommaso, Giovanni, Ugolino e Vitale camminiamo fianco a fianco, con i cappucci calati sul viso e la divisa che gli artisti portano in quest'epoca.

Ormai di gente in giro se ne vede poca, pochissima e i pochi che si vedono ci stanno alla larga. Stanno alla larga da tutto e da tutti.

Ormai le persone sono diventate diffidenti.

Mentre camminiamo un uomo accasciato contro un muro di una casa afferra Giovanni per una caviglia, lui si volta di scatto verso il vecchio barbone morente e appena i loro sguardi si incontrano vedo il dolore negli occhi del mio amico.

-Le campane non suonano più e nessuno piange. L'unica cosa che si fa è aspettare la morte, chi, ormai pazzo, guardando fisso nel vuoto, chi sgranando il rosario, altri abbandonandosi ai vizi peggiori. Molti dicono: "È la fine del mondo!”. Vi prego, aiutatemi, se è davvero la fine del mondo... Salvatemi da questa sofferenza!-

Noi tutti ci scambiamo sguardi eloquenti, il vecchio deve essere impazzito, non può essere altrimenti.

-Vi prego, angeli! Voi siete angeli, salvatemi! Portatemi nella vostra luce!-

Lo sguardo di Giovanni si addolcisce e sembra voler cedere, ma come il vecchio lo strattona, io lo prendo per un braccio e lo porto via.

-Ehi, non puoi cadere adesso. Ormai abbiamo iniziato e dobbiamo finire questo lavoro.-

E, improvvisamente, l'angelo della morte mi risponde per le rime, scoppia.

-Questo lavoro immondo, defecato dal deretano divino, sarà la nostra vita. Per i prossimi mille, o più, anni. Ti rendi conto?!? Mille anni o più.-

Le lacrime arrivano come un fulmine a ciel sereno, fino a poco prima andava tutto bene.

Fino all'incontro con quel vecchio ci stavamo divertendo.

Dicevano, anni or sono, che alcune persone in procinto di morire potessero vedere la vera natura degli angeli caduti, dei demoni o degli angeli.

Molto probabilmente è il nostro caso, nulla di pericoloso.

Io stringo in un abbraccio Giovanni che ormai rantola singhiozzi e parole sconnesse tra loro, credo di scuse rivolte al Sommo.

-Ehi, fratello, non puoi ridurti così. Questi sono tutti matti, sono dei miserabili che vanno puniti. Non devi disperarti per le loro pene. Se lo meritano.-

Detto questo il biondo sembra ricomporsi e così possiamo continuare la nostra passeggiata per le vie della città.

Ma più che una passeggiata è un giro di ricognizione, voglio vedere le reazioni della gente, voglio sentire l'odore di putrefazione farsi largo nelle loro dimore, sulla loro pelle, nei loro animi.

Inspiro tutta l'aria che posso nei polmoni e la lascio andare con un sospiro. Voglio assaporare tutto il mio lavoro, ogni singola minuzia.

-Giusto, dove andiamo ora?-

Mi chiede Vitale con calma nella voce possente.

-A casa, se volete. Ho in mente un grande progetto.-

-Oh, no.-

È l'affermazione di Giovanni già demoralizzato per la venuta della peste nera.

-Non sarà un'altra epidemia o una carestia. Vero?-

-Oh... No, no. Voglio fare un quadro. Un grande quadro che ricorderà quest'epoca. Voglio dipingere il mio operato.-

Tutti ammutoliscono.

Siamo pittori, sanno che non è un'idea da matti fare un quadro... È piuttosto quello che voglio ritrarre, con il loro aiuto, che li rende nervosi.

-E come?-

Sorrido.

 

***

 

 

-Ma Giusto, sei davvero convinto?-

Mi chiede Giovanni con l'insicurezza di un bambino davanti al mare aperto.

Io lo guardo sempre con un sorriso stampato in faccia.

-Certo, sarà il quadro migliore, più realistico, con la miglior tecnica utilizzata... Di tutti i tempi!-

Ugolino sorride compiaciuto, ma è Tommaso che sbuffa e, incrociando le braccia, fa una delle sue entrate polemiche. Di solito è lui quello con le idee, è lui il migliore in fatto di tecnica, è lui il più conosciuto e amato. Semplicemente non gli piace che gli abbia rubato la scena.

-Ma fratello, non credi che i cani sentendo l'odore ci orinino sopra? Oppure presi da un raptus di cannibalismo possano mangiarlo? Sai, non è il metodo migliore.-

-Cosa c'è Tommy, geloso? Ma tu dovresti sapere che l'invidia è una brutta bestia.-

A questo punto non lo vedo nemmeno arrivare. Mi ritrovo direttamente scaraventato contro il muro sotto il peso dell'angelo delle disfatte terrestri e marittime.

Mi sento scosso come da un terremoto o da uno tsunami con la faccia di Tommaso a due centimetri dal mio volto.

-Io sono migliore di te.-

-Oh, no. Tu non sei affatto migliore di me, siamo tutti sulla stessa barca, siamo tutti allo stesso livello.-

Il moro stringe ancor più la mano sul mio collo e mi sbatte la testa al muro.

-Io non vado in giro a far morire un terzo dell'umanità con bubboni di sangue e putrido pus. Tu sei peggio di uno sterco di cane. E io non sono come te.-

A questo punto è troppo, ribalto le situazioni e lo a terra, gli salto sopra a cavalcioni e lo tengo fermo per le braccia e per le gambe.

-Ah, giusto. Ma si da al caso che sia stato proprio tuo Padre a darmi questo lavoretto. E poi... Non eri mica tu quello che si è scopato la sua amichetta al posto di rendere omaggio al Supremo? Non è, per caso, colpa tua se tutti noi ora siamo qui, chi a lanciare pestilenze, chi ad ammazzare, chi a scatenare guerre e terremoti, ah, per non parlare di quello che dovrà perseguitare le persone che crederanno nella sua stessa religione. Cioè, adesso dimmi che non è tua la colpa. DIMMELO!-

Urlo in faccia al mio amico che tutto d'un tratto si fa scuro in volto.

Giovanni ci si avvicina in fretta e dopo che mi sono tolto da sopra Tommaso gli cinge la vita e gli sussurra all'orecchio parole di scuse, da parte mia.

Niente di strano, alla fine è da millenni che va avanti così. E basta ricordare al ragazzo che se siamo tutti caduti è colpa sua e l'incazzatura sbolle in un attimo.

E torniamo tutti depressi.

-Dai fratello, alla fine se siamo qui ora è perché quello che ha fatto – Vitale alza gli occhi al cielo per indicare Dio – È sbagliato. E noi ti vogliamo bene, crediamo in te.-

Questo sembra un po' alleggerire l'aria, ma la tensione è ancora palpabile e basterebbe la parola sbagliata per far scoppiare un putiferio.

-Allora, iniziamo a dipingere?-

Chiede Ugolino che non riesce a resistere a quel silenzio pieno di astio.

Io gli faccio segno con la mano di aspettare e prendo uno dei corpi, morti e martoriati dalla malattia, e lo metto vicino alla massa di altri corpi già posizionati antecedentemente, in una posa teatrale.

Nudi. Putrefatti. Orrendi.

Tutto è perfetto e così do l'okay al mio amico.

La tela raggiunge quasi i tre metri di lunghezza e i due di altezza, avevo detto che sarebbe stato un grande lavoro.

I ragazzi guardano la composizione di natura (molto) morta e i barattoli contenenti i pennelli già immersi nella sostanza usata per dipingere.

Giovanni sposta lo sguardo dalla tela ai barattoli, di nuovo alla tela per poi posarsi definitivamente sul contenuto dei barattoli.

-Giusto... Questo è...-

-Macabro.-

Vitale conclude la frase lasciata a metà del più alto.

-E puzzolente. Giusto, non potevi scegliere qualche colorante sintetico, o preso da barbabietole? Dovevi per forza usare sangue umano?-

Sorrido, non posso fare altrimenti, quando ho esposto loro la mia idea non è subito stata apprezzata... Beh, nemmeno ora è stata apprezzata del tutto, ma io devo farlo. Per ricordare nel caso il tempo si voglia portare via i miei ricordi.

Devo farlo perché questa opera potrebbe cambiare le sorti della pittura italiana, sarebbe un'evoluzione artistica notevole.

-Si. Voi non capite di che ingegno sia questo lavoro, sarà un'opera d'arte amata da tutti.-

-Non è vero, tutti la odieranno al punto di bruciare essa e con essa anche noi, perché chiunque si avvicinerà morirà colpito dal baccello della malattia che è cosparso nel sangue che stiamo usando. È un'opera di morte.-

Giovanni si prende la testa e inizia a scuoterla da una parte all'altra.

-No, voi non capite! Non avete mai capito l'artista che c'è in me! Aspettate solo che si accorgano di me* e vedrete... Mi venereranno come se fossi io l'unico Dio, come hai vecchi tempi! Voi ricordate dell'epoca passata in Mongolia?-

Nessuno risponde e, anzi, iniziano a dipingere senza più dire niente.

L'odore, tra quello dei corpi in putrefazione, tra quello del sangue, è nauseabondo, ma il lavoro sta uscendo davvero bene: il colore rosso scuro, quasi sul marrone/violaceo, da quella nota macabra e autentica di cui un quadro ha bisogno.

I corpi li facciamo più scuri rispetto allo sfondo più sul rosso vivo.

E alla fine, dopo ore e ore (giorni e giorni) di lavoro continuato, il risultato è perfetto.

Ed è allora che prendiamo il grande quadro e lo portiamo nella piazza ormai quasi deserta, portiamo anche dei cavalletti e lo posiamo nel centro dello spiazzo, dove di solito gli oratori si mettono per annunciare cose “importanti”.

Noi lasciamo il quadro coperto da un telo per mezza giornata, tempo di far incuriosire la gente e poi, la mattina del quarto giorno dopo aver iniziato il quadro, lo scopriamo e ce ne stiamo nell'ombra a guardare le reazioni delle genti.

Le prime persone si avvicinano con circospezione e urlano appena capiscono cosa raffigura il grande telo.

Ma urlano ancora di più quando capiscono perché c'è quell'odore e con cosa è dipinto.

E noi, sempre nell'ombra ridiamo.

 

 

 

“-Sai Rebecca, dopo una settimana, forse meno, trovammo gran parte della gente stesa senza vita nella piazza, piena di bubboni trasudanti sangue nero e pus giallognolo. Alla fine aveva ragione Jimmy, era un opera di morte. Ma io, come lui e tutti gli altri, sono stato anche questo: un operatore di morte.-

Zacky mi guarda con le lacrime agli occhi e mette le mie mani tra le sue.

-E io ti amo lo stesso, perché sei cambiato. Se nel mondo le cose vanno meglio è anche perché tu non hai voluto scatenare niente. E questo è bene. Sei migliore ora e io sono migliore se tu sei con me.-

La sua storia è stata macabra e terribile, la Peste Nera l'avevo studiata, ma solo quello.

Era uno studio oggettivo del fenomeno di una malattia, mai e poi mai avrei pensato di parlare con qualcuno che era presente. E da una parte, anche se interessante, è stato terribile.

-Ma Rebecca... Io devo dirti una cosa...-

-Dimmi.-

Faccio io con calma, nulla potrebbe più essere scioccante dopo la sua storia, cioè dopo quella piccola parentesi della sua lunga vita.

-Il quadro non è mai stato bruciato, né lanciato in mezzo all'oceano... Il quadro è proprio qui, ad Huntington Beach. È nel nostro locale in una teca di ferro che trattiene tutti i baccelli del virus così da non diffonderli.-

Okay, ritiro tutto questo è molto più scioccante di tutta la storia della peste.

Ma è ancora più inquietante il fatto che me lo stia dicendo, perché? In teoria non ci sarebbe motivo.

-Ah... E quindi? Questo cosa vuol dire?-

Zacky mi bacia la fronte e accosta le sue labbra al mio orecchio.

-Questo vuol dire che tra poco dovrò levare ancora una volta il telo. Dovrò liberare la peste un'altra volta. E non sarà piacevole.-

Vedo il volto di Zacky allontanarsi e, mi sembra, con un ghigno di denti affilati e nerissimi sul volto.

Ma forse mi sbaglio perché un istante dopo è il nulla.

E svengo, molto probabilmente, per l'ennesima volta in queste settimane.








*è una frase famosa di Joker (quello classico non quello interpretato da Ledger, che amo comunque *O*)
**Questo capitolo diciamo che è ispirato a un racconto di Dylan Dog a sua volta ispirato a quello di Edgar Allan Poe, cioè, mi sono ispirata solo all'idea del quadro perché durante le mie ricerche mi sono imbatutta in quello... Sento il dovere di dirvelo.


-A piece of Alisea:
Eccomi qui gente.
Si lo so che mi odiate perché aggiorno dopo anni e anni, ma perdonatemi: sono impegnatissima.
Spero che riusciate a perdonarmi dopo aver letto questo capitolo (che non ho riletto a causa del poco tempo, scusate), però a me sinceramente piace...
Non so a voi... Spero!
Se ci sono errori ditemelo pure, sapere cosa ne pensate mi aiuterebbe molto anche a rivoluzionare la mia scrittura.
Detto questo ringrazio come sempre tutte quelle persone che leggono, inseriscono la storia nelle liste e recensiscono. Vi amo tutte.
Davvero, vi sono grata per la felicità che mi date.
Ah, saluto Amelie__ che è tornata dopo una lunga pausa, bentornata scrittrice!!!
Okay, credo di aver detto tutto!
Allora... Fatemi sapere!
Bacioni.
Alis. <3

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Capitolo 12
*** "I just want my phone call." ***


 

I just want my phone call.”

 

 

 

Al mio risveglio non sono nella mia stanza, con mio zio e mia cugina chini su di me uno con uno straccio zuppo di acqua fredda in mano, l'altra con dei fogli di carta usati come ventaglio, credo.

-Che... Che cosa è successo?-

-Non lo sappiamo, siamo entrati e ti abbiamo trovata sul letto, svenuta.-

Io cerco di mettermi a sedere, ma un giramento di testa improvviso mi costringe a rimanere sdraiata.

-Ah... Credo sia stato un calo di zuccheri.-

Mio zio sospira e sorride. Mia cugina no, lei mi guarda con aria sospetta e quando vede che la sto fissando azzarda un mezzo sorriso, mal riuscito, e esce dalla stanza senza dire niente.

 

 

Appena mi sento un po' meglio annuncio di uscire per una boccata d'aria, il mio piano invece è quello di andare in spiaggia, o al locale, comunque a cercare i ragazzi.

Il che non mi fa gironzolare per molto perché li trovo subito in spiaggia, seduti vicino alla riva.

Appena mi vedono si girano tutti e, dopo aver detto qualcosa che io ovviamente non sento, mi raggiungono di corsa.

-Rebecca, come stai? Ti sei ripresa? Zacky mi ha raccontato tutto... ora suppongo vorrai delle spi-

-Jimmy! Con calma, lasciala respirare.-

Johnny fa tacere il più alto in un moto di stizza improvviso, Zacky invece giunge di fronte a me lentamente e mi bacia come solo lui sa fare, trasportandomi in mille posti differenti e lontanissimi.

-Allora, come va?-

Mi chiede sussurrando.

-Sto bene, mi sono ripresa.... Ma sono un po' preoccupata...-

Dico senza guardarlo negli occhi per paura che siano ancora neri.

-Lo capisco, ma questo non è il luogo opportuno.-

Il moro si guarda intorno con aria circospetta, tutti sono agitati. In tensione.

-Rebecca, se ti dicessi di tornare a casa, più in fretta che puoi, lo faresti?-

Jimmy mi fissa dritto negli occhi, azzurri.

Lo guardo negli occhi e sto per rispondere quando i suoi occhi, la sua figura intera, spariscono dalla mia visuale e con un tonfo li ritrovo a metri di distanza.

E in fine di nuovo davanti a noi.

-Oh, ma salve... Tu, tu devi essere la pollastra del nostro Cavaliere Nero, mhm? Allora è vero che l'Eletta è davvero una creatura celestiale. E tu sei davvero bellissima. Davvero.-

'Zacky, che sta succedendo??'

Lui passa in rassegna con lo sguardo il... Ragazzo che ha scaraventato Jimmy da una parte all'altra della spiaggia.

'Questo non doveva succedere. Tu non hai la minima idea di chi sono queste persone!'

'Queste?!?'

Come se l'uomo, ora fermo davanti a noi, avesse letto i nostri pensieri, chiama a raccolta la sua scorta, o credo sia una cosa simile: tre donne e un altro uomo.

-Ma Arseyaleyor, non mi vuoi presentare la tua amichetta?-

Il mio ragazzo spalanca gli occhi di scatto.

-Non. Chiamarmi. Così.-

-Perché? Ora ti vergogni delle tue origini?-

Zacky, con le braccia lungo i fianchi, stringe i pugni fino a far diventare le nocche bianche.

-Mah, che modi... Comunque, tornando a noi, bellissima, io sono Rubens e questi sono i miei amici: la rossa è Eva, loro due – indicando l'uomo e una delle due donne, questa con i capelli neri e gli occhi grigi, come anche l'uomo – sono Clarissa e Pedro, sono fratelli gemelli... E lei è Alyssa.-

Tutti sorridono e sono bellissimi. Belli come i miei amici, no, di più e in un modo tutto strano.

Quello che dovrebbe essere il capo della banda, Rubens, mi tende la mano che io esito a stringere.

-Io sono Rebecca, ma questo a quanto pare lo sai già... Cosa vuoi? Cosa volete da noi?-

'Reb, cosa stai facendo? Non li sfidare, non ora. Sono troppo potenti sia per te che per noi, non immagini quanto.'

Matt mi fa un cenno con il capo e questo basta a farmi tacere, se fanno paura anche a loro, anche a Matt che sembra indistruttibile, allora devono essere davvero pericolosi.

-Beh, se i tuoi amici ce lo permettessero, noi vorremmo unirci alla vostra armata.-

-Armata? Di quale armata stai parlando, non c'è nessuna armata!-

Cerco con gli occhi Zacky che però ha lo sguardo fisso su Rubens, tutti stanno fissando i nuovi arrivati con aria sbigottita.

-Quindi... Tregua?-

Brian tende una mano e la lascia tra noi e loro aspettando che il biondo la prenda.

-Certo, assolutamente. Tregua, anzi... Se avete bisogno per qualcosa chiamateci, noi saremo nei paraggi e appena avremo il segnale...-

L'angelo caduto stringe vigorosamente la mano di Brian e sorride per poi, senza accennare a me o a qualcun altro, fa retro front e se ne va, esattamente come era venuto, tirandosi dietro tutti i suoi scagnozzi.

Io rimango ferma, rigida davanti allo spettacolo appena finito, senza parole.

-Credo che sia venuta l'ora di spiegarti tutto meglio e di iniziare l'addestramento. Rebecca dovrai abbandonare i tuoi cari, abbandonare la tua vita e seguirci in Islanda. Là c'è un posto sicuro dove potremo insegnarti tutto quello che c'è da sapere sul tuo ruolo e le tecniche di combattimento più svariate, perché da quando tu sei qui, con noi, sai della tua natura, le sorti del mondo; e non solo del tuo, sono in bilico. Una grande, enorme guerra potrebbe scoppiare e questo, la venuta di Rubens, ci ha fatto capire che non c'è più tempo. Sei pronta ad affrontare tutto questo?-

A sentire queste parole quasi mi si ferma il cuore, quante altre cose mi staranno nascondendo questi esseri sovrannaturali?

-Si.-

La mia bocca si muove contro la mia volontà, io vorrei dire che no, non sono pronta e non lo sarò mai. Che non voglio lasciare la mia famiglia proprio ora, che vorrei avere una vita normale con uno Zackary normale, umano.

-Bene, ora andiamo nel locale, è sicuramente più sicuro della spiaggia.-

 

 

Una volta che la porta del piccolo ufficio, se così lo possiamo chiamare, subito Matt e Zacky spariscono dietro un'altra porta e Brian si siede accanto a me.

-Allora, non ti alletta l'idea di passare con me i prossimi mesi? Mhm?-

Il moro si sporge verso il mio volto e me lo ritrovo vicino, troppo vicino, tanto da sentire il suo respiro scaldarmi la faccia mentre pronuncia quelle parole.

-Brian, vaffanculo.-

Lo spingo via con una manata che lui sembra accogliere con piacere viste le sue risate.

Intanto gli altri due sono di ritorno con una grande cassa grigio-nera, di metallo.

La cassa cade sul tavolo con un grande tonfo e solleva nuvole di polvere, chissà da quanto tempo è lì?

Lo so. Dal 1348.

Solo al pensiero che dentro quel contenitore ci possa essere uno dei più grandi mali del mondo, mi viene un capogiro con conseguente nausea.

-Come ti ho già detto, qui c'è il baccello della peste. So che l'idea non ti piace, ma se questa guerra scoppierà ci servirà un vasto territorio dove scontrarci...-

Cosa?! Lui, lui vuole sterminare un intero popolo per... Per una guerra?

-No, non lo accetto. Non potete farlo.-

-Dovremo.-

Io scuoto la testa contrariata, meglio cambiare discorso.

Zacky guarda con ammirazione la sua scatola e si siede di fronte a me, accanto a lui Matt. Inizia così il discorso pratico, le informazioni base di questa presunta guerra.

-Te l'abbiamo già spiegato, a grandi linee, il tuo ruolo: devi guidare una vasta, vastissima armata e molti saranno dalla tua parte perché chi sarà con te sarà salvato, ma molti ti ostacoleranno, cercheranno di ucciderti o di metterti contro di noi. Ti dobbiamo allenare questa è l'unica soluzione perché non potremo stare con te ventiquattrore su ventiquattro, soprattutto dopo che è successo quel che è successo con tuo zio. Chiunque ci potrebbe vedere.-

Johnny, che è sempre l'oratore del gruppo, non fa in tempo a finire la frase che il cellulare di Brian squilla.

-Pronto?... Chi è? Oh... Tutto bene. Muoviti, dimmi quello che mi devi dire, sono impegnato.-

Silenzio, nella stanza si sente solo il ronzio della voce dall'altra parte del telefono. Tutti gli occhi sono fissati su Brian.

-Cosa?! Ma vaffanculo! Non puoi dirmelo ora... No, lo so... Okay, okay. Ho capito, non c'è più tempo. Okay. Ciao.-

Chiude bruscamente, quasi come se fosse irritato, la chiamata e ripone il cellulare in tasca.

-Chi era?-

Chiedo io con curiosità, non ho mai visto Brian irritato o davvero arrabbiato e questo mi da fastidio, io che lo tratto malissimo non ho nemmeno la soddisfazione di vederlo un po' rammaricato, invece uno sconosciuto, che potrebbe essere mio nonno, lo fa scaldare così. Non è giusto.

Lui nemmeno mi risponde e fa un cenno a Zacky che si alza di slancio.

-È tardi, Rebecca ti porto a casa a fare le valigie, dobbiamo partire al più presto.-

 

 

 

 

* * *

 

 

-Lasciatemi andare!-

-E tu chi sei per darci ordini?-

La ragazza dalla chioma bionda si dimena tra le corde che le stringono braccia e vita.

E il biondo le si avvicina sempre di più fino ad abbassarsi al suo livello e sfiorarle le labbra con le proprie.

-Hai ancora vinto tu.-

-Lo so. E ora voglio la mia ricompensa.-

Lo dice leccandosi le labbra e la bionda non tarda a baciarlo con trasporto.

Una volta interrotto il bacio, più per riprendere il respiro che per mettersi a parlare, il più alto estrae un coltello e libera la sua amata.

-Allora, hai novità... Rubens?-

Lui sorride a trentadue denti e si passa una mano tra i folti capelli biondi.

-Eccome. Oggi abbiamo stretto una tregua con i tuoi amici... Non è vero ragazzi? Rebecca, quella mocciosa, è davvero l'Eletta. Dai, come ha fatto a meritarsi quel posto, sarebbe dovuto spettare a te, sarebbe da sempre dovuto spettare a te.-

Un altro bacio, questa volta inaspettato dalla più piccola.

-Lo so, l'ho sempre saputo eppure... Non so come sia potuto accadere. Io mi preparo da secoli e poi... Poi arriva quella piccola e ignara umana che si ritrova a dover prendere le redini del mondo. E come se non bastasse la zia era anche quella sorta di cacciatrice anziane... Dai, si può?-

Una risata generale invade la stanza, questa volta sono loro, la ciurma di Rubens a sedersi tutti insieme nel centro di una suite d'albergo per parlare.

-E dai, amore, non essere offesa. Tu sei molto più importante di lei, perché lei morirà e tu sarai con me quando prenderò possesso dell'Inferno e del Paradiso. Regnerai con me, al mio fianco.-

E la abbraccia.

Gli altri membri cercano di non guardare la scena, ma Eva non resiste e tossisce apposta, sollevando l'ilarità degli altri.

-Okay, adesso possiamo fare i seri? Rubens, hai davvero reso reale il patto?-

Il capo mostra la mano destra al gruppo, liscia come la pelle di un bambino, invece, se il patto fosse stato rispettato, avrebbe dovuto avere una grande cicatrice dritta che passasse da una parte all'altra del palmo.

-Niente sangue, niente tregua... Ragazzi miei. Ma non possiamo attaccarli, non possiamo attaccare lei, anche se i suoi cinque angioletti sono sfiniti, senza anime, e lei non sa nemmeno distinguere la destra dalla sinistra.

-E perché?-

È la domanda di Pedro, che stringe la mano di Clarissa sua sorella.

I due si comportano come se fossero una coppia, sembrano in tutto e per tutto una coppia e chi li guarda da lontano, ovviamente vedrebbe una coppia di innamorati. Ma tutti sanno che sono gemelli, sono i più potenti del gruppo, a dir poco letali e con un legame che nessuno può capire.

-Perché siamo all'interno del loro territorio. Qui non possiamo fare nulla, dobbiamo farli uscire.-

La bionda, con la testa appoggiata sulla spalla di Rubens, si rizza a sedere.

-Devo fare una chiamata! Datemi un telefono, devo fare una chiamata!-

Tutti la guardano stupefatti, non si fidano ancora al cento per cento di lei e quindi esitano.

-Dai, datemi un fottuto cellulare se volete “regnare sull'Inferno e sul Paradiso”.-

Scimmiotta in modo dolce (e canzonatorio) la voce del suo amante, che scuote la testa sorridente e gli da una pacca sulla schiena.

-Perché, cosa vuoi fare, avvertirli?-

Alyssa, che è stata zitta fino adesso pronuncia queste parole con accidia mentre si guarda le unghie, disinteressata.

-Oh, ora capisco perché non hai più le tue care alucce, bianche e candide... Anche Dio ha capito quanto sei acida, non so se ne sei al corrente, ma è uno dei sette peccati capitali.-

La scura si alza e in un moto d'ira scatta, più veloce che può, prendendo la più minuta per il collo e appendendola alla parete con le mani.

-Ora, dammi un buon motivo per non ammazzarti. E sai che se non mi convinci lo faccio.-

-Ehi, ehi, ehi. Calma. Anche l'ira è tra i sette peccati capitali, attenta che non ci torni più Lassù se continui così. Comunque, il motivo è che senza di me siete spacciati. Lo sapete benissimo...-

La scura con i capelli biondi (tinti) stringe la presa sul collo.

-E dimmi, cosa vuoi, di grazia?-

-Voglio. Solo. La mia. Fottuta. Chiamata.-

Rubens, fortunatamente per la piccola, pallida, bionda, interviene e le da anche il cellulare, lei compone un numero e si porta all'orecchio l'apparecchio che inizia a suonare a vuoto.

Dopo tre squilli una voce calda, suadente, familiare risponde.

-Ciao Brian, non mi riconosci? Come stai?-

Prontamente dall'orecchia passa il cellulare davanti alla bocca e mette il vivavoce.

-Oh... Tutto bene.-

Ora tutti nella stanza sorridono.

-Che mi racconti, allora...-

-Muoviti, dimmi quello che mi devi dire, sono impegnato.-

Alla bionda questo da fastidio, molto fastidio. Non le piace essere trattata così e Brian è l'unico che lo fa, questo le fa perdere la testa.

-Non dirmi che stai ancora cercando di portarti a letto quella sciaquetta. Ha occhi solo per Zacky, non ti calcola minimamente... Comunque lo sai che non c'è più tempo? Io cerco di darvi una mano, ma non posso fare tutto, dovete andarvene. Subito, iniziate l'allenamento, fate quello che volete basta che ve la squagliate, qui la situazione diventa pesante.-

Si sente il cavaliere dei terremoti sbuffare, spazientito.

-Cosa?! Ma vaffanculo! Non puoi dirmelo ora... No, lo so... Okay, okay. Ho capito, non c'è più tempo.-

Nessuno, né Pedro, né Clarissa, nemmeno Rubens ha mai amato così tanto quella ragazza.

-Bene, ciao bocconcino. E fate presto!-

-Okay. Ciao.-

La chiamata termina così, con un irritato “Mr. Io-sono-il-più-figo-me-le-scopo-tutte” e gli urli di gioia e di ammirazione dei nuovi amici dell'interlocutrice.

-Sei stata grandiosa, davvero. GRANDIOSA! Sei un genio del male!-

-Oh, lo so, ma ora non perdiamo tempo. La nostra prossima destinazione? L'Islanda!- 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-Angolino autrice.-
Bela genta!!
Zalve a tutti, ebbene sì, non mi sono ancora stancata di rompervi i cosiddetti.
Questo capitolo, oh, lo so... Non si capisce proprio niente di questo capitolo, o almeno dell'ultima parte. Ma tant'è... Deve essere così.
Tranquilli, non sono impazzita (non ancora) però questo capitolo è davvero stato un parto. Difficile scrivere in queste condizioni.
Comunque tengo a ringraziare tutte le persone che ogni volta leggono, recensiscono e inseriscono la storia nelle liste. Lo sapete quanto mi fa piacere questa cosa? Non poco, sicuramente.
Visto che io sono pigra non ho riletto, ma ditemi se ci sono errori, per favore io sono così rincretinita che non li vedo più.
Grazie mille a tutti ancora, fatemi sapere cosa ne pensate e boh, ci sentiamo al prossimo capitolo!
Bacioni.
Alis. <3

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Capitolo 13
*** It begins. ***


It begins.





Dopo la “discussione” con Zacky non ho più avuto la forza di tornare dagli altri a chiacchierare, men che meno con Jimmy.

Ho salutato tutti e me ne sono andata a letto, il giorno dopo siamo subito partiti per l'Islanda.

Il viaggio in aereo è stato molto corto, non ci sono stati scali e ho dormito quasi tutto il viaggio.

Io e Zacky non siamo tornati più su quell'argomento, molto probabilmente era davvero ubriaco e comunque le cose sono migliorate, abbiamo anche trovato il tempo per... Coccolarci, ecco.

Abbiamo passato un giorno a sistemarci, abbiamo trovato alloggio in una casa in mezzo al nulla, sul lago, dove già oggi inizierò ad allenarmi con Matt.

La casa non è molto più grande e accogliente di quella in Inghilterra, tra l'altro, ora capisco perché ognuno di loro ha un mazzo di chiavi grosso come un pallone da calcio, anzi è troppo chiara e sembra quasi una struttura sterile, un magazzino.

-Ehi, amore, sei pronta?-

-Si, dolcezza, sei pronta?

Il sorriso che mi era affiorato nel sentire la voce di Zacky chiamarmi, muore subito dopo, quando Brian marca le sue parole con quel “dolcezza” che tanto odio.

Io scendo nella sala, dove i ragazzi sono tutti seduti a fare gli affari loro, come sempre.

-Ciao ragazzi.-

Passo da Zack e gli lascio un bacio sulle labbra che ricambia approfondendo.

-We, piccioncini, vedete di non procreare davanti ai nostri occhi.-

Brian esce dalla cucina con in mano una birra (alle sette di mattina) seguito da Jimmy che si fuma un sigaro. Ma cazzo, questi dovrebbero essere casti e puri nonostante la caduta, invece si sono dati alla pazza gioia in fatto di vizi.

Zacky sorride e mostra il medio al suo amico, si, casti e puri, certo.

-Allora... Siamo pronti per l'allenamento, principessa?-

Brian prende una sorsata dalla bottiglia e la porge verso di me.

Io scuoto la testa e guardo Matt.

Lui annuisce e si alza dalla sedia, facendo leva sulle mani.

In men che non si dica ci ritroviamo nel giardino sul retro della casa, che in verità non è un giardino, ma una grandissima distesa di terra con il lago su un lato e l'inizio di un bosco su quello opposto.

-Bene, sappiamo tutti perché ci ritroviamo qui. Non pensare che questa, come dire, esperienza sia come nei libri di fantasia. Niente voli alla cazzo, non potrai tuffarti e riemergere sirena, gli “angeli” siamo noi quindi niente ali, mhm... Vediamo, ah, gli animali non ti obbediranno, non diventerai invisibile tutto d'un tratto e niente forza sovrannaturale che si impossessa di te.-

Io lo guardo e sorrido, mentre mi elenca le cose che questo allenamento non comprende, Matt gesticola come una vecchia signora nel bel mezzo di un'intrigante gossip di paese.

-Tu dirai: ma voi volate, siete veloci e bla, bla, bla. In parte è vero e in parte no. Il fatto è che noi siamo creature, tu sei ancora umana, cioè, tu sei nata in un corpo umano, noi in un corpo angelico. La nostra... Essenza è come se viaggiasse su un'altra dimensione. Quindi il nostro corpo è molto più sviluppato, come del resto anche i nostri sensi. Quello che tu puoi fare, però, è molto più di quel che sembra. Imparerai l'arte di illudere e comandare la mente.-

Brian sogghigna, credo, nel vedere la mia faccia.

Io mi guardo attorno un po' spaesata.

-Cioè, voi mi state dicendo che sono venuta fino in Islanda per... Semplici trucchetti mentali?-

Matt incrocia le braccia al petto e sospira mentre scuote la testa.

-No, non sono né semplici. Né trucchi. Con il potere che acquisirai sarai in grado di comandare i pensieri delle altre persone, sarai in grado di sembrare velocissima o fortissima. Potrai amplificare i sensi. Non sono semplici trucchetti. Troverai il modo per estrarre informazioni, per imprimerle nella mente di qualcuno. E sei qui anche per allenare il tuo corpo. Sei già una ballerina, questo è un bene, almeno hai un po' di massa muscolare sviluppata, ma tranquilla, quando inizieremo ci pregherai di smettere... E a quel punto voglio proprio vedere se li riterrai ancora dei semplici trucchetti mentali.-



***



Ed era vero, una volta che iniziammo li pregai di smettere, di farmi riposare, di uccidermi.

Non fecero nulla di tutto ciò.

Per ore e ore fui costretta a subire stupri, perché, alla fine, erano vere e proprie violazioni psichiche.

Brian, a quanto pare è lui l'esperto e per questo mi sono subito tirata indietro, ha iniziato subito a frugare nella mia mente a ficcanasare tra i miei ricordi e io avrei dovuto respingerlo, contrattaccare sotto le indicazioni di Matt.

Non abbiamo fatto altro, Brian si divertiva a commentare i miei pensieri e io, più furiosa che mai, provavo a respingerlo, ad attaccarlo, a ucciderlo.

Non ce l'ho fatta, solo alla fine, allo stremo delle forze, sono riuscita a nascondere un pensiero.

L'ho nascosto dietro l'immagine di lui che si depilava e la cosa lo ha fatto inorridire.

Non sono mai stata più fiera di me, da quel momento le cose si sono fatte un po' più semplici, con il passare dei giorni anche io riuscivo a gestire meglio i poteri di cui sono dotata e Brian è riuscito sempre meno a rubarmi ricordi.

E ha avuto sempre meno possibilità di prendermi in giro, meno male non ha avuto la possibilità di scovare quello che penso di lui. La sua autostima si sarebbe abbassata drasticamente.

-Ehi, cucciolotta, sei pronta a una nuova sessione di allenamento?-

Appunto.

Lo stronzo in questione ha trovato un ricordo riguardante uno dei miei ultimi uomini, a New York, mi chiamava “cucciolotta” appena dopo aver fatto l'amore. Questo è alquanto imbarazzante, soprattutto se l'ha visto Brian.

-Sono pronta a distruggere quella faccia da culo che ti ritrovi, Brian.-

Matt e Johnny, qualche passo avanti a noi, scoppiano a ridere.

-Rebecca, oggi c'è anche Johnny perché se faremo in tempo lui ti aiuterà con altri trucchetti, però ora iniziamo subito, prova a fare tu quello che Brian ha fatto con te, ti abbiamo già spiegato come devi fare, ora sta a te.-

Brian caccia quasi un urlo e sbianca improvvisamente. Davvero è inguardabile: ha gli occhi spalancati e la bocca aperta, con la lingua che a momenti tocca terra.

-Woh,woh,woh. Aspetta un attimo, perché io? Non puoi farlo tu? O Johnny? Io, io non posso. Non se ne parla.-

Matt e John ridono ancora più rumorosamente e parlano nello stesso istante in cui io apro la bocca.

-Oh, invece si che puoi.-

Lo diciamo insieme e Brian imita un pianto infantile.

-Rebecca, parti pure.-

Guardo il moro, che dopo qualche minuto annuisce, perché io, a differenza sua, sono gentile e gli chiedo il via libera.

Mi concentro su di lui, sulla sua mente, chiudo gli occhi e respiro.

Sento come un muro davanti a me, ma basta che faccia la mossa giusta e crolla, come se fosse di sabbia.

Così mi ritrovo nella mente di uno dei miei “angeli”, a frugare tra i suoi pensieri, i suoi sentimenti... I suoi ricordi.

È come se fossi in un tunnel pieno di finestre, o quadri, e ognuno di questi racchiude un ricordo, un pensiero, qualsiasi cosa provata dal proprietario.

Ci sono finestre aperte dove credo ci siano i pensieri meno preziosi o segreti, ci sono finestre chiuse dove basta girare la maniglia per accedere a quel “file” e poi ci sono finestre blindate, in ferro o con sbarre, combinazioni o altro. Io non vedo davvero questo tunnel, ma è come se fosse così.

Scelgo una finestra blindata, voglio superare me stessa e voglio scoprire qualcosa del misterioso chitarrista di quello che in questi ultimi anni è stato un gruppo heavy metal.

Cerco di concentrarmi sulla serratura, devo inserire un codice, cerco di andare a intuito, il subconscio e l'inconscio di Brian potrebbero aiutare.

Alla fine trovo la combinazione, mi è venuta alla mente, senza che me ne accorgessi, e apro la finestra saltando dentro a quel che credo sia un ricordo abbastanza antico.

Dietro di me sento una pressione che cerca di opporre resistenza, ma ormai ci sono dentro e mi ritrovo in un'altra epoca, in un altro posto, con persone differenti e Brian seduto a un tavolo con Jimmy al suo fianco, che gli passa una mano sulla spalla.


Mi avvicino e mi siedo accanto a loro, tanto non possono vedermi, riconosco la lingua, è francese, saremo circa nell'ottocento, massimo novecento.

Tutti i palazzi sono eleganti e pieni di ghirigori curvilinei. Rimembro le lezioni di storia dell'arte delle medie e capisco che è Art

-Dai, Brian, tornerà. Non puoi ridurti così, è già la seconda volta.-

-Jimmy, non tornerà, come non è tornata Shymien la prima volta. Non tornerà mai nessuno per me o per te. Siamo mostri, Jimmy. MOSTRI. E non possiamo cambiare le cose.-

Jimmy lo abbraccia e Brian affonda la testa nella spalla dell'amico.

Allungo una mano verso di lui e gli accarezzo la testa, ovviamente lui non sente niente. In questa situazione, vestito di tutto punto e con grandi lacrimoni agli occhi sembra quasi tenero.

Un po' mi dispiace per lui.

-Non è vero, fratello, ci sarà il giorno in qui qualcuno tornerà per noi. Dobbiamo solo aspettare quel giorno. Per ora devi solo dimenticarti Cécile.-

Parlano di me, della prescelta ai loro piani e di questa Cécile. Che a quanto pare è la ragazza che ha spezzato il cuoricino di Brian ed è stata la seconda, quindi forse è per questo che ora ha deciso di diventare uno sciupafemmine?

La scena si dissolve e mi ritrovo in un bar, è sera e il moro è seduto al bancone di un bar, le bretelle sono slacciate e a penzoloni sulla vita, il cappello appoggiato al tavolo.

Accanto al cappello ci sono una serie di bicchieri vuoti e il ragazzo, dopo essersi passato una mano nei capelli, ne sta trangugiando un altro.

Mi siedo proprio accanto a lui e lo guardo con occhi diversi, è stato un “uomo” anche lui, un uomo che sembra aver sofferto molto.

Lo sto ancora osservando rovinarsi il fegato quando la porta sbatte e entrano due uomini, anche loro vestiti bene, ma non hanno l'aria trasandata di Brian, nonostante siano diversi, riesco a riconoscere in loro Matt e Zacky.

Prendono Haner sottobraccio e lo trascinano fuori sussurrandogli cose che non riesco a sentire, poi vengo come sbalzata fuori dalla scena e mi ritrovo in piedi davanti al Brian Haner del ventunesimo secolo.



-Brutta stronza! Cosa hai visto?-

Non faccio nemmeno in tempo a realizzare che sono di nuovo ad addestrarmi che Brian mi aggredisce, sbattendomi contro un albero.

La cosa bella di questi trucchetti? È che il proprietario dei ricordi non sa cosa tu riesci a vedere.

Capisce l'entità, ma non quale preciso pensiero o ricordo o sensazione tu abbia visto.

Io sorrido a quella sua smorfia rabbiosa.

-Dimmi subito cosa hai visto, se no posso giurarti che ti ammazzo.-

-Calmino Bambolo, mica volevi una persona che tornasse nonostante non siate del tutto umani?-

Lui sgrana gli occhi e stringe di più la presa sul mio collo.

-Cosa. Hai. Visto?! Dimmi con precisione tutto ciò che hai visto. Subito.-

-Okay, calmati Brian, io davvero non capisco perché siate così possessivi quando si parla dei vostri ricordi... E quando tu hai frugato nei miei? Cosa dovrei dire? Comunque ti ho rivisto in Francia, stavi frignando perché una tipa, Cécile...-

Marco il nome della ragazza e lui molla la presa su di me, lasciandomi scivolare lungo il tronco per poi appoggiare i piedi a terra. Lui porta le mani lungo i fianchi e stringe i pugni, contraendo la mascella. Scommetto che quella ragazza è ancora un tabù per lui.

-Si, Cécile, così si chiamava, ti aveva mollato e tu venivi consolato da Jimmy, povero Jimmy costretto a subire le tue lagne. Poi ho visto tu che ti deprimevi in un bar, bevendo a più non posso. Bel passato Brian, davvero. Divertente.-

Si avvicina a me tanto che riesco a vedergli ogni singola efelide sul viso e tira un pugno al tronco a cui sono appoggiata per poi andarsene a testa alta.

Intanto sia Jimmy che Zacky si sono uniti a Matt e Johnny, Jimmy mi lancia uno sguardo accusatorio, forse anche io riceverò un posto speciale tra i ricordi blindati di Brian.

Zacky invece mi guarda e accenna un sorriso, applaudendo.

-Brava, davvero brava. Nessuna ragazza ha mai avuto un effetto così... Distruttivo su Brian. Nemmeno Cécile, sappilo. Sono fiero di te, amore.-

Matt è a bocca aperta e si riprende solo quando gli chiedo cosa devo fare, lui dice che per oggi può bastare e così ce ne torniamo a casa dove troviamo Jimmy che cammina avanti e indietro.

-Ti devo parlare.-

Mi dice appena mi vede.

Solo che nello stesso istante mi squilla il cellulare, allora gli faccio segno di aspettare.

-Pronto?-








*Si nasconde dietro una colonna per evitare i pomodori, gli insulti, un gatto e una teiera calda*

Ciao a tutti.

Dovete assolutamente perdonarmi per tornare dopo mesi e mesi di assenza su questo sito.

Ho davvero passato un brutto periodo, soprattutto nelle ultime settimane e dovete scusarmi se non ho più aggiornato.

Ho anche finito la fantasia, ora è ritornata tranquilli, perciò l'unica cosa che vi posso chiedere di fare è di perdonarmi per aver lasciato un po' andare questa storia.

Però ci tengo davvero a continuarla, spero che anche voi siate disposti a leggerla e a farmi sapere che ne pensate.

Quindi... Quindi... Il nostro antipatico Brian sotto sotto è un sentimentalone, eh?

Vi annuncio che non nel prossimo capitolo, in quello dopo, molto probabilmente ci sarà il passato di uno dei ragazzi.

Togliendo Jimmy e Zacky, rimangono Matt, Brian e Johnny, di chi siete curiosi? Quale vorreste che sia?

Spero abbiate apprezzato almeno lo sforzo che ho fatto per pubblicare, perché lo so, è uno schifo, avrà fatto risvegliare la faraona che avete mangiato dalla zia domenica, ma mi farò perdonare. Lo ccciuro.

Intanto ringrazio tutte le persone che nonostante non aggiornassi hanno continuato a tenere la storia nelle liste e chi ha recensito e tutte le visite alla storia, grazie a tutti voi. Spero di non deludervi.

Bacioni.

Alis.

*Dona biscotti a tutti*


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Capitolo 14
*** Tears rain down from the sky. ***


Tears rain down from the sky.

 
 
 
 
-Vi preghiamo di allacciare le cinture di sicurezza, please fasten your seat belts, s'il vous plaît attachez vos ceintures, bitte...-
Alla terza lingua smetto di ascoltare le raccomandazioni di allacciare la cintura e rivolgo lo sguardo al finestrino che da sulla pista di Los Angeles, da cui ci alzeremo in volo per uno scalo in Inghilterra
e poi diretti in Islanda a Reykjavìk, la capitale.
Seduto alla mia destra Zacky, il ragazzo che nonostante la sua natura distruttiva, i suoi segreti e tutto il resto è riuscito a rubarmi il cuore anche se ultimamene le cose non vanno per niente bene tra di noi, c'è una sorta di tensione non dichiarata, delle cose non dette. Alla mia sinistra, dalla parte del corridoio c'è Jimmy, credo, ora come ora, il mio migliore amico.
Davanti a noi ci sono Matt, Johnny e, sfortunatamente, anche Brian. Proprio l'ultimo continua a parlare, nonostante siano le due di notte, continua ad attaccare bottone con qualunque creatura dotata di parola.
Nemmeno cinque minuti fa si è intromesso in una discussione di due ragazze (molto probabilmente amiche in vacanza, nei sedili dall'altra parte del corridoio, speculari a Brian) sugli uomini che si depilano.
Non so se sia così di suo, se lo sia diventato con il tempo o se lo faccia per portarsi a letto quelle povere, stupide sciagurate. Perché stupide? Perché appena lui ha aperto bocca le loro si sono letteralmente spalancate e non dico dei rivoli di bava, altrimenti chiamati come fenomeni di bavismo da ragazze arrapate, che si sono potuti osservare da qui.
Ad un certo punto l'ho dovuto prendere per un orecchio e trascinarlo via, se no chissà come sarebbe andata a finire. No, non voglio saperlo.
La sua reazione? Beh, giudicate voi una frase così: “Che c'è dolcezza? Sei gelosa? Non ti preoccupare, lo sai che sono solo tuo, mhm.” Non sapete la furia che mi è salita e che ancora adesso non è del tutto evaporata, come dovrebbe fare lui stesso.
Guardo di nuovo fuori e vedo solo una distesa scura e riconoscibile come cielo.
Un cielo nero, senza luna e stelle, solo una distesa opaca difficile da sorvolare.
-Ehi, sei ancora sveglia?-
Zacky sbadiglia e mi accarezza la guancia, a dispetto mio, di Jimmy e di Brian, lui, il macigno e il nano se la sono dormita beatamente dall'imbarco fino ad ora.
-Si, non riesco a prendere sonno... E poi mi piace vederti dormire, sei così...-
Mi blocco a metà frase. Avrei voluto dire “umano”, ma so che non ama essere considerato diverso da me o da chiunque altro e ha ragione perché a me non piace essere considerata come loro.
Come, in effetti, non sono. Io sono ancora umana, ho una vita che mi potrebbe essere tolta con un colpo di pistola, non sono ancora immortale nonostante abbia diversi poteri (che, tra l'altro, non so usare) e una famiglia sovrumana.
-... Dolce.-
-Beh, tu lo sei anche da sveglia. Ti amo, ricordatelo sempre.-
Me lo dice con un sorriso stanco sulle labbra e mi lascia un bacio soave e leggero sulla fronte.
Poi torna a dormire e  io resto sola con i miei pensieri e l'ombra scura del cielo notturno.
 
Solo parecchie ore dopo, quando uno scossone mi fa svegliare di soprassalto, mi accorgo di essere crollata in un sonno profondo e prolungato per quasi tutto il viaggio.
Ricordo distintamente momenti di veglia dove ero lucida e poi il vuoto.
È Jimmy che mi annuncia l'arrivo a Londra.
Ho sempre voluto visitare l'Inghilterra e ora che sono qui non posso nemmeno starci quanto voglio, solo una giornata. Una fottuta giornata e domani di nuovo in aereo.
La cosa buona è che se esisti da millenni non hai bisogno di valigie o cose simili e quindi non si spende troppo tempo all'aeroporto per il ritiro dei bagagli, in tutto quel tempo trascorso sulla Terra ormai possiedi diverse dimore in tutto il mondo e ciò di cui hai bisogno lo trovi sempre lì.
Nemmeno io ho portato niente, solo l'essenziale, questo per ovvi motivi quale la questione tempo: non ce n'è stato.
Scesi dal velivolo, con i nostri bagagli a mano in spalla, ci dirigiamo verso l'uscita per affrontare il tragitto fino alla casa di campagna di Johnny a piedi (ho insistito molto su questo punto, almeno fino alla periferia me la voglio fare a piedi, voglio vedere più cose possibili).
Abbiamo camminato per circa tre ore prima di volare, letteralmente, a casa.
Mi hanno sollevato di peso e loro, con i loro bei poteri da angeli/demoni/cavalieri divini, si sono messi a fluttuare per le vie della città, a una velocità disumana. E in un momento siamo arrivati alla villetta inglese del nostro amico.
Una casa non proprio piccolina, loro si trattano bene, con un giardino molto ampio, un laghetto e una torretta che si erge da uno degli angoli della casa.
Credo che Johnny, o tutti e cinque, siano vissuti qui nel Medioevo, o almeno la struttura ricorda molto quello stile, sia all'interno che all'esterno.
Mentre i ragazzi sistemano una camera da letto io mi faccio una doccia calda, l'Inghilterra è decisamente più piovosa e umida della California, fortunatamente noi siamo arrivati che c'era il ciel sereno, ma l'umidità si è sentita eccome.
Il tempo passa e si fa sera, ceniamo tutti insieme e solo quando il freddo sole europeo è completamente tramontato mi decido a uscire a prendere una boccata d'aria, in solitudine.
Mi siedo sul primo gradino della scala della veranda bianca, un po' ingrigita dal tempo, bevendo un sorso di thè (ovviamente, essendo nella capitale del Thè non avrei potuto bere altro) e pensando al rapporto con il mio ragazzo, ultimamente troppo complicato per essere una relazione profonda.
-Ehi.-
Non mi accorgo del ragazzo dagli occhi azzurri finché non si siede accanto a me, pronunciando quell' “ehi” così rassicurante.
-Ehi.-
Lui si mette in bocca un sigaro e si lascia andare a una lunga boccata di fumo.
Poi espira il tutto creando dei cerchi grigi che salgono verso il cielo stellato e si dissolvono nell'aria.
-Certo che per essere un angelo ti dai a diversi vizi, eh?-
Lui ride della mia affermazione e alza le spalle, sembra sereno.
-È davvero spettacolare, non trovi? In California non vediamo quasi mai cieli così, sai è l'effetto dell'inquinamento luminoso. Qua a Londra ce n'è di meno, si sono adoperati per diminuirlo.-
Guarda assorto la volta celeste, punteggiata da stelle luminose, come ha detto lui è davvero magnifico il panorama.
Allora io seguo il suo movimento ritrovandomi faccia a faccia con gli astri luminosi, quegli stessi astri che molto probabilmente sono popolati da gente come noi, quelle stesse stelle luminose che hanno partorito i miei angeli, la mia nuova famiglia.
-E hanno fatto benissimo, è davvero spettacolare.-
-Si. Lo è.-
Rimaniamo in silenzio per svariati minuti, l'unico rumore è quello del vento e del respiro di James che finisce di fumare il suo sigaro.
-Jimmy, secondo te, noi siamo uomini perché guardiamo le stelle... O guardiamo le stelle perché siamo uomini?-
Lui si volta lentamente verso di me e, con un sospiro, spegne il sigaro sulla veranda, macchiandola di cenere.
Poi fissa i suoi stramaledettissimi occhi blu nei miei. Senza dire niente, semplicemente mi guarda.
E ha il potere di calmarmi.
-Vedi, io credo che gli uomini... Siano uomini perché hanno avuto il desiderio di poter scegliere, di cambiare, di puntare in alto... Di guardare le stelle. Eppure sono anche uomini perché in fin dei conti si dice che Dio regni nei cieli e quindi sperano in qualcosa di migliore lassù. Perché sotto sotto loro, tutti loro, sanno che vengono da lì. È questo il punto, tutte e due le frasi sono giuste, anche se non dovrebbe essere così.-
Io lo guardo stranita, i capelli neri gli cadono davanti al volto in un ciuffo disordinato, mettendo in netto contrasto la sua pelle bianca.
-Perché dici così?-
Silenzio.
Ci ritroviamo tutti e due con il naso rivolto in alto, gli occhi sbarrati.
Alla fine lui prende parola.
-Perché Dio ci ha creati a sua immagine e somiglianza. Ci ha creato per stare in Paradiso, nell'Eden. Ci ha creato per essere come le stelle, per far loro compagnia, per essere al loro livello. Non per desiderarle, non per raggiungerle.-
Ovviamente il suo ragionamento non fa una piega.
Il vento si alza e inizia a cadere qualche goccia dal cielo, gocce che si fanno più frequenti fino a diventare un acquazzone.
Un brivido mi percorre la schiena, mi stringo nella felpa invernale nera, non sono mai stata abituata a questo tipo di umidità.
Jimmy si avvicina a me e mi abbraccia, io appoggio la testa al suo petto e scorgo una striscia bagnata sulla guancia.
E sono sicura non sia pioggia.
Lacrime calde sgorgano dai suoi occhi e nel contempo cadono dal cielo.
Io lo stringo forte a me per cercare di consolarlo, so il dolore che prova ogni giorno e cerco di alleviarlo, come tutti loro, lui per primo, cercano di facilitarmi questa nuova vita. Gli passo una mano sulla schiena, dove tempo prima ci sono state delle ali bianchissime, dove ora non resta che una cicatrice quasi invisibile a V rovesciata.
Un lampo illumina per un secondo il cielo e un conseguente tuono fa tremare la terra, solo per questo non sento (dubito che Jimmy non l'abbia sentito, ma mai dire mai) la porta d'ingresso aprirsi e Zacky uscire con in mano una sigaretta e una bottiglia di birra.
-Oh, ho interrotto qualcosa?-
Io e Jimmy ci allontaniamo subito l'uno dall'altra.
-N-no... Stavamo solo parlando.-
Zackary prende una sorsata dalla bottiglia e continua a guardarci con occhio indagatore e un po' lucido. Per un momento arrivo a pensare che da un momento all'altro lanci la bottiglia a terra e entri in casa sbattendo la porta tirandoci dietro mille e più bestemmie.
Invece no, lui sorride, anzi, scoppia letteralmente a ridere.
-Seh, ciiiiierto. Scie vouui shhhtavateh suolo parlando... Io shuono la Fatina dei Denti.-
Io e James ci guardiamo.
-È ubriaco.-
Annuisco, l'avevo capito anche io. Mi alzo e raggiungo quello che, anche se le cose vanno male, rimane il mio ragazzo e gli passo una mano sotto l'ascella, per sorreggerlo.
-Dio, Zacky, come ti sei ridotto... Perché?-
Lui mi guarda con quegli occhioni verdi acqua e sorride, non dice niente, niente di sensato.
-Mhm... Mah shi, lo shai anche tuh... La vitah è meraviglioshahhh.-
Jimmy scuote la testa contrariato.
-Non ha mai fatto così, se le cose vanno male come dici, allora vuol dire che ci tiene davvero a te. Non farlo soffrire.-
Io schiudo le labbra per un attimo, io non gli avevo parlato di me e Zack, eppure lui è così sicuro di quello che dice.
Giusto, la mente.
I miei pensieri saranno stati così evidenti che... Oppure Zacky, loro due parlano, parleranno dei loro sentimenti.
Zacky guarda Jimmy e viceversa, i loro sguardi sembrano così lucidi, come se il più basso non fosse più ubriaco e il ragazzo dagli occhi azzurri, beh, il suo sguado è strano: sembra sapere qualcosa che io ignoro, sembra uno sguardo complice e... Addolorato che io non capisco.
-Portalo dentro, dai. È fatto da far schifo.-
Annuisco ancora, senza dire niente, cercando creare uno scudo per il miei pensieri e sempre a bocca chiusa me ne vado.
I ragazzi, seduti su poltrone e divano in sala, li osservano passare, Matt si offre di dare una mano a portarlo nella stanza, ma rifiuto.
Una volta arrivati nella camera, adagio il mio fidanzato sul letto, gli strappo la bottiglia dalle mani e la butto nel cestino dall'altra parte della stanza.
-Rebecaah, vieni?-
Io prendo uno sgabello e mi siedo accanto a lui.
-Sono qui.-
-Mi ami?-
-Si, certo.-
Lui fa schioccare la lingua sul palato e con un movimento repentino mi prende il viso tra le mani e lo porta all'altezza del suo, con estrema delicatezza.
-Non mentirmi. Io lo scio, tu... Jims... Qualcoscia sta cambiando, non è vero? Qualcoscia che né io né tu, né nessciun altro può controllare.-
Le sue parole mi lasciano di stucco. Nonostante il modo di strascicarle tipico di un ubriaco, le frasi sono ben scandite e con un senso più che logico.
Io rimango in silenzio, con lo sguardo basso.
E, solo quando mi carezza una guancia, ho il coraggio di guardarlo negli occhi, ora non più lucidi.
-È qualcoscia che ancora muolti uomini non comprendono. L'amore. O qualcosa di più.-
Ora non riesco più a stare zitta. Si, certo, tra me e Jimmy si è creato un rapporto molto intimo, ora sembra anche essersi intensificato a causa della mancanza di Zack nella mia vita.
Ma mai ho pensato a lui come mio compagno, come rimpiazzo dell'angelo che mi ha fatto innamorare.
-No. Zacky, sbagli tutto. Leggimi nella mente, leggi nella mente al tuo amico, troverai di tutto, ma non amore. Non come lo intendi tu, non tradimento. Io amo te. E solo te.-
Lui mi bacia la fronte e alla fine pronuncia l'ultima frase prima di cadere nel sonno.
-Non per molto, anche se non lo sai. Non per molto e tu non puoi fermarlo, ma sappi che ti ho amato. Ti ho amato più di ogni altra cosa, non dimenticarlo.-
Lui si addormenta e io rimango scioccata accanto a lui ripetendomi che è solo ubriaco e non sa quello che dice.























Ciao belii. 
Scusate se non aggiorno da tanto, ma l'editor non me l'ha permesso... Non so come mai, non riesco a pubblicare più niente. Perdonatemi e se avete un rimedio, per favore, ditemelo ç__ç
Comunque, spero vi piaccia il capitolo e spero non ci siano errori, se ce ne sono ditemelo pure.
Ringrazio tutti quelli che leggono, che inseriscono le storie nelle liste (cioè, siete in tantissimi, io vi amo tutti *O*) e chi recensisce (amo anche voi, siete tanti *O*).
Mhm, vediamo... In questo capitolo c'è qualquadra che non cosa... Chissà cosa succederà e perché Zacky si è comportato così? Era davvero ubriaco marcio? 
E il discorso tra Jimmy e Rebecca? 
Beh, lo scoprirete nei prossimi capitoli. 
Comunque, voglio condividere con voi la mia immensa gioia nel darvi questa notizia: gli Avenged Sevenfold verranno in Italia il 23 novembre. Non siete felicissimi anche voi??
Spero di vedervi al concerto!
Ringrazio ancora tutti e vi mando tanti baci... E un biscotto. (al cioccolato, eh)
Bacioni.
Alis. <3

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